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Traduci in volgare fiorentino:
| Troppo sarebbe larga la bigoncia
che ricevesse il sangue ferrarese,
e stanco chi ‘l pesassea oncia a oncia,
che donerà questo prete cortese
per mostrarsi di parte; e c otai doni
conformi fieno al viver del paese. | Sarebbe troppo larga la bigoncia, che ricevesse il sangue dei fuorusciti ferraresi e si stancherebbe troppo chi lo volesse pesare ad oncia ad oncia, che qu esto prete donerà cortesemente per mostrarsi di parte guelfa. E tali doni saranno conformi ai costumi del paese. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sù sono specchi, voi dicete Troni,
onde refulge a noi Dio giudicante;
sì che questi parlar ne paion buoni”. | Lassù vi sono specchi – voi li chiamate Troni –, dai quali rifulge su di noi Dio giudice, così che qu este mie parole appaiono buone». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qui si tacette; e fecemi sembiante
che fosse ad altro volta, per la rota
in che si mise com’era davante. | Qui tacque, emi m ostrò di essersi rivolta ad altro, poiché tornò alla danza circolare come prima [di venire a parla rmi]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’altra le tizia, che m’era già nota
per cara cosa, mi si fece in vista
qual fin balasso in che lo sol percuota. | L ’altra [anima] splendente di letizia, che mi era già nota per cosa preziosa, mi si fece agli occhi come un puro bal àscio (=rubino), colpito dal sole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per letiziar là sù fulgor s’acquista,
sì come riso qui; ma giù s’abbuia
l’ombra di fuor, come la mente è trista. | Lassù [in cielo] si acquista fulgore se si diventa più lieti, così come si acquista sorriso qui [sulla terra]; ma giù [nell’inferno] l’ombra si oscura di fuori, quando la memoria è trista. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Dio vede tutto, e tuo veder s’in luia”,
diss’io, “beato spirto, sì che nulla
voglia di sé a te puot’esser fuia. | «Dio vede tutto, ela tua vista si sprofonda in lui» io dissi, «o beato spirito, così che nessun desiderio può essereladro di sé a te (=può esserti celato). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dunque la voce tua, che ‘l ciel trastulla
sempre col canto di quei fuochi pii
che di sei ali facen la cocu lla,
perché non satisface a’ miei disii?
Già non attendere’ io tua dimanda,
s’io m’intuassi, come tu t’inmii”. | Dunque la tua voce, che trastulla sempre il cielo con il canto di quei fuochi pii (=i Serafini), che hanno la veste fatta di sei ali, perché non soddisfai miei desideri? Io nonattenderei ormai la tua domanda, se io penetrassi nei tuoi pensieri, come tu penetri nei miei.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| “La maggior valle in che l’acqua si spanda”,
incominciaro allor le sue parole,
“fuor di quel mar che la terra inghirlanda,
tra ‘ discordanti liti contra ‘l sole
tanto sen va, che fa meridiano
là dove l’orizzonte pria far suole. | «La valle più grande (=il mar Mediterraneo), in cui si versa l’acqua» incominciarono allora le sue parole «uscente fuori di quel mare, che circonda la terra (=l’Oceano), tra gli opposti lidi [dell’Eu ropa e dell’Africa] tanto si estende contro il corso del sole (=da occidente ad oriente), che fa suo meridiano dove prima soleva fare orizzonte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di quella valle fu’ io litorano
tra Ebro e Macra, che per ca mmin corto
parte lo Genovese dal Toscano. | Di quella valle io fui rivierasco tra l’Ebro ela Magra, che per un breve tratto divide il territorio genovese dal toscano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ad unoccaso quasi e ad unorto
Buggea siede ela terra ond’io fui,
che fé del sangue suo già caldo il porto. | Quasi sullo stesso occidente eoriente del sole (=sullo stesso meridiano) si trova Bùgia [in Algeria] ela terra dove io nacqui (=Marsiglia), che con il suo sangue fece caldo (=ribollire) il porto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Folco mi disse quella gentea cui
fu noto il nome mio; e questo cielo
di me s’imprenta, com’io fe’ di lui;
ché più non arse la figlia di Belo,
noiando ea Sicheo ea Creusa,
di me, infin che si convenneal pelo;
né quella Rodopea che delusa
fu da Demof oonte, né Alcide
quando Iole nel core ebbe rinchiusa. | Folco mi disse quella gente, alla quale fu noto il mio nome; e questo cielo di Ven ere s’impronta di me, come io m’impronto di lui. E non arse più di me la figlia di Belo (=Didone) addolorando sia Sichèo [il de-funto mar ito] sia Creùsa [la moglie di Enea], finché fu conveniente ai miei capelli giovanili; né quella r odopèa (=Fillide di Tracia), che fu delusa da Dem ofoonte; né Ercole, quando ebbe racchiusa nel cuore Iole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non però qui si pente, ma siride,
non de la colpa, ch’a mente non torna,
ma del valor ch’ordinò e pr ovide. | Qui perciò non ci si pente, ma si sorride (=si è lieti), non della colpa, che non torna alla memoria, ma della virtù divina, che mise ordi ne e provvide alle nostre inclinazioni. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qui si rimira ne l’arte ch’addorna
cotanto affetto, e discernesi ‘l bene
per che ‘l mondo di sù quel di giù torna. | Qui siammira l’arte divina, che adorna tanto grande effetto (=la creazione), e si discerne il bene, per il quale il mondo di su fa muovere quel di giù. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma perché tutte le tue voglie piene
ten porti che son nate in qu esta spera,
proceder ancor oltre mi conv ene. | Ma, a ffinché tu porti via appagati tutti i tuoi desideri, che sono nati in questa sfera, mi conviene procedere (=è necessario che io proceda) ancora oltre. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu vuo’ saper chi è in questa lumera
che qui appresso me così scintilla,
come raggio di sole in acqua mera. | Tu vuoi sapere chi è in questa luce, che qui vicino a me scintilla come un raggio di sole in acque limpide. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or sappi che là entro si tranquilla
Raab; ea nostr’ordine congiunta,
