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Il segno grafico dolce e voluttuoso, in Pratt il veneziano come in Manara il veronese, è sinonimo di vita, di bellezza della vita, pur essendo opposti per tutto il resto. Ma questa comunanza spirituale del segno è tanto più importante per i due straordinari romanzi a fumetti realizzati dalla coppia e qui riuniti per la prima volta, Tutto ricominciò con un’estate indiana (del 1986) ambientato nel Nordamerica del seicento non lontano da Salem, ed El Gaucho (del 1995), ambientato a inizio ottocento con la presa di Buenos Aires da parte degli inglesi, che tentano di rifarsi della perdita delle colonie americane. Sono due storie di morte. La morte è addirittura fondativa. Lo è in El Gaucho , notevole narrazione di come la macchina militare, sempre spietata in Pratt, sia sinonimo di un colonialismo che falcidia tutti o quasi. Ma lo è soprattutto in Tutto ricominciò con un’estate indiana , che si apre con una lunga e celebre sequenza senza testo: lo stupro di una ragazza bianca da parte di due giovani nativi tra le dune, a cui segue la morte brutale dei due ragazzi. La sensualità materica del segno di Manara rovescia il represso di un mondo puritano fino alla spietatezza e unisce insieme vita e morte. Ed esprime la dimensione da fiaba sognante, da leggenda fuori dal tempo: quella di un nuovo Eden, con lo sguardo dei primi pellegrini su quelle terre vergini. Con Pratt e Manara l’arte restituisce sempre il senso del bello. Francesco Boille Questo articolo è uscito sul numero 1480 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati
Segni vitali in storie di morte
Continuano i misteriosi problemi di salute di chi lavora nelle ambasciate a Cuba
Vietato **fumare all 'aperto **nel raggio di **5 metri** dalle altre persone a meno di esplicito consenso, e comunque mai in presenza di **donne incinte o bambini**. È la delibera approvata, il 15 aprile, dal **consiglio comunale di Torino** - proposta dal consigliere comunale dei Radicali **Silvio Viale** - che modifica il "regolamento di polizia urbana" introducendo un **divieto di fumo all 'aperto**. Il comune ha definito il divieto una " **distanza di cortesia** per i fumatori". Oltre ai luoghi chiusi, non si potrà fumare anche in **coda** , alle **fermate dei bus** , alle **manifestazioni all 'aperto**, nei **parchi** e nei **dehors**. Il provvedimento riguarda le **sigarette** , il **sigaro** , la **pipa** , il **tabacco riscaldato** , ogni **prodotto a combustione** e le **sigarette elettroniche**. "Può essere considerata una misura sanitaria ma è soprattutto una questione culturale di **rispetto** dei non fumatori e di **buona educazione** ", commenta sui social Viale. Una misura che, secondo il consigliere comunale, "contribuirà alla riduzione dell'impatto del fumo che rimane la principale causa di patologie mediche e oncologiche e favorirà un consumo più consapevole". "È una norma di **buon senso** e rispetto degli altri. Si tratta di rispettare coloro che non fumano ed è un modo anche per promuovere un cultura del rispetto reciproco", ha detto il sindaco di Torino **Stefano Lo Russo**. Torino è la **seconda** grande città italiana a introdurre una misura simile. La prima, nel 2021, era stata **Milano** che aveva imposto il [divieto di fumare](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/18/da-domani-a-milano-non-si-potra-piu-fumare-nei-parchi-alla-fermata-dei-mezzi-e-allo-stadio/6069647/>) in alcuni luoghi all'aperto, imponendo un raggio di distanza di **10 metri** dalle altre persone nei parchi, alle fermate dei bus, nelle aree gioco per bambini, in quelle per cani, nei cimiteri e negli impianti sportivi come gli stadi. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
Torino, scatta il divieto di fumo all'aperto a meno di 5 metri dalle altre persone. Lo Russo: "Norma di buon senso e rispetto degli altri"
Il primo video della caduta dell'autobus a Mestre
E' un'isoletta nel mezzo del Danubio. Prima della guerra del 1991 erano in molti a recarvisi durante l'estate. Poi il nuovo confine tra Serbia e Croazia l'ha resa inaccessibile. Ma grazie ad un'intesa tra i sindaci di Vukovar e Bac in molti sono ritornati sulle sue spiagge 07/08/2006 -  Drago Hedl Osjek I cittadini di Vukovar, città che nella guerra tra Serbia e Croazia del 1991 ha pagato pesanti conseguenze e nella quale sono stati perpetrati tra i peggiori crimini di guerra sui territori della ex Jugoslavia, dopo 15 anni possono nuovamente usare il loro prediletto sito balneare sulle rive del Danubio, sull'isolotto di sabbia chiamato "Vukovarska ada". Nei registri catastali quest'isola ricadeva, durante il tempo della ex Jugoslavia, sotto il comune di Vukovar. Dopo la guerra però la "Commissione Badinterova" sancì che a seguito della dissoluzione della Jugoslavia i confini dei nuovi Stati dovessero essere identici a quelli delle repubbliche interne alla Jugoslavia. Il confine tra Serbia e Croazia passava quindi nel mezzo del Danubio. Ada, il preferito luogo balneare dei cittadini di Vukovar, è dunque ricaduta temporaneamente su territorio serbo sino a quando la Commissione intrastatale per i confini non avesse risolto il problema. Per i cittadini di Vukovar questo ha significato che per andare là a fare il bagno dovevano, passaporto in mano, passare prima confine croato e poi quello serbo, proprio come fa un qualsiasi straniero quando decide di andare all'estero. Dal 31 luglio scorso però per andare a fare il bagno sull'isoletta ai cittadini delle due sponde serve solo il canotto. Il sindaco di Vukovar, Tomislav Sota, e il suo collega della riva serba del Danubio, presidente della municipalità di Bac, Tomislav Bogunovic, a seguito di trattative durate diversi mesi hanno raggiunto un accordo per il quale fino al 15 settembre si permette ai cittadini di Vukovar di raggiungere quello che prima della guerra era il prediletto luogo di balneazione, senza bisogno di alcuna formalità. "Ho portato qui i miei nipoti perché vedessero dove in passato avevano fatto il bagno i loro genitori e i loro nonni" racconta in maniera coincitata una cittadina di Vukovar, senza nascondere le lacrime. "E' la prima volta dopo 15 anni che vedo Vukovar dal Danubio", dice una donna che fin dalle prime ore ha sfruttato la nuova possibilità di poter andare sulla spiaggia della sua infanzia senza passaporto e formalità di confine. E non era l'unica. Circa una decina di canotti hanno portato un centinaio di persone, quasi tutte in costume da bagno, dalla riva destra del Danubio sino all'isola. Tutti desiderosi di nuotare nelle acque del fiume e di prendere il sole sdraiati sulla spiaggia sabbiosa dell'isola fluviale. Per rendere il tutto ancora più allegro ci si son messi anche i "tamburasi" - sia di Vukovar sia di Bac - che dopo tanto tempo hanno fatto riecheggiare sull'isola il suono della musica. Mentre alcuni cuochi di Vukovar hanno cucinato il tradizionale "cobanac" (ndt: piatto tipico della Slavonia, fatto con peperoni piccanti, papate e carne di manzo) e la "Riblja paprikas" (ndt: zuppa di pesce) tutti cibi che si preparano sul fuoco vivo all'aperto in pentolini di rame, mentre da Bac sono arrivati i dolci. I due sindaci omonimi, Tomislav Sota di Vukovar e Tomislav Bogunovic di Bac, erano felici che le loro lunghe trattative avessero infine prodotto degli effetti positivi. "Con questo accordo che permette ai cittadini di Vukovar di bagnarsi sulle spiagge sulle quali venivano sempre prima della guerra, abbiamo offerto uno stimolo alla Commissione interstatale sui confini affinché risolva quanto prima la questione. Abbiamo dato un esempio di come si può costruire un buon rapporto di vicinato e raggiungere una veloce normalizzazione dei rapporti tra Croazie e Serbia" ha dichiarato il sindaco di Vukovar, Tomislav Sota. Croazia e Serbia hanno lungo il Danubio diversi punti di confine oggetto di contesa e l'isola "Vukovarska Ada" è solo una di essi. Sono 260 i chilometri di frontiera. Sulla Riva sinistra del Danubio, che adesso ricade sotto la Serbia, i croati possiedono circa 10.000 ettari di terreni, mentre sulla riva destra, riva croata del fiume, i serbi sono proprietari di circa 3.000 ettari di terreno. Per contribuire a risolvere il problema il governo olandese assieme alle amministrazioni delle città di Vukovar e Bac ha avviato un progetto di collegamento delle due sponde che permetterebbe ai cittadini croati e serbi ma anche ai loro macchinari agricoli, di attraversare il Danubio e quindi i confini. La linea di navigazione fluviale, la cui costruzione è interamente finanziata dall'Olanda, è quasi conclusa e le autorità locali sulle due rive del fiume hanno collaborato in maniera stretta affinché si realizzasse il prima possibile. Ed è proprio mentre si accordavano affinché si realizzasse una linea di traghetti che i due sindaci hanno capito che potevano anche da soli fare qualcosa per i propri cittadini. Per cui si sono trovati d'accordo a non attendere che i due Stati risolvessero le questioni di frontiera in sospeso e a concedere subito l'ingresso alle spiagge dell'isola. Questo accordo non implica la fine dei problemi ma incide sul piano della costruzione di buoni rapporti di vicinato e la ricostruzione della reciproca fiducia. "Per noi è importante avere buoni rapporti con i nostri vicini più prossimi" ha dichiarato il sindaco di Bac, Tomislav Bogunovic. "Mettendo insieme le forze ripuliremo l'isola in modo che i bagnanti di entrambe le rive ne possano trarre il maggior piacere. Vorremmo che diventasse un'oasi ecologica e speriamo che la città di Vukovar non costruisca nulla sull'isola Ada. Facciamo in modo che quest'isola serva al benessere di tutti e lasciamo che i cittadini e le organizzazioni non governative ne progettino il miglior utilizzo". Hrvoje Sabo, nato a Vukovar e tra i primi a venire su Ada dove, dice, è più bello che sul mare Adriatico, ha già pensato a come organizzarsi: "Farò il bagno e prenderò il sole su questa splendida e sottile sabbia di fiume e mi divertirò. Mi porterò anche l'attrezzatura per la pesca, perché oltre a venire a fare il bagno amavo venire a pescare. Sono contento che i due sindaci si siano messi d'accordo e che con questo abbiano alleggerito la vita a noi cittadini. Li rigrazio molto di questo. Chi non è mai stato qui, su quest'isola di fiume, non può sapere quanto essa sia importante per noi di Vukovar". //<![CDATA[ document.write('<fb:like href="http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/Bagni-di-fiume-bagni-di-riconciliazione-34182"></fb:like>'); //]]> Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT ! I commenti, nel limite del possibile, vengono vagliati dal nostro staff prima di essere resi pubblici. Il tempo necessario per questa operazione può essere variabile. Vai alla nostra policy Commenti Log in or create a user account to comment.
Bagni di fiume, bagni di riconciliazione
Gli Stati Uniti e il "Taxmageddon"
>> >> I titoli di apertura sui giornali di oggi riguardano principalmente l’incontro di ieri a Ginevra fra i presidenti della Russia Vladimir Putin e degli Stati Uniti Joe Biden, e le notizie sul coronavirus, con le discussioni sulla "vaccinazione eterologa"decisa dal governo per chi ha meno di sessanta anni e sulla possibilità di prorogare lo stato di emergenza oltre la scadenza attuale di fine luglio. Il Giornale e Avvenire aprono invece sui dati del rapporto dell'ISTAT sulla povertà, mentre i giornali sportivi festeggiano la seconda vittoria agli Europei di calcio dell'Italia, che ha battuto 3-0 la Svizzera. >> >> [ ](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/1_la_stampa-364/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/1_la_stampa-364/>) [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/2_corriere_della_sera-365/>) [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/3_la_repubblica-363/>) [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/4_il_sole_24_ore-364/>) [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/5_il_messaggero-362/>) [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/nazionale-1-giorn-interni-pag-prima-17-06-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/7_manifesto-304/>) 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[](<https://www.ilpost.it/2021/06/17/le-prime-pagine-di-oggi-2872/55_tuttosport-146/>) *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Le prime pagine di giovedì 17 giugno 2021
Il numero tre del Pentagono svela la strategia USA in Ucraina
Dopo due giorni di ricerche, nessuno degli almeno 100 minatori rimasti dispersi nella grave frana che [c’è stata](<https://www.ilpost.it/wp-admin/post-new.php>) sabato in una miniera di giada del Myanmar è stato trovato vivo. La frana è avvenuta a Hpakant, nel nord del paese, mentre i minatori stavano dormendo. [Secondo](<http://issuu.com/zawzaw5/docs/23_nov_15_gnlm>) il _Global New Light of Myanmar_ , un importante quotidiano locale, quando le ricerche sono state sospese nella notte di domenica, i soccorritori avevano recuperato 104 corpi. [ ](<https://www.ilpost.it/2015/11/23/morti-dispersi-frana-miniera-giada-myanmar/myanmar-landslide/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/11/23/morti-dispersi-frana-miniera-giada-myanmar/myanmar-landslide/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/23/morti-dispersi-frana-miniera-giada-myanmar/myanmar-landslide-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/23/morti-dispersi-frana-miniera-giada-myanmar/myanmar-landslide-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/23/morti-dispersi-frana-miniera-giada-myanmar/myanmar-landslide-4/>) Non è ancora chiaro che cosa abbia causato la frana: un cumulo di detriti degli scavi ha improvvisamente ceduto sommergendo una serie di baracche in cui dormivano i minatori. Non si conosce con precisione nemmeno il numero esatto dei lavoratori della miniera di Hpakant, ma si pensa fossero soprattutto cercatori, che vivono accanto alla zona degli scavi arrampicandosi ogni giorno sulle montagne di scarti della lavorazione della giada alla ricerca di frammenti. I funzionari della regione hanno parlato di circa 100 persone ancora disperse, dicendo anche che il bilancio delle vittime potrebbe aumentare. Il capo del dipartimento di Hpakant ha aggiunto: «Noi non sappiamo quante persone esattamente sono rimaste sepolte poiché non abbiamo dati sulle persone che vivono lì. Era una baraccopoli con questi lavoratori che vivevano in tende di fortuna». Nel nord del Myanmar viene estratta un tipo di giada molto pregiata, le cui miniere danno lavoro a molte persone spesso sottopagate e costrette a lunghi turni di lavoro. Secondo _Reuters_ il business della giada in generale «è molto opaco: si ritiene che buona parte della giada scavata a Hpakant finisca per essere contrabbandata in Cina, dove la pietra ha un valore molto alto». All’inizio del 2015 un’altra frana a Hpakant aveva [causato 10 morti](<http://www.aljazeera.com/news/2015/11/deaths-reported-myanmar-jade-collapse-151122032719542.html>). *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Più di 100 persone sono morte nella miniera franata in Myanmar
L'ex calciatore croato Zvonimir Boban torna al Milan come dirigente
>> >> Giovedì 24 febbraio, il giorno in cui la Russia ha invaso l'Ucraina, a Milano era iniziata da due giorni la Settimana della moda, cioè un insieme di eventi e sfilate organizzate dalle case di moda più famose per promozione e vendita. Le aziende hanno dovuto gestire innanzitutto la comunicazione perché la frivolezza delle passerelle poteva sembrare imbarazzante in un contesto di guerra. Si tratta di eventi generalmente molto mondani e festosi, e la Settimana della moda di febbraio 2022 avrebbe dovuto esserlo particolarmente perché era la prima in presenza dopo due anni di pandemia. >> >> I dirigenti delle aziende di gran parte dell'industria della moda e del lusso invece hanno dovuto scegliere come comportarsi; nel giro di poche settimane, poi, sono cominciate le notevoli preoccupazioni su come e quanto le sanzioni che l'Occidente stava imponendo alla Russia avrebbero potuto influire sull'economia del settore. Ormai da mesi, le sanzioni stanno avendo effetti notevoli, ma in Russia il mercato del lusso sta tentando di aggirare i divieti di esportazione imposti dall'Occidente, riuscendo a ottenere discreti risultati soprattutto grazie alla disponibilità e alla complicità di paesi terzi, come la Cina e la Turchia, che si prestano a fare da intermediari per aggirare i divieti occidentali. >> >> Le sanzioni europee proibiscono di vendere, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, beni di lusso che superano i 300 euro di valore a qualunque persona fisica, legale o entità presente in Russia e per uso in Russia. Per la maggior parte dei marchi di moda di alto livello 300 euro sono una cifra che consente di comprare solo piccoli oggetti. >> >> A questo si sono aggiunte le chiusure volontarie dei punti vendita presenti in Russia da parte dei principali marchi di moda. >> >> All'inizio di marzo Hermès [era stata la prima azienda del lusso](<https://www.linkedin.com/posts/hermes-group_deeply-concerned-by-the-situation-in-europe-activity-6905436687229419520-Jo9s/?src=aff-lilpar&veh=aff_src.aff-lilpar_c.partners_pkw.10078_plc.Skimbit%20Ltd._pcrid.vanityfair.it_learning&trk=aff_src.aff-lilpar_c.partners_pkw.10078_plc.Skimbit%20Ltd._pcrid.vanityfair.it_learning&clickid=QhwTWnR8XxyIWQeSVkyWdSktUkGWYbTpF2dx1E0&mcid=6851962469594763264&irgwc=1>) ad annunciare la chiusura temporanea di tutti i suoi negozi in Russia e la sospensione delle attività commerciali nel paese, seguita da LVMH – il più grande conglomerato del lusso, che controlla tra gli altri Louis Vuitton, Christian Dior, Fendi e Givenchy – che ha chiuso tutti i suoi 120 negozi in Russia. Anche Chanel, Kering – l’altro grande gruppo del lusso francese che controlla Gucci, Balenciaga e Saint Laurent – e il gruppo svizzero Richemont – che possiede Cartier e Montblanc – hanno fatto lo stesso. >> >> Hanno seguito quasi tutti i grandi marchi: Prada, Moncler, Burberry, Nike, Adidas, fino alle catene di fast fashion (la moda più economica) come H&M, Inditex (il gruppo di Zara), che ha chiuso i suoi 502 negozi in Russia e 79 in Ucraina, e Mango che ha 120 punti vendita in Russia. Con un po' di ritardo rispetto agli altri e dopo molte critiche, ha chiuso i suoi 50 negozi anche la giapponese Uniqlo: il suo direttore esecutivo Tadashi Yanai aveva inizialmente dichiarato che «vestirsi è una necessità vitale e i russi hanno lo stesso diritto di vivere che abbiamo noi», ma poi si è ricreduto. Anche molti grossi rivenditori di abbigliamento online, come Farfetch, Mytheresa e Yoox Net-a-Porter, hanno smesso di vendere in Russia. >> >> Alcuni marchi di lusso hanno smesso di vendere ai russi anche in paesi dove i russi possono continuare a viaggiare e fare acquisti. È stato il caso di Chanel, la cui boutique di Dubai si è rifiutata di vendere i suoi prodotti all'interior designer russa Lisa Litvin, che non poteva dimostrare che non li avrebbe usati in Russia. La vicenda ha provocato una serie di reazioni di sdegno da parte di note influencer russe, che hanno iniziato a pubblicare post in cui distruggono borse di Chanel in segno di protesta. >> >>> >>> >>> Visualizza questo post su Instagram >>> >>> >>> >>> [Un post condiviso da VICTORIA BONYA (@victoriabonya)](<https://www.instagram.com/reel/Cb-k11pDTUs/?utm_source=ig_embed&utm_campaign=loading>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> **– Leggi anche:** [La “politicizzazione” degli influencer russi](<https://www.ilpost.it/2022/04/12/influencer-russi-cosa-fanno/>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- >> >> È una situazione che non piace molto ai russi, che di fatto si ritrovano esclusi da una parte enorme di mercato. Per questo, già a marzo la Russia aveva [legalizzato le importazioni parallele](<https://www.pambianconews.com/2022/03/22/la-russia-risponde-alle-sanzioni-dando-ok-al-parallelo-342229/>), permettendo così ai rivenditori e proprietari di negozi (online o fisici) di importare dall'estero prodotti di marchi terzi senza l’approvazione dei marchi in questione. >> >> Le importazioni parallele sono di solito illegali perché avvengono senza l'approvazione di chi detiene la proprietà intellettuale di un determinato bene, e abitualmente si servono di un intermediario. Nel caso della Russia, significa che un importatore russo prende accordi con un paese che non partecipa alle sanzioni occidentali, come per esempio la Turchia o la Cina (ma i paesi sono numerosi, le importazioni parallele per esempio vanno forte anche negli Emirati Arabi Uniti o in Kazakistan). L'importatore turco o cinese acquista beni di lusso dall'Occidente e poi li invia, senza il permesso del marchio, in Russia. >> >> Trattandosi di un fenomeno tutto sommato clandestino, è impossibile avere una misura precisa di quanto incidano sul settore le importazioni parallele verso la Russia, ma alcuni dati generali mostrano che il fenomeno sembra in crescita. Per esempio questa primavera le esportazioni complessive dalla Turchia verso la Russia [sono aumentate quasi del 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021](<https://www.ft.com/content/caee1ae3-41c5-4c85-8d66-a8d3eea3112d>). >> >> Un altro fenomeno che riguarda l'aggiramento delle sanzioni tramite intermediari è l'emergere anche in Russia della figura del _daigou._ Si tratta di un professionista dello shopping, già molto diffuso in Cina e in Asia: il _daigou_ compra per conto terzi una gran quantità di merci di lusso in Unione europea per poi rivenderla nel mercato asiatico a prezzi molto concorrenziali. Normalmente, in questi mercati i prezzi sono più alti anche per via delle barriere doganali, se il rivenditore acquista tramite canali legali. Dei _daigou_ ha parlato diffusamente un’inchiesta di _Panorama_ [citata dal sito di settore Pambianco](<https://www.pambianconews.com/2022/06/16/russia-spunta-il-fenomeno-dei-daigou-la-moda-si-fa-largo-tra-le-sanzioni-349294/>). >> >> Negli ultimi tempi ai _daigou_ cinesi si stanno affiancando alcune figure provenienti dalla Russia. È piuttosto plausibile che, se gli acquisti in Russia sono vietati, si arrivi sempre più a soluzioni alternative per aggirare le condizioni attuali del mercato. >> >> Questa situazione sta colpendo il settore della moda. Prendiamo quello italiano: secondo [le dichiarazioni](<https://www.adnkronos.com/ucraina-confindustria-moda-mercati-russo-e-ucraino-fermi-ma-industria-italiana-puo-reggere-colpo_6S8eRCuqDU3X7k4k7hdVWM>) di Cirillo Marcolin, ex presidente di Confindustria Moda, la Russia vale il 2,2 per cento delle esportazioni del settore, una quota tutto sommato piuttosto contenuta. >> >> All'interno del settore italiano della moda c'è però un comparto molto esposto, ossia quello calzaturiero. [Secondo Assocalzaturifici](<https://www.assocalzaturifici.it/wp-content/uploads/2022/10/Russia_Primi-6-mesi-2022-e-Anno-2021.pdf>), la Russia rappresenta uno dei mercati di riferimento con oltre 3 milioni e mezzo di paia di scarpe acquistate, per un fatturato di circa 250 milioni di euro l'anno. Nei primi sei mesi del 2022 è già stato perso oltre il 40 per cento del fatturato su questo mercato rispetto all'anno scorso. >> >> Con l'eccezione del calzaturiero però le esportazioni in Russia non erano così rilevanti per il settore. Ma a questo dato si deve sommare il mancato shopping turistico di chi, dalla Russia, si recava nel quadrilatero milanese o nelle maggiori città per poter acquistare in loco i prodotti delle proprie _maison_ preferite (spendendo complessivamente, secondo la Camera della Moda Italiana, tra i 250 e i 300 milioni di euro l'anno). >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> **– Leggi anche:** [La Turchia sta vendendo la cittadinanza a molti russi](<https://www.ilpost.it/2022/08/13/turchia-cittadinanza-russi-vendita/>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Come la Russia cerca di aggirare le sanzioni su moda e lusso
