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Dati scientifici relativi al cambiamento climatico: conclusioni e raccomandazioni in vista dell'adozione di decisioni (discussione)
Presidente
L'ordine del giorno reca la relazione interlocutoria dell'onorevole Karl-Heinz Florenz, sui dati scientifici relativi al cambiamento climatico: conclusioni e raccomandazioni in vista dell'adozione di decisioni.
Karl-Heinz Florenz
relatore. - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, benvenuti al Parlamento europeo. Che cosa ha spinto l'Unione europea a istituire una commissione temporanea sul cambiamento climatico? E' stato il giusto approccio per presentare una visione generale di come noi, l'Unione europea, intendiamo trattare la questione. Se vogliamo contribuire a livello internazionale a garantire che tale questione sia mantenuta all'ordine del giorno - come fa con successo Stavros Dimas in Commissione - in quanto Unione europea, in quanto Parlamento, dobbiamo illustrare qual è la nostra idea; in altre parole, dobbiamo dire qual è il nostro biglietto da visita in merito a tale questione. Da ultimo, l'Europa deve mostrare come stiamo trattando tale questione e quale approccio stiamo adottando al fine di incoraggiare altri paesi e continenti ad andare con noi nella stessa direzione. Ecco perché è importante iniziare dagli aspetti scientifici di questa discussione ed è ciò di cui parliamo oggi.
Concentrandoci su tale aspetto non produrremo mai una relazione allettante, perché tratterebbe semplicemente dello status quo. Non è una questione di negoziati: dare un po' di qua, prendere un po' di là. Si tratta di concentrarsi sui fatti. Abbiamo raccolto tali fatti in numerose strategie tematiche, durante le quali abbiamo invitato a Bruxelles e a Strasburgo due vincitori del Premo Nobel. Signor Presidente, ha organizzato un ottimo evento e ha tenuto un discorso molto significativo sul cambiamento climatico, che dal mio punto di vista è stato estremamente gratificante e che mi ha incoraggiato a raddoppiare i miei sforzi.
Abbiamo ascoltato le opinioni di numerosi esperti provenienti da organismi internazionali di tutto il mondo, sotto l'eccellente presidenza del mio buon amico Guido Sacconi, che ha gestito le questioni ottimamente. Abbiamo anche potuto invitare alcuni critici, sebbene purtroppo non siano venuti tutti, perché non vogliono che le loro critiche siano oggetto del controllo internazionale. Esprimere critiche per iscritto senza volere che siano oggetto di un controllo formale difficilmente è una condotta eroica. Avrei accolto con favore la presenza di almeno uno o due critici desiderosi di affrontare il dibattito internazionale.
Abbiamo letto molti documenti eccellenti. E' stato coinvolto il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) e abbiamo altresì consultato l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, la conferenza sul clima della Repubblica federale di Germania e molti altri, con il risultato che ora abbiamo di fronte i fatti. Non si tratta di una sorta di documento aggressivo, come alcuni dei miei onorevoli colleghi hanno a volte affermato; si tratta di una relazione sullo status che costituisce una base su cui determinare come dovremmo procedere in futuro. Gli argomenti mostrano chiaramente che vi è un'opinione scientifica diffusa in base alla quale possiamo ora procedere con il nostro lavoro. Vi è un consenso su come valutare l'influenza antropogenica; questo punto è trattato all'articolo 3. Disponiamo di informazioni sufficienti per affermare che è importante l'obiettivo di limitare in futuro l'aumento medio della temperatura a livello globale di non più di 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Cosa dobbiamo fare in futuro allora? In Europa, dobbiamo raccogliere l'energia di cui disponiamo per una nuova terza rivoluzione industriale basata sui tre pilastri di sostenibilità, e, nella fattispecie, sostenibilità produttiva, dimensione sociale e certamente dimensione economica. Non si tratta di un fardello, bensì di un'enorme opportunità che dobbiamo sviluppare ulteriormente così come la nostra visione.
Una cosa è certa: il dibattito sul clima costituisce solo una parte minima del nostro problema. Dobbiamo impegnarci in un dibattito sulla sostenibilità. Il fatto che in soli 500 anni stiamo sperperando riserve energetiche per la cui formazione sono occorsi milioni di anni e che non abbiamo assolutamente alcuna risposta alla domanda su come i nostri figli, e i figli dei nostri figli, saranno in grado di sviluppare in futuro le loro fonti di energia.
Questa è la grande opportunità. Abbiamo bisogno del coraggio di essere creativi. L'età della pietra non si è conclusa perché non c'erano più pietre. Lasciatemi dire che l'età della pietra è finita, fortunatamente, perché noi politici abbiamo avuto coraggio: il coraggio di cogliere il futuro, il coraggio per i nostri figli e il coraggio per questo nostro pianeta.
(Applausi)
Presidente
La ringrazio molto, onorevole Florenz, anche per le cordiali parole che ha rivolto al Presidente. E' più un'eccezione che una regola che questo genere di sentimenti venga espresso. Dato che il mio ruolo qui è di essere obiettivo e neutrale, mi tratterrò dal constatare che le lodi tendono a essere molto poche, in particolare dalla propria famiglia politica. Ciò che è accaduto questa mattina è stato di conseguenza un fatto eccezionale!
Janez Podobnik
Presidente in carica del Consiglio. - (SL) Signor Presidente, onorevole Florenz, onorevoli deputati, è ora disponibile la prova che l'uomo è corresponsabile dei grandi cambiamenti subiti dal sistema climatico e che tali cambiamenti hanno già avuto un impatto negativo sulla natura e sulla società umana. E' altresì certo che, se non agiamo prontamente e non riduciamo in modo considerevole le emissioni di gas a effetto serra nel corso di questo secolo, la temperatura globale continuerà ad aumentare, portando a danni e disagi generali.
Il quarto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, pubblicata in Spagna nel novembre 2007, a oggi rappresenta la valutazione scientifica sul cambiamento climatico più completa e credibile. Il rapporto dichiara che non vi sono dubbi in merito al fatto che il sistema climatico si stia riscaldando e che l'aumento della temperatura media globale nel corso degli ultimi 50 anni sia stata causata molto probabilmente dalla concentrazione antropogenica dei gas a effetto serra.
Le relazioni di valutazione sulla situazione pubblicate dall'IPCC dal 1990 mostrano che la scienza del cambiamento climatico e delle conseguenze a esso relative hanno compiuto considerevoli passi avanti nel corso degli ultimi anni, il che può essere attribuito a diversi fattori: la prova sempre crescente del noto cambiamento climatico, il duro lavoro degli scienziati e la migliore disseminazione delle scoperte scientifiche.
Com'è stato affermato nella relazione interlocutoria dell'onorevole Florenz, che a nostro avviso mette in evidenza alcune nuove formulazioni estremamente importanti in merito ai problemi odierni descritti di cui siamo a conoscenza, la situazione è sufficiente a giustificare l'immediata creazione e attuazione di politiche volte a contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Come tutti noi sappiamo, questo è il motivo per cui, a marzo dello scorso anno, i capi di Stato e di governo europei hanno deciso di inviare un messaggio risoluto alla comunità internazionale, con impegni relativi alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
L'Unione europea è determinata a rispettare tali impegni con un approccio integrato al clima e alla politica energetica. In secondo luogo, dedicherà particolare attenzione all'efficienza energetica, alle fonti rinnovabili di energia, ai biocarburanti, alla cattura e allo stoccaggio del biossido di carbonio e in generale alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio.
Desidero altresì ricordarvi, onorevoli deputati, le ultime decisioni del Consiglio europeo. Come ho già accennato, lo scorso anno l'Unione europea ha adottato impegni risoluti e su vasta scala relativi al clima e alla politica energetica. Oggi, nel 2008, è tempo di agire.
Alla Conferenza sul cambiamento climatico, tenutasi a Bali nel dicembre dello scorso anno, è stato compiuto un importante passo avanti con l'avvio di un processo di negoziati internazionali, che coinvolge tutti, i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Tale processo è stato delineato nel piano d'azione di Bali. L'Unione europea è determinata a continuare a mantenere il suo ruolo di leader a livello internazionale nell'ambito del cambiamento climatico e dell'energia e a conservare l'impeto necessario ai negoziati nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite, in particolare in occasione di una delle sue sessioni di quest'anno a Poznań. L'obiettivo è garantire che, a Copenaghen nel 2009, venga raggiunto un accordo integrato, globale e ambizioso sul cambiamento climatico per il periodo successivo al 2012, il che sarà in linea con gli obiettivi dell'Unione europea, per i quali la temperatura globale non deve aumentare di più di due gradi. L'UE contribuirà anche in modo considerevole in merito a questo punto, rispettando gli obiettivi definiti in occasione dell'incontro del Consiglio europeo di primavera del 2007.
La sfida principale è che la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio sicura e sostenibile sia condotta in modo tale da essere in linea con lo sviluppo sostenibile dell'Unione europea, la sua competitività, un affidabile approvvigionamento energetico, sicurezza alimentare e finanze pubbliche sane e sostenibili.
Stavros Dimas
Signor Presidente, onorevoli deputati, grazie per l'opportunità che mi avete concesso oggi di discutere la relazione interlocutoria della commissione temporanea sul cambiamento climatico, presentata dall'onorevole Florenz. Mi congratulo con lui per l'eccellente lavoro svolto.
La relazione conferma l'appoggio del Parlamento europeo a un'ambiziosa politica comunitaria sulla lotta al cambiamento climatico. Mi lasci cogliere quest'opportunità, signor Presidente, per ringraziare tutti i membri del Parlamento europeo per il loro continuo appoggio e contributo vitale volti alla promozione della nostra politica climatica, sensibilizzando l'opinione pubblica e informando i membri del parlamento di altri paesi. Signor Presidente, desidero anche far notare l'importante ruolo che ha giocato nel promuovere la politica dell'UE sul cambiamento climatico. Sono certo che lei e i membri del Parlamento europeo continuerete con lo stesso impegno, così che, nei due brevi anni che abbiamo davanti, potremo raggiungere un accordo a Copenaghen entro la fine del 2009. Saremo pertanto in grado di trattare con efficacia questa grave minaccia per il pianeta. Sia nell'UE, in cui si intensificano le discussioni sul pacchetto di misure in materia di clima ed energia, che nei negoziati internazionali, dobbiamo riunire tutte le nostre risorse e cooperare il meglio possibile. Dobbiamo fare uso del vantaggio acquisito dell'UE, tenendo presente la Conferenza di Copenaghen del dicembre 2009.
Due fattori ci hanno aiutato a giungere alle importanti decisioni prese a Bali: la posizione dell'Europa, in quando leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico, e le scoperte scientifiche del Gruppo di lavoro intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC). Grazie a tali scoperte, molti leader mondiali hanno riconosciuto che vi è effettivamente la necessità urgente di intraprendere misure. Tale serie di relazioni scientifiche ha ora permesso ai cittadini e ai leader politici, tra cui i membri di diversi paesi, di comprendere meglio le dimensioni di tale sfida e i seri pericoli che affrontiamo, se non interveniamo per arrestare il cambiamento climatico. Ritengo che quasi tutti concordiamo sul fatto che è stata indubbiamente scientificamente provata la necessità di misure urgenti e coraggiose per la lotta al cambiamento climatico. Tali misure sono riassunte nella relazione interlocutoria che abbiamo dinnanzi, che fa capire in modo più chiaro che mai il messaggio scientifico lanciato nel 2007 dall'IPCC e da altre fonti.
Il dibattito scientifico sul fatto che il cambiamento climatico sia causato dall'attività umana o meno è durato per decenni a causa dello scetticismo, che ha impedito di prendere misure decisive. Ora il dibattito si è concluso. Ciò non significa che è stata data una risposta a tutte le domande o che abbiamo compreso ogni dettaglio; ma ora sappiamo abbastanza per concludere che è nel nostro interesse la rapida adozione di misure ambiziose, in termini di sicurezza energetica e in termini sociali, ambientali ed economici. Non solo non ci possiamo permettere il lusso di aspettare, ma, peggio ancora, il tempo di cui disponiamo è molto limitato. Se dobbiamo limitare il riscaldamento globale a 2°C, limite al di sopra del quale perdiamo la capacità di arginare o di invertire il suo impatto ambientale, le emissioni di gas a effetto serra raggiungeranno il culmine entro i prossimi 10 o 15 anni al massimo.
Per darci una buona possibilità di non superare i 2°C, sul lungo periodo, è necessario che nel 2050 le emissioni globali siano ridotte al 50 per cento dei loro livelli nel 1999. Al fine di ottenere tale risultato, è necessario un cambiamento radicale nel modo in cui produciamo e utilizziamo l'energia. Vi deve essere una transizione mondiale a un'economica a basse emissioni di CO2, e sono necessari cambiamenti piccoli, ma significativi, in molti aspetti della nostra vita quotidiana. Quello di cui abbiamo bisogno non è altro che una rivoluzione verde.
Le relazioni dell'IPCC hanno palesato che alcuni effetti gravi del cambiamento climatico sono probabilmente inevitabili, persino con misure ambiziose volte a ridurre le emissioni. La comunità internazionale deve pertanto essere pronta a farvi fronte. Per tale ragione, sarà necessario un supporto, in particolare ai più vulnerabili tra i paesi in via di sviluppo, che affronteranno i problemi più gravi.
Passo ora ai negoziati dell'ONU. Sappiamo di avere a disposizione poco tempo, dato che la nostra principale priorità è ottenere un accordo a Copenhagen nel 2009. La firma di un accordo sostanziale e completo, che soddisfi gli obiettivi fissati dalle scoperte scientifiche costituisce una sfida considerevole. Persuadere i nostri partner internazionali a sottoscrivere tale ambizioso accordo è un nostro obiettivo e richiederà uno sforzo titanico. L'UE deve pertanto restare fedele alla sua strategia fino ad oggi apprezzabile, il che significa che dobbiamo raggiungere risultati positivi a casa e mostrare ai nostri partner internazionali all'estero che l'adozione di misure ambiziose non è né contraria ai loro interessi, né di ostacolo al loro sviluppo economico.
A tal proposito, una delle nostre sfide sarà garantire la partecipazione dei paesi sviluppati a uno sforzo volto a ridurre le emissioni ai livelli corrispondenti all'obiettivo di 2°C, il che corrisponde a una riduzione, entro il 2020, del 25-40 per cento delle loro emissioni rispetto al livello di queste ultime nel 1990. Non fatemi girare intorno alla questione. Esortiamo gli Stati Uniti a lanciare la sfida; anziché ostacolare il progresso, lo devono incoraggiare. Come si sarà reso conto nel corso della sua recente visita negli Stati Uniti, laggiù le discussioni in corso hanno iniziato a muoversi nella giusta direzione, ma ovviamente da parte loro ci aspettiamo ancora molto di più.
Oltre a lavorare con i paesi sviluppati, dobbiamo anche lavorare per realizzare impegni ambiziosi in merito alla riduzione delle emissioni da parte dei paesi in via di sviluppo, in particolare da parte di quelli più avanzati. Vi sono molte possibilità per ridurre le emissioni; tali possibilità comportano significativi vantaggi ulteriori per la sicurezza energetica, la salute umana e lo sviluppo in generale. Le misure in tale direzione devono essere fornite dal prossimo accordo del 2009 e in esso appoggiate. Anche a tal proposito, ritengo che le cose stiano andando nella giusta direzione. Vi è maggiore consapevolezza della necessità di intraprendere azioni per combattere il cambiamento climatico. Al contempo, stanno altresì diventando evidenti vantaggi ulteriori in relazione alla salvaguardia o dell'energia, o della salute umana, o dello sviluppo economico, che non solo saranno salvaguardati, ma, probabilmente, ne beneficeranno.
La recente visita dei rappresentanti della Commissione in Cina ha confermato che la nostra controparte è pienamente consapevole del suo obbligo pressante di attuare misure interne. Ha già iniziato ad attuarle e intende continuare i suoi sforzi. Dobbiamo appoggiarla bilateralmente e multilateralmente. Avremo molte opportunità durante i mesi a venire e il prossimo anno per far comprendere il nostro messaggio. Ad esempio, vi sarà la Conferenza del G8 e del G8+5, per cui la presidenza giapponese si sta concentrando sul cambiamento climatico. Ulteriori opportunità arriveranno con l'iniziativa sotto l'egida dell'ONU per le economie leader a livello mondiale e per i diversi programmi di cooperazione bilaterale dell'UE sul cambiamento climatico. Faremo uso di tutte queste opportunità. Persuaderemo i nostri partner del fatto che vanno prese misure urgenti e che vanno programmate politiche solide e fattibili in materia di energia e di cambiamento climatico. Nei nostri tentativi dobbiamo evidenziare sistematicamente le scoperte scientifiche alla base delle nostre azioni; dobbiamo continuare a riferirci alla passata mancanza di azione o alle misure inadeguate.
Come sappiamo, la visione condivisa deve essere oggetto di negoziati nel quadro della tabella di marcia di Bali. E' molto importante che tale visione sia negoziata sulla base delle autorevoli opinioni scientifiche di cui disponiamo. Dobbiamo insistere sul fatto che i negoziati siano condotti alla luce delle scoperte scientifiche. Sono fiducioso che insieme abbiate un importante ruolo da svolgere, proprio come la Commissione, nel far comprendere questo messaggio ai nostri partner, ai nostri cittadini e ai loro rappresentanti parlamentari.
Joseph Daul
a nome del gruppo PPE-DE. - (FR) Signor Presidente, signor Commissario, mi scuso per il ritardo, ma ho cercato di contenere la velocità in modo tale da rispettare il clima.
La discussione principale di oggi riguarda i dati scientifici relativi al cambiamento climatico. Desidero innanzi tutto ringraziare il mio collega Karl-Heinz Florenz per l'eccezionale lavoro compiuto e la sua costante devozione a questo tema.
Onorevoli colleghi, è stata ora stabilita una conoscenza scientifica sul cambiamento climatico. Secondo una maggioranza degli esperti in materia, non possiamo più avere alcun dubbio in merito al fatto che il riscaldamento globale sia ormai una realtà e che sia in gran parte dovuto alle attività umane. Qualche dissidente mette in questione la realtà di tale fenomeno, senza offrire alcuna prova effettiva. La relazione interlocutoria della nostra commissione temporanea sul cambiamento climatico costituisce la prima fase di un processo che porterà alla ricerca di soluzioni.
Quasi tutti noi concordiamo che l'aumento della temperatura mondiale deve limitarsi a due gradi al di sopra dei livelli preindustriali, tenendo presente al contempo che in effetti si deve mirare a un aumento inferiore ai due gradi. Il dibattito sul cambiamento climatico non può, tuttavia, essere ridotto a una battaglia di statistiche. Quando parliamo di clima, menzioniamo lo scioglimento della calotta artica, la desertificazione, il riscaldamento globale, lo spostamento di specie animali e soprattutto fenomeni che potrebbero avere conseguenze catastrofiche in termini di spostamenti umani.
Si tratta di una sfida importante per l'umanità nel suo insieme. Le regioni colpite più duramente saranno i paesi più poveri di Africa, Asia e America centrale e latina, dove si prevede una migrazione ambientale. Con il manifestarsi di condizioni climatiche estreme si prevede la comparsa di un nuovo tipo di rifugiato. Non si tratterà più di rifugiati politici o migranti economici; saranno rifugiati climatici. Vi è altresì il rischio di una crisi alimentare, dato che vi saranno meno terre coltivabili. Quando le scorte di acqua potabile scarseggeranno, aumenteranno le tensioni e potrebbero scoppiare delle guerre per il controllo delle risorse.
Abbiamo un'enorme responsabilità a tal proposito. Non si tratta più della questione di mettere in discussione il fenomeno del cambiamento climatico, bensì per tutti noi di collaborare per trovare delle soluzioni e attuarle. Anche il pacchetto relativo a interventi per il clima e alle energie rinnovabili presentato a gennaio dalla Commissione è ora oggetto di discussione da parte della commissione parlamentare per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e della commissione parlamentare per l'industria, la ricerca e l'energia: il sistema per lo scambio di quote di emissioni, la ripartizione degli oneri climatici, la cattura e lo stoccaggio di biossido di carbonio e le energie rinnovabili.
I membri del nostro gruppo PPE-DE in tali commissioni e il gruppo PPE nel suo insieme sono estremamente coinvolti. Ci aspettiamo molte discussioni di questo tipo e siamo determinati a collaborare al fine di trovare un compromesso in prima lettura. E' fondamentale che il Parlamento e il Consiglio giungano a un accordo prima delle elezioni europee.
Onorevoli colleghi, l'Unione europea si è assunta il ruolo di leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico nei confronti dei suoi partner internazionali e deve continuare a mantenerlo. Se non prendiamo sul serio il nostro ruolo di incoraggiare gli USA e altri paesi, quali la Cina e l'India, come ha detto lei, signor Commissario, a unirsi a noi nella lotta al cambiamento climatico, allora chi lo farà?
Alla Conferenza mondiale di Poznań del dicembre 2008, che darà forma all'accordo che ci auguriamo di sottoscrivere a Copenaghen nel dicembre 2009, l'Europa dovrà essere unita e pienamente operativa. Si tratta di una sfida globale, ma l'Europa ha il potere di riuscire a persuadere i suoi partner a unirsi alla sua lotta e abbiamo il dovere di preparare il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Martin Schulz
a nome gruppo PSE. - (DE) Signor Presidente, il gruppo socialista ha proposto che fosse istituita la commissione temporanea sul cambiamento climatico e quando abbiamo avanzato tale proposta eravamo più convinti che mai di trovarci in una fase decisiva in termini di politica europea e senza dubbio internazionale, poiché ciò che ci aspettiamo da tale commissione è che assolva un compito erculeo e non solo qui in quest'Assemblea.
Le questioni di cui si sta occupando costituiscono - e va detto - un compito monumentale: un compito, come si dice da noi in Germania, per un intero secolo. Si tratta senza dubbio di questioni che devono essere risolte in questo secolo, perché se non lo facciamo, le future generazioni perderanno irrevocabilmente molto. Accolgo pertanto con favore il fatto che il presente dibattito abbia svelato tra i membri di quest'Assemblea un consenso molto forte a compiere sforzi enormi al fine di dominare le sfide che abbiamo di fronte.
Desidero pertanto unirmi ai ringraziamenti rivolti a Karl-Heinz Florenz che, come membro di un gruppo parlamentare diverso ma nelle sue funzioni di relatore, ha presentato una relazione di cui noi, come gruppo socialista, appoggiamo senza dubbio i contenuti. Sono grato anche per il fatto che, insieme all'onorevole Karl-Heinz Florenz e al mio collega Guido Sacconi, vi siano due persone appartenenti a quest'Assemblea alla guida della commissione, il che a mio avviso costituisce un segnale positivo in merito al fatto che siamo in grado di raggiungere un risultato sulla base del consenso. Vi sono così tante questioni che richiedono il consenso: la questione che a mio avviso verrà senza dubbio sollevata è se saremo ancora in grado di collaborare quando si tratterà di questioni essenziali riguardanti la direzione politica che dovremo seguire, nonché quando inizieremo ad affrontare punti specifici.
Desidero pertanto sottolineare due o tre linee di frattura di cui ci dovremo occupare. Non voglio entrare nei dettagli della relazione interlocutoria, che ritengo sia eccellente; desidero soltanto attirare la vostra attenzione su un esempio. Qualche anno fa eravamo tutti molto entusiasti quando abbiamo detto che, riducendo le emissioni di CO2, intendevamo allontanarci dal petrolio e avvicinarci alle fonti rinnovabili. Abbiamo detto che la risposta erano i biocarburanti, ma all'epoca nessuno si è reso conto che l'utilizzo massiccio di terreni agricoli per la coltivazioni di colture energetiche avrebbe portato a una carenza di terreni agricoli per le colture alimentari.
Quando qualche anno fa, in Messico, vi sono stati dei disordini, quando all'improvviso non c'era più disponibilità di farina di mais o i prezzi erano aumentati drasticamente, noi - o per lo meno io - non abbiamo collegato subito le cose. Oggi sappiamo che dobbiamo risolvere problemi energetici e climatici, ma anche combattere la fame nel mondo. Dobbiamo riconciliare questi due aspetti e questa è solo una piccola indicazione del fatto che stiamo affrontando un compito interdisciplinare, che ci imporrà di dimostrare una risolutezza considerevole, ivi compresa la risolutezza nel fare compromessi, tra cui cui anche compromessi altrove.
L'Europa è un continente industriale. Le strutture industriali che sono state istituite nel corso di 50 o 60 anni sono state responsabili dei danni causati al clima. E' necessario un cambio di direzione, ma tutti noi dobbiamo riconoscere che non si possono cambiare nel giro di due settimane mediante una risoluzione parlamentare strutture industriali che sono state istituite nel corso di 50 o 60 anni. Anche per fare questo occorre tempo e a tal proposito dovremo trovare il giusto compromesso tra gli obiettivi estremamente ambiziosi che ci stiamo dando.
Il Commissario Dimas ha ragione; non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo trovare un giusto compromesso tra tali obiettivi ambiziosi, da un lato, e quello che è fattibile, in termini di cambio di direzione, dall'altro. Entrambi tali aspetti sono estremamente importanti ed entrambi necessitano di un approccio razionale finalizzato a un compromesso. Accolgo pertanto con favore il fatto che la Presidenza francese abbia affermato di essere intenzionata a tentare di produrre un risultato entro la fine dell'anno. Se abbiamo la stessa volontà di trovare un compromesso e se il grado di impegno in seno al Consiglio sarà lo stesso che è evidente qui in Parlamento, allora ho motivo di essere ottimista. Tuttavia, se osserviamo la medesima posizione tattica in seno al Consiglio, come osserviamo sempre in questa specifica istituzione, allora perderemo tempo.
Ho l'impressione che sia il Parlamento che la Commissione dimostrino grande disponibilità. Se anche il Consiglio dimostrerà la stessa disponibilità e se tutte e tre le istituzioni collaboreranno, allora potremo ottenere, prima delle elezioni europee, quanto affermato dall'onorevole Daul, e cioè informare il grande pubblico che i capi di Stato e di governo concordano sulle linee generali della politica, mentre il Parlamento europeo esegue il lavoro nel dettaglio. Si tratta di una divisione del lavoro abituale, che alla fine sarà poi effettivamente visibile.
(Applausi)
Graham Watson
a nome del gruppo ALDE. - (EN) Signor Presidente, non è un fatto negativo se la relazione interlocutoria della nostra commissione per il cambiamento climatico non fa nulla di più che dichiarare l'ovvio, poiché conferma, nero su bianco, ciò che la maggior parte di noi ha riconosciuto da tempo. La scienza del cambiamento climatico è inconfutabile. I ghiacci perenni e le calotte polari si stanno sciogliendo, i livelli del mare e le temperature si stanno alzando, in gran parte a causa dell'attività umana. Una mancanza di azione in questo momento significa che l'umanità si lancerà verso uno strapiombo da cui non c'è ritorno.
Le scadenze per la politica climatica non sono fissate né dall'Unione europea né dalla comunità internazionale: sono fissate dalla natura. Il risultato finale è che - nonostante gli impegni di Kyoto - le emissioni di gas a effetto serra stanno aumentando più rapidamente che mai, fino a un quarto dal 1990. Alcuni scienziati affermano che le concentrazioni di CO2 sono già andate troppo oltre. Tutti concordano sul fatto che la finestra aperta, che rappresenta l'opportunità a nostra disposizione al fine di stabilizzare le emissioni e limitare l'aumento della temperatura a due gradi al di sopra dei livelli preindustriali, si chiuderà tra sette anni.
Le democrazie sono guidate da una direzione in crisi. Spesso non vengono affrontati problemi gravi finché non è necessario farvi fronte e, come ha messo in evidenza l'onorevole Karl-Heinz Florenz nella sua eccellente relazione, è necessario tagliare le emissioni di gas a effetto serra non del 20 per cento, ma possibilmente fino al 40 per cento, in base all'accordo che si potrà raggiungere con i paesi terzi in occasione dei colloqui di Copenhagen del prossimo anno.
Vi sono segnali positivi dagli altri principali responsabili delle emissioni, la Cina e gli USA. Pechino ha dimostrato una ritrovata volontà di negoziare in occasione del vertice ONU di Bali e tutti i tre candidati presidenziali americani si impegnano ad affrontare il cambiamento climatico. Ciò che dobbiamo fare - in assenza di ulteriori prove e con le risorse a portata di mano - è approvare il pacchetto sul cambiamento climatico della Commissione. Plaudo al lavoro svolto in quest'ambito dai miei colleghi Lena Ek, Chris Davis e Vittorio Prodi.
Dobbiamo altresì raddoppiare i nostri sforzi al fine di promuovere l'energia pulita - è la cosa assurda è che sappiamo come. Generare energia dal sole del deserto per integrare le fonti di energia rinnovabile qui in Europa potrebbe accelerare il processo volto a ridurre le emissioni di CO2 in un sol colpo. Infatti, studi satellitari condotti del Centro aerospaziale tedesco ci hanno dimostrato che, utilizzando meno dello 0,3 per cento dell'area desertica del Medio Oriente e del Nord Africa, è possibile generare corrente ad alta tensione sufficiente a far fronte alla domanda attuale e futura di Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Non ci vuole una scienza. Lo si fa da 20 anni in California. In Spagna e in Marocco si stanno costruendo impianti per fare altrettanto.
Se potessimo fare appello a grinta e determinazione, a coraggio e risolutezza, potremmo abbandonare il petrolio e al contempo fornire posti di lavoro, acqua potabile e migliori infrastrutture a coloro che subiscono maggiormente il cambiamento climatico. Potremmo combatterlo senza dover spegnere le luci.
Il nostro scopo deve essere investire in maniera efficace il denaro europeo, investirlo nel generare energia solare termica ad alta tensione e investire il capitale politico nelle relazioni umane in tutto il Mar Mediterraneo per renderlo possibile. Non potremmo trovare un argomento migliore da usare nei negoziati con l'ONU al fine di ottenere un accordo internazionale innovativo a Copenaghen.
(Applausi)
Rebecca Harms
a nome del gruppo Verts/ALE. - (DE) Signor Presidente, desidero esprimere i miei ringraziamenti all'onorevole Karl-Heinz Florenz per l'ottima collaborazione nella commissione temporanea sul cambiamento climatico. Se prendiamo la relazione Florenz e diciamo: "Questa è la situazione del dibattito sulla politica climatica nel Parlamento europeo”, potremmo concludere che qui, tra i membri del Parlamento europeo, c'è un "clima” meraviglioso, non fosse per il fatto che - come la Banda Bassotti dei famosi fumetti - nello stesso luogo al contempo venga portata avanti un'agenda molto diversa!
Purtroppo, parallelamente alla commissione temporanea sul cambiamento climatico, la politica climatica viene portata avanti anche in altre commissioni del Parlamento europeo: nella commissione per l'industria, nella commissione per l'ambiente e nella commissione per lo sviluppo. In tali commissioni i nostri colleghi spesso giungono a risultati molto diversi; non giungono alla conclusione che ci troviamo all'alba della rivoluzione "verde”, di una seconda o terza rivoluzione industriale.
Prendiamo come esempio solo la controversia sulla regolamentazione delle emissioni di CO2 dei veicoli a motore. Al momento quanto è stato avanzato in tale contesto dall'onorevole Langen, il relatore della commissione per l'industria, non ha nulla a che vedere con l'ambiziosa politica climatica o con lo sforzo di garantire sicurezza energetica attraverso tecnologie efficienti, che è quanto stiamo pretendendo dalle industrie automobilistiche in Europa. Questo nuovo ambizioso inizio difeso dal Commissario Dimas è stato costantemente bloccato da diverse maggioranze del Parlamento europeo nel corso dell'ultimo anno e mezzo.
Mi piacerebbe sapere cos'è accaduto allo spirito del più ambio dibattito sul clima in merito a tale controversia sulle automobili. Su questo punto, non è il mio gruppo che dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza; coloro che stanno ponendo dei freni in proposito sono distribuiti tra tutti gli altri gruppi di quest'Assemblea.
Lasciatemi fare un'altra constatazione: lo scambio di quote costituirà una questione importante a Poznań e a Copenhagen. La Commissione dovrebbe garantire il conseguimento di una riduzione del 20 per cento in Europa. Questa era la proposta fatta da Angela Merkel, quando la Germania ha esercitato la Presidenza del Consiglio, eppure non appena la Commissione presenta la sua proposta in merito allo scambio di quote, i membri entrano ancora una volta in azione come il braccio parlamentare della lobby dell'industria europea, con il risultato che i negoziati si concentrano non sul raggiungimento di obiettivi di riduzione ambiziosi, ma sull'ottenimento di esenzioni ancor prima che siano state stabilite le regole.
La relazione dell'onorevole Florenz è buona. Resta il fatto, tuttavia, che quanto votiamo oggi non ha nulla a che vedere con la realtà della politica climatica del Parlamento europeo.
Liam Aylward
a nome del gruppo UEN. - (EN) Signor Presidente, anch'io desidero unirmi alle congratulazioni rivolte all'onorevole Florenz e sottolineare quanto siamo fortunati ad avere un uomo delle sue capacità alla guida del presente dibattito e fargli i miei complimenti per quanto ha prodotto fino a oggi. In questa istituzione siamo spesso accusati di essere distanti, di non essere a contatto con i nostri cittadini, ma in questo caso l'UE sta lavorando per loro. Non è una coincidenza che il 95 per cento dei cittadini europei creda nell'importanza di proteggere il nostro ambiente e che più di due terzi ritenga che le politiche volte ad affrontare il cambiamento climatico debbano essere avviate a livello europeo.
Proprio come qualsiasi altro paese, il mio paese, che è una piccola isola, non può risolvere o far fronte da solo al cambiamento climatico. Nel trattato di riforma, che nel mio paese al momento costituisce un importante argomento di dibattito, l'Unione europea ha posto l'accento su misure che vedranno i 27 Stati membri uniti nella lotta al cambiamento climatico. L'Unione europea faciliterà in modo costruttivo il passo avanti costituito dall'accordo ONU di Bali dello scorso dicembre e tutte le parti ora riconoscono la necessità di agire con urgenza.
Dobbiamo accettare le difficoltà che stiamo affrontando; le prove scientifiche sono ormai schiaccianti. Il cambiamento climatico costituisce una seria minaccia globale. Ci costerà. Abbiamo la seria volontà di sacrificare non solo il nostro clima e il nostro pianeta, ma anche le nostre economie? Una prolungata mancanza d'azione ci costerà forse fino a un quinto del nostro prodotto interno lordo, mentre un'azione effettiva significherà una spesa dell'1 per cento.
Abbiamo altresì la volontà di esporre il nostro clima a un punto di non ritorno? Gli scienziati ci hanno già informato del fatto che l'ultima decade è stata la più calda mai registrata e che il 2007 è stato uno dei 10 anni più caldi. Non dimentichiamo i nostri impegni e obiettivi di Bali. Dobbiamo continuare a rispettare una tabella di marcia di soluzioni di coesione di fronte alla minaccia del cambiamento climatico, garantendo che sia incentrata sulla flessibilità degli Stati membri.
Jens Holm
a nome del gruppo GUE/NGL. - (SV) I contenuti della presente relazione sono corretti, ma avrei preferito vedere di più in merito alle misure concrete volte a rispondere al cambiamento climatico. Nonostante ciò, la relazione ha certamente l'appoggio del gruppo GUE/NGL.
Notiamo dalla relazione che le emissioni globali sono aumentate del 70 per cento tra il 1970 e il 2004, che l'ultima decade è stata la più calda di sempre e che affrontiamo diversi punti critici, ad esempio lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia. Chiediamo pertanto una riduzione del 60-80 per cento delle emissioni dell'UE entro il 2050. Chiediamo l'etichetta clima per i prodotti di consumo e misure volte a reagire alle considerevoli emissioni generate dall'UE attraverso le importazioni da altri paesi. Chiediamo inoltre un cambiamento nei modelli degli stili di vita.
Tutto ciò è assolutamente corretto, ma dobbiamo anche rendere più facile per le persone vivere in modo non dannoso per il clima. Dobbiamo ad esempio mangiare meno carne e spostarci meno in auto e in aeroplano. Purtroppo l'UE sovvenziona l'industria della carne con ingenti somme. Allo stesso modo l'UE purtroppo sovvenziona la costruzione di autostrade, che porta soltanto a un numero più elevato di veicoli. Anche le nostre misure volte a rispondere al trasporto aereo sono lontane dall'essere adeguate. Se i politici non creano sistemi sostenibili, non siamo credibili quando esortiamo le persone a modificare il loro stile di vita.
Come ho detto, dobbiamo andare oltre. Dobbiamo attuare maggiori misure concrete al fine di apportare cambiamenti e dobbiamo avere maggiori obiettivi di riduzione. Dobbiamo altresì essere autocritici e mettere in discussione l'ordine economico prevalente nell'UE. Dopotutto, l'UE è impegnata nel completamento del mercato interno e nella crescita permanente. Ciò porta solo a più trasporti, il che non è sostenibile.
Johannes Blokland
a nome del gruppo IND/DEM. - (NL) Desidero innanzi tutto ringraziare il relatore, l'onorevole Florenz, per l'approfondita relazione interlocutoria che abbiamo dinnanzi oggi. E' positivo disporre di tutte le pertinenti informazioni scientifiche sul cambiamento climatico raccolte nella presente relazione. Può servire da utile passo verso la relazione finale della commissione temporanea sul cambiamento climatico. Non ho nulla da aggiungere in merito ai contenuti e non ho pertanto presentato alcun emendamento.
Molto è noto riguardo al cambiamento climatico, ma sono necessari numerosi altri studi, dato che sono ancora sconosciuti molti parametri. La presente relazione, insieme a tali ulteriori studi, costituisce un inizio attivo.
Non posso appoggiare gli emendamenti, tra gli altri, dell'onorevole Březina, in quanto essi sono completamente inammissibili. In merito agli emendamenti dell'onorevole Doyle e di altri, mi atterrò all'opinione del relatore. Infine, desidero fare i miei migliori auguri all'onorevole Florenz per la stesura della relazione finale.
Jana Bobošíková
(CS) Signor Presidente, la relazione di cui discutiamo oggi è un simbolo dell'arroganza e della convenzionale cecità del Parlamento. Si trova pericolosamente vicina a soffocare la libertà, la democrazia e la solidarietà verso i più deboli della società. In merito alla libertà di pensiero, non vi è nulla di peggio che insistere che solo un'opinione scientifica sia corretta e denunciare le altre idee. In merito alla democrazia, non vi è nulla di peggio che dare la benedizione politica a tale opinione e cercare di controllare di conseguenza le vite delle persone. In merito alla solidarietà verso i più deboli, non vi è nulla di peggio che versare generi alimentari in vagoni cisterna per benzina e guardare la persone morire di fame. Tali politiche non salveranno il pianeta. Gli unici vincitori saranno i produttori di semi di colza sovvenzionati e i produttori di componenti per mulini a vento. Tenendo conto del fatto che tale relazione tenta di sopprimere lo scambio di opinioni, che detta quali debbano essere i risultati scientifici e che ignora le necessità dei più poveri della società, non posso in alcun modo dare il mio appoggio. Ritengo che la commissione temporanea sul cambiamento climatico vada immediatamente sciolta. In conclusione, desidero solo dire che provengo dalla Repubblica ceca e che posso affermare con orgoglio che, a differenza di altri politici, il pensiero del Presidente Václav Klaus non si è surriscaldato e il suo cervello non è diventato verde.
+
Presidente
Grazie, onorevole Bobošíková. In futuro metterò maggiore impegno al fine di pronunciare il suo nome correttamente. Ritengo che ci troviamo tutti lungo una curva di apprendimento, non solo il Presidente, ma senza dubbio anche l'oratore. La ringrazio, onorevole.
Cristina Gutiérrez-Cortines
(ES) Signor Presidente, desidero ringraziare l'onorevole Karl-Heinz Florenz e l'intero gruppo di lavoro per aver coinvolto scienziati di livello così elevato a lavorare su tale questione. Penso che sia la prima volta che degli scienziati abbiano lavorato fianco a fianco con i membri di quest'Assemblea. Si tratta di un vantaggio da non scartare, dato che è chiaro, come hanno affermato gli scienziati, che affrontiamo incertezze enormi sotto forma di cambiamento climatico. In altre parole, la scienza compie progressi e mano a mano modifica le sue idee e pertanto non possiamo far diventare la scienza verità assolute. Che cosa significa questo? Significa che se gli scienziati, nel loro lavoro, rivedono costantemente le proprie scoperte e noi li seguiamo, allora anche noi dobbiamo essere flessibili e adattare le nostre soluzioni ai cambiamenti verificatisi nella conoscenza.
Questa simmetria tra una conoscenza sempre maggiore e la nostra flessibilità è molto importante. Una delle mie preoccupazioni è pertanto l'enorme fiducia che in Europa abbiamo in noi stessi. Il dubbio e l'incertezza costituiscono la base del lavoro scientifico e in questo caso per fare la cosa giusta. Ritengo che dobbiamo essere consci del fatto che vi possono essere altri paesi, quelli che critichiamo, che in taluni ambiti stanno facendo la cosa giusta.
Dico questo, e mi sento in dovere di ribadire che appoggio il progetto, perché ritengo che si debbano prendere in considerazione i concetti di complessità e di impatto, il che è confermato da quanto ci è accaduto con i biocarburanti. Dobbiamo altresì regolarci mediante una disciplina assoluta in relazione all'impatto ambientale, all'impatto economico e alla fattibilità delle soluzioni.
Dato che, tuttavia, lo scopo del presente documento non è fornire soluzioni, continuo ad appoggiarlo. Ciononostante, desidero altresì dire che dobbiamo applicare una politica combinata e a tal proposito il documento deve compiere un passo avanti nella seconda parte, con decisioni prese dall'alto a livello nazionale, senza trascurare il fatto che il cambiamento climatico è una questione che va risolta attraverso l'adattamento a livello locale.
Dobbiamo pertanto iniziare a contemplare una politica di ampia conoscenza del cambiamento climatico dall'alto, in combinazione con una politica operata dal basso, nell'industria, nei settori economici, nell'agricoltura, nei nostri diversi territori, per permettere a ciascun paese di confezionare i suoi progetti in linea con il progetto generale.
Guido Sacconi
Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io naturalmente mi associo a tutti i colleghi che hanno espresso il loro ringraziamento e apprezzamento per il lavoro del nostro relatore, Karl-Heinz Florenz. A questo io voglio aggiungere, in modo niente affatto formale, un ringraziamento a tutti i membri e ai gruppi politici che lavorano e hanno lavorato in modo molto intenso in quest'anno di impegno della commissione speciale sui cambiamenti climatici, nella quale - devo dire la verità - si è realizzato un clima di unità molto forte, molto convinto al di là di aree marginali di dissenso che è bene ci siano.
Questo mi fa ben sperare perché tutto il materiale che abbiamo già accumulato e quello che stiamo accumulando per il rapporto finale, sono sicuro troverà una sintesi e ci consentirà insomma di consegnare al futuro Parlamento una buona eredità per sviluppare il suo lavoro successivo, con una visione veramente integrata, come è necessario in questo problema.
Quello di oggi è il primo capitolo, quello che riguarda la presa di atto sullo stato dell'arte in materia di conoscenza scientifica del problema. Intendiamoci non è che il panel dell'IPCC è una corrente scientifica, è una sede nella quale è una sede nella quale, con un lavoro durato anni, si è presa in considerazione tutta la letteratura scientifica in materia e si è operata una sintesi, una verifica raggiungendo gradi di probabilità circa i diversi settori, i diversi giudizi, che si è arrivati molto presto vicino al 100%, il che non ha precedenti - credo - nella storia scientifica.
Io penso che questo sia interessante anche da un punto di vista più generale, potrebbe essere preso un po' come modello per stabilire una relazione intelligente, diciamo così, tra conoscenze scientifiche e decisione politica di fronte alla straordinaria complessità dei problemi del mondo contemporaneo.
Il cambiamento climatico c'è, corre veloce, bisogna agire quindi molto tempestivamente e, come diceva bene Karl-Heinz non è solo un problema ma anche un'opportunità. E' proprio sulla base di questa conoscenza che nell'arco di un anno, vero Commissario Dimas, è cambiato anche il clima politico mondiale, non c'è stato solo il surriscaldamento globale. Anche il clima politico mondiale è cambiato fino ad arrivare a Bali, ad una presa di atto comune di tutti, della validità della ricerca IPCC e fino ad arrivare agli ultimi mesi ai cambiamenti delle posizioni delle leadership veramente interessanti.
Parte del nostro lavoro è stato anche fare numerose visite in Cina, India, di recente negli Stati Uniti, a Washington, e abbiamo potuto cogliere quello che poi, come lei ricordava, i candidati presidenti hanno detto molto chiaramente, che cioè ci sarà un impegno diverso anche di quel paese nei prossimi mesi che fa davvero bene sperare in vista dei negoziati internazionali che dovranno concludersi a Copenaghen nel 2009.
Io sono d'accordo con lei in questa direzione e stiamo producendo risultati che soltanto un anno fa erano inimmaginabili.
Vittorio Prodi
Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie Commissario per la sua presenza costante. Come scienziato non posso che rallegrarmi del fatto che il quadro scientifico sia finalmente accettato e riconosciuto anche nelle sedi di alta rappresentanza politica come questa. Come vicepresidente della commissione speciale sul cambiamento climatico sono soddisfatto dei primi risultati del lavoro comune e mi congratulo con il relatore Florenz, con i colleghi e il presidente Sacconi.
Personalmente, però, ho l'apprensione che tutta la nostra buona volontà non sia sufficiente a risolvere i gravosi problemi che abbiamo davanti. Penso soprattutto alle prospettive catastrofiche che il cambiamento climatico proietta sui problemi già difficilissimi quali la povertà, la salute pubblica, l'accesso alle risorse naturali e, prima fra queste, l'acqua e credo che una volta affrancata la prima tappa di questo viaggio di scoperta nel fenomeno con la redazione di questa prima relazione sulle prove scientifiche dovremmo farci carico di una mission impossible.
Dare elementi di speranza, prevede piani fattibili per un futuro che non sia fatto solo di conflitti e disparità, offrire una visione in cui la scienza ci aiuti a riequilibrare gli scompensi che da uomini abbiamo creato o contribuito a peggiorare. Questo dobbiamo dire ai nostri concittadini: ce la faremo e con questo avremo anche fatto un salto di civiltà.
Caroline Lucas
(EN) Signor Presidente, a prima vista, la presente relazione potrebbe sembrare di tipo tecnico, riassumendo semplicemente le conoscenze scientifiche per quelle che sono. Ma fate attenzione, la presente relazione è altresì profondamente politica e costituisce una chiamata alle armi, perché il fatto è che essa dimostra la necessità urgente di una completa rivoluzione del modo in cui gestiamo le nostre economie.
La conoscenza porta con sé responsabilità e sapere quello che sappiamo circa le realtà del cambiamento climatico e tuttavia non agire in modo commensurato equivarrebbe a niente meno che a un crimine contro le future generazioni.
La logica della relazione è pertanto questa: l'obiettivo di ridurre del 20 per cento le emissioni dell'UE è semplicemente incompatibile con la scienza sui due gradi; dobbiamo pertanto muoverci unilateralmente al fine di conseguire ora riduzioni interne almeno del 30 per cento; dobbiamo rispondere a fatti nuovi - solo il mese scorso uno scienziato del clima di spicco, James Hansen, ha messo in guardia in merito al fatto che gli obiettivi attuali sono decisamente troppo deboli e che dobbiamo impegnare molte più risorse al fine di aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi, essendo destinate all'azione sul cambiamento climatico tutte le entrate derivanti dalle vendite all'asta delle quote del sistema ETS.
La buona notizia è che l'UE è l'unica a trovarsi in una posizione valida per assumere un ruolo guida nel cambiamento climatico e che, se dovessimo raccogliere tale sfida, potremmo anche trovare rivitalizzate le nostre stesse istituzioni e l'UE riconnessa con i cittadini che si suppone rappresenti.
Bogdan Pęk
(PL) Signor Presidente, da qualche tempo a questa parte ascolto allarmato le argomentazioni pseudoscientifiche avanzate nel cuore dell'Europa. Mi riferisco alle presentazioni fatte in quest'Assemblea, da cui si suppone venga disseminato in tutto il mondo il sapere fondato su prove scientifiche certe. In effetti, tuttavia, vi sono semplicemente tanti scienziati che sostengono che non ci troviamo nella posizione di poter influenzare il cambiamento climatico con i mezzi attualmente disponibili quanti ve ne sono che sostengono il contrario.
Immaginate per un momento che il primo gruppo abbia ragione, onorevoli colleghi. Se le cose stanno così e noi destiniamo enormi risorse a un presunto cambiamento climatico, che influenza di conseguenza il benessere dell'umanità, in particolare in Europa, condanneremo le nazioni europee a un rapido declino rispetto ad altre nazioni che nel frattempo si svilupperanno più rapidamente.
Posso garantire a quest'Assemblea che il presidente di una commissione parlamentare tiene conto solo delle opinioni di un gruppo di scienziati e, se il Commissario Dimas non si riferirà a tutto il lavoro scientifico noto in merito a tale argomento, permettendo di conseguenza la nascita di un mito, protesterò con vigore e lo farò perché azioni di questo tipo devono essere intraprese solo ed esclusivamente sulla base di prove scientifiche conclusive.
Roberto Musacchio
Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ringrazio molto il relatore Florenz perché ha fatto un buon lavoro e soprattutto ha valorizzato il lavoro di alcuni mesi della commissione clima così ben diretta da Guido Sacconi. Il punto politico chiave che mi fa concordare sulla relazione di Florenz è proprio l'assunzione che si fa dell'impianto dell'IPCC, quindi dell'ONU e delle indicazioni della Conferenza di Bali. Guardate, questo è un punto non solo scientifico, ma un punto di democrazia, quella è una sede di democrazia mondiale.
Ora il tema che è di fronte a noi è che se l'Europa vuole essere credibile e trainante nell'accordo del dopo Kyoto dobbiamo avere le carte in regola. Occorre che il pacchetto dei provvedimenti definito sia realmente approvato in tempi certi e che esso sia all'altezza degli impegni di Bali, cioè sia un pacchetto che rispetti gli impegni, che sia trasparente, realizzato e verificato.
E' fondamentale che si eviti la corsa alle eccezioni, alle deroghe che creano non credibilità all'interno dell'Europa e nei rapporti con gli altri. Bisogna evitare le furbizie degli Stati membri e dell'imprenditoria, bisogna cioè fare sul serio!
Graham Booth
(EN) Signor Presidente, concordo con l'onorevole Pęk. Molti eminenti scienziati da tutto il mondo hanno firmato la dichiarazione di Manhattan del 4 marzo di quest'anno. Tra le altre cose in essa si afferma che "non vi è alcuna prova convincente che le emissioni di CO2 delle moderne attività industriali abbiano causato in passato, causino ora o causeranno in futuro un catastrofico cambiamento climatico”. La scorsa settimana, altri 31 000 scienziati hanno appoggiato il punto di vista della petizione Oregon.
Non si tratta più dell'eccentrica voce di dissenso e anche Nigel Lawson, un membro della commissione per il cambiamento climatico della Camera dei Lord, è concorde nel dire che la discussione non è chiusa. Prima di impegnarci in costi enormi mediante imposte climatiche, scambio di quote e così via, proprio nel momento in cui siamo stati avvertiti di una probabile recessione economica globale, dobbiamo ascoltare entrambe le parti del dibattito e accertarci assolutamente in merito a chi ha ragione.
Roger Helmer
(EN) Signor Presidente, per una volta vengo in quest'Aula con una buona notizia: il riscaldamento globale si è arrestato. Il 1998 è stato l'anno più caldo a memoria d'uomo. Nel corso degli ultimi 10 anni, le temperature globali sono state stazionarie o in diminuzione. Il recente modesto riscaldamento è paragonabile a quello verificatosi nel periodo caldo dell'età medievale; prima di allora, durante l'Optimum romano e prima ancora, durante l'Optimum olocenico.
Oggi, le temperature sono al di sotto delle massime degli ultimi 2 000 anni. Viene sempre più messo in dubbio il ruolo della CO2. Dal 1850 le temperature medie si mettono bene in relazione con i cicli solari ma in modo molto scarso con la CO2 atmosferica. Il modello di riscaldamento, in termini sia geografici che temporali, è completamente diverso da quello previsto dai modelli computerizzati.
I modelli relativi all'effetto serra prevedono un riscaldamento massimo nell'alta atmosfera, ma le osservazioni dimostrano che quel poco di riscaldamento presente si trova sulla superficie ed è in gran parte il risultato dell'effetto "isola di calore urbana”.
L'effetto serra della CO2 è logaritmico; si tratta cioè di una legge dai ritorni decrescenti. In termini di effetto serra, l'atmosfera è già satura di CO2, e ulteriori emissioni avranno un effetto minimo.
Il livello del mare si sta alzando non più rapidamente di quanto abbia sempre fatto, circa 15-20 centimetri ogni secolo; in generale, la massa glaciale globale è costante; gli eventi meteorologici violenti non sono più frequenti di quanto siano sempre stati; l'estinzione delle specie è portata non dal riscaldamento globale ma dalla perdita di habitat e in particolare dalla corsa ai biocarburanti. Studi recenti dimostrano che gli orsi polari se la stanno cavando molto bene.
L'isteria climatica è sempre più lontana dalla realtà. Dobbiamo riconsiderare le nostre politiche prima che facciano altri danni.
(Applausi)
Markus Pieper
(DE) Signor Presidente, onorevole Harms, danneggiare i carri armati è effettivamente una cosa positiva da un punto di vista pacifista! I fatti scientifici sono ben noti: il cambiamento climatico di cui oggi siamo testimoni ha molto a che fare con l'attività umana. Sono pertanto esemplari, a tal proposito, i risultati ottenuti dalla commissione temporanea.
Quello che mi turba della presente relazione è, tuttavia, la sua sfumatura minacciosa. Sono allarmato dal fatto che non venga dato assolutamente nessuno spazio a opinioni scientifiche divergenti. Il fatto è che ogni qual volta che i politici sostengono di essere infallibili, sbagliano qualcosa. La relazione parla di un'ondata di calore di intensità eccezionale e di estinzione di specie fino al 70 per cento a causa del cambiamento climatico. Afferma che quasi ogni regione della Terra sarà colpita negativamente. Tali dichiarazioni si basano su proiezioni da modellazioni sul lungo periodo, ma non possono essere attribuiti in modo così semplicistico solo al cambiamento climatico indotto dall'uomo.
Con queste premesse, ritengo che sia scandaloso per il nostro Parlamento che gli emendamenti proposti dall'onorevole Březina, che attirano l'attenzione proprio su tale situazione, siano dichiarati inammissibili. Signor Presidente, desidero chiedere in modo particolare che l'emendamento n. 15 sia dichiarato ammissibile. La protezione ambientale non è servita a dovere se talune opinioni sono soppresse semplicemente mediante procedure amministrative. Una minaccia esagerata innesca misure politiche che porteranno a una visione distorta delle priorità politiche. Ne costituisce un esempio la dichiarazione che il cambiamento climatico debba diventare una priorità nell'assistenza allo sviluppo. Oggi, tuttavia, l'AIDS, la malnutrizione, la malaria e i terremoti costituiscono problemi più urgenti ed è in questi ambiti che dobbiamo dispiegare le nostre risorse politiche.
Anche in Europa il dibattito sul cambiamento climatico ha raggiunto proporzioni che stanno mettendo a rischio le conquiste sociali. Una famiglia tedesca già paga allo Stato più del 40 per cento del prezzo dell'energia elettrica e alle pompe di benzina il dato è ora tra il 55 e il 78 per cento. Il nuovo sistema per lo scambio di quote di emissione porterà a un ulteriore aumento dei prezzi dell'energia elettrica di almeno il 30 per cento.
Appoggio un approccio razionale alla questione del cambiamento climatico, in modo tale da poter poi individuare soluzioni che siano socialmente ed economicamente compatibili. Gli emendamenti proposti dall'onorevole Březina offrirebbero diversi punti di partenza e desidero chiedere il vostro appoggio.
(Applausi)
Dorette Corbey
(NL) Desidero ringraziare l'onorevole Florenz, che ha prodotto un'eccellente relazione. Il dibattito sul cambiamento climatico è estremamente denso di emozioni e certamente è giusto che sia così. Oggi, tuttavia, dobbiamo optare per un approccio sensibile. Nei prossimi mesi lavoreremo intensamente sul cambiamento climatico e molte misure ambiziose sono all'ordine del giorno.
Per l'Europa è molto importante dimostrare la sua credibilità prima di Copenhagen e giungere a un accordo sul pacchetto clima, il che può verificarsi se abbiamo una base comune e tale base è la conoscenza. L'onorevole Florenz può attribuirsi il merito di aver esposto l'opinione scientifica diffusa. Il punto di partenza della nostra politica sono le scoperte del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), in cui lavorano insieme migliaia di scienziati. E' un fatto che la Terra si stia riscaldando ed è altresì un fatto che il riscaldamento sia per certi versi causato dalle azioni dell'uomo. Al fine di mantenere il cambiamento climatico nei limiti, dobbiamo ridurre prima del 2050 le emissioni di gas a effetto serra del 60-80 per cento. Non si tratta di un compito facile. Sono coinvolti interessi importanti. Senza dubbio, la produzione pulita può introdurre molti vantaggi e occupazione ed è altresì positivo che in questo modo metteremo fine alla nostra dipendenza dal petrolio ed entreremo nel mondo dell'energia sostenibile. La transizione a un'economia a basse emissioni di CO2 non è tuttavia semplice.
Sono tuttavia importanti due elementi. Innanzi tutto, la politica deve basarsi sulla conoscenza, il che non significa, onorevole Pieper, che l'opinione diffusa nell'IPCC sia immutabile. Possiamo pensare che l'IPCC sia aperto a critiche e ad argomentazioni adeguatamente supportate da parte degli scettici, perché ciò è di aiuto alla conoscenza e pertanto il nostro gruppo appoggia pienamente il paragrafo 10.
Il secondo punto è la necessità del sostegno pubblico sul lungo periodo. Affinché sia possibile per il grande pubblico appoggiare misure risolute, chiediamo che siano esposti i punti scientifici di base in un opuscolo disponibile al pubblico, affinché tutti possano essere consapevoli delle sfide che affrontiamo. In tal modo possiamo occuparci di tali sfide insieme. Penso che la presente relazione dell'onorevole Florenz costituisca per noi la base per intraprendere un'azione maggiormente congiunta e per istituire una buona politica entro il 2009.
Lena Ek
(SV) Signor Presidente, anch'io desidero congratularmi con l'onorevole Karl-Heinz Florenz per l'eccellente relazione. Desidero sottolineare che ha un significato politico e simbolico molto forte, che è non meno evidente nel fatto che i leader dei tre grandi gruppi politici hanno introdotto la discussione.
Tutti concordiamo sui contenuti della relazione Florenz. E' altresì redatta in modo tale che la gente comune possa effettivamente leggere il testo e comprenderne il significato. La sua presentazione chiara e istruttiva costituisce un ulteriore aspetto positivo che desidero sottolineare.
Restano tuttavia dei problemi che dobbiamo discutere. Vi esorto ad appoggiare gli emendamenti relativi all'aumento di 1,5°C della temperatura della superficie del mare. Dobbiamo altresì esaminare la questione della salute pubblica. Affronteremo questo tema nella prossima relazione. Penso che in tale ambito vadano presentate alcune idee sensate. Noi membri del Parlamento europeo abbiamo ora la possibilità di dimostrare la determinazione e la serietà del nostro impegno in merito a tali questioni. L'onorevole Avril Doyle e io siamo entrambi relatori sullo scambio dei diritti di emissione. Se di fronte al voto saremo tutti seri in merito alle cose dette oggi, allora ci aspettiamo che le proposte che avanzeremo nelle nostre diverse commissioni saranno appoggiate con vigore.
Desidero infine sottolineare che ci troviamo nel cuore dei preparativi per la Conferenza di Copenaghen. Tali preparativi devono procedere in modo completamente diverso, con la cooperazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione e insieme ai paesi in via di sviluppo. Mancano solo 18 mesi.
Dimitrios Papadimoulis
(EL) Signor Presidente, anch'io desidero congratularmi con l'onorevole Florenz per la sua relazione. Sarebbe perfetta se si fondasse sulle scoperte scientifiche della commissione ONU competente e se evidenziasse la necessità di maggiori e migliori informazioni per i cittadini.
Onorevoli colleghi, signor Commissario, dobbiamo, tuttavia, passare dalle scoperte all'azione. Dobbiamo adattare le nostre politiche alle misure proposte dalla scienza. Necessitiamo di carburanti e di automobili più puliti. Siamo a conoscenza, signor Commissario, della sua lotta, anche in seno alla Commissione, contro i gruppi di pressione e gli interessi che minano gli sforzi dell'UE per diventare leader a livello mondiale nella lotta al cambiamento climatico. La grande maggioranza del Parlamento europeo è un alleato. Esso appoggerà sforzi più ambiziosi da parte della Commissione e dei governi, perché la vita umana e la protezione dell'ambiente sono di importanza considerevolmente maggiore rispetto agli interessi di taluni ambienti imprenditoriali.
Jerzy Buzek
(PL) Signor Presidente, non sono il primo a congratularmi con il relatore per la sua eccellente relazione e sono certo che non sarò l'ultimo. Di recente la comunità internazionale ha ricevuto un documento del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) contenente un ampio studio scientifico sul riscaldamento globale. Facciamo riferimento a tale studio nella nostra relazione e nella nostra risoluzione. La maggior parte dei ricercatori ha accettato tale documento, vale a dire il quarto rapporto di valutazione dell'IPCC. Così ha fatto anche la maggioranza dei governi dei 110 paesi rappresentati nel Gruppo. Ciononostante alcune voci si sono fatte sentire per contestare la validità del documento. Sono state ascoltate anche in quest'Assemblea. E' pertanto opportuno iniziare con la valutazione della controversia.
Per prima cosa, quasi tutti al momento concordano almeno sul fatto che il riscaldamento globale è una realtà, anche se capita che qualche angolo del nostro pianeta sia temporaneamente più freddo che in passato. A causa, tra le altre ragioni, del rapporto dell'IPCC, sembra ora che sia accettata l'esistenza del riscaldamento globale. Di conseguenza non è più così importante riferirsi a ulteriori indizi dell'avvicinarsi dell'apocalisse collegati alle temperature in aumento. D'altro canto, è certamente necessario spiegare e provare le ragioni di tale aumento.
Desidero chiedere all'Assemblea di ricordare che la maggior parte degli scienziati, che hanno condotto ricerche in merito a tale problema, sono seriamente convinti che la responsabilità del riscaldamento globale dipenda principalmente, sebbene non esclusivamente, dagli esseri umani, il che è particolarmente vero in relazione alle emissioni di gas a effetto serra. Varrebbe la pena dedicare ulteriori sforzi a documentare e provare tale teoria. La ricerca delle cause del riscaldamento globale deve senza dubbio continuare e questa deve essere la principale conclusione delle nostre valutazioni.
Ciononostante, la cosa più importante è che teniamo a mente il fatto che sembra già molto probabile che i gas a effetto serra prodotti dagli esseri umani costituiscano la causa principale del riscaldamento globale ed è pertanto necessario agire. Ecco perché l'Unione europea si è assunta il ruolo di leader mondiale nel limitare le emissioni. E' di conseguenza particolarmente importante per noi europei raggiungere a Poznań e a Copenaghen un accordo globale in merito a tale questione. Dobbiamo ricordare che non possiamo salvare il pianeta da soli. Abbandonare ora le nostre azioni sarebbe, tuttavia, imperdonabile. Non possiamo cancellare le nostre responsabilità nei confronti della civiltà.
Riitta Myller
(FI) Signor Presidente, esistono dati ben consolidati e riconosciuti sul cambiamento climatico mondiale e le origini umane dell'attuale andamento del riscaldamento globale vanno al di là di ogni ragionevole dubbio scientifico. Ciò è quanto l'onorevole Florenz afferma nella sua relazione all'inizio delle sue conclusioni. Dopotutto, lo scopo di redigere la presente relazione interlocutoria era nello specifico di stabilire una base comune per la versione finale.
Il lavoro della commissione e del Parlamento deve essere fermamente ancorato al quarto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. In tale rapporto è palese l'opinione diffusa che la temperatura media globale debba essere stabilizzata così che non aumenti di più di 2°C, il che costituisce anche un modo per tenere conto dell'impatto economico, ecologico e sociale del cambiamento climatico.
Questi sono i fatti, come ha affermato l'onorevole Florenz. Ora è questione di come capiamo quello che leggiamo - in base alla nostra capacità di lettura - il che sarà palese quest'anno quando discuteremo il pacchetto di leggi che la Commissione ci ha presentato. Desidero sottolineare in modo particolare che, dato che si tratta di una questione di impatto ecologico, economico e sociale del cambiamento climatico, dovremmo concentrarci di più sulla questione dell'efficienza energetica. Mi auguro che, nelle sue attività future, la Commissione considererà come una questione speciale il potenziale per l'aumento dell'efficienza energetica. Dato che l'energia risparmiata è l'energia più economica, è altresì il modo migliore, dal punto di vista ecologico, per combattere il cambiamento climatico e pertanto mi auguro, in merito a tale punto, che vi saranno nuove proposte e stimoli da parte della Commissione.
Avril Doyle
(EN) Signor Presidente, stiamo discutendo un'ottima relazione interlocutoria sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico, presentata dal relatore della commissione temporanea sul cambiamento climatico, onorevole Karl-Heinz Florenz. Desidero ringraziare lui, così come tutti i colleghi della commissione temporanea appartenenti a quest'Assemblea, per l'enorme mole di lavoro svolta per realizzare il presente documento.
Per i legislatori, ignorare il parere oggetto di revisione tra pari della stragrande maggioranza degli scienziati nel campo del cambiamento climatico di tutto il mondo costituirebbe un mix esplosivo di arroganza, irresponsabilità e totale inadempimento dei propri obblighi. Noi siamo i decisori. I nostri cittadini ci hanno conferito un mandato democratico e su questo tema, la questione più urgente che la comunità mondiale sta affrontando oggi, non possiamo farci trovare inadeguati anche quando, o soprattutto quando, le decisioni dinnanzi a noi sono estremamente impegnative.
Esorterei i nostri cari colleghi, che potremmo tranquillamente definire "scettici del clima”, a percorrere questa strada con noi, fosse solo sulla base del concetto molto abusato ma molto importante del principio precauzionale. Sì, la scienza è complessa e dinamica, ma con un rapporto di cinque a uno della comunità scientifica a sostegno della tesi che presentiamo, dobbiamo mettere alla prova, dobbiamo mettere in discussione e soprattutto dobbiamo reagire - e reagire in modo adeguato - al lavoro oggetto di esame tra pari di alcuni dei migliori e dei più brillanti esponenti nell'ambito della climatologia e della meteorologia.
Più di due terzi della superficie mondiale è ricoperta di oceani e tre quarti delle megacittà mondiali si trovano sul mare. Più del 97 per cento delle acque del pianeta è contenuto negli oceani e il pesce fornisce la più alta percentuale di proteine consumate dall'uomo a livello mondiale e da esso dipendono 3,5 miliardi di persone, dato che costituisce la loro fonte alimentare primaria. Secondo le previsioni scientifiche, con l'aumento delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dall'uomo, cambiamenti drammatici, quali il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento delle calotte polari, l'aumento del livello del mare e l'acidificazione degli oceani, porranno serie minacce agli ecosistemi marini e alla comunità dei pescatori.
Nelle vesti di Vicepresidente della commissione per la pesca, desidero raccomandare che le sue opinioni ponderate vengano prese in considerazione nella relazione interlocutoria di oggi. Due rapidi punti: è stata una grave omissione non aver incluso i membri della commissione per la pesca nella commissione temporanea sul cambiamento climatico e, in secondo luogo, mi rammarico del fatto che la commissione temporanea non sia stata in grado di accettare l'opinione della commissione per la pesca.
Per concludere, vi è una serie di emendamenti che pongono l'accento sull'impatto scientifico delle conseguenze del cambiamento climatico sugli oceani del pianeta. Esorto i colleghi ad appoggiare tali emendamenti, dato che la relazione su cui si basano le decisioni del Parlamento deve essere quanto più possibile esaustiva e integrata.
Agnes Schierhuber
(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch'io desidero iniziare ringraziando il nostro relatore per il lavoro svolto. La relazione - come affermato dai precedenti oratori - riferisce per intero i fatti scientifici riguardanti il cambiamento climatico, che sono stati discussi nel dettaglio con esperti di fama mondiale nel corso delle riunioni tematiche.
Il settore agricolo e della silvicoltura costituisce una delle industrie colpite più duramente dal cambiamento climatico e pertanto nutre un forte interesse nell'adozione a livello globale di misure efficaci volte alla protezione del clima. E' essenziale il coinvolgimento di tutti i paesi, in particolare dei paesi in via di sviluppo, nel processo post-Kyoto. E' altresì importante sottolineare che l'agricoltura non influenza affatto i prezzi dei prodotti alimentari: nel prezzo di un panino, ad esempio, il grano utilizzato per produrlo ammonta a meno del 2 per cento dei costi.
E' altresì ben noto che le fonti rinnovabili per i carburanti derivati da colture agricole non rilasciano più CO2 di quanta ne sia stata immagazzinata durante la loro coltivazione, il che significa che sono neutrali in termini di CO2. E' stato altresì riconosciuto che, sulla base di ricerche che hanno portato a solide scoperte, gli esseri umani sono parzialmente responsabili del cambiamento climatico. Per tale ragione, è importante condurre ricerche più intensive così come risparmiare energia attraverso un suo più efficiente utilizzo. Prendiamo coraggio dal fatto che ci sono voluti 3 000 anni perché venisse accettato che la Terra è rotonda e non piatta.
Desidero esortare questo Parlamento a impegnarsi in un serio dibattito, che riconosca che il cambiamento climatico è un problema globale; si tratta di un problema macrosociale che non può essere risolto per mezzo di politiche settoriali in singoli Stati membri dell'UE. Si può ottenere una soluzione solo a livello mondiale e l'Unione europea deve certamente assumere un ruolo di leader e di mediatore nella lotta al cambiamento climatico.
Valdis Dombrovskis
(LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto congratularmi con il relatore per la sua posizione chiara e inequivocabile, che, sulla base dei risultati degli studi scientifici, riconosce che il riscaldamento globale si sta realmente verificando e che è causato dall'uomo. Dobbiamo ricordare che qualche anno fa molti politici influenti, tra cui i leader di talune importanti potenze, cercavano ancora di negarlo. La relazione compie un passo avanti e rifiuta, in quanto non fondate dal punto di vista scientifico, dichiarazioni secondo le quali il riscaldamento globale non si sta verificando e che si tratta solo di naturali variazioni della temperatura. La presente relazione dimostra ancora una volta che l'UE è un leader a livello mondiale per quanto riguarda il riscaldamento globale, il che tuttavia non è affatto motivo di euforia. Al fine di mantenere il riscaldamento globale nei limiti del 2 per cento, secondo stime recenti il volume delle emissioni di CO2 dovrà essere ridotto almeno della metà entro il 2050. In tale contesto, l'affermazione contenuta nella relazione secondo cui quasi tutti gli Stati membri dell'UE hanno compiuto buoni progressi verso il rispetto degli obiettivi di Kyoto è eccessivamente ottimistica. Nel periodo tra il 1990 e il 2005 i vecchi Stati membri dell'UE hanno ridotto le loro emissioni solo del 2 per cento ed è molto improbabile che nel corso dei restanti cinque anni ridurranno le loro emissioni di un ulteriore 6 per cento al fine di rispettare il loro obiettivo collettivo di Kyoto. E' solo grazie al fatto che i nuovi Stati membri dell'UE hanno ridotto considerevolmente le loro emissioni in modo più rapido che l'UE nel suo insieme può rivendicare uno status di leader mondiale in questo ambito. Ci si aspetta che i nuovi Stati membri ridurranno le loro emissioni di CO2 del 21 per cento entro il 2010. E' solo questo fatto che mette in condizione i leader europei di parlare di un obiettivo apparentemente ambizioso di ridurre le emissioni del 20 per cento entro il 2020. Certo, questo obiettivo deve essere accolto con favore, ma è importante che i principali responsabili delle emissioni realizzino la maggior parte di tale riduzione. E' inaccettabile permettere che gli sforzi delle politiche dell'UE in materia di cambiamento climatico si basino solo sui risultati esistenti conseguiti dai nuovi Stati membri e da isolati vecchi Stati membri, così come è inaccettabile caricarli di oneri aggiuntivi, essendo al contempo indulgenti con i principali responsabili delle emissioni. A prescindere dalla distribuzione delle riduzioni delle emissioni tra gli Stati membri dell'UE, tuttavia, non otterremo nulla a meno che non si giunga a un accordo mondiale e paesi, quali Stati Uniti, Cina, India, Russia e altri, non siano coinvolti nella risoluzione del problema. Tale questione deve essere prioritaria nella politica estera e nella politica sul cambiamento climatico dell'UE. Grazie per l'attenzione.
Romana Jordan Cizelj
(SL) Solitamente optiamo per cambiamenti e misure solo se si basano su fatti consistenti. Nella commissione per il cambiamento climatico abbiamo accumulato numerosi dati da molti scienziati. La maggior parte dei dati indica che i cambiamenti negli ecosistemi sono la conseguenza delle emissioni antropogeniche e suggeriscono possibili tendenze per il futuro.
Mentre alcuni sono preoccupati e utilizzano tali dati come una minaccia, dobbiamo altresì considerare il loro lato positivo, e cioè che possiamo ancora agire. Dobbiamo tuttavia farlo in modo rapido, responsabile, serio e coordinato: prima all'interno dell'Unione e poi anche a livello globale. Possiamo riuscire con gli accordi internazionali solo se siamo sufficientemente sensibili anche in merito ai problemi dei paesi terzi, che si preoccupano delle questioni dello sviluppo sostenibile e molti persino dell'eliminazione della povertà.
Un approccio integrale richiede un cambiamento nella nostra testa di europei, perché fino a oggi ci siamo preoccupati solo o principalmente dello sviluppo di una società a basse emissioni di biossido di carbonio. Possiamo tuttavia giungere a un accordo internazionale solo se consideriamo in modo equo sia le misure volte a ridurre le emissioni che le misure volte a modificarle, al fine di allinearle con i cambiamenti climatici.
I miei ringraziamenti al relatore per l'eccellente relazione e mi aspetto che il nostro lavoro continui in tal senso nel corso del prossimo anno.
Csaba Sándor Tabajdi
(HU) Signor Presidente, mi congratulo con l'onorevole Florenz per la notevole relazione. Il dibattito sulle basi scientifiche del cambiamento climatico è di straordinaria importanza, poiché purtroppo noi politici spesso manchiamo di tener conto dei fatti, sebbene i fatti siano molto persistenti. Concordo con l'onorevole Martin Schulz in merito al fatto che dovremmo arrestare il dibattito basato sulle convinzioni e considerare i fatti.
In Ungheria, ad esempio, il livello delle acque sotterranee della Grande pianura ungherese tra il fiume Danubio e il fiume Tibisco è calato di 3-4 metri nel corso degli ultimi 30-40 anni; si è verificata una grave desertificazione, il che significa che gli scienziati hanno eseguito delle misurazioni e hanno scoperto che la desertificazione è dovuta per il 50 per cento al cambiamento climatico e per il 50 per cento alla dannosa attività dell'uomo.
In breve, consideriamo nel modo dovuto quanto dicono gli scienziati. Sono inoltre concorde nel dire che l'Unione europea non può risolvere questo problema da sola; USA, Giappone, Cina, Brasile e i paesi in via di sviluppo devono essere partner in questa impresa. Grazie per l'attenzione.
Anneli Jäätteenmäki
(FI) Signor Presidente, la colpa del cambiamento climatico è l'umanità e l'uomo può pertanto anche contribuire a modificarne direzione.
L'obiettivo dell'UE è aumentare al 10 per cento il quantitativo dei carburanti destinati ai trasporti su cui incidono i biocarburanti. Si tratta per di più di un obiettivo che da raggiungere. Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per conseguirlo, ivi compreso incorporare l'utilizzo della torba come materia prima per il biodiesel.
E' necessario più denaro da destinare alla ricerca in modo tale da poter impiegare i metodi più efficaci. Alcuni studi, ad esempio, mostrano che la produzione di energia dalle alghe è, per ettaro, fino a 15 volte superiore alla produzione dall'uva, dall'olio di palma e dalla soia, è pertanto necessaria una ricerca maggiore in questo ambito. Si tratta pertanto di un modo mediante il quale è possibile ridurre l'utilizzo dell'olio di palma e, se tutto va come deve, anche interromperlo del tutto, dato che è un'attività assolutamente dannosa per l'ambiente. Dobbiamo pertanto intraprendere azioni in collaborazione con gli Stati Uniti d'America, la Cina, l'India e la Russia.
Péter Olajos
(HU) La ringrazio signor Presidente. Se vogliamo conseguire un successo a Copenhagen alla fine del 2009, credo che vi siano due punti di cui dobbiamo assolutamente tenere conto, punti di cui ho avuto un'esperienza diretta durante le mie visite degli ultimi mesi in India, Bangladesh, Cina e California.
Innanzi tutto, dobbiamo compiere uno sforzo genuino. In altre parole, non è sufficiente congratularci l'un l'altro; non è sufficiente parlare del 10, 20, 30 o 40 per cento. Secondo i dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, non solo le emissioni di biossido di carbonio dal 2000 non sono diminuite, ma in effetti esse sono alquanto aumentate, dell'1 per cento. Il sistema di scambio di emissioni (ETS) è un grande successo ed è attualmente in fase di riforma, ma ritengo che sarebbe utile avviare riforme simili nel sistema non ETS; i due sistemi potrebbero forse essere persino consolidati. Appoggio fermamente la proposta del Consiglio di fissare come anno di base il 1990 piuttosto che il 2005.
L'altro punto molto importante è il Fondo di adattamento. Se vogliamo conseguire un successo a Copenaghen, dobbiamo istituire tale Fondo. La relazione Stern ha dimostrato che, a meno che non vi sia un Fondo di adattamento, le altre regioni del pianeta hanno poche possibilità di evitare le conseguenze spiacevoli del cambiamento climatico. Grazie.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) L'Unione europea è già colpita dal cambiamento climatico. Negli ultimi anni la Romania, ad esempio, è stata soggetta a siccità, inondazioni e temperature elevate. In alcune zone della regione meridionale e sud-orientale della Romania è iniziato un processo di desertificazione. L'Unione si è assunta un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico, per quanto riguarda sia la riduzione delle cause che l'adattamento al cambiamento climatico.
Il Trattato di Lisbona contiene disposizioni sul cambiamento climatico e a tal proposito anch'io apprezzo la clausola di solidarietà nel caso di catastrofi naturali. Purtroppo la governance mondiale nell'ambito della protezione ambientale è decentralizzata e a volte manca di coerenza nelle decisioni generali; 18 istituzioni multilaterali sono responsabili del controllo di circa 500 accordi internazionali, di cui 300 a livello regionale. L'Unione europea deve avere un ruolo di leader in questo settore.
Vi sono soluzioni. Necessitiamo di azioni coerenti sul cambiamento climatico, trasporti più ecologici, programmi di ricerca e sviluppo per adattare l'agricoltura a un adeguato consumo idrico, rimboschimento e, soprattutto, una migliore gestione dei rifiuti. Mi congratulo con il relatore.
Miroslav Mikolášik
(SK) Il cambiamento climatico comporta gravi implicazioni, non solo per gli ecosistemi, ma anche per l'economia, la salute pubblica, la sicurezza idrica e alimentare, così come per la migrazione. I più recenti studi scientifici portano alla convinzione che anche l'attività umana abbia contribuito all'andamento del riscaldamento globale e pertanto spetta alla nostra società la responsabilità di attuare misure politiche efficaci.
Accolgo con favore la relazione interlocutoria della commissione temporanea sul cambiamento climatico e le sue raccomandazioni sulla futura politica climatica dell'UE in materia di cambiamento climatico, e appoggio fermamente l'idea che l'aumento globale della temperatura media debba essere limitata a non più di 2°C. Oltre a ciò, l'Unione europea deve compiere gli sforzi necessari a ridurre le emissioni in modo tale da mantenere le temperature ben al di sotto del punto limite di due gradi. Rendere disponibili al pubblico le informazioni scientificamente provate e pertanto contribuire a una maggiore sensibilizzazione del grande pubblico in merito a questa questione deve costituire uno strumento importante delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico.
Anni Podimata
(EL) Signor Presidente, signor Commissario, accolgo innanzi tutto con favore la relazione interlocutoria sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico. Sono particolarmente lieta perché pone l'accento sul fatto che gli scienziati siano concordi in merito alla gravità del problema. La relazione mette altresì in evidenza il grande impatto del fattore umano, in particolare l'energia, sul cambiamento climatico.
Il quarto rapporto di valutazione dell'IPPC afferma che le emissioni di CO2 a livello mondiale sono aumentate di circa l'80 per cento tra il 1970 e il 2004 e che tali aumenti sono dovuti principalmente all'utilizzo di combustibili fossili. Dato che esiste un legame stretto innegabile tra il clima e la pianificazione energetica, desidero sottolineare quanto sia necessaria la creazione di un piano integrato a livello europeo in modo tale da conoscere quali siano le scelte energetiche maggiormente indicate ed efficaci.
Marios Matsakis
(EN) Signor Presidente, ascoltando la discussione di questa mattina sento la necessità di fare un paio di osservazioni.
Innanzi tutto, la prova scientifica. Non vi sono dubbi che stabilire l'esistenza del riscaldamento globale e le sue cause sia una questione molto complicata. Non si tratta di una situazione in provetta per la quale è possibile condurre un esperimento in laboratorio al fine di determinare se una cosa è in un modo o in un altro. Le prove si basano su osservazioni sul lungo periodo e su procedure molto complicate e certamente vi sono alcuni scettici, alcuni scienziati, che hanno un'opinione differente. Non è una cosa nuova. Gli scienziati sono famosi per avere idee diverse: non dimentichiamo che molti di essi hanno dubitato ampiamente persino del fatto che il fumo provochi il cancro e ancora oggi hanno dei dubbi. Tutti noi sappiamo senza dubbio qual è la verità. La stessa cosa è successa per la talidomide come causa della focomelia negli embrioni umani.
Il secondo punto riguarda l'enfasi che si dovrebbe dare a un approccio globale perché tutti noi sappiamo che i paesi che inquinano di più, ad esempio USA, Cina e India, stanno facendo molto poco per combattere il riscaldamento globale.
Janez Podobnik
Presidente in carica del Consiglio. - (SL) Ho seguito con grande interesse la vostra discussione estremamente vivace, che ha costituito una base molto buona per la relazione interlocutoria presentata dal relatore, l'onorevole Karl-Heinz Florenz, per la quale mi congratulo e lo ringrazio.
La vostra discussione è stata tale che ne trarrebbe vantaggio qualsiasi parlamento. E' stata molto complessa; la prendo come una critica positiva, dato che tutte le opinioni sono preziose, anche quelle critiche.
Dalla vostra discussione posso trarre due conclusioni fondamentali. L'Unione europea è e rimarrà una forza capace di far fronte... certamente, in cooperazione con i suoi partner a livello mondiale, alle continue pressioni al fine di ottenere un confronto serio sui cambiamenti climatici. Mentre la seconda conclusione consiste nel fatto che il cambiamento climatico non è solo un problema, ma anche un'opportunità. Possiamo tuttavia farvi fronte efficacemente innanzi tutto agendo a livello globale.
Desiderò altresì dire che, nel quadro del pacchetto clima ed energia, l'Unione europea sta preparando con successo e in modo accurato tutte quelle misure con cui potremmo in effetti rispondere alle conseguenze del cambiamento climatico.
La transizione verso un'economia a basse emissioni di biossido di carbonio sicura e sostenibile influenzerà diverse politiche, tra cui l'economia e la vita quotidiana dei cittadini. In diverse aree dell'Unione europea, sono necessarie misure politiche coordinate e qui è dove desidero appoggiare le vostre riflessioni secondo le quali dobbiamo aiutarci a vicenda, non solo in merito alle decisioni globali, ma essere altresì unanimi in merito ai dettagli relativi a tali misure politiche.
Desidero menzionare in modo particolare le sinergie tra cambiamento climatico ed energia. A tal proposito è necessario creare politiche europee e nazionali armoniose nei settori della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione; dobbiamo incoraggiare un sistema di trasporti sostenibile, che permetta agli Stati membri di adottare le misure necessarie nella lotta al cambiamento climatico; dobbiamo migliorare l'efficienza energetica, in particolare negli edifici, così come altre fonti di energia in tutti i settori, nonché tenere informati i consumatori in merito a un utilizzo efficiente dell'energia, al fine di ridurre le implicazioni sociali e anche per sfruttare al massimo le nuove opportunità.
Come è già stato accennato nella relazione dell'onorevole Florenz, la scienza del cambiamento climatico è ben consolidata e riconosciuta e il fatto che l'attuale riscaldamento globale sia una conseguenza dell'attività umana è scientificamente inconfutabile.
Permettetemi di commentare brevemente i vostri punti di vista relativi al quadro scientifico dell'IPCC. In merito a tale questione sono a favore del rispetto dell'ambito politico. Il Parlamento europeo costituisce un'arena politica illustre. Certamente dobbiamo rispettare anche l'ambito scientifico, che è, tuttavia, impegnato secondo i principi etici della ricerca e dell'accuratezza scientifica.
Non dobbiamo dimenticare, al contempo, lo spazio dei cittadini, dell'uomo comune, che sarà colpito da misure individuali in termini di qualità della vita, anche quando calcola il suo bilancio familiare e pianifica il suo futuro.
In modo particolare, desidero dire che sembra importante che, secondo l'onorevole Sacconi, nel corso delle sue sessioni, la commissione temporanea sul cambiamento climatico se la sia cavata bene e abbia discusso le questioni relative al cambiamento climatico in un'atmosfera positiva e che abbia anche adottato, a larga maggioranza, una relazione interlocutoria sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico.
Accogliamo con favore in modo particolare la decisione del Parlamento europeo di estendere fino al febbraio 2009 il mandato della commissione temporanea sul cambiamento climatico. Signor Presidente, consideriamo questo fatto come una prova aggiuntiva specifica che, nell'ambito del cambiamento climatico, il Parlamento europeo appoggi con le sue azioni a livello internazionale l'ambiziosa politica dell'Unione europea, avendo cura che le sue decisioni politiche siano supportate dai più recenti risultati scientifici.
Siamo altresì lieti dell'annuncio, fatto nel corso della discussione di oggi, che seguirà poi il dibattito sul pacchetto cambiamento climatico, il che significa il pieno rispetto degli impegni presi dal Consiglio europeo nel marzo 2008.
Stavros Dimas
Signor Presidente, ringrazio tutti gli oratori della discussione di oggi per i loro interventi estremamente interessanti.
Desidero in particolare sottolineare che l'UE, l'UE a 15 o l'UE a 27, rispetterà l'obiettivo di Kyoto e che non vi sono dubbi in proposito. Dato che avrò, o mi auguro di avere, questo incarico per altri 18 mesi, vi garantisco che non falliremo in nessun caso nel raggiungere l'obiettivo di Kyoto. Dico ciò perché le misure che abbiamo già preso, e che stiamo prendendo ora, garantiscono che l'obiettivo di Kyoto sarà raggiungo. Al momento questo è il minimo che dobbiamo fare nei prossimi anni. Per la cronaca, i dati che avete fornito prima sono corretti. E' stato affermato che l'UE sta riducendo le sue emissioni di gas a effetto serra, mentre altri paesi come gli Stati Uniti le stanno aumentando e a un tasso significativamente più rapido rispetto al 1990. Nel 2005, com'è stato detto, eravamo al di sotto del livello del 1990 del 2 per cento e nel 2006 poco sotto il 3 per cento per i paesi dell'UE a 15, che hanno un obiettivo comune. Il nostro successo è tuttavia sempre maggiore come UE a 27, dato che siamo al di sotto del livello del 1990 di circa l'8 per cento. Alla fine del periodo che il protocollo di Kyoto ci ha riconosciuto per il rispetto dei nostri obblighi, l'UE a 15 sarà al di sotto di almeno l'8 per cento e l'UE a 27 di almeno l'11 per cento rispetto al livello del 1990. E' da notare che la nostra diminuzione di poco sopra l'8 per cento è molto positiva, perché ci aiuterà a raggiungere l'obiettivo del 2020 e a superarlo.
Secondo la relazione interlocutoria, le scoperte scientifiche giocheranno un ruolo importante nei negoziati internazionali perché ci permetteranno di intraprendere misure decise. Serviranno da base per la valutazione della sostenibilità delle proposte da presentare per i negoziati nel corso del periodo precedente alla Conferenza di Copenaghen.
La risoluzione ci ricorda i pericoli che il cambiamento climatico incontrollato comporta e che colpiranno la società umana in diversi modi, nonché che avranno un serio impatto sulle nostre economie e tradizioni culturali.
La risoluzione evidenzia molto giustamente quanto sia importante evitare grandi sconvolgimenti climatici, quali il prosciugamento degli affluenti del Rio delle Amazzoni e il collasso di grandi volumi di ghiaccio a entrambi i poli.
Ritengo che sia parimenti importante porre l'accento sulle probabili conseguenze del cambiamento climatico in termini di sicurezza internazionale, di scarsità idrica e alimentare, nonché di controversie sul controllo delle risorse e degli spostamenti dei migranti. La pressione sulla comunità internazionale aumenta in continuazione a causa delle emergenze ambientali derivanti da condizioni meteorologiche estreme e dei violenti conflitti causati dal cambiamento climatico. La recente crisi dei prezzi dei prodotti alimentari costituisce a oggi l'esempio più concreto di quello che può accadere: gli scarsi raccolti in molte parti del pianeta sono causati da condizioni meteorologiche estreme. Purtroppo questa situazione non sembra essere temporanea o eccezionale; è pronta a diventare un fenomeno integrante e ricorrente, che non può essere controllato senza cambiamenti drastici alla politica e alle pratiche agricole.
Permettetemi a questo punto di menzionare qualche altro argomento esposto nella relazione. Inizierò con la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra mediante azioni sostenibili a livello nazionale nei paesi in via di sviluppo. C'è bisogno del supporto e delle prospettive offerte dalla tecnologia. Vi devono essere finanziamenti volti a trasferire la tecnologia e a promuovere la capacità agricola di tali paesi, così che le riduzioni in questione possano essere misurate, registrate e verificate. Quest'idea costituisce il cuore dei negoziati del piano d'azione di Bali. Com'è stato evidenziato a Bali, qualsiasi mossa da parte dei paesi in via di sviluppo dipenderà solo dai seri impegni presi dai paesi sviluppati e volti a ridurre le emissioni, ma anche dagli sforzi sostanziali di tali paesi al fine di fornire i finanziamenti volti in particolare a trasferire tecnologia e a creare la capacità amministrativa necessaria.
Per l'UE è importante trarre vantaggio da qualsiasi opportunità per il dialogo con i principali paesi in via di sviluppo, affinché vi sia un accordo su ciò che significa esattamente e come l'UE possa appoggiare tali azioni, o attraverso la cooperazione nella formulazione della politica, l'assistenza tecnica, il trasferimento del know-how e la disposizione di incentivi sul mercato della CO2, o attraverso l'assistenza finanziaria. E' necessario intraprendere misure in tutti i settori, ivi comprese azioni in merito alle emissioni derivanti dal consumo di energia e al disboscamento.
Passerò ora all'aspetto scientifico della presente discussione. La Commissione concorda appieno sul fatto che le scoperte scientifiche debbano essere rese note al grande pubblico. I consumatori devono essere pronti e maggiormente consapevoli di quanto i gas a effetto serra siano generati dal loro stile di vita e dalle loro abitudini di consumo. Allertare sempre più il grande pubblico deve, tuttavia, essere accompagnato da forti incentivi finanziari per le imprese volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dai prodotti e servizi che forniscono.
E' necessaria una transizione su scala mondiale verso un'economia a basse emissioni di CO2, il che può essere realizzato solo attraverso misure sistematiche e coordinate volte a ridurre le emissioni in tutti i settori.
Il pacchetto di misure sul cambiamento climatico e l'energia, attualmente in fase di codecisione, ci dà un vantaggio nella transizione. Ci permette altresì di dimostrare che per le nostre economie e società una politica climatica ambiziosa è sia fattibile che maggiormente vantaggiosa.
Dobbiamo continuare la nostra cooperazione estremamente costruttiva su questo importante pacchetto di misure politiche e quest'anno dobbiamo giungere, mi auguro quanto prima, a un accordo.
Per concludere, desidero congratularmi con il Parlamento europeo per il suo importante contributo agli sforzi volti a combattere il cambiamento climatico e mi complimento con l'onorevole Florenz per l'eccellente lavoro svolto.
Mi auguro che il Parlamento prosegua in questo modo costruttivo. Che la nostra cooperazione e il nostro scambio di opinioni possano continuare, sia in merito al pacchetto di misure sul clima e sull'energia, che in merito ai negoziati internazionali nel corso del periodo precedente a Poznań e Copenaghen.
Karl-Heinz Florenz
relatore. - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente in carica, vi ringrazio molto per le vostre parole di chiusura che sono estremamente incoraggianti. Ritengo che siamo stati in grado di identificare un'opinione prevalente qui in quest'Assemblea e che tale opinione naturalmente ci obbliga a portare avanti ulteriori studi scientifici e a eliminare i dubbi rimanenti, poiché, dopotutto, in quale area della conoscenza umana non c'è spazio per i dubbi? Ciò è qualcosa che, in quanto relatore, desidero senza dubbio veder accadere.
Sono grato per gli elogi che sono stati gentilmente fatti oggi e desidero passarli ai miei collaboratori che stanno dietro le quinte, che hanno lavorato davvero duramente su questa relazione. Desidero cogliere questa opportunità per ringraziarli di cuore ancora una volta.
Ascoltando la discussione di oggi si può avere l'impressione che stiamo discutendo della CO2. Lasciatemi dire che avremo molte altre questioni di cui parlare, dato che la CO2 è solo la punta dell'iceberg. Sì, costituisce un problema grave, non vi sono dubbi in proposito, ma la vera sfida è come ci occupiamo delle nostre strategie per la sostenibilità. Come dobbiamo avere cura del nostro pianeta, la Terra, affidatoci per i nostri figli? Ci sono voluti milioni di anni per creare le fonti di energia che stiamo bruciando al momento e le stiamo sprecando in circa un solo migliaio di anni. La sfida allora è come fare in modo che con un litro di carburante si percorra una distanza doppia rispetto a quella che si percorre attualmente. Questo è quanto dobbiamo ottenere e allora avremo adempiuto il nostro compito. Questa è la sfida di maggior rilievo: aumentare l'efficienza in Europa, sviluppare tecnologie d'avanguardia, utilizzare tali tecnologie al nostro interno - va da sé - e inoltre venderle in modo proficuo in tutto il mondo al fine di creare posti di lavoro. Questa è la nostra opportunità, per come la vedo, e desidero chiedere a tutti voi di aiutarci a cogliere tale opportunità con ambo le mani.
Desidero ringraziare tutti nuovamente, ma con un occhio sul Regolamento, desidero attirare la vostra attenzione su un ultimo punto. Sin dall'inizio di questa discussione, vi è stato un terribile errore nella traduzione dell'articolo 10, in cui si dice che condanno qualcosa, il che non è affatto nella mia natura. Posso disapprovare una cosa o un'altra, ma non condanno mai nulla. Parlerò senza mezzi termini: ritengo che sia importante evidenziare che c'è un problema di traduzione in quest'Aula, il che è evidente nell'intera relazione, e desidero attirare la vostra attenzione sulla corretta dicitura degli emendamenti in questo ambito che sono stati presentati a quest'Assemblea.
Desidero ringraziare tutte le persone coinvolte e invitarvi a lavorare con noi nel corso della prossima e più difficile fase di questo processo, vale a dire la risoluzione della questione di come dobbiamo ora rispondere a questi fatti scientifici.
Presidente
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Neena Gill
, per iscritto. - (EN) Al fine di affrontare con successo il cambiamento climatico, i mercati si devono adattare in modo tale da riflettere i costi ambientali del biossido di carbonio. Chi inquina deve pagare. Dobbiamo impiegare ogni tipo di strumento politico, tra cui riduzioni dell'aliquota IVA, scambio di quote di emissione e sovvenzioni, al fine di modificare il comportamento dei consumatori e delle imprese in modo tale che siano maggiormente incentivati a scegliere opzioni ecologiche. Come ha sottolineato Nicholas Stern, i costi economici e sociali del cambiamento climatico saranno catastrofici.
Non sono pertanto affatto d'accordo con chi, in quest'Assemblea, nega il cambiamento climatico. Per vedere il suo impatto, devono solo guardare il numero e la frequenza in crescita dei disastri naturali in tutto il mondo. Tali disastri per noi costituiscono un chiaro appello a un'azione più incisiva.
L'UE ha un ruolo legittimo nell'affrontare il cambiamento climatico e deve dare l'esempio nonché fare da guida per gli altri paesi. Serve un dialogo maggiore con le economie emergenti di India e Cina, al fine di garantire che la loro crescita contribuisca alle emissioni globali in minor misura rispetto a quella di UE e USA nel corso dell'ultimo secolo. E' di fondamentale importanza il trasferimento di tecnologia dall'UE ai paesi in via di sviluppo, così che possano evitare uno sviluppo industriale ad elevate emissioni di biossido di carbonio e passare direttamente a un'economia a basse emissioni di carbonio.
András Gyürk
per iscritto. - (HU) Quando si prendono decisioni in merito a tale questione, è assolutamente fondamentale tener conto dei dati concreti relativi al cambiamento climatico basati su prove scientifiche. Dopotutto, il rischio di prendere decisioni sbagliate sulla base di conclusioni errate è per lo meno altrettanto elevato quanto la mancanza d'azione. Vale la pena notare una cosa in proposito: il cambiamento climatico è un dato di fatto che può essere scientificamente dimostrato e sono urgentemente necessarie misure rapide ed efficaci per porvi rimedio.
Un serio esame dei fatti scientifici può altresì aiutarci a valutare come strumenti di protezione ambientale basati sul mercato possano contribuire a promuovere la qualità dell'ambiente. A nostro avviso, sono necessari maggiori sforzi da parte degli Stati membri al fine di diffondere incentivi non dannosi per il mercato. La creazione del sistema di scambio delle quote di emissione, che affronta la questione della riduzione delle emissioni sulla base dei meccanismi di mercato, costituisce uno sviluppo gradito. Il fatto che il sistema funzioni costituisce una prova che il mercato, la concorrenza e la protezione ambientale non sono idee reciprocamente esclusive.
In Ungheria vi sono molti esempi che dimostrano come conclusioni sbagliate possano risultare in decisioni errate. Produzione di biomassa significa in realtà bruciare legname; le conseguenze dannose del sostegno obbligato ai biocarburanti stanno diventando sempre più evidenti. Le misure messe in atto in questi due settori non rispettano i requisiti di sostenibilità e inoltre non offrono una risposta al problema non dannosa per il mercato.
Desideriamo porre l'accento sul fatto che il cambiamento climatico richiede l'avvio di misure che non solo tengano conto delle prove scientifiche, ma anche permettano ai meccanismi di mercato di assumere peso .
Eija-Riitta Korhola
, per iscritto. - (FI) Signor Presidente, la nostra risoluzione sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico contiene alcune importanti osservazioni su cui è difficile non essere d'accordo. Ciononostante va detto che contiene anche alcune osservazioni irritanti. Vi sono esempi di ciò nella storia della scienza, che devono servire da avvertimenti. In quanto filosofo non ritengo che per un politico sia assolutamente innocuo interpretare i risultati scientifici, trarre da essi conclusioni affrettate e cercare di controllarle, figuriamoci "condannare” qualche altra interpretazione. Qual è il punto di tutto ciò e perché queste cose vanno affermate come regole generali? Si tratta della questione della nostra credibilità, elemento di cui necessiteremo enormemente nella nostra lotta al cambiamento climatico.
Al punto 5 si dice che è scientificamente provato che l'uomo costituisce la causa principale del cambiamento climatico. Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico non lo asserisce in nessuna fase. Il rapporto parla di probabilità. Il contributo dell'uomo al riscaldamento nel corso dell'ultimo decennio costituisce una grande probabilità.
Il punto 7 pone l'accento sui risultati scientifici che "indicano chiaramente come evolverà il cambiamento climatico nel prossimo futuro, basandosi su modelli regionali diversi”, il che è precisamente ciò che non sappiamo. La scorsa settimana, a Reading, i simulatori climatici hanno fatto appello nella loro dichiarazione alla necessità di supercomputer. Al momento i meteorologi non sono in grado di dare una risposta alla domanda relativa al tipo di effetti regionali che avrà il cambiamento climatico, in parte a causa delle insufficienti capacità informatiche.
Al punto 8, si accenna al fatto che la deglaciazione della Groenlandia e della calotta polare antartica occidentale costituiscono esempi di punti critici del cambiamento climatico. Attualmente tuttavia i dati relativi alla deglaciazione sono molto contraddittori, a causa del fatto che al momento lo spessore del ghiaccio in aree centrali della Groenlandia e dell'Antartico sta aumentando.
Né accuserei o condannerei gli scettici e i critici del cambiamento climatico, come nel caso del punto 10. Neanche i politici in particolare lo dovrebbero fare: la questione dovrebbe essere lasciata al dibattito scientifico.
Marian-Jean Marinescu
, per iscritto. - (RO) La CLIM può fare raccomandazioni e fornire soluzioni per le future politiche dell'Unione europea in questo ambito, raccomandazioni e soluzioni basate su prove scientifiche chiare e, soprattutto, sul fermo sostegno dei cittadini europei.
Le prove scientifiche sono indiscutibili. La relazione dell'onorevole Karl-Heinz Florenz è esauriente, il che prova che i dati scientifici sono sufficienti al fine di prendere decisioni politiche ferme e avviare azioni concrete non solo a livello europeo, ma anche a livello globale, per ridurre drasticamente il fenomeno antropico responsabile del cambiamento climatico e mitigarne gli effetti.
E' necessario continuare gli sforzi nella ricerca, in particolare nell'ambito delle nuove tecnologie, dell'energia rinnovabile e dei biocarburanti, al fine di trovare l'equilibrio necessario a mantenere concorrenza economica, sviluppo sociale e garantire la sicurezza alimentare ed energetica, che sono fondamentali per il benessere dei cittadini europei.
La comunità scientifica e i rappresentanti politici devono unire le loro forze e appoggiare le attività di sensibilizzazione dell'opinione pubblica nonché stimolare la partecipazione dei cittadini in attività concrete, perché lo scambio di buone pratiche, la cooperazione e il dialogo internazionali, regionali e in particolare transfrontalieri, così come il coinvolgimento diretto dei cittadini rappresentano il mezzo più efficace per lottare contro il cambiamento climatico.
Sirpa Pietikäinen
, per iscritto. - (EN) Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi anni l'Unione europea è stata uno degli attori internazionali che hanno mostrato la via per lo sviluppo di una politica climatica globale sostenibile. E' una posizione che l'UE deve mantenere anche in futuro.
Desidero ringraziare il relatore e la commissione per questa relazione apprezzabile. Servirà a rafforzare la visione delle basi scientifiche su cui si deve appoggiare il lavoro per il controllo del cambiamento climatico. Occorre notare che la scienza e la conoscenza da essa portata cambiano in continuazione a causa delle nuove tecnologie e scoperte. Di conseguenza, dobbiamo restare aperti a tutte le informazioni su questo fenomeno e altresì rispettare le opinioni diverse.
E' estremamente importante reagire in modo decisivo al cambiamento climatico. Fino a oggi, ciascuno dei quattro Gruppi intergovernativi ha dovuto rivedere le stime relative alla velocità con cui si sta verificando il cambiamento climatico operate dai loro predecessori. Il fenomeno si è sviluppato più rapidamente rispetto alle prime stime della Comunità in merito. Anche ora sembra che vi sia la necessità di rivedere le precedenti stime dell'IPCC. Gli studi condotti dalla NASA, l'agenzia spaziale americana, mostrano che il controllo del cambiamento climatico richiederà azioni più drastiche: il contenuto del gas presente nell'atmosfera causato dal cambiamento climatico deve essere limitato in modo più rigoroso in modo tale da poter evitare tali drastici cambiamenti.
L'UE deve tener conto dell'opinione scientifica sempre più diffusa secondo cui le emissioni di biossido di carbonio debbano essere ridotte in modo più drastico al fine di rallentare il riscaldamento climatico, come raccomandato dall'IPCC. Avendo osservato da vicino tale sviluppo, temo che gli obiettivi del pacchetto clima dell'UE non siano sufficientemente ambiziosi. L'Unione deve ora compiere sforzi molto più determinati al fine di istituire nell'Unione società effettivamente ecologiche. La modernizzazione in termini ecologici deve costituire il principio guida di tutti i settori politici dell'UE. La capacità di cambiare di fronte a tale rivoluzione costituirà altresì il fattore principale che influirà sulla competitività internazionale dell'UE.
Daciana Octavia Sârbu
, per iscritto. - (RO) La lotta al cambiamento climatico è diventata un argomento presente sempre più spesso nell'ordine del giorno dei lavori delle organizzazioni internazionali. Iniziando con il Vertice del 2007, quando è stato deciso l'obiettivo del 20 per cento per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili entro il 2020, il riscaldamento globale è diventato una priorità per tutti i paesi del pianeta.
Tale decisione è stata seguita da altri importanti eventi internazionali, quali il Vertice del G8 a Heiligendamm, la discussione del Consiglio delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico o il piano d'azione di Bali. In seguito a tali eventi internazionali, è stato raggiunto un accordo scientifico, secondo il quale le tendenze del riscaldamento globale si basano sulle attività umane e i risultati della ricerca e della raccolta dei dati sono sufficienti ad avviare azioni urgenti e decisioni politiche volte a ridurre le emissioni di gas. E' fondamentale creare il Fondo di adattamento e includere le foreste in un nuovo accordo di protezione del clima volto a evitare un ulteriore disboscamento ed emissioni di biossido di carbonio causate dagli incendi boschivi.
Sensibilizzare il grande pubblico diffondendo le prove scientifiche relative all'impatto umano sul cambiamento climatico giocherà un ruolo fondamentale al fine di ottenere l'appoggio dei cittadini dell'UE per azioni politiche volte a ridurre le emissioni di carbonio.
Andres Tarand
, per iscritto. - (ET) Il clima sta cambiando e ciò accade a causa dell'attività umana. Fino a 40 anni fa, quando ho prelevato dei campioni di ghiaccio dalla stazione di ricerca in Antartide, ne eravamo inconsapevoli. Oggi l'IPCC, che collaziona il lavoro di migliaia di scienziati, ha fornito prove sufficienti a dimostrare che il cambiamento climatico si sta verificando e il nostro compito è agire piuttosto che continuare a fornire prove. Su questo punto mi trovo pienamente d'accordo con l'approccio del relatore, l'onorevole Florenz.
L'Unione europea deve essere ambiziosa e adottare un obiettivo più vicino a una riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas a effetto serra entro l'anno 2020. Altrimenti la questione sarà complicata in previsione di contributi genuini da parte di altri paesi. E' strano che un forum più elevato voti all'unanimità sul livello di dettaglio degli obiettivi generali, ma che, quando si tratta degli obiettivi relativi al contenuto delle emissioni di CO2 nei gas di scarico delle automobili o di diverse altre misure specifiche, non osa più essere così ambizioso. Questo non è il modo di affrontare in modo efficace il cambiamento climatico.
Appoggio le proposte di modifica che concentrano l'attenzione sulla necessità di eseguire studi più dettagliati e modelli della situazione degli oceani e dei mari e dell'influenza del cambiamento climatico sulla fauna ittica. Non posso, tuttavia, trovarmi d'accordo su diverse proposte di modifica in cui si manifestano dubbi in merito al fatto che si stia verificando il cambiamento climatico, in cui è messa in risalto l'importanza dei combustibili fossili e dell'energia nucleare e in cui è ridicolizzato lo sviluppo dell'energia rinnovabile.
Ritengo che la commissione temporanea sul cambiamento climatico del Parlamento abbia contribuito a sensibilizzare i rappresentanti di diversi livelli sociali e a individuare una posizione comune. Come compromesso è ragionevole l'estensione di nove mesi del mandato della commissione fino all'incontro di Poznań. Una scadenza più lunga per noi avrebbe voluto dire eseguire un compito importante dovendo tenere decisamente d'occhio le elezioni.
Gabriele Zimmer
per iscritto. - (DE) Ho votato a favore della relazione. La discussione sul cambiamento climatico, che è necessaria con urgenza, deve fondarsi su solidi fatti scientifici. Essi sono stati forniti dalla relazione interlocutoria dell'onorevole Florenz. La presente relazione deve assumere un ruolo di rilievo sia nell'arena pubblica che in seno alla Commissione e al Consiglio. Le scoperte scientifiche sull'effetto serra sono disponibili da più di 180 anni.
E' stato a causa di particolari condizioni sociali che sono state ignorate tali conoscenze relative alla minaccia alle basi naturali e climatiche della vita, impedendo un'azione tempestiva e facendo sì che anche oggi si continui ad agire in questo modo. O iniziamo ad agire ora sulla base della cooperazione internazionale al fine di limitare danni ulteriori ed evitare i disastri che sono stati previsti e che colpiranno con tutta la loro forza innanzi tutto le popolazioni più povere del pianeta, o continuiamo sulla strada verso la distruzione. I fatti dimostrano in modo convincente che è necessaria un'azione immediata volta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e che dobbiamo limitare il riscaldamento a meno di 2°C modificando il nostro stile di vita e le abitudini di consumo, nonché mediante l'adozione di criteri e quadri politici e sociali. Appoggio la dichiarazione del relatore secondo la quale non di tratta di discutere i valori delle emissioni; ora il dibattito deve concentrarsi sulla sostenibilità.
La Strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile deve tener conto di tali problemi e istituire finalmente politiche su basi sostenibili, il che richiede una modifica delle priorità politiche. Ogni giorno perso è potenzialmente devastante e ciò non può trovare giustificazione.
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Godkendelse af protokollen fra foregående møde
Formanden
Protokollen fra mødet den 14. december 2006 er omdelt.
Hvis ingen gør indsigelse, betragter jeg den som godkendt.
Jean-Marie Cavada
(FR) Jeg skal gøre det meget kort, hr. formand. I sidste uge i Strasbourg vedtog Parlamentet en række vigtige betænkninger, herunder to vedrørende de 10 forslag til de finansielle overslag på området frihed, sikkerhed og retfærdighed for perioden 2007-2013.
Jeg vil blot benytte lejligheden under godkendelsen af protokollen til at takke Udvalget om Borgernes Rettigheder og Retlige og Indre Anliggender for det utrolig store stykke arbejde, som det har skullet færdiggøre på så kort tid, og også Parlamentets tjenestegrene, som var i stand til rette en række forstyrrende materielle fejl og tilvejebringe oversættelserne af de betænkninger, som udvalget oprindeligt havde indgivet.
Teksterne afspejler nu tydeligt plenarforsamlingens vilje, og jeg ønsker ligeledes i jeres nærvær at takke Rådets tjenestegrene, som forsynede os med oversættelser af de tekster, som vi opnåede fuld enighed om.
Formanden
Mange tak for Deres kommentarer, hr. Cavada, der bestemt er meget relevante og afspejler den indsats, som Deres udvalg og alle de, der har samarbejdet med det for at opnå dette vigtige resultat, har gjort. Jeg ønsker Dem og alle de, der har deltaget i denne proces, tillykke.
Richard Corbett
(EN) Hr. formand! I torsdags vedtog vi en række ændringer til forretningsordenen, herunder ændringen til den nye komitologiprocedure, for at drage fordel af den største forøgelse af Parlamentets beføjelser siden Nice-traktaten.
Jeg forstår, at der inden længe bliver offentliggjort en ny udgave af forretningsordenen. Jeg vil gerne opfordre til, at den bliver uddelt i januar, hvis det overhovedet er muligt, og jeg vil også anmode om, at den fuldføres med tilpasningen af de forskellige tal i artiklerne, der skal tilpasses automatisk uden afstemning i Parlamentet for at tage højde for Europa-Parlamentets nye størrelse. Som bekendt bliver vi flere i januar.
Formanden
Mange tak, hr. Corbett, for Deres anmodning, der også er relevant. Som bekendt har vi et problem med oversættelserne. Parlamentets tjenestegrene har meddelt mig, at de gør alt, hvad de kan, for at der kan være en foreløbig udgave parat på alle sprog til januar. Den udgave skal anses for foreløbig, men det er under alle omstændigheder godt, at den bliver til rådighed for medlemmerne så hurtigt som muligt.
Det lader derfor til, at Deres anmodning kan blive opfyldt, og at vi til januar vil have en foreløbig udgave på alle sprog. Derefter skal de gennemgås for at sikre, at alle oversættelserne er korrekte, før vi definitivt kan betragte arbejdet med ændringen af vores forretningsorden for afsluttet.
(Protokollen fra foregående møde godkendtes)
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6. Преглед на Small Business Act (гласуване)
Niki Tzavela
(EN) Г-н председател, всички съавтори постигнахме компромис вчера, който гласи следното: "Отбелязва нарастващата незаконна търговия във всички държави-членки с фалшиви и пиратски продукти, внесени от трети страни, които представляват заплаха за конкурентоспособността на европейските МСП".
Всички автори сме съгласни.
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1. Accordo UE / Stati Uniti d'America sul trattamento e il trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (
Alexander Alvaro
relatore. - (DE) Signor Presidente, come gli onorevoli colleghi comprenderanno, poiché in febbraio il Parlamento europeo ha respinto l'accordo, è necessario sottolineare che da allora, lavorando con la Commissione, siamo riusciti a migliorare significativamente il testo.
Vorrei cogliere quindi l'occasione per ringraziare gli onorevoli colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), del gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, del gruppo Verde/Alleanza libera europea e del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica che, pur in una situazione non facile, hanno collaborato alla stesura di un accordo che tutelasse contemporaneamente il diritto alla riservatezza e il diritto alla sicurezza dei nostri cittadini. Vorrei ricordare che si tratta della nostra prima occasione per infondere nuova vita nel trattato di Lisbona che sarebbe altrimenti rimasto un testo sterile.
- Dopo la votazione:
Presidente
Vorrei ringraziare e congratularmi con l'onorevole Alvaro, con la precedente relatrice, l'onorevole Hennis-Plasschaert, e con tutti gli onorevoli colleghi che hanno lavorato tanto alacremente per questo accordo. Molte grazie.
Rui Tavares
(EN) Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione su un emendamento alla relazione che richiede che il Consiglio e la Commissione nominino congiuntamente con il Parlamento il funzionario dell'UE a Washington incaricato di controllare l'estrazione dei dati. Le chiedo gentilmente di prendere personalmente contatto quanto prima con il Consiglio e la Commissione in modo da procedere con l'adeguata supervisione del Parlamento.
Presidente
Grazie per avermelo ricordato. Mi metterò in contatto con le due istituzioni.
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Teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade kaitse (arutelu)
Juhataja
Järgmine päevakorrapunkt on põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni nimel Neil Parishi koostatud raport ettepaneku kohta võtta vastu Euroopa Parlamendi ja nõukogu direktiiv teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade kaitse kohta - C6-0391/2008 -.
Neil Parish
raportöör. - Proua juhataja, kõigepealt sooviksin tänada kõiki variraportööre, kes on nii abivalmilt töötanud koos minuga selle ääretult tehnilise ja keerulise teema kallal. Üheskoos töötades oleme suutnud jõuda minu meelest hea kompromissini. Samuti sooviksin tänada komisjoni koostöö eest ja me jääme ootama edaspidist ühistööd selles valdkonnas. Sooviksin tänada ka Patrick Baragiolat põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni sekretariaadist ja oma nõunikku Dan Daltonit.
Loomkatsete teema on äärmiselt vastuoluline ja kätkeb endas moraalset dilemmat. Kas on üldse õige teha loomkatseid selleks, et saaks inimelusid päästa? Ma usun, et see on õige, niikaua kui loomkatsed on täielikult põhjendatud nii teaduslikust kui ka eetilisest vaatenurgast.
Me peame aga tegema kõik võimaliku selleks, et minimeerida nii katsete arvu kui ka loomadele põhjustatavaid kannatusi. Komisjoni aruanne oli heaks alguseks. See näitas, et komisjon on väga huvitatud sellest, et liikuda loomkatsete lõpetamise poole niipea kui võimalik. Mitmes küsimuses oli komisjoni ettepanek siiski ebaselge ja sellel võib olla komisjoni taotlusele vastupidine mõju.
Komisjoni ettepaneku ilmselge vajakajäämine seisneb tõsiduse klassifikatsioonide määratluse puudumises. Komisjon palus õigupoolest seda, et Euroopa Parlament võtaks vastu otsuse klassifikatsioonidega seotud eeskirjade kohta, teadmata, mis need tegelikult endast kujutavad. Lisaks sellele tähendavad mõned sätted, eeskätt soovitused loomade taaskasutamise kohta ja ettepanek kasutada F2-ahvilisi (teise põlvkonna ahvilisi), tõenäoliselt seda, et kasutada tuleb palju rohkem loomi.
F2-ahviliste puhul ei ole tehtud mingit teostatavusuuringut, et teha kindlaks, kas komisjoni väljapakutut saab ellu viia. Mõju hindamisel vaadatakse üksnes numbreid; heaoluga seotud mõju ei analüüsita üldse. Sel põhjusel pidi Euroopa Parlament tingimata ettepanekut parandama: mitte muutma seda leebemaks, vaid selgitama täpselt, millal ja millistel tingimustel peaksid loomkatsed olema lubatud.
Ma usun, et põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni raportiga on saavutatud tasakaal Euroopa Liidus teadusuuringute jätkumise tagamise ja loomade heaolu parandamise vahel. Loomade heaolu seisukohast on see samm edasi. Asja tuumaks on loomkatsete alternatiivide propageerimine rahaliste kohustuste võtmise kaudu, suurema rõhu asetamine kolmele põhimõttele - asendamine, vähendamine ja täiustamine - ning Euroopa Alternatiivsete Meetodite Tõestamise keskuse rolli tugevdamine.
Lisaks sellele olen samuti välja pakkunud primaatidega tehtavate katsete korrapärased temaatilised hindamised, et tuvastada katsed, mis ei ole vajalikud, ja need siis järk-järgult kaotada.
Samuti on see samm edasi meditsiiniuuringute seisukohast. Sellega ajakohastatakse praeguseid aegunud õigusakte ja võimaldatakse jätkata meditsiiniuuringuid, kui need on teaduslikult ja eetiliselt põhjendatud. Ma leian, et see on ülimalt tähtis. Me tahame ka, et loomkatseid vähendataks. Euroopa kodanikud nõuavad aga õigusega ka seda, et nende käsutuses oleksid kõige paremad ja tõhusamad ravimid.
Usaldusväärne Euroopa tasandil uurimis- ja arendustegevus on väga oluline. Vaktsiinid lastehalvatuse, punetiste, B-hepatiidi, difteeria, leetrite, mumpsi ja meningiidi vastu, samuti kombineeritud HIV-ravimid, astma kontrolli all hoidmise ravimid ja enneaegsete vastsündinute elutagamissüsteemid ning Parkinsoni tõve ravis kasutatav aju süvastimulatsioon on kõik töötatud välja loomade, eeskätt primaatidega tehtud katsetuste tulemusel. Sellega on päästetud miljonite inimeste elusid või parandatud nende elukvaliteeti.
Kuni meil ei ole olemas alternatiive, ei ole minu arvates mõistlik sedalaadi katseid kehvasti sõnastatud õigusaktide kaudu kas otseselt või kaudselt ebaseaduslikuks tunnistada. Kõnealuse direktiiviga pandaks paika raamistik tagamaks seda, et me saaksime loomkatsete läbiviimise järk-järgult lõpetada niipea, kui alternatiivsed meetodid on olemas. Sellega antakse märkimisväärne tõuge alternatiivide otsimisele ning tänu sellele liigume kindlalt sinnapoole, et ühel päeval loomkatsete läbiviimine täielikult lõpetada. Me oleme põllumajanduse ja maaelu arengu komisjonis saavutanud hea kompromissi. Näib aga, et liberaalide fraktsioon püüab selles kokkuleppes vigu leida. Ma soovitan neil selle raporti vastu mitte hääletada, kuna see viiks meid loomade heaolu osas paar aastat tagasi ning nende poolt sellise sammu astumine oleks täiesti vale.
Stavros Dimas
komisjoni liige. - (EL) Proua juhataja, mul on hea meel, et meil on täna õhtul võimalik arutleda ettepaneku üle vaadata läbi direktiiv teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade kaitse kohta. Sooviksin tänada jõupingutuste ja märkuste eest raportöör Parishit ning kolme parlamendikomisjoni, kes raportit analüüsisid. Ma olen kindel, et järgnev dialoog on konstruktiivne.
Paljud liikmesriigid on juba ammu vastu võtnud riiklikud õigusaktid teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade kaitse kohta. Selle tulemusel on loomade kaitse Euroopas tagatud väga erinevatel tasanditel. Direktiivi läbivaatamisega saavutatakse terves ühenduses ühtne kaitsetase ja tagatakse siseturu sujuv toimimine. Komisjoni eesmärk on täiustada Euroopa Liidu õigusakte, mis reguleerivad loomkatseid. Ühelt poolt piirab see katseloomade arvu ning teisalt tagab katsetes kasutatavatele loomadele sobiva hoolitsuse ja kohtlemise, mille näeb ette Euroopa Ühenduse asutamislepingule lisatud protokoll loomade kaitse ja heaolu kohta.
Meie jaoks on direktiivi läbivaatamise eesmärk parandada märkimisväärselt katseloomade heaolu Euroopa Liidus. Loomade heaolu puudutavad nõuded on nüüd ametlikult lisatud Euroopa Liidu lepingusse ja neid tuleb arvesse võtta tegevuskavade koostamisel selliste sektorite jaoks nagu siseturg. Läbipaistvat korda kehtestava ja erandeid mitte sisaldava ettepaneku sõnastamisse olid kaasatud loomkatsete sektori eksperdid ja spetsialistid, teadusringkonnad, asjaomane tööstussektor ja kodanikud. Samuti tugineb ettepanek hoolikalt põhjendatud mõjuhinnangule. Peale selle andsid sellele protsessile olulise panuse paljud teadusasutused. Ettepaneku koostamiseks tehti meetmete võtmise ja mittevõtmise võimalike kasutegurite ja kulude võrdlev analüüs. Sellega saavutatakse vajalik tasakaal; ühelt poolt edendatakse Euroopas konkurentsivõimet ja uurimistegevust ning teiselt poolt võetakse täielikult arvesse loomade puhul kehtivaid heaolunõudeid. Komisjon on hoolikalt kaalunud erinevate poolte väljendatud muret selle üle, et ettepanek viiks Euroopa teadusuuringud Euroopast välja, seda väidetava halduskoormuse või kulude tõttu, mida spetsiaalsed loomade heaolu puudutavad nõuded kaasa toovad. Siiski puuduvad tõendid selle kohta, et sellega kaasneks mingi äravool kolmandate riikide suunas. Mitut meie ettepanekus sisalduvat heaolustandardit ja rangemaid litsentseerimismenetlusi kohaldatakse juba liikmesriikides, mis on teadustöös maailmas juhtpositsioonil. Lisaks sellele on meie ettepanekus ette nähtud meetmed halduskoormuse vähendamiseks. Tegelikult ei ole mingit vastuolu loomade rangemate heaolustandardite kehtestamise ja kõrgetasemeliste teadusuuringute edendamise vahel. Vastupidi, need kaks on omavahel seotud.
Komisjoni ettepaneku kohaselt kaasneb teadvusel olevate loomadega tehtavatele uuringutele loa andmisega süstemaatiline ja sõltumatu eetiline hindamine. Sellega hakatakse loomade heaolu taastamise, nende kasutamise piiramise ja täiustamise põhimõtteid praktikas kasutama. Need sätted on läbivaatamise põhilised eesmärgid. Meil ei ole võimalik oma eesmärke saavutada, kui me asendame loa andmise vaikiva nõusoleku andmisega igat laadi uuringutele või kui me lubame eetilist hinnangut anda neil, kel on uurimisprojektis otsesed huvid mängus.
Lõpetuseks, komisjon soovib vältida võimalikke sekkumisi pooleliolevatesse teadusprojektidesse ja minimeerida halduskoormust. Seetõttu võimaldab ettepanek paindlikku kohaldamist ja innustab võimaluse korral kasutama liikmesriikides olemasolevaid infrastruktuure.
Daamid ja härrad, läbivaadatud ettepanekuga taastatakse siseturu sujuv toimimine, parandatakse loomade heaolustandardeid ja edendatakse uurimistegevust. Praeguseid õigusakte on pakiliselt vaja tasakaalustatud moel karmistada ja parandada ning just täpselt seda komisjoni ettepanekuga ka saavutatakse.
Marios Matsakis
keskkonna-, rahvatervise- ja toiduohutuse komisjoni arvamuse raportöör. - Proua juhataja, kahjuks on meie aja paratamatuks paheks see, et inimeste ja loomade heaolu puudutavate uuringute jaoks on ilmtingimata vaja läbi viia loomkatseid. Olen kindlalt veendunud, et mitte ükski tõeline teadlane ei naudi loomkatsete läbiviimist ega kasuta seda varianti, kui alternatiivsed uurimisvahendid on olemas. Sellised uuringud peab loomulikult alati läbi viima võimalikult humaansel viisil asjakohaste loomade suhtes.
Minu arvates püütakse sel eesmärgil väga õigesti arutelu all oleva direktiiviga olukorda märkimisväärselt ja kindlalt parandada. Olulisteks ja tähelepanuväärseteks aspektideks on ka eetilise hindamise ja loa andmise põhimõtete tagamine, samuti tõhusamad riigisisesed kontrollimised ja suurem üleüldine läbipaistvus. Tuleb rõhutada, et teadus- ja poliitikavaldkonna eesmärk peaks alati olema uuringutes loomade kasutamise järkjärguline kaotamine, kui kättesaadavaks tehakse alternatiivsed ja tõhusad meetodid, mis loomi ei hõlma.
Esko Seppänen
tööstuse, teadusuuringute ja energeetikakomisjoni arvamuse koostaja. - (FI) Proua juhataja, volinik, põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni raport on kompromiss, milles on tasakaalustatult arvesse võetud kõikide osapoolte seisukohti. Komisjoni ettepanekut on muudetud selliselt, nagu tööstuse, teadusuuringute ja energeetikakomisjon välja pakkus.
Kuna kõikide ravimite ja vaktsiinide väljatöötamiseks ei ole olemas alternatiivseid meetodeid, on loomkatsete läbiviimine vajalik. Meil on kohustus tagada Euroopa Liidu kodanikele, et nende kaaskodanikke lohutab haiguse korral lootus, et nende ravimiseks vajalikke arstimeid töötatakse välja ka Euroopas.
Samas on need, kes loomkatseid läbi viivad, kohustatud kohtlema katseloomi hästi ja põhjustama neile võimalikult vähe valu. Kõnealune direktiiv on selge samm loomade heaolu paranemise suunas ning paljud põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni esitatud muudatusettepanekud on samasugused, kui meie tööstuse, teadusuuringute ja energeetikakomisjonis välja pakkusime või on nendega sarnased. Seega tuleks põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni raport võimalikult väheste muudatustega vastu võtta.
Elisabeth Jeggle
fraktsiooni PPE-DE nimel. - (DE) Proua juhataja, volinik, daamid ja härrad, loomkatseid käsitlev direktiiv tugineb kolmele põhimõttele: asendamine, vähendamine ja täiustamine. Meie eesmärk on loomkatsete asendamine, vähendamine ja täiustamine. Selle saavutamiseks on meil vaja töötada välja alternatiivsed meetodid ja neid edendada. Sellele lisaks peame leidma kompromissi loomade heaolu ja teadusuuringute vahel, asetades samas rõhu inimeste tervisele. Härra volinik, te olete ka ise rõhutanud, et meil peavad kõikides liikmesriikides olema ühesugused standardid.
Praegune õigusakti ettepanek tugineb loomade kaitset ja heaolu käsitlevale ühenduse tegevuskavale ning loomatervishoiustrateegiale. Me tahame tagada kõrgetasemelise kaitse ja kõrged standardid Euroopa Liidus ja kogu maailmas. Loomkatsete täielik keelustamine ilma, et sobiva asendusvahendina oleks võimalik kasutada teisi meetodeid, muudaks siiski valdava osa Euroopa Liidus loomkatsetele tuginevatest uuringutest peaaegu teostamatuks. Uurimisprojekte tuleks hakata läbi viima välismaal, me kaotaksime need ulatuslikud teadmised, mis meil praegu on, ning me muudaksime end täielikult teistest riikidest sõltuvaks. Seetõttu on oluline jõuda kompromissile ning põllumajanduse ja maaelu arengu komisjon on esitanud hea kompromissi. Ma möönan, et erinevate vaatenurkade tasakaalustamine ei ole kerge, kuid inimeste jaoks, kes on haiged, võib tegemist olla elu ja surma küsimusega.
Põllumajanduse ja maaelu arengu komisjonis 31. märtsil toimunud hääletuse tulemused vastavad nendele nõuetele. Me peame toetama kompromissi, millele 72% parlamendikomisjonist heakskiidu andis. Seetõttu kutsun kõiki Euroopa Parlamendi liikmeid tagasi lükkama kõige kaugemale ulatuvaid muudatusettepanekuid ning hääletama Euroopa Rahvapartei (Kristlike Demokraatide) ja Euroopa Demokraatide fraktsiooni ning Euroopa Parlamendi Sotsiaaldemokraatide fraktsiooni muudatusettepanekute poolt.
Minu suur tänu kuulub peale raportööri ka paljudele kolleegidele siin Euroopa Parlamendis.
Roselyne Lefrançois
Härra juhataja, volinik, daamid ja härrad, ma pean kõigepealt tänama raportöör Parishit hea töö eest ja selle eest, kui tähtsaks ta pidas koostööd variraportööridega.
Enne kui me homme esimesel lugemisel hääletame, tahaksin käsitleda raporti põhijooni. Loomkatsetega seonduv negatiivne kuvand, mis üldsuse seas võib valitseda, annab täna kinnitust selle küsimuse vaieldamatule tähtsusele. Nagu mina olete ka teie viimasel paaril nädalal saanud palju kirju murelikelt kodanikelt.
Kuigi meil on kohustus esitada tekst, milles võetaks arvesse avalikkuse hirme, ei tohi me sellest hoolimata jätta tähelepanuta oma teadlaste vajadusi. Pean rõhutama asjaolu, et me ei saa unustada seda, et teadlased ei ole mitte üksnes avaliku arvamuse seaduslikud esindajad, vaid eeskätt inimesed, kelle roll on meie ühiskonnas täiesti põhjapanev.
Te kindlasti teate, et viimase 20 aasta jooksul ei ole teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade arv suurenenud - seda hoolimata sellest, et teaduslike trükiste arv biomeditsiiniliste uuringute vallas on iga kahe aastaga kahekordistunud. Et mõista kõnealuse direktiivi läbivaatamisega seotud probleeme, olen ma ise kohtunud paljude osapooltega, kes esindavad selles küsimuses eri huve.
Minu arvates kaugenes Euroopa Komisjoni algselt välja pakutud tekst märgatavalt loomade kasutamise põhieesmärgist, milleks on nimelt teaduslike edusammude tegemine. Seetõttu oli oluline, et arutelu keskmes oleks taas inimeste tervise küsimus.
On ilmselge, et loomkatseid puudutavaid sätteid on vaja muuta, kuid Euroopa teadustöö ei tohiks selle uue õigusakti tõttu kannatada. Strateegia, mida mina järgisin ja mida ka raportöör on järgima asunud, hõlmas seega selle ettepaneku tasakaalustamist eesmärgiga tagada, et sellest ei sünniks kahju teadlastele.
Põllumajanduse ja maaelu arengu komisjoni vastu võetud raportile tuginedes usun, et meil on võimalik jõuda sidusa ja mõistliku tekstini, millele saab loodetavasti osaks Euroopa Parlamendi laialdane toetus.
Jorgo Chatzimarkakis
fraktsiooni ALDE nimel. - (DE) Härra juhataja, Mahatma Gandhi on öelnud: "Rahva suuruse ja moraalse arengu üle saab otsustada selle järgi, kuidas ta kohtleb loomi.” Laboriloomade heaolu on oluline ja õrn teema, mida paljud sooviksid eirata. Tegemist on siiski väga delikaatse küsimusega, eriti kui see puudutab uuringuid, milles kasutatakse ahve ja just inimahve. Me teame seda üldsuse reaktsiooni põhjal.
Komisjonile avaldati suurt survet. Tahaksin selle eest eriti tänada volinik Dimast. Te olete teinud väga tublit ettevalmistavat tööd ja saavutanud olulisi edusamme laboriloomade heaolu, näiteks kõikidele katsetele lubade andmise ja nende järelevalve vallas. Te olete direktiivi kohaldamisala laiendanud selliselt, et see hõlmab kõiki loomaliike, mitte ainult imetajaid. Komisjon on samuti tõhusalt lahendanud väga vastuolulise küsimuse, milleks on ahvilistega tehtavad katsed. Neid katseid on lubatud kasutada üksnes eluohtlike ja ajuhaiguste uurimisel.
Kahjuks on mitut komisjoni ettepaneku aspekti parlamendikomisjonides toimunud hääletuste käigus muudetud. Näiteks on põllumajanduse ja maaelu arengu komisjonis toimunud hääletuse käigus pea peale pööratud standardid, millele ma just viitasin. Toon ühe näite, põllumajanduse ja maaelu arengu komisjonis toimunud hääletuse kohaselt peaks katsetele antama automaatselt loa, kui need ei ole pärast 60 päeva möödumist ametlikku luba saanud. Meie jaoks Euroopas on tegemist lubamatu olukorraga.
Sel põhjusel kutsungi oma kolleege läbi lugema seda teksti, mida te homme hääletama hakkate, ja mitte pelgalt järgima oma hääletamisjuhiseid. Ma olen tänulik raportöörile selle eest, et ta on valmis viimasel hetkel tegema mõne kompromissi. Mul on hea meel, et härra Parish kavatseb homme teha suulise muudatusettepaneku tagamaks seda, et projektidele loa andmise perioodiga seotud eeskirjad muudetaks selgemaks.
Kahju on aga sellest, et artikkel 15 välja jäi. Artikkel 15 annab mõnele liikmesriigile võimaluse säilitada rangemad standardid, nagu Madalmaades. Miks me tahame muuta leebemaks standardeid, mis on praegu Madalmaades väga ranged? Meie ühiseks eesmärgiks peaks olema leida tasakaal loomade kõrge heaolutaseme ja aktiivse teadustegevuse vahel. Mind on ära tüüdanud kaljukindel väide, et teadustegevus kandub välismaale. See ei pruugi alati tõsi olla.
Schopenhauer on öelnud: "Iga rumal poiss suudab mardika laiaks litsuda, kuid mitte kõik maailma professorid ei suuda uut luua.” Me peame pakkuma välja väärtuste kogumi, sest see on meie töö.
Kartika Tamara Liotard
fraktsiooni GUE/NGL nimel. - (NL) Mul on hea meel, et komisjon on teinud algatuse vaadata läbi direktiiv teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade kaitse kohta. Tuleb märkimisväärselt vähendada nii laboriloomade kasutamist kui ka neile tekitatavaid kannatusi ning seda on võimalik teha selliste teaduslike meetodite väljatöötamise kaudu, mis on samaväärsed või tõhusamad, kuid mis ei kahjusta tarbetult meditsiinitoodete arendamist.
Üks asi, mida ma aga ei mõista, on asjaolu, et esitatud on mitu muudatusettepanekut, mis võiksid ettepanekut oluliselt nõrgendada. Me ei tohi unustada ära ettepaneku eesmärki. Eesmärgiks on laboriloomade kaitsmine ja mitte äriline kasum. Kõige olulisem on keelustada sellised katsed, mis on liigitatud "tõsiseks” ja mille käigus võidakse laboriloomadele tekitada pikaajalist valu. Sellised katsed on ebaeetilised ja ebahumaansed.
Lõpetuseks, ahviliste kasutamine katsetes tuleb järk-järgult ja kiiresti lõpetada. Euroopa Parlament võttis selle kohta 2007. aastal vastu kirjaliku deklaratsiooni ja ma leian, et praegu on aeg teha sõnad teoks.
Bastiaan Belder
fraktsiooni IND/DEM nimel. - (NL) Härra juhataja, loomade heaolu kõrged standardid on tsivilisatsiooni tunnuseks ja väljendavad austust teiste elusolendite vastu. Kui loomkatsetele on olemas head alternatiivid, tuleb neid kasutada, sest me soovime loomkatseid vähendada. Sama kehtib ka selliste heade katsete puhul, kus loomadele põhjustatakse vähem kannatusi või mille puhul on vaja kasutada vähem laboriloomi, kuna soovime, et loomad kannataksid vähem.
Ma arvan, et väljapakutud kohustuslik eetiline hindamine on samm paremuse poole. Loomulikult ei saa selle direktiivi eesmärgiks olla sundida liikmesriike aktsepteerima alternatiivina katseid inimembrüotega. Liikmesriigid peavad selles küsimuses ise eetilise otsuse vastu võtma.
Komisjoni lõppeesmärk on keelustada loomkatsed täielikult. Olgugi et see on ka meie eesmärk, on kahetsusväärne, et me ei saa veel hakkama loomkatseteta ega ole ka valmis kindlalt ütlema, millal see juhtub. Loomkatsete keelustamise lõpliku tähtaja määramine oleks ennatlik ja seaks võib-olla ohtu isegi inimeste tervise; selles osas olen raportööriga nõus.
Françoise Grossetête
(FR) Härra juhataja, et leida uusi raviviise haigustele, mida me veel ravida ei suuda, nõuavad meie kaaskodanikud rohkem teadusuuringuid, eriti biomeditsiini vallas. See kehtib muu hulgas kõigi neurodegeneratiivsete haiguste, näiteks Parkinsoni ja Alzheimeri tõve puhul. Me teame ka seda, et me vajame loomkatseid ja et loomkatsete maht on viimastel aastatel õnneks kahanenud, seda seetõttu, et oleme püstitanud endale eesmärgi leida alternatiivseid lahendusi.
Kahjuks teame ka seda, et mõnel juhul selliseid alternatiivseid lahendusi ei ole ja me peame ikkagi tegema katseid loomade, eeskätt ahvilistega. Antud juhul peame tegema absoluutselt kõik, mis meie võimuses, et tagada Euroopa tasandi uurimistegevuse teostamine Euroopa piires, kuna nii saame pakkuda loomadele maksimaalset kaitset. Kui katse käigus võetakse arvesse loomadele tekitatav valu, tagatakse igati see, et sellise katsega saavutatakse head tulemused.
Seetõttu jätkakem oma uuringuid ja eelkõige jätkakem ka loomkatsete läbiviimist. Hoolitsegem selle eest, et selliseid uuringuid ei suunataks väljapoole Euroopat.
Luis Manuel Capoulas Santos
(PT) Härra juhataja, volinik, daamid ja härrad, loomade kasutamine teaduslikel eesmärkidel on väga delikaatne küsimus, mis tekitab vastakaid ja väga erinevaid tundeid, kui neid vaid ühest vaatenurgast vaadeldakse. Seda teemat ei ole võimalik käsitleda üksnes loomade heaolu ja õiguste kaitsmise vaatepunktist. Samuti on seda võimatu käsitleda üksnes teaduse huve silmas pidades või kasutades seda loogikat, et tulemused tuleb saada võimalikult väikeste kuludega.
Mitte keegi ei saa jääda ükskõikseks teiste elusolendite kannatuste suhtes, seda enam siis loomade puhul, kes on meile nii lähedased kui primaadid. Küsimus muutub aga veelgi delikaatsemaks, kui me võtame arvesse inimeste kannatusi, mille põhjuseks on õnnetused, sõjad või haigused. Et valuga võidelda, ei saa me keelata teadusele vajalikke vahendeid, sealhulgas merisigade kasutamist.
Kõnealuses raportis pakutakse välja võimalik tasakaal vastuoluliste väärtuste ja tunnete vahel, millega me silmitsi seisame, ning sellega püütakse saavutada kompromiss, mis teeks au Euroopa Parlamendile ja kõige rohkem pühendunud parlamendiliikmetele. Seetõttu kiidan neid, kellega olen selle arutelu käigus kõige rohkem kokku puutunud - raportöör Neil Parishit ja Euroopa Parlamendi Sotsiaaldemokraatide fraktsiooni variraportööri Roselyne Lefrançoisi -, nende suurepärase töö eest ja üksmeele eest, mida neil õnnestus nii keerulises ja vastuolulises küsimuses saavutada.
Minu fraktsioon, Euroopa Parlamendi Sotsiaaldemokraatide fraktsioon hääletab seetõttu selle raporti poolt ja ka nende muudatusettepanekute poolt, millega me püüdsime seda täiendavalt parandada, seda veendumuses, et me aitame sellega vähendada loomade kannatusi, seadmata seeläbi ohtu teaduse edusammud inimeste tervise hüvanguks ja Euroopa teadustegevuse elujõulisuse.
Zuzana Roithová
- (CS) Härra juhataja, volinik, daamid ja härrad, ka mulle teevad muret laboriloomade kannatused, kuid samas arstina tean, et peame tegema kõik, mis suudame, et vaktsiinid ja ravimid saaksid patsientidele võimalikult ruttu kättesaadavaks, seda nii uute kui ka tuntud haiguste ravimiseks. Sooviksin tänada oma kolleege, kellel on õnnestunud saavutada tõeliselt tasakaalustatud kompromiss, milles on ühelt poolt arvesse võetud ja austatud loomade kohtlemisel kehtivaid eetilisi põhimõtteid ning teiselt poolt tehtud võimalikuks uurimisprojektide elluviimise jätkumine. Eelkõige on see direktiiv aga selge poliitiline märk sellest, et me soovime, et meie teadlased otsiksid uute ravimite kontrollimiseks alternatiivseid meetodeid eesmärgiga minimeerida loomkatsetes kasutatavate loomade arvu ja katsete enda arvu, järgides samas loomade kannatuste tekitamise vältimiseks loomulikult kõiki võimalikke eetilisi põhimõtteid. Sooviksin teid kõiki selle tulemuse eest tänada.
Caroline Lucas
Härra juhataja, ma ei suuda varjata asjaolu, et kõnealune raport on valmistanud suure pettumuse nendele meist, kes arvasid, et fraktsioonidevahelise loomade heaolu töörühma esimeheks olev raportöör oleks võinud raportis kajastada muret loomade heaolu pärast mõnevõrra rohkem.
Seetõttu on väga oluline võtta vastu mõned otsustavad muudatusettepanekud enne, kui me selle teksti üle hääletama hakkame. Eelkõige peab lubade andmise kohaldamisala hõlmama kõiki projekte, mitte üksnes tõsiseid või mõõdukaid. Kui me ei suuda seda tagada, tähendab see seda, et paljude valu, kannatusi ja stressi tekitavate katsete puhul ei toimuks enam tsentraliseeritud kontrolli all olevat eetilist hindamist ning et see omakorda kahjustaks tõsiselt mitmesuguste ettepanekus tervikuna välja pakutud meetmete jõustamist.
Kui meie muudatusettepanekud aga vastu võetakse, tähendab see seda, et teadustöös hakatakse tegema uusi jõupingutusi selleks, et leida alternatiive loomkatsetele, mis on eriti tähtsad alus- ja meditsiiniuuringute jaoks. Praegu keskendutakse jõupingutustes kohustuslikele katsetele, mis moodustavad vaid 10% loomkatsetest. Nii loomade kui ka inimeste tervise seisukohast on väga tähtis, et võimalikult ruttu võetaks tarvitusele ajakohasemad ja kasulikumad ilma loomadeta tehtavad katsed.
Stavros Dimas
komisjoni liige. - (EL) Härra juhataja, sooviksin tänada kõiki sõnavõtjaid väga konstruktiivse panuse eest tänaõhtuses arutelus. Lubage mul esitada lühidalt mõni märkus teatud muudatusettepanekute kohta. Komisjon saab paljud muudatusettepanekud täielikult, osaliselt või põhimõtteliselt heaks kiita. Need muudatusettepanekud hõlmavad ettepanekuid parandada rajatisi ja loomadega töötavat personali puudutava teabe konfidentsiaalsust. Samuti hõlmavad need ettepanekuid hinnata korrapäraselt ahviliste kasutamist Euroopa Liidu tasandil.
Muret väljendati ka tõsiduse astmete kriteeriumide pärast. Ma võin komisjoni nimel teile teada anda, et komisjon kutsub enne suvepuhkust kokku ekspertide töörühma, kes analüüsib Euroopa Liidus kasutamiseks sobivate kriteeriumide määratlust. Kahtlemata peame säilitama otseselt seotud osapooltega toimunud konsultatsioonide tulemusel saavutatud tasakaalu - ühelt poolt tööstuse vajaduste ja teadustegevuse edendamise ning teiselt poolt loomade heaolu vahel. Seetõttu on vaja säilitada ahviliste kasutamise kohta kehtestatud piirangud nagu ka litsentseerimisprintsiip ning igat liiki uuringutele sõltumatu eetilise hinnangu andmine, mis on selle ettepaneku põhielementideks. Lühidalt kokku võttes - komisjon saab anda täieliku, osalise või põhimõttelise heakskiidu 83 muudatusettepanekule 202 väljapakutust. Ma saadan Euroopa Parlamendi sekretariaadile loetelu komisjoni üksikasjalikest seisukohtadest muudatusettepanekute kohta.
Lõpetuseks sooviksin öelda, et lisaks sellele ettepanekule, mis on väga oluline ja milles peame säilitama tasakaalu teadusuuringute vajaduste ja inimeste tervise parandamise vahel, kasutades samas meetodeid, mis ei ole karmid loomade suhtes, on minu volinikuks olemise aja jooksul astunud komisjon palju samme loomade kaitsmise nimel. Tuletaksin teile meelde meie varasemat arutelu hüljeste teemal; väga drastilisi meetmeid ja reaktsiooni seoses vaalapüügiga; teemasid, mis on seotud mittejätkusuutliku küttimisega, eriti kevadel; ning meetmeid, mis me võtsime esimesel korral komisjonina seoses kaitsemeetmetega just selliste juhtumite vältimiseks.
Ma tõepoolest ei suuda mõista, kuidas saavad sellised tavad nagu rebasejaht, härja- või kukevõitlus sobida kokku tänapäevase kultuuritasemega.
Neil Parish
raportöör. - Härra juhataja, sooviksin parlamendiliikmeid ja volinikku nende seisukohtade eest tänada.
On väga õige, et me seda õigusakti läbi vaatame. On väga õige loomkatseid täiustada, vähendada ja asendada. On väga õige, et me ei lase hool raugeda. Seda peavad vajalikuks nii tööstus kui ka loomakaitseorganisatsioonid.
Tegemist on teemaga, mis minu arvates ulatub poliitikast kaugemale ja kujutab endast suuresti moraalset küsimust, millele peame õige lahenduse leidma. Mina omalt poolt olen väga pettunud, et Graham Watson ründas mind minu enda territooriumil, muutes selle äärmiselt poliitiliseks küsimuseks, ning kui ta siin oleks, ütleksin seda selgelt ka talle. See on kahetsusväärne, kuna me peame lõppkokkuvõttes esitama asjaliku ettepaneku.
Kõnealusesse raportisse on investeeritud palju tehnilisi teadmisi ja vaeva. Me ei esita seda kergekäeliselt. Oleme selle kallal kõvasti tööd teinud ja oleme saavutanud head kompromissid. Ma olen püüdnud kõiki osapooli kokku tuua, et esitada raport, mis on õige Euroopa Parlamendi, teaduse ja tööstuse ning loomade heaolu jaoks. Paluksin kõigil seda toetada, sest kui me seda ei tee, siis võib juhtuda, et lükkame raporti paari aasta võrra edasi ning see kahjustaks nii tööstust kui ka loomade heaolu. Seega kutsun kõiki parlamendiliikmeid üles seda toetama.
Kui siin on selliseid fraktsioone, kes otsustavad selle vastu hääletada, siis usun, et pikas perspektiivis saavutatakse sellega vaid hea ettepaneku edasilükkamine - lükatakse edasi ettepanek, mis aitab ühel poolt tagada Euroopa Liidus tehtavad uuringud haiguste kontrolli all hoidmiseks ja uute ravimite väljatöötamiseks ning mis teisalt vähendab katsetes kasutatavate loomade arvu ja tugevdab õigupoolest Euroopa Alternatiivsete Meetodite Tõestamise Keskuse tegevust alternatiivide otsimisel. Seega kutsuksin kõiki parlamendiliikmeid selle poolt hääletama, kuna me tahame hommikul tõeliselt suurepärast tulemust saavutada.
Juhataja
Arutelu on lõppenud.
Hääletus toimub homme, teisipäeval, 5. mail 2009.
Kirjalikud avaldused (kodukorra artikkel 142)
Šarūnas Birutis
kirjalikult. - (LT) Komisjoni aruande projektis toetatakse tugevalt seda, et teaduslikel eesmärkidel loomade kasutamise küsimuses kujundataks lähenemisviis, mis võtaks rohkem arvesse loomade heaolu. See näitab komisjoni pühendumust lõppeesmärgile, milleks on loomkatsete kaotamine.
Euroopa Liit peaks kõnealuse eesmärgi nimel töötama. Euroopa Parlament on selgelt mõista andnud, et ta usub, et tuleb rohkem ära teha lõppeesmärgi nimel kõrvaldada loomad teaduskatsetest lõplikult.
Samas, kuigi see on lõppeesmärk, ei ole meil veel õigust lõpetada loomkatseid täielikult. Püsib suur lõhe alternatiivsete meetodite ehk mitteloomkatsete väljatöötamise vahel. Niikaua kui selline olukord püsib, oleks ebamõistlik ja tõenäoliselt inimtervisele hukatuslik kehtestada kuupäev, pärast mida ei tohi enam teha loomkatseid või kasutada katseteks teatud loomaliike, näiteks ahvilisi. Avaliku arvamuse küsitlused näitavad toetust kõnealusele lähenemisviisile ja neid ei saa eirata.
Daciana Octavia Sârbu
kirjalikult. - (RO) Kõigepealt sooviksin tänada Euroopa Komisjoni ettepaneku eest vaadata läbi direktiiv 86/609/EMÜ, kuid mul on kahju, et raportöör ei püstitanud veelgi ambitsioonikamaid eesmärke.
Ma arvan, et me peame rohkem investeerima uurimistegevusse leidmaks alternatiive loomade kasutamisele teaduslikel eesmärkidel. Me peame sundima laboreid kasutama loomi, eeskätt loodusest kinnipüütud loomi, teaduslikel eesmärkidel nii vähe kui võimalik.
Olen kindlalt vastu ahviliste kasutamisele biomeditsiiniuuringute läbiviimiseks, välja arvatud juhul, kui neid on vaja kasutada, iseäranis katsetes, mis puudutavad inimestele eluohtlikke või invaliidistavaid seisundeid.
Eetilisest vaatepunktist lähtudes peab olema mingi valu, kannatuste ja stressi piir, mida loomadega läbiviidavates teaduslikes katsetes ei tohi kunagi ületada. Seda silmas pidades tuleb keelata katsed, mis põhjustavad suurt valu, kannatusi või stressi ning mis tõenäoliselt kestavad pikka aega.
Ma tean, et rahvatervis on ülima tähtsusega, kuid me ei tohi lubada, et loomadele tekitatakse ravi katsetamise eesmärgil väga suuri kannatusi.
Samuti toetan muudatusettepanekut, mille kohaselt ei tohiks direktiiv piirata liikmesriikide õigust kohaldada või vastu võtta rangemaid riiklikke meetmeid, mille eesmärk on parandada teaduslikel eesmärkidel kasutatavate loomade heaolu ja kaitset.
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Forvaltning af fiskerflåder i regioner i Fællesskabets yderste periferi (forhandling)
Formanden
Næste punkt på dagsordenen er betænkning af Guerreiro for Fiskeriudvalget om forslag til Rådets forordning om ændring af forordning (EF) nr. 639/2004 om forvaltning af fiskerflåder, der er registreret i regioner i Fællesskabets yderste periferi - C6-0298/2008 -
Pedro Guerreiro
ordfører. - (PT) Hr. formand! I betragtning af de begrænsninger og permanente strukturelle ulemper, som regionerne i den yderste periferi er underkastet, bør der træffes specifikke foranstaltninger til at fremme deres socioøkonomiske udvikling. Disse skal ikke være betinget af kriterier som tidsbegrænsning eller en velstandsudvikling, der skyldes konjunkturmæssige eller kunstige omstændigheder.
Fiskerisektoren er strategisk for disse regioner, fordi den både leverer fisk til befolkningerne og sikrer beskæftigelse og økonomisk bæredygtighed i fiskersamfundene. Til trods for de forbedringer, der er konstateret, består flertallet af fiskerflåderne af ældre fartøjer, der gennemsnitlig er over 30-40 år gamle, især de ikkeindustrielle flåder.
Det er afgørende med ny økonomisk støtte til at forny og modernisere fiskerflåderne i disse regioner, og det er uforståeligt, at EU blokerer for denne støtte. Det er absolut nødvendigt at fastholde støtten til fornyelse og modernisering af flåden for at forbedre arbejdsvilkår og sikkerhedsforhold for fiskerne og betingelserne for konservering af fisk.
Europa-Parlamentets Fiskeriudvalg foreslår kun at udvide den offentlige støtte til fornyelse af flåderne i regionerne i den yderste periferi indtil 2009 og give disse fartøjer mulighed for at blive registreret indtil 2011. Selv om vi går ud over det, Kommissionen foreslår, føler vi, at disse forslag stadig er utilstrækkelige, da de ikke opfylder de reelle behov, fiskerne i disse regioner har, især de ikkeindustrielle flåder. Derfor har vi fremsat ændringsforslag, der har til formål at sikre offentlig støtte til fornyelse og modernisering af fiskerflåderne uden nogen tidsbegrænsninger og i overensstemmelse med sektorens behov i disse regioner.
Skønt det ikke er strengt nødvendigt, kan vi sige, at denne foranstaltning ikke vil øge omkostningerne på Fællesskabets budget og ikke vil øge flådekapaciteten. Faktisk er det forslag, som Europa-Parlamentet selv tidligere har vedtaget, og hvori det i 2005 på ny understreger behovet for i fremtiden at støtte modernisering af fiskerflåden for at sikre sektorens rentabilitet og konkurrenceevne i disse regioner. Disse forslag har Parlamentets Fiskeriudvalg også tilsluttet sig, idet det tidligere i år gjorde opmærksom på behovet for ny støtte til renovation og modernisering af flåderne i regionerne i den yderste periferi, eftersom afskaffelsen af EU-støtten til fornyelse af fiskerflåden vil gøre det vanskeligt for dem at overvinde deres handicap i forhold til flådestrukturen på det europæiske kontinent. Så i det afgørende øjeblik, hvor der skal træffes en beslutning, vil vi derfor opfordre Parlamentet til at fastholde sine egne holdninger.
Joe Borg
medlem af Kommissionen. - (EN) Hr. formand! Jeg ønsker først og fremmest at udtrykke min taknemmelighed over for Fiskeriudvalget og især dets ordfører, hr. Guerreiro, for hans betænkning.
Kommissionen forstår de vanskeligheder, regionerne i den yderste periferi har med at gennemføre de beslutninger om flådemodernisering, som blev taget i 2006. Kommissionen kan dog ikke acceptere at blive ved med at bevilge offentlig støtte til renovation og modernisering af flåden, da dette fører til overkapacitet og lav økonomisk effektivitet på mellemlang til lang sigt. Vi forstår dog ordførerens pointe om, at de beslutninger, vi allerede har taget, i visse tilfælde har ført til en arbejdspukkel på skibsværfterne, der ikke kan klare det planlagte arbejde før en given frist. Derfor er vi klar til at acceptere en udvidelse af fristen for tilgang til flåden indtil 2011 som foreslået af ordføreren. Jeg er således villig til at acceptere ændringsforslag 2 og 7.
Kommissionen mener imidlertid også, at vi skal bevare de grundlæggende regler for flådeforvaltning - dvs. en tilgangs- og afgangsordning, som sikrer, at der ikke sker kapacitetsstigninger, og at offentlig støtte til sådanne kapacitetsstigninger skal trækkes tilbage. Ellers risikerer regionerne i den yderste periferi at skabe en overskydende fiskerikapacitet, der i sidste ende vil underminere deres økonomi - således som det skete med flåderne på kontinentet.
Lad mig i denne sammenhæng også nævne brændstofpakken, der blev vedtaget i juli i år på grund af de høje brændstofpriser i forbindelse med den økonomiske krise. Jeg vil gerne opfordre alle berørte aktører i regionerne i den yderste periferi til at udnytte denne pakke bedst muligt til at forbedre deres flåders energieffektivitet og gøre flåderne mere økonomisk levedygtige gennem pakkens ordninger såsom omstrukturering og delvis afvikling. På grundlag af det, jeg sagde før, er Kommissionen derfor ikke indstillet på at acceptere ændringsforslag 1, 3, 4, 5, 6, 9, 10 og 11. Endelig kan ændringsforslag 8 accepteres, forudsat at Kommissionens rapport udsættes, indtil alle oplysninger om udnyttelsen af undtagelserne i forordningen foreligger.
Må jeg med hensyn til opfordringen til Kommissionen om at foreslå nye foranstaltninger understrege, at dette ligger inden for Kommissionens initiativret, og Kommissionen vil under alle omstændigheder foreslå nye foranstaltninger, hvis det er opfattelsen, at det er nødvendigt og hensigtsmæssigt at gøre det.
Emanuel Jardim Fernandes
Hr. formand, hr. kommissær, mine damer og herrer! I forbindelse med denne betænkning vil jeg gerne først fremhæve, at det er nødvendigt at tage hensyn til behovene hos fiskerisektoren i regionerne i den yderste periferi. For det andet vil jeg gerne fremhæve forlængelsen af den undtagelse fra den generelle tilgangs-/afgangsordning, som man har indrømmet regionerne i den yderste periferi.
Den forlængelse, man blev enig om i Fiskeriudvalget, betyder, at fiskerfartøjer, der har nydt godt at statsstøtte, kan blive optaget i disse regioners fiskerflåder indtil 2011, uden at ny kapacitetstilgang skal modsvares af en tilsvarende kapacitetsafgang. Dette ændringsforslag fra Fiskeriudvalget var resultatet af en aftale mellem De Europæiske Socialdemokraters Gruppe og PPE-DE-Gruppen og omfattede medlemmer fra disse to grupper fra regioner i den yderste periferi samt ordføreren, hr. Guerreiro, der, som vi lige har hørt, ønskede at gå længere. Som skyggeordfører for PSE-Gruppen arbejder jeg for dette mål, og jeg vil derfor indtrængende opfordre medlemmerne til at stemme for denne betænkning i morgen. Jeg opfordrer Kommissionen, kommissæren og Rådet til at tage Europa-Parlamentets forslag til lovgivningsmæssig beslutning, som forhåbentlig vil blive vedtaget i morgen, med i betragtning.
Kathy Sinnott
Hr. formand! Fiskerne i regionerne i den yderste periferi har de samme alvorlig problemer som andre fiskere, men problemerne er mere omfattende. Dette fiskeris fremtid er reelt truet - ulovligt fiskeri, udsmid, svindende bestande osv., ældre fartøjer og flåder - men for disse regioner udgør problemerne en endnu større byrde, fordi de i forvejen er meget sårbare.
Det er nødvendigt at hjælpe vores fjernest liggende fiskerisamfund med at bevare ikke blot deres levebrød, men også deres færdigheder, som de har udviklet og forbedret i generationer, og som uden beskyttelse risikerer at gå tabt, ikke bare for dem, men også for os.
Det er ligeledes nødvendigt at være opmærksom på de ændrede socioøkonomiske behov i regionerne i den yderste periferi og de problemer, de oplever i deres sektor. For at de kan overleve, må vi give dem mere at skulle have sagt i forvaltningen af sektoren, og vi må vedtage specifikke foranstaltninger som f.eks. en forlængelse af tidsfristen for fornyelse af flåden.
Paulo Casaca
(PT) Hr. formand! Efter min opfattelse var Fiskeriudvalgets arbejde, hvori deltog vores ordfører, de forskellige politiske grupper og Kommissionen, yderst nyttigt. Vi nåede frem til en konklusion, som næsten alle, herunder også Kommissionen, var enige om, nemlig at den bedste måde at tackle dette problem på er at forlænge fristen til 2011 og at udarbejde en rapport, der skal vurdere behovet for en eventuel yderligere forlængelse af denne foranstaltning.
Jeg vil gerne takke vores kolleger fra PPE-DE-Gruppen, som var enige med os om denne holdning, og også Kommissionen for dens bestræbelser på at nå frem til denne afgørelse. Nu er der bare tilbage at håbe på, at også Rådet vil lytte til det, vi har besluttet, og at det vil forstå, at regionerne i den yderste periferi har brug for mere tid for at kunne opfylde dette krav.
Sérgio Marques
(PT) Hr. formand, hr. kommissær, mine damer og herrer! Skal statsstøtte til fornyelse og modernisering af fiskerflåderne i regionerne i den yderste periferi kun tillades indtil slutningen af 2009, eller skal det tillades på ubestemt tid? De særlige træk, der kendetegner fiskeriet i disse regioner, berettiger en sådan støtte også efter 2009, uden at det på nogen måde vil skade det marine miljø.
Ikketidsbegrænset statsstøtte til fornyelse og modernisering af flåderne i regionerne i den yderste periferi betyder ikke, at hjælpen bliver permanent og varig. Støtten vil blive standset øjeblikkeligt, hvis Det Videnskabelige Råd og de regionale rådgivende råds undersøgelser og vurderinger viser, at det er nødvendigt. Det er den løsning, der passer bedst på den helt særlige situation, der består for fiskerierhvervet i regionerne i den yderste periferi. De forhold, der ligger til grund for, at alle fiskere i alle regioner i den yderste periferi nyder godt af eksklusive fiskerirettigheder på op til 100 sømil, berettiger ligeledes forskelsbehandling, når det gælder støtte til fornyelse og modernisering af flåden. Jeg er glad for, at Fiskeriudvalget har fundet de bedste løsninger på behovene i fiskerisektoren i regionerne i den yderste periferi.
Avril Doyle
(EN) Hr. formand! Jeg vil gerne vise lidt solidaritet. Jeg kommer fra et ørige, hvor fiskerisamfundene er meget vigtige - kultur, traditioner og færdigheder - og hvor det er meget vanskeligt at tiltrække alternative erhverv, alternativ levevis eller alternativ beskæftigelse til disse regioner. Hvis vi kan udvise solidaritet over for de perifere regioner i Europa, bør vi så ikke gøre det samme over for regionerne i den yderste periferi, som ligger i den yderste udkant af periferien, om man vil? Jeg vil gerne tilslutte mig de argumenter, der er fremført her i dag til støtte for fiskerisamfundenes færdigheder, traditioner og kultur i regionerne i den yderste periferi, og i meget isolerede og ofte meget små øsamfund i EU's perifere områder.
Jeg vil gerne tilslutte mig det, kollegerne har sagt, og jeg vil opfordre kommissær Borg til at sikre, at vi, når det drejer sig om en forlængelse af tidsfristen for statsstøtte til fornyelse af fiskerflåderne, eller hvad der ellers skal gøres, er så generøse som overhovedet muligt.
Manuel Medina Ortega
(ES) Hr. formand! Kommissæren talte om for stor fiskerikapacitet eller overkapacitet i flåderne i regionerne i den yderste periferi.
Jeg er enig med ham. Jeg vil gerne spørge kommissæren, om han er klar over, at regioner i den yderste periferi - De Kanariske Øer, Azorerne og Madeira i det centrale Atlanterhav, Guadeloupe, Martinique og Guyana i Det Caribiske Hav og Réunion i Det Indiske Ocean - er omgivet af kæmpestore havområder, hvor fiskebestandene langsomt går tilbage som et resultat af overfiskeri. Har Kommissionen data om dette? Mener Kommissionen, at den kan hjælpe disse regioners fiskeflåder ved at hjælpe dem med at beskytte fiskebestandene i disse områder?
Joe Borg
Medlem af Kommissionen. - (EN) Hr. formand! Tak for Deres kommentarer. Jeg kan forsikre Dem om, at jeg er fast besluttet på at gøre, hvad jeg kan for at hjælpe flåderne i regionerne i den yderste periferi i det omfang, det er muligt.
Men jeg vil imidlertid understrege, at løsningen ikke består i at opretholde eller endog øge disse flåders kapacitet, men at dette i realiteten kan være en del af problemet. Jeg sagde i min indledning, at hvis der er behov for en vis omstrukturering af disse flåder, vil jeg bede Dem overveje den brændstofspakke, der blev vedtaget for nylig, og som indeholder en række muligheder, der kunne gavne flåderne i regionerne i den yderste periferi. Jeg vil gentage, at jeg kan acceptere forlængelsen af fristen for opførelsen i flåderegisteret i lyset af skibsværfternes kapacitetsproblemer, men jeg kan ikke acceptere en yderligere forlængelse af tildeling af statsstøtte til bygning af fartøjer og af tilgangs-/adgangsordningen ud over det, der allerede er blevet ydet under Den Europæiske Fiskerifond, hvor der blev taget særlige hensyn til regionerne i den yderste periferi, da dette ikke vil bidrage til at løse problemerne, men snarere skabe flere problemer.
Vi accepterer, at der er overfiskeri, og vi erkender, at det skyldes overkapacitet. Kommissionen vil ikke være med til også at bidrage til overkapaciteten i regionerne i den yderste periferi, for det vil kun give anledning til problemer i fremtiden. Med hensyn til spørgsmålet om et eventuelt overfiskeri omkring de perifere regioner har vi set på det, og Rådet har lige vedtaget en forordning om IUU-fiskeri med Europa-Parlamentets velsignelse. Fra og med den 1. januar 2010 kan fisk, der ikke kan attesteres som lovlige fangster, ikke komme ind på det europæiske marked. Vi går ligeledes forrest og stiller forslag om et bæredygtigt fiskeri i de regionale fiskeriorganisationer, hvor vi er repræsenteret, og det er vi i næsten alle de regionale fiskeriorganisationer. Det er vores hensigt at fortsætte disse bestræbelser, således at vi på denne måde kan sikre et bæredygtigt fiskeri ikke bare i vores egne farvande, men også i de internationale farvande, hvilket er helt afgørende for regionerne i den yderste periferi.
Pedro Guerreiro
Hr. formand! Jeg vil gerne sige tak for det, der er blevet sagt, men vil samtidig understrege, at støtte til regionerne i den yderste periferi er både mulig og ønskværdig i henhold til traktaterne. Disse muligheder må derfor udmøntes i konkret handling. Fiskerisektoren har strategisk betydning for disse regioner. De har brug for støtte til fornyelse og modernisering, og derfor er dette et helt naturligt spørgsmål. Fællesskabsmidlerne findes, og som denne forhandling har bevist, er der ikke et eneste gyldigt argument for ikke at tildele statsstøtte til fornyelse og modernisering af disse regioners fiskerflåder. I modstrid med de udtalelser, vi har hørt, vil fornyelse og modernisering af disse flåder ikke nødvendigvis medføre overkapacitet eller større kapacitet.
Derfor må man spørge, hvorfor der ikke træffes foranstaltninger til støtte for denne sektor. Efter denne forhandling er vi mere end nogensinde overbevist om, at det ikke blot er nødvendigt at forlænge adgangsfristen for fartøjer, der har nydt godt af statsstøtte til modernisering, som Kommissionen og Fiskeriudvalget har foreslået, men det er ligeledes nødvendigt at sikre, at der er mulighed for at få statsstøtte til fornyelse og modernisering af flåderne i disse regioner, især når det gælder de små flåder, uden at der fastlægges tidsfrister, således som vi endnu en gang har fremført solide argumenter for.
Vi ønsker derfor, at vores ændringsforslag bliver vedtaget i morgen. Situationen kræver det, og tiden vil vise, at vi havde ret.
Formanden
Forhandlingen er afsluttet.
Afstemningen finder sted tirsdag.
Skriftlige erklæringer (artikel 142)
Margie Sudre
skriftlig. - (FR) Jeg er glad for, at Europa-Parlamentet har tilladt bygning af fiskerfartøjer indtil den 31. december 2011 for fiskerflåder, der er registreret i regioner i den yderste periferi, og som får statsstøtte til fornyelse.
Jeg vil gerne takke de kolleger, som samarbejdede med mig under de heftige forhandlinger med Kommissionen for at opnå to år mere end det, der blev foreslået i det oprindelige forslag. Den sene vedtagelse af denne lovgivning, der giver medlemsstaterne tilladelse til at give denne støtte, og skibsværfternes begrænsede kapacitet, ville i realiteten ikke have gjort det muligt at bygge disse fartøjer inden for tidsfristen. Jeg er glad for, at Kommissionen har lyttet til fiskernes ønsker, selv om jeg beklager, at Den Kommunistiske Gruppe besluttede ikke at støtte os.
Denne aftale viser, at EU fortsat er opmærksom på de særlige omstændigheder i regionerne i den yderste periferi, og det mere end nogensinde, idet man har accepteret at forlænge systemet med undtagelser. Vi må ikke glemme, at statsstøtte til bygning af nye fartøjer har været forbudt i resten af EU siden 2005.
Jeg opfordrer fiskeriministrene til hurtigt at udstede denne beslutning, således at fiskerne i regionerne i den yderste periferi kan erhverve sig moderne fartøjer, som giver størst mulig sikkerhed.
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Sytuacja w Birmie (debata)
Przewodnicząca
Następnym punkt stanowią oświadczenia Rady i Komisji na temat sytuacji w Birmie.
Manuel Lobo Antunes
Pani przewodnicząca, panie komisarzu, panie i panowie! Ta debata oraz nasze dyskusje dotyczą konkretnych regionów i oczywiście Rada i prezydencja portugalska monitorują wydarzenia w Birmie z największą uwagą.
Mija już prawie 20 lat od wydarzeń roku 1988, od kiedy w Birmie mogliśmy obserwować ten rodzaj demonstracji, które obecnie się odbywają. Bez wątpienia to, co mówi wielu komentatorów na temat tych ostatnich wydarzeń, jest prawdziwe, a mianowicie, iż kraj znajduje się na rozdrożu, które ocenić można jako krytyczne.
Od samego początku sytuacja była delikatna i chociaż nie szczędziliśmy wysiłków, aby uniknąć przemocy ze strony władz birmańskich, dzisiejsze wydarzenia pokazują, że niestety junta wojskowa w Rangoon pozostaje głucha na powtarzające się apele społeczności międzynarodowej, jak ma to miejsce już od wielu, wielu lat.
Gdyby zająć się nią w odpowiedni sposób, sytuacja z ostatnich dni mogłaby stanowić bezprecedensową okazję do powzięcia pierwszych kroków na drodze w kierunku pilnych potrzeb politycznych i narodowej rewaluacji kraju. Mieliśmy nadzieję, iż junta posłucha wyraźnego przesłania przekazywanego przez demonstrantów, iż jej polityka nie odnosi sukcesów.
Co na samym początku było spontanicznym protestem wobec nieproporcjonalnej podwyżki cen paliwa, przerodziło się w wielki ruch protestu publicznego przeciwko polityce prowadzonej przez rząd dyktatorski.
Świadoma rosnącego w tym kraju napięcia, Unia Europejska nie stała z tyłu, przyglądając się pasywnie. Jeszcze w sierpniu zdecydowanie potępiła zatrzymanie wielu liderów opozycji, a zwłaszcza tzw. grupy Pokolenia '88, która protestowała przeciwko ponad 500% podwyżce cen paliwa. Wzywała do uwolnienia wszystkich więźniów politycznych i podkreślała potrzebę rozpoczęcia procesu otwarcia, pojednania i realizacji reform politycznych. Jeszcze wczoraj wysłaliśmy jasne przesłanie solidarności i wsparcia do populacji birmańskiej poprzez wspólne oświadczenia USA i UE przyjęte przez 27 ministrów spraw zagranicznych, którzy spotykają się w Nowym Jorku.
Wzywamy władze do szanowania praw mnichów, mniszek i zwykłych obywateli do pokojowego protestowania i kładziemy nacisk na fakt, iż ta sytuacja stanowi nową okazję do podjęcia próby rozwiązania wysoce skomplikowanych problemów Birmy.
W innym oświadczeniu, również wydanym wczoraj, Wysoki Przedstawiciel, Javier Solana, wezwał władze Birmy do umiaru i podkreślił, iż prawdziwy pokój, stabilizację i rozwój można osiągnąć jedynie poprzez reformy polityczne, przyznanie podstawowych praw i wolności oraz pełny udział wszystkich, których sprawy te dotyczą.
Dyskutowaliśmy również na temat tej sytuacji z niektórymi partnerami w rozmowach dwustronnych na marginesie Zgromadzenia Ogólnego ONZ w Nowym Jorku. W naszym stałym dialogu na temat Birmy z partnerami z regionu, włączając Chiny, Indie oraz kraje Stowarzyszenia Narodów Azji Południowo-Wschodniej, zachęcamy do regularnych rozmów z reżimem, kładąc szczególny nacisk na następujące punkty: po pierwsze, długoterminowa stabilizacja Birmy wymaga rzeczywistej transformacji, przede wszystkim politycznej; po drugie, otwarcie się kraju jest niezbędne dla rozwoju Birmy, jak również dla interesów jej sąsiadów oraz społeczności międzynarodowej jako całości. Zauważyliśmy także, iż Singapur, który obecnie przewodniczy krajom Stowarzyszenia Narodów Azji Południowo-Wschodniej, odpowiedział przynajmniej oświadczeniem narodowym, w którym ma nadzieję, iż obecne protesty mogą zostać rozwiązane w sposób pokojowy.
Ministrowie spraw zagranicznych UE rozmawiali na temat rozwoju sytuacji w Birmie podczas spotkania w Gymnich, które odbyło się na początku września, a wczoraj w Nowym Jorku, kiedy to spotkało się ich 27, ponownie zajęli się tematem. Ponadto, sprawa ta była dyskutowana przez Komitet polityki i bezpieczeństwa w Brukseli i omawiana w sposób bardziej szczegółowy w ramach Grupy Roboczej Azja-Oceania. Oczywiście oceniamy wszystkie możliwe opcje, jeśli chodzi o kolejną reakcję Unii Europejskiej i chociaż mamy nadzieję, iż sytuacja nie będzie się pogarszać, musimy być przygotowani na różne ewentualności. Przygotowujemy się również do dodatkowego działania poprzez kanały dyplomatyczne i pozostajemy w kontakcie z Narodami Zjednoczonymi, a zwłaszcza z Ibrahimem Gambarim, Specjalnym Wysłannikiem Sekretarza Generalnego, który spotkał się z prezydencją i instytucjami Unii Europejskiej w lipcu, innymi słowy, chwilę przed przerwą letnią. Pozostajemy również w bliskim kontakcie z naszymi kolegami z Genewy, gdzie wczoraj Rada Praw Człowieka przedstawiła ostre oświadczenie.
Zeszłej nocy, w związku z niepokojącymi wieściami, które dochodziły do nas z Rangoon, poczuliśmy się zobowiązani ponownie zwrócić do władz Birmy z prośbą o brak reakcji przemocą na pokojowe demonstracje ludzi. Jasno wspomnieliśmy możliwość zwiększenia istniejących sankcji tak, aby przesłanie było precyzyjne i bezpośrednie. W końcu jutro Komitet Stałych Przedstawicieli będzie rozmawiał na temat Birmy w sposób bardziej szczegółowy.
Louis Michel
Komisarz. - (FR) Pani przewodnicząca, panie i panowie! Tak jak i w przypadku innych instytucji europejskich przedmiotem troski Komisji jest sytuacja w Birmie. Obserwujemy z bliska tragiczne wydarzenia z ostatnich tygodni, a nawet ostatnich kilku godzin, będące konsekwencją pokojowych protestów zorganizowanych przez mnichów buddyjskich.
Jak państwo wiecie, pan Reding przedstawił analizę ogólnej oceny sytuacji Komisji 6 września: powtarzające się łamanie praw człowieka, represje polityczne i ogólne pogorszenie się sytuacji gospodarczej. Powinienem również dodać do tej listy zarzutów łamania międzynarodowych praw człowieka popełnionych przez rząd Birmy, działania wobec cywilów i więźniów, łącznie z coraz większymi ograniczeniami nakładanymi na Międzynarodowy Komitet Czerwonego Krzyża, jeśli chodzi o jego pracę. W ostatnich tygodniach reżim zbierał gorzkie owoce wybuchowej sytuacji społecznej i politycznej, której autorem w pewnym stopniu jest on sam.
Co w takich okolicznościach powinno zostać zrobione? Mamy prawo myśleć, że ta sytuacja to takie déjà vu i powtarzają się represje z roku 1988, albo że doszliśmy do historycznego punktu zwrotnego. Jakkolwiek by nie było, wydarzenia w Birmie przyjmują nieoczekiwany obrót. Fakt, iż ruch masowych protestów- z około 100 000 ludzi, którzy wyszli na ulice Rangoon w zeszły poniedziałek- nie posiada żadnej agendy politycznej ani przedstawionych żądań, sprawia, że sytuacja staje się bardziej niestabilna i niepewna.
Oczywiście nie możemy wykluczyć tego, iż reżim straci kontrolę nad wydarzeniami w miarę podejmowania akcji przeciwko demonstracjom. Bez wątpienia zastraszanie, aresztowania i blokady dróg, których jesteśmy świadkami, wskazują na to, iż sytuacja zwraca się ku cięższej linii działań. Aresztowania, do których doszło dziś rano, brutalny sposób, w jaki interweniowały władze, oraz fakt, iż zostały zgłoszone ofiary, mogą służyć jedynie temu, abyśmy zwiększyli naszą troskę. W takich okolicznościach naszym podstawowym celem musi być zapobieganie reakcji przemocy ze strony rządu i wywieranie nacisku na władze, aby zachowała jak największy umiar. Bezpieczeństwo i dobry stan Aung San Suu Kyi jest oczywiście jedną z najważniejszych dla nas kwestii.
Z drugiej jednak strony w pewnym sensie protesty te stały się szansą. Pokazują reżimowi, a przynajmniej tym jego członkom, którzy nadal mają pewną percepcję rzeczywistości, że złe zarządzanie polityczne i gospodarcze oznacza, że ludzie się już nie boją wychodzić na ulicę, aby wyrazić swój gniew zrodzony z desperacji, którą czują już o wiele za długo.
Kolejną sprawą, na której zależy Komisji, jest sprawienie, by społeczność międzynarodowa przekonała rząd do wykonania gestów niezbędnych do odbudowania minimum pewności, żeby w ten sposób stworzyć warunki na bazie których będzie można stworzyć drogę do pojednania. Reżim musi słuchać aspiracji ludzi do otwartości i demokracji. Każde rozwiązanie obecnego kryzysu musi uwzględniać przejrzysty proces, który pozwoli wszystkim zainteresowanym stronom na współudział i pojednanie, które pozwoli w pełni przyczynić się do politycznej i gospodarczej przyszłości kraju. Taka jest wiadomość, którą moja koleżanka Benita Ferrero-Waldner przekazała naszym krajom partnerskim podczas spotkania, które odbyło się razem ze Zgromadzeniem Głównym Narodów Zjednoczonych.
Niezbędne jest również, aby kraje graniczące z Birmą zostały uświadomione co do ich zobowiązań. Sądzę, iż Chiny zdały już sobie sprawę z tego, iż taka wybuchowa sytuacja nie służy ich długoterminowym interesom i że powinny one wykorzystać swoje wpływy w sposób zdecydowany. Niemniej jednak, trzeba również przekonać Indie, Japonię i Koreę Południową, a więc kraje, które w znaczny sposób przyczyniły się do potrzeb gospodarczych reżimu Birmy, aby uczyniły więcej w kwestii rozwiązania obecnego kryzysu. Kraje Stowarzyszenia Narodów Azji Południowo-Wschodniej muszą również być bardziej stanowcze, jeśli chodzi o wyrażanie swoich poglądów. Każde pogorszenie się sytuacji w Birmie może mieć jedynie negatywne konsekwencje dla całego regionu.
Na koniec, Komisja przyjmuje z zadowoleniem szczególną rolę odgrywaną przez Narody Zjednoczone, a konkretnie pozytywne działania jej specjalnego wysłannika Ibrahima Gambari, którego zbliżająca się wizyta w Rangoon będzie jak największej wagi. Jeśli władze Birmy ponownie wybiorą drogę represji, wpędzi to kraj w jeszcze większą izolację międzynarodową, połączoną z dalszym cierpieniem ludności. Jeśli zaś władze wybiorą otwarty i demokratyczny dialog, będą musiały wyjaśnić swoją ścieżkę drogową dla kraju, dać mocne postanowienia w kwestii wskazania daty wolnych wyborów oraz rozpocząć szczery dialog ze swoimi partnerami. W takich okolicznościach władze Birmy będą mogły liczyć na wsparcie Unii Europejskiej i innych państw partnerskich.
Geoffrey Van Orden
w imieniu grupy PPE-DE. - Pani przewodnicząca! Unia Europejska szczyci się swoim przywiązaniem do praw człowieka, a jednocześnie wydaje się niezdolna do skutecznego działania skierowanego przeciwko tyrańskim rządom na świecie, które mimo upływu lat nadal ciemiężą swoje narody. Panuje tu sposób myślenia, który zakłada, że wystarczy wydać oświadczenia czy wspólne stanowisko. Pan przewodniczący powiedział w poprzedniej debacie, że musimy sprostać naszym deklaracjom. Zgadzam się z nim.
W czasie mojej pracy w tym Parlamencie walczyłem przeciwko dwóm szczególnie podłym reżimom: prezydenta Mugabe w Zimbabwe i wojskowej junty w Birmie. Oba reżimy przyciągnęły uwagę UE, ale nic z tego nie wynikło. Powinniśmy się wstydzić.
Dzisiaj nasze oczy skierowane są ku Birmie, gdzie w ubiegłym tygodniu Sojusz Wszystkich Buddyjskich Mnichów Birmańskich odważnie poprowadził masowe protesty uliczne w Rangunie i wielu innych częściach Birmy. Z przerażeniem widzimy, jak dramatyczna sytuacja przerodziła się w tragedię. Świat obiegły zdjęcia rannych mnichów, płonących pagód i poturbowanej ludności cywilnej - brutalnego początku rozprawy sił bezpieczeństwa. Doniesienia mówią o co najmniej pięciu ofiarach śmiertelnych i setkach rannych. Stacja radiowa Demokratyczny Głos Birmy prawie tydzień temu ostrzegła nas, że rząd wydał zgodę na użycie broni palnej i przygotował się do siłowego zakończenia pokojowych demonstracji.
Nadszedł czas, abyśmy przestali załamywać ręce i spoważnieli. Nie mam żadnych złudzeń. Tak jak w przypadku Zimbabwe, kluczem do zmian w Birmie są kraje sąsiednie, w szczególności Chiny. Chiny są największym inwestorem, partnerem handlowym i dostawcą broni do Birmy. Gościmy dziś w Parlamencie chińską delegację parlamentarną wysokiego szczebla, której przewodniczy pan Wang Yingfan, wpływowy członek Ogólnochińskiego Zgromadzenia Przedstawicieli Ludowych. Zaapelowałem do niego dziś rano, by Chiny podjęły kroki przeciwko reżimowi w Birmie. Podtrzymał stanowisko Chin dotyczące nieangażowania się w wewnętrzne sprawy innych państw, choć jednocześnie zapewnił, że Chiny będą odgrywać cichą, ale poważną rolę i wezwą birmański rząd do większej elastyczności i bardziej pozytywnego podejścia. Zobaczymy, jakie efekty to przyniesie.
Wczoraj prezydencja Unii Europejskiej ogłosiła, że wprowadzi surowsze sankcje w przypadku użycia siły. Akty przemocy miały miejsce i musimy nałożyć surowsze sankcje, jeśli UE chce zachować jakąkolwiek wiarygodność na arenie międzynarodowej. Musimy dać jasno do zrozumienia, że tym razem dotrzymamy słowa i utrzymamy sankcje. Nie może się powtórzyć haniebne wydarzenie z maja, kiedy to minister spraw zagranicznych Birmy został dopuszczony do uczestnictwa w spotkaniu szczytu państw ASEM w Niemczech, co było jawnym naruszeniem zakazu wjazdu na terytorium UE.
Gdy jesteśmy już przy sankcjach, nie możemy ignorować faktu, że TOTAL Oil pozostaje jednym z nielicznych inwestorów zagranicznych w Birmie. TOTAL bezpośrednio pomaga wzmacniać wojskową juntę, każdego roku dostarczając reżimowi setki milionów dolarów na utrzymanie jednej z największych armii na świecie.
Od dawna debatujemy nad kryzysem w Birmie, a teraz nadszedł czas na działanie. Pamiętajmy, że ludzie, którzy odegrali zasadniczą rolę w masakrze demonstrantów sprzed 20 lat, piastują prominentne stanowiska w obecnym reżimie. Szkoda, że Rada i Komisja nie wsłuchiwały się uważniej w głos Parlamentu w tej sprawie na przestrzeni ostatnich lat.
Dziś po raz kolejny zgłaszamy zdecydowaną rezolucję - jest ona krótka i zrozumiała. Kierujemy do birmańskich władz następujący przekaz: natychmiast uwolnijcie Aung San Suu Kyi, zostawcie demonstrantów w spokoju i zwołajcie Konwent Narodowy z udziałem Narodowej Ligi na rzecz Demokracji. Apelujemy do Rady Bezpieczeństwa ONZ o zwołanie spotkania i zajęcie się sytuacją w Birmie, a następnie o niezwłoczne delegowanie swojego specjalnego wysłannika do tego kraju. Od Rady i Komisji oczekujemy, że nawiążą rozmowy ze Stanami Zjednoczonymi i ASEAN w celu przygotowania skoordynowanych środków przeciwko reżimowi w Birmie, w tym sankcji gospodarczych, w sytuacji, gdy reżim użyje siły i nie zachowa się w oczekiwany przez nas sposób.
Barbara Weiler
w imieniu grupy PSE. - (DE) Pani przewodnicząca, panie i panowie! Europa, a właściwie cały świat, patrzy na Birmę. Dziś po raz pierwszy polała się krew, jak wspomniał już kolega poseł ze Zjednoczonego Królestwa, nie da się już tego ukryć i jest to nowa sytuacja dla tej debaty.
Grupa Socjalistyczna jest przerażona brutalnymi metodami wykorzystywanymi przez juntę wojskową przeciwko pokojowo nastawionym protestującym. Oczekujemy, iż Rada Bezpieczeństwa ONZ, która również się teraz spotyka, podejmie natychmiastowe środki i wykorzysta swoje wpływy nad i z Chinami.
Drugim przesłaniem, które trzeba dziś przekazać, jest solidarność Parlamentu Europejskiego z ludnością Birmy: nasza solidarność, wsparcie, a także, tak, nasz podziw dla odwagi jej obywateli. Mnisi buddyjscy nie są małą elitarną mniejszością. Są obywatelami popieranymi przez tysiące ludzi. Jasne jest, iż demonstracje zostały wywołane przez arbitralne podwyżki cen, jednak łamanie Uniwersalnej Deklaracji Praw Człowieka, a zwłaszcza standardów Międzynarodowej Organizacji Pracy, tortury i przymusowa praca praktykowane są przez juntę już od wielu lat.
W erze globalizacji izolacjonizm nie stanowi już żadnej opcji - i to jest dobre. Podstawowe prawa demokratyczne i uniwersalny system wartości mogą również odnosić się do kontynentu azjatyckiego. Oczekujemy, iż na agendzie znajdzie się wreszcie długo oczekiwana konstytucja w Birmie i że Birma - tak jak, co ciekawe, wkrótce Tajlandia - przeprowadzi demokratyczne wybory. Jest bowiem możliwe ustanowienie rządów demokratycznych w tych regionach.
Poza ONZ i Europa jak również kraje Stowarzyszenia Narodów Azji Południowo-Wschodniej muszą odgrywać bardziej aktywną rolę, szczególnie dlatego, że aspirują do bycia podobnym organizmem jak UE. Dzisiejsze demonstracje na Filipinach są pozytywnym znakiem solidarności w regionie.
Nie można zawrócić z drogi demokracji, nawet w Birmie.
Annemie Neyts-Uyttebroeck
Pani przewodnicząca, panie komisarzu! Pragnę zacząć od pochylenia głowy przez niebywałą odwagą ludności birmańskiej protestującej w sposób pokojowy przeciwko dyktaturze militarnej w swoim kraju.
Dziś reżim rozpoczął brutalne represje, a nasze serca łączą się z losem ludzi Birmy. Unia Europejska musi protestować znacznie silniej i nie tylko słowami, ale również poprzez czyny. Jeśli reżim będzie nadal kontynuował represje, muszą zostać nałożone sankcje, a wszystkie firmy europejskie działające w Birmie wezwane, jeśli nie zmuszone, do zaprzestania tam swojej działalności. Kraje Stowarzyszenia Narodów Azji Południowo-Wschodniej również powinny usztywnić swoją pozycję w odniesieniu do Birmy, a Indie i Chiny powinny wykorzystać swoje wpływy w celu zmuszenia reżimu do podjęcia poważnego dialogu z demokratyczną opozycją Birmy.
Reżim birmański nie tylko ogranicza ludność w sferze politycznej, wpędził ją również w wielką biedę i opuszczenie, podczas gdy kraj ten ma wszystko, co niezbędne, do swojego rozwoju. Masowe demonstracje są wielkim dowodem na to, iż Aung San Suu Kyi nie stoi sama, ale niesie na sobie nadzieję większości Birmańczyków. Reżim Birmy powinien zwrócić jej natychmiast pełną wolność, jak również zwolnić wszystkich więźniów politycznych, włączając tych, którzy zostali złapani w dniu dzisiejszym.
Na koniec chciałabym wezwać Unię Europejską do maksymalnego wykorzystania narzędzi promowania demokracji i praw człowieka, jakie mamy teraz do naszej dyspozycji.
Brian Crowley
w imieniu grupy UEN. - Pani przewodnicząca! Pragnę podziękować panu przewodniczącemu Rady oraz komisarzowi, a także moim kolegom, za ich dotychczasowe uwagi.
18 lat temu narodowy ruch na rzecz demokracji w Birmie zadał sobie pytanie: co musimy zrobić, żeby społeczność międzynarodowa przekonała władze Birmy do demokracji? Czy trzeba do nas strzelać na ulicach, żeby pokazały to kamery telewizyjne i dopiero wtedy społeczność międzynarodowa zareaguje?
Niestety, wizje sprzed lat dziś się materializują. Widzimy, jak jedna grupa społeczna w Birmie, buddyjscy mnisi i zakonnice, którzy wyznają zasadę niestosowania przemocy i pacyfizmu i którzy innym poświęcają swój czas, są teraz mordowani na ulicach i zastraszani przez wojskowy reżim. Błędem byłoby myślenie, że wypowiadane tu słowa przyniosą oczekiwane rezultaty. Jednak błędem było też to, że świat tak długo milczał; my nie możemy już dłużej milczeć. Jak wcześniej wspominali moi koledzy, od nas samych zależy wykorzystanie naszych wpływów - nie tylko przeciwko reżimowi w Birmie, lecz również po to, by oddziaływać na Chiny, Indie i Bangladesz, co jest konieczne do zapewnienia spójności i przestrzegania istniejących sankcji oraz zasad demokracji.
Podejmijmy działania potępiające przemoc wobec pokojowego protestu i udzielające wsparcia demonstrantom.
Raül Romeva i Rueda
w imieniu grupy Verts/ALE. - (ES) Pani przewodnicząca! Jest oczywiste, iż ostatnie wydarzenia w Birmie prowadzą nas do punktu, w którym nie będzie odwrotu. Wydaje mi się, iż te demonstracje na wielką skalę, i to nie tylko organizowane przez mnichów i mniszki, ale przez tysiące ludzi, którzy wspierali i wspierają te protesty, wysyłają jasną wiadomość do birmańskiej junty wojskowej, ale również do całego świata, stwierdzając, że Birmańczycy mają dość, że są zmęczeni swoją sytuacją i chcą zmian.
A właśnie pragnienie zmian jest tym, co UE i cała społeczność międzynarodowa powinna popierać. Jest oczywiste, iż po 30 latach sankcji z niewielkimi rezultatami stosowana polityka musi stać się bardziej radykalna, a w związku z tym polityka międzynarodowa musi uwzględniać inne kraje regionu: nie tylko Chiny i Indie, jak już zostało powiedziane, ale również Japonię i Singapur, który w chwili obecnej przewodniczy Stowarzyszeniu Narodów Azji Południowo-Wschodniej. Właśnie dlatego powinniśmy przyjmować z zadowoleniem nie tylko gesty wykonywane przez Radę i Komisję, ale również te wykonywane w ONZ, aby w ten sposób przesłać mocne przesłanie wolności dla przeciwników politycznych, a zwłaszcza Aung San Suu Kyi, i wpierać posuwanie się w kierunku demokracji. Uważam, iż w tym momencie nie możemy i nie powinniśmy porzucać tych aspiracji.
Bastiaan Belder
Pani przewodnicząca! Państwowa Rada Pokoju i Rozwoju - taka jest teraz oficjalna nazwa militarnego reżimu w Birmie. W kryzysie, w którym znalazło się to państwo, ta kłamliwa nazwa brzmi jeszcze silniej niż przedtem.
Junta nadużywa władzy i prowadzi złe rządy od dekad. Właśnie dlatego jest taka oszczędna, jeśli chodzi o statystyki. Większość Birmańczyków to ofiary podwójnej eksploatacji. Tak, w rzeczy samej, podwójnej eksploatacji: wewnętrznie przez rządzących wojskowych - wszyscy prowadzący interesy w Birmie muszą działać prawie wyłącznie poprzez armię- zaś zewnętrznie przez Chińską Republikę Ludową, która jest zaangażowana w ekstremalne formy eksploatacji bogatych naturalnych zasobów rolniczych tego południowo-wschodniego państwa azjatyckiego. Dyplomaci w Rangoon w tych dniach posuwają się do mówienia, iż: "Birma stała się prawie chińską prowincją”. W szkołach na północy kraju wybudowanych przez Chiny chiński mandaryński jest pierwszym językiem, a czas pekiński jest tam oficjalnym czasem lokalnym.
Pani przewodnicząca! W sumie rządzący birmańscy i chińscy są nie do rozróżnienia. Wzywam wobec tego Radę i Komisję do znalezienia się wśród pierwszych, którzy w sposób zdecydowany zajmą się rządzącymi w Birmie i Pekinem, w kwestii dzielonej przez nich odpowiedzialności cierpienia ludności Birmy.
Luca Romagnoli
w imieniu grupy ITS. - (IT) Pani przewodnicząca, panie komisarzu, panie i panowie! Kiedy nasze rezolucje i oświadczenia nie pozostają martwą literą albo słabiutkim głosikiem w wielkim uchu Rady, mieszają się z wieloma innymi wydarzeniami albo oczekują naszych plenarnych spotkań.
Kilka dni temu głosowaliśmy prawie jednogłośnie za rezolucją w sprawie Birmy. Przytaczane fakty to szczegółowa lista licznych przypadków łamania praw człowieka popełnianych dziś w tym kraju, jednak pomijają one fakt, iż najpierw marksistowski, a następnie wojskowy reżim rządzą tam w sposób opresyjny od dekad - i, jak wiadomo, ze wsparciem Chin. Nie chodzi jedynie o opresje; warto przypomnieć, iż reżim Birmy jest systemem opierającym znaczną część swojej władzy i budżetu na handlu narkotykami.
Jeśli chodzi o represje, cenzurę i szeroko rozprzestrzenione wykorzystywanie, czyli cechy, które charakteryzują reżim birmański od lat, chciałbym zwrócić uwagę na fakt, iż nie chodzi tylko o panią Aung San Suu Kyi, nie tylko o takich dziennikarzy jak U Win Tin czy aktorów takich jak pan Zaganar, czy też znanego aktywistę broniącego praw obywatelskich Win Naing. Pozwólcie sobie wyjaśnić, panie i panowie, że istnieją również mnisi buddyjscy, ale przede wszystkim jest wiele znacznych mniejszości. Mamy na przykład grupę kulturową i etniczną, która nie została wspomniana w rezolucji przyjętej dwa tygodnie temu: ludność Karen. Ludzie ci od dekad odmawiali podporządkowania się systemowi, w którym przeżycie zależy od prostytucji dziecięcej i kultywowania narkotyków.
Samo ubolewanie nad represjami, z wykorzystaniem których Państwowa Rada Pokoju i Rozwoju niszczy ludowy protest, wzywając jednocześnie do demokracji w Birmie, nie przynosi większej korzyści niż mocne głosy potępienia, prośby o natychmiastowe i bezwarunkowe zwolnienie zatrzymanych - które, podkreślam, jest niezbędne - i wszystko inne, co robimy, na piśmie, błagając czy ostrzegając - w sumie bez wielu efektów.
Nawet prezydent USA Bush, mimo wielu bezsensownych uwag wyrażonych przed Zgromadzeniem ONZ, ma rację co do jednej kwestii. Posunął się tak daleko, że wezwał do interwencji ONZ i mówił o kraju, który prowadzi rządy strachu, gdzie podstawowe wolności są mocno ograniczane, gdzie prześladowane są mniejszości etniczne, gdzie praca dzieci, handel ludźmi i gwałty są się na porządku dziennym. Bush mówił też o zwiększeniu sankcji, podobnie jak uczynił to Przewodniczący Unii Europejskiej.
Cóż, miejmy nadzieję, iż to czemuś służy, gdyż jeśli nie, nie usłyszymy gróźb bombardowania, ani baz wojskowych Birmy, ani tym bardziej tych należących do jego partnera, Chin. Sytuacja opozycji w Birmie jest taka, jak trwająca wiele dekad walka ludu Karen: wiele hałasu w Europie i Stanach Zjednoczonych, a jednocześnie taktyka "pozwólmy im rozwiązać swoje własne sprawy”. Jak na razie nie wchodzą tam w grę żadne interesy międzynarodowe; na razie zwyczajowe puste słowa wystarczą Unii Europejskiej.
Manuel Lobo Antunes
Pani przewodnicząca, panie komisarzu, panie i panowie! w swoim przemówieniu próbowałem w zwięzły sposób przedstawić tej izbie szczegółową i kompletną informację na temat środków politycznych i dyplomatycznych poczynionych w związku z kwestią Birmy, a także na temat monitoringu sytuacji oraz tego, co już zostało zrobione. Chciałbym również potwierdzić absolutną determinację prezydencji portugalskiej to dalszego bliskiego monitorowania wydarzeń w Birmie, jak również zapewnić państwa, iż prezydencja zaproponuje wszelkie środki, które jej zdaniem są dowodem naszej pełnej solidarności z ludnością Birmy, a jednocześnie pragnie pokazać w sposób jednoznaczny władzom Birmy, iż będą musiały zapłacić odpowiednią cenę za dalsze pogarszanie się sytuacji w kraju.
Przewodnicząca
Panie przewodniczący Lobo Antunes, chciałabym panu podziękować w imieniu Parlamentu Europejskiego za spędzenie z nami całego dnia. Miało to dla nas duże znaczenie.
Aby zakończyć tę debatę, otrzymałam sześć wniosków rezolucji w związku z Art. 103(2) Regulaminu.
Debata została zamknięta.
Głosowanie odbędzie się w czwartek 27 września 2007.
(Posiedzenie zostało zawieszone o 17.40 i podjęte ponownie o 18.00.)
Oświadczenia pisemne (Art. 142 Regulaminu)
Richard Corbett
na piśmie. - Birma jest jedną z najgorszych i najdłużej działających dyktatur wojskowych na świecie. Utrzymuje swój naród w skrajnej nędzy, w rażącym kontraście wobec sukcesów ekonomicznych wielu sąsiadów Birmy. Represje przybrały brutalny charakter. Kontakt ze światem zewnętrznym został poważnie ograniczony, a cała ta sytuacja mogłaby być niezauważona, gdyby nie heroizm Aung San Suu Kyi, która skupiła nadzieje i demokratyczne aspiracje mieszkańców Birmy. Liczę, że kolejne dni przyniosą koniec wojskowego reżimu bez dalszego rozlewu krwi i apeluję do Rady i wysokiego przedstawiciela, by wywierali wszystkie możliwe naciski prowadzące do takiego zakończenia.
Glyn Ford
na piśmie. - Jako sprawozdawca Parlamentu w sprawie porozumienia o wolnym handlu między UE i ASEAN w czasie wszystkich moich spotkań z przedstawicielami i ministrami handlu ASEAN dawałem jasno do zrozumienia, że Parlament będzie się zdecydowanie sprzeciwiał jakimkolwiek ustępstwom wobec obecnej dyktatury wojskowej w Birmie.
Wydarzenia kilku ostatnich dni, kiedy to pokojowi demonstranci pod przywództwem mnichów buddyjskich zostali potraktowani gazem łzawiącym i kulami, dramatycznie pogorszyły sytuację w Birmie.
Miałem zaszczyt złożyć wizytę Aung San Suu Kyi w Rangunie prawie 10 lat temu, kiedy jej areszt domowy był na tyle luźny, że mogła przyjmować rzadkich gości. Dała wtedy jasno do zrozumienia, że jako przedstawicielka i przywódczyni demokratycznie wybranej Narodowej Ligi na rzecz Demokracji, obalonej przez reżim wojskowy, opowiada się za nałożeniem przez UE możliwie najsurowszych sankcji.
UE i państwa członkowskie powinny teraz odegrać główną rolę w domaganiu się od ONZ, poprzez Radę Bezpieczeństwa, globalnych sankcji. Ani my, ani mieszkańcy Birmy nie mogą już dłużej czekać.
Jules Maaten
na piśmie. - (NL) W Birmie rozgrywa się nowy dramat. Junta zdecydowała się na konfrontacje z tysiącami pokojowo nastawionych demonstrantów. Jest to fakt godny ubolewania, gdyż wspaniałe było to, iż ludność miała odwagę okazania swojego sprzeciwu bez żadnej pomocy zewnętrznej. Popieram bezwarunkowe zwolnienie Aung San Suu Kyi, U Khun Htun Oo, Ko Min Ko Naing i innych więźniów politycznych, jak również wprowadzenie szybkich reform demokratycznych.
Komisja Europejska powinna poczynić jak najlepszy użytek z funduszy przeznaczonych na krytyczne sytuacje i zapewnione na cel 1. budżetu Europejskiej Inicjatywy na rzecz Demokracji i Praw Człowieka, tak aby dać wystarczające wsparcie niezależnym mediom, aktywistom działającym na rzecz praw człowieka oraz organizacjom NGO w Birmie.
Dalsze zwiększenie wszystkich istniejących sankcji ekonomicznych wydaje się również nie do uniknięcia. Jestem za dołączeniem się do działań brytyjskich i amerykańskich i nałożenie surowych restrykcji na działalność handlową i transakcje finansowe w Birmie.
Parlament powinien również wysłać do Birmy odpowiednią delegację, aby sam mógł ocenić sytuację.
David Martin
na piśmie. - Sytuacja w Birmie jest niezwykle niepokojąca. Osoby protestujące przeciwko reżimowi wojskowemu (łącznie z mnichami) wykazują się ogromną odwagą. Reżim brutalnie stłumił poprzednie demonstracje i okazał niewielkie poszanowanie dla dobra swojego narodu. Należy maksymalnie zwiększyć międzynarodowe naciski na reżim, łącznie z postawieniem w najbliższym czasie osób odpowiedzialnych za popełnione zbrodnie przed Międzynarodowym Trybunałem Karnym. UE musi porozumieć się z Chinami i Indiami, które są w znacznie lepszej sytuacji, by wywierać naciski na reżim w Birmie, oraz domagać się działań chroniących demonstrantów i przywracających demokrację w Birmie.
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Egy megreformált Kereskedelmi Világszervezet felé (vita)
Elnök
A következő napirendi pont a Cristiana Muscardini által a Nemzetközi Kereskedelmi Bizottság nevében készített, "Egy megreformált Kereskedelmi Világszervezet felé ” című jelentés.
Cristiana Muscardini
előadó. - (IT) Elnök úr, biztos úr, hölgyeim és uraim, hadd kezdjem azzal, hogy őszinte köszönetet mondok a titkárságnak, amely rendkívüli aktivitást mutatott és a bizottság minden tagjának rendelkezésére állt a szöveg elkészítése során. Ma egy sor olyan gondolatot tárunk a Bizottság elé, amely az egész Nemzetközi Kereskedelmi Bizottság konstruktív szellemben végzett, mélyreható mérlegelése eredményeképp született.
Bizottságunk hatékonyabb és demokratikusabb Kereskedelmi Világszervezetet szeretne, amely intézményi működését tekintve képes a nemzetközi kereskedelem szabályozása fontos feladatának elvégzésére. Ahhoz, hogy ez megvalósuljon, elengedhetetlen a szervezet megreformálása.
Az új tagok közelmúltbéli csatlakozása - elég, ha csak Kínára és Oroszország közelgő belépésére gondolunk - rámutat a mára 152 országot magába foglaló szervezet sikerére. Azonban pontosan megnövekedett mérete miatt kell fontolóra vennünk a WTO átszervezését.
A jelentésben hangsúlyozzuk azokat a kulcsfontosságú okokat, amelyek miatt a WTO-nak és a kereskedelmi multilateralizmusnak új, erősebb, dinamikusabb és demokratikusabb struktúrára van szüksége. Programunk visszatérő pontja a dohai fordulón folytatott tárgyalások: tudjuk, hogy bármikor megszülethet a megállapodás, csak valahogy mindig kicsúszik a kezünkből. Tudatában ennek a problémának, a Nemzetközi Kereskedelmi Bizottság ismét megerősíti a tárgyalások támogatása iránti szándékát, amelyek kiegyensúlyozottabb, igazságosabb kereskedelmet eredményezhetnek. Ugyanakkor úgy gondoljuk, hogy eljött az idő, hogy bátran és ambiciózusan tekintsünk a dohai fordulót követő időszak elé.
Ma, amikor ismertetjük elképzeléseinket a Bizottsággal, egyben felhívjuk a Közösség végrehajtó szervét, hogy legyen hasonlóképp bátor és ambiciózus, és indítson politikai kezdeményezést Genfben, ami megnyithatja az utat egyes olyan mechanizmusok működésének felülvizsgálata felé, amelyek jelenleg nyilvánvalóan nem működnek megfelelően.
A WTO intézményi struktúrája javítható lenne azzal, hogy különbséget teszünk az új nemzetközi szabályok és kötelezettségvállalások meghatározásával kapcsolatos tevékenységek és a már meglévő megállapodások végrehajtásával kapcsolatos tevékenységek között. A konszenzus elve a miniszteri konferenciák által követendő norma, és továbbra is annak kell maradnia, ugyanakkor egy a kibővített, és így más mechanizmusokat megkívánó szervezet végső határozatainak meghozatalához vezető eljárások esetében az egyhangú döntés mellett elképzelhető más módszerek kidolgozása is. Ilyen mechanizmusokban gondolkodtak Európa esetében; most a WTO esetében is hasonlót kell előirányozni!
A dohai forduló irányadó kritériuma az volt, hogy minden tagország vegyen részt a különböző témákban folytatott tárgyalásokon, míg egy ilyen széles bázisú szervezetben arra kéne törekedni, hogy egy többoldalú megközelítést alakítsunk ki, amely egyfajta "változó geometriát” foglal magában. Európa esetében már szó esett erről; most a WTO esetében is erre van szükség!
A fejlődés fontos téma, az elmúlt években a fejlődő országok csoportja egyre inkább nagyobbá és sokrétűbbé vált. Ide tartoznak a gazdaságilag felemelkedő országok csakúgy, mint az olyan országok, amelyek tulajdonképpen már "felemelkedtek”, mint például Kína, India, Brazília és Dél-Afrika. A ténylegesen fejlődő országok érdekében helyénvaló lenne tehát az országokat gazdasági helyzetük alapján áttekinthetőbb és homogénebb csoportokba sorolni és minden országtól elvárni, hogy gazdasági erejének megfelelően teljesítse kötelezettségeit.
A WTO Titkársága, noha professzionalizmusa és hozzáértése elismert - a titkársággal számos alkalommal konzultáltunk több hónapos munkánk során - viszonylag korlátozott létszámtervvel rendelkezik. Indokolt lenne a titkárság szerepét megerősíteni és feljogosítani kezdeményezések indítására és kompromisszumok javaslására. A titkárság megerősítése azt jelentené, hogy a földrajzi lefedettség szempontjából az reprezentatívabbá válna, így a középpontnak, a szervezet által folytatott tevékenységek hajtóerejének érezhetné magát, ami minden tagország, mindenekelőtt azon fejlődő országok javát szolgálná, amelyek jelenleg nem kapnak kellő figyelmet ahhoz, hogy érdemi növekedést tudjanak elérni.
Ami a WTO átláthatóságát és parlamentáris dimenzióját illeti, a nemzetközi vitarendezési eljárások átláthatóságát növelni kell, hogy javuljon a WTO külső megítélése. A parlamentáris dimenzió ösztönzésének a WTO-val kapcsolatos parlamentáris konferencián kell alapulnia, amelyet egy tanácsadó jogkörrel rendelkező, kiforrott parlamentáris gyűléssé kell továbbfejleszteni, így biztosítva eljárásainak legitimitását.
Létfontosságú, hogy a más nemzetközi szervezetekkel fenntartott kapcsolatokat a következetesség és a koordináció jellemezze. Ezért a Nemzetközi Munkaügyi Szervezettel és az ENSZ bizonyos intézményeivel ápolt kapcsolatokat meg kell erősíteni, hiszen a fontosabb nemzetközi szociális és környezetvédelmi kérdések nem hiányozhatnak a WTO tevékenységi kereteiből.
Mindenekelőtt nem szabad elfeledkeznünk arról, hogy a vitarendezési rendszer a WTO egyik sajátos jellemzője. Ha nem találunk módot arra, hogy ezeket az eljárásokat korszerűsítsük és felgyorsítsuk, fennáll a kockázata annak, hogy a viták évekig húzódnak, ami hátrányos következményekkel jár a társadalomra, a tagországokra és a fogyasztókra nézve. Ezen oknál fogva szeretnénk szívélyesen felkérni a Bizottságot, hogy legyen olyan merész, mint a parlamenti bizottság, amely új szabályokat dolgoz ki a Kereskedelmi Világszervezet jövő elvárásainak megfelelő modernizálására.
Androula Vassiliou
a Bizottság tagja. - Elnök asszony, a Bizottság hálás a Parlamentnek ezért a mélyenszántó és időszerű jelentésért.
Az Európai Uniónak kiemelt fontosságú kérdésként kell kezelnie annak biztosítását, hogy a WTO választ tudjon adni a gyorsan változó világgazdaság kihívásaira. Figyelembe véve a több WTO-tagországot érintő jelenlegi gazdasági nehézségeket, minden eddiginél nagyobb szükség van egy szilárd, többoldalú intézményre, hogy ellensúlyozni tudjuk az ún. "beggar-thy-neighbour” (a más kárára jól járni igyekvő) protekcionista politikák iránti igényt.
A jelentés felismeri a Dohai Fejlesztési Menetrend (DDA) központi jelentőségét. A Bizottság ismételten kijelenti, hogy a WTO jövőjével kapcsolatos, Genfben indított kezdeményezést a DDA, reményeink szerint, sikeres végkimeneteléhez kell igazítanunk, illetve arra kell alapoznunk.
Ma, amikor a DDA-val kapcsolatos tárgyalások talán utolsó fázisához érünk, a WTO-nak nincs olyan tagja, amely rendelkezne azzal a politikai akarattal és/vagy adminisztratív forrásokkal, amely, illetve amelyek lehetővé tennék a WTO reformjának érdemi értékelését. Reményeink szerint, illetve reméljük, hogy ez a helyzet oda vezet majd, hogy még 2008 vége előtt megszületik a végleges megállapodás a DDA-ról. Ez megnyitná az utat a jövő WTO-járól folytatott vita, egy olyan vita előtt, amely nagymértékben függ attól, hogy sikerül-e megállapodnunk a DDA-t illetően.
Ami a jelentésben megfogalmazott elképzeléseket illeti, a Bizottság elviekben a legtöbbjükkel egyetért, noha egyértelmű, hogy az állásfoglalási indítványban szereplő néhány javaslat egyes WTO-tagok kemény ellenállásába ütközik majd.
Az intézményi kérdéseket illetően a Bizottság továbbra is támogatja a WTO parlamentáris dimenziójának megerősítését, illetve más elképzeléseket, úgymint további erőforrások biztosítása a WTO Titkársága számára és feladatkörének kibővítése, valamint a WTO aktív átláthatósági mechanizmusainak megerősítése és a szabályok alkalmazásának hatékony nyomon követése és felügyelete.
Tudomásul vesszük, hogy szükség van a vitarendezési eljárások nyilvánosságára és szeretnénk hangsúlyozni, hogy a mi kezdeményezésünk nyomán került sor arra, hogy a WTO Európai Uniót érintő ügyekben folytatott tárgyalásai a nyilvánosság előtt zajlottak.
Ami a jelentésben foglalt lényegi javaslatokat illeti, a nem kereskedelmi jellegű kérdéseknek a WTO szabályozási körébe történő felvétele iránti igény az Európai Unió politikájának irányadó elve marad a többoldalú mechanizmusok keretében, illetve a nemrég a "Globális Európa” közlemény alapján indított kétoldalú tárgyalások és a fejlődő országok érdekében indított egyoldalú kezdeményezések keretében is. Példaként említhetjük a fejlődő országok részére biztosított vámkedvezmények új egyoldalú rendszerét, valamint az Általános Preferenciarendszer Pluszt.
A kereskedelempolitika és a foglalkoztatás és környezetvédelem közötti kapcsolat minden bizonnyal fontos terület lesz majd, és más kereskedelmi kérdések is napirendre kerülhetnek.
Az új multilaterális politika dohai fordulót követő kidolgozása az európai kereskedelempolitika egyik legösztönzőbb és legnehezebb kihívását fogja jelenteni. A Parlament egyre jelentősebb szerepet fog betölteni e politika alakításában és irányításában, különösen a Lisszaboni Szerződés hatálybalépése után.
A Bizottság és különösen kollégám, Mandelson úr várakozással néz elébe az Önökkel folytatott nyitott és építő jellegű párbeszédnek, hogy a WTO és az egész multilaterális kereskedelmi rendszer megerősítését megcélzó, megalapozott és realisztikus következtetésekre juthassunk.
Johan Van Hecke
a Fejlesztési Bizottság véleményének előadója. - (NL) Elnök úr, biztos asszony, Fejlesztési Bizottságunk teljes mértékben támogatja az előadó, Muscardini asszony által a Kereskedelmi Világszervezet radikális reformja mellett felhozott érveket. 2001-ben a Sutherland-jelentés igen élénk vitát váltott ki magában a WTO-ban annak intézményi reformjáról; ez a vita sajnos túlságosan is hamar véget ért. Néhányan úgy vélik, hogy jelenleg nem időszerű a reformról folytatott vita. Szeretnék megvárni a Dohai Fejlesztési Menetrend kimenetelét, mielőtt magáról az intézményről folyna érdemi vita. Véleményünk szerint azonban a kettő nem zárja ki egymást.
A fejlődést illetően szeretnénk, ha a WTO-ban újfajta különbséget tennénk a fejlődő országok között, az országkategóriák helyett az egyes országok fejlődési szükségletei alapján. Muscardini asszony már kifejtette miért van erre szükség. A WTO-ban nemcsak nagyobb fokú átláthatóságra van szükség, hanem a más nemzetközi szervezetekkel, úgymint a Nemzetközi Munkaügyi Szervezettel és az UNCTAD-vel (az ENSZ Kereskedelmi és Fejlesztési Konferenciája) folytatott jobb együttműködés is elengedhetetlen. A Sutherland-jelentésben foglalt javaslat, miszerint a legkevésbé fejlett országok részére biztosított technikai segítségnyújtás finanszírozási rendszerét szerződéses jognak kell tekinteni annak érdekében, hogy ezek az országok teljes mértékben bekapcsolódhassanak a multilaterális kereskedelmi rendszerbe, létfontosságú bizottságunk megítélése szerint. Végül a vitarendezés, amelyben mindnyájunk előtt ismeretes okokból a fejlődő országok járnak a legrosszabbul, szintén felülvizsgálatra szorul, amint azt a Sutherland-jelentés is szorgalmazta.
Röviden: a WTO reformja létfontosságú, nemcsak tagjai előtti - ideértve a legszegényebbeket is - legitimitásának megerősítése, hanem véleményem szerint a multilateralizmus védelme miatt is.
Gunnar Hökmark
a Gazdasági és Monetáris Bizottság véleményének előadója. - Elnök asszony, szeretném megköszönni az előadónak és a Nemzetközi Kereskedelmi Bizottságnak ezt a jelentést. Úgy gondolom, hogy a WTO ügyének megvitatásakor érdemes kiemelni azt a tényt, hogy a globalizáció és a szabad kereskedelem több millió ember számára adott új lehetőségeket. Az elmúlt két évtizedben a szegénység elleni küzdelemben nagyobb előrelépést tapasztalhattunk, mint valaha.
Ez rámutat arra, hogy szükség van az igazságos és többoldalú szabad kereskedelmi szabályok szilárd keretrendszerének megőrzésére. Ez a WTO fő feladata és ezért fontos egy erős és megerősített WTO. Biztosítanunk kell, hogy a nemzetközi kereskedelem és verseny torzulásmentesen növekedjen. A Gazdasági és Monetáris Bizottság ezért mutatott rá az állami támogatás csökkentésének, a kereskedelem nem tarifális akadályai felszámolásának és annak szükségességére, hogy segítsük a fejlődő országokat abban, hogy jobb pozícióba kerüljenek a multilaterális keretekről és a szabad kereskedelmi szabályokról folyó tárgyalások során.
Ez ismét arra hívja fel a figyelmet, hogy miért van szükségünk egy erős WTO-ra és egy erős titkárságra - azért, hogy döntéseket hozhassunk és érvényesítsük a szabályokat, de azért is, hogy fejlesszük a multilaterális kereskedelmi rendszert.
Ha sikerrel járunk egy erős WTO és egy erős titkárság létrehozásában, fontos lépést teszünk annak érdekében, hogy biztosítsuk a lehetőségeket a világkereskedelem szabad és igazságos szabályozási keretek között történő fejlődéséhez. Ez a feladatunk: se több, se kevesebb.
Ebben az értelemben fontos az is, hogy kiemeljünk az előttünk álló feladatok közül néhányat: fokoznunk kell a szabad kereskedelmet a szolgáltatások területén; növelnünk kell a nyilvánosságot a pénzügyi szolgáltatások területén; biztosítanunk kell, hogy a mezőgazdaságban növekedjen a szabad kereskedelem. A piacok megnyitásának fontossága jól érzékelhető, amikor az élelmiszerárak emeléséről van szó.
Ennek megvalósításában azonban nem járhatunk sikerrel egy erős WTO nélkül, illetve ha nincs lehetőségünk egy olyan szilárd keretrendszer fenntartására, amely megfelel a fejlődő országok számára, amely a szegényeknek új és jobb lehetőségeket biztosít, és amely ugyanakkor mindnyájunkat segíthet a szabad kereskedelem által kínált lehetőségek kihasználásában.
Georgios Papastamkos
a PPE-DE képviselőcsoport nevében. - (EL) Elnök asszony, első ránézésre furcsának tűnhet, hogy a WTO reformjáról folytatunk vitát a dohai forduló tárgyalásainak elnyúló holtpontra jutása idején. Mindazonáltal érdemes megvitatni a WTO működését és jövőjét, mivel ez a patthelyzet a strukturális és intézményi problémák, valamint a világkereskedelmi rendszer hiányosságainak következménye. Muscardini asszony jelentése szintén erről tanúskodik.
Véleményem szerint a tervezett reform előtt három fő kihívás áll. Először is, a kereskedelmi kapcsolatok lehető legnagyobb mértékű és kölcsönösen előnyös liberalizációjára van szükség, mivel ez a gazdasági növekedés már bevált és igazolt hajtóereje. A cél természetesen továbbra is az, hogy a WTO tagjai egyenlő arányban részesüljenek az előnyökből, illetve a fejlődő országok harmonikus integrációja a világkereskedelmi rendszerbe.
Másodszor, a kihívások azokban az intézményi struktúrákban keresendők, amelyek azt hivatottak garantálni, hogy a világkereskedelem szervezett irányítása megegyezésen és egységes elkötelezettségen alapuljon, valamint demokratikus legitimitást élvezzen és átlátható és hatékony legyen. Harmadszor, megfelelő egyensúlyt kell találni a kereskedelmi és a nem kereskedelmi jellegű kérdések között.
A WTO-tagállamoknak minden joguk megvan ahhoz, hogy korlátozó kereskedelmi intézkedéseket alkalmazzanak a környezet, a közegészség és a fogyasztók védelme érdekében. Tipikus példái ennek a kereskedelmi partnerek által az EU ellen a WTO bírósága elé terjesztett, a géntechnológiával módosított szervezetekkel kapcsolatos ügyek és az USA-ból és Kanadából származó hormonokat tartalmazó marhahús behozatalának tilalma. Meg kell értenünk azonban, hogy a megoldás nem a WTO további feladatokkal való túlterhelésében keresendő, hanem a kölcsönös támogatás és a következetesség célokkal és fellépésekkel való összekapcsolásában, mind a WTO, mind más nemzetközi szervezetek esetében.
Hölgyeim és uraim, a WTO-nak nem az a küldetése, hogy az ENSZ rendszerében az egyéb szaktestületek által le nem fedett működési réseket betöltse. A világközösség egyszerre él át egy aggasztó pénzügyi és gazdasági válságot és egy dokumentálatlan élelmiszer-katasztrófát. E két csapás fényében a kozmetikai változtatás, úgymint az akadályok felszámolása, nem elég. A globális kihívások globális megértést, szisztematikus konvergenciát és következetes szabályozási rendszert kívánnak meg. Ez vonatkozik a társadalmi felelősségre, a környezetvédelemre és a gazdasági versenyképességre.
Harlem Désir
a PSE képviselőcsoport nevében. - (FR) Elnök úr, biztos asszony, létfontosságú, hogy a dohai fordulót lezárjuk, de ugyanígy létfontosságú az is, hogy ismét megvizsgáljuk a WTO működését. Napról napra látjuk, hogy hatékonyságát, legitimitását és a multilaterális rendszer más szervezeteivel való interakcióját illetően problémákkal küszködik.
Bizonyos fokig nyilvánvaló volt, hogy mindössze 10 évvel létrehozását követően működési mechanizmusa felülvizsgálatra fog szorulni. A GATT-ról a WTO-ra történő átváltással a multilaterális kereskedelmi rendszer nemcsak dimenziójában változott; bizonyos tekintetben jellege is megváltozott. A kereskedelmi szabályokat egy sor újabb területre kiterjesztették: a szolgáltatásokra, a szellemi tulajdonra, a befektetésekre, a nem tarifális akadályokra. Új tagországok csatlakoztak a régiekhez és ez a bővítés sokféleséget és egyenlőtlenséget hozott a helyzetek és a különböző forrásokkal és különböző problémákkal rendelkező tagállamok között. Mindez nyilvánvalóan azt jelenti, hogy a fejlesztési forduló tárgyalásainak lezárására irányuló törekvések mellett meg kell vizsgálni a szükséges reformok kérdését is.
Üdvözlöm előadónk, Muscardini asszony munkáját és azt a tényt, hogy képesek voltunk együttműködni vele és a többi képviselőcsoporttal. Szeretném e rendkívül fontos jelentés több pontjára felhívni a figyelmet, amelyet reményeim szerint a Ház holnap jelentős többséggel elfogad.
Az első elem a nemzetközi szabályok és a WTO és más nemzetközi szervezetek közötti új kapcsolatok létesítése tekintetében fennálló egyensúly. A jelentésben láthatják majd, hogy természetesen szó esik a környezeti problémák és egészségügyi kérdések - és ez egyértelműen döntő jelentőségű, mint azt a generikus gyógyszerek és a szellemi tulajdon esetében láttuk -, de a szociális kérdések integrálásáról is. Nem engedhetjük meg, hogy ezt a témát ne tárgyaljuk meg a WTO-ban.
Az ILO és a WTO közötti együttműködésnek, amelyet a két szervezet főigazgatója kezdett újra, sokkal tovább kell lépnie, valamint az Európai Uniónak ebben a tekintetben a motor szerepét kell felvállalnia. Két konkrét javaslatot terjesztünk elő: az első szerint az ILO-nak megfigyelői státust kell biztosítani a WTO-ban, hasonlóképp a Nemzetközi Valutaalaphoz; a második értelmében a WTO-nak egy, a kereskedelemmel és tisztességes munkával foglalkozó bizottságot kell felállítania - ezt az Uniónak kell javasolnia - a Kereskedelmi és Környezeti Bizottság mintájára, amely a környezeti és kereskedelmi szabályok közötti kölcsönhatás terén jelentős előrehaladást tett lehetővé.
Másodszor, szeretném hangsúlyozni a jelentés azon vonatkozásait, amelyek arra buzdítják a WTO-t, hogy több erőforrást juttasson leggyengébb tagjai, a legkevésbé fejlett országok számára, hogy az egyenlő, hatékony és eredményes részvétel biztosított legyen minden olyan tárgyaláson és bizottságban, ahol a jövőbeni megállapodások és kereskedelempolitikák formálódnak.
Harmadszor, felhívjuk a figyelmet a külső átláthatóságra és arra, hogy lehetővé kell tenni a civil társadalom, a parlamenterek és egy ténylegesen dinamikus parlamentáris dimenzió számára, hogy nagyobb szerephez jussanak a WTO-ban. Egy valódi parlamentáris gyűlést szeretnénk látni. Jelenleg a parlamentáris konferencia a WTO mellett ülésezik. A főigazgató - és a kereskedelmi miniszterek is - nemrég foglalkoztak ezzel a problémával, de azt szeretnénk, ha a konferenciát elismernék, éppen ezért nagyon konkrét javaslatokat terjesztünk elő, például a fellebbviteli szervezettel és a vitarendezéssel kapcsolatban. Mivel ezek az eljárások hasonlóak a bírósági és törvényszéki eljárásokhoz, a nyilvánosság előtt kell zajlaniuk és a dokumentumokat nyilvánosan hozzáférhetővé kell tenni. Véleményem szerint ez segítene bizonyos mítoszok eloszlatásában és átláthatóbbá tenné a szervezetet.
Végül, a titkárság erőforrásai egy másik fontos kérdés, amelyet kiemeltünk. A WTO költségvetése jelenleg 135 millió USA-dollár: hatszor kevesebb, mint az IMF-é, és majdnem tízszer kevesebb, mint a Világbanké. Körülbelül 600 főt foglalkoztat, ez ismét jóval kevesebb, mint a többi multilaterális szervezet esetében. Következésképp egy olyan WTO erőforrásainak növelése, amely jobban integrálódott a multilaterális szervezetek rendszerébe, véleményem szerint a fejlődést szolgáló jobb kereskedelmi szabályok egyik feltétele.
Mariela Velichkova Baeva
az ALDE képviselőcsoport nevében. - (BG) A globális gazdasági és pénzügyi integráció dinamikus folyamata meghatározó tényezője a nehéz nemzetközi gazdasági környezetnek. A vezető világszervezetek által a makroökonómiai stratégiákról és globális tendenciákról végzett elemzések azt mutatják, hogy az elkövetkező tíz évet nagymértékű politikai és gazdasági bizonytalanság fogja jellemezni. Jelenleg egyes kockázatok jelentős fenyegetést jelentenek, mint például a növekvő energiaárak, amelynek dinamikus mozgása befolyásolja a mezőgazdasági termékek árát, és együttesen ezek a tényezők inflációs nyomást, az élelmiszer-ellátás bizonytalanságát, a nemzetközi kereskedelem számára létfontosságú készletek szállításához szükséges infrastrukturális kapacitás korlátozottságát és pénzügyi zavart eredményeznek. Nem azért hívom fel a figyelmüket ezekre a kockázatokra és bizonytalanságokra, mert nem szeretném, ha nyugodtan aludnának, hanem mert szeretném hangsúlyozni a nemzetközi gazdasági környezet néhány paraméterét és azt, hogy végre kell hajtani egy az egyenlőtlenségek kiigazítását és a rászoruló csoportok támogatását megcélzó politikát. Hadd emlékeztessek arra, hogy a kereskedelmi liberalizáció által leginkább érintett két legfőbb iparág a feldolgozóipar és a mezőgazdaság, és hogy az emelkedő élelmiszerárak világszerte heves tiltakozásokat váltottak ki több térségben.
Ahhoz, hogy a gazdasági és politikai valóságra választ adhasson, a Kereskedelmi Világszervezetnek mint a világkereskedelemre nézve kötelező szabályokat meghatározó kereskedelmi rendszernek javítania kéne működési szabályain, szervezeti felépítésén és döntéshozatali eljárásán, valamint pragmatikusabb intézményi rugalmasságról és alkalmazkodóképességről kellene tanúbizonyságot tennie. Egyúttal természetesen figyelembe kell vennie azt a tényt, hogy megegyezésre jutni 150 olyan állammal, amely a fejlődés különböző fokán áll, eltérő gazdasági struktúrával rendelkezik és a gazdasági ágazatokban különféle reformokat hajt végre, igen nagy kihívást jelentő feladat. Azonban ha Szófia, Cotonou, Santiago és Brüsszel választási lehetőségeket javasol, a genfi viták tárgya az a mechanizmus lesz, amely révén olyan megállapodások érhetők el, amelyek az akadályok egyre fokozottabb felszámolását eredményezik.
Seán Ó Neachtain
az UEN képviselőcsoport nevében. - (GA) Elnök asszony, a Kereskedelmi Világszervezetet keretében létrejövő megállapodásnak a mezőgazdaság nem láthatja kárát. Mandelson biztos jelenleg egy kifejezetten egyenlőtlen megállapodásról folytat tárgyalásokat, amely az európai gazdákat és a mezőgazdasági termékek egész uniós ágazatát hátrányos helyzetbe hozná.
Nekem úgy tűnik, hogy az Egyesült Államok választási naptára diktálja a WTO tárgyalásainak menetrendjét. Ezt a képtelenséget nem tűrhetjük. A megállapodás tartalma és lényege sokkal fontosabb mindenféle választásnál.
Habár Írország a marhahús negyedik legnagyobb exportőre a világon, hátrányosan érintené ez a megállapodás. Az írországi marhahús- és juhhúspiacot, amelynek értékét ma több mint 2,5 milliárd euróra becsülik, a WTO-megállapodások ellehetetlenítik. A marhahús- és juhhústermékek behozatali vámtarifáinak Mandelson úr által javasolt akár 70%-os csökkentése egyszerűen túlzott.
10 000 gazda vonult fel Dublin utcáin a múlt héten, hogy tiltakozzon Barosso elnöknek a városba tett látogatása ellen. Barosso úr ismeri az ír gazdák haragjának erejét, így itt az ideje, hogy megzabolázza Mandelson biztos urat.
Végül, elkerülhetetlen, hogy megállapodásra jussunk a Kereskedelmi Világszervezetben - olyan megállapodásra, amely mindenki számára kielégítő; olyan megállapodásra, amely Európa, a gazdák és a mezőgazdaság javát szolgálja; olyan megállapodásra, amely gondoskodik az élelmiszerforrásokról.
Caroline Lucas
a Verts/ALE képviselőcsoport nevében. - Elnök asszony, a Zöldek Képviselőcsoportja természetesen támogatja a jelentésben megfogalmazott általános irányvonalakat, különösen a WTO szabályalkotási tevékenysége, az ENSZ intézményeinek munkája és a jelenlegi szociális, környezetvédelmi és emberi jogi egyezségokmányok közötti nagyobb összhangra való felhívást. Úgy véljük, hogy ide tartozik az ILO-nak biztosított megfigyelői státus és a szociális és ökológiai dömping elleni intézkedések is.
Támogatjuk a parlamentáris ellenőrzésnek szánt szerepet is a WTO felelősségre vonhatósága és legitimitása hiányának mérséklése érdekében, valamint azt az igényt, hogy a WTO vitarendezési eljárását a nemzetközi környezetvédelmi és szociális jog alapján fejlesszük, biztosítva ezáltal, hogy az valós szankcionáló kapacitásokkal rendelkezzen.
Aggaszt azonban, hogy a jelentés nem ismeri fel, hogy a dohai forduló kudarca pontosan a WTO-ban mint szervezetben gyökerezik. Ez nem két különböző kérdés. A dohai forduló elakadása teljes mértékben azzal hozható összefüggésbe, hogy egyes nagy befolyással bíró országok rendszerszerűen visszaélnek hatalmukkal a WTO döntéseinek meghozatala során, illetve a gyengébb országok ebből adódó elidegenülésével.
Úgy vélem, a jelentés azt sem ismeri fel, hogy 2003-ban Cancúnban a fejlődő országok, míg a hong kongi konferencia előtt a felemelkedő országok forradalma kellett ahhoz, hogy megkezdődjön a régi feudális rendszer felszámolása, amin a WTO túlzottan is sokáig szorgoskodott. Azt hiszem világos, hogy nem szabad addig várnunk, amíg a dohai fordulón eredmény születik, és azonnal neki kell látnunk a WTO megreformálásának: mind eljárásai, mind politikái reformjára szükség van, mivel a folyamat reformja önmagában nem elég. Rengeteg szabályt át kell gondolnunk, amelyek mára, a XXI. században teljesen elavultak, tekintettel az olyan új kihívásokra, mint az éghajlatváltozás.
Szemügyre kell vennünk tehát az olyan szabályokat, mint a termelési és feldolgozási módszerekkel (PPM) kapcsolatos szabályok, például: a termékek közötti, az előállítás módján alapuló különbségtétel tilalma. Az ilyen jellegű diszkriminációnak akkor van döntő jelentősége, ha olyan célokra nyújthatunk támogatást, mint például az energiahatékonyság és a kevesebb kibocsátás.
Szeretnénk látni a vitarendezési eljárások hangsúlyának teljes mértékű áthelyezését is, és szeretném kollégáim figyelmébe ajánlani azt a módosítást, amelyet a Zöld Képviselőcsoport terjesztett elő, és amely kifejezetten a vitarendezési mechanizmus újszerű megközelítésére hív fel, ami révén biztosítható lenne, hogy az az ENSZ Alapokmányában foglalt elveken alapuljon és kiváljon a WTO jelenlegi formájából.
Jacky Hénin
a GUE/NGL képviselőcsoport nevében. - (FR) Elnök asszony, az egyetlen dolog, amiben egyetértünk, a WTO megújításának sürgőssége.
A WTO, csakúgy, mint az IMF, egy illegitim, antidemokratikus és veszélyes szervezet, ami az emberek érdekeit illeti. Eredetileg azért hozták létre, hogy garantálja az Egyesült Államok és a jelentősebb transznacionális csoportok pénzügyi és ipari hegemóniáját.
Az Unió természetesen szolgai módon engedelmeskedett e rendszer hívó szavának annak reményében, hogy hozzájuthat néhány morzsához az amerikai gazda asztaláról. Ez a zabolátlan szabad kereskedelem mára alapítói ellen fordult, és a bolygó gazdasági súlypontja eltolódott kelet, elsősorban Ázsia felé, ami a legszörnyűbb pénzügyi és élelmiszerválsághoz vezetett, amit a világ valaha is látott.
Néhány, tegnap felemelkedő nemzetnek minősített ország ragadozóvá vált, majd valamilyen nemes célra hivatkozva lemondott erről a szerepről, míg a WTO köré épített globális kereskedelmi rendszer egésze arra buzdította őket, hogy ezen az úton haladjanak tovább. A szabály minden szereplő esetében az, hogy olyan gyorsan meggazdagodjon, amilyen gyorsan csak lehet, tekintet nélkül az eszközökre, ideértve a gyógyszerekkel vagy az alapvető élelmiszerekkel kapcsolatos spekulációt.
Az Unióban az egyenlőtlenségek túlzott méreteket öltöttek és a munkás-, valamint a középosztály egyre szegényebbé válik. A legszegényebb népességet érintő élelmiszerválság a WTO azon politikájának közvetlen következménye, amelynek célja a megélhetést biztosító növények elpusztítása az exportnövények javára. A bioüzemanyag pusztán egy olyan pénzsóvár rendszer könnyű bűnbakja, amelyet amilyen gyorsan csak lehet, meg kell reformálni.
Szeretném megragadni az alkalmat, hogy leleplezzem Mandelson úr felelőtlen megjegyzéseit, aki a mezőgazdasági piacok további deregulációjára szólított fel akkor, amikor a Világélelmezési Program az élelmiszerárak megugrására hívta fel a figyelmet, és, idézem, a következőképp fogalmazott: "csendes cunami, amely több mint 100 millió ember éhínségbe taszításával fenyeget”. Tényleg azt akarja Mandelson úr, hogy a történelemben az "éhínségért felelős” szégyenteljes jelzővel emlékezzenek Önre?
A WTO tehát reformra szorul annak érdekében, hogy megfékezzük a spekulációt és támogassuk a termelőket ahelyett, hogy haszonlesők egy kisebbségi csoportja élvezné a globális pénzügyi piacok előnyeit, valamint hogy arra bátorítsuk a népességet, hogy az élelmiszer és az ipar tekintetében váljanak függetlenné és arra ösztönözzük a nemzeteket, hogy versengés helyett működjenek együtt.
Derek Roland Clark
az IND/DEM képviselőcsoport nevében. - Elnök asszony, a jelentés alapján úgy tűnik, hogy az EU minden tagállamtól elvárja, hogy konszenzusra jusson a WTO-val kapcsolatos vitában vagy írásban indokolja meg álláspontját. Így az Egyesült Királyságnak például követnie kell az EU többi tagállamát. Be kell állnunk a sorba. Egyszerűen fogalmazva ez azt jelenti, hogy a WTO reformja nyomán Nagy-Britanniára nagyobb nyomás nehezedik majd, hogy az EU által meghatározott országokkal kereskedjen. Mi azonban világkereskedelmet folytatunk. Évszázadok óta ezt tesszük. Nagy szakértelemmel rendelkezünk a világkereskedelemben. Például az USA-val folytatott kereskedelmünk jelentősebb, mint a Franciaországgal és Németországgal folytatott kereskedelmünk együttvéve. Az EU országai azonban láthatóan nem kívánják hasznosítani tapasztalatainkat, így aztán már ma is korlátoznak minket az EU kereskedelmi megállapodásai, és ez tönkreteszi Nagy-Britannia világkereskedelemben szerzett hírnevét. Nem kereskedhetünk a kívánt mértékben a brit nemzetközösségi hagyományos partnereinkkel. Ez nem kizárólagos kereskedelem. Nem gátolnánk meg a többi európai országot abban, hogy csatlakozzon hozzánk a nemzetközösségi barátainkkal folytatott kereskedelemben. Ez minden érintett előnyére válna. Az EU országai fellendülnének és számos harmadik világbeli ország számolhatna az életszínvonal növekedésével. A WTO azért jött létre, hogy elősegítse a kereskedelmet és a barátságot, az EU pedig azt hajtogatja, hogy segíteni akar a hátrányos helyzetűeken. Nos, ennek egyik módja a kereskedelmi szálak kibővítése, nem pedig elvágása.
Irena Belohorská
(SK) Kevesen vannak, akik kétségbe vonnák a WTO jelentőségét, ugyanakkor abban sem kételkedik szinte senki, hogy ennek a szervezetnek, amelynek célja a szegénység elleni küzdelem és a fejlődő országok segítése, reformra van szüksége.
A reform alapja a Peter Sutherland által készített jelentés lesz. Mint azt tudjuk, Sutherland úr jelenleg két nemzetek feletti óriáscéget vezet: a BP-t és a Goldman Sachs International-t. Csapatának tagjai korábbi diplomaták, üzletemberek és tudós emberek; egyikük sem a mostani rendszer bírálatáról híres.
Tiszteletben tartva ezeket az urakat, szeretném megkérdezni: a WTO általuk javasolt reformja kinek is az érdekeit fogja védeni? A fejlődő ország érdekeit vagy a nemzetek feletti vállalatokét? Mit szűrhetnek le ebből a fejlődő és a kevésbé fejlett országok?
Mint az mindnyájunk előtt ismeretes, a bizalom a gazdasági és a politikai ügyekben egyaránt fontos. A WTO nemcsak gazdasági, hanem politikai intézmény is, ezért fontos a tagok közötti bizalom. El fogják-e hinni vajon a fejlődő országokban élő emberek, hogy a szupranacionális vállalatokban ülő uraknak valóban az ő jólétük a szívügye? Miért játsszunk a WTO ellenzői kezére, veszélybe sodorva ezáltal az intézmény megítélését?
Tokia Saïfi
(FR) Elnök asszony, akkor, amikor a dohai forduló tárgyalásai irányukat vesztik és megfeneklenek, a WTO működésének kérdése minden eddiginél időszerűbb.
Nem tudnánk a WTO reformja révén elmozdulni ebből a patthelyzetből? Ha az érdemi megállapodásban kudarcot vallottunk, nem javíthatnánk azon a folyamaton, amely az ilyen megállapodáshoz vezet? A WTO ilyen jellegű újjászületése kivitelezhetőnek tűnik és lehetővé teszi a működését és a döntések hatékonyabb meghozatalát.
A tervek szerint a reformok két szinten valósulnának meg: a tárgyalási eljárás javítására irányuló reformok szintjén és a WTO legitimitását javítani hivatott reformok szintjén, ami szervezetének egyik kulcsfontosságú tényezője. Ennek érdekében fontos a WTO parlamentáris dimenziójának hangsúlyozása és az, hogy legtöbbünk az állampolgárok legitim képviselőjévé váljon, és ezáltal a globalizáció kérdései átláthatóbbá és demokratikusabbá váljanak.
Sok munkára van szükség a nemzetközi politikák összhangjának biztosításához. Nincs értelme a határokon fennálló akadályok megszüntetésének, ha azokon túl a befektetések akadályokba ütköznek, semmibe veszik a szociális jogokat és megszegik a környezetvédelmi előírásokat. Egy hatékony WTO alapvető tehát ahhoz, hogy a piacok által szabályozott több kereskedelem és liberalizáció célja garantálható legyen. A szabályok azonban nem egyenlők a protekcionizmussal. Valójában nem a biztosítékok nélküli liberalizáció a megoldás minden rosszra, különösen nem azokra, amelyeket napjainkban tapasztalunk a mezőgazdasági nyersanyagok költségeinek megnövekedése és az éhezés ebből adódó terjedése következtében.
A vámok csökkentésére tett Falconer-féle javaslat tehát elfogadhatatlan az európai mezőgazdaság számára, és beláthatatlan következményekkel járna a legszegényebb országok mezőgazdasági termelésére.
Mi több, a dohai forduló lezárásához létfontosságú, hogy a tárgyalásokon visszaálljon az egyensúly és valóban kölcsönös megállapodások szülessenek a piacok hozzáféréséről. Nem állunk még készen arra, hogy feláldozzuk mezőgazdaságunkat és az élelmiszer-biztonság védelmezőiként betöltött szerepünket pusztán azért, hogy szégyenletes módon némi csökkentést érjünk el az ipari vámtarifákban.
Kader Arif
(FR) Elnök asszony, biztos asszony, hölgyeim és uraim, üdvözlöm a ma esti vitát Muscardini asszonynak a Kereskedelmi Világszervezet megreformálásáról szóló jelentéséről.
A fejlődő országokat jelenleg sújtó élelmiszerválság tökéletesen szemlélteti a világkereskedelem jobb szabályozása iránti sürgető igényt. Ennek a globalizációs árak ellenőrzésére és az igazságosabb kereskedelmi szabályok érvényesítésére képes megreformált WTO-ból kell kiindulnia. Ez a válság strukturális, nem pedig ciklikus. Jele annak, hogy súlyos problémák térítik el a világkereskedelmet eredeti fő céljától: a Föld minden országának, elsősorban a legszegényebb országok, fejlődésének biztosításától.
Jó néhány elméletet hallottunk a válság eredetének magyarázatáról, nem vitatom fontosságukat. Úgy vélem azonban, hogy együtt fel kéne tenni magunknak néhány kérdést. Vajon ez a válság akkor is ilyen méreteket öltött volna, ha a WTO-ban nagyobb figyelmet kaptak volna a fejlődő országok prioritásai? Ha jobb lett volna a WTO és más nemzetközi szervezetek, úgymint az Egyesült Nemzetek Fejlesztési Programja (UNDP) és az ENSZ Mezőgazdasági és Élelmezési Szervezete (FAO) közötti koordináció? Ha a szabadkereskedelmi megállapodásaink nem bátorították volna a fejlődő országokat arra, hogy a hagyományos, megélhetést biztosító növényeik és az élelmiszer-önellátás kárára egy exportnövényre szakosodjanak? Ha hallgattunk volna az afrikai országokra és támogattuk volna azokat a WTO-ban, amikor azt kérték, hogy a tárgyalások mostani fordulójába vegyük fel az alapvető termékek árával kapcsolatos lépéseket? Ezzel kapcsolatban ki kell emelnem, hogy a GATT 38. cikke minden WTO-tagtól megkívánja, hogy stabilizálja és javítsa az alaptermékek piacainak helyzetét, amelyek különösen fontosak a fejlődő országok számára.
Ez a jelentés számos intézkedésre tesz javaslatot a jelenlegi problémák kezelése és a WTO hatékonyságának és legitimitásának javítása érdekében. Annak biztosítására, hogy a fejlődő országok véleményei, nézetei és érdekei jobban meghallgatásra találjanak, és hogy tényleg figyelembe vegyék azokat, a jelentés hangsúlyozza, hogy szükség van a döntéshozatal demokratikusabb rendszerére és a WTO Titkárságának megfelelőbb reprezentativitására, amely számára további pénzügyi és emberi erőforrásokat kell biztosítani.
A szervezet vitái és munkája fokozottabb átláthatóságának biztosítása érdekében gondoskodni kell a szervezet és a civil társadalom képviselői közötti jobb információáramlásról és párbeszédről, valamint az ülések nyilvánosságáról, különösen ami a vitarendezési eljárást illeti.
Végül, a WTO parlamentáris dimenzióját, amely biztosítja a tárgyalások demokratikus legitimitását és átláthatóságát, meg kell erősíteni. Ez különösen a WTO tanácsadó jogkörrel felruházott parlamentáris gyűlésének létrehozását foglalja magában.
Ezen intézkedések mellett felül kell vizsgálni magának a multilaterális kereskedelmi rendszernek a céljait annak érdekében, hogy biztosítsuk a WTO más nemzetközi szervezetekkel való összhangját. Csak egy e tekintetben elkötelezett reform teheti lehetővé számunkra, hogy lezárjuk azt a dohai fordulót, amely valóban a fejlődésre és a millenniumi célok elérésére törekszik. Ezzel kapcsolatban szeretnék rámutatni, hogy e célok közül az első a szegénység és az éhezés felszámolása; sajnos a mostani helyzet arra emlékeztet minket, hogy kötelezettségvállalásaink továbbra sem teljesülnek.
Daniel Dăianu
Elnök asszony, szeretném hangsúlyozni, hogy a WTO reformját az egész intézményi felépítés átalakításába kell beágyazni, amelynek a globális kihívások kezelésének irányítása a feladata.
Vegyük csak a globális felmelegedés hatásait és a mérhetetlen gazdasági egyenlőtlenségekből adódó pénzügyi válságot. A nyitott kereskedelemnek igazságosnak kell lennie. Emellett olyan politikákhoz kell kapcsolódnia, amelyek segítik a szegény országokat a fejlődésben, elsősorban a mezőgazdaságon keresztül. Az élelmiszerárak ijesztő emelkedése a protekcionizmusnak és korlátozásoknak ad táptalajt, hacsak nem arra összpontosítunk, hogy az egész világon fejlesszük az élelmiszer-termelést.
Az alapvető árucikkek árainak emelkedése következtében rendkívül összetett helyzet állt elő. Az élelmiszert egyre inkább nemzeti biztonsági problémának tekintik majd mind a gazdag, mind a szegény országokban. A KAP, az EU fejlesztésisegély-politikája és az energiapolitikák reformját ezért a nemzetközi színtéren bekövetkezett drasztikus változások figyelembevételével kell megvizsgálni.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk
(PL) Elnök asszony, biztos asszony, e vita keretében szeretném felhívni a figyelmet három kérdésre.
Először is, annak ellenére, hogy tagjai a WTO-nak, sok ország nem tartja be a szociális, környezeti és az állatjóléti előírásokat. Ennek eredményeképp alacsonyabbak a gyártási költségeik. Sajnálatos módon azonban így lehetetlen versenyre kelni az ilyen gazdaságokban előállított termékekkel. Ezt a szempontot figyelembe kell venni a harmadik országbeli termékek európai piacra jutásának javításakor, máskülönben számos európai feldolgozóipari ágazat egyszerűen meg fog szűnni.
Másodszor, az európai piac továbbra is megnyitja kapuit a harmadik országok mezőgazdasági termékei előtt, ha cserébe a szóban forgó országok az európai iparcikkek és szolgáltatások exportját engedményben részesítik. Európa mezőgazdasági potenciálja ezért gyengül.
Harmadszor, teljes mértékben támogatom Muscardini asszonynak a WTO parlamentáris gyűlésének létrehozására, az országok fejlett és fejlődő kategóriákba való sorolásának megváltoztatására, a WTO és az ENSZ közötti szorosabb koordináció szükségességére és, különösen a WTO rendszerében levő munkacsoportok és bizottságok esetében, a konszenzus elvétől való elmozdulásra vonatkozó javaslatait.
Kartika Tamara Liotard
(NL) Elnök úr, nagyon sok mindent szeretnék elmondani a WTO reformjával kapcsolatos saját elképzeléseimről, ehelyett azonban inkább felteszek pár kérdést a Bizottságnak, amelyet szeretném, ha megválaszolna. A kérdések szemléltetik azokat a pontokat, amelyeket a már említett eljárások reformja mellett, úgymint átláthatóság, fontolóra kell vennünk a WTO reformjáról folytatott vitában.
Az éghajlatváltozás összefüggéseiben egyre nagyobb a nyomás a bioüzemanyagok használatára. Nem kívánok most arról vitatkozni, hogy ez rossz-e vagy jó, ellenben a következő kérdéseket szeretném feltenni az Európai Uniónak a WTO keretében fennálló kötelezettségeire vonatkozóan. Az EU éghajlatváltozási csomagja tartalmaz néhány környezetvédelmi feltételt, amelyeket a bioüzemanyagoknak teljesíteniük kell. Én és sok kollégám azt szeretnénk, ha szociális feltételeket is alkalmaznánk, mint például a minimálbér és a gyermekmunka megelőzése. Összeegyeztethető-e ez a WTO követelményeivel? Ha nem, nem kényszerülünk-e egy olyan pozícióba, ahol el kell fogadnunk a gyermekmunkát és az alulfizetettséget? Másik kérdésem a géntechnológiával módosított élelmiszerek kereskedelmével kapcsolatos. Úgy tudom, a Cartagenai Jegyzőkönyv a tagállamokra bízza annak eldöntését, hogy jóváhagyják-e a GMO-termékeket. Összeegyeztethető-e ez a WTO-val, és ha nem, hogy kívánják ezt megoldani? A Parlament jelezte, hogy tagjainak többsége ellenzi a fókabőr kereskedelmét. Kanada most azzal fenyeget, hogy megtámadja ezt a döntést a WTO-n keresztül. Önök szerint hogyan lesz érvényesíthető az EU lakossága többségének akarata ebben a kérdésben? Úgy vélem, hogy ezek nagyon fontos kérdések, amelyeket a reform során figyelembe kell venni.
Patrick Louis
(FR) Elnök asszony, hölgyeim és uraim, a nemzetek közötti kereskedelem jó dolog. Jó lenne a szabad kereskedelem, de mára megváltozott a világ és a WTO szabályai nem igazodnak a körülményekhez, valamint sok esetben módosításra szorulnak.
Maga a nemzetközi kereskedelem természete változott meg. A múltban a kereskedelem a kiegészítő jellegen alapult: azt kerestük, amink nem volt, és minden felesleget exportáltunk. Ez a fajta rend felvirágoztatta a nemzeteket. Ma azonban a szociális dömping uralkodik. Felhagyunk azzal, amiről tudjuk, hogyan kell csinálni azért, hogy importáljuk azt, amit más olcsóbban csinál, nem azért, mert ez jövedelmezőbb, hanem mert ott kevesebb a költség, kevesebb az adó és kevesebb a szociális megkötöttség.
E WTO-rend révén a szegény országok és a gazdag országok szegényei a szegény országok gazdagjait még gazdagabbá teszik. Ez egyre kevésbé alapul a szolidaritáson, a nemzetek közötti kölcsönös megállapodáson; inkább egy olyan rendről van szó, amely szétbomlasztja a nemzeteket és konfliktust teremt a nyertesek és vesztesek között.
A WTO szabályait meg kell tehát változtatni. Vissza kell állítaniuk a közösségi kedvezményes vámtételeket és fel kell éleszteniük a Római Szerződés szellemét, amely létrehozta a közös külső vámtarifákat. Ez nem holmi túlzott elővigyázatosság, hanem a szociális dömpinggel szembeni méltányos kompenzáció. Az alapító atyák nem mindig tévedtek. A WTO-nak a szeszélyes árfolyam-ingadozásokat figyelembe kell vennie a kereskedelmi korlátok értékelése során. Elfogadhatatlan, hogy a jüan árfolyama ilyen alacsony legyen, amikor az ország ilyen nagy külkereskedelmi többlettel rendelkezik. Felháborító, hogy minden alkalommal, amikor a dollár 10 centet esik egy ideológiai euróval szemben, az EADS egy milliárd eurót veszít.
Zárásképp, a valós szabad kereskedelem jövője arra emlékeztet minket, hogy sokat kell még tennünk, mielőtt hátradőlhetnénk. Egyrészt, a politika feltételeként vissza kell állítunk a határ fogalmát, és így az emberek szabadságát; másrészt a monetáris és pénzügyi politikának a valós gazdaság, a termelő gazdaság mögött másodlagos szerepet kell kapnia, hiszen egyedül ez az a gazdaság, ami lehetővé teszi az emberek számára, hogy szabadon éljenek.
Jim Allister
Elnök asszony, a WTO sok hibával küszködik, de nyilvánvaló, hogy legabszurdabb hiányossága a Kínának, Indiának és Brazíliának nyújtott tisztességtelen előny azzal, hogy a fejlődő országok kedvező státusát élvezik. Egykor gazdaságilag felemelkedő országok voltak, mára azonban minden kétséget kizáróan felfejlődtek és versenybe szállhatnak a legjobbakkal. Tényleg annyira sikeresek, hogy több területen világelsők. Érthetetlen módon fejlődő országként mégis jogosultak egy ingyenkörre, és ennek következtében alacsonyabb normákat és kevesebb kötelezettséget várunk el tőlük.
Nem csoda, hogy választóim megítélése szerint a WTO nem felel meg érdekeiknek, illetve nem szolgálja azokat, és ez az érzés erősödik bennük, amikor Mandelson biztos egymás után nyújtja az egyedülálló mezőgazdasági kedvezményeket.
Biztos úr, fontosabb, hogy a megfelelő megállapodásra jussunk, mint az, hogy megállapodásra jussunk. Nem az lesz a megfelelő megállapodás, ha az olyan országokból érkező olcsó import bejövő hulláma, amelyeket kedvezőbb elbánásban részesítünk, mint azt robusztus gazdasági kapacitásuk megkívánná, elmossa agrár- és élelmiszeriparunkat.
Zbigniew Zaleski
(PL) Elnök asszony, egy olyan intézmény, amelyik nem működik megfelelően, reformra szorul annak biztosítása érdekében, hogy valamennyi érdekelt fél és fogyasztó érdekeit szolgálhassa. Támogatjuk a szabad kereskedelmet, de sajnos az utóbbi gyakran párosul a kapzsiság kísértésével. Létre kell hozni egy ellenőrző mechanizmust, mivel a kereskedelem liberalizált, hiszen egy helyesen működő, szilárd alapokon nyugvó Kereskedelmi Világszervezetnek ez a célja. A nemzetközi kereskedelem mára olyan méreteket öltött és olyan gyorssá és szerteágazóvá vált, hogy szükség van megfelelő koordinációra. Az Európai Parlament nem állhat tétlenül. Szívem mélyén ezért szilárdan hiszem, hogy Muscardini asszonynak a szervezet reformjáról készített munkája ezen elvárások teljesítését szolgálja és egy olyan nemzetközi szervezethez vezet, amely képes a kereskedelem irányítására egy világos és jól meghatározott pálya mentén.
David Martin
Elnök asszony, először is szeretnék gratulálni Muscardini asszonynak a kitűnő jelentéshez.
A WTO még mindig jelentős szerepet játszik a világban és szerepét még mindig jól játssza, de szükség van modernizációjára és reformjára. A kulcsfontosságú reformok egyike, úgy vélem, a parlamentáris demokrácia bevezetése a WTO-ban. Olyan parlamentáris gyűlésre van szükségünk, amely rendszeresen ülésezik és nyomon követi a WTO tárgyalóasztala körül folyó munkát.
Frissítenünk kell ugyanakkor a WTO szabályait is, ha biztosítani akarjuk, hogy a környezeti fenntarthatóság és az éghajlatváltozás nagyobb hangsúlyt kapjon a WTO tárgyalásain, és hogy a szociális és munkaügyi kikötések szintén napirendre kerüljenek a WTO tárgyalásain. Elsősorban az szeretném, ha az ILO a jelenleginél szorosabb kapcsolatba kerülne a WTO munkájával.
Ami a jelentés egészét illeti, nagyon is támogatom azt a munkát, amit Muscardini asszony a Nemzetközi Kereskedelmi Bizottságban végzett.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Elnök asszony, a közös piac és a korlátlan kereskedelem kulcsfontosságú előfeltételei a gazdasági fejlődésnek. A korlátlan kifejezés azonban nem jelent szabályozatlanságot és nem jelenti azt, hogy nincsenek elvek, amelyek meghatározzák a kereskedelmi kapcsolatok feltételeit, míg biztosítják a versenyképességet. A kereskedelem megfelelő, világszintű szabályozásának szükségessége különösen a globalizáció kontextusában válik égetővé. Ezért olyan fontos a Kereskedelmi Világszervezet által betöltött szerep. Ez utóbbi egy széles alapokon nyugvó szervezet, amely több mint 150 tagországot tömörít magába. A WTO hatékonyabb fellépésre lesz képes, ha hatásköreit világosan meghatározzuk és a kereskedelempolitikára korlátozzuk.
A világosság és a versenyképesség mindenekelőtt azt feltételezi, hogy biztosítjuk, hogy a termelési folyamat megfeleljen a meghatározott előírásoknak és minőségi követelményeknek, például a környezetvédelem, a munka- és fizetési feltételek és az állatjólét területén. A versenyképességet nem kizárólag termelési költségekben és árakban mérik. Végül azt szeretném mondani, hogy a WTO reformja annak az akaratnak a megnyilvánulása, hogy együtt dolgozzunk a fejlődés érdekében és azért, hogy leküzdjük a szegénységet.
Avril Doyle
Elnök asszony, szeretnék gratulálni mindenkinek, aki részt vett e jelentés elkészítésében, különösen az előadónak.
Úgy látom - és most szabadon idézek az indokolásból -, hogy az egész Kereskedelmi Világszervezetről készülő elemzés, amelyre a Nemzetközi Kereskedelmi Bizottság vállalkozik, igen nagymértékben a Sutherland-féle jelentésre fog támaszkodni, amely már évek óta porosodva sínylődik a polcon. Így vélhetően, amikor a bizottság elkészíti saját jelentését, a Bizottságra hárul a feladat, hogy megtegye a szükséges lépéseket Genfben a javasolt fejlesztések végrehajtására.
Mi a garancia arra, hogy az újabb jelentések legalább akkora figyelmet kapnak majd, mint a kitűnő Sutherland-jelentés? Szerepelnek-e majd a környezettel és az éghajlatváltozással kapcsolatos megfontolások az új WTO-csomagban? Ami a fejlődő országok közötti homogenitás hiányával és Kína, Brazília és India jelenlegi helyzetével kapcsolatban felhozott érvet illeti, egyértelműbb különbséget fogunk-e tenni a fejlettség különböző szintjei között ebben a kategóriában?
Utolsó kérdésem pedig: legitim szempont lesz-e a regionális élelmiszer-biztonság minden térség számára?
Androula Vassiliou
a Bizottság tagja. - Elnök asszony, szeretném megköszönni a tisztelt tagoknak észrevételeiket és javaslataikat, amelyeket a Bizottság a WTO reformjának átgondolása során figyelembe vesz majd.
A Bizottság a vita során felmerülő számos aggállyal egyetért és lényegében a Muscardini asszony jelentésében foglalt javaslatok közül sokat támogat. Fel kell azonban ismernünk, hogy némelyek közülük erős ellenállásba fognak ütközni, de a Bizottság természetesen támogatni fogja ezeket.
A Bizottság mindenekelőtt teljes mértékben támogatja azt az elgondolást, hogy szükség van a WTO és más nemzetközi szervezetek közötti összhangra, nagyobb átláthatóságra, valamint a parlamentek meghatározóbb szerepére, különösen az ellenőrzésben és a kereskedelempolitika felülvizsgálatában. A Bizottság egyetért azzal az elképzeléssel is, miszerint egy erős WTO a fejlődő országok érdekeit szolgálja.
Szeretnék reagálni Liotard úrhölgy észrevételeire is, amelyek túlmutatnak a WTO reformján. A jelenlegi szakaszban nem bocsátkozhatok részletekbe, de szeretném biztosítani, hogy már tárgyalunk partnereinkkel a gyermekmunkáról és más kapcsolódó kérdésekről, és támogatjuk az ILO és a WTO közötti együttműködést.
Végül szeretném elmondani, hogy természetesen továbbítom észrevételeiket kollegámnak, Mandelson úrnak, hogy azokat teljes mértékben figyelembe vehessük a többi WTO-taggal folytatott megbeszéléseken.
Cristiana Muscardini
előadó. - (IT) Elnök asszony, hölgyeim és uraim, szeretném megköszönni a Bizottságnak, hogy méltányolta a bizottság munkáját. Hasonlóképp hálás vagyok a Fejlesztési Bizottság és a Gazdasági és Monetáris Bizottság előadói, valamint az e Házban felszólaló kollegáim által nyújtott segítségért. Szeretném politikai és, adott esetben, technikai támogatásukat arra használni, hogy felhívjam a Bizottság figyelmét arra, nem vesztegethetjük az időt. Jaj azoknak, akik elvesztegetik az idejüket! Más szóval, igaz, hogy a dohai fordulónak végül sikerülhet megoldást találnia, ezt a megoldást azonban túl sokszor halasztgattuk az utóbbi években. Most, hogy egy igen súlyos élelmiszerválsággal kell szembenéznünk, emlékeznünk kell arra, hogy a felelősség részben bizonyos gyakorlatoknak - ideértve az Európai Unió által követettet is - tulajdonítható, amelyek régebben különböző forgatókönyveket irányoztak elő a mezőgazdaság és az élelmiszeripar fellendülésére.
Ha el kívánjuk kerülni az összeütközést a ténylegesen szegény fejlődő országok és a már fejlett országok közötti, ha a piacot igazságossá kívánjuk tenni - és a piac csak szabályok alapján lehet igazságos és szabad - merésznek kell lennünk, mert nem állapodhatunk meg még egy halasztásban, ha meg kívánjuk védeni a tisztességes munka fogalmát és fel akarjuk gyorsítani a viták rendezését.
A Nemzetközi Kereskedelmi Bizottság tudatában van a WTO reformját övező nehézségeknek, ahol az idők folyamán kialakult egyfajta munkamódszer. Tisztában van ugyanakkor azzal is, hogy ahhoz, hogy a különböző elvárások teljesüljenek, és hogy a harmadik évezred modern szervezetévé váljon, a WTO-nak valamilyen módon meg kell találnia az erőt és a bátorságot ahhoz, hogy elinduljon a reformhoz vezető úton. A Bizottságon múlik, hogy magáévá teszi-e észrevételeinket, amelyeket e Ház holnap nagy többséggel politikai követelés formájában juttat hivatalos kifejezésre.
Elnök
A vitát lezárom.
A szavazásra holnap 12 órakor kerül sor.
Írásbeli nyilatkozatok (142. cikk)
Kathy Sinnott
írásban. - 2001-ben a dohai forduló tárgyalásai azt a célt tűzték ki, hogy csökkentsék a világon a kereskedelem előtt álló akadályokat, így téve lehetővé a fellendülés különböző szintjein álló országok közötti szabad kereskedelmet.
2005-ben az EU majdnem 40%-kal csökkentette az EU cukortermelőinek felajánlott árakat a Kereskedelmi Világszervezet azon szándéka nyomán, miszerint segíteni akarta a szegényebb országok, úgymint Ausztrália, Brazília és Thaiföld. Sajnos ez nagyon rossz hatással járt az Európai Unió országaira, például Írországra, amelynek cukoripara tönkrement, és az afrikai, karibi és csendes-óceáni országok legszegényebb cukortermelő nemzeteire, mint Mauritius, Belize és Fidzsi.
Most, 2008-ban az EU cukoripari átszervezésének hatását megszenvedő legszegényebb országok közül sokban polgári zavargások tapasztalhatók a főbb termények, mint a rizs és a kukorica, ára miatt, amelyeket nem engedhetnek meg maguknak, mivel a cukorból már nincs bevételük.
Mielőtt a kereskedelem védelmére irányuló, új leszerelő intézkedések mellett köteleznénk el magunkat, egy őszinte hatásvizsgálatot kéne végeznünk arra vonatkozóan, hogy milyen hatást gyakorolhat az EU legszegényebb szomszédaira, hogy elkerülhető legyen az ilyen nemű jövőbeni változások romboló hatása.
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Balsošanas laiks
Priekšsēdētāja
Nākamā lieta darba kārtībā ir balsojums.
(Par balsojuma rezultātiem un balsojuma sīku izklāstu (sk. protokolu))
Véronique De Keyser
(FR) Priekšsēdētājas kundze! Es gribēju vērst jūsu uzmanību uz to, ka mana karte nedarbojas, jo es nupat to ievietoju karšu lasītājā - domāju, ka esmu to pazaudējusi savā birojā, un tā parādās kā nederīga. Tā nu es esmu šeit, es gribu balsot, man ir mana karte, bet tā vairs nedarbojas. Es nezinu, ko man vajadzētu darīt, bet es gribētu, lai tas tiktu minēts protokolā.
Priekšsēdētāja
Mēs pie jums nosūtīsim tehnisko darbinieku, tā ka jūs varēsiet piedalīties balsojumā.
Pirms mēs sākam balsošanu, es tikai gribētu norādīt, ka es nenolasīšu balsojuma skaitliskos rezultātus pēc saraksta: es vienkārši pateikšu, vai priekšlikumi ir pieņemti vai noraidīti.
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Sēdes protokola apstiprināšana
(Iepriekšējās sēdes protokols tika apstiprināts.)
Nigel Farage
Priekšsēdētāja kungs, pēdējās sesijas protokolā ir pieminēta jūsu runa, kurā jūs runājāt par incidentiem, kas notika Strasbūrā decembrī. Kopš tā laika saskaņā ar mūsu Reglamenta 147. pantu, jūs esat izsaucis pie sevis 13 Parlamenta deputātus, lai piemērotu disciplinārus pasākumus.
Man šķiet, ka tas ir darīts diezgan patvaļīgi. Es šaubos, vai viens no tiem, ko jūs izsaucāt - Sinnott kundze no mūsu grupas -, jebkad savā dzīvē kādam ir uzkliegusi. Cits deputāts, ko jūs izsaucāt uz direktora kabinetu - Austrijas deputāts -, patiesībā tajā dienā bija Frankfurtē, un tad viņam bija jābūt ļoti skaļai balsij, vai ne?
Kāpēc tikai 13? Šajās tā dēvētajās nekārtībās bija iesaistīti apmēram 80 no mums. Patiesībā Priekšsēdētāju konferences sanāksmē jūs pats mani nosaucāt par vienu no šo nekārtību cēloņiem, tad kāpēc es neesmu sodīts? Es esmu Spartaks!
(Saucieni "Es esmu Spartaks!” no IND/DEM grupas deputātiem)
Priekšsēdētājs
Es lūdzu iesniegt komentārus attiecībā uz protokolu. Sagaidīju, ka IND/DEM grupas priekšsēdētājs saprata, ko priekšsēdētājs sacīja un komentārus veltīs protokolam. Viņš nepārprotami to nedarīja, tādēļ varam turpināt.
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3. Vaihtoehtoisten sijoitusrahastojen hoitajat (
Jean-Paul Gauzès
Arvoisa puhemies, hyvät parlamentin jäsenet, ääni, jonka aiotte antaa, koskee yhtä keskeisistä toimista, joilla Eurooppa reagoi rahoituskriisiin, nimittäin vaihtoehtoisia sijoitusrahastoja, joihin lukeutuvat myös riskirahastot ja pääomarahastot.
Kompromissiasiakirjaa, tätä kompromissiasiakirjaa, on laadittu pitkään. Olemme onnistuneet saavuttamaan laajan yhteisymmärryksen, ja haluan Ecofinin puheenjohtajan läsnä ollessa ylistää täällä puheenjohtajavaltio Belgiaa, joka on osallistunut suoraan ja merkittävässä määrin tämän asian käsittelyyn. Tämä on toteutettu erityisesti niin, että ministerit ovat osallistuneet aktiivisesti tärkeisiin kolmenvälisiin keskusteluihin, ja haluan kiittää komission jäsen Barnier'ta, jonka työ on ollut erityisen hyödyllistä.
Lopuksi haluan kiittää vielä varjoesittelijöitäni, sihteeristön henkilökuntaa ja asiantuntijoita, jotka ovat auttaneet meitä. Tämä työ kesti yli 14 kuukautta, ja siihen on tehty 1 690 tarkistusta. Työtä oli paljon, mutta mielestäni olemme nyt saaneet puheenjohtajavaltio Belgian ansiosta aikaan tekstin, joka on merkittävä edistysaskel Euroopan rahoitusalan sääntelyn saralla.
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1. Elektronische-communicatienetwerken en -diensten, bescherming van de persoonlijke levenssfeer en consumentenbescherming (
Standpunt van de Commissie over de amendementen van het Parlement
Verslag-Harbour
De Commissie kan de volgende amendementen aanvaarden:
amendementen 2, 4, 5, 7, 8, 13, 15, 16, 20, 21, 32, 38, 41 (op de overwegingen)
amendementen 43, 48, 51, 54, 55, 56, 60, 61, 63, 64, 65, 66, 68, 70, 72, 73, 77, 79, 88, 89, 90, 97, 100, 106, 110, 111, 112, 115, 116, 118, 129, 137, 141, 143, 145, 149, 150, 151, 152 (op de artikelen)
amendementen 191, 192, 167, 182 (ingediend in de plenaire vergadering)
De Commissie kan de volgende amendementen in beginsel of gedeeltelijk aanvaarden:
amendementen 3, 6, 9, 11, 12, 14, 18, 19, 22, 23, 25, 26, 27, 31, 37 (op de overwegingen)
amendementen 44, 47, 53, 62, 67, 71, 74, 75, 76, 80, 82, 86, 87, 91, 92, 93, 94, 99, 103, 105, 109, 114, 122, 127, 132, 134, 135, 136, 138, 139 (op de artikelen)
amendementen 170,154, 171, 194, 189, 193, 188, 152, 159, 180, 181, 183, 185 (ingediend in de plenaire vergadering)
De Commissie kan de volgende amendementen niet aanvaarden:
amendementen 1, 10, 17, 24, 28, 29, 30, 33, 34, 35, 36, 39, 40, 42 (op de overwegingen)
amendementen 45, 46, 49, 50, 52, 57, 58, 59, 69, 78, 81, 83, 84, 85, 95, 96, 98, 101, 102, 104, 107, 108, 113, 117, 119, 120, 121, 123, 124, 125, 126, 128, 130, 131, 133, 140, 142, 144, 146, 147, 148 (op de artikelen)
amendementen 169, 153, 160, 177, 190, 176, 165, 178, 155, 172, 168, 173, 166, 157, 163, 174, 156, 158, 175, 179, 184, 186, 187 (ingediend in de plenaire vergadering)
- Vóór de stemming
Malcolm Harbour
rapporteur. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, ik weet dat ik mij niet populair maak door nu een lange toespraak te houden, maar mijn twee mederapporteurs, met wie ik als team zeer nauw heb samengewerkt, hebben korte verklaringen afgelegd en ik wil de teamgeest graag hoog houden.
Ik wil alleen zeggen dat mijn verslag meer amendementen bevat omdat mijn commissie ambitieuzer is geweest bij de verbeteringen die zij wilde aanbrengen in het voorstel van de Commissie. Ik vraag u nu om uw steun, zodat we kunnen zorgen voor goed voorgelichte consumenten die vertrouwen hebben in elektronische communicatie en die bovendien goed zijn beveiligd en weten dat hun persoonsgegevens worden beschermd.
Ik wil graag mijn dank betuigen aan alle collega's in de commissie die met mij hebben gewerkt aan het opstellen van enkele, echt grote compromisamendementen. Wij gaan die vandaag aannemen. Ik wil met name Alexander Alvaro en de Commissie burgerlijke vrijheden, met wie wij zeer nauw hebben samengewerkt, bedanken voor hun bijdrage aan de e-privacy-richtlijn. Ik zou graag willen dat u ons een reusachtige meerderheid voor deze richtlijn gaf, zodat wij in onze onderhandelingen met de Commissie en de Raad onze uiterste best kunnen doen voor de Europese consumenten.
- Na de stemming
Viviane Reding
lid van de Commissie. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, ik wil de rapporteurs graag bedanken voor hun uitstekende werk. Dit was geen gemakkelijke kwestie: zij hebben wonderen verricht en verdienen hiervoor mijn respect. Ik wil ook graag de geachte leden van het Europees Parlement bedanken voor het sterke signaal dat zij hebben afgegeven met de stemming van vandaag. Dit is een signaal en een pleidooi voor een open en concurrerende interne markt, zowel voor telecombedrijven als voor 500 miljoen Europese consumenten.
Gisteren moest de Commissie nieuwe regels voorstellen om buitensporige kosten voor sms-berichten en dataroaming in de EU aan te pakken. Deze voorstellen zullen een snelle remedie bieden voor een van de duidelijkste symptomen van het gebrek aan interne markt voor telecommunicatie, waaronder zowel bedrijven als consumenten te lijden hebben. Het Europees Parlement heeft vandaag een belangrijke stap voorwaarts gezet door voor te stellen het probleem bij de wortel aan te pakken door eens en voor altijd een einde te maken aan de versnippering en door in regelgevend opzicht de weg vrij te maken voor een interne markt.
Ik ben met name blij dat het Europees Parlement na een intensief debat - en waarschijnlijk tot grote verrassing van vele waarnemers - heeft gestemd voor de oprichting van een efficiënte Europese regelgevende instantie voor telecommunicatie, waarin de nationale regelgevende instanties zijn ondergebracht, en voor een dialoog tussen de nationale regelgevende instanties en de Commissie. Dit is goed nieuws als het gaat om gelijke voorwaarden voor iedereen bij de levering en het gebruik van grensoverschrijdende telecomdiensten in Europa. Deze nieuwe Europese regelgevende instantie zal een krachtige bijdrage leveren aan de verbetering van de grensoverschrijdende concurrentie en de keuzemogelijkheden van consumenten.
Nu is, geachte afgevaardigden, het moment aangebroken om als Parlement, Raad en Commissie om de tafel te gaan zitten en ervoor te zorgen dat dit telecompakket tot 2010 volledig wordt geïmplementeerd. Daar hebben we niet veel tijd meer voor, en daarbij moeten we zorgvuldig te werk gaan; dat is wat we nu snel moeten doen. De Commissie zal al het mogelijke doen om vorderingen mogelijk te maken.
Ik ben ervan overtuigd dat het signaal dat het Parlement vandaag heeft afgegeven, verder gaat dan alleen Europa. Het is een signaal dat wereldwijd gehoord zal worden. Hiermee tonen wij aan dat de interne telecommarkt in Europa in het leven is geroepen in het belang van een sterk bedrijfsleven en een mondige consument. Bedankt en gefeliciteerd.
(Applaus)
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Годишен доклад за 2007 г. относно главните аспекти и основните решения в ОВППС - Европейска стратегия за сигурност и ЕПСО - Ролята на НАТО в архитектурата на сигурността на ЕС (разискване)
Председател
Следващата точка е общото разискване относно:
доклад на Jacek Saryusz-Wolski, от името на Комисията по външните работи, годишния доклад за 2007 г. относно главните аспекти и основните решения в областта на общата външна политика и политиката на сигурност (ОВППС), представен на Европейския парламент в изпълнение на точка Ж, параграф 43 от Междуинституционалното споразумение от 17 май 2006 г.;
доклад на Karl von Wogau, от името на Комисията по външните работи, относно Европейската стратегия за сигурност и Европейската политика за сигурност и отбрана (ЕПСО);
доклад на Ari Vatanen, от името на Комисията по външни работи, относно ролята на НАТО в архитектурата на сигурността на ЕС.
Госпожи и господа, докладчикът ни отправи съвсем основателна молба - ако не проявявате интерес към нашите разисквания и от уважение към нашата работа, моля тихо да напуснете залата.
Jacek Saryusz-Wolski
Благодаря ви, гн Председател. Наистина смятам, че външната политика на Съюза заслужава внимание.
Гн Председател, днес ще проведем специално разискване по три важни доклада, свързани с външната политика, сигурността и отбраната, както и с отношенията между ЕС и НАТО.
Нашият годишен доклад за общата външна политика и политиката на сигурност (ОВППС) се превърна в значимо средство, чрез което Парламентът изразява стратегическата си позиция относно външната политика на ЕС. В тазгодишния ни доклад, решихме да се съсредоточим върху създаването и оформянето на политиката. Съсредоточихме се върху нуждата от установяване на истински диалог със Съвета по отношение на главните цели на общата външна политика и политиката на сигурност. Признаваме, че той е в процес на развитие, а именно, че за първи път доклад на Съвета систематично се позовава на резолюции, приети от Европейския парламент. Благодарни сме: това е истинско постижение. Въпреки това изразихме също и съжалението си, че Съветът не се ангажира с цялостен диалог във връзка с възгледите, изразени от Парламента, нито се позовава на тези резолюции в оперативните документи като съвместни действия или общи позиции.
Нашите очаквания са, че годишният доклад на Съвета ще предостави възможности за установяване на диалог с Парламента, насочен към развитие на един постратегически подход към общата външна политика и политиката на сигурност. Ние отново посочихме найважните принципи в доклада си, които би следвало да са в основата на външната ни политика. Според нас ОВППС трябва да бъде подкрепена и ръководена от ценностите, които Европейския съюз и неговите държавичленки високо ценят, особено демокрацията, властта на закона, зачитането на човешкото достойнство, правата на човека и основните свободи, насърчаването на мира и ефективни двустранни отношения.
Смятаме, че Европейският съюз може оказва въздействие, но само ако говори с един глас и ако разполага с подходящите средства като онези, които произтичат от Договора от Лисабон и един пощедър бюджет. Можем да предприемем ефективно действие, само ако то е легитимирано едновременно и от Европейския и националните парламенти, действащи на техните съответните нива и в съответствие с техните мандати.
За да бъдем правдоподобни и да отговорим на очакванията на гражданите - и казвам това в зората на предстоящи нови парламентарни избори - за ОВППС трябва да бъдат отделени ресурси, съответстващи на нейните общи и конкретни цели. Във връзка с това изразяваме съжаление, че в предишни години бюджетът на ОВППС беше сериозно ограничен.
В доклада си засягаме хоризонтални и географски аспекти. Относно хоризонталните аспекти, позволете ми само да изброя найважните, които споменаваме: първо - поддържането на човешките права и насърчаването на мира и сигурността в съседните на Европа страни и на световно равнище; второ - подкрепа за ефективните многостранни отношения и зачитането на международното право; трето - борбата срещу тероризма, четвърто - неразпространението на оръжия за масово унищожение и разоръжаването; пето - изменението на климата, енергийната сигурност и въпроси като сигурността на киберпространството.
В този доклад ние сме преднамерено избирателни. Ето защо се концентрираме върху някои стратегически и приоритетни географски зони, като Западните Балкани, Близкият изток и широкият Близък изток, Южен Кавказ, Африка и Азия и очевидно отношенията със стратегическия ни партньор - САЩ, както и с Русия.
Този доклад трябва да се разглежда заедно с поподробните доклади на Парламента и като тяхно допълнение. Той не би следвало да се опитва да ги дублира.
Бих искал да благодаря на колегите си от различните политически групи в залата за проявеното разбиране и отличното сътрудничество. Опитахме се да засегнем повечето от важните проблеми и се надяваме, че докладът ще бъде одобрен от мнозинството в нашата залата.
И накрая, обръщам се към партньорите ни от Съвета и Комисията, като бих искал да кажа, че се надяваме този повод да ни помогне да развием по-дълбок стратегически диалог между Парламента, Съвета и Комисията, което ще допринесе за подемократична легитимност на упоритата работа, която извършвате, гн Solana и гжо Ferrero-Waldner, за да има поголямо сътрудничество в нашия триъгълник.
Надявам се, че ще приемете това като възможност за развитие на повече полезно взаимодействие, за утвърждаване на нашия общ глас - гласът на всичките трима участници - и предоставяне на повече демократична и парламентарна легитимност на общата ни цел, която е: външна политика; един глас; Европейски съюз.
Karl von Wogau
Гн Председател, Върховен представител, Комисар, този доклад следва да ни предостави възможност да отчетем колко далеч сме стигнали с политиката на сигурност и отбрана на Европейския съюз, къде се намираме в момента и каква роля трябва да изпълнява Европейския парламент в това отношение.
За тази цел трябва да обърнем внимание, че към момента са проведени 22 мисии в рамките на Европейската политика на сигурност и отбрана, от които 16 са с граждански характер и само 6 - с военен. Това означава, че сериозно се набляга на гражданската страна на нещата. Този аспект, разбира се, е придружен от функционален демократичен контрол, тъй като гражданските операции на ЕПСО са финансирани от европейския бюджет и затова са контролирани от страна на Европейския парламент. Има други компоненти, които се финансират от бюджета на Европейския съюз, директно свързани с политиката на сигурност. Примерите включват изследователска дейност в областта на сигурността - 1,3 милиарда EUR за седем години; "Galileo", за която твърдим, че притежава аспекти на сигурност - 3,4 милиарда EUR; и GMES/Copernicus, един проект, за който са определени още над 1 милиард EUR. Също така сега разполагаме- това е ново развитие - със законодателство в Европейския парламент в областта на сигурността и отбраната. Приехме директива на Европейския парламент и Съвета относно прехвърляне в рамките на Общността на отбранителна техника и относно участието в търгове в сферата на сигурността и отбраната. Това е важна първа стъпка по пътя.
От особена важност обаче е информацията за Европейския парламент. Във връзка с това нашата специална комисия, която има достъп и до засекретена информация, е от съществено значение, както са и редовните разисквания, които провеждаме в нея със специалния представител по тези въпроси. Бих искал да се възползвам от възможността да благодаря на Върховния представител и неговите колеги за конструктивното сътрудничество, което се осъществи.
Сега ще се върна към отделните точки на този доклад. Докладът призовава Европейският съюз да определи поясно собствените си интереси в областта на сигурността. Ние винаги говорим за интересите в областта на сигурността на отделните държави, но всъщност имаме общи интереси в тази област. Защитата на гражданите ни в рамките на Съюза, както и извън него, мирът в съседните ни страни, защитата на външните ни граници, опазването на жизненоважните ни инфраструктури, енергийната сигурност, сигурността на търговските ни маршрути, сигурността на придобивките ни на световно равнище и много други неща в действителност представляват индивидуални интереси в областта на сигурността и интереси на Европейския съюз в областта на общата сигурност.
Необходимо е също така да разгледаме какви в действителност са амбициите на Европейския съюз в областта на сигурността и отбраната. От проектодокладът става ясно, че ние нямаме амбицията да се превърнем в суперсила като Съединените щати. Също така е изложено съвсем ясно, че трябва да се съсредоточим върху географското обкръжение на Европейския съюз. Нашият приоритети са Балканите - основните задачи на Европейския съюз - Северна Африка, замразените конфликти в Изтока и нашия принос за решаване на конфликта в Палестина. Трябва да наблегнем категорично на тези райони.
Няма как да не отбележа, че в края на френското председателство Съветът постави много амбициозни цели, а именно - получаване на възможност да се провеждат успоредно определени операции. Ако това е, което искаме, ще имаме нужда от финансиранията, за да го осъществим. Това ще включва създаването на самостоятелен и постоянен щаб в Брюксел. Това е основно и много ясно изискване от Парламента. В комисията имаше голямо мнозинство в подкрепа на този въпрос. Второ, необходимо е да не забравяме, че 27те държави-членки имат 2 милиона войници на разположение. Три процента от тези войници трябва да са на постоянно разположение на Европейския съюз. Това прави около 60 000 войници. Ето защо докладът призовава и за това Eurocorps да бъде назначен за постоянно към Европейския съюз. Този призив е насочен към шестте държави-членки, които са в състава на Eurocorps.
След това правим ясни изявления за способностите, които е необходимо да развием. 27те държави-членки на Европейския съюз изразходват по 200 милиарда EUR на година за отбрана, а тези 200 милиарда EUR трябва се изразходват поразумно, отколкото в миналото. Не можем да си позволим да откриваме топлата вода 27 пъти и затова ви молим днес да гарантирате, че в бъдеще парите на Европейския съюз и на данъкоплатците, които се изразходват за отбрана, ще се бъдат изразходвани по-разумно, отколкото преди. Благодаря ви много.
Ari Vatanen
Гн Председател, преди 70 години, гн Chamberlain се върна от Мюнхен, размахвайки парче хартия с думите "мир за нашето време". Е, знаем колко грешеше той; знаем също, че самозалъгването е гибелен заместител на реализма. Днес трябва да бъдем болезнено откровени по този въпрос. ЕС имаше изключителен успех в изграждането на мир. Събитията от Втората световна война бяха причината за създаването на ЕС.
Много съм щастлив, че гн Solana е тук днес, защото най-накрая се сдобихме с телефонния номер за ЕС. Гн Solana има този номер, който гн Кисинджър поиска преди години.
Но какви средства даваме ние - държавите-членки и политиците - на гн Solana? Това е въпросът.
Понастоящем сме във финансова криза, която не е паднала от небето. До голяма степен сами я предизвикахме. Говорим за "токсичните" активи на банките и как да ги почистим. Вероятно сега е моментът да попитам: какво представляват "токсичните" активи и какви са пречките за изграждането на мир от наша страна, нашата причина за съществуване?
Трябва да продължим напред - ЕС трябва да продължи със своето изграждане на мир. Светът около нас се променя толкова бързо. Най-сериозната пречка е, че просто не сме далновидни. Ние сме политици, които живеят ден за ден и са с ограничен поглед върху нещата. Неподвижността е големият ни проблем. Светът около нас се променя побързо, отколкото можем да реагираме. Какъв е резултатът от неефективната и отслабваща политика на сигурност? Човешко страдание, мъртви тела, осакатени хора и жестокости. Дори ако тези хора не гласуват за нас, ние трябва да се погрижим за тях, защото те са наши братя и сестри в човешкото семейство.
На 2 април 1917 г. президентът Уилсън казва, че трайното единодушие за мир може да бъде поддържано единствено чрез партньорство на демократичните нации. Президентът Уилсън е награден с Нобелова награда, която е заслужавал много повече от Ал Гор.
Ние в ЕС не осъзнаваме с какви средства разполагаме в мозаичната композиция на 27 държави. Това ни дава уникален инструмент за миротворчество. Може би някои хора не харесват французите, други не харесват германците, а вероятно някои хора не харесват дори финландците - според мен всички харесват финландците! - но когато сме заедно, 27 държави, никой не е в състояние да каже, че мрази ЕС. Точно поради тази причина, уникалният капацитет, която имаме, ни позволява да отидем на всяка кризисна точка и да бъдем лекари или съдии. Без военен капацитет обаче, без военна възможност, ние сме като куче, което лае повече, отколкото хапе. Притежаваме идеализъм, но не се снабдяваме със средствата, за да достигнем тези цели.
Сега е моментът да ударим, докато желязото е горещо, или Il faut battre le fer tant qu'il est chaud [желязото се кове, докато е горещо], както казват французите. Сега гн Обама е новият президент на Съединените американски щати и той цени Европа - твърди, че ние сме важни съюзници. Какво следва да направим? Трябва да действаме заедно.
Вече 94 % от европейското население е в НАТО, а само 6 % са извън нея. Защо да не я използваме поползотворно? Дължим това на хората, защото наш дълг е да облекчим човешкото страдание, това е наш дълг от етична гледна точка и представлява дългосрочен интерес за нас. Единствено следвайки стъпките на нашите предци, можем да останем верни на наследството на ЕС и да направим неизбежното немислимо - това е смисълът на миротворчеството.
Javier Solana
Гн Председател, благодаря ви, че ме поканихте отново на това важно разискване за ОВППС. Смятам, че се превръща в традиция това разискване да се провежда веднъж годишно и съм щастлив да участвам. Бих желал да благодаря на тримата докладчици, гн Saryusz-Wolski, гн von Wogau и на гн Vatanen за докладите им. В тях открих много неща, които съответстват на разсъжденията и действията ни. Взех си бележка за много от нещата, споменати в докладите, и силно се надявам, че с ваше съдействие те ще повлияят за промяната в нашето мислене.
Говорейки днес в началото на 2009 г. в Европейския парламент, си спомням къде бяхме преди 10 години, през 1999 г. В действителност тогава започнахме да работим по ЕПСО. И когато погледна къде сме днес и правя сравнение с това къде бяхме в деня, когато започнахме работа по ЕПСО, напредъкът е наистина е голям. Всеки може да види какво е постигнато.
Както беше споменато, повече от 20 граждански и военни операции се провеждат или са били проведени на всеки континент - от Европа до Азия, от Близкия изток до Африка. Хиляди европейски мъже и жени са ангажирани в тези операции, като обхватът се простира от военните до полицията, от митничари до съветници, от съдии до прокурори, много хора в различни области, които вършат добро за световната стабилност.
Смятам, че това е европейският начин на действие. Един широкообхватен подход за предотвратяване и управление на кризи, голяма и разнообразна кутия с инструменти, от която можем да извадим необходимото, капацитет за бърз отговор, опит да бъдем това, което заслужаваме да бъдем, един глобален участник, както се изисква от нас от трети страни. Очевидно, ако Договорът от Лисабон се ратифицира и аз се надявам, че това ще стане, ние несъмнено ще бъдем много поефективни.
Бих искал да благодаря на Парламента за подкрепата, която получихме през последните години, за доброто сътрудничество, на което аз винаги съм се радвал, с вас, представителите на гражданите на Европейския съюз. Без ангажиментът, без разбирането, без тази подкрепа, не само членовете в тази забележителна зала, но също и гражданите на Европейския съюз чрез други механизми - техните парламенти - би било много трудно да изпълняваме ролята, която се опитваме да изпълняваме с редицата операции, които имаме и с големия брой граждани на Европейския съюз, които участват в тях.
ОВППС е повече от обикновен инструмент. ОВППС има отношение към нашите ценности, към вашите ценности, към ценностите на народите ни. Наистина се чувствам свързан с тези ценности, които са представени в ядрото на всичките 27 държавиۭчленки на Европейския съюз - правата на човека, принципът на правовата държава, международното право и ефективните многостранни отношения; всички тези думи и концепции вероятно са градивна презентация на това, което сме. Но ОВППС спомага също за оформяне на международното сътрудничество между държавитечленки на Европейския съюз. Като работим заедно, като си сътрудничим, ние определяме кои сме. Така че ОВППС е също и начин, по който Европейският съюз продължава да се отъждествява всеки ден.
Мисля, че това, което казах, ще срещне съгласие от страна на председателя на Комисията по външни работи. Ето какво правим в действителност и с какво сме ангажирани: ценности, действие и същевременно изграждането на Европейския съюз. Ние действаме заради онова, което сме, а това кои сме се оформя от действията ни. Смятам, че това е важна концепция, която не трябва да забравяме.
Стратегията за сигурност от 2003 г. беше основен документ, който ни позволи да начертаем пътя занапред. Трите доклада споменават този документ. Както знаете, ние го обновихме в сътрудничество с Комисията и Парламента през 2008 г. Този документ не заменя документа от 2003 г., но определено го утвърждава и осъвременява, включвайки заплахите и предизвикателствата, с които се изправяме в света, в който живеем днес, от изменението на климата до тероризма, от енергийната сигурност до пиратството.
Позволете ми да кажа няколко думи за пиратството, което има връзка с нашата най-стара операция - Atalanta. Искам да подчертая, че това е първият път, когато ЕПСО се ангажира с морска операция. Този род операция е голяма стъпка напред, голяма стъпка в правилната посока. Тази морска операция срещу пиратството е проведена от европейския щаб на операцията в Обединеното кралство. Тя включва значителен брой държави и значителен брой трети страни искат да се присъединят към нея. Днес обядвах с министъра на външните работи на Швейцария и те искат да участват в тази операция, защото споделят загрижеността ни относно пиратството. Това е много важно. Вероятно мислите и аз съм съгласен с вас, че тази морска операция е много важна, но и проблемите на брега трябва да бъдат решени, също както тези в морето.
Нека да кажа две думи за структурите - вътрешните структури, свързани с ЕПСО. Както знаете, през последния месец на френското председателство работихме върху документ, който да реорганизира и уреди нещо особено важно за мен. Опитвах се да го направя от самото начало и сега имаме подкрепата да го изпълним, а именно - да развием капацитет за стратегическо планиране, която в същото време е едновременно гражданска и военна. Това е съвременният подход за управление на кризи. Смятам, че сме относително нови в тези дейности и поради това можем да бъдем дори поефективни, погъвкави и поумели да се приспособяваме към нови ситуации от останалите. И затова смятам, че това, което правим - разполагайки с военно и цивилно сътрудничество на ниво стратегическо планиране - е много важно.
Трябва да кажа и се надявам, че ще се съгласите с мен, че конфликтите днес не могат да се решат само военни действия. Гражданските действия са невъзможни без сигурна заобикаляща среда. Това е равновесието, което трябва да намерим и това е, което виждаме навсякъде - в Близкия изток, в Афганистан, накъдето и да се обърнем. Това е много важна концепция за симбиоза между политическите и гражданските, политическите и аспектите на сигурност в нашия живот.
Както много красноречиво беше казано от тримата докладчици, имаме нужда от капацитет. Без такъв имаме единствено документи, а само с документи не се разрешават конфликти.
Това беше силно подчертано от Европейския съвет през декември и бих искал да благодаря на тримата докладчици за изясняването на тази точка. Понякога имаме проблеми със сформирането на сили и това е особено важно да се знае. Без по-бързо сформиране на сили - били те полицейски, прокурорски или военни - ще бъде много трудно да действаме съобразно ритъма и скоростта, които се изискват в управлението на криза.
Нека кажа няколко думи за отношенията между НАТО и Европейския съюз, защото те са засегнати в доклада на гн Vatanen. Както знаете, имаме рамка за сътрудничество, която наричаме "Берлин плюс”. Въпреки това, не всички операции, които провеждаме от името на Европейския съюз попадат в тази програма за сътрудничество със Северноатлантическия алианс. Все още имаме проблеми, както знаете, защото тези отношения не успяха да превъзмогнат някои от трудностите, които имаме в действителното сътрудничество в операциите с НАТО, попадащи извън рамките на "Берлин Плюс”. Имаме проблеми в Косово, които все още не са разрешени, имаме проблеми и в Афганистан. Много силно се надявам, че на подготвителната среща с НАТО на високо равнище, ще успеем да разрешим тези проблеми.
Позволете ми да кажа няколко думи и за Афганистан. Без никакво съмнение, това ще бъде един от най-трудните въпроси, който ни предстои през 2009г. Видяхте позицията на президента Обама относно този театър - Афганистан-Пакистан - и назначаването на специален представител. Ние трябва да действаме и то по разумен начин. Ще бъде необходим по-голям ангажимент. Това не означава обезателно военен ангажимент, но трябва да се ангажираме по-ефективно и координирано помежду си и с останалите - Съединените Щати, международната общност в голям мащаб, ООН. Имах възможността да се срещна няколко пъти с Richard Holbrooke и с генерал Petraeus. През следващите седмици ще преразгледаме тази идея и ще бъде чудесно, ако дотогава имаме готовност да отговорим по един конструктивен начин на този много важен проблем, с който сме ангажирани, с който е ангажиран Европейския съюз, ангажирани са и страните-членки и смятам, че трябва да поддържаме този ангажимент.
Можем да говорим с часове по много въпроси - енергетиката, ограничаването на разпространението на оръжие, само го назовете, но мисля, че важното е да имаме това основно споразумение в трите доклада, които бяха представени днес относно това какво сме направили през последния период от време. Бих искал да завърша и да ви благодаря много за съдействието. Моите благодарности за онези, които работят с мен по-интензивно по някои от конкретните досиета, с които сме ангажирани. Както вече казах, мисля, че начинът, по който играем на международната арена от името на Европейския съюз също ще определи кои сме. На този етап е много важно да се справим по-добре, защото искаме да бъдем по-добри.
Benita Ferrero-Waldner
Гн Председател, оценявам възможността отново да участвам в това широкообхватно разискване относно въпросите на външната политика и политиката на сигурността.
Позволете ми да благодаря на авторите на трите доклада, които са в основата на днешното разискване. Бих искала да заявя, че сътрудниците на Javier Solana и моите сътрудници работиха много добре съвместно върху доклада за Европейската стратегия за сигурност (ЕСС) и смятам, че резултатът е показателен. Докладът отразява добре новите предизвикателства, пред които се изправя ЕС, и предлага широко определение на сигурността.
Нека първо кажа няколко думи за общата външна политика и политиката на сигурност (ОВППС). Докладите, които са пред нас днес и докладът за Европейската стратегия за сигурност, всички заключват, че Европейския съюз може да направи нещата различни, ако всички работят заедно, за да гарантират, че разполагаме с напълно последователна политика - такава, която обхваща ОВППС, общностното измерение и, разбира се, действията на държавите-членки. Не само трябва да говорим с един глас, но и да действаме заедно по един последователен и координиран начин.
За тази цел се изисква да направим найподходящото съчетание от инструменти за политика на ЕС, като от операциите на ЕПСО до предотвратяването на конфликти и мерките за действие в кризисни ситуации с помощта на Инструмента за стабилност, помощ за развитие, хуманитарната помощ или инструментите за демокрация и правата на човека. Нека дам няколко примера - Афганистан, Грузия, Косово и Чад могат да ни покажат как да приложим това на практика.
В Афганистан определихме важно място за реформата в сектора на сигурността и управлението в рамките на цялостната ни стратегия за подпомагане. От 2007 г. Комисията предприе нова програма, реформираща сектора на правосъдието. Във връзка с изработването на политики, мисията EUPOL на Съвета извършва наставничество и наземно обучение, а Комисията подкрепя афганистанската национална полиция чрез Доверителния фонд за Афганистан (LOTFA). Комисията е и главният ковчежник за оперативните разходи на афганистанската полиция - над 200 милиона EUR от 2002 г. до днес.
В Грузия от ЕС се осигурява допълнителна финансова подкрепа след конфликта. До момента общо 120 милиона EUR - от пакет с 500 милиона EUR за периода 2008 г. до 2010 г. - е предоставен от правителството. Тази изключителна помощ на ЕС е допринесла за предотвратяване на сериозна хуманитарна криза.
В Косово Комисията изпълни своята роля в навременното екипиране и снабдяване с персонал на мисията EULEX. В допълнение на съществуващото подпомагане, тази година ще подготвим проучване, което трябва да идентифицира средствата за засилване на политическото и социалноикономическо развитие на Косово и неговият напредък към интегриране в Европейския съюз.
В Чад изплатихме общо 311 милиона EUR по десетия Европейски фонд за развитие. Там целта ни е да допринесем за намаляване на бедността и да подпомогнем икономическото развитие. Нашите приоритети са доброто управление, включително съдебната система и полицията, инфраструктурата и развитието на селските райони. Освен това подпомагаме обучението на 850 чадски полицаи от мисията MINURCAT на ООН чрез Инструмента за стабилност с 10 милиона EUR. Също така спомагаме за улесняване на доброволното завръщане на чадските вътрешно разселени лица и бежанците и предоставяме 30 милиона EUR за хуманитарно подпомагане.
Смятам, че това е правилния подход и той трябва да бъде следван систематично всеки път, когато ЕС се изправя пред нова криза.
Тази гъвкавост на нашето съчетание от политики е подчертана в доклада за Европейската стратегия за сигурност от миналия декември и е засегната в трите доклада, които имаме пред нас. В доклада за ЕСС с право е казано, че връзките между вътрешните и външни политики на ЕС са станали поясно изразени, което е от съществена важност, при обсъждане на въпроси като енергийната сигурност и изменението на климата или фокуса върху причинно-следствената връзка между сигурността и развитието и признаването на значението на дългосрочното намаляване на бедността като средство за намаляване на заплахите за сигурността.
Докладът признава нуждата от подобра комуникация с нашите граждани във всички аспекти на сигурност, които са от особена важност за тях, така че да можем да поддържаме подкрепата за световния ни ангажимент и подчертава, че всичко, направено от страна на ЕС в сферата на сигурността е въз основа на ценностите и принципите ни има връзка с целите на ООН. Трябва да продължим да предаваме това послание на хората, включително и по въпроси като тероризма, като трябва да кажем, че е сериозно основано на зачитането на правата на човека и международното право.
Признаваме също ролята на гражданското общество и неправителствените организации и на жените в изграждането на мира, като по този начин следваме един истински европейски подход.
Със задоволство установих, че доклада на Европейския парламент за ЕСС подчертава нуждата от понататъшно изпълнение на резолюции 1325 и 1820 на Съвета на сигурност на ООН относно жените и конфликтите.
По въпроса за енергетиката, газовата криза, която порази ЕС тази година, имаше непознат досега ефект. Що се отнася до енергийната сигурност, ясно е, че имаме какво да научим. Например нуждата от функциониращ вътрешен енергиен пазар на ЕС, от проекти са взаимосвързаност и инфраструктура, от развитието на механизми за управление на кризи на доставките и от силна външна енергийна политика на ЕС сега е ясна и ние поддържаме този широк подход.
Докладът призовава за поголяма роля на Европейския съюз в съседните за него страни, но сега няма да говоря за това.
Нашите отношения с Русия, които напоследък бяха подложени на изпитание, изпълняват значима роля и имат сериозно влияние върху сигурността.
Трансатлантическата връзка продължава да е от основно значение за общата сигурност и скоро ще работим с президента Обама по приоритетни въпроси в това отношение.
Нека завърша с няколко думи за конкретен елемент от приноса на Комисията за действията на ЕС в отговор на кризата, а именно - Инструмента за стабилност. Първите две години от новия инструмент бяха успешни от гледна точка както на изпълнението на бюджета, така и на оперативното качество и политическата координация със Съвета и Парламента. Дотук са вложени 220 милиона EUR за 59 акции по целия свят през 2007 г. и 2008 г., като основната част са в Африка, следвана от Азия и Близкия изток, и в допълнение Косово и Грузия. Нашите приоритети за 2009 г. със сигурност ще включват, както Javier Solana вече каза, Афганистан, Пакистан и Близкия изток.
Позволете ми да кажа, че ние, с помощта на Инструмента за стабилност и в тясно сътрудничество със секретариата на Съвета, сме ангажирани с редица дейности и изпълняваме все поважна роля в осигуряването на обучение на персонала на мисията за възлагане на обществени поръчки и финансова администрация, както и за обучение във връзка с ЕПСО на гражданските групи за спешно реагиране. Обучихме 600 полицейски експерти за гражданско управление на кризисни ситуации по линия на стандартите за обучение на ООН, така че са усъвършенствани здравината, гъвкавостта и оперативната съвместимост на полицейските елементи в ЕС.
Бих искала да добавя и смятам, че е това е много важен момент за Афганистан например, че имаме нужда също да се уверим, че условията за назначаване на служба на командирования личен състав от държавитечленки и наетият персонал са задоволително атрактивни, така че да привличат достатъчен брой квалифицирани кандидати за мисиите ни. Смятам, че ще трябва работим в тази посока. Това означава, че има голямо търсене на нашия принос в управлението на кризи, а очакванията към това, което може да предостави ЕС, са високи. Но ние ще се опитаме да се отзовем и да изпълним това, което тези очаквания изискват от нас.
Valdis Dombrovskis
Гн Председател, госпожи и господа, във връзка с годишния доклад за 2007 г. по главните аспекти и основните решения на общата външна политика и политиката на сигурност, бих искал да наблегна на някои важни въпроси от гледна точка на Комисията по бюджети. Първо, искам да говоря за прозрачността на изразходването на бюджета по общата външна политика и политиката на сигурност. Практиката, изпълнявана от Европейската комисия да се прехвърлят неизползваните кредити към следващата година от главата за общата външна политика и политиката на сигурност, който Европейската комисия счита за разпределен приход, предизвиква известно безпокойство. Комисията по бюджети помоли Комисията да предостави информация за тази финансова практика и препоръчва този въпрос да бъде разгледан на някое от следващите редовни заседания по външната политика и политиката на сигурност. Второ, бих искал да обсъдим прехвърлянето на кредити между различните бюджетни редове на законопроекта в рамките на външната политика и политиката на сигурност. Несъмнено е необходимо да има определена гъвкавост за да сме в състояние да реагираме бързо на кризи в държави извън ЕС. Комисията обаче, би могла да подобри прозрачността, а така и демократичния контрол в областта на общата външна политика и политиката на сигурност, като своевременно информира Парламента за вътрешните трансфери. Това е особено важно, защото мнозинството мисии на общата външна политика и политиката на сигурност, като например мисията на Европейския съюз за мониторинг в Грузия и EULEX в Косово, са от деликатно политическо естество. Трето, във връзка с редовните заседания по обща външна политика и политика на сигурност, проведени съгласно Междуинституционалното споразумение от 17 май 2006 г. за бюджетната дисциплина и доброто финансово управление - Комисията по бюджети смята, че тези заседания може имат много поефективно приложение, ако включват оценяване на планирани мерки в сферата на общата външна политика и политиката на сигурност и средносрочните и дългосрочни стратегии на Европейския съюз в държавите извън ЕС, и също така, като подготвя авторитетна бюджетна позиция преди срещата за съгласуване. Много благодаря за вниманието.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
Гн Председател, искам да благодаря на тримата докладчици на Европейския парламент - гн Saryusz-Wolski, гн von Wogau и гн Vatanen - за докладите им и да подчертая, както направиха гжа Ferrero-Waldner и гн Solana, че те са забележителен принос от страна на Парламента към задачата да се развие силна, видима и ефективна външна политика и политика на сигурност. Тази политика трябва да гарантира защитата на нашите интереси в света, да предпазва и осигурява сигурност на гражданите ни. Тя трябва да допринася за създаване на Европейски съюз, който играе своята роля в една ефективна система на многостранни отношения и найвече, гн Председател, тя трябва да помогне за осигуряването на това, че навсякъде по света преобладава зачитането на правата на човека и демократичните ценности.
Смятам, че можем да видим от Договора от Лисабон и новините, които достигат до нас днес от Ирландия - където анкетите сочат 60 % подкрепа за Договора - и Чешката република - с ратифицирането на Договора от чешкия парламент - че Европейския съюз се приближава до зрелостта си що се отнася до неговата външна политика и политиката на сигурност. Преди всичко, това трябва да накара нашите правителства да мислят по един поевропейски начин, когато се сблъскват с кризи.
Смятам, че Европейският съюз трябва да развие собствено стратегическо отношение - това е очевидно и се обхваща от новата стратегия за сигурност, но без да забравя, че трансатлантическата връзка е записана в генетичния код на Европейския съюз. Съединените щати, чрез Организацията на Северноатлантическия договор, беше гарант за сигурността на Европа и до момента все още няма алтернатива на тази връзка.
Нещо повече, смятам, че ще бъде възможно да утвърдим Европа като "сила", ако това се направи, като утвърди себе си, но не спрямо Съединените щати, а рамо до рамо със Съединените щати. Нещо повече - като двама партньори, които споделят едно и също виждане за света и взаимно се уважават. Разбира се, това не означава, че Европейският съюз трябва да даде на Съединените щати карт бланш - ние трябва да защитаваме интересите и ценностите си, когато сметнем за необходимо. Съединените щати трябва също да се научат да уважават позициите на Европейския съюз, защото, както предполага работата на гжа Ferrero-Waldner и гн Solana, ние сме институция, която може да се радва на международно уважение и има значителен потенциал като събеседник във всяка точка по света.
Helmut Kuhne
Гн Председател, това не се отнася за Съвета, но ние тук в Парламента, а в резултат също и Комисията, се приближаваме към финалната права на този изборен мандат. Поради тази причина, мисля, че е разумно да не действаме просто като счетоводител, който проверява баланса на прогреса на Европейската политика на сигурност и отбрана, а по един много посъществен начин.
Трябва да призная, че съм абсолютно раздвоен между двата начина, по които може да се гледа на това. Започвам да си скубя косата, когато трябва да се справим с ежедневните необходимости, когато мисия заплашва да се провали заради нуждата от шест хеликоптера, когато няма политическа воля в различните столици или когато има разделения относно технологични проекти.
Когато погледна на нещата от историческа перспектива обаче, всичко изглежда различно и гн Solana действително заслужава голяма похвала в това отношение. Да не забравяме, че Европейската политика за сигурност и отбрана съществува само от около десет години, а документът за стратегията за сигурност е съставен едва през 2003 г. Въз основа на това, постигнатият напредък от историческа гледна точка действително е много голям. Като исторически оптимист, в случай на съмнение избирам последната гледна точка.
Втората тема, на която аз, като социалдемократ, бих искал да обърна внимание, е свързана с нещо, за което нито Европейския съюз, нито НАТО носят отговорност, но което рефлектира върху всички нас като европейци. То е свързано с разработките във връзка със системата за ракетна отбрана в Полша и Чешката република. Ние, като социалдемократи, сме изключително доволни да разберем, че нещата, които предлагахме сега се изпълняват във връзка с промените в Съединените щати.
Винаги сме твърдели, че няма смисъл да се прибързва с решението за разполагане на снаряжение, тъй като към момента няма никаква заплаха например от Иран. Миналата седмица Hillary Clinton каза, че последващи решения от страна на САЩ ще бъдат предприети в зависимост от това какво стане в Иран. Joe Biden каза, че това зависи от техническите възможности и финансовите съображения. Ние одобряваме това. Поне няма сме последната обречена бригада, оставена да развява знамето на тази система за ракетна отбрана.
Annemie Neyts-Uyttebroeck
Днешното разискване въз основа на трите доклада доказва, обратно на онова, което много европесимисти и евроскептици твърдят, че Европейската политика за сигурност и отбрана и Европейската външна политика действително се оформят все поуспешно и показват повече признаци на последователност. Това беше щедро демонстрирано от изказалите се преди мен.
Найнапред бих искал да благодаря на тримата докладчици за начина, по който са взели предвид позицията на либералните докладчици в сянка при написването на докладите. Доволни сме, че много от нашите позиции са отразени в тези доклади. Според мен до известна степен е жалко, че за доклада за НАТО на гн Vatanen, който се е отклонил от посоката си, за да вземе предвид колкото е възможно повече различни позиции и подходи, измененията са внесени от групата на Европейската народна партия (Християндемократи) и Европейските демократи и Групата на социалистите в Европейския парламент в последния момент, като че ли тези две групи просто са искали да се разпишат в доклада.
Въпреки всичко ние ще го одобрим, защото вярваме, - и това е по отношение на доклада - че той подчертава правилните аспекти и показва също задоволителен реализъм. Например, признава се, макар и елегантно, че определено има съревнование между Европейския съюз и НАТО. Подобни неща обикновено се пренебрегват напълно, въпреки че именно така стоят нещата.
Второ - изменението, предложено от гн Duff и мен, в което ние недвусмислено излагаме трудностите, причинени от съответното отношение на Турция, Гърция и Кипър в НАТО и Европейския съюз, беше прието. Обикновено не стигаме подалеч от фини намеци.
В заключение, има претекст за допълване на стратегиите на Европейския съюз и НАТО във връзка с отбраната и сигурността, който, госпожи и господа, е наистина жизненоважен.
Konrad Szymański
Гн Председател, либералният край на историята, предречена през деветдесетте години, се оказа фантазия. Имаме право да се чувстваме извънредно изолирани. Поради тази причина няма алтернатива на сътрудничеството между Европейския съюз и НАТО. Няма алтернатива на по-голям ангажимент на Европа и САЩ по въпросите на международната сигурност. В противен случай принципите на международния ред de facto ще бъдат диктувани от Корея, Иран или терористите на Хамас.
Енергетиката, суровините, пиратството и сигурността в интернет изискват специално внимание. Наскоро в Полша научихме, че подобрата координация при спасяването на заложници също е огромен проблем. Въпреки това, фактът, че решенията се взимат съвместно съвсем не означава, че са добри. Ето защо не бих надценявал ролята на Договора от Лисабон. Ограниченията на ефективността ни се крият в европейските столици. Там трябва да търсим политическа воля за преследване на съвместна световна политика, а не в процедурите.
Angelika Beer
Гн Председател, госпожи и господа, ситуацията е такава, че в последните години се наблюдава бързо развитие в Европейската външна политика и политиката на сигурност. Въпреки това трябва да сме сигурни, че има същото бързо развитие и промяна във връзка със заплахите и кризите от всякакъв вид.
Моята група е против това да правим критични забележки относно собствената ни работа. Поради тази причина, аз съответно не съм подготвена да говоря за докладите, които са пред нас днес. Гн Saryusz-Wolski е разработил чудесен доклад и ние ще подкрепим именно него. Представена по този начин стратегическата дилема е ясна. Гн Solana, вие сте напълно прав. Току що казахте, че европейското сътрудничество трябва да бъде засилено на стратегическо ниво. Найважното нещо обаче, към което трябва да се стремим и да постигнем, е Европейската стратегия за външна политика и политика на сигурност - нещо, с което ние все още не разполагаме.
Казвам това, защото сме изправени пред исторически критичен момент. Тези доклади - особено този на гн Vatanen - за НАТО, изостават в сянката на новото американско правителство. В този доклад гн Vatanen отказа да се занимава с въпроса за ядреното разоръжаване - по което ние утре отново ще гласуваме. Тогава за какво говорим изобщо?
Сега ще се върна на доклада на гн von Wogau. Този доклад разисква нова концепция: "SAFE”. Това е хубава игра на думи - Синхронизирани военни сили на Европа - но тази концепция просто не съществува. Нещо повече, ние не виждаме защо да подкрепяме това, след като концепцията просто не е поставена ясно. Гн von Wogau пренебрегна обсъждането на човешката сигурност в доклада си. Моята група настоява ние, като Европейски съюз, ясно да определим тази цел в международната политика. Той пропусна да увери, че говорим за партньорство за изграждане на мир или за развитието на граждански корпус за мир. Поради тези причини имам право да кажа, че този доклад е напълно неадекватен, ако смятаме, че Европа трябва да започне да действа сега, в следващите няколко месеца, от днес, а това е нещо, което стана ясно на конференцията за сигурност в Мюнхен.
Има прозорец за възможност след изборите в Съединените щати. Не зная колко дълго ще стои отворен той. Като европейци, сега ние трябва да формулираме стратегическите си интереси и да ги въплътим в алианса - НАТО - и трябва да договорим дефинициите си за сигурност, както отбеляза гжа Ferrero-Waldner, що се отнася до Русия. В противен случай, това, което ще се случи в рамките на няколко месеца е, че американската администрация ще бъде попредвидлива от нас в Европейския съюз и в двустранни разговори с Русия ще решава стратегически позиции за сигурност без европейска власт - политическа власт, власт за разрешаване на конфликти - като ще е в състояние да влияе върху това повторно стабилизиране на трансатлантическата политика за сигурност.
Ето защо призовавам вас и останалите, наистина да изоставите старите нагласи от студената война и да изберете единия лагер пред другия, да се придържате към избора си и да продължите напред. Европа има задължение към гражданите си да създаде партньорство за сигурност, което да носи мир, отколкото обратното.
Tobias Pflüger
Гн Председател, докладите от гн von Wogau и гн Vatanen са категорични и ясни и придвижват още по-далеч милитаризацията на Европейския съюз. Докладите изискват трансформиране de facto на ЕС във военна сила. Докладът на гн von Wogau за Европейската стратегия за сигурност изисква "интегрирани европейски въоръжени сили". Ние не споделяме мнението, че това е пътят напред. Нещо повече - докладът препоръчва, inter alia, оперативен щаб на ЕС и общ пазар на отбранителна техника.
Докладът на гн von Wogau дори предлага своята гледаща към миналото подкрепа на ужасно скъпата програма Eurofighter. Докладът твърди, че Договорът от Лисабон, който "ще представи големи нововъведения в областта на ЕПСО" е от ключова важност. Това е основна причина за противопоставянето ни на Договора от Лисабон.
Докладът Vatanen призовава за постоянни структури на сътрудничество между ЕС и НАТО. Ние смятаме, че това е погрешно. Всяка нова военна мисия на ЕС е проблематична. НАТО не е алианс за мир, тя е прокурор на войни - в Югославия, а сега и в Афганистан. Кои ще бъдат следващите войни? НАТО означава политика на войната. Докладът окачествява НАТО като "ядрото на европейската сигурност". Не! НАТО означава несигурност! Едно съчетание между НАТО и ЕС би било много проблематично, особено що се отнася до двете стратегии.
Ние в Конфедералната група на Обединената европейска левица/Северна зелена левица (GUE/NGL) поддържаме един Европейски съюз на гражданите и се противопоставяме на НАТО. Това, което е необходимо е разпускането на НАТО. НАТО иска да проведе чествания по повод 60години от своето съществуване в Страсбург, БаденБаден и Кел. Аз призовавам оттук днес, в Европейския парламент, за протести срещу тази среща на НАТО! Шестдесет години НАТО са твърде много.
Като група, ние сме предали специален доклад в отговор на докладите на господата von Wogau и Vatanen и колегите ми ще предоставят допълнителни данни за специфичните проблеми във връзка с Русия. Както и преди, ние отхвърляме системата за ракетна отбрана и формулировките в този доклад, които споменават Кипър. Ето защо ще гласуваме против тези два доклада.
Bastiaan Belder
Когато преди помалко от година аз, заедно с делегация на Европейския парламент, научих за действията на полицейската мисия на ЕС в Западния бряг, изпитах зрънце надежда за палестинските органи, които действително прилагаха властта си чрез една ефективна полицейска система и система за безопасност. Затова параграф 25 от този доклад на гн Saryusz-Wolski приветства подновяването на мандата на полицейската мисия на ЕС в палестинските територии.
Междувременно, съвсем наскоро видях няколко много неодобрителни доклада за публичната сигурност в Западния бряг, включително практики на изнудване от страна на членове на палестинската система за сигурност, които през нощта се държат като босове на мафията, или дори имената на членове на терористични групи, които са във ведомостта на палестинските органи.
Бих искал да попитам Съвета и Комисията дали тези доклади се основават на истината. Измислици ли са? Накратко, какви са последните новини за полицейската мисия на ЕС в палестинските територии? В края на краищата, това е важно. Ако те целят истинска палестинска държава, първо трябва да възстановят реда и закона на Западния бряг.
Luca Romagnoli
(IT) Гн Председател, госпожи и господа, бих спорил, че Атлантическия алианс е старомоден инструмент за отбрана и че в конкретни скорошни случаи той всъщност не е спомогнал за отношенията, например с Русия. Аз мисля, че трябва да поддържаме отношенията си с Русия и да ги използваме за да подготвим почвата за едно привилегировано сътрудничество.
Съгласен съм с изказването на гжа Ferrero-Waldner, че общите политики на сигурност не трябва да пренебрегват факта, че напоследък НАТО не е найполезния инструмент за възпиране и създаване на мир.
Смятам, че сега Европа има зрелостта и политическата необходимост да очертае своя собствена стратегия за сигурност. Това не означава да се възприема противоположната позиция. Можем да бъдем един до друг - както други членове се опитаха да докажат - без да продължаваме да бъдем обект на това, което често се оказват неевропейски интереси. Поради тази причина не мога да подкрепя предложения доклад.
Javier Solana
Върховен представител за Общата външна политика и политиката на сигурност. - (ES) Гн Председател, възможно найбързо и предвид приноса на различните оратори, които общо взето бяха на едно мнение, позволете ми да спомена на залата три или четири неща, които ми хрумнаха, докато слушах тези речи.
Като за начало, ще спомена ресурсите и средствата. Докладчиците на различните доклади казаха, че е вярно, че имаме проблеми с ресурсите и средствата и че подоброто използване на националните ресурси би било добър курс за нас. Въпреки това бих казал, че разполагаме и с други средства, които не използваме по найдобрия възможен начин и искам да подчертая това пред вас.
Смятам, че беше добра идея да се създаде Европейска агенция по отбрана по споразумение на Европейския съвет, без да има нужда да се прилага или да се приема Договора от Лисабон. Смятам, че Агенцията може да извършва чудесна работа в съгласуването на националните политики, да придаде поголяма стойност на всички политики, които са приведени в действие.
Някой спомена хеликоптери. Хеликоптерите са нужни за всички видове мисии: граждански, военни, за всички мисии, за транспорт. Хеликоптерът днес се превърна в съществено важен инструмент за управление на кризи.
Подобрата координация от тази, която имаме в момента, що се отнася и до хардуера и до поразумното използване на софтуера за хеликоптерите, би ни позволила да ги използваме подобре и всъщност би ни дала повече, отколкото имаме днес при употребата ден за ден.
Искам също да кажа, че през последните седмици нашите стратегически отношения със Съединените щати и Руската федерация имат сериозно развитие.
Гн Beer спомена Конференцията по сигурността в Мюнхен, вярвам, че това беше важно събитие, на което беше постигнат напредък в непланирани разговори, тъй като това не беше политически форум за вземане на решения, а изключително важен форум за обсъждане. Смятам, че темата, която ще се обсъжда през следващите години и месеци ще бъде отношенията ни и със Съединените щати, от гледна точка на стратегията в следващите години, и с Русия. Такъв беше случаят в Мюнхен, както и покъсно, когато гжа Ferrero-Waldner и аз бяхме в Москва, дискутирайки основната тема за нови идеи във връзка с европейската сигурност с лидерите на Руската федерация.
Европа не желае да бъде военна сила. Вярвам, че Европа - Европейският съюз - е гражданска сила с военни средства, което е много различно от военна сила и смятам, че ситуацията трябва да продължи да бъде такава. Работата и всички документи, които създаваме, които и Парламента и Комисията или самият аз създаваме, работят за тази цел.
Няколко думи за полицията в палестинските територии - тема, която разглеждахме на предишното заседание. EUPOL е едно от найважните предимства, които имаме, що се отнася до достоверността и работата в сферата на сигурността с палестинците и в окупираните територии и ще продължи да бъде важно предимство на Европейския съюз, печелейки признание от всички - от палестинците, израелците и заобикалящите ги държави. Затова бъдете сигурни, че ще направим каквото можем, за да продължим да работим в тази посока.
Elmar Brok
(DE) Гн Председател, Комисар, гн Solana, бих искал да благодаря на тримата докладчици и да направя коментар само върху няколко частични аспекта. Бих искал поспециално да кажа, че 60 години НАТО означават 60 години мир и свобода за моето поколение: това трябва да се отбележи.
Ако сега постигнем успех със укрепването на външната политика и политиките на сигурност и отбрана на ЕС във време, когато многостранните отношения отново стават все повече, - както Върховният представител, гн Solana току-що каза - ако успеем да вложим виждането си за превантивни мерки и мека сила в една обща трансатлантическа стратегия в поголяма степен в това време на многостранни отношения, ще ни чака добро бъдеще.
В същото време завръщането на Франция към военната интеграция засилва позицията на Европа. Конференцията по сигурността в Мюнхен беше убедителна: последвана от пояснения на премиера Tusk, канцлера Merkel и президента Sarkozy - в присъствието на Joe Biden, вицепрезидент на Съединените щати - един европейски корпус в НАТО остана практически неоспорван. Поне от моя гледна точка беше сензационно, че нямаше протести от страна на американците. В трансатлантическите отношения ние също можем да вдигнем нивото на разработването на общи позиции във военната сфера, така че тогава те да бъдат представени достоверно в рамките на НАТО. Поради тази причина ние трябва да използваме възгледите си за военен капацитет, като се наблегне на меката сила и избягването на нов дневен ред, такъв, какъвто вече съществува, но който стана ясен в Мюнхен, защото политиките на президента Обама дават възможност да навлезем в нова ера на преговори за разоръжаване. Ние, европейците, можем да играем роля със START, с Договора за неразпространение на ядрено оръжие (NPT), който има нужда да бъде отново договорен, и особено с Договора за конвенционалните въоръжени сили в Европа, който е от особено значение в Европа, тъй като имаме и конкретни проблеми с Русия.
Ако всичко това се обедини, включително ракетния щит, това ще ни даде нови, подобри възможности за провеждане на обща трансатлантическа политика със Съединените щати като наш съюзник и с Русия като наш стратегически партньор: една политика, насочена към интереса на Европа за мир. Можем да се възползваме от тази възможност само, ако ние самите станем посилни и влиятелни и следователно тази политика отиде в правилна посока.
Ioan Mircea Paşcu
(EN) Гн Председател, докладът относно ролята на НАТО в архитектурата на сигурността на Европейския съюз отразява различни подходи в Европейския парламент: от една страна, мнения, според които НАТО продължава да е организацията, която предлага най-силна гаранция за сигурността на своите членове, от друга страна, мнения, които, напротив, виждат все по-малка необходимост от НАТО в един свят, в който очевидно няма големи заплахи - поне не такива, които биха могли да се сравняват със заплахата от бившия Съветски съюз.
Досега обаче никой член на някоя от двете организации не е изразил желание да се откаже от гаранцията за сигурност, предлагана от НАТО, независимо че ЕС придава тежест на усилията си в сферата на отбраната и сигурността и въведе свой еквивалент на член 5 от Договора от Вашингтон: клаузата за солидарност в Договора от Лисабон.
Според мен отношенията между НАТО и ЕС - най-важният компонент на по-големите трансатлантически отношения - трябва да бъдат естествено допълващи се и взаимно изгодни и за двамата партньори, които са принудени да работят заедно в отговор на днешните умножаващи се и все по-сложни предизвикателства. За тази цел съществуващите механизми - вж. спогодбата "Берлин плюс” - могат да бъдат подобрени, новите - вж. предложението за оперативен щаб на ЕС - могат да бъдат обмислени; пречките - вж. негативното въздействие на кипърския проблем - трябва да бъдат преодолени и, най-важното - взаимното разбирателство определено трябва да се подобри. Затова, от една страна, трябва да се престане с възприемането на НАТО като съперник и, от друга страна - с възприемането на ЕС като придатък на НАТО.
Както вече казах, истината е, че двамата партньори могат много добре да си сътрудничат, като се допълват взаимно. По тази причина докладът беше изменен и се надявам, че крайният резултат е станал много по-приемлив за мнозина от нас.
Andrew Duff
(EN) Гн Председател, няколко от изказващите се този следобед посрещнаха храбро нещата. Факт е, че не всички мисии на ЕПСО се оказват успешни: някои нямаха ясно поставени цели, някои бяха недостатъчно финансирани и все още е възможно да се провалим в афганистанската кампания. Затова е добре, че Парламентът дава сериозен принос в определянето на общата сигурност, и сега трябва да установим много по-ясни критерии за мисиите на ЕПСО.
По въпроса за интеграцията на нашите сили напредъкът е слаб и не мога да си представя, че сблъскването на френски и британски подводници е точно това, което очаквахме!
Ryszard Czarnecki
(PL) Гн Председател, когато има твърде много председатели, всъщност няма нито един. Когато говорим за сигурността, трябва да говорим съвсем ясно и точно за нещо, което е много належащо и важно. Това, което стана миналата година в Кавказ, възможно най-близо до Европейския съюз, показва, че определено трябва да отдадем значение на източната политика и да я разглеждаме като конкретна инвестиция в сигурността на Европа и ЕС. Затова аз мисля, че партньорството със страни на изток от ЕС е от абсолютно фундаментално значение, и макар че съм доволен, че такова партньорство съществува, аз съм и загрижен, защото определеният бюджет за Източно партньорство е намален почти три пъти. Мисля, че това е абсолютно фундаментален въпрос, и вярвам, че това ще бъде отличителен знак за Европейския съюз не само за най-близките му съседи, но и за държави, които са далеч отвъд Беларус, Украйна или Грузия.
Satu Hassi
(FI) Гн Председател, моите благодарности към тримата докладчици. За съжаление обаче трябва да кажа, че не споделям безкритичния възглед за НАТО, представен по-специално в доклада на гн Vatanen.
Разбира се, НАТО не е същата организация, каквато беше през Студената война, и Европа не е същата, а сътрудничеството между НАТО и ЕС е нещо чудесно. Не споделям обаче виждането, че би било проблем, ако не всички държави-членки на ЕС са членки на НАТО.
Трябва да признаем факта, че някои държави са били в състояние да дадат значителен принос за укрепването на мира, именно защото са останали извън военни съюзи, какъвто е случаят с моята страна, Финландия. Поради това, че Финландия не е член на никакъв военен съюз, едва ли някъде я считат за враждебна страна или за говорител на врага. Това помогна на много финландци да действат като миротворци. Примерите са нашият бивш министър-председател Holker в Северна Ирландия, нашият бивш президент Ahtisaari в Намибия, Индонезия, Асех и Косово и нашият бивш министър, гн Haavisto, в Судан.
Независимо че повечето от гражданите на ЕС живеят в държави, които са членки на НАТО, трябва да признаем, че съществуването на необвързани държави е ценен ресурс за миротворчеството. Той не може да бъде пренебрегнат в името на някаква цел за хармонизиране на военната политика в рамките на ЕС.
Vladimír Remek
(CS) Първоначално исках да говоря за опасностите от милитаризирането на космоса, защото като бивш космонавт чувствам, че проблемът ми е близък. Представените документи обаче подчертават, наред с други неща, необходимостта да се използва политиката по сигурността в полза на гражданите на ЕС. Същевременно ние пренебрегваме напълно, например, мнението им за изграждането на нови чуждестранни бази на територията на ЕС. По-специално, в Полша и в Чешката република продължава подготовката за инсталиране на американската ракетна система за отбрана. И особено в моята страна, Чешката република, възгледите и интересите на обществото се пренебрегват напълно. Нито един официален глас не се чу от ЕС в подкрепа на интересите на гражданите, за които ЕС може би дори не съществува в това отношение. Същевременно две трети от хората в Чешката република принципно отхвърлят чуждестранната база въпреки информационната и рекламна кампания, която продължава повече от две години. Според мен нещо не е наред с ЕС, след като интересите на хората не се отразяват в нашите документи и след като възгледите на хората могат да бъдат пренебрегвани в интерес на демокрацията. Не е чудно, че хората се отвръщат от политиката на ЕС, като я смятат за нещо, което не е тяхно, или просто я отхвърлят.
Bernard Wojciechowski
(EN) Гн Председател, гражданите на Европа имат нужда от силен съюз с конкурентна политика по външните работи, сигурността и отбраната. Това няма да се случи, ако нашият Съюз бездейства на място. Китай и Индия се развиват не само като икономически сили, но и като военна мощ.
Конкурентното предимство на Европа трябва да се основава на знания и иновации. Това трябва да се възпитава и поддържа от всички нас. В една ефективна стратегия за сигурност нашите европейски сили трябва да имат достъп до оборудване и ресурси с най-високо качество. Докато Съединените щати изразходват трилиони долари за сигурност, ние в Европа се бавим или бездействаме по разработването на наша собствена стратегия. Във време на криза ние закриваме фабрики за оръжия, като фабриката в Radom, Полша. Вместо това трябва да инвестираме в усъвършенствани технологии, като технологиите за безоткатните оръжия, които се разработват в Полша и в момента. Иновациите създават нови предприятия и работни места. Не можем да изграждаме европейски капацитет, като закриваме собствените си фабрики.
Roberto Fiore
(IT) Гн Председател, госпожи и господа, по принцип аз със сигурност съм за идеята за европейска армия, но трябва да определим какъв вид армия ще бъде тя и в какви рамки.
Всъщност съвсем нелепо е, че имаме две въоръжени сили, изправени една срещу друга - турската армия и гръцката армия - които са част от един и същ съюз. Сигурен съм, че Съветът е посетил Северен Кипър и е могъл да прецени щетите, нанесени от турските войници, и турската окупация на един остров, който със сигурност е европейски.
Трябва също така да се каже, че алиансът ни със Съединените щати очевидно е алианс, който често води до проблеми. САЩ ни въвлякоха в няколко войни, в няколко конфликта - имам предвид Сърбия, Ирак и Афганистан - в сърцевината на които са заложени интереси, които определено не са европейски.
Вместо това ние трябва да се съюзим с Русия и Беларус, които всъщност са европейски в исторически, религиозен, военен и геополитически план. Това е бъдещето на европейската армия: армия, която със сигурност няма да воюва със Съединените щати, но ще спазва почетна дистанция; армия без Турция, защото докато не получим доказателство за противното, Турция е част от Азия, а в Средиземноморието е за съжаление в конфликт с европейска държава; армия в съюз и тясно свързана с Русия и Беларус.
Geoffrey Van Orden
(EN) Гн Председател, няма да се изненадате, ако изразя загриженост за замисъла на докладите относно ЕПСО, по-специално докладът на гн von Wogau, който е пълен с неверни допускания за естеството на Европейския съюз и амбицията за създаване на европейска армия под контрола на ЕС. Според него, цитирам този израз, "Синхронизирани военни сили на Европа" са крачка по пътя към "интегрирани европейски въоръжени сили". Със сигурност, с други думи, европейска армия. Както знаем, ЕПСО не поражда военна добавена стойност. Тя е политически инструмент на напредъка към интегрирана Европа. И трябва да се възприема като такава.
От много отдавна твърдя, че Европейският съюз може да играе полезна роля за осигуряване на граждански средства за управление на кризи и възстановяване след конфликти. Това всъщност може да е полезно. Между другото, никой от военните, които познавам, не си представя, че конфликти като този в Афганистан могат да бъдат решени единствено с военни средства. Няма нищо ново в това, което сега е модерно да бъде наричано "последователен подход". Ние го наричахме "сърце и разум". Така че е съвсем погрешно - всъщност измама - ЕС да се опитва и да оправдава участието си във въпроси от военен характер, като по някакъв начин си присвоява последователния подход - един вид нещо уникално, предлагано от ЕС. За ЕС честният и разумен подход би бил да премахне отбранителната амбиция от ЕПСО и да се съсредоточи върху приноса й към гражданските въпроси. След това, може би, Европа и нейните съюзници ще могат да се съсредоточат върху военния си принос към НАТО и да съживят трансатлантическия съюз за предстоящите трудни години, без да се отвлича вниманието от дублиращия дневен ред на Европа.
Непосредственият проблем е, че амбициите на ЕС вече започват да заразяват НАТО и аз съм сериозно загрижен, че това ще засегне сериозно отбелязването на 60-годишнината. Междувременно в Обединеното Кралство някои министри в правителството отричат, че това изобщо се случва.
Martí Grau i Segú
(ES) Комисар, гн Solana, госпожи и господа, първо бих искал да благодаря на тримата докладчици за тяхната работа. Като докладчик в сянка за Общата външна политика и политиката на сигурност (ОВППС), ще се позова конкретно на този документ, като започна с поздравления за гн Saryusz-Wolski за резултатите от работата му и сътрудничеството му с други групи за постигане на съгласуван резултат.
По същия начин, по който Парламентът е искал много пъти на Европейския съюз да му бъдат предоставени инструментите, необходими, за да говори пред света в един глас, сега и самият Парламент може да покаже единно лице, когато оценява и дава импулс на големите приоритети на общата външна политика и политиката за сигурност.
Усилията на нашата група - Групата на социалистите в Европейския парламент - бяха насочени към две цели. Първо, поставяне за разглеждане или подчертаване на големите въпроси, които според нас са от основно значение във всички сфери на външната политика, като борбата срещу измененията на климата, подпомагането на мира по целия свят или ангажираността за развитието на човечеството. Второ, предлагане на начини за възстановяване на равновесието между географските приоритети на ОВППС, така както са изложени първоначално в текста, ако са били изложени, или въвеждането им като нов елемент, ако са били пропуснати.
Ето защо ние бяхме поддръжници, например, на по-голямо изясняване на действията между институционалните мрежи и мрежите за сътрудничество, включени в наскоро дефинираното Източно измерение. Ние настоявахме за по-голямо разнообразяване и по-голямо наблягане на отношенията с Африка - континент, за който често си спомняме само когато избухнат изключително жестоки войни, а много пъти дори и в такива случаи не си спомняме.
Що се отнася до Латинска Америка, ние искахме да се обърне внимание на текущия процес на преговори за споразумения за асоцииране - първите бирегионални преговори, които Европейският съюз ще приключи в своята история.
По отношение на Средиземноморието ние възразихме срещу подхода с намаляване на темите само до въпроси на сигурността. Ние по-скоро искаме да включим богатото политическо, икономическо и обществено-културно наследство, съдържащо се в Процеса от Барселона.
Що се отнася до изменения за пленарното заседание, нашата група не предложи такива, защото смятаме, че по този начин донякъде беше подсилено равновесието, постигнато от компромисите. Затова няма да се противопоставяме на повечето от измененията, за да не нарушим компромиса, постигнат в Комисията по външни работи.
Janusz Onyszkiewicz
(PL) Гн Председател, както каза веднъж Тони Блеър, независимо че Европейският съюз не трябва да бъде супер държава, той трябва да бъде супер сила. Бихме могли да добавим: не само икономическа супер сила, защото той вече е такава, но и важен играч на световната сцена, защото това изискват интересите, включително икономическите интереси, на всички държави-членки.
Казват, че Хенри Кисинджър веднъж поискал телефонен номер, на който да се обади, за да разбере позицията на Европейския съюз по важни въпроси на международната политика. Днес това е номерът на Върховния представител. Проблемът е обаче, че когато телефонът позвъни, гн Solana трябва да знае какво да каже. Затова е от съществена важност да се изгради обща външна политика, която да включва политика на сигурност и енергийна политика, а следователно и обща политика спрямо Русия.
Бих искал да се върна на постоянно повтаряното предложение във връзка с необходимостта всички държави от Европейския съюз да говорят с един глас, когато водят диалог с Русия. За да стане това, трябва да бъде разработена колкото е възможно по-скоро точно дефинирана политика спрямо Русия, политика, която да бъде поддържана съвместно и която да се опира на солидарността. Това ще формира по-ясна рамка не само за разговори между ЕС и Русия, но и за двустранните разговори с отделни държави-членки. При разработването на тази политика трябва да се отреди много важна роля на Европейския парламент с оглед на мандата, който той е получил чрез демократични избори, и с който може да се гордее.
Adamos Adamou
(EL) Докладът за ролята на НАТО в Европейския съюз беше използван като оправдание за вмъкване на въпроса за включването на Кипър в Партньорство за мир и НАТО. Необходимо е да се зачита позицията на Република Кипър. Намесата във вътрешните работи на суверенна държава-членка за постигане на интеграция, която не се налага от никакъв договор, е незаконна.
По време, когато Република Кипър е в процес на преговори за решаване на кипърския въпрос, се откриват фронтове, които оказват много неблагоприятно въздействие върху процеса. Единствената цел на всички трябва да бъде пълната демилитаризация на родината, окупирана от Турция, и опазването на устойчивостта на едно бъдещо решение. Нещо повече, това е позицията, възприета от Европейския парламент в други доклади.
Призоваваме ви да подкрепите изменения 22, 23 и 24 и да гласувате против онези точки, които представляват намеса във вътрешните работи на суверенна държава. Призоваваме ви да потвърдите, че принципът за зачитане на суверенните права на държава-членка е ненарушен, независимо от цялостното ви мнение за Партньорството или НАТО. Нашият избор е демилитаризация и придържане към принципите на международното право.
Georgios Georgiou
(EL) Гн Председател, съгласно международното право "Аз имам държава" означава, че аз контролирам определени територии, в които установявам правителство, което прилага политика за отбрана и външна политика. Питам ви сега за "държавата Европа", за която проповядват мнозина, и се чудя къде са границите й, кои са тези определени територии и къде е отбраната й, след като отбраната й е в ръцете на голяма - за съжаление американската - армия, и къде е външната й политика, когато Близкият изток е в пламъци, развъдник за терористи, който изнася тероризъм, чиито бежанци и жертви не се отправят към Алабама или Аризона, или Кентъки, а за съжаление идват в Гърция, в Кипър, в Германия и в Испания?
Ето защо трябва да кажа, че започвам да се съмнявам във възможността да подкрепя идеята, дошла от тези предложения, направени от господата, представили докладите си пред нас, и мисля утре да гласувам против тях.
Jim Allister
(EN) Гжо Председател, онези, които претендират, че пред очите ни не се изгражда супер държава ЕС, трябва доста да обясняват по отношение на съдържанието на тези доклади за изграждане на империя.
Твърденията, че общата политика за отбрана - приемана вече за даденост - и това, което се нарича стратегическа автономия на ЕС, изискват интегрирани въоръжени сили на Европа, и изисквания за автономен и самостоятелен оперативен щаб на ЕС - наред с искания за равнопоставеност с НАТО - не оставят никакво съмнение, че според нашата обща външна политика и политика на сигурност онези, които тласкат европейския проект, искат не само политическа власт, но и военна власт, като всичко това трябва да стане чрез намаляване на властта, правата и независимостта на държавите-членки. Аз отказвам да призная една такава супер държавност и централизирана армия на Европа, както и Договора от Лисабон, който ще направи всичко това възможно.
Tunne Kelam
(EN) Гжо Председател, посланието на нашия докладчик днес би могло да бъде, че едно жизнено евроатлантическо партньорство е най-добрата гаранция за европейската сигурност и стабилност.
Действително аз поддържам приемането на нов трансатлантически дневен ред и създаването на ново множество от евроатлантически институции, което в крайна сметка ще доведе до един цялостен трансатлантически общ пазар.
Ari Vatanen призова за участие на всички държави-членки на ЕС и НАТО към по-тясно сътрудничество, независимо към коя организация принадлежат. Мисля, че това е много практична идея, както и идеята за постоянен оперативен щаб на ЕС, който да допълва - и, разбира се, да не се конкурира с - командните структури на НАТО.
Друг много важен момент е, че използваме същия общ фонд от национални ресурси. Jacek Saryusz-Wolski каза, че ОВППС страда от сериозен недостиг на финансиране, затова е важно да бъде избегнато дублирането и да бъде повишена ефективността. Въпросът към държавите-членки е: Какво те предлагат на гн Solana за провеждането на обща политика за отбрана?
Трето, време е да се обърнем към новите предизвикателства за нашата сигурност. Всъщност бъдещите конфликти ще се водят и може би ще се решават в киберпространството, където всяка държава трябва да реагира и да се отбранява сама, понякога във времева рамка, която не надвишава една секунда. Европейският парламент също трябва да поеме инициативата да участва в това вълнуващо предизвикателство на новия век, предизвикателство, основано на демократизирането на съвременните технологии.
Hannes Swoboda
(DE) Гжо Председател, националистите, тесногръдите членове на този Парламент несъмнено наистина вярват, че към рисковете и проблемите на този свят държавите трябва да подхождат сами и поотделно.
Гн Allister е типичен пример. Наистина ли смята, че борбата с тероризма по света може да се води, като разчита само на националната отбрана на своята страна? Наистина ли смята, че проблемите на енергийната сигурност могат да бъдат решени ако всеки се бори с тях сам? Този подход е остарял. Разбира се, Договорът от Лисабон, толкова често критикуван, ще донесе голямата полза от това, че ще ни даде възможност да работим заедно малко повече, например по въпросите на енергийната политика и общата външна политика и политиката на сигурност, да подхождаме ефективно към опасностите и рисковете на този свят.
Новото правителство на Съединените щати под ръководството на президента Обама е доволно от съществуването на тази обща европейска политика, тъй като тя означава, че Съединените щати имат партньор при решаването на редица от тези проблеми. Освен това - нещо, което стана ясно от честото присъствие на руски представители в този Парламент - Русия също разбра, че старият подход за провеждане на разговори с отделни държави и настройването им една срещу друга вече просто не действа. Русия разбра, че трябва да разговаря с Европейския съюз, ако трябва да бъдат постигнати общи решения, например, по въпроса за енергийната сигурност.
Всъщност това се споменава многократно в доклада на гн Mr Saryusz-Wolski. Как да се опитаме да решим тези проблеми заедно, например, проблема за енергийната сигурност? Аз съм доволен, че Върховният представител и човек от неговия екип ще увеличат още повече усилията си в това направление в бъдеще, тъй като това ще ни позволи да покажем на нашите граждани как общата външна политика и политиката на сигурност отчитат техните конкретни интереси и какво смятаме да направим, за да не треперят европейците отново от студ в бъдеще. Ето за това става въпрос и затова ние предпочитаме общата външна политика и политика на сигурност пред националистичната външна политика.
Philippe Morillon
(FR) Гжо Председател, поздравявам тримата докладчици за това доста забележително резюме на текущото състояние на нашата обща външна политика и политика на сигурност.
Гн Solana, вие знаете по-добре от всеки друг, че от Европа се очаква да заеме мястото си на световната сцена, както е продиктувано от нейната икономическа и демографска мощ и от богатството й от демократични и хуманни ценности.
Трябва да се отбележи, че въпреки волята, демонстрирана редовно от повече от две трети от нашите европейски сънародници, както вие казахте, през последните години е постигнат някакъв напредък, вярвам ви за това, но трябва да се отбележи също, че тази Европа все още не съществува.
Ако беше необходима сдържаност, то сдържаността на Европа относно намирането на решение за новата трагедия в Близкия изток би била един скорошен пример за това. Имаше, и все още съществува, необходимост от присъствие в Газа на една Европа, която играе активна роля, като помага на населението да оцелее и да изгради наново страната, и като помага в борбата срещу контрабандата на оръжие, която позволи тази територия да се превърне в база за изстрелване на ракети с всякакви размери.
Въпреки устните излияния в Шарм ел Шейх и Йерусалим, все още нищо не е направено в това отношение. Бих искал да ви задам един въпрос, който вече беше зададен по време на ливанската криза: кога можем да очакваме, гн Solana, разполагането на европейски флот в Средиземно море, като онзи, който въведохте за борба с пиратството? Имаме ресурсите. Ще имаме ли някой ден и волята?
Mirosław Mariusz Piotrowski
(PL) Гжо Председател, Европейският съюз трябва да действа в интерес на сигурността на гражданите на държавите-членки. Преди всичко той трябва да приеме част от отговорността за войната срещу тероризма и да реагира рязко срещу всяка проява на тероризъм.
Убийството на полския инженер - задържан като заложник в Пакистан - от местните талибани предизвика неотдавна широк отглас. Така наречената европейска дипломация не се присъедини към предварителните разговори, целящи освобождаването му. Този шокиращ инцидент, който е елемент от по-широкия проблем на сигурността, трябва да бъде тема на отделни парламентарни разисквания и трябва да доведе до предприемане на конкретни мерки, и аз моля за това. В момента е приоритет да бъде върнато тялото на убития поляк и да се помогне на семейството му. Тези важни, но краткосрочни мерки обаче не могат да заемат мястото на цялостния подход към тероризма и нарастващия дипломатически натиск върху държави като Пакистан.
Pedro Guerreiro
(PT) В международните отношения Португалия се придържа към принципите на националната независимост, зачитане на човешките права и правата на народите, равенство между държавите, мирно решаване на международните конфликти, ненамеса във вътрешните работи на други държави и сътрудничество с всички други народи за постигане на еманципация и напредък на човечеството.
Португалия подкрепя премахването на империализма, колониализма и всяка друга форма на агресия, контрол и експлоатация в отношенията между народите, а също и пълно, едновременно и контролирано разоръжаване, ликвидиране на политическите и военни блокове и установяване на система за колективна сигурност, насочена към създаване на международен ред, който може да осигури мир и справедливост в отношенията между народите.
Искам да насоча вниманието ви към член 7 от Конституцията на Португалската република, за да покажа колко далече е Европейският съюз от тези принципи. Като приема ролята на европейски стълб на НАТО, в сътрудничество със САЩ и с нарастваща подкрепа за милитаризацията на международните отношения, надпреварата във въоръжаването, намесата и агресията, предназначени да осигурят на големите сили контрол и дял от пазара и природните ресурси, той действа в пълно противоречие с тези принципи.
Gerard Batten
(EN) Гжо Председател, това са доклади по наша собствена инициатива и затова могат да бъдат отминати като празни приказки. Ние знаем обаче, че такива доклади понякога се използват като средство за представяне на политическите аспирации на ЕС.
Гн von Wogau беше някога председател на Комисията по икономически и парични въпроси и способства за въвеждането на европейската единна валута. Сега той е председател на подкомисията по сигурност и отбрана и когато пише доклад, в който се казва, че Европейският съюз се нуждае от собствени въоръжени сили, можем да бъдем уверени, че това е точно онова, което Европейският съюз възнамерява да реализира с течение на времето.
Тези доклади призовават ЕС да развие собствени въоръжени сили чрез общи поръчки за оръжия, обща комуникационна система и самостоятелна обща структура за командване и контрол. Гн von Wogau пледира за постоянна армия на ЕС от 60 000 войници в постоянна готовност за разгръщане. ЕС иска свои собствени войници, оръдия, танкове, самолети и бомби, за да "изпълни своите отговорности по света".
Какви точно са тези отговорности? За да разберете, ще трябва да изчакате и да видите дали Договорът от Лисабон ще бъде изцяло ратифициран и ще доведе до "обща външна политика и политика на сигурност, водещи до обща отбрана". Никой не може да каже, че не е бил предупреден за военните аспирации на ЕС.
Bruno Gollnisch
(FR) Гжо Председател, колкото и приятелски чувства да изпитваме към докладчиците гн Vatanen и гн von Wogau, не можем да одобрим техните доклади.
Първо, защото НАТО, Организацията на Северноатлантическия договор, бе създадена през 1949 г. в отговор на ужасната заплаха, идваща от комунизма към Западна Европа. Тя изигра полезна, дори съществена роля. Днес обаче тази ужасна комунистическа система се срина и Варшавският договор беше разпуснат.
НАТО обаче постоянно се разширява. Дейностите й се простират далеч отвъд географската й рамка. Афганистан, доколкото знам, няма брегова ивица в Северния Атлантически океан. Нито пък Косово, където тя допринесе за етническото прочистване на сърбите в една несправедлива война, която не реши нищо. По този начин НАТО нарушава Хартата на Обединените нации.
Госпожи и господа, вие сте абсолютно непоследователни. Искате да създадете силна, независима Европа и включвате европейската отбрана в доминирана от САЩ система на командване. Как Русия и други държави да не видят във всичко това нищо друго освен агресивно отношение?
НАТО ни подчини на политиката на Съединените американски щати. Ние сме техни приятели, но не искаме да бъдем техни васали, а още по-малко техни лакеи. Трябва да сложим край на това и да напуснем. НАТО изживя времето си.
Hubert Pirker
(DE) Гжо Председател, Комисар, гн Solana, както знаем, рисковите сценарии се променят непрекъснато. Договорът също се променя, а с него и възможностите за европейската политика за сигурност и отбрана. Това, което винаги ще бъде същото обаче, е желанието на хората за сигурност и стабилност, за силен Съюз и за разоръжаване, по-специално ядрено разоръжаване.
С трите доклада, разисквани днес тук, Европейският парламент показва съвсем ясно как възнамерява да постигне тези цели и да гарантира сигурността. Първо, докладът за Общата външна политика и политика на сигурност, който се фокусира върху сигурност на Балканите, стабилност в Африка и мир в палестинските територии. Второ, докладът за сътрудничество с НАТО, който ясно набляга на по-тясно сътрудничество между ЕС и НАТО, и по-добра координация. В центъра на третия доклад е по-нататъшното развитие на европейската политика за сигурност и отбрана с цел постигане на по-голяма ефективност и по-добро сътрудничество във връзка с разходите за отбрана и постигане на стратегическа самостоятелност за целия Съюз, а с това и облекчаване на бремето за държавите-членки.
Ако вземем предвид всички тези цели, трябва да подкрепим призивите на тези доклади: за споделена научно-изследователска и развойна дейност, за разработване на общи стандарти и общи системи за поръчки например - всичко това с цел оперативна съвместимост. Това ще означава също оптимално сътрудничество между военните в държавите-членки, сътрудничество между полицията и военните, а също и създаване на постоянни военни структури и формиране на оперативен щаб и/или Съвет на министри на отбраната.
Убеден съм, че това ни дава решаваща възможност да направим от нашия Съюз политически съюз и да развием съюз за сигурност, който дава на обществото онова, което то очаква от Съюза: трайна сигурност, стабилност и мир.
Председател
Госпожи и господа, досега ораторите спазваха своето време за изказвания. Времето наистина ни притиска. Затова ви моля да спазвате вашето време за изказвания.
Jan Marinus Wiersma
(EN) Гжо Председател, ОВППС се превърна в почти всичко, така че може да се каже почти всичко по време на разискване като това. В миналото обсъждахме само въпроси на сигурността, а сега обсъждаме дори изменения на климата, енергетиката и т.н. Затова трябва да бъда по-селективен и да кажа нещо за отношенията ЕС-САЩ и за дневния ред на разоръжаването, който мисля, че можем да придвижим тази година.
Новата администрация направи много положителен старт, също и символично, с обявяване на закриването на Гуантанамо. Мисля, че трябва да работим по този въпрос и да се опитаме да работим заедно, за да решим някои от проблемите, пред които са изправени американците.
Второто основно разискване тази година ще бъде за икономическата сигурност: способни ли са Съединените щати и Европа да направят нещо заедно за кризата или ще се опитат да направят нещо поотделно, което ще означава бързо разработване на протекционистки мерки?
Афганистан също е важен въпрос. Ще успеем ли да отговорим на нарастващите усилия на американците или не, и при какви условия? Ето, положителният знак е, че американците казаха, че знаят, че трябва да има политическо решение, тъй като това не може да се реши по военен път. Това веднага отваря вратите за Европейския съюз.
След това по дневния ред за разоръжаването: миналия декември, гн Solana, вие изнесохте много добра реч тук, в Парламента, за вашите идеи и тези на Съвета и Съюза за подкрепа на дневен ред, който е позитивен, започвайки с подкрепа на идеята американците и руснаците да преподпишат договора СТАРТ и да се работи с американците за ратифициране на Договора за пълна забрана на ядрените опити. Ние ще подкрепим също премахването на останалите тактически ядрени оръжия в Европа и ще бъде полезно да се подкрепят идеите за поставяне на горивния цикъл под международен контрол, за да е сигурно, че държавите, които искат да развиват атомна енергетика, ще имат достъп за мирни цели, но няма да могат да злоупотребяват за военни цели.
Бихме искали Европейският съюз да подкрепи един такъв дневен ред, като се знае, че президентът Обама има амбиции. В речта си при встъпването в длъжност, когато говори за външните работи, той спомена първо Ирак и Афганистан, но след това спомена амбициите си да направи нещо за ядреното разоръжаване.
Samuli Pohjamo
(FI) Гжо Председател, ще говоря за доклада на гн Vatanen и преди всичко бих искал да му благодаря за открития начин, по който е изготвен той.
Мисля обаче, че Парламентът изпраща опасен сигнал, ако настоява за укрепване на военната организация и подчертава значението на военна сила, опираща се на НАТО, по предложения в доклада начин. Сътрудничеството и партньорството, демокрацията и човешките права, като гаранция за мир и стабилност, е жизнеспособен европейски модел, който трябва да се използва във всички кризисни горещи точки по света. Освен това сме изправени пред задълбочаваща се икономическа криза, екологични проблеми и предизвикателства, породени от промените в климата, и нито едно от тях не може да бъде решено с военна сила.
По мое мнение би било по-важно да се подчертае значението на общата външна политика и политиката на сигурност на Европейския съюз, като се концентрираме върху предотвратяването на конфликти и премахването на причините за кризи: ликвидирането на бедността, например, и насърчаването на демокрацията, човешките права и гражданското общество.
И накрая, искам да припомня на всички, че в Съюза има държави-членки, които не са в НАТО, и които имат свои причини за това. На тези държави трябва да се позволи сами да вземат своите решения в областта на политиката за сигурност, без да им бъде оказван натиск отвън. Например Финландия се справя добре с въпросите на отбраната и от десетилетия участва в мироопазващи операции в различни части на света. Към доклада бяха направени много изменения, които го подобряват, но не променят основния му тон.
Mario Borghezio
(IT) Гжо Председател, госпожи и господа, има ли Европа своя геополитика? На мен ми се струва, че няма. Ако Karl Haushofer беше жив, той би научил тази някак си безгръбначна Европа, че й е необходима морска стратегия в Атлантическия, Тихия и Индийския океан и с държавите от севера, където Северният ледовит океан съдържа огромни и изключително ценни енергийни ресурси. Активност в тези области проявяват суперсилите САЩ и Русия, а не Европа!
Борбата срещу тероризма означава борба срещу онези, които разпространяват средства за тероризъм, хората, които може да бъдат използвани от терористите. Докато ние говорим, Лампедуза е в пламъци, защото някой е подпалил центровете за задържане на незаконни имигранти. Европа трябва да се погрижи, като окаже подкрепа на италианското правителство, което се опитва да предотврати нахлуването на незаконни имигранти, които може да бъдат използвани от мафията и от терористите. Аз обаче не виждам доказателства за необходимия твърд политически подход. Европа трябва да се защити от тази заплаха не с думи, а с действия, както правят гн Maroni и италианското правителство.
Rihards Pīks
(LV) Гжо Председател, гжо Ferrero-Waldner, гн Solana, и трите доклада на нашите колеги са много професионални, балансирани и, най-важното, изготвени са в правилния момент. Без да навлизам в многото на брой точни факти, преценки и предложения, представени в докладите, искам да подчертая две неща. Първо, важно е Европейската стратегия за сигурност да се преразглежда на всеки пет години, тъй като, както виждаме през последните години, въпросите на сигурността, като енергийната сигурност, сигурността на киберпространството и сигурността на климата, станаха много актуални, а също и потенциалните зони на конфликти се преместват от един регион в друг. Второ, Европейският съюз трябва да увеличи значително усилията си за предотвратяване на конфликти. Мисля, че това щеше да бъде възможно и в Южен Кавказ, но според мен позицията на Европейския съюз преди въоръжения конфликт беше твърде сдържана. Европейският съюз има право и задължение да предприема превантивни дейности и посреднически мисии, тъй като Европейският съюз е проект за създаване на мир, задача, която той изпълнява през последните 50 години. За да можем да реагираме на предизвикателствата и да предприемаме превантивни мерки, ние имаме нужда преди всичко от политическа воля и на второ място - да създадем и подобряваме обща външна политика и политика на сигурност наред с институционалните инструменти на европейската политика за сигурност и отбрана. Един от тези инструменти е Източното партньорство, което се споменава в доклада на гн Saryusz-Wolski, включително създаването на съвместната парламентарна асамблея EURONEST. Това може да подобри разбирателството, а също така и развитието на демокрацията отвъд нашите източни граници. И накрая, бих искал да изразя задоволството си от включването на параграф 33 в доклада от гн von Wogau, тъй като в моята страна събитията в Кавказ и нарастващият национализъм в съседната държава пораждат сериозна загриженост. Както се казва в една стара мъдрост на моя народ: "Надявай се винаги на най-доброто, но се готви за най-лошото" и "Бог помага на онези, които сами си помагат!" Благодаря ви.
Ana Maria Gomes
(PT) Искам да благодаря на докладчиците гн Ari Vatanen и гн Karl von Wogau за работата им и за усилията за постигане на консенсус, особено по трудния въпрос за ядрената политика, която трябва да бъде спешно преразгледана от Европейския съюз и НАТО в период, когато президентът Обама подновява стремежа за освобождаване на света от ядрени оръжия, и когато две европейски атомни подводници едва не предизвикаха катастрофа.
Докладите на гн Vatanen и гн von Wogau насочват вниманието към необходимостта от политически, стратегически и оперативно независим Европейски съюз, който да бъде постигнат чрез амбициозна Европейска политика за сигурност и отбрана (ЕПСО). Ние се нуждаем от институционални, финансови и оперативни инструменти за постигане на тези цели. Затова ни е необходимо тясно сътрудничество между НАТО и Европейския съюз на основата на зачитане на политическата независимост на всяка от тези организации, които се допълват. Затова призоваваме за създаването на постоянен оперативен щаб на Европейския съюз в Брюксел с капацитет да планира и провежда независимо военни операции на ЕПСО. Затова призоваваме държавите, членки на Европейския съюз, да увеличат усилията си за по-мъдро, ефективно изразходване на своите национални бюджети за отбрана по по-европейски начин, което те не биха могли да постигнат поотделно.
Посланието на този Парламент е недвусмислено и служи като предупреждение. Без подкрепата на Европа за отбраната в Европа ще бъде застрашена. Нашите отбранителни промишлености може да бъдат застрашени. Възможностите, от които Европа се нуждае, за да изпълни отговорността си да защитава цивилното население и да предотвратява кръвопролития и геноцид, може да бъдат застрашени. Ролята на Европа като глобален участник в управлението на кризи може да бъде застрашена. Разширяването на европейската политическа интеграция в сферата на сигурността и отбраната, както е предвидено в Договора от Лисабон, е наложително и трябва да бъде ускорено. Това е в интерес не само на Европейския съюз, но и в интерес на НАТО, тъй като и двете организации ще пожънат плодовете на една Европа, която е по-добре подготвена да се справя с нарастващите предизвикателства към сигурността на европейците и световната сигурност.
Andrzej Tomasz Zapałowski
(PL) Гжо Председател, НАТО се оказа полезна международна организация през времената на относителен мир в Европа. Разбира се, чувството за сигурност, което тя ни дава, се ограничава значително от темповете на вземане на решения от органите, които командват Алианса, а и от самите решения. Въпреки това НАТО има стабилизиращ ефект върху световната сигурност. Опитите за "омекотяване" на НАТО - отслабване на позициите на организацията чрез разширяване на военните структури на Европейския съюз - са грешка. Европейският съюз днес среща проблеми при постигането на съгласие по трудни политически решения, да не говорим за военни.
Европейският съюз трябва да се съсредоточи върху укрепването на вътрешната сигурност и повишаването на отбранителните способности на своите членове, особено на държави-членки, които имат обща граница с държави, в които са популярни крайните националистически идеологии, а също и на държави-членки, които са привлекли интереса на терористични групи. Европейският съюз не трябва да се ангажира твърде много с мерки, които са насочени към създаването на големи експедиционни сили, които трябва да изпълняват операции извън Европа.
Alojz Peterle
(SL) Върховният представител по Общата външна политика и политиката на сигурност гн Solana с право ни припомни къде бяхме през 1990 г. Още по-интересно би било да се запитаме каква обща политика имахме в началото на 90те години на ХХ век.
По онова време Европейската общност беше безсилна. Впоследствие видяхме как желанията се заменят с визии, стратегии, политическа воля и способности, които ни подтикнаха и към действия не само на европейско равнище, но и на световно. През онези години, особено след историческото разширяване през 2004 г., контекстът и амбициите на Общата външна политика и политиката на сигурност (ОВППС) се промениха много.
Преди десет години ние все още се занимавахме предимно със своите грижи. Днес обаче можем да погледнем назад към постигнатите успехи и не е възможно да си представим ОВППС или Европейска политика за сигурност и отбрана (ЕПСО) без глобално измерение. Като имам предвид това, не съм изненадан, че и трите доклада, както и много от нашите колеги, насочват вниманието ни към тази нова ситуация, необходимостта от изменения в стратегията, по-голямо единство и по-голямо сътрудничество между институциите.
Всичко това беше подкрепено с конкретни предложения за подобряване на нашите оперативни структури и нашия политически процес на вземане на решения, които одобрявам горещо. Съгласен съм, че сме достигнали нов етап по отношение на нашата обща политика и бих искал във връзка с това да изтъкна два въпроса.
Първо, трябва да разгледаме подробно как финансовата или икономическата криза може да засегне контекста на нашата обща политика. Твърдо вярвам, че трябва да обърнем голямо внимание на възможните политически последствия от кризата, по-специално на онези, които биха могли да възникнат, ако се изправим пред още по-дълбока парична криза.
Второ, в продължение на няколко години забелязах изненадващия факт, че много от нашите партньори искат Европейският съюз да има унифицирана външна политика и отбранителна самоличност, които да бъдат по-добре дефинирани и по-силни. С други думи Европейският съюз като глобален играч е желано решение. В този дух ми се струва, че е важно да разглеждаме нашите двустранни партньорства в по-глобална перспектива от възприетата досега и че трябва също да разработим иновативни подходи към многостранните партньорства, които вземат предвид не само двустранните интереси, но служат и за стабилизиране на по-големи региони.
Maria Eleni Koppa
(EL) Гжо Председател, международната система се намира в преходен етап и всички ние сме изправени пред огромни предизвикателства. Затова е необходимо да направим преоценка и да подобрим отношенията между Европейския съюз и НАТО, за да се справим с общите заплахи, като тероризма, разпространението на оръжия за масово унищожение, нарастването на международното пиратство и новите проблеми, породени от измененията на климата.
Същевременно обаче смятам, че това е правилният момент, за да затвърдим ролята на Съвета за сигурност на ООН като основен гарант за международния мир и сигурност. В момента има спешна необходимост от реформиране на организацията и ние сме поели задължението да придвижим тази реформа, за да може ООН да реагира по-ефективно на тази важна задача.
За нас е важно също да подчертаем, че всички държави и международни организации, включително НАТО, трябва да се въздържат от заплахи и от използването на всякаква форма на насилие, което не отговаря на целите и принципите на хартата, с която бе основана ООН. НАТО и Европейският съюз имат общи интереси и техните отношения не трябва да бъдат конкурентни. Необходимо ни е по-балансирано партньорство с по-добра координация на действията и по-силно сътрудничество. Всяка от страните в това партньорство обаче трябва да зачита независимостта на другата по отношение на вземането на решения и да осигури взаимно разбирателство, когато военните преценки се различават.
Накрая бих желала да подчертая необходимостта от зачитане на правото на неутралитет на държавите и на това място бих искала да направя искане да бъде заличен призивът към Република Кипър да се присъедини към Партньорство за мир. Това решение е суверенно право на всяка държава и Кипър е независима и суверенна държава, която може да решава собственото си бъдеще.
Jana Hybášková
(CS) Нека отбележим шестдесетата годишнина на НАТО. Скоро ще се проведат няколко важни срещи на високо равнище между САЩ, ЕС и НАТО. Връщането на Франция във военните структури на НАТО, както и усилията, посветени на Европейската политика за сигурност и отбрана, предоставят отлична възможност за хармонизиране на европейските стратегии за сигурност и евентуалните нови стратегии за НАТО. Днешната ратификация на Договора от Лисабон в чешкия парламент отбелязва една стъпка към промяна на европейската отбрана и сигурност. Нека изградим съвместно европейско командване. Нека рационализираме европейския отбранителен пазар. Нека вложим ресурси в наука и изследвания, в Европейската агенция по отбрана, нека създадем закон за европейския войник, нека предотвратим дублирането и нека буквално заобиколим турския синдром. Нека използваме възможността, предложена от новата американска администрация, за истинско сътрудничество в Афганистан и за противоракетна защита в Европа. Пред нас стои огромната възможност Европейската политика за сигурност и отбрана да се превърне в двигател на по-нататъшната интеграция и сигурност в Европа. Нека не я пропиляваме.
Libor Rouček
(CS) Бих искал да кажа няколко думи за отношенията ЕС-Русия. По мое мнение създаването на съвместна външна политика и политика на сигурност не може да бъде постигнато без диалог с Русия. Европейската агенция по сигурността, която обхваща САЩ, НАТО, ОССЕ и международните споразумения за разоръжаване, трябва да включва и диалог с Русия.
Затова бих искал да призова Съвета и Комисията да приемат открита и конструктивна позиция по отношение на възможните преговори между Европейския съюз, САЩ и Русия по възобновяването на трансатлантическия диалог по въпросите на сигурността на базата на хелзинкския процес.
По мое мнение тези преговори трябва да включват и дискусии по темата за противоракетната отбрана. Европейският съюз трябва да играе много по-голяма роля по този въпрос, отколкото досега. Според мен постигането на споразумение не трябва да се оставя само на САЩ и Русия. Европейската общественост очаква това от нас.
Józef Pinior
(PL) Гжо Председател, в Парламента има съгласие по общата външна политика и политиката на сигурност на Европейския съюз. Между основните политически сили съществува консенсус по този въпрос. Проблемът, реалният политически проблем е как да бъде постигната тази важна цел.
Първо, необходимо е колкото е възможно по-бързо да бъде ратифициран Договорът от Лисабон. Онези политически лидери, които забавят процеса на ратификация на договора, отслабват развитието на общата европейска външна политика и политика на сигурност. Трудно е да се говори сериозно за обща политика на сигурност на Европейския съюз без Договора от Лисабон.
Второ, искам да подчертая въпроса за правата на човека при разработването на външната политика на Европейския съюз. Политиката трябва да подкрепя международното право - международното хуманитарно право, либералната демокрация и върховенството на закона.
Трето, политиката изисква сериозно разработване на европейска отбранителна политика, развитие на военни структури на Европейския съюз и развитие на европейска отбранителна промишленост.
Adrian Severin
(EN) Гжо Председател, искам да отбележа две неща. Първо, относно ценностите. Европейският съюз е съюз на ценности. Тези ценности са критерии за присъединяване. Те ни водят в нашето поведение. Те са средство за изграждане на оперативна съвместимост с нашите външни партньори. Не трябва обаче да определяме обхвата на нашата външна политика, като изнасяме нашите ценности. Напротив, трябва да се научим да действаме в разнообразен свят и дори да зачитаме правото на другите да грешат.
Второ, за институциите. Международните институции и международното право на нашето съвремие получиха своя облик и бяха създадени в един съвсем различен свят. Всеки ден ние разбираме, че те не са пригодени към новите предизвикателства, новите възможности и новите заплахи на днешния свят. Затова считам, че Европейският съюз трябва да подкрепи идеята за нова конференция за сигурност и сътрудничество в Европа, в една по-голяма Европа - от Ванкувър до Шанхай, не само до Владивосток - за да се създаде ново пространство на сигурност, свобода и сътрудничество. Мисля, че това трябва да бъде един от нашите най-големи приоритети и не бива да се страхуваме, че други може би имат различни идеи по този въпрос.
Luis Yañez-Barnuevo García
(ES) Гжо Председател, преди всичко искам да изразя своята обща подкрепа за трите доклада, по които разискваме.
Второ, искам да поздравя гжа FerreroWaldner преди всичко за това, която тя каза за тясното сътрудничество между нейния екип и този на гн Solana. Трето, искам да поздравя гн Solana, защото без неговия характер и съзидателност общата външна политика и политика на сигурност вероятно нямаше да бъде това, което е днес: правна и документална основа, като дори и развитието на стратегическия документ от 2003 г. не би било достатъчно за постигането на такъв напредък по настоящата обща външна политика и политика на сигурност през последните няколко години. Четвърто, бих искал да кажа, че Договорът от Лисабон - за който има добри новини, че може да бъде ратифициран скоро, както бе казано днес, - несъмнено ще бъде много по-голям и по-добър инструмент в неговите ръце и в ръцете на Европейския съюз за превръщане на Съюза в онова, което трябва да бъде: глобално действащо лице, в пълния смисъл на думата.
Приключвам с идеята, която изрази самият той: Европа трябва да бъде цивилно действащо лице и сила с военни средства, а не военна сила.
Proinsias De Rossa
(EN) Гжо Председател, след като се върнах в края на седмицата от посещение в Газа, ще използвам моите 60 секунди за това, което считам, че там е сериозен проблем. Нашият принцип за сигурност на хората е принцип, който ни задължава да реагираме на хуманитарната криза, но освен това ни задължава също да реагираме и да кажем на Израел, че вече е време да спре и че Европа не може повече да си затваря очите за нарушаването на правото на самоопределение на палестинците.
Най-значителното нарушение на това право е безмилостното и целенасочено колонизиране на Западния бряг и Източен Ерусалим от Израел. Там вече има 500 000 заселници, заемащи незаконно територия, за която се предполага, че съставлява основната територия на предложената независима палестинска държава. Все по-трудно е да се повярва, че Израел наистина е за създаването на независима палестинска държава, докато продължава да анексира още и още палестинска територия - и прави това и до днешна дата.
Декларациите, че Европа и САЩ са ангажирани с "двудържавно" решение, което включва суверенна и жизнеспособна палестинска държава, всъщност не струват и колкото хартията, на която са написани, ако не кажем "стоп" на Израел по отношение на селищата. Строителството им трябва да бъде замразено веднага и те да бъдат евентуално демонтирани, в противен случай никога няма да има устойчив мир в Близкия изток, гн Solana.
Călin Cătălin Chiriţă
(RO) Искам да изразя моята благодарност към тримата докладчици. НАТО доказа своята съществена роля в архитектурата на сигурността на Европа, но той предлага също и реални перспективи за останалата част от ХХІ век. Считам, че Европейският съюз и НАТО трябва да си сътрудничат и да избягват всякакво евентуално съперничество.
Силните, продуктивни трансатлантически отношения могат да осигурят най-добра гаранция за мир, сигурност и стабилност в Европа, наред със зачитането на принципите на демокрацията, човешките права, върховенството на закона и доброто управление. Намираме се на исторически кръстопът, когато трансатлантическото сътрудничество се превърна във въпрос от жизненоважно значение за съвместното изготвяне на нова стратегия за сигурност за Европейския съюз и новата стратегическа концепция на НАТО.
На проведената в Букурещ среща на високо равнище на НАТО през април 2008 г. съюзниците приветстваха политическата роля, която Европейският съюз може да играе, ако развие способности за действие в сферата на сигурността и отбраната. Партньорството за мир, което се насърчава от НАТО, и поддържаният от Европейския съюз проект за Източно партньорство са от жизненоважно значение за развитието на демокрацията и правовата държава, както и за прехода към ефективна пазарна икономика в определени държави от черноморския регион.
Rosa Miguélez Ramos
(ES) Гн Solana, тук съм от 15,00 ч., само за да говоря с вас за морското пиратство и за да мога да ви поздравя за започването на европейската военноморска операция срещу морското пиратство във водите на Индийския океан. Знаете, че правителството на моята страна се ангажира изцяло с тази мисия. Искам да ви напомня, че през април започва риболовният сезон и нашите рибари са загрижени за сегашното географско разпределение на силите в Индийския океан. Те биха искали известна защита по-близо до зоната, в която ще извършват риболов, т.е. по на юг. Бих искала да чуя нещо от вас по тази тема.
Бих искала също да кажа, че ме интересува продължаването на тази операция след установеното време. Считам, че би било жалко толкова много общи усилия, включващи едновременно и трите стълба, да бъдат прекратени изведнъж в края на една година, особено като се има предвид, че положението в Сомалия и региона не изглежда вероятно да се промени или подобри в краткосрочен или средносрочен план.
Marios Matsakis
(EN) Гжо Председател, НАТО е гръбнакът на европейската отбрана и ние разчитаме на силите на НАТО за сигурността на нашия Съюз. Но силите на НАТО в Кипър - турските сили на НАТО - не са сили на свободата, а на окупацията: окупация на територия на Европейския съюз. Тези турски сили не само причиниха смърт и разрушения на острова, когато Турция нахлу през 1974 г., но и днес продължават да разделят една държава-членка на Европейския съюз, причинявайки страх и потисничество както сред кипърските гърци, така и сред кипърските турци, и възпрепятствайки провеждащите се в момента преговори между лидерите на двете общности на острова.
Затова, когато обсъждаме важната роля на НАТО за европейската отбрана, справедливо е да напомним, че Европейският съюз още не е оказал необходимия натиск върху Турция, за да изтегли безусловно и незабавно своята окупационна армия на НАТО от Кипър. Не сте ли съгласен с мен, гн Solana? Може би не ме слуша. Не сте ли съгласен, че турската армия трябва да напусне незабавно Кипър, гн Solana?
Marie Anne Isler Béguin
(FR) Гжо Председател, искам да цитирам примера с Грузия, за да Ви покажа колко сме далеч от нашите заявени амбиции за обща външна политика и политика на сигурност въпреки усилията на нашия върховен представител и члена на Европейската комисия гжа Ferrero-Waldner.
Сега, разбира се, гн Solana, вие искате още потенциални възможности и още помощ. От своя страна, аз бих ви задала следния въпрос: способен ли е понастоящем Европейският съюз да изпълни своите ангажименти, по-специално по отношение на споразумението за прекратяване на огъня, което предложихме на Русия?
Очевидно разбирам, Комисар. Знаем до каква степен присъстваше Европейският съюз и колко бързо се намеси, но днес трябва да знаем също, че грузинците са изправени пред руската армия, която е разположена на територията на Абхазия и Южна Осетия. Определено не поставям под въпрос забележителната работа на гражданската мисия на наблюдателите на място. Какво обаче могат да направят нашите наблюдатели, за да защитят цивилни граждани от ежедневното насилие? Не много, освен да бъдат свидетели на това, което става.
Освен това в случая с Грузия амбицията на ОВППС ще се преценява и според смелостта ни накрая да изпратим умиротворителни сили за стабилизиране на регион, който сме включили в нашата добросъседска политика.
Alexandru Nazare
(RO) В трите доклада, които разисквахме днес, срещнах някои важни, полезни идеи, за дефиниране на бъдещата политика на Европейския съюз като глобален играч.
Бих искал да направя три забележки. Първо, бих искал да подчертая важността на трансатлантическия аспект на външната политика на Европейския съюз. Трябва да се възползваме от сегашния климат в отношенията със САЩ, за да отворим нова глава в тази област за засилване на силата ни на глобално равнище.
Второ, измерението сигурност на Европейския съюз трябва да бъде хармонизирано с това на НАТО, за да се избегне дублирането на усилия и недостигът на ресурси.
Трето, считам, че Европейският съюз трябва да използва европейската политика за сигурност и сътрудничество, за да укрепи стабилността в Западните Балкани след изясняване на статута на Косово. Косово сега е във фаза на "контролирана независимост" според специалния представител на Европейския съюз Peter Faith. Въпреки че по време на неотдавнашно изслушване от Европейския парламент гн Faith отхвърли използването на термина "протекторат на Европейския съюз" по отношение на Косово, той призна, че пътят до "пълна независимост" е дълъг и труден. "Би било чудо, ако завършим мисията си за две години", смята гн Faith.
Аз мисля обаче, че трябва да разчетем ясна времева рамка за участието на Европейския съюз в Косово. Ето защо приветствам инициативата на Комисията да изготви проучване за Косово, доколкото това ще допринесе за успеха на мисията EULEX.
Benita Ferrero-Waldner
Гжо Председател, нека направя само някои забележки и по-специално една: мисля, че това разискване показа, че има нарастващо приемане на подхода, който Европа следва при управлението на кризи и предотвратяването на конфликти. Конференцията по сигурността в Мюнхен потвърди всестранния подход, защото сигурността и развитието вървят заедно - едното не може без другото. Считам, че този европейски подход е централен елемент от нашата стратегия за подпомагане на мира и сигурността в съседните ни държави, но също така и отвъд тях.
Той действа, но трябва да бъде подкрепен с адекватни ресурси, затова трябва да работим за изграждане на нашия капацитет и способности, както в цивилната, така и във военната област, и ще се опитаме поне да изиграем нашата роля, доколкото можем.
Искам обаче да отговоря и на вашите въпроси, по-конкретно на този на председателя на комисията по външни работи Saryusz-Wolski относно недостатъчното финансиране на бюджета на ОВППС. Вярно е, че бюджетът беше намален тази година, но това се надяваме да не бъде пречка за нашите политически амбиции за гражданските мисии на ЕПСО, при условие че няма нови, по-големи мисии тази година. Важно е да не забравяме, че само някои разходи се покриват от бюджета на ЕПСО - например разходи за оборудване, нает персонал, специални добавки, специалните представители на Европейския съюз - но държавите-членки също плащат разходите за поддържания от тях персонал. Бюджетът ще нарасне - както знаете, не тази година, а през 2013 г. - на 400 милиона EUR.
Относно трансферите между перата на бюджета, които спомена гн Dombrovskis, Комисията включва информация за трансферите в рамките на бюджета на ОВППС в тримесечните си отчети до бюджетния орган и през последните години всички бюджетни кредити по бюджета на ОВППС са били предвидени.
Позволете ми да коментирам два конкретни въпроса: първо, сигурността на хората. Сигурността на хората е нещо, което лично аз много обичам, защото тя трябва да бъде подкрепяна: свободата от лишения и страх като благо на външната политика и политиката на сигурност. Това се признава и в нашия доклад за 2008 г. относно Европейската стратегия за сигурност (ЕСС), която и двамата споменахме преди. Освен това докладът относно ЕСС признава, че без ликвидиране на бедността и без развитие няма да има устойчив мир. Затова, и това е много важно, подкрепата за човешките права също е част от това уравнение.
Накрая, позволете ми да кажа няколко думи и за ранното предупреждение и предотвратяването на конфликти, за които спомена гн Pīks. В общи линии съм съгласна, че като Европейски съюз ние трябва да работим повече по ранните етапи от цикъла на конфликтите, което означава отправяне на ранно предупреждение, предотвратяване на конфликта и превантивна дипломация. От страна на Комисията, една от инициативите, които предприемаме в тази област, е да укрепваме връзките с неправителствените организации, като част от партньорство за изграждане на мира, както и да подобряваме използването от наша страна на свободни източници на информация. Ние ще се опитаме обаче да засилим в бъдеще превантивния аспект. Знаем, че това е много важна част.
Javier Solana
Върховен представител за ОВППС. - Гжо Председател, ще бъда много кратък. Искам да благодаря на онези членове на Парламента, които се намесиха и аз си отбелязах техните забележки и въпроси. Със сигурност ще поддържам връзка с вас, за да отговоря на онези, на които трябва да се отговори по подходящ начин.
Искам да кажа, че дебат от такова естество, почти тричасово разискване по европейската сигурност, се провежда за втори път в Европейския парламент. Мисля, че това е много важно, и много се надявам тази идея да бъде запазена и в бъдеще. На тримата докладчици - благодаря ви много за вашата работа, и можете да бъдете сигурни, че ще продължим да сътрудничим с вас в бъдеще.
Jacek Saryusz-Wolski
Гжо Председател, това е много обширно, и за мен -удовлетворително, разискване за успехите, пропуските и провеждащите се дейности. Като цяло бих казал, че това е синдромът на полупразната/полупълната чаша в зависимост от гледната точка.
Някои въпроси получиха отговор, поне от мнозинството изказали се. Има ли напредък в тази област? Да. Достатъчен ли е? Не. Има ли по-голямо сближаване между институции като Парламента, Съвета, Комисията и държавите-членки? Да, има по-голям напредък, макар че този диапазон на външната политика на Съюза не е достатъчно широк, и тук се позовавам на вашите думи, гжа Ferrero-Waldner, относно парите. Ако имахме повече пари, или поне колкото предложи Комисията за широколентов достъп за селските райони - 1,5 милиарда EUR - може би държавите-членки, без да се налага да плащат, щяха да участват с по-голяма готовност в действията на ОВППС. Знаете добре, че този Парламент моли бюджета на Съюза да плаща за това.
Оценяват ли гражданите тази външна политика? Отговорът отново е "да". Използваме ли достатъчно външната политика, за да легитимираме Съюза? Отговорът е "не". Възможности: в широкия смисъл на този термин, всичко, свързано с управлението на предотвратяването на кризи и бързото реагиране, разполагаме с това, което успяхме да вземем, и - очаквам гн Solana да кимне - дори повече. Вече засегнах финансите. По отношение на правните и институционалните инструменти - Лисабон - всички са съгласни, че са ни необходими повече и по-добри инструменти според правилата на Договора.
По това сближаване се работи дискретно и искам да отдам дължимото на дискретните действия и дипломацията на върховния представител, не само навън, но и отвътре. Как се получава това сходство в мислите? Когато можете, гн Solana, да говорите от името на целия Съюз, трябва да се извърши предварителна дейност, така че всички да бъдат убедени и привлечени към каузата.
Беше повдигнат въпросът за ценностите. Имаме ли съгласие относно ценностите? Да, имаме, но имаме различни практики и съществува и тази ос на противопоставяне на ценности срещу интереси, а най-добрият пример е как да я реализираме в Централна Азия: това присъстваше в разискванията по стратегията за Централна Азия.
За да приключа, искам да кажа, че бях трогнат от това, което каза гн Solana - че Европейският съюз се самоидентифицира чрез външната политика. Получава по-голяма идентичност. Това, което добавяме към нашия подход в Парламента, дава повече легитимност, което означава, че дава повече сила. По тази причина може да бъде неразделна част от европейската интеграция. Преобладаващата част от изказванията показа, че има глад за по-голямо присъствие на Европа във външната политика и че е необходимо европейският политически и материален капитал да се обединят в по-голяма степен.
Председател
Ние позволяваме на докладчиците малко повече време, но вече времето не ни стига и не можем да продължаваме по този начин.
Karl von Wogau
Гжо Председател, госпожи и господа, бих искал да коментирам няколко въпроса.
Първо, искам да обясня защо не включих принципите за "човешка сигурност" и "отговорност за защита" в моя доклад. Това беше много спорно. По мое лично мнение концепциите, които сме развили, макар и много важни, не са подходящи за политика на сигурност, тъй като с тях може да се злоупотреби с цел да се оправдае военна намеса по цял свят. Това аз възприемам като много реален риск. Затова подкрепям тези две концепции, но не за политиката на сигурност.
Също така се каза, че съм в процес на създаване на европейска армия и призовавам за това в моя доклад. Бих ви помолил да прочетете целия доклад още веднъж - в него определено няма да намерите думите "европейска армия". В доклада се казва, че парите на данъкоплатците трябва да се използват по-добре отколкото досега в тази област.
След това идва ред на Европейската стратегия за сигурност, която сега се радва на подкрепата на всички. Работата, която трябваше да се свърши в това отношение, отне няколко години и беше много успешна. По мое мнение следващата стъпка трябва да бъде изготвянето на документ за изпълнението на политиката на сигурност, бяла книга относно политиката на сигурност. Това е работа за следващия парламентарен мандат.
И последно, но не и по значение, мисля, че следващите разговори, които ще проведем по тази тема, трябва да се занимават с въпроса за мисията на Европейския съюз за подпомагане на контролно-пропускателен пункт Рафа (EUBAM Рафа): как да възобновим тази мисия и как би могла тя да се разшири.
Ari Vatanen
Гжо Председател, само ще повторя онова, което президентът Уилсън е казал през 1917 г. и което, например, нашият уважаван колега гн Swoboda каза преди половин час: нацията не може сама да решава проблемите. Този Парламент и ЕС са доказателства за това. Трябва да се учим от грешките си. Във всяко едно начинание трябва да работим заедно: не може да се действа избирателно, в реалния свят няма безплатен обяд. Не можем да позволим бремето да се носи само от неколцина: трябва да го споделим, защото сме демократични нации. Това е благородна кауза.
Понякога се чудя защо - може би поради антиамерикански настроения или антивоенни възгледи -но веднага след като чуят думата "НАТО", хората са против всичко. Да, ние сме пацифисти. Кой не е пацифист? Всеки човек със здрав разум е пацифист. Кой иска страдания; кой иска война? Но трябва да разполагаме със средства, за да предотвратим това. Трябва да сме инициативни. Войните идват и си отиват, ако има подобна нагласа, но ние трябва да изграждаме мира активно.
Благодарен съм на повечето членове на този Парламент, които отново доказаха тази вечер, че конструктивният, отговорен здрав разум ще надделее; че този Парламент е такъв, какъвто трябва да бъде: Парламент, който гледа напред, защото ако не работим заедно, мирът ще падне жертва.
Нека направя един последен коментар. Гн Платини - майстор във футбола - в същия този момент говори в друга зала. Бях във Франция по време на клането в Руанда - и това не е насочено против Франция, а коментар за това как медиите съобщават информация - и фактът, че гн Зидан, футболната звезда, имал брадавица на коляното си, привлече повече внимание, отколкото клането в Руанда. Не, ние не можем да мълчим: трябва да бъдем инициативни; в противен случай оправдаваме подобни събития по света.
Председател
Разискването приключи.
Гласуването ще се проведе в четвъртък, 19 февруари 2009 г.
Писмени декларации (член 142)
Alexandra Dobolyi
Как трябва да реагира Европа на факта, че на източните й граници Шанхайската организация за сътрудничество (SCO), регионална организация, съставена от няколко новопоявили се суперсили и държави, богати на енергийни ресурси, става все по-силна? През Русия SCO граничи с ЕС и затова ЕС неизбежно трябва да обърне голямо внимание на тази организация. Като анализираме списъка на членовете и наблюдателите в SCO, спокойно можем да направим извода, че тези държави притежават значителна част от световните нефтени и газови запаси.
В този контекст е неизбежно да се занимаем с въпроса за нова стратегия за Русия и Централна Азия, който трябва да включва и оценка на политическия риск конкретно за всяка държава.
Позволете ми да изтъкна също, че, както показа газовият спор между Русия и Украйна, настоящата уязвимост и значителна енергийна зависимост на ЕС подкопава развитието на истинска, ефективна и последователна съвместна външна политика и политика на сигурност.
Освен това, държавите реагират различно въз основа на своя исторически опит и финансовите си интереси. Днес повече от всякога е особено важно да бъдат предприети унифицирани политически действия и да бъдат хармонизирани разминаващите се национални интереси и позиции.
За ЕС е належащо да подобри ефективността и последователността на своите действия на глобалната сцена. Ратифицирането на Договора от Лисабон и очертаните в него инструменти на външната политика може да допринесе много за тази цел.
Нарастващата необходимост ЕС да действа по-ефективно и незабавно, и събитията, изискващи все по-бързи интелектуални отговори, налагат преразглеждане на организационните механизми и механизмите за вземане на решения при управлението на нашата външна политика, както и осигуряване на подходящи структурни отговори.
Glyn Ford
Поздравявам гн Vatanen за неговия доклад, който одобрявам. По-конкретно, подкрепям идеята за създаване на оперативен военен щаб на ЕС. Разбира се, НАТО трябва да бъде - и е - първата ни опора при заплаха за сигурността. И все пак, по време на дебатите Буш-Гор едва преди около десетина години Джордж Буш каза, че ако той е бил президент, не би се намесил в Косово.
Сега ми се струва, въпреки антипатията ми към външната политика на администрацията на Буш, че тази позиция на Буш е била съвсем разумна, ако се съди единствено въз основа на собствения интерес на САЩ. И все пак това не е позиция, която Европа би могла или би трябвало да заеме. Освен силния морален аргумент, че носехме отговорност да защитим онези, които бяха застрашени от геноцид от страна на сърбите, налице бяха и последиците от десетки/стотици хиляди бежанци. За да защитим нашите собствени и техните интереси, ние трябва да разполагаме с капацитет за действие без американците. За да постигнем тази цел, си струва да имаме постоянен оперативен военен щаб на ЕС, готов да действа при подобни евентуални събития в бъдеще.
Anneli Jäätteenmäki
Гжо Председател, Финландия няма защо да се срамува от своите решения в областта на политиката на сигурност. Финландия извън НАТО се намира в добрата компания на Швеция, Австрия и Швейцария. Лесно е да се отъждествим с тях. Неучастието в НАТО е съвременната алтернатива за една зряла държава.
Започнахме да говорим за едно по-меко НАТО, когато "войнолюбивият" президент беше заменен с "миролюбив" в Съединените американски щати. Може да се предполага, че още по-често ще чуваме възторжени речи за меко НАТО при Обама и държавния секретар Хилари Клинтън. Нека да измине известно време, обаче, и да видим как ще се развие НАТО.
Моето лично мнение е, че основната същност на НАТО изобщо не се е променила след разпадането на двуполюсната система за сигурност. От друга страна, пропагандата за меко НАТО е успешна.
Ако само се взираме към Русия (Русия, Русия, Русия) или изчакваме нова Зимна война, доникъде няма да стигнем. НАТО не е и верният отговор на по-сериозните проблеми, пред които е изправена Финландия в близко бъдеще и които са главно от икономическо естество.
Adrian Manole
Оценката на ролята на алианса НАТО-ЕС трябва да започне с признанието, че политическият пейзаж и в Европа, и в САЩ наскоро се промени из основи, като Европейският съюз сега има важна роля в глобалната сигурност.
Тази ситуация изисква от алианса да стане "реполитизиран", за да бъде форум за открит диалог за обсъждане на важни въпроси, с които определено ще се ангажира. Един честен трансатлантически диалог относно например необходимия подход за справяне с тероризма, е абсолютно задължителен, именно защото съюзниците имат различни гледни точки относно начините, по които трябва да действат, когато са изправени пред това общо предизвикателство.
При сегашната ситуация, в която държавите-членки са изправени пред все по-нарастващо многообразие от предизвикателства за глобалната сигурност - от междуетнически конфликти в непосредствена близост до съюзническа територия до глобални терористични мрежи и разпространение на оръжия за масово унищожение - те трябва да обърнат особено внимание на процеса на размисъл и диалог по този въпрос и да подкрепят процесите на реформиране на алианса. Имам предвид, по-конкретно, проблемите на сигурността, засягащи зони в непосредствена близост, където алиансът може да играе ключова роля за създаването на демократични институции за отбрана и сигурност на Балканите и в широкия регион на Черно море.
Marian-Jean Marinescu
Необходима ни е обща, съгласувана и актуална европейска политика на сигурност, която ще спомогне за укрепването на нашата европейска идентичност и ще позволи на ЕС да говори с един общ и заслужаващ доверие глас на международната арена.
Сегашната реалност, пред която сме изправени, изпълнена с такива големи предизвикателства, като икономическата криза, енергийната сигурност, промените в климата и управлението на миграцията, изисква от държавите-членки да проявят сътрудничество и отговорност, за да защитят своите общи интереси и да насърчат мира, сигурността и зачитането на териториалната цялост.
ЕС може да окаже въздействие само ако говори с един общ глас, ако разполага с необходимите инструменти и ги използва ефективно, за да съдейства за укрепване на сътрудничеството със съседните държави.
Трябва да мислим стратегически, да участваме активно и да действаме последователно на глобално равнище. Трябва ни и регионална сигурност и тесни връзки със съответните регионални организации.
Стратегическите партньорства със съседните държави на изток от ЕС са необходимост и трябва да инвестираме във взаимоотношенията с Русия, като прилагаме съгласувана стратегия с общи и взаимно изгодни ангажименти.
Трябва да инвестираме в съседните държави, особено в тези на изток от ЕС, и да им предложим необходимите стимули да продължат реформите си и така да засилим присъствието на ЕС в района. Разполагаме с нови инструменти, като "Източно партньорство”, които ще ни помогнат да създадем нов консолидиран подход на по-високо равнище с нашите партньори в региона.
Zdzisław Zbigniew Podkański
Международната сигурност е една от най-големите ценности за всички участници в международните отношения. В наши дни сме свидетели на предефиниране на тази концепция и изместване на фокуса към невоенни фактори, които заплашват стабилността и международната сигурност. Примери за подобни заплахи са организираната престъпност, интернет тероризмът, пиратството (което се развива край бреговете на Сомалия), промените в климата и опасностите, произтичащи от световната икономическа криза. Но Европейският съюз, като насочва вниманието си към изграждане на общи военни инструменти, като Eurocorps, Европейски въздушен транспортен флот и постоянен оперативен щаб на ЕС, не трябва да забравя за другите заплахи, които са не по-малко важни. Повече внимание трябва да се отделя на изграждането на структури и институции, които биха ни позволили да превъзмогнем финансовата ситуация, предизвикана от световната икономическа криза, и да опазим природната среда и биологичното разнообразие. Вътрешните заплахи, като наркотици, бедност в обществото и интернет престъпленията, също не трябва да се забравят.
Всички тези елементи са важни фактори, които засягат международната сигурност, сигурността на Европейския съюз и на всяка нация. Без решаването на тези фундаментални въпроси е невъзможно да се създаде стабилна европейска стратегия за сигурност.
Flaviu Călin Rus
Общата политика на сигурност е тема, която е разисквана многократно и за която много е писано. Непрекъснато нараства значението на Европейския съюз като деен участник на регионално и глобално равнище. Именно поради това мисля, че Европейският съюз трябва да бъде видимо активен в рамките на своите граници и проактивен във всеки район на света.
След като разгледахме трите доклада днес: "Годишен доклад за 2007 г. относно главните аспекти и основните решения в ОВППС", "Европейска стратегия за сигурност и ЕПСО" и "Ролята на НАТО в архитектурата на сигурността на ЕС", мисля, че можем да направим три извода:
1. Европейският съюз трябва да има обща политика на сигурност, която да е в състояние да подкрепя демокрациите в неговите граници и партньорствата със съседните страни.
2. Европейският съюз трябва да изгражда имидж на единно цяло и се нуждае от сили за бързо реагиране, способни да се намесят по всяко време в подкрепа на мира, демокрацията и правата на човека.
3. Европейският съюз трябва да консолидира позицията си в глобален аспект и да продължи да действа като посредник за стабилност и равновесие между основните сили в света.
Katrin Saks
в писмена форма. - (ET) Гн Председател, искам да благодаря на колегата, гн Vatanen, за неговия добър доклад за синергизма между ЕС и НАТО. Всеобхватно засилване на сътрудничеството и партньорството, разумно използване на ресурсите и избягване на дублирането, призив към членовете и на двете организации да бъдат по-гъвкави, целенасочени и прагматични - този доклад съдържа всичко, което ние в Европа, а така също и в Европейския парламент, винаги сме подчертавали в нашите позиции.
За мен една от важните характеристики на доклада е препоръката на страните-кандидати за членство в Европейския съюз, които са и членове на НАТО, да бъде предоставен някакъв временен статут в Европейската агенция по отбрана (ЕАО). Това определено би решило въпроса за Турция от гледна точка на НАТО.
Докладът относно ОВППС и ЕСС на нашия колега гн von Wogau в общи линии попада в целта. Докладът за ЕСС, който беше одобрен от Съвета през декември, отговори на повечето повдигнати въпроси. Новите аспекти, представени в доклада, и позициите за насочване на действията на ЕС, свързани със сигурността, ще помогнат на ЕС по-ефективно да отстоява своите интереси в сферата на сигурността, както препоръчва докладът на von Wogau. Похвална е идеята на доклада, че ЕС трябва да търси сътрудничество с други партньори.
Благодаря ви!
Theodor Dumitru Stolojan
Искам да подкрепя доклада на гн Saryusz-Wolski, който правилно подчертава, че задачата за гарантиране на енергийната сигурност за гражданите на Европа трябва да стане основен приоритет в общата външна политика и политика на сигурност на ЕС.
Искам да кажа високо и ясно: сигурността на нашите енергийни доставки и, по-конкретно, разнообразяването на източниците за доставки на газ, ще останат само хубава мечта, ако не построим тръбопровода "Набуко".
Проектът "Набуко" трябва да се приеме като стратегическа цел за целия ЕС. Той изисква както сериозни финансови инвестиции, така и най-вече ефективна европейска външна политика и политика на сигурност. Ефективната политика осигурява гаранции за регионална стабилност в района, през който ще преминава газопроводът. Като имаме предвид тази цел, ние трябва да положим всички усилия, за да може нашата обща външна политика и политика на сигурност да разполага със съгласувана и ефективна структура, от която тя отчаяно се нуждае, за да постигне реални резултати.
Например аз мисля, че ЕС се нуждае от висш служител по външната енергийна политика, който да има силна политическа подкрепа и да разполага с необходимите инструменти за предприемане на действия.
Разбирам, че ЕС трябва да отдели достатъчно финансови и човешки ресурси за своята обща външна политика и политика на сигурност, за да постигне конкретните резултати, които европейските граждани очакват от нас.
Daniel Strož
Аз отхвърлям категорично доклада относно Европейската стратегия за сигурност и Европейската политика за сигурност и отбрана в сегашната му форма. Този доклад е типичен пример за милитаризирането на ЕС и доказателство за факта, че в сферата на сигурността на ЕС военните ресурси и мерки трябва да заменят и дори да изместят необходимите мерки от политическо естество. Много от заключенията и препоръките в доклада са в пряк конфликт с факта, че ЕС би трябвало да се развива като проект за мир. Не е чудно, че гражданите на ЕС - винаги когато получат възможност да изразят мнението си - са против Договора от Лисабон поради причини, сред които е и начинът, по който той утвърждава милитаристичния характер на ЕС. В доклада е включена доста изкривена и опасна позиция - от една страна, говори се за интересите на ЕС в сферата на сигурността, а, от друга страна, критикува се Русия за това, че защитава своите напълно законни интереси в сферата на сигурността в Кавказ.
Душана Здравкова
в писмена форма. - Уважаеми колеги, обсъждането на трите свързани със сигурността и отбраната доклада в ЕП е израз на висока политическа отговорност пред гражданите на Европа в навечерието на срещата на върха на НАТО. Установената практика на приемане на резолюции за доклада на Съвета върху главните аспекти и решения по общата външна политика и сигурността е добра възможност да се призоват страните-членки да приложат тази практика на национално ниво.
От особена важност е развитието на независим академичен капацитет за анализ и оценка на Европейската политика за сигурност и отбрана заедно с националните политики за сигурност. На тази основа, чрез мрежа от аналитични центрове с корени в страните-членки, ще се постигне публичен дебат по ЕПСО.
Работата по бяла книга за сигурността и отбраната на ЕС не може без страните-членки да пренесат този документ в националните си стратегии. Това включва укрепване на националния аналитичен капацитет и способност за компютърно подпомагано обучение и учения с цел тестване и усвояване на нови концепции в сферата на гражданско-военното сътрудничество.
Трябва да окуражим страните-членки да предприемат съвместен стратегически преглед в сферата на сигурността за създаване на солидна база за взаимодействието между ЕС и НАТО в процеса на разработка на новата стратегическа концепция на НАТО в контекста на ЕПСО.
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19. Bi-annual evaluation of the EU Belarus dialogue (vote)
- Before the vote:
Vytautas Landsbergis
Mr President, I would like to propose that it be mentioned that any plans to build a new nuclear power station on non-Western lines at the border with the EU should not be included in these talks - in positive talks on how to support Belarus, but not in this case.
Jacek Protasiewicz
Mr President, this will be a very short oral amendment, which has been proposed at the request of Alexander Milinkevich and the Amnesty International representatives who took part in the conference on Belarus two days ago at Parliament. They asked to extend the demand to release political prisoners who have recently been arrested also to people who face other kinds of restrictions and harassment. That is why I propose - and I have consulted other political groups - to add to paragraph 4: 'as well as a review of the "restricted freedom” sentences imposed on 11 persons who participated in a demonstration which took place in January 2008;'.
Vytautas Landsbergis
Mr President, when three young activists are mentioned as being subject to forcible army conscription, one of them at least is the son of the opposition leader, Mr Viačorka. So it is worth mentioning that it is tantamount to state-practised hostage-taking: 'Look, be calm in your position because your son is in our army and something may happen to him.' That would be a little warning, maybe giving more security for those young men forcibly conscripted into the army.
Vytautas Landsbergis
Mr President, when the suggestion is made that the European Humanities University should go back to Belarus, it is worth mentioning that it should be on the basis of genuine guarantees that it will be able to operate freely and not be taken back under the control of the regime.
Hannes Swoboda
(DE) Mr President, we are happy to respond to individual oral motions, but I would ask Mr Landsbergis to inform us in advance so that such subjects can be discussed even when he is not there. You cannot always just make oral motions without information.
President
I see that Mr Landsbergis is indicating that - should he find himself making oral motions again in future - he will do as you have just asked.
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15. Назначаване на председател на Европейския надзорен орган (Европейски орган за ценни книжа и пазари)
Bogusław Sonik
(PL) Г-н председател, можете ли да ни дадете имената на хората, за които гласуваме? Знам, че гласуването е тайно, но не знаем за кого сме гласували.
Председател
Съгласен съм, както казах, че процедурата е един вид обратна. Г-жо Bowles, ще помогнете ли на залата? Г-н Sonik с право попита за имената на одобрените кандидати. Можете ли да ги посочите веднага или след няколко минути?
Sharon Bowles
автор. - (EN) Г-н председател, считам, че ще е по-добре да ги оповестим по-късно.
(Възражения)
Мишел Барние
Считам, че искането е съвсем основателно. Мога да ви кажа, че председателите, които одобрихте - за което съм ви благодарен - и които ще поемат своите задължения, са: г-н Майор от Нидерландия, който става председател на Европейския орган за ценни книжа и пазари, г-н Бернардино от Португалия за Европейския орган за застраховане и професионално пенсионно осигуряване, и г-н Енриа от Италия за Европейския банков орган.
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Vysvětlení hlasování
Zuzana Roithová
(CS) Pane předsedo, já bych prosila jenom do zápisu, že jsem hlasovala pro zprávu Foglietta, ale selhalo mi hlasovací zařízení.
Ústní vysvětlení hlasování
Simon Busuttil
(MT) V této nepřehledné situaci je přirozeně obtížné najít pochopení. Chtěl jsem vystoupit, abych vysvětlil, proč jsem na výroční rozpravě o pokroku, jehož bylo dosaženo v prostoru svobody, bezpečnosti a práva, hlasoval pro usnesení, které jsme právě schválili. Dnes se schází Rada ministrů spravedlnosti a vnitřních věcí, aby projednala a schválila Evropský pakt o přistěhovalectví a azylu. Jedná se o velice závažné téma a na zasedání Rady se projednává velice důležitý návrh a já doufám, že v diskusi, která dnes v Radě probíhá, se podaří do Paktu prosadit prohlášení o nutnosti sdílení břemena migrace spravedlivěji a rovnoměrněji. Doufám, že ministři tento Pakt dnes přijmou a že bude obsahovat zmínku o této společné odpovědnosti.
Frank Vanhecke
(NL) Pane předsedo, usnesení, které jsme právě odhlasovali, bylo pro mě a určitě i pro mou skupinu z mnoha důvodů nepřijatelné. Hlavním důvodem je samozřejmě moje přesvědčení, že Evropa v žádném případě nepotřebuje žádnou další "nelegální" vlnu přistěhovalců. Rozhodně ne.
Pro soukromé podnikatele a vlády je příliš snadné neustále dovážet stále více a více cizinců ze zemí mimo EU. Tím dochází k odlivu mozků z rozvojového světa do Evropy a nakonec z toho nemá prospěch ani rozvíjející se země, ani Evropa, právě naopak. Měli bychom konečně začít - a mám na mysli především vlády, podnikatele a průmysl - s asimilací a rekvalifikací obrovského, skutečně obrovského množství cizinců, kteří jsou již zde a kteří nejsou a nikdy pořádně nebyli součástí naší společnosti, a s jejich integrací do oficiálního trhu práce.
Neena Gill
Pane předsedající, hlasovala jsem pro zprávu paní Mikkové, neboť se domnívám, že sdělovací prostředky hrají rozhodující úlohu při obraně demokracie. S rozšířením Evropské unie je naším úkolem zajistit sbližování standardů ochrany základních svobod a demokracie. Podílela jsem se na stanovisku Výboru pro průmysl, výzkum a energetiku (ITRE) ke zprávě paní Mikkové a chtěla bych jí blahopřát, neboť podle mého názoru nové technologie vedly ke vzniku nových forem sdělovacích prostředků a nových forem obsahu a sdělovací prostředky zůstávají důležitým politickým nástrojem. V této souvislosti je pluralistický systém sdělovacích prostředků základním požadavkem demokratického sociálního modelu.
Je-li vlastnictví sdělovacích prostředků soustředěno v rukou pouze několika osob, podporuje to monopolizaci reklamního trhu a představuje to překážku pro nové účastníky. Zákony o ochraně hospodářské soutěže pomohly omezit koncentraci sdělovacích prostředků, avšak tyto problémy stále přetrvávají v řadě členských států tam, kde trh je ovládán několika velkými hráči.
Takže návrh zprávy na propojení zákona o sdělovacích prostředcích a zákona na ochranu hospodářské soutěže bude doporučen.
Zdzisław Zbigniew Podkański
(PL) Pane předsedo, pluralita sdělovacích prostředků znamená rozmanitost při šíření informací a pestré spektrum a vyhraněnost vysílání. Obě tyto oblasti jsou v současné době v mediálním sektoru ohroženy. Stále větší koncentrace vlastnictví mezi mediálními společnostmi, které si v tomto sektoru konkurují, vedla k tomu, že informace cenné z hlediska společenského a kulturního je obtížné získat v nepřehledné spleti snadno dostupných a znormovaných zpráv pro každého. Je těžké předvídat, kam zhoršující se situace v tomto sektoru povede, nejen pro jednotlivé spotřebitele, ale pro společnost jako celek.
Zpravodajka správně zdůraznila úlohu veřejnoprávního vysílání jako strážce rozmanitosti, jehož posláním je poskytovat vysoce kvalitní informace. Správně také navrhuje model, kde silné veřejnoprávní sdělovací prostředky stojí mimo konkurenční trh sdělovacích prostředků a existují společně se soukromými mediálními společnostmi, jejichž motivací je zisk. Není pochyb, že důležitá je vyváženost mezi těmito dvěma pilíři. Text zprávy, stejně jako záměry zpravodajky se zdají být jasné a transparentní. Kompromis dosažený při projednávání na zasedáních Výboru pro kulturu je dobrý kompromis. Kromě toho by měl být jasně vymezen právní statut nových forem šíření informací, jako jsou internetové blogy a další stránky vytvořené uživateli, aby si lidé, kteří tyto formy vytvářejí, byli vědomi svých práv, odpovědnosti a možných sankcí.
(Předseda řečníka přerušil)
Frank Vanhecke
(NL) Pane předsedo, rád slyším, že Parlament prohlašuje, že všechny členské státy musí zaručovat pluralitu sdělovacích prostředků a že veřejnoprávní vysílání tady má důležitou úlohu. To je úplná pravda a je to v pořádku. V normální společnosti to znamená demokracii a svobodu informací, a především svobodu informací pro opoziční skupiny.
Podle těchto kritérií Belgie a dokonce ani Flandry nejsou demokracií. Například moje politická strana, velká politická strana v této zemi, je běžně a otevřeně diskriminována a bojkotována vlámským veřejnoprávním vysíláním a na základě oficiálních instrukcí dostává kopance. Proč? Protože naše názory a postoje nejsou "politicky korektní" nebo se odchylují od převládající linie. Před nedávnem bývalý šéf veřejnoprávního vysílání otevřeně přiznal, že belgický král mu udělil titul barona jako odměnu za jeho angažovanost při diskriminaci opoziční strany.
Bylo by dobré, kdyby tato zpráva, která jinak vůbec není špatná, zahrnovala odstavec o tom, jak přistupovat k opozičním stranám, které nesdílejí oficiálně přijímanou linii.
Koenraad Dillen
(NL) Pane předsedo, zdržel jsem se hlasování o této zprávě. Zcela správně poukazuje na nejrůznější problémy v otázce plurality sdělovacích prostředků a na koncentraci vlastnictví v řadě členských států.
Jako Vlám mohu k tomuto tématu říci pár slov. Totiž v žádném státě Evropské unie není tolik potřeba například veřejného ochránce neutrality sdělovacích prostředků, aby byla zajištěna svoboda projevu a pluralita, jako v Belgii. Tady v Bruselu, institucionálním srdci země, jak právě řekl můj kolega, nejen soukromé sdělovací prostředky, nýbrž také vládní orgány ostudně bojkotují největší opoziční stranu a upírají lidem právo na svobodné a vyvážené informace.
Možná, že charta pro svobodu sdělovacích prostředků, o kterou se zpravodajka zasazuje, může takovému zneužívání zabránit, jinak celá věc bude jenom na efekt.
Také by mě zajímalo, jak to, že zpravodajka tak vehementně prosazuje přísnější regulaci posledního svobodného média - internetu, a blogerů zvlášť - aniž projeví patřičné obavy o autorská práva. Neboť právě ty státy, které nemají skutečnou pluralitu sdělovacích prostředků, nejvíce volají po přísnější kontrole internetu. Tato zpráva jim dodává další argument a to je politováníhodné.
Pál Schmitt
jménem skupin PPE-DE. - (HU) Děkuji vám, pane předsedo, budu mluvit maďarsky. Rozmanitost sdělovacích prostředků je pro Evropskou lidovou stranu obzvlášť důležitá oblast, a proto jsme se rozhodli, že místo odmítnutí této zprávy naše skupina předloží alternativní návrh usnesení. Zatímco klady původní zprávy zůstaly zachovány, části, které jsou pro nás nepřijatelné, byly z textu vypuštěny a vložena byla doporučení, která podle našeho názoru je důležité zdůraznit.
Skupině mimo jiné vadilo, že zpráva uváděla konkrétně jednotlivé státy, zatímco my jsme přesvědčeni, že zpráva o rozmanitosti sdělovacích prostředků musí být neutrální a musí platit obecně. Cílem není uvádět špatný příklad některých zemí a dělat jim ostudu. Obdobně jsme nemohli souhlasit s tvrzením, že některá mediální impéria jsou motivována v první řadě ziskem a materiálními zájmy: to je přehnané zevšeobecnění, což nemůžeme přijmout.
Zpráva, která vyvolala ostrou politickou debatu, v každém případě zaměřila pozornost Evropské komise na skutečnost, že by se touto otázkou měla zabývat způsobem přiměřeným závažnosti tématu a přezkoumat, jaká by měla být Unie nebo jaká národních opatření je třeba zavést v zájmu posílení rozmanitosti. Děkuji vám.
Peter Baco
(SK) Podporuji účinnou kontrolu cen energií. Cenová nestabilita posledních měsíců není v zájmu občanů Evropské unie, zatímco spekulantům a zprostředkovatelům přináší zisky. A co víc, jsme svědky zcela nepřijatelné situace, kdy ceny energií určují ceny potravin. Nemůžeme potichu přijmout cynické zdůvodnění, že v celosvětovém měřítku je potravin dostatek, ne každý má dost peněz na to, aby si kupoval drahé potraviny.
Podle názoru odborníků Světové banky energie z biomasy je odpovědná až za 80 % prudkého nárůstu cen potravin. V této souvislosti jsem při mnoha příležitostech upozorňoval na nutnost zvýšit potravinové rezervy a regulovat využívání potravinových zdrojů pro energetické účely. To představuje klíčový problém, který souvisí s kontrolou cen potravin, je proto nutno věnovat mu zvláštní pozornost.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Pane předsedo, v současnosti čelíme rychlému růstu cen energie. To má přímý dopad na kvalitu života obyvatel Evropské unie a na růst inflace. To znamená, že bychom měli vytvořit nástroje, které ochrání obyvatele Evropy před důsledky tohoto cenového růstu. I když jsme nedávno byli svědky snížení cen ropy, domnívám se, že bychom měli věnovat větší pozornost mechanismům, které mají zajišťovat cenovou stabilitu. Objevil se také požadavek na větší transparentnost trhů s energiemi, aby v budoucnu lépe odolávaly spekulacím na světových trzích. Hovoříme-li o otázce energie, nezbývá než zdůraznit v první řadě nutnost zintenzivnit úsilí ke zvyšování podílu energie získávané z obnovitelných zdrojů, včetně jaderné energie, za druhé, nutnost zavést nové uhelné technologie a za třetí, nutnost zahájit rozsáhlý program na zvýšení energetické účinnosti.
Renate Sommer
(DE) Pane předsedo, hlasovala jsem proti zprávě kolegy Foglietta a chtěla bych poděkovat všem svým kolegům poslanců, kteří mě v jejím odmítnutí podpořili.
Ačkoliv obezita představuje stále větší problém, tato bílá kniha nás k řešení nijak nepřiblížila. Naopak, představuje náhodnou směsici nejrůznějších doporučení a požadavků na právní úpravy. Vypadáme proto směšně. Jsem ráda, že alespoň návrh na červené, žluté a zelené označení na potravinových etiketách vzal za své, ale další návrhy přežily, včetně některých předjímaných rozhodnutí, která mají být uplatňována při etiketování potravin, pro tuto oblast jsem v Parlamentu zpravodajkou.
Rozhodli jsme o tom, že budeme požadovat cenzuru reklamy, chceme zakázat umělé transmastné kyseliny, ale současně máme v úmyslu obsah TMK uvádět na etiketách, odhlasovali jsme, že nám v budoucnu budou oficiálně měřit obvod pasu a že bude sledován obsah soli v potravinách, což je stejné jako požadovat zásah do kuchařských receptů. Byla zavedena nová definice zdravého jídla, která mimo jiné uvádí, že zdravou stravu představují pouze organické potraviny. To je diskriminace těch, kteří se zabývají tradičním zemědělstvím.
Nic takového jako závadná potravina neexistuje, neboť naše právní úprava by ji na trh nepustila. Všichni spotřebitelé mají právo na informace, ale mají rovněž právo na respekt, což znamená, že musí mít možnost sami se rozhodovat.
Písemná zdůvodnění hlasování
Hélène Goudin a Nils Lundgren
písemně. - (SV) Tato zpráva o nekomerčních médiích místních komunit v Evropě se zabývá oblastí, která podle panujícího názoru vyžaduje další finanční prostředky z podpůrných programů EU. Je to však jen další příklad toho, jak různé zvláštní zájmy v tomto Parlamentu vyvolávají snahu zvýšit počet podpůrných programů EU a kromě toho navýšit i přidělené finanční prostředky, aby bylo možno rozdávat příděly napravo, nalevo a ve středu.
Je nepochopitelné, že by podpora pro nekomerční média místních komunit měla být považována za položku výdajů financovaných na úrovni EU. Ze zásady subsidiarity zcela jasně vyplývá, že se jedná o výdaj, který by měly hradit členské státy nebo regionální politické orgány, neboť o těchto médiích mají přehled a dovedou určit, zda takový výdaj má mít přednost, nebo zda je finančních prostředků zapotřebí například na zdravotní péči, školství, sociální podpory atd.
V zájmu subsidiarity jsme hlasovali proti této zprávě jako celku.
Gyula Hegyi
písemně. - "Komunitní média" často hrají v místních společenstvích důležitou úlohu. Jsou významným zdrojem informací mezi místními médii, někdy dokonce jediným hlasem místní komunity. Z tohoto důvody by Evropská unie měla na tato média zaměřit větší pozornost, zejména po neúspěchu Lisabonské smlouvy, neboť mohou sloužit jako účinný prostředek, jak poskytovat občanům informace související s EU.
Jako zpravodaj pro zprávu o aktivním dialogu s občany Evropy plně podporuji jakékoli komunikační nástroje, které mohou přispět k přiblížení občanů Evropské unii. Nicméně jsem přesvědčen, že základním předpokladem je, aby komunitní média byla nezávislá na vnitrostátní i místní moci, stejně jako další místní média, která jsou, byť jen částečně, financována z veřejných fondů.
Vím, že komunitní média, zejména jejich financování, by měla být v první řadě věcí členských států, vzhledem k jejich různým formám a místním zvláštnostem. Na evropské úrovni můžeme pomoci tak, že tuto otázku více zviditelníme. Tato zpráva je prvním krokem tímto směrem.
Ian Hudghton
písemně. - Zpráva paní poslankyně Resetaritsové, kterou jsem podpořil, se zmiňuje o důležité úloze sdělovacích prostředků při posilování kulturní a jazykové rozmanitosti. Tento týden jsme zažili spuštění vůbec prvního televizního kanálu v galském jazyce - vítaný vývoj při prosazování jazykové rozmanitosti Skotska i Evropy.
David Martin
písemně. - Komunitní média odjakživa hrají v naší společnosti významnou úlohu. Tato média mohou podporovat mezikulturní dialog potíráním negativních stereotypů. Evropská unie si toto musí plně uvědomit a zlepšit právní uznávání komunitních médií a umožnit jim přístup k vysílacím frekvencím. Hlasoval jsem pro zprávu.
Daniel Strož
Pokud jde o občanská a alternativní média, domnívám se, že není pochyb o tom, že mohou přispět ke zvýšení plurality médií a k informovanosti občanů. Praxe ve většině členských států Evropské unie podle mne jasně ukazuje, že svoboda slova se stala spíše mýtem a že tzv. komerční média mají tvář takovou, jakou ji chce mít jejich majitel. Objektivnost informací ve veřejnoprávních médiích je často výrazně určována zájmy držitelů politické moci, a to bez ohledu na statut a právní rámec, který je pro tato média stanoven. Tím důležitější je, aby bylo zamezeno zneužívání občanských a alternativních médií, aby nesměla působit mimo oblast svého poslání, které se u těchto médií předpokládá. Souhlasím s tím, že tato média zasluhují všeobecného právního uznání v zemích EU. Ovšem pravidla, která budou jejich činnost regulovat, je nutné od začátku nastavit tak, aby se občanská a alternativní média nemohla zpronevěřit svému poslání, své společenské úloze.
Marian Harkin
písemně. - Tuto zprávu nemohu podpořit. I když souhlasím s mnoha jejími návrhy a vítám je, mám obavy z omezení rozsahu výjimky DPH, pokud jde o investiční fondy. Jsem přesvědčen, že je lépe zachovat status quo.
Peter Skinner
písemně. - Evropská parlamentní strana práce má za to, že aktualizace požadavků na uplatnění DPH na finanční služby přichází se zpožděním. Zpravodaj se tohoto úkolu zhostil s velkou pílí. Jsme přesvědčeni, že k otázce přesouvání nákladů na spotřebitele přistupoval s velkým pochopením a že ví, jaké problémy by se mohly vyskytnout. Nejsme si jisti, jak některé věci v praxi řešit - zejména ohledně společností, kterým bude umožněno uplatnit DPH. A tak máme výhrady, které nemohly být vyjádřeny v příslušných dodatcích, protože se hlasovalo "en bloc" 1-28. Evropská parlamentní strana práce podporuje zpravodaje, byla by však hlasovala proti dodatku 6 a 21.
Chtěl bych osobně poděkovat panu Josephu Muscatovi za práci na této zprávě a dalších a za jeho kolegiální vztah k Evropskému parlamentu. Věřím, že jeho kariéra bude stále stoupat a že ho zde velice brzy přivítáme zpět jako budoucího předsedu vlády Malty.
Philip Bradbourn
písemně. - I když jsme pro spolupráci mezi členskými státy v prostoru svobody, bezpečnosti a práva (AFSJ), my konzervativci Spojeného království hlasujeme proti tomuto usnesení, neboť se i nadále důsledně stavíme proti všem výzvám k další harmonizaci v oblasti AFSJ. Především jsme proti výzvám obsaženým ve zprávě k přijetí těch ustanovení Lisabonské smlouvy, které je možné přijmout na základě stávajícího o ujednání.
Patrick Gaubert
písemně.. - (FR) Vítám, že velkou většinou bylo přijato usnesení o výroční rozpravě o pokroku dosaženém v roce 2007 v prostoru svobody, bezpečnosti a práva.
Tento velmi kvalitní text nám důrazně připomíná nutnost přijetí Lisabonské smlouvy, která posílí prostor svobody, bezpečnosti a práva, neboť přinese zásadní zlepšení, pokud jde o účinnost a legitimitu činnosti EU.
Rovněž vyzývá Komisi a Radu, aby stanovily nové priority příštího víceletého programu pro prostor svobody, bezpečnosti a práva na období 2010-2014.
A konečně navrhuje přijetí řady velmi důležitých opatření v oblasti základních práv a občanství, co se týče ochrany hranic a migrace a azylu. Jedná se o priority, které prosazuje naše politická skupina, většinu z nich lze najít v Evropském paktu o přistěhovalectví a azylu, který je nutno provádět na základě konkrétních kroků.
Pedro Guerreiro
písemně.. - (PT) I když souhlasíme s některými body tohoto usnesení o takzvaném prostoru svobody, bezpečnosti a práva - eufemismus pro reálné přenášení otázek spravedlnosti a vnitřních věcí, které jsou v suverénní pravomoci členských států, do systému Společenství - zároveň řadu cílů, priorit a návrhů, které zahrnuje, rozhodně odmítáme.
Zejména vzhledem k tomu, že toto usnesení ignoruje odmítání takzvané Lisabonské smlouvy - trvá na jejím vyhlášení do konce roku 2009 a požaduje, aby proces přenášení otázek spravedlnosti a vnitřních věcí do systému Společenství dál pokračoval - a potvrzuje tak neúctu, kterou většina Evropského parlamentu projevuje vůči suverénnímu a demokratickému rozhodnutí Irů.
A také proto, kromě dalších důvodů, že si stanoví za své cíle rozvoj Schengenského informačního systému (včetně rozhodnutí v souvislosti se Smlouvou z Prümu), agenturu Frontex a přistěhovaleckou politiku EU (která je selektivní a ochranářská a která kriminalizuje přistěhovalectví).
A navzdory stížnostem, že "Unie zavádí de facto policejní a soudní spolupráci se třetími zeměmi, zejména se Spojenými státy, na základě dvoustranných dohod o řadě otázek, a tím obchází formální demokratické postupy rozhodování a parlamentní kontrolu", Evropský parlament to nijak nezpochybňuje.
Tobias Pflüger
písemně.. - (DE)
1. Návrh popisuje Lisabonskou smlouvu jako "zásadní a naléhavou podmínku pro zajištění Unie jako prostoru svobody, bezpečnosti a práva". Lisabonská smlouva byla odmítnuta v důsledku irského referenda. Je nejvyšší čas, aby byla přijata.
2. Návrh požaduje plné uplatňování Schengenského informačního systému druhé generace (SIS II) a posílení agentury Frontex. Agentura Frontex na ochranu hranic odpovídá za operační provádění nelidské politiky uzavírání EU lidem v tísni. Tato politika je urážkou lidskosti a je třeba ji jednoznačně odmítnout.
Søren Bo Søndergaard a Eva-Britt Svensson
písemně. - Obecně řečeno, podporujeme myšlenku udělit dlouhodobě žijícím rezidentům hlasovací právo v evropských a komunálních volbách. Domníváme se však, že je na členských státech, aby rozhodly o právu volit v komunálních volbách v souladu s příslušnými mezinárodními úmluvami.
Alessandro Battilocchio
písemně. - (IT) Chtěl bych zdůraznit význam zajištění plurality sdělovacích prostředků (již zmiňované v článku 11 Listiny práv Evropské unie) pro podporu demokratického procesu, jehož prostřednictvím je možné transparentním způsobem poskytovat občanům Evropy informace. Víme, že sdělovací prostředky se velice často ocitají pod politickým tlakem, zejména ty veřejnoprávní, takže potřebují mít značný a stabilní podíl na trhu, aby se vyrovnaly s nedostatečným financováním a politickým lobbismem.
Budu proto hlasovat pro tento návrh usnesení, který usiluje o to, aby tři evropské univerzity byly pověřeny úkolem monitorovat tuto pluralitu s pomocí ukazatele spolehlivosti a objektivnosti. Rovněž souhlasím s vytvořením dohlížecích systémů, které by zaručily vydavatelskou a novinářskou svobodu ve všech členských státech.
Nazrál čas - vzhledem k nadcházející evropské volební kampani v roce 2009 - abychom společně vypracovali chartu pro svobodu sdělovacích prostředků, a bojovali tak proti současným zoufalým pracovním podmínkám mnoha publicistů a novinářů.
Na závěr dodávám, že nové mediální kanály vysílané v Evropě a ve světě naléhavě potřebují finanční prostředky, ale ty musí být také odpovědně využívány (měl by být například definován statut autorů a editorů weblogů) a v celé Evropě by měla být podporována větší mediální gramotnost.
Jean-Marie Cavada
písemně. - (FR) Opětovně potvrzuji, že svobodu projevu a pluralitu sdělovacích prostředků pokládám za velmi důležité. Nástrojem, který může ohrozit soukromí lidí a lze jej zařadit do stejné kategorie jako "porušení tiskového zákona", jsou blogy, jsou-li nepravdivé a zlovolné.
Jorgo Chatzimarkakis
písemně. - (DE) Pluralitní systém sdělovacích prostředků je základním předpokladem pro přežití evropského modelu demokratické společnosti. Koncentrace vlastnictví sdělovacích prostředků však vytváří prostředí nahrávající vzniku monopolů a vytvářející bariéry pro vstup na trh a vede k uniformitě mediálního obsahu.
Rozvoj mediálního systému je stále více poháněn vidinou zisku. Máme-li zabránit konfliktu zájmu mezi koncentrací sdělovacích prostředků a politickou mocí, je nutno propojit zákon o hospodářské soutěži se zákonem o sdělovacích prostředcích. Pravdou je, že tyto konflikty narušují svobodnou soutěž a pluralitu. V zájmu posílení plurality je rovněž zapotřebí zajistit rovnováhu mezi veřejným a soukromým vysíláním.
Kromě toho požaduji přijetí opatření, která zlepší konkurenceschopnost mediálních skupin, a posílí tak hospodářský růst. Je nutno důsledně uplatňovat evropské a vnitrostátní předpisy pro hospodářskou soutěž, které zajišťují plnou konkurenci a otevřený trh. Průhledná a výkonná musí být zejména regulace vnitrostátních sdělovacích prostředků.
Vítám proto záměr Komise stanovit ukazatele pro zjišťování plurality sdělovacích prostředků. Vyzývám rovněž k vytvoření dalších ukazatelů například pro zjištění míry demokracie a posouzení etických kodexů novinářů. Rovněž se domnívám, že opatření zaměřená na koncentraci médií by měla regulovat také prostředky pro přístup k informacím na internetu a jejich šíření.
Lena Ek
písemně. - (SV) Zpráva Marianne Mikkové je zářným příkladem toho, kdy dobré úmysly zacházejí příliš daleko, až se nakonec dostávají do rozporu s nezávislostí sdělovacích prostředků a základními zásadami svobody projevu. Původní návrh paní Mikkové - který mimo jiné zahrnuje možnost registrace a právo na odpověď a usnadňuje trestní stíhání autorů blogů - je hodně vzdálený tomu, jak si představuji svobodu slova a vytváření názorů. Naštěstí než byl návrh předložen plénu, byla zpráva v těchto bodech přepracována. Přepracování však bylo nedostatečné, takže jsem zprávu nemohla podpořit; v mnoha bodech je návrh stále v rozporu s nezávislostí sdělovacích prostředků, svobodným vytvářením názorů a svobody slova.
Dodatek 5 - který nakonec Parlament schválil - představuje lepší alternativu zprávy. Lepší, nikoli dobrou. Otázka koncentrace sdělovacích prostředků a rozmanitosti je důležitá a je třeba o ní diskutovat. Toto usnesení však není tou správnou cestou. Na dotazy, které se týkají sdělovacích prostředků, je nutno odpovídat odpovědně a uvážlivě. Pokud jde o nezávislost sdělovacích prostředků, svobodné vytváření názorů a svobodu projevu, nemohu ustupovat. Tyto hodnoty jsou příliš zásadní a není možné si s nimi zahrávat. Proto jsem se dnes zdržela hlasování. Snažím se tak projevit podporu rozpravě, ale také vyjádřit své znepokojení nad opakovanými pokusy usměrňovat otázky týkající se sdělovacích prostředků a svobody slova.
Ilda Figueiredo
písemně. - (PT) Pokud jde o změny zavedené do jednacího řádu Evropského parlamentu, který za těchto okolností nepřijímá konkrétní návrhy na změny, to, co bylo právě odhlasováno, nebyla zpráva paní Mikkové, nýbrž ambicióznější návrh alternativního řešení.
Konečné řešení, které bylo schváleno, je nepochybně lepší než zpráva a jen proto jsme pro něj hlasovali, nicméně obsahuje určité aspekty, s nimiž nesouhlasíme.
Vadí nám především způsob řešení pseudovyváženosti vzájemného propojení takzvaného zákona o hospodářské soutěži a zákona o sdělovacích prostředcích. Zkušenosti ukazují, že zájmy kapitálu válcují všechna práva a svobody včetně svobody slova ve sdělovacích prostředcích a velmi často zpochybňují pluralitu.
Ačkoliv na jiném místě se uvádí, že "hlavními cíli veřejné moci by mělo být vytvoření podmínek, které zaručí vysokou kvalitu sdělovacích prostředků (včetně veřejnoprávních), rozmanitost sdělovacích prostředků a plnou nezávislost novinářů", víme, jak obtížné je toho dosáhnout, když úloha demokratického státu je oslabená. Pravdou je, že pokud jsou důležité mediální společnosti ve vlastnictví ekonomických a finančních skupin, pak není zaručena svoboda slova a nezávislost novinářů.
Glyn Ford
písemně. - Blahopřeji své kolegyni Marianne Mikkové k vypracování zprávy. Budu hlasovat pro společný alternativní návrh usnesení, který předložila moje skupina společně s liberály a zelenými, jejichž postoj je mému nejblíže. Nevidím žádný důvod, aby to, co je nelegální v písemné či ústní formě, mohlo být legální na internetu. Vymáhání může být samozřejmě obtížné, ale to není důvod k nečinnosti. Ostatně i na vzdálených venkovských silnicích platí omezení rychlosti, i když policejní práce je zde velice těžká. A přesto to není důvodem k tomu, aby si každý dělal co chce.
Hélène Goudin a Nils Lundgren
písemně. - (SV) Tato zpráva a spolu s ní předložená alternativní řešení nespadají do legislativního procesu a nejsou ničím víc než výrazem přání federalistické většiny v Evropském parlamentu zapojit EU ještě více do oblasti kultury a sdělovacích prostředků. V době přípravy zprávy paní zpravodajka hodně přehnala své úsilí řídit a kontrolovat svět bloggerů. Naštěstí výbor ve svém návrhu pro plénum trochu ustoupil a návrhy předložené některými politickými skupinami jsou lepší než zpráva samotná. Ale základní otázka zůstává: proč by Evropský parlament měl tuto zprávu vůbec projednávat?
Otázka koncentrace sdělovacích prostředků je důležitá - tak důležitá, že by měla být i nadále řešena v členských státech. Hlasovali jsme proto proti této zprávě jako celku.
Jörg Leichtfried
písemně. - (DE) Hlasuji pro zprávu Marianne Mikkové o koncentraci a pluralitě sdělovacích prostředků v Evropské unii.
Přístup ke svobodným a různorodým sdělovacím prostředkům ve všech členských státech je v těchto dnech nesmírně důležitý. Model dvou pilířů zavedený pro soukromé a veřejnoprávní televizní služby se velmi dobře osvědčuje. K tomu, aby se mohl i nadále co nejúspěšněji rozvíjet, je nutno poskytnout veřejnoprávním vysílacím společnostem trvalé financování, které jim umožní prosazovat veřejné zájmy a společenské hodnoty, zachovat pluralitu sdělovacích prostředků a zajistit lidem přístup k velice kvalitnímu obsahu.
Podporuji také vypracování charty pro svobodu sdělovacích prostředků. Od ní by se následně odrazilo úsilí o zaručení svobody slova. Nezávislost novinářů však musí být zajištěna prostřednictvím specifických právních a sociálních záruk.
Problém představuje rovněž koncentrace vlastnictví sdělovacích prostředků, neboť to podporuje vytváření monopolů. Je tedy nutné sjednotit právní předpisy pro hospodářskou soutěž a pro sdělovací prostředky, aby bylo možné zajistit přístup, konkurenci a kvalitu. Zpráva zahrnuje víceméně všechny hlavní body, a proto zpravodajku podporuji.
Ramona Nicole Mănescu
písemně. - (RO) Jak se všichni shodneme, pluralita by měla být životně důležitým prvkem hromadných sdělovacích prostředků. Pluralitu je nutno podporovat a přijetí zprávy paní Mikkové je významným krokem tímto směrem.
Členské státy by měly uznat, že je nutno zajistit a podporovat vyváženost trhu sdělovacích prostředků, a zavázat se, jednotlivě i kolektivně, že dají evropským občanům možnost získávat přesné a různorodé informace.
Kulturní rozmanitost, neustále rostoucí potřeba integrace migrujících obyvatel a menšin a důležitost poskytování kvalitních informací aktivním obyvatelům, to jsou hlavní důvody pro přijetí charty pro svobodu sdělovacích prostředků. Chtěla bych vyjádřit plnou podporu doporučení Evropského parlamentu, podle nějž by veřejnoprávní média měla působit jako alternativní poskytovatel informací lišících se od těch, které jsou založeny výhradně na komerčních kritériích.
Aktivní uplatňování práv a povinností evropskými občany, jejich informovanost a schopnost porozumět poskytovaným informacím a schopnost kriticky je hodnotit se musí nutně promítnout do každého opatření, které bude v budoucnu přijato evropskými orgány i jednotlivými členskými státy.
David Martin
písemně.. - Nová technologie vedla ke vzniku nových mediálních kanálů a ke změnám mediálního obsahu. Rozsáhlá mediální síť je nezbytná pro rozvíjení demokracie a svobodného myšlení. Hlasoval jsem plně pro doporučení paní Marianne Mikkové.
Doris Pack
písemně. - (DE) Koncentrace v oblasti sdělovacích prostředků je široce rozšířený zhoubný trend, proti němuž je třeba bojovat. Především však existují určité země v Evropské unii, kde koncentrace médií představuje problém, a je proto nepřijatelné, abychom uváděli pouze jedinou zemi. Za druhé, na několika místech zpráva vyzývá Evropskou komisi, aby působila v oblasti činnosti, na níž se vztahuje zásada subsidiarity.
Kdyby toto bylo změněno nebo kdybych mohla pro takovou změnu hlasovat, byla bych zprávu paní Mikkové schválila.
Dimitrios Papadimoulis
písemně. - (EL) Rostoucí koncentrace vlastnictví sdělovacích prostředků do několika rukou směřuje k větším monopolům a dusí různost názorů.
Přístup k informacím se dnes zdá neomezený a zároveň nedostatečný. Podnikatelské skupiny vlastní velké podíly ve sdělovacích prostředcích a internetových službách a jsou zároveň jejich nejlépe propagovanými zákazníky. Je nesmírně důležité bránit kvalitní veřejnoprávní televizi, která je pluralistická, otevřená a nezávislá. Pokud jde o svobodu slova na internetu, EU by měla klást větší důraz na veřejný dialog a zajistit svobodu slova a ochranu osobních údajů. Rozprava právě pouze začala. Ve spolupráci s občanskou společností lze řešení nalézt.
Zita Pleštinská
Změna jednacího řádu, kterou jsme schválili 8. července 2008, přinesla nová pravidla pro schvalování zpráv z vlastní iniciativy. Během tohoto druhého zářijového zasedání jsme měli možnost vyzkoušet toto pravidlo v praxi.
V pondělní večerní rozpravě k některým zprávám z vlastní iniciativy se však ukázalo, že tato změna nebyla nejšťastnější. V rozpravě ke každé zprávě mohl vystoupit jen zpravodaj a zástupce Komise. Rozprava ztratila svoji dynamiku, jelikož nemohli vystoupit ani stínoví zpravodajové. Také pravidlo, že poslanci, kteří se na vypracování zprávy podíleli, mohou předložit své písemné vyjádření, je problematické. Stále platí, že v průběhu jednoho plenárního zasedání každý poslanec může zaslat svoje písemné stanovisko jen jedenkrát.
Problematický je i způsob hlasování o zprávách z vlastní iniciativy. Podle nového pravidla není totiž možné předložit na plenární schůzi pozměňovací návrhy. Jménem politické skupiny je povoleno předložit pouze změněný návrh usnesení.
Nedokonalost našeho rozhodnutí se v praxi dotkla právě zprávy kolegyně Mikkové o koncentraci a pluralitě sdělovacích prostředků v Evropské unii. Poměrně vyvážená zpráva obsahovala některé body, které se dotkly konkrétních členských států. Domnívám se, že obsah zprávy s takto citlivým tématem by měl zůstat neutrální. Neměla jsem v úmyslu hlasovat proti zprávě, ale k hlasování o návrhu usnesení naší politické skupiny PPE-DE jsme se nedostali. Vyzývám ke změně tohoto pravidla.
Zdzisław Zbigniew Podkański
písemně. - (PL) Pane předsedo, pluralita sdělovacích prostředků znamená různorodost při šíření informací a pestré spektrum a vyhraněnost vysílání. Obě tyto oblasti jsou v současné době v mediálním sektoru ohroženy. Stále větší koncentrace vlastnictví mezi mediálními společnostmi, které si v tomto sektoru konkurují, vedla k tomu, že informace cenné z hlediska společenského a kulturního je obtížné získat v nepřehledné spleti snadno dostupných a znormovaných zpráv pro každého. Je těžké předvídat, kam zhoršující se situace v tomto sektoru povede, nejen pro jednotlivé spotřebitele, ale pro společnost jako celek.
Zpravodajka správně zdůraznila úlohu veřejnoprávního vysílání jako strážce rozmanitosti, jehož posláním je poskytovat vysoce kvalitní informace. Správně také navrhuje model, kde silné veřejnoprávní sdělovací prostředky stojí mimo konkurenční trh sdělovacích prostředků a existují společně se soukromými mediálními společnostmi, jejichž motivací je zisk. Není pochyb, že důležitá je vyváženost mezi těmito dvěma pilíři. Text zprávy, stejně jako záměry zpravodajky se zdají být jasné a transparentní. Kompromis dosažený při projednávání na zasedáních Výboru pro kulturu je dobrý kompromis.
Kromě toho by měl být jasně vymezen právní statut nových forem šíření informací, jako jsou internetové blogy a další stránky vytvořené uživateli, aby si lidé, kteří tyto formy vytvářejí, byli vědomi svých práv, povinností a možných sankcí. Těchto forem bude stále přibývat. Budou-li tato opatření vycházet z etického kodexu, je to krok správným směrem.
Marek Siwiec
písemně. - (PL) V usnesení o koncentraci a pluralitě sdělovacích prostředků v Evropské unii, které přijali poslanci Evropského parlamentu včetně mě, se naprosto správně vyslovili pro zaručení svobodného přístupu k rozmanitým sdělovacím prostředkům i pro svobodu slova.
Je však třeba upozornit také na to, že v případě internetových blogů se usnesení výrazně liší od původní verze zprávy kolegyně Marianne Mikkové a Výboru pro kulturu a vzdělávání. Tato zpráva předpokládala, že statut internetových blogů a stránek vytvořených uživateli bude vymezen tak, že budou podléhat obdobným předpisům, jako jsou ty, které se používají pro jiné publikace. Avšak usnesení, které bylo ve skutečnosti přijato, požaduje otevřenou diskusi o statutu internetových blogů. Z tohoto důvodu jsem hlasoval pro usnesení.
Podle mého názoru internet, a konkrétně internetové blogy hrají při prosazování plurality sdělovacích prostředků a svobody slova důležitou úlohu, a jako takové by neměly podléhat žádným omezením. Bod 25 zprávy v její původní verzi by při nesprávné interpretaci znamenal ohrožení svobody slova autorů, kteří toto stále oblíbenější médium používají. Řekl bych, pokud možno co nejdůrazněji, že jakékoli podobné pokusy o regulaci a kontrolu v budoucnu by měl Evropský parlament odmítnout.
Andrzej Jan Szejna
písemně. - (PL) V dnešním hlasování jsem podpořil usnesení o koncentraci a pluralitě sdělovacích prostředků v Evropské unii. Souhlasím se zásadou, která motivuje kolegyni zpravodajku, totiž že standardy pro ochranu demokracie a základních svobod musí dosahovat určité kvality.
Hromadné sdělovací prostředky mají v dnešním světě nesmírný a stále rostoucí vliv. Je dobré, že se neustále objevují nové a nové formy médií. Zvyšuje to dynamiku a pestrost v tomto sektoru. Domnívám se, že je tady třeba vytvořit systém monitorování a realizace vycházející z ukazatelů plurality sdělovacích prostředků, které jsou nastaveny spolehlivě a objektivně. Měli bychom bránit pluralitu sdělovacích prostředků jako důležitý prvek demokracie a svobody s cílem zaručit přístup ke svobodným a různorodým sdělovacím prostředkům všem obyvatelům Evropské unie.
Kromě toho vidím, že by stálo za to vytvořit chartu mediálních svobod, které by zaručovala nejen sociální práva provozovatelů vysílání a novinářů, ale také svobodu slova.
Roberta Alma Anastase
písemně. - (RO) Pokračující růst cen ropy vyvolává velké obavy z toho, jak se tento pohyb odrazí na hospodářském růstů v rámci Evropské unie, a zejména obavy z negativních dopadů na kupní sílu spotřebitelů a kvalitu života.
Rozhodující je v tomto ohledu zahraniční politika EU. Vzhledem k tomu, že hospodářství EU ve značné míře stále závisí na dovozu energie, je nezbytné zavést společnou energetickou politiku založenou na principu solidarity, bezpečnosti a diverzifikace zdrojů a na trasách externích dodávek.
Jako zpravodajka pro regionální spolupráci v oblasti Černého moře neustále zdůrazňuji důležitost a naléhavost těchto kroků. Dnes však vyzývám Komisi a Radu, aby předložily konkrétní opatření ke snížení energetické závislosti EU v nejbližší budoucnosti. Moje výzva se týká nejen dodávek ropy, ale také dodávek zemního plynu a zahrnuje realizaci projektu Nabucco.
Jan Andersson, Inger Segelström a Åsa Westlund
písemně. - (SV) Hlasovali jsme proti dodatku 1 o zdanění neočekávaných zisků, neboť se domníváme, že navrhovaný text je nejasný a pochybujeme nejen o realizaci, ale ještě více o konečném smyslu návrhu. Hlasovali jsme však pro dodatek prosazující snížení DPH u energeticky úsporných výrobků a služeb, neboť je to jeden z mnoha možných způsobů jak podpořit přechod na energeticky úspornější alternativy. Chtěli bychom však upozornit na to, že daně jsou vnitrostátní záležitostí a rozhodovat o nich mohou jedině jednotlivé členské státy.
Carlos Coelho
písemně. - (PT) Hlasoval jsem pro toto usnesení, protože když upozorňuje na nesoulad mezi hodnotou surové ropy na mezinárodních trzích a konečnou cenou pohonných hmot, daří se mu přistupovat k této citlivé otázce bez emocí, na rozdíl od některých vlád, například té portugalské.
V Portugalsku vyšlo najevo, že ministr Manuel Pinho nejenže vůbec nemá přehled (a jeho pravomoc zasáhnout je omezená), ale také, že se dopustil nepřijatelného zasahování do nezávislosti regulátora. To však je pouze zbožné přání ve volební předehře.
Odmítám jakoukoli administrativní tvorbu cen či fiskální harmonizaci na evropské úrovni.
Souhlasím s daňovým zásahem (DPH a výrobní daň) s podmínkou, že půjde o dočasné řešení, které se bude týkat nejvíce postižených domácností a průmyslových odvětví.
Řešení podle mého názoru v podstatě spočívá v posílení současné regulace cen ropy. Spíše než čekat na prohlášení ministrů nebo stížnosti spotřebitelů, Úřad pro ochranu hospodářské soutěže by měl zakročit v rámci svých pravomocí iniciativy a snažit se překonat obecnou nedůvěru ve svou schopnost mít ropný sektor pod kontrolou. Portugalské veřejné mínění si zaslouží pevnou záruku, že praktiky narušující hospodářskou soutěž nebudou ovlivňovat tvorbu cen. Jestliže se ukáže, že se tak děje, pak Úřad na ochranu hospodářské soutěže musí nezaujatě zasáhnout a udělit výstražné tresty.
Bairbre de Brún
písemně. - Jsem ráda, že mohu podpořit praktické myšlenky, které jsou obsaženy ve většině tohoto usnesení o rostoucích cenách energií. Vnitrostátní a regionální orgány musí co nejrychleji předložit akční pány, aby chránily naše nejzranitelnější občany.
Přechod na obnovitelné zdroje energie spojený s vyšší energetickou úsporností nás ve střednědobém výhledu pomůže ochránit před nevyhnutelnými výkyvy cen, k nimž dochází v souvislosti s používáním fosilních paliv, ale je nutno tady a teď přijmout konkrétní kroky, aby se snížila a odstranila palivová chudoba.
Nesouhlasím však s tím, aby liberalizace trhu energií byla součástí řešení rostoucích cen.
Glyn Ford
písemně. - Hlasoval jsem pro společný návrh usnesení o "Pochopení vývoje cen energií". Hlasoval jsem zároveň proti dodatku 1 vyzývajícímu k zavedení daně z nečekaných příjmů na evropské úrovni. Vzhledem k různé výši poplatků za energie na území Evropské unie toto musí zůstat a mělo by zůstat na úrovni jednotlivých států.
Ian Hudghton
písemně. - Hlasoval jsem proti usnesení o cenách energie. Přestože naprosto souhlasím s tím, že rostoucí ceny energie vyžadují rozhodné politické kroky, odmítám v usnesení obsažené odkazy na "nízkouhlíkovou" energii.
Catherine Stihler
písemně. - Vítám dnešní kladné výsledky hlasování o uznání energetické chudoby a snížení DPH pro energeticky úsporné výrobky.
Jan Andersson, Inger Segelström a Åsa Westlund
písemně. - (SV) Evropská unie může udělat hodně pro omezení problému obezity, na který bychom měli v Parlamentu zaměřit pozornost. Je proto dobře, že Parlament dnes hlasoval pro zprávu o výživě, nadváze a obezitě. Jedním z důsledků tohoto rozhodnutí je, že Parlament nyní vyzývá k zákazu transmastných tuků.
Zároveň jsme však toho názoru, že zpráva se měla mnohem méně zabývat tím, co by měly dělat školy a jakou stravu by měly poskytovat. Myslíme si, že nejlepší je, když se o tom rozhoduje na vnitrostátní nebo místní úrovni.
Carlos Coelho
písemně. - (PT) Boj se závažným problémem v oblasti veřejného zdraví, jimiž jsou onemocnění způsobená nadváhou a obezitou, musí být prioritou již od raného dětství.
Tato zpráva vyzývá členské státy, místní orgány a školské úřady, aby sledovaly a zlepšovaly kvalitu a výživové normy jídel.
Důležité jsou informace o výživové hodnotě potravin, zejména rozdíl mezi přírodními transmastnými kyselinami přítomnými v mase a mléčných výrobcích a umělými, které jsou průmyslově zpracovávány. Etikety na potravinách, které nerozlišují mezi transmastnými tuky, budou pouze mást spotřebitele, vytvářet negativní obraz zdravých mléčných výrobků a nepříznivě ovlivní spotřebu a zhorší veřejné zdraví (snížený příjem důležitých živin, například vápníku a proteinů).
Evropské ukazatele, například obvod pasu, jsou užitečné pro sledování rizikových faktorů, jimž jsou lidé vystaveni v souvislosti s různými chorobami, na nichž se podílí obezita. Přehled o rozšíření břišní obezity usnadňuje plánování účinnějších opatření, která tyto problémy snižují na minimum.
Souhlasím s označováním potravin pomocí barevných kódů, protože spíše než jasné a snadno srozumitelné označení potřebují Evropané znaky, které jim napoví, jaké potraviny si tedy mají vybrat.
Duarte Freitas
písemně.. - (PT) Nadváha a nemoci způsobené stravou představují závažný problém v oblasti veřejného zdraví, a proto boj s obezitou musí být naší prioritou již od nejranějšího dětství.
Zpráva kolegy Foglietty je velice důležitá, neboť vyzývá členské státy, místní subjekty a školské úřady, aby sledovaly a zlepšovaly kvalitu a výživové normy školních jídel.
Domnívám se, že na potravině musí být vždy uvedena informace o výživových hodnotách, zejména údaj o umělých transmastných tucích, protože mají více negativních účinků na zdraví. Nerozlišování mezi umělými transmastnými tuky a přírodními tuky by bylo pro spotřebitele zavádějící a přispívalo by to pouze k vytváření zkreslené představy o některých potravinách živočišného původu, jako je maso a mléčné výrobky, které obsahují přírodní transmastné tuky.
Také jsem hlasoval pro stanovení evropských ukazatelů, jako je obvod pasu a jiné rizikové faktory, které souvisejí s obezitou, protože se domnívám, že v budoucnu mohou být užitečné pro posouzení rizik ohrožujících obyvatelstvo a pro úspěšné provádění opatření.
Marian Harkin
písemně.. - Nemohu podpořit tuto zprávu ani dodatek 6, neboť mám za to, že zpráva o zdraví, jak je tato, by neměla zahrnovat otázky související s daněmi a s DPH.
Ian Hudghton
písemně.. - Hlasoval jsem pro zprávu kolegy Foglietty a vítám bílou knihu o otázkách zdraví souvisejících s výživou, nadváhou a obezitou. Obezita je velkým problémem v celé Evropě a podmínky týkající se obezity a nesprávné výživy mají závažné důsledky napříč společností. U nás doma skotská vláda přijala užitečná opatření na zlepšení výživy v rámci veřejných institucí, jako jsou školy a nemocnice, a takové iniciativy je třeba podporovat v celé Evropě.
Eija-Riitta Korhola
písemně. - (FI) Hlasovala jsem pro zprávu z iniciativy kolegy Foglietty, kterou schválil Výbor pro výživu, nadváhu a obezitu v rámci naší strategie veřejného zdraví. Tleskám zásadnímu názoru, aby průmysl dostal možnost pokusit se snížit zdravotní problémy způsobené nadváhou či obezitou pomocí vlastních mechanismů, ale zároveň by tam byla pověřena Komise, která by dohlížela, aby se například snahy o přiměřenou a odpovědnou reklamu (zejména v případě dětí) nevytrácely a aby se obsah soli, tuku a cukru, které lidé v potravě konzumují, skutečně snižoval.
Je důležité poskytnout spotřebitelům úplné informace o označování potravinových obalů, aby věděli jak si vybrat mezi dobrou, lepší a horší potravinou. Podle mého názoru, a v rozporu se současnou praxí, by v popisu potravinového výrobku měl být uveden obsah umělých transmastných tuků. Hlasovala jsem proti linii, kterou k tomuto naše skupina přijala.
Nicméně jsem podpořila postoj naší skupiny k používání barevných kódů při označování potravin. Etikety s barevnými štítky, jejichž úkolem jasně informovat o tom, jak dobrý je produkt z hlediska zdraví a které vyvolaly řadu diskusí v Evropě, jsou často zavádějící, a nemají tak vůbec žádný význam. Mnoho nákupních řetězců ve Spojeném království se proto snaží s touto praxí, kterou předtím schválili, skoncovat.
Jörg Leichtfried
písemně. - (DE) Budu hlasovat pro zprávu Alessandra Foglietty o bílé knize, která se zabývá strategií pro Evropu týkající se zdravotních problémů souvisejících s výživou, nadváhou a obezitou.
Souhlasím s kolegyní zpravodajkou, že je nutné přijmout restrukturalizační opatření v oblasti zdraví, sportu a výživy. Problémy, jako nadváha a nezdravé stravovací zvyklosti, se častěji vyskytují mezi sociálně a ekonomicky znevýhodněnými vrstvami obyvatelstva. Jedním z prvních způsobů jak tento problém řešit je možné provádět ve školách. K prvním krokům směrem ke zdravějšímu životnímu stylu by patřilo rozšíření počtu hodin tělesné výchovy a zajištění vyvážené stravy pro děti a mládež a věda o výživě by se měla stát povinným předmětem na všech evropských školách. Kromě toho bychom uvítali označování potravinových výrobků, protože by spotřebitelům umožnilo porovnávat výrobky a rozlišovat mezi dobrými a podřadnými potravinami.
Zpráva nenabízí dokonalé řešení, ale skutečně navrhuje některá velice dobrá opatření. Tato opatření mohou některé věci změnit k lepšímu, a proto je hodnotím jako velice prospěšná.
Astrid Lulling
písemně. - (FR) Je chvályhodné, že se Evropská komise zajímá o zdravou stravu a pohybovou aktivitu všech občanů a snaží se předcházet nadváze, obezitě a chronickým nemocem. Rozhodně podporuji záměr burcovat pozornost vzhledem k epidemii obezity, která postihuje tři miliony dětí a 20-30 % dospělých, zatímco 14 milionů dětí a polovina dospělé populace trpí nadváhou.
Jsem ráda, že se začíná uznávat a analyzovat vliv zvýrazňovačů chuti glutamanů, guanylanů a inosinanů - které se v obrovských množstvích vyskytují ve velmi mnoha hotových jídlech a průmyslově zpracovávaných potravinách na chování spotřebitelů.
Současně lituji, že nebyla přijata mnou navrhovaná změna, která se snaží podporovat zdravé stravovací zvyklosti na základě konzultací s evropským sdružením šéfkuchařů Euro-Toques, které se řídí etickým kodexem a podporuje přirozenou kvalitu produktů a ochranu místní produkce. Domnívám se, že by bylo dobré, kdybychom vycházeli z jejich zkušeností, a šířili tak osvědčenou praxi mimo jiné i ve školních jídelnách a rozvíjeli u mladých lidí povědomí o kvalitních potravinách a zdravých stravovacích zvyklostech.
David Martin
písemně. - Vítám zprávu Alessandra Foglietty o bílé knize týkající se zdravotních problémů souvisejících s výživou, nadváhou a obezitou. Zpráva obsahuje řadu dobrých doporučení, jako jsou návrhy na zákaz transmastných kyselin na celém území Evropské unie, neboť bylo zjištěno, že mají spojitost se srdečními chorobami a ženskou neplodností. Připojuji se však ke svým kolegům a podporuji opatření, která jdou dále. Například školy by neměly být v postavení, kdy musí zvažovat možnost reklamy nezdravých potravin v prostorách škol. V mém hlasování se tyto názory promítají.
Dimitrios Papadimoulis
Obezita nabyla rozměrů epidemie. Nejobéznější lidi v Evropě najdeme v Řecku, kde 3 ze 4 osob mají nadváhu a nárůst u rychlého občerstvení (fast food) činí 956 %.
Pro boj s obezitou je nutno teď hned přijmout drastická opatření:
je nutno snížit DPH na ovoce a zeleninu;
je nutno snížit DPH na výrobky zdravé výživy a omezit ochranu tradičních produktů;
je nutno zajistit správnou výživu už od dětství;
je nutno provádět kontrolu potravin ve školních jídelnách a klást důraz na tělesná cvičení;
je třeba zakázat reklamu na výrobky s vysokým obsahem tuku, cukru a soli a zavádějící informace o nich;
je třeba stanovit povinné uvádění jasných informací o výživových hodnotách na etiketách, aby si spotřebitelé mohli vybrat zdravou stravu;
je třeba zakázat syntetické transmastné tuky a zvýrazňovače chuti v průmyslově předpřipravených pokrmech.
Začátkem roku 2009 vstupuje v platnost program dodávek ovoce a zeleniny do škol zdarma navržený Evropskou komisí. Program bude financován z evropských prostředků v celkové výši 90 milionů EUR ročně, doplněných příspěvky jednotlivých států. Řecká vláda musí zajistit finanční prostředky na okamžité zahájení tohoto programu.
Catherine Stihler
písemně. - Srozumitelné označování potravin, které je nutné, nám v boji proti obezitě pomůže. Byla jsem velice zklamaná, že zpráva odmítla povinné označení potravin pomocí barevných kódů na přední straně obalu. Toto opatření plně podporuji. Vítám výzvy k zákazu umělých transmastných kyselin na celém území EU.
Proinsias De Rossa
písemně. - Existuje řada základních zásad, které musí být uplatněny na právo pacientů EU vyhledat péči v jiném než ve svém členském státě.
Nemůžeme připustit, aby ESD prováděl v této oblasti politiku postupného rozhodování, případ od případu. Bude rozhodovat výhradně na tržním základě, a nikoli na základě jedinečnosti zdravotní péče jako netržní všeobecné služby.
V centru naší pozornosti při přípravě právních předpisů v této oblasti musí být zdraví a prospěch pacientů.
Do té doby, vzhledem k existující dohodě, že můžeme harmonizovat své národní zdravotní služby s nejvyššími standardy, musí mít členské státy možnost svobodně plánovat, financovat a řídit služby s cílem poskytovat na svém území vysoce kvalitní veřejné zdravotnické služby.
Konkurence mezi zdravotnickými službami jednotlivých států nesmí být cílem ani výsledkem těchto právních předpisů. Není možné poskytovat služby v nejlepším zájmu pacientů, bude-li ke zdraví přistupováno jenom jako k dalšímu zboží, které lze koupit a prodat. Tím by se podle mě úroveň zdravotní péče snížila.
Hélène Goudin a Nils Lundgren
písemně. - (SV) Toto usnesení uvádí názory na příslušná strategická opatření týkající se takových věcí, jako je ochrana pracovních míst, boj s chudobou, trh práce, integrace starších osob na trhu práce, profesní mobilita a rozdíly v odměňování. Tyto důležité otázky trhu práce nemohou být v žádném případě regulovány prostřednictvím orgánů EU. Členské státy mohou lépe než evropské orgány vytvořit pro tyto oblasti úspěšnou strategii. Veškerá případná mezinárodní koordinace by měla probíhat v rámci celosvětových organizací s širokou demokratickou legitimitou, jako je například Mezinárodní organizace práce. V závěrečném hlasování jsme proto hlasovali proti tomuto usnesení.
Marianne Thyssen
písemně. - (NL) Přesto jsme rádi, že Evropský parlament vyloučil zdravotnické služby z obecné směrnice o službách. Zdravotní péče je konec konců zvláštní oblast, která vyžaduje zvláštní přístup.
Návrh, v souladu s ustálenou judikaturou, musí vycházet ze základního předpokladu, že organizace a financování zdravotní péče spadají do odpovědnosti členských států. To znamená na jedné straně, že volný pohyb pacientů nemůže být právem absolutním, a na druhé straně, že je nutno investovat do vlastního systému zdravotní péče a neexistují žádné výmluvy. Z tohoto předpokladu rovněž nutně vyplývá, že členské státy musí umět pacientovi naúčtovat skutečné náklady.
Musí existovat solidarita, ale zároveň musí existovat i možnost rozdílné péče pro pacienty, kteří ve své zemi přispívají do systému sociálního zabezpečení a platí daně, a pro zahraniční pacienty, kteří do systému nijak nepřispívají.
Je dobře, že máme směrnici, ale každý, kdo je s daným sektorem obeznámen, tuší, že je třeba udělat toho ještě mnohem více. Podle mého názoru klíčovými kritérii zde i nadále zůstává kvalita, dostupnost a finanční udržitelnost zdravotní péče na základě sociálně odpovědné solidarity.
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Yhteisön puitteet ydinturvallisuudelle (keskustelu)
Puhemies
(FR) Esityslistalla on seuraavana Gunnar Hökmarkin teollisuus-, tutkimus- ja energiavaliokunnan puolesta laatima mietintö ehdotuksesta neuvoston direktiiviksi (Euratom) ydinturvallisuutta koskevan yhteisön kehyksen perustamisesta - C6-0026/2009 -.
Gunnar Hökmark
Arvoisa puhemies, mielestäni on oikeudenmukaista sanoa, että olemme nyt energiapolitiikan uudella aikakaudella, jolla energiapolitiikan on oltava yhdenmukaista ilmastonmuutoksen pysäyttämistä koskevan politiikan kanssa, ja samalla se on yhdistettävä energiavarmuutta koskevaan politiikkaan. Noiden kolmen osan - energiapolitiikan, ilmastopolitiikan ja energiavarmuuden - on toimittava yhdessä.
Minun näkökulmastani tämä korostaa ydinvoiman merkitystä. On tärkeää, että nykyisiä ydinvoimaloita hoidetaan mahdollisimman turvallisesti ja varmasti, mutta on myös tärkeää, että meillä on selkeät säännöt sen varmistamiseksi, että Euroopan tulevat voimalat ovat mahdollisimman turvallisia ja varmoja.
Tässä ei ole kyse vain tien tasoittamisesta lisäydinvoimalle. Katson, että sellaiselle politiikalle on sangen laaja tuki Euroopan unionissa, että se on kasvussa ja että meidän on täytettävä velvollisuudet, joita se tuo meille kaikille. Kunnioitan niitä, jotka suhtautuvat epäröiden ydinvoiman käyttöön tai vastustavat sitä, mutta mikä tahansa mielipide tai näkemys meillä onkaan ydinvoimasta, ei voida olla eri mieltä siitä, että ydinvoimaamme koskevien sääntöjen on oltava mahdollisimman turvallisia ja varmoja.
Juuri tästä näkökulmasta haluaisin esitellä tämän mietinnön ydinturvallisuutta koskevasta yhteisön kehyksestä. Sille on oikeusperusta, ja valiokunnassa on keskusteltu, onko kaikki menettelyt toteutettu. Oikeudellisten asioiden valiokunta on lähettänyt teollisuus-, tutkimus- ja energiavaliokunnalle kirjeen, jossa sanotaan, että jos se on uusi ehdotus, tarvitaan uusi lausunto asiantuntijaryhmältä. Minun näkemykseni ja valiokunnan enemmistön näkemys on, että se on tarkistettu ehdotus, jonka parissa olemme Euroopan unionissa työskennelleet lähes seitsemän vuotta. Sitä on muutettu asiantuntijaryhmän lausunnon takia ja parlamentin antaman lausunnon takia, ja minun on sanottava, että nyt on aika tehdä päätös. Toivon, että neuvosto pystyy tekemään päätöksen tänä keväänä.
Jos emme tee päätöstä ja jos viivytämme prosessia, huomaamme, että uusia ydinvoimaloita suunnitellaan ja rakennetaan todellisuudessa ilman tätä yhteisön kehystä. Joten nyt on aika toimia. Ne, jotka yrittävät jarruttaa tätä ydinvoimaa koskevien asenteidensa takia, estävät todellisuudessa Euroopan unionia saamasta yhteisön kehystä, jolla luodaan mahdollisimman turvalliset ja varmat säännöt.
Olen yrittänyt rakentaa mietintöni kolmessa osassa. Ensinnäkin olen yrittänyt luoda selkeän rakenteen jäsenvaltioiden ja hallitusten, luvanhaltijoiden ja kansallisten sääntelyviranomaisten vastuualueista. Toiseksi olen tehnyt hyvin selväksi kansallisten sääntelyviranomaisten riippumattomuuden, ja vahvistan kansallisten sääntelyviranomaisten vaatimuksia, mikä tarkoittaa, että niiden on pystyttävä toimimaan, kun ne havaitsevat riskin siitä, että ydinvoimalassa ei noudateta turvallisuussääntöjä.
Kolmanneksi sisällytämme liitteeseen IAEA:n säännöt sitovina sääntöinä, millä tästä yhteisön kehyksestä tehdään selkeä, tiukka ja luja, ja tähän huomioon päätän puheenvuoroni.
Andris Piebalgs
Arvoisa puhemies, ydinturvallisuus on ehdoton painopisteala Euroopan unionille, kuten esittelijä sanoi, ja haluaisin kiittää esittelijää erittäin vahvasta, selkeästä ja kattavasta mietinnöstä.
Koska ydinenergian käyttö Euroopan unionissa on todellisuutta ja se on sitä myös tulevaisuudessa ja koska ydinturvallisuus ei rajoitu kansallisiin rajoihin, tarvitsemme yhteisön laajuisen kehyksen, jonka tarkoituksena on saada aikaan, ylläpitää ja jatkuvasti parantaa ydinturvallisuutta Euroopan unionissa.