di lei nel sommo grado si sigilla. | Sappi che là dentro gode una pace beata Raab; e, essendo congiunta al nostro coro, questi s’im pronta in sommo grado dello splendore di lei. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da questo cielo, in cui l’ombra s’appunta
che ‘l vostro mondo face, pria ch’altr’alma
del triunfo di Cristo fu assunta. | Da questo cielo [di Venere], su cui termina il cono d’ombra che il vostro mondo proietta, fu assunta (=accolta) prima di ogni altra anima [che fe ce parte] del trionfo di Cristo. 121 |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben si convenne lei lasciar per palma
in alcun cielo de l’alta vittoria
che s’acquistò con l’una e l’altra palma,
perch’ella favorò la prima gloria
di Iosuè in su la Terra Santa,
che poco tocca al papa la memoria. | Fu ben giusto lasciar lei in qualche cielo, come segno della grande vittoria che fu acquistata con la crocifissione, perché ella favorì la prima gloriosa impresa di Giosuè in Terra Santa, la quale tocca poco la memoria del papa [Bonifacio VIII]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La tua città, che di colui è pianta
che pria volse le spalle al suo fattore
e di cui è la ‘nvidia tanto pianta,
produce espande il maladetto fiore
c’ha disviate le pecore e li agni,
però che fatto ha lupo del pastore. | La tua città (=Firenze), che è pianta di colui (=Lucifero) che per primo volse le spalle al suo creatore ela cui invidia [verso gli uomini] provoca tanti pianti, produce espande il fiore maledetto (=il fiorino), che ha fatto deviare le pecore egli agnelli, perché ha fatto del pastore un lupo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per questo l’Evangelio ei dottor magni
son derelitti, e solo ai Decretali
si studia, sì che pare a’ lor vivagni. | Per questo fioreil Vangelo ei Padri della Chiesa sono dimenticati e soltanto sulle Decretali (=i testi del diritto canonico) si studia, come appare dai loro margini [annotati eco nsunti]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A questo intende il papa e ‘ cardinali;
non vanno ilor pensieri a Naz arette,
là dove Gabriello aperse l’ali. | Ad ottenere questo fiore si applicano il papa ei cardinali: i loro pensieri non vanno a Naz areth, dove l’arcangelo Gabriele aprì le ali. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma Vaticano e l’altre parti elette
di Roma che son state cimitero
a la milizia che Pietro s eguette,
tosto libere fien de l’avoltero”. | Ma il Vaticano e le altre parti insigni di Roma, che sono state cimitero per la milizia (=i martiri della fede) che seguì Pietro, saranno presto liberi dall’adu lterio.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| O insensata cura de’ mortali,
quanto son difettivi silogismi
quei che ti fanno in basso batter l’ali!
Chi dietro a iura, echi ad amforismi
sen giva, echi seguendo sacerdozio,
echi regnar per forza o per sofismi,
echi rubare, echi civil negozio,
chi nel diletto de la carne involto
s’affaticava echi si dava a l’ozio,
quando, da tutte queste cose sciolto,
con Beatrice m’era suso in cielo
cotanto gloriosamente accolto. | O insensata preoccupazione dei mortali, quanto sono erronei e falsi ragionamenti quelli che in basso (=versoi beni terreni) ti fanno battere le ali! Chi se ne andava dietro al diritto echi alla medicina, echi mirando al sacerdozio, echi a regnare con la forza o con l’inganno, echi a rubare echi a cariche pubbliche, chi si affaticava avvolto nei piaceri della carne, echi si dava all’ozio, quando io, sciolto da tutte queste cose, ero con Beatrice su in cielo, accolto in tanta gloria. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi che ciascuno fu tornato ne lo
punto del cerchio in che avanti s’era,
fermossi, come a candellier candelo. | Dopo che ciascuno [dei dodici spiriti] fu tornato nel punto del cerchio in cui era prima, si fermò come una candela sul candeliere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io senti’ dentro a quella lumera
che pria m’avea parlato, sorridendo
incominciar, faccendosi più mera:
“Così com’io del suo raggio resplendo,
sì, riguardando ne la luce e tterna,
li tuoi pensieri onde cagioni apprendo
Tu dubbi, e hai voler che siricerna
in sì aperta e ‘n sì distesa lingua
lo dicer mio, ch’al tuo sentirsi sterna,
ove dinanzi dissi “U’ ben s’impingua”,
e là u’ dissi “Non nacque il se condo”;
equi è uopo che ben si distingua. | Ed io sentii dentro a quella luce (=Tommaso d’Aqui no), che mi aveva parlato, incominciare sorridendo, facendosi più lucente: «Come io risplendo del suo (=di Dio) raggio, così, guardando nella luce eterna (=in Dio), apprendo da dove tu ca usi (=derivi) i tuoi pensieri. Tu sei dubbioso e desideri che il mio discorso sia ripetuto in forma più chiara e così estesa, che si adatti alla tua capacità d’intendere, dove prima dissi “Ove ben s’impingua” e là dove dissi “Non sorse il secondo”. Qui è opportuno che si facciano distinzioni ben chi are. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La provedenza, che governa il mondo
con quel consiglio nel quale ogne aspetto
creato è vinto pria che vada al fondo,
però che andasse ver’ lo suo diletto
la sposa di colui ch’ad alte grida
disposò lei col sangue benedetto,
in sé sicura e anche a lui più fida,
due principi ordinò in suo favore,
che quinci e quindi le fosser per guida. | La Provvidenza – che governa il mondo con quella sapienza nel pen etrar la quale la vista [di ogni essere] creato è vinta prima che vada nel fondo (=prima di riuscire a capire tutto) –, affinché andasse verso il suo amato(= Cristo) la sposa (=la Chiesa) di colui che ad alte grida la sposò sulla croce con il suo sangue benedetto, sicura in se stessa ed anche più fedele a Lui, fece sorgere in suo aiuto due prìncipi che, standole ai fianchi, le facessero da guida. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’un fu tutto serafico in ardore;
l’altro per sapienza in terra fue
di cherubica luce uno splendore. | Il primo (=Francesco d’Assisi) fu tutto ardente di carità serafica; l’altro (=Domenico di Calarueg a) per la sapienza fu in terra uno splendore di luce cherùbica. |
Traduci in volgare fiorentino:
| De l’un dirò, però che d’amendue
si dice l’un pregiando, qual ch’om prende,