Gli occhiali mentali di Gipi
>> >> [È morto](<https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2024/02/26/news/ernesto_assante_un_maestro_nato_per_correre-422210053/>) a Roma dopo un ictus Ernesto Assante, uno dei giornalisti musicali italiani più esperti e stimati: aveva compiuto 66 anni due settimane fa. Assante lavorava da 45 anni al quotidiano _Repubblica_ , dove si era sempre interessato e aveva scritto non solo di musica, promuovendo in particolare i precoci progetti del giornale per le innovazioni digitali negli anni Novanta e seguendo con esperienza i cambiamenti nell'informazione online fino a oggi. La sua competenza lo aveva portato a lavorare a lungo in radio e come autore televisivo, a scrivere libri e ospitare eventi teatrali e pubblici, e a molte collaborazioni con il suo collega di _Repubblica_ Gino Castaldo. Di recente era [intervenuto](<https://www.ilpost.it/charlie/siamo-noi-i-giornalisti/>) con un articolo nel dibattito sulle responsabilità dei giornalisti nel raccontare correttamente i cambiamenti digitali. Su _Repubblica_ lo ha [ricordato](<https://www.repubblica.it/tecnologia/blog/stazione-futuro/2024/02/26/news/e_morto_ernesto_assante_era_pieno_di_vita-422209415/>) lunedì sera Riccardo Luna, con cui lavorava ad alcuni dei progetti digitali del giornale. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
È morto Ernesto Assante, giornalista di Repubblica
In Israele c'è il timore di una nuova serie di attacchi terroristici
> > C'è un'ipotesi sul misterioso malessere provato da più di trenta diplomatici americani e loro familiari a Cuba e in Cina [tra la fine del 2016](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/mistero-attacchi-sonori-contro-diplomatici-americani-cuba/>) e [lo scorso giugno](<https://www.ilpost.it/2018/06/07/attacchi-acustici-cina-diplomatici-statunitensi/>): non sarebbero stati attacchi sonori a far stare male i diplomatici, ma microonde, le radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d'onda minore di quella delle onde radio e maggiore di quella degli infrarossi. La ragione per cui le persone colpite dal malessere avrebbero riferito di aver sentito degli strani suoni – forti stridii – prima di stare male sarebbe, secondo questa teoria proposta da uno studio del Center for Brain Injury and Repair dell'Università della Pennsylvania, il cosiddetto "effetto Frey". Le microonde, colpendo il cervello nella zona dei lobi temporali, cioè un po' sopra rispetto alle orecchie e sotto le tempie, possono creare false sensazioni uditive, non si sa bene perché. Da anni le agenzie di intelligence di vari paesi conoscono questo effetto ed è possibile che siano state sviluppate delle armi per sfruttarlo. > > **La storia del malessere dei diplomatici, dall 'inizio e in breve** > Nell’estate del 2017 il Dipartimento di Stato americano annunciò l’espulsione di due diplomatici cubani in risposta ad alcuni “incidenti” presso l’ambasciata statunitense all'Avana, avvenuti alla fine del 2016. Gli “incidenti” avevano provocato dei sintomi al personale diplomatico statunitense, costringendolo a tornare in patria. Le persone coinvolte avevano segnalato di avere sviluppato un forte senso di nausea, mal di testa e vertigini dopo avere sentito strani rumori e vibrazioni nelle loro abitazioni e stanze d’albergo. I suoni riferiti dai diplomatici erano acuti e ripetitivi, [simili a quelli prodotti da insetti come i grilli](<https://www.ilpost.it/2017/10/13/suono-cui-sarebbero-stati-attaccati-diplomatici-americani-cuba/>). > > Temendo un attacco con una misteriosa arma sonora, l’FBI aveva avviato alcune indagini ma senza concludere molto. Si era tornati a parlare della faccenda a giugno, dopo che alcuni dipendenti delle sedi diplomatiche statunitensi in Cina furono rimpatriati per avere sintomi simili, ma tuttora non ci sono certezze su ciò che ha causato il malessere. > > A marzo, sulla rivista scientifica _Journal of the American Medical Association_ , fu pubblicato uno [studio dell’Università della Pennsylvania](<https://www.ilpost.it/2018/02/18/attacchi-sonori-cuba/>) realizzato analizzando 21 delle persone colpite da malessere. Non stabiliva con certezza cosa fosse successo, ma osservava che molti dei sintomi dei pazienti si verificano di solito dopo un trauma alla testa e ipotizzava che la loro causa potesse essere una nuova patologia ancora sconosciuta, sviluppata condividendo le stesse condizioni ambientali all’Avana, oppure una fonte di ultrasuoni o microonde. Secondo quattro lettere di altri medici inviati negli scorsi mesi al _Journal of the American Medical Association_ non si doveva escludere con troppa certezza la possibilità di un'autosuggestione dei pazienti. > > **L 'ipotesi microonde** > Douglas Smith, direttore del centro specializzato in traumi cerebrali dell'Università della Pennsylvania e primo autore dello studio pubblicato a marzo, [ha spiegato al _New York Times_](<https://www.nytimes.com/2018/09/01/science/sonic-attack-cuba-microwave.html?action=click&module=Top%20Stories&pgtype=Homepage>) che ora c'è molto meno scetticismo sull'ipotesi secondo cui sarebbero state microonde a causare il malessere dei diplomatici, e sul fatto che abbiano subito dei reali danni cerebrali. Il Dipartimento di Stato ha detto che l'indagine in merito non ha ancora identificato la causa del malessere e l'FBI non ha voluto dare informazioni al quotidiano sullo stato delle indagini. > > L'ipotesi sulle microonde si basa su un effetto scoperto dal biologo americano Allan Frey. Negli anni Sessanta Frey lavorava per un centro della General Electric alla Cornell University. Un uomo che lavorava in uno stabilimento dell'azienda andò da lui per confidargli che udiva un rumore secondo lui provocato da segnali radar (le onde dei sistemi radar sono onde radio o microonde). Frey visitò lo stabilimento e scoprì che anche lui sentiva lo stesso suono, accertando che la fonte erano le microonde. Si mise perciò a indagare sull'effetto e nel 1961 pubblicò un articolo su questi falsi suoni, che non vengono sentiti dalle orecchie e per questo sono percepiti anche da persone sorde. Nel 1962 pubblicò un secondo articolo che localizzava il fenomeno uditivo nel lobo temporale della corteccia cerebrale, dopo il quale altri scienziati si misero a studiare la cosa. > > A sostegno dell'ipotesi secondo cui i diplomatici statunitensi a Cuba e in Cina sarebbero stati attaccati con le microonde ci sono le testimonianze di alcuni di loro, secondo cui quando sentirono i suoni misteriosi si coprirono le orecchie e la testa ma nonostante questo non percepirono un'attenuazione dei suoni. > > **Chi ha pensato di usare le microonde come armi** > Tra chi che si interessò all'effetto Frey ci fu l'Unione Sovietica, che poco dopo la pubblicazione degli articoli di Frey lo invitò a tenere una lezione in merito e a visitare una base militare. Un [documento dei servizi segreti americani risalente al 1976](<http://www.dia.mil/FOIA/FOIA-Electronic-Reading-Room/FOIA-Reading-Room-Nuclear-Biological-and-Chemical/FileId/39946/>) dimostra che l'intelligence degli Stati Uniti sapeva che nell'Unione Sovietica le microonde venivano studiate in merito alla produzione di «percezioni sonore interne» e temeva che lo stato delle ricerche sull'argomento fosse promettente per creare dispositivi che influenzassero «il comportamento di militari e diplomatici». > > Anche negli Stati Uniti negli anni sono state condotte ricerche militari sull'uso delle microonde. In particolare la marina aveva finanziato degli studi su un sistema per paralizzare temporaneamente con le microonde le persone, con scarse probabilità di traumi permanenti o morte. Non si sa se armi del genere siano mai state usate dalle forze militari americane, ma si sa che il Pentagono ha costruito un'arma simile, l'Active Denial System, che inviando radiazioni invisibili genera delle sensazioni spiacevoli nei soggetti colpiti. C'è un video che mostra il funzionamento di quest'arma: la fonte delle radiazioni, montata su un veicolo militare, assomiglia a un'antenna satellitare. > > Il _New York Times_ spiega che sia la Russia che la Cina, come molti paesi europei, dovrebbero avere le conoscenze necessarie per costruire armi a microonde capaci di indebolire una persona, farle sentire dei falsi suoni o anche ucciderla. Secondo gli esperti si potrebbero anche far percepire delle parole ai soggetti. Solo le agenzie di intelligence però possono sapere quali paesi abbiano o abbiano usato armi simili. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Furono microonde a causare il malessere dei diplomatici statunitensi a Cuba?
Solo la cooperazione può salvarci
>> >> Da calendario, venerdì è l’ultimo giorno della COP26, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si è tenuta nelle ultime due settimane a Glasgow. Molto probabilmente, però, i lavori andranno avanti ancora nel fine settimana, come è già successo diverse volte negli anni scorsi: per arrivare a un accordo finale è necessario il consenso unanime degli oltre 200 paesi partecipanti, e le posizioni sono ancora distanti su diversi temi, come gli impegni per la riduzione delle emissioni dei singoli paesi, il divario tra paesi poveri e ricchi e alcune decisioni sulla dismissione dei combustibili fossili. >> >> In generale, nonostante vari passi avanti e alcuni accordi importanti limitati a singoli settori, è ormai sicuro che gli impegni presi a Glasgow per la riduzione dei gas serra non saranno sufficienti per mantenere l’aumento delle temperature globali medie sotto 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali, l’obiettivo più ambizioso dell’[Accordo di Parigi](<https://www.ilpost.it/2015/12/13/accordo-sul-clima/>). >> >> Nonostante questo, se l’accordo finale riuscirà a essere sufficientemente forte potrebbero comunque esserci diversi risultati notevoli, tra cui il primo appello a dismettere completamente i combustibili fossili nella storia dell’ONU e l’obbligo per i paesi di rivedere annualmente i loro impegni per la riduzione dei gas serra, e non ogni cinque anni come avviene adesso. >> >> Questi punti però sono ancora oggetto di una negoziazione piuttosto complessa, e non è detto che saranno presenti nell’accordo finale. >> >> **Le questioni da decidere** > La questione più importante rimane quella dei Nationally Determined Contributions (NDC) per la neutralità carbonica, cioè le promesse dei paesi per arrivare alla condizione in cui si emettono tanti gas serra quanti se ne rimuovono dall’atmosfera. >> >> Secondo [un’analisi](<https://www.iea.org/commentaries/cop26-climate-pledges-could-help-limit-global-warming-to-1-8-c-but-implementing-them-will-be-the-key>) diffusa giovedì dall’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), se saranno rispettati i più recenti impegni sulla riduzione delle emissioni e le altre promesse fatte a Glasgow, si riuscirà a limitare l’aumento delle temperature globali a 1,8 °C. Non è una previsione del tutto negativa, perché l’Accordo di Parigi aveva come obiettivo principale mantenere l’aumento sotto i 2 gradi, pur compiendo sforzi per mantenerlo entro 1,5 gradi. >> >> Un’altra analisi [diffusa](<https://climateactiontracker.org/publications/glasgows-2030-credibility-gap-net-zeros-lip-service-to-climate-action/>) qualche giorno dopo dall’associazione Climate Action Tracker, però, ha mostrato dati molto più pessimistici. >> >> L’associazione ha preso in considerazione esclusivamente gli impegni a breve termine, quelli che saranno attuati nei prossimi dieci anni, che sono più dettagliati e che saranno realizzati con ragionevole certezza. Ha tralasciato invece gli impegni a lungo termine, che sono più aleatori e che potrebbero essere più facilmente trascurati. In questo contesto, le temperature aumenterebbero di 2,4 gradi entro la fine del secolo, ben oltre i limiti che provocherebbero conseguenze catastrofiche sull’ambiente. >> >> Alla COP26, nessuno dei grandi paesi produttori di gas serra ha rinnovato o migliorato i propri NDC, [a parte l’India](<https://www.ilpost.it/2021/11/04/emissioni-zero-paesi-via-di-sviluppo-india/>). Altri grossi paesi e regioni, come l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Cina, avevano annunciato i loro impegni negli anni passati, e non li hanno aggiornati a Glasgow. >> >> Una delle principali questioni in discussione in questi ultimi giorni di COP26 riguarda proprio la necessità di aggiornare gli NDC. >> >> Nelle varie bozze del documento finale che sono state rese pubbliche in questi giorni, si propone non soltanto di fare in modo che i paesi rivedano i loro impegni sulle emissioni per il 2030 in modo da renderli compatibili con gli obiettivi di Parigi, ma anche che questi propositi siano rivalutati tutti gli anni, in modo da tenere traccia dei progressi. Secondo l'Accordo di Parigi, gli NDC devono essere rivisti ogni cinque anni, cosa che li rende rapidamente obsoleti. >> >> Altri elementi di discussione riguardano il fatto che per la prima volta nelle bozze del documento finale si parla della necessità di dismettere il carbone e i sussidi pubblici che incentivano l’utilizzo di combustibili fossili, tema molto discusso soprattutto dai paesi che di questi sussidi fanno maggior uso, come i paesi produttori di petrolio del Medio Oriente. La parte sulla dismissione era presente nella prima versione della bozza del documento finale, ma è stata [ammorbidita nella seconda](<https://www.reuters.com/business/cop/cop26-publishes-new-draft-declaration-kicking-off-more-horse-trading-2021-11-12/>): non si parla più di dismettere i sussidi per i combustibili fossili, ma di dismettere i sussidi «inefficienti», e questa potrebbe essere una scappatoia per i paesi che vorranno continuare a finanziare i combustibili fossili. >> >> Altri temi riguardano le compensazioni finanziarie che i paesi più ricchi devono fare ai paesi più poveri per aiutarli nella transizione energetica, e che finora non sono stati sufficienti, e la costituzione di regole precise per il cosiddetto [mercato dei crediti di anidride carbonica](<https://www.ft.com/content/783356c3-3a1f-4569-8b59-ea99ec9d3577>), in cui le emissioni sono regolamentate da un sistema di permessi e in cui i paesi che mettono in pratica iniziative per la loro riduzione ricevono benefici. >> >> **Gli accordi settoriali** > Se questi sono i problemi ancora da risolvere, nelle due settimane di negoziati sono stati comunque raggiunti diversi accordi cosiddetti “settoriali”, cioè riguardanti aspetti specifici della lotta al riscaldamento climatico, e stretti non all’unanimità ma tra vari gruppi di paesi. >> >> I leader di 100 paesi hanno raggiunto [un grosso accordo contro la deforestazione](<https://www.ilpost.it/2021/11/02/deforestazione-cop26/>), in cui promettono di fermare questo fenomeno entro il 2030, e stanziano, tra fondi pubblici e privati, quasi 20 miliardi di dollari per promuovere politiche contro la deforestazione. >> >> Un’altra [iniziativa](<https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/statement_21_5766>), firmata da 108 paesi, compresi gli Stati Uniti e l’Unione Europea, prevede la promessa di ridurre del 30 per cento le emissioni di metano entro il 2030. Alcuni grossi paesi produttori di metano, come la Cina, l’India e la Russia, sono rimasti tuttavia [fuori dall’accordo](<https://www.scmp.com/news/china/science/article/3154812/cop26-more-100-nations-pledge-cut-methane-not-china>) (anche se la Cina ha detto in seguito che sta valutando di entrarvi). >> >> Una cinquantina di paesi ha inoltre raggiunto [un accordo sul carbone](<https://unfccc.int/news/end-of-coal-in-sight-at-cop26>), che prevede la dismissione delle centrali a carbone entro il 2030 (per i paesi più ricchi) o per il 2040 (per i paesi più poveri), e un’interruzione immediata alla costruzione di nuove centrali. >> >> Un altro accordo firmato tra 22 paesi prevede che tra il 2035 e il 2040 tutti i nuovi autoveicoli venduti saranno elettrici. Non hanno firmato tuttavia i principali paesi produttori di auto, come Germania, Giappone, Stati Uniti, Cina. >> >> In generale, secondo [un’analisi](<https://climateactiontracker.org/documents/1002/CAT_2021-11-11_Briefing_GlasgowSectorInitiatives.pdf>) di Climate Action Tracker, questi accordi settoriali avranno una portata soltanto «limitata», sia perché hanno ambizioni relativamente modeste sia perché in molti casi non sono stati firmati dai paesi più importanti. Alcuni firmatari si sono già tirati indietro: la ministra dell’Ambiente dell’Indonesia, paese che ospita la terza foresta pluviale più grande del mondo e che ha firmato l’accordo contro la deforestazione, ha già detto [che non lo rispetterà](<https://www.theguardian.com/world/2021/nov/05/indonesia-says-cop26-zero-deforestation-pledge-it-signed-unfair>), perché «inappropriato e ingiusto». «Il grande progetto di sviluppo del presidente Jokowi non si può fermare in nome delle emissioni o in nome della deforestazione», ha detto, citando il soprannome del presidente indonesiano Joko Widodo. >> >> **Gli accordi politici** > Paradossalmente, per molti analisti uno dei risultati più interessanti della COP26 è un accordo che non prevede nessuna limitazione immediata delle emissioni, ma soltanto vaghe promesse. >> >> Si tratta dell’inaspettata [dichiarazione congiunta diffusa mercoledì da Stati Uniti e Cina](<https://www.ilpost.it/2021/11/11/stati-uniti-cina-accordo-cop26-clima/>), le due più grandi economie del mondo e i maggiori responsabili di emissioni. I due paesi si erano ignorati e criticati a vicenda per gran parte della conferenza, e il fatto che lavoreranno assieme per «rafforzare e accelerare l’azione e la cooperazione sul clima» è stato visto come un segnale politico notevole e positivo, anche se nessuno dei due ha preso nuovi impegni. >> >> Un altro accordo meno importante ma comunque da tenere d’occhio riguarda l’Alleanza Oltre il Petrolio e il Gas (BOGA), un’associazione di paesi fondata da Danimarca e Costa Rica che si impegna a bloccare i permessi per le esplorazioni e lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi, con l’obiettivo di eliminare del tutto la produzione di petrolio e gas nei loro territori. L’Alleanza era stata formata a settembre ma è stata rilanciata durante la COP26. I paesi firmatari (tra cui Francia, Irlanda, Svezia; l’Italia non ne fa parte ma si è detta “paese amico”) sono però pochi. Soprattutto, nessuno di loro ha una produzione di idrocarburi di qualche rilievo. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Cosa si è deciso finora, e cosa no, alla COP26
Un uomo di nome Francesco
>>>> >>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2011/06/roberto-maiolino.jpg>)È in partenza per l’estero, e che sia un fior di scienziato non c’è dubbio. Ma questa volta non è un cervello in fuga. Se **Roberto Maiolino** , 44enne **astronomo associato all’INAF-Osservatorio astronomico di Roma** , nei primi mesi del 2012 lascerà l’Italia, non è per mancanza d’opportunità, ma per cogliere l’irripetibile occasione che gli si è presentata. Una di quelle alle quali proprio non si può dire di no: una _full professorship_ , ovvero una cattedra a tempo pieno, nel mitico **[Cavendish Laboratory](<http://www.phy.cam.ac.uk/>)** , il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cambridge. Il sogno di ogni fisico, il luogo dal quale sono usciti i primi due Nobel dedicati esplicitamente a ricerche astronomiche: quelli conferiti nel 1974 a Martin Ryle e Antony Hewish per la radioastronomia. >>>> >>>> «Sono semplicemente entusiasta», è il commento a caldo di Maiolino, «Cambridge è una sorta di tempio della scienza. È impossibile dir di no a un’opportunità del genere. Fa un certo effetto avere una cattedra dove hanno lavorato Newton e Maxwell. E soprattutto in quel dipartimento, che ha dato il Nobel a quasi trenta scienziati. Un dipartimento, fra l’altro, che dispone di numerose risorse, tali da potermi consentire di portare avanti una serie di ricerche alle quali tengo molto». Ricerche come quelle riguardanti l’evoluzione delle galassie nell’universo lontano, alle quali Maiolino si è dedicato negli ultimi anni, utilizzando vari strumenti in diverse bande spettrali, specialmente radio e infrarosso. >>>> >>>> Altrettanto entusiasta per il nuovo “acquisto” il **direttore del Cavendish Laboratory, il professor James Stirling** : «Sono felice che Roberto venga a lavorare con noi come nuovo professore di Astrofisica sperimentale. Nel campo dell’astrofisica osservativa extragalattica, è uno fra gli scienziati più talentuosi della sua generazione, e porterà al nostro gruppo le sue competenze e nuovi, entusiasmanti, campi d’interesse. Speriamo anche che la sua nomina possa contribuire a rafforzare i legami fra le comunità astrofisiche italiane e quelle del Regno Unito». >>>> >>>> Certo, per l’astronomia italiana, e per l’INAF in particolare, all’orgoglio di aver contribuito a formare lo scienziato che siederà sulla «Chair of Experimental Astrophysics» dell’Università di Cambridge si somma il retrogusto amaro di vederlo partire. Ma la scienza è fatta così, è cosmopolita per natura. E i colleghi? «Tristi perché me ne vado, ma contenti per me. L’idea, comunque», promette Maiolino, «è quella di mantenere una stretta collaborazione con i ricercatori italiani, anzi: spero di continuare a venire spesso in Italia». *[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28 *[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05 *[33 minuti fa]: 10.50 *[attr]: attribute *[HTML]: HyperText Markup Language *[P:]: Phone
Dall’INAF al Cavendish Laboratory
La mostra di Diane Arbus a Milano