Tämä on tavoite tarkistetussa ehdotuksessa direktiiviksi, jolla luodaan ydinturvallisuutta koskeva yhteisön kehys. Ehdotuksen perustavoitteena on luoda sitova lainsäädäntö, ainoa ratkaisu, jolla tarjotaan takuut, että ydinturvallisuuden jatkuvaa parantamista koskevia politiikkaan ja teollisuuteen liittyviä sitoumuksia seuraavat konkreettiset toimenpiteet. Nämä kansainvälisen atomienergiajärjestön (IAEA) turvallisuusperusteet ja ydinturvallisuutta koskeva yleissopimus muodostavat direktiivin ytimen. Niiden saattamisella osaksi sitovaa yhteisön lainsäädäntöä saataisiin todellisuudessa aikaan oikeusvarmuus.
Ehdotuksella pyritään myös varmistamaan, että ydinturvallisuudesta vastaavat kansalliset sääntelyviranomaiset ovat riippumattomia kaikista hallituksen päätöksentekoelimistä ja kaikista muista järjestöistä, joilla on etuja ydinvoima-asioissa. Ne voivat siten huolehtia pelkästään laitosten turvallisuudesta.
Ehdotuksella pyritään edistämään sääntelyviranomaisten asemaa varmistamalla, että jäsenvaltiot antavat niille riittävästi valtuuksia, toimivaltaa ja henkilöresursseja ja taloudellisia resursseja niiden velvollisuuksien täyttämiseksi.
Tarkistetussa ehdotuksessa otetaan huomioon tulokset kuulemisprosessista, joka aloitettiin vuonna 2004 neuvoston ydinturvallisuutta käsittelevän työryhmän kanssa. Siitä keskusteltiin ennen hyväksymistä Euroopan ydinturvallisuuden sääntelyviranomaisten ryhmän kanssa sekä muilla foorumeilla. Siinä näkyy myös Euratomin perustamissopimuksen 31 artiklassa tarkoitetun tieteellisten asiantuntijoiden ryhmän lausunnon sisältö, ja nykyinen ydinturvallisuutta koskeva ehdotus on alueellisen ehdotuksen toinen tarkistus ydinturvallisuuden alalla. Euratomin perustamissopimuksen 31 artiklalla ei edellytetä, että tieteellisen asiantuntijoiden ryhmä käsittelee tarkistettua ehdotusta. Myös tiivis yhteistyö Kansainvälisen atomienergiajärjestön kanssa on taannut kansainvälisten käytäntöjen noudattamisen.
Komissio on samaa mieltä useimmista ehdotetuista tarkistuksista, joilla vahvistetaan omaksuttua linjaa. Mietinnössä tunnustetaan selkeästi jäsenvaltioiden velvoite noudattaa IAEA:n turvallisuusperusteita ja ydinturvallisuutta koskevan yleissopimuksen säännöksiä sekä pyrkiä vahvistamaan ydinvoiman sääntelyviranomaisten asemaa ja varmistamaan niiden riippumaton päätöksentekoasema.
Siksi olen vakuuttunut, että neuvosto ottaa huomioon parlamentin kannan aina, kun sillä edistetään direktiivin tavoitteiden parantamista ja selkeyttämistä.
Rebecca Harms
Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, parlamentilla ei ole oikeastaan mitään sanottavaa tähän asiaan. Sitä on kuultu ja sitä on käytetty laadittaessa direktiiviä, jolla autetaan pikemmin säilyttämään epävarmuus kuin auttamaan ydinalan turvallisuuden lisäämistä. Direktiivi on merkityksetön kaikille nykyisille ydinvoimaloille Euroopan unionissa. Se on myös merkityksetön suuren riskin hankkeille, esimerkiksi niille, joita tällä hetkellä suunnitellaan Bulgariassa, Slovakiassa ja Romaniassa. Sillä ei ole tässä suhteessa yhtään mitään annettavaa.
Lisäksi, jos se kestää, erityisesti vielä aloittamattoman tulevan suunnittelun osalta, siinä ei viitata nykyisiin korkeimpiin saatavilla oleviin tieteellisiin ja teknisiin normeihin vaan suositellaan periaatteiden noudattamista.
Kysyn itseltäni, miksi me parlamenttina suostumme siihen, että meitä käytetään tällä tavoin tässä symbolisessa eleessä, jolla ei auteta turvamaan kansalaisten turvallisuutta.
Herbert Reul
Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, hyvät kollegat, tekemämme päätös on viisas, ja se on esitetty älykkäästi. Parlamentilta on myös viisas päätös edistää yhtenäistämistä EU:ssa ja laatia enemmän turvallisuutta koskevia sääntöjä. Se on meidän velvollisuutemme.
Hyvä Rebecca Harms, mielestäni olette sangen väärässä toisaalta siinä, että vaaditte koko ajan enemmän turvallisuutta ydinalalla ja valitatte, että ydintekniikassa ei ole riittäviä turvallisuustakeita ja samalla toisaalta käytätte kaikki tilaisuudet estääksenne niitä koskevat päätökset täällä parlamentissa. Ette voi valittaa siitä, että Euroopan parlamentti huolehtii tästä asiasta, ja sitten olla tyytymätön siihen, että ydintekniikka ei ole riittävän turvallista.
Olemme täyttäneet tänään velvollisuutemme. Yritämme edistää ydintekniikan vähimmäisturvallisuustason tarjoamista koko Euroopassa ja samalla, tietysti - kuten olemme yhdessä laajasti tehneet suurella enemmistöllä tämän parlamentin muissa päätöksissä - vakiinnuttamaan ja tukemaan ydintekniikan käyttöä yhtenä monista energialähdevalikoiman vaihtoehdoista. Tässä yhteydessä on myös kysyttävä, miten asiat ovat turvallisuuden kannalta. Vastaus on annettava, me emme vain voi jatkaa sen pyytämistä.
Tämä ehdotus on käsiteltävänä tänään, ja toivon, että se saa huomenna enemmistön äänistä.
Edit Herczog
Päätämme huomenna hyvin merkittävän keskustelun äänestykseen tästä ehdotuksesta, jolla epäilemättä lisätään Euroopan kansalaisten turvallisuutta ja heidän turvallisuuden tunnettaan. Tämän tavoitteena ei ole se, että löydämme ratkaisun, vaan se, että edistymme nykyisen tilanteen osalta. Minun mielestäni yhteisön asetuksen laatiminen on joka tapauksessa vakava askel kansallista sääntelyä kohti. Siksi annamme ehdottoman ja varauksettoman tukemme komission ehdottamalle direktiiville ja Gunnar Hökmarkin mietinnölle. Olemme yrittäneet parantaa sitä lisää ehdottamillamme tarkistuksilla. Mielestäni Euroopan kansalaiset ansaitsevat sen, että edistymme ydinenergiassa, joka tällä hetkellä muodostaa 32 prosenttia sähköntarjonnastamme. Tehdään se sitten yhdessä!
Anne Laperrouze
Arvoisa puhemies, ryhmäni tukee täysimääräisesti tämän direktiivin tavoitetta, joka on sellaisen yhteisön kehyksen laatiminen, jolla taataan ydinvoimaloiden turvallisuuden jatkuva parantaminen Euroopan unionissa ja ylläpidetään sitä.
Parlamenttimme on aina korostanut, että on pantava kiireesti täytäntöön selkeää ja ankaraa lainsäädäntöä ja hyväksyttävä yhteisön tasolla käytännön toimenpiteitä aloilla, jotka liittyvät ydinturvallisuuteen, radioaktiivisen jätteen käsittelyyn ja ydinvoimaloiden käytöstäpoistoon.
Keskusteluissamme on muuan muassa noussut esiin kysymys koulutuksesta ja tiedosta. On olennaista, että Eurooppa, jolla on kokemusta ydinalasta, säilyttää tämän tiedon, erityisesti varmistamalla, että ydinvoimaloiden turvallisuustarkastajat ovat koulutettuja ja päteviä.
Lopuksi, olen tyytyväinen siihen, että teollisuus-, tutkimus- ja energiavaliokunta on hyväksynyt lainsäädäntöpäätöslauselmaan tarkistuksen, jossa kehotetaan Euroopan komissiota kuulemaan asiantuntijaryhmää perustamissopimuksen 31 artiklan mukaisesti.
Toistan: vaadimme avoimuutta ja haluamme selkeää ja ankaraa lainsäädäntöä. Olen kiitollinen esittelijällemme, Gunnar Hökmarkille.
Paul Rübig
(DE) Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, tällä hetkellä käsiteltävänä olevaa ehdotusta on pidettävä myönteisenä. Haluaisin kiittää komission jäsentä Piebalgsia ja edeltäjäänne, komission jäsentä Palaciota, joka oli jo ymmärtänyt, että turvallisuuden miettiminen on tärkeää. Mielestäni on myös tärkeää parantaa kansallisten sääntelyelinten riippumattomuutta.
Jos kaikkien muiden maiden sääntelyelimet olisivat yhtä riippumattomia kuin Ranskan sääntelyelin, olisimme jos edistyneet paljon. Olisi tietysti parempi, jos meillä olisi EU:n laajuinen sääntelyelin, joka pystyy poistamaan vaaralliset ydinvoimalat runkoverkosta vertaisarviointiprosessin nojalla. On myös tärkeää, että meillä on tiukat ja pakolliset turvallisuusnormit ja että EU:n sääntelyviranomaisen avulla varmistetaan, että sulkeminen toteutetaan.
Turvallisuus ja suojelu ovat erittäin tärkeitä kansanterveydelle, ja ne saavat täyden tukemme. Tässä suhteessa on tehtävä enemmän tulevaisuudessa.
Atanas Paparizov
(BG) Myös minä haluaisin käyttää tilaisuuden hyväkseni ja mainita, miten tärkeä komission ehdotus on ydinturvallisuutta koskevalle puitedirektiiville. Mielestäni tällä asiakirjalla tarjotaan hyvä perusta sitovien asetusten laatimiselle Euroopan unionissa tästä aiheesta ja takuun tarjoamiselle kaikille maille, mukaan luettuna ne, jotka eivät käytä ydinenergiaa, siitä, että Euroopan unionissa tuotettu ydinenergia on turvallista.
Haluan korostaa, että olen tyytyväinen tarkistuksiin, jotka hyväksyttiin ja jotka esitin erityisesti direktiivin soveltamisalan määrittelystä, millä varmistetaan parhaiden käytäntöjen säännöllinen vaihto jäsenvaltioiden välillä ja jaetaan selkeämmin vastuu maiden, luvanhaltijoiden ja sääntelyelimen välillä.
Haluaisin korostaa, että tällä direktiivillä korostetaan jälleen kerran kaikkien maiden oikeutta päättää omasta energialähdevalikoimastaan myös silloin, kun ne sisällyttävät siihen ydinenergian, jolla säästetään hiilidioksidia ja joka on edullinen ympäristölle.
Andris Piebalgs
Arvoisa puhemies, kuten aivan oikein on sanottu, tämän ehdotuksen tavoitteena on luoda yhteisön laajuinen kehys. Ei ollut helppoa saada tätä aikaan. Perustimme työmme läntisen Euroopan ydinturvallisuusviranomaisten järjestöön ja ydinturvallisuutta ja ydinjätehuoltoa käsittelevän eurooppalaisen korkean tason ryhmän kokemukseen. Työskentelimme myös yhdessä neuvoston kanssa, sillä se on käsitellyt pääasiassa samoja ehdotuksia vuonna 2003.
Mielestäni tällä saadaan aikaan asianmukainen tasapaino tässä vaiheessa, mielestäni sillä annetaan EU:n kansalaisille selkeä käsitys siitä, että yhteisön laajuinen kehys on olemassa. Olen varma siitä, että tämä kehys kehittyy ajan myötä, mutta pidän Gunnar Hökmarkin mietintöä erittäin myönteisenä, koska sillä vahvistetaan ehdotusta ja säilytetään tarvitsemamme tasapaino. Kansalliset sääntelyviranomaiset ovat vastuussa maissaan toimivien laitosten turvallisuudesta. Nämä kysymykset ovat niin arkaluontoisia, että emme voi, eikä meidän pitäisi väistellä niitä, vaan meidän on jatkuvasti parannettava ydinvoiman turvallisuusnormeja. Mielestäni saamme siihen tällä direktiivillä tilaisuuden.
Gunnar Hökmark
Arvoisa puhemies, aivan ensiksi on minun mielestäni tärkeää sanoa, että kenenkään ei pitäisi vastustaa turvallisuustason nostamista ja turvallisuussääntöjen vahvistamista. Vain sen takia, että ei pidetä ydinvoimasta ja vastustetaan sen käyttöä, ei pitäisi pyrkiä vähättelemään tarvitsemiemme sääntöjen merkitystä.
Tässä mielessä on minun mielestäni edistysaskel, että saamme yhteisen yhteisön kehyksen, koska sillä luodaan johdonmukaisuutta, avoimuutta ja mahdollisuus taata yhteinen kehityksemme kohti korkeampia normeja. Tätä direktiiviä todella sovelletaan nykyisiin voimaloihin, koska sillä lisätään kansallisten sääntelyviranomaisten merkitystä ja riippumattomuutta - mikä on elintärkeää - ja sillä tasoitetaan meille tietä koko ajan korkeampien vaatimusten takaamiseksi, jotta saataisiin aikaan eräänlainen "kilpajuoksu huipulle".
Puhutaan tästä hyvin suoraan. Meillä on tulevaisuudessa ydinvoimaa, riippumatta siitä, mitä me kaikki täällä tänään sovimme asiasta. Mielestäni on tärkeää, että voimme luoda perustan useampien ydinvoimaloiden rakentamiselle. Niiden on oltava luotettavia ja yleisen mielipiteen on luotettava niihin, mutta - mikä on vielä tärkeämpää - ydinvoiman hallinnoinnissa on oltava huomattavaa ja todellista turvallisuutta, kuten pitäisi olla kaikessa, mitä teemme.
Nykyiset säännöt ovat hyviä ja vahvoja, mutta teemme niistä johdonmukaisempia, ja se on edistysaskel. Haluaisin kiittää teitä yhteistyöstä ja keskustelusta. Mielestäni olemme saaneet aikaan paremman tuloksen, ja toivon, että neuvosto kuuntelee tätä mielipidettä.
Puhemies
- (FR) Keskustelu on päättynyt.
Äänestys toimitetaan keskiviikkona 22. huhtikuuta 2009.
Kirjalliset lausumat (142 artikla)
John Attard-Montalto
Haluaisin kiinnittää huomiota Marsaxloqqin lahden ympäristötilanteeseen. Maltan viehättävin lahti tuhoutui, kun sinne rakennettiin voimala. Se vaikutti alueen asukkaiden, ja erityisesti Marsaxloqqin asukkaiden, terveyteen. Nyt lahteen suunnitellaan jätteenpolttolaitosta, ja jälleen alueen asukkaita uhkaa ympäristöpainajainen. Terveydelle aiheutuu lisäksi vaara, jota ei voida arvioida.
Kun olin asiassa asianajajana ja yritin estää voimalan rakentamisen lahteen, pystyin todistamaan, että päästöt eivät suinkaan haihtuneet ilmaan. Jotkin päästöt olivat liian raskaita haihtuakseen ja ne laskeutuivat voimalan lähelle. Avoimilla paikoilla olleet laatat värjäytyivät selvästi ruosteen värisellä aineella. Kävi ilmi, että tahrat olivat peräisin päästöistä. Mikä tilanne sitten on, kun ilmastoon päästetään lisää päästöjä jätteenpolttolaitoksesta?
Vladimir Urutchev
Miltei kuuden vuoden viiveen jälkeen EU on tänään lähellä ydinturvallisuutta koskevan direktiivin hyväksymistä, merkittävän poliittisen asiakirjan Euroopan ydinenergialle, jota käytetään tuottamaan melkein kolmannes EU:n sähköstä.
Jäsenvaltioilla on yksinomainen oikeus päättää itse, luottavatko ne ydinenergiaan. Sekä tämän energiamuodon hyväksyville että sen hylkääville maille on aivan yhtä tärkeää, että ydinenergiaan sovelletaan korkeimpia turvallisuusnormeja.
Pidän myönteisenä IAEA:n perusturvallisuusperiaatteiden sisällyttämistä direktiivin liitteeseen. Sillä varmistetaan, että ydinturvallisuusnormien parhaasta kehityksestä tulee olennainen osa EU:n lainsäädäntöä, jota jäsenvaltiot sitoutuvat noudattamaan.
Yleisesti hyväksyttyjen ydinturvallisuusvaatimusten puute EU:ssa mahdollisti sangen lähimenneisyydessä sen, että jotkin EU:hun liittyneet valtiot säätivät ydinenergiansa osalta sellaisten poliittisten ratkaisujen perusteella, jotka eivät vastaa ilmastonmuutoksen rajoittamista ja energiatoimitusten varmuutta koskevia EU:n nykyisiä tavoitteita.
Kun EU:ssa on suunnitteilla tai rakenteilla monia uusia ydinvoimaloita, ydinturvallisuusdirektiivin oikea-aikainen hyväksyminen ei ole vain oikeutettua vaan myös pakollista niiden takuiden takia, jotka sillä tarjotaan väestön turvallisuudelle ja mielenrauhalle.
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Papel y situación de las mujeres inmigrantes en la UE (debate)
El Presidente
De conformidad con el orden del día, se procede al debate del informe de la señora Kratsa-Tsagaropoulou, en nombre de la Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género, sobre la inmigración femenina: papel y situación de las mujeres inmigrantes en la Unión Europea.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou
Señor Presidente, señor Comisario, Señorías, el informe que he tenido el honor de redactar en nombre de la Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género pretende contribuir a ampliar el debate y nuestra acción política en torno a la cuestión de la inmigración mediante la introducción del parámetro de la inmigración femenina.
Este parámetro cada vez es más importante por el hecho de que en la Unión Europea ampliada aumenta de modo constante el número de mujeres procedentes de distintas regiones del mundo que inmigran solas, como migrantes económicas independientes, o con sus familias o por otros motivos. Representan aproximadamente el 54 % del total de inmigrantes, aunque no es una cifra exacta.
En la actualidad todos somos conscientes de que nuestros objetivos de desarrollo y cohesión social están directamente relacionados con la gestión de los flujos migratorios, garantizando que los inmigrantes sean valorados e integrados en nuestras comunidades. Por ello, la "feminización" -si me permiten la expresión- de la inmigración constituye un nuevo reto que debe estudiarse y tenerse en cuenta en todas nuestras políticas. Las mujeres inmigrantes -ya sea en el ámbito personal o como miembros de sus familias- pueden constituir un valor añadido tanto para nuestras comunidades como para sus comunidades de origen.
En nuestro informe se hace referencia a los problemas a los que se enfrentan las mujeres inmigrantes. Estos problemas tienen que ver con la discriminación que sufren en el mercado laboral y la educación y, más concretamente, con el reconocimiento de sus titulaciones y sus aptitudes profesionales, y estos problemas tienen como consecuencia el desempleo y la pobreza. También se hace referencia a los casos de violación de los derechos humanos, tales como la violencia y la explotación sexual, cuestiones que hemos debatido y condenado en numerosas ocasiones en el Parlamento Europeo.
Asimismo quisiéramos aclarar los problemas a los que se enfrentan las mujeres en determinadas comunidades inmigrantes, en las que son víctimas de estereotipos culturales y religiosos que provocan su marginalización. Los casos de matrimonios forzados y los delitos de honor son aún peores.
La idea básica de nuestro informe y la resolución que proponemos es por una parte la protección de los derechos de los inmigrantes y, por otra, la mejora de su integración en el mercado laboral y la vida social. En primer lugar esto significa la aplicación del acervo comunitario para eliminar la discriminación, impedir el tráfico de seres humanos y estipular la reagrupación familiar y los derechos de las mujeres como miembros acompañantes de la familia.
El informe reconoce el derecho de los Estados miembros a decidir sobre las cifras y las normas conforme a las que aceptan a los inmigrantes en su país. Por lo tanto, dentro de este marco de legislación nacional, apoyamos el respeto por los derechos de las mujeres, sus derechos familiares y, lo que es aún más importante, los derechos de la infancia, conforme a los protocolos y convenios internacionales.
Señor Presidente, señor Comisario, Señorías, reconocemos que la integración es un complejo proceso bidireccional. Por ello, junto con este marco de acogida y respeto por los derechos de los inmigrantes, que debemos aplicar con una coordinación adecuada y haciendo uso de todas nuestras políticas, debemos cooperar seriamente con los países de origen y las comunidades inmigrantes de nuestros países, de forma que podamos preparar la adecuada integración de los inmigrantes y, lo que es aún más importante, de las mujeres inmigrantes, ya que son las que menos conocen sus derechos así como las prestaciones y obligaciones que se derivan de los mismos. Estos tienen que ver con el idioma, con las autoridades, con nuestros valores, con el potencial de las profesiones vocacionales y con la posibilidad de participar en el sistema educativo de sus hijos. Por lo tanto nuestros objetivos de desarrollo y prosperidad y nuestra lucha por la solidaridad, la justicia en todo el mundo y la protección de los derechos humanos se conseguirá de un modo mejor.
Quisiera manifestar mi más sincero agradecimiento a todos los Grupos políticos que han enriquecido mi trabajo con su participación y nos han ayudado a elaborar un texto cohesivo, que respeta la subsidiaridad y el acervo legal comunitario e internacional, que incluye además un planteamiento valiente y profundo de los verdaderos problemas y retos.
Franco Frattini
Vicepresidente de la Comisión. (IT) Señor Presidente, realmente tengo el deber de felicitar a la ponente por este informe.
Comparto en líneas generales sus observaciones, en primer lugar por lo que respecta al acceso al empleo. Creo que el papel de la mujer puede contribuir a la realización en Europa de una política de desarrollo y trabajo realmente equilibrada y completa. Como sabrán, este es uno de los objetivos de la Estrategia de Lisboa y es, sobre todo, un modo de garantizar a las mujers su plena inserción en la sociedad y una vida realmente independiente. Por ello, apoyo plenamente la insistencia que se hace en el tema del empleo.
Apoyo asimismo la insistencia en el tema de la integración de las mujeres inmigrantes, en primer lugar por lo que respecta al aprendizaje de la lengua. El aprendizaje de la lengua del país en que se vive debe ser un elemento fundamental de la integración de todos: hombres, mujeres, jóvenes y niños. En particular, por lo que respecta a las mujeres, observamos un retraso a la hora de garantizar un acceso real a la lengua que se habla en el país de acogida, y este es un factor que frena y dificulta la integración.
Como recuerda justamente la ponente, el tema de la integración está vinculado al indispensable diálogo intercultural e interreligioso. Creo que la Unión Europea se basa en valores absolutos de respeto de la dignidad de todas las mujeres y todos los hombres y, por tanto, no se puede aceptar, en ningún caso, que se humille la dignidad del ser humano, en este caso la dignidad de la mujer, que es exactamente lo contrario de un símbolo de integración.
Observo con preocupación los casos en que, por ejemplo, las mujeres se ven obligadas a llevar a la fuerza símbolos de sumisión de su condición femenina, como los velos que les cubren íntegramente la cara y no permiten verlas. Son símbolos que, por desgracia, se concilian mal con la integración y hacen pensar en la subordinación de las mujeres.
Considero absurdo asimismo que en algunos países europeos exista el denominado delito de honor, que más bien llamaría "delito de deshonor", e indudablemente promoveré aún más iniciativas para acabar con este delito. A mi juicio, hay que tratarlo con dureza y no con suavidad, por el hecho de que atacan, con motivaciones de este tipo, valores absolutos como la vida, la integridad física y la dignidad de las personas.
En el marco de la aplicación de la directiva europea sobre la reunificación familiar queremos prestar especial atención a la lucha contra los matrimonios forzados. Este es otro tema sobre el cual trabajaré. Como saben, se trata de una directiva vinculante para los Estados miembros. En su aplicación a escala nacional prestaré especial atención a las formas de violencia en el ámbito familiar, como los matrimonios forzados y los matrimonios poligámicos -que las leyes de la Unión Europea y de los Estados miembros no permiten-, y a las garantías ofrecidas a las mujeres en caso de separación o divorcio, para que no puedan ser calificadas de ciudadanas de segunda clase cuando su matrimonio se rompe.
En el ámbito de las directivas sobre los solicitantes de asilo y los refugiados, creo que es preciso subrayar un aspecto. Por primera vez, la discriminación de las mujeres debe ser razón suficiente para obtener la condición de refugiada. Creo que el hecho de estar sometida a actos violentos en el marco familiar o a mutilación genital femenina, o de estar obligada a contraer un matrimonio forzado, justifica por sí solo el reconocimiento de la condición de "refugiada" a la mujer que acredite estar expuesta a esos riesgos.
Por último, deseo señalar una vez más a la ponente, con toda sinceridad, un aspecto en el que albergo dudas, a saber, la plena equiparación de la condición de las mujeres inmigrantes ilegales y de las mujeres inmigrantes legales. Creo que es un ámbito en el que hay que garantizar derechos absolutos a todas las personas, sin diferencia de condición. Es evidente que los derechos a asistencia sanitaria, a tratamientos médicos de urgencia y a unas mínimas condiciones de subsistencia no pueden negarse solo porque, durante un tiempo, tal vez en espera de la repatriación, se resida en un país ilegalmente.
Hay sin duda un zócalo de derechos comunes, pero me parece que no debemos ir más allá y confundir los dos planos. Existe una situación de inmigración ilegal que tiene normas y tratamientos. La situación de inmigración legal es diferente. Equiparar ambas por completo transmite un mensaje peligroso, y evidentemente este es el punto en el que trabajamos, a fin de establecer una política europea equilibrada tanto sobre la inmigración ilegal como sobre la inmigración legal.
Amalia Sartori
en nombre del Grupo del PPE-DE. - (IT) Señor Presidente, Señorías, me complace intervenir para apoyar el informe de la señora Kratsa-Tsagaropoulou, aunque lo haga con cierta amargura, pues el pasado fin de semana recibimos de nuevo una noticia trágica en relación con las mujeres, a saber, la muerte por lapidación de una mujer en Bagdad el sábado 21 de octubre.
Creo que todos somos conscientes de que solo si las mujeres gozan de una dignidad igual en todo el mundo podrá producirse un cambio también en los grandes problemas a que se enfrenta el mundo de hoy. En esta lógica y con esta convicción, es decir, con la convicción del valor de la mujer y del papel que puede desempeñar hoy y mañana para que este mundo se oriente hacia una solución de convivencia pacífica, he valorado el trabajo desarrollado por la señora Kratsa-Tsagaropoulou, en el que se tiene en cuenta, ante todo, el hecho de que las mujeres inmigrantes son en cierto modo un caso especial.
Preferiríamos que no fuese así, pero es así. En un mundo en el que la división es aún tan clara -y para gran parte del mundo se trata aún de una división de derechos y deberes-, creo que tratar del mismo modo a mujeres y hombres inmigrantes sería probablemente equivocado, como siempre es equivocado tratar del mismo modo situaciones diferentes.
Es necesario, por tanto, que la Unión preste una atención especial a la inmigración femenina, que tenga en cuenta también los aspectos que no caracterizan en cambio a la inmigración masculina, una atención que creo podemos encontrar en el informe de la señora Kratsa-Tsagaropoulou, que por tanto pienso apoyar.
Marie-Line Reynaud
en nombre del Grupo del PSE. - (FR) Señor Presidente, quiero dar las gracias de todo corazón a la señora Kratsa por su compromiso y su sentido de la cooperación. Este informe de propia iniciativa es, a mi entender, uno de los más importantes en materia de derechos de las mujeres sobre los que hayamos tenido que pronunciarnos desde el comienzo de la legislatura.
En efecto, la situación de las mujeres inmigrantes ha sido un tema durante demasiado tiempo descuidado por nuestros Gobiernos, a pesar de que su número aumenta y son ahora la mayoría de las personas que llegan al territorio de la UE. Ellas tejen los primeros vínculos sociales y de integración entre sus familias y los habitantes nacionales. Este informe propone numerosas orientaciones con miras a poner fin a la doble discriminación, étnica y sexual, que a menudo sufren estas mujeres.
Celebro, en particular, que se hayan integrado en este informe una serie de disposiciones relativas a las mujeres inmigrantes ilegales, pues conforman una subcategoría privada de derechos y, por tanto, más vulnerable. Por ello, es fundamental que estas mujeres puedan beneficiarse, cualquiera que sea el Estado miembro en que residan, de derechos elementales, como el acceso a una asistencia médica de urgencia y una asistencia jurídica y la posibilidad de escolarizar a sus hijos, como sucede en mi país.
Por último, me satisface que figure en este texto otro punto en el que tengo especial interés, a saber, el estatuto de las mujeres que llegan al territorio de la Unión en el marco de una reagrupación familiar. En efecto, a menudo solo tienen existencia jurídica a través de sus maridos, lo que las sitúa en una posición de dependencia absoluta. Este informe pide que se les conceda lo antes posible un estatuto independiente y autónomo y, sobre todo, que conserven automáticamente dicho estatuto en caso de separación de la pareja.
Espero, pues, que este informe sea aprobado por una amplia mayoría en nuestro Parlamento y que las ambiciosas propuestas que contiene no queden en letra muerta.
Hiltrud Breyer
en nombre del Grupo Verts/ALE. - (DE) Señor Presidente, Señorías, este informe de la señora Kratsa-Tsagaropoulou -el cual agradezco- da alas a los derechos de las mujeres, especialmente al de las mujeres inmigrantes, cosa que era necesaria desde hace tiempo.
Durante demasiado tiempo hemos dado por hecho una actitud de relativismo cultural hacia las mujeres inmigrantes. Me complace ver que el informe incorpora algunos de los aspectos por los que hemos presionado, como el requisito de que se comuniquen los casos de mutilación genital y que se apliquen sanciones, si fuese preciso, conforme al derecho penal en el caso de los matrimonios a la fuerza, algo necesario desde hace tiempo. Espero que también podamos hacer que los cursos de lengua sean obligatorios para las mujeres migrantes, ya que el idioma es un importante componente de la integración y sin estos no podrían beneficiarse de sus derechos.
Debemos poner fin a la situación en la que las jóvenes de familias que han migrado a Europa quedan exentas de asistir a las clases educativas y deportivas, obligatorias para otros, así como aquellas en las que algunas son sacadas de la escuela o incluso se les prohíbe asistir. Debemos ser resueltos respecto a esta cuestión y hablar de ella de forma clara y audible.
También consideramos muy importante que las mujeres adquieran un estatus legal independiente del de sus maridos, y en este sentido quisiera dirigirme al Comisario Frattini personalmente, ya que, recientemente he solicitado en una pregunta por escrito que se me informase sobre el hecho de si comparte mi preocupación relativa a la serie de sentencias emitidas en varios Estados miembros que, en el modo en que concedían los subsidios estatales, refrendaban en la práctica la poligamia.
Me ha horrorizado que un Comisario con responsabilidad en cuestiones de justicia me haya dicho que el objeto de la poligamia era la protección de las mujeres. La bigamia está prohibida en Europa y me gustaría obtener una respuesta del señor Comisario, ya que no puedo imaginarme que conscientemente haya permitido que se manifieste que la poligamia pretende proteger a las mujeres, mientras determinadas formas de parejas homosexuales están proscritas.
Feleknas Uca
en nombre del Grupo GUE/NGL. - (DE) Señor Presidente, Señorías, estoy muy agradecida a la señora Kratsa-Tsagaropoulou por su vasto informe, el cual refrendamos plenamente en el Grupo Confederal de la Izquierda Unitaria Europea/Izquierda Verde Nórdica, y que amplía considerablemente la información disponible sobre las mujeres inmigrantes en la UE.
Sabiendo como sabemos que, en la actualidad, las mujeres constituyen el 54 % del total de los inmigrantes, es totalmente incomprensible e impactante lo ignorantes que se muestran los Gobiernos europeos hacia esa realidad y lo poco que hacen para satisfacer las necesidades específicas de estas mujeres.
Quiero pedir especialmente que aprovechemos esta oportunidad para hacer notar las flagrantes deficiencias que existen en las políticas de integración de los Estados miembros, esperando que las mujeres inmigrantes se adapten al sistema en silencio y sin dificultad, sin exigir nada y permitiendo al mercado laboral nacional que saque el mayor beneficio posible de ellas. Cuando los países cierran los ojos durante décadas ante los retos que plantean los inmigrantes y les hacen pagar el pato por su integración insuficiente, creo que no es más que otra prueba de la ignorancia y la ceguera política.
Me gustaría que hubiese una gestión de la migración sensible a la dimensión de género que fuese coherente a la hora de tomarse en serio los derechos de las mujeres inmigrantes a la educación, la salud, la seguridad y la independencia, y de garantizar que cada vez más mujeres inmigrantes puedan acceder a dichos derechos. Si esto no se hace, corremos el riesgo de que aumente el tráfico de mujeres, la explotación de las empleadas de hogar, el aislamiento social de las mujeres y la violencia doméstica.
Roberta Angelilli
en nombre del Grupo UEN. - (IT) Señor Presidente, Señorías, ante todo quiero felicitar a la ponente por el excelente trabajo que ha realizado y, en particular, por haber puesto de manifiesto importantes prioridades para garantizar una inmigración entendida ante todo como integración bidireccional -que por tanto encierra aspectos sociales, lingüísticos y culturales-, es decir, una integración basada en el respeto mutuo de derechos y deberes.
Entre los primeros derechos que deben garantizarse a las mujeres inmigrantes está el de prevenir y combatir los delitos de honor, los matrimonios forzados, las mutilaciones genitales o cualquier otra forma de imposición violenta y explotación. A este respecto he presentado, en nombre de mi Grupo, una enmienda en la que se destaca la necesidad de llevar a cabo amplias campañas de información dirigidas justamente a las mujeres inmigrantes, para que reciban información sobre sus derechos y las estructuras a las que pueden dirigirse en caso de necesidad.
Por último, es preciso que la Unión Europea adopte al fin disposiciones específicas, de modo que aliente también a los Estados miembros a elaborar leyes que prohíban explícitamente algunos de los delitos y cuestiones de los que ya hemos hablado. En conclusión, deseo agradecer al Comisario Frattini el compromiso que ha manifestado también esta tarde, el compromiso con el que la Comisión desea abordar estos problemas.
Urszula Krupa
en nombre del Grupo IND/DEM. - (PL) Señor Presidente, el gravísimo problema de la emigración, especialmente de mujeres, debido a la creciente globalización y las complejidades de la vida actual también debería considerarse desde el punto de vista del daño irreparable causado a sus países de origen. Por otra parte debo mencionar el problema del aumento de la pobreza en los países explotados por los ricos y desarrollados. No cabe duda de que existen casos en los que la oportunidad de abandonar la patria puede ser positiva. Sin embargo, los emigrantes se aíslan de una comunidad unida por su historia, sus tradiciones y su cultura. Un individuo que podría haber contribuido a la mejora del bien común se marcha. Cuando esa persona empieza desde cero en una cultura diferente y con un idioma distinto está trabajando en beneficio de otra sociedad. Con frecuencia se abusa de estas personas debido a sus circunstancias. Por ello es esencial contar con la correspondiente legislación, especialmente respecto a la protección social y el derecho del individuo al trabajo. El documento que se está debatiendo en cierto modo destaca esto. Asimismo es importante una escala de valores adecuada, en la que se otorgue un lugar a los valores morales además de a la ganancia estrictamente material, y en la que el trabajo humano se considere en el sentido más amplio de la palabra, aunque esto último no debería implicar una interferencia con las vidas personales de las mujeres que desean tener hijos y sacar adelante una familia.
Esther Herranz García
(ES) Señor Presidente, la emigración es necesaria y es también enriquecedora para nuestra sociedad, cultural, económica y socialmente, y hoy no vamos a decir lo contrario. Pero sí es verdad que puede traernos problemas si no la gestionamos bien.
No debe ser nunca un problema, porque nosotros tenemos que hacer que no lo sea cuando hacemos estas leyes en todas las Cámaras de la Unión Europea. Pero, si los Parlamentos no tienen cuidado, pueden causar problemas que se transforman en xenofobia y en racismo en las sociedades, y es precisamente eso lo que se trata de evitar.
Se ha cometido un error al realizar este informe, pues no se ha abarcado únicamente la emigración legal, sino que se han equiparado la legal y la ilegal. Esto es un mensaje peligroso, porque puede hacer que algunas mafias se froten las manos al escuchar determinadas cosas que se dicen en ese informe.
La democracia, que es el sistema que afortunadamente nos rige a todos nosotros, se basa en la libertad del individuo, y esta se garantiza con el respeto a la ley, tanto a la de los Estados miembros -porque este es un problema subsidiario-, como a los Reglamentos y a las Directivas que tengamos ahora o en un futuro.
Lo importante es el respeto a la ley. Y me temo que algunas de las enmiendas presentadas por la izquierda radical no respetan la ley de los Estados miembros y van contra la igualdad, contra la democracia y contra la libertad de los individuos.
Por tanto, yo pediría una reflexión sobre esas enmiendas que intentan llamar a las mafias, confundir a los emigrantes y atraer más inmigración ilegal, porque pueden prestar un flaco favor a los emigrantes y a todos los ciudadanos europeos, por los efectos llamada, por el trajín y el negocio de las mafias y porque no quedan claros los criterios para la concesión de los permisos de residencia.
Por último, quiero hacer una referencia: respecto de los casos de mutilación o matrimonios forzados, yo pido a esta Cámara y a la Comisión aquí presente que, cuando hablemos con esos terceros Estados y les concedamos dinero para cooperación, si de verdad apostamos por las mujeres y por su igualdad, antes de entregarles el dinero les exijamos que respeten los mínimos derechos fundamentales.
Edite Estrela
(PT) Me gustaría empezar felicitando a la señora Kratsa-Tsagaropoulou. Estamos de acuerdo en que la política europea de inmigración debe incorporar la dimensión de género y la situación de las mujeres en los Estados miembros, ya que sufren una doble discriminación: sexual y ética, como ya han mencionado anteriores oradores. Es más, sufren la discriminación en la sociedad anfitriona y en su propia comunidad.
La implicación de las mujeres inmigrantes en todas las áreas de la vida social del país anfitrión constituye un factor esencial para hacer que estén menos aisladas y permitirles ayudar a las generaciones más jóvenes a integrarse. Para que esto suceda es necesario derribar algunas barreras, empezando por la del idioma. En determinadas comunidades inmigrantes, las mujeres no solo están marginadas, sino que también son obligadas a casarse y se ven sometidas a prácticas humillantes y crueles, como la mutilación genital. Asimismo son víctimas de los delitos de honor, como ha mencionado el señor Frattini. Los Estados miembros tienen la obligación de hacer todo lo que puedan por poner fin a estas prácticas delictivas, cuyas víctimas tienen motivos justificados para que se les conceda asilo.
Luisa Morgantini
(IT) Señor Presidente, Señorías, agradezco a la señora Kratsa-Tsagaropoulou la sensibilidad que la caracteriza y las positivas propuestas sobre el papel y la condición de las mujeres inmigrantes en la Unión Europea, tanto de las legales como de las ilegales.
Se trata de mujeres inmigrantes que están discriminadas en el trabajo, violadas física y mentalmente, utilizadas como mercancías para el tráfico sexual, privadas de libertad y de pasaporte, chantajeadas por prácticas patriarcales y asesinadas por delitos de honor. No obstante, quisiera recordar a todos que, en realidad, esas mujeres son usadas y explotadas por las familias europeas y los empresarios europeos. Muy a menudo están solas, con el dolor de haber dejado a sus hijos en su país de origen. Trabajan como cuidadoras, aliviando las penas y la soledad de ancianos y enfermos, y no tienen seguridad. A este respecto, creo que debemos hacer mucho.
Estas mujeres representan un alto porcentaje de la mano de obra inmigrante y un recurso para los países europeos. No solo son víctimas, sino que son mujeres distintas entre sí que, en estos años, se han organizado en asociaciones, han buscado relaciones y han creado redes con otras mujeres autóctonas. Piden acceso a la información, a los servicios sanitarios y a la vivienda. Quieren ser protagonistas de su vida, y debemos ayudarlas. Por esta razón, debemos integrar la lucha contra las discriminaciones en las demás políticas generales y aplicar en todos los Estados miembros las directivas de que se ha dotado la Unión Europea -de las que también ha hablado el Comisario Frattini-, desde la acogida hasta la ciudadanía activa. Las experiencias de las mujeres inmigrantes y su crítica de la desigualdad contribuyen a allanar el camino hacia la democracia en relación con las escasas diferencias que existen.
Bogusław Rogalski
(PL) Señor Presidente, en la actualidad estamos presenciando una migración en masa que tiene causas muy diversas. Existe una migración económica, en la que el objetivo es ganar más y mejorar el nivel de vida. Es el tipo de migración más común. Luego está la migración para reunificar a una familia o huir de la persecución en el país de origen.
El desarrollo tecnológico ha permitido que en la actualidad cada vez sea más fácil y barato viajar, con lo que el problema de la inmigración no hace más que aumentar. Por lo tanto nos corresponde adoptar las medidas adecuadas para abordar el creciente número de llegadas, especialmente a Europa. La solución sensata a largo plazo sería evitar la discriminación hacia los extranjeros, especialmente hacia las mujeres, que constituyen la mayoría. En la actualidad demasiados inmigrantes están siendo relegados a los márgenes de la sociedad. Los Estados miembros deberían crear mejores condiciones para que los inmigrantes se integren en nuestras sociedades, al tiempo que mantienen con orgullo su origen. Esto nos permitiría adelantarnos al problema de alienar a los inmigrantes, que genera frustración y en ocasiones violentos altercados, y cuyo resultado es muy a menudo una vida de pobreza.
Edit Bauer
- (SK) La Comunicación de la Comisión sobre el futuro demográfico de Europa manifiesta que durante las próximas cinco décadas la población activa de los Estados miembros disminuirá notablemente, se calcula que unos 48 millones de personas.
Incluso una hipótesis optimista que incluya la reanudación del crecimiento demográfico y el descubrimiento de nuevas fuentes de productividad seguiría dejando a Europa con la necesidad de una importante entrada de nuevos inmigrantes, cifrada en 40 millones de personas. Puede que este sea el mayor reto al que se enfrente la Unión Europea.
El informe que tenemos ante nosotros, por el que me gustaría dar las gracias a la señora Kratsa-Tsagaropoulou, indica que la posición de las mujeres inmigrantes desempeña un papel fundamental en el proceso. Este grupo de mujeres merece una atención especial, no solo porque a menudo son objeto de discriminación, sino porque tienen una misión esencial a la hora de facilitar la integración de la primera y segunda generación de inmigrantes; por lo tanto, el acceso de dichas mujeres a la educación tiene una importancia fundamental. Dadas las circunstancias que plantean estos retos, la necesidad de desarrollar procedimientos comunes para la integración de los inmigrantes y de idear procedimientos comunes relativos a la política de inmigración es urgente e inevitable. Los diversos planteamientos adoptados por cada Estado generan una confusión innecesaria.
Los acontecimientos en el terreno del tráfico de seres humanos y el contrabando humano también apuntan a una necesidad cada vez mayor de políticas de inmigración claras, de transparencia, de reglamentos inequívocos y de acceso al mercado laboral común. La falta de oportunidades legítimas fomenta claramente las actividades ilegales, y hace que los inmigrantes ilegales se vean expuestos en gran medida a todo tipo de violaciones de los derechos humanos y abandonados sin la ayuda a la que en otras circunstancias tendrían derecho como víctimas.
Sin embargo, es esencial que en nuestras deliberaciones futuras hagamos una distinción clara entre la política de asilo, la inmigración legítima y la inmigración ilegal. La confusión de estos términos daría lugar a nuevos e innecesarios malentendidos.
Britta Thomsen
(DA) Señor Presidente, señor Comisario, Señorías, quisiera dar las gracias a la ponente por este importante informe, que viene muy a cuento. La naturaleza de la inmigración en Europa ha sufrido un cambio. En la actualidad vienen más mujeres que hombres a Europa, ya que existe una gran demanda de trabajadoras en el sector de la asistencia sanitaria y los servicios operativos. Sin embargo, el mercado laboral en cuestión también se caracteriza por una gran economía sumergida en la que no se aplican las reglas normales de remuneración, horarios y entorno de trabajo. Por lo tanto, las mujeres se ven en una situación muy vulnerable, sin protección económica ni social, y muchas de ellas realizan trabajos que no les brindan la oportunidad de legalizar su situación.
Su vulnerabilidad hace que estas inmigrantes ilegales corran un mayor riesgo de ser víctimas de abusos, tanto físicos como mentales, al tiempo que su propio estado de ilegalidad las convierte en una presa fácil para aquellos que desean abusar de ellas y explotarlas sexualmente en el lugar de trabajo. Especialmente corren el riesgo de que se les nieguen sus derechos fundamentales y de convertirse en víctimas de la violencia y la discriminación en sus vidas cotidianas. Muchas de ellas no informan de las agresiones por miedo a ser deportadas.
Es imprescindible que establezcamos las condiciones para dar mayor protagonismo a las mujeres inmigrantes. Necesitamos garantizar que los Estados miembros, a través de su legislación, tienen en cuenta los problemas a los que se enfrentan las mujeres inmigrantes. Las mujeres que son víctimas del tráfico de seres humanos o que se ven expuestas a la violencia deberían tener la oportunidad de que se les concedan permisos de residencia temporales, además de tener derecho a asistencia jurídica y al acceso a la atención sanitaria y los servicios sociales, independientemente de si tienen el derecho legal o no a permanecer en el país en cuestión.
Pia Elda Locatelli
(IT) Señor Presidente, Señorías, comparto el informe de la señora Kratsa-Tsagaropoulou y de él quiero destacar, manifestando mi acuerdo, que la aplicación en la Unión de la Directiva sobre el reagrupamiento familiar es insatisfactoria y que es necesario modificarla a fin de reducir los plazos de adquisición de un estatuto autónomo para el cónyuge, casi siempre la mujer, y garantizarle el mantenimiento de dicho estatuto en caso de separación, divorcio o viudedad.
Subrayo además la importancia de algunos instrumentos de intervención comunitaria, en particular el programa Daphne, porque completan las lagunas de las políticas nacionales, demasiado a menudo carentes de respeto de la dimensión de género, tanto por lo que respecta a los contenidos de las políticas como a la recogida de los datos. Por último, el informe exhorta a incluir el riesgo de mutilaciones genitales femeninas entre los motivos de solicitud de asilo.
Estoy de acuerdo, pero creo que ha llegado el momento de incluir entre los motivos de solicitud de asilo otros factores de represión de la sexualidad femenina, como la homosexualidad y los denominados comportamientos adúlteros en los países en que dichos comportamientos se sancionan violentamente. Pienso, a este respecto, en la muerte por lapidación en Irán.
Emine Bozkurt
(NL) Señor Presidente, las mujeres inmigrantes como grupo, por muy vulnerables que puedan ser, constituyen una oportunidad más que un problema. Son vulnerables porque pueden verse expuestas a la discriminación, no solo por ser mujeres, sino también por ser musulmanas, somalíes o marroquíes. También son vulnerables a la violencia doméstica, porque no hablan la lengua local o porque son económicamente dependientes de sus cónyuges o padres. Por lo tanto, debemos respaldarlas impidiendo que la violencia doméstica y los delitos de honor queden impunes, pero esto no puede conseguirse solamente con normas más estrictas. No basta con que las mujeres tengan derechos sobre el papel; también deben poder hacerlos valer en la práctica, ya que, en la práctica, a una mujer que depende de un maltratador doméstico de poco le servirán sus derechos sobre el papel.
Por ello debemos promover la independencia económica de las mujeres inmigrantes, contrarrestando, por ejemplo, la discriminación en el mercado laboral. La economía se beneficia cuando son más las mujeres inmigrantes que participan en el mercado laboral. Otra oportunidad que no nos podemos permitir perder es el efecto positivo que las mujeres inmigrantes pueden tener en la integración de sus hijos en la nueva sociedad. Por ello, como comunidad anfitriona, debemos estar abiertos a apoyar a las mujeres inmigrantes y a entrar en contacto con ellas, ya que este también es su lugar. Me complace que la señora Kratsa-Tsagaropoulou haya tratado estos aspectos con profundidad en su excelente informe, por el que quisiera darle las gracias.
Teresa Riera Madurell
(ES) Señor Presidente, quiero felicitar a la ponente y destacar una idea. Toda política de inmigración debe considerar ciertamente las especificidades de género, pero también las diferencias entre las comunidades emigrantes, puesto que las causas de la doble discriminación que sufren las mujeres emigrantes y los problemas que de ello se derivan son distintos según la motivación que las ha llevado a emigrar.
Si las mujeres que emigran solas por motivos económicos encuentran empleo, este suele ser de bajo nivel, y a veces en puestos de trabajo no declarados, lo que no les da ni la independencia ni la seguridad que buscaban, pero les permite relacionarse e ir avanzando en su integración. Sin embargo, las mujeres que emigran por reunificación familiar suelen permanecer en su casa, sin tener la oportunidad de familiarizarse con la sociedad de acogida ni la posibilidad de aprender la lengua, lo que dificulta su integración y aumenta su aislamiento.
La designación del año 2007 como "Año europeo de la igualdad de oportunidades para todos" y de 2008 como "Año europeo del diálogo intercultural" deberá servir para sensibilizar a la ciudadanía sobre esta situación, siempre dura pero diversa, de las mujeres emigrantes, y para poner en práctica políticas igualitarias e integradoras, acordes con cada situación.
Franco Frattini
Señor Presidente, Señorías, deseo hacer solamente una breve reflexión después de escuchar muchas intervenciones con las que estoy de acuerdo. En primer lugar, señora Breyer, quiero decirle que siempre he considerado y consideraré el matrimonio poligámico contrario a la ley y una grave violación del derecho de las mujeres a elegir libremente. Puedo confirmarle, pues, que seguiré moviéndome en esta dirección.
Algunas de las diputadas que han intervenido -la señora Angelilli y la señora Morgantini- han planteado el tema de la comunicación. Creo que -si puedo decirlo así- dar una voz a las mujeres inmigrantes de un modo más directo y potente puede ser de gran ayuda, también para elaborar políticas europeas de defensa más fuertes. "Dar una voz" quiere decir poner a disposición de estas personas medios eficaces para poder hablar y ser escuchadas. En caso contrario, nos arriesgamos -permítanme decirlo- a que la voz de esas mujeres sea sometida a un filtro también por parte de la propia comunidad en que residen.
En muchos países de Europa se registran casos de segregación personal y sumisión de mujeres inmigrantes. Es el sector, entre los muchos de los que me ocupo, en el que recibo el menor número de denuncias individuales. Si lo comparo con otros sectores relativos a la protección de los derechos fundamentales de las personas, la violencia individual contra las mujeres en las comunidades inmigrantes es el motivo por el que llegan menos denuncias de casos específicos. ¿Por qué? Porque hay miedo a denunciar esos casos, porque no llegan a la comunicación, porque las propias mujeres son objeto de violencia para que no revelen los abusos que padecen dentro del territorio libre y democrático de los Estados miembros. La comunicación es, pues, una cuestión absolutamente capital.
Por último, y precisamente para contribuir a este esfuerzo de integración, quisiera señalar que en la primavera de 2007 publicaré un manual europeo sobre la integración, que se publicará en todas las lenguas habladas en los países de la Unión Europea, en el que describirán casos de integración efectiva en las ciudades, provincias y regiones en que se han observado. Con la difusión de millones de ejemplares de este manual práctico, daremos a conocer ejemplos positivos para que puedan ser imitados. Son ejemplos que llegan del mundo de las entidades territoriales. Puedo decirles que hasta ahora el sector con respecto al cual tengo menos información es precisamente el de la integración de mujeres inmigrantes.
Por tanto, me dirijo a ustedes para que en los próximos meses me hagan llegar ejemplos concretos, positivos y también negativos, sobre los cuales yo pueda intervenir. De otro modo, seguiremos haciendo importantes declaraciones de principios sin después traducirlas en actos concretos, que es en cambio lo que yo quiero hacer.
El Presidente
El debate queda cerrado.
La votación tendrá lugar mañana a las 12.00 horas.
Declaración por escrito (artículo 142 del Reglamento)
Zita Gurmai
(EN) Un gran número de inmigrantes, especialmente mujeres, se enfrentan a distintos tipos de discriminación y están amenazados de exclusión social. El mayor reto para nosotros es cómo integrarlos en la sociedad, ayudarlos a acceder a una educación adecuada que les ayude a conseguir más oportunidades de empleo y así contribuir al desarrollo del Proyecto Europeo.
El marco jurídico adecuado no es más que una cara de la moneda. La otra es la aplicación de los compromisos jurídicos por parte de las autoridades nacionales competentes y la voluntad de los inmigrantes de respetar las normas y valores europeos fundamentales y de integrarse en la sociedad.
Las políticas de integración, si son acertadas, encierran un gran potencial, puesto que un mayor empleo de inmigrantes podría ayudar a avanzar en los objetivos de empleo de Lisboa.
Ninguna medida puede tener éxito sin un diálogo apropiado y frecuente con las comunidades inmigrantes. Los diálogos son herramientas perfectas para supervisar los procesos de integración, conocer los intereses mutuos, las intenciones, las pretensiones y obligaciones, y determinar y si es preciso cambiar los métodos y los programas de inclusión.
El próximo Año europeo de la igualdad de oportunidades en 2007 y el Año del diálogo intercultural en 2008 serán una buena oportunidad potencial para facilitar a las sociedades inmigrantes amplia información sobre sus derechos y oportunidades y también sobre lo que Europa espera de ellas.
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Guinean tilanne (keskustelu)
Puhemies
(EN) Esityslistalla on seuraavana neuvoston ja neuvoston julkilausuma Guinean tilanteesta.
Cecilia Malmström
Arvoisa puhemies, siirrymme yhdestä aiheesta toiseen. Tämä on hyvin vakava ja tärkeä aihe, jonka parlamentin jäsenet ovat nostaneet esiin ja päättäneet liittää asialistalle.
Maanantaina 28. syyskuuta yli 100 ihmistä sai surmansa Conakryssa Guineassa, kun Guinean turvallisuusjoukkojen jäsenet ampuivat mielenosoittajajoukkoa kohti. Guinean kansalaiset olivat kokoontuneet pääkaupungin stadionille osoittaakseen mieltään Guinean tilapäisen sotilaallisen johtajan kapteeni Moussa Dadis Camaran oletettuja aikeita vastaan pyrkiä presidentiksi. Lopullinen kuolonuhrien määrä ei ole vielä tiedossa, koska sotilaat myös kokosivat ruumiita sen sijaan, että he olisivat sallineet sen, että ne laskettaisiin julkisissa ruumishuoneissa. Tässä vaiheessa emme tiedä näiden traagisten tapahtumien todellisia mittasuhteita. Haavoittuneiden ihmisten määrän sanotaan olevan ainakin 1 200, ja silminnäkijät ovat kertoneet, että sotilaat raiskasivat naisia Conakryn kaduilla.
Väkivaltaisen sorron aikana useat oppositiojohtajat haavoittuvat, ja heidät pidätettiin väliaikaisesti. Edelleen pidätettyinä olevien protestoijien määrä ei ole tiedossa. Univormuihin pukeutuneet miehet penkoivat oppositiojohtajien taloja ja ryöstivät kauppoja. Seuraavana päivänä kapteeni Camara antoi televisiolausunnon, jossa hän ilmaisi surunvalittelunsa surmansa saaneiden perheille, ja hän vieraili joidenkin haavoittuneiden luona. Hän julisti kahden päivän mittaisen kansallisen suruajan ja lupasi tutkia väkivaltaisuustapahtumia. Hän sanoutui irti surmatöistä toteamalla, että hänellä ei ollut valtaa hirmuteoista vastuussa oleviin sotilaisiin.
Euroopan unioni tuomitsi välittömästi ja määrätietoisesti nämä julmat ja tyrmistyttävät tapahtumat. Puheenjohtajavaltion julkilausuma, korkean edustajan Solanan antama julkilausuma ja Euroopan komission jäsen De Guchtin antama julkilausuma julkistettiin seuraavana päivänä. Meidän on vaadittava pidätettyjen vankien vapauttamista sekä tapahtumien perusteellista tutkimista.
Guinean väkivaltaisuudet tuomittiin maailmanlaajuisesti. YK:n turvallisuusneuvostolle esitettiin viime keskiviikkona selonteko maan tapahtumista. Afrikan unioni tuomitsi tapahtumat ja päätti laatia raportin mahdollisista toimista, joihin olisi ryhdyttävä. Länsi-Afrikan talousyhteisöä (ECOWAS) vaadittiin tekemään kattava kansainvälinen selvitys asiasta. Kuten tiedätte, parlamentti tuomitsi perustuslain vastaisen vallanvaihdon, ja 15. tammikuuta 2009 antamassaan päätöslauselmassa se vetosi ihmisoikeuksien kunnioittamiseen ja perustuslaillisen järjestyksen pikaiseen palauttamiseen. EU päätti aloittaa kuulemiset Cotonoun sopimuksen 96 artiklan nojalla, ja EU:n kehitysapu jäädytettiin, humanitaarista apua ja demokraattiselle siirtymäprosessille tarkoitettua tukea lukuun ottamatta.
Emme ole olleet ainoita, jotka ovat toimineet näin. Kansainväliset kumppanimme ovat noudattaneet toimintalinjaamme. Afrikan unioni ja ECOWAS päättivät erottaa Guinean määräajaksi, kunnes se palauttaisi demokraattisesti valitun parlamentin tai hallituksen. Afrikan unionin ja ECOWASin yhdessä johtama ja Euroopan unionin kanssa yhdessä toimiva kansainvälinen kontaktiryhmä perustettiin. Maaliskuussa sotilasjuntta sopi opposition kanssa vaalien järjestämisestä vuoden 2009 loppuun mennessä, mikä antoi kohtalaisesti toivoa rauhanomaisesta ja demokraattisesta muutoksesta. Kapteeni Camara antoi lupauksensa siitä, että yksikään vallankaappaajien johtajista ei toimisi poliittisissa viroissa. Kansallisen siirtymäajan neuvoston oli määrä ohjata muutosprosessia ja valmistella perustuslakiin tarvittavat muutokset helpottaakseen vaalien järjestämistä.
Mitä sitten voimme tehdä estääksemme uudet väkivaltaisuudet, ja miten voimme auttaa Guinean kansaa, jotta heidän oikeutettu tahtonsa demokratian, oikeusvaltion, rauhan ja kehityksen saavuttamisesta toteutuisi? Tärkeimpiä toiminta-alueita on kolme. Ensinnäkin meidän on jatkettava ja lisättävä poliittista painostusta Conakryn hallintoa kohtaan, erityisesti kansainvälisen kontaktiryhmän yhteydessä. Kapteeni Camaran päätös olla ottamatta ohjia käsiinsä saattaa mahdollistaa rauhan palautumisen. Burkina Fason presidentin Blaise Compaorén nimitys kriisin sovittelijaksi ECOWASin ja kansainvälisen kontaktiryhmän toimesta on hyvin myönteinen merkki, ja Euroopan unioni on puheenjohtajavaltion kautta ilmoittanut tyytyväisyytensä nimitykseen. Toivomme, että hänen sovittelutoimensa edistävät osaltaan varman, rauhanomaisen ja kestävän ratkaisun löytämistä Guinean tilanteeseen.
Toinen asia on se, että mahdollisuuksia määrätä kohdennettuja sanktioita väkivaltaisuuksiin syyllistyville olisi tutkittava lisää. Meidän on koordinoitava tätä lähestymistapaa Afrikan unionin ja muiden kansainvälisten ja kahdenvälisten kumppanien kanssa. Addis Abebassa järjestettävä tuleva EU-Afrikka-ministeritroikka ja Guineaa koskeva 12. lokakuuta Abujassa pidettävä kokous ovat tässä mielessä tärkeitä tapahtumia.
Kolmantena asiana meidän olisi jatkettava humanitaarisen avun tarjoamista siviiliväestölle sekä tuettava demokratiaan siirtymisen prosessia. Viimeksi mainittu riippuu kuitenkin Guinean siirtymäkauden viranomaisten uskottavasta halukkuudesta aloittaa jälleen rauhanomainen ja rakentava vuoropuhelu ja sitoutua selkeästi uusista väkivaltaisuuksista pidättäytymiseen sekä kansalaisten ihmisoikeuksien ja poliittisten vapauksien kunnioittamiseen. Aiomme tehdä kaikkemme auttaaksemme Guinean kansaa tässä kriittisessä tilanteessa, ja aiomme päättäväisesti tukea paluuta siviili-, perustuslailliseen ja demokraattiseen hallitukseen vapaiden ja avoimien vaalien kautta. Aiomme kannustaa kaikkia Guineassa olevia sidosryhmiä pidättymään väkivaltaisuuksista ja pyrkimään rauhanomaiseen ja demokraattiseen muutokseen.
Filip Kaczmarek
PPE-ryhmän puolesta. - (PL) Arvoisa puhemies, arvoisa neuvoston puheenjohtaja Malmström, Guinean kriisi on mielestäni osoitus laajemmasta ongelmasta, joka ilmenee valitettavasti monissa Afrikan maissa. Ongelmana on demokraattisen instituutioiden heikkous sekä täysin kehittyneille siviiliyhteiskunnille tyypillisten mekanismien kehittymättömyys ja jopa niiden puuttuminen. Tämä on Euroopalle tärkeää, eikä vain siksi, että olemme sitoutuneita omiin arvoihimme, vaan asia on tärkeä myös puhtaasti pragmaattisista syistä.
Keskustelemme kehitysyhteistyön tehokkuudesta melko usein. Tämä ei ole epätavallista, koska olemme tämän avun suurimpia lahjoittajia, ja meidän on oltava kiinnostuneita siitä, että sitä käytetään tehokkaasti. Meidän on kuitenkin ymmärrettävä, ettemme etene tämän tehokkuuden saavuttamisessa, mikäli kehitysyhteistyötä hyödyntävät maat eivät ole sellaisessa asemassa, että ne voivat tarjota vähimmäistakeita siitä, että apua hyödynnetään hyvin. Tilanne on kuitenkin se, että tällaisia takeita on vaikea antaa ilman demokratiaa ja siviiliyhteiskuntaa.
Eilen kapteeni Camara syytti Ranskaa siitä, että se oli nöyryyttänyt afrikkalaisia katkaisemalla suhteensa Guineaan. Tämä ei kuitenkaan pidä paikkaansa. Ranska ei ole nöyryyttänyt afrikkalaisia. Kapteeni Camara on itse nöyryyttänyt maanmiehiään ja afrikkalaisia. Hän on nöyryyttänyt heitä antamalla surmatöiden ja raiskauksien tapahtua. Ranskan ja Ranskan hallituksen reaktio on perusteltu ja oikea, ja meidän kantamme olisi oltava yhtä päättäväinen ja ankara.
Tämä on paradoksi, mutta tilanne on melko yksinkertainen. Emme voi olla reagoimatta julmaan toimintaan, jollaista Guineassa on nähty. Meidän on vaadittava väkivallan käytön lopettamista. Neuvoston puheenjohtaja Malmströmin tavoin katson, että Burkina Fason presidentin tehtävä on erittäin hyvä asia, ja toivotan hänelle menestystä. Toivokaamme, että tehtävä osoittautuu tehokkaaksi. Meidän olisi myös tuettava Afrikan unionia, joka on ilmoittanut sanktioiden määräämisestä, mikäli siviilihallintoa ei palauteta.
Tiedämme Ruotsin sitoutumisesta demokratian rakentamisprosessiin. Tiedämme myös, että juuri tämä on puheenjohtajavaltion todellinen painopiste kehityspolitiikan saralla. Tiedämme myös, että Ruotsin hallituksella on sekä kokemusta että mainetta menestymisestä tällä alalla. Sen vuoksi haluan ja toivon, että tämä sitoumus on tehokas ja tuottaa myönteisiä tuloksia Guinean kaltaisessa hyvin vaikeassa ja äärimmäisessä tilanteessa.
Patrice Tirolien
Arvoisa puhemies, Guinean poliittista tilannetta ja turvallisuutta koskevat huolestuttavat tapahtumat edellyttävät Euroopan unionilta päättäväistä toimintaa. Kuten tiedätte, 28. syyskuuta 2009 Guinean hallituksen alaiset sotilaat suorittivat verisiä sortotoimia kaikki oppositiopuolueet yhdistävää rauhanomaista mielenosoitusta vastaan. Toimien seurauksena 157 ihmistä sai surmansa, ja tuhannet haavoittuivat, ja osa heistä joutui erityisen häpeällisten raiskausten ja silpomisten kohteeksi. Guinean tasavalta on maa, joka on kokenut vain kaksi diktatuurihallintoa itsenäistymisestään lähtien vuonna 1958. Tästä kamalasta kierteestä on aika tehdä loppu.
Euroopan unioni, sen jäsenvaltiot ja sen toimielimet ovat jo tuominneet Moussa Dadis Camaran vallankaappauksen 28. joulukuuta 2008. Menettelyn mukaan neuvosto sovelsi sitten Cotonoun sopimuksen 96 artiklaa etenemissuunnitelman laatimiseksi Guinean viranomaisten kanssa, ja sitä on tarkoitus käyttää demokraattisen muutoksen lähtökohtana. Tämä toimenpiteiden luettelo, johon sisältyy erityisesti vapaiden ja avoimien vaalien järjestäminen sekä sitoumus siitä, että Demokratian ja kehityksen kansallisen neuvoston CNDD:n jäsenet, erityisesti Moussa Dadis Camara, eivät asetu ehdolle näissä vaaleissa.
Kapteeni Camaran päätös lykätä vaalien järjestämistä kevääseen 2010 ja hänen kieltäytymisensä aloittaa keskustelu siitä, asettuuko hän ehdolle Guinean presidentiksi, olivat merkki siitä, mitä olisi tulossa tapahtumien nykyisen kehittymisen myötä. Näin ollen 28. syyskuuta verisesti tukahdutetun mielenosoituksen tarkoitus oli nimenomaan vedota junttaan, jotta se kunnioittaisi sitoumuksiaan. Conakryssa vallassa olevan hallituksen reaktio osoittaa todelliset aikeet varsin selvästi: kaikki demokraattisen opposition muodot on eliminoitava oman vallan säilyttämiseksi.
Tämän johdosta kansainvälinen yhteisö on yksimielisesti tuominnut nämä väkivaltaiset teot ja Guinean hallinnon. Parlamentin kalatalousvaliokunta on järkyttynyt näistä verilöylyistä, minkä vuoksi se on aivan perustellusti kieltäytynyt äänestämästä kalastussopimuksesta Euroopan unionin ja Guinean välillä.
Nyt näiden viimeisten tapahtumien valossa Euroopan parlamentti haluaisi tietää, mitä päätöksiä neuvosto aikoo tehdä tämän tilanteen käsittelemiseksi. Ensinnäkin, aikooko neuvosto vaatia kansainvälisen tutkintalautakunnan perustamista 28. syyskuuta tapahtumia varten? Miten neuvosto aikoo toimia varmistaakseen, että CNDD pitää kiinni sitoumuksistaan, toisin sanoen vapaiden ja avoimien vaalien järjestämisestä mahdollisimman pian ja ilman, että Moussa Dadis Camara tai kukaan toinen CNDD:n jäsen asettuu ehdolle? Cotonoun sopimuksen 96 artiklasta kysytään, mihin toimiin neuvosto aikoo ryhtyä Guinean junttaa vastaan? Lopuksi kysytään, mitä konkreettisia sitoumuksia neuvosto on tehnyt tukeakseen ECOWASin, Afrikan unionin ja Guineaa koskevan kansainvälisen kontaktiryhmän tekemiä eri aloitteita?
Niccolò Rinaldi
Arvoisa puhemies, arvoisa neuvoston puheenjohtaja Malmström, hyvät parlamentin jäsenet, ensinnäkin haluan osoittaa myötätuntoani Conakryn uhreille sekä niiden 30 afrikkalaisen parlamentin jäsenen puolesta, jotka kuuluvat liberaalidemokraattiseen verkostoon AKT:n ja EU:n yhteisessä parlamentaarisessa edustajakokouksessa. Tapasimme heidät viime viikolla keskustellaksemme Guinean tilanteesta yhdessä Guinean liberaalipuolueen puheenjohtajan kanssa. Kyseinen puolue on valitettavasti joutunut suoraan väkivaltaisuuksien kohteeksi.
Kuten puheenjohtajavaltio Ruotsi jo mainitsikin, siitä, mitä tietyissä kysymyksissä olisi tehtävä, esitämme seuraavat pyynnöt: ensinnäkin vaadimme yhdessä Afrikan unionin kumppanien kanssa edelleen vangittuina olevien vankien ja poliittisten johtajien vapauttamista. Toiseksi meidän on vaadittava, että maassa pidetään vapaat ja demokraattiset vaalit ilman, että niihin osallistuu Demokratian ja kehityksen kansallisen neuvoston jäseniä. Kolmanneksi vaadin, että otetaan arkailematta käyttöön täsmällisiä sanktioita, koska meidän on joka tapauksessa esitettävä hyvin selkeä kannanotto tehdyistä julmuuksista. Neljäntenä asiana haluamme nostaa esiin kalastussopimukseen liittyvän kysymyksen. Me ALDE-ryhmän jäsenet äänestimme sopimusta vastaan kalatalousvaliokunnassa ja näin ollen edistimme sopimuksen jarruttamiseksi tarvittavan määräenemmistön syntymistä niin pitkälle kuin mahdollista. Katsomme, että tämä on yksi niistä tärkeistä päätöksistä, joka neuvoston on tehtävä.
Viidentenä asiana meidän on laadittava kohdennettuja ohjelmia uhrien ja erityisesti naisten auttamiseksi. He ovat joutuneet raiskauksen uhreiksi ja tarvitsevat varmasti erityistä apua. Viimeisenä on kysymys oikeudesta. Pidämme ratkaisevan tärkeänä sitä, että kansainvälisen tutkintalautakunnan lisäksi myös kansainvälinen rikostuomioistuin tutkii asiaa perusteellisesti. Olemme sitä mieltä, että jos Conakryn uhreista pitää ottaa jotakin opiksi, opetus on se, että jälleen kerran on vahvistettava, että oikeuden on tapahduttava ja että tämänkaltaisiin rikoksiin Afrikassa tai muualla syyllistyvät eivät voi päästä kuin koira veräjästä.
Eva Joly
Arvoisat puhemiehet, arvoisat ministerit, hyvät parlamentin jäsenet, emme voi olla hiljaa sellaisten traagisten tapahtumien edessä, jotka tapahtuivat Guineassa viime viikolla. Tapa, jolla väkivaltaa käytettiin vastustajia ja erityisesti naisia kohtaan, on todellakin tyrmistyttävää ja tuomittavaa.
Haluan ilmaista tukeni uhreille sekä heidän perheilleen, joista jotkut odottavat edelleen rakkaittensa ruumiiden palauttamista. Juntta vei nämä ruumiit pois peittääkseen todellisen verilöylyn jäljet.
Neuvoston ja komission nyt aloittamien toimien lisäksi parlamentin asema on sellainen, että voimme reagoida näihin väkivaltaisuuksiin ja lähettää vahvan sanoman Guinean hallitukselle hylkäämällä kalastuskumppanuussopimusta käsittelevän mietinnön, josta meidän on tarkoitus äänestää seuraavassa täysistunnossa.
Kehitysyhteistyövaliokunta hylkäsi jo syyskuussa yksimielisesti Euroopan unionin ja Guinean välisen kalastussopimuksen ja ilmaisi epäilynsä Euroopan unionin myöntämien varojen käytöstä. Sen ohella, että lienee epäasianmukaista varata määrärahoja eurooppalaisten veneiden saamien kalasaaliiden perusteella ottamatta huomioon kalavaroja ja paikallisväestöön kohdistuvia vaikutuksia, viimeaikaiset tapahtumat herättävät meissä sen pelon, että näitä varoja käytetään sotilaallisiin tarkoituksiin Guinean kansaa vastaan.
Hyvät kuulijat, Euroopan parlamentti ei voi tukea kalastussopimusta Guinean kanssa, kun uhrien haavat ovat vielä tuoreet. Jos hyväksyisimme sen, välittäisimme Guinean hallitukselle vääränlaisen sanoman. Se olisi skandaali, jolle en voi antaa tukeani.
Marie-Christine Vergiat
Arvoisa puhemies, hyvät kuulijat, monien muiden täällä olevien uusien Euroopan parlamentin jäsenien tavoin minuun teki vaikutuksen se tapa, jolla täällä käydyissä keskusteluissa ja erityisesti puhemies Buzekin johtamissa keskusteluissa on kiinnitetty huomiota ihmisoikeuksiin. Allekirjoitan tämän täysin, koska syy, miksi olen täällä ja miksi olin listan kärjessä Euroopan parlamenttivaalien aikana Ranskassa, on ennen kaikkea se, että olen järjestöaktivisti ja tarkemmin ottaen ihmisoikeusaktivisti.
Tässä ominaisuudessa en voi suhtautua välinpitämättömästi Guinean tapahtumiin, koska mukana oli ihmisoikeusaktivisteja ja yleisemmin kansalaisyhteiskunnan edustajia, joita pidätettiin, joita raiskattiin, kun kyse oli naisista, ja joita surmattiin 28. syyskuuta. Yli 150 ihmistä sai surmansa, ja yli 1 250 loukkaantui yhden päivän aikana, kuten totesitte, arvoisa eurooppaministeri Malmström. Sortoa jatkettiin seuraavina päivinä, ja se jatkuu edelleen huolimatta siitä, että nämä ihmiset - kuten täällä on myös todettu - saapuivat paikalle rauhanomaisesti muistuttaakseen kapteeni Camaraa hänen omista sitoumuksistaan. Silminnäkijöiden antamien runsaiden lausuntojen mukaan ei ole epäilystäkään siitä, että päinvastoin kuin kapteenin antamissa ilmoituksissa todetaan, näihin väkivaltaisuuksiin syyllistyivät lähellä hallitusta toimineet joukot.
Tilanne maassa on sekava, mutta koska kansalaisjärjestöt ovat järjestäytyneet uudelleen Guinean kansalaisjärjestöjen kansallisen neuvoston piirissä, ne vetoavat kansainväliseen yhteisöön avun saamiseksi. Muutaman viime kuukauden aikana kansallinen neuvosto on toiminut esimerkkinä näissä Afrikan maissa järjestämällä valtavan prosessin Guinean kansalle kapteeni Camaran tekemien sitoumusten perusteella.
Guineasta meille tulevat uutiset ovat hälyttäviä. Ei riitä, että pidämme vain puheita täällä Euroopan parlamentissa. Tämä keskustelu pidetään meidän pyynnöstämme, Euroopan yhtyneen vasemmiston konfederaatioryhmän / Pohjoismaiden vihreän vasemmiston pyynnöstä, mutta meidän on mentävä eteenpäin. Vaadimme, että mielenosoituksen tukahduttaminen tuomitaan selkeästi.
Arvoisa neuvoston puheenjohtaja, puhuitte meille kohdennetuista sanktioista. Voitteko kertoa tästä enemmän? Arvoisa neuvoston puheenjohtaja, asiasta, joka liittyy vainojen välittömään lopettamiseen, vangittujen vapauttamiseen sekä näitä tapahtumia tutkivan kansanvälisen tutkintalautakunnan perustamiseen, olin sitä mieltä, että etenimme asiassa oikeaan suuntaan. Voisitteko kuitenkin antaa meille hieman enemmän tietoja myös tästä?
Kerroitte meille myös, että kaikki tuki on jäädytetty humanitaarista apua ja elintarvikeapua lukuun ottamatta. Mielestämme tämä on vähintä, mitä on tehtävä, mutta miten voimme tukea maata käytännössä sen siirtymisessä kohti demokratiaa?
Arvoisa puhemies, haluamme päätöslauselman, josta voimme äänestää seuraavassa Strasbourgin täysistunnossa, jotta Euroopan parlamentti ei vain rajoittuisi pitämään puheenvuoroja, vaan ryhtyisi toimiin tekemällä päätöksen, kuten se kykeni tekemään viime tammikuussa. Sanon tämän vielä kerran: asialla on nyt kiire. Ruohonjuuritasolla toimivat järjestöt varoittavat meitä etnisen konfliktin vaarasta. Meidän ei pidä odottaa uutta Ruandaa, ennen kuin toimimme. Ihmisoikeuksia on suojeltava Afrikassa aivan kuin niitä on suojeltava kaikkialla muualla maailmassa.
Licia Ronzulli
(IT) Arvoisa puhemies, hyvät kuulijat, neuvoston puheenjohtaja Malmström kuvaili Guinean tilannetta täydellisesti. Useiden viikkojen ajan Guinea on ollut väkivaltaisten yhteenottojen näyttämö, jonka aikana kaduilla poliittisen vakaumuksensa vuoksi mieltään osoittaneet vapaat kansalaiset ovat joutuneet ennennäkemättömän väkivallan kohteeksi. Guinean hallitus vainoaa kaikkia niitä, joiden poliittinen vakaumus poikkeaa johtajien vakaumuksesta, ja surmaa nämä. Näin ollen se riistää kansalta kaiken vapauden, joka on tietenkin, kuten hyvin tiedämme, jokaisen ihmisen rikkomaton oikeus.
Ties kuinka mones verilöyly on käynnissä ja on vaarassa muuttua kansanmurhaksi, jos emme nopeasti ryhdy välittömiin ja konkreettisiin toimiin. Viime viikolla AKT:n ja EU:n yhteinen parlamentaarinen edustajakokous, jonka varapuheenjohtaja olen, päätti hyväksyä päätöslauselman, jossa tuomittiin Guinean viranomaisten voimankäyttö ja vaadittiin, että paikallinen hallitus alkaa välittömästi noudattaa oikeusvaltion periaatetta ja ylläpitää perusoikeuksia.
Väkivaltaisista yhteenotoista aiheutuneiden 157 ihmisen kuoleman ja Moussa Dadis Camaran yrityksen vuoksi peitellä tätä opposition jäsenet kääntyivät kansainvälisen yhteisön puoleen ja toivoivat saavansa apua ja entistä parempaa suojelua. Lokakuun 5. päivänä kapteeni Camara kuitenkin vastusti ulkomaisten rauhanturvajoukkojen läsnäoloa maassa ja torjui kaiken ulkomaisen väliintulon maan sisäisiin asioihin.
Sen vuoksi katson, että ilmaisemamme arvostelun lisäksi meidän on reagoitava tilanteeseen ryhtymällä välittömiin ja konkreettisiin toimin, kuten kollegani jäsen Rinaldi juuri totesi. Kun väkivaltaisuuksia on esiintynyt ja oikeutta elämään on rikottu niin, että jälleen kerran naiset ja lapset joutuvat tästä maksamaan, emme voi jäädä toimettomiksi, vaan meidän on vaadittava oikeusvaltion periaatteen palauttamista. Sen vuoksi vetoan teihin, kollegani ja toimielinten edustajat, ja toivon, että saavutamme yksimielisen sopimuksen - korostan, yksimielisen - siitä, että meidän on ryhdyttävä välittömiin toimiin, jotta Guinean kansa voisi palauttaa maahansa perimmäiset ja luovuttamattomat oikeudet, kuten demokratian ja vapauden. Haluan tietenkin myös henkilökohtaisesti ilmaista tukeni kaikille niille perheille, joita nämä traagiset tapahtumat ovat koskettaneet.
Isabella Lövin
(SV) Arvoisa puhemies, arvoisa neuvoston puheenjohtaja Malmström, hyvät parlamentin jäsenet, olen kalatalousvaliokunnan jäsen, ja vierailin itse Guineassa viime joulukuussa, joten olen seurannut tätä tilannetta hyvin läheltä.
Ensinnäkin minusta on hätkähdyttävää, että Euroopan unioni säilyttää kalastussopimuksensa Guinean kanssa, kun sopimus tuli voimaan edellisen hallinnon aikana kaksi viikkoa ennen vallankumousta. Olemme itse asiassa pitäneet kiinni sopimuksesta, jonka teimme laillisen hallinnon kanssa, mutta nyt maassa on sotilaallinen diktatuuri. Olemme pitäneet siitä kiinni koko vuoden ajan.
Eilen Yhdysvaltain ulkoministeri Hillary Clinton vaati avoimesti Moussa Dadis Camaraa ja hänen hallintoaan vetäytymään syrjään. En voi kuin yhtyä tähän vähimmäisvaatimukseen, ja lisäksi haluan korostaa, että Euroopan parlamentilta olisi häpeällistä, jos äänestäisimme kahden viikon sisällä Guinean kanssa tehdyn kalastussopimuksen puolesta, jolloin kyseinen hallinto saisi käyttöönsä yli miljoona euroa marraskuun loppuun mennessä. Kalastussopimus liittyy tonnikalan kalastamiseen 25 eurooppalaisen laivan toimesta. Olen sitä mieltä, että näiden laivojen on selkeästi etsittävä uusia vesiä kalastamiselle, koska EU ei voi käydä neuvotteluja sellaisen diktatuurin kanssa, joka tappaa säälimättä omia kansalaisiaan kaduilla.
Komission kehitysyhteistyövaliokunnalle ja kalatalousvaliokunnalle esittämä väite siitä, että kalastussopimuksesta saatavat rahat hyödyttävät kansaa, on täysin väärä. Se kuvastaa komission tapaa arvioida edellistä sopimusta. Meillä ei ole aavistustakaan siitä, mihin näistä kalastussopimuksista saatavat rahat päätyvät. Tämä koski edellistä hallintoa. En oikein usko olevan todennäköistä, että nykyinen hallinto käyttäisi rahat edellistä paremmin.
Sen vuoksi mietin, mitä neuvosto aikoo tehdä tämän kalastussopimuksen kanssa. Aikooko EU toimia Yhdysvaltojen tavoin ja vaatia, että hallinto väistyy?
Cristian Dan Preda
(RO) Minäkin haluaisin todeta, että pidän Guineassa sattuneita väkivaltaisuuksia täysin tyrmistyttävinä. Olen ymmärtänyt, että kaksi tuntia sitten Ranskan ulkoministeri antoi lausunnon siitä, että Dadis Camaran oletetaan olleen mukana päättämässä verilöylyn suorittamisesta, mikä on erittäin vakava tilanne.
Jännitteiden alkuperä, täysin riippumatta tyrmistyttävistä väkivaltaisuuksista, löytyy epäilemättä siitä tosiasiasta, että Dadis Camara toivoo pääsevänsä Guinean pysyväksi johtajaksi ja että hän on haluton pitämään kiinni siitä lupauksestaan, ettei hän osallistuisi millään tavoin maan poliittiseen toimintaan. Olen myös sitä mieltä, että tässä yhteydessä harjoitettavan kansainvälisen painostuksen on oltava hyvin selkeää. Toisaalta suhtaudun myönteisesti siihen, että Burkina Fason presidentti Blaise Compaoré, jolla on runsaasti kokemusta neuvottelu- ja sovittelutoimista Afrikan konflikteissa, on nimitetty sovittelijaksi tätä tapausta varten. Katson, että meidän on tuettava häntä diplomaattisin pyrkimyksin.
Chris Davies
(EN) Arvoisa puhemies, minun on korjattava jäsen Jolya siinä, kun hän totesi, että kalatalousvaliokunta äänesti yksimielisesti tämän Guinean kanssa tehtävän ehdotetun kumppanuussopimuksen hylkäämisestä. Todellisuudessa se äänesti asiasta vain yhdellä äänellä. Melko hämmästyttävää oli, että PPE-ryhmä äänesti yhtenäisesti sopimuksen säilyttämisestä. Tällä sopimuksella siirretään satoja tuhansia euroja tämän hallinnon käsiin, jotta voisimme noutaa rannikolta tonnikalaa. Kuten monet näistä sopimuksista, tämäkin on parhaimpina aikoina epäreilu sopimus, ja nykyisessä tilanteessa se on täysin tuomittava.
Ministeri mainitsi mahdolliset sanktiot, joihin Guinean kohdalla voitaisiin ryhtyä. Lisääkö hän tämän nyt listaansa ja antaa meille sitoumuksen siitä, että hän tekee kaikkensa varmistaakseen, että tämä kumppanuussopimus keskeytetään?
Krisztina Morvai
(EN) Arvoisa puhemies, ihmisoikeusjuristina, jolla on miltei neljännesvuosisadan mittainen kokemus kansainvälisesti ja kotimaastani Unkarista, käytän jokaisen tilaisuuden hyväkseni korostaakseni sitä, että Euroopan unionin on puolustettava ihmisoikeuksia, mieluiten maailmanlaajuisesti. On kuitenkin hyvin tärkeää tehdä tämä uskottavalla tavalla, ja tämän mahdollistamiseksi meidän on suojeltava ihmisoikeuksia myös rajojemme sisällä, Euroopan unionin järjestelmän sisällä.
Kuten olen todennut teille usean kerran viimeisen kolmen kuukauden aikana, Kinga Göncz, Euroopan parlamentin kansalaisvapauksien sekä oikeus- ja sisäasioiden valiokunnan jäsen oli aikaisemmin sellaisen hallituksen jäsen, jota kutsumme Unkarissa "silmäänampujahallitukseksi", joka ampui ihmisiä kohti Budapestin kaduilla 23. lokakuuta 2006. Siitä lähtien Unkarissa on vallinnut ihmisoikeuskriisi, eikä Euroopan unioni tee asialle mitään. Kansalaisvapauksien sekä oikeus- ja sisäasioiden valiokunnan varapuheenjohtaja oli tuolloin hallituksen jäsen. Niin kauan kuin emme suhtaudu vakavasti tähän asiaan, kukaan ei ajattele, että mikään, mitä teemme ihmisoikeuskysymyksissä, on uskottavaa.
Cecilia Malmström
Arvoisa puhemies, esitän uudelleen kiitokseni Euroopan parlamentille siitä, että se on ottanut tämän asian asialistalle. Aihe on hyvin vakava, ja kuten toivon teidän ymmärtävän esittelystäni, jaamme huolenne niistä hirveistä ihmisoikeusrikkomuksista, joita Conakryssa on tapahtunut. Edelleen vangittuina olevista ihmisistä on murhe ja huoli, ja olemme pyytäneet täydellistä tutkimusta siitä, mitä on tapahtunut, sekä vaatineet vankien vapauttamista.
Voimme mielestäni todeta, että Euroopan unioni on esittänyt asian hyvin selvästi. Tapahtumat on tuominnut Javier Solana, Karel De Gucht, puheenjohtajavaltio ja nyt, sikäli kuin tiedän, ne on tuomittu myös Euroopan parlamentin AKT-ryhmän julkilausumassa. On oikein hyvä, että Euroopan unioni on yksimielinen, konkreettinen ja ytimekäs tuomitessaan nämä kamalat tapahtumat. Toimimme asiassa myös hyvin läheisessä yhteistyössä muiden toimijoiden kanssa, jotta kansainvälinen yhteisö voisi tuomita tapahtumat ja toimia hyvin johdonmukaisesti. Tämä on ainoa tapa, jolla voimme todella harjoittaa painostusta.
Meillä on kansainvälinen kontaktiryhmä. Sovittelijaksi on nimitetty Burkina Fason presidentti, mikä on oikein hyvä, ja hän on kontaktiryhmän jäsen. Yhdessä kontaktiryhmän kanssa, jonka jäseniä EU ja Yhdysvallat ovat, olemme vaatineet kapteeni Camaran eroa. Tämä on vastaus kysymykseenne, jäsen Lövin. Koko maailmanlaajuinen yhteisö on vaatinut sitä tapahtuvaksi.
Olemme myös valmiit vastaamaan muihin kysymyksiin ja keskustelemaan sanktioista. Mielestämme toimillamme on enemmän vaikutusta, jos toimimme yhdessä kansainvälisen yhteisön kanssa. On olemassa eri vaihtoehtoja siitä, miten yksittäisiä henkilöitä voi tässä asiassa arvostella ja niin edelleen, ja meidän on tulevina päivinä keskusteltava kansainvälisten toimijoiden kanssa siitä, miten voimme koordinoida sanktiot, jotta niillä olisi mahdollisimman suuri vaikutus. Näitä ovat Afrikan unioni, kontaktiryhmä, Yhdysvallat ja muut.
Kuten totesin, olemme myös aloittaneet kuulemiset Cotonoun sopimuksen 96 artiklan nojalla, ja olemme jäädyttäneet EU:n kehitysavun humanitaarista apua sekä demokratiaan siirtymiseen tarkoitettua tukea lukuun ottamatta.
Siitä, voivatko kalastusasiat sisältyä tähän vai ei, olen kuullut teidän esittävän hyvin selkeän kantanne. Voin vain kannustaa teitä jatkamaan keskusteluja komission kanssa. Juuri komissio on vastuussa EU:n kalatalouspolitiikasta. Käymme keskusteluja myös tästä komission kanssa, ja olen pahoillani siitä, että komission edustajat eivät ole nyt paikalla. Voitte kuitenkin olla varmoja siitä, että teemme edelleen työtä kansainvälisen yhteisön kanssa jatkaaksemme painostusta ja vaatiaksemme täydellistä tutkimusta ja toivon mukaan jonakin päivänä vapaiden ja oikeudenmukaisten vaalien järjestämistä varten Guineassa. Paljon kiitoksia teille ja parlamentin jäsenille tästä keskustelusta.
Puhemies
(EN) Paljon kiitoksia neuvoston puheenjohtaja Malmström. Olette ollut hyvin kärsivällinen vietettyänne täällä koko iltapäivän ja osan iltaa. Siitähän ei ole kovin kauan aikaa, kun olitte parlamentin jäsen, joten pidätte tästä ympäristöstä hyvin paljon.
Keskustelu on päättynyt.
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Le Président.
- L’ordre du jour appelle le rapport de M. Jarzembowski, au nom de la commission des transports et du tourisme, sur la proposition de directive du Parlement européen et du Conseil concernant l’accès au marché des services portuaires (COM(2004) 0654 - C6 0147/2004 - 2004/0240(COD)) (A6-0410/2005).
Jacques Barrot,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs les membres du Parlement, je voudrais remercier M. Jarzembowski et la commission des transports et du tourisme pour les efforts accomplis afin d’améliorer la proposition de la Commission.
Cette nouvelle proposition de la Commission pour une directive sur l’accès au marché des services portuaires répond aux besoins que la Commission avait déjà identifiés en 2001 quand elle avait adopté sa première proposition sur le sujet. La proposition que nous discutons a été présentée par mon prédécesseur, Mme de Palacio. Elle poursuit les mêmes objectifs que la proposition précédente, à savoir la réalisation de la libre prestation des services portuaires, conformément aux dispositions du traité, telles qu’elles ont été confirmées par le Conseil européen avec l’Agenda de Lisbonne, l’achèvement du marché intérieur dans le secteur portuaire, ainsi que la mise en œuvre des conclusions du livre blanc sur les transports de 2001 qui présentait des solutions destinées à réduire la congestion du réseau routier et à accroître la cohésion avec les régions périphériques.
Évidemment, tout ceci devrait se faire dans un respect total des réglementations en vigueur en matière environnementale - réglementation de sécurité et sûreté maritime -, mais surtout en matière d’emploi social et de sécurité sociale. En outre, le texte prévoit que la Commission adoptera des lignes directrices en matière d’aides d’État aux ports et que les ports concernés devront respecter les dispositions de la directive de la Commission sur la transparence financière.
Je voudrais souligner, Mesdames et Messieurs les membres du Parlement, l’importance d’avoir des ports efficaces: les ports sont un maillon essentiel dans la chaîne des transports et dans le développement des autoroutes de la mer. 90 % de notre trafic extérieur transite par nos ports. Nous avons besoin d’un cadre clair de règles qui favorisent les investissements dans nos ports.
Monsieur le Président, chers amis et collègues, la Commission a fait les changements qu’elle a estimé nécessaires par rapport au texte qui n’avait pas été approuvé en 2003. Je suis conscient néanmoins des réserves que ce nouveau texte rencontre mais, précisément, je souhaite suivre attentivement le débat qui va avoir lieu et dont j’ai rappelé la motivation principale: la modernisation de nos ports pour développer encore l’activité portuaire en Europe.
Je vous remercie pour votre attention. Vous avez souligné, Monsieur le Président, le nombre des orateurs: je pense que ce débat sera en tout état de cause très éclairant pour la Commission. Donc je remercie par avance tous ceux qui s’exprimeront, en renouvelant encore à la commission et à son rapporteur mes remerciements.
Georg Jarzembowski (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je remercie infiniment le vice-président pour la clarté de ses propos et pour sa détermination à se lancer dans un débat sur les faits présentés par cette Assemblée.
Permettez-moi de rappeler au Parlement que tous les arguments pour ou contre une directive sur les ports maritimes ont fait l’objet de débats animés depuis des mois et que deux éléments avaient déjà été déterminés lors de l’audition de la commission des transports et du tourisme en juin dernier. Le premier porte sur le fait que toute personne impliquée dans les activités portuaires - des compagnies portuaires aux compagnies maritimes de ligne - est en faveur de règles de transparence non équivoques afin d’établir une concurrence loyale entre ports maritimes. Il en va de même de tous les groupes de cette Assemblée et je pourrais ajouter qu’aucun d’entre eux, lors des délibérations en commission des transports, n’a déposé d’amendement substantiel aux dispositions concernant la transparence dans la proposition de la Commission. Je trouve par conséquent tout à fait incompréhensible que quatre groupes avancent que la proposition de la Commission doit être totalement rejetée, car ce faisant, ils empêchent l’introduction des règles de transparence. Par conséquent, si vous êtes en faveur de la transparence et de la concurrence loyale, vous ne pouvez rejeter cette partie de la directive sous aucun prétexte.
Pour en venir à présent à la question de l’accès au marché, il ressort clairement de l’audition que des intérêts extrêmement divergents sont ici en jeu. Les fournisseurs de services portuaires, en d’autres termes les entreprises qui opèrent à l’heure actuelle dans les ports - les terminaux à conteneurs, les marins, les propriétaires, et ainsi de suite - ne veulent bien évidemment pas que ces aspects fassent l’objet d’une réglementation au niveau européen. Ils préféreraient que ces questions restent du domaine national. Les utilisateurs des services portuaires, les chargeurs et les sociétés commerciales qui produisent et transportent les marchandises par exemple, sont d’avis - et je pense qu’ils ont raison - que l’accès au marché doit être réglementé au niveau européen. C’est pourquoi je crois que le droit de s’établir et d’offrir des services, comme le prévoit clairement le traité CE, doit s’appliquer aux ports maritimes comme partout ailleurs. Nous devons dès lors élaborer des réglementations équitables et non équivoques pour s’assurer qu’il en est bien ainsi.
Je vais à présent présenter brièvement cinq arguments en faveur d’une réglementation européenne de l’accès au marché:
Premièrement, il serait dans l’intérêt des nouveaux fournisseurs de services que l’accès au marché soit avant tout facilité par des appels d’offres réguliers pour les zones publiques en location, sans quoi aucun nouveau fournisseur de services portuaires n’aurait une chance de pénétrer le marché.
Deuxièmement, il serait dans l’intérêt des sociétés existantes qui s’occupent des marchandises dans les ports que ces dispositions transitoires aient pour objectif de garantir des baux publics, en théorie à tout le moins pour une période pouvant aller jusqu’à 46 ans. Notre proposition ne met, par conséquent, nullement en péril les entreprises ou l’emploi. Au contraire, les longues périodes de transition permettent aux sociétés existantes de continuer à fonctionner.
Pour ce qui a trait aux intérêts des travailleurs portuaires, nos propositions sont les bonnes, puisque nous tenons à supprimer l’auto-assistance de la directive. Nous estimons que les règles d’auto-assistance ne sont pas nécessaires, puisque le trafic des conteneurs rend leur application impossible, or il s’agit de l’activité typique d’un port moderne. En réalité, aucun navire porte-conteneurs ne dispose des apparaux de chargement permettant à son propre équipage de charger ou de décharger les conteneurs.
J’ai déjà expliqué de quelle manière les longues dispositions transitoires garantissent les emplois des travailleurs portuaires et, en fin de compte, il n’y a aucun risque de dumping social ou de détérioration des conditions de travail, car la directive précise de manière explicite qu’elle ne touche pas aux accords en matière de sécurité sociale des États membres ou à la liberté d’établir des conventions collectives.
Quatrièmement, nos propositions sont appropriées pour garantir les intérêts des chargeurs et des sociétés qui les emploient, puisque si une nouvelle société pénètre le marché, ils peuvent choisir parmi les fournisseurs de services les plus efficaces et les plus avantageux et ils ne devront pas - comme à l’heure actuelle dans certains ports - faire face à une situation de monopole les obligeant à prendre l’offre qui leur est faite.
Cinquièmement, la directive telle qu’amendée est appropriée du point de vue économique et des consommateurs, puisqu’il est vital pour les exportations et les importations, et au bénéfice de nos consommateurs, que tous les ports disposent de réglementations plus efficaces du point de vue économique.
Je suis par conséquent convaincu qu’un accès au marché équitable, assorti d’une protection des emplois et des intérêts des sociétés existantes est la meilleure solution. Vous avez devant vous 140 amendements à cet effet. Je vous demande de voter sur le fond au lieu de vous détourner d’une décision basée sur les faits. Si vous rejetez la proposition de la Commission en bloc - c’est-à-dire non seulement la partie qui porte sur la concurrence, mais aussi celle qui a trait à la transparence -, nous ne disposerons pas d’une réglementation européenne et, en son absence, personne n’aura la certitude nécessaire pour faire des projets ni aucune certitude concernant l’objectif de cette législation.
Ne vous laissez pas influencer par les grèves qui ont eu lieu hier. À mes yeux, il est inconcevable que, par des mensonges, les syndicats aient réussi à convaincre ces gens de se déplacer jusqu’ici. Ne permettons pas que les feux allumés par certains manifestants montrent les travailleurs portuaires en général sous un jour défavorable. Prenons la bonne décision en la matière - j’implore cette Assemblée de suivre mon conseil.
Stephen Hughes (PSE ),
. - Monsieur le Président, je voudrais féliciter le rapporteur pour son travail, que la commission des transports et du tourisme n’a, bien sûr, pas apprécié.
Je déplore également la violence que nous avons vue hier, mais nous devons comprendre la frustration que les dockers éprouvent pour le moment. Cette proposition de la Commission est très mal fondée. Le fait qu’elle présente pratiquement la même forme 18 mois après avoir été initialement rejetée constitue un véritable affront au Parlement. C’est une insulte manifeste à la seule institution européenne démocratique élue au suffrage direct. La Commission aurait dû réfléchir avec circonspection après ce rejet initial.
Comme ce fut le cas pour la directive sur les services, la réflexion menée sur la présente directive laisse vraiment à désirer. L’idée de l’auto-assistance est ridicule et est le meilleur moyen de courir à la catastrophe et de créer un cauchemar en matière de santé et de sécurité. Pour le chargement et le déchargement du fret, il est nécessaire de disposer d’une main-d’œuvre spécialisée, formée et expérimentée et non d’un personnel à bord qui serait exposé aux dangers du chargement et du déchargement précipité du fret.
Le pilotage était inclus dans cette proposition. Je représente Teesport, dans le nord-est de l’Angleterre, qui est l’un des ports les plus actifs en Europe et qui dessert un immense complexe industriel chimique. Des frets extrêmement volatils entrent dans le port et en sortent tous les jours. La possibilité de présenter une soumission pour des services de pilotage pour des navires répondant à cette description dans le but d’obtenir le prix le plus bas est aussi ridicule. Cette mesure mettrait en danger non seulement les travailleurs concernés, mais également toute la population de ma région.
Il aurait été plus raisonnable que la Commission ait révisé entièrement sa proposition avant de la présenter. J’espère qu’elle la retirera de bon gré lorsque nous la rejetterons demain, étant donné que je suis certain que c’est ce que nous ferons.
Marianne Thyssen,
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, après que le Parlement a rejeté le paquet portuaire, la Commission, par l’intermédiaire de la prédécesseur du commissaire, nous a renvoyé une nouvelle mouture qui pourrait s’apparenter à un conteneur sur lequel on a passé une fine couche de peinture pour le faire passer pour un deuxième paquet, bien que son contenu soit plus ou moins identique au premier.
La Commission a eu le toupet de présenter une proposition démontrant - comme M. Hughes l’a souligné à juste titre - qu’elle fait fi de l’avis du Parlement. Nous aurions apprécié qu’elle fasse preuve d’un peu plus de respect, mais la Commission semble considérer notre contribution quelque peu superflue et pouvoir régler cette question toute seule. La Commission a procédé aux essais en matière d’auto-assistance et, demain, nous verrons que ce point risque de s’en aller à vau-l’eau. L’auto-assistance n’est bien entendu pas le seul problème.
Notre groupe est également d’avis que cette proposition - au sujet de laquelle nous sommes très critiques - sera probablement rejetée et nous nous rendons compte que le rapporteur, qui mérite sans l’ombre d’un doute notre respect, n’est pas parvenu, à la suite de toutes ces circonstances, à dégager une majorité afin de trouver une solution acceptable, utile et viable en se basant sur cette proposition, et ce en dépit de persistants efforts de sa part.
Si ceci ne signifie pas la fin du paquet portuaire ou ne met pas un terme au cheminement du paquet portuaire, nous saurons que nous devrons changer de tactique et choisir une approche totalement différente. Nous avons besoin d’une approche qui se concentre sur la résolution des vrais problèmes, d’une approche qui tienne dûment compte non seulement des biens d’investissements, mais aussi des personnes. Nous avons besoin d’une approche qui offre une sécurité juridique à tout un chacun et, pour ce faire, pendre calmement ce point en considération est essentiel. À bas les confrontations; vive les consultations.
Monsieur le Commissaire, lorsque vous prenez la parole au nom de la Commission, peut-être pourriez-vous nous dire si, en présentant de nouvelles propositions, vous avez l’intention de vous entretenir au préalable avec toutes les parties concernées.
Willi Piecyk,
. - Monsieur le Président, je pourrais peut-être dire, avant toute chose, que le comportement de certains dockers hier ici à Strasbourg dépasse de loin les actions tolérables et acceptables dans la vie politique. Il est tout à fait permis de protester et de manifester, mais la violence et le vandalisme ne le sont en aucun cas - nous ne pouvons les tolérer et nous devons les dénoncer.
Permettez-moi d’en venir à la question qui nous occupe. Par le passé, nous avons parlé d’eaux propres et de ports propres, et nous avons fait campagne pour eux. Nous avons promulgué une législation en la matière, dont la directive concernant les installations de réception portuaire des déchets de novembre 2000. Si le paquet portuaire est à sa place quelque part, c’est bien là: parmi les déchets portuaires. C’est la place qui lui revient. C’est pourquoi les sociaux-démocrates et de nombreux autres groupes rejetteront demain cette directive sur le «paquet portuaire II». Pourquoi? La réponse est très simple. La proposition de la Commission ne tient aucunement compte des réalités de la vie de la plupart des ports européens. Son intention de se mêler du fonctionnement de structures économiquement prospères et d’utiliser une bureaucratie considérable et onéreuse pour imposer aux ports une concurrence qui existe déjà dans la plupart d’entre eux est intolérable.
Au bout du compte, de nombreux emplois qualifiés sont en jeu et c’est ce qui importe avant tout. Des familles et des moyens d’existence sont en danger. Voilà sur quoi porte cette directive. Je n’ai jusqu’ici entendu aucune raison justifiant de mettre ces emplois en danger et de compromettre inutilement l’harmonie sociale des ports européens. Aucune raison ne le justifie.
On nous dit que les libertés fondamentales - que l’on invoque constamment - ne sont pas garanties dans les ports. Il se peut que ce soit vrai dans certains ports européens, mais la plupart connaissent une concurrence acharnée. Il est tout à fait naturel que les fournisseurs de services portuaires ne disposent que d’un espace limité dans la plupart des ports. Et ils ne bénéficieront pas tous d’une possibilité, loin de là. Mais on est bien loin d’une discrimination généralisée.
À titre d’exemple, permettez-moi de prendre une zone piétonnière dans la plus belle partie d’une ville. Tout le monde n’a pas non plus la possibilité d’y exercer sa profession. La Commission souhaiterait-elle à l’avenir procéder à un appel d’offres simplement parce qu’un coiffeur allemand n’a pas la possibilité de louer un salon de coiffure sur les Ramblas de Barcelone lorsqu’il en a envie? Cela n’a tout bonnement aucun sens.
Nous ne parlons pas uniquement de l’Europe comme emplacement des compagnies maritimes, nous parlons aussi de la manière dont nous nous jaugeons par rapport à d’autres continents. Si nous voulons préserver notre modèle social européen, nous ne pouvons continuer à offrir sur un plateau d’argent les ports européens aux compagnies asiatiques. D’ailleurs, ces derniers temps, les ports européens sont quoi qu’il en soit bien plus efficaces que les asiatiques.
Monsieur le Commissaire, vous avez hérité de ce paquet discutable de votre prédécesseur, Mme de Palacio. Sachant que vous n’êtes pas du genre à courir derrière des héritages, nous vous suggérons de vous débarrasser de celui-ci - nous allons vous y aider. Fondamentalement, nous ne voulons entendre de votre bouche qu’une proposition considérée comme européenne. Ce dont nous avons besoin, c’est d’une politique portuaire européenne et d’une concurrence loyale entre les ports, ainsi que d’une politique appropriée concernant les connexions entre les ports et l’arrière-pays. Nous devons faire en sorte que les ports européens soient correctement en concurrence avec le reste du monde. Si c’est ce genre de politique que vous voulez, Monsieur le Commissaire, alors nous vous épaulerons et nous serons heureux de travailler avec vous à son élaboration.
Anne E. Jensen,
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, voici bientôt 50 ans que la Communauté a été fondée et il n’existe toujours aucun cadre législatif spécifique aux services portuaires. Le secteur portuaire est le seul secteur des transports pour lequel les problèmes de libre circulation des services doivent être réglés l’un après l’autre par la Commission et devant la Cour de justice. Bien entendu, les services portuaires font partie des libertés fondamentales énumérées par le traité CE - c’est-à-dire la libre circulation et le droit d’établissement, comme vous l’avez signalé, Monsieur le Commissaire. Les principes généraux du Traité ne tiennent pas pleinement compte des conditions particulières qui sont d’application dans les ports. C’est pourquoi un cadre législatif est nécessaire au secteur portuaire.
Au sein du groupe de l’Alliance des démocrates et des libéraux pour l’Europe, nous sommes en faveur d’une directive portuaire, bien que nous rejetions la proposition de la Commission sous sa forme actuelle. Nous avons apporté notre soutien au rapporteur, M. Jarzembowski, dans ses efforts visant à rendre cette directive plus sensée. À la lumière des efforts de M. Jarzembowski, les violentes manifestations contre la proposition de la Commission, qui n’a bien sûr pas la moindre chance d’être adoptée sous sa forme actuelle, m’ont surprise. M. Jarzembowski prévoit de retirer l’auto-assistance de la proposition afin de la rendre moins controversée. Ceci étant dit, il nous faut écouter d’étranges fausses assertions à propos de dockers philippins prêts à prendre les emplois des travailleurs portuaires. Entre-temps, en guise de remerciement pour la bonne volonté qui prévaut, les travailleurs portuaires ont provoqué des troubles devant le bâtiment du Parlement et ont brisé un grand nombre de vitres de sa façade. Je pense que cela démontre une incompréhension et aussi un mépris du processus démocratique.
Nous avons besoin d’une directive portuaire qui soit en mesure d’établir le cadre de la libre concurrence entre fournisseurs de services portuaires et aussi afin que cette libre concurrence entre les ports offre une garantie contre les aides d’État qui faussent la concurrence. La Commission est partie du principe qu’en mettant un terme aux monopoles, nous pourrons accroître l’efficacité et améliorer le fonctionnement des ports. Nous devrions alors voir davantage de marchandises transportées par bateau, ce qui réduira l’encombrement des routes et la dégradation de l’environnement. Cet objectif a toutefois complètement été perdu de vue dans le débat. Il nous faut reconnaître que la proposition de la Commission présente toute une série de lacunes. Nous sommes d’avis qu’il vaut mieux tenir compte de la capacité des fournisseurs de services à payer et à faire une croix sur les investissements souvent considérables qu’ils doivent consentir. Il faudra compter sur de meilleures règles transitoires lorsque les nouveaux fournisseurs de service prendront la relève des anciens.
Si la directive finit par être rejetée - comme nombre d’entre nous le croient, mais ne l’espèrent pas -, elle devrait être utilisée lors des travaux à venir sur une nouvelle analyse d’impact de la législation dans ce domaine. Compte tenu de la nature chaotique de la situation jusqu’à présent, il est compréhensible qu’un grand nombre de personnes veuillent que la Commission retire sa proposition. Je dois dire que mon propre groupe ne s’accorde pas unanimement sur l’approche à adopter en la matière. Compte tenu précisément du chaos qui règne, nombreux sont ceux qui voteront simplement contre la proposition. Une directive portuaire nous intéresse pourtant toujours.
Joost Lagendijk,
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, on peut dire que la Commission vient d’accomplir en soi un tour de force en présentant une proposition qui fait l’objet d’autant de critiques acerbes de tant de monde, comme c’est le cas en l’occurrence. Nous avons bien entendu tous été les témoins des évènements d’hier, à savoir - comme M. Piecyk vient de le dire il y a quelques instants - que les travailleurs portuaires ont malheureusement dépassé les bornes, une minorité seulement, et ont scié la branche sur laquelle ils se trouvent. Ces agissements étaient tout à fait absurdes puisqu’ils étaient dirigés contre la seule institution européenne qui ait défendu les intérêts des travailleurs portuaires par le passé et qui semble remettre ça à présent. Ces agissements absurdes ne doivent toutefois pas nous faire oublier l’objection principale constamment répétée des travailleurs portuaires: si la proposition de la Commission est adoptée telle quelle, des travailleurs expérimentés, très qualifiés risquent d’être remplacés par du personnel naviguant bon marché et peu qualifié. Nous ne devrions pas encourager ce type de mesures.
Ce qui est frappant bien entendu, c’est que les syndicats n’ont pas été les seuls à montrer leur désarroi. Les patrons de services portuaires et de nombreux ports européens ont lancé avec nous un appel pour que l’on n’introduise plus de paperasserie avec les nouvelles réglementations. Si vous lisez les études d’impact menées, la conclusion est que cette directive est adoptée sans modification, ce qui débouchera sur une incertitude et une baisse des investissements et produira un effet négatif sur la qualité des services portuaires.
Je voudrais ajouter un troisième argument à l’attention de la Commission. Comment se fait-il que votre Commission, en la personne de son président, ait toujours prétendu qu’il ne fallait légiférer que si cela s’avérait nécessaire, que si cela apportait un plus et que si cela ne pouvait être réalisé à l’échelon national, alors qu’elle présente maintenant une proposition visant à régler un problème dans une série de ports du sud de l’Europe en encombrant tous les ports européens de règles uniformes?
La conclusion de mon groupe est que nous devons rejeter cette proposition. Je prie instamment la Commission d’arrêter de présenter des propositions de cette nature et, en lieu et place, de formuler des propositions qui auront le soutien du Parlement. Nous devons mettre un frein aux propositions plaidant pour les aides d’État. Je vous demande de tenter de régler les problèmes des ports du sud de l’Europe d’une autre manière.
Erik Meijer,
. - Monsieur le Président, légiférer à l’échelon communautaire ou imposer des obligations en vue d’harmoniser les législations nationales des États membres n’est utile que si cela résout les problèmes. Pour les travailleurs portuaires, cette directive ne fait au contraire qu’en causer.
La Commission offre la possibilité de l’auto-assistance. Par conséquent, des spécialistes qualifiés, qui savent décharger un conteneur de manière sûre et avec habilité, pourraient bien être remplacés par le personnel naviguant bon marché de l’étranger. Même si cette obligation des États membres est retirée de la directive, elle portera toujours préjudice aux ports dont les ports intérieurs, les quais et les sites industriels adjacents sont publics.
En conséquence d’appels d’offres contraignants et périodiques pour les opérateurs, les travailleurs pourraient perdre leur emploi à l’expiration du contrat. La continuité ne sera dès lors possible que dans les ports privés, pour autant qu’ils ne soient pas placés en redressement judiciaire ou qu’ils n’aient pas été achetés par la concurrence.
Cette proposition s’est heurtée à une farouche opposition, dès 2003, lorsqu’elle a fini par être rejetée en troisième lecture. Juste avant son départ en 2004, la commissaire de Palacio a laissé la réplique de cette proposition derrière elle comme une bombe à retardement. Une importante raison sous-jacente pourrait bien avoir été la volonté de parties intéressées extérieures aux ports de rendre le transport maritime encore meilleur marché. C’est étonnant, puisque les taux sont moins élevés en Europe qu’en Asie ou en Amérique et qu’ils ne représentent qu’une partie négligeable des coûts de production de l’industrie.
Le principal argument officiel de la commissaire de Palacio était de promouvoir le transport maritime entre l’Espagne et l’Italie en tant qu’alternative à l’énorme trafic de camions longeant la côte sud de la France. Même sans directive portuaire, ce transport maritime de courte distance semble déjà être monté en flèche ces dernières années. En outre, son impact sur les ports allemands, néerlandais, belges et français le long de la mer du Nord et de la Manche, étant donné qu’ils sont liés au même arrière-pays, devrait entraîner le chaos.
Déjà en 1998, cette Assemblée était d’avis qu’une éventuelle directive portuaire devrait faire en sorte que les investissements consentis avec l’argent des contribuables restent dans le domaine public et examiner également dans quelle mesure les taux repris couvrent les coûts. Les deux propositions successives de la Commission n’ont rien proposé de tel.
Cependant, jusqu’il y a une semaine, les démocrates chrétiens et les libéraux, la moitié de cette Assemblée en d’autres termes, soutenaient cette proposition. Or, à présent, presque personne ne semble y croire. Nous pouvons désamorcer une fois pour toute cette bombe à retardement lors du vote de demain.
Patrick Louis,
. - Monsieur le Président, la délégation française du groupe IND/DEM est favorable à la promotion du transport maritime. Celui-ci, dans le contexte juridique actuel, réalise de belles performances. En l’an 2000, il représentait 41% des envois de masse intraeuropéens contre 43% pour le transport routier. Mais a-t-on besoin de cette directive portuaire pour favoriser ce mode pertinent de transport?
L’objectif de cette nouvelle proposition est de surmonter l’échec du premier paquet portuaire qui fut rejeté par ce même Parlement. Cette nouvelle proposition reprend l’essentiel du premier dispositif. Le champ d’application reste le même, la liste des services est identique, la promotion de la concurrence reste excessive. Les rares changements touchant ce texte n’améliorent rien. Les autorisations délivrées aux prestataires de services portuaires font l’objet d’une véritable suspicion. L’imposition de nouvelles procédures fera naître un nid de contentieux et les coûts de gestion croîtront avec l’insécurité juridique. La durée des validations ne tient pas compte de la longue durée nécessaire pour justifier des décisions d’investissements lourds. Ces replâtrages successifs sont l’expression d’une démarche précipitée sans étude d’impact sérieuse.
L’étude publiée par le ministère britannique des transports le 26 août 2005 relève même des conséquences aggravantes: augmentation du ticket d’entrée sur le marché, rente accordée aux grands fournisseurs aux dépens des petites entreprises. Des changements touchant à l’autoassistance réalimentent la critique de dumping social. Cette question cruciale montre la place centrale et récurrente de la directive Bolkestein pour tous les dispositifs de l’Union. Ainsi, et malgré l’article 4 et l’exclusion des services de transport de la directive «Services», nous savons que ce sont des leurres auxquels nous sommes habitués ici.
Oui, le transport maritime a besoin de réformes ponctuelles et précises! Oui, cette directive veut surtout cacher un nouvel échec patent des institutions de l’Union! Oui, le transport maritime a besoin d’États souverains qui clarifient leur position! En conséquence...
Roberts Zīle,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, la proposition de directive portuaire à l’examen en ce moment est un produit classique de l’ancienne Commission européenne. Lorsqu’elle a présenté la proposition au printemps 2004, la Commission européenne n’avait mené aucune étude d’impact sur les nouveaux États membres de l’Union européenne. Par conséquent, à titre d’exemple, les ports des pays baltes seraient contraints, au titre de la présente directive, d’entrer en concurrence avec les ports russes dans une situation de concurrence déloyale. C’est pourquoi malgré tous les efforts du rapporteur pour trouver un compromis sur cette proposition de directive, y parvenir sera extrêmement difficile. Il semblerait malheureusement que les organisateurs de la manifestation violente et plusieurs de ses partisans de l’aile gauche de ce Parlement fêteront demain une victoire. Quelles que soient les manifestations qu’ils convoqueront, je voudrais toutefois dire à ceux qui embrassent les normes sociales relâchées de la vieille Europe que, sans réformes majeures, il ne sera de toute manière pas possible de préserver ces normes.
Ashley Mote (NI ).
- Monsieur le Président, cette directive remaniée fera l’objet d’une décision sous la présidence de l’Autriche, qui n’a aucun port! Elle fait suite à un vote chaotique au sein de la commission des transports et du tourisme, alors qu’un doute réel subsistait sur l’exactitude du résultat. Je me permets de vous rappeler que la Grande-Bretagne est une île qui compte plus de cent ports commerciaux et le principal, Southampton, se trouve dans ma circonscription. Chaque année, il apporte à l’économie britannique plus de 2 milliards de livres sterling et l’économie locale bénéficie de 200 millions de livres sterling supplémentaires provenant uniquement de l’industrie navale. Ces montants sont colossaux.
En tant que nation participant au commerce international, le Royaume-Uni gère davantage de fret international que tout autre pays de l’UE et la gestion des ports est assurée par des protagonistes de la libre entreprise et de l’économie de marché. Du fait qu’il n’existe ni nationalisation ni subvention publique, le développement des installations et des services dans les ports britanniques dépend du maintien de la confiance des investisseurs privés et des niveaux élevés en matière de service et d’emploi.
La présente directive ébranlera la confiance dans ces niveaux, car elle s’immisce dans des contrats commerciaux négociés librement. Elle impose des contrôles qui ne sont ni nécessaires ni souhaitables. Elle vise à résoudre les problèmes dans les ports d’État, qui n’existent tout simplement pas en Grande-Bretagne. Les autorités portuaires savent, les prestataires de services et d’équipements le savent, les clients le savent: les seules personnes qui ne semblent pas le savoir sont celles qui font partie de la Commission. Même les inquiétudes des pilotes de navires concernant la sécurité se sont heurtées à une certaine indifférence. Voulons-nous vraiment que des novices pilotent les plus grands porte-conteneurs du monde dans des chenaux de marée étroits et essaient de les amarrer en toute sécurité?
Chaque fois que l’UE commence à parler de la création de conditions de concurrence équitables, elle manifeste une totale ignorance du monde des entreprises. Les ports britanniques font preuve d’initiative et utilisent l’argent des investisseurs pour créer un avantage concurrentiel: tout le contraire de conditions de concurrence équitables. Si elle est votée, cette directive engendrera des coûts sans créer de bénéfices et constituera un frein à la croissance et à la confiance. Le Parlement doit la rejeter.
Rodi Κratsa-Τsagaropoulou (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, les évènements et les avis précédents à propos des manifestations à Strasbourg et dans d’autres régions d’Europe nous montrent que nous sommes en train de débattre d’une question particulièrement grave dans ses dimensions et ses répercussions.
Nous devons par conséquent être attentifs à ses paramètres multilatéraux et, dans le même temps, nous montrer plus efficaces dans les objectifs que nous voulons atteindre. Je parle ici du développement économique, de la compétitivité et de la convergence entre les régions d’Europe.
C’est pourquoi nous nous félicitons de l’initiative de la Commission visant à proposer un cadre réglementaire qui manque à l’Union européenne plus de cinquante ans après la création de la Communauté européenne.
Nous avons dès lors un choix à faire: adopter un cadre réglementaire qui apportera de la transparence au fonctionnement des services et aux relations avec les gouvernements et d’autres autorités. Ce cadre permettra également à nos ports d’être plus compétitifs, non seulement les plus importants ports européens, qui perdent du terrain face aux ports asiatiques, mais aussi les autres ports secondaires, qui auront la possibilité de se développer sur un pied d’égalité en matière de concurrence. Ils pourront de la sorte aussi tirer profit de l’explosion du commerce international et des avantages qui émergeront de la politique communautaire relative au transport maritime à courte distance ou des bus de la mer.
Nous devons être prêts à récolter les fruits de ces politiques. Nous souhaiterions toutefois qu’une étude d’impact soit menée à l’avance, avant d’atteindre le résultat final. Nous n’avons pas cette étude aujourd’hui, ce qui démontre le manque de transparence et l’absence d’un cadre réglementaire en Europe.
Nous devons pourtant tenter de disposer d’une telle étude, tant à l’échelon communautaire qu’au niveau des États membres. Nous voudrions par ailleurs que cette proposition de directive soit intégrée dans le cadre d’une politique portuaire plus vaste, car la concurrence ne se limite pas à un cadre réglementaire: elle porte également sur les services, qui, d’une manière générale, fournissent un accès au fonctionnement des ports et des transports et en garantissent l’efficacité.
Saïd El Khadraoui (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, je voudrais me joindre aux critiques acerbes de nombre d’orateurs à l’encontre de la Commission pour la manière dont elle a traité cette question. Il est ahurissant de voir que la Commission, moins d’un an après le rejet de la précédente directive portuaire, présente une nouvelle proposition sans consulter le secteur, ni le Parlement d’ailleurs, en sachant pertinemment à quel point cette question est sensible. Je tiens à mettre l’accent sur ce point, car je suis convaincu que les choses se seraient passées différemment si l’on avait eu la volonté dès le départ de dialoguer avec les parties concernées.
Je sais cependant que M. Barrot n’est pas non plus très content du dossier. Mes commentaires n’ont dès lors rien de personnels, mais ils doivent être dits quoi qu’il en soit. Il sait aussi bien que moi que la principale opposition du secteur ne porte pas seulement sur la méthode, mais aussi sur le contenu du texte. Les syndicats sont à l’évidence préoccupés par l’étendue de l’auto-assistance, mais la proposition est également sévèrement critiquée par les ports, les compagnies portuaires, les pilotes et même les armateurs.
M. Jarzembowski mérite notre reconnaissance pour avoir tenté de sauver la mise en dépit de tout cela, mais je me permets de ne pas être d’accord avec lui concernant le contenu. Étant donné la manière dont ce dossier a été soumis et reçu ensuite par le secteur concerné, nous n’avons d’autre choix que de le rejeter dans sa totalité et de demander à la Commission de retourner à la case départ.
Adopter cette proposition ne serait certainement pas une mesure de bonne gouvernance, car nous n’avons aucune idée du résultat du vote. Si vous voulez construire une maison, mais que vous savez que les fondations sont branlantes, vous n’avez d’autre option que d’arrêter la construction et tout recommencer. La rejeter signifie que les ports seront tout simplement en mesure de poursuivre leur travail, comme ils le font depuis les 40 ou 50 dernières années, avec des taux de croissance spectaculaires dans de nombreux cas.
Cela ne veut bien évidemment pas dire que nous pouvons nous permettre de rester assis à ne rien faire. La Commission doit prendre son temps, retourner le problème dans tous les sens, entamer des discussions avec le secteur et examiner ce qui requiert réellement une approche européenne dans les ports. Un nouveau livre vert ou livre blanc, comme certains le suggèrent, me semble une bonne approche et la Commission peut, entre-temps, se concentrer sur les besoins du secteur, à savoir des règles de transparence claires concernant les investissements publics. Nous devons toutefois commencer par rejeter cette proposition.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, ayant rejetée la proposition de libéralisation des services portuaires de la Commission lors de la dernière législature, nous voici à nouveau en train de l’examiner. Et nous nous trouvons à nouveau pratiquement dans la même situation, puisqu’en substance, le texte que nous avons rejeté à l’origine n’a presque pas été modifié.
La proposition est similaire et le rapporteur est le même. Je le dis avec respect et affection pour mon collègue, M. Jarzembowski, mais je crois que cette proposition sera également rejetée par la majorité des députés.
Je suis en général en faveur de la libéralisation des marchés et également des services portuaires, mais je ne peux apporter mon soutien à la proposition actuelle. En premier lieu, parce qu’elle a pour unique but d’aborder les services fournis dans chaque port, avec l’intention salutaire de promouvoir la libre concurrence, mais pas de s’attaquer aux pratiques mêmes qui enfreignent les règles de la concurrence dans les différents ports européens.
Je crois que de nombreux aspects des pratiques habituelles de nombreux ports doivent être modifiés. Je crois que certains des abus et des types de contrat imposés aux fournisseurs de services sont inacceptables. J’estime cependant que les modifications ne peuvent être proposées de manière aussi agressive. Nous devons susciter une transition ordonnée. D’une part, garantir la sécurité et l’efficacité des opérations portuaires et, d’autre part, garantir les droits des travailleurs.
Je crois que les compagnies ont le droit de choisir librement les travailleurs, mais elles devraient avant tout choisir les travailleurs qui ont déjà occupé certains postes et sont toujours sous contrat. Comme cela s’est produit dans d’autres secteurs économiques en crise, en cas d’excédents de travailleurs, il nous faudra négocier un plan de restructuration approprié avec les syndicats, les compagnies et l’administration.
L’Europe et ce Parlement ne doivent pas être perçus par les citoyens comme un instrument du capitalisme débridé. Des propositions telles que celles-ci, que nous débattons aujourd’hui et qui, je l’espère, sera rejetée, ont contribué au «non» français et néerlandais au traité constitutionnel. Nous devons moderniser notre économie, mais avec la couverture et la protection nécessaire pour les personnes touchées, ce qui est le principal objectif de toute mesure politique. Nous jouirons de la sorte d’une plus grande autorité morale au moment de condamner l’utilisation de la violence, violence dont nous avons été les témoins hier.
Michael Cramer (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, le groupe des Verts du Parlement rejette le paquet portuaire, du moins pour des raisons de procédures, car il avait été présenté à la hâte par la commissaire de Palacio lors de sa dernière période de session, c’est-à-dire à un moment où elle aurait réellement dû démissionner depuis longtemps. Il me semble déplacé de présenter à nouveau, pratiquement sans modification, une directive que le Parlement avait déjà rejetée et, pour ainsi dire, la jeter au pied de votre successeur et de cette Assemblée.
L’opposition à ce paquet portuaire vient de presque tous les États membres. Il a été rejeté par le gouvernement conservateur des Pays-Bas, le gouvernement travailliste de Grande-Bretagne et les deux coalitions gouvernementales allemandes, l’ancienne entre la gauche et les Verts, et l’actuelle entre conservateurs et sociaux-démocrates. Il existe une peur légitime à un contrecoup économique dû aux investissements nécessaires à consentir sur de courtes périodes de temps, à l’augmentation coûteuse de la bureaucratie et au fait que la concurrence est déjà en place. Les coûts dans les ports européens sont très bas. Ils représentent la moitié de ceux des ports américains et le tiers des asiatiques. Les dockers ont raison de faire grève: ils craignent un dumping salarial. Dans une économie sociale de marché, il n’y a pas de place pour une politique de blocage social de cette nature.
L’opposition au paquet portuaire vient d’une écrasante coalition constituée de conservateurs, de socialistes et d’écologistes. Je vous demande de vous joindre à nous et de rejeter cette proposition, de donner au commissaire Barrot la possibilité de nous présenter un nouveau règlement qui apportera la transparence nécessaire aux ports européens.
Georgios Τoussas (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, notre débat a lieu après une énorme manifestation de dockers contre le chômage hier dans tous les ports des États membres. Cette manifestation a été bien suivie et envoie ainsi un message parfaitement clair visant au retrait de cette directive sur l’accès aux services portuaires.
Notre débat a également lieu deux ans après le rejet de la directive par le Parlement européen. La nouvelle mouture de cette directive portuaire, en dépit d’une prétendue transparence, de garanties mensongères et j’en passe, est pire que celle rejetée par le Parlement européen le 23 novembre 2003.
À nos yeux, nous sommes ici en présence d’une question politique fondamentale. Bien que le Parlement européen ait rejeté la directive en question, bien que la nouvelle mouture ait également été rejetée en commission de l’emploi et des affaires sociales, ainsi qu’en commission du marché intérieur et de la protection des consommateurs, et bien que la proposition du rapporteur ait été rejetée en commission des transports et du tourisme, la Commission a insisté pour la présenter devant le Parlement européen, démontrant à nouveau la corrélation entre la volonté des députés du Parlement européen et les travailleurs de ce secteur sensible.
La nouvelle mouture de cette directive comprend la vente des ports et de toute la gamme des services portuaires au secteur privé: le chargement et le déchargement, l’acconage et l’entreposage.
Permettez-moi de terminer mon intervention en ajoutant brièvement ce qui suit aux propos des orateurs précédents: une des questions fondamentales, prioritaires pour le Parlement européen, est la sécurité des vies en mer et la sécurité environnementale. L’adoption de cette directive augmentera les risques et nous...
Jeffrey Titford (IND/DEM ).
- Monsieur le Président, la précédente directive sur les services portuaires a été rejetée par le Parlement précédent, lors d’une session plénière de 2003, et, étant donné qu’elle ne comporte aucune modification, pourquoi la Commission devrait-elle s’attendre à une réponse différente cette fois-ci? Ni les dirigeants ni le personnel n’ont apporté leur soutien à cette législation.
Hier, un porte-parole du Parlement a déclaré que les manifestations avaient occasionné des dégâts considérables, mais quels seront les dégâts dans les ports britanniques si cette directive est mise en œuvre? De nouveaux investissements de plus de 400 millions d’euros consentis par la direction des ports de Felixstowe et Harwich, dans ma région, peuvent être compromis si les ports doivent ouvrir les services à d’autres entreprises. Puisque notre système britannique fonctionne extrêmement bien depuis des décennies, pourquoi les ports britanniques devraient-ils subir des perturbations, alors qu’il est évident que ce type de législation est destiné à certains ports du continent?
Il paraît que ce secteur a besoin d’une concurrence accrue pour promouvoir la croissance et la création d’emplois, mais si la présente directive est appliquée, quel en sera le prix? Les dockers pourraient perdre leur emploi, les systèmes de sécurité pourraient s’avérer défaillants et la question de la sécurité serait compromise. J’ai voté contre la proposition similaire il y a deux ans et, en tant que député britannique, je vais voter de la même façon cette semaine.
Alessandro Battilocchio (NI ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, oublions que les députés de ce Parlement se sont déjà prononcés à plusieurs reprises contre la nécessité d’adopter une telle directive et que leurs objections ont été ignorées. Si cette directive doit être adoptée à n’importe quel prix, afin d’ouvrir les marchés à la concurrence et créer un cadre juridique destiné à harmoniser les procédures de gestion des ports et à les rendre transparentes, elle devrait à tout le moins être équitable et raisonnable.
La proposition actuelle entraîne une série de distorsions et aura des conséquences certainement indésirables, telles une baisse des qualifications, avec les répercussions évidentes au niveau de la sécurité globale. La proposition accorde en particulier au seul pilotage certaines prérogatives associées aux garanties de sécurité du transport maritime, ainsi que des obligations spécifiques de service public. Toutefois, il s’agit là des caractéristiques de tous les services techniques nautiques, y compris les services d’amarrage. Elles devraient par conséquent être expressément protégées et ne pas être exposées aux règles de l’économie de marché.
En conséquence, je demande que la sécurité de nos ports et le professionnalisme de leurs travailleurs soient une priorité. Dans le cas contraire, je me verrai contraint de voter contre cette proposition.
Philip Bradbourn (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, comme la plupart de mes collègues de cette Assemblée, je suis extrêmement préoccupé par les propositions qui nous occupent. Non seulement je n’apprécie pas le contenu des propositions, sur lequel je reviendrai dans un instant, mais je trouve également qu’il est inacceptable que la Commission ne semble pas capable d’accepter une réponse négative.
Il y a deux ans, avec de nombreux collègues, je participais à ce même débat, dans ce même hémicycle, où une proposition très semblable a été rejetée. Monsieur le Commissaire Barrot, pourquoi suis-je dans la même situation aujourd’hui? Alors que nous entendons que la Commission est sur le point d’abroger ou ne poursuivra pas des réglementations trop draconiennes, nous avons des propositions telles que celles dont nous débattons en ce moment.
Pour le Royaume-Uni, le secteur a accueilli avec incrédulité le contenu de la proposition. Pas un seul port ne se réjouit des propositions. Si elles devaient être adoptées, des entreprises qui ont travaillé dur pour devenir les plus performantes et compétitives en Europe seraient mises en danger et menacées. Dans les propositions, les durées des autorisations et les soumissions d’offres sont censées favoriser le marché et améliorer les services et la concurrence. Elles n’apportent rien de tel. Les services seront réduits, étant donné que les concurrents potentiels sélectionneront uniquement les zones économiques rentables, ce qui implique un développement moindre du secteur. De plus, les institutions financières se montreront moins disposées à consentir des investissements en capitaux, puisque les rendements seront très faibles et non garantis, ce qui est exactement le contraire du but recherché.
Je suis tout à fait pour l’économie de marché et je suis favorable à toute proposition axée sur le marché. Toutefois, ce n’est pas le cas de cette proposition. Si l’UE souhaite une approche axée sur le marché, je suggère qu’elle suive ce que nous avons déjà au Royaume-Uni: un système éprouvé.
Je demande à cette Assemblée de rejeter la totalité de la proposition et d’envoyer un message simple à la Commission: «non» veut dire «non», quelle que soit la langue utilisée, sauf dans l’«eurolangue», où cela signifie tout le contraire.
Gilles Savary (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, nous avons demain un débat un peu original puisque la commission des transports et du tourisme a fait un tête-à-queue procédural. Nous aurons donc à nous prononcer sur le texte brut, c’est-à-dire sur le texte testamentaire de Mme Loyola de Palacio, son cadeau empoisonné à la Commission européenne. Personnellement, je voterai le rejet, non pas - et tout le monde me connaît - que je sois particulièrement radical, mais pour trois raisons.
D’abord parce que nous n’avons pas à accepter un déni de démocratie parlementaire. Nous ne pouvons pas encourager la Commission à reproduire les mêmes textes toutes les fois où le Parlement a voté contre. Nous ne pouvons pas non plus l’encourager à ne rien écouter, ne rien entendre et procéder d’une mystique de l’ultralibéralisme qui fait fi de toutes les opinions, y compris celles des professionnels.
Deuxièmement, parce que ce texte est socialement inacceptable et dangereux. Il revient à légaliser le servage dans les ports, le même que celui qui sévit sur les mers. Il revient, par l’autoassistance par les personnels de bord, à encourager nos ports à embaucher des Philippins et des Malais pour être compétitif, il revient en réalité à donner raison à au mois de juin.
Il est politiquement irresponsable parce qu’on a retiré une directive sur les équipages qui était une directive sociale et on maintient la directive portuaire. Parce que, dans le cadre de l’initiative «mieux légiférer», on a retiré 60 textes du Parlement européen en cours de procédure, et on maintient pourtant la directive sur les services portuaires. Parce que, en réalité, ce texte donne du grain à moudre et donne raison à tous les eurosceptiques patentés, aux plus enragés contre l’Europe. Moi qui me suis battu pour l’Europe, je considère que c’est une insulte qui nous est faite.
Monsieur le Commissaire, je sais quels sont vos sentiments, je pense que les problèmes portuaires en Europe sont les problèmes de l’hyperconcentration en mer du Nord, de la saturation, de la désorganisation des flux routiers sur le continent, de la sécurité des détroits - on voit ce qui s’est passé encore dans le Pas-de-Calais -, de l’aménagement du territoire. Un port c’est d’abord un site, c’est un site stratégique, ce n’est pas un libre service, ce n’est pas un supermarché. C’est en ce sens qu’il faudra demain que vous conceviez la nouvelle initiative.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE ).
- Monsieur le Président, aux dires de la Commission, l’objectif de cette directive est de faciliter l’ouverture du marché des services portuaires et, partant, de renforcer la compétitivité des ports européens. En réalité, cette directive ne permettra pas l’ouverture des marchés, mais renforcera au contraire la bureaucratie et réduira la productivité des ports et la concurrence.
La proposition de la Commission n’a pas de sens. Le rapporteur, M. Jarzembowski, a sans aucun doute effectué un excellent travail et a déposé des amendements pertinents, mais il faut reconnaître que même lui ne peut faire de miracles. Si la proposition est inapplicable, ce n’est pas le Parlement qui y changera quelque chose. L’Europe n’a pas besoin d’une piètre gestion: l’Europe, tout comme nous, doit garantir la qualité du travail dans ses ports, la sécurité des travailleurs et leurs droits, et faire en sorte que les ports opèrent avec flexibilité.
L’UE doit se concentrer sur l’essentiel et l’intention derrière la stratégie de simplification de la Commission est, ou du moins prétend, d’en finir avec tous les règlements inutiles. Dans ce cas-ci, elle n’y est en tout cas pas parvenue. J’espère que la Commission appliquera également les principes qu’elle exprime dans la directive sur les services portuaires et dans toutes ses actions. Cette directive doit aussi être rejetée.
Bart Staes (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, aujourd’hui et demain, tous les yeux des syndicalistes se tourneront vers cette Assemblée, comme ceux des travailleurs qui œuvrent sans relâche pour une Europe plus sociale. Ce printemps va en effet marquer un tournant important, avec ce mois-ci le débat sur la directive portuaire et le mois prochain le débat sur la directive Bolkestein. En tant qu’hommes et femmes politiques responsables, nous avons l’occasion de faire connaître à nouveau cette Assemblée et d’exprimer clairement notre refus d’accepter le leitmotiv d’une accentuation de la concurrence, de la privatisation et de la libéralisation.
En rejetant cette directive, nous affirmons que nous voulons une Europe différente, où l’économie n’est pas le seul élément dont il faut tenir compte. Il faut aussi prendre en considération les dimensions sociales et écologiques. Il faut tenir compte des personnes qui travaillent dans les ports, des dockers qui manipulent le fret avec efficacité et sécurité, et qui risquent de perdre leur emploi. Les pilotes qui guident les navires en sécurité dans les ports et permettent d’éviter les catastrophes environnementales mineures et majeures doivent aussi être pris en considération. Le groupe des Verts rejettera par conséquent cette directive, parce que nous croyons qu’une Europe différente est vraiment possible.
Helmuth Markov (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, je voudrais savoir si le commissaire a entendu une seule intervention - autre que celle de M. Jarzembowski, qui semblait incertain s’il devait dire «oui» ou «non» - en faveur de cette directive sur les services portuaires? Il existe toute une série de raisons de la rejeter, de l’aspect social à la bureaucratie, sans parler du fait que nous trouvons quelque peu non démocratique la démarche d’une commissaire, qui, bien qu’ayant fait son temps, décide de réintroduire une proposition qui avait été rejetée.
Cette Assemblée est unie, c’est certain et je crois que vous feriez une faveur à la Commission et à vous-même si, à l’occasion de votre discours de clôture, vous annonciez que vous retirez cette proposition, devançant ainsi la demande du Parlement de procéder précisément de la sorte. Vous acceptez que les parties intéressées ne veulent pas de cette directive et que votre idée des bonnes pratiques démocratiques n’est pas la seule. Vous avez ainsi la possibilité de proposer une nouvelle directive, portant exclusivement sur la transparence et l’aide nécessaire aux ports. Voilà une manière raisonnable de procéder et en vous conduisant de la sorte, vous rendriez un grand service à la démocratie au sein de l’Union européenne.
Johannes Blokland (IND/DEM ).
- Monsieur le Président, il existe des problèmes dans certains ports européens, cela ne fait pas l’ombre d’un doute. Ce qui est moins certain, c’est la capacité de la proposition actuelle de la Commission à résoudre de manière appropriée. L’adoption d’une série d’amendements ne changera pas non plus cette question fondamentale. Compte tenu, dans une certaine mesure, de l’opposition croissante des personnes concernées aux implications de cette proposition, je voudrais vous demander de reconsidérer l’utilité de cette mesure en ce moment. À mes yeux, cette proposition n’est pas opportune, en dépit de l’arrivée imminente de la directive sur les services.
Une législation sectorielle pour les ports est la bienvenue, et des règles concernant les aides d’État dans les ports sont nécessaires. Cette proposition ne consiste toutefois pas à s’attaquer aux problèmes existants sans imposer une charge administrative et organisationnelle excessive. Je prie dès lors mes collègues députés de rejeter cette proposition et je demande à la Commission de présenter une nouvelle proposition plus ciblée, ainsi qu’une proposition pour la régularisation des aides d’État dans les ports. Je soutiens énergiquement les amendements à cet effet.
Koenraad Dillen (NI ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, les interventions que nous avons entendues ici aujourd’hui et les manifestations que nous avons vues dans les rues de Strasbourg hier nous donnent évidemment une impression de déjà-vu. Nous n’aurions bien sûr pas dû en arriver là si, il y a deux ans, la Commission avait eu la sagesse d’enterrer calmement sa catastrophique directive portuaire.
Depuis des années, il est évident que l’opinion publique en général et les ports européens en particulier ne soutiennent pas ce paquet de mesures antisociales et idéologiques, qui n’a pas été inspiré par le bon sens politique. Même un enfant saurait que cette auto-assistance - qui est à présent devenue célèbre - mène au chômage, à des troubles sociaux et à l’insécurité dans les ports.
La Commission a tout de même poursuivi sur cette voie. Sur la base de considérations purement doctrinaires, on nous présente à présent une proposition pratiquement identique à celle rejetée par la majorité du Parlement il y a deux ans, sans grand respect envers ce dernier, envers son meilleur jugement, et contre la volonté d’une écrasante majorité de dockers européens. Il en va de même, dans une certaine mesure, pour la directive Bolkestein.
Il ne faut pas s’étonner que les citoyens français et néerlandais, comme d’autres demain, aient tourné le dos à cette Europe. La Commission ne pouvait être plus aveugle à la réalité sociale des États membres, ni plus éloignée des souffrances des citoyens.
Luis de Grandes Pascual (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, quel que soit le sort de cette directive, puisqu’il semblerait que l’Assemblée est particulièrement divisée, comme l’a dit un classique espagnol, il faut parfois dire ce que l’on ressent et ressentir ce que l’on dit lorsque l’on se trouve face à une pression inacceptable, bien que légitime.
Le Parlement européen se trouve aujourd’hui face à un dilemme: soit il va de l’avant et crée un véritable marché intérieur, soit il reste dans une situation de stagnation. Pour ma part, j’ai décidé de soutenir une proposition dont les objectifs et les principes fondamentaux figurent dans le programme de Lisbonne et dans le livre blanc sur les transports. L’amélioration de la concurrence entre fournisseurs de services portuaires renforcera la compétitivité et l’efficacité des ports et contribuera à développer le transport maritime de marchandises, ce qui en fin de compte est l’objectif premier de notre soutien au transport maritime dans l’Union.
Un des éléments essentiels de la proposition, mais aussi un des plus controversés, est l’inclusion délibérée de l’auto-assistance. Il est fondamental que les États membres reconnaissent une méthode pour la fourniture de services portuaires contribuant à un véritable développement du transport maritime à courte distance, qui, de par sa nature même, exige efficacité et rapidité non seulement lors des opérations de douane, mais aussi lors du chargement et du déchargement.
Mesdames et Messieurs, pour répondre aux craintes de ceux qui croient que l’adoption de cette directive débouchera sur une détérioration des conditions de travail des travailleurs, nous devons affirmer haut et fort que cette directive respecte non seulement les législations des États membres relatives aux conditions de travail, à la formation et aux qualifications professionnelles, mais aussi celles qui portent sur la santé, la sécurité sur le lieu de travail, la sécurité maritime et la protection de l’environnement.
En outre, le transfert du chargement vers les ports y fera augmenter le volume des opérations, ce qui à son tour créera des emplois.
Inés Ayala Sender (PSE ).
- Monsieur le Président, je me dois de signaler que mon pays se trouve à un carrefour maritime vital du point de vue commercial et logistique, puisque nous sommes la porte européenne entre la Méditerranée et l’Atlantique. En conséquence, du point de vue économique, il est essentiel que nous disposions de ports modernes, efficaces et bien gérés, puisqu’ils doivent être compétitifs.
Par rapport à d’autres ports, les ports espagnols sont autosuffisants et s’autofinancent. C’est pourquoi il est absolument nécessaire d’examiner la question des subventions aux ports, c’est-à-dire les aides d’État. Du point de vue social, nous possédons également des travailleurs qualifiés, avec des emplois de qualité et jouissant pleinement de leurs droits en matière d’emploi, ce qui n’est pas toujours le cas en droit maritime. Enfin, du point de vue environnemental, un grand nombre des services dont il a été question sont essentiels pour la sécurité et la protection de l’environnement.
Cette nouvelle proposition a atteint un degré d’unanimité inhabituel, puisque même certains compatriotes ayant identifié des aspects utiles pour résorber certains goulets d’étranglement et supprimer certaines pratiques obsolètes qui persistent dans nos ports ont préféré, et préfèrent, la rejeter aujourd’hui.
C’est pourquoi je suis convaincue que ce Parlement fera son devoir et rejettera cette proposition, qui a amplement démontré ses lacunes en ce qui concerne les besoins actuels des ports européens. Je voudrais donc demander au commissaire d’être raisonnable, comme il l’a prouvé pour d’autres secteurs des transports et, puisque la situation internationale l’exige, de préparer et de mettre à jour le plus rapidement possible un processus de consultation courageux et nécessaire qui traite ouvertement et dans le détail de tous les aspects nécessaires des ports européens. De cette manière, en un laps de temps raisonnable, nous serons en mesure de trouver les solutions pour faire des ports européens les centres du développement économique, social, technologique et environnemental que l’Europe exige. Par ailleurs, compte tenu du cadre international, ils contribueront de la sorte à renforcer la cohésion de l’Europe.
Sajjad Karim (ALDE ).
- Monsieur le Président, ayant assisté à ce débat jusqu’au bout, j’adresse un message aux dockers réunis à Strasbourg. Je leur dis que j’ai entendu tous les députés du Parlement faire bloc et fournir des arguments dans l’intérêt des citoyens européens et que j’ai entendu tous les députés soutenir les arguments sous-jacents qu’ils présentent. Plutôt que de se mettre à attaquer cette Assemblée, ils devraient revenir en arrière, écouter ce que l’on dit dans ce débat et apporter leur soutien à ce Parlement. C’est l’appel que je leur lance.
Demain, ce Parlement examinera une proposition qu’il a effectivement rejetée en novembre 2003. Il s’agit d’un projet dont le commissaire a essayé de se distancier totalement et d’un processus qui présente des lacunes démocratiques, dues au fait que l’on n’a pas pris en considération les personnes directement concernées, que l’on ne les a pas consultées ou que l’on n’a pas trouvé de compromis avec elles.
Il est évident que cette proposition a été conçue en tenant compte des ports continentaux, dans le but de libéraliser le marché des services portuaires, qui est, en majeure partie, toujours nationalisé. C’est une étape souhaitée et nécessaire, mais il convient de la mener correctement.
Le secteur portuaire du Royaume-Uni s’est désolidarisé des ports continentaux. Nos ports sont privatisés: ils ne reçoivent aucune aide financière du gouvernement et les capitaux destinés aux nouveaux investissements sont réunis au sein du marché. En raison du grand nombre de ports florissants, le secteur jouit déjà de la saine concurrence à laquelle la présente proposition tente d’arriver.
Le fait de tenter d’imposer un tel modèle de base aux ports du Royaume-Uni sera extrêmement préjudiciable. La menace d’une tendance à faire appel à un personnel non permanent entraînera un affaiblissement de la sécurité de l’emploi, une baisse des niveaux de compétences, une réduction salariale et une détérioration des conditions de travail et aura des effets néfastes sur les populations environnantes.
Ma circonscription, dans le nord-est de l’Angleterre, est fière de sa longue histoire dans le secteur maritime, avec des ports tels que Liverpool, Manchester et Heysham, qui sont quelques-uns des ports les plus importants du littoral du Royaume-Uni. Au cœur se trouve Liverpool, qui héberge la première cale sèche commerciale du Royaume-Uni. Avec cette directive, au sein de la communauté de Liverpool, qui compte déjà parmi les plus défavorisées en Europe, des dockers motivés perdront leur emploi. Et l’ensemble de compensations proposé est insuffisant pour être conforme à la législation du Royaume-Uni, sans parler de la Convention européenne des droits de l’homme. Il n’est ni souhaitable ni intéressant que ce Parlement tente d’amender cette proposition, qui présente de graves défauts. C’est pour toutes ces raisons que nous devons voter contre cette proposition.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL ).
- Nous sommes à nouveau en présence d’une proposition inacceptable visant à libéraliser les services portuaires. Et cette proposition se heurte à nouveau à l’opposition farouche des travailleurs qui veulent qu’elle soit rejetée, une opposition que nous soutenons depuis le début, comme nous l’avons fait en 2003.
Cette proposition de directive fait partie de ce qu’on appelle la «stratégie de Lisbonne» visant à accélérer le rythme des libéralisations, ce qui a abouti à une violente attaque contre le secteur public et le secteur des services. Mis à part les questions essentielles concernant la souveraineté nationale que soulève ce secteur stratégique, cette proposition, si elle est adoptée, débouchera sur du chômage, des conditions de travail précaires et une insécurité sur le lieu de travail, en particulier à cause de ce qu’on appelle l’auto-assistance. Les contrats collectifs et les droits des syndicats sont attaqués. La productivité et la formation professionnelle sont en baisse, les risques d’accidents graves en hausse. Et tout ça au nom de la concurrence.
Cette proposition se plie aux intérêts des grands armateurs. En conséquence, nous avons déposé une proposition visant à rejeter cette directive.
Hélène Goudin (IND/DEM ).
- Monsieur le Président, il existe plusieurs bonnes raisons pour rejeter la directive portuaire. Premièrement, il s’agit d’un domaine relevant de la compétence des États membres, conformément au principe de subsidiarité de l’UE. Il est de leur ressort de prendre des décisions dans ce genre de domaines. Fondamentalement, nous pensons que les règles suédoises devraient s’appliquer au territoire suédois.
Deuxièmement, la procédure suivie pour remettre la directive portuaire à nouveau à l’ordre du jour n’est pas démocratique. Le Parlement européen a rejeté une proposition identique de la Commission il y a à peine deux ans. Troisièmement, les acteurs qui pourraient être touchés par cette directive n’en pensent pas grand bien. À l’heure actuelle, la concurrence entre les ports européens est efficace. La directive portuaire entraînerait une distorsion de la concurrence, car le propre personnel de l’armateur se chargerait du chargement et du déchargement.
Qui souhaite réellement cette directive? Son principal défenseur est la Commission, qui veut qu’elle soit adoptée à tout prix. La Liste de juin suédoise rejettera cette proposition législative.
Kurt Joachim Lauk (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, je suis convaincu que vous rassembleriez une majorité de députés de cette Assemblée pour soutenir une directive portuaire européenne si cette directive que vous nous présentez était bien pensée et promouvait réellement la transparence et la compétitivité européenne dans ce domaine. Cette directive n’est cependant pas appropriée pour accomplir cette tâche. Je vous suggère donc de la retirer. Vous avez dû vous rendre compte, au cours de ce débat, à quel point vous avez mis d’accord cette Assemblée sur ce sujet, au delà des frontières des partis. Vous devez certainement vous rendre compte que cette proposition de directive, manquant à ce point d’une base suffisante, est mal préparée pour ce débat. Bien que M. Jarzembowski ait accompli un magnifique travail, il y a peu de chance que cette Assemblée améliore une mauvaise directive qui lui est présentée. La Commission doit également se faire à l’idée que cette Assemblée ne peut être utilisée comme atelier de réparation des mauvaises directives.
Ce qui rend cette directive à peine digne de considération est le fait que d’importants aspects restent sibyllins. Sa définition des marchés l’est certainement. A-t-elle pour objectif la concurrence dans les ports, entre les ports eux-mêmes ou quelque chose impliquant à la fois les ports et le trafic qu’ils partagent avec l’arrière-pays? Aucune évaluation d’impact n’a été menée, et les avantages que le consommateur est censé retirer de tout ceci restent totalement obscurs.
Une concurrence accrue devrait, en toute justice, réduire les coûts de manutention. Pourtant, pour autant que l’on sache, les coûts de manutention en Europe représentent de toute façon la moitié de ceux de Singapour ou de Dubaï, ce qui signifie une grosse part en moins. L’objectif est qu’ils restent tels quels, alors que cette proposition ouvre la voie à une augmentation possible. Cette directive va-t-elle réellement amener davantage de fournisseurs de service dans les ports? Je vous demande de la reconsidérer, de la retirer et de nous en présenter une meilleure. Si elle est élaborée comme il se doit, vous disposerez d’une majorité favorable à la transparence et à la concurrence en Europe.
Marta Vincenzi (PSE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, une économie puissante à l’échelle du continent requiert un système portuaire plutôt que des ports individuels. Elle requiert un système intégrant l’Europe des 25, qui facilite la transition en autorisant la concurrence afin de renforcer la compétitivité globale. Cette directive n’atteint pas cet objectif et, alors que l’Europe traverse une profonde crise politique, elle est un mauvais signal, ou plutôt un signal choquant, révélant le gouffre qui existe entre les institutions et les besoins actuels découlant des intérêts en jeu dans un monde globalisé. Tous ces intérêts ne peuvent plus être conciliés par de vieilles méthodes.
Ce type de signaux inappropriés doit être éliminé. Nous avons besoin de la vision d’un système portuaire commun, d’une politique commune, et d’orientations transparentes en matière d’investissements et d’aides d’État. Ces orientations ne doivent pas se confiner à la fixation de priorités en matière de concurrence entre les ports: elles doivent au contraire être en mesure de prévenir le manque de concurrence de certains de ces ports, qui pourrait affaiblir l’ensemble du système. Nous devons protéger les emplois qualifiés qui mettront un terme au dumping social et encourageront au contraire les formations communes. Nous devons protéger l’efficacité des services publics et reconnaître leurs exigences dans le domaine de la sécurité, de la qualité et de l’accessibilité. Enfin, nous devons évaluer l’impact de la libéralisation du secteur, car ce qui nous préoccupe le plus en ce moment, c’est la tendance à concentrer la production et la logistique dans certains ports de par le monde.
Ce sont là de nouveaux défis et la directive ne les relève pas. Ce qui s’est passé entre la première proposition de 2001 et la seconde n’est pas un bon exemple de politique européenne. Je répète toutefois qu’une directive et des règles sont nécessaires. Y parvenir exigera un engagement politique majeur qui ne fléchira pas en établissant des règles communes, en dépit de l’autonomie des ports…
Jacky Henin (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, la directive sur les services portuaires qu’on nous propose pour la seconde fois tourne totalement le dos à l’intérêt général, à l’amélioration des conditions de vie des citoyens européens. Pire, elle ne sert que les intérêts financiers des grandes transnationales du fret au détriment de tous les acteurs de la filière portuaire, du docker au petit entrepreneur. Son seul but: casser les statuts, les protections sociales, tirer vers le bas les salaires pour enrichir une minorité et cela au détriment de la sécurité des hommes et de l’environnement. Le modèle social de cette directive, c’est la loi de la jungle; l’autoassistance c’est la renaissance de l’esclavage!
Toutes les professions technico-nautiques, tous les syndicats européens rejettent unanimement cette Bolkestein portuaire. Hier, j’ai manifesté avec les 10 000 dockers venus de toute l’Europe devant le Parlement. Je peux témoigner de leur détermination à barrer la route à cette directive scélérate. Je puis vous assurer que voter une telle directive, c’est prendre la responsabilité de bloquer par des grèves dures de nombreux ports de l’Union, avec toutes les conséquences économiques que cela comporte.
Je rappellerai, comme d’autres, à la Commission que les représentants des peuples de l’Union que nous sommes avaient déjà repoussé cette directive. La reproposer quasiment à l’identique constitue une provocation politique contre le Parlement, contre l’ensemble des autorités portuaires. Au nom de la construction d’une autre Europe recherchant un haut niveau d’intégration sociale et démocratique, nous appelons à rejeter cette directive.
Georgios Κartzaferis (IND/DEM ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, je me demande qui peut bien vouloir de cette directive. Cette directive ne sert aucune agence portuaire. Aucune ne l’accepte d’ailleurs. Cette directive est uniquement au service de la mondialisation et du nouvel ordre, que vous contrôlez et suivez effectivement. C’est ce que j’entends par nivellement par le bas.
Voilà qui défie la logique et bat en brèche la convention 137 du Conseil international des dockers, qui précise que les dockers qualifiés doivent avoir la priorité. Qu’allez-vous faire? Allez-vous mettre des cartels dans les ports?
La Grèce possède trois-quarts de toutes les îles d’Europe. En d’autres termes, la plupart des ports européens se trouvent chez nous. Nous savons comment ils opèrent. Leur mode de fonctionnement est positif. Nous pourrions obtenir des résultats plus rapidement, mais avec des personnes que nous connaissons, des personnes expérimentées. Allons-nous les remplacer par des travailleurs non qualifiés pour obtenir de meilleurs résultats?
Alors pourquoi défiez-vous la logique, la démocratie et les intérêts des travailleurs? En fin de compte, nous ne voulons pas d’une Europe arbitraire, nous voulons une Europe des peuples.
Reinhard Rack (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, chaque fois qu’il y a des manifestations devant nos bâtiments, ici à Strasbourg ou à Bruxelles, nous savons qu’elles ont trait à la défense d’intérêts existants. Et si ces manifestations deviennent violentes, nous savons que la conciliation de ces intérêts reste en définitive le problème principal.
Il est toutefois dommage que les slogans et les matraques cachent les véritables alternatives. Essentiellement, nous ne parlons pas ici de questions fondamentales telles que la libéralisation, la transparence et ainsi de suite, mais plutôt de détails concernant les arrangements pratiques, comme toujours. Voilà pourquoi dans ce débat sur la manière d’aller de l’avant avec cette directive, je rejoins M. Jarzembowski, le rapporteur, qui souhaite améliorer la proposition de la Commission, laquelle, il faut le reconnaître, ne brille pas par sa qualité. Le slogan «retour à la case départ» ne me convainc pas non plus. Dans cette hypothèse, nous perdrions beaucoup de temps. Que l’on demande des livres blancs, voire des livres verts, prouve que cette Assemblée souhaite laisser de côté son rôle de législateur européen durant cinq ans.
À mes yeux, il est possible de tracer un parallélisme entre ce débat, le débat sur la directive sur les services que nous allons avoir le mois prochain et le débat sur la Constitution. Là aussi, la question n’est pas de savoir si l’Europe doit ou ne doit pas être «sociale». Il porte essentiellement sur les centaines de détails qui permettront une Europe viable, améliorée et partagée. Il se fait simplement que personne n’a la volonté de débattre de ces centaines de détails, de chercher à trouver un consensus. Les gens préfèrent au contraire avoir recours aux slogans. Il se peut qu’ils attirent l’attention des médias, mais ils ne nous aident pas à trouver des solutions meilleures et viables pour cette Europe que nous avons en commun.
Ewa Hedkvist Petersen (PSE ).
- Monsieur le Président, la raison pour laquelle la Commission a de nouveau présenté cette proposition reste une énigme à mes yeux. Nous entendons la farouche résistance qu’elle rencontre. M. Barrot a désormais la possibilité de montrer que l’UE est en phase avec nos concitoyens en retirant cette proposition.
Je pense que trois arguments justifient ce retrait. Avant tout, cette directive est inutile. De nombreux ports européens sont prospères, comme - je le sais - dans le cas de mon propre pays, la Suède. Les ports se développent et les solutions flexibles sont nombreuses. Nous avons au contraire besoin d’une directive sur la concurrence entre les ports, comme le groupe socialiste au Parlement l’a également souligné.
Cette proposition de la Commission est un règlement européen centralisé. Elle ne porte pas sur la déréglementation à l’intérieur des ports, qui est en train de se produire. Il s’agit d’un règlement européen centralisé dont nous n’avons pas besoin, parce qu’il ne débouchera pas sur un développement des ports. Il pourrait au contraire entraver son développement. Les ports et le secteur des transports sont dès lors malheureusement en droit de s’inquiéter que la Commission ait présenté cette proposition.
Un règlement aussi centralisé ne fera que gêner davantage les activités portuaires. Il sera encore plus difficile de développer les ports et les systèmes de transports parce que les ports sont des plaques tournantes du transport et des terminaux combinés qui doivent être efficaces si l’on veut que l’ensemble du système de transports le soit. Il vaudrait mieux permettre aux acteurs régionaux et locaux de développer les ports.
Enfin, cette directive portuaire sera préjudiciable aux travailleurs portuaires. C’est eux qui paieront le prix de ce règlement centralisé proposé par la Commission. Il est probable que de nombreuses possibilités d’emploi seront perdues et qu’une série d’activités seront transférées aux sociétés de crédit-bail, avec pour résultat une détérioration des conditions de travail et une diminution de la sécurité pour les travailleurs. Pour toutes ces bonnes raisons, je propose dès lors que le Parlement rejette cette proposition.
Roberto Musacchio (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, nous soutenons les dockers qui s’opposent à cette directive, car elle nuit à l’emploi, à leur droit à la sécurité et à l’économie elle-même, puisqu’elle propose une concurrence fondée sur le dumping. Elle doit donc être rejetée, comme elle l’a été en 2003.
Nous devons nous rendre compte que ce type de politiques d’économie de marché nous mène droit à l’échec. Les dockers possèdent une longue et glorieuse tradition, qui a débouché sur des droits et la prospérité en liant les activités commerciales avec les villes, qui les ont accueillies à bras ouvert. Sans ce travail noble, que la directive effacera pour le bien des politiques d’économie de marché, l’Europe n’aurait pas d’avenir. Le modèle social européen est notre principale ressource et cette directive, comme la directive Bolkestein, en est la négation. C’est pourquoi je crois que les travailleurs ont raison et que le Parlement devrait les soutenir en rejetant la directive qui nous est présentée.
Corien Wortmann-Kool (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, bien que nous soyons partis d’une proposition prématurée de la commission parlementaire, sous la présidence de M. Jarzembowski, un important paquet de propositions d’amendements assortis d’une plus grande sécurité a été jeté aux oubliettes. Je fais ici allusion à un paquet d’amendements proposant une sécurité accrue pour les compagnies et les travailleurs portuaires, sans autoassistance. Ce dernier aspect ne semble d’ailleurs pas encore être arrivé aux oreilles des syndicats ou de certains députés de cette Assemblée. Malheureusement, la lutte et l’émotion semblent avoir prévalu sur un débat sensé sur le contenu de la directive et, Monsieur le Commissaire, c’est le ton qui fait la musique.
Tout est parti de la Commission, de votre prédécesseur en fait, qui avait lancé un débat biaisé. Pourquoi ne retirez-vous pas cette directive? Je voudrais que vous me l’expliquiez dans un instant, car je crois que ce serait tout compte fait la meilleure solution. La réalité politique actuelle montre toutefois un soutien insuffisant pour l’énorme paquet de propositions d’amendements déposé par la commission des transports et du tourisme, où il n’a bénéficié que d’une étroite majorité. Étant donné que le soutien pour le paquet de propositions d’amendements est insuffisant, nous ne pouvons soutenir cette directive. Je reste toutefois convaincue qu’une politique portuaire spécifiquement adaptée à l’Europe est nécessaire.
Cette nécessité a été amplement clarifiée par des députés de cette Assemblée, parmi lesquels M. Jarzembowski en premier, avec lequel j’ai déposé une proposition au nom du groupe du parti populaire européen (démocrates chrétiens) et démocrates européens. Nous voudrions demander au commissaire de présenter un document exposant sa vision d’une politique portuaire dans son acception la plus large, y compris une concurrence entre les ports, comme fondement de ce qui sera - nous l’espérons - un débat sensé cette fois. Monsieur le Commissaire, êtes-vous disposé à rédiger un important document de discussion de cette nature? Y incluriez-vous également une grande partie des idées reprises dans le paquet de propositions d’amendements préparé par M. Jarzembowski? Espérons qu’il suscitera une discussion sensée.
Richard Howitt (PSE ).
- Monsieur le Président, lorsque le Parlement européen a rejeté, il y a deux ans, la proposition de directive sur les services portuaires, personne ne croyait que la Commission essaierait de la présenter à nouveau. Pourtant, elle n’a consulté et ne voulait écouter personne et elle a décidé d’ignorer ce Parlement démocratique.
Parlons clairement des préjudices que cette directive, si elle est adoptée, occasionnerait aux ports, y compris les ports de la côte est, que je représente dans ce Parlement. Le remplacement de travailleurs hautement qualifiés et formés par le personnel des navires pouvant charger et décharger les marchandises entraînera d’office des accidents, des blessures et, peut-être, des décès. Pensez au port de Tilbury, qui est parvenu à réduire de moitié le nombre d’accidents en 2005, ou à Great Yarmouth, qui n’a enregistré aucun accident majeur en deux ans.
Je voudrais dire à M. Jarzembowski que cette directive s’avérerait catastrophique pour les emplois. Les propriétaires de ports me confient que plus de 600 nouveaux emplois à Felixtowe et plus de 750 nouveaux emplois à Harwich seraient menacés. Pas un seul des 650 emplois au port de Tilbury ne serait sûr. C’est ce qu’affirment les propriétaires de ports eux-mêmes, qui ne bénéficieraient plus des incitations destinées à de nouveaux investissements vitaux.
Deux nouveaux projets d’investissement à Tilbury ont déjà été suspendus en raison des incertitudes que suscite cette directive. L’extension du port à Bathside Bay, récemment approuvée à Harwich, et la décision favorable que nous espérons obtenir cette semaine pour l’extension de Felixtowe South sont toutes deux compromises.
Je voudrais demander au parti pour l’indépendance du Royaume-Uni, qui représente un milliard de livres sterling de dépenses, de vérifier ses chiffres. Nous ne devrions même pas nous trouver ici, aujourd’hui, si les membres de votre parti n’avaient pas voté en faveur de cette directive au sein de la commission des transports et du tourisme.
Pour en revenir aux investissements, il existe à Great Yarmouth une campagne initiée il y a plus de dix ans en faveur de la construction d’un avant-port, laquelle mettrait celui-ci en concurrence avec le port intérieur déjà présent, car cet avant-port entraînerait le transfert et non la hausse du nombre d’emplois et de services, et ce dans une région reconnue comme prioritaire dans la lutte contre le chômage au sein de l’Union européenne.
Ne vous trompez pas; ce sont des dockers qualifiés qui souffriront le plus, des personnes telles que Steven Drew, de Yarmouth, qui écoute ce débat depuis la tribune des visiteurs, et qui, comme son père Frank, a servi le secteur portuaire durant 55 ans.
La concurrence est nécessaire entre les ports, mais pas en leur sein. L’Union européenne devrait à présent faire ce qu’elle aurait dû faire auparavant: consulter les ports, les syndicats et les lignes maritimes, en recommençant à zéro, en prenant une feuille blanche, et sur cette proposition elle devrait reconnaître son échec. Ce Parlement européen, qui avait tenté de rejeter la proposition une bonne fois pour toutes, devrait maintenant voter «non» une deuxième fois, et ce de manière définitive.
Luís Queiró (PPE-DE ).
- Comme le montrent les précédents discours, cette proposition de directive suscite une norme polémique, qui s’est étendue bien au-delà de cette Assemblée pour atteindre de nombreux opérateurs portuaires et la plupart des travailleurs de ce secteur. Concernant ces derniers, je tiens à dire que nous comprenons leurs objections, mais que nous n’acceptons pas leurs méthodes violentes. Ceci étant dit, les deux commissions invitées à donner leur avis se sont toutes deux déclarées opposées à cette proposition de directive, scellant de la sorte à coup sûr son destin politique.
Monsieur le Président, il n’est nul besoin de souligner davantage l’importance du secteur portuaire. Nous savons tous que presque tous les échanges commerciaux extérieurs de l’UE se font par ses ports et que ces ports emploient directement environ 350 000 personnes, sans parler des personnes employées indirectement dans ce secteur. Qui plus est, les techniques de déchargement des marchandises et les équipements sont en constante évolution, ce qui requiert un investissement et un renouvellement permanent.
Les questions qui se posent sont donc les suivantes:
la proposition de directive est-elle propice aux investissements, à la concurrence et à l’accès aux marchés? Respecte-t-elle les droits acquis des opérateurs actuels? Viole-t-elle le principe de subsidiarité? Est-elle juste en matière de compensations dans l’éventualité d’un remplacement des fournisseurs? A-t-elle une incidence sur le marché du travail et les droits sociaux des travailleurs du secteur? En un mot, atteint-elle les objectifs de renforcement de l’efficacité, d’amélioration de la concurrence, d’accroissement du marché intérieur et d’amélioration des services?
M. Jarzembowski a cherché à trouver des réponses équitables à ces questions et je tiens par conséquent à le féliciter. Je m’étonne toutefois qu’il faille à nouveau examiner cette proposition, étant donné les conditions dans lesquelles la Commission nous l’a présentée. Une stratégie politique stimulant véritablement le développement des ports européens est nécessaire, comme l’a souligné et rectifié le rapporteur lui-même. Une stratégie qui tienne compte de la situation actuelle du marché et qui implique toutes les parties intéressées, le Parlement y compris, bien entendu. Il vous incombe, Monsieur le Commissaire, d’apporter les réponses. En ce qui nous concerne, il serait évidemment beaucoup plus simple de prendre une décision conforme aux objectifs énoncés.
Lasse Lehtinen (PSE ).
- Monsieur le Président, la stratégie de Lisbonne signifie également que nous devons élaguer la législation inutile et inefficace et ne pas accroître la bureaucratie. Les services portuaires européens sont déjà extrêmement compétitifs à l’heure actuelle, tant en termes de qualité que de prix.
Il ne s’agit aucunement d’un conflit entre le travail et le capital, puisque les propriétaires, les utilisateurs et les travailleurs des ports des différents pays européens considèrent cette proposition comme préjudiciable et n’étant d’aucune utilité. La concurrence pour la concurrence doit être rejetée et il convient de se concentrer davantage sur la qualité et la sécurité.
Cette directive ne renforcera certainement pas la concurrence: au contraire, elle pourrait même lui porter préjudice. À titre d’exemple, le système d’autorisation renforcera la bureaucratie. Une convention de l’OIT garantit d’accorder la priorité aux travailleurs portuaires professionnels enregistrés pour ce type de travail et, en Finlande, ce point est renforcé dans une convention collective. Le facteur clé est la sécurité: serait-il dans l’intérêt de la santé et de la sécurité sur le lieu de travail qu’après une dure journée de travail, les marins doivent en plus s’occuper du déchargement d’une cargaison dans un port étranger?
Gunnar Hökmark (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, la question essentielle dans ce débat consiste à savoir si, dans ce domaine comme dans les autres, la concurrence et de nouveaux services sont une bonne chose. Il s’agit de savoir si la concurrence ira à l’encontre des consommateurs, des travailleurs et des entreprises. À écouter certains des orateurs durant le débat, on en viendrait à penser que l’existence de la concurrence et la présence d’un plus grand nombre de compagnies sont mauvaises à l’ensemble de la société.
En réalité, nous pouvons voir à quel point les sociétés européennes ayant ouvert les portes à la concurrence et aux nouvelles entreprises ont vu se développer les services et les entreprises, avec des prix moins élevés et de meilleurs services offerts aux consommateurs. Nous l’avons vu secteur après secteur, y compris les télécommunications et l’aviation, et nous avons entendu les mêmes arguments de prudence avant de mettre en œuvre la déréglementation.
Je me souviens à présent, lors du débat sur la déréglementation des télécommunications, qu’il était avancé avec sérieux que les appels téléphoniques appartiendraient au passé et que les travailleurs de ce secteur allaient perdre leur emploi. En réalité, des emplois ont été créés.
En ce qui les ports, essentiels au commerce et au développement au sein de l’UE, il est évident que la dynamique sous-jacente à l’accroissement de l’accès au marché et au renforcement de la concurrence entre les ports et à l’intérieur de ceux-ci entraînera le développement des services. Ces points sont essentiels non seulement pour permettre au secteur portuaire en tant que tel de fonctionner mieux, mais aussi parce que le transport maritime, les transports et les échanges commerciaux seront plus efficaces. Il n’est pas simplement question ici de la circulation de marchandises en Europe, mais aussi des perspectives de développement de nouvelles régions - de nouveaux ports et de nouvelles structures de notre économie.
Si nous voulons de la concurrence, nous devons accepter les changements. Celui qui prétend que tout est déjà parfait et que tous les ports en Europe fonctionnent exactement comme il faut ne devrait pas craindre la concurrence. Si nous y gagnons de nouvelles entreprises et de nouvelles perspectives, la dynamique s’enclenchera. C’est pourquoi la question fondamentale consiste à savoir si nous voulons, comme moi, une circulation de marchandises plus dynamique en Europe.
Joseph Muscat (PSE ).
- Merci, Monsieur le Président. Nous ne parlons pas ici de conteneurs, nous parlons de personnes, de mes collègues. Cette discussion porte sur une directive que la Fédération européenne des travailleurs des transports considère à juste titre inutile, provocatrice et déséquilibrée. Les autorités et les entreprises portuaires sont en outre également d’accord sur ce point. Elle reprend les pires éléments d’une autre proposition que le Parlement avait déjà rejetée. Après ce vote, au lieu de tout oublier ou du moins de présenter une proposition décente, la Commission a adopté une position encore moins défendable. Je voterai contre cette directive parce qu’elle sape les droits que cette catégorie de travailleurs, les travailleurs portuaires, ont acquis avec beaucoup de difficultés sur une longue période. Je voterai contre cette directive parce qu’elle ouvre la porte aux abus en matière de traitement vis-à-vis de certains travailleurs et parce qu’elle dresse les travailleurs les uns contre les autres. Je voterai contre cette directive parce qu’elle affaiblit la santé et la sécurité dans un secteur aussi délicat que celui des ports. Dans cette Assemblée, nous n’avons à la bouche que les mots «santé» et «sécurité». Comment pouvons-nous alors prendre une mesure qui va y mettre un terme? Je voterai contre cette directive parce que je crois en une concurrence équilibrée où chacun fait sa part du travail et non en une concurrence où ce sont toujours les travailleurs et les bas salaires qui paient pour les autres. Je crois que même les députés qui sont en faveur de la libéralisation des services portuaires devraient voter contre cette directive. En effet, un vote en faveur signifierait ouvrir la porte à la directive initiale sur laquelle même nos collègues semblent s’accorder pour dire qu’elle est entachée d’une myriade de défauts. Envoyons un signal fort, celui que nous construisons une Europe sociale et non un système sans conscience. Le vote sur la directive portuaire est une occasion en or de rendre l’espoir et de nous adresser à tous ceux qui attendent un geste d’une institution comme la nôtre. Je suis fier que le parti travailliste maltais et le groupe socialiste au Parlement européen répondent avec cohérence à cet appel. Nous voulons que les millions de travailleurs européens - parmi lesquels se trouvent des centaines de travailleurs maltais représentés par l’Union générale des travailleurs, qui sont aussi présents aujourd’hui et qui sont touchés par cette directive - sachent que nous les soutiendrons jusqu’au bout.
Marcello Vernola (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je souhaite ajouter quelques considérations techniques. Avant tout, il semble que cette proposition ne tienne pas compte du livre vert que prépare le commissaire aux transports, M. Barrot.
Nous devons saisir l’occasion que nous offre cette initiative pour examiner la nouvelle offre de services des pays qui nous ont récemment rejoints et nous devons comparer les conditions juridiques nationales sur les coûts que les marchandises doivent supporter, afin que les conditions de l’économie de marché puissent effectivement prévaloir. Il me semble que la directive devant nous est totalement contraire à la concurrence et aux règles du marché, car elle autorise les grandes compagnies qui opèrent dans les ports du nord de l’Europe à établir des oligopoles, ce qui contraste avec la situation différente des ports méditerranéens. Surtout, elle ne nous protège pas des principales compagnies d’Asie du Sud-est, qui envahissent notre système portuaire.
Nous devons certainement comparer les effets des aides d’État sur la concurrence, et clarifier le concept et leur applicabilité concrèteµ, en particulier pour ce qui est des baux à prix réduit et des autres moyens permettant à un fournisseur de services d’offrir ses services comme s’il s’agissait d’un service public soumis à des règles publiques. Mais surtout, cette directive ne contient aucune comparaison des règles de protection de l’environnement pour effectuer de nouveaux travaux d’infrastructure ni des politiques de gestion des déchets.
Nous devons clarifier les règles de compétitivité à cause du risque de concurrence déloyale de l’Est et, plus important encore, nous devons réaffirmer les garanties environnementales pour la Méditerranée, prise d’assaut par les opérateurs qui ne respectent pas la législation communautaire sur l’environnement. L’autoassistance est une menace extrêmement grave pour les petites et moyennes entreprises qui opèrent à l’intérieur de nos ports.
Νikolaos Sifunakis (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, la Commission vient de nous présenter à nouveau une proposition de directive sur la libéralisation des services portuaires, mais sans tenir compte des raisons pour lesquelles le Parlement l’avait rejetée en 2003.
La proposition de directive actuelle n’est fondamentalement pas différente de la précédente. Elle maintient les dispositions sur l’autoassistance, qui est loin d’être conforme aux conditions de travail moderne requises dans les ports européens en matière d’hygiène, de sécurité et de qualité des services portuaires.
En réalité, où sont les propositions pour un aménagement correct des ports? Où sont les propositions visant à moderniser le fonctionnement global des ports? Nous n’avons pas entendu la sempiternelle demande d’exemption des services de pilotage du champ d’application de la directive. Le pilotage n’est en effet pas une activité commerciale, mais constitue un service public dont l’objectif est la sécurité du transport maritime et la protection des ports et de l’environnement marin.
Nous n’avons pas non plus entendu parler des efforts des députés de la commission parlementaire en vue d’améliorer la proposition de la Commission européenne, en dépit des efforts louables de M. Jarzembowski. L’absence de politique entraînera une longue période d’incertitude et il n’y aura bien entendu pas de climat propice aux investissements. La meilleure proposition est de la retirer.
Emanuel Jardim Fernandes (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, nous ne remettons pas en question la nécessité d’une directive ni la nécessité d’ouvrir la voie à la libéralisation. Cette proposition de directive a toutefois été formulée de la même manière que celle qui avait été rejetée par l’Assemblée en novembre 2003, sans tenir compte des recommandations du Parlement. Elle est par conséquent inacceptable.
En outre, on trouve dans la proposition de directive des incohérences juridiques par rapport au cadre réglementaire communautaire et international. Premièrement, elle ne garantit pas la compatibilité avec la proposition de révision en cours du règlement (CEE) nº 1191 du Conseil, relatif à l’action des États membres en matière d’obligations inhérentes à la notion de service public. Elle ne tient pas non plus compte des caractéristiques spécifiques à chaque port, du moins des ports des régions ultrapériphériques, où les services publics sont indispensables à la survie des communautés et où une libéralisation forcée pourrait déboucher sur des monopoles socialement et économiquement inacceptables.
La proposition de directive à l’examen est déjà inacceptable, mais le rapport aggrave la situation en renforçant la déréglementation et en créant des problèmes en matière de sécurité, de garanties des services publics, de fonctionnement efficace des services portuaires et de sauvegarde des droits sociaux, qui découlent de la proposition d’étendre l’autoassistance sans aucun règlement.
En conséquence, je crois, Monsieur le Commissaire, que cette proposition de directive doit être retirée et remplacée ensuite par une autre qui tienne compte des recommandations du Parlement…
Marianne Mikko (PSE ).
- Mesdames et Messieurs, l’Estonie est un pays maritime et les services portuaires représentent une large proportion de notre produit national brut. La mise en œuvre de la directive sur les services portuaires ne produira pas de grands changements pour nous. Le marché des services portuaires a été libéralisé peu après que l’Estonie s’est libérée de l’économie planifiée de l’Union soviétique.
La proposition de directive de la Commission européenne n’a globalement d’incidences que sur des détails, comme la procédure d’autorisation et la durée des contrats, tout en laissant la responsabilité aux États membres dans d’importants domaines.
Des normes claires et uniformes en matière de qualité, d’environnement et de sécurité seraient plus utiles que des règlements détaillés pour améliorer la concurrence du marché intérieur. Je partage également les craintes des travailleurs portuaires de la vieille Europe. Il semble que la Commission souhaite renforcer l’efficacité principalement aux dépens des travailleurs qualifiés.
Qu’on se le dise: les ports de ma patrie, l’Estonie, dans ce que l’on appelle la «nouvelle Europe», rivalisent par leur qualité et non grâce à leurs travailleurs bon marché. Je suis certaine que le potentiel intellectuel de l’Union européenne peut élaborer une directive bien meilleure. La Commission devrait saisir cette occasion. Monsieur le Commissaire, je suis au regret de vous dire que je voterai contre cette directive demain. Merci pour votre attention.
Jacques Barrot,
. - Monsieur le Président, même si ce ne fut pas un concert de louanges, j’ai écouté très attentivement chacune et chacun d’entre vous.
Tout d’abord, il est utile de rappeler l’histoire de cette proposition, qui émane en effet de la Commission précédente et de mon prédécesseur. Cela étant, je conçois que le Parlement ait pu s’étonner, Monsieur le Président, que cette proposition lui soit à nouveau présentée et je conçois que cette démarche ait pu choquer certains d’entre vous. Je voudrais simplement évoquer quelques points qui, sans la justifier, expliquent aussi la raison pour laquelle cette proposition est revenue sur la table.
D’abord, parce que nous sentons malgré tout la nécessité, certains d’entre vous l’ont souligné, d’un cadre juridique clair pour encourager les investissements portuaires. 90% de nos exportations européennes passent par nos ports. Nous avons besoin de ports efficaces et modernes. Deuxièmement, cette proposition a été représentée avec une limitation très stricte de l’autoassistance, qui avait été incontestablement l’objet des plus graves critiques lors de la première lecture.
Troisièmement, Monsieur le Président, ayant exercé des responsabilités sociales, je ne peux quand même pas laisser dire que cette proposition violerait tous les droits sociaux existants dans le secteur portuaire. La Commission n’a pas eu l’intention de réduire les droits sociaux des travailleurs dans ce secteur. La Commission a même inclus dans sa proposition une obligation pour tous les fournisseurs de services portuaires de recevoir une autorisation imposant le respect des règles minimales du droit social communautaire. De plus, l’article 4 de la proposition constitue une sauvegarde, en établissant que la directive n’affectera en aucun cas l’application de la législation nationale sur les conditions d’emploi des personnes.
Je vous le dis très simplement, Mesdames et Messieurs, je n’aurais jamais représenté cette proposition si elle m’avait paru personnellement présenter d’aussi graves risques que certains d’entre vous ont cru y voir. Je ne l’aurais pas fait en mon âme et conscience.
Cela étant, je dois dire que le débat a quand même été utile et il a éclairé toutes les dimensions d’une politique portuaire qui ne saurait en effet se réduire à l’objet de ce texte. Beaucoup d’entre vous ont rappelé que d’autres problèmes étaient très importants. Par exemple, une meilleure transparence des coûts des services. Par exemple, l’établissement d’une concurrence plus équitable entre les ports. Par exemple aussi, la nécessité de stimuler des investissements pour accroître encore nos capacités portuaires. Je suis donc bien conscient qu’une politique portuaire ne saurait se réduire à un texte de cette nature et le débat a été, à cet égard, très utile.
Il a aussi, mais je l’avais déjà découvert pendant cette année qui fut ma première année de commissaire aux transports, mis en évidence la très grande diversité des situations portuaires en Europe. À cet égard, nous butons également sur un problème. Certains d’entre vous, non sans raison, ont souligné qu’on ne pouvait pas régler des situations aussi différentes d’un port à l’autre par un excès de centralisme et je leur donne raison. Nous sommes également confrontés à une évolution très rapide des technologies qui sont utilisées dans les ports, ce qui introduit aussi un facteur de différence par rapport à la situation qui régnait lorsqu’à été conçue cette proposition de directive.
Je dirais que, d’une part, le débat était utile, et d’autre part, votre commission a quand même fait un très bon travail. C’est vrai que je donne totalement mon accord par avance si le Parlement va jusqu’à discuter les amendements de sa commission. Oui à la prolongation des délais d’autorisation. Oui au régime transitoire, Monsieur Jarzembowski. Oui aussi aux amendements de compromis sur la protection des investissements faits avant l’entrée en vigueur de la directive, à condition, bien sûr, que les buts recherchés, c’est-à-dire un accès non discriminatoire et équitable au marché pour tous, soient respectés.
Il est bien évident, et là nous sommes devant un paradoxe, que le commissaire qui vous parle avait espéré, Mesdames et Messieurs, que vous vous prononceriez, Monsieur le Président, sur le texte amendé par votre commission. Et le paradoxe est que vous allez devoir vous prononcer sur le texte initial. Or, vous ne me reprocherez pas de faire confiance au Parlement en disant que, dans ce domaine et s’agissant de ce texte, je considérais que les améliorations apportées par le Parlement étaient excellentes et permettaient en effet de répondre à un certain nombre de critiques justifiées.
Mais c’est ainsi! Je suis conscient qu’il y a parmi vous deux sortes de réaction. Il y a ceux qui disent que le texte initial n’est pas amendable et puis il y a ceux qui disent qu’il pourrait être corrigé. C’est la thèse de votre rapporteur. Monsieur le Président, ma tâche est difficile. Je veux en effet affirmer mon respect du Parlement: d’une part, je dois respecter le travail qui a été fait par votre commission et, d’autre part, je dois respecter aussi l’opinion qui va s’exprimer lors d’un vote.
Est-ce qu’il n’est pas raisonnable en effet d’attendre le vote pour que je puisse tirer toutes les conclusions nécessaires? Il me semble qu’en bonne démocratie, il peut y avoir opportunité à voter, c’est ce que je crois, et ce n’est pas faire injure au Parlement de lui dire de se prononcer, en regrettant peut-être que cette procédure ne lui permette pas de se prononcer sur un texte amélioré, je n’hésite pas à le dire, par la commission.
Quoi qu’il en soit, Monsieur le Président, et je le dis avec une certaine solennité, il est bien évident que, ayant écouté avec attention tout ce débat, je tirerai demain toutes les conséquences nécessaires du vote du Parlement. Je crois que c’est une manière de respecter le Parlement, tout en ayant reconnu la justesse d’un certain nombre d’arguments, ce qui me permettrait d’ailleurs de mieux concevoir l’ensemble d’une politique portuaire pour l’Europe.
Je vous remercie, Mesdames et Messieurs, et, encore une fois, je ne prends qu’un engagement, celui, une fois votre vote émis, d’en tirer les conséquences nécessaires.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu mercredi, demain donc, à 12h00, et à vous d’en tirer toutes les conclusions nécessaires.
Dominique Vlasto (PPE-DE ).
- En torpillant cette deuxième proposition de directive, avant notre première lecture et alors que le rapport Jarzembowski apportait de réels progrès et constituait une bonne base de travail, la gauche et certains syndicats vont replonger les services portuaires dans l’insécurité juridique et l’instabilité politique.
Le retrait de l’autoassistance, la reconnaissance de critères de sécurité maritime et de qualification professionnelle dans la procédure de sélection pour l’exercice des services étaient des avancées positives par rapport à la première proposition de directive.
Les ports européens doivent investir pour se développer et répondre à l’augmentation du trafic maritime. Un port comme Marseille a besoin d’une concurrence européenne équitable et loyale pour défendre ses atouts et ses emplois. Notre flotte communautaire a besoin de services portuaires performants et compétitifs.
Cette proposition, certes imparfaite, aurait apporté sécurité juridique et stabilité à un secteur en plein essor. Je reste opposée au rejet du texte, qui revient à se défausser de nos responsabilités. S’il devait passer, je souhaite que la Commission propose un Livre vert sur la politique portuaire et qu’elle consulte l’ensemble des parties concernées.
Je terminerai en remerciant les forces de l’ordre françaises qui ont assuré la sécurité du Parlement face aux intolérables manifestations d’hier.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle la discussion commune sur
- le rapport Saïd El Khadraoui, au nom de la commission des transports et du tourisme, sur le développement de l’agenda de la politique extérieure de l’aviation de la Communauté (2005/2084(INI)) (A6-0403/2005), et
- le rapport Roberts Zīle, au nom de la commission des transports et du tourisme, sur les relations avec la Fédération de Russie et la Chine dans le domaine du transport aérien (2005/2085(INI)) (A6-0375/2005).
Saïd El Khadraoui (PSE ),
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, je tiens tout d’abord à remercier les rapporteurs fictifs des autres groupes pour leur coopération de qualité. Si nous n’étions pas d’accord sur chaque point, je pense que nous sommes parvenus à nous entendre sur le principal et en cela, nous contribuerons à élaborer une stratégie européenne sur une question qui ne fera que gagner en importance au cours des prochaines années.
Comme vous le savez, ce débat fait suite au fameux arrêt «ciel ouvert» de 2002 de la Cour de justice, dont il est ressorti que la Communauté est seule compétente pour les services aériens internationaux, plus spécifiquement pour les systèmes d’enregistrement automatisés, les prix des vols intracommunautaires et la distribution des créneaux horaires ou droits d’atterrissage. Tous les accords d’aviation bilatéraux conclus entre les États membres et des pays tiers doivent être mis en conformité avec ce jugement. En conséquence, pas moins de deux mille accords de transport aérien dans toute l’Union doivent faire l’objet d’une révision.
Il existe deux marches à suivre dans ce contexte. Soit les États membres s’engagent à tenir des négociations bilatérales avec des pays tiers pour conformer leurs accords bilatéraux au droit communautaire (58 accords ont été harmonisés de cette manière), soit des négociations ont lieu au niveau communautaire dans le cadre dudit mandat horizontal. À ce jour, 22 pays ont déjà accepté des accords horizontaux avec la Communauté, ce qui a entraîné l’adaptation de 327 accords bilatéraux. En tout, cela fait 385 accords, ce qui signifie qu’il reste encore beaucoup de chemin à parcourir avant de modifier les deux mille accords.
Par conséquent, dans mon rapport, je plaide pour que tous les accords bilatéraux soient mis en conformité avec l’arrêt «ciel ouvert» dans les plus brefs délais afin d’éviter toute insécurité juridique. Personnellement, je préfère les accords communautaires dans la mesure où un cycle de négociations suffit à remplacer d’un seul coup tous les accords bilatéraux existants avec un pays donné. Après tout, la Communauté peut peser bien davantage dans les négociations que ne peut le faire, par exemple, un État membre individuellement, mais cela exige une vision cohérente commune.
Je soulignerai que nous devrions conclure au plus vite des accords avec nos partenaires clés et les pays émergents comme la Chine, les États-Unis et la Russie, sans oublier nos plus proches voisins. C’est important pour des raisons économiques, mais aussi pour des raisons de politique d’aviation, notamment de sécurité, et c’est la raison pour laquelle j’ai déposé un amendement sur ce point en vue du vote d’aujourd’hui.
Lors de la conclusion d’accords communautaires, il est crucial que la Communauté européenne prenne en considération trois grands facteurs. Tout d’abord, les accords doivent être équilibrés, et il importe d’avoir un accès équivalent aux marchés de chacun. Autrement dit, il faut prendre en compte des aspects comme les droits d’atterrissage, les droits de cabotage, des droits d’établissement et de propriété égaux, ainsi que les aides d’État. J’ai déposé un amendement avant la séance d’aujourd’hui pour veiller à ce que la question des aides d’État soit ajoutée à la liste. C’est important, eu égard au durcissement des mesures de sécurité imposées à toutes les compagnies aériennes aux États-Unis au lendemain du 11 septembre, alors que le gouvernement américain fournit des fonds aux compagnies aériennes américaines et non aux autres, ce qui représente une distorsion de la concurrence.
Deuxièmement, mon rapport souligne que l’ouverture des marchés doit toujours être précédée d’une convergence des réglementations, ainsi que la nécessité de lier le niveau de libéralisation à des conditions équitables et compétitives. L’Union œuvre actuellement, ou a déjà œuvré, à des dispositions relatives à des questions sociales ayant trait à la sûreté, la sécurité, l’environnement, les aides d’État et la concurrence. Il est inacceptable que ces normes strictes puissent être affaiblies par l’arrivée d’opérateurs de marché tenus par des règles plus souples. Certainement pour les accords «ciel ouvert», dans le cadre desquels les compagnies aériennes de l’Union européenne et de pays tiers pourraient obtenir un accès illimité aux marchés de l’autre partie, il est essentiel que les législations des deux parties offrent des conditions uniformes. Autrement, nous pourrions aboutir à une situation de distorsion de la concurrence, à laquelle viendrait également s’ajouter un risque de délocalisation, qui aurait pour effet que les compagnies aériennes européennes s’installent dans les États disposant des règles les moins strictes. C’est pourquoi j’ai déposé un amendement pour inclure à mon rapport la convergence des réglementations concernant la sécurité, les aides d’État et la concurrence, de manière à imposer une convergence réglementaire dans ces domaines aussi. S’il s’avère impossible de conclure un accord «ciel ouvert», la Commission sera invitée à mettre au point des mécanismes équitables et transparents permettant de répartir les droits liés au trafic aérien entre les États membres.
Troisièmement et dernièrement, la Commission devrait également consulter et informer tous les acteurs concernés du secteur de l’aviation et le Parlement au cours des négociations concernant les nombreux nouveaux accords de transport aérien que l’Europe conclura avec le reste du monde ces prochaines années.
Ces trois facteurs importants figurent également dans le rapport de M. Zīle concernant la Russie et la Chine. Ici aussi, le principe de réciprocité doit s’appliquer. Il convient de supprimer les droits élevés que réclame la Russie pour le survol de la Sibérie. Après tout, l’Asie gagne en importance et l’itinéraire le plus court pour s’y rendre passe par la Fédération de Russie. Par conséquent, M. Zīle mérite tout notre soutien.
Roberts Zīle (UEN ),
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je tiens tout d’abord à remercier tous les rapporteurs fictifs et celles et ceux qui ont soumis des propositions relatives au rapport de la Commission européenne; il me semble que de cette manière, notre commission des transports et du tourisme est parvenue à un bon résultat. Je pense que nous avions tous un objectif commun, à savoir donner un outil de travail aux responsables de la Commission en pourparlers avec la Russie et la Chine et, bien entendu, envoyer un signal politique au Conseil en vue de l’octroi d’un mandat. Dans cette optique aussi, il me semble que nous sommes parvenus à formuler une position très claire sur les questions les plus essentielles.
S’agissant des relations avec la Chine, étant donné la croissance rapide du marché de l’aviation chinois - ainsi, dans dix ans, la Chine sera le plus grand marché asiatique des vols de fret -, nous avons axé notre travail sur plusieurs principes. Tout d’abord, il convient de progresser rapidement vers la conclusion d’un accord d’aviation global entre l’Union européenne et la Chine. Deuxièmement, l’accord devra s’appuyer, cela va de soi, sur un accord horizontal. Comme mon collègue M. El Khadraoui vient de le signaler, nous souhaitons vivement que cette base donne lieu à une progression très rapide dans le cadre des relations avec la Chine. Troisièmement, parallèlement à l’élaboration d’un accord global, nous tenons à ce que le mandat de la Commission soit élargi, de sorte qu’il puisse couvrir aussi les exigences relatives à l’infrastructure de sécurité des aéroports et à la qualité du contrôle du trafic aérien chinois. Quatrièmement, le rapport a particulièrement mis l’accent sur la nécessité d’obtenir un résultat sans attendre dans le secteur du transport aérien de fret, ce qui permettrait aux entreprises européennes d’être concurrentielles plus tôt sur le marché du transport de fret chinois, qui est potentiellement le plus vaste d’Asie.
Concernant la Russie, l’aspect le plus important réside dans le fait que la commission des transports a jugé tout à fait inacceptable la pratique selon laquelle la Russie, en violation de la Convention de Chicago dont elle est signataire, prélève chaque année auprès des compagnies européennes plus de 250 millions d’euros pour le survol de la Sibérie. Une bonne part de cet argent est investie dans la compagnie russe Aeroflot, qui réalise ainsi plus de cent millions de dollars de bénéfices par an et est autorisée à conserver près de 38 % du marché du transport aérien de fret entre l’Union européenne et la Russie.
Je me réjouis que mes collègues de la commission des transports aient estimé que la Commission européenne devait faire preuve de bien plus de fermeté dans ses discussions avec la Russie, tant dans le cadre de l’Organisation mondiale du commerce que pour les projets de modernisation de l’aviation. Selon nous, il est inacceptable de maintenir ces paiements sous leur forme actuelle et sous une forme manquant particulièrement de transparence jusqu’à 2013. Par ailleurs, pour bon nombre de compagnies européennes, ces paiements font apparaître des obstacles discriminatoires pour ce qui est d’acquérir des parts du marché chinois précité. La formulation du projet de proposition de résolution est encore plus forte - le Parlement ne peut accepter aucune autre forme de paiement se substituant aux droits de survol de la Sibérie. Au sein de la commission des transports, nous avons estimé que dans le cadre des discussions entre l’Union européenne et la Russie, toutes les compagnies de l’UE doivent bénéficier d’un statut juridique égal et non discriminatoire afin de leur permettre d’acquérir des droits de décollage et d’atterrissage permanents dans les aéroports russes.
Enfin, si je puis me permettre, notre commission des transports souhaiterait obtenir davantage d’informations sur les négociations et leur état d’avancement, ce qui permettra au Parlement de mieux défendre les intérêts des Européens - à la fois des compagnies et des passagers - sur les marchés de l’aviation des pays tiers.
Jacques Barrot,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs les parlementaires, je veux remercier très vivement M. El Khadraoui et M. Zīle pour leur travail et pour l’esprit de coopération qui a présidé à nos travaux. Je remercie aussi les membres de la commission des transports et du tourisme de s’être investis dans ce débat important. Je précise, Monsieur le Président, que ce débat vient à son heure, alors même que je dois, au cours de cette année 2006, préparer des accords aériens nouveaux. Il était très souhaitable que le Parlement m’éclaire sur la politique extérieure de la Communauté dans le domaine du transport aérien. Vraiment, ces deux rapports constituent une contribution importante au dialogue interinstitutionnel sur l’action communautaire dans ce domaine.
La Communauté, au cours de ces vingt dernières années, a vu ses responsabilités s’accroître dans le secteur aérien. Les États membres ont fait tomber les frontières de leurs marchés nationaux pour ne plus faire qu’un seul marché - le marché communautaire -, qui repose désormais sur un ensemble complet de règles communes, y compris dans des domaines comme la sécurité, la sûreté ou la gestion du trafic aérien. Cette communauté de droit fonde un marché qui est devenu, au fil des années, toujours plus important. Nous comptons désormais 600 millions de passagers et 60 millions de tonnes de marchandises transportés par an.
Passer d’une logique bilatérale entre États à celle d’accords négociés au niveau communautaire offre des perspectives inédites et considérables grâce aux opportunités que recèle le grand marché européen et aux possibilités de coopération de la Communauté. C’est aussi ce passage d’une logique bilatérale à une logique communautaire qui constitue une nécessité juridique pour que soit reconnu et respecté notre acquis réglementaire dans le domaine aérien.
Le rapport de M. El Khadraoui aborde une série de problèmes clés de notre politique. Tout d’abord, l’importance d’avancer vers la régularisation des accords bilatéraux qui, depuis les arrêts de la Cour, connaissent l’insécurité juridique. Monsieur El Khadraoui, nous sommes engagés dans cette tâche aux côtés des États membres, dans un esprit de coopération étroite et en utilisant tous les leviers qu’offre la politique extérieure de l’Union européenne.
Deuxièmement, vous avez souligné, et je vous en remercie, la nécessité de respecter toujours ce double objectif: ouverture des marchés, convergence réglementaire. Cette priorité donnée à la convergence réglementaire permet de développer nos activités internationales et les activités internationales de notre industrie, dans des conditions de concurrence équitables et saines. Il faut poursuivre de façon inséparable ces deux voies. C’est un gage d’efficacité et de crédibilité pour la Communauté dans les négociations.
Enfin, cette coopération réglementaire doit s’appuyer autant que possible sur une coopération technique pour assurer un haut niveau de convergence dans des domaines aussi cruciaux que la sécurité et la sûreté. Mais aussi, bien sûr, dans les problèmes environnementaux et sociaux qui font partie de notre modèle social européen.
Avec le soutien du Parlement, nous allons continuer à demander de nouveaux mandats de négociation. L’intégration de l’Ukraine dans l’espace européen, un accord avec l’Australie et le Chili, le lancement de négociations avec la Chine et l’Inde, telles seront les priorités pour l’année 2006.
La Chine et la Russie font l’objet de deux communications de la Commission sur lesquelles se base le rapport de M. Zīle. Je commencerai par la Russie et par la question du survol de la Sibérie. Je vous remercie de votre soutien sur ce sujet et de votre exigence très justifiée. Nous sommes déterminés à mettre fin à ces prélèvements de taxes qui sont évidemment en-dehors de toutes les règles internationales et, avant d’envisager un accord aérien global avec la Russie, nous devons résoudre cette question spécifique en tenant compte aussi de la volonté de la Russie d’adhérer à l’OMC. J’ai intensifié le rythme des négociations avec le gouvernement russe depuis quelques mois. Le sujet a été soulevé pendant le sommet Union européenne-Russie en octobre suite à une lettre du Président Barroso au Président Poutine. J’ai eu deux réunions avec le ministre des transports russe, M. Igor Lévitine, aux cours desquelles j’ai beaucoup insisté sur l’urgence d’une solution. Notre position est très ferme, nous demandons au gouvernement russe d’établir un système transparent et non discriminatoire et de réduire progressivement les prélèvements jusqu’en 2013, date convenue en 2004 entre le gouvernement russe et la Commission. Enfin, nous demandons de supprimer les restrictions quantitatives pour le survol de la Sibérie par les compagnies européennes. Faute, à ce stade, de réactions suffisantes du gouvernement russe, il faut que nous rappelions ce sujet à tous les niveaux. Il faut que cette question trouve une solution avant l’entrée de la Russie à l’OMC.
En ce qui concerne la Chine, marché en pleine croissance, les avantages d’une approche communautaire sont évidents, comme l’a montré Monsieur Zīle. La perspective d’un accord avec la Chine est essentielle pour les opérateurs européens dans le long terme. Mais notre approche vis à vis de la Chine doit être graduelle et ordonnée, afin de renforcer notre coopération tout en développant un niveau de convergence réglementaire acceptable par notre industrie. La première phase de négociations doit nécessairement être consacrée à l’amélioration du cadre règlementaire et des conditions d’exploitation commerciale. Nos compagnies souffrent de restrictions non justifiées qu’il faut lever sans attendre. Ces aspects liés au seront notre priorité.
En tout cas, Monsieur le Président, je tiens beaucoup à remercier le Parlement européen pour sa contribution à la réussite de cette grande négociation qui permettra à l’Union européenne d’élargir les possibilités de son industrie du transport aérien, industrie qui a eu, je crois, le mérite de créer des emplois en Europe et nous de montrer le visage d’une Europe particulièrement dynamique et d’une Europe où le développement du transport s’accompagne d’une grande sécurité et d’une grande qualité du transport. Merci encore une fois à Monsieur El Khadraoui, à Monsieur Zīle, et merci à votre commission.
Zsolt László Becsey,
. - Monsieur le Président, je tiens à exprimer mon estime au rapporteur, M. El Khadraoui, pour son travail très approfondi. La commission des transports et du tourisme a approuvé son rapport en tant que compromis adéquat. Par conséquent, au nom du groupe du parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens et de moi-même, je tiens à dire que ce rapport correspond dans les grandes lignes à la position du Parlement.
En définissant les principes généraux, nous avons souligné à juste titre que lorsqu’une matière relève de la compétence de la Communauté, conformément à l’arrêt de la Cour, il convient d’une part d’exclure effectivement tout type de discrimination entre partenaires au sein de la Communauté, et d’autre part, de conclure, dans la mesure du possible, des accords «ciel ouvert». À présent, il est possible d’harmoniser les accords bilatéraux existants à l’aide de cette double approche.
Dans le même temps, il reste à décider comment nous allons répartir entre les États membres le nombre de vols qui doivent à présent être négociés avec les partenaires étrangers dans les cas où les nombres de vols sont limités. La Commission devra bientôt soumettre au Parlement un document sur cette question sensible.
Par ailleurs, je crois que l’approche de la Commission et du Parlement comporte un autre principe important, qui souligne la nécessité de renforcer l’harmonisation technique avec les partenaires extérieurs. C’est de cette manière que nous pourrons essentiellement contribuer à maintenir la sécurité aérienne, la pierre angulaire de notre politique étrangère, et c’est de cette manière que nous pouvons faciliter indirectement la mise en œuvre des priorités en matière d’environnement et de concurrence.
Je ne partage toutefois pas l’idée d’élargir les droits sociaux européens ou des États membres aux accords conclus avec des pays tiers et aux aéronefs volant sous pavillon étranger. Que ces pays se conforment aux dispositions des normes de droit du travail, de sécurité et d’environnement applicables à l’échelle internationale. Aller au-delà de cela, même dans l’Union européenne, ne ferait que renforcer la campagne de publicité inutile ciblée sur les nouveaux États membres sous le prétexte d’un dumping social inexistant.
Je rejette également la taxation du transport aérien pour des raisons de protection de l’environnement dans la mesure où il n’existe aucune réglementation internationale contraignante, d’une part, et ce secteur concurrentiel, y compris les aéroports, doit se financer par ses propres recettes, d’autre part. La meilleure protection environnementale consiste à garantir le développement de la sécurité technologique et non à imposer de nouvelles charges fiscales. Nous n’avons accepté l’inclusion du transport aérien dans le système d’échange de droits d’émission que dans le cadre d’un compromis, mais il est hors de question de prévoir une taxation directe.
En ma qualité de député issu d’un nouvel État membre, il est particulièrement important à mes yeux que les régions voisines, les Balkans et les grands partenaires du marché comme la Chine, les États-Unis et la Russie soient prioritaires. Enfin, je tiens à dire que pour garantir la transparence des négociations, le Parlement devra s’impliquer en permanence dans les cycles de négociation.
Bogusław Liberadzki,
. - Monsieur le Président, je tiens tout d’abord à dire que MM. Zīle et El Khadraoui ont tous deux soumis des rapports d’excellente qualité, ce dont je tiens à les remercier. Le fait que nous examinions ces rapports conjointement est aussi une bonne nouvelle dans la mesure où cela donnera une idée de notre politique en matière d’aviation civile en général et de notre politique à l’égard de la Chine et de la Russie en particulier. Ces dernières sont des pays clés sur le plan économique, politique et démographique, mais aussi des pays dont l’aviation se développe très rapidement.
Le rapport déposé par M. El Khadraoui nous fournit la base d’une politique d’aviation communautaire vis-à-vis du reste du monde dans le domaine de l’aviation. Cette politique consolidera la position de l’UE et mon groupe se félicite vivement de cette approche. M. Zīle a souligné dans son rapport que la commission des transports et du tourisme n’avait pas pu consulter préalablement le mandat de négociation et je peux assurer le commissaire que la Commission sera invitée à se montrer plus ouverte à l’égard du Parlement concernant ces mandats.
Nous estimons que la position concernant la Russie exposée dans le rapport du Parlement est «amicale mais ferme», et je me réjouis que le commissaire ait aussi exprimé son soutien à une telle approche. Nous partageons entièrement les exigences soumises ayant trait aux normes de qualité, à la protection de l’environnement, aux équipements techniques des aéroports et du contrôle du trafic aérien, y compris aux questions de sécurité. Nous sommes tout à fait opposés aux droits de survol de la Sibérie et nous pensons qu’il convient de régler ce problème en même temps que les autres points qui seront négociés avec la Russie.
Nous tenons à souligner qu’il convient de respecter le principe de réciprocité, notamment dans le cadre des relations avec la Russie et la Chine. C’est d’autant plus vrai pour les débats relatifs aux règles garantissant des conditions de concurrence uniformes dans le secteur de l’aviation aux États membres de l’UE, mais aussi aux opérateurs russes et chinois.
Je suis donc très favorable à l’adoption de ces deux rapports, et les rapporteurs méritent nos remerciements pour leur travail. Je me réjouis aussi que les positions de la Commission, du commissaire et du Parlement coïncident sur de nombreux points.
Eva Lichtenberger,
. - Personne ne conteste que le transport aérien figure parmi les principaux secteurs qui ont un impact sur la croissance, et c’est un fait auquel nous avons tous été sensibilisés au cours du débat sur ces deux rapports.
Une attention particulièrement soutenue a été accordée à deux questions, à savoir la sécurité aérienne et, bien entendu, la protection de l’environnement. S’agissant de la sécurité aérienne, il est urgent de disposer de droits d’inspection réciproques, notamment dans le cadre du programme SAFA (évaluation de la sécurité des avions étrangers), en plus de ce qui sera une mesure importante à l’avenir et dont nous avons déjà débattu au sein de cette Assemblée, à savoir la formation du personnel d’inspection et l’échange d’informations avec les pays tiers.
Il convient toutefois de préciser que le transport aérien a joué un rôle important dans le non-respect de l’objectif de Kyoto. Si aucune mesure n’est prise, le transport aérien reprendra à lui seul toute la marge de manœuvre en émissions dégagée par le protocole de Kyoto, dans le cadre de laquelle les autres secteurs ont réalisé des réductions d’émissions. Cela signifie que l’industrie et les ménages ont réduit leurs émissions et que le transport aérien les reprendra si nous n’agissons pas. C’est la raison pour laquelle le débat sur les moyens d’action possibles - qu’ils soient de nature fiscale ou qu’ils prévoient l’échange de droits d’émissions - doit rester ouvert. C’est une question que nous devrons aborder si nous entendons prendre Kyoto au sérieux.
Dans le même temps, nous devons soulever - notamment sur le plan international - les problèmes de la pollution sonore et des interdictions régionales des vols de nuit et empêcher tout dumping social. Néanmoins, dans le cadre de l’initiative «ciel ouvert» - pour laquelle des mesures importantes ont déjà été prises -, l’Europe doit s’exprimer avec confiance et d’une seule voix si elle entend maintenir un équilibre et faire en sorte qu’aucun pays ou groupe de pays ne bénéficie d’avantages sur le marché mondial de la concurrence qui soient refusés à d’autres.
Vladimír Remek,
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, l’aviation en général m’intéresse, voire me passionne depuis toujours, et cela fait quarante ans que je vole moi-même. J’ai toujours été et suis toujours fier du fait que ce secteur d’activité humaine - je fais plus particulièrement allusion au transport aérien - puisse faire figure d’exemple de coopération internationale vaste et efficace, dans le cadre de laquelle des aspects comme les divergences idéologiques sont oubliés. Cette coopération permet notamment de faire du transport aérien le mode de transport le plus sûr dans les faits.
Pour ces raisons en particulier, je me réjouirai de voter en faveur des rapports d’aujourd’hui. Ils ont pour objectif de renforcer la coopération internationale, qui contribuera à rendre l’aviation meilleure, plus sûre et plus efficace. Je ne peux toutefois apporter mon plein soutien à l’un des rapports au motif qu’il comporte une recommandation visant à s’opposer à l’adhésion de la Russie à l’OMC, notamment parce que les droits de survol de la Sibérie n’ont pas été supprimés. Ne nous trompons pas; je ne suis pas un défenseur de ces droits en tant que tels, car ils ne constituent pas une solution pratique. Toutefois, selon moi, il est intolérable d’exploiter ce qui ressemble à une menace à l’encontre d’un État souverain et qu’il faille lever un obstacle pour laisser la place à un autre obstacle qui, à mon sens, est beaucoup plus sérieux. Je suis favorable à des négociations serrées et transparentes, mais il doit bien s’agir de négociations.
Mieczysław Edmund Janowski,
. Monsieur le Président, je tiens à rendre hommage aux deux rapporteurs pour le travail, mais aussi à les féliciter.
C’est une bonne nouvelle que la proposition de l’UE relative à une politique de l’aviation de la Communauté prenne en considération des préoccupations économiques, techniques, juridiques, sociales et environnementales, sans pour autant négliger les exigences de sécurité. L’importance de ces dernières apparaît plus particulièrement en cas d’accident, de mauvaises conditions climatiques ou d’escalade de la menace terroriste. J’ajouterai que les passagers ne peuvent pas être traités comme un mal nécessaire lorsque de telles situations se produisent, ce qui est malheureusement le cas à l’heure actuelle.
Je tiens à aborder brièvement un certain nombre de questions clés. Dans l’optique de la politique «ciel ouvert», je crois qu’il serait utile d’accroître le nombre d’aéroports dans les États membres qui font office de plate-forme pour les vols internationaux. Cela faciliterait grandement le transport des passagers et du fret. Le cas échéant, les fonds communautaires devraient servir à moderniser les aéroports, et je me réjouis qu’une annonce ait été faite à ce sujet. Deuxièmement, il convient de proposer un niveau de services similaire aux citoyens européens lors de leur enregistrement dans n’importe quel aéroport. Ce principe doit également s’appliquer à la culture du service et aux vols vers des destinations extracommunautaires. Troisièmement, il faut garantir que des conditions adéquates soient en place pour les passagers handicapés tant dans l’Union qu’en dehors, et de fait, nous avons tenu un débat sur cette question il y a quelques semaines. Quatrièmement, la Communauté dans son ensemble doit s’impliquer dans les négociations relatives aux questions comme les droits de survol du territoire russe, ces droits devant être supprimés sans délai. Cinquièmement, je propose que tous les avions utilisés par les compagnies de l’UE emploient des solutions technologiques similaires pour la sécurité des passagers, indépendamment de l’endroit où ils ont été construits.
Je tiens à conclure en affirmant qu’il convient d’encourager les transporteurs à renforcer leur coopération mutuelle. Cette coopération doit prévoir une flexibilité des prix et des horaires dans la mesure où il faut veiller à ce que les passagers aient l’impression d’être au centre des activités des transporteurs et non une marchandise encombrante, comme c’est parfois le cas.
Luis de Grandes Pascual (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire des transports, Mesdames et Messieurs, je m’exprime en ma qualité de rapporteur du groupe du parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens sur le rapport relatif aux relations de l’Union européenne avec la Russie et la Chine dans le secteur du transport aérien. Je tiens une nouvelle fois à vous parler des conclusions auxquelles nous sommes initialement parvenus au sein de la commission des transports et du tourisme.
Je tiens tout d’abord à féliciter les rapporteurs, MM. El Khadraoui et Zīle. Je crois, Monsieur Zīle, que votre travail s’est avéré tout à fait positif dans la mesure où il a permis à tous les groupes parlementaires de mesurer la portée de cette proposition et de la nécessité de créer un véritable espace aérien commun afin de consolider notre position dans le monde. L’Union doit établir des liens plus étroits avec ses partenaires, dont la Russie et la Chine.
Mesdames et Messieurs, la Russie est une priorité de l’Union européenne, pas seulement parce que c’est un pays voisin, mais aussi pour une série de raisons qui lui sont propres, tant du point de vue économique que politique. Avec une part de 75 % du trafic extérieur de passagers dévolue à la Communauté européenne, l’Union européenne doit être en mesure de présenter à nos partenaires russes une proposition visant à conclure un futur accord global dans le secteur de l’aviation, lequel, selon nous, doit être mis en œuvre par étapes et dès que le problème du paiement des droits de survol de la Sibérie aura a été réglé.
Mesdames et Messieurs, cette problématique constitue un véritable obstacle à l’entame des négociations et nous pensons que l’Union européenne doit maintenir une position très ferme et exigeante à l’égard de nos partenaires russes. À ce titre, nous nous félicitions des propos tenus ce matin par le commissaire Barrot.
Concernant la Chine, nous sommes également favorables à la conclusion d’un accord global dans la mesure où la Chine offre d’immenses opportunités de marché à l’Union européenne. Au cours des prochaines années, le géant chinois devrait afficher une croissance soutenue oscillant entre 9 % et 15 % dans le secteur de l’aviation commerciale. Par ailleurs, la Chine mène un processus de réforme et de libéralisation de son secteur de l’aviation, facilitant les investissements étrangers et mettant en œuvre un programme important de construction d’aéroports.
Quoi qu’il en soit, pour entamer avec succès les négociations avec nos partenaires chinois, la Chine doit d’abord conclure un accord horizontal avec l’Union européenne et régler la problématique du survol de la Sibérie, par laquelle les compagnies européennes doivent passer pour atteindre la Chine.
Jörg Leichtfried (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Vice-président, Mesdames et Messieurs, je tiens tout d’abord à saisir cette occasion pour féliciter sincèrement les rapporteurs pour le travail qu’ils ont accompli. Il me semble que la réforme du transport aérien international doit aussi permettre de créer un espace d’aviation commun assorti de normes uniformes.
Des considérations telles que l’efficacité et la sécurité des vols sont non seulement une contribution à la politique de voisinage de l’UE, mais elles vont clairement dans le sens de nos propres intérêts. Il est donc capital, dans l’intérêt de notre propre sécurité, d’inclure des normes de sécurité aérienne uniformes à tous les nouveaux accords de trafic aérien conclus avec des pays tiers. En effet, c’est le seul moyen d’éviter de nouvelles catastrophes aériennes et de garantir un niveau de sécurité uniformément élevé.
Nous devons toutefois étudier la possibilité de mettre une aide à la disposition des États incapables de respecter ces normes techniques. Ce qui importe, ce n’est pas uniquement le respect des règles communes dans le secteur de la sécurité aérienne, mais aussi et avant tout le respect des règles ayant trait à la politique sociale et environnementale.
Il existe peu de références, sinon aucune, à ces règles dans les accords bilatéraux actuellement en vigueur. En aucune manière l’ouverture du marché de l’aviation ne peut se faire au détriment des travailleurs, qui peuvent, dans des pays tiers, être embauchés dans le cadre de réglementations moins strictes en matière de sécurité sociale. Dans ce cas, cela constituerait notamment un risque considérable pour la sécurité si ces travailleurs devaient faire leur travail dans des conditions intolérables. Si tous les nouveaux opérateurs sur le marché poursuivent leurs activités selon des règles identiques, il sera impossible, à l’avenir, que la sécurité aérienne pâtisse d’un dumping social.
Georg Jarzembowski (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Vice-président, Mesdames et Messieurs, il va de soi que je ne peux que partager l’avis des députés de mon groupe qui se sont déjà exprimés et adresser mes remerciements aux deux rapporteurs.
Je tiens à souligner un point en particulier. C’est une très bonne chose qu’il existe un tel consensus sur cette question au sein de l’Assemblée et avec la Commission, et je m’en réjouis. Je tiens toutefois à signaler que tous les États membres n’ont pas une position aussi positive que la nôtre à propos de l’idée d’une politique d’aviation unique au bénéfice de nos compagnies, de leurs travailleurs et de leurs passagers, et que certaines compagnies préfèrent parfois être représentées par leurs gouvernements nationaux plutôt que par la Commission dans le cadre de leurs contacts avec les pays tiers. C’est la raison pour laquelle nous devons veiller à ce que les négociations de la Commission avec les pays tiers, dont les États-Unis, démontrent aux États membres qu’une politique d’aviation européenne unique est préférable à vingt-cinq politiques différentes à l’égard des pays tiers. C’est une dimension que nous ne devons jamais perdre de vue. Nous sommes convaincus qu’il est juste et dans l’intérêt de l’industrie, des travailleurs et des passagers de mener une politique unique vis-à-vis des pays tiers. Toutefois, il reste à persuader plusieurs gouvernements que c’est bien le cas.
Inés Ayala Sender (PSE ).
- Monsieur le Président, je tiens tout d’abord à féliciter les deux rapporteurs, MM. Zīle et El Khadraoui. Je tiens à féliciter ce dernier pour son travail d’excellente qualité. Celui-ci constitue un jalon particulièrement important sur la voie d’un espace aérien unique entre l’Union européenne et les pays tiers et nous permet aujourd’hui d’engager une réflexion sur ce qui a été accompli et sur les défis restants, lesquels nécessitent certaines conditions d’égalité sur le plan social et environnemental.
Par ailleurs, je tiens à féliciter le commissaire, qui, avec une diligence admirable, mène à bien le mandat de la Commission et nous permet, en surmontant progressivement l’obsolescence et l’inefficacité croissante du bilatéralisme, de faire progresser cette initiative qui renforce souvent notre crédibilité dans les négociations visant à créer un espace aérien européen unique. À ce titre, sa référence spécifique à la transition de compagnies nationales vers des compagnies européennes est porteuse de grands espoirs.
Je tiens toutefois à souligner certains aspects qui nous préoccupent, principalement les retards de l’accord avec les États-Unis. Nous savons qu’il s’agit d’une tactique de temporisation bien connue en matière de négociation: tout en espérant obtenir des avantages plus intéressants, ils finiront par s’accorder avec tous les autres. Le protocole de Kyoto l’a démontré. Nous vous pressons donc de faire preuve de plus de fermeté à cet égard.
En outre, je tiens à souligner la nécessité de surmonter le bilatéralisme dans le cadre des négociations avec la Russie et, cela va de soi, sa politique inacceptable de tarification excessive, qui est tout à fait contraire à la législation internationale. Il est évident qu’il faudra appliquer les leçons retenues aux négociations en cours avec la Chine.
Nous voudrions aussi que l’Agence européenne de sécurité aérienne renforcée dispose d’un outil, fixé de commun accord et sans équivoque, de coordination avec Eurocontrol, de manière à régler le conflit apparent entre ces deux organismes, lequel pourrait donner lieu à une confrontation.
Enfin, je tiens à dire que pour l’application existante dans le cadre des accords ou pour l’exigence relative aux règles environnementales et à la législation en matière de droits sociaux, nous tenons à ce que cette négociation tende vers des règles internationales plus proches des dispositions européennes plus strictes. Autrement dit, ces règles doivent être harmonisées vers le haut. À cet égard, je voudrais que le commissaire nous rende compte de l’état actuel de la conversion des JAR OPS en EU OPS, c’est-à-dire toutes les règles relatives aux temps de vol et de repos convenues à la suite de l’accord conclu au Conseil, dont nous estimons aussi qu’elles sont importantes dans le contexte de la négociation de la politique étrangère de l’Union dans le secteur de l’aviation.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, le rapport d’initiative de M. Zīle dresse un tableau complet des relations entre l’Union européenne, la République populaire de Chine et la Russie dans le secteur du transport aérien. Toutefois, ce sont les différences existant au niveau des survols des territoires des deux pays qui sont importantes.
Comme le rapporteur le souligne à juste titre, nous assistons d’une part à un processus de développement, de modernisation et de libéralisation de l’aviation civile chinoise, qui est bien avancé. D’autre part, les problèmes persistent dans le cas de la Russie, principalement par rapport au fait que, contrairement au droit de la concurrence, tous les efforts de gestion et de contrôle du trafic aérien sont déployés dans le but de subventionner les compagnies russes.
Dans les deux cas, on considère que les interventions du commissaire Barrot ont un effet de catalyseur, même si jusqu’à présent, les problèmes demeurent avec la Russie.
S’agissant de la République populaire de Chine, je me félicite de ses progrès, notamment de son adaptation aux règles de bonne coopération avec l’Union européenne, dont les principaux aspects sont l’ouverture des couloirs aériens par le gouvernement au profit des entreprises européennes, de manière à répondre pleinement aux besoins des passagers et de la circulation du fret en augmentant le nombre de vols.
En ma qualité de membre de la délégation pour les relations entre l’Union européenne et la République populaire de Chine, je me félicite de la position globale du commissaire, en particulier de l’action du commissaire Barrot en vue de la conclusion d’accords sur les vols. Toutefois, je signalerai qu’il serait logique que le Parlement ait accès aux termes du mandat de négociation demandé par la Commission au Conseil en ce qui concerne la Chine.
Enfin, je partage l’avis du rapporteur selon lequel l’accord global avec la Russie ne peut être conclu tant qu’une solution prévoyant la suppression des droits de survol n’aura pas été trouvée pour la question du survol de la Sibérie. J’espère que nous pourrons conclure l’accord le plus harmonieux possible, parce que les deux parties, la Russie et l’Union européenne, ont besoin l’un de l’autre dans l’intérêt général de nos populations.
Ulrich Stockmann (PSE ).
- Monsieur le Président, j’ai trois observations à soumettre. La première, c’est que pendant que nous nous félicitons de l’action de la Commission en faveur de l’extension progressive des accords communautaires avec les pays tiers, les effets durables sur le secteur du transport dans son ensemble, sur l’environnement et sur la concurrence et le marché intérieur m’incitent à vous prier instamment de réexaminer la question de savoir si le volet du transport aérien de la politique étrangère ne devrait pas relever de la procédure de codécision.
Deuxièmement, ce que nous attendons de la Commission, ce n’est pas seulement qu’elle définisse une approche stratégique, mais aussi qu’elle établisse une liste des pays avec lesquels un accord est prioritaire et s’efforce de trouver un accord avec ces pays. Tout à l’heure, le commissaire a brièvement esquissé la forme que cette démarche pourrait revêtir.
Troisièmement, tous les accords doivent être guidés par le principe selon lequel la première priorité réside dans l’ouverture réciproque des marchés sur un pied d’égalité. Il convient de garder à l’esprit, lors des négociations actuelles avec la Russie et la Chine, que si le problème avec la Russie concernant les droits de survol n’est pas réglé préalablement, un accord avec la Chine irait à l’encontre de l’exigence de réciprocité dans la mesure où les conditions de survol que la Russie impose à la Chine ne sont pas les mêmes que celles appliquées aux compagnies européennes, ce que nous ne pouvons accepter.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais également me joindre à tous les collègues qui se sont exprimés sur l’excellent travail des rapporteurs, MM. El Khadraoui et Zīle.
Je partage l’avis du rapporteur concernant la nécessité d’élaborer une politique extérieure commune dans le secteur de l’aviation. Cependant, outre la politique commune de l’aviation, nous devons pouvoir établir des accords bilatéraux dans le domaine de l’aviation avec des pays tiers, étant donné que bon nombre de nos partenaires éprouvent des difficultés à se conformer à ces accords communautaires. Néanmoins, j’insiste sur le fait que ces accords bilatéraux devraient compléter la politique commune en matière d’aviation et non la remplacer. Le principal est d’assurer le fonctionnement normal du trafic aérien sans en arriver à des conflits inutiles au cours des négociations.
Comme le rapporteur l’a souligné, nous avons observé les difficultés à négocier un accord détaillé avec la Russie. Les redevances imposées pour le survol de son territoire sont clairement contraires au droit international et sont inacceptables. La triste vérité est qu’il semble que la Russie utilisera toujours, d’une manière ou d’une autre, son espace aérien à des fins stratégiques. Je ne crois pas que nous arriverons à supprimer ces redevances, même si la Russie ne devait plus exiger de redevances de survol. Chaque année, les pays de l’Union européenne paient quelque 250 millions d’euros pour ces redevances. Malheureusement, la majeure partie de ce montant aboutit sur les comptes de la compagnie aérienne russe Aeroflot, ce qui nuit aussi à la concurrence en Europe.
Pour la Finlande, ces redevances sont considérables, car la seule possibilité raisonnable de se rendre en Asie depuis ce pays est de survoler la Sibérie. Nous devons garantir l’existence de conditions de concurrence équitables pour tous les opérateurs de l’UE. À l’heure actuelle, ce n’est pas le cas, car ces redevances sont souvent arbitraires et varient d’une compagnie aérienne à l’autre.
Comme la Russie semble préférer la coopération bilatérale, je me réjouis de remarquer que la Chine fait preuve d’une attitude plus ouverte. J’espère que le Conseil acceptera d’entamer les négociations avec la Chine et d’octroyer à la Commission un mandat adéquat dans le but de parvenir à un accord commun dans le secteur de l’aviation.
Enfin, en assurant des conditions durables en matière d’économie et de réglementation pour le trafic aérien vers l’Asie, nous revitaliserons également le secteur aéronautique européen et nous garantirons la possibilité d’offrir des connexions et des itinéraires aériens efficaces, y compris dans les régions d’Europe les moins peuplées et les plus éloignées géographiquement, notamment le nord de la Finlande.
Jacques Barrot,
. - Monsieur le Président, merci aux députés qui ont bien voulu réagir aux excellents rapports de MM. El Khadraoui et Zīle. C’est bien volontiers qu’à cette occasion, je confirme mon intention d’informer très régulièrement le Parlement sur les orientations stratégiques de notre politique de négociations internationales. Encore une fois, merci à nos deux rapporteurs pour leur excellent travail. Le potentiel de développement du secteur aérien est considérable et il fait partie intégrante de notre politique de mobilité.
Je me réjouis évidemment de votre très large soutien à la convergence réglementaire, qui est un objectif inséparable de l’ouverture des marchés. Avec certains partenaires qui n’offrent pas de garanties suffisantes pour un environnement commercial efficace et équitable, la convergence réglementaire est prioritaire. L’ouverture des marchés ne peut se faire que progressivement quand une approche plus prudente s’impose. Nous devons même parfois faire preuve de fermeté. C’est déjà le cas et ce le sera de plus en plus avec la Russie, concernant le survol de la Sibérie, comme vient de le souligner Mme Kauppi, sans compter que ce survol fait l’objet de taxations arbitraires. Donc, je me réjouis de votre soutien clair et net sur ce point.
J’entends être très attentif aux questions de sûreté et de sécurité qui se posent parfois avec acuité dans ce secteur. Outre la concurrence, nous devons être vigilants quant au respect intégral des normes sociales et environnementales. Je veux dire à cet égard au Parlement que le fait de disposer d’une stratégie européenne et de pouvoir signer des accords horizontaux constitue un avantage, car cela permet d’influencer le droit international de l’aviation civile. Une Europe unie est beaucoup plus en mesure de faire évoluer certaines normes, de les faire aller vers plus de qualité, tant pour l’environnement que pour la dimension sociale. À cet égard, permettez-moi de vous faire savoir, Madame, que le texte est actuellement au stade de sa finalisation en vue d’une position commune au Conseil. Il faut que les juristes linguistes traduisent ce texte et il est envisagé ensuite de le renvoyer au Parlement vers mars-avril, pour une deuxième lecture.
Enfin, je voudrais dire que les progrès de la négociation avec les États-Unis devraient normalement donner l’impulsion nécessaire à l’approche communautaire qui fait suite à la décision de la Cour de justice. Dans ce domaine, il est prématuré de donner une appréciation exacte de la situation: nous attendons une meilleure clarification de la nouvelle interprétation du ministère des transports américain concernant les règles de contrôle des compagnies aériennes. Mais il est vrai que nous avons bien avancé et notamment sur la convergence réglementaire, sur laquelle nous sommes pratiquement parvenus à un accord, et j’espère que cette négociation va donner une impulsion déterminée et décisive à l’approche communautaire. Celle-ci est évidemment bien préférable à des accords bilatéraux qui n’auront jamais la même efficacité pour notre industrie européenne.
C’est une bonne illustration du fait que, dans certains domaines, l’Union a tout intérêt à parler d’une seule voix. Et vous comprendrez que je remercie, Monsieur le Président, tout particulièrement le Parlement d’appuyer fortement la Commission dans cette stratégie en faveur d’une négociation proprement européenne qui doit, selon moi, être par ailleurs profitable à chacun des États membres ainsi qu’à l’ensemble de notre industrie européenne.
Merci à nos rapporteurs et au Parlement de s’être s’intéressés à cet aspect des relations extérieures et de nos négociations internationales. Celui-ci prendra une importance accrue, compte tenu de la place croissante que l’industrie aérienne est appelée à occuper dans le monde.
Le Président. -
Le débat est clos.
Le vote aura lieu à 12 heures.
Gary Titley (PSE ).
- Monsieur le Président, je vous serai reconnaissant de bien vouloir transmettre au président Borrell nos remerciements pour son intervention très aimable d’hier, en souvenir de notre collègue M. Phillip Whitehead. Je sais que je parle non seulement pour l’ensemble de ma délégation, mais aussi au nom de tout le Parlement européen, car, grâce à son approche équitable et judicieuse de la politique, Phillip s’est attiré des amis dans toute cette Assemblée.
Ma délégation a déposé à l’entrée de l’hémicycle un livre de condoléances dans lequel - espérons-le - des collègues de tout le Parlement pourront noter librement leurs souvenirs concernant Phillip. Nous remettrons ce livre de condoléances à sa famille lors de ses funérailles, qui auront lieu à la cathédrale de Derby, le 29 janvier. Mon bureau fournira les détails utiles à tous les députés qui souhaitent y assister.
Le Président.
- Merci Monsieur Titley, je pense que nos collègues et amis auront pris bonne note de tous ces rendez-vous malheureusement bien tristes.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle l’Heure des votes.
Le Président. -
Nous en avons à présent terminé avec la première séance de votes de l’année 2006.
Roberta Angelilli (UEN ),
La délégation de l’ au Parlement européen s’est abstenue sur le rapport Brok, car elle considère que les points suivants sont des conditions préalables à l’adhésion de la Croatie à l’Union européenne:
1. Appeler à la suspension des négociations d’adhésion à l’Union européenne tant que les autorités croates maintiennent l’interdiction empêchant les citoyens communautaires de nationalité italienne d’avoir accès au marché de la propriété, ce qui est clairement en contradiction avec les principes de l’acquis communautaire;
2. Faire de la compensation pleine et entière de l’expropriation de milliers de citoyens d’origine italienne expulsés du territoire croate depuis 1946 une condition à l’adhésion de la Croatie;
3. Appeler les autorités croates à accepter leur responsabilité, historiquement démontrée et documentée à présent, pour les déportations, les atrocités, les massacres et la purification ethnique perpétrés à l’encontre de milliers de personnes d’origine italienne par le régime communiste depuis 1946.
Glyn Ford (PSE ),
. - En tant que rapporteur, durant la dernière législature, sur la question des relations avec la République de Corée dans le domaine de la science et de la technologie, je reconnais l’importance pour l’Europe d’établir des relations avec cette puissance économique asiatique en expansion. Je me réjouis donc de ce rapport et je le soutiens, car il étend notre accord-cadre de commerce et de coopération aux nouveaux États membres de l’Union. Nous disposons à présent du mécanisme nécessaire à l’instauration d’un partenariat plus solide entre l’UE et la République de Corée. Maintenant, il est important de l’utiliser.
Luís Queiró (PPE-DE ),
. - J’ai voté pour le présent rapport en raison des questions qu’il soulève, à savoir la véritable ampleur financière des difficultés auxquelles sont confrontées les îles Maldives à la suite de la tragédie qui date d’un an tout juste, abstraction faite des problèmes antérieurs du pays, et de la responsabilité du Parlement en la matière, en termes techniques, qui diffère de celle des institutions financières.
Alyn Smith (Verts/ALE ),
. - Il est évident - et j’espère que cela ne prête pas à controverse - qu’il convient d’ajouter les Maldives sur la liste des pays pouvant bénéficier d’une aide à la suite de la catastrophe provoquée par le tsunami en 2004. J’ai été ravi de soutenir cette démarche et j’espère que nous pourrons avancer le plus rapidement possible afin de fournir l’aide concrète et utile à ce pays.
Frank Vanhecke (NI ).
- Monsieur le Président, le rapport Catania sur la citoyenneté de l’Union, sur lequel nous venons de rejeter il y a quelques instants, peut incontestablement prétendre figurer parmi les textes les plus incohérents et les plus mal conçus que cette Assemblée ait produits, c’est dire. Pour le résumer dans les grandes largeurs, il accordait le droit général de vote à toutes les élections à quiconque se trouve sur notre territoire plus ou moins légalement. La volonté de s’intégrer n’entre pas en ligne de compte, pas plus que la maîtrise de la langue ou les conditions liées à la nationalité. Bref, les étrangers se voyaient accorder tous les droits, mais aucune obligation.
C’était de la folie pure. Ce rapport était l’œuvre d’une poignée d’idéologues aveugles qui refusaient de reconnaître la réalité de l’échec total du modèle multiculturel. De plus, la souveraineté de nos États membres se trouvait fondamentalement affectée par ce rapport. La citoyenneté nationale ainsi que tous les droits qui lui sont associés, y compris le droit de vote, doivent rester de la compétence exclusive des États membres. L’Europe ne doit pas interférer. Il était de notre droit, et nous avons eu raison, de rejeter ce rapport inepte.
Luciana Sbarbati (ALDE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je tiens à exprimer mon extrême amertume face au rejet du rapport Catania par le Parlement. Parfois, il est possible de discerner des tendances progressistes au Parlement, alors que d’autres fois, ce sont des tendances foncièrement conservatrices qui l’emportent.
Mon regret le plus profond, c’est que mon propre groupe ait été divisé quant au vote relatif à ce rapport, qui aurait dû être accepté dans l’esprit le plus authentique du libéralisme. Il est vrai que la citoyenneté européenne est un «ouvrage en construction», et vient s’ajouter à la citoyenneté de l’un des États membres, mais il s’agit d’un objectif que nous de poursuivre par des actions politiques. Ce faisant, l’Europe doit être à la hauteur de la dignité qu’elle mérite, et elle doit tenter d’interpréter aussi bien que possible les nouvelles nécessités et nouveaux droits de la citoyenneté, qui émergent de toute façon avant même que la loi ne puisse les prendre en considération.
Tout en exprimant mon regret que ce rapport ait été rejeté, je tiens également à exprimer mon entière solidarité avec M. Catania, car j’ai collaboré avec lui et je l’ai également soutenu en ce qui concerne les amendements.
Agnes Schierhuber (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, j’ai une explication de vote à faire au nom de la délégation du Parti du peuple autrichien.
Nous estimons que le rapport Catania relatif au quatrième rapport de la Commission sur la citoyenneté de l’Union est complètement passé à côté du sujet. À un moment où une grande partie de la population envisage de manière plutôt sceptique une grande part de ce qui se passe dans l’Union européenne, le thème de la citoyenneté de cette Union doit être abordée avec un certain sérieux. Il est lamentable que ce rapport ne fasse que discuter de la situation des immigrés et n’ait rien à dire au sujet des besoins des citoyens de l’Europe. Permettez-moi d’affirmer haut et fort que ceux qui souhaitent pénétrer dans l’Union européenne en provenance de pays tiers, c’est-à-dire en tant qu’immigrés ou demandeurs d’asile, méritent d’être pris beaucoup plus au sérieux et traités avec bien plus de respect qu’ils ne le sont par ce rapport, et c’est la raison pour laquelle nous avons voté contre.
Bairbre de Brún (GUE/NGL ),
. - Mon parti soutient pleinement les mesures qui favorisent l’harmonisation par le haut des droits de l’homme et des droits civils de tous les citoyens des États membres. Je soutiens fermement ces éléments du rapport Catania, qui visait à soulever la question des droits des travailleurs migrants, en particulier leurs droits civils et politiques à la citoyenneté et à la participation électorale.
Le Sinn Féin est intimement convaincu que les travailleurs migrants devraient pouvoir exercer pleinement les droits civils et les droits de l’homme et que les États membres devraient mettre en place une procédure de naturalisation juste et équitable pour les travailleurs migrants qui choisissent de recourir à ces mécanismes.
Je me suis abstenue dans le vote final concernant le rapport de M. Catania sur le quatrième rapport de la Commission sur la citoyenneté de l’Union (A6-0411/2005) parce que la politique du Sinn Féin considère que mes questions relatives à la citoyenneté, aux élections et à la participation politique relèvent principalement de la responsabilité des institutions publiques des États membres.
Bruno Gollnisch (NI ),
- Rien, dans le rapport de M. Catania sur la citoyenneté européenne, ne méritait d’être soutenu. Mais deux propositions étaient particulièrement choquantes. D’abord, la demande d’une citoyenneté de l’Union européenne incluant le droit de vote et d’éligibilité aux élections locales, nationales et européennes, pour tous les résidents d’un pays, quelle que soit leur nationalité. Ensuite, l’exigence d’une harmonisation des droits de la nationalité des États membres, au prétexte que leur différence crée, pour les non-Européens, une discrimination dans l’accès à la citoyenneté européenne telle qu’elle est aujourd’hui définie par les traités.
Jusqu’où ira le délire? Le seul accès possible à la citoyenneté d’un pays est d’avoir la nationalité de ce pays. Les conditions à remplir pour accéder à la nationalité d’un État relèvent exclusivement du pouvoir souverain de cet État. Donner le droit de vote à des étrangers en dehors de leur nationalité aboutit à leur conférer un double droit, celui qu’ils peuvent exercer dans le pays d’accueil s’ajoutant à celui qu’ils peuvent continuer à exercer dans leurs pays d’origine. C’est donc en réalité une mesure injuste. Être l’hôte de quelqu’un ne confère pas le droit à s’immiscer dans ses affaires.
Pour toutes ces raisons, il est heureux que ce rapport ait été rejeté.
Hélène Goudin et Lars Wohlin (IND/DEM ),
- Le rapport vise à renforcer la citoyenneté de l’Union en la rendant indépendante de la citoyenneté nationale et en exigeant des règles harmonisées pour l’octroi de la citoyenneté nationale. Nous estimons pour notre part que la citoyenneté est l’un des éléments fondamentaux de la souveraineté des États-nations et que chaque État membre doit être libre de prendre ses propres décisions quant à l’octroi de la citoyenneté.
Bien entendu, il peut y avoir des arguments en faveur de la réforme des règles concernant l’acquisition de la citoyenneté nationale à la suite d’une assez longue période de résidence continue dans un pays et concernant la possibilité de voter ainsi que la possibilité d’être candidat aux élections locales, régionales et nationales.
La question de la citoyenneté des États membres est toutefois exclusivement du ressort des États membres concernés, qui appliquent leur propre législation. Il revient à chacun des États membres de fixer les conditions auxquelles la citoyenneté est acquise ou retirée, ainsi que l’effet que cette citoyenneté doit avoir. L’Union européenne n’a pas de pouvoirs à cet égard. La citoyenneté de l’Union est donc subordonnée à la citoyenneté nationale et doit être définie par les lois nationales sur la citoyenneté.
De plus, le rapport contient un certain nombre de formules concernant l’introduction d’une taxe communautaire, de listes uniques de partis européens aux élections européennes, ainsi que l’importance d’une Constitution européenne dans la consolidation de la solidarité européenne et de bases communes pour incorporer la dimension européenne dans le cursus de chaque école.
Carl Lang (NI ),
- Le concept de «citoyenneté de l’Union», qui n’a même pas le qualificatif d’européenne, est une machine à détruire nos droits nationaux à l’identité et à la souveraineté. Le rapport de M. Catania en apporte la démonstration, qui veut imposer un vaste ensemble dans lequel les Français, les Polonais, les Espagnols, les Italiens, les Allemands, les Britanniques auront disparu, remplacés par des «citoyens de l’Union» jouissant notamment des mêmes droits politiques.
Ainsi l’article 17 du rapport demandant aux États membres d’accorder le droit de vote et d’éligibilité aux élections nationales à tout résident «citoyen de l’Union», «sans distinction de nationalité», permettrait à un Tchèque établi en France de participer à l’élection du président de la République.
Ce droit de vote serait même étendu aux immigrés extra-européens puisque l’article 18 propose «d’étendre aux ressortissants des pays tiers résidant dans l’Union européenne les droits des citoyens de l’Union.»
Les peuples européens, menacés de submersion par une immigration planétaire, ont besoin, non pas d’une citoyenneté européenne, mais de la réaffirmation de leurs droits nationaux. Les Français notamment sont de plus en plus nombreux à exiger une réforme du code de la nationalité fondée sur le principe «être français cela s’hérite ou se mérite».
Marine Le Pen (NI ),
- Alors que l’Europe traverse une crise à la fois de représentation, qui s’est manifestée notamment par les rejets français et néerlandais de la Constitution européenne, et de participation démocratique, avec une généralisation croissante de l’abstention aux élections européennes, elle ne cesse, année après année, et ce depuis le traité de Maastricht de 1992, de vouloir nous faire avaler de force la pilule de la citoyenneté européenne.
Il s’agit là une fois de plus d’une machine à broyer les nations et les identités nationales pour y substituer in fine une identité européenne. Ce nouveau «package», tout droit sorti des hautes sphères bureaucratiques des euro-fédéralistes, participe pleinement au processus de submersion et d’immigration-invasion voulu par la Commission. Car le droit de tout citoyen de circuler et de séjourner librement sur le territoire des États membres est conçu comme le droit central de la citoyenneté européenne. On comprendra dès lors les efforts de Bruxelles pour simplifier et assouplir les modalités d’entrée et de séjour sur le territoire européen car elles conditionnent l’acquisition de cette nouvelle citoyenneté.
La dictature du prêt-à-penser est en route par la destruction systématique des valeurs et des identités nationales. Il est vrai qu’il faut être courageux aujourd’hui pour afficher et défendre une conscience nationale!
Kartika Tamara Liotard, Esko Seppänen et Jonas Sjöstedt (GUE/NGL ),
- Nous avons voté en faveur du rapport, en tenant compte du fait que certains éléments du texte n’y avaient pas leur place, y compris certains éléments liés à la citoyenneté de l’UE, à la position favorable sur la Constitution de l’UE, à l’élection de certains députés sur la base de listes transnationales, à la proposition sur la taxe européenne.
Nous avons voté contre ces éléments du texte, mais nous avons finalement voté en faveur du rapport, cherchant ainsi la meilleure voie pour les migrants en Europe. Nous avons tenu compte du fait qu’il s’agissait seulement d’un rapport d’initiative sans conséquences juridiques.
David Martin (PSE ),
- Je me félicite du rapport sur la citoyenneté de l’UE concernant les ressortissants de pays tiers. La question clé du rapport porte sur le fait que les citoyens de l’UE devraient pouvoir participer aux élections nationales d’un autre État membre que leur pays d’origine, à condition qu’ils y résident.
Je déplore que le rapport ait été rejeté, car il était satisfaisant. Cependant, je me suis abstenu sur les amendements concernant le paragraphe 11, alinéas 1 et 2, le paragraphe 12, alinéas 1 et 2, et les paragraphes 13, 21 et 28, parce que j’ai estimé que, à ce stade, ils allaient trop loin.
Andreas Mölzer (NI ),
. - Il ressort manifestement de la chute de la participation aux élections, des messages négatifs envoyés par les référendums et de la frustration croissante vis-à-vis de l’Union européenne que les citoyens européens ne vont pas être conquis par le partage d’un hymne ou d’un drapeau. Bien loin de s’intéresser à la manière dont l’Union européenne se représente elle-même - par exemple, par l’intermédiaire du projet de Constitution - ils se sentent beaucoup plus concernés par ce qu’elle accomplit ou n’accomplit pas.
Le renforcement du statut de la citoyenneté de l’Union n’aidera en rien à faire des eurosceptiques les enthousiastes que certains voudraient qu’ils deviennent. Il n’aura pas cet effet tant que nous ne disposerons pas d’exigences européennes minimales en matière d’octroi de la citoyenneté et que nous n’arriverons pas à nous débarrasser des abus du système du droit d’asile. Les attentats de Londres, l’assassinat du réalisateur Theo van Gogh et les émeutes de rue en France nous prouvent que nous devrons à l’avenir examiner attentivement les personnes qui cherchent à obtenir la citoyenneté quant à leur capacité d’intégration dans la culture majoritaire. Le refus des musulmans d’Europe d’accepter l’ordre juridique et culturel européen est un fait, et c’en est un à propos duquel l’Union européenne ne peut plus gloser indéfiniment sous prétexte de «multiculturalisme».
La pratique des légalisations de masse, également, lors desquelles des millions d’immigrés clandestins ont été transformés en «Européens», doit être stoppée, et le Système d’Information Schengen doit être à l’avenir en mesure de fournir des indications identifiant les ambassades qui présentent une approche axée sur la production en masse de visas d’entrée.
Tant que l’Accord de Schengen sera inefficace et que nous ne parviendrons pas à contrôler le problème des sociétés parallèles, tant que nous serons incapables de garantir la protection de nos populations européennes locales - tant que tout cela continue, nous pourrons nous passer du rêve de la citoyenneté de l’Union européenne.
Luís Queiró (PPE-DE ),
. - Les questions soulevées par ce rapport sont très intéressantes et valent la peine qu’on en discute de manière approfondie. Je tiens cependant à souligner en premier lieu qu’il ne relève pas du champ de compétences du Parlement - pas plus que de celui de toute autre institution européenne - d’organiser ce débat. L’acquisition de la citoyenneté est une question exclusivement nationale, une pierre angulaire de la souveraineté de chaque État membre et n’est donc pas, à mon avis, négociable. Je suis en désaccord avec de nombreux principes et conclusions contenus dans ce rapport, et j’ai par conséquent voté contre. Je me félicite donc du rejet de ce rapport.
Carl Schlyter (Verts/ALE ),
- La participation active au processus démocratique fait partie des droits de l’homme et nous nous efforçons vigoureusement de parvenir à une situation dans laquelle chacun puisse disposer de ce droit. Il n’est toutefois pas possible de défendre l’usage, par l’Union européenne, de ce droit comme d’un levier destiné à développer ses ambitions afin de prendre le contrôle des structures démocratiques des États membres et d’accroître ainsi ses pouvoirs.
Alyn Smith (Verts/ALE ),
- Ce rapporte traite de la citoyenneté, un sujet très controversé, et je serais généralement d’avis que ce type de question relève uniquement des États membres et que tous les droits de l’UE découlent de la citoyenneté d’un État membre. Toutefois, ce rapport, qui n’a pas force exécutoire, tente de rechercher des moyens permettant d’encourager chaque État membre à établir des normes d’équité, puisqu’il existe des cas où des pays de l’UE maltraitent les minorités. Le rejet final de ce rapport reflète, je crois, une décision mûrement réfléchie de la part du Parlement, d’autant plus que je pense toujours que ces questions doivent faire l’objet d’un examen et seront présentées à nouveau au Parlement dans peu de temps.
Georgios Toussas (GUE/NGL ),
- La «citoyenneté européenne» est une construction idéologique ne comportant aucune valeur pratique, étant donné que la citoyenneté est accordée par les États membres. Le rôle que le rapport tente d’assigner à la citoyenneté «européenne» présente des caractéristiques purement idéologiques, créant la fausse impression d’un «citoyen européen», qui n’existe pas, sur un «territoire politique et culturel» unique, de manière à donner l’impression qu’il est impossible de se défaire d’une Union européenne impérialiste et réactionnaire.
Fondamentalement, le rapport tente de réintroduire par la petite porte certains aspects de la Constitution européenne réactionnaire rejetée par les peuples de l’Union européenne, tels que la taxation directe des citoyens européens par l’Union européenne, le renforcement des partis politiques européens, les bulletins de vote supranationaux, etc. L’obsession européiste qui domine ce rapport est telle que celui-ci va - et cela est sans précédent dans le monde entier - jusqu’à établir le droit d’acquérir une citoyenneté «européenne», qui n’existe pas, pour des personnes qui ont été résidentes «de manière durable» et qui, pourtant, seront privées de cette citoyenneté ainsi que de leurs droits dans leurs pays de résidence.
Nous soutenons sans réserve les immigrés et nous luttons pour la sauvegarde et l’extension de leurs droits politiques et sociaux pleins et entiers, tels que le droit de voter et de se présenter aux élections, le droit à un emploi, à un salaire, à des assurances et à une retraite à part entière, l’octroi de la citoyenneté aux personnes résidentes de manière durable, etc. Toutefois, l’acquisition de ces droits n’a rien à voir avec l’idéologie erronée de la «citoyenneté européenne». C’est le champ de bataille d’un mouvement citoyen de masse, dans chaque État membre comme à l’échelon européen.
Hiltrud Breyer (Verts/ALE ).
- Nous avons bien sûr soutenu de tout cœur ce rapport de Mme Prets, et nous sommes également très heureux des améliorations considérables que les différents amendements lui ont apportées.
L’affirmation que les clients des prostituées doivent également craindre des sanctions s’ils sont conscients du phénomène de la prostitution forcée constituait l’une des préoccupations majeures du groupe des Verts/Alliance libre européenne. Notre intention est, par là, d’affirmer clairement que la prostitution forcée ne doit pas seulement être combattue via la législation, mais doit également être considérée comme répugnante par la société dans son ensemble, et nous sommes particulièrement heureux que cette Assemblée ait pris note de notre initiative du 8 mars contre la prostitution forcée durant la Coupe du monde de football, qui se jouera en Allemagne cette année. Nous entendons proclamer que la prostitution forcée doit recevoir un carton rouge, et que le doit impliquer, de notre part, l’obligation de tout faire pour nous en débarrasser.
J’espère que cette Assemblée enverra aussi un message clair à propos des événements sportifs, car nous ne pourrons lutter contre la prostitution forcée qu’en envoyant des messages clairs à toutes les couches de la société, et non pas uniquement au moyen d’initiatives juridiques. Or, le «boom» de la prostitution forcée doit vraiment nous inciter à nous y attaquer obstinément.
Andreas Mölzer (NI ).
- Monsieur le Président, le commerce des marchandises humaines, qui est encore plus lucratif que celui des armes et de la drogue, a profité de la désintégration des structures d’État dans une société multiculturelle, de la transition vers une économie de marché dans les États d’Europe de l’est, de l’encouragement consécutif d’organisations corrompues et criminelles et de l’immigration de masse provoquée par l’ouverture des frontières. Les victimes étant trop honteuses ou effrayées pour témoigner, et la moitié des femmes et des enfants qui retournent chez eux se retrouvant à nouveau dans le circuit, les malfaiteurs s’en tirent généralement sans encombres. Il est donc nécessaire, à titre d’actions préventives, d’informer les victimes potentielles au stade le plus précoce possible, et de sensibiliser la population au problème.
Par ailleurs, il faut aussi qu’il y ait, à terme, des sanctions très lourdes pour les faits de pédophilie dans toute l’Union européenne, et des sanctions encore plus dures pour la traite organisée des êtres humains.
Gerard Batten (IND/DEM ),
. - Le parti pour l’indépendance du Royaume-Uni a voté contre le rapport Prets sur la traite des femmes et des enfants en raison de la nature des articles contenus dans ce rapport. Nous nous opposons fermement à la traite de toute personne et à l’esclavage, mais nous ne pensons pas qu’il appartient à l’UE de s’immiscer dans des questions nationales et, plus particulièrement, nous ne croyons pas que l’UE devrait élaborer une politique relative à la prostitution.
Tous les éléments mentionnés dans le rapport sont déjà couverts par la législation du Royaume-Uni et c’est cette dernière qu’il conviendrait d’utiliser pleinement, au lieu d’élaborer davantage de réglementations communautaires, dont les effets auraient été négatifs.
Godfrey Bloom (IND/DEM ),
. - Le parti pour l’indépendance du Royaume-Uni a voté contre le rapport Prets sur la traite des femmes et des enfants en raison de la nature des articles contenus dans ce rapport. Nous nous opposons fermement à la traite de toute personne et à l’esclavage, mais nous ne pensons pas qu’il appartient à l’UE de s’immiscer dans des questions nationales et, plus particulièrement, nous ne croyons pas que l’UE devrait élaborer une politique relative à la prostitution.
Tous les éléments mentionnés dans le rapport sont déjà couverts par la législation du Royaume-Uni et c’est cette dernière qu’il conviendrait d’utiliser pleinement, au lieu d’élaborer davantage de réglementations communautaires, dont les effets auraient été négatifs.
Maria Carlshamre (ALDE ),
. - J’ai voté contre le groupe ALDE sur le paragraphe 46 concernant l’introduction de la notion d’un délit d’exploitation préméditée de personnes en situation de contrainte par des clients. Bien que la position du groupe ALDE soit de voter contre ce paragraphe, je crois qu’il conviendrait de considérer que les personnes qui exploitent de manière préméditée des femmes ou des filles obligées de se prostituer commettent un délit similaire à l’achat de biens volés, c’est-à-dire le recel. Et je pense que même les États membres qui s’opposent aujourd’hui à la notion de délit concernant l’achat de services sexuels pourraient considérer cette activité comme un délit.
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark et Anna Ibrisagic (PPE-DE ),
- Nous avons voté pour le rapport sur la traite des femmes et des enfants. Nous pensons que c’est par des efforts communs visant à lutter contre la criminalité transfrontalière que l’on garantit au mieux la sécurité des personnes, en particulier la criminalité qui viole les libertés et droits fondamentaux des personnes ainsi que leur dignité humaine. Afin de conférer un effet juridique aux requêtes formulées et de rehausser ainsi l’importance du sujet, la délégation conservatrice suédoise souhaite également souligner que la question de ce trafic doit être traitée au sein de la commission des affaires juridiques du Parlement européen plutôt qu’en commission des droits de la femme et de l’égalité des genres.
Nous sommes toutefois opposés aux propositions du rapport qui interfèrent dans les domaines de compétences des États membres, comme par exemple les modalités d’organisation de la police.
Hélène Goudin et Lars Wohlin (IND/DEM ),
- Ce rapport d’initiative concerne des questions importantes, et la Liste de Juin soutient un grand nombre des idées de base qui imprègnent le rapport. L’exploitation sexuelle et la traite des êtres humains doivent être combattues. Il n’est pas davantage possible de négliger les graves délits qui sont souvent une conséquence de la traite transfrontalière des êtres humains. Il est par conséquent extrêmement important de faciliter la coopération et les échanges d’informations au sein de l’Union européenne.
La Liste de Juin estime cependant que, sur ces questions également, chaque État membre doit être autorisé à choisir sa propre méthode et sa propre manière de procéder. La Liste de Juin choisit par conséquent de voter contre le rapport d’initiative.
Timothy Kirkhope (PPE-DE ),
. - Mes collègues conservateurs britanniques et moi nous réjouissons que cette résolution reconnaisse le fait que la lutte contre la traite est un élément clé de la lutte contre la criminalité organisée. Par conséquent, toutes les mesures adoptées à cet égard devraient être cohérentes avec la stratégie globale de lutte contre la criminalité organisée. Il ne faudrait donc pas que cet élément serve de prétexte à la poursuite de l’objectif d’une communautarisation totale dans ce domaine. Nous soutenons plutôt des politiques nationales efficaces et une coopération intergouvernementale solide afin d’éradiquer ce commerce néfaste.
Fernand Le Rachinel (NI ),
. - La traite des femmes et l’exploitation sexuelle des enfants constituent de plus en plus en Europe une économie parallèle considérable. Selon l’ONU, près de 4 millions de femmes et d’enfants seraient abusés ou violentés. On assiste aussi à l’inévitable diversification des modes de traite des êtres humains.
Accroissement du tourisme sexuel et des demandes pour les enfants à des fins d’exploitation économique (mendiants, pickpockets, dealers, travail au noir, etc.), autant de formes de criminalité et d’exploitation qui sont, dans la plupart des cas, le fait de groupes criminels organisés. En raison des dangereux accords de Schengen ayant supprimé tous les contrôles aux frontières de l’Union, ils sont utilisés comme passeurs de drogue ou voleurs. Par ailleurs, en cas d’arrestation par les autorités, ces mineurs seront exempts de poursuites judiciaires.
Prétendre agir en prévention contre toutes les formes de traite d’êtres humains, c’est s’attaquer à ces mafias, à ces trafics illégaux qui ne cessent de se développer dans une Europe ouverte aux quatre vents.
L’addition de programmes communautaires en la matière et de vœux pieux des multiples ONG n’y feront rien. Seul un réveil des peuples et de nos élites face à la politique ultralibérale et pro immigrationniste menée par Bruxelles pourra nous permettre d’espérer avoir enfin un sentiment de sécurité en Europe.
David Martin (PSE ),
. - Je me félicite du rapport soulignant l’importance d’introduire et de promouvoir l’égalité des genres et les approches favorables à l’enfant dans toutes les politiques de l’UE. La traite d’êtres humains en vue d’une exploitation sexuelle constitue une violation des droits de l’homme. Entre 600 000 et 800 000 hommes, femmes et enfants en sont chaque année victimes dans le monde. Environ 80 % de ces cas sont des femmes et des filles et 50 % sont des mineurs.
Je suis d’accord sur le fait qu’il manque des données sur la traite des êtres humains, qu’il est nécessaire d’harmoniser davantage le mode de comparaison des données entre les États membres et de ne pas conserver les données concernant les enfants avec les données sur les hommes et les femmes.
Il est essentiel d’adresser les stratégies de prévention tant aux victimes qu’aux trafiquants. Il convient d’accorder le plus d’attention aux groupes les plus vulnérables, en commençant par améliorer les perspectives d’éducation et d’emploi et par lutter contre le problème de la féminisation de la pauvreté, de la discrimination et de l’inégalité. En outre, il conviendrait de mettre au point davantage de campagnes de sensibilisation, comportant un logo commun de l’UE et prévoyant des lignes d’assistance internationales, et de fournir de plus amples informations sur les droits juridiques aux services de santé pour victimes dans d’autres pays.
Enfin, je suis d’accord sur le fait que la répression doit permettre de poursuivre et réprimer sévèrement les trafiquants et de lutter contre la corruption.
Claude Moraes (PSE ),
. - Le rapport Prets sur la lutte contre la traite des femmes et des enfants contribue considérablement à lutter contre l’un des problèmes les plus lamentables et se propageant rapidement que connaissent les femmes et les enfants vulnérables soumis à l’esclavagisme moderne, en particulier dans l’industrie du sexe en Europe.
Il convient d’aborder ce problème en accordant toute l’attention nécessaire aux victimes de la traite, afin qu’elles ne subissent pas de «double châtiment» dans les systèmes judiciaires des pays de l’UE.
Sebastiano (Nello) Musumeci (UEN ),
L’exploitation sexuelle des femmes et des enfants est un fléau de l’humanité qui devient un problème de plus en plus important à mesure que le temps passe. Je suis entièrement d’accord avec le principe de sanctions sévères à l’encontre des clients des esclaves sexuels. Toutefois, cela n’est pas suffisant. Une stratégie commune et efficace est également nécessaire.
Le trafic d’êtres humains, qui est contrôlé par une véritable multinationale du crime organisé de type mafieux, se nourrit du désespoir et de la pauvreté d’hommes et de femmes qui fuient leurs pays d’origine à la recherche d’un emploi et d’une vie meilleure dans les pays riches du monde.
Même si la traite des femmes et des enfants est principalement axée sur l’exploitation sexuelle, elle est aussi, malheureusement, utilisée à des fins tout aussi odieuses et dégradantes pour un être humain: le travail forcé, l’esclavage, et - ce que je trouve encore plus ignoble - l’exportation d’organes.
L’exploitation sexuelle est connue en tant qu’élément d’un réseau plus large d’activités criminelles, qui inclut le tourisme sexuel, le trafic de drogues et la contrebande d’armes et de déchets radioactifs. Afin d’aider à combattre la mafia et les réseaux criminels apparentés, je propose une nouvelle fois - comme je l’ai fait en mars 2004 - qu’un observatoire européen soit créé afin de surveiller la criminalité organisée et de proposer des modes d’harmonisation des législations relatives à sa répression à travers toute l’Union européenne.
Luís Queiró (PPE-DE ),
. - Je n’ai pas besoin de répéter les arguments, qui sont si clairement exposés dans le présent rapport. Cela étant dit, j’ai le sentiment qu’il convient de souligner la nécessité de condamner dans les termes les plus durs le trafic d’êtres humains (et pas seulement des femmes et des enfants, même si ce sont les catégories les plus vulnérables), que ce soit à des fins sexuelles ou pour toute autre forme d’exploitation. Faire preuve de fermeté dans les protestations ne suffit cependant pas; nous devons également être déterminés et proactifs dans nos actes. Il apparaît clairement des nombreux rapports parlementaires et reportages journalistiques que la lutte contre la traite des êtres humains aura peu de chance de succès sans une coopération au niveau des États membres. J’estime par conséquent qu’une coopération accrue, une coordination améliorée et une détermination plus forte sont nécessaires.
Lydia Schenardi (NI ),
. - À travers le monde, on estime que le nombre de femmes et d’enfants victimes de la traite varie de 700 000 à 4 millions par an. Selon l’ONU, 1,2 million sont des enfants.
Le rapport de ma collègue part d’un constat dramatique: malgré les mesures prises jusqu’à présent par les États membres ainsi même que par l’Europe, la traite des êtres humains est considérée aujourd’hui comme l’activité criminelle qui connaît la croissance la plus rapide par rapport aux autres formes de criminalité organisée. Et ce n’est malheureusement pas l’accumulation de textes communautaires, de résolutions ou de multiples rapports des ONG sur ce phénomène planétaire qui va y mettre fin.
En effet, si les causes sont identifiées: pauvreté, exclusion sociale, chômage, absence de contrôle aux frontières permettant le développement de filières clandestine de criminalité organisée en tous genres, violence contre les femmes, éducation, explosion de la pornographie ou encore disparition des repères moraux, les solutions proposées dans ce rapport sont, quant à elles, très floues, générales et partielles.
Car, afin de lutter efficacement contre tous ces trafics organisés d’êtres humains, la première chose à faire est de rétablir les contrôles aux frontières intérieures des États membres. Leur suppression avec les accords de Schengen a été notamment à l’origine du développement de toute cette industrie du sexe en Europe.
Carl Schlyter (Verts/ALE ),
- Il existe un lien entre, d’une part, la lutte contre la traite des êtres humains, et, d’autre part, la demande de services dérivés de la part de ceux qui achètent du sexe. Criminaliser ce type de délit au niveau de l’Union européenne pourrait toutefois déboucher sur des sanctions inadaptées à la logique interne des systèmes nationaux et pourrait également déboucher sur une interdiction de la criminalisation des personnes qui achètent du sexe.
Alyn Smith (Verts/ALE ),
. - Personne ne peut nier que la traite organisée de femmes et d’enfants est une question urgente qui se pose aux pays de l’UE. Des actions coordonnées menées dans toute l’UE s’avèrent nécessaires pour lutter contre ce délit. Ce rapport montre comment la coopération mènera à de meilleurs résultats que les actions individuelles des États membres et je suis ravi de le soutenir. Bien que j’émette des réserves quant à certaines opinions exprimées dans le rapport, j’estime que l’UE elle-même doit prendre des mesures afin de lutter contre ce problème, en agissant conjointement avec les États membres eux-mêmes.
Thomas Wise (IND/DEM ),
. - Le parti pour l’indépendance du Royaume-Uni a voté contre le rapport Prets sur la traite des femmes et des enfants en raison de la nature des articles contenus dans ce rapport. Nous nous opposons fermement à la traite de toute personne et à l’esclavage, mais nous ne pensons pas qu’il appartient à l’UE de s’immiscer dans des questions nationales et, plus particulièrement, nous ne croyons pas que l’UE devrait élaborer une politique relative à la prostitution.
Tous les éléments mentionnés dans le rapport sont déjà couverts par la législation du Royaume-Uni et c’est cette dernière qu’il conviendrait d’utiliser pleinement, au lieu d’élaborer davantage de réglementations communautaires, dont les effets auraient été négatifs.
Jaromír Kohlíček (GUE/NGL ).
– On ne peut nier le fait que l’avenir du transport aérien se trouve actuellement à la croisée des chemins. La brusque hausse des prix du pétrole survenue l’année dernière a entraîné des problèmes majeurs pour toute une série de compagnies aériennes. Plusieurs d’entre elles subiront des pertes importantes, et certaines, aux États-Unis, reçoivent même de nouvelles aides du gouvernement. Les compagnies aériennes «low-cost» constituent un second problème auquel nous sommes confrontés et nous devons nous demander dans quelle mesure ces transporteurs, qui sont établis dans des pays développés, satisfont aux exigences de l’Organisation internationale de l’aviation civile et de l’Organisation internationale du travail, ainsi qu’aux lignes directrices de l’OCDE concernant les entreprises multinationales. La question clé est celle de savoir si nous sommes capables de garantir que celles-ci respectent les exigences des directives communautaires visées aux paragraphes 24 et 25 du rapport et relatives au développement d’un agenda pour la politique extérieure de l’aviation de la Communauté et si nous sommes capables de superviser efficacement le respect de ces directives.
Dans le même ordre d’idées, je suis conscient des problèmes posés par les négociations, et notamment celles menées avec nos principaux partenaires, en d’autres termes la Russie et la Chine. Il s’agit là d’un sujet couvert dans le rapport sur les relations avec la Fédération de Russie et la Chine dans le domaine du transport aérien. La situation est probablement plus complexe s’agissant des négociations avec les États-Unis, dans le contexte desquelles les relations frisent constamment la concurrence déloyale. Cependant, malgré les très importants problèmes auxquels la Communauté se voit confrontée lorsqu’elle négocie avec ses partenaires extérieurs, je tiens à souligner que ces négociations sont nécessaires de toute urgence, qu’elles revêtent une importance capitale et que le transport aérien ne peut poursuivre son développement sans elles. Il convient donc d’accorder une importance particulière au commentaire final du rapport El Khadraoui. L’endroit on l’on doit considérer qu’une personne travaille lorsqu’elle effectue des opérations de cabotage dans un État membre de l’Union européenne est l’État membre en question, ce qui signifie que les conditions de travail doivent répondre à des normes appropriées. Par ailleurs, le cabotage dans le domaine du transport aérien doit être considéré comme de l’emploi créé au sein de l’Union européenne.
Je voudrais profiter de l’occasion pour souligner que cette approche consistant à étendre le champ d’application pour couvrir un secteur de service dans son intégralité est à compléter par des méthodes basées sur les meilleures pratiques. Il serait alors possible, tant dans ce secteur que dans d’autres, d’entamer des négociations portant sur l’ouverture du marché et sur la libéralisation du cabotage. Cette approche pourrait également ouvrir de nouvelles possibilités de négociations sur la directive relative aux services, y compris les services d’intérêt public. Adopter ces deux rapports nous offre par conséquent une nouvelle possibilité de négociations portant à la fois sur le transport aérien et sur d’autres domaines. Qui plus est, les possibilités d’appliquer de nouveaux principes, que j’ai déjà évoqués, pourraient représenter une véritable avancée, et elles sont vivement saluées par le groupe confédéral de la Gauche unitaire européenne/Gauche verte nordique.
Luís Queiró (PPE-DE ),
. - Je crois que l’établissement d’une stratégie cohérente dans le domaine du développement de la politique extérieure de l’aviation de l’Union revêt une importance capitale.
Cette politique extérieure commune peut être mise en place, soit en adaptant à la législation européenne les accords bilatéraux existants, soit en concluant de nouveaux accords entre la Communauté et les pays tiers.
Les différents débats en commission ont toutefois clairement démontré que cette stratégie ne pouvait se développer sans la conclusion d’accords avec les États-Unis, la Fédération de Russie et la Chine.
Au vu des nouvelles réalités auxquelles le marché mondial se trouve confronté et dans le contexte des différentes initiatives mises en œuvre par la Commission et la commission des transports et du tourisme, ce rapport mérite mon soutien.
Luís Queiró (PPE-DE ),
. - L’Union poursuit sa stratégie générale en faveur de la création d’un espace aérien commun avec ses voisins.
Le vote sur le rapport de M. Zīle relatif aux relations avec la Chine et la Russie dans le domaine du transport aérien fait partie intégrante de ce contexte. Ces pays ont en commun une croissance élevée du secteur de l’aviation et sont confrontés à des défis en termes de consolidation, de libéralisation et de modernisation.
Nous ne perdons jamais de vue la nature spécifique de ces deux pays et évoquons des questions telles que la suppression des redevances de survol ou encore la nécessité d’étendre le champ du mandat afin de couvrir des questions concernant les infrastructures aéroportuaires et de sécurité aérienne. Je considère par conséquent que ce rapport constitue un pas d’une très grande importance vers la garantie de la clarté juridique au moyen d’un processus de transition qui n’ait pas pour effet de saper la stabilité économique du secteur.
J’ai voté en faveur de ce rapport, qui fait partie de la problématique plus large du développement des relations extérieures de l’Union européenne en matière de politique de l’aviation.
Le Président.
- Le procès-verbal d’hier a été distribué.
Y a-t-il des objections?
Bernard Poignant (PSE ).
- Monsieur le Président, j’étais présent hier et je ne retrouve pas mon nom dans le procès-verbal. Je vous remercie d’en prendre bonne note.
Le Président.
- Cela sera corrigé, Monsieur Poignant.
Paul Rubin (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je demanderai que les dégâts subis par le bâtiment du Parlement à la suite de la manifestation d’hier soient payés par ceux qui les ont occasionnés.
Le Président.
- Monsieur Rubin, cette question a déjà été abordée lors de la réunion du Bureau organisée hier. Quinze fonctionnaires de police ont été blessés et 20 fenêtres ont été brisées. Nous avons discuté des aspects de sécurité et aussi de la manière dont les dégâts pourraient être réparés.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle les déclarations du Conseil et de la Commission sur la sécurité de l’approvisionnement en ressources énergétiques et particulièrement en gaz.
Martin Bartenstein,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, les événements qui se sont produits au cours de la première semaine de janvier autour du conflit russo-ukrainien concernant l’approvisionnement en gaz nous ont clairement montré que nous ne pouvons pas tenir pour acquis la sécurité de notre approvisionnement en ressources énergétiques.
Le gaz importé de Russie représente plus d’un quart du gaz consommé dans l’Union européenne et, étant donné que 80 % de ce gaz russe transite par l’Ukraine, l’approvisionnement ininterrompu et continu de l’Union européenne en gaz provenant de Russie et passant par l’Ukraine est absolument vital pour les ménages et les entreprises. Cependant, certains États membres ont connu, en réalité, une baisse de 50 % de l’approvisionnement lors des deux premières journées de janvier de cette année. Une initiative diplomatique de la Commission et de la présidence autrichienne du Conseil a permis de mettre rapidement un terme à cette situation. Ceci m’amène à parler de la Moldova et de la Russie et à leur demander de retourner à la table des négociations afin de rechercher une solution à long terme aux problèmes qui les opposent. Des rapports publiés dans les médias révèlent qu’un accord a été atteint pour une période de trois mois, mais il s’agit certainement d’une solution à très court terme.
À présent, il importe de tirer des leçons de ce qui est arrivé. À mon avis, pour garantir à long terme l’approvisionnement de l’Europe en gaz naturel, nous avons trois choses à faire, que je vais vous exposer maintenant.
Premièrement, il est nécessaire de diversifier les sources d’approvisionnement en gaz naturel et les routes de transport. Il est prévu de construire une série de nouveaux gazoducs pouvant transporter un total de 140 milliards de mètres cubes par an; il est indispensable de les construire sans délai. Un projet qui semble prometteur est le gazoduc «Nabucco», qui est long de 3 300 km et relie l’Autriche à la région de la mer Caspienne, en passant par la Turquie. Lorsqu’il sera achevé vers 2020, il pourra transporter jusqu’à 31 milliards de mètres cubes de gaz naturel en suivant une nouvelle route vers l’Union européenne.
Deuxièmement, nous devons encourager l’utilisation de gaz naturel liquéfié. La capacité actuelle des installations existantes avoisine les 60 milliards de mètres cubes par an. Des projets en cours dans certains pays visent à créer de nouveaux terminaux ou à agrandir des installations existantes. On s’attend à ce que la capacité augmente pour atteindre 160 milliards de mètres cubes par an en 2010. L’Union européenne devrait chercher à multiplier par cinq ses importations de GNL pour 2010, ce qui lui permettrait de recevoir du gaz de régions qui ne peuvent se raccorder à l’UE au moyen d’un gazoduc.
Troisièmement, nous avons besoin d’une plus grande transparence sur les marchés des hydrocarbures afin de rendre les prix moins volatils et de garantir des prix stables qui reflètent le marché, tout en améliorant la qualité des informations relatives aux quantités de gaz naturel importé. À cet effet, des investissements considérables sont essentiels. Si l’on veut que les entreprises soient prêtes à réaliser effectivement ces investissements, il est crucial que les perspectives soient les plus engageantes possibles en matière d’investissement dans le domaine de l’énergie.
À court terme, nous devrons nous préoccuper de la manière dont nous évitons ce genre de situation ou dont nous pouvons les gérer sans subir de retombées. Une solution consiste certainement à renforcer l’intégration du réseau d’approvisionnement au sein de l’Union européenne, ce qui aurait pour effet de simplifier les échanges de gaz au sein de la Communauté, réduisant ainsi la dépendance d’États membres individuels par rapport à certains États qui fournissent le gaz ou par lesquels le gaz doit passer. L’accroissement de la commercialisation du gaz dans la Communauté présuppose, bien entendu, la disponibilité du gaz dans les quantités nécessaires et c’est la raison pour laquelle nous devons également nous efforcer de soutenir la création de marchés de gros liquides.
Une autre solution à court terme est, sans conteste, le stockage du gaz dans des réserves qui pallieront les pénuries jusqu’à deux mois lorsque l’approvisionnement est interrompu, bien qu’il faille tenir compte des besoins propres à chaque pays, comme l’utilisation de vides géologiques, de centrales électriques ou de sites industriels à des fins de stockage.
La présidence autrichienne donnera la priorité à la politique énergétique et plus particulièrement à un approvisionnement sûr en ressources énergétiques. Avec la compétitivité et, bien sûr, la durabilité, la sécurité de l’approvisionnement constitue l’un des piliers de la politique énergétique européenne, tant à l’échelon national que communautaire. L’Europe doit redoubler d’efforts pour relever les défis que pose la politique énergétique, car, d’ici à 2030, le monde utilisera 50 % d’énergie en plus et l’Europe dépendra sensiblement plus de l’importation de ressources énergétiques fossiles.
Tout bien considéré, si nous voulons garantir aux citoyens et à l’industrie européens un approvisionnement sûr en ressources énergétiques, nous devrons choisir une approche qui inclut plusieurs stratégies. Au sein de la Communauté européenne, nous devrons diversifier davantage l’approvisionnement en ressources énergétiques en renforçant l’utilisation de sources d’énergie renouvelables, ce qui peut tripler le recours à la biomasse d’ici à 2010. L’approvisionnement en ressources énergétiques en Europe doit se fonder, entre autres, sur l’utilisation rentable d’énergies renouvelables. D’autres solutions pour l’Europe seront entre autres l’utilisation du charbon au moyen de technologies propres et, à long terme, de l’hydrogène.
Toutefois, l’Autriche estime que le recours à l’énergie nucléaire n’est pas une solution. En ce qui concerne l’approvisionnement, il sera nécessaire de poursuivre nos efforts en vue de créer un marché intérieur unique européen et d’augmenter les investissements dans l’approvisionnement en ressources énergétiques.
D’autre part, pour ce qui est de la consommation, il est nécessaire d’améliorer l’efficacité énergétique au sein de l’Union européenne. Il existe actuellement de grandes disparités entre les États membres en matière d’efficacité énergétique, c’est-à-dire de consommation d’énergie par unité de produit intérieur brut. Nous pouvons prendre comme base l’accord conclu entre le Parlement et le Conseil sur la directive relative à l’efficacité énergétique dans les utilisations finales et aux services énergétiques.
Ce qui s’est produit au Nouvel An a également démontré l’importance des relations de l’Union européenne avec ses partenaires. Il convient de soutenir constamment ces partenariats tant au niveau multilatéral - aussi bien grâce à des dialogues lors du forum international de l’énergie que dans le cadre du traité sur l’énergie conclu avec l’Europe du Sud-est - qu’au niveau bilatéral, par des dialogues entre l’UE, la Russie et l’OPEP. La volonté de coopérer est un élément absolument essentiel de la sécurité de l’approvisionnement énergétique.
Nous disposons donc d’une multitude de solutions. Il nous appartient de les utiliser efficacement et rapidement. Étant donné que la sécurité de l’approvisionnement énergétique futur de l’Union européenne est dans l’intérêt de tous les États membres, je suis convaincu que nous y réussirons.
Andris Piebalgs,
. -Monsieur le Président, je voudrais remercier le Parlement d’avoir trouvé le temps de débattre aujourd’hui de la sécurité de l’approvisionnement en ressources énergétiques et particulièrement en gaz. Dans un certain sens, c’est la poursuite du débat que nous avons eu l’année dernière sur le cours élevé du pétrole. Le prix actuel du baril de pétrole dépasse les 60 dollars.
Le différend gazier entre l’Ukraine et la Russie a lancé le débat sur la sécurité de l’approvisionnement en énergie de l’Union européenne. Il a fait les gros titres des journaux au début de cette année, quand la Russie a cessé d’alimenter l’Ukraine pendant un jour et demi. Il a également eu un impact sur l’UE en ce sens qu’il a entraîné une réduction du volume de gaz à destination de l’Union européenne.
S’il est à court terme rassurant qu’un accord ait été trouvé entre l’Ukraine et la Russie, nous ne devons pas nous bercer d’illusions. Le problème n’est pas résolu. Les négociations commerciales entre les deux parties se poursuivront afin de trouver une formule d’ajustement des tarifs acceptable pour les deux pays. Nous avons également vu les répercussions internes à l’Ukraine, avec le vote de méfiance à l’encontre du gouvernement la semaine dernière. Nous ne devons pas non plus oublier que le conflit relatif au prix du gaz entre la Russie et la Moldova n’a été résolu qu’hier et que des négociations plus approfondies sont prévues dans un proche avenir. Je crois vraiment que tout le monde doit tirer les enseignements des événements de ce début d’année.
Quelles sont donc les leçons que l’UE doit tirer de ce différend? Premièrement, dans le contexte de ce conflit particulier, l’UE a fait et doit faire preuve de dynamisme. Non seulement nous avons maintenu des contacts bilatéraux étroits avec les deux parties tout au long du différend, mais nous les avons aussi exhortées à le résoudre. S’il est évident que l’UE ne peut pas et ne doit pas prendre parti, nous avons fait comprendre aux deux protagonistes qu’il était dans leur intérêt d’aboutir rapidement à un accord. Dans une telle situation, il est très important de pouvoir compter sur une coopération étroite entre le Conseil - en particulier la présidence - et la Commission.
Deuxièmement, cette crise a mis en évidence toute l’utilité des dialogues avec la Russie et l’Ukraine en matière d’énergie. Ces dialogues nous ont fourni les contacts nécessaires pour bien faire comprendre nos inquiétudes et notre avis aux deux parties dans un cadre de confiance mutuelle et d’intérêt commun. En même temps, elle souligne la nécessité de donner une plus grande impulsion au dialogue.
Troisièmement, le différend a mis en évidence l’importance et la nécessité d’une politique communautaire de sécurité énergétique plus claire, plus cohérente et plus dynamique. S’il est vrai que la Commission et le Parlement se sont mis d’accord à ce sujet il y a plusieurs années, il est plus que temps d’accomplir des progrès réels.
Je voudrais insister sur l’importance de l’élaboration d’une approche commune de l’énergie, rappelée lors du sommet informel de Hampton Court et de la récente réunion entre la présidence autrichienne et la Commission. Dans son discours d’aujourd’hui, le président en exercice a clairement indiqué l’importance que la présidence attache à ce sujet et rappelé que de nombreuses propositions concrètes et claires ont été avancées.
Pendant cette crise, nous avons relevé un certain manque de transparence sur le marché gazier européen, ce qui a rendu le suivi et l’évaluation de la résolution de la pénurie assez difficiles. Une fois que la directive de 2004 sur les mesures de préservation de la sécurité de l’approvisionnement en gaz sera totalement transposée, elle devrait s’avérer utile à cet égard. Aborder ces questions est un des objectifs du système d’observation du marché de l’énergie actuellement en cours de conception au sein de mes services.
Plus généralement, cet incident a mis en évidence notre dépendance croissante vis-à-vis des importations d’énergie. La nécessité d’adopter une approche commune sera le sujet d’un livre vert sur la politique énergétique que la Commission est en train de préparer. Évidemment, l’élaboration d’une approche commune concernant les importations d’énergie sera un élément fondamental de ce document.
Ces importations doivent être basées sur la diversification des ressources, des sources d’énergie, des voies d’approvisionnement, des fournisseurs et des réseaux de transit. Il faut clairement investir plus dans les terminaux de gaz naturel liquéfié et dans les gazoducs pour assurer la diversification des fournisseurs et des infrastructures d’entreposage de gaz.
Si l’UE s’est engagée, au travers de ses programmes d’assistance techniques, à promouvoir la multiplication des voies d’approvisionnement et à moderniser et à améliorer les voies existantes, il est clair que d’autres gros consommateurs adoptent eux aussi une approche politique très dynamique de la question. L’Europe devra tirer des leçons, mais il ne faut pas non plus sous-estimer la complexité de cette tâche.
Il faut évidemment aussi tenir compte des aspects internes d’une politique énergétique communautaire: premièrement, la nécessité de garantir un marché intérieur de l’énergie est une réalité pratique. Il reste du chemin à parcourir pour atteindre un véritable marché intérieur du gaz et de l’électricité. Ensuite, il faut également faciliter les investissements infrastructurels nécessaires pour assurer l’intégration réelle des différents marchés nationaux de l’énergie des États membres. Il est ici primordial que nous reconnaissions tous que cette politique nécessitera des moyens, notamment financiers.
Nous devons également veiller à ce que la recherche bénéficie d’un soutien politique et financier suffisant dans des domaines prioritaires et à ce que les technologies énergétiques plus efficaces, y compris les technologies houillères plus propres et les énergies renouvelables, puissent pénétrer le marché. Nous devons nous montrer plus dynamiques dans la poursuite de politiques et de mesures permettant de réaliser de vraies économies d’énergie et, partant, de réduire notre dépendance vis-à-vis des importations.
Nous nous sommes dotés d’une législation ambitieuse. Le temps est maintenant venu de l’appliquer.
Enfin, nous devons améliorer les mesures de sécurité énergétique visant à renforcer les mécanismes de solidarité afin de parer à d’éventuelles interruptions d’approvisionnement. Il faut garder à l’esprit que ce conflit particulier, qui a affecté l’UE, a été résolu très rapidement, mais nous devons être préparés à gérer des différends de plus longue haleine.
En conclusion, ce différend nous a tous réveillés. S’il est vrai que l’énergie n’est qu’une matière première, c’est une matière première fondamentale à notre développement économique continu et à notre bien-être. Nous devons tirer les leçons de cette affaire, que je résumerai comme la nécessité d’une politique énergétique commune. Cette politique doit être claire, cohérente et efficace tant vers l’intérieur que vers l’extérieur, et surtout correspondre aux objectifs de sécurité de l’approvisionnement, de compétitivité et de durabilité.
Jacek Emil Saryusz-Wolski,
-Monsieur le Président, la récente crise gazière tire la sonnette d’alarme dans l’Union européenne. Le groupe du PPE-DE se réjouit de ce que la sécurité de l’approvisionnement en énergie et la durabilité de la production et de la consommation d’énergie fassent partie des priorités de la présidence autrichienne. Il était grand temps, car la sécurité énergétique devient de plus en plus importante pour la sécurité globale de l’Union européenne, en particulier pour sa sécurité économique.
Toute difficulté, même temporaire, ayant pour effet de réduire l’approvisionnement en énergie depuis des pays tiers entraîne également de graves perturbations de l’activité économique de l’Union. Nous avons récemment pris conscience que le problème de la sécurité énergétique ne concerne pas seulement l’industrie ou l’économie. L’énergie a été utilisée comme une arme et comme un instrument de politique étrangère, et elle doit donc faire l’objet d’une discussion dans le contexte de la politique étrangère et de sécurité commune.
Le récent conflit gazier entre la Russie et l’Ukraine a mis en évidence la vulnérabilité de nombreux États membres de l’Union européenne, dont la dépendance vis-à-vis d’un seul fournisseur est dangereuse. Il est donc absolument essentiel que l’UE étende son action commune au secteur de l’énergie et prenne des mesures en vue de la création d’une politique énergétique dynamique.
Il est manifeste que tous les efforts entrepris au niveau national ne sont pas suffisants, car ils ne garantissent pas les intérêts à long terme de l’Union dans son ensemble. Une action au niveau communautaire est donc clairement justifiée, dans le respect du principe de subsidiarité. En outre, si nous prenons au sérieux l’idée d’un marché commun de l’énergie, nous devons assurer aux opérateurs économiques - pour ne pas parler des citoyens - l’égalité dans la sécurité énergétique et l’approvisionnement.
Dans ce contexte, nous sommes très favorables à l’intention de la présidence de finaliser au début de cette année la décision sur les réseaux transeuropéens d’énergie. Nous devons toutefois aller bien plus loin. Un des grands principes de l’intégration européenne - celui de solidarité - prévoit l’obligation de venir en aider à tous les pays en danger ou en difficulté, et cela inclut les problèmes liés aux pénuries d’énergie. L’Union doit prendre des mesures concrètes dans le sens de la diversification des sources d’énergie et des fournisseurs et du partage des réserves. Toutes les pistes potentielles permettant d’améliorer l’autosuffisance énergétique de l’Union doivent être explorées.
Nous ne devons pas non plus oublier les principes de transparence et d’égalité d’accès. L’UE doit proposer un code de conduite pour les relations avec ses principaux fournisseurs d’énergie. Nous devons déployer tous les efforts nécessaires à l’établissement de nouvelles sources de financement de toutes les mesures visant à renforcer la sécurité énergétique de l’UE, tant grâce à la BEI qu’au titre du budget de la Communauté lui-même.
Nous ne pouvons pas être égoïstes. La sécurité énergétique doit constituer une des pierres angulaires de la politique de voisinage. La réalité appelle au courage. Une coopération étroite dans le domaine de l’énergie et la possibilité de partager les réserves comptent parmi les mesures les plus efficaces et les plus indispensables pour instaurer la confiance à l’intérieur de l’Union et entre l’Union et ses voisins.
Nos concitoyens apprécieront les résultats tangibles de nos actions de sécurisation de l’approvisionnement en énergie. Le groupe du PPE-DE présentera une résolution en ce sens lors de la prochaine période de session de Bruxelles.
Hannes Swoboda,
. - Monsieur le Président, bien que j’adhère aux propos que le Conseil et la Commission ont tenus concernant la politique énergétique européenne, je crois que, dans certains domaines, nous devons nous montrer un peu plus précis et explicites.
Premièrement, les grands consommateurs - l’UE, les États-Unis, la Chine et l’Inde - doivent déployer davantage d’efforts dans le but d’influer ensemble sur le marché, plutôt que de simplement se faire concurrence dans le domaine de l’approvisionnement énergétique.
Deuxièmement, nous devrions prêter attention à l’infrastructure et penser - non pas en tant qu’État, mais avec nos sociétés et nos entreprises - à disposer d’une infrastructure détenue et gérée conjointement, afin d’éviter les monopoles.
Troisièmement, nous devons réagir au fait que l’OMC dispose de procédures de règlement des litiges dans tous les domaines, du textile aux crevettes, mais pas pour des produits aussi importants que le gaz et le pétrole.
Quatrièmement, nous devons renforcer l’infrastructure, comme dans le cas du projet «Nabucco», que le ministre a mentionné, qui revêt une importance capitale et que l’Union européenne devrait appuyer.
Cinquièmement, tous les États membres doivent diversifier et présenter des propositions sur la base desquelles un projet européen unique peut voir le jour.
Sixièmement, il est, bien entendu, indispensable d’accorder la priorité aux sources renouvelables. Je partage le scepticisme du président en exercice du Conseil à propos de l’énergie nucléaire, mais le débat aura lieu et nous devons nous assurer qu’il tient compte de tous les aspects positifs et critiques et qu’il ne laisse pas de côté la question de l’élimination des déchets.
Septièmement, nous ne pouvons certainement pas tenter d’imposer à chaque pays une politique énergétique unique. C’est seulement en tenant compte des différences nationales que nous pouvons justifier une politique énergétique unique, en particulier auprès du monde extérieur. Monsieur le Commissaire, vous vous souviendrez que, lors de l’audition, je vous ai demandé un programme qui associe la politique énergétique et la politique étrangère. J’ai fait la même demande à la commissaire Ferrero-Walden, mais malheureusement, nous ne voyons toujours rien arriver. Je tiens vraiment à insister pour que vous présentiez un tel programme de toute urgence, au moins dans le livre vert, de sorte que nous disposions d’une politique cohérente que nous puissions défendre face au monde entier.
Permettez-moi de conclure en affirmant très clairement que, si nous voulons et nécessitons un partenariat avec la Russie, ses récentes actions sont inacceptables. Nous demandons à la Russie de traiter ses voisins avec loyauté, car ils sont également nos voisins.
Danutė Budreikaitė,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, les ressources énergétiques font partie des facteurs fondamentaux de l’économie et de la production qui assurent la compétitivité d’une économie et le bien-être des citoyens.
Les États membres de l’UE garantissent leurs ressources énergétiques en concluant des accords bilatéraux. La Russie tire avantage de tels accords, y compris pour le prochain gazoduc germano-russe, et divise l’Union européenne en accordant à des États membres individuels différents types d’accès aux ressources énergétiques. Il est plus facile d’influencer des pays individuels que l’Union européenne dans son ensemble.
En soulignant constamment l’importance de la Russie comme partenaire stratégique et sa position exceptionnelle parmi d’autres pays, l’Union européenne fait des concessions à la Russie. La raison principale de ces concessions réside dans la dépendance croissante de l’UE par rapport à la Russie dans le domaine de l’énergie. Cependant, les récents problèmes liés à l’approvisionnement en gaz entre l’Ukraine et la Russie montrent que cette dernière peut recourir aux mêmes tactiques en approvisionnant en gaz les États membres de l’Union européenne.
Les sources d’énergie alternatives qu’il faut utiliser pour éviter de dépendre totalement de la Russie, à savoir les ressources gazières de Norvège, sont limitées et ne permettront pas de répondre, à l’avenir, à la demande croissante de l’économie de l’UE. N’est-il donc pas temps d’envisager à nouveau l’énergie nucléaire, le type d’énergie le plus écologique, comme une solution permettant de ne plus dépendre de l’approvisionnement imprévisible en ressources énergétiques par la Russie?
Une autre question fondamentale faisant l’objet d’un vaste débat dans l’UE est la politique énergétique commune. La Russie se verrait contrainte de montrer davantage de respect envers la Commission européenne, qui représenterait les intérêts des 25 États membres en tant que partenaire dans l’approvisionnement énergétique. La Russie ne pourra pas arrêter totalement l’approvisionnement en gaz de l’UE; autrement, ce serait le meilleur moyen de perdre ce partenaire.
Je vous invite donc tous non seulement à discuter de l’élaboration d’une politique énergétique commune, mais également à prendre, sans délai, des dispositions permettant d’élaborer cette politique et, en particulier, un système unique en matière d’énergie, garantissant ainsi l’énergie, ainsi que la sécurité politique pour toute l’UE.
Rebecca Harms,
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Monsieur Bartenstein, je voudrais commencer par l’Ukraine, car j’ai été plutôt surprise que nous ayons presque considéré le conflit entre la Russie et l’Ukraine concernant l’approvisionnement en gaz, qui revient chaque année, comme une crise européenne du gaz. L’Ukraine, puis la Moldova se sont retrouvées dans une situation qui a frôlé la crise, mais ce n’était pas le cas de l’Europe. Elle a pu, comme auparavant, compter sur des relations commerciales stables avec la Russie. Selon moi, cette situation a démontré que nous, dans l’Union européenne, ne pouvons pas considérer l’Ukraine comme un simple pays de transit sûr, mais que nous devons plutôt, au moyen de la politique énergétique, l’aider à se libérer de la dépendance à l’égard de la Russie et, par conséquent, à améliorer ses perspectives d’avenir. Une multitude de changements s’avèrent nécessaires à cet égard.
À part cela, je considère que tout ce débat illustre bien les faiblesses de la politique énergétique européenne, qui sont plus ou moins marquées d’un État membre à l’autre. Une approche coordonnée permettrait incontestablement d’améliorer la situation des États membres et de l’ensemble de l’Europe. Nous avons maintenant appris à connaître la vraie valeur des ressources naturelles. Il faut préciser que, dans toute l’Europe, nous gaspillons - c’est le moins que l’on puisse dire - le gaz, ainsi que le pétrole, ce sujet ayant été au centre d’un débat plus houleux au moment de la guerre en Irak. Pendant très longtemps, nous n’avons pas pu éviter de gaspiller ces matières premières. Si nous voulons en tirer des enseignements utiles, je crois que nous devons faire preuve d’une plus grande cohérence en agissant comme le commissaire Piebalgs l’a suggéré lorsqu’il est entré en fonction. Nous devons rechercher la productivité des ressources naturelles et l’efficacité énergétique si nous voulons réduire notre dépendance par rapport aux autres. Je m’opposerais catégoriquement à ce que l’on recherche à tout prix une Europe autosuffisante, ce qui constituerait une approche naïve dans le cadre du débat général, mais nous devons effectivement œuvrer en faveur d’une Europe qui utilise de manière adéquate les matières premières. Puisque nous en parlons depuis plusieurs décennies, depuis que le Club de Rome existe, proposons au moins quelque chose de concret. Pour une fois, que ceux qui pensent que l’utilisation de l’énergie nucléaire est la réponse appropriée à la baisse - ou, effectivement, à la limitation - de l’approvisionnement en gaz présentent des arguments solides en faveur de l’approche qu’ils ont choisie. Combien de réacteurs veulent-ils construire ces prochaines années, et où? Quelles mesures proposent-ils pour les déchets produits en Europe depuis des décennies? Il y a quelques semaines, nous avons débattu le rapport sur le déclassement de réacteurs de puissance. Actuellement, l’ensemble de l’industrie de l’élimination des déchets nucléaires est un désastre. Si c’est à cela que ressemblera l’avenir, je demande à cette industrie de présenter plus clairement ses arguments. Mais aurait-elle l’obligeance de nous épargner un débat sur la prolongation de la durée de vie, comme celui qui reprend au sujet du réacteur d’Ignalina? Si vous voulez vraiment vous limiter à la prolongation de la durée de vie d’une technologie surannée, vous augmentez les risques inhérents à la production énergétique, plutôt que de nous en débarrasser.
Esko Seppänen,
- Monsieur le Président, Monsieur le Ministre, Monsieur le Commissaire, le monde continue d’assister à l’épuisement des matières fossiles. On estime qu’en 2030, l’humanité produira encore 80 % de son énergie à l’aide de combustibles fossiles.
Il est confirmé que la terre possède des gisements de 179 000 milliards de mètres cubes de gaz. Un quart du gaz se trouve en Russie et un autre quart dans des régions moins stables, en Iran et au Qatar. Au rythme actuel de consommation, on peut estimer que les propres réserves de gaz de l’UE ne seront suffisantes que pour six ou sept ans. L’utilisation de gaz provenant de Norvège et d’Afrique du Nord pour répondre aux besoins de l’UE prolonge cette durée en permettant une consommation de gaz pendant 20 ans, mais ce délai passe à 50 ans dans le cas de la Russie. Si l’UE prévoit de recourir au gaz pour satisfaire l’ensemble de la croissance de ses besoins énergétiques durant les prochaines décennies, elle n’a pas d’autre solution que d’importer du gaz de Russie.
Au cours des prochaines années, des méthodes moins coûteuses de liquéfaction du gaz seront mises au point, ce qui permettra de multiplier les possibilités d’importation du gaz. Mais en même temps, ces possibilités auront une moindre portée. Le gaz liquéfié russe peut alors être vendu aux États-Unis, qui ont besoin de gaz, sans devoir utiliser de gazoduc. Les propres réserves de gaz des États-Unis ne seront même pas suffisantes pour dix ans. L’Europe occidentale a dépendu du gazoduc venant de Russie et passant par d’autres pays. Le projet d’installation d’un gazoduc au fond de la mer Baltique réduira cette dépendance. Ce projet s’explique par le fait que certains pays que traverse actuellement le gazoduc sont hostiles à la Russie. En Finlande, nous n’avons jamais connu le moindre problème d’approvisionnement en gaz en quarante ans.
Un élément de l’accord sur le gaz conclu entre la Russie et l’Ukraine nécessite une explication. Qui possède la société d’approvisionnement Ros-Ukr-Energo? Sur la base des données publiées, j’ai découvert que les bénéfices qu’elle retire de cet accord s’élèvent, sans raison apparente, à 600 à 800 millions d’USD par an. Les oligarques des deux pays ont été impliqués à cet égard. Quel est le rôle des présidents de ces pays dans l’accumulation d’énormes bénéfices cachés?
Notre groupe est en faveur de bonnes relations de partenariat et de la coopération dans le domaine énergétique avec la Russie.
Mirosław Mariusz Piotrowski,
Monsieur le Président, les récents événements que la presse internationale a qualifiés de «guerre froide» entre l’Ukraine et la Russie à propos du gaz et le projet moins récent de construction d’un gazoduc entre l’Allemagne et la Russie, qui évite les pays baltes, y compris la Pologne, prouvent bien que certains pays se servent des réseaux d’approvisionnement en gaz et en électricité, en particulier ce dernier, comme armes politiques dans leurs relations avec d’autres pays. Les États membres attendent de la Communauté qu’elle les aide à trouver une solution à ce problème.
La Communauté devrait mener une politique cohésive et intégrée dans le domaine des réseaux d’approvisionnement dont je viens de parler, ainsi qu’en matière de catastrophes naturelles, de pandémies et de menace terroriste. Une telle politique permettrait de préserver la sécurité et la diversification de l’approvisionnement. Il est inacceptable qu’un État membre, comme l’Allemagne, forme une coalition avec la Russie dans de tels domaines, car cela nuit aux intérêts des autres États membres, y compris des pays qui ont rejoint l’UE tout récemment. C’est l’un des rares cas où l’Union européenne devrait réagir, et où elle devrait réagir rapidement et fermement. Une attitude passive de la part de l’UE signifie qu’elle accepte l’anéantissement du principe de solidarité et que, effectivement, elle n’exerce aucune influence sur les problèmes économiques et politiques réellement importants pour l’Europe. Cela étant, il n’y a pas de raison pour que l’Union ne continue pas de présenter des résolutions et des déclarations dénuées de sens ou des directives qui agissent au détriment des citoyens européens.
Konrad Szymański,
. Monsieur le Président, il est évident que la stratégie énergétique de la Russie se fonde sur l’utilisation du gaz et sur les fournisseurs de gaz pour atteindre ses objectifs politiques dans certaines régions, y compris en Europe. La récente crise du gaz est, si l’on peut dire, un test pour l’Union européenne. Il fallait que ses effets se fassent ressentir et, effectivement, ils se sont fait ressentir non seulement en Ukraine et en Moldova, mais aussi dans huit États membres, comme l’Allemagne, la France et l’Italie.
En provoquant une telle crise, la Russie a perdu son statut de partenaire stable et fiable. La seule question qui subsiste est de savoir quelles sont les conclusions que l’Union européenne et les États membres individuels en tireront. Vont-ils décider que la construction du gazoduc balte doit se poursuivre, même s’il renforcera encore la dépendance de l’Europe par rapport à la Russie, ou vont-ils se rendre compte que l’essentiel est d’avoir une véritable diversification de l’approvisionnement en gaz de l’ensemble de l’Europe et un système de solidarité en matière d’énergie pour les États membres de l’UE et leurs voisins immédiats?
La Russie espère que nous tirerons la première de ces conclusions. Tous ceux qui ne se font plus aucune illusion sur les nouvelles politiques impériales de la Russie attendent la deuxième conclusion. Je vais prendre la liberté de formuler un dernier commentaire, à savoir que la difficulté de cette Assemblée à adopter une résolution commune sur cette question est une source d’embarras le Parlement.
Alessandro Battilocchio (NI ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, j’interviens au nom du nouveau parti socialiste italien. Les événements politiques internationaux actuels et des facteurs économiques, tels que la hausse constante du prix du pétrole, éveillent l’attention de l’Union européenne pour une situation qui est à la fois évidente et familière: nous avons un problème structurel concernant l’approvisionnement énergétique et le niveau de dépendance ne cesse de croître. La demande mondiale d’énergie augmente, les ressources mondiales ne sont pas inépuisables et, en tout cas, notre Union ne dispose pas de ressources suffisantes pour répondre à ses propres besoins.
Les événements récents ont montré à quel point l’approvisionnement en ressources énergétiques sur lequel se base actuellement notre économie peut être menacé. C’est un risque que nous ne pouvons absolument pas prendre. Il est essentiel de renforcer la synergie internationale, y compris en signant des accords comme la Charte européenne de l’énergie, qui constitue un cadre de coopération entre l’Europe, la Russie et les pays méditerranéens. En réalité, la coopération dans le domaine énergétique avec des pays tiers est un élément clé de la stratégie européenne d’approvisionnement et permet de consolider les relations politiques internationales stables.
C’est dans ce cadre qu’il convient à présent de conclure des accords clairs, bien définis, concrets et durables, en particulier avec la Russie. Il est donc urgent que les États membres mettent en pratique les récentes recommandations relatives à la mise en œuvre des mesures d’économie de l’énergie, qui nécessiteront un réel engagement de la part des institutions européennes, des États membres et de chaque citoyen. En outre, nous devons enfin mener ce débat à la fois complexe et vaste sur le choix des technologies pour l’avenir et sur la production et l’utilisation d’énergies alternatives et renouvelables. Malgré les différentes crises, dont certaines sont récentes, qui ont marqué l’économie européenne ces quarante dernières années, ce débat n’a malheureusement pas encore eu lieu. Nous devons combler ce retard, cette lacune et ce manque de toute urgence.
Giles Chichester (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais féliciter le commissaire Piebalgs pour son rôle dans la convocation du groupe de coordination gazier et, partant, pour sa grande contribution à la résolution du différend entre Naftagas et Gazprom au début de ce mois.
Ce différend entre la Russie et l’Ukraine a réveillé tous ceux qui n’étaient pas encore conscient de la dépendance des États membres de l’UE vis-à-vis des importations d’énergie en général, et du gaz naturel russe en particulier. Quoi qu’il en soit, il est important de garder le sens des proportions. Le commerce du gaz entre la Russie et les États membres restera économiquement viable aussi longtemps que chaque partie aura quelque chose que l’autre désire. La dépendance des États membres vis-à-vis des importations et du gaz naturel est un secret de polichinelle.
La commission de l’industrie, de la recherche et de l’énergie est consciente de cette situation et débat de la nécessité de mesures visant à réduire cette dépendance depuis bien longtemps. Il y a dix ans, j’ai présenté au Parlement un rapport sur les perspectives d’approvisionnement en gaz en Europe et ai essuyé les critiques de l’industrie pour avoir suggéré que nous pourrions devenir trop dépendants du gaz si celui-ci venait à représenter plus de 25% de nos besoins en énergie.
Je rappellerai à l’Assemblée toute la gamme de mesures existantes qui traitent de la sécurité de notre approvisionnement en énergie, que ce soient les instruments législatifs tels que la directive sur les RTE ou les actions menées par l’industrie dans la construction de gazoducs, d’installations d’entreposage ou de terminaux gaziers.
Nous devons prendre note du fait que la Russie fait l’étalage de sa force sur la scène internationale, mais je suggère d’y répondre par une approche mesurée et pratique du maintien de la diversité de l’approvisionnement et de la promotion des investissements idoines, en guise de solution à long terme.
Reino Paasilinna (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire, à vrai dire, dans une vingtaine d’années nous dépendrons à 90 % des importations de gaz. C’est presque un exploit. La consommation de gaz des États membres et les réserves de gaz varient énormément; en d’autres termes, la probabilité de connaître une crise varie sensiblement. Plus un État membre se trouve vers l’est, plus il dépendra de la Russie pour son approvisionnement en gaz.
L’Union européenne a fait pression sur la Russie pour qu’elle abandonne la pratique de la double tarification de l’énergie, y compris du gaz, qui se poursuit à l’intérieur du pays. Nous considérons que cet abandon est une condition préalable à l’adhésion à l’OMC. Par conséquent, je crois que la double tarification de l’énergie ne pourra pas non plus durer très longtemps dans le domaine du commerce extérieur. Bien entendu, dans le cadre de marchés, il est en général permis d’accorder des réductions à de bons clients réguliers, ce qui se produit dans bien d’autres secteurs, mais cela dépend évidemment de la relation entre le vendeur et l’acheteur.
Il n’était certainement ni approprié ni judicieux de fermer le robinet du gaz. De telles mesures ne se prennent pas dans les échanges commerciaux européens; cela ne se produit pas très souvent dans des domaines moins importants et encore moins dans des domaines aussi vitaux. La situation énergétique de l’Union européenne est en permanence au bord de la crise. Il suffit d’une tempête de l’autre côté de l’océan ou de l’événement ukrainien pour déclencher une crise ou même la panique. Nous devons disposer rapidement de ressources énergétiques durables et variées, ainsi que d’une vaste gamme de moyens d’approvisionnement et de réseaux de transport. Le temps est un élément crucial: nos chambres pourraient se refroidir à tout moment.
Il est urgent que la Commission élabore un programme relatif à la crise énergétique. Les ressources que nous possédons à l’heure actuelle ne sont pas suffisantes. Monsieur le Commissaire, comment nous préparons-nous à une interruption plus longue de l’approvisionnement énergétique? Quels types de mécanismes de solidarité peuvent entrer en ligne de compte? Le prochain livre vert traite-t-il des questions liées à la crise énergétique?
Lena Ek (ALDE ).
- Monsieur le Président, la récente crise entre la Russie et l’Ukraine sur la fourniture de gaz démontre qu’il est plus important que jamais de pouvoir compter sur un marché européen de l’énergie moins dépendant des importations. Un tel marché offrira non seulement d’énormes possibilités à l’industrie énergétique européenne, y compris les sources renouvelables, mais aussi une chance d’affronter le changement climatique, de doper la croissance et de créer de l’emploi. Pour y arriver, il nous faut plus de transparence, une meilleure législation, un réseau rénové et en état de fonctionnement, une stratégie européenne, un débat sur l’autosuffisance, la solidarité entre les États membres et des règles permettant aux consommateurs de décider de leur propre consommation d’une manière gérable. Nous nous réjouissons donc du livre vert de la Commission et du programme de la présidence.
Il y a beaucoup à faire, mais je pense que nous pouvons y parvenir.
Helmuth Markov (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire, je crois que la manière dont les négociations se déroulent entre l’Ukraine et la Russie montre clairement que l’Europe - qui ne se limite pas à l’Union européenne - a besoin d’une nouvelle politique énergétique, qui soit moderne et globale.
Bien que l’on puisse débattre la question à l’envi, le conflit entre la Russie et l’Ukraine était, en fin de compte, un conflit entre un fournisseur qui voulait davantage d’argent et un client qui n’était pas disposé à payer plus. Les deux parties à ce conflit le savaient depuis très longtemps. Si, pour ainsi dire, une orientation politique mène inévitablement à ce genre de crise, sans que les parties ne tentent de trouver une solution assez rapidement, les deux gouvernements ont alors fait preuve de négligence.
Si je suis vraiment heureux que le commissaire ait annoncé la publication d’un livre vert, j’espère, bien entendu, qu’il ne contiendra pas d’anciennes idées, telles que la négociation de codes de conduite pour les pays qui produisent l’énergie et pour ceux par lesquels elle transite, de nouveaux gazoducs ou même l’énergie nucléaire. Je crois plutôt que, comme dans de nombreux pays, nous devons compter sur d’autres ressources, telles que la biomasse, le soleil, le vent, l’eau, l’énergie géothermique et la cogénération, tout en économisant l’énergie, en l’utilisant d’une manière plus efficace et en réduisant les subventions accordées pour les combustibles fossiles qui existent depuis longtemps. Nous devons en prendre l’initiative.
L’approvisionnement en ressources énergétiques est un service d’intérêt général et nous devrions peut-être examiner s’il ne faudrait pas accorder une plus grande priorité aux politiques responsables qu’aux tentatives de libéralisation ou qu’au recours à des mesures de libéralisation pour résoudre ce problème.
Dariusz Maciej Grabowski (IND/DEM ).
- Monsieur le Président, l’absence d’une stratégie commune et à long terme en matière de sécurité énergétique prouve non seulement que l’UE manque de perspicacité, mais aussi qu’il y a un conflit d’intérêts entre ses États membres. L’une des raisons pour lesquelles les prix du pétrole ont triplé est que l’UE n’a pas réussi à adopter une stratégie intelligente dans le domaine de l’énergie. La hausse des cours du pétrole bénéficie aux grandes compagnies pétrolières, mais elle se fait au détriment des États membres de l’UE et de leurs citoyens.
Les États membres individuels ont tort de tenter de parvenir à un accord avec la Russie, comme l’Allemagne l’a fait, en sacrifiant les intérêts des pays baltes, de la Pologne, de l’Autriche et d’autres États membres dans la procédure. Tout comme l’attitude passive de l’UE, ce type de comportement a encouragé la Russie à faire du chantage auprès de l’Ukraine en menaçant d’interrompre l’approvisionnement en gaz. Il est urgent que l’UE élabore et mette en œuvre, dès que possible, une stratégie en matière de sécurité énergétique et, en effet, cela peut être considéré comme un test permettant d’évaluer la mesure dans laquelle l’Union européenne forme toujours une communauté.
La stratégie européenne relative à la sécurité énergétique devrait se fonder sur les critères du maillon le plus faible, que l’on peut résumer comme suit. L’efficacité d’un système peut se mesurer par sa résistance aux crises dans les régions et les pays qui dépendent le plus d’un fournisseur, qui disposent des systèmes de transport et de distribution les moins bons ou qui présentent les coûts de production les plus élevés par rapport au revenu national.
Nous devons nous préoccuper en particulier des pays voisins et de transit. Comme le disait Hamlet, «être ou ne pas être», tel est le dilemme devant lequel nous nous trouvons dans le domaine de la sécurité énergétique au sein de l’UE. Dans ce contexte, j’ai le regret d’annoncer qu’aucune disposition n’a été prise en vue d’une stratégie européenne commune en matière de sécurité énergétique dans le budget de l’UE pour 2007-2013.
Guntars Krasts (UEN ).
- Je vous remercie, Monsieur le Président. Les vœux de Noël que le président russe a adressés aux consommateurs ukrainiens n’étaient nullement surprenants. En interrompant l’approvisionnement en gaz en plein hiver, la Russie a rappelé non seulement à l’Ukraine, mais également aux marchés mondiaux de l’énergie, que l’énergie était entre les mains des fournisseurs d’énergie. Les consommateurs d’énergie devront en tenir compte durant une longue période indéterminée. Je voudrais adresser mes remerciements au commissaire Piebalgs, qui, pendant la crise du gaz russo-ukrainienne, a usé assez tôt de l’influence de l’Union européenne pour empêcher une crise énergétique en Europe.
À propos des conclusions à tirer à l’issue de ce conflit entre la Russie et l’Ukraine, l’Union européenne doit faire preuve d’une transparence totale en ce qui concerne les informations sur l’évolution des prix du gaz et doit demander aux autres pays européens d’en faire autant. Je crois que les événements récents permettent tout spécialement à la Commission de mettre en œuvre la législation qui a été adoptée, d’appliquer des décisions relatives à l’acquisition de ressources alternatives et rentables et à la création d’un marché de l’énergie réellement libéralisé et de parvenir à l’intégration des réseaux européens de l’énergie. Naturellement, presque tous les orateurs ont mentionné aujourd’hui la nécessité de disposer d’une politique énergétique réellement commune pour le marché commun de l’Union européenne, qui faciliterait la stabilité politique à long terme en Europe, ainsi que sur le marché mondial de l’énergie.
Alejo Vidal-Quadras Roca (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, l’Union européenne est en état de choc à la suite de la crise qui a eu lieu entre l’Ukraine et la Russie. Cela est en grande partie dû au fait que, jusqu’à présent, même au moment de connaître des perturbations internes intenses, la Russie a toujours montré qu’elle était un partenaire énergétique fiable et que, à aucun moment dans le passé, les États membres de l’Union n’ont subi d’interruption ou de baisse de leur approvisionnement en gaz.
Ces trois jours de crise ont suffi pour que des pays comme l’Italie soient sur le point de libérer leurs réserves stratégiques et, surtout, pour que l’ensemble de l’Union européenne se rende compte, à nouveau, que son système d’approvisionnement est extrêmement vulnérable. Il est donc temps d’envisager sérieusement la possibilité d’investir dans d’autres routes d’approvisionnement, en renforçant le dialogue avec des partenaires stables, comme la République du Kazakhstan, par exemple. Nous devons commencer à envisager d’importer du gaz de ce pays via la Turquie, par exemple, qui est un pays candidat à l’adhésion et donc un pays absolument sûr.
En outre, nous devons maintenir et améliorer, à l’échelon européen, la recherche et la mise au point de nouvelles ressources énergétiques et parvenir à une utilisation plus efficace des ressources dont nous disposons déjà. Bien sûr, Madame Harms, nous ne pouvons ignorer aucune ressource énergétique primaire. Aucune. Nous devons laisser de côté les préjugés idéologiques et faire face à la réalité. Si vous voulez vous suicider sur le plan énergétique, libre à vous de le faire, mais votre sacrifice doit être individuel. N’attendez pas de nous que nous nous suicidions contre notre volonté.
Enfin, Monsieur le Président, je vais terminer en demandant à la Commission de continuer à exercer une pression sur les États membres en vue d’élaborer une politique énergétique commune. Cette crise nous a montré que nous en avons incontestablement besoin. N’attendons pas la prochaine crise pour prendre des mesures qui seraient plus draconiennes et qui pourraient bien arriver trop tard.
Jan Marinus Wiersma (PSE ).
- Monsieur le Président, je vais être bref. Je me préoccupe de l’attention à accorder aux aspects de politique étrangère des événements auxquels nous avons assisté ces dernières semaines, lorsque la Russie a menacé d’arrêter d’approvisionner l’Ukraine en gaz.
Ceux qui, comme moi-même, ont travaillé avec ces pays durant de nombreuses années n’ont pas été totalement surpris. Au fond, la Russie a déjà menacé d’utiliser l’énergie comme arme pour exercer une pression politique sur ses voisins immédiats et, d’après moi, elle a même mis cette menace à exécution à une occasion. Évidemment, ce qui s’est finalement passé a également choqué l’Union européenne et nous force à tenir ce débat aujourd’hui.
Comme je l’ai dit, je vais être bref. Trois conclusions sont fondamentales pour nous en ce qui concerne ces aspects étrangers. Premièrement, nous devrions diversifier notre approvisionnement, nos ressources. Étant donné que la plupart des pays dont nous recevons notre énergie sont instables, il est préférable que nous nous approvisionnions dans le plus grand nombre possible de pays.
Deuxièmement, nous devons réexaminer la situation des gazoducs en Europe. Nous sommes particulièrement vulnérables, puisque la majeure partie du gaz est fourni via l’Ukraine. Existe-t-il d’autres solutions?
Troisièmement, nous devons affirmer très clairement qu’à long terme, nous ne pourrons assurer notre approvisionnement énergétique que si nous pouvons unir nos efforts à ceux de partenaires fiables et démocrates.
Enfin, je pense qu’il s’avère évident que la politique énergétique va, plus que jamais, de pair avec la politique étrangère et avec la politique commerciale.
Margarita Starkevičiūtė (ALDE ).
- Monsieur le Président, je voudrais que nous concentrions notre attention sur les propositions concernant d’éventuelles solutions aux problèmes énergétiques. Tout d’abord, l’Union européenne doit promouvoir l’utilisation plus efficace de l’énergie dans sa politique extérieure en l’inscrivant parmi les priorités du programme de voisinage de l’UE. Il peut même être utile de définir les critères de l’efficacité énergétique comme une condition de l’offre d’une assistance de la part de l’Union européenne. Ce faisant, nous faciliterons également les processus de démocratisation dans les pays voisins; notre expérience des réformes en Lituanie montre que la modernisation de l’économie jette les bases stables nécessaires au développement des processus démocratiques.
Pour ce qui est de la politique intérieure de l’Union européenne, nous devrions prêter davantage attention à la préparation et à la mise en place d’un centre d’innovation consacré à la nouvelle génération de petites installations de production d’énergie se basant sur des technologies nucléaires ou autres. Nous avons déjà un projet couronné de succès dans le domaine de l’aviation, à savoir le remarquable programme Galileo. Nous pouvons donc sans aucun doute disposer également d’un centre d’innovation pour la mise en œuvre de programmes énergétiques. Un tel centre pourrait opérer dans des pays qui dépendent le plus d’une seule source d’énergie.
Je voudrais croire que, à part la discussion générale sur une stratégie énergétique commune, la Commission agira enfin concrètement et qu’un tel centre pourra apporter la meilleure preuve de la mise en œuvre des objectifs de la stratégie de Lisbonne.
Toomas Hendrik Ilves (PSE ).
- Monsieur le Président, contrairement à l’avis répandu, y compris dans cette Assemblée, la crise du gaz en Ukraine n’était pas un événement exceptionnel justifié par la nécessité du passage à une politique de marché. Non, c’est un événement logique entièrement lié à la politique. Premièrement, l’Ukraine possédait un contrat, signé en 2004 et portant jusqu’en 2009. Ce contrat a été résilié parce que les citoyens ukrainiens ont élu le mauvais président et à cause des prochaines élections législatives.
Deuxièmement, le gouvernement russe est l’actionnaire majoritaire de Gazprom, un monopole dirigé par le vice-Premier ministre. Ce n’est pas une société. On ne peut parler de prix du marché et de monopole contrôlé par un gouvernement dans la même phrase.
Troisièmement, le caractère exceptionnel: en 1990 déjà, Moscou avait coupé les robinets de pétrole et de gaz pour étouffer le mouvement indépendantiste lituanien. Après l’indépendance des pays baltes, le gouvernement russe a utilisé la même arme pour les punir de ne pas avoir rejoint la CEI et d’avoir demandé le retrait des troupes russes. Quand la Lituanie a voulu privatiser la raffinerie de pétrole de Mazeikiu, l’alimentation fut de nouveau coupée de sorte que des investisseurs russes puissent intervenir. La même politique a été appliquée avec succès vis-à-vis de la Géorgie, qui a abandonné ses gazoducs.
Pour résumer, la Russie a toujours utilisé un monopole d’État du secteur de l’énergie pour exercer une pression politique sur des pays. Au diable les pratiques de marché et les contrats existants! Préférons l’empirisme aux vœux pieux. Les expériences des nouveaux États membres, et de l’Ukraine et de la Moldavie quand elles ont adopté une position pro-européenne montrent clairement les dangers de l’absence de politique communautaire robuste en matière de sécurité énergétique.
Martin Bartenstein,
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je suis convaincu que la Commission et le Parlement ont agi de manière appropriée. En l’absence d’informations suffisantes, nous nous sommes abstenus de rejeter toute responsabilité et nous n’avons nullement voulu conclure d’accord avec l’une ou l’autre partie au conflit ni même y faire la moindre allusion. Il est clair que la situation aurait pu devenir critique, car un nouvel État membre a connu, dès le début, des problèmes d’approvisionnement en ressources énergétiques destinées à son industrie, mais c’est délibérément que la Commission et nous-mêmes ne parlons pas de situation critique plutôt que de crise.
Nous ne devons pas perdre de vue le fait que la dépendance à l’égard des énergies fossiles et les importations de celles-ci ne peuvent que s’accroître considérablement. La Commission estime que la proportion de l’énergie que nous produisons à partir de ces ressources passera, d’ici à 2030, d’un peu moins de 50 % - ce qui correspond à la situation actuelle - à environ deux tiers. Il sera possible d’influencer cette proportion dans une certaine mesure en ayant recours à des sources d’énergie renouvelables et en améliorant l’efficacité énergétique, mais, moi-même, je ne crois pas que nous pourrons parvenir à un revirement radical dans cette direction. La présidence attend avec grand intérêt le livre vert ou, plutôt, la publication des premières parties de celui-ci à temps pour le sommet de l’été. Si nous ne le faisons pas maintenant, quand allons-nous discuter de l’élaboration d’une politique énergétique commune pour l’Europe? Ce qui nous pousse à poursuivre sur cette voie, c’est la question du gaz, la Russie, l’Ukraine et le problème de l’approvisionnement, ainsi que les prix du pétrole, le changement climatique et bien d’autres éléments.
Tant la présidence dans son ensemble que moi-même soutenons la proposition de la Commission concernant la création d’une réserve pour deux mois, semblable à celle qui existe déjà à un autre niveau pour le pétrole. Votre Assemblée aura l’occasion d’en discuter les détails ultérieurement. Comme je l’ai affirmé dans ma déclaration sur la Moldova, nous avons cherché, à bien des égards, à accorder la priorité à ce pays dans notre politique de voisinage.
Malgré l’affirmation de M. Swoboda selon laquelle l’adhésion de la Russie à l’OMC offrirait certaines possibilités à cet égard, il ne serait, de toute manière, pas possible de faire grand-chose en 36 heures. Ce qui est intéressant, c’est que la Russie n’a pas ratifié la Charte de l’énergie et il n’est donc pas possible de recourir à la procédure de règlement des litiges qu’elle prévoit. Nous devons donc clairement accorder la priorité à l’efficacité énergétique, ainsi qu’aux énergies renouvelables et nous devons insister sur le fait que nous devons, de diverses manières et dans une plus large mesure qu’auparavant, aborder la question des importations de gaz.
Il me reste à faire remarquer qu’au cours des prochaines années et décennies, la Russie et le gaz naturel russe constitueront la base de l’approvisionnement en gaz de l’Union européenne. En tant qu’Autrichien, je voudrais signaler que c’est une entreprise autrichienne, OMV, qui, en 1968, a été la première entreprise à conclure un contrat d’approvisionnement avec Gasprom, qui est absolument fiable depuis près de quarante ans. Nous devons renforcer la confiance et peut-être, dans une certaine mesure, la reconstruire.
Dans mon intervention, j’ai déjà discuté de la route alternative sous forme du gazoduc «Nabucco», qui passe par la Turquie. Toutefois, il est absolument indispensable de diversifier l’approvisionnement, mais nous ne pouvons y arriver du jour au lendemain; nous devons tirer les enseignements de la situation critique qui a duré 36 heures. Compte tenu de cela, je remercie le Parlement pour ce débat fondamental et je conclus en soulignant l’importance que nous accordons à ce chapitre inscrit à l’ordre du jour du sommet du printemps, qui se tiendra en mars.
Andris Piebalgs,
- Madame la Présidente, je voudrais commencer par remercier le Parlement pour ce débat, qui indique clairement qu’il y a un soutien général en faveur d’une politique énergétique commune respectant le principe de subsidiarité. Il est intéressant de voir que les premiers appels en ce sens datent d’il y a 30 ans, de la première crise pétrolière. À cette époque, pour des raisons évidentes, ils ne sont pas venus du Parlement mais du Conseil. Aujourd’hui, la situation est bien plus complexe qu’elle ne l’était alors et aura probablement des conséquences à plus long terme dans le secteur de l’énergie qu’il y a 30 ans. Au vu de ces circonstances, le Conseil, la Commission et le Parlement doivent agir.
S’agissant de la sécurité, je voudrais aborder deux aspects particuliers. Premièrement, l’élargissement pose évidemment de nouveaux défis à l’Union européenne. La sécurité de l’approvisionnement constituait certainement un plus grand défi pour les nouveaux États membres que pour les anciens. Deuxièmement, le document que nous sommes en train de préparer a deux auteurs: Mme Ferrero-Waldner et moi-même. Les questions abordées par M. Swoboda seront donc étudiées.
Nous nous penchons également sur l’action en temps de crise. Comme je l’ai dit, cette crise a été très courte et certains orateurs en ont parlé comme d’une mini-crise ou même d’une fausse crise. Il ne faut pas sous-estimer l’importance de la situation, parce que certains pays ont bel et bien ressenti un impact. Dans la plupart des pays, le seul impact ressenti par les citoyens a été de nature médiatique. Cependant, des mesures ont été prises dans d’autres pays au niveau de l’approvisionnement en gaz. C’était une vraie crise, et nous devons nous demander comment réagir de manière plus efficace si elle devait se reproduire.
En même temps, nous devons agir immédiatement. Nous disposons déjà de toute une série d’instruments qui pourraient être utilisés vigoureusement. Pour ce qui est de l’efficacité énergétique, nous avons une directive sur les bâtiments qui entre en vigueur et que nous devrions appliquer fermement. Il en va de même pour la cogénération et les énergies renouvelables: nous disposons d’instruments juridiques et nous devons les appliquer. La Commission fera tout ce qui est en son pouvoir. Elle prend déjà des mesures concrètes: elle tente notamment de mobiliser tous les moyens possibles.
Permettez-moi de revenir sur les pays du nouveau voisinage, avec lesquels nous entretenons de très bonnes relations. Il est malheureusement vrai que les questions liées à l’énergie ont été négligées. Un protocole d’accord sur la mise en œuvre de la politique énergétique n’a été signé avec l’Ukraine que lors du sommet de cette année. C’est pourquoi nous devons contribuer à résoudre non seulement les questions relatives à l’approvisionnement extérieur, mais aussi celles portant sur la consommation d’énergie, parce que la consommation et les pertes d’énergie sont énormes dans ces pays et qu’aucun d’entre eux ne peut supporter les coûts ainsi induits. La même chose vaut pour la Moldova.
La Banque européenne pour la reconstruction et le développement a accompli du bon travail en Ukraine, mais elle pourrait intensifier ses activités. Nous pourrions recourir à d’autres moyens pour les renforcer et utiliser les instruments de la nouvelle politique de voisinage à cette fin. Nous le ferons et ferons de même pour la politique de développement, sinon il n’y aura pas de solution.
Je voudrais vous remercier une fois de plus pour ce débat. Je suis certain que ce n’est pas la dernière fois que nous parlons de ces sujets, et ces discussions m’inspirent beaucoup.
La Présidente. -
Le débat est clos.
La Présidente.
- L’ordre du jour appelle en discussion commune les rapports suivants:
- le rapport (A6-0391/2005), de M. Fruteau, au nom de la commission de l’agriculture et du développement rural, sur la proposition de règlement du Conseil portant organisation commune des marchés dans le secteur du sucre (COM(2005)0263 - C6-0243/2005 - 2005/0118(CNS));
- le rapport (A6-0392/2005), de M. Fruteau, au nom de la commission de l’agriculture et du développement rural, sur la proposition de règlement du Conseil modifiant le règlement (CE) n° 1782/2003 établissant des règles communes pour les régimes de soutien direct dans le cadre de la politique agricole commune et établissant certains régimes de soutien en faveur des agriculteurs (COM(2005)0263 - C6-0244/2005 - 2005/0119(CNS));
- le rapport (A6-0393/2005), de M. Fruteau, au nom de la commission de l’agriculture et du développement rural, sur la proposition de règlement du Conseil instituant un régime temporaire de restructuration de l’industrie sucrière dans la Communauté européenne et modifiant le règlement (CE) n° 1258/1999 relatif au financement de la politique agricole commune (COM(2005)0263 - C6-0245/2005 - 2005/0120(CNS)).
Mariann Fischer Boel,
. -Madame la Présidente, je voudrais tout d’abord remercier M. Daul, M. Barón Crespo, M. Fazakas et Mme Morgantini pour leur implication dynamique dans ce dossier, et louer l’impressionnant travail accompli par les rapporteurs, M. Fruteau, M. Glattfelder, M. Wynn et Mme Kinnock. Permettez-moi aussi de remercier les députés des commissions de l’agriculture et du développement rural, du commerce international, du contrôle budgétaire et du développement pour leur implication sans failles, leur contribution utile et, surtout, pour le débat très constructif. Ces grandes contributions ont certainement porté leurs fruits. La réforme de l’organisation commune du marché, qui est restée pratiquement inchangée pendant près de quarante ans, constitue un défi majeur; en fait, elle est attendue depuis longtemps.
La politique du sucre présente de multiples facettes. La liste des acteurs aux intérêts légitimes desquels il faut répondre est très longue: les centaines de milliers de producteurs de betterave sucrière de la Communauté, les industries de production et de consommation du sucre et leurs travailleurs, les consommateurs et, enfin et surtout, nos partenaires commerciaux, y compris les pays bénéficiant de préférences depuis longtemps. Je suis consciente depuis le début de la nécessité de trouver un bon équilibre entre les besoins et les exigences.
En tant que commissaire responsable de l’agriculture et du développement rural, je suis pleinement consciente de l’importance sociale, économique et environnementale du secteur sucrier, tant à l’intérieur qu’à l’extérieur de la Communauté. Cela rend la politique du sucre particulièrement passionnante; c’est pourquoi je me suis si profondément engagée à réformer ce secteur.
Je pense que les propositions actuelles répondent entièrement aux besoins de la Communauté. Elles sont le résultat d’une réflexion soigneuse et sont en phase avec le paquet de réforme de la PAC et avec nos engagements internationaux. Nous nous sommes montrés ambitieux et visionnaires. Je suis convaincue que l’avenir du secteur sucrier ne peut se baser sur des approches à court terme.
L’ensemble des réformes cherche à offrir au secteur sucrier européen un avenir viable et compétitif. Il donne une garantie à long terme et apporte une assistance généreuse aux agriculteurs et aux producteurs de sucre grâce à un processus d’ajustement. En agissant maintenant, nous dégagerons des fonds pour faciliter le douloureux mais absolument capital processus de restructuration et fournir une compensation à nos agriculteurs. Le report de cette réforme nécessaire reviendrait à rien de moins qu’une réduction encore plus drastique de la production européenne et à une restructuration encore plus sévère. Nous devons aussi nous assurer de la conformité du futur régime avec le panel de l’OMC, et notre proposition remplit cette exigence.
Enfin, nous devons garantir que l’Union européenne reste un marché attractif pour les pays en développement et offrir à nos partenaires des pays ACP l’aide financière nécessaire pour s’adapter à ces changements inévitables. Un travail très utile a été accompli depuis le dépôt de la première communication de la Commission à l’été 2004 au Parlement européen et au Conseil. Par conséquent, nous avons aujourd’hui dessiné les contours d’une réforme modelée dans une grande mesure par le Parlement. La trace la plus évidente en est que toute la réforme repose sur un fonds de restructuration, une idée avancée à l’origine au début de l’année dernière par le Parlement européen dans le rapport de M. Fruteau et M. Daul.
Il y a de nombreux autres exemples de l’influence du Parlement européen sur cette réforme: la conservation du système des interventions pendant une période transitoire, la réduction des diminutions des prix et son extension sur une période de quatre ans accompagnée d’un régime de compensation généreux, toutes les mesures prises pour assurer de manière plus appropriée la gestion de l’approvisionnement, les possibilités de faire une vraie différence dans les domaines qui seront les plus touchés par la restructuration et, enfin, l’allocation de l’aide à la restructuration, dont au moins 10% seraient réservés aux cultivateurs de betterave sucrière et fabricants de machines. Ce montant peut être augmenté par les États membres selon leur situation spécifique. Tout cela montre que notre collaboration a dépassé le stade de la simple déclaration d’intention et a débouché sur un vrai résultat politique.
Je voudrais présenter au Parlement européen mes sincères remerciements pour sa coopération.
Jean-Claude Fruteau (PSE ),
. - Madame la Présidente, Madame la Commissaire, chers collègues, l’Union européenne est aujourd’hui confrontée à la nécessité d’une réforme de son secteur sucrier. Cette réforme, nous le savons tous, elle est incontournable. Elle répond au souci de mettre l’organisation commune de marché du sucre en phase avec les principes qui guident la nouvelle politique agricole commune. Elle répond en outre à la nécessité de s’adapter aux évolutions des règles du commerce mondial.
Pour autant, nous ne devons pas perdre de vue les conséquences des transformations à venir sur les femmes et les hommes qui vivent de la production de sucre dans les champs et dans les usines de la Communauté, comme dans les pays en développement. Dans cette perspective, il importe que l’adaptation du secteur sucrier européen ne se traduise pas par le démantèlement de notre OCM sucre, par l’abandon progressif de notre capacité de production, par le sacrifice de nos producteurs et de ceux des pays les plus pauvres, causés par une ouverture des échanges mondiaux qui ne serait pas maîtrisée. La réforme est certes indispensable, mais elle ne peut répondre aux objectifs qui sont les siens que si la recherche d’efficacité s’opère dans le respect des impératifs de justice sociale.
Cette double perspective, source d’équilibre, est le fil conducteur des trois rapports sur lesquels le Parlement européen est appelé à se prononcer cette semaine et qui ont été votés à la quasi unanimité par la commission de l’agriculture et du développement rural le 29 novembre dernier. Ces textes sont le fruit de plusieurs mois de discussions et d’auditions au sein de la commission de l’agriculture, d’échanges de vues avec vous même, Madame la Commissaire, ainsi qu’avec vos services, comme avec les différentes parties concernées sur le plan professionnel. Ils traduisent un compromis, négocié et approuvé par une large majorité des groupes politiques de ce Parlement.
Ce compromis s’articule autour de quatre axes majeurs. Le premier consiste en l’instauration d’une régulation souple du marché du sucre. Souplesse, donc, à travers l’introduction progressive d’une logique de marché dans le secteur: c’est le prix de référence, source d’une plus grande compétitivité de la filière. Mais régulation aussi, afin d’éviter les conséquences désastreuses d’un marché du sucre entièrement libéralisé.
Sur le plan interne, cela se traduit par le maintien temporaire du système d’intervention, afin de garantir la stabilité du marché pendant les quatre prochaines années dont nous savons tous qu’elles seront économiquement délicates.
Sur le plan externe de la réforme, le souci de régulation passe par le maintien d’un contrôle des importations de sucre en provenance des pays les moins avancés. Il est en effet aujourd’hui primordial de tenir compte des dégâts que provoque l’ouverture non maîtrisée des échanges, comme nous l’a montré d’ailleurs l’exemple récent des Balkans occidentaux. Dans cette optique, afin d’empêcher toute incitation à la fraude une fois que l’initiative «Tout sauf les armes» aura pris son plein effet, la commission de l’agriculture plaide notamment pour la mise en place d’un garde-fou commercial sur la base d’une clause de sauvegarde limitant les exportations selon le principe de l’exportateur net. Ce mécanisme permettrait de lutter contre un commerce triangulaire destructeur, tout en garantissant aux pays les moins avancés que leurs populations locales travaillant dans le secteur productif du sucre bénéficieront effectivement du régime commercial préférentiel avec l’Union européenne. Sans aucun impact sur les perspectives de développement de la production sucrière des pays les moins avancés, le mécanisme est tout à fait conforme aux objectifs qui étaient ceux de l’initiative «Tout sauf les armes».
Deuxième grand axe du compromis qui est soumis au vote du Parlement: la mise en œuvre de la solidarité européenne à l’égard, en particulier, des régions les plus fragiles. Si l’instauration d’une régulation des échanges permet de stabiliser les marchés et d’éviter des fluctuations trop brutales de prix pour l’avenir, elle doit en effet s’accompagner de mesures destinées à amortir l’impact de la réforme pour les populations les plus touchées par les cessations d’activité, notamment les populations les plus fragiles.
Parmi celles-ci, je citerai d’abord les agriculteurs: il convient, en effet, que les pertes de revenus qui toucheront ces derniers soient compensées de manière substantielle et qu’une partie des aides prévues par le régime de restructuration permette d’indemniser ceux qui perdront leur droit de livraison et seront dans l’obligation de procéder à de nouveaux investissements pour se reconvertir dans d’autres cultures.
Viennent ensuite les employés des usines sucrières. Ceux-ci sont totalement dépendants de la restructuration à venir au sein du secteur et doivent impérativement être pris en considération en cas de cessation d’activité industrielle à travers un renforcement des conditions que les industriels auront à remplir pour accéder aux aides prévues par le fonds de restructuration. Enfin, pour éviter que les régions les plus fragiles soient les principales victimes de la restructuration de la production communautaire, il est essentiel que les États membres conservent le dernier mot en ce qui concerne l’arrêt ou le maintien de la production sur leur territoire.
Il est en outre fondamental de prendre dûment en considération et de manière adaptée les situations et les contraintes spécifiques aux régions ultrapériphériques. La culture et l’exploitation de la canne à sucre y occupent, sur le plan économique, social et culturel, une place fondamentale et irremplaçable. À ce propos, Madame la Commissaire, je tiens à vous remercier pour la qualité de votre écoute et pour les efforts auxquels vous avez consenti afin de garantir un traitement spécial à ces régions, notamment en matière de compensations et d’aide à l’écoulement. Ces dispositifs réclamés par les parlementaires permettront, j’en suis convaincu, aux acteurs de la filière «canne à sucre» de ces régions d’envisager l’avenir avec plus de sérénité.
Le troisième axe de la réforme concerne l’avenir de la filière à travers le développement de débouchés alternatifs. Dans un contexte mondial marqué, d’une part, par la hausse des prix du pétrole et, de l’autre, par le souci de lutter contre les gaz à effet de serre, la production d’alcool dans le secteur du sucre représente en effet un atout important en termes de développement d’énergies alternatives. Compte tenu de l’impact de la réforme de l’OCM sur les niveaux de production, la commission de l’agriculture et du développement rural propose ainsi d’anticiper ces évolutions par le biais d’une politique publique volontariste, axée tant sur le volet agricole que sur le volet industriel: agricole par des mesures améliorant notamment l’accès aux aides destinées aux cultures énergétiques, industriel grâce à une adaptation du régime de restructuration permettant la création de distilleries de bioéthanol. Ces outils sont les composantes d’un dispositif législatif cohérent qui encouragerait le développement de la filière bioéthanol, source de débouchés pour les agriculteurs comme pour les industriels du secteur.
Enfin, quatrième et dernier grand axe de nos travaux, mais pas le moindre: les prix. Contrastant avec les propositions initiales de la Commission, drastiques pour la filière, pour le tissu rural comme pour les pays en développement, la commission de l’agriculture s’est finalement prononcée pour une baisse moins rapide et plus modérée de 30 % des cours du sucre en quatre ans. Ce niveau de baisse des prix garantirait l’efficacité économique de la réforme, tout en contribuant à atténuer son impact pour les acteurs de la filière. Ce faisant, il permettrait de garantir un meilleur maintien de l’activité dans les régions de production et la sauvegarde de centaines de milliers d’emplois directs et indirects. Cette modération répond en outre aux engagements de l’Europe en termes de développement, en permettant aux pays ACP et aux pays les moins avancés qui exportent une partie de leur production vers l’Union de conserver des prix rémunérateurs.
À la fin du mois de novembre, en prévision de la conférence de l’Organisation mondiale du commerce à Hong Kong et sans attendre le vote final du Parlement, les ministres de l’Agriculture des vingt-cinq États membres sont parvenus à un compromis informel et provisoire sur les grandes orientations de la future réforme. Si cet accord avait effectivement pour vocation de dégager une ligne politique commune, il n’en demeure pas moins que l’exploitation médiatique qui en a été immédiatement faite par les différents signataires dans le sens d’un bouclage anticipé de la réforme est sans ambiguïté: elle traduit, me semble-t-il, la volonté de la Commission et du Conseil de passer outre le Parlement européen, dont l’avis préalable est pourtant obligatoire avant toute prise de décision. En ce sens, le procédé me paraît totalement inacceptable et doit être dénoncé avec la plus grande fermeté.
Quoi qu’il en soit, ce compromis est aujourd’hui sur la table et s’il ne suit pas à la lettre les amendements proposés par la commission de l’agriculture, force est de constater qu’en l’état, il confirme, de manière remarquable, l’infléchissement au Conseil des mesures initialement proposées.
Sur les quatre grands axes que j’ai précédemment énoncés, le compromis marque un glissement sensible vers les mesures plus modérées et plus équilibrées proposées par la commission de l’agriculture et du développement rural. En termes de régulation, il reprend l’idée d’un maintien du régime d’intervention pendant quatre ans, avant le passage à un prix de référence marquant l’introduction dans l’OCM sucre de la logique de marché. D’autre part et surtout, il confirme la justesse de l’analyse des parlementaires sur la nécessité de conserver une certaine capacité de gestion de l’offre de sucre sur le marché communautaire. Si les mesures proposées sont différentes, leurs philosophies convergent dans le sens d’une adaptation de l’initiative «Tout sauf les armes».
Concernant la mise en œuvre de la solidarité européenne, le Conseil avalise l’augmentation des aides prévues pour les agriculteurs en proposant une compensation de 64,2% des pertes de revenus, au lieu des 60% initialement proposés. Il reprend d’autre part l’idée consistant à transférer une partie de l’aide à la restructuration en direction des agriculteurs, à hauteur de 10% des sommes prévues. La proposition des parlementaires en faveur d’un couplage partiel et d’une modulation des aides pour les régions défavorisées n’a en revanche pas été retenue.
Concernant le troisième axe, les débouchés alternatifs, les ministres de l’agriculture des vingt-cinq États membres ont confirmé la possibilité d’un démantèlement partiel des usines permettant le développement de distilleries de bioéthanol. Il reste que les incitations financières espérées pour le développement des cultures à finalité énergétique ne sont pas non plus au rendez-vous. Enfin, dans le domaine des prix, la baisse de 36% en quatre ans envisagée par le Conseil s’avère moins rapide et moins brutale que les propositions initiales et s’inscrit dans la droite ligne des travaux de la commission de l’agriculture du Parlement européen.
Malgré ces avancées incontestables, qu’il faut saluer, plusieurs propositions n’ont pas été reprises, notamment en ce qui concerne le durcissement des conditions à remplir par les industriels pour bénéficier de l’aide à la restructuration. Il est à ce égard particulièrement regrettable que le Conseil ait à ce jour négligé l’ensemble des critères sociaux à respecter, ainsi que le pouvoir donné in fine aux États membres pour valider ou non les éventuels abandons de production. En outre, et même s’il faut pour cela sortir du cadre strict de ce débat et de mes rapports, je me dois de dire ici toute mon indignation au regard du traitement réservé aux pays ACP. Face à une réforme, et en particulier une baisse de prix dont les conséquences seront désastreuses pour une grande partie d’entre eux, la somme de 40 millions d’euros accordée par le Conseil pour l’année 2006 ne peut être ressentie que comme une aumône dérisoire et offensante. L’Union européenne devra impérativement trouver les ressources nécessaires pour remédier à cette situation, qui contraste avec les déclarations répétées des chefs d’État et de gouvernement en faveur du développement des pays les plus pauvres.
On le voit, Mesdames et Messieurs, chers collègues, les efforts accomplis par les ministres de l’agriculture devront être prolongés lors des négociations de février, afin de déboucher sur un accord définitif acceptable par tous. Dans cette perspective, je souhaite que le Parlement se prononce avec la majorité la plus large possible en faveur des trois rapports qui lui sont soumis, afin d’envoyer un signal fort aux membres du Conseil pour que les dernières lacunes du compromis provisoire de novembre soient comblées dans le sens d’une réforme de l’OCM sucre qui soit à la fois juste et efficace.
Glenys Kinnock (PSE ),
Madame la Présidente, je remercie la commissaire et M. Fruteau d’avoir si bien traité ce qui est un sujet particulièrement délicat et difficile.
Clairement, la réforme du secteur sucrier est essentielle, mais je ne puis admettre que les dommages collatéraux de ce qui constitue une réforme interne à l’Union européenne soient ressentis par quelques-unes des petites économies vulnérables avec lesquelles nous avons établi des relations et partenariats très spéciaux.
Tout au long des discussions, les pays ACP ont parlé d’une baisse progressive du prix, de la fin du dumping et d’un financement additionnel à long terme permettant de les aider à composer avec ce qui est une réforme drastique. Globalement, leurs revendications ont été rejetées. Comme M. Fruteau l’a dit, les pays ACP se sentent abandonnés et trahis par la proposition sur la table. Ils n’ont pas de garantie de l’origine de l’argent qui servira à long terme à les aider à se restructurer et à se diversifier dans le sucre et en dehors de ce secteur. Rien que dans les Caraïbes, les pertes résultant de la diminution devraient tourner autour de 125 millions d’euros.
Les pays ACP signataires du protocole sur le sucre ont fourni l’Europe en sucre tropical quand elle en a eu besoin. Aujourd’hui, ils demandent que nous comprenions leur inévitable dépendance par rapport à ce produit. Les revenus générés par le sucre leur ont apporté la stabilité et garanti la survie de la démocratie.
Une compensation s’élevant à 7,5 milliards d’euros est proposée pour les agriculteurs européens. Pour l’instant, les pays ACP recevront 40 millions d’euros, à répartir entre les 18 pays, et on ne sait même pas encore comment. En outre, le commissaire Mandelson a prévenu hier soir lors du débat sur l’OMC que le montant de 190 millions d’euros proposé par la Commission risque maintenant de faire l’objet d’une coupe de 20% convenue dans les négociations budgétaires.
Madame la Commissaire, d’où cet argent viendra-t-il exactement? La Commission a-t-elle de nouveau l’intention de puiser dans le budget du développement pour couvrir les coûts des mesures d’accompagnement en faveur des pays ACP? J’espère que le commissaire au développement, M. Michel, saura se montrer ferme et que, dans l’esprit de ce que vous avez dit au sujet de votre intérêt pour les pays en développement, vous apporterez votre plein soutien à des budgets additionnels pour financer les mesures d’accompagnement.
Une autre préoccupation concerne les effets de la déréglementation sur les pays les moins avancés. Je fais ici référence aux amendements que j’ai introduits à ce sujet. Presque tous les pays les moins avancés du monde sont des pays ACP. C’est pourquoi ils ont un énorme intérêt à ce que nous revenions sur nos engagements pris dans le cadre de l’initiative Tout sauf les armes, ce qui serait épouvantable. À partir de 2009, tous les PMA devraient bénéficier du même prix garanti que celui prévu dans le protocole sur le sucre conclu avec les pays ACP. Il ne peut y avoir de retard dans le respect des engagements de l’Europe à assurer aux PMA un accès hors taxe et sans quota sur une base stable et à long terme.
La clause de sauvegarde adoptée par le Conseil appelle à un plafond d’augmentation des importations en provenance des PMA de 25% par an, au mépris de l’initiative EBA. Les pays les moins avancés devraient perdre 783 millions d’euros rien que la première année. J’espère que le Parlement n’acceptera pas une situation qui met en danger une initiative européenne dont nous sommes fiers, à juste titre. Nous ne pouvons voter en faveur du moindre retard dans la mise en œuvre ni d’une clause de sauvegarde qui limiterait la promesse faite au titre de l’initiative EBA.
Conformément à l’objectif de cohérence entre les priorités en matière d’agriculture et de développement, je recommanderai de soutenir les amendements relatifs à l’élimination des subventions à l’exportation et à l’abolition des exportations de sucre C. Si nous n’agissons pas, nous enverrons le mauvais signal à des millions de personnes parmi les plus pauvres du monde, au moment où l’Europe devrait s’atteler à faire de la pauvreté un élément du passé.
Béla Glattfelder (PPE-DE ),
. - Madame la Présidente, la commission du commerce international a préparé une recommandation sur la proposition de rapport qui fait l’objet du débat d’aujourd’hui. Celle-ci contient trois éléments importants. Le premier affirme que la commission propose une réduction modeste du prix du sucre. Nous proposons que l’Union européenne limite plus efficacement les importations et que les producteurs de sucre de l’Union européenne reçoivent une compensation plus conséquente.
Ces propositions seront sensiblement plus bénéfiques pour le secteur du sucre européen que celles déposées par la Commission européenne. Je regrette que la décision du Conseil des ministres de l’agriculture, adoptée en novembre dernier, soit extrêmement décevante, dans la mesure où elle ne tient pas suffisamment compte des intérêts de l’agriculture européenne. En effet, je doute qu’une décision adoptée de cette manière permette le développement d’un marché du sucre stable dans l’Union européenne.
Aujourd’hui, le Parlement ne peut espérer que des changements mineurs, mais nous continuons à faire preuve de détermination sur certains détails. Par exemple, nous voudrions permettre aux producteurs de betteraves sucrières de pouvoir recevoir une part allant jusqu’à cinquante pour cent du fonds de restructuration, au lieu des dix pour cent offerts aujourd’hui.
Je tiens à attirer votre attention sur le fait que, dans l’avis de la commission, la restriction effective des importations revêt la plus haute importance. Par exemple, même les États-Unis d’Amérique limitent les importations dans des conditions préférentielles. Si les États-Unis ne tolèrent pas la tricherie, l’Union européenne ne doit pas l’accepter non plus, car elle porte atteinte à la réputation internationale de l’Union européenne. Qui plus est, un système qui impose des quotas stricts aux producteurs dans l’Union européenne, mais qui permet aux importateurs d’approvisionner les marchés de l’Union européenne sans aucune restriction est tout à fait dénué de sens et injuste.
Terence Wynn (PSE ),
- Madame la Présidente, je voudrais dire à la commissaire que je l’ai applaudie quand elle a présenté pour la première fois ses propositions à la commission de l’agriculture et du développement rural. Je me rends compte que j’étais le seul à avoir applaudi, ce qui m’a mis en désaccord avec mes collègues. J’ai applaudi parce que je voulais une réforme dans ce secteur depuis que j’avais lu le rapport de 1991 de la Cour des comptes. J’ai cherché à introduire des changements au régime du point de vue du contrôle budgétaire, du budget, du développement, de l’OMC et des consommateurs, ce qui me met en désaccord avec M. Fruteau, pour qui j’éprouve le plus grand respect et que j’admire vraiment. Mais franchement, nous ne pouvons accepter l’appel à «l’introduction de modifications». Ce qu’il nous faut, ce n’est pas un remaniement radical comme le propose la commissaire. Nous ne pouvons voter pour des diminutions de prix moindres et une compensation accrue et pour des baisses de quotas inférieures à la proposition de la Commission. Nous ne pouvons voter pour des instruments de politique structurelle ou sociale servant à compenser les pertes des producteurs de sucre. Tous les producteurs des pays ACP recevaient la même chose. D’importants montants provenant des fonds de la PAC sont déjà disponibles pour les agriculteurs européens. N’oublions pas que les producteurs, les transformateurs et les raffineurs de sucre ne sont pas les plus pauvres de cette planète.
Je conviens que nous devons contrôler les importations en provenance des pays les moins avancés afin de prévenir la fraude et de lutter contre le commerce triangulaire, mais, honnêtement, nous parlons de montants dérisoires. La production communautaire de sucre, de l’ordre de 17 millions de tonnes, ne sera pas affectée; le marché ne sera pas déséquilibré par les importations en provenance des PMA.
L’amendement 61 sur l’initiative Tout sauf les armes doit être rejeté. Ce que nous tentons de faire aux pays les moins avancés est inacceptable. Nous devons suivre la ligne tracée par Mme Kinnock et veiller à ce que, quoi que nous fassions avec ces réformes, le monde en développement ne soit pas mis en danger.
Albert Deß,
. - Madame la Présidente, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, la réforme de l’organisation commune des marchés dans le secteur du sucre constitue une des réformes les plus importantes de la politique agricole commune que ce Parlement mènera. Il s’agit d’un numéro d’équilibrisme sur une corde raide tendue entre, d’une part, les exigences formulées par l’OMC, les obligations qui découlent de l’initiative «Tout sauf les armes» et la décision du groupe spécial et, d’autre part, les producteurs de betteraves et de canne à sucre et les intérêts économiques qui sont les leurs en Europe.
La Commission, représentée par la commissaire Fischer Boel, le Parlement et, surtout, le Conseil assument la plus grande part de responsabilité dans ce numéro d’équilibrisme. Quelque 350 000 familles et largement plus de 100 000 travailleurs dans les secteurs économiques concernés de l’UE en sont affectés. De nombreux producteurs de betteraves sucrières et de travailleurs continuent de se demander pourquoi il faut absolument réformer, à une telle échelle, une organisation des marchés du sucre qui fait ses preuves depuis des décennies. La réponse est très simple: c’est parce que les engagements internationaux pris il y a bien longtemps font que, en l’absence de réforme, l’avenir de la culture de la betterave sucrière et de la canne à sucre dans l’Union européenne sera remis en question après 2009.
Une réforme de l’organisation commune des marchés du sucre nous offre une chance de conserver une grande partie de la production en Europe, même si elle entraînera une réduction douloureuse des revenus des producteurs de sucre. Comme l’a dit M. Fruteau, il est malheureux qu’à la suite de l’accord du Conseil du 24 novembre, la Commission et le Conseil de ministres aient donné l’impression que le sort de l’organisation des marchés du sucre était scellé. Il se trouve pourtant que cet accord n’était ni plus ni moins qu’une déclaration d’intention formulée par le Conseil. Ce n’est que lors de la prochaine réunion de ministres, qui aura lieu le 19 février, que le Conseil sera en mesure d’adopter la réforme sur le marché du sucre.
Je me réjouis de voir que le Conseil de ministres a pris en considération, dans une large mesure, les exigences que nous avons présentées dans notre proposition de résolution du 10 mars 2005. Par exemple, la Commission envisageait une réduction des prix allant jusqu’à 50% du prix de la betterave sucrière. Une majorité des membres de la commission de l’agriculture et du développement rural voulait une réduction de 30% du prix du sucre blanc; le Conseil a accepté 36%. Dans sa proposition, la Commission prévoyait 60% pour les compensations, tandis que le Conseil souhaite les relever à 64,2%.
Il est également encourageant de constater que la réforme courra jusqu’en 2014/2015 et qu’il n’y aura pas de transfert de quotas d’un État membre à l’autre. J’en profite au passage pour remercier le nouveau ministre allemand de l’agriculture, M. Horst Seehofer, qui, peu de temps après avoir prêté serment, jouait déjà un rôle de premier plan dans les négociations au Conseil en réussissant à faire introduire des modifications dans les propositions de la Commission, dans l’intérêt des producteurs de betteraves et de canne à sucre de l’Union européenne.
C’est surtout le fonds de restructuration qui doit faire l’objet d’améliorations. Le plan du Conseil consiste à ce qu’au moins 10% des fonds destinés à la restructuration soient utilisés pour l’agriculture. La commission de l’agriculture et du développement rural demande qu’au moins 50% de ces fonds soient employés pour la création de méthodes alternatives de production agricole. Lorsque le temps sera venu de prendre une décision finale au Conseil, je vous demande, à vous Madame la Commissaire Fischer Boel ainsi qu’au Conseil, de prendre en considération le vote de cette Assemblée.
L’utilisation par la Russie des fournitures de gaz à l’Ukraine comme moyen de chantage politique met en évidence le fait que nous devons saisir chaque occasion qui nous est offerte de rendre l’Union européenne ne serait-ce qu’un tout petit peu plus indépendante en matière d’énergie. L’agriculture européenne est capable d’utiliser les terres agricoles qu’elle n’exploite plus pour la production alimentaire afin de produire de l’énergie sous forme de biomasse. La Commission et le Conseil doivent soutenir la production d’énergie économiquement viable en utilisant le fonds de restructuration pour fournir un capital initial et doivent faire tout ce qui est en leur pouvoir pour que soit mis un terme au commerce dit triangulaire, dont il a déjà été fait mention.
En ma qualité de rapporteur fictif pour le groupe du parti populaire européen (démocrates chrétiens) et démocrates européens, je tiens tout particulièrement à remercier le président de la commission de l’agriculture et du développement rural, M. Daul, et le rapporteur, M. Fruteau, pour leur remarquable coopération sur le rapport relatif à la réforme de l’organisation commune des marchés dans le secteur du sucre. Je voudrais également remercier tous les autres députés qui ont apporté une contribution constructive à ce rapport.
Notre vote de jeudi sur la réforme du marché du sucre permettra à cette Assemblée d’envoyer un signal et d’exhorter la Commission et le Conseil à modifier leur déclaration d’intention, ne serait-ce que sur certains points.
Katerina Batzeli,
. - Madame la Présidente, je voudrais commencer par féliciter le rapporteur, M. Fruteau, au nom du groupe socialiste au Parlement européen, pour la maturité et l’efficacité avec lesquelles il a présenté ses propositions et pour sa coopération avec les groupes politiques et avec toutes les commissions parlementaires.
Toutefois, je me dois malheureusement de souligner le fait que la Commission et le Conseil ont décidé de réformer ce qui est peut-être l’un des marchés les plus importants sans avoir attendu les décisions de la commission de l’agriculture et du développement rural.
Pensez-vous sérieusement, Madame la Commissaire, que la manière dont vous avez traité la question encourage la coopération interinstitutionnelle étroite? Bien sûr que non. Allez-vous aujourd’hui faire étalage de la coopération qui vous lie au Parlement européen? Quelles sont les propositions du Parlement européen que vous avez l’intention d’accepter? Avez-vous reçu des instructions et avez-vous l’intention d’exercer une pression dynamique sur le Conseil en ce sens?
La réforme du secteur du sucre est un crime prémédité à l’encontre des zones rurales et de l’industrie européenne, dont les conséquences pour les pays en développement, particulièrement les pays les moins avancés, sont discutables. Dans de nombreuses régions, notamment dans mon pays, la Grèce, des producteurs de betteraves sucrières et des travailleurs de l’industrie sucrière - y compris de l’industrie sucrière grecque - ont déjà commencé à manifester contre les répercussions considérables d’une diminution des prix de l’ordre de 36%.
Madame la Commissaire, vous avez dit que votre objectif était de rendre l’industrie sucrière européenne viable dans l’Union européenne. Êtes-vous en train d’exagérer ou disposez-vous des mauvais chiffres? Tant les prévisions que les résultats démontrent que l’industrie sucrière va se replier ou disparaître, et entraîner les producteurs avec elle.
Dans le cadre d’une coopération étroite et d’une adaptation en douceur du nouveau marché, nous en appelons donc à l’adoption de certaines propositions qui sont exprimées dans le rapport Fruteau.
Premièrement, une compensation substantielle pour la perte de revenus, essentiellement destinée aux petits producteurs, qui seront le plus durement touchés par la réduction de l’aide.
Deuxièmement, l’activation matérielle du fonds de reconstruction, qui servira de base à la consultation notable de tous les producteurs et travailleurs pour la préparation de programmes opérationnels intégrés et de programmes de restructuration destinés à mettre un terme à l’abandon des zones.
Troisièmement, une aide de 80 euros par hectare pour les régions de cultures énergétiques et l’augmentation du nombre total d’hectares autorisés de 1,8 à 2,8 millions. C’est important, car des efforts sont faits pour passer à des formes d’énergie plus écologiques.
Quatrièmement, la possibilité d’une aide nationale en faveur des producteurs pour une période transitoire et l’octroi d’un pourcentage situé approximativement entre 30 et 50% de la somme donnée pour la restructuration de l’industrie aux producteurs eux-mêmes, à condition bien sûr qu’ils continuent à faire pousser d’autres cultures.
Naturellement, cela signifie, Madame la Commissaire, que vous devez vous engagez à préserver le budget relatif à la production de sucre au cours des négociations sur les perspectives financières. Sinon, le chèque retournera au tireur, ce qui confirmera les piètres qualités organisationnelles de la Commission et accentuera le manque de crédibilité des institutions communautaires aux yeux des citoyens européens.
Niels Busk,
. - Madame la Présidente, avant toute chose, je voudrais féliciter Mme Fischer Boel pour cette réforme. La proposition avancée par la Commission était ambitieuse, et le compromis qui a été adopté ensuite par le Conseil est excellent. Le résultat est clair: un commerce plus libre en ce qui concerne le sucre. Dans les prochaines années, les pays les plus pauvres du monde se verront accorder un accès libre au marché européen, et le prix du sucre diminuera et se rapprochera du prix auquel il est vendu sur le marché international.
Je suis contrarié que le Parlement ait apporté sa contribution trop tardivement. En dépit de nombreux appels visant à mettre les choses en route l’année dernière, nous avons raté le coche, la décision ayant déjà été prise au Conseil des ministres de l’agriculture. Cela ne veut pas dire que le Parlement européen n’a eu aucun effet sur la réforme. Bien au contraire. Un bon nombre de caractéristiques de la réforme reflètent les souhaits exprimés par le Parlement européen. Par exemple, la partie sur la restructuration reflète notre désir de renforcer les régions où la production du sucre de canne est cruciale.
Je suis ravi que nous ayons enfin adopté une réforme sur l’organisation commune des marchés dans le secteur du sucre, qui est resté inchangé pendant près de 40 ans. Par le biais de cette réforme, nous avons fait un grand pas dans la bonne direction: vers ce qui ressemble plus à l’économie de marché. Toutefois, je souhaiterais que nous allions plus loin encore. Il ne suffit pas d’instaurer le libre-échange avec des pays extérieurs à la Communauté, dans la mesure où, bien entendu, il n’y a pas de libre-échange au sein de l’UE. Ce n’est que lorsque nous aurons supprimé les quotas nationaux de sorte que la production puisse se faire là où c’est le mieux pour elle et là où elle est la plus rentable que nous pourrons dire que nous avons un marché intérieur sans entrave.
Bon nombre des éléments de la réforme valent la peine d’être soulignés. Malheureusement, le temps qui m’est imparti ne me le permet pas. Je tiens tout particulièrement à mentionner la proposition relative à l’utilisation accrue de biocarburants et à la production d’éthanol, qui doivent faire l’objet de nombreux investissements, le plus vite possible. Heureusement, c’est ce que font certains États membres. Pendant ce temps-là, d’autres tergiversent et n’ont pas encore commencé à investir. Les régions autrefois consacrées à la canne à sucre peuvent accueillir également d’autres cultures, qui peuvent servir à la production de biocarburants, lesquels - du point de vue de l’environnement, de l’économie et de l’approvisionnement - représenteront une part importante de la future production d’énergie.
La plus grande bataille dans la campagne visant à créer une base pour les biocarburants doit être menée contre les ministères des finances des États membres, qui tiennent un petit peu trop aux recettes fiscales dérivées du pétrole et à la contribution qu’elles apportent aux caisses de l’État. Qu’elle soit justifiée ou pas, la réforme - y compris, en particulier, la diminution des prix - aura des conséquences néfastes et importantes pour certains des pays les plus pauvres du monde, qui ne peuvent pas faire face à la libre concurrence sur le marché international. Étant donné le prix très élevé du sucre dans l’UE, nous sommes en très grande partie responsables de cette situation. Il est donc urgent que nous nous dotions de ressources adéquates pour la restructuration à laquelle seront confrontés ces pays. Pour finir, je voudrais remercier le rapporteur, M. Fruteau, pour sa coopération constructive.
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf,
. - Madame la Présidente, Madame la Commissaire, nous sommes d’accord pour dire qu’une réforme du secteur du sucre est nécessaire. L’organisation des marchés du sucre était devenue perverse en termes de quantités et de ressources budgétaires concernées: après tout, les exportations dépassaient les quotas de 5-6 millions de tonnes, ce qui a engendré un désastreux effet de dumping. Les bénéfices acquis par les pays ACP qui étaient en mesure de nous fournir leur part de sucre à nos conditions ont été neutralisés par l’effondrement des prix, auquel nous avons contribué par cette pratique de dumping sur le marché international.
Même si nous étions d’accord, deux approches différentes ont été proposées: d’une part, l’idée d’utiliser des quotas afin de ramener les quantités à des niveaux raisonnables et d’accorder à des pays en développement, y compris les pays les moins avancés, une participation plus grande; d’autre part, l’idée proposée par la Commission d’entamer la libéralisation de cette organisation, de réduire les prix et de promouvoir la rationalisation dans ces domaines - une solution dont l’issue serait la libéralisation générale.
Nos débats en commission ont été longs et compliqués -, mais il ne sert à rien d’entrer dans les détails maintenant, nous n’en avons pas le temps. Ayant remarqué qu’une vive opposition régnait au sein de ce Parlement, la commissaire a préféré contourner notre institution et, de concert avec le Conseil, a bouclé le dossier sans aucun égard pour le Parlement. Elle savait qu’elle pouvait se permettre d’agir de la sorte, car, premièrement, elle pouvait présumer que le Parlement ne disposait d’aucun pouvoir de codécision et, deuxièmement, elle avait offert des cadeaux aux personnes dont les intérêts étaient affectés par cette organisation des marchés du sucre. Le cadeau le plus généreux - l’aide à la restructuration offerte à l’industrie, d’un montant de 6 milliards d’euros - a fait changer d’avis les groupes d’intérêt. C’est ainsi qu’elle est parvenue à mener à bien sa réforme.
Le seul point qui suscite encore une opposition importante concerne la question de la gestion de ces fonds de restructuration. Nous avons présenté des propositions à ce sujet. Nous trouvons inacceptable que les agriculteurs ne reçoivent que 10% et qu’il ne soit pas obligatoire d’établir des plans de développement de l’entreprise et de la région qui prennent en considération les critères sociaux et environnementaux ou les travailleurs. C’est la raison pour laquelle mon groupe proposera que la question soit renvoyée en commission, afin de nous permettre de négocier avec la commissaire et d’obtenir quelque chose pour les agriculteurs et pour les régions. Si nous laissons les choses se passer comme cela, personne ne bougera le petit doigt. J’espère que les autres groupent suivront notre exemple.
Paul Verges,
. - Madame la Présidente, la réforme de l’organisation commune du marché du sucre soulève une vive inquiétude tant dans les pays ACP que dans les régions ultrapériphériques. Cette inquiétude est particulièrement vive à l’île de la Réunion, où la canne à sucre demeure la culture principale. La mobilisation des acteurs de la filière canne à sucre n’a pas été vaine. Elle a conduit à des modifications sensibles du projet initial de réforme. Nous prenons acte de ces modifications positives et saluons le travail accompli par la commission de l’agriculture et son rapporteur.
Pour autant, nous devons rester pleinement lucides. Les mesures d’atténuation des effets de cette réforme sont limitées dans le temps et apparaissent alors comme autant de mesures palliatives qui n’ont d’autre objectif que de faire accepter une réforme qui risque d’avoir à terme des effets catastrophiques. En ce sens, le sort des régions ultrapériphériques rejoint celui des pays ACP. Il nous est impossible de laisser croire que l’avenir est assuré. Il est d’autant moins garanti que les incertitudes sont nombreuses sur l’après 2013. En effet, quelle sera, au-delà de la compensation communautaire insuffisante, la part de la compensation nationale et surtout qu’en est-il de sa pérennisation au-delà de 2013?
Cette inquiétude est d’autant plus légitime que le sommet de Hong Kong a laissé prévoir un nouveau débat à partir de 2009 avec des incidences sur le budget européen, y compris la politique agricole commune. Lorsque l’on sait qu’une souche de canne à sucre représente en moyenne sept ans de récolte et qu’elle doit être suivie par une nouvelle replantation on imagine fort bien que ces incertitudes risquent d’altérer la confiance nécessaire pour atteindre les objectifs de replantation jusqu’à maintenant soutenus par l’Union européenne. C’est en définitive la question de la sauvegarde même d’une filière de canne à sucre qui est posée.
Madame la Présidente, je conclus en vous disant que, devant cette situation où l’avenir de nos planteurs n’est pas assuré au-delà de la durée d’une souche de canne, il nous est impossible d’approuver le rapport qui nous est présenté.
Witold Tomczak,
. - Madame la Présidente, les méthodes utilisées pour réformer le marché du sucre vont à l’encontre des objectifs stratégiques de l’UE et de la politique agricole commune.
L’UE subventionne le dumping des excédents de sucre B sur les marchés des pays tiers. Cette pratique est onéreuse et provoque la distorsion du commerce international. Des limites à la production de sucre devraient être imposées essentiellement aux pays dont les quotas B sont importants, et ce sont ces pays qui doivent assumer les coûts de cette réforme. Après tout, les quotas A servent à satisfaire les besoins propres des États membres. Par conséquent, l’association des quotas A et B ferait courir aux États membres le risque de ne plus pouvoir subvenir à leurs propres besoins en sucre. Elle ferait encourir des dépenses de restructuration élevées aux pays qui n’ont joué aucun rôle dans cette crise de surproduction, ce qui est injustifiable.
Au vu de l’objectif de la réforme, cette proposition est injuste et illogique. Le coût de la résolution des problèmes de surproduction causés par un petit nombre d’États membres sera couvert par d’autres, en particulier les nouveaux États membres qui, après tout, possèdent des quotas de sucre B bien inférieurs. Pourquoi devraient-ils le faire? Les anciens États membres de l’UE se sont vus accorder un quota de sucre B de 2,7 millions de tonnes, tandis que les nouveaux États membres n’ont reçu qu’un quota de 0,12 million de tonnes. La réforme qui a été proposée ne prend pas non plus en considération les préoccupations environnementales. Les agriculteurs seront contraints d’intensifier leur production de betteraves sucrières et de la concentrer dans des pays et des régions sélectionnés, tout cela au nom d’une compétitivité accrue. Quel est le rapport avec la protection de l’environnement? Cette réforme va également porter préjudice à la cohésion sociale, économique et régionale. Elle sera à l’origine de la fermeture d’encore plus d’exploitations et de licenciements dans les usines sucrières, ce qui va à l’encontre de la stratégie de Lisbonne. La réforme du marché du sucre proposée est basée sur un étrange concept de solidarité, pour lequel nous devons malheureusement remercier la Commission et certains gouvernements.
La réforme du marché du sucre qui fait l’objet de notre débat est en contradiction avec la politique agricole commune. Une fois de plus, il ressort que cette politique est commune…
Sergio Berlato,
. - Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs, nous avons toujours soutenu, tant en commission que devant l’Assemblée, que la précipitation de la Commission à faire accepter cette proposition, quitte à enfreindre des règles institutionnelles et communautaires, était suspecte, c’est le moins qu’on puisse dire. La raison d’une telle précipitation semblait évidente: après les négociations à l’Organisation mondiale du commerce, la commissaire aurait certainement eu plus de mal à recueillir le soutien en faveur d’une réforme qui se caractérise essentiellement par des diminutions importantes du prix et par des compensations partielles des pertes.
Madame la Présidente, si mon groupe convient de la nécessité de cette réforme, il a toujours demandé qu’elle ne se contente pas d’apporter les modifications nécessaires, mais qu’elle ne perde surtout pas de vue l’objectif essentiel, qui est de préserver la compétitivité du secteur, à moyen et à long terme, dans le contexte international. Voilà pourquoi nous nous sommes opposés dès le départ à la proposition de la Commission, parce qu’elle a pour but de concentrer la production dans certains États membres en sacrifiant les régions les moins adaptées et les plus faibles. En conséquence, seules certaines régions devront payer le prix d’une réduction inévitable de la production globale européenne.
Fort heureusement, le Conseil a atténué la proposition initiale de la Commission, notamment en offrant aux États membres la possibilité d’octroyer des aides couplées à la production, à hauteur de 30% maximum, même si le compromis atteint n’est pas pleinement satisfaisant et pénalise encore trop le secteur. À ce stade, le Parlement doit quoi qu’il en soit accepter les responsabilités que lui confèrent les Traités et adopter sa propre position.
Même s’il sera très difficile de rouvrir un débat qui est désormais clos, le Conseil devra, au moment d’approuver officiellement la réforme, envisager la possibilité d’inclure certains des amendements vitaux déposés par le Parlement afin d’améliorer le texte. Ceux-ci incluent notamment le maintien du système d’intervention jusqu’à 2010, les aides compensatoires variables en fonction de la production, l’allocation obligatoire d’au moins 50% de la prime de restructuration aux producteurs de betteraves et de chicorée afin de compenser la perte de revenus, ainsi que la reformulation des conditions d’accès au système de restructuration par la signature d’un accord commercial avec les producteurs de betteraves et de chicorée.
Peter Baco (NI ).
- Mesdames et Messieurs, je vous déconseille d’approuver les trois rapports qui traitent de la réforme du régime du sucre. Il s’agit d’une réforme qui va à l’encontre de la croissance, de l’emploi rural et de l’économie des régions les moins avancées de l’Union européenne et qui est donc préjudiciable à la stratégie de Lisbonne également.
Les améliorations apportées à la réforme sont insuffisantes, même les meilleures propositions d’amendement contenues dans les rapports de M. Fruteau, et la réforme fera perdre à l’Union européenne sa seule chance de jouer un rôle de premier plan dans la libéralisation du commerce agraire dans le cadre de l’OMC. C’est extrêmement regrettable, car l’appropriation d’un rôle de premier plan dans ce domaine nous permettrait d’atteindre nos objectifs dans les négociations sur la libéralisation du commerce des produits non agricoles.
Le problème majeur est le suivant: plutôt que de se baser sur des forces du marché naturelles pour corriger l’actuel régime bureaucratisé à l’excès, la réforme utilise une nouvelle batterie de restrictions administratives complexes non marchandes qui n’ont pas été testées. Ni les quantités ni la réglementation des prix, par exemple, ne sont utilisées dans le commerce de produits plus importants, tels que la farine ou les céréales.
La nécessité d’un genre différent de réforme est également animée par les changements profonds dans l’économie des bioénergies. Pour toutes ces raisons, j’ai déjà présenté aux autorités concernées des propositions destinées à l’établissement d’un système réglementaire basé sur le marché. Pour ce qui est des rapports Fruteau, le Parlement devrait accorder tout son soutien, en particulier, à la recommandation de la commission AGRI, au titre de laquelle le Conseil ne serait pas autorisé à conclure un accord politique final sans avoir consulté le Parlement européen. Mesdames et Messieurs, je vous remercie pour votre soutien.
Ville Itälä (PPE-DE ).
- Madame la Présidente, je tiens tout d’abord à remercier le rapporteur, M. Fruteau, et le président de la commission parlementaire, M. Daul, dont la coopération a permis de produire un rapport excellent sur le sucre, un rapport en faveur duquel nous n’aurons aucun mal à voter cette semaine.
Bien que cette réforme du secteur du sucre soit capitale, il faut toutefois également se poser la question de savoir comment elle sera entreprise et comment les agriculteurs vont la vivre dans les différents États membres. Il faut tout particulièrement se demander si les agriculteurs des États membres s’estimeront traités de façon équitable à cet égard.
Par exemple, dans mon pays, la Finlande, on a longtemps craint que la proposition initiale de la Commission sur le sujet mette un terme à la production de sucre dans l’ensemble de notre pays. C’est ce qui se serait certainement passé si la décision initiale de la Commission était entrée en vigueur. Aujourd’hui, en Finlande, une autre usine sucrière doit être fermée en vertu de la décision imminente et la Finlande elle-même doit payer une subvention à ses producteurs. Personne ne peut dire que la Finlande a profité de cette réforme, mais maintenant il est important que vous, Madame la Commissaire, garantissiez aux agriculteurs finlandais ainsi qu’aux agriculteurs des autres petits États membres qu’à l’avenir, les accords seront respectés et que tous les pays seront en mesure de se lancer dans l’agriculture. De la sorte, les craintes inutiles seront dissipées.
Un autre point que je voudrais soulever est le fait qu’il a été dit en public que la décision avait déjà été prise et que le Parlement ne pouvait plus rien y faire. Cela fait mauvaise impression, et j’espère, Madame la Commissaire, que vous allez nous rassurer en nous disant que, dans toutes les questions relatives à l’agriculture, le Parlement sera toujours entendu en temps opportun et que la coopération sera toujours de mise. Nos concitoyens auront alors confiance dans le fonctionnement de ce système.
Vincenzo Lavarra (PSE ).
- Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs, je tiens tout d’abord à féliciter, moi aussi, le rapporteur pour son rapport. Je pense que le texte est sensiblement meilleur que le texte de compromis du Conseil, car il indique une direction à prendre pour mener une réforme hautement nécessaire sans pénaliser de manière drastique le secteur agricole et sa production, surtout dans les régions les moins favorisées. Le compromis du Conseil donne matière à inquiétude, en particulier en raison des répercussions qu’il aurait sur les régions les plus défavorisées, même si les réductions de l’aide ont été sensiblement revues à la baisse, tandis que la prolongation de quatre ans reste certainement un délai irréalisable.
Madame la Commissaire, chers représentants du Conseil, ce que je vous demande - pour éviter de m’étendre sur des points qui ont déjà été abordés par d’autres collègues -, c’est de vous rendre compte de la compréhension témoignée par la commission et son président, M. Daul, - et par toute la commission en fait - envers le changement de procédure qui a donné naissance au compromis informel, afin d’adopter une position de négociation à l’OMC plus adaptée. Je vous demande également de rendre la pareille au Parlement pour sa compréhension en acceptant les améliorations au texte proposées, qui vont être adoptées à coup sûr par cette Assemblée, particulièrement dans le but de permettre les aides d’États transitoires dans les régions les moins favorisées et d’adapter la compensation payée aux agriculteurs, provenant surtout du fonds de restructuration.
Ona Juknevičienė (ALDE ).
- Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs, je tiens à féliciter M. Fruteau pour avoir préparé ces trois rapports particulièrement importants sur la réforme du secteur du sucre.
Pas plus tard qu’en novembre dernier, le Conseil a décidé des principes communs de l’organisation du marché du sucre et des orientations de la réforme. C’était une décision très importante, dont nous nous sommes tous réjouis, tout d’abord parce qu’elle prouvait notre capacité à nous mettre d’accord sur des questions qui ont de l’importance pour toute la Communauté, ce qui unifie l’Union, et ensuite parce qu’elle a renforcé notre position de négociation à Hong-Kong. Nous avons montré que la Communauté ne faisait pas qu’exprimer des idées, mais qu’elle était également en mesure d’entreprendre des actions spécifiques. La Communauté comprend et se prépare invariablement à relever les défis de la mondialisation.
Naturellement, il est déplorable que le Conseil ait accepté l’accord sans avoir consulté le Parlement européen, qui représente les intérêts des citoyens européens.
Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs, la manière dont la réforme a été conçue et planifiée est très importante, mais sa mise en œuvre est d’une importance encore plus grande. La restructuration est la pierre angulaire des trois rapports.
En Lituanie, le plus grand producteur de sucre est la société danoise Danisco Sugar. Celle-ci possède des usines non seulement en Lituanie, mais aussi en Suède, en Allemagne et en Finlande. Il est évident que la réforme proposée encouragera le maintien des usines les plus efficaces et le déclassement de celles qui tournent à perte. Nous devons prendre en considération les intérêts des travailleurs et ceux des producteurs de matière première et veiller à ce qu’ils ne soient pas abandonnés. C’est la raison pour laquelle la réforme doit, d’abord et avant tout, faciliter la production de produits alternatifs et créer de nouvelles entreprises, et pas seulement permettre de sortir du marché.
L’Autriche et la Finlande ont promis d’achever la réforme d’ici la fin de l’année. Cette réforme ne sera une réussite que si elle prend en considération les intérêts de tous les acteurs du marché.
Margrete Auken (Verts/ALE ).
- Madame la Présidente, à chaque fois que l’on affirme que les pays ACP vont souffrir si les dispositions chaotiques de l’UE en matière de sucre sont abolies, l’ordre du jour sous-jacent est toujours la protection de la production de l’UE. Si les pays ACP vont souffrir de l’abolition de ces dispositions, c’est naturellement parce que, avec notre système d’échanges absurde, nous les avons maintenus dans des conditions proches de l’esclavage, et si les esclaves sont libérés sans être aidés pour qu’ils puissent s’en sortir, ils se retrouveront manifestement dans une situation qui est pire que l’ancienne.
Nous devons aider les pays ACP à développer une production durable. Il est grotesque que nous leur offrions un salaire de misère alors que nous rémunérons grassement nos propres producteurs de sucre ainsi que l’industrie sucrière. La somme de 200 millions d’euros proposée par Mme Kinnock est un minimum absolu. La suppression progressive de l’organisation commune des marchés du sucre permettra de faire d’importantes économies d’argent et cette compensation est largement abordable. Nous devrions également nous réjouir du fait que de nombreux pays en développement pourraient bénéficier de la libéralisation du marché du sucre. Les problèmes sociaux et environnementaux qui existent manifestement dans de nombreux endroits doivent être résolus par l’OIT et par les conventions environnementales. Nous devons soutenir ceux qui s’évertuent à faire appliquer les exigences pertinentes, par exemple au Brésil, et, par-dessus tout, nous devons faire accepter ces exigences par l’OMC comme des conditions commerciales évidentes.
Diamanto Manolakou (GUE/NGL ).
- Je suis désolée de dire ça, mais le débat d’aujourd’hui, qui concerne l’avis du Parlement sur l’industrie sucrière, est une parodie dans la mesure où le Conseil a déjà pris sa décision et où les gouvernements nationaux prévoient de mettre en œuvre cette sévère décision préjudiciable à l’agriculture, en vertu de laquelle des petites et moyennes exploitations vont être anéanties, des usines sucrières vont fermer et des travailleurs vont aller grossir les rangs des chômeurs.
En Grèce, des agriculteurs et des travailleurs manifestent déjà. Les décisions inscrites dans la nouvelle réglementation diminuent de façon drastique les quotas et les prix institutionnels et abolissent l’intervention. Elles ont été adoptées dans le cadre de la nouvelle PAC et ont pour objectif de réduire les ressources destinées à l’agriculture et de les canaliser vers les politiques répressives de l’Union européenne, sous prétexte de terrorisme.
En outre, les décisions de l’OMC démontrent que l’agriculture - et, bien sûr, le sucre - a été sacrifiée afin de favoriser les intérêts et la rentabilité du capital industriel européen en amélioration sa pénétration, sans entrave, dans les pays en développement, afin de mieux pouvoir les exploiter.
Par ses propositions, le rapport essaie de retarder légèrement les répercussions. Malheureusement, une mort rapide ou lente de l’industrie sucrière…
Jeffrey Titford (IND/DEM ).
- Madame la Présidente, comme le dernier orateur, je me demande moi aussi pourquoi nous parlons de ces propositions. Le Conseil a sûrement pris une décision le 22 novembre et nous met devant le fait accompli. Seulement, si le Parlement est déterminé à avoir son mot à dire, nous devons nous rappeler que le régime du sucre est resté pratiquement inchangé pendant près de 40 ans, et nous essayons de tout chambouler du jour au lendemain. Le système est malade et doit être réformé depuis de nombreuses années, mais les solutions draconiennes proposées - c’est-à-dire le médicament administré au malade - risquent de tuer le patient: en effet, le nouveau régime devrait entraîner la perte de 100 000 emplois en Europe et mettre un terme à la production de sucre dans des pays tels que la Grèce et l’Irlande. Il risque aussi de causer des dommages irréparables aux économies de nombreuses anciennes colonies européennes d’Afrique et des Caraïbes, principales bénéficiaires de l’ancien régime. Je suis également bien conscient du fait que ma circonscription de l’est de l’Angleterre produit une grande partie des betteraves sucrières au Royaume-Uni.
Je recommande que l’on mène sans délai une étude approfondie des conséquences du nouveau régime. N’oublions jamais que nos actions affectent des êtres humains dans le monde réel, au-delà de notre tour d’ivoire. J’accuse sans ménagement la forme de gouvernement bureaucratique et centralisée qui a mis tant de temps à agir - et encore, uniquement sous la pression de l’OMC - et qui fait que de nombreuses personnes pâtiront du résultat.
Janusz Wojciechowski (UEN ).
- Madame la Présidente, la réforme du marché du sucre que nous étudions aujourd’hui est une pseudo-réforme dangereuse, injuste, malhonnête et antisociale.
Elle est dangereuse, car elle rendra l’UE dépendante des fournitures de sucre en provenance du reste du monde, ce qui se fera au détriment de la sécurité alimentaire de notre continent. Elle est injuste parce que les exportations de sucre B subventionnées, qui causent tant de problèmes, sont avant tout une invention personnelle de la France et de l’Allemagne, mais c’est l’UE dans son ensemble qui doit en payer le prix, et les nouveaux États membres qui en souffrent le plus. Au lieu d’éliminer les excédents d’exportation, la proposition frappe de plein fouet la production de sucre à travers l’Europe.
Il y a quelques années à peine, les grandes sociétés sucrières en Pologne payaient un prix très bas pour les usines qui avaient été privatisées. Ces mêmes sociétés recevront beaucoup plus d’argent pour fermer les usines. Ce n’est qu’un des nombreux exemples qui expliquent pourquoi la réforme est malhonnête.
Enfin, la réforme est antisociale parce qu’elle ignore la crise traversée par des milliers d’agriculteurs et de travailleurs des usines sucrières, qui vont perdre leur gagne-pain et qui vont avoir beaucoup de mal à retrouver de nouveaux emplois. Cette pseudo-réforme mérite le titre comme le film de gangster. Les grandes sociétés sucrières vont amasser des centaines de millions d’euros en délocalisant leurs entreprises à l’extérieur de l’Union européenne. Nous devons rejeter cette pseudo-réforme pour le bien de l’Europe.
Jean-Claude Martinez (NI ).
- Madame la Présidente, Madame la Commissaire, depuis 1968 pour l’essentiel le marché commun du sucre fonctionnait bien, la preuve on produisait vingt millions, on consommait seize millions et donc on n’exportait que quatre millions contre les treize millions brésiliens.
Mais la secte de libre-échangiologie nous a dit que le sucre européen créait le diabète économique chez les pays pauvres. Dès lors, pour éradiquer la pauvreté dans le monde de la canne il faut éradiquer le sucre dans l’Europe de la betterave. D’ou les trois règlements communautaires, avec la baisse des prix de 36%, et donc la baisse des revenus et même l’ouverture de notre marché à la traite triangulaire du sucre via les Balkans ou les PMA en 2009, au profit évidemment des grands opérateurs.
Le résultat de tout cela est connu. Malgré les efforts louables de Jean-Claude Fruteau, nous allons devenir importateurs de sucre, les contribuables européens vont payer quelques indemnités aux ACP et, après 2015, l’outil agro-alimentaire européen sera marginalisé. Or, comme à cette date la Chine et l’Inde seront des importateurs massifs agro-alimentaires, c’est le Brésil qui nourrira l’Asie pendant que l’Europe sera marginalisée.
Une seule question, Madame la Commissaire, pourquoi, depuis vingt ans, vous n’aimez pas les paysans européens à la...
Agnes Schierhuber (PPE-DE ).
- Madame la Présidente, Madame la Commissaire, je tiens à remercier en particulier le rapporteur pour son travail. Je suis disposée à soutenir ce compromis, qui a été atteint en commission de l’agriculture et du développement rural après des discussions et des négociations animées. Toutefois, nous devons également être conscients de l’impact de ces trois rapports sur l’agriculture en général et sur les producteurs de betteraves en particulier, ainsi que sur l’industrie sucrière.
Le secteur du sucre est un exemple qui démontre l’étendue de l’influence de l’OMC sur les économies des États ainsi que sur l’économie de l’UE dans son ensemble. La commission de l’agriculture a réussi à modérer plusieurs propositions de la Commission, et je pense que le résultat est tout à fait acceptable. J’espère qu’encore bien d’autres exigences de la commission de l’agriculture seront prises en considération au cours des négociations finales entre le Conseil et la Commission.
La culture de variétés énergétiques offre au moins aux agriculteurs la possibilité de chercher des solutions pour remplacer la culture des betteraves sucrières et de promouvoir la production non alimentaire - qui est absolument vitale et orientée vers l’avenir. Après la réforme de la PAC, l’agriculture européenne devra prochainement subir sa prochaine grande réforme. Néanmoins, nous devons accepter le fait que nous vivons dans un monde interconnecté et que s’entêter à insister sur le statu quo ne constitue certainement pas une solution alternative viable.
La commission de l’agriculture est d’avis que, à l’avenir, il doit être possible d’obliger le Conseil à attendre que le Parlement prenne ses décisions avant qu’il ne se décide à son tour. Nous avons assisté à une situation exceptionnelle, et c’est celle-ci qui me pousse à soutenir la procédure. J’espère que, en fin de compte, nous continuerons à l’avenir à avoir des producteurs de betteraves et une industrie sucrière attractive.
Margrietus van den Berg (PSE ).
- Madame la Présidente, en novembre, le Conseil a décidé de réformer le secteur du sucre européen en réduisant les prix de 36% sur quatre ans et en payant des compensations de plus de 7 milliards d’euros au secteur du sucre européen. Il est important que cette compensation ne soit pas entièrement versée aux agriculteurs et à l’industrie, mais qu’une partie de celle-ci soit réservée aux travailleurs susceptibles de perdre leur emploi à cause des réformes. Il ne faut pas les laisser pour compte, et je voudrais entendre la commissaire s’engager à soutenir le recyclage de ces travailleurs, c’est-à-dire à leur permettre de trouver un emploi adapté.
Je suis favorable à la décision du Conseil de ne pas retarder plus longtemps l’accès libre du sucre des pays les moins avancés au titre de l’initiative «Tout sauf les armes». Il est question ici de personnes pour lesquelles les exportations de sucre sont d’une importance capitale, et à plus forte raison lorsque les prix dégringolent. Nous devons tenir nos promesses et ouvrir notre marché en 2009. Nous avons tergiversé assez longtemps.
Je regrette que la décision du Conseil ne donne pas de réponse définitive concernant l’abolition du sucre C. Dans la mesure où le sucre C fausse le prix sur le marché international, il vaudrait mieux que nous cherchions d’autres usages pour les excédents éventuels, tels que la production d’énergie. Je voudrais demander à la commissaire si elle peut garantir à ce stade que le sucre C sera supprimé. Je peux comprendre les raisons qui vous poussent à décider d’introduire une réglementation de 25% afin de contrer le commerce triangulaire, mais pouvez-vous confirmer que cette enquête, si elle dépasse les 25%, n’est destinée qu’à contrer le commerce triangulaire et non à mettre en évidence d’autres points? Pouvez-vous confirmer qu’elle n’aura pas d’effet retardateur?
Hier, le commissaire Mandelson a déclaré qu’il était vrai que nous avons besoin de 200 millions si nous voulons aider sérieusement les pays ACP. M. Fruteau avait raison de dire qu’une somme de 40 millions est inacceptable. L’endroit où trouver cet argent est incertain. Il doit s’agir d’un tout nouveau financement. Pouvez-vous promettre que la Commission consentira à tous les efforts afin de trouver ces 200 millions par an et que cela ne se fera pas au détriment de la catégorie 4 du budget de développement? En effet, cela reviendrait à financer les pays les plus pauvres grâce à leur argent, et ce n’est pas ce type de solidarité qu’il faut.
Jan Mulder (ALDE ).
- Madame la Présidente, le moins que l’on puisse dire, c’est que ce débat arrive un peu trop tard dans la journée. La commissaire, que je voudrais féliciter parce qu’elle a réussi à faire adopter la majeure partie de ses idées par le Conseil, a eu assez de tact pour dire que l’influence du Parlement était considérable. Bien que je souhaite remercier M. Fruteau pour ceci, je me rends compte que la décision que nous allons intégrer aujourd’hui ou demain dans une résolution aura bien peu d’effet sur le résultat final.
Je pensais également que la réforme du marché du sucre était nécessaire. Nous avons fait l’objet de critiques de la part du groupe spécial de l’OMC. Nous disposons aujourd’hui d’un accord sur les armes, que nous devons respecter et prendre en considération. C’est un coup dur pour les agriculteurs des États membres, mais aussi pour ceux des pays ACP. Je partage l’avis de tous ceux qui ont affirmé que le sucre ne serait pas le produit clé pour les produits ACP et que la production d’énergie sera tout aussi importante.
Nous connaissons la technologie - déjà appliquée au Brésil et ailleurs - qui permet de transformer directement le sucre de canne en alcool. J’encouragerais la Commission à aider le plus possible les pays ACP dans ce processus, car il serait préférable d’utiliser le sucre de canne pour la production d’énergie dans ces pays, du moins si ceux-ci se situent sous les tropiques.
Entre-temps, un autre problème est apparu. Si mes informations sont exactes, le marché européen sera bientôt inondé d’un excédent de quelque 200 millions de tonnes de sucre, qui s’explique par la diminution des exportations et par l’importance de la récolte. Il reste encore un stock important de sucre d’intervention et on peut s’attendre à ce que le niveau de participation au processus de restructuration au cours de la première année sera plus faible que prévu. Je souhaiterais poser une brève question à la Commission: qu’a-t-elle l’intention de faire à court terme pour cet excédent de 2 millions de tonnes de sucre?
Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL ).
- Madame la Présidente, Madame la Commissaire, la réforme du secteur du sucre qui nous est présentée aujourd’hui aura des conséquences pernicieuses pour les pays pauvres en développement et les pays ACP, qui sont en train de perdre leur accès au marché ou qui reçoivent des prix inférieurs pour leurs produits. En ce qui me concerne, toute réforme agricole qui nuit aux pays en développement est une mauvaise réforme.
De plus, cette réforme assène un coup mortel aux revenus des milliers d’agriculteurs et de travailleurs de l’industrie du sucre, et l’absence d’un plan social convenable afin d’atténuer cet effet fait de cette réforme un exercice qui n’a aucune valeur.
Pour finir, cette réforme n’apporte absolument rien au contribuable européen parce qu’elle est budgétairement neutre. Compte tenu de ces trois observations, nous pouvons résumer en disant que cette réforme est un désastre. Il ne fait aucun doute que le régime du sucre européen doive être réformé, mais cette réforme ne doit pas profiter qu’à de grands producteurs alimentaires.
Andrzej Tomasz Zapałowski (IND/DEM ).
- Madame la Présidente, le débat d’aujourd’hui a soulevé de nombreuses interrogations, notamment concernant l’impact qu’aura la réforme sur les nouveaux États membres. La question que nous devrions nous poser est de savoir si quelque chose d’extraordinaire est arrivé au commerce international du sucre ou à la production de sucre au cours des deux années qui ont suivi le dernier élargissement de l’UE, quelque chose qui puisse justifier un tel changement du régime du sucre, et la réponse à cette question est «non».
Je pose cette question, car les conséquences de cette réforme affecteront surtout les nouveaux États membres. Il n’est pas rare que les agriculteurs de ces pays aient investi toutes leurs économies dans leur exploitation, même s’ils n’ont pas été traités de manière équitable. Je voudrais rappeler à cette Assemblée que les agriculteurs des anciens États membres de l’UE reçoivent trois fois plus de subventions agricoles que ceux des nouveaux États membres. L’élaboration de cette réforme a indubitablement pris plusieurs années, ce qui signifie que l’opinion publique dans les nouveaux États membres a été intentionnellement induite en erreur, voire trompée, au moment de l’adhésion.
La mise en œuvre de cette réforme sera une preuve supplémentaire que l’idée de solidarité européenne et d’assistance véritable envers les nouveaux États membres est une illusion. Offrir une assistance véritable signifie donner aux nouveaux États membres une chance réelle de développer leur économie au lieu de leur octroyer des subventions à court terme. Un ou plusieurs pays peuvent être mis en minorité, mais l’opinion publique polonaise s’oppose à une réforme de ce genre et proteste contre le fait qu’elle soit constamment dupée. Moi aussi, je serais ravi de me passer d’une UE qui suit ces principes.
Gintaras Didžiokas (UEN ).
- Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs, je tiens tout d’abord à remercier le rapporteur, M. Fruteau, pour le travail d’une portée considérable qu’il a accompli. Le sucre a toujours été et restera, je crois, un produit stratégique. Dès lors, les luttes incessantes concernant les règles et règlementations relatives à la production et au commerce du sucre ne sont pas fortuites.
Nous ne devons pas oublier qu’une part considérable de l’économie de l’UE est liée à ce produit, de l’agriculture à l’industrie, et emploie de nombreuses personnes dans tous les secteurs. Ces personnes créent une grande partie du PIB. Elles gagnent leur vie, subviennent aux besoins de leur famille et élèvent leurs enfants. Par conséquent, en appliquant les réformes, nous n’avons pas le droit de négliger ces gens, nos concitoyens. Nous ne pouvons pas ignorer leurs intérêts ou permettre que leurs emplois et leurs revenus soient menacés. Et c’est exactement cette menace que je perçois.
Il est regrettable que la Commission, lorsqu’elle a présenté la proposition, ait fait peu de cas de l’avis formulé par le Parlement européen. La commission de l’agriculture et du développement rural et le rapporteur ont tenté d’améliorer la proposition, mais je ne suis pas sûr qu’ils y soient tout à fait parvenus. J’ai tendance à penser que la réforme sert davantage les intérêts des pays en développement et des sociétés multinationales qui se cachent derrière, ou les grandes entreprises, que ceux de la population la plus vulnérable de la Communauté européenne, c’est-à-dire les agriculteurs, les travailleurs des usines et, de façon plus générale, les résidents des zones rurales. Par conséquent, je suis d’avis que la proposition présentée, bien que largement améliorée par la commission de l’agriculture, est inappropriée, injuste et pas assez réfléchie. Elle frappera de plein fouet les millions de résidents des zones rurales, qui vivent déjà dans la pauvreté.
La Présidente.
- Monsieur Didžiokas, vous parlez et lisez vos discours bien trop vite, et vous n’êtes pas le seul. Les interprètes ne peuvent pas suivre votre rythme, c’est du temps perdu. Votre message passerait mieux si vous parliez soit plus lentement soit sans avoir préparé votre intervention.
Andreas Mölzer (NI ).
- Madame la Présidente, depuis 1968 déjà, l’Europe veut s’assurer qu’elle est capable de satisfaire ses propres besoins en sucre; autrement dit, qu’elle est à même de satisfaire à la demande grâce à sa propre production lorsque c’est possible. Malgré toutes ces bonnes intentions, tout est allé de travers et a commencé indubitablement à créer des problèmes.
Nos producteurs de betteraves sucrières n’ont tout simplement aucune chance de concurrencer le climat chaud et les bas salaires des tropiques - même s’il faut rappeler, bien sûr, que notre sucre n’est pas produit par brûlis ni en faisant travailler des enfants et qu’il n’est pas transporté autour du monde, ce qui préserve sans aucun doute l’environnement également.
Permettre aux producteurs de betteraves de produire des excédents encore plus importants et de les vendre sur le marché international à des prix subventionnés, pour ainsi dire, et les mettre donc en concurrence avec tous ceux qui peuvent en fait produire du sucre moins cher, a créé un système qui était voué tôt ou tard à l’échec. Toutefois, au lieu de mettre en place une réglementation progressive et sensible pour éviter que le pire ne se produise, la réponse a été de détourner le regard pendant des décennies.
Le comble semble avoir été l’accord avec les pays ACP sur la réexportation de leur sucre, qui a été subventionnée à hauteur de 800 millions d’euros. Il s’agit là d’une forme très particulière d’aide au développement. Auparavant, les exportations de sucre subventionnées en provenance de l’UE étaient considérées comme immorales. Aujourd’hui, elles sont illégales.
Par conséquent, nous devrons travailler d’arrache-pied pour garantir que nos agriculteurs, nos usines sucrières et les travailleurs de ces usines sortent indemnes, dans la mesure du possible, de cette pagaille dans laquelle nous nous sommes mis.
La Présidente.
- La séance est suspendue jusqu’à 21 heures.
Le Président.
- J’appelle l’heure des questions (B6-0676/2005).
Nous allons examiner une série de questions à la Commission.
Interpol, organisation remarquable et particulièrement utile ayant son siège sur le territoire de l’Union européenne, dispose d’un certain nombre de banques de données - documents volés, œuvres d’art volées, criminels recherchés, empreintes digitales, etc. Ces banques de données sont accessibles aux services de police du monde entier.
La Commission considère-t-elle que l’exploitation de ces banques de données est entièrement conforme à la législation communautaire sur la protection des données personnelles?
Franco Frattini,
. - La Commission soutient la coopération entre Interpol et les États membres européens, ainsi que les organes communautaires tels qu’Europol. Parallèlement, comme l’indique la proposition de position commune du Conseil relative au transfert de certaines données à Interpol adoptée par la Commission en 2004, il faut respecter les règles applicables en matière de protection des données.
Cette nécessité a été confirmée par la position commune du Conseil du 24 janvier 2005 relative à l’échange de certaines données avec Interpol, qui concerne notamment les passeports perdus ou volés. La position commune souligne que les conditions d’échange doivent être convenues avec Interpol afin de veiller - et je voudrais insister là-dessus - au respect des principes de protection des données, qui forment la base de l’échange de données au sein de l’Union, notamment s’agissant de l’échange et du traitement automatique de ces données.
J’ajouterais que le contrôle des données personnelles par Interpol doit être fondé sur les règles de contrôle des informations et de l’accès aux fichiers d’Interpol. Ces règles prévoient notamment une commission de contrôle des fichiers d’Interpol et régissent la composition, le rôle et les prérogatives de cette commission. L’actuel président de la commission est M. Hustinx, qui est également à l’heure actuelle le contrôleur européen de la protection des données.
Bill Newton Dunn (ALDE ).
- Je voudrais poser une question complémentaire. Je tiens à remercier le commissaire pour sa réponse très consciencieuse et, bien que je prenne des cours d’italien, j’apprécie le fait qu’il se soit exprimé dans son très bon anglais.
Il s’agit d’une réponse compliquée, et donc difficile à comprendre. Quoi qu’il en soit, j’ai remarqué qu’il a fait référence à la position du Conseil de janvier 2005 relative aux passeports volés, ce qui est tout à fait dans les règles. Toutefois, je me demande s’il pourrait me garantir que la position du Conseil couvre de manière satisfaisante également les autres bases de données que j’ai mentionnées: sur les œuvres d’art, les criminels recherchés et les empreintes digitales?
Franco Frattini,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je remercie également M. Newton Dunn d’avoir posé cette question complémentaire. Le Conseil a établi des lignes directrices très claires et la Commission contrôlera le respect de ces règles, qui s’appliqueront à toutes les bases de données sur lesquelles Interpol travaille. Je fais référence, notamment, à certains principes clés concernant la protection des données: qui est habilité à accéder aux données, dans quels buts spécifiques et préétablis, combien de temps les données peuvent-elles être conservées et, surtout, qui sera habilité à les utiliser et dans quelles circonstances.
Comme vous le savez, nous avons récemment présenté un projet de décision-cadre sur la protection des données au titre du troisième pilier. Il s’agit de la toute première proposition de ce type et elle élargit le domaine de la protection des données dans le contexte de la coopération policière.
Le Président.
- J’appelle la
Les conclusions de la dernière conférence (novembre 2005) des ministres de l’environnement des pays méditerranéens dressent un tableau extrêmement préoccupant de la situation en ce qui concerne les ressources en eau disponibles et leur gestion dans la région. Elles signalent en particulier que 50 % des zones humides ont disparu, ce qui a des répercussions négatives sur la flore et la faune de l’ensemble de la région. On estime par ailleurs que 60 % seulement des régions agricoles des côtes méridionales de la Méditerranée ont accès à une eau potable sûre.
Eu égard à ces données et compte tenu des estimations des scientifiques selon lesquelles, dans l’avenir, 38 % de la population de la région méditerranéenne vivront dans des zones où l’eau sera insuffisante, la Commission entend-elle prendre des initiatives concrètes dans le cadre de la coopération euro-méditerranéenne pour traiter ce phénomène en commun avec les pays partenaires, en prenant pour modèle la directive sur la politique de l’eau (directive 2000/60/CE établissant un cadre pour une politique communautaire dans le domaine de l’eau(1))? Étant donné que, dans le cadre du SMAP (Programme d’actions prioritaires à court et à moyen terme en matière d’environnement), la gestion de l’eau, mais aussi celle des déchets, constituent un domaine prioritaire, la Commission dispose-t-elle d’une évaluation des actions et programmes qui ont été réalisés dans ce domaine? A-t-elle l’intention de promouvoir, dans le cadre de ce programme, de nouvelles actions et initiatives?
Stavros Dimas,
. - Monsieur le Président, la gestion des ressources en eau dans la région méditerranéenne est un défi pour nous tous, tant du point de vue de la qualité que de la disponibilité de l’eau. Le problème des pénuries d’eau dans la région méditerranéenne s’aggrave en raison, d’une part, de l’accroissement de la demande d’eau dans certains secteurs et certaines régions et, d’autre part, des effets du changement climatique.
En ce qui concerne le changement climatique, je voudrais signaler que du point de vue scientifique il est difficile d’affirmer que les cas isolés de sécheresse y sont directement liés. Néanmoins, nous savons que le changement climatique contribue à la survenue de phénomènes plus graves qui se produisent de plus en plus régulièrement et touchent des zones géographiques plus vastes.
La Commission a demandé au Centre commun de recherche de l’UE un rapport qu’elle a maintenant reçu, concernant les liens entre le changement climatique et l’eau, les pénuries d’eau et les sécheresses.
En général, la protection de nos ressources hydriques est l’une des priorités de la politique environnementale de l’Union européenne. En effet, avec la directive-cadre sur l’eau, l’Union européenne a radicalement restructuré sa politique dans ce secteur. Nous avons ainsi envoyé un message politique bien au-delà du territoire de l’Union.
L’un des principes fondamentaux de la politique de l’Union européenne dans le secteur de l’eau est la coopération entre les régions de divers États membres qui partagent des ressources hydriques communes. À cette fin, l’action dite «initiative européenne pour l’eau» a été adoptée, et dans ce cadre l’Union européenne et ses États membres ont entrepris d’atteindre les objectifs du millénaire en ce qui concerne le secteur de l’eau.
Dans la foulée, la Commission a lancé une procédure conjointe associant la directive-cadre et l’initiative européenne pour l’eau. Cette procédure est dirigée par la Grèce pour la partie de l’initiative concernant la Méditerranée. Cette coopération a pour but de faciliter l’application de politiques de bonne administration des ressources hydriques dans les pays méditerranéens, en adhérant aux principes de la directive-cadre communautaire sur l’eau.
En conséquence, dans le cadre d’une coopération entre les États membres de l’Union européenne et les pays tiers méditerranéens, des groupes de travail ont été formés, dont l’un s’occupera de la question des pénuries d’eau. Des lignes directrices s’adressant aux pays de l’Union européenne et aux autres pays méditerranéens seront formulées pour la fin de cette année. Des mesures seront également proposées pour prévenir et gérer les pénuries d’eau et la sécheresse.
L’eau est l’une des priorités du programme d’actions environnementales à court et à moyen terme (connu sous le sigle SΜΑΡ), qui est appliqué au niveau régional. Le programme inclut le contrôle des actions du SMAP, la plupart desquelles faisant l’objet de rapports. Une évaluation approfondie du programme sera effectuée cette année et les résultats seront mis à votre disposition.
À ce jour, la mise en œuvre du SΜΑΡ s’avère positive et contribue à la promotion et à l’échange d’expériences et de meilleures pratiques, surtout dans le secteur de l’eau. Deux des huit projets du programme SΜΑΡ 2, qui couvrait la période 2000-2005, étaient dotés d’une contribution communautaire de 6,2 millions d’euros et concernaient directement la gestion de l’eau.
La prochaine génération du programme SΜΑΡ, SΜΑΡ 3, sera centrée sur la préparation de plans globaux de gestion des zones côtières; une assistance technique sera mise à la disposition des gouvernements des États membres. Plusieurs plans relatifs à SMAP 3 en sont déjà au stade de la signature et leur mise en œuvre devrait durer trois ans à compter de janvier 2006.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE ).
- Monsieur le Commissaire, merci beaucoup pour les informations que vous m’avez données dans votre réponse concernant la politique de l’UE pour ses 25 membres et sa coopération avec les pays tiers en vue d’atteindre les objectifs de développement du millénaire, en particulier dans le bassin méditerranéen.
Je voulais vous demander si vous disposez actuellement d’informations plus détaillées et plus spécifiques sur la question des lignes directrices que la Commission européenne publiera au sujet des investissements publics et privés dans le cadre de Barcelone II, car le secteur de l’eau est un secteur très important pour la qualité de la vie et le développement équitable auquel nous voulons parvenir dans le bassin méditerranéen.
Stavros Dimas,
. - Pour être plus précis, je dois dire tout d’abord que nous disposons de divers moyens de financement pour les pays de l’Union européenne et pour les pays voisins. Les principaux sont le Fonds de cohésion, le Fonds de développement régional, le Fonds de développement rural, etc. Toutefois, il y a également de l’argent pour les pays voisins.
Tout cela dépend, bien entendu, de l’avancement de la procédure d’adoption des perspectives financières 2007-2013 par le Parlement européen et le Conseil.
Dans le cadre de l’initiative européenne sur l’eau, nous avons aussi mis au point une série de mesures destinées aux pays européens et méditerranéens voisins, notamment l’initiative sur l’eau en Méditerranée et toute une série de directives sur les meilleures pratiques, qui recevront, bien sûr, un soutien financier adéquat.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE ).
- Monsieur le Commissaire, dans son rapport 2004, l’agence européenne pour l’environnement indiquait qu’en Europe la température avait augmenté d’un degré par rapport à la moyenne du reste du monde. La Commission a-t-elle envisagé l’établissement d’un centre européen de surveillance de la sécheresse?
Les incendies dévastateurs sont une autre conséquence de la sécheresse. La Commission a-t-elle envisagé une aide financière pour prévenir les incendies et atténuer leurs effets dans les zones rurales concernées?
Stavros Dimas,
. - En effet, dans un rapport qu’elle a produit il y a deux mois, l’agence européenne pour l’environnement indique et souligne que les priorités environnementales pour la zone méditerranéenne incluent la sécheresse et la prévention et la gestion des sécheresses et des pénuries d’eau qui frappent des pays tels que le Portugal et l’Espagne, particulièrement cette année.
En ce qui concerne la sécheresse au Portugal et en Espagne, le Fonds de cohésion de l’Union européenne a fourni des fonds pour adapter et soutenir les mesures déjà financées il y a quelque temps afin de faire face à des phénomènes climatiques similaires.
En ce qui concerne les mesures à long terme, l’Union européenne octroiera à l’Espagne plus de 1 300 millions d’euros pour soutenir le nouveau plan espagnol de gestion et d’utilisation de l’eau. À l’avenir, une attention spéciale sera portée aux mesures de prévention et de gestion de la sécheresse et des pénuries d’eau.
Je dois rappeler aussi que l’agence pour l’environnement souligne dans son rapport que d’autres dangers émergents, tels que des changements de températures et les pluies, menacent la zone de la Méditerranée, notamment les écosystèmes, ce qui aura diverses conséquences.
Paul Rübig (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, cet après-midi nous avons discuté de la sécurité de l’approvisionnement énergétique avec le commissaire Piebalgs. Quel rôle, d’après le commissaire, cette directive-cadre sur l’eau jouera-t-elle en matière d’énergie renouvelable, laquelle représente, à l’évidence, une future stratégie fondamentale pour la sécurité de notre approvisionnement énergétique?
Stavros Dimas,
. - L’énergie renouvelable est l’une de nos priorités pour le moment. Nous disposons d’un livre vert sur l’énergie renouvelable, qui nous tentons de promouvoir par différents moyens. Nous disposons également d’objectifs pour l’Union européenne pour 2002 et 2020. Nous ne les avons pas encore atteints, mais nous espérons y parvenir au travers des divers moyens et diverses mesures que nous proposons. À cet effet, nous disposons de la deuxième phase du programme européen sur le changement climatique, qui promeut les sources d’énergie renouvelables, et nous proposons toute une série de mesures de soutien à ces sources.
Parallèlement, la Commission se penche actuellement sur une stratégie concernant les biocarburants, qui non seulement apportent une solution de garantie des ressources énergétiques au sein de l’Union européenne, mais répondent aussi aux problèmes auxquels les agriculteurs seront confrontés en conséquence de la nouvelle politique agricole, limitent l’émission de gaz à effet de serre et résolvent d’autres problèmes environnementaux.
Le Président.
- J’appelle la
La Commission peut-elle faire état de l’action qu’elle a entreprise en réponse à la résolution adoptée le 15 janvier 2004 par le Parlement européen sur la mise en œuvre de la directive 96/71/CE(2)relative au détachement de travailleurs dans le cadre de la fourniture de services (P5_TA(2004)0030), dans laquelle le Parlement considérait qu’il ressort des expériences menées à ce jour que les normes impératives de travail visées par la directive dans le domaine de la libre circulation des services et de la prévention du dumping social n’ont à ce jour pas été concrètement mises en œuvre, et plus particulièrement au point 10, dans lequel le Parlement invitait la Commission à soumettre des propositions destinées à simplifier et compléter la directive existante afin d’en améliorer la mise en œuvre et l’application dans la pratique et de mieux répondre à ces objectifs, et au point 14, qui invitait la Commission à soumettre un second rapport au Parlement et au Conseil sur la mise en œuvre de la directive, au plus tard avant la fin de l’année 2004?
Vladimír Špidla,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, la Commission attache une grande importance à la résolution du Parlement sur la mise en œuvre par les États membres de la directive 96/71/CE relative au détachement de travailleurs dans le cadre de la fourniture de services. Les partenaires sociaux de tous les secteurs ont été impliqués dans les discussions sur la résolution et ont été invités à fournir des informations sous la forme de réponses à un questionnaire détaillé. Ce dernier a été transmis aux organes administratifs des États membres, conformément à la procédure de suivi de toutes les résolutions du Parlement. La Commission a soutenu un projet de recherche mené par la fédération européenne des travailleurs du bâtiment et du bois sur l’impact, dans la pratique, de la directive sur le détachement de travailleurs; le projet s’est conclu par une conférence. Le résultat final a été un projet de deuxième rapport sur la mise en œuvre de la directive 96/71/CE, qui couvre les mêmes questions que la résolution du Parlement. Les services de la Commission sont en train de finaliser ce projet de rapport, qui sera adopté prochainement. La Commission a joué un rôle actif, tant dans la mise en œuvre dans la pratique de la directive que dans l’amélioration de la coopération dans le domaine de la fourniture d’informations, en travaillant avec un groupe de spécialistes des États membres.
Ce groupe de travail a entre autres produit un code de conduite, des lignes directrices pour la coopération et des documents multilingues pour les échanges informels d’information. Ces derniers ont pour but de faciliter la communication entre les points de contact et les organes de contrôle. En outre, un site web spécifique sur le détachement des travailleurs a été lancé; il contient des informations clés en trois langues sur le cadre juridique régissant le détachement de travailleurs et des liens vers les documents et sites web correspondants créés par les États membres et couvrant les problèmes relatifs au détachement de travailleurs. Le site web permet également au public d’accéder à une liste de points de contact et d’organes de contrôle, ce qui signifie que les organismes officiels et les personnes peuvent trouver les points de contact appropriés dans les différents États membres.
J’ai appris que la commission de l’emploi et des affaires sociales a décidé de préparer un rapport d’initiative sur l’impact de la directive 96/71/CE sur le détachement de travailleurs dans le cadre de la fourniture de services. Une audition sur ce rapport aura lieu le 26 janvier 2006. Je ne manquerai pas de m’informer sur les résultats de cette audition et je serais très heureux de pouvoir coopérer avec le Parlement au sujet de cette question clé.
Proinsias De Rossa (PSE ).
- Je vous remercie pour votre réponse, Monsieur le Commissaire Špidla. Pourriez-vous préciser si le rapport, qui est finalisé selon vous, est le rapport du 15 novembre 2005 qui a déjà été distribué sous la forme de projet aux partenaires sociaux? Si oui, le distribuerez-vous aux députés du Parlement européen, notamment au sein de la commission de l’emploi et des affaires sociales?
Convenez-vous qu’il ressort de l’expérience acquise à ce jour avec la directive relative au détachement de travailleurs que des amendements sont nécessaires afin de clarifier son application s’agissant des services provenant de pays tiers, tels que la Turquie, et de certains autres États membres? Je songe notamment à l’affaire Vaxholm-Laval, qui pose clairement problème selon moi pour l’application de la directive.
Enfin, pouvez-vous mentionner les statistiques dont vous disposez concernant le nombre de travailleurs détachés et d’inspecteurs du travail dans les divers États membres et l’efficacité de ces inspecteurs?
Vladimír Špidla,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, en fait, le document auquel M. De Rossa fait référence est le rapport que j’ai mentionné. Le document qui a été distribué aux partenaires sociaux est le texte original sur lequel nous travaillons encore et nous supposons qu’il sera discuté avec le Parlement.
J’en viens maintenant à la question des statistiques. Des informations statistiques seront incluses dans le rapport, bien que certains détails doivent encore être finalisés, car l’interprétation des données statistiques est toujours une tâche extrêmement complexe. Pour le moment, la Commission ne pense pas que la directive ait besoin d’un quelconque amendement législatif. Ce qui est nécessaire, par contre, c’est améliorer la mise en œuvre de la directive dans la pratique, et j’ai donné un aperçu de certaines des mesures que la Commission a déjà prises à cette fin.
Andreas Schwab (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je suis très reconnaissant au commissaire pour ses réponses claires. Ai-je raison de présumer qu’il ne considère pas la fixation de quotas pour les travailleurs des pays tiers comme la bonne voie à suivre pour le marché intérieur européen; et que, lorsqu’il travaillera sur les propositions de révision de la directive relative au détachement des travailleurs, il tiendra compte résolument de l’étude française qui conclut que le système existant prévu par la directive ne fonctionne pas dans les États membres?
Vladimír Špidla,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je dois reconnaître que je n’ai pas pu identifier le rapport auquel M. Schwab faisait référence sur la base de la citation qu’il a utilisée. Je serai en mesure de donner une réponse plus précise quand j’aurai vérifié moi-même cette citation.
L’accès des travailleurs des pays tiers est une politique inscrite dans la législation de l’UE, qui s’applique à tous les États membres. Si M. Schwab souhaite discuter de manière plus approfondie des amendements aux règles relatives aux travailleurs des pays tiers, je serais naturellement très heureux de le faire.
Jan Andersson (PSE ).
- Je voudrais remercier le commissaire pour sa réponse. Je suis heureux d’apprendre que la Commission coopérera avec la commission de l’emploi et des affaires sociales maintenant que nous étudions la question dans un rapport d’initiative relatif à la directive sur le détachement de travailleurs. Il ressort en effet - surtout de l’interprétation faite par la Commission de divers points se rapportant à l’affaire Vaxholm - que la directive relative au détachement de travailleurs est loin d’être aussi claire qu’on pourrait le souhaiter.
Le but est, bien entendu, de faire en sorte que les travailleurs détachés soient autorisés à travailler dans des conditions à peu près identiques à celles des travailleurs du pays où ils sont détachés. Ma question est la suivante: cette directive est-elle adaptée à tous les modèles de marché du travail dans l’UE ou seulement à ceux régis par une législation et des conventions collectives déclarées universellement applicables? Pensez-vous qu’elle soit adaptée au modèle scandinave, qui implique des conventions collectives qui ne sont pas déclarées universellement applicables et prévoit des négociations distinctes avec chaque entreprise? Ou faut-il introduire un changement qui fera que ce modèle particulier de marché du travail est également inclus?
Vladimír Špidla,
. - Aucune dérogation n’a été prévue pour aucun des systèmes des États membres quand cette directive a été débattue et adoptée et elle est donc universellement applicable. Je comprends très bien que l’interprétation de la directive soit parfois loin d’être simple, étant donné qu’elle inclut un concept global de l’Union européenne et couvre l’ensemble des différentes formes de relations de travail.
En ce qui concerne l’approche fondamentale de la Commission en la matière, vous savez sans doute que l’affaire Laval est en instance devant la Cour de justice européenne, donc je n’ai pas d’autre choix que de dire que ce serait une erreur de ma part d’adopter une position spécifique. D’un point de vue général, je peux dire qu’en principe les commentaires de la Commission ne devraient remettre en cause aucun modèle social, en soi, d’aucun État membre. Cependant, ils doivent sans aucun doute défendre le principe selon lequel les libertés économiques inscrites dans le Traité peuvent être combinées aux divers modèles sociaux. Autrement dit, la directive visait initialement à protéger les travailleurs détachés à un niveau approprié pour un État membre donné. L’interprétation peut s’avérer problématique dans certains cas, comme je l’ai dit auparavant, mais c’est le principe qui sous-tend la directive et qui s’applique à tous les États membres.
Proinsias De Rossa (PSE ).
- Monsieur le Commissaire, pourriez-vous simplement expliquer, pour moi, pourquoi, concernant l’affaire Vaxholm, vous n’êtes pas en mesure de faire des commentaires? La Commission n’est-elle pas en réalité autorisée à faire part de son avis à la Cour de justice européenne sur les aspects en jeu dans cette affaire, voire tenue de le faire? N’a-t-elle pas été invitée par la Cour à le faire?
Le Président.
- Monsieur De Rossa, bien qu’il ne s’agisse pas à proprement parler d’une motion de procédure, si M. Špidla est en mesure de répondre à cette question en 15 secondes, je lui donne la parole.
Vladimír Špidla,
. - Comme vous le savez et comme je l’ai dit il y a quelques minutes, l’affaire Laval est en instance devant la Cour de justice européenne et les services de la Commission sont en train de préparer les commentaires de la Commission. En principe, ces derniers ne devraient remettre fondamentalement en cause aucun modèle social d’aucun État membre. Cependant, ils doivent immanquablement défendre le principe selon lequel les libertés économiques inscrites dans par le Traité peuvent être combinées aux divers modèles sociaux.
Comme certains orateurs précédents l’ont déjà fait observer, il ne doit pas y avoir de contradiction entre les deux objectifs consistant à favoriser une concurrence économique équitable et à garantir la protection des travailleurs. Il va de soi que tout modèle social mis en œuvre doit être pleinement conforme aux objectifs et principes fondamentaux de la législation communautaire, surtout lorsqu’il s’agit de principes tels que la légitimité de l’objectif, la justification objective et la proportionnalité.
Mesdames et Messieurs, la Commission prépare actuellement un avis qui fera partie de la procédure introduite devant la Cour de justice européenne. Comme je l’ai déjà dit, il m’est impossible à ce stade d’entrer dans les détails et ce serait une erreur de ma part de le faire.
Le Président.
- J’appelle la
Quelles répercussions la Commission attend-elle de l’harmonisation de l’imposition directe des entreprises qu’elle projette d’opérer sur la stabilité de la croissance économique et l’emploi, en particulier dans les régions sensibles des États membres peu peuplés?
László Kovács,
. - Je vous remercie pour la question. En guise de réponse, je peux affirmer que la Commission n’a absolument pas l’intention d’harmoniser l’imposition directe des entreprises.
Comme le souligne la communication de la Commission du 25 octobre 2005 relative à la contribution des politiques fiscales et douanières à la stratégie de Lisbonne, la Commission entend effectuer les travaux préparatoires nécessaires en vue d’une assiette de l’impôt commune consolidée au cours des trois prochaines années, avec comme objectif de présenter un acte législatif communautaire d’ici 2008. La Commission n’a pas l’intention de proposer un taux d’imposition harmonisé des entreprises, qui fait simplement partie du domaine général que nous souhaitons harmoniser.
Concernant les régions sensibles des États membres moins peuplés, il ne faut pas oublier qu’au titre des règles communautaires en matière d’aides d’État, les États membres doivent remplir des conditions strictes pour pouvoir appliquer des régimes fiscaux préférentiels aux entreprises qui investissent dans des régions bénéficiant d’aides, et ce dans le respect des lignes directrices nationales en matière d’aides d’État à finalité régionale visant à promouvoir le développement économique de certaines régions défavorisées de l’Union européenne. Les règles en matière d’aides d’État restent applicables à toute action de l’État pouvant s’inscrire dans le cadre d’une initiative d’assiette de l’impôt commune consolidée. Les travaux préparatoires de la Commission n’en sont pas encore au stade d’examen de l’impact d’une assiette de l’impôt commune consolidée sur les différentes régions au sein des États membres. Toute proposition législative de la Commission à la suite de ces travaux sera dans tous les cas accompagnée de l’évaluation d’impact qui s’impose.
Par ailleurs, je voudrais souligner que l’assiette de l’impôt commune consolidée a été identifiée comme étant un important outil d’aide de la Communauté pour atteindre les objectifs de Lisbonne. Elle contribuera à réduire les frais de mise en conformité et à encourager les activités transfrontalières, qui entraîneront une hausse de la croissance économique, de l’emploi et de la compétitivité dans l’ensemble de l’Union européenne.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE ).
- Monsieur le Commissaire, votre réponse me satisfait totalement. Je voudrais vous demander votre avis sur la question des petites et moyennes entreprises, à savoir: est-ce que la Commission en tiendra compte en tant que groupe spécial parmi les entreprises européennes dans leur ensemble.
László Kovács,
. - Ma réponse est résolument «oui». La Commission considère que les PME forment un groupe spécifique qui doit être soutenu, car il procure un grand nombre d’emplois. Selon moi, l’assiette de l’impôt commune consolidée des entreprises accordera un avantage spécifique aux PME, qui se trouvent dans une situation moins favorable que les multinationales. Par conséquent, s’il est un groupe qui bénéficiera de cette assiette de l’impôt, ce sont les PME.
Le Président.
- J’appelle la
L’arrêt que vient de rendre la Cour de justice des Communautés européennes en faveur de l’entreprise Marks [amp] Spencer, laquelle avait demandé aux autorités britanniques de bénéficier d’un allégement fiscal pour pertes subies par des filiales du groupe dans d’autres pays européens, crée une situation nouvelle et aura des conséquences importantes pour les recettes que l’État tire de l’impôt des sociétés.
Quand bien même l’arrêt reconnaîtrait aux États membres le droit de refuser l’abattement fiscal à la société mère, afin que les gouvernements nationaux ne pâtissent pas des pratiques de multinationales qui s’efforceront d’exploiter les lacunes de la législation fiscale dans le but d’accroître au maximum leurs profits, on peut penser que les États membres vont se faire la concurrence, dans un domaine nouveau, afin d’attirer les investissements. Quel commentaire cet arrêt de la Cour de justice inspire-t-il à la Commission? A-t-elle l’intention de prendre une initiative législative quelconque?
László Kovács,
. - Le 13 décembre 2005, la Commission s’est félicitée de l’arrêt de la Cour de justice dans l’affaire Marks [amp] Spencer, relative à la compensation des pertes transfrontalières. La Cour a interprété le principe de libre établissement pour la perception de compensations des pertes transfrontalières conformément à la logique et au principe du marché unique et d’une manière que la Commission approuve.
La Commission doit poursuivre ses efforts visant à éliminer tous les obstacles empêchant les entreprises de tirer pleinement profit des avantages du marché intérieur. C’est pourquoi la Commission entend présenter prochainement une communication dans laquelle elle fera part de son avis sur les compensations des pertes transfrontalières. Cette communication dépassera le cadre de l’affaire spécifique Marks [amp] Spencer et sera axée sur les aspects économiques.
La Commission est consciente qu’il s’agit d’un sujet difficile, car les États membres sont soucieux, à juste titre, de protéger leurs recettes fiscales, mais il est clair dans le même temps qu’elle ne peut accepter que des obstacles au marché intérieur continuent d’empêcher les entreprises d’investir et de créer de la croissance et des emplois conformément aux objectifs qu’elle a elle-même fixés dans le cadre de la stratégie de Lisbonne.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL ).
- Monsieur le Commissaire, vous n’avez pas répondu à ma question. L’affaire Marks [amp] Spencer met en lumière le dumping de la double imposition. Les taux et les approches en matière de fiscalité des entreprises multinationales ayant des sociétés mères et des filiales sur le territoire de l’Union européenne varient d’un État membre à l’autre.
Plutôt que de régler le problème, l’arrêt de la Cour de justice ne fait peut-être que le mettre en lumière. Je vous pose à nouveau la question: qu’est-ce que la Commission a l’intention de faire pour limiter l’évasion fiscale pratiquée par les grands groupes multinationaux et enrayer la perte de recettes publiques subie par les États membres?
A-t-elle l’intention de prendre une quelconque initiative législative? Sinon, pourquoi parlez-vous d’union économique et monétaire?
László Kovács,
. - L’interprétation faite par la Commission de l’arrêt de la CJCE dans l’affaire Marks [amp] Spencer est tout à fait conforme à l’arrêt. Le problème dans cette affaire était qu’alors que le droit britannique permet des compensations des pertes sur le marché britannique, il ne le prévoyait pas pour les entreprises ou filiales de Marks [amp] Spencer dans les autres États membres: l’une en Allemagne et l’autre en Belgique. L’arrêt de la CJCE, qui respecte le principe du marché intérieur, est favorable à Marks [amp] Spencer et la Commission est pleinement d’accord avec cette issue.
La Commission désire examiner avec soin les conséquences budgétaires de pareils arrêts et tenter de prendre l’initiative d’améliorer la coordination en matière de politique fiscale des États membres: il ne faut peut-être pas harmoniser, mais du moins coordonner, afin d’éviter de tels problèmes.
Pour conclure, je tiens à évoquer la première question concernant l’assiette de l’impôt commune consolidée des entreprises, qui résoudrait le problème. Comme je l’ai déjà dit, la difficulté tient à ce que, dans le meilleur des cas, si tout se passe bien et en douceur, nous ne pourrons pas présenter la proposition législative avant 2008, c’est-à-dire que nous disposons encore de deux ans pour trouver une solution provisoire.
Le Président.
- J’appelle la
La Commission a commandé au cabinet de consultants Wik une étude sur la libéralisation du marché des services postaux au sein de l’UE. Selon des articles parus dans la presse suédoise, celui-ci aurait émis les suggestions suivantes:
Aucun État membre ne doit pouvoir imposer aux opérateurs postaux l’application d’un tarif d’affranchissement unique. Les prix doivent être fixés librement, en fonction du marché, plutôt que d’être réglementés. Ainsi, il peut être meilleur marché d’envoyer un courrier d’un endroit à un autre au sein d’une grande ville, plutôt que d’une ville à une autre du même pays qui sont séparées par une grande distance. En outre, les dispositions relatives à la fréquence de distribution du courrier ne prévoient plus qu’une journée hebdomadaire au minimum, contre cinq journées actuellement.
Quelle est l’opinion de la Commission concernant la proposition susmentionnée? N’estime-t-elle pas que la suppression du tarif unique risque d’avoir des conséquences négatives pour les habitants des régions périphériques des pays à faible densité de population, tels que la Finlande et la Suède?
Charlie McCreevy,
. - L’étude du secteur évoquée par l’honorable députée a été commandée par la Commission en 2004 au cabinet de consultants Wik dans le cadre des travaux en cours visant à la libéralisation progressive du marché postal européen.
L’opinion exprimée dans cette étude est celle du consultant. L’étude n’est qu’un des nombreux éléments que la Commission prend en considération dans l’examen des diverses possibilités et de leurs éventuelles conséquences. En plus de la consultation régulière de parties prenantes et notamment d’une consultation publique en ligne en cours, cette étude sert en réalité de plate-forme pour lancer un débat transparent et ouvert sur les conditions de l’ouverture progressive à la concurrence sur le marché postal.
La Commission est d’avis que le consultant adopte cette approche concernant le prix unique et la fréquence de distribution parce qu’il tente de conférer plus de flexibilité à l’opérateur public postal afin de maintenir un service universel viable et efficace à long terme.
L’actuelle directive 97/67/CE relative aux services postaux, telle que modifiée par la directive 2002/39/CE, n’impose pas de prix unique, mais requiert une fréquence minimale de distribution de cinq jours par semaine.
La Commission assure à l’honorable députée qu’elle fera de son mieux sur tous les aspects de la réforme postale au sein de l’Union européenne, dont les thèmes mentionnés, pour établir le bon équilibre entre le degré d’harmonisation nécessaire au niveau communautaire et les conditions fixées au niveau national; un équilibre qui puisse refléter les différentes caractéristiques propres à chaque marché postal national.
Hélène Goudin (IND/DEM ).
- Merci, Monsieur le Commissaire. Je voudrais recevoir une réponse à ma question finale, à savoir: a-t-on réfléchi à ce que seraient les conséquences pour les habitants des régions à faible densité de population? Cela affecte peut-être principalement les pays nordiques, où foyers et villages sont à des kilomètres de distance les uns des autres.
Charlie McCreevy,
. - Comme je l’ai dit dans ma réponse, cette étude menée par des consultants sera simplement prise en considération par la Commission dans le cadre de sa réflexion. Ce rapport du consultant mentionné a pour objet d’informer la Commission et ne présage pas de sa décision définitive en la matière. L’honorable députée peut être assurée que cette étude fait simplement partie de nos délibérations d’ensemble et qu’elle n’engage en aucun cas la Commission à faire telle ou telle proposition.
Mairead McGuinness (PPE-DE ).
- Je suis ravie de pouvoir dire qu’il ne s’agit pas du seul élément pris en considération, car nombre d’entre nous utilisent les services postaux et souhaiteraient qu’ils soient assurés tous les jours au lieu d’une fois par semaine seulement. En outre, il existe également une certaine incertitude concernant la répartition des bureaux de poste à travers les zones rurales irlandaises et l’Europe rurale. Le commissaire peut-il donner l’avis de la Commission concernant ces services - autres que le courrier - offerts et indiquer quand la Commission est susceptible de prendre une décision afin de clarifier les choses?
Charlie McCreevy,
. - Comme l’honorable députée le sait peut-être, la Commission doit présenter un rapport avant la fin 2006 sur la direction que la libéralisation du marché postal doit prendre selon elle. L’ensemble des rapports rédigés et des consultations menées s’inscrivent dans le cadre de nos délibérations visant à parvenir à cette décision.
Comme le sait Mme McGuinness, la libéralisation du marché postal est en cours depuis quelque temps et c’est dans ce cadre que la Commission doit présenter son rapport sur la direction à prendre.
La question des services universels est un aspect essentiel des délibérations de la Commission. Il appartient bien entendu aux États membres de prendre leurs dispositions concernant les bureaux de poste dans les zones rurales comme bon leur semble et conformément à leurs propres besoins. Le rôle spécifique de la Commission est de tenir compte de ce problème dans la libéralisation du marché postal.
James Hugh Allister (NI ).
- Le commissaire promet-il qu’il ne tentera pas d’obtenir la mise en place d’un système qui accordera un service de seconde zone aux communautés rurales? Quelles mesures spécifiques envisage-t-il pour se protéger des entrepreneurs privés qui écrèment les aspects simples et rentables des services postaux et délaissent les résidants ruraux qu’ils considèrent comme des maillons faibles?
Concernant la déréglementation récemment adoptée au Royaume-Uni, le commissaire a-t-il un quelconque projet de la surveiller ou un commentaire à faire?
Charlie McCreevy,
. - Le point soulevé par l’honorable député sera pris en considération dans nos travaux de préparation des propositions qui seront présentées d’ici la fin 2006, quelles qu’elles soient. Et, oui, je suis parfaitement conscient de l’importance d’un service universel et en particulier de son importance dans les zones rurales de l’Europe.
Le Président.
- J’appelle la
Les services de santé risquent d’être exclus du champ d’application de la directive. Les patients ne pourront pas jouir des mêmes droits que les clients d’autres services (droit à l’information sur le prestataire, obligation de conclure une assurance responsabilité professionnelle). Les patients avaient déjà obtenu le droit au remboursement des dépenses de santé dans un autre État membre grâce à la Cour de justice. L’article 23 ne ferait donc qu’intégrer la jurisprudence dans les ordres juridiques nationaux et, grâce à une définition des soins hospitaliers, il garantirait également une meilleure protection juridique des patients.
Qu’ont fait les États pour intégrer dans leur législation les droits des patients au remboursement, par leurs systèmes d’assurance sociale, des soins de santé dispensés dans un autre État membre? Que compte faire la Commission pour protéger ces droits au cas où l’article 23 ne serait pas adopté?
Charlie McCreevy,
. - Comme l’honorable députée l’indique dans sa question, je confirme que l’article 23 de la proposition de directive relative aux services sur le marché intérieur inscrit dans la loi les droits existants en matière de mobilité des patients. La jurisprudence de la Cour de justice dispose que, sous certaines conditions, les patients ont droit à ce que les soins de santé reçus dans d’autres États membres soient couverts par la sécurité sociale de leur État membre. Les patients ont droit, sans autorisation préalable, au remboursement des soins non hospitaliers reçus dans d’autres États membres. Concernant les soins hospitaliers, il se peut que le patient soit tenu de disposer d’une autorisation préalable avant de se rendre à l’étranger pour y recevoir des soins. Les autorisations doivent être délivrées si les soins nécessaires ne peuvent être dispensés dans l’État membre du patient dans un délai médicalement justifiable.
Avant le dépôt de la proposition de directive, la Commission a mené une étude sur l’application des droits des patients dans les États membres. Il en est ressorti que les «les citoyens européens se heurtent à des obstacles non justifiés ou non proportionnés lorsqu’ils demandent, dans leur État membre de résidence, le remboursement de frais médicaux non hospitaliers exposés dans un autre État membre ou une autorisation de prise en charge dans le cas de prestations hospitalières».
Pour le citoyen ordinaire, le droit d’obtenir des soins dans d’autres États membres dont les frais seront pris en charge par sa propre sécurité sociale est probablement l’un des plus importants avantages du marché intérieur. C’est pour ces raisons que la Commission propose d’inclure les services de santé dans le champ d’application de la directive sur les services et de prévoir une disposition spécifique dans le cas où les frais médicaux sont encourus dans d’autres États membres.
En outre, la Commission participe activement aux travaux du groupe à haut niveau sur les soins médicaux transfrontaliers et la mobilité des patients, en vue de créer le meilleur cadre possible pour garantir et promouvoir les droits des patients dans le marché unique.
Ces travaux démontrent les avantages indéniables de la coopération entre les États membres en matière de santé et de soins médicaux, dont le remboursement n’est qu’un aspect. Plusieurs États membres sont préoccupés par les effets que les soins transfrontaliers et la mobilité des patients risquent d’avoir sur leur budget national en matière de santé.
En l’absence d’un cadre juridique clair, nous devrons continuer à nous baser sur la jurisprudence de la CJCE. Dans l’attente du vote de cette Assemblée sur la première lecture de la proposition de directive sur les services, il ne serait pas approprié de conjecturer sur la position de certains articles, mais je puis confirmer que lorsque les États membres imposeront des restrictions non justifiées ou non proportionnées, la Commission interviendra, notamment en lançant des procédures d’infraction.
Zuzana Roithová (PPE-DE ).
- (Je voudrais remercier le commissaire pour sa réponse bien réfléchie. Il a dit très justement que le fait que les frais de soins de santé encourus dans tout État membre sont une sécurité juridique est un avantage clé et d’une importance fondamentale pour la libre circulation des citoyens et des services au sein du marché intérieur européen.
Permettez-moi de poser une question en tant qu’ancienne ministre de la santé et directrice d’un grand hôpital universitaire. La Commission est-elle consciente du fait que la directive sur les services représente une occasion de taille de fixer des conditions précises et des dispositions juridiques concernant le remboursement des frais de soins de santé non urgents aux citoyens des 25 États membres, sans violer le principe de subsidiarité? En outre, est-elle consciente qu’il est déjà devenu intenable pour la Cour de justice européenne de continuer à agir en tant que garant et interprète de la législation sur cette question, ou qu’il soit possible qu’un tel rôle soit joué par un groupe à haut niveau qui s’engage dans des discussions permanentes, mais n’a pas de pouvoir législatif et ne peut assurer aucune sécurité juridique?
Charlie McCreevy,
. - Comme je l’ai dit dans ma réponse, l’inclusion des services de santé dans le champ d’application de la directive sur les services vise notamment à résoudre certains des problèmes soulevés par l’honorable députée. Toutefois, comme le sait l’honorable députée, le débat relatif à la directive sur les services au sein de la commission du marché intérieur et de la protection des consommateurs et dans d’autres commissions a fait apparaître d’autres problèmes, et la commission du marché intérieur a voté dans une direction particulière. Lors de la période de session du mois prochain aura lieu la première lecture de la directive sur les services au sein de l’Assemblée, au cours de laquelle des amendements seront débattus. Par conséquent, les parlementaires ont de nombreux points de vue contradictoires sur cette question et les gouvernements des États membres ont des points de vue contradictoires sur l’inclusion des frais médicaux dans le champ d’application de la directive sur les services.
Comme je l’ai dit à propos de cette question et de bien d’autres aspects liés à cette directive, je reste disposé à écouter les préoccupations et les avis de toutes les parties prenantes.
Charlotte Cederschiöld (PPE-DE ).
- Je tiens à remercier le commissaire pour son excellente réponse à la question de Mme Roithová et je me demande si la Commission pourrait apporter quelques éclaircissements sur ces questions en fournissant des données de base montrant que c’est un domaine où l’on pourrait obtenir une réelle valeur ajoutée. Je veux dire par-là que des soins transfrontaliers pourraient représenter une valeur ajoutée pour les citoyens, que nous pourrions obtenir de meilleurs soins de santé spécialisés et que les patients pourraient obtenir de meilleurs soins, de qualité supérieure, parfois pour un coût moins élevé mais surtout de manière plus efficace. Je suis parfaitement convaincue que la Commission pourrait présenter des données qui nous aideraient. Je me demande ce que la Commission pense de l’idée de favoriser un débat plus approfondi sur ces questions.
Charlie McCreevy,
. - Comme d’habitude, Mme Cederschiöld présente un argument irréfutable en sa faveur. Toutefois, comme je l’ai dit dans ma réponse à Mme Roithová, les avis divergent sur cette question. J’attends tout d’abord l’issue du vote du Parlement européen le mois prochain et les divers amendements proposés dans ce domaine et dans d’autres.
Il ne fait pas de doute que Mme Cederschiöld avance de très bons arguments, mais il existe d’autres avis également.
Le Président. -
J’appelle la
Les efforts déployés par la Commission européenne pour mettre progressivement en place un marché européen des équipements de défense plus transparent et ouvert vont dans la bonne direction, quelles que soient les singularités de ce secteur.
La procédure suivie jusqu’à présent est fondée d’une part sur la directive 2004/18/CE(3) et, d’autre part, sur l’article 296 du traité, qui prévoit la possibilité de dérogations. Dans quelle mesure la Commission a-t-elle l’intention, de manière transitoire, de définir plus précisément les critères d’application de l’article 296 concernant les dérogations, mais aussi les critères de contrôle et de suivi des procédures nationales en la matière?
Dans quelle mesure peut-on estimer que les dérogations, lorsque les autorités publiques appliquent une procédure de négociation avec des fournisseurs de leur choix, en ce qui concerne la fabrication de matériel à des fins de recherche, d’étude et d’expériences et la fourniture de matériel défensif par des personnes morales dans le capital desquelles la part de l’État est supérieure à 50 %, sont conformes aux conditions d’application de l’article 296 concernant les dérogations?
Charlie McCreevy,
. - La question de l’honorable députée peut être scindée en deux parties. La première question est de savoir si la Commission entend clarifier les critères régissant le recours à l’article 296 du Traité. La seconde, plus spécifique, concerne l’évaluation que fait la Commission des règles applicables aux contrats de recherche, d’étude et d’expériences dans le domaine de la défense.
Concernant la première question, nous avons récemment exposé les grandes lignes de nos propositions d’initiatives visant à améliorer la concurrence transfrontalière dans les marchés publics d’équipements de défense. Notre communication du 6 décembre annonçait l’adoption en 2006 d’une communication interprétative sur l’article 296 dans ce domaine, ainsi que le début des travaux préparatoires sur une éventuelle directive relative aux marchés publics d’équipements de défense. Ces initiatives sont fondées sur les résultats de la consultation lancée grâce au livre vert de 2004. La contribution du Parlement à ce débat, votée le 17 novembre, soutient explicitement l’initiative de la Commission.
La communication interprétative indiquera les conditions d’application de l’article 296 du Traité, qui permet aux États membres de déroger aux règles du marché intérieur et à la directive 2004/18 lorsqu’il y va des intérêts essentiels de leur sécurité. Cette disposition doit être appliquée au cas par cas et son interprétation est restreinte. Il appartient à l’État membre qui désire recourir à cette disposition d’apporter la preuve que la dérogation est justifiée et proportionnée par rapport à l’objectif poursuivi.
Une éventuelle directive coordonnerait les procédures des marchés publics d’équipements de défense dans les cas où la dérogation prévue à l’article 296 ne serait pas applicable ou si un État membre choisit de ne pas y recourir. Elle prévoirait de nouvelles règles, plus flexibles, en la matière, qui seraient mieux adaptées à la nature spécifique du secteur de la défense. L’adoption éventuelle par la Commission d’une proposition de directive dépend des résultats de l’évaluation d’impact qui sera menée en 2006.
La Commission n’est pas en mesure de commenter les faits évoqués par l’honorable députée dans la seconde partie de la question. L’article 296 du Traité doit être appliqué au cas par cas et en fonction des circonstances particulières de chacun de ceux-ci. Toutefois, je puis exposer brièvement les principes dont il convient de tenir compte lors de l’adoption de règles à appliquer.
D’une part, il convient de remarquer que les marchés publics à des fins de recherche, d’étude et d’expériences bénéficient de dérogations spécifiques sous certaines conditions au titre de la directive existante et de l’accord sur les marchés publics de l’Organisation mondiale du commerce. Les contrats de défense de ce type peuvent également bénéficier de dérogations dans le cadre du code de conduite défini par l’Agence européenne de défense concernant le domaine d’application de l’article 296.
D’autre part, la question de la part du capital social des contractants potentiels que détient l’État et les conséquences pour ce qui est des règles à appliquer ne relève pas de l’article 296: cet aspect est lié à la dérogation «interne», instaurée par la Cour de justice. Toutefois, selon cette jurisprudence, la dérogation ne s’applique que lorsque la part de l’État est de 100 %.
Katerina Batzeli (PSE ).
- Je voudrais tout d’abord remercier le commissaire pour sa réponse transparente et exhaustive à ma question.
Je pense que la préoccupation relative au problème de la transparence des marchés publics d’équipements de défense est une question qui concerne l’économie européenne en général, mais je rappelle l’explication du commissaire, qui affirme qu’il clarifiera la question des dérogations à l’article 296 du Traité sur la base de la décision pertinente de la Cour de justice, en particulier le stade de la procédure au cours de laquelle les marchés publics d’équipement de défense sont attribués.
Ce que nous avons besoin de savoir - et d’urgence -, c’est comment les États membres vont intervenir, par quel mécanisme de consultation, en ce qui concerne les marchés publics découlant de la recherche et des technologies.
Charlie McCreevy,
. - L’honorable députée, Mme Batzeli, nous rappelle les avantages de la transparence dans ce domaine particulier des marchés publics. Toutefois, comme elle le sait sûrement, l’article 296 garantit aux États membres une grande part de discrétion quant à la manière d’organiser ce type d’activités. J’espère que notre récente communication de décembre 2005 et nos projets en coopération avec toutes les parties prenantes permettront de libéraliser encore davantage ce secteur.
Glyn Ford (PSE ).
- Je pense qu’il importe de disposer d’un marché unique européen dans le secteur des marchés publics et de la production d’équipements de défense, qui est capital pour l’avenir de l’Union européenne. J’estime que la Commission a interprété l’article 296 avec une générosité et une largesse déraisonnables, du moins par le passé. Pourriez-vous nous dire si vous comptez restreindre son interprétation à l’avenir? Et surtout, si ce n’est pas le cas, la Commission procédera-t-elle à une évaluation des coûts de l’absence de marché unique dans le secteur de la défense, à savoir les frais des achats à l’étranger susceptibles d’avoir été effectués en interne et les frais dus à l’existence d’un marché de la défense morcelé et divisé en Europe, dans lequel la production se fait par lots et non en série?
Charlie McCreevy,
. - Je crois savoir que le total des budgets de défense dans l’Union s’élève à quelque 169 milliards d’euros, dont environ 82 milliards au titre des marchés publics. Par conséquent, comme l’honorable députée le sous-entend dans sa question, toute libéralisation de ce secteur de marché est susceptible de réduire considérablement le budget de défense de nombreux États membres, ce qui contribuerait grandement à l’assainissement des finances publiques de ceux-ci. Donc, il existe en effet un potentiel conséquent dans ce secteur.
Par ailleurs, si nous devons libéraliser encore davantage ce marché spécifique, il faut que les États membres coopèrent dans la manière de procéder. Je souhaite que ces faits soient inclus dans le compte rendu de cette Assemblée, simplement pour montrer le volume d’argent brassé dans ce secteur.
Le Président.
- Les questions n° 28 à 30 recevront une réponse écrite.
Quelle évaluation la Commission fait-elle de l’évolution qu’a connue l’Ukraine ces douze derniers mois et quelles stratégies a-t-elle élaborées pour l’année 2006 afin de rapprocher plus fortement de l’Union européenne ce pays important, tout à fait européen?
László Kovács,
. - Merci pour la question. La politique européenne de voisinage rapproche l’Ukraine de l’Union européenne et continuera de le faire. Notre coopération avec ce pays est une grande réussite. Le plan d’action de la politique européenne de voisinage adopté en février 2005 s’est avéré être un outil efficace indispensable pour encourager la réforme au travers d’une plus grande coopération politique et d’une intégration économique plus étroite entre l’Union et l’Ukraine.
À la suite de la révolution orange, on a observé de la part de l’Ukraine un regain de volonté à promouvoir sa coopération avec l’Union. On peut évaluer positivement la mise en œuvre du plan d’action par l’Ukraine au cours de 2005. Lors du sommet avec l’Ukraine en décembre 2005, le président Barroso a confirmé les progrès enregistrés par ce pays dans la réforme politique et économique. On observe des progrès dans les relations entre l’Union et l’Ukraine dans les domaines suivants: l’intégration économique, l’octroi par l’UE du statut d’économie de marché à l’Ukraine, la coopération dans les secteurs clés de l’énergie et des transports, un protocole d’accord en matière de coopération énergétique, la justice et les affaires intérieures, l’ouverture de négociations visant à faciliter la délivrance de visas en parallèle avec celles portant sur un accord de réadmission, ainsi que dans le domaine de la politique étrangère et de sécurité, à savoir le lancement de la mission d’aide communautaire à la gestion des frontières sur la portion de la frontière entre la Moldova et l’Ukraine longeant la Transnistrie.
Toutefois, l’Ukraine doit encore prendre des mesures importantes dans le cadre de la mise en œuvre du plan d’action, dans des domaines tels que l’état de droit et l’économie. Il s’agit de lutter contre la corruption, d’adopter la législation requise pour adhérer à l’OMC et d’améliorer le climat conjoncturel.
La Commission espère se fonder sur l’impulsion supplémentaire née du sommet - le premier avec un gouvernement ukrainien pleinement engagé en faveur de réformes - pour intensifier nos relations avec l’Ukraine. En février 2005, l’UE s’est engagée à entamer rapidement des consultations sur un nouvel accord renforcé entre l’UE et l’Ukraine dès que les grandes priorités politiques du plan d’action auront été atteintes. Cet engagement reste de mise et notre capacité à le concrétiser dépend de l’Ukraine et de sa persévérance dans les réformes en faveur de la résolution des problèmes en suspens. Les élections législatives de mars 2006 seront une mise à l’épreuve importante de l’engagement continu de l’Ukraine en faveur de la démocratie et seront capitales à l’ouverture de nouvelles perspectives dans nos relations avec ce pays.
Les relations futures seront fondées sur plusieurs conditions essentielles: la réussite de la réforme politique, le respect des libertés et des droits fondamentaux et l’adhésion de l’Ukraine à l’OMC, de manière à intégrer pleinement l’économie internationale. Cette démarche créera en outre des perspectives d’instauration d’une zone de libre-échange entre l’UE et l’Ukraine.
L’avenir se déroulera dans un partenariat étroit avec l’Ukraine, fondé sur des valeurs communes et l’objectif d’intégration économique, ainsi que sur le renforcement de la coopération dans toute une série de domaines. La politique d’évolution constante et d’avancées communes et continues, à petits pas, dans les relations entre l’UE et l’Ukraine a porté ses fruits au cours de l’année écoulée depuis la révolution orange et nous permettra de relever les défis à venir.
Bernd Posselt (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, d’un côté, je regrette l’absence de la commissaire Ferrero-Waldner - je ne pense pas que cela soit normal, car son nom figure à l’ordre du jour -, mais, d’un autre côté, je suis heureux que la coopération austro-hongroise à la Commission fonctionne si bien.
J’ai deux brèves questions à poser au commissaire. Premièrement, quelle aide, sous forme de personnel et de financement, estime-t-il possible d’accorder l’année prochaine pour empêcher le processus de réforme ukrainien d’échouer ou de capoter encore une fois - comme, en fait, certains États voisins le pensent manifestement?
Deuxièmement, quelle action spécifique la Commission met-elle en œuvre pour améliorer les réseaux de transport entre l’Union européenne et l’Ukraine et pour développer des concepts communs d’infrastructure afin de renforcer les réseaux ukrainiens de transport, notamment d’énergie, vers l’ouest?
Laszló Kovács,
. - Je crains qu’il soit trop tôt pour répondre à ces questions. Peut-être Mme Ferrero-Waldner a-t-elle quelque chose en tête, mais en ce qui concerne la Commission, nous ne sommes pas encore en mesure de répondre à cette question, car, tout d’abord, des réformes politiques et économiques sont nécessaires pour rapprocher l’Ukraine de l’Union européenne. Ensuite viendra une coopération plus intense.
Inger Segelström (PSE ).
- Je voudrais poser une question à la Commission. Il se trouve qu’aujourd’hui le Parlement européen a adopté à la quasi-unanimité un très important rapport sur la traite des êtres humains. Nous avons porté une très grande attention à cette question et nous l’avons également abordée à l’occasion des contacts que nous avons eus avec l’Ukraine. Grâce à sa décision d’aujourd’hui, le Parlement donne à sa position une plus grande visibilité. Je voudrais que la Commission accorde une attention spéciale à cette question, qui a reçu aujourd’hui un soutien incroyablement fort ici, au Parlement européen
László Kovács,
. - Je pense qu’il faudra beaucoup de temps pour rapprocher l’Ukraine de l’Union européenne et que le chemin sera long. Sur la base de mon expérience personnelle en tant qu’ancien ministre des affaires étrangère de la Hongrie voisine, je puis dire que l’Ukraine a fait du chemin. Depuis la révolution orange, on ne met désormais plus en doute la volonté du pays à se rapprocher de l’Union, à se démocratiser et à devenir une économie de marché. Néanmoins, elle a encore un long chemin à parcourir pour respecter pleinement les normes et les principes communautaires.
Nous avons deux possibilités: soit l’Union européenne se montre trop exigeante et repousse l’Ukraine, soit elle se montre plus tolérante et plus coopérative et s’attire l’Ukraine, en gardant à l’esprit que la situation politique intérieure du pays n’est pas si simple. L’Ukraine se trouve désormais face à des élections législatives, qui feront figure de test pour la démocratie dans le pays, quelle qu’en soit l’issue. Ce que nous devons prendre en considération, ce ne sont pas les résultats des élections, mais leur nature démocratique, qui fera office de test pour la démocratie ukrainienne.
Le Président.
- J’appelle la
Le 27 novembre 2005, M. Velupillai Pirapaharan, chef des Tigres libérateurs de l’Eelam tamoul (TLET), lançait un dernier appel, urgent, à M. Mahinda Rajapaske, récemment élu président du Sri Lanka, pour qu’il relance le processus de paix et satisfasse les aspirations politiques du peuple tamoul. M. Pirapaharan donnait à entendre que, si une solution politique raisonnable n’était pas présentée bientôt, les TLET intensifieraient leur lutte pour l’autodétermination, par la violence le cas échéant. Quelle est la réaction de la Commission à la teneur et à la tonalité du discours prononcé par M. Pirapaharan lors de la Journée des héros?
Comme le processus de paix est dans l’impasse depuis que les TLET s’en retirèrent en 2003 et que tant M. Rajapaske (qui fit campagne sur la promesse de ne pas partager le pouvoir avec les TLET) que M. Pirapaharan offrent des perspectives à somme nulle, apparemment inconciliables, l’Union européenne n’estime-t-elle pas qu’elle a la responsabilité écrasante, en sa qualité de coprésidente de la conférence de Tokyo et de donateur de première importance, d’ouvrir un dialogue urgent avec l’une et l’autre partie avant que les violences ne reprennent entre elles, dans le but de trouver une solution qui concrétise le droit des Tamoul à l’autodétermination dans un Sri Lanka uni?
László Kovács,
. - Merci pour la question. Nous avons de fortes raisons de nous préoccuper de la situation au Sri Lanka. L’année 2005 fut mauvaise pour le processus de paix. L’assassinat du ministre des affaires étrangères Kadirgamar, le boycott des élections proclamé par les TLET dans le Nord et l’Est et les nombreuses tueries dans l’Est et à Jaffna ont mis en péril le cessez-le-feu.
L’échec de la structure de gestion des opérations à la suite du tsunami, mécanisme grâce auquel le gouvernement, les TLET et les représentants de la communauté musulmane devaient décider ensemble de la reconstruction dans le Nord et l’Est, est également un grave revers, qui a engendré un profond ressentiment parmi les Tamouls.
Nous assistons à présent à une dangereuse spirale. L’armée sri-lankaise a désormais perdu plus de 60 soldats dans des attaques indirectes menées par les TLET à Jaffna et dans d’autres régions du Nord et de l’Est. Jusqu’ici, le gouvernement a agi avec retenue de manière remarquable, mais il ne pourra en être ainsi indéfiniment.
L’Union européenne, notamment la Commission, joue un rôle important dans le processus de paix. Le Sri Lanka est une priorité personnelle de la commissaire en charge des relations extérieures, Mme Ferrero-Waldner. Elle s’y est rendue en mars dernier et a bataillé ferme pour obtenir un accord sur les PTOM. Elle reste d’avis qu’il aurait changé considérablement la situation. L’UE a transmis des messages catégoriques aux deux parties tout au long de l’année, notamment au travers de la déclaration de l’Union de septembre 2005, qui annonce que les capitales de l’Union n’accueilleront plus les délégations à haut niveau des TLET. Ce message important indique que l’Union, bien qu’elle tente de suivre une approche équilibrée vis-à-vis du conflit, ne tolérera pas la poursuite de la violence de la part des TLET.
La Commission a également joué un rôle déterminant pour améliorer l’image des coprésidents. La commissaire en charge des relations extérieures a assisté en personne à trois des quatre rencontres des coprésidents tenues en 2005. D’ailleurs, deux d’entre elles ont été organisées à Bruxelles.
La Commission n’a eu de cesse de soutenir la médiation de la Norvège au travers de messages publics et privés tout au long de l’année. La Commission a également soutenu l’idée d’organiser la prochaine rencontre des coprésidents au Sri Lanka aux alentours de la date du quatrième anniversaire de l’accord de cessez-le-feu.
La Commission intensifiera ses efforts au cours de l’année prochaine. Deux priorités ont été fixées dans le cadre de son action. Tout d’abord, la Commission s’efforcera de renforcer le rôle des coprésidents, en prévoyant notamment des rencontres directes au niveau ministériel. La commissaire en charge des relations extérieures entend elle-même y retourner en février, avec un peu de chance en compagnie de tous les coprésidents. Elle désire pouvoir s’entretenir avec M. Pirapaharan en personne et lui transmettre comme message que l’Europe compte réagir très bientôt si les TLET ne montrent aucun signe de changement.
Deuxièmement, à présent que les PTOM ont échoué, la Commission travaille sur un cadre alternatif pour garantir la reconstruction dans le Nord et l’Est. Elle pourrait décider de travailler davantage au niveau local, disons dans un ou deux districts, pour combler l’absence d’un large consensus entre les acteurs de premier plan.
Sajjad Karim (ALDE ).
- Je remercie le commissaire pour sa réponse circonstanciée. Je souhaiterais soulever un point, à la suite de l’attentat à la bombe d’aujourd’hui, qui a tué deux civils et blessé 12 militaires. Il s’agit du dernier attentat de tout un mois de carnage. Étant donné que les deux parties ont accepté en principe de revoir l’application de l’accord de cessez-le-feu, l’UE, en tant que coprésidente du processus de paix, prévoit-elle de profiter de l’occasion pour inciter le gouvernement et les TLET à signer une déclaration de défense des droits de l’homme afin de faire de la protection des droits de l’homme fondamentaux une pièce centrale du processus de paix?
László Kovács,
. - Merci pour la question complémentaire. Vu que je ne suis pas le commissaire responsable, je ne peux que donner mon avis personnel et non celui de la Commission sur cet événement, dont la Commission n’a pas eu le temps de débattre. Il me semble qu’une initiative du genre de celle que vous suggérez est pleinement conforme à la politique de la Commission concernant la situation au Sri Lanka.
Le Président.
- La question n° 33 n’est pas appelée, son sujet figurant déjà à l’ordre du jour de la présente session.
Son auteur étant absent, la question n° 34 est caduque.
Nous assistons avec inquiétude aux troubles qui sévissent en Colombie et qui continuent à entraver le processus de démocratisation dans le pays. Nous constatons avec préoccupation la poursuite des violations des droits de l’homme. Il y a une escalade du conflit armé et le trafic de drogue demeure intense. Tout cela constitue des entraves graves au développement et à la paix en Colombie. Plusieurs organisations volontaires suédoises envoient du personnel en Colombie pour participer à des projets de paix et à des projets visant à protéger les droits des populations locales et autochtones - en particulier leurs droits fonciers. Dans le même temps, comme dans de nombreux autres pays d’Amérique latine, les grandes entreprises se développent considérablement, notamment dans le secteur de la production d’huile de palme. La Commission pourrait-elle dire si elle a l’intention de proposer des mesures particulières pour soutenir le processus de démocratisation en Colombie?
László Kovács,
. - La Commission partage les préoccupations de l’honorable députée concernant la poursuite des atteintes aux droits de l’homme et les menaces qui pèsent continuellement sur la démocratie dans les régions de la Colombie touchées par le conflit armé interne, qui dure depuis longtemps. C’est pourquoi la stratégie de l’Union à l’égard de la Colombie vise essentiellement à soutenir les initiatives de paix totale, avec la forte participation des communautés locales. L’objectif est dès lors de contribuer directement au renforcement de la démocratie à l’aide d’un ensemble intégré de moyens.
Il s’est notamment agi, pour la période de 2001 à 2005, d’un montant de plus de 16 millions d’euros en faveur de la Colombie provenant de l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme, alloué à 53 projets de soutien aux droits de l’homme et à la démocratisation, qui ont été mis en œuvre ou sont toujours en cours.
Inger Segelström (PSE ).
- Merci, Monsieur le Commissaire. J’ai posé cette question précisément parce que la Colombie est en train de devenir le théâtre de la deuxième plus grave crise de réfugiés que nous connaissions. Ce qui différencie la Colombie des autres pays, c’est le fait que les terres sont toujours aux mains de propriétaires locaux et régionaux. C’est pourquoi il est encore possible d’aider la population locale et de veiller à ce que les gens puissent garder leurs terres. Ce facteur sera évidemment essentiel quand nous essaierons de résoudre ce conflit. Merci beaucoup pour votre réponse. Bien entendu, j’espère que nous ferons avancer ensemble ces initiatives de paix prises par l’UE.
László Kovács,
. - Je ne souhaite pas commenter ce point, car je ne suis pas au courant du problème soulevé par la députée.
Le Président.
- J’appelle la
Quel jugement la Commission porte-t-elle sur les résultats du sommet de l’ANASE, qui s’est tenu en décembre, notamment en ce qui concerne la protection des droits de l’homme dans des pays tels que le Myanmar (Birmanie)?
László Kovács,
. - La Commission suit avec intérêt les tentatives d’organisations et de personnes dans les pays de l’ANASE d’instaurer un mécanisme de défense des droits de l’homme. La Commission soutient ces efforts et d’autres aspects des droits de l’homme au travers de divers programmes de coopération dans plusieurs pays de l’ANASE. En 2006 se tiendra à Manille une conférence sur les droits de l’homme dans les pays de l’ANASE, parrainée par la CE.
Il est encourageant de voir que, pour la première fois, un sommet de l’ANASE a revendiqué la libération de prisonniers politiques au Myanmar. Les dirigeants de l’ANASE ont en outre convenu de dépêcher le ministre malaisien des affaires étrangères, actuel président de l’ANASE, pour y évaluer le processus démocratique.
Si ces initiatives de l’ANASE sont positives, nous devons rester prudents quant aux perspectives de changement immédiat au Myanmar et surtout quant à la libération d’Aung San Suu Kyi.
Ryszard Czarnecki (NI ).
- Monsieur le Commissaire, il est certain que des progrès ont été accomplis, du moins en ce qui concerne l’appel lancé en faveur du respect des droits de l’homme dans le pays connu officiellement sous le nom de Birmanie. Toutefois, j’ai une question, ou plutôt une requête et une proposition, pour la Commission européenne. Je pense que la Commission devrait surveiller la situation en permanence, avec l’aide du Parlement, naturellement. Une pression réellement internationale, exercée par l’Europe et par l’Asie, est notre seul espoir de parvenir à un résultat concret. J’invite instamment la Commission européenne à s’intéresser en permanence à cette question.
László Kovács,
. - Je vous remercie pour votre proposition, que je ne manquerai pas de transmettre à Mme Ferrero-Waldner. Je pense que les possibilités dont bénéficie l’Union européenne, qui ne se trouve pas dans la région, sont plus limitées que celles dont dispose l’ANASE, par exemple. J’estime que l’ANASE pourrait agir davantage, mais votre proposition mérite sans conteste que l’on en tienne compte.
Le Président.
- Les questions qui, faute de temps, n'ont pas reçu de réponse recevront des réponses écrites (voir Annexe).
L’heure des questions est close.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le débat sur les rapports suivants de M. Fruteau, au nom de la commission de l’agriculture et du développement rural.
María del Pilar Ayuso González (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais tout d’abord féliciter M. Fruteau pour ses efforts afin d’améliorer la proposition de la Commission, qui opère un remaniement total de la politique menée par l’Union européenne dans le secteur du sucre depuis 1968 et qui va mettre un terme à la culture de la betterave sucrière dans de nombreuses régions de l’Union.