perch’ad un fine fur l’opere sue. | Parlerò di uno solo, perché si parla di ambedue, l odandone uno, qualunque dei due si prenda, perché allo stesso fine furono indirizzate le loro opere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Intra Tupino e l’acqua chediscende
del colle eletto dal beato Uba ldo,
fertile costa d’alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e dirietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo. | Tra il fiume Topino e l’acqua (=il fiume Chiascio), che discende dal colle scelto dal beato Ubaldo Ba ldassini, digrada una fertile costa da un alto monte (=monte Subasio), a causa del quale Perugia sente il freddo e il caldo da Porta Sole (=da est); e dietro a quella costa piange Noceracon Gualdo Tadino a causa del grande giogo [di monte Subasio] [oppure: dell’oppressione politica sotto P erugia]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di questa costa, là dov’ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo tal volta diGa nge. | Da questa costa, là dove essa rompe di più la ripidezza, nacque al mondo un sole, come questo sole fa talvolta (=nell’equinozio di primavera) dal Gange. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però chi d’esso loco fa par ole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente, se proprio dir vuole. | Perciò chi parla di qu esto luogo non dica Assisi, perché direbbe poco, ma Oriente, se vuole parlare con proprietà. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece un ito;
poscia di dì in dì l’amò più forte. | Non era ancora molto lontano dalla nascita (=a 24 anni), quando cominciò a far sentire alla terra qualche benefico influsso della sua virtù. E, ancor giovane, si scontrò con il padre per quella donna (=la Pove rtà), alla quale, come alla morte, nessuno apre con piacere la porta. E davanti alla curia episcopale di Assisi e davanti al padre si unì [in matrimonio] con lei. Poi di giorno in giorno l’a mò più forte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questa, privata del primo marito,
millecent’anni e più dispetta e scura
fino a costui si stette sanza invito;
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
colui ch’a tutto ‘l mondo fé paura;
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase gi uso,
ella con Cristo pianse in su la croce. | Questa, privata del primo marito (=Cristo), fu per millecent’anni e più spregiata e ignorata e fino a costui rimase senza e sser richiesta in sposa. Né valse [a farla amare] udir che la trovò sicura con il pescatore Amiclàte, facendo risuonare la sua voce, colui (=C. Giulio Cesare) che fece paura a tutto il mondo. Né valse [a farla amare] l’essersi mostrata perseverante e coraggiosa, così che, quando Maria rimase giù [sotto la croce], ella pianse con Cristo [morto nudo] sulla croce. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma perch’io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso. | Ma, affinché io non proceda in modo troppo oscuro, per questi amanti intendi ormai Francesco d’Assisi e madonna Povertà in questo lungo discorso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La lor concordia eilor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pe nsier santi;
tanto che ‘l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo. | La loro concordia ei loro volti lieti facevano che amore, meraviglia e dolci sguardi fossero causa di santi pensieri, tanto cheil venerabile Bernardo di Quint avalle si scalzò per primo e corse dietro a tanta pace e, correndo, gli parve di essere lento. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace. | Oh ricchezza ignota [agli uomini]! Oh bene fecondo [di tanti fru tti]! Si scalza Egidio, si scalza Silvestro dietro lo sposo (=Francesco d’Assisi), tanto la sposa (=la Pove rtà) piace. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile cap estro. | Quindi se ne va aRoma quel padre e quel maestro con la sua donna e con quella famiglia, che già cingeva l’umile corda. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi’ di Pietro Be rnardone,
né per pa rer dispetto a maraviglia;
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religione. | Né la viltà di cu ore gli fece abbassare le ciglia perché era figlio di Pietro Bernardone, né perché appariva tanto spregevole da suscitare meraviglia; ma regalmente espresse la sua intenzione a papa Innocenzo III, e da lui ebbe la prima approvazione alla sua regola [e al nuovo ordine] religioso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mir abil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
la santa voglia d’esto archimandrita. | Poiché la gente povera crebbe dietro a costui, la cui vita mirabile si canterebbe meglio nella gloria del cielo [che sulla terra], il santo desiderio di questo pastore fu cinto dallo Spirito Eterno (=fu approvato definitivamente) ad opera del papa Onorio III. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Soldan superba
predicò Cristo e li altri che ‘l seguiro,
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non st are indarno,
redissi al frutto de l’italica erba,
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno. | E, poiché, per la sete del martirio, alla superba presenza del sultano pred icò Cristo egli altri che lo seguirono, e poiché trovava la gente troppo immatura alla conversione e per non stare là [in Egitto] invano, ritornò a raccogliere il frutto dell’erba italiana. Sul monte dirupato [della Verna] tra Tevere ed Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo (=le stigmate), che le sue membra portarono per due anni. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando a colui ch’a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso a la mercede
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,
a’ frati suoi, sì com’a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara. | Quando a colui(= Dio), che lo a-veva destinato ad operare tanto bene sulla terra, piacque di trarlo su in cielo per dargli la ricompensa (=la vita eterna), che egli meritò facendosi umile, ai suoi frati, come ad eredi legittimi, raccomandò la donna a lui più cara, e c omandò che l’amassero con fedeltà. E dal suo (=della Povertà) grembo l’anima splendente si volle muovere, per tornare al suo regno (=il cielo); e al suo corpo non volle altra bara [che la Povertà]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Pensa oramai qual fu colui che degno
