text
stringlengths 0
282k
|
---|
FRANCESCA DONI. |
vero, vero. Se sapeste di che energia e di che delicatezza ci ha |
dato prova, in questa orribile sventura! Quando la cosa avvenne, mia |
sorella non era qui: era da nostra madre, a Pisa, con Beata. La cosa |
avvenne nello studio, l, sul Mugnone, verso sera. Soltanto il custode |
ud il colpo. Com'ebbe scoperta la verit, per istinto corse ad |
avvertire Lorenzo Gaddi prima d'ogni altro. Nell'angoscia e nell'orrore |
di quella sera d'inverno, tra la confusione e l'incertezza, egli solo |
non si perse mai d'animo, non ebbe mai un attimo di esitanza. Conserv |
sempre una strana lucidit da cui tutti fummo dominati. Egli solo |
disponeva: tutti obbedivamo. Fu egli che volle trasportato il povero |
Lucio qui nella casa, moribondo. I medici disperavano della salvezza. |
Egli solo ripeteva, con una fede ostinata: "No, non morr, non morr, |
non pu morire." Io gli credetti. Ah che notte eroica, Dalbo! E poi |
l'arrivo di Silvia, l'annunzio ch'egli stesso le diede, il divieto |
ch'egli le fece di entrare nella stanza dove un soffio poteva spegnere |
quel barlume di vita; e la forza di lei, l'incredibile resistenza di lei |
alla veglia e al disagio per intere settimane, la vigilanza fiera e |
silenziosa con cui ella custodiva la soglia come per impedire il |
passaggio alla morte.... |
COSIMO DALBO. |
E io ero lontano, inconsapevole di tutto, a bearmi d'ozio in una barca |
sul Nilo! Eppure una specie di presentimento mi pungeva, prima di |
partire. Per ci io tentai ogni mezzo di persuadere Lucio ad |
accompagnarmi nel viaggio che in altri tempi avevamo sognato insieme. |
Egli aveva finito in quei giorni la sua statua; e io pensavo che nel |
marmo stupendo fosse la sua liberazione. Mi rispose: "Non ancora!" E, |
qualche mese dopo, doveva cercarla nella morte. Ah se io non fossi |
partito, se fossi rimasto al suo fianco, se fossi stato pi fedele, se |
avessi saputo difenderlo contro la nemica, nulla sarebbe forse avvenuto! |
FRANCESCA DONI. |
Non bisogna rammaricarsi, se da tanto male pu venir qualche bene. Chi |
sa in quale tristezza disperata mia sorella si sarebbe consunta, se il |
fatto violento non l'avesse riunita a Lucio d'improvviso! Ma non |
crediate che la nemica abbia deposto le armi. Ella non abbandona il |
campo.... |
COSIMO DALBO. |
Che? Gioconda Dianti.... |
FRANCESCA DONI, =facendo il segno del silenzio, abbassando la voce.= |
Non dite quel nome! |
SCENA TERZA. |
=Appare su la soglia= LUCIO SETTALA =appoggiato al braccio di= |
SILVIA, =pallido e scarno, con gli occhi straordinariamente ingranditi |
dalla sofferenza, con un sorriso tenue e dolce che affina la sua bocca |
voluttuosa.= |
LUCIO SETTALA. |
Cosimo! |
COSIMO DALBO, =volgendosi, accorrendo.= |
Oh Lucio, caro, caro amico! |
=Egli prende il convalescente fra le sue braccia; mentre= SILVIA |
=si trae in disparte, si avvicina alla sorella ed esce con lei, piano, |
soffermandosi a guardare l'amato prima di scomparire.= |
Tu sei guarito; vero? Tu non soffri pi; vero? Ti trovo un po' |
pallido, un po' dimagrato, ma non troppo.... Hai l'aria che avevi certe |
volte uscendo da un periodo di lavoro febrile, quando rimanevi dodici |
ore al giorno dinanzi alla tua creta, divorato dalla grande fiamma. Ti |
ricordi? |
LUCIO SETTALA, =smarrito, girando lo sguardo per vedere se Silvia sia |
ancora nella stanza.= |
S, s.... |
COSIMO DALBO. |
Anche allora gli occhi ti s'ingrandivano.... |
LUCIO SETTALA, =con una inquietudine indefinibile, quasi infantile.= |
E Silvia? Dov' andata Silvia? Non era qui anche Francesca? |
COSIMO DALBO. |
Ci hanno lasciati soli. |
LUCIO SETTALA. |
Perch? Ella crede, forse.... No, io no ti dir nulla, io non so pi |
nulla. Tu sai, forse. Io no; non mi ricordo, non voglio ricordarmi |