Bien que l’on ait évoqué ce point à de nombreuses reprises, je voudrais parler du manque de respect du Conseil envers ce Parlement, dans la mesure où il est parvenu à un accord et en a informé les médias avant d’entendre l’avis de cette Assemblée. L’entente tacite qui lie les institutions depuis toujours a été violée. Au vu de comportements non démocratiques de ce type, il ne faut pas s’étonner que les citoyens n’aient pas confiance en les institutions et émettent ce genre de vote, ce qu’ils continueront à faire d’ailleurs.
Concernant l’accord politique auquel le Conseil est parvenu, il est plus proche de la proposition de la Commission que de ce que le Parlement européen votera demain. Je ne mentionnerai que les prix: vous avez convenu d’une réduction de 36 %, alors que la Commission propose 39 % et que le Parlement s’apprête à voter une réduction de 30 %.
Je voudrais faire part de mon opposition à la discrimination à l’encontre des pays dont la production est inférieure à la consommation et qui ne produisent donc pas les surplus rendant en théorie cette réforme nécessaire. Ces pays sont pénalisés, alors que les grands producteurs de sucre C se voient accorder des quotas supplémentaires.
Enfin, tout le monde parle de la production de biocarburants en remplacement de la betterave sucrière, que l’on est sur le point de retirer du marché, mais quand fournira-t-on les moyens nécessaires et comment? Je ne crois pas que vous pensiez, Madame la Commissaire, qu’avec un million et demi d’hectares de cultures énergétiques et une subvention de 40 euros par hectare, vous pourrez répondre aux besoins de la multitude d’agriculteurs sur le point de perdre leur gagne-pain.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE ).
- Monsieur le Président, la décision du Conseil est brutale pour l’Européen, et de ce fait pour le secteur du sucre en Hongrie, raison pour laquelle on ne peut l’accepter. Le Parlement européen ne peut permettre la décapitation du secteur du sucre européen. Si ce règlement du Conseil brutal est maintenu, dans 15 ans, la production de sucre sera limitée à deux États membres de l’Union européenne: la France et l’Allemagne.
On peut éviter une telle issue en adoptant le rapport du rapporteur, M. Fruteau, qui est excellent, complet et équilibré. Toutefois, même la version proposée par Mme Fischer Boel serait plus salutaire pour les producteurs européens de sucre.
Le Parlement européen estime qu’il faut baisser les prix de 30 %, pourcentage plus bas que celui spécifié dans la décision du Conseil, et que les indemnisations doivent être plus élevées, de 100 % si possible. Il importe en outre de veiller à ce que la période transitoire ne dépasse pas quatre ans. Il convient de lier l’aide à l’hectare à la production partielle, et d’en faire d’ailleurs une des conditions. Voilà ma requête à la commissaire.
Une réduction plus modérée des prix et les conditions mentionnées offriraient plus de chances de survie à la production de betteraves sucrières et au secteur du sucre dans les États membres du centre, tels que la Hongrie. Malheureusement, les cinq sucreries hongroises sont détenues par des cultivateurs de betteraves étrangers, à savoir français, allemands et autrichiens, qui ont le pouvoir de décider de limiter les exportations à destination de leur pays, ce qui met en danger un pays tel que la Hongrie, dont la production économique se situe dans la moyenne européenne. C’est pourquoi je demande à mes collègues députés de corriger la mauvaise décision du Conseil.
Johan Van Hecke (ALDE ).
- Mesdames et Messieurs, le prix du sucre, qui est actuellement le produit agricole le plus subventionné en Europe, est trois fois plus élevé que celui pratiqué sur le marché international, ce qui est en effet inéquitable et inacceptable et explique pourquoi j’estime qu’une réforme radicale était et reste inévitable.
La question est notamment de savoir si les propositions de la Commission vont assez loin. Selon moi, on néglige le problème structurel du secteur du sucre, à savoir une surproduction générale. On produit déjà beaucoup plus de sucre qu’on en consomme. La situation empirera avec la chute des prix, qui ne bénéficiera qu’aux grands producteurs et distributeurs. En dernière analyse, c’est le secteur agricole qui empochera les économies, alors que la production de betteraves sucrières chez les petits cultivateurs souffrira d’une perte de rendement. En fin de compte, le consommateur payera le même prix pour un kilo de sucre.
Ce sont surtout les pays pauvres qui risquent de faire les frais de cette réforme. Le traitement préférentiel a entraîné l’apparition de petites cultures sucrières locales, souvent de petite taille et avec un investissement minimal, dans divers pays ACP. Ces pays n’ont aucune chance de rivaliser sans davantage d’aides européennes, d’où l’importance de l’amendement Kinnock, qui prévoit de débloquer un montant annuel de 200 millions d’euros en faveur des pays ACP. D’ailleurs, les autres amendements de Mme Kinnock méritent également notre soutien.
Si l’on ne respecte pas les engagements pris dans le cadre du programme «Tout sauf les armes», nous porterons gravement atteinte à notre crédibilité auprès des pays les moins avancés. En outre, cette réforme invite à débattre de l’abolition totale des subventions à l’exportation, conformément aux engagements pris récemment à Hong-Kong. Je conclurai en disant que la réforme du sucre est nécessaire, mais pas si elle est facilement digérable pour les grands producteurs et provoque des indigestions chez les pauvres cultivateurs.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, comme nous l’avons souligné au sein de la commission de l’agriculture et du développement rural, nous sommes très préoccupés par cette réforme du sucre et par la décision que le Conseil a adoptée malheureusement avant la tenue de ce débat.
Nos propositions en commission mettaient l’accent sur le principe de la souveraineté et de la sécurité dans le domaine alimentaire, ainsi que sur la protection des cultivateurs et du secteur dans les régions et les États membres en proie à des difficultés. Nous défendions également une hausse des quotas de production dans les pays où la production est inférieure à la consommation, comme c’est le cas au Portugal.
En conséquence, nous avons proposé et continuons de défendre la hausse des quotas de production de l’usine de Coruche au Portugal à 120 000 tonnes de betteraves sucrières, de manière à garantir la viabilité économique, les emplois et la production de cette culture, étant donné les bonnes conditions au Portugal et la grande pénurie de sucre.
Kathy Sinnott (IND/DEM ).
- Monsieur le Président, on a coutume de dire qu’il vaut mieux enseigner à pêcher plutôt que donner un poisson. Si nous mettons fin à la production de sucre en Irlande et dans l’Union européenne, nous pouvons et nous devons compenser comme il se doit les agriculteurs et les producteurs, ne serait-ce que pour le salut de notre propre conscience.
Mais sommes-nous devenus fous? Pourquoi mettre fin à la production de sucre alors que nous cherchons désespérément des alternatives aux hydrocarbures? Pourquoi payons-nous pour laisser les champs en jachère et l’équipement rouiller, alors que nous avons plus que jamais besoin de la production de sucre? Le sucre n’est pas qu’un édulcorant.
D’une main, nous nous plaignons du tarissement du pétrole et nous promouvons les alternatives et, de l’autre, nous sonnons le glas de la production de sucre - une des alternatives viables. C’est comme si la main droite ne savait pas ce que fait la main gauche. Comment pourrions-nous obtenir un quelconque résultat?
Au moment de planifier notre propre paquet de compensation, pensons aux pays tiers, comme l’île Maurice, qui sont ravagés par nos réformes du secteur sucrier.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN ).
- Monsieur le Président, la libéralisation du marché du sucre est un problème complexe, qui requiert une attention particulière de notre part. Le Parlement européen a montré qu’il en était conscient en adoptant le 10 mars 2005 une résolution sur la future réforme de l’organisation commune du marché du sucre. Malheureusement, la Commission européenne n’en a pas tenu compte. En juillet 2005, elle a présenté ses propositions de règlement, qui revoient à la baisse la portée de la résolution adoptée par cette Assemblée. Le Parlement a une nouvelle fois été ignoré, le 24 novembre 2005, par le Conseil cette fois, qui a adopté la version définitive de la réforme sans demander l’avis de cette Assemblée et en dépit de l’opposition des ministres polonais et grec de l’agriculture. On nous a ainsi présenté des propositions qui violent le principe de la solidarité européenne et dont l’objectif est de veiller à ce que le marché du sucre soit réformé au détriment des petits pays, notamment des nouveaux États membres. Elles visent également à veiller à ce que la production de sucre en Europe soit centrée en Allemagne et en France.
Les solutions proposées défavoriseront les cultivateurs et les travailleurs des sucrières et bénéficieront aux grandes entreprises sucrières. Cette réforme fait fi de l’individu et du principe de partenariat. Les nouveaux États membres ont privatisé leurs sucrières. Néanmoins, la grande majorité des sucrières polonaises ont été rachetées par des étrangers à pas plus d’un tiers du prix qu’elles obtiendront désormais pour mettre un terme à leur production. La situation est semblable dans de nombreux autres pays.
Pour ces raisons et bien d’autres encore, je suggère que l’on rejette les trois propositions et que l’on élabore une nouvelle réforme, qui respecterait la résolution du Parlement du 10 mars 2005.
Jan Tadeusz Masiel (NI ).
- Monsieur le Président, je suis tout à fait conscient qu’il faille mener des réformes toujours plus profondes de la politique agricole commune et qu’on le fera. Il est regrettable que ces nouvelles réformes défavorisent les cultivateurs et que, comme d’habitude, ce soient les nouveaux États membres qui en souffriront le plus. Voilà un exemple de plus des conditions inéquitables sur la base desquelles nous avons adhéré à l’Union européenne.
La commissaire n’est pas sans savoir qu’avec la réforme du régime sucrier actuellement en cours, elle ne se fera aucun ami en Pologne. Quoi qu’il en soit, elle doit comprendre notre point de vue et y prêter l’attention qu’il mérite. Comme l’a dit le rapporteur, nous devons nous concentrer notamment sur les hommes et les femmes qui gagnent leur vie grâce à la production sucrière. Les indemnisations prévues doivent cibler principalement les travailleurs de sucreries et les cultivateurs plutôt que les chefs d’entreprise; une nécessité d’autant plus vraie depuis que la majorité des sucreries en Pologne sont sous le contrôle d’étrangers.
La transfert de quotas de production d’un pays à l’autre doit être interdit afin d’éviter la spéculation. Cette réforme du marché du sucre est une occasion manquée de plus. Au lieu d’afficher la solidarité entre les États membres de l’Union et avec les pays en développement, elle entraînera une pénurie d’aide en faveur des pays pauvres et créera de nouveaux points de friction entre les États membres.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, le marché du sucre doit être réformé d’urgence, car le règlement actuel régissant les quotas, les prix et les subventions à l’exportation expire le 30 juin 2006. Toutefois, les modifications du type de celles qui nous sont proposées sont inacceptables.
Mon avis, qui est aussi celui de la majorité des cultivateurs de betteraves sucrières en Pologne, est que le seul terme qui peut être utilisé pour qualifier ces modifications est le mot «scandaleux». Le compromis politique auquel le Conseil est désormais parvenu est intolérable. Les cultivateurs de betteraves sucrières polonais affirment même que la réforme du marché communautaire du sucre a été reportée expressément au-delà de l’adhésion des nouveaux États membres de manière à pouvoir réduire la production de sucre au sein de l’Union à leurs dépens. La Commission européenne a répété maintes et maintes fois que les quotas du sucre C déstabilisent le marché. Le groupe spécial de l’OMC s’est prononcé contre nous et notre appel a été rejeté. Toutefois, le compromis atteint par le Conseil de ministres permet aux États membres qui produisent la plus grande part du sucre C d’en produire 1,1 million de tonnes supplémentaires.
Les mesures prises par la Commission européenne et le Conseil dénotent un incroyable manque de cohérence. Alors que ces deux institutions ont pour objectif de limiter la production, elles proposent de l’augmenter dans les pays qui produisent de grandes quantités de ce que l’on appelle le sucre C. Nous avons reçu plusieurs cadeaux de Noël de cet acabit, mais c’est dommage que le père Noël n’ait pas été aussi généreux avec tous les autres pays. Comment la commissaire et le Conseil expliquent-ils pourquoi seuls quelques pays percevront une aide supplémentaire? Comment a-t-on choisi ces pays? La facture de tous ces cadeaux de Noël, qui prendront la forme d’aides financières à la restructuration plus généreuses, sera réglée par d’autres pays, bien plus pauvres, dont la Pologne. Je demande à la commissaire de nous dire si la réforme du marché du sucre n’est rien d’autre que du marchandage ou si elle est fondée sur des mesures cohérentes, qui garantiront la compétitivité du marché européen du sucre.
J’invite le Parlement à adopter les amendements que j’ai déposés, de manière à améliorer cette réforme du marché du sucre, du moins en partie. Espérons que la Commission et le Conseil en prendront note. Il est encore possible qu’ils le fassent, et je leur en serais très reconnaissant.
Marc Tarabella (PSE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, chers collègues, le débat de ce jour et le vote qui va intervenir vont mettre un point final à plus d’un an de travail dans cette enceinte. Je veux d’ailleurs souligner l’esprit constructif du rapporteur Jean-Claude Fruteau, dont je soutiens les rapports. Toutefois, plus qu’un aboutissement, ce moment marque le début d’une évolution qui va s’opérer dans le secteur.
À l’adresse de Madame la Commissaire, je dis que la dérive du «tout au marché» est dévastatrice. Nous avons contribué à l’atténuer quelque peu. Si cette réforme est considérée, à juste titre, comme inéluctable, il faut d’ores et déjà se méfier des effets qu’elle va induire, puisque, après rapprochement des positions du Conseil et du Parlement, elle s’articule autour d’une baisse drastique du prix: 36% en quatre ans. Déréguler par les prix est profitable aux gros producteurs qui peuvent continuer de s’étendre au mépris de l’environnement et exploiter encore plus, ailleurs qu’en Europe, une main-d’œuvre sous-payée. C’est également profitable aux gros utilisateurs, qui vont acheter le sucre beaucoup moins cher sur le marché mondial sans répercuter cette baisse sur le prix de vente du produit fini. Ils maximaliseront ainsi leurs profits: telle est leur définition du développement, à ne pas confondre avec notre conception du développement!
Déréguler par les prix est par contre nuisible aux petits producteurs de chez nous et, plus encore, des pays ACP et des PMA qui vont vendre leur sucre moins cher et peut-être devoir arrêter la production, mais sans véritable alternative leur permettant d’essayer de vivre d’une autre production. Cela ne sera pas non plus profitable aux petits consommateurs: il y a en effet fort à parier que le prix du sucre ne va pas diminuer pour eux. En outre, en Europe, certains pays vont arrêter leur production et d’autres vont continuer avec des difficultés, tant pour les producteurs que pour les industries et leurs travailleurs.
Permettez-moi un particularisme belge: je saluerai la possibilité de restructuration dans le secteur de la chicorée en vue de la production d’inuline, promise à un bel avenir. J’avais déposé des amendements en ce sens et vous remercie, chers collègues, de les avoir acceptés. À l’adresse du Conseil qui se réunira en février, je souhaiterais qu’une plus grande attention soit accordée à la partie de l’aide destinée aux agriculteurs et aux conditions à remplir par les industriels qui sollicitent une aide à la restructuration. J’y serai très attentif!
Luciana Sbarbati (ALDE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, l’accord sur l’OCM du sucre est qualifié d’accord historique et de décision courageuse et audacieuse dans un secteur qui n’a pas été réformé depuis de trop nombreuses années. On a dit qu’il fallait agir maintenant afin de pouvoir disposer des ressources financières nécessaires pour mener à bien cette restructuration, certes douloureuse, mais véritablement indispensable, et de garantir l’indemnisation des cultivateurs concernés et la pérennité du secteur. Cette nouvelle politique stimulera les échanges et renforcera l’Union européenne dans les négociations lors de la réunion de l’OMC à Hong-Kong le mois prochain.
Grâce à cette réforme, l’Union européenne sera assurément un marché attrayant pour les pays en développement, vers lequel ils pourront exporter leur sucre, même si j’estime personnellement que nous perdrons énormément en qualité et en garanties concernant la santé des consommateurs. À cet égard, Madame la Commissaire, peut-être devrions-nous adopter une approche plus stricte et plus prudente. Enfin, cet accord permettra à l’Union européenne d’accorder une aide financière à ses partenaires ACP pour qu’ils puissent s’adapter aux changements, mais il finira assurément par tout bonnement protéger la France et l’Allemagne, comme d’habitude.
Permettez-moi de dire que j’apprécie grandement le travail du rapporteur et de la commission de l’agriculture et du développement rural, mais je ne tiens pas à m’attarder sur les modalités de l’accord, que tout le monde connaît désormais. Toutefois, une fois encore, je me dois de souligner combien le rôle du Parlement européen a été sous-évalué, en ce sens que le Conseil et même la Commission le contournent bien trop souvent.
Si j’espère en conséquence que les amendements visant à améliorer le texte seront acceptés, je tiens à vous dire combien je suis consterné par le fait que personne n’ait tenté de se montrer plus audacieux dans la réforme de la PAC afin de veiller à ce que l’Union européenne acquière l’indépendance énergétique dont elle a besoin, en mettant l’accent sur les énergies alternatives ou celles combinées au pétrole, telles que l’énergie tirée de la biomasse, comme l’a souligné également M. Prodi.
Par la transformation de la biomasse, nous pouvons faire des économies qui dépassent largement les pertes subies dans le secteur du sucre. La commissaire en est-elle consciente? Et la Commission? Je pense que l’Union européenne tirerait un avantage à investir dans le secteur de la transformation de la biomasse, qui est, entre parenthèses, une technologie qui produit directement de l’hydrogène. En effet, deux tonnes de biomasse sèche produit la même quantité de chaleur qu’une tonne de pétrole. Or, si les coûts potentiels de la biomasse sont de 200 euros par tonne, ils sont de 400 euros par tonne pour le pétrole. À titre d’exemple, cette politique permettrait à l’Italie d’économiser près de 12 milliards d’euros et à l’Europe 120 milliards d’euros. Grâce à ces montants, nous pourrions mettre en œuvre une politique qui combine au mieux les objectifs de la réforme et ceux de la justice sociale, sans traumatisme inattendu et excessif. Nous pourrions prendre des mesures concrètes et dynamiques en faveur de l’environnement, des cultivateurs et des producteurs eux-mêmes, sans promouvoir la course aux profits, et surtout sans perdre des emplois.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN ).
- Monsieur le Président, aujourd’hui nous débattons de trois rapports déposés devant le Parlement sur la réforme du marché du sucre. En tant que représentant d’un nouvel État membre, la Pologne, je voudrais évoquer deux graves préoccupations concernant cette réforme.
Premièrement, la réforme est rendue nécessaire par les quantités excessives de sucre exportées par deux pays en particulier, à savoir l’Allemagne et la France. Ils en exportent près de 2 millions de tonnes, et c’est donc à ces deux pays qu’il devrait incomber de supporter les coûts de cette réforme, en réduisant considérablement leurs exportations de sucre. Étant donné que la Pologne n’exporte que 90 000 tonnes de sucre, elle ne peut que limiter sa production dans ces proportions.
Deuxièmement, en Pologne, les limites de production de sucre ont été imposées aux sucreries et non aux cultivateurs, contrairement à ce qui s’est passé dans d’autres États membres de l’Union. La majorité des sucreries polonaises ont été rachetées par des investisseurs allemands et français, qui ont payé environ 200 euros par tonne de limite de production. Étant donné qu’ils seront indemnisés à hauteur de 730 euros par tonne de production abandonnée, les dirigeants de ces sucreries percevront près de quatre fois plus que ce qu’ils ont versé. De plus, ils resteront en possession des biens industriels, en d’autres termes des bâtiments, de la terre et de l’équipement.
Je voudrais faire part de ces deux graves préoccupations à la Commission et au Conseil, ainsi qu’à la commissaire, qui est présente dans cet hémicycle aujourd’hui. Ces deux institutions pensent avoir trouvé une idée excellente pour réformer le marché du sucre.
Duarte Freitas (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, Madame la Commissaire, nous convenons tous que le secteur doit être réformé pour garantir sa pérennité, dans la droite ligne de la dernière réforme de la PAC et dans le respect des obligations internationales de l’Union. Toutefois, en dépit de ces nouveaux objectifs, la réforme proposée par la Commission entraînera de graves problèmes pour les cultivateurs européens, notamment une réduction considérable du prix du sucre.
J’approuve donc le rapport de M. Fruteau et le travail des divers groupes politiques au sein de la commission de l’agriculture et du développement rural, qui, selon moi, envoient un message très clair à la Commission et au Conseil. En plus du plafond de 30 % imposé aux réductions de prix dans l’organisation commune du marché du sucre, je tiens à souligner l’amendement 3, qui concerne les régimes d’aide en faveur des cultivateurs et prévoit la possibilité pour les États membres de continuer de bénéficier de subventions liées à la production, au moins dans une certaine mesure. Cette mesure contribuera à prévenir la disparition rapide du secteur du sucre dans les régions les plus menacées par cette réforme. Je dirais toutefois que la proposition de la Commission est plus favorable au secteur de la transformation qu’aux producteurs agricoles et plus propice aux intérêts des pays où la production est largement excédentaire qu’à ceux des petits pays, qui ne produisent même pas suffisamment de betteraves sucrières pour répondre à la demande nationale, tels que le Portugal.
L’essentiel de la production de betteraves sucrières au Portugal provient d’une usine qui produit quelque 70 000 tonnes sur les 300 000 tonnes consommées dans le pays. En d’autres termes, ce ne sont pas les pays tels que le Portugal qui déséquilibrent le marché international avec une production excédentaire. Néanmoins, en conservant la possibilité de recourir au fonds de restructuration pour venir en aide à ceux qui abandonnent une partie des quotas, nous aiderons le secteur du sucre de certains pays, dont le Portugal, et transférerons les aides du secteur agricole vers le secteur de la transformation.
Enfin, je voudrais faire part de mon opposition à l’approche adoptée par le Conseil sur ce sujet, sur le plan institutionnel. Peu importe le nombre de fois où on entend qu’il s’agit d’un accord politique et non d’une décision formelle, la vérité, c’est qu’alors que les citoyens européens se disent préoccupés par le manque de transparence des institutions européennes, ce n’est pas la meilleure façon de progresser. Il ne s’agit pas simplement de respecter l’accord interinstitutionnel à la lettre. Nous avons également le devoir, en tant que responsables politiques directement élus par les citoyens européens, d’exiger le respect des institutions, aux niveaux éthique et politique.
David Martin (PSE ).
- Monsieur le Président, je salue les rapports de M. Fruteau et je le félicite aussi pour son travail. Nous ne partageons pas tout à fait les mêmes avis sur la réforme du secteur sucrier, mais j’aimerais penser que nous sommes maintenant bien plus proches à la fin du processus que nous ne l’étions au début.
Tout comme le rapporteur et certains orateurs précédents, je pense qu’il est dommage que le Conseil ait choisi d’aboutir à un accord politique avant que notre Parlement débatte de la question. Je pense que cela dénote un manque de respect vis-à-vis de notre Assemblée. Toutefois, je salue le fait que le Conseil a reconnu et soutenu la nécessité de mettre fin au soutien artificiel en faveur du secteur sucrier et d’accroître la compétitivité du régime sucrier européen sur le marché mondial. Je crois que la réduction de 36 % nous conformera aux dispositions de l’OMC. Ce n’est pas aussi radical que les 39 % proposés par la Commission, mais je pense que cela nous aligne sur les règles de l’OMC. La mise en œuvre quadriennale que le Conseil recommande aussi donne à nos producteurs la possibilité de s’adapter aux nouvelles réalités.
Je voudrais plus d’action dans deux domaines spécifiques. Premièrement, par rapport au sucre C. Nous devrions disposer d’un engagement clair à abolir le sucre C, car il fausse de toute évidence le commerce mondial et il pourrait faire l’objet d’un litige au niveau de l’OMC. C’est pourquoi je soutiendrai l’amendement 80 jeudi, et j’espère que l’Assemblée fera de même.
Je salue chaleureusement la compensation de 7 milliards d’euros qui a été accordée aux producteurs européens et je reconnais qu’ils ont besoin de ce soutien. Néanmoins, comme d’autres orateurs, je regrette que nous ne soyons pas aussi généreux envers les producteurs ACP. Les 18 producteurs ACP disposent actuellement de recettes stables d’environ 250 millions d’euros par an grâce au régime sucrier. La proposition de la Commission était de 190 millions d’euros par an entre 2007 et 2013, c’était bien mais pas assez généreux. Le problème est que l’accord du Conseil des 16 et 17 décembre n’atteint pas les 190 millions d’euros proposés par la Commission. En tant qu’autorité budgétaire, aux côtés du Conseil, le Parlement doit faire pression pour obtenir 190 millions d’euros par an, si nous voulons être pris au sérieux à propos de nos objectifs du Millénaire pour le développement.
Enfin, je voudrais me joindre à ceux qui disent que l’utilisation du sucre comme biocarburant représente une voie potentielle à l’avenir et un nouveau marché potentiel pour le sucre. La technologie existe; il faut l’améliorer et l’adapter; cela nécessite de la recherche et un soutien technique. J’espère que la Commission se penchera de nouveau et avec plus de générosité sur cet aspect de la réforme et qu’elle fera plus pour encourager une plus grande utilisation du sucre, à la fois comme une mesure environnementale et comme une manière de compenser les producteurs européens de sucre pour la perte de revenus à laquelle ils seront confrontés du fait de ces propositions.
Mairead McGuinness (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je remercie M. Fruteau, non seulement pour son travail jusqu’à ce jour, mais aussi pour cette séance marathon; et je remercie aussi la Commission. Je pense que nous méritons tous une tape dans le dos. Plutôt que de répéter certains commentaires qui ont été formulés au sujet de ces réformes, je voudrais dire simplement que je suis un peu inquiète de la sévérité de la réduction de prix. J’ai déjà plaidé pour cela en alternative à une réduction des quotas comme mécanisme de contrôle de l’offre.
J’ai quelques questions spécifiques à l’adresse de la Commission. La commissaire pourrait peut-être y apporter une réponse. Par rapport au prélèvement qui doit être opéré chez les transformateurs, la Commission pourrait-elle me dire si, au cas où un pays - et je veux parler de l’Irlande - cultive la betterave en 2006, l’entreprise doit contribuer au prélèvement de restructuration cette année dès lors qu’elle entend arrêter cette production en 2007? Il s’agit d’un point crucial qui déterminera notre décision de cultiver ou non la betterave cette année - peut-être la dernière saison de culture de la betterave en Irlande.
Ma deuxième question se rapporte à un commentaire que la commissaire a fait tout à l’heure lorsqu’elle a dit que, dans des circonstances particulières, les États membres pourraient augmenter les 10 % qui sont mis de côté pour les planteurs dans le cadre du régime temporaire de restructuration. Peut-être la commissaire pourrait-elle expliquer en quoi ces circonstances pourraient consister.
Sans utiliser tout mon temps de parole, car nous sommes tous fatigués et peut-être émotifs, je dirai simplement, en ce qui concerne le monde en développement - et je partage les inquiétudes d’autres députés - qu’en réformant le secteur sucrier, nous avons bouleversé le monde en développement, car nous lui offrons un accès à nos marchés à des prix nettement inférieurs. Ce qu’il souhaite, c’est un accès à des prix élevés, parce que c’est la seule manière pour lui de croître et de prospérer. Ceux qui étaient pour que cela arrive devraient penser à présent à ce qu’ils sont parvenus à obtenir.
Enfin, j’espère que les réformes aboutiront bien à ce que la commissaire nous annonce: une industrie du sucre compétitive. Hélas, je crains que pour l’Irlande cela signifie que nous n’aurons plus d’industrie du tout.
Heinz Kindermann (PSE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, le rapporteur, M. Fruteau, mérite des remerciements pour son travail dévoué, qui a permis d’aboutir à ce qui était, tout compte fait, un compromis acceptable. La décision prise au préalable par le Conseil «Agriculture et pêche» ne l’y a pas aidé évidemment. Bien que nous n’ayons pas le pouvoir de codécision dans ce domaine, cette décision ne peut être tolérée qu’au vu des négociations de l’OMC de 2005.
Le compromis trouvé pose toujours un énorme problème à ceux qui sont concernés: au sein de l’Union, mais aussi les pays ACP et les pays les moins avancés. Même si les parties lésées recevront des versements compensatoires, il y aura des pertes de revenus d’une manière ou d’une autre.
À l’avenir, de nombreuses régions de l’Union productrices de betteraves sucrières ne seront plus en mesure de produire autant de betteraves sucrières à des fins alimentaires ou, dans certains cas, ne pourront carrément plus en produire du tout à cette fin. La Commission doit suivre la voie tracée par la commission de l’agriculture et du développement rural à cet égard et examiner la possibilité d’augmenter les fonds par hectare pour les cultures à usage autre qu’alimentaire.
À mon sens, les principales propositions de la commission de l’agriculture sont semblables à celles du Conseil «Agriculture et pêche». J’espère que le compromis sera adopté in fine, car il garantira aux cultivateurs de betteraves une stabilité pour planifier et permettra le maintien de la production de betteraves sucrières sur le territoire communautaire en dépit de réductions considérables.
Quoi qu’il en soit, les acteurs du secteur du sucre ont également une part de responsabilité. Leur tâche est d’appliquer le régime de la future organisation du marché de manière à permettre de trouver des solutions socio-économiques durables en coopération avec les syndicats et les représentants des travailleurs.
Hynek Fajmon (PPE-DE ).
- Mesdames et Messieurs, comme vous le savez certainement tous, les morceaux de sucre sont une invention tchèque. Par conséquent, en tant qu’eurodéputé tchèque, je voudrais, si vous me le permettez, faire quelques remarques sur la proposition de réforme de l’organisation commune du marché du sucre.
Je tiens tout d’abord à dire que je salue les tentatives du Conseil européen et de la Commission européenne de réformer la politique communautaire en matière de sucre. La politique actuelle est totalement ridicule et coûte trop cher aux contribuables et aux consommateurs. Cette situation doit changer dans les plus brefs délais et le marché doit être réglementé et libéralisé dans son ensemble.
Deuxièmement, il est déplorable que le régime du sucre ne soit réformé qu’après que l’Organisation mondiale du commerce a jugé la politique communautaire déloyale. Il faut que tout le monde au sein de l’Union y consacre un peu de temps pour y réfléchir. Pourquoi sommes-nous incapables de libéraliser nos marchés, et pourquoi devons-nous être contraints de le faire par d’autres pays? Après tout, le libre-échange et l’économie de marché n’ont apporté que prospérité aux nations européennes tout au long de leur histoire, alors que le protectionnisme économique n’apporte rien d’autre que la pauvreté. Il semble toutefois que les défenseurs du protectionnisme soient bien représentés dans cette Assemblée. Je suis diamétralement opposé à leur avis et je ne voterai pas en faveur de leurs amendements. Le régime du sucre doit être réformé dans les plus brefs délais.
Troisièmement, je voudrais évoquer la faillite d’une raffinerie de sucre qui est restée active dans ma ville natale de 1890 à 1994. Elle a fait faillite en raison de la libéralisation du marché du sucre après la chute du communisme dans mon pays. Cette raffinerie de ma ville natale de Lysá nad Labem a fait faillite parce qu’elle n’a pas été en mesure de concurrencer les raffineries de sucre subventionnées de l’Union européenne. Au cours des années 1990, plus de 50 raffineries de sucre dans la République tchèque ont fait faillite ou ont mis la clé sous la porte pour cette raison. Les personnes qui y travaillaient ont perdu leur emploi et n’ont obtenu aucune indemnisation. Les responsables de raffineries et les cultivateurs de betteraves sucrières n’ont reçu aucune indemnisation non plus. C’est à présent au tour du secteur du sucre des plus anciens États membres de l’Union de subir le même ajustement du marché. L’indemnisation proposée est extrêmement généreuse, ce qui devrait rendre l’ajustement simple. Je suis par conséquent favorable à la réforme du régime sucrier, et j’estime en effet qu’elle pourrait aller plus loin. Notre expérience en République tchèque prouve que cette réforme est faisable et gérable.
María Isabel Salinas García (PSE ).
- Monsieur le Président, je voudrais tout d’abord souligner les efforts déployés par la commission de l’agriculture et du développement rural pour qu’un accord puisse être trouvé entre tous les groupes politiques, ce qui n’est pas du tout chose aisée, car la proposition initiale de la Commission visait davantage la disparition de la production de sucre que sa réforme, sans tenir compte des coûts sociaux qu’elle entraînerait. J’estime par conséquent que cette année de travail intense en valait la peine.
Deuxièmement, je voudrais féliciter le rapporteur, M. Fruteau, dont les trois règlements apportent modération, équilibre et solidarité et, surtout, une approche réaliste à l’avenir du secteur, pas seulement dans les 21 pays producteurs de l’Union européenne, mais également dans les pays ACP et les pays les moins avancés.
Je tiens également à me faire l’écho des nombreuses critiques entendues dans cette Assemblée contre le fait que le Conseil adopte un accord politique sans attendre le rapport du Parlement. Nous espérons que cette décision ne créera pas de précédent pour les réformes à venir.
Enfin, après tant de travail, je voudrais évoquer le double langage que se permettent certains députés depuis le début - je pense que je devais en parler maintenant que nous arrivons au bout - dans le sens où ils ont voté en faveur du rapport Fruteau au sein de la commission de l’agriculture et du développement rural et l’ont critiqué dans ses moindres détails une fois rentrés dans leur pays. Certains d’entre nous se sont efforcés de dégager des accords et d’atténuer les divergences, de manière à parvenir à ce qui est devenu in fine une réalité. Malgré tout, nous estimons que la situation actuelle est bien meilleure qu’au début: nous n’aimons pas les réformes, nous ne les avons jamais aimées, mais nous devons reconnaître que nous avons amélioré la situation difficile du début.
Je pense que le moment est venu pour le Parlement européen d’envoyer un message clair. Mesdames et Messieurs, en règle générale il vaut toujours mieux bâtir que détruire. Il est préférable, quand on accomplit des choses, de penser aux générations futures qu’aux prochaines élections, car le temps nous donnera raison et la stratégie de confrontation sans arguments appliquée dans mon pays n’apportera pas de solution favorable.
Je terminerai en invitant le Parlement à soutenir le rapport Fruteau, qui est de qualité et est susceptible d’améliorer l’accord du Conseil. Si cette Assemblée améliore ce texte, nous serons en mesure d’avancer vers un meilleur avenir pour le secteur.
Ioannis Gklavakis (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, le nouveau régime du sucre sera particulièrement fâcheux pour les cultivateurs. Dans de nombreuses régions, il entraînera la fin de la culture de la betterave sucrière. La fermeture de sucrières enverra des cultivateurs et des travailleurs industriels au chômage. Malheureusement, les premières manifestations ont déjà commencé dans mon pays.
Nous devons nous fixer comme objectif la survie de nos cultivateurs. L’exode rural n’est plus nécessaire. Si nous voulons remplacer la betterave sucrière par des cultures énergétiques, nous devons accorder plus d’aides. En outre, nous le devons à l’environnement, car les cultures énergétiques impliquent la protection de l’environnement, bien que les pays ACP n’afficheront pas de meilleurs résultats avec le nouveau régime.
Madame la Commissaire, vous êtes pondérée, honnête et compétente. Vous collaborez avec M. Fruteau, qui a fait de très bonnes propositions; vous collaborez avec le président de la commission de l’agriculture et du développement rural, M. Daul; vous apportez des améliorations; vous faites des propositions courageuses; vous démontrez à vos détracteurs que votre présence ici n’est pas une formalité et que tout a été décidé, que vous voulez véritablement écouter le Parlement, de manière constructive. Ainsi, vous protégez l’Union européenne, le Parlement européen et l’agriculture européenne.
Sans tout cela, dans de nombreuses régions défavorisées d’Europe, l’agriculture disparaîtra, des villages seront abandonnés et l’environnement se détériorera. Pour l’amour du ciel, je ne pense pas que c’est ce que vous voulez.
Thijs Berman (PSE ).
- Monsieur le Président, la réforme du sucre est avant tout un problème social pour les cultivateurs et les travailleurs en Europe et dans les pays en développement. Pour garantir la justice sociale à l’échelle planétaire, il faut libéraliser le marché européen. Cette réforme est inévitable et douloureuse, mais s’il faut de toute façon sauter au-dessus des flammes, autant sauter bien haut. La commissaire est parvenue à faire un très grand saut, le Conseil un plus petit saut et cette Assemblée voudrait sauter encore moins haut que le Conseil.
Quoi qu’il en soit, les travailleurs et les cultivateurs sont inquiets et ont raison d’exiger des garanties sociales solides. À cet égard, le fonds de restructuration est capital. Grâce à la pression que nous avons exercée, nous disposons désormais d’un fonds de restructuration plus conséquent, ce qui est important. Nous souhaitons le renflouer davantage, car les travailleurs veulent plus qu’un recyclage. Ils veulent de nouveaux emplois lorsque leur usine fermera.
Le bioéthanol est une solution, à condition qu’il puisse être produit en utilisant peu d’énergie. La recherche dans ce domaine doit être davantage financée. Ce n’est que de cette manière que nous pourrons garantir un avenir social et durable au secteur et que ce dernier acceptera la réforme.
Margie Sudre (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, mes chers collègues, une fois n’est pas coutume, j’exprimerai un avis plutôt favorable sur le processus actuel de réforme de l’OCM «Sucre», cela toutefois, dans l’optique très spécifique du sucre des régions ultrapériphériques.
Alors que l’Union européenne s’est engagée à diminuer sa production de sucre pour se mettre en conformité avec les règles du commerce mondial, les départements français d’outre-mer s’inscrivent dans une logique diamétralement opposée: celle consistant à poursuivre le développement de leur production pour assurer le maintien et la création d’emplois durables et préserver l’équilibre fragile des exploitations tant agricoles qu’industrielles.
Conformément à ce que préconise de la Commission, on peut dire que la Réunion, la Guadeloupe et la Martinique sont des précurseurs dans l’adaptation de leur filière canne. D’abord parce que leur production est très inférieure aux quotas autorisés, et qu’ils ne participent donc pas à la surproduction communautaire. Ensuite, parce que, ces trente dernières années, les usines se sont progressivement regroupées, au point qu’il n’est plus possible d’envisager ni suppression ni diminution d’activité sans remettre en cause tout l’équilibre de la filière.
Aujourd’hui, la canne est un produit de valeur, intégralement utilisable dans la production du sucre mais aussi d’énergie, par l’utilisation de la bagasse ou même d’engrais naturel. La multifonctionnalité de l’agriculture n’est pas seulement un projet théorique dans nos départements, elle y est une réalité. C’est parce qu’ils ont été des précurseurs que les DOM ne peuvent aller plus loin.
Si la Commission européenne et le Conseil se sont refusés à toute concession financière supplémentaire en faveur des DOM, la France a été autorisée à mettre en place des dispositifs permettant l’octroi d’une aide d’État complémentaire au fonds communautaire par l’accord politique qui est intervenu au Conseil à la veille du sommet de l’OMC à Hong Kong.
La compensation de la baisse des prix peut être envisagée avec une certaine marge de progression de la production, ce qui redonnera de la sérénité, de la visibilité à une filière qui a connu deux années d’incertitude.
Je voudrai féliciter le rapporteur, Jean-Claude Fruteau, pour ses efforts et je vous demande solennellement, Madame le Commissaire, de conserver inchangées les dispositions contenues dans le compromis du Conseil pour ce qui concerne le sucre des DOM afin d’assurer la pérennité de cette filière.
Iles Braghetto (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, la réforme du sucre était l’un des dossiers de politique communautaire les plus complexes. Avant de trouver un accord politique, le Conseil aurait dû tenir compte de l’avis du Parlement, de manière à renforcer la coopération entre les institutions européennes et à garantir des solutions à la hauteur de nos attentes et des défis imminents. Néanmoins, le résultat obtenu est positif et relativement satisfaisant. Selon moi, la contribution du Parlement au dégagement d’un compromis était capitale.
Le rapport d’initiative adopté par cette Assemblée en mars dernier contenait un certain nombre de conseils décisifs pour l’élaboration de la nouvelle proposition. L’accent placé par cette Assemblée sur l’impact social de la réforme, la création d’un fonds de restructuration pour le secteur, est un volet essentiel de notre avis et est repris dans l’accord. Il s’agit sans conteste d’une réforme douloureuse, mais elle est inévitable si l’Europe doit remplir ses engagements internationaux tout en garantissant un avenir durable et compétitif au secteur.
Le compromis dégagé est bien plus équilibré que la proposition de la Commission de juin dernier et prévoit toute une série de mesures favorables: la possibilité de maintenir une part de l’aide couplée pour ceux qui poursuivent la production, les mesures d’aide en faveur des cultivateurs de betteraves sucrières, l’attention accordée aux régions pénalisées par le démantèlement du secteur et la création d’un fonds de diversification. La réforme permet donc d’éviter l’abandon total de la production et ses effets sur les plans social et de l’emploi seront bien moins désastreux que ce que nous craignions.
Jan Březina (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, ce n’est pas la première fois que le Parlement fait part de son avis sur la réforme du régime du sucre. Je suis l’un des députés qui ont voté en faveur de la résolution adoptée l’année dernière. Cette résolution demandait entre autres que l’on réexamine les mesures de réduction des quotas, notamment concernant les nouveaux États membres. Je suis ravi que la Commission soit revenue sur sa stratégie initiale et ait proposé une réforme fondée sur la réduction du prix garanti du sucre qui soit un compromis entre les producteurs de sucre compétitifs et les cultivateurs de betteraves sucrières. Toutefois, j’émets certaines réserves sur le rapport dont nous débattons aujourd’hui, car il demande une plus faible réduction du prix du sucre que celle convenue entre les États membres en décembre. Cet accord est lui-même le résultat d’un compromis dégagé après avoir édulcoré la proposition encore moins complaisante de la Commission.
Tout d’abord, il ne faut pas oublier que nous avons subi une défaite devant l’OMC. Nous devons par conséquent nous conformer à l’obligation de libéraliser notre marché du sucre d’ici 2009. À cet égard, je ne peux que m’étonner de l’attention exagérée accordée aux intérêts des pays les moins avancés. D’une part, ces pays voudraient que le prix du sucre soit réduit sur les marchés en dehors de l’Europe et, de l’autre, que les prix restent élevés sur le marché européen, auquel ils bénéficient d’un accès privilégié.
Deuxièmement, je voudrais souligner que la réduction du prix du sucre sur une période plus longue serait profitable aux entreprises moins compétitives et contribuerait à perpétuer les distorsions sur le marché du sucre. Les perdants ne seraient pas uniquement les producteurs de sucre compétitifs, mais surtout l’ensemble des consommateurs européens, car ce sont eux qui devraient couvrir la plus grande partie des coûts - si je puis dire - d’une chute plus modérée des prix. À l’heure actuelle, le sucre leur coûte trois fois plus cher qu’aux consommateurs d’autres régions du monde. Est-il acceptable pour eux que l’on continue de subventionner un vaste système protectionniste à chaque fois qu’ils achètent un produit contenant du sucre?
Il faut se rappeler que l’objectif premier de l’Union européenne est de supprimer les obstacles aux échanges et non de les perpétuer et de les renforcer. C’est pourquoi nous devons démontrer que nous sommes un vrai Parlement européen et que nous ne craignons pas de mettre en œuvre les mécanismes du marché, entre autres dans les domaines de la production et des ventes de sucre.
María Esther Herranz García (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, l’accord politique conclu entre les ministres de l’agriculture - dont la ministre socialiste espagnole, qui mérite d’être renvoyée pour cela - sera sans aucun doute adopté à la fin du mois parmi les premiers points de l’ordre du jour, c’est-à-dire sans le moindre débat. Ce n’est pas nécessaire, tout a été débattu.
Malheureusement, le débat d’aujourd’hui au sein du Parlement européen n’aura aucune incidence sur la décision finale. À l’avenir, nous devons empêcher que la voix du Parlement soit ignorée d’une manière aussi flagrante, en particulier quant il s’agit de décisions d’une telle importance économique et sociale. À cette fin, la Commission européenne ne doit pas recourir à n’importe quelle excuse pour ignorer l’avis du Parlement, comme elle l’a fait cette fois-ci.
Je voudrais éclaircir un point, au cas où des doutes devaient persister: ce rapport, qui sera soumis aux votes jeudi, est à mille lieues de l’accord politique conclu entre les États membres, que ce soit concernant les prix du sucre et l’indemnisation aux cultivateurs ou la possibilité pour les États membres de maintenir une partie de l’aide couplée, qui n’est pas reprise dans l’accord entre les 25 au sein du Conseil. Le rapport du Parlement répartit les efforts à consentir pour réduire la production de manière plus équitable, dans la mesure où il prévoit la suppression de l’attribution supplémentaire d’un million de tonnes de ce qu’on appelait auparavant le sucre C.
Ce ne sont là que quelques-uns des exemples que l’on peut découvrir en comparant les textes, mais la liste serait bien plus longue si l’on procédait à une analyse détaillée de l’accord.
Bref, nous n’aimons pas la réforme, nous n’avons pas aimé la réforme de la Commission européenne parce qu’elle était épouvantable. Néanmoins, l’accord que ce Parlement va voter jeudi nous semble être la moins mauvaise des solutions à nos yeux.
Mariann Fischer Boel,
. - Monsieur le Président, j’ai suivi attentivement le débat. Son intensité montre que l’enjeu est important. Toutefois, elle montre aussi à quel point vous vous êtes engagés dans le processus de cette nouvelle réforme.
Si vous le permettez, je voudrais commencer par les amendements. J’y ai trouvé beaucoup de points communs avec mes propres opinions. Je commencerai par la nouvelle organisation commune de marché qui est proposée. Vous avez invoqué la nécessité d’un filet de sécurité durant la période de restructuration qui s’achève en 2009-2010 afin de limiter les perturbations indésirables du marché. Je suis d’accord et je peux donc accepter en substance les amendements 2, 29 et 54.
Pour ne pas encourager une surproduction et une accumulation des stocks, il sera nécessaire de fixer le prix d’intervention à un niveau nettement inférieur au prix de référence de la campagne suivante. L’intervention devra être limitée aussi à une quantité maximale donnée. Enfin, je pense qu’au cours de la période de restructuration, nous devons nous débarrasser de tous les outils de gestion, y compris le stockage privé.
Vous dites également qu’aussi longtemps que nos engagements internationaux sont respectés, certaines quantités de sucre contingenté devraient ou pourraient être exportées. Pour le bien de l’équilibre du marché, je peux accepter cette idée et donc je suis d’accord en principe avec les amendements 20, 39, 49, 51 et 68.
Vous avez été très nombreux à mentionner le bioéthanol. Je partage votre analyse selon laquelle la future production énergétique pourrait représenter un débouché pour la betterave communautaire. Dès lors, je suis en mesure de soutenir les amendements 11 et 42, qui relèvent le profil politique du bioéthanol dans le paquet de réforme.
Comme vous le savez, la Commission travaille à toute une série d’initiatives politiques. Le 1er février nous adopterons une proposition concernant la promotion des biocarburants produits à partir de matières premières agricoles. Je sais aussi que M. Parish travaille actuellement à une résolution du Parlement portant exactement sur le même sujet. Je pense que nous devrons avoir ce débat quand ces contributions auront été adoptées, plutôt que de le faire maintenant dans le contexte de la réforme du secteur sucrier. Je dois souligner que je suis très intéressée de revenir à ce débat, car il est très important.
Je suis d’avis moi aussi que nous devons traiter le problème spécifique posé aux planteurs qui pratiquent la culture d’automne. Il s’agit d’un problème spécifique aux pays méditerranéens. Cela nécessiterait une prorogation provisoire du quota sans prélèvement de restructuration pour la campagne de commercialisation 2006/2007. La Commission est donc d’accord avec le principe des amendements 23 et 69.
Je partage vos inquiétudes en ce qui concerne les revenus des betteraviers et je suis d’accord avec la partie pertinente de l’amendement 31 portant sur l’élimination de la flexibilité supplémentaire de 10 % pour le prix du sucre.
Pour le sucre industriel, je suis en mesure d’accepter en substance l’amendement 43. Il faut éviter les règles strictes et complexes qui sont difficiles à surveiller.
Toute une série d’amendements techniques ont déjà été acceptés aussi au cours des discussions techniques sur la proposition de la Commission. D’autres amendements couvrent des points mineurs qui seraient mieux traités dans le cadre des règles de mise en œuvre. Je ne suis pas en mesure d’accepter les autres amendements concernant la réforme de l’OCM.
Permettez-moi à présent de passer à la proposition de règlement du Conseil modifiant le règlement (CE) n° 1782/2003 établissant des règles communes pour les régimes de soutien direct. Je peux soutenir le principe du surcroît de flexibilité pour les États membres dans le contexte des paiements compensatoires et donc accepter en substance les amendements 5, 6, 8 et 11, ajustés le cas échéant.
Partant de ma volonté de soutenir le développement de la production de bioéthanol dans la Communauté, je peux également m’accommoder de l’idée de l’amendement 7, qui prévoit la possibilité de cultiver la betterave sucrière à d’autres fins que la production de sucre sur les terrains mis en jachère.
L’amendement 4 et l’amendement 13 présentent un système de compensation qui repose sur la quantité de sucre produit à partir de la betterave dans chaque exploitation. Je suis pour le principe de proportionnalité de cette réforme, par exemple, en avançant des niveaux de compensation plus élevés pour les États membres qui doivent faire face à de sévères réductions de leurs quotas. Néanmoins, le projet de rapport propose un système qui prévoirait une différenciation entre les paiements sur la base du volume de betteraves sucrières produit. Un tel système créerait d’énormes difficultés pratiques et apporterait en échange une valeur ajoutée très limitée, qui irait à l’encontre de l’objectif commun de simplification, c’est pourquoi je ne puis l’accepter. Comme je ne peux non plus accepter les autres amendements.
Enfin, permettez-moi de faire référence à la proposition de règlement instituant les fonds de restructuration. Je peux accepter l’idée qui sous-tend les amendements 4 et 14, permettant aux betteraviers de bénéficier d’une partie de l’aide à la restructuration. Toutefois, compte tenu des conditions très différentes auxquelles les États membres sont confrontés, un minimum de 50 % serait trop élevé. N’oublions pas les nombreuses obligations qui doivent être traitées à travers ce fonds de restructuration. Il existe des obligations environnementales et sociales très importantes. Si nous devions imposer un minimum de 50 %, nous connaîtrions des difficultés à respecter ces différentes obligations dans plusieurs cas. C’est pourquoi je ne peux l’accepter.
Comme je l’ai mentionné dans ma déclaration introductive, un minimum de 10 %, avec la possibilité pour les États membres d’accroître ce pourcentage, semble bien plus indiqué. Madame McGuinness, ceci vous concerne plus spécialement: je ne me permettrais jamais de m’immiscer dans les décisions prises par les États membres pour déterminer à quel niveau ils se mettraient d’accord sur ce pourcentage de compensation.
De même, je peux soutenir le principe défini à l’amendement 5, et dans la partie pertinente de l’amendement 10 concernant la flexibilité accrue pour les sociétés qui abandonnent la production de sucre et qui se lancent dans des secteurs alternatifs, comme celui de la production de bioéthanol. Cela vaut également pour la notion d’abandon partiel du quota qui se retrouve dans l’amendement 7.
L’élément social est déjà bien couvert dans la proposition et les exigences administratives supplémentaires ne feraient que ralentir le processus de restructuration. C’est pourquoi je suis d’avis de rejeter les amendements 6, 9 et la partie pertinente de l’amendement 7.
Quelques amendements de dernière minute ont également été déposés. L’idée de l’amendement 17 m’apparaît positive. Les betteraviers qui continuent de produire de la betterave sucrière dans des États membres qui réduisent de manière significative leur quota devraient pouvoir recevoir une aide d’État au cours d’une période transitoire.
Les amendements proposés que je n’ai pas mentionnés possèdent une importance moindre et, pour des raisons techniques, j’estime qu’il n’est pas nécessaire de les prendre en considération. Cela comprend aussi les amendements de dernière minute déposés la semaine dernière.
J’ai pris note des commentaires particulièrement durs concernant le traitement réservé aux pays ACP. En effet, ce point a fait l’objet d’une discussion très intense, mais nous n’avons pas oublié les pays ACP. La réduction de prix prévue n’interviendra pour les pays ACP qu’en 2008, deux ans après son imposition aux planteurs européens. N’oublions pas qu’après la mise en œuvre complète de la réforme, les pays ACP continueront de bénéficier d’un prix deux fois plus élevé que celui du marché mondial.
La Commission a toujours proposé un plan d’action pour les pays ACP, doté de 40 millions d’euros pour 2006. Ces fonds devraient être à leur disposition en 2006, même si les prix ne baissent pas avant 2008. Le financement de 40 millions d’euro n’est certainement pas énorme, mais il est suffisant pour commencer et il a toujours été dans notre intention de fournir des fonds significatifs pour la période restante de 2007 à 2013. Il est évident que la taille de ces fonds dépendra des discussions en cours concernant les perspectives financières.
La réforme introduit aussi certaines obligations pour les entreprises qui souhaitent adopter le fonds de restructuration. Je dois dire que je regrette et que je suis déçue que de nombreux députés - dont les députés polonais - ne puissent être présents, parce qu’il doit être tout à fait clair que les sociétés sucrières ne peuvent, je répète, tout bonnement accepter ou encaisser le fonds de restructuration et quitter le pays. Ils doivent simplement fournir des mesures pour les employés de l’industrie sucrière. Ces règles s’appliquent à la formation, à la préretraite ou à tout ce que vous voudrez. Cet argent sera dépensé en coopération avec le gouvernement. Il semble y avoir eu un total malentendu au sujet de ces fonds de restructuration.
Je peux répondre oui à la question de Mme McGuinness concernant le prélèvement. La seule manière d’éviter ce versement au fonds de restructuration serait d’arrêter la production en 2006/2007.
Enfin, certains députés ont critiqué le fait que le Conseil ait arrêté une ligne politique sur la réforme du sucre le 24 novembre 2005. La définition d’une ligne politique au Conseil de novembre était motivée par des circonstances exceptionnelles. Le régime actuel reste applicable uniquement durant la campagne en cours et nos planteurs et opérateurs sont confrontés à des choix très difficiles. Nous devons leur fournir, en temps opportun, des conditions acceptables pour pouvoir effectuer ces choix.
Nous avons perdu devant le panel sucre de l’OMC et nous devons nous conformer d’urgence à sa conclusion. Enfin, nous avons dû nous préparer pour Hong Kong afin de pouvoir défendre notre secteur du sucre et nous devions donc savoir ce que nous devions défendre.
Toutefois, je dois souligner que ces circonstances n’auraient dû surprendre personne. Depuis que j’ai présenté ma proposition de réforme au Parlement le 22 juin, j’ai dit très clairement que le Conseil devrait définir sa ligne politique sur la réforme du sucre lors de sa réunion en novembre. Je l’ai répété en commission de l’agriculture le 13 septembre 2005 et dans une lettre de suivi adressée le 26 septembre 2005 à tous les membres de cette commission. J’ai agi en totale transparence tout au long du processus pour permettre au Parlement de jouer pleinement son rôle.
Pour finir, permettez-moi de dire à ceux d’entre vous qui se montrent critiques aujourd’hui que nous sommes très reconnaissants aux nombreuses commissions et aux nombreux députés de cette Assemblée qui ont apporté une contribution très précieuse tout au long des douze derniers mois. En vérité, vous êtes parvenus à influencer le profil de la réforme - une réforme qui garantira la durabilité de ce secteur en Europe et une réforme qui nous permet de présenter une véritable alternative aux agriculteurs et aux régions qui seront les plus touchés par la restructuration. Tel est le résultat et c’est un bon résultat.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu jeudi à 12 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle la recommandation pour la deuxième lecture (A6-0381/2005) de Mme Korhola, au nom de la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire, relative à la position commune du Conseil en vue de l’adoption du règlement du Parlement européen et du Conseil sur l’application aux institutions et organes de la CE des dispositions de la convention d’Århus sur l’accès à l’information, la participation du public et l’accès à la justice dans le domaine de l’environnement (06273/2/2005 - C6-0297/2005 - 2003/0242(COD)).
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, le règlement sur l’application aux institutions communautaires des dispositions de la Convention d’Århus, qui sera soumis au vote demain, nous obligera à examiner des décisions dont la nature est très politique. Il porte sur une législation environnementale importante liée à l’accès à l’information dans le domaine de l’environnement et au droit des citoyens à participer à la prise de décision.
La Convention d’Århus, ratifiée au sein de la Communauté européenne par les États membres et l’UE, sera mise en œuvre par le biais de trois directives, dont les deux premiers piliers ont déjà été soumis à la procédure de codécision et de conciliation. J’ai élaboré les rapports sur la Convention d’Århus pendant l’ensemble du processus. Ces piliers concernent la transparence de l’information environnementale et le droit de participation de la Communauté. La troisième directive, l’accès à la justice, ne sera probablement pas adoptée. Les États membres n’ont pas trouvé de consensus en la matière et le sentiment général est que le projet doit être ajourné. Le droit d’accès à la justice s’est également avéré être la principale difficulté rencontrée dans le cadre de ce règlement.
J’ai toujours souligné l’importance des droits des citoyens dans le domaine de l’environnement. L’ouverture et la transparence sont les poumons de la démocratie et constituent des éléments fondamentaux de notre propre sécurité. Le règlement qui nous est proposé, et qui élargit le champ d’application des dispositions de la Convention d’Århus au niveau communautaire, risque cependant de revêtir quelques aspects inquiétants. Lors de son vote, la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire du Parlement européen a clairement modifié l’orientation des dispositions, transformant la convention en un texte selon moi inapproprié. Il est une chose de surveiller et de réglementer la manière dont, par exemple, une autorité applique et interprète les dispositions de la législation environnementale, mais il en est une autre de surveiller et de réglementer la façon dont un organe législatif démocratiquement élu effectue son travail. Dans la pratique, le projet actuel de la commission donnerait à toutes les organisations non gouvernementales qui correspondent à peu près à la description le droit de traduire les institutions communautaires devant la Cour de justice des Communautés européennes, leur conférant ainsi un statut de gendarme à l’égard des dites institutions. En tant que membre de la classe politique, je ne suis cependant pas disposée à déléguer de cette manière le pouvoir qui m’a été démocratiquement conféré et qui est contrôlé par le peuple, et j’espère que nous remettrons de l’ordre dans cette question lors du vote en session plénière de demain.
Les éléments les plus importants du vote de demain se rapportent aux amendements 22, 24 et 25. L’article 230 du Traité permet aux citoyens de former un recours devant la Cour de justice des Communautés européennes si une décision concerne le citoyen directement et individuellement, ce qui est tout à fait justifié et adéquat d’un point de vue démocratique. Pourtant, la position de la commission de l’environnement du Parlement stipule aujourd’hui que toute ONG établie au sein de l’UE peut contourner cette disposition en sollicitant un réexamen interne auquel l’institution communautaire doit répondre par le biais d’une décision formelle. En vertu de l’amendement 25, cette décision permettra d’examiner la légalité de la décision initiale, non seulement sa légalité procédurale mais aussi sa légalité quant au fond et à la forme, et donnera par conséquent aux ONG le pouvoir d’évaluer en dernier recours le travail des institutions communautaires. Elles auraient donc la possibilité d’intenter une action en justice contre les institutions communautaires et, investies d’une telle autorité suprême, de surveiller notre travail.
Dans une démocratie, l’autorité suprême est dévolue aux citoyens, et les décideurs qu’ils élisent concrétisent leur volonté. Ce projet placerait pourtant les ONG au-dessus des citoyens et je peux difficilement accepter cela. Il s’agit d’une question politique et d’une question de principe. Ne vous méprenez pas sur mes propos: nous avons besoin d’organisations environnementales, et la planète serait bien plus sombre si des ONG n’avaient pas soulevé à juste titre de nombreuses questions importantes. Toutefois, ce qu’elles essaient d’obtenir aujourd’hui, au prix d’un lobbying intense, est alarmant.
La définition des ONG est par ailleurs très floue dans le règlement. C’est la raison pour laquelle j’ai déposé deux amendements au Parlement qui définissent les critères plus en détail. Le premier stipule qu’une ONG doit avoir exercé des activités dans plus d’un État membre de l’UE au cours des deux dernières années. L’autre amendement ajoute les termes «respectueuse de la loi» à la définition. Ces amendements sont essentiels pour que les demandes de réexamen ne dépassent pas certaines limites contrôlables et afin d’obtenir des critères additionnels pour la nature du travail des ONG.
Les membres de notre commission ont déposé dans le cadre de ce rapport des amendements que je suis heureuse d’approuver. J’ai moi-même insisté sur l’importance, par exemple, de la qualité et de la comparabilité de l’information environnementale. De la même manière, je soutiens la nature démocratique et la transparence de notre processus décisionnel à chaque fois que j’en ai l’occasion.
En réalité, c’est même tout ce que je demande aux organisations environnementales. Si elles mettaient elles-mêmes en pratique ce qu’elles nous demandent, si elles étaient plus transparentes dans leurs activités et leurs procédures de financement, et si elles transmettaient moins d’informations trompeuses et erronées, nous ne serions pas obligés d’imposer ces restrictions et ces critères. Globalement, il est décevant de constater que les ONG ne diffusent pas toujours des informations correctes, loin s’en faut, et qu’elles ne corrigent pas toujours les informations qui s’avèrent erronées.
À titre d’exemple pertinent, prenons la lettre envoyée cette semaine par les plus grandes organisations environnementales. Elle dresse un portrait erroné de la possibilité qui s’ouvre à elles aujourd’hui d’accéder à la justice. Elles affirment que les entreprises industrielles peuvent saisir la Cour de justice des Communautés européennes et que cette nouvelle législation aurait pour seul effet de les mettre sur un pied d’égalité. La lettre oublie de mentionner que les organisations environnementales n’aspirent nullement au même niveau que les entreprises, qui peuvent intenter un recours contre des décisions qui les concernent «directement et individuellement», en d’autres termes en tant que parties intéressées. Les organisations environnementales auraient quant à elles la possibilité de choisir, dans l’ensemble de l’Union et en ignorant les critères liés aux parties intéressées, le domaine dans lequel elles sont intéressées. L’omission de ce détail essentiel dans la lettre est de nature à induire en erreur.
La Convention d’Århus est un élément important d’une démocratie viable. C’est pourquoi les droits des citoyens ne doivent pas abuser du droit d’accéder à la justice dans le but de freiner des projets ou de créer un forum pour les campagnes de collecte de fonds d’organisations. Je ne peux pas non plus accepter que le travail des décideurs politiques soit soumis à des plaintes interminables déposées par des organisations. Recourir constamment au droit d’appel n’est pas une attitude indiquée. Une utilisation abusive de ce droit réduirait les droits des citoyens que nous nous sommes initialement engagés à défendre. Lors de lecture plénière, nous devons dès lors nous soucier de la manière avec laquelle la Communauté applique réellement le droit d’accès à la justice. J’espère que le Parlement se rapprochera de la position du Conseil, qui est selon moi équilibrée.
Stavros Dimas,
. - Je voudrais remercier le Parlement européen et la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire pour leur persévérance dans l’élaboration de ce rapport en deuxième lecture. Je remercie tout particulièrement le rapporteur, Mme Korhola, pour sa contribution aux efforts visant à appliquer la Convention d’Århus aux institutions européennes.
Il est important de relever que, après les directives sur l’accès à l’information environnementale et sur la participation publique, cette proposition de règlement est la troisième proposition législative consécutive sur l’application de la Convention d’Århus, cette fois-ci aux institutions communautaires, et la contribution de Mme Korhola est très précieuse à cet égard.
Ce règlement est proposé parallèlement à la décision de ratifier la Convention d’Århus, qui contient des obligations non seulement pour les autorités publiques des États membres, mais aussi pour les institutions communautaires. Les dispositions déjà en vigueur dans ce domaine devaient par conséquent être complétées.
C’est la raison pour laquelle la proposition couvre les trois parties de la Convention, à savoir l’accès à l’information environnementale, la participation du public et l’accès à la justice.
La Communauté a ratifié la Convention en mai 2005, juste avant la deuxième conférence des parties à Almaty. À l’époque, la première lecture du règlement avait déjà eu lieu et un accord politique avait été conclu au niveau du Conseil au sens de la position commune.
La position commune améliore et complète la proposition initiale de la Commission à de nombreux égards. Elle intègre également, littéralement ou dans une large mesure, un bon nombre des amendements formulés par le Parlement européen en première lecture.
Concrètement, sur le plan de l’accès à l’information environnementale, la position commune propose un nouvel article 6 sur l’application des exceptions concernant l’accès à l’information environnementale, tel que proposé dans l’amendement du Parlement européen.
La position commune englobe également certains éléments des amendements du Parlement européen portant sur les exigences plus détaillées en matière de participation du public dans la préparation préliminaire de plans et programmes liés à l’environnement.
En ce qui concerne l’accès à la justice, le Conseil a simplifié les critères et la procédure sur la base desquels une organisation non gouvernementale peut introduire une demande de réexamen interne des actes d’institutions communautaires. Il est à noter que les organisations en question ne doivent plus agir au niveau communautaire afin d’exercer ce droit.
La Commission est en mesure d’accepter les changements en question, pour autant que la formulation actuelle maintienne l’obligation des organisations en question d’avoir pour objectif premier la protection de l’environnement au niveau communautaire.
La Commission est également en mesure d’accepter les changements apportés aux dispositions relatives aux résultats du réexamen interne et au mécanisme permettant aux organisations non gouvernementales de saisir la Cour de justice.
Le Conseil a procédé à ces changements afin d’éviter un texte susceptible d’entrer en conflit avec les règles de la Convention en matière de droit d’accès des individus et des groupes d’individus.
En tant que gardienne des Traités, la Commission approuve l’intention du Conseil à cet égard, d’autant plus que la position commune est conforme à la Convention d’Århus, qui permet aux parties contractantes d’adopter des critères pour l’accès du public à la justice.
J’espère qu’un accord sera bientôt conclu à propos de cette proposition spécifique. Nous avons déjà beaucoup progressé depuis l’application générale de la Convention d’Århus, et l’adoption de ce règlement démontrera à quel point nous souhaitons l’appliquer aux institutions communautaires.
Cristina Gutiérrez-Cortines,
. - Monsieur le Président, je voudrais exprimer mon accord avec Mme Korhola; je ne peux vraiment pas accepter les amendements 22, 23 et 25. Je pense que la Convention d’Århus, qui est déjà transposée dans certains pays, comme l’Espagne, est une victoire manifeste dans la perspective de la transparence, de la formation, etc.
Néanmoins, je crains vraiment que les positions s’écartant du bon sens affichées par le Conseil et la Commission visent à donner une capacité juridique selon moi excessive aux organisations non gouvernementales, comme l’a dit Mme Korhola.
Je pense que la démocratie doit être symétrique. Il n’est pas logique que des organisations non gouvernementales aient davantage de droits que des conseils locaux dans ce domaine. Je n’accepte pas non plus que certaines régions disposent d’une capacité particulière, telle que celle que nous leur donnerions en adoptant ce texte.
Par ailleurs, il existe un principe de droit, celui de l’intérêt direct, qui a fait l’objet de nombreux débats dans l’histoire juridique et qui s’applique normalement à la famille et à certains problèmes survenant sur un territoire en question. Je pense néanmoins qu’appliquer l’intérêt direct à une ONG en Europe nous ferait entrer dans le royaume du droit infini, sans savoir où cela nous mènerait.
Je pense que cela pourrait engendrer de nombreux problèmes, avant tout parce que, comme nous le savons, le développement durable requiert la connaissance de la ressource directe, parce que tous les cas ne sont pas identiques. Le principe de base, que nous avons évoqué ici à maintes reprises, est que le concept du développement durable est intégral, il doit se rapporter à un lieu spécifique, et certaines choses sont réalisables à cet endroit et nulle part ailleurs pour des raisons économiques et sociales.
L’idée selon laquelle certaines ONG, rarement situées à l’endroit pertinent, puissent solliciter ce droit en vertu de leur intérêt pour l’environnement me semble dès lors excessive. J’approuve par conséquent la position du Conseil.
María Sornosa Martínez,
. - Monsieur le Président, je voudrais tout d’abord souligner que ce rapport du Parlement, dont l’objectif est de faciliter le travail d’adaptation à la Convention d’Århus, est un instrument nécessaire et approprié. Je salue dès lors les efforts du rapporteur et des autres députés visant à appliquer cette Convention aux mécanismes actuellement en vigueur dans les États membres et les institutions communautaires, et ce en vue de garantir le droit légitime à l’information et à la justice dans le domaine de l’environnement. À cet égard, nous pensons qu’un meilleur accès à l’information et une participation accrue du public dans le processus décisionnel permettront une application plus efficace de ces décisions et contribueront à renforcer la sensibilisation aux problèmes environnementaux au sein de la population.
La Convention devra renforcer la transparence, la responsabilité et la bonne gouvernance dans des domaines d’action publique aussi divers que l’énergie, l’agriculture, le transport et le tourisme, en reconnaissant une série de droits destinés à garantir la participation effective des citoyens dans les processus décisionnels publics. Ces informations doivent fournir suffisamment de connaissances pour leur permettre de participer activement et régulièrement aux différentes procédures administratives. Par ailleurs, le droit de promouvoir les ressources administratives ou juridiques qu’ils considèrent appropriées doit être reconnu si l’on estime que ces droits ont été violés par des administrations publiques.
Concernant les aspects spécifiques du rapport, je pense que l’accès des ONG à la justice ne devrait pas être soumis à des exigences excessivement restrictives, par exemple l’obligation d’œuvrer à l’échelle internationale et, surtout, de ne pas être enregistrée depuis plus de deux ans pour introduire une demande. Je pense que cela constituerait une grave injustice dans de nombreux cas.
Par ailleurs, en vue de garantir l’universalité de la justice, je pense que nous devrions rejeter l’idée selon laquelle la Banque européenne d’investissement puisse refuser l’accès à l’information environnementale. En effet, la Convention d’Århus stipule que les exceptions doivent être interprétées de manière restrictive et l’ajout de l’adjectif «bancaires» étend la notion de confidentialité. En fait, la directive sur l’accès du public à l’information environnementale ne définit pas de règles spécifiques pour les banques. Je voudrais que la Commission approuve ces deux questions spécifiques, car je pense qu’elles sont les plus importantes.
J’espère que ce règlement sera appliqué aussi rapidement que possible afin de garantir l’accès à la justice pour toutes les questions environnementales.
Jules Maaten,
. - Monsieur le Président, l’application de la Convention d’Århus aux institutions européennes est une étape importante. Elle contribue en effet - et c’est une nécessité - à rendre le processus législatif européen transparent, et ce afin que le public ait davantage voix au chapitre dans l’élaboration des plans et programmes environnementaux.
Ce règlement renforce la démocratie dans le domaine environnemental. Les dispositions de la Convention d’Århus en matière d’accès à l’information, de participation au processus décisionnel et d’accès à la justice dans le domaine de l’environnement s’appliqueront à l’ensemble de l’UE. À partir de maintenant, non seulement les États membres, mais aussi les institutions communautaires, devront respecter ces dispositions.
L’accès à la justice tel qu’il est prévu dans la Convention d’Århus implique que le public doit avoir la possibilité d’intenter un recours devant la Cour européenne contre des décisions environnementales rendues par des institutions de l’UE. À l’heure actuelle, les citoyens intéressés par l’environnement ou les ONG environnementales ne disposent d’aucun moyen d’intenter une action devant la Cour, pour la simple raison qu’ils sont rarement concernés personnellement - les conditions prévues par le traité CE s’appliquent à l’accès à la justice, ce qui est plus facile à démontrer dans le cas des opérateurs économiques. Il est bien évidemment important que les ONG bénéficient du même niveau d’accès à la justice, bien que la formulation utilisée par la Commission et la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire - en particulier dans les amendements 22 et 25 - soit de nature à susciter la critique.
Afin d’éviter que des centaines d’ONG ne saisissent le tribunal pour des objections mineures, des amendements prescrivent des conditions strictes pour les ONG habilitées à introduire une demande de réexamen interne. En dépit de ces conditions - qui sont devant nous à présent et que le rapporteur nous a présentées séparément -, de nombreuses ONG pourront soumettre des demandes de ce type.
L’objectif n’est pas que la Cour soit saisie pour la moindre décision environnementale prise par les institutions européennes. Il en résulterait une grande incertitude juridique et la charge de travail déjà énorme de la Cour européenne ne ferait qu’augmenter. À l’inverse, lorsque des doutes sérieux entourent une décision environnementale, il doit être possible d’intenter un recours devant les autorités compétentes.
Mon groupe a un avis partagé sur la question. Si certains applaudissent les amendements 22 et 25, considérant qu’ils éliminent un déséquilibre, qu’ils permettent une mise en œuvre plus efficace de la Convention d’Århus, et qu’ils s’inscrivent dans le cadre du traité CE, d’autres pensent l’inverse, à savoir qu’ils créent des inégalités en conférant aux ONG environnementales un statut privilégié et que, par ailleurs, la Convention serait au minimum en désaccord avec le traité.
Je ne peux que regretter l’absence de position intermédiaire qui donnerait aux ONG la possibilité d’avoir un droit de regard en cas de réelle nécessité, sans que nous courions le risque de voir défiler un nombre incalculable d’objections insignifiantes. En réalité, je pense à présent qu’il serait préférable que la Convention étende simplement les possibilités d’accès à la justice, une mission dont se serait chargé le défunt traité constitutionnel s’il n’avait pas été abandonné.
Margrete Auken,
- Monsieur le Président, pour que la Convention d’Århus fonctionne comme prévu dans l’UE, il est impératif que les règles garantissent également un accès à la justice à certaines organisations environnementales. La position commune du Conseil ne leur donne cependant pas cet accès. La commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire soutient dès lors très justement la proposition originale de la Commission et a réintroduit cet élément. Je regrette que de nombreux membres du parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens essaient d’empêcher la mise en œuvre légitime de la Convention d’Århus. N’ont-ils rien retenu du «non» des Français et des Néerlandais? Si nous voulons accroître la sensibilisation et le soutien du projet européen, la participation et le contrôle des citoyens sont très importants.
Prenons un exemple actuel. Le Parlement européen a décidé d’engager une action contre la Commission dans l’affaire du retardateur de flamme bromé, dont la Commission a levé l’interdiction sans l’autorisation de l’organe législatif. Le gouvernement danois lui a emboîté le pas en engageant des poursuites juridiques similaires. Les organisations environnementales doivent elles aussi être en mesure d’intenter une action lorsque des lois de l’UE sont enfreintes. L’industrie chimique a une nouvelle fois eu le dernier mot, au détriment des citoyens. Les individus ne peuvent pas intenter de recours contre des décisions environnementales, faute d’intérêt individuel. Mais puisque les ONG veillent sur les intérêts du public dans les domaines de l’environnement et de la santé, elles devraient avoir accès aux tribunaux, au sein de l’UE également.
C’est un peu l’histoire de David contre Goliath. Les organisations environnementales veillent sur les intérêts du public tandis que l’industrie des produits chimiques, soutenue par d’énormes sommes d’argent, peut imposer des décisions par le biais du système de l’UE. Nous l’avons vu dans le cadre du programme REACH. Sans transparence ni accès des citoyens à la Cour de justice, l’UE se transforme en une apologie de la démocratie.
Jonas Sjöstedt,
- Monsieur le Président, la Gauche unitaire européenne/Gauche verte nordique soutient tous les amendements déposés par la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire pour ce règlement sur l’application à l’UE de la Convention d’Århus. Deux points ont pour nous une importance particulière.
Premièrement, il est impératif que le champ d’application de la décision soit aussi large que possible de manière à ce que les projets financés par l’Union européenne soient également couverts par les réglementations. La Banque européenne d’investissement doit également être couverte par les règles. De nombreuses critiques ont été dirigées au fil des ans contre la gestion des questions environnementales par la BEI, son refus de prendre l’environnement en considération de manière appropriée et son manque flagrant de transparence.
Deuxièmement, nous souhaitons que les organisations environnementales obtiennent le droit légitime d’engager une action juridique en cas de non-respect des règles environnementales. Nous nous opposons dès lors à toute restriction de ce droit, par exemple celle proposée par le rapporteur dans les amendements 28 à 30. Une telle restriction impliquerait dans la pratique que la plupart des grands mouvements environnementaux nationaux n’auraient pas la possibilité d’intenter une action en justice, et nous considérons que c’est inacceptable.
Horst Schnellhardt (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, l’objectif de la présente proposition de règlement est d’accroître la transparence par le biais de la participation du public dans l’élaboration des textes législatifs. J’en suis très ravi.
Nous autres députés sommes tributaires des informations que nous recevons d’associations, d’organisations, d’organisations non gouvernementales et de citoyens intéressés. Nous transposons ensuite ces informations dans nos procédures législatives. Ce n’est qu’en intégrant les intérêts individuels des groupes pertinents dans des textes de compromis que nous pouvons légiférer correctement.
Il me paraît dès lors évident que le public ait besoin d’un accès à l’information. C’est un aspect - je voudrais insister sur ce point - également très important, et il doit être renforcé.
Je suis bien évidemment surpris de voir que la Commission envoie occasionnellement des informations aux ONG et associations plutôt qu’aux membres du Parlement européen; j’ai découvert - par exemple dans le cadre du programme REACH - que de nombreuses organisations et associations avaient reçu des informations avant qu’elles n’atteignent nos pigeonniers. Cela ne m’inquiète pas, contrairement à la forme des amendements au présent règlement.
Stipuler que les ONG - qui, soit dit en passant, protègent les intérêts sectoriels - peuvent intenter une action en justice afin que leur opinion figure dans des textes législatifs présuppose une méfiance considérable vis-à-vis du travail du Parlement. Toutes les institutions européennes semblent d’ailleurs faire l’objet d’une suspicion générale.
Permettez-moi d’évoquer ma profession antérieure de chirurgien vétérinaire en affirmant que nous nous auto-castrons et que nous renonçons de la sorte à notre pouvoir. Nous nous remettons en question et, selon moi, nous ne pouvons pas nous le permettre. Adopter cette proposition serait commettre une grave erreur; nous devons nous y opposer fermement.
Je ne sous-entends pas que les ONG exercent une influence néfaste sur les progrès sociaux, mais je demande que l’on insinue pas que le Parlement n’est pas apte à remplir sa mission.
Je soutiens pleinement la position du Conseil à propos de la deuxième lecture; tout le reste va beaucoup trop loin. Y compris les procédures d’infraction à la législation communautaire, qui autorisent une intervention dans une procédure en cours. Cela ne profite pas au public d’ailleurs.
Evangelia Tzampazi (PSE ).
- Monsieur le Président, l’application complète et intégrée de la Convention est une nécessité dans tous les États membres. Son importance est décisive pour les progrès futurs de la politique environnementale.
Nous devons insister sur la nécessité d’une fourniture intégrée d’informations numérisées, qui constituera la base de la participation du public dans toutes les procédures de contrôle et de sensibilisation à l’environnement. Elle permettra une résolution rapide des problèmes de bureaucratie qui ont jusqu’à présent représenté le principal frein aux initiatives similaires.
Enfin, il est impératif que le secteur public réagisse directement et avec vigueur à tous les aspects du rapport et aux actions proposées. En effet, dans plusieurs pays, le secteur public est également le fournisseur de la majorité des informations environnementales. En ce qui concerne les organisations non gouvernementales, le rapport Korhola, qui examine avec soin et prudence les complexités d’un tel projet, doit être ouvert à ces questions et ne pas les traiter uniquement avec sévérité et inégalité.
Pour terminer, je pense qu’un important travail a été réalisé et je voudrais féliciter le rapporteur pour ses efforts.
Mojca Drčar Murko (ALDE ).
- Dès son lancement, la Convention d’Århus a été accueillie comme l’une des réalisations démocratiques les plus ambitieuses dans le domaine de la protection de l’environnement humain, non seulement parce qu’elle établit un droit humain de la nouvelle génération, à savoir le droit de la population à un environnement sain et de haute qualité, mais aussi en raison du principe logique selon lequel faire participer les citoyens augmenterait le niveau de protection de l’environnement, d’abord via l’adoption de mesures, puis via la mise en œuvre de ces mesures.
Ce principe doit cependant être approfondi. Il convient d’établir des règles imposant aux autorités de partager les informations environnementales avec les citoyens. Quant à ces derniers, ils doivent être en mesure, dans des situations extrêmes, d’exiger l’application de ces règles devant un tribunal. Il s’agit de réglementations d’une démocratie participative respectueuse de l’environnement. Dans la mesure où l’Union européenne élabore un projet de livre blanc par lequel elle s’efforcera de combler le fossé informatif qui la sépare de ses citoyens, le contenu du présent règlement est tout à fait d’actualité dans le sens élargi des rapports avec les citoyens.
Sur la base de la Convention d’Århus, en quête d’une mise en œuvre plus efficace de la législation sur la protection environnementale, la Commission a envisagé de donner le droit à certaines organisations non gouvernementales d’intenter un recours devant la plus haute instance judiciaire, la Cour européenne. La conclusion logique de ce règlement est que les organisations non gouvernementales jouent un rôle important dans la protection de l’environnement. La position commune du Conseil révèle pourtant une interprétation différente de la Convention. Elle repose sur la crainte d’une utilisation abusive de la Cour européenne. Cette interprétation n’a rien de logique.
Prendre des demi-mesures dans le cadre de cette initiative visant à mettre en œuvre la législation sur la protection de l’environnement et soustraire du contrôle démocratique certains domaines d’action des institutions européennes reviendrait à envoyer un mauvais signal politique aux États membres. Il est possible que cela entraîne une réduction, et non une augmentation, de leur responsabilité dans la mise en œuvre de la législation environnementale.
Rebecca Harms (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, je voudrais inviter le commissaire à clôturer ce débat en lui demandant quelques explications.
Je pense que le débat de ce soir est entaché d’une lacune fondamentale. La position commune qui fait l’objet du rapport de Mme Korhola ne contient pas la moindre règle sur l’accès à la justice. Le commissaire a présenté des règles d’accès relatives à la première partie de la Convention d’Århus, à savoir l’accès à l’information, mais, dans l’état actuel des choses, le troisième pilier de cette convention n’a pas été abordé.
Je pense qu’il y a une certaine confusion à cet égard. Selon moi, il convient de ne pas confondre la possibilité d’introduire une demande de réexamen interne, tel que le prévoit la position commune, avec l’accès à la justice. Je voudrais demander au commissaire de clarifier ce point.
Je voudrais toutefois ajouter que je considère qu’il est absolument indispensable que les organisations non gouvernementales aient accès à la justice au niveau européen dans le domaine de l’environnement de manière à ce que, le cas échéant, la transposition pratique de la législation européenne puisse être examinée sur place.
L’expérience de l’Allemagne avec le droit d’action collective a été très positive: il n’y a pas eu surabondance d’actions en justice, et les actions ont été menées avec détermination, la plupart de celles intentées par des associations étant couronnées de succès.
Avril Doyle (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, la convention d’Århus, signée par tous les 25 États membres, confère à la population des droits dans les trois domaines que sont l’accès à l’information, la participation à la prise de décision et l’accès à la justice dans les affaires liées à l’environnement. Le règlement qui nous est soumis a pour objet d’appliquer ces droits aux institutions de l’Union européenne: le Parlement, le Conseil, la Commission, la Cour de justice, la Banque européenne d’investissement et d’autres.
Il est essentiel que les personnes directement touchées par des violations du droit en matière d’environnement disposent d’un moyen de recours, que ce soit via un organe d’appel, le médiateur ou, si nécessaire, via les tribunaux. Cela ne signifie pas cependant qu’il faille rédiger une charte des avocats, et c’est ce que nous risquons de faire.
Bien qu’il existe de nombreux groupes de pression et d’excellentes ONG qui attirent notre attention sur des préoccupations légitimes concernant les questions environnementales et qui surveillent les institutions et leur demandent des comptes en notre nom, je recommande la prudence quand il s’agit de permettre à un groupe, qui tire sa légitimité de lui-même, d’imposer un fardeau supplémentaire aux institutions et d’engorger un système judiciaire déjà surchargé. Bien que je sois opposée aux amendements 2, 7 et 12, mon plus gros problème concerne l’amendement 26, qui propose que toutes les ONG, abstraction faite de la légitimité de leurs intérêts ou de la transparence de leur constitution, aient le droit d’intenter des procès contre les institutions communautaires pour leurs actes administratifs ou leurs omissions, comme dans la mise en œuvre du droit communautaire dans le domaine de l’environnement.
Dans certains pays, il faut moins de cinq personnes pour constituer une ONG. On ne peut pas dire qu’un tel organe soit démocratiquement responsable, néanmoins ces amendements leur permettraient de contester la Commission sans avoir à fournir de preuve de financement, l’identité de leurs bailleurs de fonds ou de leur objet. Le droit communautaire renferme un principe établi de longue date - constitué au fil de longues années de jurisprudence et étayé par l’article 230, paragraphe 4, du traité CE - selon lequel les citoyens doivent posséder un lien direct et personnel pour pouvoir ester devant la Cour de justice européenne. Contourner le Traité à l’aide du droit dérivé, par exemple avec les amendements à ce règlement, bafoue l’idée que c’est à la victime des violations de la loi qu’il incombe d’introduire un recours, et non aux observateurs intéressés - dont la motivation et la base de soutien ne sont pas nécessairement toujours claire.
Si le Parlement européen souhaite étendre le processus de révision interne ou judiciaire, il doit le faire premièrement à travers un amendement au Traité. En tant que femme politique, démocratiquement responsable envers mon électorat, je ne suis pas non plus prête à déléguer ma responsabilité à des organes non élus et non responsables.
Gyula Hegyi (PSE ).
- Monsieur le Président, le rôle de la convention d’Århus consiste à promouvoir le contrôle public des questions environnementales. Elle contribue ainsi à rendre nos sociétés plus conscientes de l’environnement et encourage les ONG à être actives dans le domaine de la politique environnementale. La partie la plus importante de la convention concerne la participation du public au processus de prise de décision. Les États membres n’ont pas été suffisamment courageux pour accepter tout le concept de la convention. Telle est néanmoins la voie à suivre. Nos électeurs nous jugeront, nous les politiques, sur l’état de l’environnement et sur un avenir durable, pas sur des promesses creuses.
J’ai déposé un amendement avec d’autres collègues, il s’agit de l’amendement 23 sur ce point. Certains députés s’y opposent. Toutefois, cet amendement n’est qu’une nouvelle soumission des termes d’origine de la Commission. Il prévoit que si une révision interne conclut à l’existence d’une contradiction avec le droit environnemental, alors l’organe concerné devrait prendre la décision d’éliminer le problème. Je pense que c’est plutôt évident. Si nous réalisons qu’il y a un problème environnemental et que nous n’y faisons rien, alors tous le processus n’a pas de sens. D’ailleurs, tous les États membres - je dis bien tous les États membres - ont signé la convention initiale, qui contient cette idée.
Le groupe du parti socialise au Parlement européen travaille en général, et en l’espèce, à un environnement propre et à une participation de la population au processus de prise de décision. C’est pourquoi nous soutenons ce rapport dans la version qui a été adoptée par la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire.
Frederika Brepoels (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, ce règlement doit en effet garantir que toutes les institutions communautaires appliquent les dispositions de la Convention d’Århus, un accord qui vise à accroître la participation du public dans les questions environnementales. Indépendamment de ce que réclament certains députés, l’objectif n’est assurément pas d’aller au-delà de ce qui est nécessaire pour faire en sorte que la Communauté transpose la Convention d’Århus. Je me félicite que la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire ait consolidé la position commune du Conseil. Je soutiens dès lors pleinement le rapport et j’espère qu’il sera adopté dans son intégralité, sans qu’aucun amendement ne soit nécessaire.
Au vu de l’importance accrue de la politique environnementale communautaire, le respect de l’ensemble des dispositions de la Convention d’Århus est un défi de taille pour ce règlement, notamment en vue de maintenir une certaine crédibilité aux yeux des États membres à l’échelle internationale. En d’autres termes, les obligations et les droits existant au niveau des États membres doivent être identiques au niveau de l’UE. Ce principe s’applique assurément à l’établissement de motifs possibles de refus en ce qui concerne l’accès aux informations environnementales.
L’élément central de la discussion a déjà été mentionné, il s’agit de la transposition du troisième pilier de la Convention, celui sur l’accès la justice. De toute évidence, l’intérêt général de l’environnement ne peut pas uniquement être défendu par des personnes présentant un intérêt direct ou individuel, tel que le prévoit la Convention. Pour cette raison, la Commission souhaitait restreindre l’accès à la justice aux organisations environnementales qui satisfont à certains critères. Non seulement la volonté de supprimer certains passages ou d’ajouter des conditions supplémentaires est inacceptable, mais elle enfreint la Convention d’Århus. J’espère dès lors sincèrement que les députés qui soutiennent une politique environnementale ouverte et transparente au sein de l’UE approuveront également le présent rapport dans son état actuel.
Stavros Dimas,
. - Je voudrais remercier les orateurs de ce soir pour leurs interventions très importantes. Je vais à présent procéder à une évaluation des amendements de base et, dans le même temps, répondre aux principales questions soulevées aujourd’hui.
En ce qui concerne l’accès à l’information environnementale, la Commission ne peut pas accepter les amendements 4, 14 ou 15, qui visent à appliquer le régime des exceptions des dispositions de la directive de 2003-2004 à l’accès aux informations environnementales et aux demandes d’information introduites auprès des institutions communautaires.
La proposition de règlement a été étendue de telle sorte que la législation communautaire existante sur l’accès aux documents, définie par le règlement 1049/2001, couvre toutes les institutions communautaires.
Les amendements spécifiques déposés par le Parlement européen pourraient avoir pour corollaire la création de deux régimes d’accès aux documents qui se chevaucheraient partiellement, ce qui ne contribuerait pas à la transparence et à la clarté juridique.
Le nouvel article 6 de la position commune couvre déjà les exceptions en question et l’accès aux informations environnementales; ces exceptions doivent de toute façon être expressément précisées conformément aux exigences de la Convention d’Århus.
Les amendements 7 et 12, qui visent à intégrer dans la définition de l’information environnementale le degré d’avancement des procédures en manquement, ne sont pas acceptables. Il n’y a aucune disposition similaire dans la Convention d’Århus. De la même manière, les procédures en manquement ne sont pas, par définition, des informations sur l’environnement.
Il convient néanmoins de noter que la Commission a l’habitude de publier sur son site internet des informations sur les procédures en manquement pour tous les secteurs politiques.
La Commission peut accepter l’amendement 16, qui prévoit un délai de quinze jours ouvrés pour informer les personnes introduisant une demande d’accès, si l’institution communautaire ne dispose pas de l’information requise, et pour leur indiquer l’autorité publique susceptible de leur fournir l’information en question.
En ce qui concerne la participation du public, la Commission ne peut pas accepter son extension à des politiques, comme le demandent l’amendement 5 et, en partie, les amendements 19 et 20. La Convention d’Århus encourage la participation du public dans la préparation préliminaire de politiques dans le cadre d’une clause de service «au mieux». Cette notion est large et aucune exigence similaire n’est prévue dans la législation adressée aux États membres.
Il convient toutefois de noter que la pratique en vigueur aujourd’hui, au niveau communautaire, prévoit une consultation publique des parties intéressées au cours de l’élaboration des politiques communautaires. En outre, la définition des plans et programmes environnementaux est large et couvre des programmes de nature stratégique.
La Commission n’accepte pas la nécessité de demander la participation du public dans les plans et programmes financés par les institutions communautaires, comme le prévoit l’amendement 8. La convention d’Århus évoque la participation du public dans les plans et programmes élaborés par les autorités publiques.
Par ailleurs, l’autorisation de réaliser des travaux infrastructurels ayant un impact environnemental considérable est accordée au niveau des États membres, où la participation du public est garantie.
La Commission peut accepter la partie de l’amendement 19 relative au prolongement de 4 à 8 semaines du délai de formulation d’observations dans le cadre de consultations écrites. Elle peut également accepter l’amendement 20, qui intègre l’obligation pour les institutions communautaires de tenir compte des résultats du processus de participation publique.
Cette obligation spécifique dérive de la Convention d’Århus et s’inscrit dans le cadre des pratiques administratives actuelles de la Commission.
La Commission ne peut pas accepter l’amendement 23, qui agrandit le cercle des organisations autorisées à demander un réexamen interne des organisations non gouvernementales dont l’objectif premier est de protéger l’environnement à celles qui encouragent également le développement durable.
Ce critère spécifique serait très compliqué à définir et pourrait couvrir un grand nombre d’organisations pour lesquelles le droit d’accès à une telle procédure de réexamen ne serait pas justifiable à des fins environnementales.
La reconnaissance d’un régime spécial pour les organisations non gouvernementales dont l’objectif de base est de défendre les intérêts environnementaux s’inscrit parfaitement dans le cadre de la Convention d’Århus.
De même, en ce qui concerne les critères de légalisation des organisations non gouvernementales, la Commission ne peut pas accepter l’amendement final proposé par le rapporteur, à savoir que les organisations non gouvernementales doivent exercer des activités dans plusieurs États membres.
S’il est exact que la proposition initiale de la Commission évoquait des activités au niveau communautaire, les discussions antérieures à la position commune ont révélé clairement qu’une telle décision engendrerait la mise en place d’obstacles injustifiés au droit d’accès à la justice.
La Commission est satisfaite des dispositions actuelles de la position commune à propos de la dimension communautaire de l’objectif environnemental que les organisations non gouvernementales devraient promouvoir au sein de la Communauté.
Enfin, les amendements 22, 24 et 25 portent sur les résultats du réexamen interne d’actes administratifs adoptés par des institutions communautaires en vertu de l’article 10 et sur leur rapport avec les dispositions relatives à l’accès à la Cour de justice en vertu de l’article 12.
Pour les raisons que j’ai déjà évoquées au début de mon intervention, la Commission ne peut pas les accepter, car ils iraient au-delà des dispositions régissant la légalisation des litiges dans le cadre de la Convention.
La Commission peut accepter en principe les amendements 26 et 27 concernant l’adaptation du règlement intérieur et de la date d’entrée en vigueur du règlement.
J’enverrai au secrétariat du Parlement européen une liste complète des positions de la Commission à propos des amendements.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu mercredi à 12 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport (A6-0001/2006) de M. Sjöstedt, au nom de la délégation du Parlement européen au comité de conciliation, sur le projet commun, approuvé par le comité de conciliation, de directive du Parlement européen et du Conseil relative à la gestion des déchets de l’industrie extractive et modifiant la directive 2004/35/CE (PE-CONS 3665/2005 - C6-0405/2005 - 2003/0107(COD)).
Jonas Sjöstedt (GUE/NGL ),
. - Monsieur le Président, la directive sur laquelle nous devons nous décider repose sur un contexte très tangible et pratique. Il s’agit des grandes catastrophes qui se sont produites il y a quelques années, dont l’effondrement de remblais miniers, en Roumanie et en Espagne surtout. Ce furent là des catastrophes écologiques qui ont eu d’énormes conséquences sur le milieu environnant et qui ont également pollué les écosystèmes aquatiques.
Nous sommes en outre confrontés à des problèmes écologiques permanents: les déchets issus des installations existantes et anciennes répandent des métaux lourds et d’autres poisons dans notre environnement immédiat. Cela signifie que nous avons besoin d’une directive spéciale afin de réglementer les déchets de l’industrie minière et des autres industries extractives.
Si l’on compare la proposition avancée par la Commission il y a quelques années et celle sur laquelle nous devons nous décider demain, on observe des différences significatives. Le Parlement a clairement contribué à améliorer cette directive et à la rendre plus ferme. Toute une série d’amendements du Parlement ont été adoptés dès la première lecture, et plusieurs autres ont été ajoutés à cette lecture.
Je voudrais insister sur certaines parties spécifiques de ce rapport, particulièrement importantes. Tout d’abord, des règles portant sur la sécurité des remblais ont été conçues afin de prévenir la répétition de ce genre de catastrophes à l’avenir. La méthode impliquant de hautes concentrations de cyanure, méthode utilisée en Roumanie, a également été interdite par cette directive. Il y aura des règles claires quant à l’autorisation et à la procédure d’autorisation, et il sera possible de voir quels sont les problèmes écologiques auxquels il y a moyen de remédier. Le respect de la directive sur les eaux devient également une obligation absolue, laquelle interdit toute détérioration de la qualité de l’eau.
Il y a également des règles selon lesquelles un site soumis à une exploitation minière doit être réhabilité. Cette directive mettra un terme à l’époque où les déchets et les sites endommagés étaient abandonnés. Pour ce faire, une garantie financière a été introduite, pour laquelle les entreprises doivent affecter des ressources à la réhabilitation des sites qu’elles exploitent.
En ce qui concerne les nouveaux États membres, en particulier la Roumanie et la Bulgarie, nous sommes arrivés pendant la conciliation à un point où ces pays ont fourni des déclarations dans lesquelles ils s’engageaient non pas à demander des dérogations, mais au contraire à respecter toutes les règles de la directive. C’est là un point important, en particulier parce que la Roumanie rencontre de gros problèmes dans ce domaine. En ce qui concerne les déchets historiques, les États membres doivent compiler un inventaire qui les oblige à rechercher les endroits où il pourrait y avoir des déchets historiques engendrant des problèmes écologiques. Il y aura d’une manière générale une amélioration significative de la situation environnementale dans l’UE.
Les arguments contre ces mesures sont principalement d’ordre financier, du fait que ces mesures coûteraient de l’argent aux entreprises. Il faut cependant comprendre que les coûts environnementaux de la réhabilitation des terres entreraient dans les coûts de production des entreprises, ce qui est tout à fait juste. Ne pas les inclure dans les coûts de production tournerait à l’avantage des acteurs les moins sérieux. Une directive comme celle-ci favorise les sociétés minières sérieuses qui assument la responsabilité de leur politique environnementale. Cette directive facilitera également la production de nouvelles technologies environnementales permettant de traiter les déchets historiques, et offrira à l’industrie européenne une opportunité dans cette sphère d’activité. Enfin, et c’est bien là le plus important, elle sera bénéfique à l’environnement et à la santé de ceux qui vivent dans les régions concernées.
La directive n’est bien sûr pas parfaite. Il est rare qu’une directive le soit. J’aurais préféré que certains aspects se voient accorder plus de poids. Les règles régissant les déchets non catégorisés comme dangereux sont plus faibles qu’elles n’auraient dû l’être. C’est la faute du Conseil, qui, à la première lecture, a apporté à la directive des changements dans le mauvais sens. Je n’ai pas obtenu du Parlement la décision que j’aurais voulue et qui aurait permis de retirer ces changements par la négociation.
En ce qui concerne les installations de traitement des déchets, la définition est trop faible et trop généreuse envers l’industrie, ce qui présente le risque de créer des échappatoires. En ce qui concerne les déchets historiques, il n’existe aucune obligation claire de prendre des mesures afin de les traiter. Il est toutefois important de comprendre qu’en vertu des autres lois environnementales de l’UE, en particulier la directive-cadre sur les eaux, il y a bel et bien une obligation absolue de traiter les cas où les déchets historiques entraînent une détérioration de la qualité de l’eau. Ceci implique que l’ensemble de la directive est toujours valable. Nous pouvons être satisfaits du travail accompli ces dernières années.
Enfin, je profite de cette occasion pour remercier les personnes avec qui j’ai travaillé, notamment les rapporteurs fictifs des différents groupes, dont j’ai apprécié la coopération constructive. Je tiens à remercier les représentants officiels de la Commission européenne avec qui, cette fois, la collaboration a été excellente, de même que la présidence, qui a mené une conciliation très constructive. Coopérer avec eux et trouver des solutions pratiques aux différents problèmes rencontrés s’est avéré facile.
Stavros Dimas,
. - Monsieur le Président, je serai très bref. Je tiens à remercier les équipes du Parlement européen qui ont participé à la réunion de conciliation avec le Conseil, le 6 décembre 2005.
J’adresse des remerciements particuliers au vice-président Roth-Behrendt ainsi qu’au rapporteur Jonas Sjöstedt, que je félicite également pour le résultat obtenu.
Les discussions qui se sont tenues au comité de conciliation ont été constructives, et je pense que le Parlement est parvenu à des concessions sur les questions capitales des garanties financières, des sites d’excavation, des dispositions transitoires et des pays en phase d’adhésion, ainsi que sur plusieurs autres points importants.
La Commission soutient le texte de conciliation avec une satisfaction particulière, et j’espère que le Parlement ratifiera le résultat positif obtenu par son équipe de négociation.
Christa Klaß,
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, nous avons parcouru une longue route, ponctuée de nombreuses discussions révolutionnaires, et aujourd’hui nous nous retrouvons un peu pour la dernière ligne droite. Nous ne sommes plus que quelques-uns aujourd’hui, puisque nous en sommes à la troisième lecture. Je tiens à remercier le rapporteur, M. Sjöstedt - notre meneur - qui, avec ses connaissances spécialisées et une bonne dose d’énergie, a réussi à maintenir la dynamique des négociations jusqu’au comité de conciliation. M. Sjöstedt a réussi à ne jamais perdre l’objectif de vue, tout en reconnaissant clairement quand le moment était venu de clore les discussions et, finalement, de faire les derniers compromis. Je lui en suis très reconnaissante.
La directive sur la gestion des déchets de l’industrie extractive est dès lors une réussite pour l’environnement, pour les entreprises de l’industrie minière, et donc pour les êtres humains. Une activité écologiquement durable ne consiste pas seulement à ne rien faire et à faire de la nature préservée la mesure de toutes choses. Nous autres, êtres humains, avons au contraire reçu la mission - biblique même - de soumettre la terre.
L’Europe n’est pas caractérisée par ses forêts vierges et ses paysages intacts, mais est plutôt connue dans le monde entier pour ses paysages cultivés, développés au fil des siècles. Ceux-ci devraient être utilisés par les hommes et pour les hommes, dans le respect du principe de durabilité. Et cependant, toute intervention sur la nature entraîne des effets concomitants; il serait incorrect de dire que l’exploitation minière n’exerce aucun impact sur la nature et sur l’environnement. Dès lors, dans l’évaluation de toute intervention, le rendement doit être mesuré à l’aune de la dépense, les avantages à l’aune de la charge. Suite aux développements positifs, aux possibilités techniques et à la plus grande sensibilité écologique d’aujourd’hui, les mesures que nous utilisons actuellement sont différentes d’il y a 50 ans. Nous devons utiliser ces réalisations à bon escient dans l’intérêt de la sécurité humaine et de la préservation de la santé de notre environnement. Nous devons également rester à tout moment sur la brèche afin de pouvoir nous servir des nouvelles possibilités qui ne manqueront pas de se présenter dans 5, 10 ou même 20 ans.
Ce sont les graves accidents des dix dernières années dans le secteur métallurgique ou minier en Espagne et en Roumanie qui ont incité le Parlement à demander cette directive. À présent que nous l’avons, je pense que nous sommes sur la bonne voie pour parvenir à quelque chose de positif pour l’environnement et les êtres humains.
Gyula Hegyi,
. -Monsieur le Président, il y a environ cinq ans, la pollution au cyanure de la rivière Tisza causée par une mine d’or à Baia Mare, en Roumanie, nous a montré, à nous les Hongrois, combien les déchets de l’exploitation minière pouvaient être dangereux. À l’époque, mon pays ne faisait pas partie de l’Union européenne. Néanmoins, la Commission et le Parlement européen ont compris le problème et ont mis en chantier une directive sur la gestion de ces déchets. M. Sjöstedt s’est rendu sur le site de la pollution, il a étudié les faits et entendu tous les témoins et les experts. Ensuite, il a rédigé un excellent rapport. C’est ce que j’appelle un bon travail responsable de la part d’un homme politique. Son rapport repose sur des faits réels, sur des dangers réels et il nous fournit des solutions réelles. Merci, Monsieur Sjöstedt.
Le groupe PSE a soutenu le rapport dès le début. En deuxième lecture, avec d’autres collègues, j’ai déposé de nombreux amendements pour une réglementation plus stricte. Le rapporteur et plus tard le comité de conciliation ont accepté la plupart de ces amendements. En ce qui concerne les questions de la pollution de l’eau, nous avons essayé de garantir le respect d’autres obligations communautaires, dont la plupart ont été imposées au titre de la directive-cadre sur l’eau. Le compromis obtenu grâce à la conciliation n’est pas idéal, mais il est acceptable.
Les garanties financières doivent être suffisantes pour couvrir le coût de la réhabilitation du terrain touché par l’installation de traitement des déchets. C’est une réussite pour nous.
Nous sommes également satisfaits de l’éclaircissement concernant la période de fermeture. Néanmoins, nous avons perdu une bataille importante. Nous, les députés socialistes au Parlement européen, nous voulions que le déversement de déchets dans une quelconque voie d’eau soit autorisé avant que l’opération n’ait lieu. Pour moi, la prévention est la solution la plus respectueuse de l’environnement. Tout le monde comprendra peut-être ce principe plus tard, non seulement dans cette Assemblée, mais dans toute l’Europe.
En général, nous avons obtenu une bonne directive. Les États membres, les États candidats et les pays tiers devraient respecter le nouveau cadre réglementaire. Nous devons surveiller la stricte mise en œuvre de cette directive.
Leopold Józef Rutowicz (NI ).
- Monsieur le Président, la directive du Parlement européen et du Conseil sur la gestion des déchets de différents sites de l’industrie extractive est un document clé en termes de protection sanitaire et environnementale. Elle est également très importante pour les industries extractives qui vont devoir supporter le coût de sa mise en œuvre, et elle aura un impact majeur du fait qu’elle permettra de parvenir à un accord et de réconcilier les intérêts de toutes les parties.
Cette directive mérite notre approbation. Néanmoins, comme tout autre document, elle sera soumise aux conditions économiques changeantes, et nous ne découvrirons réellement son efficacité qu’une fois qu’elle aura été mise en œuvre dans la pratique. Des révisions ultérieures nous permettront d’y apporter certains amendements. Les déchets miniers, par exemple, contiennent souvent des composants minéraux qui devraient être récupérés afin de limiter la nécessité d’autres excavations.
Péter Olajos (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, l’Union européenne et son Parlement sont souvent et largement critiqués parce qu’ils introduisent des lois inutiles ou, à tout le moins, pas absolument nécessaires. Personne ne dira cela de la directive qui nous est présentée aujourd’hui. Au contraire, nous sommes parvenus à créer un règlement internationalement révolutionnaire et déterminant. Ce règlement a été créé suite à la catastrophe minière qui s’est produite en 2000 à Baia Mare, en Roumanie, afin de s’assurer que l’environnement et la nature n’aient plus jamais à souffrir d’une telle pollution.
Quand une catastrophe se produit, nous ne pouvons que limiter et atténuer les dommages et payer des compensations mais, comme nous l’avons vu dans ce cas, avec un succès très mitigé. L’environnement naturel a été détruit, et aucun des procès pour compensation de dommages, qui en sont quasiment au point mort, n’a encore obtenu de jugement à ce jour.
La présente directive insiste donc sur la prévention, qui est toujours une question clé quand il s’agit de sécuriser notre avenir et d’éviter les catastrophes écologiques provoquées par la négligence humaine. La directive ne se contente cependant pas de réglementer les mines à venir et leurs déchets, mais aussi les vieilles mines abandonnées et celles qui sont toujours en exploitation, souvent dans des conditions techniques déplorables. En tant que membre du comité de conciliation du Parlement, je tiens à remercier tout particulièrement pour leur travail MM. Sjöstedt, Roth-Behrendt et Florenz qui ont pris part au trialogue. Au nom de la Hongrie, je tiens également à les remercier pour avoir fait leur ma préoccupation et ma proposition, grâce à quoi nous avons obtenu que la Roumanie et la Bulgarie, en phase d’adhésion, ne demandent pas de dérogation transitoire pour la mise en œuvre de la directive, comme le prouve leur déclaration jointe.
Les Carpates orientales recèlent de nombreux trésors, et leur extraction constitue un fondement économique important pour le développement régional. Cette extraction ne devrait cependant se faire que de manière durable, en tenant compte au maximum des intérêts de l’environnement et de la nature. Tel est le sujet de cette directive, et ce qu’elle facilite. Je suis ravi d’avoir eu le privilège de participer à la création de ce règlement, qui est tellement important pour notre avenir commun.
Richard Seeber (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, je suis reconnaissant à M. Sjöstedt, qui a négocié très prudemment au nom du Parlement, ainsi qu’à la Commission, qui nous a accordé son soutien dans nos tentatives pour atteindre un compromis avec le Conseil.
Permettez-moi de me faire l’écho de mon collègue, M. Olajos, qui a très justement souligné qu’avec cette proposition législative, nous avons réellement touché une question qui affecte directement la sécurité du public et de l’environnement, de sorte que nous ne sommes certainement pas en train de créer des règlements européens superflus qui ne servent qu’à peser sur l’économie. Dans ce cas aussi, bien sûr, un compromis implique que le règlement donne lieu à certains coûts, mais je pense que ces coûts sont justifiés et peuvent certainement être supportés par l’industrie, dans la mesure où des avoirs aussi importants que la santé humaine sont en jeu.
Une réalisation particulièrement importante du compromis est que des garanties financières sont aujourd’hui exigées afin de couvrir le coût potentiel qu’entraîne une terre détériorée par une installation de traitement des déchets. Des arrangements comme celui-ci doivent bien sûr êtres pris au préalable, dans la mesure où les accidents débouchent souvent sur la déclaration de faillite des opérateurs miniers. Ceci implique qu’il manque les fonds nécessaires pour instituer au minimum des mesures compensatoires, et que le grand public est une fois de plus contraint d’en supporter les conséquences.
Plusieurs aspects de la gestion des déchets ont par ailleurs été définis de manière bien plus précise, en particulier dans l’éventualité où l’opérateur jetterait les déchets d’extraction dans des trous d’excavation au moment de la réhabilitation du site. Ce genre de réhabilitation nécessite le respect strict des dispositions légales afin de prévenir toute pollution du sol ou de l’eau. Les opérateurs doivent en outre prendre des mesures de contrôle, de maintenance et de redressement: ils sont par exemple obligés de collecter ou de traiter les eaux ou les lixiviats contaminés. Il est important que les pays en phase d’adhésion, la Bulgarie et la Roumanie, fassent eux aussi des déclarations promettant de respecter les nouvelles dispositions - n’oublions pas Baia Mare.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu mercredi à 12h00.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le rapport (A6-0415/2005) de M. Maaten, au nom de la délégation du Parlement européen au comité de conciliation, sur le projet commun, approuvé par le comité de conciliation, de directive du Parlement européen et du Conseil concernant la gestion de la qualité des eaux de baignade et abrogeant la directive 76/160/CEE (03659/2005 - C6-0373/2005 - 2002/0254(COD)).
Jules Maaten (ALDE ),
. - Monsieur le Président, ces quelques derniers jours, et de manière générale, en fait, au cours des discussions sur cette directive, la question de la réelle nécessité de prescrire des normes pour les eaux de baignade au niveau européen m’a été posée régulièrement. Ne s’agit-il pas d’un exemple classique de question qui pourrait être traitée au niveau des États membres? Je sais que les députés socio-démocrates néerlandais, qui ne sont malheureusement pas présents pour l’instant, y ont même fait référence dans un rapport en qualifiant la directive de honteuse pour les eaux de piscine. Il ne s’agit pas d’une directive pour les eaux de piscine, encore moins d’une directive pour les eaux de baignoire. Elle traite, bien évidemment, des eaux côtières et des lacs.
D’aucuns se sont interrogés sur la valeur ajoutée d’une action européenne dans ce domaine. Le Parlement n’avait aucun doute à ce sujet lorsque qu’il a débattu de ce point en première lecture. Ce qui importe davantage, néanmoins, c’est que ce sont les États membres, et surtout eux, qui estimaient qu’une directive était nécessaire. Si c’est ce qu’ils souhaitent, c’est ce qu’ils auront, mais je suis convaincu qu’il doit s’agir d’une directive sérieuse et non d’un texte prévoyant davantage d’exceptions qu’autre chose.
Quoi qu’il en soit, après plus de 12 ans de discussion, un compromis a été atteint - même si cela a été difficile - entre le Conseil et le Parlement, compromis qui, je suppose, deviendra un instrument législatif demain. La nouvelle directive prévoit des eaux de baignade plus propres le long des plages et des lacs européens, une meilleure information des baigneurs et moins de paperasseries pour les autorités locales.
Dans l’ensemble de l’Union européenne, plus de 80% des sites de baignade respectent déjà les normes plus strictes et, dans plusieurs États membres, ce chiffre dépasse même les 90%. Actuellement, quelque 12% des baigneurs souffrent chaque année de nausées, d’infections stomacales, d’éruptions cutanées, d’oppressions de la poitrine ou d’infections des yeux ou des oreilles. La nouvelle directive entraînera un renforcement des normes sanitaires, grâce auquel seulement 8% des baigneurs devraient contracter une maladie.
À partir de 2015, les baigneurs seront également informés de la qualité actualisée des eaux de baignade sur leur lieu de baignade à l’aide de symboles qui seront identiques pour l’ensemble de l’Europe. Pour l’heure, les baigneurs ne peuvent accéder qu’à la qualité des eaux de l’année précédente, difficilement et uniquement sur l’internet. Ce qui me plaît, c’est que bientôt, je pourrai vérifier moi-même la qualité des eaux sur place, car je ne sais pas pour vous, mais pour ma part, j’emmène rarement mon ordinateur portable à la plage. Au lieu de 19 paramètres, les États membres ne devront mesurer que 2 paramètres, exemple de la manière dont la paperasserie sera réduite lors du contrôle de la qualité des eaux.
Pendant longtemps, le Parlement européen et les gouvernements ont été en désaccord concernant le niveau de sévérité des normes et l’ampleur des coûts entraînés pour les États membres. Nous sommes parvenus à un compromis satisfaisant pour toutes les parties et je pense qu’à cet égard, bien que la présidence britannique mérite d’être saluée, c’est la Commission - et vous en particulier, Monsieur le Commissaire - qui a contribué à cet accord. Je voudrais également remercier bon nombre des rapporteurs fictifs pour leur coopération dans ce dossier.
Les eaux de baignade ne seront pas uniquement plus propres, elles le seront bien plus encore, les coûts seront gérables et la déréglementation est en bonne voie. En conclusion, je voudrais entendre les commentaires que la Commission aura à faire sur l’article que publiera bientôt le magazine scientifique , écrit par M. Albrecht Wiedenmann et qui porte le titre anglais assez complexe de «, dont l’abréviation est NOAELS.
Je n’arrive pas vraiment à expliquer ce terme, mais je suis sûr que vous le pouvez. Je suis en tout cas impatient de voir si la Commission utilisera également cette étude dans son rapport d’évaluation de 2008, car il contient pas mal observations tranchées concernant la directive que nous sommes sur le point d’adopter. J’ajouterais toutefois qu’il ne reste plus beaucoup de temps pour l’incorporer. Je serai ravi quand la directive sera vraiment adoptée demain. Je pense qu’il s’agit d’une réussite pour nous tous, y compris pour moi, même si je ne suis pas exactement un passionné de natation. Je ne me mouille que lorsque je n’ai pas d’autre choix. Après 2015, je serai au moins plus heureux de piquer une tête. J’espère, Monsieur le Commissaire, que je serai en mesure de le faire sans inquiétude dans vos États membres également.
Stavros Dimas,
. - Monsieur le Président, j’adore la mer et nager. J’ai donc un intérêt personnel à ce que les mers et les eaux de baignade en Europe soient le plus propres possible.
Je voudrais remercier la délégation du Parlement européen qui a pris part à la réunion de conciliation avec le Conseil le 12 octobre 2005, et tout particulièrement son président, M. Trakatellis, et son rapporteur, M. Maaten, ainsi que la féliciter pour son excellent travail et pour le résultat obtenu.
Les discussions au comité de conciliation ont été compliquées. Toutefois, au moins en ce qui concerne la question vitale de l’introduction de normes ambitieuses pour la catégorie de classement de qualité adéquate, je considère que le Parlement est parvenu à des résultats remarquables et à une amélioration significative par rapport à la proposition initiale du Conseil.
Les normes de qualité ne sont peut-être pas aussi strictes que certains l’auraient souhaité - et en effet les normes minimales de qualité ne sont pas aussi strictes que celles que la Commission avait proposées initialement. Néanmoins, elles ont été sensiblement renforcées au cours des discussions du comité de conciliation, le résultat étant que le texte final est bien meilleur par rapport aux dispositions actuellement appliquées, qui remontent à l’époque de la publication de la directive en 1975 et qui, en tant que telles, sont dépassées par les données scientifiques modernes.
La Commission soutient le texte issu de la conciliation avec une satisfaction toute particulière et j’espère donc que le Parlement ratifiera le résultat positif atteint par son équipe de négociation.
Ce soir, nous clôturons donc le débat sur deux directives très importantes, qui amélioreront indubitablement l’environnement et protègeront la santé des citoyens européens.
Richard Seeber,
. - Monsieur le Président, je sais gré au rapporteur de son excellent travail ainsi qu’à la Commission pour cette proposition initiale de directive, surtout.
Pour être franc, j’ai été un peu déçu par la Commission lorsqu’elle a donné son avis sur la position commune du Conseil. J’aurais vraiment voulu voir davantage de soutien en faveur d’une position plus stricte et précisément définie sur la qualité des eaux de baignade car, après tout, nous avons considérablement édulcoré les normes auxquelles le commissaire a fait référence. Avec le soutien de la Commission, nous aurions pu rédiger une directive plus stricte, qui aurait contraint les États membres à introduire des normes plus sévères sans que ceux-ci ne soient confrontés aux lourdes dépenses si souvent mentionnées.
N’oublions pas que le problème principal aujourd’hui en ce qui concerne la pollution des eaux de baignade n’est pas la pollution localisée, mais les sources diffuses de pollution - des sources agricoles en particulier, bien entendu. Nous aurions pu parvenir à une amélioration substantielle sur cette question pour un montant relativement limité. Cependant nous sommes parvenus à un compromis et il faut toujours respecter les compromis, raison pour laquelle j’invite aujourd’hui le Parlement à adopter cette proposition de directive.
Nous avons, néanmoins, fait un pas dans la bonne direction. Je reporte désormais mes espoirs sur 2008, lorsque la Commission procédera à la révision de la directive et évaluera alors la situation. Permettez-moi dès lors d’anticiper cette étape et de demander au commissaire, qui est bien entendu un passionné de natation, de garantir que ses services réaliseront une évaluation en conséquence et relèveront peut-être après tout les normes sanitaires aux niveaux de celles de l’OCDE, convenues en fait entre tous les États, afin que nous n’assistions à aucune tentative d’adoucissement de celles-ci dans ce domaine. Les eaux de baignade bénéficient indubitablement d’un allié de poids en la personne du commissaire.
Gyula Hegyi,
. - Monsieur le Président, en tant que membre hongrois du groupe socialiste, je suis satisfaite du résultat de la conciliation concernant la directive sur les eaux de baignade. Nous avons eu de longs débats tant à la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire, que, plus tard, au comité de conciliation. Il n’a pas été facile de faire comprendre que nous ne pouvons pas appliquer les mêmes critères aux eaux intérieures, côtières et lacustres - comme pour le lac Balaton en Hongrie - que ceux que nous appliquons à l’océan Atlantique. Cela ne signifie pas que nous ne voulons pas disposer de règles strictes en ce qui concerne nos voies intérieures. Néanmoins, les lacs et les océans sont évidemment différents.
Les pays enclavés comme la Hongrie et l’Autriche devraient avoir droit à leur propre eau de baignade aussi. La zone autour des lacs de baignade en Hongrie est soumise à une interdiction concernant certaines activités industrielles et agricoles, et le système d’égout couvre presque 100 % des ménages. Nous pouvons améliorer beaucoup de choses, mais nous ne pouvons pas transformer un lac en océan.
Nous sommes en mesure d’accepter ce compromis, mais il représente beaucoup de travail pour mon pays: des plages vont fermer et beaucoup d’autres devront être améliorées, mais tel est le prix d’un environnement propre et sain. Il faut saluer le compromis concernant une version plus stricte de la catégorie de qualité «suffisante». L’information du public concernant la qualité de l’eau des sites de baignade est elle aussi très importante. En effet, sur toutes les plages autour du lac Balaton, on trouve de grands écriteaux en hongrois, anglais, allemand et russe. Bien sûr, nous pourrions ajouter le français dans l’espoir de voir affluer un plus grand nombre de touristes français et d’autres pays francophones.
Dans mon dernier discours, en deuxième lecture, j’ai adopté un ton plutôt dur, à cause de la limite d’une minute et de la rapidité d’un débat dense. Je voudrais à présent remercier M. Maaten pour son rapport et son empressement à trouver un compromis constructif. Il a fait du bon travail.
J’espère pouvoir lui montrer combien notre lac Balaton est propre et pur lorsque j’aurais le plaisir de l’accueillir en Hongrie.
Marios Matsakis,
- Monsieur le Président, des centaines de milliers de citoyens européens tombent malades chaque année pour s’être baignés dans des eaux contaminées. Les maladies qu’ils contractent ainsi sont des plus variées. Dans la plupart des cas, elles sont cliniquement bénignes à modérées, mais certaines sont graves et quelques-unes mortelles. Comme il fallait s’y attendre, les enfants, les personnes âgées et les personnes sans défense immunitaire sont les plus vulnérables. Il est donc impératif que les organes législatifs de l’Union européenne se préoccupent grandement de la qualité des eaux de baignade.
Ils travaillent effectivement à cette question depuis de nombreuses années et on s’attendrait à ce que les paramètres qui servent à contrôler la qualité de l’eau de baignade soient aussi stricts que possible. Malheureusement, tel n’est pas tout à fait le cas, et ce pour une raison simple. Des sommes importantes sont en jeu dans les industries des loisirs et du tourisme qui sont associées aux eaux de baignade et si la qualité de l’eau de baignade d’un site reçoit une mauvaise appréciation, cela produit un impact économique sérieux sur la région et le pays en question. L’avis du docteur n’est donc plus sacro-saint et les «compromis politiques» sont à l’ordre du jour. Donc, après de nombreuses années de pourparlers, de discussion et d’argumentation - au sujet souvent de questions qui sont claires comme de l’eau de roche, si on veut bien les considérer avec bon sens - nous finissons par aboutir à une position conciliatoire dans laquelle nous réduisons le préjudice économique possible pour les pays où l’eau de baignade n’est pas hygiénique et nous augmentons le risque collatéral de maladie pour nos concitoyens.
De nombreux collègues ne seront pas du tout d’accord avec ce que je dis, mais comment expliquer autrement le fait, par exemple, que nous ayons inventé une distinction, en ce qui concerne les risques sanitaires, entre les eaux de baignade intérieures et côtières, et que nous sommes prêts à accepter que les eaux de baignade intérieures peuvent être presque deux fois moins bonnes que les eaux côtières et rester néanmoins de qualité suffisante pour la baignade. Et comment l’expliquer autrement quand nous sommes prêts à dire que l’eau de baignade est de bonne qualité dès lors que le risque de tomber malade après s’y être baigné est de l’ordre de 5 % - c’est-à-dire d’un baigneur sur 20. Même si je soutiendrai cette directive, elle ne va pas assez loin pour rendre nos eaux de baignade vraiment sûres. Elle ne fait que les rendre moins dangereuses.
En guise de conclusion, il faut remercier chaleureusement tous ceux qui ont travaillé dur pour produire cette directive, et surtout mon collègue M. Maaten - même si ce n’est pas un nageur, il a néanmoins travaillé très dur! -, la Commission et, bien sûr, les membres du comité de conciliation.
Caroline Lucas,
- Monsieur le Président, au nom de mon groupe, je voudrais dire que, malgré les bons offices du rapporteur, nous pensons que le compromis proposé est bien trop faible. C’est pourquoi mon groupe s’abstiendra lors du vote demain.
Par cette abstention, nous entendons indiquer ce qui suit. Tout d’abord, que les valeurs retenues pour la protection de l’eau douce ne sont pas du tout claires: les paramètres ont été tellement trafiqués par des changements statistiques que le degré de protection qu’ils offriront est extrêmement douteux. Selon l’article revu par les pairs et sur le point de paraître dans la revue scientifique , mentionné par M. Maaten, ces valeurs n’apporteront aucune amélioration à la qualité de l’eau douce.
Deuxièmement, la véritable occasion que nous avons eue d’étendre cette directive pour qu’elle couvre les utilisations récréatives a été complètement perdue dans le compromis.
Troisièmement, après une lutte acharnée pour des normes plus élevées, la délégation du Parlement a soudain abandonné toutes ses demandes après que le Conseil a offert un relèvement minimal d’une des deux normes de la catégorie de qualité suffisante.
Enfin, le processus ayant permis d’aboutir à cet accord définitif a été hautement insatisfaisant, avec l’introduction de propositions techniques de dernière minute - oralement et non par écrit - et sans délai permettant d’en étudier dûment les implications.
C’est un résultat décevant, mais, malgré cela, je voudrais remercier toutes les personnes qui ont été impliquées. Je sais que ce n’est pas une affaire facile, mais demain nous nous abstiendrons.
Johannes Blokland,
. - Monsieur le Président, je voudrais tout d’abord féliciter M. Maaten pour le résultat obtenu. C’est en partie grâce à ses efforts que nous serons en mesure d’adopter la révision de la directive sur les eaux de baignade. Je voudrais également remercier la Commission pour sa coopération, car sans la proposition ambitieuse qu’elle a mise sur la table, il n’aurait pas été possible de rendre les critères plus stricts.
Je puis vous dire que je voterai en faveur du résultat de la conciliation, même si je ne suis pas entièrement satisfait. La catégorie «acceptable» qui a été créée n’est rien d’autre qu’une excuse permettant de couvrir le fait que les normes n’ont pas été sérieusement renforcées. De plus, la distinction introduite entre l’eau de mer et l’eau douce se fonde sur des données très limitées, et tout cela signifie que la protection des baigneurs a été bien moins améliorée qu’elle n’aurait pu l’être.
Je voudrais attirer l’attention de la Commission et du Conseil sur l’article que M. Maaten a mentionné et qui sera publié le mois prochain. Cet article établit des normes nécessaires afin de vraiment protéger les baigneurs. J’espère, Monsieur le Commissaire Dimas, que vous serez disposé à utiliser ces informations dans le cadre de votre prochaine révision, qui, espérons-le, ne se fera pas attendre aussi longtemps.
James Hugh Allister (NI ).
- Monsieur le Président, des eaux de baignade propres et sûres constituent une nécessité évidente et une aide essentielle pour une industrie du tourisme prospère.
Dans ma région d’Irlande du Nord, il existe beaucoup de belles plages, dont plusieurs arborent fièrement le drapeau bleu. D’autres doivent encore décrocher cette reconnaissance. Je suis sûr que cette directive les aidera à obtenir ce statut. Il importe tout autant de respecter la directive relative au traitement des eaux urbaines résiduaires. Cela a été plus facile pour les pays éligibles au titre des Fonds de cohésion, qui prévoient précisément des subventions pour de tels projets. Toutefois, des régions comme la mienne, qui ne disposent pas d’un financement de cohésion et n’y sont pas éligibles, éprouvent de plus grandes difficultés à aligner leur infrastructure de traitement des eaux sur des normes acceptables. Par conséquent, un financement national supplémentaire constitue la seul solution et doit être trouvé. Il importe de réaliser que la directive sur les eaux de baignade devrait être considérée dans ce contexte plus large.
Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais souligner que les dix années d’efforts qui ont été nécessaires à la rédaction de ce document ont été dix années d’entente et de coopération constantes. Cela démontre dans quelle mesure une politique de l’Union européenne peut être efficace, car, dès le départ, les conseils municipaux, les autorités locales et les États ont œuvré à l’amélioration de l’état des plages et des eaux de baignade, tant intérieures que côtières.
Je pense qu’il est important de souligner - lorsque j’enseignerai à l’avenir, j’expliquerai cela à mes étudiants - qu’il s’agit d’un véritable exemple de la mesure dans laquelle une politique environnementale représente une valeur ajoutée pour l’économie, pour le bien-être des citoyens ainsi qu’en termes de valeurs accrues des sols.
Une plage où l’eau est propre est accueillante et constitue une zone touristique de grande qualité. Si elle n’est pas propre, nous savons que le public ne s’y rendra pas et sera de plus en plus conditionné. Il s’agit là du résultat d’une politique de coopération et d’efforts mutuels. Je pense donc qu’il est satisfaisant et estime en outre que l’introduction de la catégorie de qualité «suffisante» semble très pragmatique, car nous devons rester dans les limites de la réalité.
Garantir la propreté des eaux coûte énormément d’argent et exige énormément d’efforts, de nombreuses sanctions contre les décharges illégales le long des rives des rivières ainsi qu’une politique intégrée. Nous, les responsables politiques, devons être conscients que ces efforts proviennent de la poche des citoyens ainsi que d’une politique scientifique très importante pour contrôler ces décharges, et qu’il n’est pas facile d’atteindre ce but. Je suis donc satisfaite et voudrais souligner que cela démontre dans quelle mesure la qualité de l’environnement apporte une valeur ajoutée à l’économie, aux industries ainsi qu’au bien-être social.
Thomas Ulmer (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, tout d’abord, je sais gré à M. Maaten de son excellent travail et des négociations menées à bien par la délégation de cette Assemblée en préparation de la troisième lecture.
Je voudrais me limiter à quelques-uns des aspects médicaux de la directive. Les eaux de baignade ne sont pas exemptes de germes, mais en contiennent peu. En principe, les eaux de baignade devraient être d’une qualité équivalente à celle de l’eau potable, étant donné que bon nombre de baigneurs et de nageurs finissent par en boire. Dans le sud de l’Allemagne, par exemple, nous possédons l’un des plus grands réservoirs d’eau potable d’Europe sous la forme du lac de Constance. Il convient toutefois de mentionner que même l’eau potable n’est pas complètement exempte de germes, mais faible en germes, et que beaucoup de germes - bien que leur pathogénicité varie - font partie de notre quotidien.
Le degré de protection auquel nous sommes parvenus au travers de cette directive n’est pas parfait, bien entendu, mais il constitue un premier pas dans la bonne direction. Après tout, les valeurs limites convenues de 330 entérocoques intestinaux pour les eaux intérieures et de 185 pour les eaux côtières - la catégorie «suffisante» - représentent une réduction du risque sanitaire pour les baigneurs, celui-ci passant de 12% à environ 8%, et «risques sanitaires» ne signifient pas nécessairement maladie. Il en va de même pour la bactérie , avec des chiffres de 900 et 500 pour les catégories qualité «suffisante» et «excellente» respectivement. Selon moi, des méthodes de laboratoire normalisées devraient être aussi importantes que la qualité normalisée de l’échantillonnage. Ma principale préoccupation est que le public soit informé suffisamment, en temps voulu, et que la désignation «qualité excellente» soit atteinte pour toutes nos eaux de baignade.
Un objectif supplémentaire - soumis à des conditions scientifiques strictes tout d’abord - doit être le contrôle de la charge virale des eaux. Cet élément gagne progressivement de l’importance: nous avons assisté à une augmentation rapide du nombre de personnes tombant malades en Europe à cause d’entérovirus et de norovirus. Nous devrions pouvoir compter sur une révision de la directive dans un avenir relativement proche, ne serait-ce que pour cette raison. Je soutiens cette directive.
Andreas Schwab (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, je voudrais reprendre là où M. Ulmer s’est arrêté. Pour ma circonscription électorale, qui est directement contiguë au lac de Constance, la directive sur les eaux de baignade représente un équilibre entre la protection des consommateurs - les baigneurs - d’une part, et la protection de la nature et du tourisme, d’autre part. Le compromis auquel nous sommes parvenus sur les exigences en matière de pollution et sur les normes de qualité pour la catégorie «suffisante», comme M. Ulmer l’a dit, constitue un bon compromis entre les trois parties intéressées. C’est pourquoi je pense que cet accord a été largement accepté dans mon pays, raison pour laquelle je sais gré à tous les députés concernés, surtout le rapporteur.
Toutefois, il importe également de souligner qu’en réduisant le nombre de catégories de pollueur de 19 à juste 2, nous avons trouvé une solution qui sert également les objectifs de meilleure législation et de réglementation moins bureaucratique. Il s’agit d’un bon exemple pour démontrer que nous nous efforçons tous de réduire le nombre excessif de réglementations, qui étaient banales par le passé, aux aspects véritablement importants, ce dont je suis également reconnaissant envers toutes les personnes concernées.
Mon groupe estime que le champ d’application de la directive dans son ensemble est très satisfaisant. Il convient également de saluer le fait que le Parlement ne s’en soit pas tenu à son intention initiale d’étendre le champ d’application de la directive sur les eaux de baignade à d’autres activités de loisir aquatiques, autre raison pour laquelle je remercie tous les députés concernés.
Le Président. -
Le débat est clos.
Le vote aura lieu mercredi à 12 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le rapport (A6-0383/2005) de Mme Ferreira, au nom de la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire, sur les aspects environnementaux du développement durable (2005/2051(INI)).
Anne Ferreira (PSE ),
. - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, chers collègues, tout d’abord je tiens à remercier tous les collègues qui ont contribué à améliorer mon rapport et j’indique d’ores et déjà que je soutiendrai les amendements proposés par le groupe des Verts.
Est-il nécessaire de rappeler cette évidence: si tous les habitants de la terre devaient adopter le mode de vie des occidentaux, il nous faudrait plusieurs planètes pour répondre à leurs exigences. Il convient donc au mode occidental et à l’Union européenne au premier chef de procéder à une salutaire remise en cause de ses modes de production et de consommation. Cette évidence, partagée sur tous les bancs de cette Assemblée au-delà des clivages politiques traditionnels, a amené la Commission à intégrer dans les priorités de l’Union l’exigence du développement durable. Il est temps aujourd’hui de dresser un premier bilan de nos actions dans ce domaine. Le résultat est mitigé. Il faut reconnaître les progrès mais aussi pointer du doigt les échecs ou, en tout cas, les lacunes.
Sous la pression de l’opinion publique, soucieuse de la dégradation continuelle de notre environnement, l’Union européenne a beaucoup œuvré pour alerter la communauté internationale sur les questions écologiques. Mais les nombreux discours inspirés par la juste appréciation de la situation n’ont pas tous été suivis d’effets, tant s’en faut. L’heure est donc à l’action, car il y a urgence, urgence d’une politique volontariste afin d’infléchir l’évolution du climat. À l’aune de l’ampleur des récentes catastrophes naturelles, cela est nécessaire. Les conclusions de la conférence de Montréal sont les bienvenues et il faut se féliciter de l’implication forte des représentants de l’Union européenne.
Par ailleurs, si l’Union s’est pourvue d’une législation importante qui a permis de réduire les rejets industriels et de se doter d’un parc automobile plus performant d’un point de vue énergétique et environnemental, l’augmentation considérable du trafic routier a réduit à néant ses efforts. Cela illustre bien un des paradoxes auxquels l’Union européenne est confrontée avec, d’un côté, la libre circulation des marchandises et, de l’autre, l’impact négatif de cette libre circulation sur les objectifs environnementaux de l’Union européenne. Deux pistes pour répondre à ce problème. D’abord, favoriser le recours à des modes de transport moins polluants avec un accompagnement financier de l’Union européenne pour de grands projets structurants. Ensuite, intégrer le coût environnemental du transport dans les prix des produits ou taxer le transport en fonction de son impact environnemental.
Urgence aussi d’une politique volontariste sur l’eau, car malgré les législations adoptées, les mesures prises, la situation reste insatisfaisante au niveau de la ressource en eau et de sa qualité. Faut-il rappeler les niveaux de pollution en substances chimiques encore trop élevés? N’est-il pas de notre devoir de pointer la responsabilité d’une certaine forme d’agriculture, grosse consommatrice d’eau et d’engrais divers? La prochaine réforme de la PAC devra prendre en compte cette réalité et poursuive sur la réforme des subventions et l’écoconditionnalité des aides.
Urgence d’une politique volontariste pour le maintien de la biodiversité. On pourrait poursuivre l’énumération. Urgence de mesures pour réduire l’impact négatif de l’environnement sur la santé et je pense aux rapports adoptés, le rapport de Mme Ries et celui qui devrait être adopté sur REACH. Urgence en matière d’aide au développement, car les inégalités planétaires génèrent de plus en plus de conflits et les pays les plus pauvres sont les premières victimes des catastrophes naturelles. Le développement durable porte en lui une partie de la réponse, car il représente un modèle de production et de consommation qui pourra et devra être étendu à tous les pays.
L’Union doit se mobiliser et proposer des mesures fortes pour être en mesure d’endiguer les tendances les plus inquiétantes et d’éviter des situations irréversibles. Pour cela, des objectifs quantifiés pour chaque secteur, selon un calendrier précis, et surtout une évaluation régulière sont indispensables.
Mais plus globalement, ce sont aussi les fondements politiques de l’Union européenne qui doivent être réaffirmés. Cela passe par plus de solidarité et plus de coordination. L’encouragement au dumping généralisé est inconciliable avec les exigences du développement durable. Cela passe également par la déclinaison à tous les échelons international, national et local, de la mise en œuvre du développement durable. Chaque proposition législative gagnerait à être appréciée sous l’angle du développement durable. Nous avons encore des progrès à faire dans ce domaine. De la même manière, si nous voulons faire progresser le développement durable, nous ne devons plus accepter que le support juridique des projets de loi concernant l’environnement ou la santé soit la sacro-sainte libre circulation des marchandises.
La Commission porte une responsabilité: la protection de l’environnement ne compte pas assez parmi ses priorités. Même si elle vient de publier cinq des sept stratégies thématiques, celles-ci ne pallient pas la faiblesse de la proposition de la révision de la stratégie de développement durable communiquée fin 2005. Je vous avouerai mon inquiétude au regard des projets que nous présente la Commission. Quand je comprends, au travers de la lecture, par exemple, de la stratégie thématique sur les déchets que l’on pourrait revenir à des approches nationales où les États fixeraient eux-mêmes les modalités de gestion de leurs déchets, là je pense qu’on fait un pas en arrière.
Quand la Commission annonce qu’elle veut moins légiférer en renonçant à proposer des législations, certes contraignantes pour les États ou les industries à court terme, mais nécessaires au regard de l’avenir, elle condamne l’Union européenne à des moins-values politiques et devient d’autant plus incompréhensible pour les citoyens qu’elle maintient certaines propositions législatives déjà rejetées par le Parlement européen par le passé - directives sur les services portuaires - ou fort contestées par les citoyens européens - la directive sur les services dans le marché intérieur.
Je voudrais terminer sur une note positive: autant de mauvaises nouvelles pour l’Union mais aussi pour l’idée que nous nous faisons du développement …
Stavros Dimas,
. - Je voudrais commencer par vous rassurer quant à la stratégie thématique sur les déchets et vous dire que, quelle que soit la législation dont nous aurons besoin pour protéger l’environnement et la santé des citoyens européens, nous légiférerons.
Par conséquent, n’ayez crainte et sachez que la stratégie thématique sur les déchets constitue véritablement un pas en avant. Nous en reparlerons en temps voulu.
Je voudrais maintenant, au nom de la Commission, saluer la contribution du Parlement européen à la révision de la stratégie de développement durable de l’Union européenne. L’exceptionnel rapport Ferreira contient de nombreuses propositions précieuses pour la révision, en mettant particulièrement l’accent sur les aspects environnementaux du développement durable. Bon nombre des propositions se reflètent dans la communication de la Commission.
Après l’adoption de la communication de la Commission sur la stratégie de développement durable, la Commission souhaite coopérer plus étroitement avec le Parlement et le Conseil et, sur la base de cette communication, faire approuver une stratégie de développement durable européenne en juin. Le rapport Ferreira sera extrêmement utile dans le cadre des consultations d’ici le Conseil européen de juin.
Permettez-moi d’analyser davantage la communication de la Commission que nous avons approuvée le 13 décembre et d’ajouter certaines observations sur le rapport Ferreira. La communication de la Commission constitue la troisième et dernière étape d’une procédure de révision détaillée qui a duré plus de 18 mois et à laquelle de nombreuses agences concernées de toute l’Europe ont participé.
Il est vrai qu’assez de temps était nécessaire pour cette révision, tout comme l’étaient également des discussions soignées sur une stratégie importante et de large portée.
La Commission a présenté trois communications sur la stratégie en 2005: les orientations en février, le projet de déclaration de principes sur le développement durable que le Conseil a approuvé en juin et la stratégie révisée avec des objectifs et une procédure de suivi plus efficace, le 13 décembre 2005.
Le rapport Ferreira se concentre principalement sur les aspects environnementaux du développement durable. Ces aspects sont en effet très importants, étant donné que des tendances environnementales non durables représentent certaines des principales menaces pour notre prospérité présente et à venir.
Néanmoins, il convient de souligner que la stratégie de développement durable se réfère à tous les aspects du développement durable, à savoir les problèmes sociaux, économiques et environnementaux.
Dans un effort visant à supprimer toutes les tendances non durables, l’objectif est également de dégager le maximum de synergies possible entre ces trois dimensions. La large gamme de défis couverts comprend le changement climatique et l’énergie propre, les ressources naturelles, le transport, la santé publique, l’exclusion sociale, la démographie et l’immigration ainsi que la pauvreté dans le monde.
Le développement durable traite de questions qui concernent véritablement les citoyens. Ils veulent de la prospérité, mais ils souhaitent également un environnement propre, une bonne santé, une protection sociale et la justice. La nouvelle stratégie propose une vision à long terme pour une Europe durable allant bien au-delà de 2010.
Le développement durable est l’objectif premier de l’Union. Tant la stratégie de Lisbonne que la stratégie de développement durable sont fondées sur la mise en œuvre de cet objectif dans un monde en rapide évolution.
La stratégie de Lisbonne et la stratégie de développement durable se renforcent mutuellement. La nouvelle stratégie traite de certaines faiblesses de la stratégie précédente, telles que des priorités peu claires ou l’absence d’un mécanisme de suivi clair, et elle confirme les principaux défis, clarifie les objectifs, répond aux objectifs existants, assez discutables, dans le cadre des politiques concernées et définit un nouveau mécanisme de suivi plus strict.
Elle accorde une attention particulière à l’action et à la mise en œuvre effective dans tous les secteurs politiques ainsi qu’à la participation de toutes les agences concernées à la procédure pertinente.
Nous voulons aller au-delà des discours et identifier des priorités pour les cinq prochaines années. La Commission souhaite coopérer avec le Parlement et le Conseil au cours des prochains mois, sous l’égide de la présidence autrichienne, afin qu’une stratégie commune puisse faire l’objet d’un accord largement soutenu par toutes les institutions de l’Union européenne et les États membres.
Une stratégie convenue au niveau européen est nécessaire si nous voulons pousser la société européenne à réaliser des changements importants et à mettre l’Union européenne sur une voie plus durable.
Sepp Kusstatscher (Verts/ALE ),
. - Monsieur le Président, le rapport de Mme Ferreira est un document de politique très complet, sain, sérieux ainsi que critique sur les questions clés des politiques environnementale et sociale, et je lui en sais gré.
Toutefois, plus nous discutons de cette question au sein de cette Assemblée, plus j’ai le sentiment que, alors que nous épousons des principes émotionnels assez merveilleux, le malheur est que la réalité de la mise en œuvre dans la pratique n’est pas aussi rose. Pour la plupart, nous sommes sans doute d’accord, de tout notre cœur, avec la proposition de la Commission - ces nouveaux instruments de marché sont nécessaires, comme les écotaxes et l’internalisation de tous les coûts. Cependant, si nous repensons à la dernière session avant Noël, nous nous souvenons que la majorité au sein de cette Assemblée a décidé le contraire, sous la pression du Conseil et du lobby des transports - je fais référence à la directive sur l’Eurovignette - écartant ainsi toute possibilité de récupération des coûts extérieurs, spécialement les coûts imposés à l’environnement et à la santé.
Je suis heureux que le ton ait changé ici. Les nombreux excellents principes des politiques environnementale et sociale doivent également se concrétiser au travers de mesures tangibles. La Commission doit définir des objectifs à moyen et à court termes. Des activités de suivi et d’évaluation sont également nécessaires, comme cela a été indiqué dans les conclusions du paragraphe 64 de cette proposition de résolution. Un véritable changement de nos modes de production et de consommation est nécessaire: l’inaction en la matière aura un prix élevé et entraînera de graves conséquences, spécialement pour le nombre croissant de pauvres dans notre société. L’UE a une obligation morale de rester le leader en matière de durabilité mondiale. Nous, les responsables politiques, ne devons pas nous laisser gouverner par la force du capital!
Bogusław Sonik,
. - Monsieur le Président, l’Union européenne fait énormément d’efforts afin de garantir que les préoccupations environnementales soient intégrées à toutes ses politiques. Le taux de consommation des ressources naturelles en Europe dépasse actuellement notre capacité biologique d’un facteur supérieur à 2. Cela signifie que notre continent s’approprie une part disproportionnée des ressources naturelles du monde, qu’elles soient terrestres ou marines.
Permettez-moi de vous renvoyer à la communication adoptée par la Commission européenne le 15 octobre 1998, qui a engagé l’UE à améliorer l’intégration de ses politiques environnementale et énergétique, et qui contenait des mesures concrètes à cette fin. Huit années ont passé, mais aucun des objectifs établis dans ce document n’a cependant encore été atteint. Devant nos yeux, une décision a été prise par des responsables politiques pour construire le plus grand réseau énergétique en son genre, intégrant un double gazoduc ainsi qu’un système de câbles électriques, sur le fond de la mer Baltique. Sa construction représente une menace pour la sécurité environnementale et aura un impact catastrophique sur l’environnement marin dans le bassin fermé qu’est la Baltique.
Il existe plusieurs questions clés que nous devons nous poser. Combien de temps encore allons-nous élaborer une législation déconnectée de la réalité? Combien de temps encore nos actes législatifs et nos avis vont-ils continuer à n’être rien d’autre que des slogans vides et des platitudes qui ne sont pas suivis de mesures concrètes? Au lieu de concentrer notre attention sur la résolution des problèmes existants les plus urgents, des propositions pour un projet alternatif ont été avancées, à savoir l’introduction d’une écotaxe. Je suis contre cette approche.
Les problèmes environnementaux ne seront pas réglés par la création de nouvelles taxes. Ils seront au contraire aggravés, étant donné que l’augmentation de la charge fiscale aura un effet direct et négatif sur les investissements dans de nouvelles technologies coûteuses. Il y aura également des coûts supplémentaires pour les employeurs, qui pourront mener à des licenciements.
Karin Scheele,
. - Monsieur le Président, je voudrais féliciter le rapporteur pour son travail, car il démontre clairement à quel point nous parlons de toute une série de questions différentes lorsque nous utilisons l’expression «stratégie de développement durable». Le développement durable concerne toutes les politiques de l’Union, en particulier la coopération avec le reste du monde.
La communication de la Commission est une bonne lecture, avec beaucoup de mots sympathiques et bien intentionnés, mais je suis déçu que le chapitre intitulé «Définir des objectifs, des buts et des jalons» s’avère être extrêmement succinct ainsi que superficiel. Nous avons l’impression que les auteurs connaissent bien les problèmes et les ont bien analysés, mais que, dès qu’il s’agit de les combattre, ils ne parviennent pas à pénétrer sous la surface. J’espère que la stratégie annoncée sous présidence autrichienne sera plus ambitieuse et apportera des réponses plus spécifiques en la matière.
Nous ne devons toutefois pas nous confiner à cette stratégie unique. Le sérieux avec lequel nous envisageons les préoccupations du développement durable deviendra également clair après l’augmentation des finances de l’Union à l’avenir. Si la protection de l’environnement et des espèces constitue des objectifs communautaires importants, cela doit également se refléter dans le budget. Nous devons tout faire afin de garantir que des instruments, tels que LIFE, qui fonctionnent bien et qui sont aussi importants pour l’environnement en Europe, soient suffisamment financés. La communication de la Commission dresse une liste de plusieurs tendances non durables, principalement le changement climatique. La Commission est donc invitée à prendre des mesures qui constituent des instruments importants pour combattre le changement climatique. La directive sur l’éco-conception adoptée l’année dernière lui en donne suffisamment la possibilité. J’espère que les premières mesures de mise en œuvre de la Commission pour cette directive seront bientôt en place, à savoir celles pour les produits présentant un potentiel important de réduction des émissions de gaz à effet de serre à bas prix.
Margrete Auken,
- Monsieur le Président, premièrement, je voudrais remercier Mme Ferreira pour son excellent rapport, qui a malheureusement reçu quelques coups à la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire. Le rapport comprend quelques bons objectifs. Je ne vais pas les répéter devant cette Assemblée, mais ils sont tous importants. À chaque fois que quelque chose est vraiment sur le point d’arriver, les bonnes intentions de l’UE ne font souvent que s’évanouir. Malheureusement, il y a lieu de craindre que cela sera également le cas pour ce dossier, et je n’ai aucunement été rassurée par la contribution du commissaire, qui ne comprenait que quelques éléments pratiques.
Le groupe des Verts/Alliance libre européenne a déposé trois amendements: l’un appelle de ses vœux des objectifs plus ambitieux en termes de réduction des gaz à effet de serre, un autre la fin de la dépendance vis-à-vis de l’énergie nucléaire ainsi qu’un autre, pratique, concernant les problèmes de déchets auxquels nous sommes confrontés à cause d’une approche incohérente en matière d’emballage des boissons. Chaque année, le Danemark à lui seul trouve 400 à 600 millions de canettes de bières allemandes et de boissons non alcoolisées réparties dans la campagne ou en chemin au travers du système d’incinération, car les Allemands permettent aux Danois d’éviter de payer des consignes sur des canettes de bière achetées en Allemagne. Avec un système européen commun de consigne, la campagne et l’environnement danois s’en porteraient beaucoup mieux, tout comme les vaches qui actuellement souffrent le martyre lorsqu’elles mâchent quelques-unes des nombreuses canettes de bière allemande éparpillées dans la campagne.
Andreas Schwab (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je vous sais gré de me donner la parole à une heure aussi tardive, sur un rapport effectivement essentiel et intéressant. Je voudrais commencer par soutenir ce qu’a dit Mme Scheele: il est vrai que toutes les politiques gérées par l’Union sont, et doivent être, soumises aux principes de la durabilité. La situation financière en fait indubitablement partie aussi, et nous devrions donc non seulement parler des postes où nous pourrions dépenser plus d’argent encore, mais également nous demander comment nous pouvons épargner aux jeunes générations une dette excessive dans notre programmation financière, tout en définissant des priorités - si possible différentes -; car les dettes laissées par les États membres aux jeunes générations ne peuvent certainement pas être qualifiées de durables.
Je voudrais examiner un point relatif à cette directive et qui me semble très important. Tout d’abord, je pense que renforcer l’appropriation en améliorant la coopération avec les acteurs concernés dans ce domaine constitue un outil important. En effet, celui-ci permet effectivement de mieux faire comprendre à la base que la durabilité n’est pas un principe creux que nous défendons uniquement lorsque nous montons sur nos caisses de savon - pour citer mon collègue -, mais qu’il affecte chacun d’entre nous de manière assez sensible.
Je voudrais maintenant aborder un point spécifique, à savoir le financement des sites Natura 2000. Comme nous en sommes tous conscients, nous, en Europe de l’Ouest, tout particulièrement, avons un niveau de prospérité très élevé et il n’est pas tombé du ciel. Si les agriculteurs constatent soudainement que de larges portions de leurs terres sont désignées comme sites Natura 2000, avec une protection du cheptel, il sera extrêmement difficile de les convaincre que la durabilité est quelque chose de tangible. Nous devons montrer à ces agriculteurs que la durabilité présente des avantages pour eux aussi, en leur versant des compensations ou en leur proposant d’autres moyens de gagner leur vie.
C’est pourquoi nous devons stipuler dans cette directive qu’un système de financement efficace est nécessaire pour le réseau Natura 2000. Je soutiens donc cette directive.
Riitta Myller (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, je voudrais remercier tout particulièrement Mme Anne Ferreira et dire qu’il s’agit d’une agréable occasion de parler ici de ce sujet.
Le développement durable est une expression qui devrait s’appliquer à toutes les politiques et les décisions de l’UE. Le développement durable ne peut pas être séparé des politiques industrielle, économique ou de la concurrence, et encore moins des politiques de l’énergie, du transport et de l’agriculture. C’est pourquoi il a été quelque peu décevant que cette stratégie du développement durable n’ait pas été revue parallèlement à la stratégie de l’UE en matière de compétitivité.
La compétitivité de l’UE, bien entendu, dépend d’une croissance accrue respectueuse de l’environnement tant en termes de production qu’en termes de consommation. La consommation peut être influencée par des produits et des services à un juste prix. Le coût pour l’environnement doit avoir un prix. Cela encouragera une production davantage respectueuse de l’environnement.
Des indicateurs fiables sont nécessaires pour une politique sur le développement durable afin de parvenir à des résultats concrets. Le rapporteur, entre autres, est du même avis. De tels indicateurs ne peuvent être obtenus qu’en établissant des objectifs quantitatifs et qualitatifs suffisamment ambitieux. Les objectifs quantitatifs, s’ils sont correctement définis, nous disent où nous avons réussi ainsi que ce qui doit être amélioré afin de parvenir à un état de l’environnement qui ne cause plus de tort ni à la santé humaine ni à la capacité de la nature à résister à la pollution.
Si nous fixons des objectifs suffisamment élevés, ils encourageront également le développement, par exemple, de nouvelles technologies environnementales, qui à leur tour stimuleront la croissance européenne, ce qui permettra d’atteindre un véritable développement durable.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu mercredi à 12 heures.
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11. Discriminação das mulheres e das raparigas em matéria de educação (votação)
- Antes da votação do considerando G:
Zbigniew Zaleski
(DE) Senhor Presidente, tenho apenas uma breve declaração a fazer sobre a alteração.
(PL) O relatório faz referência a muitos aspectos negativos do chamado feminismo e segregação, pelo que considero que se deve salientar um exemplo positivo. Marie Skłodowska-Curie poderia servir de exemplo inspirador de mulher, mãe, esposa, cientista, galardoada com o Prémio Nobel e cidadã europeia exemplar. É por esta razão que me surpreende que a senhora deputada Flasarová, a relatora, se oponha a Marie Skłodowska-Curie, e não consigo entender porquê. É um confronto entre mulheres? É política e psicologicamente correcto?
- Antes da votação da proposta de resolução alterada:
Věra Flasarová
Agradeço-lhe por me ter concedido a palavra, Senhor Presidente. Penso que seria possível nomear muitíssimas mulheres que deram um contributo significativo para a nossa União Europeia e para a Europa. Por isso, penso que não deveria ser apenas a Maria Curie-Skłodowska, uma mulher pela qual tenho uma grande admiração, a estar na lista. Na minha opinião, este relatório fala das questões que foram aqui referidas. Obrigada.
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Talmannen.
– Jag förklarar Europaparlamentets session återupptagen efter avbrottet torsdagen den 16 februari 2006.
Struan Stevenson (PPE-DE ).
– Herr talman! Jag har begärt ordet i en fråga av politisk vikt enligt artikel 144 i arbetsordningen.
Jag läser med intresse era kommentarer om eventuella interna reformer av parlamentet och jag vill verkligen berömma er för er åsikt att ökad närvaro vid debatterna och större deltagande av ledamöterna är ett önskvärt mål. Men det gör mig något bestört att ni i er iver att få alla ledamöterna delaktiga i parlamentets arbete valde att helt förbigå dem och i stället först lämna ut ert förslag till pressen utan att dessförinnan ha samrått med de ledamöter som ni är så ivrig att hjälpa.
Varför finns inte denna punkt på föredragningslistan? Det gör mig också bestört att er lösning av den omstridda frågan om parlamentsledamöternas deltagande är att rekommendera en fullständig centralisering av beslutsfattandet till talmanskonferensen som ni är ordförande för. Herr talman! Skulle ni kanske kunna förklara för mig och resten av parlamentet hur er stora vision om delaktighet och deltagande kan förverkligas genom centralisering och exkludering? För att uttrycka det med vår gruppordförande Hans-Gert Poetterings ord innebär detta en oklar administrativ manipulation inom parlamentet.
Talmannen.
– Den artikel som ni åberopar utgör inte rätt grund för era kommentarer, herr Stevenson. Er tolkning av arbetsordningen är felaktig. Jag har låtit er tala utan att avbryta, eftersom jag inte ville att det skulle kunna misstolkas. Er ordningsfråga var opassande.
Ni har anklagat talmannen för att ha lämnat ut ett dokument som inte mindre än 30 personer hade tillgång till. Er tolkning av förfarandet är också helt felaktig. Förslaget har diskuterats och kommer att diskuteras ytterligare i talmanskonferensen, och i sinom tid kommer ni att informeras om de beslut som fattas.
Jag ber er att åberopa rätt artikel nästa gång ni vill ta upp en ordningsfråga, om ni inte gör detta kommer talmannen inte att ge er ordet.
Martin Schulz,
. – Herr talman! Jag vill kommentera det som Struan Stevenson just sa. Den socialdemokratiska gruppen i Europaparlamentet uppskattar att ni inleder en diskussion om dessa reformer, som vi stöder. I talmanskonferensen fick även jag uppfattningen att vi är eniga och att vi inledningsvis vill överväga detta inom respektive grupp.
Hans-Gert Poettering klargjorde att hans grupp behövde diskutera frågan. Jag sa detsamma om min grupp och det gjorde även flera andra ledamöter. Vi vill diskutera saken inom grupperna, och våra diskussioner kommer att vara omfattande och heltäckande. Jag vill dock göra klart – och jag ber tjänstemännen att föra rätt artikel till protokollet – att talmannen har den socialdemokratiska gruppens fulla förtroende i arbetet med att införa dessa reformer.
Talmannen.
– Herr Schulz! Vi ska leta upp rätt artikel, men detta är åtminstone inte än så länge ett yrkande på en förtroendeomröstning mot talmannen, så talmanskonferensen kommer att arbeta vidare, grupperna kommer att delta i debatten och gruppordförandena kommer att redogöra för gruppernas ståndpunkter. Jag är övertygad om att vi tillsammans kan ta fram förslag som förbättrar verksamheten i parlamentet.
Detta och ingenting mindre är allas vårt mål, även talmannens, herr Stevenson.
Talmannen.
– Jag vill nu göra ett uttalande om två nyligen inträffade händelser.
Den 8 mars firades Internationella kvinnodagen i hela världen och därför vill jag i dag ta tillfället i akt att, förhoppningsvis på samtliga ledamöters vägnar, inför parlamentet fördöma det våld som polisen i Teheran utövade mot en grupp kvinnor som fredligt demonstrerade för sina rättigheter.
Mot bakgrund av denna händelse, som parlamentet fördömer, vill jag uttrycka vår solidaritet med alla kvinnor i världen som demonstrerar och på ett fredligt sätt kräver att deras rättigheter ska respekteras.
Detta är ett viktigt tillfälle för oss att uppmärksamma problemet med ojämlikhet, inte bara den 8 mars utan alla årets dagar.
Jag vill också passa på att gratulera parlamentets utskott för kvinnors rättigheter och jämställdhet mellan kvinnor och män, som uppmärksammade denna dag på ett mycket viktigt och lämpligt sätt. Inför kommande fotbolls-VM organiserade utskottet ett mycket uppmärksammat seminarium om tvångsprostitution i samband med internationella idrottsevenemang.
Vi bör också komma ihåg att vi anordnade den andra europeiska dagen för terrorismens offer och att parlamentet även detta år, liksom förra året, uppmärksammade denna dag genom en ceremoni till minne av terrorismens offer.
600 elever från olika skolor i London och Bryssel var inbjudna och de uttryckte sina tankar om terrorism i en givande debatt som flera parlamentsledamöter deltog i och som leddes av Stavros Lambrinidis, vice ordförande i utskottet för medborgerliga fri- och rättigheter samt rättsliga och inrikes frågor. Jag vill tacka honom för att han vikarierade för mig vid det tillfället.
Jag anser att vi måste minnas den tragiska terrorattacken i Spanien för två år sedan nu, som krävde 192 människors liv, och attacken i London i juli förra året.
Vi måste fortsätta att bekämpa alla former av terrorism och vårt parlament, som alltid har kämpat för människors värdighet, är djupt engagerat i denna kamp som inget europeiskt land kan vinna på egen hand. Endast tillsammans kan vi europeiska demokrater bemöta detta hot.
Jag ville påminna er om vad vi uträttade på detta område under helgen.
Talmannen.
– Det slutgiltiga förslaget till föredragningslista som upprättades av talmanskonferensen vid sammanträdet torsdagen den 9 februari 2006 (artiklarna 130 och 131 i arbetsordningen) har delats ut. Följande ändringar har föreslagits:
Gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater har begärt att omröstningen om Jean Louis Cottignys betänkande, som var planerad till i morgon, skjuts upp till onsdag.
Vill någon förklara denna begäran från gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater?
Ria Oomen-Ruijten,
Herr talman! Skuggföredraganden behöver lite mer tid för att överlägga med de olika gruppernas skuggföredraganden och med föredraganden. Eftersom så många ändringsförslag har lagts fram och eftersom ett antal delade omröstningar måste genomföras, vill vi skjuta upp omröstningen till onsdag.
Martin Schulz,
. – Herr talman! Jag har ännu en begäran om den föreslagna arbetsplanen för onsdag. Såsom arbetsplanen ser ut nu anser jag att vi närmar oss gränsen för vad som är organisatoriskt möjligt när det gäller uttalandena av rådet och kommissionen om förberedelser av Europeiska rådets möte och Lissabonstrategin, och detsamma gäller för debatterna mellan klockan 15 och klockan 19 om rådets uttalande om utrikesministrarnas informella rådsmöte, om Brokbetänkandet och om andra betänkanden. Jag vill klargöra detta genom att hänvisa till några siffror för talartider.
Talartiderna för rådets uttalande om mötet och för både rådets och kommissionens uttalanden och den påföljande debatten delas ut enligt följande: rådet får 30 minuters talartid, kommissionen får 20 minuter och kammaren i sin helhet får 60. Det innebär att de två andra institutionerna har ungefär lika mycket talartid som samtliga ledamöter och grupper har tillsammans. I denna debatt blir resultatet att gruppen för Europeiska folkpartiet har 18 minuter till sitt förfogande, min egen grupp har 14, liberalerna har 7 och de gröna har 4,5. Jag har just sagt till min grupp att detta kommer att leda till osämja inom grupperna, eftersom jag om jag skulle låta alla mina sakkunniga uttala sig skulle behöva mer talartid än vad vi har blivit tilldelade. Det leder till att grupperna reducerar sina talartider så mycket att var och en bara kommer att få tala högst en minut var. Det kanske bidrar till att undvika bråk inom grupperna, men det försämrar kvaliteten på debatten i kammaren. Eftersom detta inte är vettigt fortsätter vi att uppmana er att arbeta för den reform ni har tagit fram. Vi behöver helt enkelt mer tid för sådana debatter.
Med tanke på de förhållanden som vi arbetar under skulle institutionerna också behöva minska sina talartider något och det ber vi dem att göra. Jag är ganska säker på att rådet och kommissionen är fullt kapabla att framföra sina viktigaste synpunkter till oss på mindre än 30 eller 20 minuter, för jag måste framföra mina på fem och hittills har jag inte känt att jag har lyckats med det. Det vore fantastiskt om vi hade 20 minuters talartid – inte bara för mig utan även för kammaren!
I nuläget uppmanar jag er och tjänstemännen att samråda med de två institutionerna före onsdag – det vill säga med den tjänstgörande rådsordföranden och den kommissionsordförande som är närvarande – och minska deras talartider för att frigöra tid för debatt i kammaren. Låt mig läsa upp siffrorna för eftermiddagen. Den eftermiddagen har rådet och kommissionen 50 minuter var för att kommentera betänkandena, medan föredraganden Elmar Brok får fem minuter, vilket absolut inte är tillräckligt med tanke på hur viktigt detta betänkande är. Alla ledamöterna får tillsammans dela på 90 minuter. Jag menar att detta inte är rimligt, herr talman. Därför vill jag be er att i första hand enas med de andra institutionerna om reducerade talartider på onsdag och på lång sikt uppmanar jag kammaren att upprätta arbetsplanerna på ett sådant sätt att vi har tillräckligt med tid för att diskutera viktiga frågor.
Talmannen.
– Herr Schulz! Som ni vet finns det inga regler för de andra institutionernas talartider. Det står inget i arbetsordningen om hur länge de får tala och normalt får de fria tyglar, vilket innebär att de får tala så länge de vill. Detta gäller dock inte för parlamentsledamöterna, vars talartid är mycket begränsad.
Jag tror säkert att kommissionen och rådet har lyssnat till Martin Schulz begäran och kommer att agera därefter. Kom ihåg att denna punkt omfattar tre uttalanden och svar. Det handlar alltså om 50 minuter för de uttalandena och svaren. Med tanke på tidsbegränsningarna är jag övertygad om att institutionerna kommer att begränsa sig så att ledamöterna får tid att tala.
Daniel Marc Cohn-Bendit,
. – Herr talman! Jag förstår inte riktigt er reaktion, särskilt med tanke på applåderna som för en gångs skull kommer från alla håll i kammaren efter uttalandet från Martin Schulz, ordförande för den framstående socialdemokratiska gruppen i Europaparlamentet.
Vi ber er överväga att förkorta kommissionens och rådets anföranden om Lissabonstrategin. De har redan förklarat Lissabonstrategin för oss tre gånger: vi är bekanta med den. Därför kan de utan problem begränsa sig till 15 minuters talartid för att lägga fram sina åsikter om Lissabonstrategin och på så sätt frigöra tid för debatt. Man ska inte behandla människor som idioter. Vi är medvetna om problemen med Lissabonstrategin: José Manuel Barroso har redan brett ut sig över dem vid tre tillfällen här i kammaren, och det skulle förvåna mig om han hade något nytt att komma med den här gången. Jag anser därför att 15 minuters talartid för institutionerna och resten för parlamentet är lämpligt.
Talmannen.
– Tack så mycket, herr Cohn-Bendit. Om jag har förstått Martin Schulz rätt så talade han om onsdag eftermiddag och ni talade om förmiddagen.
Vi ska hur som helst tala med kommissionen för att se till att den rättar sig efter den tid som finns tillgänglig.
Talmannen.
– Nästa punkt på föredragningslistan är anföranden på en minut om frågor av politisk vikt.
Jag måste förvarna er om att alla som har begärt ordet inte kommer att få tala i dag, för det skulle ta längre tid än de 30 minuter som står till förfogande. Jag kommer därför att prioritera de ledamöter som inte har gett enminutsanföranden vid tidigare sammanträden och jag ber samtliga att hålla sig till en minut så att så många ledamöter som möjligt hinner tala. Låt oss försöka se till att alla får ordet, och jag kommer som sagt att börja med de ledamöter som inte har fått tala vid tidigare sammanträden.
Frederika Brepoels (PPE-DE ).
– Herr talman! Jag vill uppmana kammaren att i dag ägna mer tid åt situationen för kurderna i Turkiet, på grund av att vi förra veckan nåddes av den förfärliga nyheten att de åldersstigna föräldrarna till ordföranden för kurdiska institutet i Bryssel hade blivit kallblodigt mördade i turkiska Kurdistan. Det finns anledning att tro att morden utfördes av turkiska dödspatruller. Detta är dessvärre inte en isolerad händelse, då vi varje vecka får rapporter om sådana brott mot kurder. Ni känner säkert till att den näst högsta befälhavaren inom den turkiska armén själv utpekades som ledaren för en kriminell liga som mördar kurdiska separatister.
Jag har därför skrivit till kommissionsledamot Olli Rehn och bett honom att förmå kommissionen att inleda en grundlig och oberoende utredning av omständigheterna kring dessa brutala mord, som måste bestraffas. Jag hoppas att parlamentsutskotten och den turkiska delegationen uppmärksammar dessa händelser på det sätt som de förtjänar.
Catherine Guy-Quint (PSE ).
– Herr talman! Jag måste informera er om att företaget LG Philips i flera år har sagt upp anställda, inte bara i valkretsen i Dreux utan också i Aachen, Nederländerna och Ungern.
Detta är ingenting nytt. Man bör dock känna till att företaget startades 2001 för att förhindra att problemen på marknaden för katodstråleskärmar missgynnade holdingbolaget Philips. Ett sådant agerade är oerhört allvarligt eftersom det gör det möjligt för våra storföretag att slippa undan sina ekonomiska, sociala och industriella skyldigheter. Man gav löften till de anställda vid dessa tre fabriker, men hittills har dessa löften varit tomma. Denna avveckling kan liknas vid det som hände med HP i departementet Isère och är en påminnelse om att de stora koncernerna gör som de vill och successivt demonterar EU:s industripolitik.
Libor Rouček (PSE ).
– Herr talman! Jag välkomnar den åtgärd som kommissionen vidtog förra veckan, nämligen grönboken om energi, som enligt mig har utarbetats mycket lägligt. EU:s beroende av energikällor ökar allt mer och det är uppenbart att vi måste lösa energiproblemen gemensamt. Vi måste till exempel fullfölja avregleringen av den inre marknaden och arbeta tillsammans för att spara energi och utveckla alternativa energikällor, bland annat atomenergi. Vi måste också ta itu med frågan om energisäkerheten tillsammans. Jag har sagt förut att jag till fullo stöder denna grönbok och att den kommer att sätta i gång en debatt som bör leda till en genuin gemensam energipolitik inom EU.
Diana Wallis (ALDE ).
– Herr talman! Under eftermiddagen nämnde ni Internationella kvinnodagen. Förra veckan var också informationsveckan om endometrios. Siffrorna för denna kvinnosjukdom är i stort sett de samma som när jag tog upp denna fråga i parlamentet förra året: upp emot 14 miljoner kvinnor i EU är drabbade och kostnaderna för EU-ekonomin för förlorade arbetsdagar är upp emot 30 miljarder euro.
Endometrios är ett tillstånd som inte behandlas tillräckligt på grund av felaktiga diagnoser, okunnighet och missförstånd. Det tar upp till elva år från sjukdomens början till diagnos. Jag kan lova er, och jag säger det med glädje, att jag kommer att tala här i parlamentet vid varje lämpligt tillfälle ända tills alla kvinnor och all sjukvårdspersonal i EU är medvetna om denna sjukdom, dess symptom, följder och behandlingsalternativ.
José Ribeiro e Castro (PPE-DE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag vill tala om den andra europeiska dagen till minne av terrorismens offer, som ägde rum den 11 mars.
Herr talman! Jag vill tacka er för att ni informerade oss om hur parlamentet högtidlighöll denna dag. Jag vill dock även be er och tjänstemännen att tillsammans med rådet se till att denna minnesdag får mer uppmärksamhet och tyngd i samtliga EU-medlemsländer. Jag anser att detta är mycket viktigt. Jag anser också att de nationella parlamenten bör delta i den europeiska dagen för terrorismens offer, och att dagen bör synliggöras mer i framtiden. Detta är enligt min mening mycket viktigt med tanke på detta oerhört allvarliga hot.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL ).
– Herr talman! Som vi redan har hört blev föräldrarna till Derwich Ferho, ordförande för kurdiska institutet i Bryssel och politisk flykting i Belgien under de senaste 28 åren, kallblodigt mördade av förövare som enligt uppgift arbetar åt den turkiska staten. Detta är oerhört allvarligt. Förra veckan hölls en demonstration i Bryssel och den flamländska utrikesministern skickade ett brev till den turkiske ambassadören i Bryssel och krävde en förklaring.
Eftersom Turkiet söker medlemskap i EU och eftersom agerande av detta slag inte direkt är förenligt med den europeiska framtoning som landet gärna vill ge intryck av, bör även vår institution kräva en förklaring till detta fruktansvärda brott, så att inte EU-medborgarna tror att vi styrs av vissa intresseområden.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE ).
– Herr talman! Det finns nästan inget hopp kvar om att presidentvalet i Vitryssland på söndag kommer att vara fritt och rättvist. Stämningen under valrörelsen är hotfull. Rörelsen har präglats av att presidentkandidaten Aleksandr Kozulin har misshandlats svårt av säkerhetstjänstens män. Dessutom grips och hotas många aktivister för att de ska hindras från att stödja den demokratiske kandidaten Aleksandr Milinkievitj.
I detta sammanhang gjorde några EU-tjänstemän uttalanden som gjorde mig besviken. Sedan det hade blivit känt att Europaparlamentet planerar att skicka en tillfällig delegation till Minsk sa kommissionsledamot Benita Ferrero-Waldner att medlemmarna i delegationen endast kommer att tala för sig själva. Herr talman! Jag vill i all vänlighet be er att påminna kommissionen om att Europaparlamentets ledamöter är de enda valda företrädarna för EU-medborgarna till skillnad från ledamöterna i Europeiska kommissionen. Europaparlamentets ledamöter har rätt att tala som företrädare för dem som har valt dem och inte bara för sig själva.
Det är ytterst beklagligt att Europeiska kommissionen uttalar sig på ett bedrövligt sätt i stället för att åtminstone uttrycka sitt moraliska stöd till de ledamöter av Europaparlamentet som kommer att vara observatörer vid valet i Minsk och i stället för att säga att de är beredda att vidta åtgärder till försvar för parlamentsledamöterna om de utsätts för provokationer av Lukasjenko-regimen.
Talmannen.
– Fru Andrikienė! När våra kolleger deltar i en övervakningsdelegation gör de inte det för egen räkning. De företräder inte sig själva utan företräder i själva verket denna institution.
Det är möjligt att kommissionsledamoten har missuppfattat situationen, och jag är säker på att hon ser det på samma sätt. När tillfälle ges ska jag påminna henne om det, men jag tror inte att det behövs eftersom jag är övertygad om att kommissionsledamoten är fullt medveten om parlamentets roll.
Miguel Angel Martínez Martínez (PSE ).
– Herr talman! Som socialdemokrat och människorättsaktivist, och helt enkelt som hängiven motståndare till dödsstraffet, vill jag inför er alla uttrycka mitt djupa medlidande med familjen till den spanske medborgaren Pablo Ibar, som 2000 dömdes av en domstol i Florida till döden för mord.
Den 2 februari hävde Floridas högsta domstol dödsstraffet för den utpekade medbrottslingen efter att ha bedömt att fel hade begåtts under den tidigare rättegången och att det inte fanns tillräckliga bevis mot de dömda männen.
De förhoppningar som då väcktes krossades dock den 9 mars, när samma domstol slog fast domen dödstraff för den europeiske medborgaren Pablo Ibar.
Vi i socialdemokratiska gruppen i Europaparlamentet uppmanar de behöriga myndigheterna i Förenta staterna att finna en lösning på denna orättvisa och omänskliga situation. Herr talman! Jag ber er och ordföranden för delegationen för förbindelserna med Förenta staterna att kontakta dessa myndigheter, dels för att upprepa vårt välkända fullständiga fördömande av dödsstraffet och dels för att kräva att rättvisa skipas i fallet Pablo Ibar, som blev orättvist dömd, vilket bevisas av frikännandet av den person som först dömdes som medbrottsling i samma påstådda brott.
Ioannis Gklavakis (PPE-DE ).
– Herr talman! EU vidtar alla nödvändiga åtgärder för att bekämpa fågelinfluensan och det med rätta. Fågelinfluensan har dock orsakat stor panik hos konsumenterna med följden att konsumtionen av fjäderfä har sjunkit med hela 80 procent och konsumtionen av ägg med 45 procent.
Allt detta har lett till en svår situation för fjäderfäindustrin och EU vidtar inte rätt åtgärder för att bistå sektorn. Vi borde inte under några omständigheter tillåta detta. Jag kräver att lämpliga åtgärder vidtas för att stödja fjäderfäuppfödarna. Annars kommer vi nämligen inte att, när uppståndelsen har lagt sig, ha kvar några fjäderfägårdar i EU som kan tillgodose framtida efterfrågan, och fjäderfäprodukterna i EU håller utan tvekan högre kvalitet än de som vi kommer att bli tvungna att importera från tredjeländer. Därför anser jag att vi måste visa vår solidaritet med sektorn.
Gyula Hegyi (PSE ).
– Herr talman! När floden Tisza förorenades med cyanid för sex år sedan, orsakat av guldbrytning i Baia Mare i Rumänien, uppenbarades riskerna med guldbrytning i hjärtat av Europa för oss. Ungern var inte medlem i Europeiska unionen vid denna tid, men hela Europeiska unionen visade solidaritet med oss som drabbades av föroreningen av floden.
Europeiska unionen har nyligen antagit ett direktiv om gruvavfall som kommer att stoppa all gruvdrift som är skadlig för naturen. Vi var mer än nöjda när den rumänska regeringen, till och med före landets medlemskap i Europeiska unionen, visade sin vilja att godkänna detta direktiv. Men enligt den senaste tidens oroväckande nyheter i vissa politiska kretsar och i affärskretsar kan det ännu en gång bli aktuellt att öppna en ny guldgruva där cyanidteknik används i Rumänien. Låt oss kraftfullt och beslutsamt säga nej till sådana riskabla satsningar. Låt oss be den rumänska regeringen att stå fast vid sina åtaganden.
Andrzej Jan Szejna (PSE ).
– Herr talman! Jag vill säga några ord om valen i Vitryssland och Ukraina.
Situationen i Vitryssland är glasklar och mycket svår. Valet kommer förmodligen inte att bli vare sig fritt eller demokratiskt. Förtrycket mot oppositionens ledare och kandidater är uppenbarligen mycket allvarligare än väntat.
Det är viktigt att komma ihåg att det samtidigt pågår en annan valkampanj. Det ska bli val i Ukraina också, ett land som redan har visat pro-europeiska tendenser.
Jag har själv varit i Lvov som företrädare för den socialdemokratiska gruppen i Europaparlamentet för att stödja valkampanjen för det ukrainska socialdemokratiska partiet. Jag måste säga att det jag såg var glädjande. Jag såg Ukraina och jag såg många pro-europeiska valsloganer. Jag vill dock ta upp en viktig och oroande fråga. Jag fick veta att vissa valregister, alltså listor över personer som har rösträtt, eventuellt inte har upprättats på ett korrekt sätt. Detta visar på den oerhörda betydelsen av vad våra företrädare från Europaparlamentet uträttar, inte bara i Vitryssland utan även i Ukraina.
Charles Tannock (PPE-DE ).
– Herr talman! President Mahmoud Abbas, som kommer att tala till oss nu på onsdag, har hittills varit en besvikelse i sin roll som president för den palestinska myndigheten. Han har inte kunnat eller inte velat få bukt med de terroristiska självmordsbombarna, bland dem al-Aqsa-martyrbrigaden inom hans egen Fatahrörelse. Han har inte lyckats avväpna de militanta grupperna inom Hamas och Islamiska jihad och han verkar inte kunna göra slut på den våldsamma korruption som delvis ledde till Hamas seger. Även om EU opartiskt och kraftfullt måste stödja färdplanen för fred under Mellanösternkvartettens ledning, får vi inte ge bidrag till en palestinsk myndighet som leds av ett oreformerat Hamas, en organisation som EU har fördömt som terroristisk eftersom den kämpar för jihad och för ett kalifat med sharialagstiftning.
Först måste Hamas avstå från våld och erkänna Israels rätt att existera. Om detta betyder att den palestinska myndigheten får sina pengar från Iran och Saudiarabien så må det så vara. Detta kommer att innebära att Iran får mindre pengar till att bygga sina kärnvapen.
Malcolm Harbour (PPE-DE ).
– Herr talman! Fyra kommissionsledamöter – de med ansvar för företagande, miljö, konkurrens och energi – ledde den 28 februari i Bryssel det första sammanträdet med en högnivågrupp för att diskutera frågor som gäller energi, miljö och konkurrenskraft. Runt sammanträdesbordet fanns också fyra ministrar, tolv verkställande direktörer för energiproducenter och energikonsumenter, tre icke-statliga organisationer, ordföranden för Europeiska fackliga samorganisationen och tre justerare.
Men det fanns fyra tomma stolar vid detta synnerligen viktiga rådgivande möte, det första möte som kommer att göra upp en dagordning för två år. Kollegerna kanske blir förvånade när de får höra att dessa fyra stolar var avsedda för ledamöter av Europaparlamentet. Detta betraktar jag inte bara som en oartighet mot kommissionen, utan detta är synnerligen viktiga frågor, och om vi vill syssla med dessa frågor kanske ni skulle kunna förklara för mig och för parlamentet varför dessa stolar stod tomma. Jag ber er genomföra förfarandet för att nominera personer till dessa stolar, och om ni inte kan göra det själv, varför genomför vi inte nomineringar och val för att fylla dessa fyra tomma stolar?
Talmannen.
– Jag hoppas att jag inte tar fel när jag säger att stolarna var tomma för att talmanskonferensen hade beslutat att inte utse några parlamentsföreträdare för att fylla dem och att be kommissionen att redogöra för parlamentsföreträdarnas ställning, avsikt och roll i detta tekniska utskott. Eftersom vi inte hade fått någon sådan information beslöt talmanskonferensen att inte utse några företrädare för parlamentet. Det handlar alltså inte om att företrädarna inte närvarade, utan att det helt enkelt inte finns några utsedda företrädare.
Malcolm Harbour (PPE-DE ).
– Herr talman! Jag tackar för er försäkran. Men jag tjänstgjorde under ett år som medlem av en tidigare arbetsgrupp på hög nivå som sysslade med bilindustrin. Direktiven var klart definierade, och jag anser att det var synnerligen viktigt att en ledamot av Europaparlamentet fanns med där från första början. Om ni hade bett om mitt råd skulle jag ha förklarat hur detta system fungerade.
Dessutom hade vi en utfrågning här i parlamentet om arbetsgruppen på hög nivå. Det är av helt avgörande betydelse att vi medverkar. Jag är bestört över att detta inte beslutades före det första sammanträdet eftersom denna grupp bara träffas var tredje månad och det mycket viktiga utformandet av dagordningen och planeringen av två års arbete nu kommer att ske utan att några ledamöter av parlamentet sitter med vid förhandlingsbordet.
Talmannen.
– Tack så mycket, herr Harbour. Jag vill understryka att talmanskonferensen beslöt att be José Manuel Barroso förklara varför ledamöter skulle närvara i dessa grupper, och han kommer att förklara detta för talmanskonferensen.
Det står er fritt att inte hålla med om det beslut som har fattats – jag informerar bara om det.
Bogusław Sonik (PPE-DE ).
– Herr talman! Under de senaste dagarna har massarresteringar av oppositionsaktivister genomförts i Vitryssland. EU kan inte stillatigande se på medan man kränker de grundläggande rättigheter som alla civiliserade samhällen bygger på.
Jag vädjar till Europeiska kommissionen att omedelbart agera och upprätta en så lång svartlista som möjligt över den vitryska nomenklaturan. Alla medlemmar av diktator Alexander Lukasjenkos närmaste krets måste förbjudas inträde i EU. Ett sådant förbud bör gälla alla som ansvarar för beslutet att använda våld och för att styra de inhemska säkerhetsstyrkornas verksamhet. Det bör även gälla de grupper som sysslar med mediepropaganda. Att införa visumsanktioner mot dessa personer är ett effektivt sätt att försvaga den vitryska regeringens ställning, men samtidigt undvika att det vitryska samhället som helhet påverkas negativt. Det sänder också en tydlig signal till oppositionen att deras grannländer i väst inte är likgiltiga inför deras situation. De ansvariga för de senaste arresteringarna måste straffas.
Att offentliggöra planerna på en sådan svartlista kan mycket väl rädda livet på många människor och skydda dem mot förtryck. En förebyggande åtgärd av det slaget visar att vi inom EU är samstämmiga och står enade för att värna om de grundläggande mänskliga rättigheterna.
Diamanto Manolakou (GUE/NGL ).
– Herr talman! Den tjeckiska regeringens försök att förbjuda den tjeckiska kommunistiska ungdomsrörelsen för att den för fram idéer om klasskamp, marxism och leninism är en skymf och har upprört tusentals demokrater i EU och resten av världen. Jag har kopierat ett meddelande och en petition till er och till de politiska gruppernas ordförande. Denna ståndpunkt är oacceptabel, eftersom det kommunistiska partiet i Böhmen och Mähren står för politisk handlingskraft och har ett stort inflytande och erkännande bland det tjeckiska folket och företräds av sex ledamöter i Europaparlamentet. Vad skulle vi egentligen tycka om legitimiteten hos vårt eget partis ungdomsrörelse ifrågasattes?
Detta agerade sker inom ramen för den antikommunistiska strategin och bekämpas av en överväldigande majoritet av folken. Jag anser att vi bör fördöma detta och därigenom värna om demokratiska rättigheter och rätten till politisk handlingsfrihet och ideologisk yttrandefrihet genom att uppmana regeringen och myndigheterna i Tjeckien att omedelbart upphöra med den ideologiska och politiska förföljelsen av unga tjeckiska kommunister.
Ryszard Czarnecki (NI ).
– Herr talman! Brevskrivningskonsten frodas verkligen. Det kommissionsledamöterna borde göra är att kavla upp ärmarna och arbeta hårt och ihärdigt med att stärka EU:s inflytande, som gradvis minskar. Tyvärr har kommissionsledamöterna i stället bestämt sig för att fördriva tiden med att skriva brev till enskilda medlemsstater och tala om vad de borde göra.
Jag vill ta upp exemplet med den nederländska kommissionsledamoten, som tillhör de mest kontroversiella. Kommissionsledamot Neelie Kroes granskas just nu av kammaren efter anklagelser om intressekonflikt och lobbyverksamhet. Hon skickade nyligen ett brev till den polska regeringen om sammanslagningen av två polska banker. Jag ansåg att det kunde ha varit lämpligt om kommissionsledamoten hade delat med sig av sitt eget lands erfarenheter av att förlora en omröstning om konstitutionen med den polska regeringen. I stället ansåg kommissionsledamoten det lämpligt att predika för den polska regeringen, trots att den nederländska banken ING hade varit mycket snabb med att köpa upp en av de största polska bankerna, Bank Śląski. Kommissionsledamotens stötande brev är extremt nedlåtande och typiskt för attityden hos unionens gamla länder gentemot de nya medlemsstaterna. Kommissionsledamoten borde kanske snarare ha predikat för den nederländska regeringen om hur man förhindrar etniska och rasistiska strömningar, som dessvärre snabbt blir allt vanligare i hennes hemland.
Ashley Mote (NI ).
– Herr talman! Ni bad att ledamöterna skulle visa ett större engagemang för Europaparlamentet. Detta är egentligen inte något parlament i den bemärkelse som britterna skulle förstå eller erkänna. Europaparlamentet liknar Högsta sovjet, bortsett från flaggorna. Det bedriver sin verksamhet på samma sätt som Högsta sovjet, och debatterna här är överhuvudtaget inte några debatter i ordets egentliga bemärkelse.
Eftersom jag inte är minister har jag tur om jag får en minut, vilket avgörs av tjänstemän och inte av kunskap eller behov. Det förekommer ingen medling och inga eftergifter, och det finns inte heller någon möjlighet att ifrågasätta och testa de idéer som har förts fram. Detta är i själva verket en utstuderad demokratisk täckmantel och vi medverkar alla i en fars.
Georgios Toussas (GUE/NGL ).
– Herr talman! Avrättningen, det avskyvärda mordet på Jugoslaviens förra president Slobodan Milosevic i häktet vid den internationella krigsförbrytartribunalen i Haag, som planerades och utfördes av imperialisterna i Förenta staterna och EU som är skyldiga till kriget i och splittringen av Jugoslavien, är ytterligare ett i den långa rad av brott mot de människor som protesterade mot den imperialistiska grymheten.
De som planerade och genomförde bortförandet och fängslandet av samt rättegången mot Slobodan Milosevic i Haag, efter att ha vägrat att vidta åtgärder för att skydda hans liv trots hans allvarliga hälsoproblem, utförde denna avrättning. Förenta staterna och EU iscensatte en skenrättegång i Haag för att sona sina brott mot det jugoslaviska folket, som de bombade under 78 dagar 1999, helt enkelt för att Jugoslavien, som visserligen godkände det övergripande Rambouilletavtalet, vägrade att acceptera närvaron av Natos ockupationsstyrkor på sitt territorium.
De imperialistiska attackerna på och ockupationen av Irak och Afghanistan som följde efter bombningarna av folket i Jugoslavien avslöjade ännu en gång sanningen om det fula ansiktet hos den enade amerikanska och europeiska imperialismen och dess ohyggliga brott mot människor och mänskligheten.
Folken kommer att fortsätta att kämpa mot imperialismen och för rätten att forma sitt eget öde.
Harald Ettl (PSE ).
– Herr talman! Jag vill åter igen uppmärksamma kammaren på de fem bulgariska sjuksköterskor och den palestinske läkare som sitter fängslade i Libyen. De anklagades 1999 för att avsiktligen ha smittat 400 barn med aidsvirus genom blodtransfusioner. De dömdes till döden 2004, men dessa domar var föremål för en rättslig tvist och har nu upphävts. Vi välkomnar högsta domstolens beslut och ser fram emot mer öppna förfaranden och en mer rättvis rättegång.
Dessa människor har utsatts för frihetsberövande och tortyr i sju år, och vi hoppas nu att deras rättegång inte utnyttjas och missbrukas för politiska ändamål. Tills de är försatta på fri fot är det vår uppgift som parlamentariker att uppmärksamma fallet och noggrant följa hur det utvecklar sig.
Inés Ayala Sender (PSE ).
– Herr talman! Jag vill uttrycka min glädje och lättnad inför kammaren över General Motors beslut den 15 februari att förlägga tillverkningen av den nya modellen Opel Meriva till Figueruelas-anläggningen i Zaragoza. Därmed eliminerade man äntligen risken för den förflyttning av verksamheten som företaget har planerat i månader och som hade drabbat 7 600 arbetstagare och många fler stödföretag.
Jag vill berömma de anställda för deras engagemang för produktiviteten, de spanska direktörerna och ingenjörerna för deras goda arbete och den regionala regeringen, ledd av president Marcelino Iglesias, för dess stöd.
Men detta räcker inte. Konkurrenten var Gliwice-anläggningen i Polen, vars enda fördel var lägre arbetskostnader. Våra förbindelser under de senaste månaderna har ökat vår förståelse för de polska arbetstagarnas frustration och därför stöder vi förslaget från European Workers Forum att Agila-modellen ska tillverkas i Gliwice.
Under tiden har den spanska regeringen som kompensation just öppnat för möjligheten till fri rörlighet för arbetstagare, men inte heller det är tillräckligt. Det som behövs är en europeisk industripolitik.
Sophia in ’t Veld (ALDE ).
– Herr talman! Det gläder mig att kommissionsledamot Franco Frattini är närvarande så att han kan höra mig tala om nästa ämne. I ett uttalande nyligen informerade den nederländska integrationsministern Rita Verdonk om en förändring i återvändandepolitiken för homosexuella och kristna asylsökande från Iran. Hon sa att eftersom homosexualitet och kristendom inte är olagligt i Iran, kan asylsökande helt enkelt återvända hem. Det är kanske sant i teorin, men homosexuella och kristna har all anledning att frukta för sin säkerhet. Det är ett välkänt faktum att homosexuella handlingar leder till dödsstraff.
Min fråga till kommissionsledamot Franco Frattini är om kommissionen avser att undersöka om den nederländska återvändandepolitiken är i linje med EU:s minimistandarder för asylsökande som fastställdes i det direktiv som ska börja tillämpas senast i oktober i år, och om den är i linje med internationella överenskommelser.
Joseph Muscat (PSE ).
– Digitalteve-eran är tänkt att präglas av ökad konkurrens och större valmöjlighet för konsumenterna mellan olika kvalitetstjänster. Övergången till digitalteve på Malta skapar dessvärre nya monopol som helt enkelt tvingar konsumenterna att betala för att se populära idrottsevenemang som tidigare har visats gratis. Dessutom bevittnar vi utvecklingen av en faktisk situation där det inte finns någon interoperabilitet mellan de olika systemen för digitalteve. Det innebär att det är mycket svårt att byta system, vilket leder till att konsumenternas valfrihet begränsas. Än värre är att konsumenterna måste betala privata operatörer för att få tillgång till nationella kanaler som de tidigare har kunnat se gratis, medan myndigheterna fortfarande kräver att de ska betala samma tv-licens. Syftet med den digitala eran är att information och underhållning ska vara tillgängligt för alla, inte för ett allt mer begränsat antal människor.
Åsa Westlund (PSE ).
– Herr talman! Jag hade äran att ta emot en deklaration från en grupp unga människor som kom till Europaparlamentet i torsdags. De var lite besvikna över att de inte fick träffa fler av oss och därför har jag lovat att delge er vad de ville säga. De kom från Second Chance School och deras budskap är detta:
Detta tycker jag verkligen att vi skall ta med oss i vårt kommande politiska arbete som ett budskap från de skolor som vi slåss stenhårt för, nämligen de som garanterar ett livslångt lärande för alla.
Margie Sudre (PPE-DE ).
– Herr talman! Chikungunyaepidemin som just nu drabbar Réunion försätter denna yttersta del av EU i en mycket oroande hälsomässig och ekonomisk kris, och omfattningen av de långsiktiga konsekvenserna är mycket svårbedömd.
Viruset, som överförs av myggor, har nu redan smittat 200 000 av de 760 000 invånarna på ön Réunion och tros direkt ha orsakat fem människors död.
Sjukdomen, som man inte förrän början av året insåg vidden av, är av en karaktär som gör att den direkt hotar några av de mest utsatta befolkningsgrupperna, däribland gamla, små barn, gravida kvinnor och patienter som redan bär på en sjukdom.
Vid en tidpunkt då EU redan, med rätta, arbetar med att bekämpa en annan hälsokris, som drabbar jordbrukssektorn men bara eventuellt hotar befolkningen, vore jag oerhört tacksam om ni från och med i dag kunde uttrycka er och parlamentets solidaritet med de unionsmedborgare som lever i fruktan för chikungunya. Jag tackar er på förhand som talesman för alla invånarna på Réunion.
Sylwester Chruszcz (NI ).
– Herr talman! Jag vill ta upp två frågor som gäller den serbiska delen av Kosovo.
För det första finns det en överhängande risk för en allvarlig humanitär katastrof där under de kommande månaderna. Jag talar om en humanitär katastrof i de områden som bebos av serbiska flyktingar. Kom ihåg att i dessa områden har man bara tillgång till elektricitet under en timme per dag och terroristgrupper avkräver människor beskyddarpengar för att låta medicintransporter komma in i området. Det finns absolut ingen säkerhet där. Terroristgrupperna spränger också områdets ortodoxa kyrkor, som inte bara är gudstjänstlokaler utan också en del av vårt gemensamma europeiska arv. Jag anser att förstörelsen av dessa ortodoxa kyrkor är ett brott som kan jämställas med al-Qaidas förstörelse av Buddhastatyer i Afghanistan.
Herr talman! Det tycks tyvärr som om EU nu har vänt Kosovo och serberna ryggen. Unionen ignorerar människor som värdesätter demokrati och mänskliga rättigheter.
Talmannen.
– Tack så mycket, herr Chruszcz. Jag beklagar att femton ledamöter tyvärr inte får tala på grund av tidsbrist.
Denna punkt på föredragningslistan är avslutad.
Talmannen.
– Nästa punkt på föredragningslistan är en gemensam debatt om följande muntliga frågor:
– O-0006/2006 – B6-0008/2006 till kommissionen av Anna Záborská för utskottet för kvinnors rättigheter och jämställdhet mellan kvinnor och män om tvångsprostitution i samband med idrottsevenemang på världsnivå.
– O-0011/2006 – B6-0011/2006 till kommissionen av Karin Riis-Jørgensen och Elizabeth Lynne för gruppen Alliansen liberaler och demokrater för Europa om EU:s åtgärder mot människohandel och inrättandet av en dag mot människohandel.
– O-0017/2006 – B6-0014/2006 till kommissionen av Hiltrud Breyer för gruppen De gröna/Europeiska fria alliansen om EU:s åtgärder mot människohandel och inrättandet av en dag mot människohandel.
– O-0019/2006 – B6-0015/2006 till kommissionen av Lissy Gröner för Socialdemokratiska gruppen i Europaparlamentet om EU:s åtgärder mot människohandel och inrättandet av en dag mot människohandel.
– O-0021/2006 – B6-0016/2006 till kommissionen av Eva-Britt Svensson, Sylvia-Yvonne Kaufmann, Kartika Tamara Liotard, Feleknas Uca, Ilda Figueiredo och Věra Flasarová för gruppen Europeiska enade vänstern/Nordisk grön vänster om EU:s åtgärder mot människohandel och inrättandet av en dag mot människohandel.
Anna Záborská (PPE-DE ),
. – Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag talar i dag som ordförande för parlamentets utskott för kvinnors rättigheter och jämställdhet mellan kvinnor och män. Jag talar även i egenskap av kvinna som stöder kvinnor som tvingas till prostitution.
Det är oacceptabelt att en kvinna tvingas till prostitution och det är oacceptabelt att hon säljer sin kropp. Faktum är, mina damer och herrar, att verkligheten aldrig har varit så dyster. I den tyska huvudstaden, i utkanten av Olympiastadion, har en 3 000 kvadratmeter stor ”megabordell” just slagit upp dörrarna för att ta emot 650 kunder samtidigt. Över 40 000 fattiga unga kvinnor kommer att ”importeras” från öst för att tillfredsställa åskådarnas behov efter matcherna i fotbolls-VM.
Kampen mot kvinnohandel och tvångsprostitution har högsta prioritet för kvinnliga politiska företrädare och säkert även för Angela Merkel. Låt oss uppmana henne att instämma med oss.
Som politiska företrädare från alla håll står kraftfulla medel till vårt förfogande. Låt oss fördöma detta exempel på förfall och göra vår röst hörd, inte bara här i Europaparlamentet utan också i våra medlemsstater, i Europarådet och i alla de forum där vi kan påverka. Låt oss uttrycka oss högt och tydligt. Detta är inte första gången som de olika FN-organen, Europarådet och EU-institutionerna har använt idrott som ett sätt att föra ut ett budskap om gott medborgarskap och framsteg.
De som har makten vill få oss att tro att denna situation är en olycklig tillfällighet. Advokaten som är anställd av koncernen som byggde detta ”palats för njutning” har dock sagt att ”fotboll och sex går hand i hand”. Hur kommer det sig att ingen inom fotbollens högsta styrande organ verkar särskilt chockade av detta uttalande?
Det verkar som om ingen chockas av att unga män uppmuntras att delta i brutala handlingar mot unga kvinnor och att ingen upprörs över misslyckandet med att förhindra dessa handlingar och skydda offren mot detta organiserade förfall. FIFA:s president Joseph Blatter skrev till utskottet för kvinnors rättigheter och jämställdhet mellan kvinnor och män och menade att hans organisation inte kan ta ansvar för vad som händer utanför arenan. Varken UEFA eller de nationella lagens stjärnor har sagt ett ord.
UEFA har tagit på sig uppgiften att marknadsföra fotbollen i Europa i en anda av fred och likabehandling. Fotbollsvärlden är en mansvärld: verkligheten på arenan visar detta. Det är män som utnyttjar prostituerade och som misshandlar kvinnor. Därför vänder jag mig också till män – mina manliga parlamentskolleger och alla dessa män i maktpositioner.
Mina damer och herrar! Jag vill avslutningsvis påpeka att vi redan kan räkna med det offentliga stödet från män i kampen mot kvinnohandel och tvångsprostitution.
Jag är tacksam mot vår kollega Christopher Heaton-Harris, som själv är professionell fotbollsdomare, för att han har gjort den tvärpolitiska gruppen för idrott till ett språkrör för att uttala sig mot kvinnohandel och tvångsprostitution. Jag är tacksam mot vår kollega Simon Coveney som, i egenskap av parlamentsledamot, övervakar det arbete som utförs av ”affärsmän mot kvinnohandel” och kampanjen ”Stoppa handeln”.
Slutligen uppmanar jag er att stödja det imponerande arbete som utförs av Europarådet, som utarbetade det första ”avtalet om kampen mot människohandel” i Warszawa den 16 maj 2005. Hittills har bara elva av våra medlemsstater skrivit under detta avtal och ingen av dem har ännu ratificerat det.
Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Samtliga rättsliga instrument och alla tänkbara politiska åtgärder måste användas för att förhindra att kvinnor reduceras till handelsvaror, vars enda syfte är att fungera som sexarbetare, och inte bara i Berlin utan i hela världen.
Elizabeth Lynne (ALDE ),
. – Herr talman! Människohandelns gissel är ett tydligt exempel på ett område där EU kan och måste agera. Därför lade Karin Riis-Jørgensen och jag fram vår muntliga fråga. Vi vill ha svar i dag om det överhuvudtaget är möjligt.
Denna vidriga handel får inte tillräcklig publicitet. I många fall betraktas offren som förövare. Detta måste vi ändra på. Jag är glad över den uppmärksamhet som ämnet under den senaste tiden har fått på EU-nivå. Parlamentets initiativbetänkande är på väg, rådet antog en handlingsplan i december och vi har Europarådets konvention, men fortfarande görs inte många framsteg. Det är ingen mening med att medlemsstaterna pratar om inte konkreta åtgärder vidtas omedelbart.
Dessa kvinnor – och vi talar framför allt om kvinnor och flickor – har för närvarande inte något garanterat skydd. De behandlas som illegala invandrare och utvisas, och i många fall utsätts de för människohandel på nytt. Det finns åtgärder som kan vidtas. Dessa åtgärder beskrivs i Europeiska konventionen mot människohandel och i andra dokument. Vi behöver trygga fristäder, så att unga kvinnor och flickor kan få skydd. Vi behöver åtminstone det andrum på 30 dagar som krävs i Europeiska konventionen mot människohandel så att dessa kvinnor kan avgöra om de vill medverka i lagföringen av människosmugglarna.
I Förenade kungariket finns det bara en trygg fristad med 25 platser. Det beräknas att över 1 000 personer om året smugglas in i Förenade kungariket för att utnyttjas sexuellt. Det är verkligen nödvändigt att ta itu med detta problem. Förenade kungariket och andra länder måste efterleva Europarådets konvention.
Inför fotbolls-VM i Tyskland måste vi till sist göra mycket mer för att väcka människors medvetenhet. Det beräknas att tusentals kvinnor och barn kommer att utsättas för människohandel under denna tid och utnyttjas för tvångsprostitution. I den muntliga frågan och i debatten talar vi inte om den prostitution där de prostituerade vet vad de gör. Vi talar om en slavhandel i modern tid där kvinnorna och barnen inte kan välja om de vill arbeta som prostituerade eller inte. Det är detta dagens debatt handlar om, och vi får inte blanda ihop frågorna. Därför arbetar jag i kampanjen för att ge rött kort till tvångsprostitution, och jag hoppas att alla idrottsentusiaster, fotbollsspelare och idrottsorganisationer tillsammans med alla andra organisationer kommer att stödja kampen för att utplåna denna vidriga handel.
Hiltrud Breyer (Verts/ALE ),
. – Fru talman! Jag hoppas att denna resolution kommer att bli en fullträff och på så sätt en gång för alla ta bort tabustämpeln på denna fråga och göra allmänheten medveten om den. Tvångsprostitution är något ingen vill tala om: de inblandade vill det inte och tyvärr inte heller dess offer. Vi måste också i mycket större utsträckning uppmärksamma kopplingen mellan migration och skapande av sysselsättning.
Det tyska fotbollsförbundet ville ha kvar tabustämpeln på denna fråga och att vi tagit oss igenom deras försvarsmur är en enorm framgång. Som redan har sagts måste vi verkligen vara bestämda med att visa rött kort för människohandel och tvångsprostitution. Vi måste göra det mycket tydligt att rent spel inom sport inbegriper att bestämt säga nej till tvångsprostitution. Det kan under inga omständigheter tolereras. Jag måste dock tala om för kommissionsledamot Franco Frattini att vi inte bara måste hålla ögonen på brottslingarna, själva människosmugglarna – även om vi naturligtvis måste göra det – utan vi behöver också lösningar som inte bara brottsförklarar de inblandade kvinnorna, vilket är vad som händer i nuläget. Jag hoppas att ni tar upp denna fråga i ert tal.
Min förhoppning är att vi gör mer än bara kräver visum, eftersom det då skulle bli kvinnorna som hamnade i skottgluggen när det som behövs i stället är förebyggande åtgärder, omsorg och stöd för kvinnorna. Hur mycket som än har gjorts i den italienska immigrationslagstiftningen måste vi garantera de kvinnor som inte vill vittna rätten att stanna kvar. Vi måste göra mer om kvinnor ska kunna fly tvångsprostitutionen.
Lissy Gröner (PSE ),
. – Fru talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Fotbolls-VM hålls i Tyskland med sloganen ”en tid att skaffa sig vänner”. Sportvärlden gör sig redo, men det gör även de organiserade smugglarligorna – de gör sig redo att skicka tusentals kvinnor till Tyskland och exploatera dem där. Dessa kvinnor kommer att lockas till Tyskland med falska löften och sedan tvingas till prostitution. Fattigdom är en av de största orsakerna till detta och det är där vi måste börja, men att välkomna människor till Tyskland måste också innebära att skydda kvinnor som behöver hjälp i stället för att blunda för deras svåra situation.
Upp till 800 000 kvinnor i hela världen drabbas av människohandel och 100 000 av dem kommer från EU. Fastän ingen har en aning om hur många av dem som kommer att vara i Tyskland i sommar bör vi visa rött kort för människosmugglarna. Det jag förväntar mig att ni gör, kommissionsledamot Frattini, är att ta de förslag som utskottet för kvinnors rättigheter och jämställdhetsfrågor lade fram i Pretsbetänkandet och i handlingsplanen mot kvinnohandel, och använda dem som grund för praktiska åtgärder.
Om kvinnoorganisationens kampanj för flerspråkiga jourtelefoner ska stödjas behöver den finansiering. System för vittnesskydd måste upprättas. Hänvisningar har redan gjorts till att medlemsstaterna inte har varit mer än halvhjärtat engagerade i genomförandet av 2002 års asyldirektiv och man måste utöva påtryckningar på dem. Belgien har sagt att rätten att stanna kommer att beviljas de kvinnor som är villiga att vittna och som vill ta sig ur prostitutionen och att de kommer att få hjälp med att göra det. Det är alldeles utmärkt.
Om dagens kvinnohandel ska kunna bekämpas effektivt måste Europol involveras i högre grad och det finns naturligtvis saker som idrottsorganisationerna kan göra: därför är vi beroende av deras samarbete för att vädja till supportrarna att hålla ögonen öppna och göra sin del, som de måste. Att kräva särskilda visum för kvinnor är att skjuta från höften, och jag är inte positiv till detta, så tänk noggrant efter vad ni föreslår att göra.
Eva-Britt Svensson (GUE/NGL ),
. – Fru talman! Miljoner människor världen över gläder sig åt kommande fotbolls-VM, men hur många tusentals kvinnor skall offras för att män inte bara skall se på fotboll, utan också kunna köpa lättillgängliga sexuella tjänster? För att kunna erbjuda tillräckligt med sexuella tjänster skall alltså tiotusentals kvinnor, ofta med tvång, komplettera den redan stora, tyska gruppen av prostituerade kvinnor. Denna människohandel är ovärdig och djupt inhuman, och den visar på en förtryckande kvinnosyn och en nedvärdering också av alla de män som kommer för att se på fotboll.
För att stoppa våldet mot kvinnor och barn måste ansvaret för sexslavhandel och prostitution inte läggas på offren, utan på de som tar sig rätten att köpa och handla med kvinnors kroppar. Påtvingad prostitution kan tolkas som att det finns en motsats, alltså någon form av så kallad frivillig prostitution. Men det finns ingen frivillig prostitution; kvinnor väljer inte prostitution – de tvingas av olika skäl. Det kan vara genom att bli offer för organiserad brottslighet, men fattigdom och arbetslöshet är andra orsaker. Men framför allt finns det klara samband mellan prostitution och att kvinnan tidigare varit utsatt för fysiska, psykiska och sexuella övergrepp.
Sambanden mellan legaliseringen av prostitution och den ökande sexslavhandeln måste belysas. Vad betyder det till exempel för ökningen av antalet offer för sexslavhandeln i samband med fotbolls-VM att prostitutionen är laglig i Tyskland? Lagstiftning som tillåter prostitution måste utvärderas och jämföras med till exempel den svenska lagstiftningen som kriminaliserar kunden. Den svenska lagstiftningen har visat att man minskar efterfrågan och därmed även antalet offer för trafficking och prostitution. Ansvaret läggs på rätt plats, det läggs hos kunden. Det är de som måste ta ansvar för sin sexualitet utan att köpa kvinnors kroppar.
Accepterar vi att män tar sig rätten att köpa kvinnors kroppar följer också att vi tvingas acceptera att omkring fyra miljoner kvinnor och barn transporteras runt i, och mellan, länder för att utnyttjas sexuellt.
Att fördöma sexuell exploatering och prostitution betyder inte att man skuldbelägger kvinnor i prostitutionen. Tvärtom! Vi vill ge alla kvinnor deras rätt till sin sexualitet utan förtryck och på jämställda villkor. Kvinnor är ingen handelsvara. Kvinnor är inte till salu.
Franco Frattini,
. – Fru talman, mina damer och herrar! De frågor som Anna Záborská och de andra talarna har ställt kräver ett detaljerat svar från min sida: det är på sin plats att jag ger en del konkreta svar. Sexton olika punkter har tagits upp i de olika frågorna, och vissa mycket precisa krav har ställts, och jag kommer att försöka svara på dem.
Mer i allmänhet finner jag det ofattbart att man kan utnyttja ett idrottsevenemang, som i princip borde vara en möjlighet att främja positiva värderingar, för att tolerera eller uppmuntra tvångsprostitution. I detta avseende har jag hört en mycket sorglig anspelning, nämligen att fotboll och sex går hand i hand, som om tvångsprostitution vore den oundvikliga konsekvensen av stora idrottsevenemang. Det är snarare motsatsen till idrottens mest sunda värderingar.
Därför verkar det nödvändigt att börja med lagstiftning, och just med den relevanta europeiska lagstiftning som antagits i detta sammanhang, som möjliggör åtal mot dem som hjälper till att tvinga människor – huvudsakligen kvinnor och barn, men även män, måste tilläggas – till prostitution.
Som ni vet finns det ett europeiskt rambeslut, och när det gäller Tyskland finns det för närvarande en nationell lag som trädde i kraft 2005 – den är, med andra ord, en fullt tillämplig lag. Vi kommer även att utarbeta en rapport till rådet och till parlamentet före sista april om tillämpningen av rambeslutet om människohandel och om de straffrättsliga åtgärderna för att se till att alla medlemsstater har antagit nationella lagar som införlivar detta rambeslut innan fotbolls-VM börjar.
Bland de viktigaste bestämmelserna finns en som kräver att medlemsstaterna åtalar de ansvariga i deras ursprungsländer och inte i det land där de begick brottet. Rambeslutet föreskriver detta i syfte att se till att rättegångar faktiskt hålls och att straffrättsliga sanktioner utfärdas.
Efter att rapporten har presenterats, från och med nu fram till slutet av april, kommer rådet – och även parlamentet om man anser det tjänligt – att noggrant kunna ta itu med frågan om de senaste åtgärderna som skulle kunna antas på EU-nivå, eller snarare på EU-lagstiftningsnivå. Jag anser att vi i samband med dessa åtgärder bör överväga – även om vi inte ger ett definitivt svar nu – om vi bör straffa dem som, i egenskap av kunder, utnyttjar människors tjänster när de vet att dessa människor har varit offer för tvång och till och med i vissa fall för en riktig smugglarverksamhet som har gjort dem till slavar.
Det är uppenbart att man tar itu med frågan om prostitutionens lagenlighet på väldigt olika sätt i medlemsstaterna. Trots det anser jag att om kunden är medveten om att den person han talar med är ett offer för människohandel eller tvång måste han tänka till två gånger, inklusive ur perspektivet att det kan få straffrättsliga påföljder.
Den roll som Europol och Eurojust har inom detta område måste utvecklas tydligt. Bland de prioriterade frågor som jag tog upp när jag mötte Eurojusts ordförande och Europols direktör var just att stärka Europols och Eurojusts förmåga när det gäller tillämpningen av handlingsplanen mot människohandel som vi presenterade, som parlamentet kommer ihåg, i slutet av förra året. Europol kan spela en mycket viktig roll i samordningen av EU-åtgärder för att bekämpa denna typ av fruktansvärda brott. Vi har redan på ett framgångsrikt sätt bekämpat pedofili, och vi lyckades tack vare Europols insatser för att avslöja ett pedofilnätverk i 13 europeiska länder – detta är ett annat område som måste följas upp.
Sedan har vi den specifika frågan om fotbolls-VM i Tyskland: jag lovade parlamentet när denna fråga diskuterades för första gången att jag formellt skulle involvera Tysklands inrikesminister. Jag gjorde självklart det och minister Schäuble, som jag tog kontakt med, svarade mig för ett par dagar sedan och försäkrade mig formellt att gällande federal lag inte bara kommer att tillämpas strängt utan att den även kommer att åtföljas av förebyggande åtgärder på fältet i alla de tyska städer som arrangerar fotbollsmatcherna.
Jag kan därför med visshet säga att den tyska förbundsregeringen, och inrikesministern har gett sitt ord på det, inte bara försäkrar oss att den kommer att samarbeta fullt ut utan begär också att rådet för inrikesministrar som ska träffas i april granskar frågan i syfte att utveckla en operativ strategi. Det kommer att bli en icke lagstiftningsmässig strategi i detta fall men en verkligt operativ sådan när det gäller förebyggande åtgärder på fältet, med syftet att förhindra att idrottsevenemanget används i avsikt att förflytta ett mycket stort antal offer för denna fruktansvärda människohandel.
Här vill jag ta upp två saker gällande de praktiska åtgärder som jag, i egenskap av företrädare för kommissionen, avser att presentera på inrikesministrarnas aprilmöte. När det gäller frågan om visum vill jag först och främst mycket tydligt klargöra speciellt för Lissy Gröner – men även för dem som skrev brev till mig efter seminariet den 8 mars – att jag aldrig avsett, velat eller planerat att införa visum för kvinnor. Visum införs inte för kategorier av personer; visum styrs av land och av nationalitet. Jag hade meddelat planen att utvärdera om vissa tredjeländer, som verkligen ligger i farozonen, för närvarande inte är underkastade visumkravet och om det således vore tillrådligt att tillfälligt utvidga visumkravet till att gälla ett land som är källan till en trolig människohandelsverksamhet: detta inkluderade självklart inte kvinnor. Jag ber om ursäkt om jag misstolkades på seminariet den 8 mars.
Jag har studerat denna fråga och jag kan också ge er svaret: enligt polisens uppgifter är alla smugglade personer som kommer från länder utanför EU underkastade visumkravet. Det kommer därför inte att bli nödvändigt att ändra nuvarande visumsystem, helt enkelt på grund av att alla tredjeländer som enligt statistiken är i farozonen redan omfattas av visumkravet. Det var hur som helst aldrig fråga om att införa visumkrav för kvinnor, utan bara att vidta åtgärder för ökade kontroller av vissa länder. Det är inget problem, men det är självklart – och jag kommer att lämna ett förslag till rådet i linje med detta – att konsulaten måste göra fler kontroller när det gäller att ta reda på besöksgruppers verkliga syften med resan, eftersom det är tydligt att de som smugglar kvinnor i sexuella syften uppger, eller tvingar kvinnorna att uppge, falska skäl.
Därför åligger det gränsvakterna och konsulaten att göra kontrollerna – vilket kräver samarbete mellan alla EU-länder – och det måste bli utökade kontroller för att ta reda på sanningshalten i de syften som uppgetts. Som ni vet uppger människor ofta att de besöker ett land enbart av turistskäl, vilket är en lögn. Noggranna kontroller är nödvändiga.
Dessutom är det uppenbart att, som vissa av er har föreslagit, praktiska åtgärder för stöd till offren är ytterst viktiga. Jag stöder personligen idén att inrätta reserverade telefonlinjer, det vill säga telefonlinjer som med hjälp av en simultantolkningstjänst kan erbjuda omedelbar hjälp på så många främmande språk som möjligt.
Detta gäller förstås både när fotbolls-VM utspelas och period därefter: denna typ av åtgärder kan inte upphöra i juli 2006. Dessa åtgärder, som ger ett omedelbart och operativt stöd, kan verkligen sägas ingå i EU:s handlingsplan, tack vare de projekt och den finansiering som EU kan tilldela denna typ av praktiska förslag.
En annan åtgärd som jag anser nödvändig är en jämförande studie av alla medlemsstaters prostitutionslagstiftning och kopplingen mellan prostitution – där det är lagligt – och människohandel i sexuellt syfte. Det finns helt klart en koppling mellan den ökade efterfrågan och, låt oss säga, människosmugglarnas drivfjäder att utöva denna skamliga verksamhet. Det finns en studie som främjas av parlamentet som är just en studie av gränsöverskridande brottslighet. På grundval av denna studie tänker jag föreslå att en jämförande studie genomförs för att få en tydligare inblick i vad kopplingen mellan den ökade efterfrågan och den ökade människohandeln består av.
Det kommer naturligtvis, fortfarande inom ramen för Daphne-programmen, att vara möjligt för EU att samfinansiera initiativ i denna fråga i syfte att informera allmänheten om behovet att minska efterfrågan på prostitution. Att minska efterfrågan på prostitution begränsar eller hjälper till att begränsa människohandel i sexuellt syfte.
Ett annat förslag som kan göras avser närmare kontakt med lokala regeringar, regionala regeringar och stadsfullmäktige. Det är uppenbart att denna typ av fenomen existerar i hela EU och, som ni vet, finns det faktiskt ett europeiskt nätverk för förebyggande av brottslighet. Vi får se om detta europeiska nätverk eller andra system kan förmå lokala regeringar att bli mer involverade i, å ena sidan, förebyggande aktiviteter och, å andra sidan, att hjälpa människohandelns offer.
När det gäller stöd till offren finns också tillämpningen av de bestämmelser som precis nämndes. De placerar kvinnliga offer och dem som i allmänhet är offer för människohandel eller för tvångsprostitution i en särskild kategori. I den ovannämnda europeiska lagstiftningen är det i synnerhet 2004 års europeiska direktiv som garanterar beviljandet av uppehållstillstånd, som någon nyss krävde, och ni är medvetna om att medlemsstaterna kan genomföra det europeiska direktivet fram till den 6 augusti 2006: lyckligtvis har vissa medlemsstater redan gjort det och för att ge lite uppmuntran till de medlemsstater som inte har gjort det till våren, med andra ord mycket tidigare än augusti, kommer jag att sammankalla till ett tekniskt möte med företrädarna för alla medlemsstater för att ta reda på vilka problem som till dags dato har förhindrat införlivandet av detta direktiv i den nationella lagstiftningen och för att formellt kräva, innan tidsfristen går ut, att alla medlemsstater, till augusti, garanterar offren för sexuellt utnyttjande och människohandel den förmånliga behandling som den europeiska lagstiftningen föreskriver.
Andra viktiga frågor kvarstår, såsom behovet av verkliga statistiska uppgifter om företeelsen. Som jag redan nämnt avser vi att inleda en debatt, följd av ett lämpligt offentliggörande, om ett par veckor och vi kommer att presentera ett europeiskt meddelande med en typologi över EU:s brottsstatistik, med särskild hänvisning till denna typ av brottslighet, så att vi åtminstone kan vara säkra på att vi har pålitlig statistik om företeelsen, dess offer, de klagomål som framförts och straffpåföljderna.
Detta är självklart inte ett initiativ som enbart gäller VM i Tyskland; det är ett nödvändigt initiativ på medellång sikt. Fru talman! Jag ska just avsluta och jag ber om ursäkt för att mitt tal var långt men det var 16 olika punkter och jag skulle inte vara nöjd om en av talarna senare sa att jag inte hade svarat på frågorna.
Vi kommer att främja ett program för att informera om företeelsen på EU-nivå. Jag stöder personligen idén om en europeisk dag mot människohandel och tvångsprostitution, och om ett par veckor tänker jag anordna ett tekniskt seminarium – som naturligtvis kommer att vara öppet för alla – för att utbyta bästa praxis i syfte att förhindra denna företeelse. Tack.
Talmannen.
– Tack, herr kommissionsledamot! Ert uppenbara engagemang gjorde det omöjligt för mig att avbryta er när er talartid på tio minuter tog slut. Det hade gjort mig ont att avbryta er. Men vår tid håller på att ta slut, och vi måste snabbt gå vidare.
Nicole Fontaine,
. – Fru talman, mina damer och herrar! Det har tagit den civiliserade världen tusentals år att utrota slavhandel, omänskliga arbetsförhållanden och kvinnlig underkastelse, för att inte tala om dödsstraff, även om denna kamp fortfarande inte är över.
Under det århundrade som precis har tagit sin början måste denna nya typ av slaveri, som tvångsprostitution innebär och som varje år kräver tusentals offer bland kvinnor och barn, bannlysas. Detta är budskapet i de muntliga frågor som i dag har lagts fram av vårt utskott för kvinnors rättigheter och jämställdhetsfrågor.
Europaparlamentet – och det gläder mig att påpeka det – ses faktiskt i hela EU och i omvärlden som en outtröttlig försvarare av de universella värderingarna för mänsklig värdighet. Genom att på ett överväldigande sätt rösta för Christa Prets betänkande den 16 januari har vi redan sänt en mycket kraftfull signal som ni, herr Frattini, inte var avogt inställd till, vilket bekräftades – om en bekräftelse behövs – av era kommentarer för en stund sedan.
Vår muntliga fråga i dag är en fortsättning på vår omröstning i januari och vårt agerande den 8 mars och den framhäver än en gång vår indignation. Vi är djupt chockerade över att förberedelser görs för kommande fotbolls-VM utan att uppmärksamma varken konstruktionen eller den kommersiella marknadsföringen av en plats som vissa till och med vågar skryta med kommer att bli den största bordellen i världen. Som ni faktiskt sa, herr Frattini, är det oacceptabelt att internationella idrottstävlingar på detta vis skulle ha blivit marknader för påtvingad och organiserad prostitution.
Herr Frattini! Hur starka våra protester än må vara räcker de inte, och ni har förstått det. Vi är tacksamma för att ni har svarat på största delen av de frågor som vi ställde till er. Eftersom VM utspelas i Tyskland mycket snart är detta en brådskande fråga. Alla de initiativ som ni precis har nämnt är utmärkta men jag vill rikta er uppmärksamhet på att de måste vara på plats i god tid. Därför behöver vi en noggrann övervakning. Europaparlamentet kommer å sin sida att göra allt i sin makt för att hjälpa till med att uppnå detta.
Christa Prets,
. – Fru talman, kommissionsledamot! Det gläder mig att många av de förslag som vi införlivade i mitt betänkande har antagits. Det är viktigt att allmänheten får kännedom om denna debatt. Om detta ska kunna ske kommer siffror och statistik att vara avgörande och man måste komma fram till dem genom att använda gemensamma regler, inte bara inom EU utan även i tredjeländer, eftersom vi vet att vi kommer att få besökare därifrån. Då ska även dessa inkluderas.
Hur mycket jag än välkomnar kommissionsledamotens avsikt att genomföra en studie av prostitutionens följder på människohandeln bör denna inte bara ta med laglig prostitution i beräkningen utan även de olagliga varianterna. Man måste också ställa frågor om situationen i de länder där prostitution är bannlyst. Och när det gäller rörligheten för de prostituerades kunder? Alla studier måste även ta hänsyn till detta.
Ni har redan förklarat vad er avsikt är när ni tänker införa visumkrav vid VM. Jag förmodar – och hoppas – att ni vill stärka kontrollerna för beviljande av visum snarare än att införa tillfälliga visum, för då skulle frågan om när man ska börja och när visumen ska upphöra att gälla uppstå. Anledningen till varför vi ser VM som en möjlighet är att allmänhetens intresse då möjliggör för oss att informera dessa personer om hur detta problem passar in i sammanhanget. Tvångsprostitution pågår dock även på kongresser, branschmässor och till och med här i Strasbourg när kammaren sammanträder. Det är detta som gör införandet av tillfälliga visumkrav så problematiskt.
Jag ber er att bestämma vilka era prioriteringar kommer att vara på rådsmötet i april i Bryssel. Österrike måste förbereda sig för att handskas med detta om man ska stå värd för EM 2008. Därför är goda förslag ytterst viktiga – vi kan alla behöva dem.
Även om ni underströk vikten av Europol betyder det i klarspråk att Europol inte bara ska ges mer personal utan även mer befogenheter, annars kommer det hela inte att vara genomförbart. Det finns mycket mer att säga om detta ämne men kanske andra ledamöter kommer att göra det.
Maria Carlshamre,
. – Fru talman! Vi står vid skiljevägen i kampen mot människohandel. I förra veckan, den 8 mars, meddelade kommissionsledamot Franco Frattini – och han upprepade det nu – att det i år kommer att inledas en omfattande undersökning av hur lagar om prostitution påverkar situationen i fråga om människohandel i de olika medlemsstaterna. Detta är verkligen goda nyheter.
I september i fjol presenterade utskottet för kvinnors rättigheter och jämställdhet mellan kvinnor och män en liknande, mindre undersökning av frågan. Den var den första i sitt slag. Denna undersökning gav oss starka belägg för att en kriminalisering av efterfrågan på sexuella tjänster får mycket stor effekt och att den leder till en påtaglig minskning av antalet flickor och unga kvinnor som utsätts för människohandel. En legalisering har däremot motsatt effekt. Den leder till ett ökat antal offer för människohandel.
Siffrorna visar också tydligt att en legalisering inte bara leder till en ökning av den lagliga delen av verksamheten utan också till en ökning av den olagliga prostitutionen. Genom den undersökning som kommissionen kommer att genomföra kommer vi att få ett bättre faktaunderlag för åtgärder mot människohandel, särskilt genom en kriminalisering av efterfrågan. Detta är inte längre bara en fråga om olika åsikter. Det är en fråga om fakta. Jag välkomnar verkligen kommissionsledamot Franco Frattinis arbete med frågan. Vill vi verkligen bekämpa människohandeln? Det finns ett sätt. Har vi det mod som krävs?
Margrete Auken,
– Fru talman! Jag tycker personligen inte om uttrycket ”tvångsprostitution”, eftersom all prostitution mer eller mindre innebär ett tvång, men vår grupp stöder naturligtvis den framlagda resolutionen. Människohandel är slavhandel. Det är diskriminerande och skamligt, och ett avskyvärt brott. Det är ytterst viktigt att vi gör mer för att hjälpa denna extremt svaga och sårbara grupp av smugglade barn och kvinnor.
För egen del välkomnar jag även att en ordentlig debatt om prostitution i allmänhet äger rum. Det är viktigt att vi gör oss av med myten om den lyckliga prostituerade. De flesta prostituerade lever eländiga liv och är utsatta för risker som till exempel överfall, våldtäkt och sexuellt överförbara sjukdomar. Inte inom något annat område i vårt samhälle accepteras att människors arbetsliv kan vålla dem en sådan enorm skada. Vem bland dem som är närvarande i kammaren skulle bli glad om hans eller hennes dotter prostituerade sig? Detta är en debatt som vi måste se till att få i gång.
Vittorio Agnoletto,
. – Fru talman, mina damer och herrar! VM i Tyskland innebär ett tillfälle att ta itu med frågan om exploatering av människor.
Jag anser att vi måste stödja de initiativ som kommissionen har lagt fram i fråga om kvinnors rättigheter. Jag stöder idén att lansera en informations- och utbildningskampanj avsedd att bekämpa sexuellt utnyttjande.
Åtgärder måste vidtas på EU-nivå, inklusive genom användandet av internationella instrument såsom Europarådets konvention, men det är lika viktigt att göra en tydlig skillnad mellan tvångsprostitution och dem som frivilligt väljer att arbeta som prostituerade. Det finns organisationer för kvinnliga och manliga prostituerade; en av dessa organisationer kom hit till parlamentet för att kräva ett erkännande av deras yrke, med införandet av en stadga om rättigheter och en principdeklaration som en första början.
Det borde, politiskt sett, finnas ett behov av att fastställa om en kvinna som inte tvingas prostituera sig bör eller inte bör få göra det. Att erkänna frivillig prostitution och de lagar som styr ett yrke betyder att man måste erkänna en rad rättigheter och skyldigheter; bland annat – för att nämna några – att leva fritt och i trygghet, att utföra sitt arbete utan slaveri och äktenskap, eftersom detta inte tillåts i vissa länder.
Urszula Krupa,
. – Fru talman! Dagens debatt om människohandel och tvångsprostitution i samband med internationella idrottsevenemang skildrar den tragiska situation som tusentals exploaterade kvinnor inom sexindustrin befinner sig i. Den skildrar också det absurda i en liberal tolkning av frihet, enligt vilken man är fri att göra vad helst man önskar. Denna typ av handlingsfrihet leder direkt till dödande, sjukdomsspridning, narkotikamissbruk, prostitution, pornografi och annat elände.
Äkta frihet är begriplig när den står i sanningens och kärlekens tjänst. Detta betyder att våld, manipulering och bedrägeri måste ses som något destruktivt och oacceptabelt och att prostitution måste ses som exploatering av individen. Användandet av det så kallade röda kortet för att bekämpa tvångsprostitution och att ta itu med denna moderna form av slaveri verkar vara en ganska ineffektiv och osammanhängande strategi när det gäller liberal propaganda. Vi behöver rättsliga restriktioner.
Jan Tadeusz Masiel (NI ).
– Fru talman! Jag var i Belgien 1999 och blev vittne till den behandling som gavs en polsk kvinna som hade blivit våldtagen av en alban. Denna kvinna beordrades att lämna landet efter att hon hade lämnat in ett klagomål hos polisen. Våldtäktsmannens öde är okänt. Han kan mycket väl ha kommit undan ostraffad eftersom han var en dålig kandidat för politisk asyl. Men det stackars våldtäktsoffret fick ingen kompensation eller psykologiskt stöd, trots att man hade kunnat erbjuda henne det. Det var omöjligt att hjälpa offret, eftersom hon fick tre dagar på sig att lämna landet.
Följaktligen är det viktigt att ge offren för våld, våldtäkt och tvångsprostitution en särskild ställning som beviljar dem tillfälligt uppehållstillstånd i det berörda landet och visst ekonomiskt stöd.
Edit Bauer (PPE-DE ).
– Fru talman, herr kommissionsledamot! Människohandel är helt klart en fundamental kränkning av de mänskliga rättigheterna och en av de mest bedrövliga företeelserna i dagens värld. Denna moderna form av slaveri som vi bevittnar bör inte existera i något civiliserat samhälle. Människohandeln sker i stor skala och utkräver sin tribut av hundratusentals offer i Europa. Man uppskattar att antalet sexuellt utnyttjade kvinnor och flickor uppgår till 85 procent av alla offer.
I detta sammanhang vill jag ta upp två frågor. Europeiska konventionen mot människohandel tjänar som rättsligt instrument men Europarådets webbplats visar uppgifter som tyder på att tretton EU-medlemsstater inte har undertecknat konventionen och ingen av länderna har ratificerat den ännu. Inte ens Europeiska gemenskapen har undertecknat detta dokument. Hur ska Franco Frattini, den ansvarige kommissionsledamoten, ta itu med denna fråga? För det andra vill jag ifrågasätta hur vi effektivt kan bekämpa människohandeln om efterfrågan i huvudsak passerar obemärkt, förutom i vissa fall, och om man fortsätter att tolerera dessa tjänster. Enligt vissa analyser spenderar européerna miljarder euro på sådana tjänster och detta leder till att efterfrågan blir drivkraften i denna framgångsrika affärsverksamhet.
Jag ser fram emot strategin och det utlovade meddelandet om handlingsplaner för att bekämpa människohandel som, enligt min åsikt, kommer att ge oss en lämplig ram för att fortsätta vår diskussion om dessa svåra frågor och för att uttrycka våra åsikter.
Martine Roure (PSE ).
– Fru talman! I många länder utnyttjas och tvingas tusentals kvinnor till prostitution och de som utsätts för denna tvångsprostitution är mestadels unga och sårbara.
De svagaste kontrolleras av hallickar som håller uppsikt över dem och straffar dem fysiskt, ekonomiskt och mentalt; de hotas ofta till döden. Man kan därför undra varför dessa kvinnor inte anger sina hallickar. Ibland är de bundna av kärlek, men allra oftast av rädsla. Dessa hjälplösa kvinnor accepterar således denna mardröm, eftersom de inte har något val längre.
För vissa finns det ett skede i prostitutionen som nästan är behagligt. Vi ser nu dock alltmer – men kan inte riktigt ta in det – denna nya typ av slaveri som rör sig fram och tillbaka på våra gator. Om flickan inte arbetar tillräckligt får hon utstå en stor mängd misshandel. Hallicken utövar konstanta påtryckningar på henne för att uppmuntra henne till att arbeta. Under de omständigheter där prostitution är laglig försvarar hallicken flickan, sätter henne i kontakt med dem som driver bordeller och tvingar henne att underkasta sig de krav som gäller i den miljö han tillhör. För att uppnå sina mål använder han förförelse, hot och våld. Offret tvingas lämna över sina förtjänster antingen direkt eller via en tredje part.
Eftersom dessa unga flickor är utsatta för våld måste de betala stora skulder för att täcka sina resekostnader och identitetshandlingar. När de stannar olagligt i ett land, oftast berövade sina pengar, har de inte längre något hopp om att deras situation ska förbättras. När de står emot påtryckningarna från människosmugglarna hotas de, deras barn och deras familjer. Det finns ingen utväg ur denna situation, och den miljö de arbetar i gör ofta att de börjar missbruka narkotika.
Ingen kan två sina händer från något så tragiskt som detta. Vi har en skyldighet: att bekämpa denna avskyvärda verksamhet, såsom andra har bekämpat slaveri, rasism och godtyckligt fängslande. Denna debatt gäller oss alla, i alla Europas länder.
Milan Horáček (Verts/ALE ).
– Fru talman! Det är mycket viktigt att frågan om hur man ska bekämpa människohandel, och kvinnohandel, debatteras innan fotbolls-VM sparkas i gång i Tyskland. Vi talar här i termer av tusentals extra prostituerade, varav de flesta kommer att arbeta mot sin vilja och som ett resultat av tvång. Mina många års erfarenhet av frivilligorganisationer som arbetar med barnprostitution vid gränserna mellan Tjeckien, Tyskland och Österrike gör att jag anser att man endast kan ta itu med dessa brott genom att förbättra lagarna, genom att öka de olika institutionernas och myndigheternas befogenheter och genom gränsöverskridande samarbete med Central- och Östeuropa. På längre sikt kommer det dock att bli nödvändigt att bekämpa fattigdom och dra i gång informationskampanjer för att sätta tvångsprostitutionen ur spel för alltid. Att inrätta en dag mot människohandel kommer att göra människor mer medvetna om detta problem.
Johannes Blokland (IND/DEM ).
– Fru talman! De frågor som har lagts fram är lovvärda för det sätt på vilket de tar upp problemen med människohandel och prostitution. Jag godkänner särskilt – och helhjärtat – kravet på en granskning av förhållandet mellan dessa problem och dem som har att göra med situationen runt fotbolls-VM. Jag anser att Franco Frattinis svar var utmärkt. Det gläder mig att kommissionen är redo att genomföra en jämförande studie av det sätt på vilket medlemsstaterna behandlar prostitution i rättsliga och praktiska termer och av de följder som denna politik får.
Jag vill be kommissionsledamot Franco Frattini att även beakta i vilken utsträckning prostitutionen är öppen för insyn och möjlig att kontrollera, omfattningen av tvångsprostitution, möjligheterna för prostituerade att lämna yrket och efterfrågan på prostitution. Jag är intresserad av att få veta något om hur prostitutionens negativa effekter kan kontrolleras på det mest effektiva sättet. Jag vill avsluta med att säga att tonen i denna debatt gläder mig.
Christa Klaß (PPE-DE ).
– Fru talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! En vän till min 20-åriga dotter talade nyligen om för mig, skrattandes av glädje, att hon hade fått jobb som värdinna på VM. När jag frågade henne hur detta hade gått till sa hon – en sportig tjej – att hon hade fått jobbet genom att ansöka hos det tyska idrottsförbundet.
I detta fall är jag säker på att det är ett anständigt jobberbjudande, men tänk er att ni lever i fattigdom och er dotter meddelar att hon i sommar har möjligheten att resa till Tyskland där ett kanonjobb väntar henne. Som mamma och pappa blir ni naturligtvis glada för varje möjlighet ert barn får, men vem tänker egentligen på de risker som är inblandade eller undersöker om erbjudandet är äkta? Detta är bara ett av de många möjliga sätt som detta kan ske på.
Vi måste börja med att tillhandahålla information där människor befinner sig – kommissionen har hänvisat till de många undersökningar som har genomförts – men vi måste informera människor, både föräldrar och barn, om de faror som finns i varje sådant tvivelaktigt erbjudande. Vi vet att det sker en spektakulär ökning av efterfrågan på sexuella tjänster under större evenemang som detta och naturligtvis inom verkningsområdet för brottsliga aktiviteter, såsom människohandel och tvångsprostitution.
Endast ett mycket litet antal kvinnor och barn arbetar utanför bordeller eller utan hallickar. Tusentals förs hit från Central- och Östeuropa, Afrika, Asien och Latinamerika. De lockas av falska uppgifter och pressas av de fattiga hemförhållandena och behovet att livnära sina familjer. De kommer hit och blir nedbrutna och utnyttjade på grymmaste sätt, så att de slutligen förlorar sin värdighet och självrespekt.
Förutom att tillhandahålla information på fältet finns det saker vi måste göra i det land där evenemangen äger rum, såsom PR-arbete och en flerspråkig jourtelefonlinje som är öppen dygnet runt – alla dessa saker är under utredning och därför stöder vi dessa åtgärder. Särskilt nu när VM ska spelas måste vi visa rött kort. Låt oss tala om hur vi ska göra detta.
Katerina Batzeli (PSE ).
– Fru talman! Smuggling och förflyttning av kvinnor är ett globalt problem som blir ännu mer akut när idrottsevenemang arrangeras. När det gäller detta problem kan man självklart inte göra någon skillnad mellan påtvingad och ”frivillig” prostitution för båda typerna har samma upphov: de orsakas av svår fattigdom och social utslagning, företeelser som leder kvinnor till exploateringens yttersta gränser. Men även ur rättslig synvinkel, hur kan man när offret ställs inför rätta skilja mellan tvångsprostitution och prostitution, och hur kan man besluta om sanktioner för den person som står bakom?
Det är mycket viktigt att tydliggöra att vi alla måste se idrottsevenemang som riktlinjer för värderingar och kulturer. Allt som smutsar ner denna typ av kulturella sammankomster måste utplånas. Jag anser att de förslag ni just nämnde, herr Frattini, och Christa Prets förslag fastställer en viktig ram på europeisk och internationell nivå.
Carlos Coelho (PPE-DE ).
– Fru talman, mina damer och herrar! Jag vill tacka Franco Frattini för den uppmärksamhet han har gett frågan om människohandel. Detta är ett av de mest skrämmande uttrycken för internationell brottslighet. Det är ett allvarligt brott mot de mänskliga rättigheterna och mot immigrations- och arbetsrättslagarna och har en ytterst skadlig verkan på den nationella och internationella säkerheten.
Denna typ av brott har ökat på ett alarmerande sätt och enligt FN:s uppgifter har det blivit den tredje mest lönsamma verksamheten inom den organiserade brottsligheten. Detta är en gränsöverskridande företeelse som är ett stort problem för väldigt många länder, vare sig de är ursprungs-, transit- eller destinationsländer.
Det som behövs är därför en gränsöverskridande samordnad strategi som innefattar ökade insatser både på rättslig och på operativ nivå. På rättslig nivå var antagandet av 2002 års rambeslut, där man gjorde en uppskattning av medlemsstaternas brottsföreskrifter och tillämpliga straff samt möjliggjorde för domare från en medlemsstat att utfärda en europeisk arresteringsorder för brottslingar inblandade i människohandel, ett viktigt steg.
Detta rambeslut skulle ha genomförts till augusti 2004. Vi väntar fortfarande på en rapport där man utvärderar de åtgärder som medlemsstaterna har vidtagit och om alla medlemsstater har genomfört det eller inte.
På den operativa sidan anser jag att de främsta prioriteringarna är att stärka Europol, som i nuläget är underutnyttjat, att snabba och omfattande stödåtgärder införs för offren, genom vilka de kan erbjudas omedelbart stöd, samt att utbytet av information och statistiska uppgifter förbättras, vilket ni hänvisade till tidigare, herr kommissionsledamot.
Edite Estrela (PSE ).
– Fru talman, herr Frattini, mina damer och herrar! Människohandel är en plåga som måste bekämpas på alla de sätt som står till vårt förfogande. Varje år fångas mer än 700 000 kvinnor och barn upp av människosmugglarnas nätverk. Bara i Europa faller 100 000 kvinnor offer för människohandel varje år och utsätts för handlingar som inkräktar på deras fysiska integritet och mentala hälsa.
Kvinno- och barnhandel är den snabbast ökande typen av brottslighet och man vet att problemet förvärras under större idrottsevenemang. Kvinnohandel är kopplat till olaglig invandring. Tusentals fattiga kvinnor lockas av löftet om ett anständigt och välbetalt arbete, bara för att sedan tvingas till prostitution.
Mot bakgrund av det som redan har sagts ger fotbolls-VM kommissionen ett tillfälle att sätta ett värdefullt prejudikat när det gäller att bekämpa smuggling och sexuellt utnyttjande av kvinnor, med hjälp av program som syftar till social integration och rehabilitering av kvinnor tillsammans med rättsligt, medicinskt, psykologiskt och språkligt stöd.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE ).
– Fru talman! Exploateringen av kvinnor och barn genom tvångsprostitution vid större idrottsevenemang är en av vår tids plågor. Vid en tidpunkt då jämställdhet, tankefrihet och mänskliga rättigheter är fokus för vårt intresse och våra tankar anser jag att de öppna gränserna i det fria och demokratiska EU, som erbjuder möjligheter och ger en fristad åt organiserad brottslighet i form av tvångsprostitution av kvinnor och barn, är en förolämpning.
Antalet vid VM i Tyskland verkar helt osannolikt. Det är omöjligt att föreställa sig de fyrtio, femtio eller hundra tusen kvinnor och barn från hela världen som kommer att strömma in i det europeiska landet i en gemensam aktion, kvinnor och barn som på grund av fattigdom och världsopinionens oförmåga att ta itu med problemet kommer att offras som prostituerade på den kommersiella könshandelns altare.
Herr kommissionsledamot! Att ge råd eller anta nationella lagar räcker inte för att bekämpa denna företeelse. Det räcker inte för att förhindra allvarliga sjukdomar, som till följd av könshandeln hotar hälsan, genom att förlita sig på gratisutdelningen av tusentals eller miljontals kondomer, som vi har sett under större idrottsevenemang. Det är vår skyldighet att inte i tysthet legalisera förödmjukelsen av kvinnor och barn som, med samhället, slängs i de kommersiella intressenas käftar genom kränkande prostitution.
Herr kommissionsledamot! Jag vill avsluta med att nämna att ni föreslog den 25 mars som en internationell dag mot människohandel under ert besök i Aten nyligen. Jag vill be er att senarelägga detta med en dag eftersom den 25 mars är en nationell helgdag i Grekland och ett av de största firandena i vår historia. Vi respekterar kvinnor men vi respekterar också nationella helgdagar. Tack på förhand.
Talmannen.
– I enlighet med artikel 108.5 i arbetsordningen har jag mottagit ett förslag till resolution(1).
Debatten är avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum på onsdag kl. 11.30.
Godfrey Bloom (IND/DEM ).
– Människohandeln, eller slaveriet som vi brukade säga, avskaffades av det brittiska imperiet med stöd av den brittiska flottan, men den är en tragisk verklighet i det nya Bryssel-imperiet. Denna avskyvärda handel gynnas på ett aningslöst sätt av en politisk dagordning som styrs av manshatande lesbiska kvinnor utan kunskaper eller insikter om den verkliga världen. Om ni tvivlar på detta kan ni klicka er fram till deras hemsida och bilda er en egen uppfattning.
Talmannen.
– Nästa punkt på föredragningslistan är Alain Hutchinsons betänkande (A6-0013/2006), för utskottet för regional utveckling, om omlokalisering i ett regionalt utvecklingsperspektiv (2004/2254(INI)).
Alain Hutchinson (PSE ),
. – Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Ämnet i mitt betänkande – omlokalisering av företag – är ett känsligt men icke desto mindre aktuellt ämne. Jag insåg genast att det var känsligt när jag lade fram mitt första förslag till betänkande i utskottet för regional utveckling. Jag har sällan varit med om – även om jag fortfarande är en ung ledamot – en så het debatt i ett utskott. Faktum kvarstår att insikt ofta har sitt ursprung i en konflikt mellan idéer och jag anser att vi har lyckats utarbeta en bra och väl avvägd text som uttrycker flera intressanta idéer och som gör det möjligt för oss att avmystifiera, tydliggöra och bättre förstå de komplexa mekanismerna i ett verkligt problem i vårt samhälle. Jag vill också utnyttja den tid jag fått till att tacka skuggföredragandena och alla mina kolleger som hjälpt till att utarbeta detta betänkande.
Mina damer och herrar! Det är många av oss i kammaren – kanske inte i kväll, men i allmänhet – som kunde konstatera att omlokaliseringar oftast får avsevärda ekonomiska konsekvenser för de drabbade regionerna. Men en omlokalisering innebär också förlorade arbetstillfällen och tragedier för de familjer som drabbas och detta är något som påverkar oss.
En första iakttagelse jag gjorde när jag utarbetade betänkandet var därtill att EU:s statistiska verktyg inom detta område är svagt. Jag lade också märke till att vår församling redan hade tagit itu med denna fråga i form av andra betänkanden. I en första resolution från den 13 mars 2003 om nedläggningen av företag i besittning av EU-stöd satte parlamentet fingret på den stora risk som omlokaliseringar innebär med avseende på regionalpolitikens huvudsakliga målsättning, nämligen ekonomisk och social sammanhållning. Sedan kom resolutionen av den 6 juli 2005, av vår kollega Konstantinos Hatzidakis, om reformerna av strukturfonderna. Vid det tillfället hade parlamentet upprättat flera förslag om omlokaliseringar.
Jag tar i mitt betänkande givetvis upp idéerna från de resolutioner som Europaparlamentet tidigare röstat om. Jag har försökt återskapa de huvudsakliga delarna i dessa resolutioner. Efter att ha påpekat att den regionala utvecklingspolitiken syftar till att underlätta EU-regionernas utveckling och att statligt stöd inte ska användas för att uppmuntra omlokaliseringen av ekonomiska aktiviteter, övergår man i det betänkande som utskottet för regional utveckling röstat om till att föreslå att man vidtar åtgärder, både på EU-nivå och på nationell nivå, avsedda att förebygga, å ena sidan, de eventuella negativa konsekvenser som omlokaliseringarna kan få på den ekonomiska utvecklingen och, å andra sidan, de sociala tragedier som orsakas av dessa omlokaliseringar.
Vi begär för det första att vi får tillgång till ett verktyg som ger oss mer exakt information. Därför föreslår vi att observationsorganet i Dublin får ansvar för att studera, utvärdera och övervaka företeelsen med omlokalisering för att ge uttryck åt dess sociala och ekonomiska följder och dess inverkan på politik som rör sammanhållning och regional utveckling. Som tillägg till detta verktyg, och i avsaknad av bättre samordning av våra nationella samhällssystem, anser utskottet för regional utveckling att det nu är ytterst viktigt att tillämpa en övergripande europeisk strategi för att hindra, förvalta och övervaka omlokaliseringen av företag både inom och utanför unionen. Vi föreslår ett antal åtgärder som vi tar upp i mycket praktiska termer i betänkandet.
För det första uppmanar vi kommissionen att vidta alla nödvändiga åtgärder för att uppfylla det jag anser är ett av de viktigaste kraven i betänkandet: att förhindra att EU:s regionalpolitik blir ett incitament för företagen att omlokalisera.
För det andra stöder vi kommissionens förslag som syftar till att straffa de företag som har fått EU-bidrag och som omlokaliserar sin verksamhet inom sju år. Vi kräver också att det inte längre i händelse av bristande efterlevnad av nationella och internationella lagar ska vara möjligt för samma företag att få statligt stöd som är avsett för deras nya produktionsplats.
Vi uppmanar kommissionen att överväga åtgärderna med hänsyn till de omlokaliseringar som jag vill kalla omvända omlokaliseringar, det vill säga de som utan en omlokalisering av företagets verksamhet leder till sämre arbetsförhållanden. Vi anser att beviljandet, och ett fortsatt tillhandahållande, av statligt stöd till företag måste villkoras av exakta förpliktelser inom områdena för sysselsättning och lokal utveckling. Vi föreslår att kommissionen utvecklar ett system avsett att ge strängare straff åt företag som, efter att ha fått statligt stöd, omlokaliserar alla eller delar av sin verksamhet utanför EU. Vi uppmanar också kommissionen att inkludera sociala klausuler i de internationella avtalen och kräver att genomförandet av dessa sociala klausuler stöds av positiva åtgärder och incitament för att hjälpa de länder och företag som rättar sig efter dessa klausuler. Vi stöder kommissionens förslag som syftar till att skapa en globaliseringsfond avsedd att förhindra och hantera de ekonomiska och sociala kriser som orsakas av omstrukturering och omlokaliseringar.
Utskottet för regional utveckling anser slutligen att konsekvenserna av de många omlokaliseringarna måste få oss att inta en öppen och konstruktiv hållning till frågan om att skapa ett verkligt europeiskt socialt område. I detta hänseende anser vi att den sociala dialogen har en viktig roll att spela när det gäller att förebygga omlokaliseringar och att hantera deras följder.
Mina damer och herrar! Som vi alla vet och som har sagts ett antal gånger har EU genomgått en omfattande kris den senaste tiden. Det allvarliga med denna kris är att européerna utan tvivel har tappat förtroendet och intresset för detta fantastiska projekt vi kallar den europeiska integrationen. Vare sig det sker med hjälp av denna resolution om omlokaliseringar eller med hjälp av andra texter har vi, Europaparlamentets ledamöter som Europas invånare valt, en skyldighet att lyssna på denna oro. Jag anser att det betänkande som vi röstade om i utskottet innehåller en del intressanta områden att spinna vidare på och att det svarar på de befogade frågor som våra medborgare har ställt om detta ärende.
Stavros Dimas,
. – Herr talman! Jag vill gratulera och tacka föredraganden Alain Hutchinson och utskottet för regional utveckling för detta utmärkta betänkande som handlar om en känslig fråga som har varit föremål för utförliga debatter i de olika medlemsstaterna under de senaste månaderna.
Utan att underskatta frågans känslighet vill jag påminna er om att rätten att etablera sig varsomhelst i gemenskapen är en grundläggande frihet och hörnsten i den inre marknaden. Det är skadligt att uppmuntra eller förbjuda investeringsbeslut. Specialisering och byte av plats där ekonomisk verksamhet utövas är en del av den ekonomiska utvecklingen och behövs om vi vill ha tillväxt och fler och bättre arbetstillfällen.
Men kommissionen är fullt medveten om att omlokaliseringar av företag, som Alain Hutchinson underströk tidigare, och förlusten av arbetstillfällen inom unionen är en mycket oroväckande företeelse. Vi kan naturligtvis inte ingripa i företagens arbetsbeslut; men vi är fast beslutna att bekämpa de sociala följderna av sådana beslut.
Strukturfondernas mål, under både nuvarande och kommande programperiod, är att skapa sysselsättning, tillväxt och ytterligare ekonomisk utveckling. Med fondernas hjälp kan man på ett flexibelt sätt fullt ut minska och begränsa de svårigheter som uppstår i regionerna och för medborgarna på grund av ett företags beslut att stänga och omlokalisera alla eller delar av sin ekonomiska verksamhet till en annan medlemsstat eller utanför EU.
Både nuvarande och kommande förordningar som ännu inte har slutförts ser till att alla företag som finansierats genom EU:s strukturfonder och som omlokaliserar inom fem års tid från att de fått ett bidrag måste återbetala bidraget. Tack vare denna regel kommer företagen att sluta tillgripa bidragshoppande.
Avslutningsvis vill jag försäkra er om att kommissionen noggrant kommer att granska varje enskilt förslag som parlamentet eventuellt lägger fram inom ramen för debatter om framtida förordningar.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL ),
. – Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Vi är alla medvetna om de fruktansvärda följderna av företagsomlokaliseringarna i de olika EU-länderna, nämligen ökad arbetslöshet, fattigdom och social utslagning. Utvecklingen över stora områden hämmas också, särskilt i länder med svaga ekonomier såsom Portugal som domineras av ”traditionella” textil- och konfektionsindustrier, sko- och kabeltillverkning.
Enligt yttrandet från utskottet för sysselsättning och sociala frågor påverkar omlokaliseringar inte bara dessa ”traditionella” industrier, utan även ytterst kapitalintensiva industrier såsom ståltillverkning, flygteknik, maskinteknik och elektroniska komponenter, för att inte tala om stora delar av tjänstesektorn som till exempel mjukvaruutveckling, finansiella tjänster och logistik- och informationstjänster.
Det innebär goda nyheter att utskottet för regional utveckling, via dess föredragande Alain Hutchinson, har välkomnat de flesta åsikter som utskottet för sysselsättning och sociala frågor har uttryckt, särskilt inkluderandet av de sociala klausulerna i de internationella avtalen grundade på internationella arbetsorganisationens konventioner, vilket gör att man kan se till att länder och företag rättar sig efter dem, även om jag personligen inte anser att dessa åtgärder är tillräckliga. Som vi sa under debatten och i omröstningen av parlamentets resolution från den 13 mars 2003, måste ändå kommissionen och medlemsstaterna vidta åtgärder för att sätta stopp för denna ekonomiska och sociala plåga som bara leder till större vinster för de multinationella företag och de ekonomiska grupper som inte visar något socialt ansvar.
Denna debatt måste leda till konkreta resultat som säkrar arbetstagarnas rättigheter och ser till att de ekonomiska grupper som har omlokaliseringar och arbetslöshet bakom sig inte längre får bidrag i någon medlemsstat.
Kommissionen måste, tillsammans med medlemsstaterna, se det som ett brådskande ärende att ta sig an de europeiska företagsrådens yttranden, att upprätta och offentliggöra en svart lista över företag och ekonomiska och/eller finansiella grupper som har använt omlokaliseringar i syfte att öka sina vinster och att kräva att alla bidrag som beviljats återbetalas. Strängare krav måste också införas när det gäller att försvara sysselsättning och regional utveckling i kommande förordningar om gemenskapsmedel.
László Surján,
. – Herr talman! Utskottet för regional utveckling stödde detta betänkande med stor majoritet. Föredraganden var tvungen att jämka samman helt motsatta åsikter och förtjänar vårt tack.
Gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater har aldrig stöttat inskränkningar av friheterna, såsom, i vårt fall, den fria rörligheten för kapital. Vår kompromiss grundades på denna princip och vi måste även i framtiden fortsätta att vägra förvänta oss lösningar på de lokala problemen med inskränkningar av friheterna. Vi har tyvärr redan sett ett oroväckande exempel på detta för inte så länge sedan i samband med tjänstedirektivet.
Protektionism som orsakas av själviskhet och rädsla kommer alltid att få oönskade konsekvenser. Man har sett en produktionsökning i de länder där arbetsmarknaden öppnades för arbetstagare från de nya medlemsstaterna och arbetslösheten har faktiskt sjunkit. I andra områden omlokaliserades vissa företag till regioner med lägre löner. Omlokaliseringar av företag leder till många bekymmer. Om företagsägarna bara är intresserade av vinsten kan de lyckas med att höja sina vinstnivåer men de skulle orsaka skada för andra. Att öka aktieägarnas avkastning är ingen tröst för de anställda som förlorar sina arbeten på grund av att deras företag omlokaliseras till utvecklingsländer, eller till och med bara till en annan region i EU.
Därför måste vi fastställa de rätta metoderna för att verkställa det allmännas bästa men jag befarar att ingen lag någonsin kan ersätta känslan av ömsesidigt ansvar mellan ägare och anställd, för den andres välfärd. Förhållandet mellan ägare och anställd kommer endast att få ett mänskligt ansikte om det grundas på både ekonomiska och etiska överväganden. Därför är jag säker på att när vi letar efter nya vägar och nya lösningar kommer vi att vara tvungna att återvända till frågan om omlokaliseringar.
Constanze Angela Krehl,
– Herr talman! Det gläder mig att föredraganden – efter att det först var avsevärda splittringar i utskottet – har lyckats få till stånd en så bred kompromiss om detta betänkande. Det är en kompromiss som jag stöder mycket starkt.
Det finns tre punkter som jag vill lyfta fram än en gång. För det första var det intressant att få veta att bara ett mycket litet antal företag som omlokaliserar faktiskt får EU-bidrag, det vill säga bidrag från EU:s skatteintäkter, och eftersom sammanhållnings- och strukturpolitiken grundas på solidaritet med mer sårbara regioner tror jag inte att någon här i kammaren kommer att underminera dem.
För det andra måste vi ha ökad insyn när det gäller vilka företag som får vilket stöd, för att tydliggöra för vår väljarkår vad vi i EU faktiskt gör och vad vi stöder. Hursomhelst kommer vi inte att stå för något ”bidragshoppande”.
För det tredje behöver vi, på de platser där omlokaliseringar leder till förlorade arbetstillfällen, ett instrument för att hjälpa de drabbade och det skulle globaliseringsfonden kunna användas till.
Jean Marie Beaupuy,
. – Herr talman, mina damer och herrar! Det gläder mig att se att vi, efter att vår kollega Alain Hutchinson lagt ned så många arbetstimmar på betänkandet, har nått, som mina två kolleger precis har sagt, om inte fullständig enighet så åtminstone en överenskommelse om de flesta momenten.
För att återgå till det ursprungliga betänkandet och till det som iakttagits anser jag att vi naturligtvis måste ta hänsyn till det som motiverade Alain Hutchinson, nämligen den chock som en omlokalisering innebär för de anställda och för regionerna i fråga, eftersom alla omlokaliseringar av större arbetsstyrkor är en verkligt traumatisk upplevelse, både för de anställda och för regionen.
Som föredraganden också sa är det inte acceptabelt om vissa företagsledare skulle använda sig av utpressning. Vi måste dock påpeka att det i en fri ekonomi, inom våra egna regioner – eftersom omlokaliseringar ibland äger rum inom våra egna länder – finns skillnader i lön och teknisk konkurrens som betyder att ett företag faktiskt kan föranledas att omlokalisera en del av sina produktionsanläggningar, vare sig det är varor eller tjänster de producerar.
Låt oss slutligen inte glömma att vi, i enlighet med Europeiska enhetsakten från 1986, måste underlätta den fria rörligheten för varor, personer och tjänster i våra medlemsstater. Innan vi talar om omlokaliseringar måste vi ställa oss följande grundläggande fråga: om ett företag som måste möta konkurrensen och erbjuda sina kunder en tjänst inte omlokaliserar, vad ska det då göra? Jag talar inte om brottslingar nu. Jag talar om ett antal företag som har stått inför detta beslut. Många av dem har faktiskt klarat sig mycket bra genom att upprätta och utveckla en tjänst för forskning och utveckling, genom att skapa nya marknader och genom att lyckas omlokalisera delar av sin verksamhet.
Avslutningsvis vill jag betona att det, som Constanze Angela Krehl sa, är viktigt att EU inte använder sina medel på ett felaktigt sätt för att stödja omlokaliseringar. Vi måste snarare använda de befintliga medlen för att stödja de arbetstagare och regioner som hamnar i svårigheter när sådana omlokaliseringar faktiskt äger rum.
Elisabeth Schroedter,
– Herr talman! Bidragshoppning är ett populärt utpressningsspel inom EU och det är uppenbart att det är skattebetalarna som betalar notan för det. Detta spel har inte spelats enbart efter de tio nya medlemsstaternas anslutning; tvärtom, så fort Sverige gick med lockades ett företag från Bremen till det nya svenska ”mål 2”-området, precis när det hade fått ett bidrag. Följden av detta blev att de statliga åtgärderna mot arbetslösheten i Bremen motverkades.
Detta exempel visar vad det handlar om här. Det handlar inte om att inskränka etableringsfriheten utan snarare om behovet för de företag som får statligt stöd att åta sig att skapa sysselsättning i regionen, och att detta fastslås på ett bindande sätt.
Kommissionen har föreslagit en period på fem år, vilket jag inte anser räcker. Det är bara symboliskt och helt ineffektivt. Med tanke på att företagens investeringar subventioneras med upp till 50 procent med statliga medel måste denna period vara längre – åtminstone sju år, vilket föregående kommission föreslog. Fem år innebär en betydlig minskning; en period på sju år är inte ens mycket i detta fall. Om vi verkligen vill begränsa bidragshoppningen är det den längre perioden vi behöver.
Jag anser att Alain Hutchinson i sitt betänkande tar itu med viktiga frågor och att det är ett viktigt betänkande. Jag förväntar mig att kommissionen på nytt överväger denna femårsperiod, som med denna mängd bidrag snedvrider konkurrensen, att man införlivar perioden på fem år, som kammaren rekommenderade, i förordningen om subventioner och att man dessutom noggrannare övervakar de företag som inlåter sig på denna typ av bidragshoppning och svartlistar dem på det sätt som föredraganden föreslog.
Pedro Guerreiro,
. – För exakt tre år sedan, efter att arbetarna länge hade kämpat för att försvara sina jobb och livskraften hos sådana företag som CG och Clark i Portugal, antog parlamentet den 13 mars 2003 en resolution med en rad rekommendationer som rörde stängning av företag som hade fått EU-stöd.
Det är tre år sedan, och vad har kommissionen gjort för att genomföra dessa rekommendationer? Vad har den gjort för att gemenskapsstödet ska göras avhängigt av långsiktiga avtal om sysselsättning och lokal utveckling? Har kommissionen publicerat listan på företag som har brutit kontraktet, har omlokaliserats och direkt eller indirekt dragit nytta av allmänna medel? Hur många gånger har kommissionen vägrat bevilja gemenskapsstöd till företag som har misslyckats med att uppfylla de kontrakt som de har undertecknat, eller begärt att stödet ska återbetalas? Vilka praktiska åtgärder har kommissionen vidtagit för att stödja arbetstagarna och den ekonomiska återhämtningen i de områden som påverkats av omlokaliseringar? Har kommissionen sammanställt de föreslagna praktiska föreskrifterna för att förhindra omlokaliseringar av företag?
Svaret på alla dessa frågor är tydligt för alla i det betänkande vi har här, som efter tre år endast tar upp samma rekommendationer till kommissionen. Företagen förefaller betrakta omlokalisering som en investering. Genom att de erhåller olika offentliga stimulansåtgärder och stöd och utnyttjar lågavlönade arbetstagare, som berövats sina rättigheter, söker företagen få ut maximal vinst på kortast möjliga tid. Detta sker tills företaget finner en mer kostnadseffektiv plats att flytta till, och på så vis struntar i alla sina åtaganden och de förfärliga sociala och ekonomiska skador som de lämnar efter sig.
Företagsflyttningar fungerar som en form av konstant utpressning riktad mot arbetstagarna, ett slags press på dem för att minska lönerna, öka arbetstiden, öka flexibiliteten på arbetsmarknaderna och minska arbetstagarnas rättigheter. Vi föreslår därför att vi antar en rättslig ram med föreskrifter för att bekämpa omlokalisering av företag, så att vi om ytterligare tre år inte kommer att föra samma debatt.
Graham Booth,
. – Herr talman! Jag vill koncentrera mig på begreppet direkt statsstöd som ett redskap för regional utveckling, vilket Alain Hutchinson talar om i sitt betänkande. Det är ett begrepp som hänger mycket nära samman med tanken på strukturfonder och regional sammanhållning, och mitt land Förenade kungariket betalar ett högt pris inom EU till följd av detta.
Föredraganden krävde att de företag som har fått offentligt stöd och som sedan har omlokaliserats inom EU inte ska få statligt stöd eller strukturbidrag under sju år. Men hur blir det för de respektabla företag som har ansökt om statsstöd i vederbörlig ordning men inte har fått något svar från den brittiska regeringen därför att kommissionen inte har gett klartecken i tid och som sedan har omlokaliserats till en annan del av EU som överensstämmer bättre med Bryssels uppfattning om sammanhållning och som därför är fullkomligt fri från samma hinder?
År 2002 bad Peugeot Europeiska kommissionen att godkänna ett statligt stödpaket för att bygga den nya 207-modellen i Ryton i West Midlands i England. Mer än två år senare, när det fortfarande inte hade kommit något svar från kommissionen, gav Peugeot upp och meddelade att 207-modellen skulle byggas i Frankrike och Slovakien. Utan tvivel såg Bryssel det som ett fullföljande av ett ekonomiskt uppdrag. Samtidigt står Ryton inför en osäker framtid. När man väl upphör med tillverkningen av 206-modellen – som hittills har tillverkats där så bra och på ett så konkurrenskraftigt sätt – om denna fabrik sedan stänger efter många års tillverkning under olika ägare, antar jag att man skulle kunna beskriva detta som ett slags omlokalisering, men det är knappast Peugeots fel. Kanske kommissionen i stället under sju år skulle förbjudas att uttala sig om statligt stöd och att överreglera affärssektorn. Detta skulle förvisso välkomnas i West Midlands i England där yrkesskickliga arbetstagare lider under EU:s ekonomiska politik.
Nu har vi fått höra nyheten att Peugeot har slutit ett avtal med Kia Motors om att bygga 206-modellen i Indonesien och dessutom fått ta del av obekräftade uppgifter att även 207-modellen kommer att byggas där, vilket innebär att man gör det än värre för de Peugeot-anställda. Det finns ingenting som bättre skulle kunna illustrera EU-ekonomins inkompetens. Om vi vill öka sysselsättningen bör vi åstadkomma den rätta balansen mellan reglering och flexibilitet för företagen. Överreglering skapar konstlade arbetstillfällen som inte är ekonomiskt berättigade.
Seán Ó Neachtain,
. – Herr talman! Jag välkomnar Hutchinsonbetänkandet om omlokalisering i ett regionalt utvecklingsperspektiv. I betänkandet framhålls betydelsen av EU:s sammanhållningspolitik som ett medel att avhjälpa den bristande jämlikheten i regioner som släpar efter.
Jag kommer från ett land som har dragit nytta av EU:s strukturfonder. Därför välkomnar jag detta ur irländsk synvinkel men särskilt med tanke på min egen region – den västra och nordvästra delen av Irland. Eftersom denna till största delen är en landsbygdsregion – 70 procent av befolkningen bor i landsbygdsområden – är regionen mer sårbar än de flesta för effekterna av en omlokalisering. EU måste skydda sådana regioner som västra och nordvästra Irland, särskilt när det gäller bosättningsmönstret som bara kan vidmakthållas genom en välavvägd regional utveckling. EU måste insistera på att man avhjälper bristerna i infrastrukturen, i synnerhet på sådana områden som transport, energi och modern bredbandskommunikation. Dessa brister är ett hinder för den regionala konkurrensförmågan.
I detta sammanhang välkomnar jag verkligen att Europeiska kommissionen i förra veckan godkände den irländska regeringens beslut att använda 170 miljoner euro för att bygga ut bredbandsnätet i över 70 städer runt om i landet. Åtgärder av detta slag kommer att bidra till regionernas konkurrensförmåga, dra till sig rörliga investeringar och förhoppningsvis motverka företagens tendenser att etablera sig på platser som redan är överbefolkade. Detta är det starkaste försvaret mot omlokalisering och för ett stärkande av de regioner som bäst behöver hjälp.
Jana Bobošíková (NI ).
– Herr talman! Jag vill naturligtvis inte att EU:s skattebetalare ska finansiera utvecklingen av företag som omlokaliseras utanför EU, eller som inte håller sig till reglerna. Men jag avvisar ändå fullständigt detta betänkande, eftersom jag anser att det tyder på en grav missuppfattning av den globala ekonomin om man fryser verksamheten för företagen i sju år, under vilken tid de inte kan omlokalisera driften.
Inte heller förstår jag varför ett företag i EU inte skulle få flytta till ett annat område, om det föreligger konkurrens mellan de olika typer av statligt stöd som ges av enskilda medlemsstater. Att besluta om hur företagen får flytta kommer inte att bidra till någon hållbar sysselsättning. Det kommer bara att överbelasta ett redan oflexibelt sysselsättnings- och högskattesystem med ytterligare orörlighet. Det kommer att åstadkomma ännu mer meningslös byråkrati och ytterligare sprida den orimliga strategin att kämpa mot företagens omlokaliseringar. Statstjänstemännen är engagerade i en fåfäng kamp för att slåss mot väderkvarnar med hjälp av EU:s skattebetalares pengar. Med andra ord leds kapitalet alltid dit där det ökar mest i värde, och följer inte de instruktioner som ges av parlamentet eller kommissionen.
Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE ).
– Herr talman! Europaparlamentet vill enligt Hutchinsonbetänkandet uppenbarligen inte förbjuda företag från att omlokaliseras till andra länder. Det skulle vara inskränkande och odemokratiskt. Vi, åtminstone gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater, vet att ett företag måste vara konkurrenskraftigt för att överleva, och de enskilda medlemsstaterna måste ha en skattemässig och allmän ekonomisk miljö som drar till sig investeringar i medlemsstaterna.
Men det är ändå inte rätt om EU uppmuntrar till en ständig omlokalisering av företag med hjälp av stöd ur gemenskapens budget. Det är därför man i Hutchinsonbetänkandet än en gång föreslår att företag som har fått ekonomiskt stöd från EU och flyttar sin verksamhet inom sju år efter att stödet beviljats ska beläggas med böter. Man föreslår också att företag som fått statligt stöd, särskilt de som inte lyckats uppfylla alla de villkor som förknippats med sådant stöd, inte bör ha rätt till statligt stöd på den nya platsen, och bör avstängas från framtida stöd från strukturfonderna.
I Hutchinsonbetänkandet påpekas också att vi behöver bli ännu strängare mot företag som flyttar utanför EU. Jag anser att Europaparlamentets förslag är realistiska och på ett välavvägt sätt svarar mot det problem vi har. Jag vill också belysa förslaget i Hutchinsonbetänkandet som rör globaliseringsfonden. Vi välkomnar kommissionens förslag och menar att globaliseringsfonden snart kommer att bli en realitet för att påverka de negativa följderna av dagens situation, som erbjuder möjligheter åt var och en men också medför risker som måste tas itu med på ett effektivt sätt.
Gábor Harangozó (PSE ).
– Herr talman! Tidigare föreföll det som om många ville utnyttja denna debatt för att skapa ytterligare en skiljelinje mellan EU:s gamla och nya medlemsstater. Det är vår uppgift att ta fram bestämmelser som kan bidra till ett bättre, säkrare och ett expanderande EU i varje medlemsstat och för varje medborgare. Om bestämmelserna inte är bra kan det hända att sammanhållningspolitiken, som grundar sig på solidaritet, en av våra viktigaste grundläggande värderingar, kommer att hjälpa de mest underutvecklade områdena, men leda till osäkerhet och sårbarhet i andra.
Betänkandets föredragande hade den svåra uppgiften att se till att frågan om omlokalisering av företag inte leder till ett större gap mellan öst och växt, utan till ett nytt steg i riktning mot ett enande av Europa. Föredragandens arbete har lett till mer välavvägda förslag, som oftast bidrar till att uppfylla regionalpolitikens mål, och de stärker den sociala och ekonomiska tryggheten för arbetstagare i alla de tjugofem medlemsstaterna. Jag gratulerar föredraganden.
Alfonso Andria (ALDE ).
– Herr talman, mina damer och herrar! Jag vill också gratulera Alain Hutchinson till hans utmärkta arbete: det finns tydligen ett behov av att genomföra en effektiv politik som ska motverka skattemässig dumpning i de olika medlemsstaterna.
Beslutet att omlokalisera produktion inom unionen – om det är berättigat därför att ett område är mer konkurrenskraftigt än ett annat – kan ändå gynna gemenskapens ekonomi som helhet. Däremot är det en helt annan sak – och oroväckande – om omlokalisering sker till länder utanför unionen, vanligen som resultat av ganska släpphänt arbetslagstiftning i många länder utanför EU.
Det är klart att EU:s sociala modell är kostsam, och det är huvudsakligen våra företags konkurrenskraft som lider av det. Men det innebär inte att vi får acceptera kompromisser som medför lägre priser. För det första behöver vi stimulera EU:s produktion vad gäller kvalitet och specialisering. För det andra behöver vi införa åtgärder som syftar till att minska de sociala kostnaderna i samband med omlokaliseringar genom att främja arbetstagarnas utbildning och omskolning i de områden som drabbas av omstrukturering.
Vi tog upp en liknande fråga tidigare, när parlamentet diskuterade stålkrisen med särskild hänvisning till Thyssen/Krupp-affären i Terni i Italien. Jag samtycker till att man ålägger företagen höga skadestånd när de efter att ha fått gemenskapsstöd eller statligt stöd beslutar att omlokalisera en del av sin produktion utanför unionen.
Det är allt jag har att säga, herr talman. Jag vill bara ta upp förslaget att skapa ett varumärke för EU för varor som tillverkats helt inom EU: Jag anser att det är ett viktigt incitament för tillverkning inom EU.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL ).
– Herr talman! Förra månaden uppgav kommissionsledamot Danuta Hübner vid en intervju med en fransk finanstidskrift att vi behöver underlätta omlokalisering inom EU. För kommissionsledamoten är detta en av de grundläggande principerna för den inre marknaden, och tillämpning av artificiella bestämmelser som ska begränsa omlokaliseringen kommer att påverka EU-företagens konkurrenskraft negativt.
Men om kommissionen vill utveckla en konkurrenskraftig ekonomi inom EU vore det bra om man såg till att man då inte förstörde EU:s sociala modell, inte raserar arbetstagarnas rättigheter eller åtminstone inte skapade en miljö som uppmuntrar företagen att kränka dem. En konkurrenskraftig ekonomi inom EU är inte en dålig utveckling för de europeiska arbetstagarna, men medlen för att uppnå detta mål och planeringsfilosofin har utan tvekan bara lett till problem för arbetstagarna.
Hutchinsonbetänkandet är utan tvivel ett positivt steg framåt. Jag välkomnar och stöder betänkandet, eftersom jag samtycker till större delen av innehållet, men jag vill också påpeka att det är ett av få betänkanden av en PSE-ledamot som jag har sett på senare tid, vilket åtminstone förefaller ha skrivits av en verklig socialist.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN ).
– Herr talman! När jag tar till orda i denna debatt vill jag göra kammaren uppmärksam på två viktiga frågor.
Omlokalisering, eller förfarandet för att överföra ekonomisk verksamhet till utlandet, är en objektiv ekonomisk process. Det är en följd av behovet att reagera på en allt hårdare konkurrens som går hand i hand med behovet att minska tillverkningskostnaderna. Det är sant att omlokalisering leder till förlorade arbetstillfällen i vissa länder, men bara på kort sikt. Forskning har visat att nya arbetstillfällen skapas på lång sikt efter en omlokalisering.
Undersökningar som gjorts av konsultföretaget McKenzie bland 600 tyska företag har bekräftat att överföring av arbetstillfällen till Östeuropa främjar skapandet av nya jobb i Tyskland. För 40 procent av de undersökta företagen innebar skapandet av ett jobb i utlandet att tre nya jobb skapades i Tyskland vid samma tidpunkt. Samma sak gäller för brittiska och franska företag som investerar i utlandet.
Därför är det helt enkelt inte ekonomiskt meningsfullt att sätta upp administrativa hinder och belägga de företag som vill omlokalisera verksamheten med ekonomiska sanktioner, eller belägga lokala myndigheter med sanktioner när de ger offentligt stöd för att attrahera investerare. Jag kommer därför att rösta mot Hutchinsonbetänkandet.
Carl Lang (NI ).
– Herr talman! Som vald företrädare för den franska regionen Nord-Pas de Calais, där industrin – särskilt textilindustrin – förlorar tusentals arbetstillfällen varje år, tillstyrker jag självklart förslaget som syftar till att begära återbetalning av gemenskapsstöd som beviljats företag som omlokaliserar sin verksamhet.
Det är ett förnuftigt ekonomiskt och socialt förslag, som Front National lade fram under de regionala valen 2004 angående de bidrag som betalades av de regionala myndigheterna.
Denna åtgärd kommer emellertid, trots att den är sträng, inte att vara mer förnuftig än skapandet av en europeisk globaliseringsfond. I det här fallet reparerar kommissionen bara med sin ena – skenbart sociala – gren den skada som gjorts av dess andra, ultraliberala gren.
Omlokaliseringar är inte oundvikliga, men de är en följd av EU:s affärsideologi. Genom att ta bort ekonomiska gränser utsätter denna ideologi våra företag för konkurrens från grupper med extremt låga arbetskostnader. Denna sociala dumpning är inte bara fördelaktig för utomeuropeiska länder, utan äger också rum inom EU. Det finns alltså många EU-direktiv som faktiskt stöder omlokaliseringar mellan medlemsstater, och bidrar till en nedgradering av den sociala lagstiftningen.
För att vi ska kunna ha några förhoppningar om att kunna bevara våra jobb och vårt sätt att leva, måste vi återupprätta våra kommersiella gränser och införa en social mervärdesskatt på importerade varor. Vi måste faktiskt en dag välja mellan att återinföra en nationell och europeisk skyddspolitik och er politik med liberal fundamentalism, som leder till vidsträckt socialt förfall.
Rolf Berend (PPE-DE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Som vi vet inrättades fri rörlighet för personer, varor och kapital inom EU genom Fördraget om upprättandet av Europeiska gemenskapen, och därför vore det knappast möjligt att helt och hållet förbjuda företag att fritt välja etableringsort, eftersom det skulle skada EU:s företag genom att göra dem orörliga. Men det som behövs är att man inför något som kan åtfölja principerna om fri rörlighet, som måste finnas kvar inom ramen för sammanhållningspolitiken, och reformerna av strukturfonderna och lagen om bidrag är möjligheter för att göra detta. Det betyder att det är brådskande för kommissionen att genom att tilldela stöd och finansiering från strukturfonderna se till att beviljandet av sådant stöd bör villkoras till medellånga garantier om varaktighet och sysselsättning. Detta är verkligen något som EU måste behandla.
Det som klargörs i Hutchinsonbetänkandet – även om det var utsatt för en livlig debatt i utskottet – är att de företag som får stöd är skyldiga att genomföra politiken med ekonomisk, social och territoriell sammanhållning. Klart uttryckt betyder det att det konsekventa sättet att lägga fram kommissionens förslag med hänvisning till strukturfonderna är att specificera att företag som inte uppfyller de villkor som är förbundna med offentligt stöd bör uppmanas att återbetala det, och inte under några förhållanden tillåtas erhålla offentligt stöd i den nya etableringsorten, samt undandras stöd från strukturfonder eller statligt stöd för en period om minst fem år – även om det vore bättre med sju år – från och med dagen för omlokaliseringen.
Betänkandet syftar till att betona behovet av att alla nödvändiga steg bör tas för att förhindra erbjudanden i enlighet med gemenskapens regionalpolitik om stimulanspaket för företagsomlokaliseringar som leder till förlorade arbetstillfällen. I sin nuvarande form är Hutchinsonbetänkandet ett opartiskt förslag, och det förtjänar att godkännas.
Jacky Henin (GUE/NGL ).
– Herr talman! Under trycket av de franska och nederländska nej-rösterna till konstitutionen behandlar parlamentet slutligen omlokaliseringar. Jag kan bara godkänna de åtgärder som föreslagits. Det finns ett brådskande behov av att genomföra dessa åtgärder, eftersom varje dag som går leder till tusentals förlorade arbetstillfällen. Jag beklagar att vi på detta område bara har kommit så långt som att ge stöd i små doser, när det som behövs är en kraftigt verkande kur.
Ändå visar den relativt försiktiga hållningen i betänkandet den stora motsägelse som finns i unionens ekonomiska politik: konkurrensen kan aldrig vara både helt fri och utan snedvridning. Företagen använder sig av utpressning, hotar med omlokaliseringar för att tvinga de anställda att godta sociala förhållanden som är sämre än vad som krävs i det egna landets lagar. Denna sociala utpressning är kopplad till skattemässig utpressning. Hotet om omlokaliseringar används systematiskt för att erhålla skattelättnader.
Framgångsrik bekämpning av omlokaliseringar medför en snabb, uppåtgående harmonisering av skatter och social lagstiftning inom EU. Vidare måste vi få ett slut på Europeiska centralbankens oberoende, som alltid sätter offentliga låneintressen före arbetsmarknadens intressen.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN ).
– Herr talman! Polen stöder företagens omlokaliseringar inom EU. Enligt vår åsikt är det oskäligt restriktivt och oförsvarbart att man med ett förbud mot att erhålla EU-stöd under en sjuårsperiod straffar företag som har flyttat sin verksamhet. Det är svårt att förstå varför EU:s företag ska hindras från att reagera på marknadens behov, när detta ligger i både konsumenternas och producenternas intressen.
Vi motsätter oss att man sammanställer särskilda listor på företag som har genomfört omlokaliseringar, eftersom detta strider mot EU:s grundläggande principer. Vi uppmanar alla kammarens ledamöter att avvisa sådana orättvisa villkor. De kränker principerna för den fria marknaden och skadar särskilt de nya medlemsstaterna.
James Hugh Allister (NI ).
– Herr talman! Omlokalisering av industrin till ekonomier med lägre löner leder till ekonomiska och sociala svårigheter som skapar klyftor mellan EU:s regioner i stället för att förena dem. Inom EU är omlokaliseringen naturligtvis delvis en följd av de fria rörligheter som garanteras i fördraget och den har aktualiserats som en mycket viktig fråga på grund av utvidgningens omfattning och det oerhört snabba genomförandet av den.
Med sammanhållningsbidrag som är inriktade mot de nya medlemsstaterna är det givet att läget kommer att förvärras. Detta kommer att leda till ett utvecklingsunderskott i andra europeiska regioner. En politik som underlättar omlokalisering är således skadlig för den sociala sammanhållningen. Det som nu är angeläget är en mer kraftfull politik som innebär att man säger nej till EU-bidrag och en möjlighet att hålla inne bidrag till varje företag som omlokaliserar sin tillverkning till en annan medlemsstat.
Fem år är en alldeles för kort period. Det finns ingen framtid för att beröva de gamla medlemsstaterna arbetstillfällen för att utveckla de nya medlemsstaterna. EU-bidragen bör inte medverka till detta, och vi bör inte heller göra det lättare för företagen att suga åt sig bidrag och sedan flytta vidare.
Oldřich Vlasák (PPE-DE ).
– Herr talman, mina damer och herrar! Anledningen till att vi tar upp frågan om omlokaliseringar är ett förståeligt försök att å ena sidan balansera effekterna av den inre marknadens bestämmelser med, å andra sidan, stöd för sammanhållningspolitiken och garanterandet av jämlika villkor för EU:s regioner. Men låt oss inte glömma bort att vi inte skulle behöva bekymra oss om detta problem om alla EU:s principer upprätthölls, inklusive den fria rörligheten för tjänster och arbetskraft. Att i grunden bara den fria rörligheten för varor och kapital är möjlig i dag uppmuntrar mer eller mindre till omlokalisering av produktionen till områden där kostnaderna är lägre.
Regionalt stöd får faktiskt inte snedvrida den inre marknadens bestämmelser, och EU:s regionalpolitik får inte uppmuntra till omlokalisering av företag. Men det är där som EU:s ingripande i Europas ekonomi bör upphöra. Jag accepterar inte idén med att skydda oflexibla företag och arbetstagare. Enligt min åsikt är det ett brott mot den fria rörligheten att hindra företagens omlokaliseringar. Den fria rörligheten är en av de grundläggande friheterna i gemenskapen. Jag håller principiellt inte med Elisabeth Schroedter, och jag anser att en femårsperiod för att bibehålla sådan drift som stöds av strukturfonderna är tillräckligt lång och att det inte finns någon anledning att förlänga den. Denna period bör knytas till målet för den investering som resurserna har avsatts till, och bör inte överskrida projektets verkliga omfattning. Det är fel att hindra entreprenörer som vill flytta till en billigare och bättre utbildad, kanske mer kvalificerad arbetsstyrka. Det går inte heller att hindra nationella regeringar från att försöka dra till sig utländska investeringar, på samma sätt som det är omöjligt att diktera för medlemsstaterna vilken nivå de ska välja för att driva in direkt skatt.
Mina damer och herrar! Om vi försöker undertrycka denna utveckling kommer EU:s ekonomi att präglas av oföretagsamhet och slöseri. Det handlar om den fria marknaden, och principerna för den fria marknaden skulle sakta ersättas av de strängare bestämmelserna om företagsomlokaliseringar. När det gäller omlokaliseringar bör vi enligt min åsikt koncentrera oss på omlokaliseringar av företag utanför EU, som är det verkliga mardrömsscenariot.
Andreas Mölzer (NI ).
– Herr talman! Fler och fler entreprenörer lockas österut på grund av lägre lönekostnader och det som förefaller vara bättre produktionsförhållanden, och eftersom en sådan omlokalisering kostar en hel del är det förståeligt att de önskar att EU ska finansiera detta beslut.
Hittills har detta huvudsakligen berört de sektorer som är arbetskraftsintensiva och mindre teknikbetonade. Det har nu märkts en ökande tendens till att forsknings- och teknikföretag gör likadant, så nu kan vi naturligtvis inte längre bortse från ljudet av varningsklockorna. Till och med de mest optimistiska bland oss måste börja inse att de multinationella företagen inte bryr sig om huruvida de exploaterar miljön, tvingar små och medelstora företag att gå i konkurs, eller lämnar en massarbetslöshet efter sig. EU-medel och nationellt stöd kan lika lite ändra på detta faktum som garantier för sjuårig varaktighet, som knappast är värt det papper de trycks på.
Det handlar inte längre om huruvida medlemsstaterna ska vara solidariska med varandra eller konkurrera med varandra. Nu gäller det att få EU:s ekonomi att överleva. Denna består inte bara av stora företag, vars olika omlokaliseringar det är meningen att vi ska finansiera, utan också av små och medelstora företag, som också behöver stimulans och stöd, och som har väntat alltför länge på detta.
Jan Olbrycht (PPE-DE ).
– Herr talman! Texten i den resolution vi ska rösta om har varit föremål för olika eftergifter och kompromisser. Jag vill ändå göra kammaren uppmärksam på ett par viktiga frågor som tagits upp under denna debatt.
För det första påpekas det med all rätt i texten att det finns risk för otillbörligt utnyttjande av EU-medel om de används för att flytta produktion, när medlen är knutna till områden med strukturingripande i en särskild region. På ett sätt är medlen därför knutna till denna region.
För det andra förespråkas ingripanden i texten, och den omfattar en rad förslag om förebyggande eller bestraffande åtgärder.
För det tredje uppfattas omlokalisering som ett verkligt hot i texten, även om hänvisningar görs enbart till potentiellt negativa följder. Endast i början av resolutionen uppges det att det kan finnas många anledningar till omlokaliseringar, och att dessa kan vara knutna till effektivitet och lönsamhet. I resten av texten fokuseras enbart på negativa mekanismer. Där nämns bara helt kort skillnaden mellan omlokaliseringar inom och utanför EU, och man uppmärksammar inte tillräckligt det främjande av positiva mekanismer som skulle uppmuntra investerare att stanna i EU. Man misslyckas också med att i texten skilja mellan mindre och större företag i de olika kategorierna, vilket gäller för statligt stöd. I framtiden bör texter av detta slag åtföljas av detaljerade ekonomiska analyser som belyser ekonomiska förhållanden och produktionscykelns varaktighet.
Ambroise Guellec (PPE-DE ).
– Herr talman! Omlokaliseringar är en företeelse som oroar EU som helhet, men särskilt de gamla medlemsstaterna. Vi vet dessutom varför, eftersom det har påpekats av våra kolleger: ekonomisk globalisering, snedvridning av konkurrensen både socialt och skattemässigt, och så vidare. Det är tydligt att denna fråga har haft en otvivelaktig effekt på den debatt vi nyligen hållit om konstitutionen, och vi, i vårt land – Frankrike – är medvetna om konsekvenserna.
Detta betänkande kommer därför i rätt tid, och jag för min del vill lovorda vår föredragandes arbete, och berömma de förbättringar som gjorts av utskottet för regional utveckling. Vi har nu en väl avvägd text. Innehållet kan verkligen förstärka de åtgärder som är avsedda att bekämpa omlokaliseringar och förhindra de negativa effekter som dessa kan ha.
Jag för min del vill särskilt betona en sak, och vi talar här uppenbarligen om regional utveckling: i betänkandet betonas vikten av att strukturfonderna utnyttjas på ett passande sätt för att på kort, medellång och lång sikt förhindra omlokaliseringar. Vi ägnar oss huvudsakligen åt det bistånd som beviljas direkt till de ekonomiska sektorer som behöver stöd, men det är tydligt att en mycket viktig bidragande faktor till att företag omlokaliseras hänger samman med produktionsenheternas isolerade belägenhet och att de är svåra att nå. Det är därför viktigt att den nya generationen strukturfonder med sikte på konkurrensförmåga och sysselsättning bland annat prioriterar tillgängligheten för områden som har en bristfällig sådan. Det skulle vara det bästa sättet att se till att dessa områden får behålla en ekonomisk verksamhet.
För min del hoppas jag att kommissionen, förutom att överväga önskemålen och rekommendationerna i betänkandet, också välkomnar denna särskilda vädjan, som helt säkert kommer att dyka upp när de nya regionala utvecklingsprogrammen sammanställs.
Hynek Fajmon (PPE-DE ).
– Herr talman, mina damer och herrar! Jag vill yttra en del kritik mot betänkandet om omlokalisering i samband med regional utveckling. I hela EU:s historia har man väl känt till företeelsen företagsomlokaliseringar. Vi ser det för närvarande, och det kommer säkert att ske igen i framtiden. Kort sagt letar människor och företag efter den bästa platsen för att förverkliga sina idéer, tjänster och produkter, och det är, det var och det kommer inte att vara fel att göra det. Det är i själva verket ett uttryck för rationellt beteende som finns i den europeiska civilisationens kärna. Att kämpa mot ekonomiskt förnuft leder till fattigdom i EU. Sedan EU grundades har det baserats på manöverutrymme när det gäller fri rörlighet för människor, varor, tjänster och kapital, och det inkluderar manöverutrymme för företag inom EU. Tack vare denna avregleringspolitik har västeuropeiska länder uppnått en mycket hög levnadsstandard. Inte genom att blockera sina marknader, utan just därför att de öppnade dem.
I detta betänkande föreslås den absoluta motsatsen, en politik som grundar sig på nya hinder för rörlighet för kapital, och det är något jag inte under några omständigheter kan godta. Vi har verkligen en tvistefråga om EU-stöd kontra fri rörlighet för kapital inom EU. Men lösningen är inte att strama åt villkoren för att bevilja stöd till företag eller knyta stöd till den plats där företaget bedriver sin verksamhet. Det vi i stället behöver är att sätta ett definitivt stopp för EU-stöd till företag. Sådana investeringar kan inte rättfärdigas ekonomiskt, och kommer bara att leda till en snedvridning av EU-marknaden. Om kommissionen anser att ”omlokalisering” utgör ett problem, bör den i mycket högre utsträckning ägna sig åt att förbättra villkoren för entreprenörer och företag. Kommissionen bör noga överväga om inte företagen drivs ut ur EU genom kommissionens egen överreglering. Enligt min åsikt är detta förvisso vad som sker för närvarande. EU:s lagstiftning är alltför omfattande, och den bör minskas så snart som möjligt. Vi kommer då att få se en flod av företag som kommer in i EU, och därmed ökad sysselsättning i EU.
Markus Pieper (PPE-DE ).
– Herr talman, mina damer och herrar! Ramvillkoren för EU:s strukturpolitik förändras dramatiskt. Globaliseringen påskyndar strukturförändringar och företagen utsätts för allt hårdare konkurrens. När den globala marknadsekonomin fortsätter sina triumferande framsteg ökar urvalet av möjliga produktionsplatser. Den logiska konsekvensen av detta är att platserna ändras allt snabbare, och då agerar industrin, med nya platser som öppnar nya marknader där man kan sälja sina produkter, och kostnadstrycket tvingar företagen att flytta till länder där kostnaderna är lägre – inte bara inom EU utan också till Asien eller till Ukraina.
Dessa omlokaliseringar av företag är en verklighet. De är ett normalt yttre tecken på strukturförändringar, och EU bör inte lägga något rättsligt hinder i vägen för det. Men det är lika klart att vi inte kan subventionera sådant som beslutades för länge sedan och då handlade om företagspolicy. Ingen entreprenör kommer att flytta till en annan plats bara för ett enstaka bidrags skull. Han gör det bara om de långsiktiga villkoren på den nya platsen är de rätta, och det är därför dessa omlokaliseringssubventioner resulterar i styreffekter, vilket är exakt vad vi måste förhindra i framtiden, för EU:s strukturfonder är alldeles för värdefulla för detta.
Det finns ett annat argument mot att hjälpa företag att omlokalisera sin verksamhet. Det påverkar människors syn på den europeiska idén, om arbetstagare på en ort som ett företag har flyttat ifrån ser att de skatter de betalar används för att flytta deras jobb någon annanstans.
Vi anser att det är beklagligt att både kommissionen och de tyska socialdemokraterna bestrider att detta slags omlokaliseringsstöd existerar. Det är naturligtvis så att EU:s regionalstöd stimulerar till dessa onödiga styreffekter. Den enkla anledningen till varför så få exempel är kända är att tröskeln för att de ska rapporteras har satts alltför högt. Vi uppmanar därför kommissionen att äntligen ta förslagen från parlamentet och från ministerrådet på allvar. Det vi kräver är en reglering som kan genomdrivas med hjälp av lagstiftning, och som en gång för alla skulle förhindra att EU-medel slösas bort på ett så meningslöst sätt.
Stavros Dimas,
. – Herr talman! Jag vill tacka både er och Europaparlamentets ledamöter för era mycket positiva påpekanden. Kommissionen erkänner och bekräftar det faktum att problemet med omlokalisering och förlusten av ifrågavarande arbetstillfällen är en källa till allvarlig oro.
Kommissionen klargjorde tillsammans med medlemsstaterna vid det senaste toppmötet i Hampton Court att social trygghet och skyddet för arbetstagarnas rättigheter är en integrerad del av EU:s värderingar. I en global miljö fattar varje företag det slutliga beslutet att etablera eller omlokalisera sin drift på ett oberoende sätt.
Detta slags beslut fattas utifrån flera faktorer. Enligt tillgänglig information förefaller det till exempel som om följande faktorer ofta är avgörande: tillgång till specialiserad arbetskraft, tillgång till olika slags infrastruktur, och den administrativa, byråkratiska strukturen. Om den inre marknaden fungerar som den ska, kan företagen anpassa sin produktionsprocess till de möjligheter som varje tillfälle bjuder. Denna dynamiska aspekt av den inre marknaden ger långsiktiga fördelar för alla regioner.
Som jag betonade i mitt inledningsanförande tidigare har kommissionen föreslagit och tillämpat åtgärder för att begränsa all användning av strukturfonderna för ändamål som inte är knutna till en hållbar utveckling i varje område. Dessutom föreslår kommissionen att en fond för anpassning till globaliseringen inrättas, ett förslag som Europeiska rådet stödde i december.
Slutligen vill jag betona att kommissionen uppmuntrar till bättre kollationering av relevant statistik när man gör ett utkast till ytterligare undersökningar om fördelarna med och kostnaden för omlokalisering.
– Debatten är avslutad. Omröstningen kommer att äga rum i morgon.
Francesco Musotto (PPE-DE ).
– Vi måste alltid komma ihåg målet med den regionala utvecklingspolitiken: ekonomisk, social och territoriell sammanhållning, full sysselsättning och sociala framsteg.
Inom unionen är den fria rörligheten för varor, kapital och personer inskriven i EG-fördraget, och det är därför svårt att stödja ett totalt förbud när det gäller var man ska etablera sin affärsverksamhet, än mer så eftersom ett sådant förbud skulle leda till en orörlighet som skulle skada EU:s ekonomi.
Den ekonomiska och sociala sammanhållningspolitiken är mycket viktig för att garantera medborgarnas godkännande av och stöd för Europeiska unionen. Politiken grundar sig på den harmoniska och enhetliga utvecklingen av alla regioner i EU. Att åtgärda de ekonomiska och sociala utvecklingsgapen i vissa regioner genom att stödja metoder som skulle kunna försämra utvecklingen i andra regioner i EU, skulle därför strida mot ett sådant mål. Sådana omlokaliseringsförfaranden ökar inte investeringarna rent allmänt inom EU, utan innebär bara en upprepning av dessa investeringar för att vinna, som det sägs, en temporär kostnadsfördel. Av den anledningen bör företag med verksamhet i en medlemsstat, vilka beslutar att omlokalisera sin verksamhet till en annan medlemsstat, inte få dra fördel av anslag från strukturfonderna.
Talmannen.
– Nästa punkt på föredragningslistan är en muntlig fråga (O-0001/2006 – B6-0003/2006) till kommissionen från Roberto Musacchio för GUE/NGL-gruppen, Caroline Lucas och Alain Lipietz för Verts/ALE-gruppen, Glyn Ford, Giovanni Berlinguer och Béatrice Patrie för PSE-gruppen om det fjärde världsforumet för vatten i Mexico City (den 16–22 mars 2006).
David Hammerstein Mintz (Verts/ALE ),
. – Herr talman! Världsforumet för vatten äger rum vid en mycket avgörande tidpunkt, eftersom över två miljarder av världens befolkning inte har tillgång till dricksvatten eller har tillräckligt med hushållsvatten, och över två miljoner människor dör varje år på grund av brist på vatten, en för livet grundläggande faktor.
Vattnet måste fördelas mer rättvist, men samtidigt minskar mängden färskvatten år för år på grund av klimatförändringar och förstörelse av ekosystemen, till exempel våtmarker, skogar, stränder och floder.
Vi måste agera med bestämda och praktiska åtgärder, med ekonomiska åtaganden, med ett världsvattenfördrag, och främja en bra vattenkultur. Vi behöver internationell lagstiftning som medger en mer effektiv hantering av vattnet.
Inom EU måste vi tillämpa ramdirektivet om vatten i allt vi gör, i vårt samarbete och i bilaterala avtal. Dessutom måste vi främja bra jordbruksseder. Vi måste tillämpa samma EU-lagstiftning när vi är utanför EU och vi måste se till att den kvantitet vatten som erhålls med komplexa medel, genom ekosystem och genom kampen mot klimatförändringar, bibehålls på medellång och lång sikt.
Det kan inte åstadkommas enbart genom konkreta eller omfattande byggnadsplaner, utan genom en sammansatt och integrerad politik.
Roberto Musacchio (GUE/NGL ),
. – Tack, herr talman, mina damer och herrar! Vatten måste vara en gemensam tillgång, en rättighet som garanteras mänskligheten, varje kvinna och man på alla kontinenter. Vi vill att dessa bindande ord ska godkännas på allvar av parlamentet och hävdas vid världsforumet för vatten i Mexico City om några dagar. Det är brådskande och nödvändiga ord inför en tragisk verklighet, där miljarder människor har berövats sin rätt till vatten och följaktligen till liv, i en sådan utsträckning att miljoner dör eller insjuknar på grund av följderna av det.
Krig och konflikter utkämpas för att få tillgång till vatten, och tillgången till denna grundläggande resurs äventyras på grund av den otillfredsställande politik som har minskat tillgången enormt, och på så sätt ändrat dess livscykel. Det finns utan tvekan de som vill privatisera vattnet och behandla det som en handelsvara, som bara ges till människor som kan betala för det. Det är samma sak som att privatisera luften, och bara låta människor andas om de har pengar.
Nu är det dags för några tuffa beslut som måste leda till att EU förespråkar en rättvis politik och inte tar del i de multinationella företagens angrepp. I Johannesburg ansågs det inte att vatten skulle noteras som en rättighet, utan bara som ett behov. I Mexico City, vid en konferens som vi vill att FN, hellre än andra organ, skulle vara mycket mer ansvarig för att övervaka direkt, måste denna rättighet på allvar skrivas in: de som begär rätt till vatten finner att de förnekas rätten till liv, på så många kontinenter, till att börja med den afrikanska kontinenten. Låt oss inte göra dem besvikna. Låt oss se till att parlamentet sänder ett hoppfullt budskap och vidtar konkreta åtgärder.
Stavros Dimas,
– Herr talman! Världsforumet för vatten är en internationell plattform som ger tillfälle att utbyta åsikter och erfarenheter på bästa möjliga sätt för att hantera vatten och bekämpa problemet med vattenbrist.
Det fjärde mötet i detta forum, som kommer att hållas i Mexico City i slutet av månaden, kommer att koncentreras på åtgärder som kan vidtas på lokal nivå för att möta den globala utmaningen med vattenbrist. Målet är att diskutera idéer för att bättre stödja lokala åtgärder på en global nivå. Resultatet av dessa diskussioner kommer att utgöra ett underlag för den speciella avdelningen med vatten- och sanitetsfrågor vid det sextonde mötet med FN:s kommission för hållbar utveckling 2008.
Inga nya politiska initiativ eller beslut förväntas vid det fjärde världsforumet för vatten. Kommissionen och medlemsstaterna kommer därför inte att uppmanas att anta nya ståndpunkter. Följaktligen behöver kommissionen inte något förhandlingsmandat för att delta i detta särskilda åsiktsutbyte. Även om företrädare för kommissionen och medlemsstaterna kommer att närvara i Mexico City, kommer ingen officiellt ackrediterad delegation från EU att bevista evenemanget.
Kommissionens mål vid det fjärde världsforumet för vatten är att belysa och främja politik och medel som överenskommits mellan EU och andra intresserade parter, till exempel EU:s vatteninitiativ, EU:s mekanism för vatteninvesteringar i AVS-staterna och flera aspekter i handlingsplanen Agenda 21.
Dessutom kommer kommissionen att lämna information om resultaten av den innovativa vattentekniken i gemenskapens ramprogram för forskning, och resultaten av granskningen av arbetet med integrerad vattenresurshantering.
När det gäller vattenhantering och den inre marknaden kan kommissionen, om det blir nödvändigt, förklara EU:s ståndpunkt, och då menar jag att EU:s nuvarande bestämmelser är neutrala när det gäller frågan om äganderätten till vatten och vattenföretag.
Kommissionen anser att regelbunden tillgång till dricksvatten, som föredraganden tidigare sa, är ett grundläggande mänskligt behov, och att den politik som tillämpas för hållbar utveckling måste behandla problemet med rättvis och hållbar hantering av vattenresurser i hela samhällets intresse. Denna inställning återspeglas också i EU:s vatteninitiativ.
På det stadium vi nu befinner oss är frågan om huruvida det behövs ett internationellt avtal om garanti för konstant vattentillgång världen över fortfarande öppen. Världsforumet för vatten är i varje fall inte den lämpliga plattformen för detta.
Eija-Riitta Korhola,
– Herr talman! Stöd från EU och medlemsstaterna för att förbättra världens vattensituation uppgår till 1,4 miljarder euro per år, vilket gör oss till den största enskilda bidragsgivaren. Med tanke på summans storlek är det tydligt att EU:s budskap också kommer att höras vid världsforumet för vatten som börjar denna vecka, och att unionens budskap därför inte är betydelselöst. Siffrorna är alarmerande: 3 900 barn dör varje dag på grund av bristen på rent vatten. En femtedel av världens befolkning, ungefär 1,1 miljarder människor, lider brist på rent vatten. Samtidigt saknar mer än 40 procent lämpliga vatten- och avloppssystem. Siffrorna är också en påminnelse om att talet om framtida strider om vattnet faktiskt måste tas på allvar. Det är inte bara en fråga om ohållbar utveckling: det handlar också om ett säkerhetshot.
I FN:s rapport ”Vatten – allas vårt ansvar”, som publicerades förra veckan, sägs det att den otillfredsställande vattensituationen i världen beror på bristfällig administration. Byråkrati och hierarkiskt beslutsfattande leder till att hjälpen kommer fram mycket långsammare. Beslut om hur och när vatten bör distribueras, och till vem, fattas inte bara på nationell nivå, utan också av lokala myndigheter, den privata sektorn och civilsamhället. Bistånd behövs särskilt för att rättvist öka regionalt beslutsfattande och samarbete. Det hela underlättas verkligen inte av att många av de länder som lider av allvarlig vattenbrist också har en omfattande korruption. Som exempel försvinner miljontals dollar varje år till politisk korruption inom den indiska vattensektorn, enligt webbsajten Hindu.com. Närmare en tredjedel av de indier som besvarade en enkät sa att de tvingats betala mutor för att få vatten- och avloppstjänster.
Jag vill också påminna alla om att förbättringar av den regionala vattensituationen inte kan separeras från andra områden i utvecklingspolitiken. Nyligen har undersökningar publicerats som visar att enbart en lösning på vattenproblemet till och med skulle kunna förvärra situationen som helhet, om resultatet blir att befolkningstillväxten accelererar, vilket skulle leda till livsmedelsbrist. Att bara bygga en brunn är därför inte tillräckligt. Vi måste se på frågorna i stort i samband med allt utvecklingsstöd, så att lösningen på ett problem inte leder till nya brister, vilket vi uppenbarligen inte vill.
Pierre Schapira,
– Herr talman! Världsforumet för vatten är ett unikt tillfälle att sammanföra alla grupper i världen som är engagerade i vattenfrågor, vare sig de är officiella organ, utvecklingsbanker, stater, yrkesorganisationer, icke-statliga organ eller lokala myndigheter.
Dessa möten gör det möjligt att fastställa en mer rättvis och enhetlig vattenpolitik i världen och att se till att människors rätt till vatten framöver anses utgöra en viktig del av människors värdighet.
Organisationerna har valt att styra debatterna i Mexico City genom att som huvudtema välja ”lokala åtgärder för en global utmaning”. Syftet är att lokala myndigheter ska bli centrala aktörer när det gäller vattenhantering. För att det ska ske måste utvecklingsländerna uppmanas att delegera budgetresurserna och hanteringen av vattenpolitiken till de lokala myndigheterna. Vattenpolitiken bör alltid utvecklas på grundval av terrängens särskilda egenskaper och genom att så långt som möjligt ta hänsyn till användarnas behov.
I parlamentets resolution uppmanas kommissionen att göra mer för att bekräfta och utnyttja den fantastiska nivå på mänskliga resurser och ekonomisk expertis som finns i EU:s lokala myndigheter. Med en hög grad av goda erfarenheter och teknisk kompetens i ryggen är städerna i norr ivriga att hjälpa sina motparter i utvecklingsländerna.
För att underlätta detta i stad för stad decentraliserade samarbete uppmanas kommissionen att uppmuntra och prioritera finansieringen av projekt som lagts fram av städerna i norr. När det gäller tilldelning av resurser från Europeiska vattenfonden kunde kommissionen i synnerhet begränsa möjligheten att erhålla dessa medel till de aktörer som är bäst lämpade att hjälpa myndigheterna i söder.
Resultaten av de första inbjudningarna till förslag från vattenfonden för AVS–EU visar att knappt 3 procent av de godkända projekten var sådana som lagts fram av lokala myndigheter. Det är mycket otillfredsställande med tanke på det mervärde som lokala myndigheter kan utgöra på detta område.
Fiona Hall,
. – Herr talman! Jag vill säga några ord om hur den EU-mekanism för vatteninvesteringar i AVS-länderna fungerar som kommissionsledamoten har hänvisat till. Den har också nyligen diskuterats i den gemensamma parlamentariska AVS–EU-församlingens utskott för sociala frågor och miljöfrågor.
Jag välkomnar AVS–EU-rådets beslut att 2004 anslå 500 miljoner euro till vatteninvesteringar, men besvikelsen har varit stor över den saktfärdighet som har präglat genomförandet av initiativet. Det har till och med påståtts att EU:s initiativ för AVS-länderna ännu inte har bidragit till att förse en enda människa med rent dricksvatten. Det är viktigt att vederbörlig hänsyn tas till att gängse rutiner följs och att höga krav ställs på att det administrativa förfarandet är oantastligt, särskilt när det handlar om belopp av denna storlek, men den slutliga utvärderingen av förslagen ägde rum i januari i år och resulterade i att 97 förslag valdes ut. Jag vill alltså veta om vi nu som planerat har inlett arbetet med att senast 2010 ge ytterligare tio miljoner människor tillgång till dricksvatten och om processen kommer att kunna påskyndas inför den andra förslagsomgången.
Marie-Arlette Carlotti (PSE ).
– Herr talman! 1,2 miljarder människor har inte tillgång till dricksvatten, och därför dör 15 människor i världen varje minut, och hälften av dem är barn. Vi deltar därför i en verklig kapplöpning mot klockan. Det är därför som världsforumet måste lägga fram tre slags förslag.
För det första frågan om rättigheter. Vatten tillhör hela mänskligheten, och att ha tillgång till vatten är en grundläggande rättighet för människorna. Denna rättighet måste fastslås i ett internationellt avtal.
Sedan gäller det frågan om resurser: att till 2015 halvera siffran för den andel av befolkningen som inte har tillgång till vatten är ett ambitiöst mål. 100 miljarder US-dollar måste skaffas fram varje år. För att detta ska bli verklighet behöver vi ta alla våra resurser i anspråk genom att öka det offentliga biståndet och de resurser som tilldelas den tionde europeiska utvecklingsfonden, och genom att erhålla stöd från innovativa partner i den offentliga och privata sektorn, eller från förfaranden som utformats för att kvitta skulder mot investeringar.
Till sist frågan om förvaltningen. Vattenpolitiken måste utvecklas så att den innebär demokrati och deltagande och omfattar användare, civila samhällen och kvinnornas roll, och som förvaltas på lokal nivå. En prispolitik måste genomföras som garanterar de mest underprivilegierade medborgarna tillgång till vatten till priser som de har råd med. Jag hoppas att kommissionen kommer att kämpa för dessa riktlinjer vid världsforumet i Mexico City.
Karin Scheele (PSE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot! Ni sa att inga nya ståndpunkter kommer att tas upp vid det fjärde världsforumet för vatten. Det som står klart är att ni kommer att ha mycket att göra. Ni beskrev rättigheten att ha tillgång till vatten som en mänsklig rättighet, men det är just vad som tvistades om vid det senaste världsforumet för vatten. Orsaken till konflikten var en tvist om huruvida tillgången till rent vatten var en mänsklig rättighet som måste garanteras av staten, eller ett behov som marknaden skulle uppfylla. Trots massiva protester från de närvarande förkämparna vägrade ministrarna vid forumet att säga något i sitt slutliga uttalande om att tillgång till vatten är en rättighet. Jag önskar er lycka till i Mexico City med att få vatten erkänt som en mänsklig rättighet.
När det gäller själva det förestående världsforumet för vatten måste vi också fundera över vilken demokratisk legitimitet det har. Det organiseras av Världsvattenrådet, som huvudsakligen domineras av den privata industrin. Eftersom dess ordförande är chef för ett dotterföretag till franska vattenbolag, måste vi naturligtvis fråga oss i vilken omfattning det påverkas av industrin, och hur användbara de lösningar är som det kan komma med. Det jag skulle vilja se – kanske vid ett kommande möte med FN, som skulle ha lämplig demokratisk legitimitet – är debatter som hålls utan massiv påverkan från företag som berikar sig själva genom vattenförsörjning och sanitära åtgärder i många länder i hela världen.
Stavros Dimas,
– Herr talman! Debatten har visat att vi i flera hänseenden har samma syn på världsforumet för vatten, och jag hoppas att kommissionen kommer att dra fördel av att delta i diskussionerna. Som jag tidigare nämnde väntar vi oss inte att beslut kommer att fattas, vare sig de behövs eller inte. Även om vi inte förväntar oss några beslut kommer det naturligtvis att hållas en seriös diskussion och ske ett utbyte av åsikter från hela världen om dessa mycket viktiga frågor, vars betydelse ni också betonade.
Vi kommer i synnerhet, hoppas jag, att ta upp frågan om lokala åtgärder, som det fjärde världsforumet för vatten kretsar kring, och vi förväntar oss att intressanta idéer om vattenhantering läggs fram. Jag vill nämna att vi under detta år har kommit i gång med finansieringen av de första planerna, och att vi i juni kommer att inleda finansieringens andra etapp. Vi hoppas och strävar efter att 10 miljoner människor därigenom ska ha tillgång till dricksvatten år 2010 och att 5 miljoner människor ska ha tillgång till sanitetstjänster.
Jag vill tacka så mycket för ert visade och uttryckta intresse, och jag hoppas att vi tillsammans – i nära samarbete – ska kunna främja gemensamma insatser när det gäller denna för mänskligheten så viktiga fråga.
Talmannen.
Jag har mottagit sex resolutionsförslag(1), som ingetts i enlighet med artikel 108.5 i arbetsordningen.
Debatten är avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum på onsdag.
Talmannen.
– Nästa punkt på föredragningslistan är ett betänkande (A6-0027/2006) av Dimitrios Papadimoulis för utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet om förslaget till rådets förordning om inrättande av ett snabbinsats- och beredskapsinstrument för allvarliga olyckshändelser (KOM(2005)0113 – C6-0181/2005 – 2005/0052(CNS)).
Stavros Dimas,
– Herr talman! Jag vill börja med att tacka Europaparlamentet, och i huvudsak utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet samt föredraganden Dimitrios Papadimoulis, för det synnerligen utomordentliga betänkande som vi i dag debatterar.
Målet med kommissionens förslag om att inrätta ett snabbinsats- och beredskapsinstrument för allvarliga olyckshändelser är att garantera en gemensam finansieringsram för räddningstjänståtgärder. Dessa snabbinsatser och beredskapsåtgärder täcks för närvarande av olika finansieringsinstrument, såsom handlingsprogrammet eller gemenskapens räddningstjänstmekanism.
Vad som emellertid är ännu viktigare är att man i förslaget till finansieringsinstrument har tagit hänsyn till kraven från Europaparlamentet och rådet att förstärka insatskapaciteten inom EU:s räddningstjänstsektor. För att ytterligare kunna utveckla samarbetet inom räddningstjänstsektorn krävs att man förstärker det arbete som redan har genomförts och att nya åtgärder inleds.
I detta sammanhang bör två förnyelser framhållas: för det första föreslår vi en finansiering av kostnaderna för hjälptransporter inom ramen för räddningstjänsten. Vid ett flertal tillfällen står vi inför situationer där hjälp finns att tillgå men medel saknas för att hjälpen ska nå olycksplatsen. Detta leder till att hjälpen antingen inte kommer fram överhuvudtaget eller att den kommer fram för sent. Därför föreslår vi att kommissionen ska få möjlighet att hyra de nödvändiga transportmedlen, antingen från tredjeländer eller från privata företag.
Det förekommer ett liknande problem när det gäller räddningstjänstens utrustning: vid nödsituationer som drabbar flera europeiska länder samtidigt, såsom skogsbränder under sommaren eller översvämningar under våren, eller till och med samtidiga terrorhot över hela EU, kan medlemsstaterna stå inför svårigheter när det gäller att tillhandahålla hjälp till en annan medlemsstat eftersom de är tvungna att inrikta sig på de egna behoven. I sådana fall bör gemenskapen kunna hjälpa de berörda medlemsstaterna. Följaktligen föreslår kommissionen att ett nätverk för kompletterande finansiering inrättas på gemenskapsnivå, vilket gör det möjligt att hyra extra utrustning.
Ambitiösa men nödvändiga reformer, såsom de vi i dag diskuterar, kräver definitivt betydande ekonomiska resurser och, för att citera Demosthenes: ”Pengar är roten till allt.”
Kommissionen är förvissad om att Europaparlamentet förstår betydelsen av den nytta som följer av dessa reformer, vilket också framgår av det betänkande som vi i dag diskuterar. Ett förstärkt samarbete inom räddningstjänstsektorn kommer att leda till bättre skydd för EU:s medborgare och för befolkningarna i tredjeländer. Detta är det enda sättet att se till att gemenskapen kan tillhandahålla en mer samordnad, effektiv och omedelbar hjälp till det land som berörs av en omfattande kritisk situation.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL ),
. – Herr talman! Jag håller med Stavros Dimas om att vi behöver göra mer för att förstärka och effektivisera EU:s åtgärder när det gäller att hantera omfattande naturkatastrofer, både sådana som berör själva EU, såsom översvämningar, torka eller bränder, och andra naturkatastrofer utanför EU:s gränser, såsom tsunamin eller orkanen i Mississippi och Louisiana. Vi vill därför att vi tillsammans vidtar fler och bättre åtgärder. Om vi lyckas bemöta EU-medborgarnas krav på ökad säkerhet och livskvalitet kan vi också uppnå omfattande besparingar, eftersom en effektivare EU-mekanism kan leda till sparade resurser inom varje enskild medlemsstat.
Jag vill framhålla att den utmaning som ligger framför oss innebär ett upprättande av en effektiv räddningstjänstmekanism. Om vi ska lyckas med detta behöver vi, förutom det som Demosthenes helt riktigt talade om för omkring 2 500 år sedan, även rådets instämmande. Rådet måste öka de tillgängliga resurserna. Kommissionen och rådet är överens om att vi också behöver hitta sätt för att förstärka våra hjälpinsatser till krissituationer utanför EU:s gränser. Följaktligen måste vi också finansiera dessa resurser, och om vi gör fler och mer djupgående satsningar på att förstärka vårt samarbete redan nu kan vi också undvika otaliga dödsfall och svåra skador på egendom, som skulle bli mycket mer kostsamt för unionens budget att hantera i ett senare skede.
Jag vill tacka skuggföredragandena från samtliga politiska grupper för det utmärkta samarbete som vi har haft inom ramen för utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet, och som har lett till att mitt betänkande och vissa ändringar i kommissionens ursprungliga förslag har antagits nära nog enhälligt, med 49 röster för och endast 1 röst mot.
Mina ändringsförslag, som antogs av miljöutskottet och som finns med i betänkandet, är inriktade på fyra huvudpunkter.
Den första punkten gäller en ändring av den rättsliga grunden, vilket skulle göra det möjligt för Europaparlamentet att sätta saker och ting i sitt rätta sammanhang och, vad viktigare är, att inte enbart inskränka sig till att ha en rådgivande roll utan att delta i medbeslutandeförfarandet. Därigenom skulle denna institution, som står närmare EU:s medborgare, också kunna utöva större inflytande på beslutsfattandet.
Den andra förändringen är att utvidga instrumentets tillämpningsområde till att omfatta förebyggande åtgärder. Det är underförstått att en integrerad hantering av situationer som har vållats av naturkatastrofer måste omfatta satsningar på förebyggande åtgärder, förutom snabbinsatser och beredskapsåtgärder. De förebyggande åtgärderna är en av förutsättningarna för att ta itu med problemet, och det gläder mig att vi i denna fråga har samma uppfattning som både kommissionen och rådet.
Detta gäller också den tredje punkten, det vill säga behovet av att utvidga instrumentet och dess åtgärder till länder utanför EU, eftersom naturkatastrofer inte känner några gränser.
Det fjärde ändringsförslaget är att utvidga instrumentets tillämpningsområde till att omfatta folkhälsan, vilket är särskilt viktigt vid en tidpunkt då det finns en allvarlig risk för en fågelinfluensapandemi.
Avslutningsvis vill jag att vi, med samma enhällighet som i miljöutskottet, utnyttjar morgondagens omröstning till att sända ett tydligt budskap både till EU:s medborgare och till rådet, på samma sätt som vi även tidigare har gjort med en rad förslag om naturkatastrofer och olyckor orsakade av mänsklig verksamhet. Budskapet är nödvändigt eftersom det kommer att hjälpa oss att åstadkomma ett samarbete mellan de tre institutionerna så att vi snabbt kan uppnå ett positivt resultat.
Marcello Vernola,
. – Herr talman, mina damer och herrar! Till följd av det som Dimitrios Papadimoulis sa beträffande de tillägg som utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet har gjort till kommissionens förslag, genom principen att utvidga förordningens tillämpningsområde till att omfatta marina föroreningar, vill jag tillägga att det för närvarande inte finns några andra specifika instrument som är utformade för att hantera följderna efter en katastrof till havs.
Efter att ha uttryckt ett nästan enhälligt stöd för Dimitrios Papadimoulis arbete godkände utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet vissa andra specifika ändringsförslag som jag lade fram, däribland miljöfrågornas centrala karaktär när det gäller hanteringen av katastrofer. Kommissionen har uppmanats att, inom räckvidden för gemenskapens olika instrument och mekanismer på räddningstjänstens område, se till att fästa större uppmärksamhet vid dessa regioner som är isolerade och mer avlägsna till följd av dess geografiska, territoriella och socioekonomiska egenskaper. Kommissionen har också uppmanats att integrera räddningstjänstens insatser i undervisningsmoduler och i kommunikations- och informationskampanjer, i syfte att öka kunskapen om behovet av att förebygga, förbereda för och snabbt hantera allvarliga olyckshändelser, samt att garantera att det civila samhället görs delaktigt i de förebyggande åtgärderna och i beredskapsåtgärderna. Vi behöver med andra ord inrikta oss på de unga och på utbildningen i skolorna.
Ett sista viktigt ändringsförslag godkändes av utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet, nämligen det som hade utformats för att höja volontärarbetets profil, vare sig detta utförs av grupper eller av enskilda medborgare. Volontärerna kan tillhandahålla livsnödvändiga tjänster i frånvaron av den räddningstjänst som skulle kunna vara fördröjd efter en större katastrof. Jag anser att man i förordningen, i och med dessa förslag, antar ett vidare perspektiv när det gäller hanteringen av allvarliga nödsituationer.
Åsa Westlund,
. – Herr talman! Tack Papadimoulis för ditt omfattande arbete med detta betänkande.
Vi lever i en tid då katastrofer tycks bli allt vanligare. För några år sedan drabbades Iran av en fruktansvärd jordbävningskatastrof. Jag minns det väldigt tydligt eftersom jag varje dag kunde se på tv att de inte fick någon hjälp med att gräva fram de levande som låg under ruinerna. För drygt ett år sedan drabbades Sydostasien av en flodvågskatastrof som också slog hårt mot mitt eget land. Det finns berättelser från denna katastrof om hur vissa av EU:s medlemsländer räddade sina egna medborgare men lämnade andra människor sittande bredvid åt sitt öde.
Klart är i alla fall att räddningsinsatserna hade fungerat bättre om EU-samarbetet hade fungerat bättre. Det är också sant att hjälpen också hade kunnat fungera bättre vid de tillfällen som EU:s medlemsstater har drabbats av stora översvämningar, skogsbränder osv. Denna typ av katastrofer kommer dessutom antagligen att bli vanligare i takt med att klimatförändringarna ökar. Därför är detta instrument extremt viktigt.
Vi socialdemokrater har lagt särskild tonvikt på att detta instrument måste fungera både inom och utanför EU. Delvis med hänsyn till att våra egna medborgare ofta befinner sig utanför unionen, men framförallt av solidaritet med andra människor. Vi tycker också att det är väldigt viktigt att EU här samarbetar även med FN, som då är den naturliga organisationen.
Vi har också lagt ett eget ändringsförslag om budgeten för detta instrument, som vi hoppas att alla kan stödja eftersom det säger det självklara att budgeten är beroende av förhandlingarna om budgetplanen. Vi stödjer också föredraganden när det gäller rättslig grund och när det gäller att utvidga instrumentet till att även gälla katastrofer som berör folkhälsan.
Om vi behöver prioritera i det fortsatta budgetarbetet så är det de direkta insatserna och deras förberedelser såväl inom som utanför EU som kommer vara det viktigaste för oss socialdemokrater.
Sajjad Karim,
. – Herr talman! Den tragiska tsunamikatastrofen i Sydasien bidrog till att allmänheten för första gången fick upp ögonen för att liknande mycket ovanliga händelser kunde utgöra ett möjligt hot mot våra hem och försörjningsmöjligheter. Bara några veckor senare och om än i mindre skala gav en kraftig storm i Carlisle, en stad i min valkrets, i förening med orkanvindar och höga tidvattenstånd, upphov till ovanligt häftiga regn som ledde till att fördämningar raserades och att 3 000 hem och hundratals företag översvämmades. Två äldre damer drunknade i sina sängar, och tusentals människor tvingades att lämna sina hem, några i flera månader.
Jag berördes lika djupt av förödelsen i Carlisle som av efterspelet till tsunamin och jordbävningen i Sydasien några månader senare. EU drabbades i samtliga fall av personliga tragedier, eftersom semesterfirare från våra länder i Sri Lanka och Thailand spolades bort, och släkt och vänner i Pakistan och Kashmir försvann i spillrorna.
En positiv sak i det hela var att vi stärktes i vår kollektiva tro på styrkan i den globala gemenskapen genom att enorma hjälpinsatser och bevis på välvilja kom från såväl regeringar som enskilda människor. Olyckan tog fram det bästa hos människan. Även de mest välvilliga drabbas emellertid av utmattning, och i november, när invånarna i Kashmir ställdes inför en andra våg av dödsfall och svåra lidanden, blev det uppenbart att givarsamfundet inte kan förväntas reagera beslutsamt när den politiska viljan saknas.
EU:s snabbinsats- och beredskapsinstrument måste bidra till att täppa till denna lucka och på nära håll samarbeta med motsvarande system inom FN i syfte att dra fördel av de samordnade resurserna och se till att vi kommer till undsättning när våra vänner behöver oss. Mot bakgrund av klimatförändringens konsekvenser måste vi inse att mycket allvarliga och ovanliga olyckor kommer att inträffa allt oftare framöver.
I Carlisle har vi infört en ny strategi för att hantera översvämningar, som innebär att vi bereder plats för vattnet och initierar integrerade pilotprojekt för vattenavlopp i städerna för att på så sätt undersöka hur vi på ett bättre sätt kan hantera översvämningshotet. Det viktigaste är det förebyggande arbetet, och miljöfrågorna, exempelvis en sund förvaltning av naturresurser som skogar och våtmarker, intar en central ställning för att undvika katastrofer och lindra konsekvenserna för människor, hem och försörjningsmöjligheter.
Vilka förebyggande åtgärder som än vidtas och hur stora belopp som än satsas är det orealistiskt att tro att katastrofer helt kan undvikas. Vi måste dra lärdom av dem. Avsevärda belopp måste satsas på varningssystem, kartläggning av risker och kampanjer riktade mot allmänheten i syfte att göra medborgarna medvetna om riskerna.
Vi måste se till att såväl de förebyggande insatserna som vattenmagasinen och varningssystemen för naturkatastrofer i Europa och övriga världen är rejäla och pålitliga, och ge alla medborgare, från Carlisle till Kashmir, de bästa förutsättningarna för att förebygga, skaffa sig beredskap inför och hantera katastrofer.
Parlamentet har genom betänkandet avsevärt förbättrat kommissionens förslag, och jag kan oförbehållsamt tillstyrka att kammaren antar det.
Satu Hassi,
. – Mina damer och herrar! Jag vill tacka Dimitrios Papadimoulis för hans utmärkta arbete. När vi talar om EU:s möjligheter att hantera katastrofer bör vi komma ihåg att antalet väderrelaterade katastrofer under det senaste decenniet har ökat, och att de väntas öka ytterligare till följd av klimatförändringen. Följaktligen är minskade utsläpp av växthusgaser den viktigaste åtgärden för att minska antalet förödande översvämningar och stormar i framtiden.
Sedan 1990 har det varje år inträffat minst tjugo väderrelaterade händelser som har rubricerats som större katastrofer, en siffra som endast har förekommit under tre av de tjugo åren dessförinnan. Sedan 1990 har, enligt försäkringsbolagens statistik, de årliga skadorna till följd av väderrelaterade katastrofer mer än fördubblats och de utbetalade ersättningarna fyrdubblats. Enligt forskare blir stormar och översvämningar inte bara allt vanligare, utan ökar också i omfattning. Världsnaturfonden publicerade nyligen en undersökning som visar att klimatförändringen bidrar till antalet stormar i Europa, främst runt Nordsjön, på Brittiska öarna, i Nederländerna och i Frankrike. De högsta vindstyrkorna skulle kunna öka med så mycket som 15 procent före århundradets slut. Erfarenheter visar att i Förenade kungariket skulle en sådan stigande vindstyrka kunna öka skadorna till följd av oväder med 50 procent, och i Nederländerna skulle en sexprocentig ökning av vindstyrkan leda till fem gånger så stora skador, på grund av landets benägenhet för översvämningar. Mina damer och herrar! Vi måste med andra ord förstå att klimatskyddet är en avgörande faktor för att kunna minska antalet väderrelaterade katastrofer i framtiden.
Irena Belohorská (NI ).
– Mina damer och herrar! Även jag vill ansluta mig till dem som har tackat vår kollega, ledamot Dimitrios Papadimoulis, och uttrycka min uppskattning för hans insatser i utarbetandet av detta betänkande. EU har nyligen upplevt ett ökat antal naturkatastrofer samt teknik- och industrirelaterade katastrofer. Jag samtycker till, och stöder fullständigt, idén om kombinerade insatser för att förhindra dessa katastrofer och för att säkerställa snabba insatser efter en inträffad katastrof. Båda åtgärderna är i själva verket oskiljaktiga, men vi kan bara tala om förebyggandet av en potentiell katastrof om den verkligen går att identifiera innan den inträffar. Många katastrofer är omöjliga att förutsäga, och som sådana kan de inte förhindras. Följaktligen kan vi bara ta itu med följderna av en katastrof.
Det gläder mig att mina ändringsförslag till betänkandet har antagits. Förordningens huvudsakliga syfte är att skydda människor, men det är också nödvändigt att specificera hur skyddet är utformat, i synnerhet skyddet av folkhälsa och säkerhet. Av samma skäl skulle det vara lämpligt att i enlighet med solidaritetsprincipen ta med tredjeländer i denna process. Vi måste inse att naturkatastrofer samt teknik- och industrirelaterade katastrofer och terrorattacker inte känner några gränser.
Jag vill framhålla att det också är nödvändigt att skydda gemenskapens ekonomiska intressen, och därför rekommenderar jag att artikel 12 i förslaget ändras enligt följande: ”Om en mottagare av ekonomiskt stöd inte kan dokumentera på ett tillfredsställande sätt hur biståndet har använts, och om mottagaren efter begäran inte kan visa att biståndet har använts i enlighet med förordningen så bör en återvinningsåtgärd vidtas. Kommissionen måste, snarare än kan, avbryta det ekonomiska biståndet och kräva att det utbetalade stödet återbetalas.”
Richard Seeber (PPE-DE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot! Även jag vill tacka föredraganden för hans utomordentliga arbete. Det framgår tydligt av omröstningens resultat att han har samarbetat med samtliga grupper och talat som företrädare för hela parlamentet.
Jag vill också tacka kommissionen för sin helhetssyn på insatser i samband med kriser och på hanteringen av naturkatastrofer. Det instrument för snabba insatser i samband med kriser som behandlas är trots allt bara en del av den övergripande ram inom vilken EU försöker få bukt med katastrofer eller hitta vägar för att hantera dem. Apropå detta kan jag också nämna att även jag kommer från en region som har drabbats av översvämningar, och att kommissionen i fredags utlovade en ansenlig summa pengar för att mildra konsekvenserna av katastrofen. Så låt mig ta tillfället i akt och uttrycka min tacksamhet över den europeiska solidariteten.
Det är mycket viktigt att vi följer föredragandens rekommendation och förändrar den rättsliga grunden. Jag anser också att artikel 175 är lämplig att använda som redskap för att skapa en passande rättslig grund till detta instrument. Jag tycker också att det är viktigt att tillämpningsområdet utvidgas till att omfatta förebyggande åtgärder, räddningstjänst i tredjeländer samt förorening av havet.
Generellt sett ger detta oss en möjlighet att bemöta EU-medborgarnas farhågor och problem genom att tillhandahålla bistånd snabbt och utan byråkrati. Här kan gemenskapen verkligen bli synlig, och instrumentet bör användas i detta syfte. Det gagnar inte någon att EU förväntar sig att allmänheten ska gå igenom komplicerade byråkratiska förfaranden eller vända sig till kommittéer som ännu inte har sammanträtt, när den egentligen behöver snabb och obyråkratisk hjälp. Med sådan hjälp skulle EU kunna uppnå mycket mer än med kostsamma informationskampanjer som bara leder till att man skjuter över målet.
Jag vill avsluta med att påpeka att den franske statsmannen Charles Maurice de Talleyrands uttalande om behovet av en inte alltför stor iver är ytterst olämpligt i detta sammanhang; man kan inte bli nog ivrig när det gäller att mildra konsekvenserna av naturkatastrofer.
Edite Estrela (PSE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag vill också börja med att gratulera föredraganden till hans utmärkta betänkande.
Som tidigare talare nämnt har antalet naturkatastrofer ökat under de senaste åren, bland annat på grund av klimatförändringen, skador på miljön och avsaknad av fysisk planering. För att snabbt och effektivt kunna hantera allvarliga olyckshändelser har EU en rad instrument till sitt förfogande, såsom denna förordning, som fortfarande utarbetas.
De fruktansvärda naturkatastrofer som inträffade under sommaren 2005 – kraftiga översvämningar i Centraleuropa, svår torka i Sydeuropa och bränder som förstörde tusentals hektar skog i mitt hemland Portugal och i Spanien – kräver lämpliga och snabba förebyggande åtgärder och snabba insatser på räddningstjänstens område.
Under de arbetsmöten med lokala, regionala och nationella myndigheter i de sex länder som drabbades av naturkatastrofer, och som jag besökte i egenskap av föredragande för utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet för initiativbetänkandet om naturkatastrofer, framfördes alltid krav på förenklingar och flexibilitet. För att kunna hjälpa berörda samhällen måste gemenskapens instrument för katastrofinsatser förenklas och tillämpningsreglerna bli mer flexibla. En förstärkt samordning på EU-nivå och, givetvis, ett ökat ekonomiskt stöd rekommenderades också.
Stavros Dimas,
– Herr talman! Jag tackar Europaparlamentets ledamöter för deras mycket konstruktiva inlägg. Ni har lagt fram en rad mycket viktiga ändringsförslag som har utformats för att stärka räddningstjänstens möjligheter på EU-nivå och som gäller förebyggande åtgärder, behovet av att skydda finansieringen av räddningstjänstens insatser i tredjeländer samt ett effektivt system för tidig varning. Kommissionen stöder majoriteten av de föreslagna ändringarna.
Jag vill särskilt kommentera de förebyggande åtgärderna. Det är värt att notera att särskilda aspekter av de förebyggande åtgärderna, såsom förhindrande av skogsbränder eller översvämningar, redan täcks av gemenskapens särskilda finansieringsinstrument. Kommissionen vill undvika en överlappning med redan befintliga finansieringsinstrument. Inte desto mindre erkänner vi behovet av att stärka förebyggandets allmänna aspekter inom ramen för räddningstjänsten, och därför tar vi gärna med de föreslagna ändringarna i förslaget till finansieringsinstrument.
Även om kommissionen emellertid kan godkänna de flesta av ändringsförslagen, finns det några som vållar problem och som inte kan godkännas i sin nuvarande form.
För det första anser kommissionen att det inte är nödvändigt att ersätta den rättsliga grunden med artikel 175.1 i fördraget för ett finansieringsinstrument för räddningstjänsten. Eftersom fördraget inte omfattar någon särskild rättslig grund för räddningstjänsten har artikel 308 i Fördraget om upprättandet av Europeiska gemenskapen alltid använts i detta syfte. De befintliga finansieringsinstrumenten för räddningstjänsten, handlingsprogrammet och gemenskapens räddningstjänstmekanism grundar sig på denna artikel. Den föreslagna rättsliga grunden avser dessutom miljöskydd och folkhälsa, medan räddningstjänstens verksamhet också bör omfatta skyddet av människor och egendom, däribland kulturarvet.
När det gäller att integrera insatser vid nödsituationer utanför EU i finansieringsinstrumentet är kommissionen enig med Europaparlamentet om behovet av att skydda denna typ av finansiella åtgärder.
Kommissionen har beslutat att skilja finansieringen av interna gemenskapsåtgärder från externa åtgärder genom att anta separata rättsliga instrument. Härigenom täcks de räddningstjänståtgärder som vidtas i de länder som deltar i räddningstjänstmekanismen av finansieringsinstrumentet för snabba insatser, medan räddningstjänstens insatser i tredjeländer kommer att finansieras genom stabilitetsinstrumentet.
I alla händelser, för att stabilitetsinstrumentet ska utgöra en tydlig grund för finansieringen av denna typ av insatser utanför EU är det nödvändigt att insatserna omfattar en uttrycklig hänvisning till räddningstjänsten.
Detta är den fråga där kommissionens ståndpunkt avviker från Europaparlamentets betänkande. Jag vill emellertid betona att dessa meningsskiljaktigheter inte får överskugga vårt gemensamma mål, som är mycket, mycket viktigt. Vi instämmer helhjärtat i Europaparlamentets strävan att utveckla en starkare EU-mekanism för räddningstjänstinsatser, både inom och utanför Europeiska unionen, och vi instämmer i behovet av en ökad finansiering. På denna punkt vill jag verkligen tacka för ert stöd.
Jag vill emellertid framhålla att räddningstjänsten och den mekanism vi har i kommissionen, med dess befintliga instrument, resurser och kompetens, hanterade förra årets kriser mycket bra. De kriser som jag syftar på var bland annat olika bränder i till exempel Portugal, samt översvämningar i länder såsom Bulgarien och Rumänien. Vi genomförde tretton sådana insatser, och under de två mycket allvarliga kriserna i Sydostasien i samband med tsunamin var Europeiska unionen, genom räddningstjänstmekanismen, först med att skicka representanter till området. EU reagerade också på den förödelse som vållades av orkanen Katrina genom att ge de behöriga myndigheterna i Förenta staterna det bistånd som unionen tre dagar tidigare hade föreslagit. Det var givetvis därför vi fick det betydelsefulla positiva omnämnandet från Europeiska rådet. Det kan också vara bra att vi erinrar oss och framhåller vissa omständigheter som har inträffat under de – och jag betonar – befintliga mekanismerna. Naturligtvis bör vi, vilket framgår av Dimitrios Papadimoulis betänkande, stärka räddningstjänsten.
Jag vill gärna lämna in den fullständiga förteckningen över kommissionens ståndpunkter när det gäller ändringsförslagen till parlamentets sekretariat(1). Jag vill också återigen tacka föredraganden och alla ledamöter för deras förslag.
Talmannen.
– Debatten är avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum i morgon.
Véronique Mathieu (PPE-DE ). –
Den senaste tidens våldsamma naturkatastrofer påminner oss om hur sårbara våra samhällen är för risker i naturen: under 20 år har 1,5 miljoner människor i världen dött till följd av naturkatastrofer. För att hanteringen av detta problem ska bli så effektiv som möjligt måste vi agera förutseende genom riskbedömningar, förebyggande åtgärder, utbildning och information till allmänheten.
EU gav högsta prioritet åt förebyggande åtgärder och katastrofbistånd genom att upprätta ECHO 1992, Dipecho-programmet 1996 och EU:s solidaritetsfond 2002. EU beslutade dessutom 2005 att skapa en europeisk samordningsstruktur genom vilken man skulle kunna anlita en europeisk frivilligkår för humanitärt bistånd.
Kommissionen föreslår att upprätta en ny snabbinsats- och beredskapsmekanism för allvarliga olyckshändelser för perioden 2007–2013, och vi gläder oss givetvis åt detta. Den rättsliga grunden för denna mekanism bör emellertid ändras till att gälla artikel 174, som omfattar medbeslutande. Vidare bör de förebyggande åtgärderna utvidgas till att omfatta räddningstjänst i tredjeländer och föroreningar till havs. Slutligen måste budgeten för denna mekanism garantera att katastrofbiståndet blir så effektivt som möjligt när det gäller både flexibilitet och engagemang, och gemenskapens solidaritet måste synas bättre både inom och utanför EU.
Jag konstaterar med tillfredsställelse att kommissionen kan godta 52 ändringsförslag helt, delvis eller i princip. Det gäller ändringsförslagen 1, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 16, 17, 18, 23, 24, 25, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 43, 44, 45, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 66, 67, 68, 69, 70, 73 och 75.
Kommissionen kan inte godta följande ändringsförslagen 2, 3, 4, 13, 14, 15, 19, 20, 21, 22, 26, 27, 35, 42, 46, 53, 54, 63, 64, 65, 71, 72 och 74.
Talmannen.
– Nästa punkt på dagordningen är ett betänkande (A6-0044/2006) av Marios Matsakis för utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet om gemenskapens kvicksilverstrategi (2005/2050(INI)).
Marios Matsakis (ALDE ),
. – Herr talman! Jag vill börja med att tacka samtliga skuggföredraganden för det mycket konstruktiva samarbete som jag fått del av vid utarbetandet av betänkandet. Jag tackar också alla som lade fram ändringsförslag och som bidrar till debatten om innehållet i strategidokumentet.
Kvicksilver och kvicksilverföreningar är mycket giftiga för människor och vilda djur. När kvicksilver i miljön ändrar form till metylkvicksilver, som är den giftigaste formen, tar det sig lätt genom blod-hjärnbarriären och kan orsaka svåra neurologiska skador. Det tar sig även snabbt in i moderkakan och kan därmed påverka hjärnans utveckling hos fostret. Kvicksilver utgör ett globalt hot, eftersom det färdas långa sträckor genom atmosfären, tar sig över nationsgränserna och förorenar såväl europeisk som global livsmedelsförsörjning i en omfattning som gör det till en betydande risk för folkhälsan.
Eftersom Europeiska unionen är världens största exportör av kvicksilver är det helt klart en ekonomisk, politisk och moralisk plikt för EU att inta en ledande roll när det gäller att hantera globala kvicksilverproblem. Åtgärder från EU:s sida, liksom ett internationellt engagemang, är nödvändiga för att skydda miljön och människors hälsa. Gemenskapens kvicksilverstrategi med dess integrerade synsätt är därför ett viktigt bidrag i kampen mot detta globala hot.
Kommissionens meddelande mottas i huvudsak positivt i betänkandet, och den övergripande inriktningen understryks, som syftar till att minska och slutligen fasa ut utsläppen av, samt tillgången och efterfrågan på, kvicksilver på EU-nivå samt att hantera kvicksilveröverskotten och skydda mot exponering.
I strategin behandlas framför allt frågor som gäller införandet av ett effektivt exportförbud och säker förvaring, gränsvärden för kvicksilverutsläpp från förbränningsanläggningar och annan därmed sammanhängande verksamhet, förbud mot kvicksilver i mät- och kontrollutrustning där så är möjligt, insamling och hantering av kvicksilveravfall, tillhandahållandet av tillräcklig information och övervakning av utsatta befolkningsgrupper samt stöd och främjande av samordnade internationella insatser för att hantera kvicksilverhotet.
Rekommendationen att införa förbud mot kvicksilver vid framställning av vaccin när lämpliga och säkrare alternativ finns bör uppmärksammas. Lägg också märke till att instrument av historisk betydelse är undantagna från strategin.
När det gäller de tretton slutliga ändringsförslag som har förelagts er stöder jag ändringsförslagen 3, 4, 7, 9, 10, 11 och 12. Av särskild betydelse är enligt min uppfattning ändringsförslag 10, där min ursprungliga artikel 17 om dentalt amalgam i princip återinförs. I denna fråga vill jag framföra följande.
I artikel 17 ombeds kommissionen i huvudsak att senast i slutet av 2007 lägga fram förslag om att minska – inte omedelbart förbjuda – kvicksilveranvändning i dentalt amalgam. Skälet är att det enligt min uppfattning är helt oacceptabelt att fortsätta att använda detta potentiellt giftiga ämne i människors mun när det finns säkrare alternativ. Många tandläkare, däribland min egen, har faktiskt sedan länge upphört att använda kvicksilverhaltigt amalgam, eftersom de modernare alternativen – vita kompositfyllningar – är säkrare, mer estetiskt tilltalande och kostar lika mycket. Jag uppmanar er alltså att rösta för ändringsförslag 10.
Jag vill än en gång tacka alla som har bidragit till arbetet med betänkandet.
Stavros Dimas,
– Herr talman, mina damer och herrar! Jag vill börja med att uttrycka min tacksamhet för det mycket goda arbete som har utförts i det betänkande som vi i dag diskuterar. Jag vill i synnerhet tacka Marios Matsakis för hans utomordentligt konstruktiva och betydelsefulla bidrag.
Jag vill kortfattat kommentera det grundläggande syftet och målen med kvicksilverstrategin. Strategins grundläggande syfte är att minska kvicksilvernivåerna i miljön och minska människans exponering för kvicksilver, särskilt metylkvicksilver som finns i fisk. Kvicksilver och kvicksilverföreningar är mycket giftiga för människor, ekosystem och vilda fåglar. Höga doser kan få dödlig utgång för människan, och till och med relativt begränsade doser kan medföra allvarliga återverkningar på människors hälsa.
Strategin innehåller följande sex mål: att minska koldioxidutsläppen, att minska de tillgängliga mängderna kvicksilver genom att reducera den relativa tillgången och efterfrågan, att lösa det långsiktiga problemet när det gäller att begränsa överskott och ansamlingar av kvicksilver i produkter som fortfarande används eller som under de senaste åren har lagrats, att skydda från exponering för kvicksilver, att förbättra förståelsen för de problem som orsakas av kvicksilver och dess oundvikliga användning, samt att stödja och främja internationella åtgärder för att ta itu med kvicksilverfrågan.
Under de senaste decennierna har åtskilliga åtgärder vidtagits på gemenskapsnivå för att ta itu med kvicksilverproblemet och minska utsläppen och användningen av, samt exponeringen för, kvicksilver. Samtidigt är detta och allt det som vi hittills har gjort inte tillräckligt. Mycket mer behöver göras. Under strategins förberedelseskede ägnade kommissionen särskild uppmärksamhet åt att fastställa de viktigaste aspekterna av det kvicksilverproblem som finns kvar samt de sektorer där det skulle vara möjligt för EU att vidta ytterligare åtgärder.
De huvudsektorer som undersöktes och inom vilka man har föreslagit att vidta åtgärder på kort sikt är följande: tillförseln av kvicksilver till marknaden och kvicksilverexport, överskottskvicksilver från kloralkaliindustrin, användningen av kvicksilver i mät- och kontrollutrustning och kvicksilverutsläpp från kolförbränning. Vi får inte glömma bort att det kommer att krävas tiotals år för att helt och hållet utplåna problemet med kvicksilver. Dagens nivåer beror på tidigare kvicksilverutsläpp och det kommer att ta tid innan dessa nivåer stabiliseras, även om det inte förekommer några nya kvicksilverutsläpp.
Jag vill också betona betydelsen av gemensamma internationella åtgärder, givetvis till följd av initiativ som tas på EU-nivå. Kvicksilver är ett globalt förorenande ämne, och kommissionen avser att anordna en internationell konferens i Bryssel den 26–27 oktober i år för att stärka den drivkraft som finns på det internationella området när det gäller att ta itu med denna fråga.
Avslutningsvis vill jag återigen tacka Marios Matsakis och parlamentet som helhet för deras arbete, och jag upprepar mitt löfte om att hjälpa till att utforma en ännu strängare EU-politik för att bättre skydda hälsan och miljön.
Martin Callanan,
. – Herr talman! Jag vill tacka Marios Matsakis för det omfattande arbete han har lagt ned på betänkandet. Resultatet av omröstningarna i utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet har utmynnat i ett betänkande som är ett första steg mot en konsekvent kvicksilverstrategi och en slutlig minskning av kvicksilverhalterna i miljön. Detta är ett erkännande av det arbete som Marios Matsakis har utfört.
PPE-DE-gruppen har lagt fram två ändringsförslag till det betänkande som antogs i utskottet. Ett av ändringsförslagen, som rör traditionella mätinstrument som barometrar, innebär att de ytterligt få människor inom EU som reparerar, underhåller och återvinner barometrar tillåts fortsätta med sin verksamhet under mycket strängt kontrollerade former. Ett förbud skulle innebära slutet för den tradition av tillverkning av barometrar och den hantverkstradition som inleddes för mer än 400 år sedan i samband med att de första kvicksilverbarometrarna började användas. Om företagen tvingas att upphöra med sin verksamhet kommer människor inte att kunna få sina barometrar fackmässigt reparerade, och de kommer antagligen att slänga dem direkt i hushållsavfallet, vilket inte ligger i någons intresse.
Jag är emellertid odelat positiv till lagstiftning som syftar till att skydda allmänheten från ett så utpräglat giftigt ämne som kvicksilver, men den strategi som vi bör tillämpa i miljöfrågor måste vara rimlig och balanserad.
Ett totalförbud skulle enligt min uppfattning te sig orimligt. Barometertillverkningen sköts av ett mycket begränsat antal människor i Europa, och dessa hantverkare som är mycket väl insatta i de risker som är förknippade med arbetet med kvicksilver och måna om säkerheten, är de som är bäst skickade att arbeta för att föroreningarna minskas. Adekvata varningstexter på produkterna och licensiering av lämpliga företag skulle möjliggöra kontroll och övervakning av kvicksilveranvändningen, och därmed låta människor fortsätta att använda sina barometrar som de har gjort i århundraden utan risk för miljö och hälsa.
Det andra ändringsförslaget gäller kvicksilvercellbaserade kloralkalianläggningar. Jag antar att mina kolleger kommer att tala om detta längre fram.
María Sornosa Martínez,
. – Herr talman! Vi delar era mål, herr Matsakis! Både när det gäller att eliminera kvicksilverutsläppen på EU-nivå och att förbjuda kvicksilverexporten. Kvicksilver är i likhet med kvicksilverföreningar ytterst giftigt för människor och miljö, vilket andra talare påpekat.
Trots att EU är världens största kvicksilverexportör och att förbudet mot denna export kommer att bidra väsentligt till att hindra handeln med och minska världens överskott av denna metall, vill jag vädja till rådet att se till att EU fortsätter att delta i internationella forum och internationell verksamhet, att det fortsätter att göra bilaterala åtaganden och att genomföra projekt i samverkan med tredjeländer, särskilt inom området för tekniköverföring, för att hantera problemet med kvicksilverföroreningar. I detta sammanhang borde bindande rättsliga åtgärder vidtas på internationell nivå.
Jag vill också uppmana kommissionen att öka människors kunskap, att anordna informationskampanjer om hälsoriskerna vid exponering för kvicksilver och de miljörelaterade problem som det orsakar, för jag är rädd att medborgarna ännu inte är tillräckligt medvetna om kvicksilvrets toxicitet.
En annan fråga som oroar mig särskilt är användningen av kvicksilver i form av tiomersal i vacciner, eftersom detta skulle kunna vara skadligt för människors hälsa. Vi borde därför beakta att länder som Danmark inte har använt tiomersal i vacciner till barn sedan 1992.
Det gläder mig att man i rådets slutsatser erkänner de miljömässiga och sociala problem som följer av nedläggningen av de kvicksilvergruvor i Almadén som har varit i drift under en lång tid, samt möjligheten att använda dessa gruvor i Almadén för säker förvaring av befintliga lager av kvicksilver i metallisk form eller kvicksilver som produceras i andra hand av industrier över hela Europa, men inte av deras avfall, för att på detta sätt kunna utnyttja de infrastrukturer, den lokala arbetskraft och den tekniska expertis som redan finns.
För mig återstår det bara att tacka föredraganden och alla skuggföredragande, för de har verkligen utfört ett utomordentligt arbete.
Carl Schlyter,
. – Jag vill tacka Matsakis för ett föredömligt föredragandearbete.
Redan 1990 i Parcom-överenskommelsen kom man överens om att kloralkaliindustrin skulle fasa ut kvicksilver till 2010. Nu måste vi få till stånd ett exportförbud som träder i kraft innan dess, annars kommer den att exportera enorma mängder kvicksilver. De största lagren i Europa finns just där. Det är viktigt med ett exportförbud innan dess.
Vi talar om säkra deponier, men den näst största användningen idag är 10 centimeter från våra hjärnor. Jag fick min första amalgamfria tandfyllning för 21 år sedan. Den håller än. Det är fantastiskt bra kvalitet på den. Bara 0,05 procent av tandfyllningarna hos barn och ungdomar i Sverige idag innehåller amalgam, medan motsvarande siffra för vuxna är två procent, och det minskar stadigt. Kemikalieinspektionen i Sverige har visat att miljö och hälsa är de främsta skälen varför vi måste bli av med detta, och det finns bra alternativ. Amalgamfyllningarna står för den allra största delen av utsläppen till avloppen – ni ser här att tre fjärdelar kommer från amalgam och att den stora biten här kommer från tandläkarkliniker – så rösta för mitt ändringsförslag 10 för att slippa denna problematik. Tack ännu en gång Matsakis för ett bra jobb.
Adamos Adamou,
– Herr talman! Först och främst vill jag uttrycka mina gratulationer och min tacksamhet till Marios Matsakis för hans betänkande; han har gjort stora insatser för att införliva samtliga ledamöters ståndpunkter i förslaget till resolution.
Trots dokumentets positiva faktorer anser vi att gemenskapens kvicksilverstrategi kunde och borde ha förstärkts ytterligare. Vi anser att ett förbud mot kvicksilverexport från EU:s länder borde träda i kraft senast 2008 och inte 2010, vilket stöddes av en majoritet i utskottet.
Samtidigt vill vi betona betydelsen av att fastställa striktare bestämmelser när det gäller undantag från det förutnämnda förbudet. Undantag bör endast beviljas om det inte finns någon lämplig alternativ lösning.
Slutligen stöder vi det faktum att EU, genom att erbjuda såväl tekniskt som ekonomiskt stöd, också ska hjälpa utvecklingsländerna att avlägsna kvicksilvret.
Kathy Sinnott,
– Herr talman! Jag vill börja med att lyckönska kommissionen till beslutet att förbjuda kvicksilver. Beslutet borde ha fattats för länge sedan. Vi har länge känt till att kvicksilver är farligt. Jag vill lyckönska Marios Matsakis till ett utmärkt betänkande som är mer långtgående än kommissionens meddelande, framför allt genom att fästa kommissionens uppmärksamhet på ett av de farligaste användningssätten för kvicksilver i dag, nämligen i form av timerosal som ingår som en beståndsdel i mycket vanliga läkemedel, exempelvis influensavaccin. Sedan kvicksilver togs bort ur de vacciner som används inom barnhälsovården i Kalifornien har autismfallen kontinuerligt minskat. För första gången på mer än 20 år har emellertid minskningen mattats av betydligt. Herr kommissionsledamot! Jag ber er att se till att ett eventuellt vaccin mot fågelinfluensa kommer att vara fritt från kvicksilver.
Det finns ytterligare en kvicksilverkälla som jag vill be er att förbjuda. Regeringen i Irland förorenar det irländska vattenförrådet med hexafluorkiselsyra, en avfallsprodukt från konstgödselindustrin som förutom kvicksilver också innehåller andra giftiga ämnen som bly, arsenik, beryllium, vanadin, kadmium, radionuklider och silikon. Jag ber er att ta itu med detta.
Thomas Ulmer (PPE-DE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag vill börja med att rikta mitt varma tack till Marios Matsakis för hans positiva, konstruktiva och öppna samarbete kring detta betänkande, som håller på att förberedas för lagstiftning. Härigenom kan vi peka på vägen framåt utan att ännu fatta några slutliga beslut. Lagstiftningsåtgärderna måste komma senare.
Vid det här laget är det allmänt känt att kvicksilver är ytterst giftigt, och detta är naturligtvis ett tillräckligt skäl för att det bör avlägsnas från marknaden. Genom att sträva efter ett exportförbud från och med 2010 och en säker förvaring av det kvicksilver som har avlägsnats från marknaden ger vi de första avgörande fingervisningarna om vilken riktning vi bör gå. Det är redan uppenbart att utbytesprincipen gäller här, och detta har blivit så mycket viktigare till följd av att kvicksilver inte är biologiskt nedbrytbart. Det är således ständigt i omlopp; varje mikrogram av kvicksilvret kommer att fortsätta att komma tillbaka till människor genom livsmedelskedjan. Människor som bor vid havet och som ofta äter fisk har redan nu en kvicksilverkoncentration i sina vävnader som överskrider de tillåtna tröskelvärdena. Det är dock olyckligt att ingenting för närvarande kan göras åt detta, och att det inte heller leder till några direkta konsekvenser visar på behovet av ett absolut förbud när det gäller miljömedicin.
I dagsläget är jag också allt annat än nöjd över formuleringen som gäller amalgam i tandfyllningar, som fortfarande misstänks spela en roll för en rad tillstånd, där jag till exempel kan nämna immunsjukdomar, kronisk tyreoidit, Alzheimers sjukdom, multipel skleros, ALS, och fosterskador i livmodern. Även om experterna ännu inte har kommit fram till någon slutlig bedömning om detta anser jag att tendensen och riskerna är otvivelaktiga. Följaktligen krävs det framför allt förebyggande och vårdande insatser innan vi överväger experiment på människor. Jag kommer inte att rekommendera amalgam och kvicksilverprodukter till de personer och patienter som överlämnar sig i min vård, och jag kommer att göra mitt yttersta för att se till att kvicksilver avlägsnas från marknaden – i så stor utsträckning som möjligt och inom kortast möjliga tid.
Gyula Hegyi (PSE )
. – Herr talman! Jag är i huvudsak enig med Marios Matsakis och stöder hans utmärkta betänkande. Alla mina ändringsförslag godkändes av utskottet. Jag vill kort lyfta fram innehållet i dem.
Information till allmänheten är oerhört betydelsefull i ett fall som detta. Alla måste vara införstådda med kvicksilvrets risker för miljö och hälsa. Föroreningarna gör inte halt vid nationsgränserna, och vi måste därför också uppmana våra grannländer att införa samma stränga kvicksilverpolitik som vi. Europeiska grannskaps- och partnerskapsinstrumentet (ENPI) är ett grundläggande redskap när det gäller att uppmuntra länderna att vidta adekvata åtgärder på miljöområdet. Detsamma gäller märkning av det guld som har brutits utan användning av kvicksilver såväl inom som utanför EU.
Sist men inte minst uppmanar jag EU att se upp med dentalt amalgam. Den mest påtagliga risken bör undanröjas, men vi måste ägna mer tid åt forskning och beakta de vetenskapliga rönen. Jag anser att ett totalförbud vid denna tidpunkt skulle vara ett alltför drastiskt steg.
María del Pilar Ayuso González (PPE-DE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag vill först och främst gratulera Marios Matsakis och skuggföredragandena till deras utmärkta arbete.
Kvicksilver är ett gift som har negativa effekter på hälsan, och kommissionen föreslår därför att det förvaras säkert, samtidigt som dess användning ska minska och handeln upphöra, men såsom det med rätta anges i punkt 9 i meddelandet finns det många brister i vår kunskap om kvicksilvrets effekter på människors hälsa, om hur det sprids och ackumuleras i miljön, om dess toxicitet och om ekosystemens mottaglighet.
Jag anser att det är viktigt och att det bör prioriteras att alla dessa frågor undersöks samt att beslut fattas på vetenskapliga grunder och inte enbart på hypotetiska grunder, som ibland sprider panik och överdrivs av medierna.
Dessutom, herr kommissionsledamot, är Almadén den enda regionen i EU där kvicksilver produceras, även om gruvorna redan har lagts ned. Denna region var mycket välmående, tack vare det kvicksilver som alltsedan romartiden har utvunnits ur gruvorna, men numera är den krisdrabbad, också till följd av kvicksilvret. Regionen bör därför kompenseras genom särskilt stöd, särskilda åtgärder och infrastruktur, som delvis kan mildra effekterna av de vidtagna åtgärderna. Det är där som bland annat den säkra förvaringen av det flytande kvicksilver som kommer att avlägsnas från marknaden bör äga rum.
Kloralkaliindustrin har undertecknat ett avtal om att helt och hållet upphöra med användningen av kvicksilver senast 2020. Detta avtal måste respekteras och dess infriande övervakas.
Av intresse vill jag bara nämna att jag har bott i Almadén-regionen och att jag vid ett flertal tillfällen har hållit kvicksilver i mina händer. Jag har dessutom haft amalgam i tandfyllningar, vilket jag inte längre har av estetiska skäl, och jag kan försäkra er om att jag inte har haft några problem med hälsan, och det har inte heller de människor som lever där, än mindre djuren eller växterna, för såsom toxikologerna med rätta avgör dosen giftigheten.
Miguel Angel Martínez Martínez (PSE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot! Jag vill gratulera Marios Matsakis till hans betänkande och till det förslag till resolution som han har lagt fram för utskottet för miljö, folkhälsa och livsmedelssäkerhet. Jag vill också tacka utskottets ledamöter för deras bidrag, som har förbättrat den text som vi för närvarande debatterar.
I mer än 22 år var jag parlamentsledamot i Spanien för provinsen Ciudad Real, där Almadén och dess gruvor är belägna och där majoriteten av det kvicksilver som utvinns i Europa och i världen har producerats under tvåtusen år.
Denna region, som har gått igenom en fullständig förändringsprocess, kommer än en gång att beröras av de förbud som föreskrivs i gemenskapens kvicksilverstrategi när det gäller produktion och export av denna metall.
Utarbetandet av Marios Matsakis betänkande har följts med intresse i och omkring Almadén, och i den resolutionstext som vi i morgon kommer att godkänna bemöts förväntningarna hos mina landsmän med rekommendationer om att de bör få en betydande kompensation från EU för att säkerställa ett socialt och ekonomiskt återställande av dessa territorier.
De har också varit positivt inställda till den idé som flera gånger har nämnts här om att det planerade förvaret av kvicksilver i metallisk form som anges i gemenskapens strategi bör ligga i Almadén, eftersom det är där erfarenheten, tekniken och arbetsstyrkan finns för att med vederbörliga garantier hantera ett sådant förvar.
Jag vill ta tillfället i akt och inbjuda er, herr kommissionsledamot, att tillsammans med Marios Matsakis och mig själv åka till Almadén för att uppleva det vackra landskapet såväl som invånarnas hjärtlighet och deras EU-entusiasm för att gå vidare.
Mina damer och herrar! Tack för er förståelse och er solidaritet.
Stavros Dimas,
– Herr talman! Naturligtvis är er inbjudan välkommen. Först och främst vill jag tacka er alla för de mycket konstruktiva kommentarerna. Europaparlamentets bidrag är mycket viktigt och det är bara i nära samarbete med institutionerna som vi kommer att kunna garantera ett effektivt sätt för EU att ta itu med kvicksilvrets negativa effekter på människors hälsa och på miljön. Därför välkomnar jag det stöd som ni har uttryckt i betänkandet och i inläggen om strategin.
Jag noterar med särskild tillfredsställelse att parlamentet delar våra ståndpunkter när det gäller de huvudsakliga åtgärderna i kvicksilverstrategin. Detta utgör en mycket stark grund för att anta specifika nya åtgärder för genomförandet av strategin. Dessa åtgärder håller redan på att förberedas.
Jag vill, för att inte ta upp alltför mycket tid, säga ett par ord om de punkter som Martin Callanan tog upp. Kvicksilvrets effekter på miljön är fortfarande betydande och det finns lämpliga alternativa lösningar. Likaledes är en ändamålsenlig omställning inget problem för mindre producenter, och därför har också kommissionen föreslagit ett förbud mot användningen av kvicksilver i dessa mätinstrument. När det gäller frågan om amalgam i tandfyllningar tänker kommissionen uppmana den berörda medicinska arbetsgruppen att undersöka nya åtgärder, samt efterlysa ett yttrande från den vetenskapliga kommittén om faran för människors hälsa och för miljön.
Avslutningsvis vill jag återigen tacka parlamentet och särskilt Marios Matsakis för hans synnerligen positiva inställning till strategin. Kommissionen hoppas få fortsätta detta utmärkta samarbete med parlamentet om denna särskilt viktiga fråga.
Talmannen.
– Debatten är avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum i morgon kl. 11.30.
Talmannen.
– Nästa punkt på föredragningslistan – och den sista för dagen – är en debatt om den muntliga frågan (O-0013/2006 – B6-0012/2006) till kommissionen från István Szent-Iványi, Graham Watson och Ignasi Guardans Cambó för gruppen Alliansen liberaler och demokrater för Europa om fri rörlighet för arbetstagare och övergångsperioder.
István Szent-Iványi (ALDE ),
. – Herr talman! År 2006 har utsetts till Europeiska året för arbetstagares rörlighet. Senast den 30 april måste alla medlemsstater besluta om de ska öppna sin arbetsmarknad eller inte. Detta beslut kommer att avgöra om 2006 faktiskt blir året för arbetstagares rörlighet eller en parodi på det. Vi kan inte tolerera en situation där arbetstagare från nya medlemsstater fortsätter att vara andra klassens – och i vissa hänseenden till och med tredje klassens – aktörer på arbetsmarknaden.
Den fria rörligheten för personer är en av de fyra grundläggande friheterna och en bärande tanke för Europeiska unionen. Under marstoppmötet kommer EU:s stats- och regeringschefer att diskutera Lissabonprocessen. Lissabonprocessen kommer att misslyckas om vi inte skapar en enhetlig och flexibel arbetsmarknad. Och detta kan inte uppnås utan en liberaliserad och fri arbetsmarknad.
Kommissionen har nyligen offentliggjort en utvärdering som mycket tydligt visar att den rädsla och ängslan som lever kvar i de gamla medlemsstaterna saknar grund. Det har under lång tid funnits en rädsla för en massiv tillströmning av arbetskraft till Storbritannien, Irland och Sverige – de tre länder som har öppnat sina arbetsmarknader. Detta har inte hänt. Arbetslösheten har inte ökat i dessa länder, mot alla förväntningar.
Däremot har ”svartarbetet” minskat, statsinkomsterna ökat och företagens konkurrenskrafts förbättrats. Olagliga anställningar är fortfarande ett betydande problem i de länder som fortsätter att inskränka sin arbetsmarknad. Detta har lett kommissionen till den otvetydiga slutsatsen att vinnarna i denna process har varit de länder som haft en liberal syn på rörligheten för arbetskraft från nya medlemsstater.
Jag har hittills talat om att medborgarna i de nya medlemsstaterna är andra klassens medborgare på arbetsmarknaden. Sedan den 23 januari har de dock i ett visst hänseende faktiskt varit tredje klassens medborgare, eftersom det var dagen för ikraftträdande för det direktiv som fastslår att Europeiska unionen ska bevilja tredjelandsmedborgare som har varit lagligen bosatta inom Europeiska unionens territorium i minst fem år arbets- och uppehållstillstånd. Vi har inget emot detta. Men det betyder att även dessa medborgare är i ett mer fördelaktigt läge än arbetstagarna från nya medlemsstater.
Jag undrar därför hur kommissionsledamoten tänker rätta till detta problem och hur man kan se till att arbetstagare från nya medlemsstater inte känner sig som tredje klassens medborgare på arbetsmarknaden. Och jag vill här välkomna Finlands, Spaniens och Portugals beslut. Dessa beslut är mycket positiva för arbetskraftens liberalisering, men vi väntar på att Frankrike, Nederländerna och Belgien ska följa efter och liberalisera sina arbetsmarknader, eftersom detta ligger i allas intresse.
Franco Frattini,
. – Herr talman! Jag vill inledningsvis konstatera att det i anslutningsfördraget anges en nyanserad strategi och tydliga lösningar som medger att såväl direktivet om varaktigt bosatta tredjelandsmedborgare som övergångsbestämmelserna om fri rörlighet för arbetstagare tillämpas i full rättslig överensstämmelse. Låt mig klargöra detta mer i detalj.
Först och främst gäller det frågan om det första inträdet på arbetsmarknaden. I detta fall, och närhelst en gammal medlemsstat tillämpar övergångsbestämmelser, föreskrivs i anslutningsfördraget att medlemsstaten måste ge företräde till medborgare från de nya medlemsstaterna framför tredjelandsmedborgare när det gäller tillträde till arbetsmarknaden.
Det andra fallet gäller medborgare från de nya medlemsstaterna som redan är bosatta i en gammal medlemsstat. Även i detta fall föreskrivs i anslutningsfördraget att medborgare från nya medlemsstater som redan är bosatta och arbetar i en medlemsstat som tillämpar övergångsbestämmelser inte får behandlas mer restriktivt än tredjelandsmedborgare som också är bosatta och arbetar i medlemsstaten. Detta betyder att när en tredjelandsmedborgare enligt direktivet har beviljats varaktig bosättning fungerar anslutningsfördraget på så sätt att de gamla medlemsstaterna åläggs att behandla de medborgare från nya medlemsstater som redan lagligen bor och arbetar i länderna minst enligt de normer som garanteras i direktivet, vilket alltså innefattar rätten till fritt tillträde till arbetsmarknaden.
Samma resonemang gäller också för det tredje fallet som tas upp i direktivet, nämligen möjligheten för varaktigt bosatta tredjelandsmedborgare att flytta mellan medlemsländerna. Här gäller regeln att arbetstagare från tredje land, som är varaktigt bosatta i en ny medlemsstat, inte får behandlas mer förmånligt än statens egna medborgare. När det gäller fri rörlighet till en andra medlemsstat kan en gammal medlemsstat alltså inte ge varaktigt bosatta medborgare från tredjeland fritt tillträde till arbetsmarknaden om samma fria tillträde inte kan ges till medborgare från en ny medlemsstat. Detsamma gäller i motsvarande situationer där två gamla medlemsstater berörs. I fråga om rörlighet mellan medlemsstater gäller i båda fallen att om såväl en medborgare från en ny medlemsstat som en varaktigt bosatt tredjelandsmedborgare omfattas av nationella bestämmelser, exempelvis arbetstillstånd, innebär gemenskapsföreträdet att medborgaren från den nya medlemsstaten, som är medborgare i EU, ges företräde.
Av det ovanstående kan slutsatsen dras att de rättigheter som föreskrivs i direktivet kan förenas med bestämmelserna i anslutningsfördraget. Det är ingen idé att lägga fram förslag om ändring av bestämmelserna, eftersom det omöjligen kan bli aktuellt med en mindre förmånlig behandling av medborgare från de nya medlemsstaterna i EU.
Kommissionen håller emellertid med om att medlemsstaterna behöver få tydligare information om dessa frågor, och jag tänker därför skicka brev till samtliga medlemsstater, där jag klart och tydligt redogör för gällande bestämmelser.
Csaba Őry,
. – Herr talman! En muntlig fråga ställs till kommissionen. Frågan gäller den fria rörligheten för arbetstagare från nya medlemsstater, och man söker svar på om vissa grupper tredjelandsmedborgare, med de nuvarande regelverken, åtnjuter betydligt fler fördelar än medborgare i nya medlemsstater när det gäller möjligheten att flytta mellan medlemsstater i anställningssyfte. Om detta var sant, skulle situationen självklart vara felaktig, och vi skulle behöva rätta till den för att undvika att kränka preferensprincipen enligt ”status quo”-klausulen i anslutningsfördraget.
I artikel 21 i direktiv 2003/109/EG föreskrivs dock att tredjelandsmedborgare som har fått uppehållstillstånd för längre tid i en andra medlemsstat ska ha tillträde till arbetsmarknaden. Uttrycket ”skall ha” måste tolkas som att det inte går att vägra att utfärda ett arbetstillstånd om de berörda personerna redan har fått rätt till varaktig bosättning.
Följaktligen innefattar ett uppehållstillstånd för längre tid som har utfärdats i den andra medlemsstaten i praktiken ett arbetstillstånd. Detta betyder att tillträdet till arbetsmarknaden för tredjelandsmedborgare som kommer från andra medlemsstater är automatiskt och omöjligt att inskränka, om företagen i målstaten är beredda att ta emot dem, medan tillträdet för medborgare från nya medlemsstater otvetydigt är inskränkt och möjligt att inskränka.
Vi måste självklart välkomna målsättningen att uppnå större rörlighet och en mer flexibel och mer enhetlig arbetsmarknad. Detta är också det självklara syftet med direktiv 2003/109/EG, men uppmärksamhet måste ägnas åt ordningsföljden. Jag välkomnar personligen den argumentation som jag även har hört från kommissionsledamoten, men vill göra honom uppmärksam på att det behövs mer än bara en skrivelse. Det behövs något slags förfarandeförordning som klargör exakt vad som måste göras när en tredjelandsmedborgare och en EU-medborgare är i en konkurrenssituation. Jag menar att det behövs en mer exakt och detaljerad vägledning, vilket jag förväntar mig av Europeiska kommissionen.
Alejandro Cercas,
. – Herr talman, herr kommissionsledamot! Oaktat svaren på det som sker och de olika tolkningarna av direktivet anser jag att detta även är ett bra tillfälle att höja våra röster, och jag vill instämma med dem som anser att problemet inte kommer att lösas förrän vi slutligen avskaffar övergångsperioden. Låt oss hoppas att den avskaffas snarast möjligt, så att alla EU-medborgare blir jämställda och så att vi kan göra arbetskraftens rörlighet till ett viktigt instrument för vår konkurrenskraft, vår sysselsättning och byggandet av Europeiska unionen.
Jag vill därför ansluta mig till dem som efterlyser en politik med öppna dörrar, och ju förr en sådan politik blir verklighet, desto bättre. I detta hänseende anser jag – och som spanjor är jag glad över detta – att den spanska regeringens tillkännagivande om att restriktionerna under övergångsperioden ska hävas är mycket viktigt.
Vi gör detta, herr kommissionsledamot, eftersom vi har viss erfarenhet som invandrar- och utvandrarland. Vidare har vi under dessa två år återigen tydligt sett att de restriktioner som EU-15 har infört för länderna i Central- och Östeuropa måste hävas av rättvise- och solidaritetsskäl, men även av förnuftsskäl – i dag mer än någonsin, detta år för rörlighet.
Vi måste först betrakta saken från rättvise- och solidaritetssynpunkt. Vi spanjorer har också en sjuårig övergångsperiod bakom oss, och vi kände oss förödmjukade och orättvist behandlade i en situation som var oberättigad, eftersom många av de främlingsfientliga och rasistiska argumenten visade sig felaktiga. Det blev aldrig någon lavin av arbetstagare. Spanska arbetstagare skapade aldrig problem i värdländerna – tvärtom.
Under de senaste två åren har vi sett samma sak hända med arbetstagarna från de nya medlemsstaterna. De har inte skapat problem, utan löser i själva verket arbetskraftsbristerna. De förbättrar sin kompetens och förhöjer det globala begreppet EU.
Jag hoppas därför att den undersökning som Europeiska unionen har genomfört kommer att bidra till att fler länder häver restriktionerna och att den dagen kommer då EU verkligen är ett EU där alla EU-medborgare och EU-arbetstagare har samma rättigheter, eftersom detta skulle vara konsekvent, eftersom detta skulle vara utmärkt för rörligheten och eftersom EU behöver rörlighet för att vinna produktivitets- och konkurrenskraftsstriden med Förenta staterna.
Vi måste skapa denna stora marknad för fria medborgare på vilken det inte finns några problem och som, vidare, gör det möjligt för oss att förbättra vår konkurrenskraft, vår förmåga och våra medborgares liv, så att vi, förutom att lösa konkreta problem, kan skapa något av en framtidsvision om att undanröja dessa hinder.
Sophia in ’t Veld,
. – Herr talman! Jag kan instämma helt i vad den föregående talaren sa, och vill även önska kommissionsledamot Franco Frattini god kväll för tredje gången i dag. Det finns ingen anledning att förklara varför medborgare från de nya länderna bör få tillträde till arbetsmarknaden – tvärtom, faktiskt. Det är de länder som fortsätter att skydda sina marknader som måste förklara varför de fortsätter att förvägra fullt betalande EU-medborgare deras grundläggande rättigheter. Naturligtvis är det även ekonomiskt förnuftigt att häva restriktionerna.
EU-ekonomin och arbetsmarknaden behöver folk. Om vi i Europeiska unionen och på den inre marknaden vill konkurrera med stora marknader utanför Europa, kommer det att behövas dynamiska, unga, välutbildade människor som också är rörliga. Detta är något som vi alltid har strävat efter inom EU-ekonomin, så det är inte det minsta förnuftigt att behålla arbetsmarknaderna stängda. Dessutom är det en illusion att dessa restriktioner hindrar östeuropeiska arbetstagare från att komma hit, för de har varit här länge, även om de utnyttjas av mindre nogräknade arbetsgivare och lever under förnedrande omständigheter i våra länder – något som jag betraktar som en skam.
Av hänsyn till de medborgerliga rättigheterna, ekonomin och solidariteten måste restriktionerna därför hävas. Det gläder mig alltså att man i mitt hemland, Nederländerna, antagligen kommer att göra det – i alla fall tycks en majoritet vara för det – och jag vill uppmana alla medlemsstater att, under året för rörlighet, göra detsamma.
Elisabeth Schroedter,
– Herr talman! I de länder som vill behålla övergångsreglerna pågår inget annat än en skendebatt, och Tyskland är naturligtvis ett av de länderna. Faktum är att ett sätt att bli populär är att säga folk saker som inte är sanna, särskilt om du säger dem att övergångsreglerna kan skydda arbetsmarknaden. Likväl är fallet det motsatta. Övergångsreglerna håller inte de migrerande arbetstagarna borta. Eftersom de inte kan anställas lagligt, blir i stället den svarta ekonomin det enda alternativ som återstår för dem.
I Östtysklands gränsregioner, som jag kommer ifrån, spirar den svarta marknaden, och det falska egenföretagandet har ökat kolossalt, helt enkelt därför att övergångsreglerna uppmuntrar detta. Som en följd hamnar de högre lönerna under ännu större tryck. Till skillnad från lagliga anställningar kan olagliga anställningar inte kontrolleras och övervakas, vilket leder till att arbetstagare utnyttjas och diskrimineras.
Vad som behövs i EU är en välordnad arbetsmarknad styrd av miniminormer och underbyggd av principen om samma lön för samma arbete på samma plats. Övergångsreglerna innebär helt enkelt att dessa ytterst angelägna reformer och insatser skjuts upp till en annan dag. Dessutom ger de populisterna på högerkanten material till deras tal. Och framför allt undergräver de EU:s ideal. Låt mig alltså som tysk vädja om att övergångsreglerna avskaffas, att marknaden öppnas även i Tyskland och att anständiga villkor får gälla även där.
John Whittaker,
. – Herr talman! Den grundläggande svagheten i det europeiska bygget är att medlemsstaterna kommer att sätta sina egna intressen främst när de uppfattar att nationella intressen hotas. Så fungerar politiken, och glömda är då alla löften om solidaritet och skyldigheter enligt fördraget.
Det aktuella klagomålet gäller att vi inte behandlar arbetstagare från tredjeländer lika överallt inom EU, men vi har inte heller en fri marknad för tjänster eller något som tillnärmelsevis liknar en enhetlig tillämpning av Europeiska unionens lagstiftning. Det kanske mest flagranta exemplet på lagbrott utgörs av stabilitetspakten, och om budgetdisciplinen åsidosätts kommer eurovalutans dagar snart att vara räknade.
När stater uppträder olämpligt ber vi kommissionen att vidta åtgärder, men kommissionen kan inte göra särskilt mycket, och jag tvivlar på att Franco Frattinis informationskampanj kommer att göra någon skillnad. Om kommissionen kräver likabehandling av arbetstagare kommer vissa nationer ändå att säga nej, och om de övertalas att säga ja kommer de bara att hitta nya sätt att sätta sig på tvären.
Adam Jerzy Bielan,
. – Herr talman! Den situation som råder sedan den 1 januari i år är paradoxal. Å ena sidan är länderna i det så kallade EU-15 skyldiga att se till att varaktigt bosatta tredjelandsmedborgare behandlas på samma sätt som de egna medborgarna när det gäller tillträde till arbetsmarknaden. Å andra sidan utnyttjar många av just dessa länder bestämmelserna i anslutningsfördraget och upprätthåller förbudet mot fri rörlighet för arbetstagare när dessa kommer från de tio nya medlemsländerna. Detta förhållande strider mot bestämmelserna i det ovannämnda anslutningsfördraget, enligt vilket Europeiska unionens medborgare ska prioriteras och ges tillträde till arbetsmarknaden framför tredjelandsmedborgare. Man kunde ha löst problemet genom att slopa övergångsperioderna för anställning av medborgare från de nya medlemsstaterna på arbetsmarknaden i den gamla unionen. Tyvärr har endast tre medlemsstater, nämligen Irland, Sverige och Förenade kungariket, haft öppna arbetsmarknader sedan den 1 maj 2004. Två andra medlemsstater – Spanien och Portugal – har förklarat att de kommer att ha det från och med den 1 maj i år. Tråkigt nog har, i de flesta andra medlemsstater, rädslan för en förväntad tillströmning av billig utländsk arbetskraft och en påföljande förlust av arbetstillfällen segrat. Elisabeth Schroedter nämnde detta i fallet med Tyskland. En sådan rädsla är fullständigt grundlös. Europeiska kommissionens statistik visar att antalet anställda medborgare från de nya medlemsstaterna i de flesta länder har förblivit tämligen stabilt, om man jämför siffrorna före och efter utvidgningen. Med undantag för Österrike har siffran över anställda arbetstagare från de tio nya medlemsstaterna inte överstigit 1 procent av den ekonomiskt aktiva befolkningen. Inte i någon medlemsstat i unionen har tillströmningen av arbetstagare från de nya medlemsstaterna lett till att lokala arbetstagare har förlorat sina arbeten. De nyanlända har tagit helt nya arbeten eller anställningar som inte varit tillsatta.
Vi måste inse att den amerikanska ekonomin kommer att fortsätta att överträffa vår sett till konkurrenskraften, om vi inte ökar arbetskraftens rörlighet i EU. Arbetslösheten i EU ligger för närvarande på över 8 procent, men likväl råder det brist på arbetstagare i vissa områden. Samtidigt kan inte alla EU-medborgare röra sig fritt i sökandet efter arbete. Tyvärr kommer större delen av unionens arbetsmarknad med största sannolikhet att förbli stängd för de nya medlemsstaternas medborgare i ytterligare fem år. Europeiska kommissionen måste därför vidta åtgärder för att undanröja motsägelserna i unionens lagstiftning och utvidga den fria rörligheten för arbetstagare.
Jacek Protasiewicz (PPE-DE ).
– Herr talman! Jag kommer ihåg hur jag för i dag nästan två år sedan, några dagar efter Europeiska unionens historiska utvidgning, tog till orda här i kammaren och uppmanade regeringarna i den så kallade gamla unionen att vara modiga och överge övergångsperioderna. Jag uppmanade dem att öppna sina arbetsmarknader för de nya medlemsstaternas medborgare. Tyvärr var bara tre medlemsstater modiga nog att göra det den gången. Jag syftar på Förenade kungariket, Irland och Sverige. De återstående tolv medlemsstaterna gav efter för farhågorna, eller kanske även för den inhemska folkopinionen och medborgarna, och barrikaderade sig mot en tillströmning av arbetstagare från de nya medlemsstaterna, särskilt från Central- och Östeuropa. Vilka slutsatser kan man dra efter dessa två år? Jo, att det helt klart är just de tre länder som vågade öppna sina arbetsmarknader som har vunnit mest.
Av det meddelande som Europeiska kommissionen offentliggjorde för ungefär en månad sedan – i februari, om jag inte misstar mig – framgår det mycket tydligt att arbetslösheten inte har ökat i de länder som beslutade sig för att öppna sina arbetsmarknader. Det har inte heller de sociala problemen gjort. Vad som har hänt är raka motsatsen. Ekonomin har fått ytterligare fart och skatteinkomsterna har ökat. Sådana vinster ger den praktiska tillämpningen av en av de grundläggande principerna i fördraget. Principen skulle till och med kunna anses vara den mest grundläggande av dem alla. Den är en del av den grund som unionen bygger på, och vi bör sträva efter att tillämpa den i alla de 25 nuvarande EU-medlemsstaterna.
Strax före den första övergångsperioden löper ut gläder det mig att ytterligare ett par regeringar överväger att öppna sina arbetsmarknader. Det måste dock påpekas att de i dagsläget ändå utgör en minoritet av det gamla EU-15. Detta är ett allvarligt problem, och jag vill vädja om följande. När vi var och en i en nära framtid tar till orda för att debattera parlamentets resolution, bör vi rikta en tydlig uppmaning till regeringarna i medlemsstaterna om att de inte bara ska överväga att öppna sina arbetsmarknader. Vi bör vädja till dem om att gå vidare och öppna dem helt, för att medge fri rörlighet för arbetstagare.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE ).
– Herr talman! Jag vill tacka min kollega István Szent-Iványi för att han har fört upp denna fråga på föredragningslistan ännu en gång. Den är viktig inte bara för medlemsstaterna, utan för hela EU. Jag vill även tacka kommissionsledamot Vladimír pidla. Han har utarbetat en utmärkt sammanfattande rapport, som ger en exakt och tillförlitlig bild av arbetsmarknadsprocessen under den gångna perioden.
Målet för Ungern och de andra nya medlemsstaterna är att alla rättsliga och administrativa hinder som för närvarande står i vägen för den fria rörligheten för arbetstagare i Europeiska unionen ska försvinna. Vi vill vara jämställda EU-medborgare. Att öppna arbetsmarknaden och säkra den fria rörligheten för arbetstagare är ingen gåva eller tjänst, utan det enda förnuftiga beslutet av de nio gamla medlemsstaterna, ett beslut som skulle gynna alla EU:s medborgare.
Europeiska unionens konkurrenskraft står på spel. Jag hoppas att de nio återstående gamla medlemsstaterna kommer att inse detta och att de i april 2006, i slutet av den tvååriga övergångsperioden, även kommer att fatta ett positivt beslut och följa Finland, Spanien och Portugal, som nu öppnar sina marknader.
Vi måste tacka Förenade kungariket, Irland och Sverige, som var de första länderna som öppnade sin marknad. Detta steg har gett dessa länder en betydande fördel. I Irland har arbetslösheten sjunkit under de senaste två åren, delvis tack vare den positiva inverkan som arbetstagare från nya medlemsstater har haft. I Förenade kungariket har tillströmningen av arbetstagare bidragit till den ekonomiska tillväxten och en förbättrad konkurrenskraft. Följaktligen är anklagelserna om och farhågorna för massinvandring och social dumpning helt enkelt ogrundade.
Ett stort tack till Finland, Spanien och Portugal, som har tillkännagett att även de öppnar arbetsmarknaden.
Det är ett stort hyckleri att de nio gamla medlemsstaterna, som inte häver sina restriktioner, låter arbetskraft från länder utanför Europeiska unionen komma in i landet men vägrar att låta arbetstagare från de nya medlemsstaterna göra det. I denna sena timme är jag tvungen att säga emot kommissionsledamot Franco Frattini. Vad han har sagt är sant bara i de länder som har öppnat sin arbetsmarknad. I dessa länder är det verkligen möjligt att ge arbetstagare från nya medlemsstater företräde framför arbetstagare från tredjeland. I de länder som inte har öppnat sin arbetsmarknad blir denna fråga aldrig ens aktuell. Att öppna arbetsmarknaderna handlar därför om principer, om konkurrenskraft, om diskriminering som måste undanröjas och om jämställdhet mellan de femton gamla och de tio nya medlemsstaterna.
Šarūnas Birutis (ALDE ).
– Vad mer kan jag tillägga till det som alla kolleger som talat före mig sagt? Den fria rörligheten för personer är en av de grundläggande friheterna, som garanteras av – men hittills bara uttalas i – EG-lagstiftningen. De nya medlemsstaterna förväntar sig att Europeiska unionens gamla medlemsländer snarast möjligt öppnar sina arbetsmarknader för nykomlingarna, och anser att de gamla medlemsländerna bara kommer att vinna på detta, även om det står var och en av de gamla medlemsstaterna helt fritt att göra detta innan det faktiskt blir obligatoriskt. Enligt Europeiska kommissionens statistik blev tillströmningen av arbetskraft från de nya länderna inte så stor som befarat. Förenade kungariket, Irland och Sverige, som släppt in arbetstagare från de nya medlemsländerna, har bara vunnit på det. Vi måste gratulera flera stater till deras beslut att från och med maj öppna sin arbetsmarknad för Europeiska unionens nya medlemmar. Den fria rörligheten för arbetskraft, liberaliseringen av tjänstemarknaden med flera åtgärder skulle bidra till Europeiska unionens konkurrenskraft och skulle dessutom öka medborgarnas förtroende för EU-medlemskapet. En komplicerad situations klarhet eller tvetydighet minskar förtroendet för Europeiska unionen. Enligt min mening måste Europeiska unionens medlemmar vidta åtgärder för att omedelbart avskaffa de diskriminerande restriktionerna på lagliga anställningar för medborgarna i Litauen och andra nya medlemsstater. Då skulle människor verkligen kunna utnyttja sina rättigheter, och de skulle kunna betala skatter lagligt. Det är dags att bryta det gamla, stereotypa sättet att tänka och inse att frihet och sund konkurrens är motorn för framsteg i EU.
Konrad Szymański (UEN ).
– Herr talman! Den enkla och obekväma sanningen är att de gamla medlemsstaterna mer än gärna öppnade sina marknader i de fall då de hade en konkurrensfördel, nämligen på det fria kapitalflödets område. Jag vill påpeka att marknaderna förblev stängda när de nya medlemsstaterna hade en konkurrensfördel. Ett exempel är tjänstemarknaden, och arbetsmarknaden kan tjäna som ett annat.
Efter den 23 januari, efter det slutliga genomförandet av direktivet om fast bosatta, kan situationen när det gäller tredjelandsmedborgares tillträde till arbetsmarknaden rentav vara bättre än situationen för medborgare från de länder som nyligen anslöt sig till unionen. Jag fann era förklaringar intressanta, herr kommissionsledamot, men de övertygade mig inte. Jag anser att vi här i kammaren behöver höra mer i saken. Det hela strider klart och tydligt mot bestämmelserna i anslutningsfördraget. Det är värt att åter betona för kammaren att man inte i ett enda av de länder som öppnade sin arbetsmarknad har kunnat konstatera någon ökning av arbetslösheten eller andra sociala problem, såsom bidragsbedrägeri. Tvärtom har den billigare arbetskraften från de nya medlemsstaterna gett ekonomin ny fart. Två år senare kan vi kategoriskt slå fast att dessa restriktioner saknar ekonomiskt berättigande.
Enligt kommissionens planer är det i år Europeiska året för arbetstagares rörlighet. Det bör betonas att den låga rörligheten bland arbetstagare även hänger samman med de stängda arbetsmarknaderna i de flesta medlemsstaterna. Om medlemsstaterna insisterar på att omotiverat behålla arbetsmarknaderna stängda, kan 2006 mycket väl bli Europeiska hyckleriåret i stället för Europeiska året för arbetstagares rörlighet.
Othmar Karas (PPE-DE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag är glad att vi har denna debatt, eftersom jag inte hör till dem som vill avgöra frågan genom att utse vinnare och förlorare eller genom att spela ut det gamla mot det nya. Vi lever i en gemenskap.
Det är mycket viktigt att vi gör fullständigt klart att de fyra friheterna hör till de grundläggande rättigheterna i Europeiska unionen, och en av principerna i Europeiska unionen är diskrimineringsförbudet. De fyra friheterna är centrala för den inre marknaden, som om dessa friheter tillämpas blir en hemmamarknad. Dessa EU-principer – de politiska målen – är tydliga och förenar oss. Vi måste tillämpa dem snarast möjligt. Skälet till att vi ännu inte har gjort det är att våra strategier är föremål för olika ramvillkor, för olika sociallagstiftningar, olika löner, olika skattelagstiftningar och olika arbetsrätter. Med 19 miljoner arbetslösa har vi tillväxttakter som skiljer sig åt och som – gudskelov – är högre i de nya medlemsstaterna än i de gamla. Följden av detta är rädsla och oro bland allmänheten. Inte minst i mitt eget land, som har den längsta yttre gränsen mot de nya medlemsstaterna, ingår allt fler medborgare från de nya medlemsstaterna i arbetsstyrkan.
Men vi måste leta i fördragen och gemenskapslagstiftningen efter sätt att beakta allmänhetens oro och rädsla. I stället för att stå i vägen söker vi godtagbara övergångsordningar, men övergångsordningar är inte vårt mål. Vi försöker förverkliga de fyra friheterna, undanröja rädsla och tillsammans söka gemensamma lösningar. I stället för att fördela skulden måste vi kompromissa.
Harald Ettl (PSE ).
– Herr talman! Även om den ömsesidiga förståelsen ibland försvåras avsevärt av våra språkliga skillnader, är det faktiskt rimligt att det är parlamentets behöriga utskott som går igenom kommissionens rapporter, bedömer och debatterar dem. Tanken är att utskottet för sysselsättning och sociala frågor ska behandla detta ärende, men denna debatt, liksom den aktuella frågan, föregriper utskottets överläggningar, och jag anser verkligen att vi kan klara oss utan detta. Det kan finnas skäl till att det har blivit så, men jag anser att vi kan klara oss utan det.
Låt mig börja med att säga att jag anser att kommissionens meddelande, som är tänkt att bidra till att övergångsperioderna för den fria rörligheten för arbetstagare avskaffas, fortfarande är bristfälligt innehållsmässigt sett och att det – i den form som det har förelagts oss – ännu inte är vattentätt ekonomiskt sett. Inte heller ser de två förslagsställarna saker och ting ur rätt synvinkel när de talar om att medborgarna i de tio nya medlemsstaterna försätts i ett ofördelaktigt läge i förhållande till tredjelandsmedborgarna. I Tyskland är sannolikheten 3 procent större att personer från de tio nya medlemsstaterna har arbete än personer från tredjestater. I Österrike är skillnaden så stor som 6 procent. Den fördel som de tio nya medlemsstaterna åtnjuter är ännu mer uttalad i Storbritannien och Irland. Dessutom kan uppgifter som avser bara ett enda år efter anslutningen inte tjäna som tillförlitlig grundval för en prognos om arbetsmarknadsförändringar på medellång och lång sikt av det slag som kommissionen lägger fram.
När man betänker vilken period utvärderingen hänför sig till är den slutsats som dras i meddelandet, nämligen att en öppnad arbetsmarknad inverkar positivt på den ekonomiska tillväxten och sysselsättningen, helt enkelt felaktig. Under 2005 var den ekonomiska tillväxten i EU-25 markant lägre än vad den var 2004. Detta var fallet särskilt i Förenade kungariket, där nedgången var 1,4 procent och invandringen var tio gånger högre än vad den brittiska regeringen hade förutsagt. I motsats till de föregående åren minskade därtill arbetslösheten knappt alls, så jag uppmanar kommissionen att snarast möjligt beställa en undersökning av arbetstagarmigrationen och av alla de effekter som hänger samman med företeelsen och att göra detta förutsättningslöst.
Det kommer att gynna inte bara kommissionen, utan även en fortsatt rationell dialog. Samtidigt som även jag vill se en snabb minskning av övergångsperioderna, vill jag tillägga att detta kommer att kräva goda, kompletterande åtgärder inom en lämplig ram samt en översyn av direktivet om utstationering av arbetstagare. Detta skulle gynna alla berörda parter, genom att dämpa den ena sidans rädsla och oro och ge båda sidor bättre möjligheter att föra en dialog, men den sorts debatt som vi har i dag betraktar jag helt enkelt som felaktig.
Danutė Budreikaitė (ALDE ).
– Två år har gått sedan det senaste utvidgningsskedet inleddes, och den första delen av den sjuåriga övergångsperioden närmar sig sitt slut. De gamla medlemsstaterna måste besluta om de ska förlänga eller avskaffa övergångsperioden. Förenade kungariket, Irland och Sverige öppnade sina marknader omedelbart och har vunnit på det. Samtidigt har de uppmuntrat de nya medlemsstaterna att betrakta sin arbetskraft i ett något annorlunda ljus och att utvärdera den bättre. Arbetsmarknaden i EU-15 har inte översvämmats av arbetskraft från de nya staterna. Expansionen har främjat en legalisering av tidigare olagliga arbeten. Inga övergångsperioder hejdar en person som vill ge sig i väg. En persons fria rörlighet är grundvärderingen i Europeiska gemenskapen. Den 26 januari trädde ett rådsdirektiv i kraft som ger tredjelandsmedborgare som har bott i EU i fem år rätt att röra sig fritt, studera, arbeta eller helt enkelt bo i vilket EU-land som helst. Varför antog rådet ett direktiv som är diskriminerande mot de nya länderna? Varför finns det ett så väldigt motstånd mot att återställa rättvisa? Det är goda nyheter att Finland, Spanien och Portugal planerar att överge övergångsperioden. Österrike och Tyskland låg bakom införandet av övergångsperioderna. Resultaten av de två åren har visat att de nya staterna inte utgör något hot. Jag uppmanar Österrike och de andra återstående staterna att överge den diskriminerande övergångsperioden och denna diskriminerande syn på de nya medlemsstaterna.
Toomas Hendrik Ilves (PSE ).
– Jag vill ställa en mer allmän fråga, nämligen varför de nya medlemsstaterna anser att det finns en växande klyfta mellan dem själva och de gamla medlemsstaterna.
Jag ska börja med att tala om tjänstedirektivet. Det fanns en rädsla för att de nya medlemsstaterna skulle börja erbjuda tjänster av en bättre kvalitet än tjänsterna i de gamla medlemsstaterna, vilket ledde till att genomförandet av en av EU:s grundläggande rättigheter, som i femtio år bara hade funnits på papper, blockerades. Det talades kränkande om att rörligheten för tjänster utgjorde ”social dumpning”, och den mytiska polske rörmokaren frammanades för att skrämma medborgarna i de gamla medlemsstaterna. Denna retorik var förödmjukande för de nya medlemsstaterna och gav deras medborgare intrycket att de inte var människor. Konflikten stod dock inte mellan vänster- och högerkrafter, och de gamla medlemsstaterna nådde snabbt en kompromiss mellan sig: några försvarade sina storföretag, medan andra skyddade sina fackföreningar. Men Östeuropa öppnade sin marknad långt före anslutningen till Europeiska unionen, med följden att storföretag från de gamla medlemsstaterna i åratal helt enkelt har köpt upp företag i Östeuropa utan något tjänstedirektivs restriktioner. De kom till vår marknad och köpte den, men när det blev vår tur var dörren stängd. Det är småföretagen och medborgarna i de nya medlemsstaterna, liksom konsumenterna i de gamla medlemsstaterna, som blir lidande till följd av detta.
För det andra gör inskränkningen i den fria rörligheten för arbetskraft de nya EU-medborgarna till andra klassens medborgare. Några medborgare i EU är berättigade att röra sig fritt, medan andra inte är det – på grund av sitt medborgarskap. Nyprotektionismen i EU begränsar de medborgerliga rättigheterna för de nya medlemsstaternas medborgare, ofta genom främlingsfientlig retorik, som vi märkte i samband med debatten om tjänstedirektivet. Även om arbetsmarknaden är stängd, har de gamla medlemsstaterna i åratal gladeligen plockat ut de arbetstagare som de saknat – till exempel läkare, sjuksystrar och IT-specialister. Det skulle aldrig falla dem in att förolämpa dessa arbetstagare genom att tala om ”dumpning”, eftersom deras rekryteringar ofta till och med finansieras genom statsbidrag.
För det tredje har nu ett direktiv genomförts som föreskriver att tredjelandsmedborgare som har bott i en EU-medlemsstat i fem år är berättigade till fri rörlighet, en rättighet som medborgarna i de nya medlemsstaterna saknar. Vilken slutsats kan man dra av detta? Jo, att medborgarna i de nya medlemsstaterna inte bara är andra klassens, utan till och med tredje klassens medborgare.
Jag undrar därför vilka åtgärder EU planerar att vidta för att se till att denna oacceptabla protektionism och uppenbara diskriminering inte splittrar det nyligen återförenade Europa.
Vladimír Maňka (PSE ).
– Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Jag har med intresse läst kommissionens rapport från den 8 februari, av vilken det tydligt framgår att arbetskraftens rörlighet inom Europeiska unionen har haft positiva effekter. Migrerande arbetstagare har bidragit till att avhjälpa brister på arbetsmarknaden. De har ökat utbudet av yrkesutbildad arbetskraft i EU, minskat utrymmet för olagliga anställningar och på det hela taget bidragit till bättre effektivitet i EU.
För en månad sedan debatterade vi och godkände vi i första behandlingen ett betänkande om att öppna tjänstemarknaden i Europeiska unionen. Jag nämner tjänstedirektivet, eftersom det kan komma en punkt när direktivet kommer att beröra den fria rörligheten för arbetstagare. En kritisk situation skulle kunna uppstå om å ena sidan tjänstedirektivet träder i kraft och å andra sidan ett land fortfarande väljer att hindra den fria rörligheten för arbetstagare. Detta skulle begränsa arbetstagarnas möjligheter att byta arbetsgivare, även om inte bara de själva, utan även bestämmelselandet, skulle vinna på en sådan förändring. Ett land kan undanröja denna risk genom att upphäva övergångsperioden.
Den fria rörligheten för arbetstagare är i sig själv naturligtvis ingen lösning för att upprätthålla den sociala modellen i en bestämd stat. Ineffektiva modeller kan inte upprätthållas inför de allt större underskott i de offentliga finanserna som är följden av globalisering, tekniska förändringar och åldrande befolkningar. Den fria rörligheten för arbetstagare är dock definitivt inte – och kan inte vara – källan till dessa problem. Man kan inte i EU:s lagstiftning diktera för medlemsstaterna om de bör eller inte bör upphäva övergångsperioder. Dessa stater bör dock vidta alla tänkbara åtgärder för att angripa de verkliga orsakerna till sina ekonomiska problem. De kommer då att betrakta den fria rörligheten för arbetstagare som en fördel, inte som ett hot.
Talmannen.
– Debatten är avslutad.
Jules Maaten (ALDE ).
– Europaparlamentets ledamöter från Folkpartiet för frihet och demokrati (VVD) anser att de ”gamla” medlemsstaterna bör häva restriktionerna för arbetstagare från de nya medlemsstaterna. Alla EU-länder vinner ekonomiskt på att öppna sina gränser. I Nederländerna, till exempel, råder det brist på arbetskraft i metall-, trädgårds-, jordbruks- samt hälso- och sjukvårdsnäringarna. Strategin med öppna gränser i Förenade kungariket, Irland och Sverige har visat sig vara framgångsrik. Om vi låser upp ytterdörren kan vi åtminstone välja vem vi ska släppa in, i stället för att desperat försöka hålla dem som olagligt försöker ta sig in borta från köksingången. Detta har visat sig omöjligt, eftersom vi varje år noterar att säsongsarbete i synnerhet utförs av olagliga arbetstagare.
Talmannen.
– Jag förklarar Europaparlamentets session 2005–2006 avbruten.
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} |
5. Modifica dell'accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria (quadro finanziario pluriennale) (votazione)
- Relazione: Reimer Böge
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} |
Período de perguntas (perguntas à Comissão)
Presidente
Segue-se na ordem do dia o Período de Perguntas (B6-0318/07).
Queríamos hoje - penso que alguns colegas estão cientes disto - fazer uma pequena experiência, de forma a tornar o Período de Perguntas um pouco mais amigável e interactivo. Convido portanto todos os deputados deste Parlamento a virem sentar-se na primeira fila para que possamos ser mais amigáveis entre nós e a Comissão. Por favor, venham para a frente, em vez de ficarem sentados ao fundo.
Vejo que alguns ainda se mostram tímidos. Venham, é divertido experimentar!
As perguntas seguintes dirigem-se à Comissão.
Primeira parte
Assunto: Sequestro de crianças
Face aos repetidos casos de sequestro e desaparecimento de menores, que medidas propõe a Comissão para coordenar a acção dos Estados-Membros na prevenção e repressão deste tipo de actos em toda a União Europeia?
Franco Frattini
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) A Comissão concorda inteiramente com a importância de combater o desaparecimento e o rapto de menores. Aumentar os direitos das crianças, como todos sabem muito bem, é uma das minhas prioridades pessoais.
A primeira acção tomada pela Comissão Europeia em relação a isto foi apoiar, em 2001, a criação de uma rede europeia de organizações, a Federação Europeia para as Crianças Desaparecidas e Exploradas Sexualmente, que se chama agora "Missing Children Europe". Temos hoje 21 organizações em 15 Estados-Membros
A seguir, com o apoio financeiro do nosso programa comunitário, o Programa Daphne, vários centros foram criados ou renovados entre 2001 e 2005, com a ajuda da Child Focus.
Vários Estados-Membros puseram em funcionamento, nos últimos dez anos, linhas telefónicas de emergência de forma a acelerar buscas e apoiar as famílias de crianças desaparecidas.
Os casos de crianças desaparecidas e de rapto podem rapidamente tornar-se, e continuam a tornar-se, fenómenos transfronteiriços. Propomos, portanto, que haja um único número de telefone para chamadas urgentes sobre crianças desaparecidas. Nesse sentido, a Decisão de 15 de Fevereiro de 2007, no sentido de reservar a gama de números nacionais começados por "116" para dispor de números harmonizados para serviços de valor social harmonizados, vai ser implementada. Isto é uma decisão importante de cada Estado-Membro, sobretudo em relação ao número 116000 para linhas de atendimento para comunicar casos de crianças desaparecidas.
Os senhores deputados sabem que pôr em prática os serviços correspondentes a um número 116 ainda é da competência dos Estados-Membros. Quanto a isso, tenho, infelizmente, a dizer que três Estados-Membros ainda não responderam. Foram tomadas medidas legais por 17 Estados-Membros. Houve abertura de candidaturas para a gestão das linhas de atendimento em 12 Estados-Membros e, até agora, apenas quatro Estados-Membros escolheram fornecedores de serviço: a Bélgica, a Dinamarca, a Grécia e Portugal. Por isso, não estou nada satisfeito com o estado da implementação da decisão tomada em Fevereiro de 2007.
Para além destes números de telefone de emergência, é preciso um mecanismo de assistência na busca de crianças desaparecidas. Já existem vários sistemas, que podem servir de inspiração para uma acção à escala europeia. Conhecem o sistema americano, "Amber Alert", o sistema francês "Alerte enlèvement" e o sistema grego "Amber Alert Hellas", que já estão em funcionamento. Apoiamos os Estados-Membros que põem em prática, a nível nacional, mecanismos semelhantes. Se todos os Estados-Membros adoptarem tais mecanismos e se forem postos em prática planos de interligação, a resolução de casos transfronteiriços será possível e mais fácil. Para tal, elaborámos orientações que descrevem a nossa ideia de mecanismo de alerta infantil à escala europeia. O assunto foi discutido pela primeira vez no Conselho informal "Justiça e Assuntos Internos" de 1 de Outubro de 2007.
Por último, apoiamos a criação de uma base de dados internacional de imagens de abuso de crianças, que será uma nova ferramenta para ajudar a identificar vítimas e criminosos. O estudo de viabilidade e a fase de implementação são financiados pelo programa AGIS e, desde Setembro de 2005, esta base de dados utilizada pela Interpol é financiada principalmente pelos governos dos países do G8 e por empresas privadas. Até agora, esta base de dados tornou possível localizar e prender vários criminosos na Europa e fora desta, de que o exemplo mais recente é o caso de um pedófilo muito conhecido, detido na Tailândia, bem como salvar vítimas.
Manuel Medina Ortega
(ES) Senhora Presidente, muito obrigado por nos conceder a oportunidade de estar frente a frente com o Senhor Comissário, a quem já fiz muitas perguntas a respeito de temas semelhantes.
A questão das crianças desaparecidas é uma questão angustiante. Por exemplo, só nas minhas ilhas, as Canárias, desapareceram três crianças nos últimos anos sem deixar rasto, ou seja, nem sequer aparecem nas redes de pedofilia. Há crianças que desaparecem por completo, o que nos leva a interrogar-nos se serão utilizadas para certos fins como, por exemplo, o tráfico de órgãos, e se não estarão a funcionar dentro da União Europeia organizações mafiosas com possíveis ligações internacionais.
Penso, por conseguinte, que este é um assunto que requer uma iniciativa algo mais ambiciosa do que aquelas que a Comissão empreendeu até agora. Sei que o Comissário sempre foi ambicioso, mas convido-o a ser ambicioso também neste domínio porque o assunto é angustiante para os pais e para a sociedade em geral, pois as crianças são o que de mais valioso temos.
Franco Frattini
Vice-Presidente da Comissão. - (IT) Senhor Presidente, Senhor Deputado Medina Ortega, estou em plena sintonia com os seus desejos e posso transmitir-lhe a minha insatisfação por ver que, mesmo quando adoptamos iniciativas, os Estados-Membros não as aplicam.
A ideia de um número de telefone único na Europa para chamadas urgentes devia ter sido concretizada por todos os Estados-Membros até ao final de Setembro. Estamos já no fim de Outubro e apenas quatro Estados-Membros têm o sistema em funcionamento, enquanto os outros já adoptaram medidas mas ainda estão atrasados na sua aplicação.
A outra proposta que queremos apresentar vai no sentido de maior cooperação para controlar aquilo a que comummente se chama "turismo sexual". Infelizmente, muitos cidadãos europeus, tanto quanto se sabe, viajam para outras partes do mundo como turistas mas a sua verdadeira intenção é cometer horrendos actos de pedofilia, e esta é uma área em que concordo em que deve ser reforçada a colaboração internacional. Tal como o senhor deputado, também eu penso - e, infelizmente, temos disso provas - que as crianças desaparecidas são muitas vezes utilizadas para tráfico de órgãos. Isso acontece não só na minha região mas também noutras regiões muito próximas da União Europeia, como é o caso dos Balcãs, da Europa de Leste ou do Mar Negro.
Desafortunadamente, o tráfico de órgãos é uma realidade, e isto já para não referir a descoberta do tráfico de órgãos de adultos e crianças a partir do Extremo Oriente e do Sudeste asiático. Sendo embora um domínio cujas competências os governos nunca quiseram, até agora, transferir para a UE, esta problemática poderá num futuro próximo ser tratada mais eficazmente, pela União Europeia, em parte graças à adopção do acordo sobre o novo Tratado institucional.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou
(EL) Senhora Presidente, gostaria de perguntar ao Senhor Comissário se é certo que em todos os Estados-Membros estão a ser declarados os nascimentos de crianças. Está a ser feito um registo do número de crianças que atravessam as fronteiras da UE, por forma a permitir a divulgação do seu eventual desaparecimento ou utilização para recolha de órgãos?
Franco Frattini
Vice-Presidente da Comissão. - (FR) A sua pergunta tem razão de ser. Descobrimos casos de crianças ainda não registadas, quando da passagem de fronteiras, e daí a enorme importância que atribuo à identificação.
A identificação significa ajudar os países de origem, quer no seio da União - mas penso que não é esse o caso -, quer sobretudo nos países nossos vizinhos e nossos parceiros, onde se verifica por vezes uma falta de controlo no que respeita aos registos e onde as crianças ainda por registar, ou que não se encontram registadas de todo, constituem para mim motivo de particular preocupação.
Essa foi precisamente a razão por que decidimos ajudar, graças também aos programas de financiamento da UE, projectos estratégicos de apoio e reforço das capacidades de registo civil nos países parceiros e nos países vizinhos.
Reinhard Rack
(DE) Senhora Presidente, Senhor Comissário, nos vossos exemplos haveis explicitamente mencionado, que em relação aos contactos telefónicos, apenas quatro Estados-Membros se haviam, até agora, comprometido a instalá-los. Existiram outros casos - recordo-me da situação do tsunami, nessa ocasião - em que aqueles que se deslocaram a esta região, por exemplo para se entregarem às suas tendências pedófilas, estavam a coberto da protecção de dados, sendo que os seus familiares e as autoridades não sabiam de quem se tratava aqui efectivamente. Será que já não é tempo de abdicar de vez do dever de discrição diplomática, denunciando estes Estados-Membros? Name and shame seria pois o método acertado para incitar os Estados-Membros a fazer o que deviam, de modo a que eles passem finalmente a comportar-se de forma diferente.
Franco Frattini
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Já disse que não estou nada satisfeito com o nível de implementação e que, até agora, apenas quatro Estados-Membros implementaram essa decisão. Esta tem agora de ser implementada por todos os Estados-Membros. O facto de até agora apenas quatro Estados-Membros estarem a implementar a decisão adoptada por unanimidade em Fevereiro de 2007 mostra que temos de agir muito mais.
Em relação ao equilíbrio certo entre a protecção da confidencialidade dos dados, ou a protecção da privacidade dos dados, e a luta contra a pedofilia, quando falamos de pedófilos, de crimes e de abuso de crianças, eu, pessoalmente, estou do lado das vítimas - as crianças - e não do lado dos criminosos. Portanto, desde que todas as garantias sejam reconhecidas, deveríamos acima de tudo apoiar as vítimas e os pais, e não os presumíveis criminosos.
Presidente
Permitem-me que relembre aos deputados o que disse no início do Período de Perguntas. Estamos a tentar fazer uma experiência em que convido todos os deputados a sentar-se nas filas da frente do hemiciclo para que tornemos os trabalhos um pouco mais íntimos e amigáveis, para que estes, porventura, sejam mais como uma troca. Portanto, ainda que, em condições normais, costumem sentar-se ao fundo, convido-vos a fazer o obséquio de virem sentar-se nas filas da frente.
A próxima pergunta é sobre o vírus tropical chikungunya na Europa. Não sei se pronunciei correctamente.
Presidente
Assunto: Vírus tropical chikungunya na Europa
As autoridades italianas, recorrendo ao sistema europeu de alerta precoce, informaram os demais Estados-Membros da UE de uma epidemia de febre tropical causada pelo vírus de chikungunya na província da Emília-Romana. O Centro Europeu de Prevenção e Controlo das Doenças adverte que condições climáticas são favoráveis à presença continuada deste vector durante os próximos meses, particularmente nos países mediterrâneos, e que há um elevado risco de propagação do vírus a outros países europeus onde as condições climáticas são favoráveis à sua sobrevivência. Numa altura de manifesta alteração das condições climáticas e de níveis elevados de mobilidade, a Comissão está a preparar medidas para enfrentar uma possível epidemia de febre tropical a uma escala ainda maior?
Markos Kyprianou
Membro da Comissão. - (EN) Na verdade, eu próprio tive alguns problemas para o pronunciar. Para começar, tive esperanças de que o vírus fosse erradicado sem que eu tivesse de aprender a pronunciar o seu nome, mas infelizmente tornou-se persistente, e agora temos de discutir o assunto.
Em primeiro lugar, tive ontem oportunidade, durante as intervenções de um minuto, de ouvir a intervenção do senhor deputado sobre este assunto, e partilhamos as mesmas preocupações. Poder-se-ia dizer que, em termos relativos, temos um número reduzido de infecções - por exemplo, cerca de 250 em Itália, a comparar com mais de 150 000 na ilha da Reunião há poucos anos. No entanto, o mais preocupante é a tendência. O que nos preocupa realmente é o facto de agora termos doenças tropicais a disseminarem-se na Europa, devido à combinação das alterações climáticas, que obviamente contribuem para a proliferação e sobrevivência do vector, com, ao mesmo tempo, o aumento da mobilidade, que permite a introdução do vírus através da circulação de pessoas provenientes dos trópicos.
Era importante que tomássemos medidas imediatas. Logo desde o início as autoridades italianas reagiram correcta, rápida e eficazmente, por isso é agora possível afirmar que a situação está a um nível muito menos grave, mesmo que ainda tenhamos casos em curso.
A primeira coisa que a Comissão fez foi tomar várias medidas, usando instrumentos existentes ou ajustando-os para lidar com a situação. Em primeiro lugar, garantimos que ofereceríamos apoio técnico através do Centro Europeu de Prevenção e Controlo das Doenças, provando uma vez mais a escolha sábia da União Europeia ao estabelecer tal centro.
Tínhamos agora de lidar com esta nova ameaça e nova forma de desafio. Adaptámos a nossa legislação e incluímos as doenças vectoriais na lista de doenças prioritárias. Ao mesmo tempo, pedimos aos Estados-Membros - e esta é uma obrigação legal que lhes impusemos - para notificarem a Comissão e os outros Estados-Membros através do sistema de alerta rápido e de resposta. É muito importante poder detectar quaisquer casos o mais cedo possível de forma a evitar a propagação da doença.
O Centro Europeu de Prevenção e Controlo das Doenças (CEPCD), juntamente com as definições de casos, também elaborou procedimentos operacionais normalizados e está a actualizá-los regularmente. Muito importante é o facto de que actualizámos e fortalecemos a capacidade laboratorial de maneira a detectar e identificar o vírus chikungunya. Fizemo-lo através da Rede Europeia de Diagnóstico de Doenças Virais "Importadas", que é financiada pelo programa de saúde pública. Para mais, através do mesmo programa, estamos a financiar actividades conjuntas com Estados-Membros para fortalecer ainda mais a nossa capacidade de reacção em caso de emergências de saúde pública.
Tivemos ocasião de debater em sessão plenária um plano de comunicação e de acção sobre capacidade de reacção genérica, que foi adoptado em 2005. O sistema está em vigor e é claro que podemos usá-lo, e já usámos, mas vamos obviamente adaptá-lo e ajustá-lo para que também possa lidar com esta forma de ameaça à saúde. A informação ao público é muito importante, e é algo que também fazemos através do CEPCD, tanto para as áreas afectadas como para os viajantes.
Há documentos de orientação técnica sobre a detecção rápida de casos de febre de chikungunya, documentos que são uma componente fundamental de uma vigilância epidemiológica eficaz. Além do mais, o CEPCD elaborou um pacote robusto de documentos de orientação técnica: informação para trabalhadores do sector dos cuidados de saúde; parâmetros de definição para a febre de chikungunya; e fluxogramas para identificação de casos. Estes estão disponíveis e estão actualmente a ser usados pelas autoridades competentes para facilitar processos de decisão a nível nacional.
Estamos também a lidar imediatamente com a questão da segurança do sangue, que é também um factor importante, com a cooperação das autoridades nacionais competentes. Se, no entanto, a situação se mantiver, os meus serviços estão prontos para adoptar, para esta doença também, novas regras sobre exclusão de dadores.
O novo programa público e outros instrumentos vão também financiar a investigação sobre como responder a muitos problemas associados às doenças vectoriais, uma vez que temos também de estudar a questão dos próprios insectos, e naturalmente a questão de uma mudança global através de projectos como o Eden, que diz respeito a doenças emergentes num ambiente europeu em mutação.
Tudo isto mostra como as alterações climáticas têm um efeito imediato na saúde. Paralelamente, devo referir que também temos problemas na saúde animal que se desenvolveram por causa das alterações climáticas. A Comissão Europeia planeia adoptar no próximo ano uma comunicação que trata também desse aspecto das alterações climáticas.
Milan Gaľa
(SK) Senhor Comissário, obrigado pela sua resposta competente e parabéns às autoridades italianas pela sua acção apropriada. Olhando para todo o caso, considero um pouco estranho que ainda não esteja disponível nenhuma vacina contra o vírus de chikungunya, apesar de, em África, segundo alguns dados, haver cerca de um milhão de pessoas infectadas com o vírus. Eu compreenderia isto, até certo ponto, se se tratasse da gripe aviária, porque, neste caso, o vírus que pode ser transmitido ainda não foi isolado e, portanto, não se pode desenvolver uma vacina. Mas, neste caso, parece que temos um vírus que pode ser identificado através de métodos serológicos ou outros e que poderia ser desenvolvido um soro ou uma vacina contra ele. Se o vírus se espalhar, este soro ou vacina poderia constituir um tratamento eficaz do vírus de chikungunya e, talvez, até de uma infecção ainda pior: a febre de dengue.
Markos Kyprianou
Membro da Comissão. - (EN) Em primeiro lugar, a referência à dengue é também importante porque o mesmo insecto também poderia transmitir a dengue à carne fresca, por isso também nos diz respeito. É por isso que estamos a preparar um relatório para lidar com doenças transmitidas por insectos, porque as alterações climáticas ajudam à sua proliferação, como disse antes, mas também - porque temos Invernos amenos - à sobrevivência de insectos que depois transmitem doenças.
O senhor deputado tem razão: não há vacina, o que é lamentável. O facto é que há investigação em curso, mas tenho de dizer que, nesta altura, estamos bastante longe de obter quaisquer resultados.
Naturalmente, essa é uma questão que levantaremos também na OMS e tentaremos, através dos nossos vários instrumentos e políticas, incitar ao desenvolvimento dessas vacinas.
Gostaria, se me é permitido, acrescentar uma opinião pessoal, opinião que tenho manifestado junto dos Estados-Membros desde as primeiras discussões sobre a gripe das aves: não só temos uma responsabilidade de solidariedade para com os países em desenvolvimento, para com países terceiros para os ajudar a lidar com a ameaça à saúde, como também é uma forma de autodefesa, e temos de ter consciência de que não podemos considerar-nos imunes e protegidos na nossa regiãozinha aqui na União Europeia. Não somos imunes! É, portanto, muito importante considerar todas as ameaças à saúde pelo mundo como ameaças para a União Europeia também e torná-las prioridades nossas.
A estratégia de saúde que adoptámos hoje na Comissão será enviada ao Parlamento para ser discutida convosco. Inclui um aspecto global das políticas de saúde da União Europeia muito importante, e sinto-me optimista quanto a conseguirmos mudar e corrigir a situação através desta nova abordagem.
Presidente
Assunto: Catástrofe humanitária no Iraque
Com o encerramento da fronteira síria, milhares de refugiados iraquianos, incluindo famílias muito numerosas onde prevalecem as crianças, viram cortada a única porta de fuga até agora aberta.
A juntar à limpeza étnica - promovida em muitos casos com a participação activa das autoridades iraquianas - temos agora uma grave epidemia de cólera directamente relacionada com as desastrosas condições sanitárias prevalecentes em grande parte do país.
A resposta da Comissão Europeia à catástrofe humanitária no Iraque é absolutamente insignificante e está em flagrante contraste com os valores europeus.
Como pensa a Comissão Europeia apoiar a população iraquiana em fuga, dentro e fora do Iraque?
Como pensa a Comissão Europeia apoiar os países da linha da frente, como a Jordânia, que estão a suportar desproporcionadamente as consequências da situação?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) A Comissão tem perfeita noção da escala da necessidade de ajuda humanitária no Iraque e países vizinhos. A resposta da Comissão a esta crise tem duas vertentes. Em primeiro lugar, de forma a apoiar os refugiados do Iraque e países vizinhos, a Comissão respondeu imediatamente com a decisão financeira de conceder 6,2 milhões de euros em ajuda humanitária, adoptada em Maio de 2007, para responder às necessidades mais urgentes dos refugiados. Essa assistência será aumentada para 7 milhões de euros até ao fim de 2007.
A Comissão entrou em conversações com os governos da Síria e da Jordânia, que têm de suportar a maior parte dos encargos da crise dos refugiados, para desenvolver programas de assistência. Esses governos indicaram claramente que não eram a favor de programas de assistência humanitária externos, implementados através de organizações internacionais e de ONG. Esperam que a comunidade internacional apoie os seus sistemas nacionais, sobretudo nas áreas da educação e da saúde, uma vez que estes sistemas também beneficiarão os refugiados iraquianos.
Por conseguinte, a Comissão identificou projectos de impacto rápido num total de 37,7 milhões de euros, relativamente aos quais a Comissão está em processo de consulta dos Estados-Membros. Todas estas acções constituem a resposta imediata da Comissão às necessidades mais urgentes dos refugiados.
A Comissão tem consciência de que as acções aliviam apenas em parte o sofrimento enorme e a pressão das instituições e do tecido social dos países vizinhos, razão pela qual está actualmente a continuar a desenvolver a sua estratégia de resposta de forma a dotá-la do financiamento apropriado.
Em segundo lugar, no que diz respeito à situação no Iraque, a Comissão está a apoiar o Comité Internacional da Cruz Vermelha com, até agora, 4 milhões de euros, e está actualmente a identificar novos parceiros operacionais sólidos e aceitáveis no Iraque com vista a aumentar o seu nível de assistência.
Há que reconhecer que, embora haja necessidades humanitárias consideráveis, há também impedimentos consideráveis na entrega de ajuda humanitária. Refiro-me a preocupações de segurança graves e problemas de acesso que impedem a Comissão ou qualquer outro dador de atribuir fundos verdadeiramente em correspondência com o nível de necessidade.
Há, na verdade, uma penúria de parceiros humanitários capazes de operar e implementar programas dentro do Iraque que respondam apropriadamente às necessidades dos mais vulneráveis.
Por último, a Comissão gostaria de relembrar que é o principal contribuinte financeiro para o fundo internacional para a reconstrução do Iraque, com uma contribuição de 123 milhões de euros. Isto representa, já no presente, 46 % do total das contribuições até hoje. Desde 2003, a Comissão destinou mais de 800 milhões de euros ao Iraque.
Paulo Casaca
Senhora Presidente, Senhora Comissária, muito obrigado pelos seus esclarecimentos, mas permita-me que lhe recorde que há estimativas de os refugiados iraquianos no Egipto serem já 200.000; não há qualquer oferta da parte da Comissão Europeia em relação ao Egipto. A Universidade de Aman acabou de fazer um estudo onde aponta para mais de 1 milhão de refugiados - um impacto macroeconómico absolutamente desastroso na Jordânia; não há qualquer iniciativa da Comissão Europeia a esse nível. Mesmo Israel está a desenvolver um programa de assistência médica a crianças iraquianas absolutamente notável. Em relação à Síria, não estou dentro das discussões que a Comissão tem tido com a Síria, mas tenho falado muitas vezes com as autoridades sírias: o que é facto e que eles têm já talvez mais 2 milhões de habitantes. Hoje mesmo, Senhora Presidente, permita-me só que relembre isto, hoje mesmo, agora mesmo, em Rabia, na fronteira entre a Síria e o Iraque, está em desenvolvimento uma catástrofe humanitária de enormes dimensões: milhares de iraquianos, que foram atrás do boato que as fronteiras se iam abrir, concentraram-se lá e não conseguem entrar. A situação é absolutamente dramática e nós não podemos continuar a ignorar aquilo que se passa.
Presidente
Penso que todos partilhamos as suas preocupações, mas as nossas regras só permitem meio minuto para questões complementares.
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) Já mencionei que os governos, especialmente o Governo sírio, que o senhor deputado referiu, indicaram claramente que não eram a favor de programas de assistência humanitária externos implementados através de organizações internacionais e ONG. Por isso, a quantidade de assistência fornecida é um reflexo da relutância das autoridades sírias e jordanas em deixar actores internacionais não estatais, como a ONU e as ONG, intervir nos seus países respectivos.
A nossa assistência só pode ser dirigida através de organizações que sejam aceites pelas autoridades locais e que tenham capacidade operacional suficiente. Isto impõe um limite natural àquilo que podemos fazer. Estamos, contudo, a trabalhar em programas de desenvolvimento de capacidades e a estabelecer diálogo directo com as autoridades jordanas e sírias para fortalecer a nossa capacidade de implementação nesses países.
Gostaria de referir, se me é permitido, que o próprio Governo iraquiano mostra muita relutância em ajudar os seus vizinhos. O Governo iraquiano declarou repetidamente que vai atribuir 25 milhões de dólares americanos à assistência a refugiados iraquianos. No entanto, embora tenham sido assumidos compromissos na Conferência de Sharm el-Sheikh no passado mês de Maio e as relações entre dirigentes iraquianos, sírios e jordanos tenham sido fortalecidas, parece que o Iraque não está a cooperar suficientemente. Temos portanto de pedir ao Governo iraquiano para assumir pelo menos a sua responsabilidade financeira pelos os seus próprios cidadãos.
A falta de coordenação entre as agências da ONU na gestão de crises humanitárias é motivo de grande preocupação. Sentimos uma forte concorrência - e é terrível dizê-lo - entre as agências humanitárias da ONU, em vez de uma cooperação estreita. Esperamos que a nomeação de um novo coordenador humanitário venha melhorar a possibilidade de os nossos parceiros da ONU responderem à crise.
DanutBudreikait
(LT) Recentemente a Turquia, um país candidato à adesão à União Europeia, desencadeou uma acção militar contra os curdos iraquianos no Iraque. Qual é a sua opinião sobre isto? Que impacto poderá ter esta acção na situação que se vive no Iraque? Será necessária alguma ajuda e qual é a opinião da Comissão sobre a acção da Turquia?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) Essa não é uma pergunta fácil. A Comissão condena todos os ataques terroristas como sendo de natureza criminosa e injustificável em quaisquer circunstâncias. Isto dito, lamentamos o sofrimento causado por essas acções.
A Turquia enfrenta ataques terroristas transfronteiriços contínuos da parte do PTC, que está na lista da UE de organizações terroristas, como sabe. A Comissão compreende a necessidade da Turquia de proteger os seus cidadãos, mas continua a pedir à Turquia e ao Iraque para abordarem o problema através da cooperação entre as autoridades competentes e no respeito do direito internacional. Neste contexto, o recente acordo bilateral entre a Turquia e o Iraque sobre a luta contra o terrorismo é um passo bem-vindo.
A UE e a Turquia têm vindo a reiterar que continuam empenhadas na independência, soberania, unidade e integridade territorial do Iraque. Esperamos que a Turquia continue a desempenhar um papel construtivo de forma a alcançar esses objectivos e a promover a cooperação regional.
Contudo, tomemos em consideração a pressão existente por parte da opinião pública turca, que se depara com a morte de soldados e civis no Sueste do país quase todas as semanas. O governo tem de mostrar a sua vontade e capacidade de tomar acções mais eficazes.
Como é bem sabido por muitos dos nossos Estados-Membros, é muito difícil enfrentar eficazmente os terroristas. As autoridades turcas estão compreensivelmente a tentar implicar as autoridades dos EUA, do Iraque e do Curdistão iraquiano nos seus esforços. É a única saída. A resolução foi aprovada no Parlamento e a elaboração de uma ameaça credível de intervenção deve ser vista como uma parte dessa estratégia.
Presidente
Alguns deputados já aceitaram o meu convite mas, àqueles que não o fizeram, por favor sintam-se à vontade para vir para as filas da frente. Queremos tornar isto mais confortável e interactivo, por isso sintam-se à vontade para vir mesmo para a frente, para podermos olhar o Senhor Comissário nos olhos. Tenho a certeza de que o Senhor Comissário ficará contente com isso!
Segunda parte
Presidente
Assunto: Contratados a termo para cobrir necessidades permanentes e duradouras nas instituições e nos serviços da UE
A Directiva 1999/70/CE proíbe aos Estados-Membros a possibilidade de recorrerem a trabalhadores contratados a termo para cobrir necessidades permanentes e duradouras.
Em que medida é que as instituições e os serviços da UE observam este princípio e que percentagem de contratados a termo trabalha nas instituições e nos serviços comunitários em lugares que cobrem necessidades permanentes e duradouras?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Chamou-se a atenção do senhor deputado para o facto de que as respostas detalhadas a seguir apresentadas dizem respeito apenas à Comissão, que é naturalmente, de longe, o maior empregador das Instituições europeias.
Um dos propósitos da Directiva 1999/70/CE em relação ao acordo-quadro sobre o trabalho a termo é estabelecer um quadro para prevenir os abusos decorrentes da conclusão de sucessivos contratos de trabalho ou relações laborais a termo.
Para evitar abusos, o nº 1 do artigo 5º obriga os Estados-Membros em que não haja medidas legais efectivas para evitar abusos, a introduzir uma ou mais das seguintes medidas para evitar os abusos decorrentes da conclusão de sucessivos contratos de trabalho a termo:
razões objectivas que justifiquem a renovação de tais contratos e relações;
duração máxima total de contratos e relações a termo;
número máximo de renovações de tais contratos ou relações.
As disposições que regem o emprego de pessoal nas Instituições Europeias constam do Estatuto dos Funcionários, que foi discutido com representantes do pessoal antes de ser adoptado pelo Conselho.
As Instituições Europeias estão, assim, obrigadas por lei a respeitar as disposições deste Estatuto dos Funcionários. O Estatuto dos Funcionários permite às Instituições Europeias recrutar três tipos principais de empregados: funcionários permanentes, agentes temporários e agentes contratuais.
Os agentes temporários e os funcionários permanentes ocupam um lugar do quadro do pessoal. Não há limite para o nível de responsabilidade que os funcionários permanentes e os agentes temporários possam exercer.
A situação dos agentes contratuais é diferente. Não ocupam um lugar do quadro do pessoal e têm de trabalhar sob supervisão de um funcionário permanente ou de um agente temporário. Há duas categorias distintas de agentes contratuais. Uma foi criada para desempenhar tarefas que não são fundamentais e que não têm necessariamente de ser desempenhadas por um funcionário. A esses agentes contratuais podem ser oferecidos contratos permanentes para que as suas tarefas possam ser consideradas permanentes.
O espírito da Directiva 1999/70/CE é seguido para tais empregados, uma vez que lhes é geralmente oferecido um primeiro contrato a termo certo, uma extensão para um termo certo e um terceiro contrato, de duração indeterminada. Em alguns casos, pode ser proposto directamente, no momento do recrutamento, um contrato permanente.
Há actualmente cerca de 2 300 agentes contratuais a trabalhar para a Comissão no mundo, principalmente em delegações, representações e gabinetes administrativos.
Uma segunda categoria de agentes contratuais destina-se a cobrir necessidades temporárias ou especiais não cobertas pelos lugares existentes, e para substituir pessoal temporariamente ausente, entre outras razões, por licença de parto ou de paternidade. Ao limitar a três anos a duração total máxima de contratos a termo sucessivos numa instituição, o Estatuto dos Funcionários dá cumprimento, de facto, ao nº 1, alínea b), do artigo 5º.
Esses agentes contratuais representam aproximadamente 15% do pessoal total. É óbvio que os funcionários permanentes são o alicerce fundamental do pessoal da Comissão. Os agentes contratuais asseguram um apoio valioso, numa base temporária, ao trabalho dos funcionários da Comissão. Há actualmente cerca de 3 200 agentes contratuais a trabalhar para a Comissão nas suas diferentes instalações.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou
(EL) Senhora Presidente, agradeço ao Senhor Comissário a resposta que me deu. Gostaria ainda de lhe perguntar se, no caso dos agentes contratuais, ou pessoal auxiliar como eram conhecidos, os anos de trabalho anteriores irão contar como anos de serviço. Se assim for, numa situação de concurso para ocupação de uma vaga, os anos de serviço anteriores contam mais do que as qualificações dos demais candidatos que ficaram aprovados mas que permanecem sem ser nomeados?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Naturalmente, a relação dos agentes contratuais com o empregador baseia-se no contrato, que, ao mesmo tempo, tem de estar de acordo com as leis e com o mercado de trabalho nestes locais, pelo que não há um regime de antiguidade como há no caso dos funcionários permanentes. Portanto, este é um contrato que se baseia nas condições do mercado de trabalho e recrutámos com êxito muitos bons agentes contratuais.
Paul Rübig
(DE) Senhor Comissário, naturalmente que, para nós, a forma através da qual o quadro de pessoal da União Europeia evoluirá no futuro, constitui um grande desafio. Por essa razão, representa uma enorme importância para o Parlamento ter conhecimento não só do número dos empregados e dos postos de recrutamento competentes - creio que designou estes empregados como equivalentes a tempo inteiro -, mas também dos montantes exactos que estão planificados para cada uma das categorias e de como estão repartidos pelos países. Seria possível providenciar-nos uma estatística deste tipo?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) O senhor deputado solicitou uma discriminação do pessoal por Estado-Membro. É algo que está disponível nas nossas estatísticas. Todos os números estão disponíveis, pelo que lhe peço o favor de contactar o nosso pessoal, que lhe dará números pormenorizados.
Presidente
Assunto: Consequências do aumento do número de funcionários europeus sobre o custo das pensões
Nos últimos sete anos, estima-se em cerca de 16% o aumento do número de funcionários do quadro da Comissão Europeia, totalizando quase 20.000 funcionários. No início do ano em curso, na sequência da adesão da Bulgária e da Roménia, foram contratados mais 700 funcionários, encarregados de zelar pelo fortalecimento do mercado interno. É óbvio que o crescente número de funcionários europeus se repercute no orçamento, devendo sobretudo o custo das pensões registar um aumento colossal. Em 2008, os encargos com as pensões sofrerão um aumento superior a 10%, inteiramente suportado pelos contribuintes europeus.
Que comentário merece à Comissão o aumento do número dos seus funcionários num futuro próximo? Já terá ponderado sobre a eventualidade de impor uma espécie de congelamento à contratação de funcionários? Terá a Comissão consciência da incidência financeira, sobretudo no que diz respeito aos encargos com as pensões?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Os direitos à pensão e o regime de pensões são, evidentemente, uma das coisas mais complicadas em toda a Europa. Antes de mais, há que referir que o orçamento de 2007 atribui 23 198 lugares à Comissão. Esta questão contém duas sub-questões: sobre a acção tomada pela Comissão em termos de recrutamento de forma a limitar as implicações no orçamento do número cada vez maior de funcionários, e sobre o impacto do número cada vez maior de funcionários da UE nos custos com pensões.
Relativamente à primeira sub-questão, há que recordar que a reforma do Estatuto dos Funcionários foi posta em prática em 2004, para, entre outros aspectos, limitar os custos orçamentais ligados ao aumento de pessoal nas instituições. A nova estrutura de carreiras e progressão e a nova categoria dos agentes contratados foram introduzidos com vista a terem um impacto positivo no orçamento. Por outro lado, o senhor deputado certamente sabe que, durante o processo orçamental de 2007, o Parlamento Europeu pediu à Comissão para levar a cabo um estudo substancial, fornecendo uma avaliação intercalar das suas necessidades de pessoal e um relatório detalhado sobre os efectivos da Comissão para funções de apoio e coordenação. O Parlamento Europeu queria também ser informado sobre as intenções da Comissão em relação à reafectação de pessoal para responder às prioridades do novo Acordo Interinstitucional sobre a disciplina orçamental e a boa gestão financeira e, sobretudo, às políticas apoiadas pelo Parlamento durante as negociações.
Em resultado da apreciação dos recursos humanos da Comissão levada a cabo a pedido do Parlamento Europeu, a Comissão confirma a necessidade identificada em 2002 e 2005 de pessoal adicional exclusivamente em relação com tarefas relacionadas com o alargamento: 890 novos efectivos para 2008, repartidos em 640 novos efectivos para o alargamento UE-10 e 250 cargos para o alargamento UE-2. Para 2009, há a necessidade confirmada de uma última vaga de 250 lugares para o alargamento UE-2.
A Comissão apoia a decisão de manter um quadro estável, uma vez integrado todo o pessoal relacionado com o alargamento, sem pedidos de novos lugares para o período 2009-2013. A Comissão compromete-se a dar resposta a novas necessidades de pessoal em políticas-chave exclusivamente através da reafectação de pessoal dentro dos departamentos e entre departamentos. A Comissão compromete-se a assegurar a melhor aplicação do dinheiro aos cidadãos que serve, assegurando serviços de alta qualidade através de uma melhor eficiência. A Comissão já mostrou na prática o seu empenho em seguir estes objectivos. Durante o período de 2000-2007, as estatísticas mostram que o aumento dos lugares no quadro de pessoal da Comissão foi menor do que nas outras Instituições.
Em relação à segunda sub-questão, note-se que o recrutamento para o período de 2004-2008 devido ao alargamento só terá efeito nos custos com pensões daqui a 30 anos, o que significa que, no futuro próximo, o alargamento não terá impacto nos custos com pensões. Não obstante, a Comissão está extremamente atenta ao aumento dos custos com pensões nos próximos anos. No orçamento, esperava-se que esses custos aumentassem 10% em 2008. Isto deve-se a circunstâncias excepcionais. O aumento acima da média em 2008 é um fenómeno normal depois dos aumentos abaixo da média quer em 2006, quer em 2007. Haverá a primeira série de partidas de agentes contratados, cuja contribuição terá de ser transferida para outro regime, e espera-se um aumento anual de 3% dos vencimentos e das pensões. Mesmo com esta excepção, calculamos que o ritmo de crescimento das pensões para o período de 2007-2013 seja compatível com o aumento médio de 8.5% de despesas considerado para o quadro financeiro 2007-2013.
Em relação aos efeitos financeiros a longo prazo da actual vaga de recrutamentos, o impacto foi analisado durante a preparação da reforma do Estatuto dos Funcionários. Foram tomadas medidas para reduzir os custos com pensões e o Estatuto dos Funcionários requer que a taxa de contribuição para o regime das pensões paga pelos empregados, actualmente de 10,25%, seja actualizada anualmente para que corresponda a um terço do total das contribuições necessárias para garantir o equilíbrio a longo prazo dos regimes de pensões comunitários.
Johan Van Hecke
(NL) Senhor Presidente, sou membro do Conselho Municipal de um município da Bélgica com 13 000 habitantes. A autoridade supervisora não aprova o orçamento deste pequeno município, a não ser que seja fornecida uma lista dos efectivos necessários, completa com um orçamento pormenorizado. Um aumento de 16% do número de funcionários para alguns anos, como na UE, jamais seria autorizado, como também não seria autorizado o aumento em mais de 10%, dos custos das pensões num só ano. O Senhor Comissário remeteu para o alargamento. Todavia, não obstante o alargamento, o número dos deputados do PE foi reduzido. A minha pergunta é: o Senhor Comissário não pensa ser mais do que tempo para também considerar o congelamento do número do pessoal, apesar de um possível maior alargamento?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Sim, mas, como eu disse, haverá um congelamento do quadro depois do alargamento, por isso esta comparação com uma autarquia não é uma situação parecida. Temos um grande projecto político - o alargamento da União Europeia - e admitimos novos funcionários. Este tem sido o mesmo modelo de todos os alargamentos anteriores. Temos tido bastante êxito no recrutamento de pessoal dos novos Estados-Membros, mas vai haver congelamento. Depois deste recrutamento, o número total ficará congelado.
Justas Vincas Paleckis
(EN) Senhor Comissário, diz-se em Bruxelas que, se se passar todos esses testes e exames e se se for admitido na Comissão Europeia como funcionário, ter-se-á sempre uma vida tranquila até à reforma.
Por isso, gostaria de indagar sobre a qualidade daqueles que trabalham nas Instituições Europeias. Talvez a Comissão tenha planos para tornar mais difícil a vida daqueles que não são muito trabalhadores, para ter certificados e para distinguir claramente aqueles que estão a fazer o seu melhor e aqueles que têm uma vida demasiadamente tranquila e fácil.
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Terei todo o prazer em fornecer-lhe todos os detalhes do nosso sistema de desenvolvimento de carreiras, que é um dos sistemas mais complicados do mundo, devo dizer, e que é motivo de debate constante. Há uma avaliação anual de cada um dos funcionários. Há um sistema de promoções que toma esta avaliação em consideração e oferece um certo número de pontos, que, subsequentemente, constituem o fundamento da promoção. Este sistema é bastante detalhado e desenvolvido.
Tem também razão ao indagar sobre a qualidade do nosso pessoal. Em relação ao concurso externo médio, ou "concours", há aproximadamente 42 candidatos sérios - para não referir outros candidatos - para cada vaga publicada. Isto acontece ao longo do ano, pelo que sempre tivemos um grande afluxo de gente muito boa e com experiência, e os testes de recrutamento são muito difíceis.
Devo dizer que a vida na Comissão não é assim tão fácil, nem tão calma e tranquila até à idade da reforma. No entanto, tem razão ao dizer que a maior parte dos funcionários trabalham mesmo muito tempo na Comissão, o que também pode ser considerado uma vantagem para a Comissão.
Ingeborg Gräßle
(DE) Referiu hoje, várias vezes, o staff screening. Um dos resultados do staff screening foi de que 32 % dos mandatados pela Comissão estão ocupados com a administração da administração, ou seja, com o apoio à administração e com a coordenação.
Isto perfaz um total de 11 000 colaboradores! Questão: quando irá tirar conclusões deste número? Para quando um plano de acção referente à reestruturação dos quadros de pessoal?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Estamos a tratar disto muito seriamente, e haverá certamente propostas. Estamos a discutir estas questões.
Em primeiro lugar, há que ter em conta que todas estas funções administrativas e de controlo foram também uma espécie de consequência da evolução na Comissão, onde as funções de gestão foram avaliadas ou consideradas como funções muito mais importantes. Além do mais, os seus sistemas de apoio foram incrementados. Estamos neste momento a discutir sobre como proceder, e certamente antes de um novo pedido de cortes nos nossos lugares estaremos prontos com um projecto adequado. Estamos actualmente a discutir todas estas despesas extraordinárias e funções paralelas, e há, dentro da Comissão, naturalmente, várias opiniões sobre o assunto. Não será grande surpresa que alguns serviços horizontais queiram ter serviços mais racionalizados, enquanto outros serviços argumentam a favor do sistema em vigor.
Como tal, estamos em debate, mas posso assegurar-lhe que haverá um próximo passo claro neste estudo dos serviços.
Presidente
Assunto: Comissão e sindicatos
Existe na Comissão a prática de pagar um salário aos representantes dos sindicatos de trabalhadores da Comissão a partir dos recursos da UE? Em caso afirmativo, quantos representantes sindicais recebem um salário?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) Lamento não poder responder imediatamente em finlandês, mas poderemos continuar a discutir em finlandês. Tenho medo de não empregar a terminologia certa, que tem de ser tão exacta, na União Europeia.
Tal como o Conselho, a Comissão celebrou um acordo com os sindicatos do seu pessoal, pondo à sua disposição uma certa quantidade de recursos humanos. No caso da Comissão, com base no acordo relativo aos recursos de 2001 e nos protocolos anuais relativos aos recursos, 12 lugares ditos de destacamento são permanentemente concedidos aos sindicatos, de um total de mais de 23 000 lugares na Comissão.
Tais destacamentos para os sindicatos, com base na sua representatividade, têm sido permitidos desde 1989. Além do mais, um número de lugares muito limitado é concedido numa base flexível, em especial para dar resposta a mudanças de maiorias na sequência de eleições. O pessoal assim colocado ao dispor dos sindicatos continua a receber um vencimento de pessoal da Comissão pago pelo orçamento da UE. Além disso, os sindicatos recebem um orçamento que lhes permite empregar até nove agentes contratados do Grupo de Funções II (secretários).
Esko Seppänen
(FI) Senhora Presidente, Senhor Comissário, tanto quanto me lembro foi líder sindical no seu país e a actividade sindical é de certeza um assunto que o interessa em virtude do seu passado. Não recebi uma resposta exacta à minha pergunta sobre quantos desses representantes sindicais actualmente trabalham para a Comissão, na totalidade, em todos os sindicatos representados.
Tenho uma pergunta adicional relacionada com esta questão. Há um rumor de que a Comissão pagaria aos seus trabalhadores o salário durante uma greve. Conseguiram os sindicatos negociar uma solução em que, se fizerem greve, serão pagos enquanto ela decorrer?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (FI) Posso, de facto, responder à pergunta com base no meu próprio conhecimento da situação. Existem 12 peritos destacados no sindicato da Comissão. Além disso, existem 19 lugares nos comités de pessoal, que obviamente são órgãos separados, e que poderão empregar um total de nove secretárias.
O que disse sobre as greves é em parte verdade. É verdade que a Comissão concordou com uma solução negociada segundo a qual, durante uma greve, os funcionários poderão receber parte do seu salário, mas normalmente não recebem a totalidade. Para mim é uma situação delicada o facto de pessoas que estão em greve receberem metade do seu salário.
Paul Rübig
(DE) Senhor Comissário, interessar-me-ia saber o seguinte: pode indicar-me quais os custos dispendidos para estes funcionários. Qual o custo anual?
Siim Kallas
Vice-Presidente da Comissão. - (EN) O orçamento para os sindicatos é de aproximadamente 500 000 euros por ano, proveniente do orçamento comunitário.
Presidente
Permitam-me que relembre aos senhores deputados que se juntaram a nós entretanto que estamos hoje a fazer uma experiência e que vos peço para virem para as filas da frente. Por favor não se sintam incomodados, venham e encham os lugares da frente, em vez de se sentarem ao fundo, de maneira a que estejamos mais próximos uns dos outros.
Assunto: Montante total das multas aplicadas às empresas em virtude da normativa europeia relativa à concorrência
Pode a Comissão indicar o montante total das multas aplicadas às empresas em virtude da normativa europeia relativa à concorrência desde o início do seu actual mandato e se foram tomadas medidas ou se houve uma consulta colegial na Comissão com vista a reservar o montante em questão - após dedução dos montantes correspondentes previstos no orçamento - para actividades "extra" da UE em vez de transferir essas receitas adicionais para os EstadosMembros?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) Desde o início do seu mandato actual e até ao fim de Setembro de 2007, a Comissão adoptou 21 decisões que aplicaram multas a empresas que infringiram as regras anti-cartel.
O total das multas passadas durante esse período chega mesmo acima dos 5,2 mil milhões de euros, 95% dos quais correspondentes a multas passadas a participantes em cartéis.
No entanto, há que ter em mente que tais multas só se tornam parte do orçamento europeu uma vez que sejam definitivas: isto é, se nenhum recurso for interposto pela entidade a quem foi passada uma multa ou quando todos os recursos tiverem sido rejeitados pelos tribunais europeus.
Uma vez que as empresas frequentemente contestam a validade das decisões da Comissão de impor multas, uma grande parte da quantia referida acima não é definitiva, por assim dizer.
A possível utilização das receitas das multas para actividades adicionais, como foi sugerido pelo senhor deputado, está vedada por questões jurídicas. Tal utilização iria contra o princípio orçamental da universalidade, tal como previsto nos artigos 17.º a 20.º do actual Regulamento Financeiro.
Segundo esse princípio, o total das receitas cobre o total das despesas sem qualquer ligação específica entre uma dada rubrica das receitas e uma dada rubrica das despesas.
O objectivo de base das multas anti-cartel, tal como definido no preâmbulo das orientações de 2006 sobre o método de determinação de multas, é o de assegurar a dissuasão, por outras palavras, desencorajar as empresas de se comportarem ilegalmente.
Com o tempo, espera-se que os níveis de abuso e, desse modo, o número e volume de multas impostas, venha a baixar, uma vez que os níveis de cumprimento estão a aumentar e que continuamos a fazer o nosso trabalho adequadamente.
Bart Staes
(NL) muito obrigado por essa informação tão interessante, Senhora Comissária. Gostava de saber se compreendi bem: no fim de contas, nos termos desse Regulamento Financeiro, a maioria desse dinheiro regressa, na verdade, aos Estados-Membros. Não é verdade? Em segundo lugar, a Senhora Comissária diz-me que - só quando é definitivo - o dinheiro também pertence ao orçamento da UE. Pode dizer-nos quanto, aproximadamente, dessa enorme soma de 5 mil milhões de euros pode, realmente, ser classificada de "definitiva"?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (NL) A resposta à primeira parte da pergunta é um rotundo "sim": o dinheiro regressa aos Estados-Membros. Isso significa que a contribuição de um Estado-Membro para o orçamento europeu é avaliada como sendo mais baixa. A pergunta seguinte do senhor deputado foi quando e qual é a parte definitiva? Isso é muito difícil de dizer. Depende todos os anos das circunstâncias: se a parte em questão foi sensata e se absteve de apelar, ou se decidiu enveredar por um caminho bastante mais longo, tentando fazer com que lhe fosse descontada alguma coisa.
Reinhard Rack
(DE) Senhora Comissária, referiu-se aos montantes sujeitos a coimas. Estas coimas têm como intenção subjacente alterar a mentalidade das respectivas sociedades empresariais. Qual a sua experiência nesta matéria?
E porque se afigura oportuno, recordo-me de, em tempos, por ocasião do início das suas funções, na qualidade de Comissária, nos ter concedido a possibilidade, no âmbito da Comissão do Desenvolvimento Regional, de discutir consigo a regra de minimis. Nessa ocasião, terá reagido muito rapidamente o que nós agradecemos. E as empresas também reagem assim tão rapidamente, tal como a Senhora Comissária fez naquela ocasião?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) Esperamos que isso seja um facto, mas não tenho a certeza absoluta, e não tenho de todo a certeza necessária para ser aberta e honesta consigo.
Devíamos tomar em consideração o facto de que não é só o nível da multa, mas também a reputação, que, espera-se, esteja a ter impacto na atitude das empresas.
Acho interessante que, hoje em dia, um bom número de executivos máximos de organizações que me contactam mencionem o facto de que têm noção de que isto é uma política real da Comissão, e que aqueles que não se comportam correctamente e que abusam das regras e dos regulamentos se expõem a uma multa enorme. Como o senhor deputado sabe, com o nosso novo nível de multas, já não se trata de pequenos trocos.
Dito isto, estão a tomar a iniciativa, no seio das suas próprias organizações, de confrontar com isto os seus próprios quadros, dizendo que são coisas que de modo nenhum devem voltar a acontecer nas suas empresas. Estão a confrontá-los, se não estiverem a tomar as medidas certas, dizendo-lhes que, se algo estiver errado, então deve ser comunicado ao nível de topo, e que o facto é que podem vir a ser despedidos sem qualquer tipo de compensação.
Mencionam também que os danos na reputação, combinados com as multas, são uma parte muito importante da sua atitude e da sua luta para limpar as empresas. Algumas delas mencionaram recentemente que adoravam estar na primeira página do Financial Times mas não por causa das nossas multas. É de facto um bom passo em frente.
DanutBudreikait
(LT) Este Verão, a Alemanha anunciou planos para aumentar os preços dos produtos alimentares. Simultaneamente, os produtores lituanos deixaram claro que tencionam aumentar os preços dos produtos alimentares no Outono, sem darem quaisquer razões objectivas para tal. Tem conhecimento da existência de cartelização envolvendo produtores alimentares a nível internacional? Os preços dos produtos alimentares estão a aumentar em simultâneo em todos os países, sem que haja qualquer aumento dos preços das matérias-primas.
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) Não somos os únicos que assumiram a luta contra os cartéis. As autoridades nacionais da concorrência também o fizeram, e sei que as 27 autoridades nacionais, sem excepção, estão envolvidas nesta luta connosco.
Estamos a discutir isto no âmbito da rede europeia da concorrência. Sei também que há de facto uma política convergente neste caso, por isso o exemplo da senhora deputada é absolutamente uma questão nacional, que deve ser tratada pela autoridade nacional da concorrência. Pode haver imensas razões por trás de um aumento dos preços dos produtos alimentares. Não tem necessariamente de ser um cartel, embora nunca se possa ter a certeza de que não o é. Aconselho portanto a senhora deputada a tomar a iniciativa de se dirigir neste caso à sua autoridade nacional da concorrência.
Presidente
Assunto: Fusão entre Suez e Gaz de France
Em 3 de Setembro, foi anunciado que os conselhos de administração da empresa de energia francesa Suez e da empresa estatal Gaz de France decidiram levar a cabo a fusão prevista, dando origem à quarta maior empresa do sector da energia, a seguir à Gazprom, à Electricité de France e à EON. A Comissão já obrigou a empresa resultante da fusão a abandonar uma série de actividades na Bélgica e em França.
Entende a Comissão que tais projectos de fusão continuam a estar de acordo com os princípios que actualmente defende em matéria de liberalização do mercado da energia na União Europeia?
Em que medida a nova empresa resultante da fusão e o Estado francês se comprometeram a efectuar a separação da propriedade das redes principais, conforme solicitado pela Comissão?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) A Comissão aprovou, em Novembro de 2006, a fusão da Gaz de France (GDF) e do Grupo Suez, sujeita a compromissos das partes que permitiram à Comissão concluir que a fusão não impediria significativamente a concorrência.
Os compromissos assumidos pelas partes na fusão incluem, entre os seus aspectos mais destacados, a alienação da participação da Suez na Distrigas, o incumbente do gás belga, que entrou também, como sabe, no mercado francês, a alienação da participação da GDF no fornecedor de gás e electricidade belga alternativo SPE e o abandono de qualquer controlo, jurídico ou de facto, que a Suez tenha sobre o operador de rede de gás belga Fluxys.
Embora seja permitido à GDF Suez continuar a ser accionista da Fluxys, acordos específicos garantirão que esta última seja gerida de forma independente, e este desfecho é inteiramente consistente com os objectivos políticos visados pela Comissão em relação à liberalização dos mercados da energia na Europa, em especial, o pacote de propostas de Setembro de 2007.
A decisão da Comissão sobre a fusão exige que as partes prossigam a alienação da sua propriedade, incluindo uma alienação parcial da participação na Fluxys, bem como os outros compromissos, incluindo os relativos ao governo da Fluxys, dentro de um determinado prazo de alienação. As partes têm de cumprir plenamente os compromissos para poderem implementar a fusão legalmente. Entretanto, as partes têm de respeitar certas obrigações, que a Comissão supervisionará com a assistência das entidades encarregadas da monitorização.
Lambert van Nistelrooij
(NL) Senhora Presidente, felizmente, posso falar em neerlandês. A Senhora Comissária conhece o interesse do Parlamento nos campeões nacionais: o "level playing field". Tenho duas breves perguntas complementares a fazer-lhe. Primeira: é verdade que a concessão de subsídios cruzados entre a empresa de produção e empresas em rede é agora coisa do passado? Segunda: será que ouvi a Senhora Comissária dizer que as actuais propostas também estão absolutamente de acordo com o novo pacote que a senhora Comissária e o senhor deputado Piebalgs apresentaram?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (NL) A resposta às duas perguntas é "sim".
Por não se encontrar presente o seu autor, a pergunta n.º 51 caduca.
Presidente
Assunto: Subvenção à "Volvo Autocars" de Gand e regulamentação da UE sobre auxílios estatais
Em 12 de Setembro de 2007, a Comissão Europeia anunciou que iria efectuar um profundo exame sobre a compatibilidade com a regulamentação da UE em matéria de auxílios estatais de um projecto de subvenção no valor de € 6,02 milhões da Região Flamenga destinado a apoiar acções de formação, tanto específicas como genéricas, da "Volvo Autocars" de Gand até 20% do esforço global em formação desta empresa. A Comissão afirma querer impedir que a ajuda seja unicamente utilizada para fins de subvenção das despesas de formação que, de qualquer modo, recaem sobre a empresa. Para o efeito, a Comissão parte de uma interpretação muito restritiva do Regulamento (CE) nº 68/2001 .
Poderá a Comissão esclarecer de que modo aplicará a regulamentação da UE sobre auxílios estatais neste caso preciso? Em que elementos factuais se baseia a Comissão para afirmar que a ajuda em questão representa uma vantagem concorrencial ilegal e que é, por isso, incompatível com a regulamentação da UE sobre auxílios estatais?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (EN) A Comissão vai analisar o planeado subsídio à Volvo Cars em Gand directamente com base no Tratado CE, uma vez que o assunto excede o limite de um milhão de euros definido no regulamento de isenção por categoria relativo aos auxílios à formação. O artigo 87.º do Tratado prevê que toda a ajuda destinada a facilitar o desenvolvimento de certas actividades económicas que não distorça indevidamente a concorrência pode ser considerada compatível com o mercado comum.
O auxílio à formação pode ser permitido quando cria incentivos para actividades que aumentem o número de trabalhadores qualificados na União Europeia e que de outra forma não seria possível levar a cabo. É o que acontece quando a formação vai para além do que é normalmente feito no sector em questão; por exemplo, porque mais trabalhadores são formados ou porque a formação é mais extensiva. Essa era a situação, por exemplo, no recente caso Fiat.
Por outro lado, o auxílio não pode ser autorizado para uma formação que seja essencial ao bom funcionamento da firma em questão e que, portanto, seria assegurada mesmo sem auxílio. Por exemplo, quando uma fábrica de montagem de automóveis quer produzir um novo modelo, os trabalhadores têm de receber formação sobre as novas técnicas e os novos métodos de trabalho a adoptar. Subsidiar este tipo de formação apenas alivia a empresa do custo que normalmente estaria implicado. De acordo com isto, a Comissão proibiu parcialmente, no passado recente, o auxílio a favor de várias fábricas de montagem, e os senhores deputados estão certamente cientes disso no caso da General Motors na Bélgica e da Ford em Genk.
As oito medidas propostas para a Volvo Cars de Gand dizem respeito à introdução de uma nova plataforma de produção. A Comissão não pode, nesta fase, excluir que a formação em questão ocorreria em qualquer caso e que portanto não contribui para aumentar o número de trabalhadores qualificados na UE. Portanto, a Comissão decidiu abrir uma investigação formal que não prejudica a decisão final no caso. Precisamos de mais tempo para averiguar do que se trata. As autoridades belgas, o beneficiário, assim como terceiros interessados, terão a oportunidade de comentar e de enviar informações antes de a decisão final ser tomada.
Anne Van Lancker
(NL) Muito obrigada pela sua resposta, Senhora Comissária. Além disso, a propósito, parabéns pela sua vitória contra a Microsoft. Passando ao que queria dizer, tal como entendo as coisas, a questão ainda está a ser tratada. Terei razão em pensar que a nova interpretação das regras no domínio dos auxílios estatais destinados à formação profissional ainda irá conter suficiente campo de aplicação para a importância social de cursos de formação profissional que garantam maiores oportunidades aos trabalhadores no mercado mundial de trabalho? Não irá, nesse caso, esse auxílio para a formação ser considerado uma importante interferência na concorrência?
Neelie Kroes
Membro da Comissão. - (NL) Muito obrigada pelas suas amáveis palavras. Tem toda a razão quando diz que temos de estar muito atentos ao efectuarmos a revisão das directrizes em matéria de auxílios estatais, uma vez que tal devia, de facto, ser possível quando se trata de uma formação que contribui para o reforço das competências dos trabalhadores europeus. Para isso, porém, ainda são necessários factos o que significa, neste caso, termos voltado a contactar as partes interessadas para obtermos mais informações da sua parte.
Presidente
Assunto: Comércio e mudança climática
A UE está, correctamente, na vanguarda das iniciativas políticas para fazer face à mudança climática. No entanto, é manifesto que não basta o esforço desenvolvido isoladamente pela UE. Além do mais, não devemos esquecer a desvantagem competitiva das empresas europeias, o risco de deslocalização das empresas e a perda de postos de trabalho. O Comissário Mandelson declarou-se favorável a uma abordagem que preveja a prestação de incentivos ao comércio"limpo".
Examina a Comissão, paralelamente, a possibilidade de mobilizar meios de defesa comercial contra, por exemplo, empresas que não aplicam o Protocolo de Quioto? Que iniciativas tenciona a Comissão tomar para fazer face ao dumping ambiental e para assegurar a reciprocidade entre a UE e os seus parceiros comerciais em matéria de respeito das normas ambientais a nível bilateral, regional e multilateral?
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) As alterações climáticas constituem um dos maiores desafios do nosso tempo; nem é preciso relembrá-lo. Não é, em primeiro lugar, uma questão de comércio internacional, mas há áreas nas quais o comércio pode ajudar. É por isso que a Comissão quer que a Ronda de Doha assegure a liberalização de bens e serviços ambientais, do mesmo modo que vê margem para que a nova geração de acordos de comércio livre contribua para facilitar o comércio sustentável.
A Comissão tem por objectivo negociar um quadro climático pós-2012 ambicioso e completo. Se tivermos êxito na inclusão de todos os grandes actores, estaremos a realizar um bom progresso, o maior possível, no sentido de atingir condições de concorrência equitativas para a indústria da UE. Isso também quer dizer que a fuga de carbono - a deslocação de poluição de um lugar para o outro - que poderia, caso contrário, surgir em consequência de um fracasso na obtenção de acordo, será evitada. O nosso objectivo é incluir todos os principais poluidores de forma proporcionada e não afugentar parceiros da mesa de negociações em Bali, e, mais tarde, preparar medidas comerciais para as importações. Nesta fase, deveríamos lidar com a questão dos que tiram partido sem contribuir para o interesse comum quando, e apenas se, de facto, esta questão se colocar.
Uma política comercial bem concebida pode ajudar o mundo a lidar com as alterações climáticas ao gerar a riqueza necessária para pagar as medidas de mitigação e adaptação requeridas. Um investimento no comércio, em bens e serviços de baixo teor de carbono, pode trazer competências e tecnologia amigas do ambiente através da economia global, ajudando a responder às alterações climáticas a nível global e da maneira mais eficiente em termos de custos. Não aproveitar isso seria prejudicar a política relativa às alterações climáticas. Não deve ser esquecido que a nossa abordagem política para as alterações climáticas tem ajudado a pôr a indústria europeia na liderança no que toca a tecnologia ambiental e de baixo teor de carbono. Em resultado, a UE tem uma considerável vantagem por ser a primeira a avançar.
O relatório Stern deixou claro que o combate às alterações climáticas faz sentido economicamente, para além dos numerosos benefícios para a sociedade, porque os custos envolvidos são mais baixos do que os custos da inacção. A política comercial pode apoiar os objectivos em matéria de alterações climáticas, ao minimizar esses custos e gerar parte do financiamento necessário, bem como ao consolidar quadros reguladores que apoiem o investimento e o comércio de bens, serviços e tecnologia de baixo teor de carbono.
Georgios Papastamkos
(EL) Senhora Presidente, não há dúvida de que o Comissário Mandelson parece respeitar o tempo-limite previsto para as perguntas e não se limita a dar respostas formalistas.
Senhor Comissário, aprovámos hoje o novo quadro para a colocação de produtos fitofarmacêuticos no mercado. A entrada em vigor deste quadro vai ter repercussões a nível da produção primária dos produtos agrícolas e, por extensão, na indústria alimentar europeia. Pode confirmar-nos se os produtos importados são submetidos a controlos efectivos para apurar se cumprem os rigorosos requisitos impostos à produção interna?
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) Estamos, efectivamente, a estudar esses aspectos. Mas gostaria de reforçar o ponto de vista que expus inicialmente: queremos assegurar para o período pós-2012 o acordo melhor, mais abrangente e mais inclusivo que conseguirmos.
Isso requer muita persuasão junto dos nossos parceiros comerciais, das economias emergentes, que temos de persuadir a aderirem ao acordo pós-2012, que todos concordamos ser particularmente necessário e que tem de ter a máxima abrangência geográfica.
A pergunta que nos colocamos é com que tácticas poderemos, ou é mais provável que possamos, persuadir as economias emergentes a aderirem ao acordo que queremos promover.
Do nosso ponto de vista, seria não só prematuro, como também contraproducente, começar a usar ameaças ou criar um cenário no qual aqueles que poderiam estar inclinados para ficar atrás fossem de alguma forma punidos por alguma medida comercial ou outra, por caírem na categoria dos que tiram partido sem contribuir para o interesse comum.
Se chegar a altura de reflectir sobre tais medidas, então abordá-las-emos apenas depois de reflexão e consulta consideráveis, e, é claro, qualquer medida que sequer considerássemos teria - e tenho de sublinhar isto - de ser avaliada quanto à sua compatibilidade com a OMC.
Não se coloca a questão de a União Europeia promover ou adoptar uma medida que não seja clara e firmemente conforme com as normas da OMC.
Daniel Caspary
(DE) Senhor Comissário, gostaria de colocar uma outra questão: o meu colega Papastamkos tem toda a razão, quando diz que temos de reflectir sobre a forma como poderemos obviar a possíveis desvantagens em relação às empresas europeias, caso outros Estados não adiram a um sistema ulterior ao de Quioto.
Existem, neste caso, três possibilidades: primeiro, nós, enquanto União Europeia, somos os únicos que nos comprometemos a continuar. Isto reverterá, naturalmente, numa carga financeira para as empresas, acarretando desvantagens para nós. A segunda possibilidade consiste no facto de, caso os outros não cooperem, nós também não o faremos, sendo que então não conseguiremos atingir os objectivos climáticos a que nos propusemos. A terceira possibilidade residiria no facto de, caso os outros não participem neste sistema "Quioto-plus” - ou "Sistema-Pós-Quioto”, nós enveredarmos pela aplicação de sanções verdadeiramente apropriadas. Em que se traduziriam estas sanções, muito concretamente? Conseguem imaginar sanções específicas?