collega fu a mantener la barca
di Pietro in alto mar per dritto segno;
e questo fu il nostro patriarca;
per che qual segue lui, com’el comanda,
discerner puoi che buone merce carca. | Pensa ormai quale fu colui (=Domenico di Calaruega) che fu degno compagno [di Francesco] nel mantenere la barca di Pietro (=la Chiesa) in alto mare nella giusta direzione. Questi fu il fondatore del nostro ordine. Perciò chi lo segue, come egli comanda, puoi comprendere che carica buona merce [per ottenere la salvezza ete rna]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma ‘l suo pecuglio di nova vivanda
è fatto ghiotto, sì ch’ esser non puote
che per diversi salti non si spanda;
e quanto le sue pecore remote
e vagabunde più da esso vanno,
più tornano a l’ovil di latte vòte. | Ma il suo gregge è divenuto ghiotto di nuove vivande, così che sarà inevitabile che si disperda per pascoli diversi [da quelli indicati da lui]. E quanto più le sue pecore vanno lontane e vagabonde da lui, tanto più tornano all’ovile prive di latte (=la sana dottrina teologica). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben son di quelle che temono ‘l danno
e stringonsi al pastor; ma son sì poche,
che le cappe fornisce poco panno. | Ci so no bensì di quelle che temono il danno e che si stringono al pastore, ma sono così poche, che poco panno è sufficiente per fare le loro cappe. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or, se le mie parole non son fioche,
se la tua audienza è stata attenta,
se ciò ch’è detto a la mente revoche,
in parte fia la tua voglia contenta,
perché vedrai la pianta onde si scheggia,
e vedra’ il corrègger che argomenta
«U’ ben s’impingua, se non si vane ggia»”. | Ora, se le mie parole non so no fioche, se il tuo ascolto è stato attento, se richiami alla memoria ciò che ho detto, il tuo desiderio sarà in parte accontentato, perché vedrai dove la pianta domenicana si scheggia (=si spunta per l’inosservanza della regola) e vedrai che cosa significhi la correzione: “Dove ben ci s’impingua, se non si vaneggia [dietro ai beni te mporali]”». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sì tosto come l’ultima parola
la benedetta fiamma per dir tolse,
a rotar cominciò la santa mola;
e nel suo giro tutta non si volse
prima ch’un’altra di cerchio la chiuse,
e moto a moto e canto a canto colse;
canto che tanto vince nostre muse,
nostre serene in quelle dolci tube,
quanto primo splendor quel ch’e’ refuse. | Non appena la fiamma benedetta (=Tommaso d’Aquino) prese adire l’ultima parola, la santa corona [dei beati] riprese la danza circolare. E non aveva compiuto un intero giro, che un’altra ghirlanda [di beati] la racchiuse, e accordò movimento amovimento e canto acanto. Il canto in quelle dolci trombe (=anime canore) vince tanto le nostre muse(=i poeti) e le nostre sirene (=le donne), quanto il primo raggio [supera] il raggio riflesso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come si volgon per tenera nube
due archi paralelli e concolori,
quando Iunone a sua ancella iube,
nascendo di quel d’entro quel di fori,
a guisa del parlar di quella vaga
ch’amor consunse come sol vapori;
e fanno qui la gente esser presaga,
per lo patto che Dio con Noè puose,
del mondo che già mai più non s’allaga:
così di quelle sempiterne rose
volgiensi circa noi le due ghirlande,
e sì l’estrema a l’intima r ispuose. | Come due archi concentrici e dagli stessi colori s’incurvano attraverso una nuvola trasparente, quando Giunone comanda alla sua ancella (=Iride) [di scendere sulla terra], e quello esterno nasce da quello interno, a guisa della voce di quella ninfa vagante, che amore consumò come il sole [consuma] i vapori, equi [sulla terra] fanno che la gente sia sicura, per il patto che Dio fece con Noè, che mai più il mondo sarà allagato [dal diluvio]; così le due ghirlande di quelle rose eterne giravano intorno a noi, e così laghirlanda esterna corrispose a quella interna. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi che ‘l tripudio e l’altra festa grande,
sì del cantare e sì del fiamme ggiarsi
luce con luce gaudiose e blande,
insiemea punto ea voler qu etarsi,
pur come li occhi ch’al piacer che i move
conviene insieme chiudere elevarsi;
del cor de l’una de le luci nove
si mosse voce, che l’ago a la stella
parer mi fece in volgermi al suo dove;
e cominciò: “L’amor che mi fa bella
mi traggea ragionar de l’altro duca
per cui del mio sì ben ci si favella. | Dopo che la danza e l’altra grande espressione [di beatitudine] sia del cantare [all’unisono] sia del mandarsi bagliori a vicenda con gaudio e con affetto, si fermarono insieme nello stesso momento e con v olontà concorde – proprio come gli occhi che insieme devono chiudersi e aprirsi davanti al piacere che li fa muovere –, dal cuore (=dall’interno) di una delle nuove luci uscì una voce (=Bonaventura da Bagnor egio), la quale mi fece apparire come l’ago [della bussola, che si volge] alla stella po lare, nel farmi volgere verso di lei. E cominciò: «L’amore che mi fa bella mi spinge a ragionare dell’altra guida (=Domenico di Calaruega), per la quale qui si parla bene della mia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Degno è che, dov’è l’un, l’altro s’induca:
sì che, com’elli ad una mil itaro,
così la gloria loro insieme luca. | È giusto che, dove è l’uno, s’introduca l’altro, in modo che, come essi combatterono insieme [per la Chiesa], così la loro gloria risplenda insieme. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’essercito di Cristo, che sì caro
costò a riarmar, dietro a la ‘nsegna
si movea tardo, sospeccioso e raro,
quando lo ‘mperador che sempre regna
provide a la milizia, ch’era in forse,
per sola grazia, non per esser degna;
e, come è detto, a sua sposa soccorse
con due campioni, al cui fare, al cui dire
lo popol disviato si raccorse. | L’esercito di Cristo, che un così caro prezzo c ostò riarmare [contro il peccato], si muoveva lento, dubbioso e ridotto di numero dietro l’insegna [della croce], quando l’imperatore che sempre regna (=Dio) venne in soccorso alla milizia, che era vacillante, per sola sua grazia, non perché ne fosse degna. E, come s’è detto, soccorse la sposa con due campioni, al cui esempio (=Francesco) e alla cui predicazione (=Dom enico) il popolo smarrito siravvide. |