Comincio con il ricordare la vicenda di **Ilaria** **Salis** , per passare, come presto si vedrà, a un caso che riguarda l’intera Unione Europea e che lascia davvero **sgomenti** di fronte alla situazione di estrema difficoltà politica, geopolitica, economica, sociale e morale nella quale siamo venuti a trovarci. Desidero innanzitutto ricordare che la vicenda di Ilaria Salis, la quale, dopo 13 mesi di detenzione preventiva, è stata portata in aula, incatenata mani e piedi come una **malfattrice** , per sentirsi negare per la seconda volta gli arresti domiciliari (essendo stata accusata di una aggressione giovanile antifascista), è un fatto **scandaloso** che offende in modo gravissimo la dignità di Ilaria e nello stesso tempo quella di tutti gli italiani. Si deve infatti ricordare al riguardo che l’articolo 2 della nostra Costituzione ritiene inscindibili i “diritti umani” della persona singola e quelli di tutti gli altri concittadini, sancendo che “la Repubblica riconosce e garantisce i **diritti inviolabili** dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. In altri termini la nostra Costituzione (quella che vale nel caso di specie) fa capire in modo semplice e chiaro che ogni cittadino è “parte” dell’intera ”Comunità italiana” e che, di conseguenza, la violazione della dignità di un singolo **è un 'offesa per l’intera Comunità**. [ ](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/06/ilaria-salis-certa-destra-gioisce-a-vederla-in-catene-non-e-stato-cosi-per-i-loro-condannati/7502335/>) ###### Leggi Anche ### [Ilaria Salis, certa destra gioisce a vederla in catene. Non è stato così per i loro condannati](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/06/ilaria-salis-certa-destra-gioisce-a-vederla-in-catene-non-e-stato-cosi-per-i-loro-condannati/7502335/>) Di fronte a una opinione pubblica che ha condannato severamente il comportamento dei funzionari magiari, debole e poco dignitosa è stata la reazione del nostro governo, mentre assai **insignificante** è stata la risposta della Commissaria europea Mairead McGuinness, la quale ha affermato che (considerato che nell’Unione Europea sono in vigore “standard minimi” di trattamento dei detenuti in attesa di giudizio), “la Commissione non esiterà a lanciare **procedure di infrazione** se riscontrerà violazioni del diritto Ue”. Una risposta che appare alquanto evasiva. E, a questo punto, devo porre in evidenza una notizia che non è emersa dai nostri media, ma che getta un’ombra molto **inquietante** sull’operato dell’intera Commissione Europea nei confronti dell’Ungheria, la quale (ed anche questo è un fatto molto poco noto), pur non avendo adottato l’euro, si avvantaggia comunque degli aiuti europei, e soprattutto non rispetta il principio fondamentale dello “Stato di diritto” e dei “diritti fondamentali”. Quello che è davvero **impressionante** è che le nefandezze ungheresi non sono state affatto oggetto di attenzione da parte della Commissione Europea, ed è stato soltanto il Parlamento europeo, con “Risoluzione” del 1 giugno 2023” (2023/2691 (RSP)), a enumerarle, invitando la Commissione “a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione dell’Ue” per evitare che le magagne ungheresi sul piano economico finiscano per influenzare le prossime **elezioni europee** , sottolineando che il caso ungherese costituirà un esempio sulla “efficienza del meccanismo europeo” e “costituirà un precedente sul modo in cui le Istituzioni dell’Ue garantiscono la tutela degli interessi finanziari dell’Ue” … e la capacità di “contrastare le violazioni dello Stato di diritto” (cioè dei diritti umani). [ ](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/28/ilaria-salis-di-nuovo-in-catene-in-tribunale-in-aula-si-decidera-sui-domiciliari-fuori-legali-e-amici-minacciati-da-estremisti-di-destra/7494318/>) ###### Leggi Anche ### [Ilaria Salis di nuovo in catene in tribunale: domiciliari negati, il padre: "Il governo italiano si faccia un esame di coscienza"](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/28/ilaria-salis-di-nuovo-in-catene-in-tribunale-in-aula-si-decidera-sui-domiciliari-fuori-legali-e-amici-minacciati-da-estremisti-di-destra/7494318/>) C’è quanto basta perché il nostro governo, pur avendo dimostrato in mille modi la sua simpatia per l’Ungheria di Orbàn, abbia uno **scatto di dignità nazionale** e, magari insieme ad altri Stati membri, adisca la Corte di giustizia dell’Unione europea, con un ricorso, cosiddetto “per carenza”, contro le omissioni (in specie quelle che riguardano la nostra connazionale Ilaria Salis) della Commissione Europea rispetto alle attività richieste dalla citata “Risoluzione” del Parlamento del 1 giugno 2023. I tempi stringono e il pericolo di un cambiamento della attuale composizione del Parlamento europeo potrebbe essere **fatale** per le sorti dei “diritti umani”. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
Sul caso Ilaria Salis serve uno scatto di dignità nazionale
Il nuovo Pianeta delle Scimmie è un mezzo flop, troppa noia! Metamorphisis, carezza sul cuore
>> >> Carlo Cottarelli ha annunciato che la prossima settimana si dimetterà da senatore, carica per la quale era stato eletto per la prima volta con il Partito Democratico alle elezioni politiche dello 25 settembre del 2022. Cottarelli ha parlato della sua decisione nel corso della trasmissione di Rai 3 _Che tempo che fa_ e poi in una lettera pubblicata sul sito di _Repubblica._ Cottarelli ha spiegato che l'Università Cattolica di Milano gli ha chiesto di dirigere un programma per l'insegnamento delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori e che «questa cosa purtroppo non è compatibile con il Senato». >> >> Nella lettera a [_Repubblica_](<https://www.repubblica.it/politica/2023/05/08/news/carlo_cottarelli_lascia_senato_pd_schlein-399163321/?ref=RHLF-BG-I399179511-P1-S1-T1>) Cottarelli ha detto che a spingerlo alle dimissioni hanno contribuito anche le divergenze su molti temi con la nuova segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: «È innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. La scelta alle primarie è stata netta e i sondaggi la premiano. Un Pd più a sinistra può trasmettere un messaggio più chiaro agli elettori, cosa essenziale per un partito politico. Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi». >> >> Cottarelli ha 68 anni ed è un economista. Nel 2013 aveva ottenuto grande notorietà in Italia dopo che l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta lo aveva nominato commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica. Mantenne quell’incarico per un anno. Si parlò molto di lui anche dopo le elezioni del 4 marzo 2018, quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferì un mandato esplorativo da presidente del Consiglio per cercare una maggioranza di governo: dopo pochi giorni, però, Cottarelli rimise il mandato quando Lega e Movimento 5 Stelle annunciarono di avere raggiunto un accordo per la formazione di un governo politico [guidato da Giuseppe Conte](<https://www.ilpost.it/2018/05/31/governo-conte-cottarelli/>). >> >> https://twitter.com/chetempochefa/status/1655276114787418117?s=20 *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Carlo Cottarelli si dimetterà da senatore
Non ancora pronti
>> >> Giovedì i ministri dell'Interno dei paesi dell'Unione Europea riuniti in Lussemburgo nel Consiglio dell'Unione Europea, l'organo in cui siedono i rappresentanti dei 27 governi dell'Unione, [hanno trovato un accordo](<https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2023/06/08/migranti-trovato-laccordo-al-consiglio-ue_f5d1bc9a-58ff-469d-83c3-a16d50bd6570.html>) sulla riforma del regolamento di Dublino, la norma europea che regola la gestione di migranti e richiedenti asilo. L'accordo è stato trovato al termine di un negoziato durato molti mesi, ma per entrare in vigore dovrà essere approvato nei prossimi mesi dal Parlamento Europeo. >> >> I contenuti dell'accordo non sono ancora stati diffusi dal Consiglio: i giornalisti che hanno letto le bozze parlano di una riforma assai meno ambiziosa di [quella proposta dal Parlamento Europeo nel 2018](<https://www.ilpost.it/2018/06/07/fallimento-riforma-dublino/>) e mai approvata dal Consiglio, cioè dai governi dell'Unione. >> >> La riforma approvata giovedì prevede che in caso di ingenti arrivi di richiedenti asilo una quota venga trasferita in altri paesi. Non tutti però parteciperanno a questi ricollocamenti: i governi potranno scegliere di pagare una certa cifra per ogni richiedente asilo che non accoglieranno. Nella proposta del 2018 i ricollocamenti erano obbligatori per tutti i paesi dell'Unione, punto molto osteggiato dai paesi dell'Est storicamente ostili alla migrazione dal Nord Africa e dal Medio Oriente. >> >> Ai paesi di frontiera come l'Italia, la Grecia e la Spagna verrà poi chiesto di rafforzare i controlli per evitare i cosiddetti movimenti secondari, cioè gli spostamenti dei richiedenti asilo verso i paesi del Nord: al momento il regolamento di Dublino prevede che la richiesta di asilo venga esaminata nel primo paese di ingresso, ma spesso questi paesi lasciano passare i richiedenti asilo per non assumersi l'onere di esaminare le loro richieste. >> >> L'Italia poi aveva chiesto maggiori garanzie sui cosiddetti "paesi terzi", cioè i paesi di transito dei migranti che cercano di arrivare in Europa, per favorire eventuali accordi sulla gestione dei migranti. Dal 2017 l'Italia ha accordi molto controversi con le autorità libiche affinché le milizie locali fermino le partenze dei migranti che cercano di arrivare via mare in Europa. Diverse inchieste giornalistiche e di organizzazioni internazionali hanno ricostruito che le milizie libiche gestiscono centri di detenzione per migranti in cui [le violenze, le torture e gli stupri sono sistematici](<https://www.ilpost.it/2018/12/24/libia-violenze-migranti/>). La cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata dall'Italia e dall'Unione Europea, intercetta e riporta in questi centri i migranti che individua al largo delle proprie coste. >> >> A quanto sembra l'Italia ha ottenuto che in futuro questi accordi possano essere più semplici, come ha spiegato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. «Volevamo che non passassero formulazioni dei testi che depotenziassero la possibilità di fare accordi con paesi terzi, sempre nell'attuazione della proiezione sulla dimensione esterna», ha detto Piantedosi alla fine dell'incontro del Consiglio. >> >> Nei giorni scorsi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto un viaggio di stato in Tunisia, che nel 2023 [è diventato il principale paese di partenza](<https://www.ilpost.it/2023/05/23/migranti-arrivi-tunisia/>) per i migranti che cercano di raggiungere via mare l'Italia. Il governo ha fatto capire che vorrebbe negoziare con la Tunisia accordi simili a quelli in vigore con la Libia, che prevedano inoltre procedure più rapide di respingimento per i migranti che a una valutazione superficiale non sembrano avere i requisiti per potere ottenere l'asilo. Da tempo gli esperti di migrazione e accoglienza ritengono che norme come questa possano impedire che una richiesta d'asilo venga esaminata con l'accuratezza prevista dalle norme italiane ed europee. >> >> L'accordo trovato giovedì sarà discusso nelle prossime settimane dal Parlamento Europeo. Per approvarlo definitivamente ci sarà tempo fino ai primi mesi del 2024: a giugno poi si terranno le elezioni europee, con cui verrà rinnovato il Parlamento Europeo. >> >> L'accordo di oggi è stato raggiunto con un voto a [maggioranza qualificata](<https://www.consilium.europa.eu/it/council-eu/voting-system/qualified-majority/>): non tutti i paesi hanno votato a favore. Negli anni scorsi si riteneva che sulla riforma di Dublino, come su tutte le riforme più importanti, il Consiglio si dovesse esprimere all'unanimità: non è chiaro se anche per il voto definitivo sulla riforma, se mai sarà approvata dal Parlamento Europeo, sarà sufficiente una maggioranza qualificata. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
I governi europei hanno trovato un accordo sulla riforma del Regolamento di Dublino
L’altro Silvio
Nonostante gli indicatori favorevoli, è troppo presto per dire se negli Stati Uniti l’inflazione sia ora sotto controllo. In ogni caso, la recente crescita dei prezzi ci ha insegnato due cose. La prima è che i modelli standard degli economisti sono inutili, soprattutto quello dominante, basato sul presupposto che l’economia sia sempre in equilibrio. La seconda è che chi sosteneva che ci sarebbero voluti cinque anni di dolore per fermare l’inflazione è già stato smentito. L’inflazione è diminuita drasticamente e l’indice dei prezzi al consumo, aggiornato periodicamente, a dicembre del 2022 segnava un solo punto percentuale in più rispetto a giugno. Ci sono prove del fatto che l’inflazione fosse dovuta ai contraccolpi nell’offerta e ai cambiamenti nell’andamento della domanda dovuti alla pandemia, non a una domanda aggregata in eccesso né a una domanda supplementare determinata dalla spesa pubblica durante la pandemia. Chiunque avesse fiducia nell’economia di mercato sapeva che alla fine i problemi legati alle forniture si sarebbero risolti, ma nessuno poteva sapere quando sarebbe successo. Dopotutto non abbiamo mai vissuto un arresto dell’economia dovuto a una pandemia, seguito da una rapida riapertura. Ecco perché i modelli basati sulle esperienze del passato erano inutili. Nonostante questo, potevamo prevedere che l’eliminazione dei colli di bottiglia dal lato dell’offerta avrebbe ridotto l’inflazione, anche se non era detto che l’avrebbe contrastata, data la tendenza dei mercati ad adeguarsi più velocemente a un aumento dei prezzi che al suo contrario. I pericoli legati a un aumento dei tassi d’interesse sono chiari: un’economia globale fragile potrebbe essere spinta verso la recessione, provocando altre crisi del debito I politici continuano a stare in equilibrio tra il rischio di fare troppo poco e quello di fare troppo. I pericoli legati a un aumento dei tassi d’interesse sono chiari. Un’economia globale fragile potrebbe essere spinta verso la recessione, provocando altre crisi del debito nel momento in cui le economie emergenti o quelle sviluppate ma indebitate dovranno far fronte alle difficoltà provocate da tre cose: un dollaro forte, una diminuzione delle entrate provenienti dalle esportazioni e dei tassi d’interesse più alti. Sarebbe una farsa. Gli Stati Uniti, scegliendo di non condividere i diritti di proprietà intellettuale sui vaccini contro il covid-19, hanno lasciato che molte persone morissero, e poi hanno adottato una politica che farà affondare le economie più vulnerabili del mondo. Di sicuro non è una strategia vincente per un paese che ha lanciato una nuova guerra fredda contro la Cina. La cosa peggiore è che non si capisce nemmeno se questa strategia abbia anche un lato positivo. Di fatto aumentare i tassi d’interesse potrebbe provocare più danni che altro, rendendo più costoso per le aziende investire in soluzioni per superare le attuali difficoltà nella domanda. L’irrigidimento della politica monetaria della Federal reserve, la banca centrale statunitense, ha già ridimensionato l’edilizia, nonostante il fatto che un aumento dell’offerta servirebbe per arginare una delle principali cause dell’inflazione: il costo delle case. Certo, una profonda recessione frenerebbe l’inflazione. Ma perché provocarla? Il presidente della banca centrale statunitense Jerome Powell e i suoi colleghi sembrano tifare contro l’economia. Nel frattempo i loro amici nel settore degli istituti di credito si stanno arricchendo a più non posso, ora che la Federal reserve paga il 4,4 per cento d’interessi su più di tremila miliardi di riserve bancarie. Per giustificare tutto questo la Federal reserve punta il dito contro i soliti spauracchi: inflazione, aspettative e spirale prezzi-salari. Ma dove sono queste minacce? Non solo l’inflazione si sta abbassando, ma i salari stanno aumentando più lentamente rispetto ai prezzi (quindi non c’è alcuna spirale) e le aspettative sull’inflazione restano sotto controllo. Alcuni temono anche che non torneremo abbastanza velocemente al traguardo di un tasso d’inflazione del 2 per cento. Ma ricordiamoci che quel numero è stato tirato fuori dal nulla. Non ha alcun significato economico e non ci sono prove che sarebbe costoso per l’economia se l’inflazione dovesse variare tra il 2 e il 4 per cento. Al contrario, tenuto conto della necessità di cambiamenti strutturali nell’economia e della resistenza dei prezzi a scendere, sarebbe meglio porsi un traguardo leggermente più alto in termini d’inflazione. È vero, è troppo presto per dire quando di preciso l’inflazione sarà sotto controllo. E nuove crisi potrebbero colpirci. Scommetto però sul fatto che il problema è temporaneo. Chi sostiene che l’inflazione si risolverà da sola, e che il processo potrebbe essere accelerato da politiche per allentare i vincoli nell’offerta, ha comunque prove più solide rispetto a chi chiede misure che avrebbero dei costi alti e benefici dubbi. ◆ gim Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati
Il modo sbagliato di combattere l’inflazione
Manuale di come non gestire una crisi
>> >> Al largo della costa di Rimini, in Emilia-Romagna, ci sono due piattaforme che potrebbero estrarre complessivamente fino a 1,5 miliardi di metri cubi di gas dai giacimenti sotto il fondale del mar Adriatico. Si chiamano Giulia 1 e Benedetta 1: secondo il ministero della Transizione ecologica, la prima piattaforma è “inattiva”, la seconda “potenzialmente produttiva ma non erogante”. Giulia 1 è stata costruita nel 1980, Benedetta 1 nel 2006, ma non fruttano nemmeno un metro cubo di gas all'anno perché entrambe sono a meno di 12 miglia di distanza dalla costa, in una fascia dove non è possibile ottenere nuove autorizzazioni per l’estrazione. >> >> A causa di specifici problemi tecnici e burocratici nelle autorizzazioni, le due piattaforme non hanno ottenuto i necessari permessi entro il 2010, anno dopo il quale è stato introdotto il divieto di trovare nuovi giacimenti a poca distanza dalla costa. >> >> Oggi soltanto le piattaforme che avevano già tutte le autorizzazioni prima del divieto possono continuare a estrarre gas. Giulia 1 e Benedetta 1 non hanno quindi mai estratto gas, e sono soltanto due delle tante piattaforme pronte e non in funzione a causa di problemi legati alle autorizzazioni. Ma anche dove l’estrazione è consentita, oltre le 12 miglia dalla costa, lo sfruttamento è limitato: secondo le stime di geologi e ingegneri minerari, sotto il fondale dell’alto Adriatico ci sono in totale tra i 30 e i 40 miliardi di metri cubi di gas che non vengono estratti. Potrebbero contribuire in modo significativo alla produzione nazionale di energia, anche se andrebbero a coprire una parte marginale del fabbisogno complessivo. >> >> Il dibattito sull’opportunità di sfruttare questi giacimenti è stato per lo più ignorato negli ultimi anni. È tornato al centro delle discussioni all’inizio di quest’anno, quando l’oscillazione dei prezzi e le conseguenze della tensione tra Russia e Ucraina hanno rivelato la scarsa lungimiranza delle scelte politiche dell’ultimo decennio: la produzione nazionale di gas si è fortemente ridotta, la dipendenza dalle forniture estere è cresciuta e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili è stato limitato. >> >> Con l’inizio dell'invasione russa in Ucraina e le conseguenti sanzioni decise a livello internazionale, la dipendenza italiana dalla Russia è stata ancora più evidente e ha portato il governo a studiare [alcune misure](<https://www.ilpost.it/2022/03/16/governo-eni-riduzione-dipendenza-gas-russo/>) sul medio-lungo periodo con l’obiettivo di rendere l’Italia più autonoma. In una fase di emergenza energetica, però, le soluzioni più immediate, come lo sfruttamento del sottosuolo, hanno avuto generalmente più attenzioni rispetto alle ragioni di chi sostiene che sia necessario cambiare prospettiva energetica puntando totalmente sulle fonti rinnovabili. >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> **– Leggi anche:** [Se le piastrelle saranno diverse è per via dell’invasione in Ucraina](<https://www.ilpost.it/2022/03/16/ceramica-piastrelle-ucraina/>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- >> >> Negli ultimi anni l’Italia ha consumato mediamente 70 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. La maggior parte viene importata dall’estero, mentre appena 3,3 miliardi di metri cubi sono garantiti dalla produzione nazionale. Nel 2021, a fronte di una crescita dei consumi di gas del 7,2 per cento, la produzione nazionale è diminuita del 18,6 per cento. Tra gli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, l’Italia riusciva a estrarre quasi 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno. >> >> In Italia ci sono 1.298 pozzi da cui viene estratto il gas, sotto la terraferma e sotto il fondale marino: 514 sono classificati come “eroganti”, quindi attivi, mentre 752 sono “non eroganti”, quindi al momento non sfruttati. I restanti 32 sono impiegati come raccordi tra altri pozzi o per il controllo dei flussi. Tra i pozzi non eroganti ci sono anche Giulia 1 e Benedetta 1, nel mar Adriatico, dove c'è la maggiore concentrazione di piattaforme perché proprio lì si trovano i pozzi più ricchi. In tutta Italia le piattaforme marine sono 138, di cui il 40 per cento non è operativo; 94 piattaforme sono a meno di 12 miglia di distanza dalla costa. Non vengono smantellate subito perché agli operatori è stato concesso di dismetterle entro la fine della concessione. >> >> Il gas non estratto nell'Adriatico, stimato in alcune decine di miliardi di metri cubi complessivi, sicuramente aiuterebbe in un momento di grande necessità ma rappresenterebbe comunque una parte assai marginale del fabbisogno energetico nazionale, di circa 70 miliardi di metri cubi all'anno. >> >> A metà febbraio il governo [aveva approvato](<https://www.ilpost.it/2022/02/19/governo-decreto-energia-bollette/>) il decreto Bollette che tra le altre cose era stato pensato per incentivare la produzione nazionale: l’obiettivo è estrarre tra 2,2 e 2,5 miliardi di metri cubi l’anno in più rispetto ai 3,3 miliardi attuali. Aumentare la produzione non è semplice, perché richiede in alcuni casi un aggiornamento dei sistemi impiegati per estrarre il gas, dai macchinari alle infrastrutture per il suo trasporto, o di attendere di avere completamente operativi pozzi in fase di costruzione. >> >> Nella [conferenza stampa](<https://www.youtube.com/watch?v=BlYdQUq1tR0>) in cui è stato presentato il decreto Bollette, il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva detto che la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obiettivo indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo: «non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo paese. Ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità». >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> **– Leggi anche:** [Quanto è dipendente la Germania dal gas russo](<https://www.ilpost.it/2022/04/05/germania-gas-russo/>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- >> >> Nonostante le dichiarazioni di Draghi, i provvedimenti presi dal governo non sono del tutto chiari. Anzi, in alcuni casi sono contraddittori. Una settimana prima dell’approvazione del decreto Bollette, infatti, il ministero della Transizione ecologica aveva pubblicato il [Pitesai](<https://unmig.mise.gov.it/images/docs/PiTESAI.pdf>), il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che di fatto limita lo sfruttamento dei giacimenti italiani, soprattutto nell’alto Adriatico. Uno dei giacimenti più promettenti, chiamato Teodorico, al largo di Goro, in provincia di Ferrara, è stato classificato come area non idonea: avrebbe garantito 900 milioni di metri cubi di gas. >> >> Il piano del ministero ha confermato anche le limitazioni all’estrazione nel mare verso la zona di Venezia, dove nel 2008 venne vietato l’avvio o il proseguimento dell’attività estrattiva per via del temuto rischio di abbassamento del suolo (“subsidenza”), che avrebbe potuto interessare un’area estremamente delicata come quella della Laguna veneta. >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> _In questa mappa pubblicata dal ministero della Transizione ecologica vengono mostrate in verde le aree idonee alla ricerca di nuovi giacimenti e in grigio le aree non idonee._ >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- >> >> Con il decreto Energia, [pubblicato](<https://www.mise.gov.it/index.php/it/notizie-stampa/2043260-le-misure-per-le-imprese-nel-decreto-energia>) all’inizio di marzo, il governo aveva poi chiesto agli operatori di fornire un elenco di possibili sviluppi, incrementi o ripristini delle produzioni di gas naturale, di prevedere in quanto tempo sarebbe possibile produrre più gas, di quanti soldi servano e soprattutto quanto nuovo gas si potrebbe estrarre. >> >> Il decreto potrebbe autorizzare molte delle richieste presentate negli ultimi anni al ministero e finora bloccate, ma dovranno comunque rispettare le regole e le limitazioni del Pitesai. Nonostante siano giacimenti già individuati e sfruttabili da subito, i pozzi sotto alle piattaforme Giulia 1 e Benedetta 1, per esempio, non potrebbero essere aperti perché il Pitesai ha confermato il divieto di estrarre a meno di 12 miglia dalla costa. >> >> Secondo uno [studio](<https://www.assorisorse.org/newsroom/news/si-torna-a-parlare-di-gas/>) presentato a novembre 2021 da Assorisorse, l’associazione che rappresenta le aziende dell’industria mineraria, in Emilia-Romagna con un investimento di 332 milioni di euro si potrebbe raddoppiare la produzione annuale di gas da 800 milioni di metri cubi a 1,6 miliardi all’anno, ma solo sui giacimenti già presenti, senza ricorrere all’ampia disponibilità non ancora sfruttata. >> >> Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ricercatore e docente alla facoltà di ingegneria dell’università Alma Mater di Bologna, sostiene che il mancato sfruttamento dei giacimenti del mar Adriatico sia un «delitto economico». >> >> Le nuove estrazioni e un maggiore sfruttamento dei giacimenti già scoperti, dice, consentirebbero di ridurre la dipendenza dalla Russia e farebbero risparmiare moltissimi soldi all’Italia. «In tutta Italia potremmo produrre 10 miliardi di metri cubi di gas in più ogni anno, 10 miliardi di sviluppo italiano che lasciamo sottoterra, di mancata occupazione, di mancata tassazione», dice. «Per rispondere all’emergenza dovuta all’invasione dell’Ucraina è sicuramente tardi. In ogni caso, anche se Putin non avesse ordinato l’invasione, sarebbe stato opportuno diminuire la dipendenza dalla Russia. L’unico modo per farlo in tempi ragionevoli è attraverso l’aumento della produzione nazionale». >> >> Uno dei motivi che spingono Tabarelli a definire un paradosso la scelta di vietare l’estrazione di gas nell’alto Adriatico è il corposo investimento fatto dalla compagnia energetica croata Ina per cercare e sfruttare giacimenti nello stesso mare, a pochi chilometri di distanza dal punto in cui iniziano le limitazioni in Italia. L’Agenzia croata per gli idrocarburi (AZU) punta ad estrarre 285 milioni di metri cubi in più rispetto agli attuali 2,7 miliardi annui raggiungendo il 40 per cento del fabbisogno nazionale. >> >> Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, ha detto che è necessario «fare ciò che questa emergenza ci impone», cioè aumentare la produzione nazionale. Anche Bonaccini sostiene che le limitazioni siano poco sensate in presenza di attività estrattiva a un chilometro dal confine con le acque della Croazia, ma a differenza di Tabarelli dice che il gas va cercato nelle concessioni già rilasciate, senza la ricerca di nuovi giacimenti. «Non si pensi di abbandonare il gas da un giorno all’altro», [ha detto](<https://www.ilrestodelcarlino.it/economia/gas-adriatico-1.7382859>) a febbraio durante la conferenza Stato-Regioni. >> >> Le ragioni di Bonaccini e Tabarelli, nelle loro diverse sfumature, sono prevalenti nel dibattito, mentre a causa dell’emergenza sono state poco considerate le posizioni più critiche nei confronti dell’attuale politica energetica italiana e delle prospettive indicate dal governo. Molte associazioni ambientaliste, per esempio, hanno ribadito il dissenso già emerso negli ultimi anni rispetto allo slancio limitato verso la ricerca e l'applicazione nelle fonti rinnovabili, e al contemporaneo aumento degli approvvigionamenti di gas e petrolio. La transizione energetica, dicono molte associazioni, è troppo lenta. >> >> Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna, conferma quello che l’associazione chiede da anni: chiudere il prima possibile le concessioni nel mar Adriatico e iniziare lo smantellamento delle piattaforme non più produttive. In un [dossier](<https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/oltre-al-fossile-in-Adriatico-del-futuro.pdf>) intitolato “Oltre il fossile: energia e lavoro nell’Adriatico del futuro”, Legambiente Emilia-Romagna definisce lo sfruttamento dei bassi fondali adriatici «una visione economicamente poco attraente e di corto respiro». >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> **– Leggi anche:** [Il compromesso per l’eolico, nel Mugello](<https://www.ilpost.it/2021/06/24/impianto-eolico-mugello/>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- >> >> La crisi climatica, dice Ferraresi, impone di lasciare gli idrocarburi nel sottosuolo per puntare sulle energie rinnovabili: «non vanno incentivati solo i grandi impianti, ma anche quelli medio-piccoli per favorire l’autoconsumo. C’è anche un tema di risparmio energetico che spesso viene sottovalutato. Come stiamo usando la nostra energia? Quanta ne potremmo risparmiare?» >> >> Spingere sulle rinnovabili non è sempre semplice. Nelle ultime settimane Legambiente Emilia-Romagna [ha sostenuto](<https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2022/03/29/energialegambiente-parco-eolico-rimini-si-faccia-presto_b1088632-05e2-4603-91b0-d4c65658039c.html>) con decisione il progetto di un parco eolico off-shore proposto dall'azienda Energia Wind 2000 che, dopo le prime proteste degli enti locali per la sua vicinanza alla costa, aveva presentato una soluzione alternativa con le pale a 9 miglia di distanza dalla riva. I progettisti stimano di produrre in totale 710 gigawattora (GWh) annui, pari al fabbisogno di una grande città. Molti politici locali e anche associazioni ambientaliste come Italia Nostra hanno però confermato la contrarietà al progetto. >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START- >> >> **– Leggi anche:** [L’ambizioso progetto per produrre energia in mare, a Ravenna](<https://www.ilpost.it/2021/06/03/agnes-ravenna-energia-mare/>) >> >> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END- >> >> Anche secondo Enrico Gagliano, portavoce del coordinamento No-Triv, i comitati contro le trivellazioni, è inutile continuare a cercare gas perché anche nell’Adriatico i volumi sono scarsi rispetto al fabbisogno energetico nazionale. «Tutto il dibattito ruota attorno al gas», dice. «Purtroppo i danni che affrontiamo in questa fase sono colpa dell’inerzia dei governi che non hanno spinto verso un diverso sistema energetico e che ci hanno costretto a dipendere da una risorsa di cui il paese è povero». Gagliano sostiene che il referendum sulle trivellazioni del 2016 avrebbe potuto essere un’occasione per un ripensamento profondo su come è strutturato il sistema energetico italiano, ma allora il dibattito [si concentrò](<https://www.ilpost.it/2016/01/21/referendum-trivelle-trivellazioni/>) prevalentemente sulla contrapposizione tra sì e no e il risultato è stato che negli anni successivi, fino ad oggi, la politica e l’opinione pubblica hanno trascurato un problema fondamentale per la crescita del paese e il contrasto al cambiamento climatico. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Cosa fare con il gas dell’Adriatico
Eutanasia per i detenuti?
Hanno scelto di chiamarsi “Collettivo 5.37”. Un numero che, tradotto in euro, indica la paga oraria (lorda) del contratto applicato ai lavoratori del Polo museale della Lombardia, che comprende in tutto 11 realtà, tra cui tre importanti poli museali della Val Camonica: il Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane a Capo di Ponte, il Museo archeologico nazionale di Cividate Camuno e il Museo nazionale della preistoria. Luoghi visitati ogni anno da migliaia di persone interessate ad ammirare e scoprire le incisioni rupestri, riconosciute nel 1979 dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità. “Il nostro obiettivo è creare sul territorio un dibattito pubblico e critico sul lavoro povero e precario -spiega ad _Altreconomia_ Elisa, che fa parte del collettivo-. Siamo partiti dalla cultura perché l’iniziativa è nata dalla mobilitazione dei lavoratori esterni dei musei della Valle Camonica, ma vogliamo allargarci a tutte le sfere lavorative”. La principale finalità del “[Collettivo 5.37](<https://www.facebook.com/p/Lavoratori-esterni-Musei-Nazionali-Valle-Camonica-100089706106535/>)” è far conoscere a quante più persone possibili le condizioni di chi ha a che fare con un lavoro precario e povero. E il fatto che questa mobilitazione nasca all’interno di un gruppo di professionisti la cui presenza è fondamentale per il funzionamento di tre importanti poli museali è particolarmente significativa nell’anno in cui la città di Brescia (insieme a Bergamo) è stata nominata capitale della cultura italiana. La mobilitazione dei dipendenti dei musei della Val Camonica è iniziata il primo dicembre dello scorso anno con uno sciopero che ha portato alla chiusura del Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane e del Museo archeologico. “Questi siti fanno capo al ministero della Cultura e al loro interno è presente personale ministeriale al quale sono affiancati 11 lavoratori esterni, assunti da ditte o cooperative, che periodicamente partecipano alle gare d’appalto -racconta Elisa-. Le nostre mansioni attività in molti casi si sovrappongono perfettamente a quelle svolte dai dipendenti ministeriali. A volte siamo chiamati anche a svolgere le attività di apertura e chiusura dei siti, cosa che dovrebbe competere esclusivamente al personale interno”. Proprio in occasione dell’ultimo rinnovo dell'appalto, appunto a fine 2022, i lavoratori si sono visti sottoporre un contratto peggiorativo rispetto a quello precedente da parte della cooperativa che si era aggiudicata il bando regionale. Ovvero una proposta iniziale fissata a 5,37 euro lordi all’ora. Inoltre, le organizzazioni sindacali sono state coinvolte nella trattativa con la ditta aggiudicataria solo alle 15.30 del 30 novembre 2022, quando il nuovo contratto avrebbe dovuto entrare in vigore il primo dicembre. I lavoratori, invece, sono stati contattati dal rappresentante della ditta tre ore più tardi per firmare i contratti di lavoro “tra l’altro nei pressi del parcheggio di un centro commerciale”, come si legge nella nota diffusa da Cgil e Cisl in quei giorni. Dopo aver atteso per due ore inutilmente, non essendosi presentato nessuno, i lavoratori sono tornati a casa senza contratto, che è stato inviato via _mail_ alle 21.15 con la richiesta da parte della ditta di firmarlo entro le prime ore della mattina successiva. Una farsa. “Da quel momento è iniziata la contrattazione sindacale che è durata una settimana e ha permesso di ottenere dei miglioramenti -continua Elisa-. Abbiamo raggiunto un accordo per 6,25 euro lordi all’ora, leggermente migliore rispetto a quello che avevamo in precedenza. Ma non abbiamo mai considerato questo risultato come un successo: siamo rientrati al lavoro anche per senso di responsabilità verso i visitatori, dal momento che senza di noi i siti sarebbero rimasti chiusi”. Da anni i lavoratori dei poli museali del bresciano chiedono che venga loro applicato il contratto di Federculture: “Ci permetterebbe di avere maggiori garanzie, pur restando lavoratori esternalizzati. Invece ci viene proposto quello del settore Servizi fiduciari, che si applica ad esempio per i servizi di portierato”, aggiunge Elisa. La vicenda dei lavoratori bresciani è stata sollevata anche dalla deputata Valentina Barzotti il 16 aprile di quest'anno in un’interpellanza per chiedere al ministero della Cultura “se non ritenga utile e urgente imporre nelle procedure di gara previste per l’appalto di servizi afferenti alle strutture museali nazionali il contratto collettivo nazionale Federculture per il pieno riconoscimento di tutte le professioni culturali”. “Da quasi dieci anni noi lavoratori precari siamo essenziali per l’apertura e la gestione di questi importanti poli museali e culturali del bresciano, eppure veniamo ancora considerati come lavoratori stagionali con un monte ore minimo di 16 ore a settimana, ma le ore effettive di lavoro aumentano molto durante l’estate o se dobbiamo fare fronte a imprevisti, ad esempio se i colleghi assunti alle dipendenze del ministero si ammalano -continua Elisa-. Ci viene richiesta la massima flessibilità e queste condizioni, unite alla mancanza di sicurezza, rendono difficile anche gestire un secondo lavoro, essenziale per riuscire a raggiungere uno stipendio mensile decente”. _© riproduzione riservata_
Il precariato nei musei della Capitale italiana della cultura. Il caso della Val Camonica
Google: 10 interessantissime curiosità
Lo scorso 28 marzo **Jeffrey Donaldson** , leader del **Dup** , il principale **partito unionista** nordirlandese di Belfast, era stato costretto a **dimettersi** perché arrestato con **l 'accusa di stupro e di vari abusi** risalenti a diversi anni fa. Ora su Donaldson spuntano anche sospetti di **pedofilia**. È uno degli ultimi scandali a fondo sessuale della politica britannica accaduto questa volta in **Irlanda del Nord**. Il caso è approdato oggi in tribunale per una breve **udienza preliminare**. Il 61enne Donaldson è comparso per pochi minuti assieme a sua moglie **Eleanor** , coimputata nella vicenda: la donna è accusata di **favoreggiamento** per aver cercato di aiutarlo a **insabbiare** le denunce. La coppia è stata accolta da una selva di giornalisti e telecamere e, in aula, i due si sono limitati a declinare di fronte al giudice della Newry Courthouse nordirlandese le loro generalità e a concordare il pagamento di una **cauzione di 350 sterline** ciascuno prima di ritornare a casa. La dichiarazione formale di colpevolezza o innocenza sarà fatta nella **prossima udienza**. Donaldson aveva inizialmente **negato le accuse** più gravi ai media. Poi il 29 marzo scorso sono arrivate le sue **dimissioni** dalla leadership del partito e la sospensione dal gruppo parlamentare del Dup. Ma al momento il politico 61enne **resta deputato a Westminster** dove vanta una militanza trentennale alla Camera dei Comuni. Donaldson è in attesa di **valutazioni disciplinari** che, a questo punto, dovranno dare la precedenza all'inchiesta penale. I capi d'imputazione, letti in aula oggi, gettano ulteriori gravi ombre sul caso destinato ad alimentare lo shock nel mondo politico della più piccola nazione del Regno Unito. Stando all'atto dell'accusa, Donaldson deve rispondere di un **episodio di sospetto stupro e di 9 molestie che si sono consumate ai danni di una presunta vittima maggiorenne**. Non solo. Si aggiunge anche una **molestia nei confronti di una seconda persona** , che ha denunciato il politico, la cui identità e genere sessuale restano coperti dal riserbo. Ma il fascicolo parla di " **child** ", cioè **minore** (all'epoca dei fatti) inteso come "bambini o bambina" **sotto i 16 anni** nel linguaggio legale britannico. Gli abusi sarebbero avvenuti, invece, in un lungo arco di tempo compreso **fra il 1985 e il 2006**. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
Regno Unito, l'ex leader del partito unionista Jeffrey Donaldson a giudizio per stupro. La moglie è accusata di favoreggiamento
Mercoledì 24 maggio
“ _Rivedi il secondo giorno dei tuoi funerali. Donne che cantano, ballano e piangono intorno a te, tanto affascinanti che perdi l’abituale imperturbabilità delle salme. A stento trattieni la voglia di alzarti dal letto di morte, di cingere con il braccio la vita della più bella ed eseguire con lei la famosa danza dei Bembé, il_ Muntutu _._ ” _**Sdraiati in affari**_ **, di Alain Mabanckou** (traduzione di Marco Lapenna; 66thand2nd), è un noir visionario, sui generis, che vede nel trapasso nel mondo dei morti la sua climax. Protagonista della storia è Liwa Ekimakingaï, aiuto cuoco al Victory Palace a Pointe-Noire, la capitale economica della Repubblica del Congo, che viene catapultato nel mondo dei morti dopo aver partecipato alla festa dell’Indipendenza celebrata in una discoteca. Liwa partecipa ai **rituali** del suo funerale e si ritrova di fianco alla sua lapide al Frère-Lachaise, il cimitero dei poveri. Tra flashback e aneddoti vari, Liwa ripercorre la propria vita e quella della collettività intorno a lui, creando un indimenticabil **e spaccato di Pointe-Noire** e della sua gente, un ritratto che rivendica la lotta di classe e l’appartenenza a qualcosa di concreto. Una storia costruita in modo molto simile a _Le sette lune di Maali Almeida_ , di Shehan Karunatilaka (anche nella storia dell’autore cingalese la narrazione è in seconda persona e il protagonista è morto e non sa perché, e anche nel libro di Karunatilaka c’è una sottotraccia con un messaggio politico ben definito). Tra i tanti romanzi di Alain Mabanckou, _Sdraiati in affari_ è, a mio avviso, **uno di quelli più strutturati e riusciti.** “ _Senza i cronisti di pugilato, il mio amore per Muhammad Ali non sarebbe sbocciato. Potreste dire che mi innamorai della scrittura più che del pugilato. Dopotutto, non ho mai visto Ali tirare di boxe. Tutto ciò che sapevo su di lui mi giungeva dalla radio; era tutto di seconda mano, sulla pagina._ ” _**La distanza**_ **, di Ivan Vladislavić** (traduzione di Carmen Concilio; Utopia Editore), è un riuscito romanzo a due voci (e mezzo), che ruota attorno a Cassius Clay/Muhammad Ali e a due fratelli, Joe e Branko. Joe, il minore, è un lettore vorace ed è appassionato del potere iconico della boxe, Branko, il maggiore, ama il cinema e il ciclismo. I **due fratell** i vivono nella Pretoria degli anni Settanta, in un contesto piccoloborghese ma privo di televisione. Grazie a questa mancanza, Joe imparerà la potenza della **carta stampata** e delle voci alla radio, parole e toni che lo porteranno all’infatuazione totale per Cassius Clay/Muhammad Ali, tanto da fargli raccogliere, per anni, ritagli di giornale dedicati al pugile statunitense che diviene, nel romanzo, il pretesto per raccontare la storia del **Sudafrica** e il razzismo strisciante che lo percorre, con i suoi orrori e le sue stupidità ataviche. “ _Io mi chiamo così per via di un cavallo da corsa. L’ho saputo fin da piccolo e lo consideravo un segno di distinzione. A mio padre non feci molte domande su Gerald l’equino. Dopo la sua morte, comunque, venni a sapere da uno dei suoi fratelli che il mio eponimo da giovane era stata una promessa ma in seguito si era rivelato una tale delusione che i suoi proprietari lo avevano venduto._ ” **_Qualcosa per il dolore_ , di Gerald Murnane** (traduzione di Roberto Serrai; Safarà Editore), è un memoir dedicato agli ippodromi, ai suoi adepti e ai rituali in essi contenuti. Murnane, che è stato definito dal _New York Times_ come "uno dei migliori scrittori di lingua inglese viventi di cui la maggior parte delle persone non ha sentito parlare", per gran parte della sua vita ha scritto di scommesse e di gare. Bipede sedentario, Murnane, ha scritto dell’ **Australia** , e della sua avversità per lo spostamento fisico, prendendo come icona il cavallo, animale per eccellenza della corsa e del movimento. L’autore trova nel mondo dell’ippica ciò che la religione e qualsiasi altra istituzione non avrebbe mai potuto dargli, analizza la psicologia degli habitué degli ippodromi, narra la sua vita di non cavallerizzo e sviluppa in forma letteraria le sensazioni provate durante le gare. Con una scrittura ipnotica, informale e lontana dall’adulazione per un modello _mainstream_ , Murnane ha scritto **un libro intenso e originale.** *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
Congo, Sudafrica, Australia: tre libri da leggere da tre luoghi lontani
Lunedì 18 novembre
L'accusa di [**associazione a delinquere** ](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/15/padova-gli-ecoattivisti-di-ultima-generazione-indagati-per-associazione-a-delinquere/7131387/>)contro cinque attivisti dell'associazione ambientalista **Ultima Generazione** è stata **archiviata** dalla Procura di Padova. I manifestanti sono finiti sotto accusa per alcuni fatti dell’aprile del 2022, quando hanno organizzato due blocchi stradali, e del successivo mese di maggio quando hanno imbrattato un muro del **centro culturale San Gaetano** , oltre ad parete di una sede della Lega. Il blitz più contestato è stato compiuto infine nell’agosto 2022, nella Cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto. Il gip ha ritenuto che **non ci fossero le basi** per processare gli attivisti per associazione a delinquere. Un **reato** per cui - se si è ritenuti colpevoli - si rischiano **fino a sette anni di reclusione**. Gli attivisti saranno comunque processati per **blocco stradale** , **manifestazione non autorizzata** e **mancato rispetto del foglio di via**. "Siamo soddisfatti che la Procura di Padova abbia mutato la propria valutazione dei fatti contestati - ha detto l'avvocato **Leonardo De Luca** che ha seguito Ultima Generazione. "Fin da subito avevamo evidenziato come non sussistessero i presupposti per una contestazione simile e di tale gravità". In un comunicato, trasmesso dagli stessi attivisti alla stampa, Ultima Generazione fa sapere di "avere in serbo **grandi cose per questo maggio**. Si parte con una grande **manifestazione** **l '11 maggio a Roma**". Le proteste, continuano gli attivisti, "vanno intese come un atto dovuto **in difesa della nostra Costituzione, laddove l 'art. 9 tutela l'ambiente**, la biodiversità, gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni". E, hanno concluso nella nota: **" La nostra libertà di manifestazione è ogni giorno di più un miraggio**, appannaggio solo di chi è vicino al governo Meloni, mentre chi ha idee politiche diverse ottiene multe esorbitanti, leggi ad hoc e manganellate". *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
Ultima Generazione, cade l'accusa di associazione a delinquere per cinque attivisti a Padova
Juventus-Milan 2-1
>> >> Matteo Orfini, responsabile Cultura del Partito democratico e membro della segreteria nazionale, ha [anticipato al _Foglio_](<http://www.ilfoglio.it/soloqui/12226>) i contenuti di un progetto «per un nuovo Pd» che verrà presentato durante un seminario a porte chiuse organizzato a Roma il primo marzo. >> >> I promotori del documento, oltre a Matteo Orfini, sono Stefano Fassina e Andrea Orlando, il responsabile dell'Economia e il responsabile della Giustizia del Pd. A loro dovrebbero aggiungersi nei prossimi mesi i segretari regionali del Partito democratico, alcuni governatori di regione e altri esponenti della segreteria. Matteo Orfini ha spiegato di voler riscrivere «il Dna del partito»: >> >>> Il punto è che non è pensabile che il Pd debba diventare una specie di Udc un pochino più di sinistra. Non è così. Non è più così. E per questo il nostro partito dovrà prepararsi alle elezioni contrapponendosi in modo chiaro al Ppe italiano, all’Udc più il Pdl, dimenticandosi ciò che è stato il ‘Lingotto’ e configurandosi sempre di più come fosse un grande Pse italiano: anche per portare a compimento il percorso che dovrà trasformare lo stesso Partito socialista europeo nella casa di tutti i democratici europei. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Matteo Orfini e il progetto per un nuovo Pd
La Dante’s renaissance è made in China