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) Falta algum tempo para termos de analisar o que aconteceria se as negociações que se aproximam, que ainda nem sequer começaram, falhassem. Falta muito tempo para ponderarmos as implicações ou consequências que poderão advir do facto de certas nações se recusarem a assinar e a assumir compromissos adequados. Por isso, discutir sanções esta noite é, como digo, não apenas prematuro, mas também muito possivelmente contraproducente.
É verdade que estão a decorrer debates no seio da Comissão sobre a revisão do regime de comércio de licenças de emissão de gases (ETS) e sobre a avaliação da posição, em particular, das indústrias de energia intensiva ao abrigo desse regime. Esta última é totalmente tida em conta nos nossos esforços comuns para conceber um ETS melhorado, e a posição dessas indústrias será certamente considerada no contexto de qualquer acordo internacional que venha a ser negociado. Teremos também em conta as implicações que poderão advir para as indústrias europeias, particularmente as de energia intensiva, se não conseguirmos criar condições de igualdade para todas as partes, como é nosso objectivo, através da negociação.
Presidente
Assunto: Debate sobre o futuro dos instrumentos de defesa comercial
Na votação do relatório "Europa global” em 22 de Maio de 2007, o Parlamento Europeu preconizou claramente a manutenção dos actuais instrumentos de defesa comercial e rejeitou qualquer recuo na sua aplicação.
De que forma tenciona a Comissão ter em consideração este requisito nos seus trabalhos sobre o futuro dos instrumentos de defesa comercial? Como poderá ser solucionada a contradição entre as declarações do Comissário Mandelson sobre o futuro dos instrumentos de defesa comercial e a posição do Parlamento Europeu?
Existem provas de que uma prática administrativa modificada foi conducente a uma aplicação mais restritiva de medidas anti-dumping em diferentes casos. Refira-se, em particular, que o conceito de ”interesse comunitário” está a ser cada vez mais interpretado a favor de importadores e consumidores, em detrimento da indústria comunitária. Poderá a Comissão expor as razões que presidem a uma tal alteração?
Poderá a Comissão fornecer informações sobre as razões pelas quais não foi aceite nenhum caso de anti-dumping no primeiro semestre de 2007?
Assunto: Instrumentos de defesa comercial da União Europeia
Como avalia a Comissão os resultados das consultas relativas ao Livro Verde sobre os instrumentos de defesa comercial da Europa numa economia global em mutação? Qual será a proposta final da Comissão, atendendo a que a maioria das partes interessadas não estão aparentemente a favor de uma maior liberalização da política comercial europeia?
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) A Comissão agradece o interesse demonstrado pelo Parlamento na revisão dos instrumentos de defesa comercial (IDC) e reitera a importância que atribui às opiniões da vossa Instituição no contexto da actual revisão. Aguarda com expectativa o relatório da Comissão do Comércio Internacional, e espera que o mesmo fique concluído em breve.
Pelo seu lado, a Comissão está a ultimar a sua resposta ao processo de consulta. De facto, a Comissão realizou um debate preliminar, um debate de orientação, antes da sua reunião de hoje sobre este assunto. As propostas a apresentar ao Conselho poderão ser feitas nas próximas semanas. A Comissão pretende manter o Parlamento estritamente envolvido e devidamente informado sobre este processo.
É óbvio que a Comissão examinou cuidadosamente todas as reacções ao Livro Verde, que são às centenas. A intenção agora é informar os Estados-Membros e o Parlamento das principais reacções e sugestões que recebemos e que também serão publicadas. Também elas serão discutidas pela Comissão antes da apresentação das propostas ao Conselho, prevista para a última quinzena de Novembro.
A maioria dos intervenientes consultados e que apresentaram os seus pontos de vista partilha da mesma opinião da Comissão e considera que os instrumentos de defesa comercial continuam a ser essenciais numa economia mundial globalizante que carece de regras de concorrência acordadas multilateralmente.
Também a maioria dos intervenientes não acha necessário fazer-se uma revisão profunda do sistema de instrumentos de defesa comercial. Nem a Comissão acha. No entanto, deseja-se que as regras sejam mais claras, que haja maior transparência e que a aplicação desses instrumentos seja mais eficiente.
A alegação de que a Comissão alterou a sua abordagem quanto à avaliação do interesse da Comunidade em alguns casos recentes não é legítima. Cada caso foi examinado com base nos seus próprios méritos técnicos. Alguns casos suscitaram questões atípicas, mas estas foram resolvidas de acordo com a legislação comunitária e no âmbito da reduzida competência discricionária que a mesma permite, depois de um debate profundo com os Estados-Membros.
Por último, é verdade que não se iniciaram novas investigações anti-dumping no primeiro semestre de 2007. Contudo, é de salientar que as investigações anti-dumping são accionadas pela indústria e não iniciadas por nós. Por outras palavras, elas são iniciadas com base nas queixas da indústria comunitária.
Nos primeiros seis meses de 2007, não houve reclamações que cumprissem os requisitos legais. Não é invulgar que o número de investigações iniciadas varie de ano para ano, dependendo de factores, tais como o ciclo comercial, capacidade excedentária nos países terceiros e desvios de comércio resultantes de medidas de defesa comercial noutros mercados mundiais.
O número de investigações iniciadas também flutuou nos últimos anos. Em 2003, por exemplo, a Comissão iniciou um total de apenas oito novas investigações, a primeira delas no final de Maio desse ano. Também o primeiro semestre de 2007 sucedeu a um período de uma actividade excepcionalmente elevada no final de 2006.
Por último, gostaria de chamar a vossa atenção para o facto de em Setembro de 2007 duas novas investigações anti-dumping terem sido iniciadas contra as importações da China: uma sobre o ácido cítrico e outra sobre o glutamato de monosódio.
Daniel Caspary
(DE) Senhor Comissário, muito obrigado pelos seus comentários. A transparência desempenha, neste contexto, um papel muito importante. Para quando, finalmente, a entrega da avaliação do inquérito do Livro Verde? Ou ainda não existe qualquer avaliação, sendo que o Senhor teria emitido o seu documento actual isento de avaliação, ou a avaliação existe - o que eu presumo ser o caso -, sendo que já é tempo de a apresentar ao público e ao Parlamento.
Em segundo lugar, interessar-me-ia saber o seguinte: considera realmente sustentável, determinar assuntos essenciais sem a alteração do regulamento de base fundamentado nas novas orientações?
Em terceiro lugar: qual a razão subjacente ao tratamento igualitário para as Market- e Non-Market-Economies?
E, em quarto lugar: falando ainda sobre a produção comunitária, onde entende situar-se o limite para a produção além fronteiras da UE?
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) A Comissão realizou uma avaliação preliminar das respostas ao Livro Verde, que serviu de base ao nosso debate de orientação de hoje sobre a matéria, e que prepara o caminho para uma avaliação ainda mais rigorosa que pautará a Comissão na apreciação e aprovação das propostas que quer apresentar aos Estados-Membros com base na revisão.
Posso assegurar ao senhor deputado que a informação relativa às respostas já se encontra - creio eu - no sítio Web da DG TRADE, mas iremos igualmente publicar uma versão ou uma apresentação facilmente acessível, assim o espero, das respostas que obtivemos ao Livro Verde, de modo a permitir uma reflexão atempada sobre as mesmas, antes de a Comissão apresentar as nossas propostas.
Parece que o senhor deputado já terá tido conhecimento por acaso de certos aspectos das propostas da Comissão que ainda nem sequer foram apresentadas ou acordadas pela Comissão, e por isso sugiro, com todo o respeito, que ele se está a precipitar nalgumas das suposições que parece estar a fazer.
Laima Liucija Andrikien
(LT) A questão que gostaria de colocar baseia-se, obviamente, nos encontros e debates que tive com os industriais do país que represento - a Lituânia. Na verdade, posso reiterar aquilo que o meu colega afirmou: há uma grande preocupação com a liberalização da política comercial, assim como muitas críticas. A minha pergunta é a seguinte: se a situação se mantiver, qual será a reacção da Comissão? Que medidas podemos esperar que a Comissão venha a tomar? Estaria o Senhor Comissário disposto a ouvir o que os representantes das empresas têm a dizer, ou considera que há outros argumentos mais importantes?
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) Não estou muito certo acerca do que a senhora deputada quer dizer com a "liberalização da nossa política comercial". Por definição, o comércio só se realiza quando os mercados estão abertos e os fluxos comerciais estão, de facto, a ser liberalizados. Não pode haver comércio entre fronteiras fechadas ou quando as economias se transformam em fortalezas, e é por isso que a Comissão procura promover a liberalização do comércio.
A revisão e a estratégia da política comercial global da Europa, que foram apresentadas e acordadas pela Comissão e pelos Estados-Membros há um ano, estabelecem de modo muito claro os interesses da União Europeia, que são a manutenção de mercados abertos no seu território, a promoção e utilização de negociações multilaterais e bilaterais, a abertura de mercados no exterior e a utilização de medidas de defesa comercial eficazes para combater o comércio desleal ou a concorrência desleal. Estes são os três princípios da nossa estratégia, e todos são igualmente importantes.
A revisão do terceiro princípio desta estratégia tripartida está a ter lugar no seguimento das mudanças bastante dramáticas registadas na economia mundial e, por conseguinte, na economia europeia, desde que a última revisão das nossas medidas de defesa comercial teve lugar, há mais de 10 anos. Temos a responsabilidade de garantir que as nossas medidas funcionem o melhor possível e imponham consenso, apoio e solidariedade entre os nossos Estados-Membros. Quando estes enfraquecem, torna-se menos fácil ou possível utilizar as medidas de defesa comercial. É para tentar reconstruir e restaurar o consenso, apoio e solidariedade entre os nossos Estados-Membros que estamos a levar a cabo esta revisão.
Presidente
Senhor Comissário, para que possa responder a mais uma pergunta, vou juntar as duas perguntas complementares numa só e peço-lhe que responda às duas em conjunto.
Georgios Papastamkos
(EL) Senhora Presidente, a acrescentar às perguntas formuladas pelo meu colega, o senhor deputado Caspary, gostaria de fazer a minha própria pergunta para saber quando iremos ter acesso à avaliação do questionário sobre o Livro Verde. Senhor Comissário, as medidas europeias anti-dumping e anti-subsídios representam menos de 0,45% do valor total das importações da UE. Assim sendo, como se justifica a pressa da Comissão em fazer uma revisão unilateral da política de defesa comercial? Qual é o caminho que a Comissão pretende tomar? Vai no sentido da politização do processo ou no sentido de evitar que as pessoas procurem indemnização por práticas desleais?
Elisa Ferreira
Senhora Presidente, Senhor Comissário, eu queria colocar-lhe a seguinte questão na linha das respostas que tem vindo a dar. O Parlamento não reconhece a necessidade da revisão dos instrumentos de defesa comercial; a consulta pública foi no mesmo sentido. O Senhor Comissário não deu conta ao Parlamento de qual é o sentido da sua proposta e, sobretudo, em que medida altera as suas propostas e as suas convicções em função do parecer da audição pública e do parecer do Parlamento. E é esse o centro da questão, porque não se percebe qual é o interesse de continuar a persistir numa revisão de instrumentos que todos reconhecemos como úteis e que estão a funcionar bem. Portanto, é esta a questão que nós precisávamos de compreender.
Peter Mandelson
Membro da Comissão. - (EN) Não percebo muito bem a que mudança de sentido a senhora deputada se refere; não há nenhuma mudança de sentido e, como já esclareci, nem as partes interessadas que responderam à revisão nem a Comissão consideram que seja necessária uma revisão ou uma reforma profunda. Por isso, não percebo bem o que a senhora deputada quer dizer com mudança de sentido. Se não houvesse necessidade de uma revisão, penso que o Livro Verde que publicámos teria recebido muito menos do que as 500 respostas que nos chegaram. Parece óbvio que um Livro Verde que recebe para cima de 500 respostas demonstra bem o interesse numa revisão que já teve lugar.
Em resposta à primeira pergunta, só posso apresentar uma avaliação a este Parlamento quando esta for realizada. A Comissão ainda não fez a sua avaliação; ainda não decidiu a sua resposta. Realizou hoje uma sessão plenária e dará a conhecer a sua opinião quando apresentar as suas propostas aos Estados-Membros, bem como ao Parlamento, e isso deverá acontecer na segunda quinzena de Novembro, não faltando já muito tempo.
Quanto à politização - a politização destas questões é quase inevitável. Quando temos uma indústria europeia que actualmente representa diferentes opiniões e interesses concorrentes e, francamente, apresenta propostas rivais muito diferentes quanto à adopção ou não de medidas de defesa comercial, isso não pode deixar de se reflectir nas posições dos nossos Estados-Membros. Se os Estados-Membros, em vez disso, decidissem simplesmente ter apenas em conta a análise objectiva e rigorosa dos serviços da Comissão e adoptar as conclusões e medidas que propomos, caso estivessem simplesmente preparados para o fazer, a politização não teria lugar. Contudo, tal como nós, os Estados-Membros estão sujeitos aos lobbies e aos diferentes interesses concorrentes de fabricantes, retalhistas, distribuidores, importadores e consumidores. Quando as pessoas têm pontos de vista diferentes, esses pontos de vista têm de ser debatidos profundamente em termos políticos, através de um processo político e é isso que acontece.
Presidente
As perguntas que não foram respondidas por falta de tempo receberão respostas por escrito (ver Anexo).
Peço desculpa aos senhores deputados que estiveram à espera.
Está encerrado o período de perguntas.
(A sessão, suspensa às 19H35, é reiniciada às 21H00)
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3. Lissabon-strategie (stemming)
- Voor de stemming over amendement 12
Udo Bullmann
(DE) Mijnheer de Voorzitter, ik zou een wijziging in amendement 12 willen voorstellen dat natuurlijk het amendement niet zal vervangen, maar een aanvullende formulering in de tweede zin invoegt. Deze aanvullende formulering luidt als volgt:
(DE) Het amendement met deze aanvullende formulering heeft ten doel rekening te houden met de omstandigheden in Skandinavië en is geformuleerd in overleg met de co-rapporteurs en de Fracties die hierom ook verzochten.
(DE) An amendment suggesting this supplementary formulation is designed to take into account conditions in Scandinavia and has been agreed with the co-rapporteurs and the groups who are also requesting it.
(Het mondelinge amendement wordt in aanmerking genomen.)
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Tarbijakrediit (arutelu)
President
Järgmiseks teemaks on Kurt Lechneri poolt siseturu- ja tarbijakaitsekomisjoni nimel esitatud raporti teisele lugemisele esitamise soovitus nõukogu ühise seisukoha üle eesmärgiga võtta vastu Euroopa Parlamendi ja Nõukogu direktiiv tarbijakrediidi kohta ja muuta kehtetuks direktiiv 87/102/EMÜ (09948/2/2007 - C6-0315/2007 - 2002/0222 (COD)).
Kurt Lechner
raportöör. - (DE) Härra president, volinik Kuneva, daamid ja härrad, krediidi võtmine ei ole sama asi kui kaupade soetamine. Tehingu õiguslik keerukus on palju suurem ja riikides väljakujunenud rahastamistavad ja õiguslikud traditsioonid mängivad hoopis suuremat rolli. Sellele vastavalt on avalikkuse usaldus tarbijakrediidiga seotud asjades tihti keskse tähtsusega. Selle asjaolu taustal on tarbijakrediiti käsitlevate õigusaktide ühtlustamisel omad piirid ja seda tuleks teha ettevaatlikult ja tasapisi.
Lepingu nõrgema poolena peab tarbija kahtlemata saama õiguskaitset, kuid samal ajal peavad sellel alal, nagu ka võlaõigusseaduses üldiselt, olema juhtpõhimõteteks lepinguvabadus ja täiskasvanud inimese isiklik vastutus, mitte ettekirjutused ja vanemlik hool. Liikmesriikide seadusandjatel peab olema piisavalt peenetundelisust, et tagada oma riigis paindlikku tarbijakaitset ja kiiresti reageerida kummalistele suundumustele tarbijakaitse valdkonnas. Juriidiliste sätete kogum üksi ei taga tarbijate tegelikku kaitset. Mõjuhinnangud oleks olnud kesksel kohal, arvestades, et tarbijakrediit puudutab miljoneid inimesi. Õigusaktid peaksid põhinema tüüpolukordadel ja mitte eranditel.
Selles suhtes pean esiteks tänama Euroopa Parlamenti tervikuna komisjoni esialgse täiesti vastuvõetamatu ettepaneku tagasilükkamise eest ja sellele ulatuslike ja otsustavate muudatusettepanekute esitamise eest esimesel lugemisel. Teiseks tervitan kogu südamest komisjoni poolt võetud uut lähenemist 2005. aasta muudetud ettepanekus, mille kohaselt ühtlustatakse lõpuks vaid konkreetsed kesksed elemendid.
Siiski pean kritiseerima nõukogu ühist seisukohta. Selle asemel, et keskenduda asjalikule rakendatavale Euroopa lahendusele, on liikmesriikide esindajad lisanud omaenda spetsiifilisi eeskirju, neid kaitsenud ja kompromissina neid terve virna kokku kuhjanud. Tulemuseks on sätete kogum, mis tekitab kaugelt liiga palju bürokraatiat. Sellest ei tule tarbijatele midagi head. Tarbijate teabega üleujutamine ei aita neid. See tekitab arvestataval hulgal lisakulusid, millel on väikesele krediidisummale ebaproportsionaalselt suur mõju.
Sellele vastavalt on algusest peale mu eesmärgiks olnud püüda eeskirju piiritleda ja liikmesriikide seadusandjatele rohkem ruumi anda. Siinkohal tahaksin tänada oma auväärseid kolleege, sest kõik hääled siseturu- ja tarbijakaitsekomisjonis läksid sama asja kasuks ning kõik otsused selles kojas tunduvad samuti minevat.
Lubage mul tuua vaid kaks näidet, nimelt ulatuslikud parandused ja kärped täiendavat arvelduskrediiti pakkuvaid asutusi käsitlevates sätetes ning esilekerkiv artikli 16 korraldus seoses ennetähtaegsete tagasimaksete kompenseerimisega. Hoolimata neist parandustest usun ma siiski, et enamik on valmis minema vaid poole peale, mida kahtlemata osaliselt mõjutab üksmeele puudumine nõukogus ja soov saada õigusaktiga ühele poole. Ma pean siiski lisaparanduste tegemist vältimatuks, et ettepanekule kogu ulatuses soodsa hinnangu saaks anda.
Soovin mainida kahte muud punkti, mis on mulle tähtsad ja taotleda veel kord teie heakskiitu. Esiteks, määra, millest alates direktiivi kohaldatakse, tuleks tõsta 500 euroni. Ma olen täiesti teadlik selle summa eri väärtusest Euroopa lõikes. Asja mõtteks aga ei ole see, et direktiivi kohaldatakse vaid 500 euro määra ületamisel, vaid see, et liikmesriigi seadusandjad saaksid säilitada võimaluse omaenda sätete kehtestamiseks esimesest eurost alates, mitte ei oleks kohustatud oma tegevuses piirduma 500 euro suuruse või suurema krediidiga.
Teiseks, tarbijatel peaks olema võimalus loobuda ettekirjutatud selgitustest seoses lepingueelse teabega, mille üheks põhjuseks on see, et need selgitused võivad siseturgu segada. Ma usun, et tarbijatele eelnevalt lepingutingimustest koopia saatmisest peaks piisama selleks, et rahuldada lepingueelse teabe nõuet - mis on juhtumisi sama, mida komisjon oma ettepanekus välja pakkus. See vähendaks paberitöö hulka.
Kui neid muutusi ei tehta, kardan , et direktiivi aluseks olevaid soovitavaid eesmärke, nimelt Euroopa tarbijatele ühise turu avamine ja neile laiema toodete ja võimaluste valiku andmine, ei saavutata.
Meglena Kuneva
komisjoni liige. - Härra president, kolmapäevane hääletus täiskogus tarbijakrediiti käsitleva direktiivi kohta on väga oluline hetk Euroopa 500 miljoni tarbija jaoks.
See mõjutab otseselt paljude inimeste elu ning hõlmab kahte kriitilise tähtsusega teemat. Esimene hõlmab tarbijate võimet teha paremal teabel põhinevaid valikuid, kui nad võtavad krediidilaenu pulmapeo, pesumasina või uue auto (kõik eluliselt olulised asjad) eest maksmiseks.
Teine teema on tarbijatele suurema valiku pakkumine ja konkurentsivõimelisem turg. Samuti on see väga oluline hääletus ettevõtete jaoks, luues ühtse ja lihtsa eeskirjade raamistiku, et pangad ja muud laenuandjad saaksid ajada piiriülest äri lihtsamini.
Edasiliikumiseks peame sellest võimalusest kinni haarama. Selge on, et praegune olukord ei toimi. Andmed räägivad enda eest. Tarbijakrediidi keskmine intressimäär Euroopas kõigub 6 % Soomes (kõige soodsama intressimääraga liikmesriik) kuni üle 12 % Portugalis, Itaalias on krediidiintressi määr ligikaudu 9,4 %, Iirimaal 6,8 %.
Euroopa tarbijakrediiditurg on lõhestunud, see jaguneb 27 väikeseks turuks. Euroopa 800 miljardit eurot väärt krediiditurul moodustavad otsesed piiriülesed finantsteenused üksnes imeväikese osa - 1 % kõigist krediiditehingutest.
On selge, et siseturg ei toimi. On selge, et ELi tasandil konkurents ei toimi. Tulemuseks on see, et tarbijatele ei pakuta valikut ega konkurentsivõimelisi pakkumisi ning konkurentsivõimelistele ettevõtetele ei pakuta võimalusi uutele turgudele pääseda.
Tarbijakrediiti käsitlev direktiiv on vajalik, et siseturu potentsiaal valla päästa ja suurendada konkurentsi ning valikuid. Tarbijakrediiti käsitleval direktiivil on kaks peamist eesmärki: pakkuda standardeid - võrreldavat teavet - tarbijatele, et nad saaksid valikuid teha teabe põhjal, ning anda ettevõtetele ühtne standardite kogum konkurentsivõimeliste krediidipakkumiste müümiseks piiriüleselt.
Tarbijakrediiti käsitlevas direktiivis keskendutakse läbipaistvusele ja tarbijaõigustele. Ma tõstan esile vaid mõne olulise ühise osa, mida direktiiviga sisse seatakse. Krediidilaenude reklaamimine: kui krediiti hõlmavas reklaamis on arv, on kohustuslik pakkuda olulist teavet sisaldav samasugune tüüpnimekiri kogu Euroopa Liidu kohta.
Kõige olulisem on see, et esmakordselt arvutatakse aastase kulu protsendimäär ühtemoodi kogu Euroopas. See on väga oluline samm edasi, et tarbijad näeksid ühtainsat arvu kasutades krediidi tegelikku hinda.
Lepingueelse teabe osas: tarbijatele antav teave krediidivõimaluste kohta esitatakse standardse krediidiinfo kujul kõikjal ELis ning see hõlmab kõiki põhifakte ja arve - alates intressimääradest kuni teabeni kulutuste ja seonduvate kindlustuste kohta. See võimaldab tarbijatel otseselt võrrelda standardvormil esitatud eri pakkumisi.
Direktiivis on samuti sätestatud tarbijate kaks põhiõigust. Pärast krediidilepingu sõlmimist saab klient krediidist loobuda ilma põhjendust esitamata ja lisatasu maksmata. Seda õigust, mis on uus asi peaaegu pooltes liikmesriikides, hakatakse kohaldama tarbijakrediidi puhul kõikjal Euroopa Liidus.
Lisaks kinnitatakse tarbijakrediiti käsitlevas direktiivis tarbija õigust teenusepakkujat vahetada ning seda poliitikat tuleb ajada stabiilselt ja mitte üksnes selles valdkonnas. Õigus teenusepakkujat vahetada koos piiramatu varasema tagasimaksmise õigusega: see on kriitiliselt oluline teema komisjoni jaoks, et tagada õiglane kompensatsioon pankadele ning samal ajal kindlustada tarbijatele õigus teha vabasid valikuid ning hakata kasutama turu konkurentsivõimelisemat pakkumist. See on konkurentsi suurendamiseks väga oluline.
Ma olen täielikult nõus, et õigusaktide ühtlustamine selles väga tundlikus valdkonnas ei ole kerge ülesanne, kuid olen veendunud, et turud on loodud inimeste poolt ning need tuleks panna toimima inimeste heaks. Ma usun, et meie, eurooplased, asetame turul kesksele kohale inimesed, andes inimestele valikuvõimaluse, ettevõtetele konkurentsivõime ja pannes Euroopa turud tööle tarbijate heaks.
Tahan rõhutada, et moodsas maailmas ei tähenda see tarbijate häälestamist ettevõtete vastu, vaid elujõuliste turgude ülesehitamist, kus tarbijad saavad valida ja ettevõtted on konkurentsivõimelised.
Usun, et PSE ja ALDE fraktsiooni esitatud muudatusettepanekud - millega nõukogu on nõustunud - kujutavad endast õiglast ja mõistlikku kompromissi.
Minu arvates on see parim võimalus nii tarbijate kui ka finantsteenuste pakkujate huvides. Usun, et sellele kompromissettepanekule antud hääl on konkurentsivõimelistele turgudele, selgele teabele ja teavitatumatele klientidele antud hääl.
See on tagasihoidlik algus finantsteenuste tarbijaaspekti käsitlemisel, kus tuleb veel palju ära teha. Seega pöördun selle täiskogu liikmete poole: teie olete need, kes räägivad otse Euroopa kodanike nimel; teie olete võidelnud nii palju aastaid asjade eest, mis inimestele igapäevaelus tegelikult korda lähevad.
Tänane ülesanne on anda hääl krediidieeskirju käsitleva kokkuleppe toetuseks, et pakkuda Euroopa kodanikele tõelist lisaväärtust kogu nende eluruumis ning saata selge signaal Euroopa valmidusest käärida varrukad üles ja asuda tegutsema valdkonnas, mis praegusel ajal puudutab suurel määral nii kodanikke kui ka suuri ja väikeseid ettevõtteid.
Malcolm Harbour
fraktsiooni PPE-DE nimel. - Härra president, sooviksin alustada meie fraktsiooni raportööri härra Lechneri tohutu töö tunnustamisega ning kiita nii komisjoni kui ka nõukogu koostöö eest selle keerulise ja isegi vastandliku ettepanku kallal, mille kohta ka volinik ütles, et sellega on nähtud vaeva juba aastaid.
Sisuliselt - ja siinkohal nõustun täielikult volinikuga - on see väga oluline ettepanek Euroopa siseturu tarbijate jaoks. Tarbijakrediit on väga oluline tarbijate toomiseks turule. Me tahame suurenevat ja uuenduslikku turgu, tahame ettevõtteid, kes pakuksid aktiivselt laiaulatuslikku valikut toodetest ja teenustest, mis on kohandatud tarbijate vajadustele konkreetsete artiklite, toodete ja teenuste ostmiseks.
Kuid kõige enam tahame hästi reguleeritud turgu, kus tarbijad tunnevad end seoses turuga kindlalt ja teavad, et nende jaoks on olemas teave, aga ka tagatised, et nad saavad tutvuda selgete lepingutingimustega. Finantsteenuste valdkonnas on küllaltki selge, et korralik reguleerimine suurendab turuaktiivsust ning ning seda me püüamegi asjaomase protsessi kaudu saavutada. Siiski on kõnealuse direktiivi korral olnud probleemiks see, et tarbijakrediiditurg on Euroopa Liidus väga erinevates arenguetappides: paljudel riikidel, nagu ka minu riigil, on juba hästi välja töötatud eeskirjad. Esialgne võimalikult suure ühtlustamise idee oleks tähendanud seda, et nende riikide tarbijad oleksid jäänud ebasoodsasse seisu ning seepärast oleme tegutsenud vajaliku tasakaalu saavutamise nimel.
Sooviksin parandada muljet, mida minu arvates proua Kuneva võib-olla tahtmatult jättis: arutlusel olevat kompromissettepanekut toetavad kõik fraktsioonid, välja arvatud üks. Me oleme esitanud samasugused muudatusettepanekud. See on parlamendi konsensuslik seisukoht. Arvan, et ühe tahu üle me vaidleme veel, kuid olen kindel, et jõuame lahenduseni ja siis on meil hea ja oluline pakett. Oluline on siiski see, et me jälgime turu arengut, tagame selle arenemise vastutusvõimelisel viisil ning tegeleme mõningate turu arenemisest tekkida võivate probleemidega. Olen kindel, et käesolev täiskogu täidab oma kohustusi ja esitab homme hea paketi.
Arlene McCarthy
fraktsiooni PSE nimel. - Härra president, siseturu- ja tarbijakaitsekomisjon ning varem ka õiguskomisjon on tunnustanud siseturu arengu ja tarbijakrediidi võimalikku kasu nii ettevõtetele kui ka tarbijatele. Ma olin selle õigusakti eostamise juures ja loodan, et homme sünnib lõplikult uus tarbijakrediidi beebi!
Viimase viie aasta arutelud ja vaidlused on näidanud komisjoni ja parlamendi põhimõttelisi erinevusi ning täpsemalt liikmesriikide vahelisi erinevusi selle tulemuse parimaks saavutamiseks ning ma usun kindlalt, et sellest tuleb õppida. Kõigi ettepanekute - isegi komisjoni muudetud ettepanekute - suhtes tuleb koostada põhjalik mõju hindamine, et lubada kõigil pooltel ja sidusrühmadel hinnata ettepaneku tulemusi ja võita tarbijate ning ettevõtete usaldus.
On kahetsusväärne, et ei komisjon ega ka nõukogu olnud valmis seda tol ajal tegema. Meie töö praegu on siiski tegeleda uue tekstiga, mis on esialgsest ettepanekust oluliselt parem. Selles keskendutakse turu avamise ja tarbijate kaitsmise tähtsamatele osadele. Sellest saadav kasu hõlmab tarbijate võimalust võrrelda krediidipakkumisi, laenuandjate kohustust hinnata tarbija krediidivõimet - mis on oluline võitluses võlgadega ELis -, samuti laenuandjate kohustust pakkuda selgitusi, ning meie muudatusettepanekute tulemusena peavadki kõik laenuandjad pakkuma arusaadavat ja lihsustatud kujul standardteavet.
Ma tervitan 14-päevast taganemisõigust ja varasema tagasimaksmise õigust, mis on hea tarbija usalduse tõstmiseks ning julgustab teda vaatama krediidipakkumiste saamiseks koduturust kaugemale. Tegemist ei ole üksnes turu avamisega ning tõsiasi, et meil on nüüd tööjõu ja inimeste vaba liikumine kõikjal 27 ELi liikmesriigis, annab sellele õigusaktile uue tähenduse. Prantsusmaal või Saksamaal töötaval Poola torulukksepal, kes laenab sealsest krediidiasutuselt, on nüüd iseenesestmõistetav võimalus võrrelda aastase intressimäära eri pakkumisi teadmisega, et tal on standardteabe põhjal võimalik langetada õigeid otsuseid.
Lõpetuseks tervitan seda, et komisjon, vabastades krediidikassad sellest seadusest, ei kägista ühenduse väikeseid teenusepakkujaid suure bürokraatiaga. Ma tervitan ka liikmesriikide praegust paindlikkust. See on võimaldanud säilitada tarbijate kõrgetasemelist kaitset Ühendkuningriigis, mis nüüd säilitab krediitkaartide puhul solidaarse vastutuse õiguse. Seega on kõnealune ettepanek piisavalt paindlik, et see toimiks, ning ma soovitaksin tungivalt liikmetel seda toetada.
Komisjoni esimehena arvan, et meie töö ei ole veel lõppenud ...
(President peatab kõneleja)
Diana Wallis
fraktsiooni ALDE nimel. - Härra president, praegu on aeg, kus me tavaliselt soovime üksteisele head uut aastat. Ühendkuningriigis ning kogu maailmas on uusaastauudistes domineerinud mure majanduse, eelkõige tarbijakrediidi pärast. Tegemist ei ole üksnes jõuludejärgse depressiooniga: me kõik teame, et mure on palju sügavam. Krediiditeema muutub lähitulevikus keeruliseks üheti nii laenuandjatele kui ka laenuvõtjatele.
Õigusandjana peame me ülemaailmse languse tingimustes midagi ette võtma. Me peame ergutama ELi finantsteenuste turgu, aga samal ajal tagama, et meie tarbijad saavad langetada mõistlikke ja kättesaadavale teabele tuginevaid otsuseid ning et neile on selleks tagatud nii kogu teave kui ka võrdluselemendid. Paljud täiskogu liikmed ning eelkõige siseturu- ja tarbijakaitsekomisjon on viimase paari aasta jooksul osalenud parlamendi uuringus Ühendkunigriigi kindlustusandja (Equitable Life) kokkuvarisemise kohta. Me teame, millised on finantsteenuste kontekstis tagajärjed tarbija jaoks, kui me reguleerime piiriülest skeemi valesti. Käesoleval juhul me vajame sellist skeemi ja peame selle õigesti kehtestama, eriti kui pidada silmas ülemaailmset tausta.
Direktiiv saab aidata. See võib aidata Euroopa finantsteenuste turgu raskel ajal ja pakkuda tarbijale võimalust ja abi krediidi saamisel, tehes seda konkurentsivõimeliselt. Minu fraktsioon on koos PSEga allkirjastanud ja esitanud paketi, mille suhtes me loodame toetust leida. Meile tundub, et tegelikult seisame pärast seitse aastat kestnud läbirääkimisi ja ettepanekute tegemist silmitsi vaidlusega, mis käib ühe sõna kohta ühes artiklis. Täiskogu ja Euroopa institutsioonide mainet kahjustaks päris tõsiselt, kui me ei suudaks seda vaidlust lahendada ja kehtestada direktiivi, mis loodetavasti pakub Euroopa turule kõiki eelnevalt kirjeldatud hüvesid.
Eoin Ryan
fraktsiooni UEN nimel. - Toetan vajadust ajakohastada ELi õigusakte selles valdkonnas. Viimati oli meil nimetatud valdkonnas direktiiv 1987. aastal ning sellest ajast alates on tarbijakrediiditurg oluliselt muutunud.
Tarbijakrediidilaenu käsitleva ELi direktiiviga püütakse kehtestada suurem konkurents 800 miljardi euro suurusel tarbijakrediiditurul. See loob tarbijatele õiguskindluse, mis on väga oluline, kui inimesed hakkavad enne ostmist otsima nende vajadustega kõige paremini sobivat toodet. Samuti aitab see ettevõttetel olla konkurentsivõimelised. Kui vaadata tarbijakrediidi intressimäärasid Euroopas - eri riikides 6 % kuni 12 % -, on kindlasti käes aeg pakkuda tarbijatele paremat valikuvõimalust.
Uued eeskirjad muudavad turu nii tarbijate kui ka ärikonkurentide jaoks läbipaistvamaks. Direktiivi peamise tulemusena pakutakse ELi laenu võtvatele tarbijatele võrreldavat ja standardteavet. Krediidivõimaluste puhul tuleb tarbijatele esitada teave intressimäärade, väljamaksete arvu ja sageduse kohta uuel kogu Euroopas kasutataval Euroopa krediiditeabe vormil.
Pooldan seda väga. Arvan, et tarbijate jaoks on väga oluline usalduse ja õiguskindluse olemasolu selles valdkonnas, kuid ma usun, et see toob kaasa suurema valdkondliku konkurentsi ning lõpuks - nagu keegi juba ka mainis - pakub tarbijale rohkem valikuid ning tarbijad saavad direktiivist suurt kasu.
Heide Rühle
fraktsiooni Verts/ALE nimel. - (DE) Härra president, volinik, daamid ja härrad, me peame kahjuks direktiivi homme vastu võtma, mis ei vasta meie kriteeriumidele paremast õigusloomest. Tehtud ei ole mõjuhinnangut, kuigi tegemist on täiesti uue ettepanekuga, EL on laienenud 12 uue liikmesriigi võrra, liikmesriikide vahel on ulatuslikud erimeelsused seoses rahastamismeetmetega ja regulatsioonisüsteemidega, ning liikmesriikides esineb sotsiaalne ebavõrdsus .
Täieliku ühtlustamise asemel oli kiireloomuline vajadus anda liikmesriikidele suurem tegevusvabadus. Liikmesriigid saavad täna küllaltki erineval viisil ja tunduvalt kiiremini reageerida mitmetele uutele mudelitele, mis igapäevaselt turule ilmuvad. Liikmesriikide käsutuses on samuti paremad vahendid reageerimaks finantskriisidele. Nad saavad asju lühema ajaperioodi jooksul reguleerida kui Euroopa Liit tegutseda jõuaks.
Sellepärast oleks olnud arukas piirduda minimaalse ühtlustamisega selle asemel, et püüda ühtlustada nii palju kui võimalik. Sellise kriitika peame asjaomase tarbijadirektiivi kohta esitama. Enamgi veel, me taunime fakti, et kõigi liikmesriikide kaasamiseks on tulnud vastu võtta arvukad erandite tegemise klauslid. See ei ole kahjuks kasuks tulnud sätete selgusele.
Siiski on üks erand, mille poolt me oleme, ja see on seotud remondilaenudega. Ulatuslike väljakutsete taustal, mida kliima soojenemine esitab, on kiiresti vaja teha selles määruse ettepanekus erand kinnisvara tagatisel võetud remondilaenudele, mis ei puutu kuidagi tarbijakrediiti, vaid tuleks arvata kinnisvaraga tagatud laenude hulka.
Eva-Britt Svensson
fraktsiooni GUE/NGL nimel. - (SV) Härra president, kui kehtestatakse eeskirju selle kohta, kuidas kahe poole vaheline leping peab olema koostatud, tuleb loomulikult arvesse võtta seda, kas poolted on võrdses staatuses või on ühel algusest peale teise suhtes eelis. Kui ühel poolel on eelis, tuleb seda lepingu koostamise viisis arvestada ja välja tuleb töötada valem, mis tugevdaks nõrgemat osapoolt.
Kui tegemist on tarbijakrediidiga, mida me praegu arutame, on krediiti vajav inimene see, kes asub vähem soodsal positsioonil. Kahjuks ei võta ei raportöör ega kompromissettepanek piisavalt arvesse seda vastutust, tarbijate õigusi ega tarbijakaitset. See on eriti tõsine, kuna ostukrediiti otsivad eranditult need, kellel on väikseimad rahalised vahendid.
Tahan veel öelda, et olenemata tõsiasjast, et meil on otsus, mis nõuab sugude vahel mitte vahe tegemist kogu meie töös siin parlamendis, ei ole tehtud selle direktiivi soohinnangut, seda samuti olenemata tõsiasjast, et me teame, et paljud madalaima palgaga naised on just need, kes tihti satuvad võlgade lõksu. Ma jään selle juurde, et ennetähtaegse võlgade tagasimaksmise puhul makstaval kompensatsioonimääral peab olema ülempiir. Samuti jään kindlaks sellele, et kolmepäevane järelemõtlemise aeg on liiga lühike. Sealjuures tahan ma minimaalset ühtlustamist, mitte maksimaalset ühtlustamist.
Godfrey Bloom
fraktsiooni IND/DEM nimel - Härra president, võib-olla oleks mul siinkohal pakkuda mõned tarkuseterad. Olen suurema osa oma elust tegutsenud kommertspanganduses, kuigi mitte jaepanganduses, ning ma pean ütlema, et minu arvates ei peaks poliitikud laenuandja ja laenuvõtja (tarbija) vahelistesse suhetesse sekkuma. Oma kogemuse põhjal ma ei unistaks selle valdkonna reguleerimisest. Vaatan vastavas komisjonis ja parlamendis selle küsimusega tegelevate inimeste nimekirja ja ma ei näe seal kuigi palju kogemustega inimesi, nii et siin hakkab pime talutama pimedat. Ma pean isegi veidi absurdseks, et sel teemal teeb märkusi keegi, kes ei ole suutnud oma raamatupidamist kontrollida ligikaudu 11 aastat.
On täiesti naeruvääne arvata, et võiksid olla ühtsed eeskirjad Bukaresti, Londoni ja Pariisi tarbijate jaoks. Võib-olla peaksin hoiatama näiteks Ühendkuningriigi valitsust, et pankade reservide tervelt 50%-line garanteerimine on põhimõtteliselt vale.
Lubage mul anda tarbijale vihje: ära kunagi laena raha; ja valitsustele: rumal kaotab oma raha kiiresti!
Andreas Schwab
(DE) Härra president, daamid ja härrad, lubage mul alustada raportööri ja muidugi ka voliniku tänamisega, kes on mänginud väga konstruktiivset rolli selles keerulises asjas.
Proua Wallis viitas faktile, et dokument on - nagu mulle meeldib öelda - kummitanud Euroopa Parlamendi ja muude Euroopa institutsioonide koridorides üle seitsme aasta ja minu arvates ei ole need seitse aastat olnud läbipaistvat õigusloomet või seitse aastat paremat reguleerimist, vaid segapundar, mille vaid vähesed selle koja liikmed on suutnud lahti harutada. Selles mõttes ei usu ma, et oleme teinud ainsatki suurt teenet Euroopa tarbijatele ja kodanikele, kes on pidanud jälgima kulissidetagust liikmesriikide vahelist maadlust, kuid kui lõplik tulemus pakub suuremat läbipaistvust tarbijatele, kes soovivad näiteks autot osta, võimaldades neil teha informeeritud valiku liisingulepingu ja isikliku laenu vahel, siis on see kasulik.
Siin viidati tõsiasjale, et Euroopa laenuturg on väärt 800 miljardit eurot ja erinevus madalaima ja kõrgeima intressimäära vahel on ligi 6 %. Siin on muidugi suur vahe ja saab ainult loota, et tarbijad saavad laiast valikust samuti kasu, kuid mul on põhjust olla skeptiline. On tõsiasi, et tarbija, kes tahab osta 220 eurot maksva digitaalkaamera ja peab siis kirjalikult täitma kümneleheküljelise krediiditaotluse, jõuab vaevalt süveneda kõigisse 220 euro suuruse krediiditehinguga kaasnevatesse ohtudesse.
Minu arvates on tulemuseks see, et suur osa sellest, mida antud paketis mõeldi hästi, ei aita lõpuks keskmist kaitsetut tarbijat, vaid tekitab tarbijatele sellised raskused, et nad lausa eelistavad krediidi eest üldse mitte midagi osta, et vältida arvukate taotluste täitmise hirmutavat ülesannet. See on endiselt minu seisukoht ja ma loodan, et erinevused intrressimäärades muutuvad tarrbijatele rohkem läbipaistvaks ja et sellest tõuseb tulu, kuigi ma usun jätkuvalt, et eelnev protsess on olnud vastuvõetamatu.
Evelyne Gebhardt
(DE) Härra president, volinik, ma usun, et peame selle teoks tegema sellisel viisil, et tarbijad ja pangad teaksid, mis neile tulevikus kehtima hakkab ja mis mitte.
Usun, et kompromiss, mille me eelmisel nädalal saavutasime ja mille ka liberaalid on nüüd heaks kiitnud, on läbinisti mõistlik ja oleme leidnud ühise lahenduse, mis on teostatav ja tarbijasõbralik.
Kui lubate mul härra Schwabi poole pöörduda, siis esiteks ei ole taotlusvorm kümne lehekülje pikkune ja teiseks pean ma seda väga heaks asjaks, et meil on ühtne taotlusvorm, kus tarbijale peab selgelt ja läbinähtavalt ütlema krediidi kogusumma, lepingu kehtivusaja, loobumisõigust käsitlevad tingimused ja rakendatava aastase intressimäära, mida võiks siis arvutada kõigis liikmesriikides ühtsetel alustel. See on läbipaistvus, mida me vajame ja mis homsel hääletusel muudatusettepanekus 46 sisalduva ettepaneku üle kaalul on. Ma loodan, et saame tagada, et läbipaistvus tõesti võidule pääseb.
Andestage mu ütlus, kuid samal ajal kui raportöör on kahtlemata teinud kõvasti tööd, ei saa minu fraktsioon läbi sõrmede vaadata sellele, et meie parlament on tiritud olukorda, kus nõukogu tundub korraga olevat tarbijasõbralikum kui Euroopa Parlament. Minu fraktsioon peab seda lihtsalt täielikult vastuvõetamatuks olukorraks, mistõttu me peame tagama, et saavutatakse õiglane tasakaal pankade enesestmõistetava äritegemise õiguse (mis on tavapärane nähtus igas turumajanduses) ning vajaduse vahel kaitsta tarbijaid, tagades neile piisava teabe, mida on vaja õige krediidiviisi valimiseks ja ebasoodsate variantide tagasilükkamiseks. Seda teed tuleb minna ja selle peaksime me homme heaks kiitma.
Toine Manders
(NL) Härra president, ma tahaksin esiteks tänada härra Lechnerit tema panuse ja konstruktiivse koostöö eest. Samuti sooviksin ma tänada volinikku ja nõukogu, sest see oli pikk triloog. Kahjuks ei jõudnud me kompromissile, kuid olime sellest vaid juuksekarva kaugusel ning seetõttu on mul hea meel, et kolmapäeva hommikul hääletame sama kompromissi üle, mille suhtes eeldan, et saavutame selle.
Miks? Oleme sellest tegelikult juba seitse aastat rääkinud. Kui tahame turul ja oma kodanike, tarbijate, kuid ka tööstusharu ja tööstuse ees mingitki poliitilist usutavust omada, on tähtis, et me lõpuks otsuse vastu võtaksime. Kompromiss on alati andmine ja võtmine ja loomulikult on seal aspekte, mida saaks parandada, kuid selle on teinud kõik pooled. Fakt on see, et kompromiss on veini segamine veega ning siis saadakse tulemus ja sa pead sellega rahul olema.
Ma usun, et praegune plaan on nii tarbijate kui ka finantssektori huvides. Selles suunas me peame töötama, see on Euroopa ja siseturu huvides.
Małgorzata Handzlik
(PL) Härra president, volinik, esiteks sooviksin ma õnnitleda raportööri suurepärase töö eest, mis kahtlemata nõudis märkimisväärset kannatust, kuid on kindlasti pakkunud talle arvestatavat rahuldust. Raportit võib kindlasti pidada üheks kõige vastuolulisemaks ja raskemaks kompromissiks. Selle eesmärgiks on tihedamalt siduda mitme Euroopa riigi eri määrused, mis on tõesti väga erinevad, ning õigusloome selles valdkonnas on suures osas liikmesriikide kontrolli all.
Ühtlustamine on selles valdkonnas lihtsalt võimatu. Me võime vaid üritada osalist nõuete ühendamist, ja isegi see, nagu me oleme viimastel kuudel näinud, on tekitanud arvestatavaid probleeme. Ma nõustun raportööri lähenemisviisiga, mille kohaselt nii keerulises valdkonnas tuleks anda liikmesriikidele võimalikult suur tegevusvabadus. See tundub olevat ainus mõistlik lahendus, mis võimaldaks niivõrd keerulise ja kaaluka raporti heakskiitmist kõigi huvitataud poolte poolt.
Võib tunduda, et praegusel kujul teksti on lihtsustatud. Mis kogu selle raporti kallal tehtud töös silma hakkab, on põhjuste analüüsi puudumine, ja selline analüüs oleks raporti kvaliteeti kindlasti tõstnud. Üldiselt paistab see projekt mulle rahuldavana. Ilmselgelt on see versioon kaugel ideaalist, kuid see on kohandatud praeguse olukorraga liikmesriikides. Ettepanek kaotab tarbijatel lasuva rahalise ja haldusliku koorma ja minu arvates kehtestab tähtsad sätted tarbijate kaitsmiseks, lihtsustades krediidi saamist. Üheks kõige kasulikumaks ettepanekuks on võrdlusnäitajate sissetoomine.
Mia De Vits
(NL) Härra president, daamid ja härrad, ma isiklikult ei saa jagada entusiasmi käesoleva teksti suhtes. Võetud on tähtsaid samme, kuid tekst ei täida ühtlustatud raamistiku loomise eesmärki. Ühtlustatud raamistikku ei ole saavutatud mitmes meie jaoks üliolulises punktis.
Lubage mul selgitada. On kaks punkti, mis meie fraktsiooni arvates on endiselt keerulised või väga keerulised. Lepingueelse teabe paketti on kohaldatud ja ühtlustatud. See on hea. Kuid seda õõnestatakse eri valemite kaudu, mis on krediidi avamise eest tasutava aastase intressimäära puhul lubatud. Ma vajan lihtsalt selgitust, kuidas peaksid tarbijad olema võimelised neid eri valemeid objektiivselt võrdlema.
Teiseks nõrgendatakse tõenäoliselt tarbijate olukorda minu riigis, Belgias, kuna andmebaase tuleb küll jälgida, kuid sellega ei kaasne vastavaid sanktsioone pankadele. See võib inimesed veelgi suurematesse võlgadesse paisata. Samuti arvan ma, et tegemist on käestlastud võimalusega pankadele endile. See on endiselt raisatud määrus.
Wolf Klinz
(DE) Härra president, volinik, daamid ja härrad, ma tervitan komisjoni hästi mõeldud katset rajada toimiv siseturg koos parandatud tarbijaõigustega tarbijakrediidi alal. Pingutuse tulemus aga peab austama tarbijatele antud lubadust pakkuda neile suuremat valikut ja paremaid tingimusi kasvava konkurentsi ja väiksema bürokraatia taustal. Selle standardi järgi otsustades on lõplik määruse projekt tarbijakrediidi kohta mitmes mõttes mitterahuldav.
Esiteks on ettenähtud standardteave, mis ulatub kaheksa leheküljeni, liiga pikk. Ma kahtlen, kas tarbijad hakkavad seda lepingutingimustest teadasaamiseks tõepoolest kasutama. Tegelikkuses on see reaalse bürokraatia kasvuks, mile eest tarbijad lõpuks maksma peavad.
Teiseks lasevad laenu ennetähtaegset tagasimaksmist käsitlevad sätted raisku minna võimalusel lasta tarbijatel saada osa pärast laenuvõtmist talle kasulikuks osutuda võivast intressimäära muutmisest.
Kolmandaks teeb saavutatud kompromiss tõhusalt lõpu arvelduskrediiti andvatele asutustele, mis on väga levinud Saksamaal ja laialt kasutusel mujal. Avalikkus kahetseb seda sügavalt ja saab veel ühe põhjuse Brüsseli Mooloki üle nuriseda. Loeb kvaliteet, mitte kvantiteet.
Zita Pleštinská
(SK) Sooviksin tänada raportööri Kurt Lechnerit täpse töö eest, mida ta raportit koostades tegi. Tal õnnestus lihtsustada nõukogu ülearu keeruliseks aetud ja bürokraatlikku ettepanekut uute muudatusettepanekute kaudu.
Ma sooviksin volinik Kuneva kohalolul kasutada selle Euroopa tarbijatele olulise arutelu raames võimalust juhtida taaskord tähelepanu tarbijaorganisatsioonide tähtsale rollile, mis peavad olema võimelised mängima oma õigusjärgset osa igas liikmesriigis ja saama komisjonilt piisavat toetust. Tarbijakaitse kvaliteedi parandamiseks vajavad iseseisvad tarbijaorganisatsioonid lisavahendeid, et olla võimelised tarbijate koolitamiseks ja iseseisva nõu pakkumiseks tarbijakrediidi kohta, eriti just kõige kaitsetumatele tarbijarühmadele.
Volinik, kuigi te olete saavutanud tarbijarühmi paljuski julgustavat edu ja teie saabumine andis tarbijakaitsele rohelise tule, paluksin ma 2008. aastal jälle teie abi.
Margarita Starkevičiūt
- (LT) Tervitan selle direktiivi ilmumist, see on samm õiges suunas. Siiski sooviksin juhtida teie tähelepanu - eriti voliniku tähelepanu - artiklile 16. Minu riigis ei saa tarbijad laenu ennetähtaegse tagasimaksmise eest mingit kompensatsiooni. Nüüd, kui see artikkel jõustub, hakkavad tarbijad tegelikkuses enam maksma. Mul on raske usukuda, et see tähendab tarbijakaitset. Tõepoolest, on öeldud, et artikkel sisaldab hulgaliselt õigusliku kaitse vahendeid eesmärgiga tagada, et tarbijad selle eest maksma ei pea, kuid õiguslikust kaitsest rääkides mõtleme me juriidilisi mänge ja mitte päris majandust. Päris majanduses on nii, et kui on võimalik tarbijat maksustada, maksustatakse teda alati. Seetõttu palun ma teil hoolitseda artikli 16 parema struktureerimise eest, võttes arvesse, et mitmes riigis ei kohaldata sellist maksu üldse.
Piia-Noora Kauppi
Härra president, ma arvan, et hiljutistel läbirääkimistel oleme saavutanud hea tulemuse. Kuid me ei ole suutnud asja lihtsamaks muuta. Praegu on Euroopa tavatarbija jaoks isegi juba liiga palju teavet. Igakord kui nõukogu liikmed ja liikmesriigid nõuavad standardteabest rohkem erandeid, muudetakse sellega kogu direktiiv veelgi keerulisemaks.
Arvan, et standardteave peakski tegelikult olema vaid standardne. See peaks olema kogu ELis ühetaoline. Iga kord, kui me parlamendis või liikmesriikides ütleme, et meil peaksid olema liikmesriigiti kohandatud eeskirjad, muudame me küsimuse keerulisemaks.
Nõustun täielikult komisjoni seisukohaga. Tõenäoliselt lähevad kompromissläbirääkimised õiges suunas, kuid midagi tuleb teha lihtsustamise küsimusega enne direktiivi avaldamist ja tarbijani jõudmist.
Jean-Paul Gauzès
(FR) Härra president, kolleegid, volinik, ma sooviksin esitada vaid mõned tähelepanekud.
Arvan, et meie parlamendi mainele on kasulik näidata Euroopa tarbijatele, et meie võimuses on nende huvide kaitse. Härra Lechneri raport kajastab igal juhul tohutut tööhulka, mille eest ma teda õnnitlen, kuid ma arvan, et praeguses protsessi lõppetapis on ülesandeks saavutada kompromiss, mis võimaldaks meil näidata, kui suurt tähtsust me parlamendisaadikutena tarbijatele omistame. Seda oleks päris raske alla neelata, kui nõukogu portreteeritakse päeva lõpuks kui tarbija parimat kaitsjat.
Selleks et vältida lepitusmenetlust, mis ei oleks minu arvates mitte kellegi huvides, peame me leidma kompromissi mõne üksiku sõna suhtes, mis meid lahku ajavad. Samuti peame vältima tagurlikke samme ja on tõsiasjaks, et Prantsuse tarbijaid, nagu ka Leedu omi, ei karistata rahaliselt ennetähtaegse tagasimaksmise puhul. Me ei saa tekitada tarbijatele vähem soodsat olukorda kui see, milles nad praegu oma riigi seaduste järgi on.
President
Kui rohkem kõnelejaid ei ole, lubage mul parlamendiliikmetele meelde tuletada, et nad võivad eelneva registreerimiseta sõna võtta, kui nad leiavad, et ei lõpetanud oma esimest sõnavõttu.
Meglena Kuneva
komisjoni liige. - Härra president, sooviksin väljendada siirast tänu raportöörile härra Lechnerile ning kõigile auväärsetele liikmetele paljude tarkade tähelepanekute eest.
Soovin üksnes mõnda neist kommenteerida. Usume, et lävi on paika pandud väga hoolikalt. Meie ühine eesmärk on kaitsta direktiiviga kaitsetuid tarbijaid. Seepärast oleme kehtestanud läve, mis kajastab ka uute liikmesriikide huve ega jäta välja EL 12 kõige tavapärasemat keskmist krediiti.
Samuti usume, et direktiivi põhilise positiivse sammu - standardse teabelehe - olemasolu on suur eelis, nagu paljud teist on juba ka maininud. See on üks suuremaid eeliseid ning me ei kahjusta tarbijat, kui asendame selle lepingu koopiaga, sest tarbijatel ei ole lihtne lepingu koopiaid võrrelda. Neil on lepingu koopiatest raske aru saada - see on välja selgitatud Eurobaromeetri uuringuga.
Täieliku ühtlustamise suhtes sooviksin tegelikult rõhutada, et tegemist on sihipärase täieliku ühtlustamisega. Põhjus, miks see on parem kui miinimumühtlustamine, nagu mõned teist on isegi täna arutlusele soovitanud panna, peitub sellest, et me usume, et on vaja alandada finantsteenuste pakkujate turuletulemise barjääre, ning see ongi peamine põhjus, miks käesolev direktiivi ettepanekuga edasi tegeletakse. Selle kaudu peame me suurendama tarbija usaldust. Seepärast on sihipärane täielik ühtlustamine parim viis selle saavutamiseks.
Komisjon sooviks härra Harbourile eelkõige kinnitada, et komisjon kavatseb turgu jälgida. Komisjoni talitused on käivitanud uuringu praeguste turunäitajate ja -andmete kogumiseks. Mõne aasta pärast kasutame samu näitajaid ja kogume samu andmeid. See aitab meil teha edasisi otsuseid.
Lõpetuseks tahan korrata, et minu arvates ei aitaks lepitusmenetlus meil jõuda parema kompromissini, mis meil on täna juba olemas. Seetõttu ma loodan väga, et parlament suudab teksti homsel teisel lugemisel vastu võtta.
Kurt Lechner
raportöör. - (DE) Härra president, volinik, daamid ja härrad, arutelu käigus on selgelt ilmsiks tulnud, et meil on ühine eesmärk. Eriti võin ma ilma reservatsioonideta toetada voliniku sõnu avamärkuses. Ainsaks küsimuseks on, kas praegu laual olev eelnõu tõepoolest suudab meie ühiseid eesmärke saavutada. Usun, et selles asjas on mitmeid kaitstavaid seisukohti.
Ühtlustatud aastane intressimakse määr esindab kindlasti tublit edasiminekut, nagu ka ühine ühtlustatud õigus loobuda. Lubage mul siiski veelkord rõhutada, et tarbijakaitsele on parim, kui me võtame arvesse kogu pilti, nagu volinik õigesti märkis, mitte ainult ei kuhja kokku kõiki Euroopas kehtivaid sätteid. Rohkem õiguslikke sätteid ei tähenda tarbijate suuremat kaitsmist.
Intressimäärade erinevuste koha pealt Euroopas pean ma märkima, et oleksin raportis pidanud tervitama analüüsi esitamist selle kohta, kui suures ulatuses on need erinevused põhjustatud õigussätete lahknevusest ja keerukustest osa riikides ja kas on võimalik, et intressimäärad on madalamad seal, kus seadused on lihtsamad. Ma ei tea vastust, kuid küsimust oleks tulnud uurida. Konkurents ja üldine tarbijakoolitus edendavad samuti tarbijakaitset, kuid ülepaisutatud eeskirjad seda ei tee.
Lubage mul lühidalt käsitleda kolmepoolseid läbirääkimisi. Olin kindlalt seisukohal, et me peaksime siin parlamendis oma erimeelsused kõrvale heitma. Ma olen kaugel sellest, et kokkulepet luhta ajada. Sellele vaatamata, kuna me oleme alati läbipaistvust toetanud, seda eriti nõukogus kuid ka teisel kujul, ei pea ma õigeks, et üks mitteametlik asutus peaks neid arutelusid suletud uste taga. Selle asemel peaks iga institutsioon algselt oma arvamust avaldama, ettepanekud tuleks lauale panna, ja nende alusel tuleks siis lahendus leida.
Lubage mul veel kord korrata, et eelnõud on üle kuue aasta kestnud arutelude käigus - ma tahan selle täiesti selgeks teha - märkimisväärselt parandatud ja parlament on parandusprotsessis võtmerolli mänginud. Samuti näen ma seda teatud määral kui toetust omaenda tööle. Minu meelest aga ei ole eelnõu lihtsalt piisavalt hea. Olgu sellega nagu on, see jõustub. Ma ei kahtle hetkegi oma kaasparlamendiliikmete, komisjoni ja tõesti ka nõukogu - kes tõsiasjana on alati andnud täpseid vastuseid ja detailset teavet - tänamisel nende panuse eest selle teostamisel, mis on üldiselt olnud läbinisti tänuväärne ja meldiv ülesanne.
President
Arutelu on lõppenud.
Hääletus toimub kolmapäeval, 16. jaanuaril 2008 kell 12 päeval.
Kirjalikud avaldused (artikkel 142)
Lasse Lehtinen
kirjalikult. - Parlamendi hääletus selle väga olulise teema üle tähendab, et me oleme oma nelja vabaduse täielikule rakendamisele ühe sammu võrra lähemal. Kõnealune direktiiv toob tarbijakrediidi osas tarbijatele rohkem õigusi ja läbipaistvust. Krediiditingimuste piiriülene võrdlemine ja parima pakkumise valimine muutub nüüd varasemast lihtsamaks. Pärast viie aasta pikkust ettevalmistust kohaldatakse kõnealust direktiivi kõigi tagatiseta laenude suhtes suuruses 200-75 000 eurot. Ma soovin rõhutada, et on oluline kehtestada läve alampiiriks 200 eurot, sest laenud jäävad eelkõige uutes liikmesriikides sageli alla 500 euro.
Tarbija saab kasu lepingulisest teabest, aastase protsendimäära arvutamise ühtsest meetodist ja 14-päevasest taganemisõigusest.
Sellised tasakaalustatud seadused aitavad meil saavutada Euroopa Liidu kodanike heakskiitu.
Mairead McGuinness
kirjalikult. - Tarbijakrediiti käsitlevast ELi direktiivist on räägitud juba mõnda aega, seepärast on tänane arutelu tervitatav. Valitseb suur lootus, et direktiivi tulemusel vaatavad tarbijad laenuvõtmisel oma riigi piirist kaugemale, mis võimaldab neil leida odavamaid laenupakkumisi.
Kui direktiiv on rakendatud ja ELi kodanikud seda kasutavad, peaks see võimaldama inimestel saada odavamat krediiti.
Kuid selle õnnestumiseks on oluline järgmine: esiteks tuleb ELi kodanikke teavitada võimalusest saada piiriüleseid laene ning teiseks peavad kodanikud olema valmis seda võimalust kasutama.
Praegu on selge, et kodanike hulgas valitseb vastumeelsus otsida parimaid laenupakkumisi oma liikmesriigi piires, just nagu ei sooviks tarbijad panka muuta, kuid see olukord võib tasapisi muutuda.
Kõnealuse direktiivi edu või ebaõnnestumine sõltub sellest, kui tõhusalt liikmesriigid seda rakendavad. Üksnes tulevik näitab, kas direktiiv vastab meie ootustele ja tagab tarbijatele parema valiku, tarbijalaenude suurema kättesaadavuse ning kõige olulisema tegurina selliste laenude madalama hinna.
Alexander Stubb
kirjalikult. - Tarbijakrediit on siseturu oluline sammas.
Esiteks ma arvan, et kõnealune direktiiv on esimene samm ja hea näide sellest, kuidas EL pakub konkreetseid tulemusi isegi sellise vastandliku teema korral.
Teiseks on minu arvates pikemas plaanis vaja pärast kogemuste saamist kõnealuse direktiivi toimimise kohta edasist ühtlustamist, et teha tarbijatele piiriüleste pakkumiste leidmine lihtsamaks ning anda teistesse liikmesriikidesse krediiti pakkuvatele ettevõtetele täielik õiguskindlus nende kohustuste osas.
Kolmandaks tahan tänada kõiki visaduse eest selles aastaid kestnud protsessis.
(Istung peatati kuni hääletamiseni kell 11.15 ja jätkus kell 11.30)
| {
"pile_set_name": "EuroParl"
} |
21. European Authentic Act (
- After the vote:
Hartmut Nassauer
(DE) Mr President, I wish to return to the subject of the final vote on the Susta report. We accidentally voted against it in the final vote, when we meant to vote in favour. This resulted from slight confusion about the oral amendment. I would ask you to accept our intention to vote in favour of the report in the final vote.
| {
"pile_set_name": "EuroParl"
} |
14. Modifica dell'articolo 29 del Regolamento - Costituzione dei gruppi politici (
- Prima della votazione
Bruno Gollnisch
(FR) Signor Presidente, piuttosto che invocare la normativa 151 delle nostre regole di procedura, dal momento che un emendamento in realtà sembra mantenere solo un rapporto distante dal testo originale della relazione, vorrei suggerire che quest'Aula si riferisce al testo originale della Commissione.
Esporrò questa proposta molto brevemente. Lo scopo principale della relazione Corbett, perfino secondo lo stesso onorevole Corbett, è di evitare che i deputati che condividono la fede della difesa dell'identità nazionale, della sovranità e dell'indipendenza, siano in grado di formare un gruppo.
Tuttavia, vorrei ricordare gli effetti pericolosi della relazione. Nel prossimo turno parlamentare, questo potrebbe succedere per un gran numero di deputati non iscritti, i quali, avendo scoperto di avere idee simili, decidano di formare un gruppo che sarebbe certamente politicamente scorretto, ma che potrebbe in realtà comprendere molti più deputati di quanti si tema.
Sto perciò seguendo totalmente la logica anti-democratica, partigiana e settaria dell'onorevole Corbett e degli organizzatori di questo piano e sto spostando la loro attenzione sugli effetti pericolosi di testi come questo. Ritengo che le possibili conseguenze di un provvedimento del genere dovrebbero essere considerate in Commissione.
Presidente
Onorevole Gollnisch, ero presidente quando il suo gruppo è stato sciolto.
Daniel Hannan
(EN) Signor Presidente, il peggior motivo possibile per un cambio delle regole è di indirizzarlo ad una persona in particolare o ad uno specifico gruppo di persone. Questa è la differenza tra lo Stato di diritto e l'azione arbitraria. Ad ogni modo, penso che questa relazione, nello stato in cui si trova ora, sia illegale perché nella Commissione si è votato contro la sua forma originale. La versione modificata prima dell'Aula mostra qualche piccola somiglianza con l'originale, che è stata rovesciata durante la Commissione, quindi penso che, se seguiamo puntualmente le nostre stesse procedure, non abbiamo altra scelta che rinviare la questione alla Commissione o ai servizi legali per l'arbitrato.
Jo Leinen
Presidente della Commissione per gli affari costituzionali. - (DE) Signor Presidente, non c'è alcuna ragione per rinviare la questione alla Commissione. Se l'onorevole Gollnisch avesse desiderato presentare il suo caso, sarebbe potuto intervenire al meeting della Commissione, cosa che non ha fatto.
Abbiamo discusso di tutto questo e ho sottoposto all'Aula la questione che il numero dei deputati di questo Parlamento è salito da 626 agli attuali 785, secondo un ampliamento maggiore e ora aumenterà da 732 a 751 e che, quando queste modifiche sono state effettuate, la taglia minima di un gruppo politico naturalmente aveva bisogno anch'essa di essere ridefinita. Lo abbiamo sempre fatto in passato e lo stiamo facendo ancora adesso. Come saprete, gli emendamenti in discussione sono mozioni di compromesso.
Per questa ragione, Signor Presidente, credo che dovremmo votare oggi piuttosto che rinviare nuovamente la questione alla Commissione. Il rinvio non ha alcuno scopo utile.
(Il Parlamento respinge la richiesta di rinvio in commissione)
- Prima della votazione sull'emendamento n. 3:
Hanne Dahl
a nome del gruppo IND/DEM. - (DA) Signor Presidente, vorrei brevemente precisare le motivazioni del mio emendamento orale che in realtà riguarda sia l'onorevole Corbett che l'onorevole Leinen, i quali hanno portato il valore del Parlamento come argomentazione per questo cambiamento. Il presente emendamento orale, che sto esponendo a nome del mio gruppo, è un naturale prolungamento degli emendamenti adottati nel 2002, quando l'onorevole Corbett era relatore. Sto dunque seguendo da vicino i suoi ragionamenti, che hanno preso in considerazione l'allargamento dell'euro da 15 a 25 paesi. Usando gli stessi indici per un UE che ora è costituita da 27 paesi, si arriva a conseguire una quota del 3 per cento, che deve rappresentare un quinto di queste nazioni, risolvendosi in un limite inferiore a 22 per quanto riguarda il numero di Stati membri. Spero che il mio emendamento venga visto per quello che è, cioè un testo di compromesso. Le negoziazioni di ieri hanno lanciato un appello per raggiungere un compromesso, uno di quei testi pienamente coerenti con i ragionamenti utilizzati dall'onorevole Corbett nel 2002. L'emendamento orale stabilisce. Lo leggerò in inglese, poiché sono in possesso solo nella versione in lingua inglese, che è circolata ieri tra i deputati.
"Un gruppo politico comprende i deputati eletti per almeno un quinto degli Stati membri. Il numero minimo dei deputati richiesti per formare un gruppo politico sarà il 3 per cento del numero totale dei deputati.”
(DA) Vorrei consigliare i miei colleghi deputati di votare a favore di questo emendamento orale, perché potrebbe essere un compromesso attraverso il quale noi che siamo contrari alla proposta originale rimarremo in realtà fedeli alla logica dell'onorevole Corbett.
(L'emendamento orale non è accolto.)
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Ώρα των ψηφοφοριών
Πρόεδρος
" ημερήσια διάταξη προβλέπει την ώρα των ψηφοφοριών.
(Για τα αποτελέσματα και άλλες λεπτομέρειες της ψηφοφορίας: βλ. συνοπτικά πρακτικά)
Hannes Swoboda
(DE) Κύριε Πρόεδρε, δήλωσα εχθές και γνωστοποίησα δεόντως στις υπηρεσίες του Κοινοβουλίου ότι επιθυμώ να καταθέσω πρόταση αιτώντας την αναβολή της ψηφοφορίας σχετικά με την ΠΓΔΜ, με άλλα λόγια, σχετικά με την έκθεση για τη Μακεδονία. Δεν είναι επειδή διαφωνούμε με τη γραμμή που ακολουθεί ο εισηγητής, αλλά σε ένα τόσο ευαίσθητο θέμα δεν επιθυμούμε να προσθέσουμε λάδι στη φωτιά. Θα προτιμούσαμε να βρούμε μια φόρμουλα η οποία θα είναι ικανή να εξασφαλίσει την ευρύτερη δυνατή στήριξη στο Κοινοβούλιο. Ζητώ λοιπόν να ψηφίσουμε την αναβολή αυτής της ψηφοφορίας μέχρι το Στρασβούργο: όχι πέρα από αυτό, μόνο μέχρι το Στρασβούργο.
Πρόεδρος
Κύριε Swoboda, θα το συζητούσαμε αυτό, όταν θα φτάναμε στο αντίστοιχο σημείο της ημερήσιας διάταξης. " διαδικασία έχει ως εξής: όταν φτάσουμε στην έκθεση Meijer στη διάταξη των εργασιών, θα το συζητήσουμε τότε. Σας ευχαριστώ πάντως. Θα έχετε τότε την ευκαιρία να λάβετε ξανά τον λόγο. Το έχουμε υπόψη μας.
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5. Výkon funkcie ombudsmana (
Pred hlasovaním:
Anneli Jäätteenmäki
spravodajkyňa. - (FI) Pán predsedajúci, prosím navrhnite Parlamentu nasledujúci postup, na ktorom sa koordinátori Výboru pre ústavné veci jednomyseľne zhodli na schôdzi dňa 31. marca.
Hlasovanie, ktoré sa má teraz konať, by sa malo vzťahovať iba na návrh rozhodnutia a hlasovanie o návrhu uznesenia by malo byť odložené dovtedy, kým Komisia nepredloží svoje stanovisko a Rada ho neschváli. Predseda Parlamentu by mal oficiálne predložiť Komisii a Rade znenie návrhu rozhodnutia, ktoré bolo Parlamentom schválené hlasovaním, aby ho mohli Komisia a Rada preskúmať podľa článku 195 Zmluvy o ES. Na záver by mal požiadať Výbor pre ústavné veci, aby sa spojil s Radou a Komisiou a Parlamentu včas predložil návrh, ako v tejto záležitosti postupovať.
(Parlament schválil návrh postupu hlasovania)
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Statuto della società privata europea, diritto societario (discussione)
Presidente
L'ordine del giorno reca l'interrogazione orale dell'on. Giuseppe Gargani, a nome della commissione giuridica, sullo stato di avanzamento dei lavori in merito allo "statuto della società privata europea” e alla "quattordicesima direttiva in materia di diritto societario” - B6-0137/0000).
Giuseppe Gargani
Autore. - Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il dibattito su questa interrogazione è molto importante, sia sul piano istituzionale che sul piano politico, in quanto assume un grande valore politico e istituzionale.
Lo devo dire con molta chiarezza, sotto la mia responsabilità: la Commissione europea è molto, è gravemente inadempiente nei confronti del Parlamento europeo perché non ha dato seguito alle richieste formali del Parlamento e non ha presentato proposte legislative in materia di società private europee e di trasferimento di sede delle società di capitali.
La proposta legislativa in materia di statuto della società era stata richiesta formalmente nel febbraio 2007, sulla base dell'articolo 192 del Trattato, e - voglio sottolinearlo e chiedo che il Commissario ascolti perché è un'interrogazione orale molto importante, presidente, cui dovrà essere data una risposta - dopo un approfondito dibattito, integrato pure da un'audizione con esperti qualificati e rappresentativi, i quali ci hanno dimostrato quanto sia necessario e utile un simile strumento per avvantaggiare le piccole imprese che vogliono operare in maniera efficace nel mercato interno.
La Commissione aveva il dovere, signor Commissario, di dare immediatamente avvio alla procedura per adottare la proposta legislativa, a cominciare da una valutazione d'impatto. D'altra parte, la Commissione disponeva già di uno studio di fattibilità del dicembre del 2005, ma non ha fatto niente, anzi ha preso tempo e nel mese di luglio ha dato un avvio ad una consultazione sulla necessità - quindi ancora una discussione solo ipotetica - di una società privata europea, come se il Parlamento, il quale rappresenta in maniera universale tutta l'Unione, non fosse legittimato a fondare la richiesta su un atto legislativo di merito.
Non entro nel merito della legislazione europea, fra poco Klaus Lehne, un grande esperto della Commissione e un leader in materia, parlerà della questione nel merito della legge. Vorrei approfondire il problema e ricordare al Commissario, affinché possa prendere atto di tutte le cose che dico, il rapporto che esiste sul piano istituzionale e che deve caratterizzare la necessaria collaborazione tra Commissione e Parlamento.
A mio parere il Commissario, lei personalmente, ha fatto uno sgarbo, ha dato uno schiaffo al Parlamento. Quando Lei ignora le richieste del Parlamento adottate in base all'articolo 192 e soprattutto l'accordo interistituzionale "Legiferare meglio”, nonché le tante inadempienze - sono stato presidente di quella commissione e conosco bene le questioni in sospeso - come quando la Commissione aveva assunto formalmente l'impegno non solo di tener conto delle richieste ma anche di fornire risposte rapide e appropriate alle commissioni parlamentari. Niente di tutto questo è stato fatto!
Il mancato rispetto di questi obblighi porta proprio ad una responsabilità, che non ho difficoltà a definire giuridica, della Commissione nei confronti del Parlamento europeo. Infatti il collega Lehne nella conferenza sul diritto societario organizzato dalla Presidenza tedesca ha detto giustamente che la Commissione europea potrebbe essere citata per inadempienza davanti alla Corte di giustizia.
Allora il Parlamento, lo dico con molta chiarezza, deve sapere che nel suo sito Internet la Commissione ha già confermato che le consultazioni effettuate nel 1997 e nel 2002 hanno evidenziato una domanda importante e precisa da parte degli operatori economici. Quindi sa quanto questo sia importante ed è consapevole che rispondere alle richieste del Parlamento è un dovere e un obbligo.
Eppure non solo non ha approvato la proposta legislativa, alla conferenza di Berlino il Commissario ha perfino affermato che occorre ancora discutere se la proposta serve o non serve. Tutto questo crea grande perplessità da parte nostra, perché bisogna riflettere - lo dice il Commissario - se il Parlamento europeo abbia ancora la possibilità di poter effettivamente dimostrare la validità di questa proposta legislativa.
Una direttiva in proposito - sto concludendo - serve per dare certezza giuridica alla libertà delle prestazioni dei servizi e la libertà di stabilimento della società. Aspettiamo dal Commissario una proposta precisa, il che significa rispettare non le varie lobby, credo sia da parte dell'Inghilterra, del Regno Unito, dell'Irlanda, ma affrontare una situazione negativa. Non bisogna fare gli interessi dei singoli paesi, signor Commissario, lei lo sa bene, bisogna fare gli interessi degli europei! Il Parlamento non è una lobby e noi esprimiamo effettivamente e concretamente questa esigenza e questa necessità!
Charlie McCreevy
Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, l'interrogazione orale presentata dall'onorevole Gargani a nome della commissione giuridica mi offre l'opportunità di aggiornarvi sullo stato delle cose all'interno della Commissione in relazione alla quattordicesima direttiva sul diritto societario e alla società privata europea (SPE).
Come sapete, nell'ambito del progetto "Legiferare meglio”, il 20 luglio la Direzione generale "Mercato interno e servizi finanziari” ha lanciato una consultazione pubblica sullo statuto della SPE, il cui obiettivo è ascoltare i pareri delle parti interessate sulla necessità di tale statuto e sul suo eventuale contenuto.
So che il Parlamento europeo vorrebbe che la Commissione accelerasse la procedura. Comunque, dobbiamo procedere ai dovuti preparativi. Essenziale a tale riguardo è consultarsi con le parti interessate sulle diverse opzioni in materia di regolamentazione, ovvero se occorra uno statuto più uniforme ma meno flessibile, oppure uno statuto che lasci molta libertà agli utenti ma abbia come conseguenza l'esistenza di una varietà di strutture di SPE nell'Unione europea. Dobbiamo prestare ascolto ai pareri delle parti interessate su quale opzione è la più appetibile per le imprese. Ecco cosa si intende quando si parla di legiferare meglio.
Lo studio di fattibilità condotto alla fine del 2005 ha fornito una valutazione piuttosto esauriente della situazione attuale, tuttavia non offre una risposta chiara sull'opzione strategica migliore e sugli eventuali elementi dello statuto della SPE. E' per tale motivo che occorre un'analisi più approfondita. Lo studio ovviamente fornirà materiale di riferimento valido per il nostro lavoro. Ci siamo inoltre avvalsi della relazione del Parlamento europeo sullo statuto della SPE, nonché delle sue raccomandazioni sull'eventuale contenuto di tale statuto.
Per quanto riguarda la proposta per la quattordicesima direttiva sul diritto societario, i relativi preparativi non hanno portato a dei risultati definitivi. La nostra politica nell'ambito di un programma volto a legiferare meglio e della valutazione ci obbliga a dimostrare che un'iniziativa ha chiari benefici dal punto di vista economico, prima di potersi esprimere in modo più definitivo sul valore aggiunto di una tale proposta.
Dobbiamo riflettere ulteriormente prima di presentare una simile proposta, la quale francamente rischia di sollevare una serie di polemiche. Come gli onorevoli deputati sapranno, non temo le polemiche, ma devo essere certo che i potenziali benefici di tale iniziativa per l'Unione europea siano tali da giustificare una proposta legislativa.
Non si tratta di rinviare ma della convinzione che, per presentare un lavoro di buona qualità, è necessario prepararsi adeguatamente. Entro i prossimi due mesi informerò il Parlamento su come intendo procedere in merito a queste importanti questioni.
Klaus-Heiner Lehne
a nome del gruppo PPE-DE. - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto vorrei dire che sono lieto del fatto che il Commissario McCreevy abbia risposto all'interrogazione orale senza deviare dalle proposte del Parlamento europeo. Negli anni passati vi sono state così tante audizioni e consultazioni che non riesco a comprendere perché adesso dovremmo convocarne ancora una terza, una quarta, una quinta, una sesta, e Dio solo sa quante ancora. La questione in realtà è chiusa. Questo era riportato fin dall'inizio nel piano d'azione della Commissione. La versione riveduta del piano d'azione è stata approvata dalla maggioranza delle parti interessate. Le audizioni in Parlamento hanno prodotto un quadro univoco. Non vi è niente di più chiaro delle decisioni del Parlamento, e quindi non posso più accettare altre titubanze.
Per quanto riguarda la direttiva sul trasferimento transfrontaliero della sede sociale, vi è, secondo l'opinione generale degli esperti, una lacuna nella normativa da approvare. All'interno dell'Unione europea vige la libera circolazione di capitali, ovvero è possibile trasferire la propria proprietà, i propri capitali in un altro luogo, ma non nel caso in cui si abbia un'impresa, perché al momento non si ha la possibilità di decidere liberamente dove fissare la sede di tale impresa, né di modificarne la sede. Ci troviamo di fronte a una lacuna lampante. La Commissione ha annunciato nel suo programma legislativo annuale che la eliminerà. Attualmente constatiamo come la giurisprudenza della Corte di giustizia europea in questo campo vada sempre più nella direzione di una liberalizzazione selvaggia, per il semplice motivo che il legislatore latita e non colma le lacune esistenti in fatto di armonizzazione. E' ora che il legislatore assuma l'iniziativa e la smetta di delegare tutto alla Corte di giustizia.
Un'osservazione conclusiva: il monopolio in materia di iniziativa della Commissione europea non è isolato, ma come ogni monopolio va inquadrato in un contesto dato dal Trattato e dagli accordi interistituzionali. Dopodiché anche il Consiglio e il Parlamento hanno un diritto di iniziativa indiretto. Negli accordi interistituzionali la Commissione si è impegnata a dare una risposta a tali inziative. Pertanto vorrei chiarire che, se la Commissione non fornirà una risposta adeguata entro il limite previsto, allora proporrò alla commissione giuridica di presentare un ricorso per carenza presso la Corte di giustizia.
Gary Titley
a nome del gruppo PSE. - (EN) Signor Presidente, accolgo con favore le osservazioni del Commissario, in particolare perché l'impegno a legiferare meglio comporta un chiaro lavoro di squadra da parte degli organismi di regolamentazione e delle persone interessate allo sviluppo di una normativa. Accolgo inoltre con favore il fatto che il Commissario afferma con chiarezza che vi devono essere obiettivi economici e che questi devono riflettere le esigenze del mercato.
Scorrendo il sommario della Commissione su questa consultazione sul diritto societario, ho notato che meno della metà dei soggetti interpellati invoca l'adozione di uno statuto della società privata europea. Questo sembra in un certo qual modo in contrasto con le dichiarazioni che abbiamo sentito finora, per cui forse potrebbe chiarire in cosa consistessero tali risposte. Ho anche notato che la maggior parte degli intervistati desiderava una codificazione e un consolidamento dell'attuale diritto societario, anziché spingersi oltre. E' ovvio che il Commissario deve cimentarsi qui in un difficile esercizio di equilibrio.
Quello che voglio sapere è fino a che punto abbiamo individuato un chiaro bisogno di legislazione a livello europeo, a fronte di una legislazione nazionale. Il mio sospetto è che, in alcuni casi, la pressione venga da coloro che hanno una legislazione nazionale molto complessa e per questo vogliono una normativa europea per semplificare le cose. Tuttavia, il problema è che abbiamo una normativa europea in aggiunta alla legislazione nazionale, e spesso ci sembra che questo renda la vita molto più difficile. Sicuramente, l'intero obiettivo dell'esercizio è semplificare e chiarire.
Sharon Bowles
a nome del gruppo ALDE. - (EN) Signor Presidente, l'ultima volta che intervenni su questa questione nel febbraio scorso, portai all'attenzione del Commissario il fatto che non approvavo tutte le raccomandazioni della relazione del Parlamento, come le dimensioni del capitale, perché ritenevo che, seguendo quella direzione, lo statuto sarebbe stato sbilanciato a favore delle grandi imprese. Perciò sono lieta del fatto che il Commissario, nella recente consultazione, stia incoraggiando le piccole e medie imprese a rispondere.
Tuttavia dobbiamo tutti cercare attivamente tali risposte, concentrandoci sulle piccole più che sulle medie imprese. Dal mio canto, mi adopererò in questo senso nella mia regione e sono felice di poter dire che vi sono altri organi nel Regno Unito che stanno facendo la stessa cosa, quindi accolgo con favore gli sforzi intrapresi per stabilire l'importanza che ha tale normativa per le piccole imprese. Ciò è tanto più vero in quanto è il feedback delle piccole imprese spesso a mancare, mentre allo stesso tempo siamo consapevoli del fatto che sono proprio tali aziende a non avere le risorse per districarsi fra le diverse leggi e normative e quindi, almeno in teoria, sono proprio esse a necessitare nella massima misura dello statuto.
Per come la vedo io, l'Assemblea ha avanzato alcune proposte che renderebbero lo statuto di poco gradimento alle piccole imprese, quindi abbiamo un problema. L'appello che lancio è di mantenerlo semplice, altrimenti, almeno per quanto riguarda le piccole imprese, non si tratterebbe altro che di una foglia di fico che non porterebbe a nessun cambiamento.
Jean-Paul Gauzès
(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato unico passano anche dall'esistenza di statuti giuridici societari adeguati e moderni. Con l'adozione l'8 ottobre 2001 del regolamento relativo allo statuto della società europea è stato compiuto un passo importante per le grandi imprese. Nel 2004 la Commissione europea ha lanciato una riflessione su una nuova forma di società europea, pensata in particolare per le piccole e medie imprese: la società privata europea.
Tale iniziativa è stata molto apprezzata da quanti l'attendevano ormai da trent'anni, sottolineo, trent'anni. I risultati dello studio di fattibilità relativo allo statuto in questione lanciato dalla Commissione sono stati presentati nel dicembre 2005. Ne emerge chiaramente un quadro in cui la maggioranza delle parti economiche si augurano un tale statuto, per due motivi principali: da un lato l'adozione di uno statuto europeo avrebbe il vantaggio di eliminare gli ostacoli allo stabilimento e alla mobilità delle piccole e medie imprese all'interno dell'Unione europea. Dall'altro, permetterebbe di creare un'etichetta europea per le piccole e medie imprese, segnatamente per i paesi entrati a far parte di recente dell'Unione europea.
La società privata europea si presenta alle piccole e medie imprese come uno strumento efficace per accedere al mercato europeo. La sua adozione sarebbe anch'essa un fattore indiretto di sviluppo e armonizzazione dei diritti nazionali, il che, a sua volta, favorisce lo sviluppo e l'integrazione dell'economia europea. Tale nuovo statuto risponderebbe all'esigenza di semplificare e rendere più efficaci gli strumenti giuridici di cui dispongono le imprese.
Sono convinto che una larga schiera di piccole e medie imprese trarranno vantaggio da uno statuto del genere che, sia ben chiaro, rimarrà facoltativo. Il progetto di società privata europea è sostenuto fortemente dagli ambienti economici in quasi tutti gli Stati membri. Ciò è senza dubbio vero per quanto riguarda la Francia e la Germania.
Il Parlamento ha approvato la relazione d'iniziativa dell'onorevole Lehne, di cui sostengo le conclusioni. Al momento però è tutto fermo. E' per questo motivo che mi associo alle interrogazioni rivolte alla Commissione europea dall'onorevole Gargani a nome della commissione giuridica. E' effettivamente importante sapere quali sono i problemi di fondo che hanno ritardato il lavoro della Commissione in questo campo.
Manuel Medina Ortega
(ES) Signor Presidente, sottoscrivo il punto di vista espresso dal presidente Gargani e dall'onorevole Lehne sulla necessità di andare avanti con la normativa europea relativa alle sedi sociali delle società e allo statuto della società privata europea.
Il Commissario McCreevy ci ha risposto che vi sono difficoltà, che si è verificato un ritardo e che è stata avviata la consultazione su una delle proposte e che, per quanto riguarda l'altra proposta, non è stato formulato alcun parere. Ci troviamo di fronte al famoso problema dell'attuazione della legislazione comunitaria, nonché del miglioramento della normativa europea.
L'onorevole Lehne ha sottolineato che ci troviamo in un contesto di cooperazione interistituzionale, ovvero non con il Parlamento da un lato e la Commissione dall'altro. Il Parlamento spera che la Commissione possa presto presentare una serie di iniziative, visto che il diritto di iniziativa della Commissione si inscrive nel quadro della cooperazione interistituzionale. Il Commissario McCreevy ha parlato di difficoltà per quanto riguarda gli Stati membri, ma dalla discussione non emerge con chiarezza dove stiano le obiezioni, se provengano dal settore privato di ogni singolo paese o dagli Stati stessi.
Quali sono gli Stati che si oppongono all'adozione di tali norme comunitarie? Oppure stiamo parlando di un conflitto di carattere puramente privato? Dal momento che il Commissario McCreevy interverrà ancora una volta, mi auguro che possa darci ulteriori delucidazioni su dove risiedono le difficoltà, se discendono dal settore privato oppure se derivano sostanzialmente dagli Stati membri.
Charlie McCreevy
Membro della Commissione. - (EN) Desidero ringraziare tutti coloro che sono intervenuti per le loro osservazioni.
Purtroppo non posso concordare con l'onorevole Gargani quando dice che la Commissione non ha fatto niente e ha ignorato il Parlamento. Quando abbiamo discusso la risoluzione del Parlamento il 1° febbraio 2007 a Bruxelles, mi sono impegnato a riferire nel dettaglio al Parlamento e non intendo assolutamente venir meno a tale impegno. Ho anche preso atto della richiesta da parte di diversi deputati, formulata nel corso la discussione tenutasi il 1° febbraio, di non ignorare il lavoro di preparazione svolto. La consultazione sulla società privata europea è stata lanciata come previsto nel luglio scorso. Vi è un certo sostegno delle parti interessate a favore di una società privata europea. Ma sarebbe un errore presupporre che vi è un consenso sul suo eventuale contenuto, come hanno illustrato l'onorevole Titley e l'onorevole Bowles. Affrettare le conclusioni rischia di far abortire la proposta ancora prima che venga presentata.
Presidente
La discussione è chiusa.
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9. Mindestvorschriften für Sicherheit und Gesundheitsschutz bei Benutzung von Arbeitsmitteln (kodifizierte Fassung) (Abstimmung)
- Bericht Mayer
- Vor der Abstimmung
Hans-Peter Mayer
Berichterstatter. - Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Als nachfolgender Berichterstatter für die Kodifizierung nach Frau Wallis möchte ich auf ein Problem aufmerksam machen, das auch unsere Kollegin Wallis hatte. Das Kodifizierungsverfahren ist ein einfaches und schnelles Verfahren. Es basiert auf einer Einigung von Rat, Parlament und Kommission und ermöglicht es, dass mehrmals veränderte Rechtsakte zu einem Rechtsakt gebündelt werden. Inhaltliche Änderungen sind ausdrücklich von der Kodifizierung ausgenommen, weshalb ich die Einigung über ein schnelles Verfahren grundsätzlich begrüße.
Die Prüfung wird von den juristischen Diensten des Rates, des Parlaments und der Kommission durchgeführt, die die überarbeiteten Rechtsakte sorgsam vergleichen. Das Ergebnis wird dann dem Rechtsausschuss und dem Berichterstatter vorgelegt.
Ich bin ein Fürsprecher einer Vereinfachung und besseren Rechtsetzung, allerdings mit einer Einschränkung. Als Berichterstatter erhalte ich die kodifizierten Rechtsakte zusammen mit dem Resultat der Prüfung durch die juristischen Dienste zwischen drei Wochen und einer Woche vor der Abstimmung im Rechtsausschuss. In dieser kurzen Zeit ist eine sorgfältige Prüfung so vieler Rechtsakte nicht möglich. Man sollte aber die Möglichkeit zur sorgfältigen Prüfung haben, wenn man anschließend in seinem Namen über Rechtsakte abstimmt.
Ich möchte daher bitten, dass zukünftig die kodifizierte Fassung den juristischen Diensten und dem Berichterstatter des Europäischen Parlaments gleichzeitig übersandt wird. Die Einfachheit des Verfahrens bliebe davon unberührt, und die Position des Berichterstatters wäre erheblich gestärkt. Ich denke, dies ist im Sinne des gesamten Parlaments und des Berichterstatters zur Kodifizierung.
(Beifall)
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11. Discriminazione di giovani donne e ragazze nel settore dell'istruzione (votazione)
Prima della votazione sul considerando G
Zbigniew Zaleski
- (DE) Signor Presidente, desidero solo formulare una breve dichiarazione a proposito dell'emendamento.
La relazione cita molti aspetti negativi dei cosiddetti fenomeni del femminismo e della segregazione, e quindi ritengo valga la pena di evidenziare un esempio positivo. Marie Skłodowska-Curie potrebbe essere un modello di riferimento come donna, madre, moglie, scienziata, Premio Nobel ed europea esemplare. Per questo mi sorprende che l'onorevole Flasarová, la relatrice, sia contraria a citare Marie Skłodowska-Curie e non riesco a capire perché. Si tratta forse di un caso di rivalità tra donne? E' un comportamento politicamente e psicologicamente corretto?
Prima della votazione sulla proposta di risoluzione modificata
Věra Flasarová
La ringrazio di avermi concesso la parola, signor Presidente. Ritengo che sarebbero davvero troppe da nominare le donne che hanno reso un importante contributo all'Unione europea e all'Europa. Credo pertanto che nell'elenco non dovrebbe figurare solo il nome di Marie Skłodowska-Curie, una donna per cui nutro grande ammirazione. La relazione, a mio avviso, tratta i temi che sono stati menzionati in questa sede. Grazie.
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Reanudación del período de sesiones
El Presidente
Declaro reanudado el período de sesiones del Parlamento Europeo, interrumpido el 7 de mayo de 1999, y abierta la sesión prevista en el apartado 3 del artículo 10 del Acta relativa a la elección de los representantes en el Parlamento Europeo por sufragio universal directo, así como en el apartado 3 del artículo 10 del Reglamento del Parlamento.
El Sr Crowley ha solicitado con carácter previo la palabra.
Crowley
Me gustaría agradecerle la oportunidad que me brinda de dirigirme a la Cámara. Quiero formalizar una protesta por la falta de facilidades personales, en tanto que diputado de ésta Cámara. Hace dos años y medio me dirigí a los responsables que gestionaban la construcción de éste nuevo edificio y les informé de mis necesidades como persona discapacitada en esta Cámara. En aquel momento se me garantizó que dispondría de todo tipo de facilidades. Me personé aquí el mes pasado y mantuve una charla con los arquitectos y los constructores sobre la disposición de los escaños en el hemiciclo. También escribí una carta al anterior Presidente, informándole de las dificultades que podrían surgir.
Hoy me presento aquí, tras ser reelegido miembro de este Parlamento, descubriendo en primer lugar que no puedo acceder desde la planta baja al primer piso sin una tarjeta de seguridad concedida por los servicios de seguridad. Estuve esperando 24 minutos esta mañana y 38 minutos anoche a que alguien viniera con una tarjeta.
En segundo lugar, no me puedo sentar con mi Grupo político en esta Cámara porque no me han dado facilidades para que me siente con ellos. En tercer lugar, es una gran desgracia que después de haber gastado tanto dinero del contribuyente en este nuevo edificio, no podamos dar verdadero ejemplo para el siglo XXI -para el nuevo milenio- del tipo de sociedad abierta que el Parlamento Europeo quiere ver en el futuro.
Aplausos vivos y prolongados
Me gustaría terminar con una cita de George Bernard Shaw: « El mayor pecado no es odiar al prójimo sino no mostrar interés alguno por él, eso es la esencia de lo inhumano». Lo hemos visto hoy aquí. Quiero inscribir esta protesta. Tomaré parte en el procedimiento. Quiero que mis más sentidas objeciones se escuchen en esta Cámara y en toda Europa cuando este debate se televise hoy.
Aplausos vivos y prolongados
El Presidente
Señor Crowley, su queja constará en Acta. Deseo expresar mi personal y profundo pesar por lo sucedido. Tan solo les puedo transmitir la garantía, que se me acaba de dar en este momento, de que los servicios llevarán a cabo las mejoras técnicas necesarias pedidas por su Señoría en tiempo útil para el período parcial de sesiones de septiembre. Estoy seguro de que el Presidente del Parlamento que será elegido respetará este compromiso y este plazo.
Presidente de edad
El Presidente
Comunico que, de conformidad con el apartado 1 del artículo 12 del Reglamento, las funciones de Presidente de edad le corresponden al Sr. Mário Soares. Pero, al ser candidato a la elección de Presidente del Parlamento, ha considerado oportuno renunciar a ellas. Por lo tanto, y dadas las circunstancias, le corresponden a quien les habla.
Señorías, voy a decir unas breves palabras. No es la primera vez que ejerzo las funciones de Presidente de un Parlamento, sin embargo, es la primera vez que lo hago en calidad de Presidente de edad, aunque sea en lugar de un ilustre colega más viejo, y no les voy a negar que siento cierto respeto. La ocasión, no obstante, me es muy grata para dar a cada uno de ustedes una calurosa bienvenida en este Pleno, del cual ya tuve el honor de formar parte durante algunos años, al igual que formé parte en su día del Parlamento nacional de Italia, mi país. Creo profundamente en la institución parlamentaria y estoy profundamente convencido de que la legitimación democrática de todo el proceso de integración europea se asienta sobre este Parlamento, el pleno reconocimiento de su papel y su capacidad de cooperación con los Parlamentos nacionales.
Sabemos que nuestro Parlamento ha conquistado poderes más amplios y que debe conquistar muchos más. Ahora nos corresponde ofrecer una decisiva contribución a la reforma de las Instituciones de la Unión y a la construcción de una auténtica democracia europea. Ésta es la tarea que nos une más allá de las importantes divergencias políticas que nos caracterizan y que, sin duda, se pondrán de manifiesto en encendidos debates. En este Pleno, en esta nuestra nueva y bonita casa habrá dialéctica, habrá competición, sin embargo, nunca olvidaremos la causa a la que se dedicaron las grandes figuras de la vida europea. Entre ellas, permítanme citar el nombre del apreciado Altiero Spinelli porque aprendí mucho de él y recuerdo muy bien sus batallas a lo largo de diez años en este Pleno.
Aplausos
La causa que nos une, señores y señoras diputados, ante los difíciles y comprometidos retos con los que nos enfrentamos, es construir una Europa más unida, más amplia y más fuerte para garantizar la paz, la libertad y la justicia en todo el continente.
¡Buen trabajo para la quinta legislatura!
Recuerdo que, de conformidad con el Reglamento, bajo la presidencia de edad no procederá debate alguno cuyo objeto sea ajeno, desde el punto de vista del procedimiento, a la elección del Presidente o a la verificación de credenciales.
Cappato
Señor Presidente, he pedido la palabra para una cuestión de observancia del Reglamento de cara, como es obvio, al futuro. El apartado 2 del artículo 14 nos recuerda que únicamente el Presidente electo podrá pronunciar un discurso de apertura.
El Presidente
Muchas gracias por la puntualización. Sin embargo, usted no sabe lo mucho que habría durado el mío si realmente se hubiera tratado de un discurso de apertura.
Aplausos
Watson
Señor Presidente, antes de pasar a la elección del Presidente de ésta Cámara, me gustaría pedirle que confirme sí se está respetando el Anejo I de nuestro Reglamento de Procedimiento. El Artículo 1, párrafo 2º del Anejo I de nuestro Reglamento de Procedimiento establece que antes de la toma de posesión todo miembro del Parlamento debe haber cumplimentado debidamente la Declaración de intereses económicos. Le rogaría que confirmara sí efectivamente esto se ha llevado a cabo.
El Presidente
Le confirmo, en nombre de los servicios del Parlamento, que esto ya se ha hecho.
Elección del Presidente
El Presidente
De conformidad con el orden del día, se procede a la elección del Presidente del Parlamento.
De conformidad con el artículo 13 del Reglamento, las candidaturas a las funciones de Presidente del Parlamento Europeo deberán presentarse, con el consentimiento de los interesados, por un Grupo político o por treinta y dos diputados como mínimo.
De conformidad con el artículo 14 del Reglamento, se han presentado las siguientes candidaturas a la Presidencia del Parlamento Europeo:
Sra. Nicole FontaineSra. Laura González ÁlvarezSra. Heidi HautalaSr. Mário Soares.
Entretanto, el Grupo Confederal de la Izquierda Unitaria Europea-Izquierda Verde Nórdica ha comunicado que retiraba la candidatura de la Sra. González Álvarez. A este propósito, el Sr. Wurtz ha pedido la palabra.
Wurtz
Señor Presidente, por primera vez después de diez años vamos a votar para elegir al Presidente, o a la Presidenta, del Parlamento Europeo, sin que medie ninguno de esos acuerdos previos entre los Grupos democratacristiano y socialista, que simbolizaban, en mi opinión, una especie de condominio que bloqueaba el debate democrático. Hoy, debido más bien a un concurso de circunstancias que a la voluntad política de los dos principales Grupos, existe un enfrentamiento entre izquierda y derecha. El Grupo de la Izquierda Unitaria Europea...
El Presidente
Señor Wurtz, le ruego que se ciña a la comunicación relativa a la retirada de la candidatura de la Sra. González Álvarez, sin hacer consideraciones de carácter político sobre el asunto de la elección del Presidente.
Aplausos
Wurtz
Estoy de acuerdo, señor Presidente; pero como usted sabe, aquí todo es política. Ahora bien, respeto su observación. En la primera vuelta, en la cual la elección del Presidente del Parlamento no tenía al principio ninguna posibilidad de que se produjese, nosotros habíamos decidido presentar la candidatura de la Sra. Laura González, para afianzar nuestra presencia específica en el seno de la izquierda. Los últimos acontecimientos, y sobre todo el establecimiento de un contrato de legislatura entre los dos principales Grupos de derecha, ya no permiten excluir el hecho de que se juegue todo en la primera vuelta de la votación. Así pues, nuestro deseo es contribuir a oponer a una derecha coaligada y segura de sí misma una izquierda unida y combativa...
El Presidente
Lo siento, señor Wurtz, pero me veo obligado a retirarle el uso de la palabra. Todo es político: ya habrá forma de debatir durante cinco años las cuestiones políticas, pero no en este momento.
Aplausos
En consecuencia, quedan en pie tres candidaturas, y no cuatro: Sra. Nicole Fontaine, Sra. Heidi Hautala y Sr. Mário Soares, habiendo sido retirada, a tenor de la intervención del Sr. Wurtz, la candidatura de la Sra. González Álvarez.
Recuerdo que, de conformidad con el artículo 14 del Reglamento, para ser elegido en las tres votaciones, un candidato debe obtener la mayoría absoluta de los votos emitidos. Las papeletas en blanco o nulas no serán tomadas en cuenta en el recuento de los votos. Procedo ahora a la designación por sorteo de los seis escrutadores.
Se procede a la designación por sorteo de 6 escrutadores
El Presidente
Han sido designados escrutadores los siguientes diputados:
Sr. BaltasSr. O'TooleSr. Ortuondo LarreaSr. KatiforisSr. SandersSra. Sauquillo Pérez del Arco
Se procede a la votación
El Presidente
Declaro cerrado el escrutinio.
Invito a los escrutadores a que procedan al recuento de las papeletas.
La sesión, interrumpida a las 11.15 horas, para permitir el recuento de las papeletas, se reanuda a las 12.20 horas
El Presidente
Comunico el resultado del escrutinio para la elección del Presidente del Parlamento.
Número de votantes: 615Papeletas en blanco o nulas 60, entre ellas, 5 no reglamentarias con el nombre del Sr. Soares.Votos emitidos de conformidad con el apartado 1 del artículo 136 del Reglamento: 555
La mayoría requerida es de 278 votos. Han obtenido:
Sra. Fontaine: 306 votosSr. Soares: 200 votosSra. Hautala: 49 votos
La Sra. Fontaine ha obtenido la mayoría absoluta de los votos emitidos y, por lo tanto, queda elegida Presidenta del Parlamento.
Me felicito con la Sra. Fontaine por su elección, le deseo lo mejor en el ejercicio de su mandato y le ruego que pase a ocupar el sillón presidencial.
Vivos aplausos
La Presidenta
Señorías, me acaban de dar una de las sorpresas más maravillosas de mi vida. Estoy realmente muy emocionada. No voy a pronunciar un discurso; éste tendrá lugar mañana. Sólo diré algunas palabras para darles las gracias, de todo corazón, por la confianza que acaban de demostrarme. Se trata de una confianza algo abrumadora, pero deben saber que haré todo lo que me sea posible para ser digna de ella y para que trabajemos juntos como es debido, tal como lo hemos hecho hasta ahora.
Si me lo permiten, diré dos palabras -creo que mis colegas de sexo masculino me lo permitirán- dirigidas sobre todo a las colegas diputadas que siempre me han prestado un extraordinario apoyo, así como también a las demás. Desearía decir que esta elección es también, en cierto modo, su propia elección, ya que desde que, en 1979, fue elegida Simone Veil, hacía 20 años que una mujer no presidía el Parlamento Europeo, y estoy muy orgullosa de ello.
Vivos aplausos
Y además, me permitirán dedicar esta elección a aquellos colegas que hasta ayer eran todavía colegas nuestros. Sé que muchos de ellos siguen en este hemiciclo, pero también son numerosos aquellos que nos habían manifestado que les hubiera gustado participar en esta elección, que ha sido muy halagüeña, y desearía decirles: ¡mil gracias!
Asimismo, querría manifestar a Mário Soares que la competición ha sido muy democrática, muy cordial, y el resultado de esta elección -son avatares de la vida política- no mengua en absoluto el gran aprecio que siento por él, al igual que nuestra Asamblea.
Vivos aplausos
Mário Soares me pide la palabra y se la concedo enseguida.
Soares
Muchas gracias, señora Presidenta. Permítame que mis primeras palabras sean para felicitarla. Ha hecho usted una campaña muy buena, ha actuado con gran dignidad y ha sido muy elegante, la verdad, en los contactos que hemos tenido. Por eso, quiero felicitarla muy sinceramente y desearle una excelente Presidencia, como va a ser -estoy seguro-gracias a usted. Y, si me permite, también quisiera expresar mi agradecimiento a quienes me han votado a mí. Con mi candidatura desencadenamos una nueva dinámica y yo quisiera expresar mi agradecimiento no sólo a quienes pertenecen a mi Grupo, sino también a quienes, siendo de otros Grupos, también me han votado a mí.
Aplausos
La Presidenta
Gracias, señor Soares.
Hautala
Señora Presidenta, quiero felicitarla cordialmente en nombre del Grupo Verdes/Alianza Libre Europea -Verdes/Alianza Democrática Europea-. La conocemos a usted como persona justa y muy cualificada para asumir las funciones de Presidente, y queremos trabajar con usted en el futuro para llevar a cabo todas las reformas internas. Por ejemplo, el estatuto de los diputados es actualmente una cuestión de gran importancia. También quiero felicitarla personalmente por ser la primera mujer que dirige esta asamblea desde hace muchísimo tiempo. Para mí ha sido muy grato colaborar con usted en el Comité de Arbitraje y sabemos que desempeñará sus funciones de Presidenta de un modo excepcional. Ahora nuestra misión común es representar aquí a los ciudadanos de Europa de forma que también ellos puedan influir en los asuntos de la Unión Europea. Vuelvo a felicitarla.
Poettering
Madame la Présidente, muy distinguida señora Presidenta, en nombre del Grupo del Partido Popular Europeo quisiera felicitarla a usted, mi querida señora, de todo corazón. Sin embargo, lo hago también con mucho gusto a título personal, pues desde 1984 venimos trabajando juntos en plena confianza y amistad aquí, en el Parlamento Europeo. Le deseo, señora Presidenta, pleno éxito, el que usted misma espera y desea, el que todos deseamos para este Parlamento.
En el pasado mayo, en la última semana de sesiones de aquí, de Estrasburgo, cuando usted abandonó la Presidencia, usted dijo: «Declaro ahora cerrada esta sesión. Ésta es la última vez que dirijo aquí una sesión en calidad de Vicepresidenta». Entonces recibió usted una gran ovación -y ésta fué para mí, y para todos los que estábamos allí, una ocasión única- y todos nos pusimos de pie como, en realidad, sólo se hace en el caso de un Presidente. Por esta razón, podemos decir hoy, con independencia de dónde nos sentemos en esta Asamblea, lo siguiente: si existe una justicia política, incluso en este Parlamento Europeo, esta justicia política se ha hecho realidad con la elección de Nicole Fontaine para Presidenta del Parlamento Europeo.
Jean Monnet dijo una vez: «Nada es posible sin las personas, pero nada es duradero sin instituciones». El Parlamento Europeo ha recorrido un largo camino desde 1979 hasta ahora, y en Nicole Fontaine tenemos la persona adecuada para conducir hacia un buen futuro las competencias, las facultades y la dignidad de este Parlamento. Quiero desear a Nicole Fontaine mucha suerte y pleno éxito, y ella podrá fiarse siempre del Grupo más fuerte de esta Asamblea que ha presentado esta propuesta, que constituía su obligación política y que era democráticamente necesaria.
También quisiera dedicar unas palabras de respeto a Mário Soares. Él es una gran personalidad portuguesa y, señor Presidente Soares, usted evitó en los años setenta que Portugal pasara de una dictadura a otra dictadura. Usted es un gran hombre de estado, un gran europeo, y aunque no hemos podido elegirle a usted, sentimos un gran respeto por su persona.
Vivos aplausos
Señora Heidi Hautala, en los últimos días hemos ya trabajado bien juntos, y una expresión de esta buena colaboración es, ciertamente, que usted como Presidenta del Grupo de los Verdes se encuentra sentada en la primera fila, igual que el Presidente de los Liberales, el Sr. Pat Cox. Permitannos seguir haciendo nuestro trabajo en este espíritu de apertura y en esta atmósfera de gentileza y, a pesar de todas las diferencias personales y políticas -esto es normal en la democracia- orientarnos hacia lo esencial e impulsar la unificación de Europa. Es lo que le deseo a usted, señora Presidenta, y a todos nosotros.
Aplausos
Barón Crespo
Señora Presidenta, permítame expresarme en su lengua, en primer lugar para felicitarla y desearle mucha suerte, y también para ofrecerle la colaboración y la amistad del Grupo del Partido de los Socialistas Europeos.
Hemos trabajado juntos desde hace muchos años en el marco de nuestras diferentes responsabilidades. Conozco muy bien su cargo, ya que hace diez años, un día de julio, a mí también me tocó subir al estrado. Usted ha sido Vicepresidenta bajo mi Presidencia y las que han seguido, y se ha ganado en esta casa un gran aprecio por su trabajo, primero como Vicepresidenta, sobre todo en las votaciones delicadas, pero también, de muy antiguo, por su compromiso europeo, que nos ha llevado a colaborar en otras tareas y otras reivindicaciones.
Puedo garantizarle, señora Presidenta, que si bien hasta este momento usted ha sido candidata de un Grupo político, ahora es la Presidenta de todos los eurodiputados, y estoy seguro de que va a cumplir bien su misión. Tendrá todo el apoyo del Partido de los Socialistas Europeos no sólo para efectuar las reformas internas indispensables -en primer término, el estatuto de los diputados y el de los asistentes-, sino también para abrir de par en par las ventanas de la institución a nuestras conciudadanas y a nuestros conciudadanos, en toda la Europa de los Quince y más allá de sus fronteras, porque no solamente estamos construyendo este palacio, sino también una Europa más unida. En este sentido, creo que puede contar con nuestro apoyo leal, con nuestra amistad, y espero que tanto en el seno de la Mesa como en las etapas que nos esperan, podamos hacer todo lo posible no sólo para que el Parlamento Europeo salga adelante, sino también para que Europa avance.
Si me lo permite, para concluir, desearía asimismo expresar mi estima y amistad a un antiguo camarada, Mário Soares, a quien conozco desde la época de la lucha antifascista en mi país y en Portugal. Se trata no sólo de un combatiente encarnizado de la democracia en su país, de un gran hombre que ha ayudado en el proceso de descolonización y a construir un mundo más justo y más abierto, sino que también encarna admirablemente la dimensión -digamos- deportiva, que hay que reconocerle a la democracia. Del mismo modo, desearía saludar a la Sra. Hautala, y espero que todos juntos seamos capaces de hacer progresar la causa de la democracia y de la Europa unida.
Aplausos
Cox
¡Bravo, Nicole, y felicitaciones, señora Presidenta!
Esta mañana, he pedido previamente a Nicole una precisión, un consejo, en caso de que hoy ella subiera al estrado. En la lengua de Molière, ¿qué norma de tratamiento se aplica cuando una mujer es elegida Presidente? Me ha dicho: según la Academia francesa se puede decir o bien «señora Presidente», o bien «señora Presidenta». Así pues, señora Presidenta -y según la Academia francesa es perfectamente correcto-, desearía felicitarla no sólo por haber sido elegida ahora Presidenta de nuestra Asamblea, para los próximos años, sino también por ser la primera mujer que después de veinte años, como usted ya lo ha dicho, ha sucedido como Presidenta a mi antigua colega, la Sra. Simone Veil. Además, la felicito no sólo por ser Presidente, y un Presidente de sexo femenino, sino también por ser desde hace varios años una gran colega, y le deseo un buen trabajo que redunde en beneficio del Parlamento, de la reforma interna, pero sobre todo de la Asamblea y de Europa, porque conozco su gran adhesión personal a Europa, a nuestra visión común.
Desearía también decir a nuestro colega portugués, Mário Soares, que lo felicito por haber participado en esta elección, por haber dado a la Asamblea la facultad de disputarse el puesto, porque en eso consiste la verdadera política, la verdadera democracia.
En el seno del Grupo Liberal hemos decidido apoyar su candidatura no para formar una coalición política, sino como expresión política con miras al período parcial de sesiones constitutivo, porque de vez en cuando se requieren equilibrios políticos entre los grandes Grupos políticos europeos. Al ser elegida hoy Presidenta de nuestra Asamblea, usted mantiene también este equilibrio político necesario entre las instituciones, con vistas a un futuro canalizado, a un trabajo común respecto a Europa, a la reforma interna y a toda la Asamblea. ¡Felicitaciones, y bravo, querida colega!
La Presidenta
Le estoy muy agradecida, señor Pat Cox.
El Sr. Wurtz tiene la palabra.
Wurtz
Señora Presidenta, deseo felicitarla, a mi vez, en nombre del Grupo Confederal de la Izquierda Unitaria Europea - Izquierda Verde Nórdica. Es usted ahora nuestra Presidenta, la Presidenta de todos.
Desearía añadir lo que le había manifestado cuando visitó nuestro Grupo, hace pocos días, es decir, que todos saben que no tenemos la misma opinión política. No se lo he ocultado, ni siquiera con respecto a las implicaciones que hoy ello tendría, pero las divergencias políticas no excluyen la amistad personal.
Deseamos, por lo tanto, que ejerza como Presidenta con la misma lealtad y con la misma equidad que le han valido en esta casa tantos amigos como primera Vicepresidenta de nuestra anterior Asamblea.
Aplausos
Collins
Señora Presidenta, le doy mi enhorabuena y buenos deseos por su elección como Presidente del Parlamento Europeo. Me satisface que el Parlamento se haya dotado de una excelente Presidenta y asimismo estoy seguro de que usted desempeñará el cargo con dignidad y ecuanimidad en todo momento.
Usted se ha ganado el respeto de este Parlamento durante el período de tiempo que ejerció como Vicepresidenta del mismo y con las muchas funciones que tuvo que desempeñar. Quiero desearle, en nombre del Parlamento, el mayor de los éxitos durante su mandato. El Parlamento tiene una Presidenta estupenda. Nuestro Grupo le desea todo lo mejor.
Aplausos
Muscardini
Señora Presidenta, Alianza Nacional sabe que usted dirigirá este Parlamento con ese espíritu de democracia y equilibrio que ya pudimos comprobar en la anterior legislatura. Su gran energía en pos de una Europa libre y unida políticamente, su respeto a las instituciones democráticas, su credo en un Parlamento que mantenga por fin una relación fuerte, consciente y transparente con la Comisión, no nos dejan más que esperar unos años en que por fin el asociacionismo de antaño quede relegado al pasado y empiece una verdadera colaboración entre todos los Grupos de este Parlamento. Esta Europa inicia la legislatura en un momento de gran dificultad por lo que sucede en nuestras fronteras: de gran dificultad porque el proceso de unificación política y el proyecto de política económica siguen estando lejos de nuestro alcance. Una Presidencia fuerte, atenta y capaz, equilibrada y justa, como la que usted ya demostró que puede ejercer, nos da esperanza y confianza de cara a trabajar juntos, todos juntos, a fin de satisfacer las necesidades de esos ciudadanos europeos que siguen esperando de nosotros una respuesta clara acerca de su futuro.
Bonde
Madame la présidente, chère Nicole, la Europa de las Democracias y del Pluralismo también quieren felicitarle por su elección de hoy. Estoy seguro de que será la Presidenta que defienda los intereses de los diputados de a pie. Nos parece importantísimo que ahora se ponga orden en el Parlamento para que un viaje que cuesta 300 euros no sea reembolsado con 1.000 euros y de esta forma el salario entre por la puerta principal y no escondido mediante beneficios en especie por la puerta trasera. Mi Grupo se muestra especialmente crítico ante el centralismo y la opacidad que reinan en la UE. Hay otros ámbitos en los que no podemos ofrecer nuestra activa cooperación, sino una oposición constructiva y la razón es naturalmente su deseo de aumentar la integración donde nosotros deseamos reducirla. No obstante, ofreceremos una oposición constructiva.
Ahora desearía hacer un comentario personal dirigido al Sr. Mário Soares. En estos días se cumplen veinticinco años de la visita que te hice en un piso de París donde te encontrabas exiliado. Era un gran admirador de tu lucha en favor de la democracia en Portugal y te ayudé a lograr que tus discursos fueran recogidos en periódicos escandinavos y que tus mensajes salieran a la luz. Sin embargo, no he podido apoyarte hoy, pues aunque estamos de acuerdo en el tema de la democracia en Portugal, mi Grupo no está de acuerdo contigo en la visión de los Estados Unidos de Europa. Y por ello no hemos podido votar por Mário Soares, aunque su pasado y su historia me lleguen al corazón.
También quiero hacer un comentario personal como uno de los diez veteranos que llevamos en este Parlamento desde 1979. Nicole Fontaine es la mejor Presidenta que hemos tenido nunca. Cuando dimos por cerrada la asamblea a finales de mayo, hubo un respaldo unánime y una fuerte ovación de todo el pleno por la forma tan magnífica en la que ha conducido las sesiones a lo largo de la última legislatura. Por tanto, en ningún caso han sido motivos políticos los que han motivado que hoy votara por usted sino mi esperanza de que usted siga siendo la representante de todos los miembros. Y con estas palabras me gustaría darle la bienvenida como nueva Presidenta del Parlamento para los próximos dos años y medio.
Aplausos
La Presidenta
Gracias, señor Bonde.
Señorías, me siento enormemente emocionada por todo lo que acabo de escuchar. Mañana, en mi discurso de apertura, responderé a muchas de las preocupaciones y de las reflexiones que se han manifestado. Ahora, si lo desean, vamos a interrumpir esta sesión, pero antes querría dar las gracias al Sr. Napoletano, quien esta mañana ha presidido nuestros debates con gran talento y mucha sangre fría cuando hemos estado a punto de quedarnos sin traducción, lo que finalmente se ha solucionado. El Sr. Napoletano ha presidido admirablemente esta sesión de apertura y desearía darle las gracias por ello en nombre de todos ustedes.
Aplausos
(La sesión, interrumpida a las 12.50 horas, se reanuda a las 15.10 horas)
Elección de los Vicepresidentes
La Presidenta
Señorías, de conformidad con el orden del día, se procede a la elección de los Vicepresidentes del Parlamento Europeo.
Sus Señorías disponen de la lista de candidatos, a la que paso a dar lectura. Las papeletas están siendo distribuidas, ya que también en este caso, y dado que se han presentado catorce candidatos para catorce puestos, hemos optado por efectuar una votación manual. Más tarde aprovecharemos las ventajas de la votación por procedimiento electrónico.
He recibido las siguientes candidaturas:
Sres. Joan Colom i Naval, Ingo Friedrich, Renzo Imbeni, Sra. Marie-Noëlle Lienemann, Luis Marinho, David Martin, Gérard Onesta, José Pacheco Pereira, Guido Podestà, James Provan, Alonso José Puerta, Gerhard Schmid, Alejo Vidal-Quadras Roca y Jan Wiebenga.
Los candidatos me han transmitido que aceptaban sus respectivas candidaturas.
Como les manifestaba hace un instante, llamo la atención de Sus Señorías, puesto que al no exceder el número de candidatos del número de puestos por cubrir, les propongo que se elija por aclamación a estos catorce candidatos para los puestos de Vicepresidentes. A continuación, procederemos a una votación para determinar el orden de precedencia entre los diferentes Vicepresidentes elegidos.
Aplausos
Los catorce Vicepresidentes son elegidos por aclamación.
Anuncio formalmente el comienzo de la votación.
Tiene lugar la votación
(La sesión, interrumpida a las 15.40 horas, se reanuda a las 18.05 horas)
La Presidenta
Señorías, según lo acordado, permítanme anunciarles el resultado de la votación, para conocer el orden de precedencia de los Vicepresidentes.
Número de votantes: 594.Papeletas en blanco o nulas: 26.Votos emitidos: 568.
Han obtenido:
David Martin: 275 votos.Renzo Imbeni: 252 votos.Gherard Schmid: 249 votos.
A continuación, James Provan e Ingo Friedrich, que han obtenido 246 votos cada uno, lo cual significa que, siguiendo el orden establecido, precede el candidato de mayor edad. Según creo es James Provan.
Marie-Noëlle Lienemann: 215 votos.Guido Podestà: 213 votos.Alejo Vidal-Quadras Roca: 212 votos.Joan Colom i Naval: 209 votos.José Pacheco Pereira: 204 votos.Luis Marinho: 198 votos.Jan Wiebenga: 136 votos.Alonso José Puerta: 133 votos.Gérard Onesta: 117 votos.
Reitero mis felicitaciones a nuestros Vicepresidentes.
De conformidad con el apartado 2 del artículo 15 del Reglamento, el orden de precedencia de los Vicepresidentes queda determinado por el número de votos obtenidos, y la composición de la nueva Mesa será notificada a los Presidentes de las instituciones de las Comunidades Comunitarias.
Aplausos
Elección de los Cuestores
La Presidenta
Por lo que respecta a la elección de los Cuestores, que tendrá lugar mañana por la mañana, les propongo fijar el vencimiento del plazo para la presentación de candidaturas a las 20.00 horas de esta noche. Dichas candidaturas deben presentarse en el mismo lugar que las de los Vicepresidentes, es decir, en la salita situada al lado del hemiciclo.
Swoboda
Señora Presidenta, el plazo que usted ha indicado es fácil de cumplir para aquellos Grupos que sólo tienen un buen candidato para las elecciones de los cuestores. Lamentablemente, nuestro Grupo tiene varios buenos candidatos y hemos de hacer primero una selección. Quisiera pedir realmente que la elección no se realice mañana temprano, que se establezca como plazo un momento más posterior, por ejemplo, las 22.00 horas, incluso, en mi opinión las 24.00 horas, pero como muy pronto las 22.00 horas de esta noche. Lo pido urgentemente en nombre de mi Grupo.
La Presidenta
Señor Swoboda, considero que podemos incluso ser más flexibles y proponer como plazo, si está usted de acuerdo, mañana a las 9.00 horas. De este modo, podrá usted disponer incluso de la noche para consultar con la almohada.
Swoboda
Señora Presidenta, si usted es siempre así de generosa, estaremos muy satisfechos de usted.
La Presidenta
Señorías, hemos agotado el orden del día.
Se levanta la sesión a las 18.10 horas
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Допустимост на интервенции в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на маргинализирани общности (разискване)
Председател
Следващата точка е разискването на доклада на Lambert van Nistelrooij, от името на комисията по регионално развитие, относно предложението за Регламент (ЕО) № .../2009 на Европейския парламент и на Съвета за изменение на Регламент (ЕО) № 1080/2006 относно Европейския фонд за регионално развитие по отношение на допустимостта на интервенции в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на маргинализирани общности
- C7-0095/2009 -
Lambert van Nistelrooij
Европейският парламент е динамичен; от риба и CITES преминаваме към хората, защото е важно и те да бъдат разглеждани по един отговорен начин. Радвам се, че днес сме в състояние да изменим регламента на Европейския фонд за регионално развитие във връзка с предоставянето на жилища на хора в затруднено положение, маргинализирани групи в целия Европейски съюз.
Радвам се също, че миналата седмица успяхме да постигнем споразумение на първо четене по широк кръг от проблеми, които възникнаха в правен смисъл в рамките на Договора от Лисабон. Заедно измислихме формулировка за първото законодателно изменение съгласно Договора от Лисабон, първото законодателно изменение през този нов парламентарен мандат. Цял набор от други предложения бяха блокирани, но това предложение ще успее. Аз ви благодаря, госпожи и господа, и за натиска, който упражнихте. Заедно, потвърдихме, че в действителност това вече е било споразумение по силата на Договора от Ница. Налице обаче нямаше достатъчен напредък. Това беше свързано с други области, поради което не бе постигнато споразумение по време на шведското председателство.
Говори се също за ново положение тази година, защото 2010 г. е Европейската година на борбата с бедността и социалното изключване, най-добрата година досега за създаване на този вид инструмент. Затова, заедно с други колеги, упражних голям натиск за завършване на тази идея и бих казал точно навреме.
Също така съм доволен, че проектите, които първоначално бяха предназначени за проблемни групи в градските райони, вече могат да бъдат приложени и за селските райони. Освен това споразумението ще важи за всяка държава в Европейския съюз.
Идеята за сближаване продължава да бъде съчетание от социално, икономическо и териториално сближаване. В предложението се обръща специално внимание на социалното измерение, социалното сближаване. По време на процеса на консултация също така успях да подчертая редица точки, които ще повторя за вас сега: 1. Разширяване за всички държави от Европейския съюз, за всички 27 държави-членки на Европейския съюз; 2. Критерии за устойчивост; и 3. Създаване на по-конкретни критерии за интегрирането на този вид строителни проекти в обществото; голяма част от настоящите обекти в действителност не отговарят на критериите и вместо това представляват лоши жилища в лоши райони. Повторното застрояване на лошите райони не решава нищо. Изразходването на средствата - и тук говорим за половин милиард евро на година, които могат да бъдат платени в рамките на регионалните фондове - е само по себе си неоправдано, ако не изберем добри райони; затова и е необходимо да се определят по-подробни критерии.
Разбира се, това няма да реши проблема на 9 милиона роми, но жилищата са от съществено значение, важен е физическият елемент и държавите-членки вече могат да направят нещо. Отправям искане към Европейската комисия, към напускащия длъжността член на Комисията, да даде отговор на въпроса дали ще бъдем уведомени по-подробно относно изпълнението на общия пакет и дали ще вземем участие в процеса.
И накрая, на предишните ми постове отговарях, наред с други неща, за проблема с караваните в Нидерландия и бях свидетел колко трудно е справянето с този въпрос. Посещавал съм Румъния и други страни в Източна Европа и разпознавам голяма част от видяното. Смятам, че е много добре, че вече сме в състояние да вземем това решение. Без добри жилища, добри райони и допълваща социална политика, образование и заетост, няма да успеем. Много съм доволен, че сме в състояние да направим това и благодаря на всички за сериозното им сътрудничество през последните месеци.
Павел Самецки
Г-н председател, предложението, което разискваме днес, е осезаем знак за ангажираността на всички институции на Европейския съюз за насърчаване на интеграцията на крайно маргинализирани и ощетени общности в основната част от обществото. Предложението отговаря на искането на Парламента и на Съвета и потвърждава, че структурните фондове играят важна роля не само чрез финансово подпомагане, но и чрез насърчаване на един интегриран подход за подобряването на социалните и икономически условия за маргинализираните общности.
Предложението е насочено конкретно към ромското население, което в Европа наброява 10 милиона души. В съответствие с общите основни принципи за приобщаване на ромите обаче предложението не изключва други маргинализирани групи, които живеят при подобни социално-икономически условия.
Настоящото компромисно предложение разширява интервенциите в сектора на жилищното строителство, свързани с маргинализираните общности, до всички 27 държави-членки, а не само до ЕС-12, както първоначално предложи Комисията. Настоящият член 7 важи само за интервенции в сектора на жилищното строителство в градските райони, докато изменението предлага тези интервенции да бъдат разрешени и в селските райони. Това разширение е оправдано, тъй като по-голямата част от ромското население в ЕС-12 живее в селски, а не в градски райони.
Съгласно предложеното изменение са допустими както ремонтът на съществуващи жилищни сгради, така и строителството на нови жилища. В действителност ремонтът на жилищни сгради с изключително лошо качество може да доведе до разхищаване на публични средства. По време на обсъждането на предложението комисията по регионално развитие поиска конкретно позоваване на мерките за десегрегация. Съображение 6 от предложението вече включва такива мерки за десегрегация като пример за действия, които трябва да бъдат прилагани заедно с интервенциите в сектора на жилищното строителство. В действителност изолираните селища предполагат несигурност, труден достъп до образование или заетост, както и излагане на агресивни нападения и престъпност. Създаването на нови маргинализирани райони, макар и с добри и подкрепени по линия на Европейския фонд за регионално развитие (ЕФРР) жилища, със сигурност не е нашата цел.
Знаем, че много държави-членки са въвели политики за интегриране на ромските общности с акцент върху жилищното строителство. Изпълнението на тези политики не е лесна задача. Структурните фондове могат да участват в тези усилия, като подпомагат не само жилищното строителство, но и, което е по-важно, подобряването на производствения капацитет на тези общности, като помощи за малките и средните предприятия, жените, предприемаческите инициативи и други.
В тази връзка бих искал да подчертая, че основната цел на политиката на сближаване е доближаването на регионалните икономики чрез насърчаване на производствения капацитет.
Както със сигурност сте наясно, новият регламент ще бъде придружен от декларация на Комисията - и всъщност повечето държави-членки - в която се посочва, че допустимостта на интервенциите в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на маргинализираните общности в целия Европейския съюз в рамките на ЕФРР, е от изключителен характер. Това изключение не следва по никакъв начин да се разглежда като общо отваряне на политиката на сближаване за финансиране на интервенции в сектора на жилищното строителство.
Бих искал сега да се спра на предложението на комисията по регионално развитие за добавяне на едно конкретно съображение по комитологията в текста. В този контекст бих искал да ви напомня, че трите институции се споразумяха за хоризонтално решение на преходните разпоредби, свързани с комитологията. Целта на декларацията на Европейския парламент, Съвета и Комисията относно прилагането на член 291 от Договора за функционирането на Европейския съюз е да се избегне възникването на институционални обсъждания за всяка отделна папка по време на преходния период до влизането в сила на новия регламент за комитологична рамка. Затова Комисията изразява съжаление за въвеждането на съображение, но няма да блокира - поради тази причина - споразумението на първо четене между съзаконодателите.
Очаквам с нетърпение разискването.
Jan Olbrycht
Г-н председател, бих искал да подчертая, че изменението на регламента, което се разглежда днес, има двойно значение. От една страна, то е пряко свързано с проблемите на маргинализираните общества, дори и този термин да не е много ясно дефиниран. От друга страна обаче, то въвежда елемент, който също е много важен за икономиката, имам предвид възможността за финансиране от Европейския фонд за регионално развитие за жилищното строителство, която доведе до много сериозна полемика в последния мандат на Европейския парламент. Това несъмнено е един доста изненадващ ефект от кризата - доводите, които членовете на Европейския парламент представиха преди няколко години, бяха отхвърлени, а разходите за жилищно строителство бяха приети единствено за новите държави-членки, докато днес в светлината на новите икономически и финансови условия има съгласие за използване на средства за жилищно строителство в един много специфичен контекст. Смятам, че започнатият експеримент, който е един много положителен елемент, следва да бъде продължен, а разходите за жилищно строителство трябва да намерят място в бъдещата политика на сближаване, точно какъвто е случаят и днес.
Georgios Stavrakakis
Г-н председател, бих искал да започна, като благодаря на докладчика, г-н van Nistelrooij, който благодарение на своята упоритост и търпение по време на последния тристранен диалог успя да гарантира внасянето на този важен доклад за разискване днес и за гласуване утре, както и че не губим ценно време, отлагайки го до март.
Докладът е изключително важен, защото предвижда обхватът на допустимостта на интервенциите в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на маргинализираните общности, да бъде разширен за целия Европейски съюз, а не само за новите държави-членки, както е предвидено в първоначалното предложение на Европейската комисия.
Беше немислимо както за членовете на моята политическа група, така и за комисията ни, старите държави-членки да не бъдат включени в разширяването на обхвата на регламента, защото - както всички знаем - жилищният проблем, пред който са изправени маргинализираните социални групи, особено ромите, представлява сериозен проблем със социални последици във всички държави-членки на Европейския съюз.
Считаме, че докладът и разширяването на обхвата на интервенциите в сектора на жилищното строителство за целия Европейски съюз засилва сближаването между всички региони, без да се дискриминират старите и новите държави-членки. Той изпраща ясно послание, че общностното финансиране се основава на принципа за борба срещу социалните проблеми, независимо в кой регион на Съюза възникват те.
Karima Delli
Г-н председател, 2010 г. е Европейската година на борбата с бедността и социалното изключване и точно в този контекст ще приемем, надявам се, доклада на г-н van Nistelrooij, който представлява значителен напредък в подобряването на условията на живот на населението в неравностойно положение, защото прави допустими за европейски помощи по ЕФРР проекти за жилищно строителство и ремонти и за борба с енергийната бедност във всички държави-членки.
Предложението, което е подкрепено от Съвета на Европа, се очаква отдавна от всички тези, които се борят за зачитане на правата на интеграция на маргинализираните общности, и по-конкретно на ромите.
От името на групата на Зелените/Европейски свободен алианс, приветствам факта, че Съюзът инвестира сериозно в подобряването на жилищата за най-необлагодетелстваните общности, но не трябва да спираме сега, когато се справяме толкова добре. Ще бъдем много бдителни по отношение на действителното използване на тези средства, защото те не трябва да доведат до изключване на маргинализираните общности.
В действителност съществуват много примери за проекти за градско обновяване. Те включват възстановяването на центъра на град Барселона, както и работата по обновяването на историческите центрове в новите държави-членки, които са спечелили доста от спекулации с недвижими имоти чрез драстичното увеличение на наемите и абонаментните такси. Това, от своя страна, е довело до прогонването на семейства в неравностойно положение извън центъра на града.
Тези хора непременно трябва да получат истинска социална подкрепа и достъп до всички обществени услуги, като образование, здравеопазване и обществен транспорт, но - както предложихме по време на разглеждането в комисия - те трябва и да получават достатъчно средства, за да могат да останат в тези квартали, така че последните да не бъдат облагородени.
Парламентът ще трябва да направи оценка на изпълняваните проекти, преди средствата да бъдат обновени през 2013 г. и ще трябва да участва в изготвянето на бъдещия регламент, като определи критериите за допустимост, по-конкретно по отношение на прозрачността, така че да се гарантира, че всяко едно уязвимо население в действителност получава тези средства и му е осигурено едно достойно съществуване в дългосрочен план.
Oldřich Vlasák
Г-н председател, госпожи и господа, от собствен опит знаем какви са гетата и бедняшките квартали. Хората, които живеят в тези райони получават най-ниското заплащане и са често безработни или зависими от социални подаяния. Това са хора, които не плащат наема и сметките си за електричество и вода навреме. Често улиците и задните дворове в тези квартали са осеяни с боклук. Всички сгради, които се споделят или не са собственост на никого, са порутени. От собствен опит знаем, че там живеят социално маргинализирани групи. Те могат да включват само няколко семейства или лица, които живеят в един жилищен блок, или могат да заемат цял квартал с хиляди жители. Мястото може да е в центъра на града или в покрайнините, или дори някъде изцяло извън застроените места.
Затова е добре, че предложените промени разширяват обхвата на средствата, отпуснати от европейските фондове, за да включат жилищата на маргинализираните групи и дават възможност да бъдат вложени средства не само в градовете, но и в провинцията или чрез ремонт на съществуващия жилищен фонд, или чрез строеж на нови жилища. Твърдо вярвам обаче, че само физическите инвестиции в инфраструктурата няма да решат проблемите на гетата. Фактът, че боклукът се изчиства, фасадите на сградите се ремонтират, входовете се обновяват и сградите се боядисват, сам по себе си не означава, че след няколко години мястото няма да изглежда по същия начин, както днес. Гетата не са само въпрос на обкръжение или сгради, но и на хората, които живеят там. Затова в бъдеще трябва да намерим начин да съчетаем тези инвестиции със социална работа на място, за да бъдат те придружени с подкрепа за трудова заетост за хората, които живеят в гета, и по-конкретно за да се даде възможност на младите хора да се освободят от капана на социалната бедност. Само по този начин гетата и бедните квартали ще се превърнат в истински квартали на градовете ни.
David Campbell Bannerman
Г-н председател, изменение 1 от регламента за жилищно строителство предлага да се разшири използването на Европейския фонд за регионално развитие за всички държави-членки, а не само за тези, които се присъединиха през 2004 г. Затова, този въпрос е пряко свързан с Великобритания.
От регламента става ясно, че ромското население е най-голямата маргинализирана общност от доклада, която получава подкрепа, наред с други, намиращи се в подобни социално-икономически условия.
Общият бюджет за европейската политика на сближаване е в размер на потресаващите 347 млрд. евро за период от седем години - по-голям дори от много икономики.
Моите избиратели в Източна Англия вече са дълбоко загрижени за мащаба на пътуващите и цигански общности, най-вече в Есекс. Те няма да бъдат доволни, ако тези мерки улеснят по-нататъшна масова имиграция в Европейския съюз.
Великобритания вече стана свидетел на нарастване на населението с три и половина милиона души - половината от размера на Лондон - през 12-те години, откакто правителството на лейбъристите дойде на власт през 1997 г. Като се има предвид също, че близо девет от всеки десет нови британски жилища - 86% - ще се дължи на имиграцията през следващите 30 години, такива предложения изглеждат като още едно предмостие за голяма имиграция в Обединеното кралство. Не разполагаме с нужното пространство. Става въпрос за пространство, не за раса.
Контролираната имиграция чрез разрешителни и визи е хубаво нещо, но неконтролираната имиграция е лошо нещо, защото това бързо води до екстремизъм, което никой от нас не желае.
Franz Obermayr
(DE) Г-н председател, помощите за интервенции в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на домакинства в особено трудни социално-икономически условия, е сама по себе си много добра идея. Фактът, че градските и селските райони ще се възползват в еднаква степен от помощите също трябва да се приветства. Помощите обаче не трябва по никакъв начин да се отпускат само на определени държави-членки и определени общности, защото по този начин тези групи явно се поставят в по-благоприятно положение. Това би била явна дискриминация срещу другите групи. Това предложение обаче прави точно това. То е насочено най-вече към ромите, както и към законните мигранти.
Освен това борбата с маргинализацията трябва винаги да се води двустранно - от една страна, от публичните органи, но също и от засегнатите групи, от друга, които също трябва да играят активна роля в собствената си интеграция. На последно място, трябва да внимателно да направим оценка доколко всички тези мерки си заслужават и трябва да кажем категорично "не" на преференциите въз основа на етнически критерии.
Lívia Járóka
(HU) Бих искала да приветствам измененията на Европейския фонд за регионално развитие и да поздравя колегата ми, г-н van Nistelrooij, за доклада му. ЕФРР подкрепя множество програми, които биха могли и наистина подобряват значително условията на живот на ромите, които са най-голямото и най-изключено малцинство в Европа, като в същото време не се забравят и други групи, които се намират в подобни социални и икономически условия.
Отдавна целта е договореностите по отношение на жилищното строителство да бъдат ограничени само до градовете, но следва да включват и ново жилищно строителство и тези форми на подпомагане да бъдат налични и за старите държави-членки, защото този проблем засяга цяла Европа. Регионите, които в сравнение със средните регионални стойности са значително по-слабо развити и гетоизирани, пречат на развитието на цяла Европа. Една значителна част от ромите живеят в необлагодетелствани райони в цяла Европа, райони, които са развити с помощта на значителна подкрепа.
Необходими са незабавни и съвместни действия. Поради тази причина трябва внимателно да обмислим обособяване на равнището на Европейския съюз на някои от средствата изключително за повишаване на стандарта на някои статистически единици от ниво 1 от Местните административни единици (LAU ниво 1). От особена важност е в регламента да се включи интегриран подход, който да гарантира, че договореностите ще се проведат в контекста на една по-широка, по-сложна рамка, като се вземат предвид перспективи като образованието и стопанската дейност, както и обществените услуги. Това, което е необходимо, съобразно позициите, приети от Европейския парламент, е един комплексен план за действие на Общността, който обхваща страните и циклите и който, с помощта на подходящи финансови средства и правна сила, е в състояние да постигне значително подобрение по всеки от показателите от Лаакен, които отразяват действителната степен на социално изключване.
Monika Smolková
(SK) Целта на регионалната политика е да премахне икономическите и социални различия. Европейският съюз разполага с 27 държави-членки, разделени на 271 региона. Във всеки четвърти регион БВП на глава на населението е 75% по-нисък от средния за 27-те държави от Европейския съюз. Това е една тревожна цифра.
Европейската регионална политика носи добавена стойност чрез мерки, които се прилагат пряко в тази област. Тя спомага за финансиране на конкретни проекти в полза на региони, градове и села и техните жители. Една много положителна стъпка беше предприета миналата година, когато OEP промени правилата на Европейския фонд за регионално развитие, така че държавите-членки да могат да го използват за намаляване на потреблението на енергия на сградите.
Днес вече имаме конкретни положителни резултати. В много градове сградите бяха санирани, но и естетическата стойност, качеството на живот и разходите за живот също не са за пренебрегване. Аз съм член на Парламента от Източна Словакия, един от регионите, които са далеч под средния стандарт за Европейския съюз. Затова приветствам новото предложение за регламент, което има за цел да разшири допустимостта в сектора на жилищното строителство в ползва на маргинализираните групи.
През 21-и век има много групи от хора, които живеят в унизителни условия. Социалният им статус не им позволява да получат по-добри жилища за тях и техните деца. Затова местните органи ще бъдат в състояние постепенно да интегрират тази група от населението в мнозинството. Приветствам предложението и го подкрепям, заедно с колегите ми от Словакия и групата S&D.
Trevor Colman
(EN) Г-н председател, проблемът, който този доклад и измененията относно финансирането по Европейския фонд за регионално развитие се предполага, че искат да преодолеят, е свързан с бездомните или, както ги нарича доклада, маргинализираните общности. Решението на Европейския съюз е да хвърли милиони евро за ремонт и строеж на хиляди жилища.
Докладът първоначално засягаше финансирането на жилищното строителство в държавите-членки, които се присъединиха към Европейския съюз на или след 1 май 2004 г. Сега средствата ще бъдат отпуснати за всички държави-членки. Според доклада за наблюдение на югозапада от 2007 г. за югозападните графства в Англия, населението на региона се увеличава бързо, изцяло в резултат на миграцията. Въпреки силната и нарастваща обществена съпротива на тези развития и непригодността на голяма част от предложените обекти за застрояване, програмата за жилищно строителство на Европейския съюз в Обединеното кралство продължава в пълно незачитане на демократичните процеси.
Съветът на югозападните лидери вече получи контрол над - и одобрение за планирането - класически пример от ЕС за даване на законови правомощия на ненормативен орган. Общественото настроение в Обединеното кралство е на нарастваща тревога. Неограничената, неконтролирана имиграция подхранва обществения гняв. Финансирането на жилищното строителство във Великобритания и насърчаването на още по-голям брой имигранти да идват на бреговете ни само изостря и без това вече нестабилната ситуация.
Освен ако докладът не се отнася само до тези държави, които се присъединиха към Европейския съюз на или след 1 май 2004 г., както беше предвидено първоначално, начинът на живот във Великобритания, по-конкретно в селските райони, ще се промени значително със съответно бурно негодувание от страна на британците.
Iosif Matula
(RO) Приветствам доклада, който беше представен, и поздравявам г-н van Nistelrooij за начина, по който го е разгледал и завършил. Смятам, че регламентът за ЕФРР трябва да бъде изменен, за да се позволи на държавите да използват тези средства за ремонт и строеж на жилища за маргинализираните общности. Целта на действията, предприети от националните и местни органи, трябва да бъде устойчиво социално приобщаване на тези общности както в градските, така и в селските райони.
Приветствам факта, че целенасочените усилия за подпомагане на ромската общност трябва да включват всички държави-членки на Европейския съюз. Това е така, защото ромското население е най-голямата маргинализирана общност в Европа с високо ниво на трансгранична мобилност в рамките на Европа. Трябва обаче да вземем предвид и нуждите на други общности, особени на тези, които включват законни имигранти, както и общности от временно заети работници в други държави от Европейския съюз. Поради тези причини е добра идея да се позволи използването на средства по ЕФРР за жилищно строителство във всички държави от Европейския съюз.
Вярвам в успеха на тази програма и се надявам, че ще продължим чрез започване на нов етап от подпомагането на семейства от маргинализираните общности, като им се предоставят подходящи жилища и им се помогне да намерят и да се задържат на работа, особено в условията на настоящата криза. Подкрепям доклада, който ще позволи и на Румъния да има достъп до фондове за подпомагане на социалното приобщаване на маргинализирани хора, включително роми както в градските, така и в селските райони.
Luís Paulo Alves
(PT) Целта на доклада за ЕФРР е да се разшири допустимостта на интервенциите в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на маргинализираните общности на нашите държави-членки. Досега тази помощ се прилагаше само за маргинализираните общности, които живеят в градските райони в новите държави-членки. С други думи, като се има предвид, че по-голямата част от общностите от този вид живеят в селски райони и в приюти, такива общности не можеха да се възползват от помощите за замяна на жилища с лошо качество.
В крайна сметка става дума за запълване на празнотата и предоставяне на по-големи възможности на държавите-членки и техните региони по отношение на политиката за смекчаване на специфичните трудности на тези общности.
Също така, приветствам равното третиране на всички държави-членки, защото маргинализираните общности, които имат нужда от помощ и интеграция, заслужават нашето внимание, независимо от държавата-членка, към която принадлежат.
Ако този важен доклад в борбата с бедността и за човешкото достойнство се приеме на първо четене, той ще може да бъде приет бързо в рамките на плана за икономическо възстановяване, като бърз отговор на кризата, която ни засяга.
Sophie Briard Auconie
(FR) Г-н председател, госпожи и господа, европейската политика на сближаване беше създадена с цел да се дадат реални отговори, с помощта на значителни финансови средства, на въпросите, поставени от други европейски политики. По-конкретно, нейната цел беше да помогне на най-крехките държави-членки да се справят с конкуренцията на вътрешния пазар.
Днес, главната й цел е да намери решения на предизвикателствата, свързани с отварянето на границите и свободното движение на хора, което е много хубаво нещо, но което може да създаде временни затруднения. Въпросът за условията на живот на ромите е свързан с въпроса за отварянето на границите. Това е един изцяло европейски въпрос. Затова е редно всички държави-членки да са в състояние да се възползват от Европейския фонд за регионално развитие, ЕФРР, за построяването на жилища за ромите, като по този начин се гарантира истинска солидарност сред европейците.
Аз поисках, чрез няколко изменения, внесени в комисията по регионално развитие, тази мярка да обхване всички държави-членки на Европейския съюз. Радвам се, че тази идея беше приета и давам пълната си подкрепа на изменения текст.
Според мен по-голямата допустимост в сектора на жилищното строителство за разходи, съфинансирани от ЕФРР, трябва да ни позволи да разгледаме и други възможни развития в средносрочен и дългосрочен план, независимо дали от гледна точка на допустимостта за финансиране или на отделянето на средства за определени стратегически приоритети.
Kinga Göncz
(HU) Аз също със задоволство приветствам изменението на регламента за ЕФРР и смятам, че това вече е един конкретен инструмент, който може да бъде от съществена помощ при намирането на истински общоевропейски решения за подобряване на положението на ромските общности, дори и ако този инструмент не обслужва изключително ромските общности, но и други маргинализирани общности.
На тези колеги, които говореха за имиграция, бих искала да заявя, че, в крайна сметка, ако различията намалеят, ако условията на живот се подобрят, това ще се отрази отрицателно на имиграцията и аз смятам, че можем да очакваме резултатът да бъде такъв и тук.
Бих искала да изброя няколко гледни точки, които при всички случаи трябва да бъдат взети под внимание в регламента и изпълнението му. От особена важност е тези средства да бъдат достъпни не само в градска, но и в селска среда, за да могат те бъдат използвани за увеличаване на предлагането на жилища чрез ремонт и строителство на нови жилища, намаляването на сегрегацията трябва да бъде важна цел, както и подходът да бъде интегриран; и така това трябва да върви успоредно с образователни и професионални програми по начин, който представлява едно устойчиво, трайно решение. Нека добавя, че важен приоритет на тройното председателство е подобряването на положението на ромите. Испанското председателство предприема значителни стъпки в тази посока, а унгарското председателство също ще продължи да работи в това отношение.
Seán Kelly
(EN) Г-н председател, първо бих искал да поздравя моя колега, г-н van Nistelrooij, за неговото усърдие и водеща роля в тази важна област.
Притежаването на жилище е нещо, към което, според мен, се стремят много хора, и това ми напомня на първите строфи на едно стихотворение, което научих от един ирландски поет преди много време. То започваше така: "Ех, да си имах къщурка! С всичко - огнището, стола, скрина, съдините в него и купа сено на двора.".
Мисля, че това, което правим днес, е да помогнем на тази мечта да се осъществи за много хора в целия Европейския съюз, но най-вече за ромската общност.
Вече беше посочено и след като го обсъдихме, предлагаме да включва и до други маргинализирани групи. По-конкретно, имах предвид собствения ми район в Лимерик, където места като Майрос и Саутхил са страдали много заради търговията с наркотици и свързаното с това насилие. Понастоящем има необходимост от голямо обновление за смекчаване на тези ужасни ситуации.
Чрез тези предложения това може да бъде осъществено, а също ще бъде и много важно за задвижването на строителната промишленост, която е понесла големи щети в целия Европейски съюз в резултат на икономическата криза.
Така че ние действаме в точния момент и това може да е от полза за най-маргинализираните, за да могат с нетърпение да очакват да притежават къща, огнище, стол и съдини.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Достъпността за интервенции в сектора на жилищното строителство, финансирани от ЕФРР в полза на маргинализираните общности, ще помогне на държавите-членки да подобрят усвояването на европейските фондове. Лично аз смятам, че тази достъпност трябва да бъде валидна за всички държави-членки.
Регламент (ЕО) № 1080/2006 беше изменен неотдавна с цел да се позволи на държавите-членки да подобрят енергийната ефективност в домовете си. Новият текст предвижда 4% по-висока ефективност. В интерес на по-голямата последователност на текста и намаляването на бюрокрацията може би щеше да е добра идея да запазим същия процент.
Новите разпоредби предвиждат необходимостта от насърчаване на някои проекти за градско развитие за области, заплашени от физическо разрушение или социално изключване, както и за маргинализирани общности. Това включва също и районите, засегнати от бедствия като наводнения и земетресения. В заключение, г-н председател, бих искала да призова Комисията да обедини усилията си с държавите-членки и да използва 2010 г., за да преразгледа оперативните програми с цел увеличаване на усвояването на европейските фондове с оглед подобряването на социалния жилищен фонд.
Jan Březina
(CS) Г-н председател, госпожи и господа, добре известен факт е, че последиците от настоящата икономическа криза са най-тежки за социално уязвимите групи граждани. Затова приветствам факта, че Европейският съюз търси начини да се помогне на тези хора. Макар и вече да е възможно Европейският фонд за регионално развитие да се намеси, за да подпомогне маргинализираните групи, които живеят в градовете, селските райони досега бяха практически изключени от този вид интервенция и трябва да преживяват с плащания от финансово по-слабия Фонд за развитие на селските райони. Твърдо считам, че този финансов дисбаланс трябва да бъде коригиран. Важно е признатите разходи да не се ограничават с подмяната на съществуващите сгради с нови, но и да се включи ремонтът на съществуващите жилищни сгради. Това драстично би разширило обхвата на възможните интервенции и би увеличило ефективността на мерките.
В новите държави-членки, по специално, положението с жилищата на тези групи е често критично и решенията изискват незабавна и решителна намеса от страна на публичните органи. Разкрива се широка възможност за структурните фондове на Европейския съюз да допълнят по един ефективен начин националните средства, които сами по себе си не са достатъчни за постигане на основно подобрение на положението.
Напълно съм съгласен с конкретното споменаване на ромското население като най-голямата социално маргинализирана група и в същото време подкрепям становището, че интервенциите, насочени към ромите, не трябва да изключват други хора, които се намират в подобни социални и икономически обстоятелства.
Zigmantas Balčytis
(LT) Хората в целия Европейски съюз имат проблеми с обновяването на жилищата си, но положението е особено сложно в новите държави-членки на Европейския съюз. Новите държави-членки споделят една обща черта - всички те са наследили неефективни жилищни блокове, които са много скъпи за поддържане, а процесите на обновление или се провеждат много бавно, или изобщо не се провеждат. Много е важно прилагането на този регламент да не се ограничава само до големи, социално изолирани общности, но разпоредбите му да се прилагат и за най-социално уязвимите групи, като хората с увреждания, бедните, нуждаещите се млади семейства, имигрантите и други, които страдат от социална изолация и нямат възможност да обновят жилищата си. Убеден съм, че като се възползва от помощта от структурните фондове, този документ ще даде на всеки регион в Европейския съюз възможност да инвестира в социална инфраструктура, като по този начин гарантира достъп до жилища, което от своя страна не само ще спомогне за намаляване на социалната изолация, но ще допринесе и за създаването на стабилна социална икономическа и екологична политика в цялата Общност.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Г-н председател, предложението на Европейската комисия относно Регламент за Европейския фонд за регионално развитие приема, че инициативите в областта на жилищното строителство могат да бъдат приложени единствено в градските райони и под формата на ремонт на съществуващи жилища. Разпоредбите не обхващат селските райони, което означава, че много хора от маргинализираните социални групи в държавите от Централна и Източна Европа няма да могат да се възползват от предложените решения. Това се дължи на факта, че в новите държави-членки най-бедните групи, които страдат от социално изключване заради ниското си материално положение, живеят предимно в селските райони.
Според мен, въвеждането на измененията ще бъде полезно допълнение на регламента, което ще позволи да се предостави защита и на общностите, които живеят извън градските райони, което значително ще спомогне за работата на Европейския земеделски фонд за развитие на селските райони. Една такава промяна ще даде възможност за подобряване на материалното положение на най-бедните общности, в които хората са в неравностойно положение заради мястото, където живеят. Това се дължи на факта, че в новите държави-членки, разликата в жизнения стандарт между селските и градските райони е много по-голяма, отколкото в Западна Европа. В тази част на Европа, за съжаление, материалното положение е все още видима пречка за достъп до образование, заетост и участие в културния живот. Осигуряването на по-добри жилищни условия за групите от хора, които са засегнати в най-голяма степен от социално изключване, ще им даде възможност да подобрят социалното си положение и ще ги насърчи да се развиват. Местните органи и неправителствените организации трябва да се присъединят към усилията за подпомагане в областта на борбата със социалното изключване.
Nuno Teixeira
(PT) Г-н председател, г-н член на Комисията, позволете ми да започна, като подчертая ролята на докладчика, г-н van Nistelrooij, за работата му в търсене на консенсус по въпроса, както и за готовността, която винаги показва, за включване на други предложения в доклада.
Утре ще се гласуват измененията за регламента по ЕФРР, които са от особено значение за така наречените стари държави-членки и за Португалия. Тези промени ще разширят приложното поле на ЕФРР в сектора на жилищното строителство в полза на маргинализираните общности, защото понастоящем този фонд може да се използва единствено за дейности за градско развитие.
Измененията, предложени от мен и колегите ми, които бяха одобрени с голямо мнозинство в комисията по регионално развитие, ще дадат възможност не само на новите, но и на старите държави-членки да се възползват от възможността за финансиране.
По този начин, аз направих опит да се избегне създаването на прецедент, който считам за опасен и който би изключил всички стари държави-членки от това и по всяка вероятност от допълнително използване на помощи от Съюза. Това не би имало смисъл, като се има предвид, че както в новите, така и в старите държави-членки, съществуват жилищни проблеми, особено при маргинализираните общности.
Приветствам възможността да повторя, че продължителността на членството в Европейския съюз не трябва да бъде критерий при определянето на структурните фондове, както и че този критерий трябва да бъде премахнат незабавно.
Договарянето на политиката на сближаване след 2013 г. трябва да бъде основано на солидарност с цел териториално сближаване и трябва да бъде насочено по начин, който възнаграждава, а не наказва регионите, които са доказали, че успешно усвояват помощите на Общността.
Artur Zasada
(PL) Г-н председател, в контекста на днешното разискване бих искал да обърна внимание на спорното предложение за изменение на член 47 от регламента на Комисията от 2006 г. Този член гласи, че областите, избрани за дейности в областта жилищното строителство, следва да отговарят на най-малко три от критериите, посочени в него. Новият регламент обаче предлага квалификация въз основа само на един от критериите, което означава, че на практика недопустими области ще могат да кандидатстват за финансиране, като адаптират положението си към нормативните изисквания. Бих искал да изтъкна, например, че критерият за "ниско ниво на икономическа дейност" се постига много лесно при новите жилищни сгради, построени в селските райони. Тогава вместо да отидат при най-нуждаещите се, помощите за жилищно строителство ще отидат при строителните дружества и богатите собствени на нови имоти.
Frédéric Daerden
(FR) Г-н председател, г-н член на Комисията, госпожи и господа, ясно е, че жилищното строителство е въпрос, който се разглежда трудно на европейско равнище, защото то не е наистина част от мисията на Европейския съюз. Широко е прието обаче, че строителството на качествени жилища е необходимо за гарантиране на социалното сближаване и успеха на плана за възстановяване на Комисията.
Затова съм доволен, че финансирането на инвестициите в сектора на жилищното строителство, и по-конкретно в областта на енергийната ефективност, все повече биват обхващани от структурните фондове, но не трябва да спираме тук. Затова отвъд това предложение трябва да обърнем специално внимание на бездомните, за които се счита, че наброяват три милиона в Европа.
Ето защо този въпрос е един от приоритетите на белгийското председателство, което ще встъпи в длъжност през втората половина на 2010 г. Надявам се, че това ще доведе до включването на тази тема в дневния ред на Европейския съюз, за да можем да работим още официално по нея. Работата ще включва, наред с други неща, въвеждане на точни методи за отразяване на броя на бездомните хора, за да има информираност за това явление в световен мащаб, както и увеличаване на помощите за социалните жилища.
Diane Dodds
(EN) Г-н председател, знам, че този доклад се отнася конкретно до ромските семейства и други конкретни групи.
Искам да подчертая, че всички хора заслужават и се нуждаят от подходящи за целта социални жилища. Парламентът обаче не трябва да забравя, че има много хора в обикновените общности в градовете, или в селските райони, които живеят в много лоши жилищни условия и за които е невъзможно да намерят прилични жилища. Тези хора трябва да знаят, че Парламентът признава потребностите им. Те са също толкова маргинализирани, независимо дали чрез бедност, наркотици или престъпност.
Един проблем, който безпокои тези, които предоставят социални жилища в Северна Ирландия, са правилата за обществените поръчки. И макар да са предназначени за насърчаване на лоялната конкуренция в целия Европейския съюз, те имат и непредвидени отрицателни последици върху развитието на крайно необходимите социални жилища в маргинализираните общности, главно поради трудностите, свързани с получаването на земя от това, което до неотдавна беше пазар на спекуланти.
Северна Ирландия е сериозно засегната от това, а миналата година проблемът означаваше, че 500 от общо 1 500 планирани жилища трябваше да бъдат заменени в програмата за социални жилища.
Това са въпроси, на които също трябва да обърнем внимание. Бих насърчила Парламента да разгледа този въпрос като част от проблема в сектора на жилищното строителство в маргинализираните общности.
Rareş-Lucian Niculescu
(RO) Новите правила за допустимост в сектора на жилищното строителство са пример за начина, по който едни и същи фондове могат да бъдат използвани в повече области, без това да има отрицателни последици.
Първата стъпка беше направена миналата година, когато правилата за използване на европейските фондове за подобряване на енергийната ефективност бяха смекчени. По този въпрос искам само да кажа, че това беше малка стъпка и допустимият процент може да бъде преразгледан. Втората стъпка е тази, която правим днес.
И в двата случая това беше свързано с адаптиране на текстове, които в някои случаи са били създадени в много различно от днешното време. Ето защо се чудя дали и други аспекти от използването на европейските фондове не трябва да бъдат преразгледани с цел да се изменят критериите, които вече не отговарят на текущите нужди.
Petru Constantin Luhan
(RO) 2010 г. е Европейската година на борбата с бедността и социалното изключване. За съжаление, има голям брой хора, изправени пред крайна бедност и маргинализация, което противоречи на основните принципи и ценности на Европейския съюз. Уязвимостта на тези общности осезаемо се е увеличила по време на текущия период на икономическа криза. В това отношение приветствам инициативата за разширяване на условията за допустимост в рамките на Европейския фонд за регионално развитие, който представлява важен и основен инструмент в борбата срещу бедността.
Поради лошото качество на жилищните условия считам, че е необходимо да се ускори отпускането на финансова помощ. Трябва да се предложи финансова помощ за жилища както в градските, така и в селските райони. Също така, при разпределянето на финансовата помощ ромското население не трябва да се разграничава от другите социални групи в подобно положение.
Павел Самецки
Г-н председател, първо, бих искал да благодаря на докладчика за работата му. Оценявам я високо. Второ, искам да направя два коментара по същество на разискването. Чух някои опасения относно потенциалните странични ефекти под формата на допълнителна имиграция. В действителност предложението не се отнася до стимули за имиграцията; то разглежда въпроса за това как да се справим с настоящото положение. Смятам, че то трябва да се възприема, както г-жа Göncz спомена, като пречка за имиграцията.
Вторият коментар по същество. Комисията, разбира се, ще очаква с нетърпение преразглеждането на оперативните програми: това ще зависи от инициативата на националните и регионалните органи, но ние горещо ще приветстваме такива промени.
И накрая, позволете ми да приветствам разискването, в което са посочени ангажиментите на Парламента за включването на маргинализираните общности. Това е още една стъпка в подкрепа на една отворена и приобщаваща Европа през 2020 г. Смятам, че ще разчитаме на националните и регионални органи да се възползват максимално от новите улеснения.
Lambert van Nistelrooij
Аз съм особено доволен от подкрепата и творческия подход, но в този момент аз все пак искам да подчертая, че има да се свърши още много работа; може и да приемемаме рамките, но след това трябва да бъдат определени критериите и това е изключително вълнуващо, защото всичко може да се постигне с пари, дори и погрешни цели, за които все още имам някои опасения. Това е нещо, за което несъмнено ще напомня на Комисията и на Съвета.
Вторият въпрос е, че тук можем да говорим за една доброволна рамка. Рамката в момента се предлага на държавите-членки. Не е сигурно, че впоследствие ще представлява приоритет. В това отношение активно призовавам за информация от страна на Европейската комисия, защото това се отнася до един принципен избор. Днес ни беше казано: "Вие избирате за Европа"; за тази нова Комисия със социално лице е важно да участваме активно в изпълнението. Въпросните социални групи също трябва да участват в изпълнението, защото тогава ще постигнем един по-добър продукт и по-устойчив резултат.
Бих искал още веднъж да благодаря на всички и се надявам на един положителен резултат утре. Ще наблюдаваме развитието на нещата и ще следим положението отблизо.
И накрая, фактът, че това представлява първото законодателно досие в рамките на новия договор се дължи основно на поставените от нас приоритети.
Председател
Разискването приключи.
Гласуването ще се проведе в четвъртък от 12,00 ч.
Писмени изявления (член 149)
Ádám Kósa
Изразявам твърдо убеждение, че Комисията с право предложи изменение на Регламент (ЕО) № 1080/2006 относно Европейския фонд за регионално развитие по отношение на допустимостта на интервенции в сектора на жилищното строителство, осъществявани в полза на маргинализираните общности. Освен това смятам, че Съветът също осъзна важността на предложението по отношение на изтъкването на необходимостта от нова интегрирана гледна точка. В Централна Европа, и особено в Унгария, има голям брой лица с тежки увреждания, които живеят в стари, порутени сгради. Много обекти са служили като замъци или имения преди Втората световна война, но комунизмът ги забрави, наред с изоставените хора, настанени в тях. Знам, че много групи в неравностойно положение имат специфични особености и проблеми и действително смятам, че трябва да вземем предвид последиците от финансовата и икономическа криза. Трябва да подкрепим тези изменения - в съответствие със становищата на гражданските заинтересовани страни - които позволяват много по-добре интегрирани проекти, които едновременно включват строителния сектор, туризма, пазара на труда, развитието на селските райони и социалната интеграция. Не можем да позволим парите на европейските данъкоплатци да се изразходват безцелно. Трябва да се съсредоточим върху реалните решения.
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Ώρα των Ψηφοφοριών
Πρόεδρος
Προχωρούμε τώρα στην ώρα των ψηφοφοριών.
(Για τα αποτελέσματα της ψηφοφορίας και λοιπές λεπτομέρειες: βλ. συνοπτικά πρακτικά)
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2. Maisto skirstymas labiausiai nepasiturintiems Bendrijos asmenims (Bendro reglamento dėl bendro rinkos organizavimo keitimas) (
- Prieš pradedant balsuoti
Czesław Adam Siekierski
Gerb. pirmininke, priimdami šiandienos pranešimą dėl maisto skirstymo labiausiai nepasiturintiems Bendrijos asmenims programos, pasiųsime teigiamą ženklą savo piliečiams, kad Europos Sąjunga remia labiausiai nuskriaustus, skurdžiausius Bendrijos gyventojus, teikdama jiems nemokamą maistą. Maisto skirstymo programa, kaip ir programos "Vaisiai mokykloms" bei "Pienas mokykloms", keičia požiūrį į ES, dėl jos ES tampa draugiškesnir artimesndviem svarbioms visuomenės grupėms - skurstantiesiems ir jaunimui. Todėl prašau balsuoti už pranešimą. Taip parodysime, kad Europos Parlamentas yra arti žmonių ir jų problemų.
(Plojimai)
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Klamavé katalogové firmy (rozprava)
Předsedající
Dalším bodem je otázka k písemnému zodpovězení Komisi, kterou předložili Erminia Mazzoniová a Malcolm Harbour jménem Výboru pro vnitřní trh a ochranu spotřebitelů a která se týká klamavých katalogových firem (Ο-000087/2011 - Β7-0315/2011).
Simon Busuttil
zastupující autora. - Paní předsedající, před dvěma a půl lety jsem předložil tomuto plenárnímu zasedání zprávu o klamavých katalogových firmách. Poselství, které tento Parlament vyslal, bylo jasné: s podvodnými praktikami klamavých katalogových firem existuje závažný problém spočívající v tom, že desítky tisíc našich malých firem, dobrovolnických organizací, a dokonce i charitativních organizací se stává obětí těchto podvodných praktik, a my musíme zaujmout společný postoj a navždy skoncovat s těmito klamnými praktikami.
Po dvou a půl letech jsme bohužel zpět zde na plenárním zasedání a diskutujeme o stejném tématu, neboť nebyly podniknuty téměř žádné kroky v boji s klamavými katalogovými firmami. To je nepřijatelné.
Chtěl bych kolegům připomenout, o čem zde hovoříme. V zásadě to znamená, že klamavá katalogová firma rozešle formuláře, které vypadají, jako by pouze žádaly, aby lidé aktualizovali své osobní nebo firemní údaje výměnou za zdánlivě bezplatný zápis, za bezplatné uvedení v obchodním katalogu. Na první pohled člověk nezaregistruje žádné náklady, žádné poplatky, které by mohly vyplývat z vyplnění tohoto formuláře. Poté, co však tyto oběti odešlou formulář, dostanou dopis s požadavkem na zaplacení 1 000 EUR ročně na tři po sobě následující roky. Pokud nezaplatí, klamavé katalogové firmy použijí v zásadě zastrašující taktiky: obtěžující telefonáty, výhrůžky žalobou a pronásledování vymahači dluhů.
Nejvíce znepokojivé je na tom to, že tyto nezákonné praktiky se používají přímo před nosem orgánů různých členských států, které o těchto praktikách dobře vědí a nedělají nic, aby jim zabránily. European City Guide, Construct Data, TEMDI, EU Business Services, World Business Directory, Expo Guide a DAD působí dále s nesníženou intenzitou. Komise již konstatovala, že tyto klamavé praktiky jsou v rozporu s právem EU, ale neudělala dost, aby s nimi skoncovala. Proto jsme dnes zde.
Eija-Riitta Korhola
zastupující autora. - Paní předsedající, množství stížností na klamavé katalogové firmy svědčí o tom, že pro malé a střední podniky je to vážný problém. Nebezpečné katalogové firmy způsobují finanční škodu malým podnikům a navíc je obtěžují. V období od roku 2003 do poloviny roku 2008 bylo zdokumentováno téměř 14 000 stížností a dotazů. Od nových obětí stále přichází stovky dopisů.
Potíže spojené s vystopováním činnosti tohoto druhu oslabují samotné fungování vnitřního trhu. Klamavé praktiky jsou podle směrnice o klamavé a srovnávací reklamě a směrnice o nekalých obchodních praktikách nezákonné.
Není však dostatek účinných nápravných právních prostředků a neexistuje dostatečné vymáhání. Výbor pro vnitřní trh a ochranu spotřebitelů jako výbor zodpovědný za tyto právní předpisy, jednal nedávno o této věci s nizozemskými orgány a upozornil je na podvodné praktiky jedné z katalogových firem se sídlem v Nizozemsku.
Odpověď nizozemských orgánů jasně ukazuje, že členským státům většinou dělá starosti to, co se děje na jejich území. Jsem přesvědčena, že vzhledem k přeshraniční povaze tohoto problému by k zastavení těchto podvodných praktik byla naprosto klíčová také větší spolupráce mezi členskými státy v oblasti vymáhání práva.
Sama Komise by mohla hrát aktivnější úlohu ve spolupráci s členskými státy na přeshraničním vymáhání práva při využití celoevropských sítí, které by mohly usnadnit spolupráci mezi členskými státy. Větší důraz by měl být ve všech členských státech kladen na účinné a odrazující sankce za tyto podvodné praktiky a členské státy by měly vyloučit tyto katalogové firmy z podnikání a měly by umožnit potrestání těch, kdo tyto firmy provozují.
Mělo by se přemýšlet o rozšíření působnosti směrnice o nekalých obchodních praktikách tak, aby zahrnovala všechny obchodní praktiky ve vztazích mezi podniky a spotřebiteli bez ohledu na to, zda je cílem chránit spotřebitele nebo konkurenty. Tak by se směrnice vztahovala na téměř všechny, ne-li na úplně všechny, vzájemné nekalé obchodní praktiky mezi podniky v maloobchodě, které by se řídily stejnými pravidly jako nekalé obchodní praktiky mezi podniky a spotřebiteli, s nimiž se obvykle překrývají.
Důležité je také pomoci podnikům bojovat proti podvodům tak, že se zlepší přístup k informacím a že se zvýší povědomí díky zlepšení mechanismu nápravy. Chtěla bych se zeptat komisaře: jaké jsou nejzásadnější překážky pro větší zapojení státních orgánů do spolupráce v přeshraničním vymáhání práva a o jakých opatřeních Komise uvažuje v boji proti nebezpečným katalogovým firmám?
Günther Oettinger
člen Komise. - (DE) Paní předsedající, vážení poslanci, Komise sdílí obavy a pochybnosti Evropského parlamentu a jeho kritickou analýzu problému. Zavádějící praktiky katalogových firem způsobují mnoha společnostem problémy. Před třemi lety jsme zadali průzkum a dostali jsme tisíce stížností. Můžeme pouze odhadovat, že je to jen špička ledovce, což znamená, že počet podniků, jež mají pocit, že byly uvedeny v omyl, by mohl být daleko větší.
Paní Redingová, komisařka zodpovědná za spravedlnost, základní práva a občanství, shromažďuje v současné době údaje, aby zjistila rozsah problému. Chtěl bych zdůraznit skutečnost, že takové praktiky jsou již zakázány v podmínkách směrnice 2006/114/EC o klamavé a srovnávací reklamě a v podmínkách právních předpisů různých členských států zaměřených na potírání podvodného jednání. Některé z těchto podvodných praktik však probíhají přes státní hranice a používají se v obchodních operacích mezi různými společnostmi a za současného stavu věcí je obtížné stíhat pachatele.
S cílem reagovat na tento problém a vyřešit jej má paní Redingová v úmyslu vydat koncem roku sdělení, v němž uvede stav provádění existující směrnice týkající se klamavé a srovnávací reklamy a stávající možnosti její revize a hodnocení situace. Zvažuje zlepšení obsahu a přihlédnutí k závěrům, které vyplynou z podvodných praktik. Soustředí se i na možnosti zlepšení spolupráce mezi vnitrostátními orgány při stíhání přeshraničních případů.
Má také v plánu navrhnout, aby se občané a společnosti více seznámili s narůstajícím problémem klamavých katalogových firem, a zdůraznit potřebu většího styku s veřejností v této oblasti. Směrnice z roku 2006 byla provedena ve všech členských státech. Komise však požádala členské státy, aby nás informovaly o provádění a o zavedených opatřeních a aby co nejdříve předložily zprávu o stavu věci předtím, než bude vydáno plánované sdělení. Tento proces byl podpořen konferencí s účastí vnitrostátních orgánů, zájmových skupin a nezávislých odborníků, kterou koncem května zorganizovala Komise. Konference byla zaměřena na podvodné praktiky katalogových firem a zejména na jejich přeshraniční činnost.
V průběhu rozpravy se ukázalo, že je nezbytná lepší a systematičtější spolupráce mezi orgány v členských zemích, a to bude zapracováno do sdělení paní Redingové koncem tohoto roku. Mohu vás ujistit, že pro nás je tato záležitost stejně naléhavá, jako pro vás. Proto chceme učinit další kroky co nejrychleji. Z formálních důvodů však musíme zajistit, aby byly řádně zapojeny postižené podniky, a proto k tomu potřebujeme čas. Na základě konzultací a po prověření všech argumentů má Komise v úmyslu přijmout další nápravná opatření, která budou předcházet zavádějícím a nezákonným přeshraničním praktikám. Velice vám děkuji za širokou podporu v této záležitosti.
Georgios Papanikolaou
Paní předsedající, pane komisaři, s tím, co jste řekl, není možné nesouhlasit. Chtěl bych vyprávět o kolegovi z Řecka, který si mně stěžoval na podobnou smůlu, která se mu stala s podvodnou inzercí, a který mi dal všechny příslušné dokumenty. Hned v úvodu dopisu zaslaného podvodnou společností se uvádí, že informace jsou bezplatné. Když můj krajan viděl, že má vyplnit nějaké informace, uvedl je a dopis odeslal. Drobným písmem na konci dopisu bylo uvedeno, jak již říkal pan Busuttil, že má každoročně zaplatit 1 000 EUR. Po nějaké době začalo údajné právní oddělení oné formy posílat dopisy, které zde mám s sebou, a žádalo mého krajana, aby zaplatil 3 529,38 EUR, což zřejmě zahrnovalo úroky a právní náklady společnosti.
Pane komisaři, jistě existuje právní rámec. My však nevíme, zda tyto směrnice jsou a byly v členských státech řádně prováděny. Stockholmský program uvádí, že se těmito záležitostmi musíme zabývat přímo. Stojíme po boku našich krajanů a jsme zapojeni do jejich každodenních problémů. Našim krajanům musí být jasné, že nejsme někde v dáli a že se nezabýváme jen velkými evropskými problémy. Jsme s nimi v jejich každodenním životě. Tuto věc musíme vyřešit okamžitě.
Monika Flašíková Beňová
jménem skupiny S&D. - (SK) V první řadě je třeba konstatovat, že tyto společnosti nejsou jen klamavé, jsou také podvodné.
Podnikání má svůj význam, neboť prospívá celé společnosti, ale pokud někdo kvazi podniká tak, že jiné, poctivé živnostníky a firmy naláká do svého seznamu jen za účelem vlastního obohacení a udělá to navíc úskokem, tak je to obyčejný podvod, i kdyby tvrdil, že to není protizákonné. A je třeba také konstatovat, že tyto praktiky katalogových společností jsou podle směrnice o klamavé a srovnávací reklamě jednoznačně mimo zákon.
Zde však není třeba zavádět nové právní předpisy. Na co je třeba se soustředit, je snaha o co nejrychlejší a nejúčinnější provádění práva v praxi. Problém vzniká tím, že společnosti často útočí na podniky v jiném členském státě Evropské unie a často malé rodinné firmy se v praxi neumí a nedokážou účinně právně bránit, respektive je to stojí mnoho sil a peněz. Mám jen jednu doplňující otázku, zda Komise vidí prostor pro veřejnou kampaň, kde by jednotlivé firmy nahlas pojmenovala a vyzvala poctivé podnikatele, aby s nimi nespolupracovali.
Marian Harkin
jménem skupiny ALDE. - Paní předsedající, chtěla bych říci panu komisaři, že za posledních několik let jsem se setkala s mnoha irskými občany, kteří se stali oběťmi klamavých katalogových firem.
Setkala jsem se například s tajemnicí školy, která zaplatila více než 2 000 EUR, neboť škola si nemohla dovolit to zaplatit a ona se cítila zodpovědná, protože podepsala formulář. Cítila se také velmi hloupě. Myslela si, že nikdo nemůže být takový hlupák, aby udělal to, co udělala ona, a ani se samozřejmě neuměla představit, že se to lidem stává každou chvíli.
Setkala jsem se se starší paní, jejíž manžel je taxikář. Dostala formulář, v němž byly nějaké chyby. Myslela si, že jen opravuje chyby, poslala formulář zpět a následně dostávala dva roky výhružné dopisy. Ty dopisy ji děsily tak, že se bála je otevřít, když jí přišly. Nemohla jsem jí říci, aby neplatila. Mohla jsem jí jen říci, že já na jejím místě bych ty peníze neplatila. To byla ta nejlepší rada, jakou jsem jí mohla dát.
Je spousta dalších příkladů, o kterých jste jistě slyšeli. Pravdou je, že občané očekávají, že je evropské právní předpisy budou chránit, a nechápou, proč je evropské právní předpisy v tomto ohledu nechrání. Tady je rozpor. Jak jsem uvedla, říkám občanům, že věřím, že jsou chráněni, ale nemohu to zaručit. Chápu to tak, že jedna z těchto společností byla například kdesi v jednom španělském regionu odsouzena, ale jediné, co udělala, bylo, že se jednoduše přesunula do jiného regionu a nadále působí.
Jedním z problémů, který se týká občanů, je, že si nejsou jisti, jak pracuje právní systém v jiných zemích. Mohou mít pocit, že ve vlastním členském státě budou chráněni, ale nejsou si jisti, co se stane v jiném členském státě. Mají zároveň obavy i z toho, pokud se tyto společnosti stěhují mimo Evropu.
Proto je příjemné, když slyším, že Komise sdílí naše obavy a že tlačí na spolupráci mezi členskými státy, znovu se zabývá příhraničními případy a pokouší se informovat občany i firmy.
Pane komisaři, uvedl jste, že situace je naléhavá, ale ta je naléhavá již velmi, velmi dlouho. Občané vidí, že právní předpisy mají vliv na jejich život v mnoha oblastech, takže nechápou, proč nejsou chráněni před podvodnými firmami. Chtěla bych vás požádat, pane komisaři, abyste pochopil, že slovo "naléhavý" znamená "teď".
Struan Stevenson
jménem skupiny ECR. - Paní předsedající, naprosto souhlasím s tím, co právě řekla paní Harkinová. V mém volebním obvodě ve Skotsku se obětí této kriminální činnosti stávají starší lidé nebo lidé, kteří provozují penziony nebo prázdninové chaty s vlastním stravováním. Zadají do takového katalogu adresu a pak dostanou účet na tisíc eur. Starší lidé se vyděsí, když dostanou tyto výhružné dopisy od údajných právních zástupců těchto firem.
Jde o přeshraniční kriminální činnost. Tyto firmy uvádějí svou identitu a své adresy. Musíme je vystopovat, ukončit jejich činnost, stíhat je a chránit občany Evropské unie. Když mne v mém volebním obvodě kontaktuje někdo z veřejnosti, řeknu mu, aby takové firmě prostě odepsal, aby veškerou budoucí korespondenci posílala mně. Už nikdy o společnosti neslyší. I tito lidé ale musí být uvězněni.
Keith Taylor
jménem skupiny Verts/ALE. - Paní předsedající, tento návrh je naléhavě potřebný. I když máme směrnici z roku 2006, je jasné, že nefunguje tak kvalitně, jak by měla. Společnosti, o nichž jsme slyšeli, existují jen proto, aby napálily nic netušící a někdy přetížené organizace, a za zvláště šokující považuji, že poškozují obecní organizace, které mají často omezený rozpočet.
Používáním způsobů vlastních násilníkům a vyděračům navnadí důvěřivé lidi, ale já si myslím, že poučení musí být, že pokud se nějaká nabídka zdá být příliš dobrá, než aby to byla pravda, pak to tak s největší pravděpodobností je. Tyto společnosti jsou jako draví žraloci a je třeba je zastavit.
Naše skupina samozřejmě vítá toto usnesení, přichází ve správný čas a my jej podpoříme, neboť vyzývá Komisi, aby po členských státech vyžadovala odpovídající vymáhání směrnice.
Derek Roland Clark
jménem skupiny EFD. - Paní předsedající, nejlépe znám European City Guide a navzdory pokusům o ukončení činnosti této firmy hrozba trvá dále. Ve Spojeném království vstoupily v květnu 2008 v platnost předpisy o podvodném marketingu. Staví mimo zákon drobný tisk v jakémkoli dokumentu s cílem zastřít skutečnou cenu služby. Office of Fair Trading, britský úřad pro férové obchodování, tak nyní může zakročit proti britským společnostem, ale má to závažný nedostatek.
Office of Fair Trading nemá oprávnění zabývat se podvody odjinud, včetně podvodů z ostatních členských států, takže problém trvá a já nadále dostávám svůj díl stížností. Abych se vrátil k věci, jestliže tyto společnosti mohou působit kdekoli v důsledku laxní kontroly, proč nemůže moje vlastní vláda bránit tomu, co přichází z evropské pevniny? Odpověď spočívá v jádru této neužitečné EU, která zbořila státní hranice. Volný pohyb osob, zboží a služeb je perfektní zástěrkou pro obchodníky s lidmi, pro teroristy a pro výhružné traumatizující podvody, jejichž cílem je oškubat neopatrné občany.
Philippe Boulland
(FR) Paní předsedající, pane komisaři, dámy a pánové, v číslech můžeme sumarizovat situaci okolo klamavých katalogových firem, které jsou údajně bezplatné. Petiční výbor Evropského parlamentu obdržel čtyřista petic. Postiženo a obtěžováno v souvislosti s placením bylo padesát tisíc velmi malých podniků, sdružení nebo organizací. Za nechtěné smlouvy se obvykle požaduje 1 000 EUR ročně po dobu tří let, jak již uvedl pan Busuttil.
Tato čísla jen částečně odrážejí utrpení obětí těchto podvodů. Tito lidé riskují již jen tím, že si zakládají vlastní firmu, a hned musí čelit nástrahám obchodu, hospodářské krize a nejisté budoucnosti. Musíme je chránit, aby se nestávali oběťmi těchto podvodných praktik, kterým nejsou schopny odolávat s ohledem na nedostatečné finanční nebo lidské zdroje.
Možných je několik návrhů: zaprvé, musíme skoncovat s těmito podvody, které oslabují naše hospodářství. Abychom tak učinili, pane komisaři, bylo by vhodné urychlit revizi směrnice o klamavé a srovnávací reklamě ve světle skutečnosti, že podvodné reklamy je stále více a je stále sofistikovanější.
Poté bychom měli vypracovat černou listinu společností, které slouží jako reference na základě zásady "označování provinilců". S pomocí vnitrostátních orgánů zodpovědných za boj proti podvodům a s pomocí postižených firem bychom mohli získat jednoduchý a účinný nástroj na odstrašení a prevenci. A nakonec musíme přísně trestat ty, kdo jsou do tohoto systému zapojeni. Ukládané postihy a pokuty jsou často nižší, než částky vybrané v rámci těchto podvodů. Měli bychom přesvědčit členské státy, aby byly v této oblasti přísnější.
Evelyne Gebhardt
(DE) Paní předsedající, pane Oettingere, Komise sdílí obavy Evropského parlamentu. To je moc pěkné, ale už léta čekáme, až Komise něco podnikne a v této oblasti nastane skutečný pokrok. Máme před sebou zprávu pana Busuttila. V minulém volebním období Výbor pro vnitřní trh a ochranu spotřebitelů opakovaně zdůrazňoval skutečnost, že konečně musíme něco dělat, abychom lidem pomohli. Problém je, že lidé stále čekají, že tato pomoc přijde.
Mnoho malých dobrovolnických organizací, které jsou postiženy, nemá finanční prostředky nebo takovou troufalost, aby se mohly bránit. Jen minulý týden jsem dostala dopis s dotazem: "Jak se mám bránit? Nemám peníze na právníka, takže si nemohu dovolit soudní jednání". Myslím si, že musíme občanům Evropy konečně nabídnout účinné prostředky, aby se sami mohli tohoto problému zbavit.
Catherine Stihler
Paní předsedající, záludné podrazy, které jsou svou podstatou podvodné a pod rouškou legitimnosti - často se v názvu ohánějí slovem "Evropa" - zneužívají malé podniky, musí být postaveny mimo zákon. Tyto podvody nejen poškozují malé podniky, které jsou ohroženy, obtěžovány a vydírány, aby platily poplatky za něco, o čem si myslely, že je zdarma, ale poškozují i Evropskou unii, nepodnikneme-li proti nim rozhodné kroky na pomoc postiženým.
Mantrou Evropské komise je ostatně "zelenou malým a středním podnikům" a já se stále, již mnoho a mnoho let, jak uvedli mnozí kolegové, zmiňuji o tomto problému, a stále ještě nikdo nepodnikl žádnou přímou akci. Proč? Slyšíme o průzkumech, shromažďování informací a o setkáních zúčastněných stran. Potřebujeme činy, nikoli slova, a řekneme-li, že budeme čekat jen do konce tohoto roku, nebo že tomu dáme ještě dalších několik let, je to příliš málo a příliš pozdě: musíme jednat ihned.
Bude Komise vzhledem k povaze těchto podvodů a jejich rozšíření po celé EU i v přeshraniční podobě uvažovat o zavedení nějaké právní pomoci, která by pomohla malým a středním podnikům řešit tato podvody? Tyto druhy podvodů budou pokračovat tak dlouho, dokud Komise nepodnikne rozhodné kroky.
Phil Prendergast
Paní předsedající, Evropský parlament obdržel stovky peticí od malých podniků z celé EU, které si stěžují na to, že se staly obětí těchto systémů. Zaplacení těchto obrovských poplatků může dostat nevinné společnosti do vážných finančních problémů a oběti jsou často příliš malé, než aby si mohly dovolit právní výdaje spojené s žalobami na tyto katalogové firmy.
Tyto firmy se často zaměřují na oběti, které mají sídlo v jiném členském státě. To vytváří u obětí právní nejistotu, neboť ty často nevědí, jaký je právní status takových smluv v jiné zemi. Na tuto právní nejistotu katalogové firmy hrají.
Přestože Komise jasně uvedla, že směrnice o klamavé a srovnávací reklamě staví mimo zákon klamavé praktiky těchto katalogových firem, musí také dohlédnout na provádění této směrnice ze strany členských států, aby si ujasnila, zda jsou občané všude v Evropě chráněni stejně. Skutečnost, že členské státy tuto směrnici provedly, nutně neznamená, že tato opatření jsou komplexní nebo ve vzájemném souladu.
Sylvana Rapti
(EL) Paní předsedající, nekalé obchodní praktiky jsou jako voda. Jakmile najdou trhlinu, vniknou dovnitř. Tady našly dvě trhliny. Jednou trhlinou je směrnice z roku 2006, o níž se již hovořilo. Druhou trhlinou je nařízení o spolupráci mezi členskými státy.
Pane komisaři, vzhledem k tomu, že máte podporu všech frakcí v Parlamentu, podporu celého Parlamentu, měl byste jednat rychle, neboť čas jsou peníze. Jak již uvedli mí kolegové, uplynuly nejméně tři roky, tři roky, po které tito lidé, tito podvodníci, jak je právem nazývá řada mých kolegů a já se k nim připojuji, klamou kolegy a klamou malé a střední podniky, které jsou páteří evropského hospodářství. Musíte jednat, a to rychle.
Marc Tarabella
(FR) Paní předsedající, pane komisaři, dámy a pánové, je skutečně důležité zjistit, zda je směrnice o klamavé a srovnávací reklamě v členských státech řádně provedena a uplatňována. Rychle a plně se však musíme věnovat dalším zásadním aspektům tohoto problému, které lze uplatnit i u jiných forem přeshraničních podvodů.
Zaprvé, Komise, členské státy a jejich organizace musí poskytnout spotřebitelům veškeré informace. Není možné, aby bylo podváděno stále více občanů.
Zadruhé, oběti by měly mít přístup k hromadným žalobám, aby mohly prosazovat svá práva. Na tyto žaloby jsme čekali více než dvacet let.
Zatřetí, stávající diskuse o reformě alternativního řešení sporů by mohla zahrnovat i ustanovení na řešení těchto podvodů.
Pane komisaři, očekáváme, že v tomto ohledu přijmete rychlá a konkrétní opatření.
Seán Kelly
Paní předsedající, situace je přesně taková, jak uvedli mí kolegové. Vím to, neboť v mém vlastním volebním obvodu, zejména v Corku, podvodně a celoplošně zavazuje podnikatele společnost zvaná European City Guide. Navzdory skutečnosti, že, chápu-li to správně, byla nejvyšším soudem v Katalánsku požádána v roce 2001, aby ukončila obchodní činnost, a u belgických soudů a u britského úřadu Office of Fair Trading byla prokázána její vina, pokud jde o klamavé praktiky, pokračuje v obchodní činnosti. To není dobré.
Je velmi důležité, abychom udělali dvě věci: zaprvé, musíme se pokusit zvýšit povědomí podniků po celé Evropě a zajistit, aby bděly a nestávaly se oběťmi těchto klamavých firem, a zadruhé musíme přijít s právními předpisy, které zajistí, že pokud tyto firmy budou postaveny před soud, ukončí svou obchodní činnost nebo půjdou za mříže. To je úplně jednoduché.
Zuzana Roithová
(CS) Paní předsedající, Parlament dostal přes 400 petic, také já jsem dostala množství stížností od podnikatelů, neziskových organizací, škol, charit, dokonce i státních institucí, které se staly oběťmi podvodů katalogových firem. Pod dojmem aktualizace údajů se upisují k vysokým finančním závazkům. Aktivita podvodných katalogových firem je úmyslně směřována přeshraničně či z třetích zemí. Potřebujeme jasné celoevropské řešení a přes veškeré snahy Evropského parlamentu je Evropská komise, která má legislativní iniciativu, již roky nečinná.
Jako stínová zpravodajka jsem ve zprávě Parlamentu navrhovala řadu řešení. Přitom by stačilo, aby Komise navrhla zařadit tyto praktiky na tzv. černý seznam zakázaných klamavých reklam příslušné směrnice. Nepotřebujeme jen robustní evropské legislativní řešení, potřebujeme jej i rychle.
Vyzývám Komisi, aby využila zrychlené legislativní řízení. Trestuhodná laxnost Komise v tomto případě stála řadu poctivých občanů nemalé finanční prostředky. Myslím, že by také Europol měl začít vyšetřovat.
Olga Sehnalová
(CS) Paní předsedající, nekalé praktiky některých tzv. katalogových firem zůstávají i nadále vážným problémem. Jejich činnost je vždy založena především na obcházení zákona a na velmi špatné vymahatelnosti práva. Řada subjektů se z finančních důvodů na soudy ani neobrátí, množí se ale naopak i případy absurdních rozsudků založených na formalistickém přístupu soudních a dalších dozorových orgánů.
Podvodníci však počítají především s nižší úrovní právních znalostí zodpovědných institucí a v řadě případů, bohužel, i s jejich nedostatečnou ochotou, odvahou a jistou pohodlností. Formalistický výklad zákona umožňuje nezasáhnout, tyto případy nepostihovat a umýt si ruce. Paradoxně to vede k ochraně zájmů podvodníků namísto ochrany jejich obětí.
Otázka položená Komisi se správně ptá, jak k této záležitosti přistupují členské státy. Jak aplikovaly směrnici o klamavé a srovnávací reklamě? Bez aktivní a nejen formální role státu je tento problém skutečně neřešitelný a petice podvedených obětí budou přibývat. Přitom nejsme v této věci bezmocní.
Andreas Schwab
(DE) Paní předsedající, pane Oettingere, skupina Evropské lidové strany (Křesťanských demokratů) jednoznačně podporuje snahu za osvobození malých a středních podniků od hrozby katalogových firem, které údajně poskytují těmto podnikům služby, jež mají nakonec ovšem jediný důsledek, a tím jsou faktury. Jak jste však, pane Oettingere, správně uvedl, směrnice 2006/114/ES je v tomto případě právním základem, který evidentně nebyl v některých členských státech úspěšně proveden. Proto doufám, že Komise se bude zabývat podstatou tohoto problému a uplatní systematický přístup k jeho co nejrychlejšímu řešení v těch členských státech, kde je situace zvláště špatná. Samozřejmě díky přeshraničnímu charakteru zápisů se problém může přelít z těchto členských států do dalších sousedních zemí.
V tomto případě nebude fungovat obecný přístup, neboť je jasné, že problém spočívá v některých členských státech.
Elena Băsescu
(RO) Paní předsedající, obchodní katalogy jsou jedním z nejpoužívanějších zdrojů informací o nabídkách v konkrétním obchodním sektoru. Mezi evropskými spotřebiteli se těší dobrému postavení díky svému dobrému jménu. Proto klamavé katalogové firmy poškozují ty, kdo je používají. Tuto praxi je možné ukončit řádným provedením směrnice o klamavé a srovnávací reklamě. Ne všechny členské státy však bohužel provedly tento text do svých právních předpisů. To znamená, že obětem nemůže být poskytnuta náhrada za utrpěnou škodu. Revize směrnice by přinesla nezbytné nástroje na boj proti těmto praktikám. Rozšíření právních předpisů EU o konkrétní ustanovení by rovněž omezilo výskyt klamavých katalogových firem. Myslím si, že oběti těchto praktik musí mít možnost přímého přístupu k systému spravedlnosti.
Gerald Häfner
(DE) Paní předsedající, pane Oettingere, dámy a pánové, zdá se mi, že je to skutečně celoevropský problém. Každý tyto případy zná a slyšíme o nich z mnoha různých zemí. Já mám na stole celý stoh takových případů a připouštím, že většině z nich jsem uvěřil. Problém je, a o tom jsme se bavili mnohokrát, že máme sice směrnici 2006/114/ES, bavili jsme se o tom v roce 2008 v Petičním výboru a vedli jsme rozpravy zde v plénu, ale problém pokračuje a dokonce se rozrůstá.
Pane Oettingere, slyšel jsem, co jste říkal na začátku, a mám dojem, že se ten problém u vás nějak usídlil. Snad bude mít nový komisař novou možnost učinit v této oblasti nějaké kroky. Chtěl bych vás požádat, abyste ten problém brali vážně. Může se zdát, že jde o drobný problém, ale má vážný hospodářský dopad a ovlivňuje zejména malé, střední a rodinné podniky, a ty tvoří páteř našeho národního hospodářství a naší společnosti. Nepodaří-li se nám zastavit to ve všech členských státech a jednotně a účinně provádět směrnici v celé Evropě, vznikne ještě větší škoda.
Günther Oettinger
člen Komise. - (DE) Paní předsedající, vážení poslanci, jsem vděčný za ten široký a konzistentní popis situace, který uvedli odhodlaní poslanci, jež jsou dnes přítomni. Budu o tom informovat paní Redingovou a podpořím ji, aby vypracovala komplexní sdělení, které bude uvádět silné i slabé stránky stávajícího evropského a vnitrostátního práva, a aby na tomto základě provedla revizi směrnice.
Je jasné, že členské státy provedly směrnici z roku 2006. Proto není primárním problémem přizpůsobit vnitrostátní právo. Zaprvé, v případě přeshraničních problémů není právo často v mnoha případech ani uplatňováno, což je výsledkem nepříliš ideální spolupráce mezi orgány různých členských států, a proto se tyto případy vůbec nevyšetřují. Zadruhé, často nedochází ke stíhání. Trestní právo je věcí členských států, jak pokud jde o stanovení trestů, tak o formální vyšetřování těchto případů orgány, státními žalobci nebo soudy.
Zatřetí, a nyní se dostávám k jádru věci, směrnice z roku 2006 se týká jen nekalých praktik v obchodním jednání mezi podniky a spotřebiteli, nikoli mezi dvěma podniky. To znamená, že zajišťuje zejména ochranu soukromých občanů proti podvodným společnostem. Nechrání občany, kteří jsou podnikateli, živnostníky, obchodníky, maloobchodníky nebo těmi, kdo vlastní malý nebo střední podnik, proti tomuto druhu podvodů. Avšak právě proti tomuto bodu, který rozšiřuje působnost směrnice tak, aby zahrnovala obchodní jednání mezi společnostmi, se tehdy v průběhu legislativního procesu stavěla většina členských států. To znamená, že jsme sami záměrně omezili základ této směrnice na úpravu jednání mezi podvodnými společnostmi a občany v Evropě, nikoli mezi podvodnými společnostmi a malými podniky. Evropská úprava záležitosti, na niž si právem stěžujete na základě praktických zkušeností, nebyla v té době žádoucí.
Směrnice představovala ambiciózní evropský projekt a Komise měla tehdy obavy, že pokud by trvala na rozšíření směrnice nad rámec vztahů mezi podvodníky a občany, mohl by být celý návrh sabotován a žádná směrnice by nevznikla. Ve světle konkrétních případů, které jste zde zmínili, a případů zneužívání, které Komise neobjevila, může být při revizi, k níž má dojít v příštím roce, možné rozšířit působnost směrnice nad rámec vztahů mezi podvodnými společnostmi a občany. Neprodleně na tom začneme pracovat.
Nakonec, existují členské státy, které mají uspokojivá ustanovení v rámci hmotného a trestního práva, která se týkají vztahu mezi podvodníky a občany a na jejichž základě je možné takové případy stíhat. Mezi dobré příklady patří Rakousko, Belgie a Francie. Jiné členské státy, z nichž některé jste zde zmínili, nemají dostatečná vnitrostátní opatření. Musíme počkat, zda tyto členské státy budou za rok připraveny hlasovat v Radě pro obecnou, celoevropskou standardizovanou úpravu na ochranu občanů, kteří jsou zároveň podnikateli.
Předsedající
Obdržel jsem jeden návrh usnesení z Petičního výboru, který byl předložen v souladu s čl. 115 odst. 5 jednacího řádu.
Rozprava je skončena.
Hlasování se bude konat dnes ve 12:00 hodin.
Písemná prohlášení (článek 149)
Ildikó Gáll-Pelcz
Jde o skutečný a velmi rozšířený problém, s nímž se můžeme setkat téměř po celé Evropské unii. Oběti podepíší smlouvu v dobré víře, že budou uvedeny v obchodním katalogu poté, co byly přesvědčovány, že to bude bezplatné. Provozovatelé následně s nejrůznějšími odůvodněními žádají platbu, neustále obtěžují, vyvíjejí psychologický nátlak a dokonce vyhrožují žalobou těm, kdo nezaplatí. Nevyhnutelně je třeba zjistit, zda členské státy účinně provádějí příslušný právní předpis Unie, aby se zabránilo další klamavé reklamě, a v případě potřeby by měl být vytvořen nový pozměňovací návrh k příslušnému právnímu předpisu Unie s cílem vyřešit stávající problém. Nejdůležitější je nyní ukázat těm podnikům, které se dostaly do potíží, že nejen chápeme jejich tíživou situaci, ale že je i plně podporujeme. Zároveň je nezbytně nutné požádat klamavé katalogové firmy, aby skoncovaly se svou záměrně klamavou obchodní činností, neboť je v rozporu s duchem politiky hospodářské soutěže Evropské unie.
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Paaiškinimai dėl balsavimo (tęsinys)
- Žodiniai paaiškinimai dėl balsavimo:
Krisztina Morvai
(HU) Europos ombudsmeno pranešime neaptariama patirtis, su kuria Vengrijoje susidūriau kaip žmogaus teisių srityje dirbanti teisininkė. Jame neminima, kad 2006 m. rudenį Vyriausybės nurodymu policija sužeidė, įkalino ir iškėlfiktyvias baudžiamąsias bylas keliems šimtams taikių pėsčiųjų ir demonstracijos dalyvių, mininčių ypatingą įvykį. ES nieko nedarė. Jame taip pat neužsimenama apie tai, kad nuo to laiko policija reguliariai ir neteisėtai tikrina demonstracijų, kuriomis siekiama pokyčių, dalyvių dokumentus bei juos filmuoja, neteisėtai jiems trukdo ir dažnai savavališkai juos areštuoja.
Taip pat "dėka" siaubingo Europos Sąjungos pasyvumo šešiolika opozicijos aktyvistų buvo ne vieną mėnesį kalinami įtarus juos "terorizmo aktu". Jų "didžiausias nusikaltimas" yra tai, kad jie organizavo judėjimą, kad būtų atskleista Vyriausybės korupcija. Jų namuose atliekant kratas ir konfiskuojant jų turtą naudoti metodai ir nuolatiniai, akivaizdūs jų, kaip kalinių, teisių pažeidimai akivaizdžiai prieštarauja Europos žmogaus teisių normoms.
Pvz., netikėtas, bauginančias namų kratas atliko didelės kaukėtų pareigūnų pajėgos nedalyvaujant jokiam įgaliojimus turinčiam patikėtiniui ir kitaip nesiėmus jokių garantijų. Kompiuteriai konfiskuoti visiškai nepaisant teisės reikalavimų ir ekspertams nenustačius, kokia informacija juose buvo saugoma, taip sudarant sąlygas valdžios institucijoms suklastoti įrodymus ir taip dar kartą suvesti sąskaitas su politiniais priešininkais. Tikimės, kad ES galiausiai imsis veiksmų. Aš balsavau prieš.
Vilija Blinkevičiūt
Integracija yra puiki priemonišsaugoti taikai, ta priemongali būti panaudota Vakarų Balkanų šalims, svarbu, kad būtų žengiama i priekį, kad būdų sudarytos palankesnės sąlygos supaprastinti vizų režimą. Šalys turi galimybę suartėti su kaimyninėmis šalimis bei su Europos Sąjunga. Vizų režimo liberalizavimas yra grindžiamas regionine strategija ir europine perspektyva, nediskriminuojant visų Vakarų Balkanų šalių. Tie patys kriterijai, kurie išdėstyti vizų režimo liberalizavimo veiksmų planuose, turėtų būti taikomi visoms susijusioms šalims. Lieka neišspręstas klausimas dėl Kosovo ir Albanijos, kada šių šalių piliečiai galės pasinaudoti beviziu režimu. Pritariu tam, kad būtų parengtas veiksmų planas ir kuo greičiau būtų pradėtos skubios derybos. Albanijai ir Bosnijai paliekamas kelias pasivyti Makedoniją, Juodkalniją ir Serbiją. Vizų reikalavimai turėtų būti panaikinti nedelsiant, kai tik Albanija ir Bosnija atitiks visus nustatytus reikalavimus.
Carlos Coelho
Europos Sąjungos strategija buvusios Jugoslavijos regiono požiūriu nustatyta prieš maždaug penkerius metus Salonikų darbotvarkėje. Ja išsaugota Europos perspektyva Vakarų Balkanų šalių piliečiams ir iškeltas vizų išdavimo reikalavimų liberalizavimo klausimas. ES pirmininkaujanti Slovėnija 2008 m. nusprendpradėti derybas.
Derybos vedamos su penkiomis Vakarų Balkanų šalimis, tačiau, remiantis Komisijos ataskaita, nors visos jos ir padardidelę pažangą, tik trys iš jų (Buvusioji Jugoslavijos Respublika Makedonija, Juodkalnija ir Serbija) atitinka sąlygas, kad režimas būtų liberalizuotas artimiausiu metu, o Bosnija ir Hercegovina ir Albanija dar nelaikomos pasirengusiomis. Pritariu, kad sušvelnindami nustatytus kriterijus negalime sukurti precedento. Esame pasirengę liberalizuoti vizų režimą Bosnijai ir Hercegovinai ir Albanijai, kai tik jos bus pasirengusios įgyvendinti visas nustatytas sąlygas.
Cornelia Ernst
Apskritai manau, kad vizų režimo panaikinimas ir vizų režimo sąlygų sušvelninimas yra teisingas žingsnis skatinant žmonių sambūvį ir stiprinant šalių bendradarbiavimą. Visų pirma Vakarų Balkanų šalims svarbu, kad tokia perspektyva būtų suteikiama visoms regiono šalims. Todėl labai džiaugiuosi, kad Bosnija ir Hercegovina ir Albanija bus įtrauktos į šiuos reglamentus. Vis dėlto vizų režimo panaikinimas vieniems Vakarų Balkanų šalių piliečiams neturi kenkti kitiems Vakarų Balkanų šalių piliečiams. Taip būtų, jeigu vizų režimas būtų panaikintas tik Bosnijos serbams ir Bosnijos kroatams, o Bosnijos musulmonams ne. Taip pat pritariu vidutinės trukmės sprendimui dėl Kosovo. Sakydama, kad pritariu, norėčiau pabrėžti, kad Kosovas yra neatsiejama Serbijos dalis ir pagal tarptautinę teisę neturi jokio statuso. Tačiau tai neatleidžia mus nuo pareigos svarstyti, kaip reikės vertinti šią šalį ir jos piliečius ateityje.
Ilda Figueiredo
Per posėdį rekomenduotas vizų režimas, prieš kurį mes balsavome, yra didelis žingsnis atgal šioms buvusios Jugoslavijos šalims. Socialistinėje santvarkoje jų piliečiai galėjo keliauti į dabar Europos Sąjungoje esančias šalis be vizos, tačiau dabar jiems būtina turėti vizą.
Be to, šiame režime daug prieštaravimų. Nors pagal jį numatoma palankesnvizų išdavimo tvarka, vis dar reikia atlikti tam tikras nepagrįstas procedūras ir reikalaujama, kad pasuose būtų pateikti biometriniai duomenys, taip keliant didelį pavojų teisei į privatumą ir asmens duomenų apsaugą ir pažeidžiant šių šalių piliečių teises.
Kartu išlieka nepriimtini susitarimai dėl neteisėtai gyvenančių asmenų repatriacijos. Šalys turi pasirašyti šiuos susitarimus, kad joms galėtų būti taikoma supaprastinta vizų išdavimo tvarka. Negana to, kad tokiais atvejais pažeidžiamos imigrantų teisės, šioms šalims daromas nepriimtinas spaudimas ir jos šantažuojamos.
Pranešime taip pat pateikiamas dialogas su Kosovu dėl jo įtraukimo į procesą. Tai netiesioginis pripažinimas ir tarptautinės teisės ir Serbijos suvereniteto šioje teritorijoje pažeidimas.
Bruno Gollnisch
Europos sisteminio vizų išdavimo supaprastinimo politika yra ideologija grindžiamas bandymas panaikinti, pirmiausia, Europos Sąjungos vidaus, o tada ir išorės sienas. Tai sukels gerai žinomas pasekmes - ženklų migracijos srautų ir tarpvalstybinės nelegalios prekybos suintensyvėjimą, net nekalbant apie puikių galimybių suteikimą įvairių įsitikinimų teroristams.
Nenormalu norėti "iš anksto" įtraukti tokias šalis kaip Albaniją ir Bosniją į šalių, kurių piliečiams netaikomas vizų režimas, sąrašą. Dar labiau nepriimtina toliau reikalauti, kad į jį būtų įtrauktas Kosovas! Kodėl dėl laisvo asmenų judėjimo visame pasaulyje į jį neįtraukus visų pasaulio šalių, nepaisant svarbiausių saugumo priemonių, kurių vis dėlto turi imtis valdžios atstovai savo tautų atžvilgiu!
Be to, ar kam nors reikia priminti vadinamosios Kosovo nepriklausomybės, paskelbtos vienašališka deklaracija, sąlygas? Ar kam nors reikia priminti, kad nei viena Europos Sąjungos šalis net nepripažino šios nepriklausomybės? Galiausiai, ar reikia kam nors priminti tragišką Kosovo serbų likimą, kurie buvo persekiojami dabar kolonizuotoje jų protėvių žemėje?
Sylvie Guillaume
Balsavau už T. Fajon pranešimą dėl vizų režimo liberalizavimo Vakarų Balkanų šalių piliečiams, nes Europos Parlamento pareiga yra aiškiai parodyti visoms Vakarų Balkanų šalims, kad mes remiame jų pastangas siekiant įvykdyti Europos Komisijos nustatytus kriterijus dėl vizų režimo politikos liberalizavimo. Serbija ir Juodkalnija šiuos kriterijus jau atitinka, tačiau dar nebuvo galimybių pripažinti, kad juos atitinka Albanija ir Bosnija.
Daug jaunų žmonių šiose šalyse jaučiasi taip, kaip jausdavosi kitapus sienos buvę jauni Rytų Vokietijos vokiečiai. Vis dėlto sunku patikėti, kad taip netoli nuo Slovėnijos jauni žmonės negali pažinti Europos arba įsivaizduoti ateities ES. Bosnija įvykdbeveik 90 proc. Komisijos nustatytų kriterijų. Turime paskubėti, nes nenusiuntus aiškaus ženklo politinpadėtis gali pablogėti. Galiausiai tikrai reikės išspręsti vienintelės į procesą neįtrauktos Balkanų dalies, Kosovo, klausimą.
Ian Hudghton
raštu. - Reikia pasidžiaugti veiksmais siekiant vizų režimo liberalizavimo Balkanų valstybių piliečiams. Atsižvelgiant į tai, kad stabilizavimo ir partnerystės su šiomis šalimis procesai vyksta toliau ir jų galimų šalių kandidačių statusas pasikeičia į šalies kandidatės statusą, būtų tikslinga jų piliečiams suteikti didesnę judėjimo laisvę. Visiškai pritariu mano frakcijos pateiktam pakeitimui. Anksčiau šiuose rūmuose visos ES valstybės narės buvo paragintos pripažinti Kosovo nepriklausomybę ir Serbija Kosovo pasienyje turėtų imtis tokių pačių priemonių ir vykdyti tokią pačią kontrolę, kokią ji vykdo kitų tarptautiniu mastu pripažintų teritorijų pasienyje.
Isabella Lövin
Aš, žinoma, pritariu, kad trečiųjų šalių piliečiams, kurie nori atvykti į ES, įskaitant Balkanų valstybių piliečius, būtų sudarytos palankesnės sąlygos keliauti, todėl būčiau norėjusi pritarti šiam pranešimui. Deja, priimti tam tikri pakeitimai, kuriais nustatytas reikalavimas į pasus įtraukti biometrinius duomenis. Dėl to gali trūkti teisinio tikrumo ir būti pažeistas privatumo reikalavimas, todėl per galutinį balsavimą susilaikiau.
Jean-Luc Mélenchon
Mes atsisakome pritarti prašomam vizų režimo panaikinimui Serbijos, Makedonijos, Juodkalnijos, Albanijos ir Bosnijos ir Hercegovinos atžvilgiu.
Atmetame šį pranešimą, nes nepritariame, mums primestam Kosovo valstybės pripažinimui de facto.
Tam smarkiai priešinasi Ispanija, Kipras, Graikija, Rumunija, Slovakija ir Bulgarija. Todėl kol kas nėra bendros ES pozicijos šiuo klausimu. Tačiau derybų su Kosovu dėl vizų režimo liberalizavimo pradžia, ko prašoma pranešime, suponuoja Kosovo valstybės sukūrimo pripažinimą. Tai visiškai prieštarauja tarptautinei teisei.
Nuno Melo
Nors balsavau už šį pranešimą, manau, kad šį procesą reikia atidžiai prižiūrėti. Vizų režimo panaikinimo šių šalių piliečiams aplinkybės turi būti aiškios. Visų pirma turime prisiminti būtinybę kovoti su nelegalia imigracija, prekyba žmonėmis ir organizuotu nusikalstamumu.
Dėl visų šių priežasčių manau, kad Europos liaudies partijos (krikščionių demokratų) frakcijos atsargumas Albanijos ir Bosnijos ir Hercegovinos atžvilgiu visiškai pagrįstas, ir pakartodamas pasakysiu, kad šalys, kurioms panaikintas vizų režimas, turėtų būti atidžiai stebimos. Europos sienų apsauga turėtų būti Europos politikos lygmens klausimas; priešingu atveju sudarydami palankesnes sąlygas atvykti į ES galime parodyti, kad nesugebame išsaugoti ir vykdyti taisykles ES viduje.
Willy Meyer
Neprieštarauju vizų režimo liberalizavimo Vakarų Balkanų šalims. Vis dėlto balsavau prieš T. Fajon pranešimą, nes svarstyti vizų režimo liberalizavimą Kosovo atžvilgiu nepriimtina, jeigu nepripažįstame jo nepriklausomybės. Pagal tarptautinę teisę Kosovo nepriklausomybyra neteisėta, todėl ES negali vesti derybų dėl vizų režimo liberalizavimo ar kitų klausimų su teritorija, kurios nepriklausomybneteisėta. Balsuoti už T. Fajon pranešimą reiškia netiesiogiai pripažinti Kosovo nepriklausomybę, o tai - nepriimtina. Be to, jokiu būdu negalime pritarti su vizų išdavimu susijusiems reikalavimams dėl biometrinių duomenų.
Andreas Mölzer
Vizų režimo taikymo Serbijai, Juodkalnijai ir Makedonijai panaikinimas yra labai sveikintinas, nes Komisijos rekomendacija pateikta atlikus kruopštų įvertinimą ir su sąlyga, kad buvo įvykdyti nustatyti reikalavimai. Vis dėlto prieštarautina Bosnijos ir Hercegovinos ir Albanijos priskyrimo prie tokių šalių. Kyla pavojus, kad vizų šioms šalims režimo panaikinimas atvertų kelią organizuotam nusikalstamumui, prekybai žmonėmis ir imigracijai. Kosovas šiuo metu tegali išlaikyti savo Vyriausybę dėl milžiniškos ES paramos, todėl derybos dėl vizų režimo panaikinimo šiuo metu beprasmės. Turime aiškiau perteikti šių sprendimų priežastis kartu paaiškindami Albanijai, Kosovui ir Bosnijai ir Hercegovinai, kad joms vis dar reikia dėti didžiules pastangas, kad būtų pasirengusios prisijungti prie Europos Sąjungos.
Franz Obermayr
Aptartos vizų išdavimo reikalavimų sušvelninimo sąlygos ir galimybės penkioms Vakarų Balkanų valstybėms - Albanijai, Bosnijai ir Hercegovinai, Buvusiajai Jugoslavijos Respublikai Makedonijai, Juodkalnijai ir Serbijai. Remiantis Komisijos pasiūlymu Makedonija, Juodkalnija ir Serbija įgyvendino didžiąją dalį uždavinių ir todėl joms taikomi vizų išdavimo reikalavimai turėtų būti panaikinti. Mūsų aptariamame pranešime taip pat minima Albanijoje ir Bosnijoje ir Hercegovinoje padaryta pažanga ir atitinkamas šių šalių perkėlimas į bevizio režimo valstybių sąrašą netolimoje ateityje. Atsižvelgdamas į imigracijos iš šių šalių potencialą ir į nerimą keliančias radikalias islamo tendencijas, ypač Bosnijoje ir Hercegovinoje ir Albanijoje, balsuoju prieš šio pranešimo patvirtinimą. Be to, įvertinus jos geografinį artumą Vakarų Balkanų šalims, tai ypač paliestų mano gyvenamąją šalį, Austriją. Šioms valstybėms taikomas vizų išdavimo reikalavimas yra tam tikra nepageidaujamos imigracijos kontrolir kol kas turėtų būti išlaikytas.
Carl Schlyter
Aš, žinoma, pritariu, kad trečiųjų šalių piliečiams, kurie nori atvykti į ES, būtų sudarytos palankesnės sąlygos keliauti. Tai galioja ir Balkanų valstybių piliečiams, todėl būčiau norėjęs pritarti šiam pranešimui. Deja, priimti tam tikri pakeitimai, kuriais nustatytas reikalavimas į pasus įtraukti biometrinius duomenis. Tam aš visada prieštaravau, nes tai privatumo reikalavimo pažeidimas ir dėl to gali trūkti teisinio tikrumo. Todėl per galutinį balsavimą susilaikiau.
Marie-Christine Vergiat
Esu už trumpalaikių vizų panaikinimą, todėl balsavau už T. Fajon pranešimą, nes tai žingsnis teisinga linkme. Dėl šios priemonės didžiajai daliai suinteresuotųjų šalių piliečių nebereikės atlikti ambasadose nustatytų vizų išdavimo administracinių procedūrų.
Vis dėlto tenka apgailestauti, kad šie reikalavimai netaikomi tik biometrinių pasų turėtojams, nes manau, kad tai nedera su asmens duomenų ir privatumo apsauga.
Taip pat mane pritrenktai, kad tuo galės pasinaudoti tik dvi iš trijų Bosnijos ir Hercegovinos bendruomenių - serbai ir kroatai - ir kad Kosovo gyventojams vizų režimas panaikintas nebus.
Europos piliečių statusas neturėtų būti naudojamas valstybių narių statuso klausimui spręsti ir juo labiau nesutarimams, kurie ir taip jau yra dideli, jose atnaujinti.
Balkanų šalyse visi Europos Sąjungos piliečiai turėtų būti vertinami vienodai. Laisvas asmenų judėjimas turėtų būti pagrindinteisEuropoje.
Regina Bastos
Komisijos pasiūlymo tikslas - sukurti naują Europos mikrolėšų skyrimo priemonę užimtumui skatinti, kuri suteiks bedarbiams galimybę viską pradėti iš naujo ir atvers naujų galimybių tam tikroms labiausiai socialiai remtinoms grupėms Europoje, įskaitant ir jaunimą, imtis savo verslo. Šia priemone bus išplėstos konkrečiai naujiems verslininkams skirtos finansinės paramos galimybės dabartinėmis sugriežtėjusiomis kreditų išdavimo sąlygomis. Vis dėlto negaliu sutikti su Komisijos pasiūlymu perskirstyti dalį biudžeto (100 mln. EUR) lėšas perkeliant iš Progress - Bendrijos užimtumo ir socialinio solidarumo programa - į Europos mikrolėšų skyrimo priemonę. Lėšų perskirstymas panaudojant Progress lėšas duotų blogą ženklą, nes Progress yra nukreipta į labiausiai pažeidžiamas visuomenės grupes. Europos mikrolėšų skyrimo priemonei lėšos turėtų būti skiriamos atskira biudžeto eilute.
David Casa
raštu. - Atsižvelgiant į tai, kad Parlamentas dar turi pabaigti nagrinėti mikrolėšų priemonę, dar nėra aišku, ar šiai priemonei skirtinos lėšos turėtų būti skiriamos iš Progress. Todėl labai svarbu, kad Komisija neskirtų dabartinių Progress lėšų. Todėl balsavau už šią rezoliuciją.
Proinsias De Rossa
raštu. - Balsavau už šią rezoliuciją, kurioje prieštaraujama Komisijos pasiūlytam projektui dėl metinio Progress darbo plano 2010 m., nes Komisija akivaizdžiai peržengsavo kompetencijos ribas. Ji bandperskirstyti biudžeto lėšas, pervesdama jas iš programos Progress į mikrolėšų priemonę Europos Parlamentui dar nepriėmus sprendimo. Komisija privalo gerbti Parlemento prerogatyvą ir prieš pateikdama metinį Progress darbo planą sulaukti, kol visos trys institucijos - Europos Parlamentas, Tarybas ir Komisija - pasieks susitarimą dėl mikrolėšų priemonės.
Ilda Figueiredo
Mes balsavome už šią rezoliuciją, nes pritariame Užimtumo ir socialinių reikalų komitetui, prieštaraujančiam Europos Komisijos pozicijai, pagal kurią dalis Progress skirtų lėšų būtų skiriamos mikrokreditų programai finansuoti. Jeigu Komisija nori sukurti naują mikrokreditų programą, tą ji turėtų daryti ne Progress sąskaita, o panaudodama naujas lėšas.
Bet kuriuo atveju Europos Parlamentas dar nebaignagrinėti Komisijos pasiūlymų dėl mikrolėšų priemonės, todėl Komisija neturėtų imtis konkrečių priemonių dėl programos Progress finansavimo, kol neužbaigta teisėkūros procedūra dėl mikrolėšų priemonės.
Todėl akivaizdžiai priešinamasi Komisijos sprendimo dėl metinio Progress darbo plano 2010 m. ir darbų pagal politikos skyrius sąrašo projekto.
Taip pat manome, kad Komisijai derėtų atšaukti sprendimo dėl metinio Progress darbų plano 2010 m. ir darbų pagal politikos skyrius sąrašo projektą ir pateikti naują pasiūlymą.
Lívia Járóka
Ponios ir ponai, dabartinio ekonomikos nuosmukio sąlygomis ypač svarbios paprastos finansinės priemonės, kuriomis galima finansuoti verslą, ypač nepakankamai išsivysčiusiuose regionuose arba skirtą tokioms visuomenės grupėms. Daugelyje šalių ir keliuose žemynuose veikianti mikrokreditų sistema taip pat įrodė, kad užtikrinant tam tikrus mokymus ir priežiūrą ši sistema gali padėti labiausiai pažeidžiamoms grupėms, kurios priverstos patirti didelių sunkumų darbo rinkoje. Europos Komisijos pasiūlyta mikrolėšų priemonė Progress - labai svarbi iniciatyva, kuri galbūt galės padėti grąžinti šias socialinėje atskirtyje esančias grupes į darbo rinką. Vis dėlto, kol nepradėtas Komisijos ir Europos Parlamento bendro sprendimo procesas ir mikrolėšų priemonės biudžetas nėra visiškai aiškus, Europos Komisijai būtų protinga atšaukti savo pasiūlymą dėl metinio Progress darbo plano 2010 m. ir nepateikti teisės aktų leidėjui jau įvykusio fakto (pranc. fait accompli). Tai reiškia, kad pasibaigus bendro sprendimo procesui Europos Parlamentas galės laisvai ir atsakingai priimti sprendimą šiuo gyvybiškai svarbiu klausimu.
Andreas Mölzer
Balsavau už pasiūlymą dėl rezoliucijos dėl Komisijos sprendimo, susijusio su mikrolėšų priemone Progress, projekto, nes manau, kad prieš imantis tolesnių veiksmų būtina užbaigti teisėkūros procesą. Kalbant apie turinį, be abejonės, pritariu mikrolėšų priemonės sukūrimo idėjai.
Derek Vaughan
raštu. - Nusprendžiau paremti šį pasiūlymą dėl rezoliucijos, nes prieštarauju Komisijos pateiktam pasiūlymui sumažinti Užimtumo ir socialinio solidarumo programos finansinį paketą 100 mln. EUR ir skirti šias lėšas Europos užimtumo ir socialinės įtraukties mikrolėšų skyrimo priemonei. Programa Progress vykdoma jau trejus metus ir bendras jos poveikis vertintinas palankiai. Džiaugiuosi pasiūlymu sukurti mikrolėšų priemonę, nes manau, kad ja padidinant mikropaskolų teikimo ir jų gavimo galimybes ir, savo ruožtu, padedant žmonėms pradėti savo verslą, ja bus suteikta naujų galimybių tam tikroms labiausiai socialiai remtinoms grupėms Europoje. Vis dėlto nemanau, kad programai Progress galėtų būti keliamas pavojus pervedant dalį jos lėšų mikrolėšų priemonei. Norėčiau, kad būtų įgyvendintos abi programos, todėl balsavau už pasiūlymą.
Silvia-Adriana Ţicău
Balsavau už Europos Parlamento rezoliuciją dėl metinio Progress darbo plano 2010 m. ir darbų pagal politikos skyrius sąrašo. Manau, kad Parlamentui, Tarybai ir Komisijai visų pirma svarbu pasiekti susitarimą dėl pasiūlymo sukurti Progress, Europos užimtumo ir socialinės įtraukties mikrolėšų skyrimo priemonę, ir dėl pasiūlymo pakeisti Bendrijos programą Progress. Pagal šiuos pasiūlymus 100 mln. EUR turėtų būti skirti Progress, naujos Europos užimtumą ir socialinę įtrauktį skatinančios mikrolėšų skyrimo priemonės, finansavimui siekiant įvykdyti Komisijos komunikate COM (2009) 257 minėtą "bendrą įsipareigojimą užimtumo srityje". Manau, kad 100 mln. EUR nepakaks pasiūlytiems tikslams pasiekti. Todėl balsavau už tai, kad Komisija atšauktų sprendimo dėl metinio programos Progress darbo plano 2010 m. ir darbų pagal politikos skyrius sąrašo projektą ir kad būsima Komisija pateiktų naują pasiūlymą įsigaliojus Lisabonos sutarčiai po to, kai Europos Parlamentas, Taryba ir Komisija bus pasiekę susitarimą dėl Europos Parlamentui ir Tarybai pateikto Komisijos pasiūlymo (COM (2009) 0333) ir dėl pakeisto pasiūlymo (COM (2009) 0340).
Maria da Graça Carvalho
Džiaugiuosi Europos Sąjungos pastangomis sutvirtinti santykius su Rusija, taip skatinant Europos stabilumą, saugumą ir klestėjimą. Viena iš svarbiausių bendradarbiavimo sričių ES ir Rusijos santykiuose yra būtent energetikos ir energetinio saugumo sritis. Svarbu pasiekti stabilumą, būtiną tiekimui ES valstybės narėms ir jų vartotojams užtikrinti.
Tikiuosi, kad dialogas energetikos tema ir įsipareigojimai po būsimo ES ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimo ilgalaikėje perspektyvoje padidins energetikos sektoriaus skaidrumą ir gyvybingumą ir kad šis sektorius savo ruožtu galės padėti užmegzti naujus struktūrinius dviejų blokų santykius plėtojant komercinį ir ekonominį bendradarbiavimą. Toks pat svarbus ES ir Rusijos bendradarbiavimas klimato kaitos srityje, siekiant visuotinio susitarimo Kopenhagos konferencijoje. Norėčiau pabrėžti, kad ES ir Rusijos santykiai yra strateginiai ir kad jie skatina abipusiu supratimu ir pasitikėjimu grindžiamą procesą, kuris yra labai svarbus užtikrinant taiką ir stabilumą visame Europos žemyne.
David Casa
raštu. - ES ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimas įvyks 2009 m. lapkričio 18 d. Pastaraisiais metais Europos Sąjunga ir Rusija palaikglaudžius santykius. Vis dėlto kai kuriose srityse juos reikėtų sutvirtinti. Manau, kad nagrinėjamoje rezoliucijoje šios sritys atariamos tinkamai, todėl balsavau už šią rezoliuciją.
Edite Estrela
Balsavau už rezoliuciją, nes manau, kad šis aukščiausiojo lygio susitikimas, rengiamas prieš pat klimato kaitos konferenciją Kopenhagoje, itin svarbus ir tai gali būti puiki galimybsustiprinti ES ir Rusijos santykius. Atsižvelgiant į ekonomikos ir finansų krizės pasekmes, pasirengimą Kopenhagos konferencijai ir būsimo susitarimo dėl išankstinio perspėjimo sistemos sukūrimo siekiant užtikrinti geresnį energetinį saugumą tarp ES ir Rusijos taip skatinant glaudesnį bendradarbiavimą šioje srityje pasirašymą ši partnerystgali turėti lemiamą reikšmę pasauliniu mastu.
Diogo Feio
Suvienytai Europai švenčiant dvidešimtąsias Berlyno sienos griuvimo metines ES ir Rusijos santykiai įgauna ypatingą reikšmę ir juos reikia nuodugniai apsvarstyti.
Šiandien akivaizdu, kad po geležinės uždangos griuvimo užliejusi optimizmo banga keliskart buvo nuslūgusi ir kad Rusija toli gražu nėra tokia teisinės valstybės principais paremta demokratinvalstybė, kokios tuomet buvo tikimasi ir kokios visi tebenori. Todėl visiškai normalu, kad lėti pokyčiai atvėržmonėms akis.
Vis dėlto privalau griežtai pasmerkti revizionistines Europos kairiųjų pastangas užglaistyti baisius komunistinės santvarkos nusikaltimus ir praeityje atrasti tobulą pasaulį negerbiant kovotojų už tautų išlaisvinimą iš sovietinės totalitarizmo santvarkos atminimo.
Šis aukščiausiojo lygio susitikimas - tai proga ES sustiprinti santykius su Rusija ir padaryti tai nuosekliai, taip, kad nauda būtų abipusė, nepamirštant ryžto ir apdairumo, kurie būtini aptariant tokius klausimus kaip, pvz., energetika, gynyba, demokratija ir žmogaus teisės.
Sacharovo premijos skyrimas Memorial organizacijai parodo, kiek dar reikia padaryti, ir liudija apie didelį dėmesį, kurį šie rūmai skiria Rusijai. Tikiuosi, kitos Europos institucijos paseks šiuo pavyzdžiu.
Ian Hudghton
raštu. - Balsavau už rezoliuciją dėl Rusijos. Rusija - viena iš svarbiausių ES partnerių ir labai svarbu, kad ES ir Rusija palaikytų glaudžius darbo santykius. Artėjančiame aukščiausiojo lygio susitikime Stokholme bus aptarti įvairūs ES, Rusijai ir, iš tikrųjų, platesnei pasaulio bendruomenei svarbūs klausimai ir Parlamentas šiandien nusiuntbendrą žinią, pabrėždamas ypač svarbias ir rūpestį keliančias sritis.
Jean-Marie Le Pen
Pone pirmininke, ponios ir ponai, Rusija neabejotinai yra vienintelpasaulio šalis, kuri jums niekada nerodo malonės ir kurios reikalavimus, poreikius ir jautrumą nuolat slepiate. Tiesa, kad beveik penkiasdešimt metų pusEuropos kentsovietinį jungą, tankai praliedami kraują malšino laisvės siekius 1956 m. Budapešte, 1968 m. Prahoje ir Lenkijoje...
Vis dėlto anuomet nepritarimą, kai toks būdavo, reiškėte kur kas santūriau! Net tada, kai 1989 m. griuvo Berlyno siena, kiek Europos lyderių tikėjosi ir troško, kad komunizmas būtų tik pertvarkytas ir išliktų toks, koks buvo? Lyg būtų galima pakeisti daugiausia kraujo XX a. praliejusį diktatūrinį režimą ir 150 mln. mirčių!
Vis dėlto Rusija - tai ne SSRS. Tai nuostabi šalis, su kuria turime sukurti išskirtinius santykius, nes turime bendrų interesų, ir tokie santykiai naudingi abiem pusėms, bet svarbiausia yra tai, kad Rusija, priešingai nei Turkija, neabejotinai yra Europos dalis geografiniu, kultūriniu, dvasiniu ir civilizacijos požiūriu.
Nuno Melo
Artėjantis aukščiausiojo lygio ES ir Rusijos susitikimas bus surengtas praėjus dvidešimčiai metų nuo Berlyno sienos griuvimo. Progos simboliškumas mums primena du pagrindinius dalykus, kuriems turime skirti daugiausia dėmesio.
Pirma, tokių vertybių, kaip antai laisvė, pagarba žmogaus teisėms, demokratija, taika ir valstybių nepriklausomybė, galiojimas yra visuotinis ir Europos Sąjunga turi jomis remtis vykdydama savo vidaus ir išorės politiką, jomis taip pat turėtų remtis tokia šalis kaip Rusija, kurios vaidmuo tarptautinėje bendruomenėje yra ir turėtų išlikti labai svarbus. Vis dėlto man rūpestį kelia tai, kad, turiu pabrėžti, Rusija nerodo, kad vadovaujasi šiomis vertybėmis.
Pastarojo dvidešimtmečio patirtis rodo, kad dabartiniai santykiai su Rusija skiriasi, nes jie grindžiami dialogu. Rusija nėra Europos sąjungininkė, kuri brangina tas pačias vertybes; tai kaimynė, su kuria mus sieja bendra geografinteritorija, skirtumai ir bendri interesai, pvz., dėl padėties Afganistane. Šios aplinkybės turėtų būti mūsų atskaitos taškas rengiant naują bendradarbiavimo susitarimą ateityje. Komunistinės santvarkos griuvimas nepanaikina skirtumų, tačiau baigia konfrontaciją šių santykių srityje.
Willy Meyer
ES ir Rusijai tenka didžiausia atsakomybdėl stabilumo, saugumo ir klestėjimo visoje Europoje.
Kalbant apie Ketvertą, vienas iš ES ir Rusijos bendradarbiavimo tikslų turėtų būti spaudimo Izraeliui darymas, kad šis laikytųsi susitarimų, stabdytų gyvenviečių statybą ir atnaujintų derybas, kad būtų skubiai išspręstas nepriklausomos Palestinos valstybės sukūrimo klausimas. Manome, kad išorės santykiai turėtų būti grindžiami nepriklausomybės ir visų valstybių teritorinio vientisumo principų laikymusi, o ne įtakos zonų kūrimu.
Džiaugiamės nuolatiniu nuomonių pasikeitimu žmogaus teisių Rusijoje klausimais. Vis dėlto atkreipiame dėmesį į Rusijos išreikštą rūpestį dėl žmogaus teisių, visų pirma rusakalbių tautinių mažumų Baltijos valstybėse, pažeidimo ES.
Balsuojant dėl šios rezoliucijos susilaikiau, nes Europos vieningųjų kairiųjų jungtinfrakcija / šiaurės šalių žalieji kairieji prieštarauja bet kokiai iniciatyvai, dėl kurios gali kilti naujos ginklavimosi varžybos. Mes prieštaraujame JAV planams įrengti priešraketinį skydą ES valstybės narės teritorijoje. Mes taip pat prieštaraujame bet kokiam JAV, Rusijos, ES ir NATO tarpusavio bendradarbiavimui dėl priešraketinės gynybos sistemos įrengimo.
Andreas Mölzer
Nors bendras pasiūlymas dėl rezoliucijoje dėl ES ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimo kalbama apie svarbius mūsų tarpusavio ryšius ir bendrus interesus, tam tikrais atžvilgiais ji yra nepriimtinas kišimasis į vidaus reikalus. Pasiūlymo tikslas - uždrausti Rusijai vesti derybas dėl energetikos projektų su pavienėmis ES valstybėmis narėmis. ES vienašališkas požiūris į Gruzijos konfliktą, kuriame Europos Sąjunga aiškiai rėmGruziją, prieštarauja ES kaip sąžiningo ir nepriklausomo stebėtojo vaidmeniui. Bendras pasiūlymo pobūdis nepadėtų pagerinti santykių su šia Europai svarbia šalimi. Todėl balsavau prieš šį pasiūlymą dėl rezoliucijos.
Franz Obermayr
Rusijoje neabejotinai yra demokratijos ir teisinės valstybės principų laikymosi trūkumų. Nepaisydamas to, tikiu, kad neturėtume veidmainiškai kištis į kitų valstybių vidaus politikos reikalus, juo labiau kad ES jokiu būdu negali savęs laikyti demokratijos pavyzdžiu. Manau, kad vienašališkas ES požiūris į Gruzijos konfliktą taip pat buvo klaida. Atsižvelgdamas į anksčiau išdėstytas priežastis balsavau prieš pasiūlymą dėl rezoliucijos dėl ES ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimo.
Czesław Adam Siekierski
Pritariau rezoliucijai dėl ES ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimo, nes artėjantis Europos Sąjungos ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimas Stokholme - tai proga apmąstyti svarbiausias šio strateginio bendradarbiavimo problemas. Veiksmingam dialogui su Rusijos Federacija plėtoti būtina vienoda ir vieninga Europos Sąjungos valstybių narių politika. Turime prisiminti, kad tokios idėjos įgyvendinimo sąlyga yra ne atskirų valstybių narių, bet svarbesnių interesų paisymas. Kalbant apie Europos energetinio saugumo politiką, vienodos ir vieningos politikos idėjos svarba daugiau nei akivaizdi. Šioje srityje bendri Europos Sąjungos interesai turi būti iškeliami aukščiau už pavienius interesus Rusijos atžvilgiu.
Dar vienas svarbus Europos Sąjungos ir Rusijos santykių aspektas - tai Rytų partnerystės klausimas. Rusija turėtų suvokti, kad tai nėra prieš Rusiją nukreiptas projektas. Regiono stabilumo ir vystymosi užtikrinimo strategijos sukūrimas naudingas ES šalims ir Rusijai. Žmogaus teisių ir teisinės valstybės principų laikymosi Rusijoje problemos įvertinimo kriterijai taip pat yra didelis iššūkis dvišaliams santykiams. ES šalys turėtų atsakyti į klausimą, ar laikantis griežtai europinio požiūrio įmanoma pripažinti kai kuriuos Rusijos veiksmus visiškai demokratiškais.
Peter Skinner
raštu. - Akivaizdu, kad ES ir Rusijos santykiai neapsiriboja vien tik prekyba. Didžiausią rūpestį daugeliui visos Europos piliečių kelia žmogaus teisių padėtis Rusijoje. Skurdas ir nusikalstamumas nuolat primena apie dažnai prastą daugelio Rusijos gyventojų, ypač vyresnio amžiaus, ekonominę padėtį.
Kovotojams už demokratines reformas taip pat aišku, kad į tokią drąsą (nuomonių skirtumą) atsakoma grasinimais ir, kartais, žiauriu smurtu. Žurnalistams ir tarptautiniu mastu pripažintiems žmogaus teisių gynėjams turėtų būti suteiktos labai didelės teisės ir garantijos bet kokioje demokratinėje santvarkoje. Maksharipo Aushevo nužudymu pabrėžiamas žiaurumas, su kuriuo, deja, susiduria protesto dalyviai.
Bogusław Sonik
Šiuo metu vedamos pernai su Rusija pradėtos derybos. Derybos susijusios su nauja ES ir Rusijos sutartimi ir jose atsižvelgiama į šiuo metu galiojantį Europos Bendrijų bei jų valstybių narių ir Rusijos Federacijos partnerystės ir bendradarbiavimo susitarimą. Parlamentas nuolat pabrėžia tokių klausimų kaip, pvz., žmogaus teisės, energetinis saugumas ir tautinių mažumų teisės, svarbą, šįkart taip pat negalima pamiršti iškelti šių klausimų aukščiausiojo lygio susitikime. Europos Sąjungai labai svarbūs geri santykiai su Rusija, nes ji yra svarbi ir naudinga partnerEuropos santykių srityje, tačiau jokiu būdu negalima leisti, kad ES nekeltų Rusijos Federacijai nemalonių klausimų. Visų pirma verta atkreipti dėmesį į Europos Parlamento priimtą rezoliucijos dėl ES ir Rusijos aukščiausiojo lygio susitikimo Stokholme 3 pakeitimą, kuriuo rezoliucija papildoma nauju 9a straipsniu: "pabrėžia, kad ES ir Rusijos infrastruktūros ryšių vystymas naudingas abiem šalims, todėl jis turėtų būti skatinamas ir grindžiamas ekonominių ir aplinkosauginių išlaidų mažinimu; primygtinai ragina Rusiją, vykdant energetinio bendradarbiavimo projektus su ES, laikytis pagrindinių Energetikos chartijos sutartyje suformuluotų principų".
Naujas pagrindų susitarimas dėl ES ir Rusijos bendradarbiavimo gali būti galutinai parengtas tik remiantis vieninga visų valstybių narių pozicija, įskaitant Tarybos, Parlamento ir Komisijos pozicijas.
David Casa
raštu. - Alzhaimerio ir kitomis degeneracinėmis nervų ligomis serga neįtikėtinai daug Europos Sąjungos piliečių. Šiuo metu yra nedaug informacijos, kaip šioms ligoms užkirsti kelią ir kaip jas gydyti. Atsižvelgiant į šių ligų rimtumą labai svarbu, kad ES lygmeniu būtų dedama daugiau pastangų sprendžiant šias problemas. Todėl balsavau už šį pranešimą.
Nessa Childers
raštu. - Balsavau už rezoliuciją, atsižvelgdamas į kovos su Alzhaimerio liga Europoje svarbą. Kaip Aplinkos, visuomenės sveikatos ir maisto saugos komiteto narė, esu įpratusi skirti laiko ir pastangų problemai spręsti dabar, kad tai atneštų naudos ateities kartoms. Europos visuomenei senėjant Alzhaimerio liga labiau paplis visoje ES. Labai svarbu, kad Europos Parlamentas imtųsi spręsti šią problemą dabar, kad pabandytų išvengti tam tikros žalos, kurią padarys šis Alzhaimerio ligos plitimas.
Edite Estrela
Balsavau už pasiūlymą dėl rezoliucijos dėl bendro mokslinių tyrimų, skirtų kovai su degeneracinėmis nervų ligomis, programavimo, nes manau, kad būtina stiprinti šių ligų, visų pirma Alzhaimerio, mokslinius tyrimus skatinančias priemones Europos lygmeniu. Atsižvelgiant į tai, kad Alzhaimerio arba jai artimomis ligomis (manoma, kad iki 2020 m. skaičius padvigubės) serga 7,3 mln. žmonių, itin svarbus degeneracinių nervų ligų prevencijos ir ankstyvo diagnozavimo skatinimas.
Manau, kad Lisabonos sutarties 182 straipsnio 5 dalyje, kurioje nustatyta Europos mokslinių tyrimų erdvės įgyvendinimo procedūra, galėtų būti pateikiamas tinkamesnis teisinis pagrindas būsimoms bendroms programavimo iniciatyvoms mokslinių tyrimų srityje labiau įtraukiant Europos Parlamentą.
Ilda Figueiredo
Balsavome už šį pasiūlymą dėl rezoliucijos, nes žinome, kad degeneracinėmis nervų ligomis, kaip antai Alzhaimerio ir Parkinsono, serga daugiau kaip septyni mln. Europos Sąjungoje gyvenančių žmonių.
Mes taip pat džiaugiamės Komisijos pasiūlytu bandomuoju bendro mokslinių tyrimų programavimo projektu, tačiau nemanome, kad to pakanka. Vis dėlto pripažįstame jo naudą mažinant veiksmų mokslinių tyrimų srityje suskaidymą, kas leis sutelkti kritinę gebėjimų, žinių ir finansinių išteklių masę.
Svarbu, kad darbas būtų tęsiamas toliau, visų pirma pasitelkiant tarpdisciplinį metodą, apimantį socialinius pacientų ir jų šeimų gerovės tyrimus ir skatinantį "smegenų požiūriu sveiką gyvenseną" ir žymų žmonių gyvenimo sąlygų ir sveikatos būklės pagerėjimą apskritai.
Žinome, kad tokios degeneracinės nervų ligos kaip Alzhaimerio ir Parkinsono yra vienos svarbiausių psichikos sveikatos problemų ir kovojant su šiomis ligomis reikia įgyvendinti tris uždavinius: kasdien rūpintis augančiu pacientų skaičiumi, gerinti sąlygas, kuriomis vykdoma didžioji dalis šios priežiūros, t. y. teikti didesnę paramą šeimoms ir slaugytojams, bei užtikrinti daug didesnį mokslinių tyrimų finansavimą, kad pacientų mažėtų.
Sylvie Guillaume
Tokios degeneracinės nervų ligos kaip Alzhaimerio ir Parkinsono yra svarbiausios ilgalaikio nedarbingumo priežastys. Jomis serga daugiau kaip septyni milijonai europiečių ir dėl gyventojų senėjimo per artimiausius dešimtmečius jų gali padaugėti dvigubai.
Todėl pritariu bet kokios sistemos, kuri mums suteiks platesnių galimybių gydyti degeneracinių nervų ligų, visų pirma Alzhaimerio ir Parkinsono, pasekmes socialinėje ir visuomenės sveikatos srityse, įgyvendinimui Europos mastu. Šiuo metu degeneracinės nervų ligos iš tikrųjų nėra išgydomos ir iki šiol tai yra viena didžiausių psichinės sveikatos problemų Europoje, kurią mes turime spręsti pasitelkdami šiam tikslui pasiekti tinkamiausias priemones.
Ian Hudghton
raštu. - Visiškai pritariu rezoliucijai dėl degeneracinių nervų ligų ir džiaugiuosi ES siūlomu bendradarbiavimu šioje srityje. Demencija yra didelproblema Europoje, su kuria susiduria milijonai pavienių asmenų ir šeimų. Visoje ES demencija serga apie septynis milijonus gyventojų, Škotijoje - apie 70 000 ir manoma, kad ateityje ligonių daugės. Komisija aiškiai pripažino Škotiją viena iš nedaugelio šalių, kurios jau pradėjo įgyvendinti nacionalinę kovos su demencija strategiją. Veiksmai, kurių ėmėsi Škotija, puikiai derės su ES pasiūlymais ir kartu geriau sugebėsime suvokti Alzhaimerio ligą ir kitas degeneracines ligas ir padėti joms užkirsti kelią.
Elisabeth Morin-Chartier
Balsavau už rezoliuciją dėl bendro mokslinių tyrimų, skirtų kovai su degeneracinėmis nervų ligomis, visų pirma Alzhaimerio, programavimo, nes manau, kad svarbu paspartinti bendrus valstybių narių vykdomus mokslinius tyrimus kovos su degeneracinėmis nervų ligomis srityje. Nevertėtų pamiršti, kad apie 7,3 mln. žmonių Europoje serga Alzhaimerio arba panašia liga; manoma, kad iki 2020 m. sergančiųjų padvigubės. Deja, kol kas nėra vaistų šioms ligoms gydyti, o žinių apie jų prevenciją ir gydymą yra nedaug. Todėl valstybėms narėms rekomenduoju suvienyti savo išteklius ir pastangas kartu prisidedant prie mokslinių tyrimų vykdymo, nes dirbdami kartu kaip europiečiai turėsime geresnių galimybių kovoti su šiomis ligomis. Be to, raginu už mokslinių tyrimų sritį atsakingus Europos ministrus laikytis panašios pozicijos gruodžio 3 d. Taip pat norėčiau atkreipti dėmesį, kad EP nariai labiau nei kada nors anksčiau nori dalyvauti būsimose iniciatyvose dėl bendro mokslinių tyrimų programavimo pasinaudojant Lisabonos sutartyje nustatytu teisėkūros procesu mokslinių tyrimų srityje, t. y. bendro sprendimo procedūra.
Franz Obermayr
Degeneracinėmis nervų ligomis Europoje serga maždaug septyni mln. žmonių. Atsižvelgiant į tai, kad Europos visuomenvis labiau senėja, tikėtina, kad per artimiausius kelis dešimtmečius šis skaičius padvigubės. Be to, liūdna, bet tiesa yra ta, kad dabar taikomais degeneracinių nervų ligų gydymo metodais tik sulėtinamas ligos vystymasis, bet jai neužkertamas kelias ir ji neišgydoma. Su demencija ir jai artimomis ligomis, visų pirma Alzhaimerio liga, susijusi sveikatos priežiūra labai brangiai kainuoja: apskaičiuota, kad metinės su demencija sergančiais pacientais susijusios išlaidos siekia 21 000 EUR. Papildomos išlaidos reikalingos dėl problemų, susijusių su šiomis ligomis, nes pacientai yra linkę vengti papildomų fizinių negalavimų ištyrimo ir dažnai atsisako medicininio gydymo. Europa susiduria su dideliais sunkumais sveikatos politikos srityje, o būtų iš tikrųjų verta atkreipti dėmesį į apsikeitimą žiniomis ir gerąja patirtimi procedūrų ir metodų klausimais pagal bendrą Europos mokslinių tyrimų sistemą. Todėl pritariu pasiūlymui dėl rezoliucijos.
Frédérique Ries
Degeneracinės nervų ligos, ir visų pirma Alzhaimerio liga, kurios yra tikra visuomenės sveikatos problema, yra dažniausiai pasitaikančios ligos, kuriomis sergantiems vyresniems kaip 65 metų amžiaus žmonėms būtinas intensyvus klinikinis gydymas. Alzhaimerio liga - tai liga, kuri neišvengiamai labiau paplis atsižvelgiant į laukiamą Europos gyventojų senėjimą: šiuo metu šia liga serga septyni mln. europiečių ir tikėtina, kad per artimiausius dešimtmečius šis skaičius padvigubės.
Todėl svarbūs bendri veiksmai ES lygmeniu. Todėl Europos Parlamentas, ragindamas šiandien priimta rezoliucija koordinuoti mokslinių tyrimų veiksmus šioje srityje, imasi piliečių nuomonės skleidėjo vaidmens. Žinoma, pirmenybturėtų būti teikiama tarpdiscipliniam požiūriui, kuris apima diagnozę, prevenciją, gydymą ir pagalbą pacientams ir jų šeimoms.
Taip pat, jeigu norime padėti užtikrinti, kad į rinką patektų veiksmingi pažinimo sutrikimų gydymui skirti vaistai, turime atsižvelgti į mokslininkų prašymą gauti daugiau savanorių klinikiniams tyrimams. Šioje srityje turi būti vykdoma milžiniška į šeimas nukreipta informacinkampanija.
Kalbant apie pagalbą pacientams ir, svarbiausia, simptomų pasireiškimo atitolinimą kitas uždavinys būtų įvairinti jų protinę veiklą ir kiekvieną dieną palaikyti jų protinį aktyvumą.
Elena Oana Antonescu
Manau, kad piliečiai, įmonės, nevyriausybinės organizacijos ir kitos įstaigos turi būti kaip įmanoma išsamiau informuojami apie Europos ombudsmeno vaidmenį ir funkcijas, nes tai taip pat gali padėti sumažinti pateikiamų skundų, kurie nepriskirtini šios institucijos kompetencijos sričiai, skaičių. Paprastai piliečiai nedaug žino apie ombudsmeno veiklą.
Naujos interneto svetainės sukūrimas 2009 m. yra sveikintina priemonė. Vis dėlto manau, kad reikėtų dėti daugiau pastangų siekiant piliečiams pateikti kaip įmanoma išsamesnę informaciją. Todėl džiaugiuosi pranešėjo pateiktu pasiūlymu parengti interaktyvų vadovą, piliečiams leidžiantį gauti kaip įmanoma išsamesnę informaciją apie skundo pateikimo tvarką ir lengvai surasti tinkamą jiems kylančių problemų sprendimo kelią.
Elena Băsescu
Balsavau už Ch. Paliadeli pranešimą, nes manau, kad jame pateikiama išsami ir tiksli Europos ombudsmeno veiklos nagrinėjant ir sprendžiant piliečių skundus apžvalga.
Kartu norėčiau pasveikinti N. Diamandourosą su darbu, atliktu per 2008 m., ir su rekordiniu atliktų tyrimų ir išnagrinėtų atvejų skaičiumi. Europos ombudsmenas - tai labai svarbi institucija, nes ji priartina Europą prie jos piliečių. Ombudsmenas užtikrina, kad Europos Sąjungos institucijos ir įstaigos piliečių naudai dirbtų skaidriai, sąžiningai, tinkamai ir nediskriminuojančiai bei laikytųsi procedūrų.
2008 m. užregistruotų skundų, pripažintų nepriimtinais, buvo labai daug ir, palyginti su ankstesniais metais, jų daugėja. Būtent todėl manau, kad kiekvienoje valstybėje narėje turėtų būti vykdomos deramos, nuolatinės ir dinamiškos informacinės kampanijos. Piliečiai nežino, kur būtų tikslingiausia kreiptis, kai pažeidžiamos jų teisės, todėl labai dažnai kreipiasi į Europos ombudsmeną be svarios priežasties. Tačiau Europos ombudsmenas gali nagrinėti tik negero administravimo atvejus, susijusius su Europos Sąjungos institucijų darbu. Būtina sustiprinti Europos ombudsmeno ir ES institucijų bendradarbiavimą.
Carlos Coelho
Šiame pranešime aiškiai ir išsamiai aptariama 2008 m. Europos ombudsmeno veikla. Naujas informacijos jame išdėstymas ir naujas statistinių duomenų pateikimas prisidėjo prie to, kad, palyginti su anksčiau pateiktais, šis pranešimas būtų aiškesnis ir išsamesnis.
Ombudsmenui pateiktų skundų skaičius išaugo, tačiau iš 3 406 2008 m. gautų tik 802 skundai priklausjo kompetencijai. Labai teigiamai vertinu tai, kad 36 proc. nagrinėtų atvejų išspręsti draugiškai. Manau, kad vis dar per daug nepriimtinų skundų ir būtina rengti į Europos piliečius nukreiptą informacinę kampaniją, kad Europos piliečiai geriau susipažintų su ombudsmeno funkcijomis ir įgaliojimais.
Vienas iš ombudsmeno veiklos prioritetų - užtikrinti, kad piliečių teisės pagal ES teisę būtų gerbiamos visais lygmenimis Europos Sąjungoje ir kad ES institucijos ir įstaigos laikytųsi griežčiausių administravimo standartų. Svarbu užtikrinti, kad piliečių klausimai, skundai ir peticijos būtų nagrinėjami greitai ir nuodugniai; taip pat svarbu stiprinti jų pasitikėjimą Europos Sąjunga ir jos institucijomis.
Sylvie Guillaume
Balsavau už Ch. Paliadeli pranešimą dėl Europos ombudsmeno, N. Diamandouroso, veiklos metinio pranešimo, nes ombudsmenas užtikrina, kad Europos sprendimo priėmimo procesas kasdien būtų vykdomas atidžiai paisant skaidrumo principo ir kaip įmanoma arčiau piliečių.
Tai labai naudinga teisių gynimo priemonė, suteikta visos Europos piliečiams, įmonėms ir kitoms organizacijoms, susiduriančioms su negeru administravimu Europos institucijose. Itin džiaugiuosi tuo, kad ombudsmeno statuto persvarstymas ir ypač jo įgaliojimų tyrimų atlikimo srityje sustiprinimas padės užtikrinti, kad piliečiai visiškai pasitikėtų jo kompetentingumu išsamiai ir be apribojimų tirti jų skundus.
Ian Hudghton
raštu. - Balsavau už Ch. Paliadeli pranešimą dėl Europos ombudsmeno veiklos. Ombudsmenas teikia ES piliečiams svarbią paslaugą ir padeda užtikrinti, kad Europos institucijos dirbtų laikydamosi teisės ir platesnių bendrųjų principų. Tai tokie platesni principai kaip lygiateisiškumas, nediskriminacija ir pagarba žmogaus teisėms bei pagrindinėms laisvėms, todėl pritariau kolegės M. Auken pateiktam pakeitimui, kuriuo siekiama aiškiau apibrėžti "negero administravimo" sąvoką.
Iosif Matula
Balsavau už Ch. Paliadeli pranešimą dėl Europos ombudsmeno veiklos, nes manau, kad N. Diamandouros svariai prisidėjo sprendžiant piliečių problemas ir priartinant Europos Sąjungos institucijas prie piliečių. Kartu norėčiau pasveikinti pranešėją įdėjus tiek pastangų rengiant šį pranešimą.
Europos ombudsmeno vaidmuo buvo esminis veiksnys didinant Europos Sąjungos sprendimo priėmimo proceso ir administravimo sistemos skaidrumą ir atsakomybę. Nuoširdžiai tikiuosi, kad 2008 m. užbaigti 44 tyrimai pateikiant kritines pastabas ateityje sumažins negero administravimo atvejų skaičių. Pritariu, kad reikėtų plačiai aiškinti terminą "blogas administravimas", kuris turi apimti neteisėtus administracinius aktus arba privalomojo pobūdžio teisinių taisyklių arba principų pažeidimus ir administracinių įstaigų nerūpestingo, aplaidaus elgesio ar neskaidraus pareigų atlikimo piliečių atžvilgiu arba kitų gero administravimo principų pažeidimo atvejus.
Nuno Melo
Atsižvelgdamas į svarbų Europos ombudsmeno vaidmenį, kurį atlikdamas jis skatina Europos Sąjungos ir jos piliečių santykių skaidrumą, pakartosiu savo nuomonę, kad buvo plėtojami konstruktyvūs Bendrijos institucijų ir įstaigų santykiai.
Willy Meyer
Balsavau už Ch. Paliadeli pranešimą dėl Europos ombudsmeno veiklos metinio pranešimo, nes manau, kad nagrinėdamas ir valdydamas skundus, vykdydamas ir užbaigdamas tyrimus, palaikydamas konstruktyvius santykius su Europos Sąjungos institucijomis ir įstaigomis ir gerindamas piliečių žinias apie jų teises šių institucijų ir įstaigų atžvilgiu, ombudsmenas vykdsavo pareigas aktyviai ir suderintai. Verta atkreipti dėmesį į gerą Europos ombudsmeno ir kitų Europos įstaigų, visų pirma Europos Parlamento Peticijų komiteto, bendradarbiavimą. Todėl balsuodami už pranešimą norėjome parodyt mūsų paramą jam, kaip išorinės kontrolės mechanizmui ir vertingam pasiūlymų dėl Europos administracijos tobulinimo šaltiniui.
Elisabeth Morin-Chartier
Balsavau už Europos Parlamento rezoliuciją dėl Europos ombudsmeno veiklos 2008 m., kurioje pabrėžiamas augantis skundų dėl ES administravimo neskaidrumo skaičius. Šios aplinkybės man kelia rūpestį. Todėl pritariu šiai rezoliucijai, kurioje raginama skirti daugiau dėmesio ombudsmeno veiklai. Išties apgailestautina, kad iš 355 ombudsmeno atliktų tyrimų 36 proc. susiję su Europos institucijų neskaidrumu ir tarp jų pasitaikatvejų, kai atsisakyta patenkinti prašymus suteikti informaciją. Manau, kad svarbu pabrėžti, jog atsakinga ir skaidri Europos Sąjungos administracija yra piliečių pasitikėjimo Europos Sąjunga garantas.
Joanna Senyszyn
Visiškai pritariu Europos Parlamento rezoliucijai dėl Europos ombudsmeno veiklos 2008 m. metinio pranešimo ir balsavau už tai, kad ji būtų priimta. Pasiūlymas sukurti bendrą Europos institucijų interneto svetainę itin vertingas. Jis suteiktų galimybę suinteresuotosioms šalims surasti tinkamą instituciją kiekvienu atveju ir tinkamu adresu nukreipti raštus, klausimus ir skundus. Tai būtų neįkainojama pagalba ES valstybių narių piliečiams. Šiuo metu tokios informacijos paieška sukelia sunkumų didžiajai daliai žmonių. Į mane daug kartų kreipėsi žmonės, prašydami suteikti informaciją apie tai, kur jie gali susipažinti su dokumentais arba pateikti skundą, nes jie nežino, į ką kreiptis. Jie siunčia raštus bet kam, tada susierzina dėl to, kad į juos neatsakoma, ir nusivilia ES institucijų veikla, įskaitant administracinių procedūrų trukmę. Kita vertus, ombudsmenas, užuot atsakydamas į atitinkamus skundus, turi dirbti su skundais, kurių 75 proc. nepriklauso jo kompetencijai. Nauja interneto svetainbūtų puikus vadovas Europos institucijų kompetencijos sričių klausimais. Kol ji nesukurta, norėčiau paprašyti Europos ombudsmeno kiekvieną skundą tiesiogiai perduoti atitinkamos kompetencijos nacionaliniam arba regiono ombudsmenui. Taip pat pritariu platesnio masto informacinės kampanijos vykdymo idėjai, siekiant gerinti piliečių žinias apie Europos ombudsmenų tinklo narių funkcijas ir kompetenciją.
Elena Oana Antonescu
Būtina nustatyti aiškias ES biudžeto taisykles pereinamajam laikotarpiui nuo Nicos sutarties taikymo pabaigos iki Lisabonos sutarties taikymo pradžios.
Atsižvelgiant į tai, kad artimiausi keli mėnesiai Europos Sąjungos biudžeto politikai yra esminiai, ir į tai, kad įsigaliojus Lisabonos sutarčiai biudžeto lėšų pervedimai arba persvarstymai užtruks iki 2010 m. pradžios, būtina nustatyti aiškią procedūrą šiam pereinamajam laikotarpiui, kad būtų lengviau įgyvendinti biudžetą ir tvirtinti taisomuosius biudžetus. Pagal lapkričio 19 d. numatytą vykdyti su biudžetine procedūra susijusią taikinimo procedūrą Europos Komisija, Europos Sąjungos Taryba ir Europos Parlamentas turi susitarti dėl pereinamojo laikotarpio gairių priėmimo. Derybose Europos Parlamento delegacija turi laikytis tvirtos vieningos pozicijos. Todėl balsavau už A. Lamassoure pranešimą.
Diogo Feio
Įsigaliojus Lisabonos sutarčiai, keisis ES biudžeto struktūra ir reikės priimti teisės aktus jai įgyvendinti. Visų pirma reikės priimti naują reglamentą dėl daugiametės finansinės programos ir finansinį reglamentą dėl naujų biudžeto priėmimo ir įgyvendinimo principų bei patvirtinti naują tarpinstitucinį susitarimą. Visa šių priemonių priėmimo procedūra užtruks kelis mėnesius, todėl pritariu pranešėjo nuomonei, kad būtina nustatyti pereinamojo laikotarpio gaires, kurios turėtų įsigalioti tuo pačiu metu kaip ir Sutartis.
Šios gairės bus svarbios, siekiant sudaryti sąlygas institucijoms įgyvendinti biudžetą ir tvirtinti taisomuosius biudžetus, taip pat 2011 m. biudžeto procedūrai, jeigu to reikės.
José Manuel Fernandes
Džiaugiuosi, kad netrukus įsigalios Lisabonos sutartis, kuri sustiprina Parlamento vaidmenį keliose srityse, visų pirma biudžeto srityje. Pritariu A. Lamassoure pranešimui dėl pereinamojo laikotarpio procedūros gairių, todėl už jį balsavau, nes, kol įsigalios Lisabonos sutartis, pereinamojo laikotarpio priemonės būtinos.
Norėčiau pasveikinti pranešėją ėmusis iniciatyvos ir kokybiškai atlikus darbą. Norėčiau pabrėžti, kad pereinamojo laikotarpio priemonės neturi nutolti nuo bendrų naujoje Sutartyje nustatytų principų ir nekelti pavojaus būsimoms teisėkūros procedūroms. Taip pat privalau atkreipti dėmesį, kad būtina sumažinti dabartinių taisomųjų biudžetų skaičių, kuris yra pernelyg didelis, ir paraginti Komisiją teikti pasiūlymus dėl reglamento, kuriuo nustatoma daugiametfinansavimo programa, priėmimo ir dėl finansinio reglamento priėmimo.
João Ferreira
Pranešime daugiausia dėmesio skiriama pereinamojo laikotarpio biudžeto reikalų procedūros gairėms, skirtoms atsižvelgti į Lisabonos sutarties įsigaliojimą. Žinoma atsižvelgiant į tai, kad dėl atliktų biudžetinės procedūros pakeitimų Europos Sąjungos 2010 m. biudžetas vis dar bus tvirtinamas pagal Nicos sutarties nuostatas, Sutarties - kuriai mes prieštaravome ir savo pozicijos laikomės - įsigaliojimas lemia būtinybę priimti šias pereinamojo laikotarpio priemones. Taigi šiame pranešime aptariama ne pati Lisabonos sutartis, bet būtinybnustatyti procedūrą, kuri leidžia įgyvendinti 2010 m. biudžetą.
Žinome apie šį poreikį, todėl balsavome prieš visus pasiūlytus pranešimo pakeitimus, kurie galiausiai trukdytų įgyvendini biudžetą, kas būtų labai neigiama pasekmė. Nepaisant to, negalime balsuoti už pranešimą, kurio pačiame pirmame straipsnyje nurodoma: Europos Parlamentas "džiaugiasi būsimu Lisabonos sutarties įsigaliojimu". Mūsų pozicija grindžiama elementariausia logika, nes dėl priežasčių, kurias išdėstėme daug kartų, Sutartis turės didelę neigiamą įtaką Europos darbuotojams ir piliečiams, o jos ratifikavimo procesas buvo visiškai nedemokratiškas, todėl galutiniame bendrame balsavime nusprendėme susilaikyti nuo balsavimo.
Bruno Gollnisch
Be abejonės, būtent Lisabonos sutartyje nustatytos biudžetinės procedūros iš tikrųjų paverčia Europos Sąjungą supervalstybe instituciniu požiūriu. Taip yra todėl, kad, nors nacionaliniais mokesčiais paremti valstybių įnašai išliks įnašais į Bendrijos biudžetus, nuo šiol dėl biudžeto bus balsuojama galutinai neatsiklausiant valstybių narių vyriausybių nuomonės.
Tai kelia ypatingą rūpestį kalbant apie žemės ūkio sritį, kurios išlaidos jau nebus laikomos privalomomis ir kuri bus paaukota klientelistiniams šių rūmų įnoriams tenkinti. Be šios pagrindinės problemos, nepriimtina yra primityviai planuoti neatidėliotiną naujų procedūrų taikymą. Šiuo sunkmečio laikotarpiu negalima "žaisti" su Europos mokesčių mokėtojų pinigais sprendžiant politiškai opias problemas. Mums reikia finansinio reglamento ir pagal procedūras derybomis pasiekto tarpinstitucinio susitarimo ir labai gaila, jei tai užtrunka.
Kol tai neatlikta, privalome toliau taikyti galiojančius metodus ir procedūras ir atmesti visus taisomuosius biudžetus arba pervedimus, kurie nėra neatidėliotini.
Cătălin Sorin Ivan
Lisabonos sutarties įsigaliojimas įneš didelių pokyčių daugelyje sričių, tarp jų ir biudžetinės procedūros. Pranešimas, kuriame aptariamas perėjimas nuo vienos, šiuo metu galiojančios, procedūros prie kitos, kuri numatyta naujoje Sutartyje, yra labai naudingas. Būtent todėl manau, kad pritarti derėtų jam visam. Pranešime išdėstytos procedūros gairės palengvins trijų susijusių institucijų veiklą biudžeto srityje, kad biudžetas galėtų būti veiksmingai įgyvendinamas, visų pirma atliekami biudžeto pervedimai. Pranešėjo iniciatyva pateiktas prašymas kaip įmanoma greičiau pritaikyti Finansinį reglamentą atsižvelgiant į naujas Lisabonos sutarties taisykles yra dar viena priemonė, kurios reikia nedelsiant. Be to, būdami tikri, kad joms bus teikiama atitinkama svarba, tikimės, kad pareinamojo laikotarpio procedūros gairės, kurios bus svarstomos per lapkričio 19 d. numatytą su biudžetine procedūra susijusią taikinimo procedūrą, bus priimtos iki antrojo svarstymo Taryboje.
Petru Constantin Luhan
Lisabonos sutartis įneša labai daug pokyčių, įskaitant labai svarbius biudžeto pokyčius, visų pirma išlaidų skirstymo į privalomąsias ir neprivalomąsias panaikinimą. 2010 m. biudžetas priimtas galiojant ankstesnei Sutarčiai, tačiau, kol bus pradėta vykdyti 2011 m. biudžetinprocedūra, institucijoms vis tik reikės įgyvendinti biudžetą, priimti taisomuosius biudžetus ir vykdyti biudžetinę procedūrą 2011 metams iki Lisabonos sutarties įsigaliojimo.
A. Lamassoure pranešime nustatomos ribos ir sąlygos, kurių laikydamasis Europos Parlamentas gali suteikti įgaliojimus tam tikram komitetui vesti derybas per su biudžetine procedūra susijusią taikinimo procedūrą, kuri vyks lapkričio 19 d. Džiaugiuosi šiame pranešime, kuris parengtas per rekordiškai trumpą laiką, pateikta iniciatyva. Taip pat sveikinu Komisiją taip veiksmingai mums pateikus dabartines pereinamojo laikotarpio taisykles.
Andreas Mölzer
Jeigu pažvelgtume į pernelyg didelį taisomųjų biudžetų skaičių, būtų galima susidaryti įspūdį, kad ES bejėgplanuoti. Žinoma, tokia nuomonnebūtų visiškai klaidinga. Tiesiog reikia pagalvoti apie vis tankesnį ES agentūrų tinklą ir jų nuolat augančius biudžetus ir su tuo susijusį galimą kompetencijų ir darbo dubliavimą. Tai taip pat taikoma Europos išorės veiksmų tarnybai, kuri bus įsteigta pagal Lisabonos sutartį ir dėl kurios ES biudžetą reikia suformuoti taip, kad, viena vertus, naujoje sistemoje nebūtų dubliavimo, vietoj to sudarant sąlygas išnaudoti nedubliavimo galimybes, ir kad, kita vertus, nebūtų trukdoma vykdyti Parlamento kontrolę, nebūtų sudaromos kliūtys valstybėms narėms ir nebūtų neutralizuotos nacionalinės kompetencijos sritys. Atsižvelgiant į tai, kad netrukus įsigalios Lisabonos sutartis, šis taisomasis biudžetas yra pernelyg skubotas, nes vis dar atrodo, kad kai kurie klausimai nebuvo išspręsti. Todėl balsavau "prieš".
Elisabeth Morin-Chartier
Balsavau už rezoliuciją dėl mano kolegos Biudžeto komiteto pirmininko A. Lamassoure parengto pranešimo. Šiame pranešime raginama gerbti naujas Europos Parlamento galias įsigaliojus Lisabonos sutarčiai, todėl prašoma laikinai priimti pereinamojo laikotarpio taisykles, kol netaikomos naujos toje pačioje Sutartyje nustatytos biudžeto taisyklės. Pagal naują Sutartį Parlamentui ir Tarybai nustatoma vienoda atsakomybpriimant biudžetą, tai galioja net "privalomosioms" (žemės ūkis ir tarptautiniai susitarimai) išlaidoms, dėl kurių iki šiol sprendimą priimdavo išimtinai valstybės narės. Parlamentas negali naudotis naujomis galiomis, kol nepriimti nauji procedūriniai reglamentai, kurių reikia, kad galėtų būti taikomos naujos Sutarties nuostatos. Šiame pranešime atkreipiamas dėmesys į rūpestį keliančią padėtį, nes nenoriu, kad, kol galės būti taikomos naujos procedūros, Taryba ir Komisija "tęstų ankstesnę politiką". Todėl raginu nedelsiant priimti pereinamojo laikotarpio taisykles ir kitas Tarybos ir Parlamento derybų dėl 2010 m. biudžeto susitikimas galėtų būti proga jas priimti...
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Ordinea lucrărilor
Președinte
A fost distribuită versiunea finală a proiectului de ordine de zi întocmit de Conferința președinților în cadrul reuniunii sale de joi, 18 noiembrie 2009, în conformitate cu articolul 137 din Regulamentul de procedură. Au fost propuse următoarele amendamente:
Luni:
Grupurile politice propun eliminarea de pe ordinea de zi a dezbaterii privind raportul dlui Berlinguer referitor la aspectele de drept civil, drept comercial, dreptul familiei și drept internațional privat ale Planului de acțiune pentru punerea în aplicare a Programului de la Stockholm. În consecință, raportul va fi supus votului direct mâine, marți. Raportul va rămâne. Va exista votare, dar nu și dezbatere. Repet: toate grupurile politice au fost de acord cu această soluție care, prin urmare, a fost adoptată.
(Parlamentul a acceptat cererea)
Marți:
Nu au fost propuse amendamente.
Martin Schulz
(DE) Dle Președinte, pe ordinea de zi de marți există șase rapoarte ale dnei Matera referitoare la mobilizarea Fondului european de ajustare la globalizare în Olanda. Iau cuvântul în această chestiune deoarece consider că modul în care dl Daul a fost atacat în presa olandeză pe această temă nu este corect. La Conferința Președinților, dl Daul a ridicat o problemă discutată de șefii mai multor grupuri, referitoare la o posibilă abandonare a acestor rapoarte, având în vedere dezbaterea bugetului. Aș dori să fac două comentarii în acest sens.
În primul rând, rapoartele respective ar trebui păstrate pe ordinea de zi. Ar trebui de asemenea să le votăm și să transferăm banii respectivi din Fondul european de ajustare la globalizare către Olanda.
În al doilea rând, dl Daul a sugerat acest lucru într-un comentariu făcut la Conferința Președinților. Dacă acest comentariu este preluat de la Conferința Președinților și făcut public fără ca domnia sa să aibă măcar ocazia să răspundă la întrebări și să-l poată explica personal, atunci, ca președinte al unui grup, trebuie să te gândești foarte bine ce poți spune la Conferința Președinților. Acesta este primul aspect.
Celălalt aspect la care doresc să mă refer este faptul că nu Parlamentul European pretinde că banii sunt risipiți. O parte a guvernului olandez - nu totalitatea acestuia - pretinde în mod constant că banii sunt irosiți în Europa și de aceea Europa ar trebui să primească mai puțini bani. Rapoartele dnei Matera arată că, dimpotrivă, banii din acest buget sunt utilizați foarte responsabil și - după părerea mea - pentru proiecte foarte importante în Olanda. În consecință, adoptarea acestor rapoarte ar arăta că toate criticile la care este supus acest buget în Olanda sunt nejustificate.
(Aplauze)
Președinte
Sunt la curent cu această problemă și știu ce a apărut în presa olandeză. Aș dori totuși să vă asigur că votul privind mobilizarea Fondului european de ajustare la globalizare pentru Olanda va avea loc mâine, după cum a fost stabilit. Nu s-a modificat nimic. Votarea va avea loc mâine.
Miercuri:
Am primit o solicitare de la Grupul Confederal al Stângii Unite Europene / Stânga Verde Nordică cu privire la dezbaterea privind situația din Sahara Occidentală, prin care se cere ca votarea propunerilor de rezoluție referitoare la această chestiune să aibă loc în cadrul acestei sesiuni și nu în sesiunea din decembrie, așa cum se intenționează în prezent.
João Ferreira
(PT) Dle Președinte, situația din Sahara Occidentală este destul de gravă pentru ca Parlamentul să amâne adoptarea unei poziții cu privire la acest aspect. Faptele sunt de netăgăduit și sunt vizibile cu ochiul liber. Am văzut imagini ale distrugerii taberelor sahariene și știm că această distrugere s-a soldat cu morți și răniți, și multe persoane care sunt încă dispărute. Știm că un deputat din acest Parlament a fost împiedicat să ajungă la tabere și a fost expulzat de autoritățile marocane și știm că același lucru s-a întâmplat și cu alți membri ai parlamentelor naționale, jurnaliști și membri ai organizațiilor non-guvernamentale (ONG). Știind toate acestea, nu putem ignora situația pur și simplu.
Neadoptarea unei poziții în acest sens ar fi o atitudine de complacere și chiar de complicitate de neînțeles și inacceptabilă și nu ar face decât să submineze demnitatea acestei instituții și valorile pe care pretinde că le apără. Aș dori, prin urmare, să fac un apel la toată lumea pentru a adopta decizia înțeleaptă de a sprijini votarea unei rezoluții cu privire la acest aspect în această ședință votând în favoarea acestei propuneri.
Raül Romeva i Rueda
Dle Președinte, consider că argumentele invocate de Grupul GUE/NGL sunt absolut relevante, importante și necesare, prin urmare voi sprijini această poziție.
Martin Schulz
Dle Președinte, trebuie să-i cer domnului Ferreira să fie atent o clipă. Am discutat acest subiect foarte în detaliu la Conferința Președinților și în timpul pregătirilor pentru Conferința Președinților. În numele grupului meu, aș dori să menționez că suntem foarte îngrijorați de situația din Sahara Occidentală. Dacă imaginile pe care le-am văzut sunt reale, ar trebui să avem în vedere nu doar o dezbatere serioasă, ci și consecințe, dacă este cazul. Ceea ce înseamnă însă că trebuie să procedăm corect. În cazul de față, a proceda în mod corect include discutarea evenimentelor săptămâna aceasta. La solicitarea noastră, ministrul marocan de externe a declarat acum că este pregătit să participe la o reuniune a Comisiei pentru afaceri externe. Nu este obligat să o facă. Ministrul marocan de externe nu este obligat să apară în fața Comisiei pentru afaceri externe a Parlamentului European. Însă, după părerea mea, ar trebui să profităm de faptul că totuși face acest lucru, pentru a-i comunica mai întâi reproșurile noastre, rezoluția urmând a fi adoptată ulterior. Consider că este un mod de a proceda mult mai adecvat, decât să adoptăm o rezoluție acum și abia apoi să ascultăm ceea ce are de spus. Haideți să adoptăm rezoluția în lumina informațiilor și a întrebărilor pe care vom avea ocazia să i le adresăm ministrului marocan de externe în cadrul Comisiei pentru afaceri externe. Personal, consider că este abordarea cea mai adecvată. În plus, până în după-amiaza aceasta a existat consens în cadrul tuturor grupurilor cu privire la acest aspect.
Președinte
Solicitarea a fost sprijinită de majoritate, prin urmare, în conformitate cu propunerea domnului Ferreira, votarea va avea loc săptămâna aceasta.
(Parlamentul a acceptat cererea)
Vă voi furniza datele limită: votul va avea loc joi. Datele limită sunt după cum urmează: propunerile de rezoluție trebuie să fie depuse până mâine, 23 noiembrie, ora 12.00; amendamentele și propunerile comune de rezoluție trebuie depuse până miercuri, 24 noiembrie, ora 12.00 miercuri; amendamentele la propunerile comune de rezoluție - până miercuri, 24 noiembrie, ora 13.00, cu alte cuvinte cu o oră mai târziu. Repet: votul va avea loc joi.
Daniel Cohn-Bendit
(FR) Dle Președinte, aș dori să-i întreb ceva pe colegii mei.
Există o situație de urgență în Tibet și îngrijorare cu privire la intenția Chinei de a impune limba chineză în Tibet. Consider că acest aspect merită o dezbatere în sesiunea plenară în prezența Baronesei Ashton. Dincolo de această situație de urgență, politica adoptată în prezent în Tibet este foarte problematică.
O urgență? De acord. Dacă astfel dorește majoritatea să abordeze această problemă, nu am nimic împotrivă. În ceea ce mă privește și deoarece agenda este destul de clară în decembrie, aș dori să susținem o dezbatere pe marginea acestei probleme și a politicii Uniunii Europene cu privire la China în prezența Baronesei Ashton și să adoptăm o rezoluție în acest sens. Consider că ar fi o abordare mai inteligentă.
Președinte
Vă mulțumesc, dle Cohn-Bendit. Acest lucru poate fi propus și pentru Conferința Președinților. Ca președinte al grupului, puteți propune acest lucru în orice moment, domnule Cohn-Bendit. Vă mulțumesc pentru comentariu.
Joi:
Nu au fost propuse amendamente.
(Ordinea lucrărilor a fost în stabilită)
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Genehmigung des Protokolls der vorangegangenen Sitzung
Der Präsident
Das Protokoll der gestrigen Sitzung liegt Ihnen vor.
Gibt es Einwände?
Miller
Herr Präsident, ich möchte etwas zum Protokoll für den gestrigen Tag und zu einer Sache sagen, die darin nicht erwähnt wird. Ich sprach gestern abend zwei Punkte an. Der eine betraf den erfolgreichen Ablauf der Fußballeuropameisterschaft 2000, der andere die Frage, ob sich Herr Helmer meinen Glückwünschen für Ihre Majestät, Königin Elisabeth II., die die Einführung des Euro im Vereinigten Königreich begrüßt, anschließt. Das kann ich im Protokoll nicht finden. Könnten Sie das bitte ändern?
Haarder
Herr Präsident, sehr viele Mitglieder konnten gestern nicht anwesend sein, weil es Probleme mit den Flugverbindungen gab. Ich darf mitteilen, daß 25 nordische Mitglieder und Dolmetscher zwischen 10 und 20 Stunden benötigt haben, um hierher nach Straßburg zu kommen. Ich hoffe, Sie werden das unserer französischen Präsidentin ausrichten und ihr sagen, daß diese Sitzungen hier in Straßburg eine Dauerbelastung sind. Außerdem möchte ich die Präsidentin bitten, Kontakt mit der Air France aufzunehmen, die jetzt die Fluggesellschaft übernehmen wird, die gestern ihren Flug nach Straßburg abgesagt hat. Sie sollte die Air France zur Aufrechterhaltung und laufenden Bedienung der Strecke auffordern, damit wir nicht immer wieder mit diesen Problemen im Zusammenhang mit unseren Sitzungen zu kämpfen haben. Am besten wäre es natürlich, wenn wir überhaupt nicht nach Straßburg müßten, aber das steht auf einem anderen Blatt, Herr Präsident.
Der Präsident
Herr Haarder, ich nehme Ihre Ausführungen selbstverständlich zur Kenntnis. Meiner Meinung nach haben Sie in Ihren Unterlagen sicherlich auch einen Hinweis darauf gefunden, daß auf Initiative der französischen Regierung eine Untersuchung eingeleitet worden ist. Diese bittet Sie nämlich um Angabe der Schwierigkeiten, die bei der Anreise nach Straßburg per Flugzeug auftreten.
Mir ist bekannt, daß zahlreiche Kollegen gestern Probleme hatten, doch möchte ich klarstellen, daß ich, wenn ich den Vorsitz wahrnehme, nicht Franzose bin, sondern Europäer.
Matikainen-Kallström
Herr Präsident, ich komme noch einmal auf das eben angesprochene Thema zurück, daß es zahlreichen Abgeordneten wegen der schlechten Flugverbindungen nicht möglich war, rechtzeitig hierher zu kommen. Ich selbst war zwar pünktlich hier, habe aber nicht einmal eine Liste gefunden, um mich einzutragen, und ich wünsche daher, daß dies im Protokoll der Sitzung vermerkt wird.
Frahm
Herr Präsident, ich habe den erwähnten Flug gestern auch erlebt und 12 Stunden bis Straßburg gebraucht. Außerdem war es problematisch, überhaupt einen Platz nach Straßburg zu bekommen. Es ist inakzeptabel, daß man als Parlamentsmitglied seine Zeit für Bemühungen verwenden muß, zu seinem Arbeitsplatz zu kommen und Übernachtungsmöglichkeiten zu suchen, anstatt sich der politischen Arbeit oder den Wählern zu Hause zu widmen. Wenn man nicht zu den Glücklichen gehört, die hier in Straßburg ein festes Hotelzimmer haben, dann muß man sich auch jedesmal um eine Unterkunft bemühen, die Anfahrt zum Hotel in der Stadt organisieren usw. Wir brauchen geordnete Verhältnisse, wenn dieses Parlament weiterhin hier arbeiten soll. Ich wende mich an Sie als Franzose - obwohl mir natürlich klar ist, daß Ihre Nationalität nichts mit Ihrer Funktion als Präsident zu tun hat -, weil die EU zur Zeit eine französische Ratspräsidentschaft hat. Meines Wissens liegt es im französischen Interesse, das Parlament in Straßburg zu halten. Ich möchte vorschlagen, daß der französische Präsident über die unmöglichen Arbeitsbedingungen informiert wird, mit denen wir hier leben müssen, weil die Sitzungen des Parlaments in Straßburg stattfinden.
Blak
Herr Präsident, ich möchte nur anmerken, daß ich nach 11 Jahren Mitgliedschaft die französische Luftverkehrsgesellschaft kenne. Deshalb habe ich eine andere gewählt und bin rechtzeitig angekommen.
Seppänen
Herr Präsident, in Sachen Flugverbindungen habe ich Verständnis für unsere dänischen Kollegen. Der gestrige Tag war wirklich katastrophal, ich möchte aber gleichzeitig anmerken, daß ich zu dem Zeitpunkt, als die Probleme der Dänen begannen, bereits seit fünf Stunden in Richtung Straßburg unterwegs war. Ich reise aus einer europäischen Hauptstadt nach Straßburg an, wobei ich den kürzestmöglichen Weg über eine andere europäische Hauptstadt nehme. Die Anreise aus der genannten Hauptstadt nach Straßburg dauerte vierzehn Stunden. Ich habe in sämtlichen Abstimmungen des Parlaments für Straßburg gestimmt und auch für Sitzungen am Freitag. Aber so kann es nicht weitergehen. Mittlerweile beginne ich, meine Einstellung zu ändern und ich spreche mich dafür aus, in Brüssel zu tagen, da man bis dorthin keine vierzehn Stunden braucht.
Der Präsident
Werte Kolleginnen und Kollegen, Ihre Klagen sind völlig gerechtfertigt. Sie werden an die zuständigen Dienststellen weitergeleitet.
Ich stelle fest, daß sich auf meinem Schreibtisch die Anträge auf Wortmeldung häufen. Hoffentlich beziehen sie sich nicht alle auf die Probleme mit den Flugverbindungen nach Straßburg, denn heute vormittag müssen wir noch allerhand abarbeiten.
Evans, Robert
Herr Präsident, mein Beitrag hat nichts mit Flugzeugen zu tun, obwohl ich durchaus über das Fliegen sprechen könnte, wenn Sie das wollen.
Ich beziehe mich teils auf die Geschäftsordnung, teils auf das gestrige Protokoll. Sie werden sich erinnern, daß die ersten dreizehn Punkte der gestrigen Tagesordnung fast eine ganze Stunde in Anspruch genommen haben. Danach hatten wir die Ehre, die Rede des portugiesischen Premierministers zu hören. Als der Premierminister das Wort ergriff, verließ die Hälfte der Abgeordneten den Saal. Mag sein, daß sie andere Termine wahrnehmen mußten, auf jeden Fall ist es äußerst unhöflich, den Saal zu verlassen, wenn ein Premierminister spricht. Ich möchte Sie bitten, den Fraktionen sowie dem Parlament nahezulegen, möglichst keine anderen Besprechungen anzuberaumen, wenn ein Staatsoberhaupt oder ein Premierminister hier im Parlament spricht, um zu verhindern, daß die Abgeordneten einfach den Saal verlassen.
Der Präsident
Ihre Hinweise werden an die Fraktionsvorsitzenden weitergeleitet. In einigen Minuten werden wir feststellen können, ob Ihr Anliegen verstanden worden ist.
Plooij-Van Gorsel
Herr Präsident! Ich wollte Sie kurz darauf hinweisen, wie mit Besuchern in Brüssel verfahren wird. Für Besucher in Brüssel gilt derzeit die Regelung, daß sie eingelassen werden und sich ausweisen müssen, ihre Pässe dann aber am Sicherheitscounter einbehalten werden. Das halte ich für eine eigenartige Verfahrensweise. Weshalb muß denn jemand, der uns besucht, einer unserer Bürger, seinen Paß abgeben? Dieser wird anschließend in einen Behälter abgelegt, und wenn man das Parlament verlassen möchte, muß man eine Viertelstunde warten, bis man seinen Paß zurückerhält. Ich möchte Sie fragen, welchen Grund es dafür gibt. Wenn sich jemand ausgewiesen hat, ist das doch ausreichend. Dann brauchen Paß oder Führerschein doch nicht einbehalten zu werden. Ich möchte Sie ersuchen, Herr Präsident, sicherzustellen, daß für den Zugang zum Parlament in Brüssel einfach wieder so verfahren wird wie vorher, nämlich Aufnahme der Personalien, Ausstellung einer Plakette und dann Einlaß.
Der Präsident
Liebe Kollegin, am einfachsten wäre es, sich mit dem angesprochenen Problem direkt an die Quästoren zu wenden. Ich werde mich selbstverständlich auch darum kümmern.
Katiforis
Herr Präsident, ich möchte das Hohe Haus kurz darauf aufmerksam machen, was sich derzeit in Zypern abspielt. Türkische Militäreinheiten rücken in die neutrale Zone ein und behindern damit die Bewegungen der UN-Truppen. Außerdem ist bei dieser Aktion auch ein griechisches Dorf von der Außenwelt abgeschnitten worden. Nun gehört die Türkei zu den Beitrittskandidaten und sollte deshalb auch durch das Vorgehen der türkischen Zyprer mehr Bereitschaft zeigen, die in Helsinki eingegangenen Verpflichtungen zu erfüllen. Die Situation kann sich gefährlich zuspitzen, und ich bitte das Parlament sowie vor allem die britische Regierung, die Zypern gegenüber besonders in der Pflicht steht, diesbezüglich um Unterstützung.
Giannakou-Koutsikou
Zum gleichen Thema: Bekanntlich steht die dritte Verhandlungsrunde zwischen beiden Gemeinschaften bevor. Obwohl die griechisch-zyprische Seite keineswegs beabsichtigt, den Gesprächen fernzubleiben, rückt die türkisch-zyprische Seite in die neutrale Zone ein und bereitet damit sogar den Vereinten Nationen Schwierigkeiten. Ich möchte das Europäische Parlament bitten, durch seine Präsidentin ein entsprechendes Schreiben an UN-Generalsekretär Kofi Annan zu richten und dabei auch auf die Türkei hinzuweisen, die als Beitrittskandidat die türkisch-zyprische Seite im Grunde zu bestimmten Aktionen anstachelt bzw. diese toleriert.
Die Türkei kann ihren Weg nach Europa nicht fortsetzen, wenn sie weiterhin ein derartiges Verhalten zeigt - diese Botschaft muß das Europäische Parlament übermitteln.
Alyssandrakis
Herr Präsident, auch ich möchte mich zu demselben Problem äußern und den provokativen Akt der Besatzungstruppen auf Zypern verurteilen. Offensichtlich fühlt sich die Türkei durch die Politik, die die Europäische Union ihr gegenüber verfolgt und die sie für ihre Provokationen letzten Endes noch belohnt, in ihrer Dreistigkeit bestärkt. Die jüngsten Äußerungen von Herrn Verheugen zur Rolle der zyprischen Truppen sowie das Herangehen der G7 an das Zypernproblem lassen die Türkei zudem vollends über die Stränge schlagen, und unter diesen Bedingungen haben wir wirklich allen Anlaß zur Besorgnis hinsichtlich der Zukunft Zyperns.
Korakas
Herr Präsident, im Zusammenhang mit diesem Thema möchte ich Sie nur darüber informieren, daß die türkischen Truppen in unmittelbarer Nähe des englischen Stützpunkts auf Zypern 300 Meter in die neutrale Zone vorgerückt sind, und zwar mit dem Segen auch der Engländer. Kollege Alyssandrakis hat ganz richtig gesagt, dies sei Ausdruck der Dreistigkeit, zu der Denktasch und das türkische Regime durch eine Reihe von Ereignissen ermutigt worden sind. Dazu zählen beispielsweise die Schlußfolgerungen von Helsinki, in denen die Invasion und Besetzung von 38 % Zyperns grundsätzlich anerkannt werden, wenn es dort heißt, die Lösung des Zypernproblems stelle keine Voraussetzung für den Beitritt Zyperns zur Europäischen Union dar, oder auch die Erklärung der G7, die aus dem Rahmen der UN-Resolutionen zur Lösung des Zypernproblems ausscheren - und zu den G7 gehören auch Mitgliedsländer der Europäischen Union -, sowie die Äußerungen von Herrn Verheugen, der die Besetzung und Teilung Zyperns faktisch anerkennt, wenn er sagt, es gebe kein Problem und der freie Teil Zyperns werde der Europäischen Union beitreten.
Es stellt sich die Frage: Was unternimmt das Europäische Parlament, damit sich die türkischen Besatzungstruppen unverzüglich aus den 300 Metern zurückziehen, die sie usurpiert und damit nun auch noch unter ihr Besatzungsregime gebracht haben? Was unternimmt das Europäische Parlament letztlich, damit Zypern von den Besatzungstruppen befreit wird?
Camre
Herr Präsident, ich ergreife das Wort zur Situation auf Zypern, da ich der Meinung bin, daß nicht nur unsere griechischen Kollegen auf das seit 1974 bestehende Problem hinweisen sollten. Es ist inakzeptabel, daß ein Land, das sich um die Aufnahme beworben hat und mit dem Vorverhandlungen über den Beitrittsstatus geführt worden sind, ein Gebiet wie jene 40 % von Zypern jetzt schon im 27. Jahr besetzt hält. Ich halte es für entscheidend, daß das Parlament jetzt zu diesem Problem Stellung nimmt und der Türkei klarmacht, daß weitere Übergriffe - in der aktuellen Situation geht es um die Überschreitung der grünen Linie - umgehend die Einstellung aller Verhandlungen mit der Türkei über ihren Beitritt zu dieser Union zur Folge haben werden.
Der Präsident
Ich danke Ihnen, werter Herr Kollege. Doch gestatten Sie mir bitte eine Anmerkung. Als Sitzungspräsident kann man feststellen, daß jedesmal bei der Genehmigung des Protokolls bestimmte Kollegen eine politische Debatte eröffnen wollen. Und wenn die eigentliche politische Aussprache beginnt, verlassen die Kollegen den Saal. Ich glaube, wir müssen uns eines Tages damit befassen, wie wir hier in diesem Haus unsere Aussprachen führen.
(Das Parlament genehmigt das Protokoll.)
Entlastungen 1998
Der Präsident
Nach der Tagesordndung folgt die gemeinsame Aussprache über folgende Berichte:
A5-0190/2000 von Frau Stauner im Namen des Ausschusses für Haushaltskontrolle über die Entlastung der Kommission für die Ausführung des Gesamthaushaltsplans der Europäischen Union für das Haushaltsjahr 1998 (SEK(1999) 412 - C5-0006/1999 - 1999/2050(DEC))
A5-0167/2000) von Frau Rühle im Namen des Ausschusses für Haushaltskontrolle über die Entlastung der Kommission für die Haushaltsführung des sechsten, siebten und achten Europäischen Entwicklungsfonds für das Haushaltsjahr 1998 (KOM(1999) 227 - C5-0003/1999 - 1999/2004(DEC))
A5-0189/2000) von Herrn Kuhne im Namen des Ausschusses für Haushaltskontrolle über die Entlastung für die Ausführung des Gesamthaushaltsplans für das Haushaltsjahr 1998 Einzelplan I - Europäisches Parlament/Anlage Bürgerbeauftragter (SEK(1999) 414 - C5-0008/1999 - 1999/2051(DEC)).
Stauner
Herr Präsident, Frau Kommissarin, sehr geehrte Kolleginnen und Kollegen! Am 6. Juli werden wir im Plenum die Entscheidung über die Entlastung des Gesamthaushalts der Kommission für das Jahr 1998 treffen. Fast ein Jahr nach Arbeitsaufnahme der neuen Kommission Prodi, die mit dem hehren Anspruch angetreten ist, beim Umgang mit dem Geld des europäischen Steuerzahlers null Toleranz bei Betrug zu dulden, kommt dieser Haushaltsentlastung deshalb ein besonderes Gewicht zu.
Die neue Kommission kann erstmals zeigen, wie ernst sie es mit dem Neuanfang nimmt. Die Haushaltsentlastung 1998 wurde vom Parlament am 13. April 2000 aufgeschoben. Gleichzeitig setzte das Parlament 17 Bedingungen, die die Kommission bis zum 15. Mai erfüllen sollte. Diese Bedingungen entsprachen im wesentlichen den Forderungen aus dem Bericht des Rechnungshofs, wie zum Beispiel die Verpflichtung, endlich auf eine positive Zuverlässigkeitserklärung hinzuarbeiten.
Der Rechnungshof hatte für 1998 zum fünften Mal in Folge die Bestätigung verweigert, daß die Kommission sorgfältig und sparsam mit den Finanzmitteln umgegangen ist. Ferner wurden Maßnahmen zur Aufarbeitung und Sanktionierung der drei herausragenden Betrugsfälle Fléchard, ECHO und MED gefordert. Die zögerliche Vorlage von Dokumenten und Informationen durch die Kommission wurde genauso bemängelt wie die mangelnde Transparenz und Unabhängigkeit bei Disziplinarverfahren. Nachdem die Kommission fristgemäß immerhin einen Teil der Bedingungen erfüllt hat und ein personeller Neuanfang durch die Auswechslung des Generalsekretärs der Kommission gemacht war, habe ich in meinem Folgebericht Entlastung beantragt, allerdings der Kommission aufgegeben, die Beträge aus den Fällen Fléchard und ECHO, die zusammen auf rund 17 Mio. Ecu zu beziffern sind, für die EU-Kasse einzuziehen.
Der Fall Fléchard sollte zudem offen gehalten werden, da Ende Mai eine neue Sachlage eingetreten war, insbesondere durch die Stellungnahme des Rechnungshofs. Am 27. Juni 2000 hat der Ausschuß für Haushaltskontrolle mehrheitlich die Forderung nach Rückholung der Gelder abgelehnt. Sollte im Plenum nicht noch eine Veränderung in diesem Punkt gelingen, wofür ich die Unterstützung der Kollegen erbitte, sind diese Beträge für die EU-Kasse verloren.
Ich denke, diese Feststellungen allein müßten genügen, daß die Kommission von sich aus tätig wird, um die Gelder zurückzuholen. Zudem ginge das im Fall Fléchard ganz einfach, denn diese Firma ist anscheinend nach wie vor mit der Kommission gut im Geschäft. Die zuständige Haushaltskommissarin hat am 15. Juni mitgeteilt, daß bis 1996 weitere drei Verträge mit Fléchard abgeschlossen wurden. Meine darüber hinausgehende Frage nach dem Umfang der Gemeinschaftsbeihilfen, die die Firma Fléchard für die Exporte in Drittstaaten erhalten haben soll, hat die Haushaltskommissarin bis jetzt nicht beantwortet.
Ich frage Sie deshalb hier noch einmal, Frau Kommissarin: Stimmt es, daß die Firma Fléchard allein für Exporterstattungen im Jahre 1996 rund 29 Millionen, 1997 rund 105 Millionen und 1998 72 Millionen FF erhalten hat? Wieso haben Sie uns diese Informationen nicht früher gegeben? Fehlt es am Willen zur Kooperation, oder werden Sie von Ihren eigenen Mitarbeitern nicht informiert? Der FAZ habe ich heute morgen entnommen, daß Sie im Fall Fléchard einen Brief an den früheren Haushaltskommissar Schmidhuber geschrieben haben. Ich bin sicher, Sie werden darauf bald eine Antwort bekommen.
Aber, Frau Schreyer, ich hätte schon gerne von Ihnen gewußt und nicht aus der Presse, wann Sie denn auf meine Fragen antworten. Wann bekommen wir von Ihnen die Zahlen, die Sie bereits vor mehr als einem Monat dem Ausschuß für Haushaltskontrolle versprochen haben? Bleiben Sie immer noch bei Ihrer Aussage, daß es seinerzeit keinerlei Anhaltspunkte für eine Verwicklung der Firma Fléchard gegeben hat, obwohl doch Kommissar Schmidhuber damals diese Frage aufgeworfen hat? Haben Sie Ihren Kommissarskollegen, Herrn Lamy, einmal gefragt, warum zu der Sitzung am 7. Januar 1994 in seinem Kabinett kein Vertreter von Kommissar Schmidhuber eingeladen wurde? Ich habe auch Herrn Lamy diese Frage schriftlich gestellt und keine Antwort erhalten.
Frau Schreyer, ich erwarte auch, daß Sie meine Fragen genauso beantworten wie beispielsweise die Fragen der Kollegin Morgan, die, wie ich jetzt gesehen habe, am 23. Juni ausführliche Antworten von Ihnen erhalten hat, oder legen Sie vielleicht unterschiedliche Maßstäbe an bei der Beantwortung von Briefen von Abgeordneten?
Mauern und Abwiegeln, glaube ich, sind keine gute Strategie. Cui bono? fragt sich nicht nur der europäische Bürger zu Recht. Wir erwarten Konsequenz von Ihnen bei der zugesagten Änderung der Disziplinarverfahren und der Umgestaltung der internen Finanzkontrolle. Das darf nicht dazu führen, daß die Finanzkontrolle durch eine Dezentralisierung de facto abgeschafft wird.
Für das Haushaltsjahr 1998 wird der Kommission Entlastung empfohlen. Diese Entlastung sehe ich aber mit einer hohen Verantwortung der Kommission verbunden. Ich kann nur hoffen und an Sie appellieren, daß dieser neue Vertrauensbeweis seitens des Parlaments von Ihnen geschätzt wird!
Rühle
Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Ich empfehle Ihnen heute die Entlastung der Kommission für die Haushaltsführung des sechsten, siebten und achten Europäischen Entwicklungsfonds im Haushaltsjahr 1998. Über diese Entlastung wurde im Vorfeld viel spekuliert. Ich möchte nochmals ausdrücklich festhalten, daß es mir und sicherlich der überwältigenden Mehrheit des Ausschusses für Haushaltskontrolle nie um eine Machtprobe mit der Kommission ging oder darum, die Kommission zu schwächen.
Wir haben immer anerkannt, daß die jetzige Kommission nur bedingt für die Fehler der Vergangenheit verantwortlich gemacht werden kann. Schließlich nahm die jetzige Kommission ihre Arbeit im Sommer 1999 auf, und wir prüfen das Haushaltsjahr 1998. Andererseits ist aber diese Entlastung durchaus als ein Testlauf zu sehen für die Reformbereitschaft und die Reformmöglichkeiten der Kommission. Die Kommission muß auch in den Augen der Öffentlichkeit Gelegenheit erhalten nachzuweisen, daß sie in der Lage ist, schlechtes Management anzugehen und in einer angemessenen Zeitspanne für Abhilfe zu sorgen.
Dem dienten unser Vorschlag zur Vertagung und die Bitte um einen Aktionsplan im April dieses Jahres. Wir warteten auf ein klares Signal für einen Wandel hin zu mehr Verantwortung und zu einem besseren Management, denn die Außenhilfe der EU hat eine große Bedeutung. Rund 55 % der weltweit vergebenen Entwicklungshilfe sind in diesem Bereich angesiedelt. Ich kann nun heute diesen Aktionsplan beurteilen und muß sagen, dieser Aktionsplan und die Zusammenarbeit mit der Kommission nach dem April dieses Jahres beschleunigten die bereits eingeleiteten Reformen innerhalb der Kommission.
Wir stießen im Bereich des Entwicklungsfonds auf eine große Bereitschaft zur Zusammenarbeit seitens der Kommission und der Kommissionsbeamten, und wir können deshalb heute diesem Plenum die Entlastung wirklich ans Herz legen, weil wir denken, daß entsprechende Konsequenzen aus den Fehlern der Vergangenheit gezogen wurden. Dennoch möchte ich noch einmal betonen, daß es richtig war, die Vertagung zu beantragen und zu beschließen.
Auch Kommissare haben inzwischen öffentlich anerkannt, daß es in diesem Bereich zu großen Problemen kam. Am 15. Mai dieses Jahres äußerte beispielsweise Kommissionsmitglied Nielson gegenüber der Financial Times, die Kommissionsmaschinerie sei nie konstruiert gewesen, um Entwicklungshilfe zu leisten. Sie sei konzipiert worden, um Richtlinien und Verordnungen zu produzieren, Handelsverhandlungen zu führen und die politischen Beziehungen zwischen den EU-Staaten zu erleichtern. Für Entwicklungshilfe funktioniere sie nicht.
Am 16. Mai des gleichen Jahres teilte Kommissar Patten dem Plenum mit, momentan würden mehr als 21 Milliarden Euro ausstehender Verpflichtungen anstehen. Das heißt, es gebe eine riesige Lücke zwischen Zahlungsermächtigungen und Zahlungsverpflichtungen. Diese sei eine beschämend hohe Zahl. Die Kommission wolle in diesem Bereich den Delegationen und, wenn möglich, den nationalen Stellen mehr Verantwortung übertragen, damit es zu einem besseren Management komme.
Ich möchte noch einmal betonen, daß ich der Meinung bin, daß unser Aktionsplan genau in diesem Bereich richtig ansetzt, daß dieser Aktionsplan die Möglichkeit schafft, daß wir gemeinsam - Parlament und Kommission - mehr Verantwortung für diesen Bereich übernehmen und dafür sorgen können, daß es zu einem besseren Management kommt. Aber das Parlament muß sich auch der Aufgabe stellen, in den künftigen Haushaltsberatungen von vornherein verantwortlicher vorzugehen, d. h., von vornherein auch eine bessere Planung in diesen Bereichen anzusetzen und seine Verantwortung nicht nur in der Verabschiedung eines Haushaltes und in der späteren Kontrolle des Haushaltsjahres zu sehen.
Wir müssen jetzt genau genommen einen Monitoring-Prozeß in allen Bereichen einleiten, der dafür sorgt, daß es nicht mehr zu solchen Problemen wie im Haushaltsjahr 1998 kommt. Wir gehen davon aus, daß wir dafür gute Voraussetzungen geschaffen haben.
Deshalb möchte ich nochmals betonen, daß wir eine halbjährliche Berichterstattung von seiten der Kommission künftig im Ausschuß für Haushaltskontrolle erwarten - sie wurde uns auch bereits zugesagt - und daß wir aufgrund dieser engen Zusammenarbeit dann auch im Haushaltsjahr 1999 und sicherlich auch im Haushaltsjahr 2000 zu einem vereinfachten Verfahren kommen können und nicht mehr mit dem Druckmittel der Vertagung arbeiten müssen. Dennoch möchte ich für den gesamten Ausschuß für Haushaltskontrolle betonen, daß diese Vertagung ein wichtiger Schritt war, um gemeinsam die Verantwortung für den Haushalt zu übernehmen und gemeinsam klarzumachen, wir wollen die europäischen Institutionen stärken, wir wollen der Steuerzahlerin, dem Steuerzahler klarmachen, daß das Geld auf der europäischen Ebene richtig eingesetzt wird, daß wir verantwortungsbewußt mit den Zahlungen umgehen, daß wir verantwortungsbewußt die Kontrolle der Kommission übernehmen.
Aber, und damit komme ich zum Schluß, ich möchte auch noch einmal deutlich machen, und ich habe damit bereits begonnen, daß die Auseinandersetzung um die Haushaltskontrolle und den Haushalt zu einer Stärkung der europäischen Institutionen führen muß und nicht zu einer gegenseitigen Schwächung. Ich denke deshalb auch, daß der Ausschuß für Haushaltskontrolle sich künftig sehr viel stärker auf die wesentlichen Leitlinien konzentrieren muß und sich nicht so sehr im Detail verstricken darf. Ich denke, daß wir in dieser Hinsicht gemeinsam mit der Kommission gut zusammenarbeiten können.
Kuhne
Herr Präsident, im Gegensatz zur Kommissionsentlastung im April haben wir die Entlastung beim Parlament seinerzeit nicht nur aufgeschoben, sondern wir haben zu den erkannten Defiziten präzise, teilweise mit Terminen verbundene Auflagen erteilt. Damit war für diesen Bericht nur noch die Ziffer 33 des Entschließungsantrags vom April abzuarbeiten, wo wir zusätzliche Informationen eingefordert hatten. Ich sage auch sehr deutlich, daß ich als Berichterstatter im Interesse eines ernsthaften Entlastungsverfahrens dagegen bin, daß Entlastungsberichte dazu genutzt werden, per Fallschirm zusätzliche Wünsche zu erfüllen. Weihnachten ist erst in einem halben Jahr. Deshalb sollten wir uns nur auf die Dinge konzentrieren, die tatsächlich eingefordert wurden. Beide Texte - der Text vom 13. April und der vorliegende - müssen zusammen gelesen werden als Beitrag zur eigenen Reform dieses Parlaments.
Was waren die hauptsächlichen Defizite? Erstens: Eine unakzeptabel hohe Rate von sogenannten Direktverträgen oder in Deutsch "freihändigen Verfahren ", was eine Gefahr für die Administrationskultur bedeutet, weil dann niemand mehr prüft, ob man Dinge nicht auch preiswerter einkaufen kann. Wir stellen fest, daß Schritte eingeleitet wurden, die diesen Zustand hoffentlich bald ändern werden.
Zweitens: Eine unakzeptabel hohe Rate von Verlusten beim Inventar. Gott sei Dank ist nicht alles gestohlen, aber aufgrund eines antiquierten Inventarisierungssystems nicht auffindbar. Es wurden die ersten Schritte mit einem elektronischen Inventarisierungssystem unternommen. Auch hier werden wir bei künftigen Entlastungsverfahren nachfragen, wie dieses Inventarisierungssystem in der Praxis funktioniert.
Drittens: Beförderungen wurden nach nicht gerichtsfesten Kriterien ausgesprochen. Hier hat das Präsidium Schritte eingeleitet, mit denen so etwas in Zukunft vermieden werden soll. Auch hier werden wir sehen, wie die Praxis dieses neuen Verfahrens aussehen wird.
Ich kann feststellen, daß der Generalsekretär des Parlaments wie schon im April alle eingeforderten Auskünfte gegeben hat. Deshalb bin ich, wie schon im April, dafür, die Entlastung zu erteilen. Der Ausschuß für Haushaltskontrolle hat sich dem mit breiter Mehrheit angeschlossen.
In der Ziffer 33 der April-Entschließung zur Entlastung des Parlaments wurde dessen Entlastung verbunden mit dem Bericht des Rechnungshofes über die Finanzen der Fraktionen, obwohl jeder wissen konnte, daß nur die Fraktionen selbst die Verantwortung für ihr Finanzgebaren tragen. Jawohl, es sind öffentliche Gelder, und deshalb muß auch Rechenschaft abgelegt werden. So sehr man die Haltung des Rechnungshofes verstehen kann, der nur mit dem Parlament als Institution kooperiert und daher nicht die Namen einzelner Fraktionen bei bestimmten Defiziten genannt hat, bin ich doch der Meinung, daß wir hier mit dem Rechnungshof diskutieren müssen, um in Zukunft eine andere Regelung zu finden. Ich als Mitglied meiner Fraktion möchte nicht in Haftung genommen werden für das Finanzgebaren anderer Fraktionen. Ich glaube, den Kollegen aus anderen Fraktionen geht es genau so. Deshalb denke ich, daß wir hier mit dem Rechnungshof reden müssen, damit in Zukunft eine lebenspraktischere Berichterstattung erfolgt.
In diesem Zusammenhang war ich dann doch erstaunt, daß es Mißstände gibt, die die Fraktionen nicht länger unter den Teppich kehren dürfen, weil wir sonst insgesamt angesehen werden als die Krähen, die den anderen Krähen kein Auge aushacken. Ich glaube, der Versuch, dies alles aufzuschieben und zu sagen, warten wir noch ein Jahr, bis sich das alles von selbst erledigt, wäre verfehlt. Das Thema würde uns schneller wieder einholen, als wir das alle glauben.
Ich glaube, es ist schon bemerkenswert, daß einige Fraktionen ihre Zusage an das Präsidium, die Berichte von unabhängigen Rechnungsprüfern bekannt zu geben, nicht eingehalten haben. Selbstverständlich, das war nicht vorgeschrieben. Das ist richtig, aber es gab diese Zusage. Um so mehr fiel mir auch noch ins Auge, daß eine Fraktion aus ihren und damit EU-Mitteln eine Stiftung nach luxemburgischen Recht finanziert, die 10,3 Mio. Euro an Aktienvermögen hat. Das luxemburgische Recht ist nicht besonders transparent. Ich glaube, daß wir mit Recht erwarten dürfen, daß solche Dinge abgestellt werden. Besonders pikant war, daß es sich dabei um die Fraktion handelte, die im April nach dem in Deutschland bekannten Prinzip der brutalst möglichen Aufklärung die Vertagung der Entlastung des Parlaments betrieben hat. Ich bin sicher, das haben die nur gemacht, damit wir uns alle intensiv um diese Fragen kümmern können.
Schreyer
Herr Präsident! Sehr geehrte Damen und Herren Abgeordnete! Wir debattieren heute zum zweiten Mal über die Entlastung der Kommission für das Haushaltsjahr 1998. Am 13. April hatte das Parlament mit Mehrheit entschieden, die Entlastung zu vertagen und von der Kommission weitere Berichte und Auskünfte anzufordern. Die Kommission ist selbstverständlich den Wünschen des Parlaments nachgekommen und hat mit Datum vom 11. Mai unter anderem folgendes übermittelt: den Bericht des Finanzkontrolleurs über die Korrekturen bei der Ex-ante-Kontrolle, einen Bericht über die Konsequenzen, die aus dem Untersuchungsausschuß über das Zollsystem gezogen wurden, einen Bericht und Überblick im Zusammenhang mit den Verträgen von wissenschaftlichen Besuchern, einen Bericht über Zahl und Ergebnis von Disziplinarverfahren seit dem Jahr 1998, die im Zusammenhang mit finanziellen Unregelmäßigkeiten standen.
Die Kommission hat mitgeteilt, daß sie bestimmte Maßnahmen ergriffen hat, unter anderem auch mit Hilfe von OLAF, und daß sie bestimmte Aktionspläne verbindlich aufgestellt und die ersten Schritte eingeleitet hat, so zum Beispiel auch für die Ausführung des Europäischen Entwicklungsfonds. Der Rechnungshof hatte der Kommission zwar für die Ausführung eine, wenn auch eingeschränkte, Zuverlässigkeitserklärung erteilt. Der Ausschuß für Haushaltskontrolle und insbesondere die Berichterstatterin, Frau Rühle, waren damit aber nicht zufrieden, sondern haben weitere Schritte zur Verbesserung des Ergebnisses gewünscht und angemahnt. Ich kann uneingeschränkt sagen, daß der Aktionsplan, der nicht nur auf Anregung des Parlaments, sondern wirklich in Zusammenarbeit mit dem Parlament erstellt wurde, geeignet ist, die Transparenz und die Effizienz der Außenhilfe zu erhöhen. Ich darf mich für die Zusammenarbeit insbesondere bei denjenigen bedanken, die jetzt gerade auch mit diesem Thema beschäftigt waren, und die Zusage bekräftigen, daß die Kommission halbjährlich über die Umsetzung des Aktionsplans berichten wird.
Der Europäische Rechnungshof hatte in seinem Bericht über die Ausführung des Haushalts 1998 der Kommission eine Zuverlässigkeitserklärung erteilt für die Einnahmeseite des Haushalts, auch für die Handhabung der Verpflichtungsermächtigung, nicht jedoch für die Ausführung der Zahlungen aus dem Haushalt. Die Anzahl der beim Haushaltsvollzug gemachten Fehler ist zu hoch. Diese Position des Rechnungshofes und des Parlaments teilen die Kommission und insbesondere ich als Haushaltskommissarin uneingeschränkt.
Deshalb hat die Kommission bereits eine Anzahl von Maßnahmen ergriffen bzw. beschlossen, um den Haushaltsvollzug zu verbessern und Fehler zu reduzieren, Fehler zu vermeiden. Das erfordert zum einen Prävention. Eine solche Fehlerprävention ist - um nur ein Beispiel zu nennen - die Maßnahme, die Anzahl der Ausschreibungen und Vergabeverfahren für die außenpolitischen Hilfen - sei es jetzt das PHARE-, das MEDA- oder andere Programme - von bisher sage und schreibe 80 verschiedenen Verfahren nun auf 40 zu reduzieren. Fehlerreduktion erfordert auch bessere Kontrolle. Dem dient ein großer Teil der Verwaltungsreform der Kommission. Zukünftig werden die einzelnen Verwaltungen, die konkret europapolitisches Geld ausgeben, mehr Personal für die Kontrolle zur Verfügung haben und auch die Kontrollsysteme in den Mitgliedstaaten besser prüfen können.
Zur Fehlerreduktion gehört auch, wirksame Sanktionsmaßnahmen, finanzielle Rückforderungen und, soweit ein bewußter Verstoß gegen Dienstrecht vorliegt, entsprechende Disziplinarverfahren vorzusehen. Ich darf hier nochmals darauf hinweisen, daß mein Kollege Kinnock zur Reform des Disziplinarverfahrens noch vor der Sommerpause einen Entwurf vorlegen wird.
Im vorliegenden Bericht wird die derzeitige Finanzkontrolle kritisiert, weil die Ex-ante-Kontrolle keine Zahlungsersuchen abgelehnt habe. Das ist aber kein Indikator für das Funktionieren oder Nichtfunktionieren der Finanzkontrolle. Ich möchte noch einmal darauf hinweisen, daß auch der Rechnungshof gesagt hat, die Fehler, die von ihm aufgedeckt werden, können ex ante nicht festgestellt werden, und die Kommission zieht daraus die Schlußfolgerung: Wir müssen den Bereich der Ex-post-Kontrolle wesentlich verstärken - auch durch die Einrichtung eines unabhängigen eigenständigen Revisionsdienstes.
Nicht nur die Verbesserung des Finanzmanagements, die Vermeidung von Fehlern, die Vermeidung von Verzögerungen beispielsweise und die Verbesserung der Effizienz des Einsatzes knapper Mittel gehören zu den Prioritäten der Kommission, sondern auch ausdrücklich die Betrugsbekämpfung.
Das bezieht sich auf die Zukunft, und es bezieht sich auf die Vergangenheit. Ich sage es hier nochmals: Die Kommission hat nichts zu verbergen, und ich gehe deshalb auch auf die Fragen ein, die hier zum Fall Fléchard gestellt wurden. Die Entscheidung der Kommissionsdienststellen im Jahre 1994, also vor sechs Jahren, sind vom Rechnungshof nochmals geprüft worden. Die Kommission hatte sich dafür eingesetzt, daß der Bericht und die Antwort der Kommission, die auch die Chronologie der Ereignisse umfaßt, nicht geheimgehalten, nicht vertraulich gehalten, sondern offiziell verfügbar gemacht wird, und sie ist jetzt auch im Internet abrufbar.
In der Debatte zwischen dem Rechnungshof und der Kommission ist aber weiterhin die Frage umstritten, ob die Kommission das Recht oder vielleicht sogar die Pflicht hatte, bei der Festsetzung von Finanzsanktionen den Verhältnismäßigkeitsgrundsatz anzuwenden. Die jetzige Kommission vertritt den Standpunkt, daß dieses Recht besteht. Während der Rechnungshof die Auffassung vertritt, daß nur die Gerichte den Verhältnismäßigkeitsgrundsatz anwenden können, sind wir der Ansicht, daß dies ein allgemeiner Verwaltungsgrundsatz ist. Das war auch der Standpunkt der damaligen Kommission, und ich darf zu dem Fall Fléchard den damals für Haushalt und Finanzkontrolle zuständigen Kommissar, Herrn Schmidhuber, zitieren. Er schreibt: "Dies schließt auch nach Auffassung des Finanzkontrolleurs nicht aus, im Hinblick auf den Verhältnismäßigkeitsgrundsatz eine vermittelnde Lösung zu finden ". Also hier stimmen auch die Positionen überein, und gleichzeitig hat die Kommission auch ihrerseits dargelegt, daß es wünschenswert gewesen wäre, zum damaligen Zeitpunkt genauer zu recherchieren, warum es zu der Fehlleitung der exportierten Butter nicht zu ihrem Bestimmungsort in Rußland, sondern zu einem Verkauf in Polen gekommen ist. Hinsichtlich der Frage der Rückforderung darf ich aber auch noch einmal auf folgendes hinweisen: Es war ein Gerichtsverfahren vor dem Irish High Court anhängig, und es hat einen Vergleich, einen rechtskräftigen Vergleich vor dem Irish High Court gegeben, und das ist natürlich eine Maßnahme, die auch die jetzige Kommission bindet.
Bei der aktuellen Bekämpfung von Betrug bzw. der Aufklärung von Fällen aus früheren Jahren hat die Kommission Grundsätze und Regeln der Rechtsstaatlichkeit zu wahren. Das bezieht sich auch auf Informationsfragen. Wenn OLAF gebeten wird, in einem Ermittlungsverfahren, das auf der nationalen, staatlichen Ebene stattfindet, zu einem bestimmten Zeitpunkt Informationen aufgrund des Untersuchungsgeheimnisses weiterzugeben, dann ist das für OLAF eine bindende Rechtsgrundlage. Das gilt für den Direktor von OLAF wie für die Kommission. Ich möchte in diesem Zusammenhang nochmals darauf hinweisen, daß OLAF in dem Bereich der Ermittlungen unabhängig ist, und gerade dieses Haus hat auch bei der Abfassung der entsprechenden Rechtsgrundlage darauf bestanden. Das heißt, daß OLAF auch hinsichtlich der Berichterstattung unabhängig ist, und daß die Frage, ob Informationen von OLAF, vom Direktor in völliger Verantwortung für seinen Bereich, herausgegeben werden können, zu beantworten ist.
Hinsichtlich der Frage, ob es weitere Verträge mit der Firma Fléchard gegeben hat, habe ich dem Ausschuß die Auskunft gegeben, daß die Kommission ihrerseits sagen kann, im Bereich der Ausschreibungsverfahren hat es weitere Verträge gegeben, und bezüglich der Frage, ob Exportverträge auf der nationalstaatlichen Ebene geschlossen oder Exportgeschäfte getätigt wurden, weise ich darauf hin, daß die Zahlung an individuelle Empfänger im ganzen Agrarbereich nur auf der Ebene der Mitgliedstaaten verfügbar ist. Dies folgt aus der Tatsache, daß die Zahlstellen für die Auszahlung verantwortlich sind. Die Kommission kann dann entsprechend einer Verordnung den Zugang zu den Daten beantragen, und von seiten der Kommission kann recherchiert werden, welche Zahlung an welchen Empfänger gegangen ist.
Ich muß aber auch darauf hinweisen, daß die Verordnung Nr. 2390/1999 besagt, daß die Kommission die Vertraulichkeit und Sicherheit der von den Mitgliedstaaten übermittelten elektronischen Daten gewährleistet. Die Kommission ist gerne bereit, wenn es der Ausschuß beschließt, die Mitgliedstaaten um eine entsprechende Antwort, um eine entsprechende Erlaubnis zur Weitergabe von Daten zu bitten.
Ich möchte darauf hinweisen, daß diese Grundsätze hinsichtlich der Informationsweitergabe auch in dem Abkommen zwischen dem Parlament und der Kommission über die Informationsvermittlung enthalten sind. Dieses Abkommen sollte diesen wichtigen Bereich der Beziehungen zwischen Parlament und Kommission auf eine klare Grundlage stellen und somit auch eine gute Grundlage für die Verfahren im Entlastungsprozeß sein. Ich möchte mich bedanken bei den Mitgliedern des Haushaltskontrollausschusses, die sehr intensiv nicht nur an dem Bericht, sondern an den Ergebnissen, den Beurteilungen, Beobachtungen und vor allen Dingen an den vielen Verbesserungsvorschlägen und Aufforderungen mitgewirkt haben. Die Kommission wird die konkreten Maßnahmen des vorgelegten Aktionsplans, die umfassenden Schritte der Kommissionsreform mit der Einrichtung des unabhängigen Audit-Dienstes, mit einer konsequenten Umsetzung der Audit-Empfehlung verwirklichen. Sie wird die Reform des Disziplinarverfahrens, den personellen und operativen Aufbau von OLAF, die Strategie zur Betrugsbekämpfung mit einer umfassenden Gesetzgebung und einer stringenten und verstärkten Kooperation mit den Mitgliedstaaten und anderen Staaten konsequent umsetzen, mit dem klaren Ziel, in Zusammenarbeit vor allen Dingen mit dem Europäischen Parlament und den anderen europäischen Institutionen das Vertrauen der Bevölkerung in einen guten Umgang mit den europäischen Mitteln wiederherzustellen.
Poettering
Herr Präsident, ich möchte mich zu der - wie ich finde - in bezug auf einige Bemerkungen skandalösen Rede des Kollegen Kuhne äußern. Er hat seinen Beitrag als Berichterstatter des Europäischen Parlaments zu einer Polemik genutzt. Weil ich nicht in eine Polemik eintreten möchte, möchte ich den Kollegen Kuhne gar nicht daran erinnern, daß seine europäische Partei eine Vielzahl von Mitarbeiterinnen und Mitarbeitern durch die eigene Fraktion bezahlen läßt. Ich will das nicht vertiefen, aber er hätte es erwähnen sollen.
Warum ich um das Wort gebeten habe, ist folgendes: Herr Präsident, ich fordere Sie auf und bitte Sie, durch das Präsidium des Europäischen Parlaments klären zu lassen, inwieweit ein Berichterstatter dieses Europäischen Parlaments persönliche Polemik in seine Berichterstattung einfließen lassen darf. Ich halte dies für unverantwortlich, und wenn wir hier einen gemeinsamen Stil aufrechterhalten wollen, und wenn wir Mißstände, die wir auch in unseren Fraktionen haben, beseitigen wollen, wofür ich nachdrücklich eintrete, dann bedarf dieses eines Stils und der Atmosphäre der Kooperation und nicht einer solchen Polemik, wie der Kollege Kuhne sie gerade betrieben hat! Ich bitte Sie, dafür zu sorgen, daß das Präsidium des Parlaments sich mit dieser Frage befaßt.
(Beifall von rechts)
Der Präsident
Ich verstehe Ihre Besorgnis, Herr Poettering, doch möchte ich keine Polemik eröffnen und hoffe, daß auch Ihre Anmerkungen nicht zum Anlaß für eine Polemik dienen.
Morgan
Herr Präsident, eine Bemerkung zur Anwendung der Geschäftsordnung. Ich möchte darauf hinweisen, daß es die PPE war, die darauf bestand, daß wir uns im Rahmen dieses Berichts mit der Parteienfinanzierung beschäftigen. Die PPE und Sie, Herr Elles, haben darauf bestanden. Wir haben dieser Bitte entsprochen. Sie haben darauf bestanden, und wir haben Ihrem Wunsch entsprochen.
Thielemans
Herr Präsident, ich werde versuchen, in den zwei mir zustehenden Minuten mein Bestes zu geben.
Zunächst möchte ich im Namen des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten, Menschenrechte, gemeinsame Sicherheit und Verteidigungspolitik feststellen, daß es im Zusammenhang mit dem Bericht, der uns zur Stellungnahme vorliegt, eine recht beachtliche Entwicklung gegeben hat. Ich möchte daran erinnern, daß der Ausschuß für auswärtige Angelegenheiten im wesentlichen die Auffassung vertrat, daß es erforderlich sei, sich entschlossen auf die Zukunft zu orientieren, die Voraussetzung für eine ausführbare Politik zu schaffen und vor allem auch uns, dem Parlament, reale Möglichkeiten einzuräumen, das zu kontrollieren, was im Namen der Kommission vor allem hinsichtlich der von uns debattierten Ausgaben geschieht.
Wir haben feststellen können, daß die Erklärung von Herrn Prodi tatsächlich sehr positiv in dieser Hinsicht ist, denn er hat ja angekündigt, daß die Zusammenarbeit mit dem Parlament auf neue Weise erfolgen soll. Mit der Zeit hat es sich erwiesen, daß diese neue Zusammenarbeit in der Tat erfolgt. So sind die Kommissionsmitglieder zahlreich und bereitwillig zur Beantwortung unserer Fragen in die Ausschüsse gekommen, insbesondere den Ausschuß für auswärtige Angelegenheiten.
Wir haben ebenfalls die Meinung vertreten, daß es für einen Ausschuß wenig angebracht wäre, die gegenwärtige Kommission für die Haltung der vorangegangenen Kommissionen verantwortlich zu machen. Es ist hingegen völlig klar, daß wir weiterhin die Forderung vertreten, daß die jetzigen Kommissionsmitglieder ein Höchstmaß an Transparenz gegenüber dem Parlament an den Tag legen müssen. Das ist meiner Meinung nach das Wesentlichste, und meiner Meinung nach ist dies auch der Fall.
Des weiteren möchte ich festhalten, daß wir in unserem Ausschuß der Auffassung sind, daß die Kontrolle der als OLAF bezeichneten Einrichtung eindeutig in die Hände des Parlaments gehört, denn diese ist in der Tat eines der wesentlichen Instrumente, die wir in der Zukunft weiter entwickeln können.
Unabhängig davon bin ich der Meinung, daß aus unseren Arbeiten hervorgehen muß - und das war ebenfalls die Auffassung eine ganzen Reihe meiner Kollegen, auch mit anderen politischen Überzeugungen -, daß wir künftig ein Höchstmaß tun, um zu kontrollieren, was geschieht, und daß wir andererseits von dieser Kommission grundsätzliche Offenheit uns gegenüber fordern.
Van den Berg
Herr Präsident! Im Namen des Ausschusses für Entwicklung und Zusammenarbeit möchte ich noch eine Bemerkung machen und sodann im Namen der Sozialistischen Fraktion eine Gesamtbetrachtung anstellen.
Bezüglich des Entwicklungsfonds hatten wir mit der Kollegin Rühle eine sehr gute Zusammenarbeit. Der Ausschuß für Haushaltskontrolle und der Ausschuß für Entwicklung und Zusammenarbeit sind ursprünglich weitgehend separat und nach unterschiedlichen Gesichtspunkten vorgegangen. Später haben wir uns zusammengetan und konnten im Rahmen des Aktionsplans gemeinsam mit der Kommission eine gewisse Regelung treffen. Den Hintergrund bildet selbstverständlich eine überaus ernste Situation, die auch niemandem so einfach angelastet werden kann. Für den Entwicklungsfonds, und generell für den Entwicklungsbereich, haben wir faktisch einen Haushaltsplan, in dem keine präzisen Ziele vorgegeben sind, in dem kein ausreichendes Personal für entscheidende Tätigkeitsbereiche vorgesehen ist, in denen sich in der Folge erhebliche Rückstände ergeben und es bei dem anschließend praktizierten Kontrollverfahren mehr um die Sorge geht, eine Unterschrift zu leisten, als um die Frage, ob tatsächlich Ergebnisse erzielt werden, das heißt, um eine Verpflichtung, tätig zu werden und etwas vorzuweisen.
Wir stehen meines Erachtens vor einer Kulturrevolution, vor einer Wende. Das bedeutet, im Haushaltsplan 2001 müssen die Beträge eingesetzt werden, die für klare Ziele in den Bereichen Bildung und Gesundheitswesen bestimmt sind. Beträge, für die ausreichendes Personal vorhanden ist. Beträge, hinsichtlich derer anschließend kontrolliert werden kann, ob damit auch tatsächlich Erfolge erzielt worden sind. Dies erfordert die Übertragung von Verantwortung, kurzum einen neugestalteten, effizienten Haushalt, verbunden mit einem modernen Konzept für die Haushaltsführung auf dem Gebiet der Entwicklungspolitik.
So sehe ich den Aktionsplan. So sehe ich unser gemeinsames Handeln. Ich betrachte es als etwas, was wir mit der Kommission gemeinsam haben. Es ist höchst erfreulich, daß wir gleichsam ein Kapitel der Besorgtheit und der Unterschriftenkultur nunmehr abschließen können. Ich weiß, wieviel hochmotivierte Beamte es bei der Kommission gibt, die jetzt die Möglichkeit erhalten, auch wirklich etwas auf dem Gebiet zu leisten, um das wir gemeinsam so sehr bemüht sind, nämlich Menschen, die unter schwierigen Verhältnissen leben - jeder fünfte hat nach wie vor keinen Zugang zu sauberem Trinkwasser oder zur Grundbildung -, größere Chancen für ein würdiges Dasein zu bieten. Dazu möchten wir in Europa durch finanzielle Hilfe einen wesentlichen Beitrag leisten. Das heißt nun, auch wir müssen in den nächsten Monaten diese Wende tatsächlich vollziehen.
Ich komme nun zu den allgemeineren Betrachtungen. Bei all den Diskussionen, die wir heute führen, geht es um die Entlastung für das Haushaltsjahr 1998. Für die Sozialistische Fraktion geht es dabei auch um das umfassendere Ziel, das Angstkapitel zu schließen und auf ein neues Kapitel hinzuarbeiten, bei dem wir als Kommission und als Europäisches Parlament gemeinsam Verantwortung übernehmen. In bezug auf diese gemeinsame Verantwortung sind die Kinnock-Reformen bzw. die allgemeinen internen Reformen von wesentlicher Bedeutung. Wenn es uns nämlich nicht gelingt, ein neues Finanzkontrollsystem und ein Activity Based Budgeting aufzubauen, und wenn wir nicht in der Lage sind, ausreichendes Personal den Bereichen zuzuweisen, in denen mehr Humanressourcen erforderlich sind, dann produzieren wir nur Papier, dann bringen wir mehr Papier in Umlauf, einschließlich mehr Kontrollen, während letztendlich nicht die entsprechenden Ergebnisse erzielt werden. Und danach wird der europäische Bürger Sie als Kommission und uns als Parlament letzten Endes beurteilen. Ich würde es in höchstem Maße begrüßen, wenn wir die hier genannten Zielsetzungen im Haushaltsplan 2001 verankern und gleichsam auf einen neuen Weg bringen könnten. Ich wünsche der Kommission dabei im voraus viel Erfolg.
Morgan
Herr Präsident, ich beschränke mich bei meinen Ausführungen auf die allgemeine Entlastung der Kommission für das Jahr 1998. Die Diskussionen dazu wurden von Anfang an sehr politisch und sehr kontrovers geführt.
Mir ist, als hätten wir einige Runden Boxkampf hinter uns, aber letztlich war der gesamte Ausschuß einschließlich der Berichterstatterin der Meinung, daß die Entlastung erteilt werden sollte. Anstatt den hysterischen und überzogenen Bericht der Berichterstatterin zu unterstützen, dem es, um der Wahrheit die Ehre zu geben, an Originalität, Zielstrebigkeit und konstruktiven richtungweisenden Vorschlägen fehlte, beschloß der Ausschuß im März einen Aufschub der Entlastung und legte siebzehn eindeutige Bedingungen fest, die von der Kommission innerhalb weniger Monate zu erfüllen waren. Es freut uns, daß die Berichterstatterin ihren Fehler einsah und sich unserem Denkansatz anschloß. Die erste Runde ging an uns, die Allianz gegen die PPE.
Dann versuchte es die Berichterstatterin mit einem schnellen linken Haken, indem sie eine aufsehenerregende Begründung vorlegte. Sie verlor. Runde Zwei an die Anti-PPE-Allianz. Auf die meisten der von uns im März vorgegebenen Punkte reagierte die Kommission konstruktiv. Der nächste Bericht Stauner war im selben hysterischen Ton verfaßt wie der erste. Diesmal allerdings waren wir vorbereitet. Auch Runde Drei ging an die Anti-PPE-Allianz. Wir dachten, das war's dann, aber nein, der Schlagabtausch ging mit einer neuen Begründung weiter. Diese Runde ist noch nicht entschieden, aber wir gehen mit Zuversicht in die letzte K.-o.-Runde, und wir sind auch sehr zuversichtlich, was das Ergebnis am Donnerstag betrifft.
Bleibt lediglich die Frage, wieso der Bericht noch immer ihren Namen trägt. Wir wissen doch alle, daß die Kommission das Klassenziel noch lange nicht erreicht hat. Es war richtig, daß der Rechnungshof die Ausgaben der Kommission für das Jahr 1998 nicht bestätigt hat, wir sind jedoch jetzt bereit, im Zweifelsfall zugunsten der Kommission zu entscheiden. Wir glauben, daß die Reformbemühungen ernst gemeint sind und daß die Kommission Zeit braucht, um die erforderlichen Veränderungen vorzunehmen. Wir werden die Sache im Auge behalten und dafür sorgen, daß die Kommission ihre Versprechen einlöst. Das Versprechen, die Fehlerzahl zu senken, ist ein sehr wichtiges Versprechen, das jedoch nicht gehalten werden kann, wenn es am Engagement und den dafür erforderlichen Ressourcen mangelt.
Frau Schreyer, können Sie uns die Zusage geben, daß es in den mit einem hohen Risiko behafteten Bereichen Landwirtschaft, Strukturfonds und Forschung mehr und nicht wie im Jahr 1998 weniger Kontrollen geben wird? Ist vorgesehen, wesentlich mehr Mittel für die Rechnungsprüfung in den GD in Zusammenarbeit mit dem Innenrevisionsdienst bereitzustellen? Können Sie uns bitte die entsprechenden Zahlen nennen?
Wie Sie wissen, Frau Schreyer, waren wir unter anderem mit Ihren Antworten in bezug auf die Lehren, die aus dem Fall Fléchard gezogen wurden, nicht zufrieden. Im Gegensatz zu Frau Stauner wissen wir vom Rechnungshof, daß wir das Geld nicht zurückbekommen können. Würden Sie sich dennoch verpflichten, mit unserem internen Untersuchungsausschuß zusammenzuarbeiten und die von uns angeforderten Informationen bereitzustellen?
Schließlich möchte ich noch meine Hoffnung zum Ausdruck bringen, daß wir endlich aufhören, uns in unserem Ausschuß gegenseitig zu bekämpfen, und uns statt dessen auf die Betrugsbekämpfung konzentrieren.
Van Hulten
Herr Präsident, ich habe eine Frage zur Geschäftsordnung. Ist es üblich, dem Sprecher einer Fraktion, der nicht zur Debatte erscheint, zu einem späteren Zeitpunkt Redezeit einzuräumen? Ich meine, daß man einen Sprecher, dem es zuviel Mühe macht, während der gesamten Debatte anwesend zu sein und pünktlich zu seiner Redezeit zu erscheinen, überhaupt nicht reden lassen sollte.
Der Präsident
Dies steht im Ermessen des Vorsitzes, sehr geehrter Herr Abgeordneter. Meiner Meinung nach hat sich Herr Pomés Ruiz um mehrere Sekunden verspätet. Mit den Fahrstühlen hier in Straßburg ist es manchmal nicht einfach, pünktlich zu erscheinen. Wenn Sie nichts dagegen haben, werde ich ihm daher unverzüglich das Wort erteilen.
Pomés Ruiz
Herr Präsident! Vielen Dank für Ihr Entgegenkommen und Dank auch für die Freundlichkeit und das Verständnis meines Kollegen.
Ich möchte nicht mit dem wichtigeren Bericht anfangen, sondern zuerst auf einige Bemerkungen von Herrn Kuhne eingehen, die ich für wirklich verfehlt halte.
Derzeit haben die Fraktionen - Sie wissen das - keine echte Regelung. Und meine Fraktion richtet sich, wie praktisch alle, nach den bestehenden Regelungen.
Ihre Fraktion hat, wie alle anderen auch, ihre eigene Form, ihre Finanzen zu organisieren. Fünfzehn Büros dieses Parlaments sind der Sozialdemokratischen Partei Europas zugeteilt, und eine große Zahl von Beamten, bezahlt von der öffentlichen Hand, widmen sich ausschließlich den einer politischen Partei eigenen Aufgaben.
Andere Fraktionen ziehen es vor, ihre Büros außerhalb des Parlaments und ihre eigenen Beamten zu haben und völlig legale Finanzierungsformeln anzuwenden.
Zu einem Zeitpunkt, da wir ein Parteienstatut fordern - denn Europa braucht nicht nur europäische Fraktionen, sondern auch europäische Parteien -, zu einem Zeitpunkt, da eine gewisse Harmonie zwischen allen Fraktionen herrscht, halte ich die in seinem Bericht erwähnten Anspielungen auf - wie der Vorsitzende unserer Fraktion, Herr Poettering, ganz richtig sagte - sonderbare Dinge für verfehlt.
Herr Kuhne, Sie wissen, daß das so nicht stimmt. Richtig ist, daß eine Regelung fehlt. Meine Fraktion wird, wie alle anderen auch, die Vorschriften einhalten und Auskünfte erteilen, wenn dies zweckdienlich ist. Aber sofern es ihr freisteht, verwaltet jede Fraktion ihre Finanzen, wie sie es für richtig hält.
Ich möchte die Arbeit meiner Kollegin Stauner an ihrem äußerst wichtigen Bericht hervorheben, aber gestatten Sie mir den kurzen Hinweis, daß es nicht in unserer Absicht liegt, die neue Kommission zu schwächen, in die wir so große Hoffnung gesetzt haben, ebenso wie in die Person des für Haushalt und Haushaltskontrolle zuständigen Kommissionsmitglieds, Frau Schreyer.
Wir analysieren jetzt ein Wirtschaftsjahr der vorherigen Kommission, und wir haben die jetzige Kommission aufgefordert, jene Angelegenheiten mit Sorgfalt zu behandeln, die noch von der vorigen Kommission anhängig sind. Der Beweis für unsere grundsätzliche Zufriedenheit mit ihrer Arbeit wird sein, daß wir, natürlich mit Vorbehalten, die Entlastung für das Wirtschaftsjahr 1998 vorschlagen.
Wir glauben, daß die Kommission die Zeit nutzt. Natürlich benötigt sie anfangs mehr Zeit, wir erwarten jedoch, daß die übrigen Entscheidungen schneller getroffen werden. Wir erwarten auch, daß die interinstitutionelle Vereinbarung, die endlich zustande gekommen ist, zur Verbesserung unserer Beziehungen, zur gegenseitigen Unterstützung und einem zügigeren Aufbau Europas beiträgt.
Wir haben auch den Eindruck, daß die Kommission voll und ganz vom Prozeß der - für mich und andere Abgeordneten wenig ehrgeizigen - Verwaltungsreform in Anspruch genommen ist: Es mangelt an Entscheidungen, es gibt Fragen, die dabei nicht berührt werden. Dabei liegt dies nicht in ihrem unmittelbaren Zuständigkeitsbereich, aber sie kennt ja unseren Standpunkt, daß viele Mittel durch Passivität, durch mangelnde Motivation der Beamten und durch den fehlenden Willen zur Übernahme von Verantwortung verlorengehen, weil man zu sehr damit beschäftigt ist, die Fehler zu kontrollieren und sich um die eigene Karriere zu kümmern.
Lassen Sie mich abschließend sagen, daß wir der Entlastung, um die es in den drei Berichten geht, zustimmen.
Mulder
Herr Präsident! Frau Kommissarin Schreyer hat im ersten Jahr ihres Auftretens vor unserem Hohen Hause meines Erachtens bereits erkannt, daß es sich hier um ein Parlament handelt, dem Rechnung zu tragen ist. Ich kann ihr versichern, daß dies auch in den nächsten vier bis fünf Jahren der Fall sein wird. Ich kann nur sagen, daß sie sich bei sämtlichen bisherigen Diskussionen als eine würdige Opponentin erwiesen hat.
Hinsichtlich des Berichts von Frau Stauner besteht für die Liberale Fraktion der Kernpunkt des darin enthaltenen Entschließungsantrags zur Entlastung darin, daß bisher noch immer keine positive Zuverlässigkeitserklärung abgegeben werden konnte. Die Fehlerquote ist nach wie vor zu hoch, und wir sollten eindeutig an der in der Entschließung genannten Forderung an die Kommission festhalten, nämlich spätestens für das Haushaltsjahr 2003 eine positive Zuverlässigkeitserklärung zu erreichen. Es müssen Zwischenziele mit klaren Fristen formuliert werden, und es wäre nützlich, die Kommission würde in den internen wie in den externen Politikbereichen genau die Haushaltskategorien angeben, in denen sie wesentlich niedrigere Fehlerquoten anstrebt, soweit dies möglich ist.
Ein weiterer wichtiger Punkt. Unlängst haben wir festgestellt, daß nicht nur bei der Europäischen Kommission selbst, sondern überall in der Europäischen Union Archive plötzlich verschwinden. Wir haben gehört, die Kommission werde gegen Ende des Jahres ein Archivierungssystem einrichten, mit dem sich die Fehler der Vergangenheit - und wir denken vor allem an die Butterexporte in die ehemalige UdSSR - in Zukunft vermeiden lassen.
Hinsichtlich der Butterausfuhren selbst bestehen, wie die Frau Kommissarin in ihrer Stellungnahme zu den ersten Diskussionsbeiträgen bereits erklärt hat, deutliche Meinungsunterschiede zwischen der Europäischen Kommission und dem Rechnungshof. Differenzen gibt jedoch nicht nur gegenüber dem Rechnungshof. Auch in dem jüngsten Bericht des Ausschusses der Weisen wurde klar darauf hingewiesen, daß die Kommission in der Frage der Verhältnismäßigkeit, der Rückwirkung und dergleichen nicht über die Befugnisse verfügte, die sie zu besitzen oder zumindest in gewissem Umfang zu besitzen behauptet. Dem Parlament obliegt es, dieser Frage nachzugehen, und das werden wir auch sorgfältig tun. Wir erwarten diesbezüglich eine konstruktive Zusammenarbeit seitens der Kommission.
Herr Kuhne hatte in seinem Bericht die wichtigsten Punkte bereits genannt: Eine auf den Kriterien Verdienst und Qualifikation beruhende neutrale Personalpolitik im Parlament, offene Ausschreibungen sowie effizientere Bestandsverwaltung.
Bezüglich des Berichts von Frau Rühle können wir voll und ganz der darin getroffenen Feststellung zustimmen, daß vor allem eine bessere Koordinierung zwischen den Mitgliedstaaten und der Europäischen Kommission erforderlich ist. Der Europäische Entwicklungsfonds wird ja von den Mitgliedstaaten finanziert. Wenn die Mitgliedstaaten in eine bestimmte, von der Kommission im europäischen Entwicklungsausschuß vorgeschlagene Politik einwilligen, dann erscheint es doch nur logisch, daß sie, wenn sie diese befürworten, die gleiche Politik auch mit ihren eigenen bilateralen Finanzmitteln verfolgen.
Staes
Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Die Entlastung für 1998 war meines Erachtens sowohl in bezug auf den Haushaltsvollzug des Europäischen Parlaments als auch den Haushalt der Kommission ein spannender Prozeß.
Im April haben wir die Macht des Plenums unter Beweis gestellt. Entgegen der Empfehlung des Ausschusses für Haushaltskontrolle haben wir die Entlastung des Europäischen Parlaments abgelehnt und dem Generalsekretär dieses Parlaments fünf konkrete Forderungen gestellt. Damit haben wir bewiesen, daß wir gegenüber unserer eigenen Institution die gleiche Strenge walten lassen können wie gegenüber anderen Organen, im vorliegenden Fall der Kommission.
Ich möchte an dieser Stelle Generalsekretär Priestly und seinen Mitarbeitern meinen persönlichen und ausdrücklichen Dank dafür aussprechen, daß sie diesen Forderungen so rasch und couragiert nachgekommen sind und uns die verlangten Auskünfte nachgereicht haben.
Ich denke, das Entlastungsverfahren für das Haushaltsjahr 1998 war gleichermaßen spannend wie nützlich. Wir können jetzt ruhigen Gewissens und unter Berücksichtigung der Bemerkungen in den Entschließungsanträgen Stauner, Kuhne und Rühle Entlastung erteilen. Ich bin jedoch insofern noch von gewisser Sorge erfüllt, als ein Damoklesschwert über unserem Haupte schwebt. Und dieses Damoklesschwert ist die zwischen der Europäischen Kommission und dem Europäischen Parlament getroffene Rahmenvereinbarung, die uns morgen zur Abstimmung vorgelegt wird. Ich fordere alle Kolleginnen und Kollegen, auch diejenigen, die jetzt die Aussprache in ihren Büros verfolgen, nachdrücklich auf, diese Rahmenvereinbarung einmal zu lesen, um zu sehen, wie dem Parlament bei der Erteilung der Entlastung die Flügel gestutzt werden. Lesen Sie bitte Ziffer 17. Ziffer 17 verstößt gegen den Vertrag über die Europäische Union, gegen Artikel 276. Lesen Sie bitte Anhang 3. Anhang 3 stutzt den einzelnen Abgeordneten die Flügel, stutzt den Berichterstattern die Flügel. Treten Sie dem Establishment dieses Parlaments entgegen. Treten Sie dem Establishment auch in Ihren eigenen Fraktionen entgegen und geben Sie dieser Rahmenvereinbarung morgen bitte nicht Ihre Zustimmung.
Seppänen
Herr Präsident, in der Frage der Entlastung herrscht in der Debatte kein gutes Klima zwischen den großen Fraktionen. Ich möchte Frau Stauner beipflichten, und ich tue dies ungeachtet der Tatsache, daß die Sozialdemokraten sie kritisieren. Ursache für diese Kritik könnte sein, daß der Kabinettschef zur Zeit der sogenannten Affäre Fléchard in der Amtszeit von Herrn Delors als Kommissionspräsident das jetzige Kommissionsmitglied Lamy war. Es kann unter keinen Umständen akzeptiert werden, wenn bestimmte Dokumente, die die Verwendung von Haushaltsmitteln beleuchten könnten, abhanden kommen. Ich möchte auch den Berichterstatter, Herrn Kuhne, in seinen Einschätzungen bestärken, die wiederum von den Mitgliedern der Europäischen Volkspartei kritisiert werden. Meiner Auffassung nach muß ein Berichterstatter sagen und schreiben können, was er über die Verwendung von Haushaltsmitteln des Parlaments denkt. Dem kann keinerlei Fraktionsinteresse entgegenstehen. Unsere Fraktion schließt sich der Schlußfolgerung an, daß dieses Mal die Entlastung erteilt werden kann.
Camre
Herr Präsident, die UEN-Fraktion ist dagegen, für den allgemeinen Haushalt der Union für 1998 und den Haushalt des Parlaments Entlastung zu erteilen, wohingegen wir dem Europäischen Entwicklungsfonds Entlastung erteilen können. Es stimmt, daß diese Kommission nicht für die Ereignisse in 1998 verantwortlich ist, doch bin ich der Meinung, daß es an der Bereitschaft mangelt, die Verantwortlichen für die Fehler der Vergangenheit zu benennen. In bezug auf den allgemeinen Haushalt möchte ich auf zwei ernste Dinge hinweisen, auf den Fall Fléchard und die Probleme im Zusammenhang mit der humanitären Hilfe von ECHO. Ich möchte außerdem betonen, daß die gesamte Haushaltsplanung unter mangelhafter Präzisierung leidet. Das kann man normalerweise am Vorhandensein nicht in Anspruch genommener Zuteilungen erkennen. Haushaltsplanung ist mehr als das Festlegen von ein paar Zahlen. Der zur Verfügung stehende Verwaltungs- und Umsetzungsapparat muß so dimensioniert werden, daß die im Haushaltsplan aufgestellten Ziele erreicht werden können. Die Fälle Fléchard und ECHO sind Beispiele für den verantwortungslosen Umgang mit dem Geld der europäischen Steuerzahler. Diese Fälle datieren aus der Zeit vor dem Amtsantritt der derzeitigen Kommission, aber beide Male erleben wir den Unwillen der Kommission, die hochstehenden Beamten zur Verantwortung zu ziehen. Die Kommission weiß, daß kriminelle Handlungen eine Rolle gespielt haben. Sie weiß auch, daß bestimmte illegale Kräfte gegen unsere Kollegen Frau Stauner und Herrn Blak anonyme Drohungen ausgesprochen haben, und sie müßte einsehen, daß viel größere Anstrengungen unternommen werden müssen, um gegen die internen Kräfte anzugehen, die mitverantwortlich dafür sind, daß Gelder der europäischen Steuerzahler in den Taschen krimineller Kreise verschwinden.
Es gibt offenbar zwei Berichterstatterinnen der Kommission, Frau Schreyer als offizielle und Frau Morgan als inoffizielle Berichterstatterin. Gerade Frau Morgans Stellungnahme zeigt, warum dieses Parlament nicht in der Lage ist, die Verwaltung effektiver zu reglementieren. Im dänischen Parlament gibt es eine Redensart über den Finanzausschuß. Auf die Frage "Weißt Du, was eine Katze ist? " lautet die Antwort: "Eine Katze ist ein Tiger, der an einer Befragung durch den Finanzausschuß teilgenommen hat ". Hier ist das nicht so. Frau Schreyer kann immer beruhigt sein, der Haushaltskontrollausschuß des Parlaments wird ihr kein Haar krümmen. Was den Haushalt des Parlaments für 1998 angeht, so liegt hier meiner Ansicht nach das gleiche Problem vor wie in anderen Bereichen der Union: Die Frage, wie mit dem Geld umgegangen wird, wird nicht konsequent genug abgehandelt. Das Spinelli-Gebäude wurde meines Erachtens zu teuer und auf eine ungewöhnliche und ziemlich undurchsichtige Weise erworben. Herr Präsident, ich möchte noch hinzufügen, daß sich diese Kritik nicht gegen den Generalsekretär richtet, dafür gibt es meiner Ansicht nach keinen Grund. Diese Kritik richtet sich vielmehr gegen das fehlerhafte System.
Dell'Alba
Herr Präsident, werte Kolleginnen und Kollegen! Ich möchte vor allem Herrn Kuhne und Frau Rühle für ihre Berichte danken. Insbesondere den Bericht von Herrn Kuhne halte ich für ausgewogen. Wir haben das Entlastungsverfahren sehr ernst genommen, und ich danke ebenfalls der Verwaltung und dem Generalsekretär für die Unterstützung, die sie dabei gewährt haben. Meiner Meinung war es richtig, sich etwas näher mit den Dingen zu befassen, eine genauere Prüfung vorzunehmen und bestimmte offene Probleme mit einer gerechtfertigten Verschiebung zu regeln, wodurch es dem Parlament möglich wird, der Verwaltung und der Präsidentin des Europäischen Parlaments die Entlastung zu erteilen.
Die Entlastung richtet sich ja an die Präsidentin, auch wenn von der Verwaltung die Rede ist. Ich begrüße die dem Parlament erteilte Entlastung. Meiner Meinung nach haben wir eine gute Arbeit geleistet. Das Finanzgebaren der Fraktionen wird ebenfalls transparenter werden und der Verfahrensweise, die wir mit der Weiterführung des Weges der Parteienfinanzierung anstreben, besser entsprechen. Es war richtig, so vorzugehen, und der Dank dafür gebührt Herrn Kuhne. Ich denke, sein Bericht wird übermorgen auf breite Zustimmung stoßen.
Das gleiche kann ich allerdings zum Bericht Stauner nicht sagen. Wenn man die Funktion eines Berichterstatters zu persönlichen Zwecken ausnutzen will, dann ist das meiner Meinung nach der falsche Weg, dann täuscht man das Parlament und auch sich selbst. Eine solche Vorgehensweise ist bedauerlich. Bis zum Schluß ist das Verfahren mißbräuchlich angewendet worden. Der Bericht ist mit über 60 % Änderungen angenommen worden. Es kommt höchst selten vor, daß ein Bericht vor der Annahme derart umgekrempelt wird. Das ist der Beweis dafür, daß ein Berichterstatter die Auffassungen seines Ausschusses berücksichtigen muß. Wenn er den von seinem Ausschuß vertretenen Auffassungen nicht Rechnung trägt, wird sein Bericht mit Änderungsanträgen konterkariert. Die Aufgabe eines Berichterstatters besteht doch darin, als Sprecher eines Ausschusses des Parlaments zu fungieren. Wenn 60 % Änderungsvorschläge angenommen werden, dann ist das meiner Ansicht nach nicht mehr normal und zeigt, daß etwas nicht in Ordnung ist. Man sollte das kleine Spielchen mit der Begründung unterlassen. Es geht nicht an, daß man Dinge, die im Ausschuß keine Mehrheit gefunden haben, in die Begründung hineinpackt, wie dies Frau Staun getan hat.
Hier geht es um eine wichtige Sache. In diesem Parlament gibt es weder eine Mehrheit noch eine Minderheit. Wir setzen unsere Hoffnungen auf die parlamentarische Fairneß. Wenn sich eine Mehrheit abzeichnet, dann muß diese Mehrheit normalerweise in allen Aspekten eines Berichts zum Ausdruck kommen, und es darf keine Spielereien mit Worten oder dem Verfahren geben.
Des weiteren veranlassen mich bestimmte Bilder im deutschen Fernsehen, die sich auf sehr berühmte Leute beziehen, zu der Feststellung, daß jeder zuerst vor der eigenen Tür kehren sollte, ehe er dem Parlament und Europa Moralpredigten hält. Man sollte darauf achten, private Angelegenheiten nicht mit öffentlichen zu vermischen. Aus diesem Grund werden wir die Entlastung erteilen. Wir unterstützen diesen Bericht, den die Berichterstatterin offensichtlich nicht mag. Auf die Zustimmung der TDI-Fraktion zur Entlastung können Sie sich verlassen, Herr Präsident, zumindest was die radikale Komponente der Fraktion betrifft, die ich hier vertrete.
Bonde
Herr Präsident, heute sprechen wir über gute Berichte, trotzdem kann ich nicht für den Bericht zum Gesamthaushaltsplan stimmen, solange nicht sicher ist, daß die Kontrolleure des Berichts alle notwendigen Informationen erhalten. Der Bürgerbeauftragte hat kein Anrecht auf sämtliche Informationen. Der Rechnungshof hat sich beklagt, daß er keinen Zugang zu sämtlichen Informationen hat, im Haushaltskontrollausschuß des Parlaments ist es ein fester Punkt auf der Tagesordnung, und unsere Präsidentin, Frau Theato, hat den neuen Entwurf einer Rahmenvereinbarung zwischen Parlament und Kommission scharf kritisiert. Auch die Dokumente über die Rahmenvereinbarung werden uns auf unsere Bitte hin nicht ausgehändigt. Wir sollten sie morgen ablehnen. Ich habe die Erfahrung gemacht, daß die Kommission immer um den heißen Brei herumredet, wenn ich um Informationen bitte, die zugänglich sein müßten. Diejenigen, die mit Ja stimmen, wissen nicht, für wie viele Ausschüsse und Ausschußsitzungen sie sich verbürgen. Sie wissen auch nicht, ob alle Teilnehmer die erforderliche Handlungsfähigkeit besitzen. Normalerweise kennen wir gar nicht alle, die mit der täglichen Gesetzgebungsarbeit und der Verwaltung der 800 Mrd. befaßt sind, die zur Zeit verbraucht werden. Wir wissen z. B. auch nicht, wieviel an Danisco ausgezahlt wird. Solange die Kommission die Informationen nicht offenlegt, die vom Rechnungshof und den Volksvertretern verlangt werden, ist nicht damit zu rechnen, daß meine Fraktion der Genehmigung des Berichts zum Gesamthaushaltsplan zustimmt.
Ilgenfritz
Herr Präsident! Die europäischen Organe müssen sich ihrer Verantwortung und auch ihrer Verpflichtung bewußt sein, den europäischen Bürgern eine effiziente und sparsame Verwaltung zu garantieren. Das Gegenteil ist aber leider nach wie vor der Fall - siehe Fälle wie Fléchard, ECHO-Verwaltung. Die Kommission verweigert dem Parlament immer noch Informationen zu diesen Mißständen, so daß wir dies auf keinen Fall hinnehmen können und uns nicht wundern dürfen, wenn die europäischen Bürger nach wie vor ihr Vertrauen in diese Verwaltungssysteme verlieren. Wir freiheitlichen Abgeordneten werden daher dem Bericht zum Gesamthaushaltsplan auf keinen Fall die Entlastung geben. Dies soll auch ein deutliches Signal sein, daß wir uns für die Schaffung von effizienten und sparsamen Verwaltungssystemen in Europa einsetzen.
Elles
Herr Präsident, hinter uns liegen zwei ereignisreiche Jahre für die Europäische Union, die mit der Verweigerung der Entlastung für 1996 begannen. Ich möchte Frau Stauner zu ihrem Mut beglückwünschen, mit dem sie ihren Bericht durch das Parlament gebracht hat, auch wenn von seiner ursprünglichen Form nicht mehr viel übrig ist. Wir müssen die Entlastungen 1998 in Verbindung mit der Entlastung für das Rahmenabkommen sehen, über die wir morgen abstimmen werden. Bleibt zu hoffen, daß die letzten Monate zu einem demokratischeren Europa beigetragen haben.
Erstens wurde nachgewiesen, daß das Parlament im Entlastungsverfahren eine ganz entscheidende Rolle spielt. Mit seiner heutigen Abwesenheit signalisiert der Rat, daß es ihm gleichgültig ist, wie wir als Parlament unsere Befugnisse bei der Herausbildung eines politischen Europa einsetzen. Ohne das Entlastungsverfahren für 1996 hätte es keinen Bericht der drei Weisen, keinen Rücktritt der Kommission und keine wirklich zwingenden Gründe für die Reform der Kommission gegeben.
Doch nicht jeder in diesem Haus war ein Held. Es gab grundsätzliche Meinungsverschiedenheiten zwischen den Ländern, innerhalb der Länder und innerhalb der Delegationen, wobei die Standpunkte häufig mit großer Vehemenz vertreten wurden. Den Vogel schoß dabei Frau Green, Vorsitzende der Fraktion der Sozialdemokratischen Partei Europas ab, die die Vertrauensfrage zu einem Mißtrauensantrag stellte, und dieses wurde ihre dann ja auch zuteil. Mit ihrem Wunsch nach einer Entpolitisierung des Entlastungsverfahrens tritt Frau Morgan nun in Frau Greens Fußstapfen. So scheinen einer oder zwei ihrer Änderungsanträge beispielsweise zur Streichung von Ziffer 47 und 48 die Handschrift der Kommission zu tragen und weniger den Interessen des Parlaments zu entsprechen.
Doch wie nun weiter? Es sind Kontrollen erforderlich, um das vom Parlament Erreichte zu schützen. Herr Prodi bedarf bei der Reformierung der Kommission der Unterstützung. Und schließlich besteht unsere wichtigste Aufgabe darin, für mehr Rechenschaftspflicht und Demokratie sowie dafür zu sorgen, daß dieser Prozeß nicht der Anfang vom Ende, sondern das Ende vom Anfang in bezug auf die Rechte des Parlaments in den europäischen Institutionen ist.
Bösch
Herr Präsident! Meine Damen und Herren! Ich möchte zuerst zurückweisen, was Herr Poettering gegenüber unserem Kollegen Kuhne gesagt hat. Herr Poettering, dieser Berichtsentwurf des Herrn Kollegen Kuhne ist mit großer Mehrheit durch den Ausschuß für Haushaltskontrolle gegangen. Es gehört mit zum Wesen von Haushaltskontrolle, daß es immer jemanden geben muß, der sich auf die Zehen getreten fühlt. In dem Fall, Herr Poettering, sind Sie es! In einem anderen Fall sind es französische Kollegen oder irgendwann einmal Kolleginnen oder Kollegen aus einem anderen Bereich. Herr Poettering, hier herrscht ein Mißverständnis in bezug auf Haushaltskontrolle, nicht nur in der Kommission, sondern auch hier im Hause.
(Zwischenruf von Herrn Poettering) Unterbrechen Sie mich bitte nicht, Herr Poettering, das kann nicht übersetzt werden. Sie reden ohne Mikro.
Das ist eines unserer Probleme, das wir hier haben, und ich füge hinzu, genauso ist auch der Angriff eines Herrn Dell'Alba auf eine Frau Stauner zurückzuweisen. Hier wurde ernsthafte Arbeit geleistet, die natürlich auch gelegentlich persönlich und von dem eigenen kulturellen Hintergrund gefärbt ist, aber ich weise entschieden und bestürzt zurück, daß hier die Integrität von Berichterstattern angegriffen wird. Es ist offenbar kein Wunder, wenn zwei Mitglieder der Konferenz der Präsidenten mit der Kontrolle und den Befugnissen des Ausschusses für Haushaltskontrolle ein Problem haben.
Ich schließe mich hier an an das, was der Herr Kollege Staes gesagt hat: Das, was uns mit dieser Rahmenvereinbarung über den Transfer von Dokumenten vorgeschrieben wird, ist eine Zumutung, die eigentlich von jedem erwachsenen Parlamentarier nur als solche empfunden und zurückgewiesen werden muß!
Ich habe ein Problem mit Ihren abschließenden Bemerkungen, Frau Schreyer, in denen Sie wiederum die ganzen Reformvorhaben dieser neuen Kommission vorstellen, und erinnere daran, was Ihr Herr Präsident Prodi hier im Hause über den Zugang zu Dokumenten durch das Parlament gesagt hat, nämlich Transparenz, offener Zugang. Heute haben wir Geheimverhandlungen mit unzähligen Dossiers, und ich frage mich, wie wir denn letztendlich zu unserem Recht als Parlamentarier im Sinne der europäischen Steuerzahlerinnen und Steuerzahler kommen sollen!
(Beifall)
Theato
Herr Präsident, meine Damen und Herren! Zunächst einmal bedaure ich den Ton, der hier eingezogen ist, obwohl es um eine sehr anspruchsvolle und sehr detaillierte Arbeit geht. Ich möchte mich auf dieses Niveau, das einige hier gewählt haben, nicht hinabbegeben!
Im April hat das Parlament die Entlastung für das Haushaltsjahr 1998 aufgeschoben, aber keineswegs, um eine Machtprobe mit der Kommission zu provozieren oder gar auf die Entlastungsverweigerung hinzuarbeiten. Es gab noch Klärungsbedarf, der Zeit und Anstrengungen erforderte, und mein Bestreben als Vorsitzende des Ausschusses für Haushaltskontrolle war stets, die Entlastung vor der Sommerpause abzuschließen.
Wie die vorgelegten Berichte zeigen, wurden die vergangenen Wochen genutzt, um Fragen - wenn auch nicht alle - zu beantworten, so daß wir die ausstehenden Entlastungen zwar nicht einhellig, aber doch positiv empfehlen. Ich begrüße ausdrücklich, daß die Kommission auf eine Reduzierung der Fehler bei der Haushaltsführung hinarbeiten will, um alsbald eine bessere Zuverlässigkeitserklärung zu erhalten. Bei den sogenannten Altfällen des möglichen Betrugs erkenne ich eine gewisse Offenheit. Wir haben die neue Kommission als solche nie für diese Fälle verantwortlich gemacht, wollen allerdings durch Aufarbeitung die Lehren daraus gezogen wissen, damit diese Fälle uns nicht eines Tages wieder einholen.
In diesem Zusammenhang eine Frage an Sie, Frau Schreyer: Wo bleibt die Vorlage von Legislativvorschlägen für einen umfassenden Rechts- und Justizrahmen zum Schutz der finanziellen Interessen der Union? Wir hatten aufgrund meines Berichts im Januar darüber abgestimmt, daß diese bis zum 30. Juni vorgelegt würden. Heute haben wir den 4. Juli.
Bei der nun anstehenden Gewährung der Entlastung sollte allen Beteiligten eines klar sein: Es handelt sich hierbei nicht um eine Unbedenklichkeitserklärung. Es bedarf künftig mehr Kooperationsbereitschaft seitens der Institution, dem Ausschuß für Haushaltskontrolle pünktlich und ohne Winkelzüge die Informationen zur Verfügung zu stellen, die er für seine Arbeit braucht. Wenn wir mehr Vertrauen aufbauen, die Bürokratie abbauen und Demokratie in Offenheit ausüben, und das sage ich in so manche Richtung, dann glaube ich, kommen wir auch wieder zu einer pünktlichen Entlastung jeweils im April eines Jahres!
Blak
Herr Präsident, die neue Kommission muß danach beurteilt werden, ob sie den Mut und den Willen besitzt, Reformen durchzuführen und alte Fälle zu bereinigen. Eine Entlastung für 1998 ist in Wirklichkeit eine Vertrauenserklärung. Wir geben der Kommission eine Chance zu beweisen, daß sie sich von der alten Kommission unterscheidet. Ich möchte die Gelegenheit auch nutzen, um zu einem Waffenstillstand hier im Parlament aufzurufen. Wir sollten all jene Kräfte vereinen, die dafür eintreten, daß sich die Kommission zu einer modernen, offenen und effektiven Institution entwickelt. Das europäische Projekt kann nur dann gelingen, wenn wir Betrug, Nepotismus und Korruption vollständig ablehnen. Anderenfalls werden wir die Bürger niemals überzeugen können. Wir sollten über Parteigrenzen und nationale Zugehörigkeiten hinweg dafür arbeiten. Eine konstruktive Kritik der Kommission darf nicht an internen Parlamentsquerelen scheitern. Immer mehr sind der Ansicht, wir sollten die alten Fälle vergessen und uns auf die Änderung der Leitlinien konzentrieren, aber dem stimme ich nicht zu. Wir müssen die alten Fälle aufklären, sonst wird es nie besser werden. Meiner Meinung nach hat die Kommission nicht genug Zugeständnisse gemacht, wenn es um die alten Fälle geht. Das betrifft die Fälle Fléchard und ECHO, und ich versichere der Kommission, daß diese Fälle nicht vergessen sind, nur weil wir jetzt für 1998 Entlastung erteilen. Wir vergessen sie nicht, bis sie auf eine korrekte und anständige Weise abgeschlossen sind. Andererseits begrüße ich die neuen Initiativen der Kommission zur Aufklärung im Entwicklungshilfesektor sehr, denn sie waren wirklich notwendig. Die Kommissionsmitglieder Patten und Nielson haben sich sehr kritisch über die Verwaltung der Entwicklungshilfe geäußert. Herr Patten hat es als peinlich für die EU und die Kommission bezeichnet, es wäre die schlimmste Form der Vergabe von Entwicklungshilfe. Herr Nielson hat sich darauf beschränkt, von einem "pizza-service without delivery " zu sprechen. Ich begrüße auch sehr, daß Herr Nielson eine große Untersuchung darüber veranlaßt hat, ob die Delegationen ihrer Verantwortung gegenüber Ländern mit hohem Gesundheitsrisiko gerecht werden. Er hat sogar versprochen, daß Disziplinarverfahren durchgeführt werden, wenn das nicht der Fall ist, und ich bin sehr froh über diese Entwicklung. Aber glaubt nicht, daß wir Euch vergessen. Abschließend möchte ich sagen, daß ich den Angriff von Herrn Dell' Alba auf Frau Stauner für unverschämt halte.
Jean-Pierre
Herr Präsident, zunächst einige Worte zur Qualität der Arbeit von Frau Stauner, unserer Berichterstatterin. Sie ist kritisiert worden, insbesondere im Ausschuß für Haushaltskontrolle, doch sie hat bemerkenswerte Arbeit geleistet, und das wollte ich ihr heute sagen.
Einige Worte auch zu den Beiträgen unserer sozialdemokratischen Kollegen. Ich glaube offen gesagt - und ich will damit die Polemik nicht wieder anheizen -, daß es den europäischen Sozialdemokraten nicht ansteht, uns in Bezug auf die Verwendung von Geldern Lehren zu erteilen.
Weiter einige Worte zum Bericht Rühle. Wir sind äußerst schockiert über die massive Veruntreuung von Geldern aus den Europäischen Entwicklungsfonds wie auch über die Haltung der Kommission, die diese Machenschaften bewußt gegenüber dem Rechnungshof, gegenüber dem ehemaligen UCLAF und dem Europäischen Parlament verschleiert hat. Trotz dieser besonders skandalösen Umstände haben wir einen positiven Ansatz verfolgt und mit dem neuen Kollegium der Kommissare versucht, konkrete und tragfähige Lösungen für ein grundsätzliches Problem zu finden.
Die Vereinbarungen zwischen der Union und einer Reihe von Ländern der Dritten Welt sollen dazu dienen, den letzteren eine nachhaltige und ausgeglichene Entwicklung zu sichern. Doch dazu müssen die dafür bestimmten Gelder auch an ihrem Bestimmungsort ankommen. Doch wir wissen seit langem, daß ganzen Regionen ein Großteil dieser Summen durch Korruption und Betrug vorenthalten wird. Als Beispiel sei lediglich auf die der Republik Côte d'Ivoire gewährte Hilfe zur Aids-Bekämpfung verwiesen, von der etwa 38 %, das sind fast 30 Millionen Euro, unterschlagen worden sind!
Der Bericht von Frau Rühle stellt somit die allerletzte Warnung an die mit der Verwaltung der Europäischen Entwicklungsfonds beauftragten Dienststellen dar. Diese müssen bis zum Oktober dieses Jahres grundlegend umgestaltet werden, damit sie den Erwartungen des Parlaments, aller Unionsbürger und vor allem der Bevölkerung der betroffenen Länder gerecht werden, die die europäische Hilfe weiterhin dringend benötigen. Wir werden uns also im Oktober wieder sprechen.
Van Hulten
Herr Präsident, darf ich Herrn Poettering und seine Freunde in der PPE daran erinnern, daß seine Fraktion im Bericht des Rechnungshofs zur Parteienfinanzierung kritisiert wurde, während der Fraktion der Sozialdemokratischen Partei Europas und der Fraktion der Liberalen und Demokratischen Partei Europas Ordnungsmäßigkeit bescheinigt wurde. Das könnte damit zusammenhängen, daß die PPEDE keine einheitliche Fraktion ist, daß sich die britischen Konservativen absondern dürfen und eine eigene Buchführung haben. Sie sind es also, die ihre Bücher in Ordnung bringen müssen.
Frau Stauner mußte zu Beginn der Aussprache unterbrochen werden, weil sie zu schnell sprach. Hier lassen sich Parallelen zu ihrer Arbeit im Ausschuß ziehen. Sie eilte dem Ausschuß voraus, ohne daß der Rest von uns erkannte, was da vor sich ging. Sie versuchte, die Kommission dafür zu verurteilen, daß diese nicht ihre obskuren Ansichten über Rechnungsführung und Finanzkontrolle teilte. Nicht einmal der Rechnungshof stimmt ihr zu. Die Aufgabe des Ausschusses für Haushaltskontrolle besteht nicht darin, der Kommission für die Dauer der Legislaturperiode des Parlaments das Leben möglichst schwer zu machen, sondern darin, dafür zu sorgen, daß die im Dienste der Bürger von Europa stehende Exekutive ihre politischen Prioritäten effizient und wirksam umsetzt. Glücklicherweise vertritt die Mehrheit im Ausschuß diese Ansicht.
Eine der katastrophalen Folgen dieser Konfrontation ist der Vorschlag für eine Rahmenvereinbarung über die Beziehungen zwischen dem Parlament und der Kommission, mit der wir uns morgen zu beschäftigen haben werden. Diese Vereinbarung wird das Recht der Abgeordneten und Berichterstatter auf Anforderung von Informationen von der Kommission einschränken. Das ist ein kurzsichtiger Vorschlag, und sofern wir die Debatte nicht auf September vertagen, sollten wir dagegen stimmen.
Lassen Sie mich, bevor wir uns gleich anhören werden, was Herr Chirac u. a. zur französischen Präsidentschaft zu sagen hat, abschließend die Hoffnung zum Ausdruck bringen, daß auch er sich anhören möge, was das Parlament zu sagen hat. Das betrifft insbesondere die vom Parlament vertretene Ansicht, daß es in der Lage sein sollte, selbst über den Ort und den Zeitpunkt seiner Tagungen zu entscheiden, und daß ihm diese Entscheidung nicht von den Regierungen der Mitgliedstaaten aufgezwungen werden sollte.
Langenhagen
Herr Präsident, ich habe seinerzeit Anerkennung zollen müssen, als es um BSE ging und der Berichterstatter seinen einsamen Weg antrat. Es hat lange gedauert, bis sich die Verantwortung nicht nur durchsetzte, sondern auch praktiziert wurde. Die heutigen Auflagen und Gesetze beweisen es. Diese Anerkennung muß und will ich auch unserer Berichterstatterin, Gabriele Stauner, zollen. Mit ihrer Zivilcourage und ihrem scharfem juristischen Sinn konzentrierte sie sich auf den Sachverhalt, trug zur Aufklärung von Fehlern bei, gewährte uns allen - und damit meine ich alle involvierten EU-Institutionen - Zeit zum Nachdenken und öffnete den immer noch Blinden endlich die Augen.
Personal wurde umdisponiert, manche zunächst unsichtbare Tür geöffnet. Auch ich habe für den Forschungsbereich viele Gespräche geführt. Der Sturm legte sich allmählich. Zunächst begegneten wir uns vorsichtig, aber wachsam, dann konstruktiv. Das sollten wir den Medien, der Öffentlichkeit auch vermitteln, denn schließlich sitzen wir alle in einem Boot. Deswegen Danke an alle Gesprächspartner, sei es von der Kommission, dem Rechnungshof oder dem EP. Allerdings war ich zunächst enttäuscht, denn einige meiner Änderungsanträge unterlagen mit 10 zu 10. Aber das Ergebnis liest sich jetzt dennoch gut. Jeder sollte nun wissen, worauf es in Zukunft ankommt. Es geht um Glaubwürdigkeit der EU und in meinem Forschungsbereich um die pure Notwendigkeit, Forschung als ein hohes Gut und einen starken europäischen Mehrwert anzusehen und zukünftig entsprechend sorgfältig zu behandeln, um die Kommission dann einmal wirklich frohgemut entlassen zu können. Vergessen allerdings werden wir nicht so schnell!
Ferreira
Herr Präsident, werte Kolleginnen und Kollegen, meine Damen und Herren Vertreter der Kommission! Die Worte einiger meiner Kollegen haben bereits dazu beigetragen, die von dem Bericht über die Entlastung hervorgerufene Unzufriedenheit deutlich zum Ausdruck zu bringen. Ich möchte mich ebenfalls in diesem Sinne äußern.
Der erste Bericht von Frau Stauner zur Entlastung 1998 hatte zu zahlreichen Fragen und Kritiken geführt. Die Kritiken äußerten sich dann insbesondere in der Annahme eines Änderungsantrags, in dem die Diskrepanz zwischen der Kompromißentschließung und der Begründung hervorgehoben wurde. Bei der Abfassung ihres zweiten Berichts scheint die Berichterstatterin den weitgehenden Ausdruck der Unzufriedenheit ihrer Kollegen nicht berücksichtigt zu haben. Die von Frau Stauner angewendete Methode ist ein weiteres Mal zu kritisieren. So hat sie ständig weitere Informationen von der Kommission über die in der Entschließung vom 13. April 2000 enthaltenen Empfehlungen hinaus gefordert. Und auch heute noch stellt sie ständig Fragen, die bereits ausführlich beantwortet sind. Diese Haltung hat die Mehrheit der Mitglieder des Ausschusses für Haushaltskontrolle veranlaßt, den Berichtsentwurf radikal abzuändern. Aus diesem Grunde unterscheidet sich der Text, über den wir auf dieser Tagung abstimmen werden, von dem ursprünglichen Entwurf.
Wenn dieser Text uns heute einen umfassenderen Überblick über das Haushaltsgebaren der Kommission im Jahr 1998 ermöglicht, dann ist dies auf eine politische Auseinandersetzung zurückzuführen, die von dem Gefühl der Frustration dominiert war. Wir können die wenig konstruktive Haltung der Berichterstatterin sowohl im Ausschuß als auch gegenüber der Europäischen Kommission nur bedauern. Wir müssen wieder die gleichen parteipolitischen Auswüchse feststellen, die einige von uns bereits im Zusammenhang mit dem ersten Bericht über die Entlastung 1998 verurteilt hatten.
Unser Anliegen muß es sein, in gutem Einvernehmen mit der Kommission im Interesse unserer Mitbürger und der Umsetzung unserer Politiken zu arbeiten und den Bericht über die Entlastung zu einer wirklichen Bewertung der Ausführung des EU-Haushalts in quantitativer wie qualitativer Hinsicht zu nutzen.
Heaton-Harris
Herr Präsident, ich schließe mich den Glückwünschen für die Berichterstatter und für das Volk von Wales an. Ich wußte gar nicht, daß die Walisen so besorgt um das Wohlergehen der Kommission waren, daß sie jemanden gewählt haben, der die Ansichten der Kommission anstelle ihrer eigenen Ansichten im Parlament vertritt!
Gleichzeitig möchte ich feststellen, und an dieser Stelle muß ich korrigieren, was Frau Morgan vorhin gesagt hat, daß ich mich in dieser Debatte in einer ausgesprochen günstigen Position befinde, hat doch unsere Partei in ihrem Manifest, dank dem viele von uns auf dieser Seite gewählt wurden, erklärt, daß wir solange keine Entlastung für die EU-Haushaltsführung erteilen werden, solange der Reformprozeß der Kommission nicht erfolgreich abgeschlossen ist.
Deshalb kann ich mich aus den bereits genannten Gründen und weil sich viele Menschen da draußen fragen, was denn nun eigentlich besser geworden ist zwischen 1996 und 1998, dem Vorschlag unserer ausgezeichneten Berichterstatterin, die Kommission zu entlasten, nicht anschließen. Die meisten Menschen sind der Ansicht, daß sich die Lage in der Kommission im genannten Zeitraum eher verschlechtert hat. Ich gehöre dem Ausschuß für Haushaltskontrolle erst seit einigen Monaten an, und meiner Meinung nach haben die Beratungen und Berichte der letzten zwei Monate mehr Fragen aufgeworfen als beantwortet.
Abschließend möchte ich zwei Fragen stellen. Erstens, kann die Kommission bestätigen, ob Herr Fléchard in irgendeiner Weise mit Herrn Delors bzw. Mitgliedern seines Kabinetts verwandt ist? Zweitens, kann er bestätigen, daß Mitglieder seines Kabinetts oder des Kabinetts von Kommissionsmitglied Kinnock Abgeordnete aktiv zur Unterstützung der Fraktion der Sozialdemokratischen Partei Europas und vor allem zur Unterstützung von Frau Morgans Änderungsanträgen zum Bericht Stauner aufgefordert haben? Falls dem so ist, wäre das nicht ein Mißbrauch ihrer Position?
(Beifall von rechts)
McCartin
Herr Präsident, ich möchte Frau Stauner, meiner Kollegin und guten Freundin, für ihren Bericht danken. Manchmal scheinen wir zu vergessen, daß es um die Entlastung für das Jahr 1998 geht. Ich habe den Bericht des Rechnungshofs über den Abschluß für dieses Jahr sorgfältig gelesen, und zwar insbesondere im Hinblick auf die Landwirtschaft und die Strukturfonds. Ich bin, ausgehend von meinen umfangreichen Erfahrungen im Parlament und in bezug auf europäische Angelegenheiten, zu dem Schluß gelangt, daß eine kontinuierliche Verbesserung zu verzeichnen ist und daß das Jahr 1998, was das Ergebnis betrifft, zu den besten zählt.
Die verzeichneten Fehler, d. h. eine potentielle Abweichung in Höhe von 4 % im Bereich der Landwirtschaft und von etwas mehr bei den Strukturfonds, sind nicht auf das Versäumnis der Kommission, diese Mittel effizient auszuzahlen, zurückzuführen, sondern auf ihr Versäumnis, doch das war nun nicht so gravierend, die Mitgliedstaaten und die europäischen Regierungen zu kontrollieren und dafür zu sorgen, daß die Mitgliedstaaten und die entsprechenden Verwaltungsstellen ihren Verpflichtungen ordnungsgemäß nachkommen.
Das ist mein erster Punkt. Mein zweiter Punkt betrifft die Affäre Fléchard. Ich halte es nicht für sinnvoll, gegenüber den Bürgern Europas festzustellen, daß dem europäischen Haushalt aufgrund dieses Falls ein Schaden von 14 Mio. Euro entstanden ist. Mit diesem Buchhalterjargon können die meisten Bürger nichts anfangen. Es war doch wohl so, daß man Fléchard des Betrugs verdächtigte und die irische Regierung eine Geldstrafe in Höhe von 17 Mio. Euro verhängte. Daraufhin verklagte Fléchard die irische Regierung, erwirkte eine einstweilige Verfügung und hinderte damit die irische Regierung an der Einforderung der 17 Mio. Euro. An dieser Stelle schaltete sich die Europäische Kommission ein und schlug einen Vergleich vor.
Man kann diesem Vergleich schlimmstenfalls vorwerfen, daß er auf einer Rechtsgrundlage zustande gekommen ist, die es zum Zeitpunkt der Tat nicht gab, die jedoch in Kraft trat, bevor der Fall abgeschlossen wurde. Ich halte es für eine gewaltige Übertreibung, dies mit dem Verlust von 14 Mio. Euro gleichzusetzen.
Daraus sollten wir die Lehre ziehen, daß wir im Parlament künftig mit der Kommission zusammenarbeiten müssen, um zu gewährleisten, daß sich nationale Regierungen nicht in ihre Aufgaben einmischen und daß die Kommission auf unsere Unterstützung rechnen kann, wenn sie Regierungen zur Ordnung ruft.
Stauner
Herr Präsident, ich möchte den Vorwurf des Kollegen Dell'Alba, ich hätte meine Rolle als Berichterstatterin für die Haushaltsentlastung 1998 für persönliche Zwecke - ich wiederhole, für persönliche Zwecke - benutzt, und ich als Deutsche oder wir Deutschen, wenn ich die Übersetzung richtig verstanden habe, täten gut daran, vor der eigenen Tür zu kehren, auf das Schärfste zurückweisen! Das geht über eine persönliche Beleidigung hinaus, und solche verbalen Ausfälle sind unseres Parlaments nicht würdig. Ich bitte Sie, auf geeignete Weise dafür Sorge zu tragen, daß sich auch der Kollege Dell'Alba demokratischer Umgangsformen bedient, auch wenn ihm das - das gestehe ich ihm ja zu - sichtlich schwer fällt!
Erklärung des amtierenden Ratsvorsitzenden - Tätigkeitsprogramm des französischen Vorsitzes
Die Präsidentin
Nach der Tagesordnung folgt die Erklärung des amtierenden Ratsvorsitzenden zum Tätigkeitsprogramm des französischen Vorsitzes. Mit großem Vergnügen erteile ich nun Präsident Jacques Chirac das Wort.
(Lebhafter Beifall)
Chirac
. (FR) Frau Präsidentin, meine sehr verehrten Damen und Herren Europaabgeordnete! Ich danken Ihnen, daß Sie mir heute Gastrecht gewähren. Seit dem 1. Juli nimmt Frankreich den Vorsitz des Rates der Europäischen Union wahr, und mir selbst obliegt die Verantwortung, zweimal die Beratungen des Europäischen Rates zu leiten. Daher möchte ich die Gelegenheit nutzen und heute vor Ihrem Hohen Haus die Prioritäten des französischen Vorsitzes darlegen.
Als ich im Winter des vergangenen Jahres eingeladen war, mit Ihnen den neuen Plenarsaal einzuweihen, bin ich die Verpflichtung eingegangen, Ihr Parlament umfassend in die Arbeit unseres Vorsitzes einzubeziehen. Ich halte es für natürlich und notwendig, die Diskussionen und Überlegungen innerhalb der Union zusammen mit den gewählten Vertreterinnen und Vertretern der europäischen Bürger anzustellen, deren Aufgabe darin besteht, der Stimme der Bürger in der Debatte über die Zukunft Europas Gehör zu verschaffen.
Aus diesem Grund beabsichtigt der französische Vorsitz, namentlich über den Außenminister Hubert Védrine und den Minister für Europaangelegenheiten Pierre Moscovici mit Ihrem Hohen Haus einen ständigen vertrauensvollen Dialog zu führen. Die Europäer fordern mehr Transparenz in der Arbeitsweise der europäischen Institutionen. Die Zeiten sind vorbei, in denen die Entscheidungen hinter den verschlossenen Türen von Kanzleien getroffen wurden. Heute muß die Diskussion innerhalb der Union und natürlich hier im Europäischen Parlament in aller Öffentlichkeit geführt werden.
Wir arbeiten auch eng mit der Europäischen Kommission zusammen. Ich möchte heute Herrn Prodi, die Mitglieder der Europäischen Kommission sowie alle Mitarbeiter der Kommission meines Vertrauens und meiner Unterstützung versichern. Nachdem sie ihr Amt unter besonderen Bedingungen angetreten haben, ist es ihnen gelungen, eine tiefgreifende Reform einzuleiten, deren positive Wirkung mit der Zeit zum Tragen kommen werden.
Frau Präsidentin, meine sehr verehrten Damen und Herren, vor genau fünfzig Jahren wurde mit der "Schuman-Erklärung " die Grundlage des europäischen Aufbauwerks gelegt und vor allem die Aussöhnung zwischen Frankreich und Deutschland eingeleitet. Ich möchte hier eines der großen und begeisterten Europäer gedenken, die den Weg für Europa geebnet haben: Pierre Pflimlin. Er hat sein Leben - wie könnte es anders sein - Frankreich gewidmet, aber auch Europa, einer edlen und kühnen Vorstellung von Europa. Sein Engagement ist von Ihrem Hohen Haus mit seiner Wahl zum Parlamentspräsidenten gewürdigt worden. Mit ihm ist einer der großen, maßgeblichen Mitgestalter unseres gemeinsamen Werkes von uns gegangen.
Meine Damen und Herren, nach einem halben Jahrhundert europäischen Aufbauwerks ist eine völlig neuartige Union entstanden, die auf dem gemeinsamen Willen der ihr angehörenden Nationen beruht. Und nunmehr beginnt, wie deutlich zu spüren ist, eine neue Etappe in der Geschichte dieses europäischen Aufbauwerks, das uns Frieden, wirtschaftlichen Erfolg und sozialen Fortschritt gebracht hat.
Das begeisternde und notwendige Vorhaben der Erweiterung wird die Union, ihre Funktionsweise und vielleicht auch ihren Charakter verändern, indem sich ihre politische Dimension vertieft.
Gleichzeitig und in dem Maße, wie sich die Wirkungsfelder der Union erweitern, fordern die Bürger zu Recht von der Union mehr Demokratie, mehr Transparenz, eine größere Effektivität und eine stärkere Beachtung des Subsidiaritätsprinzips.
Damit erhält die Debatte über die Zukunft Europas neuen Aufschwung, was sehr erfreulich ist, denn in den entscheidenden Perioden ist es stets erforderlich, über die unmittelbaren Anliegen und Termine hinaus zu blicken und den künftigen Kurs festzulegen.
Ich hatte bereits in der vergangenen Woche Gelegenheit, dazu zu sprechen. Dabei waren meine Überlegungen darauf gerichtet, die Zukunft zu erfassen und darzulegen, wie das Europa von morgen aussehen kann und muß. Sie gingen natürlich über den Zeitraum der französischen Präsidentschaft hinaus. Doch eines kann man bereits heute mit Fug und Recht sagen, und dies habe ich auch in Berlin unterstrichen: vom Erfolg der institutionellen Reform hängen alle weiteren Fortschritte der Union ab. Ohne einen Erfolg der Regierungskonferenz können die nächsten Etappen nicht in Angriff genommen werden.
Die französischen Behörden sind sich der Verantwortung bewußt, die ihnen in diesem Zusammenhang obliegt, und sie beginnen diese Präsidentschaft mit dem Willen, in allen für die Zukunft ausschlaggebenden Fragen Fortschritte zu erzielen oder zu einem Abschluß zu kommen. Dabei werden sie sich davon leiten lassen, das zu erhalten und zu bereichern, was das Wesen unseres Projekts ausmacht: die Wahrung der Grundwerte und die Achtung der kulturellen und nationalen Identitäten; der ständige Wille, wirtschaftliche Leistung und sozialen Fortschritt miteinander zu verknüpfen und den konkreten Erwartungen der Bürger gerecht zu werden; sowie die Stärkung Europas als einem der wichtigsten Akteure auf der internationalen Bühne.
Das also ist der Geist, in dem Frankreich handeln wird, um die hervorragende Arbeit des portugiesischen Vorsitzes in enger Abstimmung mit Schweden, das am 1. Januar des nächsten Jahres unsere Nachfolge antritt, fortzuführen.
Für dieses Halbjahr haben wir uns daher folgende vier Ziele gesetzt: erstens die Union auf die Erweiterung vorzubereiten; zweitens Europa stärker in den Dienst des Wachstums, der Beschäftigung und des sozialen Fortschritts zu stellen; drittens die Union auch ihren Bürgern näher zu bringen, damit unser gemeinsames Projekt Eingang in die Herzen der Menschen findet; und viertens die Stellung Europas in der Welt zu konsolidieren.
Erster Schwerpunkt der Präsidentschaft: Vorbereitung der Zukunft des erweiterten Europas. Die Reform der europäischen Institutionen stellt, wie gesagt, eines der wichtigsten Ziele unserer Präsidentschaft dar. Wir begehen nicht den Fehler, die Wichtigkeit der dazu auf der Tagesordnung stehenden Themen zu unterschätzen. Die Zusammensetzung der Kommission, die Neugewichtung der Stimmen und die Ausdehnung der Entscheidungen mit qualifizierter Mehrheit sind von grundlegender Bedeutung im Hinblick auf ein erweitertes Europa. Gelingt es uns nicht, diese Fragen zu regeln, dann ist die Union in absehbarer Zeit handlungsunfähig. Ich bin überzeugt, daß sich dessen alle Mitgliedstaaten bewußt sind und daher die Suche von Lösungen unterstützen werden.
Die französische Präsidentschaft ist ebenfalls entschlossen, Fortschritte in der Frage der verstärkten Zusammenarbeit zu erreichen, die auf dem Europäischen Rat von Feira zusätzlich auf die Tagesordnung der Regierungskonferenz gesetzt wurde. Deren Ziel besteht nicht darin, Trennlinien zwischen den Europäern zu verstärken, sondern die Funktionsweise der erweiterten Union flexibler zu gestalten, indem denen, die dies wünschen, die Möglichkeit gegeben wird, schneller auf dem gemeinsamen Weg voranzuschreiten.
Seien Sie versichert, daß wir unser Möglichstes tun werden, um diese Verhandlungen, an denen das Europäische Parlament natürlich weiterhin eng beteiligt sein wird, zum Erfolg zu führen. Der Europäische Rat von Biarritz, der zwei Monate vor dem von Nizza stattfindet, wird als informeller Gipfel hauptsächlich der institutionellen Reform gewidmet sein. Von ihm soll der notwendige Schwung ausgehen, damit im Dezember eine Vereinbarung getroffen werden kann, die wirklich den Herausforderungen gerecht wird, denn weder Sie noch wir könnten uns mit einer Mindestvereinbarung zufriedengeben.
(Beifall)Mit der Reform der Institutionen wird der Weg für die Erweiterung der Union geebnet. Wie Sie wissen, bin ich ein entschiedener Befürworter der Erweiterung, die zu Frieden und Demokratie auf unserem Kontinent beitragen und die Union stärken wird. Daher ist die französische Präsidentschaft entschlossen, die Beitrittsverhandlungen mit allen Bewerberländern auf der Grundlage des jeweils erreichten Standes und nach dem Grundsatz der Differenzierung wirklich voranzubringen. Unser Ziel besteht darin, auf dem Europäischen Rat von Nizza ein möglichst umfassendes Bild vom Stand der Verhandlungen geben zu können, um konkrete Orientierungspunkte für die Arbeit der folgenden Präsidentschaften zu liefern und den Weg zum Beitritt abzustecken. Der Dialog mit den Beitrittskandidaten wird im übrigen auf bilateraler Ebene verstärkt sowie ebenfalls im Rahmen der Europakonferenz, die ich in Nizza vor dem Europäischen Rat auf der Ebene der Staats und Regierungschefs einberufen werde.
Zweiter Schwerpunkt der französischen Präsidentschaft: ein Europa im Dienste des Wachstums, der Beschäftigung und des sozialen Fortschritts. Der Euro ist eine Entscheidung für Wachstum und Beschäftigung. Er ist ein Erfolg, sind doch seine positiven Auswirkungen bereits in allen Ländern der Union zu verspüren. Allerdings muß die nun gemeinsam verfolgte Geldpolitik zwingend mit einer anspruchsvollen sozialpolitischen Zielsetzung und einer besseren Koordinierung unserer Wirtschaftspolitiken einhergehen. Seit langem schon tritt Frankreich dafür ein, die Beschäftigung in den Mittelpunkt des Wirkens der Union zu stellen und zum Hauptziel ihrer Politik zu erklären.
Dank der vorangegangenen Präsidentschaften sind bereits deutliche Fortschritte erreicht worden, insbesondere in Amsterdam, Luxemburg, Cardiff, Köln.
Der Europäische Rat von Lissabon im März dieses Jahres hat ein bedeutendes Ergebnis erbracht: Wir haben dort unser strategisches Ziel Wiedererreichung der Vollbeschäftigung und Arbeit für alle verkündet, indem wir die Beschäftigungsquote der Europäer auf 70 % der Erwerbsbevölkerung anheben wollen. Als Richtwert haben wir uns dabei ein jährliches Wirtschaftswachstum von 3 % gesetzt. Die französische Präsidentschaft wird sich in ihrem Wirken an diesem Europäischen Rat von Lissabon ausrichten.
Ich habe den Europäischen Gewerkschaftsbund bewußt am ersten Tag der Präsidentschaft Frankreichs zu einem Gespräch empfangen. Wie Sie wissen, bin ich ein erklärter Befürworter des europäischen Sozialmodells, das auf dem sozialen Dialog, einem den Anforderungen unserer Zeit entsprechenden Sozialschutz sowie auf der Anerkennung der Rolle des Staates als Garant des sozialen Zusammenhalts beruht. Dieses Modell muß mit der Charta der Grundrechte weiter gestärkt werden.
Die Verabschiedung einer "europäischen Sozialagenda " besitzt daher für uns einen hohen Stellenwert. Das Wirtschaftswachstum und die Modernisierung unserer Gesellschaften erhalten ihre volle Bedeutung nur, wenn sie zu einem raschen Rückgang der Arbeitslosigkeit führen, die trotz der überall in Europa erreichten guten Ergebnisse noch immer viel höher ist als in den USA oder Japan.
Ein Europa im Dienste der Völker setzt auch den Willen zu erhöhten Anstrengungen für soziale Gerechtigkeit, einen besseren Schutz der Kinder sowie ein stärkeres Engagement im Kampf gegen alle Formen der Ausgrenzung, insbesondere angesichts der neuen Herausforderungen der wissensbasierten Wirtschaft, voraus.
Die Sozialagenda wird es ermöglichen, auf der Grundlage der kürzlich von der Kommission vorgelegten Mitteilung zusammen mit allen betroffenen Akteuren den Mitgliedstaaten, dem Europäischen Parlament, der Kommission und den Sozialpartnern ein Arbeitsprogramm für fünf Jahre aufzustellen, dessen Inhalt in so wichtigen Bereichen wie Sozialschutz, Mitbestimmungsrechte der Arbeitnehmer, Vereinbarkeit von Familie und Beruf oder auch lebenslanges Lernen nach unserer Vorstellung möglichst anspruchsvoll sein soll. Vor allem auf diese Weise, d. h. indem wir auf der Grundlage unseres politischen Willens konkret an der Verwirklichung unserer Vorhaben arbeiten, stärken wir unser europäisches Sozialmodell am besten.
Gleichzeitig müssen wir die Koordinierung und die Kohärenz der Wirtschaftspolitik unserer Länder verstärken. Dies ist notwendig, um den Euro zu konsolidieren und dem gegenwärtigen Wachstum in Europa einen dauerhaften Charakter zu verleihen. Die französische Präsidentschaft setzt sich nunmehr zum Ziel, die Funktionsweise der Euro-11-Gruppe, die bald zur Euro-12-Gruppe wird, durch die Erhöhung der Öffentlichkeitswirksamkeit und der Akzeptanz ihrer Tätigkeit zu verbessern, die Koordinierung der Haushaltspolitik unserer Länder durch eine wirksamere Anwendung unserer gemeinschaftlichen Prüfverfahren zu intensivieren, die Harmonisierung unserer Steuerpolitik gemäß dem Europäischen Rat von Feira weiterzuführen und schließlich unsere Bevölkerung aktiv auf die bevorstehende Umstellung auf den Euro vorzubereiten. Daß die Bürger den Euro wirklich annehmen, ist ein Faktor von entscheidender Bedeutung. Es muß alles getan werden, damit diese wichtige Etappe in praktischer wie auch menschlicher Hinsicht erfolgreich gemeistert wird.
Des weiteren ist es erforderlich, Europa in bezug auf die Informationsgesellschaft auf einen Spitzenplatz zu bringen und das Wachstum in der Union mittels unseres Ausbildungssystems, das eines der besten in der Welt ist, unseres ausgezeichneten wissenschaftlichen und geistigen Potentials und unserer äußerst leistungsfähigen Wirtschaft zu fördern.
Frankreich wird alles tun, um die unter der portugiesischen Präsidentschaft getroffenen Entscheidungen voll zum Tragen kommen zu lassen, d. h. die Förderung von innovativen Unternehmen durch erhöhte Verfügbarkeit von Risikokapital, Einführung eines Gemeinschaftspatents, Erarbeitung eines europäischen Innovations-Barometers, Schaffung eines wissenschaftlichen Netzes mit sehr hoher Übertragungsgeschwindigkeit und Entwicklung europäischer Inhalte, Bekämpfung der Internet-Kriminalität. Wir müssen auch darauf hinwirken, daß die Vorteile dieser neuen Technologien allen zugute kommen, daß keine digitale Kluft entsteht, indem wir dafür sorgen, daß gemäß unserem Beschluß alle Schulen in Europa bis 2001 an das Internet angeschlossen sind.
Wir werden uns ebenfalls sehr intensiv mit der Stärkung der europäischen Stellung in dem hochstrategischen Sektor der Biotechnologien befassen und dabei selbstverständlich auf die Einhaltung der ethischen Regeln achten, die für jegliche wissenschaftliche, erfinderische und industrielle Tätigkeit im Zusammenhang mit lebender Materie gelten müssen.
Wachstum und Solidarität müssen allen Regionen der Union zugute kommen, insbesondere den Inselregionen, denen bei der Überwindung ihrer Nachteile geholfen werden muß. Die Präsidentschaft wird auch auf die Stärkung und Vertiefung der Verbindungen mit den Regionen in äußerster Randlage achten. Es gilt jetzt, die neuen Bestimmungen des Vertrags von Amsterdam umzusetzen, damit die Azoren, Madeira, die Kanarischen Inseln und die französischen Überseedepartements in den Genuß spezieller Rechte, Vergünstigungen und Gemeinschaftspolitiken kommen, die ihren Besonderheiten und ihren Nachteilen Rechnung tragen.
Der dritte Schwerpunkt der französischen Präsidentschaft besteht darin, Europa bürgernäher zu gestalten. Von nun an ist dies das legitime Anliegen aller Präsidentschaften, die sich an der Spitze der Union abwechseln. Vielen unserer Mitbürger erscheint Europa noch zu fern, und sie können kaum ermessen, was Europa ihnen in ihrem Alltagsleben bringt bzw. bringen kann. Es ist an der Zeit, daß Europa sich mehr um die Fragen kümmert, die ihnen am Herzen liegen: Wir müssen das Europa der Menschen gestalten.
Mit der Annahme einer Charta der Grundrechte der Union, die gegenwärtig unter aktiver Beteiligung Ihres Parlaments erarbeitet wird, werden wir über ein Dokument verfügen, in dem sämtliche unserer Union zugrundeliegenden Werte, Grundsätze und Rechte, die bürgerlichen und politischen, die wirtschaftlichen und sozialen Rechte, zusammengefaßt sind. Es ist wichtig, daß der mit der Erarbeitung des Entwurfes der Charta beauftragte Konvent seine Arbeit so zeitig abschließt, daß die Charta noch vor Jahresende vorliegt.
Das Europa der Menschen wird auch gefördert, indem wir das Europa der Mobilität, des Wissens und der Jugend gestalten. Der Austausch, und dies trifft insbesondere auf den Austausch im Hochschulwesen zu, muß unter Wahrung der Zuständigkeiten der Mitgliedstaaten im Bildungsbereich mit allen Mitteln gefördert werden.
Im Vorfeld des Europäischen Rates von Nizza wird die französische Präsidentschaft die Hindernisse für die Mobilität von Wissenschaftlern, Studenten, Lehrern erfassen und nach Möglichkeiten zu ihrer Beseitigung suchen. Hier müssen wir uns hohe Ziele setzen und uns um eine deutliche Erweiterung der Austauschmöglichkeiten in der Union bemühen. Dabei geht es um Synergieeffekte zwischen europäischen Forschungseinrichtungen und Unternehmen, um die Stärkung der zahlreichen bedeutenden Forschungs und Innovationszentren in Europa. Dabei geht es auch um eine bestimmte Auffassung vom Dialog der Kulturen und der kulturellen Vielfalt. Und schließlich geht es ebenfalls um die Unionsbürgerschaft, um das Gefühl der Zugehörigkeit zu ein und derselben politischen und menschlichen Gemeinschaft.
Konkreter gesagt, die französische Präsidentschaft wird sich besonders der Initiativen annehmen, die zu Verbesserungen im täglichen Leben der Europäer führen, und zwar in erster Linie in den Bereichen Gesundheit und Verbraucherschutz. Der Schock über die BSE-Epidemie und andere Gefahren dieser Art zwingen uns zur Schaffung einer unabhängigen europäischen Lebensmittelbehörde. Ich weiß, daß ich dabei auf die Unterstützung Ihres Hohen Hauses zählen kann. Wir müssen weiterhin auf europäischer und internationaler Ebene das Vorsorgeprinzip durchsetzen und in der Frage der Kennzeichnung und Rückverfolgbarkeit von gentechnisch veränderten Organismen weiter vorankommen.
Wir werden nie vergessen, daß die Landwirtschaft die erste unserer gemeinsamen Politiken ist. Davon wird sich die französische Präsidentschaft insbesondere in der WTO, bei den Erweiterungsverhandlungen sowie bei der Berücksichtigung der Schwierigkeiten in bestimmten Bereichen wie Schweinefleischerzeugung, Obst und Gemüse sowie Bananen leiten lassen.
Im Umweltbereich steht zunächst die Sicherheit im Seeverkehr, insbesondere beim Transport von gefährlichen Gütern und Erdöl, im Vordergrund. Die Umweltkatastrophe im Gefolge der Havarie des Tankers Erika ist um so weniger hinnehmbar, als sie auf fahrlässiges Verhalten zurückzuführen ist. Die französischen Behörden werden sich entschlossen dafür einsetzen, daß auf der Grundlage der bereits vorliegenden bzw. noch zu unterbreitender Vorschläge von ihrer Seite sowie von Seiten der Kommission mit Unterstützung des Europäischen Parlaments in den kommenden Monaten konkrete Fortschritte erreicht werden, die eine Wiederholung solcher Katastrophen an unseren Küsten ausschließen.
Zudem wird Europa weiterhin an der Spitze des Kampfes für die Erhaltung unserer Umwelt stehen. Dazu muß es diesen immer stärker in seine Politiken einbeziehen. Wir wissen, daß die Globalisierung der Wirtschaft diesbezüglich bestimmte Gefahren mit sich bringt, die die Lebensbedingungen der künftigen Generationen unumkehrbar beeinträchtigen können. In diesem Sinn wird sich die französische Präsidentschaft im November dieses Jahres dafür einsetzen, auf der Konferenz in Den Haag über Treibhausgasemissionen und Klimawandel ein gutes Übereinkommen, eines, das so gut wie möglich ist, zu erreichen, und sie wird ebenfalls auf die Umsetzung des Kyoto-Protokolls achten.
(Beifall)Im Bereich Justiz und innere Angelegenheiten wird die französische Präsidentschaft auf eine energische Umsetzung der im Oktober 1999 in Tampere gefaßten Beschlüsse hinarbeiten. Zur Einführung einer europäischen Asyl und Einwanderungspolitik müssen in folgenden konkreten Punkten weitere Fortschritte erreicht werden: Ausstellung von langfristigen Aufenthaltspapieren, Harmonisierung der Aufnahmevoraussetzungen, Bekämpfung der illegalen Einwanderung und der entsprechenden Netze. Die Tragödie von Dover ist uns allen noch gegenwärtig. Gemäß den Schlußfolgerungen des Europäischen Rates von Feira wird die Präsidentschaft konkrete Schritte zu den Strafmaßnahmen gegen die Verantwortlichen der Schleuserorganisationen einleiten.
Ein weiterer Schwerpunkt wird der Kampf gegen Drogen und die damit so häufig verbundene Finanzkriminalität sein. Europa muß insbesondere zur Verabschiedung von Maßnahmen zur wirksamen Bekämpfung der Geldwäsche und damit zu den diesbezüglichen Anstrengungen der G7 beitragen, und ich werde Gelegenheit haben, auf diesen Punkt auf dem Gipfel von Okinawa in Japan besonders einzugehen.
Des weiteren sind wir entschlossen, weitere Fortschritte bei der Errichtung eines europäischen Raums des Rechts auf der Grundlage der gegenseitigen Anerkennung von Urteilen und gerichtlichen Entscheidungen zu machen. Gestatten Sie mir zum Abschluß dieses Kapitels über das Europa der Bürger noch eine Bemerkung zum Sport. Soeben ist die Fußballeuropameisterschaft Euro 2000 zu Ende gegangen, die von den Europäern mit viel Vergnügen und Begeisterung verfolgt wurde.
(Beifall)Wir müssen daher darauf achten, daß die Europäische Union die besondere Rolle des Sports und seine soziale Funktion gebührend berücksichtigt. Hier besteht ein wirkliches Problem, das untersucht und gelöst werden muß. Daran wird die französische Präsidentschaft arbeiten.
(Beifall)Vierter und letzter Schwerpunkt unserer Präsidentschaft: ein starkes Europa auf der internationalen Bühne. Im Bereich der Gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik geht es der französische Präsidentschaft mit der Unterstützung des Hohen Repräsentanten der Kommission vor allem um die Stärkung der europäischen Identität. Eine ihrer Prioritäten besteht in der Konsolidierung des Europas der Verteidigung und der Sicherheit, das in den letzten Wochen außergewöhnliche Fortschritte gemacht hat.
Im operativen Bereich kommt es darauf an, die Beitragskonferenz durchzuführen, um den in Helsinki festgelegten Zielen volle Glaubwürdigkeit zu verleihen. Wir treten ebenfalls dafür ein, daß die seit dem 1. März dieses Jahres in Brüssel bestehenden Interimsgremien ihre Aufgaben im Hinblick auf die definitive Phase in vollem Maße wahrnehmen. Insbesondere muß der Ausschuß für politische und Sicherheitsfragen, der an die Stelle des Politischen Ausschusses treten soll, mit Unterstützung von Javier Solana schrittweise zum Dreh- und Angelpunkt der GASP werden. Des weiteren muß die Rüstungsindustrie durch Annäherung und durch Kooperationsprogramme den politischen Anspruch des Europas der Verteidigung unterstützen. Die letzten Monate waren in dieser Hinsicht sehr positiv, insbesondere was Hubschrauber, Raketen und das künftige Transportflugzeug betrifft.
In allen diesen Bereichen wird die französische Präsidentschaft ihr Möglichstes tun, damit Europa die für seine Außenpolitik erforderlichen konkreten Voraussetzungen - selbstverständlich in einem Geist der Freundschaft und Zusammenarbeit mit seinen Verbündeten - schafft.
Geographisch gesehen zeichnen sich neben den mit den größeren Partnern USA, Kanada, Rußland und Ukraine vorgesehenen Gipfeltreffen folgende drei Schwerpunkte im Bereich der GASP ab:
der Balkan mit der Fortsetzung des eingeleiteten Stabilisierungsprozesses sowohl in militärischer als auch wirtschaftlicher Hinsicht. Die Union muß den Ländern dieser Region eine klare europäische Perspektive aufzeigen, um sie zu Reformen und zu regionaler Zusammenarbeit zu ermutigen. Dies ist das Ziel des vom Europäischen Rat von Feira vorgeschlagenen Gipfeltreffens zwischen der Europäischen Union und den Ländern des Westbalkans;
der Mittelmeerraum mit dem Ministertreffen Barcelona IV und, sofern es die Umstände erlauben, der Durchführung des ersten Euro-Mittelmeer-Gipfels in Marseille.
Hier gilt es, dem Barcelona-Prozeß mit der Annahme einer Charta des Friedens und der Stabilität sowie mit der Verstärkung der wirtschaftlichen und kulturellen Verbindungen zwischen beiden Ufern unseres gemeinsamen Meeres neue Impulse zu verleihen; Asien mit dem dritten ASEM-Gipfel und den bilateralen Gipfeltreffen zwischen Europa und China sowie Europa und Japan. Auch hier beabsichtigt die französische Präsidentschaft, Beziehungen, die sie als wichtig für die Gestaltung der multipolaren, ausgeglichenen Welt von Morgen erachtet, ihre volle Dimension zu verleihen.
Die französische Präsidentschaft wird ebenfalls alles tun, um das neuen Abkommen zwischen der Union und den Ländern Afrikas, der Karibik und des Pazifik wirksam umzusetzen. Europa muß stark und weltoffen sein. Daher muß es sich energisch, kohärent und solidarisch dafür einsetzen, daß im Rahmen der Welthandelsorganisation eine neue Verhandlungsrunde eingeleitet wird, die umfassend und ausgewogen ist.
Wie Sie sehen, ist das Arbeitsprogramm, das sich Frankreich für seine Unionspräsidentschaft vorgenommen hat, konkret und von hohen Ansprüchen gekennzeichnet. Es geht zunächst darum, das einwandfreie Funktionieren der Institutionen der Union zu sichern, während diese vor einem grundlegenden Wandel steht. In naher Zukunft wird sich die Zahl ihrer Mitglieder mehr als verdoppeln. Wir müssen daher Verfahren finden, die die Beschlußfähigkeit und weitere Fortschritte unter gleichzeitiger Stärkung ihrer Effizienz und Legitimität gewährleisten. Unsere Union wird ihre Dynamik und ihre Stärke bewahren, wenn wir es verstehen, sie denen nahezubringen, in deren Dienst sie steht, d. h. den Europäern selbst.
Diese Anliegen werden auch von Ihrem Hohen Haus geteilt. Wenn wir eng und vertrauensvoll in allen diesen Fragen zusammenarbeiten, wird es uns gemeinsam gelingen, Europa in den für die Zukunft wesentlichen Aspekten voranzubringen. Und ich bin überzeugt, wenn ich in sechs Monaten wieder vor Sie trete, um Bilanz zu ziehen, wird Europa sich verändert haben. Das Bauwerk wird gefestigter und ansprechender für seine gegenwärtigen und seine künftigen Bewohner sein.
(Beifall)
Prodi
Frau Präsidentin des Europäischen Parlaments, Herr Präsident der Französischen Republik, meine Damen und Herren Abgeordneten! Es ist für mich eine große Freude, heute, am Beginn dieser neuen Ratspräsidentschaft, hier vor Ihnen zu sprechen. Diese Fackelübergabe ist stets ein sehr bewegender Moment auf dem Kurs Europas zu seinen Zielen, und dies um so mehr in diesem Jahr 2000.
In den ersten Monaten dieses Jahres hat Europa mit den Tagungen des Europäischen Rates in Lissabon und Feira bereits große Schritte auf dem Weg zur wirtschaftlichen Erneuerung unternommen. Ferner wurden Fortschritte in Richtung einer einzigartigen Erweiterung der Union, die Sie, Herr Präsident, als "schönes und notwendiges Vorhaben " bezeichneten, sowie bei der Stärkung der europäischen Institutionen im Vorfeld dieser Erweiterung erzielt. Ich begrüße Ihre bevorstehende Ratspräsidentschaft und möchte im folgenden auf einige Punkte eingehen, die Sie, Herr Präsident, in Ihrer Rede angesprochen haben.
Zunächst möchte ich Ihnen meine uneingeschränkte Unterstützung für Ihr Bemühen um eine Fortführung der Arbeiten an der Europäischen Sozialagenda versichern. Als ich im Februar die strategischen Ziele der Kommission für den Zeitraum 2000-2005 darlegte, kündigte ich als eines der Hauptziele eine neue wirtschafts- und sozialpolitische Agenda Europas an. Weniger als fünf Monate danach finde ich die Fortschritte, die wir bei der konkreten Ausgestaltung der wirtschaftlichen Aspekte dieser Agenda erreicht haben, äußerst ermutigend. Die sozialen Aspekte der Entwicklung Europas sind die Kehrseite der Medaille, auf die sich unsere Anstrengungen in den kommenden sechs Monaten konzentrieren werden.
Insbesondere wird die Ratspräsidentschaft eine Reihe wichtiger Fragen anpacken müssen, zu denen die Kommission bereits ihre Vorschläge unterbreitet hat. Vor wenigen Tagen hat die Kommission nämlich eine Sozialpolitische Agenda angenommen, die Hinweise darauf enthält, was in den nächsten zwei bis drei Jahren zu tun ist, damit die Schlußfolgerungen des Europäischen Rates von Lissabon und von Feira in konkrete Maßnahmen umgesetzt werden. Meiner Einschätzung nach wurde in diesem Papier die richtige Balance zwischen den in Lissabon und in Feira vereinbarten politischen Leitlinien einerseits und den uns durch den Vertrag zugewiesenen Pflichten und Befugnissen andererseits gefunden: Es dürfte daher auf der Tagung des Europäischen Rates in Nizza allgemeine Zustimmung finden.
Es ist in der Tat wichtig, daß die Union keine Ungleichheiten in unserer Gesellschaft hervorbringt, zumal gegenwärtig günstige wirtschaftliche Bedingungen für deren Verringerung bestehen. Die Kommission ist sich daher mit dem Ratsvorsitz einig, diesen Problemen höchste Priorität einzuräumen.
Vor kurzem wurde die Richtlinie zur Bekämpfung des Rassismus in Rekordfrist - innerhalb von knapp sechs Monaten - angenommen, und wir erwarten nun, daß die Ratspräsidentschaft auf die gleiche Weise die anderen Themen dieses äußerst wichtigen Maßnahmenpakets gegen die Diskriminierung in Angriff nimmt. Tatsächlich muß jedes gegen die Diskriminierung gerichtete Programm vor allem Chancengleichheit zwischen Männern und Frauen gewährleisten, und darüber hinaus müssen wir unser Möglichstes tun, um jene abscheuliche Form der Sklaverei, nämlich den Frauen- und Kinderhandel zu Zwecken der sexuellen Ausbeutung, endgültig zu unterbinden.
Eine in der europäischen Gesellschaft noch anzutreffende Form der Ungleichheit betrifft den Zugang zur Bildung. In Lissabon wurde ein Aktionsplan angenommen, den es nun umzusetzen gilt, und ich bin sicher, daß der Ratsvorsitz energische Maßnahmen in die Wege leiten wird, damit all unsere Jugendlichen die notwendigen Kenntnisse erwerben, um in einer wissensbasierten Wirtschaft bestehen zu können. Ferner ist es unsere Pflicht, diese Kenntnisse durch die qualitative und quantitative Förderung der Mobilität von Schülern und Studenten, Lehrern und Forschern weiterzuentwickeln, wie dies schließlich in Feira vorgeschlagen wurde. Ich freue mich, daß dieses Thema, das von grundlegender Bedeutung ist und im Hinblick auf seine letzten Konsequenzen noch nicht tiefgehend untersucht wurde, hier angesprochen wurde.
Eine weitere Quelle von Ungleichheit ist die Armutsfalle, in der sich zu viele Unionsbürger befinden. In Lissabon hat der Europäische Rat die Mitgliedstaaten dazu aufgefordert, etwas zu unternehmen, um die Armut zu beseitigen, und darüber hinaus arbeitet eine hochrangige Gruppe "Sozialschutz " gemeinsam mit der Kommission an einer entsprechenden ehrgeizigen Strategie. Es ist wirklich skandalös, daß es in unseren Gesellschaften noch so viel tatsächliches Elend gibt; auf der Tagung des Europäischen Rates in Nizza sollten wir daher einen Konsens bezüglich unserer Haltung zur sozialen Ausgrenzung anstreben, wozu die Kommission bereits einige Vorschläge unterbreitet hat.
Der Europäische Rat von Feira hat ferner bekundet, daß er die Vorschläge der Kommission auf dem Gebiet der Lebensmittelsicherheit tatkräftig unterstützen wird, und er hat das Bemühen der Mitgliedstaaten um Fortschritte bei der Errichtung einer unabhängigen europäischen Lebensmittelbehörde, unmittelbar nach Stellungnahme des Europäischen Parlaments, zur Kenntnis genommen. Ich rechne damit, daß diese Stellungnahme spätestens während der ersten Oktobertagung erfolgen kann. Wenn wir unseren Vorschlag vorgelegt haben, hoffe ich, daß die Vorhaben zur Schaffung der Behörde unter der französischen Ratspräsidentschaft deutlich vorankommen. Das ist unsere konkrete Verpflichtung gegenüber den Bürgern, die keine Verzögerungen im Bereich der Lebensmittelsicherheit hinnehmen werden, doch müssen wir auch in dieser Hinsicht ein gemeinsames Konzept haben, wenn wir unseren Binnenmarkt aufrecht erhalten wollen. Die vor kurzem aufgetretenen Probleme waren uns eine Lehre, und meinem Eindruck nach ist nunmehr jeder dazu bereit, seine Verantwortung zu übernehmen.
Die europäische Öffentlichkeit ist angesichts der Umweltprobleme äußerst besorgt, und ich fühle mich daher dem französischen Ratsvorsitz und seinen Ausführungen zum Schutz und zur Verbesserung der Umwelt, die zu unseren Prioritäten erhoben werden sollen, zutiefst verbunden. Auf der sechsten Internationalen Konferenz der Vereinten Nationen zum Klimawandel, die im November in Den Haag stattfinden wird, stehen diesbezüglich wichtige Entscheidungen an. Bei diesem Treffen - einem der wichtigsten nach Kyoto - muß die Union ihre führende Rolle behaupten: Wir müssen die in Kyoto eingegangenen Verpflichtungen einhalten und weiterhin Druck auf unsere Partner ausüben, damit sie ebenso verfahren.
Die Umweltauswirkungen unserer Verkehrs- und Energiepolitik und insbesondere der Klimawandel werden ein Hauptthema von zwei Dokumenten sein, welche die Kommission im kommenden Herbst dem Rat und dem Parlament vorzulegen beabsichtigt. Das erste wird ein Grünbuch über die gemeinsame Verkehrspolitik und das zweite ein Strategiepapier zu den verschiedenen Energieträgern und zur Sicherheit der Energieversorgung sein. Diese Aspekte lösen erhebliche Besorgnis bei den Unionsbürgern aus, die speziell in der gegenwärtigen Situation ein wirksames Eingreifen von uns erwarten.
Äußerst beunruhigt sind die Bürger über die Tragödien, die sich aufgrund der Erdölverschmutzung an ihren Küsten abgespielt haben, und wenn wir, wie Sie, Herr Präsident, betont haben, eine Wiederholung derartiger Katastrophen verhindern wollen, müssen der Rat und das Europäische Parlament unverzüglich ein Maßnahmenpaket zur Meeressicherheit annehmen, wie es von uns bereits vorgeschlagen wurde.
Ein weiterer wesentlicher Grund zur Besorgnis ist für unsere Bürger die Verwendung genetisch veränderter Organismen bzw. der Einsatz der Biotechnologien. Wie müssen einen angemessenen Schutz der menschlichen Gesundheit und der Umwelt gewährleisten und gleichzeitig Möglichkeiten schaffen, damit die Fortschritte der modernen Biotechnologie der Gesellschaft zugute kommen. Deshalb müssen dringend die neuen Rahmengesetze über die genehmigte Verwendung genetisch veränderter Organismen verabschiedet werden. Diese Bestimmungen werden die bestehenden Vorschriften verstärken und verbessern, wobei es darauf ankommt, eine ausgewogene Lösung zu finden, die sowohl das Vertrauen der Öffentlichkeit als auch des Marktes genießt.
Wir haben also gemeinsam ein anspruchsvolles Programm für das kommende Halbjahr, wobei sich meines Erachtens all die verschiedenen Aktionslinien auf den dringlichen Wunsch nach einer besseren Lebensqualität zurückführen lassen. In ganz Europa fordern die Bürger auf sämtlichen Ebenen der Gesellschaft eine bessere Qualität im sozialen, im ethischen und im Umweltbereich, und wir müssen dieser Forderung gerecht werden.
Deshalb möchte ich abschließend die Notwendigkeit hervorheben, konstruktive Beziehungen zu unseren neuen Nachbarn herzustellen. Eine der wichtigsten Herausforderungen, denen sich die Europäische Union wird stellen müssen, betrifft die notwendige Stabilisierung unseres Kontinents, wobei die Förderung der Stabilität in den Regionen an unseren Grenzen eindeutig den Schwerpunkt dieser Strategie bilden muß.
Aus diesem Grunde befürworten wir auch in jeder Hinsicht den Vorschlag eines politischen Gipfels zwischen der Europäischen Union und jenen Balkanländern, die am weitesten auf dem Weg der Demokratie vorangeschritten sind. Die Kommission hat schon damit begonnen, die Voraussetzungen für diesen Balkangipfel zu schaffen, und wir hoffen im Hinblick auf die konkreteren Vorbereitungen auf eine enge Zusammenarbeit mit dem französischen Ratsvorsitz.
Vor kurzem hatte ich die Gelegenheit, über das weitere Zusammenwirken der europäischen Institutionen nachzudenken, das immer größere Bedeutung erlangen wird. Seit Inkrafttreten des Vertrags von Amsterdam ist unser Gesetzgebungssystem dank des neuen Mitentscheidungsverfahrens immer effizienter geworden. Dieses Verfahren wir nun auf wesentlich mehr Rechtsakte angewandt, und trotzdem sind die Fälle, in denen wir den Vermittlungsausschuß einberufen mußten, immer seltener geworden.
Aus einer aktuellen Untersuchung geht hervor, daß mehr als die Hälfte der im letzten Jahr vorgelegten Legislativvorschläge, oder etwas mehr, in zweiter Lesung angenommen wurden, während für etwa ein Fünftel sogar eine einzige Lesung ausreichte. Das bedeutet, daß der Rechtsetzungsprozeß mehr und mehr ausreift und konsensfähig wird. Diese Feststellung ist sehr ermutigend, so daß die Kommission der Regierungskonferenz empfohlen hat, das Mitentscheidungsverfahren ebenso wie die Mehrheitsentscheidungen im Rat auszudehnen. Auf diese Weise wird die demokratische Legitimation des europäischen Gesetzgebungsprozesses weiter erhöht werden, was für das politische Wohlbefinden der Europäischen Union von wesentlicher Bedeutung ist.
Herr Präsident, ich beglückwünsche Sie zu Ihrer Verpflichtung, die Verhandlungen im Rahmen der Regierungskonferenz, das heißt die notwendige Reform unserer Institutionen, zu einem erfolgreichen Abschluß zu führen. Diese Verpflichtung setzt in der Tat ein deutliches positives Signal für unsere Verhandlungspartner in den Beitrittsländern. In Biarritz und in Nizza wird Europa Ihre ganze Fähigkeit und allseits ein hohes Verantwortungsbewußtsein benötigen. Wir alle wissen, wie wichtig die Stärkung unserer Institutionen und ihr wirksameres Funktionieren sind: Dies ist die Hauptvoraussetzung der Erweiterung.
Wir werden uns bei vielen anderen Gelegenheiten noch eingehender mit dieser Frage beschäftigen können. Heute möchte ich lediglich einen Punkt hervorheben, der vielleicht phrasenhaft klingen mag, der jedoch den Kern dessen bildet, was wir in Nizza und darüber hinaus erreichen wollen: Eine Union mit 27, 28 oder noch mehr Staaten braucht stärkere, und keine schwächeren Organe; wir bedürfen eines stärkeren, keines schwächeren demokratischen Engagements, eines stabileren, und keines verschwommenen Rechtssystems.
Daher ist es falsch zu glauben, die "Monnet-Methode " gehöre der Vergangenheit an und könne durch Ad-hoc-Maßnahmen wirksam ersetzt werden. Das Europäische Parlament, der Rat, die Kommission und der Gerichtshof sind unsere Organe, die uns Garantien geben; sie bilden das System von Gewichten und Gegengewichten, ohne das nichts Beständiges geschaffen werden kann. Da sie von essentieller Bedeutung sind, müssen wir alles daran setzen, sie zu verbessern. Diese Aufgabe haben wir uns alle für Nizza vorgenommen. Es ist also klar, daß die kommenden sechs Monate einen sehr hohen Einsatz verlangen werden, und ich bin überzeugt, daß wir, wenn Frankreich die Fackel an Schweden übergeben wird, erhebliche Fortschritte bei der Gestaltung Europas nach den Wünschen und Erwartungen unserer Mitbürger erzielt haben werden.
Poettering
Frau Präsidentin! Herr Präsident des Europäischen Rates, Herr Kommissionspräsident, Kolleginnen und Kollegen! Die Fraktion der Europäischen Volkspartei und der Europäischen Demokraten begrüßt sehr, daß Sie, Herr Präsident Chirac, heute zu Beginn der französischen Präsidentschaft hier vor dem Europäischen Parlament gesprochen haben. Es ist ja nicht selbstverständlich, daß der Präsident des Europäischen Rates zu Beginn der Präsidentschaft kommt. Wir sehen darin einen Beweis Ihres ganz persönlichen Engagements für die Einigung Europas.
Wir sind auch dankbar dafür, daß die französische Verfassung es vorsieht, daß der Präsident der Französischen Republik die Verantwortung für die Europapolitik hat, und wir wissen die Europapolitik bei Ihnen in guten Händen. Wir haben Vertrauen zu Ihnen. Wir wünschen Ihnen für die Präsidentschaft viel Erfolg. Wir wünschen Ihnen persönlich Erfolg, und wir wissen, wenn Sie Erfolg haben, ist es unser aller Erfolg, ist es der Erfolg für die europäische Einigung.
Sie haben eine bedeutende Rede vor dem Deutschen Bundestag in Berlin gehalten, Sie haben eine bedeutende Rede hier gehalten, und Sie haben damit die Debatte über die europäische Zukunft eröffnet. Die Debatten über die europäische Zukunft wie auch die über die Regierungskonferenz gehören zusammen. Wir müssen uns fragen: Welches ist das Europa, das wir wollen, welches ist die Methode? Sie haben dankenswerterweise an Pierre Pflimlin und Robert Schuman erinnert. Wir sind stolz darauf, daß beide christliche Demokraten waren.
Am vergangenen Freitag haben wir Abschied genommen von Pierre Pflimlin in der Kathedrale hier in Straßburg. Sie haben durch den Senatspräsidenten Poncelet hier eine Botschaft überbracht. Alle, die dabei waren, wie unsere Präsidentin und andere, waren tief bewegt. Neben dem Sarg von Pierre Pflimlin stand die Europafahne, und zum Abschluß des Gottesdienstes, der kein Trauergottesdienst war, sondern ein Gottesdienst der Hoffnung, der Zuversicht, wurde die europäische Hymne gespielt und durch einen Chor gesungen. Wenn das vor 100 Jahren möglich gewesen wäre - schon im Jahr 1900 -, welches Leid, welches Elend wäre unserem europäischen Kontinent erspart geblieben!
Deswegen ist im Kern die europäische Einigungspolitik Friedenspolitik. Wir als Europäische Volkspartei und europäische Demokraten - natürlich gibt es auch die eine oder andere unterschiedliche Meinung -, wollen mit unserer großen Mehrheit das gemeinschaftliche Europa. Wir wollen starke europäische Institutionen. Wir wollen ein starkes Europäisches Parlament, das in allen Fragen europäischer Gesetzgebung gleichberechtigt ist mit dem Ministerrat. Wir wollen dieses auch erreichen unter Ihrem Vorsitz und mit Ihrer Unterstützung, Herr Präsident. Sie waren ja Mitglied des Europäischen Parlaments nach der ersten Europawahl. Wir erinnern uns gut daran, wir waren damals Kollegen, wenn ich das sagen darf. Wir sind dann unterschiedliche Wege gegangen, aber wir betrachten Sie als ehemaliges Mitglied des Europäischen Parlaments als einen Verbündeten, so daß wir in allen Fragen der Gesetzgebung gleichberechtigt werden mit dem Ministerrat.
(Beifall)
Wir wollen darüber hinaus eine starke Kommission. Gerade in den letzten Monaten hat sich die Kommission - Herr Kommissionspräsident Romano Prodi, ich bin Ihnen sehr dankbar dafür - als die Hüterin der Verträge erwiesen. Wir wollen auch, daß die Europäische Kommission die europäische Exekutive ist. Ich bin dankbar dafür, daß wir in dieser institutionellen Frage mit der Kommission, auch mit dem hervorragenden französischen Mitglied, das für diese Fragen zuständig ist, nämlich Michel Barnier, völlig einig sind.
Herr Präsident des Europäischen Rates! Ich habe mit Freude gehört, daß Sie gesagt haben, die Zeit ist vorbei, in der Entscheidungen hinter verschlossenen Türen getroffen werden, sondern sie müssen transparent sein. Ich habe den Eindruck, daß es eine europäische Institution gibt, die noch etwas transparenter sein könnte bei ihren Entscheidungen, und das ist der Ministerrat, und ich bitte, daß wir auch einmal darüber nachdenken, wie wir hier die Transparenz verbessern könnten!
(Beifall)
Dann gibt es den Europäischen Gerichtshof. Stärken wir ihn, damit der Europäische Gerichtshof Recht sprechen kann, denn die größte Errungenschaft dieser Europäischen Union ist, daß wir die Konflikte und Interessenunterschiede, die wir natürlich haben, heute mit den Mitteln des Rechts bewältigen. Diese Europäische Union ist eine Rechtsgemeinschaft, und das ist das größte Gut, das wir haben! Deswegen müssen wir auch den Europäischen Gerichtshof mit den entsprechenden Mitteln ausstatten.
Sie haben in Ihrer Berliner Rede von dem großen Projekt einer Verfassung gesprochen. Die große Mehrheit unserer Fraktion hat das mit viel Sympathie aufgenommen. Wir werden die Fragen beantworten müssen: Was machen unsere Nationen, was machen unsere Regionen, was machen die kommunalen Gebietskörperschaften? Das alles im Rahmen der Subsidiarität, Sie haben davon gesprochen. Aber entscheidend ist, daß wir einen einheitlichen institutionellen Rahmen haben, und es darf keine parallelen Strukturen zur Europäischen Union geben. Die Bürger würden es nicht nur nicht verstehen, sondern es gäbe in dem Fall auch keine wirkliche Rechtsgrundlage, und deswegen stehen wir dem Gedanken, immer neue Sekretariate zu schaffen, in keiner Weise aufgeschlossen gegenüber, sondern die Europäische Union muß das machen, mit ihren starken Institutionen und auf der Grundlage europäischen Rechtes!
(Beifall)
Herr Präsident, das Entscheidende ist natürlich, daß die Mehrheitsentscheidung im Ministerrat das grundlegende Entscheidungssystem wird. Es reicht nicht aus, nur die Mehrheitsentscheidung auszuweiten. Die Mehrheitsentscheidung muß das grundsätzliche Entscheidungssystem im Ministerrat werden. Was die Kommission angeht - ich sehe gerade den hochgeschätzten Kollegen Jacques Santer -, Luxemburg wird niemals auf ein Mitglied in der Kommission verzichten, und wenn jeder Mitgliedstaat in der Kommission vertreten ist, dann sind auch die kleineren Länder, wie ich denke, einverstanden, wenn es eine Neugewichtung der Stimmen im Ministerrat gibt.
Eine Überlegung noch zu den Aufgaben der nationalen Parlamente und des Europäischen Parlaments: Das Europäische Parlament ist mit dem Ministerrat für die Gesetzgebung verantwortlich, und ich halte nichts von der Idee des deutschen Außenministers, der ansonsten gute Vorschläge unterbreitet hat, daß nur nationale Abgeordnete dem Europäischen Parlament angehören sollten. Das ist eine Betrachtungsweise von vorgestern, und wir werden uns einer solchen Überlegung mit aller Entschiedenheit widersetzen!
(Beifall)
Die Aufgabe der nationalen Parlamente besteht darin, daß sie wirksamer ihre eigene Regierung als Mitglied im Ministerrat kontrollieren können, und ich denke, in einem solchen Sinne müssen Europäisches Parlament und nationale Parlamente gut zusammenarbeiten. Wir haben große Zuversicht im Hinblick auf die französische Präsidentschaft, Herr Präsident Chirac, und das gilt auch für Sie persönlich. Sie haben die Fußball-Europameisterschaft gewonnen, dazu gratulieren wir Ihnen! Das ist ein gutes Omen für die Präsidentschaft. Ich hoffe, Europa hat soviel Erfolg wie die Nationalmannschaft Frankreichs jetzt bei der Europameisterschaft! Ich wünsche Ihnen viel Erfolg. Wenn Sie ihn haben, ist es unser aller Erfolg.
(Beifall)
Barón Crespo
Frau Präsidentin, Herr Ratspräsident, Herr Kommissionspräsident, sehr geehrte Damen und Herren Abgeordnete! Ich möchte zunächst die französische Präsidentschaft im Namen der Fraktion der Sozialdemokratischen Partei Europas willkommen heißen. Es ist ein glücklicher Zufall, daß zu einem entscheidenden Zeitpunkt unserer Geschichte einer der Gründerstaaten, das Land von Jean Monnet, Robert Schuman und Pierre Pflimlin den Vorsitz der Union wahrnimmt. Und ich möchte bereits jetzt der französische Präsidentschaft, dem französischen Präsidenten und der französischen Regierung einen vollen Erfolg wünschen, den wir - wie ich hinzufügen möchte - auch brauchen.
Der Ratsvorsitzende hat vier Arbeitsschwerpunkte für seine Präsidentschaft dargelegt. Wir sind ebenso wie die französische Präsidentschaft der Meinung, daß die institutionelle Reform ausschlaggebend für alle weiteren Fortschritte der Union und vor allem für die großen Erweiterungsvorhaben, diese uns obliegende Verpflichtung, ist.
Wir brauchen, um es auf Englisch zu sagen, einen nice treaty in Nice, und dabei zähle ich auf Sie. Doch gerade deshalb ist es wichtig, daß es uns gelingt, die Charta der Grundrechte in den Vertrag zu integrieren.
(Lebhafter Beifall) Denn es geht ja im Grunde darum, unsere Wertegemeinschaft zu bekräftigen, und daher begrüße ich die diesbezügliche Entschlossenheit der französische Präsidentschaft. Wir werden nicht vergessen, daß Sie diese Werte in Ihrem Land und in Europa verteidigt haben, und wird sind der Meinung, wenn wir die gegenwärtigen Probleme mit Blick auf die Zukunft lösen wollen - ich denke dabei an den Fall Österreich -, dann muß es uns gelingen, sowohl diese Bekräftigung einer Wertegemeinschaft als auch die Instrumente zu ihrer Verteidigung in den Vertrag aufzunehmen.
Ein weiterer Aspekt in der Rede des Präsidenten der Republik ist von Wichtigkeit: Er hat die hinter den verschlossenen Türen von Kanzleien getroffenen Entscheidungen kritisiert. Dies sollte auch auf die Regierungskonferenz zutreffen. Ich habe mit Zufriedenheit zur Kenntnis genommen, daß Präsident Chirac in seiner Rede vor dem Bundestag die Einsetzung des Konvents verteidigt hat, in dem Europaabgeordnete, Abgeordnete der nationalen Parlamente, Regierungsvertreter und die Kommission zusammenarbeiten. Warum sollte dieses Verfahren nicht auch auf die konstitutionelle Reform ausgeweitet werden, die Sie nachdrücklich befürworten? Denn wir wollen auf dem Vorhandenen aufbauen und keine Luftschlösser errichten. Wenn wir also eine Verfassung erarbeiten wollen, dann muß dies ausgehend von unserem institutionellen Dreieck geschehen. Dann müssen die Kommission, die Parlamente, der Rat und der Gerichtshof gestärkt werden.
(Beifall)
Es stellte sich eine weitere grundlegende Frage: In Santa Maria da Feira ist von der verstärkten Zusammenarbeit die Rede gewesen, doch diese steht in einem sehr engen Zusammenhang mit den Mehrheitsentscheidungen im Rat und der Mitentscheidung des Parlaments. Es handelt sich um ein und denselben Komplex, der ernsthaft bearbeitet werden muß.
Des weiteren haben Sie auch von der Verteidigung des europäischen Sozialmodells gesprochen und sind auf die Schlußfolgerungen des Gipfels von Lissabon eingegangen. Sie haben unterstrichen, daß wir wohl auf dem richtigen Weg sind, auf dem Weg der Verteidigung der Triade "Beschäftigung, sozialer Zusammenhalt, Wettbewerbsfähigkeit ". Wenn Sie gestatten, Herr Präsident, möchte ich dieser Agenda noch zwei grundlegende Aspekte hinzufügen: nämlich die Zukunft der gemeinwirtschaftlichen Verpflichtungen, des öffentlichen Versorgungsauftrags in Europa,
(Beifall)
und zweitens, ihre Verbindung mit dem wirtschaftlichen und sozialen Zusammenhalt, damit die schon bestehende wirtschaftliche und soziale Kluft nicht noch größer wird. Unserer Meinung nach gehört auch das zu diesem Komplex. Wir begrüßen die von Frau Diamantopoulou verkündete Initiative der Kommission und hoffen, daß es hier Fortschritte geben wird, und zwar in direktem Zusammenhang mit der Stärkung unserer wirtschaftlichen und sozialen Leistungskraft.
Wir haben glücklicherweise bereits einen Euro-12, der bald zu einem Euro-15 werden muß. Doch der Euro muß auch verteidigt werden. Dies ist eine absolute Priorität!
Der dritte Punkt: ein Europa mit größerer Bürgernähe. In diesem Zusammenhang stimmen wir in bezug auf die Umwelt, den Verbraucherschutz und die Lebensmittelsicherheit völlig überein. Eben diese größere Bürgernähe haben wir von der gegenwärtigen Kommission gefordert, ehe wir unser Zustimmungsvotum abgaben. Unserer Meinung nach ist es eine große Aufgabe für uns alle, größere Bürgernähe herzustellen.
In diesem Zusammenhang gibt es eine sehr sensible Frage, den Sport, den Sie als eine Ihrer Prioritäten bezeichnet haben. Ich möchte Sie nicht nur dazu beglückwünschen, sonder auch noch hinzufügen, daß die Zusammensetzung der französischen Nationalmannschaft dem multirassischen und multikulturellen Europa von morgen bereits in kühner Weise vorgreift.
(Lebhafter Beifall)
Unserer Meinung muß energisch dafür gesorgt werden, daß dieser undurchsichtige Kapitalismus, der den Sport mißbraucht, verschwindet und statt dessen der Sport und die europäische Jugend gefördert werden.
Zum Abschluß noch ein Wort zur Außenpolitik. Ich bitte die Präsidentschaft, hier nicht den großen Mann spielen zu wollen, damit wir nicht Verpflichtungen eingehen, die nicht unseren Zielen entsprechen. Außenpolitik muß verantwortungsvoll betrieben werden, indem wir unser Wort halten, und so wird es uns gelingen, einen Konflikt zwischen dem Parlament und dem Rat zu vermeiden, der die Entwicklung dieser für Europa wesentlichen Dimension behindern könnte.
(Lebhafter Beifall)
Cox
Frau Präsidentin, im Namen meiner Fraktion möchte ich Herrn Chirac sowohl in seiner Funktion als amtierender Ratspräsident als auch Präsident von Frankreich auf das herzlichste begrüßen. Er ist hierher gekommen, um die Bedeutung zu unterstreichen, die Frankreich und er persönlich diesem Ratsvorsitz beimessen.
Letzten Sonntag ist Frankreich dank der "Blauen " Europameister geworden. Ich hoffe, daß unter Ihrer Präsidentschaft Frankreich wiederum Europameister wird!
Wir haben Ihren Ausführungen heute ebenso wie den Ausführungen, die Sie letzte Woche in Berlin gemacht haben, mit großem Interesse zugehört. Beide stellen einen wichtigen Beitrag zur Debatte über Europa dar. Das Europa von morgen ist für uns alle von Bedeutung, doch viele Fragen in der europäischen Debatte sind noch ungeklärt. Das betrifft das Territorium von Europa, die Funktion, Identität und Werte unseres Kontinents. Damit, daß Sie diese Debatte ausgelöst haben, erweisen Sie Europa einen Dienst.
Die Anregung, über das Europa der Zukunft zu spekulieren, darf uns jedoch nicht davon abhalten, die Aufgaben von heute zu bewältigen. Angesichts der vor uns stehenden Erweiterung gilt es für die 15 Mitgliedstaaten des Europa von heute, wie Sie heute vormittag feststellten, immense Aufgaben in Angriff zu nehmen. Die Bedeutung der noch offenen Aspekte des Amsterdamer Vertrags darf bei unseren Vorbereitungen für die Erweiterung nicht unterschätzt werden.
Sie stellten fest, daß man sich nicht mit einer Minimalvereinbarung zufriedengeben sollte. Dem können wir nur zustimmen. Meine Fraktion ist ebenso wie Sie der Meinung, daß die Charta der Grundrechte Bestandteil des von uns in Nizza zu erörternden Pakets sein sollte.
Wie Sie, Herr Präsident, sind wir der Meinung, daß Europa auf den Grundwerten der Freiheit, der Menschenwürde, der Toleranz, der Demokratie und des Rechts aufgebaut werden sollte. Wir respektieren die Vermittlerrolle, die der Kommission im Hinblick auf unsere Debatte und unsere jeweiligen Interessen zukommt. Wir schätzen die demokratischen Möglichkeiten der Kontrolle und Einflußnahme, die unseren Bürgern über dieses Haus und andere Institutionen bei der Erarbeitung der europäischen Gesetzgebung zur Verfügung stehen, hoch ein. Wir ziehen Transparenz und Offenheit Entscheidungen vor, die hinter verschlossenen Türen getroffen werden. Wir begrüßen das Recht der Bürger auf Berufung beim Europäischen Gerichtshof, wenn sie sich ungerecht behandelt fühlen. Nichts davon ist jedoch kennzeichnend für eine bloße Zwischenstaatlichkeit. Ein Abdriften in diese Richtung sollte verhindert werden. Meine Fraktion vertritt die Ansicht, daß es kein starkes Europa ohne europäische Institutionen, in denen die Kommission eine Schlüsselrolle spielt, geben kann.
Ich meine auch, daß wir eine Verfassung für Europa brauchen. Eine Debatte darüber kann natürlich in die Wege geleitet werden, doch für eine Lösung innerhalb der nächsten sechs Monate ist diese Thematik eindeutig zu kompliziert. Allerdings hoffe ich, daß sich diese Debatte nicht zu einem weiteren Hindernis für den Erweiterungsprozeß auswächst. In Helsinki wurden zwei Kriterien festgelegt. Erstens müssen wir in Nizza die interne Reform beschlossen haben, und zweitens müssen die Bewerberländer das geltende Gemeinschaftsrecht übernehmen. Wir sollten also nicht dadurch, daß wir sagen, daß ein Beitritt erst in Frage kommt, nachdem wir eine Verfassung angenommen haben, ein weiteres Hindernis errichten. Ihren Ausführungen konnte ich entnehmen, daß Sie dem zustimmen. Es ist wichtig, daß wir das klarstellen.
Ich meine, daß dies eine weitere Gelegenheit für Frankreich darstellt, sich zum Vorreiter der europäischen Sache zu machen. Wir wünschen Ihnen und Ihrer Regierung für das nächste halbe Jahr viel Erfolg.
Lannoye
Frau Präsidentin, Herr Präsident! Nachdem Ihr Land in Europa die Führung im Fußball errungen hat, übernimmt es die Führung der Europäischen Union zu einem bedeutsamen Zeitpunkt ihrer Geschichte. Ein Ratsvorsitz steht natürlich in der Kontinuität der Institutionen, doch es gibt Zeitpunkte, in denen Kursänderungen notwendig sind. Meiner Meinung nach werden wir in den kommenden sechs Monaten mit solchen Zeitpunkten konfrontiert. Ihre Rede in Berlin, in der Sie sich für einen europäischen Verfassungsprozeß ausgesprochen haben, ist wie auch eine Reihe von Vorschlägen, die Sie heute erwähnt haben, ein positives Signal für die Zukunft.
Ich meinerseits möchte auf drei Herausforderungen eingehen, die meiner Meinung nach zu den Schwerpunkten Ihrer Präsidentschaft gehören sollten. An den Anfang stellen möchte ich unser größtes Anliegen: die institutionelle Reform als unverzichtbare Vorbedingung für die Erweiterung. Diese Reform muß sehr weit gehen und darf sich nicht auf einige technische Änderungen beschränken, die die Funktionssicherheit der europäischen Maschinerie gewährleisten. Um es ganz deutlich zu sagen: die drei in Amsterdam offen gebliebenen Fragen stellen keinesfalls eine ausreichende Tagesordnung dar.
Eine Lösung, die darin bestünde, den Schwerpunkt auf das Verfahren der verstärkten Zusammenarbeit zu legen, ist ebenfalls nicht ausreichend, wenn - wie ich verdeutlichen möchte - das Demokratie-Defizit, das die gegenwärtige Funktionsweise der Union kennzeichnet, beseitigt werden soll. Die verstärkte Zusammenarbeit hat einen großen Vorteil: sie verhindert Blockaden. Doch können von ihr auch bedeutende Risiken ausgehen, wenn wir nicht auf der Hut sind: die Ausschaltung des Europäischen Parlaments und der Kommission, der verstärkte Rückgriff auf einen regierungsorientierten Ansatz, dessen Unzulänglichkeiten sich seit Jahren zeigen, und - falls dies noch gesagt werden muß - ihr wenig demokratischer Charakter.
Des weiteren dürfen die anspruchsvollen und notwendigen Vorhaben einer europäischen Verfassung und einer Grundrechtecharta, von denen das eine mit unklarer Terminsetzung in die Zukunft verschoben und das andere auf eine nichtverbindliche Form beschränkt wird, nicht benutzt werden, um die Dürftigkeit der in den kommenden Monaten erzielten Ergebnisse zu verdecken. Sie haben verkündet, Herr Präsident, daß es darum geht, die uns einigenden Werte zu bekräftigen und den Elan der Gründerväter der Europäischen Union zu wahren, deren Ziele in Frieden und Stabilität für Europa bestanden.
Frieden und Stabilität haben wir zwar in der Europäischen Union erreicht, doch darf man sich nichts vormachen. In den letzten Jahren ist es zu einer Globalisierung der Herausforderungen gekommen. Das Nord-Süd-Ungleichgewicht hat sich verstärkt, wie aus allen internationalen Berichten hervorgeht. Die Armut nimmt nicht ab in der Welt, ganz im Gegenteil. Überall in der Welt entstehen neue Konfliktherde sowie Umweltstörungen, wie z. B. der Klimawandel, deren Auswirkungen sich genau dort bemerkbar machen, wo die Bevölkerung am ärmsten ist.
Angesichts dieser nicht beherrschten Ereignisse sind diese Auswirkungen besonders besorgniserregend für die Zukunft, und der Gipfel von Den Haag muß einen Wendepunkt in dieser Hinsicht darstellen. Die Union muß dort offensiv auftreten. Ich habe feststellen können, daß Sie sich dafür ausgesprochen haben und Frankreich die Führung übernehmen sollte. Doch hier sind wir mit unseren Widersprüchen konfrontiert. Meiner Meinung nach verträgt es sich nicht, für den Frieden und eine nachhaltige Entwicklung einzutreten, andererseits aber sich in einer Logik eines wirtschaftlichen und kommerziellen Weltkrieges zu bewegen und dabei sogar den Waffenhandel der Konfliktlösung vorzuziehen. Hier geht es um unsere Art der Entwicklung. Wir müssen unsere wirtschaftlichen Grundprinzipien überdenken und uns dabei vor Augen führen, daß die Industrieländer heute nicht den vorhandenen Reichtum verteilen, sondern den Reichtum der Zukunft stehlen.
In diesem Zusammenhang muß und das ist die dritte Herausforderung der kommenden Monate, auf die ich kurz eingehen will die bisher negative Rolle der Welthandelsorganisation grundsätzlich überprüft werden, die sich wie eine Organisation zur Kommerzialisierung der Welt aufführt. Ihr Land, Herr Präsident, hat sich in dieser Hinsicht als das kritischste der westlichen Länder erwiesen. In Frankreich ist auch der Widerstand in der Bevölkerung gegen die Diktatur des Freihandels am stärksten. Wir erwarten von Ihnen konkrete Vorschläge, wie die WTO wieder auf ihre normale Funktion zurückgeführt werden kann, nämlich auf die der Regulierung des Handels in einem internationalen Rahmen, der vom Primat der Menschen- und der sozialen Rechte, der Gesundheit und der Umweltqualität geprägt ist. Nur auf diese Weise kann die Europäische Union Ansehen nicht nur innerhalb der Union selbst, sondern auch in der ganzen Welt erringen.
(Beifall)
Wurtz
Frau Präsidentin, Herr Präsident der Republik! Die französische Präsidentschaft der Union beginnt zu einem Zeitpunkt, da die Debatte über das Ziel und die Zukunft des europäischen Aufbauwerks ständig an Intensität gewinnt.
Ich übertreibe wohl nicht, wenn ich von einer Vertrauenskrise zwischen zahlreichen Bürgern und den europäischen Institutionen spreche oder zumindest von Unbehagen und einer Suche nach einer neuen europäischen Identität. Die europäische Idee wirkt anziehend, der Realität Europas steht man oft ratlos gegenüber oder sie wirkt abstoßend. In diesem Zusammenhang sind die Losungen, die auf den großen Demonstrationen wie in Seattle, Washington, Genf oder Millau geprägt werden wie "Die Welt ist keine Ware ", "Die Politiker geben ihre Ohnmacht gegenüber der Globalisierung zu ", "Wir müssen entscheiden ", der deutliche Ausdruck von viel weiter verbreiteten Befürchtungen und Forderungen, die unmittelbar auch das im Aufbau begriffene Europa betreffen.
Um hoffen zu können, zumindest im Ansatz diesen Erwartungen gerecht zu werden, sollte die französische Präsidentschaft nach Meinung meiner Fraktion bemüht sein, in drei eng miteinander verbundene Richtungen starke Signale auszusenden.
Erstens sollte sie den Willen zum Ausdruck bringen, Europa ermutigen zu wollen, sich von dem neoliberalen Modell, das die gegenwärtige Globalisierung prägt, zu emanzipieren; zweitens sollte sie ihre Entschlossenheit unter Beweis stellen, angesichts der Macht der Märkte, der Megakonzerne und ihren Lobbies die Rückkehr zum politischen Anspruch, zur politischen Entscheidung, zur politischen Verantwortung zu fördern; und drittens sollte sie die effektive Mitwirkung der sozialen Akteure unserer Länder sowie der in der Entstehung begriffenen europäischen Bürgerbewegungen am Prozeß der Erarbeitung der europäischen Politik ermutigen.
Sind die Ziele der französische Präsidentschaft, die Sie, Herr Präsident der Republik, soeben dargelegt haben, geeignet, solche Perspektiven zu eröffnen? Es wäre oberflächlich und offen gesagt auch etwas entmutigend, einfach "nein " zu antworten, doch wäre es ebenfalls nicht ehrlich von mir, entschieden mit ja zu antworten, obwohl ich es nicht mit der sprichwörtlichen Unentschlossenheit der Normannen halte. So ist die Reform der Institutionen natürlich unabdingbar, doch die Schlüsselfrage der Beteiligung der Bürger am europäischen Aufbauwerk steht nicht auf der Tagesordnung der Regierungskonferenz.
Die Sozialagenda stellt eine prächtige Herausforderung dar, zu deren Bewältigung wir unsererseits entschlossen beitragen wollen. Sie haben in diesem Zusammenhang Begriffe gebraucht, die auch die unseren sind: Beschäftigung als zentrales Ziel der Unionspolitiken, Bekämpfung der Ausgrenzung in allen ihren Formen, lebenslange Weiterbildung, Mitbestimmung der Arbeitnehmer.
Nun müssen noch bezifferte Ziele und überprüfbare Termine festgelegt, angemessene Finanzmittel vorgesehen, die Mitwirkungsrechte der Arbeitnehmer an den betrieblichen Entscheidungen konkret fixiert werden. Ebenfalls muß noch die Art der Aktivitäten, die für alle erreicht werden sollen, festgelegt werden sowie das, was unter einem den Anforderungen unserer Zeit entsprechenden Sozialschutz zu verstehen ist.
Sie unterstreichen, daß wir das europäische Sozialmodell mit unserem politischen Willen stärken. Politischer Wille ist in der Tat erforderlich, um die Unterordnung der Sozialpolitik unter die Logik des Stabilitätspaktes und unter die gegenwärtigen Aufgaben der Europäischen Zentralbank zu beenden. Politischer Wille ist erforderlich, um eine Vereinbarung der Fünfzehn gegen das Sozial und Steuerdumping durchzusetzen oder um die Tendenz zur zügellosen Liberalisierung der öffentlichen Dienstleistungen zu beseitigen. Politischer Wille ist erforderlich, um eine Begrenzung des Ermessensspielraums der Kommission im wettbewerbsrechtlichen Bereich ins Auge zu fassen. Meiner Meinung nach muß auf allen diesen Ebenen und noch auf zahlreichen anderen gehandelt werden, um ein solidarisches Entwicklungsmodell und ein soziales Europa zu fördern.
Sie haben zu Recht das Europa der Menschen hervorgehoben. Wir befürworten die Absicht, die Austauschbeziehungen zu fördern, wir sind auch einverstanden mit dem Vorhaben einer europäischen Lebensmittelbehörde, mit der Verstärkung der Sicherheit im Seeverkehr, mit einem verstärkten Umweltschutz, mit der erklärten Absicht, den Sport von der Kommerzialisierung befreien zu wollen, sowie mit der Einbeziehung von wirtschaftlichen und politischen Rechten in die Grundrechtecharta, von der wir wünschen, daß sie in den künftigen Auseinandersetzungen als Grundlage, als anerkannter Bezugsrahmen für eine Wertegemeinschaft im Maßstab des ganzen Kontinents dient.
Wir können uns hingegen - doch das ist wohl für niemanden eine Überraschung - mit all dem nicht anfreunden, das an die Vorstellung einer Festung Europa erinnert. Wir befürworten ein Europa, das für Schmuggler geschlossen, aber offen für die Menschen ist. Des gleichen lehnen wir die beschleunigte Militarisierung der Union ab, die dazu beiträgt, die eigentlichen außenpolitischen Initiativen in den Hintergrund zu drängen. Mit der erfolgreichen Erweiterung stellt jedoch unserer Meinung nach gerade der starke Ausdruck einer anderen Stimme als der der amerikanischen Supermacht in der internationalen Arena und in den entscheidenden Gremien eine der großen zivilisatorischen Herausforderungen dar, vor denen die Europäer heute stehen.
In diesem Zusammenhang begrüßen wir die Perspektive eines Euro-Mittelmeer-Gipfels, wobei wir hoffen, daß er von einem solchen Ansatz ausgeht. Generell enthalten alle von den internationalen Organisationen über den Zustand der Welt erstellten Berichten alarmierende Feststellungen, so die unerträgliche AIDS-Tragödie in Afrika, die katastrophale Bilanz, die in Genf hinsichtlich der vor fünf Jahren in Kopenhagen eingegangenen Verpflichtungen zur Bekämpfung der Armut gezogen wurde, der anhaltende Würgegriff der Schuldenlast bei einem gleichzeitigen explosionsartigen Anstieg der Finanzgeschäfte ohne konkrete Verbindung zur realen Wirtschaft und zum Leben der Menschen.
In allen diesen Bereichen ist Europa gefordert. Und zu diesem letzten Punkt möchte ich an Sie direkt appellieren, wenn Sie gestatten, Herr Präsident der Republik. Es gibt eine Maßnahme, die, wenn Sie von Ihrer Seite kommt, zweifellos eines der starken Signale darstellen würde, von denen ich am Anfang meines Beitrags sprach und das in die drei Richtungen wirken würde, in denen die Präsidentschaft unserer Meinung nach gefordert ist. Ich meine eine Maßnahme in der Art einer Tobin-Steuer auf spekulative Kapitalbewegungen. Es gibt Augenblicke, so haben Sie vor dem Bundestag erklärt, in denen man Risiken eingehen, die ausgefahrenen Gleise hinter sich lassen muß. Nur um diesen Preis werden wir dieses große gemeinsame Vorhaben fortführen können.
Pasqua
Frau Präsidentin, Herr Präsident der Republik! "The proof of the pudding is in the eating " heißt ein Sprichwort unserer englischen Freunde. Und danach verfährt diese fragwürdige Europäische Union, die sich jeden Tag mehr in das Alltagsleben der europäischen Völker einmischt. Sechs Monate lang wird der Chef also ein Franzose sein, was uns in allen anderen Bereichen die besten Ergebnisse garantieren würde, wie wir bereits feststellen konnten. Doch leider gibt es zwei, die sich offensichtlich nicht auf das in Nizza zu servierende Menü einigen können. Gott sei Dank ermöglicht die örtliche Gastronomie, die ich gut kenne, das Problem zu lösen: Es handelt sich um eine frugale Küche, die das beste aus sehr wenig Zutaten zu machen versteht.
Die Regierungskonferenz, um wieder zum Ernst des Lebens zurückzukehren, ähnelt der Quadratur des Kreises, und zwar aus einem einfachen Grund, den jedoch jeder zu verbergen sucht. Es geht nicht darum, einige Details zu regeln, sondern um die Festlegung eines neuen Entscheidungsverfahrens für ein System von Institutionen, das das Leben der Europäer bereits zu 80 % bestimmt und das - ob man will oder nicht - bereits föderaler Natur ist. Das Problem stellt sich für jedes unserer Länder und insbesondere für die mit einer geringeren Bevölkerungszahl folgendermaßen dar: Aufrechterhaltung oder Verschwinden ihrer Präsenz auf Gemeinschaftsebene; Aufgabe oder Aufrechterhaltung der Möglichkeit, nein zu sagen; Zustimmung oder Ablehnung der Bevormundung durch die anderen. Die Brüsseler Kommission und der Ministerrat sind föderale Institutionen, die erste von Anfang an, der zweite, seit ihm durch den Amsterdamer Vertrag das Initiativrecht entzogen wurde. Das gleiche trifft auf das Parlament, die Zentralbank und den Gerichtshof zu.
Wenn also die von der französische Präsidentschaft vorgelegten Vorschläge, insbesondere die allgemeine Anwendung von Mehrheitsentscheidungen, in Nizza bestätigt werden sollten, dann würde dieses föderale Europa endgültig fern von allen Realitäten funktionieren können, ungestört durch alle nationalen Demokratien, die dann nur noch für das vierteljährliche Photo des Europäischen Rates zusammenkommen würden.
Nach den geldpolitischen und justitiellen Kompetenzen sollen den Nationalstaaten auch sämtliche exekutive und legislative Befugnisse entzogen werden. Diese Schwierigkeiten erklären zweifellos, warum hohe Verantwortliche, die der von der Regierungskonferenz vorgegebenen trockenen Pflichtübungen müde sind, nach dem Vorbild des deutschen Außenministers lieber Kürübungen mit all den damit verbundenen Vor- und Nachteilen vollführen, wobei letztere meiner Meinung nach sehr schnell überwiegen. Denn die Europäische Union ist wie eine Küche, in der jeder sein eigenes Süppchen kocht: für die Engländer ist sie ein Markt, für Frankreich eine Politik, für Italien eine Sache des Glaubens, für Deutschland eine Hoffnung und eine Entwicklungsmöglichkeit. Jedes unserer Länder projiziert auf Europa seine eigenen Vorstellungen von Ruhm und Größe, die nicht mit denen des Nachbarn übereinstimmen. Es ist schon recht schwierig, auf dieser Grundlage eine einzige Währung einzuführen, geschweige denn eine Verfassung!
Souveräne Staaten regeln ihre Beziehungen untereinander über Verträge und nicht im Rahmen einer gemeinsamen Verfassung. Die einzige bekannte Ausnahme von dieser Regel war die sehr kurzlebige Gemeinschaft unabhängiger Staaten, an die man bei dem Konzept einer Föderation von Nationalstaaten unwillkürlich denken muß. Eine Verfassung ist weder eine Nomenklatur, noch ein Katalog oder ein Verzeichnis, sondern die Grundlage einer neuen Rechtsordnung, in der sie das höchste Gesetz darstellt, das über allen anderen steht.
Durch die Annahme einer europäischen Verfassung würden ipso facto alle nationalen Verfassungen null und nichtig und damit zu bloßen internen Geschäftsordnungen der Mitgliedstaaten herabgewürdigt.
In Wahrheit ist und bleibt dieses Europa zur Flucht nach vorn verdammt, solange es sich darauf versteift, sich für höherstehend als die es bildenden Nationen zu halten und damit dazu bestimmt, früher oder später an deren Platz zu treten. Doch was stört, ist nicht in erster Linie die Anmaßung des europäischen Projekts, sondern seine Überholtheit. Ihr Europa verliert jeden Tag mehr an Konturen angesichts einer vom Finanzsektor ausgehenden Globalisierung, deren Zentrum sich in den USA befindet. Die umstrittensten Regeln dieser Globalisierung werden jetzt über Europa, über die Kommission, über dieses Parlament unseren Mitbürgern aufgezwungen. Hier wird die Schokolade abgeschafft, aber die GVO zugelassen. Hier ...
(Da der Redner seine Redezeit überschritten hat, entzieht ihm die Präsidentin das Wort.)
De Gaulle
Herr Präsident, es gab eine Zeit, in der Sie, Herr Chirac, die Partei des Auslands verurteilten. Welch abgrundtiefer Unterschied zwischen dem Appell von Cochin und der Rede im Reichstag, mit der Sie einem ausländischen Parlament als erstes in den Genuß Ihrer föderalistischen Überlegungen kommen ließen, indem Sie die Idee einer europäischen Verfassung unterstützten! Haben Sie sich geändert oder der Zeitgeist? Muß man der Moderne huldigen, um die Unterstützung einiger linientreuer Gazetten zu erhalten? Oder liegt der Grund, wie beim Vertrag von Amsterdam, ganz einfach in den Notwendigkeiten der Zeit? War es notwendig - was schon 1974 nicht sehr gaullistisch war -, unter Mitterrand zum Zentristen zu werden, während die Unterstützung, die Sie auf der Linken erhielten, durch die Verluste auf der Rechten mehr als ausgeglichen wurden?
Sie entschieden sich für das Ja zu Maastricht, weil die Präsidentschaftswahl von 1995 kurz bevorstand. Sie hätten die angebliche gemeinsame Währung mit einer Handbewegung auf den Sankt-Nimmerleinstag verschieben können, doch Sie zogen es vor, Frankreich auf eine mittelmäßige Ebene herabzuwürdigen - die eines Provinzfürsten, die nicht die eines Staatsmannes ist.
Herr Mitterrand hat seinen Vertrag bekommen, und Sie wollten auch einen haben - den von Amsterdam. Doch der reicht nicht aus, und so wollen Sie einen zweiten. In Nizza, wie es scheint. Im Grunde ähneln Sie einem Politiker der Dritten Republik, indem Sie ständig die Möglichkeiten Frankreichs unterschätzen und die unserer Rivalen überschätzen. Sie haben nicht begriffen, daß im Zeitalter des Atoms und der Elektronik die Effizienz nicht mehr von der Masse abhängt und daß, wenn Frankreich seine Stellung behalten will, der von de Gaulle vorgezeichnete Weg fortgesetzt werden muß.
(Unruhe im Saal) Überall und stets aber natürlich sind Sie da unten antigaullistisch eingestellt, das ist doch klar überall und stets nur die Interessen Frankreichs vertreten, sich möglichst wenig durch internationale Verpflichtungen binden, wie Europa, die NATO, die UNO, die G7, G8, G9, nicht für andere Krieg führen, keine Verträge ratifizieren, ehe dies nicht andere getan haben. Wie können Sie behaupten, daß durch das supranationale Europa Frankreich an Gewicht zunimmt, während es in den europäischen Institutionen 11 % der Stimmen hält - einen Prozentsatz, der nicht einmal seiner wirtschaftlichen Bedeutung und noch weniger seiner Stellung im Bereich der Spitzentechnologien entspricht?
Indem Sie eine Erleichterung der Verfahren der verstärkten Zusammenarbeit anregen, schlagen Sie unseren europäischen Partnern kein Dreier- sondern ein Zweierdirektorium vor. Ich hoffe, daß die Ausgeschlossenen diese Initiative zu Fall bringen werden, die in Wirklichkeit nur Deutschland in die Hände spielt. Nicht wahr, Herr Cohn-Bendit?
Frankreich zu schwächen, indem Sie zulassen, daß wichtige Entscheidungen ohne seine Zustimmung getroffen werden und daß vielleicht über die verstärkte Zusammenarbeit die europäischen Verträge gegen seinen Willen geändert werden...
(Die Präsidentin entzieht dem Redner das Wort.)
Saint-Josse
Frau Präsidentin, Herr Präsident! Frankreich nimmt sechs Monate lang die Präsidentschaft der Europäischen Union wahr. Es erscheint zwar unumgänglich und legitim, die Institutionen reformieren und ihnen neuen Schwung verleihen zu wollen, da das System höchst unzulänglich ist und unter einem starken Demokratiedefizit leidet, doch sollte darüber nicht die Hauptsache vergessen werden: das Wohlergehen, die Achtung, die Entfaltung der Völker, die die europäischen Nationen bilden.
Ich gehöre der Fraktion für das Europa der Demokratien und der Unterschiede an. Dieser Name allein ist bereits ein Programm, dessen vorrangiges Ziel darin besteht, die bestmögliche Berücksichtigung der Identitäten und der Sehnsüchte jedes Landes gemäß dem Subsidiaritätsprinzip zu gewährleisten.