Traduci in volgare fiorentino:
| In quella parte ove surge ad aprire
Zefiro dolce le novelle fronde
di che si vede Europa rivestire,
non molto lungi al percuoter de l’onde
dietro a le quali, per la lunga foga,
lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde,
siede la fortunata Calaroga
sotto la protezion del grande scudo
in che soggiace il leone e soggioga:
dentro vi nacque l’amoroso drudo
de la fede cristiana, il santo atleta
benigno a’ suoi e a’ nemici crudo;
e come fu creata, fu repleta
sì la sua mente di viva vertute,
che, ne la madre, lei fece profeta. | In quella parte [della Spagna], dove il dolce Zefiro sorge ad aprire le novelle fronde delle quali si vede l’Europa rivestire, non molto lontano dalla riva percossa dalle onde, dietro le quali, per il lungo suo corso, il sole talvolta (=nel solstizio d’estate) si nasconde ad ogni uomo, sorge la fortunata città di Calaruega sotto la protezione del grande scudo [dei re di Castiglia], nel quale un leone gi ace sotto [un castello] ed [un altro leone] sta sopra [un altro castello]. Dentro vi nacque l’appassio nato amante della fede cristiana, il santo atleta benigno coni suoi ed implacabile coni nemici. E, non appena fu creata, la sua anima fu così ripiena di potente virtù, che, ancora in grembo, diede al la madre capacità pr ofetich |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi che le sponsalizie fuor compiute
al sacro fonte intra lui ela Fede,
u’ si dotar di mutua salute,
la donna che per lui l’assenso diede,
vide nel sonno il mirabile frutto
ch’uscir dovea di lui e de le rede;
e perch é fosse qual era in costrutto,
quinci si mosse spirito a noma rlo
del possessivo di cui era tutto. | Dopo che furono fatte le nozze tra lui ela Fede al sacro fonte [battesimale], dove si diedero come dotela reciproca salvezza, la donna, che diede il consenso per lui (=la madrina), vide in sogno il mirabile frutto che doveva uscire da lui e dai suoi eredi (=l’ordine domenicano). E, affinché fosse nel nome qual era [nella realtà], da qui (=dal cielo) si mosse una ispirazione [ai genitori], per chiamarlo con il possessivo [di Dominus], al quale apparteneva interamente. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Domenico fu detto; e io ne parlo
sì come de l’agricola che Cristo
elesse a l’orto suo per ai utarlo. | Domenico fu chiamato. Ed io ne parlo come dell’agricoltore, che Cristo scelse nel suo orto (=la Chiesa), per farlo prosperare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben parve messo e famigliar di Cristo:
che ‘l primo amor che ‘n lui fu manifesto,
fu al primo consiglio che diè Cristo. | Apparve sùbito inviato e discepolo di Cristo, perché il primo amore, che in lui si manifestò, fu verso il primo consiglio dato da Cristo (=l’esser poveri). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Spesse fiate fu tacito e desto
trovato in terra da la sua nutrice,
come dicesse: ‘Io son venuto a questo’. | Spesse volte, ta cito e desto, fu trovato in terra dalla sua nutrice, come se dicesse: “Io son venuto per questo (=per esser povero e per fare penitenza)!”. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oh padre suo veramente Felice!
oh madre sua veramente Giova nna,
se, interpretata, val come si dice!
Non per lo mondo, per cui mo s’affanna
di retro ad Ostiense ea Ta ddeo,
ma per amor de la verace manna
in picciol tempo gran dottor si feo;
tal che si misea circuir la vigna
che tosto imbianca, se ‘l vignaio è reo. | Oh, suo padre veramente Felice! Oh, sua madre veramente Giovanna, se il nome, [rettamente] interpretato, vale quello che dice! Non per il mondo, a causa del quale ora ci si affanna dietro all’Ostiense (=En rico diSusa, cioè il diritto canonico) e dietro a Taddeo d’Alderotto (=la medicina), ma per l’amore della vera sapienza in breve tempo diventò grande dottore, tanto che simisea curare ea difendere la vigna (=la Chiesa), che sùb ito imbianca (=si secca), se il vignaiolo (=il papa) è negligente. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ea la sedia che fu già benigna
più a’ poveri giusti, non per lei,
ma per colui che siede, che traligna,
non dispensare o due otre per sei,
non la fortuna di prima vacante,
non decimas, quae sunt paup erum Dei,
addimandò, ma contro al mondo errante
licenza di combatter per lo seme
del qual ti fascian ventiquattro piante. | E alla sede [pontificia], che un tempo fu più benigna [di ora] versoi poveri giusti, non per colpa di lei, ma per colpa di colui che ci siede sopra, che ora traligna, domandò non di dare [ai poveri] il due oil tre per sei (=un terzo ola metà), non di avere le rendite del primo [beneficio] vacante, né “le decime che sono dei poveri di Dio”; ma doma ndò controil mondo errante (=gli eretici) la licenza di combattere per quella fede, con la quale ti fasciano queste ventiquattro piante (=le anime intorno a Dante). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi, con dottrina e con volere insieme,
con l’officio appostolico si mosse
quasi torrente ch’alta vena preme;
ene li sterpi eretici percosse
l’impeto suo, più vivamente quivi
dove le resistenze eran più grosse. | Poi con la dottrina e con la volontà insieme, si mosse con il mandato apostolico (=del papa), quasi un torrente che la sorgente posta in alto spinge [con irruenza a valle]. Ed il suo impeto colpì nella sterpaglia eretica, più vivamente qui [in Provenza], dove le resistenze erano più grosse. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di lui si fecer poi diversi rivi
onde l’orto catolico si riga,
sì che i suoi arbuscelli stan più vivi. | Da lui sorsero poi diversi ruscelli, dai quali viene irrigato l’orto cattolico, così che i suoi arboscelli (=i fedeli) si mantengano più vivi [nella fede]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se tal fu l’una rota de la biga
in che la Santa Chiesa si difese
evinse in campo la sua civil briga,
ben ti dovrebbe assai esser palese
l’eccellenza de l’altra, di cui Tomma