> > Ci sono tante cose con cui [Calvin Klein](<https://www.ilpost.it/tag/calvin-klein/>) – lo stilista americano fondatore dell'omonimo marchio e che oggi compie 75 anni – [ha lasciato un segno nella moda](<https://www.vanityfair.com/culture/2008/04/calvin200804>) degli ultimi 30 anni: quelle a cui tutti lo associamo, più o meno inconsapevolmente, sono le pubblicità estremamente sensuali e provocatorie e l'aver plasmato l'idea di bellezza ed erotismo degli anni Novanta. [Scrive](<https://www.nytimes.com/2017/10/25/fashion/calvin-klein-book-provocation.html>) Vanessa Friedman, la critica di moda del _New York Times_ , che > >> «Nessuno ha saputo sfruttare il sesso meglio di Calvin Klein. In un'epoca precedente a internet ha costruito un'azienda di successo in tutto il mondo sulla potenza di immagini incredibilmente provocatorie. Le sue campagne pubblicitarie furono virali prima ancora che esistesse il concetto, montando sulla marea dell'indignazione e dell'ossessione per l'aspetto fisico». > > [ ](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein-fashion/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein-fashion/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein1-1/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/usa-calvin-klein-advertising/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/rector-klein/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/kate-moss-e-calvin-klein/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/dustin-hoffman-44/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/guest-trump-klein/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/betty-ford-meets-calvin-klein/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/klein-ad-times-square-zipper/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/ad-billboard/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/modeschoepfer-calvin-klein-wird-70-jahre-alt/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/moda-calvin-klein/>) > > Queste immagini di corpi seminudi – muscolosi o emaciati come nelle foto cosiddette "heroin-chic" – intensamente omoerotiche e spesso accusate di sfiorare la pornografia e la pedopornografia per la giovane età delle modelle, pubblicizzano uno stile minimale, pulito e semplice, fatto di vestiti comodi, camicie bianche, colori tenui, oltre ai celebri jeans. L'intuizione di Calvin Klein è aver messo insieme questi due ideali in apparente contrasto – stile casual e peccaminoso erotismo – per creare la nuova idea di sensualità americana: senza orpelli, comoda, quasi utilitaristica, lontana dai capi tradizionalmente sexy come pizzi, latex e volant. È per esempio facendoli indossare a Mark Wahlberg in una pubblicità con Kate Moss nel 1992 che riuscì a trasformare i suoi boxer – semplicissimi e [quasi puritani](<https://i-d.vice.com/en_us/article/nebpbd/why-calvin-klein-underwear-is-forever>), riconoscibili per il nome sull'elastico – in un capo tuttora desiderato e alla moda. Klein ha costruito questo successo lavorando con molti leggendari fotografi di moda, come Herb Ritts, Peter Lindbergh, Steven Meisel, Bruce Weber, e il risultato si può apprezzare sfogliando il libro [_Calvin Klein_](<http://amzn.to/2zPXi7S>) da poco uscito per Rizzoli New York, che lui stesso ha messo insieme in tre anni: 150 pagine che raccontano con 40 mila immagini i suoi trent'anni di carriera. > > Le diverse copertine di _Calvin Klein_ © CALVIN KLEIN by Calvin Klein, Rizzoli New York, 2017 > > Klein, che era nato nel Bronx a New York il 19 novembre 1942, fondò l'azienda nel 1968 insieme all'amico di infanzia Barry Schwartz; all'epoca aveva 27 anni, si era laureato al prestigioso Fashion Institute of Technology di New York, e aveva lavorato come apprendista in un'azienda che produceva cappotti. Inizialmente Calvin Klein produceva solo vestiti sportivi da uomo, ma visto il successo incluse anche le linee da donna con «vestiti rilassati, facili da portare, sexy ma con un gusto sempre casual» come disse a _Vogue_ nel 1975. Il successo arrivò negli anni Ottanta, soprattutto grazie alle campagne pubblicitarie che avevano per protagonisti personaggi famosi come una 15enne Brooke Shields ritratta da Richard Avedon; in quel periodo vinse tre volte, nel 1982, 1983 e 1986, il premio come miglior stilista dal Council of Fashion Designers, il sindacato degli stilisti americani. > > [ ](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein0-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein0-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein1-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/11/19/calvin-klein-pubblicita-controverse/calvin-klein2-2/>) > > Fu però negli anni Novanta che Calvin Klein divenne qualcosa di imprescindibile, probabilmente il simbolo della moda americana insieme a Tommy Hilfiger, e una delle aziende più rappresentative dello spirito degli anni Novanta grazie alle campagne pubblicitarie con Kate Moss; l'apice fu la collezione primavera/estate 1994, una perfetta espressione dell'epoca. Nel frattempo Klein divenne celebre anche per i profumi, si sposò due volte, ebbe problemi di abuso di droghe e si disintossicò. Klein si ritirò nel 2003, a 60 anni, quando vendette l'azienda per 400 milioni di dollari a PVH, un gruppo di abbigliamento americano che controlla Van Heusen, Tommy Hilfiger e le licenze di marchi come Michael Kors. Klein ha spiegato: «me ne andai perché pensavo di aver fatto tutto quello che volevo dal punto di vista creativo». Il direttore creativo è ora lo stilista belga [Raf Simons ](<https://www.ilpost.it/tag/raf-simons/>)considerato, per il suo minimalismo, un degno erede del fondatore. > > È un [momento delicato](<https://www.ilpost.it/tag/molestie/>) per parlare di Calvin Klein e della cultura sensualizzata che ha contribuito a creare, con gigantografie di nudi srotolate sui palazzi e manifesti con scene di sesso appesi sugli autobus, e in molti si chiedono se abbia avuto un ruolo nel favorire l'immagine oggettificata della donna. Klein, che ebbe alcune campagne censurate dalla tv americana e criticate dall'allora presidente Bill Clinton, è convinto che ci sia una grossa differenza tra promuovere delle immagini utilizzando il sesso e praticare violenza su qualcuno, e ha spiegato che le sue immagini hanno sempre voluto far sentire le donne attraenti e sono nate nella cultura degli anni Settanta: «Gli anni Settanta furono un momento davvero folle a New York. Ci fu Berlino negli anni Venti, Parigi negli anni Trenta e New York negli anni Settanta. La campagna con un'immagine orgiastica mi venne in mente mentre pensavo allo [Studio 54](<https://www.ilpost.it/2015/11/22/studio-54-new-york/>) [una delle più famose discoteche di New York, ndr]. La gente mi chiede se fosse davvero così. Probabilmente sì». Queste di seguito sono alcune delle campagne più celebri e controverse di Calvin Klein. > > **Brooke Shields, 1981** > > Lei aveva 15 anni e sussurrava «Sai cosa c'è tra me e i miei Calvins? Niente». Venne censurata dalle emittenti televisive americane ABC e da CBS a New York, criticata dalla giornalista femminista Gloria Steinem e _Vogue_ si rifiutò di pubblicarla. Lo slogan era di Doon Arbus, figlio della famosa fotografa [Diane Arbus](<https://www.ilpost.it/tag/Diane-Arbus/>), le foto di [Richard Avedon](<https://www.ilpost.it/tag/richard-avedon/>). > > **Tomás Hintnaus, 1982** > Per la campagna di intimo maschile Klein chiamò il celebre fotografo Bruce Weber, che scattò questa foto al saltatore con l'asta olimpico Tomás Hintnaus su un tetto di Santorini, in Grecia. Era stato lo stesso Klein [a notare ](<http://www.vogue.it/en/news/vogue-arts/2017/11/07/interview-calvin-klein-vogue-italia-november-2017/>)Hintnaus mentre correva sul Sunset Boulevard di Los Angeles: lo fermò, e gli propose di posare per lui. Fu così che per la prima volta anche l'intimo maschile divenne sexy: l'immagine venne appesa su 25 autobus a due piani di New York e nella notte i poster vennero tutti rubati. Si parlò così tanto di questa pubblicità che i negozi non avevano scorte sufficienti per rispondere alle richieste dei clienti: più di 30 anni dopo il bandone elastico con il nome di Calvin Klein va ancora di moda e l'azienda continua a ingaggiare personaggi famosi ritratti in pose [sempre più sensuali](<https://www.ilpost.it/2016/05/10/pubblicita-calvin-klein/>) per reclamizzarle. > > **Kate Moss e Mark Wahlberg, 1992** > > Furono fotografati dal celebre [Herb Ritts](<https://www.ilpost.it/tag/Herb-Ritts>) per pubblicizzare intimo e jeans: fece scandalo per il topless di Kate Moss, che allora aveva 17 anni. Foto di questo tipo sono ancora di moda: su Instagram l'hashtag #mycalvins mostra più di 300 mila immagini di adolescenti con addosso niente tranne i jeans Calvin Klein. > > Klein ha raccontato come iniziò a lavorare con Kate Moss, che contribuì a rendere famosa e che è stata il volto dell'azienda negli anni Novanta: > >> «Andai a Parigi per vedere come lavoravano gli altri stilisti, andai alle sfilate di Chanel e pochi altri, e vidi tutte quelle donne che pensavo fossero davvero speciali ed erano le stesse in ogni sfilata. Così iniziai a pensare: non sono davvero così speciali. Sempre in quel periodo molte modelle avevano iniziato a gonfiarsi il seno e fare altre cose folli ai loro corpi, cosa che trovavo piuttosto offensiva. Così tornai da Parigi pensando che dovevo fare qualcosa di diverso. Dopo un po' Patrick Demarchelier chiamò e disse che pensava di aver trovato la persona che stavamo cercando e ci mandò Kate. Aveva delle fotografie personali che Mario Sorrenti, all'epoca suo fidanzato, le aveva fatto. Allora non era neanche un fotografo professionista. Così chiesi di incontrarlo, gli diedi una macchina fotografica e li spedii su un'isola insieme». > > **Ancora Kate Moss, 1994** > Calvin Klein è anche famosissimo per i profumi: questa è la pubblicità di Obsession, che mostra sempre una giovanissima Kate Moss in topless. L'idea di bellezza che promuoveva è il cosiddetto _heroin-chic_ : modelle magre e quasi emaciate, con occhiaie e un aspetto misterioso e malsano, lontano dalla bellezza salutistica degli anni Ottanta. > > **La campagna di Steven Meisel, 1995** > > È una delle più controverse, realizzata da Steven Meisel e accusata di essere "teen porn", porno con adolescenti: venne criticata dall'allora presidente Bill Clinton e messa sotto indagine dal Dipartimento della giustizia americano per l'età dei modelli. Alla fine l'indagine venne chiusa visto che Klein riuscì a dimostrare che i modelli erano tutti maggiorenni; le immagini vennero comunque ritirate. > > **L 'intimo per bambini, 1999** > Di nuovo la campagna pubblicitaria dell'intimo per bambini, tutta in bianco e nero, venne accusata di ricordare la pornografia infantile. > > **Eva Mendes, 2008** > Un nuovo video per pubblicizzare il profumo Obsession, stavolta con Eva Mendes che si rotola a letto tra le lenzuola, mezza nuda. Lo spot venne considerato troppo provocante e censurato da alcune tv statunitensi. Mendes rispose così: «Significa che è proprio una pubblicità Calvin Klein, totalmente provocatoria e un po' controversa». > > **Steven Meisel, 2009** > > È una scena di sesso esplicita tra più persone, un'orgia insomma. L'azienda non si fece troppi problemi ad appendere una gigantografia di 15 metri su un palazzo di SoHo a New York: venne denunciata dall'Associazione delle famiglie americane e in molti si misero a boicottare il marchio, che ricevette anche 15mila mail di protesta. > > **Lara Stone, 2011** > > Ha per protagonista la modella olandese Lara Stone ed è scattata da Steven Meisel per pubblicizzare il profumo CK One: facendo attenzione si legge la parola FUCK, vaffanculo, con la F composta dal tavolo, la U dalla curva del reggiseno o delle mutande e infine dalle iniziali dell'azienda. > > **Justin Bieber e Kendall Jenner, 2016** > Le foto e i video sono realizzati dal filmmaker Tyrone Lebon, i protagonisti sono attori, musicisti, modelli e artisti contemporanei come il cantante Justin Bieber, la modella Kendall Jenner, il rapper Kendrick Lamar e la modella Adwoa Aboah. Come al solito è molto provocante, se n'è parlato soprattutto per il corpo di Justin Bieber. > > **Erotica, 2016** > Scattata dalla fotografa Harley Weir ha per protagonisti Kendall Jenner, l’attrice Klara Kristin, l’attrice Abbey Lee Kershaw e l’artista Saskia de Brauw, ed è una delle campagne [più sensuali ed esplicite](<https://www.ilpost.it/2016/05/10/pubblicita-calvin-klein/>) degli ultimi anni. Una foto per esempio mostra un sedere nudo che spunta da un paio di jeans sbottonati, ed è l’unica immagine in cui non si conosce l’identità della modella; in un’altra Jenner stringe in mano un pompelmo tagliato in due che allude ai genitali femminili. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Cosa ha cambiato Calvin Klein
Airbnb permetterà che sulla sua piattaforma ci siano gli annunci per affittare le case nei territori occupati in Cisgiordania
Saint-Pierre-de-Clages: un nome lungo e ampolloso (troppo lungo e troppo ampolloso) per un villaggio svizzero di seicento anime, uno come tanti nel cantone francofono del Vallese. A metà strada tra le cittadine (ben più appariscenti) di Martigny e di Sion, ai piedi delle Alpi svizzere (come recitano i dépliant turistici), ammantato dagli immancabili vigneti svizzeri (ma cosa ne faranno mai di tanto vino, gli Svizzeri?), con una tipica popolazione contadina svizzera… Un piccolissimo centro, insomma, che non fa neppure Comune, non degno di nota particolare sulle guide della Confederazione, che il turista in cerca di sensazioni forti e di ricordi imperituri, potrebbe tranquillamente “saltare” sulla strada che conduce da una parte al Colle del Gran San Bernardo, dall’altra verso Zermatt o Saas-Fee. Vero è che il minuscolo borgo ospita una chiesa romanica del XII secolo (conservata come un gioiello di famiglia) che negli anni del Terrore rivoluzionario diede rifugio ad una comunità di monaci trappisti cacciati dalla Repubblica di Robespierre, ma neppure questo, di per sé, basterebbe a fare la gloria di Saint-Pierre…   Gli è che il turista attirato per qualche motivo a Saint-Pierre scopre – e qui la scoperta si fa sensazionale – che il villaggio “contiene” ben cinque librerie aperte tutto l’anno (quante librerie dovrebbe avere una media città di provincia italiana per rispettare la proporzione?) e che perdipiù i gestori di tali librerie sono amanti puri del Libro, con scaffali ricolmi di libri altrove introvabili, di rarità, di stranezze, pronti oltretutto ad offrire consigli, a chiacchierare con i clienti, a cercare (o a promettere che cercheranno) il libro che insegui da anni, insensibili all’ultima novità di successo, agli instant books, alle hit parades dell’industria editoriale mondiale… “Purtroppo (“malheureusement”)  – mi dice l’ attempata proprietaria della prima libreria che visito, una sorta di seminterrato dove ci si muove a fatica tra pile di libri da sistemare, da inventariare – ora siamo rimasti soltanto in cinque; un collega ha chiuso di recente… Con i tempi che corrono…”.   Un posto così quale festa poteva mai inventare? Chi rispondesse “Una festa del Libro” avrebbe indovinato (e vinto un libro…) ma non è sufficiente: non si tratta di un festival del libro qualunque, ma di qualcosa di molto più particolare: il Libro da festeggiare dovrà possedere tre caratteristiche: in primo luogo, essere un Libro “vero” (di carta! i libroidi sono razzisticamente esclusi); in secondo luogo, essere scritto o tradotto in lingua francese; in terzo, dovrà essere usato (meglio ancora se letto) da qualcuno.    A questa triplice condizione, Saint-Pierre-de-Clages da ventisei anni (ininterrotti) festeggia il suo amore per la passione incartata: ogni anno, l’ultimo fine settimana di Agosto per tre giorni, cinquanta espositori si sistemano sull’arteria principale del paese (l’unica!) ed espongono di tutto: da Molière alle bandes dessinées, dai classici della filosofia ai ricettari, dai libri per ragazzi alle enciclopedie storiche, dagli studi teologici (di tutte le teologie) ai volumi gloriosi della Pléiade… Attorno, tutto attorno, per tre giorni manifestazioni per i cultori della religione del Libro: caffè degli scrittori, presentazioni, incontri, dibattiti, i “Mestieri del Libro” (quest’anno invitato lo “Studio Restauro Wick” di Firenze). E il pubblico, ogni anno, arriva: dagli altri cantoni francofoni (Vaud, Neuchâtel soprattutto), dalla non lontanissima Francia, qualcuno (perfino) dalla vicinissima Italia. Rientrando a casa con il mio piccolo bottino (dodici libri, uno per ogni mese dell’anno, fino all’anno prossimo) noto che il paese è lindo come lo era di primo mattino: non una plastica, non un avanzo di panino, le vigne sono intatte. Siamo in Svizzera, signori. Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO
Saint-Pierre-de-Clages
Si temono 100 morti in un naufragio in Libia
Da diverso tempo le forze di pace delle Nazioni Unite sono [accusate](<https://www.washingtonpost.com/world/africa/un-says-some-of-its-peacekeepers-were-paying-13-year-olds-for-sex/2016/01/11/504e48a8-b493-11e5-8abc-d09392edc612_story.html>) di commettere abusi sessuali contro le donne dei paesi in cui sono inviate per delle operazioni di "protezione". Negli ultimi anni sono stati denunciati casi del genere in Mali, Sud Sudan, Liberia e Congo, ma ci sono testimonianze di abusi da parte dei caschi blu almeno dal 1990 nelle missioni di pace in Bosnia-Erzegovina, Cambogia, Timor Est, Haiti e Sierra Leone. Le notizie più recenti riguardano la Repubblica Centrafricana, che avrebbero sfruttato sessualmente delle bambine anche di tredici anni. I fatti sarebbero avvenuti in un campo per sfollati vicino all'aeroporto internazionale di Bangui, la capitale del paese. Nel campo, chiamato M'poko, vivono circa 20 mila persone in un agglomerato di tende bianche piantate intorno a vecchi aeroplani. Le Nazioni Unite non hanno parlato della nazionalità dei soldati accusati e non hanno fornito pubblicamente dettagli sui presunti abusi; ma il _Washington Post_ , che cita dei funzionari delle Nazioni Unite che hanno voluto mantenere l'anonimato perché le indagini sono ancora in corso, scrive che le forze di pace coinvolte provengono da Gabon, Marocco, Burundi e Francia. Lo sfruttamento si basava sull'offerta di somme che andavano dai 50 centesimi ai tre dollari. Negli ultimi quattordici mesi, sempre nella Repubblica Centrafricana, i caschi blu sono stati coinvolti in altri 22 casi di presunta violenza o sfruttamento sessuale (le vittime erano donne, bambine anche di 12 dodici anni e bambini di età compresa tra i 9 e i 15 anni). Nella Repubblica Centrafricana le Nazioni Unite sono state inviate nel 2014 per contribuire a porre fine alla guerra civile con un'operazione chiamata MINUSCA. «Le sanzioni saranno esemplari per coloro che si sono resi colpevoli di abusi sessuali, non appena sarà fatta luce su questi fatti incresciosi», ha detto Parfait Onanga-Anyanga, capo della missione dell’ONU nella Repubblica Centrafricana dallo scorso agosto, quando il segretario Generale Ban Ki-moon aveva chiesto le dimissioni del suo predecessore a seguito di una serie di denunce per violenze sessuali nei confronti di minori da parte di caschi blu. Le Nazioni Unite sono presenti in Africa con nove operazioni di pace che coinvolgono più di 100 mila persone tra militari e civili, e queste accuse rischiano di minacciare la legittimità del loro lavoro e dell'organizzazione stessa. Qualche mese fa Ban Ki-moon aveva definito queste accuse «un cancro nel nostro sistema» e si era impegnato in una politica di "tolleranza zero". Lo scorso dicembre le Nazioni Unite avevano pubblicato un [rapporto](<http://www.un.org/News/dh/infocus/centafricrepub/Independent-Review-Report.pdf>) indipendente molto atteso su questi crimini. Nell'indagine si legge che la scarsa applicazione delle politiche in atto per scoraggiare e segnalare gli abusi ha fatto in modo che «la credibilità delle operazioni delle Nazioni Unite e il mantenimento della pace siano in pericolo». La relazione chiede anche che le Nazioni Unite comincino a trattare lo sfruttamento e gli abusi sessuali per quello che sono: crimini e violazioni dei diritti umani, piuttosto che valutarli come problemi di condotta o disciplina. Commentando il rapporto, Sarah Taylor di _Human Rights Watch_ ha [scritto](<https://www.hrw.org/news/2015/12/22/dispatches-year-reckoning-sexual-abuse-un-peacekeepers>) che nonostante i proclami, le nuove politiche e le varie indagini nel corso degli anni, quello della trasparenza non è stato un obiettivo che si possa definire raggiunto. Non è semplice scoprire né le accuse, né contro chi sono state rivolte, né se abbiano poi portato a indagini o azioni penali. Spesso, spiega Taylor, «i presunti autori delle violenze sono mandati a casa prima di intraprendere nei loro confronti qualsiasi tipo di azione. Le vittime sono spesso lasciate allo sbando, ricevono poca assistenza in termini di servizi medici, di consulenza o di sostegni finanziari e si hanno pochissime informazioni sull'avanzamento dei loro casi». Ancora più problematico, secondo diversi esperti, è il fatto che il perseguimento dei presunti colpevoli spetta ai governi dei paesi che forniscono le forze di pace e che spesso questi governi non lo fanno con determinazione. La percezione diffusa è insomma che ci sia impunità nei confronti di chi commette degli abusi. Il numero dei presunti casi di sfruttamento e abusi sessuali commessi dal personale delle Nazioni Unite è sceso rispetto a qualche anno fa: nel 2008 erano stati segnalati 83 casi, nel 2014 invece 51. Questa, secondo i funzionari delle Nazioni Unite, sarebbe la prova di un intervento sempre più efficace su questi crimini. Ma i critici dicono che quei numeri sono incompleti e che molti casi i fatti non vengono denunciati: le vittime potrebbero temere ritorsioni da parte dei responsabili, che in alcuni casi sono soldati e portano un'arma. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Ci sono nuove accuse di abusi sessuali contro i soldati delle Nazioni Unite
Giovedì 17 dicembre
>> >> Mercoledì il Tribunale dell'Unione Europea, uno dei due organi giurisdizionali della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, ha revocato l'immunità parlamentare all'ex presidente della Catalogna, ora deputato del Parlamento Europeo, Carles Puigdemont; la decisione riguarda anche altri due eurodeputati catalani, Antoni Comín e Clara Ponsatí. >> >> Puigdemont era stato eletto al Parlamento Europeo assieme a Comín e Ponsati nel 2019, ottenendo l’immunità prevista dalle norme europee. Grazie a quella erano stati protetti dalle richieste di estradizione che il Tribunale supremo spagnolo aveva avanzato nei loro confronti: erano accusati infatti insieme ad altri leader indipendentisti catalani di avere elaborato un piano per la secessione della Catalogna dalla Spagna con la [proclamazione dell’indipendenza](<https://www.ilpost.it/2017/10/27/dichiarazione-indipendenza-catalogna-voto-parlamento/>) da parte del parlamento catalano in seguito al [referendum dell’ottobre 2017](<https://www.ilpost.it/2017/10/01/referendum-catalogna-voto-indipendenza/>) (considerato illegale dallo stato spagnolo). >> >> Il Tribunale dell'Unione Europea si è espresso in merito a un ricorso presentato da Puigdemont, Comín e Ponsati contro una decisione con cui il Parlamento Europeo nel marzo del 2021 aveva deciso autonomamente iniziativa di revocare l'immunità dei tre. Nel frattempo nel maggio del 2022 la Corte di giustizia (l'altro organo che compone la Corte di giustizia dell'Unione Europea insieme al Tribunale) [aveva però ordinato](<https://elpais.com/espana/2022-05-24/la-justicia-europea-restituye-la-inmunidad-a-puigdemont-de-forma-cautelar.html>) di ripristinare provvisoriamente la loro immunità parlamentare: l'ordine della Corte ha cessato di avere efficacia con la decisione di mercoledì. L'ex presidente della Catalogna ha annunciato sul proprio profilo Twitter che presenterà ricorso. >> >> Dopo la revoca dell'immunità il Tribunale supremo spagnolo potrebbe emettere un nuovo mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont, Comín e Ponsati, che attualmente vivono in Belgio, paese che in passato aveva già negato la loro estradizione. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
Il Tribunale dell'Unione Europea ha revocato l'immunità da europarlamentare all’ex presidente catalano Carles Puigdemont
Davvero Mohamed Salah ha preso “oltre un milione di voti” alle presidenziali in Egitto?