Doch warum zum Teufel ist nach der Krise der Kommission Santer, die die Institutionen erschütterte, der Bericht des Sachverständigenausschusses, in dem auf ernste institutionelle Mängel verwiesen wurde, auf Eis gelegt worden? Man muß die Lehren aus der Vergangenheit ziehen, um die Zukunft zu gestalten und um zu verhindern, daß die Vollmachten der Kommission wieder gestärkt werden, einer technokratischen Einrichtung, die ohne Transparenz und Demokratie arbeitet. Und müßte nicht auch die politische Dimension, die sie sich angemaßt hat, in Frage gestellt werden?
Wir können kein Europa akzeptieren, daß immer mehr Texte verabschiedet, denen es an Menschlichkeit mangelt und die an den Bedürfnissen der Bevölkerung weit vorbeigehen, die oft in ihrem Alltagsleben darunter zu leiden hat. Hinzu kommt die Verschwommenheit dieser Texte, so daß das letzte Wort einem Gerichtshof zukommt, der sich durch seine Auslegungskompetenz zu einer wirklichen legislativen Gewalt ohne jede politische Kontrolle erhebt. Wir lehnen eine Regierung von Beamten ebenso ab wie eine Regierung von Richtern.
Daher darf die Regierungskonferenz nicht zum Instrument einer Reform werden, durch die das künftige Europa zu einem technokratischen Monster wird, das die legitimen Anliegen der Völker und die Stellungnahmen der sie vertretenden nationalen Parlamente in immer größerem Maße ignoriert.
Wir können nicht akzeptieren, daß diese Reform bestimmten Staaten das Recht und die Vollmacht gibt, anderen gegen ihren Willen verbindliche Texte aufzuzwingen. Die vorgeschlagene Reform erstickt unsere Nationen, insbesondere die kleinsten. Es werden neue Funktionsweisen und Entscheidungsverfahren eingeführt, die denen, die von einigen als Vorreiterstaaten bezeichnet werden, die Macht und die Hegemonie einräumen. Dies ist nicht hinnehmbar. Die Unterschiede müssen geachtet werden und zum Ausdruck kommen können, denn darin liegt der wahre Reichtum Europas.
Während das europäische Einigungswerk doch auf eine Koordinierung der Politiken der Mitgliedstaaten abzielen sollte, führt das Ziel der Integration zu einer inakzeptablen Vereinheitlichung. Diese Vereinheitlichung im Eiltempo, die auch ein Einheitsmodell mit sich bringt, ist dem entgegengesetzt, was wir tagtäglich zu verteidigen bestrebt sind: die Unterschiede!
Wie kann man behaupten, das Streben eines jeden nach besserem Leben verteidigen zu wollen, wenn unsere Kulturen und Traditionen jeden Tag mehr und mehr in Frage gestellt werden? Denn hinter den institutionellen Debatten verbergen sich bestimmte besonders wichtige Themen wie Beschäftigung, Volksgesundheit, Lebensmittelsicherheit, die Verteidigung der Regionalprodukte.
Es wird ebenfalls viel über die ausgeglichene Entwicklung der Territorien und die Achtung ihrer Nutzer debattiert wie auch über die Zukunft der öffentlichen Versorgungsleistungen und der staatlichen Monopole. Wir vertreten die Auffassung, daß öffentliche Versorgungsleistungen, wie sie in Frankreich üblich sind, mit ihren besonders positiven Auswirkungen auf die Raumordnung und den sozialen Zusammenhalt, d. h. Post, Eisenbahn, Energieversorgung u.ä., gegen die Haltung der Kommission verteidigt werden müssen.
Ist man Anti-Europäer, wenn man seine nationalen Interessen vertritt? Ist man Anti-Europäer, wenn man die Änderung von Richtlinien über wildlebende Vogelarten, über natürliche Lebensräume, über Straßenmärkte oder über die Biotechnologie fordert? Vor der Erweiterung besteht Diskussionsbedarf über diesen gemeinschaftlichen Besitzstand, den einige unter Mißachtung der Demokratie und des Subsidiaritätsprinzips als grundsätzlich "unveränderlich " erklären möchten.
Abschließend möchten wir die Hoffnung zum Ausdruck bringen, Herr Präsident, daß Sie die Bereitschaft zeigen, die gewählten Vertreter und die einzelnen Völker wieder zu Wort kommen zu lassen, um eine neue territoriale Kluft, insbesondere im ländlichen Raum, zu vermeiden. Damit Frankreich mit einer Stimme spricht, muß auf die Stimme des Volkes gehört werden: Die "Blauen " haben dies unter Beweis gestellt. Es war ein schöner Sieg, Herr Präsident, doch die Meisterschaft war nur in einem Europa der Nationen möglich!
Chirac
. (FR) Frau Präsidentin, sehr verehrte Damen und Herren Abgeordnete! Ich habe die Beiträge der einzelnen Fraktionen mit großem Interesse zur Kenntnis genommen und freue mich, einige Überlegungen zu ihren Ausführungen darlegen zu können.
Zunächst möchte ich dem Kommissionspräsidenten, Herrn Romano Prodi, danken, daß er die Lage zu Beginn dieser französischen Präsidentschaft so klar dargelegt hat. Ich begrüße seine im Namen der Kommission angekündigten Absichten, die sich weitgehend mit denen des französischen Ratsvorsitzes decken. Wir hatten bereits gestern Gelegenheit zu dieser Feststellung, denn wie üblich sind gestern die Regierung, alle Kommissionsmitglieder, der Kommissionspräsident, der Premierminister und ich selbst zu einer Arbeitssitzung zusammengekommen, auf der wir eine Übereinstimmung zwischen unseren Anliegen und Absichten feststellen konnten. Herr Prodi ist insbesondere auf die Mitentscheidung eingegangen und hat mit Zufriedenheit festgestellt, daß dieses Verfahren sich schrittweise verbessert und an Substanz gewinnt. Er hat den Wunsch zum Ausdruck gebracht, daß die Regierungskonferenz den Weg für eine stärkere Anwendung dieses Verfahrens ebnen möge. Dies ist auch, wie Sie wissen, das Ziel der Präsidentschaft in Verbindung mit der Ausweitung von Entscheidungen mit qualifizierter Mehrheit.
Der Herr Fraktionsvorsitzende Poettering hat einen brillanten und begeisternden Redebeitrag gehalten, den ich mit besonderem Interesse aufgenommen habe und für den ich ihm besonders danken möchte. Er hat eine Reihe von Punkten angesprochen, und die Präsidentschaft kann Ihnen, Herr Vorsitzender, bereits in der Frage einer größeren Transparenz auf Seiten des Rates eine Antwort geben. Es ist bereits angekündigt worden, daß der französische Außenminister und der Minister für Europaangelegenheiten nach jedem Rat "Allgemeine Angelegenheiten " das Europäische Parlament informieren und mit ihm den erforderlichen Dialog führen werden. Dies ist ein Schritt in die von Ihnen angedeutete Richtung und wird, wie ich hoffe, zu einer Verbesserung der Beziehungen zwischen unseren beiden bedeutenden Institutionen und natürlich zu einem besseren Verständnis der Entwicklung der behandelten Themen beitragen.
Wir teilen auch Ihren Wunsch nach starken Institutionen, den Sie nachdrücklich äußerten. Dies habe ich gestern in Paris auf der Zusammenkunft mit der Kommission zum Ausdruck gebracht wie auch gegenüber Herrn Prodi. Es ist die Voraussetzung für die Effizienz unseres Wirkens und für die volle Wahrnehmung der Rolle der Europäischen Union auf der internationalen Bühne. Um auf eine von Ihnen vorgebrachte Besorgnis einzugehen, möchte ich hinzufügen, ich stimme völlig mit Ihnen überein, daß wir einen einheitlichen institutionellen Rahmen haben müssen und daß es keine parallelen Strukturen geben darf. Dies versteht sich von selbst. Alles was dazu beitragen kann, der europäischen Einigung neue Impulse zu verleihen, muß im Rahmen der Institutionen und unter Achtung des gemeinschaftlichen Besitzstandes geschehen. Dies alles ist für die französische Präsidentschaft völlig selbstverständlich. Des weiteren habe ich auch Ihren Wunsch zur Kenntnis genommen, daß der Europäische Gerichtshof mit den entsprechenden Mitteln ausgestattet werden sollte.
Der Herr Fraktionsvorsitzende Barón Crespo, der offensichtlich die Feinheiten des Englischen genauso gut kennt wie die des Französischen, hat eine Reihe von Punkten angesprochen, die im Mittelpunkt der Überlegungen der Präsidentschaft stehen. Hinsichtlich des europäischen Sozialmodells besteht eines der Hauptziele der französische Präsidentschaft darin, in Nizza zu einer Einigung über die Sozialagenda zu kommen. Wir werden alles tun, damit dieses Ziel erreicht wird.
Was die öffentlichen Versorgungsleistungen betrifft, die von mehreren Rednern, zuletzt von Herrn Saint-Josse, angesprochen wurden, möchte ich betonen, daß die französische Präsidentschaft diesem Punkt große Aufmerksamkeit widmet. Wir sind uns völlig bewußt, wie notwendig es ist, im Zusammenhang mit dem öffentlichen Versorgungsauftrag Modernisierungen und Anpassungen vorzunehmen. Doch wir wissen auch, daß es sich dabei um ein wesentliches Element für die Rechts- und Chancengleichheit aller Bürger eines Landes handelt und daß diese Rechts- und Chancengleichheit natürlich nicht allein oder hauptsächlich auf der Grundlage von Rentabilitätskriterien gesichert werden kann, die zwangsläufig dazu führen würden, daß Bürger unter ungünstigen wirtschaftlichen Bedingungen nicht mehr in den Genuß von Leistungen kommen, mit denen andere, die insbesondere in Großstädten unter günstigeren wirtschaftlichen Bedingungen leben, weiterhin versorgt werden.
(Beifall)
Das entspricht natürlich nicht den Absichten Frankreichs. Ich habe lange Zeit einen sehr armen Wahlkreis auf dem Lande in Frankreich vertreten, und ich bin und war immer der Meinung, daß dieser im Hinblick auf die wesentlichen öffentlichen Versorgungsleistungen, die zum Leben eines Gemeinwesens gehören, die gleichen Rechte hat - und im übrigen die gleichen Pflichten, die sich in den Steuern äußern - wie jedes Pariser Stadtviertel. Wir werden daher genau darauf achten, daß die notwendige Modernisierung gemeinwirtschaftlicher Leistungen nicht zu deren Umgestaltung nach reinen Rentabilitätskriterien führt, was ein schwerwiegender Fehler wäre.
(Beifall)
Der Vorsitzende Barón Crespo hat noch viele andere Themen angesprochen, insbesondere die verstärkte Zusammenarbeit, die Entwicklung des Sozialmodells und die Erweiterung. Er ist auch auf die Grundrechtscharta eingegangen. Dies ist eine Frage, der wir ebenfalls große Bedeutung beimessen. Wir möchten, daß der Konvent, an dem Ihr Hohes Haus umfassend beteiligt ist, uns seine Schlußfolgerungen rasch vorlegt, d. h. möglichst vor Biarritz, so daß bereits in Biarritz darüber gesprochen werden kann. Dies heißt auch, daß diese Charta alle Werte, alle Grundsätze und Rechte umfassen soll, auf denen unsere Überzeugungen, unsere Gesellschaften gründen, d. h. nicht nur die bürgerlichen und politischen Rechte, sondern auch die wirtschaftlichen und sozialen Rechte.
(Beifall)
Frankreich legt sehr großen Wert darauf, daß die wirtschaftlichen und sozialen Rechte eindeutig in dieser Charta festgelegt werden. Dies entspricht auch der Hauptforderung des Europäischen Gewerkschaftsbundes, die meiner Meinung legitim und gerechtfertigt ist. Wenn wir ein europäisches Sozialmodell haben wollen, dann muß dies auf eindeutigen Grundsätzen beruhen, die auch festgelegt werden müssen. Dies kann am besten in der Charta geschehen.
Das von mehreren Rednern angesprochene Problem der Aufnahme der Charta in den Vertrag ist noch nicht ausdiskutiert. Die diesbezüglichen Schlußfolgerungen des Konvents liegen noch nicht vor, warten wir sie also ab. Gegenwärtig gehen die Standpunkte der einzelnen Partner noch recht weit auseinander, wie ich sagen würde, und sind noch nicht eindeutig geäußert worden. Es ist noch etwas Zeit nötig, ehe wir dazu etwas sagen werden. Ich bin mir auch gar nicht sicher, ob diese Frage in Nizza entschieden werden kann. Sollte dies möglich sein, dann um so besser. Frankreich ist auf jeden Fall bestrebt, daß die Charta in Nizza vorliegt und daß sie so umfassend und so anspruchsvoll wird, wie ich eben dargelegt habe.
Der Herr Vorsitzende Cox hat wie Herr Poettering darauf verwiesen, welche Bedeutung er starken Institutionen beimißt. Meine Antwort ist die gleiche. Ich bin überzeugt, daß es äußerst wichtig ist, über starke Institutionen zu verfügen, d. h. die die entsprechenden Befugnisse aufweisen, um ihre Verantwortung wahrnehmen zu können, die aber auch nicht in der Lage sind, Vorhaben zu blockieren. Es liegt jedoch auf der Hand, daß wir uns gegenwärtig in einer Situation befinden, in der die Perspektive der Erweiterung zu Blockaden führen könnte, wenn wir nicht die erforderlichen Maßnahmen ergreifen, damit Europa die sich mit der Erweiterung verstärkende Schwerfälligkeit überwinden kann.
Aus diesem Grund messen wir auch dem Problem der Stimmengewichtung sowie dem Problem der verstärkten Zusammenarbeit so große Bedeutung bei. Mit der verstärkten Zusammenarbeit soll, wie ich wiederholen möchte, keinesfalls ein Europa der Spitzenreiter und eines derer, die nicht dazu gehören, geschaffen werden, sondern von ihr sollen einfach nur die für das reibungslose Funktionieren Europas erforderlichen Impulse ausgehen, und sie soll denen, die in bestimmten Bereichen schneller voranschreiten wollen, die Möglichkeit dazu geben, was zwangsläufig dazu führen wird, daß die anderen mitgezogen werden. Es handelt sich um einen Faktor, von dem eine bedeutende Impulswirkung ausgehen wird und der zur Stärke der Institutionen beitragen wird.
Herr Vorsitzender Cox, Sie brauchen keinerlei Befürchtungen hinsichtlich der Erweiterung haben, wie sie auch von anderen Rednern geäußert wurden und auf die Kommissionspräsident Prodi mit großer Entschiedenheit eingegangen ist. Eben weil wir wollen, daß die Erweiterung so rasch wie möglich stattfinden kann, wollen wir die institutionelle Reform auf jeden Fall zum Erfolg führen, d. h. die Regierungskonferenz und den Vertrag von Nizza, die beide miteinander zusammenhängen. Die schnellstmögliche Erweiterung ist natürlich nicht gleichbedeutend mit einer politischen Entscheidung. Die Erweiterung ist keine politische Entscheidung, sondern sie entspricht dem gemeinsamen Willen zu erreichen, daß im künftigen Europa überall dieselben Spielregeln angewendet werden. Dies setzt natürlicherweise den Willen zur Erweiterung auf seiten der Europäischen Union voraus. Dieser Wille ist eindeutig und wird von niemandem ernsthaft in Frage gestellt. Doch dies setzt auch den Willen der beitrittswilligen Länder voraus, die für den Beitritt zur Union erforderlichen Reformen durchzuführen, denn sonst würden Störungen in der Union auftreten und in den Staaten, die ohne die erforderlichen Reformen für die Anwendung der gemeinschaftlichen Spielregeln beitreten würden, käme es zu großen sozialen, wirtschaftlichen und sozialen Schwierigkeiten.
In diesem Sinne sind wir voll entschlossen, Herr Vorsitzender, darauf hinzuwirken, daß die mit jedem beitrittswilligen Land eingeleiteten Verhandlungen weitergeführt und vertieft werden. Wir werden unsere Arbeit in diesem Bereich so schnell und so gut wie möglich tun, und zwar - wie ich wiederholen möchte - in dem Geist, auf den Kommissionspräsident Prodi vorhin verwiesen hat, d. h. mit dem Ziel einer möglichst raschen Erweiterung.
In dieser Hinsicht gibt es keinen Zweifel. Das Ziel der europäischen Einigung bestand von Anfang an darin, nach so vielen unnützen und brudermörderischen Kriegen den Frieden herzustellen und zu verankern, und mit dem Frieden die Demokratie, denn beide bilden eine Einheit. Dieser Frieden, diese Demokratie können nicht nur in einem Teil Europas gedeihen, sie müssen sich auf ganz Europa erstrecken. Danach kann man über die Grenzen Europas diskutieren, dies ist ein anderes Problem, doch beide müssen in ganz Europa hergestellt werden.
Die Erweiterung ist daher nicht nur ein moralisches Gebot gegenüber den Bewerberländern, sondern entspricht auch dem grundlegenden Interesse Europas, wenn dieses künftig existieren und sich weiterhin auf die Prinzipien des Friedens, der Demokratie, der Menschenrechte und der Grundfreiheiten gründen soll.
(Beifall)
Herr Lannoye ist insbesondere auf das Problem der verstärkten Zusammenarbeit eingegangen. Darauf habe ich schon geantwortet. Er hat weiterhin von der heutigen Lage der Welt in Worten gesprochen, die mich - offen gesagt - berührt haben und denen ich zustimme. Wir leben in der Tat in einer Welt, in der sich die Kluft zwischen Arm und Reich vertieft. Der UNDP-Bericht für das Jahr 1999, d. h. nicht der in diesem Jahr, sondern der im vorigen Jahr vorgelegte Bericht, enthielt ein Beispiel, das zwar nicht bezeichnend, doch höchst erstaunlich ist, nämlich daß die drei größten Vermögen in der Welt heute dem gesamten Bruttosozialprodukt aller am wenigsten entwickelten Länder mit ihren insgesamt 600 Millionen Einwohnern entsprechen. Es ist festzustellen, daß diese Erscheinung sich verstärkt, daß die daraus entstehende Ausgrenzung sich verstärkt, was eine der größten Gefahren in der heutigen Welt darstellt.
Über die Globalisierung werden große Diskussionen geführt, die Herr Lannoye ebenfalls erwähnt hat. Ich kann hier natürlich nicht auf den Kern dieser Debatten eingehen, obwohl sie Europa nicht gleichgültig sein können und folglich die Präsidentschaft wie auch die Kommission und das Parlament zwangsläufig einbezogen sind. Die Globalisierung ist zweifellos unvermeidlich, unumgänglich und im wesentlichen das Ergebnis der technischen und technologischen Entwicklung. Sie bringt auch eine Reihe von Vorteilen mit sich, denn sie erleichtert den Handel, der heute am stärksten zur Wertschöpfung beiträgt. Sie weist also sehr positive Elemente auf, und es wäre absurd, dies bestreiten zu wollen.
Allerdings birgt sie auch Gefahren in sich, große Gefahren, und zwar vor allem in drei Bereichen. Als erstes die gerade erwähnte Gefahr der Ausgrenzung derer, die nicht so schnell vorankommen wie die anderen. Dies trifft auf die Bürger ein und desselben Landes zu, denn heute ist trotz eines starken Wachstums und abnehmender Arbeitslosigkeit festzustellen, daß die Ausgrenzung sich verstärkt. Dies trifft auch im Maßstab der Nationen zu, wobei festzustellen ist, daß die reichen Nationen immer reicher und die armen leider immer ärmer werden, wie dies Herr Lannoye soeben darlegte.
(Beifall)
Dies ist eine Fehlentwicklung der Weltgesellschaft, die wir im Auge behalten müssen und die wir natürlich nicht hinnehmen können. Dieses Thema wird übrigens in Kürze auf der Ebene der G7, der G8 angesprochen, doch es betrifft alle, insbesondere Europa.
Die zweite, ebenfalls angesprochene Gefahr der Globalisierung besteht in der ernsthaften Beeinträchtigung des Ökosystems der Welt. Wenn das Streben nach Maximalprofit im Vordergrund steht, was ich übrigens verstehen kann, denn auch der Profit trägt zum Fortschritt bei, doch wenn ohne wirkliche, international anerkannte und durchgesetzte Grenzen zur Verhinderung von Auswüchsen nur nach Maximalprofit gestrebt wird, dann kommt wahrscheinlich ein Zeitpunkt, an dem die Beeinträchtigungen der Natur dergestalt sind, daß deren Regenerierungsfähigkeit überschritten wird. Soweit ist es noch nicht, doch dies Problem stellt sich, und es muß ernstgenommen werden.
(Beifall)
Als typisches Beispiel ist von mehreren Rednern die im Herbst stattfindende Konferenz von Den Haag über die Emissionen von Treibhausgasen angeführt worden. Wenn was wahrscheinlich und sogar sehr wahrscheinlich ist die Erkenntnisse der Wissenschaftler den Schluß zulassen, daß diese Emissionen schwerste Gefahren für das ökologische Gleichgewicht unseres Planeten mit sich bringen und damit das Erbe der kommenden Generationen ernsthaft beeinträchtigen, dann müssen wir mit größtem Nachdruck nach Wegen zu ihrer Reduzierung suchen. Beim gegenwärtigen Stand der Dinge ist allerdings festzustellen, daß die Globalisierung nicht in diese Richtung, sondern vielmehr in die entgegengesetzte Richtung führt.
Der letzte Nachteil, die letzte Gefahr der Globalisierung hängt mit der Schwerkriminalität zusammen. Mit der Entwicklung der Globalisierung und der fortgeschrittenen Technologien, mit dem Internet geht auch die Tendenz einer beträchtlichen Ausweitung der Computerkriminalität in allen Bereichen wie Drogenschmuggel, Terrorismus, kriminelle Handlungen aller Art einher.
Die Globalisierung bringt also Gefahren mit sich, doch was bedeutet das? Das bedeutet, daß die Globalisierung nicht bekämpft werden muß, denn diese wird sich in jedem Fall durchsetzen, sondern daß man ihre Vorteile nutzen muß, von denen sie nicht wenige aufweist, daß man sie steuern, menschlicher gestalten und folglich ihre Gefahren kennen muß. Dies ist die wichtige Botschaft, die die großen Institutionen und insbesondere die Europäische Union und die sie repräsentierenden Institutionen an die Welt richten müssen.
(Beifall)
Diese Antwort richtet sich auch an Herrn Wurtz, der diese Probleme ebenfalls angesprochen hat sowie natürlich auch andere, insbesondere im Zusammenhang mit dem Europa der Menschen. Ich teile selbstverständlich seine Ansicht, daß dieses Europa zuerst und vor allem das Europa der Bürger sein muß. Wir müssen uns der Probleme des täglichen Lebens annehmen. Das tun wir nicht in ausreichendem Maße, wie man feststellen muß, obwohl meiner Meinung nach seit einigen Jahren bedeutende Fortschritte in dieser Richtung erzielt worden sind. Die sozialen Debatten, die seit drei oder vier Jahren in der Union stattfinden, hätten vor sieben, acht oder zehn Jahren nicht geführt werden können. Sie wären seinerzeit undenkbar gewesen. Also sind unbestreitbar Fortschritte gemacht worden.
Ich habe dargelegt, was ich von der Globalisierung halte. Was die Festung Europa betrifft, so glaube ich nicht, Herr Vorsitzender, daß sie gewollt wird oder gar schon Realität ist. Europa ist per definitionem weltoffen. Seiner Bestimmung nach ist Europa Träger einer Reihe von Werten, einer Kultur, einer Identität, die - wie ich sagen möchte - die Synthese der Kulturen und der Identitäten aller seiner Nationen darstellt, weswegen es so wichtig ist, diese kulturelle Vielfalt sowie die Fähigkeit jeder seiner Nationen aufrechtzuerhalten, ihre Kultur, ihre Identität, ihre Sprache zu bewahren. Daher ist die Union - nach dem alten Sprichwort, daß die Kraft in der Einheit liegt - die einzige Möglichkeit, diese Kulturen, diese Identitäten in der multipolaren Welt, die sich heute entwickelt und deren Anzeichen schon überall feststellbar sind, zu erhalten. In naher Zukunft wird es ein riesiges China, ein riesiges Indien geben, ein bedeutendes Südostasien; Südamerika wird sich gefestigt haben, ganz zu schweigen von Nordamerika. Es ist daher ganz offensichtlich: wenn wir im gegenwärtigen Zustand als mehr oder weniger getrennte Staaten verharren, dann werden wir bald nicht mehr bestehen, sondern ganz einfach verschwinden. Wir können nur geeint, aber unter Wahrung unserer Identitäten bestehen. Und in diesem Sinn dürfen wir keine Festung sein, sondern müssen gemeinsam unsere Energien und unsere Anstrengungen vereinen.
Herr Wurtz hat auch die vielzitierte Tobin-Steuer erwähnt. Dazu möchte ich ihm lediglich antworten, daß die Reform des internationalen Währungssystems auf der Tagesordnung steht, wie er weiß, und daß wir auf jeden Fall etwas gegen die Instabilität der Finanzmärkte tun müssen. Dies ist eine Selbstverständlichkeit, und ich meinerseits bin natürlich völlig entschlossen dazu. Diese Frage werden wir auch auf dem G7-Treffen in Okinawa ansprechen. In diesem Sinne bin ich durchaus dafür, daß alle Faktoren gleich welcher Art, die zu diesem Ziel der Stabilität und der Gerechtigkeit beitragen können, unvoreingenommen, aber auch ohne Illusionen geprüft werden.
Ich bin immer ganz Ohr, wenn Charles Pasqua über Gastronomie, aber auch über andere Themen spricht, und so habe ich ihm - wie er sich wohl denken kann - mit viel Interesse zugehört, auch wenn ich in seinen Ausführungen, in seiner Beschreibung, nicht ganz das Europa erkenne, das wir zusammen errichten. Wir betrachten es offensichtlich nicht durch die gleiche Brille.
(Heiterkeit und Beifall)
Er hat insbesondere in seinen Ausführungen mehrmals die Worte "föderal " und "Föderation " gebraucht. Hierbei handelt es sich um eine alte, typisch französische Polemik, die daher kommt, daß dieses Wort im Französischen eine etwas andere Bedeutung hat als in anderen Sprachen und insbesondere im Deutschen. Dieser Bedeutungsunterschied hat zu Mißverständnissen geführt, die dann natürlich zu Polemiken entartet sind.
Wir beide, Charles Pasqua und ich, haben insbesondere im Dienste eines Mannes gestanden, für den wir große Hochachtung empfanden - Präsident Pompidou. Diese pflegte zu sagen, da er nichts von unnützen Polemiken hielt: "Föderation, Konföderation - eine Föderation ist eine erfolgreiche Konföderation. "
(Heiterkeit) Diese Behauptung hat natürlich etwas Provozierendes, aber es steckt auch etwas von der Weisheit der Menschen der Auvergne darin. Ich möchte Charles Pasqua freundschaftlich bitten, einmal darüber nachzudenken.
(Heiterkeit und Beifall)
Herr de Gaulle wird sicherlich verstehen, daß ich seine Sicht der Dinge nicht teile. Ich habe ihm zugehört und gestatte mir, ihm zu sagen, daß es ein Recht gibt, das ich ihm nicht zugestehe, nämlich im Namen von General de Gaulle zu sprechen.
(Beifall)
Da Herr SaintJosse als letzter sprach und eine Reihe von Themen ansprach, die schon behandelt worden sind, werde ich nur auf ein oder zwei der von ihm angeführten Argumente eingehen.
Zunächst zur kulturellen Vielfalt und zur Anwendung des Subsidiaritätsprinzips. Ich bin völlig einverstanden mit der Betonung dieser Notwendigkeit und der dahinter stehenden Feststellung. Unsere kulturelle Vielfalt stellt zweifellos eine Bereicherung dar, und das Subsidiaritätsprinzip ist ein zwingendes Gebot. Die Entscheidungen müssen auf der richtigen Ebene getroffen werden. Wir wollen nicht auf die Vergangenheit eingehen oder auf einige Beispiele, die leicht zu finden sind, doch eine wirkliche Anwendung dieses Prinzips setzt natürlich das Bestehen von Spielregeln voraus. Ich denke insbesondere an eine bestimmte Entscheidung, die von der Kommission getroffen und dann angefochten wurde, weil insbesondere das Subsidiaritätsprinzip nicht eingehalten worden war. Doch dazu ist anzumerken, daß ursprünglich die Mitgliedstaaten die Kommission aufgefordert hatten, diese Entscheidung zu treffen.
(Beifall)Hier gibt es also sozusagen keine klare Linie, und je größer unsere Zahl wird, um so wichtiger wird die strikte Anwendung des Subsidiaritätsprinzips, was natürlich das Bestehen gemeinsamer Spielregeln voraussetzt, so daß völlige Klarheit herrscht. Ich möchte hier wiederholen, was ich in Berlin in einem anderen Zusammenhang und aus einer anderen Sicht bereits gesagt habe: es muß genau feststehen, wer was macht, denn sonst funktionieren die Dinge nicht, wie wir an dem eben genannten Beispiel gesehen haben.
(Beifall)Man muß darangehen, eindeutig zu sagen, was Europa tut, was jede seiner Nationen tut und was innerhalb dieser Nationen bestimmte bestehende Verwaltungsebenen tun, die Teil der politischen und menschlichen Realität dieser Nationen sind. Hier denke ich beispielsweise an die deutschen Bundesländer, doch können man natürlich noch viele weitere Beispiele nennen.
Ich freue mich, daß ich diese Anmerkungen zu den sehr interessanten Ausführungen der Vertreter Ihres Hohen Hauses machen konnte, und danke Ihnen für Ihre Gastfreundschaft.
(Lebhafter Beifall)
Die Präsidentin
Ich danke Präsident Jacques Chirac für die sehr fundierten Antworten, die er den Fraktionsvorsitzenden unseres Hauses gegeben hat.
Wir werden jetzt unsere Aussprache fortsetzen. Der Präsident muß uns verlassen, da die Familie der auf Jolo festgehaltenen Geisel Sonia Wendling ihn in seiner Eigenschaft als amtierender Ratspräsident um eine Unterredung ersucht hat, um zu prüfen, was getan werden kann, damit alle Geiseln möglichst rasch freikommen.
Ich bin überzeugt, Herr Hager, daß Sie die tiefe Besorgnis dieser Familien teilen.
Hager
Frau Präsidentin! Ich teile Ihre Auffassung keineswegs. Ich bedaure zutiefst, daß der amtierende Ratspräsident ausgerechnet vor dem Vertreter der letzten Fraktion der Abgeordneten das Haus verlassen hat und damit sein Desinteresse bekundet hat. Es bleibt der Phantasie der Abgeordneten überlassen, ob das ein Akt ist gegen die Fraktionslosen oder gegen den ersten österreichischen Vertreter, der hier auftritt. Ich fürchte, daß der amtierende Ratspräsident, der heute gegen Ausgrenzung aufgetreten ist, mit seinem Verhalten genau diese Ausgrenzung begangen hat. Ich verzichte daher auf meine Stellungnahme zum Programm der französischen Ratspräsidentschaft, da ein Interesse daran nicht bestehen dürfte, und ich bedaure es, daß am Beginn der Ratspräsidentschaft ein Signal dieser Art gegeben wird. Ungeachtet dessen hoffe ich als Optimist, daß in Zukunft auch diese Ratspräsidentschaft sich ihrer neutralen Position bewußt werden und es letztendlich doch dazu kommen wird, daß auch innerhalb der Fraktion Normalität einkehren wird.
Sudre
Frau Präsidentin, Herr Kommissionspräsident, sehr verehrte Kolleginnen und Kollegen! Es ist für mich eine Ehre, als Vorsitzende der französischen Delegation der PPE-DE an diesem Tag, an dem die Prioritäten der französische Unionspräsidentschaft vorgestellt werden, das Wort zu ergreifen.
Der amtierende Ratspräsident hat mit seiner von allen als historisch bezeichneten Rede letzte Woche im Berliner Reichstag neue Perspektiven für die französische Präsidentschaft und - wie ich hoffe - auch die kommenden Präsidentschaften eröffnet.
So hat er nicht nur die wirklichen Fragen gestellt, warum, mit wem und wie Europa errichtet werden soll, sondern hat auch Antworten gegeben, die für die Zukunft der vor einer Erweiterung noch nie dagewesenen Ausmaßes stehenden Union von ausschlaggebender Bedeutung sind.
Denen, die sich lieber ausschließlich auf die sicherlich unabdingbaren kurzfristigen Reformen konzentrieren wollen, die vor der französische Präsidentschaft stehen und die im Dezember dieses Jahres zum künftigen Vertrag von Nizza führen müssen, möchte ich sagen, daß diese grundlegenden Reformen nur dann erfolgreich durchgeführt werden können, wenn sie nicht nur die moderne Geschichte unseres Kontinents berücksichtigen, sondern auch von einer hohen und realistischen Vorstellung von dem künftigen Europa geprägt sind, das ein starkes, demokratisches, freies Europa sein muß, das in der Welt Gewicht hat.
Wie jeder weiß, müssen wir, um die heute vor Europa stehenden beträchtlichen Herausforderungen bewältigen zu können, gemeinsam unser Projekt für Europa eindeutig festlegen. Wir müssen dem amtierenden Ratsvorsitzenden dankbar sein, daß er den Mut und die Kühnheit besessen hat, unsere Partner zum Nachdenken aufzufordern und dafür Leitlinien vorzuschlagen.
Unsere Mitbürger erwarten, daß Europa endlich die Bereitschaft aufbringt, seine Funktionsweise im Sinne größerer Durchschaubarkeit, größerer Transparenz und höherer Effizienz zu reformieren.
Diesen Forderungen müssen die Reformen der Kommission und des Rates gerecht werden. Wir müssen uns immer vor Augen halten, daß - auch wenn die Aufgabe nicht leicht ist - Frankreich und seine Partner zur Erbringung eines Ergebnisses verpflichtet sind. Es muß zu einer Vereinbarung, zu einer guten Vereinbarung kommen.
Die heutige Debatte hat mit ihrer Klarheit deutlich gemacht, worauf unserer Wirken in den kommenden Monaten und Jahren gerichtet sein muß. Dies möchte ich folgendermaßen zusammenfassen: größere Bürgernähe gegenüber ausnahmslos allen Bürgern, ganz gleich ob sie in der Nähe der Entscheidungszentren oder weit entfernt davon wohnen; wirtschaftliche Erneuerung und soziales Europa; Effizienz und stärkere Präsenz in der Welt. Ich setze volles Vertrauen in den amtierenden Ratspräsidenten Jacques Chirac und in seine Fähigkeit, zusammen mit unseren Partnern diese historischen Herausforderungen zu bewältigen.
Le Pen
Herr Präsident, ich habe eine Anmerkung zur Anwendung der Geschäftsordnung insbesondere unter Verweis auf Artikel 120 GO zu machen, der im übrigen ausdrücklich auf Seite 25 unserer heutigen Tagesordnung erwähnt ist.
Dort ist eine Redezeit von 30 Minuten für den Rat vorgesehen. Präsident Chirac hat ein und eine viertel Stunde gesprochen. Es war vorgesehen, daß die Abgeordneten zu Worte kommen. Die Präsidentin hat jedoch die Zwischenrufer während des Beitrags von Herrn de Gaulle nicht zur Ordnung gerufen. Sie hat ihm hingegen nach genau 3 Minuten das Wort entzogen, während sie den anderen Rednern eine Minute mehr zugestanden hat. Weiterhin hat sie den Redner der Fraktionslosen nicht sprechen lassen. Er hatte das Recht, vor der Antwort des amtierenden Ratspräsidenten zu Wort zu kommen. Die Frau Präsidentin hat damit gegen ihre Pflicht zur Objektivität bei der Leitung der Arbeit des Parlaments verstoßen.
Berès
Herr Präsident, Herr Minister, werte Kolleginnen und Kollegen! Wir sind damit einverstanden, daß der Kurs über die französische Präsidentschaft hinaus festgelegt wird, doch dazu müssen bestimmte Fragen angesprochen werden, die sich unabhängig davon stellen, ob die Regierungskonferenz zum Erfolg wird oder nicht. Dieser Kurs kann nicht nur auf einem institutionellen Konstrukt beruhen, für das die Franzosen bekanntlich eine große Vorliebe haben. Es muß auch die Frage beantwortet werden, was wir zusammen erreichen wollen, die Frage, ob wir bereit sind, alle Konsequenzen aus dem großen Sprung nach vorn zu ziehen, den die Vorgänger des Präsidenten der Französischen Republik eingeleitet haben. Dabei denke ich insbesondere an die Einführung des Euro.
Wir müssen auch auf die Fragen antworten, die uns unsere Mitbürger stellen. Sie wollen, daß die Art und Weise, wie Europa funktioniert, verbessert wird. Unabhängig von der Notwendigkeit, über die Zukunftsvisionen zu sprechen, müssen wir bereits heute den Anliegen der Männer und Frauen in Europa gerecht werden. Daher ist eine Mobilisierung aller Verantwortlichen der französischen Exekutive erforderlich, damit diese Präsidentschaft zu einem Erfolg wird. Meiner Meinung nach eröffnet das Wirken der Regierung von Lionel Jospin in Frankreich und in Europa dem amtierenden Ratsvorsitzenden alle Möglichkeiten, dieses Ziel zu erreichen.
Um diese Agenda erfolgreich abzuarbeiten, muß zunächst die Regierungskonferenz erfolgreich zum Abschluß geführt werden. Es müssen wesentliche politische Fragen entschieden werden. Doch wenn die Union entscheidungsfähig bleiben soll, müssen vor allem Fortschritte im Bereich der qualifizierten Mehrheit gemacht werden. Darüber hinaus hat dieses Parlament gefordert, die verstärkte Zusammenarbeit in die Tagesordnung dieser Regierungskonferenz aufzunehmen. Wir begrüßen, daß dies möglich war. Wir wollen, daß das Vetorecht gegen die Einführung der verstärkten Zusammenarbeit aufgehoben wird, doch wir wollen nicht, daß sich hinter mehr Flexibilität mehr Zwischenstaatlichkeit entwickelt. Des weiteren möchte ich betonen, daß die französische Präsidentschaft auf die Unterstützung dieses Parlaments für ihre Auffassung zählen kann, daß keine Einigung in Nizza besser ist als ein schlechter Vertrag.
Abgesehen von der Regierungskonferenz erwarten wir auch eine Umgestaltung der Arbeitsweise und der Organisation der Institutionen der Union. Dabei denken wir natürlich an die bereits laufende Reform der Kommission, aber auch und vielleicht zunächst an den Rat.
Die französische Präsidentschaft hat sich ein Wachstum im Dienste der Beschäftigung zum Ziel gesetzt. Dies ist ein erneut bekräftigtes Ziel, für das unserer Meinung nach die Vertiefung der Aktivitäten im Rahmen der Euro11 und demnächst der Euro12Gruppe von großer Bedeutung ist. Wir begrüßen es, daß der Präsident der Französischen Republik sich für die Erhöhung der Öffentlichkeitswirksamkeit und der Akzeptanz dieses Gremiums ausgesprochen hat.
Im Zusammenhang mit der Sozialagenda begrüßen wir, daß die Perspektive der Vollbeschäftigung nunmehr für die gesamte Europäische Union gilt. Des weiteren begrüßen wir die Anstrengungen der Regierung von Lionel Jospin zur Durchsetzung einer Reihe von wesentlichen Richtlinien, so insbesondere der Richtlinie über die Unterrichtung und Anhörung der Arbeitnehmer, aber auch der Richtlinie zur Arbeitszeit mobiler Arbeitnehmer.
Der Präsident der Republik hat vom Europa der Menschen gesprochen, von der größeren Aufmerksamkeit, die wir den Anliegen unserer Mitbürger entgegenbringen müssen. In dieser Hinsicht ist die Arbeit des Konvents zur Aufstellung einer Charta äußerst wichtig. Die Mitglieder des Konvents sind bereit, dem Europäischen Rat in Biarritz einen kompletten Entwurf vorzulegen, der auch die wirtschaftlichen und sozialen Rechte enthalten soll. Doch der Europäische Rat muß auch wissen, daß dieses Parlament immer wieder fordern wird, daß die Perspektive der Einbeziehung der Charta in den Vertrag festgeschrieben wird. Dies ist ein wichtiger Punkt für uns. Wozu sollen Rechte dienen, wenn sie nicht einklagbar sind?
Im Zusammenhang mit diesem bürgernäheren Europa will ich nicht auf sämtliche Vorhaben der französische Präsidentschaft eingehen, sondern nur zwei Anmerkungen machen. Zunächst zur Geldwäsche-Richtlinie, die meiner Meinung nach den Erwartungen unserer Mitbürger entspricht. Sie verstehen nicht, daß wir in diesem Bereich so zögerlich vorgehen. Was die gegenseitige Anerkennung von Gerichtsurteilen betrifft, so gibt es immer wieder Fälle, in denen manche unserer Mitbürger aufgrund der Unterschiedlichkeit unserer Gerichtssysteme in schwerwiegende ausweglose Situationen geraten. Hier sind Fortschritte unbedingt vonnöten.
Abschließend noch eine Bemerkung, um zu betonen, wie notwendig es unserer Meinung nach ist, daß die französische Präsidentschaft sich auch für die Weiterentwicklung des gemeinschaftlichen Besitzstandes des Amsterdamer Vertrags hinsichtlich der Dienstleistungen von allgemeinem Interesse einsetzt. Diese Dienstleistungen sind ein Beitrag zum sozialen und territorialen Zusammenhalt in der Union, wie er im Vertrag von Amsterdam festgeschrieben ist. Die Nagelprobe in dieser Hinsicht wird die Postrichtlinie sein. Diese Dienstleistungen entsprechen auch den Anforderungen unserer Zeit, in der vom Internetzugang für alle gesprochen wird. Wir hoffen, daß die französische Präsidentschaft uns eine Rahmenrichtlinie in diesem Bereich vorschlagen wird.
Watson
Herr Präsident, das vom Präsidenten der Republik vorgelegte Programm ist sowohl anspruchsvoll als auch realistisch. Ich hätte mir allerdings ein stärkeres Engagement zugunsten der Grundrechte gewünscht, die auf der Agenda der Union stehen, und zwar in zweifacher Hinsicht.
Erstens, diese Rechte müssen in der künftigen Charta der Grundrechte festgeschrieben werden. Doch hat der Präsident in seiner Rede die Behandlung dieser Charta nicht als einen der Hauptpunkte des Europäischen Rates von Biarritz genannt.
In seiner Antwort auf die ersten Redner hat er zwar erwähnt, daß ein Entwurf der Charta in Biarritz behandelt werden könnte, allerdings mit einem Inhalt, der es so gut wie ausschließen dürfte, sie auf dem Europäischen Rat von Nizza in den Vertrag aufzunehmen. Frankreich, das seit zweihundert Jahren die Heimstätte der Menschenrechte ist, sollte sich ein ehrgeizigeres Ziel setzen, anderenfalls wäre dies eine große Enttäuschung.
Zweitens, die Grundrechte sind bereits seit Amsterdam die Basis unserer Union und sollten als ständige Richtschnur für das Handeln der Mitgliedstaaten dienen. Die Schaffung eines Raumes der Freiheit, der Sicherheit und des Rechts ist ein höchst schwieriges Unterfangen, zumal die Einstimmigkeit immer noch die Regel ist. Dies wäre passendes Thema, das für die verstärkte Zusammenarbeit in Erwägung gezogen werden könnte, auf die der Präsident erst vorhin wieder verwiesen hat.
Der Präsident hat als erster auf die Verpflichtung aus Artikel 6 des Vertrags im Zusammenhang mit der Haider-Affäre verwiesen. Mit seiner Stellungnahme hat er sehr hohe Anforderungen nicht nur an die österreichische Regierung, sondern indirekt auch für allen anderen Regierungen gestellt.
Die von der französische Präsidentschaft im Bereich Justiz und Inneres angekündigten Maßnahmen scheinen den Herausforderungen gerecht zu werden. Allerdings handelt es sich erst um Vorhaben. Gestatten Sie mir daher, an die französische Präsidentschaft die Aufforderung zu richten, die die Griechen ihren vielversprechenden Athleten zuriefen: hic rhodus, hic salta.
Cohn-Bendit
Herr Präsident, Herr Minister, in der trauten Atmosphäre der zu Ende gehenden Sitzung möchte ich einige Anmerkungen machen. Allem Anschein nach ist Europa eine Sirene, die alle zur politischen Promiskuität verleitet. Nachdem ich die Rede von Präsident Chirac gehört habe, weiß ich nicht, in welcher Partei er am Ende seiner politischen Laufbahn noch landen wird. Er hat jedenfalls eine ganz erstaunliche Entwicklung durchgemacht. Wir haben immerhin 21 Jahre gebraucht, um Präsident Chirac zu überzeugen, daß Europa etwas anderes ist, als er zum Zeitpunkt des Appells von Cochin glaubte. Wie ich hinzufügen möchte, bin ich der Auffassung, daß es weniger Anstrengungen und weniger Zeit bedarf, um Premierminister Lionel Jospin zu überzeugen, sich endlich voll und ganz für die europäische Sache einzusetzen.
Doch, doch, er setzt sich nicht immer dafür ein. Man wird doch mal eine kleine Anmerkung machen können, ohne daß sich gleich jemand aufregt!
Ich wollte einfach nur sagen, daß es meiner Meinung nach heute nicht mehr genügt, die Dinge ständig zu wiederholen. Präsident Chirac hat viele Dinge gesagt, mit denen ich einverstanden bin. Alles gute Absichten, doch müssen die auch umgesetzt werden.
Zum Beispiel bedauere ich, daß er nicht darauf zurückgekommen ist, was er in Berlin gesagt hat, nämlich auf den Zeitplan für die Verfassung. In Berlin hat er von der Erweiterung und der Verfassung zu gleicher Zeit gesprochen. Ich hätte gewünscht, er hätte hier vor diesem Parlament das gleiche gesagt: Erweiterung plus Verfassung zu gleicher Zeit, d. h. bis zum Jahr 2003-2004-2005 eine Verfassung und die Erweiterung.
Zweitens, wenn man von einer Verfassung spricht, muß man sich vor zu großer Naivität hüten. Wer macht was? Das klingt gut, ist aber abstrakt. Denn Europa bedeutet gemeinsame Kompetenzen, und zwar immer mehr gemeinsame Kompetenzen. Anders gesagt, in der Verfassung müßte festgelegt werden, wer was wie gemeinsam tut. Hier liegt das Problem. Wenn die politische Kleinarbeit so einfach wäre, würden wir schneller vorankommen.
Und dann bedrückt es mich ebenso wie Paul Lannoye, wenn ich höre, daß sich im außenpolitischen Bereich alles nur um die Rüstung, die Verteidigung dreht, ohne daß ein Wort zur Konfliktverhütung gesagt wird. Die Rolle Europas besteht auch darin, eine andere Außenpolitik zu konzipieren, die eben gerade auf der Konfliktverhütung aufbaut, damit immer weniger Waffen gebraucht werden. Ich sage nicht, daß überhaupt keine Waffen gebraucht werden. So naiv bin ich nicht, aber es geht mir gegen den Strich, daß die Vorstellungen von europäischer Außenpolitik sich nur auf Hochleistungsflugzeuge, auf Soldaten, die in Bosnien oder im Kosovo eingesetzt werden sollen, beschränken. Es muß auch um die Fähigkeit zur Konfliktverhütung in Bosnien oder im Kosovo gehen.
Abschließend möchte ich feststellen, daß Herr Präsident Chirac sich in die richtige Richtung bewegt und der Premierminister, Herr Jospin, ihn meiner Meinung nach leicht einholen könnte, wenn er sich entschieden und eindeutiger für Europa einsetzt.
Krivine
Herr Präsident, Herr Minister, eine Präsidentschaft folgt auf die andere, doch wenn man Herrn Chirac zuhört, stellt man fest, daß es sich in der Frage der Ausgrenzung immer wieder um die gleichen Reden und die gleichen frommen Wünsche handelt, denn es kann nicht übersehen werden, daß das Schicksal der 50 Millionen Armen und der 15 Millionen Arbeitslosen in Europa unverändert davon bleibt, welches Land die Präsidentschaft ausübt.
Europa ist demokratisch ein völliger Mißerfolg, denn seine Institutionen wirken völlig losgelöst von den Bedürfnissen der Bürger und ohne jegliche Kontrolle durch die Bürger. Europa ist eine Maschine zur Liberalisierung, zur Deregulierung gemeinwirtschaftlicher Versorgungsleistungen zum Nachteil der elementaren Bedürfnisse der Bevölkerung. Europa ist eine Festung, die den Handel mit modernen Sklaven begünstigt, wie die Tragödie von Dover gezeigt hat.
Doch die Demonstrationen in Seattle, Genf oder Millau zeigen, daß ein anderes Europa, eine andere Globalisierung möglich ist. Für ein demokratisches Europa müßte zuerst einmal die Festung von Schengen geschliffen werden, und man müßte anerkennen, daß alle Männer und Frauen das Recht haben, sich so frei zu bewegen wie das Kapital. Den illegalen Einwanderern müßte ein legaler Status verliehen werden. Für ein soziales Europa müßten zunächst alle Entlassungen in Unternehmen, die Gewinne machen, verboten werden. Und für ein Europa der Gerechtigkeit und Solidarität müßte damit begonnen werden, nicht nur von der Tobin-Steuer zu reden, sondern sie auch einzuführen, denn mit ihren Erträgen könnte das Überleben von Millionen von in völliger Armut lebenden Kindern und Erwachsenen gesichert werden. Für die Völker haben diese Forderungen Vorrang vor der sicherlich notwendigen Debatte über die Stimmengewichtung oder das Vetorecht.
Dell'Alba
Herr Präsident, Herr Minister, ich spreche im Namen der italienischen Radikalen der TDI-Fraktion, die bekanntlich europäische Föderalisten sind. Daher werden wir den institutionellen Ansatz, mit dem jeder Schritt in Richtung auf die verstärkte Zusammenarbeit unternommen wird, mit größter Aufmerksamkeit prüfen, damit diese voll und ganz im Gemeinschaftsrahmen stattfindet.
Ich möchte jedoch meine Redezeit nutzen, um Sie darauf zu verweisen, Herr Minister, daß dieses Parlament gefordert hat, daß die Regierungskonferenz dem Europäischen Parlament endlich das Recht überträgt, frei über seinen Sitz zu entscheiden. Es handelt sich um ein Grundrecht, und im übrigen haben 300 Kollegen klar und deutlich ihre Unzufriedenheit darüber zum Ausdruck gebracht, daß sie verpflichtet sind, sich zwölfmal im Jahr nach Straßburg zu begeben.
Ich hoffe, daß die französische Präsidentschaft diese für uns sehr wichtige Frage gebührend berücksichtigt. Daß die Freitagssitzungen gestrichen wurden, ist kein Zufall, Herr Minister. Es zeigt vielmehr, wie unzufrieden die Kollegen dieses Parlaments angesichts der Schwierigkeiten sind, mit denen sie zu kämpfen haben, um nach Straßburg zu gelangen und unter diesen Bedingungen ordnungsgemäß arbeiten zu können.
Sichrovsky
Sehr geehrter Herr Präsident! Angesichts der Manipulation der Rednerliste heute zugunsten der Aussortierung meines Kollegen Hager möchte ich Euch nur eines sagen: Hätte der österreichische Schiedsrichter Benko im Spiel Frankreich gegen Portugal so gegen alle Regeln verstoßen wie heute die Frau Präsidentin, dann hätte Frankreich nicht einmal das Endspiel erreicht. Das ist die heitere Seite. Die weniger heitere Seite in diesem Konflikt heute ist, daß hier einige hunderte Abgeordnete sitzen und das stillschweigend auch noch akzeptieren!
Bayrou
Herr Präsident, wir freuen uns, den amtierenden Ratsvorsitzenden, Herrn Jacques Chirac, zu einem Zeitpunkt hören zu können, da Europa - wie nicht zu übersehen ist - tief in der Krise steckt und wir wissen wollen, wie es weitergeht.
Ich möchte auf drei Elemente verweisen, die meiner Meinung nach die heutige Krise Europas ausmachen. Das erste besteht in der Ratlosigkeit, die die institutionellen Akteure Europas erfaßt hat; das zweite Element ist die Distanz und das große Unverständnis der Bürger gegenüber den europäischen Führungsgremien; und das dritte Element, das den Schlüssel für die beiden ersten darstellt, ist der Perspektivverlust. Lange Zeit war in Europa klar, wo der Weg hingeht, doch heute ist dies nicht mehr der Fall. Deshalb haben viele von uns die Rede des Präsidenten der Französischen Republik im Reichstag begrüßt und insbesondere seine Entscheidung, darin die europäische Verfassung als Schlüsselelement für die weitere Entwicklung in der Zukunft darzustellen.
Heute hat er es vorgezogen, dieses Wort nicht zu erwähnen, was viele von uns bedauern, denn die Feststellung des Präsidenten, daß die im Reichstag dargelegten Äußerungen sich auf eine Zeit nach der französischen Unionspräsidentschaft beziehen, stellt für uns einen Perspektivwechsel dar. Wir sind vielmehr der Meinung, daß die Frage der Perspektiven, die Frage der Architektur Europas, die Frage der künftigen europäischen Verfassung sich gerade in den sechs Monaten der französischen Unionspräsidentschaft mit besonderer Akutheit stellen. Dies sind keine zweitrangigen, untergeordneten oder später zu behandelnden Fragen, sondern sie besitzen größte Priorität und stehen im Mittelpunkt der Diskussion, die wir führen werden. Wenn wir nicht in der Lage sind, auf die Frage der Perspektiven zu antworten, können wir auch die anstehenden technischen Fragen nicht beantworten. Es wäre also eine verpaßte Gelegenheit. Kurz gesagt, die Arbeit an der Verfassung und damit zu den Perspektiven Europas muß eindeutig während des französischen Ratsvorsitzes beginnen. Sie muß in Nizza beginnen.
Hänsch
Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Der französische Staatspräsident hat uns heute ein großes Programm für die französische Präsidentschaft vorgestellt, und es ist völlig ausgeschlossen, daß ich in vier Minuten auch nur auf einen Teil der Punkte eingehe. Aber lassen Sie mich sagen, ich sehe drei Fortschritte, die die französische Präsidentschaft zu einem Erfolg machen werden. Der erste ist die Verstärkung der Sichtbarkeit der Euro-11 oder künftig Euro-12-Gruppe. Hier geht es um die politische Flankierung unserer gemeinsamen Währung, und ich unterstütze die französische Ratspräsidentschaft ausdrücklich in ihrem Wunsch, diese politische Flankierung des Euro bei voller Wahrung der Unabhängigkeit der Europäischen Zentralbank sichtbarer zu machen. Das ist auch ein Beitrag zur Stabilität der gemeinsamen Währung durch die Koordination der Haushaltspolitiken und durch eine bessere Harmonisierung der Steuerpolitiken.
Aber lassen Sie mich eine Zusatzbemerkung machen. Dieses wäre sozusagen das aktuelle und eines der wichtigsten Beispiele für eine verstärkte Zusammenarbeit im Rahmen des Vertrages, wenn wir eine solche verstärkte Euro-Gruppe hinbekämen. Das ist in Ordnung! Aber dann wünsche ich mir doch auch von Frankreich, daß es wirklich eine Pioniergruppe darstellt und in Bereichen, in denen es um die Umsetzung der Binnenmarktrichtlinie geht, nicht zur Pioniergruppe, sondern zur Nachhut gehört. Da gibt es nämlich etliches aufzuholen, gerade wenn es um die Umsetzung des gemeinsam beschlossenen Rechts in Frankreich geht. Da befindet sich Frankreich zusammen mit Griechenland und Portugal und Luxemburg in der Nachhut, nicht in der Vorhut. Ich wäre dankbar, wenn dies anders wäre.
Der zweite Punkt ist die verstärkte Zusammenarbeit beim Aufbau einer Europäischen Union der Sicherheit und der Verteidigung. Ich stimme Ihnen ausdrücklich zu, wenn Sie sagen, die Europäische Union muß alle Mittel und alle Instrumente zur Verfügung haben, um eine wirkliche gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik zu verfolgen, die diesen Namen verdient, und dazu gehört auch, die militärischen Kapazitäten zu verstärken, und dazu gehört auch, die politischen und militärischen Strukturen zu installieren, die wir für eine gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik brauchen.
Der dritte Aspekt ist natürlich die Einigung aller 15 in Nizza auf eine Reform der Institutionen und Entscheidungsverfahren in der Europäischen Union. Lassen Sie mich hierzu zwei grundsätzliche Bemerkungen machen. Es muß das Ziel sein, von dem wir nicht abweichen dürfen, die Einheit der Institutionen zu wahren. Die Europäische Union braucht nicht neue Institutionen, sondern Institutionen, die besser funktionieren, die effektiver entscheiden können als die gegenwärtigen. Das ist das eine. Und das zweite ist: Es ist zwar wahr, daß wir als Europäisches Parlament eine breitere Tagesordnung gewünscht hätten, aber wichtiger als eine breitere Tagesordnung sind substantielle Fortschritte in den Punkten, die jetzt auf der Tagesordnung stehen. Da ist die künftige Größe der Kommission wichtig, aber sie steht nicht im Zentrum. Die neue Gewichtung der Stimmen im Rat ist auch wichtig für ein neues Gleichgewicht zwischen Groß und Klein und Nord und Süd und Arm und Reich in der Union, aber das ist auch nicht entscheidend. Im Zentrum steht die Ausdehnung der Mehrheitsentscheidung. Da wünsche ich mir, wenn es schon ein engeres Zusammenrücken Deutschlands und Frankreichs gibt, - was ich natürlich sehr begrüße -, daß dann Frankreich und Deutschland in dieser Frage der Ausdehnung der Mehrheitsentscheidungen im Rat zusammengehen und ein Beispiel geben, daß es nicht dabei bleibt, so wie es jetzt ist, daß es gerade mal zwei Bereiche gibt, in denen sich die 15 haben einigen können.
Herr Ratspräsident, Mehrheitsentscheidungen im Rat heißt dann auch Mitentscheidung des Europäischen Parlaments, da muß es einen unverbrüchlichen Zusammenhang geben zwischen der Ausdehnung der Mehrheitsentscheidungen und der Zuerkennung der Mitentscheidung für das Europäische Parlament in der gesamten Gesetzgebung in der Europäischen Union!
Thors
Herr Präsident! Herr Staatspräsident! Das Programm der französischen Ratspräsidentschaft ist interessant und in keiner Weise nichtssagend. Es enthält vieles, dem man beipflichten kann. Ich frage mich jedoch, ob es in Übereinstimmung mit dem Subsidiaritätsprinzip steht, darin Fragen von Wohnraum, Gesundheitswesen und Sport aufzunehmen. Sind dies wirklich Sachgebiete, mit denen sich die EU zu beschäftigen hat?
Die Wertegemeinschaft ist zweifellos wichtig, jedoch gibt es geteilte Auffassungen darüber, wie sie zu erreichen ist. Viele von uns sind enttäuscht über die Äußerung von Ministerpräsident Jospin, daß es unter der französischen Ratspräsidentschaft keine Änderungen bezüglich der Sanktionen der 14 Länder gegenüber Österreich geben wird.
Die intensiven Diskussionen der letzten Wochen über die Visionen zur Zukunft Europas waren sehr anregend, aber sie erwecken auch Unruhe bei den Beitrittskandidaten, die sich die Frage stellen: "Wo steht die EU eigentlich? ". Worauf ja auch Herr Cox hingewiesen hat.
Diese undeutlichen Signale bieten Spielraum für nationalistische Populisten in den beitrittswilligen Ländern, die deren Mitgliedschaft verhindern wollen. War es ein Zufall, daß in Feira nicht ausdrücklich betont wurde, daß wir 2002 bereit sind für die Erweiterung?
Bedeutet die Linie der französischen Ratspräsidentschaft bezüglich einer neuen Regierungskonferenz 2003/2004 eine Unterstützung des Vorschlags von Bundeskanzler Schröder, eine neue Konferenz zu Fragen der Arbeitsteilung abzuhalten? Auch in diesem Fall sind die Signale undeutlich, was die Beitrittskandidaten mit Sorge erfüllt.
Abschließend möchte ich noch auf einen besorgniserregenden Alleingang aufmerksam machen. Warum hat Frankreich die Mitgliedschaft der Slowakei in der OECD unter Hinweis auf die EU-Richtlinie zu Fernsehfragen verhindert? War es richtig, dies allein zu tun, ohne die Meinung der anderen Mitgliedstaaten einzuholen? Was waren die Gründe für diese Entscheidung? Auch dies hat Besorgnis unter den beitrittswilligen Ländern ausgelöst, die sich fragen, was wir für eine Einstellung zu ihrer Gesetzgebung und ihrem rechtmäßigen Interesse an einer wirtschaftlich bedeutsamen Zusammenarbeit innerhalb der OECD haben.
Isler Béguin
Herr Präsident, Herr Minister, liebe Kolleginnen und Kollegen! Das Schiff der französischen Präsidentschaft ist voll beladen, und wir wünschen insbesondere, angesichts der Antworten von Herrn Chirac, daß es in sechs Monaten sicher in Nizza anlegt.
Nizza hieß zu der Zeit, da es eine phönizische Handelskolonie war, Nicaia, was Sieg bedeutet. Und es ist ein Sieg, den wir in jedem Fall vom französischen Ratsvorsitz sowohl für die Bürger der Union als auch für die, die sich ihr anschließen wollen, erwarten.
Wir haben mit Zufriedenheit den Willen, den Anspruch und die Weitsicht insbesondere hinsichtlich der Widersprüche zur Kenntnis genommen, die bei einzelnen unserer europäischen Politiken bestehen. Dazu gehört auch die Erwärmung unseres Planeten. Sie schwebt wie ein Damoklesschwert nicht nur über der Union, sondern über dem ganzen Planeten. Die Einbeziehung dieses schwerwiegenden Faktors in alle europäischen Politiken stellt die politische Aufgabe dar, die wir lösen müssen. Allerdings bin ich nicht davon überzeugt, daß wir uns in diese Richtung bewegen, auch nicht angesichts der schönen Worte, die heute vormittag zu hören waren.
Madelin
Herr Präsident, die historische Herausforderung für die französische Präsidentschaft - denn um eine solche handelt es sich meiner Meinung - besteht zunächst und vor allem darin, endlich den Weg für den Aufbau des Europas aller Europäer zu eröffnen. Wir haben die jungen Demokratien des Ostens nach der Heimsuchung durch den Kommunismus eingeladen, sich uns anzuschließen, und das war richtig so. Dabei waren wir uns natürlich bewußt, daß das große Europa sich nicht mit den Institutionen des kleinen Europas verwirklichen lassen würde. Doch seitdem zögert und zaudert man bei der Reform dieser Institutionen.
Zehn Jahre nach dem Fall der Berliner Mauer, ein Jahr nach den Erweiterungsbeschlüssen von Helsinki stellt die neue Regierungskonferenz unter der französischen Präsidentschaft für mich den lang erwarteten Startschuß für das Europa aller Europäer dar, denn Europa verändert sich nicht nur in seinen Dimensionen, sondern auch in seinem Wesen. Wenn man sich das vollständige Europa vorstellt, dann muß man auch sagen, was Europa ist, wo seine Grenzen liegen - und damit stellt sich das Problem der Türkei, die meiner Meinung nach eher assoziiert als integriert werden sollte -, welches seine Werte sind und worin sein Entwurf besteht. Es bedeutet auch, sich Europa anders als einen erweiterten Nationalstaat mit einer Superregierung, einem Superpräsidenten, einem Superparlament, einer Superverwaltung oder gar einer Supersteuer vorzustellen. Meiner Meinung nach müssen die Vorstellungen mehr in Richtung des Aufbaus eines Raumes des wirklichen Föderalismus gehen, der die Unterschiedlichkeit der Völker und Nationen schützt, der mit einer eindeutigen Verfassung ausgestattet ist, die die Kompetenzen Europas absteckt und begrenzt sowie die strikte Einhaltung des Subsidiaritätsprinzips garantiert.
Heute steht die französische Präsidentschaft in der Pflicht, ein Ergebnis zu erbringen. Und wie der Präsident der Republik festgestellt hat: ohne einen Erfolg der Regierungskonferenz können die folgenden Etappen nicht erfolgreich in Angriff genommen werden. Die Umgestaltung der Entscheidungsverfahren zur Vermeidung von Stillstand, die Umgestaltung der Funktionsweise des Rates, der Kommission - all das steht auf der Tagesordnung. Meiner Meinung nach darf man über den Vorhaben für die nähere und weitere Zukunft nicht die Anforderungen von heute vergessen. Der Erfolg der Regierungskonferenz heute ist in der Tat die beste Grundlage für das große Vorhaben des großen Europas von morgen.
Veltroni
Herr Präsident, verehrte Kolleginnen und Kollegen! Die durch Frankreich übernommene Ratspräsidentschaft wird ein besonders hohes Engagement verlangen. Dem portugiesischen Ratsvorsitz kommt das Verdienst zu, eine umfangreiche Arbeit bewältigt und auf dem Gipfel von Lissabon wichtige und innovative Ergebnisse erzielt zu haben, die nun zügig von den Mitgliedstaaten der Union umgesetzt werden müssen.
Gleichwohl kommen die Arbeiten der Regierungskonferenz nicht voran. Es bedarf daher eines stärkeren politischen Willens sowie einer sofortigen Anhebung des politischen Niveaus der Verhandlungen für die Reform der Union, und in diesem Sinne ist es wichtig, daß nach der politischen Stellungnahme von Außenminister Joschka Fischer die Diskussion über die künftige Architektur der Union neu eröffnet wurde. Die wichtigste Verpflichtung muß nun darin bestehen, in Nizza einige Prioritäten festzulegen, auf die Staatspräsident Chirac in seinen einleitenden Ausführungen bereits Bezug genommen hat: verstärkte Zusammenarbeit, Anerkennung der Mehrheitsentscheidung als Regel, Verabschiedung einer Charta der Grundrechte mit wirksamen Inhalten und deren Aufnahme in die Verträge als wichtiger Schritt zur Ausarbeitung einer europäischen Verfassung.
Diese Entscheidungen sind unseres Erachtens von wesentlicher Bedeutung für die Reform der Union; ohne sie wäre jede Diskussion über die Architektur der EU theoretisch, denn es liegt auf der Hand, daß Europa nach der gemeinsamen Währung und der Europäischen Zentralbank nun eine neue politische Einheit sowie - wie bereits betont wurde - neue Impulse für das wirtschaftliche Wachstum und den sozialen Zusammenhalt benötigt. Auf diese Fragen ist Kommissionspräsident Prodi eingegangen.
Deshalb können wir nach meinem Dafürhalten der französischen Ratspräsidentschaft versichern, daß wir alles dafür tun werden, damit diese sechs Monate zum Erfolg führen, wobei wir uns dessen bewußt sind, daß ernsthafte politische Gegensätze zwischen den Ländern überwunden werden müssen, zu denen jetzt eine klare Position bezogen werden muß. Es gilt, eindeutig zu differenzieren zwischen denen, die mit der Erweiterung eine politische Verwässerung der Union bezwecken, und denen, die statt dessen die Auffassung vertreten, daß die Erweiterung eine stärkere politische Integration und die Festlegung klarer Fristen erfordert.
Eine zweite Unterscheidung muß im Hinblick auf die institutionelle Reform der Union nach der Erweiterung getroffen werden, das heißt, es ist zu wählen zwischen einer Weiterentwicklung der supranationalen Komponenten, verbunden mit einer Stärkung der Rolle von Kommission und Parlament, oder der verstärkten Betonung der zwischenstaatlichen Merkmale. Wir wollen den Ländern, die dies wünschen, die Möglichkeit geben, innerhalb eines einheitlichen Rahmens ihre Zusammenarbeit auf bestimmten Gebieten - im Bereich der noch weitgehend unvollendeten Wirtschafts- und Währungsunion; auf dem Gebiet der inneren Sicherheit; in der Außen- und Verteidigungspolitik -, die einen offenen und dynamischen Kern einer fortgeschritteneren Integration darstellen, zu verstärken.
Was die Verwaltung der Wirtschaft anbelangt, so unterstützen wir die Schaffung einer Euro-12-Gruppe, weil wir das nach der Einführung des Euro auch für die Zentralbank für notwendig erachten. Wir halten es für wesentlich, an den grundlegenden Zielsetzungen des europäischen Sozialmodells - das selbstverständlich an die durch die new economy bestimmten Differenzierungserfordernisse angepaßt werden muß - festzuhalten, wobei eine Flexibilität verwirklicht werden muß, die neue Formen im Vergleich zu denen, die den Arbeitsmarkt steuern, aufweist und eigenen Regeln folgt. Wir glauben zwar an eine stärkere Synergie zwischen dem Europäischen Parlament und den nationalen Parlamenten, doch sind wir gegen Vermischungen, die das Wesentliche, nämlich daß das Europäische Parlament das supranationale parlamentarische Organ ist, das in allgemeinen und direkten Wahlen gewählt wurde, in Frage stellen.
Abschließend noch eine letzte Bemerkung zur Rolle der Europäischen Union in den internationalen Institutionen. Staatspräsident Chirac hat vor dem Bundestag eine durch eine starke Europabegeisterung geprägte Rede gehalten, mit der Verpflichtung, der Weiterentwicklung der Europäischen Union neue Impulse zu verleihen und sie mit einer Verfassung auszustatten, über die die Unionsbürger abstimmen sollen. Diese Vorhaben finden unsere Zustimmung. Präsident Chirac hat erneut betont, daß Frankreich das Ersuchen Deutschlands um einen Sitz als ständiges Mitglied im UN-Sicherheitsrat unterstützen wird, wobei er den Willen bekräftigt hat, die deutsch-französische Achse im Rahmen einer lediglich zwischenstaatlichen Vision von der künftigen Architektur der Europäischen Union zu stärken.
Wir meinen, und zwar nicht erst seit heute, daß die Zusammensetzung des Sicherheitsrats neu überdacht werden muß, doch bevorzugen wir die Aufnahme von Vertretungen großer Kontinente wie Afrika, Südamerika oder Europa. Was Europa anbelangt, so sind wir der Auffassung, daß es durch die Europäische Union im Sicherheitsrat vertreten werden muß, weil in Europa ein Gleichgewicht zwischen der zwischenstaatlichen, der supranationalen und der parlamentarischen Ebene gefunden werden muß.
Tajani
Herr Präsident, Herr Ratspräsident, Herr Kommissionspräsident, meine Herren Minister! Die in den letzten Wochen von den Herren Fischer, Bayrou, Monti, Védrine und schließlich von Präsident Chirac in Berlin erläuterten Anregungen, Vorschläge und Vorhaben und die heutigen Ausführungen von Präsident Chirac in unserem Parlament zeigen, daß wir trotz der Schwierigkeiten und Differenzen eine neue Ära des europäischen Aufbauwerks erleben. Die ersehnten positiven Ergebnisse der Regierungskonferenz müssen uns zu der im Hinblick auf die Erweiterung notwendigen Reform der Institutionen führen.
In diesem Zusammenhang müssen der Rat, die Kommission und das Europäische Parlament jeweils eine gleichermaßen wichtige und starke Rolle spielen, was jedoch eine tatkräftige Zusammenarbeit einschließt. Dies fordern die Bürger, die wahrhaften Hauptakteure des heutigen, vor allem aber des künftigen Europas, eines erweiterten und integrierten Europas, das sich der Herausforderung der Globalisierung zu stellen vermag, denn für den künftigen Wettbewerb mit den USA und mit China reicht der Erfolg, den wir mit der Einführung des Euro erzielt haben, nicht aus. Wir müssen ebenso in der gemeinsamen Außen- und Verteidigungspolitik vorankommen, um unsere Währung auch politisch zu stärken; wir müssen vorankommen, um die Grundwerte unserer Union zu verteidigen, was durch die Charta der Grundrechte demonstriert werden muß.
Wir als überzeugte Anhänger des Europagedankens, die wir an die soziale Marktwirtschaft glauben, haben die Pflicht, das Übel der Arbeitslosigkeit zu bekämpfen, und um dies zu erreichen, muß Europa die kleinen und mittleren Unternehmen, die Entwicklung von Handel, Landwirtschaft, Fremdenverkehr und Handwerk fördern, aber auch - im Rahmen der Subsidiarität - die Verringerung des Steuerdrucks.
Gleichwohl müssen wir, wie auch Präsident Chirac hervorgehoben hat, unseren Jugendlichen eine Ausbildung vermitteln, sie - nicht nur in beruflicher und kultureller Hinsicht - auf die Herausforderung der Globalisierung vorbereiten und dazu erziehen, daß sie fest an die Werte glauben, wobei die Bekämpfung des Drogenmißbrauchs und die Entwicklung der sozialen Funktion des Sports eine keineswegs zweitrangige Rolle spielen dürfen. Aber die großen Ergebnisse werden erst im Laufe der Zeit erreicht, so wie ein Mosaik geschaffen wird, indem ein Stein nach dem anderen gesetzt wird.
Doch sind wir auch sicher, daß diese Präsidentschaft, just weil sie von Frankreich, einem Gründerstaat dieser Union, geführt wird, die Ziele, die sie sich vorgenommen hat, erreicht? Von der Delegation von Forza Italia in der PPE-DE-Fraktion wird sie jedenfalls eine überzeugte politische und parlamentarische Unterstützung erhalten, in der Gewißheit, daß das heutige und künftige Italien eine tragende Rolle bei der Gestaltung Europas, an das wir alle ganz fest glauben, spielen wird.
Corbett
Herr Präsident, welch ein Unterschied zu den Reden von Präsident Chirac von vor einigen Jahren! Ein Präsident mit einer doch immerhin "euroskeptischen " Vergangenheit - wenn ich mir diesen Ausdruck erlauben darf - hält heute eine sehr europäische Rede, die sowohl von der linken als auch der rechten Seite dieses Parlaments Beifall erhält. Ich glaube, ich muß die sozialistische Regierung beglückwünschen, daß sie den französischen Präsidenten so gut überzeugt hat.
Der Präsident hat in verdienstvoller Weise Begriffe verwendet, die uns zuweilen spalten. Ich denke an den Begriff Föderalismus, wobei er treffend anmerkte, daß alles davon abhängt, was man darunter versteht. Und genau das ist das Problem mit einigen weiteren Begriffen, die in unserer gegenwärtigen Debatte vorkommen. Die Europäische Union weist seit jeher föderale Züge auf: Mehrheitsentscheidungen anstelle der Einstimmigkeit im Rat, ein direkt gewähltes Parlament, eine von der Regierung unabhängige ausführende Kommission, das Gemeinschaftsrecht, das nationalem Recht vorgeht. All dies und noch einiges andere sind föderale Kennzeichen. Die Union ist hingegen weit entfernt von einer zentralisierten Föderation, was auf viele Föderationen in der Welt zutrifft. Sie ist eine dezentralisierte Föderation, in der die Mitgliedstaaten eine bedeutende Rolle im Entscheidungsprozeß spielen und die Entscheidungsgewalt über den Vertrag innehaben.
Aufgrund dieser Mehrdeutigkeit sollten wir uns nicht über terminologische oder theologische Fragen streiten, sondern uns auf die konkreten Veränderungen einigen, die am System vorgenommen werden müssen. Gleiches gilt für das Wort Verfassung, das die unterschiedlichsten Dinge abdecken kann. Gestatten Sie mir als Briten, der aus einem Lande kommt, in dem es nicht einmal eine schriftlich fixierte oder kodifizierte Verfassung gibt, die Frage zu stellen: Was ist eine Verfassung? Das hängt davon ab, was man darunter versteht. Die Menschen verbinden recht unterschiedliche Vorstellungen damit. Und so besteht auch hier die Gefahr, das wir uns über das Vokabular und - wenn ich so sagen darf - die Theologie streiten, anstatt uns auf den Inhalt zu einigen.
In gewisser Weise haben wir ja schon eine Verfassung: nämlich die Verträge. Diese legen immerhin den Kompetenzbereich der Union fest, die Befugnisse ihrer Institutionen sowie die Verfahren zur Annahme von Rechtsvorschriften oder auch eines Haushalts. In gewisser Weise stellen sie eine "Verfassung " dar. Herr Pasqua hat eine Verfassung als die Grundlage einer neuen Rechtsordnung definiert. Und haben wir nicht genau das in Europa gemacht?
Anstatt uns also philosophisch darüber zu streiten, was eine Verfassung ist, sollten wir uns vielmehr damit befassen, wie unsere gegenwärtige Verfassung verbessert werden muß. In erster Linie muß sie verständlicher und leichter anwendbar für unsere Bürger in ihrer Eigenschaft als Verbraucher werden. Das Hochschulinstitut von Florenz hat uns einen sehr schönen Entwurf auf den Tisch gelegt, mit dem unsere Verträge, ohne ihren Inhalt zu verändern, viel kürzer, viel verständlicher und viel einfacher anwendbar werden.
Man muß sich auch damit befassen, wie die Verfassung abgeändert werden muß. Dabei muß das Ziel vor allem darin bestehen, wie Präsident Chirac unterstrichen hat, zu gewährleisten, daß eine Union mit fast 30 Mitgliedern nicht handlungsunfähig wird. Es geht nicht darum, einen harten Kern zu schaffen. Es gibt keinen solchen harten Kern, es gibt nur unterschiedliche Bereiche und unterschiedliche Staaten, die zuweilen zeitweise zurückbleiben. Es geht also nicht um die Schaffung eines harten Kerns, sondern vor allem darum zu gewährleisten, daß unsere Verfassung Blockaden verhindert. Es kommt also darauf an, die Entscheidungen mit qualifizierter Mehrheit auszuweiten, und zwar so weit wie möglich, und wo diese nicht möglich sind, auf die Frage der verstärkten Zusammenarbeit zurückzukommen.
Dies sind die beiden wesentlichsten Punkte für die Regierungskonferenz. Darauf müssen wir uns konzentrieren, und dies muß vor der Erweiterung geschehen. Folglich muß es in Nizza geschehen, und nicht danach.
Gil-Robles Gil-Delgado
Herr Präsident! Meinen Glückwunsch an die französische Präsidentschaft der Europäischen Union für ihr ehrgeiziges Konzept in allen Bereichen und ihr Ziel, die Regierungskonferenz nicht mit einer Minimalvereinbarung, sondern mit Ergebnissen abzuschließen, die die Erweiterung wirklich ermöglichen. Aus Zeitgründen möchte ich nur auf drei Punkte eingehen.
Der erste Punkt betrifft die verstärkte Zusammenarbeit oder Integration. Sie wird nur dann von Nutzen sein, wenn folgende vier Bedingungen erfüllt sind: Die erste ist die Verstärkung der gemeinschaftlichen und nicht der zwischenstaatlichen Dimension der Union; mehr Integration, nicht mehr Kooperation. Die zweite ist die Nutzung der bestehenden Institutionen, nicht ihre Ersetzung durch neue Organismen. Die dritte ist die Vermeidung variabel zusammengesetzter Kooperationen oder Integrationen, denn dies wäre ein Europa à la carte, das heißt, ein unregierbares Europa. Und viertens geht es um die Vermeidung ihrer Umbildung zu abgeschlossenen Direktorien oder Blöcken, die die Union spalten würden. Das heißt, wir wollen eine verstärkte Zusammenarbeit, die allen derzeitigen und künftigen Mitgliedern der Union offensteht.
Mein zweiter Punkt betrifft das Funktionieren der Euro-12-Gruppe, das einer Verbesserung bedarf, ohne jedoch das derzeitige Demokratiedefizit noch weiter zu verstärken. Dafür ist es erforderlich, daß die Kommission wirkliche Befugnisse zur Unterbreitung von Vorschlägen und nicht nur von Empfehlungen hat und das Parlament aktiv einbezogen wird, von der Konsultation bis hin zur Mitentscheidung.
Was den dritten Punkt angeht, so gehöre auch ich zu jenen, die eine Verfassung der Union für unabdingbar halten. Ich frage: Warum wollen wir nicht schon jetzt den ersten Schritt tun und den in Florenz auf Initiative der Kommission erarbeiteten Grundvertrag annehmen? Er bedeutet keinerlei Veränderung, bringt aber gleichzeitig etwas sehr Wichtiges für die Bürger: Sie wissen endlich, welches ihr System ist. Dies wäre zumindest ein Schritt in Richtung auf diese Klarheit, die wir alle fordern, aber nie sehen können, zumindest nicht bei einem so wichtigen Thema wie der Verteilung der Zuständigkeiten in der Union. Wir verschieben sie auf morgen. Wird das nicht das Ratifizierungsverfahren in einigen Ländern beeinträchtigen? Ich lasse die Frage offen.
Damit komme ich zum Schluß. Wir heißen die Absichten gut, aber wir wollen Tatsachen. Wir hoffen, sie am Ende der französischen Vorsitzperiode zu sehen.
Maij-Weggen
Herr Präsident! Da wir uns doch im Vorfeld des Vertrags von Nizza befinden und gehaltvolle Reden von Joschka Fischer und Präsident Chirac lesen durften, ist es vielleicht ein neuartiger Gedanke, Deutschland und Frankreich ein Jahr lang gemeinsam die Unionspräsidentschaft übernehmen zu lassen. Allerdings unter der Voraussetzung, daß dann ein grundlegender Durchbruch im Bereich der europäischen Zusammenarbeit sichergestellt werden möge, der mit all den feierlichen Erklärungen übereinstimmt, die wir zur Kenntnis nehmen durften.
Das soll nicht lediglich eine höfliche einleitende Floskel sein, denn ich möchte vor allem sagen, daß die deutsch-französische Achse nicht allein Zukunftsvisionen entwickeln, sondern auch eine Lösung für die heutigen und künftigen institutionellen Probleme finden muß.
In Nizza müssen auf jeden Fall Entscheidungen über das Beschlußfassungsverfahren getroffen werden. Unseres Erachtens müssen sämtliche europäischen Rechtsvorschriften, die nicht die Verfassungen der Mitgliedstaaten berühren, mit qualifizierter Mehrheit beschlossen werden, bei gleichzeitiger Mitentscheidung des Europäischen Parlaments.
Ebenso muß über die Stimmengewichtung entschieden werden, wobei unseres Erachtens die Bevölkerungszahlen in den Mitgliedstaaten genau wie in unserem Parlament den Ausschlag geben müssen. Zu entscheiden ist ferner über die Zahl der Kommissionsmitglieder - nach unseren Vorstellungen jeweils ein Mitglied pro Mitgliedstaat - sowie über die Zahl der Mitglieder des Europäischen Parlaments. Diesbezüglich haben wir schon seit langem gesagt, daß 700 durchaus reichen. Es müssen Beschlüsse über den Gerichtshof und über die Charta der Grundrechte - ich stimme dem Kollegen Gil-Robles voll und ganz zu, daß diese Charta in den Verträgen verankert werden muß - sowie über die verstärkte Zusammenarbeit gefaßt werden.
Letzteres macht es unbedingt erforderlich, sich mit dem Strukturmodell für die künftige Union zu befassen. Darin haben sowohl Joschka Fischer als auch Präsident Chirac recht. Ich bin gegen einen föderatives Konzept für die Europäische Union. Denkbar ist auch der Begriff Konföderation, wie Präsident Chirac heute sagte. Es ist höchste Zeit, daß wir eine europäische Verfassung bekommen, die entsprechend den vor kurzem vom Europäischen Hochschulinstitut in Florenz formulierten Vorschlägen aufgebaut ist.
Präsident Prodi muß unverzüglich die Macht und die Rechte erhalten, die eine europäische Regierung in Wirklichkeit besitzen müßte. Die Zeit ist auch reif für die Einführung eines Zweikammersystems, allerdings nicht eines, wie Herr Joschka Fischer vorschlägt, mit einem Europäischen Parlament, wie es hier besteht, und einer zweiten, mit den Vertretern der nationalen Parlamente besetzten Kammer. Vielmehr sollte der Europäische Rat in eine Art Bundesrat umgestaltet werden. Sehr erfreulich fand ich, daß Herr Chirac in seiner Antwort auf die gestellten Fragen diesen Begriff ebenfalls benutzt hat. Ist dies nicht der natürlichste Weg, Europa zu einem Zweikammersystem mit einem Parlament und einem Senat zu verhelfen? Machen wir doch einfach aus dem Europäischen Rat einen Senat.
Schlußendlich muß in einer solchen Verfassung ganz exakt und eindeutig definiert werden, was zur europäischen und was zur nationalen Ebene gehört. Nach meinem Dafürhalten sollten das gesamte Europapaket etwas enger geschnürt und den EU-Mitgliedstaaten durchaus wieder ein wenig größere Befugnisse eingeräumt werden, sofern geklärt ist, was man unter europäisch und national versteht und wir aus der derzeitigen Situation einer nebulösen zwischenstaatlichen und einer gemeinschaftlichen Struktur herauskommen. In Nizza sollte das Mandat erteilt werden, daß in zwei bis drei Jahren ein solches Projekt vorgelegt wird.
Hoffentlich verhallen die Worte von Joschka Fischer und auch die Ausführungen von Herrn Chirac nicht, sondern nehmen eines Tages konkrete Form an. Von den beiden Regierungsmitgliedern, die selbst jetzt zur Mittagszeit noch hiergeblieben sind, hätte ich dazu gern eine Stellungnahme.
Fiori
Herr Präsident, Herr Minister, der französische Ratsvorsitz hat sich verpflichtet, ein mutiges, ehrgeiziges und hervorragendes Tätigkeitsprogramm zu verwirklichen, wobei auch gewisse Schwierigkeiten, die wir objektiv in diesen Zeiten erleben, Berücksichtigung finden. Wichtig schien uns an den Ausführungen von Präsident Chirac vor allem das Gemeinschaftsgefühl. Unseres Erachtens ist ein Europa, das beharrlich, kontinuierlich und verantwortungsbewußt seine Zukunft gestaltet, die beste Garantie für das Projekt der Gründungsväter, für dessen Umsetzung durch das Mitwirken all derjenigen, die in den letzten 50 Jahren daran gearbeitet haben, und für dessen Verwirklichung auf einem konkreten und festen Fundament.
Ich halte es für richtig, die Gesamtheit des institutionellen Problems auseinanderzupflücken: Es gilt, die Regierungskonferenz über die drei leftovers von Amsterdam und die verstärkte Zusammenarbeit zu Ende zu bringen. Nur so können die tiefgreifenden Überlegungen über die Zukunft der Europäischen Union weiter ausreifen; die Überlegungen darüber, wie die wirtschaftliche Entwicklung Europas und die Stärkung des europäischen Sozialmodells miteinander in Einklang zu bringen sind - auch durch den Kampf gegen soziale Ausgrenzung und die neuen Formen der Armut -, um Europa noch bürgernäher zu gestalten, um die Verhandlungen über die EU-Erweiterung vorantreiben und der internationalen Rolle der Europäischen Union immer mehr Gewicht zu verleihen.
In diesem Zusammenhang ist auch die Stärkung der Europäischen Kommission als unabhängiges supranationales Organ und deutlicher Ausdruck der Spezifik der institutionellen Architektur Europas von grundlegender Bedeutung. Die Erweiterung ist die Vollendung eines politischen Vorhabens, das vor 50 Jahren mit der Aussöhnung der westeuropäischen Länder begann. Dieses historische Ereignis darf nicht in den Hintergrund gedrängt werden, indem die Berliner Mauer durch eine neue Mauer, nämlich die der Partikularinteressen, der Selbstsucht und der Bürokratie, ersetzt wird. Gleichwohl darf die Union, wie der französische Ratsvorsitz zu Recht betont hat, durch die Erweiterung auch nicht in ihrem Handeln geschwächt werden.
Die Gedanken von Herrn Chirac über die Zukunft der Europäischen Union beruhigen uns, auch weil er davon sprach, daß nach dem Abschluß der Regierungskonferenz eine neue Phase beginnen wird im Hinblick auf Themen wie Stärkung der demokratischen Legitimation der Beschlußfassung, Sicherheit und Verteidigung, weitere Ausgestaltung der spezifischen Besonderheiten der europäischen Institutionen, klare Festlegung der Zuständigkeiten und Stärkung der Subsidiarität - Themen, denen wir in naher Zukunft nicht ausweichen können. Heiß diskutiert und umstritten ist das Thema verstärkte Zusammenarbeit, vor Jahren noch "Europa der zwei Geschwindigkeiten " genannt und heutzutage von einigen als "harter Kern " bezeichnet. Mancher sieht darin eine Chance und mancher eine Bedrohung, doch sind sich alle darüber einig, daß diese Form nicht zur Spaltung führen darf, sondern als Ausgangspunkt für die gemeinsame Verwirklichung jener Ziele dienen muß, die das gegenwärtige europäische Modell jetzt noch nicht ermöglicht, aber in Zukunft ermöglichen muß.
Unsere französischen Freunde sollen wissen, daß Italien, das beim europäischen Einigungswerk stets in vorderster Reihe stand und hoffentlich bald eine lange Periode der politischen Stabilität erlebt, sich immer tatkräftiger, mit konkreten Aktionen, an der Seite jener Länder engagieren wird, die den ernsthaften Willen haben, die Grundlagen der Union zu stärken und weitreichendere und ehrgeizigere Ziele im Bereich der Zusammenarbeit zu erreichen.
Moscovici
Herr Präsident, Herr Kommissionspräsident, meine Damen und Herren Europaabgeordnete! Ich werde mich kurz fassen, um die Mittagspause der hier noch ausharrenden Abgeordneten nicht hinauszuzögern.
Ich möchte zunächst meine große Freude darüber zum Ausdruck bringen, daß ich hier vor Ihnen im Namen der französischen Regierung das Wort ergreifen kann, zumal auch ich einmal Mitglied dieses Europäischen Parlaments war, und zwar von 1994 bis 1997, als es noch nicht in diesem wunderbaren Saal tagte. Ich möchte den zahlreichen Rednern für ihre stets sehr zweckdienlichen Ausführungen danken und insbesondere denen, die Französisch gesprochen haben, obwohl dies nicht ihre Muttersprache ist. Besonders zur Kenntnis genommen habe ich auch über die ermutigenden Worte, die Pervenche Berès und Klaus Hänsch an die Regierung gerichtet haben, sowie den von einigen Rednern wie Herrn Watson geforderten höheren Anspruch. Weiterhin möchte ich Daniel Cohn-Bendit sagen, wie unbegründet seine Besorgnis hinsichtlich der Orientierung dieser Regierung ist, die durchaus zu einigen Positionen beigetragen haben kann.
Diese Präsidentschaft findet vor dem Hintergrund einer größeren Entwicklung statt, die in zweierlei Richtung verläuft. Zum einen bereiten wir gegenwärtig das erweiterte Europa, das künftige geeinte Europa vor, und dies kann in der Tat, wie Alain Madelin anmerkte, neben einer Größenveränderung auch eine Veränderung seines Wesens mit sich bringen. Und des weiteren müssen wir dieses Europa an die Bürger annähern, so daß es ihren Anliegen besser gerecht wird. In dieser großen Debatte sind zwei Zeiträume zu unterscheiden. Zum einen der unmittelbar bevorstehende Zeitraum, der dieser Präsidentschaft, die zu einem zweifellos entscheidenden Wendepunkt stattfindet, und zum anderen der langfristigere Zeithorizont, für den bekanntlich umfangreichere Perspektiven vorgezeichnet sind und mit dem das künftige Europa wirklich konkrete Form annehmen wird. Ich werde diesmal von dem Europa der 30 Mitgliedstaaten sprechen.
Im Gegensatz zu François Bayrou bin ich nicht der Meinung, daß es heute richtig, angemessen und zweckmäßig wäre, diese beiden Zeithorizonte auf einen einzigen verkürzen und unter der französische Präsidentschaft bewältigen zu wollen, denn das würde die Gefahr mit sich bringen, die Aufgabe der Regierungskonferenz zu verkomplizieren oder aber deren Ergebnis in seiner Bedeutung zu reduzieren, so daß es gewissermaßen nur noch als Anhängsel erschiene. Wir sollten uns auf das vor uns Stehende konzentrieren. Wir sollten diese Regierungskonferenz mit einer hohen Zielsetzung zum Erfolg führen. Auf diese Weise werden wir die Grundlage legen, auf der wir weitere Fortschritte bei der europäischen Einigung erzielen können.
Was werden wir also tun, insbesondere im Zusammenhang mit der Regierungskonferenz? Unser Standpunkt ist einfach. Unserer Meinung nach muß die Regierungskonferenz unbedingt erfolgreich abgeschlossen werden, doch nicht um jeden Preis. Wir stehen in der Verpflichtung zum Tätigwerden. Und wie vorhin Enrique Barón Crespo sagte, wir wollen einen "nice treaty" in Nizza, d. h. einen guten Vertrag und nicht irgendeinen. Wie Richard Corbett hervorgehoben hat, bestehen die wichtigsten Punkte vor allem in der Ausweitung der Entscheidungen mit qualifizierter Mehrheit, die im allgemeinen durch die Mitentscheidung des Europäischen Parlaments ergänzt werden, sowie in der verstärkten Zusammenarbeit, eben weil sie ein Bindeglied zwischen der ersten und der zweiten Phase, zwischen der Gegenwart und der Zukunft ist, weil sie die Funktionsweise der Europäischen Union verbessert und uns ermöglicht, die Union von morgen zu konzipieren.
Doch gleichzeitig ist für die französische Präsidentschaft alles miteinander verbunden. Nach dem Europäischen Rat von Feira - und darüber sind wir erfreut - stellen sich vier Fragen, wobei wir zu allen Punkten, d. h. zu jeder der vier Fragen, zu einer umfassenden Einigung gelangen müssen, uns also nicht nur auf die eine oder andere Frage konzentrieren dürfen. Daher werden wir auf andere Weise vorgehen. Wir werden unsere Aufgaben in Angriff nehmen, ohne die Schwierigkeiten zu unterschätzen, und danken zugleich der portugiesischen Präsidentschaft, die den Weg gut vorbereitet hat. Wir werden es nicht an Entschlossenheit fehlen lassen, indem wir insbesondere zu einer politischeren, vielleicht auch ambitionierteren Phase der Verhandlungen übergehen. Und dafür ist in der Tat, wie Klaus Hänsch zu Recht unterstrichen hat, das erneute Zusammenrücken von Frankreich und Deutschland, das erneuerte französisch-deutsche Engagement äußerst nützlich.
Was die Charta betrifft, so möchte ich die von Präsident Herzog geleistete Arbeit würdigen sowie den neuen Weg, der mit dem Konvent beschritten wurde, in dem nationale Parlamentarier, Europaabgeordnete, Vertreter der Mitgliedstaaten und selbstverständlich ein Vertreter der Kommission zusammenwirken. Ich möchte dem Europäischen Parlament versichern, daß dies eine unserer Prioritäten ist, und wir hoffen, daß der Konvent seine Arbeit so leisten kann, daß bereits auf dem Europäischen Rat von Biarritz inhaltliche Diskussionen geführt werden können, wobei das Ziel - wie der Präsident der Republik ausführte - darin besteht, inhaltlich so weit wie möglich voranzukommen.
Der fast einstimmige Wunsch des Europäischen Parlaments hinsichtlich des verbindlichen Charakters dieser Charta ist mir bekannt. Wir werden sehen, welche Entscheidung zu treffen sein wird, doch nach Sicht der französische Präsidentschaft sollte hier der Inhalt im Vordergrund stehen, wobei selbstverständlich ein Text welcher Art auch immer in jedem Fall eine Quelle der Inspiration für alle Institutionen der Europäischen Union sein wird.
Neben diesen Fragen stellt sich die Frage der konstitutionellen Perspektive der Europäischen Union. Das erste Problem, das sich in diesem Zusammenhang ergibt, ist das der Agenda. Meiner Meinung kann im Augenblick wohl kaum eine Entscheidung getroffen werden. Ich würde sagen, es kommt zunächst darauf an, diese Überlegungen weiterzuführen, wobei versucht werden sollte, ihre Konturen abzustecken und eine effektive Methode für die Weiterführung dieses Gedankenaustauschs zu finden. Ich glaube in der Tat wie Richard Corbett, daß wir uns bewußt sein müssen, daß der Begriff "Verfassung " zwar einerseits den Willen zu einer Beschleunigung der europäischen Einigung, einen höheren europäischen Anspruch widerspiegelt, doch andererseits zwangsläufig zu Auseinandersetzungen führt, weil er mit vielleicht etwas unterschiedlichen Inhalten verbunden, assoziiert oder gefüllt werden kann.
Mehrere Europaabgeordnete haben vorgeschlagen, sich zu Anfang auf die Arbeit des Europäischen Hochschulinstituts in Florenz zu stützen, die - nach dem, was ich gesehen habe - recht interessant zumindest für die Vorbereitungsphase sein könnte, doch zunächst umfassend geprüft werden müßte.
Die Kommission wird in Kürze, ich glaube nächste Woche, eine Stellungnahme zu dieser Arbeit abgehen. Auch die Mitgliedstaaten müssen dieses Dokument analysieren, das notwendigerweise viele Fragen aufwirft. Es enthält zwar nützliche Elemente, doch die Frage, ob es die Situation wirklich vereinfacht, bleibt bestehen. Es handelt sich um ein bedeutendes Thema, das nicht leichtfertig behandelt werden kann, und die französische Präsidentschaft wird dies auch nicht tun.
Abschließend möchte ich lediglich noch einige Bemerkungen zu Themen machen, die von zwei Abgeordneten angesprochen worden sind, insbesondere von Frau IslerBéguin, die auf die Umweltproblematik einging. Unsere Engagement für ein entschlosseneres Handeln der Union im Umweltbereich sowie unsere Entschlossenheit zur Umsetzung des Protokolls von Kyoto sollte nicht unterschätzt werden. Ich möchte auch unterstreichen, daß hinsichtlich der Einbeziehung der Umweltdimension in alle Politiken die französische Präsidentschaft in diesem Halbjahr ihre Rolle voll wahrnehmen wird, und zwar in Abstimmung mit der nachfolgenden schwedischen Präsidentschaft, damit die Kontinuität stets gewahrt bleibt.
Schließlich will ich - und das wird an diesem Ort und von meiner Seite kommend niemanden erstaunen, noch einige Worte zu Straßburg sagen, insbesondere in Erwiderung des Beitrags des Abgeordneten Dell'Alba.
Wir haben die Abstimmung des Europäischen Parlaments zur Streichung der Sitzungen am Freitag vormittag zur Kenntnis genommen, und zwar, wie ich offen sagen will, mit Bedauern und auch in der Hoffnung, daß es sich nicht um einen Versuch zur langsamen Aushöhlung Straßburgs oder zur Wiederbelebung der Frage des Parlamentssitzes handelt. Ich sage ganz eindeutig - und hier werde ich für eine Sekunde zum Vertreter einer bedeutsamen nationalen Delegation im Rat: das könnte Frankreich nicht akzeptieren. Meiner Meinung nach muß endgültig damit aufgehört werden, die Debatte über Straßburg ständig wieder neu entfachen zu wollen.
In diesem Punkte sind die Verträge, insbesondere der Vertrag von Amsterdam, völlig eindeutig. Man muß sich vielmehr auf die praktischen, die materiellen Aspekte konzentrieren. Die Schwierigkeiten, die sich in der Tat für einige Europaabgeordnete ergeben, sind mir wohl bewußt, und die französischen Behörden befassen sich damit, wie ich unterstreichen möchte. Wir sind bemüht, die Flugverbindungen zu verbessern. Wir haben den Abgeordneten über das Präsidium einen Fragebogen zugeschickt, um ihre individuellen Bedürfnisse genau zu erfassen. Wir hoffen, daß zahlreiche Antworten eingehen. Wir haben auch vor, einen grenzübergreifenden Verbund einzurichten, der die benachbarten Flugplätze koordiniert und eine reibungslosere Anreise nach Straßburg sowohl per Flugzeug als auch per Straße ermöglichen wird.
Dies waren einige - zweifellos nicht erschöpfende - Überlegungen, die ich zu dieser Debatte beitragen wollte, die ich als von hohem Niveau und als sehr ermutigend für unsere Präsidentschaft empfunden habe.
Der Präsident
Da ich weiß, daß sowohl Herr Moscovici als auch Herr Prodi von wichtigen Terminen gedrängt sind, möchte ich beiden Herren ganz besonders danken, daß sie bis zum Ende der Aussprache zugegen bleiben. Herzlichen Dank.
(Die Sitzung wird um 14.00 Uhr unterbrochen und um 15.00 Uhr wiederaufgenommen.)
EU-Beobachterdelegation zu den Wahlen in Simbabwe
Der Präsident
Meine sehr verehrten Damen und Herren, ich bitte um Entschuldigung und Verständnis, daß wir mit wenigen Minuten Verspätung anfangen. Aber es hat noch ein wichtiger Trilog stattgefunden, bei dem der Vertreter des Rates, Herr Minister Moscovici, anwesend sein mußte, so daß wir wegen dieser Verspätung auf ihn gewartet haben. Er hat gar keine Chance, sich weiter zu akklimatisieren, sondern nach der Tagesordnung kommen wir sofort zu den Erklärungen des Rates und der Kommission zur EU-Beobachterdelegation zu den Wahlen in Simbabwe.
Moscovici
Herr Präsident, meine Damen und Herren Europaabgeordnete, meine Herren Kommissare, sehr verehrte Damen und Herren! Entschuldigen Sie zunächst meine Verspätung, die nicht auf eine gastronomische Laune zurückzuführen ist, sondern einfach auf die Tatsache, daß der Präsident der Republik, Jacques Chirac, bei uns weilte. Frau Fontaine hat ihn zurückbegleitet, so daß sich der notwendige Trilog mit Herrn Kommissionspräsidenten Prodi um einige Minuten verzögerte.
Simbabwe befindet sich in einer ernsten wirtschaftlichen, sozialen und politischen Krise. Trotz bestimmter Beeinträchtigungen der Menschenrechte, die von der internationalen Gemeinschaft zu Recht verurteilt werden, ist es im wesentlichen dank der Dynamik der Zivilgesellschaft und seiner unabhängigen Justiz ein Rechtsstaat geblieben. Seit drei Jahren hat eine Verschlechterung der äußeren Konjunkturbedingungen zur Schwächung seines strukturierten, doch gleichzeitig alternden Wirtschaftsgefüges beigetragen. Durch autoritäre Auswüchse und eine nachlässige Wirtschaftsführung ist zudem der Ruf des Landes geschädigt, das Vertrauen der Gebergemeinschaft erschüttert und die Unzufriedenheit des Volkes verstärkt.
Diese Unzufriedenheit kam beim Referendum über die Verfassung im Februar zum Ausdruck, als die Partei des Präsidenten zum erstenmal seit der Unabhängigkeit im Jahr 1980 eine Wahlschlappe erlitt. Die Parlamentswahlen waren daher von ausschlaggebender Bedeutung für die Regierung. Um den Aufschwung der Opposition zu stoppen, ging erstere das Risiko ein, mit einem harten Wahlkampf die Spannung zu schüren, indem sie das Problem der ungleichen Verteilung des Bodens in der Landwirtschaft zur Mobilisierung der Landbevölkerung und der Veteranen des Befreiungskrieges nutzte. In diesem Zusammenhang hat der Staatschef zugelassen, daß sich eine breite Bewegung zur Besetzung von Farmen entwickelte, und er hat den rechtlichen Rahmen für künftige Enteignungen festgelegt. Diese von mir aufgeführten Auswüchse haben zum Tode von 33 Menschen, zur Verstärkung der Wirtschaftskrise und zur Verfälschung des Wahlkampfes geführt und damit die reale Gefahr einer Destabilisierung im südlichen Afrika heraufbeschworen.
Die Europäische Union betrachtete es nichtsdestoweniger als wichtig, daß die Wahlen stattfinden und zu glaubwürdigen, akzeptablen Ergebnissen führen. Daher hat sie um die Zustimmung der Behörden von Simbabwe für die Entsendung einer Gruppe von fast 200 Wahlbeobachtern so zeitig wie möglich vor dem eigentlichen Wahltermin ersucht und so das Interesse zum Ausdruck gebracht, das sie der Konsolidierung der Demokratie in diesem Land beimißt. Die Anwesenheit dieser Beobachter hat unbestreitbar zur Minderung der Spannungen und zur Wiederherstellung eines angesichts dieser schwierigen Bedingungen möglichst günstigen Klimas für die Abhaltung von freien allgemeine Wahlen beigetragen.
Ich möchte hier Herrn Schori, dem Leiter dieser Beobachtergruppe, danken und die von seinem Team geleistete bemerkenswerte Arbeit würdigen. Die Beobachter haben zwar festgestellt, daß die fünften Parlamentswahlen in der Geschichte Simbabwes angesichts des Ausmaßes von Gewalttaten, Unregelmäßigkeiten und Einschüchterungen in ihrem Vorfeld nicht als frei und fair bezeichnet werden können, doch haben sie auch die gute Organisation der Wahlen selbst hervorgehoben, die hohe Wahlbeteiligung - ich glaube, die höchste seit der Unabhängigkeit - und die Ruhe, in der sie abliefen. Die Auszählung der Stimmen hat im übrigen keinen Anlaß zu Meinungsunterschieden gegeben.
Gestatten Sie mir daher im Name der Europäischen Union, die Bevölkerung von Simbabwe zu beglückwünschen, hat sie doch mit ihrer massiven Wahlbeteiligung ihre Entschlossenheit zum Ausdruck gebracht hat, ihr Schicksal auf friedliche und demokratische Weise selbst zu regeln. Mit großer Zufriedenheit stelle ich auch fest, daß die Wahlergebnisse von allen betroffenen Parteien insgesamt akzeptiert werden. Der Einzug einer starken Opposition in das Parlament - bei den zur Wahl stehenden Sitzen ist sie der Mehrheit nur knapp unterlegen - läßt auf konstruktive Debatten hoffen. Mit diesen Wahlen hat Simbabwe zweifellos eine neue Seite in seiner noch jungen Geschichte aufgeschlagen.
Die grundsätzlichen Probleme bestehen natürlich ungelöst weiter. Aus diesem Grund appelliert die Union an alle politischen Kräfte Simbabwes, sich zu mobilisieren und den Dialog aufzunehmen, um das Land entschlossen auf den Weg des Wiederaufschwungs zu bringen. Sie wünscht, daß die neue Regierung, mit Unterstützung der neugewählten Volksvertretung glaubwürdige Maßnahmen zur wirtschaftlichen Gesundung ergreift, um das Vertrauen der Marktteilnehmer vor Ort und der Geldgeber wiederherzustellen.
Seit zwanzig Jahren erweist sich die Europäische Union als größter Partner für die Entwicklung Simbabwes, das ein befreundetes Land und Partnerland des Abkommens von Lomé ist. Sie möchte diesen Weg unter der bekräftigten Achtung der Menschenrechte, der demokratischen Grundprinzipien und der Rechtsstaatlichkeit fortsetzen. Sie ist willens, ihre Unterstützung für die von der Krise am stärksten betroffenen Bevölkerungsschichten fortzusetzen, und ist insbesondere bereit, ihre Hilfeleistungen für die notwendige Agrarreform wieder aufzunehmen, vorausgesetzt daß diese geordnet, transparent, effizient und mit dem Ziel der Verringerung der Armut durchgeführt wird. Die Europäische Union glaubt an die Zukunft eines demokratischen und wohlhabenden Simbabwe als Faktor der Stabilität und der ausgewogenen Entwicklung des südlichen Afrika.
Patten
Herr Präsident, zunächst einmal möchte ich feststellen, daß ich gern nach Herrn Schori gesprochen hätte, der, wie der Ratsvorsitz feststellte, in Simbabwe ausgezeichnete Arbeit geleistet hat. Ich glaube, daß alle, denen das Wohlergehen von Simbabwe am Herzen liegt, ihm und allen Mitgliedern der EU-Beobachterdelegation gratulieren möchten. Sie haben vorzügliche Arbeit geleistet. Es ist ihnen gelungen, ihre Ziele unter sehr schwierigen Bedingungen zu erreichen, und sie haben ihren Auftrag äußerst effektiv erfüllt.
Daß in weniger als vier Wochen, nachdem die Außenminister der Europäischen Union einen entsprechenden informellen Beschluß gefaßt hatten, ein vollständiges und erfahrenes Team mobilisiert werden konnte, spricht für die immensen Anstrengungen aller Beteiligten. Dank dieser Anstrengungen und der Professionalität der Beobachtermission konnten zahlreiche politische Hindernisse überwunden werden. Damit erlangte diese Maßnahme Vorbildwirkung für die Wahlbeobachtung in Krisenregionen allgemein.
Es wird allgemein anerkannt, daß die Mission der Europäischen Union zur Verringerung der Gewalttätigkeit beigetragen hat, und ich glaube, es wird auch ihre vertrauensbildende Wirkung auf die Zivilgesellschaft während der Wahlen anerkannt. Ich möchte nochmals unterstreichen, daß Herrn Schoris Reputation und Rolle von ausschlaggebender Bedeutung dafür waren, daß wir die Mission als erfolgreich einstufen konnten.
Ich meine, daß diese Mission die glaubwürdigste Beobachterstimme während dieser kritischen Zeit in Simbabwe darstellte. Das kam unter anderem in der umfangreichen nationalen und internationalen Presseberichterstattung während der gesamten Zeit zum Ausdruck. Als bei weitem größte Beobachterdelegation, die landesweit aktiv werden durfte, hat die Delegation der Europäischen Union zudem maßgeblichen Anteil an der Koordinierung der Wahlüberwachungsmaßnahmen in Simbabwe insgesamt.
Wir hatten natürlich Gelegenheit, uns in Grundzügen mit dem Bericht vertraut zu machen, eine eingehende Prüfung steht allerdings noch aus. Ich weiß, daß der erste Teil des Berichts dem vorläufigen Bericht des Abgeordneten folgt und sich mit Akten der Gewalt und Einschüchterung beschäftigt, von denen leider die frühen Abschnitte des Wahlkampfes gekennzeichnet waren. Wir wissen von ihm, daß in dem Bericht der Abstimmungsprozeß und die Durchführung der Stimmenabgabe analysiert werden, und ich glaube, ohne Herrn Schori vorgreifen zu wollen, daß die Stimmenabgabe selbst im großen und ganzen zufriedenstellend ablief.
Schließlich, und das ist auch der wichtigste Punkt, konzentriert sich der Bericht auf die Folgen für die Zukunft Simbabwes. Wir sind schon sehr gespannt auf die Ausführungen des Abgeordneten dazu. Der Abgeordnete hat ganz recht mit seiner Empfehlung, daß die Europäische Union in den kommenden Wochen und Monaten die Entwicklung in Simbabwe sehr sorgfältig verfolgen und gegebenenfalls Hilfe und Unterstützung leisten sollte. Wir unterstützen diesen Standpunkt. Herr Nielson und ich werden verstärkte Anstrengungen unternehmen, um mit Präsident Mugabe und seiner Regierung sowohl über offizielle als auch inoffizielle Kanäle nachhaltig zu kommunizieren und Einfluß im Hinblick auf eine Erleichterung des Übergangs zu einer Mehrparteiendemokratie auszuüben.
Der Abgeordnete hat unterstrichen, daß die Regierung all jene, die sich der politischen Gewalt oder der Verletzung der Menschenrechte schuldig gemacht haben, konsequent verfolgen sollte. Er verwies zudem auf die Bedeutung der Gerichte in Fällen, in denen das Wahlergebnis angefochten wird. Wichtig ist, daß Entscheidungen der Gerichte von der Regierung respektiert werden. Dies sind zwei äußerst wichtige Punkte, die für die Glaubwürdigkeit des demokratischen Prozesses natürlich von zentraler Bedeutung sind.
Simbabwe befindet sich eindeutig an einem Scheideweg. Das Ergebnis der Wahlen könnte einen Wendepunkt in der politischen Kultur des Landes markieren, nämlich den Übergang zu einem Mehrparteiensystem, in dem das Parlament das Politbüro der herrschenden Partei ZANU-PF als wichtigste politische Kraft ablöst. Präsident Mugabes Wahlstrategie, in deren Mittelpunkt die Bodenreform und die Unterstützung der Kriegsveteranen standen, ließ die wirtschaftliche Not des Landes außer acht, und das schlug sich im Wahlergebnis seiner Partei nieder.
Die neue Regierung von Simbabwe und all jene, denen die Überwindung der derzeitigen ernsten Probleme des Landes am Herzen liegt, ob es nun um die wirtschaftliche Lage, die Frage der Bodenreform oder die fürchterliche Geißel HIV geht, müssen sich dieser neuen Herausforderung effektiv, kollektiv und konstruktiv stellen.
Als wichtiger Geber üben wir maßgeblichen Einfluß aus, den wir nutzen müssen, um die Regierung dazu zu bewegen, konstruktive Anstrengungen zur Wiederherstellung der Rechtsstaatlichkeit und der verantwortungsvollen Staatsführung als ersten Schritt auf dem Weg zur allgemeinen Gesundung des Landes zu unternehmen. Ich weiß, daß sich mein Kollege, Herr Nielson, gleich dazu äußern wird. Ich möchte aber den verehrten Abgeordneten nochmals dazu beglückwünschen, daß er diese sehr schwierige Aufgabe so exzellent gelöst hat.
Der Präsident
Vielen Dank, Herr Kommissar Patten!
Sie haben bereits angedeutet, daß angesichts der Problematik zwei Kommissare heute dazu Stellung nehmen werden. Deswegen freue ich mich auch auf die Stellungnahme von Herrn Kommissar Nielson.
Nielson
Herr Präsident, ich möchte mich zunächst den Glückwünschen an die Adresse der EU-Beobachterdelegation anschließen. Sie hat unter sehr schwierigen Bedingungen ausgezeichnete Arbeit geleistet.
Das Ergebnis dieser Wahlen gibt der EU die Möglichkeit, unsere Zusammenarbeit mit Simbabwe erneut zu überdenken. Dem Bericht der Delegationsleitung zufolge weist Simbabwe auf politischem, ökonomischem und sozialem Gebiet ein positives Entwicklungspotential auf. Ihrer Ansicht nach sollten Möglichkeiten der Unterstützung dieser Entwicklung seitens der EU nicht ausgeschlossen werden.
Die ZANU-PF muß neue und geeignetere Wege finden, um die internationale Gemeinschaft für die Bereitstellung von Mitteln zur Stabilisierung der Wirtschaft und Ankurbelung des Wachstums zu gewinnen. Die Legitimation der ZANU-PF steht jedoch angesichts massiver Einschüchterungsmanöver und Unregelmäßigkeiten bei den Wahlen, die ihr zum Sieg verholfen haben, auf dem Spiel. Hinzu kommt, daß die MDC trotz dieser Manöver mit 58 Sitzen fast ebenso viele Sitze errungen hat wie die ZANU-PF mit 61+1. Die Bewegung für demokratischen Wandel (MDC) wird kaum bereit sein, die Verantwortung für die derzeitige Krise des Landes oder die einschneidenden Maßnahmen, die für einen wirtschaftlichen Aufschwung unumgänglich sein werden, zu teilen.
Das aus dem 8. EEF mit 110 Mio. Euro finanzierte nationale Richtprogramm für Simbabwe dient ganz konkret der Linderung der Armut. Die Zusammenarbeit konzentriert sich auf die Bereiche Landwirtschaft, Gesundheit und Bildung. Bisher vertrat die Kommission den Standpunkt, daß Hilfe, die dem Schutz elementarer sozialer Leistungen und der Stärkung der Zivilgesellschaft dient, auch zu Krisenzeiten aufrechterhalten werden sollte. In Kürze wird ein Betrag in Höhe von insgesamt 19 Mio. Euro für ein Projekt zur Durchführung von Kleinstprojekten freigegeben, der im Interesse einer konsensgeprägten Politik bis nach den Wahlen zurückgehalten wurde. Dem steht also nichts mehr im Wege.
Die Kommission setzt ihre Unterstützung für die Bodenreform über das Programm zur Durchführung von Kleinstvorhaben fort. Genau genommen geht es dabei um Unterstützung bei der Linderung der Armut der Kleinbauern, die im Rahmen des Umsiedlungsprogramms rechtmäßig Land erworben haben. Im April suspendierte die Kommission allerdings Mittel in Höhe von 2 Mio. Euro, die zur technischen und politischen Unterstützung der Bodenreform vorgesehen war. Solange keine eindeutige Klarheit über die von der Regierung verfolgte Politik der Landreform bestand, hatte die Fortsetzung der technischen und z. T. recht akademischen Diskussion über die Prinzipien der Landreform wenig Sinn. Doch dies wird sich hoffentlich bald ändern.
Die Kommission und andere Geber sind bereit, den Prozeß in Übereinstimmung mit den Vereinbarungen der Geberkonferenz von 1998 fortzusetzen, vorausgesetzt es werden die Grundsätze der Legalität, Transparenz und Armutslinderung gewahrt.
Die Kommission arbeitet zur Zeit an einem sektorübergreifenden Programm zur Bekämpfung der HIV-/AIDS-Epidemie in Simbabwe, die die Entwicklung des Landes gefährdet und einer der Hauptgründe für die heutige und künftige Armut des Landes ist. Dieses Programm ist aus der zweiten Tranche in Höhe von 33 Mio. Euro des 8. EEF zu finanzieren. In den nächsten Monaten werde ich in Abhängigkeit von den weiteren Geschehnissen in Simbabwe eine entsprechende Entscheidung treffen. Die Europäische Kommission wird jedoch die Beihilfen zur Bekämpfung der Armut in jedem Falle fortsetzen. Wenn die Regierung die sich nach diesen Wahlen bietenden Möglichkeiten nutzt, kann sie künftig auf eine umfassendere Unterstützung durch die EU rechnen.
Wie Missionschefs in Harare feststellten, ist es für Schlußfolgerungen zu den Wahlen und ihren Folgen noch zu früh. Ich bin ebenfalls voll und ganz der Ansicht, daß die Entwicklungszusammenarbeit zwischen der EU und Simbabwe von echten Fortschritten in den Bereichen Demokratisierung, Rechtsstaatlichkeit, Menschenrechte und Wirtschaftsreformen abhängen wird.
Ich möchte abschließend betonen, daß es Möglichkeiten für die Vertiefung der Zusammenarbeit mit Simbabwe gibt. Ausschlaggebend dafür ist jedoch die weitere Entwicklung des Landes.
Schori
Herr Präsident, verehrte Kommissionsmitglieder, ich spreche Englisch, und zwar nicht aus Widerwillen gegen Französisch und Schwedisch, zwei Sprachen, die ich sehr mag, sondern weil Englisch die Arbeitssprache der Mission war. Vielen Dank für Ihre freundlichen Worte.
Es ist mir eine Freude, hier im Europäischen Parlament, einer Institution, die mich viel gelehrt hat und in der ich sehr gern tätig bin, erstmals den Abschlußbericht der EU-Beobachterdelegation zu den Wahlen in Simbabwe vorzustellen.
"Das waren keine perfekten Wahlen ", stellte Oppositionsführer Morgan Tsvangirai trocken fest. Und so zählte nach Ansicht unserer 190 Wahlbeobachter, die im Durchschnitt an je sieben Beobachtungsmissionen teilgenommen hatten, die Zeit im Vorfeld der Wahlen zu den schlimmsten, die sie je erlebt hatten, während die eigentlichen Wahltage, die Stimmenabgabe und auszählung nach ihrer Erfahrung zu den besten gehörten.
Wie soll man ein derart schizophrenes Bild werten, wo einerseits politisch motivierte Gewalt und Einschüchterung mehr als 30 Menschenleben forderten und zahlreiche weitere Fälle von Bedrohung, Verfolgung, Körperverletzung, Vergewaltigung und Folter zu verzeichnen waren und andererseits die Wahlbeteiligung höher denn je war, so daß fast die Hälfte aller Stimmen auf die Opposition entfiel? Ich habe mich während der gesamten Mission geweigert, den Begriff "freie und faire Wahlen " zu verwenden, weil er nicht zutreffend ist. Dieser Begriff ist für einen derart komplexen Prozeß, dessen Zeuge wir in Simbabwe wurden, zu undifferenziert.
Wir haben von Anfang an unterstrichen, daß es uns nicht nur um die Wahl selbst ging, sondern daß sich unser Abschlußbericht auch eingehend mit der Zeit unmittelbar nach den Wahlen beschäftigen würde. Während dieser Phase kommt Präsident Mugabe, dessen Mandat weitere zwei Jahre dauert, eine entscheidende Rolle und Verantwortung zu. Das habe ich sowohl in einem Gespräch mit ihm als auch in öffentlichen Erklärungen in Simbabwe betont, in denen ich darauf verwies, daß auf die Revolution der Aufbau der Nation und auf Wahlen die Versöhnung folgt.
Unsere Hoffnung war, daß die Menschen trotz einer ausgedehnten Kampagne der Gewalt und Einschüchterung, die im großen und ganzen auf das Konto der ZANU-PF ging, dank der Präsenz zahlreicher nationaler und internationaler Wahlbeobachter am Wahltag ihre Stimme unter fairen und gewaltfreien Bedingungen würden abgeben können. Damit käme der Zeit nach den Wahlen ebenso wie dem Präsidenten und den ZANU-Führern, die hoffentlich einen Beitrag zum Klima der Versöhnung und Ruhe leisten würden, eine entscheidende Bedeutung zu.
Bis zu einem gewissen Grad ging unsere Strategie auf. Die Wahlbeteiligung war sehr hoch. Die Wähler ließen sich durch Gewalt und Einschüchterung offenbar nicht abschrecken. Viele zeigten ganz offen ihre Sympathie für die Oppositionsparteien. Es ist nicht so, daß wir Partei ergriffen, schließlich hatten wir unseren Verhaltenskodex, der Professionalität und strikte Neutralität vorsah, aber wir wollten den Menschen das Gefühl vermitteln, daß die Wahl geheim war, daß am Wahltag Präsident und Bauer gleich waren und daß demokratische Wahlen Ausdruck der Macht des Volkes sind.
Im Vorfeld der Wahlen war es vielfach zu Terror und Gewalt gekommen. Das verurteilen wir. Ich möchte aber auch betonen, daß die Gewaltfreiheit in Form von Millionen von Menschen, die ihr demokratisches Wahlrecht ausüben wollten, eine weit größere Rolle spielte. Die wichtigste Oppositionspartei akzeptiert die Ergebnisse der Wahlen, wenngleich sie das Wahlergebnis in 20 Wahlkreisen anficht.
Ich glaube, daß die Menschen in Simbabwe, die sich nichts sehnlicher wünschen als Frieden, Ruhe und Ordnung, Fortschritt und ein menschenwürdiges Leben, etwas Besseres verdient haben.
Lassen Sie mich unsere Schlußfolgerungen und Empfehlungen in folgenden vier Punkten zusammenfassen:
Die Regierung muß jetzt die Rechtsstaatlichkeit wiederherstellen und es der Polizei und den Strafverfolgungsbehörden ermöglichen, gegen diejenigen vorzugehen, die in politische Gewalt oder sonstige Menschenrechtsverletzungen verwickelt waren oder diese angeheizt haben.
Es muß ein neues unabhängiges, von Parteiinteressen unbeeinflußtes Gremium für die Durchführung von Wahlen geschaffen werden, das mit den für eine wirksame Tätigkeit erforderlichen personellen und finanziellen Ressourcen auszustatten ist. Die Regierung muß den Gerichten gestatten, über die Anfechtung der Wahlergebnisse in bestimmten Wahlkreisen zu entscheiden, und entsprechende Entscheidungen respektieren.
Die Europäische Union sollte versuchen, rechtzeitig zu den für 2002 vorgesehen Präsidentschaftswahlen internationale Beobachter zu entsenden.
Und die Europäische Union sollte gerade in den kommenden Wochen und Monaten die Geschehnisse in Simbabwe sorgfältig beobachten und gegebenenfalls Unterstützung und Hilfe leisten. Es freut mich zu hören, daß sowohl der Ratsvorsitz als auch die Kommission diesen Standpunkt ebenfalls vertreten.
Zu diesem Zweck werden wir vorerst weder unsere zentrale Wahlbeobachtungsstelle in Harare schließen noch die 25 EU-Beobachter abziehen, die sich noch im Lande aufhalten. Außerdem befinden sich unsere vierzehn Missionschefs in Alarmbereitschaft. An dieser Stelle möchte ich der Wahlbeobachtungsstelle, den EU-Beobachtern, einschließlich unserer Freunde aus Norwegen und Kenia, die in unsere Mission integriert waren, sowie den fünf Abgeordneten des Europäischen Parlaments meine Anerkennung aussprechen. Die Kommission reagierte rasch und in lobenswerter Weise auf die Entscheidung des Rates, und die kontinuierliche Zusammenarbeit und der Dialog während des gesamten Prozesses waren sehr wertvoll.
Lassen Sie mich abschließend feststellen, daß die EU-Mission sehr viel Beachtung fand und von den Menschen in einer Weise angenommen wurde, um die verschiedene Mitgliedstaaten, einschließlich meines eigenen, sie beneiden würden. Die Mission kann auch als Faktor der Konfliktverhütung angesehen werden. Die Teilnehmer waren in großer Zahl rasch an Ort und Stelle und trugen damit zu Ruhe und einer friedlichen Atmosphäre bei. Die Mission war im Handumdrehen einsatzbereit, erfaßte weite Teile des Landes und verfügte über eine tragfähige Strategie für die Zeit nach dem Konflikt.
Unsere Mission war Ausdruck unseres Engagements für die Menschen in Afrika und für Demokratie überall auf der Welt. Ich sehe in unserer Mission in Simbabwe die natürliche Fortsetzung unserer Unterstützung für den Kampf für afrikanische Unabhängigkeit und unseres Strebens nach einer starken Partnerschaft mit einem friedlichen und demokratischen Simbabwe.
Der Präsident
Vielen Dank, Herr Schori, auch dafür, daß Sie zusammen mit den fünf Kollegen eine gute Visitenkarte für das Europäische Parlament in Simbabwe in einer schwierigen Situation abgegeben haben!
Gahler
Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Seit Februar ist die politische Szenerie Simbabwes gekennzeichnet durch illegale Farmbesetzungen, Mißachtung von Gerichtsurteilen, Einschüchterung und Gewalt gegen Oppositionsparteien, ihre Kandidaten und Sympathisanten und zumindest den Versuch der Beeinträchtigung der Arbeit der nationalen und internationalen Wahlbeobachter. Wir wissen auch, wer für diese Gewaltakte hauptsächlich verantwortlich zeichnet - die Führung der Regierungspartei ZANU-PF.
Ich möchte noch deutlicher werden. Es ist Präsident Mugabe, der teilweise gegen den Rat eigener Minister die Farmbesetzungen autorisiert, den Vollzug von Gerichtsurteilen vereitelt und die Mißachtung von Recht und Gesetz verteidigt hat. Mir ist klar, daß diese Aussage ein Dilemma aufzeigt, daß eine Person, die wesentliche Ursache des Problems ist, zumindest für eine gewisse Zeit auch Verantwortung für einen Teil der Lösung des Problems übernehmen muß, Verantwortung, vor allem angesichts des Bedarfs an nationaler Versöhnung. Denn was wir als Beobachter erlebt haben und aus erster Hand berichtet bekamen, ist erschütternd. Nicht nur, daß in Teilen des Landes Oppositionskandidaten aus Angst für Leib und Leben ihren Wahlkreis nicht betreten konnten, weite Teile der ländlichen Bevölkerung wurden in Dörfern oder auf kommerziellen Farmen systematisch terrorisiert.
Daneben nutzte die Regierung ihr Monopol über Fernsehen und Radio schamlos für ihre Sicht der Dinge. Die Oppositionspresse erreichte nur die städtische Bevölkerung. Wahlen, die unter solchen Bedingungen stattfinden, kann man nicht als frei und fair bezeichnen. Um so mehr bedaure ich, daß offenbar einige afrikanische Beobachter zum entgegengesetzten Ergebnis kommen. Damit erweisen sie der Demokratie, vor allem aber den Menschen in Afrika, einen Bärendienst. Allen, die sich trotz der widrigen Umstände für ihre demokratischen Rechte eingesetzt haben, gilt deshalb Respekt und Anerkennung, insbesondere den nationalen Beobachtern und den vielen Tausend Wahlhelfern, die den technischen Ablauf der Wahl in großer Korrektheit und engagiert durchgeführt haben.
Besonders hervorheben möchte ich die professionelle Art und Weise, mit der unser Kollege Pierre Schori unser engagiertes Team im Auftrag des Rates - diese EU-Beobachtermission - geleitet hat. Unbestechlich und präzise in der Analyse ist er zu einem Urteil gekommen, das wir als EP-Beobachter in vollem Umfang teilen. Die Anwesenheit der EU-Beobachter hat den Umfang von Gewalt und Einschüchterung deutlich reduziert. Allen Aktiven Dank und Anerkennung! Pierre Schori und sein Team haben sich um die Demokratie in Simbabwe verdient gemacht.
Nach den Wahlen kann es ein "weiter so " nicht geben. Die Spannung, die in den ländlichen Gebieten offenbar wieder steigt, auch weil ein klärendes Wort des Präsidenten fehlt, gibt Anlaß zur Besorgnis. Weitere Farmen wurden seit den Wahlen besetzt. Es gibt Berichte über einzelne Gewaltakte gegenüber Oppositionssympathisanten. Der Erzbischof von Bulawayo erhielt Todesdrohungen. Wir fordern eine Bestrafung aller, die sich Straftaten gegenüber ihren Mitbürgern schuldig gemacht haben, ein Ende der Gesetzlosigkeit beim Vollzug der notwendigen Landreform, die Respektierung von Gerichtsurteilen hinsichtlich der Farmbesetzungen. Ziel einer Landreform muß sein, daß die tatsächlich Bedürftigen Nutznießer der Reform sind. Unser Dialog mit Regierung, Opposition und den gesellschaftlich relevanten Kräften bleibt wichtig, damit Simbabwe künftig seinen Beitrag zur Stabilität im südlichen Afrika leisten kann.
Menéndez del Valle
Die Wahlen in Simbabwe bedeuteten für Mugabe Sieg und Niederlage zugleich. Die Niederlage besteht darin, daß Simbabwe zum ersten Mal in der kurzen Zeit seiner Unabhängigkeit ein politisches Mehrparteiensystem besitzt, dem sich Mugabe ganz klar widersetzt hatte.
Mugabe hat, wie wir wissen, ein Klima der Einschüchterung und Gewalt geduldet und sogar geschürt und war darüber hinaus in seiner Einschätzung wesentlichen Irrtümern erlegen. Einerseits hat er die Entschlossenheit, das Vermögen und das Potential der Europäischen Union im Fall von Simbabwe unterschätzt. Aber er hat sich ebenfalls in den Faktoren getäuscht, die in seinem eigenen Land vorhanden sind. Ich frage mich, ob dies an der Anmaßung eines alten, wenngleich seinerzeit geachteten afrikanischen "freedom fighter " oder an der Unkenntnis der soziologischen und politischen Entwicklung in seinem eigenen Land liegt. Wahrscheinlich handelt es sich um eine Kombination beider Elemente.
Mugabe hat in diesen Wahlen Praktiken und Methoden eines Befreiungskriegs angewendet, indem er seinen politischen Rivalen zuweilen als Kolonialherrn betrachtete, der vertrieben werden müsse. Aber ebensowenig hat er begriffen, daß das Entstehen der Mittelschichten ein Element darstellt, dem er bei den Wahlen zum ersten Mal ein anderes Gewicht beimessen mußte.
Diese relative Konsolidierung einer neuen Wählerschaft in den Städten in Verbindung mit der Manipulation der formalen Demokratie und der Verletzung von Menschenrechten mußte dazu führen, daß die Bürger massiv gegen ihn stimmten, und das haben sie auch getan.
Das Land und die Bevölkerung werden insgesamt gewinnen, wenn die derzeitige Regierung und die entstehende Opposition ausreichende politische Klugheit und Gemeinsinn an den Tag legen, um uneigennützig und behutsam den Übergang von den alten zu veränderten neuen politischen Gepflogenheiten zu vollziehen. Dabei spielt auch die Opposition ihre Rolle.
Wir haben die Situation angeprangert und verurteilt, nun müssen wir in den nächsten Wochen aufmerksam auf jedes Zeichen einer nachweislichen Aussöhnung und auf das selbstkritische Eingeständnis von Fehlern achten.
Das wird der Zukunft von Simbabwe, seiner Gesellschaft und der neuen politischen Kultur, die in diesen Wahlen entstanden ist, förderlich sein. Und wir müssen diese Zukunft entschlossen unterstützen.
Parish
Herr Präsident, die Tatsache, daß der EU-Beobachtermission große internationale Anerkennung zuteil wurde, ist ein Ausdruck dafür, daß es Herrn Schori gelungen ist, unsere Aktivitäten in Simbabwe in den Blickpunkt des öffentlichen Interesses zu rücken. Er hat ausgezeichnete Arbeit geleistet, für die ich ihm meine Anerkennung ausspreche.
Auf Simbabwe trifft zweifellos das Sprichwort zu: "Macht macht korrupt, und absolute Macht macht absolut korrupt. " Herr Mugabe hat eine Menge zu verantworten. Wenn man dem Ergebnis etwas Positives abgewinnen kann, dann die Tatsache, daß es mit der absoluten Macht vorbei ist.
Die Mehrzahl der im Vorfeld der Wahlen verübten Gewaltakte gehen direkt auf das Konto der ZANU-PF-Führung und von Präsident Mugabe. Die sogenannten Kriegsveteranen, die während des Unabhängigkeitskriegs schon sehr jung gewesen sein müssen, wurden dafür bezahlt, daß sie die Farmen besetzten. Das ist ein ernstes Problem, das sich direkt zur Führung zurückverfolgen läßt.
Es gab auch Probleme mit der Briefwahl. Die entsprechenden Unterlagen wurden am Donnerstag an die Armee im Kongo geschickt und kehrten auf wundersame Weise am Sonnabend zurück, natürlich alle zugunsten zahlreicher Wahlbezirke mit knapper Stimmenmehrheit. Es gab auch nach den Wahlen Gewaltandrohungen gegen Anhänger der MDC. Der Erzbischof von Bulawayo erhielt ebenfalls eine Drohung. All das muß aufhören. Wir können unmöglich ein Regime unterstützen, das diese Einschüchterungen fortsetzt.
Solange Präsident Mugabe versucht, ausländische Direktinvestitionen zu unterbinden, indem er Farmen nationalisiert und droht, mit den Bergwerken in gleicher Weise zu verfahren, wird sich nichts an der prekären wirtschaftlichen Lage in Simbabwe ändern. Was Simbabwe jetzt verstärkt braucht, sind ausländische Direktinvestitionen. Doch dazu wird es unter dem jetzigen Regime nicht kommen.
Mit der Herausbildung der MDC bieten sich Simbabwe großartige Möglichkeiten für die Zusammenarbeit aller Rassen. Es gibt große Hoffnungen für die Zukunft, wir müssen allerdings weiterhin Druck auf Simbabwe und vor allem auf Herrn Mugabe ausüben. Wir sollten konkrete Maßnahmen im Hinblick auf Vermögenswerte ergreifen, die Präsident Mugabe im Ausland besitzt. Wir müssen die Diskussion direkt mit dem Mann führen, der für die Probleme verantwortlich ist.
Maes
Herr Präsident! Meine Redezeit ist zu begrenzt, als daß man das Schicksal eines Landes beschreiben könnte, das so viele Jahre lang eine im Grunde genommen vielversprechende Situation aufwies, in den letzten Jahren jedoch auf das Niveau eines der ärmeren Entwicklungsländer abgesunken ist, und zwar trotz des relativ guten Bildungsstandes der Bevölkerung von Simbabwe, der wohl zu den Dingen gehört, die wir der Regierung Mugabe in ihren früheren Jahren zugute halten müssen. Die Bevölkerung weiß, worum es geht, obwohl man es der Opposition verwehrt hat, sich normal an der Wahlpropaganda zu beteiligen, zumindest was die offiziellen Medien anbelangt. Ich kenne Simbabwe recht gut. Ich habe es mehrere Jahre hintereinander besucht und seine Entwicklung verfolgt. Ich bin jedoch über das Ausmaß der vor den Wahlen betriebenen Einschüchterung schockiert und fürchte, diese Situation könnte auch nach den Wahlen fortbestehen. Im Rahmen unserer internationalen Verantwortung sollten wir also darum bemüht sein, den positiven Einfluß, den wir vor den Wahlen hatten, auch danach weiter aufrechtzuerhalten, indem über die in Simbabwe geplanten Reformen sehr harte, aber konkrete Verhandlungen geführt werden. Das auf dem Lande herrschende Klima der Angst darf selbstverständlich nicht länger toleriert werden, denn dadurch wird die Lebensqualität sowohl der weißen als auch der schwarzen Bevölkerung beeinträchtigt. Das wollte ich doch unterstreichen, denn auch diese Menschen werden in einen Strudel von Ereignissen hineingerissen, auf die sie keinen Einfluß ausüben können.
Hoffentlich kann der Dialog sowohl mit der Regierung, der Opposition als auch der Zivilgesellschaft weiter geführt werden.
Junker
Herr Präsident! Liebe Kollegen und Kolleginnen! Schon wegen der geringen Redezeit will ich hier nichts wiederholen, was bereits dargestellt wurde. Ich kann mich meinen Vorrednerinnen und Frau Maij-Weggen nur in vollem Umfang anschließen. Ich möchte aber den berechtigten Dankesworten an Herrn Schori noch einen anderen Dank hinzufügen, nämlich den an die Botschaften unserer Mitgliedsländer, die uns geholfen haben, akkreditiert zu werden, denn da hatten wir es ja doch mit etwas chaotischen Zuständen zu tun. Daß wir dort tätig werden konnten, haben wir auch ihnen zu verdanken.
Eines muß bei der Beurteilung der Situation in Simbabwe hervorgehoben werden. Die Farmbesetzungen haben nichts mit der Landfrage und nichts mit der Rassenfrage zu tun. Es ging um nichts als schnöde Machterhaltung. Das ist nicht ohne Tragik, denn Präsident Mugabe und seine Partei haben sich um das Land ja durchaus einmal verdient gemacht. Der Terror der sogenannten Kriegsveteranen sollte ablenken von den Versäumnissen der politischen Führung des Landes, die Simbabwe in eine tiefe Krise gestürzt hat. Das Land ist heruntergewirtschaftet, der Tourismus zum Erliegen gekommen, Investoren haben sich zurückgezogen, Devisenmangel und Ölkrise tragen noch zur Verschärfung bei. Die Tabakproduktion und der Tourismus waren die Haupteinnahmequellen, und beides hat empfindlichen Schaden genommen. Das ist nicht von einem Tag zum anderen wieder wettzumachen. Hier ist die Unterstützung der Europäischen Union gefragt.
Alles in allem bietet Simbabwe dafür gute Voraussetzungen durch einen vergleichsweise guten Bildungsstand der Bevölkerung, eine unbestechliche Gerichtsbarkeit und eine verhältnismäßig gute Infrastruktur. Aber schon hört man wieder von neuen Farmbesetzungen und gewaltsamen Übergriffen. Präsident Mugabe muß nachdrücklich klar gemacht werden, daß Gewalt und Terror zu stoppen sind, daß dieses keine Voraussetzung sein kann, in diesem Land wieder Frieden herbeizuführen. Die politische Opposition wird beweisen müssen, daß sie politikfähig ist. Sie ist trotz des Terrors durch die Ermöglichung der Beobachtung letztlich in den Stand versetzt worden, am Wahltag frei ihre Meinung zu äußern. Damit hat die Opposition einen Auftrag bekommen, den sie nun erfüllen muß. Hier müssen wir dazu beitragen, daß auf diese Weise Rechtsstaatlichkeit wiederhergestellt wird.
Korhola
Herr Präsident, der politische Druck, der den Wahlen vorausgegangen ist, sowie die direkte Aufforderung zur Gewalt durch Präsident Mugabe haben dazu geführt, daß wir jetzt nicht von freien und fairen Wahlen sprechen, wenngleich wir selbst während der Wahltage ehrlich von dem offensichtlichen Wunsch der Menschen überzeugt waren, eine Abstimmung ohne Beanstandungen durchführen zu wollen. Nach unserem Eindruck ist das Volk von Simbabwe aufrichtig bestrebt, eine demokratische Zivilgesellschaft zu errichten.
Die Ereignisse in Simbabwe zwingen uns dennoch, auf das Verhältnis zur Demokratie und zu den Werten einzugehen, und dieses ist wohl das richtige Forum dafür, schließlich sprechen wir von der EU als einer Wertegemeinschaft. Gleichzeitig erkennen wir aber ehrlich an, daß die EU nicht mit väterlicher Bevormundung durch die Welt eilen und anderen von außen Ratschläge erteilen kann; es geht vielmehr um Dialog. Dies hat auch der Leiter der Wahlbeobachtungsdelegation der EU, Herr Pierre Schori, auf bewundernswerte Weise dokumentiert.
In Simbabwe ist etwas geschehen, das jedem Politiker Anlaß sein sollte, darüber nachzudenken, wie wir den schädlichen Einfluß von Gewalt verhindern können - auch unter uns selbst. Warum kann der ehemalige Volksheld, die Vaterfigur des Unabhängigkeitskampfes jetzt die Anwendung von Gewalt zulassen, nur um seine eigene Macht zu stützen? Und was ist mit der Seele und der Moral jenes Mannes geschehen, der auf unverschämte Art und Weise vor den Wahlen erklärt, daß die Regierung, egal wie die Wahlen auch ausgehen mögen, an der Macht bleiben werde?
Der Philosoph und Theologe Niebuhr hat einmal gesagt, daß "des Menschen Anlage zur Gerechtigkeit Demokratie möglich, des Menschen Neigung zur Ungerechtigkeit aber Demokratie notwendig macht. " Mit anderen Worten: Das Gute im Menschen macht die Demokratie möglich, das Schlechte wiederum macht sie notwendig. Meines Erachtens ist dies einer der realistischsten Sätze, die jemals über die Demokratie gesagt wurden. Daraus folgt, daß eine Demokratie, um erblühen zu können, über eine eingebaute Kritikfähigkeit verfügen muß, über die Fähigkeit, sich selbst der Kritik zu unterwerfen. In der Erziehung bedeutet dies, daß wir bereit sein müssen, die Menschen im Namen der Demokratie zu ermutigen, kritische Staatsbürger zu sein. Dies wiederum erfordert Transparenz bei Entscheidungsprozessen und beim Informationsfluß. Nur so kann sich die Demokratie ihre korrigierende Natur erhalten.
In Simbabwe habe ich auch hautnah erfahren, daß es ohne die Anerkennung der Menschenwürde unmöglich ist, über Menschenrechte zu sprechen. Es handelt sich um hohle Worte, wenn sie nicht einen Kern enthalten, der dem einzelnen Menschen die einzigartige Würde und die Unverletzlichkeit seiner Person zubilligt. Im gleichen Atemzug erkläre ich meinen tiefempfundenen Respekt für jene mehr als dreißig Opfer der Gewalt, die ihr Leben lassen mußten, nur weil sie ihren Wunsch geäußert haben, für eine freie Zivilgesellschaft kämpfen zu wollen.
Moscovici
Herr Präsident, meine Herren Kommissare, sehr verehrte Damen und Herren Abgeordnete! Diese Wahlen sind zweifellos ein bedeutendes Ereignis im politischen Leben Simbabwes. Sie stellen auch ein äußerst positives Signal für die Zusammenarbeit der Union mit diesem Land dar. Vieles wird jetzt möglich oder jedenfalls leichter werden zwischen uns. Der Bericht der von Pierre Schori geleiteten Beobachtermission, deren sehr exakte Arbeit ich nochmals - ebenso wie die Kommissionsmitglieder Patten und Nielson - hervorheben möchte, ermöglicht uns eine genaue und objektive Analyse des Ablaufs der Parlamentswahlen.
Die Lage vor den Wahlen war besonders gespannt, um nicht zu sagen gewaltgeprägt. Meiner Meinung nach hatte die Union völlig recht, diese Beobachtergruppe bereits weit im Vorfeld zu entsenden, um zur Beruhigung während des Wahlkampfes beizutragen. Der Bericht der Beobachtermission ist in dieser Hinsicht, wie auch in vielen anderen Fragen völlig eindeutig. Sie muß ihre Arbeit vor Ort fortsetzen, wie dies Pierre Schori dargelegt hat.
Die Ratspräsidentschaft begrüßt den insgesamt guten Ablauf der Wahlen, auch wenn die Wahlbedingungen hier und da gewissen Zweifel erwecken, doch die Schlußfolgerungen der Beobachter sind diesbezüglich sehr eindeutig.
Es ist an der Zeit, mit Simbabwe voranzuschreiten. Die Ratspräsidentschaft unterstützt voll und ganz die Analyse der Kommission hinsichtlich der Notwendigkeit, diesem Land unsere Zusammenarbeit zu gewähren. Es gibt zahlreiche Vorhaben, die unsere vorbehaltlose Unterstützung verdienen: die Stärkung der Demokratie, die Verringerung der Armut und der Kampf gegen AIDS. Die europäische Hilfe muß direkt zur Lösung der wirtschaftlichen und sozialen Schwierigkeiten des Volkes von Simbabwe beitragen. Die Gemeinschaftsmittel müssen, wie von Herrn Nielson dargelegt, jetzt freigegeben werden.
Die Regierung von Simbabwe muß ihrerseits ebenfalls Schritte nach vor tun und ihre Verpflichtungen hinsichtlich der Agrarreform, der Achtung gerichtlicher Entscheidungen, der wirtschaftlichen Transparenz bestätigen. Ich bin überzeugt, daß dieser Prozeß die Stabilisierung des Landes sowie seine demokratische Einbeziehung in die regionale Integration ermöglichen wird. Deshalb wird die Ratspräsidentschaft, dessen können Sie sicher sein, sich in gleicher Weise dafür einsetzen wie das Europäische Parlament und die Kommission.
Der Präsident
Vielen Dank, Herr Minister!
Ich teile Ihnen mit, daß ich gemäß Artikel 37 Absatz 2 der Geschäftsordnung fünf Entschließungsanträge erhalten habe.
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet am Donnerstag um 12.00 Uhr statt.
Menschenschmuggel
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgen die Erklärungen des Rates und der Kommission zum Menschenschmuggel. Für den Rat wird Herr Minister Queyranne die Erklärung abgeben, der auch auf die Sekunde pünktlich jetzt hier erscheint. M. le ministre, vous avez la chance de pouvoir commencer votre discours tout de suite!
Queyranne
Herr Präsident, Herr Kommissar, meine Damen und Herren Abgeordnete! Der Ministerrat ist zutiefst bestürzt über die Ereignisse von Dover und den Tod von 58 chinesischen Staatsangehörigen unter so dramatischen Umständen.
Diese Geschehnisse sind Ausdruck der Verstärkung des Einwanderungsdrucks auf Westeuropa, die wir seit einiger Zeit wahrnehmen. Die deutliche Verstärkung der europäischen Solidarität ist eine unabdingbare Reaktion auf eine für unseren Kontinent äußerst besorgniserregende Situation. Zunächst muß nachdrücklich hervorgehoben werden, daß das Bestehen von organisierten Schleuserringen sowie die Ausweitung der verachtenswürdigen, aber leider einträglichen Schleuseraktivitäten eine grundlegende Rolle bei der illegalen Einwanderung, aber auch für das Anwachsen der Einwanderungsströme selbst und für die Umstände des Grenzübertritts spielen, für die das Drama von Dover ein sehr krasses Beispiel war.
Es ist bekannt, daß die meisten illegalen Einwanderer mit der Hilfe von Schleusern nach Europa kommen, insbesondere Menschen aus weit entfernten Ländern wie China. Dieser Punkt muß als Antwort an die Adresse derer unterstrichen werden, die behaupten, illegale Einwanderer würden durch die Kontrolle der Einwanderung entstehen. Das Anwachsen der illegalen Einwanderung ist jedoch im Gegenteil auf die zunehmende Aktivität von Schleuserorganisationen zurückzuführen. Es liegt auf der Hand, daß diese Aktivität durch die gesetzgeberischen oder organisatorischen Lücken der Einwanderungsstaaten sowie durch alles, was den illegalen Zutritt und Aufenthalt in den Staatsgebieten unter Verletzung der Gesetze ermöglicht, gefördert wird.
Was noch schlimmer ist, hinter den Schleusern stehen in immer stärkerem Maße mafiose Organisationen. So hat die Polizei eine russische Mafia ermittelt, die Srilanker und Chinesen ausbeutet, eine türkische Mafia, die Kurden, Afghanen oder Iraner über Grenzen schmuggelt. Es ist auch bekannt, daß die Illegalen aus dem Balkan von der albanische Mafia eingeschleust werden. Die Konzentration einer Vielzahl solcher Illegaler - über 10 000 sind der Polizei seit August 1999 in die Hände gefallen - in Calais als Übergangspunkt nach England ist Beweis für das eifrige Treiben der Schleuser gezeigt, von denen 400 seit August 1999 verhaftet wurden.
Daher darf man die Augen nicht länger vor der Tatsache verschließen, daß die illegale Einwanderung zum Gegenstand eines wahrhaften Menschenhandels geworden ist, der als solcher zum organisierten Verbrechen oder gar Schwerverbrechen gehört. Diese Art von Menschenhandel mit illegalen Einwanderern, der einfacher, einträglicher und mit weniger Risiken verbunden ist als manch anderer illegaler Handel, wie der mit Drogen zum Beispiel, wird daher zu einer wesentlichen Herausforderung für die polizeiliche und justitielle Zusammenarbeit. Der Menschenhandel zum Zwecke der sexuellen Ausbeutung stellt einen der schändlichsten Aspekte dieser Art von Kriminalität dar. Angesichts eines solchen Organisationsgrades handelt es sich nicht mehr nur um die Bekämpfung der illegalen Einwanderung, sondern eindeutig um Verbrechensbekämpfung. Die wirklich Schuldigen sind die Organisatoren dieser Schleusungen, für die die Immigrationswilligen nur Figuren in einem Szenario sind, das auch einen tödlichen Ausgang nicht ausschließt.
Daher muß in erster Linie gegen diese Schleuser vorgegangen werden. Die illegale Einwanderung und der Menschenhandel sind eine neue Form der Sklaverei, die unsere demokratischen Gesellschaften nicht hinnehmen können. Es ist genau bekannt, was es zum Beispiel einen Chinesen kostet, die Dienste eines Schleusers in Anspruch zu nehmen: 10 000 bis 20 000 Euro und lange Jahre der Schwarzarbeit zur Zurückzahlung dieser Schuld, in denen er schutz- und rechtlos, meist unter erbärmlichen Bedingungen und oft unter ständiger Bedrohung lebt.
Die demagogischen Forderungen nach einer massiven Wiedereinführung der Arbeitsimmigration oder nach automatischem Aufenthaltsrecht für alle Einwanderer tragen nur dazu bei, diesen Traum von Europa aufrechtzuerhalten und jedes Jahr Hunderttausende von Menschen in die Fänge der Schleuserorganisationen zu treiben.
Die Europäische Union darf und wird sich nicht hinsichtlich der Zielrichtung täuschen und den Kampf auf diejenigen konzentrieren, die diesen Menschenhandel organisieren, der zu den niederträchtigsten und gemeinsten Verbrechen gehört.
Der Rat ist entschlossen, alles zur Bekämpfung dieser schändlichen Schleuseraktivitäten zu tun. Die europäische Zusammenarbeit mußt sich auf die Mittel stützen, die den Staaten zur Verfügung stehen. Diese haben natürlich beschlossen, sich mit wirksamen Mittel zur Bekämpfung dieser Geißel auszustatten. In Frankreich wurde 1995 ein Zentralamt zur Bekämpfung von illegaler Einwanderung und illegaler Arbeit geschaffen, das seine Maßnahmen zur Zerschlagung von Schleusernetzen seit zwei Jahren beträchtlich ausgeweitet hat. So ist es ihm gelungen, jedes Jahr fünfzehn solcher Netze zu zerschlagen und die Mitglieder zu verhaften.
Angesichts der Realität des Menschenhandels und der Kriminalität im Zusammenhang mit der illegalen Einwanderung möchte die französische Präsidentschaft die europäische Solidarität auf der Grundlage der Schlußfolgerungen des Gipfels von Tampere und folgender Grundsätze entwickeln: Entwicklungszusammenarbeit, Integration der Ausländer, Bekämpfung der illegalen Einwanderung, gemeinsame Asylpolitik.
Der erste Punkt betrifft die Berücksichtigung der Situation in den Herkunftsländern. Wie kann man Menschen davon abbringen, ihre Land verlassen und selbst unter schlimmsten Bedingungen nach Europa gelangen zu wollen und sich dafür oftmals sklavenhändlerischen Schleusern anzuvertrauen? Der Rat muß in seinem Wirken von den in Tampere angenommenen Orientierungen ausgehen - ich zitiere: "Die Europäische Union benötigt ein umfassendes Migrationskonzept, in dem die Fragen behandelt werden, die sich in bezug auf Politik, Menschenrechte und Entwicklung in den Herkunfts- und Transitländern und regionen stellen. "
Wanderungsströme werden durch vielfältige Faktoren verursacht: das demographische Gefälle zwischen Nord und Süd, die ständige Vertiefung der Ungleichheit in bezug auf Einkommen und Wohlstand zwischen den ärmsten und den reichsten Ländern, politische Instabilität in bestimmten Gebieten, das oft falsche Bild, das sich die Einwanderer von ihrer Zukunft in Europa machen. Illegale Einwanderung und Menschenhandel sind deswegen nicht unvermeidlich. Mit einem starken politischen Willen lassen sie sich durchaus bekämpfen. In einer zutiefst unbeständigen Welt setzt die langfristige Steuerung von Wanderungsströmen eine Politik der Entwicklungszusammenarbeit und der Stabilisierung der Herkunftsländer voraus. Das Konzept der Entwicklungszusammenarbeit besteht gerade darin, die verschiedenen Maßnahmen zur Förderung dieser Länder miteinander zu verbinden, um so eine Steuerung der Wanderungsströme zu ermöglichen.
Frankreich wird bemüht sein, dem Konzept der Entwicklungszusammenarbeit unter Nutzung seiner einschlägigen Erfahrungen neue Impulse zu verleihen. So ist ein Vertrag bereits mit Senegal abgeschlossen worden, während die Verhandlungen mit Mali und Marokko noch weitergehen.
Zwei Fragen stellen sich hier: Wie kann der Erfolg von örtlichen Projekten insbesondere durch Hilfe für die Ausbildung und für die Niederlassung von Ausländern, die in ihre Heimatländer zurückkehren und zu deren wirtschaftlicher Entwicklung beitragen wollen, gefördert werden, und wie kann diese örtliche Entwicklung zur Steuerung der Wanderungsströme durch die Stabilisierung der Bevölkerung beitragen? Die Überlegungen zu diesen beiden Themen werden ein wichtiger Beitrag zur künftigen Arbeit der hochrangigen Gruppe "Asyl und Migration " sein, die gegenwärtig damit beschäftigt ist, die konkreten Maßnahmen von fünf Aktionsplänen insbesondere für Sri Lanka und Marokko umzusetzen. Im Rahmen dieser Priorität wird am 6. und 7. Juli in Paris ein Seminar stattfinden, an dem Sachverständige und mehrere Persönlichkeiten im Ministerrang teilnehmen werden. Das Ziel besteht darin, auf der Grundlage einiger Pilotprojekte, die in kooperationswilligen Ländern mit stabilen staatlichen Strukturen, wie z. B. Marokko durchgeführt wurden, einen Text zur Ausrichtung der Arbeiten der Europäischen Union zu erarbeiten.
Die zweite große Priorität der Europäischen Union, die in Tampere festgelegt wurde, besteht in der Integration der sich legal aufhaltenden Ausländer. Dieser Punkt ist wichtig im Zusammenhang mit der Bekämpfung des Menschenhandels, der sich u. a. auf die Randständigkeit und die Ausgrenzung eines Teils der in der Union lebenden Ausländer stützt. Die Integration setzt eine konsequente Politik der Gleichheit in bezug auf die wirtschaftlichen und sozialen Rechte und einen ebenso konsequenten Kampf gegen jede Form der Diskriminierung insbesondere bei der Beschäftigung voraus.
Die französische Präsidentschaft hat vor, zu diesem Thema im Oktober ein Seminar durchzuführen, und will dem Rat den Entwurf eines Dokuments zur Harmonisierung der langfristigen Aufenthaltsgenehmigungen vorlegen, die ein wichtiges Instrument der Integration sind. Der Zugang zur Staatsbürgerschaft der Mitgliedstaaten stellt ebenfalls einen wesentlichen Aspekt der Integration der in Europa lebenden Ausländer dar, doch bekanntlich hat diesbezüglich jedes Land noch seine eigenen Rechtsbestimmungen.
Der dritte Schwerpunkt von Tampere ist der Kampf gegen die eben erwähnten Schleusernetze, gegen den Menschenhandel, und dieser Aspekt steht im Vordergrund des Wirkens der französischen Präsidentschaft. So hat der Europäische Rat von Tampere insbesondere hervorgehoben - ich zitiere: "Der Europäische Rat weist darauf hin, daß die Migrationsströme in sämtlichen Phasen effizienter gesteuert werden müssen. Der Europäische Rat ist entschlossen, die illegale Einwanderung an ihrer Wurzel zu bekämpfen, insbesondere durch Maßnahmen gegen diejenigen, die Zuwanderer einschleusen oder wirtschaftlich ausbeuten. Der Europäische Rat wünscht eine engere Zusammenarbeit und eine gegenseitige technische Unterstützung der Grenzkontrollbehörden der Mitgliedstaaten. "
Nach den Ereignissen von Dover hat der Europäische Rat von Feira die Union neuerlich zu raschem Handeln aufgerufen. Er beklagte - ich zitiere: "das kriminelle Handeln jener, die von derartigem Menschenhandel profitieren, und verpflichtete die Europäische Union zu verstärkter Zusammenarbeit zur Unterbindung solcher grenzüberschreitenden Kriminalität, die bereits so viele andere Todesfälle in ganz Europa verursacht hat ". Er rief des weiteren den kommenden französischen Vorsitz und die Kommission dazu auf, die Schlußfolgerungen von Tampere für diesen Bereich dringend umzusetzen.
Die französische Präsidentschaft hat dem Rat bereits vier Initiativen vorgeschlagen. Zunächst einen Richtlinienentwurf, der Strafen für Transportunternehmen vorsieht, die Passagiere ohne gültige Papiere befördern. Durch die Erweiterung von Bestimmungen aus dem Schengener Durchführungsübereinkommen soll mit diesem Dokument für die Union eine gemeinsame Regelung im Bereich der Strafmaßnahmen geschaffen werden. Im Entwurf wird die Pflicht der Transportunternehmen bekräftigt, mit geeigneten Maßnahmen zu sichern, daß die beförderten Passagiere mit Reisedokumenten und ggf. mit den erforderlichen Visa ausgestattet sind, sowie die Verpflichtung zur Rückbeförderung bzw. zur Übernahme der Kosten für die Rückbeförderung von aus den vorgenannten Gründen nicht zur Einreise zugelassenen Ausländern. Er sieht des weiteren Strafmaßnahmen gegen die Beförderer von Passagieren ohne die erforderlichen Dokumente oder Visa vor. Der Entwurf beinhaltet eine Mindeststrafe von 2000 Euro.
Mit einem weiteren Entwurf für eine Rahmenentscheidung soll die Strafverfolgung der Beihilfe für illegalen Grenzübertritt und Aufenthalt verstärkt werden. Auch hier hat Frankreich in Erweiterung von Bestimmungen aus dem Schengener Durchführungsübereinkommen, die die Parteien des Übereinkommens verpflichten, Strafen für die Beihilfe zu illegalem Grenzübertritt oder Aufenthalt vorzusehen, einen Entwurf für eine Entscheidung vorgelegt, der auf die Harmonisierung der nationalen Rechtsvorschriften hinsichtlich der Definition der Straftatbestände abzielt. Es handelt sich also um ein wichtiges Dokument zur Verstärkung des Kampfes gegen den Menschenhandel.
Als dritte Initiative hat de französische Präsidentschaft einen Richtlinienentwurf zur Zusammenarbeit bei der Rückführung vorgeschlagen. Er soll die Durchführung einer Rückführungsmaßnahme, die von einem Mitgliedstaat gegen einen sich illegal aufhaltenden Ausländer verhängt wurde, durch jeden anderen Mitgliedstaat, der diesen Ausländer auf seinem Staatsgebiet gestellt hat, erleichtern.
Viertens ist die Verbesserung der europäischen Solidarität bei der Steuerung der Wanderungsströme und bei den Kontrollen an den Außengrenzen eine weitere Priorität des Ministerrates. Frankreich hat im Rahmen seiner Präsidentschaft neue Vorschläge in diesem Bereich vorgelegt, insbesondere einen Aktionsplan, über den in Kürze in den europäischen Gremien debattiert wird. In erster Linie muß dringend die polizeiliche Zusammenarbeit im Bereich des Informationsaustauschs über illegale Einwanderungsströme und Schleusernetze verstärkt werden. Die zentrale Erfassung und der Abgleich dieser Informationen, ihre Analyse und ihre Auswertung müssen im Rahmen der bestehenden Arbeitsgruppe erfolgen. Besonders wichtig ist es, wie in den Schlußfolgerungen von Feira unterstrichen wird, die Rolle von Europol bei der Bekämpfung des Menschenhandels zu verstärken. Die französische Präsidentschaft hat daher vor, Europol unverzüglich aufzufordern, eine Bilanz der in diesem Bereich durchgeführten Maßnahmen vorzulegen.
Das zweite Ziel bei der polizeilichen Zusammenarbeit besteht in der Verstärkung des Schnellwarnsystems, das so effizient werden muß, daß die Mitgliedstaaten rechtzeitig informiert werden, um auf Erscheinungen im Zusammenhang mit der illegalen Einwanderung reagieren zu können. Dies setzt unter anderem die Benennung von Kontaktpunkte in den Mitgliedsländern voraus. Dabei obliegt der Ratspräsidentschaft die Aufgabe, die erforderliche Abstimmung für die Durchführung von der Situation angemessenen Maßnahmen zu gewährleisten.
Die Verstärkung dieser Zusammenarbeit setzt auch die Schaffung eines Netzes von Verbindungsoffizieren der Mitgliedstaaten in den Herkunftsländern der Immigranten voraus, um die Kenntnis der Situation, die Steuerung der Einwanderung am Ausgangspunkt, insbesondere durch die Kontrolle der Reisedokumente vor dem Besteigen der Flugzeuge in den Flughäfen, zu verbessern.
Im Zusammenhang mit allen diesen auf die Verstärkung des Kampfes gegen die illegale Einwanderung gerichteten Entwürfen wird am 20. und 21. Juli, d. h. in nur wenigen Tagen, in Paris ein Seminar über die Schleuseraktivitäten durchgeführt, an dem hochrangige Vertreter der Mitgliedstaaten, der mittel und osteuropäischen Länder, der USA, Australiens, Kanadas und Mexikos teilnehmen werden. Weiterhin werden mehrere Minister aus Mitgliedstaaten, Direktoren einzelner Dienststellen und der Grenzpolizei anwesend sein.
Ich möchte gleichermaßen unterstreichen, daß einer der wesentlichsten Punkte von Tampere der Grundsatz der Harmonisierung des Asylrechts der Mitgliedstaaten ist. Auch dies ist ein wichtiges Instrument zur Bekämpfung der illegalen Einwanderung. Wir stellen fest, daß die Zahl der Asylanträge in den meisten Ländern der Europäischen Union stark zunimmt. Dieser Umstand ist auch Ausdruck der Zunahme der illegalen Einreisen, da 80 - 90 % der Asylanträge in den einzelnen Ländern, in denen sie gestellt werden, abgelehnt werden.
Das Asylrecht wird von den Schleuserorganisationen vielfach als juristisches Instrument zur Einreise und zum Aufenthalt von Illegalen genutzt. Die große Schwierigkeit unserer Aufgabe besteht in der Notwendigkeit, dieses von internationalen Übereinkommen anerkannte Grundrecht auf Asyl mit dem Kampf gegen seinen Mißbrauch zu vereinbaren. Auch hier beziehe ich mich auf den Gipfel von Tampere, wo der Europäische Rat die Bedeutung bekräftigt hat, die er der absoluten Achtung des Asylrechts beimißt. Dieses System, so wird in den Schlußfolgerungen des Gipfeltreffens festgestellt, sollte auf kurze Sicht folgendes implizieren: eine präzise und praktikable Formel für die Bestimmung des für die Prüfung eines Asylantrags zuständigen Staates, gemeinsame Standards für ein gerechtes und wirksames Asylverfahren und gemeinsame Mindestbedingungen für die Aufnahme von Asylbewerbern.
Es ist zunächst wichtig, in den Arbeiten zur Verbesserung der Funktionsweise des Dubliner Übereinkommens hinsichtlich der Bestimmung des für die Prüfung eines Asylantrags zuständigen Staates voranzukommen. Frankreich verfolgt die von der Kommission durchgeführten diesbezüglichen Arbeiten mit Aufmerksamkeit. Es wäre ein Schritt nach vorn, wenn erreicht würde, daß der Staat, über den ein Ausländer erstmals in die Europäische Union gelangt, auch tatsächlich allein für die Prüfung dessen Asylantrags zuständig wäre. Die in Kürze erfolgende Einführung des Eurodac-Systems, das eine zentrale Erfassung der Fingerabdrücke von Asylbewerbern ermöglicht, ist ein wichtiges Mittel im Kampf gegen den Mißbrauch durch mehrfache Antragstellung.
Wir müssen auch rasch zu einem gerechten und wirksamen Asylverfahren in Europa kommen. Es ist dringend notwendig, die Aufnahmebedingungen der Asylbewerber zu harmonisieren, um die inneren Wanderungsströme auf dem Gebiet der Europäischen Union zu begrenzen und zu einer ausgeglicheneren Verteilung zwischen den Mitgliedstaaten zu gelangen. Aus diesem Grund hat die französische Präsidentschaft zur Unterstützung der Arbeit der Kommission und der Erarbeitung eines künftigen Status für Flüchtlinge, denen Asyl gewährt wird, den Entwurf eines Orientierungspapiers vorgelegt.
Wir möchten auf der Ratstagung im Dezember dieses Jahres zu ersten Schlußfolgerungen gelangen, um so zur Vorbereitung des für Anfang 2001 vorgesehenen Entwurfs einer Richtlinie der Kommission beizutragen. Der Rat ist also entschlossen, mit allen notwendigen Mitteln gegen den Menschenhandel gemäß den Schlußfolgerungen von Tampere und Feira vorzugehen. Nach seinen Feststellungen ist die Frage der Wege und Mittel für die illegalen Einreisen nicht mehr nur eine Frage, die allein unter die Einwanderungsproblematik fällt, sonder eindeutig eine Frage, die auch den Kampf gegen das organisierte Verbrechen betrifft. In dieser Richtung muß gearbeitet werden, und die französische Präsidentschaft wird alle nationalen, gemeinschaftlichen und zwischenstaatlichen Möglichkeiten ausschöpfen, um hier voranzukommen.
Vitorino
Herr Präsident, ich möchte zunächst unterstreichen, daß auch die Kommission über die Tragödie von Dover zutiefst bestürzt ist, wie Präsident Prodi dies auf der Ratstagung von Feira bereits zum Ausdruck brachte und wie ich selbst bereits Gelegenheit hatte, im Namen der Kommission zu äußern.
Wir sind der Meinung, daß diese Ereignisse die Notwendigkeit einer gemeinsamen Politik im Bereich der Einwanderung auf besonders dramatische Weise unterstreichen. Die Kommission begrüßt daher die Aufforderung der in Feira versammelten Staats und Regierungschefs, den diesbezüglichen Prozeß zu beschleunigen. Sie verpflichtet sich ihrerseits nachdrücklich, gemeinsam mit dem französischen Vorsitz dazu beizutragen.
Die Kommission verweist darauf, daß der Rahmen für eine solche Politik durch den Europäischen Rat von Tampere vorgezeichnet wurde und daß genaue Daten für seine Umsetzung sowohl vom Vertrag von Amsterdam als auch vom Europäischen Rat selbst vorgegeben sind.
Damit eine solche Politik dauerhafte Ergebnisse zeitigt, muß sie von dem in Tampere festgelegten allgemeinen Ansatz ausgehen, der eine wirksamere Steuerung der Migrationsströme und die Entwicklung einer Partnerschaft mit den Herkunfts und Transitländern, die Einführung einer gemeinsamen Asylregelung und die Gewährleistung der Gleichbehandlung der Angehörigen von Drittländern, die sich legal auf dem Gebiet der Mitgliedstaaten aufhalten, einschließt.
Auf diesen allgemeinen Ansatz müssen sich die Anstrengungen zur Bekämpfung dieser besonders widerwärtigen Formen der Kriminalität wie Menschenhandel und die damit einhergehende Ausbeutung stützen. Diese sind die Ursache der Tragödie von Dover, aber auch von allen diesen unbekannten Tragödien, die sich Tag für Tag abspielen, ohne daß wir davon Kenntnis erhalten, weil die Presse nicht darüber berichtet. Doch unglücklicherweise existieren sie.
Insbesondere verweist die Kommission auf den kurzfristigen Termin, der für den Rat zur Verabschiedung der Rechtsvorschriften festgelegt worden ist, die zur Verfolgung und Bestrafung derer, die aus den Aktivitäten im Zusammenhang mit dem Menschenhandel Profit schlagen, notwendig sind. Die gesetzlichen Instrumente zur Bestrafung der Urheber solcher Straftaten müssen bis Ende des Jahres formell verabschiedet sein.
Die Kommission bekräftigt ihre Bereitschaft zur Zusammenarbeit mit dem Rat, damit dieser Termin auf jeden Fall eingehalten wird. Sie nimmt zur Kenntnis, daß die französische Präsidentschaft dabei ist, eine erste Initiative, eine Rahmenentscheidung zur Verstärkung des Kampfes gegen Hilfe bei der illegalen Einreise und den illegalen Aufenthalt vorzulegen. Wir begrüßen dieses Vorhaben der französischen Präsidentschaft und werden diesen Text aufmerksam prüfen, um festzustellen, inwieweit er den Zielen entspricht, die sich die Kommission im Rahmen eines von ihr selbst angekündigten Vorschlags gesetzt hatte.
In diesem Zusammenhang sind insbesondere zwei Aspekte von großer Wichtigkeit: die Verantwortung der Arbeitgeber und die Folgen der Beschäftigung von illegalen Arbeitskräften. Es kommt nicht nur darauf an, die Einreisepunkte in die Europäische Union zu kontrollieren, sondern auch zu kontrollieren, was in unseren Mitgliedstaaten, insbesondere auf dem Markt für Schwarzarbeit, geschieht.
Des weiteren muß der Menschenhandel besonders bestraft werden, wenn er zum Zwecke der sexuellen Ausbeutung von Frauen und Kindern betrieben wird, die einen spezifischen Aspekt des Menschenhandels im allgemeinen darstellt.
Die Kommission verweist darauf, daß der Schutz der Opfer und die Achtung ihrer Rechte ein ständiges Anliegen bei dieser legislativen Tätigkeit sein müssen. Es gibt Opfer, die mit ihrem Leben bezahlen, andere werden zu Sklaven gemacht.
In diesem Zusammenhang beabsichtigt die Kommission, einen Vorschlag über die Erteilung kurzfristiger Aufenthaltserlaubnisse für Opfer vorzulegen, die zur Zusammenarbeit mit den Polizeibehörden im Kampf gegen die Menschenhändlernetze bereit sind, denn die Aussagen der Opfer sind von grundlegender Bedeutung, damit die polizeiliche und gerichtliche Verfolgung zu tatsächlichen Ergebnissen führen. Um mit einer Aussage der Opfer rechnen zu können, muß man ihnen jedoch ein Minimum an persönlicher Sicherheit garantieren.
Die Kommission fordert die Mitgliedstaaten ebenfalls auf, ihre Zusammenarbeit im Rahmen von Europol zu verstärken, damit diese Einrichtung alle ihre Ressourcen für den Kampf gegen die organisierte Kriminalität in diesem Bereich einsetzen kann. Wir unterstreichen in diesem Zusammenhang die Bedeutung der von der französischen Präsidentschaft für den 20. und 21. Juli in Paris vorgesehenen Konferenz, von der auch der Minister gesprochen hat.
Des weiteren muß auch der in den Amsterdamer Vertrag aufgenommene Schengener Besitzstand weiter ausgebaut und verstärkt werden. Dabei muß vorrangig nach Mitteln und Möglichkeiten gesucht werden, um für die ordnungsgemäße Anwendung des bestehenden Rechts im Bereich der Visaerteilung und der Kontrolle der Außengrenzen unter Nutzung der dafür vorgesehenen Überwachungs und Kontrollmechanismen zu sorgen.
Es müssen auch die bereits bestehenden Mechanismen erfaßt werden und gegebenenfalls die für den Schengener Besitzstand erforderlichen legislativen Veränderungen vorgenommen werden. Es müssen alle Möglichkeiten erfaßt werden, um die Verwaltungszusammenarbeit nach dem Beispiel des Programms Odysseus zu erleichtern, bei dem ein Drittel der für das Jahr 2000 ausgewählten Projekte bereits zur Bekämpfung der illegalen Einwanderung beiträgt.
Weiterhin begrüßt die Kommission die Absicht der französischen Präsidentschaft, darauf hinzuwirken, daß die Regelungen für die Haftung der Beförderungsunternehmen vorrangig überprüft und angepaßt werden. Die Kommission nimmt die Ankündigung einer diesbezüglichen Initiative durch die Präsidentschaft zur Kenntnis. Unserer Meinung nach sollte diese Initiative in Übereinstimmung mit der Weiterentwicklung des Schengener Besitzstandes erfolgen und die verschiedenen Möglichkeiten, die in enger Zusammenarbeit mit den Wirtschaftsakteuren genutzt werden können, gebührend berücksichtigen, denn ohne eine solche Zusammenarbeit ist ein wirkungsvoller Kampf gegen den Menschenhandel nur schwer möglich.
Im Rahmen der Zusammenarbeit mit den Herkunfts und Transitländern und regionen im allgemeinen kommt dem Kampf gegen die Armut sowie der Achtung der Menschenrechte besondere Bedeutung zu. Des weiteren könnten spezifischere Maßnahmen zur Durchführung von Informationskampagnen über die realen Möglichkeiten der legalen Einwanderung, zur Verhütung jeglicher Form des Menschenhandels oder zur Stärkung der Fähigkeiten der Herkunfts und Transitländer, gegen diese Form der Kriminalität selbst effektiv vorzugehen, eingeleitet werden. Man muß sich mit der Möglichkeit befassen, die dazu vorgesehenen Mittel im Haushaltsvorentwurf für 2001 zu erhöhen.
Für die Bewerberländer könnten Formen der verstärkten Zusammenarbeit erwogen werden, insbesondere im Bereich der Ausbildung und Ausrüstung sowie des Informationsaustauschs über die Schleuserorganisationen. Unserer Meinung nach sollten dazu schnellstmöglich Kooperationsverträge zwischen Europol und den Polizeikräften der Beitrittskandidaten abgeschlossen werden.
Der Abschluß und die effektive Umsetzung von gemeinschaftlichen Rücknahmeverträgen werden ebenfalls zur Verringerung der Attraktivität der Angebote von Schleusern beitragen, die behaupten, ihren Opfern einen garantierten Zugang zu dem gewünschten Gebiet zu bieten. Generell ist es notwendig, die Rückführungspolitiken in ihrer Gesamtheit zu betrachten, einschließlich der Hilfe zur freiwilligen Rückkehr, um ihre Koordinierung und Wirksamkeit unter Wahrung der Rechte der betroffenen Menschen zu gewährleisten.
Es sind unbedingt rasche Fortschritte bei der Einführung einer gemeinsamen europäischen Asylregelung erforderlich, die sich auf die unbedingte Achtung des Asylrechts und den Grundsatz der Nichtabschiebung gründet und darauf gerichtet ist, jedem Schutzbedürftigen nach einem gerechten und wirksamen Asylverfahren einen angemessenen Status zu verleihen.
Auf die von der Kommission bereits vorgelegten Vorschläge zum Europäischen Flüchtlingsfonds und zum zeitweiligen Schutz sowie auf die Einleitung des Prozesses zur Überarbeitung des Dubliner Übereinkommens sollten rasch weitere Initiativen zu den Asylverfahren und den Aufnahmebedingungen für Asylbewerber folgen. Die Kommission ist dabei, den Bericht des Europäischen Parlaments über ihre Mitteilung über ein gemeinsames Verfahren zu prüfen, um bis Ende des Jahres eine Initiative zu einem gemeinsamen Asylverfahren in Europa vorzulegen. Wir begrüßen daher die Initiative der französischen Präsidentschaft zur Vorlage eines Orientierungstextes über die Aufnahmebedingungen für Asylbewerber.
Dies alles dient dazu, wie in Tampere festgelegt, mittelfristig zu einer gemeinsamen Definition der Flüchtlingseigenschaft und damit im Zusammenhang anderer Formen des subsidiären Schutzes zu gelangen. Jede dauerhafte Lösung setzt nach Auffassung der Kommission die schrittweise Einführung einer wirklichen Einwanderungspolitik voraus, die ausgehend von den sozialen, wirtschaftlichen und demographischen Entwicklungsperspektiven der Union die Aufnahme von Einwanderern unter geordneten und eindeutig festgelegten Bedingungen sowie ihre harmonische Integration in die aufnehmenden Gemeinschaften gewährleistet.
Eine diesbezügliche Mitteilung wird von der Kommission für den Herbst vorbereitet ebenso wie Legislativvorschläge, die in Ergänzung der gegenwärtig dem Rat zur Prüfung vorliegenden Vorschläge über die Familienzusammenführung die Aufnahmebedingungen und modalitäten insbesondere zum Zwecke der Arbeitsaufnahme oder eines Studiums festlegen sollen.
Wir sind uns alle der Bedeutung dieser Debatte bewußt, und unser Meinungsaustausch findet in der emotionsgeladenen Atmosphäre nach der Tragödie von Dover statt. Es besteht die große Versuchung, die Lösung in einer Verstärkung der Strafverfolgungsmaßnahmen zu suchen. Auch ich weise wie Sie gesehen haben die Idee der Verstärkung der Strafverfolgungsmaßnahmen nicht völlig von mir. Doch man muß begreifen, daß der Erfolg dieses Kampfes mittelfristig nur gegeben ist, wenn auf europäischer Ebene eine aktive Einwanderungspolitik konzipiert wird, die sich auf eindeutige und für alle Mitgliedstaaten einheitliche Kriterien stützt. Dabei muß es sich um eine Politik handeln, bei der die beiden Komponenten "Integration der Immigranten " und "effektive Bekämpfung der die Opfer des Menschenhandels ausbeutenden Netze der organisierten Kriminalität " in einem ausgewogenen Verhältnis stehen. Die Ausgewogenheit der beiden Komponenten der gemeinsamen europäischen Politik in diesem Bereich darf dabei niemals außer acht gelassen werden.
Van Hecke, Johan
Herr Präsident! Es ist tragisch, daß wiederum 58 Menschen sterben mußten, ehe das Problem des Menschenhandels wirklich auf die Tagesordnung der internationalen Politik gesetzt wird. Das Drama von Dover hat uns ein weiteres Mal die Augen für die Praktiken der vor nichts zurückschreckenden Menschenhändler und für das Unvermögen - oder ist es mangelnder Wille - der Europäischen Union geöffnet, diese schändliche Form der Ausbeutung zu bekämpfen.
Der Menschenschmuggel hat sich zu einem bedeutenderen Geschäft entwickelt als der Drogenhandel, schrieb letzte Woche The Economist. Das organisierte Verbrechen hat entdeckt, daß dieser Schmuggel nicht nur lukrativer, sondern auch weniger gefährlich ist. Etwa eine halbe Million Menschen werden jährlich in die Europäische Union eingeschleust. Allein im Hafen von Dover werden täglich Hunderte illegaler Einwanderer aufgegriffen. Mit dem Menschenhandel nimmt auch die wirtschaftliche und sexuelle Ausbeutung zu. Die Händler fordern von den Kunden, die sie in den Westen schmuggeln, astronomische Summen. Bei der Ankunft werden ihnen oftmals die persönlichen Dokumente abgenommen, so daß sie den Verbrechersyndikaten voll und ganz ausgeliefert sind. Junge Mädchen werden bei der Überfahrt regelmäßig vergewaltigt und landen später in der Prostitution oder in der illegalen Beschäftigung. Terror und Gewalt gegenüber Opfern, die ihre Schulden nicht begleichen, sind nichts Ungewöhnliches.
Die Menschenhändler gehen nachweislich immer professioneller zu Werke. Sie verfügen über bessere Infrastrukturen sowie Kommunikations- und Kontrolleinrichtungen als die Polizei- oder Sicherheitsbehörden in den Herkunfts- bzw. Transitländern. Diese Internationalisierung der organisierten Kriminalität steht in krassem Gegensatz zu dem Unvermögen der EU-Mitgliedstaaten, abgestimmt gegen den Menschenschmuggel vorzugehen. Zwar sind sich alle darin einig, daß das Problem die Kontroll-, Aufnahme- und Rückführungsmöglichkeiten der einzelnen Länder übersteigt und es des gemeinsamen Vorgehens bedarf. Trotz aller guten Absichten versagt die Zusammenarbeit auf europäischer Ebene jedoch nach wie vor kläglich. Es gelingt uns nicht, nationalistische Reflexe zu überwinden, wenn es um Polizei und Justiz geht. Dieses Vakuum macht sich das organisierte Verbrechen zunutze. Im Zuge der Erweiterung der Europäischen Union wird das Problem nur noch größer. Aufgrund ihrer Lage sind die neuen Länder für den Menschenhandel besonders anfällig. Zudem sind ihre Polizei- und Sicherheitsbehörden noch unzulänglicher gewappnet als die der jetzigen Mitgliedstaaten. In unserem Entschließungsantrag befürworten wir in jedem Fall die Anwendung des Solidaritätsprinzips und unterbreiten eine Reihe ganz konkreter Vorschläge für eine intensive Zusammenarbeit bei der Bekämpfung des Menschenschmuggels. Sollen Dramen wie das in Dover künftig vermieden werden, so darf der Ausbau des dritten Pfeilers nicht länger vernachlässigt werden, und nach der Rede von Präsident Chirac sowie den Ausführungen von Minister Queyranne sind wir zuversichtlich gestimmt.
Terrón i Cusí
Herr Präsident! Auch ich möchte zu Beginn meines Beitrags zum Ausdruck bringen, daß mich die Katastrophe von Dover tief bewegt hat. Leider ist sie kein Einzelfall.
Ich lebe in einer Region von Europa, in der täglich und wöchentlich die leblosen Körper von Emigranten aus dem nördlichen und südlichen Afrika angeschwemmt werden, über die nichts in den Nachrichten zu vernehmen ist, denn sie kommen bislang nicht in Massen um, sondern gleichsam tropfenweise.
Angesichts dessen bin ich davon überzeugt, daß die Europäische Union, wie Kommissar Vitorino sagte, eine gemeinsame Politik benötigt, um die legale Einwanderung - unter Berücksichtigung unserer wirtschaftlichen, sozialen und demographischen Situation - auf vernünftige Weise zu lenken, indem Willkür verhindert wird und vor allem die Wege für die legale Einwanderung geöffnet werden und den Menschenhändlern versperrt bleiben.
Wir haben, denke ich, die zwingende Aufgabe, einen Rechtsrahmen zu schaffen, der diese Möglichkeit gibt. Wir sind auch verpflichtet - und das möchte ich hier unterstreichen -, die bereits in der gesamten Europäischen Union bestehenden und unseren Arbeitsmarkt regelnden Gesetze anzuwenden. Es geht nicht an, daß einige Personen Arbeitskräfte ins Land holen und sie straffrei beschäftigen. Dafür müssen keine neuen Einwanderungsgesetze verabschiedet werden, sondern es gilt einfach, jene zur Anwendung zu bringen, die wir bereits haben, um den Arbeitsmarkt zu regeln und diejenigen, die illegale Arbeitnehmer beschäftigen, zu bestrafen.
Im Oktober vorigen Jahres wurden die Beschlüsse von Tampere angenommen. Ich hoffe, daß die Kommission die Worte des Kommissionsmitglieds in die Tat umsetzt und der Rat den Zeichen der Zeit folgt. Dann wird ihm dieses Parlament zur Seite stehen.
Wiebenga
Herr Präsident! Das ist zwar eine traurige Feststellung, aber es werden noch viele Dover folgen. Vor noch nicht so langer Zeit sprachen wir hier über den Menschenschmuggel über die Straße von Gibraltar. Darauf wurde vorhin verwiesen. Wir hatten davor eine Aussprache über ein Schiff mit Kurden an Bord, das vor der Südküste Italiens gestrandet war. Jedesmal, und auch jetzt wieder, gerieten die Behörden in Panik. Nun besteht also tatsächlich dringender Handlungsbedarf. So ist es nämlich in Wirklichkeit: jedesmal werden politische Maßnahmen angekündigt, doch diesmal müssen wir etwas unternehmen, denn der Menschenschmuggel geht unbehelligt weiter.
Welche Maßnahmen müssen wir nun ergreifen? Minister Queyranne und Herr Kommissar Vitorino haben sie genannt. Wir müssen die Ursachen angehen, wir brauchen eine gemeinsame Einwanderungs- und Asylpolitik, die grenzüberschreitende Kriminalität muß bekämpft, und an den Außengrenzen der Europäischen Union müssen endlich Kontrollen vorgenommen werden.
Ich möchte jedoch auf einen anderen Punkt verweisen. Die Staats- und Regierungschefs selbst können unter dem Vorsitz von Präsident Chirac, der heute vormittag hier war, demnächst ihren Beitrag dazu leisten. In Nizza haben sie die Möglichkeit, das Vetorecht bei der europäischen Justizpolitik abzuschaffen. Somit können sie, und später der Rat der Justizminister, durch Mehrheitsbeschluß endlich europäische Rechtsvorschriften im Bereich der Zuwanderung festlegen, wie es dieses Parlament schon seit Jahren fordert.
Bei der Verbrechensbekämpfung darf der Kampf gegen den Menschenschmuggel nicht allein von Europol geführt werden. Wir müssen die Harmonisierung der Bestrafung dieses Delikts auf europäischer Ebene erreichen. Menschenschmuggel ist in der Tat grenzüberschreitende Kriminalität schlechthin, was die Strafverfolgung erheblich erschwert, und deshalb ist auf diesem Gebiet die Einrichtung einer europäischen Staatsanwaltschaft notwendig.
Genug der Worte, jetzt müssen Tagen folgen!
Lambert
Herr Präsident, ich möchte mich all jenen anschließen, die über die Tragödie von Dover und den Tod junger Menschen dabei gesprochen haben, aber ich möchte auch meine Abscheu über eine weitverbreitete Meinung zum Ausdruck bringen, derzufolge man schließlich damit rechnen müsse zu sterben, wenn man ein derartiges Risiko eingeht. Das ist eine grausame und wertende Ansicht, die häufig in der Presse zu finden ist und uns nicht hilft, eine Lösung zu finden.
Wenn es den Regierungen mit der Bekämpfung des Menschenschmuggels ernst ist, dann sollten sie sich über die drei folgenden Fragen Gedanken machen. Wie können vor allem Menschen aus Drittländern, die unter Armut und Unterdrückung leiden, legal in die Europäische Union gelangen? Zweitens, wie kann das Vertrauen von Menschen gewonnen werden, die bereit sind, gegen Schleuser auszusagen? Ich begrüße, was wir dazu heute nachmittag gehört haben. Drittens, in welcher Weise trägt die heutige Politik der Europäischen Union und ihrer Mitgliedstaaten zur Entstehung von Flüchtlingsströmen bei? Wir sollten uns weniger auf eine Abschreckungspolitik an unseren Grenzen konzentrieren. Wir sollten untersuchen, welche Anreize wir zum Verlassen des Heimatlandes schaffen.
Wir müssen prüfen, welche Folgen unsere Politik beispielsweise auf den Handel, die damit verbundenen Bedingungen und die Wahl unserer Handelspartner hat. Gleiches gilt für das Verhalten von europäischen Unternehmen und ihren Niederlassungen in Drittländern wie Nigeria und die Waffenexporte der EU-Mitgliedstaaten in Länder mit totalitären Regimes. Das Streben nach gemeinsamer Entwicklung wäre ein entscheidender Schritt vorwärts, den ich begrüßen würde. Ich meine, wir sollten untersuchen, wie unsere Politik des offenen Marktes bei geschlossenen Grenzen Marktkräfte unterstützt, die dem Menschenhandel Vorschub leisten.
Boudjenah
Herr Präsident, 58 chinesische Immigranten, die in der Hoffnung auf ein besseres Leben bis nach Dover gekommen waren, sind unter furchtbaren Bedingungen inmitten von Tomatenkisten ums Leben gekommen. Wie Sie alle bin auch ich tief erschüttert. An den Grenzen der Europäischen Union geschehen täglich Verbrechen. Vergessen wir die beiden jungen Guineer Yagine und Fodé nicht, die im letzten Sommer nach Brüssel wollten. Seit Beginn dieses Jahres sind schon allein Dutzende Jugendliche aus dem Maghreb ertrunken, die die spanische Küste erreichen wollten. Vierzehn Kurden sind in Patras in den Laderäumen einer brennenden Fähre erstickt. Dutzende von Albanern und Tunesiern kommen um, ehe sie Italien erreichen. Die Bilanz ist schreckenerregend. Sie dürfte nicht hingenommen werden von einer Europäischen Union, die stolz darauf ist, sich auf die Verteidigung der Menschenrechte zu gründen.
Wie kann dem Einhalt geboten werden? Diese Frage stellt sich in der Tat. Die im Gefolge des Dramas von Dover eröffnete Debatte hat sich auf den Menschenhandel und die Verfolgung der Mafias, die die Schleusungen organisieren, konzentriert. Das Schleusergewerbe blüht in der Tat. Seit langem schon ist die Existenz von kriminellen Organisationen, wie der chinesischen Triaden, bekannt, die große Profite damit machen, daß sie verzweifelte Menschen in vermeintliche Paradiese befördern.
Daher muß energisch gegen die mafiosen Organisationen, aber auch gegen die Profiteure der Schwarzarbeit vorgegangen werden, denn ohne Netze der Schwarzarbeit gibt es auch keine Netze zur illegalen Einwanderung. In Frankreich müssen illegale chinesische Immigranten jahrelang in Konfektionswerkstätten arbeiten, um ihre Reise abzuzahlen. Diese modernen Sklaven stellen billige Arbeitskräfte für ganze Wirtschaftszweige dar. Die Unternehmer organisieren auf diese Weise Betriebsverlagerungen innerhalb des europäischen Gebiets selbst.
Das Dogma der liberalen Globalisierung verherrlicht den freien Waren und Kapitalverkehr, sucht den freien Personenverkehr jedoch zu unterbinden. Die sowohl durch politische Unterdrückung als auch die durch das Elend verursachte Auswanderung ist nur die Widerspiegelung von weltweiten Ungleichgewichten, das Symptom einer immer tiefer werdenden Kluft zwischen Nord und Süd, und der Anreiz zur Auswanderung wird um so größer, je mehr Bilder des westlichen Wohlstands auf die Fernsehschirme der Dritten Welt vordringen.
Die von Europa eingeführte Freizügigkeit ist ein Grundrecht, das jedoch allein auf seine eigenen Staatsangehörigen beschränkt bleibt. Für die Angehörigen von Drittstaaten sind mit dem Schengener Abkommen und der Vorspiegelung der Null-Einwanderung jedoch immer mehr Reisehindernisse errichtet worden. All das trägt nur zu einer Verbreitung der Formen der illegalen Einwanderung bei.
Eine strikt strafrechtlich orientierte europäische Antwort auf die Frage der Einwanderung würde sicherlich zum Ausbau der Befestigungen Europas beitragen, doch wird dabei das wesentlichste vergessen: die gemeinsamen Anstrengungen und das gemeinsame Teilen im Weltmaßstab. Also ein Seminar, Herr Minister, warum nicht? Ich sage ja zu einer gemeinsamen Einwanderungspolitik, die nicht auf Grenzkontrollen und nicht auf Verdachtskontrollen der Einwanderer auf dem Unionsgebiet begrenzt ist. Ja zu einer gemeinsamen Einwanderungspolitik auf der Grundlage des Prinzips der Freizügigkeit, der Verbesserung des Rechts...
(Der Präsident entzieht der Rednerin das Wort.)
Berthu
Herr Präsident, der grausame Tod der von den englischen Zöllnern in Dover entdeckten 58 illegalen chinesischen Einwanderern zeigt zunächst, wie stark der Einwanderungsdruck auf die europäischen Länder ist, denn diese Menschen kamen aus China, d. h. vom anderen Ende der Welt, aus einem Land, das nichts mit Europa zu tun hat und für das wir auf keinen Fall als Sicherheitsventil für die Lösung seiner Armutsprobleme dienen können.
In einem solchen Extremfall ist die erste mögliche Reaktion auf unserer Ebene der Kampf gegen die illegale Einwanderung und insbesondere gegen die mafiosen Organisationen, die diesen neuen Menschenhandel organisieren. Es erschreckt uns jedoch etwas, wenn wir hören, daß Herr Vitorino am 20. Juni dieses Jahres angesichts des Dramas von Dover erklärte, daß dies insbesondere ein Beweis für die Notwendigkeit einer wirklichen Aufnahme und Integrationspolitik sei, die Schluß mache mit der irrealen Vorstellung von einer Nulleinwanderung.
Diejenigen, die auf die irreale Vorstellung von einer Nulleinwanderung verweisen, tun dies leider allzu oft, um im voraus eine laxe Politik zu entschuldigen. Wir werden nicht in diese Falle gehen. Wir fordern im Gegenteil die vorrangige Beendigung dieser Einwanderung nicht nur durch die Politik der Entwicklungszusammenarbeit und der Bekämpfung der Mafias, sondern auch durch die Verstärkung der Kontrollen an den Außengrenzen und die Wiedereinführung der Kontrollen an den Binnengrenzen, die durch europäische Entscheidungen in den letzten Jahren leichtfertig abgeschafft worden sind.
Natürlich wird man an den Binnengrenzen sicherlich nicht wieder feste Kontrollen in der herkömmlichen Form einrichten. Die Entwicklung muß in Richtung auf flexiblere Überwachungsformen gehen, die um gemeinsame, in Grenznähe befindliche Kommissariate organisiert werden. Doch auf jeden Fall müssen Kontrollen durchgeführt werden, denn sonst kommt es zu einer schrittweisen Destrukturierung unserer Gesellschaften, die zweifellos sehr gut mit den Zielen der Globalisierung übereinstimmt und zudem wunderbar in das Konzept der Feinde Europas paßt.
Cappato
Herr Präsident, im Hafen von Dover werden weniger als 5 % der eintreffenden und durchreisenden Lastkraftwagen kontrolliert, und noch weniger als diese 5 % werden durchsucht. Was müssen wir also tun? Müssen wir wirklich die Kontrollen und die Polizeipräsenz um das Zwanzigfache verstärken, damit die Kontrollen auch sicher sind? Die Antworten von seiten des Rats sind immer die gleichen, sie lauten immer EUROPOL, EURODAC und polizeiliche Zusammenarbeit.
Herr Minister, Sie haben in Vertretung des Rates gesagt, die Einwanderungspolitik und die Bekämpfung der Einwanderungskriminalität seien zwei verschiedene Dinge. Das kann nicht wahr sein, das ist nicht wahr, und nach meinem Dafürhalten sagen Ihnen auch die Redebeiträge unseres Parlaments, daß dem nicht so ist. Dieses Parlament bereitet sich auf die Annahme einer Kompromißentschließung vor - ich hoffe, daß es das tut -, in der auf den direkten Zusammenhang zwischen der Einwanderungsbeschränkung und den vom organisierten Verbrechen mit dem Menschenhandel erzielten Gewinnen hingewiesen wird, weil dies eben der Wirkungsweise der Verbotspolitik innewohnt: Wenn es keine richtige Integrations-, keine legale Einwanderungspolitik gibt; wenn es Monate dauert, ehe man eine Arbeitserlaubnis erhält; wenn den Berichten der UNO zufolge unsere Gesellschaft, unsere Staaten in Europa, jährlich Hunderttausende von legalen Einwanderern, die jedoch nicht einreisen können, benötigen würden, und zwar nicht nur in den hochqualifizierten Branchen der neuen Technologien, sondern auch in arbeitskräfteintensiven Bereichen, in Restaurants und Dienstleistungsbetrieben; wenn man sich einbildet, alles verbieten und unterdrücken zu müssen, wird man von einer Welle der illegalen, kriminellen - weil ja verbotenen - Einwanderung fortgerissen.
In dieser Hinsicht meine ich, muß unser Parlament die Kraft haben, einen Standpunkt zu vertreten, der Ihren Äußerungen, Herr Minister, entgegensteht.
Hernández Mollar
Herr Präsident! Wir haben ein Problem: Wir laufen den Ereignissen hinterher. Heute sprechen wir hier über die 58 Toten von Dover. Wie meine Kollegin Anna Terrón komme auch ich aus einem Land, Spanien, in dem wir Hunderte von Toten und Verschollenen in der Straße von Gibraltar und an der andalusischen Küste beklagen. Überall in der Europäischen Union gibt es Ausbrüche von Gewalt und Fremdenfeindlichkeit, und während wir hier von einer neuen globalisierten Gesellschaft in der Wirtschaft und von einer neuen Informationsgesellschaft sprechen, bemerken wir nicht, daß sich auch das organisierte Verbrechen, der Menschenhandel, die sexuelle Ausbeutung und der Drogenhandel globalisiert haben. Alles ist miteinander verknüpft. Das heißt, wir sprechen von einer neuen Form von Kriminalität und Versklavung des Menschen, die uns an die Zeit vor der Abschaffung der Sklaverei in den USA erinnert.
Die Chinesen, Marokkaner, Russen, Südamerikaner werden von den Mafiabanden eingeschleppt, erpreßt und beraten. Dahinter stehen mächtige internationale Organisationen, und dies verlangt dringend nach internationaler Zusammenarbeit gegen eine der schändlichsten Verletzungen der Menschenrechte, nach internationaler Zusammenarbeit der europäischen Polizei und der europäischen Richter mit der Polizei und den Richtern jener Länder, aus denen die Einwanderer kommen und die an dem Problem mitschuldig sind. Und wenn sie keine Verwaltungs-, Gerichts- und Polizeistrukturen besitzen, müssen wir ihnen helfen, sie zu schaffen. Dabei können die Aktionspläne, von denen der Vertreter des Rates gesprochen hat, eine wichtige Rolle spielen, und wir hoffen, sie im Parlament mit größerer Transparenz als bislang diskutieren zu können.
Wir müssen aufhören, nur davon zu reden - wie schon gesagt wurde -, denn mit Worten wird das Problem nicht gelöst. Wir müssen die erforderlichen Mittel bereitstellen, für Europol, um effektiv arbeiten zu können, für die Aktionspläne, um sie realisieren zu können, für den Flüchtlingsfonds und für unsere Grenzen, damit die entsprechenden Kontrollen durchgeführt werden können, denn leider ist ohne finanzielle Mittel nichts zu erreichen. Alles andere ist leeres Gerede und Demagogie.
Evans, Robert
Herr Präsident, die Tragödie von Dover war eines der erschütterndsten Ereignisse, das die meisten von uns je erlebt haben. Eine Tragödie für die Beteiligten, eine Tragödie für deren Familien und Freunde, aber auch eine Tragödie für Europa und die europäischen Ideale.
Wir als Europäisches Parlament müssen alles tun, um eine Wiederholung zu verhindern. Dieses furchtbare Ereignis war vermeidbar. Herr Cappato sprach vorhin von den Kontrollen in Dover. Doch die Behörden in Zeebrugge wußten, daß der fragliche LKW verdächtig war. Sie hatten nie von der Firma gehört, deren Namen auf dem LKW stand, und der Fahrer hatte für die Überfahrt in bar bezahlt. Dementsprechend alarmierten sie die Hafenbehörden in Dover. Hätten sie das Fahrzeug gleich in Belgien kontrolliert, wären vielleicht noch einige Personen gerettet worden.
Ich danke dem Minister für seine offene und ehrliche Erklärung. Er sprach über die wahren Schuldigen, die Organisatoren. Natürlich hat er recht, wenn er sagt, daß wir das organisierte Verbrechen und den weltweiten Menschenhandel bekämpfen müssen, aber die Feststellung der Schuldigen ist nur ein Teil dieses Kampfes. Wir müssen die Länder, aus denen diese Menschen kamen, verstärkt unterstützen und die Bedingungen dort verbessern. Ich bezweifle, daß wir hier in Straßburg uns überhaupt auch nur annähernd eine Vorstellung vom Leid und der Verzweiflung machen können, die diese Chinesen veranlaßt haben, monatelang heimlich um die halbe Welt zu reisen. Und ihre Aussichten? Vielleicht eine Stelle in einem chinesischen Restaurant, um den Appetit des Westeuropäers auf chinesisches Essen zu stillen. Dafür starben sie einen tragischen und verzweifelten Tod, weil es uns Europäern noch immer nicht gelungen ist, praktikable gemeinsame Asyl- und Einwanderungsverfahren einzurichten, und davon kann sich keiner von uns freisprechen.
Ducarme
Herr Präsident, das menschliche Drama und die Fakten sind bekannt. Wie Frau Boudjenah treffend darlegte, waren sie bereits vor der Tragödie von Dover gut bekannt. Der politische Wille äußert sich, um festzustellen, daß es Zeit ist, mit aller Konsequenz zum legislativen Akt zu schreiten, der Identifizierungen, Verhaftungen und Bestrafungen ermöglicht.
Herr Minister, Herr Kommissar, Sie haben mich wirklich enttäuscht. Sie befinden sich nicht einmal auf der Linie der Schlußfolgerungen des Rates von Tampere, denn darin ist ganz eindeutig die Rede davon, daß die Kommission dem Europäischen Rat im Dezember 2000 einen Bericht über die Umsetzung der Schlußfolgerungen der Gruppe "Asyl und Migration " vorlegen soll. Das bedeutet, daß Sie bereits in sechs Monaten darüber Bericht erstatten sollen, was Sie gemacht haben. Wenn ich jedoch Ihre Ausführungen höre, dann habe ich den Eindruck, mich nicht in einer Parlamentssitzung, sondern auf einem mondänen Kolloquium zu befinden. Ich würde wünschen, daß die Kommission viel weiter geht, daß sie einmal den Mut hat, Vorschläge vorzulegen, und daß sie sich auf der Höhe dessen erweist, was der Ministerrat von ihr verlangt.
Herr Minister, wenn der französische Ratsvorsitz sich damit begnügt, auf dem nächsten Gipfel lediglich Bilanz zu ziehen, ohne den Bericht der Kommission wirklich zu analysieren, ohne uns zu sagen, ob die Kommission ihren Vertrag hinsichtlich Eurodac einhält, und wenn die französische Präsidentschaft nicht die Möglichkeit hat, den konkreten Zeitplan für die auf europäischer Ebene zu ergreifenden und von den Mitgliedstaaten umzusetzenden legislativen Maßnahmen vorzulegen, dann werden wir wieder einen Mißerfolg erleben, der dann nach weiteren Toten wieder zu einer ähnlichen Debatte wie der heutigen führen wird. Alle werden die Toten wieder beklagen, und Europa wird keinen Schritt vorangekommen sein.
Was ich wirklich fordere, ist, daß die Kommission sich ihren Aufgaben gewachsen zeigt und daß ihr auf der Grundlage der Ausführungen von Präsident Chirac und Minister Queyranne ordentlich die Leviten gelesen werden, daß die von ihr verlangte Arbeit so präzise ist, daß die Politiker, die Minister und der Rat endlich die Möglichkeit haben, Beschlüsse zu fassen.
Sörensen
Herr Präsident! Ich würde sagen, jeder hier ist tief erschüttert, aber es hat in den letzten fünf Jahren bereits 2 000 Tote gegeben. Nun stelle ich fest, daß die OECD, die IOM, der Europarat, die Kommission, das Europäische Parlament durchaus vernünftige Vorschläge unterbreiten. Wir reden und reden, wir erarbeiten Texte, wir produzieren Texte, und wir mögen sehr depressiv, sehr pessimistisch gestimmt sein, doch wird wohl erstmals auf internationaler Ebene über diese Problematik gesprochen und diesbezüglich etwas unternommen.
Ich bin zwar stets etwas zuversichtlich, aber in zwei Punkten doch sehr realistisch. Realistisch in dem Sinne, daß die Praxis doch anders aussieht als die Theorie. Erstens: Wenn wir Menschen zurückführen, beispielsweise illegale Einwanderer von Deutschland nach Polen, dann muß man wissen, daß manche Polen nach zwei Stunden von ihrem illegalen Arbeitgeber eine Rückfahrkarte beschafft bekommen, um an ihren Arbeitsplatz, zu ihrer Beschäftigung zurückzukehren und dort ihr Geld verdienen zu können.
Zweitens: Die Rolle der Opfer. Vergessen Sie bitte nicht, welche Rolle die Opfer spielen. Das heißt, sie müssen aufgenommen werden und Papiere erhalten, die es ihnen ermöglichen, sich frei zu bewegen. Und Chinesen haben den Mut, zu reden. Das kann ich nur bestätigen. Wir haben junge Chinesinnen, und vor allem Frauen reden noch mehr als Männer, denn Frauen haben nach meinem Eindruck diesbezüglich weniger Angst als Männer. Ich kenne junge Chinesinnen, deren Gesicht mit einem Messer verunstaltet wurde. Das ist für immer und ewig sichtbar. Nach ihrer Rückkehr, in ihr Herkunftsland zurückgeführt, stehen sie da mit den Narben in ihrem Gesicht. Sie können nicht zurück. Bedenken Sie: Die Rückführung der Menschen soll zwar freiwillig erfolgen, aber ich glaube nicht an diese Freiwilligkeit. Für einige ist sie meines Erachtens zu schwierig.
Manche sind auch recht zuversichtlich und wollen zurückkehren, doch denken Sie andererseits an die Rolle der Opfer. In Großbritannien beispielsweise, in Dover, im Vereinigten Königreich allgemein, gibt es keine Aufnahmezentren für Opfer von Menschenschmuggel, und es bestehen noch nicht einmal handhabbare einschlägige Rechtsvorschriften. Die Europäische Union ist infolgedessen für ihre eigenen Rechtsvorschriften, für das, was selbst getan werden kann - und wir können es tun - verantwortlich. Wir befinden uns in einer privilegierten Situation. Denken Sie an die Balkanländer, die Ukraine, Litauen, an all die Länder, die kein Geld und keine Mittel besitzen und in denen die NRO einen ungleichen Machtkampf zu führen haben.
Zum Schluß noch ein Wort zur Polizei, zu den Polizeibehörden. Geben Sie ihnen bitte ebenfalls die Mittel an die Hand. Die Polizei führt einen ungleichen Krieg.
Morgantini
Herr Präsident, es gibt Tote, die lasten wie Felsbrocken auf unserem Herzen und unserem Gewissen; Tote, die eine europäische Politik der Aufnahme, der Rechte und Pflichten für die Einwanderer verlangen, eine Politik, die auszudrücken vermag, daß für uns niemand fremd, niemand illegal ist.
Seit 1993 gab es 2 063 Opfer; Männer, Frauen und Kinder, die gestorben sind, um leben zu können: neue Verdammte dieser Erde, erstickt in Containern, ertrunken in unseren Meeren, in den Gefangenenlagern freiwillig aus dem Leben geschieden. Verantwortlich dafür sind die inzwischen in einem internationalen Netz organisierten Menschenhändler, weshalb die Union alle Mittel der Zusammenarbeit zwischen den Ländern einsetzen muß, um diese verbrecherischen Ketten zu zerschlagen; verantwortlich ist eine Politik, die auf die Bedürfnisse der Migranten reagiert, indem sie die Grenzen schließt; eine Notstands- und Sicherheitspolitik, die die Angst vor der Invasion schürt. Die Einwanderungsbewegungen aus nahe- oder fernliegenden Regionen sind jedoch fester Bestandteil der europäischen Geschichte. Den gesetzwidrigen Menschenhandel kann man beseitigen, wenn man bei den Ursachen der Kluft zwischen reichen und armen Ländern ansetzt und eine Politik der Zusammenarbeit und Entwicklung verfolgt, die es jedem ermöglicht, als Bürger dieser Welt zu leben.
Pirker
Herr Präsident! Dramatisch ist nicht nur, daß es solche Ereignisse wie in Dover gibt, sondern dramatisch ist vielmehr, daß wir Ereignisse überhaupt nur mehr ab einer bestimmten Größenordnung wahrnehmen. Diese dramatischen Ereignisse passieren tagtäglich Hunderten Menschen an den Grenzen. Was aber nicht passiert, ist, daß wir handeln. Wir diskutieren hier, wir diskutieren seit Monaten; wir versuchen, die verschiedensten Wege hier zu skizzieren, aber es gibt mit Verlaub noch kein Maßnahmenpaket, das tatsächlich Abhilfe schafft. Ich freue mich zwar jedesmal, wenn von der Ratspräsidentschaft wieder neue Vorschläge kommen, und auch diesmal sind viele Vorschläge gekommen, die zu begrüßen sind.
Wünschenswert ist aber, daß diese Vorschläge verzahnt sind und ineinandergreifen. Wir erleben eine Fülle von Einzelmaßnahmen, wobei aber oft die zweite Maßnahme vor die erste Maßnahme gesetzt wird, anstatt umgekehrt. Es geht darum, diese Maßnahmen besser abzustimmen, zu koordinieren. Deshalb die Bitte, sie tatsächlich endlich zu realisieren.
Es sind einige ganz wichtige Punkte, die ich nur kurz erwähnen möchte, wie etwa die Kooperation mit den Herkunftsländern, den Aktionsplan umsetzen, die Verträge endlich realisieren, die Strafverfolgung für Schlepper verschärfen, das heißt EUROPOL weiter stärken, als das bisher der Fall war, die Einwanderung gemeinschaftlich regeln und ebenso Asyl und die Mißbrauchsbekämpfung. Dabei erlauben Sie mir eine Frage: Wir diskutieren jedesmal bei Beginn der Präsidentschaft über EURODAC, und jedesmal hören wir, demnächst wird EURODAC Realität. Mittlerweile sind Jahre vergangen, und EURODAC ist noch nicht Realität. Ich würde mich freuen, wenn Sie es tatsächlich schaffen, EURODAC zu realisieren. Meine Frage an Sie, Herr Minister: Werden Sie es realisieren, und werden Sie dem Parlament folgen und die Kompetenzen für die Umsetzung bei der Kommission lassen, oder soll es weitere Diskussionen in eine falsche Richtung geben?
Erlauben Sie mir noch, eine zweite Frage anzuschließen. Sie haben hier ein Seminar am 20. und 21. erwähnt, dieses ist äußerst begrüßenswert. Sind auch die Parlamentarier dazu eingeladen, wie das vorbildhaft Portugal gemacht hat, wo wir mit Repräsentanten an diesen Konferenzen teilnehmen konnten? Nach den Ausführungen von Herrn Jospin lassen Sie mich auch als Österreicher die Frage an Sie richten, ob Österreicher zu dieser Konferenz eingeladen sind.
Watson
Herr Präsident, ich möchte dem amtierenden Präsidenten und dem Kommissar für die Ausführungen danken und mich den zahlreichen Vorrednern anschließen, die ihr Entsetzen und ihre Bestürzung über die tragischen Todesfälle, die in Dover entdeckt wurden, zum Ausdruck gebracht haben.
Der Ausschuß, dem ich die Ehre habe vorzustehen, hat wiederholt erklärt, daß wir eine europäische Einwanderungspolitik brauchen. Die Tragik der Menschen, die verzweifelt versucht haben, zu uns zu gelangen, wobei es sich keinesfalls um einen Einzelfall handelt, wirft ein Schlaglicht auf unser Versäumnis. Wir wissen, daß die Zahl derjenigen, die nach Europa einwandern wollen, über die Jahre mehr oder weniger gleich geblieben ist. Das Problem besteht schlicht und einfach darin, daß es immer weniger legale Möglichkeiten gibt, so daß sich der private Sektor nach und nach die illegalen Möglichkeiten erschließt.
Die Kommission hatte im vergangenen Jahr auf dem Gipfel vom Tampere das Mandat zur Erarbeitung einer gemeinschaftlichen Politik erhalten, und von meinen Gesprächen letzte Woche mit Herrn Chevenement, dem amtierenden Präsidenten des Rates "Justiz und Inneres ", weiß ich, daß die französische Präsidentschaft Maßnahmen gegen die Beteiligten an derartigen Aktionen, gegen die Schleuser dieser Opfer ergreifen wird. Das Europäische Parlament sieht Konsultationen zu diesen Initiativen mit Interesse entgegen.
Doch das reicht nicht aus. Wie lange wird es dauern, bis die Regierungen erkennen, daß sie in dieser Sache ziemlich unbedarft dastehen? Wann werden sie erkennen, daß ihnen die Kriminellen weit voraus sind, und wie lange wird es dauern, bis die Zusammenarbeit der Polizeibehörden einen Stand erreicht hat, der diesem schrecklichen Menschenhandel ein Ende setzt? Ich bin sogar versucht, den Einsatz von Systemen wie Echelon im Kampf gegen die Menschenhändler vorzuschlagen, doch das wäre angesichts der für Donnerstag anberaumten Abstimmung wohl doch eine Spur zu provokativ.
Tatsache ist, daß wir stolz darauf sein sollten, daß wir eine Gesellschaft aufgebaut haben, die viele Menschen anzieht, wir sollten uns allerdings auch dafür schämen, daß es unserer Entwicklungshilfepolitik nicht besser gelungen ist, die auslösenden Faktoren in einigen der Herkunftsländer zu lindern. Solange es uns nicht gelingt - und ich erkenne die von den hochrangigen Arbeitsgruppen geleistete Arbeit sehr wohl an -, die auslösenden Faktoren zu lindern, sollten wir vielleicht unsere Türen ein wenig öffnen. Wir haben möglicherweise auch etwas davon, wenn sich unsere alternde Bevölkerung verjüngt und unsere Kultur eine Bereicherung erfährt.
Ich freue mich, daß Kanada zu den Ländern zählt, die zum Seminar der Präsidentschaft eingeladen wurden. Vielleicht sollten wir uns an Kanada ein Beispiel nehmen. Die liberale kanadische Regierung hat vorgeschlagen, die Hintertür für die illegale Einwanderung zu schließen und gleichzeitig die Vordertür für eine legale Einwanderungspolitik zu öffnen.
Queyranne
Herr Präsident, meine sehr verehrten Damen und Herren Abgeordnete! Meiner Meinung hat sich in dieser Debatte gezeigt, daß ein breiter Konsens zu den Leitlinien des Gipfels von Tampere besteht und insbesondere zu der Triade, deren erstes Element in den Beziehungen mit den Herkunftsländern und in Maßnahmen der gemeinsamen Entwicklungsanstrengungen besteht, die verstärkt werden müssen, denn die Immigration wird durch Ungleichgewichte, durch das Streben von arbeits- und perspektivlosen Menschen, in die reicheren Länder zu gelangen, verursacht.
Das zweite Element ist die Integration der legal in Europa lebenden Ausländer, und aus dieser Sicht gibt es meiner Meinung nach für Europa keine Politik der Nulleinwanderung. Dies scheint unrealistisch zu sein. Den Ausländern, die sich im Einklang mit den gesetzlichen Bestimmungen unserer Länder hier aufhalten, muß die Möglichkeit gegeben werden, ohne Diskriminierung zu leben und integriert zu werden.
Das dritte Element schließlich ist die Bekämpfung der illegalen Einwanderung und insbesondere der Schleuserorganisationen. Ich stimme mit der Meinung vieler überein, die heute gesprochen haben, wie z. B. Herr Cappato: Diese Organisationen gehören auf jeden Fall zur organisierten Kriminalität. Wir müssen daher gegen diese mächtigen internationalen mafiaähnlichen Organisationen vorgehen, die Gesetzeslücken, Schwierigkeiten bei der Zusammenarbeit und die starke Nachfrage in den betroffenen Ländern ausnutzen.
Im Rahmen unseres Ratsvorsitzes können wir die in dieser Debatte gemachten Vorschläge noch ergänzen. Ich denke insbesondere an den Vorschlag von Herrn Vitorino zum Abschluß von Rücknahmeabkommen mit den Herkunftsländern, z. B. mit China, im Hinblick auf die spezielle Bekämpfung des Menschenhandels zum Zwecke der sexuellen Ausbeutung. Ich denke auch, daß wir gemeinsam an konkreten Maßnahmen, am Zeitplan zu ihrer Umsetzung, den Sie gefordert haben, arbeiten müssen. Dazu gehört auch die Anwendungsverordnung für Eurodac, die bis Ende des Jahres erlassen werden muß und zu der mich Herr Pirker angesprochen hat.
Insbesondere muß dieses Halbjahr genutzt werden, um die Leitlinien, vor allem zur langfristigen Einwanderung in Europa, zu klären. Wir haben einen informellen Rat, einen Rat Justiz und Inneres, vorgesehen, der Ende des Monats in Marseille stattfinden soll, und wir haben diese Frage mit auf die Tagesordnung gesetzt. Im übrigen sollte der Vorsitzende Ihres Ausschusses, Herr Watson, an dieser Debatte am Monatsende teilnehmen. Ich möchte unterstreichen, daß die Parlamentarier zu den verschiedenen Konferenzen, die in diesem Rahmen stattfinden werden, eingeladen sind.
Nach dieser Debatte bin ich überzeugt, daß wir gegen die illegale Einwanderung und insbesondere gegen die Formen ihrer Ausbeutung, die alle hier im Zusammenhang mit dem Drama von Dover, aber auch mit anderen Erscheinungen insbesondere in der Meerenge von Gibraltar und vor den Küsten einiger unserer Länder verurteilt haben, nur in zwei Richtungen vorgehen können: einerseits durch die Harmonisierung der Rechtsvorschriften und andererseits durch die Verstärkung der Kooperation. Diese Harmonisierung ist erforderlich, weil dann nicht mehr die Möglichkeit besteht, die zwischen den Ländern bestehenden Unterschiede beim Asylrecht und bei der Strafverfolgung auszunutzen und von der Freizügigkeit in der Weise zu profitieren, daß versucht wird, die europäische Wachsamkeit zu täuschen. Aber auch die Verstärkung der Zusammenarbeit ist erforderlich, weil wir es mit mächtigen Organisationen zu tun haben, denen man gewachsen sein muß.
Meiner Meinung nach muß Europa über die Arbeit des Rates, müssen die Kommission, die diese Überlegungen weiterführen kann, und das Parlament auf diese Weise unsere Konzeption bekräftigen, die eine ausgewogene, menschliche Konzeption der Zuwanderung ist und damit garantieren, daß die Menschenrechte angesichts des Anwachsens der organisierten Kriminalität und des Menschenhandels die Oberhand behalten.
Vitorino
Zunächst möchte ich den Standpunkt der Kommission zum Programm von Tampere darlegen. Dabei möchte ich unterstreichen, daß die Kommission seit Tampere bereits eine beträchtliche Zahl von Rechtsinstrumenten vorgelegt hat, damit sie im Rat debattiert und innerhalb der im "Scoreboard " vorgesehenen Fristen angenommen werden können. Es handelt sich nicht nur um die Eurodac-Verordnung, sonder auch um den Vorschlag für einen Beschluß zum Europäischen Flüchtlingsfonds, um die Richtlinie für den zeitweiligen Schutz, die Revision des Dubliner Übereinkommens, wobei es um den für die Bearbeitung des Asylantrags zuständigen Staat geht, aber auch und vor allem um die Ergebnisse der Befragung zur Festlegung der Normen für das gemeinsame Asylverfahren.
Meiner Meinung könnte man sogar noch hinzufügen, daß die Kommission, was die legale Einwanderung betrifft, den Vorschlag für eine Richtlinie zur Familienzusammenführung vorgelegt hat. Das geschah in den sechs Monaten nach Tampere und unter Einhaltung des Zeitplans, der in dem dem Rat vorgelegten "Scoreboard " enthalten ist. Die Kommission ist nicht in Verzug, und die Debatte, die kompliziert ist, geht im Parlament und im Rat weiter.
Daher glaube ich Herrn Ducarme zu verstehen, wenn er mir sagt, er sei enttäuscht. Wir sind alle enttäuscht, die Realität enttäuscht uns, doch ich muß sagen, daß die Kommission und dies möchte ich besonders unterstreichen die vorgesehenen Vorschläge termingemäß vorgelegt hat. Sie haben mir vorgehalten, meine Rede stünde im Widerspruch zu der Terminstellung Ende dieses Jahres, damit der Europäische Rat von Nizza die Asyl- und Einwanderungspolitik bewerten kann. Diesbezüglich empfehle ich Ihnen, etwas genauer nachzusehen, was es mit den Terminen auf sich hat, über die wir hier sprechen.
Was in Nizza vorgesehen ist, ist eine erste Bewertung der Arbeit der hochrangigen Gruppe "Asyl und Immigration ", aber keine Bewertung der Asyl- und Einwanderungspolitik. Es handelt sich um die Aktionspläne der hochrangigen Gruppe "Asyl und Immigration ", und ich muß Ihnen sagen, daß die Kommission heute optimistischer ist als vor drei Monaten, weil es zu einer Einigung zwischen der Kommission und den Mitgliedstaaten gekommen ist über die Maßnahmen im Zusammenhang mit der Entwicklungszusammenarbeit, die die Kommission im Rahmen mehrerer Gemeinschaftspolitiken wie der Menschenrechtspolitik, der Wirtschaftspolitik und der Entwicklungshilfepolitik anzuwenden hat, sowie über die Maßnahmen, die von den Mitgliedstaaten im Hinblick auf die fünf Länder mit Aktionsplänen angenommen werden müssen.
Der Termin im Dezember 2000, von dem ich gesprochen habe, ist etwas anderes. Es handelt sich nicht um den Rat von Nizza, sondern um einen Termin, der in Tampere für die Annahme eines Rechtsinstruments zur Festlegung von Definitionen, Tatbestandsmerkmalen und Strafen für Menschenhandel, insbesondere für den Handel mit Frauen und Kindern zum Zwecke ihrer sexuellen Ausbeutung, vorgesehen wurde. Die Kommission kann Sie diesbezüglich beruhigen. Sowohl die französische Präsidentschaft - der Herr Minister hat soeben dargelegt, daß die französische Präsidentschaft einen Vorschlag für ein Rechtsinstrument, für einen Rahmenbeschluß, zur Bekämpfung des Menschenhandels, zur Bekämpfung von Schleuseraktivitäten vorgelegt hat - als auch die Kommission selbst sind in der Lage, diesen Termin einzuhalten und eine diesbezügliche Rahmenentscheidung zum Menschenhandel vorzulegen. Ich glaube also, sagen zu können, daß wir dabei sind, Initiativen vorzulegen, und ich zähle auf die Unterstützung des Parlaments wie auch des Rates, damit diese Legislativverfahren in den vorgesehenen Zeiträumen abgeschlossen werden können.
Ich möchte nur noch zwei zusätzliche Anmerkungen machen. Die erste an die Adresse von Herrn Berthu, der leider nicht mehr anwesend ist, denn wenn ich von dem Phantom der Nulleinwanderung gesprochen habe, dann aus dem Grunde, daß das Argument der Nulleinwanderung zuweilen als Floskel benutzt wird. Im übrigen wäre es recht interessant einmal festzuhalten, daß einige der Verantwortlichen, die die Nulleinwanderung gerne im Munde führen, zugleich diejenigen sind, die hinsichtlich der Integration der Zuwanderer in die aufnehmenden Gesellschaften für eine laxe Einwanderungspolitik die Hauptverantwortung tragen. Wenn man das Phantom oder die Sonntagsreden von der Nulleinwanderung verurteilt, dann um aufzuzeigen, daß es eine Alternative gibt, und diese Alternative besteht in einer aktiven Einwanderungspolitik, die den Schwerpunkt auf das gemeinsame Anliegen der Integration der legalen Einwanderer in die Aufnahmegesellschaften und auf der Klärung der Kriterien und Grundsätze einer auf europäischer Ebene abgestimmten Einwanderungspolitik legt. Das ist die Alternative und es tut mir leid, das sagen zu müssen ich glaube nicht, daß die Alternative darin bestehen kann, die Kontrollen an den Binnengrenzen mittels gemeinsamer Kommissariate, die sich nicht an der Grenze, sonder 30 km entfernt befinden, wieder einzuführen.
Weiterhin und dies ist meine zweite Bemerkung bin ich froh darüber, daß sich in dieser Debatte ein umfassender Konsens darüber gezeigt hat, daß die Priorität in der Bekämpfung der organisierten Kriminalität liegen muß, und ich möchte einen Wunsch äußern, nämlich daß dieser Konsens auch aufrechterhalten wird, wenn auf Betreiben der französischen Präsidentschaft und mit Unterstützung der Kommission gemäß den in Tampere festgelegten Fristen dieses Parlament mit den notwendigen Instrumenten zur Bekämpfung der Geldwäsche befaßt wird. Denn der Kampf gegen die Geldwäsche muß mit einem wirkungsvollen Instrument gegen die organisierte Kriminalität geführt werden. Dann handelt es sich nicht mehr um bloße Reden, sondern um den Kampf auf dem eigentlichen Terrain, auf dem er gewonnen werden muß.
Der Präsident
- Vielen Dank, Herr Kommissar António Vitorino.
Ich teile mit, daß ich sieben Entschließungsanträge erhalten habe, die gemäß Artikel 37, Absatz 2 der Geschäftsordnung eingereicht wurden.
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet am Donnerstag um 12.00 Uhr statt.
Entlastung 1998 (Fortsetzung)
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt die Fortsetzung der gemeinsamen Aussprache über Entlastungen 1998.
Meine Damen und Herren Abgeordnete, wie Sie sich erinnern dürften, wurde die gemeinsame Aussprache von heute morgen über die Frage der Erteilung der Kommissionsentlastung nicht für beendet erklärt, weil die abschließende Wortmeldung der Frau Kommissarin Schreyer fehlte, die in diesem Moment hier anwesend ist. Ich freue mich also, nunmehr der Frau Kommissarin Schreyer das Wort zu erteilen, womit wir dann die gemeinsame Aussprache über das Thema der Entlastung als abgeschlossen betrachten können.
Schreyer
Herr Präsident! Ich danke Ihnen, daß Sie mir noch einmal das Wort geben, weil die Sitzung gerade dann beendet wurde, als Herr Präsident Chirac kam, zwar mit Verzögerung, aber die Flugverbindung von Paris nach Straßburg hat ja dann doch geklappt.
Ich möchte einige der Fragen, die in der Diskussion an mich gestellt wurden, doch noch beantworten. Das war zum einen die Frage der Umstrukturierung der Haushaltskontrolle und die Fragestellung: Wie wird sie gemacht? Ich kann hier noch einmal für die Kommission sagen, daß es zum einen die Errichtung des internal audit service ist, mit der eine unabhängige und eigenständige Behörde errichtet wird; wir werden selbstverständlich für die Übergangsperiode auch die Vorabkontrolle in zentralisierter Form aufrechterhalten, und zwar nach einem risk management, das heißt, nach einer Einschätzung der Risiken, die für die verschiedenen Bereiche vorhanden sind.
Das zweite betrifft die Fragen, die mit Rückforderungen verbunden sind, und konkret auch noch einmal den Fall Fléchard. Frau Morgan hat an mich die Frage gestellt, ob die Kommission hier weiter bereit sei, Fragen zu beantworten. Selbstverständlich ist die Kommission dazu bereit, und ich bin eigentlich zuversichtlich, Frau Vorsitzende des Ausschusses für Haushaltskontrolle, daß wir auch da ein Verfahren finden, um den Informationsaustausch so abzuwickeln, daß es hier keine Differenzen und Meinungsverschiedenheiten gibt.
Ein weiterer Punkt, der angesprochen wurde, betraf die Suche nach dem Protokoll der Sitzung von 1994. Hier möchte ich dem Fragesteller noch einmal sagen, daß OLAF eine erneute Suche nach dem Protokoll durchführt, die noch nicht abgeschlossen ist, aber seitens der Kommission, und das halte ich für wichtig, wurde die Konsequenz gezogen, das gesamte Archivierungssystem einer Reform zu unterziehen.
Frau Theato, Sie hatten an mich die Frage gestellt: Wo bleibt die Vorlage zum umfassenden Rechtsrahmen, für explizite Betrugsbekämpfung, nicht allein die Verbesserung des Finanzmanagements, sondern explizit die Betrugsbekämpfung? Die Kommission hat in der vergangenen Woche ein Strategiepapier zu einem umfassenden Ansatz zur Betrugsbekämpfung beschlossen, das wir sicherlich bald auch im Ausschuß für Haushaltskontrolle diskutieren können, mit vier Haupthandlungssträngen, nämlich einmal dem Handlungsstrang einer umfassenden Gesetzgebung zur Betrugsbekämpfung, der auch die Prävention von Betrug mit einbezieht, zweitens dem Ausbau der Kooperation mit den Mitgliedstaaten, den Bewerberstaaten, mit Drittstaaten, dann als dritter Handlungsstrang die interinstitutionelle Zusammenarbeit zur Bekämpfung und Vermeidung von Betrug im Amt. Viertens, die Verbesserung der strafrechtlichen Dimension, der strafrechtlichen Schlußfolgerung. Hierzu kann ich ankündigen, daß nach aller Voraussicht die Kommission noch in diesem Monat einen Vorschlag für die Regierungskonferenz beschließen wird, die europäischen Verträge dahingehend zu ergänzen, daß die Einrichtung eines Amtes für einen europäischen Staatsanwalt ermöglicht wird.
Das ist eine Forderung, die gerade vom Ausschuß für Haushaltskontrolle an dieses Parlament, an die Kommission und natürlich auch an den Rat herangetragen wurde. Wir wissen, daß dieser Vorschlag im Rat kontrovers diskutiert wird und nicht auf besonders viel Zustimmung stößt. Insofern ist dann zu überlegen, falls dieser Vorschlag nicht angenommen werden sollte, daß die Konvention, die immer noch nicht ratifiziert ist, in ein anderes Regelwerk, eben eine Richtlinie eingebracht werden muß.
Ich darf mich im Namen der Kommission noch einmal für die Aussprache heute vormittag und auch für die kritische Zusammenarbeit bedanken und möchte Ihnen nochmals versichern, daß die Kommission die Schritte unternehmen wird und teilweise schon unternommen hat, um einen besseren Vollzug des Haushalts der Europäischen Union zu gewährleisten.
Der Präsident
Vielen Dank, Frau Kommissarin Schreyer.
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet am Mittwoch um 12.00 Uhr statt.
LIFE
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt der Bericht (A5-0172/2000) der Frau Abgeordneten Lienemann im Namen der Delegation des Parlaments im Vermittlungsausschuß über den vom Vermittlungsausschuß gebilligten gemeinsamen Entwurf einer Verordnung des Europäischen Parlaments und des Rates über das Finanzierungsinstrument für die Umwelt (LIFE) (C5-0221/2000 - 1998/0336(COD)).
Moreira da Silva
- (PT) Herr Präsident, meine Damen und Herren Abgeordnete! Als wir hier im Februar dieses Jahres die Aussprache über die zweite Lesung von LIFE-III durchführten, kamen wir zu dem Schluß, daß diese Verordnung besser war als die zu LIFE-I und LIFE-II. Sie war besser wegen ihrer größeren Konsequenz, Transparenz und Rationalität. Sie war auch besser, weil sie die Beschäftigungsförderung als einen bei der Auswahl der vorgelegten Projekte zu berücksichtigenden Faktor definierte. Sie war besser, weil sie die Verringerung der globalen Umweltauswirkungen von Produkten, und zwar von der Produktion bis zum Recycling und zur Entsorgung, als eines der mit LIFE-Umwelt zu verwirklichenden Ziele festlegte. Nicht zuletzt war sie deshalb besser, weil sie die Erschließung und Flächennutzung der Küstengebiete als eine der Prioritäten von LIFE-Umwelt festlegte.
Gleichwohl gingen bei vier Punkten die Meinungen des Europäischen Parlaments, der Kommission und des Rat noch auseinander. Diese Punkte, nämlich der Haushalt, die Komitologie, die Vorausschau auf eine vierte LIFE-Phase und die Ziele von LIFE-Umwelt, wurden dann an das Vermittlungsverfahren überwiesen. Die Arbeit im Rahmen des Vermittlungsverfahrens führte zu weiteren Verbesserungen an der Verordnung über LIFE-III. Etwas vereinfacht können wir sagen, daß wir beim Problem der Komitologie zwar unterlegen sind, bei den wesentlichen Fragen jedoch unsere Standpunkte einbringen konnten.
Daher gratuliere ich unserer Berichterstatterin, der Frau Abgeordneten Lienemann, zu der Arbeit, die sie sowohl bei der ersten und zweiten Lesung als auch im Vermittlungsverfahren geleistet hat. Gestatten Sie mir, daß ich zwei Punkte hervorhebe, die mir am bedeutsamsten erscheinen. Beim Referenzhaushalt für den Zeitraum 2000-2004, der das Hauptproblem war, hätten wir es natürlich vorgezogen, wenn man sich auf einen Betrag hätte einigen können, der näher an den vom Europäischen Parlament vorgeschlagenen 850 Millionen Euro als bei den von Kommission und Rat festgesetzten 613 Millionen Euro liegt. Aber wie heißt es doch immer - die Politik ist die Kunst des Möglichen. Hätten wir den Referenzbetrag von 640 Millionen Euro nicht akzeptiert, dem wir dann aber im Vermittlungsverfahren doch zugestimmt haben, wären wir letztlich politisch dafür verantwortlich gewesen, wenn Tausende Vorhaben für das Jahr 2000 ohne angemessene Antwort und ohne Finanzierung geblieben wären. Jedenfalls erklären wir vor der Kommission und dem Rat noch einmal, daß dieser Betrag für das Europäische Parlament zwar besser ist als der im Gemeinsamen Standpunkt vorgesehene, aber nach wie vor nicht dem Wert gerecht wird, den LIFE besitzt.
Außerdem möchte ich die Übereinkunft begrüßen, die es ermöglicht hat, die nachhaltige Wasserbewirtschaftung und die Verringerung der Treibhausgasemissionen in die mit LIFE-Umwelt zu erreichenden Ziele einzubeziehen.
Lage
Herr Präsident, meine Damen und Herren Abgeordnete! Man sagt, jede Epoche, jede Generation erzeugt das Bild, das ihre Beziehungen zur Natur darstellt. In unserer Zeit nun verändert sich die Auffassung von den Beziehungen zur Natur radikal. Profit, Egoismus und Ausbeutung dürfen nicht länger den Ton angeben. Heute muß die Politik, welche auch immer, Ausdruck dieser neuen Denkweise in den Beziehungen von Mensch und Gesellschaft zur Umwelt sein.
Deshalb hat die Europäische Union bei der Vorlage von Rechtsvorschriften im Bereich des Umweltschutzes bahnbrechend gewirkt und ist auch ein wichtiger Partner bei internationalen Verhandlungen und Abkommen über den weltweiten Schutz der Erde.
Die Umsetzung der europäischen Richtlinien in nationales Recht spielte und spielt auch weiterhin in allen Ländern eine maßgebliche Rolle, besonders in Portugal. Das LIFE-Programm ist nur ein Finanzierungsinstrument im Dienste der Umweltpolitik der Europäischen Union und der Nachbarländer, der Anrainerstaaten von Ostsee und Mittelmeer sowie der osteuropäischen Länder. Aber es ist nicht das einzige Finanzierungsinstrument, das sich auf die Umweltpolitik auswirkt: Wir wissen, daß die Regional- und die Agrarpolitik - letztere oft in unheilvoller Weise - einen enormen Einfluß auf die Umwelt, die Böden und die Gewässer Europas ausüben.
Die Annahme von LIFE ist von unbestreitbarer Bedeutung. Nach langem Hin und Her und einer Zeit, in der die aus diesem Programm finanzierten Vorhaben lahmgelegt waren, haben die portugiesische Präsidentschaft und das Europäische Parlament endlich eine Vereinbarung erreicht, vor allem zu einem Haushaltsrahmen von 640 Milliarden Euro für den Zeitraum 2000-2004.
LIFEIII wird also vor diesem Sommer einsatzbereit sein. Die nun vorliegende Vereinbarung weist große Vorzüge auf, die gleichermaßen der portugiesischen Präsidentschaft - die damit erneut ihre konstruktiven und effektiven Beziehungen zum Europäischen Parlament und ihr Vermittlungsgeschick unter Beweis gestellt hat - und der Delegation des Europäischen Parlaments sowie vor allem der Frau Abgeordneten Lienemann zu verdanken sind. Ich möchte auch nicht versäumen, die Einigung zu begrüßen, die die portugiesische Präsidentschaft und das Europäische Parlament zu einem für die Politik der Europäischen Union im Umweltbereich so unerläßlichen Instrument wie die Wasser-Rahmenrichtlinie erzielt haben.
Fitzsimons
Herr Präsident, das europäische LIFE-Programm ist die wichtigste Initiative der Europäischen Union zur Integration von Umweltmaßnahmen in alle anderen Politikbereiche der EU. Nach Artikel 130 des Maastricht-Vertrags ist die Union als politische Einheit moralisch und gesetzlich zum Schutz und zur Förderung der Umwelt verpflichtet. Zwischen 1992 und 1995 wurden mit der Initiative LIFE knapp 1 600 Projekte kofinanziert, wobei sich der Beitrag der Gemeinschaft auf insgesamt annähernd 2,1 Mrd. Euro belief.
Besonders freut mich, daß durch das LIFE-Programm der EU die Anwendung umweltfreundlicherer Technologien gefördert und zahlreiche Programme zur Abfallwiederaufbereitung finanziell unterstützt werden. In Irland erfolgt die Abfallentsorgung zu über 90 % noch immer auf Deponien. Ich begrüße die von der irischen Regierung ergriffenen Initiativen, die vorsehen, die Hälfte des Aufkommens an Haushaltabfällen künftig anderweitig zu entsorgen, die Menge der für die Deponieentsorgung bestimmten biologisch abbaubaren Abfälle um bis zu 65 % zu reduzieren, die Abfallerfassung auszubauen und Methanemissionen um bis zu 80 % zu senken. Ich begrüße des weiteren die Tatsache, daß die Mitgliedstaaten eine Aufstockung des neuen LIFE-Programms für die nächsten fünf Jahre um 27 Mio. Euro beschlossen haben und insgesamt ca. 640 Mio. Euro aus dem Haushalt für das LIFE-Programm bereitgestellt werden. Meine Glückwünsche an die Berichterstatterin.
Bernié
Herr Präsident, die Umweltpolitik der Europäischen Union setzt mich immer wieder in Erstaunen.
Die Strukturfonds sollen den Ländern vorbehalten bleiben, die die Umweltrichtlinien erfüllen, was eine höchst diskriminierende Maßnahme wäre. Hingegen ist es gesetzlich durchaus zulässig, der Schokolade pflanzliche Fette zuzufügen, GVO zu verwenden, Erdöl und seine giftigsten Rückstände mit jedem beliebigen Rosttanker zu transportieren, der in den USA Aufenthaltsverbot hat, und sogar ungestraft die Atlantikküste verseuchen. Das kann doch nicht wahr sein!
Das mit 640 Millionen Euro ausgestattete LIFE-Programm ist weit davon entfernt, ein Beispiel für Transparenz zu sein, was Fragen über die ordnungsgemäße Verwendung öffentlicher Mittel aufwirft.
Im Februar habe ich Ihnen vergeblich vorgeschlagen, Mittel zum Immobilienkauf nur öffentlichen Einrichtungen zu genehmigen, da öffentliches Geld unserer Meinung nach auch unter dem Vorwand des Umweltschutzes nicht zur Bildung privaten Grundvermögens verwendet werden darf. Dies ist auch die Auffassung der Kommission, die zur Klarstellung der Kriterien für die Förderungswürdigkeit von Ausgaben im Rahmen von SEM2000 hinsichtlich der Strukturfonds präzisiert, daß der Kauf von Grundstücken in die Verantwortung einer öffentlichen oder öffentlich-rechtlichen Einrichtung fällt. Ich möchte wissen, warum die Regeln für die Strukturfonds nicht auch für die LIFE-Mittel gelten.
Ich habe ebenfalls sechs weitere konkrete, leicht umzusetzende Vorschläge gemacht, die auf die Begrenzung von örtlichen Konflikten und die Erbringung des Nachweises für die ordnungsgemäße Verwendung von öffentlichen Geldern abzielen. Ich stelle mit Bedauern fest, daß sie in keiner Weise berücksichtigt worden sind, denn die Verwendung der LIFE-Mittel ist nach wie vor undurchsichtig: unklar formulierte Kriterien für die Förderungswürdigkeit, mehr oder weniger zweifelhafte und nicht abgestimmte Aktionen, keine Veröffentlichung von Bilanzen, fehlende Evaluierungspolitik usw. Wir werden daher gegen diesen Bericht stimmen.
Schreyer
Herr Präsident! Sehr geehrte Abgeordnete! Für die neue LIFE-Verordnung ist nun die Abschlußphase erreicht. Die Debatte und das Prozedere haben ja sehr lange gedauert, aber für das Programm kann man trotz der hier geäußerten Kritik doch sagen: Was lange währt, wird endlich gut. Der ursprüngliche Kommissionsvorschlag stammte vom Dezember 1998. Auch wenn hier im Plenum schon zweimal über die neue LIFE-Verordnung debattiert wurde, will ich doch an dieser Stelle die Bedeutung des Programms als Programm zur Förderung des Umweltschutzes betonen. Es ist bei weitem zwar nicht die einzige Förderung von Umweltzielen aus dem EU-Haushalt. Ich darf dazu insbesondere auf die hohen Summen hinweisen, die in den Strukturfonds zur Verfügung stehen und für die das Umweltziel als Mainstreaming, das heißt also generell, gilt.
Ich verweise auch auf die Ausgaben zur Förderung der ländlichen Entwicklung, auf die Forschungsausgaben, die für die Umweltforschung zur Verfügung stehen, auf Ausgaben zum Schutz des tropischen Regenwaldes und die Ausgaben zur Förderung umweltfreundlicher Energie. LIFE verfolgt aber spezielle Ziele. Es dient der Schaffung des Netzes Natura 2000 - das ist auch eine Maßnahme, die von Ihnen unterstützt wird -, es fördert die Einbeziehung von Umweltbelangen in die Flächennutzungsplanung, und es fördert Umweltprojekte im Mittelmeerraum und im Ostseeraum.
Das Programm erstreckt sich über mehrere Jahre (2000 bis 2004), und die zur Verfügung stehende Summe wurde im Rahmen des Vermittlungsverfahrens von 613 auf 640 Millionen Euro aufgestockt. In den Vermittlungsverhandlungen wurde auch über die Ausschüsse debattiert, die die Kommission bei der Durchführung des Programms unterstützen, und hier weise ich im Namen der Kommission darauf hin, daß unserer Meinung nach die Bestimmungen des entsprechenden Ratsbeschlusses nicht korrekt angewandt wurden, weshalb die Kommission bei Abschluß des Verfahrens hierzu eine entsprechende Erklärung abgegeben hat.
Insgesamt überwogen aber erfreulicherweise die Gemeinsamkeiten, und ich darf im Namen der Kommission und insbesondere meiner Kollegin, Frau Wallström, dem Umweltausschuß, der Vorsitzenden Frau Jackson und insbesondere der Berichterstatterin herzlich danken und möchte auch die Gelegenheit ergreifen, als Haushaltskommissarin zu sagen, daß ich sehr gerne mit dem Umweltausschuß einmal das Thema EU-Haushalt und Umweltschutz debattieren und diskutieren möchte. Ich hoffe, daß bald auch über erste positive Projekte aus dem neuen LIFE-Programm berichtet werden kann.
Der Präsident
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen um 11.30 Uhr statt.
Haushalt 2001 (Konzertierungsverfahren)
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt die Aussprache über den Bericht (A5-0184/2000) von Frau Haug in Namen des Haushaltsausschusses zum Haushaltsplan 2001 im Hinblick auf das Konzertierungsverfahren vor der ersten Lesung im Rat.
Haug
Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Nachdem wir im Frühjahr unsere Leitlinien zum Haushalt 2001 diskutiert und beschlossen haben, erarbeiten und formulieren wir nun unsere Haltung, die wir im Konzertierungsverfahren einnehmen wollen. Beginnen wird dieses Verfahren mit einem Trilog am Donnerstagabend, daran erfolgt die Konzertierung über die Ergebnisse des Trilogs in der traditionellen Sitzung der Delegationen zum Zeitpunkt der ersten Lesung des Rates. Dieses Treffen wird dann am 20. Juli stattfinden.
Die neue Interinstitutionelle Vereinbarung zwischen dem Europäischen Parlament, dem Rat und der Kommission über die Haushaltsdisziplin und die Verbesserung des Haushaltsverfahrens vom 6. Mai des letzten Jahres hat unser altes Ad-hoc-Verfahren revidiert. Unser jetziges Konzertierungsverfahren ist zum Herzstück des Verfahrens für die interinstitutionelle Zusammenarbeit der Institutionen in Haushaltsfragen geworden. Nunmehr umfaßt dieses Verfahren zwei Themenbereiche, nämlich zum einen den, der durch unser altes Ad-hoc-Verfahren abgedeckt war, d. h. die Agrarausgaben, die aus Fischereiabkommen resultierenden Ausgaben sowie die Ausgaben der gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik zu Lasten unseres europäischen Haushalts.
Zum anderen aber soll auch über alle anderen Ausgaben gesprochen werden. Zumindest gesprochen, wenn nicht gar verabredet werden. Das Konzertierungsverfahren schafft also den Rahmen, der es ermöglicht, wie es in der Interinstitutionellen Vereinbarung heißt, die Aussprache über die globale Ausgabenentwicklung und die Grundzüge des Haushaltsplans für das kommende Haushaltsjahr im Lichte des Haushaltsvorentwurfs der Kommission fortzusetzen. Genau da stehen wir jetzt.
Wir haben den Haushaltsvorentwurf der Kommission, und wir geben dem Rat mit unserer Entschließung Hinweise zu seiner ersten Lesung des Haushalts. Diese Hinweise sind klar und deutlich. Eine unserer wichtigsten Prioritäten war, ist und bleibt die Unterstützung des Friedens- und Stabilitätsprozesses auf dem Balkan. Dazu haben wir schon im letzten Jahr ein Mehrjahresprogramm gefordert, damit auch die Finanzierung dieses Prozesses nicht mehr mit der Von-der-Hand-in-den-Mund-Technik leben muß, sondern auf festen Füßen steht. Dazu haben wir schon in die Interinstitutionelle Vereinbarung gemeinsam mit Rat und Kommission eine Öffnungsklausel eingefügt. Außerdem haben wir bereits im letzten Dezember bei unserer letzten zweiten Lesung zusammen mit dem Rat eine gemeinsame Erklärung verfaßt.
Nun also hat die Kommission die Änderung der Finanziellen Vorausschau, ein Mehrjahresprogramm für den Westbalkan vorgeschlagen und einen Haushaltsplanvorentwurf vorgelegt, der auf der Änderung der Finanziellen Vorausschau basiert. Wir begrüßen diese Initiative der Kommission, denn wir sind der Auffassung, daß die Änderung der Finanziellen Vorausschau absolut notwendig ist, um den Verpflichtungen, die wir als Europäische Union auf dem Balkan eingegangen sind, auch nachkommen zu können. Wir sind allerdings nicht der Meinung, daß wir unsere Hilfe im Kosovo und auf dem Balkan allein durch eine mehrjährige Umschichtung unserer traditionellen Prioritäten in der Außenpolitik, durch Kürzungen in der Zusammenarbeit mit den Entwicklungsländern und bei der Hilfe für die Ärmsten der Armen finanzieren sollten.
Wir haben bereits mit der Annahme der Agenda 2000 einer 22%igen Kürzung in der Kategorie 4 zugestimmt. Allerdings nur unter der Bedingung, daß die für den Kosovo und den Balkan benötigten Mittel durch neues Geld finanziert werden.
Folglich erwarten wir vom Rat, daß er mit uns in Verhandlungen in diesem konstruktiven Sinne eintritt und wir vor der ersten Lesung des Rates zu einem Ergebnis kommen werden.
Lassen Sie mich, was die klassischen Bereiche des Ad-hoc-Verfahrens angeht, nur einige wenige Anmerkungen machen. Wir sind der Meinung, daß wir bezüglich der Rubrik 1a, Landwirtschaft, durchaus mit der Korrigierung von Obergrenzen warten können, bis die Kommission ihr Berichtigungsschreiben schickt. Wir sind erfreut, daß die Kommission den vollen Betrag, der nach der Finanziellen Vorausschau für die Rubrik 1b zur Verfügung steht, auch eingesetzt hat. Wir hoffen, daß sie ihn auch vollständig nutzen kann.
Im letzten Jahr hat das Parlament heftig für die Rubrik 1b gekämpft. Wir sind nicht so wankelmütig, daß wir das in diesem Jahr anders handhaben würden. Aber wir sind schon sehr daran interessiert, daß die Mittel für die Rubrik 1b in getrennte Mittel umgewandelt werden.
Hinsichtlich der Fischereiabkommen erwarten wir wie in früheren Ad-hoc-Verfahren, daß die Kommission vor der ersten Lesung des Parlaments aktualisierte realistische Zahlen vorlegt, denen wir dann Rechnung tragen können.
Wir finden es gut und richtig, daß die gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik immer mehr zu gemeinsamer Politik wird, das heißt, auch aus dem zweiten Pfeiler in den ersten Pfeiler wechselt. Allerdings möchten wir den Rat nachdrücklich darauf hinweisen, daß es selbstverständlich nicht dazu führen darf, daß unsere Möglichkeiten für unsere herkömmlichen außenpolitischen Maßnahmen dadurch immer mehr beschnitten werden.
Womit wir uns allerdings absolut nicht einverstanden erklären können, ist der Versuch des Rates, die Mittel für die Sonderbeauftragten aus dem Ratshaushalt zu nehmen. Das gentlemens' agreement gilt nur für administrative Ausgaben. Die Ausgaben für die Sonderbeauftragten sind operationeller Natur. Wir würden ein solches Vorgehen ohne die Vereinbarung mit dem Parlament als Verstoß gegen die Interinstitutionelle Vereinbarung durch den Rat betrachten.
Soweit die Hinweise für den Rat. Weitere gibt es in der morgen zur Abstimmung gestellten Entschließung. Wir erwarten, daß der Rat unsere Überlegungen und unsere Entscheidungen in die seinen miteinbezieht.
Maat
Herr Präsident! Wir befinden uns mit dem Haushalt in einem Stadium, das gewissermaßen der Ruhe vor dem Sturm ähnelt. Die Kommission hat einen zweiten Haushaltsvorentwurf vorgelegt, zu dem es aus der Sicht des Agrarsektors doch einiges anzumerken gibt.
Erstens: Der Gemeinschaftshaushalt unterscheidet sich von den Haushaltsplänen anderer großer Erdteile insofern negativ, als darin weniger öffentliche Mittel bereitgestellt werden als in anderen Teilen der Welt. Zweitens: Der Haushalt bleibt unter der festgelegten Obergrenze, und hoffentlich wird der Rat die Differenz auffüllen, denn sonst wird das Parlament eigene Vorschläge unterbreiten.
Es gibt noch einige weitere wichtige Punkte. Wir müssen um eine effiziente Verwendung der Haushaltsmittel bemüht sein. Auf der einen Seite stellen wir, auch in dem vorliegenden Haushalt, Umschichtungen fest, wobei man die Frage stellen muß, ob damit die relative Stabilität der gesamten Europäischen Union wirklich gewährleistet ist. Werden in der Europäischen Union öffentlich diskutierte Themen, unter anderem in den Bereichen Verbraucherfragen, Umwelt und Tierschutz, hinreichend berücksichtigt? Auf solche Themen ist der Ausschuß für Landwirtschaft und ländliche Entwicklung des Europäischen Parlaments, auch was eventuell unterbreitete Vorschläge betrifft, ansprechbar.
Das gleiche gilt für die Qualität der Politik. Auch hier ist eingehend zu prüfen, ob die Politik im finanziellen Sinne dazu beiträgt, einen hochwertigen ländlichen Raum in der Europäischen Union zu erhalten. Wird hierauf die notwendige Sorgfalt verwendet, werden die Finanzmittel dafür eingesetzt?
Aus dem Bericht und der Stellungnahme des Ausschusses für Landwirtschaft und ländliche Entwicklung geht hervor, daß wir die Vertagung der Diskussion über die 300 Millionen zur Finanzierung des Wiederaufbaus des Balkans im Grunde genommen begrüßen. Die Beratungen wurden auf Oktober verschoben, doch wurde die vom Agrarausschuß diesbezüglich vertretene Ansicht klar und deutlich zum Ausdruck gebracht. Zweitens sollte es angesichts der jedes Jahr nicht ausgeschöpften Mittel des Agrarhaushalts möglich sein, dieses Geld eventuell im folgenden Jahr zu verwenden, das heißt in die Reserve einzustellen, es aber nicht zurückzuüberweisen. Drittens müssen insbesondere bei der Politik zur Förderung des ländlichen Raums die Mittel effektiver eingesetzt werden, und es ist auch mehr Druck auf die Mitgliedstaaten oder die Kommission auszuüben, rascher Projekte vorzulegen, die entsprechend umgesetzt werden können.
Pohjamo
Herr Präsident, sehr geehrte Kollegen, gestatten Sie mir zunächst, der Berichterstatterin Frau Haug für ihren hervorragenden Bericht sowie dafür zu danken, daß sie zu uns gekommen ist, um sich mit den Auffassungen des Ausschusses für Regionalpolitik, Verkehr und Fremdenverkehr vertraut zu machen. Unser Ausschuß hat zu dem Bericht zwei Änderungsanträge eingereicht. Nach der Tagesordnung zu urteilen, sind diese Anträge über meine eigene Fraktion in die Plenartagung eingebracht worden, und ich hoffe, daß sie angenommen werden.
Änderungsantrag 19 geht darauf ein, daß die Strukturfondsprogramme, die Haushaltslinien für die europaweiten Verkehrsnetze und die anderen Maßnahmen im Verkehrssektor mit ausreichenden Zahlungsermächtigungen versehen werden müssen, um zu gewährleisten, daß die Programme sofort mit Beginn ihrer Laufzeit wirksam umgesetzt werden können. So vermeidet man einen Zahlungsrückstau am Ende der Laufzeit der jeweiligen Programme - wie es im vergangenen Haushaltsjahr der Fall war.
Änderungsantrag 20 betrifft die innovativen Maßnahmen. Der Haushaltsansatz muß auf dem Niveau belassen werden, wie es in Berlin beschlossen wurde. Es sei daran erinnert, daß die Interinstitutionelle Vereinbarung die Zusage enthält, die Absenkung des Haushaltsansatzes um zweihundert Millionen Euro im jeweils vergangenen Haushaltsjahr im nächsten Haushaltsjahr auszugleichen. Unser Ausschuß schlägt nicht die Übertragung von Mitteln der Gemeinschaftsinitiative Urban für innovative Maßnahmen vor, die entsprechenden Mittel sind vielmehr aus anderen Quellen zu beschaffen. Die Bedeutung von Innovationen ist auf den Gipfeltreffen sowohl in Lissabon als auch in Feira deutlich gemacht worden. Folglich müssen sie hinreichend gefördert werden. Die praktische Umsetzung innovativer Maßnahmen im Bereich der Strukturfonds ist deshalb nicht in Gang gekommen, weil die Vorbereitung durch die Kommission deutlich zu spät kam.
Unser Ausschuß unterstützt die im Bericht von Frau Haug verfolgte Linie zur Förderung der Beschäftigung und zur Stärkung der Bedeutung der KMU. Die Kommission und die Mitgliedstaaten müssen darüber hinaus die Verwaltungsverfahren im Bereich der Strukturfonds vereinfachen und beschleunigen. Bereits bei der Verabschiedung von Projekten muß die Aufmerksamkeit stärker auf deren erfolgreiche Umsetzung gerichtet werden.
Haarder
Herr Präsident, die Mitglieder des Ausschusses für Auswärtige Angelegenheiten sind - wie das Parlament allgemein - engagierte Anhänger der gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik, und wir befürworten auch die Sonderbeauftragten, die zur Zeit aus dem Kommissionshaushalt finanziert werden. Daß ich die Sonderbeauftragten überhaupt erwähne, liegt daran, daß der Rat darauf besteht, die Sonderbeauftragten über den Ratshaushalt zu finanzieren. Das klingt vielleicht vernünftig, ist aber insofern problematisch, als wir dadurch den mit einer Finanzierung über den Kommissionshaushalt verbundenen Einblick und die Kontrolle verlieren. Deshalb stimme ich der Forderung im Bericht Haug zu, daß wir darauf bestehen müssen, die Sonderbeauftragten weiterhin über den Kommissionshaushalt zu finanzieren, weil dadurch Einblick und Kontrolle durch das Parlament wie auch Anhörung, Information usw. des Parlaments gewährleistet sind. Der Ausschuß für Auswärtige Angelegenheiten war konstruktiv und hat sich eine Zwischenlösung für eine eventuelle Verhandlung mit dem Rat ausgedacht, die man im Beitrag des Ausschusses zum Bericht Haug nachlesen kann. Wenn der Rat unbedingt darauf besteht, diese Mittel aus dem Ratshaushalt bereitzustellen, wäre es denkbar, daß er im Gegenzug eine Art Interinstitutionelle Vereinbarung mit uns im Parlament schließt, die beinhaltet, daß er uns dieselbe Einsicht, Information, Kontrolle usw. zusagt, als wäre die Finanzierung über den Kommissionshaushalt erfolgt. Das, Herr Präsident, ist also der konstruktive Vorschlag des Ausschusses für Auswärtige Angelegenheiten. Ich möchte noch hinzufügen, daß wir natürlich auch darauf bestehen, daß der Rat das Europäische Parlament über Ausgaben und Initiativen informiert, sobald er etwas Neues die gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik betreffend beschließt.
Evans, Jonathan
Herr Präsident, zunächst möchte ich mich den lobenden Worten für Frau Haug anschließen. Sie hat wirklich hart gearbeitet, obwohl ich fürchte, daß sie, was den Ausschuß für Industrie, Außenhandel, Forschung und Energie betrifft, so hart gearbeitet hat, daß sie zu nicht mehr als dem Pflichtbesuch in der Lage war. Wir haben deshalb eine Stellungnahme erarbeitet, die dem Parlament vorliegt. Ich werde kurz auf einige der darin angesprochenen Punkte eingehen.
Erstens unterstützte ich die von Frau Haug getroffenen Feststellungen, was die Folgen der Ausgaben für den Balkan betrifft. Diese Angelegenheit bereitet dem Ausschuß für Industrie, Außenhandel, Forschung und Energie große Sorgen. Besonders besorgt sind wir über die potentiellen Auswirkungen auf eine Vielzahl von Programmen, die in unsere Zuständigkeit fallen. Angesichts des Übergangs zur maßnahmenbezogenen Budgetierung entfernen wir uns von der Auffassung, daß sämtliche Bestandteile des Haushalts auf ewig erhalten bleiben müssen. Sollte Frau Haug kein Erfolg beschieden sein, würden sehr viele der Programme, für die wir verantwortlich sind, unter den Auswirkungen der vorgeschlagenen Ausgaben für den Balkan zu leiden haben. Im Namen des Ausschusses für Industrie, Außenhandel, Forschung und Energie spreche ich Frau Haug in diesem Punkt unsere Unterstützung aus.
Die Mehrjahresprogramme wirken sich auf zwei bestimmte Bereiche nachteilig aus. Ich möchte an dieser Stelle nochmals unser Engagement für den Bereich der Forschung betonen. Ich weiß, daß dieser Bereich im Moment noch nicht betroffen ist, aber wir sollten keinesfalls die durch SAVE und ALTENER im Bereich der Energie ausgelösten Veränderungen ignorieren. Die für SAVE vorliegenden Zahlen, die eine beträchtliche Reduzierung der Haushaltsmittel für Maßnahmen zur Förderung der Energieeffizienz ausweisen, sind ein Ergebnis des Haushaltsverfahrens des letzten Jahres. Die Folgen werden erst jetzt spürbar.
Bezüglich des Handels möchte ich abschließend noch darauf hinweisen, daß es notwendig ist, die allgemeine Regelung für den Transatlantischen Dialog anzugleichen. Ich hoffe, der Kommissar wird dies berücksichtigen.
Kuckelkorn
Herr Präsident! Der Haushaltsvorentwurf der Kommission bietet für den Wirtschafts- und Währungsausschuß wenig Überraschendes. Als Berichterstatter dieses Ausschusses will ich im Rahmen des Konzertierungsverfahrens hier lediglich drei Punkte hervorheben, die den Ausschuß interessieren. Der eine betrifft die Informationskampagne in der letzten Phase vor der Einführung von Euro-Banknoten und Münzen. Die verbleibende Zeit muß intensiv genutzt werden, das bedeutet, daß die Informationskampagne für den Euro PRINCE 2001 unter Einräumung hoher Prioritäten fortgesetzt wird. Gerade im Vorfeld der Einführung der Eurobanknoten sowie der Wechselkurs-Parität zwischen dem Euro und dem Dollar muß eine mögliche Verunsicherung des Bürgers durch verstärkte Informationsleistungen verhindert werden.
Ein zweiter wichtiger Punkt aus Sicht des Wirtschaftsausschusses sind die Leitlinien von Lissabon. Neben der Bereitstellung von ausreichenden Mitteln und Technologien für KMU ist es auch wichtig, Programme und Aktionen zu unterstützen, die die Eigenfinanzierung und Fremdfinanzierungsfazilitäten der beschäftigungspolitischen Leistungsträger der Union verbessern. Dazu gehört die Entwicklung der Märkte für Finanzdienstleistungen, die Förderung von Risikokapital, aber auch die besondere Berücksichtigung der Existenzgründungen von Frauen, wie es der Wirtschaftsausschuß bereits in den Leitlinien gefordert hat.
Mein dritter Punkt betrifft die Debatte um das Personal. Wenn die Kommission ihren vertraglichen Verpflichtungen bei Fusionskontrolle, Kartellrecht und staatlichen Beihilfen nachkommen will, sollte sie bei den personellen Umstrukturierungen in diesem Bereich nach Ansicht des Wirtschaftsausschusses dem Wettbewerb große Priorität einräumen.
Jöns
Herr Präsident! Lassen Sie mich als Berichterstatterin für den Ausschuß für Beschäftigung und soziale Angelegenheiten gleich zu den Punkten kommen, die uns als Ausschuß am meisten beunruhigen. Es scheint fast so, als hätte die Kommission vergessen, daß wir uns in Lissabon dazu verpflichtet haben, wieder für Vollbeschäftigung in der Europäischen Union zu sorgen, wie es Präsident Chirac erst heute wieder vor diesem Hause betont hat.
Wie ist es sonst zu verstehen, daß sie ausgerechnet die Haushaltszeile für das lokale Engagement für Beschäftigung schlicht streicht? Das hat mich schon entsetzt. Erst recht, weil die Kommission noch im April eine Mitteilung herausgegeben hat, in der sie die Bedeutung der lokalen Dimension für die europäische Beschäftigungsstrategie hervorhebt. Diese Haushaltszeile war eine Initiative dieses Hauses. Wir wollten mehr Geld für Beschäftigung, und wir wollten so drei Jahre lang mehr Erfahrung mit derartigen Projekten sammeln, um anschließend zu einer Rechtsgrundlage zu kommen. Deshalb werden wir dieser Entscheidung der Kommission natürlich auf gar keinen Fall zustimmen, bloß weil Ihnen als Kommission im Moment die Ideen ausgehen, was Sie denn als innovative Maßnahmen im Sozialfonds fördern könnten. Wir hoffen hier sehr stark, daß der Rat sich auf die Seite dieses Hauses schlägt und wir wirklich diese Beschäftigungsinitiative beibehalten.
Ebenso inakzeptabel und überhaupt nicht nachvollziehbar ist, daß die Kommission die Haushaltszeilen für die Aktionsprogramme gegen soziale Ausgrenzung und Diskriminierung erheblich kürzt, und zwar um 32 % bzw. um 18 %, obwohl wir gerade den sozialen Zusammenhalt in der Europäischen Union immer wieder aufs Neue einfordern und nicht zuletzt heute morgen wieder ausführlich über das Antidiskriminierungspaket debattiert haben. Daß wir auch diese Kürzung auf keinen Fall mitmachen, denke ich, ist der Kommission klar, und auch hier setzen wir jetzt auf die gemeinsamen Gespräche.
Ich hoffe jedenfalls, daß sich Rat und Kommission hinsichtlich dieser Punkte noch bewegen. Gleiches gilt bezüglich der Nichtregierungsorganisationen und der Haushaltszeile für den Gesundheitsschutz am Arbeitsplatz.
Miguélez Ramos
Herr Präsident! Der Ausschuß für Fischerei fordert seit geraumer Zeit die Stärkung der gemeinsamen Fischereipolitik auch in ihrem internationalen Aspekt. Unser Fischereisektor muß unterstützt werden, ihm muß geholfen werden, einen gleichwertigen Platz unter den Giganten von der Größe der USA, Rußlands und Japans einnehmen zu können.
Als Verfasserin der Stellungnahme des Fischereiausschusses möchte ich meine Genugtuung über die Unterstützung des Haushaltsausschusses für unsere Vorschläge zu den internationalen Fischereiorganisationen und -abkommen zum Ausdruck bringen.
Zuerst möchte ich auf unsere Rolle in den internationalen Organisationen eingehen. In einer immer stärker globalisierten Welt muß die Union aus Gründen des Prestiges, der richtigen Bewirtschaftung der Bestände und vor allem der Verteidigung der Interessen unserer Industrie und ihrer Beschäftigten ihre Präsenz in diesen für die Regelung der Hochseefischerei zuständigen Organisationen verstärken.
Ferner zu den internationalen Abkommen. Dieses Halbjahr unter der französischen Ratspräsidentschaft wird entscheidend sein, um die Verhandlungen über die ausgelaufenen Abkommen, darunter das Fischereiabkommen mit Marokko, zu einem guten Ende zu bringen.
Wir alle beobachten mit Sorge, daß die Gemeinschaftsflotte, die auf den marokkanischen Fangplätzen tätig war, seit geraumer Zeit - schon sieben Monate ,- festliegt. Dieses Abkommen ist das bei weitem wichtigste der Europäischen Union in diesem Bereich und hat für uns absoluten Vorrang: fünfhundert Schiffe, Tausende von arbeitslosen Fischern und viele wirtschaftlich gelähmte Landstriche sind auf seine Verlängerung angewiesen.
Ich möchte Frau Haug zu ihrer Arbeit beglückwünschen, die nicht leicht war, und ich freue mich, daß die von der Kommission vorgesehenen Beträge für die Finanzierung der 2000 und 2001 zu verhandelnden Abkommen, darunter das mit Marokko, berücksichtigt wurden.
Ihr Bericht, Frau Haug, wird jetzt zu einem deutlichen Signal der Unterstützung des Europäischen Parlaments für die Verhandlungsführer der Gemeinschaft und für die Tausenden europäischer Familien, die ungeduldig auf den Abschluß der Verhandlungen warten.
Van den Berg
Herr Präsident! Zunächst mein Dank für die gute Zusammenarbeit mit dem Haushaltsausschuß. Zweitens: Der Ausschuß für Entwicklung und Zusammenarbeit hätte sich ganz nachdrücklich eine substantielle Aufstockung gegenüber dem Vorjahr gewünscht, denn in Afrika haben wir 45 Millionen Kinder ohne Grundbildung, und die Zahl der Armen in der Welt steigt, während unser Kontinent reicher wird.
Wir sind jedoch realistisch. Wir wollen uns auf eine Rückführung auf den Stand des Jahres 2000 beschränken, so daß die von der Kommission zur Finanzierung des Kosovo vorgeschlagene Einsparung damit hinfällig wird. Nicht mehr und nicht weniger. Wir sind uns der breiten Unterstützung, die wir in diesem Parlament finden, bewußt.
Drittens: Die Neugestaltung des Haushaltsplans ist ein sehr wichtiger Punkt. Heute vormittag haben wir über die Entlastung für das Haushaltsjahr 1998 debattiert. In seiner jetzigen Struktur taugt der Haushalt nicht viel. Die Kommission möchte zusammen mit uns ein neues Konzept einführen, mit konkreten Zielen und sektoriellen Haushaltsansätzen pro Regionalprogramm, einer präzisen Gruppierung sektorieller Ziele und einer Neubündelung von Haushaltslinien im Hinblick auf eine größere Klarheit, so daß wir auch das Personal dort einsetzen können, wo die Tätigkeiten durchgeführt werden müssen. Damit ergibt sich eine Einteilung nach DAC-Sektoren. Diese Neugestaltung des Haushaltsplans ermöglicht es uns zugleich, uns ein Bild zu machen und bei der Berichterstattung im Parlament sofort zu ersehen, ob die im Haushaltsplan anvisierten Ergebnisse tatsächlich erreicht worden sind. In diesem Haushaltsplan ist auch der EEF enthalten, obgleich es hier nicht um eine juristische, wohl aber um eine programmatische Frage geht und das Ziel der Armutsbekämpfung in den verschiedenen Sektoren dadurch insgesamt gleichsam deutlicher sichtbar wird.
Wir hoffen sehr, daß wir dank dieser Struktur, eines neuen Ansatzes des Haushaltsplans, das negative Image, worüber Herr Kommissar Patten zu recht geklagt hat, zum Teil in das positive Bild eines Europas verändern können, das bereit ist, den Kampf gegen die Armut in dieser Welt aufzunehmen.
Costa Neves
- (PT) Herr Präsident, Frau Kommissarin, liebe Kollegen! Die Aussprache über den Haushalt 2001 kommt voran. Nach und nach versteht man das Wesentliche der Standpunkte der Kommission, vor allem, wenn man vom betreffenden Haushaltsvorentwurf ausgeht. Der Rat wird sich demnächst äußern. Ich denke, daß das Parlament in diesem komplexen Prozeß jetzt, da es seine Standpunkte schrittweise intern abstimmt, um sie dann mit größtem Nachdruck vertreten zu können, zugleich vollständig Aufschluß über die Kommissionsvorschläge sowie Objektivität vom Standpunkt des Rates verlangen muß, um dann geschlossen mit eigenem Standpunkt weiterzumachen. Wir befinden uns also in einer Klärungsphase, in der wir, was die zukünftige Entwicklung anbelangt, eine abwartende Haltung einnehmen sollten. Vorläufig scheint es vermeidbar, damit zu drohen, die Autorität des Parlaments einzusetzen oder unsere sämtlichen Standpunkte vorzubringen. Alle wissen bzw. werden wissen, welche Rolle das Europäische Parlament im Haushaltsverfahren spielt und wie wichtig es ist, hierbei zu einer Übereinkunft zu kommen.
Allerdings muß bei einigen wesentlichen Fragen mehr in Erfahrung gebracht werden. Dazu müssen wir zum Beispiel:
die Ausführung des Haushaltsplans 2000 beobachten, insbesondere in der Rubrik 1, "Landwirtschaft ", und zwar sowohl bei Teil 1a als auch bei 1b;
die von der Kommission in mehreren innenpolitischen Sektoren vorgeschlagenen Kürzungen - Rubrik 3 - bewerten, namentlich unter Berücksichtigung der Begründung für diese Kürzungen und deren Auswirkungen auf die betreffenden Politiken;
eine gründliche Untersuchung der Reformvorschläge der Kommission, einschließlich des jeweiligen Personalbedarfs und Auslagerungsmaßnahmen vornehmen;
die außenpolitischen Prioritäten des Rates und der Kommission - Rubrik 4 - ermitteln und das Verhältnis zwischen Mittelbindungen und Zahlungen in dieser Rubrik klären, um die Gründe für den beunruhigenden Rückstand bei der Erfüllung der Verpflichtungen auszumachen und die Qualität der erfolgten Ausgaben zu prüfen;
alles über die Vorhaben im neuen Programm für den Westbalkan, einschließlich Serbien und den Kosovo, erfahren, vor allem, was die jeweilige Finanzierung betrifft;
erfahren, wie man die gemeinsame Sicherheits- und Verteidigungspolitik finanzieren will.
Wie schon an diesen Beispielen ersichtlich ist, gehen die noch fehlenden Kenntnisse weit über die Aussprache zur Finanzierung des Westbalkans hinaus. Außerdem wäre es ein Fehler, die Aussprache im Europäischen Parlament über den Haushalt 2001 auf diese Frage zu beschränken.
Zwei abschließende Überlegungen: Wenn wir einmal die Mittelzuweisungen für Zahlungen als Bezugspunkt nehmen, so lagen diese im Jahr 2000 bei 1,11 % des Bruttosozialprodukts der Mitgliedstaaten. Für 2001 schlägt man nun einen niedrigeren Wert, nämlich 1,0 % vor. Ergibt das einen Sinn, wenn man verkündet, das europäische Projekt ausbauen zu wollen, und gleichzeitig Jahr für Jahr das relative Gewicht des Haushalts der Europäischen Union herabmindert? Stellt man dann noch die schon genannten Angaben in Rechnung - ergibt das denn einen Sinn, daß man jetzt schon über die finanzielle Deckung neuer Prioritäten spricht, sogar einige der früher festgelegten in Frage stellt, während man gleichzeitig den Mitgliedstaaten erhebliche, nicht genutzte Beträge zurückerstattet? Ich gratuliere der Frau Abgeordneten Haug zu ihrer Arbeit.
Wynn
Herr Präsident, was ich zu sagen habe, richtet sich ausschließlich an die Adresse des Rats, und obwohl ich niemanden in der ersten Reihe sehe, bin ich sicher, daß die fleißigen Protokollführer die Informationen an den Ratsvorsitz und alle Ratsdelegationen weiterleiten werden.
Wenn Sie sich den Bericht Haug anschauen, sehen Sie, daß das Parlament nach einer Lösung sucht. Wir streben eine Einigung mit dem Rat darüber an, wie wir bis Ende des Jahres einen guten Haushaltsplan erarbeiten können. Lassen Sie mich das klarstellen. Wir sind nicht auf eine Konfrontation aus, sondern wir suchen nach Möglichkeiten der Zusammenarbeit. Aber glauben Sie nicht, daß wir drastische Entscheidungen scheuen.
Es ist schon schwierig, eine Einigung zu erzielen, wenn der Rat Artikel 20 der Interinstitutionellen Vereinbarung einfach ignoriert. Seit Veröffentlichung des Haushaltsvorentwurfs durch die Kommission war er verpflichtet, die von der Kommission vorgeschlagene Änderung der Finanziellen Vorausschau mit uns zu diskutieren. Das hat er versäumt. Wir haben zweimal um einen Trilog gebeten und wurden zweimal abgewiesen. Das macht die Sache ziemlich schwierig. Und das wird unsere Diskussionen im Rahmen des Trilogs in dieser Woche sowie bei der Vermittlung am 20. Juli bestimmen. Wie immer sich der Rat am 20. Juli entscheiden wird, wir werden diesen Standpunkt auch im Herbst vertreten, wenn die erste Lesung ansteht.
Seit dem ersten Trilog in diesem Jahr mit der portugiesischen Präsidentschaft war eines ganz offensichtlich, daß nämlich die drei Institutionen eine Einigung über die Finanzierung für den westlichen Balkan erzielen müssen.
Ich bin mir ziemlich sicher, daß der Standpunkt des Parlaments feststeht. Der Rat veranschlagt ca. 200 Mio. weniger als wir, was bedeutet, daß wir in diesem Punkt keine Einigung erzielen werden, und solange wir uns nicht einigen können, bleibt das Problem in bezug auf die Finanzierung der Erfordernisse in Kategorie 4 bestehen.
Es hat den Anschein, als gäbe es jetzt eine Möglichkeit zur Umschichtung von Mitteln aus dem MEDA-Programm zugunsten unserer Maßnahmen. Für eine Institution, die uns weismachen will, daß an den Vereinbarungen von Berlin nicht zu rütteln ist, ist der Rat meines Erachtens ganz schön dreist, wenn er jetzt so einfach große Summen aus dem vor zwölf Monaten vereinbarten MEDA-Programm umschichtet und uns Vorträge darüber hält, was man darf und was nicht. Dennoch sind wir natürlich bereit, uns die Vorschläge des Rats anzuhören, und ich freue mich auf unseren Trilog in dieser Woche und das Vermittlungstreffen am 20. Juli.
Virrankoski
Herr Präsident, ich möchte zunächst der Berichterstatterin, Frau Haug, für den guten Bericht danken. Der vorliegende Bericht beschäftigt sich mit der vorläufigen Haltung des Parlaments zum Konzertierungsverfahren für den kommenden Haushalt. Es ist genauso, wie Herr Wynn erklärt hat, daß nämlich die Probleme im Prinzip in erster Linie die Rubrik 4 - externe Politikbereiche - sowie den Wiederaufbau auf dem Balkan betreffen.
Die Kommission hat im vergangenen Frühjahr zum Wiederaufbau des westlichen Balkans das sogenannte CARDS-Programm vorgeschlagen, das einen Gesamtumfang von fünfeinhalb Milliarden Euro hat. Davon sind 1,9 Mrd. Euro bereits finanziert, für den Rest sollen 1,4 Mrd. durch eine Umschichtung aus der Rubrik 4 und 1,8 Mrd. Euro durch eine Übertragung aus dem Kapitel Landwirtschaft bereitgestellt werden. Der Umfang der umgeschichteten Haushaltsmittel beträgt etwa fünf Prozent des Gesamtumfangs von Rubrik 4, so daß diese Umschichtung technisch machbar erscheint, vorausgesetzt, der politische Wille dazu ist vorhanden. Die Verwendung von Agrarmitteln zum Wiederaufbau des Kosovo hingegen ist nicht gerecht, schließlich muß sich jeder EU-Bürger an dem Aufbauwerk beteiligen und nicht nur die Landwirte. Dazu kommt, daß der künftige Bedarf der Landwirtschaft schwer zu prognostizieren ist, weil die Agenda-2000-Reform erst am Anfang steht und sich auch die WTO-Verhandlungen noch im Anfangsstadium befinden.
Der Vorschlag der Kommission zum CARDS-Programm ist eindeutig und wird von unserer Fraktion unterstützt. Die Mitgliedstaaten der EU müssen ihrer Verantwortung für den Wiederaufbau auf dem Balkan gerecht werden, schließlich haben eine Reihe von ihnen die militärischen Aktionen dort leidenschaftlich unterstützt, und viele Staaten haben sich auch direkt daran beteiligt. Wenn die europäischen Länder die Bevölkerung auf dem Balkan nicht fair und tatkräftig bei ihrem Wiederaufbau unterstützen, wird dies zu tiefgreifenden Vorbehalten und zu einer Verbitterung führen, die über Generationen hinweg fortwirken kann. Wenn jemand zu militärischen Mitteln greift, dann ist dies stets das äußerste Mittel, und er hat dann auch die Folgen zu tragen.
Als Rat und Parlament die Interinstitutionelle Vereinbarung mit der Finanziellen Vorausschau für die Jahre 2000-2006 verabschiedeten, wurde darin prognostiziert, daß der Wiederaufbau des Kosovo "neues Geld " erfordern könnte. So steht es im Bericht von Frau Haug unter Ziffer 3. Dessenungeachtet hat der Rat mitgeteilt, daß er keinerlei Änderungen der Finanziellen Vorausschau zustimmen wird, nicht einmal Umschichtungen zwischen den Rubriken. Das CARDS-Programm ist so umfangreich, daß eine Anpassung an die geltende Finanzielle Vorausschau unmöglich ist. Wir haben zwei Alternativen: Entweder das Programm wird nur teilweise finanziert oder die Finanzielle Vorausschau wird entsprechend angepaßt.
Der Rat ist für den Wiederaufbau auf dem Balkan in der Verantwortung. Wenn er allerdings Geld nur verspricht und nicht bereit ist, dieses auch zu zahlen, dann leidet darunter seine Glaubwürdigkeit als internationaler Akteur. Das Parlament muß in diesem Falle im Rahmen der Finanziellen Vorausschau handeln, was starke Kürzungen beim CARDS-Programm bedeutet.
Buitenweg
Herr Präsident! Frau Haug ist Berichterstatterin in einer neuen Situation. Erstmals seit der Vereinbarung von Berlin wird vor der ersten Lesung im Rat über eine eventuelle Änderung der Finanziellen Vorausschau verhandelt. Meine Fraktion begrüßt dies.
Die Initiative der Kommission ist notwendig, um den Stabilitätspakt für den Balkan finanzieren zu können. Wir unterstützen ebenfalls den Plan, vorläufig Mittel in die Reserve einzustellen, die für Serbien in der Post-Milosevic-Ära bestimmt sind. Aufgrund der Haltung, die der Rat bei den schwierigen Verhandlungen im letzten Jahr eingenommen hat, besteht so gut wie kein Vertrauen in politische Zusagen, die in finanzieller Hinsicht nicht schlüssig untermauert sind. Trotz dieses generellen Lobs für den Plan der Kommission gelangt meine Fraktion jedoch hinsichtlich der Höhe und Verteilung der in der Rubrik externe Politikbereiche vorgeschlagenen Kürzungen unter Umständen zu anderen Schlußfolgerungen. Die Zivilgesellschaft, also Tätigkeiten von Nichtregierungsorganisationen, Projekte für Menschenrechte, bekommt jetzt den verhältnismäßig größten Teil der Rechnung präsentiert, und das erscheint mir langfristig für die Stabilität als ein unheilvoller Weg. Meine Fraktion hofft, der Rat wird eine konstruktive Haltung einnehmen und endlich seine Zusagen erfüllen, ausreichende Mittel für neue Prioritäten wie den Stabilitätspakt bereitzustellen, ohne erhebliche Kürzungen bei der derzeitigen Politik vorzunehmen, die nicht aus inhaltlichen Gründen auf Sparflamme gesetzt werden darf. Bis heute deutet noch nichts drauf hin, und das ist schlimm. Damit wird die Glaubwürdigkeit der EU in Frage gestellt, und das halte ich für eine schlechte Grundlage für die Ausgestaltung der Außen- und Sicherheitspolitik der EU.
Seppänen
Herr Präsident, die Versteigerung von Funkfrequenzen führt bei den Mitgliedstaaten zu einer Steigerung der Einnahmen in einem bisher unbekannten Ausmaß. Zur gleichen Zeit wird der Wiederaufbau nach dem rechtswidrigen Krieg im Kosovo auf Kosten anderer Empfängerländer von Hilfsprogrammen finanziert, und zwar auf eine Art und Weise, die unaufrichtig und unfair ist. Unsere Fraktion bekräftigt die frühere Stellungnahme des Parlaments, wonach der Rat einer Anpassung der Finanziellen Vorausschau, insbesondere in bezug auf Rubrik 4, zuzustimmen hat. Wenn man Krieg führt und den Wiederaufbau gestaltet, dann darf dies nicht auf Kosten früherer Haushaltspräferenzen geschehen.
Wir unterstützen auch die Haltung des Ausschusses, wonach die Ausgaben für die Gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik operative Ausgaben darstellen, die in der Haushaltsverantwortung der Kommission belassen werden sollten. Dies verdeutlicht die Situation, in der wir die Entlastung erteilen. Die Entlastung sollte auch die Gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik einschließen. Im Gegensatz dazu stützen wir jene Linie des Rates und der Kommission nicht, derzufolge der politische Schwerpunkt unter keinen Umständen auf die Bekämpfung der Arbeitslosigkeit gelegt werden soll.
Martinez
Herr Präsident, Frau Berichterstatterin, verehrte Kolleginnen und Kollegen! Wir hatten mit Präsident Jacques Chirac einen institutionellen Vormittag und haben jetzt einen Nachmittag im Zeichen des Haushalts, doch in Wirklichkeit handelt es sich um dieselbe Sache.
Zunächst zum Haushalt: 93 Mrd. Euro an Zahlungsermächtigungen stellen eine Erhöhung von 5 % dar, während für die nationalen Haushalte Sparsamkeit angesagt ist. Allerdings gilt Sparsamkeit auch für das europäische Agrarbudget. Selbst wenn es scheinbar um 7 % steigt, sinken die landwirtschaftlichen Einkommen, so daß diese Erhöhung um 7 % eine bloße Illusion ist. Es handelt sich lediglich um den Übergang von einer Politik der Preisstützungen zu einer Politik der Einkommensstützungen. Die skandalöse Abzweigung von Agrarmittels in Höhe von 300 Mio. Euro für den Wiederaufbau des Kosovo wird aufrechterhalten, als ob der Balkan Teil der GAP wäre! Die GAP wird zugunsten der GASP beschnitten. Wohlgemerkt, ohne die Verträge zu ändern.
Wir bewegen uns gegenwärtig im Rahmen eines in den Verträgen nicht vorgesehenen Konzertierungsverfahren, d. h. im Rahmen einer interinstitutionellen Vereinbarung vom Mai 1999, die in den Verträgen nicht vorgesehen ist. In den letzten 20 Jahren sind die nichtobligatorischen Ausgaben von 5 % auf 45 % der Haushaltsausgaben insgesamt gestiegen, ohne daß die Verträge geändert worden wären. Es findet eine institutionelle Revolution zugunsten unseres Parlaments statt, und zwar ohne Regierungskonferenz. Was bedeutet das? Daß die Institutionen sich automatisch anpassen, das die Europäische Kommission und der Rat auch mit 20 oder 21 Mitgliedstaaten so arbeiten könnten wie mit 15 Mitgliedstaaten und daß die Lösungen empirisch gefunden würden.
Wenn man daher auf der Regierungskonferenz in Nizza die Erweiterung von der Vertiefung abhängig machen will, dann ist das lediglich ein Vorwand, um die Aufnahme der östlichen Länder zu verzögern. So hat Polen in den letzten Tagen bereits seine Unzufriedenheit zum Ausdruck gebracht. Doch es ist bekannt, daß die Aufnahme der östlichen Länder eine Haushaltsrevolution mit mehr Steuern darstellen würde. Anders gesagt, die Revolution auf europäischer Ebene in den kommenden zehn Jahren wird keine institutionelle, sondern eine haushalts und steuerpolitische Revolution sein.
Turchi
Herr Präsident, meine sehr geehrten Damen und Herren Abgeordneten! Ich halte den Bericht Haug für eine gute Arbeit, insbesondere weil er das meines Erachtens wichtigste Problem, nämlich die Kürzungen im Agrarbereich, anpackt. Gerade die Kürzung in der Rubrik 1 stellt insofern einen negativen Aspekt dar, als der Agrarsektor ein wesentliches Element in unserer Wirtschaft, der Wirtschaft der Europäischen Union, ist. Wenn wir vom Aufschwung der Entwicklung, von der Ankurbelung der Beschäftigung sprechen, ist die Landwirtschaft sicher ein äußerst wichtiger Faktor, nicht weil jemand von uns eine Lobby für die Landwirtschaft bilden muß, sondern weil die Landwirtschaft nicht getroffen werden darf. Das müssen wir hervorheben, auch wenn gleichzeitig in dem vorliegenden Bericht noch etwas betont wird. Was nämlich? Die Schwierigkeit, die Finanzmittel für diese unglaubliche und sicherlich wichtige Intervention zugunsten des Kosovo aufzubringen. Ich frage also: Ist die Hilfe im Kosovo auch ohne die Abzweigung von Mitteln aus anderen Kreditlinien unseres Haushalts möglich? Meine Antwort lautet: Ja, das ist möglich; es ist möglich, ohne Streichungen für andere Haushaltslinien vorzunehmen, ohne in Bereiche einzugreifen, die von grundlegender Bedeutung für die Entwicklung unserer Wirtschaft in der Europäischen Union sind, indem vor allen Dingen den verschiedenen Sektoren finanzielle Sicherheit gegeben wird, denn wenn wir das nicht tun, werden wir gewiß den europäischen Markt und den Euro gegenüber dem, was auf der anderen Seite steht, nämlich der Dollar und die Nordamerikanische Freihandelszone, schwächen.
Wenn wir also erklären, daß wir eine Haushaltspolitik haben, die wir voranbringen, die ganz sicher gebündelt und meines Erachtens vor allem auf den wirtschaftlichen Aufschwung, auf das Wachstum der einzelnen Länder, ausgerichtet werden muß, ist es zweifelsohne nichts Positives, Maßnahmen wie die im Kosovo durchzuführen, ohne später zu wissen, welche Aktionen wir in finanzieller Hinsicht im Rahmen der Kreditlinien unseres Haushalts überhaupt werden durchführen können.
Andererseits kann die Tatsache, daß der Rat einen Präzedenzfall schaffen würde, indem er die Sonderbeauftragten und sämtliche unserer Sondermaßnahmen aus dem eigenen Haushalt finanzieren will, schwerwiegende Konsequenzen haben, was nicht passieren darf und ganz sicher im negativen Sinne hervorzuheben ist. Wenn es uns gelingt, diesen Trend umzukehren, werden wir gewiß einen wichtigen Beitrag für unsere Wirtschaft und für unser Parlament leisten.
Ilgenfritz
Herr Präsident, das Budget 2001 darf nicht zum Nachteil der Landwirtschaft erstellt werden. In diesem Sinne begrüße ich das Ergebnis im Haushaltsausschuß, wodurch es nicht zur Einführung einer verpflichtenden Eigenversicherung zwecks Ausgleich von Preisschwankungen der Schweinepreise kommt. Wir müssen uns aber dafür einsetzen, daß sich die Einnahmensituation und damit der Lebensstandard für die in der Landwirtschaft beschäftigte Bevölkerung nicht weiterhin verschlechtert.
Unsere Landwirte sind nicht nur unsere Nahrungsmittelproduzenten, sie erhalten auch unser Landschaftsbild. Schließen sie ihre Betriebe, weil sich ihre Arbeit nicht mehr lohnt, so verödet zunehmend auch unser Landschaftsbild. Die Folgen betreffen uns alle. Wir müssen uns daher gegen jegliche Art der Budgetkürzung zu Lasten der Landwirtschaft aussprechen. In Europa kann nicht der Grundsatz gelten, daß die Finanzierung der Armen zu Lasten der anderen Armen erfolgt.
Garriga Polledo
Herr Präsident, meine Damen und Herren! Meinen Glückwunsch an die Berichterstatterin zu ihrem Bericht. Ich gratuliere ihr auch zu ihren Bemühungen, einen Konsens zu erreichen, eine sehr schwierige Aufgabe. In ihrem Bericht gibt es eine unwiderlegbare Tatsache: Die in Berlin beschlossene Rubrik 4 wird vielleicht nicht ausreichen, wenn wir daraus immer neue Verpflichtungen finanzieren wollen.
Andererseits sind die Ergebnisse bei der Ausführung der Programme der Union im Rahmen der Außenbeziehungen sehr dürftig, zum einen durch das Verschulden von Drittstaaten, und zum anderen, und zwar in der Mehrheit der Fälle, durch das Verschulden der Kommission. Richtig ist, daß die Haushaltsausführung bei weitem nicht den Anstrengungen gerecht wird, die in diesen Jahren unternommen wurden, um diese Programme in den Haushalt aufzunehmen.
Ferner haben wir das Problem der Europäischen Räte. Alle sechs Monate haben wir neue Aufgaben zu finanzieren, weil der Rat neue Prioritäten festgelegt hat, ohne das Parlament zu konsultieren. Dies alles führt im Laufe der Zeit zu einer Verlagerung der Entscheidung über die nicht obligatorischen Ausgaben auf den Rat. Diese Entscheidung und Verlagerung waren in der Interinstitutionellen Vereinbarung nicht vorgesehen.
Abschließend möchte ich sagen, daß ich den Standpunkt von Terence Wynn für sehr kohärent halte. Das versteht sich, denn er ist gleichzeitig Vorsitzender des Haushaltsausschusses. Ich stimme ihm zu, daß wir zum Trilog mit einer völlig offenen Position antreten müssen. Natürlich ist niemand in der Lage, eine zuverlässige Berechnung des Bedarfs im Kosovo anzustellen. Es ist auch wahr, daß, sollten die externen Programme gekürzt werden müssen, dies unter Berücksichtigung der Linearität zu geschehen hat, weil andernfalls jemand eine schwere Verantwortung auf sich lädt. Meine Damen und Herren, die Interinstitutionelle Vereinbarung muß durch dieses Haus am Leben erhalten werden. Wenn jemand verantwortungslos handeln sollte, möchte ich nicht, daß wir es sind.
Colom i Naval
Herr Präsident! Es war zwar zu erwarten, erzeugt aber dennoch eine gewisse Sorge mit einem Beigeschmack von Verdruß, zu beobachten, wie das europäische Haushaltsverfahren weiter dem typischen konfliktreichen Weg dieser letzten Jahre folgt. Es ist fast ein Abklatsch des Haushaltsverfahrens 2000.
Einmal mehr lassen die Unzulänglichkeiten der im März 1999 in Berlin gefaßten Beschlüsse zur Außenpolitik das Gebälk des Gemeinschaftshaushalts knistern. Und die Kurzsichtigkeit des Rates erschwert jegliche logische Lösung. Es scheint, daß wir es weniger mit einem Haushaltszyklus als mit einer Haushaltstretmühle zu tun haben.
Die Kommission ist ihrer Verpflichtung, einen Mehrjahresplan für den Balkan vorzulegen, mehr schlecht als recht nachgekommen. Aber offen gestanden, teile ich weitgehend die Kritik des Rates, daß die Zahlen nicht besonders fundiert sind. Und, wie unser ehemaliger Kollege Lord Tomlinson sagte, nichts kommt teurer zu stehen als ein Essen zwischen Außenministern: Sie sind jederzeit bereit, Geld zu versprechen, ohne nach dem Woher zu fragen.
Ich glaube wirklich, daß der Vorschlag etwas verfehlt ist und die Uhren dabei stehengeblieben sind. Uns wird sogar vorgeschlagen, für die Landwirtschaft bestimmte Mittel zur Außenpolitik umzuleiten, was nicht einmal von Großbritannien akzeptiert worden ist. Man stelle sich das vor. So können wir nicht vorwärtskommen.
Und zu Serbien werden uns mehr als zwei Milliarden Euro für den Zeitraum vorgeschlagen. Ich möchte daran erinnern, daß die Europäische Gemeinschaft zehn Millionen Euro für den Sturz von Pinochet ausgegeben hat. Zehn Millionen waren unser Beitrag zur Kampagne gegen Pinochet beim Referendum.
Wir geben 40 Millionen im Jahr für die demokratischen Kräfte in Serbien aus, und man verlangt noch etwas mehr als zweihundert. Ich werde der erste sein, der nach dem Sturz von Milosevic zu einer Revision der Finanziellen Vorausschau bereit ist. Aber bis dahin sollten wir die zweihundert Millionen jährlich bis zum Ende des Zeitraums vergessen. Versuchen wir nicht, noch mehr aus der Maschine herauszuholen.
Ich weiß nicht, ob sich der Rat der wirklichen Situation bewußt ist. Wenn er es ausschließt, wie er es getan hat, Geld von Rubrik 1A, Landwirtschaft, in Rubrik 4 zu übertragen, und keinerlei Erhöhung der Obergrenze der Rubrik 4 für die Außenpolitik akzeptiert, sondern alles durch Umschichtung erfolgen soll, liegt einfach keine Revision der Finanziellen Vorausschau vor. Wir stehen damit vor einem Fall von Haushaltsverfahren im Bereich nicht obligatorischer Ausgaben, und deshalb könnten wir höchstens feststellen, daß der Rat Artikel 20 der Interinstitutionellen Vereinbarung nicht erfüllt hat.
Stevenson
Herr Präsident, ich bin dankbar für die Möglichkeit, einige allgemeine Bemerkungen zum Haushalt 2001 machen zu können. Hinsichtlich des Fischereihaushalts stelle ich fest, daß die Finanzierung für internationale Fischereiabkommen um über 27 % aufgestockt werden soll. Dabei handelt es sich um Abkommen mit Drittländern im Süden, die es möglich machen, daß Schiffe aus der EU Fischfang in den Gewässern von Marokko, Mauretanien, Argentinien und anderen Ländern betreiben. Ich muß das Haus daran erinnern, daß diese Abkommen die EU-Steuerzahler derzeit 269 Mio. Euro pro Jahr kosten und vor allem den Fischfangflotten von Spanien, Portugal und Frankreich zugute kommen. Diese Abkommen mit Ländern im Süden laufen stets auf eine Barzahlung hinaus, während Vereinbarungen mit nördlichen Ländern auf der Basis der Gegenseitigkeit abgeschlossen werden. Dieser Widerspruch zwischen südlichen und nördlichen Mitgliedstaaten wird im GAP-Haushalt ebenso deutlich wie im Haushalt für die Gemeinsame Fischereipolitik. So verkündete die Kommission unlängst eine willkürliche Kürzung der Ausfuhrerstattungen, die die schottische Whiskyindustrie ca. 32 Mio. Euro pro Jahr kosten wird. Begründet wird dies einfach damit, daß es sich bei der schottischen Whiskyindustrie um eine wohlhabende Branche handelt, die nicht auf Subventionen angewiesen ist.
Wieso stellen wir dann fest, daß die Subventionen für Weinbauern im kommenden Jahr um 64,5 % angehoben werden sollen, so daß der Haushalt die Ein-Milliarden-Grenze überschreiten wird? Wieso ist für die Olivenölindustrie eine Aufstockung um 8,9 % vorgesehen, durch die ihr Anteil im nächsten Jahr auf fast 2,5 Mrd. Euro ansteigen wird? Am schockierendsten ist jedoch die geplante Erhöhung der Subventionen für die Tabakanbauer um 2,8 %, mit der deren Subventionen auf über 1 Mrd. Euro ansteigen werden, und das, obwohl wir wissen, daß Tabakprodukte in jedem Jahr für den Tod einer halben Million unserer Bürger verantwortlich sind. Wie in aller Welt können wir das rechtfertigen?
Dagegen ist für die notleidende Milchwirtschaft eine Erhöhung um beschämende 0,3 % vorgesehen, obwohl Milchproduzenten EU-weit ums Überleben kämpfen. Sorgen wir gemeinsam dafür, daß der Haushalt allen EU-Bürgern zugute kommt, nicht nur den südlichen Mitgliedstaaten.
Schreyer
Herr Präsident, sehr geehrte Abgeordnete! Die heutige Aussprache dient dazu - wie die Berichterstatterin es dargelegt hat - für die erste Lesung des Rates für den Haushalt 2001 am 20. Juli die Vorbereitungen zu treffen, um vor allen Dingen die Abstimmungen über die obligatorischen Ausgaben, also Agrarmarktausgaben, Fischereiausgaben, die Fischereiabkommen und den Entwurf für die außen- und sicherheitspolitischen Ausgaben zu erörtern. Wir haben in dieser Woche somit die Möglichkeit, für den Trilog die entsprechenden Weichen zu stellen.
An erster Stelle wird dort wahrscheinlich über die generellen Zuwachsraten für den Haushalt 2001 im Vergleich zum Haushaltsjahr 2000 debattiert werden. Der Vorschlag der Kommission - ich darf es hier noch einmal wiederholen - sieht bei den Zahlungsermächtigungen einen Anstieg um 5 % vor, bei den Verpflichtungsermächtigungen einen Anstieg von 3,9 %. Dieses Ergebnis war nicht leicht zu erzielen, weil der zusätzliche Bedarf für den Stabilitätspakt untergebracht werden mußte und die Agenda 2000 eine sehr hohe Zuwachsrate im Bereich der Agrarpolitik beschlossen hat.
Der Rat hat in seinen ersten Vorbereitungen im Haushaltsausschuß vorgeschlagen, eine Zuwachsrate von nur 3,5 % bei den Zahlungsermächtigungen und 2,8 % bei den Verpflichtungsermächtigungen vorzusehen, und eine solche Senkung ist natürlich aufgrund des hohen Anteils der Agrarausgaben nur möglich, wenn auch bei den Agrarausgaben Kürzungen im Vergleich zu dem Vorschlag der Kommission erfolgen. Ich stelle in der Tat mit Erstaunen fest, daß der Haushaltsausschuß des Rates bereits jetzt im Agrarbereich weitergehende Einsparungen als die Kommission vorgeschlagen hat, nämlich von einer halben Milliarde Euro.
Angesichts der Debatten, die in der Öffentlichkeit über den Vorschlag der Kommission geführt wurden, ist dieses erstaunlich, aber es bleibt natürlich jetzt die Frage, inwieweit die Bereitschaft da ist, bei solchen Einsparmöglichkeiten zu sagen, es kann auch für andere Bereiche verwendet werden. Dies betrifft jetzt die Fragestellung im Bereich der außenpolitischen Hilfen. Hier schlägt der Rat im Vergleich zum Vorschlag der Kommission einen verringerten Ansatz in Höhe von 400 Mio. Euro an Verpflichtungsermächtigungen vor. Nach Meinung der Kommission fehlt diesem Vorschlag das notwendige politische Augenmaß, angesichts der Aufgaben, die im außenpolitischen Bereich vorhanden sind.
Natürlich begrüßt die Kommission die Unterstützung des Parlaments im Bereich der Balkanpolitik, und ich möchte mich dafür bedanken, vor allem auch dafür, daß das Parlament diese Anhörung durchgeführt hat, die meines Erachtens wesentliche Erkenntnisse gebracht hat. Der Rat sagt, die Balkanpolitik ist eine hohe Priorität, aber trotzdem wird meines Erachtens hier von seiten des Rates ein Finanzierungsvorschlag gemacht, der nicht ausreichend ist. Die Kommission hat darauf hingewiesen, daß beispielsweise die Hilfe für Bosnien reduziert wird, daß auch die Ansätze, die für Albanien und Montenegro vorgesehen sind, nicht gerade üppig ausgestattet sind, sondern daß unseres Erachtens nur eine Verpflichtung erfüllt wird. Wir müssen auch zusehen, daß wir die Verpflichtungen, die im Kosovo bestehen und die jetzt - erfreulicherweise - mit der Wiederaufbauagentur auch gut umgesetzt werden, mit den notwendigen Mitteln ausgestattet werden, damit hier eine erfolgreiche Politik gemacht werden kann, denn gerade dies ist ein Prüfstein für die gemeinsame Außenpolitik der Europäischen Union.
Ich möchte kurz auf die Frage der Fischereiabkommen eingehen. Wir haben hier in 2001 in der Tat eine besondere Situation, weil zahlreiche Abkommen zur Neuverhandlung oder zur Verlängerung anstehen, wobei noch nicht klar ist, wann die Abkommen neu geschlossen und mit welchen Summen sie neu geschlossen werden. Das verführt dann leicht dazu, hier eine zu geringe Ausstattung der Haushaltsansätze vorzusehen. Ich denke doch, daß es auch Unterstützung für den Vorschlag der Kommission gibt, hier nicht zu geringe Ansätze vorzusehen. Im Oktober legt die Kommission ihre neue Schätzung für die notwendigen Ausgaben vor. Dann wird man in diesem Bereich genauer planen können, als es vielleicht jetzt der Fall ist.
Sie haben in Ihren Debattenbeiträgen angesprochen, daß gerade hinsichtlich der Frage der Änderung der Finanziellen Vorausschau die Meinungsverschiedenheiten gravierend sind. Ich kann für die Kommission noch einmal wiederholen, daß wir der Meinung sind, daß die Aufgabe im Balkan, die bei der Finanzplanung im letzten Jahr noch nicht berücksichtigt werden konnte, so wichtig ist, daß hier eine Anpassung gerechtfertigt ist. Es geht hier wirklich nicht darum, bei jedem neuen Bedarf eine Änderung der Finanziellen Vorausschau zu beschließen, aber dann, wenn wichtige Aufgaben neu hinzugekommen sind, hält es die Kommission für gerechtfertigt.
Ich darf zu dem Bereich der Außenpolitik auch noch einen Punkt für die Kommission aufgreifen. Wir haben vorgeschlagen, für den Rapid Reaction Found, der ja der nichtmilitärischen Krisenprävention dient, 30 Millionen in den Haushalt 2001 einzusetzen. Der Rat schlägt vor, dies um 10 Millionen zu kürzen und dafür den Budgetansatz der gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik um 10 Millionen zu erhöhen. Hier ist die Kommission der Meinung, wir sollten dieses neue Instrument des Rapid Reaction Found, der nichtmilitärischen Krisenbewältigung nicht von vornherein schwächen.
Zu dem Bericht von Frau Haug möchte ich noch folgendes bemerken: Sie haben erneut angemahnt, daß die Kommission im Hinblick auf die Administration der Außenpolitik, unter dem Stichwort "Externalisierung", auch hier die Vorlagen, die zugesagt sind, erbringen muß. Ich darf noch einmal darauf hinweisen, wir arbeiten sehr intensiv daran, eine Lösung zu finden, die zukünftig den Projektzyklus in eine Hand gibt, um vor allen Dingen - das ist auch mein persönliches Hauptanliegen - den Zeitabstand zwischen den außenpolitischen Versprechungen und dem Augenblick, an dem endlich Geld fließt, zu verkürzen.
Ich möchte der Berichterstatterin und dem Haushaltsausschuß sehr herzlich danken. Ich wünsche mir, daß wir die nächsten Wochen auch nützen werden, um vielleicht mehr Gemeinsamkeiten als Differenzen zu finden, um damit einen guten Start für die Haushaltsverhandlungen zu haben.
Der Präsident
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen um 11.30 Uhr statt.
Fragestunde (Rat)
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt die Fragestunde (B5-0532/00). Wir behandeln die Anfragen an den Rat, vertreten durch Herrn Moscovici, Minister für Europaangelegenheiten, den viele von uns als ehemaligen Abgeordneten des Europäischen Parlaments kennen.
Andrew Nicholas Duff
Anfrage Nr. 1 von (H-0518/00):
Betrifft: Gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik Welche Vorkehrungen will die Präsidentschaft mit Blick auf die bevorstehende Ausarbeitung einer gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik im Rahmen des Vertrags treffen, um sicherzustellen, daß das Parlament in diesem Bereich umfassend unterrichtet und angemessen konsultiert wird? Wann wird insbesondere Verteidigungsminister Alain Richard während einer Tagung Rede und Antwort stehen?
Moscovici
Artikel 21 des EU-Vertrags besagt, daß der Vorsitz das Europäische Parlament zu den wichtigsten Aspekten und den grundlegenden Weichenstellungen der Gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik hört und darauf achtet, daß die Auffassungen des Europäischen Parlaments gebührend berücksichtigt werden. Seien Sie versichert, daß sich die französische Präsidentschaft konsequent an diese Bestimmungen halten wird. Dies gilt insbesondere für die neuesten Entwicklungen der Gemeinsamen Außen und Sicherheitspolitik im Gefolge des Europäischen Rates von Feira und im Vorfeld von Nizza. Wie Sie wissen, ist die Gemeinsame Außen und Sicherheitspolitik eines der Hauptanliegen und eine der Prioritäten der französischen Präsidentschaft, wie dies heute vormittag der Präsident der Republik Jacques Chirac vor Ihnen dargelegt hat.
Wie bereits angekündigt, hat Verteidigungsminister Alain Richard die Absicht, vor dem Europäischen Parlament zu noch festzulegenden Terminen zu sprechen. Ich möchte hinzufügen, daß Hubert Védrine oder auch ich jeden Monat vom Ausschuß für auswärtige Angelegenheiten angehört werden, und zwar am Dienstag nachmittag nach Abschluß des Rates "Allgemeine Angelegenheiten ". Wir werden also das Europäische Parlament auf diesem Weg über die Verteidigungsprobleme auf dem laufenden halten können.
Duff
Vielen Dank, Herr Minister, für Ihre erste Antwort während Ihrer Präsidentschaft. Ich freue mich ganz besonders, daß wir die Möglichkeit haben, Herrn Richard hier begrüßen zu können. Es ist äußerst wichtig, daß die Entwicklung unserer europäischen Sicherheits- und Verteidigungspolitik die volle Unterstützung und Achtung der Öffentlichkeit genießt, und eine sorgfältige und glaubwürdige Prüfung seitens des Parlaments bietet dafür die besten Voraussetzungen.
Moscovici
Ich möchte lediglich die uneingeschränkte Bereitschaft der französischen Regierung und insbesondere des Verteidigungsministers hervorheben, diese Themen freimütig mit den Europäischen Parlament zu debattieren.
Kauppi
Herr Ratspräsident, auf dem Gipfel von Feira in der vorletzten Woche wurde Einmütigkeit darüber erzielt, daß die sogenannte Flexibilität in die Tagesordnung der Regierungskonferenz aufgenommen werden soll. Bei dem Treffen wurde allerdings nicht genauer bestimmt, wie man es ermöglichen will, daß diese Flexibilität auch auf den zweiten Pfeiler, also die Gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik, Anwendung findet. Gestatten Sie mir die Frage, wann der Vorsitz beabsichtigt, seine Auffassungen darüber darzulegen, wie sich die Flexibilitätsklausel auf den zweiten Pfeiler anwenden läßt. Wenn dies geschehen sollte, sind dann jene Mitgliedstaaten, die nicht Mitglied der NATO sind, von Beschlüssen automatisch ausgeschlossen, die unter Berufung auf die Flexibilität getroffen werden und durch die ein Teil der Mitgliedstaaten möglicherweise schneller auf dem Weg zu einer gemeinsamen Verteidigung voranschreitet? Ich verweise insbesondere auf eine Erklärung des Verteidigungsministers der Präsidentschaft, Herrn Alain Richards, aus der vergangenen Woche, in der er sich besorgt darüber zeigt, daß auch bündnisfreie Staaten sich anschicken könnten, gleichberechtigt an Projekten zur Weiterentwicklung des zweiten Pfeilers teilzunehmen.
Moscovici
Wie Sie wissen, Frau Abgeordnete, hat die Frage der Beziehungen zwischen den Mitgliedstaaten der Europäischen Union, die nicht der NATO angehören, einen großen Teil der Diskussion auf dem Gipfel von Feira eingenommen und wird gegenwärtig einer befriedigenden Lösung zugeführt.
Was die Flexibilität hinsichtlich der zweiten Säule betrifft, so werden Sie der französischen Präsidentschaft sicherlich gestatten, sich um die Regierungskonferenz zu kümmern, was sie ab dem Rat "Allgemeine Angelegenheiten " am nächsten Montag, dem 10. Juli, tun wird. Wir werden dann sehen, welche Positionen es zu diesem Thema gibt. Ich verweise darauf, daß die Präsidentschaft die Aufgabe hat, die Regierungskonferenz zum Erfolg zu führen, und nicht die Positionen dieses oder jenes Mitgliedstaats zu bekräftigen.
Newton Dunn
Ich freue mich sehr, den amtierenden Ratsvorsitzenden, einen ehemaligen Abgeordneten des Parlaments, hier zu sehen. Werden Sie im Vertrag von Nizza bzw. bei den Verhandlungen zu dem Ende des Jahres abzuschließenden Vertrag von Nizza im Hinblick auf Fragen der Gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik die Anwendung des Mitentscheidungsverfahrens zwischen Parlament und Rat vorschlagen? Dies ist das Unterhaus, wie der Präsident der Republik heute morgen feststellte, und wenn wir die Öffentlichkeit für unsere Sicherheits- und Verteidigungspolitik gewinnen wollen, dann brauchen wir einen zuverlässigen Standpunkt. Sind Sie also ebenfalls der Meinung, daß die Mitentscheidung für diesen Politikbereich das richtungweisende Verfahren ist?
Moscovici
Sie werden mir gestatten, Herr Abgeordneter, daß ich mich an meine vorangegangene Antwort halte.
Der Präsident
Ich möchte die Damen und Herren Abgeordneten allgemein daran erinnern, daß wir Anfragen zu stellen haben dazu ist die Fragestunde vorgesehen , die der amtierende Ratspräsident nach bestem Wissen beantwortet.
Der Präsident
Marie Anne Isler Béguin
Anfrage Nr. 2 von (H-0519/00):
Betrifft: Wasserbeförderung von Frankreich nach Spanien und nachhaltige Bewirtschaftung der Wasservorräte Frankreich will offenbar ein Aquäduktvorhaben zur Beförderung von Wasser aus der Rhône bis nach Barcelona unter Beteiligung der Société Lyonnaise initiieren. Das Wasser soll dem Ausbau einer intensiven Landwirtschaft mit Bewässerungssystemen in Katalonien dienen. Dieses Vorhaben läuft jeder nachhaltigen Bewirtschaftung der Wasservorräte auf regionaler Ebene zuwider.
Ist dem Rat dieses Vorhaben bekannt? Teilt der Rat die Meinung, daß dieses Vorhaben gegen die im Vertrag über die Europäische Gemeinschaft (Artikel 174) verankerten Grundsätze der Vorsorge und Vorbeugung in Umweltfragen verstößt, weil diese Politik die Verbraucher des von anderswoher herbeigeleiteten Wassers von ihrer Verantwortlichkeit freistellt? Welche Maßnahmen gedenkt der Rat einzuleiten, damit eine nachhaltige Politik zur Bewirtschaftung der Wasservorräte in der Union entwickelt wird und damit die Vorhaben zur Beförderung von Wasser über lange Strecken das ökologische Gleichgewicht in den betroffenen Regionen nicht gefährden?
Moscovici
Es gibt in der Tat ein Projekt, es gibt Studien zum Wassertransfer von der Rhône nach Katalonien. Doch dieses Projekt ist, zumindest im gegenwärtigen Stadium, nicht bindend für die französischen Behörden und auch nicht für die spanischen Behörden.
Des weiteren gibt es einen Vorschlag für eine Richtlinie des Europäischen Parlaments und des Rates zur Schaffung eines Ordnungsrahmens für Maßnahmen im Bereich der Wasserpolitik. Die Annahme im Vermittlungsverfahren erfolgte am 29. Juni 2000. Hervorheben möchte ich, daß der Entwurf dieser Rahmenrichtlinie insbesondere die Erhaltung, den Schutz und die Verbesserung der Umweltqualität sowie die umsichtige und rationelle Verwendung der natürlichen Ressourcen zum Ziel hat. Er legt die grundlegenden Prinzipien für eine nachhaltige Wasserpolitik in der Europäischen Union fest und beruht auf den Grundsätzen des Vertrags, insbesondere denen der Vorsorge und Vorbeugung, dem Grundsatz, Umweltbeeinträchtigungen mit Vorrang an ihrem Ursprung zu bekämpfen, sowie auf dem Verursacherprinzip.
Vermerkt sei, daß dieser Entwurf sowohl für Oberflächen- als auch für Grundwasser gelten sollte, wobei das Ziel darin besteht, jede weitere Beeinträchtigung zu verhindern, eine nachhaltige Nutzung auf der Grundlage des langfristigen Schutzes der verfügbaren Wasserressourcen zu fördern und dazu beizutragen, die Auswirkungen von Überschwemmungen und Trockenzeiten zu verringern. In dem Entwurf ist vorgesehen, daß die Verbesserung des Wasserzustandes über eine Reihe von Maßnahmen erreicht werden soll, die von den Mitgliedstaaten nach einem bestimmten Zeitplan umzusetzen sind. Daraus folgt, daß bei jedem Wassertransfer-Projekt über weite Strecken die eben dargelegten Ziele berücksichtigt werden müssen. Des weiteren ist festzustellen, daß für jede Initiative dieser Art obligatorisch eine Einschätzung der sozioökonomischen Folgen und der Umweltverträglichkeit vorzunehmen ist.
Isler Béguin
Vielen Dank, Herr Minister, für diese Antwort. Doch da Sie so ausführlich geantwortet haben, besitzen Sie sicherlich noch weitere Informationen. Wenn Sie davon sprechen, daß Studien durchgeführt worden sind, dann beunruhigt mich das, denn ich habe diese Anfrage gestellt, weil wir von spanischen und französischen Bürgern alarmiert worden sind, die von uns nähere Informationen haben möchten, da diese Frage bereits im Europäischen Parlament diskutiert und im Zusammenhang mit der Wasserrichtlinie abgelehnt worden ist. Doch wie Sie wissen, gibt es in allen Richtlinien Ausnahmen, und gerade der Wassertransfer könnte unter die Ausnahmen fallen. Ich wollte daher von Ihnen bestätigt bekommen, daß ohne Verträglichkeitseinschätzung und ohne Information der Europaparlamentarier keine Ausnahme für dieses Projekt erteilt werden kann.
Moscovici
Ich habe dieses Projekt in einen globalen und allgemeinen Zusammenhang gestellt und auch darauf hingewiesen, daß es im gegenwärtigen Stadium weder für die französischen noch für die spanischen Behörden bindend ist. Selbstverständlich werde ich, wenn ich weitere Informationen erhalte, diese der Frau Abgeordneten zur Verfügung stellen. Ansonsten verweise ich nochmals auf das Fazit meiner soeben gemachten Ausführungen, d. h. daß festzustellen und zu bestätigen ist, daß für jede Initiative dieser Art zwingend eine Einschätzung der sozioökonomischen Folgen und der Umweltverträglichkeit durchgeführt werden muß.
Korhola
Herr Ratspräsident, im Zusammenhang mit der Erörterung der Wasserrahmenrichtlinie sind wiederholt Befürchtungen aufgetreten und vorgetragen worden, daß es innerhalb der EU künftig möglich sein könnte, gegen den Willen eines Landes, das über Wasservorkommen verfügt, Wasser aus diesem Mitgliedstaat in einen anderen zu befördern. Hält der Vorsitz ein solches Schreckensszenario für möglich, und glaubt er, daß es erforderlich ist, die Mitgliedstaaten vor solchen Entwicklungen zu schützen?
Moscovici
Ich habe, offen gesagt, meinen vorangegangenen Antworten keine weiteren Bemerkungen hinzuzufügen.
Der Präsident
Roy Perry
Anfrage Nr. 3 von (H-0525/00):
Betrifft: Digitaler Rundfunk Teilt der Rat die Ansicht, daß eine politische Rückendeckung für den digitalen Rundfunk ähnlich derjenigen, die die Mobilfunktechnologie und das digitale Fernsehen erhielten, das Vertrauen in die Zukunft des Rundfunks stärken könnte?
Moscovici
In Beantwortung der Anfrage des Herrn Abgeordneten möchte ich lediglich feststellen, daß angesichts des Fehlens einer Initiative der Kommission, die jedoch bald ergriffen wird, der Rat seinen Standpunkt in dieser Frage noch nicht festgelegt hat.
Perry
Herr Präsident, ich bin von dieser Antwort enttäuscht. Das Europäische Parlament führte erst vor wenigen Wochen eine Anhörung durch, an der Vertreter aus dem Land des Herrn Ministers sowie aus meinem Heimatland teilnahmen. Dabei wurde von Vertretern der Hörfunkindustrie nachdrücklich darauf verwiesen, daß der digitale Hörfunk zu den Sektoren der Medienkommunikation zählt, die sich nicht rasch und wirksam genug entwickeln, und man war der Ansicht, daß es an der entsprechenden politischen Unterstützung mangelt. Ich hege die Hoffnung, daß sich der Rat mit großem Engagement für den digitalen Hörfunk einsetzt, wenn die Kommission einen entsprechenden Vorschlag vorlegt.
Ein weiteres Problem ist die Tatsache, daß bestimmte Bereiche des Frequenzspektrums des digitalen Hörfunks in Europa oft recht großzügig und völlig kostenlos vergeben werden. Das gleiche Spektrum wäre natürlich äußerst profitabel, wenn man es für den Mobilfunk nutzen würde. Könnte uns der Ministerrat die Zusicherung geben, daß er dies sehr sorgfältig prüfen und dafür sorgen wird, daß es dadurch zu keiner Gefährdung für die Entwicklung des digitalen Hörfunks in Europa kommen wird?
Moscovici
Ich verweise darauf, daß das Digital Audiobroadcasting, d. h. der digitale Hörfunk, bereits seit 1989 existiert und daß das bisher nicht gelöste Hauptproblem darin besteht, daß die Empfänger noch zu teuer sind. Eine der Hauptfragen, mit denen sich der Rat, der eine offene Haltung einnimmt, zu gegebener Zeit befassen sollte, betrifft die Festlegung bestimmter Prinzipien zur Verstärkung des Bekanntheitsgrades und der Effizienz dieses Bereichs der elektronischen Kommunikationsmedien.
Die Frage der Konvergenz zwischen Telekommunikation, Medien und Informationstechnologie wurde Ende 1999 in einer Ratssitzung und am 2. Mai 2000 in einer öffentlichen Debatte angesprochen. Bei dieser Gelegenheit hob der Rat folgende Grundsätze hervor: eine rechtliche Regelung muß auf eindeutig festgelegten politischen Grundsätzen beruhen, das Wirtschaftswachstum und die Wettbewerbsfähigkeit fördern und die Belange des allgemeinen Interesses berücksichtigen. Die Regelung muß des weiteren auf technologische Neutralität ausgerichtet sein, d. h. die Regeln hinsichtlich der Kommunikationsdienste müssen möglichst unabhängig von der zur Erbringung dieser Dienste verwendeten Technologie konzipiert werden. Am 2. Mai 2000 unterstrich der Rat, daß ein ausgewogenes Verhältnis zwischen der hauptsächlich durch zwingende Vorschriften gewährleisteten Rechtssicherheit und der Möglichkeit, mittels flexibler Maßnahmen rasch auf die technologische und die Marktentwicklung reagieren zu können, erreicht werden müsse. Das heißt, wie ich wiederholen möchte, die Haltung des Rates in dieser Frage ist offen.
Der Präsident
John Walls Cushnahan
Anfrage Nr. 4 von (H-0531/00):
Betrifft: WTO-Abkommen EU-China Ist dem Rat bekannt, daß China seine staatlich kontrollierten Fernsehsender, Zeitungen und Werbetafelaufsteller angewiesen hat, die Sprite-Werbung mit der Darstellung der jungen Schlagersängerin Sherry Chang Huei-mei einzustellen, die bei der Amtseinführung von Präsident Chen Shui-bain auftrat? Ist der Kommission auch bekannt, daß die Volksrepublik China vor kurzem Hong Kong und ihre eigenen Unternehmerverbände anwies, nicht mit taiwanesischen Firmen zu handeln, die die VR China verdächtigt, für die Unabhängigkeit einzutreten? Wie wird die Kommission angesichts der Tatsache, daß wir vor kurzem ein Abkommen mit China über dessen Zulassung zur WTO unterzeichnet haben, auf diese Art der politischen Erpressung reagieren, die den Grundsätzen des freien Handels zuwiderläuft?
Moscovici
Der Rat tritt seit langem für die Verbesserung der Situation im Bereich der Menschenrechte in China ein, wozu auch die bürgerlichen und politischen Rechte gehören, die durch die von dem Herrn Abgeordneten geschilderten Ereignisse schwer beeinträchtigt werden. Wichtigstes Element dabei ist der Menschenrechtsdialog zwischen der Europäischen Union und China. Trotz gewisser Verbesserungen des Rechtssystems in bezug auf die wirtschaftlichen und sozialen Rechte wurden vor Ort insbesondere bei den zivilen und politischen Rechten wenig Fortschritte erzielt. Der Rat ist folglich angesichts der fortgesetzten allgemeinen Einschränkung der Grundfreiheiten, vor allem der Versammlungs-, Meinungs- und Vereinsfreiheit, zutiefst besorgt.
Es wurde beschlossen, daß die Europäische Union auch weiterhin öffentlich ihre Sorge über die Menschenrechtslage in China äußert und dieses Problem bei den Treffen mit China auf sämtlichen Ebenen zur Sprache bringt. Der Rat war übereingekommen, daß die Europäische Union unter diesen Umständen eine entschiedene Haltung zu der von den USA auf der 56. Tagung der Menschenrechtskommission der Vereinten Nationen eingebrachten Resolution zur Menschenrechtslage in China einnehmen wird und daß die dieser Kommission angehörenden Mitgliedstaaten im Fall einer Abstimmung über die China-Resolution dafür stimmen würden. Die Resolution wurde schließlich nicht zur Abstimmung gebracht, nachdem auf Initiative Chinas ein Antrag auf Nichteinmischung angenommen worden war.
Der Rat ist außerdem übereingekommen, seine Haltung auf der nächsten Tagung der Menschenrechtskommission von den im Rahmen des Dialogs in bezug auf die Menschenrechtslage in China erzielten Ergebnissen abhängig zu machen.
Bezüglich des Prozesses, der zum Beitritt Chinas zur WTO führen soll, hält der Rat diese Organisation nicht für das geeignete Forum zur Behandlung von Menschenrechtsfragen und ist zudem der Ansicht, daß verstärkte Handelsgeschäfte als Stütze für die Bemühungen der Europäischen Union um die Gewährleistung der Achtung der Menschenrechte, der Demokratie und der Rechtsstaatlichkeit - allesamt Grundsätze, auf denen die Union beruht - dienen werden.
Cushnahan
Herr Präsident, darf ich zunächst Herrn Moscovici zum Sieg seines Landes bei der Fußballeuropameisterschaft gratulieren. Es ist immer erfreulich, einen ehemaligen Kollegen in einem neuen, höheren Amt begrüßen zu können. Ich möchte Sie, Herr Moscovici, jedoch auch daran erinnern, wie frustrierend wir als Abgeordnete immer die Befragung des Rats empfanden. Ich hoffe, daß, sollte der Ratsvorsitz an einer Zusammenarbeit mit dem Parlament interessiert sein, Sie beim nächsten Mal nicht wieder so kurz angebunden antworten wie eben gegenüber Herrn Newton Dunn.
Nun zu Ihrer Antwort, der ich nicht zustimmen kann. Meiner Ansicht nach hat die EU in Genf beschämend reagiert. Es war äußerst feige, daß wir die Initiative der USA nicht unterstützt haben. Wenn wir einen konsequenteren Standpunkt vertreten hätten, dann bräuchten wir uns jetzt nicht die Arroganz der Chinesen gefallen zu lassen. Ich hoffe, daß die Mitgliedstaaten ihren Grundsätzen Vorrang vor ihren Handelsinteressen einräumen, wenn die Sache das nächste Mal vor die UNO kommt. China benutzt den Handel im Rahmen der WTO zur politischen Erpressung, und wir hätten bei den Verhandlungen EU/China zur Frage der WTO-Mitgliedschaft ebenfalls alle uns zur Verfügung stehenden Mittel einsetzen sollen. Ich möchte Sie, ausgehend von Ihren Äußerungen, bitten, uns zuzusichern, daß die Mitgliedstaaten in ihren Gesprächen mit China im Hinblick auf die Menschenrechte ihren Standpunkt konsequent vertreten und eine Erpressung in Form von wirtschaftlichen Drohungen durch China nicht tolerieren werden.
Moscovici
Ich danke Ihnen, Herr Abgeordneter, für Ihre aufmunternden Worte an mich persönlich sowie für Ihre Glückwünsche zu dem französischen Erfolg bei der Fußball-EM 2000 am vergangenen Sonntag.
Im Rahmen dieser Fragestunde werde ich bemüht sein, den Standpunkt des Rates entsprechend der von diesem vertretenen Positionen darzulegen, wozu, wie ich in Erinnerung bringen darf, der Vorsitz befugt ist.
Der Präsident
Herr Minister, ich kann Ihnen zu diesem Erfolg nicht gratulieren, da ich absolut neutral bleiben muß, wie Sie verstehen werden. Außerdem komme ich, wie andere hier anwesende Abgeordnete auch, aus einem Land, das eine unvorhersehbare Niederlage einstecken mußte.
Anfrage Nr. 5 von Ioannis Souladakis (H-0536/00):
Betrifft: Verbesserung der Exportchancen der Länder Südosteuropas
Der Stabilitätspakt für Südosteuropa stellt für die Europäische Union eine politische Option von höchster Priorität dar. Es liegt auf der Hand, daß dem wirtschaftlichen und sozialen Wiederaufbau im Rahmen dieser Politik für Südosteuropa eine überaus bedeutsame Rolle zukommt.
Welche konkreten Maßnahmen mit welchen wirtschaftlichen Parametern gedenkt der Rat angesichts dieser Sachlage zur Durchführung des Stabilitätspaktes für Südosteuropa in die Wege zu leiten, um die Exportchancen der Länder in dieser Region auf dem Markt der Europäischen Union zu verbessern und ihre schwer angeschlagene Wirtschaft zu stärken?
Moscovici
Es ist mir durchaus bewußt, Herr Präsident, daß wir bei dieser EM nicht viele Freunde gewonnen haben.
Die Europäische Union vertritt die Ansicht, daß die Entwicklung des internationalen Handels mit der Zeit die Abhängigkeit von ausländischer Hilfe ablösen und die handelspolitische Integration eines der Hauptbestandteile der längerfristig stärkeren Eingliederung der südosteuropäischen Länder in die euro-atlantischen Strukturen bilden soll. Kernstück der EU-Politik ist der Stabilisierungs- und Assoziierungsprozeß. Das Ziel dieser Politik besteht bekanntlich darin, den betroffenen Ländern beim wirtschaftlichen Wiederaufbau durch Wiederherstellung und Verbesserung ihrer Infrastrukturen sowie durch eine marktorientierte Ausrichtung der ehemaligen Kriegs- und Planwirtschaften behilflich zu sein.
Gemäß den Beschlüssen des Europäischen Rates von Lissabon, wonach den Stabilisierungs- und Assoziierungsabkommen mit den Ländern des westlichen Balkan eine asymmetrische Handelsliberalisierung vorangehen sollte, soll die Kommission in Kürze konkrete Vorschläge für die Ausweitung der bestehenden Handelspräferenzen durch Aufhebung der für bestimmte industrielle Waren geltenden Zollplafonds sowie durch einen verbesserten Marktzugang für Agrarerzeugnisse unterbreiten.
Das allgemeine Ziel des Stabilitätspakts für Südosteuropa besteht in der Unterstützung der Länder dieser Region als Beitrag zur Förderung von Stabilität und Wohlstand in der gesamten Region. Zum Erreichen dieses Ziels wurden ein "Regionaler Runder Tisch für Südosteuropa " sowie ein Arbeitskreis für den wirtschaftlichen Wiederaufbau, einschließlich der Handelsbeziehungen, eingerichtet.
Die Bedeutung der Liberalisierung und Erleichterung des Handels zwischen den Ländern der Region untereinander sowie zwischen dieser Region und der Union wurde auf der Regionalen Finanzierungskonferenz, die Ende März dieses Jahres in Brüssel stattfand, gleichermaßen von den Geber- und den Empfängerländern betont.
In sämtlichen Bereichen, auf die sich der Stabilitätspakt bezieht, mithin auch auf den Gebieten Wirtschaft und Handel, sind die gegenseitigen Verpflichtungen zwischen Gebern und Empfängern weiterhin der Schlüssel zum Erfolg dieses Pakts. In seinem Mittelpunkt steht die Verpflichtung der Länder der Region zur Durchführung von Reformen und zur Schaffung günstiger Rahmenbedingungen für nachhaltige Fortschritte im wirtschaftlichen Bereich.
Souladakis
Vielen Dank für die Antwort. Gestatten Sie mir jedoch folgende Bemerkungen: Vor der Fragestunde haben wir im Parlament über den Haushalt 2001 debattiert, und dabei wurde wieder einmal deutlich, wie festgefahren die Situation hinsichtlich der Frage ist, woher die Mittel für die Finanzierung des Stabilitätspakts genommen werden sollen.
Insofern ging es in meiner Anfrage um ebendiesen Punkt. Wir haben es ja mit Wirtschaften zu tun, die vormals auf der Grundlage anderer Markt- und Verkaufsstrukturen funktioniert haben, und zwar im Rahmen des auf dem damaligen Wirtschaftssystem beruhenden Geschäftsverkehrs. Meine Anfrage zielte im Grunde darauf ab, was unternommen werden kann, damit wir auf den Märkten der Mitgliedsländer der Europäischen Union endlich Erzeugnisse aus diesen Regionen finden. Darum geht es doch. Welche Politiken sind also geeignet, die produktiven Aktivitäten in diesen Regionen zu stärken, ohne daß die EU eigens Geld einsetzen muß, zumal sie sich ja - ob nun zu Recht oder zu Unrecht - ohnehin schon schwertut, Mittel zur Bewältigung der dortigen, hausgemachten Probleme aufzubringen. Das ist eindeutig der springende Punkt.
In der Anfrage ging es genau darum, welche Maßnahmen die Europäische Union ergreifen kann, um solche zuvor nicht existierenden Strukturen zu schaffen, damit die Menschen dort ihre Erzeugnisse verkaufen können.
Moscovici
Genau darin, Herr Abgeordneter, besteht ja das Ziel des Stabilitätspakts und der Assoziierungsabkommen, die, wie ich in Erinnerung bringen möchte, wirtschafts- und handelspolitische Bestimmungen beinhalten, und es ist unsere Pflicht, eine - ich sage es nochmals - asymmetrische Liberalisierung zu gestatten, um dem Rückstand dieser Länder Rechnung zu tragen. Ich kann Ihnen jedoch versichern, daß die Zukunft dieser Region für den Ratsvorsitz und auch für den Vorsitz des Europäischen Rates absolute Priorität besitzt: In diesem Sinne hat der Präsident der Französischen Republik ein Gipfeltreffen zwischen der Europäischen Union und den Ländern des westlichen Balkans vorgeschlagen, die - eventuell in Zagreb - unter französischem Vorsitz stattfinden soll.
Der Präsident
Alexandros Alavanos
Anfrage Nr. 6 von (H-0539/00):
Betrifft: Aufhebung der Sanktionen gegen Irak Nach der UN-Resolution 687 aus dem Jahr 1991 sollen die Sanktionen gegen Irak aufgehoben werden, wenn er sich bereit erklärt, auf die Massenvernichtungswaffen zu verzichten, die er mutmaßlich besitzt. Seither wurden trotz gründlicher Nachforschungen von Tausenden von Beobachtern weder solche Waffen gefunden, noch konnte festgestellt werden, daß sie dort hergestellt werden können. Die offiziellen Berichte sind in jeder Hinsicht glaubwürdig. Trotzdem besteht das Embargo gegen Irak mit äußerst schädlichen Auswirkungen auf die Bevölkerung Iraks weiter fort. Ein sehr typisches Beispiel ist der starke Anstieg der Säuglingssterblichkeit. In den letzten zehn Jahren sollen 1,5 Millionen Kinder wegen Mangels an Arzneimitteln, Lebensmitteln usw. gestorben sein.
Das "Öl für Lebensmittel "Programm taugt nicht als Alibi für das Verbrechen, das weiter begangen wird, denn nur ein geringer Teil des Wertes dessen, was Irak exportieren darf, fließt in Form von Lebensmitteln und Arzneimitteln zurück, wogegen der Rest als "Entschädigungszahlungen " einbehalten oder in westlichen Banken eingefroren wird, ohne daß Irak darüber verfügen kann.
Prüft der Rat die Aufhebung des Embargos, dessen einzige Opfer das Volk von Irak und insbesondere seine Kleinkinder sind?
Moscovici
Sämtliche Resolutionen des UN-Sicherheitsrats, einschließlich der Irak-Resolutionen, werden von der Europäischen Union vollständig angewandt.
Nach der am 17. Dezember 1999 verabschiedeten Resolution 1284 sollen die UN-Inspektionen wiederaufgenommen sowie gleichzeitig die Verbesserung des Programms "Öl für Lebensmittel " ermöglicht und sodann die Sanktionen gegen den Irak aufgehoben werden.
Die Europäische Union fordert die irakische Regierung zur uneingeschränkten Zusammenarbeit mit der UNO und ihren Unterorganen auf. Der Rat stellt fest, daß seit Ende 1998 keine Kontrollen darüber durchgeführt werden konnten, daß sich der Irak tatsächlich an die, durchaus angebrachten, Resolutionen des Sicherheitsrats, insbesondere die UN-Resolution 687, hält. Das gegen den Irak verhängte Embargo gilt infolgedessen weiter.
Zwar ist als Folge des Embargos - dessen sind wir uns ganz besonders bewußt - die humanitäre Lage im Irak vor allem für die dortigen Kinder ernst oder sogar besorgniserregend, wobei die irakische Regierung die Hauptverantwortung für diese Situation trägt. Das irakische Volk hätte jedoch, wie die Expertenkommission unter der Leitung des UN-Botschafters Celso Amorim im April 1999 feststellte, ohne die Verlängerung der 1991 vom Sicherheitsrat getroffenen Maßnahmen nicht unter solchen Entbehrungen zu leiden. Die internationale Gemeinschaft und die irakische Regierung sollten alles daran setzen, damit das Programm "Öl für Lebensmittel " der irakischen Bevölkerung in vollem Umfang zugute kommt. Der Rat begrüßt in diesem Zusammenhang die Einrichtung einer UN-Arbeitsgruppe, die allgemeine Empfehlungen zur möglichen Verbesserung der Wirksamkeit der UN-Sanktionen, insbesondere durch ihren gezielteren Einsatz, sowie zur Vermeidung unnötigen menschlichen Leids unterbreiten soll.
Der Rat hat zur Kenntnis genommen, daß der UN-Sicherheitsrat in seiner Resolution 1302 den UN-Generalsekretär aufgefordert hat, unabhängige Sachverständige mit einer eingehenden Studie zur humanitären Lage im Irak zu beauftragen.
Alavanos
Ich habe diese Anfrage eingereicht, weil Frankreich in der betreffenden Problematik eine gewisse Sensibilität zeigt. Ich habe die recht formale Antwort des amtierenden Ratspräsidenten gehört, doch wissen wir alle, daß die Situation im Irak mit der Politik der Willkür und des Diktats der USA zu tun hat. Da ist zum Beispiel die Flugverbotszone, die vom UN-Sicherheitsrat niemals offiziell anerkannt worden ist. Uns ist auch bekannt, daß der UN-Vertreter, Herr Ekeus, den Vereinten Nationen 1997 nach 6 900 Besuchen und Inspektionen Bericht erstattet und dabei die Position vertreten hat, es bestehe kein Verdacht auf die Existenz nuklearer oder chemischer Waffen im Irak.
Ich möchte die französische Präsidentschaft fragen, ob sie angesichts all dessen, angesichts der Tatsache, daß ein großer Teil der Einkünfte, die dem Irak aus den Erdölverkäufen eigentlich zustehen, in New York eingefroren wird, noch dazu von einer französischen Bank, im Verlauf ihrer Vorsitzperiode Initiativen ergreifen wird, um dieses von den Vereinigten Staaten verhängte diktatorische Regime aufzuheben, das so furchtbare Folgen für das Volk und die Kinder des Irak hat.
Moscovici
Sie haben zu Recht auf eine mögliche französische Sensibilität in dieser Frage hingewiesen, die, so sie denn besteht, jedoch keine Gleichgültigkeit gegenüber dem Leiden des irakischen Volkes bedeutet. Wie Sie zweifellos wissen, ist mein Land Ständiges Mitglied des UN-Sicherheitsrates, und ich sage nochmals, sein effektiver Wunsch ist, daß diese Resolutionen vollständig eingehalten, gleichzeitig aber sämtliche Lösungsmöglichkeiten sondiert werden, angefangen bei der strikten Anwendung der Resolution "Öl für Lebensmittel ".
Auf diesen schwierigen Weg müssen wir uns nun begeben.
Perry
Herr Präsident, ich begrüße die Antwort des Herrn Ministers, möchte ihn jedoch bitten, diesem Haus zuzusichern, daß er und der Rat bei der Prüfung dieses Problems nicht die 604 kuwaitischen Bürger vergessen, die während der illegalen Okkupation von Kuwait durch den Irak verschwunden sind, und daß sie bei den irakischen Behörden auf eine Erklärung zum Schicksal dieser Menschen drängen.
Moscovici
Ich möchte lediglich bestätigen, daß wir dieses Problem in allen seinen Dimensionen zu prüfen gedenken.
Korakas
Herr Präsident, auch ich habe eine ähnliche Anfrage eingereicht, Nr. 20. Leider wurde mir jedoch heute von den Diensten des Rates mitgeteilt, meine Anfrage habe nicht mehr übersetzt werden können, weil sie in den drei letzten Tagen vor Ablauf der Frist eingereicht worden ist. Ich halte das für nicht hinnehmbar. Die Schuld liegt nicht bei mir.
Ergänzend möchte ich darauf hinweisen, daß - wie ich in meiner Anfrage darlege - allein im letzten Monat, also im Mai, 8 000 Menschen wegen fehlender Arzneimittel gestorben sind. Die auf Medikamentenmangel zurückzuführende Kindersterblichkeit hat sich verdoppelt. Statistischen Angaben zufolge beläuft sich die Zahl der Menschen, die von 1990 bis heute im Irak wegen der Sanktionen ums Leben gekommen sind, auf nunmehr 1 309 153. Unter dem Vorwand der Sanktionen gegen das Regime von Saddam Hussein, der nach wie vor an der Macht ist, sowie der Existenz von Nuklearwaffen, die allerdings niemand zu entdecken vermag, wird Völkermord am irakischen Volk verübt.
Ich frage also den Rat, ob ihm klar ist, daß dieser nun schon ein Jahrzehnt währende Genozid nicht weitergehen darf, ob er die Aufhebung des Embargos zu Lasten des irakischen Volkes fordern wird und ob er beabsichtigt, möglicherweise auch unilaterale Maßnahmen zum Schutz des irakischen Volkes einzuleiten.
Moscovici
Erstens: Meiner Meinung nach bestehen - obwohl ich dieses Amt erstmals ausübe - einschlägige Regeln, wonach die Anfragen unter der Verantwortung des Parlaments übersetzt werden, so daß sie vom Rat äußerst präzise beantwortet werden können.
Zweitens: Ich möchte lediglich bestätigen, daß mit diesen Resolutionen niemand das Regime von Saddam Hussein gutheißt, und der Begriff Völkermord - der sich, wenn ich richtig verstanden habe, im vorliegenden Fall auf diejenigen bezieht, die Sanktionen ergriffen haben - ist meines Erachtens nicht gerechtfertigt. Weder Frankreich noch der Rat vertreten einen solchen Standpunkt.
Der Präsident
Eine Debatte über die Beziehungen zwischen dem Rat und dem Parlament in bezug auf die Anfragen ist jetzt fehl am Platze, da dies von der Zeit für die Beantwortung der Anfragen abgehen würde.
Ich muß Ihnen dennoch sagen, daß sechs Anfragen in einigen Sprachen leider nicht in der entsprechenden Form vorlagen und aufgrund eines Feiertags, ich glaube in Luxemburg, dem Rat nicht in allen Sprachen übermittelt wurden. Und der Rat hat entschieden, sie nicht zu beantworten.
Auf jeden Fall kann diese Debatte in der Konferenz der Präsidenten geführt werden, die sich mit diesen Beziehungen und den eventuell auftretenden Fällen befaßt.
Anfrage Nr. 7 von Esko Olavi Seppänen (H-0542/00):
Betrifft: Bündnisfreiheit einiger EU Mitgliedstaaten
Auf dem Gipfel von Feira wurden die Verteidigungsaufgaben der EU behandelt. Dieses Thema wird auch ein Tagesordnungspunkt auf der Regierungskonferenz sein. Einige EU-Mitgliedstaaten gehören dem NATO-Militärbündnis nicht an. Welche Position vertritt der Rat hinsichtlich der Stellung dieser Länder im Rahmen der künftigen gemeinschaftlichen Verteidigungszusammenarbeit? Erkennen die am Bündnis beteiligten Staaten aus Sicht des Vorsitzes den Wunsch dieser Länder an, ihre Bündnisfreiheit beizubehalten?
Moscovici
Zwischen dem Parlament und der Kommission gibt es kein Problem. Allerdings wurde die Verfahrensweise uns in gewisser Weise erläutert, und in der Regel werden die Anfragen tatsächlich für uns übersetzt, um sie beantworten zu können; andernfalls bliebe zuviel dem Zufall überlassen, so daß die Antworten dann möglicherweise unzulänglich sein würden.
Ich komme auf die Anfrage zurück. Gemäß Artikel 17 des Vertrags über die Europäische Union berührt die Politik der Union nach diesem Artikel nicht den besonderen Charakter der Sicherheits- und Verteidigungspolitik bestimmter Mitgliedstaaten, einschließlich der bündnisfreien Mitgliedstaaten.
Ferner achtet sie die Verpflichtungen einiger Mitgliedstaaten, die ihre gemeinsame Verteidigung in der Nordatlantikvertragsorganisation (NATO) verwirklicht sehen, aus dem Nordatlantikvertrag und ist vereinbar mit der in jenem Rahmen festgelegten gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik.
Nach Inkrafttreten des Vertrags von Amsterdam hat die Europäische Union einen Prozeß eingeleitet, der es ihr ermöglichen soll, alle erforderlichen Vorkehrungen zu treffen, um ihrer Verantwortung im Zusammenhang mit den im EU-Vertrag definierten Aufgaben der Konfliktverhütung und Krisenbewältigung, den sogenannten Petersberg-Aufgaben, gerecht werden zu können, und zwar unbeschadet der Stellung der Mitgliedstaaten aufgrund ihrer NATO oder WEUMitgliedschaft oder Nichtmitgliedschaft. Dies wurde in dem vom Europäischen Rat in Helsinki gebilligten Bericht des Vorsitzes nochmals bekräftigt.
Seppänen
Herr Minister, auf dem Treffen von Feira wurde vereinbart, die Flexibilität zu erhöhen. Ich habe die Sache so interpretiert, daß diese Flexibilität auch auf Angelegenheiten Anwendung finden soll, die den zweiten Pfeiler betreffen, also Fragen der Gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik. Interpretieren Sie dies genauso? Gleichzeitig habe ich die Ausführungen des französischen Staatspräsidenten darüber verfolgt, wie man die Europäische Union künftig in verschiedenen Geschwindigkeiten entwickeln sollte und daß man dafür einen harten, stabilen Kern schaffen müsse, der durch die Bemühungen einzelner Pionierstaaten entstehen soll. Sind Sie der Auffassung, daß diesem harten Kern - so nennt ihn der frühere Präsident der Kommission Jacques Delors - auch ein Land angehören kann, das nicht Mitglied eines Militärbündnisses ist?
Moscovici
In dieser Formulierung ist die Anfrage äußerst komplex. Sie bezieht sich auf die gesamte Regierungskonferenz; ich werde sie daher im Rahmen einer der nächsten Fragestunden ausführlicher beantworten.
Ich möchte lediglich betonen, daß wir in Feira tatsächlich unseren Wunsch bekundet haben, der bestehende Rahmen möge auch Raum für die Einbeziehung der bündnisfreien und der nicht dem NATO-Militärbündnis angehörenden EU-Mitgliedstaaten lassen, und wenn Sie diese Form der Flexibilität ansprechen, so wird sie ohne Zweifel verwirklicht werden.
Im übrigen werden wir noch Gelegenheit haben, erneut über die weitere Entwicklung des Europas der Verteidigung und der verstärkten Zusammenarbeit auf diesem Gebiet zu diskutieren.
Der Präsident
María Izquierdo Rojo
Anfrage Nr. 8 von (H-0545/00):
Betrifft: Prioritäten der französischen Präsidentschaft im Bereich der Frauenförderung Durch welche konkreten Maßnahmen gedenkt die französische Präsidentschaft vorrangig zur Verbesserung der Situation der Frauen in Europa beizutragen?
Moscovici
Frau Nicole Péry, meine Kollegin und Staatssekretärin für Frauenrechte, wird schon nächste Woche vor Ihrem zuständigen Ausschuß das Programm der französischen Präsidentschaft in diesem Bereich erläutern. Ich möchte hier lediglich einige allgemeine Angaben machen.
Unter französischem Vorsitz wird der Rat einige Themen zu behandeln haben, die die Gleichbehandlung von Männern und Frauen betreffen. Zunächst hat die Kommission soeben dem Rat eine Mitteilung mit dem Titel "Für eine Rahmenstrategie der Gemeinschaft zur Förderung der Gleichstellung von Frauen und Männern ", einen Vorschlag für einen Beschluß des Rates über ein Programm zur Unterstützung der Gemeinschaftsstrategie auf dem Gebiet der Gleichbehandlung von Männern und Frauen, einen Vorschlag für eine Richtlinie des Europäischen Parlaments und des Rates zur Änderung der Richtlinie 67/207/EWG über die Verwirklichung des Grundsatzes der Gleichbehandlung von Männern und Frauen im Bereich - und das ist entscheidend - des Zugangs zur Beschäftigung, der allgemeinen und beruflichen Bildung sowie der Arbeitsbedingungen übermittelt. Die französische Präsidentschaft hat, wie ich nachdrücklich betonen möchte, die Vorlage dieser Texte durch die Kommission in ihrem Programm bereits eingeplant.
Bezüglich des Vorschlags für einen Beschluß über ein Programm auf der Grundlage von Artikel 13 des Vertrags ist es Ziel des Vorsitzes, das Programm auf der Tagung des Rates "Beschäftigung-Sozialschutz " am 28. November dieses Jahres zu verabschieden, sofern seine Laufzeit am 1. Januar 2001 beginnen soll. Was den Vorschlag für eine Richtlinie anbelangt, so wird die französische Präsidentschaft darum bemüht sein, die Arbeiten so weit wie möglich voranzutreiben. Neben dem Erlaß dieser Rechtsakte wird der Rat wie in den Vorjahren die Umsetzung des Pekinger Aktionsprogramms durch die Mitgliedstaaten überprüfen.
Die französische Präsidentschaft plant ferner zwei Veranstaltungen in diesem Bereich: eine Ministerkonferenz am 27. Oktober in Paris zu drei Themen - Beteiligung von Frauen an Entscheidungsprozessen, Verbindung von Familien- und Berufsleben, Mainstreaming - sowie ein Kolloquium über die Gleichbehandlung im Beruf am 24. November in Paris mit den beiden Themen Diskriminierung bei der Einstellung und Schwierigkeiten bei der Rückkehr ins Berufsleben.
Sie dürfen also versichert sein, daß der Gleichbehandlung von Männern und Frauen die ganz besondere Aufmerksamkeit der französischen Präsidentschaft gelten wird.
Izquierdo Rojo
Herr Präsident! Ich danke dem amtierenden Ratspräsidenten, Herrn Moscovici, sehr für diese verheißungsvolle Antwort, die auch das bestätigt, was Herr Chirac, der Präsident der Französischen Republik, heute vormittag bekräftigte, daß nämlich die französische Präsidentschaft anspruchsvoll und konkret sein werde. Sie haben es mit dieser Antwort bewiesen. Herr Chirac sagte uns auch, daß einer der interessantesten Aspekte, mit dem sich die französische Präsidentschaft befassen müsse, die Vereinbarkeit von Familie und Beruf sei. In diesem Zusammenhang möchte ich Sie fragen, wie man vermeiden wird, daß dieses notwendige Konzept mißbraucht wird, um die Frauen noch mehr an den Rand zu drängen, und welche Rolle den Männern zukommen wird, wenn es darum geht, Familie und Beruf in Einklang zu bringen.
Moscovici
Eine solche Absicht liegt mir fern, zumal die Männerwelt ganz verschiedenartig ist und keine spezielle Art darstellt. Nein, das Vernünftigste ist wohl, dies im Detail mit Frau Péry zu diskutieren. Ich möchte lediglich sagen, daß es bei der Vereinbarung von Familien- und Berufsleben von der Philosophie her gewiß nicht um eine Benachteiligung der Frauen oder um die Rückkehr zu einem traditionellen Rollenverständnis geht, sondern ganz im Gegenteil um die Realisierung unseres gemeinsamen Ziels, nämlich der tatsächlichen Gleichstellung von Männern und Frauen. Dazu bedarf es der erforderlichen Mittel, wozu zweifellos auch der Beitrag der Männer zum Familienleben gehört.
Der Präsident
Jonas Sjöstedt
Anfrage Nr. 9 von (H-0552/00):
Betrifft: Standpunkt des Rates zur Rechtssache Pelinka in Österreich Professor Anton Pelinka äußerte sich am 1. Mai 1999 im italienischen Fernsehprogramm RAI zu den früheren Äußerungen von Jörg Haider, Freiheitliche Partei Österreichs, über den Nationalsozialismus. Am 11. Mai 2000 verurteilte ein Gericht in Wien (Landesgericht für Strafsachen) Professor Pelinka wegen Verleumdung von Jörg Haider in diesem Fernsehbeitrag zu einer Geldstrafe von 60.000 Schilling. Im Prozeß wurde Haider von Rechtsanwalt Dieter Böhmdorfer vertreten, dem heutigen Justizminister Österreichs.
Ist die Äußerung von Professor Pelinka nicht eine Äußerung, die in einer Demokratie akzeptiert werden muß? Es stellt sich die Frage, ob das österreichische Gericht sich eines schwerwiegenden Verstoßes gegen die Meinungsfreiheit allgemein und die wissenschaftliche Freiheit im besonderen schuldig gemacht hat. Österreich ist Mitglied des Europarates und der EU, und in Artikel 6 Absatz 2 des EU-Vertrags ist festgelegt, daß die Union als allgemeine Grundsätze die Grundrechte achtet, wie sie in der Europäischen Konvention zum Schutz der Menschenrechte gewährleistet sind.
Welchen Standpunkt nimmt der Rat dazu ein, daß der Justizminister eines Mitgliedstaates aktiv an einem Gerichtsverfahren beteiligt war, das sich eindeutig über die genannte Konvention und den EU-Vertrag hinweggesetzt hat?
Moscovici
Meine Antwort wird ganz kurz sein, nämlich daß der Rat selbstverständlich über diese spezielle, zweifellos nicht gerade einfache Situation informiert ist. Trotzdem ist es, wie Sie verstehen werden, nicht Aufgabe des Rates, zu Gerichtsentscheidungen Stellung zu nehmen. Ebensowenig kann er ein Urteil darüber abgeben, wie die Justiz in einem der Mitgliedstaaten funktioniert.
Sjöstedt
Herr Präsident! Ich danke der französischen Ratspräsidentschaft für diese kurze Antwort. Ich möchte dennoch zwei Anschlußfragen stellen, da es sich hierbei um einen sehr ernsten Fall von, aus demokratischer Sicht, äußerst zweifelhaftem Charakter handelt.
14 Mitgliedstaaten wollen Sachverständige des Europarates um eine Überprüfung bestimmter Zustände in Österreich bitten. Meine erste Frage lautet: Ist die französische Ratspräsidentschaft der Ansicht, daß diese Bitte um Überprüfung auch den Fall Pelinka einschließen sollte, was durchaus angemessen wäre?
Meine zweite Frage betrifft die Artikel 6 und 7 des Vertrags, die die Grundrechte behandeln. Ich möchte wissen, ob die französische Ratspräsidentschaft meint, daß dieser Fall unter Bezugnahme auf Artikel 6 und 7 des Vertrags geprüft werden sollte.
Moscovici
Dazu möchte ich lediglich darauf hinweisen, daß die portugiesische Präsidentschaft, die sehr ausgewogen gehandelt hat, vor einigen Tagen nicht im Namen des Rates, sondern im Namen der 14 Maßnahmen ergriffen hat, denen wir zugestimmt haben und die wir sowohl bei der Bewertung der Situation in Österreich als auch bei der Beibehaltung der Sanktionen anwenden werden. Wir werden uns an diese Maßnahmen halten - ohne Ergänzungen, aber selbstverständlich auch ohne Einschränkungen -, solange es keine Belege für eine wesentliche Änderung der Situation und der politischen Natur der FPÖ gibt.
Rübig
Herr Präsident, Österreich hat sehr strenge Verbotsgesetze gegen Faschismus, Nationalsozialismus und Wiederbetätigung, und es hat in den letzten Jahren immer wieder Verurteilungen gegeben. Erkennt der Ratspräsident ähnliche oder bessere Gesetzgebungen in anderen Staaten? Wird der Rat die Verletzung der europäischen Verträge, die ja durch die Sanktionen gegen Österreich entstanden sind - diese Sanktionen wurden von den 14 Ministerpräsidenten beschlossen -, weiterhin ignorieren, keine Stellungnahme dazu abgeben und damit vertragsbrüchig bleiben? Werden bilaterale Beschlüsse vom Rat auch in Zukunft nicht behandelt?
Moscovici
Mir schien, daß ich diese Frage sowohl hinsichtlich der Beibehaltung der Maßnahmen als auch der Bewertung der Situation bereits beantwortet habe. Im übrigen kann ich zur Rechtsprechung bzw. zur Rechtslage in Österreich keine präzise Stellungnahme abgeben. Ich weiß jedoch, daß es andere Länder gibt, in denen mir die politische Situation beneidenswerter erscheint. Diese Bemerkung mache ich nicht in meiner Eigenschaft als amtierender Ratspräsident, sondern als Minister einer Regierung.
Der Präsident
- Die zweite Zusatzfrage wird von Herrn Ford gestellt. Ich möchte darauf aufmerksam machen, daß er der Fragesteller der nächsten Anfrage, der Nummer 10 ist, die als Anfrage Nr. 10 nicht beantwortet wird, da sie zu den sechs Anfragen gehört, die dem Rat nicht in allen Sprachen übermittelt wurden.
Ford
Herr Präsident, ich möchte meine Besorgnis darüber zum Ausdruck bringen, daß kein Vertreter der französischen Präsidentschaft eine andere europäische Sprache außer Französisch spricht. Kann die Präsidentschaft in diesem Zusammenhang bestätigen, daß gemäß Vertrag eine Empfehlung zur Aussetzung der österreichischen Mitgliedschaft, sollte dies erforderlich sein, von vierzehn Mitgliedstaaten - also ohne den betroffenen Staat - zu geben ist. Ich behaupte nicht, daß das notwendig ist, aber könnten wir nicht, falls es notwendig ist, vom Ratsvorsitz eine Erklärung dazu erwarten, ob ihm dieser spezielle Fall Sorgen bereitet? Ist es nicht falsch, daß ein und dieselbe Person als Richter, Schwurgericht und Vollstrecker fungiert und daß die Person, die die Anschuldigung vorbringt, gleichzeitig der Justizminister ist? Würde man eine solche Situation, träte sie beispielsweise in Simbabwe oder einem anderen Teil der Welt auf, nicht kritisieren?
Moscovici
(nicht hörbar) ... was die Fähigkeit der französischen Präsidentschaft anbelangt, andere Sprachen als Französisch zu verstehen, so sind wir nicht lauter Analphabeten. Nur, für die Übermittlung zwischen Parlament und Rat gelten bestimmte Regeln, und nach denen sind diese Anfragen heute nicht eingegangen. Ich hoffe wirklich, daß bei den nächsten Tagungen - mit oder ohne Übersetzung - die Dinge geregelt sein werden. Es geht hier um ein Problem der kurzfristigen Anpassung.
Wie Sie verstanden haben, beabsichtigt die französische Präsidentschaft, sich nach den von den Vierzehn bereits beschlossen Maßnahmen zu richten. Und wenn gesagt wird "von den Vierzehn ", weiß man genau, daß es sich eigentlich nicht um ein Problem des Rates, sondern um ein Problem der vierzehn Mitgliedstaaten gegenüber einem Mitgliedstaat handelt. Im übrigen sind diese Maßnahmen, ich sage es nochmals, rein bilateraler Art und berühren in keiner Weise die Tatsache, daß Österreich ein Mitgliedstaat der Europäischen Union ist, der Zugang zu allen ihren Institutionen hat, der an allen ihren Gremien beteiligt ist und der während unserer Präsidentschaft in diesem Sinne behandelt wird, d. h. wirklich als ein mündiges Land in der Europäischen Union.
Ford
Herr Präsident, ich habe den amtierenden Ratspräsidenten gebeten, mir die Frage zu beantworten, ob Artikel 7 der Verträge vorsieht, daß die Vierzehn Maßnahmen gegen ein Land einleiten, das sich möglicherweise einer Menschenrechtsverletzung schuldig gemacht hat. Seiner Antwort entnehme ich, daß er dies eher als eine Angelegenheit des Ratsvorsitzes betrachtet und nicht der bilateralen Beziehungen der vierzehn Länder zu dem betreffenden Mitgliedstaat.
Moscovici
Hier liegt wohl ein gewisses Mißverständnis vor. Niemand will Österreich aus der Europäischen Union ausschließen, und das habe ich soeben erklärt. Gleichzeitig sind diese Maßnahmen von vierzehn Mitgliedstaaten auf einer politischen Grundlage ergriffen worden. Wir werden auch weiter auf einer politischen Grundlage handeln, wobei - um es nochmals zu sagen - die Rechte Österreichs in der Europäischen Union uneingeschränkt gewahrt bleiben.
Der Präsident
Das ist eine der Anfragen, die vom Rat nicht beantwortet werden, da sie dem Rat nicht rechtzeitig in allen Sprachen vorlagen.
Das Parlament wird über dieses Thema nachdenken, aber heute werden wir nicht weiter darüber diskutieren, wenn Sie einverstanden sind.
Anfrage Nr. 11 von Maj Britt Theorin (H-0554/00):
Betrifft: ICC
Die Europäische Kommission, insbesondere das für Entwicklungsfragen zuständige Kommissionsmitglied, hat eine wichtige Rolle bei der Einrichtung des neuen Ständigen Internationalen Strafgerichtshofs (ICC) im Juni 1998 gespielt.
Die Unterzeichnung des Übereinkommens von Rom, das dem ICC zugrundeliegt, war ein wichtiger Schritt, um der Entwicklung Einhalt zu gebieten, Vergewaltigungen systematisch als Kriegsstrategie einzusetzen. Das Übereinkommen ist das erste Dokument einer internationalen Einigung darüber, daß Vergewaltigung, sexuelle Sklaverei und aufgezwungene Schwangerschaft als Verbrechen gegen die Menschlichkeit und als Kriegsverbrechen behandelt werden können.
Für das Inkrafttreten müssen jedoch 60 Staaten das Übereinkommen von Rom ratifizieren. Obwohl alle EU-Mitgliedstaaten das Übereinkommen unterzeichnet haben, ist es bislang erst von Italien ratifiziert worden.
Welche Schritte gedenkt der Rat einzuleiten, um das Inkrafttreten dieses wichtigen Übereinkommens sicherzustellen?
Moscovici
Für eine genaue Antwort auf diese Anfrage möchte ich die Frau Abgeordnete auf die mündliche Anfrage H-0217/00 von Herrn Cushnahan während der März-Tagung verweisen, die der Rat dahingehend beantwortet hat, daß der Rat, nachdem als wichtige Grundlage die Satzung des Internationalen Strafgerichtshofs am 17. Juli 1998 in Rom angenommen wurde, die Mitgliedstaaten dringend aufgefordert hat, diese zu ratifizieren. Die Ratifizierung liegt jedoch - das ist ein Rechtsprinzip - in der ausschließlichen Zuständigkeit der Mitgliedstaaten, die in dieser Angelegenheit souverän sind.
Theorin
Herr Präsident! Es ist erfreulich, daß Frankreich und Belgien in den vergangenen Tagen das Übereinkommen über den Ständigen Internationalen Strafgerichtshof ratifiziert haben. Dennoch bin ich äußerst beunruhigt über die diesbezügliche Entwicklung. Es ist jetzt zwei Jahre her, daß das Übereinkommen von Rom unterzeichnet wurde, und bisher hat nur ein Fünftel der erforderlichen Anzahl Staaten dieses Übereinkommen über die Einrichtung eines Ständigen Internationalen Strafgerichtshofs ratifiziert. Bei diesem Tempo ist es zweifelhaft, ob wir unseren Termin im Dezember halten können.
Meiner Ansicht nach sollte die EU bei der Schaffung eines internationalen Rechtssystems eine führende Rolle spielen, denn wenn die nationalen Rechtssysteme nicht greifen, muß die internationale Gemeinschaft bereit sein, die schlimmsten Verbrecher zu bestrafen. Das gilt nicht zuletzt auch für Angriffe gegen Frauen und Mädchen und die uns allen bekannten Mängel bei der Organisation und Durchführung der Kriegsverbrechertribunale der 90er Jahre bezüglich Ruanda und Jugoslawien. Das macht deutlich, wie unzureichend das gegenwärtige System bei der Ahndung solcher Verbrechen wie auferzwungene Schwangerschaft, sexuelle Sklaverei und systematische Vergewaltigung ist.
Für die Verwirklichung des ICC und sein effektives Funktionieren ist eine breite internationale Unterstützung notwendig. Gleichwohl muß ich den Rat fragen, ob er besondere Initiativen zur Beschleunigung der Ratifizierung plant, auch im Hinblick auf Staaten außerhalb der EU. In diesem Fall wären besonders Rußland und die USA von Bedeutung.
Moscovici
Rat. (FR) Nochmals, nach Ansicht des Rates stellte der erfolgreiche Abschluß der Konferenz zur Einrichtung des Internationalen Strafgerichtshofs eine Errungenschaft von historischer Tragweite dar, mit der signalisiert wird, daß mehr Sicherheit und Gerechtigkeit in der Welt möglich sind. Entschiedener konnte also wohl nicht Stellung genommen werden. Gleichzeitig durften wir uns jedoch nicht in die Souveränität der Mitgliedstaaten hinsichtlich der Ratifizierung von Übereinkommen einmischen.
Ich möchte darauf hinweisen, daß Frankreich beispielsweise dieses Übereinkommen, das es nachhaltig unterstützt, ebenfalls ratifiziert hat, und daß ich vor wenigen Monaten den Präsidenten der Französischen Republik auf einer Reise nach Den Haag begleitete, wo wir den Internationalen Strafgerichtshof für das ehemalige Jugoslawien besucht haben. Daran zeigt sich, wie sehr wir uns in dieser Angelegenheit verpflichtet fühlen. Wir haben jedoch nur die Möglichkeit, Ansporn zu geben.
Der Präsident
Concepció Ferrer
Anfrage Nr. 12 von (H-0556/00):
Betrifft: Diamantenhandel als Ursache von Konflikten in Afrika Die Gewalttätigkeiten in Sierra Leone und im Gebiet der Großen Seen hängen nachweislich mit den dortigen Mineralmonopolen und -vorkommen und den Kämpfen um die Kontrolle dieser Monopole zusammen.
Einige Mitgliedstaaten, z. B. Großbritannien, haben bereits ein Embargo gegen Diamanten aus Sierra Leone geplant, zumal weitgehend nachgewiesen ist, daß die RUF-Guerrilla durch den Handel mit Edelsteinen finanziert wurde bzw. finanziert wird.
Prüft der Rat die Möglichkeit, eine Aktion für ein Eingreifen in den Handel mit Diamanten aus Sierra Leone und aus dem Gebiet der Großen Seen als Maßnahme zur Förderung des Friedens in diesen Gebieten anzuregen?
Falls ja, kann der Rat mitteilen, welche Maßnahmen er umsetzt oder für die nächste Zukunft plant?
Moscovici
Der Rat hat wiederholt seine Besorgnis über den illegalen Diamantenhandel als Ursache von Konflikten in einigen afrikanischen Ländern, vor allem in Angola, in der Demokratischen Republik Kongo und in Sierra Leone, zum Ausdruck gebracht.
Vor kurzem, am 13. Juni, hat der Rat die Regierung von Liberia gewarnt, daß im Falle einer unverantwortlichen Handlungsweise von ihrer Seite gegenüber Sierra Leone, insbesondere in der Frage des illegalen Diamantenhandels, die Europäische Union in ihrer Politik und vor allem im Rahmen des Lomé-Abkommens dem Rechnung tragen werde.
Der Rat hat allerdings, wie ich klarstellen möchte, noch nicht über die vom Vereinigten Königreich im UN-Sicherheitsrat vorgeschlagenen Initiativen beraten und auch keine Kontakte zu den wichtigsten Diamanteneinfuhrländern im Hinblick auf eine Unterbindung des illegalen Diamantenhandels aufgenommen.
Ferrer
Herr amtierender Ratspräsident! Ich bedauere Ihre Antwort aufrichtig. Ich glaube, das Problem des Diamantenhandels, der viele Menschenleben kostete und noch kostet, bedarf einer wesentlich stärkeren und entschlosseneren Aufmerksamkeit seitens des Rates. Natürlich kann ich Ihnen daraus keinen Vorwurf machen, da Sie die Präsidentschaft gerade erst übernommen haben, ich würde Sie jedoch bitten, viel energischere und wirkungsvollere Entscheidungen zu treffen.
Die Europäische Union hat die Aufgabe, den Frieden und die Stabilität nicht nur in Europa, sondern in der ganzen Welt zu fördern. Und wenn keine Kontrolle des Diamantenhandels erfolgt, können Frieden und Stabilität in Afrika natürlich nicht hergestellt werden.
Im Fall von Sierra Leona hatte Großbritannien das Embargo unterstützt, und Frankreich in gewisser Weise ebenfalls. Der Rat könnte ein generelles Embargo für alle Diamanten aus Afrika und vor allem die Kontrolle der Zertifikate unterstützen. Wir wissen, daß dies schwer durchführbare Maßnahmen sind, aber jeder Fortschritt auf diesem Gebiet würde Menschenleben retten und zur Befriedung wirklich dramatischer Konflikte auf dem afrikanischen Kontinent beitragen.
Moscovici
Ja, ich habe lediglich den Stand der Arbeiten im Rat dargelegt. Das heißt keineswegs, daß wir dem keine besondere Aufmerksamkeit schenken und Sie nicht regelmäßig auf dem laufenden halten werden. Ich habe nur mitgeteilt, in welchem Stadium wir uns befinden.
Der Präsident
Herr amtierender Ratspräsident! Die Anfrage Nr. 13 gehört zu den sechs Anfragen, die aus Gründen der Geschäftsordnung heute nicht vom Rat beantwortet werden.
Da der Fragesteller nicht anwesend ist, ist die Anfrage Nr. 14 hinfällig.
Die Anfrage Nr. 15 von Herrn Medina Ortega wird nicht beantwortet, da das Thema auf der Tagesordnung der nächsten Tagung steht.
Ioannis Marinos
Anfrage Nr. 16 von (H-0565/00):
Betrifft: Verletzungen des zypriotischen Luftraums durch türkische Kampfflugzeuge Immer wieder wird Zypern - ein Land, das in den nächsten Jahren der Europäischen Union beitreten soll - Zielscheibe türkischer Aggressionen. Abgesehen davon, daß die türkische Armee nun schon seit 26 Jahren 37 % des zypriotischen Staatsgebietes besetzt hält, bestreitet die Türkei - die den Beitritt zur EU ebenfalls beantragt hat - nahezu täglich den Bestand Zyperns als unabhängiger Staat. Die jüngsten Zwischenfälle waren Gegenstand von Beschwerden bei UNO-Generalsekretär Kofi Annan wegen massiver Verletzungen des zypriotischen Luftraums und des F.I.R. von Nikosia durch insgesamt 78 türkische Kampfflugzeuge am 27. und 30. April, am 1., 4., 5., 8., 9., 10., 12., 17., 18. und 19. sowie am 26. Mai 2000. Die Beschwerden wurden auf höchster offizieller Ebene, in Form eines Schreibens des Gesandten Zakcheios, des ständigen Vertreters Zyperns bei den Vereinten Nationen, vom 5. Juni an Herrn Annan eingereicht. Welchen offiziellen Standpunkt vertritt der Rat zu diesen Verletzungen der nationalen Souveränität eines unabhängigen Mitgliedstaates der Vereinten Nationen und Bewerberlandes um die EU-Mitgliedschaft, und inwieweit läßt sich die Taktik der Türkei mit den Verhaltensformen in Einklang bringen, die man von einem modernen europäischen Staat wohl erwarten darf?
Moscovici
Der Herr Abgeordnete hat den Rat auf die Verletzungen des zypriotischen Luftraums durch türkische Militärflugzeuge hingewiesen. Der Rat legt großen Wert auf den Grundsatz der Souveränität und kann daher nur nochmals betonen, daß er an der Resolution 353 vom 20. Juli 1974 des UN-Sicherheitsrats sowie an der Resolution 3212 der UN-Generalversammlung vom 1. November 1974, in denen sämtliche Staaten zur Achtung der Souveränität der Republik Zypern aufgefordert wurden, festhält.
Der Rat erwartet selbstverständlich von jedem Bewerberland, daß es sich nach den europäischen Grundsätzen richtet und mit seinen Nachbarn gutnachbarliche Beziehungen herstellt.
Der Prozeß zur Regelung des Problems wurde unter der Schirmherrschaft der Vereinten Nationen eingeleitet. Der Rat, der die Bemühungen des UN-Generalsekretärs unterstützt, erwartet sowohl seitens der Türkei als auch der anderen Parteien, daß sie zum Erfolg dieser Gespräche beitragen, um zu einer gerechten und dauerhaften Regelung der Zypernfrage zu kommen.
Marinos
Ich danke dem Herrn Minister, halte seine Antwort jedoch leider nicht für befriedigend. Der Rat spricht ständig vom Zypernproblem, dabei handelt es sich doch um die Besetzung von 40 % des Staatsgebietes eines unabhängigen Mitgliedslandes der UNO, zudem Kandidat für den Beitritt zur Europäischen Union, das einem übermächtigen Eroberer ausgeliefert wird. Ermutigt durch die Toleranz und Nachgiebigkeit Europas und der Vereinigten Staaten, hat die Türkei vorgestern erneut einen Akt der Provokation begangen, der zwischen ebenbürtigen Ländern zum Auslöser eines Krieges hätte werden können. Die türkischen Besatzungstrupppen haben weitere 200 Meter zyprischen Territoriums okkupiert, neben dem letzten britischen Stützpunkt eine Straßensperre errichtet und dort außerdem 10 griechische Zyprer eingeschlossen und damit zu Geiseln gemacht.
Ich frage hiermit den Rat, ob er auch diesen Akt türkischer Aggression wieder tolerieren wird, anstatt entschlossen darauf zu reagieren. Wird er endlich begreifen, daß die Türkei das Völkerrecht verhöhnt, die UNO unglaubwürdig macht, die Europäische Union provoziert und auch die griechische Regierung in eine schwierige Lage bringt? Ich erinnere daran, daß Griechenland sein Veto gegen den Kandidatenstatus der Türkei zurückgezogen hat, weil es sich auf die Zusagen der vierzehn anderen Länder verließ, die Türkei werde ihr Verhalten ändern. Hat die Türkei vielleicht das Gefühl, ihre Nachgiebigkeit sei so etwas wie das Münchner Abkommen, und macht deshalb immer weiter?
Moscovici
Ich hatte die Frage sehr wohl verstanden. Ich wollte lediglich meine Antwort wiederholen und betonen, daß nicht behauptet werden kann, die Türkei werde von allen Seiten zu einer aggressiven Haltung ermuntert.
Zacharakis
Herr Minister, ich sehe, daß Sie nicht bereit sind, eine klare und deutliche Antwort auf Fragen zu dem inakzeptablen Verhalten der Türkei in Zypern zu geben. Genausowenig waren im übrigen Ihre Vorgänger gewillt, die Türkei offen zu verurteilen, und ich fürchte, dieselbe Haltung werden auch Ihre Nachfolger an den Tag legen, und zwar von dem Moment an, da die von den Amerikanern, aber nicht nur von ihnen, entwickelte Formel, daß gegenüber der Türkei mit zweierlei Maß gemessen wird, ebenso wie die äußerst praktische Methode akzeptiert sein werden, sich verschiedenster Vorwände zu bedienen, beispielsweise der sich nun angeblich schon 26 Jahre abzeichnenden Perspektive einer Beilegung des Zypernproblems sowie der sich daraus vorgeblich abzuleitenden Notwendigkeit, den Strohmann Ankaras, Herrn Denktasch, zu beruhigen.
Ich gehe dennoch das Wagnis ein, eine Zusatzfrage zu stellen, in der Hoffnung, Sie geben mir diesmal eine zufriedenstellende Antwort. Ist die französische Präsidentschaft bereit und gewillt, von dieser Pontius-Pilatus-Politik abzurücken und der Türkei im Namen der Europäischen Union unmißverständlich klarzumachen, daß Zypern erstens der Europäischen Union als Vollmitglied beitreten wird, unabhängig davon, ob das Zypernproblem zuvor gelöst wird oder nicht, sollte sich eine solche Lösung auf Grund der türkischen Unnachgiebigkeit als unmöglich erweisen, und daß die Türkei zweitens für alle Zeiten nur Beitrittskandidat bleiben wird, wenn sie weiterhin gegen Grundprinzipien des Völkerrechts und fundamentale europäische Ideale verstößt?
Der Präsident
Olivier Dupuis
Anfrage Nr. 17 von (H-0569/00):
Betrifft: Milosevic Zahlreiche Medien haben in den letzten Tagen berichtet, daß ein Mitgliedstaat der Europäischen Union derzeit als Vermittler tätig sei, um eine "Lösung " für die bedenkliche Situation in Serbien zu finden. Diese Medien behaupten auch, daß dieser Mitgliedstaat in Abstimmung mit anderen Mitgliedern der internationalen Gemeinschaft an einem Szenario arbeite, nach dem Herrn Milosevic und seiner Familie ein sicheres Exil und damit Straffreiheit vor dem Internationalen Gerichtshof für die im ehemaligen Jugoslawien begangenen Verbrechen als Gegenleistung für seine Aufgabe der Macht gewährt würde.
Ist der Rat nicht der Auffassung, daß ein derartiges Szenario, falls es zustande kommen sollte, eine radikale Richtungsänderung der Politik der Europäischen Union darstellen würde, die sie bisher gegenüber Personen verfolgt hat, die vor dem Internationalen Gerichtshof wegen Verbrechen angeklagt sind, die im ehemaligen Jugoslawien begangen wurden? Ist der Rat nicht außerdem der Ansicht, daß eine derartige Richtungsänderung ernstliche Konsequenzen für die Glaubwürdigkeit des künftigen Internationalen Strafgerichtshofs hätte?
Moscovici
Die von einem Teil der internationalen Presse veröffentlichten Berichte, auf die sich der Herr Abgeordnete bezieht und die zwischen einigen Regierungen geführte Geheimgespräche mit dem Ziel, Präsident Milosevic und seiner Familie ein sicheres Exil zu gewähren, betreffen, sind von den Sprechern sämtlicher betroffenen Regierungen offiziell dementiert worden.
Die Politik der Europäischen Union zur Sicherstellung einer uneingeschränkten und bedingungslosen Unterstützung des Internationalen Strafgerichtshofs für die im ehemaligen Jugoslawien begangenen Verbrechen sowie zur Unterstützung jeglicher Maßnahmen zwecks Ergreifung der dieser Verbrechen beschuldigten Personen und ihrer Übergabe an den Internationalen Strafgerichtshof bleibt, wie ich Ihnen versichern kann, völlig unverändert.
Dupuis
Herr Minister, Ihre Antwort stellt mich voll und ganz zufrieden, und ich stelle fest, daß Sie Probleme mit Ihrer Stimme haben. Die Sitzung hat sich ziemlich in die Länge gezogen. Ich danke Ihnen sehr. Ich wünsche einen guten Start und einen guten Verlauf der Präsidentschaft sowie vollen Erfolg.
Der Präsident
- Auch wir danken dem Herrn Minister für seine Anwesenheit und wünschen ihm natürlich baldige Genesung von seiner Erkältung. Ich bin auch erkältet. Mit diesen Sommerinfekten muß man ganz vorsichtig sein.
Da die Zeit für Anfragen an den Rat abgelaufen ist, werden die Anfragen Nr. 18, 21 und 24 schriftlich beantwortet.
Damit ist die Fragestunde mit Anfragen an den Rat beendet.
(Die Sitzung wird um 19.45 Uhr unterbrochen und um 21.00 Uhr wiederaufgenommen.)
Entwürfe des Berichtigungs- und Nachtragshaushaltes 2000 (BNH)
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt die gemeinsame Aussprache über folgende zwei Berichte:
(A5-0183/2000) von Herrn Bourlanges im Namen des Haushaltsausschusses über den Entwurf des Berichtigungs- und Nachtragshaushaltsplans Nr. 1/2000 zum Haushaltsplan für das Haushaltsjahr 2000;
(A5-0192/2000) von Herrn Virrankoski im Namen des Haushaltsausschusses über den Entwurf des Berichtigungs- und Nachtragshaushaltsplans 2/2000 zum Gesamthaushaltsplan der Europäischen Union für das Haushaltsjahr 2000.
Da Herr Bourlanges noch nicht im Raum ist, möchte ich zunächst Herrn Virrankoski für fünf Minuten das Wort geben.
Virrankoski
Herr Präsident, der vorliegende Berichtigungs- und Nachtragshaushalt Nr. 2/2000 trägt dem Mittelbedarf des Rates und des Parlaments Rechnung. Der Rat beantragt zusätzliche Mittel in Höhe von 6,635 Millionen Euro. Diese sind für Ausgaben in den Bereichen der Gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik sowie der Verteidigungspolitik vorgesehen. Für Mietausgaben, Sanierung und Ausstattung im Zusammenhang mit dem neuen Gebäude ist ein Bedarf von 5,877 Millionen Euro veranschlagt. Das Gebäude dient der Unterbringung der außen- und sicherheitspolitischen Mitarbeiter. Unter anderem wird dort die militärische Interimsstruktur der Europäischen Union angesiedelt sein, die sich aus den abgeordneten Militärsachverständigen der Mitgliedstaaten zusammensetzt. Die Anzahl dieser Experten wird zunächst voraussichtlich 45 betragen, später aber auf 60 oder gar 90 anwachsen. Für Dienstbezüge bis zum Jahresende werden 758 000 Euro beantragt. Nach einem alten Gentlemen' s Agreement hat sich in der Vergangenheit kein Organ - weder der Rat noch das Parlament - in die Haushaltsplanungen des jeweils anderen Organs eingemischt.
Für das Europäische Parlament enthält der Berichtigungs- und Nachtragshaushalt Mittel in Höhe von 15 Millionen Euro für außerplanmäßige Vorauszahlungen für Räumlichkeiten in Brüssel. Dadurch verringern sich die jährlichen Zinszahlungen über einen Zeitraum von zehn Jahren um 2,2 Millionen Euro. Als Marge gemäß der Finanziellen Vorausschau verbleiben nach dieser Ausgabe 69,1 Millionen Euro.
Der Haushaltsausschuß hat für die Finanzierung dieser Räumlichkeiten, also des Spinelli-Gebäudes, in diesem Jahr bereits mit der Sammelübertragung C6/2000 38 Millionen Euro aus nicht verbrauchten Mitteln übertragen. Da auch der Präsident in der Lage war, aus seinem eigenen Haushalt Mittelübertragungen für diesen Zweck vorzunehmen, lassen sich für vorgezogene Zahlungen gegenwärtig etwa 58 Millionen Euro bereitstellen, wodurch sich die jährlichen Zahlungen des Parlaments auf zehn Jahre gerechnet um 8-9 Millionen Euro verringern, was wiederum eine große Erleichterung bedeutet. Aus Sicht des Europäischen Parlaments ist es vernünftig, diese Zahlungen im voraus zu leisten. Auf diese Weise sparen wir Zinszahlungen und verschaffen uns so für die kommenden Jahre Haushaltsspielräume. Diese Spielräume werden wir brauchen, wenn die übrigen Ausgaben des Parlaments im Zuge der Osterweiterung anwachsen werden.
Nach dem Berichtigungs- und Nachtragshaushalt Nr. 2/2000 steigt der Anteil der Ausgaben in Rubrik 5, d. h. der Verwaltungsausgaben, auf 20,41 %, was leicht über der vom Parlament selbst gesetzten Obergrenze von 20 % liegt. Ursprünglich lag der Anteil der Verwaltungsausgaben bei der Haushaltsaufstellung unter 20 %. Da es ganz offensichtlich ist, daß beispielsweise von den Verfügungsmitteln der Abgeordneten - den 60 Millionen Euro - ein beträchtlicher Teil nicht verausgabt wird - schließlich ist mehr als der Hälfte des Jahres bereits um -, kann man die Einhaltung dieser Obergrenze zum Jahresende noch einmal unter die Lupe nehmen. Auf der anderen Seite ist anzumerken, daß das Parlament unter dem Strich Mittel einsparen wird, weil diese Investition höchst vernünftig ist.
Der Haushalt des Rates ist deshalb so interessant, weil er erstmalig Mittel für die Gemeinsame Außen- und Sicherheitspolitik enthält. Auf seiten des Rates werden in Umsetzung der Beschlüsse des Gipfeltreffens von Helsinki Strukturen für eine stärkere Einbindung der verteidigungspolitischen Dimension in die Tätigkeit der EU geschaffen. Diese Frage stellt sich als äußerst schwierig für jene kleineren Staaten dar, die keinem Militärbündnis angehören, wie zum Beispiel Finnland. Die Folgen der Krisenbewältigungsoperation im Kosovo machen einem Angst. Wie weit geht die Rechtfertigung für humanitäre Kriegshandlungen, und wo liegen ihre Grenzen? Ein großes Problem stellt die künftige Haushaltstechnik dar. Artikel 28 des EU-Vertrages ist unklar, insbesondere was die gemeinsame Sicherheits-, Verteidigungs- und Militärpolitik angeht. Die Verwaltungsausgaben sind im Haushalt der EU enthalten, die Verfügungsgewalt für die operativen Ausgaben liegt jedoch beim Rat. Wie also wird die künftige Praxis aussehen, und in welchem Maße wird man versuchen, diese Ausgaben in Rubrik 4 - Externe Politikbereiche - zu verschieben, die bereits jetzt überfrachtet ist? Die Klassifizierung von Ausgaben muß in künftigen Verhandlungen klarer vorgenommen werden und den Wünschen des Parlaments stärker entsprechen.
Der Präsident
Bevor ich Herrn Bourlanges für fünf Minuten das Wort gebe, möchte ich darauf hinweisen, daß wir heute noch eine unendlich lange Tagesordnung haben, und meine Bitte ist deshalb, daß Sie sich, wenn irgendwie möglich, an die Redezeiten halten, sonst wird es nach Mitternacht. Das ist für alle Beteiligten schlecht!
Bourlanges
Herr Präsident, ich werde versuchen, Ihrem vernünftigen Rat zu folgen.
Der Ihnen vorliegende Berichtigungs- und Nachtragshaushaltsplan sollte keine größeren Probleme bereiten. Dafür gibt es einen einfachen Grund, denn er ermöglicht zwar dem Parlament, eine gewisse Zahl von Elementen und Haushaltsentscheidungen einzuführen, die ihm geeignet erscheinen und gefallen - und dies ist eine erfreuliche Neuerung für dieses Parlament , doch es handelt sich im wesentlichen auch um einen Entwurf, der den Rat zufriedenstellt.
Denn es ist der Rat, der aus diesem Entwurf den größten Vorteil zieht. Dies ist legitim, denn es geschieht nicht zu unserem Nachteil. Es ist einfach nur ein Vorteil für ihn, der darin besteht, daß ihm dieser Haushaltsentwurf vor allem ermöglicht, die Überschüsse des vergangenen Haushaltsjahres, also 3,2 Milliarden Euro, zurückzubekommen. Er weist einen geringeren Beitrag zum britischen Rabatt und einen höheren Ertrag bei den Eigenmitteln, vor allem bei den Zöllen, auf. Insgesamt führt dies zu einer Erleichterung der auf ihm lastenden Kosten.
Demzufolge macht der Rat mit diesem Entwurf ein gutes Geschäft. Es ist deshalb jedoch kein schlechtes Geschäft für das Parlament. Zunächst haben wir nämlich im Rahmen des Trilogs eine Einigung erzielt, so daß sich dieser Haushaltsentwurf nicht nur auf die Rückerstattung der Überschüsse an die Mitgliedstaaten beschränkt, sondern daß auch Ausgaben hinzukommen können und es sich somit um einen wirklichen Berichtigungs- und Nachtragshaushaltsplan handelt. Dies ist ein zwar ein begrenzter, aber doch bedeutender Erfolg für dieses Parlament.
Zudem haben wir in dieser Angelegenheit einige positive Entscheidungen getroffen. Erstens stellen wir zusätzliche Mittel für Arzneimittel für seltene Leiden zur Verfügung. Angesichts der inzwischen vorliegenden rechtlichen Grundlage können wir diese Arzneimittel finanzieren. Dies ist eine Priorität für den zuständigen Ausschuß sowie für den Haushaltsausschuß, und es ist eine Priorität dieses Parlaments.
Zweitens - und das ist der zweite wichtige Vorteil in diesem Zusammenhang - stellen wir zusätzliche Mittel in Höhe von 11 Millionen Euro bereit: 5 Millionen für den Hohen Beauftragen in Bosnien-Herzegowina und 6 Millionen für die UNMIK im Kosovo für die zivile Übergangsverwaltung. Auch in diesem Fall wurden die erforderlichen rechtlichen Grundlagen geschaffen. Wir verfügen über die nötigen Mittel, der Bedarf besteht, Kosovo und Bosnien-Herzegowina sind vorrangige Aufgabenfelder, und wir sind entschlossen, diese zu finanzieren. Aber wie sollen wir sie finanzieren? Nun, wir haben die Möglichkeit einer Umlage in Form von Verpflichtungsermächtigungen aus den ECIP-Mitteln, die über keine Daseinsberechtigung mehr verfügen, da sie zwar als Mittel existieren, jedoch mangels rechtlicher Grundlagen nicht verwendet werden können. Zur Sicherung dieser Ausgabe müßten wir also nur ein kleines Opfer bringen.
Drittes wichtiges Element: die Finanzierung der Sonderhilfe für Montenegro. Wie Sie sich erinnern, haben einige von uns die Finanzierung dieser Hilfe durch eine Mittelübertragung, vor allem aus MEDA, abgelehnt. Daher haben wir beschlossen, sie aus der verbliebenen Marge zu finanzieren, die in dieser Rubrik 21 Millionen Euro beträgt. Wir benötigen 20 Millionen. Die derzeitige Haushaltslage kommt uns entgegen. Wir verwenden fast die gesamte Marge, um diese Maßnahme mit Hilfe anderer Mittel ohne Einschränkungen oder Umlage zu finanzieren. Dies ist sehr beruhigend.
Jetzt - und damit möchte ich zum Schluß kommen - stellt sich die bedeutende Frage, ob sich der Rat unseren verfahrenstechnischen Vorstellungen anschließt. Eine erste Lesung durch den Rat erfolgte bereits, dies ist unsere erste Lesung, und wir hoffen aus ganzem Herzen, daß wir auf der Grundlage unserer ersten Lesung zu einem Ergebnis kommen können. Mit anderen Worten, wir wünschen, daß bei der zweiten Lesung des Rates am 20. Juli unsere erste Lesung als Grundlage dient, denn sollte dies nicht der Fall sein, wird es eine weitere Runde geben. Meines Erachtens ist es nicht im Interesse des Rates - der im übrigen heute abend leider nicht anwesend ist -, eine zweite Lesung durchzuführen.
Darüber hinaus möchte ich einen Punkt deutlich hervorheben: wenn es eine zweite Lesung gibt, und wir die Termine einhalten wollen, müssen wir im August eine Sitzung abhalten, um diesen BNH in zweiter Lesung verabschieden zu können. Dies steht natürlich außer Frage; in diesem Parlament und zwischen den Institutionen war es bisher immer üblich, daß der August bei den Terminen nicht berücksichtigt wird. Ich bin überzeugt, daß sich der Rat an diese Regelung hält. Es ist in seinem, in unserem sowie in unserem gemeinsamen Interesse, daß wir uns sowohl über das Verfahren als auch über den Inhalt einigen.
Ferber
Herr Präsident! Frau Kommissarin! Liebe Kolleginnen und Kollegen! Heute gehen die Europäische Union und das Europäische Parlament, obwohl wir erst Juli haben, mit Geschenken in die Mitgliedstaaten, weil wir 3,2 Milliarden Euro im Nachtragshaushalt wieder dorthin zurückgeben, wo das Geld ursprünglich herkommt. Um das auch ganz deutlich zu sagen: Wir haben keine Geschenke zu verteilen, sondern wir geben das Geld dorthin zurück, wo es ursprünglich herkommt, nämlich von den Mitgliedstaaten und letztendlich vom Steuerzahler.
Das zeigt, daß wir sehr ordentlich mit den Mitteln umgehen, und der Kollege Berichterstatter, mein Freund Jean-Louis Bourlanges, hat ja gerade die Dinge inhaltlich sauber darlegen können. Bei ihm darf ich mich ganz herzlich bedanken, genauso herzlich natürlich wie bei dem Kollegen Virrankoski für den Nachtragshaushalt, der insbesondere das Parlament und den Rat betrifft. Wir gehen sparsam mit den Haushaltsmitteln um, das ist unsere große Aufgabe. Wir gehen ordentlich mit den Mitteln um, auch das ist unsere große Aufgabe. Das war ja ein Thema, mit dem wir uns heute vormittag besonders auseinandersetzen durften.
Lassen Sie mich nur eine Anmerkung zum Rat machen. Ich hoffe, daß jetzt, wenn das Gebäude endlich zur Verfügung steht, auch Herr Solana mit seinen Aktivitäten, auch mit den streng geheimen Papieren, endlich zu Potte kommen kann! Wir haben wirklich dringendere Aufgaben als die Frage, wie Papiere vor ungebetenen Besuchern versteckt werden können! Ich habe deswegen dieser Mittelübertragung mit Leidenschaft zugestimmt, damit diese technische Problematik endlich gelöst ist und damit einer erfolgreichen europäischen Sicherheits- und Verteidigungspolitik nichts mehr im Wege steht!
Was das Parlament betrifft, gehen wir mit unserem Nachtragshaushalt den Weg, daß wir unsere Zinslasten weiter reduzieren. Auch das gibt uns Handlungsspielräume innerhalb der uns selbst gesetzten Marge in der Kategorie 5, und es gibt uns die Möglichkeit, die Gelder dauerhaft und vernünftiger für die Parlamentsarbeit einzusetzen und nicht nur für Zinszahlungen im Rahmen der Gebäudepolitik. Deswegen kann die EVP den beiden Berichten Bourlanges und Virrankoski selbstverständlich zustimmen.
Walter
Herr Präsident, Frau Kommissarin, meine sehr geehrten Damen und Herren! Im Prinzip kann ich dem, was hier gesagt wurde, gar nicht viel hinzufügen. Auch wir werden natürlich den beiden Berichten zustimmen. Ich spreche schwerpunktmäßig zum Nachtrags- und Berichtigungshaushalt 1, der sich damit beschäftigt, daß wir, wie Herr Ferber gerade schon sagte, tatsächlich Weihnachten in den Juli verlegen, und zwar für den Rat.
Es ist eine wunderschöne Angelegenheit für den Rat, 3,2 Mrd. wieder zurückzubekommen und verplanen zu können. Wir wären froh, dies würde genauso intensiv und heftig zur Kenntnis genommen und auch diskutiert, wenn wir darüber diskutieren, daß wir 200 Millionen suchen, um im nächsten Jahr einen Gesamthaushalt zum Ausgleich zu bringen und eine Aufgabe zu finanzieren, die Europa sehr stark betrifft, nämlich den Kosovo oder den gesamten Balkan. Wir reden jetzt von 3,2 Mrd., also dem Sechzehnfachen, und es wird zu Recht - ich will gar nicht daran zweifeln - rücküberwiesen. An anderer Stelle geht es nachher wahrscheinlich wieder um 200 Millionen. Im letzten Jahr hatten wir dieses Problem, und wir werden in diesem Jahr wahrscheinlich wieder vor einem ähnlichen Problem stehen. Von der Größenordnung her wird es vielleicht ein wenig mehr sein, aber vom Prinzip her nicht anders, und wir werden dieses Problem zu lösen haben. Meine Bitte an den Rat ist: Behalten Sie das einmal im Kopf, auch für die bevorstehenden Verhandlungen.
Es wäre natürlich schön, wenn wir dieses Geld, das wir jetzt rücküberweisen, nicht ganz rücküberweisen müßten, wenn es ein Agreement geben könnte zwischen Rat und Parlament, daß wir Teile dieser Mittel einmal für unvorhergesehene Fälle zurückbehalten. Das würde in Zukunft natürlich eine ganz andere Umgehensweise miteinander ermöglichen. Das ist ein sehr außergewöhnlicher Vorschlag, das gebe ich zu, aber wir sollten über so etwas wie eine Reserve für Unvorhergesehenes tatsächlich nachdenken. Ich denke, das würde dann auch zur Entspannung der jeweiligen Haushaltsberatungen beitragen.
Ich will noch zwei Teile des Nachtragshaushalts ansprechen. Das eine ist: Wir schaffen es tatsächlich, durch den hervorragenden Vorschlag unseres Berichterstatters Bourlanges, für Montenegro 20 Millionen zur Verfügung zu stellen, wo wir die Dringlichkeit ja akzeptiert haben. Diese 20 Millionen müssen wir allerdings dadurch besorgen, daß wir die Marge wirklich bis zum letzten ausquetschen. Wir können nicht die 3,2 Mrd. ansetzen, sondern wir müssen die Margen bis zum letzten ausquetschen. Wir gehen nicht nach dem englischen Ausdruck: Put your money where your mouth is, also da, wo es notwendig wäre, sondern wir rücküberweisen und suchen dann wirklich die Kleinigkeiten, die Rosinchen, um unsere Aufgaben zu erfüllen.
Den Rat darf ich bitten, in Zukunft mit seinen Ankündigungen und Versprechungen etwas zurückhaltender zu sein, wenn er nicht gleichzeitig sagt, an welcher anderen Stelle wir streichen sollen. Ich kann den Rat auch nur bitten, in dem jetzigen Verfahren - den Nachtragshaushalt 1 angehend - keine weiteren Probleme zu machen, indem er jetzt nicht zustimmt. Wir würden es für das bevorstehende Haushaltsverfahren außerordentlich begrüßen, wenn der Rat sich hier kulant zeigen und gemeinsam mit uns beschließen könnte. Dann hätten wir ein gutes Signal, das auch für die bevorstehenden Haushaltsberatungen prägend sein könnte. Meine Bitte an den Rat: Verfahren Sie so, wir werden es sehr wohlwollend zur Kenntnis nehmen, wenn es so laufen sollte!
Gill
Herr Präsident, der Berichterstatter hat bereits erläutert, daß es beim BNH um die Bestätigung von zwei gesonderten Beträgen geht. Ich hoffe, diese beiden Beträge sind unter Zugrundelegung des Grundsatzes der Sorgfaltspflicht und des Preis-Leistungs-Gedankens zustande gekommen.
Die politische Entscheidung zur Genehmigung eines Gebäudes für Herrn Solana und 45 militärische Mitarbeiter war von den fünfzehn Mitgliedstaaten bereits in Helsinki getroffen worden.
Ich möchte in diesem Zusammenhang drei Dinge ansprechen. Erstens ist unklar, weshalb das Militärpersonal in dem Gebäude als Verwaltungsausgabe abgerechnet werden soll. Vielmehr sollte es in die Rubrik der operationellen Ausgaben eingestuft werden.
Zweitens weiß ich, daß es ein Gentlemen' s Agreement gibt, dem zufolge das Europäische Parlament und der Rat übereingekommen sind, sich nicht in den Haushalt des jeweils anderen einzumischen. Hier wurde meines Erachtens bis hart an die Grenze gegangen. Der Rat hat eine recht einfallsreiche Art, dieses Gentlemen' s Agreement auszulegen. Diese Vereinbarung gilt für Gebäude und Mitarbeiter des Rats, aber nicht notwendigerweise für abgestelltes Militärpersonal, das vom jeweiligen Mitgliedstaat bezahlt wird. Allerdings würde die EU künftig für deren Gemeinkosten aufkommen, ohne daß es konkrete Festlegungen zu einer tatsächlichen Überwachung oder zur Rechenschaftspflicht durch eine entsprechende Stelle gibt.
Drittens ist das meiner Meinung nach kein Fall für den BNH, weil dieser zusätzliche Bedarf bereits vor Abschluß des Haushaltsverfahrens im vergangenen Jahr abzusehen war und deshalb in den Haushalt für dieses Jahr hätte aufgenommen werden sollen.
Ich werde mich ganz im Geiste des Gentlemen' s Agreement eines Kommentars über die Notwendigkeit der Anwesenheit von 45 Militärangehörigen in dem Gebäude enthalten. Das wird gewiß so sicher sein wie Fort Knox. Mir geht es hier darum, daß der Rat für seine Verwaltungsausgaben die gleiche strenge Haushaltsdisziplin anwenden muß, die er von anderen Institutionen erwartet. Ich möchte die baldige Zusicherung, daß diese Mittel so effektiv und wirtschaftlich wie möglich eingesetzt werden.
Was die vom Parlament beantragten zusätzlichen 15 Mio. Euro für die weitere Vorauszahlung für das neue Gebäude in Brüssel anbelangt, so mache ich mir bei aller Vertretbarkeit dieser Ausgaben, die auf längere Sicht beträchtliche Einsparungen ermöglichen werden, Sorgen um den Eindruck, der dadurch entstehen könnte. Ich meine, daß das Parlament schnellstmöglich zu einer maßnahmenbezogenen Budgetierung übergehen muß.
Bourlanges
Ich habe tatsächlich vergessen, den vierten Änderungsantrag vorzustellen, der, da er keine Ausgaben umfaßt, weniger bedeutend erscheinen mag, was jedoch falsch wäre. Ich möchte nur sagen, daß die Beiträge des Parlaments unter anderem die Schaffung einer Linie "Krisenreaktionsfazilität " im Rahmen von B5-671N umfassen, die gemäß den Bestimmungen der Interinstitutionellen Vereinbarung zur Haushaltsdisziplin mittels eines p.m.-Vermerks ermöglichen soll, zum Zeitpunkt der Annahme der endgültigen Verordnung angemessene Mittel für diese Maßnahme zur Verfügung zu stellen. Dies ist eine Priorität des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten. Es ärgert mich, daß ich darauf nicht hingewiesen habe.
Schreyer
Herr Präsident! Sehr geehrte Abgeordnete! Wir reden jetzt zu Beginn des zweiten Halbjahres des Jahres 2000 über die ersten beiden Änderungsvorhaben zum laufenden Haushalt. Das erste Änderungsvorhaben betrifft den Haushalt der Kommission, das zweite den Haushalt des Rates und des Parlaments. Im letzten Fall geht es beide Male um die Gebäudepolitik. Während die vom Parlament zusätzlich bewilligten 15 Millionen verwendet werden sollen, um vorzeitig die Gebäude abzuzahlen, was in Zukunft Zinsen sparen wird, wird die zusätzliche Ausgabe des Rates weitere Ausgaben in der Zukunft nach sich ziehen, weil weitere Gebäude in Brüssel, zum Beispiel für den Bereich der Sicherheitspolitik, angemietet werden.
Als Haushaltskommissarin habe ich natürlich mehr Sympathien für Ausgaben, die in Zukunft Einsparungen bewirken - das ist als kleine Spitze an den jetzt nicht anwesenden Rat gedacht -, aber natürlich ist das Anliegen des Rates berechtigt. Wenn neue Aufgaben beschlossen werden, dann muß dafür auch die personelle und administrative Unterstützung gewährleistet sein. Ich hoffe nur, daß der Rat diesen Grundsatz auch der Kommission zubilligt und hier nicht mit zweierlei Maß mißt.
Der Berichtigungs- und Nachtragshaushalt Nr. 1 enthält wichtige Änderungen auf der Einnahmenseite - das wurde betont - und auf der Ausgabenseite des Haushalts 2000: auf der Einnahmeseite wie erwähnt die Rückgabe des Überschusses aus 1999 von 3,2 Milliarden Euro. Weitere wichtige Berichtigungen kommen hinzu, so daß jetzt die Beiträge für das Jahr 2000 endgültig festgesetzt werden können. Auf der Ausgabenseite sind es folgende Änderungen: Für den vorgeschlagenen Repatriation Fund - der Berichterstatter hat ihn gerade noch einmal genannt - zur nichtmilitärischen Krisenintervention wird die haushaltstechnische Voraussetzung geschaffen. Für die Hohen Beauftragten der UNMIK im Kosovo und in Bosnien wird die Finanzierung geändert, und es werden 11 Millionen Euro zur Verfügung gestellt. Für Montenegro soll eine zusätzliche Hilfe von 20 Millionen Euro bereitgestellt werden.
Ich darf mich bei den Berichterstattern sehr bedanken und dem Berichterstatter, Herrn Bourlanges, noch einmal sagen, daß die Kommission alle vorgeschlagenen Änderungen des Parlaments akzeptiert, auch wenn dadurch zum Beispiel bei der Finanzierung für Montenegro die verbleibende Marge in der Tat äußerst knapp wird, aber das heißt, dann muß gut gewirtschaftet werden, und das wollen wir auch.
Jetzt wird die Kommission sich dafür einsetzen, daß der Rat keine zweite Lesung macht. Das hieße ja, die Entscheidung in der Tat auf September zu verschieben. Vielleicht ist die Verringerung der Zahlungen dann aber doch Anreiz genug für den Rat, hier zu einer schnellen Entscheidung zu kommen, so wie es das Parlament praktiziert hat und wofür ich mich noch einmal bedanken möchte.
Der Präsident
Vielen Dank, Frau Kommissarin! Sie gehören zu dem fortschrittlichen Teil der Kommission, der schon verstanden hat, daß es während einer Nachtsitzung einer reziproken Zusammenhang gibt zwischen der Länge der Ausführungen und der Popularität des Redners - vielen Dank!
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet am Donnerstag um 12.00 Uhr statt.
Liberalisierung der Energiemärkte
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt der Bericht (A5-0180/2000) von Herrn Mombaur im Namen des Ausschusses für Industrie, Außenhandel, Forschung und Energie zum zweiten Bericht der Kommission an den Rat (KOM(1990) 198 - KOM(1999) 164 - KOM(1999) 612 - KOM(2000) 297 - C5-0163/2000 - 2000/2097(COS)) über den Stand der Liberalisierung der Energiemärkte.
Mombaur
Herr Präsident! Der Markt für Strom und Gas ist gewiß eine der wesentlichen Grundlagen für Europas Wettbewerbsfähigkeit und den Umweltschutz. Wir haben einen Bericht erarbeitet, der auf vier Dokumente der Kommission antwortet, und es geht im Grunde darum, aus fünfzehn Teilmärkten einen Gesamtmarkt zu machen.
Als Berichterstatter des Ausschusses möchte ich auf einige Punkte aufmerksam machen, Herr Präsident, aber vielleicht gestatten Sie mir, mich kurz zu unterbrechen, weil die Frau Vizepräsidentin ja nun gerade erst eintrifft.
Ich darf wiederholen: Es geht bei unserem Bericht im Grunde darum, auf vier Dokumente der Kommission zu antworten und aus fünfzehn Teilmärkten einen Gesamtmarkt für Strom und Gas zu etablieren. Dabei kommt es dem Ausschuß auf viele Punkte an. Ich will sie nennen. Erstens: Die Unionsbürgerrechte auf Niederlassungsfreiheit und Dienstleistungsfreiheit sind bisher nur teilweise durchgesetzt. Wir raten, sie beschleunigt durchzusetzen.
Zweitens: Wir begrüßen, daß sich neue Anbieterstrukturen bilden. Wir fordern die Kommission in ihrer Eigenschaft als Wettbewerbsbehörde allerdings auf, im Zusammenwirken mit den nationalen Kartellbehörden genau darauf zu achten, daß sich keine neuen Monopole bilden, daß der Netzzugang neuer Anbieter frei bleibt, daß sich Börsen bilden und der Lieferantenwechsel möglich bleibt.
Drittens: Wir achten auf die Versorgungssicherheit und sind der Auffassung, daß sehr darauf geachtet werden muß, daß die Mitgliedstaaten, die das wünschen, sogenannte Verpflichtungen im allgemeinen Interesse all jenen auferlegen, die am Wettbewerb teilnehmen. Der Vertrag enthält dazu zutreffende Regelungen der Transparenz und der Klarheit, aber er gibt auch allen Mitgliedstaaten die Möglichkeit, das zu tun, wenn sie es wollen. Wir wollen darauf Wert legen, daß das so bleibt.
Viertens: Regulatoren. Die meisten Mitgliedstaaten haben Regulatoren eingerichtet, einer nicht. Wir stellen fest, daß in den Staaten, in denen Regulatoren eingerichtet sind, nicht nur die Großverbraucher, sondern auch die Mittelständler und Kleinverbraucher besser am Markt teilnehmen, die Netznutzungsbedingungen klarer sind. Vielleicht sollte doch noch einmal darüber nachgedacht werden, ob das Modell des verhandelten Netzzugangs das richtige ist, denn der Großverbraucher tut sich hier leicht, der Mittelständler schwer, und möglicherweise handelt es sich auch um ein Instrument, daß den Gesamtmarkt Europas behindert.
Fünftes: Der zentrale Marktplatz für die Märkte sind die Netze. Also muß ein freier Zugang bestehen, und das bedeutet, daß die Tarife richtige Marktsignale für nichtdiskriminierenden Zugang für alle vermitteln müssen und - worum es jetzt im sogenannten Florenz-Prozeß geht - grenzüberschreitend gute Tarife festzulegen, die den grenzüberschreitenden Handel ermöglichen. Hier ist ein Modell erarbeitet, wonach die Kosten des grenzüberschreitenden Handels in Fonds eingezahlt werden. Diese Gelder werden von den nationalen Netzbetreibern bezahlt und an diejenigen gezahlt, die die Durchleitungen durchführen.
Frau Kommissarin, Frau Vizepräsidentin, zwei Feststellungen dazu. Erstens: Die Kosten, die gegenwärtig die Netzbetreiber ermittelt haben, erscheinen uns märchenhaft und ohne Begründung vom Himmel gefallen zu sein. Man muß sehr genau nachsehen, ob es sich nicht um eine völlig falsche Kostenermittlung handelt. Zweitens: Die Kosten, die in den Tarifen aufgehen, müssen auf jeden Fall richtige Marktimpulse vermitteln, also alle Verluste abdecken und auch zu Investitionen ermutigen. Das ist ein wichtiger Punkt in diesem Prozeß.
Sechstens: Die grenzüberschreitenden Leitungen weisen noch nicht überall die Kapazität auf, die erforderlich ist. Das muß ermittelt und gegebenenfalls behoben oder marktgerecht zugeteilt werden, vielleicht mit Hilfe von Versteigerungen. Dann will ich noch auf zwei Punkte eingehen. Wir erwarten von der Kommission eine Diskussion im Ausschuß, wie eigentlich mit Importen der Strom- und Gasbranche aus den mittel- und osteuropäischen Staaten umzugehen ist, denn wir möchten nicht, daß mit anderen Standards der Sicherheit oder mit falschen Wettbewerbsmitteln der eigene Strom- und Gasmarkt in Europa geschädigt wird.
Letzter Punkt: Beim Strom haben die Netzübertragungsbetreiber einen Verband gebildet, mit dessen Hilfe es möglich war, in Florenz zu Ergebnissen zu kommen. Wir bitten die Kommission, darauf hinzuwirken, und tun das auch selber, daß die Gasnetzübertragungsbetreiber einen ähnlichen Verband gründen, damit auch in dem parallelen Prozeß in Madrid für die Gasbranche ähnliche Erfolge erzielt werden können, wie das in Florenz der Fall war.
Valdivielso de Cué
Die Energie, und natürlich insbesondere die Elektroenergie, stellt mit einem Jahresumsatz von ca. 150 Milliarden Euro ein äußerst wichtiges Element der Wirtschaftstätigkeit und des sozialen Wohlstands dar.
Seit der Annahme der ersten Richtlinie zur Liberalisierung des Energiesektors im Jahr 1996 und der zweiten 1998 ist ein signifikanter Preisrückgang zu verzeichnen, vor allem in jenen Ländern, in denen sie entschlossen durchgesetzt wurden.
Ich stimme mit der Kommission und dem Berichterstatter darin überein, daß die Liberalisierung beschleunigt werden muß, damit die Gemeinschaft im vollen Umfang von einem dynamischen und wettbewerbsfähigen Markt profitieren kann.
Doch obwohl die derzeitigen Bestimmungen wesentliche Grundsätze über Bedingungen, Modalitäten und Rhythmus der Liberalisierung enthalten, gibt es einige sehr wichtige Aspekte, für die zusätzliche Maßnahmen und spezielle Lösungen erforderlich sind. Es geht um das Management von Überlastungen, die grenzübergreifenden Aspekte und die bestehenden Engpässe in den europäischen Übertragungsnetzen, die eine gerechte Verteilung der Gewinne aus diesen Maßnahmen, die einen Binnenmarkt auf der Ebene der Gemeinschaft fördern können, verhindern.
Andererseits werden noch heute diskriminierende Übertragungspreise zwischen den Mitgliedstaaten und den Netzmonopolen praktiziert, was die echte Liberalisierung des Sektors erschwert.
Ich glaube, daß diese Praktiken sowie die mögliche Ersetzung der bekannten nationalen Monopole durch ein europäisches Oligopol von den Wettbewerbsdiensten der Kommission unnachgiebig verfolgt werden müssen.
Obwohl uns dieses Thema beschäftigt und Gelegenheit zu zahlreichen Reflexionen gäbe, möchte ich meinen Beitrag abschließen und sagen, daß ich den ausgewogenen Bericht des Berichterstatters unterstütze. Ich möchte gleichzeitig die Notwendigkeit hervorheben, die Erwartungen unserer Bürger so bald wie möglich Wirklichkeit werden zu lassen.
McNally
Herr Präsident, Herr Mombaur ist in seinem Bericht sehr ausführlich auf die Auswirkungen der Liberalisierung dieser Märkte eingegangen. Energie ist natürlich nicht irgendeine Ware oder Dienstleistung. Sie ist von elementarer und ganz wesentlicher Bedeutung und muß deshalb anders als andere Waren behandelt werden.
Die beiden Richtlinien waren sehr sorgfältig berechnet worden, um einen massiven und plötzlichen Arbeitsplatzabbau zu verhindern (bisher gingen ca. 250 000 Arbeitsplätze in diesem Sektor verloren, denen weitere folgen werden) und um den Mitgliedstaaten, die z. B. stark in die Kernenergie investiert hatten, einen gewissen Planungsspielraum einzuräumen und das Entstehen uneinbringlicher Kosten nach Möglichkeit zu verhindern. Aus diesem Grunde wurde bei diesen Richtlinien auch eine eher gemütliche Gangart angeschlagen. Dennoch hätten sie von jedem Mitgliedstaat fristgemäß umgesetzt werden müssen. Dem war allerdings nicht so. Diejenigen, die die Umsetzung verzögerten, befinden sich im Unrecht, vor allem jene, die gleichzeitig die Öffnung der Märkte in anderen Ländern ausnutzten, und wir wissen aus zuverlässiger Quelle, daß das auch auf Drittländer außerhalb der Europäischen Union zutrifft.
Ich sagte bereits, daß sehr viele Arbeitsplätze verlorengingen. Darüber hinaus haben sich tiefgreifende Veränderungen und Umstrukturierungen vollzogen, und es gibt Hinweise auf die Entstehung neuer Monopole. Das muß bekämpft werden. Gleichzeitig wurden Forschung und Entwicklung zurückgefahren, was bedauerlich ist. Die Harmonisierung kommt nur schleppend voran, und Herr Mombaur hat ganz recht, wenn er zu einer verstärkten Harmonisierung aufruft. Ich würde diese Aufgabe nur ungern den Regulierungsstellen im Rahmen des Florenz-Prozesses übertragen.
Im Bericht werden mehrfach die gemeinwirtschaftlichen Verpflichtungen angesprochen. Die Fraktion der Sozialdemokratischen Partei Europas hat einen Änderungsantrag vorgelegt, in dem sie eine Rahmenrichtlinie vorschlägt, daß Sektoren von allgemeinem Interesse, wie z. B. die Energieversorgung, geschützt werden. Ich hoffe, dieser Antrag findet Unterstützung.
Die beiden Richtlinien und die Liberalisierung sind bei all den damit verbundenen Schwierigkeiten Teil des europäischen Aufbauwerks und letztlich mit niedrigeren Preisen für die Bürger verbunden. Es gibt jedoch Umweltauswirkungen, die wir nicht sonderlich ernst genommen haben.
Der Rat von Lissabon forderte die Kommission auf zu prüfen, ob der Prozeß gegebenenfalls angeschoben werden muß. Ich bin mit einer derartigen Bevormundung der Mitgliedstaaten nicht einverstanden. Die Entscheidung liegt einzig und allein bei den Mitgliedstaaten. Ich halte die Förderung von erneuerbaren Energiequellen auf einem liberalisierten Markt für ganz besonders wichtig. Das ist keine einfache Sache, und sie liegt dem Parlament sehr am Herzen. Große Sorgen bereitet mir die aus der Gasrichtlinie resultierende Gefährdung der Energieerzeugung durch Kraft-Wärme-Kopplung. Hier sind dringend Korrekturen erforderlich.
Beysen
Herr Präsident! Ich möchte zuerst und vor allem dem Berichterstatter für die Gründlichkeit danken, mit der er diesen Bericht erarbeitet hat. Im Liberalisierungsprozeß des Energiemarktes unterscheidet man zwei wichtige Faktoren. Erstens: Nicht in allen Mitgliedstaaten erfolgt die Liberalisierung nach dem gleichen Rhythmus. Zweitens: Nicht in allen Mitgliedstaaten verläuft der Liberalisierungsprozeß nach dem gleichen Zeitplan. Hervorzuheben ist ferner, daß die Liberalisierung der Energiemärkte weitgehend von der geographischen Lage des jeweiligen Mitgliedstaats abhängt. Aus diesen unterschiedlichen Gründen ist eine pragmatische Vorgehensweise einem theoretischen Ansatz vorzuziehen. Durch die pragmatische Vorgehensweise kann sich der Liberalisierungsprozeß auch in angepaßter Form vollziehen, da die Richtlinie unseres Erachtens nicht beschleunigt, sondern schrittweise umzusetzen ist.
Vor diesem Hintergrund ist es wichtig, daß der Änderungsantrag unserer Fraktion, mit dem die Mitgliedstaaten zur Einrichtung unabhängiger Regulierungsbehörden verpflichtet werden sollen, die zur Förderung des uneingeschränkten Wettbewerbs befugt sind, von der Kommission angenommen worden ist. Der gleiche Änderungsantrag zielt auch darauf ab, durch Gewährleistung des Universaldienstes die Interessen der Verbraucher auf dem liberalisierten Energiemarkt zu wahren.
Abschließend möchte ich noch hervorheben, daß unser Vorschlag zur Festlegung eines detaillierten Zeitplans, innerhalb dessen genau beschriebene Zielsetzungen realisiert werden müssen, wichtig ist, um letztendlich zu einer schrittweisen, aber vollständigen Liberalisierung des Energiemarktes zu gelangen. Wenn dieser Vorschlag auch im Plenum Zustimmung findet, wird dem unlauteren Wettbewerb, der derzeit auf dem Strommarkt ausgetragen wird und auf die unterschiedliche Durchführung der Liberalisierung in den Mitgliedstaaten zurückzuführen ist, ein Riegel vorgeschoben.
Ahern
Herr Präsident, Monopole sind nicht akzeptabel, ob sie nun staatlich sind oder nicht, und wir müssen beim Binnenmarkt aufpassen, daß wir nicht neue private Monopole im Energiesektor schaffen.
Des weiteren möchte ich betonen, daß wir bei der Liberalisierung nie die gemeinwirtschaftlichen Erfordernisse und das Gemeinwohl aus dem Auge verlieren dürfen. Ich beziehe mich dabei auf soziale und Umweltbelange, für die sich dieses Parlament stets eingesetzt hat, die jedoch im Rahmen des Binnenmarktes für den Energiesektor bisher nicht ausreichend berücksichtigt wurden.
Besonders bedauerlich ist, daß sich die Liberalisierung negativ auf den sparsamen Umgang mit Energie ausgewirkt hat. Zwar verpflichten wir uns alle zu einem sparsamen Energieverbrauch, doch in Wirklichkeit tun wir das genaue Gegenteil. Wir müssen unsere Verpflichtungen von Kyoto einlösen, denn schließlich sind wir damals internationale Verträge und Verpflichtungen eingegangen, und es ist an der Zeit, diese etwas ernster nehmen.
Ich begrüße die Vorschläge für den Netzzugang für erneuerbare Energien. Traditionelle Energieformen wurden in der Vergangenheit massiv subventioniert, und diese Subventionen sind z. T. dafür verantwortlich, daß die Entwicklung erneuerbarer Energiequellen nur schleppend vorankommt. Es wäre sehr bedauerlich, wenn uns beispielsweise Japan bei den neuen Technologien, an denen wir seit vielen Jahren arbeiten, überholen würde. Darüber sollten wir uns ernsthaft Gedanken machen. Wenn wir jedoch den Netzzugang für erneuerbare Energien in Europa fördern, dürfte sich dieses Problem kaum stellen.
Die Liberalisierung sollte für alle Sektoren der Energiewirtschaft gelten, insbesondere für den Sektor der Kernenergie, der in einigen Staaten nach wie vor stark subventioniert wird. Doch die Kommission hält sich auffallend zurück. Hat sie vielleicht Angst? Ich habe mich mit Herrn Monti darüber unterhalten. Er verfügt als Mitglied der Kommission über ein gewisses Maß an Macht, doch selbst er ist nicht bereit, sich diesbezüglich mit Mitgliedstaaten direkt anzulegen. Es gelten aber gleiche Bedingungen für alle, und die Kernenergie kann fairerweise nicht subventioniert werden.
Abschließend noch ein Wort zum Florenz-Prozeß. Das Parlament muß involviert werden, wir müssen Möglichkeiten der demokratischen Einflußnahme auf diesen Prozeß haben. Er darf sich nicht weiterhin der parlamentarischen Kontrolle entziehen, obwohl dies auch seine Vorteile hat.
Brie
Herr Präsident! Auch dieser Bericht zeigt, daß gegenwärtig Liberalisierung, freier Markt und Wettbewerb als alleinige Grundsätze für die Lösung fast aller wirtschaftlichen und anderen Probleme gesehen werden. Einige durchaus positive Entwicklungen in der europäischen Energiepolitik übersehe ich nicht. Zweifellos sind auch die Preise für Elektroenergie gesunken. Daß andere Energiepreise aber teilweise explosionsartig gestiegen sind, wird schamhaft verschwiegen. Diese Tatsache paßt wohl nicht in die Liberalisierungseuphorie.
Insgesamt werden meiner Meinung nach einige sehr ernste Probleme und Fehlentwicklungen der EU-Energiepolitik nicht angesprochen. Erstens fehlt mir eine Auseinandersetzung mit der gerade angesprochenen gängigen und ganz und gar nicht liberalen Praxis, atomare und fossile Energieträger in verschiedensten Formen massiv zu subventionieren. Zweitens muß die EU-Richtlinie für den Strombinnenmarkt um eine EU-weite Einspeiserichtlinie erweitert werden, die eine ökologische und dezentrale Energiewirtschaft fördert. Drittens sollte die Förderpolitik der EU ebenfalls und grundsätzlich umgestellt werden, nicht der Bau von Hochspannungsleitungen für eine zentralisierte Energiewirtschaft, sondern Energieeinsparung erneuerbarer Energien und eine energiepolitische Regionalisierung sollten gefördert werden.
Viertens möchte ich davor warnen, mit der derzeitigen EU-weiten Liberalisierung die kommunalen Energiebetriebe kaputt zu machen. Hier geht es nicht nur um wirtschaftliche Gesichtspunkte, sondern auch um die demokratische Stärke und die soziale und sonstige Handlungsfähigkeit der Kommunen. Sie dürfen der Liberalisierung unter keinen Umständen geopfert werden.
Chichester
Herr Präsident, ich möchte dem Berichterstatter meine Glückwünsche zu diesem Bericht übermitteln. Das ist ein sehr ausgewogenes Dokument, das eine breite Palette von Ansichten in sich vereint.
Wir sollten auf die Fortschritte verweisen, die bei der Liberalisierung des Elektrizitäts- und Gasmarktes bisher erzielt wurden. Im Falle von Strom beträgt die Marktöffnung über 60 %. Doch wir dürfen uns mit dem Erreichten nicht zufriedengeben.
Die Bedeutung dieses Prozesses für die Wettbewerbsfähigkeit der europäischen Ländern im weitesten Sinne kann gar nicht hoch genug eingeschätzt werden. Dies läßt sich kurzfristig möglicherweise nur schwer belegen, doch ich bin ziemlich sicher, daß die Liberalisierung langfristig einen entscheidenden Beitrag zur Wettbewerbsfähigkeit unserer Wirtschaft auf dem Weltmarkt leisten wird. Ich halte es zudem für sehr wichtig, zwischen den Prozessen der liberalisierungsbedingten Markteffizienz und anderen strategischen Zielen zu unterscheiden, die wir erreichen wollen, wie beispielsweise den öffentlichen Versorgungsauftrag und die Senkung des CO2Ausstoßes, doch sind diese beiden Aspekte streng voneinander zu trennen.
Ich muß sagen, auch ich bedauere, daß einige Länder bei der Umsetzung dieser Maßnahmen beträchtlichen Nachholbedarf haben, und es entbehrt nicht einer gewissen Ironie, daß es sich bei einem dieser Länder um genau das Land handelt, das den europäischen Integrationsprozeß beschleunigen will, oder, um ein Zitat von Augustinus abzuwandeln: "Gib mir die Liberalisierung, aber jetzt noch nicht. "
Ich möchte darauf hinweisen, daß die Befürchtungen der Pessimisten, die Liberalisierung würde die Versorgungssicherheit beeinträchtigen, nicht eingetroffen sind. Der private Sektor gewährleistet eine zuverlässige Versorgung.
Caudron
Herr Präsident, Frau Kommissarin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Der Bericht unseres Kollegen Mombaur befaßt sich mit den Energiemärkten und fordert zu einer Beschleunigung ihrer Liberalisierung auf, was wir wohl alle verstanden haben. Zu dieser Tageszeit und an diesem Punkt der Debatte halte ich es jedoch weder für wünschenswert noch für nützlich, meine Gedanken allzu detailliert darzulegen. Ich persönlich denke bei "Energie " an "langfristige Versorgungssicherheit ", an "Gewährleistung der öffentlichen Grundversorgungsaufgaben ", an "Beitrag zu einer nachhaltigen und umweltfreundlichen Entwicklung ". Und wenn ich zudem noch "Wettbewerbsfähigkeit " darunter verstehen kann, dann tue ich das auch, aber ich muß zugeben, daß dies nicht meine Hauptsorge ist.
Aus diesem Grund kann ich mich weder einem Großteil der Schlußfolgerungen des Berichterstatters noch den Vorstellungen von Kommissar Bolkestein und seinen Ausführungen anschließen, die in der Zeitschrift "Europa ohne Grenzen " veröffentlicht wurden. Es stimmt nicht, daß diejenigen, die sich gegen eine beschleunigte Liberalisierung der öffentlichen Dienstleistungen aussprechen, verstaubte Ansichten haben. Und es ist auch nicht wahr, daß die Fürsprecher der öffentlichen Dienstleistungen das Argument der Angst vorbringen, um ihre Werte zu verteidigen. Die Verfechter eines Universaldienstes sind keine sentimentalen, verbohrten Nationalisten, sondern Europäer.
Herr Berichterstatter, im Gegensatz zu Ihnen vertraue ich den Marktmechanismen nicht blind und grenzenlos. Für mich ist eine Preissenkung nicht wichtiger als Sicherheit. Ich verteidige die Beschäftigung allen Widerständen zum Trotz, und vor allem vergesse ich nicht, daß die öffentlichen Dienstleistungen sowohl ein Element der Solidarität, ein Bestandteil des europäischen Sozialmodells, das Ihrem Freund Jacques Chirac so am Herzen liegt, als auch und vor allem eine Voraussetzung für eine ausgewogene Raumordnung sind, und wenn diese fehlschlägt oder ausbleibt, können das auch die von Ihnen außerdem noch angekündigten Einsparungen nicht ausgleichen.
Daher hätte ich es begrüßt, wenn in Ihrem Bericht die Bestimmungen der Verträge über Dienstleistungen von allgemeinem Interesse und Vorschläge für Maßnahmen zur Gewährleistung des Zugangs aller Bürger zur öffentlichen Grundversorgung mit Energie berücksichtigt worden wären. Denn ich möchte erneut darauf hinweisen, daß die öffentliche Grundversorgung ein Faktor der sozialen Kohäsion, des Kampfs gegen die Ausgrenzung, der ausgewogenen Entwicklung der Regionen, des Umweltschutzes, der Sicherheit und schließlich eine Voraussetzung für die nationale und europäische Unabhängigkeit ist.
Herr Berichterstatter, Sie haben viel gearbeitet, das will ich nicht abstreiten, und ich möchte Ihnen sogar dafür danken, aber ich kann mich der Ideologie, die Ihren Vorschlägen zugrunde liegt, nicht anschließen. Meine Hoffnung ist nach wie vor, daß die Änderungsanträge von Harlem Désir und anderen Kollegen, die meine Bedenken teilen, verabschiedet werden, denn unter den derzeitigen Voraussetzungen kann ich persönlich nicht für Ihren Bericht stimmen.
Clegg
Auch ich möchte dem Berichterstatter zu seiner ausgezeichneten Arbeit gratulieren und auf zwei Punkte eingehen, die bereits von einigen meiner Vorredner angesprochen wurden.
Dabei geht es erstens um die Bedeutung starker Aufsichtsbehörden. Die Erfahrungen der fünfzehn nach wie vor getrennten Märkte belegen, daß starke Aufsichtsbehörden kleineren Akteuren den Marktzugang erleichtern, die Interessen der Verbraucher schützen und großen monopolistischen Anbietern Dampf machen, die sonst eine eher gemächliche Gangart anschlagen würden. Zweitens geht es um den Zeitplan. Leider wurde in den Schlußfolgerungen von Lissabon kein Zeitplan gefordert. In anderen Bereichen wie der Telekommunikation gemachte Erfahrungen zeigen, daß die Mitgliedstaaten auf einen solchen Anreiz besser reagieren, und ich hoffe sehr, daß die Kommission in den nächsten Monaten einen konkreten Zeitplan für die Liberalisierung erarbeiten wird.
Vachetta
Herr Präsident, das Dokument über den Zweiten Bericht der Kommission an den Rat und das Europäische Parlament über den Stand der Liberalisierung der Energiemärkte berücksichtigt nur zwei Elemente: den Wettbewerb und den Ausbau des gemeinsamen Energiemarkts. Zur Rechtfertigung dieser Strategie einer totalen Liberalisierung der Elektrizitäts- und Gasmärkte wird nicht gezögert, die erwarteten Auswirkungen des Wettbewerbs anzupreisen, also die Senkung der Produktionskosten, die Schaffung neuer Beschäftigungsmöglichkeiten, und es wird sogar von positiven gesamtwirtschaftlichen Auswirkungen auf den Arbeitsmarkt gesprochen. Welche Mechanismen oder welches Wunder soll dies herbeiführen?
Tatsache ist, daß durch die abgeschlossenen oder laufenden Liberalisierungen bisher nie Arbeitsplätze geschaffen wurden, ganz im Gegenteil. In einigen Bereichen öffentlicher Sektoren haben sie zum Personalabbau beigetragen. Nach Angaben der Gewerkschaften des EGB wurden bereits 300 000 Arbeitsplätze abgebaut und 200 000 weitere sind in Gefahr. Überall werden die sozialen Errungenschaften aufgegeben.
Ich wehre mich gegen eine weitere Behauptung: die Senkung der Energiepreise. Zu wessen Gunsten und wie? In Wirklichkeit erfolgt eine Gebührensenkung oftmals nur zum Vorteil der industriellen Großverbraucher. Für den einfachen Verbraucher sind Gas und Strom zu einer Ware geworden, die man kaufen kann oder nicht. Sollte der Verbraucher bald, wie in Großbritannien, seinen Stromverbrauch im voraus bezahlen oder vielleicht keinen Strom erhalten, sobald das Guthaben seiner Zahlkarte verbraucht ist?
Energie ist ein wichtiges Grundbedürfnis. Der Zugang muß daher ein Grundrecht sein. Unserer Ansicht nach kann nur eine staatliche und demokratische Steuerung zu einer Rationalisierung der Energieproduktion und des Verbrauchs bei gleichzeitiger Gewährleistung des Umweltschutzes und des pauschalen Ausgleichs führen. Dies wäre ein erster Schritt in Richtung europäischer gemeinwohlorientierter Dienstleistungen, die auf die gegenwärtigen Bedürfnisse der Verbraucher und der Arbeitnehmer eingehen. Aber dieses Problem scheint der Bericht nicht zu sehen, und daher kann ich unter den derzeitigen Voraussetzungen nicht für diesen Bericht stimmen.
Langen
Herr Präsident! Ich möchte zuerst dem Berichterstatter, Peter Mombaur, Dank und Anerkennung für diesen kompetenten Bericht aussprechen, und wenn wir uns die Beiträge der Kolleginnen und Kollegen hier vergegenwärtigen, dann kann man wirklich sagen, die Liberalisierung der Energiemärkte ist schneller und wirkungsvoller vorangekommen, als wir das in der letzten Legislaturperiode erwartet haben. Das ist das erste. Herr Kollege Caudron, Sie werden es auch nicht mehr zurückdrehen können, und das ist gut so.
Zweitens, die Skeptiker der Liberalisierung der Energiemärkte sind eindrucksvoll widerlegt worden. Die Preise für Strom und Gas sind im Wettbewerb erheblich gesunken, Frau Vachetta, auch für die Verbraucher! Sie machen hier immer die Großunternehmen zu den Gewinnern, das ist doch völlig falsch, das ist doch Quatsch! Die Versorgungssicherheit der Verbraucher und der Wirtschaft ist erhalten worden, und die Wettbewerbsfähigkeit der Arbeitsplätze hat sich erheblich verbessert, nicht verschlechtert. Im internationalen Wettbewerb hat sie sich verbessert!
Es bleibt noch eine Reihe von Problemen zu lösen. Die Marktöffnung ist in den einzelnen Staaten noch nicht weit genug fortgeschritten. Wir gehen davon aus, daß auch die französische Ratspräsidentschaft dort weitere Fortschritte erzielen kann. Zweitens, die Liberalisierung muß von den Wettbewerbsbehörden kontrolliert werden, und da haben wir eine europäische Institution, die das kann und macht, sonst wird ein staatliches durch ein privates Monopol ersetzt. Herr Kollege Mombaur hat eben darauf hingewiesen.
Drittens, die strikte Trennung von Energieerzeugung und Verwaltung der Netze ist notwendig. Auch die Entgelte und die Zugangsbedingungen können meines Erachtens nach besser durch eine Regulierungsbehörde als durch freiwillige Vereinbarung der Großverbände gelöst werden. Viertens, vor allem in Hinblick auf die Gleichbehandlung für kleine und mittlere Unternehmen und auch für kleinere Stadtwerke ist ein regulierter Netzzugang mit festgelegten Preisen nach dem Beispiel der Telekommunikation die bessere Lösung. Nicht nur Fusionen, sondern auch staatliche Beihilfen müssen in Zukunft kontrolliert und genehmigt werden. Professor Monti hat dies angekündigt. Ich halte dies grundsätzlich für richtig, glaube jedoch, daß seine zeitliche Frist von fünf Jahren zu kurz ist, und ich glaube, daß wir eine Fristverlängerung auf zehn Jahre benötigen, damit die europäische Industrie sich voll entwickeln und in diesem wichtigen Zukunftsmarkt aussichtsreich investieren kann.
Thorning-Schmidt
Herr Präsident, in dieser Diskussion wird deutlich, daß Liberalisierung für einige schon ein Ziel an sich ist. Dieser Meinung bin ich nicht. Das Ziel können z. B. niedrigere Preise sein, gesicherte Versorgung, verbesserte Wettbewerbsfähigkeit und eine tragfähige technologische Entwicklung. Von dieser Warte aus gesehen haben wir in Dänemark - in der Tat durch die EU-Richtlinien inspiriert - eine umfangreiche Liberalisierung der Elektrizitätsversorgung eingeleitet. Hierbei handelt es sich um weitreichende Veränderungen, die unter den Angestellten Unruhe hervorrufen. Spricht man mit ihnen über diese Liberalisierung, sagen sie: "Wir sind für Liberalisierung, aber sie muß für alle in Europa gleich sein. " Hier liegt das Problem. Wir haben eine Liberalisierung für 15 unterschiedliche Märkte, in 15 verschiedenen Ländern, aber das ist noch keine vollständige Liberalisierung. Vielleicht kann man schlußfolgern, daß wir eine Liberalisierung um der Liberalisierung willen erreicht haben. Die Beschäftigten schütteln den Kopf, die normalen Verbraucher haben nicht den durch die Liberalisierung erhofften Gewinn erreicht. Deshalb ist es richtig, die derzeitige Liberalisierung zu einer vollständigen Liberalisierung auszubauen. Wir müssen sie durchführen, aber zu gleichen Bedingungen. Gleichzeitig sollten wir berücksichtigen, daß die durchzuführende Liberalisierung nicht isoliert gesehen werden darf. Bei unseren zukünftigen Bemühungen um die Liberalisierung des Energiemarkts müssen wir dafür sorgen, daß die gesamte Energiepolitik einbezogen wird. Viele Dinge gilt es dabei zu beachten. Ich denke hier an die Verbraucher, die Umwelt, die Wettbewerbsfähigkeit, an nachhaltige Energie und an die Beschäftigten. Viele Themen stehen dabei auf der Tagesordnung, nicht nur die vollständige Liberalisierung.
Matikainen-Kallström
Herr Präsident, ich danke Herrn Mombaur für seinen hervorragenden Bericht. Die Liberalisierung der Energiemärkte ist der einzig richtige Weg zur Sicherung der Verbraucherrechte und eines zuverlässig funktionierenden Binnenmarktes. Die Kommission muß Sorge dafür tragen, daß es zu einer echten Öffnung der Energiemärkte im Geiste des Fairplay kommt. Einige Scheinhindernisse für den Wettbewerb, wie die von den Netzbetreibern geschaffenen Engpässe, müssen unverzüglich beseitigt werden. Auch die größten Akteure im Energiesektor muß man mit ins Boot bekommen. Frankreich beispielsweise, das über einen höchst fortschrittlichen Energiesektor verfügt, schützt seine Märkte voller Verbissenheit. Was hat ein solch konkurrenzfähiges Land denn unter den Bedingungen des freien Wettbewerbs zu befürchten?
Zu einer Liberalisierung der Energiemärkte gehört auch, daß die Kommission in der Lage ist, die verschiedenen Energiearten gleichberechtigt zu behandeln. Es fiel mir schwer, meine Verblüffung bei den Erklärungen des für Energie zuständigen Kommissionsmitglieds, Frau De Palacio, zu unterdrücken, wonach frei fließendes Wasser nicht zu den erneuerbaren Energien gehört. Die Kommission muß ihre Auffassung in dieser Frage noch einmal überprüfen. Die Wasserkraft in Nordeuropa ist eine umweltfreundliche und natürliche Quelle für eine Energie, die oftmals zu ausgesprochen konkurrenzfähigen Preisen erzeugt werden kann, wie beispielsweise im Moment wegen der guten Wassersituation. Strom aus Wasserkraft kann gegenwärtig sogar im Preis mit importiertem Strom aus Osteuropa und Rußland konkurrieren, womit zumindest derjenige Oststrom, der auf den nordischen Markt gelangt, nicht das Etikett "Strom zu Schleuderpreisen " verdient.
Der Protektionismus der großen Akteure im Energiesektor in Mitteleuropa ist die Hauptursache dafür, daß der Zugang von günstigem Strom aus Wasserkraft zu den mitteleuropäischen Märkten nur schleppend vonstatten geht. Die Zertifizierungssysteme bieten die Gewähr dafür, daß es einen direkten Zusammenhang zwischen der Möglichkeit des Verbrauchers zur Auswahl und der Preisbildung auf dem Strommarkt gibt.
Fiori
Herr Präsident, zunächst möchte ich den Berichterstatter zu seinem hervorragenden Bericht beglückwünschen. Die Liberalisierung der Energiemärkte ist ein wesentlicher Faktor der wirtschaftlichen Entwicklung. Die Verbesserung der Wettbewerbsfähigkeit sowie die Senkung der Preise, auch für den Endverbraucher, sind ein Ziel, das gewissenhaft verfolgt werden muß. Die Öffnung des Marktes führt zu einer Umstrukturierung auf europäischer Ebene, mit gleichen Regeln für alle Länder.
Ich wünsche mir, daß die Kommission vollständige Vorschläge zur Überwindung der bestehenden innergemeinschaftlichen Handelshemmnisse vorlegt und spezifisch gegen diejenigen Mitgliedstaaten vorgeht, welche die Richtlinien nicht umgesetzt haben. Die Liberalisierung in den Bereichen Strom und Gas muß im Wege der Harmonisierung des energiepolitischen Rechtsrahmens in den Mitgliedstaaten beschleunigt werden. Zur Unterstützung des Liberalisierungsprozesses brauchen wir, wie dies bereits in anderen Bereichen erfolgt ist, ein Benchmarking, in dessen Rahmen die Kommission alle sechs Monate einen Bericht über die Strom- und Gasendpreise in der Europäischen Union veröffentlicht, damit wir über eine direkte Bewertung der Auswirkungen der Liberalisierung der Energiemärkte auf den Verbraucher verfügen. Außerdem müssen Leitlinien für die Vereinheitlichung der Kriterien für Preiserhebungen und die Verarbeitung der erhobenen Daten erarbeitet werden, damit die Vergleiche zwischen den Situationen in den verschiedenen Mitgliedstaaten möglichst aussagekräftig sind.
Ich möchte ebenso wie der Berichterstatter betonen, daß der Wettbewerb kein Hindernis dafür ist, den Akteuren Dienstleistungspflichten im Allgemeininteresse aufzuerlegen. Außerdem möchte ich in Erinnerung bringen, daß Liberalisierung nicht einfach bedeutet, die Unternehmen zu privatisieren und weiter so zu führen wie bisher: Liberalisierung muß Öffnung, Handelsaustausch und Wettbewerb bedeuten. Ich glaube nicht, daß sich die Liberalisierung negativ auf die Beschäftigung auswirkt, denn aufgrund der sinkenden Energiekosten werden sich die Unternehmen weiterentwickeln und mehr Arbeitsplätze schaffen können, als durch die Abschaffung der Monopole verlorengehen.
Novelli
Herr Präsident, werte Kolleginnen und Kollegen! Der Bericht unseres Kollegen Mombaur über den Stand der Liberalisierung der Energie-, Elektrizitäts- und Gasmärkte hat den Vorteil, daß er einen Überblick über die einzelnen Mitteilungen der Kommission zu diesem Thema schafft. Doch er weist ebenfalls auf einige offenkundige Tatsachen hin, von denen ich zwei nennen möchte. Erstens ist die Schaffung eines Binnenmarktes im Energiesektor in den Verträgen verankert und muß durchgeführt werden. Zweitens umfaßt diese Zielsetzung zweifellos, daß der Transport, die Erzeugung und die Verteilung dieser Energien für den Wettbewerb geöffnet, liberalisiert und voneinander getrennte Aktivitäten durchgeführt werden.
Zu Beginn des französischen Vorsitzes ist festzustellen, daß sich Frankreich bezüglich der Umsetzung einiger europäischer Richtlinien in nationales Recht in Verzug befindet, und in meiner Eigenschaft als französischer Europaabgeordneter bin ich darüber nicht erfreut. Wie es scheint, ist es der schlechteste Schüler der Klasse. Ebenso hat mein Land die europäische Elektrizitätsrichtlinie verspätet und nur ansatzweise übertragen. Allgemeiner betrachtet bedauere ich, wie auch der Berichterstatter, daß andere Länder nur eine minimale Liberalisierung durchführen wollen. Gleichwohl hat eine vollständige Liberalisierung, dies wurde bereits gesagt, und auch ich möchte darauf hinweisen, so wie sie von anderen praktiziert wurde, umfassende Vorteile für den Verbraucher: Preissenkungen zwischen einem Viertel und einem Drittel im Vereinigten Königreich, bis zu 35 % Preisnachlaß in Deutschland. Muß ich Sie wirklich daran erinnern? Aus diesem Grund bin ich der Ansicht, daß wir heute die Bemühungen der Kommission unterstützen und uns, wie es im Bericht von Herrn Mombaur vorgeschlagen wird, auf einen genauen und verbindlichen Zeitplan zur Umsetzung der vollständigen Liberalisierung der Energiemärkte einigen sollten, der natürlich für die Beitrittsländer, aber zunächst und vor allem für die Mitgliedstaaten gelten muß.
Der europäische Anspruch, der durch den neuen Vorsitz propagiert wird, darf sich nicht auf die Beibehaltung bestehender und überholter Bedingungen beschränken. Die EU setzt sicherlich mehr voraus als die Errichtung des Binnenmarktes. Doch kann diese auch nicht auf unbestimmte Zeit verschoben werden.
De Palacio
Herr Präsident! Zunächst möchte ich Herrn Mombaur zu seinem Bericht beglückwünschen. Soweit ich feststellen kann, stimmt er in großen Zügen mit der Position der Kommission überein. Weiterhin möchte ich für alle Wortmeldungen danken, wenn ich auch nicht mit allem, was gesagt wurde, einverstanden bin.
Auf jeden Fall stimme ich Herrn Mombaur zu, daß die Öffnung des Stromerzeugungssektors für die Liberalisierung einen Preisrückgang, eine Verbesserung für die Verbraucher, für die Haushalte und auch für die Großindustrie gebracht hat, was die Schaffung von Arbeitsplätzen, die Verbesserung der Wettbewerbsfähigkeit der europäischen Industrie, Entwicklung und Arbeit bedeutet, auch wenn es einen gewissen Abbau von Arbeitsplätzen im industriellen Elektrizitätssektor gegeben hat. Aber die Vorteile sind viel größer als die aufgetretenen Probleme.
Gesagt werden muß auch, daß auf den Gipfeln von Lissabon und Feira die Notwendigkeit der Weiterführung der Liberalisierungen bekräftigt wurde. In der Tat gibt es im Gegensatz zu dem, was jemand äußerte, keinen Zeitplan. Das will aber nicht heißen, daß kein ausdrücklicher Wille zur Weiterführung der Arbeit besteht.
Jedenfalls betrachte ich die bis jetzt erzielten Fortschritte - die erheblich sind - noch als unzureichend. Wir müssen nicht fünfzehn liberalisierte Märkte, sondern einen liberalisierten europäischen Binnenmarkt schaffen. Auf dieser Grundlage sind die anstehenden Fragen, wie der Grad der Marktöffnung, die Trennung der Übertragungsnetzbetreiber von den Energieerzeugern, die Zugangsgarantie ohne Diskriminierung bei der Preisbildung, zu behandeln. In diesem Zusammenhang möchte ich dafür danken, daß der Bericht von Herrn Mombaur die Bedeutung der Trennung von Erzeugern und Übertragungsnetzbetreibern unterstützt.
Andererseits sind die Bemühungen des Forums von Florenz von unschätzbarem Wert und müssen in dieser Richtung ausgebaut werden. Sollten sie sich als unzureichend erweisen, werden sie durch Initiativen seitens der Kommission ergänzt. Dazu gehört der Wille zur Suche nach einer Tarifgestaltung, die einen verstärkten Austausch und einen eindeutigen Netzzugang ermöglicht.
Zu erwähnen ist auch, daß das Forum von Florenz - was die Elektrizität betrifft - durch das Forum von Madrid in bezug auf Gas ergänzt werden muß. Beide stellen ein neues Konzept auf institutioneller Ebene dar, denn an ihnen sind die Vertreter des Parlaments beteiligt.
Es gibt einen physischen Aspekt, die Leitungskapazitäten, die ebenfalls verbessert werden müssen, da sie zur Zeit der Entwicklung dieses Binnenmarkts, sowohl im Elektrizitäts- als auch im Gassektor, Grenzen setzen.
Wenn wir die Liberalisierung voranbringen wollen, dürfen wir ein Schlüsselelement nicht vergessen: die Funktion der öffentlichen Stromversorgung - und auch der Gasversorgung, wenngleich auf einer anderen Ebene. Das bedeutet Versorgungsgarantie - wie jemand von Ihnen sagte - und angemessene Dienstleistungen für alle Bürger. Dieser Aspekt gehört zu den Initiativen, die ich dem Rat und dem Parlament zum Ende dieses Jahres vorzulegen beabsichtige, damit sie im Frühjahr für den Europäischen Rat fertig sind, um der Liberalisierung in den Bereichen, die ich aufgezeigt habe, weitere Impulse geben zu können.
Hervorheben möchte ich, daß künftig an der Frage der Sicherheitsvorschriften gearbeitet werden muß. Ich werde dem Parlament und dem Rat eine Debatte vorschlagen, in der es weder um den Nuklearsektor oder den Kohlesektor noch um die erneuerbaren Energien geht, sondern global um die Energieversorgungssicherheit in der Union, wo wir verschiedene Energiequellen und die damit jeweils verbundenen Probleme prüfen werden, denn es gibt nichts umsonst, alles hat seinen Preis, sein Für und Wider. Aus der Sicht der Verpflichtungen von Kyoto müssen wir nüchtern analysieren, welche Quellen und Versorgungsgarantien uns zur Verfügung stehen.
Meiner Meinung nach handelt es sich bei Wasser um eine erneuerbare Energie, das ist klar. Die Wasserkraft ist eine erneuerbare Energie. Allerdings wird das große Wasserkraftwerk nicht berücksichtigt, wenn es um Subventionen geht, was ein anderes Thema ist. Wir gehen davon aus, daß die Entwicklung erneuerbarer Energien maximal unterstützt werden muß. Es gibt eine sehr bedeutsame europäische Technologie, die hohes Ansehen in der Industrie, auch über unsere europäischen Grenzen hinaus, besitzt und die weiterhin unterstützt werden muß. Die Richtlinie schließt die Energie aus Wasserkraft aus dem Bezug von Beihilfen aus, was nicht besagen will, daß sie nicht erneuerbar ist. Sie muß weiterhin in das globale Schema erneuerbarer Energien einbezogen werden.
Herr Präsident, ich habe nicht die Zeit, noch ausführlicher zu werden. Ich möchte nochmals für den hervorragenden Bericht von Herrn Mombaur danken und darauf hinweisen, daß wir Vorschläge für die weitere Liberalisierung vorlegen werden, daß wir uns mit den sozialen Aspekten des Energiesektors und den Komponenten der öffentlichen Dienstleistung des Sektors befassen werden. Die Bilanz ist, offen gesagt, positiv, und gemäß den Weisungen des Rates auf den Gipfeltreffen von Lissabon und von Feira müssen wir weiter daran arbeiten.
Der Präsident
Vielen Dank, Frau Kommissarin!
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen um 11.30 Uhr statt.
Eisenbahnunternehmen der Gemeinschaft
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt die gemeinsame Aussprache über folgende zwei Berichte:
(A5-0173/2000) Empfehlung für die zweite Lesung von Herrn Jarzembowski im Namen des Ausschusses für Regionalpolitik, Verkehr und Fremdenverkehr über den Gemeinsamen Standpunkt des Rates (5386/1/2000 - C5-0178/2000 - 1998/0265(COD)) im Hinblick auf den Erlaß der Richtlinie des Europäischen Parlamentes und des Rates zur Änderung der Richtlinie 91/440/EWG zur Entwicklung der Eisenbahnunternehmen der Gemeinschaft;
(A5-0171/2000) Empfehlung für die zweite Lesung von Herrn Swoboda im Namen des Ausschusses für Regionalpolitik, Verkehr und Fremdenverkehr über:
I. Gemeinsamer Standpunkt des Rates (5387/1/2000 - C5-0176/2000 - 1998/0266(COD)) im Hinblick auf den Erlaß der Richtlinie des Europäischen Parlaments und des Rates zur Änderung der Richtlinie 95/18/EG über die Erteilung von Genehmigungen an Eisenbahnunternehmen;
II. Gemeinsamer Standpunkt des Rates (5388/1/2000 - C5-0177/2000 - 1998/0267(COD)) im Hinblick auf den Erlaß der Richtlinie des Europäischen Parlaments und des Rates über die Zuweisung von Fahrwegkapazität der Eisenbahn, die Erhebung von Entgelten für die Nutzung von Eisenbahninfrastrukturen und die Sicherheitsbescheinigung.
Bevor ich für die Eisenbahner jetzt das Signal auf grün stelle und da wir jetzt wieder eine neue Equipe hier haben, eine kurze Bemerkung. Wir haben noch eine lange Debatte vor uns. Meine herzliche Bitte lautet: Halten Sie sich an die Redezeiten. Da die zwei Obereisenbahner, die am Anfang reden werden, unendlich lange Redezeiten haben, habe ich die Traumvorstellung, daß sie vielleicht sogar ein bißchen kürzer reden.
Jarzembowski
Herr Präsident! Verehrte Frau Vizepräsidentin! Liebe Kolleginnen und Kollegen! Der Verkehrsausschuß schlägt dem Plenum vor, nun endlich schrittweise den Eisenbahnmarkt tatsächlich zu öffnen, und zwar bis zum Jahr 2010. Nur mit einer derartigen Öffnung ist unsere gemeinsame Zielsetzung zu erreichen, mehr Güter von der Straße auf die Bahn zu verlagern und hierdurch eine auf Dauer tragbare Mobilität in der Europäischen Union zu erreichen.
Zunächst gilt der Kommission, besonders der Vizepräsidentin, Frau Palacio, und der finnischen Präsidentschaft ein herzlicher Dank dafür, daß überhaupt im Dezember 1999 gemeinsame Standpunkte im Rat festgelegt werden konnten. Wir sind dafür sehr dankbar. Doch werden wir im Mitentscheidungsverfahren als Parlament die Auffassung vertreten, daß die Standpunkte nicht weit genug gehen, um die Zukunft der Eisenbahn auf Dauer zu sichern. Der Rat will nur kleine Schritte machen. Wir sind der Auffassung, daß es acht Jahre nach der Vollendung des Binnenmarktes an der Zeit ist, wenigstens Zeichen zu setzen und endgültig zu regeln, daß im Jahr 2010 wenigstens die Liberalisierung im Eisenbahnsektor abgeschlossen werden kann. Dies dürfte auch im Sinne des Lissaboner Gipfels sein, wo ja die Staats- und Regierungschefs darauf gedrängt haben, die Liberalisierung im Verkehr voranzutreiben.
Welches sind nun unsere wichtigsten Änderungsanträge? Um eine effektive Nutzung der Eisenbahnnetze zu erreichen, stimmen wir zunächst mit dem Rat überein, nur für den grenzüberschreitenden Frachtverkehr ein besonderes transeuropäisches Schienen-Güternetz zu eröffnen. Allerdings sind wir der Auffassung, daß fünf Jahre reichen, um der Eisenbahn und ihren Mitarbeitern zu zeigen, daß sie vor der Öffnung der Netze keine Angst zu haben brauchen. Wir sind der Auffassung, daß sich der Zugang für die Eisenbahnunternehmen nach fünf Jahren auf das Gesamtnetz der fünfzehn Mitgliedstaaten sowohl für den internationalen als auch für den nationalen Güterverkehr erstrecken sollte, und spätestens im Jahr 2010 ebenfalls auf den internationalen und nationalen Personenverkehr.
Mit dieser schrittweisen vorsichtigen Öffnung würden wir im Jahr 2010 endlich tatsächlich ein gemeinsames Netz in der Europäischen Union haben. Um auch sicherzustellen, daß die Eisenbahnunternehmen aus allen Mitgliedstaaten einen effektiven Zugang zu den Teilnetzen in anderen Mitgliedstaaten bekommen, ist es unserer Auffassung nach erforderlich, eine strikte obligatorische Trennung zwischen dem Betrieb des jeweiligen Netzes und der Erbringung der Verkehrsleistung durch die jeweilige nationale Eisenbahngesellschaft durchzuführen. Die Praxis der vergangenen 40 Jahre zeigt, daß die Nichttrennung von Netz und Betrieb dazu führt, daß immer die nationale Eisenbahngesellschaft die beste Nutzungsmöglichkeit der Infrastruktur in ihren Netzen für sich in Anspruch nimmt und damit andere Eisenbahngesellschaften vom effektiven, nichtdiskriminierenden Zugang ausschließt.
Um die Nutzung der Netze weiter steigern zu können, sind wir der Auffassung, daß über die Eisenbahnunternehmen hinaus andere juristische Personen, wie die Verlader und Spediteure, das Recht haben sollten, überall in der Gemeinschaft das Nutzungsrecht von Trassen zu beantragen und zu erhalten. Diese Öffnung des Antragstellerkreises für die Trassennutzung in allen fünfzehn Mitgliedstaaten - spätestens ab dem Jahr 2005 - wird erstens der Rolle der Verlader und Spediteure gerecht, die von sich aus bereit sind, die Eisenbahn zu nutzen, und zweitens ist es ein weiterer Schritt zur Vollendung des Binnenmarkts im Eisenbahnsektor, weil die ausschließliche Nutzungsmöglichkeit durch die Eisenbahn damit ein wenig aufgehoben wird.
Ein weiteres Element ist die Frage der Trassenentgelte. Wir sind der Auffassung, daß mittel- und langfristig die Trassenentgelte in Richtung der Zielsetzung einer Kostendeckung anzuheben sind. Denn nur wenn die Nutzer - the user pays -, sprich die Eisenbahnunternehmen die Kosten für Betrieb und Unterhalt des Netzes auch effektiv tragen, werden diese sich finanzieren lassen können.
Schließlich hat der Verkehrsausschuß mit großer Mehrheit beschlossen, die Ausnahmebestimmungen für Irland, Griechenland, Luxemburg und Großbritannien, soweit es Nordirland angeht, aufzuheben. Wir sind der Meinung: Erstens, es darf nicht unterschiedliches Recht in unterschiedlichen Teilen der Union geben, und zweitens, selbst in geographisch isolierten Gebieten, die wir natürlich alle besonders schätzen, sollten die Grundsätze der Kostenwahrheit, der Kostenklarheit und des offenen Netzzuganges Anwendung finden.
Lassen Sie mich zum Schluß noch einmal verdeutlichen, daß wir alle morgen mit der Abstimmung im Parlament ein Zeichen setzen können. Wenn wir die Empfehlung des Verkehrsausschusses mit großer Mehrheit annehmen, haben wir die reelle Chance, im Vermittlungsverfahren mit dem Rat Kompromisse zu finden, die sowohl von Rat und Parlament getragen werden können, die natürlich über die gemeinsamen Standpunkte hinausgehen, die aber effektive Schritte zur Öffnung des Eisenbahnsektors ermöglichen, denn wir alle wollen die Nutzung der Eisenbahn verstärken. Wir wollen mehr Güter von der Straße auf die Schiene verlegen, und deshalb brauchen wir einen klaren Kompromiß mit dem Rat. Den werden wir aber nur bekommen, wenn wir als Parlament eine klare Haltung einnehmen.
Swoboda
Herr Präsident, liebe Frau Kommissarin, meine Damen und Herren! Man könnte meinen, die drei Berichte, die heute zur Diskussion stehen, seien eigentlich technische Berichte. Nachdem ich aber heute in meiner Fraktion darüber berichtet habe, habe ich gesehen, welche Emotionen hier entstehen können, aber das ist auch gut so, denn in Wirklichkeit geht es um eine sehr große Angelegenheit, nämlich darum, wie in Zukunft in Europa Eisenbahnen wieder an Gewicht, nicht materiell gemeint, sondern an Bedeutung gewinnen können, denn das, was viele vergessen, wenn sie sich gegen Reformen stemmen, ist, daß bei dem Zustand, in dem sich die Eisenbahnen heute befinden und in den vergangen Jahren befunden haben, immer weniger transportiert wird. Es fahren noch immer Züge in Europa, aber mit immer weniger Transportgütern in ihren Waggons, und das ist ein Zustand, den wir nicht akzeptieren können. Daher glaube ich, und das ist uns gemeinsam, wir wollen ein europäisches Eisenbahnwesen aufbauen, und der Beschluß des Rates, der Konsens des Rates ist eine Art von Minimalkonsens, der uns nicht genügt, auch wenn wir vielleicht unterschiedliche Meinungen haben in manchen Dingen, wie weit wir weitergehen sollen, als der Rat gegangen ist.
Es sind natürlich auch viele Versäumnisse aus der Vergangenheit aufzuholen, denn es haben bisher nur nationale Eisenbahnen bestanden. Aber wir reden von Globalisierung. Die privaten Unternehmen sind heute alle transnational tätig, nur bei den Eisenbahnen hat sich das noch nicht wirklich herumgesprochen. Es geht also um Liberalisierung und um Marktöffnung, und natürlich gibt es hier unterschiedliche Vorstellungen. Es gibt die Vorstellung, der Markt sei jene unsichtbare Hand, fast jenes göttliche Prinzip, das alles leiten und lenken soll, aber es gibt andere, die meinen, wir sollten nur sehr zögerlich und nur gerade, was notwendig ist, als Markt öffnen. Ich glaube, das ist zumindest unsere und meine Position: Es gibt einen Mittelweg, auf dem wir Schritte unternehmen, die aber klar definiert sein müssen, wie wir eine Marktöffnung herbeiführen, wobei natürlich den Eisenbahnunternehmen eine Möglichkeit gegeben werden muß, sich Schritt für Schritt an die neuen Bedingungen anzupassen.
Wettbewerb für uns ist ein Instrument zur Leistungssteigerung, also muß man mehr Verkehr auf die Schiene bringen, insbesondere durch den Güterverkehr, wo es am schmerzlichsten ist, damit die Leistungen der Eisenbahner nicht immer wieder zurückgehen. Es ist also ein stufenweiser Prozeß einzuleiten, aber mit deutlicheren, rascheren Schritten, als es der Rat vorsieht.
Erstens, sind wir mit überwiegender Mehrheit der Meinung, in allen Ländern soll es eine Wettbewerbsbehörde geben, gewissermaßen einen Regulator. Damit ist für alle Eisenbahnunternehmen, für alle Interessierten, für die Spediteure, für wen auch immer, eine Stelle pro Land gegeben, an die sie sich wenden können, wenn es zu Verletzungen der Offenheit und Transparenz im Wettbewerb kommt. Daher kann es auch keine Ausnahmeregelung geben. Wir bauen ein europäisches Eisenbahnwesen auf, nicht eines für das eine Land, und ein anderes für ein anderes Land. Daher sollen diese Ausnahmeregelung fallen. Das heißt nicht, daß alles und jedes bis ins Detail vorgeschrieben werden soll, nur die Freiräume, die wir geben, sollen für alle Länder gegeben sein, nicht für einige mehr und für andere weniger.
Zweitens, wir sind unterschiedlicher Meinung, was die zwangsweise Trennung von Infrastrukturen betrifft. Wir glauben, daß es möglich sein müßte, auch mit integrierten Unternehmungen wettbewerbsneutral zu agieren, wenn natürlich die Bilanz und gewisse Grundvoraussetzungen getrennt sind. Unser bzw. mein Vorschlag ist, daß die Kommission nach einigen Jahren einen Bericht vorlegt und uns, dem Parlament, berichtet, ob es hier zu Widersprüchen zu den Grundsätzen des freien Wettbewerbs, des transparenten Wettbewerbs gekommen ist oder nicht, und dann könnten wir eine andere Entscheidung treffen.
Wir sind der Meinung, daß die Liberalisierung sicherlich vor allem den Güterverkehr betreffen muß, den transnationalen, aber letztendlich auch den nationalen Güterverkehr. Beim Personenverkehr meinen wir doch, daß es wichtig ist und auch zumindest zum jetzigen Zeitpunkt ausreicht, klar festzustellen, daß der grenzüberschreitende Personenverkehr auch der Marktöffnung zu übergeben ist. Ob zwischen Stuttgart und München der Personenverkehr liberalisiert werden soll, ist eine Frage, die meinetwegen die deutsche Bundesregierung oder auch die bayerische Landesregierung, aber nicht unbedingt die europäische Ebene entscheiden soll. Da meinen wir, sollte den einzelnen Mitgliedsländern der Spielraum gegeben werden, eine Entscheidung zu treffen.
Eine wichtige Frage ist das Preissystem. Nach welchen Preisen soll eine Kapazität vergeben werden? Hier gibt es zwei Grundsätze. Der eine Grundsatz sagt: nur die Grenzkosten, nur das, was an Kosten anfällt, wenn hier ein zusätzlicher Zug fährt. Ein anderes Prinzip sagt: Es soll grundsätzlich alles hereinkommen, was an Kosten entsteht, wenn man die Strecke, die Schienenstränge usw. zur Verfügung stellt. Wir glauben, daß die Grenzkosten zwar kurzfristig sinnvoll sind, damit auch der Wettbewerb gegeben ist, damit Bahnen wieder fahren können, aber langfristig sollte sehr wohl eine Art Vollkostenprinzip gelten, allerdings parallel zum entsprechenden Prinzip für die Straße. Sonst wird es nämlich gar nicht dazu kommen, daß mehr Güter zum Beispiel auf der Schiene transportiert werden, und gerade das ist ein Problem bei einigen Bahnen, auch bei der Deutschen Bundesbahn, um ein Beispiel zu erwähnen, daß das Vollkostenprinzip in der jetzigen Situation dazu führt, daß sehr viele die Angebote dieser Bahnen nicht annehmen, weil sie einfach zu teuer sind. Daher soll es auch hier nur einen schrittweisen Übergang geben und eine Parallelität zwischen Schiene und Straße.
Ein letzter Punkt, den ich noch erwähnen wollte: Es wird immer wieder kritisiert, was ist jetzt mit dem öffentlichen Dienst, kommt das alles unter die Räder? Gibt es nur mehr das Marktprinzip, nur mehr das privatwirtschaftliche Prinzip? Zu diesem Zweck haben wir, und ich bin auch für die Unterstützung dankbar, eine Bestimmung wieder eingebracht, die schon vorgesehen war, nämlich hinsichtlich der öffentlichen Dienstleistungen, weil die Europäische Kommission bisher leider noch keinen generellen Vorschlag gemacht hat, wie öffentliche Dienstleistungen zu behandeln sind. Es ist auch in Zukunft möglich, daß ein Land sagen kann: In gewissen Regionen, in gewissen Zeiten müssen öffentliche Dienstleistungen Vorrang haben. Hier kann also die Vorrangstellung sehr wohl festgeschrieben werden.
Ich glaube also, daß wir morgen eine Entscheidung treffen werden, die sicherlich dazu führen wird, ein Vermittlungsverfahren in Gang zu setzen. Das ist auch kein besonderes Problem. Wir, beide Berichterstatter und alle Fraktionen in diesem Haus, sind bereit, einen Kompromiß einzugehen. Allerdings muß sich auch der Rat bewegen. Wir haben uns bewegt, und wenn sich auch der Rat bewegt, dann kann es zum Kompromiß kommen. Zum Abschluß möchte ich allen Mitarbeiterinnen und Mitarbeitern nicht nur aus meiner Fraktion, sondern auch aus anderen Fraktionen des Parlaments herzlich danken, die viel Arbeit investiert haben, und natürlich auch der Kommission, damit hoffentlich morgen zwei oder drei sehr gute Berichte zustande kommen.
Hatzidakis
Herr Präsident, Frau Vizepräsidentin der Kommission! Zunächst möchte ich die beiden Berichterstatter, Herrn Jarzembowski, der den Staffelstab von unserem ehemaligen Kollegen Pavlos Sarlis - er legte, damals noch Abgeordneter des Europäischen Parlaments, den Bericht für die erste Lesung vor - übernommen hat, sowie Herrn Swoboda zu ihren Berichten beglückwünschen. Beide haben uns die technischen Aspekte der jeweiligen Thematik hervorragend dargelegt.
Als Vorsitzender des Ausschusses für Regionalpolitik, Verkehr und Fremdenverkehr möchte ich auf zwei Schlußfolgerungen eingehen, die wir meines Erachtens aus dieser Aussprache ziehen sollten. Die erste betrifft die Liberalisierung des Eisenbahnsektors. Davon ist nun schon seit Jahren die Rede, und seit Jahren hören wir diesbezüglich viel über den Binnenmarkt in der Europäischen Union. Nun wird es Zeit, den Worten Taten folgen zu lassen, sowohl was das eine als auch was das andere Problem angeht. Wir müssen begreifen, daß der Binnenmarkt nicht vollendet werden kann, wenn nicht auch eine vollständige Liberalisierung der Verkehrsdienste erfolgt, und die Liberalisierung des Eisenbahnsektors kann meines Erachtens einen entscheidenden Beitrag in diese Richtung leisten. Sie wird sich ebenfalls äußerst positiv auf die Wiederbelebung des im ständigen Niedergang begriffenen Verkehrsmittels Eisenbahn auswirken.