dinanzi al mio venir fu sì cortese. | Se fu tale una ruota della biga, sulla quale la santa Chiesa si difese evinse in campo la sua guerra civile, ti dovrebbe essere ben assai palese l’eccell enza dell’altra (=Francesco), della quale Tommaso d’Aquino fece cortesemente l’elogio, prima del mio arrivo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma l’orbita che fé la parte somma
di sua circunferenza, è derelitta,
sì ch’è la muffa dov’era la gromma. | Ma il solco, che la parte esterna della ruota (=il fondatore) ha scavato, è completamente abbandonato, così che [ora] c’è la muffa dove [prima] c’era la gromma [del buon v ino]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La sua famiglia, che simosse dritta
coi piedi a le sue orme, è tanto volta,
che quel dinanzi a quel diretro gitta;
e tosto si vedrà de la ricolta
de la mala coltura, quando il loglio
si lagnerà che l’arca li sia tolta. | La sua famiglia, che si mosse dritta coni piedi sulle sue orme, è tanto cambiata, che getta il piede davanti verso il piede dietro (=va a ritroso). E presto si vedrà dal raccolto la cattiva coltivazione, quando il loglio( =l’erbaccia) si lagnerà di essere tolto dal granaio (=la Chiesa). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben dico, chi cercasse a foglio a foglio
nostro volume, ancor troveria carta
u’ leggerebbe “I’ mi son quel ch’i’ soglio”;
ma non fia da Casal né d’Acquasparta,
là onde ve gnon tali a la scrittura,
ch’uno la fugge e altro la coarta. | Dico bene che chi esaminasse a foglio a foglio il nostro volume (=ad uno ad uno i frati del nostro or-dine) troverebbe ancora pagine, dove leggerebbe: “Io sono quel che solevo essere”; ma non sarà né da Casale (=spirituale) né d’Acquasparta (=con venuta le), da dove vengo no tali interpreti della regola francescana, che uno la fugge, l’altro la fa più rigida. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io son la vita di Bonaventura
da Bagnoregio, che ne’ grandi offici
sempre pospuosi la sinistra cura. | Io sono l’anima di Bonaventura da Bagn oregio, che nei grandi uffici [ricoperti] posposi sempre le preoccupazioni temporali [a quelle spir ituali]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Illuminato e Augustin son qu ici,
che fuor de’ primi scalzi poverelli
che nel capestro a Dio si fero amici. | Qui [con me] ci sono Illuminato da Rieti e Agostino d’Assisi, che furono trai primi scalzi poverelli, che, cingendo il capestro (=il cordone francescano), si fecero amici di Dio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ugo da San Vittore è qui con elli,
e Pietro Mangiadore e Pietro Spano,
lo qual giù luce in dodici libelli;
Natàn profeta e ‘l metropolitano
Crisostomo e Anselmo e quel Donato
ch’a la prim’arte degnò porre mano. | Ugo da san Vittore è qui con loro, e Pietro Mangiatore e Pietro Ispano, che giù [sulla terra] risplende peri dodici libri [delle Summ ulae logicales ]; il profeta Natan e il patriarca Giovanni Crisostomo e Anselmo d’Aosta e quel Donato, che si degnò di porre la mano alla prima arte (=la grammatica) |
Traduci in volgare fiorentino:
| Rabano è qui, e lucemi dallato
il calavrese abate Giovacch ino,
di spirito profetico dotato. | Rabano Mauro è qui, e risplende alla mia sinistra l’abate calabrese Gioacch ino da Fiore, dotato di spirito profetico. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ad inveggiar cotanto paladino
mi mosse l’infiammata cortesia
di fra Tommaso e ‘l discreto latino;
e mosse meco questa comp agnia”. | Adesaltare un così grande paladino mi spinsero l’in fiammata cortesia e l’assennato discorso di Tommaso d’Aqui no. E con me spinsero questa compagnia (= gli spiriti della seconda ghirla nda)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Benigna volontade in che si liqua
sempre l’amor che drittamente spira,
come cupidità fa ne la iniqua,
silenzio puose a quella dolce lira,
e fece quietar le sante corde
che la destra del cielo allenta e tira. | La volontà di fare il bene, nella quale si risolve sempre l’amore [divino] che ispira sentimenti retti, come la cupidigia la fa diventare vo lontà di fare il male, fece tacere quella dolce lira (=il coro dei beati) e fece fermare le sante corde, che la mano di Dio allenta e tende. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come saranno a’ giusti preghi sorde
quelle sustanze che, per darmi voglia
ch’io le pregassi, a tacer fur concorde?
Bene è che sanza termine si doglia
chi, per amor di cosa che non duri
etternalmente, quello amor si spoglia. | Come potranno essere sorde alle giuste preghiere [dei vivi] quelle anime che, peri nvogliarmi ad esprimerei miei desideri, furono concordi a tacere? È giusto che soffra senza fine [nell’in ferno] colui che, per amore di una cosa che non duri eternamente, si spoglia di quell’amore [d ivino]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quale per li seren tranquilli epuri
discorre ad ora ad or sùbito foco,
movendo li occhi che stavan sicuri,
e pare stella che tramuti loco,
se non che da la parte ond’e’ s’accende
nulla sen perde, ed esso dura poco:
tale dal corno che ‘n destro si stende
a piè di quella croce corse un astro
de la costellazion che lì r esplende;
né si partì la gemma dal suo nastro,
ma per la lista radial trascorse,
che parve foco dietro ad alabastro. | Come peri sereni (=cieli) tranquilli epuri guizza di tanto in tanto un fuoco improvviso, che fa muover gli occhi che guardavano sicuri, e appare una stella che muti il suo posto, se non che dalla parte dove esso si accende non scompare alcuna stella, ed essa dura poco; così dal braccio, che si stende a destra, corse ai piedi di quella croce un astro (=un’anima splendente) della costellazione che lì risplende. Né la gemma (=l’anima) si staccò dal suo nastro (=la croce), ma si mosse lungo i due bracci, [in modo] che parve [come] un fuoco dietro ad alabastro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sì pia l’ombra d’Anchise si porse,
se fede merta nostra maggior musa,
quando in Eliso del figlio s’accorse. | Con lo stesso affetto l’ombra di Anch ise si offrì [agliocchi di Enea], se merita fiducia la nostra maggior musa (=Vir gilio), quando essa nei Campi Elisi scorse il figlio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O sanguis meus, o superinfusa
gratia Dei, sicut tibi cui