> > Il 26 dicembre del 1968, all’Auditorium Arena di Denver, in Colorado, era in programma un concerto dei Vanilla Fudge, una popolare band di rock psichedelico che aveva già pubblicato tre dischi. Dieci giorni prima di quel concerto un agente dei Led Zeppelin, una band inglese formatasi da poco, chiamò l’organizzatore per convincerlo a far suonare anche loro prima dell'altro gruppo spalla, gli Spirit. Dopo un primo rifiuto, l'organizzatore e l’agente trattarono sui soldi e alla fine i Led Zeppelin furono coinvolti. Quando dal palco vennero annunciati «ci fu una modesta quantità di applausi, quelli che si fanno per educazione. Poi, Robert Plant, il frontman, iniziò a cantare e tutti rimasero di sasso. Francamente, non so come fecero gli Spirit a suonare dopo di loro. Non ci voleva un genio per capire che gli Zeppelin avrebbero spaccato tutto. Gesù, la gente andò fuori di testa». > > Fu il primo concerto dei Led Zeppelin negli Stati Uniti: negli anni successivi la band inglese divenne leggendaria e tra le più famose del mondo, con Plant come frontman per tutti i suoi dodici anni di attività, fino al 1980, anno in cui i Led Zeppelin si sciolsero dopo la morte di uno di loro, il batterista John Bonham. > > _Oggi, nel giorno del settantesimo compleanno di Plant, che dopo i Led Zeppelin ha fatto tante altre cose, vale la pena riascoltare le quattordici canzoni migliori della sua band, quelle che il peraltro direttore del Post Luca Sofri aveva scelto per il suo libro[Playlist, la musica è](<http://amzn.to/2xOSChb>)[ cambiata.](<http://amzn.to/2xOSChb>)_ > > **Led Zeppelin _(1968 -1980; Londra, Inghilterra)_** > > Passano come i papà dell’hard rock (e i Deep Purple le mamme), ma è un’immagine assai riduttiva: nessuno dei loro emuli ha mai saputo fare canzoni altrettanto immediate e ascoltabili (e altrettanto varie e complesse). Erano quattro, leggendari, e avevano preso il nome da una battuta di Keith Moon degli Who a proposito del progetto di una superband («bella idea, precipiterà come un dirigibile di piombo», “a lead zeppelin”). Tutto il repertorio mitico del rock degli anni Settanta – groupies, aerei privati, concerti massacranti, droga, risse, alberghi distrutti – erano loro, i Led Zeppelin. Si sono riuniti per una tournée nel 2008, con il figlio di John Bonham al suo posto. > > **Babe, I’m gonna leave you** > (Led Zeppelin I, 1969) > > Il primo disco dei Led Zeppelin, nel 1969, suggerì al rock che si poteva tenere un piede nella staffa delle ballate acustiche e uno in quella del fracasso virtuosistico, contemporaneamente: qui, in un’esecuzione lunga e teatrale della parte dell’uomo che non ce la fa a restare fermo in questo posto. “Babe I’m gonna leave you” era un pezzo folk scritto da Annie Bredon, e già cantato da Joan Baez. I Led Zeppelin lo spacciarono a lungo come “tradizionale” prima di riconoscere all’autrice ciò che era suo. > > **Thank you** > (II, 1969) > > I Led Zeppelin hanno sempre attinto molto ai canoni classici, sia per la musica che per i testi: “se il sole non splendesse più, ti amerei lo stesso”. “Thank you” fu scritta da Robert Plant per sua moglie. L’organo finale ritorna in una postilla di una manciata di secondi, dopo una lunga pausa. Ne fece poi una cover Tori Amos. > > **Tangerine** > (III, 1970) > > “Tangerine” risaliva ai tempi in cui Jimmy Page stava con gli Yardbirds, la band a cui appartennero anche Jeff Beck ed Eric Clapton, e da cui poi nacquero i Led Zeppelin. > > **Stairway to heaven** > (IV, 1971) > > Prima che i miti divenissero dinosauri, “Stairway to heaven” vinceva tutte le classifiche per la più grande canzone rock della storia. Una specie di idolo adorato, che condensava formidabilmente la passione dei fans per un bel baccano rock e la loro vena sentimentale. Allora c’era sempre quello che sapeva suonare la prima parte di “Stairway to heaven”, e di solito giravano in due: lui, e quello che sapeva rollare le canne (nel film Wayne’s world ci si scherza su, allestendo un divieto di suonare “Stairway to heaven” in un negozio di strumenti musicali). La canzone è divisa in due: una ballata che ora suona persino troppo sdolcinata, e poi uno spettacolo sensazionale di chitarre elettriche e batteria, di potenza eterna. Il titolo era una citazione biblica, ma altri riferimenti del tema spirituale sono più paganamente celtici (oltre a cose di occultismo, che hanno dato luogo a grandi speculazioni sui messaggi satanici registrati all’incontrario, le solite cose). L’attacco era stato copiato da “Taurus” degli Spirit, che avevano suonato in tournée con i Led Zeppelin. > > **The song remains the same** > (Houses of the holy, 1973) > > Jimmy Page che si diverte come un matto, in uno schitarramento leggendario. Robert Plant canta che a momenti pare Peter Gabriel ai primi tempi, grazie a un ritocco durante la produzione. “The song remains the same” divenne il titolo di un famoso film-concerto dei Led Zeppelin, ripreso al Madison Square Garden nel 1973. > > **The rain song** > (Houses of the holy, 1973) > > Una leggenda vuole che George Harrison avesse detto a Jimmy Page che i Led Zeppelin erano una grande band ma avrebbero dovuto scrivere qualche ballata romantica in più. E loro fecero “The rain song”, meravigliosa: che in effetti ha persino momenti beatlesiani, troppa grazia. Ma dura sette minuti e la sua parte più forte è quella centrale, strumentale e ipnotica. > > **Over the hills and far away** > (Houses of the holy, 1973) > > Il procedimento è ancora quello di “Stairway to heaven”. Una prima parte dolce e acustica con un grande giro di chitarra, e poi bùm!, e che bùm! E John Paul Jones che fa una grande cosa di basso. Poco tempo dopo, la voce di Plant non avrebbe più saputo raggiungere questi acuti e le esecuzioni dal vivo le avrebbero preso le misure. > > **D’yer mak’er** > (Houses of the holy, 1973) > > Un fantastico trastullo reggae, in cui John Bonham picchia sulla batteria tutto il tempo, che chissà come hanno fatto poi a spegnerlo. Il titolo viene dalla trascrizione di un intraducibile gioco di parole (si pronuncia come “jamaica”) alla base di una vecchia barzelletta. > > **Kashmir** > (Physical graffiti, 1975) > > Capolavoro ansiogeno e teatrale, tutto in salita con influenze orientali varie, e che Robert Plant ha definito la più efficace spiegazione della sua band. Quando Puff Daddy ne fece una specie di cover per la colonna sonora di Godzilla fu l’unica volta in cui i Led Zeppelin frequentarono una notorietà moderna, mentre il resto del loro repertorio è totalmente trascurato dal giro contemporaneo: per le loro canzoni nessuna cover, nessuno spot, nessuna ripresa in un film, nessun campionamento. > > **Ten years gone** > (Physical graffiti, 1975) > > Esibizione chitarristica che a momenti ricorda “Band on the run” dei Wings: i dieci anni di cui si parla sono quelli passati da quando la ragazza di Robert Plant gli disse “o me o la musica”. Lui scelse come si sa, ma la sogna ancora; lei va’ a sapere come si è sistemata. > > **Down by the seaside** > (Physical graffiti, 1975) > > I Led Zeppelin che si divertono a fare i Beach Boys (per la precisione, la canzone è tutta una citazione di “Down by the river” di Neil Young). Poi a un certo punto si stufano, e mettono a ferro a fuoco la spiaggia: pare di vedere i surfers in braghette che corrono a cercare rifugio dietro le sdraio. Roba di pochi secondi, come le trombe d’aria che portano via gli ombrelloni, poi torna la pace. > > **Fool in the rain** > (In through the out door, 1979) > > Papa-papà parara, papa papà parà… Al loro ultimo disco ( John Bonham morirà soffocato dopo un abuso di alcool, l’anno seguente), i Led Zeppelin ormai facevano altro: pianoforte e addirittura impazzimenti carioca con i fischietti e tutto. Anche se a un certo punto gli scappava sempre la mano su chitarre e batteria. > > **All my love** > (In through the out door, 1979) > > I Led Zeppelin che fanno una canzone: con le strofe, il refrain, un suono buono per le radio, tutto quanto. Roba di tastiere, John Paul Jones in primo piano. Dedicata al figlio di Robert Plant, che era morto a cinque anni per un’infezione respiratoria. > > **I’m gonna crawl** > (In through the out door, 1979) > > Pezzone soul che concludeva l’ultimo disco della band. Anche il titolo, il testo (“I get down on my knees”) e come Plant la canta, sono tutte fedeli e sapienti citazioni del repertorio soul. Certo, poi Jimmy Page non è che lo si potesse ammanettare. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
14 canzoni per i 70 anni di Robert Plant
Alle elezioni in Lettonia ha vinto il centrodestra
>> >> Oggi [Facebook debutta in borsa](<https://www.ilpost.it/2012/05/18/12-cose-su-facebook-e-la-borsa/> "12 cose su Facebook e la Borsa"), a Wall Street. La società aveva annunciato la propria offerta pubblica iniziale a febbraio e, secondo gli analisti, il valore delle sue azioni fissato a 38 dollari potrebbe aumentare considerevolmente già nelle prime ore di contrattazione. La società dovrebbe raccogliere 16 miliardi di dollari grazie alla propria quotazione in borsa e il suo valore di mercato complessivo dovrebbe arrivare intorno ai 104 miliardi di dollari. >> >> Grafico perFTSE MIB \(FTSEMIB.MI\) >> >> (fonte: [Yahoo! Finanza](<http://it.finance.yahoo.com/echarts?s=FB#symbol=fb;range=1d;compare=;indicator=volume;charttype=area;crosshair=on;ohlcvalues=0;logscale=off;source=;>)) *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Quanto valgono le azioni di Facebook
Fa più caldo e spunta la prima neve
Il _Guardian_ dice che nei Panama Papers è coinvolto anche Gianni Infantino, attuale presidente della FIFA: quando era capo dei servizio legali della UEFA avrebbe avuto un ruolo in accordi relativi ai diritti tv affidati a società off shore. Infantino aveva sempre negato di essere coinvolto in quella vicenda che aveva portato alle dimissioni dell'ex presidente della FIFA Sepp Blatter. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Il Guardian dice che nei Panama Papers è coinvolto anche Gianni Infantino, presidente della FIFA: avrebbe avuto un ruolo in accordi relativi ai diritti tv affidati a società off shore
Il caso dell'Inter spiega molte cose del calcio femminile in Italia
Alcuni mesi fa _National Geographic_ ha raccontato in un documentario le morti e i pericoli corsi da centinaia di lavoratori in Bangladesh che si occupano dello smantellamento di navi di grandi dimensioni provenienti da diverse parti del mondo. Il Bangladesh [è il primo paese al mondo](<http://ngm.nationalgeographic.com/2014/05/shipbreakers/gwin-text>) per quantità di navi accolte per questo genere di lavoro, principalmente per i costi inferiori rispetto ad altri paesi che rispettano standard di sicurezza. Nel 2013 sono state smantellate in Bangladesh 194 navi. Nel porto di Chittagong, sul Golfo del Bengala, si trovano 80 cantieri di demolizione distribuiti lungo circa 13 chilometri di costa, intorno ai quali ci sono recinti di protezione e guardie che impediscono l'accesso ai cantieri per i non lavoratori. Da tempo i gestori dei cantieri sono accusati da diversi media internazionali di anteporre i propri interessi economici alla sicurezza dei lavoratori. Ogni giorno uomini di diverse età, anche molto giovani (sfruttando le loro piccole dimensioni), si occupano di tutte le fasi dello smantellamento della nave correndo grandi rischi per la propria vita e la propria salute. Il documentario è stato girato per _National Geographic_ dal fotografo e documentarista statunitense [Mike Hettwer](<http://www.hettwer.com/>). Molte delle navi destinate alla demolizione per il recupero dei materiali risalgono agli anni Ottanta e hanno tra i 25 e i 30 anni di vita: fanno questa fine perché il costo per la loro manutenzione è superiore ai possibili profitti derivanti dal loro utilizzo. I pericoli principali per i lavoratori sono dovuti all'eventualità non infrequente che grosse e pesanti parti delle fiancate, staccandosi dal blocco unico, precipitino sui lavoratori stessi che si occupano del taglio dei metalli. Altri rischi significativi per la salute in genere ricorrono nelle prime fasi dello smantellamento, quando alcuni lavoratori sono incaricati del taglio dei metalli delle fiancate dall'interno della nave, tramite fiamma ossidrica e senza maschere di protezione. Durante questa operazione vengono liberate sostanze tossiche molto nocive, perché le navi sono spesso costruite con materiali come l'amianto e il piombo. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Dove vengono demolite le grandi navi
L'Albania delle minoranze
_Mauro Pistis, avvocato, è da decenni impegnato a documentare la più grave delle tante tragedie verificatesi nelle miniere di Sardegna. Grazie ad una sua proposta, La Presidenza della Repubblica ha onorato le centinaia di minatori morti nel Sulcis con una medaglia al valore civile. La tragedia nella miniera carbonifera di Schisòrgiu (Giampaolo Cirronis editore) rinnova il ricordo di quattordici vite umane, schiacciate e obliate dalla propaganda fascista._ **Dottor Pistis, la vicenda che Lei racconta in questo libro, smaschera quanti e quali miti sul fascismo?** In un certo senso, smaschera proprio il mito più importante, quello dell’interventismo economico, che non ebbe affatto l’efficienza auspicata o propagandata dal regime. Il fascismo investì moltissimo nei centri abitati industriali e minerari, usando la più avanzata tecnologia allora disponibile. Furono messi in campo copiosi finanziamenti per ottenere la massima produzione possibile. Eppure, con la caduta del fascismo e con l’apertura dei mercati internazionali, il fallimento della politica autarchica emerse in maniera evidente. **In che senso parla di fallimento?** Il carbone del Sulcis, estratto nella zona di Carbonia, senza i suddetti aiuti pubblici, derivanti da una politica di protezionismo statale, si dimostrò subito di pessima qualità rispetto agli altri carboni presenti sul mercato internazionale. Era antieconomico, aveva costi di produzione elevatissimi e non veniva mai richiesto e venduto al di fuori del nostro Paese. **Lei ci racconta della produzione febbrile e irresponsabile cui venivano sottoposte le miniere del Sulcis e di Arsia, in Istria, entrambe gestite da un’unica organizzazione pubblica statale, l’A.CAI, l’azienda carboni italiani …** Le miniere di lignite dell’Arsa e del Sulcis furono sottoposte a uno sfruttamento intensivo. La produzione raggiunse in breve tempo il milione di tonnellate di carbone all’anno per Bacino carbonifero, con il conseguente incremento degli incidenti minerari (spesso mortali). Furono impiegati nei due bacini, dal 1935 al 1943, migliaia di dipendenti fino a raggiungere quasi 30.000 addetti. **** **In questa produzione febbrile e irresponsabile naturalmente si sacrificò la sicurezza dei lavoratori …** Il maggior numero di infortuni avvenne proprio nel brevissimo periodo del regime fascista, quando si attuò il famigerato metodo o sistema “Bedaux”. Questo si basava sulla stima della quantità di lavoro che un operaio era in grado di compiere, con un certo sforzo, in un minuto, chiamato anche “60 di passo”. Un minatore doveva raggiungere il cosiddetto “60 di passo”, cioè doveva trasportare un determinato numero di carrelli, caricare una certa quantità di minerale, scavare un determinato numero di metri … **Se l’operaio non fosse riuscito a raggiungere il “passo?** Sarebbe stato licenziato. **Che cosa avvenne a Schisòrgiu in quel martedì di ottobre del 1937?** Avvenne l’incidente più grave e temuto che possa verificarsi in una miniera di carbone: “un colpo di polveri”. In determinate condizioni, le polveri sottili di carbone sospese in aria, bruciano rapidamente e violentemente, provocando una deflagrazione che può trasmettersi a distanza anche di decine di chilometri dal punto di innesco. Quel giorno accadde proprio questo. Morirono quattordici minatori e ne rimasero feriti otto. Nove morirono immediatamente, altri cinque nei giorni successivi. Non sopravvissero alle terribili ustioni e alle lesioni prodotte dai gas venefici inalati ad alta temperatura. **A cosa erano dovuti gli incidenti?** L’Ing. Enrico Cori, Capo del Distretto Minerario, in una missiva che io ho avuto modo di studiare, elencava tre cause fondamentali: il rapido incremento della produzione carbonifera giornaliera, l’impiego di manodopera non specializzata e la deficienza di personale tecnico direttivo. **Che differenze ha trovato tra i documenti ufficiali e quelli originali e riservati?** In base all’art. 41 del _Regolamento 10 gennaio 1907, per l’applicazione della legge 30 marzo 1893 n. 184 sulla Polizia delle miniere, delle cave e delle torbiere_ , si aveva l’obbligo di redigere il Verbale di Constatazione di Infortunio sugli incidenti minerari sia mortali sia con soli feriti, e di inviarlo a diverse autorità. Eppure, nessun dirigente minerario fu mai ritenuto responsabile, fu mai sottoposto ad indagine giudiziaria, mai processato e quindi mai condannato, perché nel Verbale di Constatazione di Infortunio si attribuiva quasi sempre la causa dell’incidente alla fatalità, oppure all’imperizia dei minatori, che non avevano osservato le norme regolamentari oppure rispettato le disposizioni gerarchiche dei superiori. **È vero che Schisòrgiu aveva una camera mortuaria?** Tutte le miniere carbonifere ne avevano una. Questo significa che il rischio era presente e tollerato come fatto di normale amministrazione. **Chi erano e da dove provenivano i minatori di Carbonia e delle sue frazioni?** Provenivano da diverse parti d’Italia (quasi tutte le province italiane di allora erano rappresentate). Mantenevano la cultura, la tradizione e il dialetto nell’ambito familiare o nel gruppo di paesani presenti in città. La lingua italiana, con la tipica inflessione dialettale, era utilizzata nei rapporti con le autorità e al di fuori delle comunicazioni familiari. Ma il terribile sfruttamento subìto fece di questa massa eterogenea di cittadini una vera comunità, unita e solidale, resa più compatta dalle numerose lotte per il lavoro e la sicurezza e poi dai matrimoni misti. **Di tutto questo mondo sotterraneo, di questo ipogeo infernale, che cosa è rimasto nella realtà e nella memoria della Sardegna?** Esclusa la miniera ancora attiva di Nuraxi Figus, nel complesso minerario di Monte Sinni, gli impianti minerari e industriali del Bacino carbonifero del Sulcis sono oggi dismessi o abbandonati. **Orwell scrisse che il lavoro del minatore è così “esageratamente orribile, così virtualmente necessario, così lontano dalla nostra esperienza, così invisibile (…) che siamo capaci di dimenticarlo come dimentichiamo il sangue che ci scorre nelle vene” …** La teoria che il lavoro del minatore fosse molto pericoloso e tanto terribile fu sostenuta, nel tempo, da molti politici, poeti e letterati (Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Leone Piccioni, Domenico Rea, Giorgio Caproni), i quali giunsero nelle miniere di Carbonia nel 1955. Ma questa concezione un po’ pietistica fu sempre rifiutata dalla gran massa dei minatori e dalle loro organizzazioni sindacali, che avevano sempre rivendicato un lavoro in sicurezza adeguatamente pagato. In realtà, la vita del minatore, per quanto terribile e pericolosa, veniva scelta da molti sardi perché il lavoro da contadino o pastore non dava garanzia di sopravvivenza in quel periodo. Foto [Youtube | ](<https://www.youtube.com/watch?v=TFQFhov2bZM>)[Giampaolo Cirronis](<https://www.youtube.com/@giampaolocirronis3673>)
"La tragedia nella miniera carbonifera di Schisòrgiu" di Mauro Pistis
Potevo essere io, Elliot Rodger