Die zweite Botschaft richtet sich an den Rat. Der Rat sollte die Positionen des Parlaments ernsthaft berücksichtigen. Gewiß, es gab den Kompromiß von Helsinki, zu dem auch Frau de Palacio beigetragen hat. Dieser Kompromiß ist zu begrüßen, reicht aber nicht aus. Wir müssen noch weiter gehen, und um das zu erreichen, ist der Standpunkt des Parlaments einzubeziehen. Der Rat irrt, wenn er meint, die Diskussion sei im vergangenen Dezember in Helsinki abgeschlossen worden, als der Kompromiß auf Ratsebene erzielt wurde. Das Parlament ist da und hat seine Positionen, die es nachdrücklich vertritt und sicherlich auch bei der morgigen Abstimmung vertreten wird. Dann wird sich nach meiner Voraussicht das wiederholen, was wir bei der Sitzung unseres Ausschusses erlebt haben, als die Berichte mit großer Mehrheit gebilligt wurden.
Watts
Herr Präsident, für die Eisenbahnen ist der derzeitige Zustand eigentlich nicht tragbar. Entweder sie ändern sich, oder sie gehen unter. Die europäischen Eisenbahnunternehmen befinden sich nicht zuletzt im Bereich des Schienengüterverkehrs auf einer unaufhaltsamen Talfahrt. Für immer mehr Ladungen ist die Straße und nicht die Schiene die bevorzugte Form der Beförderung. Das muß sich ändern, und ich glaube, das wird sich auch ändern. Aus diesem Grunde befürworte ich im wesentlichen den Standpunkt des Rates, der einen kleinen, aber wichtigen Schritt zur Liberalisierung des Schienenverkehrs darstellt.
Die Alternative zu diesem bescheidenen Schritt wäre Stillstand. Deshalb kann ich der von Herrn Jarzembowski vorgeschlagenen Taktik leider nicht zustimmen, weil sie uns nicht einen Schritt weiterbringt. Wir müssen nationale Unterschiede wie auch soziale und arbeitsmarktpolitische Belange berücksichtigen.
Der Standpunkt des Rates hat in bezug auf Gebühren, Genehmigungen, Zugang und Trennung im wesentlichen das richtige Verhältnis gefunden. Er hat einen Mittelweg zwischen beiden Extremen gefunden, und ich meine, dieser "dritte Weg ", wie ihn Herr Swoboda nannte, sollte im europäischen Schienenverkehr zum Tragen kommen.
Den Sozialdemokraten hier im Parlament und, wie ich weiß, vielen anderen Abgeordneten liegen zwei Dinge besonders am Herzen. Das eine ist das Problem der Ausnahmeregelung. Unserer Ansicht nach sollte Griechenland, Irland und Nordirland aufgrund ihrer besonderen geographischen und geopolitischen Gegebenheiten eine auf fünf Jahre begrenzte Ausnahmeregelung gewährt werden. Zweitens hoffen wir, daß die auf Initiative der Liberalen im Ausschuß vorgenommene Streichung von Artikel 12, die Bürger und Verbraucher bestimmter Netzvorteile berauben und behinderten Bürgern den Zugang verwehren könnte, wieder aufgehoben wird. Diese elementaren Garantien müssen wiederhergestellt werden.
Heute zeichnet sich erstmals in der Geschichte die Möglichkeit einer Liberalisierung des internationalen Güterverkehrsnetzes ab. Das ist eine reale Chance, die wir nicht vergeben sollten.
Sterckx
Herr Präsident! Die Berichterstatter haben meines Erachtens vorzügliche Arbeit geleistet, und das Ergebnis unseres unter ihrer Leitung im Ausschuß für Regionalpolitik, Verkehr und Fremdenverkehr vollbrachten Werkes stellt ein in sich schlüssiges Gesamtpaket mit einer klaren Zielsetzung dar. Herr Swoboda hat soeben bereits darauf hingewiesen: Es geht um den Aufbau eines unionsweit funktionsfähigen Eisenbahnwesens im Rahmen des europäischen Binnenmarktes. Damit wird auch an die Adresse des Rates ein deutliches Zeichen insofern gesetzt, als das Parlament weiter gehen möchte als die Kommission. Mit dem Kollegen Watts stimme ich nicht überein. Wir sollten über die in dem Gemeinsamen Standpunkt des Rates enthaltenen Aussagen hinausgehen.
Wir müssen jetzt das Szenario für eine mittelfristig vollständige Liberalisierung festlegen, und heute unternehmen wir den ersten Schritt. Der vom Rat nunmehr vorgeschlagene Schritt stellt die erste Stufe dar. Wir müssen auch die nächsten Schritte setzen, nämlich im Jahr 2005 den Güterverkehr und längerfristig, im Jahr 2010 - also in zehn Jahren - gleichermaßen den Personenverkehr sowohl auf nationaler als auch auf internationaler Ebene vollständig liberalisieren.
Einige Punkte sind dabei von erheblicher Bedeutung, und hoffentlich können wir morgen mit einer ausreichenden Zahl von Kolleginnen und Kollegen Zustimmung zu diesen Positionen finden. Erstens: Trennung von Fahrwegbetrieb und Verkehrsleistung. Das ist ein wesentliches Element. Niemand kann gleichzeitig Richter und Kläger sein. Zweitens: Wer kann den Zugang beantragen? Das dürfen nicht nur Eisenbahngesellschaften sein, auch anderen muß das freistehen. Für eine diesbezügliche Verschiebung auf 2010 sehe ich keinen Grund, Herr Swoboda. Das sollte bereits 2005 möglich sein.
Nun zu Artikel 12. Meiner Meinung nach brauchen wir diesen Artikel nicht, da für eine europäische Genehmigung europäische Anforderungen gelten müssen. Nicht, daß die Verbraucher nicht wichtig wären, nicht, daß die sozialen Rechte der Eisenbahnarbeitnehmer nicht wichtig wären, oder daß etwa die Sicherheit nicht wichtig wäre. Diese muß an erster Stelle stehen. Der Grund liegt darin, daß ein europäisches Eisenbahnwesen auf europäischer Ebene geregelt werden muß und keiner zusätzlichen nationalen Reglementierung bedarf, denn für die Mitgliedstaaten wäre es damit möglich, Festlegungen zu treffen, die sich in einem europäischen Binnenmarkt erübrigen. Wenn wir in diese Richtung gehen, werden die Eisenbahngesellschaften kundenorientiert sein, in erster Linie also an ihre Passagiere und nicht an sich selbst denken müssen.
Es sei mir noch eine kurze technische Bemerkung gestattet. Änderungsantrag 23 wurde von den Dienststellen für unzulässig erklärt. Ich bestreite dies auf der Grundlage von Artikel 80 Absatz 2b und Artikel 80 Absatz 3 unserer Geschäftsordnung. Ich bitte die Dienststellen um Überprüfung, denn mein Änderungsantrag steht auch im Zusammenhang mit Änderungsantrag 24 zu Artikel 12, der indes für zulässig erklärt wurde.
Isler Béguin
Herr Präsident, Frau Kommissarin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Ich muß eingestehen, daß innerhalb meiner Fraktion bezüglich der Frage der Eisenbahnunternehmen der Gemeinschaft zwei gegensätzliche Auffassungen bestehen. Wir sind uns zwar alle einig, daß der Schienentransport nun endlich wirklich entwickelt werden sollte und daß alles unternommen werden muß, um den Transport von der Straße auf die Schiene zu verlagern. Einige sind jedoch der Ansicht, daß wir dies am schnellsten mit einer vollständigen Liberalisierung erreichen können, während andere, zu denen ich gehöre, denken, daß berechtigter Anlaß besteht, vor einer Liberalisierung vor allem im Bereich des Personenverkehrs zunächst möglichst viele Garantien vorzusehen.
Ich für meinen Teil denke, daß die aktuelle Situation des europäischen Schienennetzes in den einzelnen Mitgliedstaaten eine Öffnung der Märkte nicht gestattet. Umfangreiche Instandsetzungsmaßnahmen wären erforderlich, um vergleichbare Wettbewerbsbedingungen bieten zu können, denn für einen wirklichen und gerechten Wettbewerb müssen die erforderlichen Bedingungen geschaffen werden. Diese Bedingungen liegen noch nicht vor, und wir dürfen auf keinen Fall Fehlentwicklungen zulassen. Vor allem die öffentlichen Unternehmen benötigen genügend Zeit, um ihr Netz vor einer Öffnung der Märkte zu modernisieren.
Auch die nötigen Garantien, sei es nun bezüglich der Harmonisierung der Arbeitsbedingungen oder der erforderlichen Sicherheitsvorschriften, sind ebenfalls noch nicht gegeben. Die Katastrophe in Großbritannien ist uns nach wie vor in Erinnerung und mahnt uns, die Sicherheitsanforderungen im Bereich des Schienenverkehrs nicht zu vergessen. Der Kompromiß des Rates "Verkehr " vom 10. Dezember war bereits ein Schritt nach vorne. Lassen Sie uns also ein Schienenverkehrsnetz errichten. Es geht nicht an, beim Personenverkehr einige Stufen zu überspringen. Zunächst soll ein Schienennetz errichtet werden, das den Bürgern tatsächlich die Möglichkeit bietet, sich auf umweltfreundliche Weise fortzubewegen.
Ainardi
Herr Präsident, ganz offensichtlich ist der Schienenverkehr von großer Bedeutung für die Mobilität der Bürger, die Handelsentwicklung in Europa sowie für die Umwelt und die Raumplanung.
Das Europäische Parlament hat bereits in erster Lesung mit der Zulassung von Unternehmen mit entsprechender Genehmigung zu den Schienentrassen die Liberalisierung des grenzüberschreitenden Frachtverkehrs auf den Weg gebracht. Dieses Eisenbahnpaket war im Dezember Gegenstand eines Kompromisses im Rat.
Der Rat schlägt vor, daß die zugelassenen Unternehmen von den Mitgliedstaaten ausgewählt werden, die Öffnung der Frachtnetze über ein besonderes Netz mit der Bezeichnung Transeuropäisches Schienengüternetz erfolgt und schließlich die Aufteilung in getrennte Einheiten nur schrittweise erfolgt.
Ich stelle fest, ohne daß ich damit zufrieden wäre, daß dieser Standpunkt des Rates die Vielzahl der Situationen berücksichtigt und jedem Mitgliedstaat ermöglicht, Entscheidungen zu treffen und z. B. die gemeinsam eingegangenen Verpflichtungen einzuhalten. Doch bei dieser zweiten Lesung haben wir es mit einer ultraliberalen Überspitzung zu tun. Die vorgeschlagenen Änderungsanträge laufen auf eine Zerrüttung des Schienensystems hinaus. Dies würde das Ende der Subsidiarität für die zugelassenen Unternehmen innerhalb von fünf Jahren, die übergangslose Trennung und vollständige Öffnung des grenzüberschreitenden und nationalen Frachtverkehrs sowie im Jahre 2010 die Öffnung des Personenverkehrs bedeuten.
Vor einigen Minuten haben wir über Elektrizität gesprochen. Am Donnerstag werden wir den einheitlichen Luftraum erörtern. Der gesamte öffentliche Sektor wird von einem einzigen Kredo beherrscht: wir müssen liberalisieren, das wirkt Wunder! Ich denke, daß diese Rechnung wohl vor allem für den Schienenverkehr nicht aufgehen wird. Die Eisenbahnunternehmen werden auf diese Weise in die Rolle eines Dienstleisters gedrängt. Diese Situation führt zu unlauterem Wettbewerb. Während die neuen Anbieter den größten Teil der Gewinnspanne einstreichen werden und sich die gewinnträchtigsten Sektoren aussuchen können, werden die Eisenbahnunternehmen im Gegensatz dazu die hohen Material- und Personalkosten tragen müssen.
Entgegen dem Argument einer Verbesserung des Verkehrs birgt dieses System die Gefahr, daß die gewinnbringenden Sektoren abgetrennt werden und sich einige nur die Filetstücke heraussuchen. Im Namen desselben Dogmas besteht das alleinige Ziel darin, bei der Liberalisierung voranzukommen. Die Verbraucher und die Angestellten dieses Sektors werden nicht berücksichtigt. Es wurde keine ernsthafte vorherige Studie durchgeführt. Zudem erscheint es mir erforderlich, daß wir uns bereits jetzt die Zeit nehmen, um die Auswirkungen der Umsetzung der Entscheidungen des Rates zu bewerten. Es wäre auch interessant, bezüglich der Frachtkorridore einen Vergleich zwischen dem Privat- und dem Kooperationssektor vorzunehmen.
Sollten die Vorschläge dieser zweiten Lesung angenommen werden, dann werden alle Beteiligten des Sektors sie als eindeutige Provokation auffassen. Ich kann ihnen nicht zustimmen, und ich kann auch die Änderungsanträge der Fraktion der Sozialdemokratischen Partei nicht unterstützen, in denen eine weitere Öffnung auf dem Weg der Liberalisierung als Notwendigkeit betrachtet wird.
Van Dam
Herr Präsident, Frau Kommissarin! Die Gemeinsamen Standpunkte des Rates im Zusammenhang mit dem Eisenbahnpaket sind zwar nicht überraschend, sondern teilweise eher enttäuschend. Wenn diese Pläne unverändert zur Ausführung gelangen, dürfte für die Eisenbahnunternehmen der Gemeinschaft in den nächsten Jahren kaum eine Wendung zum Besseren zu erwarten sein. Zu der kritischen Situation, in der sich der Eisenbahnsektor befindet, möchte ich deshalb einige Bemerkungen machen.
Erstens verläuft in der gesamten Europäischen Union die Entwicklung des Eisenbahnsektors sowohl beim Personen- als auch Güterverkehr viel zu langsam in positiver Richtung. Deshalb müssen Maßnahmen beide Bereiche sowie die gesamte Union betreffen. Wie die Geschichte zeigt, hat zu starke hoheitliche Einflußnahme die notwendige Flexibilität gehemmt. Bestimmte - sowohl geographische als auch sektorale - Marktsegmente weiterhin abzuschirmen, ist ebenfalls insofern keine Option, als der Abwärtstrend damit nicht gestoppt werden kann.
Ferner sind auch innerhalb des Sektors selbst einige Dinge verbesserungsbedürftig. Eine Reihe von Eisenbahnunternehmen ist nach wie vor durch historische Bande eng mit der öffentlichen Hand ihres Landes verflochten. Eine Entflechtung der Funktionen ist notwendig, um eine Ungleichbehandlung verschiedener Marktteilnehmer zu verhindern. Erforderlich ist daher eine strikte Trennung zwischen Infrastrukturbetrieb und Erbringung der Verkehrsleistung, und diese Trennung darf nicht nur auf dem Papier bestehen.
Schlußendlich werden Transparenz und Effizienz auch diesem Sektor zum Vorteil gereichen. Für aus der Regelung innerhalb des Sektors resultierende Aufgaben brauchen wir keine komplizierten Einrichtungen zu schaffen. Je weniger Stellen sich damit befassen, desto besser.
Ein Europäisches Beobachtungssystem ist meines Erachtens deshalb von geringem Mehrwert und birgt die Gefahr in sich, daß der Blick nachgerade verstellt wird.
Ich kann, um es klar und deutlich zu sagen, den meisten Bemerkungen der Berichterstatter zustimmen. Deshalb möchte ich ihnen für die gute Arbeit danken, die sie geleistet haben.
Scallon
Herr Präsident, das von diesem Bericht angestrebte Ideal besteht meines Erachtens in der Vollendung des Binnenmarktes im Bereich der Eisenbahnen, so daß der Schienengüterverkehr wieder erfolgreich mit dem Straßengüterverkehr konkurrieren kann. Das ist notwendig für das langfristige Überleben des europäischen Eisenbahnsektors. Dem würden wohl alle Mitgliedstaaten zustimmen.
Unsere Aufgabe besteht darin, uns über die günstigste Lösung zum Erreichen dieses Ziels zu einigen, wobei die besonderen Schwierigkeiten einiger Mitgliedstaaten in diesem Zusammenhang zu berücksichtigen sind. Ich spreche für mein Heimatland Irland. Sowohl die Republik Irland als auch Nordirland streben aus geographischen und geopolitischen Gründen eine Verlängerung der im Dezember 1999 vereinbarten Ausnahmeregelung an. Das ist ein kleines, vom europäischen Festland isoliertes Land, das für Eisenbahnbetreiber aus anderen Teilen der Europäischen Union nicht zugänglich ist.
Ich habe die aus den Spannungen resultierenden fortgesetzten Bombenangriffe auf die Nord-Süd-Strecken in den letzten 30 Jahren aus erster Hand miterlebt. Erst jetzt besteht die Chance einer gedeihlichen Entwicklung. Die Umsetzung des Liberalisierungspakets zum jetzigen Zeitpunkt wäre mit dem Aufbau einer komplizierten Verwaltungsstruktur verbunden, ohne daß sich daraus für uns derselbe Nutzen ergäbe wie für andere Mitgliedstaaten. Ich bin sicher, daß die irische Regierung dem Prinzip der Trennung von Infrastruktur und Verkehrsdienstleistung grundsätzlich zustimmt und sich verpflichtet hat, den irischen Eisenbahnsektor entsprechend umzustrukturieren.
Ich bitte um die Aufrechterhaltung der derzeitigen Ausnahmeregelung, so daß wir Zeit für die Durchführung der entsprechenden Veränderungen haben, wobei jedoch gilt, daß die Ausnahmeregelung unverzüglich aufgehoben wird, sobald ein EU-Eisenbahnunternehmen Zugang zum irischen Markt sucht. Abschließend gebe ich meiner persönlichen Hoffnung Ausdruck, daß die Ausnahmeregelung, die ich zwar unterstütze, nicht die dringend erforderliche Modernisierung und Erweiterung des irischen Eisenbahnsystems behindern möge.
Savary
Herr Präsident, Frau Kommissarin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Die Verkehrssituation in Europa läßt sich mit einigen aufschlußreichen Zahlen zusammenfassen. Von 1990 bis 1997 ist der Warenverkehr um 21 % angestiegen, während zur gleichen Zeit der Eisenbahnfrachtverkehr um 7 % zurückgegangen ist. Im gleichen Zeitraum ist der Personenverkehr um 15 % und der Schienenverkehr um nur 3 % angestiegen. Sowohl für den Fracht- als auch für den Personenverkehr hat das europäische Einigungswerk einen bedeutenden Mobilitätszuwachs bewirkt, aber vor allem, wenn auch nicht ausschließlich, hat der Straßenverkehr davon profitiert, da er seit Anfang der 90er Jahre keine Grenzen mehr kennt. Der europäische Schienenverkehr sollte sich daher möglichst schnell und unerschrocken öffnen. Er hat seine Zukunft selbst in der Hand. Doch auch wir müssen in der Lage sein, ihm alle Möglichkeiten zu eröffnen.
Es ist Aufgabe der Eisenbahner, die Öffnung der grenzüberschreitenden Netze für Züge aus allen Mitgliedstaaten der Union in Angriff zu nehmen. In diese Richtung geht auch der Beschluß der Minister der fünfzehn Mitgliedstaaten vom Dezember 1999 für ein Transeuropäisches Schienengüternetz, das 94 % des grenzüberschreitenden Schienenverkehrs abdeckt. Es ist nur natürlich, daß unsere Rechtsvorschriften im Bereich der Eisenbahn an diese neuen Gegebenheiten angepaßt werden, was einheitliche und aufeinander abgestimmte Zugangsregeln, Grundsätze der Gebührenerhebung sowie Kontrollmodalitäten innerhalb der Union voraussetzt.
In dieser Hinsicht unternimmt der Bericht Swoboda den lobenswerten Versuch der Anpassung an die unterschiedlichen nationalen Gegebenheiten. Es ist jedoch inakzeptabel und steht darüber hinaus im Widerspruch zur ersten Lesung des Parlaments, diese zweite Lesung, wie im Bericht Jarzembowski angeregt wird, dazu zu nutzen, die Einführung des Wettbewerbs und eine allgemeine Privatisierung für alle Netze einschließlich der lokalen und nationalen zu dekretieren, denn dies beruht auf einem Dogma, auf dem unbewiesenen Glauben an die Überlegenheit eines Marktmodells, das im Vereinigten Königreich ganz offenkundig an seine Grenzen stößt. Ich sagte gerade, daß die Zukunft des Schienenverkehrs auch in unserer Hand liegt. Ich möchte hinzufügen, daß das dogmatische Vorgehen, dem wir uns in dieser Angelegenheit verschrieben haben, nicht zum Erfolg führt. Jeder hier weiß, daß die Schaffung eines Europas der Eisenbahn sich nicht auf eine theologische Debatte über die jeweiligen Vorzüge einer kontrollierten Öffnung und einer unkontrollierten Privatisierung beschränken kann.
Der Schienenverkehr, in den in Europa nur 25 % der Verkehrsinfrastrukturinvestitionen fließen, während 65 % auf den Straßenverkehr entfallen, benötigt vor allem umfangreiche Investitionen zugunsten der Interoperabilität, der Beseitigung von Engpässen, des Ausbaus der Netze, des kombinierten Verkehrs usw. Das Vereinigte Königreich demonstriert uns in diesem Zusammenhang, im welchem Maße die Privatisierung zu einem Hemmnis werden kann. Daher sind wir der Auffassung, daß wir bei unseren Beratungen nicht das Risiko eingehen sollten, das anfällige Gleichgewicht des gemeinsamen Standpunkts des Rates aufs Spiel zu setzen.
Attwooll
Herr Präsident, der Anteil der in der EU per Schiene transportierten Güter hat sich in den zurückliegenden dreißig Jahren fast halbiert. Dieser Prozeß muß im Interesse einer wahrhaft und auf Dauer umweltgerechten Verkehrspolitik rückgängig gemacht werden.
Ich beglückwünsche Herrn Swoboda und Herrn Jarzembowski zu ihren ausgezeichneten Berichten, die, wenn sie angenommen werden, maßgeblich zur Entwicklung der Eisenbahn beitragen werden. Ich teile jedoch in gewissem Maße die von Herrn Watts geäußerten Bedenken zu Änderungsantrag 1 in bezug auf die Erteilung von Genehmigungen für Eisenbahnunternehmen sowie die vorgeschlagene Streichung des neuen Artikels 12. Bei jedem Liberalisierungsprozeß ist unbedingt darauf zu achten, daß bestimmte Normen beispielsweise zur Sicherheit von Arbeitnehmern und Verbrauchern aufrechterhalten werden. Gleichzeitig muß verhindert werden, daß die Marktöffnung durch die Errichtung künstlicher Hemmnisse erschwert wird.
Die Erfüllung beider Vorgaben erfordert einen behutsamen Balanceakt. Ich bezweifle sowohl, daß Änderungsantrag 1 den beabsichtigten juristischen Zweck erfüllt, als auch, daß er die von Herrn Watts befürchtete Wirkung haben könnte. Ich glaube, er könnte die falschen Signale aussenden. Statt dessen fordere ich Sie auf, die Änderungsanträge 23 und 24 zu unterstützen, die gemeinsam zur Erreichung des zweiten Ziels beitragen könnten, ohne daß beim ersten Abstriche gemacht werden müssen.
Nogueira Román
- (PT) Herr Präsident, Frau Kommissarin, sehr geehrte Kollegen! Mit der Europäisierung des Eisenbahnverkehrs, die in den fraglichen Richtlinien vorgesehen ist, und der daraus folgenden Liberalisierung des Eisenbahnsektors könnte ich mich einverstanden erklären. Das beträfe ebenso die rechtliche und organisatorische Trennung zwischen der Nutzung der Verkehrsdienste und der Verwaltung der Eisenbahninfrastruktur. Aber im Gegenzug müßte ich Garantien für bestimmte Grundsatzfragen erhalten, die den Prüfstein für die Qualität und Effektivität der weitreichenden wirtschaftspolitischen Maßnahme bildet, die aus diesen Richtlinien hervorgeht.
Wir alle wissen, daß viele europäische Länder damals, als es notwendig war, gerade deshalb nicht an der industriellen Revolution des 19. Jahrhunderts teil hatten, weil sie nicht über geeignete Eisenbahnverbindungen verfügten. Einige warten noch heute auf die Modernisierung ihres Eisenbahnnetzes. Noch konkreter hoffen sie auf einen Zugang zum europäischen Hochgeschwindigkeitsbahnsystem. Auf keinen Fall darf die Liberalisierung des Sektors einer solchen Anbindung im Wege stehen. Deshalb müssen die Eisenbahnnetze in allen Gebieten, besonders in den Randregionen, weiter eine öffentliche Dienstleistung sicherstellen.
Andererseits darf die Liberalisierung nicht zur Stillegung notwendiger Strecken und zu Arbeitslosigkeit führen oder Grund für eine Verschlechterung der Sicherheitsbedingungen und der Dienstleistungsqualität sein. Erfahrungen aus jüngster Zeit sind für uns Anlaß, solche Folgen zu befürchten, die es unbedingt zu verhindern gilt. Daher hegen wir in bezug auf die Unterstützung dieser Richtlinien nach wie vor schwerwiegende Vorbehalte.
Meijer
Herr Präsident! Der Berichterstatter zum Thema Entwicklung der Eisenbahnunternehmen geht davon aus, daß die Schiene im Wettbewerb mit dem Straßen- und dem Flugverkehr vorerst weitgehend unterlegen, es aber gleichwohl wünschenswert ist, den Eisenbahnsektor aufrechtzuerhalten und weiterzuentwickeln. Darin stimme ich mit ihm völlig überein.
Dies ist jedoch so ziemlich der einzige Punkt, mit dem wir konform gehen können. Meines Erachtens irrt sich Herr Jarzembowski. Seine Zielsetzungen erfordern einen völlig anderen Ansatz, und seine Vorschläge werden einen weiteren Rückgang zur Folge haben. Sie entsprechen dem Modetrend des ausgehenden 20. Jahrhunderts.
In allen Bereichen erleben wir einen neoliberalen Sturmangriff auf die öffentlichen Dienstleistungen, öffentlichen Unternehmen und organisierten Arbeitnehmer. Dieser Angriff richtet sich vor allem gegen Postbetriebe, Eisenbahnen und den Energiesektor, Unternehmen also, mit denen wir beweisen können, daß wir in der Lage sind, unsere Wirtschaft demokratischer, umweltfreundlicher und weniger gewinnorientiert zu gestalten. Leider sind diese Unternehmen von ihren Eigentümern, der demokratisch gewählten Gemeinschaft, von uns allen jahrelang vernachlässigt und wie Privatunternehmen behandelt worden.
Der Berichterstatter betrachtet die Eisenbahnunternehmen als ein hinderliches Staatsmonopol mit lästigen Gewerkschaften, die hohe Forderungen stellen. Dieses Monopol möchte er so schnell und so radikal wie möglich brechen. Anstatt seine Aufmerksamkeit auf eine bessere Zusammenarbeit zwischen den bestehenden Eisenbahnunternehmen und auf mehr demokratische Mitsprache bei diesen Unternehmen zu konzentrieren, so daß die Vorteile der Eisenbahn europaweit besser genutzt und Hindernisse wirksamer beseitigt werden können, setzt er seine ganze Hoffnung auf Wettbewerb und Liberalisierung. Die Organisationsform, mit der der Straßen- und der Luftverkehr ihren Wettkampf gegenüber der Schiene zum großen Teil gewonnen haben, sollte nach seinen Vorstellungen auch auf die Eisenbahnunternehmen selbst angewendet werden.
Mit der Liberalisierung nach englischem und niederländischem Modell haben wir inzwischen einige Erfahrungen gesammelt. Bei dem englischen Modell wurden die nationalen Eisenbahnunternehmen in Regionalbetriebe aufgeteilt, die teilweise von ausländischen Großkonzernen kontrolliert werden. In einzelnen Regionen haben sie weiterhin eine Monopolstellung. In die Modernisierung wird heute weniger investiert als in anderen Ländern. Die Züge sind kürzer und überlastet, und der Schienenverkehr ist nicht mehr so sicher.
Bei dem niederländischen Modell können Konkurrenten Genehmigungen für Linien erhalten, auf denen sie im Wettbewerb zu dem existierenden Eisenbahnunternehmen stehen, das 1939 durch die Fusion mehrerer älterer, ineffizient arbeitender privater Eisenbahnunternehmen gebildet wurde. Nachdem ein Neuankömmling mittels abweichender Tarife und abweichender Strecken gegen das bestehende Unternehmen einen Propagandakrieg geführt hatte, wurde dieser Neuling zuerst von einem großen französischen Wasserwerk übernommen und später stillgelegt. Offensichtlich ist der Betrieb nur auf solchen Strecken rentabel, auf denen man ein Monopol besitzt, und vor dem Hintergrund dieser Realität sind die Vorschläge von Herrn Jarzembowski nicht realisierbar.
Peijs
Herr Präsident! Vor zehn Jahren nahm mein Kollege Cornelissen an genau der gleichen Diskussion teil. Niemand würde bemerken, wenn ich seinen Text heute vorlesen würde. Der Zug steht still. Und Stillstand bedeutet Rückgang. Wer setzt sich schon in einen Zug, um zurückzufahren?
Durch den Binnenmarkt und den elektronischen Geschäftsverkehr werden die Verkehrs- und Güterverkehrsströme in der Europäischen Union in den nächsten zehn Jahren um 70 % zunehmen. Dazu benötigen wir alle nur erdenklichen Verkehrsträger: von den Binnenwasserstraßen über Flugzeuge und Straße bis hin zur Schiene. Sie müssen alle just in time und umweltfreundlich sein.
Bislang haben die Eisenbahnunternehmen dazu keinen Beitrag geleistet. Prozentual hat die Schiene erhebliche Anteile am Verkehrsmarkt eingebüßt, und eine Aufwärtsentwicklung der Gemeinschaftseisenbahnunternehmen ist schwerlich erkennbar. Die Eisenbahnen belegen, daß die Europäische Union insofern recht hat, als man durch mehr Wettbewerb wachgehalten wird und leistungsfähig bleibt. Wenn es aufgrund eines exzessiven Protektionismus seitens der Mitgliedstaaten keinen Wettbewerb gibt, ist der Eisenbahnsektor dazu verurteilt, auch in diesem Jahrhundert eine zweitrangige Position einzunehmen. Durch die gegenseitige Nutzung der Infrastruktur müssen die Eisenbahnunternehmen jedoch nunmehr die Hemmnisse für den grenzüberschreitenden Güterverkehr beseitigen. Sie müssen ihr Material wesentlich nachhaltiger gestalten, denn in diesem Punkt ist ihnen der Straßenverkehr haushoch überlegen.
In der nächsten Phase sind meines Erachtens vor allem folgende Punkte wichtig: ein gerechter und diskriminierungsfreier Zugang zur Infrastruktur sowie Trennung der Erbringung der Verkehrsdienstleistungen und des Betriebs der Infrastruktur. Beides darf sich nicht in einer Hand befinden. Sicherheit hat absoluten Vorrang, und die Überwachung der Sicherheit darf nicht durch die Verkehrsunternehmen selbst erfolgen.
Ein zweiter wichtiger Punkt ist die Liberalisierung der Eisenbahninfrastruktur, die Marktöffnung, was etwas anderes ist als Privatisierung. Für die Revitalisierung des Güterverkehrs ist dies von entscheidender Bedeutung, und damit werden für neue Betreiber mit neuen Konzepten und einer neuen Managementkultur Anreize geschaffen.
Die in dem Gemeinsamen Standpunkt erwähnte Liberalisierung ist ein vernünftiger, aber nicht hinreichender Ansatz. Nur wenn die Eisenbahnnetze endgültig geöffnet werden, besteht für die Eisenbahnunternehmen und deren Beschäftigte eine Chance. Dazu bedarf es der gegenseitigen Liberalisierung. Niemand braucht einen Konkurrenten der eigenen Infrastruktur zu tolerieren, der in seinem Land nicht den gleichen Zugang bieten will oder kann.
Mastorakis
Herr Präsident, Frau Kommissarin, verehrte Kolleginnen und Kollegen! Zweifellos ist es notwendig, dem europäischen Eisenbahnwesen, um das es in dem zur Debatte stehenden Legislativpaket geht, neue Impulse zu verleihen. Die Überlastung der Straßeninfrastruktur, die tagtäglich größere Gefahren für die Verkehrssicherheit und die Umwelt mit sich bringt, macht die Stärkung der Eisenbahnen unumgänglich.
Die vom Rat gebilligten diesbezüglichen Gemeinsamen Standpunkte fördern ganz klar die angestrebte Neubelebung durch die gerechte und transparente Behandlung aller Eisenbahnunternehmen, die Festlegung eines vernünftigen Rahmens für die Zuweisung von Fahrwegkapazitäten und die Erhebung von Wegeentgelten sowie die Trennung zwischen dem Betrieb der Eisenbahninfrastruktur und der Bereitstellung von Verkehrsdienstleistungen, wobei die Art und Weise, das Ausmaß und das Tempo dieser Trennung sicherlich diskussionswürdig sind. Gewiß jedoch haben wir den richtigen Weg eingeschlagen. Allerdings sind durchaus auch die Probleme nachvollziehbar, die in bestimmten Mitgliedstaaten auftreten, wenn die vorgeschlagenen neuen Maßnahmen in ihrem ganzen Umfang unverzüglich oder doch nahezu unverzüglich umgesetzt werden sollen. Einerseits machen es die beträchtlichen Unterschiede zwischen den Netzen in den verschiedenen Ländern sowie vor allem die geographischen Besonderheiten einiger Mitgliedstaaten oder bestimmter Regionen in einzelnen Staaten sehr schwierig, das System rasch umzustellen, und andererseits würde die gleichsam gewaltsame Umsetzung der Veränderungen in diesen Staaten im Grunde genommen weder den Ländern selbst noch der Gemeinschaft irgendeinen Nutzen bringen.
Unseres Erachtens birgt eine dogmatische, absolute Position zahlreiche Risiken in sich und ist zudem auch ungerecht, denn wir wissen sehr wohl, daß sie nicht in allen Bereichen gilt. Manchmal ist es wirkungsvoller, nach dem scheinbar widersprüchlichen Motto der alten Griechen "Eile mit Weile " zu verfahren, das ein bekanntes griechisches Oxymoron darstellt.
Abschließend möchte ich es nicht versäumen, unseren beiden Berichterstattern aufrichtig zu ihrer wirklich ausgezeichneten Arbeit zu gratulieren und sie um Verständnis für jene Besonderheiten zu bitten, die nun einmal objektiv vorhanden sind. Im vorliegenden Fall gilt das auch für mein Heimatland, Griechenland, das jedoch bewiesen hat, daß es - wenn dies wirklich erforderlich ist - in kurzer Zeit enorme Fortschritte zu erzielen vermag.
Ortuondo Larrea
Herr Präsident, Frau Kommissarin, meine Damen und Herren! Unsere transeuropäischen Strecken, unsere Straßen und Autobahnen erleiden tagtäglich einen Kollaps durch Millionen von Lastkraftwagen, Autobussen und Personenkraftwagen, die zudem mit beträchtlichen Zeitverlusten, Energieverschwendung und einer starken Umweltbelastung einhergehen.
Aus diesen Gründen tritt die Fraktion der Grünen/Freie Europäische Allianz stets für die Eisenbahn als alternativen - gegenwärtig nicht genügend genutzten - Verkehrsträger ein, der sauberer und umweltfreundlicher ist und weniger Energie verschwendet.
Deshalb wollen wir, wenn es um die Änderung und Weiterentwicklung der Gemeinschaftsrichtlinien zur Liberalisierung des Eisenbahnsektors geht, daß die Eisenbahn gegenüber den anderen Verkehrsträgern nicht nur von einer Bestrafung ausgenommen wird, sondern daß sie eine Aufwertung erfährt, um den von uns verursachten Rückstand bei ihren Investitionen aufholen zu können.
Was die Entgelte für die Nutzung der Infrastrukturen betrifft, die letztlich die Nutzer zahlen müssen, so schlagen wir vor, daß kurz- und mittelfristig nur die aus dem reinen Zugverkehr entstandenen Grenzkosten angesetzt werden und nicht die Kosten für Investitionen und Instandhaltung, die mit staatlichen Mitteln gedeckt werden sollten, wie dies bei den Straßen und Autobahnen der Fall ist. Nur so wird es uns gelingen, die Eisenbahn in einen wettbewerbsfähigen und massenhaft genutzten Verkehrsträger zu verwandeln.
Rack
Herr Präsident! Frau Kommissarin! Liebe Kollegen! Wenn man sehr viel Post von Leuten bekommt, die man nicht kennt, kann das zwei Ursachen haben. Entweder man ist sehr berühmt, oder das Anliegen ist den Briefeschreibern ein sehr wichtiges. Europaparlamentarier sind nicht sehr berühmt. Es muß daher das Anliegen sein, das die Korrespondenz bewirkt hat. Wir alle haben in den letzten Tagen sehr viele Briefe, Unterlagen und Gesprächsangebote bekommen, fast alle von Vertretern nationaler Eisenbahnen. Sie alle warnen unisono davor, die obligatorische Trennung zwischen Betrieb und Infrastruktur durchzuführen, wie es in den Vorschlägen des Berichterstatters Georg Jarzembowski verlangt wird.
Auch Herr Swoboda hat dieses Thema angesprochen. Sein Argument war immerhin, es muß liberalisiert werden, aber in kleinen Schritten. Georg Jarzembowski hat argumentiert, daß unsere bisherigen Systeme mit quasi monopolistischen nationalen Trägern nicht zur optimalen Nutzung der Systeme geführt haben. Wer könnte das bestreiten? Die Zahlen sprechen eine sehr klare Sprache. Unsere Eisenbahner sind hier und heute nicht wirklich das, was wir in Europa dringend brauchen, nämlich ein effizientes System, das auch angenommen wird.
Alle Beispiele in verwandten Bereichen bestätigen die Richtigkeit des Arguments. Mit kleinen Schritten kommen wir nicht mehr weiter. Das hat der Telekommunikationsverkehr gezeigt, das zeigen die Elektrizitätswirtschaft und viele andere Bereiche mehr. Das erwarten wir auch von den Eisenbahnen. Sie stehen in erster Linie im Dienste ihrer Nutzer und damit im Dienste eines effizienteren, besser funktionierenden europäischen Verkehrssystems. Das wollen wir, das brauchen wir, und daher werden wir auch dafür stimmen.
Jeggle
Herr Präsident, Frau Kommissarin, sehr geehrte Kolleginnen und Kollegen! Das heute hier besprochene Eisenbahnpaket zielt in seiner Gesamtheit auf eine rasche Liberalisierung der europäischen Bahn ab. Wir von der EVP fordern dies, wie Sie wissen, in all den Bereichen, die zur Vollendung des Binnenmarktes notwendig sind bzw. wo es darum geht, gesunden Wettbewerb an die Stelle überkommener Monopolwirtschaft zu setzen.
Nur durch die weitgehende Liberalisierung ist der nötige Fortschritt sowohl im Hinblick auf qualitative und quantitative Leistungsfähigkeit des Verkehrsträgers Eisenbahn als auch im Hinblick auf die erforderliche Verknüpfung mit anderen Verkehrsträgern möglich. Die Kommissionsentwürfe zur Entwicklung der Eisenbahnunternehmen zur Erteilung von Genehmigungen von Eisenbahnunternehmen und über die Zuweisung von Fahrwegkapazitäten gehen insoweit in die richtige Richtung. Ich kann meinen Kollegen, Georg Jarzembowski, in seinem Bemühen um ein in sich schlüssiges Eisenbahnpaket nur nachhaltig unterstützen und ihm für seine Arbeit und seinen ausgezeichneten Bericht danken. Für mich ist dabei wichtig, daß Investitionen, die in das Netz einfließen, bei der Entflechtung von Betrieb und Infrastruktur genau betrachtet und abgegolten werden. Liberalisierung wird aber nur dann auf Akzeptanz stoßen, wenn sie wirkliche Vorteile mit sich bringt und der Verbraucher nicht um seine Sicherheit fürchten muß. Unter diesem Aspekt sollten wir bei der Genehmigung von Eisenbahnunternehmen unbedingt an strikten Voraussetzungen festhalten. Was die Vergabe von Fahrwegkapazitäten anbelangt, so sollte gewährleistet sein, daß ein diskriminierungsfreier Zugang möglich ist. Ich verkenne nicht, daß die flexible Regelung beim Netzzugang im Energiebereich zu gewissen Problemen geführt hat. Gleichwohl ist es aus meiner Sicht der marktwirtschaftlichste Ansatz, und der gilt auch für die Bahn. Wir sollten nicht nur von einem gemeinsamen Europa reden, sondern wir sollten mutig sein und etwas tun!
Vatanen
Herr Präsident, liebe noch wach gebliebenen Kollegen, ich möchte den Herren Jarzembowski und Swoboda für ihre klaren und deutlichen Berichte danken, in denen der Versuch unternommen wird, die Eisenbahnunternehmen letztendlich zu fördern, indem man sie für den Wettbewerb öffnet. Über die Eisenbahn zu sprechen, ist heutzutage in Mode, es ist politisch korrekt. Zudem hat es den Anschein, als sei das Parlament häufig nur das Haus der einzig genehmigten Wahrheit. Wie eine Schafherde stürmen wir alle in die gleiche Richtung, wobei wir uns gegenseitig davon überzeugen, daß die Eisenbahn die Transportprobleme Europas lösen wird. Für uns Politiker ist es schwierig, Tatsachen anzuerkennen. Ich habe überhaupt nichts gegen die Bahn, ganz im Gegenteil, ich genieße es außerordentlich, im Speisewagen zu sitzen, mein Bier zu trinken und dabei die an mir vorüberziehenden Landschaften zu bewundern.
Um zu einer vernünftigen Entscheidungsfindung zu gelangen, sollten wir uns einmal die wirkliche Bedeutung der Eisenbahn für die Wirtschaft sowie die Größenordnungen der verschiedenen Transportarten vor Augen führen. Die Straßentransporte übertreffen dabei alles andere. Nach Tonnenkilometern gerechnet, ist der Anteil der Schienentransporte auf unter fünfzehn Prozent gefallen, aber selbst diese Meßmethode vermittelt ein allzu rosiges Bild von der Situation. Aus Sicht der Wirtschaft ist es eine vollkommen andere Sache, ob ich fünfzig Computer tausend Kilometer weit transportiere oder hundert Tonnen Kies über zehn Kilometer. Die Anzahl an Tonnenkilometern ist in beiden Fällen die gleiche. Eine wiederum vollkommen andere Sache ist es, Tonnen von Rohtextilien, beispielsweise eine große Menge Seidenkrawatten, zu transportieren - übrigens würde ich mir aus einer solchen Ladung gern eine für mich selbst herausnehmen. Aus diesem Grunde muß der Vergleich ausgehend vom Wert der einzelnen Transporte erfolgen, und so gerechnet liegt der Anteil der Schienentransporte - wie überraschend - bei nur drei Prozent. Ich bin kein mathematisches Talent, ich bemerke aber dennoch einen dramatischen Unterschied zugunsten des Transports auf der Straße, dessen Anteil bei über 95 Prozent liegt. Der Größenunterschied ist wie der zwischen einer Maus und einem Elefanten, aber es ist doch kein Wunder, die Transportkapazitäten, die Flexibilität und die Tür-zu-Tür-Beförderung lassen sich doch nicht so einfach aus dem Felde schlagen.
Die wirkliche Bedeutung der Bahn für die Wirtschaft ist derzeit leider sehr gering, wenngleich sie in erheblichem Umfang mit Geldern der Steuerzahler subventioniert wird. Und gerade deshalb müssen wir alles für die Förderung der Eisenbahnen tun und sie schrittweise für den Wettbewerb öffnen. Von Frankreich erwarten wir einen konstruktiven Beitrag zur Umstellung der Uhren der europäischen Eisenbahnen auf die Zeit des neuen Jahrtausends.
De Palacio
Herr Präsident! Bevor ich im einzelnen auf die verschiedenen Fragen im Zusammenhang mit dem Paket der Eisenbahninfrastrukturen eingehe, möchte ich den beiden Berichterstattern, Herrn Swoboda und Herrn Jarzembowski, zu ihrer hervorragenden Arbeit gratulieren.
Ich freue mich, daß das Parlament an seinen Überzeugungen zu diesem Thema festhält, insbesondere im Hinblick auf die volle Durchsetzung eines Schienenverkehrsmarkts. Denn uns geht es einfach darum, nicht fünfzehn nebeneinander existierende nationale Eisenbahnen zu haben, sondern eine Integration durch ein gemeinsames Netz in unserem gesamten Europa zu vollziehen, die ein besseres Funktionieren der Eisenbahn ermöglichen wird.
Beide Berichterstatter und auch Herr Rack, der über die große Zahl von Briefen sprach, die er von verschiedenen Wählern erhalten hat, wiesen darauf hin, daß diese Diskussion zwar einige sehr technische Elemente enthält, letztendlich aber eine große politische Komponente hat. Und das weckt Emotionen, wie wir es gerade erlebt haben.
Für die meisten von uns scheint klar zu sein, daß die Dinge nicht so weitergehen können: mit nationalen, innerhalb ihrer Grenzen bestehenden öffentlichen Systemen, was dazu führt, daß die Eisenbahn mit jedem Tag Marktanteile am Güter- und auch am Personenverkehr verliert, mit Ausnahme einer ganz konkreten Form, nämlich der Hochgeschwindigkeits- und der Regionalzüge.
Hier müssen Lösungen zur Verbesserung der Dienstleistungsqualität denn darum geht es für die Verbraucher, für die Nutzer vorgeschlagen werden. Um zu erreichen, daß ein Zug auf vernünftige Weise von Hamburg nach Lissabon fährt, müssen wir als erstes die Möglichkeit schaffen, daß dieser Zug einer deutschen, französischen, spanischen, portugiesischen oder anderen Gesellschaft gehören kann. Sie kann öffentlich oder privat sein, das ist nicht die Frage, aber wenn wir eine Integration des Netzes durchführen, kommt es natürlich automatisch zu einer Öffnung des Markts. Deshalb sollten wir jeglichen Dogmatismus beiseite lassen, wie ich ihn heute abend hier gehört habe.
Den beiden Berichterstattern möchte ich sagen, daß mir ihre Änderungsanträge sehr zusagen. Allerdings werde ich viele nicht akzeptieren können, obwohl ich es gern täte. Ich werde Ihnen sagen, warum. Weil ich zu jenen gehöre, die der Ansicht sind, daß das Perfekte der Feind des Guten ist und es besser ist, einen Schritt vorwärts zu tun, als handlungsunfähig zu sein.
Die Änderungsanträge sowohl von Herrn Jarzembowski als auch von Herrn Swoboda zu akzeptieren, die in ihrer großen Mehrheit weitgehend dem ursprünglichen Vorschlag der Kommission und meinen globalen Vorstellungen entsprechen, würde bedeuten, einen schwer erarbeiteten Kompromiß im Rat zu zerschlagen, der, wie Sie wissen, erst nach langen Diskussionen, nach einer langen Zeit des Stockens und der Lähmung dieses Themas kurz vor Tagesanbruch erreicht wurde.
Hierbei ist zu sagen, daß ein Spielraum vorhanden ist, denn das Parlament soll nicht übergangen werden, es soll an der Erarbeitung dieser Richtlinien beteiligt sein, aber es gibt eine grundlegende Einigung mit dem Rat, die ich natürlich einhalten muß, das werden Sie verstehen. Denn es wäre kontraproduktiv zu dem, was in Ihrer Absicht und auch in meiner liegt, nämlich die Verbesserung der Eisenbahn in Schwung zu bringen.
Ich bin bereit, im kommenden Jahr als zusätzlichen Schritt eine weitere Initiative vorzulegen, die vom Rat wie auch vom Parlament zum gegebenen Zeitpunkt akzeptiert oder abgelehnt bzw. in ihren verschiedenen Punkten geändert werden kann und die auch einige Aspekte vorsieht, zumindest in bezug auf den Personenverkehr oder eventuell auf den Inlandsgüterverkehr der einzelnen Staaten, aber abgetrennt vom derzeitigen Paket, wo - ich wiederhole - eine grundlegende Einigung mit dem Rat vorhanden ist.
Bevor ich den beiden Berichterstattern nochmals meinen Dank für eine Arbeit ausspreche, von der ich weiß, daß sie sehr kompliziert war - ich kenne sie von Grund auf -, die ich aber für sehr wichtig halte, und bevor ich auf jeden einzelnen Änderungsantrag zu sprechen komme, möchte ich die Berichterstatter und das Parlament insgesamt um eine gewisse Flexibilität bitten, damit wir schließlich zu einer Einigung kommen - denn ich fürchte, so wie die Dinge liegen, werden wir den Weg der Vermittlung beschreiten müssen -, mit der wir dieses für die Zukunft der Eisenbahn entscheidende Paket voranbringen können.
Um konkret auf jeden einzelnen Bericht einzugehen und um nach diesen allgemeinen Fragen zur Klärung und nicht zur Verlängerung dieser Debatte beizutragen, möchte ich zu den Änderungsanträgen in bezug auf die Richtlinie zur Änderung der Richtlinie 91/440/EWG, die vom Berichterstatter Herrn Jarzembowski behandelt wird, sagen, daß wir die Änderungsanträge 3, 6, 8, 9, 11, 13, 14, 17, 20, 21 und 24 akzeptieren könnten. Dagegen muß ich die Änderungsanträge 1, 2, 4, 5, 7, 10, 12, 15, 16, 18, 19, 22, 23, 25, 26 und 27 ablehnen, obwohl ich - wie schon gesagt - mit vielen von ihnen völlig einverstanden bin, sie aber nicht akzeptieren kann.
Was die Anträge 6, 8, 9 und 11 betrifft, die die Trennung zwischen dem Betreiber von Infrastrukturen und dem Erbringer von Dienstleistungen vorschlagen, so tragen sie wesentlich zur Klarstellung des Textes bei. Für wichtig halte ich weiterhin die Streichung des Absatzes 4 in Artikel 6, durch den Mißverständnisse entstehen könnten, und deshalb unterstütze ich besonders den Änderungsantrag 8 und die entsprechenden redaktionellen Korrekturen.
Zu den Richtlinien, die der Berichterstatter Herrn Swoboda behandelt, ist zu sagen, daß wir, was die 95/18/EG betrifft, Änderungsantrag 1 nicht akzeptieren können, da der Artikel 12 daran erinnern soll, daß neben der europäischen Richtlinie einzelstaatliche Vorschriften existieren, die zu beachten sind - es gibt einen Teil einzelstaatlicher Bestimmungen, die mit der vorliegenden Regelung keineswegs entfallen. Wir können jedoch Änderungsantrag 24 akzeptieren.
Im Zusammenhang mit der Richtlinie 95/19/EG gibt es entscheidende Fragen, beispielsweise - und darauf sind Herr Swoboda und Herr Ortuondo eingegangen - die Preisgestaltung auf der Grundlage der Grenzkosten oder der Gesamtkosten, die einerseits für eine Übergangszeit, andererseits als ein Schlüsselelement vorgeschlagen werden. Ohne Berücksichtigung dessen, was mir vielleicht besser gefallen hätte, akzeptiert die Kommission die Änderungsanträge 4, 6, 8, 12, 13, 15, 16, 19 und 20; wir können jedoch die Änderungsanträge 1, 2, 3, 5, 7, 9, 10, 11, 14, 17, 21, 22 und 23 nicht unterstützen.
Herr Präsident, ich möchte nochmals für die Arbeit der beiden Berichterstatter danken und sie wie auch das Parlament um Flexibilität bitten, damit wir schließlich ein Ergebnis erreichen, das im übrigen durch eine weitere Richtlinie, die der Interoperabilität der Systeme, ergänzt werden muß, womit wir einen großen Schritt vorwärts tun werden. Vielleicht wird es nicht ganz das sein, was einige von uns möchten, vielleicht wird es sogar etwas über das hinausgehen, was andere wünschen würden, aber ich bin sicher, daß die Realität uns recht geben wird.
Der Präsident
Vielen Dank, Frau Kommissarin!
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen um 11.30 Uhr statt.
Anerkennung beruflicher Befähigungsnachweise
Der Präsident
Nach der Tagesordnung folgt die Empfehlung für die zweite Lesung (A5-0174/00) von Herrn Wieland im Namen des Ausschusses für Recht und Binnenmarkt über eine allgemeine Regelung zur Anerkennung beruflicher Befähigungsnachweise.
Wieland
. Herr Präsident, meine Damen und Herren, Kolleginnen und Kollegen! Es handelt sich bei dem vorliegenden Bericht um eine sehr komplizierte Materie. Einer der Anträge behandelt Erwägungsgründe, die im Grunde genommen in Prosa ein ganz allgemeines Anliegen dieses Hauses behandeln - weil vom Rechtsausschuß mit breiter Mehrheit verabschiedet -, nämlich die Tatsache, daß nach wie vor dem rechtsuchenden Publikum in der Europäischen Union keine ausreichenden Rechtstexte in vertretbarer Zeit zur Verfügung gestellt werden, aber weder dem rechtsuchenden Publikum noch dem Fachpublikum oder dem juristisch gebildeten bzw. dem rechtsberatenden Publikum.
Deshalb wird in einem der Anträge insbesondere die Kommission aufgefordert, rechtzeitig Texte in geeigneter Form zur Verfügung zu stellen, die zeitgenau den jeweiligen juristischen Stand darstellen. Es handelt sich dabei gewissermaßen um ein ceterum censeo, das eigentlich bei allen Richtlinien Gegenstand der Beratungen dieses Hauses sein sollte.
Zum zweiten geht es um ein Thema, das gewissermaßen vor die Klammer gezogen werden muß. Für die italienischen Apotheker wird eine Sonderregelung verlängert. Anders als der Gemeinsame Standpunkt schlägt der Rechtsausschuß allerdings vor, daß diese Sonderregelung mit einem Verfalldatum versehen wird. Jeder, der vor dem Oktober 1990 mit einem Studium begonnen hat, soll von dieser Richtlinie geschützt sein. Aber es muß erwartet werden, daß das Studium in vertretbarerer Zeit abgeschlossen wird.
Abgesehen von diesen allgemeinen Regelungen haben wir noch Anträge insbesondere zu den Richtlinien betreffend die Ärzte. Ärzte sind ein sehr sensibles Thema, die Gesundheit des Menschen ist ein sehr sensibles Thema. Wenn ich einen Autounfall habe, kann ich den Schaden beziffern und beseitigen. Ich kenne niemanden aus meiner anwaltlichen Praxis, der - wenn er Schadenersatz bekommen hat für einen Körperschaden - nicht sagen würde, ich gäbe dieses Geld gerne wieder her, wenn ich dafür meinen körperlichen Schaden beseitigt bekäme. Deshalb bedarf dieses Thema der besonderen Aufmerksamkeit.
Der Rechtsausschuß legt deshalb Wert auf folgende Feststellung: Erstens, daß Fachärzte im Rahmen ihrer spezifischen Ausbildung auch die allgemeine Medizin im Auge behalten sollen. Die Differenzialdiagnostik verändert sich weiter, deshalb muß die Facharztausbildung auch die Allgemeinmedizin im Auge behalten.
Zweitens: Wir plädieren mit breiter Mehrheit dafür, daß die Ausbildung der Fachärzte von mindestens zwei auf mindestens drei Jahre angehoben wird, um damit einem breiten Trend innerhalb der Europäischen Union gerecht zu werden. Es ist an der Zeit, hier nachzubessern.
Drittens: Der Rechtsausschuß plädiert dafür, daß ein größerer Schwerpunkt auf die Fortbildung gelegt wird. Wir wissen und räumen ein, daß dieses Thema in der ersten Lesung noch nicht akut war. Es gibt Geschäftsordnungsspezifika, die dieses besonders problematisch gestalten. Eine der Ausnahmen ist, daß zwischen erster und zweiter Lesung eine Neuwahl des Parlaments stattgefunden hat. Dies ist hier der Fall. Deshalb bringt der Rechtsausschuß den Gedanken der Fortbildung als eines der tragenden Elemente in diesem Haus, als eines der tragenden Elemente in der Europäischen Union ein. Wir glauben, daß wir nicht nur in Sonntagsreden von lebenslangem Lernen reden müssen, sondern daß es ein Standard ist, den der Patient erwarten kann, darf und muß, daß Ärzte sich auch fortbilden. Deshalb werden die Anträge 1 bis 11 vom Ausschuß wohl auch morgen vom Haus in aller Breite unterstützt.
Ich möchte noch auf einen letzten Punkt eingehen. Es liegen zwei weitere Anträge vor betreffend die irischen Architekten. Die EVP-Fraktion, meine Fraktion, wird ihren entsprechenden Antrag zurückziehen. Ich empfehle, den ebenfalls in diese Richtung zielenden Antrag der UEN abzulehnen. Es handelt sich dabei um ein nationales Problem, das national gelöst werden muß, national gelöst werden wird, in jedem Fall aber nicht auf europäischer Ebene gelöst werden kann. Wenn wir hier Regelungen einführen, dann wird es mit Sicherheit so sein, daß andere, die dazu noch weniger berechtigt sind, ein entsprechendes Anliegen formulieren.
Inglewood
Der Binnenmarkt zählt zu den größten Errungenschaften der Europäischen Gemeinschaft. Die Zusammenführung der sehr individuellen und zersplitterten Märkte der Mitgliedstaaten zu einem einzigen europäischen Markt stellt eine außergewöhnliche und revolutionäre Veränderung dar. Zwar ist dieser Prozeß noch nicht abgeschlossen, aber er nimmt seinen vorbestimmten und nicht mehr rückgängig zu machenden Lauf. Für diese Veränderung war eine Vielzahl komplexer Maßnahmen erforderlich, wie bereits ein flüchtiger Blick auf das von Lord Cockfield 1992 vorgelegte Programm verdeutlicht, das wohl zu den revolutionärsten, wenngleich auf den ersten Blick wenig aufregenden Programmen der Nachkriegsgeschichte zählt.
Innerhalb dieses Rahmens gibt es eine Vielzahl von Instrumenten zur Verwirklichung des Binnenmarktes, die sich entweder der Kategorie der Harmonisierung oder der der gegenseitigen Anerkennung zuordnen lassen. Dabei ist die Harmonisierung für den übereifrigen Politiker, der gern den Eindruck geschäftiger Betriebsamkeit erweckt und zu den Geißeln der heutigen Zeit zählt, die verlockendere Lösung. Ich bevorzuge Systeme der gegenseitigen Anerkennung. Schließlich sind sie subtiler und anspruchsvoller.
Die unsensible Durchsetzung der Harmonisierung hat dem politischen Unternehmen Europa unendlichen Schaden zugefügt, und würde sich der Binnenmarkt stärker auf die gegenseitige Anerkennung als die Harmonisierung stützen, dann wäre die politische Lage Europas heute weniger angespannt.
Eine der großen Schwierigkeiten bei der Erarbeitung eines Systems der gegenseitigen Anerkennung ist die Komplexität der Verfahren, die es braucht, um ein solches System zu erarbeiten und für seine ständige Aktualisierung und Kompatibilität zu sorgen.
Dies erfordert ständige Kontrollen, und wir begrüßen die Überarbeitung einer Reihe von Richtlinien, die heute abend zur Debatte stehen. Wie der Berichterstatter, Herr Wieland, in seinem ausgezeichneten Bericht feststellte, geht es in dieser Richtlinie vor allem um Verfahren für die Anerkennung von Abschlüssen.
Ich möchte abschließend aus der Sicht des Vereinigten Königreichs feststellen, daß wir vor allem die Verlängerung der Mindestdauer spezieller Ausbildungsmaßnahmen für Ärzte in der allgemeinen medizinischen Praxis von zwei auf drei Jahre begrüßen. Des weiteren begrüßen wir die Auflage, daß durch die Mitgliedstaaten Befähigungsnachweise zu prüfen sind, die bereits in einem Mitgliedstaat anerkannt sind und in einem Drittland erworben wurden.
Zum Schluß möchte ich die generelle Schlußfolgerung des Berichterstatters wiederholen, der feststellte, daß diese Thematik außer für Experten und Juristen viel zu kompliziert ist und alles getan werden muß, um das Recht zu vereinfachen und anwenderfreundlicher zu gestalten, so daß der Binnenmarkt von allen unseren Bürgern verstanden wird.
Gebhardt
Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Wer es ernst meint in Europa, der sorgt für eine gute Zukunft der jungen Menschen in der Europäischen Union. Dazu gehört insbesondere, daß junge Menschen in jedem Land der Union und an jedem Ort ihrer Wahl ihre Fähigkeiten und Neigungen gleichermaßen gut entfalten können, ganz unabhängig von ihrer Herkunft und von ihrer Ausbildungsstätte. Wer in einem Ende der Union etwas gelernt hat, sollte seinem Beruf auch in der Mitte oder in einem Land am anderen Ende nachgehen können. Das Europäische Parlament nimmt diesen Aspekt der Zukunft junger Menschen sehr ernst. Deshalb kümmern wir uns immer und immer wieder um die Anerkennung gleichwertiger Berufsabschlüsse in allen Mitgliedsländern. Wir wollen, daß bürokratische Hürden nicht zum Hindernis für die Bürgerrechte der Freizügigkeit und der Niederlassungsfreiheit werden. Wir wollen aber auch hohe Standards der Ausbildung sichern. Das bürgt für Fortschritt und ist im Interesse aller Bürgerinnen und Bürger.
Dank der guten Arbeit des Berichterstatters, des Kollegen Wieland, hatte es der Rechtsausschuß leicht, in der heute vorliegenden Richtlinie einige wichtige Akzente zu setzen. Ich hoffe, das Plenum teilt diese Auffassung und stimmt mit großer Mehrheit zu. Die sozialdemokratische Fraktion wird auf jeden Fall allen, ich betone - allen - Änderungsanträgen des Rechtsausschusses zustimmen. Mir persönlich und meiner Fraktion ist sehr wichtig, daß wir die Notwendigkeit des lebenslangen Lernens unterstrichen haben. Das sichert uns gerade bei Ärzten, um die es bei dieser Richtlinie auch schwerpunktmäßig geht, ein zukunftsweisend hohes Niveau ihrer beruflichen Qualifikation. Über Fraktionsgrenzen hinweg war uns auch klar, daß die in den einzelnen Mitgliedsländern erworbenen beruflichen Qualifikationen gleichwertig sein müssen. Das ist für die Patienten, letztlich also für alle Bürgerinnen und Bürger, mindestens genauso wichtig wie für die Mediziner selbst. Schon deshalb ist es wichtig, daß sich der Rat der Haltung des Europäischen Parlaments anschließt und nicht ins Vermittlungsverfahren flüchtet. In der Vermittlung kann er ohnehin nur Zeit, aber keinesfalls Anerkennung gewinnen. Ich bedanke mich für die Aufmerksamkeit!
MacCormick
Herr Präsident, meine Aufgabe besteht darin, auch im Namen meiner Fraktion die Änderungsanträge Nr. 11 und 12 sowie den Geist, in dem sie von meinem Freund, Herrn Wieland, eingereicht wurden, zu begrüßen. Das sind wichtige Punkte, auch wenn wir uns darin einig sind.
Insbesondere begrüßen wir die Verlängerung der Ausbildung für Allgemeinmediziner auf drei Jahre sowie den ursprünglich von Frau Gebhardt vorgelegten Änderungsantrag zur Förderung des lebenslangen Lernens durch die Allgemeinmediziner. Das ist äußerst wichtig. Die Medizinerverbände bestehen uns gegenüber darauf, und ich kann ihnen nur zustimmen. Wichtig aus rein linguistischer Sicht ist außerdem, daß das Wort gleichwertig in Englisch als equivalent und in den anderen europäischen Sprachen durch die jeweilige Entsprechung übersetzt wird.
Abschließend möchte ich den mehrfach geäußerten Standpunkt aufgreifen, daß es uns in erster Linie darum gehen muß, das Recht der Europäischen Union so zu gestalten, daß es für die Bürger verständlich ist. Gelingt uns dies nicht, wird es unserer Gemeinschaft, wird es unserer Union an der Beständigkeit und Konsequenz fehlen, die nötig sind, damit die Bürger die Union nicht nur akzeptieren, sondern sich mit ihr identifizieren. Deshalb verdienen alle Vorhaben zur Vereinheitlichung des Rechts, die das Gemeinschaftsrecht und dessen Ziele für den Bürger klarer und verständlicher machen, unsere vollste Unterstützung.
Ich bin sehr gern bereit, diesen Bericht zu befürworten. Ich möchte meinen Freund, Herrn Wieland, nochmals zu dem Geist beglückwünschen, in dem er den Bericht vorgelegt hat.
Angelilli
Herr Präsident, nach jahrelangem Chaos gilt es, Klarheit in das System der Anerkennung beruflicher Befähigungsnachweise und Diplome zu bringen, speziell um den Unionsbürgern verständliche, transparente und insbesondere allen zugängliche Rechtstexte zur Verfügung zu stellen.
Es liegt auf der Hand, daß dies ein eher schwieriges Vorhaben ist, u. a. weil wir es mit 14 verschiedenen, jeweils mehrfach geänderten Richtlinien zu tun haben. Außerdem lagen die Verstöße und Versäumnisse der Mitgliedstaaten sehr oft in der Kompliziertheit der europäischen Rechtsvorschriften und in der Schwierigkeit begründet, sich die Informationen auf europäischer Ebene zu erschließen, wobei die Rechtslage nach den Worten des Berichterstatters selbst für Juristen schwer nachvollziehbar ist. Die Konsequenzen dieser Situation haben jedoch letztendlich die Bürger, insbesondere die Jugendlichen, zu tragen, die oftmals in der Gewißheit, offizielle Ergebnisse und amtliche Anerkennungen zu erhalten, viel Kraft und Zeit aufgewandt haben und sich dann von den Institutionen verraten fühlten. Die Lage ist um so ernster, wenn man die hohen Arbeitslosenquoten in ganz Europa in Betracht zieht.
Gutiérrez Cortines
Ich gehöre dem Ausschuß für Kultur an, der wieder einmal nicht einberufen wurde, um zu einem Thema zu sprechen, das nicht nur juristische Aspekte betrifft, sondern auch Anlaß zum Konsens in anderen Aspekten sein sollte.
Infolge der komplizierten Situation in Europa auf dem Gebiet der Anerkennung der beruflichen Befähigungsnachweise entstehen Dokumente wie dieses, das trotz der Anstrengungen des Parlaments und der Kommission eine echte "Collage " ist. Dieses Dokument ist eine "Collage ", weil es versucht, einen Ausweg aus wirklich ungerechten Sachlagen zu finden. Jene, die mehr Einfluß besitzen, wie die "Ärztelobby ", die sich als sehr aktiv erwiesen hat, erreichen eine Lösung für ihr Problem. Vielen anderen Personen dagegen, die gereist sind, akademische Titel erworben und sich beruflich gebildet haben, bleibt die Anerkennung ihrer Titel und ihrer Rechte versagt.
Meiner Meinung nach, und hier muß ich leider Herrn Wieland widersprechen, so gut er auch gearbeitet hat, ist dies ein sehr einfaches Problem, wenn man es vom römischen Recht und seinem Konzept des Persönlichkeitsrechts aus betrachtet. Jedes Individuum hat das Recht, daß sein Studium anerkannt wird. Wir sprechen jetzt ständig von Mobilität, wir vergeben Stipendien, um die Mobilität zu gewährleisten, doch dann erkennen wir das mit Hilfe dieser Stipendien erworbene Wissen nicht an. Wir sprechen von einem Europa der Forschung, einem Europa des Wissens und verweigern ihnen aus reiner Angst und Eigennutz die Anerkennung dessen, was sie im Ausland tun.
Deshalb möchte ich hier darum bitten, diese Richtlinie in Frage zu stellen, um die Anerkennung der beruflichen Befähigungsnachweise der Ärzte auf viele weitere Befähigungsnachweise auszudehnen, denn ich halte es für einen Akt echter Ungerechtigkeit, daß dies nicht so ist und damit verhindert wird, daß ein Land sein Wissen an ein anderes weitergibt.
Im Ergebnis dessen ist ein großer Umfang an Wissen vorhanden, der an bestimmte Räume, an bestimmte Universitäten und Unternehmen gebunden bleibt. Würde man die Anerkennung beruflicher Befähigungsnachweise erweitern, könnte Europa schon mit vollem Recht von einer Wissensübertragung und einer echten Innovation sprechen.
Deshalb fordere ich hier als Vertreter des Kulturausschusses, daß diese Anerkennung erweitert und der Weg für umfangreichere berufliche Anerkennungen geöffnet wird.
Klaß
Herr Präsident, meine sehr geehrten Damen und Herren! Ich begrüße generell jede Maßnahme und jede Richtlinie, die sich mit der Verbesserung der gegenseitigen Anerkennung von Befähigungsnachweisen und auch von Hochschuldiplomen befaßt. Alle Kollegen und Kolleginnen, die wie ich in Grenzregionen leben, wissen um die Probleme, die für unsere Bürgerinnen und Bürger bestehen, die in einem Mitgliedstaat in der Nachbarschaft arbeiten oder sich dort niederlassen wollen. Im EU-Vertrag ist eindeutig der freie Personenverkehr und die Niederlassungsfreiheit der Menschen in der EU geregelt. Der Teufel steckt jedoch im Detail. Wir erkennen jetzt, daß eigentlich jedes Berufsbild geregelt werden muß. Allerdings - die Menschen verstehen das nicht mehr. Ist das das Europa der Bürger? Ist das der gemeinsame Markt? Das sind die Fragen.
Allein die Anzahl der bestehenden Richtlinien - zum heutigen Thema sind es "nur" vierzehn - zeigen die Schwierigkeiten. Wir müssen den riesigen Verwaltungsaufwand auch innerhalb der Mitgliedstaaten reduzieren und harmonisieren. Deshalb ist der Vorschlag der Kommission, das Verfahren zu vereinfachen, sehr zu begrüßen. Die Berufsbilder, die Ausbildungswege und Voraussetzungen innerhalb der EU sind im einzelnen sehr unterschiedlich. Wir müssen bereits bei der Ausbildung und den Studiengängen Angleichungen finden. Auf Dauer wären sicherlich ein einheitlicher Ausbildungsverlauf und einheitliche Ausbildungsinhalte sehr hilfreich. Darauf müssen wir hinarbeiten.
Bis dahin müssen die Mitgliedstaaten sehr wohl überdenken, wie und wo Nachforderungen und Nachbesserungen notwendig sind und in welcher Form Nachprüfungen dann auch zu verlangen sind. Die zeitliche Begrenzung, wie die Kommission sie vorsieht - sie sagt, innerhalb von drei Monaten muß entschieden sein, ob eine Anerkennung erfolgt -, ist sehr positiv zu bewerten. Auch Anerkennungsverfahren von Diplomen, die in Drittländern erworben wurden, müssen vereinfacht werden. Wir müssen uns innerhalb der EU öffnen, damit die Bürgerinnen und Bürger die Möglichkeit haben, ihre Fähigkeiten in allen Mitgliedstaaten einzusetzen!
Caudron
Herr Präsident, werte Kolleginnen und Kollegen! Ich möchte heute abend lediglich die Initiative zur Vereinfachung und Verdeutlichung der Richtlinien über die Anerkennung von Diplomen und beruflichen Befähigungsnachweisen begrüßen. Aus diesem Grund möchte ich dem Berichterstatter, Herrn Wieland, danken und mich den Worten von Evelyne Gebhardt anschließen.
Ich werde als Abgeordneter einer Grenzregion tatsächlich häufig von Studenten angesprochen, die mit der Regelung, die 1989 und 1992 geschaffen wurde, große Probleme haben. Und ich übertreibe nicht, wenn ich sage, daß dringend etwas getan werden muß. Die derzeitigen Mechanismen sind undurchsichtig. Zu viele Studenten stoßen auf Hindernisse, wenn es um die Anerkennung ihrer Ausbildung durch Behörden der Mitgliedstaaten geht. Viel zu oft werden sie ungerechtfertigterweise abgewiesen und geraten so in eine unhaltbare Lage. Grundsätzlich betrachtet wird dadurch ihr Recht auf Freizügigkeit verletzt. Menschlich gesehen ist es oftmals eine Katastrophe für Studenten, die versucht haben, ihre Qualifikationen zu erweitern und daraufhin keinen entsprechenden Beruf finden. Dann kommen auch noch die Kosten des Anerkennungsverfahrens hinzu. Deshalb bin ich persönlich sehr erfreut, daß endlich Maßnahmen ergriffen werden, um den Grundsatz der Freizügigkeit in die Tat umzusetzen.
Ganz konkret enthält der Richtlinienvorschlag interessante Elemente im Sinne größerer Klarheit. Zudem ist vorgesehen, daß der Aufnahmemitgliedstaat die nach Abschluß der Ausbildung gewonnene Erfahrung berücksichtigt und daß Ausgleichsmaßnahmen nicht mehr systematisch verlangt werden können. Wir hätten ohne Zweifel noch weiter gehen können. Und zweifellos müssen wir in anderen Bereichen noch weiter gehen, mit einem Rat, der sich, wie ich hoffe, in diesem Zusammenhang künftig etwas offener zeigt. Wir werden also sicherlich auf diese Angelegenheit zurückkommen, doch heute abend können wir stolz darauf sein, daß wir einen Schritt weitergekommen sind.
Bolkestein
Herr Präsident! Zunächst möchte ich den Mitgliedern Ihres Parlaments für ihr Interesse an dem Vorschlag sowie für die vom Ausschuß für Recht und Binnenmarkt und insbesondere von Herrn Wieland, dem Berichterstatter, geleistete Arbeit meinen Dank aussprechen.
Einige vom Parlament eingereichte Änderungsanträge zielen darauf ab, den Text des Gemeinsamen Standpunktes des Rates durch Präzisierung bestimmter Punkte, die sonst unterschiedlich ausgelegt werden könnten, nachzubessern. Dies gilt für die Änderungsanträge 4, 5, 6 und 11, die von der Kommission begrüßt werden.
Die Kommission nimmt ferner zur Kenntnis, daß in den Änderungsanträgen 1 und 2 gefordert wird, eine konsolidierte Fassung der Richtlinie "Anerkennung beruflicher Befähigungsnachweise " zu erstellen und weitere Studien über das Problem der Anerkennung von in einem Drittstaat erworbenen Befähigungsnachweisen auszuarbeiten. Die Kommission hat grundsätzlich nichts gegen solche Forderungen einzuwenden, weist jedoch nochmals darauf hin, daß diese nicht in die Erwägungsgründe zu der Richtlinie gehören, und zwar vor allem deshalb nicht, weil sie keinerlei Bezug zu dem Inhalt der Richtlinie haben. Sie anzunehmen verstieße gegen die für das Legislativverfahren geltenden Bestimmungen und stünde im Widerspruch zu der diesbezüglich bestehenden Interinstitutionellen Vereinbarung.
Hinsichtlich der ärztlichen Ausbildung, um die es in den Änderungsanträgen 3 und 7 bis 10 geht, ist die Kommission ebenso wie das Parlament einerseits der Ansicht, daß es sich um eine überaus wichtige Angelegenheit handelt, der weiterhin Aufmerksamkeit zu schenken ist, diese Änderungsanträge aber andererseits nur einige Einzelvorschläge beinhalten, die einer allgemeineren Analyse bedürfen, bevor sie geprüft und gebilligt werden können.
Die gemeinschaftlichen Rechtsvorschriften dürfen nicht ohne eine wirkliche Gesamtanalyse der Rolle des Hausarztes, der Rolle des Facharztes und der jeweiligen Bedeutung der Grundausbildung, der Fachausbildung und der Fortbildung geändert werden. Deshalb hält es die Kommission noch für verfrüht, die Änderungsanträge 3 und 7 bis 10 zu übernehmen. Zudem würden diese Änderungsanträge die endgültige Annahme des Vorschlags erheblich verzögern, was nicht nur äußerst bedauerlich wäre, sondern auch in keinem Verhältnis zu den zahlreichen durch diesen Richtlinienvorschlag gebotenen Vorteilen stünde.
Die Änderungsanträge 12 und 13 sind im Grunde genommen nicht neu. Damit wird ein in der ersten Lesung angenommener Änderungsantrag erneut eingebracht mit dem Ziel, die Situation einiger irischer Architekten zu regeln. Der Rat und die Kommission haben bereits dargelegt, weshalb dieser Änderungsantrag nicht akzeptiert werden kann, insbesondere, da er einzig und allein eine rein interne Situation betrifft.
Soweit meine Antwort. Ich danke Ihnen, daß Sie mir Gelegenheit gegeben haben, zu diesem Thema zu sprechen.
Der Präsident
Herr Kommissar, ich bedanke mich ausdrücklich gleichermaßen für die Kürze und für die Präzision!
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen um 11.30 Uhr statt.
(Die Sitzung wird um 23.40 Uhr geschlossen.)
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Inwerkingtreding van de ééngemaakte eurobetalingsruimte (SEPA) (debat)
De Voorzitter
Aan de orde is de mondelinge vraag van Pervenche Berès, namens de Commissie ECON, aan de Commissie: Invoering van de ééngemaakte eurobetalingsruimte (SEPA) (B6-0013/2009).
Pervenche Berès
Mijnheer de Voorzitter, ik spreek hier namens de commissie economische en monetaire zaken. Mevrouw de commissaris, het Europees Parlement heeft onder leiding van onze rapporteur, de heer Gauzès, al het mogelijke ondernomen om ervoor te zorgen dat de voor het implementeren van de ééngemaakte eurobetalingsruimte (SEPA) benodigde wetgevingsmaatregelen ook inderdaad werden genomen.
Bij het opstellen van de begeleidende wetgeving - de Richtlijn inzake betalingsdiensten - hebben we ons zelf een aantal vragen gesteld. We zien nu dat die vragen waarschijnlijk terecht zijn geweest.
Nu dit project van start is gegaan hebben we een aantal bedenkingen. We hebben namelijk niet de indruk dat de ondernomen inspanningen ver genoeg gaan en aansluiten bij de ernst van crisis.
Dit project geniet de ruime steun van de sector en de wetgever. Het gaat er in de eerste plaats om een betalingsinstrument te creëren dat is aangepast aan de specifieke behoeften van onze eenheidsmunt, de euro. Nu is het mogelijk dat dit project niet de kritische massa ontwikkelt dat het moet hebben om werkelijk doeltreffend te zijn.
We maken ons vooral zorgen over het feit dat er zich bij de invoering van het SEPA-systeem voor automatisch incasso - stellig één van de origineelste aspecten van dit project - problemen hebben voorgedaan.
Wij menen dat er, gelet op de verantwoordelijkheden van de Commissie, twee vragen moeten worden gesteld. Om te beginnen: hoe denkt de Commissie de migratie naar SEPA-instrumenten te bevorderen en te stimuleren? Er was een tijdsschema opgesteld, maar het is duidelijk dat dit schema geen rekening houdt met alle praktische vertakkingen van het project. Tweede vraag: is de Commissie nog steeds van oordeel is dat vóór eind 2010 een kritieke massa betalingen gemigreerd kan zijn naar SEPA-instrumenten? Zo niet, wat kunnen we dan doen om die doelstelling alsnog te verwezenlijken?
Toen we deze wetgeving goedkeurden, hebben we geen duidelijke en bindende deadline vastgelegd voor de migratie naar SEPA-instrumenten. We zijn ervan overtuigd dat het nu tijd is geworden om dat te doen. We begrijpen dat er nog steeds een aantal vragen overblijven over de compatibiliteit van de nationale systemen en het SEPA-systeem. Verder is niet duidelijk wat met definitieve migratie precies bedoeld wordt. Maar we geloven wel dat de Commissie verplicht is de industrie te helpen bij het vinden van oplossingen voor de problemen die ze ondervinden.
En dan is daar de problematiek rond de afwikkelingsvergoeding. Aan die kwestie is duidelijk geen aandacht besteed, en dat terwijl dit punt voor vele betrokkenen van doorslaggevend belang is voor het slagen van het SEPA-project. We krijgen in dit verband de indruk dat de verschillende bevoegde lichamen - of die nu ressorteren onder de professionele banksector, de interne markt, DG diensten of DG mededinging - elkaar de zwarte piet toespelen.
Misschien is het een goed idee als de wetgever met al deze acteurs te overlegt en van hen eist dat ze zich verantwoordelijk gedragen. We vinden dat we in deze fase nog geen kritiek kunnen leveren op een consistent stuk wetgeving, als we de marktoperatoren niet bijstaan in hun pogingen een alternatief systeem te ontwikkelen. En dat is precies de kern van de problemen die we met de afwikkelingsvergoedingen ondervinden.
Het directoraat-generaal Mededinging heeft aangegeven dat het dit stuk wetgeving hier en daar als strijdig met de mededingingsregels beschouwt, maar vindt ook dat het aan de industrie is om een alternatieve oplossing te vinden. Het probleem is echter dat de alternatieve oplossingen zoals die op nationaal niveau bestaan, niet zijn geanalyseerd door het directoraat-generaal Mededinging. We weten dus niet of het directoraat-generaal Mededinging zulke oplossingen al dan niet steunt. We weten al evenmin of bepaalde oplossingen zijn berekend op de problemen waarmee we nu te kampen hebben.
Om een voorbeeld te geven: stel nu eens dat de financiering van het afwikkelingssysteem gebaseerd wordt op de sancties die de wetgeving oplegt, en dus op de vergissingen die mensen begaan. In de praktijk zou het er dan vaak op neerkomen dat je de kwetsbaarste groep mensen laat betalen. Ik geloof niet dat dit redelijk of maatschappelijk aanvaardbaar is.
Ik roep de Commissie daarom op om op twee belangrijke punten actie te ondernemen. Ze moet een deadline voor de migratie vastleggen en meewerken aan de ontwikkeling van een alternatief systeem of een systeem dat aanvaardbaar is vanuit het perspectief van de in het Verdrag vastgelegde regels voor het interbancair verkeer.
Androulla Vassiliou
lid van de Commissie. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, allereerst zou ik graag willen meedelen dat commissaris McGreevy zich verontschuldigt voor het feit dat hij verhinderd is.
Dit is echt een lange vraag maar ik meen dat zowel de vraag als de ontwerpresolutie over de invoering van de SEPA correct aangeven wat de belangrijkste kwesties zijn die we moeten oplossen om van de SEPA een succes te maken.
De eerste vraag is hoe de Commissie van plan is de migratie naar SEPA-instrumenten te stimuleren en te bevorderen.
De SEPA is hoofdzakelijk een marktgestuurd project, maar gelet op de wezenlijke voordelen voor de economie in het algemeen, heeft de Commissie getracht om de migratie naar SEPA te stimuleren, bijvoorbeeld door als katalysator op te treden en het politieke profiel van de SEPA te versterken door middel van ons SEPA-voortgangsverslag en het stimuleren van vroegtijdige migratie door overheidsinstanties. En ook door zelf te proberen al in een vroeg stadium over te stappen op de SEPA. En ten slotte, zoals afgelopen week is aangekondigd in de Commissiemededeling "Op weg naar Europees herstel", door voorstellen naar voren te brengen die garanderen dat alle voordelen van de SEPA zullen worden gerealiseerd.
De tweede vraag is of tegen het einde van 2010 een kritieke massa betalingen zal zijn gemigreerd. Onze voorkeur gaat ongetwijfeld uit naar een snelle migratie om de extra kosten tijdens de migratie zo laag mogelijk te houden. Ondanks de succesvolle lancering van het SEPA-geldovermakingssysteem (SEPA Credit Transfer) is minder dan 2 procent van de betalingen gemigreerd. Verder zal het SEPA-instrument voor automatisch incasso (SEPA Direct Debit) pas later dit jaar in gebruik worden genomen. Het huidige migratietempo is dus te laag om tegen 2010 een kritische massa te bereiken.
De derde vraag ging over de noodzaak van een duidelijke en bindende einddatum. We zien de grote voordelen van het vastleggen van een einddatum en natuurlijk lijkt 2012 niet onredelijk. Voor veel lidstaten, echter, blijft dit een zeer gevoelig punt. Daarom zijn we er voorstander van dit punt nader te onderzoeken middels een heldere procedure, waarin informatie wordt verzameld over de gevolgen van een einddatum voor de verschillende belanghebbenden, met wie in dat kader ook een zinvol debat in gang wordt gezet.
Dit zou de weg vrij kunnen maken voor wat politieke steun en, zo nodig, een mogelijk wetsvoorstel, bijvoorbeeld aan het eind van het jaar.
Uw vierde vraag is hoe de rechtszekerheid betreffende automatische overschrijvingen in het kader van de SEPA kan worden verbeterd in verband met de multilaterale afwikkelingsvergoeding (MIF) en de bestaande opdrachten.
We hebben een tijdelijke oplossing nodig voor het probleem van het bedrijfsmodel om juridische duidelijkheid te verschaffen en om het SEPA-instrument voor automatisch incasso met succes te kunnen lanceren. Daarom staat de Commissie volledig achter de inspanningen van het Parlement en de Raad, om een tijdelijke oplossing te vinden binnen het kader van de herziening van de verordening betreffende grensoverschrijdende betalingen.
De Commissie is er ook voorstander van dat bestaande nationale automatische betalingsopdrachten in de context van de SEPA-migratie hun rechtsgeldigheid behouden. Dit is echter een juridische kwestie die de nationale autoriteiten moeten oplossen, bijvoorbeeld door gebruik te maken van de mogelijkheid die door de tenuitvoerlegging van de richtlijn betreffende betalingsdiensten wordt geboden.
De vijfde vraag was op welke manier de Commissie van plan is de kwestie van multilaterale afwikkelingsvergoedingen aan te pakken met betrekking tot kaartbetalingen.
De Commissie beoordeelt de twee voornaamste internationale kaartsystemen, MasterCard en Visa, aan de hand van de mededingingsregels en het is hoofdzakelijk in dit verband dat de grootste vooruitgang wordt geboekt.
Op 19 december 2007 heeft de Commissie besloten dat de multilaterale afwikkelingsvergoedingen van MasterCard voor grensoverschrijdende kaartbetalingen met consumentenkrediet- en debetkaarten van MasterCard en Maestro niet in overeenstemming waren met de mededingingsregels. MasterCard gaat tegen de uitspraak van de Commissie in beroep.
In maart 2008 heeft de Commissie een procedure geopend om vast te stellen of de MIF van Visa Europe in strijd is met artikel 81. De gesprekken met Visa zijn eveneens nog gaande.
De Commissie probeert gelijke concurrentievoorwaarden te handhaven voor MasterCard en Visa Europe alsook voor andere mogelijke betalingskaartsystemen in de toekomst.
In uw voorlaatste vraag vraagt u of de Commissie een concrete oplossing zou moeten voorstellen voor de kwestie van multilaterale afwikkelingsvergoedingen. In een markteconomie is het de verantwoordelijkheid van het bedrijfsleven om een geschikt bedrijfsmodel voor te leggen. Wat de kaarten betreft zijn er, zoals ik heb gezegd, gesprekken gaande met Mastercard en Visa. Met betrekking tot het SEPA-instrument voor automatisch incasso, is de Commissie bereid om de sector te helpen door dringend noodzakelijke richtsnoeren op te stellen binnen het kader van een aanhoudende dialoog met de banksector en op grond van bijdragen door de desbetreffende marktdeelnemers. Deze richtsnoeren zouden uiterlijk in november 2009 vastgesteld moeten worden.
En in uw laatste vraag vraagt u welke specifieke maatregelen de Commissie van plan is voor te stellen om ervoor te zorgen dat de migratie van de SEPA niet leidt tot een duurder betalingssysteem.
Naar de mening van de Commissie zou dit niet mogen gebeuren. Ten eerste zou de SEPA de concurrentie moeten aanmoedigen en de operationele doeltreffendheid moeten verhogen door middel van schaalvoordelen - die beide een neerwaartse druk op de prijzen teweeg brengen.
Ten tweede zou de SEPA ook de transparantie moeten vergroten, wat kruissubsidiëring en verborgen kosten zal beperken, al zullen sommige gebruikers de overgang van hoge verborgen kosten naar lage zichtbare kosten optisch als een prijsverhoging opvatten. Hierbij is heldere communicatie door de banken erg belangrijk.
Ten derde houdt de Commissie via onderzoeken zorgvuldig in de gaten welke gevolgen de SEPA voor klanten heeft.
Ten slotte zijn we het erover eens dat het risico aanwezig is dat efficiënte nationale debetkaartsystemen vervangen worden door duurdere alternatieven. Echter, er zijn initiatieven die zouden kunnen leiden tot een nieuw pan-Europees debetkaartsysteem en de bestaande bevoegdheden van de EU en de nationale mededingingsautoriteiten dienen als algemeen vangnet.
Daarom zou de SEPA tot besluit in een efficiënter betalingssysteem moeten resulteren en daarvoor bestaan voldoende waarborgen onder het EU- en het nationale mededingingsbeleid.
Ik ben daarom erg blij met deze resolutie en de sterke steun van het Parlement voor de SEPA.
Jean-Paul Gauzès
Mijnheer de Voorzitter, mevrouw de commissaris, dames en heren, er is veel gesproken over wat uiteindelijk de richtlijn inzake de betalingsdiensten is geworden. Deze richtlijn is in 2007 in eerste lezing aangenomen; ik was destijds rapporteur voor dit Parlement.
De Richtlijn was - onder andere - bedoeld om de binnen de EPC ondergebrachte bankinstellingen de wettelijke instrumenten te verschaffen voor de tenuitvoerlegging van de SEPA. Er is daarom een Europese verordening aangenomen voor bankkaarten, krediettransfers en automatisch incasso.
De SEPA is een geïntegreerde markt voor betalingsdiensten in euro's waar geen onderscheid wordt gemaakt tussen grensoverschrijdende en nationale betalingen. Zowel de banksector als de consumenten ondervinden baat bij een dergelijke situatie.
Zoals u heeft aangegeven heeft de Commissie zich ertoe verplicht om ervoor te zorgen dat migratie naar SEPA-instrumenten niet leidt tot een duurder betalingssysteem voor de burgers van de Europese Unie.
Sinds de goedkeuring van dit verslag is men met de migratie naar de SEPA maar heel langzaam gevorderd - veel te langzaam. Per 1 oktober 2008 werd maar 1,7 procent van de overmakingen via het SEPA-geldovermakingssysteem gerealiseerd.
Dat is de reden waarom we vandaag in het Parlement een resolutie aannemen waarin de Commissie opgeroepen om een deadline voor de migratie naar SEPA-producten vast te leggen. Die datum mag niet na 31 december 2012 vallen; na die datum moeten alle betalingen in euro's hoe dan ook overeenkomstig de SEPA-normen verlopen.
Deze migratie kan echter pas worden gerealiseerd als er een oplossing is gevonden voor een heel gevoelig liggend probleem - de multilaterale afwikkelingsvergoedingen. Die vergoedingen mogen niet worden afgeschaft. Betalingsdiensten zijn commerciële ondernemingen. Het is volstrekt legitiem dat deelnemers betalen om de kosten te dekken en een winstmarge mogelijk te maken.
Willekeur en ondoorzichtigheid moeten evenwel worden vermeden. Het is dus zaak dat de Commissie richtsnoeren vastlegt aangaande de toepassing van zulke afwikkelingsvergoedingen.
Om de rechtszekerheid te dienen moeten deze richtsnoeren bekend zijn voordat het SEPA-systeem voor automatisch incasso wordt geïntroduceerd. Als er geen rechtszekerheid is, zou het kunnen gebeuren dat banken in veel landen besluiten de invoering van dat systeem te staken, en dan zou de implementatie van de SEPA stil komen te liggen.
De Fractie van de Europese Volkspartij (Christen-democraten) en Europese Democraten en de Socialistische Fractie in het Europees Parlement hebben voor de stemming morgen vrijwel gelijkluidende amendementen ingediend. We hopen uiteraard dat er met deze amendementen rekening zal worden gehouden.
Margarita Starkevičiūt
(LT) In deze moeilijke tijd is het van groot belang dat we potentiële bronnen voor economische groei vinden. De ontwikkeling van onze Europese financiële markt is nu juist zo'n bron van potentiële groei voor de Europese economie. Op dit moment spreken we over de betaalmarkt en het is jammer dat de besluiten die we hebben genomen nogal traag worden uitgevoerd. Technische mogelijkheden van banken worden meestal als belangrijkste reden hiervoor genoemd, omdat de oplossingen hiervoor voornamelijk technisch van aard zijn, maar ik wil erop wijzen dat de technische modernisering van banken in het belang van de banksector en de banken zelf is, en dat ze op deze manier hun markt en betaalsystemen kunnen moderniseren en hun winsten kunnen vergroten. Het is daarom zeer belangrijk dat de lidstaten de ééngemaakte eurobetalingsruimte met meer vastberadenheid invoeren.
Paul Rübig
(EN) Mijnheer de Voorzitter, geachte dames en heren, we weten dat de ééngemaakte eurobetalingsruimte (SEPA) met name voor de kleine en middelgrote ondernemingen een reële uitdaging vormt. De laatste tijd werken zij zeer intensief met de kredietkaartensystemen, en de prijzen en kosten die door deze systemen worden gegenereerd, zijn zeer verschillend. Ik denk dat er ook op dit gebied niet voldoende transparantie is.
Juist in een crisis moeten we het bedrijfsleven op een passende manier ondersteunen. Het moet mogelijk zijn door kostenverlagingen de kredietwaardigheid van de bedrijven te verhogen, omdat ze dan natuurlijk ook weer aan kredieten kunnen komen. Ik ben van mening dat de SEPA hier een goed instrument zou zijn. Het moet zo snel mogelijk worden ingezet om ervoor te zorgen dat niet alleen kleine en middelgrote ondernemingen tegen lage kosten en efficiënt kunnen werken, maar dat dit ook voor de transacties tussen de kleine en grote ondernemingen geldt.
Androulla Vassiliou
lid van de Commissie. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, ik zou graag de Commissie economische en monetaire zaken en haar voorzitter, mevrouw Berès, willen bedanken voor dit debat. De Commissie is blij met de steun van het Parlement voor SEPA, dat niet alleen een zelfreguleringsinitiatief is, maar ook een groot publiek beleidsinitiatief dat de economische en monetaire unie alsook de Lissabonagenda versterkt. Het Parlement en de Commissie denken duidelijk hetzelfde over de SEPA en over zijn doel.
Ik wil echter graag aan drie belangrijke punten herinneren. Ten eerste, zoals eerder gezegd, is de Commissie erg actief geweest in het vooruithelpen van het SEPA-migratieproces, vooral door druk uit te oefenen op publieke autoriteiten om de SEPA vroegtijdig aan te nemen. We zullen onze inspanningen als SEPA-katalysator blijven voortzetten.
Ten tweede, ook al vinden we een einddatum voor de SEPA net zo belangrijk als het Parlement, geloven we niet dat de tijd rijp is om definitief een einddatum vast te leggen. We hebben een proces in gang gezet en zijn ervan overtuigd dat er veel werk verzet moet worden voordat er een dergelijke toezegging gedaan kan worden.
Ten derde kan ik bevestigen dat de Commissie richtsnoeren zal uitvaardigen over de verenigbaarheid van multilaterale interbancaire vergoedingen met de mededingingsregels. We weten dat er niet veel tijd meer is voor de inwerkingtreding van het SEPA-instrument voor automatisch incasso en dat onze richtsnoeren daarom voor november 2009 beschikbaar zouden moeten zijn. Laat één punt echter duidelijk zijn: die richtsnoeren kunnen alleen worden vastgesteld als de sector ons eerst voorziet van concrete ideeën voor mogelijke bedrijfsmodellen.
De Voorzitter
Tot besluit van het debat is er een ontwerpresolutie ingediend, overeenkomstig artikel 108, lid 5, van het Reglement .
Het debat is gesloten.
De stemming vindt morgen, 12 maart 2009, plaats.
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Paaiškinimai dėl balsavimo
Raštu pateikti paaiškinimai dėl balsavimo
Jean-Pierre Audy
Balsavau už Europos Parlamento rezoliuciją dėl Algirdo Šemetos paskyrimo Europos Komisijos nariu patvirtinimo. Tačiau abejoju dėl šio sprendimo teisinių aspektų. Remiantis Europos Bendrijų steigimo sutarties 215 straipsnio 3 dalimi, kurioje yra nustatytos taisyklės tuo atveju, kai Komisijos narys atsistatydina, pakeičiantį Komisijos narį skiria Taryba kvalifikuota balsų dauguma. Manau, kad šiuo konkrečiu atveju Europos Parlamentas neturi jokių įgaliojimų ir jo Darbo tvarkos taisyklių XVII priedo 2 dalies 2 punktas, kuriame nustatomos slapto balsavimo sąlygos, neatitinka Sutarties. Europos Parlamentui ši Darbo tvarkos taisyklių sąlyga, žinoma, yra privaloma, tačiau ji nėra privaloma tinkamai paskirtam Komisijos nariui. EB sutarties 214 straipsnio 2 dalis, kuri yra keistai įvardijama kaip rezoliucijos teisinis pagrindas, yra susijusi ne su Komisijos nario skyrimu atsistatydinimo atveju, bet su balsavimu patvirtinant visą Komisiją. Taip pat keista matyti, kad ši rezoliucija yra priimta remiantis Darbo tvarkos taisyklių 106 straipsnio 4 dalimi, kuri yra susijusi su visos Komisijos išrinkimu, o ne Komisijos nario pakeitimu.
Rareş-Lucian Niculescu
Balsavau už A. Šemetą, kurį norėčiau pasveikinti su suteiktu paskyrimu, ir jam linkiu visokeriopos sėkmės. Tačiau galiu tik pareikšti susirūpinimą - dar kartą, nes tai jau padariau Žemės ūkio ir kaimo plėtros komitete - dėl jo pateikto pasiūlymo, kad dalį lėšų, reikalingų Europos ekonomikos atkūrimo plano finansavimui, reikėtų gauti mažinant tiesioginės paramos žemės ūkio sektoriui skirtas lėšas. Tikiuosi, kad tai buvo tiesiog nesusipratimas ir kad tokia priemonė, kuriai būtų neįmanoma pritarti, nebus įgyvendinta.
Jean-Pierre Audy
Balsavau už Europos Parlamento rezoliuciją dėl Paweło Sameckio paskyrimo Europos Komisijos nariu patvirtinimo. Tačiau abejoju dėl šio sprendimo teisinių aspektų. Remiantis Europos Bendrijų steigimo sutarties 215 straipsnio 3 dalimi, kurioje yra nustatytos taisyklės tuo atveju, kai Komisijos narys atsistatydina, pakeičiantį Komisijos narį skiria Taryba kvalifikuota balsų dauguma. Manau, kad šiuo konkrečiu atveju Europos Parlamentas neturi jokių įgaliojimų ir jo Darbo tvarkos taisyklių XVII priedo 2 dalies 2 punktas, kuriame nustatomos slapto balsavimo sąlygos, neatitinka Sutarties. Europos Parlamentui ši Darbo tvarkos taisyklių sąlyga, žinoma, yra privaloma, tačiau ji nėra privaloma tinkamai paskirtam Komisijos nariui. EB sutarties 214 straipsnio 2 dalis, kuri yra keistai įvardijama kaip rezoliucijos teisinis pagrindas, yra susijusi ne su Komisijos nario skyrimu atsistatydinimo atveju, bet su balsavimu patvirtinant visą Komisiją. Taip pat keista matyti, kad ši rezoliucija yra priimta remiantis Darbo tvarkos taisyklių 106 straipsnio 4 dalimi, kuri yra susijusi su visos Komisijos išrinkimu, o ne Komisijos nario pakeitimu.
Jean-Pierre Audy
Balsavau už Europos Parlamento rezoliuciją dėl Karelo De Guchto paskyrimo Europos Komisijos nariu patvirtinimo. Tačiau abejoju dėl šio sprendimo teisinių aspektų. Remiantis Europos Bendrijų steigimo sutarties 215 straipsnio 3 dalimi, kurioje yra nustatytos taisyklės tuo atveju, kai Komisijos narys atsistatydina, pakeičiantį Komisijos narį skiria Taryba kvalifikuota balsų dauguma. Manau, kad šiuo konkrečiu atveju Europos Parlamentas neturi jokių įgaliojimų ir jo Darbo tvarkos taisyklių XVII priedo 2 dalies 2 punktas, kuriame nustatomos slapto balsavimo sąlygos, neatitinka Sutarties. Europos Parlamentui ši Darbo tvarkos taisyklių sąlyga, žinoma, yra privaloma, tačiau ji nėra privaloma tinkamai paskirtam Komisijos nariui. EB sutarties 214 straipsnio 2 dalis, kuri yra keistai įvardijama kaip rezoliucijos teisinis pagrindas, yra susijusi ne su Komisijos nario skyrimu atsistatydinimo atveju, bet su balsavimu patvirtinant visą Komisiją. Taip pat keista matyti, kad ši rezoliucija yra priimta remiantis Darbo tvarkos taisyklių 106 straipsnio 4 dalimi, kuri yra susijusi su visos Komisijos išrinkimu, o ne Komisijos nario pakeitimu
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MEDIA Mundus: audiovisual cooperation programme with professionals from third countries (debate)
President
The first item is the report by Mrs Hieronymi, on behalf of the Committee on Culture and Education, on the proposal for a decision of the European Parliament and of the Council establishing an audiovisual cooperation programme with professionals from third countries MEDIA Mundus - C6-0011/2009 -.
Ruth Hieronymi
Mr President, Commissioner, ladies and gentlemen, it gives me particular pleasure that we have succeeded in drawing up and adopting a new support programme for European films for the culture and economy of the European Union and worldwide within a short space of time - just six months - and before the end of this legislative period.
This was only possible because there has been exceptionally good cooperation, for which I would like to express my warmest thanks. Thank you very much, Commissioner. The Commission's proposal on the establishment of the MEDIA Mundus programme was an excellent one. There was excellent cooperation with the Czech Presidency and cooperation in the Committee on Culture and Education was best of all. Only as a result of this was it possible to achieve this goal in such a short time.
The promotion of European films through the MEDIA programme has been very successful in the European Union for some 15 years. Ninety per cent of all European films shown outside their country of origin are promoted by the MEDIA programme. So far, however, the programme has only promoted projects within Europe, and this promotion programme is no longer adequate at a time of globalisation of the markets and new technologies.
There are new opportunities, but also new challenges. The MEDIA Mundus programme we are discussing today is a fantastic response. It is a response to the opportunities offered to the European film industry by new markets outside Europe. It is also a response to the need and the opportunities to use the promotion of films and films themselves to support and drive forward intercultural dialogue.
That is why I should like to express my thanks that the pilot MEDIA Mundus projects were launched. EUR 7 million were made available. It became clear that there was huge demand. Training, marketing and distribution in global networks were supported by the pilot projects and, in particular, the emerging audiovisual markets of the world - India, Brazil, South Korea, Canada - have submitted outstanding projects.
In this regard, with the vote of the Committee on Culture and Education we gladly vote in favour of the proposal. I should like to ask the entire Parliament for a 'yes' vote to support this programme for the coming years with an appropriate amount of funding to achieve the objective of supporting the promotion of European films as global ambassadors for our cultural values.
This is my last speech in the European Parliament. I feel very lucky to have been able to complete the programme with your support and should like to pass on my own message. Where future work is concerned, please remember that cultural goods in Europe should not be simply economic goods but must remain both cultural and economic goods.
I should especially like to thank all my colleagues on the Committee on Culture and Education, in the secretariats, and you, Commissioner, and your Director General at the helm, Gregory Paulger, for ten years of excellent cooperation in the audiovisual field. Many thanks.
Viviane Reding
Member of the Commission. - Mr President, I could not agree more with what Ms Hieronymi has said, and those 10 years of working together with her and with other Members of the Committee on Culture and Education were very efficient and, from a personal point of view, very enriching. So, thanks to you all, from whatever parties, who have really been working for culture to become important and culture to be able to speak to the people.
I am very glad that Parliament made some proposals on the report, which are clarifications and simplifications, so they improved the proposal which I had put on the table.
As you know, the preparatory action MEDIA International has been the basis in order to develop MEDIA Mundus and, in this context, I am also grateful to Parliament for giving me EUR 2 million in 2008 and EUR 5 million in 2009 to finance preparatory action.
MEDIA Mundus will start in 2011 and will follow on from MEDIA International. It aims at strengthening cultural and commercial relations between European film industry professionals and those from all over the world. The concept of MEDIA Mundus is new, ambitious and innovative, because it promotes cooperation between professionals, which is not done normally by European programmes, and, unlike existing programmes, it is also based on mutual benefit, not only for our film-makers but also for film-makers from third countries, in different fields. The first one is training, including trainees and trainers from European and third countries. It will improve access to third-country markets and build trust and long-term commercial relationships: this is normal. When you have been sitting together at school, training for the film industry, with somebody from Asia, somebody from Africa or from the Americas, it is clear that, later on in your professional life, you have an impetus to work together.
That is also why we support the organisation of forums for international co-productions. We train them together, and then we expect those professionals start to work together. So we need the forums for international co-productions.
Then we have to improve the distribution, circulation and visibility of European audiovisual arts in third countries. That is always a win-win situation for people from third countries within Europe. Here is a very good example of a Europe which is not a fortress Europe but an open Europe, a Europe which gives, which takes, which shares.
We have to improve public demand for culturally diverse audiovisual content, which will be very important, so we have to get the youth, the young public most of all, to see European films.
I am very confident that MEDIA Mundus will increase consumer choice, so that people will have the possibility to watch European films. It will bring cultural diversity to European markets by getting more quality films from smaller markets outside Europe into Europe, and it will give a chance to European films on the international market. So it will create new business opportunities for professionals from Europe and around the globe. This is, of course, a very important economic contribution. It is a question of competitiveness, but it is most of all a question of cultural diversity - our cultural diversity - which is our most precious good, and the cultural diversity of those who live in other continents, which is their most special good. To share those is a wonderful chance, which will be built up by MEDIA Mundus.
Doris Pack
Mr President, Commissioner, Mrs Hieronymi, the MEDIA Mundus programme is a project based on an idea originating in our Committee, the Committee on Culture and Education. That is where it saw the light of day, so to speak. Above all, we gave it our strong backing and it of course bears the hallmark not only of the commissioner but also of Mrs Hieronymi, whom all of us on the Committee on Culture and Education were glad to support.
We have learned a great deal from the Erasmus Mundus project, which opened the door for our students wishing to go to third countries and vice versa. In the context of globalisation, this is actually necessary, and MEDIA Mundus goes in the same direction with regard to film-makers. It is a wonderful example of how one can organise an intercultural dialogue in this field, which has a commercial aspect of course, but which is also, and above all, a cultural dialogue.
MEDIA Mundus will also support and implement the UNESCO Convention promoting cultural diversity in Europe and across the globe, establishing dialogue and striking a balance between economic and economical interests.
With MEDIA Mundus we of course strengthen the mobility of our films, film-makers and students and, in the end, what Wim Wenders keeps reminding us to do happens, namely we give Europe a new face, we turn the European dream into reality. The American dream has been conveyed to us through films for decades, and this is still the case today. If we eventually go so far as to bring the European dream to the world in cooperation with third countries, through images, we will have done much more to stabilise the European Union than we could have done in many other ways.
If we work together in today's globalised world, we will be able to drive the Americans back on the world market to some extent and portray our dream a little better. I am sure we will be supported by third countries, perhaps South Korea or countries of South America, which we in fact want to help by making their small-scale productions become more visible on the European market.
All in all, this is a project that helps all sides. It helps the third countries and the European film industry. It was high time this happened. MEDIA Mundus is, in my view, the appropriate response to global technical and socio-economic challenges. I should like to end by saying: 'What helps our diversity will strengthen our identity'.
Christa Prets
Mr President, Commissioner, Mrs Hieronymi, I should like to extend my sincere congratulations on this report. All of us on the Committee on Culture and Education can be pleased and proud of what we have accomplished in such a short time. We have demonstrated that we can work flexibly and that we are not bound by procedure but pay due regard to the concerns of those who work in the film industry and who are urgently waiting for this policy to be successfully concluded. We have speeded up our work and we will still be able to work after the policy has been adopted and the resolution has been passed. We have not insisted on a reading. Those who constantly criticise our work and malign the positive things we have done should bear this in mind.
I am pleased that, in the year of creativity and innovation, we are helping the creative to be more innovative and enabling them to further their training and become more globally integrated. In the digital world, everything changes day by day, technology is different and there are new resources and new challenges. It is therefore necessary to create another network. This needs the financial support we are giving. If we want to further the growth of our European film industry and promote the idea of Europe, we not only need better quality, which is already very good but could be even better, but we must also give our creative artists financial assistance.
With the economic crisis on everyone's lips, creating new jobs in the film industry, enabling innovation, improving information sharing, research and market research is a contribution to creating jobs. There is huge potential here for enriching the job market.
As far as cross-border cooperation and dissemination in third countries are concerned, I should like to give an example. For me, Slumdog Millionaire is an example of success. This film, which went around the world, was supported by the MEDIA Mundus programme to the tune of EUR 830 000 and became a global success; it made us more aware of an emergency situation in a particular country. However it also showed what it means when we cooperate on a cross-border basis. That is why I think this programme is an excellent programme and I am pleased that we completed it without any problems in such a short time.
I should especially like to thank Mrs Hieronymi and wish her all the best. She has been an excellent colleague and media expert. Thank you, Mrs Hieronymi, and all the best.
Zdzisław Zbigniew Podkański
Mr President, the objective of the MEDIA 2007 programme was to preserve European identity, diversity and cultural heritage, to improve the circulation of European audiovisual works and to increase the competitiveness of the European audiovisual sector. The MEDIA Mundus programme goes further and hopes that mutual benefits will come from the promotion and opening up of audiovisual markets in both the European Union and in third countries. This is, of course, a good concept.
This subject, however, leads us to reflect on something else. I am thinking about Europe's cultural influence in the world - that influence seems to be getting smaller, and this worries me greatly. I notice, too, that our continent does not participate in intercultural dialogue as an equal partner. The Christian traditions which shaped Europe are generally being questioned today, and it seems that Europe does not have another conception of its own identity. Therefore it is no surprise that it is losing. Europe's small share in the worldwide circulation of audiovisual works is a significant example of this.
We may lament the fact that, along with its diminishing economic significance, Europe's role will be still smaller. However, we do not have to rend our garments. Initiatives like the programme we are discussing are a small but necessary step. Furthermore, the next five years of the European Parliament lie before us, and we hope that the MEPs of the next term will make Europe's voice more audible.
The last sitting, the last speech - I would like to express my sincere thanks to all my fellow Members for their cooperation, and in particular the members of the Committee on Culture and Education, with whom I worked on a daily basis. I congratulate Mrs Hieronymi on her report. Thank you, all of you.
Helga Trüpel
Mr President, Commissioner, ladies and gentlemen, indeed, our culture and media policy is about giving Europe a soul.
It has been quite rightly established, by Commission President Barroso amongst others, that people will not fall in love with the internal market - as important as it is - but want to see and enjoy cultural diversity, the cultural heritage of Europe. They also want cultural diversity to be the ambassador of Europe in the world.
Mrs Pack was quite right when she said, using a sentence of Wim Wenders, that we need European images to tell European stories, to express the diversity of European history and of European sensibilities. What was the tragedy of European history, and what are the great hopes of a peaceful and better future? That is the basic cultural understanding of the European Union, which we not only want to cultivate internally but also need to convey to the outside world. That is why European culture policy, and film policy in particular, is always an ambassador for European identity. That is why I am pleased that we have succeeded in getting this programme off the ground.
I should like to say from the outset that, in the next parliamentary term, this programme must be extended, invigorated and injected with more finances, so that the MEDIA Mundus programme can really fulfil its role of making it clear, in international cooperation, what European values are and what European cultural diversity is. There must also be co-productions, collaboration, training in the best sense of the word, a win-win situation which enriches both sides. In this age of globalisation and digitalisation it will be the trademark of European policy on culture.
Today, I should also like to take this opportunity to thank Mrs Hieronymi for her very good cooperation and for succeeding in making it clear in this House that, while culture has an economic side, it is always more than just a commodity. It is really about identity, diversity, cultural confrontation - in the best sense of the word. Because that is what moves people in their hearts and minds. Placing more trust in Europe than hitherto must be our obligation for the future. For that reason, Mrs Hieronymi, I extend my sincerest thanks for your good cooperation and wish you all the best for the future.
(Applause)
Věra Flasarová
Mr President, Commissioner, ladies and gentlemen, I thank Mrs Hieronymi for her excellent work and wish her many more years of success. The development of the international audiovisual environment deserves our attention because this is an interesting field of activity and it opens up a large space for cooperation within the European Union and also with other countries in the world. A further deepening of this cooperation, including the EUR 15 million budget for MEDIA 2011-2013, will broaden the choice for consumers and will bring more culturally diverse products into the European and international market. At the same time it will aid mutual understanding between peoples with different cultural traditions. Other very valuable aspects of these EU projects include the ongoing training courses for professionals in the audiovisual field, the varied promotional activities focusing on cinema, and the opportunities for increased circulation of films. It is also obvious that the audiovisual field is primarily the domain of the younger generation, who use television and devices operating via Internet protocols and multichannel digital television as one of their basic sources of information, together with other Internet technologies. The support of these systems through the EU project may therefore help to improve the quality of service for these users.
In this context I would, however, like to emphasise something else which I consider to be of key importance. All the Internet media represent an unrestricted alternative to traditional means of communication. Unfortunately, even in democratic societies, these traditional means of communication often fail because of commercial interests or because their management belongs to a particular political milieu and indirectly obliges employees to practice self-censorship. Because of this, much information reaches its audience in distorted or selective form. In contrast, the huge spread of the Internet, and the films and information which it disseminates, offers a genuinely independent, pluralistic media environment free of monopolies and cartels. We therefore need to support all projects which strengthen this alternative to the mainstream media world, and I am glad the Czech Presidency has contributed towards the successful accomplishment of the MEDIA Mundus project.
Ljudmila Novak
(SL) With the MEDIA Mundus programme, we are on the right path to promoting European film and European knowledge more effectively. Film is a medium which enables us to record, preserve, portray and sell Europe's cultural diversity. However, given the rapid pace of development of modern technologies, we also need continuous education and training. It would be a pity if some third countries or less-developed continents were to stop making films depicting their people's lives, interesting stories about them, and, of course, their own natural and cultural heritage and history, just because they lag behind in development and lack knowledge.
Because of the dominance of US film, which commands a huge market, European film has a tougher job competing in the world market, despite the fact that it has far more qualities than many a US tear-jerker or blockbuster. This is why MEDIA Mundus is a good platform for forging contacts with film-makers and distributors in third countries and for exchanging film-related knowledge and information. By the same token, in this field, the European Union fulfils the function of bringing different continents together and uniting film-goers from various countries, as well.
We will be gaining a new, successful programme, but losing our rapporteur and an expert in this field. I should like to pay my personal compliments to you, Mrs Hieronymi, for all the work you have done, for the breadth of your vision and for your cooperation. When I entered Parliament as a new member five years ago, Mrs Hieronymi was the first person I turned to for advice and information, and she was always prepared to offer help and understanding. So, once again, allow me to express my heartfelt thanks to you and wish you happiness in your family life, and in your professional life, because I know that you will not be putting your feet up in the future.
Some of you know that you will be coming back. I would like to come back, too, but I do not know whether or not that will happen. Allow me, therefore, to express my thanks, here and now, to all the members of the Committee, the Bureau and Parliament for giving me the opportunity to work on the Committee on Culture and Education. It has been enjoyable and pleasant working for you. Regardless of our political affiliations, we have worked to benefit culture, education, young people and sportsmen and -women. Furthermore, despite the fact that I come from a small country, my ideas have been taken up by the Committee and were later also confirmed by Parliament. Thank you for your cooperation.
Mikel Irujo Amezaga
(ES) Mr President, the Universal Declaration of UNESCO on Cultural Diversity recommends that, among other things, we promote the making of high-quality audiovisual productions, particularly fostering the creation of cooperation mechanisms allowing us to distribute those productions; the European Commission has clearly borne this statement in mind when drawing up this initiative.
It goes without saying that MEDIA Mundus will take advantage of the growing interest and opportunities created by worldwide cooperation in the audiovisual industry and will widen the range of possibilities for consumers, bringing products that are more culturally diverse to European and international markets and creating new commercial opportunities for audiovisual professionals in Europe and around the world.
It is my conviction, and we should be in no doubt, that the Commission is capable of managing the budget so that this has the greatest impact possible and does not fade away into separate projects. As a prestigious professor said, the MEDIA Mundus programme for audiovisual cooperation with third countries is proof that the international audiovisual landscape has changed considerably, particularly in technological terms. This initiative aims to develop opportunities for cooperation in the audiovisual market, boosting research and training as well as financing coproduction projects in order to boost cooperation between audiovisual professionals.
I also wish to finish by expressing my gratitude. It has been a pleasure working with all my colleagues in the Committee on Culture and Education for these past two years. Thank you, see you soon.
Elisabeth Morin
(FR) Mr President, first of all I should like to offer my sincere thanks to Mrs Hieronymi and to the Committee on Culture and Education. The worldwide development of the European film industry is made possible thanks to this new MEDIA Mundus programme.
In fact, this programme is rooted in a policy. It was created under the MEDIA International action which, since 2007, has focused on the development of the European Union's relations with the audiovisual markets of third countries. The aim of this action was to meet the immediate needs of third countries and to improve the overall effectiveness of MEDIA 2007. It was important to address the new problems and challenges resulting from the globalisation of markets, which affects the European audiovisual sector.
This preparatory action thus paved the way for a European Union programme of extended aid promoting global cooperation in the audiovisual industry. Then, very quickly, the European Commission - which I congratulate - adopted a proposal to establish the MEDIA Mundus programme. With a budget of EUR 15 million for the period 2011-2013, the programme will offer new possibilities for international cooperation and networking - and this concept of networking is extremely important - among audiovisual professionals from the European Union and from third countries. Audiovisual media are very popular among young people. They make a huge contribution to the promotion of cultural dialogue, and the task, here too, is to establish new global balances in this sector between the United States and between other continents, which are major producers, and Europe, which has its rightful place.
The programme is open to partnership-based projects involving a minimum of three partners, with each partnership being coordinated by a professional from the European Union. Developing information sharing, training and a sound knowledge of markets, improving the competitiveness and transnational distribution of audiovisual works worldwide, improving the circulation and exposure of audiovisual works worldwide, and increasing public demand for cultural diversity - all of this is covered in this programme.
We support the European Commission's proposal, as it means that this consensual programme that we have arrived at can be implemented. I am full of hope for this text; I endorse it because it is in keeping with my firmly held beliefs about respect, about intercultural dialogue, and about providing support for creative work, for training and for the audiovisual industry, and I should like to offer my sincere thanks to Mrs Hieronymi. I know that, in the next parliamentary term, we will owe it to her to continue to work along these lines.
Manolis Mavrommatis
(EL) Mr President, Commissioner, ladies and gentlemen, the Commission proposal on the MEDIA Mundus programme is welcomed by everyone who wants to see the European audiovisual sector grow, become stronger and more competitive and export to the rest of the world. The European audiovisual industry has developed and improved considerably over recent years and its international profile has changed over the last 20 years, especially as a result of technological progress. This has resulted in intense economic development and investment and, as a result, an increased demand for audiovisual material on certain markets. Unfortunately, however, there are obstacles which affect the marketing of European works abroad, including inadequate funding for European audiovisual companies.
Community support for the audiovisual sector takes account of the fact that the European Union and its Member States promote cooperation with third countries and the competent international organisations in the cultural sector, because it underlines the importance of respect for different cultural dimensions, so as to promote diversity and, finally, because the distribution sector determines the diversity of audiovisual works and consumer choices. There are still few European audiovisual works available on the international market, while audiovisual works from third countries, excluding US works, face similar problems of limited availability on the European markets. European distributors are basically small companies with limited means of obtaining access to international markets. Consequently, the new programme makes funds available so that measures can be taken to improve the distribution, marketing and promotion of European audiovisual works in third countries and, by extension, of third countries in Europe.
Finally, I should like to congratulate Mrs Hieronymi on yet another exceptional piece of work and to wish her well in her personal life and in her future role, following her exceptional presence in the European Parliament. I should also like to take this opportunity to thank Commissioner Reding and all the members of the Committee on Culture and Education for the excellent cooperation which we have enjoyed during this five-year term.
Iosif Matula
(RO) The field of culture definitely contributes to achieving economic objectives, taking into account that there are roughly 5.8 million people employed in it. However, it also contributes to achieving social objectives through the promotion of the European Union's values throughout the world, not to mention extending consumers' opportunities for choice, and through boosting the audiovisual industry's competitiveness in the EU.
The programme in question is also relevant because it takes into account the impact of technological developments in the field, all the more so as an ever-increasing demand for audiovisual content has actually been generated. I welcome a coherent programme for promoting European audiovisual works worldwide, given the fragmentation of the market at European level, compared to the audiovisual industry in the United States, for instance.
Last but not least, I firmly believe that better use will be made of the added value generated by the film industry in Member States. I can give you the example of the film industry in my country, Romania, which has proved itself up until now through the major prizes won at European and global level.
I congratulate the rapporteur and wish her every success in her life after the European Parliament.
Margarita Starkevičiūt
(LT) Ladies and gentleman, I have been working in the Committee on Economic and Monetary Affairs for five years. However, based on the experience of my own country, Lithuania, I must emphasise the importance of the programmes you are debating for a country's economy, not to mention the culture of a small country.
A few years ago our film industry was in the doldrums. It was cooperation with third countries which helped get it back on its feet again. During that period Lithuania's film industry grew stronger, established an economic base and now makes a significant contribution to job creation. At the same time, this has created the right environment for the emergence of talented directors and today Lithuania's film directors are receiving international awards, and are well known throughout Europe and the world.
Therefore, I would like to stress that the European Union should pay more attention to the implementation of such programmes, as they help countries and cultures flourish.
Erna Hennicot-Schoepges
(FR) Mr President, I should like to start by paying tribute to the rapporteur, Mrs Hieronymi, who has guided the Committee on Culture and Education using all of her expertise in this specific field. Thank you, Mrs Hieronymi, for all that you have done.
Commissioner, you have succeeded once again in completing this project; it is an important project, but it must be weighed against the importance given to it, and it certainly does not match your ambitions in terms of financing. Provision will therefore have to be made, for the next financial perspective, to increase the resources for this programme. These people, who travel, must be granted every available possibility and freedom, and it is in this connection that we still too often run into unresolved problems concerning visas, social security and artistic status. Much still remains to be done to make artists truly mobile.
For the rest, I believe that film is the best vehicle for cultural diversity. We should therefore support this sector, which is still in its infancy. Perhaps the existing idea of a guarantee fund could be the way to shore up the finances, which fall slightly short of our ambitions.
Ewa Tomaszewska
(PL) Mr President, films from third countries are fairly often distributed in Poland. They are rarely of high quality, and meanwhile it is much more difficult for our European films to reach third country markets and viewers. In the meantime it is extremely important to support the spread of our culture. It is essential to promote European films in other countries. It is essential to ensure a better position for these films in third-country markets. In addition, strengthening the film industry will also ensure that the films produced are of higher quality. That will also be a significant value.
I think that an important factor here is the synergy effect achieved thanks to mobility and cooperation with third countries. Strengthening the protection of intellectual property is a significant matter raised by the programme, and also in connection with support for implementation of the UNESCO convention.
I would like to say a huge thank-you to Mrs Hieronymi for her work on this programme and for the fact that she managed to finish before the end of this term of office. It was work that we did together, but her contribution was the greatest. I would like to thank very sincerely all the members of the Committee on Culture and Education with whom I worked during this term.
Viviane Reding
Member of the Commission. - Mr President, thank you to all those who have contributed to making our cultural diversity, not only in Europe, but also transcending borders. I would like, at the end of this speech, to give you some concrete examples of how this can work and how it has already worked.
We have developed 11 training partnerships with Latin America, India, Canada, Turkey, Ukraine, Moldova and Georgia covering films, TV shows, animation, documentaries. For example, a cartoon connection between the EU and Latin America and Canada for training and developing a cartoon specialist. For instance Prime Exchange, a workshop for authors and producers from India and Europe, to understand better the financing and the marketing elements of films. And the promotion on the distribution has been done, for instance, by the European Producers Club, which organised co-producing workshops in China and in India.
Dolma organised a documentary month in Chile, the Paris Project made co-produced productions between Japan and South Korea and Europe, and EuropaCinema has included a network of 230 European cinemas and 148 cinemas in the rest of the world, in order to exchange films between them. So here we can see very concrete action. It is not about big words but about deeds, in order to help the professionals to do themselves what they can best do: that is, to make films, to show films, to make films travel. Thanks to all those who have helped this to become a reality.
Ruth Hieronymi
Mr President, I thank you for the supportive and constructive debate. I am certain that, with this impetus, the MEDIA Mundus programme, which has rightly been addressed today, will not only enjoy great success but will also be able to mobilise additional support in the coming years.
Anyone who deplores the lack of or insufficient European culture in the world, which they have every reason to do, can only welcome the MEDIA Mundus programme and vote in favour of it enthusiastically. It is an excellent example of how we can bring our cultural message to the world. That is why I would earnestly request that you convey this message to our governments with vigour. Promoting European culture collaboratively does not mean less national identity for all our countries and Member States in the European Union. Rather, it strengthens their particular national identity and brings our European culture together so that we may be a more effective ambassador in the world.
On that note, I would like to thank you all. I invite all of you who would like to discuss how we could go about this to the Members' bar.
President
The debate is closed.
The vote will take place today at 12 noon.
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11. Konzultáció Gian Paolo Gobbo képviselői mentelmi jogáról (szavazás)
- Jelentés: Wallis
- A szavazás előtt:
Bruno Gollnisch
Elnök úr, azt hiszem, a következő jelentés Wallis asszony jelentése. A képviselőcsoportom, az Identitás, Hagyomány és Szuverenitás képviselőcsoport nevében szeretnék hivatkozni az eljárási szabályzat 168. cikkére és benyújtani egy indítványt arra, hogy e jelentést utaljuk vissza a bizottsághoz.
Elnök úr, ez az indítvány az eljárási szabályzat 168. cikkén alapul. Wallis asszony jelentését olvasva nagyon világos, hogy az előadó és talán a bizottság is összekeveri az Európai Közösségek kiváltságairól és mentességeiről szóló jegyzőkönyv 9. és 10. cikkét.
A jelentés azt állítja, hogy Gobbo úr magaviselete nem felelt meg a 9. cikknek, a 9. cikk azonban a képviselők hivatali feladataik ellátása közben, tehát e teremben elhangzott szavaira és cselekedeteire vonatkozik. Ennek következtében nem a jegyzőkönyv 9. cikkét kellett volna vizsgálni, hanem a 10. cikket, amely a képviselők egyéb cselekedeteire vonatkozik. Amit vizsgálni kellett, az volt, hogy vajon Gobbo úr cselekedetei - melyeket, hozzá kell tennem, politikai szinten nem támogatok - a politika területéhez tartoznak-e.
A szóban forgó tettek nyilvánvalóan a politika területére esnek. Gobbo úr számos tettet követett el annak nevében, amit ő "Padaniának” nevez. Ezek természetesen politikai cselekedetek, és a mentességre vonatkozó hagyományos esetjog ismeretében kétségtelen, hogy bármely politikai irányzathoz tartozó képviselő mentelmi jogát megerősítenék, ahogy az meg is történt az olasz parlamentben, amely megerősítette azon olaszországi képviselők mentelmi jogát, akik ugyanazt tették, mint Gobbo úr.
Ennek folytán amennyiben Wallis asszony jelentése jelenlegi formájában elfogadásra kerül, azt kockáztatjuk meg, hogy különbséget teszünk, egyfajta diszkriminációt alkalmazunk a nemzeti és az európai mentelmi jog között, ami ellentétes lenne a jegyzőkönyvvel, amely pontosan a nemzeti mentelmi jogra vonatkozik. Ezért gondolom, hogy a jelentést vissza kell utalni a bizottsághoz.
Francesco Enrico Speroni
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Én is támogatom, hogy a kérdést utaljuk vissza a bizottsághoz újabb megvitatásra, bár az én indokaim talán valamelyest különbözőek.
Valójában az eljárási szabályzat 5., 6. és 7. cikke, valamint a jegyzőkönyv 9. és 10. cikke alapján a Parlament egyértelműen nem illetékes a Gobbo úr ellen felhozott tények megítélésére, egészen egyszerűen azért, mert az események megtörténtekor Gian Paolo Gobbo nem volt európai parlamenti képviselő.
A jegyzőkönyv 9. cikke, amely az európai parlamenti képviselők szólásszabadságát védi, azokra vonatkozik, akik e Parlamentben képviselőként dolgoztak, amikor bizonyos kifejezéseket használtak vagy azokkal azonosítható cselekedeteket hajtottak végre. Mivel a szóban forgó események megtörténtekor Gobbo úr nem volt európai parlamenti képviselő, úgy vélem, hogy a legmegfelelőbb megoldás az lenne, ha a Parlament nem foglalna állást az ügyben, mivel Gobbo úr akkoriban nem volt képviselőtársunk.
Diana Wallis
előadó. - Elnök úr, mint e jelentés szerzője a Jogi Bizottság nevében megerősítem a Ház előtt, hogy mielőtt e jelentést ismertettük a plenáris ülésen, teljes vitát folytattunk róla a bizottságban. A bizottság meghallgatta Gobbo urat is, és a jelentést egyértelmű többség támogatta.
Sajnálatos, hogy Gollnisch úr nem vetette fel korábban az általa említett kérdéseket, de nyugodt a lelkiismeretem és tökéletesen biztos vagyok benne, hogy a bizottság az összes tény és jogszabály teljes ismeretében fogadta el álláspontját. Nem látok okot rá, hogy a jelentést visszautaljuk a bizottsághoz.
(A Parlament elutasítja az arra irányuló kérvényt, hogy a kérdést utalják vissza a bizottsághoz)
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Vartojimo kreditai (diskusija)
Pirmininkas
Kitas darbotvarkės punktas - antrajam svarstymui pateiktas Vidaus rinkos ir vartotojų apsaugos komiteto vardu parengtas pranešėjo Kurt Lechner pranešimas dėl Tarybos bendrosios pozicijos siekiant priimti Europos Parlamento ir Tarybos direktyvą dėl vartojimo kredito sutarčių ir panaikinančią Tarybos direktyvą 87/102/EEB (9948/2/2007 - C6 - 0315/2007 -.
Kurt Lechner
pranešėjas. - (DE) Gerbiamas Pirmininke, Komisijos nare ponia Kuneva, ponios ir ponai, gauti kreditą yra kas kita nei pirkti prekes. Šis sandoris yra daug sudėtingesnis teisiniu požiūriu, o nusistovėjusi nacionalinfinansavimo tvarka ir teisinės tradicijos turi daug didesnę reikšmę. Todėl ir visuomenės pasitikėjimas dažnai yra lemiamas su vartojimo kreditais susijusiais klausimais. Atsižvelgiant į tai, vartojimo kreditus reglamentuojančių teisės aktų derinimas turi ribas ir turi būti atliktas atsargiai ir laipsniškai.
Kadangi vartotojas yra silpnesnioji sutarties šalis, jam neabejotinai reikia teisinės apsaugos, tačiau kartu šioje srityje, kaip ir įsipareigojimų teisėje apskritai, turi būti vadovaujamasi tokiais pagrindiniais principais kaip laisvsudaryti sutartis ir asmeninsuaugusių žmonių atsakomybė, o ne nurodinėjimas ir tėviškas rūpinimasis. Nacionalinės teisės aktų leidėjai turi turėti pakankamą veiksmų laisvę, kad galėtų savo šalyse lanksčiai garantuoti vartotojų apsaugą ir operatyviai spręsti bet kokias naujai atsiradusias problemas vartotojų apsaugos srityje. Vien tik teisinių nuostatų komplektas neužtikrins praktiškos vartotojų apsaugos. Kadangi vartojimo paskolos aktualios šimtams milijonų žmonių, labai svarbų vaidmenį būtų atlikę poveikio vertinimai. Teisės aktai turėtų būti rengiami atsižvelgiant į tipiškas situacijas, o ne išimtis.
Todėl pirmiausia norėčiau padėkoti Europos Parlamentui už tai, kad nepritarpradiniam Komisijos pasiūlymui, kuris buvo visiškai nepriimtinas, ir kad jį iš esmės ryžtingai pakeitper pirmąjį svarstymą. Antra, nuoširdžiai džiaugiuosi nauju Komisijos požiūriu, atspindėtu jos iš dalies pakeistame 2005 m. pasiūlyme, pagal kurį galiausiai bus derinami tik tam tikri esminiai elementai.
Tačiau privalau pakritikuoti Tarybos bendrąją poziciją. Užuot visą dėmesį skyrę gero ir įgyvendinamo europinio sprendimo būdo paieškai, valstybių narių atstovai įvedinėjo savas specifines taisykles, jas gynir kompromisu sukaupjų visą litaniją. Rezultatas - aibnuostatų, kurios sukuria pernelyg daug biurokratijos. Vartotojams tai nenaudinga. Jie užverčiami informacija ir tai jiems visai nepadeda. Visa tai lemia dideles papildomas išlaidas, kurios daro neproporcingai didelį poveikį mažiems kreditams.
Todėl jau nuo pat pradžios mano tikslas buvo pamėginti supaprastinti taisykles ir suteikti nacionalinės teisės aktų leidėjams daugiau veiksmų laisvės. Pasakęs visa tai norėčiau padėkoti savo garbiems kolegoms, nes Vidaus rinkos ir vartotojų apsaugos komitete buvo balsuojama ta pačia kryptimi; panašu, kad ir visi čia priimti sprendimai linksta į tą pačią pusę.
Leiskite paminėti du svarbiausius dalykus: esminius nuostatų dėl kreditų su galimybe pereikvoti sąskaitos lėšas patobulinimus ir susiaurinimą ir 16 straipsnio dėl kompensacijos už išankstinį kredito grąžinimą pakeitimą. Tačiau nepaisant šių patobulinimų, manau, kad dauguma jūsų pasirengę nueiti tik pusę kelio - neabejotinai, iš dalies dėl to, kad nėra Tarybos pritarimo ir dėl noro greičiau baigti šio teisės akto tvirtinimo procedūrą. Vis dėlto manau, kad būtina toliau tobulinti šį pasiūlymą, jei norime, kad jis visas būtų palankiai įvertintas.
Norėčiau paminėti dar du dalykus, kurie man svarbūs ir dėl kurių noriu jūsų pritarimo. Pirma, riba, nuo kurios direktyva būtų pradėta taikyti, turėtų būti padidinta iki 500 eurų. Gerai žinau, kad šios sumos vertįvairiose Europos šalyse skiriasi. Tačiau esmne ta, kad direktyva turėtų būti taikoma kai peržengiama 500 eurų riba, o ta, kad nacionalinės teisės aktų leidėjams turi būti palikta galimybtaikyti savo pačių nuostatas kad ir nuo 1 euro, o ne privalomai tik nuo 500 eurų ar didesnio kredito.
Antra, vartotojams turi būti palikta galimybatsisakyti nustatytų ikisutartinės informacijos paaiškinimų; viena iš priežasčių - šie paaiškinimai gali pakenkti vidaus rinkai. Esu įsitikinęs, kad vartotojams pakaktų iš anksto gauti sutarties kopiją ir tai patenkintų jų poreikį iki sutarties pasirašymo turėti pakankamai informacijos - tarp kitko, būtent taip buvo numatyta Komisijos pasiūlyme. Tai sumažintų kanceliarinį darbą.
Bijau, kad jei šie pakeitimai nebus padaryti, direktyva nepasieks savo tikslo - atverti vieną bendrą rinką Europos vartotojams ir pasiūlyti jiems platesnį asortimentą produktų ir variantų.
Meglena Kuneva
Komisijos narė. - Ponia pirmininke, trečiadienį šiame parlamente vyksiantis balsavimas dėl Vartojimo kredito direktyvos yra labai svarbus momentas 500 milijonus vartotojų turinčiai Europai.
Ji tiesiogiai palies daugelio žmonių gyvenimus ir yra apie du labai svarbius klausimus. Pirma, ji yra apie vartotojus, galinčius daryti išsamesne informacija paremtus pasirinkimus, kai ima kreditines paskolas: kad galėtų sumokėti už šeimos vestuves, skalbimo mašiną arba naują automobilį - buitinius daiktus.
Antra, ji yra apie vartotojus, gaunančius didesnį pasirinkimą ir konkurencingesnę rinką. Šis balsavimas taip pat yra labai svarbus įmonėms, nes sukuria vieną paprastą taisyklių sistemą, kad bankai ir kiti kreditoriai galėtų lengviau vystyti verslą tarptautiniu mastu.
Mums reikia pasinaudoti šia galimybe, kad galėtume judėti pirmyn. Akivaizdu, kad faktinpadėtis neveikia. Skaičiai kalba patys: Europoje vidutinvartojimo kredito palūkanų norma svyruoja nuo maždaug 6% Suomijoje, kuri šiuo požiūriu pigiausia valstybnarė, iki daugiau nei 12% Portugalijoje. Italijoje kreditų palūkanų normos yra apie 9,4%, o Airijoje - apie 6,8%.
Europos vartojimo kreditų rinka yra suskaldyta, padalinta į 27 "mini rinkas". Ir, 800 mlrd. eurų vertės Europos kreditų rinkoje tiesioginės tarpvalstybinės finansinės paslaugos sudaro tik mažytę dalį - 1% nuo visų nuotolinių kreditų sandorių.
Aišku, kad vidaus rinka nefunkcionuoja. Aišku, kad konkurencija ES lygmenyje nefunkcionuoja. Rezultatas yra toks, kad vartotojai neturi pasirinkimo ir konkurencingesnių pasiūlymų galimybės, o įmonės neturi patekimo į naujas rinkas galimybių.
Vartojimo kredito direktyva yra būtina, kad būtų galima pradėti plačiai naudoti vidaus rinkos potencialą ir padidinti konkurenciją bei pasirinkimą. Vartojimo kredito direktyvoje numatyti du pagrindiniai tikslai: Pateikti standartus - palyginamąją informaciją - vartotojams, kad galėtų daryti pasirinkimus informacijos pagrindu, ir pateikti įmonėms vieną standartų rinkinį, kad galėtų teikti konkurencingus kreditų pasiūlymus tarpvalstybiniu mastu.
Vartojimo kredito direktyvoje dėmesys sutelkiamas į skaidrumą ir vartotojų teises. Aš išryškinsiu tik keletą svarbių bendrų elementų, kuriuos ji sustato į savo vietas. Dėl kreditinių paskolų reklamos: Jeigu kredito reklamoje yra skaičius, bus privaloma pateikti tą patį standartinį būtinos informacijos sąrašą visoje Europos Sąjungoje.
Svarbiausia, kad pirmą kartą bendros kredito kainos metinės normos bus skaičiuojamos tuo pačiu būdu visoje Europos Sąjungoje. Didelpažanga yra tai, kad vartotojai gali matyti faktinę kredito kainą naudodamiesi vienu bendru skaičiumi.
Dėl informavimo prieš sudarant sutartį: Vartotojams suteikta informacija apie kreditų pasiūlymus bus pateikiama visoje ES vienodoje standartinėje kredito informacijos formoje, kurioje bus pateikti visi svarbiausi faktai bei skaičiai - nuo palūkanų normos iki informacijos apie mokesčius ir susijusius draudimus. Tai leis vartotojams tiesiogiai palyginti įvairius pasiūlymus, pateiktus standartiniu, palyginamu būdu.
Be to direktyvoje nustatomos dvi svarbios vartotojų teisės. Vartotojai, kadaise sudarę kredito sutartį, nenurodydami priežasties ir be jokių mokesčių, gali atsisakyti kredito sutarties. Ši teisė, nauja savybbeveik pusėje valstybių narių, bus taikoma visiems vartojimo kreditams Europos Sąjungoje.
Be to Vartojimo kredito direktyvoje patvirtinta vartotojo teispereiti pas kitą paslaugos teikėją ir tai turi būti labai stabili politikos linija - ne tik šioje srityje. Teispereiti pas kitą paslaugos teikėją kartu su teise iš anksto grąžinti kreditą bet kuriuo metu: tai nepaprastai svarbus Komisijai klausimas, kad būtų galima užtikrinti sąžiningą kompensavimą bankams ir tuo pačiu užtikrinti vartotojo teisę laisvai rinktis bei pereiti prie konkurencingesnio pasiūlymo, esančio rinkoje. Tai yra būtina, kad konkurencija klestėtų.
Aš visiškai pripažįstu, kad teisės aktų suderinimas šioje labai jautrioje srityje nėra lengvas uždavinys, bet esu įsitikinusi, kad rinkos yra sukurtos žmonėms ir turėtų būti kuriamos tarnauti žmonėms, ir manau, kad mes europiečiai dalyvaujame svarbiausią vietą rinkoje skiriančiame žmonėms versle, suteikiančiame įmonėms galimybę rinktis, suteikiančiame įmonėms galimybę konkuruoti ir priverčiančiame Europos rinką tarnauti vartotojams.
Noriu pabrėžti, kad moderniame pasaulyje kalba eina ne apie vartotojų puolimą prieš verslą, o apie sveikų rinkų, kuriose vartotojai gali rinktis ir įmonės gali konkuruoti, kūrimą.
Aš manau, kad PSE ir ALDE frakcijų pateikti pakeitimai - su kuriais Taryba sutiko - yra sąžiningas ir priimtinas kompromisas.
Mano nuomone, tai yra geriausias pasirinkimas tiek vartotojų, tiek ir finansinių paslaugų teikėjų interesais. Aš manau, kad balsavimas už šį kompromisinį dokumentų paketą yra balsavimas už konkurencingas rinkas, aiškią informaciją ir daugiau informuoto vartotojo pasirinkimą.
Tai yra labai kukli pradžia finansinių paslaugų vartotojo svarbos srityje, kurioje daug reikia nuveikti. Todėl aš žiūriu į šio parlamento narius: jūs esate tie, kurie gali kalbėti tiesiogiai, Europos gyventojų vardu; .jūs tiek daug metų kovojote už dalykus, kurie iš tikrųjų turi reikšmę žmonių kasdieniniame gyvenime.
Užduotis yra balsuoti siekiant šiandien palaikyti susitarimą dėl kredito taisyklių, kurios suteiks faktinę pridėtinę vertę Europos piliečiams toje erdvėje, kurioje praleidžia savo gyvenimus ir pasiųsti aiškų signalą apie Europos norą pasiraityti rankoves ir kibti į darbą srityje, kuri šiandien labai rūpi mūsų piliečiams ir įmonėms, didelėms ir mažoms.
Malcolm Harbour
PPE-DE frakcijos vardu. - Ponia pirmininke, noriu pradėti pripažindamas didžiulę pranešėjo Kurt Lechner mūsų frakcijai atlikto darbo apimtį ir atiduoti duoklę tiek Komisijai, tiek ir Tarybai už darbą, kurį mes padarėme kartu dėl to, kas buvo keblus ir kartais prieštaringas siūlymas, kuris, kaip pasakkomisarė, tęsėsi eilę metų.
Savo esme - ir šioje vietoje aš visiškai sutinku su komisare - tai yra nepaprastai svarbus pasiūlymas Europos vidaus rinkos vartotojams. Vartojimo kreditas iš tikrųjų yra svarbus mechanizmas, įtraukiantis vartotojus į rinką. Mes norime klestinčios ir naujoviškos rinkos; mes norime įmonių, aktyviai siūlančių daug produktų ir paslaugų, sukurtų pagal vartotojų poreikį pirkti specifines prekes, produktus ar paslaugas.
Bet visų svarbiausia, kad mes norime gerai reguliuojamos rinkos, kurioje vartotojai jaustųsi pasitikintys pasinaudodami ta rinka ir žinodami, kad jie turės informaciją, o taip pat ir apsaugos priemones, kurios suteikia galimybę matyti aiškias sutarties sąlygas. Finansinių paslaugų srityje yra gana aišku, kad geras reguliavimas skatina rinkos veiklą ir būtent to mes siekėme šio proceso eigoje. Tačiau problema, kurią turėjome su šia direktyva yra faktas, kad vartojimo kreditų rinka visoje Europos Sąjungoje yra labai skirtinguose plėtros etapuose: daugelis šalių, kaip mano, jau turi gerai išvystytą reguliavimą. Pirminmaksimalaus suderinimo idėja reikštų, kad vartotojai tose šalyse būtų nepalankiose sąlygose ir būtų bandoma pasiekti tokią subalansavimo tvarką, kuri apimtų mus.
Aš tik noriu pataisyti vieną teiginį, kurį mano manymu Meglena Kuneva pateikė, galbūt, netyčia: pateiktą kompromisinių pakeitimų paketą palaiko su viena išimtimi tik ši frakcija. Mes pateikėme tuos pačius pakeitimus; tai viso Parlamento pozicija susitarimo pagrindu. Aš manau yra vienas aspektas dėl kurio vis dar ginčijamės, bet esu įsitikinęs, kad mes sutarsime ir po to turėsime gerą ir svarbų paketą. Tačiau svarbu yra tai, kad mes kontroliuojame šios rinkos raidos, garantuojame, kad ji vystosi atsakingu būdu ir sprendžiame kai kurias problemas, kurios gali atsirasti dėl tos rinkos raidos ir plėtros. Esu įsitikinęs, kad šis parlamentas padidins savo atsakomybę ir rytoj mes ateisime su geru dokumentų paketu.
Arlene McCarthy
PSE frakcijos vardu. - Ponia pirmininke, Vidaus rinkos ir vartotojų apsaugos komitetas ir prieš tai Teisės reikalų komitetas visada pripažino galimą naudą tiek įmonėms, tiek ir vartotojams, kurią duoda vidaus rinkos ir vartojimo kredito plėtojimas. Aš dalyvavau brandinant šį teisės aktą ir tikiuosi būti čia rytoj galutiniame naujo vartojimo kredito produkto pateikime, koks jis buvo!
Paskutinių penkių metų diskusijos ir debatai parodesminius Komisijos ir Parlamento nuomonių skirtumus, ir, konkrečiau, valstybių narių, dėl geriausio būdo, kaip pasiekti tai, ir tvirtai tikiu, yra ko pasimokyti iš to. Visi pasiūlymai - net pakeistas Komisijos pasiūlymas - turi praeiti griežtą poveikio vertinimą, kad visos šalys ir suinteresuotos šalys turėtų galimybę įvertinti pasiūlymų privalumus ir būtų galima suformuoti vartotojų ir įmonių pasitikėjimą.
Apgailėtina, kad nei Komisija, nei Taryba šiuo metu nebuvo pasirengusi tą padaryti. Tačiau mūsų darbas šiandien yra užsiimti nauju tekstu, kuris yra didžiulis pradinio pasiūlymo patobulinimas. Jame sutelkiamas dėmesys į esminius elementus ir komponentus, kurių reikia norint pradėti atverti rinką ir apsaugoti vartotoją. Jis naudingas ir tuo, kad vartotojui suteikiama galimybpalyginti kredito pasiūlymus, įpareigojant skolintojus įvertinti vartotojo kreditingumą - o tai bus svarbu kovojant su skolomis visoje ES - ir įpareigojant skolintojus teikti paaiškinimus, o dėka mūsų pakeitimų visi kreditoriai dabar bus atsakingi už išsamios ir standartinės informacijos pateikimą supaprastintu formatu.
Aš pritariu sutarties atsisakymo per 14 kalendorinių dienų ir išankstinio kredito gražinimo teisėms, kurios yra puikūs elementai, formuojantys vartotojo pasitikėjimą ir skatinantys juos kredito pasiūlymų paieškoti anapus jų vidaus rinkos. Kalbama ne tik apie rinkos atvėrimą, o faktas, kad dabar mes turime laisvą darbo jėgos ir žmonių judėjimą visose 27 ES valstybėse narėse, suteikia šiam įstatymui naują reikšmę. Pavyzdžiui, Lenkijos santechnikas, dirbantis Prancūzijoje arba Vokietijoje ir besiskolinantis iš čia esančios kredito institucijos dabar gali aiškiai palyginti įvairius pasiūlymus pagal metinę procentinę normą, žinodamas, kad jis turi standartinę informaciją, suteikiančia jam galimybę priimti teisingą sprendimą.
Galiausiai, aš pritariu tam, kad Komisija, atleisdama kredito unijas nuo šio įstatymo, nesmaugia mažų Bendrijos teikėjų biurokratinėmis kliūtimis. Be to džiaugiuosi, kad dabar valstybės narės yra lanksčios. Tai, pavyzdžiui, užtikrino, leido išlaikyti aukštą apsaugos lygį JK vartotojams, kurie dabar išsaugos teisę į solidariąją atsakomybę už kreditines korteles. Todėl šiame pasiūlyme yra pakankamai lankstumo, kad būtų galima priversti jį veikti ir raginu narius suteikti jam savo paramą.
Kaip komiteto pirmininkmanau, kad mūsų darbas nesibaigia čia ...
(Pirmininknutraukkalbėjusiąją)
Diana Wallis
ALDE frakcijos vardu. - Ponia pirminike, paprastai tai yra metų laikas, kai mes visi linkime vienas kitam "laimingų Naujųjų metų". Tačiau JK ir pasauliniu mastu, šiais naujaisiais metais naujienose vyravo nerimas dėl ekonomikos ir ypač vartojimo kredito. Tai ne tik įprastinės pokalėdinės depresijos klausimas; mes visi žinome, kad jo esmslypi daug giliau, negu tame. Laukiama, kad artimoje ateityje kreditas bus vienodai sunkus klausimas tiek skolintojams, tiek ir besiskolinantiesiems.
Kaip įstatymų leidėjai, susidūrę su ta pasauline aplinka, mes turime ką nors daryti. Mes privalome, viena vertus, skatinti ES finansinių paslaugų rinką, o antra vertus, užtikrinti, kad mūsų vartotojai darytų jautrius ir informacija pagrįstus pasirinkimus, ir, kad visa informacija ir palyginimo priemonės būtų prieinamos jiems, kad jie galėtų taip daryti. Daugelis mūsų, esančių šiame parlamente ir ypač Vidaus rinkos ir vartotojų reikalų komitete, praleido kelis pastaruosius metus užsiimdami Parlamento tyrimu reaguojant į Britanijos draudiko "Equitable Life" pasitraukimą. Mes žinome, kokios būtų pasekmės vartotojams finansinių paslaugų kontekste, jeigu mes klaidingai suprastume tarpvalstybinį reguliavimo režimą. Šiuo atveju mums reikia tokio režimo ir turime jį suprasti teisingai, ypač pasaulinių aplinkybių, su kuriomis mes susiduriame, požiūriu.
Ši direktyva gali padėti. Ji gali padėti Europos finansinių paslaugų rinkai sunkiu metu ir gali suteikti teisę bei padėti mūsų vartotojams gaunant kreditą ir tai darant konkurencingu būdu. Mano frakcija pasirašir pateikė, kartu su PSE frakcija, dokumentų paketą, kuriam, mes tikimės, bus pritarta. Mums atrodo, kad praėjus septyneriems derybų ir projektų rengimo metams, galų gale, mes susiduriame su argumentu, kuris siejamas beveik su vienu žodžiu, esančiu viename straipsnyje. Būtų ganėtinai prasti šio parlamento ir Europos institucijų reikalai, jeigu mes negalėtume to įveikti ir paskelbti šios direktyvos, kuri, tikimės, suteiks Europos rinkai visas privilegijas, kurias mes girdėjome nusakant.
Eoin Ryan
UEN frakcijos vardu. - Aš palaikau poreikį atnaujinti ES teisės aktus šioje srityje. Paskutinis kartas, kai mes turėjome direktyvą šiuo klausimu, buvo 1987 m. ir, žinoma, nuo to laiko vartojimo kreditų rinka ryškiai pasikeitė.
ES direktyva dėl vartojimo kreditų paskolų siekiama įvesti aukštesnį konkurencijos lygį į 800 mlrd. eurų vartojimo kreditų rinką. Ji suteiks teisinį tikrumą vartotojams, kuris yra neabejotinai gyvybiškai svarbus, jeigu žmonės renkasi ir ieško geriausio produkto, kuris tenkina jo poreikius. Ji taip pat padės verslui konkuruoti. Kai mes žiūrime į vartojimo kredito palūkanų normų skirtumus visoje Europoje - nuo 6% kai kuriose šalyse iki 12% kitose - iš tikrųjų atėjo laikas vartotojui turėti geresnį pasirinkimą.
Šios naujos taisyklės padarys rinką skaidresne vienodai vartotojams ir įmonių konkurentams. Pagrindinis šios direktyvos tikslas bus pateikti palyginamą ir tipinę informaciją visos ES vartotojams, kurie ima paskolas. Kreditų pasiūlymų atveju klientams pateikiama informacija, ar tai būtų palūkanų normos, ar mokėjimų skaičiai ir dažnumas, turi būti pateikiama naujoje ES masto Europos kredito informacijos formoje.
Todėl aš labai pritariu tam. Aš manau, kad vartotojams gyvybiškai svarbu, kad jie turėtų pasitikėjimą ir, kad būtų teisinis tikrumas šioje srityje, bet aš manau, kad tai sukels didesnę konkurenciją šioje srityje ir galų gale - kaip jau buvo pažymėta - suteiks daugiau pasirinkimo variantų vartotojams, ir, kad vartotojai turės daug naudos iš šios direktyvos.
Heide Rühle
Gerbiamas Pirmininke, Komisijos nare, ponios ir ponai, deja, šią direktyvą mes turime priimti rytoj, o tai neatitinka mūsų siekio užtikrinti geresnį reguliavimą. Nebuvo atliktas poveikio vertinimas, nors tai visiškai naujas pasiūlymas, nepaisant to, kad per tą laiką ES išsiplėtįstojus 12 naujų valstybių narių, nepaisant didžiulių skirtumų tarp valstybių narių finansavimo ir reguliavimo sistemų ir nepaisant socialinių skirtumų tarp valstybių narių.
Užuot derinus visas taisykles, reikėjo skubiai suteikti valstybėms narėms daugiau veiksmų laisvės. Šiandien valstybės narės gali gana skirtingai ir daug greičiau reaguoti į kasdien rinkoje atsirandančius įvairius naujus modelius. Valstybės narės yra geriau pasirengusios reaguoti ir į finansines krizes. Jos iškilusius klausimus gali išspręsti per trumpesnį laiką nei Europos Sąjunga.
Todėl būtų protingiau apsiriboti minimaliu derinimu, o ne mėginti suderinti kuo daugiau. Tai kritika, kurią turime išsakyti dėl šios vartotojų direktyvos. Be to, apgailestauju, kad prireiktiek daug išimčių, norint kad direktyva tiktų visoms valstybėms narėms. Deja, tai neturi jokios įtakos nuostatų griežtumui.
Tačiau yra viena išimtis, kuriai mes pritartume - ji susijusi su būsto renovacijos paskolomis. Atsižvelgiant į didžiulius klimato kaitos keliamus iššūkius, reikia skubiai nuo šio pasiūlymo taikymo atleisti būsto renovacijos paskolas, kurių grąžinimas užtikrinamas įkeičiant turtą, nes jos neturi nieko bendra su vartojimo kreditais ir turėtų būti priskiriamos prie hipotekinių būsto paskolų.
Eva-Britt Svensson
GUE/NGL frakcijos vardu. - (SV) Gerbiamas Pirmininke, nustatant taisykles, kaip turėtų būti rengiama dvišalsutartis, neabejotinai reikia atsižvelgti į tai, ar abiejų sutarties šalių statusas vienodas ir ar kurios nors šalies padėtis iš pat pradžių nėra palankesnkitos šalies atžvilgiu. Jei kurios nors šalies padėtis palankesnė, į tai būtina atsižvelgti rengiant sutartį - reikia rasti būdą, kaip sustiprinti silpnesniąją šalį.
Kalbant apie vartojimo kreditus, kuriuos mes šiandien svarstome, silpnesnioji šalis yra ta, kuriai reikia kredito. Deja, nei pranešėjo pranešime, nei kompromisiniame pasiūlyme pakankamai neatsižvelgiama į šią pareigą, į vartotojų teises ir vartotojų apsaugą. Tai ypač svarus klausimas, nes paprastai vartojimo kreditų reikia tiems, kurie turi mažiausiai finansinių išteklių.
Taip pat noriu pasakyti, kad nepaisant to, jog esame priėmę sprendimą dėl lyčių aspekto visame Parlamento darbe, šios direktyvos analizlyčių lygybės požiūriu nebuvo atlikta, nors žinome, kad būtent mažiausiai uždirbančios moterys dažniausiai papuola į skolos spąstus. Manau, kad turi būti nustatyta didžiausia galima kompensacijos už išankstinį paskolų grąžinimą suma. Taip pat manau, kad apsigalvojimui numatytas trijų dienų laikotarpis per trumpas. Be to, derinimas turi būti ne maksimalus, o minimalus.
Godfrey Bloom
IND/DEM frakcijos vardu. - Ponia pirmininke, aš nustebčiau, jeigu, gal būt, šioje vietoje galėčiau pridurti keletą protingų žodžių. Aš praleidau didžiąją savo gyvenimo dalį prekybinėje bankininkystėje, nors ir ne mažmeninėje bankininkystėje, bet turiu pasakyti, kad aš nelaikau, jog ne politikų reikalas įsiterpti tarp vartotojo arba skolintojo ir paskolos gavėjo. Aš nesvajočiau bandyti sureguliuoti šį klausimą, pasitekdamas visą savo patirtį. Aš peržiūrėjau sąrašą tų žmonių, kurie faktiškai dirba šiame komitete ir šiame Parlamente ir nematau, kad čia būtų daug patirties; vadinasi, tai yra atvejis, kai aklasis vedžioja akląjį. Aš manau, kad šioje vietoje, kurioje nesugebėta atlikti savo knygų auditą beveik 11 metų, komentuoti šiuo klausimu yra šiek tiek absurdiška.
Faktas, kad jūs galite turėti taisykles Bukareštui, Londonui ir Paryžiui bei tose vietose gyvenantiems vartotojams yra visiškai absurdiškas. Galbūt aš galėčiau perspėti žmones, kaip JK vyriausybė, kad bankų laidavimas siekiant sureguliuoti 50% jų visų rezervų yra iš esmės klaidingas.
Todėl, jei galiu, leiskite man duoti vieną patarimą vartotojui: "niekada nebūkite skolintoju arba besiskolinančiuoju", o vyriausybėms leiskite man pasakyti: "kvailys ir jo pinigai greitai išsiskiria"!
Andreas Schwab
- (DE) Gerbiamas Pirmininke, ponios ir ponai, pradėdamas norėčiau padėkoti pranešėjui ir, žinoma, Komisijos narei, kuri ypač konstruktyviai prisidėjo prie šio sudėtingo klausimo sprendimo.
D. Wallis minėjo, kad šis dokumentas yra tai, ką aš pavadinčiau daugiau kaip septynerius metu trukusiu blaškymusi po Europos Parlamento ir kitų Europos institucijų koridorius. Mano nuomone, tie septyneri metai buvo ne skaidrios teisėkūros ar geresnio reguliavimo metai, o painiavos, kurią kol kas pavyko išnarplioti tik keliems Parlamento nariams, metai.
Todėl manau, kad nepadarėme nieko ypatingai gero Europos vartotojams ir piliečiams, kuriems teko stebėti užkulisinius valstybių narių kivirčus, tačiau jei galutinis dokumentas užtikrins didesnį skaidrumą ir dėl to vartotojai, kurie, pvz., nori įsigyti automobilį, bus pakankamai kompetentingi pasirinkti, kas jiems geriau - pirkimas išsimokėtinai ar vartojimo paskola, tikiu, kad šis teisės aktas bus naudingas.
Šiandien buvo paminėta ir tai, kad Europos kreditų rinka sudaro 800 milijardų eurų ir kad skirtumas tarp didžiausios ir mažiausios palūkanų normos yra apie 6 proc. Žinoma, tai didelis skirtumas, tačiau tikėkimės, kad jis bus naudingas ir vartotojams, nors turiu svarių priežasčių tuo abejoti. Reikalas tas, kad vargu, ar vartotojas, norintis įsigyti 220 eurų vertės skaitmeninį fotoaparatą ir dėl to turintis raštu užpildyti dešimties lapų kredito formą, suvoks visą 220 eurų vertės kredito sandorio riziką.
Todėl manau, kad daugelis gerų ketinimų vedamų šio teisės akto nuostatų ne tik nepadės vidutiniam pažeidžiamam vartotojui, bet sukels tokių sunkumų vartotojams, kad jie verčiau nieko nepirks skolon, kad tik nereikėtų pildyti gąsdinančios daugybės formų. Tokia mano nuomonir tikiuosi, kad palūkanų normų skirtumai taps skaidresni vartotojui ir kad jiems tai bus naudinga, nors vis tiek manau, kad tvarka nepriimtina.
Evelyne Gebhardt
Gerbiamas Pirmininke, Komisijos nare, manau, kad turime šį darbą atlikti iki galo, kad vartotojai ir bankai žinotų, kokie reikalavimai ateityje jiems bus taikomi ir kokie - ne.
Manau, kad kompromisas, kurį mes parengėme praėjusią savaitę ir kuriam liberalai pritarė, yra gana geras ir kad mes radome bendrą sprendimą, kuris yra logiškas ir palankus vartotojams. Tai ir yra svarbiausia.
Norėčiau pakomentuoti A. Schwab pastebėjimus: visų pirma, forma nėra dešimties lapų ilgio, antra, manau, kad labai gerai, jog turime bendrą formą, kurioje vartotojui aiškiai ir skaidriai nurodoma visa kredito suma, sutarties terminas, taisyklės dėl teisės atsisakyti imti kreditą ir taikoma metinpalūkanų norma, kuri visose valstybėse narėse galėtų būti skaičiuojama pagal tą patį bendrą rodiklį. Tai vadinama skaidrumu, o būtent skaidrumo mums ir reikia ir būtent jis bus pastatytas ant kortos per rytoj vyksiantį balsavimą dėl pasiūlymo, išdėstyto 46 pakeitime. Tikiuosi, kad užtikrinsime skaidrumo pergalę.
Atleiskite už šiuos žodžius, bet nors pranešėjas neabejotinai nuveikdidžiulį darbą, mano frakcija negali atleisti, kad mūsų Parlamentas skubinamas ir taip nustumiamas į padėtį, kai Taryba staiga pasirodo esanti palankesnvartotojams, nei Europos Parlamentas. Mano frakcija laiko tai visiškai nepriimtinu dalyku ir būtent todėl privalome užtikrinti pusiausvyrą tarp natūralios bankų teisės siekti pelno - o tai yra normalus rinkos ekonomikos bruožas - ir būtinybės ginti vartotojus užtikrinant, kad jiems būtų teikiama informacija, kurios jiems reikia norint teisingai pasirinkti kredito rūšį ir atmesti jiems nepalankius variantus. Būtent šiuo keliu turime eiti ir būtent tai priimti rytoj.
Toine Manders
(NL) Gerbiamas Pirmininke, pirmiausia norėčiau padėkoti K. Lechner už jo projektą ir konstruktyvų bendradarbiavimą. Taip pat norėčiau padėkoti Komisijos narei ir Tarybai, nes tai buvo ilgas trišalis darbas. Deja, kompromiso rasti nepavyko, tačiau jis buvo tik per plauką, todėl džiaugiuosi, kad trečiadienį ryte balsuosime dėl to paties kompromiso ir manau, kad jį pasieksime.
Kodėl? Mes apie jį kalbame jau septynerius metus. Jei norime įgyti rinkos ir mūsų piliečių, vartotojų ir sektoriaus bei pramonės politinį pasitikėjimą, svarbu, kad pagaliau priimtume sprendimą. Kompromisas reiškia, kad kai ką laimime, kai ką pralaimime, ir akivaizdu, kad dar yra ką tobulinti, tačiau tai pasakytina apie visas derybų šalis. Kompromisas - tai vyno skiedimas vandeniu ir tenka tenkintis tuo, kas iš to išeina.
Manu, kad šitas planas tenkina ir vartotojų, ir finansų sektoriaus interesus. Būtent to turime siekti ir tai atitinka Europos ir vidaus rinkos interesus.
Małgorzata Handzlik
(PL) Gerbiamas Pirmininke, Komisijos nare, pirmiausia norėčiau pasveikinti pranešėją už puikų darbą, kuriam, neabejoju, prireikdaug kantrybės ir kuris neabejotinai suteikjam didžiulį pasitenkinimą. Šis pranešimas neabejotinai gali būti priskiriamas prie prieštaringiausių ir sudėtingiausių kompromisų. Jo tikslas - suartinti skirtingas įvairių ES šalių taisykles, kurios iš tikrųjų labai skiriasi viena nuo kitos, o įstatymų leidyba šioje srityje iš esmės priklauso valstybėms narėms.
Taisyklių suderinti šiame sektoriuje paprasčiausiai neįmanoma. Galime tik pamėginti iš dalies suvienodinti reikalavimus, o, kaip rodo praėjusių kelių mėnesių įvykiai, netgi tai sukelia didelių problemų. Pritariu pranešėjo požiūriui, kad tokioje sudėtingoje srityje kaip ši valstybėms narėms turėtų būti suteikta kuo daugiau laisvės. Regis, tai vienintelis logiškas sprendimas, dėl kurio šiam sudėtingam ir svariam pranešimui gali pritarti visos suinteresuotos šalys.
Atrodytų, kad tekstas, toks, toks jis yra dabar, buvo supaprastintas. Iš viso darbo, susijusio su šio pranešimo rengimu, matyti, kad nebuvo atlikta priežasčių analizė, kuri neabejotinai būtų pagerinusi pranešimo kokybę. Tačiau apskritai šis projektas man atrodo patenkinamas. Žinoma, ši versija toki gražu nėra ideali, tačiau ji pritaikyta pagal dabartinę padėtį valstybėse narėse. Šis pasiūlymas nuims nuo vartotojų finansinę ir administracinę naštą ir, mano nuomone, įves svarbias nuostatas dėl vartotojų apsaugos, o vartotojams dėl to bus lengviau gauti kreditą. Vienas iš naudingiausių pasiūlymų - palyginimų įvedimas.
Mia De Vits
(NL) Gerbiamas Pirmininke, ponios ir ponai, aš asmeniškai negaliu pasidalyti entuziazmu dėl šio teksto. Žengti svarbūs žingsniai, tačiau tekstas nepasiekia savo tikslo - sukurti suderintą pagrindą. Tokio suderinto pagrindo nepavyko sukurti keliais, mūsų nuomone, esminiais klausimais.
Leiskite paaiškinti. Mūsų delegacijos nuomone, neišspręsti du sudėtingi arba labai sudėtingi klausimai. Ikisutartinės informacijos paketas sustiprintas ir suderintas. Tai yra gerai. Tačiau šį pasiekimą menkina įvairios formulės, kurias leidžiama taikyti nustatant metinį procentinį mokestį už kredito suteikimą. Paaiškinkite man, kaip vartotojai galės objektyviai palyginti šias įvairias formules.
Antra, mano šalyje, Belgijoje, vartotojų padėtis gali pablogėti, nes jų duomenys bus tikrinami duomenų bazėje, tačiau bankams su tuo susijusios sankcijos nenustatomos. Tai žmones gali dar toliau nustumti į skolas. Taip pat manau, kad ir patiems bankams tai reiškia praleistą progą. Vis dėlto šis teisės aktas yra nieko vertas.
Wolf Klinz
Ponas pirmininke, Komisijos nare, ponai ir ponios, aš teigiamai vertinu geranoriškas Komisijos pastangas sukurti veikiančią vidaus rinką, kurioje vartojimo kreditų srityje būtų stipriau saugomos vartotojų teisės. Tačiau dedant šias pastabas būtina išpildyti vartotojams duotą pažadą - suteikti daugiau galimybių rinktis, dėl pradėjusios augti konkurencijos užtikrinti geresnes sąlygas, sumažinti biurokratiją. Vertinant pagal šiuos kriterijus galutinis direktyvos dėl vartojimo kreditų projektas yra daugeliu atžvilgių nepatenkinamas.
Pirma, pateikta tipininformacija, išdėstyta bene aštuoniuose puslapiuose, yra pernelyg plati. Abejoju, ar vartotojai ja realiai naudosis ir norės susipažinti su tokiomis išsamiomis sąlygomis. Praktiškai tai reiškia ženklų biurokratijos padidėjimą, o už tai galiausiai teks mokėti vartotojams.
Antra, nuostatos dėl kredito grąžinimo prieš terminą atima galimybę vartotojams gauti kokią nors pagautės, kurią kreditorius gali sukaupti dėl palankiai po paskolos suteikimo dienos pasikeitusių palūkanų, dalį.
Trečia, pasiektas kompromisas galiausiai užkirs kelią sąskaitų pereikvojimui, kuris yra tapęs įprasta praktika Vokietijoje ir plačiai naudojamas kitose šalyse. Visuomentai įvertins neigiamai ir turės dar vieną priežastį skųstis dėl Briuselio molochiško elgesio. Svarbi kokybė, ne kiekybė
Zita Pleštinská
(SK) Norėčiau padėkoti pranešėjui Kurt Lechner už tai, kad taip kruopščiai parengšį pranešimą. Jis sugebėjo supaprastinti pernelyg sudėtingą ir biurokratišką Tarybos pasiūlymą, pateikdamas naujus pakeitimus.
Norėčiau pasinaudoti tuo, kad šioje Europos vartotojams svarbioje diskusijoje dalyvauja Komisijos narKuneva ir dar kartą atkreipti dėmesį į vartotojų organizacijų, kurioms turi būti sudarytos galimybės atlikti savo teisėtas funkcijas kiekvienoje valstybėje narėje ir gauti tinkamą Komisijos paramą, vaidmens svarbą. Siekiant sustiprinti vartotojų apsaugą, atskiroms vartotojų organizacijoms reikia skirti lėšų, kad jos galėtų šviesti vartotojus ir teikti nepriklausomas konsultacijas, ypač labiausiai pažeidžiamoms grupėms, dėl vartojimo kreditų.
Komisijos nare, nors jūsų padaryta pažanga vartotojų grupėms teikia vilčių ir nors jūsų atvykimas reiškia leidimą saugoti vartotojus, norėčiau prašyti jūsų pagalbos ir 2008 m.
Margarita Starkevičiūt
(LT) Sveikinu tai, kad ši direktyva parengta; tai žingsnis teisinga linkme. Tačiau norėčiau atkreipti jūsų, ypač Komisijos narės, dėmesį į 16 straipsnį. Mano šalyje vartotojams nemokama jokia kompensacija, jei jie grąžina kreditą prieš terminą. Dabar gi, įsigaliojus šiam straipsniui, vartotojai faktiškai mokės daugiau. Man sunku patikėti, kad tai reiškia vartotojų apsaugą. Tikrai liūdna, kad straipsnyje numatyta daugybteisinės apsaugos priemonių, kurių paskirtis - užtikrinti, kad vartotojams nereikėtų už tai mokėti, bet kai kalbame apie teisinę apsaugą, omenyje turime teisinius žaidimus, ne realią ekonomiką. Realioje ekonomikoje, jeigu tik vartotoją įmanoma apmokestinti, jis arba ji visada bus apmokestinamas ar apmokestinama. Todėl prašau atidžiau pažvelgti į 16 straipsnio struktūrą, turint omenyje tai, kad daugelyje šalių šis mokestis visai nėra mokamas.
Piia-Noora Kauppi
Ponia pirmininke, aš manau, kad neseniai vykusiose derybose mums pavyko pasiekti gerą rezultatą. Tai, ko mums nepavyko pagerinti, yra paprastumas. Aš manau, kad dabar paprastam Europos vartotojui pateikiama per daug informacijos. Kai tik Tarybos nariai ir valstybės narės pareikalauja daugiau nukrypimų nuo tipinės informacijos, taip padaro visą šią direktyvą sudėtingesne.
Aš manau, kad tipininformacija iš tikrųjų turėtų būti tipinė. Tai turėtų būti ES lygmens veiklos sritis. Kiekvieną kartą, kai mes Parlamente arba valstybės narės Taryboje sakome, kad mes turėtume turėti skirtingas pritaikomas taisykles pagal valstybes nares, mes dar labiau supainiojame tą klausimą.
Aš visiškai sutinku su Komisijos tikslu. Turbūt kompromisinės derybos pravestos reikiama kryptimi, bet kažkas turėtų būti padaryta paprastumo klausimu prieš šiai direktyvai patenkant į knygas ir pasiekiant vartotojus.
Jean-Paul Gauzès
Ponas pirmininke, kolegos, Komisijos nary, aš norėčiau pateikti tik keletą pastabų.
Manau, kad yra gerai, turint omenyje mūsų Parlamento įvaizdį, jei Europos vartotojams bus parodyta, kad mes turime priemonių apsaugoti jų interesams. Tikrai matyti, kad ponas Lechner rengdamas pranešimą atliko milžinišką darbą - už tai jį sveikinu - bet manau, kad dabar, galutiniame šio proceso etape, mūsų užduotis yra pasiekti kompromisą, kuris suteiks mums galimybę parodyti, kokie mūsų, Parlamento narių, nuomone yra svarbūs vartotojai. Būtų gana sunku susitaikyti su tuo, jei galiausiai Taryba būtų piešiama kaip geriausia vartotojų gynėja.
Mes turime rasti kompromisą dėl kelių mus skiriančių žodžių, kad išvengtume taikinimo procedūros, kuri, tikiu, niekam nebūtų naudinga. Taip pat turėtume stengtis negrįžti atgal; Prancūzijos, kaip ir Lietuvos, vartotojams tikrai nėra taikomos baudos už kredito grąžinimą prieš terminą. Negalime sukurti vartotojams mažiau palankią padėti už tą, kuria jie naudojasi pagal nacionalinius teisės aktus.
Pirmininkas
. - Jei daugiau pranešėjų nėra, leiskite priminti, kad nariai gali pasinaudoti "catch the eye" procedūra ir vėl paprašyti žodžio, jei mano, kad pirmasis jų pranešimas buvo neišsamus.
Meglena Kuneva
Komisijos narė. - Ponia pirmininke, aš taip pat norėčiau pareikšti nuoširdžią padėką pranešėjui Kurt Lechner ir visiems garbingiems nariams už daugybės svarbių ir protingų pastabų pateikimą.
Leiskite man tiesiog pakomentuoti kai kurias jų. Mes manome, kad riba nustatyta labai kruopščiai. Mūsų bendras tikslas yra ne direktyva atimti iš pažeidžiamų vartotojų apsaugos galimybę. Štai kodėl mes nustatėme ribą, kuri vienodai įtvirtino naujų šalių interesus ir, kuri neišskiria daugumos vidutinių kreditų ES-12.
Be to mes manome, kad yra didelis privalumas turėti tipinį informacinį lapą, kurį daugelis jūsų nurodkaip vieną pagrindinių teigiamų žingsnių šioje direktyvoje. Tai bus vienas iš didžiausių privalumų ir mes neapribosime vartotojų teisių, jeigu pakeisime juo sutarties kopiją, kadangi vartotojai negali lengvai palyginti sutarties kopijų. Jiems sunku suprasti sutarčių kopijas - ir tai patvirtino Eurobarometro tyrimai.
Kas liečia visišką suderinimą - faktiškai aš norėčiau pabrėžti, kad yra "suplanuotas" visiškas suderinimas. Priežastis, kodėl tai yra geriau nei minimalus suderinimas, nors kai kurie jūsų siūldiskutuoti net šiandien, yra ta, kad mes galvojame, jog būtina sumažinti įėjimo į rinką kliūtis finansinių paslaugų teikėjams ir tai yra viena pagrindinių priežasčių, kodėl pateikiamas šis pasiūlymas dėl direktyvos. Per jį mums reikia padidinti vartotojo pasitikėjimą. Štai kodėl planinis visiškas suderinimas yra geriausias būdas tą padaryti.
Komisija norėtų dar kartą patikinti Malcolm Harbour, ypač dėl to, kad ji kontroliuos rinką. Mano tarnybos pradėjo tyrimą, siekdamos surinkti rodiklius ir duomenis apie dabartinę rinką. Praėjus keliems metams mes pasinaudosime tokiais pačiais rodikliais ir surinksime tokius pačius duomenis. Tai mums leis apsispręsti dėl tolimesnių priemonių.
Norėdama užbaigti galėčiau ti pasikartoti, kad mano nuomone, pasinaudojimas taikinimo procedūra nepadėtų mums pasiekti geresnio kompromiso, negu jūs pasiekėte šiandien. Dėl tos priežasties aš labai tikiuosi, kad Parlamentas sugebės priimti šį tekstą antrajame svarstyme rytoj.
Kurt Lechner
Ponas pirmininke, komisijos nare, ponai ir ponios, iš mūsų debatų aiškiai matyti, kad mūsų tikslas - bendras. Ypač be jokių išlygų galiu pritarti tam, ką pateikdama įvadines pastabas sakKomisijos narė. Vienintelis klausimas - ar dabar mūsų turimu projektu galime faktiškai pasiekti mūsų bendrų tikslų. Esu tikras, kad kai kurie į šį klausimą atsakytų teigiamai.
Bendras metinis procentinis mokesčio tarifas, kaip ir bendra vienoda pasitraukimo teisė, tikrai reiškia, kad padaryta nemaža pažanga. Tačiau norėčiau dar kartą pabrėžti, kad vartotojus geriausiai apsaugosime, jei užuot sujungę kuriose nors Europos šalyse taikomas nuostatas atsižvelgsime į visus aspektus. Didesnis įstatymo normų kiekis nereiškia geresnės vartotojų apsaugos.
Dėl palūkanų normų skirtumų Europoje norėčiau pažymėti, kad turėjau pritarti pateiktai analizei, kokio dydžio šie skirtumai gali būti dėl konkrečių šalių teisės normų skirtingumo ir sudėtingumo, ir ar gali būti, jog palūkanų normos yra žemesnės tose šalyse, kuriose galioja paprastesnės teisės normos. Atsakymo nežinau, bet šį klausimą reikia išnagrinėti. Konkurencija ir bendras vartotojų švietimas taip pat padeda stiprinti vartotojų apsaugą, o pernelyg įmantrios teisės normos - ne.
Leiskite trumpai pakalbėti apie trialogą. Žinoma aš palaikiau nuomonę, kad turėtume išgvildenti mūsų skirtumus čia Parlamente. Toli gražu neprieštarauju susitarimui. Nepaisant to, kadangi visada ginčijamės dėl skaidrumo, ypač Taryboje, ir kituose forumuose, nemanau, kad būtų teisinga, jei neoficialus organas tai svarstytų už uždarų durų. Vietoj to kiekviena institucija turėtų pirma pareikšti savo nuomonę, pateikti pasiūlymus, o tada jais remiantis turėtų būti rastas sprendimas.
leiskite dar kartą pakartoti, kad projektas buvo gerokai patobulintas per daugiau kaip šešerius svarstymo metus - noriu tai labai aiškiai pabrėžti - ir kad Parlamentas jo tobulinimo procese atliko svarbiausią vaidmenį. Tai aš taip pat tam tikra prasme vertinu kaip savo darbo pripažinimą. Tačiau mano nuomone projektas paprasčiausiai nėra pakankamai geras. Kad ir kaip ten būtų, jis įsigalios. Dėkodamas kolegoms nariams, Komisijai ir, žinoma, Tarybai, kuri tiesą sakant visada pateikdavo konkrečius atsakymus ir išsamią informaciją, nei kiek neabejoju, kad jie padės įgyvendinti tai, ko pavyko pasiekti atliekant tikrai malonų ir mielą darbą.
Pirmininkas
. - Diskusija baigta.
Balsavimas vyks 2008 m. sausio 16 d., trečiadienį, 12 val.
Raštiški pareiškimai (Darbo tvarkos taisyklių 142 straipsnis)
Lasse Lehtinen
raštu. - Parlamento balsavimas dėl šio svarbaus dokumentų aplanko reiškia, kad mes dabar esame vienu žingsniu arčiau prie visiško keturių laisvių įgyvendinimo. Ši direktyva suteiks daugiau teisių ir skaidrumo vartotojams, kai kalbame apie vartojimo kreditą. Kreditavimo sąlygų palyginimas tarpvalstybiniu mastu ir geriausio pasiūlymo pasirinkimas dabar bus daug lengvesnis, negu anksčiau. Po penkių pasirengimo metų direktyva bus taikoma visoms neapdraustoms 200-75000 eurų paskoloms. Aš noriu atkreipti dėmesį, kad svarbu nustatyti apatinę ribą ties 200 eurų, kadangi paskolos nedažnai viršija 500 eurų, ypač naujose valstybėse narėse.
Ypač vartotojams bus naudinga visa su sutartimi susijusi informacija, bendras metinės procentinės normos skaičiavimas ir 14 dienų sutarties atsisakymo laikotarpis.
Tokie subalansuoti įstatymai kaip šis padeda mums siekti palankios piliečių nuomonės Europos Sąjungos atžvilgiu.
Mairead McGuinness
raštu. - Apie ES direktyvą dėl vartojimo kredito buvo kalbama kažkiek laiko; todėl šiandieninės diskusijos direktyvos klausimu turi būti sveikintinos. Yra didelių vilčių, kad direktyva paskatins vartotojus pažvelgti už savo nacionalinių ribų ieškant paskolų - suteikiant jiems galimybę ieškoti pigiausios galimos paskolos.
Kai ji bus įgyvendinta ir priimta ES piliečių, turėtų atnešti naudos žmonėms dėl pigesnių kreditų.
Bet raktas į jos sėkmę būtų toks: pirma, paskleisti žinią tarp ES piliečių apie galimybę pasinaudoti tarptautinėmis paskolomis ir, antra, piliečių noras pasinaudoti šia pasirinkimo galimybe.
Šiuo metu yra aišku, kad tarp piliečių paplitęs nenoras ieškoti geriausios paskolų kainos savo valstybėje narėje kaip tik todėl, kad vis dar yra vartotojų pasipriešinimas keisti bankų institucijas, nors tai, galbūt, iš lėto keičiasi.
Ar ši direktyva bus sėkminga, ar ne, priklauso nuo to, ar valstybės narės veiksmingai įgyvendins ją. Tik laikas pasakys, ar ji verta mūsų lūkesčių ir suteiks daugiau pasirinkimo galimybių vartotojams, didesnį vartojimo paskolų prieinamumą ir svarbiausiai - mažesnes tokių paskolų išlaidas.
Alexander Stubb
raštu. - Vartojimo kreditai yra esminis vidaus rinkos ramstis.
Visų pirma aš manau, kad ši direktyva yra pirmasis žingsnis ir geras pavyzdys, kaip ES duoda konkrečius rezultatus, net tokiu prieštaringu klausimu.
Antra, mano nuomone bėgant laikui reikalingas tolesnis derinimas, kai tik bus gauta patirtis apie šios direktyvos veikimą, kad būtų sudarytos sąlygos vartotojams lengviau rinktis tarpvalstybiniu mastu ir suteiktas visiškas teisinis tikrumas įmonėms dėl įsipareigojimų, siūlant šiuose kreditus kitose valstybėse narėse.
Trečia, noriu padėkoti visiems dalyvavusiems žmonėms už jų atkaklumą šiame procese, kuris truko ne vienus metus.
(Posėdis sustabdytas iki balsavimo, vykusio 11:15 val., ir pratęstas 11:30 val.)
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A 2010. március 25-26-i Európai Tanács következtetései (vita)
Elnök
A következő napirendi pont a Tanács és a Bizottság nyilatkozatai: a 2010. március 25-26-i Európai Tanács következtetései.
Herman Van Rompuy
az Európai Tanács elnöke. - Elnök úr, tisztelt képviselők, kedves kollégák! Ma szeretnék beszámolni Önöknek az Európai Tanács első hivatalos üléséről, amelyen az a megtiszteltetés ért, hogy elnökölhettem.
Amint Önök is tudják, az ülés napirendjén szerepelt az Európa 2020 gazdasági stratégiánk, valamint az éghajlatváltozással kapcsolatos nemzetközi tárgyalásokra vonatkozó stratégiánk. A napirend kiegészült azzal, hogy két hónap alatt már másodjára sürgősen foglalkoznunk kellett a görögországi helyzettel, valamint ezzel kapcsolatban az euróövezetet érintő kérdésekkel. Engedjék meg, hogy ezzel az utóbbival kezdjem.
Az Európai Tanács ülésére készülve sokat vitáztunk arról, hogy szükség esetén hogyan, milyen körülmények között és kinek kell pénzügyi támogatást nyújtani a görög kormány számára. Az ülést megelőzően valóban úgy tűnt, hogy nagyon eltérőek a nézeteink. Ez egyáltalán nem szokatlan az Unió történetében, természetesen akkor, amikor ilyen sok forog kockán - a legfontosabb, hogy megállapodásra jutottunk. Az Unió kompromisszumkészsége továbbra is sértetlen. Létezésünkhöz ez alapvető feltétel.
Végül is a mindenki számára elfogadható megegyezés előkészítését a következők segítették elő: a köztem és a tagállamok között több alkalommal létrejött kétoldalú kapcsolat, az euróövezethez tartozó országok miniszterei által a március 15-i ülésükön levont következtetések, a Bizottságnak a tagállami kölcsönökre vonatkozó javaslatai, valamint a Franciaország és Németország közötti intenzív tárgyalások.
Én hívtam össze az euróövezet országai állam- és kormányfőinek találkozóját, amelyen én elnököltem, és előterjesztettem egy nyilatkozattervezetet, amelyet módosítás után egyhangúlag elfogadtak.
Maga az Európai Tanács vitatta meg és fogadta el azon részeket, amelyekért felelős. Ezekkel az Európai Központi Bank is egyetértett.
A nyilatkozatban újólag megerősítjük, hogy az euróövezet valamennyi tagjának az elfogadott szabályokkal összhangban felelősségteljes politikát kell folytatnia és tudatában kell lennie, hogy mindegyik ország felelőséggel tartozik az övezet gazdasági és pénzügyi stabilitásáért.
Teljes mértékben támogatjuk a görög kormány erőfeszítéseit és örvendetesnek tartjuk, hogy március 3-án további intézkedéseket jelentett be, amelyek elegendőek a 2010-es költségvetési célok biztosításához. Ezen intézkedések meghozatalát az Európai Tanács február 11-i informális ülése kérte.
Az általunk bevezetett szolidaritási mechanizmus alapján készek vagyunk arra, hogy amennyiben a piaci finanszírozás elégtelennek bizonyul, közbelépjünk és az euróövezet tagállamaiból származó az állam-, illetve kormányfők európai szinten irányított működésén keresztül a Nemzetközi Valutaalappal együttműködésben támogatást nyújtsunk.
A mechanizmus tiszteletben tartja a szerződéseket, valamint élvezi a tagállamok, a Bizottság és a Központi Bank teljes egyetértését. Következésképpen a görög kormánynak nem kellett kérnie pénzügyi támogatást, jóllehet szorosan figyelemmel fogjuk kísérni a helyzetet.
Csak annyit hadd mondjak el, hogy az IMF részvétele kezdetben némi nyugtalanságot keltett amiatt, hogy úgy tűnhet, hogy az euróövezetnek külső támogatásra van szüksége saját belső problémáinak megoldásához. A helyzet mérlegelését követően azonban az a nézet kerekedett felül, miszerint a Nemzetközi Valutaalapot végül is jelentős mértékben európai pénzforrásokból finanszírozzák, tehát európai országok miért is ne használhatnák fel annak eszközeit? Éppen ezért hoztuk létre és finanszírozzuk az IMF-et, és furcsa lenne ha nem vennénk igénybe és nem hasznosítanánk szakmai tapasztalatait. Ezért az IMF-fel való szoros együttműködés elfogadhatónak tűnt, egy olyan művelet keretében mindenképpen, amelyet a bilaterális eurókölcsönök többsége alkot.
A nyilatkozat két további aspektusa sok észrevételt váltott ki.
Először is az Európai Tanács szeretné levonni a tanulságokat a válságból. Ezért hozott létre egy munkacsoportot, amely az én irányításom alá tartozik. A Bizottsággal együttműködésben kerül sor a munkacsoport megalakítására, amely a tagállamok, a soros elnökség és az Európai Központi Bank képviselőit fogja magában foglalni. Következtetéseit ez év vége előtt terjeszti majd elő. Az Európai Tanács hozza meg a végső politikai döntéseket. Rendkívül fontosságot szeretnék tulajdonítani ennek a tevékenységnek. A görög eset rávilágított az euróövezeten belüli jelenlegi pénzügyi mechanizmus korlátaira. A költségvetési fegyelem megszilárdítása érdekében minden lehetőséget fel kell kutatnunk és javaslatot kell tennünk egy, a válsághelyzetek rendezésére vonatkozó keretre. Mechanizmusaink megszilárdítása alapvető fontosságú. Hogy végül is milyen jogi szövegek igényelnek módosítást, az nyitott kérdés, amit meg kell vizsgálni, ugyanakkor továbbra is tisztában kell lenni azon különböző eljárásokkal, amelyek szükségesek lennének a különféle jogi aktusok módosításához.
A munkacsoportnak a probléma két olyan aspektusával kell foglalkoznia, amelyeket a mostani válság hozott felszínre: az egyik a felelősség - hogyan kerülhető el, hogy ismét ilyen költségvetési fegyelmezetlenség forduljon elő -, a másik pedig a szolidaritás - hogyan kerüljük el az improvizációt, ha történetesen újra pénzügyi válság következik be valamelyik tagállamban.
A görög eset arra is felhívta a figyelmet, hogy az euróövezeten és az Unión belül meg kell vizsgálni a versenyképesség tekintetében tapasztalható eltéréseket, amely kérdés megvitatását már elkezdtük és júniusban folytatni fogjuk, és amely az euróövezet gazdaságának olyan aspektusa, amelyre nem fordítottunk kellő figyelmet. Nagyobb gazdasági konvergencia elérése nélkül veszélyeztetjük a közös valutát és a közös piacot. Ez a vita döntő fontosságú. A költségvetési fegyelem önmagában nem elegendő. A költségvetési problémák mögött gazdasági problémák húzódnak meg.
Ezenkívül azon bekezdés váltott ki észrevételeket, amelyben kijelentettük a következőket: "vállaljuk, hogy elősegítjük az európai gazdaságpolitikák erőteljes koordinációját. Úgy gondoljuk, hogy az Európai Tanácsnak javítania kell az Európai Unió gazdasági irányítását, és azt javasoljuk, hogy növelje szerepét a gazdasági koordináció terén, valamint az Európai Unió növekedési stratégiájának meghatározásával kapcsolatban.”
Egyesek észrevételt tettek arra vonatkozóan, hogy e nyilatkozat francia változata a "governance” helyett a "gouvernement économique” kifejezést említi. Hadd tegyem teljesen egyértelművé, hogy nincs nézeteltérés közöttünk abban, aminek az elérésére törekszünk. Teljes mértékben szeretnénk kihasználni azt a lehetőséget, hogy az Európai Tanács egy olyan szerv, amelyen belül a gazdasági teljesítmény növelésé érdekében koordinálhatjuk az uniós és a nemzeti eszközöket. Az Európai Tanács se nem végrehajtó, se nem jogalkotó szerve az Uniónak. A Szerződés szerint az Európai Tanács feladata, hogy megadja az Uniónak a fejlődéséhez szükséges ösztönzést, és meghatározza annak általános politikai irányait. Ez a gazdaságpolitikára is vonatkozik. Az Európai Tanács ülésén nagyrészt valójában erre helyeződött a hangsúly, amikor az Európa 2020 stratégia vizsgálatára tértünk át.
E téren egyenletes fejlődésről számolhatok be, és az Európai Tanács júniusi ülésén még tovább fogunk lépni. Az Európai Bizottság javaslatai alapján - és ezennel elismerésemet szeretném kifejezni Barroso elnök úrnak az általa végzett munkáért - már meghatároztunk öt kulcsfontosságú célt, amelyekre irányítanunk kell erőfeszítéseinket:
az első, hogy különösen a fiatalok, az idősebb munkavállalók és az alacsony képzettségűek nagyobb mértékű bevonása, valamint a legális migránsok hatékonyabb integrációja révén 75%-ra kell növeljük a foglalkoztatási rátát;
a második a kutatás és fejlesztés feltételeinek javítása különösen azzal a céllal, hogy a köz- és magánszféra együttes beruházásainak szintje ebben az ágazatban elérje a GDP 3%-át;
a harmadik az éghajlatváltozással kapcsolatos célkitűzések - amelyek teljesítését 2020-ra már vállaltuk - ismételt megerősítése és a gazdasági stratégiánkba való beépítése;
a negyedik a képzettségi szint növelése elsősorban a lemorzsolódási arány csökkentése és a felsőfokú vagy hasonló szintű tanulmányokat elvégzők arányának növelése révén;
végül a társadalmi befogadás elősegítése elsősorban a szegénység csökkentése által.
E célkitűzések elérése érdekében többet kell tennünk, elsősorban megfelelő mutatókat kell kidolgozni - a tagállamoknak pedig most már meg kell határozniuk nemzeti célkitűzéseiket, amelyek a nemzeti feltételekhez igazodnak. Egyes célkitűzések szerepelnek az uniós jogban, míg mások nem szabályozó jellegűek, viszont a nemzeti és uniós szintű fellépés összekapcsolása révén végrehajtandó közös erőfeszítést testesítik meg.
Az említett öt célkitűzés közül a két utolsó - az oktatás és a társadalmi integráció - bizonyos észrevételeket váltott ki. Ez a két cél természetesen az úgynevezett "európai társadalmi modell” alapvető elemeit képviseli, amelyben a piaci erők hatását a társadalmi kötelezettségvállalás és a környezettudatosság enyhíti. Ugyanakkor egyesek rámutattak arra, hogy az oktatás nemzeti, sőt több államban szubnacionális vagy regionális hatáskörbe tartozik. Ez így is van - és nem áll szándékunkban bármit is változtatni ezen. Ebben az fejeződik ki, hogy az összes kormányzati szintnek együtt kell működnie közös stratégiánk megvalósítása érdekében, aminek során minden egyes szint felelősséget vállal saját feladatának elvégzéséért közös törekvésünkkel kapcsolatban.
Ami a társadalmi befogadást és a szegénység csökkentését illeti, egyesek megemlítették, hogy ezt célnak kell tekinteni, nem eszköznek. Ez majd erőfeszítéseink eredménye lesz, és nem eszköze. Jóllehet egyetértek ezzel az érveléssel, a Lisszaboni Szerződés szerint a társadalmi befogadás kérdése az Unió hatáskörébe tartozik, és ezenkívül általános gazdasági teljesítményünk javításának, valamint az általunk megvalósítandó célokhoz szükséges állami támogatás biztosításának is alapvető eszköze. Ez megfelel az emberek azon mélyről jövő törekvésének, hogy gazdaságunkban a méltányosság legyen jellemző. Saját kockázatunkra hagyjuk ezt figyelmen kívül.
Az öt célkitűzés meghatározása mellett - amelyekkel kapcsolatban még további teendőket kell ellátni - az Európai Tanács kihangsúlyozta, hogy a pénzügyi szabályozás és felügyelet megerősítése terén gyors előrelépésre van szükség egyrészt az Unión belül, ahol az Európai Parlamentre a pénzügyi szabályozás tekintetében fontos munka elvégzése vár, valamint nemzetközi fórumokon, például a G20-ak csoportjában, az egyenlő feltételek nemzetközi szinten történő biztosítása érdekében.
Különösen a következő területeken van szükség előrelépésre: tőkekövetelmények; szervezett intézmények; a válságkezelésre szolgáló finanszírozási eszközök; az átláthatóság növelése a származékos piacokon; a szuverén hitelbiztosítási csereügyletekkel kapcsolatos konkrét intézkedések megfontolása; valamint a pénzügyi szolgáltatások ágazatán belüli jutalmakra vonatkozóan nemzetközi szinten elfogadott alapelvek alkalmazása. A Bizottság hamarosan jelentést fog előterjeszteni a lehetséges innovatív finanszírozási forrásokról, például a pénzügyi ügyletekre, illetve a bankokra kivetendő globális adóról. Megoldásokat kell találnunk, hogy ne fordulhasson elő újabb pénzügyi válság, ugyanakkor a kiváltó okot képező erkölcsi válsággal is foglalkoznunk kell.
Az Európai Tanács az éghajlatváltozásról, valamint az arról szóló vitával folytatta, hogy a koppenhágai konferencia után hogyan rendezzük át törekvéseinket. A globális hőmérséklet-emelkedés 2°C alatt tartásának biztosítására vonatkozóan elfogadott célkitűzés elérésének egyetlen hatékony módja továbbra is egy globális és átfogó jogi megállapodás megkötése. Megegyeztünk abban, hogy a nemzetközi tárgyalások során a továbbiakban is ambiciózusok és konstruktívak leszünk, de abban is megállapodtunk, hogy a koppenhágai megegyezés alapján fokozatos megközelítést kell alkalmaznunk. A kibocsátáscsökkentéssel kapcsolatban tett ígéretek nem elegendőek a döntő fontosságú 2°C-os cél eléréséhez. A tárgyalásoknak új lendületet kell adni. A Bonnban sorra kerülő következő ülésen meg kell határozni a tárgyalások előrehaladására vonatkozó menetrendet. A részes felek 2. cancúni konferenciájának konkrét határozatokat kell hoznia és foglalkoznia kell a meglévő hiányosságokkal. Az Unió és tagállamai teljesíteni fogják arra vonatkozó kötelezettségvállalásukat, hogy a 2010-2012-es időszakban évente 2,4 milliárd eurót biztosítanak a finanszírozás gyors beindításához, és továbbra is vállaljuk, hogy 2020-ig évente közösen 100 milliárd USA-dollárt bocsátunk a rendelkezésre, hogy segítséget nyújtsunk a fejlődő országoknak az éghajlatváltozás elleni küzdelemhez.
Ezzel kapcsolatban eszmecserét folytattunk arról, hogyan kommunikáljunk a legfontosabb nemzetközi partnerekkel, amely eszmecserét Cathy Ashton alelnök/főképviselő vezette be, akinek találó elemzése kedvező fogadtatásra talált.
Nem csak az Egyesült Nemzeteken belüli folyamat keretében fogjuk felvetni e kérdéseket, hanem más szervezetekben is, hogy elősegítsük a szükséges ösztönzés kialakítását. Az Európai Tanácson belül is tesszük a dolgunkat. Egy külön vitát fogunk tartani az Európai Tanácsban az energiapolitikáról, valamint a hatékony, alacsony szén-dioxid-kibocsátású gazdaságra való áttérés módjáról, megvizsgáljuk ennek minden vonatkozását, beleértve az ellátás biztonságát is.
Elnök úr, tisztelt képviselők! Azt a következtetést vonhatom le, hogy az Európai Tanács egyértelmű előrelépést tett, valamint hatalmas és nagy károkat okozó csapdákat került el, amelyek lényegesen visszavethettek volna bennünket.
Furcsa módon egyesek azt állították, hogy jómagam pusztán a szemlélődő szerepét töltöttem be ebben a folyamatban, míg mások azzal vádoltak, hogy hataloméhes diktátor vagyok. Biztosíthatom Önöket arról, hogy egyik sem igaz. Az Európai Tanács állandó elnökének a konszenzust kell előmozdítania és kialakítania egy olyan intézményben, amely csak akkor működhet, ha képes megtalálni a szükséges és elég ambiciózus kompromisszumokat.
Abban reménykedtem, hogy az Európai Tanács állandó elnökeként könnyebb kezdeti időszak vár rám. Nehéz lesz a következő két év. Teljesen tisztában vagyok azzal, hogy a recesszió legnehezebb része véget ért, de a problémák még nem oldódtak meg.
Kezdetben jól kezeltük a pénzügyi válságot, de amikor elvonul a vihar, gyakran nehezebb egységesnek maradni és következetesen cselekedni. Ez azt jelenti, hogy a következő két évben nem folytatódhat az eddigi gyakorlat. Ez az Európai Parlamentre is vonatkozik.
Maroš Šefčovič
a Bizottság alelnöke. - Elnök úr! A múlt hónapban az Európai Tanácsnak rendkívül nehéz körülmények között kellett foglalkoznia egy fontos napirendi ponttal. Egy intenzív és feszült vitát követően nem csupán egyetértett a Bizottságnak a növekedésről és foglalkoztatásról szóló, Európa 2020 stratégia lényegével, de egy olyan mechanizmusról is határozott, amely az euróövezet pénzügyi stabilitásának biztosítására szolgál, hogy szükség esetén pénzügyi támogatást nyújthasson Görögországnak.
De legyünk őszinték! Kevesen voltak, akik előre megmondták volna, hogy így alakulnak a dolgok. A tét miatt egészen az Európai Tanács ülésének kezdetéig jelentős nézeteltérések voltak a tagállamok között mind a pénzügyi stabilitási mechanizmus rövid távú, mind az Európa 2020 stratégia középtávú célja tekintetében. Hadd ismertessem röviden, hogyan jutottunk el a megoldásig, és mit is jelent ez a Bizottság szempontjából. A pénzügyi stabilitási mechanizmussal kezdem, aztán rátérek az Európa 2020 stratégiára.
Ami a pénzügyi stabilitási mechanizmust illeti, az az igazság, hogy ismeretlen terepre jutottunk. De beszéljünk nyíltan egy másik kérdésről is! Bár egy új kihívásra ki kellett dolgozni az új választ, az elképzelhetetlen volt, hogy ne reagáljunk. Nem az volt a kérdés, hogy lesz-e válaszlépés, hanem hogy az milyen lehet és milyennek kell lennie. Amint említettem, kezdetben nem volt egyetértés a tagállamok között ebben a tekintetben. Jó ideig tartottak a tárgyalások, de az ülés előtt nem sikerült dűlőre jutni sem a mechanizmussal kapcsolatos alapelvet, sem a részleteket illetően.
Ez az oka annak, hogy a Bizottság, konkrétabban Barroso elnök úr és Rehn biztos úr a konszenzusteremtés révén és nyilvánosság eszközével magához ragadta a kezdeményezést annak elősegítése érdekében, hogy a tagállamok közös érdekeink mentén közös nevezőre jussanak. Egyrészt a Bizottság mindenkor igen aktívan együttműködött az euróövezetbe tartozó tagállamokkal egy megfelelő mechanizmus megtervezésén. A Bizottság különösen azt biztosította, hogy ennek a mechanizmusnak közösségi keretek között kell létrejönnie. Másrészt az Európai Tanács ülését megelőző 10 napban a Bizottság többször szorgalmazta, hogy szülessen egy ilyen mechanizmusra vonatkozó határozat, mégpedig két alapelv betartása alapján: az egyik a stabilitás, a másik pedig a szolidaritás. Ha felidézik az Európai Tanács ülése előtti vitánkat: Önök mindannyian éppen e két alapelv érvényesítését kérték.
Önök mindannyian tudják, hogy kitartó munka és bonyolult tárgyalások vezettek arra a megoldásra, amely végül is elfogadhatónak bizonyult. Ez a megoldás lényegében a Bizottság által támogatott, az euróövezetre vonatkozó mechanizmuson alapult, ugyanakkor az IMF részvételét is biztosította. Ezáltal most már rendelkezünk egy megvalósítható és használatra kész mechanizmussal. Ez egy átgondolt biztonsági háló. Erre volt szükségünk, és meglett.
A Bizottság elégedett a mechanizmus végleges formájával. Előfordulhat, hogy nem tökéletes. Kétségtelen, hogy maga a mechanizmus példa nélkül álló, bár tervezése a Szerződések teljes mértékű tiszteletben tartása mellett történt. És fő jellemzői megfelelnek a lényeges követelményeknek. Az intézmények megtartják a mechanizmus működtetésével kapcsolatos szerepüket. Az IMF bevonására megtörténtek a megfelelő intézkedések az euróövezet keretében.
Ugyanakkor az Európai Tanács közölte a munkacsoporttal, hogy vizsgálja meg alaposabban az ilyen jellegű válság kezelésére szolgáló mechanizmusokat. Egyedi formátumát összetett feladatköre indokolja, amely abban gyökerezik, hogy hosszú távon minden elképzelhető lehetőség átfogó megvitatását előkészíti - beleértve a Szerződés módosításának lehetőségét is. Egy ilyen sarkalatos vita természetesen fontos számunkra, és ennek megfelelően a Bizottság már most tavasszal intézkedéseket fog előterjeszteni az euróövezeten belüli koordináció javítása céljából. Ehhez fel fogjuk használni a Lisszaboni Szerződés által biztosított új lehetőségeket. A Bizottság tudja, hogy a Parlament egyetért vele abban, hogy sokkal jobb időben előre jelezni, hogy koordinációra van szükség, és szükség esetén rendelkezni a megfelelő mechanizmusokkal.
Engedjék meg, hogy most rátérjek az Európa 2020 stratégia megvitatására. Már beszéltünk arról, hogy sürgősen cselekednünk kell, szemléletmódváltásra kell serkenteni a társadalmat, valamint arról, hogy az EU alapvető szerepet játszik a gazdaság sikeres átalakításának végrehajtásában.
A megvalósítás minden szinten az összes érdekelt részéről közös erőfeszítést tesz szükségessé. Mindannyian tudjuk, hogy a határozott, világos üzenetek késztetik az embereket arra, hogy csatlakozzanak, és az említett stratégiákra vonatkozóan javasolt konkrét célok és rugalmas kezdeményezések ezért olyan fontosak. Szemléltetik közös európai ambíciónkat és meghatározzák azt a pontot, amely körül kialakíthatók közös erőfeszítéseink. Tisztában vagyunk azzal, hogy ha közösen sikerül elérni céljainkat, Európa növelni fogja versenyelőnyét, Európa megőrzi életformáját és megerősíti nemzetközi szereplőként betöltött pozícióját. Ezért annak hangsúlyozása is nagyon fontos, hogy ez annak próbája is lesz, hogy a tagállamok mennyire felkészültek arra, hogy a közös céljaink elérése során nemzeti szintű intézkedést vállaljanak.
Az Európai Tanács legutóbbi ülését követően most már elfogadott, pontos számadataink vannak a foglalkoztatás, a kutatás és fejlesztés, valamint az éghajlat és az energia vonatkozásában. Ezenkívül a Bizottság úgy gondolja, hogy az oktatással kapcsolatos célkitűzésre vonatkozó feltétel elfogadásra került, és biztosak lehetünk abban, hogy ebben a tekintetben is konkrét célokat határoznak meg - a Bizottság által javasolt irányvonalak mentén - remélhetőleg már júniusban.
Szeretnék néhány szót szólni arról a célkitűzésről, amelyről a legintenzívebb vitát folytattuk, azaz a szegénység elleni küzdelemről. Önök jól tudják, hogy több tagállam még most is meg van győződve arról, hogy a szegénység elleni küzdelemmel kapcsolatos cél kitűzése az Unió feladata. A Bizottságnak ebben a kérdésben is igen egyértelmű az álláspontja.
Először is mindenki tudja, aki olvasta a Szerződés szociálpolitikai rendelkezéseit, hogy teljesen téves az az állítás, hogy ezt a kérdést csak a tagállamokra kell hagyni.
Másodszor a Bizottság visszautasítja azokat az elképzeléseket, amelyek szerint e téren nem lehet értelmes célt kitűzni. Az általunk ismertetett világos és módszertani szempontból helyes megközelítés pontosításával fogjuk folytatni. A Bizottság meg van győződve arról, hogy mostantól júniusig konszenzust lehet teremteni ebben a kérdésben.
Harmadszor mindig tudatában kell lennünk annak a veszélynek, hogy az Uniót olyannak látják, amely többet törődik a bankokkal és a vállalkozásokkal, mint a munkavállalókkal és a családokkal. A Bizottságnak eltökélt szándéka, hogy biztosítsa ennek ellenkezőjét. A szegénység elleni küzdelemmel kapcsolatos célkitűzés határozott jelzést közvetítene arra vonatkozóan, hogy az EU a társadalom minden egyes tagja számára lehetőségeket kínál, beleértve a társadalom peremére szorult és leginkább kiszolgáltatott rétegeket. És ahogy azt a Bizottság többször is kijelentette, a szegénység problémája nem oldható meg egyedül a foglalkoztatáspolitika révén. A foglalkoztatáspolitika rendkívüli jelentőségű, de soha nem tudja elérni a társadalom valamennyi rétegét. Mi a helyzet a gyerekekkel? Mi lesz a nyugdíjasokkal? Milyen megoldásokat keresünk, ha a társadalom peremére szorult közösségekről van szó?
Ezért biztosíthatom Önöket, hogy a Bizottság továbbra is szorgalmazni fogja, hogy a szegénység elleni küzdelemmel kapcsolatos célkitűzés kiemelt fontosságú legyen. Ennek során természetesen tiszteletben fogjuk tartani a szerződésekben meghatározott hatáskörmegosztást. Leglényegesebb kezdeményezéseink közül mindegyik úgy értelmezendő, hogy az uniós szintű fellépés kiegészíti a tagállamok intézkedéseit. Az Európa 2020 stratégia nem arról szól, hogy az egyik szint a másik rovására tesz intézkedéseket. Az a lényege, hogy mindegyik szint összetartozó egységként hatékony munkát végezzen és együttműködjön.
A következő néhány hónapban a vita egyre inkább a tagállami szintre helyeződik át, mivel az uniós célkitűzések nemzeti célkitűzésekké válnak. Arra szeretném kérni Önöket, hogy teljes mértékben vegyenek részt ebben a vitában, hozzátéve, hogy szó sincs központi utasításról. A közös problémák közös megoldásáról van szó, valamint arról, hogy az európai dimenziót kreatív módon a tagállamok ösztönzésére használjuk fel, hogy azt egy kissé nagyobb mértékben kiterjesszék saját gazdaságaik reformjára irányuló erőfeszítéseik során.
Végezetül még néhány szót szeretnék szólni az Európai Tanács ülésén megvitatott egyéb kérdésekről.
A vacsora alatt az Európai Tanács Barroso elnök úr bevezető észrevételei alapján megbeszélést folytatott a közelgő G-20 csúcstalálkozóról. Amint azt Önök is tudják, saját jogán nem mindegyik EU-tagállam képviselteti magát a G-20 csoportban. A Bizottság eddig is az általános európai érdeket képviselte és eltökélt aziránt, hogy ez továbbra is így legyen. Most, hogy gyengül a pénzügyi válság közvetlen hatása, a G-20-aknak azzal a kihívással kell szembenézniük, hogy ezt a lendületet megőrizzék azon stratégiai kérdések közös megoldásához, amelyekkel foglalkozni kell, ha a világ jobb állapotba akar kerülni a válság után.
A Bizottság véleménye szerint az Európai Uniónak továbbra is e célkitűzés elérésére kell ösztönöznie. A közelgő torontói csúcstalálkozójukról a G-20-knak egyértelmű üzenetet kell küldeniük a válságból való kilábalásra irányuló, a gazdaságélénkítést támogató stratégiára vonatkozóan, amelyből minden jelentősebb gazdaság kiveszi a részét. Ismét ki kell emelni azt is, hogy a dohai forduló lezárása milyen hatalmas lendületet adna a világgazdaságnak. A legfontosabb, hogy folytassa a pénzügyi piacokkal kapcsolatos reformot: folyamatosan nyomást kell gyakorolnunk nemzetközi partnereinkre, hogy időben és következetesen hajtsák végre a G-20-as kötelezettségvállalásokat.
Ezzel kapcsolatban kihangsúlyoztuk, hogy üzenetünk erőteljesebb lesz, ha elmondhatjuk, hogy az EU elkészült a házi feladatával. Ezért a torontói csúcstalálkozó előtt arra kell törekednünk, hogy megállapodást érjünk el a pénzügyi szolgáltatások szabályozása terén még rendezetlen, kulcsfontosságú ügyekben, azaz az alternatívbefektetésialap-kezelőkkel és a banki tőkével, az ismert CRD III-mal kapcsolatban. És természetesen elengedhetetlen, hogy megállapodjunk a felügyeletről szóló csomagról is, hogy a hatóságok 2011-től munkához láthassanak. A Bizottság soha nem titkolta csalódottságát amiatt, hogy a Tanács milyen mértékben szándékozik csökkenteni a hatóságok hatáskörét, amivel hatékonyságukat veszélyezteti. Önök most részt vesznek e csomag megvitatásának folyamatában, ami lehetőséget biztosít a dolgok közös átgondolására, szem előtt tartva az elmúlt néhány hónap tapasztalatait is.
Barroso elnök úr a bankok helyreállításával kapcsolatos terhek kérdését is érintette és újólag megerősítette, hogy a Bizottság egyetért az új eszközök, többek között a bankokra kivetendő adók bevezetésével a bankszanálási alapok feltöltése céljából. Továbbá szóba hozta a derivatívákat, különösen a szuverén hitelbiztosítási csereügyletek problémáját. Hangsúlyozta, hogy a Bizottság alaposan megvizsgálja ezt a problémát és mérlegelés tárgyává teszi, milyen új intézkedésekre van szükség a fedezet nélküli eladásokkal kapcsolatban a származékos piacok strukturális reformján felül, amelyet a júniusban és az év folyamán később Önök elé terjesztendő jogszabályok segítségével hajtunk végre.
Az Európai Tanács az éghajlatváltozás problémájára is figyelmet fordított, aminek során csatlakozott a Bizottság közleményében meghatározott fő üzenetekhez. A tagállamok elfogadták, hogy ez a kérdés továbbra is legfontosabb feladataink közé tartozzon. Ez a nemzetközi törekvések lendületének megőrzését jelenti, és ez - ahogy Önök is tudják - nem mindig könnyű. De kiváló ugródeszkánk van. Mégpedig az EU-n belüli teljesítményünk. Az Európai Tanács pedig újólag megerősítette az EU-nak a fejlődő országok megsegítésére szolgáló finanszírozás gyors beindítása iránti elkötelezettségét.
Most eltökéltnek és következetesnek kell lennünk. Eltökéltnek abban, hogy kilépünk a nemzetközi színtérre és kifejtjük álláspontunkat a legfontosabb partnereinknek, ismertetjük, miért nem engedhetünk ambíciónkból. A Bizottság méltányolja, hogy a Parlament már részt vesz ebben a törekvésben. Amint azt Önök is tudják, kollégám, Connie Hedegaard biztos asszony már hozzákezdett egy együttműködési kezdeményezési programhoz.
Következetesnek kell lennünk abban a tekintetben, hogy továbbra is elkötelezettek legyünk egy tényleges nemzetközi megállapodás megkötése iránt, amennyiben a legfontosabb szereplők készek részt venni. Meg kell szilárdítanunk a koppenhágai megállapodás során elért előrelépéseket.
Összefoglalásképpen elmondhatom, hogy a Bizottság lényegesen hozzájárult az Európai Tanács ezen üléséhez, az első hivatalos üléshez, amelyre az Európai Tanács állandó elnökének, Herman van Rompuy-nak a sikeres elnöklete alatt került sor. Szeretnék gratulálni ahhoz, hogy ezekben a rendkívül nehéz időkben és bonyolult körülmények között eredményesen elnökölt.
Várakozással tekintünk arra, hogy a következő hónapokban - különösen mostantól az Európai Tanács júniusi üléséig számított időszakban - intenzív együttműködést folytathassunk Önnel a Parlamentben, valamint a spanyol elnökséggel a Tanács különböző formációi keretében. Ennek az együttműködésnek ki kell jelölnie az utat egy dinamikus és összeszedett EU számára, amely kész felvállalni az előttünk álló évtized kihívásait.
Corien Wortmann-Kool
a PPE képviselőcsoport nevében. - (NL) Elnök úr, Van Rompuy elnök úr, Šefčovič bizottsági alelnök úr! Az Európai Tanács ülését az euróövezetben kialakult problémák és az Európa 2020 stratégia uralta, amelynek az a célja, hogy Európa ismét növekedési pályára kerüljön és munkahelyeket biztosítson polgárai számára. Valamennyi állam-, illetve kormányfő egyetértett az európai gazdasági irányítási struktúra megszilárdításában és elkötelezte magát az európai gazdaságpolitika erőteljesebb összehangolása mellett. Ez ígéretesnek tűnik, még akár történelmi jelentőségű mozzanat is lehet az európai integráción belül, de egyelőre nagyrészt csak egy reményteljes lehetőség. Az a legfontosabb, hogy az elkövetkező hónapokban és években hogyan alakulnak tovább a dolgok. Elvégre ami az uniós polgárokat illeti, az ígéreteknek nem tulajdonítanak jelentőséget, kizárólag az eredmények számítanak.
Van Rompuy elnök úr, az Európai Néppárt (Kereszténydemokraták) és az Európai Demokraták Képviselőcsoportja nevében elismerésemet szeretném kifejezni elkötelezettsége iránt. Az Európai Tanács első állandó elnökeként Ön erőteljesen kezdte tevékenységét, és Önre vár az a fontos feladat, hogy folytassa az Európai Tanács olyan szervvé való átalakítását, amely tényleges politikai kötelezettséget vállal az Európai Unió gazdasági irányítása mellett. Ezért várakozással tekintünk az Ön és a munkacsoportja eredményei elé, továbbá meg vagyunk győződve arról, hogy elkötelezettsége és kitartása képessé teszi Önt a feladat megoldására. Gyorsan kell cselekedni, most határozottságra és tetterőre van a legnagyobb szükség. Ezennel felkérem Önt, hogy jelenjen meg a Tisztelt Házban is, hogy megbeszéljük a munkacsoport által elért eredményeket, valamint folytasson vitát velünk ezzel kapcsolatban. Az elvégzendő feladat óriási; ezért olyan fontos, hogy Ön együttműködjön az Európai Bizottsággal és az Európai Parlamenttel is, amely az Európai Unió polgárainak képviseletét látja el.
Azt várjuk Öntől, hogy egyrészt teljes mértékben tartsa tiszteletben intézményi szerepünket, másrészt ténylegesen vonjon be bennünket az ügyekbe - nem csak utólag, hanem előzetesen is -, a javaslatok kidolgozásába. A PPE képviselőcsoport például nagy várakozással tekint az Európai Bizottságnak a monetáris politika tekintetében történő nagyobb mértékű gazdasági koordinációról szóló javaslatai elé. Ezzel kapcsolatban képviselőcsoportunk hangsúlyt helyez a Stabilitási és Növekedési Paktumban szereplő költségvetési iránymutatás szigorítására, valamint a megelőző hatás megszilárdítására. Továbbá azt várjuk az Európai Bizottságtól, hogy aktív szerepet töltsön be az Európa 2020 stratégia további kidolgozásában. Felkérjük a Bizottságot, hogy teljes mértékben használja fel a Lisszaboni Szerződés által biztosított eszközöket, különösen a tagállami erőfeszítések értékelése során. Elvégre a PPE képviselőcsoport és más európai parlamenti képviselőcsoportok számára is teljesen nyilvánvaló, hogy a nyitott koordinációs módszernek utat kell nyitnia a kötelező kötelezettségvállalások, valamint a pozitív ösztönzők és szükség esetén a szankciók megfelelő arányú összetétele számára, és elvárjuk, hogy ne késlekedjen meggyőző javaslatokat előterjeszteni.
Végül Görögországgal kapcsolatban képviselőcsoportunk elnöke, Daul úr dicsérte a Tanácsot azon határozata miatt, hogy egy új mechanizmus alkalmazása révén segítséget nyújt Görögországnak, szükség esetén a Nemzetközi Valutaalap (IMF) bevonásával. Ebben a tervben a szolidaritás és a felelősség nagyon helyesen központi szerepet kap. Még mindig aggasztó a helyzet, és még egyszer szeretném elismételni, hogy a szolidaritásnak mindkét irányban érvényesülnie kell. Görögországnak be kell tartania megállapodásait a reformtervek tényleges végrehajtásával. Helyre tudja-e állítani Görögország a bizalmat a pénzügyi piacokon? Ez döntő fontosságú lesz a válság megoldása szempontjából.
Hannes Swoboda
az S&D képviselőcsoport nevében. - (DE) Elnök úr! Először köszönetet szeretnék mondani Van Rompuy úrnak azért, hogy lelkesen kommunikált a Parlamenttel, ami jól jelzi személyes elkötelezettségét. Tulajdonképpen az, amit Önnek közölnie kellett a Parlamenttel - ami a Tanács, nem pedig személy szerint Ön által hozott határozatokkal kapcsolatos - mélységesen elkeserít bennünket. Nézzük először is Görögország esetét. Ha megvizsgáljuk a médiában, például az International Herald Tribune-ben megjelenő magyarázatokat, jogosan jelentik ki azt, hogy bár Görögország most már megkapta az IMF szigorú feltételeit, mégsem kap kedvező hitelt. Ennek a Tanács az oka. Bini Smaghi úr - tehát az Európai Központi Bankhoz tartozó személy - azt mondja, hogy véleménye szerint a problémák megoldásának demokratikusabb módja a szorosabb európai együttműködés, nem pedig egy technokrata szerv, például az IMF bevonása.
Láthatjuk, hogy a piac reagált a kialakult helyzetre. Elfogadom, hogy a piac reakciója az euró vonatkozásában némiképp kedvezőbb volt, Görögország helyzete viszont nem lett jobb, sőt romlott. A Tanácstól származó üzenet nem tekinthető pozitívnak. A Tanács mindig előszeretettel odázza el a problémákat, a megbeszéléseket és a javaslatokat. Olyan ez, mintha a Titanicon lennénk - a hajó nekiütközik a jéghegynek, aztán az emberek azt mondják, hogy "Rendben van, hozzunk létre egy munkacsoportot, hogy megvizsgáljuk, hogyan tudjuk a jövőben elkerülni az ehhez hasonló ütközéseket”, vagy közvetlenül a katasztrófa bekövetkezését követően azt javasolják, hogy "tartsunk egy alapos megbeszélést a jövő heti menüről”. Ez nem jelent megoldást. A Tanácsnak megoldásokat kell találnia. Ez nem az Ön hibája, hanem az állam-, illetve kormányfőké, akik nincsenek felkészülve arra, hogy hozzákezdjenek a megoldások kidolgozására, valamint az új elképzelések - például az európai szociáldemokraták által előterjesztettek - megértésére, amelyek két pilléren alapulnak, azaz a stabilitáson és a szolidaritáson is. Természetesen a szolidaritás nem pusztán akkor kezdődik, amikor már rosszul mennek a dolgok - az igaz barátok kellő időben figyelmeztetik egymást, amikor rosszra fordul a helyzet. Ezért méltánytalan is most így bánni Görögországgal, miután csak álltunk és szemlélődtünk évekig, miközben valójában teljesen tisztában voltunk azzal, hogy valami nem stimmel, és csak most, a válság bekövetkezése után kijelenteni, hogy "Görögország most nem számíthat a szolidaritásunkra”. Ezért teljesen elfogadhatatlan a Tanács ülésének Görögországgal kapcsolatos kimenetele.
Hasonló a helyzet az Európa 2020 stratégiával. A Bizottság javaslatainak megvoltak a hátrányai, de az előnyei is. Éppenséggel nem voltunk felvillanyozva, mert éreztük, hogy bizonyos elemek még hiányoznak. Erre mit tesz a Tanács az Európa 2020 stratégiával? Kiragad néhány részt belőle. Ön csak öt részletet említett, de a lényeg - az az elképzelés, hogy az Európa 2020 stratégia lényege az lesz, hogy a gazdasági, a szociális és a környezetvédelmi problémákkal is foglalkozni fogunk - elsikkad, legalábbis szerintünk megvan ennek a veszélye.
Amikor azt hallom - ahogy az alelnök úr is megerősítette -, hogy az állam-, illetve kormányfők a következőket kérdezgetik: "Azt várják tőlünk, hogy tegyünk a szegénység ellen? A mi feladatunk, hogy küzdjünk a szegénység ellen?” - nem tűnik groteszknek, hogy napjainkban a szegénység és az egyenlőtlenség egyre nő Európában? És akkor vannak olyan állam-, illetve kormányfők, akik azt mondják, hogy "Ez nem tartozik ránk”. Ez esetben hogyan tudnak a polgárok szemébe nézni, ha különösen a társadalmi igazságosság kérdését nem tekintik kulcsfontosságú ügynek? Ezért egyetértek Önnel és a Bizottság alelnökével, hogy ragaszkodnunk kell ahhoz, hogy a szegénység elleni küzdelem - bármilyenek is legyenek a kritériumok - és a szegénység csökkentése továbbra a céljaink között szerepeljen. Az valóban fontos számunkra, azaz a Szocialisták és Demokraták Progresszív Szövetsége Európai Parlamenti Képviselőcsoportja számára.
(Taps)
Van Rompuy úr, Ön említést tett arról, hogy megbízatása óta ez volt az Európai Tanács első hivatalos ülése. Júniusban lesz a második. Sok sikert kívánok Önnek az Európai Tanács júniusi üléséhez. Nem ígérkezik könnyűnek, mivel több választásra is sor kerül, amelyek kapcsán valóban félő, hogy esetleg olyan pártok kerülnek hatalomra, amelyek kevésbé hajlanak a szoros európai együttműködésre. Mindazonáltal a legjobbakat kívánom Önnek, és remélem, hogy az állam-, illetve kormányfők nem hagyják cserben Önt, ahogy az Európai Tanácsnak az Ön szempontjából első hivatalos ülésén tették. Ha bármikor segítségre és támogatásra van szüksége, forduljon a Parlamenthez - különösen a Szocialisták és Demokraták Progresszív Szövetsége Európai Parlamenti Képviselőcsoportjához. Ismét reményt adunk majd Önnek, hogy Európa még mindig egy jó dolog lehet!
Guy Verhofstadt
az ALDE képviselőcsoport nevében. - Elnök úr! Két észrevételt szeretnék tenni a Tanács múlt hónapi ülésével kapcsolatban. Ez első azt a mechanizmust érinti, amelyet a Tanács Görögország esetében választott, és amellyel kapcsolatban komoly aggályaim vannak. Remélem, tévedek, de úgy gondolom, hogy azon egyszerű oknál fogva nem működhet, hogy a bilaterális kölcsönök rendszerének felel meg, nem pedig egy olyan rendszernek - európai megoldásnak -, amelynek keretében az Európai Bizottság az eredeti elképzelés szerint egyszeri kölcsönt nyújt Görögországnak.
(Taps)
Ha megnézzük a piacokat, pillanatnyilag teljesen nyilvánvaló, hogy nem bíznak ebben a rendszerben. Ez nem tegnap kezdődött, hanem egy héttel ezelőtt. Múlt hétfőn - egy hete - már probléma volt tapasztalható a görög kötvények körül, amelyek esetében a kamatláb megközelítette a 6%-ot. Ez 300 bázisponttal magasabb, mint a legalacsonyabb kamatláb, azaz 3%, az Európai Unióban. Azóta az Európai Unióban a különböző tagállamok arról vitáznak, hogy a bilaterális kölcsönökre milyen kamatlábat kell alkalmazni, ami tegnap éppen 400 bázispontra, azaz 4%-ra emelkedett.
Így nem lehet Görögországon segíteni. Görögországnak meg kell tennie a szükséges intézkedéseket, de nem a bilaterális kölcsönök révén. Jelen pillanatban ez a mechanizmus valójában nem segítséget nyújt Görögországnak, hanem büntetést jelent.
Elengedhetetlen, hogy az Európai Bizottság minél gyorsabban visszatérjen az európai kölcsön nyújtásával kapcsolatos eredeti elképzeléséhez. Akkor majd automatikusan alacsonyabb lesz a kamatláb, mint most a piacokon, mert az Európai Bizottság és az európai intézmények garanciát jelentenek. Csak ilyen módon lehet segíteni a görög kormánynak céljai elérésében.
Ugyanakkor a görög kormánynak természetesen véget kell vetnie belső viszályoknak. Ha eltérőek az álláspontok a Nemzetközi Valutaalap beavatkozását illetően, és amennyiben ezek a viták folytatódnak, a kamatláb automatikusan növekedni fog.
Második észrevételem azzal kapcsolatos, hogy most többre van szükségünk a Görögországra vagy más országokra vonatkozó mechanizmusnál. Most arra van szükségünk, hogy az Európai Bizottság bátran álljon elő egy gazdasági és monetáris reformcsomaggal, mégpedig minél előbb. Egy olyan jelentőségű csomagra van szükségünk, mint amilyet korábban Jacques Delors terjesztett elő, aki a problémák megoldása érdekében egy adott pillanatban az európai gazdasági és monetáris unióra, illetve a belső piacra vonatkozó csomaggal állt elő. Erre van most szükségünk. Egy merész csomagra. Csak az Európai Bizottság tudja megtenni ezt. A Tanács nem - még a Tanács elnöke sem. A Bizottság rendelkezik kezdeményezési joggal, és a Bizottságnak kell most előállnia egy valódi csomaggal.
(Taps)
Képviselőcsoportom úgy gondolja, hogy a csomagnak három fő elemet kell tartalmaznia. Az első az Európai Valutaalap létrehozása, ami feltétlenül szükséges, és ezt az elképzelést a német pénzügyminiszter, Schäuble úr is felvetette már. Erre az alapra minél hamarabb szükségünk van a stabilitási paktum hatékonyságának növelése érdekében.
A másik dolog, amire a lehető leghamarabb szükségünk van, az az, hogy az európai kötvénypiacon, az Európai Unión belül minden országban csökkenjen a kamatláb. Ez nem jelent büntetést a legnagyobb ország, Németország számára. Éppen ellenkezőleg, létrejöhet egy olyan rendszer, amelyben Németország a mainál alacsonyabb kamatokat fizet, mert a jövőben az európai kötvénypiachoz kapcsolódóan kialakíthatjuk a likviditási prémiumot. Ennek megvannak a technikai feltételei, és alkalmazhatóvá tehető.
A harmadik, amire szükségünk van, egy merészebb 2020-as stratégia. Teljes mértékben támogatom, amit Wortmann-Kool asszony mondott az előbb arról, hogy határozottabb irányítási módszerre van szükség. Nem a nyitott koordinációs módszerrel fogjuk elérni céljainkat. A büntetések és jutalmazások módszerére van szükség, ahogy Wortmann-Kool asszony fogalmazott, ahol a vezetőfülkében a tagállamokon kívül a Bizottság is helyet foglal.
Kedves kollégák, el kell gondolkodnunk valamin: ha az elkövetkező hónapokban a Tanács nem teszi meg a szükséges lépéseket egy bátrabb Európa 2020 stratégia tekintetében, mit tehetünk mi az Európai Parlamentben? A következőket tehetjük: a következő hetekben a Parlamentnek meg kell állapodnia az átfogó gazdasági iránymutatásokban, és véleményt kell nyilvánítania ezekről. Nos, amennyiben a Tanács a Bizottság támogatásával nem terjesztett elő egy merészebb 2020-as stratégiát, úgy gondolom, nincs szükség az átfogó gazdasági iránymutatások jóváhagyására. Mindenekelőtt egy bátor javaslatot kell benyújtani, amire reményeim szerint júniusban sor kerül, aztán tesszük a dolgunkat és jóváhagyjuk ezt a merészebb megközelítést és az átfogó gazdasági iránymutatásokat.
Rebecca Harms
a Verts/ALE képviselőcsoport nevében. - (DE) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Be kell vallanom, hogy Van Rompuy úr felszólalása során megkértem szomszédomat, Lambsdorff urat, hogy csípjen meg, mert az volt az érzésem, hogy vagy én álmodom vagy az Európai Tanács elnöke. Azért mondom ezt, mert szerintem a legutóbbi csúcstalálkozó egyetlen pozitívumának az tekinthető, hogy véget vetett a Párizs, Berlin és Brüsszel közötti - az EKB-re is kiterjedő -, azzal kapcsolatos alantas civakodásnak, hogy egyáltalán nyújtunk-e bármilyen segítséget Görögországnak, milyen formában segíthetünk Görögországnak, szükség van-e Európai Valutaalapra, és hogy be kell-e vonni az IMF-et vagy sem. Végül is az eredmény az a lóvásárhoz hasonló alkudozás lett, amit Verhofstadt úr már korábban igen érzékletesen ismertetett.
Azt sem értem, hogyan állíthatja azt, hogy a csúcstalálkozón elfogadottak máris segítenek Görögországon, mivel a mai napon Görögországnak - ismételten leellenőriztem - nem 6%-os, hanem 7%-os kamatot kell fizetnie. Tehát a kamatláb a Tanács határozatát követően azonnal megemelkedett. Hogyan lehet ennyire félrevezetni az embereket az európai szolidaritás tekintetében, ahogy azt a Tanács nyilvánvalóan teszi, egyszerűen nem tudom megérteni.
Ezenkívül úgy gondolom, hogy az ülésen egy nagyon különös, tudat alatti jelzést közvetítettek Görögország felé, mert amit a Tanács ülése alatt és után, a csúcstalálkozó alatt és után biztonsági hálóként jellemeztek, valójában egyáltalán nem az. Ha háló lenne, bírnia kellene a terhet. Sőt Görögországgal kapcsolatban megállapodtak abban, hogy az országban a helyzetnek el kell érnie a legmélyebb szintet, mielőtt Brüsszel valóban hajlandó lenne segíteni. Németországban az a nézet alakult ki, amikor Merkel kancellár asszony visszatért Brüsszelből, hogy mielőtt ténylegesen hajlandó lenne segíteni, meg akarta mutatni a görögöknek, milyen érzés is a legmélyebb ponton lenni. Az a benyomásunk, hogy ez inkább kemény leckéztetés volt, de úgy gondoljuk, hogy pillanatnyilag nem a kíméletlen leckéztetés segíthet az Európai Unión.
(Taps)
Ez a Görögország felé irányuló igen negatív energia együtt jár azzal a döntéssel, hogy ne keveredjünk bele Görögország problémáinak megoldásába. Minden, amit most végre kell hajtani a költségvetési konszolidáció tekintetében, azzal kapcsolatban, hogy az államadósság szempontjából milyen területeken kell költségcsökkentést alkalmazni, hogyan lehetnek hatékonyabbak a közszolgáltatások, hogyan kell felvenni a küzdelmet az adóelkerülés problémájával, hogyan kell kezelni a korrupciót Görögországban, minden az IMF-re marad, miközben Brüsszel nem hajlandó részt venni. Szerintem ez a magatartás nem helyénvaló.
Még egyszer világosan ki kell mondani, valójában mire is tanít bennünket Görögország esete - azaz azt, hogy szembe kell néznünk a Szerződéseink gyengeségeivel, különösen a Maastrichti Szerződés gyenge pontjaival. Ha megvizsgálom ezeket a gyenge pontokat, nem vonom le azt a következtetést, hogy közösen meg kell állapodnunk abban, hogy ezen a ponton nem avatkozunk be. Sőt arra következtetek, hogy a nagyobb mértékű közös felelősségvállalásnak és szolidaritásnak közös beavatkozással kell együtt járnia. Egyszerűen eljött az ideje - azon túlmenően, amit Verhofstadt úrnak mondania kellett az eurókötvényekről és a pénzügyi támogatási mechanizmusokról -, amikor a következő reformlépésekről kell beszélnünk. Van Rompuy úr, ha az Ön munkacsoportja - amelyet Németországban folyamatosan Arbeitsgruppe-ként emlegetnek, ami egy kicsit visszafogottabban hangzik - félretolja a reformot, amelyre oly nagy szükség lenne, valójában a görög válság után egész Európa számára is csak a válságot jelezhetem előre. Elkerülhetetlen, hogy sokkal jobban összehangoljuk gazdaságpolitikáinkat, adópolitikáinkat, azt, hogy hogyan állítjuk össze az állami költségvetést, hogyan biztosítjuk a versenyképességet, valamint közösen kell felelősséget vállalnunk. A csúcstalálkozó mégsem biztosította ezeket, és úgy vélem, hogy az alapvető kötelezettségvállalásokat is elmulasztotta.
Ami az Európa 2020 stratégiát - az éghajlat kérdését - illeti, ha ezt a siker, illetve a kudarc bizonyítékának tekintjük, tulajdonképpen Connie Hedegaard várhatóan mit visz magával májusban Bonnba? Talán üres kézzel fog menni? Egyáltalán el kell-e utaznia Bonnba azzal, amit le tud tenni az asztalra? Kínos! Ismét eljött "Lady No” - Merkel kancellár asszony - ideje, hogy a saját dolgaival parádézzon. Kínos, hogy a Barroso úr által előterjesztett, már amúgy is gyengécske társadalmi-politikai célokat Németország, Merkel kancellár asszony újból tovább gyengítette.
Olyan sok negatív energia származott már Németországból. Olvastam, hogy amikor ez történt, több képviselő azt kívánta, bárcsak jönne vissza Helmut Kohl. Meg kell mondanom, nem voltam köztük. Valahogy még mindig másképp emlékszem Kohl kancellár időszakára, és akkor sem Európa jelentett mindent. Azt szeretném látni, hogy az európai fővárosokban felismerik, hogy a globalizáció, a globális válságok idején egyesíteni kell erőinket, hogy a politika végre közös politikává váljon.
Verhofstadt úr, örömmel fogadom arra vonatkozó felhívását, hogy még dolgozzunk az Európa 2020 stratégián. Végül is eddig három parlamenti munkacsoport kizárólag ezzel foglalkozott.
Timothy Kirkhope
az ECR képviselőcsoport nevében. - Elnök úr! Az Európai Tanács ülését követően a görögországi válság volt a vezető hír, de maga az ülés is fontos kezdeti lépéseket tett az Európa 2020 kezdeményezés terén. Képviselőcsoportom, az ECR azt szeretné, hogy az euróövezet azok miatt legyen sikeres, akik úgy döntöttek, hogy tagjai lesznek. Most rendkívül fontos az európai gazdaság egésze szempontjából, hogy a bizonytalanság ne okozzon kárt a kereskedelemnek és a tágabb értelemben vett európai gazdaságnak.
Természetesen még nem minden tagállam döntött úgy, hogy csatlakozik az egységes valutához, vagy soha nem választja ezt a lehetőséget. A jelenlegi válság szemlélteti, hogy sokan, többek között a brit konzervatív párt tagjai, miért is utasítják el az euróövezethez való csatlakozást, ami szükségszerűen egységes kamatláb-politikával, valamint azzal jár, hogy az árfolyamokat olyan tényezők határozzák meg, amelyeknek semmi közük a belföldi gazdasági helyzethez. Természetesen a mostani válság felszínre hozott bizonyos, az euróövezet jelenlegi kialakításával kapcsolatos alapvető problémákat. A problémák megoldása során azonban a válságot nem szabad ürügyként felhasználni az Európai Unió hatáskörének további kiterjesztésére.
Már hallhattunk nagyon zavaros beszédeket a nagyobb mértékű európai gazdasági irányítás szükségességéről. A brüsszeli hatalomcentralizáció nem jelent megoldást és nem lenne elfogadható. Görögországnak szüksége van a támogatásunkra és bátorításunkra, de nehéz arra kérni a külföldi adófizetőket, különösen az euróövezeten kívüli országokban, hogy egyenlítsék ki a számlát. Végtére is természetesen csak maguk a görögök oldhatják meg a görög államadóssággal kapcsolatos problémákat, és sok sikert kívánunk a válságból való kilábalás érdekében tett erőfeszítéseikhez.
Most pedig rátérek az Európa 2020 kezdeményezésre. Örömünket fejezzük ki a Tanács által tett első puhatolózó lépesek miatt. A jelenlegi gazdasági és pénzügyi válság kapcsán soha nem feledkezhetünk meg arról, hogy már a válság kirobbanása előtt is óriási kihívásokkal néztünk szembe, például a kínai és a távol-keleti növekedéssel, valamint az energiaellátásunk terén egyre növekvő bizonytalansággal. Hosszú távú gazdasági kilátásaink az európai gazdaság mélyreható modernizációjától függenek, hogy boldogulhassunk egy egyre inkább versengő világpiacon.
Nem támogatjuk a kezdeményezés minden vonatkozását. Bizonyos területeket figyelmen kívül hagy, ahol szükség van innovációra, például a mezőgazdaságot, de határozottan támogatjuk a program általános törekvését és különösen az egységes piac folyamatos fejlesztését. Úgy gondoljuk, hogy gazdasági életünk központi pillérét a sikeres versenyképes vállalkozások alkotják; ők biztosítják a gazdasági fejlődést, ami elengedhetetlen a munkahelyteremtéshez és a források előteremtéséhez, amitől olyan sok más dolog függ.
Fennáll a veszélye annak, hogy miközben a vállalkozások terheinek csökkentéséről beszélünk, folyamatosan ezzel ellentétben álló dolgokra szavazunk, tehát az Európai Unió valamennyi intézményének, így a Parlamentnek is, együttműködést kell folytatnia. A Bizottságnak el kell kerülnie, hogy olyan javaslatokat tegyen, amelyek terhet rónak az iparra, és nekünk itt a Parlamentben felelősségteljes magatartást és önmérsékletet kell tanúsítanunk. Az Európa 2020 kezdeményezés részeként meghatározott célok felülvizsgálatára a júniusi ülésen kerül sor.
Ma hadd fejezzem be azzal, hogy reményemet fejezem ki azzal kapcsolatban, hogy a gazdasági szabadságnak és reformnak az Európai Tanácson belüli támogatottsága jelentősen megszilárdul az elkövetkező hetekben - reményeim szerint ezt talán az Egyesült Királyság új konzervatív kormánya is elősegíti.
Lothar Bisky
a GUE/NGL képviselőcsoport nevében. - (DE) Elnök úr! Jó dolog, hogy az állam- és kormányfők meg tudtak állapodni egy sürgősségi csomagról, de ez aligha tekinthető valódi európai megoldásnak. A német kormány a választások miatt taktikai megfontolásokból - Észak-Rajna-Vesztfáliával kapcsolatban - elég messzire ment, ami a populizmust illeti. A megállapodás a Merkel kancellár asszony és Sarkozy elnök úr közötti beszélgetéstől függött. Ez a csomag nem a polgárokat szolgálja. A finanszírozási mechanizmus célja, hogy - és most idézek - magába foglalja "a pénzügyi piacoknak a kockázati árak meghatározásához történő minél gyorsabb visszatérésére vonatkozó kezdeményezéseket”. A gazdaságpolitikai koordinációnak a Stabilitási és Növekedési Paktum sikertelen alapelveire kell épülnie. Az államtól és a polgároktól megtakarításokat várnak, míg a pénzügyi piacok -a bankok - értékelik, hogy kellő mértékű-e a megtakarítás. Ezt kétes eljárásnak tartom. Az EU-ban jelenleg 10% a munkanélküliségi ráta - 1998 óta most a legmagasabb. A 25 év alattiak több mint 20%-a munkanélküli. Nagyon konkrétan meg kell mondanunk, hogy hol akarunk megtakarításokat elérni. Különben a legrosszabbtól kell tartanunk.
Miért nem állapodott meg a Tanács a kohéziós és a strukturális alapok növeléséről vagy a hitelderivatívák kereskedelmének azonnali tilalmáról? Miért halasztotta el bizonytalan időre a szegénységnek az EU-n belüli leküzdésére vonatkozó konkrét célokról szóló megállapodást? Egyébként nem azt mondom, hogy szándékosan tették ezt, de tulajdonképpen az elhalasztás határozatlan ideig tart. A szegénység elleni küzdelem évében ezt botrányosnak tartom. Ez év júniusa már túlságosan késő.
Nigel Farage
az EFD képviselőcsoport nevében. - Elnök úr! Ma egy nagy ember - Európa elnöke - jelenlétében tartjuk ülésünket. Olyan fontos ember, hogy nem érheti bírálat, szemrehányás; Ő a modern politikai osztály királya. Napjaink Zeusza, aki a "Berlaymont hegyéről” akar irányítani bennünket - és jaj annak, aki kétségbe vonja tekintélyét vagy méltóságát, mert súlyos büntetésben részesül!
Ami engem illet, amikor legutóbb találkoztunk és szerettem volna mondani egy-két dolgot, a Parlament a lehető legnagyobb bírságot szabta ki! Közölték, ha bármi olyat mondok, ami felzaklatja Önt, kikapcsolják a mikrofont. Nos, milyen árat kell fizetni a szólásszabadságért, a demokráciáért?
Ma visszatért hozzánk, és most már Sarkozy úr és Angela Merkel jóváhagyásával Ön 500 millió ember új gazdasági kormányának vezetője, aki elindította 10 évre szóló tervét - közzétette kívánságainak listáját. Kíváncsi vagyok, vajon emlékszik-e arra, hogy mi történt a legutóbbi 10 éves tervvel, amely 2000-ben indult útjára. Mégpedig ebben a Parlamentben, nagy éljenzések közepette, aztán teljes és tökéletes kudarcot vallott, még mielőtt beütött a globális recesszió.
Tulajdonképpen minden központosított uniós terv megbukik. Vegyük csak a katasztrofális, végzetes közös halászati politikát. Most az Ön imádott eurója bukott meg; politikai szempontból az első nagyobb akadálynál kudarcot vallott. A csúcstalálkozón képtelen volt előállni egy tervvel, és nem tudja megszabadítani Görögországot anélkül, hogy a Nemzetközi Valutaalap közbelépne, hogy legalábbis ideiglenesen megmentse az euróval kapcsolatos álmát.
És mégis, Van Rompuy úr, úgy tűnik, hogy Önnek az a terve, hogy bár vesztésre állunk, kudarcot vallunk, de még nincs elegünk ebből; legyünk még inkább európaiak; legyen még több kudarc! Ami igazán számít az az, hogy sérül a demokrácia. Önt nem választottuk meg. Ön nem elszámoltatható, és nincsenek olyan mechanizmusok, amelyek segítségével az európaiak eltávolíthatnák Önt. Zeusz elrabolta Európát, és attól tartok, hogy Ön a demokráciánkat rabolja el. Ön csak azért lehet itt, mert a Lisszaboni Szerződést a briteknek megígért népszavazás megtagadásával vitték keresztül. Ami minket illet, ez az ügy még nincs lezárva. Emberek harcoltak és haltak meg azért, hogy független, autonóm demokratikus nemzetté válhassunk, amely megválaszthatja és leválthatja vezetőit. Azok, akik hisznek a demokráciában, nem fogadhatják el az Európai Unió elnökének posztját.
Barry Madlener
(NL) Elnök úr! Farage úr, köszönöm Önnek, hogy ismét nagyon sok európai nevében szólalt fel, akik nem szeretik ezt az Európát.
Ez a vita egy hatalmas ámítás. Herman Van Rompuy, az új álelnök, akit a színfalak mögött választottak meg, gratulált Barroso elnök úrnak és a Bizottságnak Görögország pénzügyi megmentéséhez. Természetesen ez megint a holland adófizetőkön csapódik le, akiknek újból mélyen a zsebükbe kell nyúlniuk. Ne felejtsük el, hogy Görögország évekig hamis számadatokkal vezette félre az európai országokat. Van Rompuy úr, Ön azt állítja, hogy kemény intézkedések megtételére késztette Görögországot. Kemény intézkedésnek számít a nyugdíjkorhatár 61-ről 63 évre történő emelése? Az európai munkavállalók többsége legfeljebb csak álmodhat erről; sőt a holland kormány a nyugdíjkorhatár 65-ről 67 évre történő emelését tervezi. A görög munkavállalók 63 évesen nyugdíjba mennek, és nekünk kell fizetni a költségeket.
Mi történt az Európai Néppárt (Kereszténydemokraták) és az Európai Demokraták Képviselőcsoportja kemény kijelentéseivel? A Holland Kereszténydemokrata Párt (CDA), amelyet Wortmann-Kool asszony képvisel, néhány héttel ezelőtt még azt hajtogatta, hogy a holland adófizetők pénzéből egy cent sem kerül Görögországba. Angela Merkel is azt mondogatta, hogy a görög nyugdíjakra egyetlen centet sem ad. És most mégis mi történik? Megváltoztatták véleményüket; meghátráltak. Nyilvánvaló, hogy az általuk mondottak semmit sem érnek. Most pedig a görögök a meghamisított számadatok ellenére pénzügyi támogatásban részesülnek, és ki lesz a következő? Portugália, Spanyolország, Magyarország? Mondják meg! Még a Liberálisok és Demokraták Szövetsége Európáért Képviselőcsoportja is - ahová Verhofstadt úr és tulajdonképpen a Szabadság és Demokrácia Holland Néppártból (VVD) van Baalen úr is tartozik - kedvezményes kamatozású kölcsönöket ígér a nehéz helyzetben lévő országok számára, valamint az Európai Valutaalap létrehozását ígérgeti. Van Baalen úr, miért nem mond ellent Verhofstadt úrnak? Világos és egyszerű, hogy ez a választók félrevezetése: a választásokon kevesebb európai részvételt ígért, de még csak több lett belőle. Az Ön saját képviselőcsoportja támogatja ezt. Hölgyeim és uraim, az Európai Unió nem a problémák megoldása, hanem okozója.
Herman Van Rompuy
az Európai Tanács elnöke. - (FR) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Elég röviden válaszolok. Van néhány olyan alapvető igazság, amelyre emlékeztetnem kell Önöket. Az első az - és ezt újra és újra hallhattam itt, de nem elégszer, hogy méltányoljam -, hogy azon problémák, amelyeket először meg kell oldanunk, egy olyan országban tapasztalhatók, ahol költségvetési szabálytalanságokat követtek el. Ezeket helyre kell hozni. Intézkedéseket kell tenni, hogy ez máskor ne fordulhasson elő.
Ezért az alapoknál kell kezdenünk: a költségvetési hagyományoknál. Korábban ezért hoztuk létre a Stabilitási és Növekedési Paktumot. Egyesek szankciók, büntetések és kemény hozzáállás mellett érvelnek. Ugyanakkor itt van a Stabilitási és Növekedési Paktum, amellyel kapcsolatban fel kell hívnom a figyelmet arra, hogy bizonyos országokban nem segített.
A görög kormány tett bizonyos intézkedéseket, néhány bátor intézkedést, amelyeket helyeslek. Ezeket az informális Tanács február 11-i nyilatkozata állapította meg. Arra kértük Görögországot, hogy tegyen meg bizonyos intézkedéseket. Megtette; vállalta a felelősséget. Most már folytatni kell a megkezdetteket, és teljesen tisztában vagyok azzal, hogy a görög kormánynak milyen kényes és nehéz helyzetben kell előrehaladnia. Mindazonáltal az intézkedéseket végre kell hajtani.
A görög kormány meg van győződve arról, hogy az ismert kamatkülönbözetek csak akkor fognak csökkenni, ha a költségvetési fegyelem egész politikájának eredményei láthatók lesznek. Ez a meggyőződése. Az alapigazság tehát, hogy a megoldást a problémák gyökerénél kell kezdenünk; azaz egy adott ország és más országok költségvetési problémáinál.
A második, hogy a görög kormány teljes egyetértést mutatott az Európai Tanács következtetései tekintetében. Rákényszeríthetjük az embereket, hogy legyenek boldogok, de ők teljesen egyetértettek. Az ülés előtt, alatt és után is tapasztalhattam, hogy egyetértenek. A harmadik az, hogy még nem kértek pénzügyi támogatást. Tegnap mondták el újra. E három alapigazságra szerettem volna emlékeztetni Önöket.
A következő pont - és ennek felvetését Wortmann-Kool asszony kérte -, hogy a Parlament elnökével és másokkal együtt meggyőződünk arról, hogyan tudunk együttműködni a Parlamenttel a munkacsoport megbízatásának ideje alatt.
Ami a munkacsoportot illeti, egyetértek azokkal, akik szerint ambiciózusnak kell lennie. Nem hozok fel korábbi példákat. A történelem soha nem ismétli önmagát, és semmiképpen sem ugyanolyan formában. Ennek a fontos munkacsoportnak nagyon ambiciózusnak kell lennie. Az átélt válságból minden levonható tanulságot le kell vonnunk. Minden levonható következtetést le kell vonnunk.
Sokkal inkább a megelőzésre kell helyeznünk a hangsúlyt. A megelőzést kell a középpontba helyeznünk és nem csupán költségvetési szempontból, hanem a végrehajtott gazdaságpolitika tekintetében is. Erre nem azért van szükség, hogy a gazdaságpolitika végrehajtásában átvegyük a nemzeti kormányok helyét: végül is természetesen az övék a felelősség! Ugyanakkor úgy is középpontba helyezhetjük a megelőzést, hogy az ne veszélyeztesse az egységes valutát - az eurót - vagy a közös piacot, a belső piacot. Ne veszélyeztessük ezeket! Ez a felelősség viszont az EU-ra hárul. Mindenkire a saját felelőssége. Tehát gazdasági szempontból is a nagyobb mértékű megelőzést kell szorgalmaznunk.
Szeretném emlékeztetni Önöket arra - és ez nem hangzott el a felszólalások során -, hogy a versenyképesség problémája alapvető jelentőségű. Nem csak költségvetési problémáink vannak: a költségvetési problémákat gazdasági okok váltották ki. Meg kell oldanunk ezeket, mert ha nem foglalkozunk velük - ismét kimondom -, veszélyeztetni fogjuk a közös piacot.
Ezért mindezt meg fogjuk fontolni. Ennek kapcsán is le kell vonnunk minden lehetséges tanulságot a koordináció, a felügyelet és bizonyos bevezetendő új mechanizmusok tekintetében. Több olyan elképzelést is hallottam itt a Parlamentben, amely teljesen megalapozott és elfogadható, amelyeket tanulmányoznunk kell.
Csak azért, mert nem vitatom meg a tartalmukat, nem kell azt gondolni, hogy elfeledkeztem róluk, vagy hogy a munkacsoport el fogja felejteni őket. Jó néhány elképzelés tetszik, amelyekről már hallottam, és amelyek ma délután kerültek szóba. Nyílt vitát fogunk folytatni róluk a munkacsoportban. Ahogy az előbb is mondtam, meggyőződünk arról, hogyan tudunk együttműködni a Parlamenttel a munkacsoport megbízatásának ideje alatt.
Ami az Európa 2020 stratégiát illeti, hölgyeim és uraim, úgy gondolom, hogy az Európai Bizottság valóban megragadta az európai szociális modell lényegét. Vannak gazdasági, környezetvédelmi és szociális célkitűzések. Ennélfogva a szociális és környezeti szempontból kiigazított piacgazdaság kiváló elképzelése célkitűzéseink közé tartozik.
Öt célkitűzésről döntöttünk, köztük a társadalmi befogadásról; a Szerződés alapján ez az Európai Unió hatáskörébe tartozik. Döntöttünk a társadalmi befogadásról és többek között a szegénység elleni küzdelemről. Biztosíthatom Önöket arról, hogy amikor péntek délelőtt megvitattuk az öt célkitűzést, azokat senki nem vonta kétségbe, és júniusban mind az öt tekintetében mennyiségileg meghatározható és meghatározott célokkal fogunk előállni. Arra kérem azokat, akik türelmetlenek, hogy legyenek még egy kis türelemmel - júniusig -, valóban el fogjuk érni a meghatározott célt.
Jómagam és Barroso elnök úr is sokat tettünk - és előzékenyen azt mondom, hogy ő még többet tett nálam is - azért, hogy ez az öt célkitűzés bekerüljön az Európai Unió programjába és annak része is maradjon. Természetesen voltak nézeteltérések, de úgy gondolom, hogy meggyőztük kollégáinkat - az Ecofin Tanácsban, ahol én is részt vettem, az Általános Ügyek Tanácsában és az Európai Tanácsban -, hogy a szociális, gazdasági és környezetvédelmi szempontok közötti egyensúlyt fenn kell tartani az EU 2020 stratégiával kapcsolatos megközelítés során. Ha még nem került sor a finomításra, biztosíthatom, hogy júniusban meglesz.
Előttünk van még a pénzügyi szabályozás egész problémája is, amire egyesek helyesen emlékeztettek bennünket. Kialakult egy olyan tendencia, hogy felejtsük el nagyon gyorsan. De továbbra is foglalkoznunk kell ezzel a problémával. A Parlamentnek jelentős szerepe van a pénzügyi szabályozás terén. Ugyanakkor a G-20 csúcstalálkozón megállapodás született egy teljes programról, mert vannak olyan intézkedések, amelyekről csak globális szinten dönthetünk. Ezzel kapcsolatban remélem - és mindent meg is teszek -, hogy az EU határozott és egységes álláspontja érvényesülhessen.
A G-20-ak kemény munkát végeztek a válság kirobbanásakor. A recessziót követően kemény munkára van szükség. A válságnak még nincs teljesen vége, a recessziónak azonban igen. Ahogy azonban a bevezetőmben elmondtam, sokkal nehezebb megállapodásra jutni, amikor a dolgok egy kicsit már jobban mennek, mint a vihar közepette, problémákkal körülvéve.
Ezért a G-20-aknak, létrehozójuk, az Európai Unió támogatásával igen fontos programjuk lesz júniusban Torontóban, majd az év második felében Dél-Koreában.
Én valóban úgy gondolom, hogy az Európai Tanács ülésén elkerültük a legrosszabbat - és a politikában időnként ez is cél lehet -, és leraktuk a szolidaritási mechanizmus alapjait. Ismételten elmondom, hogy Görögország a költségvetés tekintetében hatalmas erőfeszítéseket tett, jelenleg nem is kér semmit, és úgy nyilatkozott, hogy egyetért ezzel a mechanizmussal.
Határoztunk egy gazdasági stratégiáról, amelyhez öt célkitűzést jelöltünk ki; nem hatvanat, hanem ötöt. Ezeket nemzeti szinten fogjuk megvalósítani. Júniusban minden tagállamnak be kell nyújtania a következő évekre vonatkozó tervét. Megvizsgáljuk a helyzetet. Tényleg úgy gondolom, hogy megteremtettük a jövőbeni fellépés alapjait.
Úgy is fogalmazhatunk, hogy a munkacsoport a megfontoltságot testesíti meg. Hogyan lehetséges mindez előkészületek nélkül? A türelmetleneknek azt mondom, hogy év végére, és már nincs is sok idő addig, csak kilenc hónap - de kilenc hónap alatt sok mindent el lehet érni, ugye ebben egyetértenek velem? -, megpróbáljuk elvégezni azt az ambiciózus feladatot, hogy minden tőlünk telhetőt megtegyünk annak megakadályozása érdekében, hogy az általunk átélt válság soha ne fordulhasson elő.
(Taps)
Elnök
Köszönöm, Van Rompuy úr. Köszönöm, hogy lényegre törően válaszolt az észrevételekre. Előfordultak bíráló megjegyzések, mindannyian hallhattuk. Ezek elkerülhetetlenek egy ilyen vitában. Egy igen fontos dologról beszélünk. Nem csak arról, hogyan lábaljunk ki a válságból, vagy hogyan segítsünk egy országnak - amely tagja az euróövezetnek -, amelyik bajban van, hanem arról is, hogy a következő 10 évben hogyan tudunk fejlődni. Ez tehát kulcsfontosságú kérdés. Mindezek mellett még foglalkoznunk kell az éghajlattal kapcsolatos témákkal. Tehát még egyszer szeretnék köszönetet mondani Önnek, Van Rompuy úr, azért, hogy néhány kérdésre gyors választ adott. A munkacsoportok természetesen rendszeresen meg fogják vitatni ezeket a kérdéseket a három európai intézménnyel, hogy közös stratégiát dolgozhassunk ki. Az Európai Parlament készen áll erre.
Maroš Šefčovič
a Bizottság alelnöke. - Elnök úr, én is a kezdeti vitára szeretnék reagálni.
Szeretnék köszönetet mondani a Parlamentnek a sok kitűnő ötletért, a kiváló javaslatokért és az építő kritikáért is, mert ez segíti munkánk folytatását.
Az Európai Tanács elnökével együtt én is nagyon nyílt voltam annak érzékeltetésében, hogy milyen nehéz helyzet alakult ki az Európai Tanácsban. Nagyon nyíltak voltunk a görög helyzet megoldásával és az Európa 2020 stratégiával kapcsolatos különbségek és nézeteltérések feltárásában, és mindketten elmondtuk, hogy szerettünk volna megfelelőbb megoldásokat találni.
Ugyanakkor a való életben kell intézkednünk, ahol nagyon gyakoriak az ellentétes elképzelések, és mindig kompromisszumra kell törekedni. Mi is ezt tettük, és végül az adott körülmények között megtaláltuk a legjobb megoldást.
Úgy gondolom, senkinek nem teszünk jót, ha lebecsüljük, amit elértünk, mert végül is van megoldásunk Görögország helyzetére és az euróövezetre. Nagyon szoros összeköttetésben vagyunk a görög hatóságokkal és a nemzetközi közösséggel, és biztos vagyok benne, hogy szükség esetén, valamint Görögország kérésére az egész euróövezet és a Bizottság mobilizálná forrásait és az ország megmentésére sietne. Tehát rendelkezésre állnak a mechanizmusok, az eszközök, és adott esetben készek vagyunk ezeket felhasználni.
Szeretném megköszönni az európai parlamenti képviselőknek, hogy támogatták az Európa 2020 stratégiát. Csak egyet tudok érteni az Európai Tanács elnökével abban, hogy rendkívül optimisták vagyunk a stratégia jövőjét illetően, valamint abban a tekintetben, hogy a célkitűzésekkel kapcsolatban sikerül politikai megállapodásra jutni. Azért is, mert az Európai Unió vezetői tudják, hogy e célkitűzések rendkívül fontosak az európai életforma megőrzése szempontjából. Tisztában vannak azzal, hogy amennyiben sikerül ezeket megvalósítani, garantálhatjuk, hogy 10 éven belül Európa a nemzetközi vezető hatalmak közé fog tartozni, igen versenyképes gazdasággal és az Európában napjainkban meglévő erőteljes szociálpolitikákkal a hátterében.
Tehát most azt vitatjuk meg, hogyan motiválhatjuk jobban a tagállamokat, és hogyan számíthatjuk ki jobban a célkitűzéseket, hogy a jövőben pontosabbak legyenek és jobban nyomon követhetők. Biztos vagyok abban, hogy a Parlament segítségével megvalósíthatjuk e célokat, és az Európai Tanács júniusi ülését kedvező eredménnyel zárhatjuk.
Ezenkívül szeretném megismételni Van Rompuy elnök úr észrevételeinek egyik konkrét elemét, amely a G-20-ak előkészítésével kapcsolatos. Oly sokat tehetünk az EU-n belül. Összehangolhatjuk erőfeszítéseinket, és jobban teljesíthetünk európai keretek között. Az is nyilvánvaló azonban, hogy ki akarunk lábalni a válságból, és a jövőben jobb világban szeretnénk élni, globális koordinációra van szükség, különösen olyan fontos kérdésekben, mint a makrogazdasági stabilitás, gazdaságpolitika, valamint a rendkívül kényes pénzügyi területtel kapcsolatos intézkedések.
Az EU pontosan ezt tervezi, a Bizottság pedig hamarosan megfelelő javaslatokkal fog előállni. Biztos vagyok benne, hogy hamarosan nagyon eredményes vitát fogunk folytatni ezekről a javaslatokról.
Gunnar Hökmark
Elnök úr! Mindenekelőtt azt szeretném mondani azoknak, akik új intézményeket, új szabályokat és új alapokat szeretnének feltalálni, hogy véleményem szerint a szabályok figyelmen kívül hagyása miatt kialakult problémák nem oldhatók meg új szabályok létrehozásával. Be kell tartanunk a szabályainkat. Ennek a válságnak az egyik legnagyobb tanulsága, hogy soha nem engedhettük volna meg, hogy ilyen deficitek alakuljanak ki.
A második megjegyzésem azzal kapcsolatos, hogy mi - mindannyian - tettük ezt lehetővé, mert könnyítettünk a szabályokon, és tudom is, hogy ki állt ennek az élén. Ha tehetek bíráló megjegyzést, akkor azt mondom, hogy előnyben részesítem az ambiciózus reformokat az ambiciózus célkitűzésekkel szemben. Úgy vélem, túl sokat beszélünk az ambíciókról és túl keveset a cselekvésről. Észrevettem, hogy amikor a cselekvésről van szó, a Bizottság és időnként a Tanács is arról beszél, hogy a tagállamoknak mit kellene tenniük, ahelyett hogy arról esne szó, hogy mit tehetünk közösen az Európai Unióban.
Üdvözlöm a munkacsoport létrejöttét, de nem vesztegethetünk túl sok időt, mert tisztában vagyunk azzal, milyen sok konkrét teendő vár ránk: a bürokrácia csökkentése és felszámolása; annak biztosítása, hogy európai szinten többet fektessünk be a kutatásba és a tudományba; a költségvetés módosítása, hogy nagyobb mértékű növekedést és innovációt tegyen lehetővé; annak biztosítása, hogy a szolgáltatásokról szóló irányelv végrehajtása és új területekre való kiterjesztése révén előrelépést tehetünk a tudásalapú gazdaság terén; a munkaerő-piaci mobilitás biztosítása; annak biztosítása, hogy azért fejlesztjük a pénzügyi piacokat, hogy stabilabbak legyenek, de ne legyenek protekcionisták - mert szeretném közölni a Bizottsággal, hogy a pénzügyi piacokkal kapcsolatos új protekcionizmus kialakítása nem segíti az európai gazdaságot. Ha megsemmisítjük a transzatlanti tőkepiac lehetőségeit, az nem segít Európán. Tehát tisztában vagyunk a teendőinkkel. Jó lenne egy munkacsoport, de még jobb lenne, ha nem lenne.
Gianluca Susta
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Érdeklődéssel figyeltem a Tanács elnökének és a Bizottság alelnökének bevezetőjét, és meg kell mondanom, hogy nem győztek meg a következtetések.
Nem győztek meg az Európai Tanács márciusi ülésének következtetései, mert - a jelenkori európai történelem legjelentősebb szereplői mellett - a közösségi eszme és a közösségi módszer hanyatlásának lehetünk szemtanúi. Tekintettel a világban történtekre, ez aggaszt bennünket; jobban mondva, bizonyos vonatkozások aggasztanak bennünket.
A görög ügy pusztán szemlélteti, milyennek kellene lennie Európának, de ez még nem valósult meg. Ezért felhívjuk az Európai Bizottságot, az alelnököt, aki az elnököt képviseli, valamint a Tanács elnökét, hogy fogadjanak el egy határozott politikai kezdeményezést, egy jogalkotási kezdeményezést: a Bizottságnak meg kell határoznia a menetrendet, a Tanácsnak pedig biztosítania kell, hogy nem követjük a kormányok nyomdokait, amelyek hatalmát és hatékonyságát túl gyakran korlátozzák küszöbön álló választási kérdések - tegnap Franciaországban és Olaszországban, holnap az Egyesült Királyságban és Németországban -, ami megbénítja a kormányok működését.
Van Rompuy úr, Önnek nem csak elő kell segítenie a folyamatokat, hanem Európa számára ösztönző erőt is biztosítania kell, és számítunk az Ön demokratikus és Európa-párti hozzáállására annak biztosítása érdekében, hogy ez az új lendület előnyös lesz Európa számára. Már nem elegendő a célok kitűzése, az eszközöket is meg kell határozni. A célokban egyetértünk, ahogy a lisszaboni stratégiában is egyetértettünk.
De mégis milyen eszközöket alkalmazzunk? Végül is szövetségi költségvetést akarunk - nevezzük így -, amely a GDP legalább 2%-ának felel meg? Be akarjuk vezetni az eurókötvényeket, az európai befektetési és kincstárjegyeket, hogy politikailag megerősítsük Európát, ami nélkül semmire sem jutunk?
Mindenekelőtt tisztában kell lennünk azzal, hogy sikerül-e meghatározni az új Európát, valamint - az Európai Parlamenten belüli és kívüli európai politikai erők közötti új kapcsolat révén - meg tudjuk-e határozni, hogy valójában napjaink Európájában mi különbözteti meg, és mi választja el a konzervatívokat és a haladó szelleműeket, azokat, akik politikai szempontból egységesebb Európát szeretnének, valamint azokat, akik csak egy nagyobb egységes piacot.
Lena Ek
Elnök úr! Két olyan kulcsszó van, amit nagyon hiányolok a Tanács következtetéseiből, mégpedig az "átláthatóság”-ot és a "bátorság”-ot.
Először is ami a gazdasági irányítást illeti, ha nincs bátorságunk és az átláthatóság sem biztosított ahhoz, hogy valós adatok, statisztikák felhasználásával a tényleges helyzet alapján dolgozzunk, és következésképpen az Európai Unión belül mint barátok között intézkedünk, annak káosz lesz a vége.
Évek óta tudjuk ezt. Amikor Van Rompuy úr arról beszél, hogy le kell vonnunk a tanulságot, akkor eszembe jut, hogy hosszú-hosszú évekig levontuk a tanulságokat a Parlament plenáris ülésének vitái keretében. Most már a statisztikai adatok alapján kell cselekednünk, máskülönben - egy bibliai példával élve - döntéseinket, házunkat homokra építjük, és tisztában vagyunk azzal, hogy ez tarthatatlan.
Azt is tudjuk, hogy azon országok, amelyek megsértették a Stabilitási és Növekedési Paktumot az euróövezethez tartoznak. Ezért még égetőbb, hogy őszinték és határozottak legyünk, biztosítsuk az átláthatóságot és legyünk bátrak.
Amint azt több felszólaló is elmondta, el kell rugaszkodnunk a nyílt koordinációs módszerektől is. Napjainkban ez egy rejtett koordinációs módszert jelent. Nyílt, kötelező célkitűzésekre van szükségünk, valamint jutalmazásra és büntetésre, hogy a tagállamok végrehajtsák azt, amit elhatároztunk.
A fenntartható és inkluzív növekedéssel kapcsolatban tudjuk, hogy a "fenntartható”-t úgy kell értelmezni, hogy környezetbarát; az "inkluzív”-ot pedig úgy, hogy szociális szempontból inkluzív. Miért félünk annyira a növekedéstől? Gazdasági növekedésre van szükségünk, és ezt határozottan ki kell fejtenünk az Európa 2020 stratégiával kapcsolatos következtetésekben.
Az éghajlat kérdésében ez a menetrend és a tárgyalási mód ahhoz fog vezetni, hogy egyre csak körbeforgunk. Egy dologra haladéktalanul szükségünk van, ez pedig az energiahatékonyság. Bátran elő kell terjeszteni az energiahatékonyságra vonatkozó javaslatokat. Tisztában vagyunk azzal, hogy ez munkahelyeket teremt és növeli a versenyképességet.
Végül ami a Parlament szerepét illeti: nem elegendő a konzultáció. Amikor akadályokról beszélünk, jelentős projektekről, együttdöntésről van szó, és ehhez sokkal több szükséges konzultációnál.
Derk Jan Eppink
(NL) Elnök úr! Van Rompuy úr, az emelvényen! Az Európai Konzervatívok és Reformerek belga küldöttségének vezetőjeként üdvözlöm Önt a Parlamentben.
Szeretnék kérdezni valamint az Európa 2020 stratégiáról. Egyetértek Önnel abban, hogy a következő 10 évben az lesz a nagy kérdés, hogy Európa képes lesz-e a túlélésre. A kérdés az - egy amerikai szólással élve, amelyet talán már idéztem egyszer-kétszer -, hogy "Az asztalnál vagy a menün van a helyünk? ” Ez mindnyájunkra érvényes. Ennélfogva van egy konkrét kérdésem is egy többször felvetett elképzeléssel, azaz azzal kapcsolatban, hogy az Európai Unió, az Egyesült Államok és Kanada között jöjjön létre egy észak-atlanti szabadkereskedelmi térség. Ez nem egy forradalmian új elképzelés, nem is az én ötletem. Úgy gondolom, hogy Merkel kancellár asszonytól származik még 2007-ből, és nem találom nyomát. Azzal az ambícióval kapcsolatos, hogy az Unión kívül keressünk nyitott piacokat, amikor a protekcionizmus felüti a fejét. Kizárólag a nyitott piacok, az innováció és versenyképesség révén erősíthetjük meg gazdaságunkat, nem pedig az európai alapokból származó szubvenciókkal. Ezért arra kérem Önt, hogy tekintsen az EU-n kívülre, és ezt a szempontot is építse be a az Európa 2020 stratégiába, mivel egyedül ez menthet meg bennünket. Ha nem, akkor a globalizált világ számára Bruges városa leszünk.
Nikolaos Chountis
(EL) Elnök úr! Tegnap láthattuk, mennyit ér az Európai Tanács határozata, amelyet ma vitatunk meg: a görög kormány nevét nem vállaló tagjának kijelentését követően a hírügynökségek bejelentették, hogy Görögország nem tart igényt a Nemzetközi Valutaalap bevonására. Egy újabb féktelen spekuláció a történelmi mértékű hitelkamatlábról. A terv megbukott. A piacok, amelyekre Ön hivatkozott, a Nemzetközi Valutaalapot választják, hogy lássa el a felügyeletet Görögország és más európai gazdaságok tekintetében.
Ezzel a határozattal a Nemzetközi Valutaalap az Európai Unió, az euróövezet gyámjává válik. A Nemzetközi Valutaalap törvénytelen bevonására vonatkozó határozattal - vajon melyik szerződés és melyik cikk rendelkezik az IMF belső ügyekbe való bevonásáról? - a gyengébb gazdaságok és társadalmi rétegek rovására Önök szigorúbb stabilitási paktumot vezetnek be. Milyen szolidaritási mechanizmus jött létre, tekintettel arra, hogy már készülőben volt a kényszerítésre és nyomásgyakorlásra vonatkozó mechanizmus?
Görögországon kívül Spanyolország és Portugália kemény "anti-grassroots”, a polgárok ellen irányuló intézkedéseket tesz, hogy elkerülje, hogy ugyanilyen sorsra jusson, aminek következtében nő a szegénység, a munkanélküliség, a növekedés lassul és a recesszió mélyül.
Az Európai Unióban ma már egyedül a szociális dömping az egyetlen versenyképes eszköz. Ez már nem a szolidaritás és a kohézió Európája.
Mara Bizzotto
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! A gazdaságpolitikai koordináció, a növekedés, foglalkoztatás, innováció, társadalmi befogadás tartoznak az Európa 2020 stratégiának a jelszavai közé, azon stratégiának, amely a lisszaboni stratégia után feltételezhetően kivezeti Európát a válságból, amely gyengíti az európaiak vásárlóerejét és -kedvét.
Tíz évvel a lisszaboni hisztéria első fordulója után sajnálatos módon ez az új recept, amelyet az a veszély fenyeget, hogy az európai gazdaság fogyókúrájává válik. Az új stratégia legfontosabb pontjainak vizsgálatát követően nem igazán fedezhető fel különösebb újítás. Ha eddig még nem jöttünk volna rá, a következő évtized Európája ugyanaz lesz, amelyiknek a kudarca miatt most siránkozunk.
Az Európa 2020 stratégia ennek az Európának a végzetes eljárási módja miatt katasztrofális, amely utánozni szeretné a tervgazdálkodásos dirigizmust és állami irányítást, amely hosszú ideig jellemezte a nemzeti politikákat, és amely büntetéssel sújtotta a spontán termelő erőket és helyi szerveket. Ma tulajdonképpen Európa Brüsszel hatalmát díjazza, és akadályozza decentralizált szerveinek közvetlenebb és eredményesebb tevékenységét.
A Régiók Bizottságának véleményéből veszem a végszót és megjegyzem, hogy egy valóban innovatív stratégiának mindenekelőtt meg kell fordítania a centralizált és a decentralizált szint közötti hatalmi egyensúlyt. Erre van szüksége Európának: tényleges szubszidiaritásra és valódi szövetségi rendszerre.
Az európai történelem figyelmeztetett a következő nézetre: az államilag ellenőrzött centralizmus tönkreteszi a gazdasági és a társadalmi jólétet, ha nem a gazdaság támogatására, hanem jellegének alakítására törekszik.
A szavakat félretéve az európaiak, a fiatalok, valamint a kis- és középvállalkozások - azaz Európa termelő erejének 99%-a - nem megvalósíthatatlan európai növekedési stratégiákat akarnak, hanem decentralizációt, valamint a politikai és hivatalnoki elit utasításaitól való szabadságot.
Martin Ehrenhauser
(DE) Elnök úr! Swoboda úr! Ön szolidaritásról beszélt és arról, hogy nem szabad várni a válság kirobbanásáig azzal, hogy a jó barátainkkal közöljük a problémát. Ezzel kapcsolatban felmerül bennem az a kérdés, hogy miért nem tájékoztatta előzetesen a problémáról görögországi szocialista barátját. Tudott Ön egyáltalán bármit is a görögországi pénzügyi egyensúlyhiányról?
Ezenkívül ennek kapcsán bennem teljesen természetesen felvetődik a felelősség kérdése is. Ki felelős azért, hogy Görögország téves költségvetési adatokat közölt? Ezt tisztázni kell és mindenekelőtt biztosítani kell a teljes átláthatóságot. Erre csak azért van szükség, hogy a felelősöket felelősségre lehessen vonni, és garantálni lehessen a meglévő alapszabályok betartását.
De mindig csak beszélünk az új alapszabályokról és megoldásokról. Ezek már jó ideje napirenden vannak! Az a probléma, hogy a bankok és az érdekképviseleti szervezetek nyomására a politikusok annyi lyukat hagynak ezekben a megoldásokban, mint amennyi a svájci sajtban van. A függetlenség ezért olyan nagyon fontos a politikában.
Jean-Pierre Audy
(FR) Elnök úr, Van Rompuy úr, Šefčovič úr! Van Rompuy úr, először egy formai kérdésről szeretnék szót ejteni, azaz arról, hogy szokás szerint a Parlament elnöke felszólal, de a jegyzőkönyvben nincs nyoma a felszólalásának.
Nem kapott meghívást, vagy itt egy hiba van a jegyzőkönyvben? Szeretném megtudni, mit gondol erről.
Ezenkívül szeretném ismét közölni, hogy a Parlament - legalábbis egyesek - méltányolják, hogy el tudott jönni ide előkészíteni az Európai Tanács üléseit, ahelyett hogy a Tanácsot küldte volna, amely nem tagja az Európai Tanácsnak.
Ön azt mondta, hogy nem diktátor; Ön kitűnő demokrata. Ön nem csupán szemlélődő; azt mondta, hogy előmozdítja a dolgokat. Van Rompuy úr, legyen politikai szereplő, jöjjön és kérje politikai támogatásunkat; biztosítjuk Önnek.
Most pedig több kérdést szeretnék megvitatni, a mezőgazdasággal kezdeném.
Szeretném megköszönni Önnek, Van Rompuy úr, hogy az állam-, illetve kormányfőkkel együtt korrigálták azt, ami sajnálatos módon kimaradt az Európai Bizottság dokumentumából, mivel ez utóbbi nem tesz említést a mezőgazdaságról, és Ön nagyon helyesen kiegészítette a dokumentumot az Európai Unió egyik történelmi jelentőségű politikájával, azaz a mezőgazdasággal, amely az európaiak jólétét befolyásoló tényező.
Másodszor, úgy gondolom, hogy az Európa 2020 dokumentum nem biztosít elég ambíciót az Európai Unió számára ahhoz, hogy nemzetközi szereplővé váljon, különösen, ha a nemzetközi kereskedelemről van szó. Mivel a nemzetközi színtéren az Unió képviselőjeként lépünk fel, partnereink számára is viszonosságot kell követelnünk. Örülök, hogy Obama elnökkel együtt elértük a viszonosságot a szállítógépekre vonatkozó EADS-projekt tekintetében.
Ezenkívül javaslom, Van Rompuy úr, hogy Buzek elnök úrral közösen vessék be politikai befolyásukat, hogy meghívhassuk Obama elnök urat, hogy beszédet tartson az Európai Parlamentben. Ha nem tud eljönni, akkor talán majd az alelnök, Joe Biden ellátogat hozzánk.
Azzal szeretném befejezni mondandómat, hogy javaslom, hogy - most hogy már határozatot hoztunk az európai szolidaritásról - tagállami és uniós szinten is vezessünk be egy makrogazdasági és pénzügyi információs rendszert a közszférában, amelyet a Számvevőszék tanúsít, hogy megbízható, uniós szintű adatokkal rendelkezhessünk.
Elnök
Meghívást kaptam az Európai Tanács ülésére, hogy mondjak bevezetőt, amely az interneten elérhető - e-mailben is el tudom küldeni Önnek. Remélem, figyelembe veszik; természetesen ismertettem az Európai Parlament álláspontját. Még aznap vitát folytattunk a görögországi válságról és néhány más kérdésről. Általánosságban ismertettem az Európai Parlament álláspontját. Körülbelül 15-20 percig beszéltem a legfontosabb témákról. Nyugodtan elolvashatja; elküldöm majd Önnek.
Ami az Egyesült Államokat illeti, két héten belül odautazom, szóba lehet hozni az Ön javaslatát is.
Pervenche Berès
(FR) Elnök úr, Van Rompuy úr! Négy észrevételem van.
Az első a munkacsoport megbízatásával kapcsolatos, amelyet Önre bíztak a túlzott hiány esetén követendő eljárással és a válsággal kapcsolatban: ne foglalkozzon ezzel, mert ha megteszi, figyelmen kívül hagyja, mire van szükségünk.
Ezekben az időkben gazdasági irányításra van szükségünk. Hogy ez mit is jelent, azt még senki sem tudja. 10 éven keresztül próbáltuk kideríteni, de most végre itt az ideje, hogy tisztázzuk ezt a kérdést, és ha túlságosan a válságkezelésre helyezzük a hangsúlyt, elkerüli a figyelmünket a leglényegesebb vita, azaz, hogy megtudjuk, hogy az egységes valutával hogyan hajthatunk végre intelligens közös fellépést.
Ez az intelligens közös fellépés nem csak a felelősség, illetve a szolidaritás kérdését foglalja magában, amint azt Ön említette; hanem sokkal inkább a közös valutából származó hozzáadott értékről van itt szó, ami nem csupán egy monetáris unióban kristályosodik ki, hanem gazdasági uniót is teremt, ahol eddig az egyetlen rendelkezésre álló eszköz - a Stabilitási és Növekedési Paktum - nem megfelelő, mivel ez igazából soha nem volt növekedési paktum, ez egy olyan paktum, amely nem hagyta, hogy az eurövezet kihasználja a lehetőségeit.
Ezenkívül ez a paktum nem akadályozta meg, hogy az euróövezet gazdaságai között a versenyképesség tekintetében különbségek alakuljanak ki, illetve ezek növekedjenek. Nem számít, hogy a Szerződéssel kapcsolatban milyen reformot gondoltak ki, nem számít, hogy a Stabilitási és Növekedési Paktumra vonatkozóan milyen reformot irányoztak elő, ezekkel az eszközökkel nem fogják megoldani a gazdaságok között a versenyképesség tekintetében meglévő különbségek problémáját.
Ezért új eszközöket kell kitalálni; ennek alapján kell a megbízatáshoz hozzáállni.
Szeretném még hozzátenni, hogy évek óta mondogatják nekünk, hogy összehangolt ütemtervre, harmonizált gazdasági előrejelzésekre és közös helyzetmegállapításra van szükségünk ahhoz, hogy döntést hozzunk az euróövezet tagállamainak gazdasági stratégiájáról. Ezzel a kérdéssel kell foglalkozni a vita és a mai megbízatás során.
Ami az Európai Parlament által ebben az egész ügyben betöltött szerepet illeti, azt javaslom Önnek és európai parlamenti képviselőtársaimnak, hogy az intézmények közötti egészséges verseny szellemében hozzuk létre saját munkacsoportunkat, amely bölcs, magasan képzett, szakértő, független egyénekből áll, akik intellektuális értelemben jelentősen hozzá tudnak járulni ehhez a vitához, amely döntő fontosságú az euróövezet és így az Európai Unió jövője tekintetében.
Malcolm Harbour
Elnök úr! Észrevételeimet - mint egyik elnök a másikhoz - Van Rompuy úrhoz szeretném intézni.
A Belső Piaci Bizottság elnökeként észrevettem, hogy a célkitűzések közül nyilvánvalóan hiányoznak a tagállamokra vonatkozók, amelyek a belső piac megvalósítását érintik, amit pedig a gazdasági reform és növekedés központi elemének kell tekinteni.
Elhangzott néhány lelkes megjegyzés az akadályok csökkentéséről, de úgy veszem észre, hogy a nagyszerű, legfontosabb kezdeményezések, amelyekről hallottunk, Van Rompuy úr listájának majdnem a végére kerültek. Szinte nyomtalanul eltűntek ebben a közleményben.
Miért nem olyan dolgokra helyezzük a hangsúlyt, amelyek valóban átlátunk? Megvan a szabályrendszerünk. Ezek végrehajtásán dolgozunk, aminek örülök. Ugyanakkor ismét egyetértek barátommal, Berès asszonnyal: mi a helyzet az intézményeink közötti versennyel? Bizottságom több politikai tevékenységet folytat a belső piac megvalósításával kapcsolatban, mint amit ma itt tapasztaltunk, vagy amit a Tanácstól hallottunk.
Szeretném meghívni Van Rompuy urat, látogasson el a bizottságomhoz és beszélgessünk egyik-másik kezdeményezésünkről. A közeljövőben sor kerül a Monti-jelentés előterjesztésére, és a bizottságom is jelentést nyújt be. Versenyezzünk együtt, de az ég szerelmére foglalkozzunk végre valami olyannal, amit valóban végre tudunk hajtani ahelyett, hogy homályos célok egész sorát tűzzük ki, mert ebben a javaslatban ezt látom.
Georgios Toussas
(EL) Elnök úr! Az Európai Tanács határozatai ismét előtérbe helyezik azt, hogy az Európai Unió a tőke imperialista, transznacionalista uniója. Az Európa 2020 stratégiára vonatkozó iránymutatások és az "állítólagos” közösségi gazdasági támogatási mechanizmus jóváhagyása, ugyanazon érme két oldalának felel meg.
Gyülekezőt fújnak a munkásosztály és egyéb néprétegek elleni új, kemény, állandó "anti-grassroots” intézkedések 2010-ben, 2011-ben és 2012-ben, illetve meghatározatlan időre történő bevezetéséhez, az Európai Unió tagállamai államadósságának és költségvetési hiányának mértékétől függetlenül. Minden lehetséges eszközt felhasználnak a munkaerő árának csökkentése, valamint a kizsákmányolás mértékének növelése érdekében a tőke nyereségességének növelésére való törekvés során.
Az Európai Unió és tagállamainak burzsoá kormányai által hozott határozatok ebbe az irányba mutatnak. Az Európai Unión belül, valamint az Európai Unió és más imperialista központok és uniók, többek között a Nemzetközi Valutaalap, között kialakuló ellentétes álláspontok az általuk képviselt tőke vonatkozásában növekvő versenyhez kapcsolódnak.
Egyedül a munkásosztály és egyéb néprétegek küzdenek az EU és tagállamai burzsoá kormányainak a tőkével kapcsolatos egységes stratégiája ellen, hogy radikális változás következzen be, valamint hogy kielégítsék a dolgozó néprétegek családtagjainak mindennapi szükségleteit.
Frank Vanhecke
(NL) Elnök úr! Nyilvánvaló, hogy a 2020-as célkitűzések igenis megfontolásra érdemesek, legalábbis a többségük. Ha egy európai ösztönző hasznos egyes tagállamok számára belső politikai okokból, elősegíti, hogy megtegyék a szükséges intézkedéseket, ebben nem látok semmi problémát. Az mégis elég meghökkentő, főleg a Tanács elnökétől, hogy az egész eurokrata társaság alig vagy egyáltalán nem veszi észre, hogy az egész korábbi fő terve és az egész lisszaboni stratégia teljes és tökéletes baklövés volt - legegyszerűbb formájában is dagályos -, és hogy valójában semmi sem utal arra, hogy mostantól bármi megváltozna. Éppen ellenkezőleg, azt halljuk, hogy rohanni kell előre, többek között létre kell hozni az Európai Valutaalapot, és Európának még inkább szövetségi jellegűvé kell válnia. Úgy vélem, nem ezt az irányt kell követni; ennek éppen az ellenkezőjét. Hadd legyek továbbra is nagyon szkeptikus, amikor arra kerül sor, hogy az egész európai politika még inkább az eurokraták kezébe kerül, aki eddig is jól elfuseráltak mindent.
Szeretném megkérni az Európai Tanács elnökét, hogy az eddigiekhez képest mutasson nagyobb tiszteletet a holland nyelv iránt.
Marietta Giannakou
(EL) Elnök úr! Tény, hogy a gazdasági unió nem követte a monetáris uniót. Ugyanakkor a gazdasági unió jelenthetné, hogy túllépünk az eltérő politikai nézeteken és politikai klikkeken.
Jelen esetben a Görögország által a Nemzetközi Valutaalap bevonására vonatkozóan hozott döntést természetesen a görög kormány fogadta el, de ez alapvető kérdéseket vet fel. Jelzi, hogy az Unió önmagában nem tudja megoldani Görögország problémáját, de a jövőben előforduló hasonló problémákat sem.
Természetesen egyetértek a Tanács elnökével abban, hogy erkölcsi válság következett be, ehhez kétség sem férhet. Értékválságról is beszélhetünk, amit a gazdasági világválság hozott felszínre. Ezzel kapcsolatban az Európai Uniónak meg kell tennie a szükséges lépéseket. Az Európai Bizottságnak és az Európai Tanácsnak több általános határozatot kell elfogadnia, hogy elkerüljék a hasonló esetek jövőbeni előfordulását.
Nyilvánvaló, hogy a Tanácsnak a szegénység problémájának megoldásával, a társadalmi szolidaritással, a tudásalapú társadalommal, a kutatással, képzéssel és az éghajlatváltozás elleni küzdelemmel kapcsolatos következtetései nagyon fontosak. Mindezt azonban - különösen a kutatást és a versenyképességet - a 2000-ben hozott határozatok és az Európai Uniónak a lisszaboni iránymutatáshoz fűződő kudarcának - ami nyilvánvalóan a tagállamok szempontjából is kudarcnak tekinthető az iránymutatás alkalmazása terén - figyelembevételével meg kell vizsgálnunk. Ugyanakkor az Atlanti-óceán másik partján, valamint Kínában és Japánban a kutatás, valamint a tudásalapú és információs társadalommal kapcsolatos kérdések gyorsan központi helyet foglalnak el.
Úgy gondolom, bizonyos szempontból előrelépést értünk el. A munkacsoport következtetései azonban elő fogják segíteni, hogy határozott, végleges és tisztán európai döntéseket hozzunk, mert csak így haladhatunk előre és oldhatjuk meg az új nemzetközi válságokat.
Kathleen Van Brempt
(NL) Van Rompuy elnök úr! Önt nem fogja meglepetésként érni, hogy az egész képviselőcsoportommal együtt én is csalódott vagyok a Tanács által elért eredmények miatt. Az előbbi válaszában azt mondta, hogy a Tanács nagyon körültekintő abban a tekintetben, hogy a Bizottság javaslatában a gazdasági, környezeti és társadalmi szempontok egyensúlyban legyenek, de az eredmények inkább azt bizonyítják, hogy súlyosan figyelmen kívül hagyta ezt az egyensúlyt. Önök valóban értek el eredményeket a munkaerőpiac, valamint a kutatás és fejlesztés terén. Az éghajlatváltozással kapcsolatban a status quóról prédikált. A 2020-as célkitűzések elfogadására már réges-rég sor került a Parlamentben és a különböző európai intézményekben. Véleményem szerint legalábbis - és ez tényleg szégyen - nem valósította meg a szegénységgel kapcsolatos célkitűzéseket azon hamis érvelés alapján, hogy a további mérlegelésre van szükség. Ön hajlamos volt elkendőzni a Tanácsban ezzel a szociális célkitűzéssel kapcsolatban kétségtelenül kialakult nézeteltérést. Szerintem ez a legszánalmasabb, és az Európai Unióban élő több mint 80 millió szegény arculcsapásának tekinthető.
Becsületére legyen mondva, Ön mindig szerényen és ambiciózusan látta el feladatát. A szerénység alatt azt értem, hogy egyáltalán nem viselkedett öntelten az Európai Tanács elnökének szerepében, az ambíció alatt pedig azt, hogy állítása szerint Önnek elsősorban az a feladata, hogy hosszú távú stratégiát dolgozzon ki és azt az elkövetkező években megvalósítsa. Nos, az Európa 2020 stratégiát és az összes lehetséges területtel kapcsolatos célkitűzéseket tekinthetjük próbatételnek az Ön szempontjából. Júniusban újabb ülésre kerül sor. Támogatjuk Önt, de ennek a stratégiának világos célkitűzéseket kell tartalmaznia a szegénység tekintetében.
Othmar Karas
(DE) Elnök úr, biztos úr, Van Rompuy úr! Előzetesen két észrevételt szeretnék tenni. Mindenekelőtt osztrák európai parlamenti képviselőként őszinte köszönetemet szeretném kifejezni azért, hogy az elmúlt két napban ellátogatott Ausztriába, és találkozott nemzeti parlamenti képviselőkkel is, akiknek már volt alkalma megvitatni ezt a tervet. Másodszor szeretném Reul úr bocsánatkérését közvetíteni. Ez az ő felszólalási ideje, de bizottsági ülésre kellett mennie, mivel egyidejűleg több feladatot is el kell látnunk.
Ami a mai vitát illeti, mindenekelőtt szeretném elmondani a Tanácsnak, hogy igen, a Tanácsban megoldás született. Bár az állam-, illetve kormányfőknek nem volt meg bátorsága ahhoz, hogy teljesen európai megoldást válasszanak. Ha erre sor került volna, nem kellett volna bevonnunk az IMF-et. A pénzzel kapcsolatos kritériumok egyértelműek. Nekünk, európaiaknak még magunknak kell intézkednünk, ha az Európai Unión belül problémáink adódnak. Több európai szintű megoldásra van szükség.
A másik téma, amire szeretnék kitérni, az az Európa 2020 stratégia, amely nem egy célkitűzés. Eszköznek kell tekintenünk céljaink eléréséhez, többek között a gazdasági és pénzügyi válság következtében. Ez az Európa 2020 stratégia a célkitűzések megvalósításához szükséges projekteket, egyértelmű eszközöket és jelenleg a politikai akaratot is.
A harmadik észrevételem, Van Rompuy úr, azzal kapcsolatos, hogy a Lisszaboni Szerződés önmagában nem elegendő, és nagyobb mértékű kormányközi együttműködésre van szükség. Olyan kormányközi együttműködést azonban nem szeretnénk, amely Sarkozy elnök úr és Merkel kancellár asszony köré épül, kihagyva az Európai Parlamentet és a polgárokat. Még a jövőbeni problémák megoldása során sem söpörhetjük félre, amit a Lisszaboni Szerződéssel elértünk.
Elnök
Othmar Karas természetesen osztrák, de Herbert Reul nevében szólalt fel.
Juan Fernando López Aguilar
(ES) Elnök úr, Van Rompuy úr! Két dolgot szeretnék közölni: az egyik az aggályaimmal, a másik pedig a ránk váró teendők elvégzésére való buzdítással kapcsolatos.
Aggaszt, hogy a válasz nem megfelelő jellegű, valamint hogy mértékét illetően valóban európai szintű legyen.
Aggaszt, hogy a válasz nem volt elég hatékony, rövid távon azzal járt, hogy a görög adósság növekedett. Amiatt is aggódom azonban, hogy nem értették meg az alapvető problémát, amelyet itt a Parlamentben kihangsúlyoztunk.
Továbbá a görög probléma az euróövezet számára is problémát jelent, és ha kiterjesztjük a kérdést, tulajdonképpen az egész Európai Unió számára: a hiány, majd az adósság a pénzügyi megmentési tervek következtében növekedett ugrásszerűen, amelyek rendkívül költségesek voltak. Tehát a megszorítások nem veszélyeztethetik a gazdasági fellendüléshez szükséges beruházásokat, sem az alapvető reformok finanszírozását.
Ezért a második pont a buzdításra vonatkozik: mert az alapvető reformoknak együtt kell járnia egy stratégiával, amelynek fontossága egyáltalán nem halványulhat el az európaiak előtt. Tehát helyezzünk hangsúlyt a számunkra oly fontos európai modell megújítására: igen, az oktatásra és a tudásalapú társadalomra. Ezenkívül a magas színvonalú foglalkoztatásra és mindenekelőtt az egyenlő foglalkoztatásra, amely jobban felkészít bennünket a jövőre, miközben a szegénység elleni küzdelmet se hagyjuk figyelmen kívül.
Ezért arra kérem Önt, az Európai Tanács elnökét, hogy vállaljon kötelezettséget arra vonatkozóan, hogy a Tanács és a Bizottság ambiciózus lesz az Európa 2020 stratégia vonatkozásában - amelynek végrehajtásába a Parlamentet is be kell vonni -, valamint hogy teljesítik kötelezettségüket, mert az nyilvánvaló, hogy bármi is történjen, a Parlament teljesíteni fogja az európaiak irányába vállalt kötelezettségét, akik figyelnek ránk.
Danuta Maria Hübner
Elnök úr! Nem láthatjuk előre a válságokat, és nem is tudjuk megakadályozni, hogy a jövőben is előforduljanak. Elég jól eltársalgunk erről, már ha ez jelent bármilyen vigaszt. Az a büntetésünk, hogy a válságból le kell vonnunk a tanulságokat, és ki kell használnunk a válság által előidézett összes lehetőséget. Ennek érdekében nekünk - az Európai Parlamentnek, az Európai Bizottságnak és a Tanácsnak - nincs más választásunk, mint hogy együttműködjünk, valamint a tapasztalatok alapján bölcs, okos és valódi európai politikákat hozzunk létre, amelyekre a polgároknak szükségük van.
Meg vagyok győződve arról, hogy nem engedhetjük meg magunknak azt a luxust, hogy türelmesek legyünk, és mindig éreznünk kell, hogy sürgős feladatunk van. Nagy a veszélye annak, hogy a pénzügyi és reálgazdasági válság az államadósság válságává alakulhat át. Ezért most nincs sürgősebb dolgunk annál, hogy a gazdasági, társadalmi és politikai energia új forrásait megtaláljuk, hogy elkezdhessük a fenntartható növekedés megvalósítását. Az új Szerződés egyértelműen kimondja, hogy az energiának honnan kell származnia: Európa sokkal több az európai intézmények és nemzeti kormányok összességénél. Feladatai megoszlanak az irányítás európai, nemzeti, regionális és helyi szintjei között, és úgy gondolom, hogy új energiával tölthetjük fel Európát, ha komolyan vesszük többszintű irányítási rendszerét az Európa 2020 stratégia végrehajtási mechanizmusainak biztosításához.
Az európai irányítás regionális és helyi szintjei fontos társtulajdonosai az európai jövőnek. Nem csak a rendelkezésükre álló, egyre nagyobb számú politikai eszköz, hanem mindazon partner lelkesedésének hasznosítására is képesek, akikre Európának szüksége van: az üzleti szférából, a tudományos világból és a civil társadalomból. Ezenkívül a közös európai célokat saját területi növekedési és foglalkoztatási stratégiáikba is be tudják építeni.
Európa csak akkor lesz képes ellátni feladatát, ha tényleg megértjük, hogy az európai feladatokat és felelősségeket jól szervezetten meg kell osztani az európai, nemzeti, regionális és helyi irányítási szintek között. Ha az európai helyi és regionális szinteket bevonjuk az európai célkitűzéseknek az Európa 2020 stratégia keretében történő megvalósításába, kibővülnek Európa lehetőségei és növekedési esélyeink nagyobbak lesznek.
Anni Podimata
(EL) Elnök úr! Két héttel ezelőtt az állam- és kormányfők úgy határoztak, hogy létrehoznak egy új európai szolidaritási mechanizmust a súlyos gazdasági nehézségekkel küszködő gazdaságok, például Görögország támogatása, valamint az euróövezet stabilitásának biztosítása céljából. Ez kétségtelenül fontos döntés volt, és reménykedtünk, most is reménykedünk abban, hogy ennek eredményeképpen egységesebb képet mutatunk majd, és hogy megszűnik az Unióban az utóbbi időben eluralkodó zűrzavar, ami fájdalmas következményekkel járt a Görögországnak nyújtott kölcsön költségeire, továbbá az euróövezet egészének stabilitására és kohéziójára nézve, amely következményeket mindnyájan jól ismerünk.
A döntés vitathatatlan politikai jelentősége mellett azonban az utóbbi 24 órában sajnálatos módon folytatódtak - sőt erősödtek - a spekulatív támadások, amelyeket a támogatási mechanizmus körüli bizonytalanságok is tápláltak - amelyeket a Tanács elnökének gyorsan tisztáznia kellett -, valamint ismeretlen eredetű és szándékú híresztelések is kiváltották, amelyeknek többféle változata terjedt el, a legújabb, a napokban Görögországban megjelent kósza hír szerint felszólítás érkezett a március 25-i megállapodás újratárgyalására.
Amint az Önök előtt is ismeretes, a görög kormány cáfolta ezeket a híreszteléseket. A Parlamentben azonban Önnek is kifejezetten és kategorikusan ki kellett ezt jelentenie, ha az elmúlt két hétben a március 25-i megállapodás újratárgyalásának kérdése görög részről felvetődött. Ezenkívül Önnek azon állam- és kormányfőket is erélyesen fel kell szólítania, akiknek kulcsszerepe és végső beleszólása volt a végleges megállapodás megfogalmazásában, hogy tartsák tiszteletben annak betűjét és szellemét ahelyett, hogy nem túl szerencsés kijelentéseket tesznek a hitelkamatra vonatkozóan, amelyet kivetnek majd Görögországra, ha kéri a támogatási mechanizmus aktiválását - amit eddig nem tett meg és nem is áll szándékában megtenni.
José Manuel García-Margallo y Marfil
(ES) Elnök úr! Két új dologról szeretnék beszélni azon témák kapcsán, amelyekkel az Európai Tanács jelenleg foglalkozik: az egyik az Európa 2020 stratégia, a másik pedig a pénzügyi piacok szabályozása.
Ami az Európa 2020 stratégiát illeti, a Parlamentben egy jó ideig mindnyájan azt mondtuk, hogy a lisszaboni stratégia viszonylagos kudarcának egyik oka az volt, hogy nem állt rendelkezésre elég eszköz ahhoz, hogy a tagállamokat a kötelezettségvállalások teljesítésére kötelezzük. Most a Bizottság és az Európai Tanács többé-kevésbé ugyanazzal a javaslattal állt elő: egy gyengécske megállapodással, amely a Szerződés 121. és 136. cikkére hivatkozik.
A Tanács soros elnöke azzal kezdte a spanyol elnökség tevékenységét, hogy közölte, tisztában van ezzel a gyenge ponttal, és többet szeretne elérni: szeretné megszilárdítani a gazdasági irányítást. Most azt kérdezem az Európai Tanács elnökétől: "Hová lettek az előkelő lovagok? A hősszerelmesek és a hősies tettek, Elvesztek a harcban?” Mi lett ezekkel a szándékokkal?
Ami a pénzügyi szabályozást illeti, van egy rossz és két jó hírem. A rossz hír az, hogy a Tanács pont akkor határozott úgy, hogy elhalasztja az alternatív befektetési alapok - közismert néven a kaszinókapitalizmus - szabályozását, amikor részben éppen ezek az alapok voltak felelősek a görög gazdaság elleni spekulációért.
Az egyik jó hír az, hogy az Európa 2020 stratégia magában foglalja azt, hogy a pénzügyi intézmények kötelesek tartalékolni az általuk okozott kár bizonyos részének kifizetése céljából; vagy ahogy Obama elnök úr fogalmazna, annak elkerülése érdekében, hogy a Main Streetnek kelljen fizetnie a Wall Street által okozott kárért. A másik jó hír, hogy ez az első alkalom, hogy a Tanács különválasztja azon intézményeket, amelyekre különös figyelmet akar fordítani.
Ez a két dolog szerepel azon jelentésekben, amelyeknek vitája jelenleg folyik a Parlamentben. Nincsenek benne a Tanács által decemberben elért megállapodásban. Szeretném, hogy a Tanács ismét foglalkozzon ezzel a két dologgal, mert akkor sokkal közelebb fogunk állni az együttműködéshez. Higgyen nekem, elnök úr, én tényleg szívesen együttműködök azzal a Tanáccsal, amelynek Ön az elnöke.
Csaba Őry
(HU) Két megjegyzésem lenne. Az egyik látszólag technikai természetű, valójában annál több, a másik a dolog érdeméhez vonatkozik. Azt olvasom az összefoglalóban, hogy a foglalkoztatási irányelvek integráns részét képezik a 2020-as stratégiának, amit júniusban kíván a Tanács elfogadni, miközben ez nyilvánvalóan lehetetlen, hisz az alapul szolgáló szöveget még meg sem kaptuk. Április végére ígérik. Erőltetett menetben is legfeljebb szeptemberre tud a Parlament véleményt nyilvánítani. Hogy lesz akkor ebből júniusi elfogadás? Vagy - más kérdés - hogy lesz akkor figyelembe véve a Parlament álláspontja? Itt tehát mi készek vagyunk együttműködni, szeretnénk együtt dolgozni, de ahhoz kéretik figyelembe venni a Parlament számára kötelező szabályokat is.
Ami a tartalmi részeket illeti, üdvözlendő az, hogy közelebb, egymással szorosabb összefüggésben kívánja a Tanács előterjeszteni a foglalkoztatási és a gazdasági irányelveket, de mondom, ehhez az kellene, hogy elkezdhessünk vele dolgozni. Amúgy az elképzelések egyelőre túl általánosnak tűnnek. Szép-szép a 75%-os foglalkoztatási szint, szép-szép a háromszor húszas célkitűzés a klímaváltozás tekintetében, és a 10%-os, illetve a 40%-os célkitűzés az oktatásra vonatkozóan is, de hogyan, mivel, miből, és mi történik az ellenőrzéssel, mi lesz azokkal, akik nem teljesítenek, és mi lesz azokkal, akik csak papíron teljesítenek, magyarul nem valódi számokat adnak le? Tapasztaltunk ilyeneket a lisszaboni stratégia végrehajtása kapcsán.
Végezetül örömömet fejezném ki annak, hogy végre megjelenik a kohéziós politika is, mint a 2020-as stratégiához kapcsolódó fontos terület. Ehhez viszont egy javaslatom lenne: mindenféleképpen szükség lenne számszerűsített célkitűzésekre és - ahogy ezt jelezték a szegénység elleni küzdelem kapcsán - valamiféle mutatónak a kidolgozására annak érdekében, hogy nyomon követhessük az előrehaladást vagy éppenséggel a lemaradást.
Seán Kelly
(GA) Elnök úr! Ezzel kapcsolatban sok mondanivalóm lenne, de nincs rá idő. Ezért az erkölcsi válságról fogok beszélni.
Van Rompuy úr azt mondta, hogy a Tanács megvitatta az erkölcsi válság kérdését, de nem foglalkozott vele mélyrehatóan; szeretném, ha ezt megtenné.
Hazámban például az Anglo-Irish Bank és az Irish Nationwide pénzügyi pingpongot játszott, hogy a könyvvizsgálók ne tudják megállapítani tényleges pénzügyi helyzetüket. Mi történt? Az Irish Nationwide vezérigazgatója milliókkal a zsebében lelécelt, az adófizetők bérét igen jelentős mértékben csökkentették. Két héttel ezelőtt az Anglo-Irish Bank vezetősége béremelést kapott, míg az adófizetők számlája 40 milliárd euróval és még többel magasabb lesz az elkövetkező években.
Ha ezeket a gazembereket nem kényszerítik térdre, egyénileg és magát a pénzügyi intézményt is, akkor a történelem nem csupán megismétli magát, Van Rompuy úr, hanem ugyanolyan formában ismétli meg, ahogy először történtek a dolgok.
(GA) Szeretném, ha mondana valamit erről a válságról.
Kriton Arsenis
(EL) Elnök úr! Sokan azt mondják, hogy az elkövetkező időkben végül is nem Görögországot, nem az euróövezetet, hanem az Európai Uniót fogják megítélni a fejlemények miatt.
A Tanács márciusi határozatát követően egy európai országot a csőd veszélye fenyeget. Egyetértek azonban azon képviselőtársaimmal, akik egységesebb intézményi eszközökre tettek javaslatot nem csupán az országok fizetésképtelenségének kezelése és megelőzése, hanem a tagállamoknak az esetenként kirobbanó válságok következményeivel szembeni védelme céljából is.
Görögország nem kér segítséget, hanem intézkedéseket tesz: a hiány 4%-kal csökkent, köszönhetően a kemény intézkedéseknek, amelyeket a görögök hősiesen tűrnek, mert egyszer s mindenkorra szeretnék megváltoztatni Görögország helyzetét. Májusra a görög parlament jóváhagyja az adózással, a biztosítással és a munkaerőpiaccal kapcsolatos radikális módosításokat.
Ne lepődjünk meg, ha Görögország megerősödve jön ki ebből a válságból és megszabadul a múltbeli adósságoktól. De ki tudja, milyen küzdelem vár Európára?
Norica Nicolai
(RO) Sajnálatos módon sokan nem tudják, hogy egy új kísértet lebeg Európa felett, a populizmus kísértete. Elfeledkezünk arról, hogy mivel ez egy politikai vezetési forma, a gazdasági válságot kiváltó, sokat emlegetett erkölcsi válság egyik oka lehet. Ez azonban bennünket és képviselőcsoportjainkat érinti.
Van Rompuy úr, Ön említést tett a költségvetési fegyelemről. A korábbiak alapján arra következtethetünk, hogy a túl sok szabály gyakran ugyanolyan hiányosságokat idézhet elő, mint a túl kevés. Úgy gondolom, hogy lehetnénk sokkal rugalmasabbak és felülvizsgálhatnánk a stabilitási paktumot, mert nincs elképzelésünk a jövőbeni európai modellről. Nem veszi figyelembe a valós és a demográfiai helyzetet, amellyel szembe kell néznünk, és amelyet nem említ az Európa 2020 stratégia. Úgy gondolom, hogy e kérdésnek gondolkodásra kell késztetnie bennünket, mert nem engedhetjük meg, hogy az európai szociális modell új terve a lisszaboni menetrendhez hasonlóan megbukjon. Egy második kudarc megsemmisítő csapást jelentene az Európai Unión belüli kohézióra és befogadásra nézve.
David Campbell Bannerman
Elnök úr! Nem túl jó a francia nyelvtudásom - pardonnez-moi -, de azt megértem, hogy a francia "gouvernement” szó angol megfelelője "government”. Úgy gondoltam, ez könnyen érthető. Úgy tűnik azonban, hogy ez nem ilyen egyszerű a Brit Munkáspárt, illetve Van Rompuy úr számára. Ők nyilvánvalóan úgy gondolják, hogy az említett francia szó jelentése megegyezik a "governance”-éval, amely a meghatározás szerint a kormányzásra mint cselekvésre, illetve a kormányzás módjára utal.
Ez csak képmutatás, mivel a valóság az, hogy az EU Tanácsának az uniós gazdasági gouvernement növelésére irányuló megállapodásában a gouvernement az állam irányítását és ügyeinek intézését jelenti. Az igazság az, hogy a Tanács még több hatáskört adott át az EU-nak, többek között az Egyesült Királyság gazdaságával kapcsolatos hatáskört, pedig manapság a britek számára az egyetlen igazán fontos dolog a gazdaság.
Mikor mondják meg az embereknek az igazságot? Egy európai uniós szuperállam felé tartunk és Nagy-Britanniának kell fizetnie az euróövezet tagjainak megmentését -, pedig, hála az égnek, nem is tagja az euróövezetnek.
Franz Obermayr
(DE) Elnök úr! Az Európa 2020 stratégia ambiciózus célokat és konkrét számokat határoz meg. Eltekintve attól, hogy még a lisszaboni stratégiával is nagyon messze voltunk e célok elérésétől - például a kutatás és fejlesztés mértéke tekintetében -, fel kell tennünk azt a kérdést, hogy e célok közül soknak van-e egyáltalán értelme. Például az Európa 2020 stratégia lényegesen növelni szándékozik az elméleti szakemberek számát. Nyilvánvaló, hogy szükségünk van magasan képzett emberi erőforrásra, de a szakértők szerint jól képzett szakemberekre van szükség, nem az egyetemet végzettek számának radikális növelésére, akik aztán nehezen találnak állást, vagy csak nem igazán megfelelő poszton tudnak elhelyezkedni.
Jelentős ellentmondás figyelhető meg a célok meghatározásában. Egyrészt konszolidálni kell a költségvetést, másrészt jelentős beruházásokra van szükség. Érdekes egyensúlyozási feladat e kettő összeegyeztetése.
Ami a régiókat illeti, a vizsgálatok egyértelműen kimutatták, hogy a Lisszaboni Szerződés és a lisszaboni stratégia azon régiókban sikeres volt, amelyeket szisztematikusan bevontak a tevékenységekbe, és nem centralizált megközelítést alkalmaztak. Ezt fontos lesz majd figyelembe venni az Európa 2020 stratégia végrehajtásakor is.
Monica Luisa Macovei
Elnök úr! Két kérdéshez szeretnék hozzászólni: az első az elszámoltathatóság, amely alapvető fontosságú a görögországi helyzet megoldása szempontjából. A Bizottságnak tisztáznia kell az információáramlás kérdését Görögországgal. A Bizottságnak részletesen be kell számolnia a Parlamentnek a Görögországból érkező makrogazdasági információkról, valamint az alkalmazott módszertanról, továbbá arról, hogy a Bizottság pontosan mikor kapta kézhez az egyes információkategóriákat és statisztikai adatokat. A Bizottságnak egyértelműen meg kell jelölnie a felelős intézményt és személyt. Valaki elszámoltatható, és azt el kell számoltatni. Ez a kérdés elkülönül Görögország támogatásának kérdésétől.
A második az, hogy a görög miniszterelnök is elismerte, és az Eurobarometer által a lakosság körében 2009-ben végzett felmérése is kihangsúlyozta, hogy a korrupciót jelentős tényezőnek tekintik, amely hozzájárult a görögországi gazdasági helyzet alakulásához. Ideje, hogy a Bizottság korrupcióellenes politikát vezessen be minden tagállam vonatkozásában, valamint minden tagállamban hozzon létre a korrupció megelőzésére és leküzdésére szolgáló mechanizmust.
Maroš Šefčovič
a Bizottság alelnöke. - Elnök úr! Szeretném megköszönni a tisztelt képviselőknek a hozzászólásokat, kérdéseket és javaslatokat. Távirati stílusban szeretnék válaszolni néhány feltett kérdésre.
Egyetértek azon európai parlamenti képviselőkkel, akik a szabályok tiszteletben tartására hívták fel a figyelmet. Biztos vagyok benne, hogy a mostani helyzet sem állt volna elő, ha jobban tiszteletben tartanánk a szabályokat. Nagyon keményen dolgozunk azon, hogy a szabályokat illetően megegyezésre jussunk, hogy azután már valóban mindenki be is tartsa azokat. A Bizottság minden tőle telhetőt meg fog tenni annak érdekében, hogy a jövőben jobban betartassa a szabályokat.
Ami a munkamegosztást illeti - vagyis hogy mi is a Bizottság és a tagállamok feladata az Európa 2020 stratégia alapján -, mostanra már elég részletes előírásokkal rendelkezünk arra vonatkozólag, hogy miben illetékes az EU, és mi az, amit a tagállamoknak kell megtenniük. Kicsit részletesebben is ki fogjuk ezt fejteni, amikor a kulcsfontosságú projektek kialakításával és megvalósításával kapcsolatos konkrét javaslatot benyújtjuk. Ott már elég részletesen fogunk beszélni erről. Minden egyes intézkedést pontosan ismertetünk. Biztosíthatom Önöket arról, hogy az a Bizottság legfőbb célja, hogy ez a nagyon fontos stratégia megvalósuljon.
A folyamat részeként természetesen fel kell számolni a szükségtelen korlátozásokat, jobban ki kell aknázni az egységes piac kínálta lehetőségeket, valamint sokkal hatékonyabban és jobban kell kihasználni Európa lehetőségeit. Meg fogjuk ezt tenni a Bizottság szintjén, ugyanakkor azt is várjuk a tagállamoktól, hogy jelezzék felénk, hogy szerintük milyen területeken lehetne jobban kihasználni az egységes piac nyújtotta lehetőségeket, és szerintük milyen, még létező korlátok megszüntetésén kellene dolgoznunk.
A gazdasági irányítással és a hatékonyabb gazdasági koordinációval kapcsolatosan az a szándékunk, hogy teljes mértékben alkalmazni fogjuk a Lisszaboni Szerződés előírásait, és idén tavasszal be is nyújtjuk az első ide vonatkozó javaslatainkat.
Az Európa 2020 stratégia kapcsán olyan megfelelő egyensúlyra törekszünk a gazdasági irányításban, amely által pozitív módon tudjuk motiválni a tagállamokat, de ugyanakkor jobb, hathatósabb erőfeszítéseket is várhatunk el tőlük. Úgy gondoljuk, hogy most találtunk egy megfelelő módszert, és a stratégia megvalósítása a korábbiaknál sokkal jobban fog sikerülni. Természetesen a Parlamenttel közösen dolgozunk majd azon, hogy figyelemmel kísérjük és értékeljük a folyamatot, ezért a téma részletesebb megvitatására is nagyon jó lehetőség nyílik majd.
A transzatlanti együttműködéssel kapcsolatban elmondhatom, hogy a Bizottság határozottan tovább akarja fejleszteni a Transzatlanti Gazdasági Tanács szervezetét és tevékenységét. Ugyanakkor elköteleztük magunkat a dohai forduló sikere mellett is, mert hiszünk benne, hogy a dohai forduló következtetései új lehetőségeket fognak megnyitni a világkereskedelem fejlesztése és a fejlődő országok helyzetének javítása terén.
Sok képviselő szólalt fel Görögországgal kapcsolatban. Azt szeretném most ismét aláhúzni, hogy bár a Nemzetközi Valutaalappal közösen hoztuk létre az euróövezetre vonatkozó mechanizmust, de mégis ki kell hangsúlyozni, hogy ez az euróövezetre vonatkozik. A jelenlegi rendkívül nehéz körülmények között ezt találtuk a legjobb megoldásnak.
Elhangzott az is, hogy az Európa 2020 stratégia túlzottan a dirigizmus irányvonalát képviseli, de ezzel nem tudok egyetérteni. Törekszünk arra, hogy megtaláljuk annak a módját, hogyan mozgósítsuk és vonjuk be a különböző szinteket a lehető leghatékonyabb működés érdekében, és hogy az események a lehető legjobb irányba haladjanak. Az a célunk, hogy a különböző szintek egymást kiegészítve, egymást támogatva működjenek.
A kis- és középvállalkozásokkal kapcsolatos stratégiánk lényege - ezt jelezték felénk, és ezt is várják tőlünk -, hogy Európa-szerte egyenlő versenyfeltételeket biztosítsunk a számukra és csökkentsük a rájuk nehezedő adminisztratív terheket. Pontosan ezt szeretnénk elérni.
A mezőgazdaság már a kezdetektől fogva szerepelt az Európa 2020 stratégiában, de ez nem azt jelenti, hogy a stratégia egy teljes listát tartalmazna, amely felsorol minden egyes jövőbeni teendőt, vagy tartalmazna egy szintén részletes, a mezőgazdaság jövőbeni szabályozásáról rendelkező, mindenre kiterjedő listát.
Hamarosan sor kerül a költségvetés felülvizsgálatáról szóló nagyon fontos vitára, és az lesz a megfelelő alkalom, hogy a mezőgazdaság mellett több más politika jövőjét is részletesebben megvitassuk.
Elnök
Ez egy alapvetően fontos vita a számunkra, ezért itt kell maradnunk, hogy tovább folytassuk a mostani megbeszélést.
Herman Van Rompuy
Elnök úr, hölgyeim és uraim! Nagyon röviden szeretném csak folytatni az Európai Bizottság alelnöke által elmondottakat. Mindössze pár kérdést szeretnék kihangsúlyozni.
Először is a görög válság kapcsán bevezetett mechanizmusról szólnék, amely sajnálatos módon elhíresült az elmúlt hetekben és az elmúlt pár hónapban. Sokan szólaltak fel amellett, hogy legyünk még inkább európaiak. Megfontolandó szempont, de nekünk a Lisszaboni Szerződés keretén belül kell tevékenykednünk. A Lisszaboni Szerződés nagyon pontosan fogalmaz. Nem szerepelnek benne úgynevezett mentőcsomag-záradékok. A Szerződés nem rendelkezett ilyen helyzetről.
Találnunk kell tehát valamilyen megoldást. Elvártuk, hogy a görög kormány vállalja a felelősséget - amit meg is tett, és hozott is bizonyos intézkedéseket -, most pedig egy olyan pénzügyi támogatási mechanizmust kell kitalálnunk, amely a Lisszaboni Szerződés betűjének és szellemének is megfelel. Ezért javasolta az Európai Bizottság, hogy az általa koordinált bilaterális kölcsönök módszerét alkalmazzák. Ezért követelte sok tagállam, többek között a holland parlament is, hogy a Nemzetközi Valutaalap is avatkozzon be a folyamatba.
Nem csak egy vagy két kormány kérte, hanem sokan követelték ugyanezt. Miért? Mert az utóbbi időben ők fizettek be a Nemzetközi Valutaalapba abból a célból, hogy a szervezet képes legyen teljesíteni azt a feladatát, hogy pénzügyi segítséget tudjon nyújtani a megfelelő időben. Európa valóban nagyon nagy összeget fizetett be erre a célra.
Belga miniszterelnökként országom nevében hozzávetőleg 5 milliárd eurós hozzájárulást fizettem be, így aztán néhány képviselő - az ő parlamentjeik és kormányaik - feltették a kérdést, hogy miért is ne lehetne felhasználni a Nemzetközi Valutaalap részére erre a célra létrehozott alapot egy európai ország megsegítésére, miután az európai államok ennyivel hozzájárultak az alaphoz.
Találnunk kellett tehát valamit, egyfajta cserét, valami olyan kreatív megoldást, amely megfelel a Szerződésben foglaltaknak. Azt üzenem azoknak, akik európaibb hozzáállást kérnek, hogy tevékenységük során - megismétlem, amit korábban már említettem - először is a Lisszaboni Szerződés szellemét tartsák szem előtt. A létrejött mechanizmus természetesen egy olyan kompromisszumos megoldás, amelyet ki kellett találnunk, mert a Lisszaboni Szerződésben nincsenek ehhez hasonló megoldások.
Hölgyeim és uraim! A görög kormány nem azt kérte, hogy vizsgáljuk felül a két hete megalkotott megállapodást, erről szó sem volt. Sőt, a görög pénzügyminiszter tegnap teljesen egyértelműen leszögezte. Egyáltalán nem, megismétlem újból, egyáltalán nem kért pénzügyi segítséget. Abban bízik, hogy csökkenni fognak a kamatkülönbözetek, amint az intézkedések eredményei tapasztalhatók.
Nagyon károsan hat ezért a görög adófizetőkre, ha mindenféle kijelentések és híresztelések látnak napvilágot, mert nem csak arról van itt szó, hogy ez senkit sem visz előre, hanem pont azoknak okoz kárt, akiknek számos intézkedés kellemetlen hatását kell most elszenvedniük amiatt, hogy országukban korábban nem tették meg kellő gyorsasággal a szükséges lépéseket.
Šefčovič úr említette a gazdasági irányítást; ezzel kapcsolatban fogalmazzunk nagyon világosan, az Európai Tanács a Szerződés 15. cikkében megállapított feladatkörén belül tevékenykedik. A Tanács útmutatást ad, és meghatározza a követendő főbb politikai irányvonalakat, de nem végrehajtó, és nem jogalkotó szerv. Ennélfogva a szó alkotmányos értelmében egyáltalán nem kormányzatként funkcionál. Koordinálja, felügyeli viszont a folyamatokat, ad bizonyos kezdeti lendületet, és amint azt a Szerződés világosan megfogalmazza, útmutatást nyújt. Ezt jelenti politikai értelemben a gazdasági irányítás, de ez semmiképpen nem jelenti azt, hogy kormányzatról beszélhetnénk a szó alkotmányos értelmében.
Rengeteg a tennivalónk. Néhányan megkérdezték tőlem: sor került-e valamilyen szankció alkalmazására, vagy tervezik-e a jövőben, hogy szankciókat alkalmaznak abban az esetben, ha bizonyos gazdasági vagy foglalkoztatási vonatkozású irányelvet nem tartanak be? Nos, ilyen esetekben meg kell változtatni, módosítani kell a Szerződést. Csak azokban az esetekben lehet szó szankciókról, amelyekben a Szerződés erről konkrétan említést tesz. A Szerződés a szóban forgó esetben nem rendelkezik szankciókról. Folytassunk-e megbeszélést a témáról a munkacsoportban? Ha valaki szeretne ebben a kérdésben javaslatot előterjeszteni, akkor azt meg fogjuk vitatni, de nem lehet olyan szankciókat alkalmazni, amelyek ellentétesek lennének a Lisszaboni Szerződésben foglaltakkal.
Ami az Egyesült Államok, Európa és más államok közötti szabadkereskedelmi térséget illeti, jelen helyzetben szerintem az a legfontosabb feladat, amihez Lamy úr és még többen hozzákezdtek, azaz hogy biztosítsuk a dohai forduló sikerét. Azt gondolom, hogy ez most a legfőbb prioritás. Lamy úr megkongatta a vészharangot, és ezt helyesen tette. Sikerült elkerülnünk ezáltal, hogy egy jelentős protekcionista mozgalom alakuljon ki Európában. Kikerültük ezt a veszélyt, de ennél többet is kell tennünk, tovább kell lépnünk.
Ami azt illeti, óriási kihívások állnak előttünk három területen. Vegyük az éghajlatváltozás kérdése: létrejött a koppenhágai megállapodás, de a szén-dioxid-kibocsátás csökkentésével kapcsolatos kötelezettségvállalások nem elegendőek a koppenhágai megállapodásban rögzített néhány célkitűzés teljesítéséhez - vagyis hogy a hőmérsékletemelkedés ne haladja meg az iparosodás előtti szintet 2°C-nál nagyobb mértékben.
Az éghajlatváltozáson kívül itt van még a nemzetközi kereskedelem kérdése és a nemzetközi pénzügyi piacok szabályozásának feladata; okkal hozták föl a témát többen is Önök közül. Rendkívül fontos nemzetközi menetrend áll előttünk ebben a kérdésben tehát, Európának pedig kiemelkedően meghatározó szerepet kell játszania a G-20-ak csoportjában és egyéb szervezetekben, hogy nemzetközi és globális szinten is történjen előrelépés.
Miért is nem szerepel az öt célkitűzés között a belső piac? Valójában a belső piac egy eszköz, amelyet sok célkitűzés segítségével kell szabályozni. A belső piac minden erőforrását ki kell használnunk a kutatásban, a fejlesztésben és más területeken is. Tovább kell fejlesztenünk a belső piacot, de önmagában ez nem tekinthető végcélnak. Bár csupán egy eszközről van szó, de fontos eszközről. Nagyon várjuk Monti professzor úr javaslatait arra vonatkozólag, hogyan tudjuk fejleszteni a belső piacot, mert a belső piac rendkívül nagy értéket képvisel. A közös valutához hasonlóan létezik közös piac is. Tovább kell fejlesztenünk a belső piacot, hogy az elő tudja segíteni a gazdasági növekedést és a foglalkoztatást.
Páran megkezdték, hogy "Mi is a lényege ennek az egésznek? ” Nos, a lényeg az, hogy elegendő gazdasági növekedést érjünk el, hogy ezáltal megfelelő szinten finanszírozhassuk a szociális rendszerünket, és hogy egy olyan Európai Uniót szolgáljunk, amely szerepet kíván játszani a világban, de ez csak akkor lehetséges, ha jelentős gazdasági erőt képvisel. Nem tölthetünk be jelentős szerepet a világunkban, ha nem válunk igazán erős, nagyon erős gazdasági tényezővé.
az Európai Tanács elnöke. - (NL) Mivel Van Brempt asszony tette fel a kérdést, szeretnék holland nyelven válaszolni. Bár most csak az üres székéhez beszélek, ennek ellenére szeretnék válaszolni. Nem értem, miért gondolja azt, hogy ez szégyen. Most szerepel először a szegénység elleni harc az öt fő célkitűzés között, mégis azt mondják némelyek, hogy szégyen, hogy nem mentünk elég messzire, és ismételten össze kell ülnünk megvitatni a kérdést. Most szerepel a legelső alkalommal a kérdés a célkitűzések között. Ezért örülök - sőt, büszke is vagyok -, hogy a Bizottsággal karöltve felvesszük a harcot ezen a területen, és hogy be tudtuk vonni az öt fő célkitűzés közé a társadalmi kirekesztést és a szegénység elleni küzdelmet. Természetesen meg kell határoznunk a megfelelő mutatókat, ami nem könnyű dolog, sokkal nehezebb feladatról van itt szó, mint azt a legtöbben gondolnák. Hadd ismételjem meg, semmi szükségét nem látom annak, hogy júniusban ismét összeüljünk. Júniusban folytatnunk kell terv szerint annak a megvalósítását, amiről március 25-én döntöttünk. örömömre szolgál ezért, hogy szakítottunk a múlt szokásaival és a szegénység kérdését az Európai Unió fő prioritásai közé emeltük.
az Európai Tanács elnöke. - (FR) Elnök úr! A felszólalásomat szeretném mindössze a következő néhány megjegyzésre és észrevételre korlátozni.
Bár nem válaszoltam minden észrevételre, de megismétlem, hogy ez nem azért történt, mert nem figyeltem, hanem azért, mert kevés az időnk.
Sok felszólalás csak megjegyzésekre szorítkozott, nem tartalmazott kérdéseket. Feljegyeztem magamnak ezeket is, és el fogok gondolkodni rajtuk.
Mindenesetre köszönöm a vitához való fontos és érdekes hozzájárulásukat abban a témában, amely döntő fontosságú az Európai Unió számára, ez pedig a "foglalkoztatás és növekedés” területét érintő Európa 2020 stratégia.
Elnök
Biztos vagyok abban, hogy nem csak Van Brempt asszony, hanem még legalább 300 további kolléga is figyelemmel kíséri az eseményeket a szobájából, mert lehetőség van onnan követni a vitát.
Az Európai Parlamentben legalább nyolc bizottság foglalkozik kimondottan az Európa 2020 stratégiával, a többi pedig közvetett módon, ez is mutatja, hogy mennyire elkötelezettek vagyunk, nyitottak vagyunk a további vitákra, az együttműködésre, és a szervezési részletek kidolgozásának megvitatására is. Nagyon fontos vita ez mindnyájunk számára.
Nagyon köszönöm Önöknek, az Európai Tanács elnökének és a Bizottság alelnökének, hogy eljöttek, és hogy ennyire részletes és átfogóan vitát folytattak a témáról, és ugyanígy megköszönöm tisztelt kollégáimnak is, hogy részt vettek a vitában.
Írásbeli nyilatkozatok (az eljárási szabályzat 149. cikke)
Elena Băsescu
írásban. - (RO) Az Európai Parlament fontosnak tartja, hogy pozitív együttműködést folytasson a Bizottsággal és a Tanáccsal. Ezért örülök az Európai Tanács 2010. március 25-26-i ülésének következtetéseiről szóló vitának. A megvitatott témák közül külön figyelem irányult az Európa 2020 stratégiára és az éghajlatváltozással kapcsolatos nemzetközi tárgyalások előkészületeire. Úgy gondolom, hogy mindnyájunkat érintik az euróövezetben tapasztalható problémák, az euró stabilitása pedig kiemelkedő fontosságú az egész Európai Unió számára. Az Európai Tanács jelentősebb szerepet fog betölteni a tagállamok gazdasági teljesítményének fokozására irányuló eszközök nemzeti és európai szintű koordinálásában. Ennek a figyelembevételével a pusztán költségvetési problémák megoldására irányuló intézkedések nem leszek elégségesek, mert ezek a problémák a gazdasági problémákhoz is szorosan kapcsolódnak. Támogatom az Európai Tanácsnak a foglalkoztatottság mértékének növelésére vonatkozó célkitűzéseit, különösen akkor, ha ezt fiatalok támogatását célzó politikával kívánják elérni. Javítani kell a kutatás és a fejlesztés területére irányuló befektetések feltételeit. Nem csak ezeken a területen kell reális célokat kitűzni, hanem az éghajlatváltozással kapcsolatban is. Az Európai Bizottság minél hamarabb tegyen javaslatot az egész Európai Unióra kiterjedő, a szegénység csökkentésére irányuló projektek megvalósítására vonatkozó konkrét intézkedésekre.
Sebastian Valentin Bodu
írásban. - (RO) Az Európai Tanács tavaszi csúcstalálkozóját olyannyira uralták a görög gazdaság problémái, hogy ha a csúcsot követően a következtetéseket nem rögzítették volna írásban, akkor sokunk nem is szerzett volna tudomást arról, hogy sok egyéb téma mellett az Európa 2020 stratégia is megvitatásra került. Ez az információ egyelőre még bizonyosan nem jutott el az "utca emberéhez”, akinek az az érzése, hogy a tavaszi csúcs teljes egészében a görög kérdésről szólt. Cinizmustól mentesen mondhatjuk, hogy a globális válság elmúlt két éve az Európai Unió szintjén reményt keltett, mert egy olyan stratégia és jövőkép született meg, amely megakadályozza, hogy a jövőben egy hatalmas gazdasági összeomlás következzen be, új fejlődési irányvonalat jelöl ki az EU-27 számára, és ennek következtében Európa versenyképesebbé válik. Alapvetően fontos viszont, hogy a Tanács tavaszi csúcstalálkozójának az Európa 2020 stratégiával kapcsolatos ragyogó következtetései ne maradjanak meg a szándék szintjén. Az Európai Unió egy komplex szervezet, egymástól eltérő, önálló országokból áll, amelyeket intézményi keretekben egyesítettek. A tagállamok azonban eltérő intézkedéseket hoznak az Európai Unió Tanácsa által meghatározott irányvonalak mentén. Ezért talán eredményesebb lenne minden egyes tagállam számára egyértelmű célokat meghatározni, és nem pusztán saját belátásukra bízni, hogy megtegyék a stratégia megvalósításához szükséges lépéseket.
Cristian Silviu Buşoi
írásban. - A csúcstalálkozó eredményei még távolról sem adtak hatékony válaszokat Görögország problémáira. Van Rompuy úr szerint az EU konszenzusra való képessége továbbra is sértetlen, és ez így is van, de sajnálatos módon ez csak a legkisebb közös nevező szintjén működik! A megoldási javaslatról sok mindent el lehet mondani, de azt nem, hogy egy európai megoldás lenne. Egy valóban európai válaszlépés megszületéséhez olyan európai keretrendszerrel kellett volna rendelkeznünk, amely kimentette volna Görögországot az adósságválságból, és nem bilaterális kölcsönök által kellett volna megoldani a helyzetet. Az is aggasztó, hogy az egész euróövezet hitelessége is kárt fog szenvedni, amennyiben a Nemzetközi Valutaalap is beavatkozik, nem is szólva arról, hogy pont a görög kormány állt el a Nemzetközi Valutaalap bevonásától, mert az IMF feltételei társadalmi és politikai elégedetlenséget váltottak volna ki az országban. Az aggaszt engem igazán, hogy a piacok nem reagáltak túl pozitívan erre a megoldásra, és a piac Görögországnak továbbra is 7%-os vagy valamivel még ennél is magasabb kamatlábat irányoz elő, ez pedig kedvezőtlen Görögország számára. Mindazonáltal üdvözlöm az munkacsoport létrehozását, amelytől azt remélem, hogy ambiciózusabb javaslatokkal fog előállni annak érdekében, hogy az euróövezet gazdasági és költségvetési fenntarthatósága ténylegesen biztosított legyen a jövőben.
Kinga Göncz
írásban. - (HU) Üdvözlöm, hogy a legutóbbi európai tanácsi ülésen kompromisszum körvonalazódott az Európai Unió 2020-ig szóló gazdasági programjáról és Görögország megsegítéséről. Az ebben megcélzott gazdasági növekedés a munkaerőpiaci és szociális válságból való kilábalás előfeltétele is. Örömteli, hogy az Európai Tanács a foglalkoztatottság növelésénél nagy figyelmet szentel a fiatal és az idősebb munkavállalók mellett az alacsony képzettségűeknek is. A foglalkoztatottság növelése a kiemelt csoportok esetében együtt kell járjon a piaci értékkel bíró képzettség megszerzésével, valamint az élethosszig tartó tanulás ösztönzésével. Egyetértek a magyar kormány azon törekvésével is, hogy a szegénység elleni küzdelem során a szegénységre vonatkozó célkitűzések helyett számszerűsített területi kohéziós célokban gondolkodjunk, hiszen a szegénységben és különösen a mélyszegénységben élők az Unión belül területi alapon jól körülhatárolható régiókban élnek. Ilyen módon összehangolhatóvá válna a szegénység és az elmaradott régiók komplex problémájának kezelése is. Fontos ugyanakkor, hogy a 2020-as célkitűzések vállalásakor pontos adatokkal rendelkezzenek a döntéshozók a szegénység társadalmi szintjéről és arányáról. Noha a gazdasági válság kezelése és az EU 2020-as terve kijelöli a követendő irányt, teljesen érthető a visegrádi országok azon kérése, hogy az erről szóló vita ne determinálja a 2013 utáni hosszú távú pénzügyi perspektívát. Annak megvitatása hosszabb tárgyalásokat igényel és nem is előrelátható, hogy 2012-13-ban a körülmények mekkora pénzügyi mozgásteret engednek majd az EU számára.
András Gyürk
írásban. - (HU) A márciusi tanácsülés záródokumentuma - nagyon helyesen - külön kitér az éghajlatváltozás kérdésére. Ez azért is üdvözlendő, mert a koppenhágai csúcstalálkozó kudarca rendkívül bizonytalan helyzetet teremtett a klímapolitikában. A rugalmassági mechanizmusok, így mindenekelőtt a kvóta-kereskedelmi rendszerek valószínűleg a jövőben is fontos eszközei lesznek az uniós klímavédelmi törekvéseknek. Működésük azonban ma még ellentmondásos. Tavaly például nagy összegű adócsalásra került sor Nagy-Britanniában egy kvóta adás-vétel során. Nemrégiben pedig a magyar kormány által értékesített kvótákról derült ki, hogy szabálytalanul kerültek vissza az uniós emisszió kereskedelmi rendszerbe. A kibocsátási jogokat offshore hátterű cégek közvetítése mellett gyakorlatilag kétszer szerették volna felhasználni. Ez csak két példa arra, hogy a kibocsátási jogok rendszere nem működik zökkenőmentesen. A visszaélések különösen azokat a szereplőket hozzák hátrányos helyzetbe, akik valódi erőfeszítéseket tesznek a környezeti károk mérséklésére. A rossz példákból okulva mihamarabb fel kell számolni a kvóta kereskedelmi rendszerben rejlő jogi kiskapukat. Az Európai Bizottságnak fel kell lépnie az ellen, hogy az engedélyeket valós teljesítés nélkül, rosszhiszeműen, illetve nem rendeltetésüknek megfelelően használják fel. Emellett meg kell teremteni a teljes körű jogi összhangot a nemzetközi és az uniós éghajlatvédelmi szabályozások között. Mindezek érdekében célszerű megerősíteni az uniós felügyeleti eljárásokat is. A hatékony klímavédelmi szabályozáshoz továbbra is szükség van a rugalmassági mechanizmusokra. A rugalmasság azonban nem jelenthet kiszámíthatatlanságot és nem teremthet lehetőséget a visszaélésekre.
Cătălin Sorin Ivan
írásban. - (RO) Az Európai Tanács 2010. március 25-26-i ülésének következtetései egyértelműen tükrözik a tagállamok 2020-ig előttünk álló időszakra vonatkozó legfőbb céljait. Felfigyeltem a kutatás és a fejlesztés, valamint a gázkibocsátás csökkentésének területén megvalósítandó befektetések ösztönzésére irányuló célok következetes megfogalmazására, amit számokkal és kötelezettségek vállalásával is alátámasztottak. Nyilvánvaló, hogy a politikai akarat feltétlenül szükséges ahhoz, hogy e célkitűzésekből tényleges eredményeket hozó konkrét politikai tervek születhessenek. Ezt szem előtt tartva kell megtennünk most minden tőlünk telhetőt. Másrészt helytelenítem, hogy elhalasztották az iskolai lemorzsolódások csökkentésére és az egyetemet végzettek számának növelésére, valamint a társadalmi kirekesztés csökkentésére irányuló célok számszerű meghatározását, már csak azért is, mert Európában kimondottan a 2010-es évet jelöltük ki e problémák megoldására. Még akkor is, ha a döntéshozatal számos tényező miatt továbbra is lassú, a megvalósítás során nagyobb hatékonyságot kell elérnünk, hogy az új stratégia sikerrel járjon, és ne jusson a lisszaboni stratégia sorsára.
Krzysztof Lisek
írásban. - (PL) Az Európában jelenleg megfigyelhető folyamatok - például az őshonos lakosság demográfiai csökkenése és a gazdasági válság - figyelembevételével teljes mértékben támogatok egy alaposan átgondolt stratégiai cselekvési tervet. Az Európa 2020 stratégiának lehetővé kell tennie számunkra, hogy hatékonyan felvegyük a küzdelmet az említett hátrányos jelenségek hatásai ellen, és a globális verseny közepette fel tudjuk készíteni kontinensünket a következő évtized kihívásaira. Számítok arra, hogy a tagállamok lakosságának körében megfelelő népszerűsítő kampányra fog sor kerülni, így segítve polgárainkat abban, hogy élve a Lisszaboni Szerződés által rájuk ruházott hatalommal a helyi, alacsonyabb szinteken és kisebb helyi közösségekben befolyásolhassák a stratégiát, először a tervezés, majd a megvalósítás folyamatában is. Egyetértek azzal, hogy a stratégiai prioritásokat - fenntartható növekedés, tudásalapú és innovatív gazdaság, a polgárok képzésébe történő befektetések, a szegénység és gazdasági megosztottság nélküli társadalom kiépítése - megfelelő módon határozták meg. Ezenkívül úgy gondolom, hogy ezután sürgősen létre kell hozni azokat a mechanizmusokat, amelyek által sor kerül a prioritások gyakorlati megvalósítására, és létre kell hozni az erre vonatkozó menetrendet is. Pozitív és széles körű együttműködésre számítok ezen a területen. Szeretném hangsúlyozni, hogy az Európa 2020 stratégiának figyelembe kell vennie a különböző régiók fejlettségében és potenciáljában meglévő óriási különbségeket. Ha megfeledkezünk arról, hogy a körülményekhez igazodva kell alkalmaznunk a menetrendet, és hogy az EU különböző részeinek egyedi jellegét figyelembe véve kell megtalálni a stratégiai célok megvalósításához szükséges eszközöket, attól tartok, hogy az erőfeszítéseink nem fogják elérni a kívánt eredményeket.
Marian-Jean Marinescu
írásban. - (RO) Üdvözlöm az Európai Tanács ülésének eredményeit, különösen azt, hogy a Nemzetközi Valutaalappal együttműködve fontos döntés született Görögország megsegítéséről. Fontos lépést tettünk az európai szolidaritás megerősítése felé. Az euróövezetben nem Görögország az egyetlen állam, amely pénzügyi gondokkal küszködik. Közvetlen támogatás helyett sokkal inkább strukturális reformokra, a költségvetési források átcsoportosításával megvalósuló és a fenntartható növekedést lehetővé tevő makrogazdasági stabilitás helyreállítására van szükség. Az Európai Uniónak új középtávú stratégiai jövőképre van szüksége a növekedés és a fejlődés terén, valamint arra is, hogy körültekintő módon gyűjtse össze és ossza szét a szükséges pénzügyi forrásokat. Két alapvető reformra van még szükség: a közös agrárpolitika és a kohéziós politika reformjára, mert ez a két költségvetési tétel rengeteg forrást von el. A foglalkoztatás növelése, a versenyképesség és a termelékenység fokozása, a kutatás és innováció területén megvalósítandó kimagaslóan hatékony befektetések tartoznak a visszaesés megállítására és a fenntartható növekedés beindítására irányuló a fő eszközök közé, és ezek az Európa 2020 stratégia fő célkitűzései.
Rareş-Lucian Niculescu
írásban. - (RO) Örvendetesnek tartom, hogy az Európai Tanács végleges következtetéseinek részletes szövege megemlíti, hogy a kohéziós politika és a közös agrárpolitika különösen fontos szerepet játszott az EU versenyképességének biztosításában. Különösen igaz ez a közös agrárpolitikára - a terület küszöbön álló reformja előtt most is heves viták folytak erről a fontossága miatt speciális témáról. Nem csak a több mint 12 millió európai gazdálkodóról van itt szó, hanem a fogyasztókról is, akik a közös agrárpolitika reformját követően olyan konkrét eredményeket várnak, amelyek egyrészt pozitív hatással lesznek az életkörülményeikre, az általuk elfogyasztott ételekre, másrészről pedig az európai mezőgazdaság és élelmiszeripar versenyképességére. Az Európai Unió köteles figyelembe venni azokat a várakozásokat, amelyeket polgárai az új közös agrárpolitikához fűznek.
Rovana Plumb
írásban. - (RO) Az Európa 2020 stratégiának a gazdasági és környezetvédelmi politikák fokozott koordinációján kell alapulnia, hogy ökológiailag hatékony gazdasági növekedés és nagyobb mértékű foglalkoztatás jöhessen létre. Csak úgy érhető el a zöld munkahelyeket létrehozó tiszta gazdaságba való átmenet, ha megváltozik a gyártás, a fogyasztás és a szállítás gyakorlata, és ez fogja magával vonni a költségvetési, magánforrásokból és az adófizetők pénzéből történő jelentős befektetéseket. Úgy gondolom, hogy a változásnak egy intelligens zöld folyamatot is magába kell foglalnia, aminek minden szinten - helyi, nemzeti és európai szinteken - elsőbbséget kell élveznie, ami hozzájárul minden polgár jólétének növekedéséhez, és az egyre inkább globalizált gazdasági környezetben ezáltal az Európai Unió vezető szereplővé válhat.
Joanna Senyszyn
írásban. - (PL) Az Európai Tanács által elfogadott Európa 2020 stratégia számomra, szocialista képviselő számára, elfogadhatatlan. A szegénység elleni küzdelem stratégiai célját illetően nem tartalmaz világos megfogalmazást, és nem tartalmazza a célok megvalósításához szükséges intézkedéseket. A szegénység 80 millió embert, Európa lakosságának 20%-át érinti; 17%-uk jövedelme olyan alacsony, hogy az alapvető szükségleteiket sem fedezi. Ez nem csak gazdasági probléma, hanem az emberi jogok megsértése is. A szegénység az egészség elvesztésével, korlátozott oktatási lehetőségekkel, hajléktalansággal, diszkriminációval és társadalmi kirekesztéssel is jár. Az Európai Bizottság 2008-ban közzé tett egyik jelentése szerint minden ötödik (19%) lengyel a szegénységi küszöb alatt él, a gyerekeknek pedig 26%-a él szegénységben (az Unión belül ez az arány itt a legmagasabb).
A szegénység ellen küzdelemhez az EU politikájának szerves részét képező, hosszú távú stratégiára van szükségünk. A képviselőcsoportom javaslataival egyetértve az a véleményem, hogy a stratégiát a közös agrárpolitika reformjának kell támogatnia. Alapvetően fontos, hogy az élelmezésbiztonságot minden tekintetben biztosítsuk minden európai polgár számára (fizikai, gazdasági hozzáférés olyan élelmiszerekhez, amelyek magas egészségügyi és minőségi előírásoknak felelnek meg). Az Európa 2020 stratégia csak akkor válik értékes dokumentummá az európai polgárok szemében, ha az tartalmazza a szociális célokat is. Ebből kifolyólag kérem a Bizottságot és a Tanácsot, hogy: 1. alapvető és stratégiai célként határozza meg a szegénység elleni küzdelmet; 2. határozzon meg és pontosan számszerűsítsen konkrét célokat a szegénység visszaszorításában; 3. dolgozza ki és fogadja el (a júniusi csúcson) a szegénység konkrét mutatóit; 4. az egyes részleges célok megvalósításához is határozzon meg konkrét határidőket.
Nuno Teixeira
írásban. - (PT) Március 25-én és 26-án olyan kérdésekben születtek döntések az Európai Tanácsban, amelyek jelentős hatással lesznek sok ezer európai életére, különösen igaz ez az eurót használó országok polgáraira. Az euróövezet állam- és kormányfői még az egyre súlyosbodó gazdasági válság idején is egyetértésre jutottak a Görögországnak nyújtandó pénzügyi támogatás kérdésében. Ezek a tagállamok szolidaritást tanúsítottak Görögország iránt, és tanúságot tettek arról, hogy eltökéltek a valuta stabilitásának megerősítése mellett, és kétoldalú kölcsönmegállapodásokat kötöttek arra az esetre, ha az ország képtelen lenne megoldani problémáit saját államháztartási forrásból vagy egyéb módon (a Valutaalap beavatkozásával). Az új Európa 2020 stratégiának a következő 10 évben hasznosítania kell a korábbi lisszaboni stratégia tapasztalatait is, és különösen a foglalkoztatás előmozdítása terén kell konkrétan eredményeket produkálnia, a strukturális reformok további halogatása nélkül. A területi kohéziónak is lényegi szerepet kell kapnia a stratégiában, olyan egyéb kulcsfontosságú kérdések mellett, mint például a tudás és az innováció, a fenntartható gazdasági növekedés, valamint a társadalmi integráció melletti folyamatos elkötelezettség. Az Európai Unió már hivatalosan is támogatja a stratégiát, így most a tagállamoknak kell teljes elkötelezettséget vállalnia mellette.
Silvia-Adriana Ţicău
írásban. - (RO) Örömömre szolgál, hogy az EU az Európai Tanács március 25-26-i ülésen most első alkalommal kötelezte el magát szilárdan amellett, hogy 2020-ig 20%-kal javítja az energiahatékonyságot, és hogy újólag megerősítette azon kötelezettségvállalását, hogy a szennyező anyagok kibocsátását az 1990-es szinthez képest 20%-kal csökkenti. Az EU számára jelenleg a munkanélküliség drámai emelkedése jelenti a legnagyobb kihívást. A munkanélküliségi ráta februárban elérte a 10%-ot, immár 23 milliónál többen vannak munka nélkül, 2009 februárjához képest ez 3,1 millió fős növekedést jelent. A gazdasági válság egyaránt érintette a magán- és a közszférát, európai cégek ezreit számolták föl, munkavállalók milliói veszítették el állásukat. A munkavállalók és a vállalkozások számának csökkenése egyaránt jelentős hatást gyakorol az állami kiadásokra és az európai polgárok életminőségére. Mindazonáltal, az EU-nak ki kell jelölnie a fejlődéshez szükséges cselekvés irányát, és biztosítania kell a szükséges finanszírozást. Az Európai Uniónak befektetéseket kell végrehajtania az oktatással, a kutatással és egy olyan ambiciózus és fenntartható iparpolitikával kapcsolatban, amely által globális versenyképességét továbbra is megőrizheti. Az EU-nak az egészségügybe, a mezőgazdaságba, a szállításba és az energiainfrastruktúrákba is be kell fektetnie. Felkérem a Bizottságot, hogy nyújtson be jogalkotási kezdeményezést, hogy európai alap jöhessen létre a közlekedési infrastruktúra fejlesztése céljából.
Jarosław Leszek Wałęsa
írásban. - (PL) Hölgyeim és uraim! A legutóbbi európai csúcson kísérletet tettünk arra, hogy megpróbáljunk kidolgozni egy új stratégiát az euróövezet számára, és hogy kilábaljunk a gazdasági válságból. Az európai vezetők egyetértettek abban, hogy közös iránymutatások meghatározásával kell megerősíteni az európai gazdaságpolitikát, és hogy a gazdasági nehézségekkel szembenéző tagállamoknak szüksége van egy korai előrejelző rendszerre. A világgazdasági válság következményei jó lehetőséget biztosítanak Európa számára, hogy megerősítse a belső integrációt és együttműködést. Most van itt az idő, hogy kihasználjuk az európai integráció vitathatatlan előnyeit, és egy új, magasabb szintre emeljük az európai folyamatokat. A csúcs optimizmust és bíztatást jelentett a számunkra. Ennek ellenére érdemes odafigyelnünk, hogy az új európai gazdasági stratégia megalkotására irányuló kísérlet ne jusson a Lisszaboni Stratégia sorsára, ami eredetileg Európát a legdinamikusabb tudásalapú gazdaságává formálta volna át, de mégis látványos kudarccal végződött. Köszönöm.
Iuliu Winkler
írásban. - (HU) Fél év alatt az Európai Unió a reményteljes állapotból a szinte teljes széthúzásig jutott el. Fél évvel ezelőtt a Lisszaboni Szerződés életbe lépése optimizmust és reménységet sugallt. Fél év elteltével, a görögországi válság drámai helyzetbe hozta az Uniót. A vészjelzések szaporodnak, ennek ellenére mindenki kivár, habár közhelynek számit, hogy a nemzeti protekcionizmus elszabadulása végzetes eredményekkel járhat. Meggyőződésem, hogy a nehéz helyzetbe jutott tagállamoknak nem cinikus tanácsokra van szükségük. Görögország helyzete nem egyedülálló, az Uniónak hasonló sokkhatásokkal kell még szembenéznie. A megoldás az uniós szolidaritás növelésében rejlik, a hatékony koordinációban és az erős gazdasági kormányzás megvalósításában. Az Európai Néppárt képviselőjeként és olyan romániai magyar politikusként, aki a mandátumát a politikai szolidaritás kifejezéseként szerezte, hiszek abban, hogy a válságból csupán az északi és déli, nyugati és keleti tagállamok - mindannyiunk - szolidaritása vezethet ki.
Artur Zasada
írásban. - (PL) A görög gazdaság helyzete kétségtelenül sok indulatot hozott a felszínre. Katasztrofális állapotáért a világválság és az athéni kormány hanyagsága egyaránt felelőssé tehető. A jelentős reformok megvalósításának elodázása, valamint a túlzottan rendszertelen makrogazdasági adatok értelmezése miatt Görögország mostanra a csőd szélére került. Görögország még évekig fogja nyögni a mostani gazdasági összeomlás hatásait. Ezért tanulmányoztam nagy érdeklődéssel a Tanács által javasolt, Görögországnak nyújtandó támogatási formákat. Örömömre szolgál, hogy Görögország számíthat a segítségre, de ennek az államháztartás azonnali és radikális reformjához kell kötődnie. A görög válságra adott válaszunknak azt a világos üzenetet kell hordoznia a többi, hasonló problémákkal küzdő tagállam számára is, hogy komoly belső reformok útján kell kilábalniuk a válságból.
Zbigniew Ziobro
írásban. - (PL) Az Európai Tanács 2010. március 25-26-i ülésének következtetései között szerepel egy határozat, amely arra vonatkozik, hogy a tagállami gazdaságpolitikák koordinációját az Európai Unió működéséről szóló szerződés 121. cikkében létrehozott eszközök jobb kihasználásával szándékoznak fokozni.
A gazdasági válság - különösen kezdetben - számos olyan protekcionista gyakorlat megjelenését idézte elő, amelyek az EU versennyel kapcsolatos alapelveinek szempontjából igen gyakran kétségeket támasztottak.
Vajon a tagállamok gazdaságpolitikájának szorosabb összehangolása, és az Európai Unió működéséről szóló szerződés 121. cikkében létrehozott eszközök jobb kihasználása megakadályozhatja a hasonló gyakorlatok megismétlődését a jövőben? Ha igen, milyen módon?
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1. Tredjelande, hvis statsborgere skal være i besiddelse af visum ved passage af de ydre grænser, og tredjelande, hvis statsborgere er fritaget for dette krav (
Tanja Fajon
Hr. formand! Som det blev meddelt ved gårsdagens forhandling, er der udformet en fælles politisk erklæring fra Europa-Parlamentet og Rådet, hvori de to institutioner med støtte fra Kommissionen forpligter sig til at færdiggøre processen for Bosnien og Albanien hurtigst muligt. Jeg vil gerne læse erklæringens tekst op.
"EU støtter utvetydigt målet om afskaffelse af visumordningen for alle lande på Vestbalkan. Europa-Parlamentet og Rådet anerkender, at Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien, Montenegro og Serbien opfylder alle betingelser for visumliberalisering. Dette har gjort det muligt at vedtage ændringen af forordning (EF) nr. 539/2001 tidsnok til, at disse tre lande kan komme med i ordningen for visumfritagelse den 19. december 2009.
Europa-Parlamentet og Rådet udtrykker håb om, at Albanien og Bosnien-Hercegovina også snart vil blive berettiget til visumliberalisering. I den forbindelse opfordrer Europa-Parlamentet og Rådet disse to lande til at gøre alt for at overholde alle benchmarks i Kommissionens køreplan.
Europa-Parlamentet og Rådet opfordrer Kommissionen til at fremsætte et forslag til retsakt for at ændre forordning (EF) nr. 539/2001, så snart den vurderer, at de enkelte lande opfylder de pågældende benchmarks i køreplanerne med henblik på at opnå visumliberalisering for borgerne i disse lande hurtigst muligt.
Europa-Parlamentet og Rådet vil behandle et forslag til ændring af forordningen om Albanien og Bosnien-Hercegovina hurtigst muligt."
Algirdas Šemeta
Hr. formand! Kommissionen glæder sig over Parlamentets positive modtagelse af dette forslag til retsakt på plenum i går. Vedtagelsen af dette forslag vil få konkret betydning for borgerne i de pågældende lande.
Som det blev sagt i går, vil Bosnien-Hercegovina og Albanien ikke blive glemt. Kommissionen vil fremsætte forslag om ophævelse af visumkravene i disse lande hurtigst muligt i 2010, når de har opfyldt de nødvendige krav i køreplanen.
I den henseende støtter Kommissionen Rådets og Parlamentets fælles erklæring.
Anna Maria Corazza Bildt
(EN) Hr. formand! Jeg vil blot gerne sige, at det er beklageligt, at det svenske formandskab ikke kan være repræsenteret her i dag på det rette ministerniveau, fordi det ikke er blevet inviteret.
Det svenske formandskab forhandlede den fælles erklæring på plads. Erklæringen er den vigtigste politiske succes inden for visumliberalisering. Det skylder vi formandskabet, men vi har ikke engang mulighed for at sige tak. Jeg vil gerne have det ført til protokols, at formandskabet for Rådet ikke er til stede, ikke fordi det ikke ønsker at være her, men fordi det ikke har modtaget en invitation.
Formanden
Fru Corazza Bildt, jeg forstår udmærket, hvad De siger. Jeg vil imidlertid gerne slå fast, at Rådet til enhver tid kan deltage i vores møder. Det har således ret til at være til stede og behøver ikke nogen invitation.
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Statement by the President
President
Ladies and gentlemen, I have been asked to make the following statement. This week marks the 60th anniversary of the deportation of hundreds of thousands of citizens from the Baltic states. On the night of 24 March 1949, a wave of Soviet deportations began, during which tens of thousands of Estonians, Latvians and Lithuanians were forcibly expelled from their homelands. They were robbed of their civil and human rights, and perished as a result of the hard, inhuman conditions they faced in the Soviet prison camps.
Almost every family in Latvia, Lithuania and Estonia, as well as in other former Soviet republics, suffered as a result of the horrific violence perpetrated by the totalitarian, Communist regime. Almost every family had relatives who went missing in Siberia, persecuted by the KGB or who were incarcerated and oppressed. The events we are talking about did not take place in some dark, distant past. They remain vivid memories for many people who, today, are EU citizens.
Thus, it is our duty, on the basis of our common values, and in order to commemorate the many victims of these deportations, to clearly and decisively condemn these abhorrent crimes perpetrated by the totalitarian, Communist regime in the Soviet Union. For we owe it to the victims to assess the past in an objective, in-depth and careful manner, as reconciliation can only ever be based on truth and remembrance.
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Πρόεδρος.
Η ημερήσια διάταξη προβλέπει την έκθεση (A6-0216/2006) του κ. Ransdorf, εξ ονόματος της Επιτροπής Βιομηχανίας, Έρευνας και Ενέργειας, σχετικά με τις νανοεπιστήμες και τη νανοτεχνολογία: σχέδιο δράσης για την Ευρώπη 2005-2009 [2006/2004(INI)].
Miloslav Ransdorf (GUE/NGL ),
Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, παίρνω τον λόγο σχετικά με το ζήτημα της νανοτεχνολογίας με φόβο ως κάποιον βαθμό, διότι διαπιστώσαμε ότι τα αρχικά σχέδια στον τομέα αυτόν δεν έχουν εκπληρωθεί, όσον αφορά τον προϋπολογισμό. Είδαμε τις δαπάνες να μειώνονται κατά 38% και, παρότι στο τελευταίο πρόγραμμα-πλαίσιο υπήρχε σημαντική αύξηση από 140 εκατ. ευρώ σε 600 εκατ. ευρώ, αυτός ο αριθμός εξακολουθεί να είναι μικρός σε σχέση με ό,τι θα θέλαμε, ειδικότερα δεδομένης της δυναμικότητας της ΕΕ στον τομέα αυτό. Είμαστε ακόμα σε πολύ καλή θέση στον τομέα της θεμελιώδους έρευνας και δημοσίευσης – η ΕΕ είναι μπροστά από τις ΗΠΑ στον τομέα αυτό. Ωστόσο, όσον αφορά τα διπλώματα ευρεσιτεχνίας το παγκόσμιο μερίδιο των ΗΠΑ είναι 42%, ενώ η ΕΕ βρίσκεται στο 36%. Έχουμε επίσης δει ότι όταν πρόκειται για την είσοδο προϊόντων στην αγορά, η ΕΕ κινείται πιο αργά. Οι ομοσπονδιακές δαπάνες των ΗΠΑ είναι περίπου ισοδύναμες με εκείνες ολόκληρης της ΕΕ στον τομέα των νανοτεχνολογιών και νανοεπιστημών και τα μεμονωμένα κράτη μέλη έχουν άνισα επίπεδα δαπανών. Μάλιστα η Ιρλανδία μόνο δαπανά περισσότερα κατά κεφαλή πληθυσμού από ό,τι οι ΗΠΑ.
Θα ήθελα να τονίσω το γεγονός ότι σφυγμομετρήσεις που διεξήχθησαν το 2001, σε δείγμα 16 000 ατόμων, έδειξαν ότι πολύ λίγα άτομα στην ΕΕ είναι ενημερωμένα σχετικά με τις νανοτεχνολογίες. Σχετικά με αυτό, θα ήθελα να αναφέρω δύο σημαντικούς ακαδημαϊκούς. Ο πρώτος είναι ο Γιόχαν Βόλφγκανγκ φον Γκαίτε. Στον Φάουστ, ο Μεφιστοφέλης λέει: «Περιφρόνησε τη λογική και την επιστήμη, και είσαι δικός μου, όλος δικός μου». Δεν θα ήθελα να πάρω την ίδια θέση με τον Μεφιστοφέλη, αλλά, εν πάση περιπτώσει, θα ήθελα να προειδοποιήσω κατά των περικοπών των δαπανών στον τομέα αυτό σε σύγκριση με άλλες χώρες. Ο άλλος σημαντικός ακαδημαϊκός που θα ήθελα να αναφέρω –και ελπίζω ότι αυτό θα τον χαροποιήσει, παρότι δεν είναι εδώ σήμερα– είναι ο Γκίντερ Φερχόιγκεν, ο οποίος ανέφερε την περασμένη εβδομάδα τις δέκα προτεραιότητες για την Ένωση στον τομέα αυτό, μία εκ των οποίων είναι φυσικά η προετοιμασία εργατικού δυναμικού, δηλαδή, η επένδυση στην εκπαίδευση του κοινού έτσι ώστε να είναι έτοιμο για τις νέες τεχνολογίες. Δεν μπορούμε να προχωρήσουμε χωρίς αυτές τις αλλαγές, επειδή η κοινή γνώμη στην ΕΕ συχνά δεν τίθεται υπέρ αυτών των τεχνολογιών. Ορισμένα ζητήματα ασφάλειας φυσικά μεγαλοποιούνται, όπως για παράδειγμα ορισμένες προταθείσες τροπολογίες που κατατέθηκαν στην έκθεση αυτή από την Ομάδα των Πρασίνων/Ευρωπαϊκή Ελεύθερη Συμμαχία. Οι τροπολογίες 3 και 6, για παράδειγμα θα συνεπάγοντο την πραγματική κατάρρευση ενός ολόκληρου πλαισίου προόδου στην έρευνα όσον αφορά τις νανοεπιστήμες και τις νανοτεχνολογίες στο πλαίσιο του Έβδομου Προγράμματος Πλαισίου. Είναι απαράδεκτο ένα ολόκληρο σύνθετο πρόγραμμα έρευνας να καταργείται με την αιτιολογία ότι μπορούν να γίνουν επενδύσεις μόνο σε τομείς όπου δεν εκτίθενται οι άνθρωποι και το περιβάλλον. Πιστεύω ότι πρέπει να παρέχονται ασφαλιστικές δικλείδες στο κοινό της Ευρώπης, στους ευρωπαίους πολίτες, αλλά δεν είναι δυνατόν να εξαλείψουμε ένα ολόκληρο σύνθετο πρόγραμμα έρευνας.
Επιτρέψτε μου να πω ότι είναι ζωτικής σημασίας να τονιστούν οι κοινωνικές πτυχές των νανοτεχνολογιών. Είναι μια τεράστια ευκαιρία δημιουργίας νέων θέσεων εργασίας, αύξησης των επενδύσεων σε ανθρώπινους πόρους και ενίσχυσης ολόκληρου του τομέα της ιατρικής και των επιστημών υγείας. Στο πλαίσιο αυτό, οι νανοτεχνολογίες αποτελούν μια τεράστια ευκαιρία. Η εμβέλειά τους είναι αντίστοιχη με εκείνη της μικροηλεκτρονικής στην δεκαετία του 1960, του 1970 και του 1980. Όπως ακριβώς η μικροηλεκτρονική, οι νανοτεχνολογίες διεισδύουν σε κάθε τομέα της ζωής των ανθρώπων. Έχουν τεράστιες συνέπειες στον τομέα της ενέργειας, για παράδειγμα, όσον αφορά τις δυνατότητες για νέα ελαφρύτερα, πιο αξιόπιστα και πιο ανθεκτικά υλικά. Η ζήτηση για υλικά και ενέργεια μπορεί να μειωθεί σημαντικά μέσω της χρήσης των νανοτεχνολογιών. Αυτή, κυρίες και κύριοι, είναι η πρόκληση στην οποία πρέπει να ανταποκριθούμε στο εξής, ώστε να διασφαλίσουμε ότι η Ευρωπαϊκή Κοινότητα θα παραμείνει ανταγωνιστική στο παγκόσμιο στερέωμα.
Κυρίες και κύριοι, αυτές είναι οι εισαγωγικές μου παρατηρήσεις και αναμένω με ενδιαφέρον τη συζήτηση. Θα ήθελα να ευχαριστήσω τον κ. Potočnik και τον κ. Verheugen από την Επιτροπή, τα μέλη της Επιτροπής Βιομηχανίας, Έρευνας και Ενέργειας, καθώς και τον κ. Renzo Tomellini, επικεφαλής της μονάδας νανοεπιστημών και νανοτεχνολογιών.
Janez Potočnik,
Κύριε Πρόεδρε, βρίσκομαι εδώ σήμερα για να μιλήσω για το μεγάλο θέμα των μικρών τεχνολογιών. Πριν από πάνω από 2000 χρόνια, ο αρχαίος έλληνας πολιτικός Δημοσθένης είπε: «Οι μικρές ευκαιρίες είναι συχνά η αρχή μεγάλων επιχειρήσεων». Πιστεύω πως είχε δίκιο. Και εννοώ την επιχείρηση με κάθε έννοια της λέξης – όχι μόνο ως κερδοσκοπική δραστηριότητα, αλλά ως σχέδιο και ως ταξίδι ανακάλυψης.
Η Ευρώπη σήμερα βρίσκεται σε ηγετική θέση στον κόσμο, εν μέρει χάρη στο πρόγραμμα-πλαίσιο της Επιτροπής. Η ευρωπαϊκή βιομηχανία θα πρέπει τώρα να δρέψει τα οφέλη αυτής της γνώσης μέσω καινοτόμων προϊόντων και διεργασιών. Όμως, για να συνεχίσουμε, χρειάζεται να δράσουμε σε αρκετά μέτωπα, τα οποία σκιαγραφούνται στην ανακοίνωση της Επιτροπής «Νανοεπιστήμες και νανοτεχνολογίες: σχέδιο δράσης για την Ευρώπη, 2005-2009». Τα μέτωπα αυτά περιλαμβάνουν την ανάγκη αύξησης των επενδύσεων, ενίσχυσης της διατομεακότητας, δημιουργίας των αναγκαίων υποδομών, διεύρυνσης των ανθρώπινων πόρων και ενθάρρυνσης των καινοτομιών.
Έχει ήδη σημειωθεί αρκετή πρόοδος στην υλοποίηση του σχεδίου δράσης: η χρηματοδότηση της Επιτροπής για έρευνα στις νανοεπιστήμες και τις νανοτεχνολογίες αυξάνεται σταθερά και το 2005 ανήλθε σε περίπου 470 εκατ. ευρώ. Στην πραγματικότητα, η Επιτροπή αποτελεί σήμερα τον μεγαλύτερο ανεξάρτητο φορέα δημόσιας χρηματοδότησης του κόσμου για τη νανοτεχνολογία. Πέρυσι κάλυψε το 30% της δημόσιας χρηματοδότησης για την έρευνα στη νανοτεχνολογία στην Ευρωπαϊκή Ένωση. Κατά τη διάρκεια του Έβδομου Προγράμματος-Πλαισίου αναμένονται σημαντικές αυξήσεις της χρηματοδότησης. Η Επιτροπή πρότεινε διεύρυνση της χρηματοδότησης για τη νανοτεχνολογία, με νέα έμφαση στην ανάπτυξη υποδομών και σχεδίων για την αξιολόγηση των κινδύνων της νανοτεχνολογίας για τους ανθρώπους και το περιβάλλον. Αυτός είναι βασικός τομέας, διότι, εκτός από τα οφέλη, πρέπει να αναγνωρίσουμε και τους δυνητικούς κινδύνους. Οι κίνδυνοι αυτοί πρέπει να αξιολογηθούν προσεκτικά. Έχουν ήδη εκφραστεί κάποιες ανησυχίες σχετικά με τις νέες εφαρμογές.
Το σχέδιο δράσης αναφέρεται και σε αυτές. Ειδικά προγράμματα και διαφημίσεις σε πολλές γλώσσες θα παράσχουν πληροφόρηση και επικοινωνία. Υπάρχουν σχέδια για την προσέλκυση του κοινού – παρουσίαση και των δύο όψεων του νομίσματος, ενημερωτικά φυλλάδια που εξηγούν πώς λειτουργεί η νανοτεχνολογία, ακόμη και DVD που εξηγούν τα ζητήματα με απλούς όρους για τα παιδιά. Επιπροσθέτως, η Ευρωπαϊκή Ομάδα για τη Δεοντολογία της Επιστήμης και των Νέων Τεχνολογιών επεξεργάζεται αυτόν τον καιρό μια γνωμοδότηση σχετικά με τη δεοντολογία της νανοϊατρικής, η οποία αναμένουμε ότι θα υποβληθεί σύντομα στον κ. Barroso.
Παρατηρώ με μεγάλη χαρά ότι το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο, μέσω της έκθεσης του κ. Ransdorf, αναγνωρίζει πλήρως τον σημαντικό ρόλο που θα διαδραματίσουν οι νανοεπιστήμες και οι νανοτεχνολογίες και επικροτεί το σχέδιο δράσης της Επιτροπής. Βρίσκω πολύ θετικό το γεγονός ότι η έκθεση ζητεί αύξηση των δημόσιων επενδύσεων στη σχετική έρευνα και ανάπτυξη και, ιδιαίτερα, στην ανάπτυξη των συναφών υποδομών και της νανοϊατρικής. Εξίσου σημαντικό είναι το γεγονός ότι τονίζει τη σημασία της δημιουργίας του σωστού κλίματος για την καινοτομία στην Ευρώπη, καθώς και το ότι υπογραμμίζει την σημασία της διεθνούς «έκφρασης με μια φωνή» σε αυτό το πολλά υποσχόμενο ερευνητικό πεδίο. Χαίρομαι πολύ που βλέπω ότι η έκθεση υποστηρίχθηκε σε μεγάλο βαθμό από τις τρεις κοινοβουλευτικές επιτροπές που τη συζήτησαν.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE ),
Κύριε Πρόεδρε, χαίρομαι που ο κ. Ransdorf ενσωμάτωσε στην έκθεσή του πολλές από τις συστάσεις της επιτροπής μας.
Είναι σαφές πως οι νανοεπιστήμες και οι νανοτεχνολογίες αποτελούν μία από τις ταχύτερα αναπτυσσόμενες βιομηχανίες του 21ου αιώνα. Η νανοτεχνολογία έχει το δυναμικό να επηρεάσει πολλούς βιομηχανικούς κλάδους και προβλέπεται πως η αγορά της θα ανέρχεται σχεδόν σε ένα τρισεκατομμύριο ευρώ σε μία δεκαετία.
Ωστόσο, η προστασία των δικαιωμάτων πνευματικής ιδιοκτησίας, τόσο σε διεθνές όσο και σε ευρωπαϊκό επίπεδο, δεν αναπτύχθηκε επαρκώς στην έκθεση. Τα κράτη μέλη καλούνται να συντονίσουν τις ενέργειές τους σχετικά με τα ΔΠΙ και να δράσουν στο πλαίσιο του ΟΟΣΑ και της UNESCO. Αυτό δεν επαρκεί για την προστασία των ΔΠΙ σε αυτό το πεδίο. Οι οργανισμοί αυτοί ασχολούνται περισσότερο με την προώθηση ορθών πρακτικών παρά με την εξασφάλιση της δράσης. Γι’ αυτό, η καθιέρωση πραγματικών προτύπων θα μπορούσε να αποδειχτεί πιο αποτελεσματική.
Με την έντονη ανάπτυξη που αναμένεται στο πεδίο των νανοεπιστημών και της νανοτεχνολογίας, είναι σημαντικό να δεχθεί η ΕΕ την πρόταση της Επιτροπής να υιοθετήσει νέες προσεγγίσεις αυτής της βιομηχανίας, από την εκπαίδευση μέχρι την Ε[amp]Α. Οι ενέργειες αυτές θα συμβάλουν στην ενίσχυση της ανταγωνιστικότητας και της ανάπτυξης στα κράτη μέλη μας.
Giles Chichester,
. Κύριε Πρόεδρε, θα ήθελα πρωτίστως να συγχαρώ τον κ. Ransdorf, συνάδελφό μου και Αντιπρόεδρο της Επιτροπής Βιομηχανίας Έρευνας και Ενέργειας, για την εξαιρετική του έκθεση. Θα ήθελα να επιβεβαιώσω τη γενική υποστήριξη της Ομάδας μου για την έκθεσή του και για την πρόταση της Επιτροπής.
Τούτου λεχθέντος, θα ήθελα να εκφράσω τη λύπη μου για τη σχετικά αρνητική και φοβισμένη προσέγγιση που χαρακτηρίζει τις τροπολογίες της Ομάδας Verts/ALE. Είναι κρίμα να υπάρχει αντίδραση ενάντια σε φανταστικούς κινδύνους, απλώς και μόνο επειδή έγκεινται σε κάτι τόσο μικρό που είναι δύσκολο να εντοπιστεί ή ακόμη, τολμώ να πω, να γίνει κατανοητό. Ή ίσως αυτό απλώς να ισχύει για τους απλοϊκούς ανθρώπους σαν εμένα. Θα ζητούσα, συνεπώς, σύνεση όσον αφορά τις προϋποθέσεις για την επισήμανση πριν από τις επιστημονικές αποδείξεις και την εφαρμογή της αρχής της προφύλαξης. Εάν εφαρμόζαμε πάντα την αρχή αυτή, τότε η καινοτομία, η εφευρετικότητα και η έρευνα θα εξαφανίζονταν και δεν θα κάναμε καμία απολύτως πρόοδο.
Θα ήθελα επίσης να εκφράσω κάποια επιφύλαξη σχετικά με το εάν πρέπει να συμπεριληφθούν τα νανοσωματίδια στο REACH. Ας ξεκαθαρίσουμε ότι πολλά γνωστά σωματίδια συγκαταλέγονται στα υφιστάμενα χημικά υλικά και, συνεπώς, θα πρέπει να αντιμετωπίζονται σαν να ανήκουν σε αυτή την κατηγορία. Έχουμε αρκετά προβλήματα με το REACH και χωρίς να προσθέσουμε και άλλα σε πολύ μικρό επίπεδο.
Adam Gierek,
Κύριε Πρόεδρε, η νανοεπιστήμη ασχολείται με φαινόμενα ύλης σε στερεή κατάσταση σε επίπεδο νανοκλίμακας, και μάλιστα σε κλίμακα 10-9 του μέτρου. Η νανοτεχνολογία βασίζεται στην έρευνα αυτή. Είναι ένας πολλά υποσχόμενος τομέας της τεχνολογίας και αποτελεί μια πιθανώς θετική τάση που μπορεί να αυξήσει σημαντικά την πιθανότητα προόδου σε πολλούς τομείς της ζωής μας.
Μεταξύ άλλων, οι τομείς της αυτοκινητοβιομηχανίας και της αεροπλοΐας θα μπορούσαν να επωφεληθούν. Ένα από αυτά τα οφέλη θα μπορούσε να είναι η κατασκευή λείων, ανθεκτικών στην τριβή επιχρισμάτων που περιέχουν νανοσωματίδια. Θα μπορούσαν επίσης να υπάρχουν οφέλη για την υγεία μας, με τη μορφή φαρμακευτικών προϊόντων ή καλλυντικών. Επιπλέον θα μπορούσαν να υπάρχουν χρήσιμα απροσδόκητα οφέλη για τον τομέα της ενέργειας, με τη μορφή στηλών καυσίμων ή απορροφητών υδρογόνου με πόρους νανομετρικής κλίμακας και αποδοτικών ηλιακών συσσωρευτών. Θα μπορούσα επίσης να αναφέρω τις τεχνολογίες της πληροφορικής που εξερευνούν οπτικές και περιστροφικές καταστάσεις, οι οποίες διευκολύνουν την περαιτέρω συμπύκνωση πληροφοριών που μπορούν να διαβάζονται με μπλε λέιζερ, και τη βιοτεχνολογία, συμπεριλαμβανομένης της έρευνας DNA και τα συστήματα βιοπληροφοριών. Στα παραδείγματα αυτά θα μπορούσαν να προστεθούν αισθητηριακά ή κατασκευαστικά υλικά όπως νανο-συνθέσεις ή ίνες και υλικά, η επιφάνεια των οποίων ενεργοποιείται από ενώσεις ηλεκτρονίων. Παράλληλα, δυστυχώς, ενδέχεται να προκληθούν μόνιμες βλάβες στο περιβάλλον και η ατμόσφαιρα ενδέχεται να μολυνθεί από τη μακροπρόθεσμη ύπαρξη αερολυμάτων που ελέγχονται δύσκολα.
Υπάρχουν δύο είδη νανοτεχνολογίας. Το πρώτο είναι γνωστό ως τεχνολογία «από πάνω προς τα κάτω» (top-down). Μεταξύ άλλων αφορά τη μετάβαση από την κατάσταση μάκρο στην κατάσταση νάνο, για παράδειγμα με την κονιοποίηση σκονών και την ανάπτυξη και ενεργοποίηση των επιφανειών τους μέσω αυξημένου δυναμικού. Τα υλικά επίστρωσης νανοδιαμαντιών αποτελεί ένα παράδειγμα αυτής της τεχνολογίας. Το δεύτερο είδος είναι γνωστό ως τεχνολογία «από κάτω προς τα πάνω» (bottom-up) και επιτρέπει τον καθορισμό του μοριακού επιπέδου. Η δημιουργία ιδιαίτερα ολοκληρωμένων περιστροφικών συσκευών αποτελεί ένα τέτοιο παράδειγμα. Δυστυχώς, έχουμε λίγες τεχνολογίες διαθέσιμες που χρησιμοποιούν μικροσκοπία σήραγγας ή αυτοπροκαλούμενα φαινόμενα. Τα συστήματα βιολογικών πληροφοριών αποτελούν μέρος αυτού του είδους.
Εν κατακλείδι, πρέπει να αναφερθεί ότι η επιστημονική πολιτική στον τομέα των νανοεπιστημών και της νανοτεχνολογίας θα έπρεπε πρώτα να λαμβάνει υπόψη το γεγονός ότι, στην υπάρχουσα κατάσταση, η ανάπτυξη τεχνολογίας «top-down» στην Ευρωπαϊκή Ένωση επιτρέπει τη δημιουργία τουλάχιστον μερικών και ίσως περισσότερων από δώδεκα τεχνολογικών υποβάθρων. Δεύτερον, η τεχνολογία «bottom-up» απαιτεί περαιτέρω εντατική έρευνα αιχμής στον τομέα της βασικής επιστήμης. Και τρίτον, θα πρέπει επειγόντως να αναπτυχθεί μια μέθοδος διερεύνησης των υπαρχόντων επιπέδων μόλυνσης. Αναφέρομαι στην υπάρχουσα μόλυνση της ατμόσφαιρας με νανοσωματίδια που δεν έχουν προκληθεί από τη νανοτεχνολογία. Αυτή ανέρχεται σε κάτι περισσότερο από PM 2,5, που περνά εύκολα στον οργανισμό μας μέσω των κυτταρικών μεμβρανών και της οποίας η καταλυτική δράση μπορεί να είναι επιβλαβής για την υγεία. Ποιος ξέρει, ίσως η επιδημία του καρκίνου να μπορεί να συσχετιστεί με τη μόνιμη παρουσία νανο-αεροζόλ στο περιβάλλον μας. Είναι μια παρουσία που καθορίζεται δύσκολα, ίσως αυξάνεται και προέρχεται από διάφορες πηγές.
Γιώργος Χατζημαρκάκης,
. Κύριε Πρόεδρε, καταρχάς θα ήθελα να συγχαρώ θερμά τον εισηγητή, κ. Ransdorf, ο οποίος εντρύφησε στο θέμα και προσπάθησε να καλύψει όλες τις πτυχές του. Θα ήθελα επίσης να εκφράσω την εκτίμησή μου για τις φιλοσοφικές του σκέψεις στην αρχή της ομιλίας του.
Για να παραμείνουμε όμως μπροστά τεχνολογικά, χρειαζόμαστε πραγματική υποστήριξη από την πλευρά της Ευρωπαϊκής Ένωσης. Αυτή δύναται να πραγματοποιηθεί όχι μόνο μέσω του Εβδόμου Προγράμματος Πλαισίου για την Έρευνα αλλά και μέσω –αυτό είναι τουλάχιστον εξίσου σημαντικό– της τυποποίησης και της εφαρμογής προτύπων. Χρειαζόμαστε ένα υποχρεωτικό πλαίσιο ανά τον κόσμο για τον παγκόσμιο ανταγωνισμό. Στο σημείο αυτό μπορούμε να πράξουμε όπως και στην περίπτωση της τεχνολογίας GSM, στην οποία εμείς ως Ευρωπαίοι προωθήσαμε τις διαδικασίες ενεργά και καταλάβαμε μια συγκεκριμένη θέση στην παγκόσμια αγορά.
Ωστόσο, το μεγάλο πρόβλημα στην όλη συζήτηση περί νανοτεχνολογίας είναι το γεγονός ότι το θέμα είναι πολύ αφηρημένο. Ο κόσμος δεν είναι ακόμα σε θέση να καταλάβει πολλά επ’ αυτού, με αποτέλεσμα να ανοίγονται, για άλλη μία φορά, διάπλατα οι πόρτες σε αυτούς που έχουν κάνει επάγγελμά τους τη διάδοση του φόβου σε όλη την Ευρώπη. Η στάση τους εκφράζεται σε πολλές τροπολογίες που έχουν κατατεθεί εδώ, όπως συνέβη και στην περίπτωση των διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας λογισμικού, καθώς επίσης εν μέρει και στη περίπτωση REACH. Δεν μπορούμε να επιτρέψουμε να συμβεί το ίδιο και στην περίπτωση της νανοτεχνολογίας, για την οποία οι τρομοκάπηλοι της βιομηχανίας φόβου αποτελούν το κύριο εμπόδιο. Αυτό που χρειαζόμαστε αυτή τη στιγμή, ωστόσο, είναι κάθε δυνατή θέση εργασίας. Συζητάμε κάθε μέρα σχετικά με τη στρατηγική της Λισαβόνας και δεν επιτρέπεται ταυτοχρόνως να την τορπιλίζουμε. Για τον λόγο αυτόν, οφείλουμε να καταστήσουμε το θέμα νανοτεχνολογία πιο απτό για τον κόσμο. Επί του παρόντος υφίστανται ήδη θέσεις εργασίας, οι οποίες έχουν δημιουργηθεί χάρη στη νανοτεχνολογία. Έχω επισκεφθεί αυτοπροσώπως τέτοιου είδους επιχειρήσεις και δηλώνω απολύτως ενθουσιασμένος. Υπάρχει τεράστιο δυναμικό στη βιομηχανία ημιαγωγών, στην αυτοκινητοβιομηχανία και στην ιατρική τεχνολογία. Ας κάνουμε ασφαλώς αξιολόγηση των κινδύνων, όμως ας μην υπερβάλλουμε.
Είναι σε θέση κάποιος από εσάς να με διαβεβαιώσει ότι δεν χρησιμοποιεί κινητό τηλέφωνο, παρά το ότι έχει επίγνωση των κινδύνων; Αν ο καταναλωτής εκτιμήσει το ενδεχόμενο όφελος περισσότερο από την ενδεχόμενη ζημία, θα κάνει χρήση της τεχνολογίας. Αυτό είναι κάτι απολύτως αποφασιστικό, και για τον λόγο αυτόν χρειάζεται ο κόσμος πληροφόρηση, η οποία θα του επιτρέπει να λάβει τις δικές του αποφάσεις. Εμείς στο Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο συνεισφέρουμε σε αυτό. Η STOA, η επιτροπή του Κοινοβουλίου για την αξιολόγηση επιστημονικών και τεχνολογικών επιλογών οργανώνει στις 18 Οκτωβρίου στις Βρυξέλλες νανο-καφέ, στα οποία είστε όλοι καλεσμένοι.
David Hammerstein Mintz,
Αυτοί οι φόβοι δεν είναι αβάσιμοι. Η ευρωπαϊκή επιστημονική επιτροπή δήλωσε, και επισημαίνει στη γνωμοδότησή της, της 28ης και 29ης Σεπτεμβρίου του περασμένου έτους, ότι υπάρχουν σημαντικά κενά στις γνώσεις που απαιτούνται για την αξιολόγηση των κινδύνων, για παράδειγμα όσον αφορά τον ορισμό των νανοσωματιδίων, την ανίχνευσή τους και τη μέτρησή τους, τα στοιχεία, τις δόσεις, τις απαντήσεις, την εξέλιξη, την ανθεκτικότητα των νανοσωματιδίων στον άνθρωπο και στο περιβάλλον και όλες τις πτυχές της περιβαλλοντικής τοξικολογίας. Αυτή η ίδια επιτροπή υπογραμμίζει ότι δεν έχουμε καν μεθόδους για την αξιολόγηση των κινδύνων.
Vladimír Remek,
Κυρίες και κύριοι, χαίρομαι που το Κοινοβούλιο στρέφει την προσοχή του στο ζήτημα των νανοεπιστημών και νανοτεχνολογιών. Θα ήθελα να εκφράσω την ευγνωμοσύνη μου και την υποστήριξή μου για την έκθεση που μας υποβλήθηκε, η οποία επιβεβαιώνει ότι αυτή είναι μία από τις βασικές τεχνολογίες του 21ου αιώνα. Επομένως πρέπει οι νανοεπιστήμες και οι νανοτεχνολογίες να περιλαμβάνονται στις προτεραιότητες της ΕΕ. Ωστόσο, το ζήτημα αυτό έχει τόσο αρνητικές όσο και θετικές πτυχές.
Στη θετική πλευρά βρίσκεται η υποστήριξη που έχουν κερδίσει οι αναδυόμενες τεχνολογίες σε ολόκληρο το Κοινοβούλιο. Όπως ορθά αναφέρει η έκθεση, η ανάπτυξη νανοτεχνολογιών παρουσιάζει μια εξαιρετική ευκαιρία. Η Ευρώπη αυτή τη στιγμή κινείται με τον ίδιο ρυθμό που κινείται ο υπόλοιπος κόσμος. Είδα στοιχεία που το αποδεικνύουν πριν από μερικές ημέρες κατά τη διάρκεια επίσκεψης στην πόλη Liberec της νότιας Τσεχίας. Τα αποτελέσματα των εργασιών που πραγματοποιούνται από το Τεχνικό Πανεπιστήμιο της Liberec και από μια τοπική εταιρεία ήταν, όσον αφορά την έρευνα και την εφαρμογή της νανοτεχνολογίας, παγκοσμίου αναγνώρισης, συμπεριλαμβανομένης της κατασκευής εξαιρετικά υψηλής ποιότητας μηχανημάτων. Θα ήθελα επίσης να τονίσω ότι πρόκειται για μία από τις μικρότερες πόλεις της Τσεχίας και όχι για ένα πιθανό επιστημονικό κέντρο, όπως η Πράγα ή το Μπρνο. Οι νανοτεχνολογίες αποτελούν επίσης μια ευκαιρία, κατά την άποψή μου, για τις μικρότερες χώρες, και γενικά για τους μικρότερους οργανισμούς. Η ανάπτυξη των νανοεπιστημών και των νανοτεχνολογιών απαιτεί φυσικά σημαντική υποστήριξη, όχι μόνο στην Τσεχική Δημοκρατία, αλλά και σε όλη την Ευρώπη. Ο υπόλοιπος κόσμος το γνωρίζει ήδη. Ποιος πιστεύετε ότι ενδιαφέρεται περισσότερο για τα συμπεράσματα του έργου των επιστημόνων και των τεχνικών εμπειρογνωμόνων στο Liberec; Φυσικά, οι άνθρωποι από άλλες ηπείρους – ειδικά από τη Βόρεια Αμερική αλλά και τη Νοτιοανατολική Ασία.
Αυτό με οδηγεί σε μια από τις αρνητικές πτυχές της ανάπτυξης των νανοτεχνολογιών στην Ευρώπη, και αυτή πιστεύω ότι είναι η ανεπαρκής προστασία της πνευματικής περιουσίας σε σχέση με την εφαρμογή των αποτελεσμάτων της έρευνας σε άλλους τομείς. Ένα άλλο ζήτημα είναι η οικονομική στήριξη, η οποία, κατά την άποψή μου, είναι ανεπαρκής, περίπλοκη και δυσπρόσιτη. Η έκθεση τονίζει επίσης ότι στις Ηνωμένες Πολιτείες ήδη αντιστοιχεί το 37% των δαπανών παγκοσμίως, ενώ οι δαπάνες της Ευρώπης ανέρχονται στο 24%, είναι δηλαδή λιγότερες από το μισό των δαπανών της Ιαπωνίας. Η προβλεπόμενη χρηματοδότηση των νανοεπιστημών και νανοτεχνολογιών στο πλαίσιο του Έβδομου Προγράμματος Πλαισίου έχει επίσης μείνει πίσω σε σχέση με τη χρηματοδότηση των ΗΠΑ.
Εν κατακλείδι, θα ήθελα να αναφέρω αυτό που προσωπικά πιστεύω ότι αποτελεί άλλη μία πολύ θετική συνέπεια. Οι νανοεπιστήμες και νανοτεχνολογίες προσφέρουν πολύ καλές προοπτικές για τους νέους ανθρώπους που ενδιαφέρονται για την επιστήμη και την τεχνολογία και για τις πανεπιστημιακές σπουδές. Δεν πρέπει να αφήσουμε ανεκμετάλλευτη αυτή την ευκαιρία να δώσουμε νέα ώθηση στην ανάπτυξη της επιστήμης και της τεχνολογίας στην ΕΕ. Πρέπει να διασφαλίσουμε ότι θα είμαστε παρόντες όταν από το πρόθεμα «νανο» –που σημαίνει «νάνος»– γεννηθεί ένας γίγαντας του 21ου αιώνα.
Nils Lundgren,
Υπάρχει μια βαθιά ριζωμένη αντίληψη στο Κοινοβούλιο ότι όλα τα σημαντικά φαινόμενα όπως αυτό πρέπει να ελέγχονται από την ΕΕ. Σε κάθε έκθεση τονίζεται ότι η οργάνωση, η νομοθεσία, η επίβλεψη και η χρηματοδότηση πρέπει να αποτελούν ευθύνη της ΕΕ. Σε κάθε έκθεση τονίζεται η σημασία της ΕΕ που δεν μειονεκτεί σε σχέση με τις ΗΠΑ, την Ιαπωνία και την Κίνα, ως προς τον παγκόσμιο ανταγωνισμό. Ωστόσο, δεν βλέπουμε ποτέ καμία πειστική ανάλυση του τι είναι αυτό που, όσον αφορά την αγορά, δεν μπορεί να διευθετηθεί μόνο του και απαιτεί συνεπώς επίσημα μέτρα. Δεν βλέπουμε ποτέ καμία πειστική ανάλυση του επιπέδου στο οποίο πρέπει να ληφθούν αυτά τα επίσημα μέτρα. Κάθε φορά, οι εκθέσεις βασίζονται στην ιδέα ότι το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο είναι τέλειο στο έργο του και επομένως μπορεί και θα πρέπει να αναθέτει στην Επιτροπή και στα κράτη μέλη το καθήκον της συμμόρφωσης προς τις οδηγίες του. Το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο απευθύνεται και υπενθυμίζει σε όλους τα προβλήματα που αντιμετωπίζει ο κόσμος και το πώς πρέπει να επιλυθούν, τονίζοντάς τα. Για παράδειγμα, ο εισηγητής κ. Ransdorf ζητά από το Κοινοβούλιο να διαπιστώσει ότι οι νανοτεχνολογίες πρέπει να προσαρμόζονται στην ανάπτυξη της ενέργειας υδρογόνου. Πιστεύω ότι το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο είναι σίγουρα αναρμόδιο να αποφασίσει για ένα τέτοιο θέμα. Οι νανοτεχνολογίες αναπτύσσονται με τη μέγιστη ταχύτητα και αποτελεσματικότητα όταν δεν ελέγχονται από ψηλά από τη διεθνή γραφειοκρατία. Η διεθνής ερευνητική κοινότητα, οι επιχειρήσεις και οι εθνικοί φορείς είναι οι πλέον αρμόδιοι να διεξάγουν έρευνες και να ανταγωνιστούν στον τομέα των νανοτεχνολογιών, και οι ιδιωτικοί και δημόσιοι οργανισμοί των κρατών είναι οι πλέον αρμόδιοι να παράξουν ενημερωτικό υλικό σχετικά με τις νανοτεχνολογίες με σεβασμό στις αξίες και εμπειρίες των λαών τους. Ο ρόλος της ΕΕ στο πλαίσιο αυτό πρέπει να περιορίζεται στην ίδρυση ενός συστήματος παρακολούθησης των διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας για τον τομέα αυτό, θεσπίζοντας δεοντολογικά και περιβαλλοντικά πρότυπα πολιτικής και πιθανώς παρέχοντας χρηματοδότηση όλων των πολύ μεγάλης κλίμακας σχεδίων σύμφωνα με την έρευνα στον τομέα της σύντηξης.
Luca Romagnoli (NI ). –
Συμφωνώ με ορισμένες από τις τροπολογίες που κατέθεσαν ο κ. Hammerstein και η κ. Breyer, και αυτές είναι: η τροπολογία 1 στην παράγραφο 2, η οποία αποτελεί μια χρήσιμη και συνετή σύσταση σχετικά με την αξιολόγηση των δυνητικών κινδύνων για την ανθρώπινη υγεία και το περιβάλλον και τις απώτερες κοινωνικές και δεοντολογικές επιπτώσεις τους και η οποία δεν αφαιρεί τίποτε από το πρωτότυπο κείμενο· η τροπολογία 6, σύμφωνα με την οποία η κοινοτική στήριξη για την έρευνα θα πρέπει να διατίθεται αποκλειστικά για σχέδια που χρησιμοποιούν τουλάχιστον το 50% των πόρων για την αξιολόγηση των κινδύνων· και η τροπολογία 8, η οποία τονίζει ότι η αξιολόγηση των κινδύνων θα πρέπει να πραγματοποιείται καθ’ όλη τη διάρκεια του κύκλου ζωής των προϊόντων των νανοτεχνολογιών, από τη σύλληψη έως και τη διάθεσή τους.
Δεν μπορούμε να παραβλέψουμε το γεγονός ότι φαίνεται πως ενέχονται πολλοί τοξικολογικοί κίνδυνοι στις νανοτεχνολογίες, άποψη που υποστηρίζεται και από πολλούς ειδικούς που ερωτήθηκαν από την έγκυρη περιοδική έκδοση του MIT «Technology Review». Η έκθεση, ωστόσο, εξετάζει και αυτή την πλευρά.
Όσον αφορά τη νέα παράγραφο 5α, αντιθέτως, πιστεύω ότι είναι σωστό να συνιστάται προσοχή από την άποψη της δέουσας αξιολόγησης των κινδύνου και να διασφαλίζονται η ιχνηλασιμότητα, η επισήμανση και η αξιοπιστία των προϊόντων που βασίζονται στις νανοτεχνολογίες. Ωστόσο, αν και είμαι σύμφωνος με τους περιορισμούς της έρευνας, θεωρώ ότι το κείμενο είναι κάπως ασαφές και, γι’ αυτόν τον λόγο, θα απόσχω, όπως θα κάνω και για την προτεινόμενη νέα παράγραφο 17.
Ολοκληρώνοντας, τα έθνη και η Ευρώπη πρέπει να είναι ανταγωνιστικά στον τομέα των νανοεπιστημών και οι ενέργειες που προτείνονται φαντάζουν μηδαμινές –μια δειλή δέσμευση– όσον αφορά την προσπάθεια να γεφυρωθεί το χάσμα που ήδη μας χωρίζει τόσο από τις ΗΠΑ όσο και από την Άπω Ανατολή. Πολύ σωστά η έκθεση συνυπολογίζει τόσο τις οικονομικές και στρατηγικές προοπτικές του τριγώνου της γνώσης όσο και τις απαιτήσεις για τη βιωσιμότητα και την υγεία των πολιτών. Ως εκ τούτου, θα ψηφίσω υπέρ της εξαίρετης εργασίας του κ. Ransdorf.
Νικόλαος Βακάλης (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, κύριοι συνάδελφοι, σήμερα η Ευρωβουλή με την έκθεση Ransdorf, τον οποίο και συγχαίρω, απευθύνει ένα σημαντικό και συγκεκριμένο μήνυμα: ότι οι νανοτεχνολογίες, με τις εκπληκτικές δυνατότητες και προοπτικές ανάπτυξης που διαθέτουν, αποτελούν κεντρικό σημείο των πολιτικών ανάπτυξης της Ευρωπαϊκής Ένωσης.
Κυρίες και κύριοι συνάδελφοι, οι νανοτεχνολογίες και νανοεπιστήμες θα είναι για τον 21ο αιώνα ότι ήταν το διαδίκτυο για τον 20ο. Δεν έχουμε την πολυτέλεια να ξαναζήσουμε το ευρωπαϊκό παράδοξο που παρατηρήθηκε στο παρελθόν. Στο παρελθόν το διαδίκτυο, μια καθαρά ευρωπαϊκή ιδέα, αξιοποίησε καλύτερα από όλους η Αμερική.
Teresa Riera Madurell (PSE ). –
Κύριε Πρόεδρε, κύριε Potočnik, θα ήθελα να συγχαρώ τον εισηγητή για την εξαιρετική έκθεσή του και να υπογραμμίσω ότι η Ευρωπαϊκή Ένωση πρέπει να συνεχίσει να προσδίδει σημασία στις νανοεπιστήμες και στις νανοτεχνολογίες, οι οποίες, επιπλέον, αποτελούν μία από τις θεματικές προτεραιότητες του Εβδόμου Προγράμματος Πλαισίου.
Κυρίες και κύριοι, όπως έχουν αναφέρει προηγούμενοι ομιλητές, οι νανοεπιστήμες και οι νανοτεχνολογίες θεωρούνται βασικές τεχνολογίες για τον 21ο αιώνα, με σημαντικές συνέπειες για τη βιομηχανία μας. Πρόκειται για ένα πολυεπιστημονικό πεδίο που προσφέρει μια ολόκληρη σειρά νέων ευκαιριών και λύσεων για τις πραγματικές ανάγκες των πολιτών και των εταιρειών και επομένως αναμένεται να συνεισφέρει σε μεγάλο βαθμό στην επίτευξη της αειφόρου ανάπτυξης και των στόχων ανταγωνισμού της Ευρωπαϊκής Ένωσης.
Vittorio Prodi (ALDE ). –
Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, ευχαριστώ τον κ. Ransdorf για την έκθεσή του και θα ήθελα επίσης να ευχαριστήσω τον κ. Potocnik για την παρουσία του στο Σώμα.
Hiltrud Breyer (Verts/ALE ). –
Καθήκον των πολιτικών είναι να φροντίζουν για την προστασία των καταναλωτών και του περιβάλλοντος. Με τη νανοτεχνολογία εισάγονται στην αγορά προϊόντα όπως καλλυντικά, είδη καθαριότητας και υφάσματα, τα οποία απευθύνονται στους ιδιώτες καταναλωτές και είναι επί της ουσίας ανεξέλεγκτα. Όπως δήλωσε μόλις και ο κ. Πρόντι, δεν διαθέτουμε κανένα νομικό πλαίσιο εφαρμόσιμο στον τομέα της νανοτεχνολογίας. Όταν η επιστημονική επιτροπή της Επιτροπής παραδέχθηκε την 29η Σεπτεμβρίου του προηγούμενου έτους, και παραθέτω: «έχουμε σημαντικά κενά στην αξιολόγηση των κινδύνων, στον χαρακτηρισμό και στην καταμέτρηση των νανοσωματιδίων. Γνωρίζουμε ελάχιστα για τη σχέση δοσολογίας-επίδρασης. Δεν γνωρίζουμε τίποτα σχετικά με τη διάθεση των νανοσωματιδίων στο ανθρώπινο σώμα και τη διάρκεια παραμονής τους σε αυτό. Γνωρίζουμε ελάχιστα σχετικά με την περιβαλλοντική τους τοξικότητα», τότε δεν μπορεί κανείς να τα αγνοήσει όλα αυτά και να κρύψει το κεφάλι στην άμμο, αλλά καλείστε εσείς ως Επιτροπή να διαμορφώσετε ένα μόνιμο νομικό πλαίσιο, το οποίο να προστατεύει όλους τους καταναλωτές.
Bastiaan Belder (IND/DEM ). –
Κύριε Πρόεδρε, είναι ζωτικής σημασίας να στραφεί η προσοχή στη νανοτεχνολογία. Η παραγωγή νέων υλικών σε μοριακό επίπεδο συντελεί στη δημιουργία νέων χαρακτηριστικών, οι επιπτώσεις των οποίων στην ανθρώπινη υγεία και το περιβάλλον δεν είναι ακόμη γνωστές. Η Επιτροπή υπέβαλε μια πρόταση για ένα σχέδιο δράσης το οποίο θα πραγματοποιηθεί έως το 2009, και το οποίο είναι πλήρες μεγάλων προσδοκιών σχετικά με τα οικονομικά και κοινωνικά οφέλη, αλλά η Επιτροπή θεωρεί τους ηθικούς δισταγμούς και τις ανησυχίες του κοινού ως εμπόδια, και ως εκ τούτου, κ. Επίτροπε, πρέπει να σας δηλώσω ως προς αυτό ότι το σχέδιο δράσης παρουσιάζει σημαντική έλλειψη ισορροπίας.
Το ίδιο, δυστυχώς, μπορεί να ειπωθεί για την έκθεση Ransdorf, παρότι όντως δρα, έως ένα βαθμό, ως αντίβαρο. Τι λείπει λοιπόν; Αυτό που απουσιάζει πάνω απ’ όλα είναι η προθυμία να εξεταστούν ανησυχίες εκτός από τους κινδύνους της ασφάλειας, και τουλάχιστον το ζήτημα του εάν οι νέες τεχνολογίες είναι επιθυμητές ή όχι, ή ζητήματα που αφορούν πεποιθήσεις των ανθρώπων σχετικά με τη ζωή γενικότερα. Πρέπει πρώτα να εξεταστούν τα οφέλη και οι πιθανές παρενέργειες, ώστε να εμποδιστούν οι επιλογές που γίνονται αποκλειστικά βάσει οικονομικής αξίας ενώ η τεχνολογία βρίσκεται ακόμη στα πρώιμα στάδια της ανάπτυξής της.
Leopold Józef Rutowicz (NI ). –
Κύριε Πρόεδρε, τα αποτελέσματα της έρευνας σχετικά με τη νανοτεχνολογία και τις εφαρμογές της δείχνουν ότι υπάρχει τεράστια δυνατότητα παραγωγής υλικών με ωφέλιμες ιδιότητες. Ο τρόπος με τον οποίο αυτά τα υλικά αξιοποιούνται θα έχει επιπτώσεις στην πρόοδο της βιομηχανίας, της οικονομίας και της προστασίας της υγείας στον 21ο αιώνα, καθώς και στη βελτίωση των συνθηκών διαβίωσης. Ο αγώνας για την περαιτέρω πρόοδο στον τομέα της νανοέρευνας και της νανοτεχνολογίας έχει ξεκινήσει και η Ευρωπαϊκή Ένωση δεν πρέπει με τίποτα να τον χάσει.
Θα ήθελα να ευχαριστήσω τον κ. Ransdorf για μια άρτια και τόσο απαραίτητη έκθεση.
Jan Březina (PPE-DE ). –
Το θέμα των διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας για τις εφευρέσεις στον τομέα των νανοεπιστημών και νανοτεχνολογιών εξελίσσεται με αργούς ρυθμούς στην Ευρώπη και η έκθεση τονίζει την ανάγκη για μεταρρύθμιση του ευρωπαϊκού συστήματος διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας ώστε να βοηθηθεί η επιστήμη και η καινοτομία στο σύνολό τους. Αυτό που δυστυχώς λείπει είναι ένα χρονοδιάγραμμα. Μια πτυχή της χρήσης των νανοτεχνολογιών που λείπει από την έκθεση είναι αυτή σχετικά με την πιθανή χρήση τους από τον στρατό. Το γεγονός ότι αυτές οι τεχνολογίες δεν υπόκεινται σε κανέναν περιορισμό ίσως αποβεί μοιραίο για μας στο μέλλον. Ο Thomas van der Molen πιθανολογεί στην έκθεσή του ότι η ελεύθερη μεταφορά αυτών των τεχνολογιών θα παράσχει έναν πυρηνικό αντιδραστήρα σε όλες τις χώρες με τη συμφωνία ότι κανένας δεν θα χρησιμοποιηθεί για την ανάπτυξη πυρηνικών όπλων. Πιστεύω ότι στο εγγύς μέλλον θα πρέπει να λάβουμε υπόψη και τον τομέα των νανοτεχνολογιών και να αντιμετωπίσουμε αυτό το ζήτημα.
Carl Schlyter (Verts/ALE ). –
Τα νανοσωματίδια δεν έχουν τα ίδια τοξικά χαρακτηριστικά με τα απλά σωματίδια. Η ανθρακόσκονη δεν είναι επικίνδυνη, αλλά τα νανοσωματίδια με τη μορφή δεσμών άνθρακα προκαλούν σημαντικές βλάβες στον εγκέφαλο των ψαριών εντός 48 ωρών σε συγκεντρώσεις τόσο χαμηλές όσο 0,5 ppm. Οι νανοσωλήνες μπορούν να καταστρέψουν το μιτοχονδριακό DNA, ενώ τα νανοσωματίδια στο δέρμα μπορούν να μεταφερθούν στον εγκέφαλο και τους λεμφαδένες και να προκαλέσουν βλάβες στον οργανισμό. Το ανοσοποιητικό σύστημά μας απλώς δεν έχει προσαρμοστεί ώστε να αντιμετωπίζει αυτά τα νανοσωματίδια. Η έρευνα της ΕΕ δείχνει ότι μη-βιοδιασπώμενα και βιολογικά ασύμβατα νανοσωματίδια μπορούν να είναι επικίνδυνα για τη ζωή και ότι πρέπει να αποφεύγεται η εισπνοή και η κατάποσή τους.
Kathy Sinnott (IND/DEM ).
Paul Rübig (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, θα ήθελα να ευχαριστήσω τον εισηγητή μας, κ. Ransdorf, για τη διεξοδική έκθεσή του, στην οποία ασχολήθηκε με αυτό το σημαντικό ζήτημα με πολύ ευαισθησία και επίγνωση. Τώρα πρέπει το ζήτημα αυτό να καταλάβει τη σωστή θέση στο πλαίσιο των ευρωπαϊκών θεσμικών οργάνων. Αφενός, διαθέτουμε τη θεμελιώδη έρευνα, το Έβδομο Πρόγραμμα-Πλαίσιο για την Έρευνα, το Ευρωπαϊκό Συμβούλιο Έρευνας, τις πλατφόρμες τεχνολογίας ως προς αυτό έχουμε προσφέρει έργο σταθερής αξίας και θα ήθελα να συγχαρώ τον Επίτροπο Potočnik για την μεγάλη επιτυχία που θα σημειώσει μελλοντικά το εν λόγω Έβδομο Πρόγραμμα-Πλαίσιο.
Αφετέρου διαθέτουμε το Κοινό Κέντρο Ερευνών, το οποίο θα μπορούσε να ασχοληθεί κάπως πιο εντατικά με τη λεγόμενη βιομηχανία φόβου και του οποίου η αντικειμενικότητα θα προσέφερε μια σίγουρη βάση για να παρακολουθήσουμε αυτές τις νέες τεχνολογίες. Το προτεινόμενο από την Επιτροπή Barroso «Ευρωπαϊκό Ινστιτούτο Τεχνολογίας» θα μπορούσε να ασχοληθεί, μέσω μιας στρατηγικής από πάνω προς τα κάτω, με τη μετάδοση των γνώσεων της θεμελιώδους έρευνας στον τομέα της εκπαίδευσης και της κατάρτισης. Ειδάλλως μπορεί κανείς να λάβει αυτή τη γνώση στο πλαίσιο μιας από κάτω προς τα πάνω στρατηγικής από τα εκπαιδευτικά ιδρύματα, αλλά κυρίως από τις μικρομεσαίες επιχειρήσεις και να την παρουσιάσει σε μια πλατφόρμα όπως π.χ. το «eΒay», όπου μπορεί κανείς μέσω του Διαδικτύου να ανταλλάξει ιδέες, να εκφράσει επιθυμίες και να εξασφαλίσει μια καλύτερη επικοινωνία στις είκοσι ή περισσότερες ευρωπαϊκές γλώσσες.
Επίσης ο αντιδραστήρας σύντηξης ITER θα μπορούσε να διαδραματίσει κάποιον ρόλο σε αυτό, διότι η νανοτεχνολογία παρουσιάζει ακριβώς στην έρευνα σύντηξης και πλάσματος μια εντελώς καινούργια πρόκληση ως μέσο για την προώθηση της ενεργειακής απόδοσης, την ελαχιστοποίηση του κόστους φθοράς και την ανάπτυξη των στρατηγικών καταπολέμησης της διάβρωσης, κυρίως και για την παραγωγή ενέργειας. Υπάρχουν πολλές δυνατότητες σε πολλούς άλλους τομείς και ο καθαρισμός αποτελεί έναν από αυτούς.
Ján Hudacký (PPE-DE ). –
Θα ήθελα να εκφράσω την ευγνωμοσύνη μου στον εισηγητή, κ. Ransdorf για την πολύ ακριβή έκθεσή του, η οποία τονίζει τα μειονεκτήματα της ανάπτυξης της νανοτεχνολογίας, καθώς και τις τεράστιες ευκαιρίες και το αισιόδοξο μέλλον αυτού του τομέα.
Πιστεύω ότι η Ευρωπαϊκή Επιτροπή, μαζί με το Ευρωπαϊκό Ίδρυμα Επενδύσεων, θα μπορούσε να διαδραματίσει έναν καλύτερο συντονιστικό ρόλο μέσω του προγράμματος JEREMIE, ο οποίος θα συνοδεύεται από ειδικές και σαφείς συστάσεις στα κράτη μέλη σχετικά με τη δημιουργία αποτελεσματικών κινήτρων που χρηματοδοτούνται από κρατικά κονδύλια, συμπεριλαμβανομένων των διαρθρωτικών ταμείων.
Romana Jordan Cizelj (PPE-DE ). –
Lambert van Nistelrooij (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, σύμφωνα με την τελευταία έρευνα του Παγκόσμιου Οικονομικού Φόρουμ, η ικανότητα καινοτομίας αντιστοιχεί περίπου στο 30% της ανταγωνιστικότητας των πολύ ανεπτυγμένων χωρών και αυτό ισχύει ιδιαίτερα στην περίπτωση της νανοτεχνολογίας. Η χρήση της στην ιατρική, για παράδειγμα, ανοίγει δυνατότητες για βελτιωμένες θεραπείες του καρκίνου, των καρδιακών παθήσεων, του Αλτσχάιμερ και του Πάρκινσον, οι οποίες μαζί, ευθύνονται για τα δύο τρίτα των θανάτων στην Ευρώπη.
Αυτός είναι ένας τομέας όπου τα ερευνητικά ιδρύματα και οι επιχειρήσεις της Ευρώπης είναι παγκόσμιοι πρωτοπόροι· στις Κάτω Χώρες μόνο, η βιομηχανία νανοτεχνολογίας σημειώνει κύκλο εργασιών 20 δισ. ευρώ και η κυβέρνηση επενδύει ποσά ρεκόρ σε αυτή, όπως για παράδειγμα στο «Κέντρο Μοριακής Ιατρικής» στο Eindhoven. Ως παράδειγμα προληπτικής στρατηγικής, με τη στάση που ζητούν απεγνωσμένα η παγκόσμια ανάπτυξη και ο ανταγωνισμός, οι επιχειρήσεις κινούνται στο ίδιο κλίμα.
Η ανάγκη για επιλογές, για επενδύσεις και για στήριξη στην ευρωπαϊκή βασική υποδομή – όλα αυτά εκφράζονται επιτυχώς στην έκθεση Ransdorf. Συνεπάγεται ότι καθήκον της Επιτροπής, των κρατών μελών και των περιφερειακών αρχών είναι να συνεργαστούν με τη βιομηχανία και τις ΜΜΕ για να διασφαλίσουν ότι αυτό θα τεθεί σε εφαρμογή στη βιομηχανική παραγωγή σε αυτό το μέρος του κόσμου. Το Έβδομο Πρόγραμμα Πλαίσιο για την έρευνα και την ανάπτυξη, τις ευρωπαϊκές πλατφόρμες τεχνολογίας και τις «περιφέρειες γνώσης», μαζί με τα διαρθρωτικά ταμεία, έχει θέσει μια σταθερή βάση, ειδικά όσον αφορά τα οικονομικά. Έπειτα, υπάρχουν οι κίνδυνοι. Αυτοί πρέπει, φυσικά, να εξεταστούν κυρίως σε παγκόσμιο επίπεδο με την UNESCO και τον ΟΟΣΑ.
Τέλος, το φθινόπωρο αυτό ο Επίτροπος Potočnik θα παρουσιάσει έναν οδικό χάρτη για υποδομές έρευνας, η οποίος θα πρέπει να εμφανίζει τις περιφέρειες, περιοχές ή δέσμες που έχουν πραγματικές δυνατότητες να ανταποκριθούν στις προκλήσεις της παγκόσμιας ανταγωνιστικότητας. Οι επενδύσεις δεν αφορούν μια παγκόσμια «αφαίμαξη επιστημονικών ταλέντων», αλλά θα πρέπει επιτόπου να συντελούν σε «κέρδος επιστημονικών ταλέντων» – κέρδος για την ευρωπαϊκή οικονομία και για την ευημερία των πολιτών της Ευρώπης.
Janez Potočnik,
Επιτρέψτε μου τώρα να αναφερθώ στη χρηματοδότηση. Έχουμε δύο αντικείμενα που ενδιαφέρονται γι" αυτήν πολύ σοβαρά. Το πρώτο είναι, φυσικά, οι νανοεπιστήμες και οι νανοτεχνολογίες και το δεύτερο οι τεχνολογίες των πληροφοριών και επικοινωνιών. Ωστόσο, υπάρχουν πολύ περισσότερα. Υπάρχουν και τα ζητήματα με τα οποία θα ασχοληθεί το Ευρωπαϊκό Συμβούλιο Έρευνας, το πρόγραμμα για το ανθρώπινο δυναμικό, το πρόγραμμα για τις δεξιότητες και οι υποδομές –τα πράγματα που συνδέονται με την περιφερειακή ανάπτυξη. Συνεπώς, είναι πολύ δύσκολο να συγκρίνουμε τα χρήματα που έχουν δοθεί στο σημερινό ΠΠ6 με τα χρήματα που θα χρησιμοποιηθούν στο ΠΠ7. Αυτό για το οποίο μπορώ να σας διαβεβαιώσω είναι ότι η χρηματοδότηση θα αυξηθεί σημαντικά σε σύγκριση με την παρούσα κατάσταση.
Και πάλι, εάν συγκρίνουμε τη χρηματοδότηση στην Ευρώπη με εκείνη στις Ηνωμένες Πολιτείες, δεν πρέπει να ξεχνάμε ότι το πρόγραμμα-πλαίσιο αντιστοιχεί στο 5% της δημόσιας χρηματοδότησης της ΕΕ. Εάν συγκρίνετε τώρα πόση δημόσια χρηματοδότηση παρέχεται για τις νανοεπιστήμες, είναι προφανές ότι συνιστά το 30% αυτής της δημόσιας χρηματοδότησης στην Ευρώπη. Προφανώς, της δίνουμε αναλογικά πολύ μεγαλύτερη προσοχή απ’ ό,τι τα κράτη μέλη. Αυτό πρέπει να υπογραμμιστεί σαφώς.
Δεύτερον, υπό φυσιολογικές συνθήκες, τα δύο τρίτα της χρηματοδότησης πρέπει να προέρχονται από τον ιδιωτικό τομέα, όπου και πρέπει να εστιάσουμε την προσοχή μας. Ένα, λοιπόν, από αυτά που διαπιστώσαμε –και δημοσιεύτηκε τον Αύγουστο του 2006– ήταν ποια είναι τα αποφασιστικής σημασίας στοιχεία σύμφωνα με τις εταιρείες που διεξάγουν έρευνα στον χώρο της Ευρώπης: πρώτον, η ύπαρξη της αγοράς και, δεύτερον, το σύνολο των γνώσεων, όχι το επίπεδο των αμοιβών. Η παράμετρος του επιπέδου των αμοιβών είναι σχεδόν άσχετη όταν συζητούμε για τη γνώση και την έρευνα και ανάπτυξη. Αυτοί είναι οι τομείς που χρήζουν προσοχής.
Τρίτον, σχετικά με τους κινδύνους, είναι αλήθεια ότι δεν γνωρίζουμε τα πάντα και θα ήταν υποκρισία να υποστηρίξουμε το αντίθετο, διότι δεν αληθεύει. Ωστόσο, γνωρίζουμε πολλά και συμφωνώ με όλους όσοι είπαν ότι οφείλουμε να δώσουμε τη δέουσα προσοχή σε αυτό το θέμα στο ΠΠ7. Στο σχέδιο δράσης, δώσαμε επίσης τη δέουσα προσοχή στα ζητήματα που αφορούν τους κινδύνους. Η ανεπίσημη συγκέντρωση δεδομένων για περαιτέρω έργα υπό το ΠΠ7 ολοκληρώθηκε πρόσφατα. Είναι επίσης εξαιρετικά σημαντικό να είναι διαφανής ο τρόπος με τον οποίο προσεγγίζουμε τα θέματα των κινδύνων και να εκπαιδεύσουμε το κοινό κατάλληλα.
Πρόεδρος. –
Η ψηφοφορία θα διεξαχθεί σήμερα, στις 12.00.
Πρόεδρος. –
Η ημερήσια διάταξη προβλέπει τη συζήτηση της έκθεσης (A6-0270/2006) του κ. Hutchinson, εξ ονόματος της Επιτροπής Ανάπτυξης, σχετικά με το θέμα «Περισσότερη και καλύτερη συνεργασία: η δέσμη μέτρων 2006 για την αποτελεσματικότητα της βοήθειας της ΕΕ» (2006/2208 (INI)).
Alain Hutchinson (PSE ),
. Κύριε Πρόεδρε, κύριε Επίτροπε, η έκθεση που ελπίζω ότι θα υπερψηφίσουμε σήμερα είναι η άμεση συνέχεια των τριών ανακοινώσεων της Επιτροπής, οι οποίες αποτελούν τη λεγόμενη «δέσμη μέτρων 2006 για την αποτελεσματικότητα της βοήθειας» και, ως εκ τούτου, η έκθεση αφορά γενικότερα την επιδίωξη του στόχου για τη βελτίωση της ευρωπαϊκής συνεργασίας για την ανάπτυξη. Αυτά όσον αφορά το γενικό πλαίσιο.
Εκτός από αυτά τα συγκεκριμένα ζητήματα που μας δίνουν μια εικόνα του πόσο δρόμο έχουμε να διανύσουμε ακόμη για την πρακτική βελτίωση της βοήθειάς μας, τα 3 «Σ» –συμπληρωματικότητα των δράσεων, συντονισμός των προγραμμάτων και συνοχή των πολιτικών– αποτελούν επίσης ένα πλαίσιο εργασίας και ένα ιδιαίτερα σημαντικό πλαίσιο ερμηνείας της δράσης που θα πρέπει να αναλάβουμε κατά τα επόμενα έτη όσον αφορά τη συνεργασία.
Δεν θα ήθελα να καταφύγω στην παρωδία, αλλά τι είδους συνεργασία είναι αυτή –και μάλιστα μια συνεργασία που διαρκεί περισσότερα από 40 χρόνια– κατά τη λήξη της οποίας οι πληθυσμοί που διατεινόμαστε ότι βοηθούμε έχουν μία μόνο προσδοκία: να ξεφύγουν με κάθε τίμημα από τις συνθήκες στις οποίες ζουν; Ας μιλήσουμε απερίφραστα. Κατά την άποψή μου, αυτή η κατάσταση θα μπορούσε να χαρακτηριστεί αποτυχημένη. Τι θα μπορούσαν πράγματι να αποκομίσουν οι χώρες του Νότου από μια πολιτική συνεργασίας, μέσω της οποίας χορηγείται το ποσό των 50 δισ. ευρώ ετησίως όταν σχετίζεται με μια πολιτική που απαιτεί από αυτές να τιμήσουν ένα χρέος, η ετήσια καταβολή του οποίου είναι τετραπλάσια αυτού του ποσού;
Charlie McCreevy,
() Κύριε Πρόεδρε, μιλώ εξ ονόματος του συναδέλφου μου κ. Michel, ο οποίος αδυνατεί να παραστεί σε αυτή τη συνεδρίαση. Καταρχάς, θα ήθελα να εκφράσω τις ευχαριστίες μου στον εισηγητή, κ. Hutchinson, και στην Επιτροπή Ανάπτυξης για την εποικοδομητική τους έκθεση σχετικά με την αποτελεσματικότητα της βοήθειας, ένα θέμα καίριας σημασίας για την αναπτυξιακή πολιτική της ΕΕ.
Η βελτίωση τόσο της ποσότητας όσο και της ποιότητας της βοήθειας που παρέχουμε είναι αναμφίβολα μία από τις κύριες δεσμεύσεις της ευρωπαϊκής κοινής αντίληψης για την ανάπτυξη, την οποία υιοθέτησαν όλα τα κράτη μέλη, η Επιτροπή και το Κοινοβούλιο το 2005. Η κοινή αντίληψη αποτελεί ένα σημαντικότατο έγγραφο για όλους μας. Πρώτον, ανοίγει νέες προοπτικές συνεργασίας των 25 κρατών μελών και της Επιτροπής. Δεύτερον, υπογραμμίζει, για πρώτη φορά στην ιστορία της ΕΕ, το συλλογικό ευρωπαϊκό μας όραμα, τις αρχές και τους στόχους που διέπουν την αναπτυξιακή μας πολιτική. Τρίτον, επισημαίνει το συγκριτικό πλεονέκτημα της Επιτροπής και τον στόχο του ανασχεδιασμού των δραστηριοτήτων των κρατών μελών, προκειμένου να επιτευχθεί καλύτερη και εξαιρετικά απαραίτητη συνέργεια.
Όπως καταδείχτηκε σε όλες τις συζητήσεις περί της ευρωπαϊκής κοινής αντίληψης, η Επιτροπή θα πρέπει να ενισχύσει τον αντίκτυπο της Ευρώπης στην ανάπτυξη και να προωθήσει το πρόγραμμα για την αποτελεσματικότητα της ευρωπαϊκής βοήθειας. Η Ευρωπαϊκή Ένωση πρέπει να αποτελεί ηγετική δύναμη στα διεθνή φόρουμ που ασχολούνται με την αποτελεσματικότητα της βοήθειας και ιδιαίτερα στην Επιτροπή Αναπτυξιακής Βοήθειας (ΕΑΒ) του ΟΟΣΑ, της οποίας η Επιτροπή αποτελεί, σύμφωνα με το καταστατικό, πλήρες μέλος. Μια ισχυρή EΕ συνεπάγεται μια ισχυρή ΕΑΒ.
Με αυτό ακριβώς κατά νου, ο Επίτροπος Michel πρότεινε μια δέσμη συγκεκριμένων μέτρων προς υλοποίηση για την αποτελεσματικότητα της βοήθειας, την οποία ενέκρινε το Συμβούλιο την άνοιξη του 2006. Η προσέγγιση της Επιτροπής όσον αφορά την αποτελεσματικότητα της βοήθειας βασίζεται στα διδάγματα που έχουν αποκομιστεί επί τόπου, στις ορθές πρακτικές και στις προσδοκίες των χωρών εταίρων. Διέπεται από τις αρχές της εναρμόνισης, της αυτοδιάθεσης, της ευθυγράμμισης και της διαχείρισης με βάση τα αποτελέσματα, όπως ορίζονται στη δήλωση του Παρισιού.
Το Κοινοβούλιο έχει καταστήσει σαφές σε προηγούμενα ψηφίσματα και επαναλαμβάνει σε αυτή την έκθεση ότι υποστηρίζει τις προσπάθειες της Επιτροπής να ενισχύσει τον συντονισμό και τη συνοχή των ενεργειών τόσο της ίδιας όσο και της ΕΕ στον τομέα της ανάπτυξης. Η έκθεση υπογραμμίζει τρεις σημαντικούς τομείς όπου πρέπει να επιτευχθεί πρόοδος το 2007, τους οποίους θα ήθελα να σχολιάσω σύντομα.
Πρώτον, η ενίσχυση της συμπληρωματικότητας και ο καταμερισμός της εργασίας: τα θέματα αυτά είναι σημαντικά για την Επιτροπή. Πράγματι, στον Άτλαντα Δωρητών της ΕΕ υπογραμμίστηκαν τα κενά και οι επικαλύψεις των ενεργειών των δωρητών, που μειώνουν τον αντίκτυπο της βοήθειας. Προκειμένου να αντιμετωπιστούν αυτές οι αδυναμίες, η Επιτροπή δρομολόγησε μια διαδικασία με τα κράτη μέλη που στοχεύει στην υιοθέτηση επιχειρησιακών αρχών για καλύτερο καταμερισμό της εργασίας μεταξύ των δωρητών από την ΕΕ. Επί του παρόντος, οι συζητήσεις βρίσκονται σε εξέλιξη και αυτή η πρωτοβουλία αναμένεται να τεθεί σε ισχύ με τα συμπεράσματα του Συμβουλίου το 2007.
Τρίτον, λίγα λόγια σχετικά με ένα βασικό μέσο για τη βελτίωση του καταμερισμού της εργασίας και του συντονισμού: τη συγχρηματοδότηση. Το 2007, η Επιτροπή θα παρουσιάσει συγκεκριμένες προτάσεις σχετικά με τον τρόπο ενίσχυσης της χρήσης της συγχρηματοδότησης ως μέσου υποστήριξης του καταμερισμού της εργασίας μεταξύ των δωρητών, καθώς και ως μέσου βοήθειας εκείνων των κρατών μελών που θεμελιώνουν τις αναπτυξιακές τους ικανότητες. Το Κοινοβούλιο επιμένει στα καλά τεκμηριωμένα αιτήματά του προς την Επιτροπή να εξασφαλίσει τον συντονισμό μεταξύ των κρατών μελών, προκειμένου να ενισχυθεί η αποτελεσματικότητα της χρηματοδότησης για την ανάπτυξη. Όπως βλέπετε, η Επιτροπή έχει υιοθετήσει μια σαφώς προορατική στάση και, σε στενή συνεργασία με τα κράτη μέλη, θα χρησιμοποιήσει όλα τα μέσα που έχει στη διάθεσή της προκειμένου να καταστήσει πραγματικότητα τη μεγαλύτερη αποτελεσματικότητα της βοήθειας. Το μόνο που μπορώ να συστήσω είναι να χρησιμοποιήσει το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο την κοινή διάσκεψη για την ανάπτυξη με τα εθνικά κοινοβούλια τον επόμενο Οκτώβριο ως ευκαιρία να διευρυνθεί η υποστήριξη προς αυτές τις πρωτοβουλίες.
Margrietus van den Berg (PSE ),
Κύριε Πρόεδρε, οφείλουμε καταρχάς να ευχαριστήσουμε τον κ. Hutchinson για τη σημαντική αυτή έκθεση. Για να είναι αποτελεσματική η αναπτυξιακή βοήθεια, προϋπόθεση είναι να είναι αμοιβαίως συνεκτικές οι προσεγγίσεις της ΕΕ στη βοήθεια και στο εμπόριο. Εάν θέλουμε να επιτύχουμε τους στόχους της χιλιετίας το 2015, η βοήθεια και το εμπόριο πρέπει –και πράγματι μπορούν– να συμπληρώνουν το ένα το άλλο, αλλά η θλιβερή πραγματικότητα είναι ότι συχνά δεν το κάνουν. Οι πολιτικές βοήθειας και εμπορίου –συμπεριλαμβανομένης της γεωργίας– εξακολουθούν να λειτουργούν πολύ συχνά απομονωμένες, και αυτός είναι σίγουρα ένας από τους λόγους που θα χρειαστούμε άλλον έναν αιώνα για να κάνουμε τη φτώχια στην Αφρική παρελθόν.
Επί του παρόντος, λίγα αναφέρονται για τη συνοχή των πολιτικών της Ευρώπης. Οι διαπραγματεύσεις του Επιτρόπου Mandelson στηρίζουν το ελεύθερο εμπόριο βάσει παγκόσμιων κανόνων, ενώ οι υφιστάμενου του Επιτρόπου Michel εργάζονται για την ανάπτυξη και προσπαθούν να επιτύχουν τους αναπτυξιακούς στόχους της χιλιετίας και η πολιτική για τις γεωργικές επιδοτήσεις αντιβαίνει σε όσα τα δύο στρατόπεδα στοχεύουν. Θεωρώ ότι οι διάφοροι τομείς πολιτικής μοιάζουν με «πλοία που διέρχονται στο σκοτάδι»
Στο πλαίσιο αυτό, πρέπει να λάβουμε επί λέξει υπόψη στον τομέα της ανάπτυξης, ότι πρέπει να ληφθούν προφυλάξεις για την προστασία των πιο αδύναμων διαπραγματευτικών μερών, έτσι ώστε να αναδυθούν τίμιες συμφωνίες και ένα ρεαλιστικό χρονικό πλαίσιο από τις EPA. Προκειμένου να «απογειωθεί» πραγματικά το εμπόριο, τότε αυτά τα θέματα, όπως για παράδειγμα η μεταρρύθμιση του συστήματος φορολογίας με την αντικατάσταση των τελών που καταβάλλονται κατά τη διέλευση των συνόρων, τους ισχυρότερους θεσμούς κρατικών και κοινωνικών υπηρεσιών, την καλύτερη εκπαίδευση και ιατρική περίθαλψη, είναι απαραίτητα. Η υπάρχουσα έλλειψη συντονισμού και συνοχής δεν είναι απλώς ανεπαρκής αλλά και απαράδεκτη λόγω του ότι αντιβαίνει στο άρθρο 178 της Συνθήκης.
Tokia Saïfi,
. Κύριε Πρόεδρε, κύριε Επίτροπε, θα ήθελα αρχικά να ευχαριστήσω τον εισηγητή, κ. Hutchinson, για την ποιότητα της εργασίας του σχετικά με αυτό το σημαντικό θέμα, το οποίο είναι τόσο κρίσιμο για το μέλλον μας. Τον συγχαίρω.
Το 2005 ήταν γεμάτο από σημαντικά γεγονότα σχετικά με το θέμα της βοήθειας για την ανάπτυξη. Εάν τα πράγματα αρχίζουν πραγματικά να δρομολογούνται, ας κάνουμε τα λόγια μας πράξη. Στο πλαίσιο αυτό, μπορούμε μόνο να επιδοκιμάσουμε τις προσπάθειες της Ευρωπαϊκής Ένωσης και ορισμένων κρατών μελών για να αυξηθεί ουσιαστικά η βοήθεια για την ανάπτυξη. Ωστόσο, αν και είναι σαφές ότι απαιτούνται χρηματοδοτικοί πόροι για μια αποτελεσματική βοήθεια, αυτό δεν είναι αρκετό.
Έτσι, οι πρακτικές ανάπτυξης πρέπει να παρακολουθούνται στενά για να αξιολογείται πλήρως η εφαρμογή αυτών των πολιτικών. Η βοήθεια για την ανάπτυξη πρέπει να είναι φιλόδοξη τόσο ως προς την ποιότητα όσο και ως προς τη χρηματοδότηση, ώστε να επιτευχθεί σημαντική μείωση της φτώχειας. Έχοντας αυτό υπόψη, θα ήθελα να τονίσω τη σημασία της εφαρμογής καινοτόμων μηχανισμών χρηματοδότησης, οι οποίοι επιτρέπουν τη διάθεση σταθερών και προβλέψιμων πόρων. Ενόψει αυτού, επιδοκιμάζω τη δημιουργία του Unitaid κατά τη διάρκεια της τελευταίας Διάσκεψης Κορυφής των Ηνωμένων Εθνών. Αυτό θα επιτρέψει στις αναπτυσσόμενες χώρες να έχουν πιο εύκολη πρόσβαση στα φάρμακα. Εφόσον ο μηχανισμός αυτός βρίσκεται ακόμη στην αρχή του, ας ελπίσουμε τώρα και ας προσευχηθούμε ότι θα δείξει πόσο αποτελεσματικός είναι και ότι θα διασφαλίσει τη δέσμευση των χωρών εκτός από εκείνες που εμπλέκονται ήδη, κατά το παράδειγμα της Γαλλίας.
Miguel Ángel Martínez Martínez,
Σε αυτό το πλαίσιο, η έκθεση που εκπονήθηκε από τον φίλο μου και συνάδελφο κ. Hutchinson είναι ένα έγγραφο πολύ μεγάλης σημασίας, όσον αφορά την ακρίβεια και την εμβάθυνσή του και λόγω της χρονικής στιγμής που υποβάλλεται: μια χρονική στιγμή που η κοινή γνώμη στην Ευρωπαϊκή Ένωση συνειδητοποιεί το γεγονός ότι, τόσο λόγω της αρχής της αλληλεγγύης όσο και λόγω της μαζικής εξόδου των μεταναστών που δραπετεύουν από την υπανάπτυξη προς τις χώρες μας, η Ευρώπη δεν έχει άλλη εναλλακτική λύση παρά να επικεντρώσει όλες τις προσπάθειές της στην ανάπτυξη και σταθεροποίηση των χωρών του Νότου.
Η έκθεση Hutchinson και η εξαιρετικά αξιέπαινη πρόταση ψηφίσματος, την οποία σίγουρα θα εγκρίνουμε με μεγάλη πλειοψηφία, δεν είναι απλά ένα ακόμη έγγραφο μεταξύ των πολλών που συζητάμε στο Κοινοβούλιό μας. Καθώς συμφωνώ απολύτως με τις προτάσεις του, δεν θα επαναλάβω το περιεχόμενό του τώρα. Θα πω ότι είναι ιδιαίτερα σημαντικό σε μια μέρα όπως η σημερινή, όπου φαίνεται ότι μόλις λίγες ώρες νωρίτερα επιτύχαμε μια καλή ολοκλήρωση των διαπραγματεύσεων σχετικά με το νέο νομικό μέσο για τη χρηματοδότηση της συνεργασίας μας για την ανάπτυξη.
Εμείς στο Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο, στην Επιτροπή Ανάπτυξης, και, φυσικά, στη Σοσιαλιστική Ομάδα του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου πρέπει να δεσμευτούμε για να διασφαλίσουμε ότι οι προτάσεις του κ. Hutchinson δεν θα παραμείνουν μια απλή δήλωση καλών προθέσεων χωρίς κανένα αποτέλεσμα. Πρέπει να εργαστούμε για να διασφαλίσουμε ότι είναι ένα είδος οδηγού για τις δράσεις, ότι η αποτελεσματικότητα που επιτυγχάνουμε σε αυτό το πεδίο συμβάλλει στην επίτευξη περισσότερων και καλύτερων αντικειμενικών αποτελεσμάτων, τα οποία επιπλέον δικαιολογούν τη διάθεση πιο σημαντικών και γενναιόδωρων προϋπολογισμών σε έναν τομέα που δεν είναι πλέον ένα δευτερεύον ή περιφερειακό θέμα ή ένα απλό μέσο για να ελαφρύνουμε τη συνείδησή μας, και ότι αυτός ο τομέας μετατρέπεται σε μια πραγματικά σημαντική προτεραιότητα στις πολιτικές της Ευρωπαϊκής Ένωσης.
Gabriele Zimmer,
. Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, θα ήθελα καταρχάς να ευχαριστήσω τον κ. Hutchinson για την εξαιρετική του έκθεση, η οποία θα βρει πλήρη υποστήριξη από την Ομάδα μου.
Ήδη το 2000, η ίδια η Γενική Συνέλευση των ΗΕ καθόρισε το έργο, το οποίο οι βουλευτές όλων των Ομάδων αυτού του Κοινοβουλίου έχουν αναλάβει τα τελευταία χρόνια πολύ σοβαρά, του να καταστήσουν την επιτυχία μετρήσιμο μέγεθος, να θέτουν στόχους και καταδεικνύουν πού έχει σημειωθεί πρόοδος. Οι αναπτυξιακοί στόχοι της χιλιετίας αποτελούν και για εμάς το μέτρο για την αξιολόγηση της αποτελεσματικότητας της εργασίας μας στον τομέα της πολιτικής για την ανάπτυξη.
Η έκθεση προόδου των Ηνωμένων Εθνών σήμανε για εμάς συναγερμό, διότι κατέδειξε ότι οι στόχοι, οι οποίοι είχαν τεθεί, δεν πραγματοποιήθηκαν. Μια τέτοια αποτυχία σημαίνει μεν για καλοπληρωμένους Ευρωπαίους τύψεις, για εκατομμύρια ωστόσο ανθρώπων οι οποίοι ζούνε στην ανέχεια σημαίνει θάνατο, και για εκατομμύρια νεαρά κορίτσια σημαίνει μια ολόκληρη ζωή δίχως εκπαίδευση. Το γεγονός αυτό θα έπρεπε να αποτελεί έναν σοβαρό λόγο για να επανεξετάσει η Επιτροπή την αποτελεσματικότητα της βοήθειάς της, και σίγουρα και για όλους μας να κοιτάξουμε βαθύτερα στην αυτοανάλυσή της. Για άλλη μια φορά, θα ήθελα να εκφράσω τα συγχαρητήριά μου στον κ. Hutchinson για το καλή του εργασία με στόχο να υποδείξει με σαφήνεια στην Επιτροπή τι οφείλει να πράξει.
Ζητήσαμε από την Ευρωπαϊκή Τράπεζα Επενδύσεων το 2005 μια συγκριτική αξιολόγηση των δανειοδοτικών της δραστηριοτήτων, δηλαδή την αξιολόγηση του κάθε δανείου σχετικά με τη συνεισφορά του στην επίτευξη των αναπτυξιακών στόχων της χιλιετίας. Για τα κονδύλια που ελέγχονται από εμάς δεν υφίσταται μια τέτοια συγκριτική αξιολόγηση και, από τη στιγμή που δεν υπάρχουν θεσμικά όργανα τα οποία να αναλάβουν τον συνολικό έλεγχο σχετικά με το τι γίνεται με τα χρήματα, οφείλουμε ως Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο να ζητήσουμε τη μόνιμη είσοδό μας στην αλυσίδα της συνεργασίας για την ανάπτυξη, πράγμα που σημαίνει να έχουμε άποψη στον προγραμματισμό του Ευρωπαϊκού Ταμείου Ανάπτυξης.
Οι 65 σημαντικές προτάσεις που περιλαμβάνονται στην έκθεση Hutchinson καθιστούν σαφές το γεγονός ότι σε αυτό το Κοινοβούλιο υπάρχουν πράγματι ικανότητες, οι οποίες οφείλουν να χρησιμοποιηθούν μελλοντικά. Ωστόσο, διαβλέπω έναν δεύτερο πυλώνα ικανοτήτων στις κυβερνήσεις των περιφερειών-στόχων, με τη μορφή των θεσμικών οργάνων αυτών των περιφερειών, οι οποίες οφείλουν να χρησιμοποιηθούν πολύ περισσότερο. Σύμφωνα με μια προσέγγιση, οι δωρητές ξεχωριστά σε κάθε περιφέρεια οφείλουν να αναλάβουν ηγετικό ρόλο σε συγκεκριμένους τομείς. Αυτή η προσέγγιση όχι μόνο επαινείται στην έκθεση, αλλά θα μπορούσαμε να λάβουμε και εμείς υπόψη τη δυνατότητα χρήσης της οικονομικής επιρροής, την οποία ασκεί η Ευρωπαϊκή Ένωση –μεγαλύτερη σε σύγκριση με αυτή των Ηνωμένων Εθνών– και να αναλάβουμε ηγετικό ρόλο σε έναν από τους οχτώ αναπτυξιακούς στόχους της χιλιετίας. Ο στόχος που θα πρότεινα εγώ είναι το νερό.
Ryszard Czarnecki (NI ). –
Κύριε Πρόεδρε, όποτε οι άνθρωποι καλούνται να αναφέρουν την κυρίαρχη παγκόσμια υπερδύναμη, όλοι αναφέρουν τις Ηνωμένες Πολιτείες. Ωστόσο, η Ευρωπαϊκή Ένωση είναι που παρέχει περισσότερη από τη μισή δημόσια ενίσχυση στον κόσμο και είναι ο μεγαλύτερος δωρητής στον κόσμο. Δυστυχώς, αυτό το επίτευγμα δεν μεταφράζεται σε ευρωπαϊκή ηγεσία στον διεθνή στίβο. Λέμε «Ένωση» αλλά σκεφτόμαστε τα «κράτη μέλη», όπως οι αποφάσεις του Ευρωπαϊκού Συμβουλίου από τον Δεκέμβριο του 2005 στις Βρυξέλλες αναφέρουν σαφώς ότι το 80% με 90% της νέας βοήθειας για τις αναπτυσσόμενες χώρες πρέπει να προέρχεται από τα κράτη μέλη.
Θα πρέπει να αναρωτηθούμε εάν, στο μέλλον, θα είμαστε έτοιμοι να δούμε μείωση των χρεών για συγκεκριμένες χώρες, πιο πρόσφατα για το Ιράκ και τη Νιγηρία, ως μορφή αναπτυξιακής βοήθειας. Αυτή είναι μια εύκολη λύση για την Ένωση αλλά, στην ουσία, μειώνει το πραγματικό ποσό της βοήθειας που παρέχεται στις αναπτυσσόμενες χώρες. Ωστόσο, εκτός από την ακύρωση των χρεών, σημειώθηκε αύξηση της τάξης των 5 δισ. ευρώ στην πραγματική βοήθεια που παρασχέθηκε σε φτωχές χώρες το περασμένο έτος. Ορισμένοι αναφέρονται στο ποσό αυτό με τη φράση «μόνο πέντε δισεκατομμύρια», και άλλοι λένε «έως πέντε δισεκατομμύρια».
Karin Scheele (PSE ). –
Τα κράτη μέλη καλούνται να τηρήσουν τις υποχρεώσεις που ανέλαβαν σχετικά με τη χρηματοδότηση της αναπτυξιακής βοήθειας, δηλαδή το 0,56% του ακαθάριστου εγχώριου προϊόντος τους για το έτος 2010 και το 0,7% για το έτος 2015. Είναι σημαντικό, σε σχέση με αυτό, να τονίσουμε, ότι οι ελαφρύνσεις χρέους δεν συμπεριλαμβάνονται σε αυτούς τους υπολογισμούς. Σύμφωνα με τα πιο πρόσφατα στοιχεία της Επιτροπής Αναπτυξιακής Βοήθειας του ΟΟΣΑ, το 2005 η Ευρωπαϊκή Ένωση ταύτισε τις ελαφρύνσεις χρέους για το Ιράκ και τη Νιγηρία, κατά κύριο λόγο, με αναπτυξιακή βοήθεια, παρά το γεγονός ότι η συμφωνία του Μοντερέι ορίζει ρητώς ότι οι χρηματοδοτήσεις που διατίθενται με τη μορφή ελάφρυνσης χρεών δεν πρέπει να προέρχονται από συναφή με την αναπτυξιακή βοήθεια κονδύλια, τα οποία, όπως προβλέπεται κανονικά, προορίζονται να διατεθούν απευθείας στις αναπτυσσόμενες χώρες.
Justas Vincas Paleckis (PSE ). –
Πρόεδρος. –
Η ψηφοφορία θα διεξαχθεί σήμερα, στις 12.00.
Filip Kaczmarek (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, η επεξηγηματική δήλωση στην έκθεση του κ. Hutchinson αρχίζει με μια δραματική διαπίστωση ότι σε όλο τον κόσμο 11 παιδιά πεθαίνουν κάθε λεπτό από πείνα και φτώχια.
Emine Bozkurt (PSE ). –
Κύριε Πρόεδρε, θα ήθελα να θέσω ένα θέμα διαδικασίας. Η Lívia Járóka, βουλευτής του Κοινοβουλίου, η οποία είναι υποψήφια για το βραβείο «ευρωβουλευτή της χρονιάς» για την αποφασιστική της εκστρατεία για τα δικαιώματα των Ρομά, λαμβάνει μηνύματα ηλεκτρονικού ταχυδρομείου που εκφράζουν ρατσισμό και μισογυνισμό κατά τρόπο που θεωρώ εντελώς ανάρμοστο για το Κοινοβούλιο. Αυτό είναι απαράδεκτο και θα ήθελα το Κοινοβούλιο να το λάβει υπόψη.
Πρόεδρος. –
Doris Pack (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, συμφωνώ απολύτως με όσα δήλωσε η κ. Bozkurt. Θεωρώ ότι είναι απολύτως απρεπές να προσπαθεί ένας βούλγαρος παρατηρητής να καταπατήσει την αξιοπρέπεια της κ. Járóka. Ακριβώς αυτό συμβαίνει με το περιεχόμενο του ηλεκτρονικού μηνύματός του. Αναμένω από την Προεδρία να λάβει αυστηρά μέτρα σχετικά με αυτό το θέμα. Ο εν λόγω παρατηρητής δεν έχει θέση σε αυτή την Αίθουσα.
Charles Tannock (PPE-DE ). –
() Κύριε Πρόεδρε, επί της διαδικασίας, θέλω να διαμαρτυρηθώ για τη χθεσινή ομιλία του Πρωθυπουργού του Λιβάνου κ. Siniora στη Διάσκεψη των Προέδρων. Η ομιλία του ήταν άκρως μεροληπτική και μονόπλευρη και δεν υπήρχε ευκαιρία έκτακτων παρεμβάσεων για να απαντήσουμε σε όσα είπε. Το όλο πράγμα μπαλώθηκε από τις πολιτικές ομάδες –με αρκετά δίκαιο τρόπο, ίσως. Θα ζητούσα, όμως, από τη Διάσκεψη των Προέδρων, χάριν της ισότιμης και ισόρροπης ενημέρωσης, να προσκαλέσει τον Πρωθυπουργό ή τον Υπουργό Εξωτερικών του Ισραήλ, ώστε να ακούσουμε και την άλλη πλευρά της ιστορίας.
Πρόεδρος. –
Πρόεδρος. –
Sajjad Karim (ALDE ),
() Κύριε Πρόεδρε, θα ήθελα να προσθέσω μετά τη λέξη «παράλληλα» τα εξής: «με τις διαπραγματεύσεις για το εμπόριο· σημειώνει ότι η εξέταση της λήψης θετικών και αρνητικών μέτρων σε άλλα θέματα βρίσκεται επί του παρόντος ενώπιον του Συμβουλίου της SAFTA». Έπειτα, το κείμενο συνεχίζεται ως έχει.
Πρόεδρος. –
Πρόεδρος. –
Nirj Deva (PPE-DE ),
. Οι βρετανοί συντηρητικοί συνάδελφοί μου και εγώ υποστηρίζουμε αυτή την έκθεση, αλλά διαφωνούμε ουσιαστικά με την παράγραφο 58 της έκθεσης, η οποία ζητεί από τα κράτη μέλη να εργαστούν προς την κατεύθυνση «μιας ενιαίας ψήφου», δηλαδή μιας έδρας που θα εκπροσωπεί την ΕΕ στο Διεθνές Νομισματικό Ταμείο. Ωστόσο, καθώς αυτή η παράγραφος αποτελεί απλώς «ανάκληση» μιας παλαιότερης θέσης, είμαστε σε θέση να υποστηρίξουμε την έκθεση.
Hélène Goudin και Nils Lundgren (IND/DEM ),
Alyn Smith (Verts/ALE ),
Hélène Goudin και Nils Lundgren (IND/DEM ),
David Martin (PSE ),
. Χαιρετίζω αυτή τη λεπτομερή έκθεση για τις δυνατότητες και τις προκλήσεις που αντιμετωπίζουν ΕΕ και Ινδία επιδιώκοντας στενότερες διμερείς εμπορικές σχέσεις. Συμφωνώ πλήρως με την έκκληση του εισηγητή να τονισθεί η στρατηγική σημασία των εμπορικών σχέσεων με την Ινδία, δεδομένης της εντυπωσιακής οικονομικής ανάπτυξής της και της θέσης της ως ηγέτιδας των G20 στον Παγκόσμιο Οργανισμό Εμπορίου.
Glenis Willmott (PSE ),
. Παρότι υπερψηφίζει την έκθεση, η αντιπροσωπεία του βρετανικού εργατικού κόμματος στο Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο (EPLP) επιθυμεί να καταγραφεί ότι χαιρετίζει τον ρόλο της Περιφερειακής Συμβουλευτικής Επιτροπής Βορείου Θαλάσσης ως παρόχου συμβουλών και σημαντικού παράγοντα της διαβούλευσης στο πλαίσιο της ΚΑΠ. Η EPLP επίσης λυπάται που η έκθεση δεν αναγνώρισε σαφέστερα τη σύνδεση μεταξύ των μέτρων διαχείρισης των αποθεμάτων χωματίδας και γλώσσας στη Βόρεια Θάλασσα και του πεδίου εφαρμογής του προγράμματος ανασύστασης του βακαλάου. Τα επίπεδα ανασύστασης του αποθέματος βακαλάου της Βόρειας Θάλασσας είναι χαμηλά, και είναι ζωτικής σημασίας να παραμείνουν όλες οι πτυχές της αλιείας που έχουν αντίκτυπο σε αυτά στο πεδίο εφαρμογής του προγράμματος ανασύστασης τoυ βακαλάου.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL ),
. Η Επιτροπή επιδιώκει να τροποποιήσει τον Κανονισμό EΟΚ αριθ. 2092/91, που ισχύει στην παρούσα φάση, ο οποίος θεσπίζει κανόνες για την εισαγωγή βιολογικών προϊόντων, με στόχο τη διαμόρφωση πιο αυστηρού διαδικαστικού πλαισίου για την αναγνώριση εισαγόμενων βιολογικών προϊόντων. Υπολείπεται, όμως, αυτού που απαιτείται.
Hélène Goudin και Nils Lundgren (IND/DEM ),
Διαμάντω Μανωλάκου (GUE/NGL ),
Το 70% των εισαγομένων προϊόντων βιολογικής παραγωγής γίνεται με «εξουσιοδοτήσεις εισαγωγής».
Προκύπτει έτσι ζήτημα διασφάλισης, ότι τα βιολογικά προϊόντα που διατίθενται στην αγορά με το ισχύον σε ολόκληρη την ΕΕ σήμα των βιολογικών προϊόντων, πρέπει να έχουν παραχθεί, χωρίς εξαίρεση, σύμφωνα με τις αρχές και διατάξεις του κανονισμού (ΕΟΚ) 2092/91.
Με αυτή την έννοια, οι προτεινόμενες τροπολογίες του εισηγητή βελτιώνουν τους όρους και ελέγχους εισαγωγής βιολογικών προϊόντων στην ΕΕ από τρίτες χώρες, ώστε τα εισαγόμενα να είναι τα ίδια περίπου με τα εγχώρια. Γιατί ο κοινοτικός κανονισμός που ρυθμίζει τους όρους παραγωγής βιολογικών προϊόντων στις χώρες της ΕΕ είναι πολύ πιο αυστηρός από το κώδικα Codex Alimentarius.
Alyn Smith (Verts/ALE ),
Pedro Guerreiro (GUE/NGL ),
. Όταν χρησιμοποιείται για μη στρατιωτικούς σκοπούς και δεν αποτελεί μέρος της τάσης για κατασταλτικού τύπου ασφάλεια, το πρόγραμμα Galileo –το ευρωπαϊκό δορυφορικό πρόγραμμα ραδιοπλοήγησης– είναι σημαντικό μέσο, το οποίο στοχεύει στην παροχή δημόσιας υπηρεσίας. Συναφώς, μπορεί να αποτελέσει μεγάλη ευκαιρία για συνεργασία, επιστημονική και τεχνική πρόοδο, και για την ανταλλαγή και πρόσβαση σε πληροφορίες, χωρίς να θίγονται τα δικαιώματα, οι εγγυήσεις και οι ελευθερίες των πολιτών.
Το Galileo μπορεί να συμβάλει στο να δοθεί ένα τέλος στην εξάρτηση από το υπό τον έλεγχο των ΗΠΑ σύστημα GPS, το οποίο το διαχειρίζεται ο στρατός των ΗΠΑ. Οι ΗΠΑ μάλιστα εμποδίζουν την πρόσβαση και χρήση όταν διεξάγουν τις στρατιωτικές τους επιθέσεις σε λαούς και χώρες.
Συνεπώς, λυπούμαστε που η πλειοψηφία του Κοινοβουλίου καταψήφισε τις τροπολογίες, τις οποίες υπέβαλε η Ομάδα μας και οι οποίες στόχευαν στην καταδίκη της χρήσης του Galileo για στρατιωτικούς σκοπούς και τόνιζαν ότι το πρόγραμμα μπορεί να επιτρέψει την ισότιμη πρόσβαση όλων των χρηστών. Επιπλέον, το κοινό πρέπει να έχει δωρεάν πρόσβαση στις διαθέσιμες πληροφορίες.
Luís Queiró (PPE-DE ),
. Το Galileo είναι το ιδανικό κοινοτικό έργο για την εκπλήρωση των στόχων της Στρατηγικής της Λισαβόνας.
Koenraad Dillen (NI ). –
Σε μια περίοδο όπου τα μεσογειακά μας σύνορα –μπορεί κανείς να σκεφτεί τη Lampedusa ή τις Κανάριες Νήσους– δεν μπορούν να ανασχέσουν την πλημμυρίδα οικονομικών μεταναστών, η Ευρώπη ακόμα δεν είναι πρόθυμη να παραδεχθεί ότι δεν μπορούμε –και ήταν σοσιαλιστής πρωθυπουργός αυτός που το έθεσε τόσο εύστοχα– να επωμιστούμε την εξαθλίωση όλου του κόσμου. Μολονότι εμείς στην Ευρώπη δεχόμαστε πρόθυμα αυτούς τους μετανάστες, οι οποίοι είναι προετοιμασμένοι να αφομοιωθούν, πρέπει να πούμε σε εκείνους που δεν είναι διατεθειμένοι να γυρίσουν πίσω στις χώρες προέλευσής τους.
Charlotte Cederschiöld (PPE-DE ),
Η αντιπροσωπεία των Σουηδών Συντηρητικών επέλεξε να καταψηφίσει την απόφαση της Ομάδας του Ευρωπαϊκού Λαϊκού Κόμματος (Χριστιανοδημοκράτες) και των Ευρωπαίων Δημοκρατιών, καθώς είμαστε σφόδρα αντιτιθέμενοι στην ελάχιστη κοινή λίστα ασφαλών χωρών προέλευσης, όπως αναφέρεται στην τελευταία πρόταση της παραγράφου 9.
Δεν είμαστε τελείως αντίθετοι με την παράγραφο 4 (σχετικά με την υποχρέωση ενημέρωσης των άλλων μερών όταν εφαρμόζονται περισσότερο φιλελεύθεροι κανόνες), εκφράζουμε όμως τον σκεπτικισμό μας, δεδομένου ότι μπορεί να είναι το πρώτο βήμα προς την πλήρη υπερεθνικοποίηση του ασύλου και της μετανάστευσης.
Maria da Assunção Esteves (PPE-DE ),
Το νέο Πρόγραμμα της Χάγης του 2004 στερείται οράματος για το μέλλον. Το θέμα της μετανάστευσης επιτάσσει με κραυγαλέο τρόπο την λήψη απόφασης εκ μέρους της Κοινότητας –δηλαδή, τη νομιμοποίηση που υπαγορεύεται από την παρέμβαση του Κοινοβουλίου στη διαδικασία της συναπόφασης– και χρειάζεται έναν δεσμευτικό Χάρτη Θεμελιωδών Δικαιωμάτων. Η πολιτική μετανάστευσης πρέπει να είναι μια πολιτική της Ένωσης, η οποία να βασίζεται σε ανθρωπιστικές ανησυχίες, πρόληψη και συνεργασία με τις χώρες προέλευσης. Αυτό που απαιτείται είναι η δέσμευση και η αλληλεγγύη μεταξύ των κρατών μελών, με βάση τις κοινές ευθύνες. Ειδεμή, η πολιτική δεν θα είναι δίκαιη.
Edite Estrela (PSE ),
. Υπερψήφισα την κοινή πρόταση ψηφίσματος για την κοινή πολιτική μετανάστευσης της ΕΕ (RC-B6-0508/2006), με δεδομένη την ανάγκη να εγκρίνει η Ένωση κατάλληλη κοινή πολιτική μετανάστευσης και να άρει όλα τα εμπόδια σε αυτού του είδους το ευρωπαϊκό σύστημα χορήγησης ασύλου, όπου μπορούν να καθοριστούν οι κοινοί κανόνες για την προστασία των θεμελιωδών δικαιωμάτων μεταναστών και αιτούντων άσυλο στην ΕΕ.
Hélène Goudin και Nils Lundgren (IND/DEM ),
Σύμφωνα με τη γνώμη της Λίστας του Ιουνίου, η κοινή πολιτική μετανάστευσης της ΕΕ είναι μία από τις πρωταρχικές αιτίες της τραγικής κατάστασης την οποία βιώνουν πολλοί μετανάστες όταν, με την ελπίδα για μια καλύτερη ζωή, ξεκινούν για ένα ταξίδι για την ΕΕ, το οποίο κάλλιστα μπορεί να θέτει σε κίνδυνο τη ζωή τους. Είναι απολύτως σωστό να επισημανθεί σε αυτό το ψήφισμα ότι ο κανονισμός Δουβλίνο II υπήρξε και συνεχίζει να είναι αποτυχία. Ο κανονισμός σημαίνει ότι δόθηκε σε χώρες στα νότια και ανατολικά τμήματα της ΕΕ, καταρχάς, η ικανότητα να αποφασίζουν για τη μοίρα των μεταναστών χωρίς να λαμβάνουν καθόλου υπόψη τις πολιτικές για τη μετανάστευση και τις ανάγκες των λοιπών κρατών μελών. Είναι λίαν περίεργο, όσο και απαράδεκτο, ότι η ΕΕ πειραματίζεται με μια κοινή πολιτική μετανάστευσης επί μια δεκαετία. Όλα αυτά τα πολιτικά πειράματα υπονόμευσαν το δικαίωμα αυτοδιάθεσης των κρατών μελών σε σχέση με τη μετανάστευση, παράλληλα δε, προκάλεσαν πολύ μεγάλα βάσανα στους μετανάστες. Η λύση στην κατάσταση που αντιμετωπίζουμε σήμερα δεν είναι να δώσουμε στην ΕΕ ακόμη μεγαλύτερες εξουσίες στον τομέα της μετανάστευσης ώστε να μπορέσει να συνεχίσει την αποτυχημένη μεταναστευτική της πολιτική, αλλά να δώσουμε πίσω στα κράτη μέλη το δικαίωμά τους για αυτοδιάθεση.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL ),
Timothy Kirkhope (PPE-DE ),
Carl Lang (NI ),
Συνολικά, περίπου 300 000 Αφρικανοί εισέρχονται κάθε χρόνο παράνομα στην ΕΕ. Οι ευρωπαίοι ηγέτες είναι υποχρεωμένοι να αντιληφθούν την έκταση αυτού του φαινομένου και να αρχίσουν να ανησυχούν για τις καταστροφικές συνέπειες –τις οποίες, ωστόσο, δεν καταδικάζουν– των άδικων συμφωνιών Σένγκεν και του τρόπου με τον οποίον οι μαζικές νομιμοποιήσεις των παράνομων μεταναστών στην Ισπανία και την Ιταλία (περισσότεροι από 1 150 000 αλλοδαποί έχουν νομιμοποιηθεί από την Ισπανία από το 1985) έχει λειτουργήσει ως ισχυρό κίνητρο για άλλους πιθανούς μετανάστες.
Προς το παρόν, η Ευρωπαϊκή Ένωση περιορίζεται στο να νουθετεί την Ισπανία επειδή, κατά την άποψή της, ήταν υπερβολικά «επιεικής» σχετικά με τη νομιμοποίηση των μεταναστών. Προφανώς δεν τίθεται θέμα αλλαγής των νόμων σχετικά με τη μετανάστευση και το δικαίωμα για άσυλο, κατά το παράδειγμα της Ελβετίας, η οποία, με ποσοστό 68%, υπερψήφισε έναν νέο νόμο σχετικά με τη μετανάστευση και τις αυστηρότερες συνθήκες πρόσβασης στο δικαίωμα για άσυλο, αποκτώντας έτσι μία από τις πιο αυστηρές νομοθεσίες στην Ευρώπη.
Marine Le Pen (NI ),
. Φαίνεται ότι οι ευρωπαίοι ηγέτες ανησυχούν για την παράνομη μετανάστευση. Επιτέλους! Είναι αλήθεια ότι αυτό γίνεται μόνο από το 1995 και τις καταστροφικές συμφωνίες Σένγκεν που το Εθνικό Μέτωπο δεν παύει να προβάλλει και να προειδοποιεί σχετικά με τις αναπόφευκτες ζημίες που προκαλούνται από την κατάργηση των ελέγχων στα εσωτερικά σύνορα της ΕΕ.
Έπρεπε να δει η Ισπανία την αποβίβαση του αριθμού ρεκόρ των περισσότερων από 25 000 αφρικανών μεταναστών στις Καναρίους Νήσους από τον Ιανουάριο και εξής και η ιταλική ακτοφυλακή να μεταφέρει σε στρατόπεδα προσφύγων του μικρού νησιού Lampedusa νότια της Σικελίας περισσότερους από 12 000 μετανάστες μέσα σε εννέα μήνες, για να ανησυχήσουν όλες οι ευρωπαϊκές κυβερνήσεις και οι ευρωπαίοι δημοτικές αρχές της Ευρώπης για την αναπόφευκτη μετανάστευση που αυξάνεται με γεωμετρική πρόοδο.
Patrick Louis και Philippe de Villiers (IND/DEM ),
Τα ψηφίσματα επαναλαμβάνουν την ιδέα, που συμμερίζεται ο κ. Sarkozy, της ολικής κατάργησης της ομόφωνης ψηφοφορίας στον τομέα της δικαιοσύνης και των εσωτερικών υποθέσεων, δηλαδή της πλήρους κατάργησης της κυριαρχίας των κρατών μελών στην ίδια την επικράτειά τους. Αυτό είναι ένα ακόμα παράδειγμα της ευρωπαϊκής ολοκλήρωσης που χρησιμοποιείται ως λύση στο πρόβλημα που θέτει. Εκείνοι που, όπως η Ομάδα ΕΛΚ-ΕΔ, προσπαθούν σήμερα στο Κοινοβούλιο αυτό να περιορίσουν τη μετανάστευση προκαλούν στην πραγματικότητα περισσότερα προβλήματα από όσα λύνουν. Δεν θα έπρεπε να είχαμε δεχτεί τη Συμφωνία του Σένγκεν με την κατάργηση των μόνιμων ελέγχων στα εσωτερικά σύνορα και δεν θα έπρεπε να είχαμε δεχτεί τη Συνθήκη του Άμστερνταμ, δηλαδή την κοινοτικοποίηση του όγκου των πολιτικών σχετικά με το άσυλο, τις θεωρήσεις και τη μετανάστευση, συμπεριλαμβανομένης της καταπολέμησης της παράνομης μετανάστευσης. Ανοίξαμε τις πύλες της ανεξέλεγκτης μετανάστευσης και, την ίδια στιγμή, στερήσαμε από τα κράτη μέλη τις εξουσίες τους, απλώς για να τις μεταφέρουμε σε μια Ένωση που έχει αναπόφευκτα παραλύσει.
Luís Queiró (PPE-DE ),
Margie Sudre (PPE-DE ),
Alyn Smith (Verts/ALE ),
Hélène Goudin και Nils Lundgren (IND/DEM ),
Pedro Guerreiro (GUE/NGL ),
Η έκθεση τονίζει και πάλι την ανάγκη η ΕΕ να παρωθήσει την Ινδία και τη G20 να «συνειδητοποιήσουν» ότι «η ευρωπαϊκή προσφορά για τη γεωργία πρέπει να γίνει δεκτή από τις Ηνωμένες Πολιτείες και να ακολουθηθεί από λογική προσφορά από τη G20 για την πρόσβαση στην αγορά των μη γεωργικών προϊόντων και των υπηρεσιών», πράγμα το οποίο είναι απαράδεκτο.
Jörg Leichtfried (PSE ),
. Ψήφισα υπέρ της έκθεσης του κ. Karim σχετικά με τις οικονομικές και εμπορικές σχέσεις της EΕ με την Ινδία. Θεωρώ ότι συμπεριέλαβε τις ιδιαίτερα σημαντικές κοινωνικές πτυχές και ότι επικεντρώθηκε στο κοινωνικό χάσμα μεταξύ πλουσίων και φτωχών, μεταξύ Νότου-Δύσης και Βορρά-Ανατολής. Πιο συγκεκριμένα θα ήθελα να τονίσω τη σημασία της Διεθνούς Οργάνωσης Εργασίας (ΔΟΕ) για όλους τους ινδούς εργαζόμενους. Παρά το γεγονός ότι η έκθεση καλεί τους αλλοδαπούς επενδυτές να ασκήσουν τις πολιτικές τους ευθύνες μέσω της εφαρμογής των βασικών προτύπων της Διεθνούς Οργάνωσης Εργασίας, θα ήθελα να επισημάνω ότι αυτό θα έπρεπε αυτονόητα να ισχύει και για τους ινδούς εργοδότες, ούτως ώστε να διαμορφωθούν στο εσωτερικό της Ινδίας δομές που χαρακτηρίζονται από συνοχή, με στόχο να διευθετηθούν οι ανισότητες και να βελτιωθεί η ποιότητα εργασίας.