bis unquam celi ianua recl usa?”. | «O sangue mio, o sovrabbondante grazia di Dio infusa [in te], a chi come a te fu mai dischiusa due volte la porta del cielo?» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così quel lume: ond ’io m’attesi a lui;
poscia rivolsi a la mia donna il viso,
e quinci e quindi stupefatto fui;
ché dentro a li occhi suoi ardeva un riso
tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo
de la mia gloria e del mio paradiso. | Così disse quella luce. Perciò io la fissai attentamente. Poi rivolsi lo sguardo alla mia donna e rimasi stupefatto per le parole di quella luce e per il volto di lei: dentro ai suoi occhi ardeva un sorriso tale, che io pensai di toccare coni miei il culmine della mia gloria e del mio paradiso (=beatitudine). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Indi, a udire ea veder giocondo,
giunse lo spirto al suo principio cose,
ch’io non lo ‘ntesi, sì parlò profondo;
né per elezion mi si nascose,
ma per necessità, ché ‘l suo concetto
al segno d’i mortal si soprapu ose. | Quindi lo spirito, piace vole da udire e da vedere, aggiunse alle prime parole cose, che io non compresi, tanto parlò profondamente. Né si nascose a me per sua scelta, ma per necessità, perché il suo pensi ero andò oltre il limite della comprensione umana. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Equando l’arco de l’ardente affetto
fu sì sfogato, che ‘l parla r discese
inver’ lo segno del nostro intelletto,
la prima cosa che per me s’intese,
“Benedetto sia tu”, fu, “trino e uno,
che nel mio seme se’ tanto cortese!”. | E, quando l’ardore dell’affetto intensissimo si fu sfogato al punto che le sue parole discesero al livello del nostro intelletto, la prima cosa che da me si comprese fu: «Benedetto sia tu, o[Dio] uno e trino, che sei tanto cortese (=generoso) verso la mia discendenza!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E seguì: “Grato e lontano digiuno,
tratto leggendo del magno vo lume
du’ non si muta mai bianco né bruno,
solvuto hai, figlio, dentro a questo lume
in ch’io ti parlo, mercè di colei
ch’a l’alto volo ti vestì le piume. | E proseguì: «Un gradito e lungo desiderio [di vederti], sorto [in me] leggendo nel grande volume (=in Dio), dove non si muta mai né la pagina bianca né quella bruna (=scritta), tu, o figlio, hai soddisfatto dentro questa luce, in cui ti parlo, grazie a colei che ti vestì le piume per questo gran volo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu credi che a me tuo pensier mei
da quel ch’è primo, così come raia
da l’un, se si conosce, il cinque e ‘l sei;
e però ch’io mi sia e perch’io paia
più gaudioso a te, non mi domandi,
che alcun altro in questa turba gaia. | Tu credi che il tuo pensiero venga a me da colui che è primo (=Dio), così come deriva dal [numero] uno il cinque ed il sei (=gli altri numeri). Perciò non mi domandi chi io sia epe rché io appaia verso di te più festoso di ogni altro spirito di questa gaia schiera. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu credi ‘l vero; ché i minori e ‘ grandi
di questa vita miran ne lo speglio
in che, prima che pensi, il pe nsier pandi;
ma perché ‘l sacro amore in che io veglio
con perpetua vista e che m’asseta
di dolce disiar, s’adempia meglio,
la voce tua sicura, balda e li eta
suoni la volontà, suoni ‘l disio,
a che la mia risposta è già decreta!”. | Tu credi il vero, perché i piccoliei grandi di questa vita [beata] vedono nello specchio (=in Dio) in cui manifesti il tuo pensiero prima di pensarlo. Ma, affinché l’amore divino, nel qualeio veglio con una visione perpetua e che mi fa provare la sete del dolce desiderio [di ris ponderti], si adempia meglio, la tua voce sicura (=senza incertezze), coraggi osa e lieta esprima con le parole la tua volontà, esprima il tuo desiderio, ai quali la mia risposta è già pronta!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io mi volsi a Beatrice, e quella udio
pria ch’io parlassi, e arrise mi un cenno
che fece crescer l’ali al v oler mio. | Io mi rivolsi a Beatrice, [per chiederle di parlare]; ella udì [la mia richiesta] prima che io parlassi, emi sorrise un cenno di consenso, che fece crescere le ali al mio desiderio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi cominciai così: “L’affetto e ‘l senno,
come la prima equalità v’appar se,
d’un peso per ciascun di voi si fenno,
però che ‘l sol che v’allumò e arse,
col caldo e con la luce è sì iguali,
che tutte simiglianze sono scarse. | Poi cominciai così: «Il sentimento e l’intelletto, non appena la prima uguaglianza (=Dio, i cui attributi raggiungono tutti lo stesso grado infinito di perfezione) viapparve(= non appena saliste al cielo), si fecero dello stesso peso (=uguali, seppure a un grado non infinito) per ciascuno di voi, perché il sole (=Dio), che v’illumi nò e che viarse, è così uguale nel fuoco [dell’amore] e nella luce [della sapienza], che tutte le [altre] uguaglianze a Lui simili (=angeli e beati) sono insufficienti [rispetto a Lui]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma voglia e argomento ne’ mortali,
per la cagion ch’a voi è manifesta,
diversamente son pennuti in ali;
ond’io, che son mortal, mi sento in questa
disagguaglianza, e però non ringrazio
se non col core a la paterna festa. | Ma la facoltà di sentire e quella di ragionare nei mortali, per il moti vo (=l’im perfezione umana) che a voi è manifesto, hanno una diversa capacità di volare (=la ragione non è all’a ltezza del senti mento). Perciò io, che sono mortale, mi sento in questa disu-guaglianza, e ringrazio soltanto con il cuore per qu esta paterna accoglienza. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben supplico io a te, vivo topazio
che questa gioia preziosa ingemmi,
perché mi facci del tuo nome s azio”. | Ben ti supplico, o vivo topazio che ingemmi questo gioiello prezioso (=la croce), di farmi sazio (=di riv elarmi) del tuo nome». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O fronda mi a in che io co mpiacemmi
pur aspettando, io fui la tua radice”:
cotal principio, rispondendo, femmi. | «O fronda mia, nella quale mi compiacqui sol amente aspettandoti, io fui la tua radice (=il tuo cap ostipite)» in questo modo iniziò a r ispondermi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poscia mi disse: “Quel da cui si dice