>> >> Nuove analisi sull’andamento della pandemia in Israele confermano i [dati incoraggianti sull’effetto della vaccinazione](<https://www.ilpost.it/2021/01/22/vaccino-coronavirus-effetti-efficacia/>), avviata nel paese lo scorso 19 dicembre. Oltre un terzo della popolazione in Israele (9 milioni in tutto) ha ricevuto almeno una dose del vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech, e circa il 20 per cento degli abitanti ha già completato la vaccinazione ricevendo anche la seconda dose. Israele è di gran lunga il paese in cui la campagna vaccinale è proceduta più speditamente, al punto da essere diventato una sorta di grande laboratorio per valutare l’efficacia del vaccino più impiegato finora negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. >> >> Secondo un’analisi realizzata presso l’Istituto Weizmann per le Scienze (Rehovot), i casi di COVID-19 stanno diminuendo in modo significativo tra le persone con più di 60 anni di età, tra le prime interessate dalla campagna vaccinale in Israele. Il dato più rilevante è una riduzione del 26 per cento nei ricoveri per questa fascia di età, rispetto al picco che era stato fatto registrare il 19 gennaio scorso. Lo stesso non è avvenuto nella fascia di età 40-59 anni, a priorità più bassa nella vaccinazione e quindi con accesso ancora limitato ai vaccini. In questa fascia, i casi gravi di COVID-19 sono aumentati del 13 per cento. >> >> I ricercatori ritengono che sia stato il vaccino ad avere questi effetti positivi negli individui con più di 60 anni di età, rispetto al nuovo lockdown deciso a fine dicembre dal governo israeliano e poi reso ancora più severo a inizio gennaio. Un ulteriore miglioramento dei dati nelle prossime settimane dovrebbe fornire conferme a queste prime valutazioni, che vanno naturalmente prese in considerazione con qualche cautela. >> >> **– Leggi anche:** [Gli anticorpi monoclonali contro la COVID-19](<https://www.ilpost.it/2021/02/04/anticorpi-monoclonali-covid-19-coronavirus/>) >> >> Israele ha intensificato la campagna vaccinale, arrivando a vaccinare il 2 per cento della popolazione quotidianamente per diversi giorni, ma la strada è ancora lunga. Il 65 per cento delle persone con più di 60 anni ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech. La prima dose è stata distribuita a meno di un terzo degli individui con più di 30 anni, ritenuti meno a rischio nel caso in cui sviluppino i sintomi da COVID-19. >> >>> Israel: Early signs of vaccine effectiveness on pandemic dynamics >>> >>> The 60+ years old (first to vaccinate), in the past 3 weeks: >>> >>> ~41% less cases > ~31% less hospitalizations > ~24% less critically ill >>> >>> Preprint (1st rushed version): <https://t.co/0v1N3jg22v> >>> >>> *** Not peer reviewed *** [pic.twitter.com/Y5hcsPNec2](<https://t.co/Y5hcsPNec2>) >>> >>> -- Eran Segal (@segal_eran) [February 3, 2021](<https://twitter.com/segal_eran/status/1357073473097658369?ref_src=twsrc%5Etfw>) >> >> Israele ha potuto vaccinare così in fretta anche grazie a una massiccia fornitura di dosi da parte di Pfizer-BioNTech. Nei mesi scorsi il governo israeliano aveva infatti stretto un accordo per avere forniture ingenti, in cambio di una collaborazione scientifica per fornire più dati alle due aziende farmaceutiche, utili per analizzare l’andamento del vaccino nella comunità e confrontare i dati con quelli ottenuti nei test clinici. Durante la sperimentazione, il vaccino di Pfizer-BioNTech aveva fatto rilevare un’efficacia del 95 per cento nel proteggere dalla COVID-19, ma di solito l’efficacia nella comunità - quindi su un numero molto più alto di persone rispetto ai test clinici - tende a essere inferiore. >> >> Il vaccino sembra confermare la propria capacità di proteggere dalla COVID-19, mentre è presto per dire se riduca la diffusione del coronavirus e quindi il rischio di nuovi contagi. Sui risultati della campagna vaccinale in Israele stanno inoltre influendo altri fattori. Il governo ha chiuso l’unico aeroporto internazionale del paese lo scorso 24 gennaio, quando ormai si erano già diffuse alcune varianti che sembrano rendere più contagioso il coronavirus. >> >> Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha mostrato una certa riluttanza nel riprendere o sanzionare chi non rispetta le regole del lockdown, per esempio per motivi religiosi. In primavera ci saranno le elezioni politiche e Netanyahu vorrebbe arrivarci con il maggior numero possibile di vaccini somministrati, anche per sfruttare politicamente l’eventuale risultato raggiunto. >> >> **– Leggi anche:** [L’ultima speranza della sinistra israeliana](<https://www.ilpost.it/2021/02/04/lultima-speranza-della-sinistra-israeliana/>) *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
In Israele la vaccinazione sembra funzionare
Gli affari sono una scelta di campo
>>>> >>>> È già in viaggio la squadra italiana che rappresenterà il nostro paese alle XXI [Olimpiadi Internazionali di Astronomia](<http://www.issp.ac.ru/iao/>), che si terranno a Pamporovo, in Bulgaria, dal 5 al 13 ottobre. Pamporovo è una moderna località sciistica, situata nel cuore dei monti Rodopi, a 85 km da Plovdiv, la seconda città per numero di abitanti della Bulgaria. >>>> >>>> [Il team in partenza, al gate per il volo verso Sofia. Da sinistra: Vincenzo Sorrentino, Lorenzo Pica Ciamarra, Pietro Benotto, Augusto Giuseppe Suraci, Maria Pia Di Mauro, Jacopo Guoyi Chen, Flavio Salvati, Gaetano Valentini.](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2016/10/team-olympic.jpg>) >>>> >>>> Il team in partenza, al gate per il volo verso Sofia. Da sinistra: Vincenzo Sorrentino, Lorenzo Pica Ciamarra, Pietro Benotto, Augusto Giuseppe Suraci, Maria Pia Di Mauro, Jacopo Guoyi Chen, Flavio Salvati, Gaetano Valentini. >>>> >>>> Le Olimpiadi Internazionali di Astronomia sono una competizione che si svolge annualmente tra studenti delle scuole secondarie di età compresa tra i 14 e i 17 anni e che vede fronteggiarsi squadre di circa 20 nazioni su argomenti che riguardano l’astronomia e l’astrofisica. Le competizione è individuale, ma è sempre molto sentito lo spirito di Squadra. I partecipanti affronteranno tre prove di 4 ore ciascuna: una prova teorica, una prova pratica e una osservativa che prevede l’uso di telescopi o di altri strumenti astronomici. >>>> >>>> La squadra italiana (vedi foto) è il risultato di [una severa selezione](<https://www.media.inaf.it/2016/04/21/ecco-i-magnifici-10/>) tenutasi in ogni regione durante lo scorso anno scolastico e i suoi componenti sono i vincitori della [Finale nazionale 2016](<https://www.media.inaf.it/2016/04/18/finale-olimpiadi-astronomia/>) svoltasi a Milano lo scorso mese di aprile presso l’I.I.S. Statale “L. Cremona”. La **squadra è formata da 6 studenti** , tre per la categoria _senior_ e tre per la categoria _junior_. A caccia di una medaglia saranno **Pietro Benotto** (I.I.S.S. “G. Vallauri” di Fossano - CN), **Jacopo Guoyi Chen** (Liceo Scientifico Statale “A. Landi” di Velletri – RM) e **Flavio Salvati** (Liceo Scientifico Statale “Leonardo da Vinci” di Fiumicino - RM) per i _senior_ , mentre il terzetto _junior_ è formato da **Lorenzo Pica Ciamarra** (Liceo Classico Statale “Vittorio Emanuele II” di Napoli), **Augusto Giuseppe Suraci** (Liceo Scientifico Statale “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria) e da **Vincenzo Sorrentino** (Liceo Scientifico "M. Guerrisi" di Cittanova - RC), il più giovane (compirà 15 anni a dicembre) del gruppo. Ad accompagnare i ragazzi ci siamo io ( **Maria Pia Di Mauro** , dell'INAF – Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma), in qualità di _team leader_ , e **Gaetano Valentini** (INAF – Osservatorio Astronomico di Teramo), che farà parte della giuria internazionale. >>>> >>>> I ragazzi sono stati “allenati” nel corso di due stage formativi, [uno presso il Telescopio nazionale Galileo](<https://www.media.inaf.it/2016/06/14/ritiro-alle-canarie-olimpiadi-astronomia/>) e l’altro a Stilo (RC). Sono molto preparati, ma la competizione internazionale e sempre di altissimo livello e dovranno confrontarsi con squadre molto agguerrite e altrettanto preparate. Molto temuti in particolare i rappresentanti di Cina, Corea del Sud e India, anche se nazioni come Russia e Bulgaria schierano sempre squadre estremamente competitive. Il mio parere è che quest’anno abbiamo una squadra fortissima e sono sicura che torneranno vittoriosi… e ancora una volta mi commuoverò per l’emozione, come già mi è successo alla finale nazionale di Milano. >>>> >>>> E i ragazzi, cosa ne pensano? Pietro, il nostro “veterano” – ha vinto una medaglia d’argento nell’edizione 2015 – è dichiaratamente ottimista: «Sono sicuro che anche quest’anno vinceremo, a meno che non ci siano da disegnare troppi orsi polari [ _ndr_ : a volte per le soluzioni dei problemi si chiede di fare dei disegni, in alcuni casi curiosi; gli orsi polari sono tra i più gettonati], ma in ogni caso ho la certezza che sarà per tutti noi un’esperienza indimenticabile». Altrettanto fiducioso Flavio, che afferma: «È arrivato il momento di partire per le internazionali, un desiderio che si avvera e di cui, solo ora, percepisco il vero significato. L’obiettivo della squadra è di vincere e, grazie al nostro impegno e all’esperienza di chi ci ha seguito nella preparazione, ce la faremo!». Per finire il più ottimista di tutti, Jacopo, che con un sorrisetto ironico dice: «Mi sento di poter affermare che quest’anno non sarà difficile vincere, sarà difficile non vincere. Se poi dovesse capitare l’improbabile evento della mancanza di medaglie, ci saranno stati comunque momenti di divertimento da ricordare per sempre!». >>>> >>>> Il **diario di viaggio** e delle gare verrà pubblicato “in diretta” sul [sito ufficiale delle Olimpiadi Italiane di Astronomia](<http://www.olimpiadiastronomia.it>), dove i giovani olimpionici e noi accompagnatori racconteremo la loro avventura, che terminerà con la cerimonia di premiazione prevista per il 12 ottobre. Cerimonia dove confidiamo, come in tutte le precedenti edizioni, di poter vedere sventolare sul palco la bandiera italiana. >>>> >>>> **Per conoscere la squadra italiana, guarda il video preparato da Maria Pia Di Mauro:** >>>> >>>> * * * >>>> >>>> _Le Olimpiadi Italiane di Astronomia sono promosse dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione-MIUR e organizzate dalla Società Astronomica Italiana e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica nell’ambito del protocollo di intesa MIUR-SAIt e sotto l’egida del Comitato di Coordinamento delle Olimpiadi Internazionali di Astronomia (International Astronomy Olympiad of the Euro-Asian Astronomical Society). L’elenco degli studenti vincitori delle Olimpiadi Nazionali di Astronomia è inserito nell’Albo Nazionale delle Eccellenze._ *[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28 *[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05 *[33 minuti fa]: 10.50 *[attr]: attribute *[HTML]: HyperText Markup Language *[P:]: Phone
Olimpionici già in volo per la Bulgaria
La tecnologia sta cambiando l’importanza della mano dominante
Laura Gasparini - Gianni Berengo Gardin è un notissimo fotografo italiano attivo dal 1953, prima come fotoamatore e in seguito come professionista. Forse è meno noto come collezionista, ad eccezione della sua ponderosa raccolta di libri fotografici, ma non per le numerose altre collezioni. Cosa ti spinge a collezionare? Cosa significa per te l'atto di collezionare? Gianni Berengo Gardin - Sinceramente non saprei dirtelo, non ci ho mai pensato più di tanto. È un atto istintivo, una passione che non so bene da dove nasca. Ho cominciato già da ragazzino con le figurine Liebig, i modellini di navi o di aerei, i dischi, i libri. Le mie sono collezioni estemporanee, nate per caso. Non c’è specializzazione. Quando mi piace un oggetto, vado alla ricerca delle sue varianti. Certo, c’è quel piacere unico che ti dà la “caccia”, e poi il momento in cui l’oggetto è tra le tue mani.    La tua collezione è composita: collezione di libri fotografici, soldatini, i film che hanno fatto la storia del cinema, quelli rigorosamente in bianco e nero, dipinti naif, modellini di barche, aerei, dimentico altro? Ci sono gli ex-voto, gli oggetti della cultura popolare o quelli kitsch, i dischi, le pipe. E poi le magnifiche sculture in legno del mio amico Adolf Vallazza. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non mi piace invece collezionare fotografie.    Quali connessioni vi sono tra queste diverse tipologie di collezioni? Va da sé che le collezioni delle medaglie e dei trofei che hai conseguito partecipando ai concorsi fotografici sono un ricordo preciso di una tua attività legata alla fotografia, attività che poi, per te, è diventata una professione. Non ci ho mai pensato, a dirti la verità non lo so. Se vuoi cercare una connessione, escluse la collezioni legate alla professione, è che si tratta in genere di oggetti legati alla cultura popolare e materiale.   Gianni Berengo Gardin, Forma per la fotografia, 2017. Osservando le tue collezioni, tu non segui, nel costruirle, il criterio di “rarità”: qual è il criterio principale? Ve ne è più di uno? Se sì, quali sono? La varietà nella moltiplicazione, direi. D’altra parte non si tratta mai di oggetti di valore. E spesso è il caso che me li fa incontrare.   Hai inoltre una collezione, ovviamente, di macchine fotografiche che conservi in una vetrina, ma questa non è esposta a fianco delle altre collezioni, ma in una stanza a parte. Qual è il motivo? Si tratta esclusivamente delle macchine fotografiche che ho usato nel tempo, dalla prima macchina avuta in prestito da mia madre, alla Kodak Retina, Weltini, Condor, per poi passare alle macchine professionali, Nikon, Hasselblad, Exakta, Linhof, Rolleiflex, Speed Grafic. Per le Leica è un discorso a parte, perché sono le macchine che ho sempre previlegiato, dalla serie III C alla serie M. Uso tuttora una M7, naturalmente a pellicola. Forse sono un po’ feticista, le amo in modo particolare e, a parte mia moglie, sono state le compagne della mia vita, quindi stanno nella camera dove dormo!   La tua camera oscura, inoltre, è arredata con quadri e dipinti, non si presenta come un locale tecnico. Mi ha colpito.  Anche se da qualche anno non stampo più, la camera oscura è stata a lungo il luogo dello studio in cui passavo la maggior parte del mio tempo, non era solo un luogo tecnico ma un ambiente come gli altri, anzi, forse il più intimo. Ora in quella stanza lavora mia figlia Susanna, che si occupa del mio archivio.   Tra le collezioni più note c’è quella dei libri fotografici. Puoi parlarcene? I primi libri veramente importanti della mia collezione, sono i libri dei fotografi americani che mi inviava su suggerimento di Cornell Capa, suo grande amico, uno zio d’America, Fritz Redel. Alcuni di questi libri erano dei doppioni che arrivavano addirittura dalla biblioteca di Magnum. A questi si sono aggiunti i libri dei grandi maestri, in particolare francesi, a cominciare da Willy Ronis che mi ha insegnato la professione. E quindi tutti gli altri, secondo i momenti, gli incontri, le occasioni. Ci sono poi i libri degli amici, come Scianna, Basilico, Kudelka, Salgado e tanti altri. Credo che per un fotografo sia fondamentale conoscere e studiare il lavoro degli altri. Purtroppo ormai lo spazio dello studio è saturo, e devo centellinare i nuovi acquisti.   Ma anche la collezione di edizioni rare di letteratura non passa inosservata. Infatti in una intervista hai dichiarato che ciò che ti ha influenzato maggiormente nel fotografare è stata la lettura, in particolare la letteratura americana e che in seguito, quando hai visto le fotografie della Farm Security Administration, ti sei riconosciuto nelle cose lette. Esatto. L’amore per la letteratura mi è stata passata da mio padre. Molte delle collezioni di libri che si vedono nelle foto provengono dalla sua biblioteca. I miei gusti naturalmente erano diversi dai suoi, in particolare dopo la guerra la scoperta degli autori americani è stata per me fondamentale, mi sono riconosciuto nel loro modo di raccontare. E quando sono andato negli USA sapevo già cosa volevo fotografare. Un autore, poi, che mi è particolarmente caro è Simenon, non quello di Maigret, ma quello dei romanzi, che hanno molto influenzato certe mie fotografie della Francia.   Gianni Berengo Gardin, Forma per la fotografia, 2017. Tra le diverse tipologie delle tue collezioni non è presente quella fotografica e cioè la collezione di fotografie di altri fotografi che hai incontrato durante la tua lunga carriera come Robert Doisneau, Edouard Boubat, Henri Cartier-Bresson, Willy Ronis con il quale hai stretto una vera amicizia, Salgado, per citarne solo alcuni. È stata una scelta precisa dettata da quale motivo? Di un fotografo non mi interessa possedere una singola fotografia, voglio conoscere e possedere il suo lavoro nel modo più completo possibile e quale strumento migliore dei libri?   Walter Benjamin scrive: “ Ciò che nel collezionismo è decisivo è che l’oggetto sia sciolto da tutte le sue funzioni originarie per entrare nel rapporto più stretto possibile con gli oggetti a lui simili. Questo rapporto è l’esatto opposto dell’utilità, e sta sotto la singolare categoria della completezza ”.   Nel tuo caso, invece, non si tratta della sfera della completezza, ma del possedere un oggetto o una serie di oggetti che hanno contribuito al tuo percorso di fotografo, d'autore. È così? Diciamo che nel mio caso, professione e passione sono una cosa sola. Questo si riflette anche nelle cose che colleziono, molte di queste hanno contribuito utilmente al mio percorso di fotografo.    Durante la visita guidata della mostra Dall'archivio al mondo. L'archivio di Gianni Berengo Gardin a cura di Alessandra Mauro per Fotografia Europea 2017 a Reggio Emilia ti sei soffermato davanti ad alcune tue immagini, in particolare quelle sul lavoro, e hai affermato che tu hai documentato volti degli italiani che “ora non ci sono più” sottintendendo che le tue fotografie, quelle in particolare, sono uniche, sono documenti e a distanza di tempo una testimonianza. Il tuo archivio lo si può considerare una collezione di volti oltre che una testimonianza? Anche di volti, anche se non si tratta quasi mai di ritratti veri e propri, le persone sono sempre fotografate nel loro ambiente di lavoro o di vita. Raccontano, insieme, una storia e testimoniano, insieme, un mondo che è profondamente cambiato.   Di nuovo dobbiamo citare Benjamin a proposito dei volti, vado a memoria, quando nel 1931 scrive, commentando il lavoro di Sander : “Da un momento all'altro opere come quelle di Sander potrebbero acquistare un'attualità imprevista… Che si venga da destra o da sinistra, bisognerà abituarsi a essere guardati in faccia per sapere da dove veniamo ”. Il suo, mi pare proprio un invito a collezionare sguardi oltre che volti. È in definitiva lo spirito che ti ha sempre accompagnato nel tuo lavoro di documentazione, di non porti dei limiti e credere con fiducia nella prospettiva storica . Sì, hai ragione.    Gianni Berengo Gardin, Forma per la fotografia, 2017. Quanto tempo dedichi alla tua passione da collezionista? Una volta molto di più, mi piaceva andare a curiosare per mercatini e botteghe di vecchi oggetti, sia in Italia, sia all’estero. Ora, con l’età, mi sono dato una calmata. Anche perché non c’è più un angolo libero. Certo, se m’imbatto in un oggetto che mi attrae, resistere è durissima, a volte non resisto.    Gli oggetti, i libri, o i film che ti sono più cari occupano un posto speciale nella tua collezione? Direi di no, se escludi le macchine fotografiche.   Parlaci dello spazio della tua collezione. Non hai uno spazio dedicato. Esse sono conservate nel tuo archivio fotografico, ma che è anche studio, atelier, camera oscura, biblioteca e molto altro. Sì, è tutto mescolato insieme. Non c’è distinzione tra lo spazio delle passioni e quello del lavoro, che poi come ho già detto è una passione anche quello.    Spesso hai affermato che non sei un artista, ma che ti ritieni un artigiano. Nel tuo atelier c'è un banco da lavoro perfettamente organizzato e chi visita il tuo atelier-archivio rimane colpito da quell'angolo. Sin da ragazzo ho costruito modellini di navi e di aerei. Mi è sempre piaciuto lavorare con le mani, ho costruito la mia prima borsa fotografica, perché allora non se ne trovavano in commercio, e il mio primo ingranditore. Poi mi è rimasta la passione per il bricolage, ho sempre aggiustato io le cose in casa, ho fatto impianti elettrici e costruito finestre. Poi, se ci pensi, il lavoro in camera oscura è un lavoro da artigiano, totalmente manuale.     Torniamo allo spazio dove lavori e dove conservi le tue collezioni. Esso è anche il tuo archivio, archivio non solo come luogo di conservazione, ma anche come luogo di pensiero e di creazione dove hai sviluppato i tuoi progetti e le tue numerose pubblicazioni. L’importanza di un archivio è anche questa, non un luogo di solo deposito della memoria, ma qualcosa di vivo e sempre attuale, da cui possono nascere nuovi progetti e idee. Come questa mostra per Fotografia Europea . E come il mio ultimo libro, In festa , nato proprio riguardando i materiali d’archivio in occasione di una mostra sulle feste popolari in Italia pensata per il festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo , inaugurata qualche giorno fa e con molte foto inedite.   Nella mostra Dall'archivio al mondo , non solo hai presentato alcune tue celebri fotografie, ma hai scattato appositamente delle immagini del tuo studio-atelier, e probabilmente hai esposto, forse per la prima volta, allo sguardo del pubblico l'aspetto più intimo e privato della tua vita d'autore. In effetti è così. In genere io sono molto riservato. Dato il tema di Fotografia Europea , Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro , mi è stato detto che sarebbe stato interessante documentare anche lo spazio reale in cui si svolge la mia attività. E prima che ci pensassi più di tanto, ero già lì con la macchina fotografica in mano che mi aggiravo per lo studio.   Gianni Berengo Gardin, Forma per la fotografia, 2017. È un processo e un'analisi che forse tu ben conosci avendo fotografato lo studio-atelier e la collezione di bottiglie di Giorgio Morandi, immagini realizzate rigorosamente in bianco e nero. Cosa è significato per te entrare nell'intimità dell'artista e restituirla in un libro? Avevo già visto il bellissimo lavoro dell’amico Ghirri. Io sono stato l’ultimo a fotografare lo studio prima che venisse smantellato per essere ricostruito altrove. Un lavoro di documentazione, che però mi ha dato grande emozione. Mi sentivo un po’ in soggezione a entrare nello spazio intimo di un così grande autore, ma quel rigore, quella luce particolare e quella meticolosa accumulazione di oggetti mi hanno subito conquistato e ho lavorato con naturalezza, quasi sentissi delle assonanze, senza voler essere presuntuoso. È stata anche una sorpresa, ho potuto documentare per primo la scoperta di uno sgabuzzino completamente sconosciuto, che conteneva una moltitudine di vasi e oggetti che si vedono nei suoi quadri.   Si afferma che l'archivio e lo studio di un autore sono il suo specchio, l'autoritratto dell'artista. Ti riconosci in questa affermazione? Direi di sì.   Con l'avvento del digitale l'archivio e l'atelier assumeranno un aspetto del tutto differente e smaterializzeranno i particolari e i dettagli che ora raccontano molto dell'autore. Che previsioni fai per il futuro? Nere. Ne parlavo giusto l’altro giorno con un soprintendente ai Beni Artistici che è della mia stessa opinione, con questa corsa alla digitalizzazione si porranno in futuro grossissimi problemi di lettura dei materiali conservati, la tecnologia cambia così velocemente e non sempre il nuovo comunica con il vecchio. E poi, questi archivi che non si vedono, non si toccano, non hanno odore, dentro cui non puoi entrare, non è triste? Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO
Conversazione con il fotografo
“Così i libici attaccano le ONG”. Il racconto del marinaio di Proactiva
" **Le proteste pro Palestina alla Sapienza e negli altri atenei? Non sono certamente gli scontri studenteschi del '68 e del '69**, ma **liberi manifestazioni** su una tragedia. **Per fortuna ci sono ancora dei giovani che si interessano a tragedie** come quelle di **Gaza** ". Sono le parole pronunciate ai microfoni di _**Uno, Nessuno, 100Mila**_ n (Radio24) dal filosofo **Massimo Cacciari,** che puntualizza: "Possiamo discutere delle forme e degli obiettivi delle contestazioni finché si vuole, ma che ci siano almeno **alcuni giovani e alcuni settori della nostra opinione pubblica** che non pensano soltanto agli scontri tra **Salvini e Meloni** o alle gaffe dei vari **Emiliano** e vedano le decine di migliaia di morti a Gaza, la tragedia israelo-palestinese e la minaccia della **terza guerra mondiale** mi sembra **un 'ottima notizia**". [ ](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/18/feltri-le-manganellate-sono-uno-strumento-didattico-lo-scrittore-raimo-lascia-gli-studi-di-la7-e-cecchi-paone-lo-attacca-e-bagarre/7518365/>) ###### Vedi Anche ### [Feltri: "Le manganellate sono uno strumento didattico". Lo scrittore Raimo lascia gli studi di La7 e Cecchi Paone lo attacca: è bagarre](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/18/feltri-le-manganellate-sono-uno-strumento-didattico-lo-scrittore-raimo-lascia-gli-studi-di-la7-e-cecchi-paone-lo-attacca-e-bagarre/7518365/>) Alla domanda di **Leonardo Manera** che gli chiede come mai la guerra in **Ucraina** non sia così altrettanto sentita dai giovani, il filosofo risponde: "Effettivamente è così, eppure il conflitto in Ucraina per noi è forse più pericoloso della guerra israelo-palestinese, perché secondo me **è più facile che la guerra mondiale possa esplodere da lì piuttosto che dal Medio Oriente** ". E auspica la nascita di "un movimento studentesco che affronti nella sua globalità i grandi pericoli della guerra". "E li devono affrontare - spiega Cacciari - come si fa in una sede universitaria, cioè con seminari, con convegni, con approfondimenti, cercando di conoscere prima di protestare. L'università dovrebbe essere la sede di una libera discussione e di critica su tutto ciò che avviene in ogni momento. Purtroppo non è così". [ ](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/18/lite-mieli-montanari-a-la7-antisionismo-e-voler-buttare-a-mare-israele-sciocchezza-storica-significa-essere-contro-sua-politica-colonialista/7518114/>) ###### Vedi Anche ### [Lite Mieli-Montanari a La7. "Antisionismo è voler buttare a mare Israele". "Sciocchezza storica, significa essere contro sua politica colonialista"](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/18/lite-mieli-montanari-a-la7-antisionismo-e-voler-buttare-a-mare-israele-sciocchezza-storica-significa-essere-contro-sua-politica-colonialista/7518114/>) Il filosofo critica le parole del rettore dell'Università Aldo Moro di Bari, **Stefano Bronzini** , che, intervistato sulla _Stampa_ , si è pronunciato sulle proteste studentesche: "Ho pensato che sono degli **scontrini** , mi sembrano molto ingigantiti. Sono gruppi con cui nella mia università abbiamo dialogato. (…) Non condividevo nulla di quello che dicevano ma in un’università statale bisogna garantire che possano dirlo. (…)Mi hanno gridato di essere complice del genocidio. **Le pare che io possa polemizzare con dei ragazzi?** Cerco di rispondere portando il discorso sul piano del diritto internazionale e della storia, ma non mi posso offendere". Cacciari non condivide il tono eccessivamente paternalistico, a suo dire, del rettore: "Ma che vada a spasso, per carità. **Bisogna discutere sempre con le ragazze e coi ragazzi in quanto persone**. E quindi, senza nessun paternalismo, dico agli studenti che impedire o respingere rapporti di tipo culturale e scientifico con le università israeliane è totalmente sbagliato. L'obiettivo, invece - chiosa - dovrebbe essere quello di **moltiplicare i rapporti con tutte le università: israeliane, iraniane, russe, ucraine.** L'università dovrebbe essere un luogo di libero confronto e di discussione". *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
Proteste alla Sapienza, Cacciari: "Non sono certamente gli scontri del '68, è una fortuna che ci siano giovani sensibili alla tragedia di Gaza"
A chi era rivolta la commentata frase di Medvedev
>> >> _[Aggiornamento: la legge che istituisce il Green Pass in Svizzera[è stata confermata](<https://www.ilpost.it/2021/11/28/svizzera-referendum-green-pass-risultato/>) con oltre il 60 per cento dei voti]_ >> >> Domenica in Svizzera [si voterà](<https://www.thelocal.ch/20211109/whats-at-stake-in-switzerlands-covid-referendum-on-november-28th/>) il secondo referendum contro la cosiddetta “legge COVID-19”, che istituisce nel paese le restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus: in particolare, il referendum di domenica propone di abolire la parte della legge che, fra le altre cose, aveva normato il rilascio dei “certificati COVID”, l’equivalente del nostro Green Pass, e ne aveva reso obbligatorio l’utilizzo per accedere in molti luoghi e servizi. Se passerà il “NO”, e dunque parte della legge sarà abrogata, il governo non sarà più in grado di emettere certificati nuovi a partire da marzo prossimo. >> >> Il referendum è stato proposto da un’associazione di protesta chiamata Amici della costituzione, che è contraria alle restrizioni, con il sostegno dell’Unione democratica di centro, partito che nonostante il nome è di estrema destra e ha posizioni populiste e spesso scettiche nei confronti dei vaccini. >> >> La “legge COVID-19” era stata approvata dal parlamento svizzero a settembre 2020, e dà al governo i poteri necessari per imporre lo stato d’emergenza e per prendere altri provvedimenti per il contenimento della pandemia. Gli svizzeri avevano già votato in un referendum su questa legge lo scorso giugno, e l’avevano confermata ad ampia maggioranza. >> >> Il referendum di domenica riguarda invece modifiche specifiche fatte alla legge nel marzo del 2021, che tra le altre cose introdussero il certificato COVID. Nei mesi successivi il governo ha reso il certificato obbligatorio per accedere in molti luoghi, come ristoranti, cinema e buona parte delle attività che si svolgono al chiuso. Se dovesse vincere il “NO” decadrebbero tutte le modifiche fatte a marzo alla “legge COVID-19”. Tra queste, ci sono per esempio alcune indennità giornaliere supplementari per le persone disoccupate. Ma soprattutto il governo svizzero non potrebbe più emettere certificati COVID. >> >> Questo creerebbe una serie di problemi, soprattutto per i viaggi internazionali, visto che molti paesi richiedono i certificati COVID per poter entrare. >> >> La vittoria del “NO” al referendum non significherebbe la fine delle restrizioni, ma soltanto la fine delle restrizioni legate al certificato COVID. Come spiega il governo [nella sua pagina ufficiale](<https://www.edi.admin.ch/edi/it/home/dokumentation/abstimmungen/covid-19-gesetz.html>), potrebbe essere ancora possibile limitare l’accesso a ristoranti e ad altri luoghi esclusivamente a chi è vaccinato o guarito: non sarà più possibile però controllare i certificati COVID, e quindi sarà necessario ricorrere ad altri sistemi di verifica. >> >> Inoltre, i risultati del referendum diventerebbero effettivi soltanto a marzo 2022, cioè a un anno di distanza dall’approvazione delle modifiche legislative, come previsto per le leggi urgenti: significa che in ogni caso i certificati COVID rimarranno attivi per tutto l’inverno. >> >> [Secondo i sondaggi](<https://www.thelocal.ch/20211126/polling-covid-19-law-looks-set-to-win-approval-of-swiss-voters/>), circa i due terzi degli svizzeri dovrebbero votare a favore della legge, mantenendo così la possibilità per il governo di emettere certificati COVID. Nonostante questo, negli ultimi mesi in Svizzera il dibattito sulle restrizioni è stato molto duro e ci sono state forti divisioni. Ci sono state grandi manifestazioni di persone scettiche nei confronti dei vaccini, e varie personalità politiche, tra cui il ministro della Salute Alain Berset, hanno ricevuto una protezione supplementare da parte della polizia a causa delle minacce di morte ricevute. >> >> Anche il tasso di persone completamente vaccinate è piuttosto basso: circa il 65 per cento della popolazione (in Italia siamo al 77 per cento), cosa che sta portanto nelle ultime settimane a un forte aumento dei casi. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island
In Svizzera si vota sul Green Pass
È stato licenziato Saverio Tateo, l’ex primario del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Trento in cui lavorava Sara Pedri, scomparsa a marzo
Google [ha aggiornato](<http://googleblog.blogspot.it/2015/01/hallo-hola-ola-more-powerful-translate.html>) la sua applicazione Traduttore per Android e iOS, aggiungendo alcune nuove funzionalità per rendere più semplice e rapida la traduzione di testi, cartelli, frasi e conversazioni quando si devono fare i conti con una lingua sconosciuta. Alcune di queste funzionalità erano già disponibili su Android, ma sono state migliorate ed estese anche per chi utilizza i dispositivi mobili di Apple. **Traduzione istantanea** Utilizzando la tecnologia di Word Lens sviluppata da Quest Visual, un’azienda acquisita da Google a maggio del 2014, è stata aggiunta a Traduttore la possibilità di tradurre istantaneamente i testi attraverso la fotocamera del proprio smartphone. In pratica basta attivare l’applicazione, cliccare sull’icona della fotocamera, inquadrare un cartello o una parte di testo e il sistema trasforma la scritta visualizzata nella lingua sconosciuta nella propria. Come già faceva Word Lens, la trasformazione avviene in “realtà aumentata”: l’app cerca cioè di sovrapporre il testo tradotto a quello originale, mantenendone lo stile e le caratteristiche grafiche. Per ora la traduzione istantanea tramite la fotocamera può essere utilizzata solo per tradurre testi dall’inglese al francese, al tedesco, all’italiano, al portoghese, al russo, allo spagnolo e viceversa. Google ha comunque confermato di essere al lavoro per estendere la funzionalità ad altre lingue nei prossimi mesi. **Conversazioni in tempo reale** Google ha migliorato e reso più affidabile il sistema, già sperimentato da qualche tempo su Android, per tradurre intere frasi mentre si sta conversando con qualcuno che parla una lingua diversa dalla propria. Dopo avere premuto l’icona del microfono, basta pronunciare una frase per vederla trascritta sullo schermo e tradotta nella lingua desiderata. Il sistema permette di conversare rapidamente con qualcuno, per esempio per chiedere informazioni su dove si trova un determinato posto. L’aggiornamento di Traduttore è in fase di diffusione in queste ore, ma potrebbero essere necessari alcuni giorni prima di essere disponibile per tutti. *[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste *[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari *[) ]: Rigore *[Rig), 63′ ]: Rigore *[ NF]: Norfolk Island *[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
Le traduzioni istantanee di Google Traduttore
Uccide un 32enne in strada a Villafranca Padovana: un vicino poliziotto lo vede, lo insegue e lo ferma insieme ai carabinieri
**In principio fu _Sex and The City_. E fu una vera e propria rivoluzione.** C’erano New York, gli accessori fashion e i locali altrettanto alla moda. Soprattutto c’era il sesso, raccontato per la prima volta in tv in modo schietto e diretto. È il 1998 e sul piccolo schermo, grazie alla serie lanciata da HBO, **i personaggi femminili assumono un’altra dimensione: sono donne libere, emancipate e in carriera.** Diventano reali, accattivanti, _media friends_ e, in fondo, non sono poi così diverse da noi che stiamo a casa sedute sul divano a guardarle. Le quattro protagoniste - **Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha** - lavorano, amano, sperimentano, piangono, si confidano, si consolano. Tra mille peripezie **mostrano cose che, alla fine degli anni Novanta, evidentemente ancora non erano tanto ovvie:** essere single non significa essere delle zitelle sfigate; una donna può non saper cucinare, lavare, pulire e stirare; parlare di autoerotismo, vibratori, ménage à trois non è un tabù; fare sesso può essere qualcosa che va al di là dell’amore romantico e, soprattutto: essere scarica- te può essere un dramma, ma non è mai una tragedia. > «Benvenuti nell’era dell’anti-innocenza: nessuno fa Colazione da Tiffany e nessuno ha relazioni da ricordare; facciamo colazione alle sette e abbiamo storie che cerchiamo di dimenticare il più in fretta possibile. Cupido ha preso il volo dal condominio» È con queste parole che Carrie Bradshaw, ci accoglie nella sua scintillante Manhattan. Nei primi anni Duemila ** _Sex and The City_ , con le sue morali antiromantiche e le sue, altrettanto ciniche pillole di saggezza, è diventato** un manuale di educazione sentimentale per le ragazze moderne e **un galateo sessuale anche per le generazioni successive.** **carrie_quote** Dopo il successo delle avventure di Carrie & co i palinsesti hanno cominciato a popolarsi di serie tutte al femminile, meno fortunate e graffianti dell’originale, ma sempre intenzionate a parlare con la stessa schiettezza di cosa significa essere donne. Ci sono stati _Cashmere Mafia_ e _Lipstik jungle_ , dove le protagoniste, che qualcuno definirebbe scabrosamente “con le palle”, tentano di coniugare vita sentimentale e carriera senza rinunciare a nulla; poi sono arrivati _Mistress_ , _Carrie’s diaries_ , il prequel che racconta la vita della Bradshaw ventenne, e finalmente **_Girls_. A quasi vent’anni dalla messa in onda del primo episodio di _Sex and The City_** , le cose sono molto cambiate. O meglio, sono **le ragazze, con le loro vite sentimentali, a essere cambiate.** **In _Girls_ , a differenza di _Sex and The City_ , non c’è traccia di quell’identità collettiva femminile** che aveva lottato per l’affermazione di uno stile di vita diverso e manca totalmente il confronto fra identità maschile e femminile. **La protagonista Hannah Horvath** - interpretata da Lena Dunham una specie di enfant prodige che a soli 25 anni è sceneggiatrice, attrice, regista della serie e scrittrice di culto - **non ha niente a che vedere con Carrie.** È goffa, brutta, in sovrappeso, concentrata su se stessa, veste solo abiti vintage da mercatino dell’usato, non frequenta posti alla moda e il più delle volte la vediamo bighellonare sciatta in mutande per casa per casa o mentre mangia junk food in pigiama. Ad Hannah e alle sue amiche capita di incontrare dei “Mr. Big”, ma non li trovano interessanti e li catalogano immediatamente come non attraenti. **I Mr. Big infatti sono il prodotto di un’altra generazione, parlano un linguaggio diverso, e con “le ragazze” si capiscono a fatica.** Se per Carrie erano scapoli d’oro, capaci di far innamorare anche la single più accanita, in _Girls_ diventano semplicemente degli **sfigati con un bel appartamento.** L’educazione sentimentale di Hannah oscilla tra continui dubbi e incertezze, tra l’impegno e la fuga, tra l’amorale e il bigotto. Si mostra un mondo fatto di individualità e stranezze, irregolare e non convenzionale anche quando si parla di sesso e emozioni, al punto che per le protagoniste, **a differenza di Carrie, è impossibile razionalizzare e trovare una qualche massima** o un qualsivoglia galateo amoroso a cui aggrapparsi per definire la situazione e sapere come agire. **A guidare le millenials** nell’intricato groviglio dei sentimenti **è l’istinto del momento** e, se bisogna riconquistare il ragazzo che in quell’istante si è convinte di amare, ogni remora o pudore si cancella in un attimo. Tanto il tempo scorre veloce e le cose si dimenticano in fretta. **Tutto passa e allora chi se ne frega se si manda un messaggio di troppo, ci si trasforma in stalker o ci si rende ridicole** (vedi ad esempio Hannah che, nel cuore della notte, corre sotto casa di Adam vestita, o svestita a seconda dei casi, nei modi più assurdi). girls_quote In _Girls_ le protagoniste sono costantemente in preda al caos, alla paura di essere soli e di non essere più libere. Come se le ragazze del nuovo millennio avessero studiato e imparato le regole sui volumi della Bradshaw e ora si trovassero scisse tra la teoria e la pratica. Costrette a viversi giorno per giorno quello che accade, magari trovandosi a specificare, con un **revival di bigottismo 2.0: «Non sono quel tipo di ragazza!»** , che, non a caso, è anche il titolo dell’ultimo libro della Dhunam. Nuova icona di un’intera generazione che non sa bene dove andare e passa la vita a "fare cose" e gironzolare. In pigiama o in mutande, dopo tutto è lo stesso. [_(da Left numero 8)_](<http://sfogliatore.left.it/singolo-numero?edizione=08>) **[social_link type= "twitter" url="http://twitter.com/GioGolightly" target="on" ][/social_link] [@GioGolightly](<http://twitter.com/GioGolightly>)** *[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6. *[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586. *[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco *[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8. *[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42. *[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60. *[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203. *[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586. *[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9. *[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Georgia, Russia, Abkhazia e Ossezia del sud: 10 anni dopo
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