Luís Queiró (PPE-DE ),
Hynek Fajmon (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι συνάδελφοι, τα μέλη του ΕΚ από το τσεχικό κόμμα ODS αρνήθηκαν να στηρίξουν την έκθεση της κ. Breyer σχετικά με τις προοπτικές των γυναικών στο διεθνές εμπόριο. Αυτή η έκθεση είναι δείγμα αριστερής, φεμινιστικής πρόκλησης αναταραχής, που δεν μπορεί να αποφέρει κανένα θετικό αποτέλεσμα. Είμαστε σφόδρα αντίθετοι στη θεωρία της ισότητας των φύλων και σε όλες τις απαιτήσεις, οι οποίες βασίζονται σε αυτή τη λανθασμένη προσέγγιση της ανθρώπινης κοινωνίας. Αντιμετωπίζουμε τους ανθρώπους ως αυτοτελείς πολίτες με ατομικά δικαιώματα και ελευθερίες κατοχυρωμένες από το κράτος και όχι ως συλλογικές ομάδες, οι οποίες προκαθορίζονται από το φύλο τους και με συλλογικά δικαιώματα. Η ισότητα ενώπιον του νόμου υπήρξε επί μακρόν πραγματικότητα σε όλες τις χώρες. Στα κράτη μέλη της ΕΕ όλοι και όλες απολαμβάνουν ελευθερίας, την οποία τη χρησιμοποιούν με διάφορους τρόπους, όπως το θεωρούν καλύτερο, παράδειγμα δε αυτού του πράγματος είναι ο τρόπος που οι γυναίκες αφιερώνουν περισσότερο χρόνο στη μέριμνα των παιδιών σε σύγκριση με τους άνδρες. Η απαίτηση για ισότητα μεταξύ ανδρών και γυναικών αντιβαίνει στην ιδέα της ελευθερίας. Κατά συνέπεια, σε καμία περίπτωση δεν μπορούμε να υποστηρίξουμε τις ποσοστώσεις για τις γυναίκες στα διοικητικά συμβούλια δημοσίων επιχειρήσεων, όπως προτείνεται σε αυτή την έκθεση. Διαφωνώ επίσης με την πεποίθηση της εισηγήτριας ότι η ελευθέρωση του παγκόσμιου εμπορίου θα κομίσει σε όλους και όλες σε ολόκληρο τον κόσμο νέες ευκαιρίες για αυτοεκπλήρωση και μεγαλύτερο πλούτο. Κατά συνέπεια, καταψηφίσαμε την έκθεση.
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark και Anna Ibrisagic (PPE-DE ),
Ilda Figueiredo (GUE/NGL ),
Robert Goebbels (PSE ),
. Αρνήθηκα να συμμετάσχω στην ψηφοφορία σχετικά με την έκθεση Breyer η οποία, βασιζόμενη στην απαραίτητη προώθηση των γυναικών σε όλους τους τομείς της οικονομίας, έγινε ένα καζάνι ιδεών όπου αναμειγνύεται το καλύτερο και, κυρίως, το χειρότερο.
David Martin (PSE ),
Γεγονός είναι ότι οι γυναίκες ήδη συνεισφέρουν σημαντικά στην οικονομία τόσο στον δημόσιο όσο και στον ιδιωτικό τομέα. Πολλές πολιτικές διεθνούς εμπορίου και ανάπτυξης έχουν αποτύχει στο παρελθόν να αναγνωρίσουν τον βαθμό στον οποίο οι γυναίκες των αναπτυσσόμενων χωρών απασχολούνται σε προσοδοφόρες δραστηριότητες και ελέγχουν τον οικογενειακό προϋπολογισμό. Χαιρετίζω, επομένως, και υποστηρίζω τις εκκλήσεις για πολιτικές που αποσκοπούν στην ενθάρρυνση της μεγαλύτερης οικονομικής συμμετοχής των γυναικών με στόχο να βελτιωθεί περαιτέρω η κατάστασή τους και να ενισχυθεί το εισόδημα και τα περιουσιακά τους στοιχεία. Υποστηρίζω επίσης τη σύσταση της έκθεσης ότι τα κράτη μέλη της ΕΕ θα πρέπει να ακολουθήσουν το παράδειγμα της Νορβηγίας που προβλέπει ένα ποσοστό 40% γυναικείας εκπροσώπησης στα συμβούλια των μετοχικών εταιρειών της.
Cristiana Muscardini (UEN ),
Lydia Schenardi (NI ),
. Οφείλω να συγχαρώ τη συνάδελφό μου, κ. Breyer, για την έκθεσή της. Πράγματι, δεν μπορώ παρά να επιδοκιμάσω τα συμπεράσματά της που προτείνουν επί λέξει: «να αλλάξουν ριζικά οι εμπορικές πολιτικές της Ευρωπαϊκής Ένωσης». Χρειάστηκε μια έκθεση της Επιτροπής Δικαιωμάτων των Γυναικών και Ισότητας των Φύλων για να ληφθούν επιτέλους υπόψη τα δικαιώματα των γυναικών, καθώς και όλων των εργαζομένων, στην τρέχουσα διαδικασία παγκοσμιοποίησης που επεδίωξαν και υπέστησαν οι Βρυξέλλες.
Η εισηγήτρια είναι σχεδόν αφελής όταν φαίνεται να ανακαλύπτει ότι η πίεση του ανταγωνισμού σε μια οικονομία ολοένα και πιο παγκοσμιοποιημένη οδηγεί στη μείωση των μισθών, των εξόδων λειτουργίας, στην ανεργία, στις μετακινήσεις και στο κλείσιμο επιχειρήσεων. Τα μεγέθη είναι πράγματι πολύ ανησυχητικά: το 70% των 1,3 δισεκατομμυρίων ατόμων που ζουν σε συνθήκες φτώχειας ανά τον κόσμο είναι γυναίκες.
Marie-Arlette Carlotti (PSE ),
Pedro Guerreiro (GUE/NGL ),
Διαμάντω Μανωλάκου (GUE/NGL ),
Jan Mulder (ALDE ),
. Η αντιπροσωπεία VVD υπερψήφισε την έκθεση Guerreiro με βάση το γεγονός ότι το κόμμα μας επιζητεί τη βελτίωση της οικονομικής θέσης του τομέα της αλιείας. Έχουμε επίγνωση ότι πολλοί από αυτούς που απασχολούνται στον τομέα της αλιείας αντιμετώπισαν οικονομική ανασφάλεια τα τελευταία χρόνια λόγω της αύξησης της τιμής των καυσίμων. Περάν αυτού όμως, είμαστε υπέρμαχοι ενός βιώσιμου αλιευτικού τομέα, επομένως, είμαστε αντίθετοι στην ανανέωση και τον εκσυγχρονισμό του αλιευτικού στόλου, παρά μόνο αν αυτός πραγματοποιείται με κριτήρια βιωσιμότητας. Είμαστε επίσης αντίθετοι στην καταβολή αποζημιώσεων επειδή αυτό θα αποτελούσε τεχνητή επιδότηση του αλιευτικού τομέα.
Seán Ó Neachtain (UEN ),
Είναι πολύ ωραίο να λέμε ότι η παύση της δραστηριότητας των σκαφών και η αφαίρεση της πλεονάζουσας ικανότητας θα οδηγήσει σε αυξημένη αποδοτικότητα, ενώ στην πραγματικότητα ουκ ολίγες παράκτιες κοινότητες έχουν καταστραφεί από μια τέτοια κίνηση. Αυτό συνέβη τόσο στην παράκτια κοινότητα του Algarve στην Πορτογαλία, που επισκεφθήκαμε πριν από λίγες εβδομάδες, όσο και σε παραδοσιακές αλιευτικές κοινότητες στη νήσο της Ιρλανδίας.
Δέχομαι ότι πρέπει να επιτευχθεί μια ισορροπία μεταξύ αλιευτικών πόρων και αριθμών στόλου, αλλά δεν δέχομαι ότι αυτό πρέπει να αποβεί εις βάρος των μικρών αλιευτικών στόλων, που αποτελούν το 80% του ευρωπαϊκού στόλου. Χρειαζόμαστε ένα πλαίσιο ίσων όρων όσον αφορά τα μέτρα διατήρησης που λαμβάνονται κατά των μικρών αλιευτικών στόλων και εκείνα που λαμβάνονται κατά της αλιείας ανοικτής θαλάσσης.
Glenis Willmott (PSE ),
. Η έκθεση αναγνωρίζει τις οικονομικές δυσκολίες που αντιμετωπίζει ο κλάδος. Ωστόσο, προκειμένου να διατηρήσει μια σταθερή θέση για τα μείζονα προβλήματα που αντιμετωπίζει ο κλάδος της αλιείας –πλεονάζουσα ικανότητα και υπεραλιεία η EPLP επιθυμεί να καταγραφεί η διαφωνία της ως προς τη θέση που υιοθετείται από την έκθεση σε τέσσερα θέματα:
1. Παύση δραστηριότητας και παροπλισμός – η EPLP πιστεύει ότι αυτή πρέπει να είναι μια επιλογή στο πλαίσιο των στρατηγικών για την αντιμετώπιση της πλεονάζουσας αλιευτικής ικανότητας.
2. Προτεινόμενη αύξηση της ελάχιστης ενίσχυσης, πληρωμές που μπορούν να καταβληθούν στον αλιευτικό κλάδο για μέτρα που διαφορετικά θα θεωρούνταν ότι διαστρεβλώνουν τον ανταγωνισμό ή αυξάνουν την ικανότητα – η έκθεση ζήτησε μια αύξηση του ποσού στα 100 000 ευρώ. Η Επιτροπή πρότεινε 30 000 ευρώ και η EPLP υποστηρίζει μια επιφυλακτικότερη προσέγγιση.
3. Αντικατάσταση κινητήρων και Ευρωπαϊκό Ταμείο Αλιείας – η έκθεση έχει αιφνιδιαστεί από τη συμφωνία συμβιβασμού για το ΕΤΑ, αλλά η EPLP εμμένει στην άποψή της ότι δεν πρέπει να υπάρχει επιδότηση για αντικατάσταση σκαφών ή κινητήρων.
4. Μηχανισμοί επιδότησης/αποζημίωσης – η έκθεση τους προτείνει, αλλά δεν αναγνωρίζει τον ρόλο τους όσον αφορά την τροφοδότηση της πλεονάζουσας ικανότητας της αλιείας.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL ),
. Αυτή η έκθεση καλεί την επιτροπή να προσαρμόσει τους κανόνες για την αλιεία καρχαριών με αυτό που πραγματικά συμβαίνει στην Κοινότητα όσον αφορά την αναλογία βάρους των πτερυγίων, η οποία στην παρούσα φάση έχει καθοριστεί στο 5%, επί του συνολικού βάρους του αλιεύματος.
Κατόπιν αυτού, συμφωνούμε με την εισηγήτρια ότι αυτό το όριο πρέπει να αυξηθεί στο 6,5%, σύμφωνα με τις υφιστάμενες επιστημονικές μελέτες και κατόπιν αιτήματος διαφόρων κρατών μελών, οι στολίσκοι των οποίων δέχθηκαν πλήγμα λόγω του τρέχοντος αδιεξόδου στην Επιτροπή. Αυτή η κατάσταση αναφέρθηκε στην έκθεση της διεθνούς επιτροπής για τη διατήρηση του τόνου του Ατλαντικού.
Στην περίπτωση της Πορτογαλίας, κινδυνεύουν 11 αλιευτικά σκάφη επιφανείας με παραγάδια για την αλιεία ξιφιών και πελαγικών ειδών, για τα οποία ισχύει η ποσόστωση του 5%.
Glenis Willmott (PSE ),
. Η EPLP χαιρέτισε θερμά τον κανονισμό του Συμβουλίου (ΕΚ) αριθ. 1185/2003 σχετικά με την αφαίρεση πτερυγίων καρχαρία επί του σκάφους, ως σημαντικό για τους σκοπούς της διατήρησης των ιχθύων. Ο κανονισμός στοχεύει στην παρεμπόδιση της αφαίρεσης πτερυγίων εκεί όπου τα σώματα των καρχαριών απορρίπτονται στη θάλασσα αφού έχουν αφαιρεθεί τα υψηλής αξίας πτερύγια καρχαρία. Η πρακτική της αφαίρεσης πτερυγίων καρχαρία είναι γνωστό ότι θέτει σε κίνδυνο την επιβίωση αρκετών ειδών καρχαρία.
Σε αυτό το πλαίσιο, η EPLP αισθάνεται αποτροπιασμό και απογοήτευση για αυτή την έκθεση της κ. Miguélez Ramos που έχουμε ενώπιόν μας και που απειλεί να αυξήσει την αφαίρεση πτερυγίων καρχαρία. Η παράγραφος 5 της έκθεσης απαιτεί την αύξηση από 5% σε 6,5% του ποσοστού ζωντανού καρχαρία μεταξύ των πτερυγίων και του σώματος, ειδικά για τους γλαυκοκαρχαρίες. Η παράγραφος 5 της έκθεσης υπονοεί εσφαλμένα ότι ο CIEM και η CICTA υποστηρίζουν μια αύξηση του ποσοστού ζωντανού καρχαρία μεταξύ των πτερυγίων και του σώματος για τον γλαυκοκαρχαρία. Ένα έγγραφο υποβλήθηκε στον CIEM το 2005, αλλά ο CIEM δεν έχει εξετάσει αυτό το έγγραφο ούτε έχει εκδώσει γνωμοδότηση. Παρομοίως και στην CICTA, όπου οι επιστήμονες έχουν επανεξετάσει τις αναλογίες πτερυγίου/σώματος αλλά δεν έχουν συστήσει αύξηση της αναλογίας πτερυγίου/σώματος.
Η EPLP υποστήριξε αυτές τις τροπολογίες που θα βοηθούσαν να απαλλαγούμε από τη βάρβαρη πρακτική της αφαίρεσης πτερυγίων καρχαρία.
- τροπολογία 1 που θα ανέστελλε οποιαδήποτε αλλαγή στην αναλογία πτερυγίου/σώματος ενώ εκκρεμεί αναθεώρηση· (…)
Robert Goebbels (PSE ),
.Ψήφισα υπέρ της έκθεσης Ransdorf επειδή τονίζει τη σημασία των νανοεπιστημών και νανοτεχνολογιών σε διάφορους τομείς όπως η ιατρική, η χειρουργική, η ενέργεια, τα ηλεκτρονικά είδη, η μεταλλουργία κλπ. Ωστόσο, ψήφισα κατά των τροπολογιών που κατέθεσε η Ομάδα μου των Πρασίνων/Ευρωπαϊκής Ελεύθερης Συμμαχίας και κατά ορισμένων παραγράφων που, με το πρόσχημα της αρχής της προφύλαξης, θέλουν να πείσουν τον κόσμο ότι οι νανοτεχνολογίες είναι επικίνδυνες, επειδή χειρίζονται τα μικρότερα σωματίδια – τα άτομα και τα μόρια. Είναι γελοίο. Εκεί όπου οι Αμερικανοί διακρίνουν ευκαιρίες, οι Ευρωπαίοι θέλουν αρχικά να προφυλάσσονται απέναντι σε κάθε πιθανό κίνδυνο!
Frédérique Ries (ALDE ),
Πρέπει να ενισχύσουμε τη θέση της Ευρώπης όσον αφορά τη νανοτεχνολογία απέναντι στον παγκόσμιο ανταγωνισμό. Πρέπει να αποδεσμευτούν κονδύλια άνω των 610 εκατομμυρίων ευρώ ετησίως από το 7ο ΠΠΕΑ. Είναι επίσης ζωτικής σημασίας να δοθούν σαφείς απαντήσεις στους πολίτες που ανησυχούν για την πιθανότητα να είναι τοξικά τα νανοσωματίδια για το περιβάλλον, την τροφική αλυσίδα και τον οργανισμό.
Πρόεδρος.
Η ημερήσια διάταξη προβλέπει τη συζήτηση σχετικά με τη δήλωση της Επιτροπής για τη Διάσκεψη Κορυφής του ASEM (Ελσίνκι, 10 και 11 Σεπτεμβρίου 2006).
Charlie McCreevy,
. Κύριε Πρόεδρε, ομιλώ εξ ονόματος της συναδέλφου μου Επιτρόπου Ferrero-Waldner, που αδυνατεί να παραστεί σήμερα το απόγευμα.
Θα ήθελα να σας ευχαριστήσω που μου προσφέρετε αυτή την ευκαιρία να αναφερθώ στην επιτυχή έκβαση της έκτης Διάσκεψης Κορυφής της Ευρωασιατικής Συνάντησης (ASEM) που πραγματοποιήθηκε στο Ελσίνκι στις 10-11 Σεπτεμβρίου. Στη διάσκεψη παρέστησαν και οι 39 εταίροι της ASEM, συμπεριλαμβανομένης της Επιτροπής, 35 εκ των οποίων σε επίπεδο αρχηγού κράτους ή κυβέρνησης. Η πολύ υψηλή προσέλευση μαρτυρά την ιδιαίτερη σημασία που αποδίδουν οι εταίροι στη σχέση Ασίας-Ευρώπης, καθώς η ASEM εισέρχεται στη δεύτερη δεκαετία της.
Πρώτα από όλα, στους καρπούς της διάσκεψης περιλαμβάνεται η απόφαση να γίνουν δεκτές η Βουλγαρία, η Ρουμανία, η Ινδία, η Μογγολία, το Πακιστάν και η Γραμματεία του ΑSEAN στην ASEM. Το άνοιγμα στη Νοτιοανατολική Ασία αποτελεί ιστορική εξέλιξη που θα ενισχύσει σημαντικά το συλλογικό κύρος της ASEM όσον αφορά την προώθηση της πολυμέρειας και των κοινών πολιτικών στόχων στο διεθνές πεδίο.
Στο πλαίσιο του κυρίαρχου θέματος «Παγκόσμιες Προκλήσεις – Κοινές Απαντήσεις», ο Πρόεδρος Barroso τόνισε τον απεριόριστο χαρακτήρα των προκλήσεων και των απειλών που αντιμετωπίζει ο σύγχρονος κόσμος και την ανάγκη για μια συντονισμένη απάντηση. Τα παγκόσμια ζητήματα, όπως η τρομοκρατία και οι κίνδυνοι για την υγεία μπορούν να αντιμετωπιστούν μόνο μέσω του πολυμερούς διεθνούς συστήματος, με τον ΟΗΕ στον πυρήνα του.
Οι ηγέτες συμμετείχαν σε αληθινά ανοιχτές και ειλικρινείς συζητήσεις σχετικά με μείζονες περιφερειακές εξελίξεις, που συμπεριλάμβαναν την Κορεατική Χερσόνησο, τη Μπούρμα/Μιανμάρ και τη Μέση Ανατολή. Παρουσία του υπουργού Εξωτερικών της Μπούρμα/Μιανμάρ, τα κράτη μέλη εξέφρασαν τη βαθιά τους απογοήτευση για την απουσία προόδου του εκδημοκρατισμού στη χώρα μετά τη διάσκεψη κορυφής του Ανόι το 2004.
Κοιτώντας μπροστά, η διάσκεψη υιοθέτησε μια Διακήρυξη για το Μέλλον της ASEM, εντοπίζοντας τους τομείς στους οποίους θα πρέπει η ASEM να επικεντρώσει την προσπάθειά της, ώστε να προετοιμαστεί για την επόμενη διάσκεψη κορυφής στο Πεκίνο το 2008 και πέραν αυτής.
Εκτός των διμερών συναντήσεων κορυφής με τη Δημοκρατία της Κορέας και την Κίνα, ο Πρόεδρος Barroso είχε συναντήσεις με τον Πρόεδρο της Ινδονησίας και τον Πρωθυπουργό της Σιγκαπούρης, ενώ η Επίτροπος Ferrero-Waldner συνάντησε τους υπουργούς Εξωτερικών του Βιετνάμ, της Ταϊλάνδης, της Ινδονησίας και των Φιλιππίνων.
Μεγάλο μέρος της αξίας της ASEM έγκειται στην ικανότητά της να ενεργοποιεί όλους τους σχετικούς φορείς. Ο Πρόεδρος της Κοινοβουλευτικής Συνάντησης Εταιρικής Σχέσης Ασίας-Ευρώπης απευθύνθηκε για πρώτη φορά στους ηγέτες της διάσκεψης κορυφής, ενώ εκπρόσωποι ΜΚΟ, επιχειρηματικές κοινότητες και συνδικαλιστικές οργανώσεις συναντήθηκαν επίσης στη διάρκεια της διάσκεψης.
Η Διάσκεψη Κορυφής του Ελσίνκι προσέδωσε στην ASEM μια νέα ζωτικότητα, καθώς εισέρχεται στη δεύτερη δεκαετία της και, με τη διεύρυνση, μια ακόμη μεγαλύτερη ικανότητα άσκησης επιρροής στη διεθνή ατζέντα. Η Επιτροπή θα συνεχίσει να εκπληρώνει τον ρόλο της επιδιώκοντας να αξιοποιήσει τις πλήρεις δυνατότητες του φόρουμ.
Παναγιώτης Μπεγλίτης,
Κύριε Πρόεδρε, επιθυμώ να ευχαριστήσω ιδιαίτερα τον Επίτροπο κ. McCreevy για την ενημέρωση που μας έκανε σχετικά με τη συνάντηση Κορυφής στο Ελσίνκι.
Σήμερα, κύριοι συνάδελφοι, η Ασία δίνει το δυναμικό παρόν στο διεθνές σύστημα, το επηρεάζει και συμβάλει στη διαμόρφωση των νέων συσχετισμών ισχύος του 21ου αιώνα. Δεν είναι, εξάλλου, τυχαίο -έστω και στο συμβολικό επίπεδο- ότι ο νέος Γενικός Γραμματέας του ΟΗΕ θα προέρχεται από τον ασιατικό χώρο. Η ανάγκη, λοιπόν, για την Ευρωπαϊκή Ένωση να αξιοποιήσει αποτελεσματικά το νέο ασιατικό περιβάλλον, γίνεται σήμερα περισσότερο επιτακτική, Η θεσμοθέτηση των ετήσιων συναντήσεων Κορυφής συμβάλλει στο διάλογο και στην πολυμερή συνεργασία σε κρίσιμους τομείς για το μέλλον της ανθρωπότητας, όπως η ειρήνη, η ασφάλεια, η ενέργεια, το περιβάλλον, η οικονομική και κοινωνική ανάπτυξη. Από αυτή την πλευρά, η Σύνοδος Ευρώπης-Ασίας στο Ελσίνκι είχε θετικά αποτελέσματα, διότι επαναβεβαίωσε ορισμένες βασικές αρχές πολυμερούς συνεργασίας και ανέδειξε τις βασικές προτεραιότητες για την αντιμετώπιση των νέων διεθνών προκλήσεων.
Έχω την αίσθηση, κύριε Πρόεδρε, ότι σε κάθε συνάντηση Κορυφής περισσεύουν τα ευχολόγια και απουσιάζουν οι σαφείς δεσμεύσεις και οι στόχοι που τίθενται προς υλοποίηση. Γι’ αυτόν τον λόγο η Ευρωπαϊκή Επιτροπή θα μπορούσε να μας υποβάλει κάποιες ιδέες για το επιχειρησιακό follow up των Συνόδων Κορυφής και την αναγκαία -κατά την άποψή μου- θεσμική ανασυγκρότηση των σχέσεων Ευρωπαϊκής Ένωσης-Ασίας.
Jules Maaten,
. – Κύριε Πρόεδρε, θα αποτελούσε ταυτολογία να τονιστεί η σημασία του πολιτικού, οικονομικού και πολιτισμικού διαλόγου μεταξύ Ευρώπης και Ασίας και ακόμα με εκπλήσσει που οι δύο μείζονες Ομάδες του Σώματος αποφάσισαν παρά ταύτα να μην υποβάλουν ψήφισμα σε συνέχεια της Διάσκεψης Κορυφής του ASEM στο Ελσίνκι στις 10/11 Σεπτεμβρίου. Η Σοσιαλιστική Ομάδα στο Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο πράττει πολύ λογικά με αυτό που μόλις υπέβαλε και είναι λυπηρό που δεν καταφέραμε να το εκφράσουμε σε ένα ψήφισμα.
Αυτός ο διάλογος προτάσσει βεβαίως την οικονομική συνεργασία, της οποίας προσωπικά είμαι ένθερμος υποστηρικτής ως μέσο για την περαιτέρω ενίσχυση των οικονομικών δεσμών –τόσο από πλευράς εμπορίου όσο και επενδύσεων– της Ευρωπαϊκής Ένωσης με την Ασία, η οποία έχει τεράστιο οικονομικό δυναμικό, για παράδειγμα με τη Νότιο Κορέα, η οποία πέτυχε εντυπωσιακά αποτελέσματα. Πριν από πενήντα χρόνια, ήταν ακόμα μια αναπτυσσόμενη χώρα, τώρα όμως το 97% περίπου του λαού της μεταξύ 25 και 34 ετών έχουν ολοκληρώσει σπουδές δευτεροβάθμιας εκπαίδευσης –το υψηλότερο ποσοστό στον βιομηχανικό κόσμο. Η επένδυση στην εκπαίδευση εξασφαλίζει τεράστιες αποδόσεις, οι οποίες αντανακλώνται σε μια επεκτεινόμενη και ανθηρή οικονομία.
Αν, πάντως, πρόκειται να έχετε συναλλαγές με την Ασία, δεν μπορείτε βεβαίως να εξετάσετε την οικονομία ανεξάρτητα από άλλα θέματα και προσωπικά θεωρώ αδιανόητο ότι το Σώμα θα σιωπήσει για το πρόσφατο πραξικόπημα στην Ταϊλάνδη, όπου στις 19 Σεπτεμβρίου, ένα στρατιωτικό όργανο, το οποίο αυτοαποκαλείται «Συμβούλιο για τη Δημοκρατική Μεταρρύθμιση» ανέτρεψε τη δημοκρατικά εκλεγμένη κυβέρνηση, μια κυβέρνηση για την οποία ενδεχομένως διατηρούσαμε σοβαρές αμφιβολίες, ακόμα κι όμως έτσι, αν θέλει κάποιος να απαλλαγεί από μια τέτοια κυβέρνηση, η απάντηση δεν είναι το στρατιωτικό πραξικόπημα. Βλέπουμε, λοιπόν, ότι η Ταϊλάνδη, μια χώρα που πραγματικά βρισκόταν στη φάση παγίωσης της δημοκρατίας της, μιας δημοκρατίας που θα αποτελούσε παράδειγμα στον κόσμο και σίγουρα στην Ασία, οπισθοδρόμησε.
Τέλος, τα ανθρώπινα δικαιώματα επίσης περιλαμβάνονται σε αυτό το είδος διαλόγου. Συμβαίνουν πράγματι ανησυχητικά πράγματα στις Φιλιππίνες και στο Μυανμάρ και χαίρομαι που αυτά συζητούνται. Θέλω, πάντως, να συγχαρώ την Επιτροπή –παρεμπιπτόντως δε, και το Συμβούλιο– για τη Διάσκεψη Κορυφής ASEM. Στο παρελθόν, διατύπωσα κριτική σε λίαν υψηλούς τόνους ιδίως για τη στάση του Συμβουλίου και για την παράλειψή του να συμμετάσχει σε αυτή τη Διάσκεψη Κορυφής. Αυτή τη φορά, όμως, σημειώθηκε μια μικρή βελτίωση και ελπίζω αυτό να συνεχιστεί. Εύχομαι στην Επιτροπή επιτυχία στις προσπάθειές της προς τον σκοπό αυτόν.
Πρόεδρος.
Πρόεδρος.
Charlie McCreevy,
Η διαβούλευση κατέδειξε ότι η βιομηχανία ευνοεί την προσπάθεια της Επιτροπής να απλοποιήσει το σύστημα ευρεσιτεχνιών στην Ευρώπη και να το καταστήσει περισσότερο αποδοτικό οικονομικά. Υπάρχουν δύο μείζονα θέματα εδώ: οι γλώσσες, ή το μεταφραστικό κόστος, αφενός, και το σύστημα δικαιοδοσίας, αφετέρου. Υπάρχει σθεναρή υποστήριξη της εισαγωγής ενός κοινοτικού διπλώματος ευρεσιτεχνίας. Ωστόσο, η βιομηχανία δεν θέλγεται από τον πολιτικό συμβιβασμό που επιτεύχθηκε στο Συμβούλιο το 2003 για την κοινοτική ευρεσιτεχνία. Απορρίπτει τις προτεινόμενες λύσεις τόσο για τη γλώσσα όσο και για το δικαιοδοτικό σύστημα, επειδή δεν επιφέρουν τις μειώσεις κόστους και την απλοποίηση του συστήματος ευρεσιτεχνιών που ζητά η βιομηχανία.
Συγχρόνως, υπάρχει επίσης ισχυρό αίτημα για τη βελτίωση του υπάρχοντος ευρωπαϊκού συστήματος ευρεσιτεχνιών, που θεσπίστηκε από τη Σύμβαση του Μονάχου, από την επιτυχή σύναψη συμφωνίας για την επίλυση διαφορών σχετικά με το ευρωπαϊκό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας (EPLA) σχετικά με τη δικαιοδοσία, και από την επικύρωση και θέση σε ισχύ της συμφωνίας του Λονδίνου σχετικά με τις γλωσσικές ρυθμίσεις.
Η κοινοτική ευρεσιτεχνία και οι πρωτοβουλίες για βελτίωση του ευρωπαϊκού διπλώματος ευρεσιτεχνίας, δηλαδή η συμφωνία του Λονδίνου για τις μεταφράσεις και η EPLA, δεν είναι αμοιβαία ασύμβατες. Και οι δύο έχουν τον ίδιο στόχο: ένα καλύτερο, φθηνότερο, πιο αξιόπιστο σύστημα ευρεσιτεχνιών. Γι’ αυτόν τον λόγο, επιθυμώ να επιδιώξω και τις δύο. Αντιμετωπίζουμε παρόμοιες προκλήσεις στον σχεδιασμό των δικαιοδοτικών ρυθμίσεων για την κοινοτική ευρεσιτεχνία: χρειαζόμαστε ένα ενοποιημένο σύστημα που θα παρέχει δικαστική ανεξαρτησία και θα προσφέρει σαφήνεια και αξιοπιστία στους χρήστες των ευρεσιτεχνιών, αποφεύγοντας συγχρόνως τόσο τον υπερ-συγκεντρωτισμό όσο και τον κατακερματισμό.
Προκειμένου να επιτύχει αυτόν τον στόχο, η Κοινότητα πρέπει να συμμετέχει στην EPLA, η οποία αναφέρεται στον καταμερισμό των ευθυνών μεταξύ κρατών μελών και Κοινότητας. Είναι αυτονόητο ότι το Κοινοβούλιο θα πρέπει να συμβάλει όταν η Επιτροπή προχωρήσει με τις απαιτούμενες προτάσεις, προκειμένου να προωθήσει αυτό το θέμα στο εγγύς μέλλον.
Γνωρίζω ότι υπάρχουν ορισμένες φωνές που ασκούν κριτική στην EPLA. Επιτρέψτε μου να δηλώσω ότι θεωρώ την EPLA μια πρακτική πρωτοβουλία με σκοπό να επέλθει μεγαλύτερη ενότητα στη νομολογία για τις ευρεσιτεχνίες στην Ευρώπη. Και η ασφάλεια δικαίου είναι αυτό που χρειάζεται τόσο η μεγάλη όσο και η μικρή βιομηχανία μας. Υπάρχουν εκατοντάδες χιλιάδες διπλώματα ευρεσιτεχνίας που χορηγούνται από το ΕΓΔΕ. Ακόμη και αν είχαμε μια κοινοτική ευρεσιτεχνία, θα υπήρχε η ανάγκη να βελτιστοποιήσουμε τη δικαιοδοτική διαδικασία για τα χορηγούμενα από το ΕΓΔΕ διπλώματα ευρεσιτεχνίας.
Εξαρτάται από εμάς να συμμετάσχουμε σε αυτή την πρωτοβουλία ώστε να διασφαλίσουμε ότι εξυπηρετεί την ανταγωνιστικότητα της οικονομίας μας. Αναγνωρίζω ότι υπάρχουν εύλογες αμφιβολίες και ανησυχίες: το κόστος της επίλυσης διαφορών στο πλαίσιο της EPLA, ο αντίκτυπος του κανονισμού, τον οποίο πρέπει ακόμη να εξετάσουμε, και η ανεξαρτησία των δικαστών της EPLA από το ΕΓΔΕ. Eίμαι, ωστόσο, πεπεισμένος ότι ο καλύτερος τρόπος να αντιμετωπίσουμε αυτά τα προβλήματα είναι συμμετέχοντας ενεργά στη διαδικασία και εξασφαλίζοντας ένα αποτέλεσμα ικανοποιητικό και δίκαιο για όλους τους ενδιαφερόμενους, και σε πλήρη συμμόρφωση προς το δίκαιο της ΕΕ.
Φυσικά, ούτε η κοινοτική ευρεσιτεχνία ούτε η EPLA αποτελούν πανάκεια. Θα υπάρχουν πάντα επιχειρήσεις –οι μικρότερες που προτιμούν να συναλλάσσονται με τα εθνικά τους γραφεία ευρεσιτεχνιών, ή να χρησιμοποιούν επιχειρησιακά μοντέλα που δεν βασίζονται σε ευρεσιτεχνίες. Πρέπει να αναζητήσουμε τρόπους με τους οποίους μπορούμε να τις βοηθήσουμε και να τις υποστηρίξουμε. Και, φυσικά, πρέπει να διασφαλίσουμε ότι οι μεγάλες εταιρείες δεν καταχρώνται τη θέση τους, είτε εκμεταλλευόμενες αθέμιτα τις δικές τους ευρεσιτεχνίες είτε αγνοώντας αθέμιτα τα δικαιώματα ευρεσιτεχνίας των άλλων.
Ενώπιον μιας παγκόσμιας οικονομίας του 21ου αιώνα βασισμένης στη γνώση, πρέπει επειγόντως να εξεύρουμε λύση στο θέμα των ευρεσιτεχνιών. Βασίζομαι στην υποστήριξη του Κοινοβουλίου για την ανεύρεση μιας ολοκληρωμένης λύσης σε αυτά τα μάλλον περίπλοκα ζητήματα.
Klaus-Heiner Lehne,
Κύριε Πρόεδρε, κύριε Επίτροπε, κυρίες και κύριοι, εδώ και δύο χρόνια διατελώ ένας από τους δύο εισηγητές στη διευθύνουσα ομάδα του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου για τη διαδικασία της Λισαβόνας. Όπως γνωρίζετε, ξεκινήσαμε μαζί το 2000 τη διαδικασία της Λισαβόνας και, έκτοτε, εργαστήκαμε ακούραστα για να τονίσουμε στις δηλώσεις των αρχηγών κρατών και κυβερνήσεων και στα ψηφίσματα του Κοινοβουλίου ότι η εξέλιξη των ευρωπαϊκών διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας αποτελεί αποφασιστική προϋπόθεση για την επίτευξη των στόχων που ορίστηκαν με τη διαδικασία της Λισαβόνας. Με εντυπωσίασε η έμφαση που έδωσε ο Επίτροπος McCreevy στη σημασία αυτού του θέματος. Στόχο μας οφείλει να αποτελεί η απόκτηση ενός απλού, οικονομικά αποδοτικού διπλώματος ευρεσιτεχνίας εφαρμόσιμου σε όλη την Ευρώπη, εάν δυνατόν, το οποίο να προσφέρει όχι μόνο για τις μεγάλες επιχειρήσεις αλλά κυρίως για τους μικρομεσαίους επιχειρηματίες τη δυνατότητα να προστατέψουν τις καινοτομίες τους στην εσωτερική αγορά: οι μικρομεσαίες επιχειρήσεις είναι πράγματι εκείνες που κατέχουν τα περισσότερα καινοτόμα διπλώματα ευρεσιτεχνίας.
Κατά τη θητεία του προκατόχου σας, κ. Bolkestein, έγινε μια αξιέπαινη πρόταση για έναν ενιαίο ευρωπαϊκό κανονισμό για τα διπλώματα ευρεσιτεχνίας, με στόχο την καθιέρωση ενός κοινοτικού διπλώματος ευρεσιτεχνίας. Ωστόσο, όταν λαμβάνεται ως νομική βάση το άρθρο 308 και απαιτείται στο Συμβούλιο ομοφωνία, δύσκολα δύναται να υπάρξει συμφωνία. Στη συγκεκριμένη περίπτωση, δεν επιτεύχθηκε η συμφωνία λόγω γλωσσικής διαμάχης: αυτή τη στιγμή υπάρχουν είκοσι επίσημες γλώσσες, οι οποίες είναι απαραίτητες στο Συμβούλιο. Μετά τον επόμενο κύκλο διεύρυνσης, θα γίνουν είκοσι δύο. Η βιομηχανία δηλώνει αρκετά δικαιολογημένα ότι κανείς δεν χρειάζεται ένα τέτοιο δίπλωμα ευρεσιτεχνίας. Είναι τόσο υπέρμετρα ακριβό, που δεν έχει καμία χρηστική ούτε οικονομική αξία. Η ανταγωνιστική ικανότητα του ευρωπαϊκού διπλώματος ευρεσιτεχνίας θα μας έσπρωχνε σε παγκόσμια κλίμακα πολύ πίσω και δεν θα εξασφάλιζε την απαραίτητη ποιότητα. Ένα τέτοιο δίπλωμα ευρεσιτεχνίας θα ήταν ωφέλιμο μόνο για ιδιαίτερα μεγάλες, πλούσιες επιχειρήσεις, οι οποίες θα ήταν σε θέση να το αποκτήσουν, και ίσως ούτε και για αυτές. Για τον μεσαίο επιχειρηματία θα ήταν αυτό απολύτως αχρείαστο. Οπότε ο κανονισμός δεν μπορεί να προχωρήσει, και το Συμβούλιο δεν είναι σε θέση να ελιχθεί.
Οπότε δεν προχωρήσαμε περαιτέρω με την εναρμόνιση. Τι μας μένει, λοιπόν, να πράξουμε; Μένει να συνεχίσουμε και να εξελίξουμε το ήδη υπάρχον σύστημα διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας. Ωστόσο, όσον αφορά αυτό υπάρχουν θεσμικά προβλήματα: αφενός, η απολύτως νόμιμη απαίτηση της Ευρωπαϊκής Ένωσης να μην ρυθμίζουν τα κράτη μέλη τομείς που κατά βάση ανήκουν εν μέρει στη δική της δικαιοδοσία και στην εσωτερική αγορά και, αφετέρου, την προσπάθεια των κρατών μελών να σημειώνουν πρόοδος. Εγώ θεωρώ ότι θα πρέπει να καταβληθεί προσπάθεια να συνδυαστούν τα δύο προβλήματα μεταξύ τους για να επιλυθούν. Κατά τη γνώμη μου, μία επιλογή, η οποία μπορεί να ληφθεί υπόψη, είναι να λάβει μέρος η Ευρωπαϊκή Ένωση με οποιονδήποτε τρόπο αυτό θα αποφασιστεί από τις διαπραγματεύσεις στην ευρωπαϊκή συμφωνία για τα διπλώματα ευρεσιτεχνίας και, αντίστοιχα, από την πλευρά τη Ευρωπαϊκής Ένωσης να ξεκαθαριστούν οι θεσμικές αμφιβολίες σχετικά με τη συμφωνία για την επίλυση των διαφορών σχετικά με τη συμφωνία για το ευρωπαϊκό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας (EPLA). Αυτό θα μπορούσε να αποτελέσει πιθανή λύση προς καλυτέρευση της κατάστασης, εφόσον δεν είναι εφικτή η ομοφωνία στο Συμβούλιο ως προς ένα κοινοτικό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας.
Σχετικά με την κριτική που εκφράστηκε δημοσίως από το λόμπι, θεωρώ επιεικώς ανούσιο τον ισχυρισμό ότι η εισαγωγή ενός κοινού ευρωπαϊκού δικαστηρίου για τα διπλώματα ευρεσιτεχνίας, όπως ορίζει η EPLA, θα οδηγούσε σε μια πιο εύκολη κατοχύρωση διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας λογισμικού. Πρόκειται καθαρά για εικασίες, για τις οποίες δεν υπάρχει καμία απόδειξη η μία περίπτωση εξετάζεται από το δικονομικό δίκαιο και η άλλη από το ουσιαστικό δίκαιο. Εξάλλου η EPLA δεν είναι περισσότερο ακριβή. Πρέπει να καταλάβουμε ότι εδώ συγκρίνουμε μήλα με πορτοκάλια. Από τη στιγμή που τεθεί σε εφαρμογή η EPLA, δεν θα είναι απαραίτητη η προσφυγή σε δικαστήρια προς επίλυση των διαφορών για τα συμμετέχοντα κράτη στο σύνολό τους: ένα δικαστήριο, το δευτεροβάθμιο ας πούμε, εκδίδει μια απόφαση, η οποία είναι εξίσου δεσμευτική για όλα τα υπογράφοντα κράτη.
Θα ήθελα να εκφράσω την ευγνωμοσύνη μου στον Επίτροπο McCreevy για τον τρόπο με τον οποίο διεξήχθη η διαβούλευση. Από τις παρατηρήσεις που έκανε δημοσίως ο Επίτροπος καταλαβαίνω ότι προφανώς και αυτός έβγαλε τα σωστά συμπεράσματα από την έκβαση της διαβούλευσης. Θα ήθελα, προσωπικά αλλά και εξ ονόματος της πλειοψηφίας της Ομάδας μου, να δηλώσω ότι συμμεριζόμαστε και υποστηρίζουμε αυτή τη θέση. Δεν υπάρχει εναλλακτική λύση. Ειδάλλως, το μεγάλο σχέδιο ανάπτυξης του ευρωπαϊκού συστήματος διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας παραμένει καταδικασμένο σε αποτυχία.
Michel Rocard,
. Κύριε Πρόεδρε, κύριε Επίτροπε, δεν είμαστε πολλοί στην Αίθουσα αυτή, γεγονός που δεν σημαίνει ότι δεν αποφασίζουμε για σοβαρά θέματα το αντίθετο μάλιστα. Θα απευθυνθώ σε εσάς εξ ονόματος τριών πολιτικών ομάδων και ακόμα περισσότερων, όπως ακριβώς έκανε ο συνάδελφος και φίλος μου, ο κ. Lehne.
Επιτρέψτε μου να γίνω πιο σαφής. Όλοι εμείς σε αυτήν την Αίθουσα, ως Ευρωπαίοι, θέλουμε το κοινοτικό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας. Αυτό είναι το κοινό μου χαρακτηριστικό με τον συνάδελφο και φίλο μου, τον κ. Lehne, ο οποίος μόλις μίλησε με τη συνήθη ευγλωττία του.
Πιστεύω ειλικρινά ότι το πραγματικό μέσο διάσπασης των πολιτικών, πολιτιστικών και πνευματικών φραγμών στο Συμβούλιο σχετικά με το ευρωπαϊκό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας συνδέεται κυρίως με την επίλυση του γλωσσικού προβλήματος. Αντίθετα με τον συνάδελφό μου, τον κ. Lehne, δεν είμαι απλώς ένας ευρωπαίος βουλευτής υπέρ της Ευρώπης· είμαι επίσης Γάλλος. Κανείς δεν είναι τέλειος, συγχωρήστε με. Θα ήθελα να δηλώσω σε αυτό το Κοινοβούλιο ότι πιστεύω πως η επικύρωση της συμφωνίας του Λονδίνου –κάτι που η χώρα μου δεν έχει ακόμη επισήμως εγκρίνει, αν και της το συστήνω– θα ήταν για όλους μας μια ευκαιρία να υπερβούμε τη γλωσσική αλαζονεία μας και την εχθρότητα που προκαλεί και να μάθουμε να ζούμε μαζί, γνωρίζοντας ότι μία γλώσσα επικρατεί των υπολοίπων παγκοσμίως. Αυτό δεν μας είναι ίσως ευχάριστο, αλλά έτσι είναι· είναι μια ευκολία. Έτσι θα έσπαζαν πιθανώς οι φραγμοί, ώστε να ξεκινήσουν σχέδια για ένα κοινοτικό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας. Θα συμφωνούσαμε, λοιπόν, με ένα ψήφισμα που προκύπτει από αυτές τις συζητήσεις και που αναφέρει κάτι τέτοιο.
Sharon Bowles,
Η πρωτοβουλία της EPLA από τα κράτη μέλη, η οποία είναι προαιρετική, περικλείει ορισμένα από αυτά τα μέτρα. Το έργο βρίσκεται ακόμη σε εξέλιξη, οπότε τώρα υπάρχει για εσάς μια ευκαιρία να συμμετέχετε, και χαιρετίζω το γεγονός ότι δηλώνετε πως θα αδράξετε αυτή την ευκαιρία. Αυτό μόνο χρήσιμο μπορεί να είναι στην προσπάθεια για έναν στόχο που περιλαμβάνει τελικά ένα ενιαίο ή συγχωνευμένο σύστημα ευρωπαϊκών και κοινοτικών ευρεσιτεχνιών. Ίσως μπορείτε να βοηθήσετε να ρυθμιστούν ορισμένα από σημεία για τα οποία ασκείται κριτική στην EPLA. Μια ρύθμιση που θα επιθυμούσα είναι να ελαχιστοποιηθούν οι δικαστικές δαπάνες, αντί να εξαναγκάζονται οι διάδικοι να αναλαμβάνουν όλο το κόστος των μισθών των δικαστών και το κόστος σύστασης εφετείου. Μια δεύτερη ρύθμιση που θα ήθελα είναι να διατηρηθούν τα εθνικά δικαστήρια ευρεσιτεχνιών, αντί να καταργηθούν σταδιακά μετά από επτά έτη. Σίγουρα μπορούν να παραμείνουν, με τον ίδιο τρόπο που οι εθνικές καταθέσεις αιτήσεων για διπλώματα ευρεσιτεχνίας συνυπάρχουν με τα ευρωπαϊκά διπλώματα ευρεσιτεχνίας εδώ και μια τριακονταετία σχεδόν.
Ο κ. Rocard και κάποιοι άλλοι επικρίνουν την EPLA, καθώς αυτή θα επέτρεπε στα μέλη του Συμβουλίου Προσφυγών του ΕΓΔΕ να γίνουν τεχνικοί δικαστές. Αυτή η ένσταση βασίζεται αποκλειστικά στη μη συμφωνία με συγκεκριμένες αποφάσεις σε έναν ή δύο τομείς της τεχνολογίας. Δεν λαμβάνει υπόψη το διαθέσιμο στο κοινό έγγραφο που καταδεικνύει ότι τα τεχνικά συμβούλια του ΕΓΔΕ είναι ανεξάρτητα τόσο από το τμήμα εξέτασης όσο και από τις πρακτικές του ΕΓΔΕ. Αγνοεί το γεγονός ότι, στη δομή της EPLA, αυτοί οι τεχνικοί δικαστές θα αποτελούσαν τη μειοψηφία μεταξύ των εθνικών δικαστών που έχουν επαινεθεί από όσους συμμερίζονται τις πεποιθήσεις του κ. Rocard για τη στάση τους όσον αφορά αυτούς τους τομείς της τεχνολογίας. Ωστόσο, αμφιβάλλω εάν θα επιθυμούσαμε αυτοί να καταλαμβάνουν και τις δύο θέσεις συγχρόνως –δεν πιστεύω ότι αυτός ήταν ο σκοπός μας και νομίζω ότι αυτό θα μπορούσε να διευκρινιστεί.
Εξάλλου, ο διορισμός δικαστών μέσω αντιπροσώπων από τις κυβερνήσεις των κρατών μελών ακολουθεί το προηγούμενο πολλών οργάνων, συμπεριλαμβανομένου του ΔΕΚ, άρα δεν νομίζω πως υπάρχει ιδιαίτερη ουσία σε αυτά τα επιχειρήματα και θα ήταν σίγουρα σφάλμα για την Επιτροπή να αφήσει ανεκμετάλλευτη την ευκαιρία να συνεισφέρει και να διδαχθεί από τη διαδικασία της EPLA.
Raül Romeva i Rueda,
. Κύριε Πρόεδρε, λαμβάνω τον λόγο εξ ονόματος της συναδέλφου μου, κ. Evelin Lichtenberger, που αδυνατεί να παραστεί σήμερα το απόγευμα.
Θα ήθελα να επιστήσω την προσοχή σας στο γεγονός ότι αυτή η πρόταση προκαλεί ιδιαίτερη ανησυχία σε ορισμένες μεγάλες πολυεθνικές, όπως η Nokia και η GlaxoSmithKline. Εάν μια τέτοια πρόταση ούτε βοηθά τις ΜΜΕ ούτε είναι ευπρόσδεκτη από τις μεγάλες χώρες, ποιον θα βοηθήσει; Αυτό που μπορούμε να συνάγουμε με βεβαιότητα είναι ότι απλώς θα αυξήσει την εργασία ορισμένων δικηγόρων που ασχολούνται με υποθέσεις ευρεσιτεχνιών. Η Ευρώπη δεν χρειάζεται απλώς περισσότερες ευρεσιτεχνίες: χρειάζεται περισσότερες υψηλής ποιότητας ευρεσιτεχνίες που ευνοούν την πραγματική καινοτομία. Ο αριθμός των αιτήσεων για δίπλωμα ευρεσιτεχνίας που κατατίθεται στο Ευρωπαϊκό Γραφείο Ευρεσιτεχνιών ετησίως έχει αυξηθεί, τα τελευταία επτά έτη, κατά 60% περίπου. Ωστόσο, αυτός ο αριθμός δεν αντιστοιχεί σε μια αύξηση της καινοτόμου δραστηριότητας, δημιουργώντας έτσι για εμάς λόγους ανησυχίας όσον αφορά την επέκταση του πεδίου εφαρμογής του αντικειμένου του Γραφείου Ευρεσιτεχνιών.
Thomas Wise,
. Κύριε Πρόεδρε, πέρυσι το Κοινοβούλιο απέρριψε με 684 προς 14 ψήφους μια προσπάθεια να επιβληθούν διπλώματα ευρεσιτεχνίας στο λογισμικό, επειδή, όπως τα βιβλία και όλα τα γραπτά υλικά, το λογισμικό περιγράφεται καλύτερα ως «ιδέες σε συμβολική μορφή» και θα πρέπει να συνεχίσει να υπόκειται μόνο στα δικαιώματα πνευματικής ιδιοκτησίας. Το Κοινοβούλιο ήταν επίσης πεπεισμένο ότι η κατοχύρωση του λογισμικού θα κατέπνιγε την εφευρετικότητα, θα ακρωτηρίαζε τις μικρές επιχειρήσεις και θα έβλαπτε την οικονομία· παρόλα αυτά, εφέτος η Επιτροπή επιστρέφει με μια ακόμη πιο σαρωτική πρόταση, που θα επέτρεπε την κατοχύρωση του λογισμικού με δίπλωμα ευρεσιτεχνίας.
Barbara Kudrycka (PPE-DE ). –
Γι’ αυτούς ακριβώς τους λόγους δεν είμαστε σε θέση να εγκρίνουμε επί του παρόντος τη Σύμβαση. Ενδεχομένως να είναι δύσκολο να εκτιμήσει κανείς τις συνέπειές της, διότι αν και είναι προφανές ότι η EPLA αφορά θεσμικές λύσεις, δεν πρέπει να παραγνωρίζεται ο δυνητικός αντίκτυπος στο ουσιαστικό δίκαιο, ιδίως όσον αφορά τις πρακτικές του Ευρωπαϊκού Γραφείου Ευρεσιτεχνιών. Αυτός είναι ο λόγος που ζητώ από την Επιτροπή να προβεί σε λεπτομερή εκτίμηση αντίκτυπου για κάθε μια από τις εδώ υποβαλλόμενες προτάσεις. Παρά ταύτα, είναι άκρως σημαντικό να καταστήσουμε σαφές ότι το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο όντως θέλει αλλαγή πολιτικής για τις ευρεσιτεχνίες. Το είδος της αλλαγής που έχουμε κατά νου, όμως, πρέπει να ικανοποιεί τις ανάγκες τόσο των μεγάλων όσο και των μικρομεσαίων ευρωπαϊκών επιχειρήσεων.
Manuel Medina Ortega (PSE ). –
Κύριε Πρόεδρε, θα ήθελα να συγχαρώ τον κ. McCreevy σχετικά με το έργο του για τη δημιουργία μιας εσωτερικής αγοράς, ειδικά όσον αφορά το δίκαιο των διπλωμάτων ευρεσιτεχνίας.
Toine Manders (ALDE ). –
Σε ό,τι αφορά της εφευρέσεις που αφορούν τους υπολογιστές, στις οποίες αναφέρθηκε ο κ. Rocard, δεν θέλουμε να ξανανοίξουμε αυτό ειδικά το κουτί της Πανδώρας συμφωνώ μαζί του ότι θα ήταν πολύ ανιαρό να το κάνουμε αυτό. Μπορούμε επίσης να δούμε ότι ενδεχομένως γίνονται ακόμη λάθη στο Ευρωπαϊκό Γραφείο Ευρεσιτεχνιών, και για τον πολύ απλό λόγο ότι δεν μπορούμε να τα διορθώσουμε, είναι σημαντικό να το παρακολουθήσουμε αυτό.
Charlie McCreevy,
Επί του παρόντος, βρισκόμαστε σε στάσιμο σημείο. Πρέπει να πραγματοποιήσουμε το πρώτο και δυσκολότερο βήμα προς τη μία ή την άλλη κατεύθυνση. Δεν υπάρχει τέλεια λύση. Κανένα μεμονωμένο στοιχείο δεν θα παράσχει όλες τις απαντήσεις. Πρέπει να συνδυάσουμε διαφορετικά μέσα, ώστε να ικανοποιήσουμε τις διαφορετικές ανάγκες διαφορετικών φορέων. Όπως ανέφερα στα εισαγωγικά μου σχόλια, το κοινοτικό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας και η EPLA δεν είναι αμοιβαία ασύμβατες πρωτοβουλίες· μάλιστα, σκοπός μας θα πρέπει να είναι να διασφαλίσουμε τη σύγκλισή τους. Και στις δύο περιπτώσεις ο στόχος μας είναι ίδιος: ένα καλύτερο, φθηνότερο, πιο αξιόπιστο σύστημα ευρεσιτεχνιών.
Δεν παραβλέπω τα ενδεχόμενα μειονεκτήματα και τους κινδύνους της EPLA. Όμως, έχουμε καλύτερες πιθανότητες να επιτύχουμε το κατάλληλο αποτέλεσμα για τις επιχειρήσεις της Ευρώπης, εάν ασχοληθούμε ενεργά με τη διαπραγμάτευση της συμφωνίας.
Η στρατηγική των ευρεσιτεχνιών σήμερα δεν περιλαμβάνει απλώς και μόνο τα μελλοντικά μας σχέδια για ένα κοινοτικό δίπλωμα ευρεσιτεχνίας και την EPLA. Υπάρχει μια ολόκληρη σειρά μέτρων πλαισίωσης και υποστήριξης που πρέπει να εξετάσουμε, τα περισσότερα από τα οποία εστιάζουν στις μικρότερες εταιρείες. Στόχος μας είναι να δημιουργήσουμε ένα σύστημα που θα ικανοποιεί τις ανάγκες όλων των φορέων σε όλα τα επίπεδα –εθνικό, ευρωπαϊκό και κοινοτικό και θα παρέχει μια δίκαιη ισορροπία μεταξύ των διαφόρων εμπλεκομένων συμφερόντων.
Πρόεδρος.
Σημειώστε, παρακαλώ, ότι η προθεσμία για την κατάθεση προτάσεων ψηφίσματος σύμφωνα με το άρθρο 103, παράγραφος 2, του Κανονισμού είναι η Δευτέρα 9 Οκτωβρίου 2006, στις 12.00.
Η ψηφοφορία θα διεξαχθεί την Πέμπτη 12 Οκτωβρίου, στις 11.00.
Richard Corbett (PSE ). –
Οι υποστηρικτές της EPLA κάνουν αναφορά στο κεντρικό ομοσπονδιακό δικαστήριο ευρεσιτεχνιών των ΗΠΑ, αλλά αυτό το σύστημα έχει οδηγήσει σε υπερβολική χρήση των ευρεσιτεχνιών και σε έναν σημαντικό όγκο προσφυγών και κακόβουλων απειλών προσφυγής.
Bernd Posselt (PPE-DE ). –
Κύριε Πρόεδρε, δεν έχει πάει καν 16.00, και έχει ακυρωθεί για αυτή την εβδομάδα η συζήτηση επί επικαίρων και επειγόντων θεμάτων, η οποία θα κρατούσε μόλις μία ώρα. Με άλλα λόγια, στις 17.00 θα είχαμε τελειώσει. Υπήρχαν σημαντικά θέματα προς συζήτηση όπως το πραξικόπημα στην Ταϊλάνδη και η κατάσταση στη Μολδαβία, αλλά η Διάσκεψη των Προέδρων αποφάσισε αυθαίρετα να μην διεξάγει καμία συζήτηση επί επικαίρων και επειγόντων θεμάτων. Θα ήθελα, για άλλη μια φορά, στο κλείσιμο της συνεδρίασης, να διαμαρτυρηθώ έντονα για αυτό. Ειπώθηκε ότι αυτή είναι η δεύτερη συνεδρίαση για τον Σεπτέμβριο, ωστόσο αυτό δεν ισχύει. Αναπληρώσαμε στις αρχές Σεπτεμβρίου τη σύνοδο Ολομελείας του Αυγούστου, οπότε αυτή τώρα αποτελεί ας πούμε τη σύνοδο Ολομελείας του Σεπτεμβρίου. Έχουμε, συνεπώς, το δικαίωμα να διεξάγουμε σε κάθε τακτική συνεδρίαση στο Στρασβούργο μια συζήτηση επί επικαίρων και επειγόντων θεμάτων. Θα σας παρακαλούσα να μεταφέρετε αυτή τη διαμαρτυρία στο Προεδρείο και στη Διάσκεψη των Προέδρων.
Πρόεδρος.
Πρόεδρος.
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Kyselytunti (kysymykset komissiolle)
Puhemies
(EN) Esityslistalla on seuraavana kyselytunti (B7-0009/2011).
Käsittelemme komissiolle osoitettuja kysymyksiä.
Aihe: Médiator-lääkkeen markkinoinnin kieltäminen
Voiko komissio ilmoittaa, miksi benfluoreksia sisältävien lääkkeiden markkinoinnin kieltämispäätöstä ei tehty jo vuonna 1998? Eikö Espanjan ja Italian viranomaisten markkinointikieltojen olisi pitänyt havahduttaa komissio uudestaan? Miksi siis komissio odotti näin kauan eli kesäkuuhun 2010 tehdäkseen lopullisen päätöksen tämän molekyylin markkinoinnin kieltämisestä?
Aikooko komissio pyytää Euroopan lääkevirastoa toteuttamaan taannehtivia tutkimuksia tämän lääkkeen käytöstä viimeksi kuluneen 20 vuoden ajalta?
John Dalli
komission jäsen. - (EN) Käsittelen kysymyksen neljää osakysymystä kutakin erikseen.
Ensimmäinen kuului seuraavasti: voiko komissio ilmoittaa, miksi benfluoreksia sisältävien lääkkeiden markkinoinnin kieltämispäätöstä ei tehty jo vuonna 1998? Vastaus kuuluu seuraavasti: benfluoreksista keskusteltiin vuonna 1998 Euroopan lääkeviraston alaisessa lääkevalmistekomiteassa, jota kutsutaan nykyään ihmisille tarkoitettuja lääkkeitä käsitteleväksi komiteaksi, ja myöhemmin lääkevalvontatyöryhmässä.
Komitea katsoi, ettei benfluoreksia pidä sen erilaisesta toimintatavasta johtuen sisällyttää Euroopassa meneillään olevaan arviointimenettelyyn, joka koskee tiettyjä ruokahalua hillitseviä aineita. Komitean lääkevalvontatyöryhmä tutkisi kuitenkin sovitun mukaisesti, liittyisikö kyseiseen yhdisteeseen turvallisuusongelma. Lääkevalvontatyöryhmä päätteli maaliskuussa 1999, ettei benfluoreksia sisältäviin lääkkeisiin liity merkittäviä riski-hyötyongelmia. Lääkevalvontaryhmässä käydyt lisäkeskustelut eivät muuttaneet tätä päätelmää.
Toinen kysymys kuului seuraavasti: Eikö Espanjan ja Italian viranomaisten markkinointikieltojen olisi pitänyt havahduttaa komissio uudestaan? Vastaus kuuluu seuraavasti: Italia ja Espanja eivät ole peruuttaneet benfluoreksin myyntilupia. Ranska peruutti vuonna 2009 Médiator-lääkkeen myyntiluvan, mikä oli itse asiassa ensimmäinen kerta, kun jokin jäsenvaltio ryhtyi tosiasiallisiin toimiin tämän lääkkeen kansallisen myyntiluvan peruuttamiseksi.
Espanjassa myyntiluvan peruutti vuonna 2003 myyntiluvan haltija Servier.
Tuotteen myynti oli edelleen sallittua Ranskassa, Portugalissa, Luxemburgissa ja Kreikassa. Benfluoreksista keskusteltiin lääkevalvontatyöryhmässä, joka toimii jäsenvaltioiden foorumina lääkevalvontaa koskevien tietojen vaihdossa.
Haluaisin selventää, että lääkevalvontaa koskevien tietojen seuranta ja lääkkeiden kansallisia myyntilupia koskeva myöhempi päätöksenteko ovat etupäässä jäsenvaltioiden vastuulla. Komission toiminta näissä asioissa on poikkeuksellista ja rajoittuu lainsäädännössä säädettyihin konkreettisiin tilanteisiin.
Komissio voi käynnistää Euroopan laajuisen Euroopan lääkeviraston arvioinnin kahdessa tapauksessa: ensinnäkin silloin, kun jäsenvaltiot tekevät toisistaan poikkeavia kansallisia myyntilupapäätöksiä, ja toiseksi ennen päätöksen tekemistä myyntilupien myöntämisestä, muuttamisesta, keskeyttämisestä tai peruuttamisesta, mikä osoittautuu tarpeelliseksi etenkin otettaessa huomioon lääkevalvontaa koskevat tiedot tapauksissa, joissa komissio katsoo, että yhteisön intressit ovat kyseessä.
Tässä tapauksessa EU:ssa ei käynnistetty toimia lääkevalvontatyöryhmän päätelmien sekä sen perusteella, ettei jäsenvaltioissa tehty tuolloin työryhmän keskusteluihin perustuvia toisistaan poikkeavia kansallisia päätöksiä.
Kolmas kysymys kuului seuraavasti: miksi siis komissio odotti näin kauan eli kesäkuuhun 2010 tehdäkseen lopullisen päätöksen tämän molekyylin markkinoinnin kieltämisestä? Vastaus kuuluu seuraavasti: Jäsenvaltioista Ranska peruutti Médiator-lääkkeen myyntiluvan vasta vuonna 2009. Vuonna 2004 voimaan tulleiden uusien säännösten nojalla tämä käynnisti automaattisesti tuotteen hyöty-riskitasapainoa koskevan tarkastuksen, joka johti komission päätökseen vaatia kaikkia jäsenvaltioita peruuttamaan benfluoreksia sisältävien lääkkeiden kansalliset myyntiluvat.
Tältä osin on tärkeää korostaa, että lääkevalvonnasta 15. joulukuuta 2010 annetussa uudessa lainsäädännössä on lisäsäännöksiä, joilla varmistetaan, että Euroopan lääkevirasto lisää kansallisen luvan saaneisiin tuotteisiin selkeät turvallisuusmerkinnät, sekä luodaan näiden tuotteiden turvallisuusmerkintöjen arviointia koskevia uusia EU:n menettelyjä jäsenvaltioiden toiminnan yhdenmukaistamiseksi.
Neljäs ja viimeinen kysymys kuului seuraavasti: aikooko komissio pyytää Euroopan lääkevirastoa toteuttamaan taannehtivia tutkimuksia tämän lääkkeen käytöstä viimeksi kuluneen 20 vuoden ajalta? Vastaus kuuluu seuraavasti: komissio ei ole toistaiseksi pyytänyt Euroopan lääkevirastoa toteuttamaan taannehtivaa ja kattavaa tutkimusta kyseisen lääkkeen käyttötavoista 20 vuoden ajalta. Ranskan selvityksessä mainituista luvuista ja dokumentoinnista käy selvästi ilmi, että tuotetta käytettiin ylivoimaisesti eniten Ranskassa.
Puhemies
(EN) Haluaisin vain tehdä selväksi, miten menettelen lisäkysymysten kanssa tänä iltana. Otan kaikki lisäkysymykset esille yhdessä (muistakaa, että teillä on puoli minuuttia aikaa kutakin lisäkysymystä kohti), minkä jälkeen kehotan komission jäseniä vastaamaan kaikkiin lisäkysymyksiin yhdellä kertaa.
Gilles Pargneaux
(FR) Arvoisa puhemies, minulla olisi yksi ihan lyhyt lisäkysymys komission jäsen John Dallin puheenvuoroon ja vastaukseen liittyen, ja kiitänkin häntä tarkennuksista. Kuten totesitte, arvoisa komission jäsen, Servier-laboratorio vaati vuosina 2003 ja 2005 kyseisen lääkkeen myyntiluvan peruuttamista näissä kahdessa maassa. Totesitte myös, että lääkevalvontatyöryhmä ei antanut vuosina 1998 ja 1999 lupaa lääkkeen myyntiluvan peruuttamiselle eikä myöskään esittänyt sitä. Lääkkeen myyntilupa peruutettiin Yhdysvalloissa jo vuonna 1997, kuten tiedetään.
Siten on selvää (tämä on lisäkysymykseni ydin), että Euroopan unionin laajoilla, 500 miljoonaa kansalaista käsittävillä markkinoilla tarvitaan entistä enemmän valvontaa ja erityisesti lisää turvallisuusmerkintöjä, jotta mahdollistetaan toimet koko Euroopan unionin alueella niin, että Euroopan komissiolla ja Euroopan lääkevirastolla on selkeä toimivalta. Tällä tavoin voimme estää joissakin jäsenvaltioissa, kuten esimerkkinä mainitussa Ranskassa, tapahtuneiden asioiden toistumisen.
Marc Tarabella
(FR) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, laajentakaamme keskustelua, sillä Médiator-lääkettä koskeva asia on vain jäävuoren näkyvä huippu ja se herättää joukon muita kysymyksiä.
Kuinka esimerkiksi on mahdollista, että lääke, jota pidetään mahdollisesti vaarallisena ja jopa kuolemaan johtavana ja joka on vedetty markkinoilta joissakin jäsenvaltioissa, voi edelleen liikkua vapaasti Euroopan unionin alueella?
Eikö nyt olisi syytä pohtia vakavasti Euroopan lääkeviraston roolia ja tehokkuutta, koska sen päätelmät eivät sido jäsenvaltioita?
John Dalli
komission jäsen. - (EN) Menettelyt, jotka olivat voimassa vastauksessani selostamieni aiempien tapahtumien aikaan, olivat seuraavat, kuten totesin: jäsenvaltioiden ja EU:n viranomaisten välillä tehtiin selkeä ero, joka on itse asiassa yhä olemassa ja josta jäsenvaltiot pitävät tiukasti kiinni. Tämän vuoksi katsommekin, että lääkevalvontaprosesseja ja -menettelyjä olisi ajan mittaan parannettava.
Minun on sanottava, että nykyisten lääkevalvontamenettelyjen ja -prosessien tarkistamisessa sekä edellisessä lääkevalvontasopimuksessa otettiin edistysaskel vuonna 2004. Nyt meillä on paljon "tulppia", ja nykyään Euroopassa voidaan ryhtyä myös muunlaisiin toimiin sen varmistamiseksi, että kaikista markkinoilta vedetyistä tuotteista ilmoitetaan ja voidaan ryhtyä asian vaatimiin toimiin. Näin ei ollut aikaisemmin.
Tämä on siis nykytilanne. Olen määrännyt yksikköni tekemään stressitestin, joka käsittää myös edellisen sopimuksemme jälkeen kehitetyt uudet lääkevalvontaprosessit ja -menettelyt. Komission yksiköt pitävät Médiator-lääkettä tapaustutkimuksena, jotta voidaan selvittää, voisiko viimeisimpien lääkevalvontaprosessien aikana tapahtua niin, mitä tapahtui Médiator-lääkkeen kanssa. Aiomme varmistaa, että jos löydämme puutteita, pullonkauloja tai tyhjiä kohtia, joissa ei ryhdytä toimiin näissä tapauksissa, palaamme asiaan ja yritämme korjata tilanteen.
Aihe: iPad-tilausten myynti Applen toimesta
iPad-valmistaja Apple vaatii, että sanoma- ja aikakauslehtien kustantajat tarjoavat tuotteitaan (irtonumeroita ja tilauksia) lukijoilleen yksinomaan Applen iTunes-verkkokaupan kautta, jotta sillä säilyy määräysoikeus myyntiehdoista. Tämä merkitsee, että iPad-käyttäjät eivät enää voi tilata sanoma- tai aikakauslehtiä iPadiin kustantajan verkkokaupasta.
Onko tällainen kauppatapa komission mielestä yhteensopiva EU:n säädösten kanssa sekä yhteentoimivuuden ja avoimen internetin periaatteiden kanssa?
Onko kyseessä mahdollisesti määräävän markkina-aseman väärinkäyttö ja näin ollen Euroopan unionista tehdyn sopimuksen 101 ja 102 rikkominen?
Mihin toimiin komissio aikoo ryhtyä tässä asiassa?
Andris Piebalgs
komission jäsen. - (EN) Apple ilmoitti tänään, että se tarjoaa digitaalisia sanoma- ja aikakauslehtitilauksia iPad-laitteisiin yksinomaan sen verkkokaupassaan myytävien sovellusten (Apps) kautta. Kustantajat voivat silti edelleen tarjota online-tilauksia verkkosivujensa kautta tai muilla keinoin, mutta ne eivät voi enää hoitaa tilauksia iPhoneen App-sovelluksen kautta käyttämällä Applea välikätenä.
Se, rikkooko Applen toiminta EU:n kilpailusääntöjä, riippuu erinäisistä tosiasioista sekä laillisista ja taloudellisista seikoista. Se edellyttää muun muassa sitä, että Applella on määräävä markkina-asema. Määräävän markkina-aseman rajat eivät ole selvät, sillä ala on edelleen melko uusi ja kehittyy koko ajan, ja myös useat kilpailevat vastaavanlaiset ohjelmat ja laitteet tarjoavat samoja toimintoja niin, että jotkin käyttävät verkkokauppasovelluksia, sillä kuluttajien kysyntä elektronisista tai painetuista aikakauslehdistä on epävarmaa ja muuttuvaa.
Määräävää markkina-asemaa koskeva kysymys on arvioitava sitten, kun markkinat on määritelty asianmukaisesti. Euroopan unionin tuomioistuin on määritellyt määräävän markkina-aseman yrityksen taloudelliseksi valta-asemaksi, jonka perusteella se voi estää toimivan kilpailun merkityksellisillä markkinoilla, koska se voi toimia huomattavan itsenäisesti suhteessa kilpailijoihinsa, asiakkaihinsa ja lopulta kuluttajiin.
Komissio panee erityisesti merkille, että vaihtoehtoisia sovellusohjelmia on olemassa ja että monet yritykset ovat hiljattain tuoneet markkinoille tai tuovat lähitulevaisuudessa markkinoille laitteita, joissa on samankaltaisia toimintoja kuin iPadissa. Komissio seuraa Applen kaupallisen politiikan kehitystä ja on tiiviissä yhteydessä kansallisiin kilpailuviranomaisiin.
Ivo Belet
(NL) Arvoisa puhemies, Apple ilmoitti tosiaan tänä iltapäivänä, että se haluaa tarjota uuden mallin tilaajilleen, mutta on selvää, että se haluaa hyötyä markkina-asemastaan, on se sitten määräävä tai ei, päästäkseen käsiksi kustantajien hallussa oleviin kuluttajatietoihin. Tämä saattaa olla pitkällä aikavälillä erityisen vahingollista eurooppalaisille kustantajille sekä tiedotusvälineiden moniarvoisuudelle.
Siten haluaisin tiedustella teiltä, oletteko valmiita toimimaan riippumatta siitä, onko kyse määräävästä markkina-asemasta vai ei, ja milloin teette aloitteen asiassa, jos ylipäätään teette? Toisin sanoen voisitteko selventää, mikä on se aikataulu, jonka kuluessa olette ajatellut toimia? Onko komission aloitteen teossa kyse viikoista vai kuukausista?
Janusz Władysław Zemke
(PL) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, kiitän teitä vastauksestanne, mutta minusta jätitte mainitsematta erään hyvin tärkeän asian, nimittäin sen, voimmeko ylipäätään tietää, mikä osuus Euroopan markkinoista Applen uudella tuotteella on hallussaan. Vastauksenne oli varsin ylimalkainen, kun sanoitte, että asiaa on tutkittu vasta nyt. Meidän olisi minusta kuitenkin hyvä tietää, onko olemassa todellinen vaara, että Apple saisi määräävän markkina-aseman Euroopan markkinoilla.
Andris Piebalgs
komission jäsen. - (EN) Nähtäväksi jää, saako Apple määräävän markkina-aseman markkinoiden kehittyessä. Meidän on arvioitava markkinat ja se, mitä määräävä asema näillä markkinoilla tarkoittaa. Tässä vaiheessa markkinat ovat vielä pienet, ja on ennenaikaista puhua komission toimista.
Jos kilpailijoilta tulee paljon ehdotuksia ja Applen toiminta ei johda määräävän markkina-aseman syntymiseen, komission ei tarvitse ryhtyä toimiin. Kuten totesin, komissio seuraa tilannetta EU:n kilpailulainsäädännön sääntöjen perusteella, ja jos toimenpiteisiin on aihetta, niihin ryhdytään ajankohdan sopivuudesta riippumatta sitten, kun katsomme toimet aiheellisiksi. Olkaa siis huoleti, toimiin kyllä ryhdytään tarvittaessa.
Aihe: Investointien suojaaminen - EU:n ja Venäjän neuvottelut uudesta kumppanuus- ja yhteistyösopimuksesta
Ottaako komissio neuvotteluissa, joita se käy Venäjän federaation kanssa uudesta kumppanuus- ja yhteistyösopimuksesta, esiin investointien suojaamisen etenkin energia-alalla? Kun otetaan huomioon, että useat eurooppalaiset energiayhtiöt on pakotettu pois Venäjän markkinoilta, ilman että niillä on ollut mahdollisuutta puolueettomaan ja oikeudenmukaiseen paikalliseen oikeussuojaan, aikooko komissio sisällyttää sijoittajan ja valtion väliseen riitojenratkaisuun liittyvän mekanismin uuteen Venäjän kanssa tehtävään kumppanuussopimukseen tai muihin taloussopimuksiin?
Mikä on komission kanta sopimuksesta Euroopan energiaperuskirjasta (ECT)? Toivooko komissio yhä, että Venäjän hallitus saattaisi allekirjoittaa ECT:n uudelleen ja mahdollisesti ratifioida sen? Vai sisällytetäänkö uuteen kumppanuussopimukseen vastaavia määräyksiä investointien suojasta energia-alalla?
Andris Piebalgs
komission jäsen. - (EN) Arvoisa puhemies, Euroopan unioni on ylivoimaisesti suurin ulkomainen investoija Venäjän federaatiossa, sillä vuoden 2008 loppuun mennessä se oli tehnyt investointeja yhteensä 92 miljardilla eurolla.
EU:n vakaana aikomuksena on taata energia-alalla, että energiaperuskirjaa koskevassa sopimuksessa kirjatut keskeiset periaatteet sisällytetään myös Euroopan unionin ja Venäjän federaation välillä käynnissä oleviin uutta sopimusta koskeviin neuvotteluihin. Asiaa koskeviin määräyksiin olisi sisällytettävä myös investointien suoja energia-alalla sekä etenkin vakaa riitojenratkaisumekanismi.
Tämä lähestymistapa ei heikentäisi EU:n yleistä arviointia siitä, että energiaperuskirjaa koskeva sopimus on yhä hyödyllinen monenkeskinen väline, jolla voidaan ohjata kansainvälisiä energia-alan suhteita. Sen ainutlaatuinen piirre on, että se asettaa laillisesti sitovia sääntöjä investointien suojan siirrosta ja sisältää määräyksiä energia-alan riitojenratkaisusta.
Euroopan unioni katsoo, että Venäjän uusi sitoutuminen energiaperuskirjaprosessiin sellaisena kuin se esitettiin edellisessä EU:n ja Venäjän välisessä huippukokouksessa, on erittäin tärkeä, ja EU noudattaa rakentavaa ja avointa lähestymistapaa asiassa. Tältä osin EU suhtautuu myönteisesti Venäjän ilmaisemaan mielenkiintoon laillisesti sitovaa energia-alan kehystä kohtaan, ja tämä perustuu EU:n hiljattain tekemään esitykseen yleissopimusehdotuksesta, jolla taataan kansainvälinen energiavarmuus. Energiaperuskirjaprosessin uudistaminen voisi tarjota sopivan kontekstin esitystä koskeville monenvälisille neuvotteluille.
Laima Liucija Andrikien
(EN) Minulla on yksi lisäkysymys. Euroopan parlamentissa valmistellaan parhaillaan EU:n tulevaa investointipolitiikkaa. Venäjästä puhuttaessa kuulemme usein uutisia venäläisten yritysten toiminnan laajenemisesta etenkin Euroopan energiamarkkinoille, mutta samaan aikaan eurooppalaiset sijoittajat kohtaavat suuri ongelmia halutessaan tehdä sijoituksia Venäjällä erityisesti aloilla, joita Venäjä pitää strategisina, kuten energia-alaa. Miten komissio aikoo siten varmistaa, että uudessa kumppanuussopimuksessa vaalitaan investointisuhteiden vastavuoroisuuden periaatetta?
Andris Piebalgs
komission jäsen. - (EN) Meillä on viikon kuluttua tapaaminen Venäjän hallituksen kanssa, ja siellä puhutaan varmasti investointipolitiikkaa koskevista asioista, sillä molemmilla osapuolilla on argumentoitavaa siitä. Venäjä väittää muun muassa, että osa sen investoinneista saa vain vähän arvostusta Euroopan unionissa, minkä vuoksi neuvotteluja käydään koko ajan.
Samalla voin todeta selvästi, että viime vuonna suhteet varsin hankalissa asioissa alkoivat mennä parempaan suuntaan: Venäjä on ollut entistä avoimempi keskustelemaan asioista perusteellisesti ja yksityiskohtaisesti. Olen kuitenkin sitä mieltä, että suhteiden olisi perustuttava sopimukseen ja että mainitsemiini uusiin sopimuksiin, joita tehdään kumppanuus- ja yhteistyösopimuksen jälkeen, pitäisi sisällyttää vankat investointisuojaa koskevat lausekkeet. Vain tällä tavoin voimme todella välttää tilanteet, joissa toinen osapuoli syyttää toista pelisääntöjen rikkomisesta.
Nykyinen poliittinen dynamiikka antaa paljon toivoa siitä, että saamme tehtyä sopimuksen ja sisällytettyä siihen varsin sitovia määräyksiä. On aivan selvää, että suhteissamme tapahtui viime vuonna perustavanlaatuisia myönteisiä muutoksia.
Aihe: EU:n tuki aidsin, tuberkuloosin ja malarian torjuntaa koskevalle maailmanlaajuiselle rahastolle
Aidsin, tuberkuloosin ja malarian torjuntaa koskevalle maailmanlaajuiselle rahastolle on vuoden 2011 talousarviossa osoitettu paljon määrärahoja (65 000 000 euroa maksusitoumusmäärärahoina ja 47 608 950 euroa maksumäärärahoina).
Viimeaikaisten tietojen mukaan rahastossa on havaittu merkittäviä puutteita ja jotkin jäsenvaltiot ovat rahastoon liittyvien korruptio- ja lahjontaongelmien takia keskeyttäneet maksunsa sille.
Miten komissio huolehtii siitä, ettei rahastolle osoitettuja määrärahoja käytetä lahjontaan eikä korruptioon?
Mitä komissio on tehnyt varmistaakseen, että rahasto edelleen noudattaa EU:n varojen tukikelpoisuutta koskevia sääntöjä?
Onko komissio harkinnut keskeyttävänsä rahoituksen kyseiselle rahastolle?
Andris Piebalgs
komission jäsen. - (EN) Tämä on hyvin olennainen kysymys asiassa, jonka komissio ottaa hyvin vakavasti ja seuraa sitä siten tarkoin ja suurella huolella. EU antaa huomattavaa tukea aidsin, tuberkuloosin ja malarian torjunnan maailmanlaajuiselle rahastolle. Rahaston toiminta on ollut hyvin menestyksellistä, ja vakaa aikomukseni on toimia yhteistyössä rahaston kanssa ongelmien ratkaisemiseksi madollisimman nopeasti, jotta komissio voi olla edelleenkin rahaston suurimpia tukijoita.
On tärkeää korostaa, että havaitut ongelmat eivät johdu rahastosta itsestään vaan ne syntyivät yksittäisissä maissa ihmisten sitouduttua toteuttamaan ohjelmia. Näissä maissa on aina oltava tarkkoina vastaavien ongelmien välttämiseksi. Yleisesti tiedetään, että rahaston tarkastusviranomaisen toimisto (Office of the Inspector General) on tehnyt selvityksiä 4,8 miljardin dollarin käytöstä 33 maassa. Selvityksiä on tehty joko järjestelmällisesti tai vastauksena tietoihin, joita on saatu varojen mahdollisesta kavalluksesta. Selvitys on nyt valmistunut, ja tarkastusviranomaisen toimisto on antanut siitä raportin ja julkaissut sen rahaston verkkosivuilla.
Käytäntö on osoittautunut tehokkaaksi ja avoimeksi tavaksi toteuttaa rahaston ilmoittamaa korruption nollatoleranssipolitiikkaa. Komissio puolestaan on tilannut riippumattoman viisipilarisen rahaston tilintarkastuksen, kuten Euroopan unionin varainhoitoasetuksissa vaaditaan kaikilta EU:n rahoitustukea saavilta järjestöiltä. Marraskuussa 2010 annettuun tilintarkastuskertomukseen sisältyi tilintarkastajien yleispäätelmä, että rahaston sisäinen valvontaympäristö noudattaa vastuunjaon ja taloudellisen ohjauksen periaatteita maittain ja alueittain tapahtuvassa tilinpäätösraportoinnissa. Vakiomekanismit ja valvonta ovat siis jo olemassa sen varmistamiseksi, että lahjoittajilta saatuja varoja hoidetaan asianmukaisesti.
Tilintarkastajat tekivät kuitenkin useita esityksiä varainhoidon parantamiseksi nykyisen riskinhallintastrategian lisäksi. Yksikköni keskustelevat parhaillaan tilintarkastuskertomuksen pohjalta välttämättömistä muutoksista, joilla on tarkoitus parantaa ja nopeuttaa 4. tammikuuta hyväksyttyä rahaston uudistusohjelmaa. Aloittelemme myös toista tarkastusohjelmaa, joka käsittää maakohtaisia käyntejä ja joka on jatkoa institutionaaliselle arvioinnille. Olen jo ottanut 27. tammikuuta 2011 päivätyllä kirjeellä ja 2. helmikuuta pidetyssä videokonferenssissa yhteyttä rahaston pääjohtajaan Michel Kazatchkineen muistuttaakseni lisäuudistusten kipeästä tarpeesta rahaston perusvarainhoitoprosessien ja -toimintojen parantamiseksi edelleen.
Tällä välin rahaston sihteeristö ehdotti 2. helmikuuta kokoontuneessa johtokunnan kokouksessa ulkoisen tarkastuksen teettämistä rahaston valvontamekanismista. Johtokunnan jäsenet kannattivat ehdotusta. Vastauksena kysymykseenne siitä, onko komissio harkinnut keskeyttävänsä EU:n rahoituksen kyseiselle rahastolle, kerron, että komissio on ilmoittanut rahaston pääjohtajalle ja johtokunnan jäsenille, että EU:n varoja ollaan jäädyttämässä. Samalla katson, että Euroopan unionin ja varsinkin komission on pidettävä kiinni rahaston tavoitteista, uudistusprosessista sekä maakohtaisesta terveydenhuoltojärjestelmien mukauttamisstrategiasta.
Komissio määrittelee tältä osin selkeät hakukriteerit ennen kuin rahastolle voidaan alkaa myöntää uudelleen varoja. Nämä petosten ennaltaehkäisyn ja havaitsemisen varmistamiseksi tarkoitetut toimet eivät vaikuta elintärkeän hoidon antamiseen potilaille, mutta samaan hengenvetoon on syytä tiedostaa, että on tarpeen kehittää ripeästi uudet ja entistä paremmat valvontamekanismit, sillä ajan myötä maksuista kiinni pitäminen loputtomiin ei ole paras ratkaisu. Tarvitsemme entistä lujemmat valvontamekanismit maatasolla, mikä vähentää varojen kavalluksen riskiä ja mahdollistaa maksujen jatkamisen. Kuten jo totesin, komissio on edelleen rahaston vahva tukija, sillä rahasto on tehnyt hienoa tulosta petoksista huolimatta, mutta tämä ongelma on hoidettava asianmukaisesti.
Anne E. Jensen
Arvoisa puhemies, haluan kiittää komission jäsentä paitsi rahaston tukemisesta myös niistä päättäväisistä toimista, joihin hän on ryhtynyt selvittääkseen tapahtunutta, ja asian ottamisesta hyvin vakavasti. Kysymykseni komission jäsenelle on tarkalleen ottaen seuraava: mitä aikataulua hän on harkinnut rahaston varojen jäädyttämiseksi? Miten nopeasti ongelmiin voidaan hänen mukaansa odottaa ratkaisua? Rahaston mukaan osa kavalluksiin syyllistyneistä on pidätetty. Asiassa on ryhdytty toimiin. Haluaisin tietää, kuinka kauan hän uskoo kestävän, ennen kuin rahastoon pääsee taas virtaamaan rahaa?
Michael Cashman
(EN) Arvoisa komission jäsen, oletteko samaa mieltä siitä, että aidsin, tuberkuloosin ja malarian torjunnan maailmanlaajuinen rahasto on elintärkeä ja että olisi rikos, jos sen rahoittaminen lopetettaisiin nyt, sillä se tekisi lopun näistä hankkeista, joilla voidaan säästää ihmishenkiä?
Oletteko samaa mieltä myös siitä, että meidän on, kuten sanoitte, vahvistettava valvontamekanismeja sekä sitoutumistamme sen varmistamiseksi, että rahasto auttaa apua eniten tarvitsevia eli niitä, joille aids tai hiv, tuberkuloosi ja malaria ovat uhka?
Korruption vitsausta ei pidä maksattaa viattomilla aids- tai hiv-potilailla tai malarian ja tuberkuloosin uhan alla elävillä.
Georgios Papanikolaou
(EL) Arvoisa puhemies, myös minä kiitän arvoisaa komission jäsentä hänen vastauksestaan. Julkistettujen tilastotietojen mukaan Euroopan unioni on varannut aidsin, tuberkuloosin ja malarian torjunnan maailmanlaajuiseen rahastoon 972,5 miljoonaa euroa vuosiksi 2002-2010. Tämä on noin puolet rahaston koko varoista.
Kysymykseni kuuluu seuraavasti: lukuun ottamatta sitä, mitä sanoitte meille havaitsemistanne ongelmista, onko komissio laatinut arviointikertomuksen tai tehnyt tutkimusta siitä, onko rahaston kaikki varat suunnattu sovittuihin kohteisiin?
Andris Piebalgs
komission jäsen. - (EN) Tällä asialla on kaksi puolta. Yhtäältä myönnän, että rahasto tekee hienoa työtä ja auttaa niitä, jotka ovat eniten avun tarpeessa. Siitä ei ole epäilystäkään.
Toisaalta kyse on kuitenkin julkisista varoista. Julkiset varat ovat veronmaksajien rahaa, ja yksi kavallus tai yksi petostapaus voivat tuhota satojen tuhansien ihmisten työn. Ongelmaan on siten löydettävä hyvin nopeasti ratkaisu. Tavoitteeni on ryhtyä kesään mennessä lisätoimiin, jotta maksujen maksaminen voidaan aloittaa uudelleen syksyllä. Uskon, että tavoite on saavutettavissa.
Olemme tunnistaneet alueen, jolla tämä on tarpeen: nimittäin kansallisesti. Keskustoimistossa on tehty asianmukainen tilintarkastus ja rahaa siirtäessämme kaikki on kunnossa, mutta maiden täytäntöönpanossa on liian monia riskitekijöitä. Jos näkisitte, mitkä maat ovat olleet kyseessä, ja näkisitte niille myönnettyjen määrärahojen suuruuden, ymmärtäisitte, että summat ovat liian suuret maksujen keskeyttämiseksi ja että uudistuksia tarvitaan hyvin nopeasti.
Jos ensi vuonna havaitaan kavalluksia, olette ensimmäisinä sanomassa minulle, että tiesin tapauksista, ja ihmettelette, miksen ryhtynyt toimiin. Vastaisin siihen, että mielessäni olivat vain sairaat ihmiset. Se ei olisi riittävä vastaus.
Jos selvitämme ongelman puolessa vuodessa eli kesään mennessä, emme ole vaikuttaneet merkittävästi rahaston toimintaan mutta olemme lisänneet luottamusta rahaston toimintaan ja EU:n veronmaksajien rahan käyttötapaan.
Aihe: CE-merkintä
Voisiko komissio kertoa, miten CE-merkinnän vahvistamisessa on edistytty Euroopan viennin edistämiseksi muun muassa Etelä-Amerikan ja Aasian markkinoilla, sillä tämä oli yksi komission jäsen Tajanin virkaan nimittämisensä yhteydessä antamista lupauksista?
Antonio Tajani
Arvoisa puhemies, arvoisa Jim Higgins, CE-merkintä on näkyvä osa mekanismia, joka on ratkaisevan tärkeä sisämarkkinoiden sujuvan toiminnan kannalta.
Uuden lainsäädäntökehyksen hyväksymisellä vuonna 2008 parannettiin merkinnän luotettavuutta erityisesti kolmessa eri asiassa. Ensinnäkin sillä parannettiin CE-tuotteiden sertifiointijärjestelmän valvontaa ja toiseksi sen ansiosta kansalliset viranomaiset ovat aloittaneet markkinoiden valvonnan, sillä heidän on tarkistettava valmistajien ilmoitukset vaatimustenmukaisuudesta sekä riippumattomien järjestöjen myöntämät sertifikaatit, joilla annetaan lupa CE-merkintöjen käytölle tuotteissa, ja kolmanneksi lainsäädännössä jäsenvaltioita vaaditaan parantamaan tullitarkastuksia niin, että vain lainsäädännön mukaiset tuotteet päästetään Euroopan ja maailman markkinoille.
Uuden lainsäädäntökehyksen tehokkaalla täytäntöönpanolla parannetaan CE-merkinnän uskottavuutta ja siten CE-merkinnällä varustettujen tuotteiden mainetta Euroopan ja samalla myös kansainvälisillä markkinoilla sen ansiosta, että lainsäädännöllä tarjotaan aiemmin puuttuneita välineitä CE-merkinnän suojelemiseksi. Tuontituotteiden valvonnan tehostamisella varmistetaan lisäksi CE-merkintöjen väärinkäytön väheneminen maailmanmarkkinoilla. Komissio on lisäksi parlamentin nimenomaisesta pyynnöstä käynnistänyt onnistuneesti sekä taloudellisille toimijoille (etenkin pienille ja keskisuurille yrityksille) että kuluttajille suunnatun tiedotuskampanjan CE-merkinnästä.
Kampanjan tavoitteena on lisätä asianosaisten, kuten etenkin pienten ja keskisuurten yritysten, tietoa merkinnän merkityksestä ja siihen liittyvän mekanismin toiminnasta, jotta asianosaiset voisivat noudattaa merkintäsääntöjä asianmukaisesti ja puolustautua entistä tehokkaammin oikeudessa vaarallisten tuotteiden väärennöstapauksissa. Tämä lisää eurooppalaisten tuotteiden kilpailukykyä.
Kolmansien maiden (myös Mercosur-maiden ja Latinalaisen Amerikan maiden, kuten erityisesti Argentiinan) kanssa tekemiemme sopimusten ja käymiemme neuvottelujen tarkoituksena on edistää CE-merkintää koskevaa sääntely- ja teknistä mallia. Ollessani yhteydessä näiden maiden kanssa aion selventää näitä seikkoja ja tietenkin ajaa ratkaisuja, joiden täytäntöönpanosta olemme sopineet. Matkustan keväällä Latinalaiseen Amerikkaan, missä myös tämä kysymys on esillä tapaamisissani niiden maiden hallitusten edustajien kanssa, joissa käyn: Brasiliassa, Argentiinassa ja Chilessä.
Vahvistan luonnollisesti sitoumukseni siihen, että toimin tiiviissä yhteistyössä kanssanne sen varmistamiseksi, että CE-merkinnän taustalla oleva mekanismi toimii kunnolla ja että jäsenvaltiot noudattavat velvoitteita, joilla tuotteistamme on määrä tehdä entistäkin kilpailukykyisempiä. Pidän teidät luonnollisesti säännöllisesti ajan tasalla näistä asioista ja saanen muistuttaa, että komissio tutkii tilanteen uudelleen ja antaa siitä parlamentille kertomuksen vuonna 2013 asetuksen (EY) N:o 765/2008 edellyttämällä tavalla.
Jim Higgins
(EN) Haluan kiittää komission jäsentä vastauksesta. Konsepti on mielestäni oikein hyvä. Se on kuluttajakeskeinen ja ottaa huomioon tuotteiden maineen sekä EU:ssa valmistettujen tavaroiden luotettavuuden. En kuitenkaan löydä lainkaan tietoja esimerkiksi Eurostatilta siitä, mikä arvo CE-merkinnällä on Euroopan liiketoiminnassa tai kuinka moni eurooppalainen ylipäätään tietää, mitä EY tekee.
Toiseksi olen sitä mieltä, että meidän olisi hyödynnettävä CE-merkintää nykyistä enemmän. Huhtikuussa 2010 pidetyillä Hannoverin messuilla järjestettiin laaja kampanja CE-merkinnän tunnetuksi tekemiseksi, mutta muutoin emme hyödynnä sitä tarpeeksi. Tarvitaan paljon sitkeämpiä ponnisteluja, sillä merkinnällä on todella iso potentiaali.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Arvoisa puhemies, koska mainitsitte Euroopan unionin kilpailukyvyn ja koska kannatan toimianne Euroopan unionin teollisuuspolitiikan kehittämiseksi, haluaisin tiedustella teiltä seuraavaa: mikä osa Euroopan markkinoilla olevista tuotteista on varustettu CE-merkinnällä ja mikä osa Euroopan sisämarkkinoilla olevista tuotteista on valmistettu Kiinassa?
Antonio Tajani
Arvoisa puhemies, olen kiitollinen siitä, että olemme käsitelleet monia niistä kysymyksistä, jotka ovat myös meille tärkeitä, sillä totuus on, että Euroopan unionin ulkopuolelta laillisesti tai laittomasti tuodut tuotteet ovat usein väärennettyjä. Silti sekä komissiolta että muilta unionin toimielimiltä puuttuu tuontituotteiden tarkastuksista vastaava tulli- tai poliisilaitos, minkä vuoksi meidän on luotettava tarkastuksiin, joita jäsenvaltiot tekevät CE-merkinnällä varustettujen tuotteiden tullessa EU:n alueelle ja markkinoille.
Selostan asiaa yksityiskohtaisesti myöhemmin vastatakseni Jim Higginsin lisäkysymykseen, mutta haluan täsmentää, että olemme käynnistäneet tiedotuskampanjan, jonka tavoitteena on paitsi tehdä CE-merkintää tunnetuksi myös varmistaa tuotteiden entistä suurempi varmuus väärennökset havaitsemalla.
Ehdotus vierailusta Rotterdamin satamassa, minne suurin osa leluista saapuu, on ajatus, jota olen työstänyt. Käyn satamassa kenties itse osoittaakseni, että komissio kiinnittää huomiota niiden tuotteiden tarkastamiseen, jotka tulevat Euroopan unionin ulkopuolelta unionin alueelle sen tärkeimpien satamien kautta.
Olen samaa mieltä siitä, että CE-merkinnän käyttöä on kannustettava. Olemme alkuvaiheessa, mutta minusta meidän on jatkettava tällä tiellä. Tähän pyritään tiedotuskampanjalla, joka järjestettiin myös Euroopan parlamentin pyynnöstä. Ollessani vielä Euroopan parlamentin jäsen saimme paljon aikaan vaatimalla EU:lle merkintää, jolla varmistettaisiin ensisijaisesti, että tuotteet ovat EU:n lainsäädännön mukaisia. Meidän ei nimittäin pidä unohtaa, ettei CE-merkintä ole eurooppalainen laatumerkintä vaan se tarkoittaa vain sitä, että tiettyjä EU:n sääntöjä on noudatettu, toisin sanoen se on eräänlainen vaatimustenmukaisuusvakuutus tai kolmannen osapuolen myöntämä sertifikaatti.
Jotkut parlamentin jäsenet toivovat, että CE-merkintää seuraisi laatumerkintä, ja parlamentti itse asiassa kiirehti minua asiassa vuosi sitten pidetyssä kuulemisessa asettuessani ehdolle komission jäseneksi. En todellakaan vastusta ajatusta, mutta meidän on minusta ensiksi edistettävä ja lisättävä CE-merkinnän käyttöä EU:ssa järjestettävällä tiedotuskampanjalla. On tehtävä entistä enemmän, ja seuraavassa vaiheessa meidän on harkittava uusia aloitteita. Sitä ennen meidän on kuitenkin ennen kaikkea varmistettava, että CE-merkinnästä tulee yleinen käytäntö kaikissa EU:n yrityksissä ja erityisesti pienissä ja keskisuurissa yrityksissä, jotka tarvitsevat todennäköisesti lisätiedotusta.
Voin vakuuttaa, että olen valmis parantamaan tiedotusta. Olen iloinen näistä keskusteluista ja kysymyksistä (kiitän niistä Jim Higginsiä), sillä ne vauhdittavat keskustelua työssä, jota Euroopan parlamentti ja sen yksittäiset jäsenet sekä komission jäsenet ja komission edustustot ja parlamentti tekevät Euroopan unionissa.
On elintärkeää tiedottaa jäsenvaltioille ja liikeyrityksille tämän välineen käytön merkityksestä, ja yhtä tärkeää on (olen jo korostanut tätä puheenvuorossani) painostaa jäsenvaltioita harjoittamaan tiukkaa valvontaa sekä maiden rajoilla että markkinoilla väärennösten ja CE-merkkinän laittoman käytön estämiseksi tai edes vähentämiseksi, jotta voimme suojella eurooppalaisia tuotteita ja varmistaa ennen kaikkea kuluttajien etuja suojelevan EU:n lainsäädännön noudattaminen.
Aihe: Jäsenvaltioiden vaihtelevat yritystoimintaympäristöt
Yksi Eurooppa 2020 -strategian tärkeimmistä painopistealueista on yrittäjyyden tukeminen laatimalla toimintalinjoja, joilla kehitetään ja parannetaan etenkin pk-yritysten yritystoimintaympäristöä. Tästä huolimatta yritystoimintaympäristöt vaihtelevat jäsenvaltioiden välillä huomattavasti, ja monissa jäsenvaltioissa vallitsee tiukka byrokratia ja uuden yrityksen perustaminen aiheuttaa suuria kustannuksia, mikä haittaa yrittäjyyttä. Lisäksi talouskriisi pahentaa tätä ongelmaa ja luo tilanteen, jossa yrittäjyys ja sen myötä talouskasvu vaihtelevat EU:n sisällä.
Kysyn komissiolta seuraavaa: Onko Eurooppa 2020 -strategiaan sisältyvä yrittäjyyden kasvun tavoite sen mielestä realistinen, ja voidaanko se saavuttaa kaikissa jäsenvaltioissa tulevien 10 vuoden aikana, kun otetaan huomioon edellä mainitut vaihtelevat olosuhteet?
Aikooko komissio suositella jäsenvaltioille konkreettisia toimintalinjoja ja yhteistä kehystä yrittäjyyttä haittaavien ongelmien ratkaisemiseksi?
Aihe: Pienet ja keskisuuret yritykset
Voiko komissio ilmoittaa, mitä toimia se toteuttaa niiden Eurooppaan sijoittautuneiden pienten ja keskisuurten yritysten tukemiseksi, jotka haluavat viedä tuotteita ja investoida Kiinan kaltaisiin kehittyviin kansantalouksiin?
Aihe: Yrittäjien asema säästötoimia toteuttavissa jäsenvaltioissa
Onko EU ehdottanut yrittäjyyden tukemista erityisesti ankaria säästötoimia toteuttavissa jäsenvaltioissa?
Antonio Tajani
Arvoisa puhemies, yritän esittää asiani ytimekkäästi, kuten minulla oli tapana parlamentin jäsenenä toimiessani. Käsittelemme hyvin mielenkiintoisia kysymyksiä, kuten ennen kaikkea komission valmiutta tukea yrittäjyyttä ja parantaa yritysten ja varsinkin pienten ja keskisuurten yritysten (pk-yritysten) toimintaympäristöä auttamalla niitä pääsemään osallisiksi kolmansien maiden markkinoista. Nämä kolme kysymystä ovat mielestäni ensisijaisen tärkeitä.
Tästä syystä komission vuonna 2008 hyväksymää pk-yrityksiä tukevaa eurooppalaista aloitetta (Small Business Act) tarkistetaan lähipäivinä. Aloitteen periaatteet ja määräykset ovat täysin sopusoinnussa Europe 2020 -strategian kanssa ja niiden täytäntöönpano jäsenvaltioissa on varmistettu sillä, että kaikki asianosaiset kannattavat niitä. Toisin sanoen kaikki - jäsenvaltiot ja liikeyritykset - otetaan mukaan saatujen tulosten valvontaan.
Aiomme varmistaa, että Small Business Act -aloitteessa tuetut periaatteet, joiden tarkoituksena on edistää yrittäjyyttä ja poistaa kriteeri, että politiikan suunnittelussa ajatellaan ennen kaikkea "pienet ensin" -periaatteen mukaisesti, pannaan täytäntöön sekä unionissa että jäsenvaltioissa.
Olemme jo ottaneet käyttöön pk-yrityksille tarkoitetun testin, jonka tavoitteena on ottaa entistä paremmin huomioon pk-yritysten toimintaa haittaavien politiikanalojen ja velvoitteiden vaikutusten arviointimenettelyt. Tarkistettuun Small Business Act -aloitteeseen sisältyy testin käytön yhdenmukaistamiseen sekä arviointien laadun parantamiseen tarkoitettuja toimenpiteitä. Lisäksi kaikkia jäsenvaltioita kehotetaan noudattamaan samanlaista menettelyä kansallisessa päätöksenteossa.
Olemme tietoisia tarpeesta vähentää byrokratiaa ja poistaa maiden välisiä eroja, minkä takia osoitamme erityisiä toimia (kuten keskitettyjen palvelupisteiden perustaminen sekä sähköisen hallinnon hyödyntäminen) alan toimintojen nopeuttamiseksi. Komissio valmistelee lisäksi kansallisten virkamiesten välistä parhaiden käytäntöjen vaihtoa erityisistä aiheista.
Nuorten yrittäjyyden edistämiseksi ja rajatylittävän kaupan alan yhteistyön vauhdittamiseksi Euroopassa olemme jälleen parlamentin aloitteesta kehittäneet nuorille yrittäjille suunnatun Erasmus-ohjelman, jonka tulokset ovat olleet myönteisiä. Aikomuksenamme onkin löytää ohjelmalle oikeusperusta, jotta tästä kokeiluhankkeesta voitaisiin tehdä jatkuva ohjelma.
Olemme suunnitelleet myös erityisesti naisyrittäjille tarkoitettuja toimenpiteitä: meillä on nyt verkosto, johon kuuluu 250 naispuolista lähettilästä 22:sta Euroopan maasta. Toivon, että verkosto voisi laajeta edelleen. Kehitämme parhaillaan myös naisyrittäjille tarkoitettuja tukiohjelmia ainakin kahteentoista EU:n jäsenvaltioon.
Mitä tulee pk-yrityksille annettavaan tukeen unionin ulkopuolelle suuntautuvaa vientiä ja investointeja varten, käynnistimme viime vuoden alussa laajan julkisen kuulemisen aikomuksestamme lisätä tukitoimia. Kuulemisen tulosten pohjalta voimme mukauttaa ehdotettuja suuntaviivoja, joiden tavoitteena on lisätä pk-yritysten tukipalveluja niin, että samalla varmistetaan julkisten varojen tehokas käyttö.
Meillä on jo paljon kokemusta pk-yritysten kansainväliseksi tekemisessä. Viittaan nyt suurta menestystä saaneisiin hankkeisiin, joita ovat muun muassa Kiinassa toimivien pk-yritysten immateriaalioikeuksia koskeva Helpdesk-hanke, EU:n ja Japanin välinen teollisuusalan yhteistyökeskus, Enterprise Europe Network -yritysverkosto sekä joukko koulutusohjelmia. Lisäksi valmistelemme parlamentin rahoittaman selvityksen tulosten pohjalta tiedonantoa pk-yritysten tukemisen lisäämisestä kolmansien maiden markkinoilla.
Kiinan kaltaisista nousevista talouksista puhuttaessa voin vahvistaa, että komissio on käyttänyt Small Business Act -aloitteen puitteissa varoja, joita parlamentti on osoittanut valmistelutyöhön ja joiden avulla Kiinaan ja Intiaan on voitu perustaa pk-yritysten avustus- ja tukikeskuksia. Kävin itse Pekingissä viime marraskuussa Kiinassa toimivien pk-yritysten EU:n tukikeskuksen avajaisissa.
Lisäksi voin kertoa, että komissio nimittää huomenna uudeksi pk-yritystoiminnan erityisedustajaksi yritys- ja teollisuustoiminnan pääosaston apulaispääjohtajan Daniel Callejan, joka vastaa Small Business Act -aloitteen toteutuksen tiiviistä valvonnasta ja toimii pk-yritysten yhteyshenkilönä.
Hyväksymisvaiheessa olevassa komission asiakirjassa kehotetaan kaikkia jäsenvaltioita ja paikallisviranomaisia nimittämään pk-yritystoiminnan erityisedustaja vastaamaan Small Business Act -aloitteen toteutuksen valvonnasta Euroopan unionin eri alueilla. Minulla on ilo kertoa teille, että olen jo saanut myönteistä palautetta monilta jäsenvaltioilta ja unionin eri alueilta.
Georgios Papanikolaou
(EL) Arvoisa puhemies, paljon kiitoksia sanoistanne, arvoisa komission jäsen; tämä kaikki kertoo kunnianhimoisista tavoitteista. Palaan kuitenkin hieman taaksepäin todetessani, että kilpailukykyasioita käsittelevä neuvosto kehotti joulukuussa 2008 jäsenvaltioita lyhentämään yritysten perustamiseen menevää aikaa enintään kolmeen päivään, ja komissio lupasi luonnollisesti valvoa tätä kehitystä.
Kolme vuotta myöhemmin talouskriisin ollessa pahimmillaan voimme todeta, että yrityksen perustamiseen menee Kreikassa 15 päivää, Itävallassa 11 päivää, Suomessa 8 päivää ja Belgiassa vain puolitoista päivää. Erot ovat siis valtavat.
Kysymykseni kuuluu seuraavasti: kun me kaikki olemme yhtä mieltä siitä, että yrittäjyys on talouskasvun elinehto, kuinka komissio voisi pelkkien kehotusten sijasta todella painostaa valtioita niin, että voimme yhdenmukaistaa näitä menettelyjä?
Brian Crowley
Haluaisin nostaa esiin kolme seikkaa.
Ensimmäinen koskee Kiinan helpdesk-hanketta. Se on erinomainen ajatus, mutta pk-yritysten on vaikea päästä juuri niille aloille, joilla ne toimivat. Hanke näyttää sopivan paremmin suurille yrityksille.
Toiseksi otan esille keskitettyjen palvelupisteiden mallin, joka on jo käytössä EU:n sisällä ja jota voitaisiin hyödyntää entistä paremmin Bric-maissa eli Brasiliassa, Venäjällä, Intiassa ja Kiinassa viennin määrän ja niiden ulkomaisten investointien lisäämiseksi, joita eurooppalaiset yritykset voivat tehdä.
Kolmanneksi ja viimeiseksi totean, että toistaiseksi parhaiten toiminut malli on EU:n ja Japanin väliset suhteet. Se on toiminut parhaiten sekä kaupassa että investoinneissa. Se voisi kenties olla jatkossa noudatettava malli.
Marian Harkin
(EN) Kysymykseni on varmasti hieman hankala, sillä se liittyy maihin, jotka toteuttavat tiukkoja säästötoimia, kuten kotimaani Irlanti.
Asia on seuraava: Pk-yritysten on saatava luottoa, jota ne eivät nyt saa monesta eri syystä ja kenties siksi, että pankit vaativat enemmän lisävakuuksia kuin pk-yritykset voivat tarjota, tai koska toisinaan pk-yritykset eivät vain halua ottaa riskiä ja ottaa lainaa nykyisessä yritysilmastossa, jossa ei tapahdu kasvua.
Kysymykseni tähän liittyen on: voisiko komissio tukea muita toimia, kuten lainatakuuohjelmia tai jopa EU:n mikrorahoitusjärjestelyn laajentamista?
Antonio Tajani
Arvoisa puhemies, hyvät parlamentin jäsenet, olen todella iloinen siitä, että pienten ja keskisuurten yritysten kysymys on keskeisellä sijalla parlamentin keskustelussa jo toista päivää peräkkäin. Käsittelimme eilen illalla kilpailukyvyn ja innovoinnin puiteohjelmaa sekä sitä, miten pieniä ja keskisuuria yrityksiä sekä mikroyrityksiä voitaisiin auttaa saamaan EU:n rahoitusta seuraavasta kahdeksannesta puiteohjelmasta. Kartoitimme myös, mitä olemme tähän asti tehneet ja mitä teemme parhaillamme tämän kategorian yritysten hyväksi.
Kuten jo totesin puheenvuorossani (totesin tämän myös eilen illalla), pienten ja keskisuurten yritysten tukeminen on mielestäni ensisijainen tavoite monestakin syystä. Ensinnäkin pk-yrityksillä on vääjäämättä keskeinen asema nykykriisistä selviämisessä. Reaalitaloudesta on tehty Eurooppa 2020 -strategiassa jälleen talouspolitiikan ydin. Pk-yritykset ovat reaalitaloutemme elinehto, ja tulevaisuutta ajatellen olen sitä mieltä, että pk-yrityksillä voi olla ennen kaikkea myös merkittävä yhteiskunnallinen rooli, koska ne luovat työpaikkoja Euroopan unioniin, vaikka suuret teollisuusyritykset käyvätkin läpi rakenneuudistuksia.
Meidän on siis luotava edellytykset pienten ja keskisuurten yritysten kilpailukyvylle. Kilpailukyky on yhtä kuin innovointi, ja ollaksemme innovatiivisia meidän on autettava pk-yrityksiä luotonsaannissa. Euroopan parlamentin tuen ansiosta olemme voineet antaa Small Business Act -aloitteeseen kuuluvan direktiivin viranomaisten takia ja kaupallisissa toimissa tapahtuvien maksuviivästysten torjunnasta. Tulos on loistava ja toivon mukaan jäsenvaltiot panevat täytäntöön tämän koko Euroopan unionia sitovan direktiivin vuoden sisällä viime lokakuusta laskien ja kenties jopa ennen lopullista määräaikaa. Tämä tuo markkinoille likviditeettiä noin 180 miljardia euroa pienten ja keskisuurten yritysten hyväksi.
Tässä ei ole vielä kaikki. Olen perustanut myös pk-yritysten rahoitusfoorumin, kuten pk-yrityspolitiikkaa ja kilpailukyvyn ja innovoinnin puiteohjelmaa käsittelevässä parlamentin mietinnössä todetaan. Foorumi on komission uusi väline, paikka, jossa kartoitamme luotonsaantivaikeuksia ja etsimme ratkaisuja näihin ongelmiin. Ei ole sattumaa, että olemme saaneet Lontoon pörssin mukaan tähän aloitteeseen ensimmäistä kertaa. Tämä on voimakas viesti Yhdistyneeltä kuningaskunnalta rahamaailman huomattavasta tuesta pienten ja keskisuurten yritysten hyväksi. Rahatalous siis tukee ja palvelee nyt reaalitaloutta, mikä on minusta tärkeä signaali. Pidän huolen siitä, että pk-yritysten rahoitusfoorumin toimintaa tuetaan edelleen luotonsaannissa, ja aion myös kartoittaa kaikki saatavilla olevat aloitteet, mukaan lukien rajat ylittävä riskipääoma sekä pyrkimykset poistaa "pullonkauloja" Euroopan investointipankin ja kotimaisten luottolaitosten väliltä, sillä jälkimmäiset viime kädessä myöntävät rahoituksen.
Mitä meidän olisi tehtävä EU:n rahoituksen saannin helpottamiseksi? Valmistelemme parhaillaan seuraavaa kahdeksatta puiteohjelmaa, ja pk-yritysten hyväksi on jo saatu aikaan myönteisiä tuloksia. Toistan sen, mitä totesin eilen illalla, sillä en ole varma, olivatko tänä iltana paikalla olevat jäsenet läsnä myös eilen: kemikaalien rekisteröintiä, arviointia, lupamenettelyitä ja rajoituksia koskevan asetuksen (REACH-asetuksen) osalta voin sanoa, että olen leikannut rekisteröintimaksuja 60 prosenttiin pk-yritysten ja 90 prosenttiin mikroyritysten hyväksi. Olen lisäksi varmistanut, että REACH-asetuksen täytäntöönpanosäännöt on käännetty kaikille Euroopan unionin virallisille kielille. Pk-yrityksille on siis annettu voimakas viesti tuesta myös tältä suunnalta. Tarkoituksemme on toimia samoin myös rakennusalalla toimivien mikroyritysten kanssa.
Olen lisäksi järjestänyt useita mikroluottoa käsitteleviä kokouksia. Käsittelin tätä kysymästä tarkkaan myös Brysselissä kaksi viikkoa sitten pidetyssä kokouksessa, johon otti osaa Italian valtion alaisen uuden mikroluottolaitoksen edustaja; tämä on minusta esimerkki hyvin toimivasta aloitteesta. Toivon voivani levittää alaa koskevia hyviä käytäntöjä jäsenvaltioiden välillä, jotta niitä voitaisiin soveltaa.
Yritysten perustamisluvan saamiseen menevässä ajassa ilmenevät erot ovat todellinen ongelma. On selvää, että jäsenvaltioita on painostettava vähentämään byrokratiaa. EU:n byrokratiasta puhutaan paljon, ja toki sitä ilmenee, mutta jäsenvaltioissa sitä esiintyy joskus lähes yhtä paljon. Menettelyjen keventäminen on joka tapauksessa minusta kansalaisten etujen mukaista. Kun sanomme, että meidän pitäisi soveltaa "pienet ensin" -ajatusmallia, on varmistettava, että jäsenvaltiot ryhtyvät soveltamaan sitä komission tavoin. Tarkistetun Small Business Act -aloitteen esittäminen Euroopan eri pääkaupungeissa tarjoaa niin ikään tilaisuuden kehottaa jäsenvaltioita lyhentämään pk-yritysten perustamisluvan saamiseen menevää aikaa.
Aihe: Komission tasa-arvostrategia
Komissio käynnisti 17. joulukuuta 2011 uuden tasa-arvostrategian, joka on voimassa vuoteen 2014 asti. Strategiassa vahvistetaan uusia tavoitteita, joihin kuuluvat naisten lukumäärän lisääminen keskitason johtotehtävissä ja naisten palkkaaminen hallintovirkamiehen (AD) virkoihin komission pääosastoihin, osastoihin ja yksiköihin.
Uudella tasa-arvostrategialla pyritään turvaamaan komissiossa työskentelevien naisten ja miesten yhtäläiset mahdollisuudet, mutta se ei koske Euroopan unionin muita toimielimiä ja elimiä. Tuleeko komission laatima tasa-arvostrategia vaikuttamaan EU:n muissa toimielimissä työskentelevien naisten asemaan? Eikö komissio katso, että olisi syytä laatia yhteinen tasa-arvostrategia, jolla yhtäläiset mahdollisuudet turvattaisiin myös muissa unionin toimielimissä ja elimissä työskenteleville naisille ja miehille? Sukupuolten tasa-arvo ja yhtäläiset mahdollisuudet ovat Euroopan unionin perusperiaate, jota olisi sovellettava yleispätevästi ja poikkeuksetta kaikkiin EU:n työntekijöihin.
Maroš Šefčovič
komission jäsen. - (EN) Olen hyvin iloinen saadessani tämän kysymyksen, sillä minulla on hyviä uutisia. Tammikuun 1. päivästä alkaen komissiossa työskentelee itse asiassa ensimmäistä kertaa enemmän naisia kuin miehiä. Olemme varsin ylpeitä tuloksesta, mutta tiedämme myös, ettei kehitys lopu tähän. Meidän on jatkettava tasa-arvopolitiikkaamme nostaaksemme myös johtotehtävissä ja hallintovirkamiehen viroissa (AD) toimivien naiskollegoidemme määrää komissiossa.
Hyväksyimme siten strategian vuosiksi 2010-2014 eli nykyisen komission toimikauden loppuun. Haluaisimme todella päästä tulokseen, jossa naisten osuus olisi 25 prosenttia ylemmän tason johtotehtävissä toimivista, 30 prosenttia keskitason johtotehtävissä toimivista sekä 43 prosenttia hallintovirkamiehen viroissa olevista henkilöistä. Olemme saavuttaneet jo melkoisesti 15 vuoden aikana, sillä johtotehtävissä toimivien naisten määrä on noussut valtavasti. Haluamme luonnollisesti jatkaa näitä ponnisteluja. Käytämme menetelmää, jossa eläkkeelle jäävät korvataan naistyöntekijöillä, joiden osuus on 30 prosenttia ylempien johtotehtävien viroista ja 50 prosenttia keskitason johtotehtävien ja hallintovirkamiesten viroista. Tämä tarkoittaa siis sitä, että kun kyseisissä johtotehtävissä toimivat jäävät eläkkeelle, 30 tai 50 prosenttia heistä on tarkoitus korvata naisilla.
Tarkistin vastauksena kysymykseenne muiden toimielinten tilanteen ja minun on sanottava, että pärjäätte varsin hyvin parlamentissa. Luvut ovat hyvin vaikuttavia. Ihan samaa ei voida sanoa neuvostosta, jossa tulokset ovat rehellisesti sanottuna hieman erilaiset. Paras tapa minusta edetä asiassa olisi kuitenkin se, että jatkamme parhaiden käytäntöjen vaihdon politiikkaa ja vaihtaisimme kokemuksia politiikan täytäntöönpanosta.
Tiedän, että myös hallintojohtajamme eli pääsihteerimme keskustelevat asiasta säännöllisesti, ja uskon, että hyvien käytäntöjen vaihto johtaa tarkoituksenmukaisiin tuloksiin kaikissa EU:n toimielimissä.
Vilija Blinkevičiūt
(LT) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, kiitoksia hyvistä uutisista. Olen iloinen, että komissiossa työskentelee enemmän naisia kuin miehiä. Haluan kuitenkin esittää teille seuraavan lisäkysymyksen: Kuinka paljon aikaa uskotte menevän siihen, että Euroopan komissiossa työskentelee johtoasemassa naisia 50 prosenttia 25 tai 42 prosentin sijasta? Kuinka kauan siihen menisi arvionne mukaan aikaa? Sanoitte, että tähän päästäisiin vasta toimikautenne loppuun mennessä.
Ette kuitenkaan vastannut kysymykseeni kovin selkeästi. Mitä mieltä olette komission jäsenenä Euroopan unionin toimielinten tasa-arvostrategiasta? Mitä mieltä olette tästä kaikkia Euroopan unionin toimielimiä edustavasta strategiasta? Tämä olisi oiva malliesimerkki jäsenvaltioille, sekä julkisella että yksityisellä sektorilla työskenteleville henkilöille.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Arvoisa puhemies, laajentaisin hieman kollegani kysymystä ja kysyn komission jäseneltä, onko tasa-arvostrategia olemassa myös muilta osin? Tarkoitan uusista jäsenvaltioista tulevien henkilöiden nimittämistä ylemmän ja keskitason johtotehtäviin EU:n toimielimissä.
Maroš Šefčovič
komission jäsen. - (EN) Suurkiitokset lisäkysymyksistänne.
Olen samaa mieltä siitä, että mainitsemanne luvut eivät ehkä tunnu niin kunnianhimoisilta kuin toivoisitte niiden olevan tulevaisuudessa, mutta totuus on, että aloitettuamme tasa-arvopolitiikan komissiossa vuonna 1995 olemme onnistuneet lisäämään naisten osuutta huippuviroista viisinkertaiseksi. Tämä tarkoittaa, että näissä viroissa on nykyisin viisi kertaa naisia enemmän kuin aiemmin. Meidän on tietenkin katsottava perustasoa. Myönnän, että se oli varsin alhainen. Meidän on myös suhteutettava tilanne siihen, millaisessa ympäristössä toimimme Euroopassa.
Tämä on myös osa vastaustani toiseen kysymykseen eli että on edelleen parannettava menettelyjä, joilla naisille voidaan luoda tällaiset edellytykset paitsi EU:n toimielimissä myös jäsenvaltioissa. Ensinnäkin meidän on luotava sopivat edellytykset naisille niin, että he voivat todella toimia korkeissa viroissa, mikä edellyttää tarkoituksenmukaista lastenhoitoa, tarkoituksenmukaisia työskentelytiloja, joustavia työaikoja ja muita oloja, jotka mahdollistavat käytännössä naisten toimimisen johtotehtävissä. On selvää, että näitä edellytyksiä luodaan vähitellen. Olemme mielestäni saavuttaneet varsin korkean tason EU:n toimielimissä, ja on nähtävissä, millä eri tasoilla nämä edellytykset on taattu jäsenvaltioissa.
Täten kollegani komission varapuheenjohtaja Viviane Reding on nyt ehdottanut strategiaa, jota kutsutaan sukupuolten väliseksi tasapainottamiseksi liikealan johtotehtävissä. Tämä on toistaiseksi henkilökunnan valmisteluasiakirja, josta keskustellaan liikealan johtajien kanssa kahden kuukauden sisällä, minkä jälkeen aloitetaan julkiset kuulemiset. Mitä tässä voidaan ottaa opiksi? Pitäisikö meidän käydä läpi pakollinen kiintiöjärjestelmä? Pitäisikö meidän valita järjestelmä, joka meillä on käytössä komissiossa, jossa pyrimme luomaan kannustavaa ympäristöä ja johdon kannustimia niissä pääosastoissa, joissa voidaan todella saavuttaa naisia varten asetetut tavoitteet? Tämän jälkeen voimme mielestäni päästä tarkoituksenmukaisiin tuloksiin.
Puhemies
(EN) Kysymyksiin, joihin ei ajanpuutteen vuoksi voitu vastata, vastataan kirjallisesti (ks. liite).
Seán Kelly
(EN) Arvoisa puhemies, haluan käyttää työjärjestyspuheenvuoron ja esittää vain erään huomion (tiedän, että monet jäsenet ovat samaa mieltä kanssani), joka ei liity mitenkään henkilöönne vaan koskee kyselytunnin järjestämistä.
Illasta toiseen jäsenet eivät tiedä, kuinka moneen kysymykseen vastataan, kuinka monta lisäkysymystä esitetään, kuinka kauan vastauksiin menee aikaa ja onko meillä kyselytuntia komission tai neuvoston kanssa ylipäätään. Tähän ei voida tyytyä. Tapasin Sarah Ludfordin. Hän myöhästyi tunnin illalliselta, koska hän luuli, että hänen kysymykseensä vastataan. Minäkin laskin, että kysymykseni otetaan esille, minkä vuoksi kieltäydyin illalliskutsusta. Jäsenille olisi vähintäänkin kerrottava etukäteen, kuinka moneen kysymykseen vastataan, jotta he voivat suunnitella aikataulunsa sen mukaan.
Tiedän, että saan kirjallisen vastauksen, mutta jos minä ja muut jäsenet haluamme kirjallisen vastauksen, meidän on lähetettävä sähköpostia omasta kodistamme käsin ja saamme vastauksen sähköpostiimme.
Tässä oli kaikki, mitä halusin sanoa. Minusta se pitäisi ottaa huomioon. Arvoisa puhemies, tämä ei liity mitenkään henkilöönne: hoidatte asiaa oikein hyvin. En halua olla mitenkään epäkunnioittava teitä kohtaan.
Puhemies
(EN) Hyvä jäsen Seán Kelly, kiitoksia puheenvuorostanne. Haluaisin sanoa yhtenä niistä varapuhemiehistä, jotka vastaavat kyselytunnista, että pelkään, ettemme ole toimielimenä ryhtyneet komission kanssa toteuttamaan sitä, mistä sovimme toimielinten välisessä sopimuksessamme eli että parannamme kyselytuntia. Olen iloinen, että komission jäsen Maroš Šefčovič on läsnä tänä iltana ja että hän on nähnyt omakohtaisesti ongelmamme. Toivon siten, että löydämme uutta intoa pyrkiä tilanteeseen, jota suunnittelimme toimielinten välistä sopimusta koskevissa neuvotteluissa.
(Istunto keskeytettiin klo 20.50 ja sitä jatkettiin klo 21.00.)
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Žmogaus teisių padėtis pasaulyje 2007 m. ir Europos Sąjungos politika. ES rinkimų stebėjimo misijos: tikslai, praktika ir ateities uždaviniai (diskusijos)
Pirmininkas
Toliau numatytos diskusijos dėl šių pranešimų:
Pranešimo dėl 2007 m. metinės ataskaitos dėl žmogaus teisių pasaulyje ir ES politika šioje srityje - Užsienio reikalų komiteto vardu. Pranešėjas Marco Cappato (A6-0153/2008).
Pranešimo dėl Europos Sąjungos rinkimų stebėjimo misijų: tikslai, praktika ir ateities uždaviniai - Užsienio reikalų komiteto vardu. Pranešėjai: Véronique De Keyser ir José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (A6-0138/2008).
Marco Cappato
, pranešėjas. - (IT) Pone Pirmininke, ponios ir ponai, siekiant tinkamai plėtoti su žmogaus teisių propagavimu susijusias politikos kryptis, reikalingos veiksmingos tarptautinės politikos formavimo galios, kurių ES turi. Deja, per dažnai (tai pasakytina ir apie vienbalsiai komitete priimtą nagrinėjamą pranešimą) Europos politika faktiškai tėra valstybių narių politika. Labai sunku kurti europinę žmogaus teisių politiką, kai valstybės narės tokiu laipsniu "kiša" į šią sritį savo nacionalinius interesus.
Vis dėlto reiktų pabrėžti, kad remdamiesi Europos Parlamento politine valia (nors jis ir neturi tarptautinės politikos formavimo galių) galime pasiekti apčiuopiamos pažangos. Pavyzdžiui, trys Parlamento priimtos rezoliucijos dėl mirties bausmės sudarprielaidas tvirtai Europos pozicijai mirties bausmės vykdymo moratoriumo klausimu per balsavimą gruodį Jungtinėse Tautose Niujorke. Taip pat reikėtų atkreipti dėmesį į Parlamento pasiūlymą dėl Europos politikos Tibeto atžvilgiu, kuris įtrauktas į pastarojo posėdžio metu mūsų priimtą atitinkamą rezoliuciją.
Taip pat parengtos su šia sritimi susijusios priemonės, tačiau vis dar labai dažnai Europos Sąjunga nepripažįsta jų teisėtumo. Mes esame įtraukę išlygas dėl žmogaus teisių į visus bendradarbiavimo susitarimus, tačiau šiuo metu neturime veiksmingų stebėsenos ir laikino susitarimų veikimo sustabdymo priemonių, kurios padėtų pasinaudoti išlygomis pagarbai demokratijos principams trečiosiose šalyse užtikrinti.
Labai dažnai mes, Europa, kritiškai vertinome JAV pastarųjų metų pastangas propaguoti demokratiją karine jėga, nes šios priemonės negalėjo būti neveiksmingos. Tai pasitvirtino! Vis dėlto mes turime parengti alternatyvias priemones. Negalime paprasčiausiai sakyti, kad karinjėga - neveiksminga priemonė, nes tuomet pasiduotume pagundai propaguoti pacifizmą ir neutralitetą. Paprasčiausiai pripažinkime, kad šis kelias būtų akivaizdžiai naudingas diktatoriškiems režimams.
Dėl to pagrindinis mūsų numatytas ginklas, apie kurį plačiai kalbama pranešime (aš nuoširdžiai gailiuosi, kad kaip tik socialistų grupsiekia iš dalies pakeisti pranešimą, kad atitinkama nuostata būtų išbraukta), - Gandžio propaguota neprievartinkova, kuri, tiksliai pasakius, būtų pati tinkamiausia politinpriemon(o ne liaudiškas vaizdinys), siekiant užtikrinti, kad žmogaus teisių principai būtų visapusiškai įgyvendinti, puoselėjami, propaguojami ir gerbiami.
Laikome neprievartinę kovą tam tikra technologija, todėl siūlome 2010 m. paskelbti Europos neprievartinės kovos metais, kuriais Europos Sąjunga vykdytų aktyvią Komisijos ir Tarybos parengtą politiką, propaguojančią neprievartinę kovą, paramą disidentams, paramą demokratinei opozicijai. Tai ypač svarbu, jei nenorime apsiriboti vien formaliais žmogaus teisių gynybai skirtais dokumentais ir tekstais ir jei siekiame, kad diktatoriški režimai ir nedemokratinės valstybės imtų gerbti žmogaus teisės gyventi principą.
Véronique De Keyser
Pone Pirmininke, kaip galėtume įvertinti rinkimų stebėjimo misijų darbą praėjus penkiolikai metų nuo tos veiklos Rusijoje ir aštuoneriems metams nuo pirmo Komisijos komunikato šiuo klausimu? Pirmiausiai teigiamai. Šio pranešimo, parengto kartu su José Salafranca, kuris laikosi tų pačių pažiūrų, tikslas atkreipti dėmesį į pasiekimus, pvz., į išaugusį rinkimų stebėjimo misijų profesionalumą, įsteigtą ES lygmens patyrusių rinkimų ekspertų instituciją (šių teigiamų poslinkių pasekm- maždaug 25 proc. išaugęs Europos demokratijos ir žmogaus teisių priemonės biudžetas), o daugiausia į pasisekusį dviejų rūšių misijų, kurioms vadovauja EPN, bendradarbiavimą, t.y. ES misijos, kuri yra daugiau techninio ilgalaikio pobūdžio, ir Parlamento misijos (politinio trumpalaikio pobūdžio).
Vis dėlto neturime atleisti vadžių. Šiame pranešime visų pirma rekomenduojama leisti dalyvauti misijose AKR, EUROLAT ir EMPA nariams, tačiau tai turime daryti labai apdairiai. Reikia stengtis, kad būtų išlaikytas misijų profesionalumas ir išliktų europinis jų pobūdis. Be to, rekomenduojama maždaug 25 proc. atitinkamų biudžeto lėšų toliau skirti Europos demokratijos ir žmogaus teisių priemonės biudžetui, parengti metinį pranešimą, kuriame būtų įvertintas atitinkamų metų misijų darbas ir (tai ypač svarbu) vertinti kompiuteriais vykstančių rinkimų saugumą (naujas iššūkis rinkimų stebėtojams), o visų svarbiausia daug daugiau dėmesio skirti paskesnėms stebėsenos priemonėms. Daugiausia sunkumų ir yra susiję su paskesnėmis priemonėmis, nes nuo jų priklauso, ar rinkimai taps tikru demokratijos svertu, kokiu jie turėtų būti. Pranešime paminėta keletas paskesnių priemonių taikymo galimybių. Čia norėčiau paminėti tik politines priemones. Kalbėdama apie tai daugiausia kreipiuosi į Tarybą. Nepriimtina, kad delegatai arba prezidentai apgaulės būdu "išsirenka" patys save, o Europos Sąjungos politika jų atžvilgiu vykdoma lyg nieko nebūtų įvykę. Niekas nesikeičia. Protu nesuvokiami (ir žalingi) atvejai, kai demokratiniu būdu išrinkti delegatai neturi galimybės įgyvendinti jiems šiais rinkimais suteiktų teisėtų įgaliojimų. Deja, mes žinome pavyzdžių iš praeities, kai panašūs dalykai baigėsi tragiškai. Nenoriu pradėti aiškinti vadovėlinių tiesų. Pranešimas priimtas bendru sutarimu. Tai nėra poleminis dokumentas. Pranešimas - tinkama priemonEuropai. Ji turėtų šia priemone pasinaudoti.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
, pranešėjas. - (ES) Pone Pirmininke, iki šiol rinkimų stebėjimo misijų veikla buvo sėkminga. Manau, kad šiuo atžvilgiu turėtų būti pripažinta ES išorės politikos (kuri kitais atvejais buvo daug kartų kritikuojama) sėkmė, nes dėl šios veiklos didėja Europos Sąjungos matomumas ir Europos institucijų prestižas, stiprėja Europos Sąjungos įvaizdis užsienyje.
Manau, kad būtų teisinga pripažinti, kad, vadovaujant Komisijos narei Benitai Ferrero-Waldner, Europos Sąjunga tapo pasaulio rinkimų stebėjimo misijų lydere, taikančia tinkamiausią stebėjimo metodiką ir įrodžiusia šios veiklos patikimumą.
Kaip minėjo Véronique De Keyser, šis pranešimas Užsienio reikalų komitete patvirtintas 60 balsų už, nvienas nebalsavo prieš. Tai akivaizdus puikaus bendradarbiavimo įrodymas.
Manau, kad reikėtų remtis tinkamais sukauptos patirties pavyzdžiais, tačiau jokiu būdu neužmigti ant laurų (nors jie ir būtų pelnyti), nes liko daugybnenuveiktų darbų.
Dėl to manau, kad būtų svarbu atkreiti dėmesį į rekomendacijas ir pasiūlymus, kuriuos savo galutiniuose pranešimuose pateikatitinkamos rinkimų stebėjimo misijos, neužmirštant, jog tai tėra rekomendacijos ir pasiūlymai ir suverenios valstybės gali laisvai nuspręsti, ar juos įgyvendinti, ar ne. Vis dėlto manau, kad svarbu, jog rekomendacijos ir pasiūlymai būtų įtraukti į atitinkamas programas ir politinius dialogus su mūsų partneriais.
Kitas svarbus aspektas - misijos, kurios užtikrintų veiklos objektyvumą, nešališkumą ir savarankiškumą.
Vis dėlto nepriklausomybturėtų būti derinama su misijų gebėjimu koordinuoti bendrą poziciją su valstybėmis narėmis ir Komisija, kad Europos Sąjunga nebūtų susiskaldžiusi ir kalbėtų vienu balsu, kaip sakVéronique De Keyser, atkreipdama dėmesį į tam tikras su Tarybos veikla susijusias problemas.
Europos Sąjunga ir Europos Sąjungos misijos turi bendradarbiauti su kitomis misijomis ir vietos organizacijomis.
Pone Pirmininke, manau, kad ypač svarbu, jog Komisija, kuri dirbo labai gerai, turėtų galimybę veikti lanksčiai ir nebūtų supančiota biudžeto pančiais, kad biudžetas padėtų užkirstų kelią kuo tinkamiau įgyvendinti šias atsakingas užduotis.
Apibendrindamas norėčiau išreikšti savo pritarimą, esu patenkintas atliktu darbu ir užtikrinti, kad ir ateityje remsiu šią veiklą.
Janez Lenarčič
einantis Tarybos Pirmininko pareigas. - (SL) Prieš įžangines pastabas norėčiau pateikti vieną, susijusią su procedūra. Posėdžio pradžioje kalbėta, kad vieno klausimo nagrinėjimas turėtų būti atidėtas, nes negali dalyvauti Tarybos atstovai. Atsižvelgiant į tai, jog šį klausimą pradėjome nagrinėti vėlai, reikėtų perkelti jį į kitą dieną, nes šios dienos darbotvarkvisiškai užpildyta. Tarybai pirmininkaujanti šalis ketino dalyvauti nagrinėjant atitinkamus klausimus (dėl to jie buvo pradėti nagrinėti vėliau, siekdiant parodyti, kad Tarybai pirmininkaujanti šalis ir Taryba teikia šiems klausimams didelę reikšmę) ir nepraleisti nvieno su jais susijusio posėdžio. Savo įžangines pastabas skaitysiu šiek tiek ilgiau nei numatytos penkios minutės. Dėl to prašau jūsų supratimo. Pasistengsiu sutrumpinti baigiamąjį žodį posėdžio pabaigoje.
Gerbiamieji, noriu pritarti Marco Cappato parengtam Europos Sąjungos metiniam pranešimui dėl žmogaus teisių padėties pasaulyje. Norėčiau pabrėžti, kad mes palankiai vertiname ir laikome svarbiu Parlamento vaidmenį, susijusį su žmogaus teisių propagavimu tarptautiniu lygmeniu. Be to, jūsų kritinis požiūris - svarbi parama šiai gyvybiškai svarbiai Europos Sąjungos veiklos sričiai. Taryba nuodugniai išnagrinės pranešimą. Vis dėlto šiandien, Marco Cappato, norėčiau panagrinėti tam tikrus pagrindinius jūsų pranešimo elementus.
Pirma, be jokios abejonės jūsų pranešime nagrinėjami patys svarbiausi Europos Sąjungos iššūkiai, susiję su žmogaus teisių sritimi. Džiaugiamės, kad Europos Parlamento veikla taip pat įtraukta į pranešimą dėl žmogaus teisių. Atitinkamame pranešimo skirsnyje pripažįstamas svarus šios gerbiamos asamblėjos vaidmuo propaguojant žmogaus teises. Taryba ateityje sieks užtikrinti glaudų bendradarbiavimą su Parlamentu, visų pirma su Užsienio reikalų komitetu ir Žmogaus teisių pakomitečiu. Manome, kad metiniuose pranešimuose ir toliau bus teikiama Europos Parlamento šios srities veikla.
Kalbėdamas apie pranešime pateiktą raginimą sustiprinti ir Europos Sąjungos bendradarbiavimą, norėčiau pasakyti, kad šiuo atžvilgiu reikia dar daug ką nuveikti, be to, akivaizdu, jog Susitarimo memorandumas tarp Europos Tarybos ir Europos Sąjungos taptų svarbia tarpusavio supratimo prielaida. Europos Sąjunga gerbia Europos Tarybos pastangas propaguoti ir ginti žmogaus teises. Europos Sąjunga taip pat tvirtai teberemia Jungtinių Tautų sistemą žmogaus teisėms ginti. Mes remiame Vyriausiojo žmogaus teisių reikalų komisaro nepriklausomybę ir siekiame užtikrinti, kad Žmogaus teisių tarybą taptų veiksmingai klausimus, susijusius su rimtais žmogaus teisių pažeidimais visame pasaulyje, sprendžiančia institucija.
Septintoji Žmogaus teisių tarybos sesija, kuri vyko Ženevoje, buvo sėkminga Europos Sąjungai. Priimtos dvi pagrindinės mūsų iniciatyvos, susijusios su specialių pranešėjų žmogaus teisių klausimais Mianmare ir Šiaurės Korėjoje įgaliojimų atnaujinimo. Mes taip pat dėjome pastangas, kad būtų atnaujinti nepriklausomo eksperto įgaliojimai Kongo Demokratinėje Respublikoje, tačiau tai nepavyko. Reikėtų paminėti, kad sesijos metu buvo atnaujinti žmogaus teisių gynėjų ir moters teisės į gyvenimą be smurto gynėjų įgaliojimai.
Balandį pradėjo veikti naujas bendras reguliarus veiklos peržiūros mechanizmas. Europos Sąjunga mano, kad tai vienas iš svarbiausių mechanizmų žmogaus teisėms ginti ir propaguoti. Nors dar per anksti vertinti, ar šis mechanizmas veikia tinkamai, tačiau pirmos valstybių narių išvados rodo, kad jos rimtai vertina šį klausimą ir veikia atsakingai. Vis dėlto kelia susirūpinimą kai kurių Žmogaus teisių tarybos narių pastangos panaikinti šį mechanizmą.
Greta intensyvaus darbo Jungtinėse Tautose, pastaraisiais metais daug dėmesio buvo skirta su žmogaus teisėmis susijusiems klausimams integruoti į kitas užsienio politikos sritis. Norėčiau dar kartą patvirtinti, kad Tarybai pirmininkaujanti Slovėnija laiko tai vienu iš prioritetų. Ji taip pat remia Javiero Solanos įgaliotinės žmogaus teisių reikalams Riinos Kionka veiklą.
Norėčiau panagrinėti pranešimo dalį, raginančią atnaujinti žmogaus teisių gaires. Mūsų pirmininkavimo Tarybai metu bus atnaujintos trys iš penkių gairių teminių skirsnių. Praeitą savaitę Bendrųjų reikalų ir išorės santykių taryba priėmatnaujintas Kovos su kankinimais gaires. Kitą mėnesį tikimės užbaigti Gairių dėl mirties bausmės panaikinimo atnaujinimą, kuris sutaptų su šių gairių priėmimo dešimtmečio minėjimu. Taip pat baigia gairių dėl vaikų ginkluotuose konfliktuose atnaujinimą. Bendrųjų reikalų ir išorės santykių taryba turėtų patvirtinti pakartotinai apsvarstytą vaikų, paveiktų ginkluoto konflikto, apsaugos klausimo integraciją į ESGP operacijas.
Kalbėdamas apie gaires dėl žmogaus teisių gynėjų, raginu valstybes nares įvertinti galimybę šios grupės asmenims greičiau gauti vizas. Pirmininkaujanti Tarybai valstybsurengdiskusijas Žmogaus teisių darbo grupėje (COHOM), kurių metu buvo apsikeista informacija dėl vizų išdavimo tvarkos. Atrodo, kad ši diskusija paskatino daugelį valstybių narių kartu su konsulinėmis tarnybomis nagrinėti tarpininkavimo galimybę išduodant trumpalaikes vizas žmogaus teisių gynėjams. Tuo pat metu valstybės narės parėmsiūlymą įtraukti atitinkamą nuorodą į naują Bendrijos vizų kodeksą. Ypač svarbus su gairių praktiniu įgyvendinimu susijęs klausimas - žmogaus teisių padėtis stebėsena ir atsakomieji veiksmai jų pažeidimo atveju (protestai, atitinkami pareiškimai ir klausimų nagrinėjimas dialogų su trečiosiomis šalimis metu).
Aišku, siekio, kad žmogaus teisės būtų gerbiamos visame pasaulyje įgyvendinimas - vienas pagrindinių Europos bendrosios užsienio ir saugumo politikos uždavinių. Naudodama įvairius instrumentus, pvz., įgyvendindama bendras priemones ir programas, rengdama protestus ir krizių valdymo operacijas, ES stengėsi sustiprinti demokratinius procesus ir pagerinti žmogaus teisių padėtį daugelyje šalių. Šiuo atžvilgiu ypač svarbu dialogas dėl žmogaus teisių. ES veda derybas su Iranu, Uzbekija, Rusijos Federacija, Afrika ir Kinija.
Dialogai vyksta ir su kitomis trečiosiomis šalimis, remiantis bendradarbiavimo susitarimais, į kuriuos įtrauktos nuostatos dėl žmogaus teisių. Šiuo atžvilgiu norėčiau paminėti, kad kita galimybaptarti padėtį Kinijoje bus kitos savaitės pradžioje, gegužės 15 d., kai prasidės kitas ES ir Kinijos žmogaus teisių dialogo etapas Liublianoje. Taip pat norėčiau paminėti dabartines konsultacijas su Rusijos Federacija, kurios vyko balandį.
Gerbiamieji, taip pat norėčiau panagrinėti klausimą dėl atskirų Europos Sąjungos institucijų bendradarbiavimo klausimais, susijusiais su žmogaus teisių apsauga ir propagavimu. Per keletą ateinančių dienų Taryba tikisi parengti atsakymą Europos Parlamento pirmininkui H. Pötteringui į jo laišką dėl tarpinstitucinio bendradarbiavimo, susijusio su žmogaus teisių dialogu. Užtikrinu jus, kad bent jau pirmininkaujanti Tarybai valstybrodo tvirtą politinę valią, kad šie santykiai būtų stiprinami.
Baigdamas norėčiau pritarti Véronique De Keyser ir José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra pranešimui dėl rinkimų stebėjimo misijų. Rinkimų stebėjimo misijos - ypač svarbi Europos Sąjungos politikos, skirtos demokratijai stiprinti, dalis. Jos padeda stiprinti demokratinį dialogą ir demokratinių rinkimų procesą, be to, sudaro prielaidas demokratinėms institucijoms steigti. Šiais metais rinkimai jau įvyko ir dar vyks daugelyje šalių. Atidžiai stebėti vykę rinkimai, ši veikla bus tęsiama.
Taryba, siekdama stiprinti abipusį bendradarbiavimą su Europos Parlamentu, susijusį su rinkimų stebėjimo misijų veikla, jau apsikeitnuomonėmis su rinkimų stebėjimo misijoms vadovavusiais EPN, kurių pranešimai - svarus indėlis formuojant šios sritis politiką. Manau, kad šios dienos diskusijos taip pat duos naudingų rezultatų.
Pirmininkas
norėčiau atkreipti ministro, kuris išreišknusistebėjimą dėl atidėtų diskusijų, dėmesį į tai, kad taip atsitinka, jei kalbėtojai kalba ilgiau nei numatyta. Kaip buvo nuspręsta anksčiau, ministras turėjo kalbėti 5 minutes, tačiau jis kalbėjo 10 minučių. Taigi posėdis užvilkintas dar 5 minutėmis. Štai taip minutprie minutės posėdžiai trunka ilgiau, todėl raginu jausti bendrą atsakomybę laikytis reglamento.
Benita Ferrero-Waldner
Komisijos narė. - Pone Pirmininke, malonu, kad galiu dalyvauti šios dienos bendroje diskusijoje, skirtoje nagrinėti dviems svarbiems žmogaus teisių ir demokratijos srities pranešimams: Marco Cappato parengtam Europos Sąjungos metiniam padėties pasaulyje ir Salafranca/De Keyser parengtam pranešimui. Norėčiau pasveikinti visus tris pranešėjus atlikus puikų darbą.
Aš taip pat pritariu, kad abu pranešimai (dėl žmogaus teisių ir dėl rinkimų stebėjimo misijų) nagrinėjami kartu, nes manau, kad gyvenimas įrodė, jog mūsų įsipareigojimai propaguoti žmogaus teises ir demokratiją - dvi to paties medžio šakos. Dėl to su jais susijusi veikla neturėtų būti vertinama atskirai. Žmogaus teisės - demokratijos pagrindas. Savo ruožtu demokratija - nepakeičiamas įrankis žmogaus teisėms apsaugoti ir propaguoti.
Norėčiau vieną po kito panagrinėti du šios dienos darbotvarkės klausimus. Aišku, čia pateiksiu tik bendrą klausimų apžvalgą, tačiau esu pasiruošusi smulkiau panagrinėti šiuos klausimus vėliau rengiamose diskusijose.
Rinkimų stebėjimas - Europos Sąjungos užsienio politikos sėkmės pavyzdys. Dėkoju, Véronique De Keyser, už jūsų žodžius. Manau, kad dėl nuoseklios, griežtos metodikos ir nepriklausomų ilgalaikių stebėjimų ES priklauso patikimiausių tarptautinių stebėtojų organizacijų grupei. Tai patvirtino ES rinkimų stebėjimo misijos Kenijoje (vadovavo Alexander Lambsdorff), Pakistane (M. Gahler) ir Nepale (J. Mulder). Misijos taip pat vyks į Kambodžą ir Ruandą, besigydančias skausmingas praeities žaizdas. Kaip ir 2007 m., šios misijos bus finansuojamos griežtai laikantis numatyto biudžeto.
Rinkimų stebėjimo misijų ir Parlamento bendradarbiavimas susieja techninio pobūdžio patirtį su jautriai vykdoma politine veikla ir užtikrina, kad ES kalbėtų vienu balsu. Dėl to norėčiau dar kartą padėkoti visiems misijų vadovams už jų atliktą labai svarbų darbą. Tiesą sakant, Europos rinkimų stebėjimo misijų, kurios vadovavo rinkimų stebėjimui maždaug 36 šalyse, profesionalumo užtikrinimas nuo pat mano darbo pradžios buvo vienas iš prioritetinių uždavinių.
Pritariu, kad ES rinkimų stebėjimas neturėtų būti atskira politikos kryptis. Ši veikla turi būti įtraukta į platesnio pobūdžio paramos žmogaus teisių ir demokratijos įgyvendinimui programas. Be to, reikia plačiau taikyti su ES rinkimų stebėjimo misijų veikla susijusias politines ir technines paskesnes priemones. Visi turime prisidėti prie šios veiklos. Komisija pasinaudos proga ir būsimo atitinkamų šalių strateginių programų pakartotinio svarstymo metu parengs nuoseklesnę šalių lygmens politinę strategiją, kaip siūloma pranešime, kad būtų skatinama veikla susijusi su žmogaus teisių apsaugos ir propagavimo, demokratijos propagavimo, paramos rinkimų metu ir pagalbos vystymuisi siekiant, kad būtų plačiau taikomi demokratinio valdymo ir teisėtumo principai.
Be abejo, dar yra erdvės politikai toliau tobulinti. Aš toliau tai darysiu glaudžiai bendradarbiaudama su Parlamentu. Šiuo atžvilgiu siūlau rudenį surengti kitą bendrą seminarą rinkimų stebėjimo tema, kuris būtų tęsinys sėkmingo praeitų metų posėdžio, apibrėžusio paskesnių priemonių ir stebėjimo kokybės svarbą. Mes jau ėmėmės svarbių žingsnių šiose srityse: šiuo metu ES rinkimų stebėjimo misijos metodiškai įtrauktos į atitinkamą rinkimų ciklą, be to, vis plačiau siekiama įtraukti rekomendacijas į atitinkamus dialogus su valstybėmis partnerėmis. Ką tik paskelbtos dvi iš pagrindų peržiūrėtos metodinio pobūdžio gairės. Be to, nuolat remiamos stebėtojų mokymų programos. Tuo būdu bus toliau užtikrinta, kad misijų vadovų ir vietoje dirbančių komandų darbas bus grindžiamas visapusiškumo, nuoseklumo ir aukštos kokybės principais. Antrame seminare daugiausia dėmesio galėtų būti skirta klausimams, susijusiems su ES rinkimų stebėjimo misijų matomumo didinimu ir su paramos rinkimų metu politiniu aspektu.
Be abejo, galime, kaip sakVéronique De Keyser, panagrinėti tolesnio mūsų misijų atvėrimo galimybę. Šiuo metu jose jau dalyvauja stebėtojai iš Šveicarijos, Kanados ir Norvegijos.
Aš pasistengsiu kuo trumpiau išdėstyti savo mintis antru klausimu, nes Tarybos pirmininkas jau pakankamai apie tai kalbėjo. Šie metai svarbūs žmogaus teisių sričiai, nes minime 60-ąsias Visuotinės deklaracijos metines ir 15-ąsias Pasaulio žmogaus teisių konferencijos metines.
Manau, kad praeitais metais įvyko esminiai JT žmogaus teisių sistemų pasikeitimai, kurių metu buvo galutinai įsteigta Žmogaus teisių taryba. Ką tik baigtas pirmas visuotinės reguliaraus persvarstymo sistemos darbo etapas, o antras prasidės gegužės 5 d. Manau, kad tiek ES valstybėms narėms, tiek ir stebimoms trečiosioms šalims tai bus naudinga patirtis, suteiksianti galimybę nuodugniai įvertinti, ar pagrindiniai patobulinimai padidins Žmogaus teisių tarybos darbo našumą. Atitinkama ES Tarybos grup(COHOM), esanti Ženevoje, ėmėsi veiklos koordinavimo, kad būtų suderinta ES pozicija Žmogaus teisių taryboje. Ši grupnuodugniai išnagrinės pirmo ir antro etapo metu parengtas išvadas.
Nesiruošiu dabar šių klausimų nagrinėti smulkiai. Manau, kad plačiau apie tai kalbėsime diskusijose, tada pasistengsiu atsakyti į jus dominančius klausimus.
Thijs Berman
Vystymosi komiteto nuomonės referentas. - (NL) Pone Pirmininke, Komisijos nare, Mianmaras po įvykusios katastrofos: laukai nusėti lavonų, išlikę gyvi asmenys be pastogės, pagalbos organizacijos negali patekti į šalį. Mianmaras iš dujų eksporto kasmet gauna 3 mln. eurų pajamų. Šiuo metu šalį valdantis režimas vien katastrofos padariniams likviduoti išleidžia 5 mln. eurų. Tai menka paguoda, atsižvelgiant į tai, kad chunta žinojo apie cikloną, tačiau neįspėjo gyventojų.
Mianmaras - milžiniškas iššūkis, susijęs su ES žmogaus teisių politikos įgyvendinimu. Vienintelišeitis - griežtesnės sankcijos. Reikia sugriežtinti vizų išdavimo apribojimus, suvaržyti įmonių, remiančių režimą, veiklą, neleisti režimui vykdyti ES jokių bankininkystės sandorių.
Taryba turėjo imtis priemonių praeitą savaitę. Ji to nepadarė. Komercinio pobūdžio išskaičiavimai paėmviršų. Šio pobūdžio kritinanalizvisiškai neįtraukta į 2007 m. ES metinę ataskaitą dėl žmogaus teisių pasaulyje. Vis dėlto naujų sankcijų Mianmarui dar teks palaukti. Visų pirma ES turi paskatinti ASEAN šalis suteikti pagalbą. Valstybės narės taip pat turi tai daryti. Saugumo Taryba turi nusiųsti į Mianmarą Generalinį sekretorių Ban Ki-mooną. Sienos turi būti atvertos.
Giusto Catania
Piliečių laisvių, teisingumo ir vidaus reikalų komiteto nuomonės referentas. - (IT) Pone Pirmininke, ponios ir ponai, Europos Sąjunga dažnai reiškia susirūpinimą žmogaus teisių pažeidimais už mūsų teritorijos ribų, tačiau nesugeba suvokti, kad mūsų pačių politika tampa sistemingų žmogaus teisių pažeidimų už ES ribų priežastimi.
Esame įsitikinę, kad ES pagrindinių teisių agentūros veikla turėtų apimti ir šalis, kurios pasirašsu ES stabilizavimo arba asociacijos susitarimus, ar net ir šalis, pasirašiusias su ES readmisijos sutartis. Manome, kad tai svarbu migrantams ir prieglobsčio prašytojams, nes jie išsiunčiami iš mūsų valstybių į šalis, kuriose neužtikrinamos asmens laisvės ir pagrindinės teisės.
Turėtume taip pat paminėti šiuo metu Tarybai pirmininkaujančią Slovėniją, iš kurios asmenys be dokumentų ir tuo pačiu be pilietybės išsiunčiami į šalis kaip Kosovas arba Serbija, o jų saugumas nėra užtikrintas.
Mes taip pat susirūpinę tuo, kad kovoje su terorizmu sumažėjo pagrindinių laisvių apsauga. Dėl šios priežasties Piliečių laisvių, teisingumo ir vidaus reikalų komiteto nuomonėje reikalaujama įgyvendinti visas Parlamento numatytas priemones, ypač susijusias su CŽV vykdytu kalinių gabenimu lėktuvais ir neteisėtu įtariamųjų terorizmu kalinimu.
Laima Liucija Andrikienė
PPE-DE frakcijos vardu. - (LT) Iš pradžių norėčiau padėkoti kolegoms nariams, kurių bendromis pastangomis buvo sparčiau parengta 2007 m. metinataskaita dėl žmogaus teisių pasaulyje ir ES politikos šioje srityje. Dėkoju, Marco Cappato. Bendradarbiavimas buvo vaisingas ir malonus.
Mūsų rezoliucijoje pabrėžta, kad žmogaus teisės - vienas svarbiausių prioritetų ir vertybių. Politingrupė, kuriai aš priklausau, t.y. Europos liaudies partijos (krikščionių demokratų) ir Europos demokratų frakcija, visuomet laikžmogaus teises ypatingos svarbos klausimu. Pačioje mūsų darbotvarkės pradžioje įrašyti šie uždaviniai: panaikinti mirties bausmę, skatinti nepakantumą kankinimams, užtikrinti moterų ir vaikų teises ir kovoti su diskriminacija. PPE-DE frakcija visuomet (ne be pagrindo) ypač daug dėmesio skyržmogaus teisių padėčiai Kinijoje, Rusijoje ir Irane, nes žmogaus teisių padėtis šiose šalyse kelia didelį susirūpinimą.
ES parengir įgyvendino daug priemonių, skirtų žmogaus teisėms ginti ir demokratijai skatinti. Tai politiniai dialogai, protestai ir finansiniai instrumentai, Europos lygmens instrumentai žmogaus teisėms ginti ir demokratijai skatinti, taip pat atitinkamos programos ir daugianacionalinių forumų veikla.
Vienas iš mūsų rezoliucijos tikslų - ES politikos ir šiuo metu įgyvendintų priemonių (ir jų rezultatų) veiksmingumo įvertinimas, taip pat pasiūlymai, kaip galima tobulinti šias priemones, kad jos būtų nuoseklios, skaidrios ir matomos. Svarbu atkreipti dėmesį į tai, kad ES ir JT institucijų tarpusavio ryšiai, susiję su žmogaus teisių apsaugos sritimi, davpuikių rezultatų. Dėl to ypač svarbu, kad šiais klausimais būtų bendradarbiaujama ir toliau.
Atvirai kalbant, dėl įsitikinimų, patirties ir kultūros skirtumų mes Europos Parlamente linkę skirtingai vertinti konkrečius klausimus ir problemas, pvz., klausimą dėl seksualinės ir reprodukcinės sveikatos. Svarstant tokio pobūdžio ginčytinus klausimus tinkamiausias vertinimo matas - žmogaus teisės (ypač moterų ir vaikų teisės). Dėl to pedofilija, kurią buvo siekta užmaskuoti vartojant sąvoką "seksualinsveikata", turi būti netoleruojama, kad ir kaip ji būtų vadinama.
Norėčiau paminėti pilietinės visuomenės svarbą. Be pilietinės visuomenės pastangų, be aktyvios NVO paramos politikų pastangos gauti teigiamų rezultatų bus bevaisės. Žmogaus teisių gynėjai, kad ir iš kokios šalies jie būtų, - Oswaldo Payá ir moterys baltais drabužiais iš Kubos, Yuri Bandazhevsky iš Baltarusijos, Salih Mahmoud Osman iš Sudano (ir daugelis kitų) - nusipelno mūsų pagarbos ir didesnės paramos.
Csaba Sándor Tabajdi
PSE frakcijos vardu. - (HU) Pone Pirmininke, Socialistų frakcijos Europos Parlamente vardu norėčiau padėkoti pranešėjui Marco Cappato už išsamią ataskaitą ir už jo atvirumą ir norą bendradarbiauti. Ypač svarbu, kad ataskaitoje, kaip rekomendavo Socialistų frakcija, daugiau dėmesio skirta ekonominių ir socialinių teisių klausimams. Jei, nepriklausomai nuo konkrečios partijos politikos, mes, kaip Europos liaudies, Liberalų, Žaliųjų arba Socialistų partijos nariai, didžiuojamės socialine Europa, tuomet ypač svarbu, kad iš kitų reikalautume gerbti socialines teises. Pavyzdžiui, Kinijoje ir Rusijoje šimtai milijonų kaimo gyventojų neturi socialinio draudimo, galimybės pasinaudoti medicinos ir sveikatos priežiūros sistemos paslaugomis, taip pat negauna pensijos. Manau, kad šie dalykai susiję su pagrindinėmis žmogaus teisėmis, todėl ateityje šiems klausimams spręsti turėtų būti skirta daug daugiau dėmesio.
Mes didžiuojamės, kad jūsų ataskaitoje raginama didinti Europos Sąjungos ir Europos Tarybos bendradarbiavimą tokiems klausimams spręsti. Remiantis Kopenhagos kriterijais, Tautinių mažumų apsaugos pagrindų konvencija ir Europos regioninių arba mažumų kalbų chartija - pagrindiniai dokumentai tiek Europos Sąjungai, tiek ir Europos Tarybai. Vis dėlto mes taip pat manome, kad pagrindinproblema ta, jog neparengta atskira ataskaita (ar netgi skirsnis) mažumų teisių klausimais, nes mes ir Komisijos narBenita Ferrero-Waldner nagrinėsime Kosovo klausimą ir pateiksime išvadas, susijusias su mažumų teisių sritimi. Dėkoju už dėmesį.
Janusz Onyszkiewicz
ALDE frakcijos vardu. - (PL) Norėčiau šiek tiek dėmesio skirti žmogaus teisių ir demokratijos sričių sąsajoms. Paprastai sakoma, kad šių teisių visiškai laikytis galima tik demokratijos sąlygomis. Kita vertus, demokratija siejama su daugumos vyriausybėmis, atėjusiomis į valdžią rinkimų keliu. Tai buvo graikų demokratijos modelis, kurio atveju dauguma lėmviską. Deja, Sokratas buvo nuteistas myriop pasitelkus tą pačią balsų daugumos sistemą.
Dėl to daugumos valia ne visuomet garantuoja, kad bus apsaugotos piliečių teisės. Dėl šios priežasties 19 amžiuje atsirado politinio pobūdžio būgštavimų, kurie nelabai suprantami mūsų dienomis, kad nereikėtų suteikti balsavimo teisių platesniems socialiniams sluoksniams. Šie būgštavimai buvo susieti su prielaida, kad tik apsišvietusi mažuma gali užtikrinti žmogaus teisių ir laisvių apsaugą.
Šiais laikais dažnai susiduriame su atvejais, kai tinkamai surengtų rinkimų keliu į valdžią ateina diktatoriškos vyriausybės arba joms išreiškiama parama. Galima paminėti Baltarusiją arba Hamas vyriausybę Gazoje. Galime prisiminti prezidentą Mubaraką Egipte, kuris, paragintas surengti sąžiningus rinkimus, pasakė, kad po jų valdžia Egipte atitektų radikalioms fundamentalistinėms islamo grupuotėms.
Aišku, rinkimai - neįkainojamos vertės dalykas. Kaip tik dėl to reikalinga jų stebėsena. Bet ar galėtų kas nors nuspręsti, kas svarbiau kai kurioms šių dienų šalims: teisėta vyriausybir tikrai nepriklausoma teismų sistema ar rinkimai. Kitu atveju gali atsirasti tariama demokratija, t.y. rinkimų keliu į valdžią atėjusi diktatūra, kuri neleidžia veikti nepriklausomoms institucijoms, paprastai sukuriančioms kompleksinę svertų ir apsaugos mechanizmų sistemą, apsaugančią piliečius nuo savavališkų valdžios veiksmų. Demokratija turi būti liberalaus pobūdžio, o ne daugumos diktatūra. Dėl to turėtume tęsti rinkimų stebėjimo misijų veiklą, tačiau neturėtume apsiriboti vien šia veikla, siekdami, kad įsigalėtų tikra liberali demokratija. Tai reiškia, kad daugiau priemonių turėtų būti skirta skatinti demokratijos kultūrai ir pilietinės visuomenės institucijų veiklai.
Įgyvendinant šiuos veiksmus negalima tikėtis autokratinių valdžios organų paramos. Dėl to reikia tinkamesnių paramos mechanizmų, kurie būtų lankstesni už dabartinius. Be to, reikėtų išplėsti mūsų teikiamos paramos sritį, kad ji būtų teikiama ir drąsiems asmenims, kuriems dėl jų vykdomos veiklos taikomos įvairios represijos.
Konrad Szymański
(PL) Pone Pirmininke, manau, kad religijos laisvnėra tinkamai išnagrinėta ataskaitoje dėl žmogaus teisių padėties pasaulyje dėl kairiųjų pažiūrų įtakos ir pranešėjo išankstinės nuomonės.
Religijos išpažinimo ir praktikavimo laisv- viena svarbiausių žmogaus teisių. Tai patvirtinta Visuotinės žmogaus teisių deklaracijos 18 straipsnyje, ESBO galutinio dokumento 16 straipsnyje ir Europos konvencijos 9 straipsnyje. Su šia sritimi susiję daug plataus masto pažeidimų. Krikščionys - labiausiai persekiojama pasaulyje religingrupė. Jie negali laisvai išpažinti savo religijos Kinijoje, Saudo Arabijoje arba Irane. Irake Asirijos krikščionys, kurie amžiais gyveno šioje šalyje, turėjo bėgti iš namų. Rusijoje vis labiau varžoma religinių bendruomenių, nepriklausančių Rusijos ortodoksų bažnyčiai, veikla.
Deja, apie tai nieko neišgirdome Marco Cappato ataskaitoje. Tokia cenzūra - tiesus kelias panaikinti pasitikėjimo principą, sudarantį žmogaus teisių apsaugos sistemos pagrindą.
Hélène Flautre
Pone Pirmininke, pateiktos ataskaitos yra labai tikslios ir tinkamai paremtos dokumentais. Tai įtikinamai patvirtina faktą, kad Parlamentas yra pajėgus įvertinti ES žmogaus teisių ir demokratijos sričių politiką. Gairės, dialogai ir konsultacijos, veiklos planai, rinkimų stebėjimo misijos - ataskaitoje nuodugniai įvertintos priemonės. Be to, aiškiai apibrėžta, kokiose srityse reikėtų siekti daugiau pažangos, pvz., kalbama apie atskirų valstybių žmogaus teisių srities strategijos pakartotinį svarstymą arba tikslių rodiklių padėčiai įvertinti sukūrimą, taip pat prašoma, kad Parlamentas parengtų tinkamas priemones išlygai dėl žmogaus teisių įgyvendinti. Manau, kad šie uždaviniai, apie kuriuos žino ir Komisija, ir Taryba, bus įtraukti į mūsų darbotvarkę ir išnagrinėti.
Konkretūs reikalavimai skirti ir valstybėms narėms. Mes pirmiausia apgailestaujame, kad daugelis iš jų iki šiol vis dar neratifikavo didelio skaičiaus tarptautinių konvencijų ir papildomų protokolų, pvz., Tarptautinės konvencijos dėl visų migrantų darbuotojų ir jų šeimos narių teisių apsaugos, Konvencijos prieš kankinimą fakultatyvinio protokolo. Tarptautinės konvencijos dėl visų asmenų apsaugos nuo prievartinio dingimo ir daugelio kitų priemonių (pvz., TDO konvencijos Nr. 169). Šių dokumentų ratifikavimas padidins valstybių narių ir visos ES prestižą.
Taip pat yra keletas dar rimtesnių besikartojančių su tarptautine padėtimi susijusių problemų, kurios kelia nuolatinį susirūpinimą. Tai klausimai, susiję su siekiu taikyti visapusišką suderintą žmogaus teisių koncepciją visoms ES politikos sritims. Reikia pripažinti, kad dėl ES ir valstybių narių lygmeniu vykdomos prieglobsčio ir imigracijos politikos plačiu mastu pažeidžiamos žmogaus teisės (ypač prie išorinių Sąjungos sienų). Reikia pripažinti, kad didelės Europos bendrovės apsimeta, kad nemato tiesioginių darbo įstatymų arba teisės į sveiką darbo aplinką pažeidimų ar net pačios yra šių pažeidimų priežastis. Reikia pripažinti, kad maisto krizverčia suabejoti mūsų vykdoma žemės ūkio ir energetikos politika. Pažeidimų sąrašo pradžioje įrašyti teisės gyventi, teisės į sveikatą, būstą ir maistą pažeidimai.
Siekiame parengti visapusišką suderintą strategiją. Pradėjome Lisabonos sutarties įgyvendinimą. Tai susiesime su papildomais įsipareigojimais dėl žmogaus teisių. Reikia užtikrinti, kad šie įsipareigojimai būtų įgyvendinti remiantis tinkamesnėmis organizacinėmis priemonėmis ir pakankamais ištekliais. Pvz., išorės veiklos tarnyba turi padalinį, kuris daugiausia dėmesio skiria kompleksiniam (susijusiam su daugeliu sričių) žmogaus teisių pobūdžiui. Europos Parlamentas turi žengti ryžtingą žingsnį spręsdamas šios srities problemas. Ypač pageidautina, kad būtų įsteigta atitinkama parlamentininstitucija.
Vittorio Agnoletto
GUE/NGL frakcijos vardu. - (IT) Pone Pirmininke, ponios ir ponai, kyla pavojus, kad žmogaus teisių propagavimas ir gynimas bus bevaisis, jei po atitinkamų pareiškimų nebus imtasi konkrečių veiksmų. Tam tikrą laikotarpį Europos Sąjunga dėjosi esanti bejėgprieš žmogaus teises pažeidžiančius režimus ir rūpinosi tik prekybos ir ekonomikos santykių su jais skatinimu.
Taryba ir valstybės narės vis labiau žlugdo Komisijos pastangas žmogaus teisėms pasaulyje propaguoti. Kiek anksčiau mes matėme, kaip buvo pakartotinai nacionalizuota kompetencija, susijusi su pagrindinių teisių propagavimo sritimi. Dar niekuomet Komisijos veikla, susijusi su žmogaus teisių ir demokratijos pasaulyje propagavimu, nebuvo tokia neveiksminga kaip šiuo metu, kai ji atsisaktaikyti prieš dvejus metus priimtą išlygą dėl demokratijos.
Žmogaus teisių klausimas vėl susietas su ekonominės arba karinės kontrolės priemonėmis, kaip tai aiškiai matyti iš Dž. Bušo administracijos vykdomo "karo su terorizmu". Dėl šios priežasties svarbu, kad Europos Parlamentas toliau skatintų šios srities veiklą, pvz., įpareigodamas rengti panašias į Marco Cappato ataskaitas. Aišku, šioje ataskaitoje daugiausia dėmesio skirta išimtinai vienam žmogaus teisių aspektui, kurį pavadinčiau "individualistiniu".
Pats Marco Cappato balsavo prieš mūsų pateiktus dalinius pakeitimus, kurių tikslas buvo parodyti, kad JT apibrėžtos žmogaus formavimosi ir socialinės, ekonominės ir kultūrinės teisės - asmens teisių užtikrinimo prielaida. Pagrindiniai su šia idėja susiję principai - teisių tarpusavio sąsaja.
Pranešėjas vėl sudarjuodąjį sąrašą šalių, kuriose puldinėjami įprasti įtariamieji, o patys galingiausi išvengia kritikos. Šiais daliniais pakeitimais siekėme atkreipti dėmesį į faktą, kad Turkija vykdo nusikalstamą politiką kurdų atžvilgiu, t.y. bando nušluoti nuo žemės paviršiaus kultūrinę, politinę ir socialinę kurdų savimonę. Mano nuomone, kurdų klausimas - pagrindinis ateities Europos demokratiškumo klausimas, nes šiuo metu visa tai kartu su bendro pobūdžio abstrakčiomis formuluotėmis dėl žmogaus teisių užtikrinimo turi dvigubų standartų prieskonį. Dėl šios priežasties mūsų frakcija nutarsusilaikyti galutinio balsavimo metu.
Pirmininkas
Laukusieji G. Georgiou, Nepriklausomybės/ demokratijos frakcijos atstovo, kalbos bus nuvilti, nes jis posėdyje nedalyvauja.
Frank Vanhecke
(NL) Dėkoju pone Pirmininke. Manau, kad nors daugelis milžiniškos Marco Cappato ataskaitos klausimų nusipelno kritikos, jos naudai reikia pasakyti, kad joje siūloma neatidėliotinai į darbotvarkę įtraukti klausimą dėl religinių mažumų diskriminavimo atitinkamose trečiosiose šalyse. To mums ypač reikėjo.
Turėtume turėti drąsos ir aiškiau apibrėžti keletą dalykų, nesislėpdami už miglotų formuluočių. Visų pirma turėtume pasmerkti islamo valstybių totalitarizmą. Europoje islamas pripažintas lygiaverte religija, o musulmonai laikomi lygiaverčiais piliečiais. Pvz., mano šalyje islamas pripažintas ir remiamas valstybės. Tuo tarpu daugelyje islamo valstybių krikščionys ir kiti kitatikiai atvirai laikomi antrarūšiais piliečiais ir yra diskriminuojami.
Pvz., "moderniame" Alžyre penkerių metų laisvės atėmimas ir milžiniškos baudos gresia už mėginimą atversti musulmoną į kitą tikėjimą. Kitose islamo šalyse religinių mažumų diskriminavimas ir varžymas - oficiali valstybės politika. Dėl šios priežasties Europa jau turi imtis ryžtingų veiksmų.
Norėčiau pažymėti, kad Islamo konferencija nuolat kalba apie musulmonų diskriminavimą įvairiuose pasaulio kraštuose, o Europos Sąjunga visiškai nutyli nepagrįsto, nuolatinio, oficialiai organizuoto kitatikių persekiojimo islamo kraštuose faktus. Susidaro įspūdis, kad oficialūs žmogaus teisų dialogai ir atitinkamos išlygos tapo moraliniu vyniojamuoju popieriumi. Pagalvokime, ar galime kalbėti apie Europos Sąjungos patikimumą, jeigu ji kuo plačiausiai atveria duris Turkijai, kurioje (plačiai žinomas faktas) policija naudoja kankinimus?
Kokias išvadas apie žodžio ir spaudos laisvės užtikrinimą gali pateikti Europos Sąjunga, jeigu ji pati daugelį metų slapta ir atvirai vedderybas dėl prisijungimo su Turkija - viena didžiausių žodžio laisvės niekintojų, kaip teigiama organizacijos "Žurnalistai be sienų" pranešime? Be to, kokias išvadas Sąjunga gali pateikti apie religijos laisvę, jeigu ji bičiuliaujasi su Turkija, kurioje buvo išskerstos arba ištremtos visos buvusios religinės mažumos ir kuri atvirai diskriminuoja kelias dar išlikusias mažumas?
Vis dėlto, jei vertintume ankstesnius viešus kalbėjimus ir oficialius pareiškimus bei išlygas, pamatytume dažnai besikartojantį dvigubų standartų Europos žmogaus teisių politikoje taikymą ir milžinišką prarają tarp žodžių ir darbų.
Beje, puikiausias šios dviprasmiškos Europos politikos atstovas dabartinis Komisijos narys plėtros ir humanitarinės pagalbos klausimais Louisas Michelas. Dar būdamas Belgijos užsienio reikalų ministru jis apsireiškkaip pasaulio sąžinsu savo pasiūlymu dėl cordon sanitaire prieš Austriją, tačiau tuo pat metu sakkomplimentus niekšiškam diktatoriui Fideliui Kastrui. Prieš keletą mėnesių Komisijos narys vėl skatino kardinaliai pagerinti santykius su Kuba, nors visos žmogaus teisių organizacijos tvirtina, kad Kubos valstybinis aparatas dar labiau apribojo kubiečių teises ir laisves.
Tokie žmonės, tokie Komisijos nariai negali tinkamai vykdyti žmogaus teisių politikos. Be to, manau, kad į ataskaitą neįtrauktas reikalavimas skubiai atkurti žodžio laisvę kai kuriose mūsų pačių Europos šalyse, įskaitant Belgiją. Belgijoje opozicinei partijai aiškiai daromos kliūtys (reikalaujama pateikti dokumentų, taikomi procesiniai veiksmai ir daugybės aktų nuostatos), siekiant užgniaužti jos mėginimus pasinaudoti žodžio laisve ir atkreipti dėmesį į imigracijos problemą. Laikas pamatyti krislą savo akyje.
Zbigniew Zaleski
- (PL) Pone Pirmininke, Komisijos nare, tai, kad rinkimus stebi pripažintos institucijos, pagerina rinkimų atmosferą ir kartais netgi padeda pasiekti esminių pokyčių, kaip, pvz., įvyko oranžinės revoliucijos metu Kijeve. Aišku, kad rinkimų stebėjimas - brangus užsiėmimas, tačiau išlaidos yra pagrįstos, nes, viena vertus, ši veikla - demokratijos mokykla, o kita vertus, padeda mums įvertinti atitinkamos nacijos politinį sąmoningumą ir brandumą.
Turiu keletą pasiūlymų, susijusių su misijų veiksmingumo didinimu be papildomų išlaidų. Pirmiausia rinkimams stebėti turėtume siųsti vietinę kalbą suprantančius asmenis. Jei tokios galimybės nėra, stebėtojų grupturėtų būti sudaryta taip, kad jos nariai susikalbėtų viena kalba (prancūziškai arba angliškai) ir kad tuomet į misiją vyktų tik į šią kalbą verčiantys vertėjai.
Jei būtų galimybė, vertėtų verbuoti savanorius iš kitų šalių, pvz., studentus arba nevyriausybinių arba studentų organizacijų narius. Kyla klausimas, kodėl? Kuo daugiau rinkimų stebėtojų stebi rinkimus, tuo geriau jie vyksta. Nors girdime ironiškų pastabų, pvz., Afrikos atveju, kad jiems nebereikia naujų kolonistų, akivaizdu, kad bendravimas ir ryšiai su rinkėjais tampa rinkimų stebėjimo misijos pripažinimo ir tuo pačiu paramos demokratijai prielaida.
Sprendžiant su žmogaus teisėmis susijusius klausimus Europos liaudies partija (krikščionys demokratai) ir Europos demokratai imasi žingsnių, kuriais siekiama užtikrinti, kad ypač pažeidžiamose Žemės rutulio dalyse gyvenantys žmonės žinotų savo teises ir galėtų dėl jų kovoti. Tam reikalingos nuolatinės švietimo priemonės. Kitos išeities nėra. Norėčiau užbaigti kalbą teiginiu, kad nepuoselėjant pagrindinių žmogaus vertybių ir teisių demokratijos siekis gali tapti niekinis arba net atitinkamos veiklos organizavimo karikatūra.
Józef Pinior
(PL) Pone Pirmininke, Komisijos nare, šiuo metu nagrinėjame vieną svarbiausių Europos Sąjungai klausimų dėl žmogaus teisių pasaulyje laikymosi ir pasaulinės demokratijos dabartinės raidos stebėsenos. Abi pateiktos ataskaitos, mano nuomone, atspindi didžiulį Europos Parlamento nuveiktą darbą. Norėčiau išreikšti padėką Marco Cappato, Véronique De Keyser ir José Salafranca už parengtas ataskaitas.
Panašiose situacijose visuomet susiduriame su dilema, kaip galėtume ginti ES, kalbėti apie teisėtumo principus, kuriuos norėtume įtvirtinti kituose pasaulio regionuose, ir tuo pat metu vykdyti veiksmingą ES politiką? Tai nusako šių dienų ES politikos pagrindą, kurį sudaro balansavimas tarp šių dviejų principų, t.y. žmogaus teisių srities perspektyvų vaizdavimo ir ES politikos veiksmingo užtikrinimo. Tai rimtas iššūkis, su kuriuo šiomis dienomis susiduriame Mianmare, Kinijoje, Kaukaze ir daugelyje kitų pasaulio regionų. Mano nuomone, šios dvi ataskaitos - puikus bandymas subalansuoti minėtus du Europos Sąjungos iššūkius.
Norėčiau pasinaudoti proga ir padėkoti Komisijos narei Benitai Ferrero-Waldner už jos atsakymus į klausimus dėl žmogaus teisių užtikrinimo. Mano turima informacija pasitvirtino. Mongolija - šalies, kurioje iš tikrųjų vyksta teigiami žmogaus teisių srities pokyčiai, pavyzdys. Tai labai svarbi Azijos šalis, kurią ateityje Europos Sąjunga galėtų rodyti kaip pavyzdį kitoms Centrinės Azijos šalims.
Fiona Hall
Pone Pirmininke, rinkimų stebėjimo misijos - esminis ir ypač svarbus ES veiklos elementas žmogaus teisėms, demokratizavimui ir tinkamam valdymui užtikrinti. Norėčiau daugiau dėmesio skirti rinkimų stebėjimo misijoms Afrikoje, nes ES ir Afrikos žemyno, Karibų jūros ir Ramiojo vandenyno baseinų šalis sieja ypatinga partnerystė.
Dažnai rinkimų stebėjimo misijos - pagalbos vystymuisi pagal Kotono susitarimą programos dalis. Pvz., 2006 m. rinkimams Kongo Demokratinėje Respublikoje buvo teikiama plataus masto techninpagalba, susijusi su registravimu. Rinkimų stebėjimo misijos taip pat turėtų įgyvendinti porinkimines paramos priemones, kaip tai pabrėžta Véronique De Keyser ataskaitoje. Po rinkimų atsiranda milžiniškas praktinės, techninės pagalbos poreikis. Pvz., reikia mokyti valstybės tarnautojus, vykdyti apsikeitimo parlamentarų grupėmis programas. Naujiems parlamentams reikalinga parama stiprinti jų gebėjimą užtikrinti vykdomosios valdžios atskaitingumą. Be to, po rinkimų reikia įgyvendinti ir politinio pobūdžio paskesnes priemones, dažniausiai paremtas rinkimų stebėjimo misijos rekomendacijomis, į kurias turi būti atsižvelgta iki kito rinkimų etapo.
Norėčiau panagrinėti dar kelis klausimus. Be abejo, stebėjimo misijos turi ypatingą statusą, nes yra nepriklausomos ir atskirtos nuo kitų procesų. Jos nėra Komisijos dalis, jos nevykdo išorės santykių srities veiklos, be to, nors rekomenduojama, kad rinkimų stebėjimo misija bendrautų su Komisijos delegacija vietoje, valstybių narių ambasadoriais ir su kitomis rinkimų stebėjimo misijomis, ji nėra atskaitinga nvieniems iš jų. Nepriklausomyb- rinkimų stebėjimo misijos jėga. Nors aš ir pritariu bendradarbiavimui ir veiklos koordinavimui, nemanau, kad reikėtų rengti bendras misijas su kitomis valdžios institucijomis, nes tokiu būdu galima lengvai prarasti ypač vertingą ES rinkimų stebėjimo misijų nepriklausomybę.
Pastebiu norą išplėsti rinkimų stebėjimo misijas ir suaktyvinti jų veiklą pietiniame Viduržemio jūros baseino regione. Suprantu šį norą, tačiau jo įgyvendinimas neturėtų pakenkti misijoms, siunčiamoms į besiformuojančios demokratijos šalis Azijoje, Lotynų Amerikoje ir ypač Afrikoje. Kaip sakkeletas kalbėtojų, misijos nėra pigios, taigi, papildomoms misijoms reikėtų numatyti papildomų lėšų.
Raül Romeva i Rueda
(ES) Pone Pirmininke, norėčiau padėkoti Marco Cappato ir už atliktą darbą ir už rezultatą.
Iš tikrųjų norėčiau skirti šią padėką visam Žmogaus teisių pakomitečiui, nes manau, kad ši ataskaita įrodo, jog pakomitetis pagaliau "subrendo".
Vis dėlto ataskaitoje yra keletas aspektų, kuriuos norėtume dar kartą panagrinėti ir paraginti juos galutinai pripažinti.
Pirma, reikia, kad būtų pripažinta ir pakartotinai pabrėžta, jog žmogaus teisės yra visuotinio pobūdžio ir nedalomos. Šie teiginiai nėra tekste aiškiai nurodyti. Dėl to mes parengėme atitinkamą dalinį ataskaitos pakeitimą.
Antra, norėtume, kad būtų susitarta, jog ateityje kiekvienas specialusis ES pasiuntinys turėtų aiškiai apibrėžtus įgaliojimus, susijusius su žmogaus teisėmis ir ypač su žmogaus teisių srities gairių įgyvendinimo užtikrinimu.
Trečia, manau, kad kalbant apie žmogaus teisių srities gaires turi būti atsižvelgta į tai, kad nors moters teisės priskiriamos žmogaus teisėms, kai kurie šių teisių pažeidimai vertinami nepakankamai, t.y. tik lyčių požiūriu. Dėl to ypač rekomenduotina kiek įmanoma greičiau parengti dar keletą naujų gairių, konkrečiai skirtų moters teisėms užtikrinti.
Be to, nors ir reikia pripažinti, kad esama daugybės konkrečių atvejų, kuriuos turėtume čia išnagrinėti, tačiau to nedarysime dėl vietos ir laiko stokos, aš bent jau norėčiau pasinaudoti šių debatų suteikta galimybe ir dar kartą atkreipti dėmesį į Vakarų Sacharoje Maroko valdžios žmogaus teisių pažeidimus, nes tai aiškus neužbaigtos arba netinkamai įvykdytos dekolonizacijos pavyzdys.
Ispanija ir Europos Sąjunga įpareigotos nesusilaikyti nagrinėjant šį klausimą, nes JT žmogaus teisių taryba pakartotinai paragino sąžiningai išspręsti šį konfliktą, kad būtų surastas patvarus tarptautinę teisę atitinkantis sprendimas. Visi žinome, kad visų svarbiausia, kad būtų užtikrinta apsisprendimo teisė.
Luisa Morgantini
(IT) Pone Pirmininke, ponios ir ponai, norėčiau padėkoti Marco Cappato ir Žmogaus teisių pakomitečiui. Vis dėlto panagrinėsiu šią ataskaitą. Aš tikiuosi, kad Žmogaus teisių pakomitetis taps visateisiu komitetu. Taip pat norėčiau padėkoti Véronique De Keyser ir José Salafranca už jų parengtą detalią ir įkvepiančią ataskaitą. Vis dėlto apgailestauju, kad ataskaitos bendrai nerengUžsienio reikalų komitetas ir Plėtros komitetas, nors šių komitetų pirmininkai kartu vadovauja Europos Parlamento rinkimų stebėjimo grupei.
Norėčiau padėkoti Komisijai, ypač Komisijos narei Benitai Ferrero-Waldner, už pasišventimą ir ryžtą rengiant Europos priemonę demokratijai ir žmogaus teisėms remti. Ši priemonkartu su rinkimų stebėjimu - tinkama prielaida skatinti demokratiją. Be to, demokratijai ir žmogaus teisėms užtikrinti nepakanka vien laisvų ir sąžiningų rinkimų. Reikia ir kovos su skurdu programos.
Turiu tik keletą minučių, todėl norėčiau parėžti, kad reikėtų tinkamiau derinti porinkiminio laikotarpio veiklą. Pavyzdžiu galėtume imti Palestiną. Manau, kad porinkiminio laikotarpio veiklos derinimas, su porinkiminiu laikotarpiu susijusios ataskaitos ir parama nacionaliniams parlamentams - gyvybiškai svarbūs veiksniai pasitikėjimui EIDHR užtikrinti. Taip pat svarbus Benitos Ferrero-Waldner pasiūlymas surengti antrą bendrą seminarą dėl rinkimų stebėjimo. Tai ypač svarbu, jei norime bendradarbiauti su pilietine visuomene ir vietos rinkimų stebėtojais, kurie taptų ypač svarbiais mūsų partneriais.
Hélène Goudin
- (SV) Pone Pirmininke, ES - bendrame susitarime gerbti žmogaus teises apibrėžtomis vertybėmis pagrįsta sąjunga. Kaip ES turėtų elgtis, jei šios teisės negerbiamos pačioje Sąjungoje arba su ja besiribojančiuose regionuose? Deja, šis Parlamentas siekia pasinaudoti žmogaus teisių sritimi savo pozicijoms užsienio politikoje sustiprinti, nepaisydamas atitinkamos valstybių narių kompetencijos. Neturime užmiršti, kad keletoje valstybių narių mes patys ne visuomet gerbiame žmogaus teises, pvz., GLBT teises. Tuo tarpu uoliai mušame kumščiais sau į krūtinę ir kritikuojame atitinkamą trečiųjų šalių politiką.
Jim Allister
Pone Pirmininke, turiu paklausti, ar ši diskusija - tik kasmetinis ataskaitos svarstymo ritualas sąžinei nuraminti ar mes, ES, rimtai nusiteikę priversti, kad nuolat žmogaus teises pažeidžiančiose šalyse prasidėtų tikri pokyčiai?
Be abejo, ES reiškia protestus, bet kodėl šių priemonių dydis atvirkščiai proporcingas prekybos su kritikuojamomis šalimis svarbai? Pvz., Indija ir Kinija. Siekiame prekiauti su abiem šalimis. Vis dėlto, kiek rimtai esame pasiryžę vykdyti su jomis žmogaus teisių srities programas? Kodėl prekybos susitarimuose nėra aiškių žmogaus teisių išlygų? Nejaugi prekyba nustelbia represijas?
Pvz., Indijoje tebevyksta diskriminacija kastų pagrindu, užfiksuotas pasibaisėtinas priverstinio darbo ir prekybos žmonėmis mastas, plačiai paplitę religijos laisvės suvaržymai. Tačiau aš atrandu, kad mes su Indija tevedame ad hoc dialogą. Jokių prasmingų susitarimų dėl žmogaus teisių nėra. Deja, ir toliau niekas nesikeičia.
Turiu pasakyti, kad kartais mūsų dėmesys iškreiptas. Paramos atveju ES griežtai laikosi žmogaus teisių skatinimo politikos, įskaitant ir klausimą dėl abortų legalizavimo. Tai daroma netgi šalyse, kur tam prieštarauja kultūros tradicijoms. Pvz., Kenijoje ES finansuojamos NVO naudoja gautas lėšas abortams atlikti, nors tai prieštarauja šalies tradicijoms ir įstatymams.
Ar neturėtume daugiausia dėmesio skirti pagrindinėms teisėms, o paramos pinigus panaudoti vandeniui ir maistui tiekti, o ne smulkmeniškai vykdyti savo pačių susikurtas programas, net ir apsimestinai susietas su sveikatos politika?
Ari Vatanen
Pone Pirmininke, manau, kad šiandien tinkama diena apmąstyti rinkimų ir rinkimų stebėjimo misijų svarbą. Šį rytą mus pasieknaujausios žinios iš JAV. Atrodo, kad ten rinkimai vyksta jau visą amžinybę, tačiau iki šiol nežinome, kas bus demokratų partijos kandidatas į prezidentus. Manau, kad juo taps B. Obama, tačiau manęs niekas neklausia.
Tuo metu, kai rinkimai JAV jau vyksta keletą mėnesių, įvyko rinkimai Rusijoje, kurioje, mano nuomone, V. Putinas "perdavė" prezidento postą D. Medvedevui. D. Medvedevas jau prisaikdintas, tačiau jo rinkimų kampanija, kaip pranešKremliaus spaudos centras, truko vieną dieną. Pranešime spaudai netgi nurodyta, kad už šią diena nemokėta. Kokia gali būti vienos dienos rinkimų kampanija? Tai galima daryti žinant, kad jums skirtas televizijos eterio laikas 17 kartų viršys bendrą kitiems trims kandidatams skirtą eterio laiką. Štai tokie prasti reikalai Rusijoje. Jos žmonės nusipelno daugiau. Mes turime atvirai užtarti Rusijos žmones ir bet kokios kitos šalies, kurioje dar nėra įsivyravusi mūsų požiūrį atitinkanti demokratinsistema.
Ar svarbios rinkimų stebėjimo misijos? Be abejo, labai svarbios, nes jos skirtos demokratijai skatinti, t.y. svarbiausiam šio forumo siekiui vykdyti. José Salafranca ir Véronique De Keyser parenglabai gerą ataskaitą, tačiau turime tęsti pradėtą veiklą. ES turi tapti dar stipresnė. Mes negalime tylėti, nes esame įsipareigoję žmonėms, kurie dar neturi demokratinės sistemos.
Richard Howitt
Pone Pirmininke, noriu padėkoti Marco Cappato už puikią metinę ataskaitą dėl žmogaus teisių.
Norėčiau paaiškinti du Socialistų frakcijos pateiktus dalinius pakeitimus. Pirma, aš gerbiu jūsų nuomonę dėl M. Gandhi ir neprievartinės politikos. Manau, kad tai svarbi tradicija, į kurią Parlamente atkreipėte mūsų dėmesį. Vis dėlto siekiame, kad ši dalis būtų išbraukta vien dėl to, kad tai negali būti vienintelis Europos BUSP politikos principas. Taikinamosioms ir taikos užtikrinimo misijoms kartais reikalingos karinės priemonės. Šios misijos vis dar yra svarbi Europos duoklpasauliui kuriant taikingesnę ir šviesesnę ateitį.
Antra, kalbant apie dalinį pakeitimą, susijusį su JT žmogaus teisių taryba, aš, remdamasis savo patirtimi (kadangi su kolegomis iš pakomitečio dažnai vykstu į Ženevą), pritariu jūsų abejonėms. Nuvylė, kad vis dar vyrauja prieštaringos nuomonės okupuotų Palestinos teritorijų atžvilgiu, išlikęs politinių blokų mentalitetas (ypač Afrikos grupėje), nors ir mes patys turėtume būti daug atidesni. Vis dėlto manau, kad labai svarbu šiais metais toliau tęsti JT reformą, pripažinti teigiamą valstybių narių vaidmenį JT žmogaus teisių taryboje ir patvirtinti, kad tarpusavio peržiūros priemon- tik pirmas žingsnis reikiama kryptimi. Mes turėtume užtikrinti, kad ši priemonbūtų taikoma atvirai, visapusiškai ir veiksmingai.
Be to, raginame Komisiją ir Tarybą siekti, kad konstatuojamoje dalyje ir 4 dalyje nurodytas Europos masto susitarimas dėl demokratijos skatinimo būtų įtrauktas į kaimynystės politiką, Kopenhagos kriterijus, mūsų regionines programas. Kalbame apie demokratijos skatinimą, tačiau neturime vieningo europinio šio dalyko apibrėžimo. Norime, kad šis klausimas būtų apibrėžtas tokiu pat būdu kaip plėtros sritis, t.y. Komisija, valstybės narės ir Parlamentas priima bendrą demokratijos skatinimo apibrėžimą ir bendrai įsipareigoja naudoti šią priemonę kaip veiksmingą pasaulinės demokratijos variklį. J. Solana parėmšią idėją, todėl aš tikiuosi, kad šį vakarą posėdžio protokole atsiras įrašas, kad Komisija ir Taryba taip pat remia šią idėją.
Ona Juknevičien
- (LT) praeitų metų ES ataskaitą buvo 104 puslapiai, iš kurių 4 skirti žmogaus teisėms, o šiais metais atitinkamai 216 ir 10 puslapių. Į šių metų ataskaitą buvo pakartotinai įtraukti praeitų metų ataskaitos skirsniai dėl Pagrindinių teisių agentūros plėtros ir su šia sritimi susijusios Parlamento veiklos. Dokumente pateikta smulki ataskaita apie europiečių veiklą ginant žmonių teises visame pasaulyje.
Vis dėlto nei ataskaitoje, nei rezoliucijoje nžodžiu neužsiminta apie žmogaus teisių apsaugą pačioje Sąjungoje. Ar tikrai nėra nvieno žmogaus teisių pažeidimo ES viduje? Jei jų vis dėlto pasitaiko, ar mes sąžiningai neatidėliodami išsprendžiame susidariusias problemas? Mano nuomone, taip nėra. Atrodo, kad apie kitų nuodėmes kalbėti lengviau negu apie savo.
Nejaugi nežinome faktų apie nelegalias įdarbinimo agentūras Londone, kurios verčia vergais imigrantus iš Lietuvos ir Lenkijos. Ar nežinome, kad prezidento Sarkozy įsakymu Paryžiuje masiškai suimami "nelegalai"? Dar galiu paminėti neteisėtus veiksmus prieš rumunus Romoje. Aišku, nukentėjusieji gali kreiptis į Strasbūro teismą. Po kelerių metų (teismas gauna tūkstančius bylų) teisingumas bus pasiektas. Vis dėlto nukentėjusiems žmonėms svarbi kiekviena diena ir kiekviena valanda.
Esame išrinkti tam, kad dirbtume savo žmonėms, jiems atstovautume ir gintume jų teises. Pradėkime tai daryti. Kiekvienas asmuo Europoje turėtų būti saugus. Tuomet tapsime stipresni ir galėsime tinkamiau padėti kitiems.
Pirmininkas
Ačiū O. Juknevičiene. Šiuo atveju tinka posakis: "kito aky ir krislą pamato..."
Margrete Auken
- (DA) Pone Pirmininke, dėkoju už puikią ataskaitą apie žmogaus teises. Vis dėlto ji turi vieną trūkumą. Didžiausia su žmogaus teisėmis susijusi problema pasaulyje - 260 milijonų jokiai kastai nepriklausančių dalitų diskriminavimas - paminėta labai trumpai ir tik išvardijant kitus dalykus, galinčius tapti diskriminavimo prielaidomis. Praeitų metų vasarį mes priėmėme ilgalaikį sprendimą šiuo klausimu, kelia susirūpinimą tai, kad Užsienio reikalų komitetas atmetatitinkamą dalinį pakeitimą, kurį pateikŽaliųjų frakcija/ Europos laisvasis aljansas. Mes pasiūlėme, kad ES kartu su JT parengtų gaires kovai su diskriminavimu pagal priklausomybę kastoms ir iškeltų šį klausimą aukščiausio lygio susitikimuose su atitinkamų šalių atstovais. Ar Indija ir Britanijos vyriausybvėl nepritaršiam pasiūlymui, kaip tai buvo praeitais metais, ar šį kartą atsitiko kitaip?
Problema iškilusi daugelyje Pietų Azijos valstybių, tačiau aš kalbu apie Indiją, nes tai demokratinvalstybė. Šio dalyko svarba buvo ypač pabrėžta kalbant apie prielaidas žmogaus teisėms užtikrinti. Indija demokratinir netgi turi gerus įstatymus prieš diskriminavimą pagal kastas. Vis dėlto šie įstatymai nuolat pažeidžiami. Reikėtų, kad Indijoje būtų laikomasi šių įstatymų ir ji taptų pavyzdžiu kitoms šalims. Vis dėlto trikdo tai, kad ES ir Parlamentas atsuka nugarą dalitų kančioms! Mes galėjome apie tai kalbėti praeitais metais. Kas įvyko, kad negalime apie tai kalbėti šiandien? Negi dalitų padėtis pagerėjo? Negi diskriminavimas nyksta? Ne, kiekvienas iš čia esančių žino, kad taip nėra. Dėl ko tuomet ES nekreipia dėmesio į beviltišką šių žmonių padėtį?
Willy Meyer Pleite
(ES) Pone Pirmininke, labai ačiū. Ponios ir ponai, balandžio 13 d. Marakeše buvo suimtas Vakarų Sacharos žmogaus teisių gynėjas Ennaama Asfari. Dabar kitas suėmimas Maroke.
Aš pasakoju, kad atkreipčiau dėmesį, jog Europos Sąjunga atsakinga už dekolonizavimo procesą, kurį remia Jungtinės Tautos. Mes už tai atsakingi, ir dėl to bet kokioje ataskaitoje dėl žmogaus teisių turi būti pabrėžta, kad Europos Sąjunga turi griežtai ir akylai stebėti įvykių eigą ir vykdyti JT saugumo tarybos rezoliucijas.
Antra, ponios ir ponai, mūsų civilizacija įžengį 21-ą amžių, tačiau gyventojai tampa skurdesni ir alkanesni. Daugėja ligų ir nelygybės. Per pastaruosius dešimt metų, remiantis Jungtinių Tautų duomenimis, Afrika dar labiau nuskurdo. Todėl norėčiau pareikalauti, pasiūlyti ir paprašyti, kad pripažintume, jog žmogaus teisės apima visas šias teises: ekonominės, socialinės, kultūrinės ir politinės teisės. Manau, kad mes turėtume atidžiau nagrinėti atitinkamus klausimus ir spręsti visus, susijusius su žmogaus teisių laikymusi.
Kathy Sinnott
Pone Pirmininke, diskutuojant apie rinkimus ir jų stebėjimo misijas svarbu, kad atkreiptume dėmesį į savo veiksmus, susijusius su Lisabonos sutartimi. Keli iš pusės milijardo Europos gyventojų, nepriklausančių vidiniam politiniam Tarybos ratui, dalyvaus Europos prezidento rinkimuose? Nvienas. Kiek paprastų europiečių dalyvaus Europos ministro pirmininko ir Komisijos pirmininko rinkimuose? Vėl nvienas.
Galbūt pasieksime daugiau pažangos skatindami demokratiją visame pasaulyje, jei patys ES viduje laikysimės demokratijos principų. Kaip šįvakar nurodP. Bonde, jei kada nors Kinijos prezidentas paklaustų Europos prezidento, keliais balsais jis buvo išrinktas, susidarytų labai nepatogi padėtis.
Urszula Gacek
Pone Pirmininke, pritariu puikiai Europos Parlamento ataskaitai dėl rinkimų stebėjimo misijų. Ne be pagrindo rinkimų stebėjimas naujos ir besivystančios demokratijos šalyse - vienas iš ES prioritetų ir jos įsipareigojimų atitinkamų valstybių atžvilgiu išraiška.
Vis dėlto manau, kad papildomas vaidmuo turėtų tekti mūsų valstybėms narėms, vadinamoms subrendusios demokratijos šalimis. Pateiksiu pavyzdį.
Prisimenu karštus debatus Lenkijoje prieš rinkimus 2007 m. spalį. ESBO norėjo atsiųsti nedidelę grupelę stebėtojų. Iš pradžių daugelis politikų neigiamai reagavo į šį prašymą, nes vertino kaip įžeidimą. Taip nėra. Rinkimų stebėjimo misijos dirbo daugelyje senųjų Europos demokratinių šalių. Pvz., Prancūzijoje prezidento rinkimų metu. Galų gale stebėtojai buvo priimti ir Lenkijoje.
Įtikinėdami naujos ir besivystančios demokratijos šalis įsileisti tarptautinius stebėtojus turime patys parodyti, kad leidžiame kitiems mus "stebėti". Mums rinkimų metu taip pat kyla problemų. Britanijoje buvo užregistruota nusižengimų, susijusių su balsavimu paštu. Ateityje turėsime naujų iššūkių dėl balsavimo internetu.
Taigi būkime atviri stebėjimui, nes šis atvirumas tik sustiprins pasitikėjimą mumis.
Libor Rouček
(CS) Šiandien nagrinėjame dvi tarpusavyje glaudžiai susijusias ataskaitas: metinę ataskaitą dėl žmogaus teisių padėties pasaulyje ir ataskaitą dėl ES rinkimų stebėjimo misijų. Laisvi rinkimai ir teisį demokratiją - pagrindinės žmogaus teisės, kurias, inter alia, saugo Tarptautinkonvencija dėl pilietinių ir politinių teisių ir JT tūkstantmečio deklaracija. Dėl šių priežasčių demokratijos skatinimas - viena pagrindinių ES užsienio politikos užduočių. Tam, kad ši parama būtų veiksminga, turime stiprinti bendrą užsienio ir saugumo politiką ir siekti, kad ES rinkimų stebėjimo misijos duotų daugiau naudos.
Pritariu pranešėjų pateiktoms rekomendacijoms. Taip pat manau, kad į dialogus su trečiosiomis šalimis turėtų būti įtraukti su rinkimais, įskaitant priešrinkiminę ir porinkiminę veiklą, susiję klausimai. Vienas iš rinkimų tikslų, susijusių ne tik su balsavimu, bet ir su priešrinkimine ir porinkimine veikla, - demokratinių institucijų konsolidavimas, taip pat teisėtumo, žiniasklaidos ir teismų nepriklausomybės, pilietinės visuomenės teisių užtikrinimas ir t.t. Taip pat, remdamasis asmenine patirtimi, susijusia su rinkimų stebėjimo misijomis, esu įsitikinęs, kad Europos Parlamentas turėtų ir yra pajėgus imtis didesnio ir reikšmingesnio šios srities vaidmens.
Kaip Čekijos Respublikos atstovas norėčiau tarti keletą žodžių apie Romos statuto ratifikavimą. Kaip ir pernai norėčiau paraginti Čekijos Respublikos parlamento ir senato narius kiek įmanoma greičiau ratifikuoti Romos statutą. Susirūpinimą kelia faktas, kad mano gimtoji šalis Čekijos Respublika, kuri kitų metų pirmą pusmetį pirmininkaus Tarybai, - vienintelvalstybnarė, neratifikavusi šio dokumento.
Sarah Ludford
Pone Pirmininke, pirmiausia norėčiau kreiptis į Komisiją ir Tarybą ir pasakyti, kad ES turi paremti Tarptautinio baudžiamojo teismo kaltintoją, kad jis galėtų pareikšti kaltinimus dviem asmenims, įtariamiems žmogaus teisių pažeidimais Darfūre. Vienas iš jų - Sudano vyriausybės ministras. Iki šiol ES reakcija buvo labai silpna. Tai gėdingas dalykas, atsižvelgiant į tai, kad mes ypač rūpinamės TBT reputacija.
Mes netgi rizikuojame, kad mus apeis Jungtinės Amerikos Valstijos. Prieš dvi savaites įdomioje kalboje Johnas Bellingeris, Valstybės departamento vyriausiasis teisininkas, pasakė, kad JAV siekia, nekeisdamos ideologinės pozicijos TBT atžvilgiu, paremti praktinį jo darbą. Jis ypač paminėjo Darfūrą. Taigi manau, kad turėtume paskubėti paremti TBT Darfūro klausimu.
Kad ir kas laimėtų prezidento rinkimus Jungtinėse Amerikos Valstijose, galime sulaukti, kad bus nutraukta veikla, susijusi su pačiais rimčiausias žmogaus teisių pažeidimais, t.y. slaptas karas prieš terorizmą. Visi kandidatai įsipareigoja uždaryti Gvantanamo kalėjimą, tačiau ES turi toliau primygtinai raginti, kad kalėjimas būtų uždarytas, be to, paremti tarptautinę iniciatyvą dėl kalinių perkėlimo, kad jie galėtų pasinaudoti savo teise į sąžiningą teismą. Kartu su šia veikla (pritariu tiems, kurie teigia, kad ES turi gerbti žmogaus teises savo pačios viduje, jei nori, kad ja pasitikėtų pasaulyje) turime pripažinti, kad Europos vyriausybės vis dar nepriėmsprendimo ypatingos svarbos klausimu, t.y. dėl pagrobimų ir kankinimų.
Maria da Assunção Esteves
(PT) Padėtis yra tokia: šiame pasaulyje, kurį ir mes iš dalies valdome, toliau pasireiškia barbariškų dalykų - mirties bausmė, kankinimai ir badas. Vis dėlto viskas liks po senovei, jei mes būsime tam abejingi. Puoselėjančiai švietimą, vertybes ir garbingumą Europai trūksta darnios politikos. Europos Parlamento ir Tarybos pozicijos ne visuomet sutampa. Vis dėlto tėra vienintelis kelias atitinkamiems tikslams įgyvendinti - visų Europos institucijų veiksmai, įgyvendinant vidaus ir išorės politikos kryptis, turi būti suderinti. Tikimės, kad Lisabonos sutartyje numatyta nauja Išorės reikalų tarnyba veiksmingai atliks žmogaus teisių srities uždavinius.
Vis dėlto norėčiau pateikti mums susirūpinimą keliančių pavyzdžių: Jungtinėse Amerikos Valstijose ir Afrikoje taikoma mirties bausmė, Kinija turi ne tik Tibetą, joje egzistuoja vergų darbas, kankinimai ir mirties bausmbe teismo. Atsižvelgdami į šiuos dalykus turėtume išspręsti politikos derinimo problemas. Europa turi vykdyti aktyvią žmogaus teisių politiką. Svarbu, kad būtų įtraukta pilietinvisuomenė. Neturime užmiršti, kad kovą dėl teisių, remdamosi diplomatija, pirmiausia vykdo valstybės narės. Prancūzijos prezidentas buvo teisus sakydamas, kad neturėtume dalyvauti Olimpinėse žaidynėse Pekine. Ten neturėtų vykti ir ES valstybių vadovai. Sąjunga - vertybėmis pagrįstas susivienijimas. Vien priimtų pareiškimų ir rezoliucijų Europai nepakanka. Europos Sąjunga neturi parduoti savo sielos.
Genowefa Grabowska
- (PL) Tardamas sveikinimą trims pranešėjams norėčiau ypač pabrėžti ypatingą neginčijamą moterų teisių visose gyvenimo sferose ir privačiame gyvenime užtikrinimo ne tik teoriškai, bet ir praktiškai, svarbą.
Tam visų pirma reikia panaikinti visų formų diskriminavimą ir prievartą prieš moteris ir mergaites. Vien to nepakanka. Pažvelkime į Europą. Europos Sąjunga rengia keletą rezoliucijų, kuriose valstybės narės bus paragintos laikytis moterų ir vyrų lygių teisių principo, o po to kontroliuos, kaip šių principų laikomasi. Vis dėlto, Komisijos nare, man labai įdomu, ar lyčių aspektas bus taikomas Europos Sąjungos viduje? Ar, pvz., kuriant naujas ES institucijas ir parenkant kandidatus keturiems aukščiausiems postams (Sąjungos prezidento, Komisijos pirmininko, Parlamento pirmininko ir ES vyriausiojo BUSP įgaliotinio), bus atsižvelgta į šį principą?
Ponios ir ponai, tai bus tiesos akimirka, iš kurios suprasime, ar mūsų ketinimai dėl moterų teisių užtikrinimo iš tikrųjų rimti.
Maria-Eleni Koppa
(EL) Pone Pirmininke, ataskaita, kurią šiandien nagrinėjame, - pati svarbiausia Europos Parlamento politikos dėl žmogaus teisų pasaulyje išraiška. Mūsų laukia didžiuliai iššūkiai, todėl Europos Parlamentas gali ir turi tapti demokratijos ir žmogaus orumo garantu.
Svarbu, kad ES parengtų nuoseklią vieningą poziciją šiais klausimais. Tai vienintelis būdas stiprinti ir tobulinti bendrų priemonių įgyvendinimo veiksmingumą.
Neturėtume taikyti dvigubų standartų, atsižvelgdami tik į savo interesus. Į pagrindinių uždavinių sąrašą turėtume įtraukti siekį panaikinti mirties bausmę ir kankinimus, apsaugoti vaikus, patekusius į ginkluotus konfliktus. Visi santykiai ir susitarimai su trečiosiomis šalimis turi būti grindžiami jų apsaugos principu. Negalima leisti jokių nukrypimų ar principų pažeidimo.
Žmogaus teisės turi būti tvirtas visų mūsų politinių sprendimų pagrindas.
Norėčiau baigti padėka pranešėjui už puikią ir detalią ataskaitą.
Marios Matsakis
Pone Pirmininke, tam, kad ES galėtų kalbėti apie žmogaus teisių pažeidimus trečiosiose šalyse, ji pati turi siekti, jog žmogaus teisės būtų nepriekaištingai gerbiamos visose ES valstybėse narėse.
Kaip jau sakkiti kalbėtojai, to kol kas nėra. Pateiksiu tik vieną su Britanija susijusį pavyzdį. JK, pažeisdama tarptautines konvencijas, vis dar turi dvi kolonijas kitoje valstybėje narėje - Kipre. Šiose dviejose kolonijose, Akrotiri ir Dhekelia, gyvena maždaug 10 000 civilių Kipro gyventojų, kurie yra ES piliečiai, tačiau jų būstai yra žemėje, kurią Britanija dėl aiškių priežasčių "atrėžė" nuo ES. Šie žmonės neturi pagrindinės žmogaus teisės - rinkti savo valdžią. Juos valdo Anglijos karalienės skiriamas britų gubernatorius, kuris yra britų armijos generolas. Šie žmonės neturi teisės išsirinkti savo parlamento. Kolonijoms taikomi įstatymai visiškai priklauso gubernatoriaus jurisdikcijai. Dėl šios priežasties civiliai gyventojai gyvena britų karinės diktatūros sąlygomis.
Gėda, kad Parlamentas, Komisija ir Taryba visuomet žiūri į šią problemą pro pirštus.
Galbūt kitos valstybės narės turi savų "šiukšlių", kurių nenori "tempti iš namų" arba minėtos institucijos iš tikrųjų netiki demokratijos ir teisingumo principais, dėl kurių jos esą kovoja? O gal ES rūpinasi žmogaus teisėmis tik tais atvejais, kai tai nėra susiję su jos pačios piliečiais?
Gal ir taip. Aišku, kad britų kolonijos Kipre diskredituoja bet kokią ES ataskaitą dėl žmogaus teisių pasaulyje ir mažina jos patikimumą.
Corina Creţu
(RO) Pone Pirmininke, ponia Komisijos nare, brangieji kolegos, norėčiau pasveikinti Véronique De Keyser ir pritarti tiems kalbėtojams, kurie kalbėjo apie žmogaus teisių, rinkimų ir demokratijos sąsajas. Esu iš Rumunijos, kuri daugelį metų gyveno totalitarizmo sąlygomis. Galbūt dėl to mes, vis dar atsimenantys tuos laikus, turėtume dar labiau pabrėžti demokratinių, laisvų ir sąžiningų rinkimų svarbą.
Žymus amerikiečių profesorius Larris Diamondas neseniai atkreipdėmesį į susirūpinimą keliantį reiškinį, vadinamą "demokratijos nuosmukiu". Remiantis naujausia organizacijos "Freedom House" ataskaita matyti, kad 2007 m. buvo prasčiausi pasaulio taikos metai nuo pat šaltojo karo pabaigos.
Manau, kad šiomis aplinkybėmis svarbiausias Europos Komisijos, Europos Parlamento ir Sąjungos valstybių narių uždavinys - rinkimams ir porinkiminiam laikotarpiui skirtos bendros pasaulinės strategijos demokratijai skatinti parengimas. Aš pritariu idėjai paremti naujus parlamentus, siekiant juos sustiprinti ir sudaryti palankesnes sąlygas įstatymų leidybos pareigoms atlikti kuo griežčiau laikantis demokratijos principų.
Vis dėlto norėčiau pabrėžti, kad ne visi organizacinio pobūdžio trūkumai - bandymas apgauti, tačiau ypač svarbu apibrėžti, kokiu laipsniu teisės aktų nuostatos sudaro sąlygas nešališkiems skaidriems rinkimams.
Pirmininkas
Dabar galės pasisakyti kalbėtojai, kurie paprašys pirmininko. Norėčiau pasakyti, kad šios dienos lyčių lygybės ir įvairovės posėdyje pirmininko pavaduotojas buvo kritikuojamas dėl to, kad tik EP nariai sugebėdavo atkreipti jo dėmesį ir gauti žodį, o EP narės - ne. Manau, kad šiuo atveju viskas bus daug paprasčiau, nes visi pareiškusieji norą pasisakyti - moterys. Taigi neturėtume vėl išgirsti mums mažiau nei prieš valandą pareikštos kritikos.
Marianne Mikko
(ET) Ponios ir ponai, Marco Cappato ataskaita dėl žmogaus teisių nusipelno didžiausių liaupsių. Europos Sąjunga turi imtis priemonių tikrai nuosekliai, patikimai žmogaus teisių skatinimo pasaulyje politikai toliau vykdyti. Pritariu, kad žmogaus teisų apsaugos stebėsena turi būti veiksmingesnė.
Remiu Europos Sąjungos užsienio ir saugumo politiką. Kalbėdami vienu balsu galime daugiau nuveikti kovoje su bet kokiomis žmogaus teisių pažeidimų apraiškomis pasaulyje. Tokiu būdu galima būtų išgelbėti tūkstančius žmonių gyvybių. Aš pritariu pasiūlymui 2009 m. sušaukti Europos neprievartinės kovos konferenciją.
Ypač svarbu, kad rinkimų stebėjimo misijose dalyvauja EPN. Vis dėlto EPN turi būti nešališki, kaip pabrėžta Véronique De Keyser ir José Salafranca ataskaitoje. Kokiu būdu galima būtų padidinti rinkimus stebinčių Europos Parlamento grupių ir Europos rinkimų stebėjimo misijų darbo veiksmingumą nepakenkiant nvienai iš jų? Turime kartu surasti šios problemos sprendimą.
Europos Sąjunga vis daugiau ir daugiau dėmesio skiria žmogaus teisėms. Pasaulis gali įsitikinti, kad solidarumas ir pagrindinių teisių apsauga - vieni iš pagrindinių mūsų veiklos principų, kurių nesilaikydama gerovės nepasieks nviena šalis.
Marie Anne Isler Béguin
(FR) Pone Pirmininke, dėkoju už lyčių lygybės principo laikymąsi. Aš asmeniškai norėčiau padėkoti pranešėjams už tris ataskaitas ir tuo pačiu dar kartą pabrėžti rinkimų stebėjimo misijų visame pasaulyje svarbą. Aš manau, kad dar kartą reikėtų pareikšti, kad apie šią ypač naudingą veiklą reikėtų informuoti mūsų piliečius. Pirmiausia artėjant rinkimams.
Ar galėčiau padėkoti visiems rinkimų stebėtojams., Nors mes ir vadovaujame rinkimų stebėjimo misijoms, turime šimtus jaunų ir ne tokių jaunų padėjėjų, kurie vyksta kartu ir padeda puoselėti demokratiją kitose šalyse. Nemanau, kad mes dažnai apie tai kalbame . Be stebėtojų tinklo negalėtume rengti šių puikių rinkimų stebėjimo misijų. Taip pat norėčiau paminėti gyventojų entuziazmą priimant stebėtojus, ypač atvykusius ilgalaikiam stebėjimui ir ilgiau užtrunkančius šalyje.
Vis dėlto esu nusivylusi, kad kolegos nariai neremia mano pateikto dalinio pakeitimo, kurio tikslas padidinti misijų biudžetą. Manau, kad kuo daugiau rinkimų misijose sukaupsime patirties, tuo populiaresntaps Europos Sąjunga. Būtų gėda, jei dėl lėšų stygiaus negalėtume priimti atitinkamų šalių kvietimų.
Katrin Saks
(ET) Paprašiau žodžio norėdama atkreipti didesnį dėmesį į žmogaus teises Afganistane, šalyje, kurioje apčiuopiamų rezultatų pasiekvalstybės narės ir visa Europos Sąjunga.
Aš lankiausi Afganistane praeitą savaitę kartu su Europos Parlamento delegacija ir norėčiau papasakoti jums apie du asmenis.
Perwiz Kambakhsh - jaunas žurnalistas, nuteistas myriop, nes iš interneto įsirašmedžiagos apie moterų padėtį islame. Jo likimas prezidento Karzajaus rankose.
Malalai Joya - jauna parlamentarė, kuri buvo paprasčiausiai išmesta iš parlamento po kritikos, kad karo vadai daro per daug įtakos vyriausybei ir parlamentui. Jai buvo atimtos visos teisės. Tai visiškai neteisėta veikla.
Šiuo metu kalbame ne vien apie tai, kad ji negalėjo pasinaudoti savo teisėmis arba įgaliojimais, bet ir apie tai, kad jos gyvybei gresia pavojus. Mes susitikome su ja. Jai tikrai reikia skubios mūsų pagalbos ir įsikišimo.
Europos Sąjunga turėtų, visų pirma atsižvelgdama į būsimą Paryžiaus tarptautinę konferenciją, kurioje bus sprendžiamas klausimas dėl paramos didinimo Afganistanui, dar kartą apsvarstyti, kokį Afganistaną siekiame sukurti.
Janez Lenarčič
Einantis Tarybos Pirmininko pareigas. - (SL) Deja, Tarybos atstovui šioje diskusijoje skirtas laikas jau baigėsi, todėl aš elgsiuosi drausmingai ir kalbėsiu ypač glaustai. Norėčiau tik padėkoti pranešėjams už ypač aukštos kokybės ataskaitas. Norėčiau padėkoti ir visiems diskusijų dalyviams, pareiškusiems savo nuomonę. Pirmininkaujančios Tarybai valstybės vardu galiu užtikrinti, kad mes būsimame Tarybos darbe sieksime kiek įmanoma atsižvelgti į šias nuomones.
Pirmininkas
dėkoju, ministre. Šioje diskusijoje nei Tarybai, nei Komisijai nenumatytas atskiras laikas, nors tai ir atrodytų keista. Nuspręsdamas, kiek turite laiko, jūs pranokote mūsų lūkesčius. Dėkoju, kad antrame posėdyje naudojote laiką labai saikingai. Dabar žodis suteikiamas Komisijos nariai Benitai Ferrero-Waldner.
Benita Ferrero-Waldner
Komisijos narė. - Pone Pirmininke, prieš tai nekalbėjau, todėl norėčiau pateikti minčių. Norėčiau papildyti temą.
Žmogaus teisių dialogai tapo svarbia ES politikos, skirtos žmogaus teisėms pasaulyje skatinti, dalimi. Remdamasi 2001 m. gruodį priimtomis gairėmis dėl žmogaus teisių dialogų, Europos Sąjunga pradėjo maždaug 30 dialogų. Be to, sprendžiamas klausimas dėl kitų, pvz., su Centrine Azija, Pietų Kaukazu, Pietų Afrika ir galbūt su kai kuriais svarbiais partneriais Lotynų Amerikoje. Pilietinvisuomenė, visų pirma atitinkamų šalių žmogaus teisių NVO, paprastai dalyvauja rengiant susitikimus. Pasiekėme gerų rezultatų ir bendraudami su kai kuriais kaimynystėje esančiais partneriais. Be to, turiu pasakyti, kad esame pasiekę ir nevienareikšmių rezultatų, pvz., dialogo su Rusija metu. Rusija buvo pirmoji šalis, kurioje, remiantis Valenciano ataskaita, buvo surengtas trumpas pasitarimas. Jame dalyvavo ribotas EPN skaičius, o pagrindiniai klausimai - geresnis veiklos koordinavimas ir tinkama informacija. Manau kad jis buvo naudingas visoms suinteresuotoms pusėms.
Naujasis Europos demokratijos ir žmogaus teisių instrumentas taip pat diegiamas visu pajėgumu. Numatyta parengti du pasiūlymus, susijusius su 1 tikslu (sudėtingos padėties šalys), ir vieną pasiūlymą dėl žmogaus teisių gynėjų. Šiuos pasiūlymus įvertins Komisijos tarnybos. Paskelbta dauguma atitinkamoms šalims skirtų paramos programų (CBSS), kurias šiuo metu šalių lygmeniu įvertina mūsų delegacijos. Manau, kad vasarop daugumą projektų bus galima pradėti įgyvendinti vietoje.
Mes taip pat aktyviai integruojame žmogaus teisių ir žmogaus saugumo principus į visus susijusius klausimus ir politikos kryptis. Ateityje bus parengta Europos saugumo strategija. Manau, kad tai padės sukurti stiprią, žmogui skirtą saugumo koncepciją, nes kaip tik žmogaus saugumo sąvoka apima žmogaus teisių, saugumo ir vystymosi klausimus.
Norėčiau ypač atkreipti jūsų dėmesį į keletą dalykų. Keli kalbėtojai nagrinėjo žmogaus teisių Europos sąjungos viduje temą. Nuo 2004 m. Europos Parlamentas nėra parengęs ataskaitos šiuo klausimu. Aišku, būtina spręsti problemas ir mes turime du pagrindinius tam skirtus instrumentus. Vienas - Europos Taryba. Kitas - Žmogaus teisių agentūra, įsteigta Vienoje, skirta padėties valstybėse narėse stebėsenai. Agentūra teiks atskaitas kasmet.
Taip pat norėčiau pakalbėti apie kolegos, kuris, deja, jau išėjo, minėtą temą dėl krikščionių apsaugos trečiosiose šalyse. Europos Sąjunga griežtai pasisako prieš bet kokių religinių grupių diskriminavimą. Mes stengiamės kuo aiškiau tai pabrėžti dialoguose su trečiosiomis šalimis.
Taip pat norėčiau pasakyti keletą žodžių apie rinkimų stebėjimo misijas. Posėdžio metu kalbėjo daug buvusių puikių stebėjimo misijų vadovų. Galėčiau tik dar kartą pabrėžti, kad rinkimų stebėjimo misijų nepriklausomybės, jų vykdomos politikos nuoseklumo ir ypač jų darbo profesionalumo svarbą.
Dėl moterų teisių. Esu moteris, todėl lyčių klausimams visuomet skiriu ypatingą dėmesį. Aš surengiau (visai neseniai - kovo 6 d.) moterų konferenciją, kuri turėtų duoti gerų rezultatų. Visuomet atsižvelgiame į lyčių aspektą. Rinkimų stebėjimo gairėse yra atskiras moterims skirtas skirsnis. JT Saugumo taryba yra priėmusi Rezoliuciją Nr. 1325 dėl moterų padėties ginkluotuose konfliktuose, kurioje numatytos nuostatos dėl padėties stebėsenos. Mes netrukus paskelbsime projektus, susijusius su moterų vystymusi. Norėčiau pasakyti, kad J. Barroso vadovaujamoje Komisijoje, kuriai aš priklausau, trečdalis darbuotojų - moterys. Manau, kad kvota ne visuomet turi lemiamos reikšmės. Ypač svarbus veiksnys - darbo kokybė. Šiuo atžvilgiu norėčiau pridurti, kad Komisija propaguoja sveiką reprodukcinį gyvenimą. Tai moterų ir vaikų gyvybei svarbus principas. Vienas šios srities projektas vykdomas Kenijoje, tačiau atitinkama programa apima visą pasaulį. Tai svarbu paminėti.
Kitas labai specifinis klausimas - Tarptautinis baudžiamasis teismas, kurį Europos Komisija tvirtai remia. 2008 m. EIDHR programai finansuoti esame numatę 4 mln. eurų. Į atitinkamus susitarimus įtraukėme išlygą dėl TBT. Rengėme protestus, kad mūsų partneriai ir tarptautiniai teismai pripažintų TBT sprendimus Kambodžos ir daugeliu kitų atvejų. Taigi mes tikrai kruopščiai dirbame.
Norėčiau užbaigti atsakymu R. Howitt ir į kitų kalbėtojų raginimą laikytis demokratijos principų. Tai mūsų duona ir druska. Pripažinta, kad Komisija - viena pagrindinių demokratiją propaguojančių institucijų, naudojanti rinkimų stebėjimo misijas ir kitas paramos rinkimams priemones, taip pat plačiu mastu remianti trečiųjų šalių demokratizavimo priemones ir tarptautines organizacijas, pvz., JT, ESBO ir Europos Tarybą. Prašau neabejoti, kad vertiname demokratijos propagavimą taip pat rimtai kaip bet kas kitas Europos Sąjungoje.
Sarah Ludford
Pone Pirmininke, aš tik norėjau prieš pabaigą paklausti Komisijos narės dėl Tarptautinio baudžiamojo teismo ir jam teikiamos Komisijos paramos. Galbūt ji galėtų konkrečiai atsakyti į mano klausimą ir detaliai paaiškinti, kokių priemonių imsis ES (o jos atveju Komisija), siekdama, kad būtų priimti baudžiamieji nuosprendžiai atitinkamiems asmenis iš Sudano?
Ji neatsakį šį klausimą ir aš būčiau dėkinga...
(Pirmininkas nutraukia kalbėtoją)
Benita Ferrero-Waldner
Komisijos narė. - Pone Pirmininke, kaip minėjau, mes remiame Tarptautinį baudžiamąjį teismą, tačiau jis pats turi spręsti, ką jis gina ir kokių veiksmų imtis.
Be abejo, tai Tarptautinio baudžiamojo teismo, o ne mūsų darbotvarkės klausimas.
Marco Cappato
, pranešėjas. - (IT) Pone Pirmininke, ponios ir ponai, atsakau į posėdyje nedalyvaujančių narių klausimus, nes noriu išaiškinti kai kuriuos dalykus. Ataskaitoje nagrinėjami klausimai, susiję su mažumų teisėmis ir religijos laisve. Jame nepateiktos su pagarba žmogaus teisėms ES viduje susijusios problemos, nes šie klausimai ataskaitoje visai nenagrinėjami.
Vis dėlto manau, kad tam tikru mastu nagrinėjome ir juos, nes pateikėme kritinių pastabų sau, susijusių su atitinkamų priemonių naudojimo veiksmingumu ir pagarba ES įstatymams. Kai kalbame, kad netinkamai įgyvendinamos išlygos dėl žmogaus teisių, kalbame ir apie save pačius! Dėl to nemanau, kad šiuo atžvilgiu ataskaita nusipelno kritikos.
Manau, kad J. Lenarčič ilgai kalbėjo apie priemones, kurias reikėtų taikyti. Norėčiau pakartoti atskaitoje pateiktą rekomendaciją, kad būtų kalbama apie rezultatų įvertinimą, o ne apie konkrečias priemones.
V. Agnoletto kritikavo, kad pakankamai nekalbėjome apie žmogaus teisių kolektyvinį aspektą. Iš tikrųjų manau, kad pagrindinės žmogaus teisės pirmiausia aprėpia asmens teises. Net ir baisiausio šių dienų masinio nusikaltimo, genocido, atveju atskiri asmenys gali kreiptis į Tarptautinį baudžiamąjį teismą, kad tuo būdu būtų apgintos jų asmeninės teisės. Teisį demokratiją - jau pagrindinžmogaus teisė. Tai svarbi priemonė, kuria turėtų būti pasinaudota.
Manau, kad daugiausia dėmesio į pagarbos žmogaus teisėms aspektą turėtų būti atkreipta rengiant imigracijos ir narkotikų vartojimo prevencijos politikos kryptis. Norėčiau užbaigti atsakymu R. Howitt. Ataskaitoje nėra nurodyta, kad neprievartinkova - vienintelpriemonžmogaus teisėms propaguoti. Pasakyta, kad tai tinkamiausia priemonė. Atskaitoje neprievartinkova nelaikoma vien prievartos nenaudojimu arba pacifizmu. Ši kova - tai ir nepaklusnumo autoritariniams režimams ir diktatūroms ir jų sabotavimo priemonės. Šiuo atžvilgiu siūlome, kad ES žmogaus teisėms ir demokratijai skatinti propaguotų neprievartinės kovos koncepcijas ir būdus. Manau, kad rytdienos balsavimo metu šis skirsnis nebus atmestas.
Véronique De Keyser
, pranešėja. - (FR) Pone Pirmininke, norėčiau padėkoti kalbėjusiems kolegoms ir pasakyti, kad šilti Isler Béguin žodžiai puikiai atspindi rinkimų stebėjimo misijų dalyvių entuziazmą. Nors gali atrodyti, kad ši ataskaita, parengta konsensuso pagrindu ir, kaip buvo rašyta keliuose mano skaitytuose pranešimuose, tesulaukmažai žiniasklaidos dėmesio, nesukėldidelių vidinių ginčų, nesukėldidelių išorinių ginčų, apskritai nieko daug nesukėlė, tačiau yra labai svarbi daugeliui šalių, kurios kuria demokratiją ir turės rengti rinkimus.
Visų pirma norėčiau atsakyti į du kolegų klausimus. Pirma į J. Onyszkiewicziaus iškeltą labai svarbų klausimą dėl mažumų. Norėčiau pasakyti, kad nepaisant išlavintos mano vaizduotės ir supratimo, kad rinkimų stebėjimas dar nėra demokratija, negaliu suvokti jo minčių eigos ir esmės apie apsišvietusį despotizmą arba revoliucinį avangardizmą, kai net ir Kondorsetas kalba apie mažumas. Mes negalime sekti paskui jį. Akivaizdu, kad demokratija nėra tobula. Kaip tik dėl demokratijos F. Vanhecke turėjo galimybę šiandien pasakyti šlykščią islamofobišką ir rasistinę kalbą. F. Vanhecke atstovauja 30 proc. rinkėjų mano šalies Flandrijos regione. Deja, mes negalime sunaikinti F. Vanhecke partijos ir 30 proc. Flandrijos gyventojų. Pone J. Onyszkiewicziau (galbūt jo jau nėra posėdyje), mes negalime sunaikinti 50 proc. palestiniečių, kurie balsavo už "Hamas". Demokratija kelia klausimų. Į šiuos klausimus ir turime atsakyti. Turime išspręsti problemas, susijusias su paskesnėmis politinėmis priemonėmis, taip pat rinkimų stebėjimo misijų metu iškilusius klausimus ir iššūkius.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
, pranešėjas. - (ES) Pone Pirmininke, aš taip pat norėčiau padėkoti kolegoms už šiltus žodžius apie mano kartu su Véronique De Keyser parengtą pranešimą dėl rinkimų stebėjimo misijų, kuriame kalbama ne tik apie pačius rinkimus, bet ir apie rinkimų sistemą, teisės sistemą, lygias galimybes ir vienodą teisę pasinaudoti žiniasklaidos priemonėmis, partijoms finansuoti skirtomis lėšomis, ginčų sprendimo sistema ir t.t.
Vis dėlto, pone Pirmininke, manau, kad visų pirma reikėtų atkreipti dėmesį, jog ši ataskaita, kaip ir Marco Cappato ataskaita dėl žmogaus teisių padėties pasaulyje, nėra skirta abstrakčiam tikslui, t.y. ataskaita yra susijusi su Europos Sąjungos, ypač Europos Parlamento, įsipareigojimu puoselėti šias pagrindines vertybes: demokratiją, laisvę, teisėtumą ir svarbiausia žmogaus teises.
Pone Pirmininke, šie rūmai - Europos Sąjungos demokratijos širdis, todėl visuomet turime kalbėti labai aiškiai ir labai garsiai ir pasiųsti labai aiškų signalą apie šį įsipareigojimą dėl žmogaus teisių, kurios, kaip girdėjome šiuose rūmuose šįvakar, nėra susietos arba skirtos vienam regionui arba žemynui, o yra pasaulinio pobūdžio. Taigi turime patys parodyti pavyzdį.
Pirmininkas
Diskusijos baigtos.
Balsavimas bus surengtas rytoj 11.00 val.
Pareiškimai raštu (142 straipsnis)
Slavi Binev
raštu. - (BG) Pone Pirmininke, mielieji kolegos, Marco Cappato,
Kalbant apie metinę ataskaitą dėl žmogaus teisių pasaulyje reikėtų atkreipti dėmesį į šį faktą: balandžio pabaigoje Skopjės valdžia nusprendareštuoti žurnalistą Victorą Kanzurovą. Tai buvo padaryta vidury nakties, nepateikus jokių kaltinimų. VienintelKanzurovo nuodėm- jo daugiametkova, remiantis visiškai teisėtomis priemonėmis, už teisę jam ir dideliam skaičiui tėvynainių vadintis bulgarais.
Po 24 valandų arešto Kanzurovas buvo išleistas namo, tačiau iš jo buvo atimtas pasas. Taigi faktiškai jam vis dar taikomas namų areštas. Be jokių oficialių jam pareikštų kaltinimų.
Esu įsitikinęs, kad šie Makedonijos institucijų veiksmai yra visiškai nepriimtini ir pažeidžia pagrindines žmogaus teises, t.y. žodžio laisvę, ypač atsižvelgiant į dabartinį dinamišką bendros Europos kūrimąsi. Aš taip pat įsitikinęs, kad mes negalime likti abejingi šiems įžūliems veiksmams, kurie nubloškia mus dešimtmečius atgal į tamsius totalitarizmo laikus, kurių mes turėtume būti atsikratę amžiams.
Dėkoju.
Titus Corlăţean
raštu. - (RO) 2009 m. Moldovos Respublikoje įvyks teisėti rinkimai, kurių metu bus renkamas valstybės prezidentas. Moldovos Respublika yra prie rytinės ES sienos, todėl svarbu, kad joje vyktų demokratinės reformos ir kad šalyje būtų imtos diegti ES valstybių narių puoselėjamos demokratinės vertybės. Tai turėtų būti pasiekta įvairiomis priemonėmis, įskaitant ES kaimynystės politiką.
Būtina nusiųsti į Moldovos Respubliką rinkimų stebėjimo misiją, tačiau atitinkama stebėsena turi būti pradėta daug anksčiau. Jos metu daugiausia dėmesio turėtų būti skirta ikirinkiminiam laikotarpiui, atsižvelgiant į siekį pašalinti Kišiniovo komunistinio režimo daromus spaudos laisvės pažeidimus, pakartotinius teisminės sistemos pažeidimus ir naujausius rinkimų įstatymo dalinius pakeitimus, kuriuos priėmMoldovos Respublikos parlamentas, o jame daugumą sudaro komunistai.
2008 m. balandžio 10 d. padaryta daug rinkimų įstatymo dalinių pakeitimų, kurie kertasi su Europos demokratijos nuostatomis ir praktika. Padaryti šie daliniai pakeitimai: uždraustas rinkimų blokų formavimas, rinkimų barjeras nuo 4 proc. padidintas iki 6 proc., t.y. įvestas neįvykdomas ir nedemokratinis rinkimų barjeras, atsižvelgiant į politinę padėtį Moldovos Respublikoje, dvigubą pilietybę turintiems asmenims uždrausta užimti valstybės postus, jie taip pat negali tapti parlamento nariais ir t.t.
Hanna Foltyn-Kubicka
raštu. - (PL) Dabartinėje Lisabonos sutartyje ES valstybės narės įsipareigojo stiprinti žmogaus teisių ir laisvių apsaugą ir siekti demokratinės tvarkos pasaulyje. Be abejo, tai pagrindinis ES užsienio politikos uždavinys.
Tuo tarpu pirmininko J. Barroso ir kitų Komisijos narių elgesys vizito į Kinijos Liaudies Respubliką metu ir jų pareiškimas, kad Tibeto klausimas - Kinijos vidaus reikalas, prieštarauja ne tik Lisabonos sutarties idėjai, bet ir mūsų, įskaitant šį Parlamentą, kasdien vykdomai veiklai, susijusiai su žmogaus teisių apsauga.
Sunku paaiškinti ir faktą, kad Europa laiko Rusiją demokratine partnere, nors tai šalis, kurios valdžios institucijos ne tik toleruoja daugybę mūsų vertybių pažeidimų, bet ir atvirai tyčiojasi iš jų. Kodėl žiūrime pro pirštus į tebesitęsiantį čečėnų naikinimą ir spaudos laisvės slopinimą šioje šalyje?
Galbūt taip yra dėl to, kad pati ES nebesugeba laikytis žmogaus teisių. Apgailestauju, kad, Vokietijos Federacinėje Respublikoje negerbiama tėvų ir vaikų teisbendrauti jų pasirinkta kalba. Tai rodo dabartinteismų ir jaunimo reikalų tarnybų praktika.
Turime atsakyti į klausimą, ko mes siekiame? Ar mūsų rezoliucijos ir nesibaigiančios diskusijos tikrai skirtos pasaulio tvarkai gerinti, ar tai tik būdas veidmainystei slėpti, kad Europos politikai galėtų jaustis patogiai?
Anneli Jäätteenmäki
raštu. - (FI) Žmogaus teisės - svarbi Sąjungos bendrosios užsienio ir saugumo politikos dalis. Žmogaus teisių klausimai - saugumo politikos klausimai. Užtikrindami žmogaus teises, užtikriname saugumą. Užtikrindami žmogaus teises visame pasaulyje, užtikriname ir Europos saugumą.
Nauji iššūkiai, pvz., klimato kaita, dykumėjimas ir maisto stygius, - tikras pavojus žmogaus saugumui ir žmogaus teisėms. Žmogaus teisės nėra tik politinės teisės, tai ir teisį švarų maistą ir vandenį, kuri ypač svarbi kasdieniam žmonių gyvenimui. Kai žmonėms sudarytos priimtinos gyvenimo sąlygos, atsiranda pakankamos prielaidos tam, kad jie balsuotų už nuosaikių pažiūrų politinius lyderius ir reikalautų užtikrinti politines teises. Žmogaus teisių pagrindas - tai demokratijos ir laisvės idealai bei socialinis ir ekonominis teisingumas.
Ataskaitoje dėl žmogaus teisių paminėtas M. Gandhi ir jo neprievartinio pasipriešinimo idėja. Žmogaus teisės negali būti propaguojamos karo jėga ir prievarta. Žengdami į priekį turime siekti vertybių, sudarančių žmogaus teisių pagrindą, darnos.
Propaguodami žmogaus teises, propaguojame saugumą. Jos savaime yra vertybė. Žmogaus teisės - visuotinvertybė. Dėl šios priežasties ES turi stiprinti žmogaus teisių politiką. Ji nėra izoliuota nuo kitų politikos sričių, kaip tai puikiai parodyta ataskaitoje dėl žmogaus teisių.
Eija-Riitta Korhola
raštu. - (FI) Norėčiau padėkoti Marco Cappato už plačią ir visapusišką ataskaitą, kurioje teisingai reikalaujama, kad ES vykdytų nuoseklesnę žmogaus teisių politiką ir taikytų veiksmingesnes jos poveikio stebėsenos priemones. Sąjungai vis dar reikia daug nuveikti, kad būtų parengta aiški, suderinta ir turinti lemiamos įtakos šios srities politika.
Mes turėtume ne tik remti, bet ir reikalauti, kad būtų gerbiamos žmogaus teisės tiek ES viduje, tiek ir išorėje. Kaip pabrėžta Marco Cappato ataskaitoje, moterų teisės turėtų būti neatsiejama ES žmogaus teisių dialogo dalis.
Ataskaitoje neblogai įvertintas Parlamento vaidmuo kaip ypač svarbus sprendžiant ES žmogaus teisių politikos klausimus, pvz., reguliariai rengiamų nepaprastųjų debatų metu. Po šių debatų parengtos skubios rezoliucijos atskleidkonkretaus ir platesnio pobūdžio politikos trūkumų, dėl kurių smarkiai pažeidžiamas žmogaus orumo principas. Tam, kad ateityje būtų standartizuoti debatai ir patobulinta stebėsena, delegacijos turėtų sistemingiau įtraukti paskesnes derybas dėl žmogaus teisių į vizitų į atitinkamas šalis darbotvarkę.
Be to, tinkamai paskirstytas finansavimas - ypatingos svarbos prielaida ES žmogaus teisių politikai įgyvendinti ir pasiekti kuo geresnių rezultatų. Naudojant Europos demokratijos ir žmogaus teisių rėmimo priemonę (EIDHR) kaip finansavimo instrumentą, kritiniais atvejais ir nepaprastomis aplinkybėmis išteklius galima būtų skirti greitai ir tiesiogiai. Svarbu, kad atitinkamos lėšos kiek įmanoma efektyviau būtų tiesiogiai skiriamos vietos žmogaus teisių organizacijų veiklai finansuoti. Reikėtų parengti lėšų iš finansų instrumentų skyrimo gaires šalių, kuriose NVO veikla laikoma neteisėta, atvejams.
Katalin Lévai
raštu. - (HU) Sukrečia faktas, kad besivystančiose šalyse 82 proc. žmonių su negalia vis dar gyvena žemiau skurdo ribos ir kenčia nuo pačių baisiausių žmogaus teisių, pvz., teisės gyventi, pažeidimų, įskaitant žiaurų elgesį ir pažeminimą. Ypatingą nerimą kelia vaikų su negalia padėtis.
Europos Sąjunga jau ilgą laiką įgyvendina bendrą veiksmingą žmogaus teisių apsaugos ir propagavimo visame pasaulyje politiką. Siekiant, kad ji taptų dar veiksmingesnė, reikia šią politiką griežtai suderinti su jau galiojančiomis ES nuostatomis dėl žmogaus teisių. Dėl šios srities trūkumų net šiais laikais ypač daug moterų vis dar patiria diskriminaciją darbo vietoje. Romų moterų padėtis dar sudėtingesnė. Jos patiria dvigubą diskriminaciją. Šiuo atžvilgiu žingsnis į priekį būtų Europos Sąjungos strategija dėl romų. Be to, Komisija turi būti įgaliota koordinuoti šios srities veiklą.
Apgailestauju, kad ataskaitoje visiškai neužsiminta apie Europos lygmens susirinkimų laisvės reformą. Siūlau įtraukti ataskaiton šį klausimą. Reikalingos griežtai apibrėžtos nuostatos, kad būtų išvengta spragų, kurios suteiktų galimybę plačiai paplitusioms ekstremistinėms politinėms grupuotėms teisėtai apeiti įstatymus ir kad tuo pat metu mažuma galėtų nevaržoma pasinaudoti savo teisėmis, nedrumsdama tylios daugumos ramybės. Iš griežtai apibrėžtų nuostatų tiek susirinkimų dalyviams, tiek ir tvarkos prižiūrėtojams bus aišku, kokia veikla pažeidžia įstatymus. Manau, kad laiku (be kitų) imtasi rengti nuostatas dėl spontaniškų taikių demonstracijų, dėl kurių valdžia nebuvo įspėta.
Athanasios Pafilis
raštu. - (EL) Ataskaita ciniškai apibrėžia ES imperialistinę politiką. Ji liaupsina ES kaip žmogaus teisių "gynėją" ir demokratijos pasaulyje "ambasadorę". ES "pagarba" žmogaus teisėms ir demokratijai turėjo tragiškų pasekmių tautoms, gyvenančioms buvusioje Jugoslavijoje, Afganistane, Irake ir Palestinoje, kuriose žmogaus teisių vardu imperialistinės ES ir Jungtinės Amerikos Valstijos bei NATO vykdžiaurias skerdynes.
ES pasirinktinai naudoja žmogaus teisių idėją kaip dingstį spaudimui ir šantažui šalių, kurios dėl įvairių priežasčių priešinasi jos imperialistinėms užmačioms, pvz., Kubos, Vietnamo, Šiaurės Korėjos, Baltarusijos ir Irano. Laikydama save pasauline žmogaus teisių arbitre, ES nžodžiu neužsimena apie Izraelio nusikaltimus, t.y. prieš palestiniečius vykdomą genocido politiką, arba apie imperialistinių Jungtinių Amerikos Valstijų ir jų sąjungininkų iš ES valstybių narių okupacinių pajėgų vykdomas Irako žmonių žudynes. Ataskaitoje pateikta informacija dėl skurdo, aplinkos būklės, darbininkų teisių, sveikatos ir pan. - įžeidimas tautoms, kenčiančioms imperialistų viešpatavimą ir kapitalistų jungą.
Graikijos komunistų partija (KKE) balsuoja prieš šią ataskaitą. Ji smerkia provokatorišką dalies ES veidmainystę, taip pat pasirinktinį žmogaus teisių idėjų naudojimą kaip dingstį imperialistiniam spaudimui ir netgi karui prieš tautas vykdyti.
Toomas Savi
raštu. - Sveikinu kolegą Marco Cappato, parengusį visapusišką ataskaitą, kurioje pateiktos ypač aktualios praeitų metų žmogaus teisių srities problemos. Pritariu, kad būtina ypač suaktyvinti ES ir Kinijos žmogaus teisių dialogą, ypač atsižvelgiant į būsimas Pekino olimpines žaidynes.
Apgailestavimą kelia tai, kad Kinija nepagerino žmogaus teisių padėties šalyje po 2001 m., kai jai buvo suteikta teisrengti olimpines žaidynes. Vis dėlto neturėtume palikti Kinijos likimo valiai. Kaip nurodyta ataskaitoje, olimpiada - istoringalimybpagerinti žmogaus teisių padėtį Kinijoje, todėl mes turėtume nuolat priminti Kinijos valdžios institucijoms apie anksčiau jų duotus pažadus.
Turėtume vengti grasinimų, dėl kurių Kinija galėtų tapti labiau izoliuota ir sunkiai suvaldoma, kaip tai atsitiko šiuo metu, kai Kinijoje buvo surengtos kelios prieš vakariečius nukreiptos demonstracijos. Mes turime elgtis atsargiai ir nesukelti Kinijos žmonių pasipriešinimo demokratinėms reformoms. Turėtume daugiausia dėmesio skirti dialogui, kuris suteiktų mums galimybę pateikti savo poziciją, nežiūrint į kitą šalį iš aukšto.
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Approbation du procès-verbal de la séance précédente
Le Président
(DE) Le procès-verbal de la séance du jeudi 22 mai 2008 a été distribué.
Y a-t-il des commentaires?
Paul Rübig
(DE) M. le Président, je voudrais remercier le personnel de cette Assemblée, qui a organisé la cérémonie de remise des Energy Globe Awards, car il s'agit là d'un bon exemple pour la communauté internationale, et cette manifestation a donné une excellente image de notre Parlement. Je tiens à remercier tous ceux qui y ont participé.
Le Président
(DE) Il est bien sûr possible d'exprimer des remerciements comme ceux-là. Votre intervention ne porte pas sur le procès-verbal, mais cela ne pose pas problème.
(Le procès-verbal de la séance précédente est approuvé.)
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Situatie in Iran (voortzetting van het debat)
De Voorzitter
We keren terug naar de verklaringen van de Hoge Vertegenwoordiger voor het gemeenschappelijk buitenlands en veiligheidsbeleid en de Commissie omtrent de situatie in Iran.
Javier Solana
Hoge Vertegenwoordiger voor het gemeenschappelijk buitenlands en veiligheidsbeleid. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, ik heb met grote aandacht geluisterd naar de vertegenwoordigers van de fracties van het Europees Parlement.
Ik ben het eens met het meeste van wat er vandaag is gezegd. Daarom heb ik daar niet veel over te zeggen. Ik wil echter een paar opmerkingen maken over de drie belangrijkste kwesties die wij naar mijn mening vandaag moeten bespreken met betrekking tot Iran.
Ik zou nogmaals willen zeggen dat het geen contradictie is om te zeggen dat Iran een zeer belangrijk land is met - in potentie - een bruisende samenleving en dat we moeten streven naar betrekkingen met dit land. Het is een feit dat dit momenteel erg moeilijk te doen is. We moeten blijven proberen betrekkingen met zo'n belangrijk land als Iran te verbeteren. Nogmaals, we moeten erop blijven hameren dat het niet genoeg doet om de betrekkingen met ons te verbeteren. Met betrekking tot de drie hoofdpunten waarover ik heb gesproken - de mensenrechten, regionale kwesties en de nucleaire kwestie - is het moeilijk vooruitgang te boeken in de onderhandelingen. Op één gebied is het onmogelijk vooruitgang te boeken, omdat Iran zich in 2006 volledig uit de onderhandelingen heeft teruggetrokken. De mensenrechtendialoog werd beëindigd - die werd niet beëindigd door ons maar door Iran.
Laat mij daar nog iets over zeggen. Zoals ik eerder zei, ben ik het eens met de meeste opmerkingen die vandaag gemaakt zijn over de kwestie van de mensenrechten, die, zoals veel leden hebben gezegd, te maken heeft met de verkiezingen die zeer spoedig in maart zullen plaatsvinden. Het zal heel belangrijk zijn om te zien hoe het publiek - de burgers van Iran - zich bij deze verkiezing zal gedragen.
Maar het is zeer belangrijk dat de kandidaten die zijn voorgedragen, zich kandidaat mogen stellen bij de verkiezingen. Zoals u weet, heeft dertig procent van die kandidaten zich zelfs niet kandidaat mogen stellen. Veel van hen, zou ik zeggen, zijn de "moderne krachten”, als ik die term kan gebruiken, in Iran.
De tweede grote kwestie is regionaal. Er zijn hier niet veel opmerkingen gemaakt over dit punt, maar het is zeer belangrijk dat Iran een constructieve speler wordt en geen "lastpost” in het leven van de mensen van het Midden-Oosten en bij het tot stand brengen van vrede in het Midden-Oosten, zoals wij de ontwikkeling van het vredesproces in het Midden-Oosten zien. Er staan twee hoofdpunten op de agenda. Op de eerste plaats, het vredesproces van het Midden-Oosten, waarover wij fundamenteel van mening verschillen. Wij geloven in een tweestaten-oplossing en zij niet. We moeten bekijken hoe wij Iran zover kunnen krijgen dat het instemt met dat proces, waarmee is ingestemd door alle Arabische landen in de regio, en, zoals onlangs is aangetoond, niet door Iran.
Het tweede punt is Libanon. We hebben Libanon vandaag niet op de agenda staan, maar Libanon staat altijd op de agenda - zelfs als het formeel niet zo is. De problemen in Libanon hebben onze volle aandacht. We weten dat het een probleem is waarbij Iran zich veel constructiever zou moeten opstellen.
Het derde punt dat ik zou willen noemen en dat we bij andere gelegenheden besproken hebben, is de nucleaire kwestie. Op de eerste plaats zou ik mevrouw Beer willen bedanken, omdat ik met haar heb gesproken voordat de commissie naar Iran ging en wij hadden een heel goede uitwisseling van standpunten, die heel goed gecoördineerd was. Samenwerking met het Agentschap is essentieel. We hebben ons daar voortdurend voor ingespannen en we zouden zeer graag willen zien dat die samenwerking z'n vruchten afwerpt. Dat is echter niet genoeg. We zouden de "uitstaande kwesties” moeten oplossen.
Zoals u weet, horen deze kwesties bij het verleden. Waarom zijn ze nog onopgelost? Omdat ze nooit uitgelegd zijn en dat is het verschil met enkele van de andere landen die genoemd zijn. Iran is ondertekenaar van het non-proliferatieverdrag; het heeft verplichtingen en het heeft zich niet gehouden aan die verplichtingen. Op het ogenblik is er een discussie met dr. El Baradei en de personen die belast zijn met het nucleair dossier om te kijken of deze "uitstaande kwesties” kunnen worden opgelost. We zitten nu in het jaar 2008 en sommige van die kwesties gaan terug tot 2003, 2004 en 2005.
Dat was het eerste wat ik wilde zeggen en het tweede, wat zeer belangrijk is, is dat wij de tweesporenbenadering blijven steunen. We willen onderhandelingen en we willen ook de route naar New York volgen - samen, naast elkaar. We willen graag zien hoe dit zich kan ontwikkelen. We willen het volk van Iran niet straffen. We willen dat ze terugkomen naar de onderhandelingstafel met een moreel doel.
Om u een voorbeeld te geven: zoals u weet, hebben we afgelopen dinsdag in Berlijn een ontmoeting gehad. Woensdag zat ik hier in Brussel aan het diner met dr. Jalili, de dag nadat we hadden gesproken over New York en over hoe we het proces vooruit konden helpen in New York. Ik wilde niet de indruk geven dat we met iets bezig waren wat we niet direct zouden communiceren. Om aan te tonen dat we de dialoog zouden voortzetten, had ik een ontmoeting met hem, had ik een diner met hem en legde ik hem dat uit. In die zin kunt u er gerust op zijn dat wij alle moeite doen om het kanaal van de dialoog open te houden en niet alleen open maar productief open.
Ik hoef u niet te vertellen dat u soms niet het antwoord op de vraag krijgt. U voert hier debatten en u weet dat u soms, misschien vanwege een vertaalprobleem, niet het antwoord op de vraag krijgt - u krijgt antwoorden op andere dingen, maar niet op de vraag. U weet dat - u hebt dat meegemaakt - maar we moeten blijven proberen, blijven proberen en blijven proberen - en dat zullen we ook!
Wat betreft het inlichtingenverslag dat genoemd is: dat is niet onze verantwoordelijkheid maar de verantwoordelijkheid van de Verenigde Naties. Maar, hoe dan ook, als u het leest - wanneer het openbaar wordt - de belangrijkste dingen zijn openbaar, er staat duidelijk in dat zij in 2003 zijn gestopt met een deel van de kernbewapening. Nu bestaat kernbewapening uit drie elementen. Ten eerste, en het meest belangrijke, is het nodig verrijkt uranium te hebben - als je geen verrijkt uranium hebt, zul je nooit de mogelijkheid hebben van een militair nucleair programma. Ten tweede, heb je een raket nodig voor de lancering, en ten derde, heb je het eigenlijke ontstekingsmechanisme van de bom nodig. Bij het tweede stadium zijn ze gestopt en dat gebeurde in 2003. Dat is één onderdeel.
Het tweede onderdeel is de raket en u weet dat de technologie met betrekking tot raketten snel gaat. We zijn bezorgd. Dit is niet een van de sleutelpunten, maar het is een punt. Op het ogenblik hebben we een bereik van 1 300 km, wat geen kleinigheid is. Het derde onderdeel is verrijkt materiaal, wat een schending is en waarvan de productie maar doorgaat. Dat is de kern van het probleem: we moeten zien hoe we hier overeenstemming over kunnen bereiken.
Ik herhaal: voor een kerncentrale voor de productie van energie - u kunt het leuk vinden of niet, maar over dat punt gaat het debat hier vandaag niet - is, zoals u weet, minstens zeven of acht jaar nodig vanaf het moment dat het contract wordt getekend tot het moment waarop de centrale operationeel wordt. Er is geen enkel contract tussen Iran en iemand die een kerncentrale kan bouwen voor de productie van energie - kilowatts - geen enkel behalve het contract met Rusland. Zoals u weet, bevat het Russische contract een clausule die zegt, op de eerste plaats, dat verrijkt uranium door Rusland zal worden geleverd en, op de tweede plaats, dat het opgewerkte materiaal - dat wil zeggen verrijkt plutonium of wat er ook aan het einde van het proces overblijft - naar Rusland zal worden gebracht, zodat zij geen verrijkt uranium hoeven te hebben omdat het geleverd wordt.
Ten tweede, als ze doorgaan met verrijken, dan is de vraag waarom? - omdat ze het nergens kunnen opbergen, geen andere krachtcentrale hebben. Dus het is redelijk deze vraag te stellen maar moeilijk om een antwoord te krijgen. Dit is het enige antwoord dat ik u op deze vraag kan geven, omdat het valt binnen uw zeggenschap en die van de leiders en burgers van de Europese Unie.
Ik heb geprobeerd u een eerlijke uiteenzetting te geven van onze interpretatie van de situatie, de problemen en de drie hoofdpunten waarover wij ons als Europeanen zorgen moeten maken. Ik zeg nogmaals dat wij veel respect hebben voor het land - we hebben diep respect voor Iran - en we zouden er heel graag betrekkingen mee aangaan en graag zien dat ook zij die kant opgaan.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
(ES) Mijnheer de Voorzitter, morgen neemt het Europees Parlement een resolutie aan met betrekking tot Iran die zal worden gesteund door onze fractie.
Het is geen toeval dat het eerste deel van die resolutie over de mensenrechtensituatie gaat.
Vorige week heeft onze Commissie buitenlandse zaken een geheel onbevredigende vergadering gehad met de heer Jalili, die niet één van de vragen beantwoordde die hem gesteld werden met betrekking tot de mensenrechten, martelingen, openbare executies, de aankoop van Noord-Koreaanse raketten en Russische torpedo's die kunnen worden uitgerust met kernkoppen.
Mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger, we hebben duidelijk gehoord dat u zit te wachten op antwoorden op de vragen die u de heer Jalili hebt gesteld; Commissaris Ferrero heeft ons hierover geïnformeerd en ook wij zitten nog steeds te wachten op antwoorden op de vragen die wij hem hebben gesteld.
Daarom is het niet voldoende dat wij het spijtig vinden dat zij hun kernprogramma niet hebben opgeschort en zich niets aantrekken van de oproepen van de internationale gemeenschap en drie resoluties van de Verenigde Naties. Zoals de heer Solana zojuist heeft gezegd, is de internationale gemeenschap ervan overtuigd dat zij bezig zijn met de verrijking van uranium voor een programma waarvan de doeleinden niet vreedzaam zijn.
Met het oog hierop is het eenvoudigweg niet voldoende, Mijnheer de Voorzitter, dat wij in de ontwerpresolutie zeggen dat wij pas het pad opgaan van een samenwerkings- of associatieovereenkomst met Iran als er wezenlijk vooruitgang is geboekt met betrekking tot de mensenrechten en er zodanige objectieve waarborgen zijn dat ze ons duidelijke garanties geven dat er geen vaart wordt gemaakt bij de uraniumverrijking voor vreedzame doeleinden.
Daarom, mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger, is de vraag die ik zou willen stellen of u gelooft dat de vierde resolutie die de Veiligheidsraad van de Verenigde Naties gaat maken, op basis van de vergadering in Wenen van de permanente leden van de Veiligheidsraad plus Duitsland, voldoende zal zijn voor Iran om te luisteren naar oproepen van de internationale gemeenschap? Wat, mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger, moet de inhoud van de resolutie van de Verenigde Naties zijn, wil zij deze uitdaging aannemen en de dreiging verzachten voor de vrede en de internationale veiligheid, die wordt gevormd door het uraniumverrijkingsprogramma van Iran?
Lilli Gruber
(IT) Mijnheer de Voorzitter, dames en heren, de Iraanse president Ahmadinejad heeft vandaag in Busher, in het zuiden van Iran, gezegd dat Israël een smerige zionistische entiteit is die vroeg of laat zal sneuvelen. Dit is een bewering die uiteraard onaanvaardbaar is en duidelijk als propaganda is bedoeld.
Op 14 maart zullen er in Iran verkiezingen worden gehouden, waarbij zijn gebroken beloftes zwaarder zullen wegen dan zijn proclamaties. Daarnaast woedt er ook in Amerika een electorale strijd en is het dus van belang om de feiten in overweging te nemen. Vandaag de dag is Iran de sterkste mogendheid die in het Golfgebied in opkomst is en met deze partij is Washington van plan een overeenkomst te sluiten. In december heeft de Amerikaanse geheime dienst vastgesteld dat Iran geen directe bedreiging vormt. 12 januari jl. heeft de directeur van het IAEA, de heer El Baradei, van de Iraniërs garanties gekregen voor alle vraagstukken die nog op tafel lagen.
De druk op Iran zal worden gehandhaafd maar het zou handig zijn een overeenkomst te bereiken die voor iedereen uitvoerbaar is en die voor stabiliteit in de regio zorgt, en om radicale en vaak ineffectieve maatregelen te vermijden. We hoeven alleen maar te denken aan Irak en de ondoeltreffendheid van de sancties die tegen dit land zijn genomen. De rol die Iran inneemt bij het vinden van het nieuwe machtsevenwicht moet worden erkend en er zullen geloofwaardige veiligheidsgaranties aan Iran moeten worden geboden in een zeer woelige, regionale context. De directe tussenkomst van Amerika is essentieel voor het succes van de onderhandelingen die op dit punt allesomvattend moeten zijn, net zoals eigenlijk de rest van de Europese Unie doet.
Anderzijds is het overduidelijk dat Iran bepaalde verplichtingen op zich moet nemen: het moet alle nucleaire en militaire ambities laten varen, inclusief strikte controles, het moet een vormende rol spelen bij het vinden van een oplossing voor lopende conflicten, het moet de mensenrechten en de rechten van de vrouw respecteren, alsmede de democratische regels in het algemeen.
Onlangs ontving ik van de winnares van de Nobelprijs voor de Vrede, Shirin Ebadi, een e-mail waarin ze wees op de ernstige en steeds frequentere schendingen van de mensenrechten. Ze schreef dat dit vandaag de dag in Iran een veel dramatischer kwestie is dan de nucleaire problemen. Laten we proberen om naar haar luisteren.
Barones Nicholson of Winterbourne
(EN) Mijnheer de Voorzitter, ik dank de heer Solana en commissaris Ferrero-Waldner voor de enorme hoeveelheid werk met betrekking tot de kwestie van de Islamitische Republiek Iran, die zoveel problemen en zorgen veroorzaakt voor zoveel mensen internationaal en bij de Veiligheidsraad van de VN.
Het was mij een genoegen om mijn fractie te vertegenwoordigen bij de recente delegatie naar de Islamitische Republiek Iran net voor Kerstmis, waarbij we een uitzonderlijk goede reeks bijeenkomsten hebben gehad, waaraan de heer Solana al heeft gerefereerd evenals mevrouw Ferrero-Waldner.
Natuurlijk komt onze oproep tot dialoog in de Islamitische Republiek Iran heel gelegen, omdat, zoals u goed weet, de vorige president van Iran in 2000 aan de Verenigde Naties het idee voorlegde van het jaar van de interculturele dialoog, wat u juist dit jaar zelf hebt opgepakt hier in de Europese Unie.
Ik geloof dat er enorme mogelijkheden voor dialoog zijn, maar niet alleen maar over mensenrechten en niet alleen maar over de van het allergrootste belang zijnde nucleaire kwestie. Ik geloof dat we een dialoog zouden moeten houden over culturele zaken - muziek, kunst, archeologie, schilderkunst, kalligrafie - waarin we zoveel historische referentie delen en zoveel potentieel voor toekomstig profijt.
Ik geloof ook dat een cruciaal item dat we zouden moeten bespreken, deze zogenaamde barrière is tussen de Islam en de democratie. Misschien is niet opgemerkt dat de Islamitische Republiek Iran gelooft dat zij die moeilijkheid heeft opgelost en dat haar vorm van democratie volledig te rijmen is met de versie van de Islam van de Islamitische Republiek Iran, de zeer belangrijke Sharia en de Shiitische islamitische traditie. Ik denk dat dit ook iets is wat we zouden moeten verwelkomen en juist dit jaar zouden moeten bespreken, misschien met de voormalige president Khatami of met andere invloedrijke personen uit godsdienstige en traditionele Iraanse kringen.
Romano Maria La Russa
(IT) Mijnheer de Voorzitter, dames en heren, ik ben nog steeds van mening dat, ook in het licht van hetgeen ik tijdens dit debat heb gehoord, de enige juiste weg nog altijd de weg is van de dialoog, ook al is het moeilijk om te begrijpen op welke basis deze dialoog zich verder kan ontwikkelen.
Hoe kun je een dialoog voeren met een land dat de Rechten van het Kind niet respecteert en de doodstraf uitspreekt over minderjarigen? Met een land, of misschien kun je beter zeggen met een regime, waar mensen in het openbaar worden opgehangen, een regime dat dreigt de staat Israël van de kaart te zullen vegen? En voor wat betreft de nucleaire kwestie, moeten we misschien de mogelijkheid uitsluiten en zelfs niet twijfelen aan de vreedzame toepassing van kernenergie? Tot op welke hoogte moeten wij de militaire plannen voor nationale defensie geloven? En nogmaals, kunnen wij een regime vertrouwen dat de guerrilla in de aangrenzende landen financiert?
Met betrekking tot het verslag van de CIA, zou ik u willen verzoeken zich niet te veel illusies te maken over de geloofwaardigheid ervan. Het zou niet de eerste keer zijn dat een dergelijk verslag later in het openbaar wordt verworpen. Wij kunnen niemand de mogelijkheid ontnemen om niet voor militaire maar civiele doeleinden met kernenergie te experimenteren, maar president Ahmadinejad geeft niet alleen geen garanties, hij geeft zelfs geen enkele garantie en doet het ergste vrezen.
Door de mogelijkheid van een militaire interventie uit te sluiten - wat volgens mij een standpunt is dat door alle vertegenwoordigers en EU-parlementariërs breed wordt gedragen: het vermijden van militaire interventie is essentieel en fundamenteel -, ben ik van mening dat de mogelijkheid tot sancties een ramp zou zijn voor iedereen en dat dit schade zou berokkenen aan de economie en aan de bevolking die weerloos, onwetend en onschuldig is. Ik wil u nogmaals verzoeken om diplomatie te gebruiken want, ik herhaal, sancties hebben nog nooit iets goeds opgeleverd, ze dienen alleen om de haat tegen het Westen en de Verenigde Staten in het bijzonder nog verder aan te wakkeren.
Gerard Batten
(EN) Mijnheer de Voorzitter, misleiding is een oorlogswapen dat in de Koran wordt goedgekeurd onder de doctrine van taqiyya. Iran beweert geen plannen te hebben voor de ontwikkeling van kernwapens. Het bewijs van het tegendeel is overweldigend. Ze hadden al 3 000 uranium centrifuges. Niet één kan er gebruikt worden om kernenergie op te wekken voor vreedzame doeleinden. Samen zullen ze voldoende uranium produceren dat voldoende is om één kernbom per jaar te maken.
Op het ogenblik is Iran voornemens 5 000 centrifuges erbij te bouwen. Intussen arriveren illegale geheime invoerpartijen ruw uranium vanuit Kongo, een land dat door de EU met humanitaire hulp wordt gesteund. Groot-Brittannië staat nog steeds toe dat Iraanse studenten kernfysica studeren aan onze universiteiten. Bovendien werken Iran, Syrië en Noord-Korea samen om raketten en chemische springkoppen te bouwen. Vorig jaar kwamen er technici uit alle drie de landen om toen er iets mis ging in Syrië. Later werden er sporen van saringas ontdekt in de atmosfeer.
Of deze landen nu wel of niet met succes kernkoppen ontwikkelen, chemische springkoppen zouden zeker gebruikt kunnen worden in de nabije toekomst.
Luca Romagnoli
(IT) Mijnheer de Voorzitter, collega's, ik waardeer de onderhandelingspogingen van de Europese Unie inzake het staven van het zelfbeschikkingsrecht der volkeren, en ik steun de synergie van het actieplan IAEA-Iran. Het is prijzenswaardig en zinvol om zorgen weg te nemen, en ook om politieke en strategische speculaties te ontkrachten die zijn gebaseerd op een theoretische vredesbedreiging.
Bovendien wordt er ook bij punt 5 van de resolutie toegegeven dat er behoefte is om af te zien van retorische politieke speculaties over Iran. Het gehele eerste deel van de resolutie en het voorstel om een nieuw multilateraal kader voor het gebruik van kernenergie te vormen, maken beiden deel uit van dezelfde benadering.
Het tweede deel lijkt echter demagogisch. De schendingen van de mensenrechten in veel andere delen van de wereld hebben nooit geleid tot een dergelijke scherpe veroordeling. De recente resoluties over Pakistan en China zijn hier een voorbeeld van. Deze waren niet zo scherp van toon en ontvingen geen duidelijke steun in de interne oppositie. Dit verplicht mij ertoe mijn bezwaar tegen de resolutie te uiten, want mensenrechten en vrijheden zijn absolute waarden die niet anders kunnen worden toegepast, en zich niet lenen voor onevenredigheid tussen verzoek en veroordeling.
Jacek Saryusz-Wolski
(EN) Mijnheer de Voorzitter, het nucleaire programma van Iran blijft de bron van onze grootste zorg. We hopen dat het proces om via onderhandelingen tot een oplossing te komen zal worden voortgezet.
De Europese Unie zou een eensgezind standpunt moeten innemen met betrekking tot deze zeer moeilijke kwestie en wij zouden de inspanningen moeten steunen van de Hoge Vertegenwoordiger, van de Commissie, de lidstaten en de internationale gemeenschap, inclusief de recent voorgestelde resolutie van de Veiligheidsraad van de VN.
De inspanningen zouden erop gericht moeten zijn Iran aan te moedigen de onderhandelingen te hervatten over langetermijnafspraken om de nucleaire kwestie op te lossen.
Wij van de commissie Buitenlandse zaken van dit Huis besloten de heer Jalili uit te nodigen om te spreken en om een dialoog te houden. Onze commissie was ontevreden over de gegeven antwoorden en we weten hoe moeilijk dialoog is. De ontmoeting met de commissie Buitenlandse zaken heeft echter onze eensgezinde positie getoond over de Iraanse kwestie en heeft ook een sterk politiek signaal gestuurd naar de Iraanse regering.
Als we willen doorgaan met enige zinvolle dialoog, moeten we de geloofwaardigheid van onze betrekkingen herstellen. Onze Iraanse partners moeten absolute transparantie bieden voor hun nucleair programma door volledig samen te werken met de IAEA. Ze moeten de bepalingen van Comprehensive Safeguard Agreement volledig ten uitvoer leggen en wij moeten de druk op de Iraanse regering handhaven om zich te houden aan haar beloften en haar duidelijk maken dat dit de enige manier is om internationale erkenning te verkrijgen, en om met succes economische ontwikkeling ten behoeve van haar burgers na te streven.
De mensenrechtensituatie in Iran is de laatste tijd ernstig verslechterd en wij moeten de systematische schending van de mensenrechten en fundamentele vrijheden blijven veroordelen, in het bijzonder die welke worden gepleegd ten opzichte van jeugdige overtreders en vrouwen.
Als gemeenschap die is gebaseerd op waarden, waarbij we de mensenrechten en de democratie als de kern van onze waarden zien en stabiliteit en veiligheid als onze grootste zorg beschouwen, moeten en kunnen we de verslechterende mensenrechtensituatie daar niet negeren, en moeten we ons uiterste best doen onze partners ervan te overtuigen dat het de moeite waard is de rechtsstaat, de mensenrechten en de fundamentele vrijheden te respecteren.
Libor Rouček
(CS) Dames en heren, sta mij toe in mijn bijdrage aan het debat mij te concentreren op twee aspecten van betrekkingen met Iran.
Een civiele maatschappij is het eerste aspect. Zoals ik zelf tijdens mijn recente bezoek aan Teheran heb ervaren, bestaat er in Iran een zeer sterke en actieve civiele maatschappij. Vrouwen, journalisten, nationale en godsdienstige minderheden streven naar hun rechten. De wereld van de studenten is behoorlijk levendig. Buschauffeurs, bakkers en veel andere beroepen organiseren hun eigen onafhankelijke vakbonden. Economen en ondernemers spannen zich in voor privatisering en liberalisering van de Iraanse economie.
Al deze groepen en elementen die de Iraanse maatschappij vormen, wenden zich tot Europa, tot de Europese Unie, en zoeken dialoog en hulp. Daarom zou ik een beroep willen doen op de Commissie en op Hoge Vertegenwoordiger Javier Solana om het nieuwe instrument voor democratie en mensenrechten dat wij ter beschikking hebben, efficiënt te gebruiken als onderdeel van deze dialoog.
Ik ben ook van mening dat de Europese Unie een diplomatieke vertegenwoordiging in Iran zou moeten hebben. Niet alleen zou dit discussie en dialoog met de civiele maatschappij stimuleren; het zou ook samenwerking met lokale instellingen en overheden stimuleren op het gebied van gemeenschappelijk belang. We delen daadwerkelijk veel gemeenschappelijke belangen met Iran, ondanks onze verschillen in opvatting inzake het nucleaire programma of de mensenrechten.
Ik noem maar één buurland van Iran en dat is Afghanistan. Ik ben ervan overtuigd dat het noch ons noch Iran goed doet, als, bijvoorbeeld, tonnen illegale Afghaanse drugs Europa overspoelen. We hebben soortgelijke gemeenschappelijke belangen wat betreft de kwestie van de Afghaanse vluchtelingen en wat betreft de kwestie van een totale vreedzame oplossing van de situatie in Afghanistan.
Dat is maar een van de vele redenen waarom de Europese Unie haar eigen diplomatieke vertegenwoordiging in Teheran moet hebben.
Struan Stevenson
(EN) Mijnheer de Voorzitter, zowel mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger als mevrouw Ferrero-Waldner hebben in hun presentaties vandaag herhaaldelijk de noodzaak van dialoog, onderhandeling en overtuiging benadrukt. Mevrouw Ferrero-Waldner wees op de noodzaak van mens tot mens contact. Ze vertelde ons over het succes van onze Erasmus Mundus en armoedebestrijdingsprogramma's.
Dus, leiden wij hun kernfysici op aan onze universiteiten? Betalen wij, op kosten van onze belastingbetalers, armoedeverlichting in een van de rijkste olieproducerende landen in de wereld omdat zij ervoor gekozen hebben miljarden te spenderen aan een kernwapenprogramma? Wat heeft onze verzoeningspolitiek opgeleverd?
Volgens de heer Solana, tot nu toe, geen succes. Hij zei dat het regime in Iran ons blijft negeren. Mevrouw Ferrero-Waldner zei dat er meer executies zijn dan ooit tevoren. Welnu, laat ik u zeggen, Mijnheer de Voorzitter, er zijn in de eerste twee weken van dit jaar 23 personen geëxecuteerd, waaronder verscheidene vrouwen. Bij vijf personen werden handen of voeten geamputeerd. Het stenigen van mannen en vrouwen tot de dood erop volgt door dit jihadistische, vrouwenhatende, homofobische, genocidale, brute regime dat wereldwijd terreur sponsort, gaat maar door.
Als we de Iraanse studenten echt willen steunen, dan zouden we de dappere studenten van de universiteit van Teheran moeten steunen, die de afgelopen vijf dagen gedemonstreerd hebben en verandering van regime eisen. In plaats van verzoening te steunen, zouden we de wettige Iraanse oppositie moeten steunen. In plaats van de PMOI (Volksmojahedin) op onze terreurlijst te laten staan, zouden we de revolutionaire garde van Iran op de terreurlijst van de EU moeten zetten.
Helmut Kuhne
(DE) Mijnheer de Voorzitter! Zoals we net hebben gehoord, zijn er ook bij ons in het Parlement vertegenwoordigers, voor wie een veranderende houding van het Iraanse regime geen prioriteit is, maar de vernietiging van dit regime prioriteit heeft. Ik denk dat we één ding heel duidelijk moeten stellen, en dat is de dwingende politieke logica: Wie het regime wil vernietigen en zijn politiek daarop richt, zal de houding van het regime niet veranderen. En dat is wel waar we ons op moeten richten, als we het over het atoomprobleem hebben.
De voorstanders van een diplomatieke oplossing zouden zich zeer gesterkt weten, wanneer de Verenigde Staten rechtstreeks aan de gesprekken zouden deelnemen, want ze kunnen iets bieden dat de Europese Unie niet in die mate kan bieden, namelijk veiligheidsgaranties. Zoals de heer Solana al zei kan men op basis van de slotsom van de Amerikaanse geheime diensten niet concluderen dat het Iraanse programma geen potentiële bedreiging vormt. Daar zit inderdaad een probleem. En dit probleem kan men niet oplossen door de druk weg te nemen. Men kan het thema niet wegnemen uit de Veiligheidsraad, omdat dan ooit het gevaar bestaat dat het Iraanse regime zegt: OK bedankt, we hebben genoeg hoogverrijkt uranium, we stappen nu uit het Verdrag tegen verspreiding van kernwapens en bouwen onze atoomwapens. Als dat het geval wordt, rest ons niks anders dan terugkeren tot de strategie van nucleaire afschrikking, zoals we die uit de jaren 60 en 70 van de vorige eeuw kennen.
Wat we in dit debat in ieder geval moeten uitsluiten - en ook dat moet even helder zijn -, is de zogenaamde militaire oplossing. Wat er ook onder het begrip "het Westen” wordt verstaan, of dat nu betrekking heeft op Noord-Amerika of ook op Europa, het teruggrijpen op de zogenaamde militaire oplossing zou een politieke ramp betekenen die decennia aanhoudt, niet alleen in de islamitische wereld, maar ook tegenover staten als India, die hebben meegeholpen dit thema op de agenda van de Veiligheidsraad te krijgen.
Miroslav Mikolášik
(SK) Laat ik zeggen hoe ernstig ik me zorgen maak over de verslechtering van de mensenrechtensituatie in Iran: het gebruik van de doodstraf, foltering, onmenselijke behandeling van gevangenen en onderdrukking van politieke tegenstanders. We moeten zulke onmiskenbare schendingen van de mensenrechten en fundamentele vrijheden die de basis vormen van onze democratische maatschappijen, categorisch veroordelen.
Persoonlijk, als lid van de Euro-mediterrane Parlementaire Vergadering, ben ik nogal bezorgd over de kwestie van de veiligheid en over het feit dat Iran, ondanks protesten van de Europese Unie en de internationale gemeenschap, doorgaat met de ontwikkeling van zijn nucleaire programma. Ondanks verzekeringen dat het deze activiteiten geheel voor vreedzame doeleinden doet, is het heel moeilijk niet verontrust te zijn over de richting waarin deze situatie zich beweegt.
Tenslotte zou ik willen wijzen op het feit dat Rusland kortgeleden nucleair materiaal aan Iran heeft geleverd. Er zijn verdere aanwijzingen die ons zeggen dat Iran een onbetrouwbare partner is en we zouden dienovereenkomstig moeten handelen.
Ana Maria Gomes
(EN) Mijnheer de Voorzitter, zijn alle lidstaten van de EU consistent geweest in de politieke boodschap die aan Iran is overgebracht om de inspanningen te steunen van de "EU-drie” (Groot-Brittannië, Frankrijk en Duitsland) en de heer Solana met betrekking tot het nucleair dossier door zich te houden aan de opgelegde economische sancties?
En hebben de lidstaten van de EU en u, mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger, druk uitgeoefend op de regering van Bush om rechtstreeks te spreken met Iran, niet alleen maar over Irak, maar ook over het nucleair dossier in het bijzonder? Of bent u van mening dat het geen zin heeft, dat het kan wachten op de volgende regering van de VS?
Janusz Onyszkiewicz
(PL) Mijnheer de Voorzitter, ik zou nader willen ingaan op een kwestie die reeds door de heer Solana aan de orde is gesteld, namelijk de correcte interpretatie van het CIA-verslag over het kernprogramma van Iran.
Ik herhaal wat de heer Solana daarnet zei: er is slechts één onderdeel stopgezet en het is zeer de vraag of dat definitief is gebeurd. Volgens de Iraanse oppositie is het programma eenvoudigweg naar andere sites verplaatst en wordt het daar voortgezet. Ik denk dat we deze informatie moeten geloven, aangezien het net de Iraanse oppositie was die als eerste op de militaire aspecten van het kernprogramma in Iran heeft gewezen. Deze beweringen bleken achteraf volkomen terecht te zijn.
Dat brengt me meteen bij mijn volgende punt. Naar mijn mening is het de hoogste tijd om de Volksmujahedeen van de lijst met terroristische organisaties te schrappen. Meerdere rechtbanken, de Parlementaire Vergadering van de Raad van Europa en het Italiaanse parlement hebben hierover al een uitspraak gedaan. Het is hoog tijd dat wij dat ook doen.
Marie Anne Isler Béguin
(FR) Mijnheer de Voorzitter, net als de heer Solana en mevrouw Ferrero-Waldner zie ik geen verschil tussen kernenergie voor civiele doeleinden en kernenergie voor militaire doeleinden. U hebt ons uitgelegd, mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger, dat je om een bom te maken alleen maar over uranium hoeft te beschikken. Ik denk dat je een beetje naïef moet zijn om te geloven dat een land met zulke indrukwekkende natuurlijke rijkdommen als Iran kernenergie nodig heeft om zich te ontwikkelen. Aan de andere kant weten wij heel goed dat Iran kernenergie nodig heeft om een bom te maken.
U hebt ook gezegd dat kernenergie een factor voor instabiliteit vormt en dat wij geen vat meer hebben op Iran. U hebt volkomen gelijk. Als u een verbod voorstelt op het verrijken van uranium, dan zijn wij het daar helemaal mee eens. Ik ga zelfs nog een stapje verder: ik denk dat er zonder meer een verbod op kernenergie moet komen. Momenteel is slechts vier procent van de energie wereldwijd van nucleaire oorsprong.
De vraag die ik u stel, mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger en mevrouw Ferrero-Waldner, is deze: vindt u niet dat Frankrijk, en de Franse president Sarkozy, met vuur spelen en de stabiliteit in de wereld op het spel zetten door nucleaire overeenkomsten te sluiten met landen als Libië, China en Georgië? Zouden wij de ongelukkige ervaring met Iran niet kunnen aangrijpen om de nucleaire proliferatie wereldwijd een halt toe te roepen?
Erik Meijer
(NL) Voorzitter, het debat over Iran gaat over meer dan kernenergie, oorlogsdreiging en schending van mensenrechten. In zijn inleiding heeft de heer Solana al beschreven waarom Iran, ondanks enkele kenmerken van democratie en een hoog niveau van onderwijs, voor zeer veel mensen geen aangenaam land is om in te leven.
Veel mensen die door de Iraanse regering worden vervolgd of die onder het huidige bewind niet in vrijheid kunnen leven, hebben hun toevlucht gezocht in Europa. De Europese Unie en haar lidstaten moeten die mensen niet hinderen. De vreedzame oppositie in ballingschap moet hier alle vrijheid hebben.
Daarom is het belangrijk dat het Europees Hof van Justitie heeft vastgesteld dat het onjuist is dat zo'n organisatie op de lijst van terroristische organisaties is geplaatst. Het is belangrijk dat dit Parlement de Raad eraan herinnert dat die plaatsing onterecht en onaanvaardbaar is. Juist over díe lijst is geen compromis met het Iraanse regime mogelijk.
Vytautas Landsbergis
(EN) Mijnheer de Voorzitter, ik zou graag weten of iemand mij een antwoord kan geven. Zijn de parlementsleden tijdens hun bezoek aan Teheran aanwezig geweest bij openbare executies? In het bijzonder waarbij kranen van Europese makelij werden gebruikt.
Miloslav Ransdorf
(CS) Ik zou willen vermelden dat, paradoxaal genoeg, het Iraanse nucleaire programma van start ging tijdens de periode dat Iran een bondgenoot van de Verenigde Staten was. Amerikanen adviseerden de sjah om twintig kerncentrales te bouwen. Het ziet er naar uit dat de tijden veranderd zijn: bondgenoot is vijand geworden en het imago van Iran zit vol tegenstrijdigheden.
Ofschoon ik op de hoogte ben van het lijden van onze vrienden in de Tudeh-partij, moet ik er ook op wijzen dat geen ander Arabisch land zo'n mate van pluralisme en zo'n ontwikkelde civiele maatschappij heeft als Iran.
De situatie met betrekking tot de vakbond die door de heer Rouček is genoemd, verdient absoluut aandacht, evenals de vrouwenbeweging. Naar mijn mening moeten de voorstellen van de heer Rouček om een vertegenwoordiging van de Europese Unie in Teheran te vestigen worden onderzocht en gesteund.
Het is van wezenlijk belang deze betrekkingen te ontwikkelen. Iran is een groot land met een grootse cultuur die meer overeenkomsten met ons vertoont dan wij ons kunnen voorstellen.
Charles Tannock
(EN) Mijnheer de Voorzitter, Iran blijft een gevaar voor de stabiliteit van de wereld en het Midden-Oosten. Iraanse jihadis vechten zij aan zij met terroristen in Irak en doden Britse soldaten. Rechters in Iran spreken stelselmatig doodvonnissen uit over homosexuelen en teenagers.
Waarom gaat Iran onverwijld door met uraniumverrijking wanneer het geen operationele kerncentrales heeft of zelfs maar plannen om die in de toekomst te bouwen? Waarom ontwikkelt Iran Shahab III raketten met het vermogen kernkoppen te dragen en Europese steden te bereiken?
Onze boodschap moet duidelijk zijn en vastberaden. De internationale gemeenschap zal niet toelaten dat Iran zich bewapent met kernwapens.
Benita Ferrero-Waldner
lid van de Commissie. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, dit was natuurlijk een heel belangrijke discussie. Waarom? Omdat er in Iran een heel grote burgermaatschappij is die zeker een andere manier van leven zou willen hebben, maar er is nog steeds een zeer moeilijk regime.
Ik denk dat we allemaal weten dat de nucleaire kwestie op het ogenblik het grote struikelblok is. Het bederft alle mogelijkheden voor ontwikkeling en ook voor bilaterale betrekkingen, die zeer grote potentie zouden hebben. Dit heb ik de heer Jalili herhaaldelijk gezegd: "Waarom pakt u dit niet op? Waarom is er geen mogelijkheid om met u tot een dialoog te komen? Waarom toont u hierin geen politieke wil?” Ik denk dat we het volgende moeten doen - proberen ook een beroep te doen op de bevolking, om te kijken of er misschien een kans is om dingen te veranderen bij de volgende verkiezingen - in de wetenschap dat het heel moeilijk zal zijn.
Maar ik vind het interessant om te zien dat de oppositie het op zijn minst weer eens aan het worden is, na de verdeeldheid die er is geweest. De oppositie heeft een tijd een berustende houding aangenomen. Nu is er tenminste een nieuwe wil om aan de verkiezingen mee te doen en misschien de situatie te veranderen, tenminste die van de regering. Maar nu vindt natuurlijk, zoals ik eerder heb gezegd, de screening van de kandidaten door de Raad van Wachters plaats en die is van cruciaal belang. Zoals mevrouw Beer al heeft gezegd, als er 7 000 kandidaten zijn voor 290 zetels, dan zijn er al teveel kandidaten afgewezen. Er zullen er tweeduizend afgewezen zijn. Daarom hoop ik ten zeerste dat een beroepsprocedure de situatie weer zal rechtzetten. Het Iraanse electoraat verdient het om zijn vertegenwoordigers te kunnen kiezen uit een breed spectrum van partijen en opvattingen. Natuurlijk is het duidelijk dat wij geen enkele specifieke partij steunen, maar het is belangrijk dat er een echt pluralistisch bestel is.
Daarnaast ben ik het volledig eens met al degenen - en ik ben niet in detail getreden - die zeiden dat ons heel wat te doen staat op het gebied van de mensenrechten, zelfs als we niet vooruit kunnen komen met de nucleaire kwestie. We hebben natuurlijk alle VN-resoluties gesteund; Canada heeft zo'n resolutie ingediend. Die is aangenomen en die toont duidelijk waar Iran - helaas - op dit moment staat. Ik wil graag zeggen tot enkele leden van het Parlement die gezegd hebben dat wij het EIDHR-instrument (European Initiative for Democracy and Human Rights - Europees initiatief voor democratie en mensenrechten) zouden moeten gebruiken, dat we dit al gebruiken door middel van implementatie via de VN, UNICEF en UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime - Bureau voor Drugs en Criminaliteit van de Verenigde Naties): bijvoorbeeld op het gebied van jeugdrechtspraak en jonge drugsverslaafden, en met betrekking tot justitie. Maar het wordt steeds ingewikkelder in deze zeer starre sfeer. Ik heb geprobeerd om één diplomaat te krijgen in één ambassade in Teheran, om te zorgen voor een meer soepele coördinatie van gezamenlijke projecten. Dit is natuurlijk maar een kleine stap maar hopelijk een betekenisvolle, die de weg zou kunnen bereiden, tenminste een beetje, voor de ontwikkeling van onze samenwerking. Helaas blijft Iran zich echter ontwijkend opstellen. Toen ik dit vorige week persoonlijk opmerkte, kreeg ik geen antwoord.
Javier Solana
Hoge Vertegenwoordiger voor het gemeenschappelijk buitenlands en veiligheidsbeleid. - (EN) - Mijnheer de Voorzitter, heel kort, omdat ik de gelegenheid had eerder al te antwoorden. Er zijn niet veel nieuwe vragen en, zoals ik al heb gezegd, in wezen delen we de meningen die onder woorden zijn gebracht.
Wat betreft een vraag gesteld door de heer Salafranca Sánchez-Neyra, er vindt nu een debat plaats in de Veiligheidsraad, dus ik vind niet dat ik daarover moet uitweiden. U vroeg mij wat ik graag zou zien. Ik zou graag een resolutie zien die niet nodig is omdat de dialoog waarom wij vragen al realiteit is. U weet welke elementen aanwezig moeten zijn om een zinvolle dialoog te hebben.
Wat betreft andere overwegingen over het vergroten van samenwerking, er zijn nog veel andere gebieden waarin we kunnen en zouden moeten samenwerken. Afghanistan en drugs zijn genoemd. Dit is een belangrijk punt waarop we heel graag zouden samenwerken.
Andere vragen zijn gesteld over de groep van zes in de Verenigde Naties. Ik kan namens niemand spreken. Ik kan alleen spreken namens de zes waarmee ik aan het onderhandelen ben. Ik heb steun ontvangen van iedereen, van alle leden van de groep, waaronder de Europese Unie - daarover bestaat geen twijfel - maar ook de andere leden van de Veiligheidsraad die geen lid zijn van de Europese Unie.
Hoge Vertegenwoordiger voor het gemeenschappelijk buitenlands en veiligheidsbeleid. - (FR) Als reactie op de vraag van mevrouw Béguin over kernenergie: ik wil vandaag niet ingaan op het debat over kernenergie in het algemeen. Daar krijgen wij nog tijd voor, als wij het onderwerp "energie” behandelen. Ik wil u wel uitleggen wat het duidelijke verschil is tussen kernenergie voor de productie van elektriciteit en kernenergie voor andere doeleinden, waar u een duidelijk onderscheid tussen hebt gemaakt. Het fundamentele verschil is dat kernenergie op een bepaalde manier moet worden verrijkt om elektriciteit op te wekken, en dat er voor de productie van massavernietigingswapens een verrijking nodig is die heel wat verder gaat.
De tweede vraag betreft het afval. Het is heel belangrijk om te weten wat daarmee gedaan wordt. U weet dat kernafval plutonium en andere stoffen bevat, die bruikbaar zijn. De ondernemingen die over de technologie beschikken, hebben tevens de verantwoordelijkheid om al het afval in te nemen. De situatie is dus heel anders dan de situatie die wij voor ogen hebben als we het over Iran en het autonome verrijkingsproces hebben.
In mijn eerste betoog heb ik Iran beschreven zoals ik het graag zou zien. Ik denk dat dit Iran zowel haalbaar als wenselijk is, en dat Iran een land is waarvoor wij ons moeten inzetten. Het is een dynamisch land, een land met veel diepgang, zowel in intellectueel en cultureel opzicht als in andere opzichten, en wij zouden graag zien dat het zich ertoe verbindt om met ons samen te werken op verschillende gebieden, zoals energie, mensenrechten, het Midden-Oosten, kernenergie, enz. Hiervoor is het nodig dat wij daadwerkelijk een serieuze dialoog met elkaar aangaan over al deze kwesties.
Ik wil u graag bedanken voor de aandacht die u aan dit belangrijke debat hebt besteed. Ik ben graag bereid om naar het Parlement te komen en met u over Iran of over andere zaken te praten, als u mij daarvoor uitnodigt.
De Voorzitter
Hartelijk dank, mijnheer de Hoge Vertegenwoordiger.
Ter afsluiting van het debat werden overeenkomstig artikel 103, lid 2 van het Reglement zes ontwerpresolutiesingediend.
Het debat is gesloten.
De stemming vindt donderdag 31 januari plaats.
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Sessão solene - Discurso intercalar do mandato de Jerzy Buzek, Presidente do Parlamento Europeu
Presidente
Colegas, o meu discurso é curto, como prometi há um ano.
Estamos a meio da minha Presidência. Precisamente no início, prometi que iria informá-los das minhas actividades.
Como Presidente do Parlamento Europeu, represento todos vós. Onde quer que vá, o que quer que faça, sempre senti a honra e a responsabilidade de actuar em nome desta prestigiada Assembleia.
Todavia, este discurso não é sobre mim: este discurso é sobre vós e a vossa actividade. Trata-se de todos nós, do que alcançámos em conjunto no Parlamento Europeu, nos últimos 15 meses, e do que temos pela frente.
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Noi evoluţii în achiziţiile publice (prezentare succintă)
Preşedinte
Următorul punct este o prezentare succintă a raportului elaborat de Heide Rühle, în numele Comisiei pentru piaţa internă şi protecţia consumatorilor, referitor la noile evoluţii în achiziţiile publice [2009/2175 (INI)] -.
Heide Rühle
Domnule preşedinte, aş dori să adresez mulţumiri tuturor raportorilor alternativi pentru cooperarea lor constructivă şi pentru rezultatele pozitive înregistrate până acum în comisie. Permiteţi-mi să reiterez şi să evidenţiez principalele puncte din raportul meu.
În primul rând, este nevoie de o mai mare certitudine juridică pentru toate părţile implicate - autorităţile contractante şi contractanţii - în vederea unei legiferări mai bune. Raportul meu subliniază importanţa deosebită a achiziţiilor publice în perioade de criză. Cu toate acestea, raportul critică totodată faptul că interacţiunea complexă dintre legislaţia europeană şi transpunerile în legislaţia naţională nu a avut drept rezultat simplificarea şi reducerea birocraţiei în sfera achiziţiilor publice, în conformitate cu obiectivul revizuirii din 2004, ci mai degrabă sporirea volumul activităţii şi a costurilor externe pentru consultanţă juridică, precum şi prelungirea procedurilor. Din nefericire, acest lucru este în detrimentul inovării şi al calităţii. Numeroase studii demonstrează că aşa se întâmplă în acest caz. De prea multe ori, lipsa clarităţii juridice are drept rezultat selectarea celei mai ieftine oferte, şi nu a celei mai bune.
În timp ce Comisia oferă în prezent asistenţă în domeniul achiziţiilor publice ecologice, nu se oferă o astfel de asistenţă în domenii precum achiziţiile publice responsabile din punct de vedere social sau cele care promovează comerţul echitabil şi inovarea. Comisia trebuie să revizuiască de urgenţă aceste aspecte.
Necesitatea unei coordonări mai bune în cadrul Comisiei este, de asemenea, urgentă. Curtea de Justiţie a Uniunii Europene a înlăturat o serie de incertitudini juridice în hotărârile recente şi a consolidat rolul autorităţilor contractante, de exemplu, indicând că sfera de aplicare a directivelor nu ar trebui extinsă la domenii precum planificarea urbanistică. Aceste hotărâri nu oferă autorităţilor contractante un cec în alb, ci mai degrabă un cadru legislativ clar. Am încercat să reiterez şi acest aspect în raportul meu.
Rămâne un singur punct: problema concesionării de servicii, pe marginea căreia au existat opinii extrem de diferite în comisie. Poziţia mea în această privinţă nu s-a schimbat. Concesionările de servicii au fost excluse în mod intenţionat din directivele privind achiziţiile publice pentru a asigura o flexibilitate mai mare în aceste domenii şi pentru a lua în considerare diferenţele culturale. Această poziţie este susţinută şi de toate părţile implicate cu care am vorbit, indiferent dacă sunt organizaţii municipale tutelare, întreprinderi publice - în special cele din sectorul apei, asociaţii industriale, sindicate sau, nu în cele din urmă, ONG-uri. Am dorit să menţionez clar în raportul meu şi acest aspect.
Mai trebuie să precizez un punct care este, de asemenea, foarte important pentru mine: achiziţiile publice nu trebuie să implice pierderea drepturilor democratice ale instituţiilor selectate. Dacă luăm în considerare faptul că multe autorităţi locale includ în prezent comerţul echitabil ca fiind un criteriu important în deciziile privind achiziţiile publice - indiferent dacă se cumpără cafea sau alte produse - atunci cred că este important să stimulăm această tendinţă. În acest caz, ar fi esenţial ca autorităţile locale să primească ajutor din partea Comisiei, iar dacă acestea greşesc, Comisia să le ofere asistenţă. Dimpotrivă, Comisia a iniţiat noi proceduri juridice împotriva Ţărilor de Jos tocmai în legătură cu astfel de greşeli. Consider că astfel de acţiuni sunt contraproductive deoarece se opun deciziilor politice adoptate de autorităţile politice.
Preşedinte
Observ că mai mulţi vorbitori doresc să îşi exprime opiniile. Vă reamintesc că aveţi la dispoziţie câte un minut.
Frank Engel
(FR) Domnule preşedinte, aş dori să încep prin a-i adresa felicitări raportoarei şi prin a-i mulţumi pentru munca sa de fond şi disponibilitatea sa. A fost o plăcere să lucrez cu dumneaei la acest raport. Cred că rezultatul acestor eforturi este un raport echilibrat care se concentrează asupra sporirii certitudinii juridice. Prin urmare, scopul nu este acela de a propune mai multe legi cu orice preţ, ci de a spori accesibilitatea şi înţelegerea legislaţiei existente.
Un punct specific care trebuie menţionat - dna Rühle a făcut deja acest lucru - este legat de concesionarea de servicii. Acesta este un aspect sensibil care a provocat, de asemenea, polemică în cadrul Comisiei. Aş dori să insist încă o dată asupra faptului că, în măsura în care Comisia intenţionează să propună noi elemente legislative pe această temă, să facă acest lucru ţinând seama de necesitatea de a îmbunătăţi funcţionarea pieţei unice. În momentul de faţă, nimic altceva nu ar justifica iniţiative legislative importante în acest domeniu.
Evelyne Gebhardt
(DE) Domnule preşedinte, doamnelor şi domnilor, grupul meu ar fi dorit să sprijine raportul doamnei Rühle deoarece conţine multe elemente extrem de pozitive.
Din păcate, există trei puncte care, în opinia noastră, lipsesc sau nu pot fi acceptate aşa cum figurează în raport. În primul rând, doamna Rühle nu a acceptat faptul că avem cu adevărat nevoie de un cadru legislativ pentru servicii în interesul economic general şi, în al doilea rând, nu a afirmat clar că există o problemă legată de certitudinea juridică sporită mai ales în domeniul serviciilor sociale. Acesta este un neajuns al raportului pe care îl considerăm foarte regretabil.
Un punct pe care nu l-am putut accepta sub nicio formă este respingerea concesionărilor de servicii. Nu putem spune pur şi simplu că nu dorim aşa ceva. Curtea de Justiţie a emis deja hotărâri în această privinţă. Este un subiect foarte nepolitic. Este foarte important să precizăm în mod clar ce dorim dacă ştim că în Comisia Europeană se pregăteşte un text juridic. Este important să îndemnăm Comisia Europeană să accepte într-adevăr poziţia extrem de pozitivă a Curţii de Justiţie în această privinţă, garantând astfel şi certitudinea juridică. Aceasta este solicitarea noastră şi, prin urmare, am prezentat o rezoluţie alternativă. Solicităm colegilor noştri să susţină această rezoluţie alternativă.
Cristian Silviu Buşoi
O felicit pe doamna raportoare pentru munca depusă în acest raport şi sunt total de acord cu necesitatea simplificării legislaţiei europene în materie de achiziţii publice şi a sporirii transparenţei. Sunt îngrijorat de numărul mare de litigii în domeniul achiziţiilor publice în numeroase state membre.
De exemplu, în România, cadrul legislativ deosebit de complex duce la vicii de procedură, iar aplicarea greşită a reglementărilor în domeniul achiziţiilor publice poate constitui un obstacol pentru folosirea fondurilor structurale. De aceea, avem nevoie de un cadru legislativ mai simplu şi mai clar, care să faciliteze lucrurile de ambele părţi.
Aş mai vrea să fac o observaţie legată de problema preţului cel mai scăzut. Sunt de acord că un contract de achiziţii publice nu trebuie să fie atribuit doar pentru că are preţul cel mai scăzut şi sunt de acord cu raportoarea că raportul calitate-preţ şi interesul economic al ofertei trebuie să fie cele mai importante, şi nu exclusiv preţul. Astfel, revizuirea legislaţiei trebuie să ţină cont de acest lucru şi să introducă ceva mai multă flexibilitate pentru autorităţile contractante. Trebuie, însă, să o facem cu multă precauţie pentru că, dacă nu stabilim criterii clare, vom deschide o adevărată cutie a Pandorei, riscând să generăm din nou incertitudine juridică şi chiar corupţie.
Malcolm Harbour
Domnule preşedinte, în calitate de raportor alternativ pentru grupul meu, dar şi în calitate de preşedinte al comisiei responsabile, aş dori să-i adresez, la rândul meu, mulţumiri doamnei Heide Rühle pentru un raport cu adevărat important. Este într-adevăr păcat că, în conformitate cu ciudatele reguli ale acestui Parlament, un raport atât de important despre un element-cheie pentru piaţa unică şi politicile publice este limitat la intervenţii de un minut.
Consider că este binevenit faptul că dl Tajani se află aici deoarece doresc să-i spun că achiziţiile publice reprezintă un instrument-cheie pentru încurajarea întreprinderilor inovatoare în Uniunea Europeană. După cum ştim, dl Barnier va revizui strategia în acest domeniu şi sper că va include multe dintre aceste aspecte.
Însă miezul problemei, stimaţi colegi, este că avem un regim care, după cum se afirmă în raport, este neclar şi complex şi într-adevăr, multe autorităţi publice îl percep ca fiind un obstacol birocratic, nu o oportunitate. Dle comisar, putem folosi achiziţiile publice pentru a înregistra progrese în alte sectoare, precum cel al întreprinderilor mici şi mijlocii pentru a oferi ocazii pentru inovare, produse ecologice şi servicii, precum şi pentru sprijinirea întregii agende inovatoare. Acestea sunt obiectivele de atins, însă va fi nevoie de eforturi coordonate din partea Comisiei în ansamblu pentru a îndeplini recomandările din acest raport.
Jaroslav Paška
(SK) Se pare că achiziţiile publice reprezintă o cale eficientă de a cumpăra bunuri şi servicii pentru sectorul public, făcând posibilă obţinerea unor preţuri rezonabile şi reducând totodată suspiciunea de corupţie. Totuşi, în viitor ar fi recomandată simplificarea mecanismelor din procesul de achiziţii publice, precum şi încercarea de a reduce timpul de luare a deciziilor.
În opinia mea, ar trebui să sprijinim principiul de bază al acestui obiectiv. Cu toate acestea, experienţa demonstrează că şi publicarea contractelor pe internet este un lucru pozitiv, întrucât permite familiarizarea publicului larg cu astfel de contracte şi îl poate convinge cu privire la avantajele acestora. Experienţa a demonstrat acest lucru mai ales în cazul autorităţilor locale, deoarece gestionarea activelor comunităţii a fost deseori urmărită cu atenţie de cetăţeni, iar atunci când contractele au început să fie publicate pe internet, aceştia au fost mai mulţumiţi şi au arătat mai multă încredere autorităţilor locale.
Zuzana Roithová
(CS) Consider că acest raport referitor la achiziţiile publice, care a fost adoptat de Comisia pentru piaţa internă şi protecţia consumatorilor cu o majoritate absolută, va oferi o orientare pozitivă pentru lucrările Comisiei în procesul de revizuire a directivei. Scopul nostru este ca achiziţiile publice să devină mult mai accesibile întreprinderilor mici şi mijlocii, să fie mai puţin birocratice pentru participanţii la ofertă şi, în acelaşi timp, mai uşor de monitorizat. Cel mai mare volum al achiziţiilor publice din fonduri UE este legat de clădiri, unde există adesea suspiciunea de corupţie şi uneori chiar mai mult decât atât.
Îmi pare rău că nu vom vota în acest raport propunerea mea adresată Comisiei, şi anume aceea de a crea un portal public unde ar fi posibilă monitorizarea diferenţelor de preţ între contractele câştigătoare şi costurile reale ale construcţiei în urma punerii în aplicare. Portalul ar trebui să monitorizeze şi să detecteze astfel diferenţe de preţ suspicioase între statele membre, de exemplu, în legătură cu construirea unui kilometru de autostradă. Sunt ferm convinsă că accesul la achiziţiile publice cu adevărat transparente va fi deschis IMM-urilor odată cu eradicarea corupţiei.
Silvia-Adriana Ţicău
Valoarea pieţei de achiziţii publice la nivelul Uniunii reprezintă 16 % din produsul intern brut al Uniunii. Piaţa internă presupune accesul oricărei întreprinderi europene la achiziţiile efectuate în oricare stat membru. Directiva serviciilor garantează că orice întreprindere europeană poate presta servicii în orice alt stat membru, inclusiv prin mijloace electronice.
Piaţa internă are nevoie de asigurarea interoperabilităţii între sistemele de guvernare electronică şi, deci, şi a sistemelor de semnătură electronică şi a sistemelor de licitaţii efectuate prin mijloace electronice. Salut proiectul-pilot PEPPOL privind achiziţiile publice prin mijloace electronice lansat de Comisie, decizia privind lista de furnizori acreditaţi de servicii de certificare, precum şi Planul european privind înfiinţarea unui serviciu european pentru validarea semnăturii electronice.
Atrag atenţia că în 2005, guvernele statelor membre s-au angajat ca până în 2015, 50 % din achiziţiile publice europene să se realizeze prin mijloace electronice. România a implementat încă din 2002 sistemul electronic de achiziţii publice, ceea ce a condus la reducerea cheltuielilor publice, la o mai mare transparenţă şi la creşterea accesului IMM-urilor la piaţa de achiziţii publice
Andreas Schwab
(DE) Domnule preşedinte, domnule comisar, şi eu aş dori să îi mulţumesc doamnei Rühle şi raportorilor alternativi pentru acest raport excelent. Grupul Partidului Popular European (Creştin Democrat) este mulţumit de multe din elementele incluse în acest raport. De asemenea, am acceptat un compromis în legătură cu unul sau două puncte, deoarece în Parlament nimeni nu îşi poate impune în totalitate punctul de vedere. În general, raportul oferă o bază solidă pentru noi discuţii cu Comisia Europeană asupra mai multor teme.
Dna Rühle a abordat deja chestiunea referitoare la modul în care ar putea fi încurajate organismele, instituţiile şi autorităţile contractante să ia în considerare criteriile sociale în achiziţiile publice fără a compromite principiile pieţei interne. În al doilea rând, aspect menţionat deja de dl Engel, în ce mod putem concepe concesionările de servicii astfel încât să respectăm principiile pieţei interne pe termen lung?
Sunt complet de acord cu dl Engel şi cu dna Rühle că putem accepta o nouă legislaţie, cu condiţia ca aceasta să ofere un avantaj clar şi uşor de recunoscut pentru piaţa internă. Având în vedere toate acestea, am ajuns la un compromis pozitiv şi, desigur, aş fi mulţumit dacă, în cele din urmă, şi social-democraţii ar putea să îl sprijine.
Elena Băsescu
În contextul crizei economice şi financiare mondiale, guvernul ţării mele a fost nevoit să reducă salariile bugetarilor, pensiile, ajutorul de şomaj şi să taie subvenţiile. Având în vedere aceste măsuri deosebit de dure, pentru a se asigura cheltuirea corectă şi eficientă a banului public este nevoie ca achiziţiile publice să se facă în modul cel mai transparent şi rapid posibil.
De asemenea, trebuie încurajată utilizarea sistemelor electronice de licitaţii, care duc la eliminarea corupţiei şi fraudei din sistemul achiziţiilor publice. Procedurile birocratice existente, regimul juridic confuz şi complicat, precum şi necesitatea clarificării căilor de atac în materie de atribuire a contractelor de achiziţii au dus la blocarea derulării unor contracte importante. În urma consultărilor cu FMI, Guvernul României a modificat legea achiziţiilor publice, aceasta urmând să intre în vigoare până la 1 iunie
Lara Comi
(IT) Domnule preşedinte, domnule comisar, doamnelor şi domnilor, criza economică şi a pieţelor financiare a pus în evidenţă rolul-cheie al achiziţiilor publice, care vizează dezvoltarea lucrărilor pe scară largă, stimularea inovării şi, desigur, încurajarea concurenţei interne şi externe la nivel european.
Considerăm că este indispensabilă simplificarea normelor şi sporirea certitudinii juridice. Aceasta ar spori în mod cert transparenţa privind componenţa şi lucrările comitetului consultativ privind achiziţiile publice, de care este responsabilă Comisia.
Salutăm rolul jucat de parteneriatul instituţionalizat public-privat în facilitarea accesului întreprinderilor mici şi mijlocii care se află la baza economiei noastre. Este necesară intensificarea eforturilor pentru a preveni discriminarea, care de multe ori loveşte aceleaşi IMM-uri din Europa. Îi felicit pe colegii mei pentru activitatea desfăşurată, iar mâine vor putea conta pe sprijinul meu.
Seán Kelly
Domnule preşedinte, cred că, în căutarea motivelor recesiunii economice în care ne aflăm, degetul este îndreptat - şi pe bună dreptate - către bancheri, antreprenori, autorităţi de reglementare, speculatori etc. Totuşi, consider că şi domeniul achiziţiilor publice a generat multe probleme, fiind asociat cu "slujbele pentru prieteni”, lipsa transparenţei şi a integrităţii. Contractele au fost adjudecate în mod inevitabil de aceleaşi persoane de fiecare dată, iar acestea, desigur, au depăşit în repetate rânduri bugetul, fără a fi vreodată sancţionate.
Salut aceste noi evoluţii care vor permite ca procesul să devină cât mai transparent cu putinţă. Cu toate acestea, trebuie să ne asigurăm, de asemenea, că cei care se pronunţă asupra acestor contracte au cea mai mare expertiză şi independenţă şi nu sunt desemnaţi de partidele aflate la putere.
În cele din urmă, aş dori să spun că simplificarea este, desigur, esenţială deoarece nu are sens să se investească prea mult timp şi prea mulţi bani într-un exerciţiu foarte important, dar preliminar.
Antonio Tajani
Domnule preşedinte, doamnelor şi domnilor, Comisia şi, în special comisarul Barnier, pe care îl înlocuiesc în această seară, au urmărit cu mare atenţie pregătirea raportului de iniţiativă al Parlamentului referitor la noile evoluţii în achiziţiile publice şi dezbaterea pe marginea amendamentelor.
După cum au afirmat dna Ţicău, dna Comi şi dl Harbour, disciplina strictă în sfera achiziţiilor publice este fundamentală pentru a garanta că banii publici sunt folosiţi în cel mai bun mod, în beneficiul cetăţenilor şi al întreprinderilor mici şi mijlocii, în special în contextul actual al austerităţii bugetare.
Comentariile formulate în raport vor fi luate în considerare pe deplin în pregătirea noilor iniţiative. Unele iniţiative au demarat deja, ca răspuns la aceste comentarii. Serviciile Comisiei au lansat o evaluare ex post a directivelor privind achiziţiile publice. O comunicare vizând clarificarea modului de folosire a achiziţiilor publice pentru promovarea dezvoltării durabile, a incluziunii sociale şi a inovării este în curs de pregătire. O analiză a jurisprudenţei Curţii privind cooperarea public/public este, de asemenea, în curs de derulare, iar aceasta va permite delimitarea sferei de cooperare public/public care este sau nu inclusă în domeniul de aplicare a dreptului european privind achiziţiile publice.
În legătură cu o eventuală iniţiativă privind concesionările, Comisia îşi asumă sarcina probei şi lucrează la studiul de impact, care va fi finalizat în 2010. Această evaluare este o condiţie prealabilă pentru orice iniţiativă legislativă în domeniu. Dacă se dovedeşte că actualul cadru juridic frânează dezvoltarea economică sau dezvoltarea unui nou serviciu de interes general de o calitate mai bună, fără îndoială că va trebui să remediem situaţia prin sporirea transparenţei, a certitudinii juridice şi a clarităţii normelor aplicabile.
La nivel internaţional, depunem toate eforturile posibile pentru deschiderea pieţelor de achiziţii publice ale principalelor economii mondiale. Pentru a asigura competitivitatea industriei europene, reciprocitatea are un rol central în cadrul negocierilor noastre. Dorim să lucrăm în strânsă cooperare cu Parlamentul şi vă invităm să menţineţi o abordare constructivă şi deschisă discuţiilor.
Preşedinte
Dezbaterea a fost închisă.
Votarea va avea loc mâine (marţi, 18 mai 2010).
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Vysvětlení hlasování
Ústní vysvětlení hlasování
Clemente Mastella
(IT) Paní předsedající, cílem směrnice o službách, jež vstoupila v platnost v prosinci 2006, je otevřít v Evropské unii trh pro poskytovatele služeb a odstranit veškerá protekcionistická omezení, svévolné překážky a všechny diskriminační předpisy.
Evropský parlament rozhodně vždy trval na tom, že tato směrnice se nesmí stát záminkou pro riskantní deregulaci a liberalizaci tohoto odvětví, a tím poškodit práva pracujících. Zásada země původu, která byla kritizována za šíření sociálního dumpingu, byla zrušena a nahrazena zásadou země poskytování služeb.
Hlasoval jsem pro tuto zprávu, protože se zaměřuje zvláště na neopodstatněné prodlevy a nedostatky při provádění této směrnice ve vnitrostátním právu a na řadu otázek spjatých s jejím výkladem a uplatňováním. Zde skončím, paní předsedající, protože hovořit za těchto okolností je dosti náročné.
Adam Bielan
(PL) Paní předsedající, při oživení hospodářského růstu v Evropské unii hraje naprosto nezastupitelnou úlohu rozvoj evropského trhu se službami. Proto je velmi dobře, že Evropský parlament důkladně zkoumá, jakým způsobem je směrnice o službách prováděna. Nezbytná jsou rovněž další opatření na podporu rozvoje evropského trhu se službami. Naším hlavním cílem bylo v celé Evropě usnadnit poskytování služeb. Proto jsme znepokojeni zjištěním, že u některých členských států je patrná snaha uzákoňovat a uplatňovat právní předpisy, které nemají žádnou oporu v ustanoveních směrnice. Činnostem poskytovatelů služeb se tím kladou umělé překážky.
V současné době až 90 % nových pracovních míst vzniká v odvětví služeb. Proto se domnívám, že účinné uplatňování směrnice je nutným předpokladem pro rozvoj jednotného trhu a rozhodujícím úkolem pro evropské hospodářství. Mám proto radost, že začínají být vidět jednotlivé měřitelné výsledky této směrnice, například velké množství oznámení o změnách právních předpisů, které dostáváme z členských států.
Claudio Morganti
(IT) Paní předsedající, na základě pevného přesvědčení jsem hlasoval proti přijetí a uplatňování směrnice o službách, známé též jako Bolkensteinova směrnice. Cílem této směrnice mělo být vytvořit v Evropě větší konkurenci a pomoci rozvoji malých a středních podniků.
Naneštěstí se však zdá, že skutečným cílem bylo zaútočit na malé a střední podniky a srazit je na kolena. V Itálii máme odvětví, která jsou naší skutečnou chloubou, jako například koncese pro pláže, do nichž jejich majitelé investovali veškerý majetek a přinesli obrovské oběti. Teď však kvůli této směrnici o všechno přišli.
Není možné zavádět systém, jímž byrokratická Evropa a hlavní korporace a nadnárodní firmy chtějí proniknout do Itálie a vyřídit naše podniky. To nemůžeme připustit. Budu stát v jedné řadě s těmito podniky a bránit je, a tak pečovat o naše tradice a silné stránky Itálie.
Sergej Kozlík
(SK) Paní předsedající, platná směrnice o službách požaduje ode všech zemí EU, aby odstranily byrokratické překážky a usnadnily život podnikatelům. Provádění této směrnice však vázne. Hlavními problematickými oblastmi jsou nedodržování oblasti působnosti směrnice, zpoždění při zřizování jednotných kontaktních míst, nedostatky v administrativní spolupráci a rozdíly ve vzájemném hodnocení. Zpráva, kterou jsem podpořil, považuje za velmi důležité rychle zavést jednotná kontaktní místa. Na nich bude možné vyřizovat všechny nezbytnosti pro poskytování přeshraničních služeb včetně možnosti srozumitelného poučení o formalitách a administrativních postupech dané země. Služby představují až 40 % hrubého domácího produktu Unie. Odstranění zbytečných překážek a zpoždění by mohlo významně pomoci při zvýšení konkurenceschopnosti a vytváření nových pracovních míst.
Zigmantas Balčytis
(LT) Paní předsedající, domnívám se, že hodnocení směrnice o službách je vhodnou příležitostí k tomu, abychom prověřili, zda tato směrnice opravdu napomáhá lepšímu rozvoji odvětví služeb a zda ustanovení této směrnice jsou ve vnitrostátním právu správně prováděna. Je nezbytné, aby ve všech fázích provádění směrnice panovala shoda na tom, že se tato směrnice nevztahuje na veřejné služby, nýbrž že by měla zajistit sociální práva a soulad s pracovním právem.
Je jasné, že Komise a členské státy musí vyvinout větší úsilí, aby byla v členských státech zřízena kvalitní jednotná kontaktní místa. Je zapotřebí vyhradit odpovídající finanční prostředky s cílem zajistit, aby tato místa poskytovala kvalitní informace, jež budou zájemcům přístupná.
Daniel Hannan
Paní předsedající, od nejranějších dob Evropské unie docházelo k nedorozuměním ohledně toho, co myslíme volným trhem zboží a služeb.
Když moji voliči v roce 1975 hlasovali pro členství v EHS, domnívali se, že společný trh znamená vzájemné uznávání výrobků. Můžete-li určitou minerální vodu prodávat ve Spojeném království, měli byste mít možnost prodávat stejnou vodu ve Francii, Německu nebo Itálii a naopak. Zjistili, že ve skutečnosti to znamená normalizaci - že "minerální voda musí obsahovat tyto a tyto minerální látky, ale nesmí obsahovat tamty látky", že "obsah nesmí přesahovat hodnotu x a nesmí být nižší než y" atd. Pak se vám může stát, že výrobek, jenž nikdy nebyl určen na vývoz, se může ve vlastní zemi dostat do rozporu se zákonem.
S tímto jsme se opakovaně setkávali u zboží i služeb. Místo rozšiřování nabídky pro spotřebitele dochází k jejímu zužování, často na jednoho konkrétního výrobce odkudsi z Evropské unie, jemuž se nějak podařilo splnit dlouhou řadu podmínek a jenž spatřuje v právních předpisech EU způsob, jak přenést své náklady na konkurenci. Proto náš podíl na světovém HDP nadále klesá a má země se takto připoutala k úzkoprsému a omezenému seskupení.
Syed Kamall
Paní předsedající, směrnice o službách tímto parlamentem poprvé prošla v minulém funkčním období, a to i přes problematičnost mnoha jejích bodů. Jakožto zpravodaj zprávy o obchodu a službách si také osobně vzpomínám na to, jak velkou polemiku jsem vyvolal, když jsem hovořil o nutnosti liberalizovat mnohé služby - finanční služby, zdravotnické služby, služby v oblasti vzdělávání, vodohospodářské služby -, aby měli spotřebitelé k dispozici spíše větší výběr kvalitnějších služeb, místo aby byli odkázáni na nepružné státní monopoly, které daňovými poplatníky často nebyly dostatečně financovány.
Zde narážíme na definici služeb obecného hospodářského zájmu, jako by se pravidla, díky kterým máme v supermarketech a dalších druzích služeb opravdu z čeho vybírat, nevztahovala na vodohospodářství, vzdělávání a zdravotnictví. Je na čase, abychom přestali dělat politiku z doby před třiceti lety, kdy určité služby mohl zajišťovat pouze stát. Důsledkem toho bylo, že tyto služby byly nedostatečně financovány a nebyly kvalitní. Vydejme se v celé EU a v celém světě směrem k větší liberalizaci služeb.
Gesine Meissner
(DE) Paní předsedající, chtěla bych vysvětlit, proč se většina poslanců skupiny Aliance liberálů a demokratů pro Evropu zdržela hlasování o této směrnici. Je dobře, že jsme učinili rozhodnutí a že jsou chráněna práva osob se zdravotním postižením. To se však týká pouze dlouhých vzdáleností. Mnohé další body nejsou hodny evropské směrnice. Jelikož se například směrnice vztahuje jen na cesty, které jsou delší než 250 kilometrů, v mnoha zemích neplatí. Na Kypru, Maltě a Lucembursku neexistují příslušná práva, stejně jako v některých dalších členských státech, v nichž autobusové spoje nejezdí vzdálenosti přes 250 kilometrů. Volný pohyb osob, zboží a služeb je jednou z hlavních evropských zásad. Nyní však chudší cestující nejsou chráněni, protože v některých členských státech neexistuje soustava práv cestujících. Proto jsme se zdrželi hlasování. Směrnice má určité pozitivní stránky, ale také mnoho negativ, a to je důvodem, proč jsme se zdrželi hlasování.
Clemente Mastella
(IT) Paní předsedající, cílem návrhu nařízení předloženého Komisí v roce 2008 bylo zavést nová práva na ochranu cestujících v autobusové a autokarové dopravě, jež budou platná v celé Evropě a budou podobná jako práva, která platí pro jiné druhy dopravy, a tak zajistit rovnocenné podmínky pro dopravce z různých členských států a pro různé druhy dopravy. Bylo zapotřebí absolvovat dlouhá a náročná jednání s Radou a dokonce využít dohodovací postup, než bylo dosaženo znění návrhu, o němž dnes hlasujeme.
Konečné znění návrhu lze považovat za velmi uspokojivý a vyvážený kompromis, neboť zajišťuje práva cestujících, aniž by přitom představoval příliš velkou zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří - na to nezapomínejme - malé a střední podniky.
Výsledek dohodovacího postupu lze docela oprávněně považovat za úspěch Evropského parlamentu, neboť do něj byly začleněny některé z našich hlavních požadavků, zejména co se týče oblasti působnosti nařízení, platnosti základních práv cestujících bez ohledu na vzdálenost, odchylek a konečně nároku cestujících na přiměřenou formu proplacení ceny jízdenky, pomoci a odškodnění v případě nehody, zrušení cesty nebo zpoždění.
Guido Milana
(IT) Paní předsedající, v oblasti práv jsme dospěli do nové etapy, ale tato práva mohla být vymezena šíře. Musíme si uvědomit, že u vzdáleností kratších než 250 kilometrů toto nařízení nijak nechrání práva nejzranitelnějších skupin, osob se zdravotním postižením, starobních důchodců a osob se sníženou pohyblivostí.
Je-li pravdou, že nařízení zavádí jednotné normy kvality, je také pravdou, že vyloučením místní dopravy se podstatně omezí počet cestujících, na které se vztahuje. Čtyři roky na jeho provádění umožní příslušnému odvětví se co nejlépe připravit, ale budeme muset rovněž sledovat ustanovování subjektů příslušných pro prosazování práva.
Výsledek tohoto procesu je pro Parlament vítězstvím a je jasným znamením toho, že věnujeme pozornost potřebám občanů. Nicméně kompromis je vždy věcí dohody, a v tomto případě ústupků ze strany této sněmovny. V zásadě jsme dokázali, že jsme dobrými tlumočníky potřeb na rozdíl od Rady, která předvedla, že pouze zastupuje zájmy.
Giommaria Uggias
(IT) Paní předsedající, rád bych blahopřál panu poslanci Cancianovi k jeho vynikající práci, která přispěla k dokončení tohoto opatření.
Dovolím si nesouhlasit s panem poslancem Mastellou v tom, že toto opatření znamená pro naše občany velké vítězství. Nelze si nevšimnout, že občané jsou chráněni pouze tehdy, cestují-li autobusem nebo autokarem do vzdálenosti větší než 250 kilometrů. Co je to však za ochranu práv evropských občanů, nevztahuje-li se tato ochrana, jak již upozornila paní poslankyně Meissnerová, na celé státy jako například Kypr, Lucembursko a Maltu?
Z těchto důvodů se naše skupina zdržela hlasování. Proti této zprávě jsme nehlasovali kvůli tomu, že zajišťuje ochranu některých práv, například osob se zdravotním postižením a osob se sníženou pohyblivostí. Proto jsme se zdrželi hlasování. Co se týče ostatních práv, žádáme, abychom se k této záležitosti co nejdříve vrátili, aby byli naši občané skutečně chráněni.
Hannu Takkula
(FI) Paní předsedající, v první řadě bych chtěl říci, že je výborné a důležité, že se zajímáme o práva našich občanů. Vždy, když hovoříme o právech, nesmíme zapomínat na to, že jsou s nimi spojeny povinnosti, a že tedy není práv bez povinností.
Zpráva o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě obsahuje mnoho dobrých a pozitivních prvků. Nesmíme také zapomínat na to, že autobusové a autokarové společnosti s působností po celé Evropě se velmi liší. Ve Finsku například existuje mnoho malých rodinných firem a asi bychom si měli položit otázku, zda bychom měli zatěžovat tyto malé společnosti stále novými výdaji a povinnostmi, když svádějí boj o to, aby jim jejich podnikání přinášelo zisk.
Mohu konstatovat, že jsme v této otázce projevili nemalou pružnost a že práva jednotlivých skupin cestujících byla zohledněna. Uznání potřeb osob se zdravotním postižením přináší jasnou přidanou hodnotu. Je velice důležité zajistit, aby osoby se zdravotním postižením a osoby se sníženou pohyblivostí mohly lépe cestovat a obecně se pohybovat a aby se bral větší ohled na jejich potřeby. To je dobré, ale jak jsem prve řekl, je tu určitý problém, protože hovoříme-li o právech a povinnostech, je také důležité zajistit, aby se příliš nezvýšily náklady malých společností v odvětví autobusové a autokarové dopravy.
Marian Harkin
Paní předsedající, hlasovala jsem pro toto nařízení i přesto, že jsem toho názoru, že rozhodně nezachází dostatečně daleko. Je to nicméně jen začátek a zde v Parlamentu a v EU občas činíme jen dětské krůčky. K tomu došlo i dnes.
Je politováníhodné, že na některé členské státy se toto nařízení nevztahuje, a samozřejmě také to, že platí jen pro cesty na delší vzdálenosti než 250 kilometrů. Samozřejmě bych upřednostnila návrh ALDE, aby se práva cestujících vztahovala na mnohem kratší cesty. Jsem však ráda, že některá základní práva v tomto nařízení platí pro cestující, kteří cestují na kratší vzdálenost. Tato práva se vztahují zejména na osoby se zdravotním postižením nebo samozřejmě na osoby se sníženou pohyblivostí. K těmto právům patří nediskriminační přístup k dopravě a školení obsluhy autobusů a autokarů v oblasti dopravy osob se zdravotním postižením.
Členské státy bohužel mají až desetileté období odchylky, a i když malé podniky potřebují přiměřenou dobu na to, aby se přizpůsobily jeho požadavkům, chtěla bych požádat a vybídnout členské státy, aby se snažily zajistit, že toto nařízení bude co nejrychleji dodržováno.
Pat the Cope Gallagher
Paní předsedající, velmi podporuji práva cestujících a zvláště větší práva osob se zdravotním postižením.
Dosaženým kompromisem nejsem nijak zvlášť nadšen. Na rozdíl od kolegy bych býval upřednostňoval hranici 200 kilometrů, protože ta by Irsku umožňovala vyjmout z platnosti tohoto nařízení venkovské oblasti s mými voliči. Mám na mysli části severního a jižního Donegalu, hrabství Mayo a samozřejmě hrabství Galway. Požadovaná úroveň práv na odškodnění je nepřiměřená pro linkovou dopravu obsluhující venkovské oblasti.
Chci se také vyjádřit k nákladům, a to k nákladům na pojištění, které by mohly způsobit odchod některých provozovatelů z trhu. V mnoha případech není k dispozici náhrada v podobě linky veřejné dopravy.
Rozhodnutí, které dnes bylo učiněno, samozřejmě musíme přijmout a doufejme, že období odchylky by mohlo těm, kteří nesplňují hranici 250 kilometrů, umožnit přizpůsobit se tomuto nařízení.
Takže, ač v zásadě souhlasím, musím se z uvedených důvodů zdržet hlasování.
Sergej Kozlík
(SK) Paní předsedající, v Evropě každým rokem cestuje autobusem nebo autokarem více než 70 milionů cestujících. Je nejvyšší čas, aby začalo platit nařízení, které bude podobně jako v letecké, lodní a vlakové dopravě chránit práva cestujících. Cestující budou mít 12 základních práv platících pro cesty jakékoliv délky. Kromě toho při cestách delších než 250 kilometrů budou mít nárok na náhradu za zpoždění, na pomoc v případě nehody nebo úmrtí, na odškodnění v případě ztráty nebo poškození zavazadla a na lepší informace. Zejména pro malé země je však hranice 250 kilometrů dosti vysoká. Oceňuji, že cestující se sníženou pohyblivostí budou mít nárok na zvláštní asistenci, jako je tomu již v letecké dopravě. V budoucnosti určitě podpořím zavedení společného nařízení, jež sjednotí již existující nařízení o právech cestujících v jednotlivých dopravních systémech, čímž se výrazně zpřehlední systém práv cestujících.
Miroslav Mikolášik
(SK) Paní předsedající, práva cestujících v autobusové a autokarové dopravě, jež je v Evropské unii hojně využívána, vyžadují jasnou právní úpravu podobně jako u letecké, vlakové a lodní dopravy. Konečné znění předkládaného nařízení považuji za uspokojivý kompromis. Zvláště mám radost z přijetí 12 základních práv cestujících, která náleží všem cestujícím v tomto druhu dopravy bez ohledu na vzdálenost. Vítám zvláště uznání a zohlednění zvláštních potřeb osob se zdravotním postižením a osob se sníženou pohyblivostí. Zaručení nároku na odškodnění v případě ztráty nebo poškození invalidního vozíku nebo jiného zařízení zajišťujícího pohyblivost a školení obsluhy autobusů a autokarů v oblasti dopravy osob se zdravotním postižením se stávají významnými nástroji v boji proti diskriminaci a sociálnímu vyloučení těchto osob.
Peter Jahr
(DE) Paní předsedající, hlasoval jsem pro zprávu, protože představuje podstatné zlepšení současné situace. Podařilo se nám dosáhnout vyváženého řešení, které chrání práva cestujících v autobusech a zaručuje další existenci malých a středních dopravců. Nařízení se vztahuje na cesty přesahující vzdálenost 250 kilometrů a osobám cestujícím autobusy a autokary dává právo požadovat odškodnění, pokud je spojení zrušeno, došlo-li k nadměrnému přijetí rezervací nebo jestliže je zpožděno o více než dvě hodiny. Autobusoví dopravci jsou často malé a středně velké společnosti, které by příliš velké nároky na odškodnění přivedly na pokraj krachu. V tom spočívá jeden z vydařených rysů tohoto nařízení, že finanční odškodnění nemohou přesáhnout jisté meze. Pokud jde o vzdálenost 250 kilometrů, nevidím žádný důvod, proč bychom tento nový předpis neměli nechat vstoupit v platnost a pak se zabývat tím, jak by jej bylo možné zdokonalit.
Zigmantas Balčytis
(LT) Paní předsedající, nejprve bych chtěl poblahopřát zpravodaji, panu poslanci Cancianovi, neboť dokument, jejž jsme dnes přijali, je skutečně velice uspokojivým a vyváženým kompromisem. Zajišťuje práva cestujících, aniž by přitom představoval příliš velkou zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky. Občané Evropské unie se budou moci cítit lépe chráněni. Tato dohoda také zlepšuje podmínky pro osoby se zdravotním postižením a osoby se sníženou pohyblivostí. Stanovuje také jasná pravidla pro náhrady škod a poskytování pomoci.
Jsem přesvědčen, že podstatně přispěje ke zlepšení podmínek pro naše cestující občany a poskytne jim větší právní jasnost v případě nehody nebo dalších nepředvídaných událostí.
Alfredo Antoniozzi
(IT) Paní předsedající, chtěl bych poblahopřát panu poslanci Cancianovi k jeho vynikající práci a zejména k dobrému výsledku, jehož bylo dosaženo v dohodovacím postupu s Radou. Dosažený kompromis představuje důležitý krok v oblasti ochrany cestujících, a to jak z hlediska oblasti působnosti směrnice, tak proto, že do návrhu bylo začleněno zhruba 12 základních práv.
Návrh náležitě zohledňuje práva a potřeby osob se zdravotním postižením a osob se sníženou pohyblivostí, jako jsou zejména nediskriminační přístup k dopravě, právo na náhradu v případě ztráty nebo poškození zařízení pro usnadnění pohybu, předkládání a vyřizování stížností, školení obsluhy autobusů a autokarů v oblasti dopravy osob s postižením a poskytování informací v průběhu cesty.
Výsledný návrh zajišťuje práva cestujících, aniž by přitom příliš zatěžoval dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky a nemohly by nést velkou zátěž.
Diane Dodds
Paní předsedající, i když uznávám, že tato zpráva obsahuje mnoho kladných prvků - velmi podporuji právo osob se zdravotním postižením na přístup k dopravě a na náhradu -, jsem přesvědčena, že tyto systémy by měly zavádět vnitrostátní vlády.
Domnívám se rovněž, že finanční zátěž spjatá s tímto návrhem by mnoha dopravcům zabránila vykonávat činnost. Tento Parlament nesmí zapomínat, že mnohé autokarové společnosti jsou v soukromém vlastnictví, jsou poměrně malé a v důsledku obrovského nárůstu cen paliva, k němuž došlo za posledních 12 až 18 měsíců, čelí sílícímu finančnímu tlaku. Dodatečné náklady u mnohých soukromých společností a samozřejmě také u systémů veřejné dopravy povedou jen ke dvěma věcem: ke zvýšení cen jízdného pro zákazníky a k omezení linek. A ovšem mnoha organizacím věnujícím se dobrovolnické práci - které realizují mnoho projektů pro osoby se zdravotním postižením - tím bude úplně znemožněna činnost.
Carlo Fidanza
(IT) Paní předsedající, k dnešnímu hlasování o zprávě vedla dlouhá cesta, proto bych se chtěl přidat k blahopřáním kolegů poslanců na adresu pana poslance Canciana, jenž tak houževnatě bojoval za to, abychom se dostali až do tohoto bodu. Všechny druhy dopravy konečně mají vlastní nařízení o právech cestujících. Myslím si, že dále by mělo následovat předložení příslušného jednotícího aktu, jenž sloučí všechna tato jednotlivá nařízení.
Oblast působnosti je přiměřená, i když jsme při jejím vyjednávání vycházeli z jiných předpokladů. Nicméně skutečnost, že jsme do ní dokázali zahrnout všechny členské státy kromě dvou, je nepochybně pozitivní stejně jako fakt, že mnohá ustanovení se stala závaznými také u vzdáleností nižších než 250 kilometrů, a to i přesto, že jsme se vzdali některých dalších forem odškodnění.
Během dnešní ranní rozpravy někteří poslanci tvrdili, že nařízení neobsahuje žádné ustanovení přiměřeně chránící cestující se sníženou pohyblivostí, ale poslední projevy prokázaly, že to není pravda. Naopak, tato ochrana znamená velký posun, jímž se tento kompromis stává ohleduplným, a na to bychom měli být hrdí.
Siiri Oviir
(ET) Paní předsedající, hlasuji proti tomuto návrhu, protože tento akt cestujícím nezaručuje rovné zacházení. Neobstojí při srovnání s jinými druhy dopravy ani při srovnání podmínek pro cestující v jednotlivých státech. V důsledku toho několik malých států Evropské unie vypadlo z oblasti působnosti tohoto nařízení. Tento akt je jen částečně uplatnitelný v několika dalších členských státech.
Problém v souvislosti s přeshraniční autokarovou dopravou zůstal také nevyřešen. Autokary využívají lidé s nízkými příjmy a mladí lidé včetně studentů a školáků. Není proto přijatelné, aby provádění nařízení bylo odloženo na pozdější dobu.
Andrzej Grzyb
(PL) Paní předsedající, byl nalezen kompromis mezi návrhem Komise a návrhy Výboru pro průmysl, výzkum a energetiku a Výboru pro životní prostředí, veřejné zdraví a bezpečnost potravin o užitkových vozidlech a emisních normách, přičemž tyto normy budou u užitkových vozidel sníženy do deseti let z 203 g na 147 g na kilometr. Nová emisní norma, která byla zavedena, je přijatelná pro výrobce i uživatele a důležité je také hledisko výdajů, které vzniknou uživatelům v důsledku vyšších cen těchto vozidel. Tuto skupinu uživatelů tvoří hlavně malé a střední podniky, obchodníci a rodinné firmy a na tomto dílčím zasedání jsme právě diskutovali o nástrojích EU na poskytování finanční pomoci malým a středním podnikům. Jedním z cílů v této oblasti je zmírnit překážky bránící růstu malých a středních podniků. Doufáme, že vyšší náklady na lehká užitková vozidla, které vzniknou v důsledku emisních limitů a vyšších výrobních nákladů, se nestanou závažnou překážkou. V roce 2014 budeme moci přezkoumat, zda se zásady, na kterých stojí toto nařízení, prakticky osvědčily.
Peter Jahr
(DE) Paní předsedající, Evropskému parlamentu se podařilo navzdory opozici ze strany Rady a Komise prosadit ambiciózní dlouhodobý cíl, jenž do roku 2020 omezí emise CO2 malých užitkových vozidel na maximálně 147 gramů na kilometr. Této ambiciózní, avšak realistické mezní hodnoty je možno dosáhnout prostřednictvím inovativní environmentální technologie. Provoz vozidel bude podstatně čistší, ale přesto zůstanou cenově dostupná pro malé a střední podniky. Toto hledisko pro nás bylo zvláště důležité, protože změně klimatu nijak nepomůže, pokud cena nových vozidel bude natolik nedosažitelná, že na silnicích budou dále jezdit stará vozidla a především bude dále zatěžováno životní prostředí. Mám radost z toho, že jsme dnes hlasovali o tomto návrhu a že byl přijat obrovskou většinou hlasů.
Vicky Ford
Paní předsedající, právě jsme hlasovali o zprávě nazvané "výkonnostní emisní normy pro lehká užitková vozidla". Jako u většiny právních předpisů EU se jedná o rozvláčný název skutečného problému. Dovolte mi jej přeložit: lehká užitková vozidla jsou pochopitelně dodávky a výkonnostní normy znamenají palivové emise spálených pohonných hmot.
Všichni zaznamenáváme růst cen pohonných hmot na čerpacích stanicích, ale pro živnostníky, jako jsou například zedníci, instalatéři a tesaři, je provoz vozidla citlivou nákladovou položkou. Chtějí mít palivově účinná vozidla a účinnost paliva tvořila vždy důležitou součást jejich nákupního rozhodování.
Na výrobní lince v továrně General Motors v Lutonu, ve svém volebním obvodu, jsem také viděla, že inovace potřebné pro zlepšení výkonu vznikají na půdě továrny.
Najdou se poslanci, kteří si myslí, že v této sněmovně na kontinentě stačí stanovit cíle, aby jich bylo dosaženo. Ale pravdou je, že dosažení těchto cílů vyžaduje změnu, ať již na dodávkách nebo jinde, a ta vzejde z poptávky spotřebitelů a inovací výrobců, nikoliv ze samotných evropských právních předpisů.
Seán Kelly
(GA) Paní předsedající, bylo mi líto, že jsem se nemohl zúčastnit této rozpravy, ale měl jsem v té době jiné schůzky. Děkuji vám tedy za to, že mi dáváte možnost říci pár slov nyní.
Ve strategii Evropa 2020 jsme položili velký důraz na energie z obnovitelných zdrojů, a to je jen správně. Jenže stejně důležitou pro splnění našich cílů bude energetická účinnost, zejména u motorových vozidel - soukromých i užitkových.
Užitková vozidla jezdí po silnicích každý den a najezdí obrovské vzdálenosti. Prostřednictvím směrnic, jako je tato, můžeme pomoci splnit strategii Evropa 2020 v oblasti účinnosti paliva, protože tím přinutíme konstruktéry, aby navrhovali palivově účinnější motory. Přestože se tato investice z krátkodobého hlediska může zdát vysoká, pokud jde o dlouhodobou úsporu v litrech na počet ujetých kilometrů a také o šetrnost k životnímu prostředí, bude její přínos obrovský.
Clemente Mastella
(IT) Paní předsedající, Rada nám poslala návrh rozhodnutí, kterým se povoluje posílená spolupráce v oblasti vytvoření jednotné patentové ochrany. Důvodem tohoto kroku bylo, že některé členské státy - včetně Itálie a Španělska - mnohokrát protestovaly proti přijetí plánovaného systému překladu do tří jazyků, jenž by se stal skutečně diskriminačním, protože nehorázně porušuje zásadu rovného postavení všech úředních jazyků Unie.
I přes četná jednání, která dosud proběhla, a přes dnešní ranní hlasování se zdá, že jednomyslné přijetí tohoto nařízení nebude možné. Nicméně právní a institucionální důvody by hovořily pro to, nebo zdá se, že hovoří pro to, abychom počkali na posudek Soudního dvora, který se má objevit v příštích dnech, jenž by vyjasnil mnohé technické aspekty jednotného patentového systému, ale také by upozornil na kompetenční důsledky, které z toho plynou. Nezvolili jsme tuto cestu, a proto jsem hlasoval proti.
Jens Rohde
(DA) Paní předsedající, poslouchám-li zde ve sněmovně rozpravu o posílené evropské spolupráci v oblasti jednotného evropského patentu, stojí mne mnoho úsilí, aby se mi na tváři neobjevil shovívavý úsměv. Politikové z jistých zemí, kteří se domnívají, že jejich jazyk je nejdůležitější na světě, tvrdili, že pokud zavedeme posílenou spolupráci, zničíme tím vnitřní trh v této oblasti. Vzhledem k tomu, že v oblasti jednotného patentu nemáme vnitřní trh, jde samozřejmě o absurdní tvrzení. Získat patent stojí v EU desetkrát více než ve Spojených státech, což se pro naše podniky rovná ročnímu obratu 250 milionů EUR. Je proto dobře, že jsme dnes konečně hlasovali pro posílenou spolupráci, aby určité země nemohly dále dělat obstrukce. Už toho bylo dost! Ještě nejsme u cíle, ale dnes jsme za jediný den dosáhli většího pokroku než za uplynulých deset let.
Adam Bielan
(PL) Paní předsedající, o vytvoření systému jednotné patentové ochrany na evropské úrovni vedeme diskuse již více než dvacet let. Současný velmi složitý systém registrace patentů, jenž je ve srovnání s americkým systém časově náročný a nákladný, evropským podnikatelům vůbec v ničem nepomáhá. Role patentů je důležitá pro rozvoj a růst moderního hospodářství a pro podporu vědeckého výzkumu. Vzhledem k tomu, že na globálních trzích je stále větší konkurence, nemůžeme si dovolit dále odkládat rozhodnutí v této věci. Proto musíme urychlit práci na vytvoření jednotného patentového trhu. Ačkoliv bychom tento záměr měli podporovat, nesmíme přehlížet, že mnohé otázky jsou sporné, například otázka jazyka. Naším cílem by proto samozřejmě mělo být bojovat proti diskriminaci malých členských států s menším počtem obyvatel, které často bývají chudší.
Alfredo Pallone
(IT) Paní předsedající, žijeme na trhu, na němž se fungování našich podniků řídí globální konkurencí. Základním záměrem změny jazykového režimu u patentů, jak oznámila Komise, je snížit náklady spojené s překladem s cílem dosáhnout konkurenceschopnosti na trzích, na nichž si konkurujeme se Spojenými státy, především na asijském trhu.
Proto se ptám, zda by nebylo efektivnější vydávat patenty pouze v jednom jazyce? Tím bychom skutečně pomohli našim podnikům ke konkurenceschopnosti na světovém trhu. Navíc všichni dobře víme, že v současné době v Evropě existují dva právní systémy s odlišnými vlastnostmi a předpisy. Myslím, že by bylo lepší je začít harmonizovat.
Poslední bod, zahájení posílené spolupráce jde nejen proti duchu Evropské unie, ale také poškozuje vnitřní trh, který je tím vystavován vnitřnímu štěpení a narušování hospodářské soutěže mezi členskými státy, což znamená, že některé členské státy budou mít nepochybně horší podmínky než jiné.
Mario Pirillo
(IT) Paní předsedající, ačkoliv na jednu stranu souhlasím s tím, aby Evropa dosáhla cíle vybavit se - po mnoha letech - tak důležitým nástrojem jako patent, jenž konečně umožní Evropské unii soutěžit s ostatními územními celky za rovných podmínek, musím na druhou stranu vyjádřit hlubokou lítost nad tím, že tohoto výsledku bylo dosaženo na úkor jiných oblastí, například Itálie, která vždy hájila posilování role Unie.
Rozhodnutí vydávat patent pouze v jednom ze tří pracovních jazyků patentového úřadu ve skutečnosti vytvoří nerovné podmínky mezi italskými podniky a zeměmi, které jsou součástí navrhovaného jazykového režimu. Připomněl bych, že před několika měsíci jsem Komisi položil otázku s cílem hájit používání italštiny. Mezitím 25 ze 27 zemí souhlasilo, což bylo důvodem, abych se zdržel hlasování.
Andrzej Grzyb
(PL) Paní předsedající, s nynějšími řešeními problému patentové ochrany v EU a členských státech není nikdo spokojen. Zavést systém jednotné patentové ochrany je proto nezbytné jak pro hospodářství našich členských států, tak pro hospodářství EU jako celku. Nový systém by měl zvláště pomoci podnítit vědecký výzkum a inovace. Důležitý krok představuje zavedení poměrně jednoduchého systému založeného na standardizovaném formuláři - ačkoliv o to se vede spor - provedeném ve třech jazycích, byť se hovořilo o používání jednoho jazyka nebo mnoha jazyků, s překladem do mateřského jazyka žadatele.
Toto řešení bude důležité především pro malé a střední podniky, z nichž mnohé nemají dostatečné finanční zdroje na to, aby žádaly o udělení patentu. Doufám, že se ukáže, že toto bude významný krok, jenž rozhýbe skupinu malých a středních podniků, o kterých se často hovoří jako o "spících inovátorech". Často diskutujeme o tom, zvláště na Výboru pro průmysl, výzkum a energetiku, jak podnítit právě tuto skupinu podniků k tomu, aby zaváděly inovace a patentovaly své vlastní vynálezy. Chceme, aby toto nové nařízení stimulovalo činnost těchto malých a středních podniků a aby také v Evropské unii poskytlo lepší ochranu patentovaným vynálezům.
Constance Le Grip
(FR) Paní předsedající, hlasovala jsem pro zprávu poslance Lehneho, jež uděluje souhlas Evropského parlamentu posílené spolupraci mající za cíl vytvořit v Evropské unii jednotný patent. Již je také na čase! Po dvacetiletém úsilí o dosažení výsledku, o postoupení do bodu, v němž začneme činit konkrétní kroky pro evropské podniky, a to jak malé a střední podniky, tak velké společnosti, které tak dlouho čekají na tento důležitý nástroj své konkurenceschopnosti a růstu.
Souhlasem s posílenou spoluprací Evropský parlament dává najevo, jak velký zájem má na tomto postupu posílené spolupráce - chtěla bych podotknout, že se jedná o druhý případ jeho uplatnění -, ale vysílá také velmi jasný a konkrétní signál mající podpořit inovace a konkurenceschopnost našich podniků. Jak zde již zaznělo, 25 ze 27 členských států se rozhodlo jít touto cestou postupu posílené spolupráce, aby byl vytvořen jednotný patent Evropské unie. Nepodceňuji problémy, se kterými se některé z členských států mohou dosud potýkat, ale postupme vpřed a jděme příkladem. Toto od nás podniky očekávají.
Izaskun Bilbao Barandica
(ES) Paní předsedající, zdržela jsem se hlasování, protože si myslím, že rozhodnutí vytvořit jednotný patent prostřednictvím posílené spolupráce je dalším selháním Rady. Dohodu uzavřelo pouze devět členských států a dokument samotný připouští, že cíle nejsou dosažitelné v přiměřené lhůtě. Konkurenceschopnost? Efektivita?
Navíc se připravuje rozsudek Soudního dvora o příslušnosti ve věci jazykových předpisů. Rada se měla snažit dosáhnout společného postoje a s přihlédnutím k počtu registrací a k tomu, jaký jazyk je v nich užit, možná měla více usilovat o to, aby se používal jediný jazyk, abychom se stali v celosvětovém kontextu konkurenceschopnějšími.
Opakuji, že vnitrostátní hledisko členských států vedlo k nekoncepčnímu rozhodnutí postrádajícímu jasná kritéria pro užití tří jazyků. Budeme-li provádět podobná opatření, nikdy nedosáhneme pokroku v posilování evropského projektu.
Miroslav Mikolášik
(SK) Paní předsedající, má-li Evropská unie posílit svoji konkurenceschopnost a získat světové prvenství v oblasti inovací, musí být její tvůrčí potenciál přiměřeně zabezpečený.
Patentový systém EU však má mnoho nedostatků, jež brání vytvoření jednotné patentové ochrany, ale také rozvoji vnitřního trhu, čímž se snižuje právní jistota vynálezců a inovativních firem. Poskytování jednotné ochrany vynálezům ve všech členských státech prostřednictvím jednotného evropského postupu pro udělování patentů na základě jednotného systému patentového práva by jednoznačně zpřehlednilo komplikovaný systém a zároveň by přineslo snížení nákladů pro malé a střední podniky, jež musí platit až třikrát vyšší náklady než například ve Spojených státech. Poněvadž snahy vytvořit jednotnou patentovou ochranu v celé EU nesplnily očekávání a vzhledem k tomu, že všechny právní podmínky stanovené pro posílenou spolupráci v oblasti vytvoření jednotné patentové ochrany jsou splněny, souhlasím s tím, aby Evropský parlament udělil svůj souhlas.
Giommaria Uggias
(IT) Paní předsedající, když před stoletím americký telefonní průmysl neuznal patent Antonia Meucciho, nebylo to dáno absencí angličtiny nebo užitím italštiny, nýbrž tím, že nesplnil podmínku: neměl peníze na to, aby mohl registrovat svůj patent na další rok.
Dnes se nacházíme v podobně paradoxní situaci a bez ohledu na to, jak jsem hlasoval, si myslím, že to, že má být přijat patentový systém, jenž vylučuje italštinu, je v zásadě známkou slabosti naší vlády, její neschopnosti dát váhu svému hlasu v evropské politice, a slabosti našeho politického systému, která se nepříznivě odráží především na výzkumu a inovacích.
V tomto bodě si stačí vzpomenout na studii o konkurenceschopnosti zveřejněnou loni v prosinci, která ukazuje, že v posledních letech Itálie ochotně přenechala 4 miliardy EUR jiným zemím, které přijaly naše vědce. Tito vědci již samozřejmě nepotřebují italštinu, protože se naučili anglicky, francouzsky a německy a mají nezbytné nástroje pro podání těchto patentů, ovšem ke škodě italských výrobků.
Antonello Antinoro
(IT) Paní předsedající, vzal jsem si slovo, abych vysvětlil, proč jsem dnes hlasoval proti této zprávě. Vytvoření patentu určitě přinese patentovému systému v Evropě výhody, ale výsledek by byl daleko lepší, kdybychom bývali zvolili jiný postup. Použití posílené spolupráce je podle mého názoru naprosto slepou uličkou.
Současný postup je samozřejmě pouze poslední fází v dlouhé historii přijímání patentu v Evropské unii, která sahá až do roku 1990 a požaduje jej pouze 12 členských států.
Hlasoval jsem proti usnesení, protože je v rozporu s požadavkem posledního prostředku podle čl. 20 odst. 2 Smlouvy. Návrh Komise nezavádí jednotný patent na celém území Unie, jak požaduje článek 118, a posílená spolupráce má negativní dopad na zřizování podniků a volný pohyb kapitálu.
Kromě toho z politického hlediska by bylo mnohem elegantnější a právě tak výhodné počkat na rozhodnutí Soudního dvora, jež je naplánováno na 8. března. S ohledem na toto rozhodnutí budeme pravděpodobně muset změnit svůj postoj.
David-Maria Sassoli
(IT) Paní předsedající, ještě jednou opakuji, že jsme byli svědky toho, že italská vláda není schopna ochránit proevropskou pověst Itálie a zájmy svých podniků v tak zásadní věci, jakou je přijetí evropského patentu. 25 zemí ze 27 a naprostá většina Parlamentu podporuje návrh, který upravuje oblast patentů a bude skutečně užitečný jak pro podniky, které nejvíce inovují, tak pro ty, které se nejvíce zaměřují na mezinárodní trhy.
Tím, že se nepřidáme k tomuto rozhodnutí, vystavíme naše italské podniky nebezpečí, že nebudou v Evropě a v celém světě dostatečně chráněny. Je naprosto neuvěřitelné, že vláda, která nedělá nic pro to, aby ve světě šířila italskou kulturu, která bere finanční prostředky kulturním institucím a neváží si jazyka země, na jejímž území se nachází nejvíce míst světového kulturního dědictví, může k otázce jazyka přistupovat šovinisticky, zatímco naše podniky vždy vlastně požadovaly, aby se patenty vystavovaly jen v angličtině, která je v současné době lingua franca globálního hospodářství. Dosáhli jsme nicméně výsledku, jenž každému, kdo podává žádost o patent, umožňuje učinit tuto žádost ve svém vlastním jazyce.
Paní předsedající, neexistoval žádný důvod, jenž by pana komisaře Barniera nutil prosazovat tuto věc spěšným hlasováním ještě předtím, než Soudní dvůr vyjádří své stanovisko, což se stane, jak všichni víme, v prvním březnovém týdnu. Bude se v něm zabývat zejména dvěma klíčovými body: užitím vnitrostátního jazyka při obhajobě před patentovým soudem Evropské unie a samotnou legitimností vytvoření patentového soudu. Jak dobře víme, to jsou důležité otázky, které je zapotřebí vyřešit předtím, než přijmeme jakékoliv rozhodnutí. Proto se italští zástupci Demokratické strany (PD) rozhodli zdržet hlasování.
Seán Kelly
Paní předsedající, tento návrh určitě není ideální a dokonce možná bude muset být následkem rozsudku Soudního dvora za několik týdnů revidován. Myslím si nicméně, že se jedná o krok správným směrem, a proto jsem ho podpořil.
Zúčastnil jsem se zde v Evropském parlamentu řady seminářů o inovacích. Společnost General Electric provedla v celé Evropské unii několik průzkumů, které ukazují, že většina lidí se domnívá, že dostat se z hospodářského poklesu lze jen prostřednictvím inovací. Inovace zahrnují výzkum vývoj a nové produkty. Nové produkty je nutné patentovat, a čím je to snazší, tím lépe. Musíme se snažit směřovat k celoevropskému systému, jenž bude stejně jednoduchý a nákladově efektivní jako v USA.
K tomu máme ještě daleko, ale alespoň se snažíme jít tímto směrem. Proto jsem podpořil dnešní návrhy.
Philip Claeys
(NL) Paní předsedající, zdržel jsem se hlasování o zprávě poslance Lehneho, a to ne kvůli tomu, že bych měl výhrady vůči vytvoření systému jednotné patentové ochrany. Naopak. Vlámské podniky volají po takovém systému již dlouhou dobu. Samotný záměr lze jen přivítat, zvláště s přihlédnutím k tomu, jak nákladný a těžkopádný je současný postup, kdy se může žádat o samostatný patent v každém členském státu.
Zdržel jsem se hlasování kvůli tomu, že jazyková ujednání dosud nejsou zcela jasná. Ještě je třeba zjistit, do jaké míry návrh nařízení Komise umožní používat jiné úřední jazyky než angličtinu, francouzštinu a němčinu. V každém případě jsem a nadále zůstanu toho názoru, že by mělo být možné předkládat dokumenty také v nizozemštině.
Miroslav Mikolášik
(SK) Paní předsedající, kodifikace uvedených ustanovení platných textů společně s uvedenými změnami nepochybně přinese potřebné zpřehlednění právní úpravy o radioaktivitě v potravinách.
Domnívám se však, že v kontextu přijetí Lisabonské smlouvy by bylo žádoucí přehodnotit právní základ návrhu nařízení, jenž musí zohlednit nové pravomoci Evropského parlamentu v oblasti ochrany veřejného zdraví. A zde souhlasím s názorem, že čl. 168 odst. 4 písm. b) Smlouvy o fungování Evropské unie poskytuje tento právní základ návrhu, neboť přímým cílem opatření přijatých na tomto základě je chránit veřejné zdraví, což platí v případě (cituji) "stanovení nejvyšší přípustné úrovně kontaminace potravin a krmiv".
Giommaria Uggias
(IT) Paní předsedající, ve většině případů podporuji pozměňovací návrhy předložené v tomto textu, kterými jsou v zásadě jen kodifikovány předchozí právní předpisy o nejvyšší přípustné úrovni radioaktivní kontaminace potravin a krmiv pro zvířata.
Na co však zapomínáme a co poněkud uniklo naší pozornosti, je, že hovoříme o odpadu po jaderných haváriích. Znamená to, že musíme nadále věnovat velkou pozornost hrozbám ze strany jaderných elektráren a skutečnosti, že se jedná o rizika, jež jsou důsledkem zkažených a jedovatých plodů oblasti, na jejímž rozvoji v některých státech trváme. Jedná se tudíž o opatření, které nás všechny musí vést k maximální obezřetnosti.
Co se týče samotného návrhu, domnívám se nicméně, že bychom mohli udělat více pro zavedení povinného včasného oznamování, což by umožnilo společně se vypořádat se všemi rizikovými faktory. Kromě toho by vůbec nemělo být možné obejít oznamovací povinnost vůči vládním orgánům v případě havárie.
Andrzej Grzyb
(PL) Paní předsedající, nařízení mající chránit potraviny před kontaminací radioaktivními látkami vznikla po havárii černobylské jaderné elektrárny. Především z hlediska veřejného zdraví se jedná o velmi důležitou otázku, ale zároveň také o složité téma. Provádění Lisabonské smlouvy vyžaduje, aby některá nařízení, a to včetně těchto, byla aktualizována, i když Evropská komise a návrhy Parlamentu se neshodují, pokud jde o právní základ. Parlament se odvolává na čl. 168 odst. 4 Lisabonské smlouvy, zatímco Komise cituje článek 31 Smlouvy o Euratomu. Je důležité opět vyzdvihnout, že je třeba chránit spotřebitele, ale také zdůraznit, že je zapotřebí chránit zemědělce, kteří by měli obdržet odškodnění za ztráty, jež utrpí v důsledku havárie. Rozprava, která se dnes konala, také ukázala, že jsou mezi námi velké rozdíly v hodnocení potenciálních hrozeb včetně úrovně radioaktivního záření způsobeného havárií nebo pocházejícího z přírodních zdrojů. Je také zapotřebí poukázat na to, že na trhu Evropské unie roste podíl dovážených zemědělských produktů a potravin z celého světa, neboť je nutné, aby splňovaly normy ochrany veřejného zdraví včetně norem na ochranu potravin před kontaminací radioaktivními látkami.
Alfredo Antoniozzi
(IT) Paní předsedající, nový bod odůvodnění začleněný do návrhu kodifikace tří nařízení přijatých v letech 1987 až 1990, která stanovují úroveň přípustné radioaktivní kontaminace při radiační mimořádné situaci, nabízí nezbytné odůvodnění ex post stávajícího článku a zdůvodňuje právo Rady vykonávat přímou pravomoc přijímat nařízení k včasnému vykonání mimořádných opatření navržených Komisí.
Souhlasím se zpravodajem, panem poslancem Beletem, že tento bod není možné oddělit od článku, na nějž odkazuje. V každém případě s ohledem na nová pravidla zavedená Lisabonskou smlouvou je zapotřebí vyjasnit, zda-li toto odůvodnění nabízí dostatečný důvod ke stanovení výhrad ohledně prováděcích pravomocí Rady a zda-li tyto prováděcí pravomoci vyhrazené Radě jsou řádně definovány a vymezeny.
Občanům je zapotřebí zaručit účinnější řízení během situací, které nastanou po nehodě. Mezi opatření navržená za tímto účelem patří sjednotit postupy v případě mimořádné radiační situace, jasně stanovit, že úlohu dohledu plní Komise, čímž se zároveň objasní mechanismus jejích aktů.
Písemná vysvětlení hlasování
Luís Paulo Alves
Souhlasím s doporučením zpravodajky, aby Parlament vyslovil souhlas potřebný k uzavření dohody, která je nyní doplněna o nová ustanovení ve shodě s cíli EU v oblasti rozvojové spolupráce, jak stanovuje článek 208 Smlouvy o fungování Evropské unie. Na druhou stranu se domnívám, že tento přístup byl na úkor širšího pojetí rozvoje příliš zaměřen na obchodní a hospodářská témata a na volný obchod, a vítám nová ustanovení, která by měla být do této dohody začleněna, zejména ta, která se týkají boje proti chudobě, účinnosti pomoci, rozvojových cílů tisíciletí a vztahu migrace a rozvoje. Hlasuji nicméně pro tento návrh, protože jsem přesvědčen, že vztahy a obchod s Jižní Afrikou jsou pro obě strany nezbytné.
Laima Liucija Andrikien
Hlasovala jsem pro tento dokument, protože obsahuje důležité změny. Je třeba přivítat, že odzbrojení se stává základním prvkem dohody či přesněji stejně důležitým prvkem jako demokratické zásady, lidská práva a právní stát. Jedná se o velmi důležitá ustanovení, jež přispívají k udržení míru a bezpečnosti v tomto regionu, dodržování lidských práv a rozvoji demokracie. Do dohody se zavádí zásada účinnosti pomoci jako cíle rozvojové spolupráce, priorita je dávána operacím přispívajícím zejména v boji proti chudobě a k dosažení rozvojových cílů tisíciletí.
Je třeba podotknout, že rozšíření naší spolupráce na tyto četné nové oblasti hovoří z hlediska rozvoje Jižní Afriky ve prospěch revidované dohody, přičemž toto rozšíření, o němž se uvažovalo v původní dohodě z roku 1999 jako o pouhé možnosti, si vyžádaly obě strany. Kromě toho je také důležité, že se věnuje velká pozornost obchodním a hospodářským tématům a otázkám volného obchodu, což by mělo přispět k hospodářskému rozvoji tohoto regionu.
Elena Oana Antonescu
Revidovaná dohoda zavádí řadu změn, které se týkají zejména rozvoje demokratických zásad a spolupráce v oblasti odzbrojení a nešíření zbraní hromadného ničení. Vítám, že se dává priorita operacím, jež pomohou dosáhnout rozvojových cílů tisíciletí, především strategiím zaměřeným na snížení chudoby, zlepšení životních a pracovních podmínek a vytvoření nových pracovních míst. Jsem toho názoru, že je zapotřebí navázat hluboký politický dialog o boji proti terorismu a praní špinavých peněz, o financování terorismu a organizovaného zločinu a o boji proti výrobě lehkých zbraní, obchodování s těmito zbraněmi a jejich hromadění. Kromě toho se přimlouvám za to, že je třeba, abychom se zaměřili také na rozvojovou spolupráci s cílem zlepšit oblasti vzdělávání a zdravotní péče. Z těchto důvodů jsem hlasovala pro tuto zprávu.
Sophie Auconie
Jižní Afrika je zemí, která se ve všech oblastech velmi rychle rozvíjí, a Evropská unie si přeje pěstovat s ní zvláštní vztah. V návaznosti na kladné doporučení Výboru pro rozvoj a souhlas Výboru pro mezinárodní obchod jsem podpořila podpis dohody, jež posílí naši spolupráci s touto zemí.
Alain Cadec
Hlasoval jsem pro obnovení dohody o spolupráci mezi EU a Jižní Afrikou v pozměněném znění z roku 2009, protože tato dohoda zavádí do spolupráce mezi Evropskou unií a Jižní Afrikou nový rozměr. Původní dohoda z roku 1999 obsahovala ustanovení o obchodní spolupráci, podpoře Jižní Afriky v procesu ekonomického a sociálního přechodu a rozvojové spolupráci. Nyní byla dohoda rozšířena o následující oblasti: boj proti chudobě, účinnost rozvojové pomoci, uskutečňování rozvojových cílů tisíciletí, boj za bezpečnost, boj proti zbraním hromadného ničení a boj proti terorismu. Jedná se o oblasti strategické spolupráce, které považuji za důležité z hlediska aktivní spolupráce Evropské unie s Jižní Afrikou a jejího vlivu v oblasti jižní Afriky.
Maria Da Graça Carvalho
Vítám tuto novou dohodu, jejímž cílem je posílit vzájemnou spolupráci v řadě oblastí. Důležitými oblastmi jsou podle mě práva dětí, rovnost žen a mužů, boj proti násilí páchanému na ženách, spolupráce v oblasti životního prostředí, zejména v boji proti změně klimatu, spolupráce na poli kultury, spolupráce v boji proti drogám a praní špinavých peněz; spolupráce v oblasti zdraví a zejména boje proti AIDS. Vztah mezi spoluprací a rozvojem by měl zahrnovat strategie na omezení chudoby, zlepšení životních a pracovních podmínek a vytváření pracovních příležitostí, účast přistěhovalců na rozvoji jejich země původu a spolupráci při posilování kapacit, zejména v oblasti zdraví a vzdělání, s cílem kompenzovat negativní dopady úniku mozků z oblasti Jižní Afriky na její udržitelný rozvoj. Vítám naši posílenou spolupráci v těchto četných oblastech a mám radost z nových ustanovení o rozvoji začleněných do revidované dohody, zejména ustanovení o boji proti chudobě, účinnosti pomoci, rozvojových cílích tisíciletí nebo vztahu mezi migrací a rozvojem.
Edite Estrela
Hlasovala jsem pro doporučení, protože podporuji provádění nových ustanovení v dohodě, jež se týkají rozvoje. Je důležité zajistit, aby orgány EU účinně sledovaly její provádění, jak předpokládá Lisabonská smlouva, aby bylo možné dosáhnout cílů snížení a odstranění chudoby v Jižní Africe.
Diogo Feio
Jižní Afrika je zemí, jež přitahuje mezinárodní zájem, pomoc a uznání díky tomu, jak navzdory problémům a nezdarům dokázala po skončení apartheidu uskutečnit poměrně pokojný přechod z rasistického režimu k demokracii, v níž vládně všeobecné volební právo. Hovoříme-li o tomto přechodu, nelze přitom nevzpomenout na inspirativní postavu Nelsona Mandely a jeho svědectví o důstojnosti, laskavosti a smíření, které má na tuto zemi dosud pozitivní vliv.
V současnosti můžeme říci, že Jižní Afrika je důležitým geopolitickým a geostrategickým hráčem a příkladem pro ostatní země, které se zatím nedokázaly zbavit diktatury, jež je utlačuje a brání jejich rozvoji. Je v bezvýhradném zájmu EU posílit svazky, které ji spojují s Jižní Afrikou, a vytvořit oboustranně prospěšná partnerství. Proto podporuji změnu dohody o obchodu, rozvoji a spolupráci mezi EU a Jižní Afrikou.
José Manuel Fernandes
Dohoda o obchodu, rozvoji a spolupráci mezi Evropským společenstvím a jeho členskými státy na jedné straně a Jihoafrickou republikou na straně druhé vstoupila v platnost dne 1. května 2004. Ačkoliv tato dohoda, která byla podepsána v Pretorii dne 11. října 1999, měla platit na dobu neurčitou, obsahovala ustanovení o tom, že by do pěti let po vstupu v platnost měla být přezkoumána.
Vítám tedy toto doporučení, které ukončí dlouhá jednání, protože revidovaná dohoda byla uzavřena již dne 11. září 2009 v Kleinmondu. Tím bude umožněno, aby vstoupilo v platnost nařízení, které do původní dohody zavádí podstatné změny, zejména v oblasti odzbrojení a nešíření zbraní hromadného ničení, v oblasti boje proti chudobě prostřednictvím plnění rozvojových cílů tisíciletí, a četná další důležitá ustanovení.
Ačkoliv souhlasím se zpravodajkou v tom, že obchodním zájmům byla dána přednost na úkor rozvojového přístupu, hlasuji pro toto doporučení, protože to pro EU z hlediska rozvojové spolupráce představuje další krok vpřed a pomůže to splnit cíl konečně odstranit chudobu.
João Ferreira
Při posuzování navrhované změny dohody o obchodu, rozvoji a spolupráci (TDCA), kterou má být tato dohoda rozšířena o "rozsáhlou část týkající se rozvojové pomoci", je třeba zohlednit úsilí, které Evropská unie vyvíjí s cílem uzavřít s Jižní Afrikou Dohodu o hospodářském partnerství, a snažit se překonat kritiku a legitimní odpor ke stávající TDCA i k plánovaným dohodám o hospodářském partnerství. TDCA ještě vychýlila hospodářskou nerovnováhu obou stran ve prospěch EU, protože zvýšila její dovozy do Jižní Afriky. Politiky EU v oblasti "liberalizace obchodu se zbožím, službami a kapitálem" jednoznačně selhaly.
Zhoršení hospodářské a finanční krize kapitalismu to potvrzuje. Konkurenceschopnost byla povýšena nad vzájemnou pomoc a vzájemnost, což si vynutilo dělbu práce, která znamenala, že z Jižní Afriky se vyvážely zemědělské produkty a z EU průmyslové výrobky. Prospěch z toho mají zase ti stejní: hlavní evropské velmoci a hospodářské zájmové skupiny. Důsledky jsou nepřehlédnutelné nejen v rozvojových zemích, ale také v členských státech EU, jako je Portugalsko: oslabení výrobních odvětví, růst vnější závislosti, nezaměstnanost, chudoba atd.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem pro toto doporučení, protože revidovaná dohoda do původní dohody vnáší řadu zajímavých změn, zejména - co se týče rozvoje - tyto: odzbrojení se stává základním prvkem dohody, či přesněji stejně důležitým jako demokratické zásady, lidská práva a právní stát; zavádí se zásada účinnosti pomoci jako cíle rozvojové spolupráce, priorita je dávána operacím přispívajícím zejména v boji proti chudobě a k dosažení rozvojových cílů tisíciletí. Souhlasím s cílem posílit podporu Mezinárodnímu trestnímu soudu a jeho činnosti, aby byla ukončena beztrestnost pachatelů a respektováno mezinárodní právo; spolupráce v oblasti migrace se má stát tématem pravidelného politického dialogu stejně jako vztah mezi spoluprací a rozvojem, jenž zahrnuje mimo jiné: strategie na omezení chudoby, zlepšení životních a pracovních podmínek a vytváření pracovních příležitostí; účast přistěhovalců na rozvoji jejich země původu; spolupráci při posilování kapacit, zejména v oblasti zdraví a vzdělání, s cílem kompenzovat negativní dopady úniku mozků z oblasti Jižní Afriky na její udržitelný rozvoj; legální, rychlé a levné prostředky na zasílání peněz, které vystěhovalci zasílají do své rodné země. Nejdůležitějšími aspekty jsou: udržování míru a bezpečnosti v regionu, dodržování lidských práv a rozvoj demokracie.
Elisabeth Köstinger
Podporuji, aby se uzavřela dohoda mezi EU a Jižní Afrikou s cílem rozšířit bilaterální spolupráci. Kromě toho, že se posílí právní stát, budou přijata také důležitá opatření v oblasti boje proti terorismu a financování terorismu a opatření k zamezení šíření zbraní hromadného ničení. Drtivou podporou dohody Evropský parlament přispěje ke zlepšení pracovních podmínek a systému zdravotní péče a omezení chudoby v Jižní Africe.
Giovanni La Via
Dohoda o volném obchodu mezi Evropskou unií a Jihoafrickou republikou podepsaná v říjnu 1999 v Pretorii vstoupila v platnost v roce 2004 s doložkou o tom, že do pěti let od data, kdy vstoupila v platnost, bude provedena její revize. Nyní, po uplynutí sedmi let od ratifikace této dohody, Evropský parlament vyjádřil své stanovisko k jednáním, která vedla Komise na základě směrnic Rady. Návrh nám byl předložen ke schválení a rozhodl jsem, že pro něj budu hlasovat, protože se zaměřuje především na rozvoj v Jižní Africe. Jeho základním cílem je zavázat obě strany dohodou k tomu, aby se snažily bojovat s problémem chudoby a definitivně ji odstranit tím, že podstatně přispějí k dosažení rozvojových cílů tisíciletí. Toho je však možné dosáhnout jen tehdy, pokud Jižní Afrika sama učiní opravdové kroky spočívající v tom, že vytvoří náležitou politiku odzbrojení, která je považována za skutečný základ, na němž lze v této zemi budovat rozvojový projekt.
David Martin
písemně. - Vítám tuto dohodu mezi EU a Jižní Afrikou, která předkládá nová ustanovení o rozvoji, zejména v oblasti boje proti chudobě, účinnosti pomoci a rozvojových cílů tisíciletí. Jižní Afrika je důležitým partnerem v oblasti obchodu i rozvojových vztahů.
Jean-Luc Mélenchon
K této dohodě patří určitý kontext, kterému zpravodajka podle všeho nevěnuje pozornost. Evropská komise vyvíjí na jihoafrické země, zejména Jižní Afriku, nevídaný nátlak, aby uzavřely škodlivé dohody o hospodářském partnerství. Odkaz na jednání o dohodě o hospodářském partnerství a pozastavení veškerých obchodních jednání kvůli přípravě této dohody jsou výmluvnou ukázkou tohoto vydírání. Hlasuji proti této zprávě, která návrh dohody předložený Barrosovou Komisí místo odsouzení schvaluje.
Nuno Melo
První dohoda o obchodu, rozvoji a spolupráci mezi Evropským společenstvím a jeho členskými státy na jedné straně a Jihoafrickou republikou na straně druhé byla podepsána v Pretorii dne 11. října 1999 a vstoupila v platnost dne 1. května 2004 na dobu neurčitou. Součástí této dohody je revizní doložka, podle níž by dohoda měla být do pěti let po svém vstupu v platnost přezkoumána. Také vstup Lisabonské smlouvy v platnost si vyžádal přijetí nové dohody, aby EU mohla vykonávat veškerá práva a povinnosti, které dříve vykonávalo Evropské společenství.
Revidovaná dohoda, jež byla uzavřena v roce 2009 v Kleinmondu, zavedla do původní dohody řadu důležitých změn, zejména následující změny v oblasti rozvoje: odzbrojení, demokratické zásady, lidská práva a právní stát, spolupráce v otázkách odzbrojení a nešíření zbraní hromadného ničení.
Proto jsem hlasoval právě takto.
Alexander Mirsky
písemně. - Zdržel jsem se hlasování v této záležitosti, protože: (1) Jihoafrická republika vlastní obrovské přírodní zdroje a je schopna řešit své problémy sama; (2) míra korupce v Jižní Africe dosahuje takové výše, že stínová ekonomika tvoří 60 % jejího trhu; (3) jsou tu jiné země, které nemohou své problémy vyřešit samy, podstatně více potřebují finanční pomoc ze strany EU a jejich situace je zoufalejší; (4) EU může Jižní Africe pomáhat tím, že jí bude radit.
Alfredo Pallone
Hlasoval jsem pro doporučení o dohodě mezi Evropskou unií a Jižní Afrikou, které předložila paní poslankyně Jolyová, protože s ohledem na novou mezinárodní situaci, která se vytvořila v posledních letech, je zapotřebí revidovat dohody s Jižní Afrikou o obchodě, rozvoji a spolupráci. V oblasti hospodářských vztahů přináší dohoda prospěch průmyslovým odvětvím obou stran. Jižní Afrika je například důležitým obchodním partnerem Itálie, a to jak v oblasti spolufinancování projektů, tak v oblasti obchodu. Dalším cílem revize těchto dohod je koordinovat boj proti terorismu, částečně s ohledem na nabytí účinnosti Mezinárodního trestního soudu, a také otevřít rozhovory o společných hodnotách a zájmech v oblastech jako například migrace, energie, životní prostředí, doprava a bezpečnost.
Maria do Céu Patrão Neves
Hlasovala jsem pro uzavření dohody mezi Evropskou unií a jejími členskými státy na jedné straně a Jihoafrickou republikou na straně druhé, která mění dohodu o obchodu, rozvoji a spolupráci (TDCA). Od vstupu TDCA v platnost obchod se zbožím mezi EU a Jižní Afrikou neustále rostl. EU je hlavním obchodním partnerem Jižní Afriky; v roce 2009 do EU směřovalo 34 % veškerého jihoafrického vývozu a 35 % veškerého dovozu do Jižní Afriky pocházelo z EU. Rovnováha mezi dovozem a vývozem je zřejmá. Jediná věc, která mě však znepokojuje, jsou jihoafrické výrobní postupy u výrobků dovážených do EU: tyto postupy by měly splňovat stejné normy, jež jsou požadovány na evropských výrobcích ve stejném odvětví. Tyto ukazatele naznačují, že výsledky první dohody uzavřené v roce 1999 jsou již vidět. Přála bych si, aby byly respektovány cíle EU v oblasti rozvojové spolupráce, mezi něž v první řadě patří omezit a nakonec úplně odstranit chudobu.
Paulo Rangel
Hlasoval jsem pro doporučení o revizi dohody o obchodu, rozvoji a spolupráci mezi Evropským společenstvím a jeho členskými státy a Jižní Afrikou. Ve srovnání s původní dohodou uzavřenou v Pretorii dne. 11. října 1999 bylo cílem této revidované dohody, jež byla uzavřena v Kleinmondu dne 11. září 2009, rozšířit politický dialog mezi stranami dohody v důležitých oblastech, jako je například boj proti zbraním hromadného ničení a proti terorismu, a zároveň posílit rozvojovou spolupráci a zde v rámci úsilí o dosažení rozvojových cílů tisíciletí položit důraz zejména na operace přispívající k boji proti chudobě. Proto jsem toho názoru, že změny, které byly učiněny, je zapotřebí uvítat.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Parlament souhlasí s uzavřením dohody a požaduje, aby nová ustanovení týkající se rozvoje a nová ujednání o spolupráci, která jsou v ní uvedena, byla plně uplatňována a ve fázi provádění dohody úzce sledována s ohledem na článek 208 Smlouvy o fungování Evropské unie, tj. s ohledem na dodržování cílů Unie v oblasti rozvojové spolupráce jakožto cílů, které musí Unie zohledňovat při provádění všech svých politik, jež mohou ovlivnit rozvojové země, přičemž základem těchto cílů je snížení a v konečné perspektivě odstranění chudoby.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem pro doporučení, protože se plně ztotožňuji s jeho obsahem, zejména s cílem posílit vzájemnou spolupráci mezi Evropskou unií a Jihoafrickou republikou. Jelikož se jedná především o hospodářskou a obchodní dohodu, provedené změny posilují regionální spolupráci a přispívají k hospodářské integraci této země do světového hospodářství, čímž podporují Jihoafrickou republiku v jejím procesu ekonomického a sociálního přechodu.
Také vzhledem ke svým parlamentním funkcím považuji za prioritu posílit politický dialog s touto zemí, zejména o otázkách, které mají zvláštní význam pro africké, karibské a tichomořské státy (AKT). Podporuji zejména rozhodnutí nasměrovat velkou část prostředků z 980 milionů EUR, jež má EU k dispozici na období let 2007-2013, na vytváření nových pracovních příležitostí a na financování vytváření nezbytné infrastruktury v Jižní Africe pro poskytování základních služeb v oblasti zdraví a bezpečnosti. Postupovat odhodlaně k dosažení rozvojových cílů tisícletí a položit hlavní důraz na odstranění hladu a všech forem chudoby, nebude možné, nebude-li do úsilí o dosažení těchto cílů skutečně zapojena občanská společnost.
Catherine Stihler
písemně. - Hlasovala jsem pro dohodu, protože zlepší evropské obchodní a rozvojové vztahy s Jižní Afrikou, jež jsou pro jihoafrický region i pro nás velmi důležité.
Nuno Teixeira
Rok 1999 přinesl uzavření první dohody o obchodu, rozvoji a spolupráci mezi Evropským společenstvím a jeho členskými státy na jedné straně a Jihoafrickou republikou na straně druhé, která vstoupila v platnost dne 1. května 2004. Tato první dohoda měla zřetelně hospodářský charakter, neboť byla založena na liberalizaci obchodu, a neponechávala velký prostor rozvojové spolupráci. Revize této dohody, na níž bylo v textu dohody pamatováno, byla uzavřena v roce 2009 a zavedla důležité změny v oblasti rozvojové politiky, zejména spolupráci v otázkách spojených s odzbrojením a nešířením zbraní hromadného ničení, zahrnutí zásad právního státu a lidských práv, zásadu účinnosti pomoci, zvláště v otázkách spjatých s bojem proti chudobě a dosažením rozvojových cílů tisíciletí.
S cílem posílit spolupráci byly doplněny nové oblasti: boj proti terorismu a organizovanému zločinu, prevence žoldnéřských aktivit, boj proti výrobě, hromadění lehkých zbraní malé ráže a obchodování s těmito zbraněmi, spolupráce v oblasti migrace. Vítám přijetí dohody se strategickým partnerem EU a skutečnost, že nestátní aktéři byli ustanoveni jako partneři ke spolupráci, a jsou tedy způsobilí získat finanční pomoc.
Angelika Werthmann
Podpořila jsem doporučení Evropského parlamentu, aby byla změněna ustanovení dohody o obchodu, rozvoji a spolupráci v oblasti práv, svobod a bezpečnosti. Domnívám se, že chceme-li v dosahování rozvojových cílů tisíciletí udělat pokrok, je důležité zavést do rozvojové spolupráce přístup orientovaný na výsledky. Hlavní cíl, vytvořit pracovní příležitosti, se dotýká ústředního problému hospodářského rozvoje Jižní Afriky. Již léta se požaduje, aby v této zemi existovala koncepce vytváření malých a středních podniků. EU, jež je nejdůležitějším obchodním partnerem Jižní Afriky, jí může v procesu ekonomické a sociální transformace poskytnout cennou pomoc.
Iva Zanicchi
Hlasovala jsem pro zprávu paní poslankyně Jolyové o revizi dohody mezi Evropskou unií a Jihoafrickou republikou, která platila od roku 2004.
Cílem zmíněné revize je vlastně vypracovat nové možnosti pro liberalizaci obchodu v konkrétních odvětvích a zároveň dohodu přizpůsobit změněnému mezinárodnímu kontextu. Podle mého názoru je nezbytné zdůraznit, že tato revize klade základy pro to, aby se mezi Evropskou unií a Jižní Afrikou zlepšil a prohloubil dialog o důležitých otázkách jako například migrace, využívání zdrojů energie a bezpečnost.
Luís Paulo Alves
Vzhledem k tomu, že čtyři dohody, kterou jsou součástí návrhu Komise, skýtají možnost posílit příspěvek států Evropského sdružení volného obchodu / Evropského hospodářského prostoru (EHP) ke snižování hospodářských a sociálních rozdílů v EHP, hlasuji pro zprávu.
Za vyzdvihnutí stojí dohoda mezi EU, Islandem, Lichtenštejnskem a Norskem a dohoda mezi EU a Norskem, dva finanční mechanismy na období 2009-2014, které stanovují celkový finanční balíček ve výši 1,8 miliardy EUR, jenž zahrnuje ve srovnání s předchozím obdobím navýšení finančního mechanismu EHP o 31 % a navýšení norského finančního mechanismu o 22 %. Tyto zdroje budou k dispozici Islandu, 12 členským státům, které přistoupily jako poslední, a Portugalsku, Španělsku a Řecku, aby pomohly oživit některé evropské ekonomiky, které byly krizí nejvíce oslabeny.
Diane Dodds
písemně. - Hlasovala jsem proti zprávě, protože nejsem přesvědčena o tom, že bylo vhodné udělovat Islandu koncese pro dovoz produktů rybolovu do EU, když tato země nadále setrvává u svého přístupu ke správě populací makrel, což může mít negativní dopad na mořský rybolov EU. Tato dohoda z roku 1994 dovoluje Islandu, Lichtenštejnsku a Norsku účastnit se jednotného trhu EU bez standardního členství v EU. Výměnou za to musí tyto země přijmout veškeré právní předpisy EU týkající se jednotného trhu kromě předpisů vztahujících se na oblast zemědělství a rybolovu. Island může do EU vyvážet produkty rybolovu bez cla.
Je těžké souhlasit s tím, aby bylo Islandu povoleno vyvážet do EU veškerý úlovek makrel, ignoruje-li tak nehorázně mezinárodní správu populace makrel a v roce 2010 oznámil úlovek ve výši 100 000 tun. Ačkoliv koncese pro Island v oblasti rybolovu zůstaly v nové dohodě patrně nezměněny, chování Islandu v řízení rybolovu se změnilo určitě a s ohledem na to bych ratifikaci této dohody považovala za spornou.
Diogo Feio
Cílem tohoto usnesení je udělit podporu čtyřem dohodám mezi Evropskou unií a Islandem, Lichtenštejnskem a Norskem, jež mají stanovit příspěvky těchto zemí ke zmírňování hospodářských a sociálních rozdílů v rámci Evropského hospodářského prostoru a posílit je s ohledem na předchozí období. Tento návrh zvyšuje příspěvek příslušných států a nemění podstatně koncese v oblasti rybolovu. V tomto ohledu se v období 2009 až 2014 v zásadě obnovuje to, co bylo dohodnuto pro předchozí období od roku 2004 do roku 2009. Jednomyslné hlasování Výboru pro mezinárodní obchod a Výboru pro rybolov svědčí o nekontroverzní povaze této otázky.
José Manuel Fernandes
Komise Parlamentu předložila návrh čtyř dohod. Dvě z těchto dohod, dohody o finančních mechanismech na období 2009-2014, stanovují celkový finanční balíček ve výši 1,8 miliardy EUR. Týká se to dohody mezi EU, Islandem, Lichtenštejnskem a Norskem, což představuje navýšení finančního mechanismu Evropského hospodářského prostoru (EHP) o 31 %, a dále se to týká dohody mezi EU a Norskem, což představuje navýšení norského finančního mechanismu o 22 %. Zbývající dvě dohody se týkají koncesí pro Island a Norsko v oblasti rybolovu na léta 2009 až 2014 a obnovují je.
Pro Island se koncese nezměnily. V případě Norska byly mírně zvýšeny, aby Norsko obnovilo ujednání o tranzitu ryb, jehož platnost skončila dne 30. dubna 2009.
Hlasoval jsem pro návrh, protože finanční prostředky EHP budou zpřístupněny 12 členským státům, které přistoupily jako poslední, a Portugalsku, Řecku a Španělsku, a oblasti, které z nich budou financovány, zahrnují ochranu životního prostředí, zejména boj proti změně klimatu a zavádění obnovitelných zdrojů energie, posilování občanské společnosti a ochranu kulturního dědictví.
João Ferreira
Dohoda, jejíž uzavření zde dnes bylo schváleno, vychází z Dohody o Evropském hospodářském prostoru (EHP), jež platí od roku 1994 a zahrnuje státy EHP/ Evropského sdružení volného obchodu. Příslušné státy se tehdy dohodly na pětiletých obdobích finančních příspěvků ke zmírňování hospodářských a sociálních rozdílů v rámci EHP a tento cíl samozřejmě podporujeme. Finanční prostředky na toto pětileté období (2009-2014) se oproti předchozímu období více než zdvojnásobily.
Finanční prostředky EHP budou zpřístupněny 12 členským státům, které přistoupily jako poslední, a Řecku, Portugalsku a Španělsku, a mohou být použity v řadě důležitých oblastí včetně ochrany životního prostředí, lidského a sociálního rozvoje a ochrany kulturního dědictví. Vzhledem k rozšíření EU a zhoršování sociální a hospodářské situace v mnoha jejích členských státech se domníváme, že je důležité tyto finanční prostředky navýšit.
Pat the Cope Gallagher
Jako předseda delegace Evropského parlamentu pro vztahy se Švýcarskem, Islandem a Norskem a předseda Smíšeného parlamentního výboru Evropského hospodářského prostoru tuto zprávu vítám. Stanovisko Výboru pro rybolov k této zprávě jsem sám připravil.
Ian Hudghton
písemně. - Hlasoval jsem pro zprávu poslankyně Koppové o finančním mechanismu v oblasti rybolovu. To však neznamená, že v otázkách rybolovu mezi EU a EHP je vše v pořádku. Je velmi politováníhodné, že se Island odmítl dohodnout s EU a Norskem o makrelách, a naléhavě vyzývám všechny strany, aby se vrátily k jednacímu stolu.
Juozas Imbrasas
Vyslovil jsem souhlas s tímto dokumentem, protože od roku 1994, kdy Dohoda o Evropském hospodářském prostoru (EHP) vstoupila v platnost, přispěly státy EHP/ESVO ke zmírnění hospodářských a sociálních rozdílů v EHP. Poslední pětileté období finančních příspěvků skončilo v roce 2009 (1,467 miliard EUR). Současný návrh Komise zahrnuje čtyři dohody. Tyto dohody stanovují finanční balíček ve výši 1,8 miliardy EUR, který zahrnuje ve srovnání s obdobím 2004-2009 navýšení finančního mechanismu EHP o 31 % a navýšení norského finančního mechanismu o 22 %. Tento výsledek odpovídá směrnicím pro jednání schváleným Radou, v nichž se požaduje "podstatné zvýšení" finančních prostředků. Finanční prostředky EHP budou zpřístupněny 12 členským státům, které přistoupily jako poslední, a Řecku, Portugalsku a Španělsku. Prioritní oblasti zahrnují ochranu životního prostředí, boj proti změně klimatu a zavádění obnovitelných zdrojů energie, posilování občanské společnosti, lidský a sociální rozvoj a ochranu kulturního dědictví. Norské finanční prostředky budou zpřístupněny 12 členským státům, které přistoupily jako poslední. Mezi prioritní oblasti patří zachycování a ukládání CO2, inovace v rámci zeleného průmyslu, výzkum a stipendia, lidský a sociální rozvoj, spravedlnost a vnitřní věci a podporu důstojné práce a třístranného dialogu. Dva protokoly o některých koncesích v oblasti rybolovu pro Island a Norsko na období 2009-2014 obnovují předchozí protokoly na období 2004-2009 s nezměněnými koncesemi pro Island a poměrně mírným zvýšením koncesí pro Norsko, na jehož základě Norsko obnoví ujednání o tranzitu ryb.
Elisabeth Köstinger
Podporuji dohodu mezi EU, Islandem, Lichtenštejnskem a Norskem o pokračování finančního mechanismu Evropského hospodářského prostoru (EHS), protože bychom všichni měli usilovat o zmírňování sociálních a hospodářských rozdílů v rámci EHS. Celkový finanční balíček 1,8 miliardy EUR představuje ve srovnání s předchozím obdobím navýšení o 31 % a 22 %. Prodloužené protokoly o koncesích v oblasti rybolovu a přístupu na trh jsou důležitá a dlouhodobá nařízení v oblasti akvakultury.
Giovanni La Via
Dnes Parlament hlasoval pro návrh dohody předložený Komisí, jenž se na jedné straně týká finančních mechanismů na období 2009-2014 mezi Evropskou unií, Islandem, Lichtenštejnským knížectvím a Norskem a na druhé straně dohody mezi Evropskou unií a Norskem. Tyto dohody stanovují navýšení prostředků finančního mechanismu Evropského hospodářského prostoru na boj proti změně klimatu, zavádění obnovitelných zdrojů energie, posilování občanské společnosti, lidský a sociální rozvoj a ochranu kulturního dědictví. Konkrétně se jedná o celkový finanční balíček 1,8 miliardy EUR. Tyto finanční prostředky bude moci využít 12 členských států, které přistoupily k Unii jako poslední, a Španělsko, Řecko a Portugalsko. Hlasoval jsem tudíž pro tuto zprávu, poněvadž si myslím, že bychom měli podporovat hospodářskou spolupráci, a protože nesmíme nikdy zapomínat, že blahobyt každého členského státu přispívá k posílení hospodářství celé Evropy, a tedy ke zlepšení kvality života jejích 500 milionů občanů.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro návrh, jenž skýtá příležitost posílit příspěvek států EHP a ESVO ke zmírňování hospodářských a sociálních rozdílů v Evropském hospodářském prostoru. Koncese v oblasti rybolovu zůstávají zatím pro Island nezměněny a pro Norsko se mírně zvýšily.
Nuno Melo
Tyto dohody stanovují celkový finanční balíček ve výši 1,8 miliardy EUR, který zahrnuje navýšení finančního mechanismu Evropského hospodářského prostoru (EHP) o 31 % a navýšení norského finančního mechanismu o 22 %. Za zmínku stojí, že finanční prostředky EHP by měly být prioritně určeny na financování ochrany životního prostředí, boje proti změně klimatu, zavádění obnovitelných zdrojů energie, posilování občanské společnosti, lidský a sociální rozvoj a ochranu kulturního dědictví. Norské finanční prostředky budou směrovány do prioritních oblastí zahrnujících zachycování a ukládání CO2, inovace v rámci zeleného průmyslu, výzkum a stipendia, lidský a sociální rozvoj, spravedlnost a vnitřní věci a podporu důstojné práce a třístranného dialogu.
Dva protokoly o některých koncesích v oblasti rybolovu pro Island a Norsko na období 2009-2014 obnovují předchozí protokoly na období 2004-2009 s nezměněnými koncesemi pro Island a poměrně mírným zvýšením koncesí pro Norsko, na jehož základě Norsko obnoví ujednání o tranzitu ryb.
Maria do Céu Patrão Neves
Tato zpráva dává zelenou obnově dohod o Evropském hospodářském prostoru (EHP). Od roku 1994, kdy dohoda o EHP vstoupila v platnost, státy EHP/ Evropského sdružení volného obchodu - v současnosti Island, Lichtenštejnsko a Norsko - přispívají ke zmírňování hospodářských a sociálních rozdílů v EHP. Tyto příspěvky byly pokaždé dohodnuty na období pěti let a nyní je cílem obnovit tyto dohody na období 2009-2014. Souběžně s těmito jednáními, ale nezávisle na nich, byla zahájena také jednání s Islandem a Norskem na základě dvoustranných protokolů o rybách a tato jednání byla uzavřena dne 18. prosince 2009. Pokud jde o výsledky uvedených jednání, stojí za to vyzdvihnout zejména podstatné navýšení finančního mechanismu, i když situace Islandu se v důsledku vážné krize, kterou prochází, nezměnila. Pokud jde o dohody o některých koncesích v oblasti rybolovu pro Island a Norsko na období 2009-2014, souhlasím s kladným stanoviskem Výboru pro rybolov, které poukazuje na mírné zvýšení koncesí pro Norsko, na jehož základě Norsko obnoví ujednání o tranzitu ryb, jehož platnost rovněž skončila dne 30. dubna 2009. Z těchto důvodů jsem hlasovala pro zprávu.
Paulo Rangel
Od roku 1994, kdy dohoda o Evropském hospodářském prostoru (EHP) vstoupila v platnost, státy EHP/ Evropského sdružení volného obchodu - v současnosti Island, Lichtenštejnsko a Norsko - přispívají ke zmírňování hospodářských a sociálních rozdílů v EHP. Tyto příspěvky byly pokaždé dohodnuty na období pěti let a nyní projednáváme dohody o finančních mechanismech na období 2009-2014, které byly sjednány spolu s obnovením dvou dvoustranných protokolů o koncesích v oblasti rybolovu s Islandem a Norskem. Tyto protokoly ve srovnání s předchozím obdobím nedoznaly žádných podstatných změn, koncese pro island zůstaly nezměněny a koncese pro Norsko byly jen mírně zvýšeny. Výsledkem dohod o finančních mechanismech bylo podstatné zvýšení příspěvků států EHP/ESVO z období 2004-2009, předpokládá se celkový finanční balíček 1,8 miliardy EUR, jenž bude zpřístupněn 12 členským státům, které přistoupily jako poslední, a Řecku, Portugalsku a Španělsku na financování prioritních oblastí zahrnujících ochranu životního prostředí, boj proti změně klimatu, zavádění obnovitelných zdrojů energie, lidský a sociální rozvoj a ochranu kulturního dědictví. Proto jsem hlasoval kladně.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Tento návrh skýtá příležitost posílit příspěvek států EHP a ESVO ke snižování hospodářských a sociálních rozdílů v Evropském hospodářském prostoru, podstatně zvyšuje finanční mechanismy při zachování nezměněných koncesí v oblasti rybolovu pro Island a jejich mírném zvýšení pro Norsko. Proto jsem navrhl, aby Výbor pro rybolov vyjádřil pozitivní stanovisko k návrhu Komise KOM(2010)234.
Licia Ronzulli
Podpořila jsem toto doporučení, protože představuje příležitost posílit příspěvek států Evropského sdružení volného obchodu (ESVO) ke snižování hospodářských a sociálních rozdílů v Evropském hospodářském prostoru (EHP). Koncese v oblasti rybolovu pro Island zůstaly nezměněny, zatímco koncese pro Norsko byly mírně zvýšeny.
Dvě dohody mezi EU, Islandem, Lichtenštejnskem a Norskem a mezi EU a Norskem o finančních mechanismech na období 2009-2014 stanovují celkový finanční balíček 1,8 miliardy EUR, jenž je ve srovnání s obdobím 2004-2009 podstatně navýšen. Nyní se musíme snažit překonat neshody mezi EU, Islandem a Norskem o otázkách týkajících se správy mořského života, především lovu velryb.
Catherine Stihler
písemně. - Hlasovala jsem pro tuto dohodu, jež posílí příspěvek států EHP/ESVO k odstraňování sociálních a hospodářských rozdílů v Evropském hospodářském prostoru.
Thomas Ulmer
Hlasoval jsem pro dohodu, protože představuje další logický krok směrem k harmonizaci spolupráce mezi členy Evropského sdružení volného obchodu. Jakožto místopředseda delegace mám velkou radost z toho, že se dále ubíráme směrem k privilegovanému partnerství.
Luís Paulo Alves
Hlasuji pro doporučení, protože tato horizontální dohoda umožňuje zrušit vnitrostátní omezení současných dvoustranných dohod mezi členskými státy a Brazílií, z čehož bude mít prospěch celé evropské odvětví letecké dopravy. Dohoda navíc umožňuje obnovit řádný právní základ vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy, což bude důležitým prvním krokem k posilování vztahů mezi EU a Brazílií v této oblasti. Předpokládám, že tato dohoda přinese spotřebitelům užitek ve formě zvýhodněného jízdného až ve výši 460 milionů EUR, podpoří zaměstnanost a leteckým společnostem v EU vytvoří nové obchodní příležitosti.
Sophie Auconie
Poněvadž některé aspekty vnější politiky v oblasti letectví spadají do výlučné pravomoci Evropské unie, bylo z právního hlediska nutné nahradit 12 dvoustranných dohod, které uzavřely členské státy s Brazilskou federativní republikou, dohodami vyjednanými a uzavřenými Evropskou unií. Na základě souhlasu Rady Evropské unie z roku 2003 Evropská komise vyjednala dohodu, kterou jsem se rozhodla dnes podpořit. Tato dohoda připravuje cestu "komplexní dohodě s Brazílií o leteckých službách založené na kombinaci postupného otevírání trhů, regulační spolupráce a konvergence". Tato budoucí dohoda povede ke zlepšení služeb pro cestující a k posílení postavení evropských leteckých společností.
Vasilica Viorica Dăncilă
Jsem toho názoru, že dohoda o leteckých službách mezi Evropskou unií a Brazílií vytváří řádný právní základ a představuje důležitý první krok k posílení vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy. Jsem přesvědčena, že tato dohoda umožní dále posílit spolupráci v oblasti letecké dopravy a iniciuje jednání o komplexní dvoustranné dohodě o leteckých službách.
Edite Estrela
Hlasovala jsem pro doporučení, protože představuje důležitý krok k posílení vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy a umožní pokračovat dále jednáními o komplexní dohodě o leteckých službách.
Diogo Feio
Dohoda, kterou jsme dnes přijali, je důležitým krokem k posílení vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy. Předpokládá se, že tato dohoda by mohla přinést spotřebitelům užitek ve formě zvýhodněného jízdného až ve výši 460 milionů EUR, podpořit zaměstnanost, vytvořit nové obchodní příležitosti pro letecké společnosti EU a přinést výhody těm, kdo cestují mezi EU a Brazílií. Vzhledem ke zvláštním poutům, jež spojují Portugalsko s Brazílií, vítám uzavření této dohody, která nově sblíží Evropu a Brazílii, včetně všech hospodářských, sociálních a kulturních výhod, které to může přinést.
José Manuel Fernandes
Lisabonská smlouva, jež vstoupila v platnost dne 1. prosince 2009, podstatně změnila pravomoci jednotlivých orgánů EU, zejména Parlamentu, jenž je v tomto novém uspořádání povolán rozhodovat o věcech, které dříve nespadaly do jeho pravomoci, jako v tomto případě mezinárodní dohoda mezi EU a Brazilskou federativní republikou o leteckých službách.
Cílem této dohody, jež byla uzavřena dne 14. července 2010, je nahradit dvoustranné dohody o leteckých službách mezi 12 členskými státy a Brazilskou federativní republikou dvoustrannou dohodou mezi EU a zmíněnou republikou. Podporuji tuto dohodu, protože představuje důležitý krok k posílení vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy.
João Ferreira
Tak jako u předchozích dohod týkajících se téže oblasti, jež Parlament nedávno přijal, a vzhledem ke specifickému kontextu fungování civilní letecké dopravy tento návrh vyvolává vážné obavy, pokud jde o jeho oblast působnosti a možné důsledky. Jedná se zde o otázku, jež má jasný dopad na letecké přepravce působící v odvětví, jež má z různých důvodů strategický význam pro hájení národních zájmů. V případě Brazílie je důvod k obavám ještě naléhavější. Záměr, jímž je vedena tato dohoda, je jasný a zpravodajka se ho ani nesnaží zakrývat: cílem je otevřít trh, aby byly vytvořeny "nové obchodní příležitosti pro letecké společnosti EU".
Víme, že vytvoření rovných podmínek pro jednotlivé evropské společnosti svým dílem napomáhá monopolizaci tohoto odvětví, k níž již dochází, a následně vede k tomu, že členské státy mají v řadě ohledů omezenou možnost bránit své národní letecké společnosti, a tedy své legitimní zájmy. "Volná hospodářská soutěž", která je skloňována ve všech pádech a považuje se za nedotknutelnou, je hájena, ať to stojí, co to stojí, a opět je pilířem, na němž stojí tato iniciativa. Výsledek v tomto odvětví se ničím podstatně neliší od výsledku v jiných odvětvích: je jím vnucení monopolizace, ke kterému nakonec vždy v těchto případech dojde.
Carlo Fidanza
Společně s kolegy ze skupiny Evropské lidové strany (Křesťanských demokratů) jsem se dnes rozhodl zdržet hlasování o dohodě mezi Evropskou unií a Brazílií o některých aspektech leteckých služeb. Činím tak s ohledem na obsah rozhodnutí v případě Cesara Battisti. Byl bych raději, kdyby hlasování bylo odloženo do doby, než brazilský federální soud vynese nové rozhodnutí o vydání zločince Cesara Battisti.
Vzhledem k tomu, že se nejedná o dokument vyžadující bezodkladné schválení, určitě by nebylo problémem odložit jej na další dílčí zasedání nebo až na duben, zvláště uvědomíme-li si bolest, kterou rodinám obětí způsobil tento masový vrah. Zmíněné rodiny čekají již 31 let na to, aby bylo učiněno spravedlnosti za dost a Cesare Battista si odpykal v našich věznicích trest, který mu byl uložen italskou justicí.
Juozas Imbrasas
Vyslovila jsem souhlas s touto zprávou, protože EU má výlučné pravomoci nad různými aspekty vnější politiky v oblasti letectví, které byly tradičně upravovány dvoustrannými dohodami o leteckých službách mezi členskými státy a třetími zeměmi. Rada proto 5. června 2003 pověřila Komisi, aby zahájila jednání s třetími zeměmi s cílem nahradit některá ustanovení stávajících dvoustranných dohod dohodami Evropské unie. Dohoda byla podepsána dne 14. července 2010. Tato dohoda upravuje oblasti jako bezpečnost, zdanění leteckých pohonných hmot, pravidla hospodářské soutěže atd. Uzavření této dohody bylo důležitým prvním krokem k posilování vztahů mezi Evropskou unií a Brazílií v oblasti letecké dopravy, umožňuje Brazílii a EU dále zlepšovat vzájemnou spolupráci v oblasti letecké dopravy a přistoupit k jednáním týkajícím se komplexní dohody o leteckých službách. Tato dohoda je založena na kombinaci postupného otevírání trhů, regulační spolupráce a konvergence. Taková dohoda by mohla podle předpokladů přinést spotřebitelský přebytek (přínos ve formě zvýhodněného jízdného) až ve výši 460 milionů EUR. Tato skutečnost bude mít pozitivní dopad na zaměstnanost a očekává se, že leteckým společnostem v EU vytvoří významné nové obchodní příležitosti a bude mít výhody pro cestující.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro tuto horizontální dohodu, která sama o sobě není důležitá, ale je důležitým krokem k posílení vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy, který umožňuje Brazílii a EU dále zlepšovat vzájemnou spolupráci v oblasti letecké dopravy a přistoupit k jednáním týkajícím se komplexní dohody o leteckých službách mezi těmito zeměmi. Komplexní dohoda o leteckých službách by měla být založena na kombinaci postupného otevírání trhů, regulační spolupráce a konvergence. Přínosem pro EU bude zvýšení počtu leteckých linek a zvýhodněné jízdné pro cestující.
Erminia Mazzoni
Zdržením se hlasování o zprávě o uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazilskou federativní republikou o leteckých službách vyjadřuji postoj, jenž nesouvisí s oblastí působnosti této dohody.
Neschvaluji postoj brazilské vlády v případě Cesara Battisti. Cesare Battisti měl být vydán - vydávací řízení je definováno dvojstrannou dohodou. Výklad předložený soudními orgány je v rozporu s přijatými závazky. Trest, jejž by si měl pan Battisti odpykat v Itálii, vynesl řádný soudce na základě uplatnění platných právních předpisů na všeobecně přijímaný trestný čin: masovou vraždu. Jen ztěžka lze podpořit mezinárodní vztahy toho druhu, jež vymezují zprávy, o nichž Parlament hlasuje, se zemí, která nedodržuje dohody a především se staví vyhýbavě vůči základnímu právu na ochranu života.
Nuno Melo
EU vždy hájila volnou hospodářskou soutěž. Je tedy zcela logické, že Komise dostala dne 15. října 2010 pověření, aby s Brazílií vyjednala komplexní dohodu o leteckých službách založenou na kombinaci postupného otevírání trhů, regulační spolupráce a konvergence. Tato dohoda dává všem leteckým přepravcům EU nediskriminační přístup k leteckým spojům do Brazílie a nahrazuje nebo doplňuje stávajících 14 dvoustranných dohod mezi členskými státy a Brazílií o leteckých službách.
Jedná se o důležitý první krok k posílení vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy, který oběma stranám umožňuje dále posilovat spolupráci na této úrovni a přistoupit k jednáním týkajícím se komplexní dohody o leteckých službách mezi Brazílií a EU. Tato nová dohody přináší prospěch všem cestujícím, jimž nabízí možnost zvýhodněného jízdného v letecké dopravě do Brazílie.
Alfredo Pallone
S ohledem na postoj brazilských úřadů v případě Cesara Battisti jsem se zdržel hlasování o doporučení, které předložila paní poslankyně Macovei, a hlasování o dalších dvou zprávách. Je zapotřebí zohlednit, že nedošlo k vydání teroristy, jehož Brazílie navíc neuznává jako teroristu. Proto jsem se rozhodl spolu se zbytkem italských poslanců ze skupiny Evropské lidové strany (Křesťanských demokratů) zdržet hlasování o návrhu rozhodnutí o uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazílií o zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty za turistickými či obchodními účely a také o zprávě o úpravě dohod mezi EU a Brazílií o leteckých službách. Naše kroky pochopitelně nevyjadřují nesouhlas s obsahem zpráv, nýbrž jsou politickým signálem, kterým jsme znovu chtěli zopakovat své zklamání z postoje brazilských úřadů k případu Cesara Battisti.
Maria do Céu Patrão Neves
Hlasováním pro tuto zprávu vyslovujeme potřebné kladné stanovisko Evropského parlamentu k mezinárodní dohodě, kterou uzavřely EU a Brazílie. Jedná se o horizontální dohodu s Brazílií, která položí řádný právní základ pro vztahy mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy. Jde o důležitý první krok k posilování vztahů mezi Evropskou unií a Brazílií v oblasti letecké dopravy, který umožňuje oběma stranám dále zlepšovat vzájemnou spolupráci na této úrovni a přistoupit k jednáním týkajícím se komplexní dohody o leteckých službách. Předpokládá se, že tato dohoda by mohla přinést spotřebitelům užitek ve formě zvýhodněného jízdného až ve výši 460 milionů EUR. Tato skutečnost bude mít pozitivní dopad na zaměstnanost a je tu naděje, že leteckým společnostem v EU se otevřou nové obchodní příležitosti, z čehož budou mít výhodu cestující mezi EU a Brazílií. S ohledem na to souhlasím s návrhem zpravodaje, aby Parlament přijal tuto zprávu, a s žádostí na Radu, aby neprodleně dokončila tento postup.
Paulo Rangel
Vzhledem k důležitým poutům, jež spojují Portugalsko s Brazílií, pochopitelně vítám přijetí této zprávy. Příslušná dohoda nahradí některá ustanovení 12 dvoustranných dohod mezi členskými státy a Brazilskou federativní republikou o leteckých službách. Dohoda vytváří základy pro posilování vztahů mezi Evropskou unií a Brazílií v oblasti letecké dopravy a předpokládá se, že přinese značný užitek spotřebitelům ve formě zvýhodněného jízdného až ve výši 460 milionů EUR a nové obchodní příležitosti leteckým společnostem EU.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Horizontální dohoda s Brazílií obnoví řádný právní základ vztahů EU s Brazílií v oblasti letecké dopravy. Tato dohoda představuje důležitý první krok k posilování vztahů mezi EU a Brazílií v oblasti letecké dopravy, který umožňuje Brazílii a EU dále zlepšovat vzájemnou spolupráci v oblasti letecké dopravy a přistoupit k jednáním týkajícím se komplexní dohody o leteckých službách mezi Brazílií a EU. Na žádost Evropské komise pověřila Rada EU pro dopravu dne 15. října 2010 Evropskou komisi, aby vyjednala s Brazílií komplexní dohodu o leteckých službách založenou na kombinaci postupného otevírání trhů, regulační spolupráce a konvergence.
Uzavření takové dohody by mohlo podle předpokladů přinést spotřebitelský přebytek (přínos ve formě zvýhodněného jízdného) až ve výši 460 milionů EUR. Tato skutečnost bude mít pozitivní dopad na zaměstnanost a rovněž se očekává, že leteckým společnostem v EU vytvoří významné nové obchodní příležitosti a bude mít výhody pro cestující.
Catherine Stihler
písemně. - Vyslovila jsem souhlas s touto dohodou, která podpoří další spolupráci mezi EU a Brazílií v oblasti civilní letecké dopravy. Odvětví letecké dopravy EU přinese prospěch odstranění vnitrostátních omezení mezi členskými státy a Brazílií.
Nuno Teixeira
V kontextu současných evropských vnějších vztahů mají vztahy mezi EU a Brazílií značný význam. Tato dohoda, kterou považuji za první krok v dlouhé řadě kroků na cestě k nové politice EU v oblasti civilního letectví s Brazílií, má vytvořit obecný rámec pro rozvoj vztahů v této oblasti. Je nazývána horizontální dohodou, protože ustanovení v ní uvedená, která se budou všeobecně a jednotně provádět na celém území EU, nahrazují tradiční dvoustranné dohody, čímž stanovuje řádný právní základ pro řadu aspektů civilního letectví mezi oběma stranami.
Návrh doporučení, jehož jsem byl stínovým zpravodajem, vítá podmínky dohody, jež se týkají takových důležitých témat, jako je bezpečnost, všeobecné uplatnění zdanění leteckých pohonných hmot na celém území EU a slučitelnost s pravidly EU v oblasti hospodářské soutěže.
Jsem přesvědčen, že dohoda připraví cestu novým hospodářským výhodám, ať pro spotřebitele či letecké společnosti, a posílí vztahy obou zaoceánských stran v oblasti spolupráce, čímž bude pro EU přínosem. Z těchto důvodů jsem hlasoval pro doporučení.
Luís Paulo Alves
S ohledem na návrh rozhodnutí Rady (07853/2010), s ohledem na návrh Dohody mezi Evropským společenstvím a Islandskou republikou, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o doplňkových pravidlech v souvislosti s Fondem pro vnější hranice na období 2007 až 2013 a s ohledem na žádost o souhlas, kterou předložila Rada v souladu se Smlouvou o fungování Evropské unie, a v souladu s doporučením Výboru pro občanské svobody, spravedlnost a vnitřní věci podporuji uzavření této dohody v daném právním rámci.
Carlos Coelho
Podporuji dohodu mezi Evropským společenstvím a Islandem, Norskem, Švýcarskem a Lichtenštejnskem o doplňkových pravidlech v souvislosti s Fondem pro vnější hranice na období 2007 až 2013. Země přidružené k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis by se měly v souladu s rozhodnutím o zřízení fondu účastnit činnosti Fondu pro vnější hranice. Tato dohoda by tedy měla stanovit uplatňování norem na území příslušných zemí s cílem umožnit Komisi přijmout konečnou odpovědnost za provádění rozpočtu fondu v těchto státech. Zohledňuje aspekty v oblasti finančního řízení a kontroly fondu a zavádí ustanovení o finančních příspěvcích těchto zemí do rozpočtu fondu.
Poukázal bych rovněž na to, že Lichtenštejnsko formou společného prohlášení oznámilo své rozhodnutí neúčastnit se činnosti fondu, čímž ovšem nebyly dotčeny jeho povinnosti finančně do něj přispívat, neboť fond byl vytvořen za účelem společného sdílení zátěže a finanční podpory provádění schengenského acquis v oblasti vnějších hranic a vízové politiky.
Diogo Feio
Návrh se týká uzavření dohody jménem EU mezi Evropským společenstvím a Islandskou republikou, Norským královstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím. Tato dohoda se hrubě řečeno týká účasti zmíněných zemí na činnosti Fondu pro vnější hranice plynoucí z jejich přidružení k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis. Předpokládá se, že budou uzavřeny další dohody, jež stanoví nezbytná ustanovení pro uplatňování této účasti, zejména ustanovení k zajištění ochrany finančních zájmů EU a ustanovení, jež Účetnímu dvoru umožní vykonávat dohled nad celým procesem. Konečné přijetí dohody Radou bude následovat až poté, kdy ji Parlament schválí hlasováním.
José Manuel Fernandes
Toto doporučení se týká návrhu rozhodnutí Rady o uzavření Dohody mezi EU a Islandskou republikou, Norským královstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o doplňkových pravidlech v souvislosti s Fondem pro vnější hranice na období 2007 až 2013.
Vzhledem k tomu, že tato dohoda spadá do oblasti cílů, které vedly k podepsání Schengenské dohody o volném pohybu osob a zboží, vzhledem k dohodám, které byly již dříve uzavřeny mezi EU a uvedenými zeměmi v souvislosti s cíli stanovenými v Schengenské dohodě, a vzhledem k tomu, že EU zřídila Fond pro vnější hranice na období 2007-2013 jako součást obecného programu nazvaného Solidarita a řízení migračních toků, vítám uzavření této dohody, která pomůže v rámci Evropy posílit soudržnost.
Ilda Figueiredo
Tato zpráva se věnuje dohodě mezi Evropským společenstvím a Islandskou republikou, Norským královstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o doplňkových pravidlech v souvislosti s Fondem pro vnější hranice na období 2007 až 2013.
Navazuje na existující dohody nebo dohody, které jsou dosud prováděny, o svobodném pohybu osob mezi těmito státy a zeměmi EU.
S cílem podpořit sledování vnějších hranic, zejména v oblasti přistěhovalectví, tedy EU chce za určitých podmínek přidělovat unijní podporu z Fondu pro vnější hranice na období 2007-2013. Cíle opatření, která EU a Komise v tomto ohledu přijaly, si zasluhují naši kritiku, protože nemůžeme přejít mlčením nepřijatelnou směrnici o navracení.
Pat the Cope Gallagher
Jako předseda delegace Evropského parlamentu pro vztahy se Švýcarskem, Islandem a Norskem a předseda Smíšeného parlamentního výboru Evropského hospodářského prostoru vítám tuto zprávu.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro tuto dohodu, jež umožňuje státům přidruženým k provádění, uplatňování a rozvoji Schengenské dohody účastnit se činnosti Fondu pro vnější hranice na období 2007-2013.
Alfredo Pallone
Z hlediska Evropské unie, která bude skutečně evropská - v politickém, hospodářském a především geografickém smyslu - považuji za nezbytné hlasovat pro tento návrh, poněvadž země jako Island, Norsko, Lichtenštejnsko a Švýcarsko se geograficky nacházejí v Evropě. Proto jsem toho názoru, že by měla být zavedena jednotná politika správy hranic s cílem usnadnit integraci a pohyb mezi jednotlivými zeměmi. Zřízení evropského fondu pro správu hranic by bylo správným a významným opatřením k tomu, aby byla vytvořena centralizovaná spolupráce jak v oblasti zdrojů, tak v oblasti prováděcích politik. Usnadnilo by to také a podpořilo cestovní ruch a volný pohyb dopravy a osob.
Maria do Céu Patrão Neves
Na základě nových pravomocí, které Parlamentu udělila Lisabonská smlouva, je nezbytné, aby Parlament schválil návrh rozhodnutí Rady o uzavření Dohody mezi Evropským společenstvím a Islandskou republikou, Norským královstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o doplňkových pravidlech v souvislosti s Fondem pro vnější hranice na období 2007 až 2013 jménem Evropské unie. Výbor pro občanské svobody, spravedlnost a vnitřní věci doporučil přijetí této dohody. Dohoda předpokládá, že třetí země přidružené k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis se budou účastnit činnosti Fondu pro vnější hranice. Tato účast se může realizovat prostřednictvím dalších dohod, které by měly být uzavřeny s cílem upřesnit nezbytná ustanovení pro tuto účast včetně ustanovení k zajištění ochrany finančních zájmů EU a pravomoci Účetního dvora provádět audit. Zúčastněné strany dospěly k této dohodě a vzhledem k tomu, že žádné ze stanovisek se k této dohodě nevyjadřovalo kriticky, hlasovala jsem pro usnesení.
Paulo Rangel
V souladu s rozhodnutím Evropského parlamentu a Rady č. 574/2007/ES ze dne 23. května 2007 o zřízení Fondu pro vnější hranice na období 2007 až 2013 by se třetí země přidružené k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis měly účastnit činnosti tohoto fondu. Za tímto účelem se předpokládá, že budou uzavřeny dohody stanovující doplňková pravidla nezbytná pro takovou účast včetně ustanovení k zajištění ochrany finančních zájmů EU a pravomoci Účetního dvora vykonávat audit. Tento návrh se týká uzavření dohody mezi Evropským společenstvím a Islandskou republikou, Norským královstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím, jejímž cílem je právě stanovit doplňková pravidla pro účast těchto zemí na činnosti zmíněného fondu. Jsem v souladu s doporučením Výboru pro občanské svobody, spravedlnost a vnitřní věci přesvědčen, že tato věc zasluhuje moji podporu.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - V souladu s naším postojem během hlasování ve Výboru pro občanské svobody, spravedlnost a vnitřní věci (příslušný výbor) jsme se ve skupině Verts/ALE rozhodli hlasovat proti tomuto návrhu.
Thomas Ulmer
Hlasoval jsem pro dohodu, protože tyto státy z hlediska kvality a spolehlivosti nejsou problematické, a nepředstavují tedy pro EU bezpečnostní riziko.
Angelika Werthmann
Doporučení se týká uzavření dohody se třetími zeměmi přidruženými k Schengenu, v tomto případě Islandu, Norska, Švýcarska a Lichtenštejnska. Mají se účastnit provádění, uplatňování a rozvoje schengenského acquis. V tomto ohledu jsou zapotřebí doplňková pravidla, která ochrání finanční zájmy EU a udělí Účetnímu dvoru pravomoc k provádění auditu. Tyto dodatky jsou účelné, a proto jsem hlasovala pro uzavření dohody.
Luís Paulo Alves
Hlasuji pro tuto zprávu vzhledem k tomu, že schengenský prostor nyní umožňuje volný pohyb na území, jehož vnější námořní hranice měří 42 673 km a pozemní hranice 7 721 km a zahrnuje 25 zemí se 400 miliony obyvatel. Postupné rozšiřování tohoto prostoru vedlo třetí země, které mají s EU nadstandardní vztahy, k tomu, aby se zapojily do schengenské spolupráce. Švýcarská konfederace se k schengenskému acquis přidružila ke dni 1. března 2008. Vzhledem k politice otevřených hranic mezi Švýcarskem a Lichtenštejnským knížectvím - miniaturním státem, který se od svého přistoupení Evropskému hospodářskému prostoru roku 1995 postupně začleňuje do evropské obchodní zóny -, a vzhledem k tomu, že Lichtenštejnsko již provedlo 98,4 % směrnic EU ve vnitrostátním právu a že je součástí jednotného trhu, nemám důvod nesouhlasit s jeho přistoupením k schengenskému prostoru.
Sophie Auconie
Lichtenštejnsko je miniaturní stát, který se nachází mezi Švýcarskem a Rakouskem, má rozlohu 160 km² a 35 000 obyvatel. I když země není členem Evropské unie, je s ní spojena v rámci Evropského hospodářského prostoru (EHP). Uplatňuje téměř všechny evropské právní předpisy a požádala o připojení k schengenskému prostoru za účelem volného pohybu osob. Vzhledem k tradiční spolupráci mezi Evropskou unií a Lichtenštejnskem a vzhledem k tomu, že přistoupení této země k schengenskému prostoru nepředstavuje žádnou hrozbu, hlasovala jsem pro její připojení k schengenskému prostoru.
Vilija Blinkevičiūt
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto doporučení, na základě něhož došlo dne 28. února 2008 k podpisu protokolu mezi Evropskou unií, Evropským společenstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o přistoupení Lichtenštejnského knížectví k dohodě mezi Evropskou unií, Evropským společenstvím a Švýcarskou konfederací o přidružení Švýcarské konfederace k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis.
Dne 12. prosince 2008 se k schengenskému prostoru připojilo pouze Švýcarsko a zároveň s tím došlo ke zrušení hraničních kontrol na pozemních hranicích a dne 29. března 2009 pak následovalo zrušení hraničních kontrol na letištích při letech uvnitř schengenského prostoru. Poprvé bylo nutno zavést kontroly v místech, kde 100 let ve skutečnosti žádná hranice neexistovala. Hranice o délce 41 kilometrů, která tyto dvě země odděluje, se stala vnější schengenskou hranicí.
Evropský parlament byl poprvé požádán o vyjádření stanoviska k uzavření tohoto protokolu v roce 2007. Na žádost tehdejší zpravodajky Ewy Klamtové vydal Výbor pro právní záležitosti dne 11. června 2007 jednomyslné stanovisko, v němž doporučil změnit právní základ tak, aby odkazoval na čl. 300 odst. 3 druhý pododstavec Smlouvy o Evropském společenství, který požaduje souhlas Evropského parlamentu a nikoli pouhou konzultaci s ním.
Vítám nová pravidla zavedená Lisabonskou smlouvou, která Evropskému parlamentu umožňují získat podrobnější informace o mezinárodních dohodách.
Carlos Coelho
Před dvaceti pěti lety se pět členských států rozhodlo zrušit mezi sebou vnitřní hranice a vytvořit jednotnou vnější hranici. V současné době jsou všechny členské státy plnoprávnými členy schengenského prostoru, s výjimkou Spojeného království, Irska, Kypru, Bulharska a Rumunska. Jsou zde také tři přidružené státy, a sice Norsko, Island a Švýcarsko, čtvrtým by se mělo stát Lichtenštejnsko. Očekávalo se, že se Lichtenštejnsko přidruží k schengenskému prostoru současně se Švýcarskem, tedy v roce 2008. K tomu však oproti předpokladům nedošlo, a to zejména kvůli výhradám, které vznesly dva členské státy, Německo a Švédsko, v souvislosti s daňovými úniky. Po přistoupení samotného Švýcarska bylo nutno zavést kontroly v oblastech, kde více než sto let žádná skutečná hranice neexistovala, a hranice mezi Švýcarskem a Lichtenštejnskem o délce 41 km se stala vnější hranicí.
Vzhledem k novým pravidlům Lisabonské smlouvy, která Parlamentu umožňují hrát větší úlohu při uzavírání mezinárodních dohod, a také vzhledem k tomu, že výhrady v Radě byly odstraněny, navrhuji, aby Parlament udělil souhlas s uzavření tohoto protokolu, a doufám, že Lichtenštejnsko se k Schengenské dohodě připojí co nejdříve.
Ioan Enciu
Hlasoval jsem pro tuto zprávu, neboť jsem přesvědčen, že odstranění hraničních kontrol s Lichtenštejnskem je nutné a přirozené vzhledem k velikosti tohoto státu i k jeho vztahům se sousedy, Rakouskem a Švýcarskem, s nimiž má tradičně volný pohyb. Kromě toho přirozeně dojde k účinnému přidružení Lichtenštejnska k schengenskému a dublinskému acquis, neboť tato země již provedla velkou část právních předpisů EU a používá stejnou infrastrukturu pro přístup k SIS a VIS jako Švýcarsko, země, která je již součástí schengenského prostoru.
Diogo Feio
Vzhledem k politice otevřených hranic mezi Lichtenštejnským knížectvím a Švýcarskou konfederací se předpokládalo, že tyto země přistoupí k Schengenské dohodě současně. To se však nestalo. Švýcarsko se k Schengenské dohodě připojilo samo dne 12. prosince 2008. Dohoda o přistoupení Švýcarska již nicméně obsahovala ustanovení o možném přistoupení Lichtenštejnska na základě protokolu, který nyní schvaluje Parlament. Kvůli tomuto přistoupení bylo nutno poprvé zavést hraniční kontroly mezi Lichtenštejnskem a Švýcarskem v místech, kde sto let vlastně žádná hranice neexistovala.
José Manuel Fernandes
Na základě tohoto doporučení by Parlament měl schválit vytvoření protokolu mezi Evropskou unií, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o přistoupení Lichtenštejnského knížectví k dohodě mezi Evropskou unií, Evropským společenstvím a Švýcarskou konfederací o přidružení Švýcarska k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis, která byla uzavřena dne 28. února 2008.
Cílem Schengenské dohody je vytvořit území s volným pohybem osob a zboží, kde mezi státy neexistují vnitřní hranice, ale je pouze jednotná vnější hranice. Na základě Amsterodamské smlouvy z roku 1999 začlenila Evropská unie schengenskou spolupráci do rámce svých zákonných pravomocí. Desítky let uplatňovalo Lichtenštejnské knížectví a Švýcarská konfederace politiku otevřených hranic s volným pohybem osob. Vstupem Švýcarska do schengenského prostoru v roce 2008 nastal problém s pohybem mezi oběma státy a hranice mezi nimi se změnila na vnější hranici. Cílem je nyní tento problém vyřešit.
A tak vzhledem k výhodám, které ze vstupu tohoto protokolu v platnost vyplývají, jeho přijetí nic nebrání.
Ilda Figueiredo
Schengenská dohoda pochází z roku 1985, kdy byla uzavřena mezi Německem, Belgií, Francií, Lucemburskem a Nizozemskem. Cílem této dohody a následné úmluvy přijaté v roce 1990 je zrušení pravidelných kontrol na společných hranicích a zavedení režimu volného pohybu osob.
Schengenská úmluva zrušila kontroly na vnitřních hranicích signatářských států a vytvořila jednotnou vnější hranici se společnými pravidly pro kontroly na vnější hranici, společnou vízovou politikou, policejní a soudní spoluprací a zavedením Schengenského informačního systému (SIS).
Schengenský prostor v současné době zahrnuje 25 členských států Schengenské dohody, a sice členské státy EU Rakousko, Belgii, Dánsko, Francii, Finsko, Německo, Řecko, Itálii, Lucembursko, Nizozemsko, Portugalsko, Španělsko, Švédsko, Českou republiku, Estonsko, Maďarsko, Lotyšsko, Litvu, Maltu, Polsko, Slovensko a Slovinsko a rovněž tři přidružené země, které nejsou členy EU - Norsko, Island a Švýcarsko. Bulharsko, Rumunsko a Kypr v současnosti uplatňují schengenské acquis pouze částečně, a proto jsou na jejich hranicích stále prováděny kontroly.
Ian Hudghton
písemně. - Hlasoval jsem pro zprávu pana Coelha. I když Skotsko není součástí schengenského prostoru, některé části schengenského acquis přebíráme. Skotská vláda se aktivně zapojila do této oblasti na úrovni Rady a tuto činnost rád podporuji.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem pro doporučení, na základě něhož došlo dne 28. února 2008 k podpisu protokolu mezi Evropskou unií, Evropským společenstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o přistoupení Lichtenštejnského knížectví k dohodě EU o přidružení Švýcarské konfederace k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis. Dne 12. prosince 2008 se k schengenskému prostoru připojilo pouze Švýcarsko a zároveň s tím došlo ke zrušení hraničních kontrol na pozemních hranicích a dne 29. března 2009 pak následovalo zrušení hraničních kontrol na letištích při letech uvnitř schengenského prostoru. Poprvé bylo nutno zavést kontroly v místech, kde 100 let ve skutečnosti žádná hranice neexistovala. Hranice o délce 41 kilometrů, která tyto dvě země odděluje, se stala vnější schengenskou hranicí. Vítám nová pravidla zavedená Lisabonskou smlouvou, která Evropskému parlamentu umožňují získat podrobnější informace o mezinárodních dohodách. Postupné rozšiřování schengenského prostoru vedlo třetí země, které mají s EU nadstandardní vztahy, k tomu, aby se zapojily do schengenské spolupráce. Podmínkou pro přidružení zemí, které nejsou členy EU, k schengenskému acquis je uzavření dohody o volném pohybu osob mezi těmito státy a Evropskou unií. Tyto země jsou v rámci této spolupráce začleněny do prostoru bez kontrol na vnitřních hranicích, uplatňují ustanovení schengenského acquis a všech textů týkajících se Schengenské dohody, které byly přijaty na jeho základě, a jsou zapojeny do rozhodování o textech souvisejících se Schengenskou dohodou.
Giovanni La Via
Protokol o přistoupení Lichtenštejnského knížectví k dohodě mezi Evropskou unií, Evropským společenstvím a Švýcarskem byl podepsán v roce 2008. To vyústilo v požadavek, aby zmíněné knížectví provedlo, uplatňovalo a rozvíjelo schengenské acquis. Nicméně i přes to, že se Lichtenštejnské knížectví již roku 1995 stalo členem Evropského hospodářského prostoru a postupně provedlo řadu směrnic ve vnitrostátním právu a uvedlo jej tak do souladu s evropským právem, doposud nezahájilo jednání o přistoupení k schengenským dohodám. Prostřednictvím této dohody - kterou jsem podpořil - byla stanovena práva a povinnosti obou stran a povolen volný pohyb osob. Kromě toho byla zavedena řada prováděcích pravidel pro ustanovení Lisabonské smlouvy v oblasti mezinárodních dohod s cílem zajistit výraznější úlohu Evropského parlamentu, pokud jde o získávání informací o těchto smlouvách a jejich přijímání.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro tuto zprávu. Lichtenštejnsko je miniaturní alpský stát v západní Evropě, obklopený vnitrozemskými zeměmi; na západě a jihu sousedí se Švýcarskem a na východě s Rakouskem. Jeho rozloha činí 160 km2, počet obyvatel se odhaduje na 35 000 a má nejvyšší hrubý domácí produkt na obyvatele ve světě. Lichtenštejnsko se od svého přistoupení k Evropskému hospodářskému prostoru (EHP) v roce 1995 postupně začleňuje do evropské obchodní zóny. Jeho jurisdikce již provedla 98,4 % směrnic EU ve vnitrostátním právu. Lichtenštejnsko je také součástí jednotného trhu, kde pro všechny zúčastněné státy platí stejná základní pravidla.
Nuno Melo
Přistoupení nových zemí k Schengenskému informačnímu systému (SIS) je nezbytným předpokladem pro dosažení Evropy bez hranic. Lichtenštejnsko je od roku 1995 součástí Evropského hospodářského prostoru (EHP) a postupně se začleňuje do evropské obchodní zóny. Bylo podrobeno různým hodnocením, zejména v oblasti ochrany údajů, SIS, vzdušných, pozemních a námořních hranic, policejní spolupráce a vízové politiky. Přistoupením k této dohodě se Lichtenštejnsko stane součástí schengenského acquis.
Maria do Céu Patrão Neves
Schengenská dohoda byla uzavřena dne 14. června 1985 mezi Německem, Belgií, Francií, Lucemburskem a Nizozemskem. Schengenská spolupráce je nyní začleněna do právního a institucionálního rámce Evropské unie a zahrnuje 25 členských států schengenského prostoru spolu se třemi zeměmi, které jsou přidružené k EHP, a to Norskem, Islandem a Švýcarskem. Dne 12. prosince 2008 se k schengenskému prostoru připojilo pouze Švýcarsko a zároveň s tím došlo ke zrušení hraničních kontrol na pozemních hranicích a dne 29. března 2009 pak následovalo zrušení hraničních kontrol na letištích při letech uvnitř schengenského prostoru. Vzhledem k tomu, že Lichtenštejnsko k dohodě nepřistoupilo a mezi oběma zeměmi existuje velmi aktivní politika volného pohybu, poprvé bylo nutno zavést kontroly v místech, kde 100 let ve skutečnosti žádná hranice nebyla. Hranice o délce 41 kilometrů, která tyto dvě země odděluje, se stala vnější schengenskou hranicí. Touto dohodou, přistoupením Lichtenštejnského knížectví k schengenskému prostoru, se tato překážka ruší. Vítám nová pravidla zavedená Lisabonskou smlouvou, která Parlamentu umožňují hrát při přijímání těchto dohod aktivní úlohu. Ze všech výše uvedených důvodů jsem hlasovala pro tuto zprávu.
Paulo Rangel
Dohoda o přidružení Švýcarské konfederace k schengenskému acquis, která je v platnosti od 1. března 2008, výslovně předpokládá možné přidružení Lichtenštejnska formou protokolu. Vzhledem k politice otevřených hranic, která mezi Lichtenštejnským knížectvím a Švýcarskou konfederací existovala již desítky let, se předpokládalo, že obě země vstoupí do schengenského prostoru současně. K tomu ve skutečnosti nedošlo a dne 12. prosince 2008 se k schengenskému acquis připojilo pouze Švýcarsko. To nakonec vyvolalo nutnost zavést kontroly v místech, kde 100 let žádná skutečná hranice nebyla. Ve snaze tuto překážku překonat a vzhledem k tomu, že Lichtenštejnsko je součástí Evropského hospodářského prostoru a jednotného trhu, jsem podpořil uzavření tohoto protokolu a očekávám, že přistoupení Lichtenštejnska k schengenskému acquis může být nyní konečně dosaženo.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - V roce 2007 byl Evropský parlament poprvé požádán o vyjádření stanoviska k uzavření tohoto protokolu. Na žádost tehdejší zpravodajky paní Klamtové vydal Výbor pro právní záležitosti dne 11. června 2007 jednomyslné stanovisko, v němž doporučil změnit právní základ tak, aby odkazoval na čl. 300 odst. 3 druhý pododstavec Smlouvy o Evropském společenství (návrhy rozhodnutí Rady, jimiž se mění "zvláštní institucionální rámec" stanovený v hlavní dohodě, jejíž nedílnou součástí je navržený protokol), který požaduje souhlas Evropského parlamentu a nikoli pouhou konzultaci s ním. Z tohoto důvodu a vzhledem k blížícímu se vstupu Lisabonské smlouvy v platnost byla tato zpráva vrácena Výboru LIBE.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem pro toto doporučení, protože se domnívám, že může přispět k provádění, uplatňování a rozvoji schengenského acquis v zemích, jako je Island, Norské království, Švýcarská konfederace a Lichtenštejnské knížectví.
Je samozřejmě důležité, aby se tyto země podílely na Fondu pro vnější hranice pro období 2007-2013, a to v souladu s platnými ustanoveními a dohodami. V zájmu stále většího sjednocování Evropy, která však neztrácí ze zřetele praktickou stránku, bude jejich účast upravena doplňujícími pravidly, která zároveň zajistí ochranu finančních zájmů Evropské unie a pravomoc Účetního dvora provádět audit.
Thomas Ulmer
Hlasoval jsem pro dohodu týkající se přistoupení Lichtenštejnska k dohodě o schengenském acquis, protože je to logický krok kupředu, který pro nás nebude představovat žádné problémy. Předpokládá se hladké fungování dohody.
Luís Paulo Alves
Hlasuji pro toto doporučení s ohledem na skutečnost, že dohoda uzavřená dne 26. října 2004 se Švýcarskou federací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku obsahuje ustanovení o možném přidružení Lichtenštejnska k dublinskému acquis formou protokolu. Vzhledem k uplatňování politiky otevřených hranic mezi oběma zeměmi a vzhledem k tomu, že v roce 2001 vyjádřilo Lichtenštejnsko zájem o přistoupení k této dohodě, k čemuž však nedošlo kvůli neshodám mezi Radou a Parlamentem, které byly vyřešeny v Lisabonské smlouvě, není důvod, abych s uzavřením této dohody nesouhlasil.
Vilija Blinkevičiūt
Hlasovala jsem pro tento dokument, který uvádí, že dohoda uzavřená dne 26. října 2004 se Švýcarskou konfederací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku ("Dublinská dohoda se Švýcarskem") obsahuje ustanovení o možném přidružení Lichtenštejnska k dublinskému acquis formou protokolu.
Dne 27. února 2006 udělila Rada Komisi příslušné zmocnění k zahájení jednání s Lichtenštejnskem a Švýcarskem. Po jednání byl předložen návrh protokolu o přistoupení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Právním základem návrhu protokolu o přidružení Lichtenštejnska předloženého Komisí dne 4. prosince 2006 byl čl. 300 odst. 3 první pododstavec Smlouvy o založení Evropského společenství, kterým je stanovena konzultace s Parlamentem.
Vítám opětovné postoupení návrhu rozhodnutí Rady Parlamentu a tedy pokračování v jednáních o přidružení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem. K uzavření tohoto protokolu s Lichtenštejnskem je nutno získat souhlas Parlamentu, jak zněl požadavek v prvním čtení. Vzhledem k úspěšně uzavřeným jednáním s Lichtenštejnskem a k pozměněnému právnímu základu by souhlas s uzavřením protokolu měl být udělen.
Carlos Coelho
Dohoda o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku - dohoda Dublin/Eurodac - byla uzavřena v roce 2004. Vzhledem k tomu, že politika otevřených hranic umožňující volný pohyb osob mezi Švýcarskem a Lichtenštejnskem existovala desítky let, bylo by logické, kdyby se těchto jednání zúčastnilo i Lichtenštejnsko. Přestože vyjádřilo zájem, bylo vynecháno, neboť ještě nemělo uzavřenu dohodu s Evropským společenstvím o zdanění příjmů z úspor.
Vzhledem k novým pravidlům Lisabonské smlouvy, která poskytují Parlamentu větší úlohu při uzavírání mezinárodních dohod, a také vzhledem k tomu, že Lichtenštejnsko uzavřelo příslušnou dohodu, která vstoupila v platnost 1. července 2005, podporuji rozhodnutí Parlamentu udělit svůj souhlas s uzavřením tohoto protokolu.
Diogo Feio
Dohoda o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států byla se Švýcarskem uzavřena v roce 2004. Tato dohoda umožňuje případné přidružení Lichtenštejnska formou protokolu. Dne 27. února 2006 udělila Rada Komisi příslušné zmocnění k zahájení jednání s Lichtenštejnskem a Švýcarskem. Dne 21. června 2006 byla jednání ukončena a byl parafován návrh protokolu o přistoupení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Nyní je na Parlamentu, aby s uzavřením tohoto protokolu vyslovil souhlas. Domnívám se, že by to měl učinit, a pro toto doporučení tedy hlasuji.
José Manuel Fernandes
Rada předložila návrh protokolu mezi Evropským společenstvím, Švýcarskou konfederací a Lichtenštejnským knížectvím o přistoupení Lichtenštejnského knížectví k dohodě mezi Evropským společenstvím a Švýcarskou konfederací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku.
Vítám přijetí tohoto protokolu, který se vztahuje na Evropskou unii a dva státy s historicky dobrými sousedskými vztahy a volným pohybem osob. Souhlasím se závěry, které předložila zpravodajka, a vítám zejména pokračování v jednáních o přidružení Lichtenštejnského knížectví k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Doufám, že bude urychleně uzavřena.
Ilda Figueiredo
Tato problematika souvisí s právem na azyl a s kritérii a mechanismy určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku.
Dohoda uzavřená dne 26. října 2004 se Švýcarskou konfederací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku - Dublinská dohoda se Švýcarskem - obsahuje ustanovení o možném přidružení Lichtenštejnska k tomuto acquis.
Vzhledem k tomu, že mezi Lichtenštejnskem a Švýcarskem desítky let existovala politika otevřených hranic umožňující volný pohyb osob, vyjádřilo Lichtenštejnsko v roce 2001 zájem o připojení k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Jednání se Švýcarskem se však nezúčastnilo, neboť nemělo uzavřenu dohodu s EU o zdanění příjmů z úspor.
Po následném uzavření této dohody mezi EU a Lichtenštejnskem a jejím vstupu v platnost Lichtenštejnsko potvrdilo své přání připojit se k dublinskému acquis v roce 2005.
V roce 2006 Rada udělila Komisi příslušné zmocnění k zahájení jednání s Lichtenštejnskem a Švýcarskem. Jednání byla uzavřena a byl parafován návrh protokolu.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem pro tento dokument, který uvádí, že dohoda z roku 2004 uzavřená se Švýcarskou konfederací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku ("Dublinská dohoda se Švýcarskem") obsahuje ustanovení o možném přidružení Lichtenštejnska k dublinskému acquis formou protokolu. Vítám skutečnost, že Evropský parlament se opět zabývá návrhem rozhodnutí Rady, i pokračování v jednáních o přidružení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Vzhledem k úspěšně uzavřeným jednáním s Lichtenštejnskem a pozměněnému právnímu základu by měl být vysloven souhlas s uzavřením protokolu.
Giovanni La Via
Hlasoval jsem pro doporučení Komisi týkající se kritérií a mechanismů určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku a - pokud bude protokol ratifikován, jak doufá většina Evropského parlamentu - také v Lichtenštejnském knížectví. Cílem Dublinské dohody je poskytnout zúčastněným státům kritéria pro určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl, zajistit tak lepší zacházení s žadateli a zároveň poskytnout státům nástroje pro boj s organizovaným zločinem. Tyto důležité otázky - zejména ochrana uprchlíků a mezinárodní bezpečnost - vyžadují důsledné a vytrvalé úsilí ze strany všech evropských orgánů, aby se uprchlíci a žadatelé o azyl mohli opřít o jasná právní a regulační kritéria a odkazy.
David Martin
písemně. - Vítám skutečnost, že Evropský parlament se opět zabývá návrhem rozhodnutí Rady, i pokračování v jednáních o přidružení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Je nutno získat souhlas Parlamentu - jak zněl požadavek v prvním čtení -, aby bylo možno tento protokol s Lichtenštejnskem uzavřít. Uzavření protokolu podporuji. Vzhledem k úspěšně dokončeným jednáním s Lichtenštejnskem a pozměněnému právnímu základu jsem hlasoval pro udělení souhlasu.
Nuno Melo
Vítám, že byl s Parlamentem opět konzultován návrh rozhodnutí Rady a že jednání o přidružení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem budou tedy pokračovat. Jak Parlament požadoval v prvním čtení, je pro uzavření tohoto protokolu s Lichtenštejnskem jeho souhlas nezbytný. Vzhledem k vazbě, která mezi Lichtenštejnskem a EU již existuje, se domnívám, že uzavření protokolu s příslušnými změnami právního základu je důležité. Proto jsem hlasoval takto.
Maria do Céu Patrão Neves
Dohoda uzavřená dne 26. října 2004 se Švýcarskou konfederací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku, známá jako tzv. Dublinská dohoda, obsahuje ustanovení o možném přidružení Lichtenštejnska k dublinskému acquis formou protokolu. Ve skutečnosti desítky let uplatňovaná politika otevřených hranic umožňující volný pohyb osob mezi Lichtenštejnskem a Švýcarskem vedla Lichtenštejnsko k tomu, aby v roce 2005 znovu vyjádřilo zájem připojit se k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Ke konečnému uzavření dohody nedošlo dříve z různých důvodů. Za prvé proto, že v rámci jednání s Lichtenštejnskem nebyly uzavřeny jiné dohody, za druhé proto, že se vedl spor o právní základ, a později proto, že vstoupila v platnost Lisabonská smlouva. Konečně je tedy cílů Parlamentu dosaženo, Parlamentu je nasloucháno a místo pouhých konzultací je nutné jeho kladné vyjádření. Vítám tuto skutečnost a hlasuji pro tuto zprávu.
Paulo Rangel
Dohoda uzavřená dne 26. října 2004 se Švýcarskou konfederací o kritériích a mechanismech určení státu příslušného pro posuzování žádosti o azyl podané v některém z členských států nebo ve Švýcarsku, tzv. Dublinská dohoda, obsahuje ustanovení o možném přidružení Lichtenštejnska k dublinskému acquis formou protokolu. Vzhledem k tomu, že mezi Švýcarskem a Lichtenštejnskem desítky let existovala politika umožňující volný pohyb osob, vyjádřilo Lichtenštejnsko v roce 2001 zájem o přistoupení k Dublinské dohodě se Švýcarskem, ale do jednání zapojeno nebylo, protože nemělo s Evropským společenstvím uzavřenu dohodu o zdanění příjmů z úspor. Po následném jednání a po vstupu této dohody mezi Evropským společenstvím a Lichtenštejnskem v platnost dne 10. června 2005 potvrdilo Lichtenštejnsko své přání připojit se k dublinskému acquis. Cílů Rady, pokud jde o právní základ, bylo dosaženo a souhlas Parlamentu se stal nutností, a proto jsem přesvědčen, že všechny podmínky pro souhlas s uzavřením tohoto protokolu s Lichtenštejnskem byly splněny.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - I když zpravodajka vítá skutečnost, že Evropský parlament se opět zabývá návrhem rozhodnutí Rady, i pokračování v jednáních o přidružení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem a žádá o souhlas Parlamentu, skupina Verts/ALE se rozhodla tímto doporučením se neřídit. Proto jsme hlasovali proti návrhu, stejně jako ve Výboru LIBE.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem pro tuto zprávu, protože podporuji uzavření protokolu o přistoupení Lichtenštejnska k Dublinské dohodě se Švýcarskem. Tato dohoda Švýcarsku již umožnila využít důležitých nástrojů v boji proti mezinárodnímu zločinu a nelegálnímu přistěhovalectví.
A to není všechno. Zavedením této koordinace je možno zabránit vícenásobným a neoprávněným žádostem o azyl. Nyní je cílem, aby Lichtenštejnsko mohlo využívat stejných výhod a stále více se přibližovalo ke konečnému cíli, tedy k dosažení plnohodnotného členství v Evropské unii.
Thomas Ulmer
S radostí jsem hlasoval pro přistoupení Lichtenštejnska k dohodě o azylovém systému Evropské unie. Zabrání to podávání vícenásobných žádostí o azyl v Evropské unii a v Lichtenštejnsku. Pokud bude žádost o azyl v Lichtenštejnsku odmítnuta, bude odmítnuta také v Unii, a naopak. Zjednodušením postupu jsme zároveň dosáhli další harmonizace.
Luís Paulo Alves
písemně. - (PT) Hlasuji pro toto doporučení, neboť stávající dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií umožňuje vzájemné zrušení vízové povinnosti pro cesty za účelem turistiky a podnikání pro všechny občany Brazílie a EU včetně státních příslušníků čtyř členských států, které v současné době bezvízový styk s Brazílií nemají. Vzhledem k tomu, že dohoda nenahrazuje, nýbrž doplňuje stávající dohody mezi některými členskými státy a Brazílií, které pokrývají cesty za jiným účelem, než je turistika, podnikání nebo výdělečná činnost, není důvod, proč by neměla být uzavřena. Délka pobytu v schengenském prostoru byla omezena na tři měsíce v průběhu šestiměsíčního období, a proto nevyvolává žádné obavy z nelegálního pobytu brazilských občanů.
Laima Liucija Andrikien
Hlasovala jsem pro toto usnesení o uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazilskou federativní republikou o zrušení víz pro krátkodobé pobyty pro držitele běžných cestovních pasů. Tato dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií umožňuje vzájemné zrušení vízové povinnosti pro cesty za účelem turistiky a podnikání, jak stanoví tato dohoda, pro všechny občany Brazílie a Evropské unie včetně státních příslušníků čtyř členských států - Estonska, Lotyšska, Kypru a Malty -, které v současné době bezvízový styk s Brazílií nemají. Je třeba konstatovat, že vzhledem ke společné vízové politice a výlučné pravomoci Evropské unie v této oblasti může vyjednat a uzavřít dohodu o zrušení vízové povinnosti pouze Unie, nikoli jednotlivé členské státy.
Důležité je, že v zájmu zajištění rovného zacházení pro všechny občany Unie bylo do dohody zařazeno ustanovení, podle kterého může Brazílie pozastavit nebo vypovědět dohodu pouze ve vztahu ke všem členským státům Unie. Stejně tak Evropská unie může pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem svým členským státům. Souhlasím s názorem zpravodajky, že musíme zajistit, aby do vízové politiky Unie byla zavedena zásada vzájemnosti.
Vilija Blinkevičiūt
V souladu s nařízením Rady (ES) č. 539/2001 mohou brazilští státní příslušníci cestovat na krátkodobé pobyty do všech členských států Evropské unie. Brazílie však stále požaduje pro vstup na své území vízum od státních příslušníků čtyř členských států (Estonska, Kypru, Malty a Lotyšska). Ostatní členské státy mají s Brazílií dvoustranné dohody o vízech, které jejich státním příslušníkům umožňují vstoupit na území do Brazílie za účelem krátkodobého pobytu bez víza.
Pouze Evropská unie může vzhledem ke své výlučné vnější pravomoci v této oblasti vyjednat a uzavřít dohodu o zrušení vízové povinnosti, nemohou to učinit jednotlivé členské státy. Dne 18. dubna 2008 proto přijala Rada rozhodnutí pověřující Komisi, aby zahájila jednání o uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazílií o zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty. Po ukončení jednání byla dohoda parafována a dne 8. listopadu 2010 byla jménem Evropské unie a Brazílie v Bruselu oficiálně podepsána.
Schválení této dohody o zrušení vízové povinnosti považuji za zásadní pro to, aby všichni občané Unie včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru mohli cestovat do Brazílie za účelem turistiky a podnikání bez víz, tedy za stejných podmínek, za nichž mohou již nyní cestovat občané Brazílie do všech členských států EU, tzn. aniž by k tomu potřebovali vízum. Musíme bezodkladně posílit společnou vízovou politiku Unie.
Carlos Coelho
Přestože občané Brazílie mohou cestovat za účelem krátkodobého pobytu do všech členských států Unie, aniž by museli mít vízum, občané čtyř členských států EU - Estonska, Kypru, Malty a Lotyšska - vízum pro vstup na území Brazílie potřebují. Všechny ostatní členské státy si totiž s Brazílií vyjednaly dvoustranné dohody a zajistily si tak zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty, avšak v současnosti už členské státy nemohou tyto dohody uzavírat individuálně.
Evropská unie má tak v oblasti společné vízové politiky výlučnou vnější pravomoc. Dne 8. listopadu 2010 byla proto uzavřena dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií, která umožňuje zrušit vzájemnou vízovou povinnost pro cesty za účelem turistiky a podnikání pro všechny občany Brazílie a Evropské unie. Podporuji skutečnost, že tato dohoda tímto způsobem zajišťuje rovné zacházení pro všechny občany EU, a zároveň umožňuje pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody, jak ze strany Brazílie, tak Evropské unie, pouze pokud to platí pro všechny členské státy EU.
Edite Estrela
Hlasovala jsem pro toto doporučení, neboť zaručuje rovné zacházení pro všechny evropské občany v rámci společné vízové politiky mezi Evropskou unií a Brazílií. Dohoda nenahrazuje, nýbrž doplňuje stávající dvoustranné dohody, které se týkají cest za jiným účelem, než je turistika a podnikání.
Diogo Feio
Za posledního portugalského předsednictví navázala Evropská unie nadstandardní strategické partnerství s Brazílií. V duchu, který by měl v dohodě tohoto typu převládat, je třeba samozřejmě přivítat všechna opatření vedoucí k odstranění překážek bránících kontaktu mezi evropskými občany a občany této další portugalsky hovořící země. Jelikož čtyři evropské země toto zrušení vízové povinnosti stále ještě nemohou využívat, jsem přesvědčen, že rozšíření stejného režimu i na tyto země má všechny výhody a příznivě se to odrazí i na hodnocení dohody, která je nám nyní předkládána. Pokud jde o vztahy mezi Evropskou unií a Brazílií, je třeba si uvědomit, že strategický význam této země již dlouho opravňuje k ustavení zvláštní delegace, jak se to již děje v případě ostatních zemí, které tvoří kvarteto Brazílie, Ruska, Indie a Číny, stejně jako v případě zemí, které jsou na mezinárodní scéně objektivně méně významné.
José Manuel Fernandes
písemně. - (PT) Podle podmínek nařízení (ES) č. 539/2001 mohou občané Brazílie cestovat do všech členských států Evropské unie bez víza, za předpokladu, že jde pouze o krátkodobé pobyty.
Ne každý občan Evropské unie však má stejné výsady. V této situaci se nacházejí státní příslušníci Estonska, Kypru, Malty a Lotyšska. To znamená, že "zásada vzájemnosti" není dodržována.
Aby tito občané měli stejné podmínky jako ostatní občané Unie a Brazílie, je nutno uzavřít dohodu mezi Evropskou unií a Brazílií. Nemůžeme mít dvourychlostní Unii, a tak vítáme přijetí této dohody, a to nejen proto, že se zdá ze své podstaty spravedlivá, ale také proto, že ukončuje jeden z několika případů negativní diskriminace, která mezi občany Unie stále existuje.
Carlo Fidanza
Společně se svými italskými kolegy ve skupině Evropské lidové strany (Křesťanských demokratů) jsem se rozhodl zdržet se dnešního hlasování, které se týká vztahů mezi Evropskou unií a Brazílií, a sice zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty pro držitele běžných cestovních pasů. Je tomu tak proto, že s ohledem na obsah usnesení o případu Cesareho Battistiho bych byl raději, kdyby hlasování bylo nyní odloženo, dokud nebude vydáno nové rozhodnutí brazilského federálního soudu o vydání zločince Cesara Battistiho.
Vzhledem k tomu, že tato záležitost není naléhavá, její odklad na příští dílčí zasedání nebo na zasedání v dubnu by určitě nebyl problém, zejména když si uvědomíme bolest rodin obětí tohoto masového vraha. Tyto rodiny čekají už 31 let, až bude spravedlnosti učiněno zadost a Cesare Battisti si v našich vězeních odpyká trest vynesený italskými soudy.
Ilda Figueiredo
Tato záležitost se týká rozšíření bezvízového styku pro držitele běžných pasů pro krátkodobé pobyty na země Unie, pro které stále ještě platí u těchto typů pobytu vízová povinnost.
Zpráva se staví za co nejrychlejší uzavření dohody o zrušení vízové povinnosti, aby všichni občané EU včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru mohli cestovat do Brazílie za účelem turistiky nebo podnikání, stejně jako již mohou občané Brazílie cestovat bez víza do všech členských států EU. Jedná se o zavedení vzájemnosti v oblasti vízové politiky.
Parlament má za to, že je třeba i nadále prosazovat vzájemnost ve věci bezvízového styku, dokud všichni občané ze všech členských států nebudou moci vstoupit bez víza na území všech zemí, jejichž občané mohou již nyní cestovat do Unie bez víz, včetně USA a Kanady. To považujeme za spravedlivé.
Jacqueline Foster
písemně. - Evropský letecký průmysl a jeho zákazníci to neměli v posledních několika měsících snadné! K neslavné krizi se sopečným prachem došlo právě v době, kdy se letecké společnosti potýkaly s velmi závažnou recesí, stejně jako samozřejmě i jejich cestující.
Nicméně uprostřed těchto problémů přichází určitá dobrá zpráva pro podniky i cestující! Dnešní hlasování o dohodě o leteckých službách mezi Evropskou unií a Brazílií přináší značné vzájemné výhody.
Za prvé, Brazílie je pro Unii strategicky velmi významným partnerem s obrovským potenciálem trhu do budoucna. V současné době se mezi Brazílií a Evropskou unií letecky přepraví více než čtyři miliony cestujících ročně. Vzhledem k tomu, že je to země s rychle se rozvíjejícím odvětvím cestovního ruchu, toto číslo může pouze narůstat.
Z obchodního hlediska je finančním hlavním městem Jižní Ameriky Sao Paulo. Rozvoj vysoce specializovaného ropného a finančního průmyslu povede k větší poptávce po letecké dopravě.
Hlavním úspěchem v tomto směru je odstranění omezení v souvislosti se státní příslušností ve stávajících dvoustranných dohodách mezi členskými státy a Brazílií. Jedná se o mimořádně důležitý první krok v posilování vazeb v oblasti letecké dopravy mezi Evropskou unií a Brazílií, který Brazílii a Unii umožnil přikročit k jednání o komplexní dohodě o letecké dopravě.
(Vysvětlení hlasování bylo zkráceno v souladu s článkem 170)
Salvatore Iacolino
Zdržel jsem se závěrečného hlasování o zprávě paní Macoveiové, stejně jako o zprávách paní Ţicăuové a pana Enciua, abych tak vyjádřil své zklamání z postupu brazilské vlády ve věci vydání teroristy Cesareho Battistiho.
Dohody o zrušení vízové povinnosti a leteckých službách potvrzují dobré vztahy mezi Brazílií a Evropskou unií. Na zasedání Výboru pro občanské svobody, spravedlnost a vnitřní věci (LIBE) jsem navrhl, abychom pozvali ke slyšení brazilského velvyslance při Evropské unii a diskutovali s ním o některých základních otázkách, jako je dodržování lidských práv, boj proti terorismu a názory na svobodu a bezpečnost v Evropě a Brazílii. Jsem přesvědčen, že můžeme dosáhnout konkrétních výsledků v zájmu občanů Evropy i obyvatel Brazílie.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem pro toto usnesení o uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazilskou federativní republikou o zrušení víz pro krátkodobé pobyty pro držitele běžných cestovních pasů. V souladu s nařízením Rady (ES) č. 539/2001 mohou brazilští státní příslušníci cestovat do všech členských států Evropské unie za účelem krátkodobého pobytu bez víza. Brazílie však při vstupu na své území stále požaduje víza od státních příslušníků čtyř členských států (Estonsko, Kypr, Malta a Lotyšsko). Ostatní členské státy mají s Brazílií uzavřeny dvoustranné dohody o vízech, které jejich státním příslušníkům umožňují při krátkodobém pobytu vstup na území Brazílie bez víza. Vzhledem ke společné vízové politice a výlučné pravomoci Evropské unie v této oblasti může dohodu o bezvízovém styku sjednat a uzavřít pouze Unie, nikoli jednotlivé členské státy. Je nutno schválit uzavření této dohody o zrušení vízové povinnosti, aby všichni občané Evropské unie, tedy i občané Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, mohli za účelem turistiky a podnikání cestovat do Brazílie bez víz, tak jako již cestují bez víz občané Brazílie do všech členských států Unie. V této oblasti musíme bezodkladně podniknout potřebné kroky.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro to, aby Parlament co nejdříve udělil souhlas s uzavřením této dohody o zrušení vízové povinnosti, aby všichni občané EU včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru mohli cestovat do Brazílie za účelem turistiky a podnikání bez víza, stejně jako mohou občané Brazílie již nyní cestovat bez víz do všech členských států Unie. Musíme bezodkladně posílit vzájemnost v oblasti vízové politiky Unie.
Erminia Mazzoni
Tím, že jsem se zdržela hlasování o zprávě týkající se dohody mezi Evropskou unií a Brazilskou federativní republikou o zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty pro držitele běžných cestovních pasů, vyjadřuji postoj, který jde nad rámec této záležitosti.
Neschvaluji počínání brazilské vlády v případu Cesareho Battistiho. Vydání - jehož postupy jsou stanoveny ve dvoustranné dohodě - mělo být povoleno. Výklad, který poskytly soudní orgány, porušuje přijaté závazky. Trest - který by si měl pan Battisti odpykat v Itálii - byl vynesen běžným soudcem na základě obecného práva pro obecnou trestnou činnost - za masovou vraždu. Je těžké podporovat mezinárodní vztahy, například ty, které jsou uvedeny ve zprávách, o nichž Parlament hlasoval, se zemí, která nerespektuje dohody a která se především odvolává na základní právo na ochranu života.
Nuno Melo
písemně. - (PT) Všichni občané Evropské unie, kteří chtějí cestovat do Brazílie za účelem turistiky nebo podnikání, nebudou pro pobyt do tří měsíců potřebovat vízum, stejně jako občané Brazílie mohou již nyní cestovat bez víza do všech zemí Unie, a to na základě dohody, kterou právě přijal Evropský parlament. Z této dohody budou mít prospěch především občané Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, kteří pro vstup na území Brazílie stále potřebují vízum. Tato dohoda se vztahuje na držitele běžných cestovních pasů. Po přijetí této dohody budou moci všichni občané Unie, včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, od nichž Brazílie stále požaduje víza, vstoupit na území této země za účelem turistiky a podnikání bez víza, stejně jako brazilští občané mohou již nyní cestovat bez víza do všech členských států Unie. Délka pobytu v schengenském prostoru je omezena na tři měsíce v průběhu šestiměsíčního období. Tato dohoda se bude týkat asi 90-95 % všech cestujících.
Alexander Mirsky
písemně. - Hlasoval jsem kladně, neboť považuji za velmi důležité pomoci obyvatelům Brazílie vypořádat se s problémy obrovských území. Technologická a finanční pomoc zajistí potravinovou konkurenceschopnost a nízké ceny. Brazílie se může změnit ze zemědělského producenta na významného spotřebitele evropského zboží, může otevřít nový prodejní trh a rozšířit turistické služby, pokud bude poskytnuta podpora v těch správných oblastech.
Maria do Céu Patrão Neves
písemně. - (PT) Občané Brazílie mohou cestovat do všech členských států Evropské unie bez víza, pokud jde o krátkodobé pobyty v souladu s podmínkami nařízení Rady (ES) č. 539/2001. Od občanů čtyř členských států EU, a sice Estonska, Kypru, Malty a Lotyšska, však Brazílie stále vyžaduje při vstupu na své území vízum. Ostatní členské státy uzavřely dvoustranné dohody přímo s Brazílií. Ve snaze tuto situaci vyřešit a vzhledem k výlučné vnější pravomoci Unie v této oblasti přijala Rada rozhodnutí pověřit Komisi, aby zahájila jednání o uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazílií o zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty. Tato dohoda mezi Unií a Brazílií, pro kterou jsem hlasovala, umožňuje vzájemný bezvízový styk pro cesty za účelem turistiky a podnikání pro všechny občany Brazílie a Evropské unie, včetně státních příslušníků čtyř členských států, které v současné době nemají bezvízový styk pro cesty do Brazílie. Dohoda nenahrazuje, nýbrž doplňuje stávající dvoustranné dohody mezi některými členskými státy a Brazílií, které se týkají cest za jiným účelem, než je turistika a podnikání, jako jsou cesty studentů a výzkumných pracovníků.
Paulo Rangel
písemně. - (PT) Hlasoval jsem pro uzavření dohody mezi Evropskou unií a Brazílií o zrušení víz pro krátkodobé pobyty pro držitele běžných cestovních pasů, která má zajistit, aby v souladu s požadavky zásady vzájemnosti a zásady rovného zacházení mohli všichni občané Unie - včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, kteří až doposud potřebovali pro vstup na území Brazílie vízum - cestovat do Brazílie za účelem turistiky a podnikání bez víza, stejně jako občané Brazílie mohou již nyní cestovat bez víza do členských států Evropské unie.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Současná dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií umožňuje vzájemný bezvízový styk pro cesty za účelem turistiky a podnikání, jak je stanoveno v dohodě, pro všechny občany Brazílie a Evropské unie včetně státních příslušníků čtyř členských států, které v současnosti nemají pro cesty do Brazílie bezvízový styk. Dohoda nenahrazuje, nýbrž doplňuje stávající dvoustranné dohody mezi některými členskými státy Unie a Brazílií, které se týkají cest za jiným účelem, než je turistika a podnikání, (např. cesty studentů a výzkumných pracovníků).
Kategorie osob cestujících v rámci výdělečné činnosti je rovněž z oblasti působnosti této dohody vyloučena. V zájmu zajištění rovného zacházení pro všechny občany Unie bylo do dohody zařazeno ustanovení uvádějící, že Brazílie může pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem členským státům EU. Stejně tak Unie může pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem svým členským státům.
Nuno Teixeira
písemně. - (PT) Lisabonská smlouva stanovila, že uzavírání dohod s třetími zeměmi o společné vízové politice je ve výlučné pravomoci Evropské unie. Nařízení Rady (ES) č. 539/2001 již umožňuje občanům Brazílie cestovat do všech členských států Evropské unie bez víza. Brazílie však ještě stále vyžaduje při vstupu na své území vízum od občanů Estonska, Kypru, Malty a Lotyšska, členských států Unie. Tato dohoda o vzájemném zrušení vízové povinnosti se vztahuje na cesty za účelem turistiky a podnikání, což přinese ekonomické výhody oběma stranám. Délka pobytu v schengenském prostoru je omezena na tři měsíce v průběhu šestiměsíčního období.