tua cognazione e che cent’anni e piùe
girato ha ‘l monte in la prima cornice,
mio figlio fue tuo bisavol fue:
ben si convien che la lunga fatica
tu li raccorci con l’opere tue. | Poi continuò: «Colui (=Alighiero I), dal quale la tua famiglia ha preso il nomee che per cent’anni e più ha girato il monte [del purgatorio] nella prima cornice (=quella dei superbi), fu mio figlio e fu tuo bis avolo: è ben necessario che tu gli accorci la lunga fatica con le tue opere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Fiorenza dentro da la cerchia antica,
ond’ella toglie ancora e terza e nona,
si stava in pace, sobria e pudica. | Firenze dentro la cerchia antica, dove essa sente ancora suonare l’ora terza ela nona, viveva in pace, sobria e pudìca. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non avea catenella, non corona,
non gonne contigiate, non cintura
che fosse a veder più che la persona. | Non si usavano collane, non corone [per il capo], non gonne ricamate, non cinture che fossero più vistose della persona [che le portava]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non faceva, nascendo, ancor paura
la figlia al padre, che ‘l tempo ela dote
non fuggien quinci e quindi la misura. | Nascendo, la figlia non faceva ancor paura al padre, perché il tempo [delle nozze] ela dote non superavano, né questa né quello, la misura. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non avea case di famiglia vòte;
non v’era giunto ancor Sardanapalo
a mostrar ciò che ‘n camera si puote. | Non c’erano case [con stanze] vuote, non vi era ancor giunto Sardanapàlo a mostrar ciò che si può fare in camera (=dentro casa) . |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non era vinto ancora Montemalo
dal vostro Uccellatoio, che, com’è vinto
nel montar sù, così sarà nel calo. | Non era ancor vinto monte Mario (=Roma) dal vostro monte Uccellatoio; e quello, com’è [stato] vinto nell’ascesa, così sarà vinto nella decadenza. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Bellincion Berti vid’io andar cinto
di cuoio e d’osso, e venir da lo specchio
la donna sua sanza ‘l viso dipinto;
e vidi qu el d’i Nerli e quel del Vecchio
esser contenti a la pelle scoperta,
e le sue donne al fuso e al pennecchio. | Io vidi Bellin cion Berti andare cinto di cuoio e d’osso ela sua donna venir [via] dallo specchio senza il viso dipinto. E vidi la famiglia dei Nerli e quella dei Vecchietti esser contente di [indossar un mantello di] pelle non foderata e le sue donne [lavorare] al fuso e al pennecchio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oh fortunate! ciascuna era certa
de la sua sepultura, e ancor nulla
era per Francia nel letto diserta. | Oh fortunate!, ciascuna era certa della sua sepoltura e ancora nessuna era [stata] lasci ata sola nel letto [dal marito partito] per la Fra ncia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’una vegghiava a studio de la culla,
e, consolando, usava l’idioma
che primai padri e le madri trastulla;
l’altra, traendo a la rocca la chioma,
favoleggiava con la sua famiglia
d’i Troiani, di Fiesole e diR oma. | L’una vegliava attenta alla culla e, per consolare [il bam bino], usava quel linguaggio che diverte i padri e le madri per primi. L’altra, avvolgendo alla rocca il pennecchio, raccontava alla sua famiglia le antiche leggende dei troiani, di Fiesole e di Roma. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Saria tenuta allor tal maraviglia
una Cianghella, un Lapo Salterello,
qual or saria Cincinnato e Corniglia. | Allora sarebbe [stata] ritenuta tanto sorprendente una [donna scostumata come la] Cianghella della Tosa, un [uomo politico barattiere come] Lapo Salterello, quanto ora lo sarebbero Cincinnato e Corn elia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A così riposato, a così bello
viver di cittadini, a così fida
cittadinanza, a così dolce ostello,
Maria mi diè, chiamata in alte grida;
ene l’antico vostro Batisteo
insieme fui cristiano e Ca cciaguida. | Ad una vita così tranquilla, ad una vita così bella, ad una cittadinanza così fidata, ad una dimora c osì gradita mi diede la Vergine Maria, invocata ad alte grida [da mia madre]. E nel vostro antico battistero [di san Giovanni] fui contemporaneamente cristiano e Cacciaguida. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Moronto fu mio frate ed El iseo;
mia donna venne a me di val di Pado,
e quindi il sopranome tuo si feo. | Mio fratello fu Moro nto, che mantenne il cognome degli Elisei; la mia donna venne a me dalla valle del Po (=la Valpadana) e da essa ebbe origine il tuo cognome. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi seguitai lo ‘mperador Curr ado;
ed el mi cinse de la sua milizia,
tanto per bene ovrar li venni in grado. | Poi mi misi al servizio dell’imperatore Corrado III di Sv evia, ed egli mi fece cavaliere, tanto gli divenni gradito per la mia buona opera. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dietro li andai incontro a la nequizia
di quella legge il cui popolo usurpa,
per colpa d’i pastor, vostra giustizia. | Gli andai dietro contro la nequizia di quella legge [maomettana], il cui popolo usùrpa, per colpa dei papi, il vostro diritto [sulla Terra Sa nta]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quivi fu’ io da quella gente turpa
disviluppato dal mondo fallace,
lo cui amor molt’anime deturpa;
e venni dal martiro a questa p ace”. | Qui (=in questa spedizione) per mano di quella gente turpe io fui liberato dal mondo fallace, l’amore per il qu ale deturpa molte anime, e venni dal martirio (=la morte subita combattendo per la fede) a questa pace». |
Traduci in volgare fiorentino:
| O poca nostra nobiltà di sangue,
se gloriar di te la gente fai
qua giù dove l’affetto nostro langue,
mirabil cosa non mi sarà mai:
ché là dove appetito non si torce,
dico nel cielo, io me ne gloriai. | O poca nostra nobiltà di sangue, se fai inorgoglire di te la gente quaggiù (=sulla terra), doveinostri sentimenti languiscono, per me tu non sarai mai una cosa sorprendente, poiché là doveinostri desideri non cambiano direzione, dico nel cielo, io me ne gloriai. |