Považuji za důležité zdůraznit, že tato dohoda zohledňuje situaci členských států, které dosud v plném rozsahu neuplatňují schengenské acquis - jde o Kypr, Bulharsko a Rumunsko -, a dává brazilským státním příslušníkům právo na bezvízový vstup na území každého z členských států, a to na dobu tří měsíců, bez ohledu na délku pobytu stanovenou pro celý schengenský prostor. Hlasuji pro tuto dohodu, neboť se domnívám, že je nezbytné zabránit diskriminaci občanů různých členských států a řádně uplatňovat zásadu vzájemnosti, která je jedním z vůdčích principů Evropské unie.
Artur Zasada
Výsledky hlasování vítám. Jsem pevně přesvědčen, že každé opatření, které občanům všech členských států Unie zaručuje rovná práva, si zaslouží naši podporu. Tím více mě těší, že tato rovná práva se týkají klíčových otázek, jako je svoboda překračovat hranice. Jako Polák si vzpomínám na mnohé problémy spojené s překračováním hranice před tím, než se Polsko stalo členem Evropské unie, a proto považuji každý krok směřující k úplnému a vzájemnému zrušení víz za mimořádně významný. Doporučení zpravodajky Macoveiové je významné rovněž z jiného důvodu. Ve vysvětlujícím prohlášení zpravodajka konstatuje, že dvě třetí země, Kanada a Spojené státy, stále ukládají vízovou povinnost některým členským státům, Kanada třem a Spojené státy čtyřem. Jsem přesvědčen, že opatření nedávno přijatá Parlamentem, jako je písemné prohlášení 89/2010, budou mít zamýšlený účinek a způsobí změnu ve vízové politice Spojených států a Kanady.
Luís Paulo Alves
Hlasuji pro toto doporučení, protože podle nařízení (ES) č. 539/2001 je Brazílie zařazena do seznamu zemí, jejichž občané mohou překračovat vnější hranice Evropské unie bez víza. Čtyři členské státy však v praxi tuto vzájemnost stále ještě nemohou využívat. Vzhledem k tomu, že změny zavedené Lisabonskou smlouvou znamenají, že společná vízová politika vůči třetím zemím je nyní již ve výlučné pravomoci EU, prospěch ze zrušení vízové povinnosti s Brazílií budou mít všechny členské státy. Kromě toho stávající dvoustranné dohody mezi členskými státy a Brazílií zůstávají nadále v platnosti, neboť se vztahují na některé kategorie cestujících, na něž se dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií nevztahuje. Souhlasím také s názorem zpravodajky, že tato dohoda by měla sloužit jako příklad pro zavedení vzájemnosti s dalšími zeměmi, totiž s USA a Kanadou.
Vilija Blinkevičiūt
Tato dohoda umožňuje vzájemný bezvízový pobyt pro krátkodobé cesty pro všechny občany Unie a Brazílie, kteří vlastní diplomatický, služební nebo úřední cestovní pas. V zájmu zajištění rovného zacházení pro všechny občany EU ve věci bezvízového cestování článek 8 této dohody stanoví, že Brazílie může pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem členským státům Unie, a stejně tak Evropská unie může pozastavit či ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem svým členským státům.
Dohoda obsahuje ustanovení o zřízení výboru odborníků pro urovnávání sporů vznikajících případně při výkladu či provádění ustanovení dohody. Dohoda obsahuje rovněž ustanovení o výměně vzorů cestovních pasů mezi Brazílií a členskými státy. Domnívám se, že ochrana stávajících dvoustranných dohod by měla zůstat pro Evropskou unii nejvyšší prioritou, neboť tyto smlouvy umožňují zrušit vízovou povinnost pro krátkodobé pobyty pro kategorie cestujících, na které se dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií nevztahuje.
V tomto ohledu je třeba připomenout, že pokud by Brazílie vypověděla dvoustranné dohody, Evropská unie by mohla uplatnit doložku o pozastavení obsaženou v dohodě mezi EU a Brazílií o zrušení vízové povinnosti. Tato dohoda o zrušení vízové povinnosti pro držitele diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů představuje krok vpřed k zavedení úplného vzájemného osvobození od vízové povinnosti v souladu s nařízením (ES) č. 539/2001.
Carlos Coelho
Ačkoliv se Brazílie nachází na tzv. "pozitivním seznamu" zemí, jejichž příslušníci jsou při překračování vnějších hranic Evropské unie od vízové povinnosti osvobozeni, státní příslušníci čtyř zemí Unie - Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru - stále ještě nemohou při svých cestách do Brazílie podobné právo využívat. Na základě Lisabonské smlouvy je společná vízová politika vůči třetím zemím ve výlučné pravomoci Evropské unie, a je proto na Evropské unii, aby vyjednala takovou dohodu, která zajistí rovné zacházení pro všechny občany Unie.
Bylo dohodnuto, že budou podepsány dvě samostatné dohody, a sice jedna pro držitele běžných cestovních pasů a druhá pro držitele diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů. Toto rozhodnutí podporuji, neboť umožňuje, aby dohoda týkající se diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů přinejmenším vstoupila v platnost rychleji vzhledem k tomu, že na rozdíl od dohody o běžných cestovních pasech nevyžaduje ratifikaci brazilským kongresem.
Stávající dvoustranné dohody zůstanou v platnosti, neboť umožňují zrušit vízovou povinnost pro některé kategorie cestujících, na které se dohoda mezi Evropskou unií a Brazílií vůbec nevztahuje.
Ioan Enciu
Jako zpravodaj Evropského parlamentu jsem hlasoval pro schválení této dohody. Tato dohoda zruší vízovou povinnost pro Brazílii pro držitele diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů a pro občany čtyř členských států, Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru. Jsem přesvědčen, že dohoda představuje významný posun směrem k zavedení úplné vzájemnosti v oblasti víz ve vztahu k třetím zemím, pro všechny občany Unie. V úsilí zaměřeném na zajištění úplné vzájemnosti je třeba pokračovat a zrušit vízovou povinnost, kterou ukládá Kanada a USA občanům z pěti členských států, z Rumunska, Bulharska, České republiky, Kypru a Polska.
Edite Estrela
Hlasovala jsem pro toto doporučení, neboť představuje pokrok ve vztahu mezi Evropskou unií a Brazílií na cestě k úplnému a vzájemnému osvobození držitelů diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů od vízové povinnosti při krátkodobých pobytech. Podepsání této dohody by mělo sloužit jako příklad pro další země, konkrétně pro USA a Kanadu, které v případě některých členských států Unie stále požadují víza.
Diogo Feio
Hlasovali jsme dnes o usnesení, které se týká podepsání dohody mezi Evropskou unií a Brazilskou federativní republikou o zrušení vízové povinnosti pro držitele běžných cestovních pasů při krátkodobých pobytech. Ještě více důvodů je pro to, aby tuto úpravu mohli využívat i držitelé diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů. Vzájemnost v případě tohoto typu smlouvy je zásadní a důležitá, neboť zajišťuje, aby tomuto osvobození nebránily administrativní či byrokratické požadavky, které by mohly ohrozit oprávněná očekávání občanů. Brazílie se stává stále významnějším partnerem Evropské unie, s níž sdílí společnou historii a jazyk. Všechno, co usnadňuje vztahy mezi touto hlavní jihoamerickou zemí a Evropou, je třeba velmi vítat.
José Manuel Fernandes
V souladu s nařízením (ES) č. 539/2001 mohou brazilští občané cestovat do všech členských států Evropské unie bez víza, pokud se jedná o krátkodobé pobyty.
Nicméně ne každý v Evropské unii má stejné výsady. V této situaci se nacházejí státní příslušníci z Estonska, Kypru, Malty a Lotyšska; zásada vzájemnosti tedy není respektována.
V roce 2008 přijala Rada rozhodnutí, jímž pověřila Komisi, aby vyjednávala o podepsání dohody mezi Evropskou unií a Brazílií, která by ukončila porušování zásady vzájemnosti. Ve snaze urychlit proces a nebrzdit vstup dohody v platnost se smluvní strany rozhodly vypracovat dvě dohody, a sice jednu pro držitele běžných cestovních pasů a druhou pro držitele diplomatických cestovních pasů (v druhém případě není nutná ratifikace brazilským kongresem).
Vítám proto tuto iniciativu, která zaručí rovné zacházení pro všechny občany Evropské unie a plně respektuje zásadu vzájemnosti.
Carlo Fidanza
Společně se svými italskými kolegy ve skupině Evropské lidové strany (Křesťanských demokratů) jsem se rozhodl zdržet se dnešního hlasování, které se týká vztahů mezi Evropskou unií a Brazílií, a sice zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty pro držitele diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů. A to proto, že s ohledem na obsah usnesení o případu Cesareho Battistiho bych byl raději, kdyby hlasování bylo nyní odloženo, dokud nebude vydáno nové rozhodnutí brazilského federálního soudu o vydání zločince Cesareho Battistiho.
Vzhledem k tomu, že tato záležitost není naléhavá, její odklad na příští dílčí zasedání nebo na zasedání v dubnu by určitě nebyl problém, zejména pokud si uvědomíme bolest rodin obětí tohoto masového vraha. Tyto rodiny čekají už 31 let, až bude spravedlnosti učiněno zadost a Cesare Battisti si v našich vězeních odpyká trest vynesený italskými soudy.
Ilda Figueiredo
Brazílie se nachází na tzv. pozitivním seznamu zemí, jejichž občané jsou při překračování vnějších hranic Evropské unie osvobozeni od vízové povinnosti. V souladu se zásadou vzájemnosti, která toto nařízení podporuje, by všichni občané Unie měli mít při cestách do Brazílie stejné právo.
Až doposud byla zásada vzájemnosti uplatňována prostřednictvím dvoustranných dohod o bezvízovém styku uzavřených mezi Brazílií a jednotlivými členskými státy. Nicméně čtyři země Unie - Estonsko, Lotyšsko, Malta a Kypr - takové dohody nepodepsaly. V důsledku toho je od jejich občanů při cestách do Brazílie stále požadováno vízum, což porušuje zásadu vzájemnosti.
Dohoda o zrušení vízové povinnosti mezi Evropskou unií a Brazílií, která nenahrazuje ostatní dvoustranné dohody podepsané s různými členskými státy, se nyní vztahuje na držitele diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů cestujících za účelem turistiky nebo podnikání.
Juozas Imbrasas
písemně. - (LT) Souhlasil jsem s tímto dokumentem, protože dohoda vzájemně umožňuje bezvízové krátkodobé cesty pro všechny občany Unie a Brazílie, kteří vlastní diplomatický, služební nebo úřední cestovní pas. S cílem zaručit rovné zacházení pro všechny občany Unie stanoví článek 8 této dohody, že Brazílie může pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem členským státům Unie, a stejně tak Unie může pozastavit nebo ukončit uplatňování dohody pouze ve vztahu ke všem svým členským státům. Tato dohoda o zrušení vízové povinnosti pro držitele diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů představuje krok vpřed na cestě k úplnému vzájemnému zrušení vízové povinnosti v souladu s nařízením č. 539/2001.
Monica Luisa Macovei
písemně. - Hlasovala jsem pro to, aby Evropský parlament udělil souhlas s uzavřením dvou dohod s Brazílií o zrušení vízové povinnosti. V současné době občané Brazílie nepotřebují pro vstup na území Unie vízum, zatímco občané Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru při vstupu na území Brazílie vízum mít musí. Tyto dohody zajistí uplatňování zásady vzájemnosti v oblasti bezvízového styku mezi Evropskou unií a Brazílií.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro tuto zprávu. Zrušení vízové povinnosti se týká držitelů diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů, kteří cestují za účelem turistiky nebo podnikání. Občané smluvních stran mohou pobývat na území druhých stran po dobu nejvýše tří měsíců v průběhu šestiměsíčního období následujícího po datu prvního vstupu. Osvobození od vízové povinnosti pro cesty za jiným účelem, než jak je uvedeno v dohodě, je přesto možné na základě ustanovení dvoustranných dohod, které s Brazílií podepsalo 23 z 27 členských států. Dohoda zohledňuje situaci členských států, které dosud v plném rozsahu neuplatňují schengenské acquis. Dokud tyto členské státy (Kypr, Bulharsko a Rumunsko) nebudou součástí schengenského prostoru, zrušení vízové povinnosti dává brazilským občanům právo pobývat po dobu tří měsíců na území každého z nich, bez ohledu na to, jak dlouhé období bylo stanoveno pro celý schengenský prostor.
Erminia Mazzoni
Tím, že jsem se zdržela hlasování o zprávě týkající se dohody mezi Evropskou unií a Brazilskou federativní republikou o zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty pro držitele diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů, vyjadřuji postoj, který jde nad rámec této záležitosti.
Neschvaluji počínání brazilské vlády v případu Cesareho Battistiho. Vydání - jehož postupy jsou stanoveny ve dvoustranné dohodě - mělo být povoleno. Výklad, který poskytly soudní orgány, porušuje přijaté závazky. Trest, který by si měl pan Battisti odpykat v Itálii, byl vynesen běžným soudcem na základě obecného práva pro obecnou trestnou činnost - za masovou vraždu. Je těžké podporovat mezinárodní vztahy, například ty, které jsou uvedeny ve zprávách, o nichž Parlament hlasoval, se zemí, která nerespektuje dohody a která se především odvolává na základní právo na ochranu života.
Nuno Melo
Všichni občané Evropské unie, kteří chtějí cestovat do Brazílie za účelem turistiky nebo podnikání, nebudou pro pobyty do tří měsíců potřebovat vízum, stejně jako občané Brazílie mohou již nyní cestovat bez víza do všech zemí Unie, a to na základě dohody, kterou právě přijal Evropský parlament. Z této dohody budou mít prospěch především občané Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, kteří pro vstup na území Brazílie stále potřebují vízum. Tato dohoda se vztahuje na držitele diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů. Po schválení této dohody budou moci všichni občané Unie - včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, od nichž Brazílie stále požaduje vízum - při cestách za účelem turistiky nebo podnikání vstoupit na území této země bez víza, stejně jako brazilští občané mohou již nyní cestovat bez víza do všech členských států Unie. Délka pobytu v schengenském prostoru je omezena na tři měsíce v průběhu šestiměsíčního období.
Maria do Céu Patrão Neves
Podle Lisabonské smlouvy je společná vízová politika ve vztahu k třetím zemím ve výlučné pravomoci Evropské unie. Nikoli jednotlivé členské státy, nýbrž pouze Unie může vyjednávat o dohodě o zrušení vízové povinnosti s Brazílií a uzavřít ji. Nebylo tomu tak, dokud nebyla podepsána Lisabonská smlouva. Tato zpráva analyzuje dohodu o zrušení vízové povinnosti mezi Evropskou unií a Brazílií pro držitele diplomatických, služebních a úředních cestovních pasů. K formálnímu podepsání dohody došlo jménem Evropské unie a Brazílie v Bruselu dne 8. listopadu 2010. Tato dohoda o zrušení vízové povinnosti nenahrazuje, nýbrž doplňuje ostatní dvoustranné dohody podepsané s různými členskými státy. Dohoda uzavřená na úrovni Unie však bude mít přednost před dvoustrannými dohodami v oblastech, na něž se tyto dohody vztahují, konkrétně v případě cest za účelem turistiky a podnikání. Vítám doložky o vzájemnosti mezi brazilskými občany a občany Unie a záruku rovného zacházení pro všechny občany Unie. Bylo zařazeno také ustanovení, aby Brazílie a Unie mohly pozastavit nebo ukončit provádění dohody pouze ve vztahu ke všem členským státům. Z těchto důvodů jsem hlasovala kladně.
Paulo Rangel
Hlasoval jsem pro podepsání dohody mezi Evropskou unií a Brazílií o zrušení vízové povinnosti pro krátkodobé pobyty pro držitele diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů, jejímž cílem je v souladu s požadavky zásady vzájemnosti a zásady rovného zacházení zaručit všem občanům Unie, kteří vlastní diplomatický, služební nebo úřední cestovní pas - včetně občanů Estonska, Lotyšska, Malty a Kypru, kteří až dosud stále potřebují vízum pro vstup na území Brazílie - možnost cestovat do Brazílie za účelem turistiky nebo podnikání bez víza, stejně jako občané Brazílie mohou již nyní cestovat bez víza do členských států Unie.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Zrušení vízové povinnosti se týká držitelů diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů, kteří cestují za účelem turistiky nebo podnikání. Občané států smluvních stran mohou pobývat na území státu druhé strany po dobu nejvýše tří měsíců v průběhu šestiměsíčního období následujícího po datu prvního vstupu na území státu druhé smluvní strany. Osvobození od vízové povinnosti pro cesty za jiným účelem, než je uvedeno v dohodě, lze přesto provést na základě ustanovení obsažených v dvoustranných dohodách, které s Brazílií podepsalo 23 z 27 členských států.
Dohoda zohledňuje situaci členských států, které dosud v plném rozsahu neuplatňují schengenské acquis. Dokud tyto členské státy (Kypr, Bulharsko a Rumunsko) nebudou součástí schengenského prostoru, zrušení vízové povinnosti dává občanům Brazílie právo pobývat po dobu tří měsíců na území každého z těchto členských států bez ohledu na dobu stanovenou pro celý schengenský prostor.
Nuno Teixeira
Brazílie se nachází na tzv. "pozitivním seznamu" zemí, jejichž občané jsou při překračování vnějších hranic Evropské unie osvobozeni od vízové povinnosti. Až dosud byla tato politika vzájemnosti uplatňována prostřednictvím dvoustranných dohod mezi Brazílií a členskými státy. Nicméně Estonsko, Lotyšsko, Malta a Kypr takovou dohodu nepodepsaly a jejich občané nejsou vízové povinnosti zproštěni. Účelem této dohody je osvobodit od vízové povinnosti držitele diplomatických, služebních nebo úředních cestovních pasů a má stejný cíl a oblast působnosti jako dohoda týkající se držitelů běžných cestovních pasů.
Podle brazilského práva však dohoda týkající se držitelů diplomatických cestovních pasů nevyžaduje ratifikaci brazilským kongresem, a proto vstoupí v platnost dříve. Obě tyto dohody nenahrazují dvoustranné dohody mezi členskými státy a Brazílií; pouze je doplňují. Domnívám se, že je důležité uplatnit tuto praxi vzájemnosti v dohodách o zrušení vízové povinnosti na jiné třetí země a odstranit tak existující diskriminaci, zejména ze strany USA a Kanady.
Licia Ronzulli
Ačkoliv podporuji obsah této dohody, rozhodla jsem se zdržet hlasování na protest proti politickým rozhodnutím, která brazilská vláda již nějakou dobu přijímá o Cesarovi Battistovi.
Skutečností je, že tento vrah, jenž byl již vícekrát uznán vinným, si neodpykává trest, který mu uložily italské soudy.
Luís Paulo Alves
Souhlasím s touto zprávou a uznávám možnosti, které směrnice o službách skýtá pro zlepšení hospodářské integrace, a zároveň se domnívám, že uplatňování směrnice může upevnit vztah mezi vnitřním trhem a politikou soudržnosti, které se vzájemně posilují. K dosažení tohoto cíle je třeba, aby informace poskytované občanům a podnikům byly transparentnější. Je důležité vzít na vědomí podmínky, za nichž se v některých otázkách a činnostech neuplatňuje princip země původu, zejména s ohledem na různé právní předpisy obsažené v rámci jiných nástrojů Unie a na soubor záruk, které by měl za vyslané pracovníky poskytnout stát. Tato otázka vyvolala dlouhou diskusi a zabránila dřívějšímu uplatnění směrnice. Obávám se, že uplatňování této směrnice na regionální a místní úrovni by mohlo působit proti deregulačním opatřením a brzdit snahy o zjednodušení správních postupů, a to zejména vzhledem k tomu, že její uplatnění může vyžadovat další prostředky, příspěvky ze strukturálních fondů a jiné nástroje, které jsou nezbytné pro kompenzaci v přechodném období. V této souvislosti vyzývám k větší soudržnosti a koordinaci všech politik.
Laima Liucija Andrikien
Hlasovala jsem pro toto usnesení Evropského parlamentu o provádění směrnice o službách, která vstoupila v platnost v roce 2006. Cílem této směrnice je otevřít trh poskytovatelům služeb v Evropské unii, postupně odstranit protekcionistická omezení bránící v poskytování služeb a naplnit zásadu svobody pohybu, který je základem společného trhu. Stručně řečeno, evropští poskytovatelé služeb musí mít možnost pracovat bez byrokratických překážek kdekoli v Unii. Směrnice se týká různých služeb, jejichž hrubý domácí produkt (HDP) představuje 40 % HDP Evropské unie. Předpokládáme, že provedení této směrnice může přinést zisk až 140 miliard EUR a zvýšit HDP Unie o 1,5 %. K tomu, aby však směrnice předpokládané přínosy přinesla, musí být řádně provedena. Bohužel bylo zjištěno, že ne všem členským státům EU se podařilo ji do konce roku 2009 v plné míře zapracovat do vnitrostátních právních předpisů. Souhlasím s tím, že nezbytnou součástí účinného provedení této směrnice je zřízení jednotných kontaktních míst.
Tato jednotná kontaktní místa (JKM) mají poskytovat potřebné informace a umožnit provádění všech postupů elektronickou cestou a nejen v jazyce daného členského státu. Podle údajů Evropské komise tato JKM zřídilo 22 členských států EU, ale pouze 17 z nich mají informační portály eGovernment a i ty se v různých členských státech značně liší. Je nutno zdůraznit, že bez řádně fungujících jednotných kontaktních míst nezískají spotřebitelé všechny informace, což nám zabrání dosáhnout cílů stanovených směrnicí.
Alfredo Antoniozzi
Možný přínos plynoucí z provedení směrnice o službách je nesporný. Činnosti spadající do oblasti působnosti směrnice představují 40 % hrubého domácího produktu (HDP) a pracovních míst v Evropské unii. Řádným provedením bychom mohli uvolnit obrovský hospodářský potenciál, vytvořit pracovní místa a napomoci hospodářskému oživení. Kvalita provedení směrnice členskými státy je klíčová, stejně jako dodržení lhůt stanovených pro tento účel.
Již v průběhu vyjednávání, která předcházela přijetí této směrnice, Evropský parlament prokázal, že může hrát klíčovou úlohu. Proto se domnívám, že Parlament by měl zajistit sledování procesu provádění směrnice členskými státy. Evropští poskytovatelé služeb musí mít možnost nabízet své služby bez byrokratických překážek na celém území Evropské unie. Nicméně ve fázi provádění si musíme být vědomi také dalších aspektů, zejména administrativních nákladů, které členské státy aktuálně zatěžují.
Souhlasím se zpravodajkou, že postup vzájemného hodnocení, který zavedla Rada, představuje zbytečnou byrokratickou zátěž správních orgánů členských států na vnitrostátní, regionální a místní úrovni. Doufám, že možné výhody těchto postupů budou co nejdříve posouzeny, jinak budou vysoké administrativní náklady přetrvávat.
Sophie Auconie
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto textu. Nešlo o to posoudit provedení směrnice o službách, kterou Parlament přijal v roce 2006, neboť na to je stále ještě příliš brzy. Šlo o to zdůraznit význam, hospodářský i sociální, tohoto otevření sektoru služeb v Evropě (oblasti, kterých se to týká, představují 40 % HDP a pracovních míst Evropské unie a možný potenciál růstu by se pohyboval mezi 0,6 a 1,5 % HDP), ale zdůraznit rovněž základní prvky provedení směrnice do vnitrostátního práva. Za prvé jednotná kontaktní místa. Jejich účelem je usnadnit poskytování služeb napříč Evropou. V praxi to znamená, že podnikatelé, kteří chtějí založit firmu v cizině nebo poskytovat přeshraniční služby, by měli mít možnost využívat jednotná kontaktní místa, kde jim vysvětlí všechny formální záležitosti a postupy potřebné pro založení firmy. Tato jednotná kontaktní místa jsou pro úspěch směrnice o službách klíčová. Za druhé oblast působnosti směrnice. Domnívám se, že musíme vést skutečnou politickou diskusi na úrovni Evropy o tom, co rozumíme pod pojmem služby obecného zájmu a o pravidlech, která na ně chceme uplatňovat.
Zigmantas Balčytis
Hlasoval jsem pro tento dokument. Cílem směrnice o službách je výrazným způsobem usnadnit osobám samostatně výdělečně činným a zejména malým a středním podnikům výkon činnosti, rozvíjet nové oblasti podnikání a také přijímat nové zaměstnance v jiných členských státech. Odvětví služeb, které vytváří 40 % HDP Unie, je zvlášť důležité pro hospodářský růst a pro boj s nezaměstnaností. Tato směrnice je zásadním krokem k vytvoření jednotného trhu služeb, který by měl podnikům, především malým a středním, umožnit poskytovat lepší služby za konkurenční cenu v rámci celého vnitřního trhu a uvolnit obrovský potenciál hospodářského růstu a vytváření pracovních příležitostí na evropském vnitřním trhu se službami. K tomu, aby poskytovatelé služeb mohli náležitě využívat výhod plynoucích ze směrnice o službách, je třeba zajistit úplné a včasné provedení jednotlivých ustanovení této směrnice ve všech členských státech. Domnívám se, že Komise musí důsledně sledovat uplatňování směrnice v členských státech a vydávat pravidelné zprávy o jejím provádění s cílem odstranit zbývající překážky v odvětví služeb a uvolnit jeho hospodářský potenciál.
Regina Bastos
Směrnice o službách přijatá v prosinci 2006 uvádí do praxe zásadu volného pohybu s cílem vytvořit v rámci Evropské unie společný trh se službami. Ačkoliv byla přijata v roce 2006, nynější hodnocení jejího provádění a uplatňování odhalilo v několika případech v některých členských státech zpoždění v jejím provádění do vnitrostátního práva způsobené legislativními i technickými problémy, neboť k jejímu řádnému provedení bylo nutno použít jiné legislativní nástroje.
Plně fungující jednotný trh se službami má klíčový význam pro hospodářské oživení Evropy a v rámci jednotného trhu představuje více než 70 % pracovních míst a zcela nových pracovních míst na jednotném trhu. Zisky na úrovni Evropské unie by mohly dosáhnout celkové výše od 60 do 140 miliard EUR, což představuje možný nárůst v rozmezí 0,6 až 1,4 % HDP.
Z výše uvedených důvodů jsem tuto zprávu o provádění směrnice o službách podpořila, neboť považuji za důležité hodnotit provádění směrnic, s tím, že tato hodnocení mohou odhalit stávající nedostatky v jejich provádění, což zároveň umožňuje jejich případnou nápravu.
Jean-Luc Bennahmias
Uplatňování směrnice o službách podle mého názoru poskytuje možnost upozornit na její nedostatky, zejména s ohledem na oblast její působnosti. Dle mého názoru a jménem Výboru pro zaměstnanost jsem se zmínil o právní nejistotě, která je v současnosti se službami obecného zájmu spojena, a o tom, že je naprosto nutné vzít v úvahu jejich zvláštní charakter. I když panuje jednomyslná shoda v tom, že je nutno vyjasnit pojmy (služby obecného zájmu hospodářské a nehospodářské povahy, sociální služby), Parlament je stále velmi rozdělen v tom, jakým způsobem toho dosáhnout. Prosazoval jsem názor, že v případě potřeby je nutno mít jasný legislativní rámec prostřednictvím rámcové směrnice. Ačkoliv mě mrzí, že v konečném znění textu se toto neobjevilo, blahopřeji paní Gebhardtové, které se podařilo jménem Výboru pro vnitřní trh a ochranu spotřebitele zařadit tyto otázky do své zprávy zaměřené zejména na vzájemné hodnocení a jednotná kontaktní místa. Odstavec 45 zdůrazňuje potřebu legislativního rámce na úrovni jednotlivých odvětví a připomíná, že ve svém nedávném sdělení se pan Barnier zavázal k tomu, že v roce 2011 předloží návrhy týkající se služeb obecného zájmu. Čekám proto na předložení těchto návrhů a na přijatá opatření, která konečně dají odpověď poskytovatelům služeb a místním a regionálním orgánům, ale také uznají zásadní přínos těchto služeb pro sociální a územní soudržnost.
Sergio Berlato
Evropská směrnice o službách vstoupila v platnost v prosinci 2006 s ambiciózním cílem otevřít poskytovatelům služeb trh v Evropské unii, postupně odstranit protekcionistická omezení členských států bránící v poskytování služeb a naplnit zásadu svobody pohybu zboží a služeb na území Unie. Podle ustanovení směrnice musí mít evropští poskytovatelé služeb možnost působit všude v Evropské unii bez administrativních překážek.
Zpráva z vlastního podnětu, o níž vedeme diskusi a kterou předložil Parlament s cílem pozorně sledovat proces provádění směrnice ve vnitrostátních právních řádech, hodnotí dosavadní činnost členských států. Především byla odhalena zpoždění v procesu provádění směrnice a také značné problémy s výkladem oblasti její působnosti.
Proto v zájmu ochrany subjektů působících na trhu vyzývám k okamžitému a jasnému vymezení služeb spadajících do oblasti působnosti této směrnice. A konečně, jsem přesvědčen, že účinné zavedení informačního systému vnitřního trhu, rozšíření jeho funkcí a větší digitalizace jednotných kontaktních míst v Evropě by nepochybně znamenala velký přínos poskytovatelům služeb a malým a středním podnikům by usnadnila přístup k informacím.
Vilija Blinkevičiūt
Hlasovala jsem pro tuto zprávu, protože cílem směrnice o službách je otevření trhu poskytovatelům služeb v Evropské unii, postupné odstranění protekcionistických omezení bránících v poskytování služeb a dále naplnění zásady volného pohybu, který je základem společného trhu. Oblast působnosti směrnice o službách v zásadě zahrnuje všechny komerční služby nabízené poskytovatelem služeb usazeným v některém z členských států. Služby, na které se směrnice nevztahuje, zahrnují služby obecného zájmu nehospodářské povahy, finanční služby, dopravní služby, služby pracovních agentur, zdravotnické služby a tzv. služby sociální péče, péče o děti a sociální bydlení. Služby obecného zájmu touto směrnicí nejsou ohroženy, směrnice nemůže oslabovat zajišťování veřejných sociálních služeb. Je nutno nejen jasně odlišovat služby, které spadají do oblasti působnosti této směrnice, od služeb obecného zájmu, ale také chránit služby obecného zájmu hospodářské povahy formou rámcových právních úprav.
Sebastian Valentin Bodu
Směrnice o službách v žádném případě nepovede k deregulaci či liberalizaci odvětví služeb, jak naznačovaly některé spekulace. Jejím cílem je zajistit přístup na vnitrostátní trhy, a to tím způsobem, že postupně budou odstraněna svévolná omezení a bude zajištěno, aby veškerá pravidla platná v členských státech byla přiměřená a nediskriminační. Směrnice výslovně uvádí, že ani pracovní právo, ani práva zaměstnanců nebudou těmito legislativními úpravami dotčena. Na tom Parlament výslovně trval, když předkládal své stanovisko Radě.
Článek 16 uvádí, že žádnému členskému státu nelze bránit v tom, aby na poskytování služeb kladl požadavky, pokud je to oprávněné z důvodů veřejného pořádku, veřejné bezpečnosti, veřejného zdraví nebo ochrany životního prostředí.
Provádění této směrnice se v některých členských státech opožďuje, ale to je důsledek především různých způsobů jejího výkladu. Proto je důležité, aby rozsah jejího působení byl jasně a transparentně vymezen. Je nutno nejen jasně rozlišovat mezi službami, které spadají do oblasti působnosti této směrnice, a službami veřejného zájmu, ale s ohledem na tuto skutečnost zároveň chránit služby obecného zájmu hospodářské povahy prostřednictvím legislativního rámce.
Vito Bonsignore
Cílem směrnice o službách, která vstoupila v platnost v prosinci 2006 je otevřít trh poskytovatelům služeb v Evropské unii odstraněním všech protekcionistických opatření, svévolných překážek a veškerých diskriminačních pravidel. Kromě toho Parlament vždy trval na tom, že tato směrnice nesmí tvořit záminku pro nebezpečnou deregulaci a liberalizaci tohoto odvětví.
Hlasoval jsem pro tuto zprávu, která správně poukazuje na (často neoprávněná) zpoždění a spory o provádění směrnice o službách, a to v odvětví, které představuje přibližně 40 % hrubého domácího produktu (HDP) a pracovních příležitostí Unie. Kromě toho má tato směrnice výhodu také v tom, že umožňuje evropským podnikům - zejména malým a středním - poskytovat lepší služby za konkurenční ceny. Správné a transparentní provedení směrnice o službách do vnitrostátního práva by se příznivě projevilo uvolněním obrovského potenciálu vnitřního trhu v oblasti hospodářství a vytváření pracovních míst, který se odhaduje na 0,6-1,5 % evropského HDP - právě to Evropská unie zoufale potřebuje. Úplné provedení směrnice do vnitrostátního práva v celé Unii tedy zavede na vnitřní trh prvky konkurence, což přinese výhody občanům i podnikům.
Maria Da Graça Carvalho
Směrnice o službách představuje základní nástroj pro růst Evropské unie, který osobám samostatně výdělečně činným a zejména malým a středním podnikům usnadňuje působení v jiných členských státech, umožňuje jim rozvíjet tam nové oblasti podnikání a přijímat zaměstnance. Tyto činnosti představují 40 % HDP a pracovních příležitostí v rámci Evropské unie a jsou klíčovým odvětvím z hlediska hospodářského růstu a boje s nezaměstnaností. Je důležité posílit obrovský potenciál hospodářského rozvoje a vytváření pracovních míst, jímž je evropský vnitřní trh služeb, neboť to je rozhodujícím krokem k vytvoření skutečného vnitřního trhu služeb, který by měl umožnit podnikům, a to zejména malým a středním, poskytovat občanům kvalitnější služby za konkurenční ceny v rámci celého vnitřního trhu. Věřím, že cíle této směrnice se v blízké budoucnosti začnou uskutečňovat a že celá Evropská unie a její regiony z toho mohou mít prospěch, což přispěje ke skutečné hospodářské, sociální a územní soudržnosti prostřednictvím vytváření důstojných udržitelných a kvalitních pracovních míst a zlepšováním kvality a bezpečnosti poskytovaných služeb.
Philippe de Villiers
Parlament hlasuje o provedení směrnice o službách, jejíž stažení bylo slíbeno v době, kdy se ještě nazývala Bolkesteinova. Evropský parlament nyní rozhoduje, zda byla směrnice v členských státech provedena řádně, či nikoli.
Služby představují 40 % HDP a pracovních příležitostí Evropské unie s výraznými rozdíly mezi jednotlivými členskými státy. Směrnice o službách navrhuje právní "pokrok" a právní jednotnost na úkor francouzských občanů a povede k vyrovnání sociální úrovně směrem dolů.
Ochrana trhů a pracovníků jako spolutvůrců bohatství naší země a našeho kontinentu je nezbytně nutná, ale Evropská unie tuto myšlenku jako vždy odmítá.
Edite Estrela
Hlasovala jsem pro tuto zprávu, neboť se domnívám, že uplatňování směrnice o službách v jednotlivých členských státech dosud bylo dílčí a omezené. I přesto, že tato směrnice je jednou z nejdůležitějších evropských právních úprav, která má otevřít odvětví služeb volnému pohybu v rámci Evropské unie, před sebou máme dlouhou cestu. Je nutno zaručit, aby tyto právní předpisy schválené před více než třemi lety byly prováděny řádně, zejména pokud jde o účelné zřízení "kontaktních míst", jichž mohou všichni občané, kteří chtějí prodávat služby v jiné zemi, využít k získání potřebných informací.
Diogo Feio
Směrnice 2006/123/ES o službách na vnitřním trhu má za cíl otevřít trh poskytovatelům služeb v Evropské unii, postupně odstranit protekcionistická opatření ze strany členských států, která brání v poskytování služeb, naplnit zásadu volného pohybu a dosáhnout tak skutečného vnitřního trhu v daném odvětví. Odvětví služeb představuje 40 % HDP a zaměstnanosti v rámci Evropské unie a má obrovské možnosti růstu a vytváření pracovních míst, a to zejména v malých a středních podnicích. Lhůta pro provedení směrnice uplynula na konci roku 2009, ale některé členské státy ji stále ještě neprovádějí řádně a účinně.
Pouze ve 22 státech funguje portál online se všemi potřebnými administrativními údaji a jen ve 14 státech z těchto 22 je možno provádět potřebné postupy elektronickou cestou. Je nutno zajistit a kontrolovat řádné uplatňování této směrnice ze strany členských států s cílem odstranit svévolná omezení a/nebo upravit dosavadní pravidla platná v členských státech tak, aby byla přiměřená a nediskriminační.
José Manuel Fernandes
Tento návrh usnesení odkazuje na provádění směrnice 2006/123/ES o službách na vnitřním trhu.
Zásada volného pohybu osob a zboží po celém území Evropské unie je obsažena ve všech jejích smlouvách a má podpořit vytvoření společného trhu. Směrnice 2006/123/ES byla schválena s cílem odstranit byrokracii omezující poskytování služeb v členských státech.
Nicméně je patrné, že ne všechny členské státy tuto směrnici provádějí kvůli k některým aspektům, které považují za dosud ne zcela vyjasněné. Toto usnesení je proto důležité.
Vítám vytvoření rychlého a účinného způsobu, jak reagovat na žádosti podnikatelů a zástupců zaměstnanců, a to v podobě jednotných kontaktních míst, a doufám, že se neomezují pouze na elektronickou komunikaci, ale že zahrnují také osobní kontakt, neboť víme, jak je to důležité, jsme-li v cizí zemi.
Ilda Figueiredo
Hlasovali jsme proti této zprávě v souladu se svými dřívějšími postoji k nechvalně známé Bolkesteinově směrnici a jejím nepřijatelným cílům usnadnit liberalizaci služeb, včetně veřejných služeb, ve prospěch hospodářských a finančních seskupení v rámci Evropské unie, za cenu zvýšené nezaměstnanosti a nižní kvality služeb poskytovaných jednotlivým uživatelům, jak je to již jasně vidět v odvětvích, která se touto cestou vydala.
Tato zpráva se snaží vyvíjet tlak na členské státy, které v provádění směrnice 2006/123/ES o službách na vnitřním trhu do vnitrostátního práva dosud nepostupovaly tak rychle, jak by si většina poslanců Evropského parlamentu přála - kvůli ochraně zájmů evropských hospodářských seskupení. Tato směrnice vstoupila v platnost dne 28. prosince 2006 a jejím cílem, jak je uvedeno v této zprávě, je otevření trhu poskytovatelům služeb v Evropské unii, postupné odstranění protekcionistických omezení bránících ve výkonu činnosti a naplnění zásady volného pohybu, která je základem společného trhu.
Co však bylo zapotřebí, bylo objektivní posouzení důsledků provádění liberalizace a následné privatizace služeb, v některých případech základních veřejných služeb, s cílem i nadále nekompromisně bránit práva občanů a pracovníků.
Bruno Gollnisch
Bolkesteinova směrnice se oproti harmonogramu opožďovala, protože členským státům údajně trvalo její provádění do vnitrostátního práva příliš dlouho a nesprávně ji uplatňovaly. Je pravda, že ve Francii byla zapracována do vnitrostátního práva pouze částečně. A to z dobrého důvodu! Ve snaze vyhnout se veřejné diskusi a následně další bouři hněvu se vláda pana Sarkozyho záměrně rozhodla, že nepoužije rámcový právní předpis, nýbrž že zásady směrnice začlení do příslušných textů. Ve skutečnosti existuje pouze jediná zásada, a sice úplná a naprostá svoboda usazování a svoboda poskytování služeb! Rozdělení legislativních změn vyústilo v proces, který postrádá transparentnost. Oblast působnosti textu je stále nejasná, směrnice ve skutečnosti pokrývá některé sociální služby, které byly údajně vyloučeny. Ty, které jsou dnes skutečně vyloučeny, byly jednoduše odsunuty stranou a každé tři roky může Komise navrhnout zrušení těchto výjimek. Navíc co se týče nejkontroverznějšího ustanovení textu, tj. principu země původu, i přes to, že bylo formálně zrušeno, vplížilo se zpátky díky možnostem, které otevřela směrnice o vysílání pracovníků a nařízení o právu rozhodném pro smluvní závazkové vztahy.
Louis Grech
písemně. - Hlasoval jsem pro tuto zprávu na základě toho, že na služby připadá 70 % všech pracovních míst a všech nově vytvořených pracovních míst na jednotném evropském trhu a představují nejdůležitější zdroj přímých zahraničních investic. Směrnice o službách tvoří základní rámec pro vyšší stupeň volného pohybu poskytovatelů služeb, posiluje práva spotřebitelů jako příjemců služeb a zvyšuje dostupnost informací, pomoci a transparentnosti ve vztahu k poskytovatelům služeb a jejich službám.
Z těchto důvodů by řádné provedení směrnice o službách mělo pro Komisi zůstat nejvyšší prioritou. Komise proto musí s členskými státy spolupracovat, v zájmu dalšího zlepšování administrativní součinnosti mechanismů, které spadají do oblasti působnosti směrnice, a to především zřízením plně funkčních jednotných kontaktních míst ze strany členských států.
Dále vyzývám Komisi, aby společně s členskými státy i nadále rozvíjela jednotný trh služeb na základě procesu vzájemného hodnocení stanoveného ve směrnici o službách, s cílem získat aktualizovanou zpětnou vazbu od spotřebitelů, občanů a firem s ohledem na vnitrostátní opatření pro provádění směrnice o službách v jejich členských státech, a dosáhnout toho, aby členské státy skutečně vzaly jednotný trh za svou věc.
Estelle Grelier
Směrnice o službách, která byla přijata v roce 2006 a měla být provedena do vnitrostátních právních předpisů do 28. prosince 2009, i nadále vyvolává otázky v členských státech a v orgánech místních samospráv, kterých se přímo dotýká. Zpráva paní Gebhardtové z vlastního podnětu Parlamentu, která navrhuje hodnotit provádění směrnice hned v počáteční fázi, se tak dotýká některých z těchto problémů, a to hlavně nejistoty v souvislosti se sociálními službami a službami obecného zájmu (Jak jsou definovány? Kterých oblastí se to týká?), a rovněž nedostatečné transparentnosti procesu provádění v některých členských státech. Rovněž je nutno říci, že při provádění této směrnice vyčnívá Francie vzhledem ke své problematické nepružnosti a nedostatku transparentnosti. Směrnice obsahuje mnoho nařízení a prováděcích předpisů a omezující výklad výjimek uvedených ve směrnici vzbuzuje pochybnosti ve vztahu k některým službám, jako je péče o děti a osoby se zdravotním postižením. Tato zpráva z vlastního podnětu, která byla přijata velkou většinou, nyní více než kdy jindy představuje příležitost poukázat na to, že poslanci EP, a to hlavně socialisté, budou i nadále ostražitě sledovat provádění této směrnice a její dopad na veřejné služby.
Nathalie Griesbeck
Čtyři roky po přijetí směrnice o službách Evropský parlament v tomto týdnu vydal rozhodnutí o provádění dané směrnice v členských státech. Ve zprávě, kterou jsme přijali a pro niž jsem hlasovala, Evropský parlament kritizuje nedostatek informací, úplné zastavení přeshraničních služeb, zbytečnou administrativní zátěž atd. Samozřejmě že členské státy musí pokročit v provádění této směrnice, aby se poskytování přeshraničních služeb zlepšilo a usnadnilo. Kromě toho bych chtěla upozornit na složitou otázku týkající se rozsahu působnosti směrnice, která vylučuje řadu oblastí, jako jsou např. služby obecného zájmu nehospodářské povahy a některé služby (sociální služby, péče o děti, asistenční služba apod.), které zajišťují poskytovatelé pověření státem. Nejsou jasně definovány dva pojmy, a to"služba obecného zájmu nehospodářské povahy" a "pověřování", případně se jejich výklad v jednotlivých členských státech liší. To vedlo k nedostatečné právní jednoznačnosti, což je mi hluboce líto.
Mathieu Grosch
Pro společný evropský vnitřní trh je velmi důležité, aby členské státy prováděly směrnici o službách rychle a účinně. Zvlášť pro malé a střední podniky, které chtějí mít možnost poskytovat své služby přes hranice jednotlivých států, je důležité, aby měly k dispozici jednotné kontaktní místo, které jim může poskytnout základní informace a vyjasnit potřebné postupy.
Uplynul už více než rok od vypršení lhůty, kterou měly členské státy na provedení směrnice o službách. Nemá příliš smysl, abychom pořád diskutovali o řadě změn. Bylo by užitečnější, kdybychom důkladněji prověřili proces provádění. Některé členské státy sice již přijaly potřebná opatření, ale jiné, jak se zdá, na dokument, který podepsaly, již zapomněly. Musíme proto zajistit, aby směrnice byla bezodkladně a správně provedena ve všech 27 členských státech, s cílem co nejrychleji zjednodušit proces poskytování služeb v jiných zemích.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem ve prospěch usnesení Evropského parlamentu o provádění směrnice o službách, která vstoupila v platnost v roce 2006. Cílem této směrnice je otevřít trh poskytovatelům služeb v Evropské unii, postupně odstranit protekcionistická opatření členských států bránící výkonu činnosti a naplnit zásadu volného pohybu, který je základem volného trhu. Směrnice má ovlivnit přístup na trhy, a to tím způsobem, že postupně budou zrušena svévolná omezení a bude zajištěno, aby veškerá pravidla platná v členských státech byla přiměřená a nediskriminační. Bylo výslovně potvrzeno, že tato právní úprava se nedotkne ani pracovního práva, ani práva zaměstnanců, čemuž Parlament přikládá zvláštní význam. Evropští poskytovatelé služeb musí mít možnost působit bez byrokratických překážek kdekoli v Unii. Do oblasti působnosti směrnice spadají různé služby, jejichž hrubý domácí produkt (HDP) tvoří 40 % HDP Evropské unie. Souhlasím s tím, že zásadní význam pro účinné uplatňování této směrnice má zřízení jednotných kontaktních míst.
Petru Constantin Luhan
Směrnice o službách je významným krokem k vytvoření skutečného jednotného trhu služeb, který umožní podnikům, a to zejména malým a středním, poskytovat občanům lepší služby za konkurenční ceny. Podpořil jsem postoj zpravodajky, která se domnívá, že zřízení jednotných kontaktních míst (JKM) je klíčovým prvkem pro účinné uplatňování této směrnice. Tento nástroj může být velmi důležitý pro malé a střední podniky. JKM musí poskytovat dostupné, přesné, úplné a komplexní informace o formálních náležitostech, administrativních postupech, pracovním právu, daňových systémech fungujících v členských státech, a to zejména co se týče DPH, atd. Kromě toho by se podnikatelům mělo dostat pomoci při provádění nezbytných administrativních postupů. Domnívám se, že po úplném provedení směrnice do vnitrostátního práva je klíčové provést komplexní posouzení dopadu směrnice o službách na hospodářskou činnost, kvalitativní a kvantitativní úroveň zaměstnanosti, sociální ochranu, plnění cílů ochrany životního prostředí a kvalitu služeb poskytovaných spotřebitelům.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro toto usnesení. Cílem směrnice o službách přijaté v roce 2006 bylo sladit některé aspekty jednotného trhu v oblasti poskytování služeb. Členské státy měly provést směrnici o službách v plném rozsahu do konce roku 2009. Vyzývám členské státy, které své závazky dosud nesplnily, aby tak neprodleně učinily.
Jean-Luc Mélenchon
Jediným přínosem tohoto textu je výzva k některým členským státům, aby při provádění této směrnice o službách do vnitrostátního práva "zajistily větší transparentnost". Francouzská vláda na to ovšem nedbá! Kromě toho tato zpráva sociálně demokratické poslankyně EP potvrzuje neoliberální diktát této škodlivé směrnice a zachází dokonce až tak daleko, že volá k pořádku členské státy, které "neprojevují dostatečnou snahu" o její provádění. A co je ještě horší, tato sněmovna připouští, že není schopna posoudit důsledky tohoto provádění! Pravděpodobně z toho důvodu nehlasujeme jmenovitě. Jména odpovědných osob tak zůstanou neznámá. Budu hlasovat proti.
Nuno Melo
Směrnice 2006/123/ES Evropského parlamentu a Rady ze dne 12. prosince 2006 o službách na vnitřním trhu se snaží odstranit doposud existující překážky, které brání přeshraničnímu poskytování služeb. Po určitých potížích s prováděním směrnice do vnitrostátního práva v důsledku pochybností ze strany některých členských států budou ve všech členských státech konečně vydány pokyny pro tento postup, který má zjednodušit koordinaci mezi členskými státy v oblasti ochrany spotřebitele, ochrany životního prostředí a veřejného zdraví a bezpečnosti, a tato zpráva přispěje k ještě účinnějšímu provádění a lepšímu fungování předložených opatření. To je vysvětlení mého hlasování.
Andreas Mölzer
Evropská unie poskytuje širokou škálu příležitostí, a to zejména poskytovatelům služeb. Jednotné předpisy Unie značně usnadnily přeshraniční práci a zaměstnancům se nabízí stále větší množství pobídek, aby několik let pracovali v zahraničí. Často se však musí potýkat s vnitrostátními předpisy v oblasti služeb, jimž nerozumějí a které často způsobují problémy a nedorozumění. Nehlasoval jsem pro zprávu, protože neposkytuje dostatek informací o nákladech na jednotná kontaktní místa.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
Přijetí směrnice o službách má usnadnit působení firem za hranicemi jejich vlastního státu. Vytvořený systém podstatně snížil administrativní zatížení. Zkušenosti však ukazují, že malé podniky v některých členských státech Evropské unie musí stále ještě překonávat mnoho byrokratických úskalí. Uvažovaný princip jednotného kontaktního místa v mnoha zemích nefunguje nebo funguje nedostatečně a podnikatelé jsou někdy stále ještě nuceni obstarávat si nesčetné licence, které musí být zkoumány celou řadou kontrolních orgánů. S těmito nepříjemnostmi se potýkají nejen místní podnikatelé, ale také poskytovatelé služeb, kteří chtějí poskytovat služby v jiných členských státech Unie. Se zněním zprávy proto souhlasím a zároveň vyzývám členské státy EU, aby se i nadále snažily usnadňovat podnikání a zajistit volný pohyb služeb.
Alfredo Pallone
Proces provádění směrnice o službách do vnitrostátního práva vychází z jedinečného postupu, jehož cílem je vytvoření transparentních a soudržných systémů členských států s odkazem na výsledky vlastního provedení směrnice, stejně jako zhodnocení výsledků na vnitřním trhu po provedení směrnice do vnitrostátního práva. To je cílem této zprávy, pro kterou jsem hlasoval kvůli nutnosti prověřit konání členských států. Podpora sbližování právních předpisů prostřednictvím vzájemného hodnocení jejich účinného provádění by nejen usnadnila práci členským státům (které jsou tak pozadu, že Parlament v této zprávě považuje za nutné jejich práci sledovat), ale zároveň by nastavila pevný rámec pro systém jednotných kontaktních míst, která zajistí poskytování informací malým a středním podnikům. Chtěl bych pouze konstatovat, že naše hospodářství je ze 75 % založeno na službách a že na globálním trhu musí být rozhodně naší silnou stránkou. Domnívám se, že větší liberalizace, což neznamená nedostatek pravidel, ale pouze větší konkurenci, je pro budoucnost žádoucí.
Maria do Céu Patrão Neves
Směrnice o službách se snaží přispět k dotvoření vnitřního trhu pro služby a současně zajistit vysokou úroveň kvality a sociální soudržnost. Tento nástroj má sloužit k růstu v rámci Unie, a jeho uplatňování je zahrnuto do strategie Evropa 2020 a do Aktu o jednotném trhu. Provedení směrnice o službách do vnitrostátního práva představuje velkou výzvu pro členské státy, veřejnou správu a orgány místních samospráv, a to jak proto, co stanoví s ohledem na právo na usazování a právo poskytování služeb, tak proto, že zřizuje jednotná kontaktní místa, která mají pomáhat poskytovatelům služeb, a to zejména malým a středním podnikům. Tato směrnice značně usnadňuje osobám samostatně výdělečně činným a hlavně malým a středním podnikům působit v jiných členských státech, rozvíjet zde nové oblasti podnikání a přijímat zaměstnance. Hlasovala jsem pro, neboť jsem přesvědčena, že velké úsilí ze strany všech zúčastněných orgánů v oblasti administrativní spolupráce, jehož nasazení vyžaduje informační systém vnitřního trhu a jednotná kontaktní místa, povede nakonec k větší součinnosti a k vytvoření sítí na vnitrostátní, regionální a místní úrovni v celé Unii a zároveň přiblíží nejodlehlejší regiony ke skutečnému vnitřnímu trhu.
Paulo Rangel
Cílem směrnice 2006/123/ES Evropského parlamentu a Rady ze dne 12. prosince 2006 o službách na vnitřním trhu (Směrnice o službách) je otevřít trh poskytovatelům služeb v rámci Evropské unie, postupně odstranit protekcionistická omezení členských států bránící výkonu činnosti a naplnit zásadu volného pohybu, který je základem společného trhu. Jedná se o důležitý nástroj na cestě k vytvoření skutečného vnitřního trhu služeb, který má umožnit podnikům, především malým a středním, poskytovat kvalitnější služby za konkurenční ceny na celém území Unie a přispívat tak ke zvyšování prosperity a rovněž ke vzniku pracovních příležitostí. Je proto velmi důležité, jak zpravodajka správně poznamenává, zajistit uspokojivé provedení a uplatňování směrnice členskými státy, které musí odstranit byrokratické překážky a zajistit přístup k důležitým informacím pro podnikatele, konkrétně skrze podporu zřízení jednotných kontaktních míst.
Evelyn Regner
Hlasovala jsem pro zprávu o provádění směrnice o službách, protože ji považuji za velmi vyváženou. Zaměřuje se na vyhodnocení praktických problémů a předkládá konkrétní návrhy na jejich řešení. Pocházím ze země, kde směrnice o službách nebyla dosud do vnitrostátního práva provedena. Domnívám se, že je nutno směrnici provést a zároveň přijmout opatření na obranu před levnou pracovní silou a sociálním dumpingem. Podle mě je také důležité, že zpráva o provádění směrnice o službách upozorňuje na oblasti, které byly záměrně vynechány, např. sociální a zdravotní služby. Toto musí být při procesu provádění přesně dodrženo.
Frédérique Ries
Téměř čtyři a půl roku po přijetí pověstné směrnice o službách, tzv. Bolkesteinovy směrnice, je toto zásadní téma zahrnující škálu činností, na které připadá přibližně 40 % HDP a pracovních míst Unie, opět na pořadu jednání Evropského parlamentu. Naštěstí se situace již uklidnila a zdá se, že levicově zaměřené strany opustily svůj dogmatický postoj ke směrnici o službách, jejímž cílem je, a to je důležité zdůraznit, odstranění zbytečných a omezujících opatření, které ztěžují poskytování služeb v rámci Evropské unie. Je třeba říci, že zpráva paní Gebhardtové, o níž se dnes hlasovalo, se více než na obsah textu zaměřuje na hodnocení úsilí členských států o provedení směrnice.
Toto provedení do vnitrostátního práva je v souladu se směrnicí, neboť do konce roku 2009 měly členské státy zjednodušit své administrativní postupy a zřídit jednotná kontaktní místa, která firmám umožní snadněji splnit formální náležitosti elektronickou cestou. Přinejmenším můžeme říci, že v mnoha členských státech stále ještě zbývá pokročit kupředu v zájmu posílení jednotného trhu a usnadnění každodenní činnosti malých a středních podniků, z nichž pouze 8 % působí mimo své vnitrostátní hranice.
Crescenzio Rivellini
Dnes jsme v této sněmovně hlasovali o zprávě o provádění směrnice o službách. Cílem směrnice je otevřít v Evropské unii trh poskytovatelům služeb, postupně odstranit protekcionistická opatření členských států bránící výkonu činnosti při zajišťování služeb a naplnit zásadu volného pohybu zboží a služeb v Unii, který je pro jednotný trh to hlavní. Stručně řečeno, evropští poskytovatelé služeb musí mít možnost působit bez byrokratických překážek kdekoli v rámci Evropské unie.
Zpráva paní Gebhardtové z vlastního podnětu nám umožňuje hodnotit provádění směrnice o službách. Tato mimořádně důležitá směrnice vstoupila v platnost v prosinci 2006 a tříletá lhůta pro její provedení vypršela ke dni 28. prosince 2009. Hodnocení zpravodajky skutečně ukazuje, že některé členské státy dosud nepřijaly všechny horizontální právní předpisy, které jsou pro řádné provedení této směrnice zapotřebí, a proto je třeba na tom stále pracovat a snažit se zavést všechny mechanismy, které směrnice o službách stanoví.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Nakonec jsme hlasovali proti tomuto textu, protože co se týče služeb obecného zájmu, zpráva uvádí, že většina členských států nenarazila na žádné podstatné problémy. Toto znění je sice určitým usměrněním původního návrhu stínové zpravodajky z Evropské lidové strany/Křesťanských demokratů (Handzliková, Polsko), podle níž zde nedošlo k vůbec žádným problémům, avšak stále ještě ve značné míře ignoruje nejistoty, které směrnice vytváří zejména v oblasti sociálních služeb zahrnutých do rozsahu její působnosti nebo z něj vyloučených.
Kromě toho zpráva podporuje nadšené očekávání ohledně účinku na zaměstnanost, i když Komise žádné posouzení dopadu vůbec neprovedla a některá posouzení dopadu na vnitrostátní úrovni naznačují, že počet vytvořených pracovních míst je velmi nízký. Co se týče dopadu na zánik pracovních míst, nejsou k dispozici žádné údaje, neexistují ani údaje o vlivu na kvalitu pracovních míst, nemluvě o tlaku na úrovni pracovních standardů v důsledku některých rozsudků ESD po přijetí této směrnice.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem pro toto usnesení, protože se domnívám, že vytvoření zcela dynamického trhu se službami je jednou ze základních priorit Evropské unie. V současné době i přes významný pokrok, kterého bylo dosaženo na jednotném trhu, připadá na služby pouze jedna pětina celkového obchodu v Evropě a pouhých 8 % malých a středních podniků působí v jiném než ve svém vlastním členském státu. Statistické údaje uvedené ve sdělení o jednotném trhu přijatém Komisí loni v říjnu hovoří zcela jasně: liberalizací služeb bychom v příštích 10 letech dosáhli 4% nárůstu hrubého domácího produktu (HDP). Tohoto cíle lze dosáhnout pouze vytvořením a uplatňováním společných pravidel.
V současné krizi musíme využít stávajícího potenciálu růstu a pomoci firmám rozvíjet se, inovovat a vytvářet více pracovních míst. Jedině tak budeme schopni nabízet spotřebitelům i podnikům lepší a konkurenceschopnější služby. Jednotný trh se službami musí být nástrojem pro oživení hospodářského růstu, opětovné získání důvěry zákazníků a zajištění spolehlivých produktů pro všechny.
Czesław Adam Siekierski
Na jednotném trhu existuje řada omezení v oblasti služeb, a tudíž význam této zprávy spočívá v tom, že analyzuje uplatňování přijatých řešení. Cílem směrnice o službách je dosáhnout úplného vytvoření jednotného vnitřního trhu se službami. Má také významným způsobem usnadnit malým a středním podnikům zahájení a rozšíření jejich činnosti. To podpoří vznik nových pracovních míst a pomůže v boji s nezaměstnaností. Občanům budou poskytovány kvalitnější služby za konkurenční ceny a zlepší se úroveň bezpečnosti v daném odvětví.
Bude však velmi důležité posoudit dopad směrnice poté, co bude v plné míře provedena členskými státy. Při sledování tohoto procesu by měl Evropský parlament sehrát důležitou úlohu jako jeden z klíčových účastníků projektu. Rychlé a správné provedení směrnice je základní podmínkou k dosažení cílů politiky soudržnosti a regionální politiky a může nám pomoci dosáhnout cílů strategie Evropa 2020, pomůže-li odstranit vyčerpání jednotného trhu, které je v současné době v odvětví služeb patrné.
Bart Staes
písemně. - (NL) V roce 2006 byla zavedena liberalizace trhu se službami. V té době hlasovala skupina Zelených/Evropské svobodné aliance proti směrnici o službách, protože ta měla řadu nedostatků a nezaručovala právní jistotu. Zpráva, o níž se má dnes hlasovat, shrnuje potíže, na které jsme při provádění této směrnice o službách narazili. Ačkoliv směrnice obsahuje některé dobré prvky, jako je požadavek na pravidelný přezkum a posouzení dlouhodobých účinků, obsahuje rovněž prvky, s nimiž nesouhlasím, např. tvrzení, že členské státy se v procesu provádění setkaly jen s málo problémy, případně ne s žádnými podstatnými. To ovšem není pravda, protože zůstává nejasné, zda se na některé sociální služby tato směrnice vztahuje, či nikoli. Zpráva se také příliš optimisticky vyjadřuje o možnosti vytváření pracovních míst.
Nikdy neproběhl žádný výzkum zjišťující, kolik pracovních míst bylo vytvořeno, ani kolik pracovních míst zaniklo, nezkoumala se kvalita volných pracovních míst, natož zvýšený tlak na pracovní podmínky po rozhodnutích Soudního dvora. Kromě toho ve zprávě není ani zmínka o právní nejistotě, která je důsledkem toho, že nebyla zformulována žádná jasná alternativa k principu země původu. Zelení však požádali o přezkum zákazu klást na poskytovatele služeb ze strany členských států další požadavky, ale tato žádost byla zamítnuta. Hlasoval jsem proti.
Catherine Stihler
písemně. - Tuto zprávu o provádění směrnice o službách 2006/123/ES jsem podpořila. Je důležité, aby pracovní právo i sociální práva byla dodržována, neboť se tím zlepší vnitřní trh pro služby, z čehož budou mít prospěch obchodníci i spotřebitelé.
Róża Gräfin von Thun und Hohenstein
písemně. - Zpráva paní Gebhardtové má moji velkou podporu. Lhůta pro provedení směrnice o službách před rokem vypršela a já vítám skutečnost, že Parlament zaostřuje pozornost na to, jakého pokroku členské státy dosáhly. Odvětví služeb se velkou měrou podílí na HDP Unie, přesto přeshraniční obchod se službami stále výrazně zaostává za úrovní obchodu se zbožím. Tato zpráva ukazuje, že provedení směrnice není úplné a její výhody občané zatím plně nepocítili. Důležité ustanovení směrnice se týká jednotných kontaktních míst (JKM) ve všech členských státech, která informují poskytovatele služeb o právech a možnostech v jiných členských státech Unie. Podle mého názoru zásadním problémem, který tato zpráva nadnesla, je naprosto nedostatečné využití těchto JKM. Důrazně podporuji návrh zorganizovat účinnou informační kampaň na zviditelnění JKM. Na propagační kampaň by Komise měla vyčlenit prostředky. Také však zdůrazňuji úlohu orgánů v daném místě v členských státech, které mají kontakty a odborné znalosti potřebné pro správné zacílení této kampaně. Pokud k tomu nedojde, úsilí Unie o posílení přeshraničního obchodu se službami bude marné.
Georgios Toussas
Provedení neúspěšného antipracovního právního předpisu o "liberalizaci" služeb, známého jako Bolkesteinova směrnice, podporuje rozsáhlé zpátečnické změny na úkor pracující třídy a nejnižších vrstev obyvatelstva. Otevření trhů se službami, které představují 40 % HDP a pracovních míst v Unii, zahrnuje zrušení kolektivních smluv, omezení práva na mzdy a již nabytých pracovních, sociálních a jiných práv a rozprodej strategických veřejných sektorů hospodářství, která jsou majetkem lidu. Evropský parlament ve svém návrhu usnesení o službách vyzval Evropskou unii a buržoazní vlády v členských státech k urychlení kapitalistické restrukturalizace, aby směrnice o "liberalizaci služeb" mohla být provedena v plném rozsahu, na základě nedávného sdělení Komise nazvaného "K Aktu o jednotném trhu" v roce 2011, s cílem dále drasticky snižovat počet pracovních sil a umožnit monopolům proniknout za kapitálem do nových, ziskových odvětví. Vytvoření jednotných kontaktních míst (JKM) pro společnosti zajišťující služby ve všech členských státech je záminkou pro urychlené provedení antipracovní směrnice, jejíž ratifikace vyvolala bouři protestů pracujících ve všech členských státech. Řecká komunistická strana hlasovala proti tomuto návrhu usnesení o provádění směrnice o službách.
Derek Vaughan
písemně. - V plné míře podporuji zprávu Evelyne Gebhardtové o provádění směrnice o službách. Činnosti, na něž se směrnice z roku 2006 vztahuje, představují 40 % HDP a pracovních míst Unie. Nicméně vzhledem k rozdílným způsobům provádění směrnice v jednotlivých členských státech je těžké, aby v odvětví služeb byla směrnice plně využita. Směrnice umožňuje poskytovatelům služeb působit mimo svou zemi, což je nedílnou součástí jednotného trhu Unie, a omezením byrokracie na vnitrostátní úrovni může přispět k hospodářskému růstu Unie a k dosažení jejích cílů v oblasti zaměstnanosti. Podle zprávy musí každý členský stát zajistit, aby se firmám, které chtějí poskytovat služby přes hranice, dostávalo více informací. Poskytování informací prostřednictvím jednotných kontaktních míst (JKM) umožní, aby odvětví služeb mělo z přeshraničního obchodu prospěch. Velmi důležité také je zřídit fyzické i elektronické kontaktní místo, aby uživatelé mohli získat všechny důležité informace a odpovědi na své dotazy. Zpráva rovněž navrhuje zařazení služeb, které byly z původní směrnice v roce 2006 vyjmuty, tedy zdravotních služeb, dopravy a sociálních služeb. To by dále rozšířilo oblast působnosti směrnice a přineslo prospěch většímu počtu pracovníků v odvětví služeb.
Angelika Werthmann
V Evropské unii připadá na odvětví služeb přibližně 70 % HDP. V některých zemích, jako je Rakousko, odkud pocházím, je toto odvětví motorem hospodářského růstu. Směrnice má odstranit bezdůvodné překážky ztěžující poskytování přeshraničních služeb. Zejména malé a střední podniky se často potýkají s byrokratickými omezeními a diskriminací, která jim brání v plném rozsahu využívat společný vnitřní trh. Směrnice zohledňuje konkrétní sociální situaci jednotlivých členských států. Rozšíření možností kontroly v cílové zemi představuje významný krok kupředu. Je však třeba urychleně zavést mechanismus ukládání účinných sankcí pro zahraniční poskytovatele služeb, kteří porušují zákon. Hlasovala jsem pro zprávu paní Gebhardtové, protože doufám, že provedení směrnice o službách poskytne trhu práce nový impuls.
Luís Paulo Alves
Souhlasím s touto zprávou, protože se domnívám, že jde o uspokojivý a vyvážený kompromis zajišťující práva cestujících, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky.
Jedná se o úspěch Parlamentu, kterému se podařilo změnit rozsah z 500 km, což prosazovala Rada, na 250 km; také byl úspěšný v otázce práv cestujících, zejména osob se sníženou pohyblivostí. Zdůraznit by se měly rovněž tyto body: záruka ubytování v případě zrušení cesty, právo na okamžitou pomoc v případě nehody, právo na náhradu škody v případě zrušení cesty a elektronické poskytování aktualizovaných informací cestujícím.
Marta Andreasen
písemně. - Jsme proti této právní úpravě, neboť je jisté, že:
1. dodatečné náklady na dodatečná práva povedou k trvale vyšším cenám jízdenek plošně pro všechny cestující;
2. autobusové a autokarové trasy, které přinášejí okrajový nebo nulový zisk a neposkytují žádný prostor pro zvýšení cen jízdenek, budou zcela zrušeny a v těchto místech nebude fungovat žádná dopravní obslužnost.
EU by neměla mít právo přijímat zákony za Spojené království. Trváme na tom, že Spojené království má jako národní stát právo sám sebe spravovat a vytvářet si vlastní zákony, přičemž zákony z oblasti dopravy a životního prostředí nejsou výjimkou.
Laima Liucija Andrikien
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto usnesení, v němž Evropský parlament vyjadřuje svůj postoj k ochraně práv cestujících. Nařízení se vztahuje na pravidelnou linkovou dopravu v rámci členských států EU i mezi nimi, v případě, kdy není plánovaná vzdálenost větší než 250 km. Hovoříme o právech cestujících, jejichž autobusové nebo autokarové spojení bylo zrušeno nebo opožděno o více než 120 minut. Cestujícím by v tomto případě měla být okamžitě nabídnuta možnost volby mezi pokračováním v cestě, přesměrováním do cílového místa určení bez jakýchkoli dalších nákladů nebo vrácením ceny jízdenky. Pokud dopravce není schopen tuto možnost nabídnout, mají cestující kromě nároku na navrácení ceny jízdenky navíc nárok na náhradu škody. V případě zrušení nebo zpoždění cesty je rovněž důležité, aby cestující dostali všechny potřebné informace. Kromě toho je rovněž nutné nabídnout asistenční službu v případě, kdy je zrušena nebo zpožděna o více než 90 minut cesta, která trvá déle než tři hodiny.
V takových případech musí být cestujícím nabídnuto jídlo nebo občerstvení, stejně jako ubytování na maximálně dvě noci. Povinnost zajistit ubytování však neplatí, pokud jsou důvodem zrušení nebo zpoždění cesty nepříznivé povětrnostní podmínky nebo velké přírodní katastrofy. S ohledem na obtíže, kterým čelili cestující letos v zimě, kdy se nemohli dostat do cíle kvůli povětrnostním podmínkám, a dokonce museli strávit několik nocí na nádražích, by mělo být jejich právo na ubytování zajištěno.
Elena Oana Antonescu
V Evropské unii cestuje každoročně více než 70 milionů Evropanů autobusy a autokary. Díky přísnému postoji, který zaujal Evropský parlament v otázce práv osob cestujících autobusem či autokarem, budou dopravci v celé EU od nynějška v souladu s právy cestujících poskytovat informace, pomoc a náhradu škod. Evropané nyní bez ohledu na použité dopravní prostředky požívají ochrany na úrovni EU. Podporuji tuto zprávu, která se věnuje nadměrnému příjmu rezervací na autobusové či autokarové spojení, zpoždění o více než dvě hodiny u cest delších než 250 km, stejně jako zrušení cest. Kromě toho jsem přesvědčena, že se politika nediskriminace osob s omezenou schopností pohybu a orientace odráží v souboru základních práv týkajících se poskytování pomoci na autobusových nádražích, včetně bezplatné přepravy speciálního vybavení, jako jsou invalidní vozíky. Hlasovala jsem pro tuto zprávu, která podporuje práva osob se zdravotním postižením a sníženou schopností pohybu a orientace, jako je nediskriminační přístup k dopravě a právo na náhradu za ztrátu nebo poškození invalidních vozíků nebo jiného vybavení pro mobilitu.
Liam Aylward
Osoby se zdravotním postižením musí mít přístup k dopravním systémům a je nutné chránit práva osob s omezenou schopností pohybu a orientace, pokud jde o získání pomoci na zastávkách a nádražích. I když souhlasím, že cestující mají právo na lepší informace a pomoc od provozovatelů a na nádražích po celé EU, je důležité, aby to nepředstavovalo neúměrnou zátěž pro malé, tuzemské nebo dobrovolné provozovatele, kteří působí ve venkovských oblastech, což by je nutilo omezit poskytované služby.
Autobusové linky, které provozují vnitrostátní nebo dobrovolní poskytovatelé, jsou často pro místní a venkovské komunity nezbytné. V důsledku dodatečných nákladů, které tato zpráva doporučuje, by se zvýšily ceny a omezil by se počet dostupných tras a někteří dopravci by pravděpodobně museli provoz ukončit. Nadměrná regulace by přinesla značnou zátěž těmto provozovatelům, kteří jsou často již pod tlakem, a výsledkem by byly omezené služby pro obyvatele venkova. Dopravní systém, který dobře funguje na místní úrovni, je lepší než služba, která je ukončena kvůli nadměrné regulaci.
Zigmantas Balčytis
písemně. - (LT) Hlasoval jsem pro tento důležitý dokument. S ohledem na růst v odvětví dopravy a zvyšující se mobilitu občanů EU je nezbytné nastolit celoevropská práva na ochranu cestujících a zajistit rovné podmínky mezi dopravci z různých členských států. Cestující v letecké dopravě mají již dlouho řadu práv a před dvěma lety se sjednotila práva cestujících v železniční a letecké dopravě a byla zajištěna vysoká úroveň ochrany. Podobná práva musí být zajištěna také cestujícím v autobusové dopravě a musí se zlepšit možnosti cestování osob s omezenou schopností pohybu a orientace. Domnívám se, že po dlouhých a složitých jednáních se podařilo dosáhnout opravdu dobré a vyvážené dohody s Radou, která plně chrání práva cestujících, aniž by zatěžovala dopravce, z nichž ve většině jde o malé a střední podniky. Od nynějška budou mít cestující autobusem právo na náhradu škody v případě, že je jejich cesta zrušena, opožděna nebo odložena. Dále se řeší otázka poškozených nebo ztracených zavazadel a byla stanovena jasná pravidla týkající se práva na náhradu škody v případě nehody.
Gerard Batten and Nigel Farage
písemně. - Jsme proti této právní úpravě, neboť je jisté, že:
1. dodatečné náklady na dodatečná práva povedou k trvale vyšším cenám jízdenek plošně pro všechny cestující;
2. autobusové a autokarové trasy, které přinášejí okrajový nebo nulový zisk a neposkytují žádný prostor pro zvýšení cen jízdenek, budou zcela zrušeny a v těchto místech nebude fungovat žádná dopravní obslužnost.
EU by neměla mít právo přijímat zákony za Spojené království. Trváme na tom, že Spojené království má jako národní stát právo sám sebe spravovat a vytvářet si vlastní zákony, přičemž zákony z oblasti dopravy a životního prostředí nejsou výjimkou.
Jean-Luc Bennahmias
Úmysl sladit práva cestujících v autobusy a autokary s právy cestujících v železniční a letecké dopravě je samozřejmě vynikající. Přesto jsem se zdržel hlasování, protože podle mého názoru nejde text dostatečně daleko.
Limitování práva na odškodnění v případě velkého problému 250 kilometry v podstatě vylučuje tři země Evropské unie. Přitom by šlo snadno pro tyto země zavést jednoduchý mechanismus výjimek. Obecněji řečeno jsou cestující v autobusové a autokarové dopravě celkově sociálně slabší. Vzhledem k tomu, že o otázce mobility se často hovoří, bylo by dobré jim vyslat signál týkající se kratších cest, než je 250 kilometrů.
Mara Bizzotto
Pokud jde o tento text, nemohu jinak než podpořit zprávu pana Canciana, na základě které zde v rámci institucionální debaty nejen že usilujeme o vytvoření společného základu pro zajištění ochrany práv cestujících v autobusové a autokarové dopravě, ale snažíme se také řádně zohlednit požadavky mobility znevýhodněných a zdravotně postižených osob. Z tohoto důvodu jsou autobusové a autokarové společnosti vyzývány, aby se vybavily a vyškolily tak, aby mohly zajistit minimální úroveň pomoci osobám se zdravotním postižením nebo osobám s omezenou schopností pohybu a orientace, pokud cestující informuje přepravce o svých potřebách do 36 hodin před odjezdem. Zdá se proto, že dosažený kompromis vytváří společné minimální standardy výrazně ve prospěch cestujících, aniž by nadměrně zatěžoval dopravce, což jsou většinou malé a střední podniky.
Sebastian Valentin Bodu
Díky výsledku úterního hlasování Evropský parlament úspěšně přidal do právních předpisů týkajících se práv evropských cestujících, které se mají plošně provádět od jara 2013, chybějící kousek.
Jednání byla obtížná. Pravidla se nicméně budou vztahovat na všechny vnitrostátní nebo přeshraniční cesty po silnicích delší než 250 km. Silniční dopravu bylo nutné standardizovat, neboť evropští občané tento druh dopravy stále více využívají; představuje totiž levnější a pohodlnější variantu cestování na krátké vzdálenosti, které nepokrývá letecká doprava. V kontextu evropské dopravy je jen přirozené, že pravidla pro odškodnění, která již dlouho platí v letecké dopravě, budou mít ekvivalent i v silniční dopravě.
V příliš mnoha případech používají silniční dopravci pravidla dle vlastního uvážení, a to zejména v zemích, které vstoupily do Unie v poslední době. Když jim přibude odpovědnost, může to jen pomoci zlepšit nabízené služby. Každý cestující, ať už cestuje letadlem nebo po silnici, si musí být vědom svých práv, a to zejména v situacích, kdy platí za určitou službu a někdy dostane něco úplně jiného. Doufám, že dočasnou výjimku z těchto pravidel nebude požadovat příliš mnoho států a že budou uplatňována na všech úrovních od roku 2013.
Vito Bonsignore
Chtěl bych poblahopřát panu Cancianovi k vynikající práci, díky které jsme dosáhli uspokojivého a dobře vyváženého kompromisu. Díky této zprávě budou totiž od tohoto dne zaručena práva cestujících v autobusové a autokarové dopravě, kteří jako jediní dosud nejsou na evropské úrovni výslovně chráněni. Proto jsem hlasoval pro tento dokument, na němž oceňuji také to, jakou pozornost věnuje automobilovým společnostem působícím v tomto odvětví.
Díky dosažené dohodě se podařilo předejít nadměrnému zatížení dopravců, jejichž podniky jsou často rodinného typu a skromných rozměrů. Současně si myslím, že je důležité, aby Evropská unie přijala zvláštní předpis, na jehož základě brzy vznikne listina práv cestujících, zaměřená zejména na potřeby zdravotně postižených osob nebo osob s omezenou schopností pohybu a orientace.
Jan Březina
Schválený text nařízení považuji za vyvážený kompromis zajišťující práva cestujících, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky. Považuji za úspěch, že se EP podařilo prosadit proti vůli Rady působnost nařízení na veškerou linkovou, vnitrostátní a přeshraniční dopravu, kde je vzdálenost 250 km a více, zatímco Rada prosazovala minimální vzdálenost 500 km. Vítám, že v případě zrušení, zpoždění delšího než 120 minut nebo nadměrného příjmu rezervací budou mít cestující kromě nároku na pokračování v cestě nebo přesměrování do cílového místa určení či proplacení ceny jízdenky nárok na náhradu v hodnotě 50 % ceny jízdenky. Vzhledem k tomu, že nařízení o právech cestujících autobusy navazuje na nařízení o právech cestujících vlaky, netěší mě, že na rozdíl od cestujících autobusy si cestující vlaky musí v mnoha státech EU na uplatnění svých práv počkat, zejména pokud jde o nárok na vrácení čtvrtiny až poloviny jízdného při zpoždění nad jednu hodinu.
I české ministerstvo dopravy využilo možnosti odložit platnost příslušné evropské legislativy o pět let. Jako důvod uvedlo poměrně rozsáhlou stavební činnost na tuzemské železniční síti, kvůli které se vlaky zpožďují. To v konečném důsledku znamená zavedení systému dvojích standardů znevýhodňujícího jednu skupinu cestujících oproti jiné.
David Campbell Bannerman
písemně. - Jsme proti této právní úpravě, neboť je jisté, že:
1. dodatečné náklady na dodatečná práva povedou k trvale vyšším cenám jízdenek plošně pro všechny cestující;
2. autobusové a autokarové trasy, které přinášejí okrajový nebo nulový zisk a neposkytují žádný prostor pro zvýšení cen jízdenek, budou zcela zrušeny a v těchto místech nebude fungovat žádná dopravní obslužnost.
EU by neměla mít právo přijímat zákony za Spojené království. Trváme na tom, že Spojené království má jako národní stát právo sám sebe spravovat a vytvářet si vlastní zákony, přičemž zákony z oblasti dopravy a životního prostředí nejsou výjimkou.
Carlos Coelho
Vzhledem k tomu, že se odvětví dopravy neustále rozšiřuje, je nezbytné, aby práva na ochranu cestujících, srovnatelné s podmínkami u ostatních druhů dopravy, platila v celé EU rovněž i pro autobusovou a autokarovou dopravu, která zaznamenala nárůst o více než 5 % a dosáhla ročního objemu 72,8 milionu cestujících. Je také důležité zajistit rovné podmínky, pokud jde o hospodářskou soutěž mezi dopravci z různých členských států a mezi různými druhy dopravy. Domnívám se proto, že je důležité, že se téměř po dvou letech jednání podařilo dosáhnout dohody, která těmto cestujícím umožní využívat všech práv, zejména pokud jde o pomoc v případě nehody, zpoždění, zrušení cesty, náhrady atd. Současně je zvláštní pozornost věnována právům osob se zdravotním postižením a sníženou schopností pohybu a orientace. Podporuji tento kompromis, neboť jsem přesvědčen, že je zcela uspokojivý a vyvážený, protože zajišťuje práva cestujících, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky.
Vasilica Viorica Dăncilă
Považuji za dobré znamení, že lze konečný text považovat za velmi uspokojivý a dobře vyvážený kompromis zajišťující práva cestujících, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky.
Anne Delvaux
Komise předložila v prosinci 2008 návrh nařízení o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě. Hlavním cílem tohoto návrhu bylo zavést společná ustanovení týkající se těchto práv. To se nyní stalo a jsem potěšena, že cestující autobusem na trasách v délce nejméně 250 km budou nyní mít po celé EU stejná práva na informace, pomoc a náhradu v případě zrušení cesty, nadměrného příjmu rezervací nebo zpoždění o dvě hodiny či více.
Cestující budou mít možnost volby mezi proplacením ceny jízdenky a pokračováním v cestě za stejných podmínek a bez dodatečných nákladů. Pokud je jedinou dostupnou možností proplacení jízdenky, musí mít nárok na náhradu v hodnotě 50 % ceny jízdenky. Kromě toho budou mít cestující také nárok na odškodnění v případě ztráty nebo poškození zavazadel.
Lena Ek, Marit Paulsen, Olle Schmidt and Cecilia Wikström
písemně. - (SV) Evropský parlament tento týden hlasoval o zprávě, která má na evropské úrovni zajistit práva pro cestující autobusy a autokary. Dosažený kompromis s Radou je krokem správným směrem, ale oblast působnosti tohoto nařízení je bohužel omezená, a proto jsme se rozhodli zdržet se hlasování.
Jsme přesvědčeni, že je problematické, že byly z dohody vyloučeny tři členské státy - Lucembursko, Malta a Kypr -, neboť to značně oslabuje celkovou ochranu cestujících v Evropě. Domníváme se také, že vzdálenost 250 km je jako základ pro právní předpisy EU příliš dlouhá, protože to v praxi znamená, že cestující autobusy a autokary nebudou při cestě z Lucemburku do Štrasburku nebo z Malmö do Växjö právními předpisy chráněni. To je politováníhodné.
Jsme také proti doložce vyšší moci, která omezuje odpovědnost dopravce v případě zrušení nebo zpoždění cesty způsobeného nepříznivými klimatickými podmínkami nebo velkými přírodními katastrofami. Považujeme to za znepokojující precedent pro nadcházející revizi nařízení o právech cestujících v letecké dopravě.
Vítáme nicméně zlepšení práv osob se zdravotním postižením, které tato dohoda přináší, i další pomoc, na kterou budou mít tito lidé nyní nárok.
Edite Estrela
Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě, protože těmto cestujícím přiznává práva srovnatelná s právy cestujících jinými druhy dopravy. Toto nové nařízení obsahuje důležitá ustanovení, která se týkají zejména práv osob se zdravotním postižením nebo osob s omezenou schopností pohybu a orientace, jakož i práv cestujících v případě zrušení nebo zpoždění cesty.
Diogo Feio
Cestující mají bez ohledu na dopravní prostředky, které použijí, právo na poskytnutí kvalitních a bezpečných služeb, a proto považuji záměr zavést harmonizované předpisy týkající se práv cestujících v autobusové a autokarové dopravě na celém území EU jako pozitivní. Kromě toho jsem přesvědčen, že práva cestujících by měla být zásadně stejná bez ohledu na druh použité dopravy, s výjimkou případů, kdy by to bylo neslučitelné s vlastnostmi použitých dopravních prostředků. Na závěr bych rád poblahopřál paní Kratsaové-Tsagaropoulouové, panu Simpsonovi, zpravodaji a všem ostatním účastníkům jednání v dohodovacím výboru za odvedenou práci a za dohodu, které dosáhli, pokud jde o konečnou verzi tohoto nařízení.
José Manuel Fernandes
Tato zpráva se týká společného textu, který přijal dohodovací výbor a který se týká nařízení Evropského parlamentu a Rady o základních právech cestujících využívajících autobusovou a autokarovou dopravu.
Za prvé bych rád poblahopřál dohodovacímu výboru k odvedené práci a dosaženému konsensu. Ze tří práv, které Rada původně navrhla, se podařilo dostat na 12, mezi nimiž bych rád upozornil na pravidla týkající se odpovědnosti, náhrady, pomoci, náhradní dopravy a na zvláštní pozornost vůči cestujícím se zdravotním postižením nebo sníženou schopností pohybu a orientace.
Vítám proto tento další krok Evropské unie, který, jak jsem si jist, zvýší počet cestujících autobusy a autokary díky pocitu bezpečí a pohodlí, který přinese, což významně přispěje ke snížení emisí CO2.
João Ferreira
Dohoda o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě, které dosáhl Parlament a Rada v rámci dohodovacího výboru, nově definuje oblast působnosti nařízení; ve druhém čtení byla omezena na cestující dálkových spojů, které jsou definovány jako cesty v délce 250 km nebo více. Současně dohoda stanovuje 12 základních práv cestujících na krátké vzdálenosti, se zaměřením na potřeby osob se zdravotním postižením a sníženou schopností pohybu a orientace, například odškodnění v případě ztráty nebo poškození invalidních vozíků a jiného vybavení pro mobilitu, nediskriminační jízdenky a podmínky přepravy a právo na informace.
Jedná se o návrhy, které samozřejmě podporujeme. Musíme však vyjádřit určité pochybnosti, pokud jde o pozměňovací návrhy vložené v rámci dohodovacího výboru a o kritéria pro provádění tohoto nařízení. Vzhledem k rozdílům ve velikosti a charakteristikách zemí EU může být obtížné v některých z nich směrnici uplatňovat, zejména v nejmenších zemích, v nichž není možné realizovat mnoho cest odpovídajících konceptu "dálkové" cesty. V důsledku toho mohou cestující neopodstatněně přijít o zmíněná práva.
Nathalie Griesbeck
Po několikaletém procesu představuje přijetí tohoto textu významný pokrok ve prospěch práv cestujících v Evropě, a to zejména práv osob se zdravotním postižením a osob s omezenou schopností pohybu a orientace. Po přijetí tohoto nařízení (které se týká cesty autobusem a autokarem) se nyní na všechny druhy dopravy v Evropské unii vztahují právní předpisy, zajišťující práva a záruky pro cestující, jejichž cesta je například zrušena nebo odložena, nebo jejichž zavazadla jsou ztracena atd. Lituji však toho, že se toto nařízení vztahuje pouze na cesty delší než 250 km, protože to v podstatě vylučuje tři členské státy Evropské unie (Lucembursko, Maltu a Kypr), ale také mnoho tras, například trasu Brusel-Amsterdam nebo Budapešť-Vídeň. Nakonec vyjadřuji také nesouhlas s nedostatečnou flexibilitou u "cest" v přeshraničních oblastech, což ztěžuje mobilitu evropských občanů. Jinými slovy je tento text mnohem méně ambiciózní než to, co jsme obhajovali v dohodovacím výboru před několika měsíci, a mnohem méně ambiciózní než to, co bych bývala chtěla zajistit pro cestující v Evropě.
Sylvie Guillaume
Hlasovala jsem pro tento text nejen proto, že usiluje o posílení práv cestujících v autobusové a autokarové dopravě, pokud jde o odškodnění a pomoc v případě nehody, ale také proto, že klade důraz na zásadu zákazu diskriminace osob s omezenou schopností pohybu a orientace, kteří musí mít také náležitý přístup k těmto způsobům dopravy, jež nyní představují 10 % veškeré silniční osobní dopravy v Evropě. Dále vítám skutečnost, že díky tomuto textu jsou nyní práva cestujících chráněna u všech druhů dopravy.
Ian Hudghton
písemně. - Hlasoval jsem pro, aby cestující autobusy a autokary získali důležitá nová práva. Myslím, že jsme dosáhli spravedlivé rovnováhy mezi právy spotřebitelů a potřebami dopravců. Dnešní hlasování bude důležité zejména pro cestující se zdravotním postižením, kteří budou mít z výsledku dnešního hlasování užitek.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem ve prospěch tohoto usnesení, v němž Evropský parlament vyjadřuje svůj postoj k ochraně práv cestujících. Věřím, že to přispěje ke zlepšení podmínek pro cestující a poskytne jim to větší právní jistotu v případě nehody nebo jiné nepředvídané události. Současně budou posílena práva cestujících, aniž by to znamenalo přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky. A nejdůležitější je, že budou práva cestujících autobusy srovnatelná s právy cestujících v ostatních druzích dopravy.
Giovanni La Via
Po napjatých jednáních mezi Radou a Parlamentem můžeme dnes konečně předložit zprávu, kterou vypracoval pan Cancian. Nemohu hlasovat jinak než ve prospěch této zprávy, jež Evropské unii umožňuje požadovat po jednotlivých členských státech, aby uvedly právní předpisy v této věci v soulad s pokyny v této zprávě, která se zaměřuje na větší ohled na cestující v autobusové a autokarové dopravě. Vzhledem k tomu, že autobusy jsou po autech nejčastěji používané dopravní prostředky - a tento trend stále stoupá -, má Evropa povinnost postavit se za své občany, kteří využívají těchto služeb. Zpráva představuje dobrý kompromis a myslím, že za sebe musím opravdu zdůraznit skutečnost, že byla patřičná pozornost věnována právům zdravotně postižených osob: zpráva vyžaduje větší pomoc autobusových a autokarových přepravců všem osobám se zdravotním postižením nebo osobám s omezenou schopností pohybu a orientace. Po vstupu tohoto právního předpisu v platnost budou mít občané právo na jasná a společná pravidla týkající se náhrady škod nebo náhrady v případě zpoždění oproti plánovanému jízdního řádu.
Bogusław Liberadzki
Evropský parlament přijal v úterý 15. února 2011 zprávu, která přinese dlouho očekávaný výsledek, a sice stejná práva pro cestující ve všech odvětvích dopravy. Práva cestujících v linkové autobusové dopravě byla posílena, pokud jde o ztrátu zavazadel, ztrátu osobních věcí, úmrtí nebo ztrátu zdraví nebo problémy, které vznikly chybou dopravce, atd. Pozitivním rysem je, že nařízení upravuje práva cestujících v celé Evropské unii. Je třeba zdůraznit, že tato základní práva zahrnují potřeby osob se zdravotním postižením a osob s omezenou schopností pohybu a orientace. Nařízení má zajistit přístup k dopravě bez diskriminace. Upravuje také povinnosti cestujících a důsledky zanedbávání těchto povinností, které mohou zahrnovat ztrátu možnosti žádat o náhradu. S ohledem na výše uvedené jsem hlasoval ve prospěch tohoto nařízení, které je dobře připravené a doplňuje soubor práv cestujících v Evropské unii.
Petru Constantin Luhan
Dnes, po dvou letech složitých jednání s členskými státy, hlasoval Evropský parlament o přijetí dohody o nařízení, které bude pokrývat všechna práva cestujících na dlouhých vnitrostátních nebo přeshraničních cestách. Hlasoval jsem pro tuto dohodu, protože obsahuje 12 základních práv, která mají zásadní význam pro zlepšení kvality dopravních služeb. Týkají se zejména práva cestujících na informace před cestou a během cesty a potřeb lidí se zdravotním postižením a sníženou schopností pohybu a orientace. Zavedení těchto práv nám umožní zajistit nediskriminační přístup k přepravě.
Kromě toho zahrnuje tato zpráva práva cestujících, která považuji za velmi důležitá, a to povinnou náhradu za ztracené zavazadlo, úhradu určité částky v případě smrti nebo zranění cestujícího či náhradu až do výše 50 % hodnoty jízdenky vedle plné úhrady ceny jízdenky, pokud provozovatel zruší cestu a není tedy schopen dodržet svou přepravní smlouvu.
David Martin
písemně. - Vítám tuto zprávu, která stanoví nový soubor práv cestujících autobusy a autokary a která by měla zvýšit kvalitu nabízených služeb, neboť vyvíjí tlak na poskytovatele dopravních služeb, aby nesli odpovědnost za zpoždění či zrušení spojů a za ztracená nebo poškozená zavazadla. Zpráva také obsahuje důležitá ustanovení týkající se zlepšení dostupnosti místní autobusové dopravy pro osoby se zdravotním postižením a osoby s omezenou schopností pohybu a orientace.
Gesine Meissner
písemně. - Toto nařízení je krokem správným směrem, neboť vytváří evropský soubor práv cestujících v autobusové dopravě. Kromě některých základních práv se však vztahuje na linkovou dopravu při vzdálenosti 250 km nebo více. Takový omezený rozsah může být jen stěží základem pro skutečně evropskou legislativu v zájmu všech cestujících v autobusové dopravě a skupina ALDE takové řešení nemůže podpořit.
Jsme rovněž proti doložce vyšší moci, která dopravce osvobozuje od povinnosti poskytnout cestujícím ubytování v případě zrušení nebo zpoždění cesty, jsou-li způsobeny nepříznivými povětrnostními podmínkami nebo velkými přírodními katastrofami, neboť to může vytvořit precedens pro jiné právní předpisy EU o právech cestujících. I když to není vítězství, je to zlepšení, zejména pro cestující se zdravotním postižením a sníženou schopností pohybu a orientace. Podařilo se nám zajistit nediskriminační podmínky přístupu, vyškolení zaměstnanců dopravců a pracovníků na nádražích, kteří jednají přímo s cestujícími, aby dokázali pomoci zdravotně postiženým osobám, a dále náhrady za poškození nebo ztrátu vybavení pro mobilitu na všech trasách, bez ohledu na vzdálenost. S ohledem na výše uvedené a s cílem vytvořit harmonizovaný soubor práv EU pro všechny cestující jsme se nepostavili proti dohodě a v závěrečném hlasování jsme se zdrželi hlasování.
Nuno Melo
Doposud se zvláštní právní předpisy vztahovaly jen na cestující v letadlech, vlacích a lodích. Od nynějška budou chráněna i práva cestujících v autobusové a autokarové dopravě. Cestující, kteří cestují autobusy a autokary, tedy budou mít práva srovnatelná s právy cestujících, kteří používají jiné druhy dopravy. Nařízení, které jsme dnes schválili, poskytuje cestujícím pomoc a odškodnění v případě nehody, zrušení nebo zpoždění cesty, a zajišťuje nediskriminační přístup pro cestující se zdravotním postižením. Nová pravidla budou platit pro všechny pravidelné vnitrostátní a přeshraniční trasy v délce nejméně 250 kilometrů. To představuje důležitý pokrok v otázce ochrany práv občanů.
Alexander Mirsky
písemně. - Hlasoval jsem kladně, ale rád bych dodal, že provozovatelé autobusových a autokarových služeb by měli také splňovat požadavek na vytvoření bezpečnostních systémů a systémů pomoci při mimořádných událostech na mezinárodních a dálkových trasách, protože při nehodách může dojít ke zranění cestujících. Je rovněž nutné zavést další předpisy týkající se odpovědnosti autobusových dopravců za život a zdraví cestujících, včetně povinných lékařských prohlídek zaměřených na zdravotní stav a duševní vyrovnanost řidičů autobusů a autokarů, kteří odpovídají za bezpečnost a zdraví cestujících.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
Dnes jsme hlasovali pro dokument, který sice není ideální, ale představuje stále dobrý kompromis a Radě a Evropskému parlamentu pomohl dosáhnout dohody. Toto nařízení týkající se práv cestujících stanoví pravidla, pokud jde o náhradu škody v případě nehody nebo zpoždění cesty, vyřizování stížností cestujících a práva osob se zdravotním postižením. Bezpochyby je neuspokojivé, že se nařízení bude uplatňovat na vzdálenost 250 km a více. V případě malých zemí by to skutečně nebylo oprávněné, ale nehovoříme zde jenom o místních cestách, ale i o cestách mezinárodních, a proto věřím, že pro občany EU, kteří cestují, se tento dokument stane zárukou jejich práv, přičemž zvláštní pozornost se věnuje právům osob se zdravotním postižením.
Rolandas Paksas
Hlasoval jsem pro tento návrh usnesení rozšiřující práva cestujících v autobusové a autokarové dopravě. Tento dokument je výsledkem kompromisu, kterého bylo dosaženo po dlouhých jednáních. Zlepšuje uplatňování práv cestujících a přitom nepřináší další zátěž pro dopravce.
Myslím, že je důležité zajistit, aby byla práva, která mají cestující autobusem, srovnatelná s právy u ostatních druhů dopravy a aby měli dopravci zaručeny rovné podmínky.
I když požaduji uzákonění odpovídající náhrady za škodu, souhlasím s návrhem, aby se stanovily limity pro náhradu škody, které budou muset členské státy dodržovat. Zvláště důležité je zajistit spravedlivé a dostatečné odškodnění v případě úmrtí, a jsem proto přesvědčen, že stropy pro takovou náhradu podle vnitrostátního práva nesmí být nižší než minimální částky stanovené v nařízení. Kromě toho musí být zajištěna řádná operativní pomoc v případě nehody, kdy budou cestujícím nabídnuty služby a věci, které budou nejvíce potřebovat.
Souhlasím s ustanoveními nařízení, které poskytují cestujícím odpovídající záruky pro případ zrušení nebo odložení cesty a zajišťují jim nárok i na další náhrady. Vítám skutečnost, že se nařízení zaměřuje především na zdravotně postižené cestující a cestující s omezenou schopností pohybu a orientace a na poskytování pomoci, kterou na cestách potřebují.
Alfredo Pallone
Práce, kterou pan Cancian odvedl v dohodovacím řízení ohledně nařízení o právech cestujících, vedla k přijetí evropského právního rámce pro ochranu cestujících autobusy a autokary, k němuž dojde současně s vytvořením jednotného trhu v dopravě. Až doposud působil dopad vnitrostátních předpisů kvůli právnímu vakuu v neprospěch konkurence (vzhledem k různým rozdílům) a v neprospěch občanů se zdravotním postižením a / nebo občanů s omezenou pohyblivostí, jejichž práva nyní zaručuje Evropská unie. Zprávu jsem podpořil, protože si myslím, že představuje velký kus práce. Výsledný kvalitní kompromis vyvíjí tlak na evropskou dopravní politiku, aby učinila výrazný krok vpřed, nejen tím, že zaručí práva cestujících, ale také tím, že nebude přítěží pro dopravce, kteří tyto služby poskytují.
Georgios Papanikolaou
Návrh usnesení o návrhu nařízení o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě výrazně zlepšuje práva cestujících. Konečný kompromisní text obsahuje i přes to, že jednání mezi Evropským parlamentem a Radou trvala několik měsíců, ustanovení o řadě práv pro cestující autobusy a autokary na linkách v délce 250 km nebo více, a ne 500 km, jak původně navrhovala Rada.
Během čtyř let, což je konečný termín pro uplatnění tohoto zvláštního ustanovení, budou moci řečtí cestující autobusy a autokary a jejich partneři žádat náhradu za zpoždění a zrušení linek nebo za neopodstatněné změny jízdního řádu. Je jen správné, že by tato práva měla být zachována, a proto jsem hlasoval ve prospěch této zprávy.
Maria do Céu Patrão Neves
Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy o právech cestujících autobusy a autokary. Vítám skutečnost, že v konečném znění představuje uspokojivý a vyvážený kompromis zajišťující práva cestujících, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky. Návrh Komise zavést v celé Evropské unii práva chránící cestující srovnatelná s právy, vztahující se na ostatní druhy dopravy, stejně jako zajištění rovných podmínek pro hospodářskou soutěž mezi přepravními společnostmi z různých členských států a mezi různými druhy dopravy je opatření, ze kterého mohou mít užitek všichni. Jednání byla dlouhá a skončila dohodovacím řízením. Největšími spornými body byla otázka vnitrostátních orgánů odpovědných za prosazování nařízení a otázka rozsahu regulace. Nařízení se nakonec vztahuje na všechny pravidelné vnitrostátní nebo přeshraniční linky, za předpokladu, že je plánovaná ujetá vzdálenost 250 km a více ("dálkové spoje"). Nařízení rovněž stanoví odškodnění a pomoc v případě nehody, řeší práva cestujících v případě zrušení nebo zpoždění linky a práva osob se zdravotním postižením a / nebo s omezenou schopností pohybu a orientace.
Paulo Rangel
písemně. - (PT) Hlasoval jsem ve prospěch této zprávy, neboť jsem přesvědčen, že konečné znění nařízení schválené dohodovacím výborem představuje vyvážený kompromis, který zajistí dostatečnou ochranu pro cestující autobusy a autokary a přizná jim důležitá práva, obzvláště v případě nehody, zrušení nebo zpoždění linky, dále právo na přístup k informacím a podávání a vyřizování stížností, a práva pro osoby se zdravotním postižením a osoby s omezenou schopností pohybu a orientace.
Frédérique Ries
Zdržela jsem se hlasování o tomto nařízení o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě, které bylo přijato velkou většinou socialistů a konzervativců. Lituji, že byl učiněn značný krok zpět od stanoviska, který Parlament původně přijal, a to ve třech hlavních bodech. 1.) Nařízení se vztahuje pouze na vzdálenosti delší než 250 km. V praxi nebudou lidé, kteří cestují autobusem z Bruselu do Amsterdamu chráněni, zatímco cestující letadlem ano! To je nespravedlivé, zvláště když víme, že tento druh dopravy využívají nejčastěji nejméně zámožní lidé. 2.) Doložku o vyšší moci (nepříznivé povětrnostní podmínky nebo přírodní katastrofy) budou moci dopravci uplatnit až příliš snadno, aby se vyhnuli placení náhrady cestujícím v případě zpoždění nebo zrušení linky. 3.) Odchylky umožní zemím odložit vstup tohoto nařízení v platnost až do roku 2021! Vítám nicméně posun v textu, který se týká povinné pomoci zdravotně postiženým lidem a lidem s omezenou schopností pohybu a orientace a práva na odškodnění v případě nehody, zpoždění nebo zrušení. Parlament se nicméně spokojil s lacinou, špatně vypracovanou smlouvou. Mnoho výjimek a odchylek bude znamenat, že rozsah těchto práv bude značně omezený a na úkor cestujících autobusy.
Crescenzio Rivellini
Tato sněmovna dnes hlasovala o zprávě o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě. V prosinci roku 2008 předložila Komise návrh nařízení o právech cestujících autobusy a autokary. Komise si v tomto návrhu sama stanovila za cíl zavést na úrovni Evropské unie práva, která by chránila cestující a byla by srovnatelná s právy cestujících v jiných dopravních prostředcích, jakož i zajistit rovné podmínky hospodářské soutěže mezi dopravci v různých členských státech a mezi různými dopravními prostředky.
K hlavním bodům, které vedly v průběhu dohodovacího řízení k dohodě, patří: rozsah, doba platnosti odchylek, odškodnění a pomoc v případě nehod, práva cestujících v případě zrušení nebo zpoždění linek a práva zdravotně postižených osob a osob s omezenou schopností pohybu a orientace. Konečný text lze považovat za velmi uspokojující a vyrovnaný, neboť se mu daří zajistit práva cestujících, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky.
Na výsledek dohodovacího řízení je nutné hledět jako na vítězství Parlamentu.
Robert Rochefort
Jsem rád, že jednání mezi Parlamentem a členskými státy nakonec vyústila v přijetí nařízení, které zaručí širší práva pro cestující autobusem nebo autokarem. Toto nařízení zaplňuje mezeru v právních předpisech týkajících se práv cestujících: v této věci doposud na rozdíl od letecké a železniční dopravy neexistovaly evropské právní předpisy.
Tento text zavádí mimo jiné několik typů odškodnění: občerstvení v případě zpoždění delšího než 90 minut, náklady na ubytování na jednu noc v případě přerušení cesty, nehody nebo zpoždění vyžadujícího přenocování, dále horní hranici ve výši nejméně 1 200 EUR, pokud jde o náhrady v případě ztráty nebo poškození zavazadel ponechaných v péči dopravce.
Kromě toho se přisuzují specifická práva zdravotně postiženým cestujícím, zejména pokud jde o povinnost dopravce poskytnout jim pomoc - pokud ho tyto osoby informují o svých potřebách 36 hodin předem - a povinnost vyplatit odškodnění nebo náhradu za poškození či ztrátu jejich speciálních pomůcek. Toto nařízení se bude vztahovat na všechny pravidelné dálkové (250 km a více) vnitrostátní a přeshraniční linky od jara roku 2013.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Za belgického předsednictví Rada výrazně oslabila stanovisko Parlamentu přijaté v prvním a druhém čtení. Působnost nařízení je stanovena na linky o minimální délce 250 km, což znamená, že většina autobusové dopravy do něj nebude zahrnuta. Byla rovněž stanovena úhrada v případě zpoždění spoje (nejméně 2 hodiny, přičemž se vrací polovina z ceny jízdenky - oproti železniční dopravě, kde se jízdné vrací již od 1 hodiny zpoždění). A konečně jsou omezena a oslabena práva pro osoby s omezenou schopností pohybu a orientace a není zajištěn bezbariérový přístup k autobusové dopravě. Proto jsme hlasovali proti usnesení.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto usnesení, které konečně uznává a chrání práva cestujících u všech dopravních prostředků, v důsledku čehož se uživatelé dostali do centra pozornosti dopravní politiky. Větší ochrana práv cestujících podporuje používání veřejné dopravy a zdravou konkurenci mezi dopravci, což je nutí rozvíjet více konkurenční služby. Je důležité zdůraznit, že nové nařízení bude uplatňováno v plném souladu se zásadou subsidiarity.
Dvěma důležitými novinkami jsou ustanovení o peněžité náhradě v případě zranění nebo poškození či ztráty zavazadel a o záruce pomoci v případě zpoždění nebo přerušení cesty, která bude vycházet z modelu používaného pro vlaky a letadla. Konečný text uznává a chrání cestující, se zvláštním zřetelem na cestující s omezenou schopností pohybu a orientace a na osoby se zdravotním postižením, kterým zajišťuje náležité informace a služby. Je také důležité zdůraznit, že to nebude znamenat žádné dodatečné náklady pro podniky, jelikož jsou chráněny před rizikem neúnosných nákladů na přizpůsobení, čímž se zajistí spravedlivá rovnováha mezi právy cestujících a zárukami pro malé a střední podniky.
Oreste Rossi
Prostřednictvím tohoto nařízení se konečně do právních předpisů zavádí práva cestujících v autobusové a autokarové dopravě. I když Komise navrhla toto nařízení již v roce 2008, teprve nyní bylo dosaženo slušného kompromisu a jediný druh dopravy, který ještě neměl pravidla na ochranu cestujících, je teď má.
Zvláštní pozornost byla věnována osobám se zdravotním postižením a osobám s omezenou schopností pohybu a orientace. Jediný sporný bod textu se týkal oblasti působnosti pravidel, která platí pouze pro cesty nad 250 km. Pomoc v případě zpoždění bude zahrnovat povinnost poskytnout jídlo, pití a náhradní dopravu. Pokud dojde k přerušení jízdy, dostane cestující nejen vrácené jízdné, ale v případě potřeby mu bude rovněž poskytnuto přenocování až na dvě noci. Ztrátu nebo poškození zavazadel bude možné kompenzovat až do výše 1 200 EUR.
Vilja Savisaar-Toomast
Hlasovala jsem proti zprávě, o níž dnes diskutujeme a která se týká práv cestujících autokary, protože jsem přesvědčena, že nebere v úvahu všechny členské státy Evropské unie a ponechává velké množství linek mimo působnost směrnice. 250 km je zjevně příliš velká vzdálenost, protože zcela vylučuje Maltu, Kypr a Lucembursko. Vyloučena je rovněž většina estonských, lotyšských, litevských, dánských, holandských a belgických linek. Bohužel musím přiznat, že estonská vláda v průběhu dohodovacího řízení podporovala dokonce delší vzdálenost 500 km, což by úplně vyloučilo Estonsko. Doufám, že den, kdy se estonská vláda postaví za práva cestujících autokary, namísto zisku pro dopravce, není daleko, a to jakmile směrnice projde legislativním procesem.
Bart Staes
písemně. - (NL) Toto je čtvrtý balík na ochranu práv cestujících. Poté, co byla přijata ochrana práv cestujících v letecké, železniční a vodní dopravě, jsme nyní obrátili pozornost na práva cestujících autobusy. Ti od nynějška obdrží odškodnění v případě zpoždění cest o délce více než 250 km, pomoc v případě zrušení cesty, ochranu v případě nehod a úmrtí, jakož i náhradu za ztracená nebo poškozená zavazadla. Cestující s omezenou schopností pohybu a orientace budou mít rovněž právo na zvláštní pomoc, jak je tomu již v případě leteckých společností. Stanovisko Evropského parlamentu z prvního a druhého čtení bylo v konečném výsledku značně oslabeno. Parlament chtěl tato pravidla uplatnit na cesty o délce více než 50 km. Rada je chtěla uplatnit pouze na cesty o délce více než 500 km. Kompromisem je 250 km.
To znamená, že se pravidla nevztahují na mnoho nynějších tras, jako je trasa Brusel-Amsterdam, Lucemburk-Štrasburk nebo Vídeň-Budapešť. Pozitivní nicméně je, že tento právní předpis stanoví seznam 12 základních pravidel, která platí pro jakoukoli vzdálenost a jsou zaměřena na potřeby zdravotně postižených osob a dalších osob s omezenou schopností pohybu a orientace. Skupina Zelených/Evropské svobodné aliance je nicméně nesmírně zklamána velmi chabým výsledkem. Proto jsem společně s ostatními členy skupiny zelených hlasoval proti této dohodě.
Catherine Stihler
písemně. - Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy, jejímž cílem je poskytnout cestujícím autobusem nebo autokarem více práv, včetně práva na pomoc pro cestující se zdravotním postižením a pro osoby s omezenou schopností pohybu a orientace. Ochrana spotřebitele v Evropě je pro labouristickou stranu klíčovou prioritou.
Marc Tarabella
Vítám přijetí této zprávy, zejména kvůli novinkám, které zavádí z hlediska pomoci zdravotně postiženým osobám a osobám s omezenou schopností pohybu a orientace, podpory podávání a vyřizování stížností a podpory odškodnění a pomoci v případě nehody. Chtěl bych nicméně zdůraznit, že je naléhavě nutné zajistit, aby členské státy striktně dodržovaly ustanovení týkající se práv cestujících v případě zrušení nebo zpoždění spojů, aby se předešlo nesprávnému použití pravidel, které často pozorujeme při uplatňování nařízení o právech cestujících v letecké dopravě.
Nuno Teixeira
písemně. - (PT) Hlavním cílem návrhu Evropské komise je zajistit, aby měli cestující autobusy a autokary stejná práva jako cestující využívající ostatní druhy dopravy, a dále zajistit rovné podmínky pro hospodářskou soutěž mezi dopravci v různých členských státech a mezi různými druhy dopravy. I přes neshody v průběhu procesu vítám skutečnost, že toto nařízení bylo přijato, neboť umožní ochranu práv cestujících autobusy a autokary, aniž by přitom představovalo přehnanou zátěž pro malé a střední dopravce, které v rámci tohoto odvětví fungují. Toto nařízení stanoví soubor základních práv a zdůraznil bych, že zvláštní pozornost je věnována osobám s omezenou schopností pohybu a orientace a osobám se zdravotním postižením, a právo na odškodnění a pomoc v případě nehody, zrušení nebo zpoždění linky.
Tato práva se vztahují na všechny vnitrostátní i přeshraniční linky, za předpokladu, že se ujetá vzdálenost rovná nebo přesahuje 250 km. Týká se to i cestujících, kteří absolvují jen část těchto dálkových cest. Byla také stanovena práva pro cestující na krátkých pravidelných linkách, zejména nediskriminační přístup k přepravě a právo na informace při cestování.
Róża Gräfin von Thun und Hohenstein
Nařízení o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě je výborným příkladem toho, jak Evropský parlament demonstruje své obavy o práva spotřebitelů. Po obtížných jednáních s Evropskou radou jsme přijali text, který se zabývá posledním dopravním prostředkem, u nějž právní předpisy EU dosud neřešily práva cestujících. Na začátku jednání Parlament požadoval, aby nová pravidla platila u cest o délce více než 50 km, zatímco Rada chtěla určit vzdálenost nad 500 km. Cestou kompromisu byla stanovena vzdálenost přesahující 250 km. Cestující na těchto linkách získají řadu úlev a práv, které se podobají úlevám a právům v letecké dopravě. Právní předpisy EU jednoznačně upravují práva pro případ ztráty zavazadel na letišti nebo pro případ opoždění letu o dlouhou dobu. Cestující autobusy a autokary byli doposud v mnohem horší situaci. Dnes budou mimo jiné moci požadovat odškodnění za zpoždění nebo poškození zavazadel a osoby s omezenou pohyblivostí obdrží speciální doprovod.
Vytvoření Charty práv cestujících znamená, že si občané budou více vědomi toho, co mohou očekávat od dopravců. Charta bude zahrnovat soubor základních práv, na něž má každý cestující nárok bez ohledu na vzdálenost, kterou procestuje. Toto je příklad dobrých právních předpisů, zaměřených na občany. Toto nařízení nám umožní posílit práva spotřebitelů a společný trh, a proto jsem hlasovala pro jeho přijetí.
Silvia-Adriana Ţicău
Hlasovala jsem pro nařízení o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě. Toto nařízení stanoví práva cestujících využívajících služeb autobusové a autokarové dopravy, která jsou srovnatelná s právy, jež platí pro všechny ostatní druhy dopravy. Nařízení se vztahuje na všechny pravidelné linky, a to vnitrostátní i přeshraniční, o minimální plánované délce 250 km.
Tato práva se týkají nediskriminačního přístupu k dopravě pro osoby se zdravotním postižením, dále přiznání odškodnění v případě smrti nebo zranění cestujícího nebo ztráty či poškození zavazadel. Je-li cesta zrušena nebo opožděna o více než 120 minut, bude cestujícím okamžitě nabídnuta možnost buď přesměrování do cílového místa určení či proplacení ceny jízdenky. Pokud dopravce tuto možnost nenabízí, má cestující kromě proplacení ceny přepravního dokladu nárok na náhradu v hodnotě 50 % ceny jízdenky. Pokud je cesta v délce více než tři hodiny zrušena nebo zpožděna o více než 90 minut, je dopravce povinen nabídnout pomoc a ubytování v hotelu až do výše 80 EUR na noc na jednoho cestujícího, a to na dobu nejvýše dvou nocí.
Žádám, aby cestující byli dostatečně informováni o svých právech, aby je mohli nárokovat v případě jejich nedodržování.
Viktor Uspaskich
Je naší povinností zajistit, aby se dopravci chovali k cestujícím správně a aby se osoby se zdravotním postižením při používání přepravních služeb nesetkávali s překážkami. Je důležité zajistit rovné podmínky mezi dopravci z různých členských států, jakož i mezi různými druhy dopravy. Potřebujeme dobře vyvážený kompromis zajišťující práva cestujících ve všech členských státech EU, které se někdy velmi liší co do velikosti, aniž by přitom představoval přehnanou administrativní zátěž pro dopravce, z nichž většinu tvoří malé a střední podniky. A co je nejdůležitější, nová pravidla by měla zlepšit kvalitu dopravy v Evropské unii a zvýšit konkurenceschopnost. Nesmíme nicméně zapomínat na otázku bezpečnosti silničního provozu. V Litvě jsme na silniční dopravě obzvláště závislí - více než 90 % občanů používá pro své cesty automobil. Přibližně 8 % osob cestuje autobusy a autokary. Bezpečnost silničního provozu je velmi důležitou otázkou, které jsme se podle mého názoru dostatečně nevěnovali. Podle statistik Evropské unie dochází v Litvě ke 110 úmrtím při dopravních nehodách na milion obyvatel. Pro srovnání ve Švédsku je 39 mrtvých na milion obyvatel. Ve Spojeném království 41. Tato míra úmrtnosti v Litvě je nepřípustná a mnohem vyšší než průměr EU, který činí 70 úmrtí. To se musí změnit.
Derek Vaughan
písemně. - Vítám zprávu o právech cestujících v autobusové a autokarové dopravě, neboť jde o důležitý krok v poskytování lepší ochrany cestujícím, vyššího komfortu a většího pohodlí pro zdravotně postižené cestující. Zpráva zajistí, aby měli cestující na dálkových linkách po celé Evropě přístup k lepším informacím a dostalo se jim pomoci a odškodnění v případě zpoždění nebo zrušení linky. V případě krátkého zpoždění budou mít cestující nárok na občerstvení, při zpoždění delším než 2 hodiny budou míst nárok na náhradu a v případě ztráty nebo poškození zavazadel jim bude uhrazeno až 1 200 EUR.
Podporuji významný pokrok, který tato zpráva znamená z hlediska práv zdravotně postižených cestujících. Poprvé je zaručen nediskriminační přístup k přepravě, jelikož nařízení stanoví, že všichni zaměstnanci autobusových a autokarových dopravců musí být vyškoleni v pomoci lidem se zdravotním postižením a, pokud není možné nabídnout náležitou pomoc, má zdravotně postižený cestující nárok na bezplatnou jízdenku pro doprovod, který mu potřebný komfort dokáže zajistit. Jde o důležitý krok pro sjednocování Evropy proti diskriminaci. Můj hlas ve prospěch této zprávy odráží nutnost dosáhnout evropského standardu práv pro cestující autobusy a autokary, která jim při cestách po Evropě zajistí pohodlí, bezpečí a spravedlivé zacházení.
Dominique Vlasto
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto usnesení, které navrhuje soudržné právní předpisy týkající se práv cestujících ve veřejné silniční dopravě. Zavádí se tak konkrétní opatření pro zvýšení právní jistoty, práv a informovanosti cestujících autobusy a autokary. Cestující budou mít od nynějška stejné záruky na náhradu jako cestující v železniční a letecké dopravě, zejména v případě zpoždění nebo zrušení linky. Toto hlasování je součástí politické vůle Evropské unie zavést jednotné právní předpisy pro uživatele všech druhů dopravy. Vítám rovněž zavedení opatření ve prospěch zdravotně postižených osob a osob s omezenou schopností pohybu a orientace: tato opatření usnadní jejich přístup k silniční dopravě. Toto rozhodnutí napomáhá k odstranění překážek volného pohybu pro cestující v rámci evropského prostoru. A konečně bylo dosaženo rovnováhy, neboť navržená pružná legislativa zajistí, aby nebyly penalizovány přepravní společnosti, které jsou často malé velikosti. Podle mého názoru umožní tato nová opatření podporu způsobu dopravy, který je přístupný co největšímu počtu lidí, zejména v oblasti cestovního ruchu.
Iva Zanicchi
Hlasovala jsem ve prospěch zprávy pana Canciana, protože konečně stanoví základní záruky pro 70 milionů evropských občanů, kteří každoročně cestují po celé Evropě autobusy nebo autokary a kteří už dlouho čekali na to, až budou jejich práva právně zakotvena.
Evropští občané budou bez ohledu na zvolený dopravní prostředek ochráněni, a to díky závazku Evropské komise důkladně revidovat stávající předpisy a sjednotit je do jednoho zákona, který stanoví společné normy pro všechny typy cest a zvláštní ustanovení pro konkrétní zvolený způsob dopravy.
Luís Paulo Alves
Emise CO2 se u lehkých užitkových vozidel v období 2002-2007 průměrně snížily jen o 0,4-0,5 % ročně a je nutné stanovit cíle Evropské unie pro nová lehká užitková vozidla, aby se zabránilo roztříštěnosti v rámci vnitřního trhu, a tudíž jsem hlasoval ve prospěch tohoto návrhu. Je však důležité poznamenat, že lehká užitková vozidla nelze srovnávat s osobní automobily a uvést, že návrh 150 g CO2/km, je ambiciózní, ale reálný.
Souhlasím také s tím, aby výrobci mohli seskupovat osobní automobily a lehká užitková vozidla, protože bylo prokázáno, že se tím výrobcům snižují náklady na dodržování předpisů a zvyšuje se zaměstnanost v rámci ekologičtějšího hospodářství, což je v souladu se strategií Evropa 2020. Souhlasím také s tím, že by tato otázka měla být řešena v několika etapách do roku 2011, tedy nejen v roce 2014, jak navrhuje Komise .
Laima Liucija Andrikien
písemně. - Hlasovala jsem ve prospěch tohoto usnesení, v němž Evropský parlament podporuje nové nařízení EU o zavedení limitů CO2 pro lehká užitková vozidla od roku 2014. Domnívám se, že nové požadavky a omezení emisí CO2 napomohou v boji proti globálnímu oteplování, sníží provozní náklady díky úsporám z pohonných hmot a podpoří inovace a konkurenceschopnost evropských výrobců automobilů. S těmito pravidly se u vozů musí využívat zelené technologie a vozy musí zůstat cenově dostupné. Od roku 2014 musí 70 % nových užitkových vozidel do 3,5 tuny splňovat průměrný limit emisí 175g CO2/km. V roce 2020 limit klesne na 147 gramů. Tento plán je ambiciózní, ale proveditelný.
Zigmantas Balčytis
Hlasoval jsem ve prospěch této zprávy. Evropská rada na svém zasedání, které se konalo ve dnech 8-9. března 2007, přijala pevný závazek snížit do roku 2020 celkové emise skleníkových plynů v Evropské unii oproti úrovni z roku 1990 o nejméně 20 % a o 30 % za předpokladu, že se ostatní rozvinuté země zaváží ke srovnatelnému snížení emisí a hospodářsky vyspělejší rozvojové země přispějí dle svých možností. Chceme-li dosáhnout nezbytného snížení emisí, je třeba provádět politiky a opatření na úrovni členských států i na úrovni EU ve všech odvětvích hospodářství Evropské unie, a ne pouze v odvětvích průmyslu a energetiky. Silniční doprava je druhým největším znečišťovatelem z hlediska emisí skleníkových plynů v EU. Tyto emise, včetně emisí z lehkých užitkových vozidel, nadále rostou. Pokud se budou emise ze silniční dopravy nadále zvyšovat, značně to oslabí úsilí ostatních odvětví v boji se změnou klimatu. V Evropské unii doposud právní předpisy upravující emise CO2 z lehkých užitkových vozidel neexistovaly, ačkoliv poptávka po těchto vozidel v Evropské unii vzrůstá. Domnívám se, že se nám s Radou podařilo dosáhnout dohody o vyváženém dokumentu, který pomůže snížit emise CO2 a podpoří automobilový průmysl k investicím do nových a méně znečišťujících technologií.
Jean-Luc Bennahmias
Myšlenka je ušlechtilá: snížit emise CO2 z lehkých vozidel. To, co je nám prezentováno jako realistický kompromis s Radou, je však ve skutečnosti velmi nekvalitní dohoda. Přijatá zpráva omezuje průměrné emise CO2 z nových lehkých užitkových vozidel na 175 g/km, přičemž dlouhodobý cíl je 147 g/km, čehož nebude dosaženo přinejmenším do roku 2020. To není dost. Evropská komise navrhovala limit 135 g/km, což je ambicióznější a přitom zároveň realistický návrh. Hlasoval jsem proti této zprávě, protože lituji, že jsme nedosáhli kompromisu, který by nás přivedl blíž k návrhu Evropské komise. Zlepšení v oblasti energetické účinnosti a řízení inovací jsou dnes priority, což všichni uznávají, ale teď je ještě nutné podle toho žít a předkládat ambiciózní návrhy.
Sergio Berlato
Návrh nařízení na snížení emisí oxidu uhličitého u lehkých užitkových vozidel spadá do strategického rámce Komise na snížení emisí CO2 v atmosféře. Z několika grafů v poslední zprávě Evropské agentury pro životní prostředí je však jasně zřejmé, že emise CO2 způsobené silniční dopravou v EU-15 a EU-27 jsou od roku 2003 buď stabilní nebo klesají. Kromě toho vezměme v úvahu, že lehká užitková vozidla představují v odvětví dopravy jen přibližně 1,5 % emisí oxidu uhličitého.
Zdlouhavá a obtížná jednání ve Výboru pro životní prostředí, veřejné zdraví a bezpečnost potravin se zaměřila především na dlouhodobý emisní limit, který byl přijat ve výši 147 g CO2/km. Toto číslo, i když je lepší než se původně navrhovalo, v plné míře nesplňuje má očekávání. V zájmu ochrany průmyslu v tomto odvětví totiž Itálie žádala, aby tato úroveň neklesla pod 160 g CO2/km, a zdálo se, že mnoho členských států v Radě směřuje k dohodě o minimálním limitu 155 g CO2/km.
Na závěr si myslím, že výsledek dosažený v rámci trialogu mezi Komisí, Radou a Parlamentem o snížení dlouhodobých emisí CO2 je stále ještě v nepoměru ke specifickým vlastnostem automobilového průmyslu a rád bych vyjádřil své znepokojení nad rizikem znevýhodnění průmyslu a úrovně zaměstnanosti v odvětví.
Vilija Blinkevičiūt
Lehká užitková vozidla používají především podniky, včetně malých a středních. Lehká užitková vozidla tvoří v současné době asi 12 % vozového parku. Musíme také říct, že tato vozidla často kupují nákupčí vozových flotil ve velkém množství, a soustřeďují se proto na jejich výkonnost a provozní náklady. V průběhu let 2002-2007 se emise CO2 u lehkých užitkových vozidel průměrně snížily o 0,4 až 0,5 % ročně a tato zlepšení účinnosti paliva byla vykompenzována zvýšenou poptávkou po dopravě a větší velikostí vozidel. Proto je nezbytné přijmout celoevropské cíle u nových lehkých užitkových vozidel, aby se zabránilo roztříštěnosti vnitřního trhu v důsledku přijetí různých opatření na úrovni členských států. Kromě toho je nastavení emisních norem CO2 pro nová lehká užitková vozidla nutné, aby se zabránilo riziku vzniku mezery v právních předpisech vyplývající z překrývání registrací osobních automobilů a lehkých užitkových vozidel.
Vito Bonsignore
Rád bych poblahopřál zpravodaji za jeho dosavadní práci. Oceňuji podstatu tohoto textu, který se snaží přispět k cíli Evropské unie snížit emisí CO2 také pomocí výroby lépe fungujících lehkých užitkových vozidel. Nicméně je dobře známo, že tyto způsoby přepravy jsou používány téměř výhradně z komerčních důvodů, a proto je zde ve srovnání s osobními automobily menší možnost měnit jejich tvar nebo hmotnost.
Je jasné, že nejlepším způsobem k dosažení tohoto cíle - jak zpravodaj uvádí - jsou úpravy motorů a mechaniky, a proto podporuji dohodu o časovém rámci pro provádění těchto změn. Myslím, že původní krátkodobý cíl dosažení 175 g CO2/km v letech 2014 až 2017 je docela rozumný, přičemž dalšího snížení emisí na 147 g CO2/km může logicky být dosaženo do roku 2020.
Jan Březina
Na jednu stranu je pochopitelné, že se návrh do značné míry zakládá na právních předpisech o emisích CO2 z osobních automobilů, na druhé straně je však třeba vzít v úvahu, že tato odvětví nefungují stejným způsobem. Lehká užitková vozidla mají delší vývojový a výrobní cyklus a používají se převážně pro obchodní účely a na rozdíl od osobních automobilů je u nich méně možností na úpravu jejich tvaru a hmotnosti, což by snížilo emise. Hlavní cestou, jak toho u lehkých užitkových vozidel dosáhnout, je úprava motoru a mechaniky vozidel, což je mnohem delší a nákladnější postup než jednoduchá změna karosérie vozidla. Důležitou roli také hraje to, že u lehkých užitkových vozidel se jako palivo používá o mnohem častěji nafta.
Výhrady mám k návrhu, aby postihy pro výrobce, kteří nesníží emise CO2 lehkých užitkových vozidel, byly vyšší než postihy za nesnížení emisí v odvětví osobních automobilů. Domnívám se, že postihy by měly být v obou odvětvích rovnocenné. Chápu důvody pro zavedení povinných omezovačů rychlosti pro lehká užitková vozidla, ale obávám se, že by se z toho mohl stát precedens pro zavedení omezovačů rychlosti pro jiné druhy vozidel. Je třeba pečlivě zvážit, zda se nejedná o nadměrně omezující regulaci nad rámec principu proporcionality.
Maria Da Graça Carvalho
Strategie udržitelného rozvoje se zaměřuje na nejpalčivější problémy udržitelného rozvoje jako je doprava, změna klimatu, veřejné zdraví a úspora energie. Odvětví silniční dopravy je druhým největším producentem skleníkových plynů v rámci Evropské unie a jeho emise včetně emisí z lehkých užitkových vozidel stále rostou. Pokud se budou emise v rámci tohoto odvětví i nadále zvyšovat, významně to ohrozí úsilí ostatních odvětví v boji se změnou klimatu. Je důležité dosáhnout technologického vývoje, podporovat ekologické inovace a brát v úvahu budoucí technologický vývoj, a zvyšovat tak konkurenceschopnost evropského automobilového průmyslu a vytvářet více kvalitních pracovních míst. S ohledem na vysoké náklady na výzkum a vývoj a za účelem zvýšení konkurenceschopnosti evropského automobilového průmyslu by se měly využívat pobídkové režimy jako náhrada za ekologické inovace a poskytování superkreditů.
Vasilica Viorica Dăncilă
Tento návrh nařízení dle mého názoru vychází z předpokladu, že snížení spotřeby paliva lehkých užitkových vozidel sníží celkovou úroveň emisí CO2 ze silniční dopravy, a tím přispěje ke zmírnění změny klimatu a stanovení emisních limitů CO2 pro nová lehká užitková vozidla v Evropské unii.
Edite Estrela
Hlasovala jsem pro zprávu o výkonnostních emisních normách pro nová lehká užitková vozidla, která přichází v návaznosti na strategii EU pro snižování emisí z lehkých vozidel. Tato zpráva obsahuje opatření - jako jsou superkredity pro neznečišťující nebo nízkoemisní vozidla, pokuty v případě překročení limitů a pobídky pro ekologické inovace, které mají výrobcům pomoci vyvinout nové technologie šetrné k životnímu prostředí - což bude přínosem pro konkurenceschopnost EU a pro vytvoření nových pracovních příležitostí.
Diogo Feio
Nyní, se debata o emisích CO2 stala nevyhnutelnou, protože je stěžejní pro diskusi o změně klimatu, a tudíž je důležité najít řešení pro nutné snížení emisí z lehkých užitkových vozidel. Účelem schvalování cílů EU pro nová lehká užitková vozidla je, aby se zabránilo fragmentaci vnitřního trhu v důsledku toho, že by členské státy přijaly různá opatření. Jak zpravodaj uvádí, toto nové nařízení bude také sloužit jako podnět pro automobilové odvětví, aby investovalo do nových technologií.
José Manuel Fernandes
Odvětví silniční dopravy je druhým největším producentem skleníkových plynů v Evropské unii a jeho emise stále rostou. V důsledku toho se musí na všechny typy vozidel včetně lehkých užitkových vozidel vztahovat právní předpisy zaměřené na snížení těchto emisí.
Cíle snížení emisí skleníkových plynů bude dosaženo snadněji, pokud budou existovat právní předpisy EU namísto vnitrostátních právních předpisů s různými cíli. Kromě toho budeme mít větší právní zabezpečení a odvětví výroby motorových vozidel bude jistější.
Musíme nicméně spojit ambice s realismem a zdravým rozumem. Proto s vědomím toho, že lehká užitková vozidla používají převážně malé a střední podniky, které představují více než 99,8 % firem v EU a vytvářejí 67,4 % pracovních míst, nemůžeme stanovit cíle, které by je znevýhodňovaly.
Souhlasím proto s cílem emisních limitů 147 g CO2/km u nových lehkých užitkových vozidel registrovaných v EU, za předpokladu, že se potvrdí schůdnost této možnosti. Vítám rovněž skutečnost, že pro tento typ vozidel nebyl zaveden jednotný evropský rychlostní limit.
João Ferreira
Podporujeme rozvoj a využívání technologií, které snižují spotřebu fosilních paliv, a tedy množství atmosférických plynů vzniklých jejich spalováním. Je to z důvodů kvality životního prostředí a zdraví a duševní pohody lidí a z důvodů spojených se zhoršujícím se a nezadržitelným celosvětovým nedostatkem zásob fosilních paliv, který je nutné řešit velmi uvážlivě a obezřetně. I u tohoto přístupu se nesmíme zapomenout zaměřit na druhy dopravy, které na tuto formu energie nespoléhají, jako je železnice, což vyžaduje investice do jejího rozvoje. V tomto konkrétním případě se domníváme, že výkonnostní emisní normy pro nová lehká užitková vozidla nesmí ignorovat ani rozmanitost automobilových výrobců, ani oprávněné zájmy a potřeby malých a středních podniků v různých členských státech.
Diskuse o této otázce ukázala, že existují různé možnosti pro omezení emisí z vozidel, s různými investičními náklady a také různými časovými horizonty uplatnění, které je nutné důkladně posoudit. Tyto různé možnosti zahrnují i zavedení omezovačů rychlosti ve vozidlech, které mohou mít kromě snižování emisí také pozitivní dopad na bezpečnost silničního provozu.
Karl-Heinz Florenz
Zdržel jsem se dnes hlasování, protože jsem nemohl podpořit vyjednaný kompromis. Nesplňuje to, co je potřeba, a 147g není dostatečně ambiciózní dlouhodobý cíl. Nehlasoval jsem však proti zprávě, protože kompromis bude proveden okamžitě a umožní rychlé zavedení potřebných inovací. Přísné ekologické normy nepoškodí výrobní odvětví. Naopak, pouze náročné cíle vytvoří potřebný tlak na inovace a jen tak se náš průmysl udrží na špici. Snížení dlouhodobého cíle především ukazuje, že se automobilový průmysl nepoučil z právních předpisů o limitech CO2 pro osobní auta, které byly zavedeny před dvěma lety a na jejich základě se budou moci v budoucnu prodávat jen čisté automobily. Automobilový průmysl nevypadá, že by svým zákazníkům připisoval mnoho zdravého rozumu. Namísto toho, aby se věnoval výzkumu nových technologií, vložil veškeré úsilí do boje proti navrhovaným nařízením.
Využil veškerou obrannou linii a neukázal žádnou vůli ke konstruktivní spolupráci. To je zklamáním. Navíc se nám opět nepodařilo jasně dokázat, že chráníme-li průmysl tímto způsobem, nijak mu nepomáháme. Budoucnost volá, my jí však nenasloucháme. Zrovna včera představila společnost VW na autosalonu v Detroitu svůj vůz s litrovým motorem, který ukazuje, co je možné.
Estelle Grelier
Přijetí návrhu Komise na nařízení, kterým se stanoví výkonnostní emisní normy pro nová lehká užitková vozidla, je podle mne více než cokoli jiného sázkou na budoucnost. Dosažený kompromis v otázce omezení průměrných emisí CO2 na 147 g/km do roku 2020 nesplňuje původní ambice mých kolegů poslanců z výboru pro životní prostředí, veřejné zdraví a bezpečnost potravin ze skupiny progresivní aliance socialistů a demokratů v Evropského parlamentu, kteří předtím obhajovali rozhodně ambicióznější cíl (135 g/km). Podpořili je kolegové ze skupiny Zelených/Evropské svobodné aliance a ze skupiny konfederace Evropské sjednocené levice a Severské zelené levice. Za touto "bitvou čísel" se nicméně ukrývá rovnováha, kterou je nutné nalézt mezi problémy životního prostředí, jež všichni uznávají, a sociálními a průmyslovými požadavky, na něž se nesmí zapomínat. Z toho důvodu se mi jeví jako vhodné, že kompromis bude přijat až po revizi nařízení v lednu 2013 a pouze v návaznosti na studii proveditelnosti cílů a jejich přehodnocení. Nejenom že nám tato revize umožní rychle se vrátit k tomuto tématu a jít ještě dále v boji proti znečišťování, které auta způsobují, ale bude to také příležitost k otevření otázky výzkumu a inovaci v EU v oblasti silniční nákladní dopravy. Termín je stanoven na rok 2012.
Nathalie Griesbeck
Aby bylo možné reagovat na ambiciózní cíle Evropské unie v oblasti udržitelného rozvoje a boje proti změně klimatu, je důležité, aby Evropská unie podnikala kroky týkající se automobilového odvětví. V tomto ohledu je přijetí této zprávy dalším krokem směrem vpřed k výrobě vozidel, která méně znečišťují životní prostředí. Nicméně velmi lituji, že toto nařízení není ambicióznější, pokud jde o snížení emisí CO2 u nových lehkých užitkových vozidel. I když jsem samozřejmě hlasovala ve prospěch tohoto usnesení, hlasovala jsem pro původní návrh Evropské komise: tedy pro cíl 135 g CO2/km do roku 2014 a 120 g CO2/km do roku 2020 (místo toho, co bylo nakonec přijato: 175 g CO2/km do roku 2014 a 147 g CO2/km do roku 2020). Dnes už existují technologie, které by umožnily dosáhnout mnohem nižších prahových hodnot, a to mnohem rychleji, než je zamýšleno v této zprávě.
Mathieu Grosch
Snížení emisí CO2 u všech druhů dopravy včetně malých užitkových vozidel je velmi kýžený cíl. Je důležité stanovit limity, a povzbudit tak výrobce vozidel, aby zaujali ambiciózní postoj. Dohody o limitech bylo dosaženo mimo jiné díky vyjednávacím schopnostem belgického předsednictví.
Tento kompromis zahrnuje krátkodobý cíl snížit do roku 2014 emise na 175 gramů na kilometr. Dalším dlouhodobým cílem do roku 2020 je postupně snížit emise na 147 gramů na kilometr. Tyto cíle doprovází opatření, která stimulují průmysl, aby vyráběl energeticky účinná užitková vozidla. Dosažení těchto cílů bude přínosem nejen pro malé a střední firmy, které jsou hlavními uživateli dodávkových a nákladních automobilů, ale také pro soukromé osoby a, co je nejdůležitější, i pro životní prostředí.
V budoucnu budeme moci hrát svou roli nejen na úrovni EU, ale i na světovém trhu, pokud budeme schopni vyrábět bezpečná a čistá auta. Kromě toho nesmíme dovolit, aby naše odborné znalosti byly v důsledku opoždění tvorby politiky Evropské unie vyvezeny do jiných zemí, jako je Čína. Místo toho musíme využít příležitosti a zavést udržitelnou evropskou politiku životního prostředí, což bude mít pozitivní dopad nejen na Evropu jako průmyslovou lokalitu, ale také na zaměstnanost.
Vítám tento kompromis, který jsem proto podpořil.
Juozas Imbrasas
Souhlasil jsem s tím, že odvětví lehkých užitkových vozidel by stejně jako odvětví osobních automobilů mělo činit kroky ke snížení emisí. Výrobci by tak měli na trh uvádět nová vozidla s nižšími emisemi CO2. Díky tomu by uživatelé mohli modernizovat své vozové parky a snížit jejich přínos k uhlíkové stopě dopravy. Cílem této navrhované právní úpravy je omezit emise CO2 z lehkých užitkových vozidel. Je to obtížnější než u osobních aut, protože karoserie lehkých užitkových vozidel nelze tak snadno a levně upravovat, aby byly efektivnější. Místo toho je nutné všechny změny provádět na motorech nebo mechanice. To znamená poměrně velké investice. Je však otázkou, zda tento návrh kýženého cíle dosáhne. Existují značné obavy, zda opatření splní původní cíl zabránit změně klimatu a zda jsou navržené cíle a časový plán reálné a ekonomicky proveditelné. Existuje také obava, že se tím může snížit konkurenceschopnost v tomto odvětví. Mám přesto pocit, že bychom měli větší pozornost věnovat třem oblastem: hospodářskému poklesu a jeho závažnému dopadu na výrobce automobilů a uživatele, potřebě podporovat průmysl (výrobce) spíše než ho znevýhodňovat svazujícími opatřeními (nebo dokonce pokutami) a potřebě podporovat podnikání (uživatele) spíše než je nutit k dalším nákladům prostřednictvím diskutabilních politických opatření.
Bogusław Liberadzki
Během legislativního procesu jsem k návrhu nařízení týkajícího se emisí z nových lehkých užitkových vozidel předložil řadu pozměňovacích návrhů zaměřených na zmírnění původně navrženého limitu emisí CO2 a na zajištění delšího období na dosažení vytyčených cílů. Jsem rád, že mé pozměňovací návrhy byly vzaty v úvahu. Domnívám se, že nařízení, tak, jak bylo přijato, pomůže snížit emise CO2. Průmyslu byla dána možnost přizpůsobit se a zavést odpovídající předpisy ve stanovené lhůtě. Vozidla kategorie N1 využívají malé podniky, které jsou citlivé na zvyšování cen a jež jsou současně na trhu stále běžnější. Nařízení je nebude zatěžovat nadměrnými náklady. Nejlepší výrobci, kteří splní cíle pro emise normy v předstihu, budou odměněni v podobě kreditů. Společnosti, kterým se nepodaří se včas přizpůsobit, hrozí pokuty, jež nebude možné přenést na spotřebitele. Hlasoval jsem ve prospěch přijetí usnesení.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro tento návrh stanovující vyšší výkonnostní emisní normy pro nová lehká užitková vozidla. Mělo by to významně přispět ke zlepšení kvality ovzduší zejména v centrech měst.
Nuno Melo
Před dvěma lety byl schválen právní předpis o emisích z osobních automobilů. Nyní je na čase, aby Evropský parlament schválil zavedení limitů CO2 pro nová lehká užitková vozidla. Tato vozidla využívají převážně firmy včetně malých a středně velkých podniků a v současné době představují přibližně 12 % vozidel na silnicích. Tato vozidla by kromě přispění ke zlepšení kvality ovzduší a dosažení cílů EU v oblasti klimatu měla zajistit větší úsporu paliva pro malé společnosti, jež jsou na nich závislé. Stanovené cíle chtějí podpořit inovace v průmyslu. Nařízení stanoví cíl 175 g CO2/km do roku 2014, jenž by měl postupně klesnout na 147 g CO2/km do roku 2020. Je nutné přísně uplatňovat sankce proti výrobcům, kteří tyto hodnoty nebudou splňovat.
Andreas Mölzer
Má-li být možné dosáhnout významného snížení emisí CO2, musí výrobci přebudovat vozidla tak, aby v budoucnu nepřekračovala určité limity. Opatření, která se zdají technicky proveditelná v případě osobních automobilů, nemusí být nutně dosažitelná pro lehká užitková vozidla. Vzhledem k tomu, že lze jen obtížně měnit tvar vozidel, musí se konstruktéři zaměřit na motor a mechanické komponenty, což je podle odborníků velmi dlouhý proces. Z tohoto důvodu musíme najít alternativní řešení, která povedou ke snížení emisí CO2 z lehkých užitkových vozidel. V současné době existují dvě možnosti. Jednou z nich je další snížení emisí u osobních automobilů s cílem kompenzovat emise z užitkových vozidel. Další možností je vestavět do vozů omezovač rychlosti, což by také vedlo k významnému snížení emisí. Nemohl jsem ve prospěch zprávy hlasovat, protože podle mého názoru nabízí příliš málo alternativních možností.
Rolandas Paksas
Musíme se zaměřit na co největší snížení hladiny emisí CO2, a proto je velmi důležité stanovit cíle pro emise vozidel, vzhledem k jejich negativnímu dopadu na životní prostředí a lidské zdraví. Návrh předložený v usnesení o zvýšení cíle emisí u nových lehkých užitkových vozidel, kterým se stanoví stejný cíl jako u osobních automobilů, je však projednáván především kvůli opatřením k dosažení tohoto cíle a jejich dopadu na výrobce lehkých užitkových vozidel. Návrh na instalaci omezovačů rychlosti do auta by měl negativní dopad na podniky a snížil by jejich konkurenceschopnost na mezinárodním trhu. Kromě toho by výrobci lehkých užitkových vozidel museli kvůli nárůstu nákladů zvýšit ceny.
Proto bychom měli před přijetím takto důležitých rozhodnutí provést rozsáhlý vědecký výzkum prokazující, že zavedení omezovače rychlosti výrazně sníží úroveň emisí CO2. Musíme také vytvořit jasný a přiměřený mechanismus udělování kreditů a nastínit propagační iniciativy. Domnívám se, že v zájmu zvýšení konkurenceschopnosti evropských výrobců automobilů by měla být věnována větší pozornost stimulačním opatřením.
Alfredo Pallone
Cíl na snížení emisí CO2 z vozidel je důležitým aspektem evropské strategie boje proti znečišťování a změně klimatu. Znečištění z lehkých užitkových vozidel je v porovnání s celou oblastí dopravy minimální, ale jednotlivá konkrétní odvětví potřebují limity, které jim umožní dosáhnout předem stanovených cílů, proto jsem hlasoval pro zprávu. Cílem Evropy je snížit emise CO2 na 120 g CO2/km, aby se postupně omezily průměrné emise, takže souhlasím se strukturou nařízení, které od ledna 2014 vyžaduje, aby nově registrovaná a vyrobená lehká užitková vozidla produkovala méně než 175 g CO2/km a v dlouhodobém horizontu (do roku 2020) méně než 147 g CO 2/km a aby se tak částečně dosáhlo kompromisu s ohledem na konstrukční požadavky u těchto vozidel.
Maria do Céu Patrão Neves
Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy o nových právních předpisech stanovujících výkonnostní emisní normy pro nová lehká užitková vozidla v rámci integrovaného přístupu Společenství ke snižování emisí CO2 z lehkých užitkových vozidel. Mé rozhodnutí se opírá o různé argumenty a údaje uvedené v jednotlivých podpůrných dokumentech, a to zejména o skutečnost, že tato vozidla tvoří v současné době přibližně 12 % vozidel na pozemních komunikacích. Je třeba nastavit emisní normy CO2 pro nová lehká užitková vozidla, aby se zacelila mezera v právních předpisech, a je také důležité povzbudit automobilový průmysl k investicím do nových technologií. Souhlasím se zpravodajem, když zdůrazňuje, že odvětví lehkých užitkových vozidel musí následovat příkladu automobilového odvětví, které se snaží emise CO2 snížit. Na rozdíl od osobního automobilu se však změny u těchto vozidel netýkají jejich tvaru nebo hmotnosti, ale motory a mechaniky, kvůli čemuž je tento proces mnohem pomalejší a dražší. Přesto je důležité tento technologický pokrok podporovat ku prospěchu všech.
Rovana Plumb
písemně. - Tento návrh navazuje na strategii Společenství na snížení emisí CO2 z lehkých užitkových vozidel (LCV) takto:
dlouhodobý cíl od roku 2020: 147 g CO2/km u průměrných emisí nových lehkých užitkových vozů registrovaných v Evropské unii, pokud se potvrdí jeho proveditelnost. Do 1. ledna 2013 bude v případě potřeby provedena kompletní revize návrhu a bude předložen návrh na změnu;
krátkodobý cíl 175 g CO2/km; období postupného zavádění od 1. ledna 2014, přičemž všechny vozy musí vyhovovat od roku 2017;
budou začleněny specifické cíle v oblasti emisí vozidel poháněných alternativním palivem zacílené na další využívání určitých vozidel na alternativní paliva na trhu Unie;
pro vozidla vyráběná ve více stupních budou specifické emise CO2 dokončených vozidel připsány výrobci základního vozidla. Superkredity pro výrobce lehkých užitkových vozů s emisemi CO2 nižšími než 50 g CO2/km budou omezeny limitem 25 000 lehkých užitkových vozů na výrobce;
- sankce: od roku 2019 budou činit 95 €, s postupným zaváděním od 1. ledna 2014 až 2018.
Pomoc výrobcům s vývojem zelených technologií pro automobily bude přínosem jak pro podniky, tak pro vytváření nových pracovních míst.
Frédérique Ries
Užitková vozidla nemají mít žádné výjimky, i ona musí přejít na zelený provoz. Hlasovala jsem ve prospěch tohoto návrhu směrnice, která ukládá výrobcům povinnost snížit v průběhu příštího desetiletí emise CO2 u dodávek a dalších užitkových vozidel. Tento návrh se z velké části inspiruje evropským nařízením o emisích CO2 z automobilů, které je v platnosti od roku 2008.
Bylo to rozumné hlasování na základě dohody s Radou, jež v podstatě přebírá hlavní návrhy Evropské komise: povinnost snížit emise znečišťujících látek u užitkových vozidel do roku 2014 na 175 g CO2/km u 100 % vozového parku a postupně je do roku 2020 snižovat na 147 g CO2/km. Dohoda je nicméně určitým zklamáním, protože v září 2010 jsme ve výboru pro životní prostředí, veřejné zdraví a bezpečnost potravin hlasovali pro ambicióznější cíle.
Pokud jde o dodatečné náklady výrobců u dodávek a minibusů, budou dostatečně nahrazeny tím, že tato vozidla budou méně znečišťovat životní prostředí a budou mít nižší spotřebu, což je nakonec to, co motoristy zajímá.
Crescenzio Rivellini
Chtěl bych poblahopřát panu Callananovi k vynikající práci, kterou odvedl. Schválili jsem dnes dohodu dosaženou s vládami členských států o nových limitech pro emise CO2 u evropských užitkových vozidel, která zahrnuje také pobídky pro průmysl, aby vyráběl energeticky účinnější automobily, a sankce pro ty, kdo nová pravidla nedodrží. Přijaté právní předpisy představují obtížně dosaženou rovnováhu a stanoví řadu ambiciózních, ale proveditelných cílů ochrany životního prostředí pro výrobce.
Nová právní úprava doplňuje evropský regulační rámec týkající se emisí z osobních vozidel, který byl přijat před dvěma lety. Pokud výrobci vyrobí lehký užitkový vůz s emisemi nižšími než 50 g CO2/km, získají superkredit, který bude platit po omezenou dobu. Takový vůz se bude v letech 2014 - 2015 počítat jako 3,5 vozidel, v roce 2016 jako 2,5 lehkých užitkových vozidel a v roce 2017, což je poslední rok, kdy bude systém superkreditů fungovat, jako 1,5 lehkých užitkových vozidel. Na druhou stranu budou od roku 2019 nově vyrobená vozidla s emisemi vyššími než je stanovený limit podléhat sankci až do výše 95 EUR za gram.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Skupina Zelených/Evropské svobodné aliance hlasovala ve výboru proti zprávě (32/25/0), přesto však souhlasila s ostatními skupinami, že by se mělo v prvním čtení dosáhnout dohody s Radou, a to především na základě svého úsudku, že politická většina na plenárním zasedání pravděpodobně nedosáhne zlepšení a že jednání s nadcházejícím maďarským a polským předsednictvím těžko přinese lepší výsledek.
Hlavním obsahem dohody v prvním čtení bylo odložení závazného průměrného limitu 175 g CO2/km o jeden rok (2017), snížení cíle pro rok 2020 na 147 g/km, což musí být potvrzeno legislativním postupem; snížení pokut za překročení emisí na 95 EUR/g a mírné navýšení a prodloužení superkreditů až do roku 2017. Konečný výsledek na plenárním zasedání byl však velmi neuspokojivý, a proto jsme se rozhodli hlasovat proti.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy, protože si myslím, že stojí za to dlouhodobě usilovat o zlepšení ochrany životního prostředí. Jde o důležitý dokument, který pomůže automobilovém průmyslu efektivněji plánovat výrobu a tím zajistit snížení emisí CO2. Toto rozhodnutí bude stimulovat inovace a výzkum, což bude ve prospěch jak spotřebitelů, tak především malých a středních podniků, které se snaží dosáhnout úspor.
Na konci dlouhých jednání mezi Parlamentem a Radou bylo dosaženo důležitého výsledku, který je výsledkem vyváženého kompromisu mezi rozdílnými postoji ve 27 členských státech. Přijetí těchto nových cílů a standardů jistě přinese hmatatelné výsledky a zároveň lépe ochrání zdraví všech evropských občanů. Boj proti změně klimatu se nesmí odkládat, a totéž platí i pro snížení emisí z vozidel.
Vilja Savisaar-Toomast
Hlasovala jsem dnes pro zprávu, o níž diskutujeme a která se týká emisních norem pro nová lehká užitková vozidla. Domnívám se, že zpráva je s ohledem na cíle Evropské unie týkající se globálního oteplování a snižování emisí nezbytná. Stejně tak je třeba poznamenat, že lehká užitková vozidla jsou využívána hlavně v malých a středně velkých podnicích a že je tudíž důležité, aby se při provádění všech nezbytných změn braly v úvahu jejich kapacity. Upřímně jsem přesvědčena, že v zájmu dosažení úrovně stanovené v této zprávě potřebujeme vhodný kompromis s ohledem na malé a střední podniky v Evropě a na globální cíle Evropské unie.
Bart Staes
písemně. - (NL) Zcela jsem podpořil původní návrh na zřízení emisních norem CO2 pro nová lehká užitková vozidla, aby se vyplnila mezera v zákoně vyplývající z určitého překrytí, které v současné době existuje mezi registrací osobních automobilů a lehkých užitkových vozidel. V současné době se mnoho vozidel, které jsou homologovány jako osobní automobily například typu SUV, registrují jako lehká užitková vozidla, často proto, že na tuto kategorii se vztahuje snížené zdanění nebo z důvodu jiných daňových stimulů. Ačkoli právní předpisy upravující osobní automobily (stejně jako tento návrh) vycházejí ze schvalování typu vozidel (spíše než z registrace), absence předpisů pro lehká užitková vozidla s sebou nese riziko, že výrobci relativně velkých osobních automobilů je budou přihlašovat ke schválení typu jako lehká užitková vozidla.
To by znamenalo, že tato vozidla s vysokými emisemi by zůstala mimo působnost emisní normy CO2. Dohoda v prvním čtení se nakonec změnila na velmi slabou dohodu, podle níž se závazný cíl dosáhnout 175 g CO2/km odložil o jeden rok. Pro rok 2020 byl cíl ponechán na 147 g/km a sankce pro neplnění byly sníženy ze 120 EUR/g na 95 EUR/g. Jde o neadekvátní gesto, kvůli kterému se tomuto zákonu nepodaří nikterak významně přispět k diskusi o klimatu. Je jasné, že naléhavost z něj zmizela. Proto hlasuji proti.
Catherine Stihler
písemně. - Podpořila jsem tuto zprávu, která je součástí strategie Společenství pro snižování emisí CO2 z lehkých užitkových vozidel. Tím, že napomůžeme výrobcům vyvíjet zelené technologie, můžeme být prospěšní firmám, vytvářet pracovní místa a zároveň pomoci řešit problémy životního prostředí, kterým čelíme.
Nuno Teixeira
Závěr strategie trvale udržitelného rozvoje, kterou Komise zahájila, zdůrazňuje nejnaléhavější problémy udržitelného rozvoje, a to jsou opatření na zvýšení energetické účinnosti v odvětví dopravy. Toto nařízení má s ohledem na boj proti změně klimatu z hlediska emisí CO2 a na vyšší konkurenceschopnost evropského automobilového průmyslu za cíl vytvořit motivační programy, zejména pokud jde o poskytování superkreditů, o platby za ekologické inovace a o nižší sankce. Dohoda, které Parlament v tomto ohledu dosáhl, je ambiciózní, ale současně také proveditelná. Postupný krátkodobý cíl Evropské unie je 175 g CO2/km, kterého má být dosaženo do roku 2017, a dlouhodobý cíl je 147 g CO2/km, jehož má být dosaženo do roku 2020.
Současně zavádí superkredity pro vozidla, která splňují kritéria účinnosti, a rozumné sankce v případě překročení maximálních limitů CO2. Domnívám se, že schválení tohoto nařízení je v souladu s politikami environmentální udržitelnosti Evropské unie a zároveň chrání výrobce, z nichž většina jsou malé a střední podniky, i uživatele a také podporuje inovace v odvětví.
Silvia-Adriana Ţicău
Hlasovala jsem pro návrh nařízení, které stanoví výkonnostní emisní normy pro nová lehká užitková vozidla v rámci integrovaného přístupu Evropské komise na snížení emisí CO2 z lehkých užitkových vozidel. Umožní nám podporovat výrobce vozidel k využívání ekologických inovací, aby se zajistila konkurenceschopnost evropského automobilového průmyslu.
Nařízení ukládá výrobcům lehkých užitkových vozidel zaplacení pokut za překročení stanovených průměrných specifických emisí.
Chtěla bych zdůraznit, že k otázce omezení znečišťujících emisí nelze přistupovat jen z hlediska nabídky, tedy například, jak se musí lehká užitková vozidla modernizovat, aby byla čistší, ale také z hlediska poptávky. Je důležité, aby nová vozidla, která splňují podmínky tohoto nařízení, byla pro spotřebitele dostupná. Nařízení tak umožní jak poskytovat pobídky pro výrobu vozidel s nízkou spotřebou paliva, tak ukládat sankce výrobcům, kteří dohodnuté cíle nesplní. Od 1. ledna 2012 bude povinností každého členského státu každý rok zaznamenávat detaily u každého nového lehkého užitkového vozidla registrovaného v jejich zemi a zajišťovat dodržování tohoto nařízení.
Derek Vaughan
písemně. - Dnes jsem hlasoval pro tuto zprávu, neboť předznamenává další krok správným směrem v boji proti změně klimatu. Limity CO2 pro nové vozy povedou k čistším a úspornějším vozidlům v EU. Byl stanoveny cíle a pobídky pro účinnější automobily, doufejme, nastartují inovace v celém odvětví. To by mělo poskytnout společnostem včetně mnoha malých podniků ve Walesu, které jsou na tyto dodávky odkázány, možnost používat úspornější vozy a v době rostoucích cen ropy lépe řídit náklady.
Angelika Werthmann
Nehlasovala jsem ve prospěch zprávy pana Callanana, navzdory skutečnosti, že je dobře připravená a představuje krok správným směrem. Jsem však toho názoru, že limity emisí CO2 na kilometr by měly být mnohem ambicióznější. Proto podporuji návrh Komise na 135 gramů CO2 na kilometr. Díky kombinaci emisních sdružení, která mohou výrobci vytvářet v celém svém výrobním sortimentu, a rychlostního limitu 120 km/hod by měl být tento cíl dosažitelný, i když to bude vyžadovat značné úsilí. Současně bychom neměli v zájmu životního prostředí dovolit odklad žádné z těchto lhůt. Měli bychom se držet roku 2014.
Luís Paulo Alves
Vzhledem ke zdlouhavému vývoji této problematiky, počínaje návrhem Komise na nařízení v roce 2000, přes jeho následné schválení Parlamentem v roce 2002, počáteční závažné problémy s jeho přijetím ze strany členských států, závěry Rady z roku 2009, neprovedení jejího stanoviska, nepřekonatelné problémy při kolech jednání v prosinci 2010, po následný závazek minimálního počtu členských států posílit v této oblasti spolupráci, i když to není ve výlučné pravomoci EU, s tímto doporučení souhlasím. Schvaluji tento návrh nařízení, neboť absence jednotné patentové ochrany v Evropské unii může vést k roztříštěnému, složitému a nákladnému patentovému systému. Jakmile budou všechny požadavky splněny, může to přinést vnitřnímu trhu jen výhody.
Roberta Angelilli
V posledních měsících jsem opakovaně vyjádřila svůj nesouhlas s trojjazyčným jazykovým režimu patentů. Navíc si myslím, že pokud evropské instituce využijí posílenou spolupráci, aby obešly veto Itálie a Španělska, a tím zabránily pokračování debaty o nalezení společného méně nákladného řešení, jde o nebývalý politicky závažný problém. Tento návrh rozhodnutí je rovněž neslučitelný s požadavkem posledního prostředku podle čl. 20 odst. 2 Smlouvy o Evropské unii, který stanoví, že posílené spolupráce lze využít pouze tehdy, kdy byly zváženy všechny ostatní alternativy a není možné cíle dosáhnout v přiměřené lhůtě.
Více než rok po přijetí Lisabonské smlouvy byla navíc zásada rovného postavení evropských jazyků již zamítnuta, což ohrožuje konkurenceschopnost a inovační schopnosti milionů evropských malých a středních podniků a práva evropských občanů. Tento patentový režim ohrožuje vnitřní trh, který se zeměpisně rozděluje, což by mohlo být překážkou obchodu mezi členskými státy a mít negativní dopad na stabilitu podniků a volný pohyb kapitálu. Opakuji svou námitku a myslím si, že by bylo dobré počkat na rozhodnutí Soudního dvora Evropské unie, které má být zveřejněno dne 8. března, než budeme tuto otázku projednávat ve sněmovně.
Sophie Auconie
Evropa dělá pokroky. Díky Lisabonské smlouvě je nyní možné, aby skupina zemí, které se chtějí společně věnovat určitému tématu, tak učinila, i když některé země nemají zájem. Byl to případ pravidel pro dvounárodnostní páry, kteří se chtějí rozvést. Říkáme tomu "posílená spolupráce". Chtěla jsem, aby se to samé využilo pro ochranu evropských inovací a aby se posílená spolupráce použila k vytvoření evropského patentu. Důvodem je to, že v Evropě stojí ochrana vynálezů pomocí patentu desetkrát víc než ve Spojených státech, a to zejména z důvodu nákladů na překlad, a 25 z 27 členských států chce vytvořit evropský patent společně; takový patent by pak stál méně, protože by byl jednotný. Jednotný patent se bude podávat ve francouzštině, angličtině nebo němčině a bude chránit naše vynálezy v těchto 25 zemích. A cena této ochrany bude konečně dostupná. I když Španělsko a Itálie s tímto systémem z jazykových důvodů nesouhlasí, je nezbytné, aby 25 členských států, které o to mají zájem, v této věci společně pokročilo. Hlasovala jsem ve prospěch tohoto postupu, protože představuje velký krok vpřed pro konkurenceschopnost evropského průmyslu.
Zigmantas Balčytis
Vytvoření jednotné patentové ochrany v Evropské unii je nezbytnou součástí rozvoje inovací a zvyšování konkurenceschopnosti. Podpořil jsem toto usnesení, které umožní posílenou spolupráci mezi členskými státy v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany. V Evropské unii doposud fungoval roztříštěný patentový systém s vysokými náklady a složitým systémem potvrzování patentů v jednotlivých členských státech. I když více než devět členských států vyjádřilo svůj záměr navázat posílenou spolupráci v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany, měla by Komise a zapojené členské státy podporovat účast co největšího počtu členských států. Užší spolupráce by usnadnila řádné fungování vnitřního trhu a odstranila by překážky volného pohybu zboží, což by zvýšilo počet vynálezců a poskytlo by přístup k jednotné patentové ochraně v celé Evropské unii.
Regina Bastos
Evropský patentový systém je naprosto nezbytný. Existence různých výkladů a rozhodnutí v každém členském státě vytváří právní nejistotu. Povinný překlad každého patentového spisu do 23 úředních jazyků je drahý, zdlouhavý a způsobuje ztrátu konkurenceschopnosti. Proto obecně drtivá většina zúčastněných stran včetně profesních sdružení souhlasí s možností patentů pouze v angličtině.
Projednávaný návrh si vybírá tři jazyky (angličtina, francouzština a němčina), všechny ostatní jazyky nechává stranou. Pokud však jde o celosvětový význam, je portugalština mnohem důležitější než jazyky jako je francouzština nebo němčina. Mám také mnoho výhrad ohledně možnosti využití posílené spolupráce v tomto případě. Nástroj, který má skupině zemí umožnit zahájit proces širší integrace, jež by mohla postupně zahrnout všechny ostatní, nesmí být přeměněn v soukromý klub a mechanismus vyloučení, nebo v systém, který stanoví převahu některých nad jinými. Proto jsem proti zprávě pana Lehneho.
Vito Bonsignore
Oceňuji ducha této reformy, jejímž cílem je zajistit Evropě jednotný patent, a tím snížit náklady na překlady, ale přesto jsem hlasoval proti ní. Návrh rozhodnutí, který předložila Evropská rada, povoluje postup posílené spolupráce v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany, protože některé členské státy včetně mé vlastní země byly proti přijetí plánovaného systému překladů. Byl by nastolen trojjazyčný systém, který by byl diskriminační, neboť je v rozporu se zásadou rovného postavení všech jazyků Evropské unie.
Navíc by podle mého názoru systém posílené spolupráce poškodil vnitřní trh, neboť by ho rozdělil, čímž by docházelo k narušení hospodářské soutěže. Proto by bylo vhodné počkat na rozhodnutí Soudního dvora, které se očekává v nejbližších dnech a jež především objasní řadu technických aspektů týkajících se jednotného patentového systému.
Jan Březina
Roztříštěný systém patentové ochrany představuje podle mého názoru překážku ve vnitřním trhu, která škodí zejména inovativním podnikům z řad malých a středních podniků. Proto podporuji vznik zjednodušeného nenákladného jednotného patentu pro celou EU. Mrzí mě, že se nepodařilo dosáhnout shody na společném řešení kvůli nepřekonatelným rozdílům v otázce názoru na úpravu překladů patentů. Sveřepé trvání na nutnosti překládat patenty do většího počtu úředních jazyků EU pokládám za projev národního sobectví, neboť náklady, administrativní náročnost a časová náročnost z toho plynoucí by do značné míry smazaly výhody jednotného patentu.
Velmi vítám, že se k posílené spolupráci, kterou jsme dnes podpořili, rozhodla připojit i má vlastní země, Česká republika, a doplnila tak řady velké většiny členských států, které se připojily již dříve. I když jednotný patent nebude pokrývat celé území EU, nepochybuji o tom, že bude prospěšným nástrojem pro rozvoj a zvyšování konkurenceschopnosti malých a středních podniků.
Zuzana Brzobohatá
Patentová ochrana patří k základním nástrojům konkurenceschopnosti a růstu ekonomiky. Podporuje vědecko-výzkumné aktivity, a tím zvyšuje zaměstnanost v sektoru s vysokou přidanou hodnotou. Doporučení Parlamentu k návrhu rozhodnutí Rady, kterým se povoluje posílená spolupráce v oblasti jednotné patentové ochrany, jsem podpořila, protože vychází ze závěrů Rady ze dne 4.prosince 2009, které definují budoucí podobu jednotného patentového systému. Tento evropský patentový systém má být založen na dvou pilířích, a to na jednotném systému pro řešení sporů týkajících se patentů (Soud pro evropské patenty a patenty EU) a na vytvoření patentu EU (nástroj pro platnost patentu v celé EU).
Posílená patentová spolupráce povede k jednodušší validaci evropských patentů na území členských států, které se posílené spolupráce účastní, což sníží náklady a zjednoduší postup při získání patentů, a současně tento mechanismus přispěje k vědecko-technickému pokroku a posílí fungování na vnitřním trhu. K posílené spolupráci se na začátku února tohoto roku připojila i Česká republika, a proto věřím, že i zapojení mé země do systému jednotné patentové ochrany povede k podpoře vědeckých kapacit a k lepším vědeckým výsledkům nejen v České republice.
Maria Da Graça Carvalho
Vytvoření evropského patentu bude stimulovat inovace a vědecký a technologický vývoj v Evropské unii. Domnívám se, že otázku evropského patentu je nutné řešit. Mám však výhrady k jazykovému režimu, který máme posvětit. Podle mého názoru by nejlepším řešením bylo využití pouze angličtiny, ale v případě, že se jazykový režim rozšíří na ostatní jazyky, je třeba zvolit portugalštinu. Konkurence je celosvětová a portugalština je po angličtině a španělštině třetím nejrozšířenějším západním.
Carlos Coelho
Evropský patentový systém je naprosto nezbytný. Existence různých výkladů a rozhodnutí v každém členském státě vytváří právní nejistotu. Povinný překlad každého patentového spisu do 23 úředních jazyků je drahý, zdlouhavý a způsobuje ztrátu konkurenceschopnosti. Proto obecně drtivá většina zúčastněných stran včetně profesních sdružení souhlasí s možností patentů pouze v angličtině. Projednávaný návrh si vybírá tři jazyky (angličtina, francouzština a němčina) a všechny ostatní jazyky nechává za sebou. Pokud však jde o celosvětový význam, je portugalština mnohem důležitější než jazyk, jako je francouzština nebo němčina. Mám také mnoho výhrad ohledně možnosti využití posílené spolupráce v tomto případě. Nástroj, který má skupině zemí umožnit zahájit proces větší integrace, jež by mohla postupně zahrnout všechny ostatní, nesmí být přeměněn v soukromý klub a mechanismus vyloučení, nebo v systém, který stanoví převahu některých nad jinými. Proto jsem proti zprávě pana Lehneho.
Mário David
Hlasoval jsem ve prospěch tohoto legislativního usnesení Evropského parlamentu, protože s jejím obsahem souhlasím. Nicméně mě mrzí, že v dohodě o evropském patentu chybí portugalština.
Luigi Ciriaco De Mita
Vnitřní trh a politika hospodářské soutěže jsou dva pilíře procesu evropského sjednocování, jejichž cílem je nejen posílit hospodářství Evropské unie a podniků v ní působících, ale především uplatnit základní svobody Evropské unie. O tento cíl musíme usilovat v zájmu všech evropských občanů a podniků, aby všichni měli stejné příležitosti a fungovala jednoznačná rovnost a aby se zabránilo problémům, nevznikaly dodatečné náklady a nadstavby, které by mohly rozlišovat, diskriminovat nebo omezovat možnosti využívat nebo chránit něčí práva. Dát všem občanům Evropské unie právo vyjádřit se při jednání s institucemi EU ve svém vlastním jazyce je základním právem, pokud jde o rovnost, rovné příležitosti a nediskriminaci. Používání jen některých z úředních jazyků může být technicky oprávněné pouze v rámci činnosti orgánů Evropské unie, a nikoli v rámci jejích vztahů s občany, podniky a institucemi v členských státech. Postup posílené spolupráce je užitečný, zvyšuje-li příležitosti těm, kteří se na ní podílejí, aniž by ostatní poškodil. Hlasoval jsem tedy proti doporučení, protože si myslím, že posílená spolupráce je v tak choulostivém kontextu, jíž je politická rovnost jazyků, nepřijatelná, neboť by vedla k diskriminaci, pokud jde o právo rovných příležitostí při přístupu k základním svobodám EU.
Anne Delvaux
Jsem velmi spokojena s tím, že tato otázka, která se řeší od roku 1990, je u konce. V prosinci 2009 přijala Rada zásadu vytvoření patentu EU. O rok později však Rada potvrdila, že existují nepřekonatelné potíže týkající se překladů, které vyžadují jednomyslný souhlas. K otázce se vrátilo belgické předsednictví EU, ale překážky zůstaly, 12 členských států požadovalo návrh nařízení o povolení posílené spolupráce při vytváření jednotného patentu. Rada pro konkurenceschopnost připravila povolení posílené spolupráce na březen 2011. Ráda bych vám připomněla, že vytvoření jednotného patentu přinese uživatelům patentového systému v Evropě výhody a zejména umožní malým a středním podnikům, které jsou často opomíjeny, zlepšit svou konkurenceschopnost díky lepšímu přístupu k ochraně prostřednictvím patentu a díky snížení nákladů.
Ioan Enciu
Hlasoval jsem pro tuto zprávu, protože si myslím, že posílená spolupráce v oblasti vytváření jednotného patentu je v současné době nejlepším řešením a doufám, že mezitím se na ní budou ve prospěch občanů Evropy podílet všechny členské státy. S jednotným patentem se výrazně sníží administrativní náklady pro malé a střední podniky, podpoří se inovace a přispěje se k vytvoření nových pracovních míst v době, kdy to Evropská unie stále více potřebuje.
José Manuel Fernandes
Existence celoevropských právních předpisů chránících patenty je velmi důležitá z hlediska obrany práv duševního vlastnictví. Dosáhneme tak jednotné ochrany na území zúčastněných členských států, jakož i snížení nákladů a zjednodušení správních postupů. Chtěl bych poukázat na to, že v současnosti jsou náklady na registraci patentu v Evropě přibližně desetkrát vyšší než v případě japonského či severoamerického patentu. Podpoříme tak inovace a vědecký výzkum a současně se zlepší i vnitřní trh. Podle komisaře Barniera pouze Španělsko a Itálie ukázaly, že nemají zájem o posílenou spolupráci. Má však určité právní výhrady ohledně použitelnosti postupu posílené spolupráce v tomto konkrétním případě.
Ve skutečnosti, podle čl. 328 odst. 1 Smlouvy o fungování Evropské unie, "je posílená spolupráce při navázání otevřena všem členským státům, s výhradou dodržení případných podmínek účasti stanovených povolujícím rozhodnutím". Je jim rovněž otevřena kdykoli, s výhradou dodržení, kromě uvedených podmínek, aktů již přijatých v jejím rámci. Chtěl bych zdůraznit, že jazykový režim této posílené spolupráce se bude opírat pouze o tři jazyky: angličtinu, francouzštinu a němčinu.
Carlo Fidanza
Jsem proti tomu, aby Parlament povolil použití postupu posílené spolupráce za účelem vytvoření jednotného patentového systému, protože si myslím, že otázka jazykového režimu má zásadní význam pro italské zájmy, vzhledem k tomu, že Itálie je na čtvrtém místě v Evropě v počtu podaných patentů. Myslím si, že postup posílené spolupráce byl použit účelově. Byl vytvořen s cílem poskytnout procesu integrace Evropské unie větší impuls skrze možnost věnovat se určitému problému v rámci menšího počtu členských států v případě, že nelze dosáhnout jednomyslné dohody.
Toto vynucení by mohlo vytvořit nebezpečný precedens, protože poškozuje jeden členský stát a obchází princip jednomyslnosti, který Lisabonská smlouva vyžaduje pro otázky týkající se vnitřního trhu a zásady nenarušení hospodářské soutěže na tomto trhu. Kromě toho bychom měli raději počkat na rozhodnutí Soudního dvora, které by mělo být oznámeno 8. března.
Ilda Figueiredo
Hlasovali jsme proti této zprávě ze tří základních důvodů.
Je nepřípustné, aby Parlament podpořil návrh posílené spolupráce u těchto takzvaných jednotných patentů, protože jde o pokus ohrozit práva členských států hájit své zájmy, a to pouze ve prospěch nejsilnějších zemí.
Je to podruhé, co byl použit tento princip posílené spolupráce stanovený v Lisabonské smlouvě. Účel jeho zařazení začíná být zřejmý.
Je nepřijatelné činit nátlak na státy, které patří do Evropské unie, ale nepřijímají podmínky, jež jim chce většina vnutit, a to zejména v tak citlivých oblastech jako je jazyk, neboť navrhovaná dohoda ohrožuje jazyky většiny zemí.
Konečně, musím ještě připojit poslední poznámku a potvrdit stanovisko, které zástupci Portugalské komunistické strany v Evropském parlamentu vždy zastávali při neochvějné obraně portugalského jazyka.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg
Nestává se každý den, abychom měli příležitost diskutovat o tak důležité věci, jako je patent EU, který je předmětem doporučení pana Lehneho. Jsem proto velmi potěšena, že mohu do této rozpravy přispět. Za prvé je třeba poznamenat, že jsme v současné době ve velmi rané fázi postupu posílené spolupráce. Doporučení Evropského parlamentu slouží jen k tomu, aby Parlament Radě umožnil oficiálně schválit opatření, která se mají přijmout. Vše je tedy stále možné nebo, přesněji řečeno, je možné provádět změny návrhů nařízení Evropské komise. Aniž bych zabíhala do podrobností, pokud jde o návrhy nařízení o samotném patentu nebo o jazykovém režimu, chtěla bych říci, že při provádění tohoto velkého evropského projektu musíme mít na paměti zájmy všech evropských podnikatelů, nebo jinými slovy zájmy jak těch, kdo vynálezy patentují, tak těch, kterým záleží na snadném přístupu k technickým informacím o těchto vynálezech. Mám zde na mysli například výrobce generických léčiv.
Vzhledem k tomu, že jsem přesvědčenou zastánkyní evropského patentu, a zároveň jsem poslankyní z Polska, země, která je dnes bohužel více příjemcem než dárcem patentů, budu se snažit zajistit, aby byl rozsah diskuse o patentu co nejširší a aby se věnovala pozornost všem názorům, zejména názorům malých a středních podniků, které jsou nezbytné pro inovativní evropské hospodářství.
Adam Gierek
Evropský patent nám má pomoci podpořit inovace, ale proč nemůžeme být inovativní sami při jeho projednávání? Měli bychom se stydět. Mluvíme jen o patentovém právu, mluvme však také o vytvoření optimální formy patentu. V současné době máme krátké a dlouhé patenty, ale to nutně neznamená, že delší jsou lépe napsané. Popis je často složitější schválně, aby se zakryla a zkomplikovala forma patentu.
Myslím si, že musíme vytvořit transparentní podobu patentů a postup pro jejich popis, aby bylo možné dobře využít internet a elektronické metody záznamu. Souvisí s tím i jazyk a nastavení algoritmu, který by se mohl použít k řešení tohoto problému. Domnívám se, že nejlevnější metodou, která by nevyžadovala překlady do různých jazyků, by byl evropský e-patent. Možná, že Komise začne přemýšlet inovativně. Hlasoval jsem pro, i když jsem přesvědčen, že Komise vykazuje v této záležitosti příliš málo iniciativy.
Louis Grech
písemně. - S ohledem na podnět ze strany Komise a Parlamentu na oživení jednotného trhu nebyla potřeba harmonizovaného systému vydávání a regulace patentů nikdy větší. Proto jsem hlasoval ve prospěch tohoto legislativního usnesení.
Podle současného roztříštěného patentového systému se musí patenty překládat do jazyka každého z členských států, pro které byly uděleny, z čehož plynou přemrštěné náklady na překlady pro podnikatele, začínající firmy a další inovativní malé a střední podniky: získání patentu je v EU třináctkrát dražší než v USA a jedenáctkrát dražší než v Japonsku. Podle nového systému, který mají přijmout členské státy účastnící se posílené spolupráce v této oblasti, bude jednotný patent spadat pod mnohem dostupnější režim překladů, který využívá pouze francouzštinu, angličtinu a němčinu, což má za následek snížení nákladů. Zavedení jednotného a finančně dostupného systému patentů, i když pouze v některých členských státech EU, bude hrát důležitou roli v podpoře jednotného trhu, zejména tím, že Unie získá podporu v oblasti inovace a kreativity, pokud jde o vytváření zboží a služeb, které tak zoufale potřebuje.
Nathalie Griesbeck
Již několik let jsme svědky toho, že ve srovnání s ostatními velkými světovými mocnostmi evropské hospodářství stále brzdí absence konkurenceschopného EU patentu. Evropská komise po zhruba 15 letech navrhla vytvoření jednotného evropského patentu. A konečně díky postupu "posílené spolupráce", který umožňuje, aby členské státy v případě, že dojde k zablokování legislativní iniciativy, v určité oblasti spolupracovaly, se nám podařilo učinit krok v tomto směru. Proto jsem nadšeně hlasovala ve prospěch této zprávy, která nám umožňuje zahájit tento postup posílené spolupráce za účelem vytvoření patentového systému EU. Jde o důležitý krok vpřed pro všechny evropské podniky a pro všechny malé a střední podniky, které na tento nástroj již dlouho čekaly. Na nástroj, který je nezbytný pro inovace, výzkum a rozvoj a konkurenceschopnost v Evropě.
Françoise Grossetête
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto doporučení, které se týká povolení posílené spolupráce pro vytvoření evropského patentu. Celkem 12 členských států včetně Francie se v prosinci 2010 rozhodlo využít postupu posílené spolupráce, poté, co se 27 států vzhledem k jazykovým rozdílům neshodlo na zavedení patentového systému EU. Nakonec se rozhodly zúčastnit všechny členské státy s výjimkou Itálie a Španělska. Chtěla bych, aby se tyto dvě země mohly kdykoliv do iniciativy zapojit. V dnešní době je jedenáctkrát dražší podat patent v Evropské unii než ve Spojených státech. V budoucnu budou naši výzkumní pracovníci a naše podniky moci konečně začít účinně konkurovat v oblasti inovací Spojeným státům a Asii.
Jarosław Kalinowski
Práce na jednotném evropském patentu se konečně po více než 10 letech chýlí ke konci. Navzdory tomu, že jsme dosáhli jen částečného úspěchu, protože jednotný systém patentové ochrany nepokrývá celé území Evropské unie, by se to mělo nepochybně považovat za významný krok vpřed. Zjednodušení registračních postupů a významné snížení jejich nákladů budou podporovat rozvoj vnitřního trhu a vědecký a technický pokrok v celé Evropské unii jako celku, i když se vztahují pouze na 12 členských států. I když budou právní předpisy harmonizovány pouze v omezeném rozsahu, bude se tato harmonizace ve skutečnosti dotýkat všech podnikatelů v EU, protože investoři v členských státech, které se neúčastní, budou také moci využít jednotné patentové ochrany. Bude na nich, aby individuálně rozhodli, zda si zvolí ochranu podle právního řádu jednoho či několika členských států, nebo zda použijí jednotný evropský patent.
Domnívám se, že bychom měli pokračovat v opatřeních zaměřených na rozšíření působnosti jednotné patentové ochrany, aby nakonec pokryla celé území Evropské unie. Bude to přínosem nejen pro jednotlivé podnikatele, protože evropský trh bude konkurenceschopnějším ve srovnání s ostatními velkými ekonomikami, jako jsou Spojené státy, Čína nebo Japonsko.
Arturs Krišjānis Kariņš
Podpořil jsem tento návrh usnesení o návrhu rozhodnutí Rady o povolení posílené spolupráce v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany, protože jsem přesvědčen, že jednotný systém registrace patentů sníží administrativní překážky pro evropské podniky. Evropská unie si nemůže dovolit roztříštěnost systému registrace patentů. Dnes jsme učinili obrovský krok směrem k jednotnému registračnímu systému. Status quo, v jehož rámci musí podnikatel zaregistrovat svůj patent v každém členském státě zvlášť, je významnou překážkou rozvoje podnikání. Dosavadní pomalý a komplikovaný proces registrace patentů v Evropské unii omezil možnosti pro naše podniky, aby se dynamicky rozvíjely. Jasný a účinný postup, kdy kdokoliv může zaregistrovat patent platný v celé Evropské unii, zajistí, aby se nové produkty dostávaly na trh rychleji, čímž se zvýší rychlost rozvoje podniků. Vytěží z toho země, které se tohoto systému registrace patentů účastní, a podnikatelé v těchto zemích, kteří budou schopni poskytovat nové produkty všem evropským spotřebitelům rychleji.
Petru Constantin Luhan
Vnitřní trh je v současné době velmi roztříštěný kvůli vysokým nákladům na patentovou ochranu v Evropské unii a evropští vynálezci nemohou využívat všech výhod jednotného trhu. Problém vzniká, když se pokusí získat optimální úroveň ochrany v celé Unii. Tato situace má negativní dopad na konkurenceschopnost Evropské unie, jelikož inovační činnosti vytváří lidský kapitál, který více než v jiných oblastech vyžaduje mobilitu.
Kvůli aktuálním méně příznivým podmínkám pro inovace není Evropská unie tolik přitažlivým místem pro tvořivost a inovace jak pro evropské, tak pro neevropské vynálezce. Hlasoval jsem pro toto doporučení, neboť zlepšení spolupráce v rámci jedné skupiny členských států v oblasti jednotné patentové ochrany ochrání zájmy Evropské unie, neboť zvýší konkurenceschopnost EU, která bude pro zbytek světa atraktivnější. Kromě toho by se zavedením jednotné patentové ochrany pro skupinu členských států zlepšila úroveň ochrany patentů a odstranily by se náklady spojené se souvisejícími územími a z toho vyplývající komplikace, což by usnadnilo vědecký a technický pokrok a fungování vnitřního trhu.
David Martin
písemně. - Hlasoval jsem pro tuto zprávu. Domnívám se, že je třeba navýšit povolenou úroveň radiace v potravinách a dále zlepšit sledování a kontroly souladu. V závislosti na výsledku závěrečného čtení má toto nařízení potenciál k tomuto procesu přispět. Vítám skutečnost, že se toto nařízení bude vztahovat také na potraviny a krmiva dovezená ze třetích zemí v režimu tranzitu nebo určená pro vývoz.
Jiří Maštálka
Je mimo pochybnost, že sféra práv k duševnímu vlastnictví, zejména pak práva k vlastnictví průmyslovému, zasluhuje mimořádnou pozornost a péči. Ne vždy se to však ze strany orgánů a institucí EU daří. Komplexní systémové řešení bývá mnohdy potlačováno partikulárními či dokonce lobbistickými zájmy. Problém patentu EU - dříve komunitárního - je toho příkladem. Nyní vyvstává možnost alespoň částečného řešení formou posílené spolupráce některých členských států v oblasti vytvoření jednotné patentové ochrany. Česká republika má zájem o účast v této posílené spolupráci a chce se tak podílet i na dalším vyjednávání konkrétních návrhů nařízení o jednotném patentu a jeho jazykovém režimu. Neúčast v posílené spolupráci by znamenala nemožnost ovlivňovat podobu budoucího patentového systému EU. Významným aspektem je také ekonomický přínos, resp. výhody pro podniky přicházející s novými technickým řešeními, a to s ohledem na velikost společného trhu účastníků posílené spolupráce. Chci také připomenout, že Česká republika si ponechává možnost z posílené spolupráce vystoupit, pokud by se tato spolupráce ubírala směrem, který by byl v rozporu s pozicemi České republiky zejména v otázce jazykového režimu a oblasti patentového soudnictví.
Jean-Luc Mélenchon
Zdržel jsem se hlasování o této zprávě. To neznamená, že jsem proti svrchovanému právu členských států uzavírat dohody o posílené spolupráci, a to i v souvislosti s patenty. Nemáme však žádnou záruku, pokud jde o ekologické a hygienické normy, které budou v průběhu schvalovacího procesu u těchto patentů použity, zejména z hlediska geneticky modifikovaných organismů. Dokud nebudou vyřešeny nezbytné požadavky pro zachování veřejného zdraví, nebudu tento typ dohody podporovat.
Nuno Melo
V případě schválení této zprávy, která se snaží vytvořit posílenou spolupráci v souvislosti s registrací a ochranou patentů, existuje riziko, že bude zaveden jazykový režim, omezený jen na tři jazyky - angličtinu, němčinu a francouzštinu - a nebude již požadován překlad patentů do národních jazyků jednotlivých členských států. I když je účel vytvoření patentu EU pozitivní v tom smyslu, že by měl pomoci oživit a podpořit inovace v Evropě, chtěl bych říct, že se při tom nesmí porušovat samotné základní principy evropského občanství, nesmí se narušit soudržnost Společenství a nesmí dojít k fragmentaci vnitřního trhu nebo k zavádění nových faktorů diskriminace, nerovnosti a nerovnováhy.
Portugalština, která je třetím nejvýznamnějším evropským jazykem z hlediska celosvětové komunikace, bude zavedením této "posílené spolupráce" nevysvětlitelně diskriminována. Proto jsem hlasoval tak, jak jsem hlasoval.
Andreas Mölzer
Spor o jazycích používaných v oblasti patentů v Evropské unii probíhá již více než 30 let. V průběhu těchto 30 let se evropské společnosti musely vypořádat s vysokými náklady na překlady a v některých případech se dostaly na světovém trhu do konkurenční nevýhody. Nehmotná aktiva jako jsou ochranné známky a patenty je obtížné kvantifikovat. Nicméně se používají jako záruky pro půjčky a jsou rovněž brány v úvahu při výpočtu ratingů.
V této situaci vyžaduje nový patentový zákon, který byl připraven v rámci procesu posílené spolupráce a jež je platný alespoň v některých částech EU, překlad patentů pouze do němčiny, angličtiny a francouzštiny. To jistě sníží byrokracii. Nové nařízení také posiluje postavení německého jazyka, který je podle průzkumu z roku 2006 stále nejrozšířenějším mluveným rodným jazykem v rámci EU. Nápad je v zásadě dobrý, ale pravidla o jazycích nejsou zcela jasná, a z toho důvodu jsem se zdržel hlasování.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
Vytvoření jednotné patentové ochrany ve Společenství (nyní v Evropské unii) a zajištění účinné patentové ochrany v celé EU představuje krok směrem k větší konkurenceschopnosti EU. Vynálezci, kteří v současné době působí v Evropské unii, jsou v nevýhodě ve srovnání se svými kolegy v ostatních zemích po celém světě: ochrana vynálezů v celé EU je zdlouhavý a nákladný proces. Kvůli procedurálním problémům jsme nebyli schopni vytvořit jednotný systém po celé Evropské unii. Blahopřeji nicméně těm členským státům, které se rozhodly zahájit spolupráci v oblasti patentové ochrany (jsem obzvláště potěšena, že k těmto členským státům patří Litva), a sama jsem schválení této spolupráce podpořila.
Tiziano Motti
Hlasoval jsem proti zavedení trojjazyčného systému patentových předpisů. Překládání patentů výhradně do angličtiny, francouzštiny a němčiny by vážné poškodilo italské podniky, které by hradily extrémně vysoké náklady na technické překlady patentů, jež podávají. Moje parlamentní skupina nás přesvědčovala, abychom hlasovali pro, ale já nemám pocit, že mohu schválit právní předpisy, které považuji za škodlivé pro zájmy své země a jejích občanů, a to zejména pro všechny malé a střední italské podniky a naše spotřebitele. Je zřejmé, že zvýšené náklady pro podniky by pak měly za následek vyšší náklady na výrobek na úkor spotřebitelů. Posílená spolupráce by měla zůstat mechanismem, jež bude využíván ve výjimečných případech, a ne k vyloučení členských států, které jsou připraveny jednat, jako je Itálie a Španělsko. Podporuji italský návrh na zápis patentů v jazyce země vynálezce společně se zajištěním anglického překladu. Tímto způsobem si můžeme zachovat jazykovou nezávislost a zájmy naší země. Posílená spolupráce mezi 10 nebo 12 zeměmi v této otázce opravdu znamená riziko narušení podmínek spravedlivé hospodářské soutěže ve prospěch těchto zúčastněných zemí.
Rolandas Paksas
Souhlasil jsem s tímto usnesením o návrhu rozhodnutí Rady o povolení posílené spolupráce v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany. Vzhledem k současné situaci, kdy je velmi obtížné a nákladné získat evropský patent, souhlasím s návrhem používat postup spolupráce a umožnit všem členským státům, které o to mají zájem, aby vytvořily jednotný patentový systém.
Musíme vynaložit veškeré úsilí k vyřešení otázky jazykového režimu, což by snížilo náklady na získání evropského patentu pro společnosti působící v rámci EU. Patentová ochrana, která funguje účinně, by navíc zjednodušila postupy řešení sporů a snížila by administrativní zátěž.
Jsem potěšen, že řada členských států Evropské unie přispívá k iniciativě směřující k vytvoření jednotného patentu, a doufám, že zbývající země rovněž brzy přispějí k dosažení cíle vytvořit jednotný patent na zlepšení ekonomické liberalizace podmínek v rámci Evropské unie. Pouze užší spolupráce usnadní řádné fungování vnitřního trhu odstraněním překážek volného pohybu zboží.
Georgios Papanikolaou
Hlasoval jsem ve prospěch doporučení rozhodnutí o povolení posílené spolupráce v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany. Budoucnost Evropy závisí na inovacích a členské státy, jako je Řecko, které byly těžce zasaženy krizí, k nim upínají své naděje na obnovu svých národních ekonomik a výrobní strukturu. Je proto ekonomicky zásadní a sociálně spravedlivé poskytnout právní ochranu patentům, které zahrnují vynálezy a uskutečňování inovativních myšlenek a produktů.
Maria do Céu Patrão Neves
Jsem zastánkyní evropského patentového systému, ale po zralém uvážení a z jazykových důvodů jsem se zdržela hlasování o této zprávě. Hlasovala bych pro, pokud by se měla využívat jen angličtina, protože ta dnes funguje jako lingua franca. Zdržela jsem se ze tří hlavních důvodů: za prvé, protože vytvoření patentového systému s povinným překladem každého materiálu do 23 úředních jazyků by bylo nákladné, pomalé a znamenalo by vážnou konkurenční nevýhodu, za druhé protože v praxi se dnes jako lingua franca běžně používá angličtina, a zatřetí proto, že 90 % patentových přihlášek je stejně v angličtině. Nemohu souhlasit s tím, aby se do tohoto procesu zařadila francouzština a němčina na úkor rozšířenějších jazyků jako je portugalština nebo španělština (jako kdyby v EU existovaly jazyky různého významu, což je představa, kterou odmítám). Proto jsem se zdržela, ve víře, že je nutné evropský patentový systém změnit, ale že nejlepší řešení by bylo pouze jedno: angličtina.
Miguel Portas
Zdržel jsem se hlasování, jelikož, přestože se domnívám, že je nezbytné patentový systém v Evropě zlepšit, zejména vytvořením jednotného evropského patentového soudu a patentového soudu EU, který by umožnil překonat problémy malých a středních podniků způsobené současnou roztříštěností stávajícího systému, jež se vyznačuje vysokými náklady a přílišnou složitostí, rozumím také výhradám, které některé země vyjádřily s ohledem na ujednání týkající se překladu patentů EU. Proto se nestavím proti zahájení posílené spolupráce v této oblasti, i když jsem přesvědčen, že to není nejvíc žádoucí a konečné řešení problému.
Paulo Rangel
Absence jednotné patentové ochrany v celé Evropské unii staví evropské společnosti do jasné konkurenční nevýhody v porovnání se společnostmi z USA a Japonska. Náklady na patentování v Evropě jsou téměř desetkrát vyšší než náklady na patentování ve Spojených státech a Japonsku, což je především z důvodu výdajů na překlady patentů do jazyků různých zemí EU. Aby byl portugalský a evropský průmysl v této souvislosti konkurenceschopnější, považuji za rozhodující rychle učinit krok směrem k vytvoření jednotného systému patentové ochrany, který bude méně obtížný a složitý a který bude fungovat jako stimul pro inovace a pro vědecký a technický rozvoj v Portugalsku a v EU. Proto jsem hlasoval pro toto usnesení. Přesto nemohu nevyjádřit své politování nad rozhodnutím týkajícím se jazykového režimu. Po pravdě řečeno jsem přesvědčen, že existují pádné argumenty proti současnému trojjazyčnému řešení, tedy použití angličtiny, němčiny a francouzštiny. Věřím proto, že by bylo v každém směru vhodnější, kdyby byl zvolen režim pouze v angličtině.
Evelyn Regner
Hlasovala jsem dnes ve prospěch zavedení posílené spolupráce, pokud jde o jednotnou patentovou ochranu, protože jsem přesvědčena, že zablokování v Radě kvůli jazykovému režimu je neoprávněné. Podle mého názoru je samozřejmě nutné o věci diskutovat. Pro mě hlasování ve prospěch zprávy neznamená, že souhlasím v plném rozsahu s obsahem původních návrhů Komise. Ve Výboru pro právní záležitosti se budeme této otázce přednostně věnovat a určitě předložíme pozměňovací návrhy s velkým množstvím vylepšení. Chtěla bych vysvětlit, že kolegové, kteří si myslí, že dnešním hlasováním Parlament ztrácí svá práva, se mýlí. Legislativní proces je teprve na začátku. Dnešním hlasováním Parlament pouze dává oprávnění skupině členských států k zahájení postupu posílené spolupráce, který je možný jen díky Lisabonské smlouvě. V dalším postupu a) Parlament bude konzultován ohledně jazykového režimu (rozhodnutí v tomto případě musí přijmout Rada), b) Parlament se účastní rozhodování o obsahu nařízení o patentu v rámci řádného legislativního řízení, c) pro soudní pravomoc pro patenty bude nutný souhlas Parlamentu. Na možnostech Parlamentu účastnit se procesu se nic nemění. Dokonce i ti poslanci Evropského parlamentu z členských států, které nejsou zapojeny do posílené spolupráce, neztratí v průběhu zbývající části postupu své hlasovací právo, protože jsou evropskými a nikoli národními zástupci.
Frédérique Ries
Belgické předsednictví Evropské unie zaznamenalo naprostý úspěch. Mezi mnoha věcmi, jichž dosáhlo, je i dohoda o evropském patentu, tedy nařízení, které je nezbytné pro podporu inovací a konkurenceschopnosti v Evropě. Liberální Evropané si tento druh harmonizace právní ochrany přáli již téměř 15 let. Díky ní se skoncuje s plýtváním finančních prostředků kvůli koexistenci vnitrostátních a evropských patentů, které se odhaduje na téměř 400 000 EUR ročně. A tím lépe, když 12 členských států (Dánsko, Estonsko, Finsko, Francie, Litva, Lucembursko, Německo, Nizozemsko, Polsko, Slovinsko, Spojené království a Švédsko) využije postupu posílené spolupráce, pokud je to jediný způsob, jak ukončit patovou situaci v této záležitosti. Je to případ správného využití Lisabonské smlouvy, která povoluje "evropský předvoj" minimálně devíti členských států, jež navážou spolupráci, pokud je určitá legislativní iniciativa zablokovaná.
Ze všech těchto důvodů je dnešní polední hlasování Evropského parlamentu o zprávě pana Lehneho zcela zásadní. Je to pozitivní signál, jak pro evropské podniky, které se potřebují vyvíjet ve stabilním právním rámci, jež je postaví na stejnou úroveň s mezinárodní konkurencí, tak pro vynálezce, jejichž tvůrčí činnost musí Evropská unie lépe chránit.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Naše skupina nemůže souhlasit s tím, že by měla vyslovit souhlas se zahájením postupu, protože, podle slov generálního advokáta Soudního dvora: "Zamýšlená dohoda o vytvoření jednotného systému pro řešení sporů týkajících se patentů je v dnešní formě neslučitelná se smlouvami". Naše skupina požádala o odklad hlasování, neboť soud má o výše uvedeném stanovisku generálního advokáta rozhodovat již 8. března a Parlament by si měl být plně vědom právních důsledků "posílené spolupráce" předtím, než se pustí do takto výjimečného projektu.
Ostatní politické skupiny naši žádost o odklad nepodpořily. Souhlas se netýká konkrétních opatření k provedení posílené spolupráce. Tyto návrhy budou předloženy později, pokud bude posílená spolupráce schválena (tj. nařízení Rady o vytvoření jednotné patentové ochrany a o překladovém režimu pro jednotný patent).
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem proti tomuto usnesení, protože si myslím, že po tak dlouhém legislativním procesu, který začal v roce 2000, je nyní nepřijatelné, aby nebylo navrženo společné řešení jazykové stránky evropských patentů. Itálie a Španělsko se po mnoho let výrazně zasazují o to, aby byla jako jediný úřední jazyk v oblasti technologie a vědy uznána angličtina. Toto jazykové řešení by snížilo náklady, a poskytlo tak podporu především malým a středně velkým podnikům, aby mohly využívat evropský patent, protože kvůli své velikosti často nemohou hradit vysoké náklady na překlad.
S cílem vyhnout se jednomyslnosti, kterou takto ožehavé téma vyžaduje, je požadováno použití posílené spolupráce (jak stanovuje Lisabonská smlouva), což by umožnilo, aby rozhodnutí přijala jen jedna třetina členských států. Italská a španělská vláda již několik měsíců poukazují na neobvyklý charakter tohoto postupu, který, pokud ho Evropský parlament a Rada kvalifikovanou většinou schválí, bude znamenat, že evropský patent bude platit nejen ve státech, které se posílené spolupráce účastní, ale také pro podniky z jiných členských států.
Oreste Rossi
Pokud bude rozhodnuto o využití posílené spolupráce k vytvoření jednotné patentové ochrany, vyjde z toho Itálie i Evropa špatně. Provádění postupu posílené spolupráce v této otázce je naprosto chybné, protože anuluje snahy o vytvoření evropského patentu, který by platil ve všech členských státech.
Protestujeme také proti rozhodnutí pokusit se prosadit toto hlasování v Parlamentu, aniž by se braly v úvahu důsledky rozsudku Soudního dvora o slučitelnosti jednotného patentového soudu se Smlouvou. Itálie se spolu se Španělskem správně postavila proti uznání jen tří jazyků (angličtina, francouzština a němčina) pro podání evropských patentů namísto respektování zásady rovného postavení jazyků, která je zakotvena ve Smlouvě. Je zřejmé, že to není jen otázka diskriminace, ale jde také o velmi ekonomicky škodlivou záležitost pro podniky v zemích, kde se mluví jinými jazyky.
Olga Sehnalová
Jsem přesvědčena, že posílená spolupráce v oblasti patentové ochrany přispěje k odstranění roztříštěnosti v této oblasti, zajistí lepší rámcové podmínky pro inovativní podniky v celé Unii, povede k větší konkurenceschopnosti EU v globálním měřítku a lepšímu fungování vnitřního trhu EU. Nezanedbatelné je také očekávané snížení nákladů souvisejících s procesem patentové ochrany. Proto jsem zprávu podpořila.
Csanád Szegedi
písemně. - (HU) Hlasoval jsem pro doporučení, protože považuji za ostudné, že jsme dosud nebyli schopni dosáhnout společného postoje k této otázce. Musíme si uvědomit, že Evropa v globální inovační soutěži zaostává. Inovace není možná bez komplexní patentové ochrany, ale vysoké školy či menší výzkumné instituty a vynálezci nemohou nést náklady na tyto patenty. Získají patent jen ve své vlastní zemi a pak v podstatě dávají své vynálezy na globální trh zdarma. Evropské patenty mají zásadní význam. Je nesmírně důležité, aby bylo možné získat evropský patent na základě jediné žádosti. Velký význam má i to, aby to šlo provést ve všech evropských zemích včetně mé vlasti, Maďarsku.
Marc Tarabella
Evropská komise již před více než 20 lety navrhovala co nejrychleji vytvořit jednotný evropský patent a zdůrazňovala naléhavou potřebu takového patentu. V současné době musí patenty v Evropě schvalovat jednotlivé země a musí být pokaždé přeloženy do příslušného národního jazyka.
Pro potvrzení patentu jen v polovině členských států EU je nutné zaplatit až 20 000 EUR, z toho 14 000 EUR za překlad. Ve Spojených státech stačí přibližně 1 850 EUR. Absence evropského patentu brzdí naši konkurenceschopnost, stejně jako evropské inovace, výzkum a vývoj. Posílená spolupráce je proto v této věci plně odůvodněná, neboť jde o zásadní otázku pro budoucnost EU.
Nuno Teixeira
Vytvoření jednotného evropského patentu v rámci Evropské unie s sebou přinese výhody pro všechny zúčastněné a zejména pro malé a střední podniky, jelikož to díky snížení nákladů přispěje k jejich konkurenceschopnosti. Tato otázka, která se řeší již dvě desetiletí, vyžaduje jednomyslnou dohodu v rámci Rady v otázce stanovení jazykového režimu, jenž má platit pro práva duševního vlastnictví v Evropské unii. V této souvislosti a vzhledem k tomu, že vytvoření jednotné patentové ochrany není uvedeno na seznamu oblastí výlučné pravomoci Evropské unie, se toto doporučení týká možnosti posílené spolupráce v této oblasti. I když se v této fázi procesu zabýváme pouze souhlasem Parlamentu v otázce rozhodovací metody v této oblasti, což podporuji, bude tento Parlament brzy rovněž vyzván, aby vydal verdikt ke kontroverznímu jazykovému režimu a ke dvěma nařízením, která se mají v souvislosti s pravidly evropského patentového systému vypracovat.
Silvia-Adriana Ţicău
Hlasovala jsem pro rozhodnutí o povolení posílené spolupráce v oblasti vytváření jednotné patentové ochrany, neboť považuji za nezbytné přijmout opatření k vytvoření jednotného patentu EU.
Podle zprávy, kterou v roce 2011 vypracoval Thomson Reuters s názvem "Patentováno v Číně", se Čína chystá v množství patentů předběhnout Japonsko a USA. Čína má v úmyslu stát se dle programu zahájeného v roce 2006 zemí zaměřenou na inovace a hodlá navýšit počet patentů o 14,1 % ve srovnání s USA, o 33,55 % ve srovnání s Evropskou unií a o 15,9 % oproti Japonsku.
Současný patentový systém v EU je roztříštěný a má přehnané požadavky na překlad. Náklady na patent v Evropské unii potvrzený ve 13 zemích dosahují 20 000 EUR, z toho přibližně 14 000 EUR činí náklady jen na překlad. Evropský patent je pak desetkrát dražší než v USA. Myslím, že pokud se v oblasti vytváření jednotného patentu povolí posílená spolupráce, může to pomoci vyvinout jednotný patent, který bude atraktivní pro uživatele evropského patentového systému, zajistí ochranu duševního vlastnictví v rámci celé EU a odstraní tak náklady a komplikace s cílem podpořit výzkum, vývoj a inovační malé a střední podniky.
Luís Paulo Alves
Vzhledem k tomu, že poradní skupina složená z právních služeb Evropského parlamentu, Rady a Komise došla ve svém stanovisku k závěru, že návrh neobsahuje žádné věcné změny kromě těch, které jsou jako takové označeny, a že pokud jde o kodifikaci nezměněných ustanovení dřívějšího aktu s těmito věcnými změnami, je návrh prostou kodifikací stávajících znění bez jakékoli změny jejich věcného obsahu, souhlasím s touto zprávou. Souhlasím se zaručením vysoké úrovně ochrany zdraví evropských občanů v případě radioaktivní kontaminace a s demokratickou legitimitou postupu přijímání této směrnice, neboť právní základ se musí přizpůsobit nové Lisabonské smlouvě.
Laima Liucija Andrikien
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto významného usnesení o nejvyšších přípustných úrovnich radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace. Všichni si pamatujeme černobylskou tragédii ze dne 26. dubna 1986, kdy se do ovzduší dostalo značné množství radioaktivních materiálů a došlo ke kontaminaci potravin (obilí, zeleniny, lesních plodů a hub) a krmiv v několika evropských zemích a došlo k obrovskému ohrožení lidského zdraví. Došlo také ke kontaminaci polí radioaktivním spadem, což zvýšilo radioaktivitu lesních plodin a zemědělských potravinářských výrobků v postižených regionech. Vysoká úroveň ochrany lidského zdraví je jedním z cílů Evropské unie.
Proto naléhavě potřebujeme vytvořit systém, který Evropské unii po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace, jež vede nebo může vést k významné radioaktivní kontaminaci potravin a krmiv, umožní stanovit nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace s cílem zajistit vysokou úroveň ochrany veřejného zdraví. Všichni občané Evropské unie musí být v případě jaderné nebo radiační havárie co nejlépe ochráněni a Evropská komise musí být připravena rychle reagovat. Pro potraviny a krmiva se musí použít předem stanovené nejvyšší přípustné úrovně kontaminace.
Elena Oana Antonescu
Tato zpráva stanoví nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné havárii nebo jiné radiační mimořádné situaci. Souhlasím s tím, že Evropský parlament musí hrát klíčovou roli v situacích, které mají přímý dopad na zdraví široké veřejnosti. Domnívám se také, že po jaderné nehodě nebo radiační mimořádné situaci musí Evropská komise okamžitě plnit dohlížecí úlohu, vyhlásit stav nouze a sestavit seznam základních potravin a krmiv. Členské státy musí udržovat úřední systém kontroly těchto produktů a musí informovat širokou veřejnost o všech rizicích. Hlasovala jsem pro tuto zprávu, která evropským občanům zaručuje bezpečnost potravin v případě jaderné havárie nebo radiační mimořádné situace.
Zigmantas Balčytis
Vysoká úroveň ochrany lidského zdraví je jedním z cílů, kterých Evropská unie musí dosáhnout, neboť to definuje její politiku. Předpisy EU, kterými se stanoví úrovně radioaktivní kontaminace v případě radiační mimořádné situace, se nezměnily od roku 1990, a proto je nezbytné je přezkoumat a aktualizovat. Musíme vytvořit ucelený systém, který Evropské unii po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace, která by mohla vést k významné radioaktivní kontaminaci potravin a krmiv, umožní stanovit nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace za účelem zajištění vysoké úrovně ochrany veřejného zdraví. Souhlasím s tím, že přípustné úrovně radioaktivní kontaminace se musí být v pravidelných intervalech přezkoumávat s přihlédnutím k nejnovějším mezinárodním vědeckým zjištěním a doporučením, a aby nedocházelo k rozdílům v uplatňování předpisů.
Vilija Blinkevičiūt
Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy, která navrhuje stanovení postupu pro určení nejvyšších přípustných úrovní radioaktivní kontaminace potravin a krmiv, které lze uvést na trh po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace, jež by mohla vést nebo jež vedla k výrazné radioaktivní kontaminaci potravin a krmiv. Přílohy I a III zároveň stanoví nejvyšší přípustné úrovně kontaminace potravin a krmiv. Přestože je tento návrh zpracováván pomocí metody přepracování právních aktů, domnívám se, že je nutné návrh výrazně přepracovat, nikoli pouze část vyznačenou šedě, aby se zajistila právní jistota a celistvost textu. Je třeba sjednotit postupy v případě radiační mimořádné situace tím, že se jasně stanoví, že úlohu dohledu plní Komise, a objasní se mechanismus jejích aktů (přijetí, revize). Kromě toho se musíme pokusit sloužit zájmu občanů pomocí lepšího řízení během situací, které nastanou po nehodě. Musíme zajistit právní jistotu celého návrhu pomocí úpravy zastaralých postupů (postupů "komitologie" v rámci Euratomu přijímaných analogicky), které se tento návrh snaží kodifikovat, podle ustanovení Lisabonské smlouvy.
Nikolaos Chountis
Vzhledem k tomu, že všechna tři nařízení o radiaci, která tato zpráva upravuje, byla přijata v důsledku Černobylu před 20 lety, se domnívám, že zpráva poslance Beleta, o které jsme nyní hlasovali, je prvním pokusem o zlepšení přístupu k problému radioaktivní kontaminace potravin a půdy a o jeho aktualizaci. I když podporuji změnu právního základu a posílení role Evropského parlamentu s cílem dosáhnout větší transparentnosti právní úpravy a širší ochrany občanů, domnívám se, že zpráva není dostatečná a o několik kroků zaostává za tím, co by mělo být zásadním přístupem k problému. Mění to, co již bylo dohodnuto, a jednoduše upravuje pouze důsledky, a ne příčiny problému. Kromě toho ponechává extrémně vysoké maximální limity radioaktivní kontaminace, a proto je velmi vzdálená cílům ochrany veřejného zdraví. Z výše uvedených důvodů jsem se při konečném hlasování zdržel.
Vasilica Viorica Dăncilă
Domnívám se, že členské státy Evropské unie odpovídají za sledování toho, jak jsou doodržovány limity stanovené tímto nařízením pro ochranu proti radioaktivní kontaminaci, a to zejména formou dohledu nad bezpečnostními standardy u potravin a krmiv, jakož i sledováním parametrů životního prostředí. Podporuji myšlenku na vytvoření systému, který Evropské unii umožní stanovit nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace, aby se zajistila vysoká úroveň ochrany zdraví veřejnosti po jaderné nebo jiné mimořádné radiační situaci.
Edite Estrela
Hlasovala jsem ve prospěch zprávy týkající se radioaktivní kontaminace potravin, jejímž cílem je stanovit nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné nebo nebo jiné radiační mimořádné situaci. Proto je hlavním cílem tohoto nařízení ochrana veřejného zdraví, a právním základem tudíž musí být článek 168 Smlouvy o fungování Evropské unie.
Diogo Feio
Tento návrh si klade za cíl zajistit vysokou úroveň ochrany zdraví evropských občanů v případě radioaktivní kontaminace a také poskytnout demokratickou legitimitu postupu přijímání tohoto nařízení. Není pochyb o tom, že jeho právní základ se musí přizpůsobit nové Lisabonské smlouvě, aby Parlament získal patřičnou roli v rozhodovacím procesu o nařízení, které může mít dopad na veřejné zdraví. Tento návrh v zásadě spočívá v kodifikaci nezměněných ustanovení tři nařízení přijatých v letech 1987 a 1990, které stanovují přípustné úrovně radioaktivní kontaminace v případě radiační mimořádné situace.
José Manuel Fernandes
Všichni lidé mají právo na zdravou stravu. To je nezpochybnitelné právo a podmínka sine qua non k dosažení kvality života, o niž všichni usilujeme a jež se odráží i v Lisabonské smlouvě.
Po katastrofě v Černobylu (1986) získala otázka radioaktivní kontaminace životního prostředí na významu, a v letech 1987 a 1990 byla proto přijata tří nařízení, která stanoví nejvyšší přípustné úrovně kontaminace v případě radiační mimořádné situace nebo jaderné havárie vzhledem k tomu, že jejich účinky jsou dlouhotrvající a velmi často mohou být i nepřímé (kontaminace lesů).
Ačkoli návrh v podstatě znamená kodifikaci nezměněných ustanovení výše uvedených nařízení, hlasoval jsem ve prospěch této zprávy o návrhu nařízení Rady (Euratom), protože je ohroženo zajištění vysoké úrovně ochrany zdraví evropských občanů.
Ilda Figueiredo
Tento návrh v podstatě tkví v kodifikaci nezměněných ustanovení tří nařízení přijatých v letech 1987 a 1990, které stanoví přípustné úrovně radioaktivní kontaminace v případě radiační mimořádné situace. Vložení nového bodu odůvodnění, který vysvětluje, že je třeba zachovat stávající článek a Radě vyhrazuje výkon prováděcích pravomocí, nicméně znamená výraznou změnu, která odůvodňuje použití metody přepracování právních předpisů.
Obsahem nařízení je dvouúrovňový mechanismus v případě radiační mimořádné situace a po jaderné havárii, jak navrhuje Komise:
bezprostřední přijetí nařízení ad hoc ze strany Komise pro použití nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace stanovené v přílohách I a III návrhu v konkrétním případě v definované oblasti a s omezenou dobou platnosti;
- stanovení lhůty jednoho měsíce od přijetí tohoto ad hoc nařízení, ve které Komise předloží Radě návrh na jeho přizpůsobení nebo potvrzení.
Jak se ukázalo v samotné diskusi v odborném výboru i v alternativních návrzích, které předkládá, jde zde o boj o moc mezi Komisí a Radou. Prvotním cílem by však mělo být sloužit zájmu občanů pomocí lepšího řízení během situací, keré mohou nastat po nehodě, s ohledem na pravomocí postižených členských států. Proto jsme se při závěrečném hlasování zdrželi.
Vicky Ford
písemně. - Skupina ECR tuto zprávu podpořila, neboť se domníváme, že by se měl změnit právní základ tohoto právního předpisu z "článku 31 ESAE" na "článek 168 SFEU". Podle původní právní úpravy byl článek 31 ESAE (který se zaměřuje na skupinu osob, jež by mohly být zasaženy radioaktivní kontaminací) považován za nejvhodnější právní základ, protože článek 168 Smlouvy o fungování EU (který se týká veřejného zdraví) neexistoval. Pokud by byl právním základem tohoto nařízení článek 168 Smlouvy o fungování EU, pak by to znamenalo změnu z procesu konzultace na řádný legislativní postup a návrh by pak zevrubně posuzoval Evropský parlament, a co je nejdůležitější, provedl by plné posouzení jeho dopadů, včetně konzultací s výrobci potravin a spotřebiteli. I když některé aspekty ve zprávě, kterou Evropský parlament přijal, poslanci ECR nepodporují, pevně věříme, že by se právní základ tohoto nařízení měl změnit a Evropský parlament by se měl plně zapojit do legislativního procesu a že by dále mělo být prováděno důkladného posouzení dopadů. Skupina ECR proto hlasovala pro tuto zprávu.
Adam Gierek
Předpisy, které jsme dnes připravili, mají obrovský ekonomický význam pro Evropskou unii a její jednotný trh. Černobylská katastrofa nám ukázala, že lineární extrapolace rizika souvisejícího s radiací vede ke zbytečným ekonomickým ztrátám. V Bělorusku a na Ukrajině byly evakuovány oblasti, jejichž velikost se rovná nejedné celé zemi. Bělorusové se teď vracejí do těchto oblastí, kde je radioaktivita stejná jako v centru Varšavy, jakkoli se to zdá neuvěřitelné. Oproti tomu přibližně 8 milionů Ukrajinců, tzv. "obětí Černobylu", kteří pobírají dávky, jež jsou v každém případě příliš nízké, aby se z nich dalo žít, o návratu neuvažuje ze strachu ze ztráty tohoto skromného odškodnění. Evropská unie by měla z této zkušenosti, která má zásadní význam, vyvodit závěry.
V rámci bývalého Sovětského svazu bylo snadné lidi přesídlit a po katastrofě to bylo provedeno efektivně. Je těžké si představit, jak by se to udělalo v hustě obydlených oblastech Evropy. Kdo by za takový úkol nesl odpovědnost? Finanční náhrada by se měla přidělovat zejména zemědělcům, kteří mohou přijít nejen o úrodu, ale také o možnost pěstovat veškeré plodiny po mnoho dalších let. Totéž platí pro lesy, i když v menší míře. Je dobře známo, že znečišťovatel platí, ale jak budeme rozhodovat o tom, kdo je odpovědný a kdo by měl platit, pokud nás zasáhne jaderný spad ze třetích zemí? Kdo se tím bude zabývat? Samozřejmě že Evropská unie. Proto jsem hlasoval pro přijetí zprávy.
Catherine Grèze
Pokud jde o zprávu poslance Beleta, která zejména žádá, aby se Parlament stal spolutvůrcem právních předpisů pro ochranu zdraví v případě radioaktivní kontaminace potravin, nemohla jsem podpořit zprávu, která jasně neodmítá současné dávky navržené Komisí. Nejvyšší úrovně kontaminace, které navrhuje Komise a které platí od roku 1987, jsou příliš vysoké. Studie ukazují, že i při nízkých dávkách trpí děti závažnými kardiovaskulárními a endokrinními problémy. Navrhované nejvyšší dávky by způsobily nepřijatelné zvýšení počtu případů rakoviny. Navíc vzhledem k tomu, že neexistuje žádný mechanismus k odškodnění zemědělců v případě znečištění, které překračuje povolené limity, musí Komise rozhodně navrhnout kompenzační mechanismus, který bude v souladu se zásadou "znečišťovatel platí".
Ian Hudghton
písemně. - Parlament dnes hlasoval pro změnu právního základu právních předpisů o radioaktivní kontaminaci potravin. Jde o nesmírně důležitou otázkou a je jen správné, aby měl Parlament spolurozhodovací pravomoci.
Juozas Imbrasas
Hlasoval jsem ve prospěch tohoto důležitého dokumentu o nejvyšších přípustných úrovních radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace. Je velmi důležité stanovit nejvyšší přípustné limity pro potraviny a krmiva v zájmu zajištění vysoké úrovně ochrany veřejného zdraví a zabránění opakování katastrofy z Černobylu, kdy byly potraviny (obilí, zelenina, lesní plody, houby atd.), krmiva a pole kontaminovány radioaktivním spadem, což zvýšilo radioaktivitu lesních plodin a zemědělských potravinářských výrobků v postižených regionech. Musíme vytvořit mechanismus, který řádně a efektivně zajistí bezpečnost v případě jaderné nebo radiační havárie. Vysoká úroveň ochrany lidského zdraví je jedním z hlavních cílů Evropské unie.
Jarosław Kalinowski
Radioaktivní kontaminace je nebezpečná pro lidské zdraví a naše role jako poslanců Evropského parlamentu je udělat vše, co je v našich silách, abychom zajistili, že potraviny dodávané spotřebitelům budou bezpečné a zdravé. Musíme se proto připravit, abychom mohli v případě nebezpečí rychle a dostatečně efektivně reagovat, a musíme neustále aktualizovat předpisy a přizpůsobovat je současnému stavu a pokroku techniky. Postupy je nutné zjednodušit a pravomoci převést na členské státy, které budou schopny řešit tyto situace efektivně. V tomto případě se zdá být pro bezpečnost společnosti a životního prostředí klíčové stanovit limity pro koncentrace radioaktivních látek.
Elisabeth Köstinger
V případě jaderné havárie nebo jiného druhu radiační mimořádné situace je zásadní přijmout správné kroky. Důležitá jsou preventivní opatření a pomoc zasaženým. Životně důležité jsou kompenzační platby pro zemědělce na pomoc pěstitelům zemědělských produktů, kteří utrpěli škodu, za kterou nenesou žádnou odpovědnost. Náhrada musí být poskytnuta i zemědělcům v členském státě, které postihne kontaminace z havárie tohoto druhu v jiném členském státě. Účinky jaderné havárie nesmí živobytí zemědělců ohrozit. Podporuji zprávu pana Beleta, protože pro zemědělce musíme zajistit ochranu před škodami způsobenými vnějšími třetími stranami.
Jean-Luc Mélenchon
Tato zpráva a ekologické katastrofy, o nichž hovoří, jsou pro nás připomínkou toho, jak naléhavé je vzdát se jaderné energie. A přesto není v této zprávě o upuštění od jaderné energetiky ani zmínka. To je první věc, která v této zprávě chybí. Bylo by vhodné přijmout v této věci pozměňovací návrh. Kromě toho hodlá tato zpráva poskytnout Komisi veškeré pravomoci k tomu, aby zavedla nutná bezpečnostní opatření potřebná v případě jaderné katastrofy. Vedoucím představitelům členských států by pouze mohla být udělena pravomoc v této věci jednat, přestože je občané volí. Je nemyslitelné, aby byla pravomoc přenesena tímto způsobem na tak nezodpovědný orgán, jakým je Komise, zejména pokud se jedná o veřejné zdraví. Hlasuji proti zprávě.
Nuno Melo
Navrhované nařízení stanoví postup pro stanovení nejvyšších přípustných limitů radioaktivní kontaminace potravin a krmiv, jež mohou být uvedeny na trh po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace, která může způsobit nebo která způsobila významnou radioaktivní kontaminaci potravin a krmiv. Jsem toho názoru, že musíme zůstat ostražití a být připraveni na veškeré mimořádné situace, které mohou v Evropě nastat. Jakýkoli pokus o to, aby mohly být platné předpisy použity s větší rychlostí a hbitostí, bude znamenat přidanou hodnotu pro celé území Evropské unie.
Andreas Mölzer
Radioaktivní kontaminace může u některých potravin představovat mnohaletý problém. Potíže nastanou, když jsou kontaminované potraviny, například divoce rostoucí produkty z lesů v oblastech, které byly po staletí vystaveny radioaktivitě, konzumovány nejen v daném místě, ale jsou také prodávány v jinak nekontaminovaných oblastech, kde jsou považovány za neškodné. Z naší současné úrovně znalostí vyplývá, že neexistuje žádná míra záření, která může být s naprostou jistotou klasifikována jako neškodná. Výzkum příčin celé řady nových forem onemocnění, jako jsou alergie, je stále ještě v plenkách. I přes tento fakt jsou potraviny vystavovány ozáření a nikdo se nezabývá otázkou možné interakce s genetickým inženýrstvím. Všechny limity jsou v konečném důsledku zbytečné, pokud se řádně neprovádí kontroly potravin v kontaminovaných oblastech a jejich okolí. Vzal jsem tyto důvody v potaz při hlasování.
Claudio Morganti
Hlasoval jsem ve prospěch tohoto usnesení, neboť zjednodušuje postup zásahu v případě mimořádné siituace a posiluje roli Komise, když stanoví, že Komise - a nikoliv Rada - je přímo odpovědná za rozhodování v případě jaderné havárie a přijímá opatření, která vstoupí v platnost okamžitě. Komisi musí být nápomocna skupina nezávislých odborníků se znalostmi v oblasti zdravotnictví a bezpečnosti potravin.
Komise musí dále dostat k dispozici nejnovější vědecké údaje, aby mohla posoudit jejich význam. Členské státy musí přijmout opatření k minimalizaci rizika kontaminace, včetně informování veřejnosti. Tato zpráva ve své podstatě chrání občany a dává Komisi a Parlamentu prvořadou úlohu.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
Dnes jsme hlasovali o nařízení stanovujícím "nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace", které určuje základní pokyny pro reakci na jaderné nebo radiační havárie. Tento dokument má čistě technický charakter, týká se především dosahu pravomocí Komise, Rady a členských států a stanoví úrovně kontaminace.
Chtěla bych upozornit na jednu změnu, kterou navrhuje Parlament a která se týká zahrnutí ustanovení o odškodnění zemědělců, jejichž půda je při jaderné nebo radiační havárii kontaminována jedovatými látkami. Jelikož žijeme v poněkud nestálé době a jsme svědky případů, kdy z důvodu lidské nedbalosti při hospodářské činnosti často dochází k závažným haváriím, musíme přijmout předpisy, které jasně určí, jak reagovat v kritických situacích.
Rolandas Paksas
Souhlasím s návrhem v nařízení Rady, kterým se stanoví nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné havárii nebo jiném případu radiační mimořádné situace. Ochrana lidského zdraví je jedním z prioritních cílů Evropské unie, a musíme tedy vytvořit mechanismus, který řádně a efektivně zajistí bezpečnost v případě jaderné nebo radiační havárie.
Úrovně radioaktivní kontaminace potravin a krmiv po jaderné havárii musí být regulovány obzvlášť přísně vzhledem k tomu, jak závažné negativní důsledky to může mít pro veřejnost. Musíme přijmout všechna možná opatření, aby se zajistilo, že v případě nehody kontaminují radioaktivní částice uvolněné do ovzduší potraviny co nejméně a dopad radioaktivních látek se sníží na minimum.
Souhlasím s návrhem, aby se uplatnila základní environmentální zásada EU "znečišťovatel platí", a tím se zajistil účinný mechanismus odškodnění v případě nehody se zvláštním důrazem na zemědělce, kteří by v tomto případě utrpěli největší škody.
Maria do Céu Patrão Neves
Tato zpráva se týká legislativního návrhu, který v podstatě sestává z kodifikace nezměněných ustanovení tři nařízení přijatých v letech 1987 a 1990 po katastrofě v Černobylu (1986), kdy otázka radioaktivní kontaminace životního prostředí nabyla na významu. Tyto předpisy stanoví přípustné úrovně radioaktivní kontaminace v případě radiační mimořádné situace. Obsahem nařízení je dvouúrovňový mechanismus v případě radiační mimořádné situace a po jaderné havárii, jak navrhuje Komise: a) bezprostřední přijetí nařízení ad hoc ze strany Komise pro použití nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace stanovené v přílohách I a III návrhu v konkrétním případě v definované oblasti a s omezenou dobou platnosti; a b) stanovení lhůty jednoho měsíce po přijetí tohoto ad hoc nařízení, ve které Komise předloží Radě návrh na jeho přizpůsobení nebo potvrzení. Hlasovala jsem ve prospěch této zprávy, protože si myslím, že změny navržené Evropským parlamentem jsou pozitivní a textu dodávají aktuální logiku. Jelikož hlavním cílem tohoto nařízení je ochrana veřejného zdraví, domnívám se, že právním základem by měl být článek 168 Smlouvy o fungování Evropské unie.
Raül Romeva i Rueda
písemně. - Radioaktivní kontaminace potravin se jasně dotýká evropského veřejného zdraví, a je proto nezbytné, aby se o této právní úpravě rozhodovalo na tomto základě a se spoluúčastí Evropského parlamentu. Návrhu v současné podobě nicméně jasně chybí to, co je nutné k ochraně evropských občanů, zejména dětí, před potravinami zasaženými radioaktivní kontaminací. Navrhované nejvyšší úrovně radioaktivní kontaminace jsou podle odborných analýz příliš vysoké - některé z nich jsou dokonce vyšší než limity platné v době černobylské katastrofy.
Navrhované úrovně by znamenaly, že veřejnost bude vystavena radiaci na úrovni vyšší, než jsou nejvyšší limity stanovené v platných právních předpisech EU týkajících se bezpečnostních norem pro ionizující záření. Evropská veřejnost, zejména zranitelné skupiny a děti, by tak byla vystavena zbytečnému riziku kontaminace a onemocnění rakovinou. Je zcela nepřijatelné, že by tato legislativní revize nedokázala zajistit občanům Evropy úplnou ochranu před radioaktivně kontaminovanými potravinami.
Licia Ronzulli
Hlasovala jsem ve prospěch tohoto usnesení, protože ukazuje na základní problém, který by nikdy neměl být podceňován. Stále více zemí se obrací k jaderné energii, a to jak pro civilní, tak bohužel i vojenské účely. Toto je nyní realitou celosvětového významu, která se bohužel týká také extrémně politicky nestabilních oblastí. V případě krize nebo havárie si Evropská unie nemůže dovolit být nepřipravena na zvládnutí mimořádné situace. Reakce musí být okamžitá, účinná a dokonale koordinovaná mezi jednotlivými členskými státy. Radioaktivní spad po takové nehodě vede ke kontaminaci potravin a krmiv, které, pokud se dostanou do potravinového řetězce, mohou způsobit nedozírné škody a kontaminovat obrovské oblasti na celá desetiletí. Evropští občané musí mít klidný spánek s vědomím, že v případě mimořádné události, do které se doufejme nikdy nedostaneme, nebudou ponecháni na milost a nemilost nastalé situaci. Chceme-li skutečně sloužit zájmům občanů, potřebujeme zjednodušené postupy s jasnými pravidly a povinnostmi pro všechny zúčastněné.
Oreste Rossi
Podporujeme zprávu, kterou se stanoví nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace potravin, protože se tak zjednoduší postupy pro zásah v případě mimořádné události a posílí se role Komise, která získá pravomoc přijímat rozhodnutí v případě jaderné havárie.
Ve zprávě jsou také uvedeny nejvyšší úrovně záření v potravinách a krmivech. Během hlasování byl také přijat ústní pozměňovací návrh, který stanoví odškodnění zemědělců postižených ztrátou možnosti prodávat kontaminované produkty, a to opět s naší podporou.
Artur Zasada
K jaderné havárii může dojít kdekoliv, kde se používají, skladují nebo přepravují radioaktivní materiály, tedy nejen v jaderných elektrárnách, ale také v nemocnicích, vysokých školách, výzkumných laboratořích a průmyslových zařízeních, na silnicích a železničních tratích, v přístavech a loděnicích.
Zpravodaj správně poznamenává, že radioaktivní látky mohou mít vliv po mnoho let a prvořadým cílem by mělo vždy být chránit lidský život a zdraví. V současné době se stále více potravin ozařuje, aby vydržely déle. Je dobré mít na paměti, že ozařování ničí vitamíny - až 90 % vitamínu A u kuřat, 86 % vitaminu B v ovsu a 70 % vitamínu C v ovocných šťávách. Potraviny jsou tedy déle trvanlivé na úkor jejich výživové hodnoty. Výzkum prokázal, že záření zabíjí bakterie, ale neničí viry ani neodstraňuje nečistoty nebo toxiny, které se mohly dostat do masa v nesterilních a nehygienických jatkách a zpracovatelských masných závodech.
Ozařování také přispívá k masové, drahé a nehospodárné přepravě potravin, kterou provádějí zejména velké korporace. Lokálně vyrobené a spotřebované potraviny se ozařovat nemusí. Jsem přesvědčený, že by členské státy měly udržovat systémy kontroly svých potravin a krmiv brát přitom ohled na nejvyšší přípustné úrovně radioaktivní kontaminace a neustále by je měly zlepšovat a revidovat, jak navrhuje zpravodaj.
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Zwangsvorladungen der USA und Datenschutzbestimmungen der EU (Aussprache)
Der Präsident
Als nächster Punkt folgen die Erklärungen des Rates und der Kommission zu Zwangsvorladungen der USA und Datenschutzbestimmungen der EU.
Enikő Győri
amtierende Vorsitzende des Rates. - (HU) Herr Präsident, Herr Kommissar, verehrte Abgeordnete, das Parlament steht für die Bedenken vieler europäischer Bürgerinnen und Bürger, wenn es den US-Behörden, die von Medienunternehmen Daten anfordern, nach dem Bekanntwerden amerikanischer Staatsgeheimnisse durch WikiLeaks vermehrte Aufmerksamkeit widmet. Der Rat teilt selbstverständlich die Bedenken des Parlaments in Bezug auf die Einhaltung der europäischen Datenschutzbestimmungen. Doch verfügt er nicht über Informationen, anhand derer er entscheiden könnte, ob das US-Gerichtsverfahren einen Verstoß gegen die EU-Datenschutzvorschriften darstellt. Was den Fall WikiLeaks betrifft, worauf mehrere Abgeordnete Bezug genommen haben, hat der Generalbundesanwalt der Vereinigten Staaten öffentlich eingeräumt, dass strafrechtliche Ermittlungen laufen. Meines Wissens plädierten US-amerikanische Anwälte im Zusammenhang mit diesen Ermittlungen dafür, dass ein amerikanisches Gericht Twitter durch Gerichtsentscheid dazu verpflichtet, konkrete Daten weiterzugeben, und das Gericht nahm den einschlägigen Entscheid an.
Es ist nicht Aufgabe des Rates, über die Beschlussfassungen der US-Behörden zu befinden. Im Übrigen verfügt er auch nicht über Informationen, auf deren Grundlage er die Gültigkeit einer begründeten Gerichtsentscheidung infrage stellen könnte. Es gab Gerichtsverfahren in den Vereinigten Staaten, in denen Twitter seine Position verteidigen konnte. Dies wird auch durch die Tatsache bestätigt, dass das amerikanische Gericht dem Ersuchen Twitters stattgab, seine Kunden über das Gerichtsverfahren zu unterrichten. Im Allgemeinen respektiert die Europäische Union die Gerichtsverfahren von Drittländern. Es versteht sich, dass die Strafverfolgungsbehörden für die Ermittlung mutmaßlicher Straftaten Informationen erhalten müssen. Es ist ebenfalls bekannt, dass das Verfahren zur Beschaffung von Informationen in den USA von dem der Mehrheit der EU-Mitgliedstaaten abweicht. Der wesentliche Unterschied besteht darin, dass es einen breiteren Geltungsbereich hat, so dass weit mehr Informationen von einer weitaus größeren Anzahl von Personen angefordert werden können als dies bei einer europäischen Strafverfolgung oder einem Verfahren der Fall ist.
Dies ist schlicht das Ergebnis der Entwicklung des US-Rechts, das heißt, es handelt sich nicht um eine Angelegenheit, über die der Rat seinen Standpunkt äußern sollte. Die Durchsetzung der EU-Datenschutzvorschriften fällt grundsätzlich in die Zuständigkeit der Behörden der Mitgliedstaaten, und insbesondere die der Datenschutzbehörden. Diese Behörden müssen sicherstellen, dass die Datenschutzbestimmungen eingehalten werden, und sie sind es auch, die in Fragen der gerichtlichen Zuständigkeit und der Vereinbarkeit mit europäischen oder einzelstaatlichen Datenschutzvorschriften zuständig sind. Es wäre nicht angemessen, politische Einschätzungen zu Angelegenheiten zu geben, die in gerichtlichen Verfahren untersucht werden. Auch bei Betrachtung des Sachverhalts in einem größeren Zusammenhang ist dem Rat nichts vom Erlass zu einem ähnlichen Gerichtsentscheid bekannt. Als die US-Behörden zuvor beabsichtigten, Informationen in Bezug auf EU-Bürger und Bürgerinnen zu erhalten, die auf dem Hoheitsgebiet der EU geführt wurden, trat die Europäische Union im Hinblick auf den Abschluss eines Abkommens über die Weitergabe und Verarbeitung von Daten mit den Vereinigten Staaten in Verhandlungen ein.
Dies war beispielsweise der Fall im Zusammenhang mit den Fluggastdatensätzen oder PNR, für die ein PNR-Abkommen besteht, das 2007 mit den Vereinigten Staaten abgeschlossen wurde und zu dem derzeit Neuverhandlungen laufen - auf Initiative des Parlaments. Ähnlich ist es bei der Übermittlung von Zahlungsverkehrsdaten, die in der Europäischen Union unter dem Programm zum Aufspüren der Finanzierung von Terrorismus, auch TFTP, des US-Finanzministeriums gespeichert werden. Das entsprechende TFTP-Abkommen wurde im Juli 2010 vom Parlament gebilligt.
Abschließend möchte ich unterstreichen, dass es sich bei Twitter um einen ganz anderen Fall handelt als bei PNR oder TFTP. In die beiden Letztgenannten sind die US-Behörden einbezogen, die zu Zwecken der Verbrechensbekämpfung und insbesondere der Terrorismusbekämpfung systematisch und kontinuierlich personenbezogene Daten erheben. Im Fall von Twitter handelt es sich dagegen um einen spezifischen Gerichtsentscheid, der von einem Gericht im Rahmen einer strafrechtlichen Ermittlung erlassen wurde. Es ist wichtig, dass wir die Entscheidungen der Gerichte anderer Länder soweit wie möglich anerkennen, selbstverständlich mit Ausnahme von Fällen, in denen das Gegenteil nachweislich gerechtfertigt ist. Vielen Dank, Herr Präsident.
Viviane Reding
Vizepräsidentin der Kommission. - Herr Präsident, in einer globalisierten Welt ist der Schutz an Drittstaaten übermittelter personenbezogener Daten ein zunehmend bedeutendes und rechtlich komplexes Thema. Das Grundrecht auf den Schutz personenbezogener Daten findet selbstverständlich auch in der elektronischen Welt und bei grenzüberschreitender Datenverarbeitung Anwendung. Doch kann es wie auch bei anderen Grundrechten Beschränkungen dieses Rechts geben; solche Beschränkungen müssen mit der Rechtsetzung in Einklang stehen, und sie müssen verhältnismäßig sein. Auch müssen sie durch berechtigte Interessen gerechtfertigt sein: die nationale oder öffentliche Sicherheit, die Aufrechterhaltung der Ordnung, die Verhütung von Straftaten, den Schutz der Gesundheit oder der Moral usw.
Nach US-amerikanischem Recht ist eine Zwangsvorladung eine administrative Anordnung, durch die eine Person dazu verpflichtet wird, einer staatlichen oder lokalen Verwaltungsbehörde konkrete Informationen zu übermitteln. Die Rechtmäßigkeit einer Handlung muss auf der Grundlage des Rechts des Landes bestimmt werden, in dem die Handlung erfolgt. Daher muss sich die Bewertung der Rechtmäßigkeit, der Verhältnismäßigkeit und der Notwendigkeit der Anforderungen der US-Regierung auf die Verfassung der Vereinigten Staaten und ihre Rechtsordnung stützen. Die Kommission hat im Hinblick auf der Art und Weise, in der ein Drittland sein Gerichtsverfahren bei Ermittlungen zu mutmaßlichen strafrechtlichen Handlungen anwendet, keine Befugnisse.
Wenn europäische Bürgerinnen und Bürger Twitter verwenden, bringen sie ihre Einwilligung in die Datenschutzerklärung von Twitter zum Ausdruck. In dieser Erklärung sind dessen Verfahren zur Erfassung, Verwendung und Offenlegung personenbezogener Informationen an Drittstaaten festgelegt, einschließlich der Fälle, wenn es für die Einhaltung der Gesetze, Vorschriften oder rechtlichen Anforderungen der US-Regierung erforderlich ist. Ferner können die EU-Datenschutzvorschriften nicht angewendet werden, da diese personenbezogenen Daten von Twitter im Rahmen strafrechtlicher Ermittlungen durch die US-Behörden eingeholt werden. Die EU-Datenschutzrichtlinie findet keine Anwendung auf Tätigkeiten des Staates im Bereich des Strafrechts, noch gilt in diesem Fall ein Rahmenbeschluss über den Datenschutz in der polizeilichen und justiziellen Zusammenarbeit, da keine Behörde eines EU-Mitgliedstaats an der Ausführung des amerikanischen Gerichtsentscheids beteiligt ist und da keine personenbezogenen Daten von der zuständigen Behörde eines anderen Mitgliedstaats übermittelt oder zur Verfügung gestellt wird. So ist der ist der geltende Rechtszustand heute.
Die globale Dimension der Datenverarbeitung sollte jedoch nicht zu einer Senkung des Schutzniveaus für die Bürgerinnen und Bürger der EU führen. Mit den globalen Verarbeitungstätigkeiten zeigt sich wirklich, wie wichtig und notwendig es ist, die Rechte der betroffenen Person zu schützen und klarzustellen, welche Rechtsvorschriften Anwendung finden. Dies ist besonders heutzutage von Bedeutung, da sich immer mehr Daten "in the cloud" befinden.
Was werden wir also angesichts dessen unternehmen? Erstens werden im Mittelpunkt des angekündigten Vorschlags der Kommission für die Reform des EU-Rahmenbeschlusses über den Datenschutz in erster Linie die Herausforderungen durch Globalisierung und moderne Technologien stehen, insbesondere wenn Drittlandbetreiber auf die EU-Verbraucher abzielen.
Zweitens: Wie Sie wissen, hat der Rat am 3. Dezember 2010 der Kommission ein robustes Mandat übertragen mit klar definierten EU-Zielvorgaben für die Aushandlung des künftigen EU-US-Datenschutzabkommens im Bereich der polizeilichen und justiziellen Zusammenarbeit. Eine der wichtigsten Zielvorgaben der EU in den anstehenden Verhandlungen ist die Sicherstellung durchsetzbarer Datenschutzrechte der betroffenen Personen auf beiden Seiten des Atlantiks, ungeachtet der Nationalität, und die Gewährleistung wirksamer administrativer und gerichtlicher Rechtsbehelfe. Ich zähle auf die Unterstützung des Parlaments, dass dies erfolgen wird.
Was tun wir also in der Zwischenzeit, bis das neue Instrument wirksam wird? Ich empfehle nachdrücklich, dass die Betreiber mit ihren Verbrauchern im Vorfeld Transparenz anwenden und dass sie eindeutig darauf hinweisen, dass ihre Dienstleistungen, soweit es strafrechtliche Ermittlungen betrifft, in erster Linie US-amerikanischem Recht unterliegen. Damit ist klar, dass die Verbraucher den Rechtsraum der EU verlassen, selbst wenn sie das Gebiet der EU nicht verlassen.
Axel Voss
im Namen der PPE-Fraktion. - Herr Präsident! Vielen Dank an den Rat und an die Kommission für die Erläuterungen. Es ist ein typischer Sachverhalt, den wir in dieser globalisierten Welt im Moment vorfinden. Grundsätzlich ist es so, dass wir natürlich amerikanisches Recht respektieren. Es ist auch so, dass wir um die Schwierigkeiten wissen, die sich mit dem globalen Medium Internet und der Strafrechtsverfolgung ergeben.
Aber es ist eben mittlerweile ein typisches Verhalten, auf das wir reagieren müssen, dass Strafverfolgungsbehörden auf die Datenbanken Privater zugreifen. Deshalb haben Sie mir, Frau Kommissarin, sehr aus dem Herzen gesprochen, weil das auch meine Vorstellungen sind, wie wir weiter agieren sollten, nämlich dass wir dieses Thema in einer künftigen eigenen Datenschutznovellierung regeln, gleichzeitig aber auch einen solchen Fall zum Anlass nehmen, um zu sagen, wir wollen auch das EU-US-Datenschutzrahmenabkommen regeln und das auch forcieren, weil wir eben sehen, dass es in dieser globalen Welt eine Notwendigkeit gibt, solche Transfers von Daten zu regeln.
Deshalb ist es, wie gesagt, wichtig, darauf fokussiert zu bleiben. Wir wollen natürlich nicht, dass ein solcher Vorgang generell ein schlechtes Licht auf die Verarbeitung von Daten wirft, aber es ist gut, hier Vorbild zu sein, gute Gesetze zu entwickeln, das Rahmenabkommen weiterzuführen und insbesondere auch diesen Punkt der Strafverfolgung in Bezug auf den Zugriff auf Daten bei Privaten nochmals besser zu beleuchten, und zu regeln, unter welchen Voraussetzungen man das zulassen sollte und unter welchen Voraussetzungen es enden sollte.
Claude Moraes
im Namen der S&D-Fraktion. - Herr Präsident, ich glaube, dass die Frau Kommissarin, geschickt wie immer, unsere Fragen vorausgesehen hat. Zu allererst: Was sollen wir in der Zwischenzeit tun, da nun öffentlich bekannt ist, dass die USA eine Reihe von sozialen Netzwerken und Internetdienstanbietern wie Yahoo, Twitter und Google zwangsvorgeladen hat? Dies verschafft den USA eindeutig Zugang zu Informationen über den Datenaustausch zwischen WikiLeaks und Drittparteien. Die Drittparteien sind natürlich europäische Bürgerinnen und Bürger, Menschen, die in gänzlich unschuldiger Weise ins Internet gehen, junge Leute, neugierige Menschen, die zur Zielscheibe werden und durch dieses Datenregime Schaden nehmen.
Dies hat gewaltige Auswirkungen auf das Recht aller EU-Bürgerinnen und -Bürger auf Schutz der Privatsphäre. Wer sich bei WikiLeaks für Tweets angemeldet hat, weil ihn der Fall Assange interessierte, riskiert nun ironischerweise eine Zwangsvorladung der USA sowie die Erfassung seiner persönlichen Daten. Websites wie Twitter unterliegen dem US-Recht, da sich ihre Server in den USA befinden. Ich verstehe zwar, dass wir, wie Sie sagen, keinen Einfluss auf die Gesetze von Drittländern haben, doch wir können zwischenzeitlich etwas tun.
Ich halte es für ein berechtigtes Anliegen von uns Abgeordneten, dass wir unseren Wählerinnen und Wählern erklären wollen, welcher Schutz ihnen seitens der Europäischen Union zusteht. Was wäre der Sinn von Datenschutzstandards für EU-Bürgerinnen und -Bürger, wenn sie aufgrund einer US-Zwangsvorladung einfach aufgehoben werden könnten?
Es muss eindeutig mehr für die Absicherung der personenbezogenen Daten der EU-Bürgerinnen und -Bürger getan werden, die durch starke, hoch stehende EU-Rechtsvorschriften geschützt sein sollten. Ich weiß, dass Sie daran arbeiten. Bisher bot die Rahmenrichtlinie 94/46 einen sehr guten Schutz im Binnenmarkt, doch es ist an der Zeit, diese Richtlinie zu überprüfen, das Schutzniveau zu erhöhen und dieselben Schutzmaßnahmen auf die justizielle und polizeiliche Zusammenarbeit auszuweiten.
Wir werden diese Ziele durch unsere zukünftige Rechtsetzungsarbeit erreichen, das haben Sie erwähnt. In dieser Hinsicht ist eines der Hauptelemente, welche die Kommission bei der Überarbeitung einführen will, die Widerstandsfähigkeit des EU-Schutzes gegenüber Zwangsvorladungen der USA. Wir müssen daran denken, dass dieses Thema nicht bei Websites wie Twitter aufhört, sondern auch in Fällen der nationalen Rechtsprechung relevant sein kann. Gegenwärtig trifft dies in einem unserer Mitgliedstaaten zu: Die Volkszählung in Großbritannien, die ein riesiges Unterfangen darstellt, wird von einer US-amerikanischen Firma überwacht. Dies stellt für EU-Bürgerinnen und -Bürger eine echte und anhaltende Sorge dar. Sie haben uns heute Teilantworten gegeben, doch meines Erachtens ist es richtig, dass wir nochmals auf diese Fragen zurückkommen, um detailliertere Antworten zu erhalten.
Sophia in 't Veld
im Namen der ALDE-Fraktion. - Herr Präsident, ich möchte dem Rat und der Kommission danken. Es freut mich, dass sie unsere Besorgnis teilen. Lassen Sie mich dies deutlich sagen: Ich denke, dass niemand hier behauptet, die USA hätten sich außerhalb ihres Zuständigkeitsbereichs bewegt. Das ist nicht das Problem. Es geht vielmehr darum, dass dieser Zuständigkeitsbereich durch das Internet extrem weitläufig wird. Er scheint sich bis in die Europäische Union hinein auszudehnen, denn das Problem ist, dass - obschon sich der Großteil der betroffenen, auf dem Internet basierenden Unternehmen in den USA befindet - viele der Nutzer in der Europäischen Union ansässig sind.
Ich muss darauf hinweisen, dass diese mündliche Anfrage bereits ein wenig überholt ist, da unterdessen ein weiterer Gerichtsentscheid vorliegt, doch das Argument der US-Gerichte ist: Wer, wie in diesem Fall, Twitter verwendet, kann sich nicht mehr auf Datenschutz berufen. Das bedeutet, dass in der Europäischen Union niemand mehr Rechtsschutz genießt, denn Twitter hat seinen Sitz in den USA. Wie Frau Kommissarin Reding erwähnt hat, stellt dies ein enormes Problem dar, das im Kontext der Überarbeitung der Datenschutzrichtlinie behandelt werden muss.
Frau Kommissarin, Sie sagen, dass jeder, der Twitter benutzt, damit seine Einwilligung ausdrückt. Doch was bedeutet "Einwilligung" eigentlich? Es bedeutet, dass wir zu Geächteten werden, dass wir unseren Anspruch auf Rechtsschutz preisgeben. Es ist mir klar, dass wir diesbezüglich nicht viel tun können, doch ich möchte fragen, was die Kommission und der Rat tun werden, den Rechtsschutz der EU-Bürgerinnen und -Bürger zu gewährleisten. Werden sie mit unseren US-amerikanischen Ansprechpartnern reden und versuchen, mehr Informationen zu erhalten? Es gibt wahrscheinlich noch andere Unternehmen, die zwangsvorgeladen wurden.
Sie sagen, Frau Kommissarin, dass dieser Fall nicht mit demjenigen von SWIFT verglichen werden kann, weil es um eine ganz spezifische Untersuchung geht, was auch stimmt. Gleichzeitig wurde gefordert, dass große Mengen ...
(Der Präsident unterbricht die Rednerin)
Jan Philipp Albrecht
im Namen der Verts/ALE-Fraktion. - Herr Präsident! Zunächst einmal möchte ich sagen, dass das hier ein weiterer Fall von mehreren ist, bei denen wir darüber debattieren, dass beiderseits des Atlantiks unterschiedliche Rechtskulturen herrschen, insbesondere, wenn es um personenbezogene Daten geht, und insbesondere, wenn es um die polizeiliche und justizielle Zusammenarbeit geht.
Ich finde es eigentlich schon erschütternd, dass aus dem Rat die Antwort kommt, das Unternehmen Twitter befinde sich ja auf dem Territorium der Vereinigten Staaten und deshalb gehe uns das, was dort an Maßnahmen und sozusagen an Rechtsrahmen abläuft, nichts an. Das finde ich falsch! Und ich finde auch, dass die Bürgerinnen und Bürger hier in der Europäischen Union das sicher anders sehen werden, denn wir kooperieren international, insbesondere mit den Vereinigten Staaten, immer stärker im Rahmen der polizeilichen und der justiziellen Zusammenarbeit, die Menschen werden immer mehr mit dem Recht anderer Staaten konfrontiert, nicht nur innerhalb der Europäischen Union mit dem Recht unterschiedlicher Mitgliedstaaten, sondern eben auch insbesondere mit dem US-Recht. Und das passiert insbesondere im Bereich der personenbezogenen Daten.
Ich erwarte eigentlich, dass die Regierung in der Europäischen Union, dass der Rat sich dieses Problems annimmt und den Bürgerinnen und Bürgern in der Europäischen Union die Möglichkeit gibt, Vertrauen in das Recht zu haben, das ihnen im Internet entgegenkommt, insbesondere wenn es darum geht, dass ihre Bürgerrechte und ihre Freiheiten dabei tangiert werden.
Daniël van der Stoep
(NL) Herr Präsident, der Delegation der Niederländischen Freiheitspartei sind der Vertraulichkeitsschutz eines jeden und der Datenschutz besonders wichtig. Wir sind nicht kurzsichtig, sondern bloß pragmatisch. Vertraulichkeit hat jedoch ihre Grenzen. Vertraulichkeit sollte wo immer möglich gewährleistet sein, doch die Sicherheit von Zivilisten muss der Prävention und Aufdeckung von Terrorismus nachgestellt werden.
Herr Präsident, im gegenwärtigen Terrorismus dominiert der islamische Terrorismus. Aus diesem Grund müssen wir leider alle ein wenig von unserer Privatsphäre opfern, um die Sicherheit unserer Bürgerinnen und Bürger zu wahren. Natürlich sollten die persönlichen Daten von Internetbenutzern, wie etwa IP-Adressen, geschützt sein. Dieser Schutzanspruch unterliegt jedoch, wenn ein starker Verdacht besteht, dass die Person, die sich hinter diesen Daten versteckt, terroristische Motive hat.
Wenn die US-Behörden Daten von Personen im Gebiet der EU verlangen, die mit Terrorismus in Verbindung gebracht werden, sollte man sie ihnen einfach geben, aber natürlich nur nach entsprechender Rücksprache und wenn gute Gründe dafür vorliegen, damit Missbrauch verhindert wird. Vergessen wir aber vor allem nicht, dass sie die Informationen nicht einfach zum Spaß verlangen. Sie haben gute Gründe dafür.
Juan Fernando López Aguilar
(ES) Herr Präsident, Frau Reding, ich danke Ihnen für Ihre Anwesenheit zu fortgeschrittener Abendstunde und dafür, dass Sie an dieser Plenardebatte in Brüssel die Abgeordneten des Europäischen Parlaments anhören, und ich möchte Sie in Ihrer Arbeit an der Neudefinierung der europäischen Datenschutzstandards ermutigen. Besonders erwähnt sei die Mitteilung der Kommission über den Datenschutz, die Sie präsentieren sollten als echte Gelegenheit zur Synchronisierung der Revolution in den Bereichen Technologie und Wissenstools einerseits und, andererseits, der Fortschritte im europäischen Verfassungsrecht - vom Vertrag von Lissabon bis zur EU-Grundrechtecharta -, der Grundrechte der Privatsphäre sowie aller Rechte in Verbindung mit dem Zugriff auf jegliche personenbezogene Daten sowie deren Berichtigung und Löschung, in Übereinstimmung mit der freiwilligen Zustimmung der europäischen Öffentlichkeit aber auch mit dem Völkerrecht. Denn es geht hier um einen bilateralen Verhandlungsrahmen für die Europäische Union und ihre Mitgliedstaaten mit Drittstaaten, insbesondere den USA.
Die diesbezüglichen Botschaften müssen eindeutig sein: Rahmenbeschluss 2008/977 des Rates und Richtlinie 95/46/EG müssen nachgeführt und aktualisiert werden, nicht nur, um eine polizeiliche und justizielle Zusammenarbeit mit den USA zu ermöglichen, übereinstimmend mit der Methode der Vorladungshilfe oder anderen Gerichtsbefehlen, die die Grundrechte beeinträchtigen könnten, sondern auch, damit das Prinzip der freiwilligen Zustimmung untermauert wird; und damit bekannt ist, welche personenbezogenen Daten sich im Besitz von Drittländern befinden und an Drittländer übermittelt werden; und damit wir dieses Recht auf Berichtigung und Löschung von Daten aktualisieren können, wo die Privatsphäre betroffen ist und wo personenbezogene Daten einer automatischen Verarbeitung unterzogen werden. Das heißt, Sie werden online verarbeitet.
Ich bin insbesondere um die Interessen der Kinder besorgt. Denn die Fähigkeit von Minderjährigen zur Ausübung ihrer Grundrechte ist begrenzt, und wir benötigen Informationen darüber. Nicht nur die Minderjährigen, sondern auch ihr Umfeld sind von den Methoden und Tools zum Schutz von Online-Daten betroffen.
Ich teile Ihnen daher mit, dass wir diese Diskussion sehr genau mitverfolgen werden. Wir werden den Prozess der Nachführung und Aktualisierung der Datenschutzrechte genau beobachten, besonders auch die Verhandlungen über die bilateralen Tools mit Drittländern, insbesondere mit den USA.
Andreas Mölzer
Herr Präsident! Das alte Sprichwort "Man liebt den Verrat, aber nicht den Verräter" bewahrheitet sich immer wieder. Wer Missstände aufdeckt, wird von der Öffentlichkeit und den Medien als Aufdecker gefeiert, von den betroffenen Institutionen hingegen als Verräter behandelt. So sitzt etwa, wie wir wissen, der US-Gefreite Bradley Manning wegen seiner Informationen an WikiLeaks in Haft. Wie dabei aber im Land der unbegrenzten Möglichkeiten und der Freiheit mit diesen brisanten Informationen umgegangen wird und dass Twitter zur Herausgabe personenbezogener Daten verurteilt wurde, ist mehr als ominös. Ob sich die kolportierten Forderungen nach Nutzerdaten von weiteren Internetfirmen wie Google, Facebook und Amazon bewahrheiten, bleibt ja abzuwarten.
Das Vorgehen der US-Behörden und die Tatsache, dass die Herausgabe von Namen, E-Mail-Adressen und Bankverbindungen vom Gericht nicht als Eingriff in die Privatsphäre angesehen werden, ist jedenfalls symptomatisch für die Datenschutzbestimmungen in Übersee - Datenschutzbestimmungen, die ganz offensichtlich noch in den Kinderschuhen stecken!
Malcolm Harbour
Herr Präsident, ich werde einige dieser Themen aus der Sicht des Vorsitzes des Ausschusses für Binnenmarkt beleuchten, da ich meine, dass es hier um sehr grundlegende wirtschaftliche und Binnenmarktthemen geht, und auch um die wirklich wichtigen Fragen im Zusammenhang mit dem Schutz der Rechte unserer Bürgerinnen und Bürger, über die wir heute gesprochen haben.
Ich habe für meinen Ausschuss einen Bericht zu diesem Thema verfasst. Ich danke Frau Reding für das Grünbuch, auf dem dieser beruht, da ich der Auffassung bin, dass einer der ehrgeizigen Kernpunkte, die sie darin anführt, einer der zentralen Punkte ist, über die wir heute Abend diskutieren. Sie sagte, dass ich als europäischer Bürger, wenn meine Daten in einem Server oder einer Datenbank in einem Land außerhalb des Geltungsbereichs der europäischen Rechtsetzung geführt werden, die gleichen Rechte über diese Daten haben sollte, die ich hätte, wenn der Server innerhalb der Europäischen Union wäre. Das ist wirklich ein ehrgeiziges Programm. Ich hoffe, wir können das erreichen. Dafür werden viele Verhandlungen nötig sein. Ich möchte meinen Kolleginnen und Kollegen und insbesondere Frau in 't Veld sagen, dass, wenn wir dies anbieten, auch andere Länder gegenseitige Rechte fordern werden.
Viviane Reding
Vizepräsidentin der Kommission. - Herr Präsident, ich teile die berechtigten Bedenken dieses Hauses im Hinblick auf den Schutz der personenbezogenen Daten der europäischen Bürgerinnen und Bürger. Da ich diese Sorge teile, habe ich eine erste Analyse darüber vorgelegt, wie die Reform der Richtlinie 1995 aussehen könnte, um die Fragen zu beantworten, die heute gestellt werden und die nach der geltenden europäischen Rechtsetzung einer rechtlichen Lösung entbehren.
Gute Nachrichten gibt es im Zusammenhang mit den Beziehungen zu unseren amerikanischen Partnern. Am 16. März hat das Weiße Haus einen entscheidenden Schritt vollzogen, indem es die Absicht mitteilte, gemeinsam mit dem Kongress eine "privacy bill of rights", einen Grundrechtekatalog für den Datenschutz, zu erstellen. Das ist eine gewaltige Veränderung in den USA, und es könnte uns auch beim Abschluss eines EU-US-Datenschutzrahmenabkommens für die polizeiliche und justizielle Zusammenarbeit nützlich sein.
Ich hoffe, wir werden die Verhandlungen in diese Richtung bald aufnehmen können. Ich zähle auf die Unterstützung des Parlaments bei diesem Vorhaben wie auch bei der Reform der Richtlinie 1995.
Enikő Győri
amtierende Präsidentin des Rates. - (HU) Herr Präsident, Frau Kommissarin, meine Damen und Herren, ich danke Ihnen für Ihr Verständnis, mit anderen Worten dafür, dass Sie nicht bestreiten, dass wir von hier aus nicht in ein laufendes strafrechtliches Verfahren eingreifen können und dass in jedem Fall das zum Zeitpunkt einer strafbaren Handlung geltende Recht angewandt werden muss.
Ich möchte Ihnen mitteilen, dass das Engagement des ungarischen Ratsvorsitzes für einen besseren Datenschutz vor allem durch die Tatsache zum Ausdruck gebracht wird, dass wir im Zuge der Sitzung des Rates für Justiz und Inneres einen Beschluss des Rates zum Thema Datenschutz angenommen haben, der rund 50 Elemente umfasst. Darin sprachen wir auch zwei wichtige Fragen an die Kommission an, die für die aktuelle Debatte von Bedeutung sind. Wir wiesen darauf hin, dass die Information der Bürgerinnen und Bürger sowie der internetbezogene Datenschutz wichtig sind, und ich bin sicher, dass die Kommission dies, wie es nebenbei auch schon die Frau Kommissarin erwähnte, bei der Ausarbeitung ihres Vorschlags berücksichtigen wird.
Der Rat stimmt uneingeschränkt zu, dass die Rechtsvorschriften modernisiert und an die technischen Entwicklungen angepasst werden müssen. Wir freuen uns darauf, den Vorschlag der Kommission für eine neue Datenschutzrichtlinie zu erhalten. Wir hatten diese für Juni versprochen, wenn dem ungarischen Ratsvorsitz nur noch wenig Zeit bleiben wird, allerdings werden wir alles in unserer Macht stehende unternehmen, und ich bin davon überzeugt, dass der polnische Ratsvorsitz das Thema Datenschutz mit ähnlichem Engagement angehen wird.
Wir glauben, Herr Präsident, und hiermit möchte ich meine Rede abschließen, dass wir in diesem Fall der Datensicherheit nicht zwischen Freiheit und Sicherheit entscheiden müssen, sondern dass diese gleichzeitig gewährleistet werden können, und unser Ziel ist es, derartige Rechtsvorschriften für den Datenschutz in der EU zu schaffen.
Der Präsident
Die Aussprache ist geschlossen.
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1. Utvidgning av bestämmelserna i förordning (EG) nr 883/2004 och förordning (EG) nr 987/2009 till att gälla de tredjelandsmedborgare som enbart på grund av sitt medborgarskap inte omfattas av dessa bestämmelser (
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3. (
- Pred glasovanjem:
Francesco Enrico Speroni
(IT) Gospa predsednica, gospe in gospodje, rad bi zastavil vprašanje o pravilnosti postopka: ne želim motiti postopka, vendar me zanima, ali obstaja pravilo, na podlagi katerega je treba vsakokrat poleg rezultatov navesti še število glasovalcev, število vzdržanih glasov itd., ali o tem odločate vi.
Predsednica
Če ne želite, da vam sporočim te podatke, vam ne bom, vendar je bolje, če smo prepričani.
- Po glasovanju o odstavku 60:
Thomas Wise
Gospa predsednica, ali bi bili lahko rezultati izpisani vsaj na zaslonih pred nami, če jih ne boste sporočili?
Predsednica
Če želite videti rezultate, morate le dvigniti pogled.
- Po glasovanju:
Robert Evans
Gospa predsednica, od služb sem izvedel, da vsako dodatno poimensko glasovanje stane 400 EUR, torej stroški včerajšnjega glasovanja znašajo več kot 25 000 EUR.
Zato pozivam zagovornike stalnega poimenskega glasovanja, da razmislijo, ali je to dobra uporaba denarja davkoplačevalcev.
Daniel Hannan
Gospa predsednica, če vsako poimensko glasovanje dejansko stane 400 EUR, predlagam, da Parlament začne delovati tako učinkovito kot pri skupni kmetijski politiki, strukturni pomoči, mednarodnem razvoju in ostalem proračunu Evropske unije. Zagotovo je mogoče ta postopek izvesti ceneje.
Kathy Sinnott
Gospa predsednica, predlagam praktično rešitev. Stroške med drugim povzroča tudi prevajanje glasov, vendar so to le števila, zato potrebujemo le eno jezikovno različico. Ne potrebujemo različic v vsakem jeziku, ker gre za števila, imena pa so enaka v vseh jezikih. Zato lahko te stroške odpravimo. Pri tem mislim tudi na vse liste papirja, ki se kopičijo v Parlamentu. Najpomembnejše je, da je vsak državljan obveščen o tem, kako smo glasovali.
(Glasovanje.)
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Europeiska rådets möte (8-9 mars 2006) (debatt)
Talmannen
Nästa punkt är en rapport från Europeiska rådet och kommissionens uttalande om Europeiska rådets möte (den 8-9 mars 2007).
Frank-Walter Steinmeier
rådets tjänstgörande ordförande. (DE) Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Efter vår debatt om Berlinförklaringen vill jag informera parlamentet om resultaten från rådets vårmöte. Jag gör detta med stort nöje och låt mig allra först säga - även om det just har påpekats att vi är alltför ivriga att tala om hur bra vi är- att ur ordförandeskapets synvinkel - och ur min synvinkel - var detta rådsmöte verkligen framgångsrikt. Rådet gav svar inom de områden där medborgarna - med all rätt enligt min åsikt - förväntar sig ett beslutsamt agerande på EU-nivå. Det visade att EU, trots alla domedagsprofetior, är förmöget att agera även efter utvidgningen, och att medlemsstaterna - med kommissionens och parlamentets stöd och uppmuntran - är i stånd att lösa sina meningsskiljaktigheter och fastställa ambitiösa gemensamma mål - även om de enskilda besluten naturligtvis inte alltid är lätta att fatta.
Toppmötet visade också att EU är berett att ta upp de angelägna uppgifterna inför framtiden, och gav oss drivkraften och modet att tro att vi även kan lyckas blåsa nytt liv i den stillastående processen för att reformera och förnya EU under de närmaste månaderna.
Det var detta budskap som vi förmedlade genom vårt senaste möte, som också ledde till de särskilda interna resultat som jag kommer att ta upp alldeles strax, och vi vill fortsätta att sända detta budskap om två veckor - som vi just har diskuterat - vid firandet av EU:s 50-årsjubileum i Berlin och över hela EU. Det är den impuls vi vill ta med oss in i den andra halvleken av vårt ordförandeskap.
Som ni vet inriktades vårmötet på energi- och klimatpolitiken. Båda dessa frågor hör med rätta till dem som mest oroar EU-medborgarna. De senaste åren och särskilt de senaste månaderna - allra senast oljetvisten mellan Vitryssland och Ryssland - har ännu en gång tydligt visat oss hur beroende vi är av energiimporter och den europeiska ekonomins sårbarhet i frågor som denna.
Lika uppenbara, vilket just har kommenterats, är effekterna av klimatförändringen. Naturkatastrofer, smältande glaciärer, stigande havsnivåer, torka - det är inte abstrakta begrepp längre, utan mycket verkliga hot. Internationella undersökningar har visat hur stort pris vi kommer att få betala för detta - det pris som vi kommer att tvinga våra barn och barnbarn att betala - om vi inte agerar nu.
Ni är insatta i resultatet av diskussionerna vid toppmötet, och jag hoppas att ni instämmer i min slutsats att stats- och regeringschefernas beslut har öppnat dörren för en ambitiös och - i mitt tycke - ansvarsfull europeisk klimat- och energipolitik, en politik där vi inte längre döljer omfattningen av de problem som vi står inför, utan i stället söker effektiva strategier för att bemöta dessa problem.
Vi har tagit ett stort steg framåt mot en integrerad klimat- och energipolitik - integrerad för att den ena inte är möjlig utan den andra, för att den allra största risken för klimatet i dag är människornas produktion och konsumtion av energi. Detta gäller naturligtvis särskilt för utsläppen av växthusgaser. Tack vare de beslut som fattades i Bryssel förblir EU en föregångare i det internationella klimatskyddsarbetet. Dessa beslut ger oss möjlighet att inleda de kommande förhandlingarna om ett nytt avtal efter Kyotoprotokollet på ett trovärdigt sätt.
EU har gjort ett ensidigt och oberoende åtagande att minska sina växthusgasutsläpp med 20 procent jämfört med 1990 fram till 2020. Det är ett ambitiöst mål och det kommer att krävas stora insatser från alla medlemsstater för att nå det.
Stats- och regeringscheferna har dock gått ännu längre. Vi har lovat att minska dessa utsläpp med så mycket som 30 procent under samma period, förutsatt att andra industrialiserade länder och ekonomiskt avancerade utvecklingsländer ansluter sig till oss. Dessa mål kan endast nås om vi tänker långsiktigt även på det energipolitiska området, och därför antogs en omfattande energihandlingsplan i Bryssel tillsammans med klimatmålen.
Två mål står i centrum för denna handlingsplan. Energikonsumtionen inom EU måste minskas med 20 procent jämfört med prognoserna för 2020 genom ökad energieffektivitet och, vilket är särskilt viktigt, andelen förnybar energi av den totala energikonsumtionen ska ökas till minst 20 procent.
Som ni säkert minns var vi inte eniga om huruvida vi skulle göra det senare målet bindande. Ett antal medlemsstater hade reservationer och ansåg att detta mål kunde vara alltför ambitiöst. Jag är glad över att vi enades om att göra det bindande till slut, eftersom de tre förutnämnda målen särskilt klargör det nära inbördes förhållandet mellan klimat- och energipolitiken. Utan insatser på området för förnybar energi och energieffektivitet skulle EU helt klart inte kunna uppfylla sitt eget klimatmål.
Vi kommer att tillämpa samma gemensamma, rättvisa synsätt när vi delar upp EU-målet i nationella mål som vi gjorde när vi enades om att göra målet för förnybar energi bindande. På så sätt tar vi hänsyn till medlemsstaternas olika utgångspunkter och möjligheter, och kommissionen har uppmanats - och samtyckt till - att lägga fram ett förslag om denna uppdelning till årsslutet.
Nu är inte rätt tillfälle att beskriva alla aspekter av energihandlingsplanen. Som jag ser det är det viktigare att ge ett erkännande åt handlingsplanen som helhet här i parlamentet och framför allt även betona - förutom de mål som jag just redogjort för - de strategiska beslut som till exempel har fattats inom följande områden: den inre energimarknadens struktur, trygg energiförsörjning, internationell energipolitik, energiforskning och energitekniker.
Jag vill välja ut ett av dessa fem exempel. Vi kan endast säkra en trygg energiförsörjning på medellång och lång sikt om vi lyckas diversifiera energikällorna och transportvägarna. I specifika termer innebär detta att stärka förbindelserna med de stora producentländerna, utveckla varaktiga externa förbindelser på energiområdet - bland annat med länderna i Centralasien och de länder som gränsar till Svarta havet och Kaspiska havet - och naturligtvis även främja våra energiförbindelser med Gulfstaterna och Nordafrika. Det innebär också tillförlitliga och öppna energiförbindelser, även med Ryssland. Vårt ordförandeskap arbetar följaktligen för att förhandlingarna om ett nytt partnerskaps- och samarbetsavtal med Ryssland ska kunna inledas snart.
Resultaten på det energipolitiska området och kampen mot klimatförändringen är självklart särskilt viktiga, men Europeiska rådet begränsade sig inte bara till dessa områden, som ni kan se i slutsatserna. Läget för Lissabonstrategin för tillväxt och sysselsättning brukar diskuteras vid vårmötet, och det viktigaste är att den förnyade Lissabonstrategin börjar ge effekt. Det har gjorts märkbara framsteg, vilket yttrar sig inom hela EU i form av ökade tillväxtsiffror och förbättrade arbetslöshetstal. Budskapet är emellertid även att vi inte får vila på lagrarna, snarare tvärtom. Vi vill utnyttja den positiva drivkraften, som jag ser det finns det inget annat alternativ än att fortsätta med strukturreformerna och kontinuerligt konsolidera de offentliga finanserna.
EU:s inre marknad måste utvecklas och slutföras på viktiga områden, och här lyfter jag återigen fram exemplen gas och el, posttjänster - och även finansmarknaderna. Förra fredagens slutsatser omfattar även ett mål för att undanröja bristerna i införlivandet av gemenskapslagstiftningen. Vi har verkligen gjort goda framsteg med detta under de senaste åren. Jag vill påminna ledamöterna om att bristerna i införlivande var 3 procent så sent som 2000, medan siffran nu bara är 1,2 procent - och vi vet att dessa insatser måste fortsätta. Av detta skäl beslutade rådet i fredags att ytterligare minska denna brist till 1 procent till 2009.
Lissabonstrategin kommer endast att vinna gillande hos allmänheten om den sociala dimensionen kan utvecklas framgångsrikt - detta gäller särskilt positiv utveckling på arbetsmarknaderna. I detta sammanhang betonade stats- och regeringscheferna vikten av rättvisa arbetsförhållanden, arbetstagarnas rättigheter och deltagande, arbetsmiljöfrågor och en familjevänlig organisation av arbetet.
Jag vill betona ytterligare en faktor i besluten: bättre lagstiftning och undanröjande av byråkrati. Även på detta område har vi gjort en del framsteg tidigare - om än med svårighet. Även här - eller särskilt här - får våra insatser inte upphöra i framtiden. Vi vill särskilt se en minskning med 25 procent av de administrativa bördor - byråkrati - som orsakas av EU-lagstiftning till 2012, och medlemsstaterna har uppmanats att fastställa lika ambitiösa nationella mål under nästa år.
Vid den avslutande presskonferensen i fredags hade kommissionens ordförande José Manuel Barroso några mycket - enligt min mening - vänliga, nästan smickrande ord att säga om det rådsmöte som just hade avslutats. Han sa att detta rådsmöte, när det gäller de resultat och mål som har fastställts, var det viktigaste han hade deltagit i under sin ämbetsperiod. Jag vill också förklara här i parlamentet, herr kommissionsledamot, att dessa framgångar inte skulle ha varit möjliga utan kommissionens utmärkta förarbete, och inte heller utan Europaparlamentets stöd - på vars vägnar ni, herr Pöttering, deltog i ert första rådsmöte som nyvald talman.
EU är på väg att utarbeta en modern, hållbar klimat- och energipolitik. Stats- och regeringscheferna har visat att EU kan axla en ledande roll i viktiga globala frågor. Enligt min åsikt sänder vi genom detta rådsmöte en signal om att vi européer, om vi förenar oss, om vi agerar tillsammans, framgångsrikt kan forma vår framtid. Detta överensstämmer helt med det tyska ordförandeskapets motto, den vägledande princip som vi använde som rubrik för våra slutsatser, som jag även nämnde under den föregående debatten: ”Europa - vi lyckas tillsammans!”
(Applåder)
Günter Verheugen
kommissionens vice ordförande. (DE) Herr talman, herr rådsordförande, mina damer och herrar!
Kommissionen tackar rådet och det tyska ordförandeskapet för de långtgående, djärva mål som fastställdes vid Europeiska rådets möte förra veckan. Vi är också tacksamma mot er för den otvetydiga signal ni har sänt till resten av världen, som uppmärksammades stort världen över, nämligen att vi i EU menar allvar med kampen mot klimatförändringen, utvecklingen av en gemensam energipolitik och bevarandet av vår konkurrenskraft. Ett särskilt viktigt resultat av detta rådsmöte var att det visade att de som sa att ett EU med 27 medlemsstater inte längre skulle kunna agera hade fel. Detta var det första testet för EU-27, och jag anser att vi har fått godkänt.
Toppmötet var lyckat när det gäller EU:s politik för tillväxt och sysselsättning inom ramen för Lissabonstrategin. Stats- och regeringscheferna konstaterade att den nya strategin leder till de önskade resultaten och har bidragit stort till den ekonomiska återhämtningen, som återspeglas genom en uppåtgående tendens för BNP, med en tillväxttakt på 2,9 procent 2006. Det förväntas nu att sju miljoner nya arbetstillfällen kommer att skapas i EU bara under de två närmaste åren, och vi kommer att vara mycket nära att nå de ursprungliga Lissabonmålen från 2000.
Stats- och regeringscheferna klargjorde dock att vi inte får nöja oss med de första tecknen på en starkare ekonomisk dynamik. Jag instämmer i det som Frank-Walter Steinmeier just sa: EU har nu ett utmärkt tillfälle att ytterligare öka reformtakten. Vi har inte lyckats vända tendensen ännu. Nedåttendensen har visserligen saktats av, men vi har inte lyckats vända den ännu. Allt vi kan säga är att vi är på rätt spår.
Detta framgick även genom Europeiska rådets stöd för de landsspecifika rekommendationer som kommissionen utfärdade för första gången. Vikten av att medlemsstaterna godtog landsspecifika rekommendationer från kommissionen för sina nationella dagordningar på ett område där de har ensam behörighet, och att Europeiska rådet antog dessa rekommendationer enhälligt, utan argument, bör inte underskattas. Detta visar att vi för första gången har en fungerande mekanism för samordning av den ekonomiska politiken inom EU.
I år kommer den andra treårscykeln för politiken för tillväxt och sysselsättning att utarbetas, och kommissionen ser redan tre tydliga behov.
För det första måste vi integrera klimat- och energipolitiken fullständigt i EU-politiken för tillväxt och sysselsättning. Detta måste vara en samordnad politik.
För det andra kommer det att bli nödvändigt att stärka den tredje pelaren i denna strategi, nämligen sysselsättning och den sociala dimensionen, med särskild betoning på att förbättra EU-medborgarnas anställbarhet. Det som vi nu bevittnar är trots allt en helt ny utveckling. Vi kommer att få se en ökande brist på lämpligt utbildade arbetstagare inom vissa regioner och sektorer. Anställbarheten måste förbättras, särskilt genom att förbättra utbildningen och yrkesutbildningen.
Den tredje stora uppgiften inom ramen för översynen av Lissabonstrategin kommer att vara att göra den synligare. Som ordspråket säger, ”man ska inte sätta sitt ljus under en skäppa”. Vi kanske talar alldeles för lite om att utforma ett svar på EU-nivå på den globala ekonomiska utvecklingen. Det faktum att den europeiska integrationen och en gemensam europeisk ekonomisk politik är det svar på frågan om hur vi ska bevara vår konkurrenskraft på global nivå som vi har letat efter borde uppmärksammas mycket mer i de nationella politiska debatterna.
Jag vill bara säga ett par korta ord om frågan om bättre lagstiftning - och minskning av byråkratin - som jag känner särskilt varmt för. Europeiska rådets uppmaning till parlamentet och rådet att tillämpa konsekvensbedömningar i ännu större utsträckning i framtiden är viktig. Lagstiftningens kvalitet är A och O för hela projektet.
En nödvändig förutsättning för detta är goda kostnadsanalyser. Alla delar av projektet för bättre lagstiftning har nu verkligen kommit i gång. Jag är mycket tacksam för att rådet har stött kommissionens mål att minska de administrativa bördor som orsakas av EU-lagstiftning med 25 procent till 2012 för EU-företagen. Medlemsstaternas åtagande om att göra samma sak inom sina egna ansvarsområden är emellertid minst lika viktigt. Detta har varit omtvistat, och det faktum att vi har lyckats med det är en stor framgång. Målet att nå en samlad minskning av de administrativa bördorna för företag på 25 procent till 2012 förefaller nu påtagligt nära.
Jag vill återigen klargöra för parlamentet att vi när vi talar om att minska administrativa bördor helt enkelt menar mindre pappersarbete för företagen. Vi talar om krav på rapportering, att föra statistik, information och dokumentation. Normer för konsumentskydd, kvalitet, miljö, säkerhet eller sociala aspekter kommer inte att röras under några omständigheter. Syftet är inte att ändra innehållet i kraven utan att utforma dem så att de frigör energi inom företagen i stället för att lägga en onödig börda på dem.
(Applåder)
När Tony Blair för en tid sedan sa att man skulle ha behövt uppfinna EU om det inte hade funnits, avsåg han förmodligen det slags beslut som fattades av Europeiska rådet bara några veckor efter det att den senaste FN-rapporten om klimatförändringen hade offentliggjorts.
Med parlamentets stöd, och på grundval av kommissionens förslag från januari, har Europeiska rådet prioriterat klimatförändringen och övergången till hållbara energistrukturer i EU:s politik, och antagit en energihandlingsplan för de närmaste tre åren.
Styrkan i dessa beslut ligger i att vi har kunnat koppla samman klimat- och energipolitiken. Minskningarna av utsläppen av växthusgaser går hand i hand med en konkurrenskraftig, trygg och hållbar energipolitik. Styrkan i besluten ligger också i deras trovärdighet, eftersom de inte kommer att existera i ett tomrum, utan är kopplade till ett konkret åtgärdspaket.
Bindande mål för förnybar energi och målinriktat främjande av energibesparing och den nya tekniken för avskiljning och lagring av koldioxid, kommer att anpassa EU-ekonomin till 2000-talets globala utmaningar på det klimatpolitiska området. Vi kommer att fortsätta att undanröja de återstående hindren för förnybar energi och energieffektivitet inom alla industrisektorer, för att nå en andel förnybar energi på 20 procent av EU:s totala energikonsumtion, och även en andel biobränslen på minst 10 procent till 2020.
Jag hörde rådsordförandens kommentar om att kommissionen ska lägga fram ett förslag till årsslutet. Jag kan försäkra er om att kommissionen kommer att lägga fram ett rättvist och välavvägt förslag för att dela upp bördan inom hela EU, och att hänsyn kommer att tas till vad de enskilda medlemsstaterna tidigare utfört, deras utgångspunkt och vad de behöver för att uppfylla dessa mål. Jag är övertygad om att vi kan genomföra detta.
Det viktiga är att vi ser till att den inre marknaden för gas och el fungerar en gång för alla till förmån för konsumenterna, vilket kommer att stimulera till investeringar och bygga upp ett verkligt europeiskt linjenät.
Dessa åtgärder kommer att öppna nya globala marknader för oss och sänka alla medborgares och alla företags energiräkningar. För närvarande betalar vi för mycket för vår energi i EU - och detta beror inte bara på den globala situationen, utan även på dålig organisation av vår egen energiförsörjning. Ett av Lissabonmålen är därför att konsekvent genomföra EU:s nya klimatpolitik.
Vi har föreslagit att de högt utvecklade länderna enas om att gemensamt minska sina koldioxidutsläpp med 30 procent jämfört med 1990 fram till 2020. Dessutom har EU redan åtagit sig att minska sina koldioxidutsläpp med 20 procent till 2020. Detta försätter oss i en utmärkt position inför de kommande klimatförhandlingarna.
Jag anser att detta dubbla beslut i klimatfrågan kommer att leda till en ny global dynamik - vilket vi verkligen behöver. Vi kan inte längre stå bredvid och se på när länder som Förenta staterna och Kina pekar finger åt varandra och kräver att den andra ska ta första steget. Någon av dem måste ju göra något till slut! Detta blir utan tvivel en viktig diskussionspunkt även vid toppmötet mellan EU och Förenta staterna den 30 april i år. Denna punkt nämndes av stats- och regeringscheferna tillsammans med de andra externa frågorna.
Jag vill gärna säga ett par ord till EU:s näringsliv. De målsättningar som rådet har satt upp ger vårt näringsliv en tydlig ram och även en investeringssäkerhet för de kommande åren. Näringslivet kan nu planera sina investeringar, man vet vad politikerna kräver och kan utarbeta strategier. Vi vill att EU exporterar de bästa och de renaste produkterna, inte sina arbetstillfällen. Jag vill inte bara höra om vad EU:s näringsliv inte kan göra och vad man anser vara omöjligt, jag vill även slutligen höra vad man kan göra och vad som är möjligt. Vi kommer att märka att mycket mer är möjligt än vad näringslivet tror.
Men vi får inte glömma att vi hittills bara sett startsignalen. Vi måste gå vidare med strategin genom särskilda EU-projekt och enskilda rättsliga projekt - tills denna mandatperiod är över. Dessutom har vi den europeiska allmänhetens stöd. Vi vet att den senaste Eurobarometer-undersökningen visade att EU-medborgarna är väl medvetna om att en kursändring är absolut nödvändig. Jag är säker på att de också är medvetna om att beslutsamt agerande inte är gratis.
Sammanfattningsvis är Lissabonstrategin en öppen, dynamisk process. Vi behöver en marknadsplats för idéer, som sedan kommer att leda till specifika politiska beslut.
Som det uttrycktes i en rapport från Centre for European Reform: det finns knappast ett enda europeiskt land som inte studerar den danska ”flexicurity”-modellen, det finska universitetssystemet eller den brittiska avregleringsstrategin. Jag kan nämna fler exempel, som de franska ”Pôles de Compétitivité”, den nederländska standardkostnadsmodellen eller skattereformer i några av de nya medlemsstaterna. Att lära av varandra är en nyckelfaktor i denna reformprocess.
Nu handlar det om att tillsammans klargöra att det europeiska partnerskapet för tillväxt och sysselsättning är EU:s svar på vår tids två stora frågor, nämligen den viktiga sociala frågan om hur ett tillräckligt antal bra arbetstillfällen ska tillhandahållas i globaliseringens tidsålder, och den stora miljöfrågan om hur vi ska se till att vår jord förblir beboelig.
När allt kommer omkring vet vi att folk frågar saker som: Kommer jag att få behålla mitt arbete? Kommer jag att fortsätta att få ersättning om jag blir sjuk? Kommer mina barn att kunna vidareutbilda sig? Kommer jag att bli omhändertagen när jag blir gammal? Vi vet också att de frågar sig: Hur kommer levnadsvillkoren för mina barn och barnbarn se ut i framtiden?
Detta är svaret på de frågorna - och det är viktigt att påpeka för EU-medborgarna att det endast kan vara ett europeiskt svar. Om det någonsin fanns ett behov av att visa varför vi behöver europeisk integration är det dessa två frågor som visar att integrationen är nödvändig även på 2000-talet. Tack så mycket.
(Applåder)
Marianne Thyssen
för PPE-DE-gruppen. - (NL) Herr talman, herr Steinmeier, kommissionsledamot Verheugen, mina damer och herrar! Ett rådsmöte följs vanligen av långrandiga slutsatser där vi måste gräva djupt för att finna ambitioner som stöds av de 27 medlemsstaterna. Denna gång är slutsatserna dock relativt kortfattade och utgör utan tvekan ett stort steg framåt. Europeiska rådets vårmöte har överträffat våra vildaste förväntningar. Visioner förenas med politiskt mod, ambitioner med genomförbarhet, trovärdighet och - vilket inte är något litet konststycke - beslutsamhet.
Vi i gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater vill först av allt gratulera rådets ordförande, den tyska förbundskanslern Angela Merkel och hennes medarbetare och även kommissionen under ledning av sin ordförande José Manuel Barroso, särskilt kommissionsledamot Stavros Dimas och kommissionsledamot Andris Piebalgs, som har fört fram energi- och klimatpaketet och har gjort allt som har stått i deras makt för att nå ett gott resultat. Jag måste faktiskt säga att vi är stolta över att vår egen grupps kombinerade insatser i täten för våra institutioner, naturligtvis i samarbete med andra partner, har lett till så positiva framtidsutsikter.
Vi väntar dock fortfarande på den stora belöningen. Åtagandena har gjorts, men vi måste fortfarande skilja mellan glädjeämnena och bördorna och jag vill önska kommissionen all lycka i denna svåra uppgift. Jag hoppas att alla medlemsstater och alla samhällssektorer kommer att vara beredda att göra sitt i de outtröttliga insatser som krävs.
När världen observerar EU ser den att EU tar sitt ansvar och väljer att spela en trovärdig, banbrytande roll. Som europeiska partner har vi en skyldighet att samfällt utöva maximala påtryckningar på våra globala partner för att de ska ansluta sig till oss på detta ambitiösa, men framför allt nödvändiga, område.
När jag jämför vår grupps utgångspunkt före vårmötet med resultaten, kommer jag till slutsatsen att vi skulle ha föredragit att se genomförbara, bindande överenskommelser i stället för orealistiska, högtflygande löften om guld och gröna skogar och detta är vad vi har fått genom 20-20-20-beslutet, så detta är en stor framgång.
Forskning och utveckling på området för förnybara energikällor och kampen mot klimatförändringen går hand i hand med Lissabonmålen när det gäller tillväxt och sysselsättning. Dessa mål bör absolut tas med, kommissionsledamot Verheugen. Majoriteten av min grupp anser att det finns utrymme för kärnenergi i energimixen, även om vi, precis som Europeiska rådet, fullständigt respekterar subsidiaritetsprincipen i detta avseende. Eftersom vi inte vill att parlamentet ska stå bredvid i frågan om klimatförändringen, vill vi ge inrättandet av ett effektivt, tillfälligt parlamentsutskott för klimatändring vårt fulla stöd.
Under detta vårmöte låg betoningen på energi- och klimatfrågorna, även om det naturligtvis handlar om mycket mer än så, eftersom det trots allt är mycket viktigt att hålla grytan kokande när det gäller de socioekonomiska reformerna. Vi anser att Lissabonprocessen börjar ge resultat, men det finns absolut ingen anledning att vila på lagrarna i detta skede, särskilt inte i de medlemsstater som har dragit på sig statsskulder, har låg sysselsättningsgrad eller har pensionssystem som inte täcks fullt ut.
Vi i PPE-DE-gruppen försöker undvika alla former av självbelåtenhet. Eftersom de ekonomiska utsikterna har förbättrats något får de nationella reformerna inte skjutas upp, utan bör, om något, påskyndas. Vi förväntar oss att kommissionen fortsätter att visa ledarskap och att den, vid behov, kommer att konfrontera medlemsstaterna med deras knep och underskott öppet och utan betänkligheter.
Vi välkomnar helhjärtat besluten om mätbara minskningar av den administrativa bördan och möjligheten till en oberoende konsekvensbedömning för ny lagstiftning.
Visioner och ambitioner för klok politik är en sak, att övertyga människor om detta och få med dem är en annan. Den centrala frågan, vilket även kommissionsledamot Günter Verheugen så riktigt påpekade, är fortfarande hur vi ska se till att européerna blir mer delaktiga i hela denna Lissabonprocess. Det är visserligen berömvärt att slutsatserna från rådsmötet innehåller en uppmaning till ytterligare insatser i ett försök att förbättra kommunikationen, men med det kommer vi naturligtvis ingenstans. Sådant händer bara, och på det här området har väldigt många möjligheter gått oss förbi de senaste åren.
Jag uppmanar därför ordförandena för våra tre politiska institutioner att ge dessa 500 miljoner EU-medborgare, som hoppas på en blomstrande och social framtid i en behaglig levnadsmiljö för sina barn och barnbarn, en plats i Berlinförklaringen, och att se till att de får ett förnyat förtroende och kan tro på mervärdet i vårt gemensamma europeiska projekt.
Martin Schulz
för PSE-gruppen. - (DE) Herr talman! Detta rådsmöte har varit en framgång - detta måste betonas eftersom man inte kan säga detsamma om alla våra rådsmöten de senaste åren. Kommissionens vice ordförande hade rätt när han med anledning av förra helgens händelser sa att EU har visat att det kan agera. Vi kan göra det om vi försöker.
De 27 stats- och regeringscheferna som lyckades samarbeta framgångsrikt under helgen fattade ett beslut som visar vägen framåt, men jag lämnar den detaljerade beskrivningen av detta till vår grupps experter när de talar. Detta gör att jag kan koncentrera mig på det vi behöver göra - nämligen att få allmänheten att förstå att detta inte bara är en klubb för odågor - utan att det verkligen är genomförbart, och att EU inte bara tar upp de stora utmaningarna utan även tar fram och beslutar om de nödvändiga svaren och förhoppningsvis också genomför dem i praktiken.
Utifrån att jag nu står här och talar om Europeiska rådet, har jag ofta funderat över hur man bäst kan beskriva Europeiska rådets möte för stats- och regeringscheferna. En dag kom jag att tänka på ett avsnitt ur Matteusevangeliet - och jag är säker på att även talmannen mycket väl känner till detta - nämligen kapitel 6, vers 26: ”Se på himlens fåglar: de sår inte, skördar inte och samlar inte i lador, men er himmelske fader föder dem. Är inte ni värda mycket mer än de?” Jag behöver inte fortsätta: ni sår och jag hoppas att ni kommer att skörda, jag hoppas att ni kommer att samla in i lador, och vad er himmelske fader sedan gör återstår att se.
Hur som helst är det sant att det har gjorts framsteg. Fru Thyssen, det ligger i allas intresse att kalla detta en gemensam insats från EU-institutionerna. Jag tyckte inte att Angela Merkel agerade som företrädare för gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater, jag hade fått höra att hon var där som rådets ordförande. Jag anser inte heller att parlamentets talman deltog som företrädare för PPE-DE-gruppen - detta skulle betyda att han hade missförstått sitt ämbete - och José Manuel Barroso ska officiellt inte veta någonting om vad PPE-DE-gruppen gör. Var därför snäll att avstå från att göra anspråk på framgången för någon särskild grupp.
(Applåder)
Vad handlar detta om? EU har beskrivit och gett sig själv en enorm utmaning. Dessutom har vi lärt oss något som vi inte visste förut - eller herr Steinmeier kanske visste det - nämligen att kärnenergi nu räknas som förnybar energi. Detta är så att säga Jacques Chiracs idé, för att markera slutet på hans ämbetstid. Vi har åtminstone lärt oss något!
I alla händelser är det ytterst viktigt att vi antar denna utmaning och utövar påtryckningar för att se till att dessa beslut genomförs i praktiken. Till och med Tony Blair förtjänar beröm för en gångs skull. Direkt efter rådsmötet sa den brittiska regeringen: 20 procent är bra, men vi vill ha något ännu mer ambitiöst. Sådant behöver vi mer av i EU.
(Applåder)
Jag vill tillägga att situationen i Afrika kommer att behandlas vid G8-toppmötet. I detta sammanhang måste vi även inse att klimatförändringen är ett annat markant exempel på orättvisorna i världen. Den kontinent som bidrar minst till föroreningen av vår miljö - Afrika - är den som drabbas värst av klimatförändringen. Detta innebär att vi européer, när vi till exempel säger att vi vill garantera att rättvisa och solidaritet härskar i världen, har en moralisk skyldighet att verkligen ta itu med klimatförändringen och - vilket så riktigt har påpekats - utöva påtryckningar på andra regioner i världen.
Att skydda människosläktets existens, överlevandet av liv på denna jord, är det stora mål som vi alla måste ta ställning för - varenda en av oss, inklusive Förenta staterna, Japan, Australien och Kina. Men vi kan inte ställa krav på andra om vi inte själva föregår med gott exempel, och det var det historiska steg som togs i helgen. Jag tackar även Frank-Walter Steinmeier, som spelade en betydande roll för att åstadkomma detta. Angela Merkel hade utan tvivel också en avgörande roll, men Frank-Walter Steinmeier förtjänar ett omnämnande för sin envishet i arbetet som rådets ordförande.
(Applåder från vänster)
Talmannen
Herr Schulz! Det gläder mig att se att ni är mycket mer bevandrad i Bibeln än vad jag är.
Alexander Lambsdorff
för ALDE-gruppen. - (DE) Herr talman! När Matteus (Matthäus) nämndes var jag inte riktigt säker på om det kanske var Lothar Matthäus som Martin Schulz talade om. Det gläder mig att så inte var fallet.
Martin Schulz har helt rätt i att det var ett framgångsrikt rådsmöte. Ni vill göra framsteg på den inre energimarknaden, ni vill sakta ned den globala uppvärmningen, minska koldioxidutsläppen och öka användningen av förnybara energikällor, och ni vill stärka solidariteten i energifrågor. Detta är i linje med parlamentets krav. En del av parlamentets krav var till och med ännu mer långtgående, men trots detta är ni värda beröm, och det är vad ni får från gruppen Alliansen liberaler och demokrater för Europa.
Det finns emellertid ingen anledning att vara belåtna riktigt ännu, eftersom ni fortfarande har den mycket svårare delen av arbetet framför er. Huruvida rådsmötet verkligen blir en framgång beror på om projekten genomförs snabbt och förhoppningsvis leder till verkliga resultat innan året är över. Detta är också min grupps centrala budskap: vi vill att man agerar snabbt när det gäller de överenskomna målen. I detta avseende har kommissionen redan börjat dra i de rätta spakarna. Rådet uppmanas att stå fast vid åtagandena när kommissionen väl lägger fram sina resultat.
Låt mig ta upp en eller två enskilda frågor lite närmare. För det första klimatskyddet. Ni har helt rätt. Klimatskydd fungerar på EU-nivå eller inte alls. Vid närmare eftertanke är det emellertid så att klimatskyddet egentligen inte fungerar på EU-nivå heller, utan på global nivå. Endast om vi kan få de andra stora koldioxidutsläppande länderna med oss kommer vi att åstadkomma den globala förändring som är nödvändig för att verkligen sakta ned klimatförändringen. Att sola sig i glansen i rollen som föregångare kommer man inte så långt med. En föregångare som ingen följer påminner mig lite om Don Quijote, som vi inte bör ta efter.
Klimatpolitiken i EU måste nu därför följas av klimatdiplomati från EU, eftersom den övergripande framgången med hela detta företag till sist beror på det. En del ser G8 som det lämpliga forumet för detta och anser att det är möjligt att finna en lösning om frågan tas upp inom G8. Ta det med er till Heiligendamm, men vi måste också inse en sak; det står klart att G8 inte är lämpligt. Kina och Indien är inte med där. Detta kan också vara ett skäl till att fundera på de globala institutionernas uppbyggnad.
När det gäller frågan om en inre energimarknad är detta inte ett självändamål för oss, utan något som vi verkligen behöver. Som kommissionsledamot Günter Verheugen sa är marknadsmisslyckanden något som direkt påverkar EU-medborgarna. Det gläder mig att kommissionens handlingsplan har antagits och jag gratulerar Günter Verheugen, och särskilt hans kolleger Neelie Kroes och Andris Piebalgs, som inte har sparat någon möda i detta sammanhang. Nu handlar det om att bygga vidare på detta, och min grupp vill uttryckligen uppmana kommissionen att göra detta snabbt.
Byråkrati kräver bättre lagstiftning. Kommissionsledamot Günter Verheugens förslag är korrekta och det är också rätt att de har antagits. Vi välkomnar följaktligen de framsteg som har gjorts i detta avseende, men anser att medlemsstaterna är skyldiga att följa exemplet. Det är en myt att all byråkrati kommer från Bryssel.
Rådet har visat att det kan enas om en verkligt viktig fråga. Det gratulerar vi till! Nu måste det även lyckas med ordförandeskapets näst viktigaste fråga. Berlinförklaringen och toppmötet i juni väntar oss. Ni har vårt stöd för detta.
Michał Tomasz Kamiński
för UEN-gruppen. - (PL) Herr talman! Inledningsvis är det ett stort nöje för mig att sammanföra de två åsikter som har lagts fram här. Det gläder mig att kunna förlika de åsikter som våra vänner från den socialistiska gruppen i Europaparlamentet och gruppen för Europeiska folkpartiet (kristdemokrater) och Europademokrater hyser.
Vi tackar det tyska ordförandeskapet för framgången med rådsmötet. Jag tänker både på de rådsmedlemmar som är från SPD och de som är medlemmar i CDU. Detta positiva resultat väcker förhoppningar om framgångar för Tyskland och det tyska ordförandeskapet, och det gläder oss. Vi gläder oss över att det systematiska och praktiska tillvägagångssätt som det tyska ordförandeskapet har valt har gett resultat.
Jag vill också tacka parlamentets talman för den positiva, pratiska roll som han hade vid rådsmötet - vi tackar er, herr talman. Detta är ett utmärkt exempel på den viktiga funktion som parlamentet fyller i den europeiska integrationsprocessen, och det inger hopp. Rådsmötet blev en framgång och en viktig signal sändes till resten av världen i två avseenden: om vår enighet och om vår organisations praktiska, långsiktiga inställning.
Alla länder runt EU har nu sett att vi kan enas om energifrågorna. EU sänder ett tydligt budskap om att vi vill ha solidaritet, och att vi vill att framtiden för vår organisation ska grundas på ett samlat synsätt i frågan om att trygga energiresurserna.
Jag anser att de händelser om inträffade för drygt ett år sedan har bidragit till att alla i EU har insett hur viktigt det är med energitrygghet, inte bara för våra ekonomier, utan i sista hand även för de enskilda medborgarnas levnadsstandard.
Rådsmötet har också sänt en tydlig signal om klimatförändringen. Detta har visat att vi även kan enas i denna fråga, och det gläder mig att kunna stödja resultaten från detta toppmöte. Det är rätt att EU har ställt upp ambitiösa mål om en fråga som är av yttersta vikt för Europas framtid.
Avslutningsvis vill jag betona att det första toppmötet för den nu ytterligare utvidgade unionen även har visat att utvidgningen inte är något problem. Enligt min åsikt har våra vänner från de gamla medlemsstaterna en benägenhet att överdriva problemen med utvidgningen. Som polack vill jag påpeka att de senaste utvidgningarna av EU, både den för två och ett halvt år sedan och den senaste, är en gemensam framgång för oss alla. Det är så medborgarna från de nya medlemsstaterna ser det. Jag skulle vilja att vi alla såg det på det viset.
EU-utvidgningen är en framgång, och vi gör rätt i att minnas detta. Detta rådsmöte har visat att vi kommer att lyckas om vi samarbetar.
Talmannen
Tack, herr Kamiński, och tack för era vänliga ord till mig.
Monica Frassoni
för Verts/ALE-gruppen. - (IT) Herr talman, mina damer och herrar! Det finns ett uppenbart samband mellan den föregående debatten om Berlinförklaringen och denna debatt, eftersom ett EU som ger resultat måste kunna agera och det kan inte EU göra särskilt effektivt utan en konstitution. Vi håller med om att det tyska ordförandeskapet lyckades få rådet att anta tydliga, synliga åtaganden för utsläppsminskningar och förnybara energikällor och förkasta den kärnkraftsvänliga offensiven från president Jacques Chirac. Herr Chirac är på väg ut och ni kan vara säkra på att vi inte kommer att sakna honom överhuvudtaget.
Även om vi välkomnar det resultat som nåddes vid rådsmötet - eftersom det kunde ha gått mycket värre - anser vi att svårigheterna bara har börjat, eftersom det sannerligen kommer att finnas gråzoner som gör att vi får problem med att uppfylla målen när det är dags att omsätta våra ord till handling. Vi bör till exempel redan nu vara medvetna om att en ensidig minskning av utsläppen med 20 procent från och med nu fram till 2020 inte kommer leda till att vi kan uppfylla målen för att begränsa temperaturhöjningen till mindre än 2 °C. Herr Verheugen, jag anser inte att detta är en stor och djärv insats, eftersom utsläppen redan skulle ha minskat med 24 procent om vi hade uppfyllt våra åtaganden för rättvis energieffektivitet och förnybara energikällor. Ett ensidigt mål för utsläppsminskningar med 30 procent skulle ha varit fullständigt genomförbart och skulle radikalt ha ökat vår trovärdighet på den internationella arenan.
Om jag dessutom tänker på den roll som ni har spelat gällande utsläppsminskningar, förnybara energikällor och bilar, och de enorma stridigheter som har funnits inom kommissionen om alla dessa frågor, måste jag säga att ert tal i dag uppriktigt sagt lät lite som en ”greenwash”.
För att nå dessa mål måste en lång rad motståndare besegras, först och främst många av våra nationella statsförvaltningar, som utgör EU:s verkliga administrativa börda, tillsammans med kommissionens personal. Därefter kommer naturligtvis de stora lobbygrupperna från EU:s näringsliv som, trots sina vackra ord, fullständigt motsätter sig all verklig utveckling av miljömässigt effektiva förnybara energikällor, eftersom Enel, E.ON och EdF är alltför väl medvetna om att en minskning av vårt beroende av fossila bränslen betyder att EU-konsumenterna blir mindre beroende även av dem.
Vi emotser naturligtvis kommissionens förslag med intresse, men även med en viss oro, eftersom vi är övertygade om att det nu är dags att vara revolutionära och radikala. Det är därför vi kommer att mötas i Berlin - och jag hoppas att ni kommer att kunna ansluta er till oss, herr Steinmeier - för att utarbeta en hållbar plan som bygger på tio idéer som vi ofta har fört fram. Den viktigaste av dem är en klimatpakt med samma ingredienser som stabilitets- och tillväxtpakten, där tydliga regler, bestämda och snabba påföljder och ytterst realistiska incitament fastställs.
Avslutningsvis vill jag tillägga att vi är ytterst oroade över de rykten som cirkulerar inom rådet och kommissionen om att de nya bestämmelser som härrör från det åtagande som gjordes vid Europeiska rådets möte i Bryssel skulle kunna antas enligt förfarandet i artikel 175.2, vilket utestänger Europaparlamentet och kräver enhällighet i rådet. Om detta skulle ske skulle det vara ett slag i ansiktet för alla EU-medborgare som är så entusiastiska i dag. Jag hoppas att det inte blir så.
Gabriele Zimmer
för GUE/NGL-gruppen. - (DE) Herr talman, mina damer och herrar! Alla talar först och främst om den historiska vikten av det nyligen genomförda rådsmötet när det gäller klimat- och miljöskydd, men då förbiser de att man inte har enats om några initiativ överhuvudtaget inom andra viktiga områden, såsom sysselsättningspolitiken och den europeiska sociala modellen, och till följd av detta har tillfällen gått förlorade.
Jag anser att Lissabonstrategins inriktning på EU:s globala konkurrenskraft och andra globala aktörer hindrar oss från att anta en effektiv strategi för både kampen för klimatskydd och kampen mot fattigdom och social utslagning. Men jag uppskattar naturligtvis att man går åt rätt håll på klimatskyddsområdet.
Trots detta är det uppenbart att dessa framsteg är begränsade och att de fortfarande riskerar att tappa i fart och stoppas. EU är återigen själv sin värsta fiende, och åsidosätter sina egna undersökningar som visar att det krävs en minskning med 30 procent av utsläppen av växthusgaser för att verkligen förhindra den globala uppvärmningen, och tillsammans med den upp till 86 000 ytterligare klimatrelaterade dödsfall per år inom EU. Skillnaden mellan 30 och 20 procent kan sammanfattas som att vi har två alternativ, antingen utnyttjar vi tillfället för att förhindra en klimatkatastrof eller så fortsätter vi likadant oberoende av vad som sker.
Problemet är inte att vänsteroppositionen i princip anser att de som har makten inte gör de rätta sakerna. Problemet är att vi har slagit in på fel politisk kurs och att dessa beslutsamma initiativ inte tas i verkligheten.
Det är inte heller särskilt förvånande att kampen mot fattigdom, social utslagning och sociala splittringar återigen åsidosattes vid rådsmötet och inte alls kopplades ihop med konsekvent agerande för att ta itu med den globala uppvärmningen och miljöförstörelsen.
Herr Verheugen, det är just denna nära sammankoppling av sociala och ekologiska frågor som man inte lyckades fastställa vid rådsmötet, oavsett vad ni har sagt här i dag. Kommissionen har lagt fram rapporter i åratal som visar de potentiella arbetstillfällen som skulle kunna skapas genom användning av förnybara energikällor, som visar de externa kostnaderna, men även klargör effekterna av miljöskatter. Att ta ut miljöskatter skulle kunna öka EU:s inkomster, pengar som behövs för viktiga sociala och miljömässiga åtgärder.
Denna marknadslogik förklarar till exempel varför arbetet med att ta itu med klimatförändringen först finns med i slutet av listan över viktiga mål i handlingsplanen ”En energipolitik för Europa”. Detta förklarar även varför Europeiska rådet uppmanar till att snabba framsteg ska göras i förhandlingarna om de ekonomiska partnerskapsavtalen (EPA), trots de klagomål som framfördes under mötet om den ökade andelen utsläpp av växthusgaser från utvecklingsländer. Enligt min åsikt är dessa frihandelsavtal inget annat än en brutal form av nykolonialism, som är socialt och miljömässigt destruktiv.
Man kan dra minst tre slutsatser av allt detta. För det första måste vi prioritera arbetet med att utforma en modern politik för att ta itu med fattigdomen, den sociala utslagningen och den globala uppvärmningen, för det andra måste vi stoppa de ekonomiska partnerskapsavtalen, och slutligen måste de avsnitt i konstitutionsfördraget som handlar om främjande av ekonomisk avreglering, privatisering och upprustning strykas.
Nils Lundgren
för IND/DEM-gruppen. - Herr talman! Utsläppen av växthusgas oroar. De ser ut att leda till snabba förändringar av jordens klimat. Vad kan EU göra åt detta på egen hand? Det är en svår avvägning. Genom att gå i spetsen ökar våra möjligheter att trycka på Kina, Indien, USA och Ryssland, och Europa kan få ett miljöteknologiskt försprång. Men vi får inte gå för snabbt fram och därmed underminera vår konkurrenskraft.
Rådet enades om en hygglig avvägning i denna fråga. En sällsynt framgång i EU, där de allra flesta beslut innebär att friheten undermineras, demokratin försvagas, ländernas självständighet undergrävs och våra liv byråkratiseras. Men notera samtidigt att denna framgång krossar det officiella argumentet för författningsförslaget, som ju är att enskilda medlemsländer måste kunna köras över i EU:s beslutsfattande och att demokratin måste vika för effektiviteten. Annars blir EU impotent, sägs det. Detta är som synes inte sant, och det var inte heller sant om tjänstedirektivet.
Det dolda argumentet för författningsförslaget är att det krävs för att skapa en EU-stat en maktens plattform för en ny europeisk elit. Den politiska makten måste tas ifrån de nationalstater som är den europeiska demokratins ursprung och grundval. Nu har rådet än en gång visat att det går att fatta stora beslut även när alla medlemsländer har veto. Tack för det. Praeterea censeo constitutionum esse repudiendam.
Andreas Mölzer
Herr talman! Vi anser också att EU-toppmötet var positivt, men mer vad gäller önskemålen än resultaten. Å ena sedan är det bra och viktigt för framtiden för oss alla att vi kom överens om klimatmålen vid EU-toppmötet, men å andra sidan är tyvärr sådana uttalanden ofta inte ens är värda det papper de är skrivna på. Vad är det för mening med att komma överens om att minska CO2-utsläppen med en femtedel senast år 2020 om de praktiska och problematiska detaljerna i vanlig EU-stil skjuts upp till senare? Jag tror inte heller att vi har gjort några som helst framsteg när det gäller kärnkraften. Frågan om hur vi ska göra oss av med radioaktivt avfall är fortfarande olöst, säkerheten för kärnkraftverken är inte garanterad och effekterna av radioaktiv strålning förstår vi inte helt. EU-toppmötet lyckades emellertid inte sända ut någon tydlig signal genom att minska kärnenergin. Faran med den globala uppvärmningen förväntas i stället motarbetas med en kärnkraftsrisk, vilket jag tycker är riskabelt.
Det är naturligtvis gott och väl om EU vill spela en ledande roll när det gäller klimatskydd. Vi står emellertid för endast 15 procent av jordens koldioxidutsläpp, vilket bara motsvarar toppen på isberget. Utan de största klimatsyndarna Indien, Kina, Sydkorea, Japan, Australien och Förenta staterna, som står för nästan hälften av jordens växthusgaser, kommer vi knappast att göra några framsteg när det gäller att bekämpa klimatförändringarna. Vi kommer tvärtom att betala ett rejält pris för alla våra insatser. Det behövs ingen profet för att förstå det.
Att utvecklingsländerna, men också och framför allt energislösande Förenta staterna, fullständigt struntar i miljön är välkänt. Inte ens på de amerikanska armébaserna i Europa visar man någon respekt för miljön, och övergivna amerikanska baser är nästan lika riskabla som avfallsanläggningar. Det är en skandal inte bara för amerikanerna som verkligen ser ut att behöva tas i handen här, utan framför allt för EU:s medlemsstater som inte har ställt några tekniska miljökrav. Detta är ett annat sammanhang där kritiska frågor behöver ställas om transatlantiska förbindelser, på samma sätt som när det gäller CIA:s överflygningar och vår övergripande tendens att vara amerikanernas tjänare, och helt förblindade av eufori.
Redan 1997 åtog sig industriländerna att minska mängden växthusgaser som de åstadkommer. Vid FN:s klimatkonferens 2005 lovordade man åter satsningar på att investera mer i sol-, vind- och vattenenergi i fortsättningen. Dessa vackra ord har självfallet återigen följts av skrala åtgärder. EU hade som mål att öka andelen förnybar energi till 12 procent men har endast uppnått 8 procent. Vi behöver därför inte fira förnyade verbala uttalanden, i likhet med det vi just hörde, som en stor framgång. Vi erinras i stället om EU:s andra initiativ som hittills har misslyckats, exempelvis Lissabonmålsättningarna, som vi fortfarande befinner oss ljusår ifrån, helt bortsett från den knappt genomförda Alpkonventionen som är ytterligare en handling i denna tragedi. Om vi vill minska klimatförändringarna och mildra de överhängande allvarliga konsekvenserna måste vi alla anstränga oss för att uppnå de målsättningar vi har ställt upp.
Jim Allister
(EN) Herr talman! Ända sedan jag kom in i Europaparlamentet har jag hört löftena upprepas om minskad byråkrati, från kommissionen, från rådet och framför allt från parlamentet självt.
Efter detta toppmöte har nu ännu ett krig mot byråkratin deklarerats. Det är bra. Man önskar verkligen att den ryktbara tyska effektiviteten skulle driva på den frågan. Jag befarar dock att detta inte kommer att ske utan misstänker att löftena, liksom tidigare, inte kommer att uppfyllas. Det beror på att vi har att göra med EU-institutioner som är rena lagstiftningsfabriker. Vid samma toppmöte öppnades en helt ny lagstiftningsfront under förevändningen att man ska ta itu med klimatförändringen - och man vill till och med gå så långt att man dikterar vilken typ av glödlampor som nationalstater och medborgare får använda! Man frågar sig var dessa glödlampor ska tillverkas. Troligen i Kina, delvis tack vare den överreglering som tvingar våra tillverkare att fly österut, där de oreglerade fabriker som tillverkar dem kommer att spy ut ännu mer koldioxidutsläpp. Ärligt talat, vi driver aldrig igenom begränsningar av sådant slag i våra handelsavtal med Kina. Vi verkar snarare förbehålla vår egen industri sådana straff. Sådan är den kontraproduktiva karusellen i det lagstiftningsfixerade EU.
På tal om karuseller kommer jag in på finterna vid toppmötet om det avvisade konstitutionsfördraget. Förbundskansler Merkel menar alltså att EU-medborgarna kan förbigås och föras bakom ljuset: om rubriken ”konstitution” tas bort kan vi låta bli att ens fråga väljarna. Vilken kupp för demokratin! Vilket lumpet spel! Vilken kommentar till EU-eliten och dess arroganta förakt för de människor vars intressen den påstår sig tjäna. EU är på väg bort från sina egna medborgare, och det säger allt vi behöver veta om dess värde och värderingar när vi närmar oss 50-årsdagen för Romfördraget som, naturligtvis, var upphovet till Bryssels omättliga hunger efter att styra och kontrollera.
Werner Langen
(DE) Herr talman! Jag vill tacka rådets tjänstgörande ordförande för rapporten. Det var mycket riktigt ett framgångsrikt toppmöte och som vanligt har framgången flera orsaker, medan misslyckandet ofta bara har en. I det här fallet hade vi i första hand Tysklands förbundskansler Angela Merkel att tacka för framgången, som ändå var miljöminister i fyra år för många år sedan och känner till europeiska miljörådet.
Fokus låg på energi- och klimatpolitik. Tyvärr har den offentliga debatten efter det framgångsrika toppmötet endast beskrivit de interna diskussionerna om förnybar energi. Precis som framgår av rådets slutsatser beslutades betydligt mer i frågorna om säker energitillförsel och klimatpåverkan. De lämnade förslagens inverkan på samhället är också viktig och om vi sätter upp mål, exempelvis 20 eller 30 procent, måste de vara realistiska.
Martin Schulz lovordade Tony Blair för hans mål på 60 procent. Tony Blair kommer som ni vet inte att behöva genomföra det och jag är säker på att hans konservativa utmanare kommer att kräva 70 procent senast i morgon. Målsättningarna måste därför vara realistiska, annars har de inget värde.
För det andra har vi trots alla framgångar fortfarande några utestående frågor, såsom frågan om att dela bördan. Jag hoppas att kommissionen och det tyska ordförandeskapet kommer att kommentera detta före halvårsskiftet.
Vilken roll spelar kärnenergin? Vi kan inte fortsätta så här vilket också slogs fast i den interna tyska diskussionen. När man producerar en kilowattimme från kärnenergi åstadkoms 15 gram CO2 medan en kilowattimme från brunkol ger 970 gram. Vi måste därför vara öppna när vi diskuterar detta.
Jag är helt säker på att när allt kommer omkring kommer det tyska ordförandeskapets framgång att bedömas utifrån om det är möjligt att i internationella förhandlingar med Förenta staterna, Ryssland, Indien och Kina omvandla denna europeiska standard till en internationell sådan. I så fall kommer det tyska ordförandeskapet att lämna ett bestående avtryck.
Linda McAvan
(EN) Herr talman! För några månader sedan mötte jag några ungdomar i min valkrets, och de frågade mig vad EU gör åt klimatförändringen. Jag måste säga att jag gav dem en lista med de olika lagstiftningsdelarna och hur vi tar itu med det, men det lät lite tunt i mina öron. Jag kunde se på deras min att de också tyckte att det var lite tunt.
Om jag fick frågan i dag igen skulle jag vara mer säker på mitt svar. EU har något att berätta om klimatförändringen. Vi har till exempel en politik för ändamålet, för att möta utmaningen. Jag vill också framföra mina gratulationer till rådet för dess framgång förra veckan och till kommissionen - kommissionsledamöterna Verheugen och Dimas - för att de har satt ihop ett omfattande paket.
Nu måste vi leva upp till det paketet, och det kommer inte att bli lätt. De mål som vi enades om är svåra. Det finns många frågor att lösa. Man har just talat om att dela på bördorna. Jag förstår att det också handlar om den rättsliga grunden för de förnybara målen. Jag vill säga att parlamentet vill vara delaktigt fullt ut i alla samtal om dessa mål.
Vi vill ha biobränsle, men inte på bekostnad av utvecklingsländerna. Att ta itu med klimatförändringen måste också utgöra en del i kampen mot fattigdomen, inte försvåra den kampen. Vi måste också ta itu med investeringarna i forskning och utveckling.
Vi måste alltså vara konsekventa, vi måste samarbeta och också fortsätta att arbeta för att möta denna utmaning. Jag anser att EU den senaste veckan har funnit en ny mening i det gemensamma ändamålet. EU visade att man kunde agera bestämt i en central fråga som är viktig för våra medborgare. I den meningen började EU få grepp om den svårgripbara kontakten med medborgarna som folk talar om hela tiden.
Vi firar i år vår 50-årsdag. När vi en dag firar vår 100-årsdag hoppas jag att framtida generationer kommer att se tillbaka på förra veckans toppmöte som en vändpunkt då EU började arbeta tillsammans, ta itu med vår tids stora frågor och återvinna medborgarnas förtroende.
Talmannen
Fru McAvan! Ni kan naturligtvis mycket väl få uppleva vår hundrade födelsedag.
Karin Riis-Jørgensen
(DA) Herr talman! Resultaten från förra veckans toppmöte var ett historiskt genombrott. Vi är nu på väg att få ett grönare Europa. För bara några veckor sedan verkade det ganska orealistiskt att tro på bindande mål för en ökad användning av hållbara energiresurser för en femtedel av EU-ländernas totala energiförbrukning före 2020. Vi har verkligen gjort framsteg. Nu finns det politiska ramverket och ska ges ett praktiskt innehåll. Det är här problemen uppstår och här vi måste kämpa för det som vi tror på. Alla måste spela en konstruktiv roll - både industrin och vi själva som lagstiftare. Vi behöver emellertid också gå längre och ställa högre miljökrav på exempelvis bilar och flygplan. Kommissionen måste ta täten på det här området och vara säker på sin egen attityd. Är det inte så, herr Verheugen? Vi behöver också vara väldigt ambitiösa för att åstadkomma en fullständig avreglering av den europeiska energimarknaden. Vi behöver ha en ordentlig inre energimarknad och det är här som det tyska ordförandeskapet verkligen måste agera.
Det finns stora möjligheter att verkligen bli nöjd med att EU framstår som en ledare i världen, och vi arbetar för att åstadkomma en ersättning för Kyotoavtalet. Om vi står sida vid sida i Europa kommer vi också att kunna uppnå en världsomfattande överenskommelse om klimatpolitiken som omfattar osäkra länder som Förenta staterna och snabbt utvecklade länder i Asien som Kina och Indien. I och med genombrottet vid toppmötet får EU på allvar visa vad det duger till efter ett antal besvärliga år. Det började med det franska och nederländska avvisandet av konstitutionsfördraget, som ledde till att EU ansågs sakna föresatser. Det är som väl är något som nu hör till det förgångna. EU visar nu att vi kan vidta politiska åtgärder. Vi kan bekämpa gemensamma nämnare som binder oss samman, även inom områden där starka nationella intressen står på spel, och det är till stor del tack vare det skickliga tyska ordförandeskapet. EU har fått tillbaka sin optimism och det är grundläggande om vi ska hamna på rätt spår igen när det gäller konstitutionsfördraget.
Guntars Krasts
(LV) Tack, herr talman. Jag vill gratulera ordförandeskapet till det framgångsrika resultatet av rådets arbete, för att ha satt upp ett tydligt, ambitiöst arbetsprogram och uppnått i stort sett allt i det.
Till att börja med ska jag tala om det som inte uppnåddes. Det är en stor skam att kommissionens förslag om en uppdelning av vertikalt integrerad verksamhet stoppades. De stora energiföretagen, som dikterar villkoren för nationella regeringar, har hittills visat litet intresse för gränsöverskridande förbindelser. Uppenbarligen har inrättandet av en verklig europeisk energimarknad återigen skjutits upp.
Nu vill jag övergå till de beslut som fattades. Ambitiösa mål för att öka andelen förnybara energikällor och för att minska utsläppsvolymerna är ett modigt och välkommet steg. Det som är viktigast nu är att regeringsrepresentanterna förstår vad de har gett sig in på. Det kommer att förhindra att samma sak händer som med Lissabonmålen. Beslutet fattades inte på grundval av beräkningarna om tillgängligheten för förnybara energikällor eller deras placering i medlemsstaterna eller tillgängligheten till tekniken, och de fattades oavsett kostnaden. Detta kommer att kräva mycket ansvarsfulla åtgärder från medlemsstaternas sida, ett nära samarbete och ömsesidig solidaritet. Det är ett av de beslut som allmänheten i EU litar på och stöder. Åtagandet måste i likhet med Lissabonplanerna uppfyllas och politikerna får inte bli vilseledda när de slår fast uppgifter för att uppnå detta mål. Tack.
Claude Turmes
(DE) Herr talman, herr Steinmeier! Denna eufori är i viss utsträckning motiverad, men samtidigt är det här och nu exakt rätt tillfälle att se om det finns något som underbygger dessa ädla mål.
Den här helgen i Berlin kommer vi att inom det europeiska gröna partiet föreslå tio punkter med åtgärder för att göra EU mer klimatvänligt. Vi kommer att göra det med större entusiasm än Günther Verheugen, som i förmiddags ännu en gång visade att han betraktar klimatskyddet som en börda för EU:s ekonomi och inte som en drivkraft för innovation.
Leveranssäkerhet är viktigt, särskilt när det gäller naturgas. Att bygga nya pipelines är emellertid inte den bästa åtgärd som vi i Europa kan vidta. Det skulle vara bäst att använda den framgångsrika modellen från den tyska banken för återuppbyggnad och överföra medel till Europeiska investeringsbanken för att modernisera våra bostäder! Över 40 procent av den europeiska energin slösas bort i dåligt isolerade bostäder, och över 70 procent av den ryska naturgasen används i byggnader inom EU. En åtgärd för att förbättra effektiviteten i våra bostäder är därför mycket viktigare än något annat som vi kan göra på leveranssidan.
Det är exakt samma sak med oljan. Det är inte pipelines som kommer att hjälpa oss att göra framsteg, utan modernare bilar. Jag vet inte om Jean-Claude Juncker har några barn. Martin Schulz verkar bättre informerad. Det jag säkert vet är att han får en ny tjänstebil och att han som övertygad europé berättade för pressen i Luxemburg i måndags att han snart skulle köpa en japansk hybridbil om inte den europeiska bilindustrin byggde mer miljövänliga bilar.
Vi behöver därför effektivitetsstandarder för 2020, eftersom de bilar som vi kommer att färdas i år 2020 redan finns. Vi behöver också en hastighetsbegränsning i Tyskland eftersom de många hundratals kilometrarna med ”fri fart för fria medborgare” inte bara är ett tyskt problem utan ett globalt sådant och eftersom bilarna av den här anledningen är alltför tekniskt utvecklade men inte tillräckligt effektiva.
Umberto Guidoni
(IT) Herr talman, mina damer och herrar! Åtagandet att minska koldioxidutsläppen ensidigt med 20 procent är ett steg i rätt riktning, men vi borde ha tagit sikte på det mer ambitiösa målet med obligatoriska 30 procent före 2020. Förnybar energi utgör i dag endast 7 procent av EU:s energimix och det frivilliga målet på 12 procent före 2010 har uppenbarligen inte fungerat. Det är därför viktigt att sikta mot obligatoriska mål och fastställa regler för hur de ska genomföras.
Vi måste säga till dem som klagar på kostnaderna för att utveckla rena tekniker att den här investeringen kommer att vara till fördel för europeiskt ledarskap inom sektorn och skapa nya och bättre arbetstillfällen enligt Lissabonstrategin. Femtio år efter Romfördraget är det nu dags att lansera en gemensam energipolitik, inte minst för att minska EU:s beroende av andra länder. Vi har fattat ett beslut: nu måste vi vara beredda att hålla det, även om vi vet att det blir svårt. Kostnaden för att inte göra någonting skulle emellertid bli mycket högre, både för EU och för resten av världen, och detta skulle framför allt betalas av de svagaste i samhället.
Johannes Blokland
(NL) Herr talman! Det faktum att Europeiska rådet arrangerade ett vårtoppmöte under vintern visar att klimatförändringarna är något som rådet känner till, och jag är mycket glad över att rådet accepterar kommissionens förslag om kampen mot detta. Det innebär emellertid att rådet är berett till en minskning med 30 procent endast om övriga industriländer tar sin del av ansvaret för att nå målet, och ändå är en minskning med 30 procent av växthusgaserna över hela världen före 2020 nödvändig för att temperaturökningen inte ska överstiga 2 °C.
Parlamentet röstade därför för några veckor sedan för 30 procent, som ett första steg. Jag är högst medveten om att en 30-procentig minskning inte är okomplicerad. I Nederländerna har planeringsbyrån för miljö och natur sagt att detta är omöjligt om inte stora förändringar äger rum när det gäller tekniken och hur allmänhet och företag uppträder. Trots detta har den nederländska regeringen åtagit sig det här målet, vilket är helt rätt. För att uppnå dessa ambitiösa mål måste alla tillgängliga möjligheter tillgripas samtidigt, för vi kan inte vara fixerade vid en enda lösning.
Rådets slutsatser är inte tydliga om vilka energikällor som ska användas för att garantera säkra leveranser. Det finns därför risk för att folk endast kommer att beakta energibehoven i termer av gas, olja och kol. Att hålla fast vid fossila energikällor kommer att hindra utvecklingen av förnybara källor.
Timothy Kirkhope
(EN) Herr talman! Jag vill gratulera alla berörda till ett framgångsrikt toppmöte. Det är ganska sällsynt att ledaren för den brittiska konservativa delegationen kommer med sådana lovord efter ett möte med Europeiska rådet, men denna gång är det motiverat och jag är glad över att kunna göra det.
Genom att nå en överenskommelse om att på detta sätt reducera utsläppen av växthusgaser från EU har rådet visat på ledarskap i den förmodligen viktigaste fråga som vår planet står inför, nämligen den hotande klimatförändringen. Jag hoppas uppriktigt att det ledarskap som har visats av medlemsstaterna i denna fråga kommer att leda till mer omfattande internationella åtgärder.
Min partiledare, som har gjort mycket för att sätta denna fråga i centrum för den politiska debatten i Storbritannien, välkomnar också denna överenskommelse och gläder sig åt att se Tony Blairs och Gordon Browns nyfunna entusiasm. Genom att ta täten i denna fråga sänder Europa inte bara en stark signal till världssamfundet utan också ett budskap till vårt eget folk om att EU kan spela en roll. Nyheterna från Bryssel handlar ofta om svårbegripliga institutionella frågor som inte berör människors liv. Överenskommelsen om klimatförändringen är bra, och jag hoppas att ledamöterna kommer att notera den nästa gång vi för en debatt om det institutionella maskineriet.
I detta sammanhang vill jag fråga vilka förslag som finns om att förbättra planen för EU:s utsläpp och även be om en bekräftelse om att detta inte kommer att kräva några större institutionella förändringar. När får vi se en analys land för land av fördelningen av målen för förnybar energi som en andel av energikonsumtionen?
Med hänvisning till slutsatserna välkomnar jag också framstegen i fråga om bättre lagstiftning. Jag vill bara tillägga att jag skulle vilja se mera handling, särskilt i fråga om avreglering. Kommissionens ordförande, José Manuel Barroso, ska hyllas för att han har tagit täten i denna viktiga fråga för europeisk konkurrenskraft.
Slutligen vill jag uttrycka mitt stöd för betoningen i slutsatserna av de transatlantiska ekonomiska och politiska förbindelserna, särskilt för förbundskansler Merkels personliga engagemang för nya transatlantiska ekonomiska förbindelser.
Poul Nyrup Rasmussen
(EN) Herr talman, herr rådsordförande! Först av allt vill jag säga ”bra gjort” om det som inte har varit någon enkel uppgift. Detta är ett lovvärt arbete som utförts av Frank-Walter Steinmeier, en man med rykte om sig att vara uthållig och beslutsam. Jag välkomnar denna insats som jag menar är en viktig milstolpe för EU och som gör Europa till en föregångare när det gäller att ta itu med den globala klimatförändringen.
Min förhoppning är nu självfallet att detta inte bara är en text som Europeiska rådet har antagit, utan någonting som kommer att genomföras i medlemsstaterna. Jag tar därför för givet att detta, som den brittiske konservative ledamoten sa, kommer att genomföras även i Storbritannien, tillsammans med brittiska företag och de konservativa under Tony Blairs ledning - tack ska ni ha för den!
(Skratt)
Det andra jag vill ta upp är att klimat- och energipolitik inte är en kostnad utan en ny konkurrensfaktor och ett tillfälle att skapa flera och bättre arbetstillfällen, vilket efterlystes i Lissabonagendan. Jag vill understryka att ny, smart, grön tillväxt kan och bör bli en ny generator i Lissabonprocessen, som kommissionsledamot Verheugen sa själv, och som också rådets tjänstgörande ordförande underströk.
Jag instämmer med det som kommissionsledamot Verheugen sa, men det fattades ett litet ord, och det är ”samordning” - samordning av ekonomiska investeringar på detta område, för att vi ska kunna genomföra de enorma investeringsuppgifter vi står inför. Man uppskattar att de totala investeringar som kommer att behövas de kommande åren uppgår till 1 000 miljoner euro, och det krävs samordning för att få fram den extra synergi som EU kan generera.
Vi framför våra varmaste lyckönskningar i denna strävan. Vi i de europeiska socialdemokraternas parti är här för att hjälpa er.
Chris Davies
(EN) Herr talman! Rådet beslut var ambitiösa, och enigheten anmärkningsvärd. Det svåra ligger i detaljerna, och jag misstänker att enigheten inte kommer att vara lika stor när förslagen om att dela på bördorna tillkännages. Dessutom kan vissa av de specifika målen ifrågasättas, inte minst av miljövänner.
Målet om biobränslen, till exempel, måste vara ett misstag när det finns så många bevis för att det är bättre att använda biogrödor för att generera elektricitet än för att driva bilar. Låt oss inte låtsas att vår efterfrågan på biobränslen inte kommer att påverka de tropiska regnskogarna. Vi kan inte ens förbjuda import till landet av illegala träslag, ännu mindre stoppa utbredningen av oljepalmsplantager. Det kommer att få konsekvenser, och jag hoppas att alla energiförslag i detta paket kommer att gå igenom medbeslutandeförfarandet så att parlamentsledamöterna får en chans att påverka dem på något sätt.
Bortsett från allt gnäll är den generella inriktningen bra och målen ädla. EU har iklätt sig förkunnarens roll och försöker väcka upp resten av världen till insikt om farorna med klimatförändringen och få till stånd en internationell överenskommelse efter 2012 som omfattar åtminstone Kina, Indien och Förenta staterna.
Vi måste försöka pressa fram denna överenskommelse som ska gälla efter 2012 senast vid partskonferensen 2009, och en omfattande attitydförändring i dessa andra länder kommer att krävas om vi ska uppnå detta. Vi måste försöka påverka alla opinionsbildare, medierna, alla parlamentariker, företagsledare och ministrar om vi ska kunna ro det i hamn. Jag anser att de resurserna inte finns, särskilt inte i GD Miljö, kanske inte ens i hela kommissionen. De finns dock i Europa, om vi slår samman våra resurser i alla 27 medlemsstater, våra diplomater, våra politiker och våra företag i en samlad kampanj för att få människor att ändra uppfattning och garantera att vi lyckas.
Vi måste tänka på det så och försöka formulera det i dessa drastiska ordalag för att koncentrera oss mentalt. Vi har mindre än 1 000 dagar på oss att rädda världen och säkra en internationell överenskommelse av detta slag. Detta är vår uppgift, och för det kommer alla våra resurser att krävas. Vi måste bygga vidare på rådets beslut och ingjuta en känsla av glöd, passion och brådska i vårt arbete, om vi ska nå det målet.
Mario Borghezio
(IT) Herr talman, mina damer och herrar! Europas företrädare ställer inte bara rätt frågor utan börjar också tillhandahålla praktiska svar och satsa på energibesparingar och alternativa energikällor, och på hur man ska ta sig an de brådskande klimatförändringarna. Under tiden har ett stort, tekniskt avancerat område mitt i Europa som är av avgörande betydelse för den sociala och ekonomiska framtiden för en av medlemsstaterna - jag talar om Podalen - under lång tid förgäves krävt infrastrukturåtgärder för att lösa det föroreningsproblem som orsakas av det tilltäppta transportnätverket, en situation som nu har nått kritiska proportioner.
Under rusningstid morgon och kväll visar satellitbilder hur Podalen är en lång kö av bilar och lastbilar som släpper ut tonvis med förorenande avgaser och förbrukar absurda mängder bränsle. Det har pågått och vi har efterlyst dessa åtgärder i årtionden, men ”tjuvaktiga Rom” - inte för att dess invånare är tjuvar, de är exceptionella, ärliga människor, men den gamla statens centrala maktområden är det - breder ut sig som i Bysans när valsystemet reformerades och det gör att situationen förvärras ytterligare.
Det finns också en annan aspekt av klimatkrisen: vatten. Det är inte bara södra Italien som riskerar att dö av törst, utan även Podalen. Jag vill uppmärksamma Europa på vattensituationen i Podalen på grund av de extremt allvarliga konsekvenser som det kan få för Europas kornbod, som den här makroregionen kallas, som är så viktig för vårt lands framtida produktion.
Ian Hudghton
(EN) Herr talman! Toppmötet kom fram till att den förnyade Lissabonstrategin för tillväxt och sysselsättning ”börjar ge resultat”. Det börjar bli dags, för de fanfarer som ackompanjerade lanseringen av den strategin har inte precis motsvarats av några spektakulära resultat hittills. De flesta företag, särskilt småföretag, som utgör majoriteten arbetsgivare, klagar med all rätt över att överdriven byråkrati hämmar deras verksamhet och utveckling. Jag välkomnar därför toppmötets åtagande om en 25-procentig minskning av EU-byråkratin senast 2012, och jag hoppas att detta kommer att uppfyllas. Men det är synd att medlemsstaterna inte åtog sig att på samma sätt minska den byråkrati som orsakas av inhemsk lagstiftning.
Mest uppmärksamhet har ägnats åt toppmötets åtaganden om energieffektivitet och förnybar energi och beundransvärda mål för energisparande har satts upp. Jag hoppas dock att man i all ny lagstiftning kommer att vara lyhörd för de lokala förutsättningarna. Vid transporter måste man till exempel ta vederbörlig hänsyn till att det, i de trakter som jag kommer ifrån och på större delen av Skottlands landsbygd, inte finns några realistiska alternativ till godstransporter på väg.
Vladimír Remek
(CS) Mina damer och herrar! Lösningen på problemet med global uppvärmning är oupplösligt kopplat till inte bara användningen av förnybara energikällor utan även till vårt synsätt på etablerade energikällor. Jag för min del är glad att EU-toppmötet innebar ett genombrott när det gäller unionens inställning till kärnenergi. Inställningen till kärnenergi under det tyska ordförandeskapet har hittills varit tvetydig; det handlar om att försöka undvika frågan av rädsla för att bränna fingrarna samtidigt som man vet att man förr eller senare måste böja sig för den ekonomiska nödvändigheten och vidta åtgärder. Men ju längre vi väntar desto allvarligare blir det.
Förändringen kan noteras genom att delegaterna vid toppmötet slutligen erkände att medlemsstaterna med tanke på energisäkerhet och minskade utsläpp kan ha nytta av kärnenergi. Jag är emellertid övertygad om att energimixen inte bara bör vara välavvägd utan även demokratiskt öppen för alla tillgängliga resurser, samtidigt som man självfallet gör allt för att kunna garantera de högsta säkerhetsnivåerna.
Georgios Karatzaferis
(EL) Herr talman! Naturligtvis tog Europeiska rådet inte bara upp klimatfrågan. Det var i rätt riktning. Vi européer kommer att få dras med våndan och kostnaderna. Om vi inte får Förenta staterna, Kina och Indien med oss är det detsamma som att tillverka sin egen bil och betala en massa pengar för det, samtidigt som grannen åker runt med ett trasigt avgassystem. Vad försöker vi göra? Gräva ett hål i en damm? Vi behöver därför ett nytt Kyotoavtal som undertecknas av dessa tre länder, vilka tillsammans står för hälften av befolkningen och 65 procent av energin. Det är en fråga som vi måste bedöma på detta sätt.
Å andra sidan talar vi om utveckling när det gäller ekonomi, arbete och sociala frågor. Jag förstår inte. Vilka sociala klasser är det vi talar om? Om de som efter Lissabon bytte in sin BMW mot en Mercedes? Det finns 100 miljoner européer som lever under fattigdomsgränsen. Vad gör vi för dem? Vad kommer vi att göra? De är de outnyttjade medborgarna. Det är dessa som kommer att blockera varje folkomröstning vi kan behöva senare om konstitutionen. Låt oss därför titta på de fattiga och inte bara hålla oss till ivriga idéer och ord som till slut inte övertygar någon.
Antonio Tajani
(IT) Herr talman, mina damer och herrar! Det här var ett positivt möte i Europeiska rådet eftersom det ägnades åt de viktigaste problemen som drabbar våra medborgare. I en tid av globalisering behöver våra folk alltmer ett EU som på ett tillfredsställande sätt kan ta upp den fråga som medlemsstaterna inte längre har möjlighet att svara på.
Endast Europeiska unionen kan ta upp stora frågor som klimatförändringarna, kampen mot terrorism och organiserad brottslighet, invandring, energisäkerhet, inbegripet vitalisering av kärnenergin, arbetslöshet, och hur man ska hantera de stora nya ekonomiska handelsmakterna i östra Asien, för att inte tala om fred i Medelhavsområdet och Mellanöstern. Vi behöver därför ett nytt konstitutionsfördrag som slår fast våra befogenheter och möjligheter att vidta åtgärder.
Jag instämmer därför i förslaget att åstadkomma en text som bevarar innebörden och införlivar värderingarna i det dokument som undertecknades i Rom och sedan förkastades i Frankrike och Nederländerna. En text som hänvisar till de judiska och kristna rötterna som ger näring åt unionens åtgärder och är koncentrerade på den enskildes och medborgarens rättigheter.
Herr Steinmeier! Jag vill gärna lämna ett konkret förslag till det tyska ordförandeskapet, som jag verkligen vädjar till. Under de kommande månaderna föreslår jag att medlemsstaterna, tillsammans med parlamentet och kommissionen, inleder en stor mediekampanj för att berätta för folk vad Europeiska unionen verkligen är, för att få dem att inse att unionen inte bara är den kostsamma, besvärliga byråkratin i Bryssel utan en institution som representerar förvissningen om en bättre framtid för en halv miljard människor, något som också framgick under toppmötet den 8 och 9 mars.
Harlem Désir
(FR) Herr talman, herr rådsordförande, herr kommissionsledamot! I sina debatter och slutsatser om Lissabonstrategin har rådet nu även inriktat sig på de sociala frågorna.
Jag välkomnar detta, och i linje med det ni båda sa tror jag att stats- och regeringscheferna blir medvetna om att vi inte kommer att kunna vinna tillbaka medborgarnas förtroende om vi inte visar att EU försöker skydda den europeiska sociala modellen. I slutsatserna anges därför behovet av att inte bara skapa fler arbetstillfällen och bibehålla tillväxten utan även att garantera jobbens kvalitet, arbetsvillkoren, arbetstagarnas delaktighet och kombinationen av yrkes- och familjeliv. Detta kräver två kommentarer.
Den första är att om vi inte vill att detta nya sociala synsätt ska förbli ouppmärksammat måste det åtföljas av en handlingsplan, av en nylansering av den europeiska sociala agendan och kanske även av ett råd som är engagerat i genomförandet av dessa sociala målsättningar - som det senaste var i energimålsättningar och frågor om förnybar energi. Mätbara målsättningar bör ställas upp, exempelvis inom de områden som fastställts som mål i Lissabonstrategin: sysselsättning för ungdomar, arbetstillfällen för dem över 50 och tillgång till livslångt lärande. Medlemsstaterna bör förmås att skaffa sig resurser för att åstadkomma resultat, exempelvis genom att utbyta bästa tillämpningar och genom att se till att de som inte fullföljer det straffas. Vi bör dessutom frigöra ett antal texter som bromsas av samma råd som är ansvarigt för att stärka unionens sociala dimension: arbetstidsdirektivet, översynen av direktivet om europeiska företagsråd och direktivet om tillfälligt arbete.
Min andra kommentar är att det måste finnas en linje mellan detta nya fokus på unionens sociala dimension och den politik som bedrivs inom andra områden. Är skyddet av den sociala modellen helt i linje med vår önskan att fullständigt avreglera postsektorn, tillsammans med el- och gassektorerna? Kan vi ge oss på dessa offentliga sektorer enbart ur perspektivet med en inre marknad? Ger avregleringen oss garantier när det gäller offentlig service, service till alla territorier och kontroll av avgifter? Jag tror att vi även i detta fall måste föreslå en ny balans. Därför kräver den socialdemokratiska gruppen i Europaparlamentet att vi ska titta på ett förslag till ramdirektiv för tjänster i allmänhetens intresse.
Bronisław Geremek
- (PL) Herr talman, herr rådsordförande, herr kommissionsledamot! Tillåt mig att påpeka att det senaste mötet under det tyska ordförandeskapet inte bara är ett exempel på effektiva åtgärder utan också på hur man kan kombinera värderingar, eller trohet mot värderingar, med en pragmatisk politik.
EU betyder frihet, solidaritet och innovation - mål som vår energipolitik också bör sträva mot. Solidaritet när det gäller energi kommer och kan vara till nytta för friheten. Hur kan innovation kombineras med solidaritet när det gäller energipolitik? Jag vill påpeka att de länder som nyligen blev medlemmar i EU efter en lång separationsperiod är fattiga länder som inte har möjlighet att genomföra 3 x 20-programmet. Genomförandet av programmet kan därför snart öka den inre splittringen.
Jag vädjar till kommissionsledamot Verheugen att inte glömma att gemenskapens politik bör vara till nytta för gemenskapens mål.
Zbigniew Zaleski
(PL) Herr talman! Toppmötet utgör ytterligare ett steg framåt i byggandet av EU. För att undvika att bli alltför säker låt oss emellertid ta en mer kritisk titt på det status quo som råder inom utvalda områden. BNP på 3 procent för forskning i Lissabonstrategin som ändå är en förbättring kommer inte att vara tillräckligt för att vi ska hålla jämna steg med Förenta staterna. Vi har fortfarande lång väg att gå innan Europas intellektuella potential utnyttjas fullt ut.
När det gäller energipolitiken bör målet att bemöta 20 procent av vårt behov med hjälp av förnybar energi, och utnyttja gruvdrift inklusive kolgruvor, inte göra att vi blundar för de nuvarande energiproblemen. I bilagan talas om en gemensam europeisk politik för samordning av medlemsstaterna. De senare bör emellertid inte agera på bekostnad av europeisk sammanhållning vilket vi nyligen har sett dem göra.
Den nuvarande situationen när det gäller gasleveranser från Ryssland - gaskriserna i Vitryssland och Ukraina - är ytterligare ett test för vår energipolitik och säkerhet som helhet, och vi bör se det som en lärdom i målsättningar, inte bara ett avbrott som försvinner. Ryssland har ingen lätt utmaning, men EU kan undvika att bli ett lätt byte under förutsättning att vi talar med en röst, vilket sällan är fallet. Förhoppningsvis kommer det här toppmötet att ändra på saker och ting.
Kommissionens åtgärder nyligen för att skydda miljön i Rospudafloddalen, samtidigt som ingen sådan omröstning ägde rum när det gällde att bygga en pipeline för gas under Östersjön, visar hur selektiva, osammanhängande och inkonsekventa dessa åtgärder är. Vi ser floder av tårar när en ros torkar ut eller när vår skog brinner, samtidigt som strategiska händelser förbigås med tystnad och vi i stället fokuserar på petitesser.
Avslutningsvis vill jag nämna EU:s största svaghet, nämligen den fortsatta bristen på solidaritet på regeringsnivå och nationell nivå. Det är en fråga inte så mycket om formella tillhandahållanden som att erkänna vårt gemensamma öde som är rotat i tradition, särskilt kristen tradition, och bygger på gemensamma mål som hela tiden behöver definieras. För närvarande är energifrågan ett test på europeisk solidaritet, och denna solidaritet kommer att stärka Europas framtida utveckling.
Gianni Pittella
(IT) Herr talman, mina damer och herrar! Efter detta senaste möte i Europeiska rådet kan vi ärligt säga att det här är det Europa vi vill ha: ett Europa av valmöjligheter och framsynthet, ett Europa som tar hand om sina intressen och framhäver sin roll i världen. Det var en välbehövlig, om än oväntad, slutspurt men verkligen en välkommen sådan. Det är inte första gången som vi har varit på väg att rulla bakåt men tagit oss upp igen genom att verkligen satsa: vi gjorde så när det gällde tullunionen, den gemensamma marknaden och euron. I dag gör vi det med energin och kampen mot klimatförändringarna. Vi får inte sluta nu. Det skulle vara ett oförlåtligt självmål.
Kommissionen måste sköta sin del genom att omvandla rådets beslut till lagstiftningsförslag som parlamentet kan arbeta med på djupet. Rådet bör bedöma nationella planer på majoritetsbasis. Vi får framför allt inte stanna upp på vägen mot ett politiskt Europa. Precis som Italiens president Giorgio Napolitano sa här i kammaren under det senaste sammanträdet så är konstitutionen inte bara ett infall, en nyck eller en utsmyckning. Utan nya regler, en rättslig personlighet, en politisk och social själ och stadgan om de grundläggande rättigheterna riskerar EU att förfalla igen.
Det är anledningen till att vi oroligt inväntar uttalandet den 25 mars. Angela Merkel sa i går att uttalandet inte kommer att handla om Gud och det är OK, eftersom Gud bevarar alla som är uppriktigt katolska eller kristna i sitt hjärta. Men konstitutionen måste ändå nämnas i uttalandet. Efter förra veckans framgångar skulle det vara en besvikelse om vi åstadkom ett vagt uttalande som inte talar om EU:s framgångar eller nämner de stora framstegen de senaste 50 åren eller framför allt inte skissar upp detta stora mål för den europeiska konstitutionen.
Anneli Jäätteenmäki
(FI) Herr talman! Jag ska använda min tilldelade tid till att diskutera Berlinförklaringen. För det första är det 50-åriga partnerskapet mellan Europas stater en anledning att fira. Partnerskapet har gett resultat, även om det naturligtvis finns områden där vi är missnöjda.
Tyskland har utarbetat en särskild förklaring tillfället till ära. Tyvärr utarbetades den bakom stängda dörrar. När våra gruppordförande talade i förmiddags var de tvungna att erkänna att de inte hade sett texten. Det säger mycket om EU:s nuvarande tillstånd, öppenheten och det interinstitutionella samarbetet inom EU.
Förklaringen får bara ha ett syfte: den måste tydligt och kortfattat ange varför vi kommer att behöva samarbete inom EU det här årtusendet. Med andra ord måste den tydligt definiera vilka våra gemensamma mål i EU är.
Markus Ferber
(DE) Herr talman, herr rådsordförande, herr vice kommissionsordförande, mina damer och herrar! Jag vill först av allt säga hur förvånad jag är över intensiteten och den höga nivån på många av diskussionerna om att uppnå en verklig minskning av CO2-utsläppen. I min medlemsstat får jag intrycket att klimatkatastrofen skulle kunna kontrolleras om vi körde lite saktare, ersatte våra glödlampor och planterade träd varje gång vi reste på semester till Afrika. Att ge människor det intrycket är att göra dem besvikna.
Vi måste absolut titta mycket noga på när utsläppen av CO2 är störst. Det är när elektricitet framställs. Vi måste därför fundera över hur vi kan minska de största susläppen av CO2. Det är intressant att se att ordföranden i det tyska SPD nu också reser runt i landet som en vetenskaplig expert och beräknar hur mycket CO2 som släpps ut vid kärnkraftsproduktion. Han borde överlåta det åt en fysiker som den tyska förbundskanslern. Då skulle vi vara på rätt spår.
Den första fråga som vi måste beakta är därför hur vi också kan sätta upp mål för energiproduktionen när det gäller biltransporter. Hur många gram CO2 bör det vara tillåtet att släppa ut per kilowattimme? Då kommer vi att vara på rätt spår och först då kan vi ta hänsyn till ytterligare åtgärder. Jag betonar att vi måste fundera över den roll som kärnenergin ska spela under de kommande åren och decennierna. Här är det viktigt för oss som européer att diskutera kärnenergin objektivt och fritt från ideologier, och minnas det ansvar vi har, och på så sätt också bidra till att göra det möjligt att bedriva den här debatten objektivt i medlemsstaterna.
Adrian Severin
(EN) Herr talman! Energisäkerhet och hanteringen av klimatförändringen är de två mest dramatiska utmaningarna i vår tid. Genom att angripa dessa frågor på ett djärvt och allsidigt sätt har Europeiska rådet erkänt att globala utmaningar kräver globala svar och att gränsöverskridande hot kräver gränsöverskridande åtgärder. Detta är frågor som gäller vanliga människor, och genom att ta itu med dem sänder rådet ut budskapet att EU är lyhört för europeiska medborgares förväntningar och motiverar på så sätt deras lojalitet gentemot EU:s institutioner. Detta är dock bara toppen av ett isberg. En gemensam energimarknad kräver att energipolitiken blir en gemenskapsfråga, vilket borde omfatta eller kopplas samman med en gemensam ansträngning för teknisk utveckling liksom samordnade riktlinjer för investeringar, sysselsättning och tillväxt.
Den politiska vilja som har uttryckts i vår kommer varken att bli hållbar eller effektiv utan en rättslig grund på EU-nivå. En gemensam politik kräver också en särskild budget, och man måste säkra medel för att finansiera den, eventuellt genom att beskatta vissa energiaffärer och genom att skapa egna finansiella resurser inom EU. Utformningen av EU:s strategier för utvidgning, grannskapspolitik och utveckling måste följa det sätt som våra utländska partner - grannar eller inte - samarbetar på för att främja europeiska energi- och miljöstrategier. Å andra sidan måste de bilaterala avtalen mellan EU-medlemsstater och tredjeländer på energiområdet utformas så att de gynnar förstärkningen av vår gemensamma energistrategi.
I vår har Europeiska rådet bevisat att det finns ett ljus i slutet av tunneln. Det återstår att bevisa för Berlintoppmötet att det finns en tunnel som leder fram till det ljuset.
Elizabeth Lynne
(EN) Herr talman! Det gläder mig att rådet har enats om att den administrativa börda som EU-lagstiftningen ger upphov till ska minskas med 25 procent senast 2012, som en annan talare påpekade.
Jag välkomnar också att rådet har efterlyst en oberoende expertgrupp för rådgivning om bättre lagstiftning. Detta är mycket viktigt. Jag skulle dock vilja gå ännu längre och låta oberoende konsekvensanalyser vara ett naturligt inslag vid all lagstiftning.
På sysselsättningsområdet bör lagstiftning genomföras på EU-nivå endast om detta inte kan göras på lokal eller nationell nivå. En genomsnittlig småföretagare lägger redan ned omkring 28 timmar per månad på att fylla i blanketter till följd av lagstiftning. Lagstiftning om hälsa och säkerhet bör utvecklas endast om det av medicinska och vetenskapliga bevis framgår att det behövs, som i fallet med ändringen av direktiv 2000/54/EG om biologiska agens, för att skydda arbetstagare i sjukvården från att skadas av nålstick.
Othmar Karas
(DE) Herrar ordförande, mina damer och herrar! Det första steget har tagits i riktning mot en gemensam politik för energi- och klimatskydd och inget tomt skryt har förekommit: det välkomnar vi. Sammanhanget för politiska beslut har förbättrats, men vi befinner oss fortfarande långt ifrån vår målsättning. De flesta svårigheterna har vi ännu inte sett. Den första handlar om att fullt ut integrera de överenskomna målsättningarna i programmen för tillväxt, sysselsättning och konkurrenskraft och vid behov ändra dem. Klimat- och energipolitiken måste stärka Lissabonstrategin, inte förminska den.
För det andra kommer det att ta tid för de specifika europeiska programmen, projekten och åtgärderna att läggas fram och för de nödvändiga åtgärdsplanerna som bör vara öppna för granskning att utarbetas. Alla behöver veta vem som gör vad, när och hur, så att vi kan uppnå våra gemensamma mål. Det är grundläggande, för även om mål som sätts upp vid toppmöten inger hopp är det enbart påtagliga resultat som åstadkommer förtroende. Jag vill därför att en årsrapport lämnas från medlemsstaterna till de nationella parlamenten och från kommissionen till Europaparlamentet om resultatet av genomförandet.
För det tredje: när kommer vi att få det nödvändiga forskningsprogrammet, de nödvändiga stödinitiativen och den energibesparande färdplanen från kommissionen och de nationella regeringarna? Vi behöver fortfarande visa vad vi duger till både internt och internationellt. Vi har ännu inte gjort det. Som Katarina av Siena en gång sa är det inte början som belönas, utan enbart uthålligheten.
Riitta Myller
(FI) Herr talman! Vi bör vara nöjda med att Europeiska unionen har tagit ett viktigt steg för att skydda livet på jorden och har bekräftat sitt globala ledarskap i kampen mot klimatförändringarna.
När vi nu är överens om målsättningarna och engagemanget behöver vi titta närmare på hur vi ska genomföra målen. Det var nödvändigt att åta sig att använda förnybara energikällor för att tillfredsställa våra framtida energibehov. Många förnybara källor är emellertid fortfarande i utvecklingsstadiet, och samtidigt väntar en hel del energieffektiva tillämpningar bara på att införas. Medlemsstaterna har nu ett arbete att utföra och vi behöver vi göra stora investeringar i energieffektivitet.
Biobränsle och bioenergi behöver också utvecklas även om vi samtidigt måste se till att miljövänligheten för sådana energikällors hela livscykel också beaktas på global nivå, vilket har sagts här. För detta behöver vi ett certifieringssystem som fungerar som en guide för de rätta produktionsmetoderna.
På det hela taget har vi som européer möjlighet att bli ledande inom energiteknik. Som kommissionsledamot Verheugen sa behöver vi svar från näringslivet på frågan om vad som är möjligt. För det är mycket som är möjligt.
Françoise Grossetête
(FR) Herr talman! Kommissionsledamoten för miljöfrågor, Stavros Dimas, talade i slutet av toppmötet om revolutionerande beslut. Jag önskar att jag kunde instämma i hans entusiasm men mitt i denna kör av lovsång måste jag ge röst åt min skepticism.
Politiken om klimatförändringar har äntligen införlivats i EU:s ekonomiska politik. Det är bra. Jag minns emellertid Lissabontoppmötet i mars 2000 då Europeiska unionen satte upp som mål att bli världens mest konkurrenskraftiga kunskapsbaserade ekonomi senast 2010. Efter fem år har vi sett det medelmåttiga resultatet av detta. Jag skulle inte vilja att det här toppmötet blir ännu en fars och en stor besvikelse.
Jag välkomnar utvecklingen av förnybara energikällor men de är bara en del av lösningen på problemet med den globala uppvärmningen. Vi måste tänka i termer av energieffektivitet och isolering av byggnader. Vindenergin behöver utvecklas men dess inverkan är mycket begränsad och vi kan inte vara beroende av den: det blir ingen el när vinden är för svag eller när den är för stark. Solenergin behöver också utvecklas, men vi har inte tillräckligt med affärsmän som är utbildade inom dessa nya tekniker.
Jag beklagar rådets alltför stora försiktighet när man motvilligt erkänner att kärnkraft är en effektiv lösning när det gäller att minska utsläppen av växthusgaser. Angela Merkel vill att Europeiska unionen ska vara pionjär i kampen mot den globala uppvärmningen. Alla instämmer, men det här är ett fullständigt hycklande när vi vet att vissa medlemsstater, som i dag är emot kärnkraften, köper energi från denna källa när deras ekonomiers överlevnad är beroende av den. Det är också hyckleri att Angela Merkel vill bekämpa koldioxidutsläpp när hon samtidigt vill förbättra sin politik för att el ska produceras av koleldade värmekraftverk, när vi vet vilka katastrofala effekter detta har på miljön. Det är också hyckleri att Tyskland, som inte längre vill ha kärnkraft på sitt territorium, säljer sin kärnkraftverksteknik till Kina. Slutligen är det ett hyckleri, herr kommissionsledamot, att ni förväntar er att industrin ska anstränga sig när det tyska ordförandeskapet skyddar bilar med stora motorer som förbrukar alldeles för mycket energi och släpper ut alldeles för mycket CO2.
Jag instämmer i slutsatserna från toppmötet, men vissa ord måste omvandlas till handlingar, för det kommer att ta trettio år innan dagens åtgärder ger resultat. Europeiska unionen måste återvinna sitt inflytande och införa grön diplomati.
Marek Siwiec
- (PL) Herr talman! Det var länge sedan vi var så eniga om ett toppmöte inom Europeiska unionen. Det har prisats av nationella ledare och även här i kammaren. Men frågan kräver en naturlig försiktighet: vad har hänt politiskt? Hur har det varit möjligt att efter så många månader äntligen nå en framgång som vi alla kan glädjas åt?
Svaret är att det fanns en stor längtan efter framgång och ett stort behov av att visa på enighet. Det måste emellertid tydligt slås fast att toppmötet den 8 mars faktiskt föregår en mycket viktig debatt om konstitutionen. I skuggan av toppmötets framgång lurar en oavslutad debatt. Det återstående dilemmat från det tidigare toppmötet om vad Europeiska unionen bör vara förblir olöst trots den framgång som uppnåtts.
Vi bör därför fråga oss om den överenskommelse som uppnåtts på energiområdet har gett energi och mod till alla som vill fatta det svåra beslutet om framtidens Europa, eller om i stället motsatsen har skett? Eller kan det vara så, som många av Europas ledare säger, att om vi lyckades uppnå en överenskommelse med hjälp av gamla mekanismer kanske de inte behöver ersättas?
Jag varnar alla dem som utarbetar Berlinförklaringen och som förbereder konstitutionella lösningar att inte tillåta en situation där alla länder, eller de flesta, i verkligheten tänker annorlunda, samtidigt som alla säger samma sak och prisar framgångarna. Om det visar sig att detta toppmöte var Europeiska unionens sista framgång eftersom det bara har följts av problem, då kommer tråkigt nog alla stora ord som har sagts här i kammaren att visa sig vara meningslösa.
Malcolm Harbour
(EN) Herr talman! Rådet har fått mycket beröm, särskilt för energipaketet, men jag vill uppmärksamma en annan betydelsefull milstolpe, som är mycket viktig för mig personligen. Sedan jag kom till Europaparlamentet 1999 har jag regelbundet hållit anföranden efter Brysseltoppmötet och efterlyst att man ger högsta prioritet åt den inre marknaden och fullbordandet av denna. Tack, herr rådsordförande, för att ni inför detta som första åtgärd på första sidan i er kommuniké. Ännu viktigare är att rådet har bekräftat betydelsen av att fullborda den inre marknaden inom ramen för EU:s svar på globaliseringen, och det gläder mig verkligen.
Varför är då detta så viktigt? Jag hade förmånen att vara föredragande vid mötet om hela Lissabonagendan med nationella parlamentariker, där ni deltog, herr rådsordförande. Dessa parlamentariker talade om för oss att vi måste få ut detta budskap till våra väljare. Våra regeringar och premiärministrar hjälper dock inte till särskilt mycket med att förmedla detta budskap om den inre marknadens grundläggande betydelse. De sa samma sak om de fyra friheterna på den inre marknaden, och det har också nämnts här. Jag vill att ni, herr rådsordförande, går tillbaka till ministrarna och säger: ”Hjälp era parlamentariker att förmedla detta viktiga budskap till sina väljare”.
Låt mig också anknyta till två viktiga förslag som nämns här. Det ena är ett förslag som jag känner till väl, nämligen tjänstedirektivet. Det andra är det verkligt viktiga förslaget från Günter Verheugen om att ta itu med frågor om produktmarknader. Jag vill bara säga till rådets tjänstgörande ordförande att premiärministrarna borde åka hem från detta rådsmöte och be om dokumentation över alla de fall som väntar på avgörande i EG-domstolen, där enskilda länder bryter mot fördragen när det gäller den fria rörligheten för varor och tjänster. Allt de behöver göra är att ta itu med alla dessa fall. Det skulle kunna göras fram till nästa toppmöte, och det skulle innebära den största enskilda förbättringen av den inre marknaden utan att vi behöver lagstifta mer. Låt oss se handling, inte ord, i detta fall.
Talmannen
Tack så mycket, herr Harbour! Det är trevligt att se er visa engagemang och känslor.
Marianne Mikko
(ET) Förra veckan ägde ett epokgörande möte rum i rådet. Det europeiska energisystemet har kommit på efterkälken. Över 20 procent av generatorerna är över 30 år gamla och måste bytas ut. Det är ett historiskt tillfälle för Europa att göra sig av med gamla attityder som har format vår energipolitik fram till nu.
I stället för att ersätta denna fysiskt gamla femtedel med omoderna men nya generatorer, hade vi under det tyska ordförandeskapet modet att ersätta den med förnybar energi. Ännu mer än detta gillar jag idén med att ersätta energislöseri med energibesparing när det gäller konsumtion.
Energi och säkerhet går hand i hand. Varje kilowattimme som vi inte behöver köpa från odemokratiska regimer är ett bidrag till den globala säkerheten. Tyvärr visar det fortsatta politiska stödet för den planerade pipelinen för gas under Östersjön att man inte tagit lärdom av historien.
Vi bör inte uppmuntra Ryssland att fortsätta sin stalinistiska politik med inflytelseområden. Det kan låta som en hård bedömning, men pipelines för gas under Östersjön är som ett slag i ansiktet för Estland, det är som en Molotov-Ribbentrop-pakt under 2000-talet.
Europa behöver snarast en gemensam energipolitik och en konstitution. Inrättandet av en utrikesminister för Europeiska unionen kommer att innebära att överenskommelser bakom kulisserna för alltid hör till det förgångna i unionen.
Av det skälet tror jag att Tyskland, som nu innehar ordförandeskapet i EU och framgångsrikt har styrt detta råd, kommer att väcka liv i det här livsviktiga fördraget. Och Europeiska unionens medborgare kommer att se att det är bra och att det är i tredje årtusendets anda.
Josef Zieleniec
(CS) Herr talman! Det är bra för EU att rådet har antagit handlingsplanen för energi för 2007-2009. På så sätt har vi tagit de första stegen i riktning mot att upprätta en gemensam europeisk energipolitik - låt vara i urvattnad form.
Även om man vid toppmötet erkände att vi har en lång väg att gå om EU ska kunna uppnå en konkurrenskraftig och enhetlig inre energimarknad, misslyckades man att stödja den fullständiga bolagiseringen av ägandet av energibolagen som är en grundläggande faktor för att uppnå detta.
Fullständigt obegränsad integration i sektorn kommer att leda till framväxten av stora energikonglomerat som får enorm ekonomisk och politisk inverkan i alla länder. De kommer då att kunna påverka politiska frågor både på nationell och - vilket vi nyligen har blivit medvetna om - internationell nivå. Energisektorn är också mindre konkurrenskraftig och därmed mindre effektiv än den borde vara.
Säkerhetsrisken är också en farlig konsekvens av den här situationen. Om ryskt statskontrollerat ägande skulle göra inbrytningar i dessa stora och mäktiga företag skulle det vara en ekonomisk och framför allt politisk katastrof, särskilt för de nya medlemsstaterna i Central- och Östeuropa.
Bolagiseringen av energiföretagens ägande och antagandet av öppna marknadsregler i hela EU för alla, tillsammans med ett gemensamt synsätt bland EU-länder när det gäller extern energipolitik, skulle förbättra funktionen för energimarknaden, förbättra öppenheten i den interna politiken i de enskilda medlemsstaterna i EU och avsevärt minska riskerna med utrikes- och säkerhetspolitiken inte bara för enskilda medlemsstater utan även för unionen som helhet.
Frank-Walter Steinmeier
rådets tjänstgörande ordförande. (DE) Herr talman! Tack så mycket för er övervägande positiva bedömning av vårtoppmötet med stats- och regeringscheferna. Herr Lambsdorff! Till er vill jag säga att för mig och för den tyska regeringen är varken toppmötet eller de positiva kommentarerna ett skäl till belåtenhet. Jag är emellertid fortsatt övertygad om att ett visst förtroende ändå krävs för den återstående andra hälften av vårt ordförandeskap; det kommer åtminstone inte att göra någon skada. Eller för att uttrycka det annorlunda: i en tid när EU trots allt inte mår som bäst, eller låt oss säga stagnerar - när nu förnyelseprocessen har stannat av - bör den som gör det här jobbet utan ambition, utan vilja, utan tilltro till Europas förmåga att reformera och ändra inte ens fundera på att inleda ett sådant arbete överhuvudtaget, enligt min uppfattning.
Jag kan försäkra er att redan innan vårt ordförandeskap i rådet hade inletts och definitivt när det hade påbörjats fick jag hela tiden frågan, särskilt från journalister: hur tänker ni egentligen fullfölja det här programmet? Med tanke på det första toppmötet frågade de också: hur ska ni kunna lyckas nå en överenskommelse när medlemsstaterna står så långt ifrån varandra?
Jag tror inte att det är en så stor hemlighet. Ni känner alla till detta från ert arbete. Man behöver en mängd tålamod, särskilt med de samarbetspartner som tvivlar, som är tveksamma om vissa resultat. Man behöver den nödvändiga ambitionen och framför allt behöver man vara rättvis, särskilt mot dem som tycker det är betydligt svårare än andra att nå de överenskomna målen. Det fungerade vid det förra toppmötet. Nu ställs naturligtvis samma frågor om den 25 mars. Hur är det egentligen tänkt att fungera när det finns så olika tolkningar av Europeiska unionens historia, när förväntningarna om innehållet i Berlinförklaringen skiljer sig åt så mycket? Jag ska säga er att det kommer att ske på samma sätt.
Tidigare lyssnade vi tålmodigt och jag tror att vi vet mer eller mindre vilka förväntningar människorna har. Jag säger bara detta eftersom någon tidigare sa att resultatet då självfallet skulle bli mycket allmänt. Om vi lyckas åstadkomma en Berlinförklaring behöver denna framgång inte nödvändigtvis vara ett skäl till banalitet. Resultatet som växer fram kan också bli en bra Berlinförklaring. Om vi lyckas ta detta steg kommer det fortfarande inte att vara lösningen, men det kommer inte att vara slutet på vårt ordförandeskap heller, och inte heller slutet på våra ambitioner. Men det är ett viktigt andra steg i riktning mot lösningen som förhoppningsvis kommer att uppnås vid toppmötet i juni, när vi ska försöka lösa upp knuten som nu hindrar den europeiska förnyelseprocessen från att gå framåt. Jag kan försäkra er att när vi förbereder toppmötet i juni kommer vi att göra allt vi kan för att uppnå detta.
Jag skulle vilja göra några slutliga kommentarer om energi och klimat. Många medlemsländer har med rätta påpekat att toppmötet naturligtvis inte innebär att vårt arbete är avslutat. Allt jag kan göra är att bekräfta detta och säga: ja, ytterligare arbete behövs inom många områden. Jag har nämnt energiforskning, jag har nämnt stärkandet av våra energiförbindelser med tredjeländer, och naturligtvis gäller detta även för de ambitiösa målen för förnybar energi, herr Verheugen. De 20 procenten är nu vårt europeiska mål och vi har alltid sagt, även till världen utanför, att det nu är en fråga om att omvandla detta europeiska mål till nationella mål.
Herr Verheugen! Bortsett från att jag är övertygad om att vi kommer att uppnå detta tillsammans, vill jag säga att kommissionen och ordförandeskapet självklart diskuterade om vi skulle ha gått motsatt väg och först kommit överens om nationella mål och sedan satt upp ett europeiskt mål utifrån detta.
Både kommissionen och ordförandeskapet var emellertid övertygade om att vi sannolikt skulle ha diskuterat detta i ytterligare fem år och fortfarande inte ha kunnat identifiera ett gemensamt mål. Vi har därför kommit överens om detta synsätt. Det påpekades att vi européer trots allt inte kan rädda världens klimat på egen hand. Vi behöver hålla ett öga på hur energi- och klimatpolitiken utvecklas inom viktiga länder som Förenta staterna, Kina och Indien. Någon uttalade misstanken att detta var exakt det som vi inte skulle vara oroliga för. Jag vill bara säga att motsatsen är sann, och jag säger detta för Europa, för vår nationella tyska politik och framför allt för vårt ordförandeskap i G8.
På måndag kommer jag att vara i Washington och tillsammans med min amerikanska kollega öppna ett stort gemensamt evenemang med tyska och amerikanska företag, där vi kommer att diskutera hur vi kan stärka det transatlantiska partnerskapet inom teknik, särskilt när det gäller att spara energi. I samband med de satsningar som görs i Förenta staterna vill jag påpeka att under den federala nivån utförs redan ett exemplariskt arbete om klimat- och energipolitik i många amerikanska stater.
När det gäller Kina vill jag säga att vi har det inom synhåll. I anslutning till G8, både på toppmötesnivå och utrikesministernivå, kommer möten för att ”sträcka ut en hand” att hållas, dit inte bara Kina och Indien är inbjudna utan även Mexiko, Sydafrika och Brasilien, och vid båda mötena - både med utrikesministrarna och på toppmötesnivå - kommer frågan om energi och klimat att spela en central roll. Som ni ser bryr vi oss också om dem som inte ingår i Europeiska unionen.
Vi behöver visa att Europeiska unionen inte är ett historiskt seminarium utan en workshop om framtiden, såsom vi gjorde vid det senaste toppmötet, och här instämmer jag med Günther Verheugen. Vi har visat exempel på detta.
(Applåder)
Talmannen
Tack, herr rådsordförande. Efter det framgångsrika toppmötet i Bryssel behöver vi nu ett framgångsrikt resultat i form av Berlinförklaringen. Europaparlamentet kommer att göra allt det kan för att se till att vi blir framgångsrika tillsammans.
Günter Verheugen
kommissionens vice ordförande. (DE) Herr talman! Jag vill uttrycka en enda tanke, som snarare är en begäran.
Det finns en spänning mellan ekonomisk konkurrenskraft, hög social standard och skydd för miljön och här bör vi sluta att polariserande titta bakåt, och ställa ekonomi mot ekologi och ekologi mot ekonomi. Det är helt enkelt inte sant att människor är emot att skydda klimatet och miljön om de säger att vi också har ett ansvar för arbetstillfällena. Det är helt enkelt inte sant att om människor säger att vi behöver göra mer för att skydda miljön säger de också att de inte är intresserade av arbete.
Sanningen är att vi definitivt nu har lärt oss att vi kan koppla ihop de två. Sanningen är att den europeiska industrin som är världsledande på detta område - inte bara när det gäller miljöteknik, utan även miljövänliga produkter och tjänster - sannolikt kommer att skapa arbetstillfällen för människor och ge dem en framtid.
Det är vad allt detta handlar om - och det är den övertygelsen som kommissionens politik bygger på: solidaritet med den generation som lever i dag, som vill leva och ha arbete i dag, och solidaritet med kommande generationer, som vill ha en jord där de kan leva, motsäger inte varandra. Det är precis det vi vill visa med den här politiken!
Talmannen
Debatten är härmed avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum om några minuter.
Skriftliga förklaringar (artikel 142)
Ilda Figueiredo
skriftlig. - (PT) Vid Europeiska rådets möte bekräftades på nytt ståndpunkterna i den så kallade Lissabonstrategin med avregleringar och privatiseringar, arbetsflexibilitet och den planerade attacken mot arbetarnas rättigheter, och i anslutning till denna vill jag betona det aviserade meddelandet om flexicurity.
I slutsatserna från rådet står det tydligt: ”För att de kommande tre åren med en förnyad Lissabonstrategi ska kunna utarbetas uppmanar Europeiska rådet kommissionen att lägga fram en rapport i halvtid under hösten 2007 med tanke på dess förslag om integrerade riktlinjer för tillväxt och sysselsättning (2008-2011). Europeiska rådet uppmanar dessutom medlemsstaterna att i tid lägga fram sina nationella rapporter om genomförandet av de nationella reformprogrammen.”
Med andra ord bibehålls påtryckningarna att fortsätta med privatisering och attacker mot arbetarnas rättigheter.
Det finns ingen information om den så kallade europeiska konstitutionen, även om vi vet att påtryckningarna fortsätter för att det ska bli en regeringskonferens under det portugisiska ordförandeskapet. Rådet har därför på nytt upprepat sitt underförstådda stöd till planerna på en konstitutionell konsolidering av denna nyliberalism, som åtföljs av en centralisering av makten, federalism och militarism.
Gyula Hegyi
skriftlig. - (HU) Under de senaste månaderna har alltfler människor i Ungern också oroats över de globala klimatförändringarna. Många inser fortfarande inte kärnan i detta begrepp medan andra förnekar att det kan vara resultatet av mänsklig verksamhet. Fler och fler människor inser emellertid att vår civilisations nuvarande vanor, våra transporter och vår konsumtion är ohälsosam. Framsteg är inte hållbart eftersom det inte finns tillräckliga naturresurser för att tillfredsställa vår nuvarande efterfrågan, samtidigt som gasutsläpp och avfall leder till miljöföroreningar som inte går att åtgärda. Det tyska ordförandeskapet har med rätta erkänt behovet av åtgärder för att minska takten i klimatförändringarna. Att öka andelen hållbara energikällor inom den totala europeiska energimixen är lovvärt. Det skulle emellertid vara ett allvarligt misstag att glömma att den globala klimatförändringen inte är den enda källan till miljöhoten. Luftföroreningar, närvaron av cancerogena ämnen i vårt dagliga liv, överanvändning av insektsmedel och bekämpningsmedel, utrotning av vissa djur- och växtarter och den ökande mängden avfall är alla hot mot vår framtid och mot en hållbar utveckling. Om vi vill ha en mer mänsklig framtid för oss och för våra ättlingar måste vi vidta åtgärder för en miljövänlig, hälsosam och hållbar framtid.
Magda Kósáné Kovács
Vi ledamöter i den socialdemokratiska gruppen är glada över att stats- och regeringscheferna vid mötet i mars erkände de första resultaten av den förnyade Lissabonstrategin. Huvudresultatet var ekonomisk tillväxt i kombination med minskad arbetslöshet. Vi är särskilt glada över att nio medlemsstater, däribland Ungern, åstadkom en stark utveckling av denna positiva trend genom att underteckna förklaringen som förespråkar ytterligare utveckling av det sociala Europa och främjande av dess roll.
Reformer är grundläggande för att göra det mesta av de positiva aspekterna av globaliseringen, för innovation, för ekonomisk omstrukturering liksom för ytterligare framsteg för EU:s politik. Vårt gemensamma mål är att åstadkomma välfärd för Europas medborgare och att öka deras tilltro. Vägen mot detta mål går via ökad sysselsättning, förbättrad yrkesskicklighet och skydd av sociala rättigheter. Dessa unika europeiska traditioner innebär emellertid inte att befintliga legala strukturer konserveras utan att europeiska principer bevaras.
När det gäller sysselsättningen är det viktigt att flexibiliteten åtföljs av säkerhet. De relevanta förordningarna måste ändras så att vi kan erbjuda framtida arbetstagare inte bara lämpliga löner utan även användbar kunskap. Samtidigt måste vi överge barriärer som i onödan hämmar affärerna i deras arbete för att möta globaliseringens efterfrågan. På vägen mot att omsätta begreppet flexicurity i praktiken måste vi vara säkra på att detta verkligen innebär praktiska fördelar och garantier för de anställda. Vi socialister måste vara särskilt uppmärksamma på detta på alla stadier av reformen av arbetarnas rättigheter.
David Martin
skriftlig. - (EN) Jag välkomnar kommissionens uttalande med ambitiösa mål om en minskning av koldioxidutsläppen med 20 procent senast 2020 och om en ökad användning av förnybara energiformer. Klimatförändringen är en global fråga, och vi måste arbeta tillsammans för att minska den globala uppvärmningen, inte bara i Europa utan också tillsammans med Nordamerika och Asien. Jag anser att dessa mål kan uppnås, men de måste kontrolleras regelbundet. Jag tror att det bästa sättet att göra det är genom noggrann tillsyn och årlig rapportering. Medlemsstaterna måste också vara ansvariga för att utarbeta detaljerade åtgärdsplaner för hur de ska uppfylla dessa mål.
Péter Olajos
Efter att som ungersk parlamentsledamot ha tittat på rekordet från förra veckans vårtoppmöte noterar jag sorgset att den ungerska regeringen - som i sina reklamkampanjer gärna kallar sig framstegsvänlig - ännu en gång har gett prov på kortsiktig provinsialism. I detta fall är deras inställning emellertid till skada inte bara för Ungern utan även för hela Europeiska unionen.
Det framgår av uttalandet från premiärminister Ferenc Gyurcsány i Bryssel att den ungerska regeringen bidrog med sin röst för att dämpa målsättningarna som ställts upp för klimat- och energipolitiken. Det finns verkligen ingen anledning att slå fast andelen förnybar energi till 20 procent av EU:s totala energiförbrukning före år 2020 om det inte är tvingande för alla medlemsstater. På det här sättet kan stater som har ett bra resultat kompensera för svaga eller lata stater som underpresterar. Tyvärr är detta vad den ungerska regeringen också kämpar för.
Jag är övertygad om att det krävs ett internationellt samarbete för att effekterna av den globala klimatförändringen framgångsrikt ska kunna minskas. Detta samarbete ser emellertid ut att bli ganska besvärligt.
Ändå kan Europa som politisk aktör ta ledningen i den här processen. Men hur kan EU föregå med gott exempel för hela världen om ett fåtal små medlemsstater kan ta loven av samarbetet även inom EU?
Ingen europeisk stat kan glädja sig över att de i stället för att vidta åtgärder knappast behöver göra något alls.
På så sätt vinner de ingen tid utan missar snarare en möjlighet. En möjlighet till ett modernt, konkurrenskraftigt EU.
Tack.
Athanasios Pafilis
skriftlig. - (EL) De beslut som Europeiska rådet fattade i mars är ytterligare ett obestridligt bevis på ΕU:s funktion som en mekanism för att främja kapitalets beslut. I stället för att agera för att skydda miljön, vidtar man åtgärder för att skydda företagen och stärka monopolen.
Kapitalets ödeläggande exploatering av naturtillgångarna är den främsta orsaken till de kraftiga klimatförändringarna och den överhängande risken för miljöförstöring av vår planet. Men i stället för att vidta slagkraftiga åtgärder för att åtminstone begränsa monopolens ansvarsfrihet väljer man att öka konkurrensen inom el- och naturgasmarknaderna, avreglera energimarknaden och överlämna hela den strategiska sektorn för produktion, överföring och distribution av energi till den privata sektorn.
Center/höger- och center/vänster-regeringar har enhälligt förbundit sig att påskynda genomförandet av den gräsrotsfientliga Lissabonstrategin. Deras målsättning är att kommersialisera områdena utbildning och hälsa och att angripa försäkringskassorna och arbetarnas pensioner, löner och sociala rättigheter. Samtidigt driver man på införandet av strängare arbetstagarfientliga åtgärder, arbetsmarknadens ”anpassningsförmåga” och ”flexicurity” i syfte att hålla nere arbetskostnaderna och på så sätt öka det euroenande kapitalets lönsamhet.
Det grekiska kommunistpartiet kämpar mot dessa beslut, betonar vikten av rimliga krav och kämpar tillsammans med arbetarna för att tillgodose gräsrotsklassernas moderna behov.
Richard Seeber
skriftlig. - (DE) Det är helt korrekt att beskriva resultatet av EU-toppmötet som ett viktigt steg i rätt riktning. För vår egen och våra barns framtid är det oerhört viktigt att vi med alla medel bekämpar en genomsnittlig temperaturökning på mer än två grader Celsius. Därför var det nödvändigt att sätta upp mål om att 20 procent av vår energi ska vara förnybar och att koldioxidutsläppen inom EU ska minska med 20 procent senast 2020. Jag välkomnar särskilt det faktum att våra stats- eller regeringschefer nu har lyckats nå ett sådant beslut.
Jag är medveten om att dessa åtgärder bara är början och att vi måste göra mer för att säkerställa ett bestående och hållbart klimatskydd, vilket jag tror att mina kolleger håller med om. För det krävs naturligtvis att den övergripande strategin är balanserad. Jag är dock övertygad om att nya och strängare miljönormer inte blir ekonomiskt ofördelaktiga för EU, utan att EU tvärtom kommer att bli världsledande när det gäller ny teknik. På så sätt gynnar vi miljön och tryggar samtidigt högkvalitativa arbetstillfällen inom EU för lång tid framöver.
Jag uppmanar också till förnyade insatser för att övertyga de länder som förorenar mest, bland andra Förenta staterna och Kina, om vikten av att skydda klimatet, eftersom vi måste samarbeta för att nå varaktiga framgångar.
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9. EK-Cariforum partnerségi megállapodás (szavazás)
Ignasi Guardans Cambó
- Elnök asszony, ami a 22. bekezdés után beszúrandó 13. módosítást illeti, szeretném, ha ez a módosítás nem az eredeti szöveg helyébe lépne, hanem kiegészítené azt. Ezzel a feltétellel támogatni tudnánk.
Valójában, ha megengedik, majdnem minden olyan jelentésben, amelyről szavazunk, ugyanez a módosítás és pontosan ugyanez a csoportomtól származó javaslat vonatkozna egy-egy módosításra. Nem tudom, felolvashatom-e ezeknek a módosításoknak a felsorolását, vagy azt kérik, hogy minden egyes alkalommal újra felálljak pontosan ugyanezzel a kéréssel. Ön dönt.
Elnök
Guardans Cambó úr, ezt most kísérleti példánynak fogjuk tekinteni. Meg kell kérdeznem azokat, akik a módosítást javasolták, hogy egyetértenek-e az Ön kiegészítésével.
Caroline Lucas
-Elnök asszony, a válasz igen.
(A szóbeli módosítást elfogadják)
- A 2. módosításra vonatkozó szavazás előtt
Ignasi Guardans Cambó
- Elnök asszony, volna itt egy szóbeli módosítás a 2. módosításhoz, nevezetesen az, hogy az utolsó mondatot a pontosság kedvéért törölni kellene, mert már nem helytálló. A törlendő mondat a következő lenne: "úgy véli, hogy a nyomon követésnek az egyes ideiglenes gazdasági partnerségi megállapodások elfogadása után kell megkezdődnie.” Ez erre az esetre nem vonatkozik. Itt végleges, nem pedig ideiglenes gazdasági partnerségi megállapodásról van szó, ezért a tényszerűség érdekében szeretnénk törölni ezt a mondatot.
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Programmet Erasmus Mundus (2009-2013) (forhandling)
Formanden
Næste punkt på dagsordenen er betænkning af De Sarnez for Kultur- og Uddannelsesudvalget om forlag til Europa-Parlamentets og Rådets afgørelse om oprettelse af et program, der skal højne kvaliteten af de videregående uddannelser og fremme den mellemfolkelige forståelse gennem samarbejde med tredjelande (Erasmus Mundus) (2009-2013. - C6-0228/2007 - 2007/0145)COD)]
Marielle De Sarnez
ordfører. - (FR) Hr. formand! I aften drøfter vi Erasmus Mundus-programmet 2009-2013, som vi endelig er nået til enighed om med Rådet. Det er derfor muligt for programmet at træde i kraft i januar 2009 og dermed gavne de studerende, der starter fra begyndelsen af det akademiske år i september. I den forbindelse vil jeg gerne takke alle mine kolleger, der var ordførere for udtalelser i Udvalget om Beskæftigelse og Sociale Anliggender, Udvalget om Kvinders Rettigheder og Ligestilling, Budgetudvalget, Udviklingsudvalget og Udenrigsudvalget samt mine kolleger i Kultur- og Uddannelsesudvalget. Jeg vil selvfølgelig også gerne takke Kommissionen. Jeg vil også gerne takke formanden for Erasmus Mundus-samarbejdet og de forvaltningsorganer, der har været i stand at hjælpe os med deres ekspertviden og først og fremmest deres erfaring.
Fem år, næsten på dato, efter vedtagelsen af Erasmus Mundus er det mig en glæde at præsentere Dem for dette andengenerationsprogram, der fortsat har til formål at fremme det høje niveau på europæiske videregående uddannelser, hvilket gør det muligt for de dygtigste studerende fra tredjelande og fra Europa at følge fælles programmer på et højt niveau på mindst tre universiteter og drage fordel af en modtagelse af høj kvalitet og af betragtelige stipendier.
Tallene for det forrige program taler for sig selv. Mellem 2004 og 2008 blev der valgt og godkendt 103 mastersuddannelser, mere end 6 000 studerende modtog Erasmus Mundus-stipendier, over tusind undervisere fra lande uden for EU kom til europæiske universiteter, og mere end 400 højere uddannelsesinstitutioner i og uden for Europa deltog.
Det nye program omfatter tre foranstaltninger. Den første åbner programmet for uddannelser på ph.d.-niveau og vil gøre det muligt for europæiske studerende at modtage stipendier, selv om de er på et lavere niveau. Den anden er udelukkende helliget partnerskaber med højere uddannelsesinstitutioner i tredjelande, og den tredje dækker den oplysningskampagne, der skal føres på den internationale scene. Budgettet er på 950 mio. EUR. Til sammenligning havde det første program et budget på kun 230 mio. EUR.
Parlamentet har foretaget nogle ekstremt vigtige forbedringer af programmet, og jeg vil gerne påpege disse for i en vis forstand at takke Dem. Den første forbedring er, at kriterierne for udvælgelse af studerende nu angår akademisk ekspertise, og det gælder også i forbindelse med partnerskaberne. For det andet vil kriterierne for den geografiske fordeling blive overholdt for at opnå så ligelig en repræsentation som muligt. For det tredje vil principperne om ligestilling mellem mænd og kvinder og ikkeforskelsbehandling blive fulgt. For det fjerde skal administrative hindringer, særligt i forbindelse med visa, fjernes. Medlemsstaterne skal træffe de nødvendige foranstaltninger til at lette udstedelsen af visa til studerende fra tredjelande, der flytter rundt mellem en række medlemsstater. Vi lægger særlig vægt på dette punkt, selv om det var lidt svært at finde en løsning i vores forhandlinger med Rådet.
Dernæst skal de studerende tilskyndes til at lære fremmedsprog på værtsuniversiteterne. Ph.d.-studier vil omfatte ophold ved institutioner i mindst tre forskellige europæiske lande. Dette vil give mulighed for et stort udvalg af forskningsemner og afhandlinger og give meget mere forskellige muligheder for mobilitet. Stipendierne bliver mere skræddersyede og vil tage studieafgiften og de anslåede studieudgifter i betragtning. Arbejdet er blevet foretaget i tæt samarbejde med Danmarks faste repræsentation og en ekspert i studieafgifter fra det danske undervisningsministerium, og det har gjort os i stand til at indgå et kompromis, der er acceptabelt for alle. Programmet vil tilskyndet til offentlig-private partnerskaber med universiteterne, og der vil være særlig fokus på problemet med hjerneflugt. Inden for rammerne af foranstaltning 2 målrettes og anvendes midlerne i overensstemmelse med målsætningerne for instrumenterne for udvikling og eksterne forbindelser. De oplysninger, der er tilgængelige på universiteterne, bliver mere overskuelige. Endelig vil den evalueringsrapport, der skal udarbejdes om to år, være mere detaljeret samt opdelt efter foranstaltninger og geografiske områder.
Min konklusion er, at Erasmus Mundus er et godt program, og i disse svære tider giver det et positivt billede af Europa. Jeg håber derfor, at Parlamentet vil vedtage det og dermed opfylde de ønsker, som mange studerende, akademikere og forskere i Europa og i resten af verden, har.
Ján Figel'
medlem af Kommissionen. - (SK) Hr. formand! Det glæder mig at være her, og jeg ønsker endnu en gang at takke for den meget store politiske støtte til uddannelsesdagsordenen, nemlig det nye Erasmus Mundus-program for de næste fem år. Det er en virkelig positiv bekræftelse på denne støtte at nå til enighed ved førstebehandlingen.
Jeg ønsker især at takke ordføreren, Mariella De Sarnez, men også Kultur- og Uddannelsesudvalget og andre udvalg, især Udenrigsudvalget og Udviklingsudvalget, som partnerne i et forstærket samarbejde.
Som ordføreren nævnte, er det et kvalitetsprogram i verdensklasse. Programmet har til formål at fremme mellemfolkelig forståelse og især også mellemfolkelige kontakter, og vi har efter oprettelsen af programmet over 100 europæiske fælles mastersprogrammer. Der er uddelt over 7 000 stipendier til studerende og akademikere. Og jeg tror, at vi med det forøgede budget, som blev nævnt - og endnu en gang tak til især Parlamentet og Rådet - vil være i stand til at opfylde den stigende efterspørgsel efter og store interesse for programmet. I programmets anden fase vil de eksisterende aktioner blive videreført, men der vil også være innovative strategier. Et af de nye elementer vil være en udvidelse af programmets anvendelsesområde til at omfatte ph.d.-studieprogrammer. Det betyder, at universiteter i tredjelande kan deltage i de fælles programmer. Programmet vil omfatte stipendier i hele studieforløbet til europæiske studerende med henblik på at følge fælles masters- og ph.d.-studieprogrammer.
Som vi allerede har nævnt, vil de eksterne Erasmus Mundus-vinduer eller samarbejdsvinduer være i samme hus eller under ét tag. Partnerskaber, der er finansieret under denne aktion, vil fortsætte. Med disse partnerskaber vil det være muligt at udveksle viden og studerende og universitetslærere på alle niveauer for højere uddannelse. De vil naturligvis fortsat respektere de pågældende landes behov og prioriteter og på denne made bidrage til deres udvikling.
Som afslutning ønsker jeg at understrege, at det glæder mig, at Parlamentet og Rådet har støttet den programstruktur, som vi har foreslået, og jeg bifalder endvidere de værdifulde bidrag til spørgsmålene om visumbestemmelser, ugunstigt stillede grupper og mindstekrav for nye ph.d.-studieprogrammer.
Lad mig slutte af med at takke Parlamentet for den store indsats, for det har ikke været let. Vi kan som Kommission fuldt ud tilslutte os den opnåede aftale, som er afspejlet i kompromisændringsforslagene fra fru De Sarnez, fru Pack, fru Novak, fru Prets og fru Trüpel. Så snart den formelle retlige procedure er afsluttet, vil vi iværksætte forslagsindkaldelsen for at sikre den løbende fortsættelse af eksisterende studieprogrammer og udvælgelse af nye programmer.
Samuli Pohjamo
ordfører for udtalelsen fra Udenrigsudvalget. - (FI) Hr. formand! Som ordfører for udtalelsen fra Udenrigsudvalget ønsker jeg at fokusere på programmets udenrigspolitiske dimension. Midlerne hertil kommer fra det europæiske naboskabs- og partnerskabsinstrument og instrumentet til førtiltrædelsesbistand.
Ændringsforslagene fra Udenrigsudvalget var et forsøg på at sikre, at programmets målsætninger afspejler disse politiske prioriteter. Udvalget mindede endvidere om Parlamentets ret til at overvåge gennemførelsen af den fælles støtte og opfordrede til, at visumpolitikken forbedres. Mange af udvalgets ændringsforslag er vedtaget, og det ønsker jeg at takke ordføreren, fru De Sarnez, og Kultur- og Uddannelsesudvalget, for. Jeg ønsker endvidere at fremhæve betydningen af den interinstitutionelle aftale om forsvarlig økonomisk forvaltning og afgørelse 1999/468/EF og især artikel 8, i medfør af hvilken Kommissionen skal konsultere Europa-Parlamentet.
Endelig ønsker jeg endnu en gang at minde om EU's værdier og udenrigspolitiske målsætninger i gennemførelsen af programmet og behovet for bedre formidling af oplysninger om programmet i tredjelande.
Alessandro Battilocchio
Hr. formand, mine damer og herrer! Jeg ønsker først og fremmest at takke fru De Sarnez, som har sammensat en fremragende opsummerende betænkning på trods af en situation, hvor Kommissionen og især Rådet ikke altid har været åbne over for appeller fra Parlamentet.
Udviklingsudvalget godkendte enstemmigt min betænkning. Nogle af vores kommentarer er accepteret. Vi er stadig ikke helt tilfredse på andre punkter. Vi har imidlertid for at være ansvarlige valgt at tage et skridt tilbage, da vi mener, at det vigtigste er, at hele pakken godkendes under førstebehandlingen for at sikre, at programmet kan iværksættes den 1. januar næste år.
Det er fantastisk, at støtten til de studerende er firedoblet, men jeg ønsker at understrege, at der skal afsættes et betydeligt beløb til udvikling, udviklingssamarbejdsinstrumentet og Cotonou-aftalen. Vi skal derfor kræve fuld overensstemmelse med det overordnede retsgrundlag, især i forbindelse med udviklingssamarbejdsinstrumentet. Jeg vil gerne ønske held og lykke til de mange unge mennesker fra Europa og hele verden, der med ønsket om venskab og fællesskab og tilegnelse af viden og udvikling vil deltage i denne ekstraordinære uddannelsesmæssige oplevelse.
Teresa Riera Madurell
ordfører for udtalelsen fra Udvalget om Kvinders Rettigheder og Ligestilling. - (ES) Hr. formand, hr. kommissær! Udvalget om Kvinders Rettigheder og Ligestilling mener ikke, at succesen i programmets første fase har været så stor, hvad angår deltagelsen af kvinder. De kvindelige studerende udgjorde godt nok 44 %, men deltagelsen varierede meget, alt efter det pågældende land, og de kvindelige akademikere udgjorde kun 22 %, og det er efter vores opfattelse uacceptabelt.
I anden fase har vi derfor to målsætninger. For det første ønsker vi endnu en gang at forsvare ligeret til uddannelse med henblik på at skabe retfærdige og demokratiske samfund, og for det andet ønsker vi at øge kvinders deltagelse for at forhindre, at talenter går til spilde i forbindelse med forskning og kultur. Disse målsætninger kan opfyldes gennem udvælgelseskriterier, der tager hensyn til køn, afbalanceret repræsentation af mænd og kvinder i programmets udvalg og kønsbaserede data i evalueringsrapporterne.
Vi ved, at situationen for kvinder i mange af landene hindrer yderligere ligestilling, men vi mener, at Kommissionen skal yde en større indsats i denne sammenhæng.
Jeg ønsker endnu en gang at takke ordføreren for betænkningen.
Ljudmila Novak
for PPE-DE-Gruppen. - (SL) Hr. formand! Et stort antal udvalg var involveret i drøftelserne af Erasmus Mundus-programmet, så det var ingen let opgave for ordføreren at finde kompromisløsninger. Gruppen for Det Europæiske Folkeparti (Kristelige Demokrater) og De Europæiske Demokrater går stærkt ind for, at programmet vedtages hurtigst muligt under førstebehandlingen, således at vi kan iværksætte gennemførelsen i det nye år.
Den globale udvikling kræver, at forskellige ekspertiser og forskningsresultater udveksles, og at unge forskere opfordres til at spille en aktiv rolle. I programmet fremmes dygtighed og ligelig repræsentation af begge køn og deltagelse på lige fod for personer med særlige behov.
Selv om vi ønsker at tiltrække unge forskere fra tredjelande, skal vi ikke derigennem fremme hjerneflugt fra lande, der allerede mangler uddannet personale til at dække egne behov i bekæmpelsen af fattigdom. Det sker alt for ofte, at vi på den ene side yder støtte, men på den anden side kræver endnu mere, end vi har ydet.
I forbindelse med dette program og andre tilfælde støtter Gruppen for Det Europæiske Folkeparti (Kristelige Demokrater) og De Europæiske Demokrater fuldt ud en indsats til mindskelse af administrative barrierer og fremme af visumordningen, således at de bedste studerende og forskere kan hellige sig studier og forskning på deres særlige område og ikke være nødt til at bruge tid på administrative barrierer, som forhindrer dem i at koncentrere sig om deres studier.
Lissy Gröner
Hr. formand, hr. kommissær, mine damer og herrer! Europa-Parlamentet sender det rette signal i denne krisetid ved at støtte Erasmus Mundus-programmet. Fremme af fællesskabet gennem uddannelse og udvikling af EU som ekspertisecenter inden for læring på verdensplan er blandt de traditionelle krav til et socialt demokrati.
Budgettet på 950 mio. EUR for denne periode virker dog meget beskedent, især i sammenligning med de hundrede milliarder, der nu anvendes som følge af bankdirektørernes fejltrin.
Strategien for ekspertise, der ligger til grund for programmets første fase, skal forfølges. Det nye program har endvidere til formål at fremme mellemfolkelig forståelse og samarbejde med tredjelande og fremme udviklingen på området for videregående uddannelse. De vigtigste nye punkter i forhold til det første initiativ er inkluderingen af fælles ph.d.-programmer, større tilskud og mere intensivt strukturelt samarbejde med universiteterne i tredjelandene.
Der er sket fremskridt på alle tre områder. Masters- og ph.d.-studieprogrammerne har til formål at fremme europæiske videregående uddannelsers ekspertise på verdensplan. Der er også sket fremskridt på dette område. Der er taget højde for de yderligere udgifter til studerende fra tredjelande, og takket være ordførerens forhandlingstalent er de vigtigste kriterier, som Parlamentet ønskede indført i Erasmus Mundus III, forbedret.
Rådet støtter vores målsætning - geografisk balance, ligestilling, fjernelse af visumkrav. Det lykkedes os med programmet "Youth", og det skal også lykkes os med Erasmus Mundus.
Hannu Takkula
for ALDE-Gruppen. (FI) Hr. formand, kommissær Figel'! Jeg ønsker at takke vores fremragende ordfører, fru De Sarnez, for dette Erasmus Mundus-program. Som kommissæren pointerede, er det ganske rigtigt et vigtigt program. Det er et eksemplarisk program. Det er en af de succeshistorier, som vi i EU har haft mulighed for at skabe, se og gennemføre, og jeg mener, at programmet i det nye format vil brede sig og være en endnu større succes.
Nu giver vi også studerende i tredjelandene mulighed for at deltage i programmet, udnytte mulighederne i programmet til at øge deres viden og kvalifikationer og vende tilbage til deres hjemlande for at skabe fremgang dér også. Det er vigtigt, at udviklingssamarbejde og det sociale aspekt indgår som uhyre vigtige elementer, da den europæiske strategi skal være udformet således, at vi også kan give noget til andre kontinenter og dermed ikke blot opbygge et Europa, men hele den verden, som vi deler.
Unge forskere, unge studerende og lærere vil være i forreste række, når vi opbygger et Europa i overensstemmelse med målsætningerne i Lissabon-strategien. Innovation, forskning, generering af merværdi - disse punkter er uhyre vigtige for os for at sikre, at den økonomiske vækst er bæredygtig i de kommende årtier.
I programmet er der lagt særlig vægt på spørgsmålet om ligestilling. Det er vigtigt, at vi sikrer, at der er ligestilling, og det er ligeledes vigtigt at sikre, at handicappede personer også kan deltage fuldt ud i programmerne. Nogle af de bekymringer, som mange af talerne har givet udtryk for, gælder de problemer, der tidligere har været forbundet med bureaukrati og visumpolitikker, og vi vil forhåbentlig kunne eliminere disse bekymringer og dermed sikre, at programmet skaber resultater meget hurtigt. På denne måde vil vi med programmet opleve flere succeshistorier.
Mange tak, hr. formand, og fru De Sarnez. Det er et fremragende stykke arbejde, og der er grundlag for fremskridt.
Mikel Irujo Amezaga
for Verts/ALE-Gruppen. - (ES) Hr. formand! Hr. kommissær og fru De Sarnez, Deres indsats for at opnå tilslutning til ændringsforslagene er mødt med stor taknemmelighed og anerkendelse på udvalgsplan, og det samme er tilfældet her.
Som De nævnte i Deres tale, er en af de mange målsætninger at skabe et positivt image. I den fremragende betænkning har man med positivt resultat søgt efter og fundet balancen mellem det indledende forslag om ekspertise og det, der reelt menes med udviklingssamarbejde. Behovet for denne ekspertise for at undgå hjerneflugt er efter min opfattelse tydeligt afspejlet i ændringsforslagene. Det er lykkedes os at nå til enighed om dette spørgsmål, som vi betragter som et meget positivt resultat af betænkningen. Et andet positivt punkt er, at man har argumenteret for større kontrol i aftalen om at fremme stipendier, som også indledningsvis var et af de ændringsforslag, som Verts/ALE-Gruppen havde accepteret. Jeg ønsker derfor endnu en gang at takke fru De Sarnez og lykønske udvalget med betænkningen.
Koenraad Dillen
(NL) Hr. formand! Jeg ønsker at understrege, at jeg vil stemme imod betænkningen i morgen, fordi Erasmus Mundus-programmet i sin nuværende form er helt uacceptabelt. Det er uacceptabelt, fordi man i programmet giver alt for stor præference til studerende fra lande uden for EU sammenlignet med de europæiske studerende.
Tallene taler for sig selv. Siden iværksættelsen af programmet i 2004 har ca. 4 150 studerende fra lande uden for EU deltaget. Tilskuddet til et studieforløb på et år ligger på 21 000 EUR og 42 000 EUR for et studieforløb på to år. Dette betyder, at de samlede udgifter til studerende, der deltager fra lande uden for EU, ligger på mindst 161 850 000 EUR.
De ca. 200 studerende fra EU, der har deltaget i programmet, modtog i gennemsnit et tilskud på 3 100 EUR til studier uden for Europa. Dette giver en samlet udgift på 620 000 EUR.
Denne form for diskrimination er efter min opfattelse uacceptabel, og en udvidelse af programmet er derfor ikke hensigtsmæssig.
Manolis Mavrommatis
"(EL) Hr. formand, hr. kommissær! Jeg vil starte med at takke ordføreren for den fremragende betænkning og for at have foretaget en vellykket koordinering af de øvrige udvalgs arbejde. Mellem 2004 og 2008 blev der uddelt 4 424 stipendier til studerende fra tredjelande, og 323 universiteter deltog i programmet. Det giver os en idé om programmets omfang.
Det nye Erasmus Mundus-program skal tilpasses det stigende behov for mobilitet og samtidig opretholde de fastsatte standarder. Det er efter min opfattelse uhyre vigtigt at uddele stipendier til europæiske masters- og ph.d.-studerende for at øge mobiliteten i Europa og tredjelandene, da mobilitet tidligere har været underlagt tidsbegrænsninger.
Jeg er endvidere enig med ordføreren i, at der ved fastlæggelsen af stipendierne i forhold til undervisningsgebyrerne skal tages højde for udgifterne til studieprogrammerne generelt og omkostningerne forbundet med den studerendes ophold i destinationslandet. Endelig bør Kommissionen drøfte muligheden for at fastlægge særlige incitamenter til lande som Grækenland, Østrig, Slovakiet og de nye medlemsstater i EU generelt, der er underrepræsenteret i Erasmus Mundus-sammenhæng. Det vil skabe en mere harmonisk politik til fremme af uddannelsesmæssig mobilitet i EU.
Christa Prets
(DE) Hr. formand, hr. kommissær! Det bifaldes i høj grad, at vi efter fem år - programmets varighed - allerede kan se en forbedring og således kan tage endnu et væsentligt skridt - også i økonomisk sammenhæng.
Parlamentet er ikke normalt så positivt indstillet på at vedtage en betænkning allerede ved førstebehandlingen, men da betænkningen er så velskrevet, og vi fuldt ud kan støtte indholdet, er det vigtigere at få truffet en beslutning ved førstebehandlingen end at blokere for projektet. Ingen af de studerende vil kunne forstå, at det skulle være nødvendigt med en andenbehandling. Jeg mener, at det er meget vigtigt at fremme mellemfolkelig forståelse og samarbejde med tredjelande og ikke, som nogle af vores kolleger i Parlamentet netop har bemærket, omhyggeligt beregne, hvad dette og hint vil betyde for os. Udveksling har altid givet mange fordele, og vi har altid kunnet drage fordel heraf. Det er en situation, hvor der ikke er tabere. Alle andre måder at anskue situationen på er snæversynet og lidt smålig.
Det er også vigtigt at yde endnu en indsats for at fremme programmet. Det er vigtigt at reklamere endnu mere i de lande, som ikke er tilstrækkeligt involveret, og at forenkle forskellige elementer. Det er uhyre vigtigt og helt fundamentalt at nå til enighed om visumspørgsmålet og at gennemføre harmonisering i alle landene vedrørende f.eks. indskrivningsgebyrer. Der er brug for flere komparatorer og større forenkling for at fremme projektet yderligere. Der skal tages størst mulig højde for det geografiske aspekt i alle landene for at gøre projektet endnu mere vellykket.
Vi har god grund til at være stolte af resultaterne i de sidste fem år, og vi skal helt klart opnå yderligere fremskridt fremover. Det vil være i tråd med spørgsmålene om udveksling og det europæiske år for interkulturel dialog 2008, som ikke må begrænses til diverse drøftelser, men som også skal gennemføres i praksis.
Ramona Nicole Mănescu
(RO) Hr. formand! Jeg ønsker at takke fru De Sarnez for den meget omfattende betænkning og de generøse målsætninger. Det er meget vigtigt, at programmet hjælper højt kvalificerede studerende og akademikere med at opnå kvalifikationer og erfaringer inden for EU for at kunne opfylde kravene på arbejdsmarkedet, og at de pågældende personer inden for de specifikke rammer for partnerskab opfordres til at udveksle erfaringer eller kvalifikationer, efter at de er vendt tilbage til deres hjemland.
Jeg ønsker at understrege, at Erasmus Mundus vil skabe et mere struktureret internationalt samarbejde mellem højere læreanstalter - takket være større mobilitet mellem EU og tredjelande - og både fremme adgangen til og synligheden af europæiske videregående uddannelser i verden. Jeg ønsker endvidere at understrege, at programmet skal gennemføres i tråd med målsætningerne for akademisk ekspertise og med en afbalanceret geografisk fordeling, således at man undgår overrepræsentation af asiatiske studerende og underrepræsentation af studerende fra visse europæiske lande til ulempe for f.eks. studerende fra Middelhavslandene eller AVS-landene.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou
(EL) Hr. formand! Hr. kommissær, jeg vil starte med at takke Dem for Deres ihærdighed og det nye program, som De har præsenteret. Jeg ønsker endvidere at takke ordføreren, fru De Sarnez, og mine kolleger, der har ydet en stor indsats for at udarbejde et bedre forslag og en tilfredsstillende aftale. Jeg ønsker at fremhæve den betydning, som programmet vil have for mobiliteten i Europa, idet europæiske borgere får større mulighed for at lære om verden uden for Europa og bidrage til Europas rolle i udviklingen af og dialogen mellem kulturer i den moderne verden.
Jeg vil endvidere minde Parlamentet om, at programmet kan fungere som supplement - og vi skal i denne sammenhæng udnytte alle muligheder uden overlapning - til to vigtige nye instrumenter: Euro-Middelhavsuniversitetet og Det Europæiske Institut for Innovation og Teknologi.
Jeg ønsker endvidere at slå fast, at vi skal tage hensyn til den kvalitative evaluering og analyse samt tallene, der sommetider er positive og sommetider negative. Vi skal se på de lande, som ikke deltager, og undersøge, hvorfor de ikke deltager, da metoderne til anvendelse, strategi og evaluering af Erasmus reelt varierer fra det ene universitet til det andet.
Det er således en skam, at disse muligheder går tabt på grund af uddannelsesinstitutioners forkerte opfattelser eller strategier eller bureaukratiske problemer i de forskellige lande.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Hr. formand! I 2004 var der 2,5 mio. studerende, som studerede i andre lande, men 70 % af de studerende var faktisk kun fordelt på seks lande. I 2007 blev der brugt 1,84 % af EU's BNP på forskning og innovation. Jeg ønsker at nævne to yderligere tal. 81 % af de midler, der er afsat til forskning og udvikling, blev anvendt i industrisektoren, men kun 42 % af industrivirksomhederne er involveret i innovationsaktiviteter. Det betyder, at vi har brug for forskere og personer med masters- og ph.d.-uddannelser, hvis vi ønsker at have en konkurrencedygtig økonomi.
Erasmus Mundus-programmet skal videreføres. Programmet skal endvidere udvides til at omfatte ph.d.-studieprogrammer. Der skal også afsættes flere midler til de europæiske deltagere i programmet. Jeg ønsker at understrege betydningen af at studere fremmedsprog i det nye Erasmus Mundus-program. Jeg ønsker endvidere at påpege, at der også skal afsættes flere midler til den del af Erasmus Mundus, som vedrører unge iværksættere.
Zita Pleštinská
- (SK) Hr. formand, hr. kommissær! Jerntæppets fald har skabt enorme muligheder for unge mennesker i EU's 27 medlemsstater, især på uddannelsesområdet. Udvekslingsbesøg og Ph.d.-studieforløb på anerkendte europæiske universiteter er med til at nedbryde barriererne for kommunikation, og jeg har derfor lyttet med interesse til ordførerens og kommissær Figels detaljerede oplysninger.
Jeg husker mine egne studieår, da jeg som slovakisk statsborger fik mulighed for at studere arkitektur på arkitektskolen i Budapest. Jeg fulgte med misundelse mine medstuderende, der fik mulighed for at komme til Paris og opnå jobmæssige erfaringer. Jeg kunne ikke få et visum til Frankrig. Vores børn har gudskelov ikke længere disse problemer.
Jeg ønsker derfor at tilslutte mig de kolleger, der har talt om behovet for at forenkle visumordningen for studerende fra tredjelande - studerende fra Ukraine, Belarus, Georgien og Moldova - som ønsker at lære om livet i andre lande i EU. Det vil endvidere sende et klart signal til de lande, som vi ønsker en tættere forbindelse med i EU.
Marusya Ivanova Lyubcheva -
(BG) Hr. formand, hr. kommissær! Det er især vigtigt for os at udvide anvendelsesområdet for Erasmus Mundus-programmet ved at skabe et effektivt redskab til fremme af standarderne for videregående uddannelse i medlemsstaterne og andre lande inden for det geografiske område. Hvis det er særlig vigtigt for arbejdsmarkedet at fremme mobiliteten for menneskelige ressourcer, skal et fælles uddannelsesmæssigt og økonomisk område således fremme mobiliteten med hensyn til tilegnelse af kvalifikationer.
Jeg ønsker at takke Kommissionen og ordføreren for deres indsats for at opnå resultater med hensyn til gennemførelsen af det udvidede program. Programmet er en af begrundelserne og mulighederne for at skabe uddannelsesprogrammer med lignende indhold, som ikke blot vil lette processen, men også bidrage til at producere kandidater og ph.d.-studerende i fremtiden, og opfylde kravene til en uddannelse, der er i overensstemmelse med EU's økonomiske prioriteter. Uddannelsesmæssig integration vil være en garant for den generelle udvikling. Programmet er endvidere meget vigtigt på grund af den dalende interesse for ph.d.-programmer i mange lande og de ændrede regler for opnåelse af og tilbud om videregående uddannelse.
Mihaela Popa
(RO) Hr. formand! Når vi taler om Erasmus Mundus, taler vi om udveksling og formidling af tankegange, en udveksling, som opnås specifikt gennem mobilitet og udveksling af synspunkter og gennem fremme af flersprogethed og - som kommissæren nævnte - personlige forbindelser.
Erasmus Mundus er så vigtigt et program for studerende, ph.d.-kandidater og universitetslærere, fordi vi lever i et mobilt Europa, hvor ethvert land har sin egen identitet, men samtidig yder en indsats for at tilegne sig viden om og forståelse af landene omkring det. Muligheden for at have adgang til rettidige oplysninger på en relevant og professionel måde er uhyre vigtig, hvis de studerende skal kunne drage fordel af de muligheder, som tilbydes inden for EU.
Jeg har derfor stillet et ændringsforslag til betænkningen om oprettelse af en mobilitetsordning for masters-programmerne, der omfatter en europæisk Erasmus Mundus-informationsportal. Det vigtigste med hensyn til programmet er offentligt at fremme de værdier, som Den Europæiske Union er baseret på. Jeg henviser hermed til respekten for menneskerettigheder, social diversitet, tolerance og sidst, men ikke mindst, fred, som vi har så stort behov for i verden.
Dumitru Oprea
(RO) Hr. formand! Hvad angår mobilitet i Erasmus Mundus-programmet offentliggjorde radiostationer i den rumænske by, Iaşi, her til morgen, at der er planlagt en ekstraordinær begivenhed på onsdag. Over 100 unge mennesker fra mere end 17 lande vil blive hyldet i universitetets forelæsningssal, når de bydes velkommen på den traditionelle måde med brød og salt af universitetets bestyrelse og alle de unge fra lokalsamfundet. Hvad kunne man ønske sig mere end denne form for begivenhed, der involverer unge mennesker fra hele Europa i multikulturismens og flersprogethedens navn? Jeg mener, at en udvidelse af programmet for de dygtigste studerende med kendskab til de fjerneste fremmedsprog vil være en fordel og noget, som Europa ikke kan undgå at drage fordel af.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Hr. formand! Udvekslingsprogrammerne for unge studerende er et af EU's vigtigste projekter. Disse projekter er den bedste måde, hvorpå vi kan anvende vores ressourcer, da udvekslingsprogrammerne yder et vigtigt bidrag til opnåelse af reel forening og samarbejde over hele verden.
Når vi drøfter den anden udgave af Erasmus Mundus-programmet, ønsker jeg at rejse spørgsmålet om destinationer. Jeg tænker her på de europæiske borgere, der rejser til udviklingslandene eller Balkan. Jeg mener, at der ud over forslaget om afsættelse af yderligere midler til stipendier skal ydes en indsats for at opfordre europæiske statsborgere til at rejse til de pågældende lande. Deltagerne i udvekslingsprogrammer til mindre populære lande vil være i stand til at sætte pris på landenes lokale traditioner, kultur og politikker. De vil få en bedre forståelse af fjerntliggende lande og deres befolkning. Vores viden om disse lande er ofte fragmenteret og baseret på negative stereotyper.
Vi skal efter min opfattelse fremme ungdomsudvekslingsprogrammer med Belarus, Ukraine og Georgien. Optagelsen af studerende fra disse lande på vores højere læreanstalter vil være en fremragende mulighed for dem for at udvikle sig efter vestlige standarder. De vil få indgående kendskab til de principper, der styrer funktionen af vores demokratier. Og det vil tjene som et godt eksempel for dem.
EU støtter stærkt de politikere i de pågældende lande, som har en pro-vestlig indstilling. Nutidens studerende kan være fremtidens elite. De studerende kan bruge det, de har lært under deres ophold og studieforløb på vores højere læreanstalter, når de forsøger at få indflydelse på gennemførelsen af ændringer i deres hjemland.
Tadeusz Zwiefka
(PL) Hr. formand! Europa har stærkt brug for dygtige håndværkere, forskere og højt kvalificerede eksperter. Derfor bifalder jeg i høj grad næste trin i Erasmus Mundus-programmet, der er rettet imod udviklingen af sådanne personer. Programmet iværksættes på det helt rigtige tidspunkt, hvis vi ser på de europæiske højere læreanstalters placering på den nuværende verdensrangliste. De klarer sig desværre ikke for godt i øjeblikket og rangerer ikke så højt på listen som for blot få årtier siden.
Jeg ønsker imidlertid at rejse bestemte retlige spørgsmål i forbindelse med Erasmus Mundus-programmet. Dobbelte eksamensbeviser er ikke retligt anerkendt i alle medlemsstater. Den nationale lovgivning skal derfor tilpasses, således at enkeltpersoner kan gennemføre de pågældende aktiviteter. Et andet meget væsentligt spørgsmål, som jeg ønsker at rejse, er spørgsmålet om overvågning af programmets deltagere, som efter min opfattelse er en nødvendighed. Studerende fra tredjelande besøger Europa, men kommer ofte selv fra lande, der desværre stadig ikke har demokrati. Jeg har fået oplyst, at Belarus ikke sender sine mest kvalificerede studerende, men kun de personer, som støttes af hr. Lukashenkos diktatur og det lokale KGB.
Jamila Madeira
(PT) Hr. formand, mine damer og herrer! Jeg ønsker endnu en gang at beklage, at jeg kom for sent. I år fejrer vi det europæiske år for interkulturel dialog. Det er et veldokumenteret faktum, at det er nødvendigt for alle at være involveret og dele synspunktet om, at uddannelse, viden og samspil mellem forskellige kulturer er af afgørende betydning. Netop derfor er der taget mange initiativer på forskellige områder for handling og indgriben.
Erasmus Mundus-programmet spiller også en rolle i denne sammenhæng, og programmet er ud fra dette nye perspektiv allerede inkluderet i den nye forordning. Med Erasmus Mundus-programmet ydes der et vigtigt bidrag til oprettelse af ekspertisecentre i EU, som i et vist omfang vil begrænse hjerneflugten fra EU. Programmet spiller endvidere en meget vigtig rolle med hensyn til at fremme de europæiske værdier blandt tredjelandsstatsborgere, som kommer til Europa for at studere, og som på det gamle kontinent oplever en helt speciel kulturel og sproglig mangfoldighed, der er en reel attraktion, og som adskiller os fra de modeller, der eksisterer i resten af verden.
Dialog og mellemfolkelig forståelse er dog forbundet med visse problemer. Spørgsmålet om visa til Erasmus Mundus-studerende og de hyppige problemer med at opnå og forny de pågældende visa resulterer ofte i, at studerende under deltagelsen i uddannelsesprogrammer opholder sig i EU på turistvisa, der sommetider er udløbet.
Det er efter min opfattelse uhyre vigtigt at finde en hurtig, gennemsigtig og effektiv løsning på spørgsmålet om visa for disse studerende. Sprogkundskaber er også uhyre vigtige, da det fremmer den kulturelle forståelse og gensidige sameksistens i andre sammenhænge end den strengt akademiske sammenhæng. Derfor er det vigtigt at fokusere på dette aspekt. Endelig ønsker jeg at takke fru De Sarnez for den måde, hvorpå hun har styret denne proces, og for den afbalancerede betænkning, som hun har udarbejdet.
Ján Figel'
Hr. formand! Jeg ønsker især at takke for den meget intense forhandling, som har vist, at der er enighed om behovet for større og bedre mobilitet eller med andre ord et Europa, der specifikt gennem uddannelse ikke blot forbereder egne studerende, men også studerende fra tredjelande, på et mere åbent internationalt miljø og større ansvarlighed. Jeg vil lige knytte et par kommentarer til emnet.
Jeg er helt enig i, at Erasmus Mundus er et meget betydningsfuldt instrument, ikke blot med hensyn til mobilitet, men også i forbindelse med hele processen med f.eks. at fremme de europæiske universiteter og oprette et europæisk rum for videregående uddannelse, dvs. Bologna-processen. Og her efter et par år fremgår det tydeligt, at det ikke blot involverer alle de europæiske lande i processen, men også lande uden for Europa, og at Europa spiller en større rolle i forbindelse med international mobilitet i verden i dag. Det skyldes til dels Erasmus Mundus, at vi f.eks. nu kan oplyse - baseret på kinesiske officielle statistikker - at der kommer flere kinesiske universitetsstuderende til Europa end til USA.
I henhold til Shanghai-målestokken deltager 75 % af de bedste universiteter i Erasmus Mundus-programmet. Det er et fantastisk resultat efter blot fire år. Med hensyn til kvaliteten af udvælgelseskriterierne er den omstændighed, at der for hver plads, som dækkes af programmet, i løbet af de sidste fire år har været otte ansøgere - eller et forhold på 8:1 - en fremragende betingelse for udvælgelse og en bekræftelse på den store efterspørgsel efter programmet og programmets kvalitet. Et ud af syv universiteter og konsortier får chancen. Således udvælges ét konsortium ud af syv bud. At det lykkes for 15 % er også en bekræftelse på den store ekspertise.
Hvad angår spørgsmål om formidling af oplysninger, træffer vi alle tænkelige foranstaltninger for at sikre, at oplysningerne når ud til områder, hvor der ikke er tilstrækkelig information, og at deltagelsen i programmet er mere afbalanceret. Dette gælder især de nye medlemsstater, men også internationalt. Som De ved, iværksætter vi en meget vigtig webside, study-in-europe.org, der vil være nyttig for alle, som er interesseret i at indhente specifikke oplysninger. Vi vil derudover organisere særligt målrettede og fokuserede oplysningskampagner.
Derfor tilpasses programmet, således at der er mulighed for mobilitet begge veje, ikke blot ind i, men også ud af EU-medlemsstaterne, en efter min opfattelse meget vigtig kvalitativ ændring, som vil skabe resultater. Vores plan var og er, at de fælles diplomer og uddannelsesprogrammer skal understøtte reformprocessen og gøre uddannelse i Europa mere attraktiv. Som konklusion kan jeg i dag fastslå, at Erasmus Mundus efter fire år er et af de bedste og højest rangerende internationale programmer, så jeg er sikker på, at programmet vil være et positivt bidrag til de europæiske universiteters omdømme, således at de ikke længere vil blive betragtet som gennemsnitsuniversiteter, men som nogle af verdens bedste. Det er formålet med vores samarbejde.
Mange tak, og held og lykke med gennemførelsen af programmet.
Marielle De Sarnez
ordfører. - (FR) Hr. formand! Jeg ønsker at takke alle de af mine kolleger, der har talt i dag. Jeg kan tilslutte mig alt, hvad de har sagt om emnet, og jeg bifalder den meget brede enighed, som forener os i aften.
Mange tak til Europa-Kommissionen for al dens støtte til dette arbejde. Mange tak til Kultur- og Uddannelsesudvalget, udvalgets formand og udvalgets sekretariat, som har ydet en stor indsats. Mange tak til alle medlemmerne af Kultur- og Uddannelsesudvalget. Jeg ønsker endvidere at takke de medlemmer, der har talt i dag, fra Udviklingsudvalget, Udenrigsudvalget og Udvalget om Kvinders Rettigheder og Ligestilling.
Jeg ønsker helt kort at understrege, at jeg fuldt ud kan tilslutte mig Deres målsætninger. Vi skal fremme kvinders deltagelse i programmet, og vi skal sikre, at midlerne anvendes i overensstemmelse med målsætningerne om udvikling og eksterne forbindelser. Parlamentet skal i denne sammenhæng fortsat overvåge situationen i de kommende år.
Hvis vi når til enighed ved førstebehandlingen, som jeg tror, at vi gør i morgen tidlig, er det fordi, at vi alle har udfyldt vores roller fuldt ud og med en positiv indstilling. Vores drøftelser med Europa-Kommissionen, ændringsforslagene fra vores kolleger, vores diskussioner inden for Kulturudvalget, indsatsen fra de udvalg, som har udarbejdet udtalelser - alt dette har resulteret i programmets høje kvalitet. Og det er jeg meget taknemmelig for. På denne måde har vi efter min opfattelse opnået et virkelig positivt resultat og vist, at Europa er bygget på krævende værdier, men samtidig åbent og generøst.
Formanden
Forhandlingen er afsluttet.
Afstemningen finder sted tirsdag.
Skriftlige erklæringer (artikel 142)
Alessandro Battilocchio
skriftlig. - (IT) Som jeg allerede har pointeret i min tidligere tale, tilslutter Udviklingsudvalget sig fuldt ud målsætningerne i Erasmus Mundus-programmet og støtter forslaget. Min betænkning indeholdt forslag, som ordføreren har inkluderet. Jeg ønsker imidlertid at appellere til Kommissionen. Lad os ikke gentage tidligere fejl. For blot et par måneder siden måtte vi henvende os til EU-Domstolen for at sikre overensstemmelse med lovbestemmelserne i instrumentet til finansiering af udviklingssamarbejde. Det princip, vi ønsker at følge, er enkelt og ligetil. De midler, der er afsat til udvikling, skal rent faktisk alle anvendes til udvikling. Vi har bemærket kommissær Figel's engagement i forhold til dette spørgsmål, og vi vil nøje følge situationen for at sikre, at der er fuld overensstemmelse med den juridiske ramme.
Genowefa Grabowska
Som medlem af Europa-Parlamentet og som universitetslærer gennem mange år har jeg ofte oplevet de store fordele ved kontakterne mellem højere læreanstalter og mellem studerende. Jeg bifalder derfor fuldt ud betænkningen og kan tilslutte mig ordførerens forslag. Udvekslingen af studerende, iværksat af EU, er nu højt udviklet og et lysende eksempel på supranationalt og uhyre effektivt samarbejde. Over en million studerende har allerede haft glæde af muligheden for at studere i et andet europæisk land. Erasmus Mundus er et nyere program til fremme af mobilitet for studerende og akademisk samarbejde. Programmet vil fortsat tilbyde studerende uden for EU mulighed for at studere i et europæisk land. Herudover vil europæiske studerende takket være programmet også drage fordel af erfaringer fra partnerinstitutioner verden over.
Europa-Parlamentet er den eneste demokratisk valgte EU-institution. Jeg mener, at Parlamentets engagement i programmet vil fremme programmet og sikre, at det er mere synligt i medlemsstaterne, universitetsbyer og interesserede højere læreanstalter.
Jeg støtter derfor alle forslag og idéer om at fjerne hindringer og nedbryde administrative barrierer, som medfører at programmet er mindre tilgængeligt og eventuelt afholder studerende fra at deltage. Jeg ønsker især at opfordre til, at visumbestemmelserne lettes så meget som muligt for programmets deltagere. Jeg er sikker på, at det kan betale sig. Den bedste investering, vi kan gøre, er at give et bredt udsnit af de studerende mulighed for at deltage i programmet. Det vil resultere i latent intellektuel kapital, som Europa altid vil kunne regne med.
Maria Petre
skriftlig. - (RO) Vi skal alle anerkende succesen for Erasmus Mundus-programmets første fase. De ændringsforslag, der var stillet i forbindelse med anden fase, er fremragende, og medtagelsen af tredjelande er en god idé. Samtidig bemærker vi et fald i procentdelen af unge kvinder, der deltager i programmet.
Jeg mener, at man som led i samarbejdsprogrammet skal yde en stor indsats for at opfylde målsætningerne med at tilbyde uddannelse af høj kvalitet, fremme de europæiske universitetslæreres personlige udvikling, bidrage til social samhørighed og fremme aktivt medborgerskab og ligestilling ved at eliminere sociale kønsstereotyper. Jeg mener endvidere, at programmet skal lette adgangen for unge kvinder fra landdistrikter og økonomisk ugunstigt stillede regioner og for personer med indlæringsproblemer.
Det vil være den eneste måde, hvorpå vi kan bekæmpe enhver form for diskrimination på lang sigt og fremme den aktive deltagelse af unge mennesker og kvinder i det sociale, økonomiske og politiske liv i de pågældende lande. Det vil således give os mulighed for at skabe et reelt og anvendeligt indhold i programmet, der er rettet imod unge mennesker fra skoler i Europa og tredjelande.
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Instituto Europeo para la Igualdad de Género (debate)
El Presidente
De conformidad con el orden del día, se procede al debate de la Recomendación para la segunda lectura de la Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género respecto de la Posición Común del Consejo con vistas a la adopción de un Reglamento del Parlamento Europeo y del Consejo por el que se crea un Instituto Europeo de la Igualdad de Género (10351/1/2006 - C6 0314/2006 - (Coponentes: Lissy Gröner, Amalia Sartori).
Lissy Gröner
ponente. - (DE) Señor Presidente, me gustaría empezar ando las gracias a mi coponente y a la Comisión. Hemos trabajado muy bien juntos en un intento por conseguir que el Instituto empiece a funcionar lo antes posible y lo hemos logrado. No obstante, me gustaría pedir, señor Presidente, que se recuerde a todos los servicios que se aseguren de que las versiones finales del informe en todas las lenguas utilicen un lenguaje sensible con respecto al género, lo que no se puede garantizar al cien por cien en mi propia lengua, el alemán, a pesar de los reiterados llamamientos con este fin.
Durante toda la existencia del Parlamento Europeo, nos hemos presentado como un motor de igualdad. Llevamos diez años debatiendo cuál es la mejor forma de facilitar la creación de una institución que persiga la integración de las cuestiones de género y de obtener los mejores resultados de todos los países en la realización de su tarea horizontal. A raíz de un estudio de viabilidad, surgieron las primeras demandas de crear un Instituto de Igualdad de Género, a lo que el Consejo accedió hace casi dos años, cuando decidió que se crearía el Instituto desde una neutralidad presupuestaria. ¿Qué quiere decir esto? En la práctica, quiere decir que el Instituto de la Igualdad de Género se financiará del programa para la igualdad de género. El presupuesto se redujo a la mitad y lo que quedó del programa se integró en el programa de acción social "Progress". Este es el precio que han tenido que pagar las mujeres. Si alguien dice que el Instituto cuesta mucho, la respuesta será que, al contrario, son las mujeres las que han pagado mucho por él.
En esta Cámara, no obstante, con un gran apoyo de los grupos de mujeres, hemos logrado sacar adelante la causa del Instituto. Queremos que trabaje de forma independiente a la hora de facilitar la centralización de la información a partir de procedimientos modelo probados y ensayados que permitan la mejor igualación posible de oportunidades. Queremos que se recopilen estos ejemplos de todos los países y se salve el abismo que existe en la legislación con respecto a la igualdad de oportunidades -como se encuentra, por ejemplo, en los tratados europeos, como confirma una vez más el artículo 3- y la discriminación que se produce día a día.
Queremos que las mujeres dejen de ganar aproximadamente el 30 % menos que sus colegas. Puede que en el caso de las que presiden esta Cámara no sea así y puede que esto sea motivo de regocijo, pero cuando una mujer que trabaja en una cadena de producción gana un 30 % menos que sus colegas, esto deja de tener gracia. Queremos que todos los Estados miembros tengan acceso a información sobre cómo luchar con eficacia contra la violencia, la prostitución forzada y la explotación sexual y que participen en un intercambio de información a escala europea sobre cómo poner fin a la discriminación por razones de género en el siglo XXI.
Ya he destacado la rapidez con que alcanzamos el acuerdo en comisión. La Comisión nos prestó un gran apoyo al aceptar de una vez 35 de las 50 enmiendas que aprobamos en primera lectura, aunque hubo otras por las que tuvimos que luchar. Tuvimos que esforzarnos para conseguir una audiencia para tratar la cuestión de la dirección del Instituto -quiero enfatizar que no soy neutra en cuanto al género y espero que el director que se nombre sea una mujer-, pero lo conseguimos, al igual que logramos imponer un Consejo de Administración más pequeño. No queda claro por qué es necesario que todos los Estados miembros estén representados en el Consejo de Administración, ya que, de este modo, solo habría trece personas realizando el trabajo, mientras que habría 33 personas supervisando este trabajo y esto no tiene sentido.
Queremos que el Instituto Europeo de la Igualdad de Género colabore con las instituciones europeas para que, con la ayuda de expertos, podamos hacer nuestro trabajo en esta Cámara con más eficacia. No obstante, ¿cómo puede ser que el Consejo -y creo que esto es una pega- decida, como hizo la semana pasada, que el Instituto acabe en Vilna? Esta ciudad está muy lejos de los lugares en los que se toman las decisiones. Una institución operativa como el Instituto para la Igualdad de Género no tiene una función representativa y su sede no debería asignarse de cara a impulsar la imagen de un país, sino que, por el contrario, debería encontrarse cerca de nuestras esferas de gobierno; la consecuencia de esta decisión será un instituto más débil. Queremos que las instituciones reciban apoyo a la hora de realizar su trabajo y que ese trabajo sea eficaz y contribuya a hacer de la igualdad una realidad política.
Por este motivo pienso que esta propuesta es positiva y pido a la Cámara que dé su aprobación al compromiso que hemos negociado con el Consejo y que conceda un amplio apoyo al Instituto Europeo de Igualdad de Género. Hemos desbrozado el camino para lograr un acuerdo y de nuevo quiero dar las gracias a todos los que lo han hecho posible, en particular a la Comisión, que una y otra vez ha hecho lo imposible para reducir distancias entre el Parlamento y el Consejo. Quiero reiterar mi agradecimiento a los que han colaborado con nosotros, en particular a los ponentes alternativos de todos los Grupos. Creo que el Instituto de Género ha creado un hito, aunque todavía queda mucho por hacer, si queremos sacar adelante las principales tareas.
A pesar de sentirme muy agradecida por la voluntad demostrada para trabajar con nosotros en este frente, me pregunto quién va a dirigir este Instituto; tiene que ser alguien capaz de ofrecer no solo experiencia, sino también alguien que conozca de cerca las instituciones europeas. La Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género velará para que el Instituto no acabe en manos de alguien impuesto por el Consejo o la Comisión que sea incapaz de realizar sus funciones. Si abordamos esta cuestión con el apoyo de una red a gran escala de organizaciones de mujeres -que es nuestro objetivo- lograremos que la creación de este Instituto sea un gran paso adelante para el movimiento de mujeres en Europa.
Amalia Sartori,
ponente. - (IT) Señor Presidente, Señorías, en nombre de mi Grupo, quiero dar las gracias a mi colega, la señora Gröner, por el trabajo que hemos realizado conjuntamente.
Nuestro principal deseo era que el Instituto viera la luz con el respaldo de los representantes de los dos grandes partidos del Parlamento Europeo, precisamente para finalmente aprovechar esa fortaleza y apoyo. Tengo que reconocer que a lo largo de nuestra colaboración ha habido momentos en que no estábamos de acuerdo, pero al final logramos una votación casi unánime en la Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género. Creo que merece la pena señalar este punto.
A menudo encontramos reservas en esta Cámara cuando tratamos esta cuestión, todavía por resolver a escala europea, que ve cómo la mujer, más allá de leyes garantizadas, todavía no disfruta de oportunidades iguales y no está presente en todos los niveles de toma de decisiones. A pesar de esto, logramos en primera lectura un voto a favor que, estoy convencida de ello, se repetirá en esta Cámara mañana.
Me gustaría puntualizar las palabras de mi colega: Primero, creo que no muy a menudo una decisión logra reflejar las posiciones de los estudios preparatorios tan bien como ha ocurrido en este caso.
Tras la Agenda de política social de principios de 2000, se decidió empezar a preparar la creación de este Instituto y tanto el Parlamento como la Comisión encargaron estudios exhaustivos a unas consultorías de gestión en este campo. Me atrevo a decir que el resultado de nuestro trabajo, que la Cámara someterá mañana a votación, representa plenamente las posiciones contenidas en estos dos estudios, a saber la creación de un instituto pequeño, flexible e independiente, estructurado en torno a redes, capaz de analizar los datos y los motivos de la discriminación que sigue existiendo, que examine las buenas prácticas y encuentre y difunda soluciones normativas y legislativas innovadoras en el ámbito de los derechos de las mujeres y de la igualdad de oportunidades.
Más allá del debate sobre la ubicación del instituto -en el que básicamente no participamos como comisión y que se ha cerrado con la designación de Vilna en Lituania, que, espero, independientemente de su lejanía, nos ofrezca un resultado positivo gracias a las maravillas de la ciencia y la tecnología-, me gustaría expresar mi satisfacción por el hecho de que este Instituto empiece a funcionar de inmediato, a principios de 2007.
El trabajo de este instituto hará posible seguir avanzando, lo que beneficiará tanto a la comunidad de Europa en su conjunto como a los que, fuera de Europa, nos contemplan como elemento de guía y como ejemplo que hay que seguir en este sector particular.
Vladimír Špidla
miembro de la Comisión. (CS) Señor Presidente, Señorías, me complace que el debate entre el Consejo y el Parlamento haya realizado avances rápidos y que estemos cerca de lograr un acuerdo. La creación del Instituto Europeo de la Igualdad de Género refleja un interés real de dotar a la política europea sobre igualdad de género con nuevos instrumentos que nos permitan seguir avanzando. Esta necesidad ya se decidió en 1999. El Parlamento, y en particular la Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género, apoyaron la idea de crear este Instituto. Este Instituto nos ayudará -es decir, a los órganos de la Comunidad y a los Estados miembros- a formular y aplicar políticas al mejorar los conocimientos que disponemos sobre la igualdad de oportunidades para hombres y mujeres. Para ello, el Instituto recopilará, analizará y difundirá datos objetivos, fiables y comparables a escala comunitaria. También desarrollará recursos metodológicos adecuados para mejorar la integración de las cuestiones de género en la política comunitaria.
La primera lectura permitió al Parlamento refinar y aclarar varios puntos contenidos en la propuesta de la Comisión. La Posición Común también incorpora la mayoría de las enmiendas presentadas por el Parlamento. En segunda lectura, tuvimos que encontrar respuestas a preguntas relacionadas con la creación de un consejo de administración, una cuestión sobre la que las opiniones del Consejo y del Parlamento eran muy diferentes. Me complace que las dos instituciones se esforzaran por llegar a un compromiso bien considerado y, finalmente, lo lograran. El compromiso que tenemos sobre la mesa supone una mejora de la Posición Común. Por otro lado, el sistema de rotación de los miembros del consejo de administración, y el tema de las declaraciones conjuntas, ha permitido lograr un consejo de administración de tamaño medio que los Estados miembros, que se mostraban dubitativos al respecto, han podido aceptar. Gracias a esto, el Instituto podrá funcionar de forma eficaz desde el punto de vista de sus dimensiones y de la realización de sus tareas. Por otro lado, las enmiendas relativas a la designación del director, la reinstauración del Foro de Expertos y el nombramiento de dos expertos de dicho Foro por el Parlamento fortalecerán el papel del Parlamento. Por tanto, la comisión aceptará este compromiso. Creo firmemente que el Parlamento, que comparte nuestro deseo de que se apruebe este Reglamento a finales de año, podrá aceptarlas también y les doy las gracias por ello.
Señorías, me gustaría dar las gracias a las ponentes, la señora Gröner y señora Sartori. Tuve la oportunidad de reunirme con ellas de forma regular y todos ustedes pueden dar fe de que no han escatimado esfuerzos. Gracias a ellas, mañana, espero, podremos llevar a buen puerto esta cuestión.
Anna Záborská
en nombre del Grupo del PPE-DE. (SK) La Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género nombró con acierto dos ponentes, del PPE-DE y del PSE, para elaborar un informe sobre la propuesta de la Comisión sobre la creación del Instituto Europeo de la Igualdad de Género.
El informe que se nos presenta ahora está muy equilibrado y me gustaría dar las gracias a la señora Sartori y a la señora Gröner. Sería estupendo que hoy pudiéramos anunciar que no hay necesidad de crear un Instituto de Igualdad de Género porque todas las formas de discriminación contra las mujeres han sido eliminadas. Sería bueno que pudiéramos decir que ya no se discrimina a las mujeres desde el punto de vista del salario que perciben, que el valor del trabajo de hombres y mujeres se reconoce plenamente y que, en cuanto a las responsabilidades en el hogar, las madres y los padres tienen libertad de elección gracias a los avances realizados a la hora de equilibrar la vida laboral y familiar.
Sin embargo, este no es el caso, a pesar de que la Unión Europea cuenta con un arsenal de instrumentos jurídicos para proteger los derechos de las personas. En estas circunstancias, el Instituto de Igualdad de Género podría demostrar ser un instrumento útil. Durante el ejercicio de evaluación que tendrá lugar dentro de cinco años podremos ver si se han cumplido nuestras expectativas. ¿Seremos lo suficientemente valientes para disolver el Instituto si la evaluación resulta negativa? ¿Tendremos el coraje de encontrar aplicaciones más útiles para el dinero que ya hemos asignado? Me gustaría advertir que el Instituto por sí solo no resolverá todos los problemas de falta de igualdad de oportunidades para hombres y mujeres.
Igual que la amplia variedad de legislación internacional y europea no ha logrado resolver estos problemas durante más de 50 años, el Instituto de Igualdad de Género tampoco lo podrá hacer. Solo el compromiso personal de cada hombre, cada mujer, político y organización no gubernamental garantizará que las mujeres ya no sean discriminadas y que todas las mujeres, incluidas las más pobres, tengan acceso a la justicia, que su valor, honor y dignidad sean plenamente respetados.
Zita Gurmai
en nombre del Grupo del PSE. - (HU) La igualdad entre mujeres y hombres es uno de los pilares básicos sobre los que se ha construido la Europa moderna. Tras una larga batalla, ahora estamos a punto de ver culminada la creación de un instituto público para la igualdad de género en Europa. Me gustaría dar las gracias a la señora Gröner y a la señora Sartori por su trabajo y felicitarlas por el proyecto de propuesta, que representa el mejor resultado que puede lograrse en este momento y que cuenta, por lo menos, con el apoyo de la Comisión y del Consejo.
Hemos logrado garantizar que el Instituto sea independiente, algo esencial para que desempeñe su función de forma profesional y cumpla su papel como foro de expertos que ayude al director o directora en su labor. El marco presupuestario de operación también está garantizado, así como la transparencia de su gestión. Seguirá siendo labor de la Comisión y del Consejo de Administración nombrar al director, pero quiero señalar que el director antes debe comparecer ante la comisión del Parlamento Europeo. Esto reforzará el papel del Parlamento.
Es motivo de gran satisfacción que finalmente contemos con un Instituto europeo que se encargue de analizar constantemente la cuestión de la igualdad entre hombres y mujeres en la sociedad y recopile datos de forma sistemática. Estoy segura de que concebirá metodologías valiosas que beneficiarán a la política en materia de igualdad de oportunidades y ofrecerá asesoramiento a las demás instituciones de la Comunidad y a los Estados miembros y también ayudará a ejecutar la política comunitaria.
Aplaudo el hecho de que se haya elegido a un nuevo Estado miembro para albergar la sede de Instituto. A la hora de elegir la sede fue importante para mí elegir una ubicación que ofreciera un entorno adecuado. Podemos estar seguros de que este será el caso en Lituania, dado que el Gobierno lituano ha demostrado su compromiso al ofrecer 50 millones de euros adicionales, que estarán disponibles de los fondos comunitarios durante siete años.
La apertura del Instituto ha marcado un paso importante para nosotros en el ámbito de la igualdad de género. Solo el tiempo confirmará la importancia de su función, pero su atemporalidad viene destacada por el hecho de que 2007 será el Año de la igualdad de oportunidades en Europa. Hemos dado el paso necesario y el Instituto está preparado para ponerse manos a la obra. Sin embargo, tenemos que velar por que funcione con eficacia.
DanutBudreikaitė
en nombre del Grupo ALDE. - (LT) Señor Presidente, Señorías, me gustaría expresar mi satisfacción por la decisión del Consejo Europeo de Asuntos Generales y Relaciones Exteriores del 1 de diciembre de este año de instalar el Instituto Europeo de la Igualdad de Género en Vilna, Lituania. Esta decisión se confirmará oficialmente en las conclusiones del Consejo de Jefes de Estado y de Gobierno de los días 14 y 15 de diciembre.
Este Instituto será la primera institución de la UE en un nuevo Estado miembro, Lituania.
Aunque la historia de la lucha de las mujeres a favor de la igualdad de derechos con los hombres es muy larga, sigue existiendo una gran diferencia entre los salarios que perciben hombres y mujeres, en detrimento de las mujeres. La verdadera aplicación de la igualdad de género marcaría la realización no solo de este valor democrático europeo, la libertad de expresión propia y de las relaciones interpersonales, sino que también contribuiría a solucionar problemas demográficos y a reducir la pobreza.
Las labores más importantes del nuevo Instituto serán recopilar información sobre la igualdad entre los sexos, analizarla y ofrecer recomendaciones sobre las cuestiones en materia de igualdad entre hombres y mujeres, así como difundir información sobre la situación de la igualdad entre hombres y mujeres en la Unión Europea y en terceros países.
Estoy convencida de que el Instituto Europeo de la Igualdad de Género, establecido en Lituania, dará buenos resultados, puesto que Lituania tiene experiencia en cooperar con otros países de la UE y puede compartir sus experiencias con terceros países, en particular los vecinos orientales.
La Comisión ha aceptado cuarenta de las recomendaciones del Parlamento para ampliar el ámbito geográfico con vistas a la recopilación y el análisis de la información y el suministro de dicha información, por lo que se han incluido los países que han entrado en la Unión recientemente y a los países candidatos.
Sin embargo, la magnitud de la discriminación de las mujeres en algunos países de la UE es tan grande que nadie debería alegrarse de la reducción de los fondos destinados al Instituto. Creo que habría que hacer lo contrario, aumentar el número de trabajadores del Instituto y su presupuesto, al igual que se han ampliado sus actividades.
Me gustaría destacar que, en primer lugar, los Estados miembros deben adoptar medidas para implementar de forma activa y firme políticas de igualdad a escala nacional. El Instituto Europeo de la Igualdad de Género les ayudará a realizar esta tarea. Asimismo, si me lo permite el Presidente, me gustaría decir a la señora Sartori que no muy lejos de Vilna se encuentra el centro geográfico de Europa y que es una ciudad que no se encuentra muy lejos de Bruselas.
Hiltrud Breyer
en nombre del Grupo Verts/ALE. - (DE) Señor Presidente, también me gustaría dar las gracias a las ponentes. Cuando este Instituto Europeo de la Igualdad de Género sea una realidad, y pronto lo será, habremos dado un paso de gigante. Europa necesita un Instituto de la Igualdad de Género independiente y autónomo para garantizar que el objetivo de la igualdad de oportunidades para hombres y mujeres no esté por debajo de otras medidas de lucha contra la discriminación. Por tanto, es muy importante que hayamos dejado claro que queremos que una mujer firme dirija este Instituto.
Un Instituto de la Igualdad de Género independiente es necesario, porque, lamentablemente, las mujeres en Europa siguen siendo discriminadas. Hay muchos ámbitos en los que no solo necesitamos más datos estadísticos, sino también sugerencias innovadoras para solucionar los problemas. Espero que este Instituto sea algo más que un mero lugar donde se recopilan datos, sino que también contribuya de forma innovadora a solucionar el problema de la discriminación por motivos de sexo.
Por último, sin embargo, me gustaría plantear otra cuestión que es muy importante para mí. El Instituto Europeo para la Igualdad de Género no puede sustituir a las políticas prácticas y a las leyes reales, y no debe convertirse en una excusa para no aplicar iniciativas legislativas.
(El Presidente interrumpe a la oradora)
Eva-Britt Svensson
en nombre del Grupo GUE/NGL. - (SV) Señor Presidente, me gustaría dar las gracias a todos por el duro trabajo realizado y el compromiso demostrado y, en especial, a la señora Gröner y la señora Sartori porque el Instituto finalmente se creará y empezará su importante labor. Hoy es un día muy importante para todos los que trabajamos para construir una sociedad en la que mujeres y hombres sean iguales. Es un día histórico que ve cómo se refuerzan los derechos de los niños, porque su situación se ve influida, en buena medida, por los derechos de sus madres, es decir, de las mujeres. Estoy satisfecha por este paso adelante que representa la creación del Instituto Europeo de la Igualdad de Género; sin embargo, también estoy decepcionada por el hecho de que, en 2006, siga siendo necesario crear un instituto especial que defienda los derechos que las mujeres deberían tener, porque esto es algo evidente, y porque no hayamos avanzado en lo que respecta al reconocimiento del derecho de la mitad de la población a vivir su vida en las mismas condiciones que la otra mitad de la humanidad.
En la UE hablamos mucho de democracia y derechos humanos, pero las mujeres también necesitan tener derechos humanos y democráticos. El hecho de que una gran parte de la población crea que se puede tratar a las mujeres como mercancías en un mercado y crea que la sociedad no puede ser responsable del derecho de las mujeres sobre su propio cuerpo no puede ser considerado democrático. Nos preocupa que los derechos de las mujeres sean zarandeados y que se abuse de ellos y, por ejemplo, nos preocupa que el poder político siga estando principalmente en manos de los hombres y que las mujeres ganen menos dinero que los hombres por el mismo trabajo. Espero realmente que, en la votación en el Pleno, demos nuestro apoyo a la creación de un Instituto europeo de la Igualdad de Género, que supondrá un paso importante que, en el futuro, nos permitirá hablar de democracia y derechos humanos, iguales para todos, independientemente de su sexo.
Urszula Krupa
en nombre del Grupo IND/DEM. - (PL) Señor Presidente, la idea de crear un Instituto Europeo de la Igualdad de Género, descrita como uno de los objetivos más importantes de la Comunidad, fue concebida en 2000, cuando se hizo patente que en la mayoría de los ámbitos políticos la desigualdad de género era significativa. Este fenómeno se presenta con varias facetas, algo que creo que es cierto en cierta medida, aunque no plantea la cuestión fundamental de si se trata realmente de una cuestión de igualdad y de dignidad humana o de la creación de una nueva ideología de izquierdas.
Una de las funciones del Instituto será eliminar los estereotipos de género mediante la difusión de información sobre los roles masculino y femenino no estereotipados y, para ello, se ofrecerá ejemplos liberales que hay que seguir. Esto se lleva haciendo desde hace tiempo y es algo que los que tenemos una concepción cristiana del mundo no podemos apoyar.
Los programas actuales que carecen de normas morales y que explotan las debilidades del ser humano solo sirven para hacer más débiles a las personas, para convertirlas en esclavos indefensos, especialmente ante sus impulsos sexuales y la necesidad de obtener gratificación. El ser humano, reducido a sus instintos básicos, privado de toda dimensión espiritual en su vida, con un desarrollo personal al que se ponen trabas y obstruido por la falta de vida espiritual no podrá realizarse plenamente, ni siquiera con la ayuda y la asistencia activas de las distintas instituciones y sus loables objetivos.
Asimismo, la regulación jurídica de la Directiva plantea una serie de dudas, dado que se supone que la institución tendrá máxima independencia a la hora de realizar sus actividades e incluso podrá encargar una evaluación externa de sus logros. Esta falta de control de la comisión del Parlamento Europeo y su capacidad para seleccionar a sus propios evaluadores no solo da lugar a dudas, sino que es realmente bastante ridícula. La sede del Instituto también resulta sorprendente, ya que no solo incluye subvenciones pagadas con nuestros impuestos, sino también contribuciones de varias organizaciones adineradas, además de los ingresos obtenidos por los servicios prestados.
Otro privilegio es la inmunidad. Esto significa que el personal del Instituto tampoco tendrá restricciones a la hora de realizar sus obligaciones y tendrá libertad para difundir falsas ideas feministas, lo que dará lugar a una situación en la que, en lugar de que las mujeres cooperen con los hombres, se producirá una batalla destructiva entre los sexos, que será el nuevo dogma, mientras que el sexo se convertirá en el nuevo proletariado. Votaremos en contra de la aprobación de esta Directiva.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou
(EL) Señor Presidente, resulta innegable que la igualdad de trato entre hombres y mujeres y el respeto al principio de igualdad en todas las actividades del ámbito público y privado nos permitirán gestionar mejor los recursos humanos en la Unión Europea, lo que contribuirá sin trabas al desarrollo y la competitividad de la economía y a la mejora del nivel de vida y cultural de los ciudadanos.
Particularmente, para que la participación de la mujer en el mercado laboral sea efectiva, al tiempo que se permite la continuación de la especie humana mediante la procreación y el cuidado de los hijos, es necesario respetar los derechos de las mujeres como derechos humanos fundamentales. Con esta perspectiva, tal como ha indicado el señor Comisario, tanto el Consejo como el Parlamento Europeo en la anterior legislatura sentaron las bases para la creación de un Instituto Europeo para la Igualdad de Género. Sin embargo, desde entonces, el escepticismo en torno a la igualdad en el ámbito europeo ha ido cambiando hasta convertirse en un punto de vista con aplicaciones horizontales integradas en todas las políticas y acciones. La hoja de ruta para la igualdad y la Directiva sobre la igualdad de trato entre hombres y mujeres en el mercado laboral son una prueba clara de ello. Deseo felicitar con toda sinceridad a las ponentes, la señora Sartori y la señora Gröner, por sus enmiendas a la propuesta de Reglamento relativa a la creación del Instituto. Además de promover la igualdad mediante investigación, bibliotecas, análisis de datos y fomento de prácticas justas, esperamos un avance significativo en la aprobación del seguimiento multidimensional del establecimiento de la igualdad de oportunidades. Estas acciones propuestas para tales fines deberán respetar la diversidad racial y el principio de subsidiariedad. La dirección del Instituto debería garantizar la representatividad de los Estados miembros en todas sus acciones. Esperamos que la calidad de la opinión experta garantice propuestas útiles y evite el solapamiento de responsabilidades entre organismos que se ocupan de derechos fundamentales concretos, como la sanidad, la seguridad en el trabajo y otros.
Así, desearía señalar que, a pesar de los progresos realizados en la formación del organismo consultor, el Parlamento Europeo solamente durante la posterior audiencia con el Director...
(El Presidente interrumpe a la oradora)
El Presidente
Muchas gracias por sus intervenciones.
Señora Thomsen, antes de empezar, solo quiero decir que he observado que un equipo de televisión la está siguiendo y entrevistando en la Cámara. Dudo que eso pudiera ocurrir en el Folketing. Este Parlamento no es un estudio. Lo permitiré en esta ocasión, pero que no vuelva a suceder.
Britta Thomsen
(DA) Señor Presidente, señor Comisario, Señorías, quisiera comenzar dando las gracias a las ponentes por el enorme trabajo que han hecho para realizar este informe. Me complace que finalmente el Instituto vaya a ser realidad. A pesar de todas las leyes y las buenas intenciones, todavía hoy no tenemos igualdad en Europa. Esto puede verse, por ejemplo, en la persistencia de diferencias en la retribución que reciben hombres y mujeres, así como en la manifiesta infrarrepresentación de las mujeres en todo tipo de organismos decisorios, ya sean políticos, públicos o privados. Europa necesita desesperadamente este Instituto, así como información precisa, análisis y recomendaciones en el ámbito de la igualdad.
Creo que este instituto desempeñará un papel importante en Europa tanto como inspirador como difusor de información en el ámbito de la igualdad. La recopilación de datos y el desarrollo de las mejores prácticas permitirán que el Instituto sea el primero en generar propuestas y estrategias para romper las barreras que impiden la igualdad. Muchos Estados miembros necesitan un impulso. Entre otros aspectos, podría destacarse la necesidad de identificar y derribar las barreras para la igualdad de retribución. Hoy en día, no solo sufrimos el desconocimiento de lo que ocurre en este ámbito, sino que también carecemos de las herramientas necesarias para ponernos a trabajar y combatir estas desigualdades. Esto implica que las desigualdades siguen existiendo a pesar de la legislación y las bonitas declaraciones de que queremos que las cosas cambien. Me alegra muchísimo que la UE sea capaz de iluminar el camino en este ámbito y demostrar que en la agenda política se da gran prioridad al trabajo por la igualdad, y espero que este trabajo sirva para dar un impulso a los esfuerzos de los Estados miembros.
Bairbre de Brún
(La oradora habla en gaélico)
(EN) Con mucho gusto apoyo este informe y pido que se acelere el progreso, de manera que el Instituto Europeo de Igualdad de Género pueda empezar a trabajar el año que viene. Quiero dar las gracias a las ponentes por su trabajo.
Fomentar el intercambio de experiencias en toda la UE nos ayudará a hacer uso de los análisis ya realizados a escala nacional y regional y a realizar importantes análisis nuevos. El instituto debe llegar a ser un arma importante en la formulación de políticas comunitarias, de manera que se puedan promover activamente medidas para la integración de la perspectiva de género en el conjunto de las políticas. El instituto debe empezar a funcionar lo antes posible, con una clara orientación a la recogida y el análisis de datos; de nosotros depende pues, aquí en el Parlamento, asegurar que en el futuro el análisis propuesto se integre en la formulación de políticas.
Johannes Blokland
(NL) Señor Presidente, la igualdad de género es un asunto que venimos tratando repetidamente en esta Cámara. Aparte de que a lo que probablemente se refieren sea a la igualdad de trato entre hombres y mujeres, y no a su igualdad, resulta demasiado simple, creo yo, esperar que este asunto pueda resolverse realizando uno o dos cambios radicales. En las últimas décadas, los derechos de las mujeres han generado un gran interés, unas veces sano y otras no tanto. Esto no significa que, en algunos casos, y en algunas regiones no haya motivos evidentes para que prestemos una atención especial. Ello puede deberse a las diferentes visiones sobre los roles a lo largo de los siglos en las diferentes culturas. Aún hoy podemos encontrar rastros de ello en las culturas de los países, también así dentro de la Unión Europea.
En mi opinión, estas diferencias deben ser tratadas de forma sensata para alcanzar la igualdad de género en todos los países y Estados miembros. Creo que los Estados miembros pueden desempeñar un papel importante a este respecto, ya que están mejor posicionados para evaluar la situación en su país y adoptar medidas en consecuencia. Si algún Estado miembro careciera de iniciativa, existen suficientes organizaciones nacionales e internacionales que pueden estimular, o incluso imponer, la adopción de medidas concretas en este ámbito.
En pocas palabras, estoy a favor de la igualdad de trato entre hombres y mujeres, así como de la igualdad de oportunidades, pero por el momento, no necesitamos especialmente un nuevo instituto europeo para que se ocupe de ello.
Teresa Riera Madurell
(ES) Señor Presidente, quiero ante todo felicitar a la señora Gröner y, también, a la señora Sartori, al Consejo y a la Comisión, por el acuerdo alcanzado. Nos congratulamos de que se haya respetado la visión que, desde este Parlamento, se tenía de cuestiones importantes para un funcionamiento más eficaz del Instituto.
Un consejo de administración de tamaño medio, elegido por un sistema rotatorio entre los Estados miembros dará, sin duda, agilidad a la toma de decisiones. Un director o directora nombrado por un procedimiento abierto y transparente y con la obligación de comparecer ante la comisión competente de este Parlamento para responder a las preguntas de los diputados nos satisface. Y la reinstauración de un foro de expertos y expertas formado por representantes de los Estados miembros, del Parlamento y de los agentes sociales, para asistir a la dirección en la planificación de las actividades del Instituto, sin lugar a dudas, es un acierto.
Hoy es un día histórico para este Parlamento, Señorías, porque hoy conseguimos hacer realidad algo que tanto este Parlamento como las demás instituciones y la sociedad civil creían absolutamente necesario: disponer de un organismo independiente dedicado específicamente a las políticas de igualdad de género.
En definitiva, Señorías, la igualdad entre hombres y mujeres es un principio fundamental de la Unión Europea. Y este Instituto será una herramienta potente para garantizar la integración de la igualdad entre hombres y mujeres en todas las políticas comunitarias.
Pia Elda Locatelli
(IT) Señor Presidente, Señorías, mañana votaremos a favor del Instituto Europeo de la Igualdad de Género y, evidentemente, nos complace que por fin vayamos a conseguir este objetivo. Y digo "por fin" vamos a conseguir el objetivo de este proceso, porque recuerdo que el estudio de viabilidad se remonta a 2002. Espero que, sea como sea, el Instituto empiece pronto a ser operativo.
Claramente habríamos preferido disponer de más recursos, pero prefiero quedarme con el lado positivo, en concreto la creación del Instituto, y esperar que, en el futuro, aumenten los recursos de todo tipo.
Pensando en las actividades futuras del Instituto, se me ocurren dos recomendaciones: la primera se refiere a dónde resultaría especialmente útil que el instituto realizara su labor, y la segunda a un asunto concreto sobre el que tomar medidas.
Siempre ha ocurrido que aquellos lugares en los que las condiciones de la mujer son más desfavorables carecen totalmente de datos estadísticos desglosados por género. Por tanto, mi primera recomendación es que el Instituto debería ser especialmente activo en este frente.
Mi segunda recomendación se refiere a un asunto concreto que debe investigarse: el desfase salarial. La diferencia entre mujeres y hombres por lo que respecta a la retribución sigue siendo intolerablemente alta, y lo que es peor, no da señales apreciables de reducirse. El hecho de que el Tratado de Roma incluyera un artículo que menciona expresamente la igualdad de remuneración para hombres y mujeres, y que 50 años después estemos prácticamente en el mismo lugar, debería hacernos concluir que aún queda mucho trabajo por hacer sobre este problema.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg -
(PL) Señor Presidente, la idea de crear un Instituto Europeo de la Igualdad de Género surgió en 1995. Cuatro años más tarde, el Ministerio sueco para la Integración e Igualdad de Género presentó su plan inicial. Después, la Comisión Europea y el Parlamento Europeo, tras varios años de análisis sobre los objetivos y la organización del instituto, recomendaron su creación.
Después de la primera lectura en marzo de este año, el Parlamento Europeo apoyó la creación de esta nueva agencia, tras presentar diversas enmiendas relativas al alcance de sus actividades y las maneras de garantizar una mayor eficacia. Es positivo que el Consejo, la Comisión y el Parlamento Europeo hayan mostrado su intención de crear el Instituto y permitir que comience a funcionar en 2007.
En esta fase, la segunda lectura, solo quedan por resolver asuntos relativos a la estructura del equipo gestor del instituto, la elección de su director y la cuestión, todavía polémica, del Foro de Expertos. Es una pena que la postura del Consejo en este asunto difiera de las de la Comisión y el Parlamento. A pesar de ello, el resultado final es satisfactorio.
En cuanto al importante papel de esta agencia en la Unión Europea, donde en algunos de sus países todavía existe una discriminación de género muy acusada en muchos ámbitos de la vida, la tarea del Instituto consistirá en aplicar un sistema unificado para la recogida y el análisis de información sobre la igualdad de trato entre hombres y mujeres en Europa.
Es bueno que el Instituto vaya a tener su sede en uno de los nuevos Estados miembros, en Vilna, capital de Lituania. Espero que comience su trabajo cuanto antes, ya que es algo que llevamos esperando desde 1995.
Por último, quisiera felicitar a las ponentes por habernos ofrecido un documento tan bien elaborado.
Anna Hedh
(SV) Señor Presidente, Señorías, al menos aquellos de ustedes que todavía están despiertos, la igualdad entre mujeres y hombres es uno de los principios básicos de la UE y conseguirla en una de las tareas fundamentales de la UE. La UE debería tratar de conseguir la igualdad en todas sus actividades. A pesar de que se ha avanzado mucho en el ámbito de la igualdad, muchos estudios muestran, sin embargo, que se trata de un avance muy lento. Por ejemplo, la UE no tiene capacidad para realizar análisis y proponer soluciones constructivas en lo que respecta a la integración de la igualdad y el fomento de la igualdad entre los sexos. Al crear ahora un Instituto Europeo de la Igualdad de Género, la UE y los Estados miembros están destacando la gran prioridad que dan a esta cuestión, así como la voluntad política de hacer más para superar la falta de igualdad reinante.
Hoy me siento orgullosa, como diputada del Grupo Socialista en el Parlamento Europeo, de que la cooperación de la UE sirva para avanzar en la lucha contra la discriminación de género. Ahora es importante que todos los Estados miembros hagan uso del Instituto y le proporcionen datos estadísticos e información. Es una enorme responsabilidad de los Estados miembros. Para concluir, quisiera manifestar mi gran satisfacción por que sea un nuevo Estado miembro, Lituania, y la ciudad de Vilna, el que vaya a albergar la sede de este Instituto. No creo que el principio de proximidad signifique nada en este caso, ya que todos los Estados miembros de la UE son centrales. Quisiera desear muchísima suerte y dar las gracias a las ponentes, la señora Gröner y la señora Sartori, así como a la Comisión.
Vladimír Špidla
Señorías, me complace que el Parlamento pueda aceptar el compromiso de la Presidencia en su totalidad. Con este acuerdo, el Instituto puede ponerse en funcionamiento de forma más rápida. La reciente decisión de los Estados miembros de ubicar la sede del Instituto en Vilna es prueba del deseo común de que el Instituto comience a funcionar tan pronto como sea posible.
Señorías, el Parlamento dará mañana un paso más en el camino hacia la igualdad de oportunidades. Como han señalado algunos de ustedes, todavía queda mucho camino por recorrer.
El Presidente
Quiero dar la gracias al señor Comisario, a todos los oradores y a la señora Záborská y su comisión por este importante trabajo. Deseo al instituto mucho éxito. Es muy necesario.
El debate queda cerrado.
La votación tendrá lugar el jueves.
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Pöytäkirjan hyväksyminen
Puhemies
Eilisen istunnon pöytäkirja on jaettu.
Onko huomautettavaa?
Posselt
Arvoisa puhemies, tämänpäiväisessä pöytäkirjassa on liite, josta ilmenee, että suhteista assosioituneisiin maihin vastaavien parlamentaaristen sekavaliokuntien puheenjohtajisto olisi jo valittu. Kuitenkin jos luette työjärjestystä, huomaatte, että 170 artiklan 6 kohdassa sanotaan, että sekavaliokuntien muodostamisessa - tämä on eri asia kuin parlamenttien välisistä suhteista vastaavat valtuuskunnat -, siis että suhteista assosioituneisiin maihin vastaavien parlamentaaristen sekavaliokuntien muodostamisessa on noudatettava samaa menettelyä kuin valiokuntienkin muodostamisessa. Niin me olemme tähän asti myös tehneet. Se tarkoittaa, että on pidettävä vaalit kuten valiokunnissakin. Se, että asiasta neuvotellaan puolueryhmien kesken, on toinen asia. Joten: parlamenttien välisistä suhteista vastaavien valtuuskuntien osalta asia päätetään täysistunnossa, mutta suhteista assosioituneisiin maihin vastaavien parlamentaaristen sekavaliokuntien osalta sovelletaan minun nähdäkseni 170 artiklan 6 kohtaa. Tämän pyydän ottamaan huomioon.
Sitten on vielä toinen kohta, josta haluaisin huomauttaa. Määräaika asiaa koskevien ehdotusten jättämiselle päättyi eilen kello 10. Ehdotukset, siis asiakirjat, joiden pohjalta äänestimme, saimme kuitenkin eilen vasta kello 10: n jälkeen, joten minun on pidettävä koko äänestystä kyseenalaisena. Pyydän, että tarkistatte molemmat näistä kohdista ja annatte minulle niistä tiedon seuraavassa istunnossa.
Puhemies
Hyvä kollega, ilmoitan ensimmäisen asian parlamentin puhemiehelle, joka puhuu siitä ryhmien puheenjohtajien kanssa puheenjohtajakokouksessa. Toisen kysymyksen osalta istuntopalvelujen yksikkö ilmoittaa minulle, että kaikki edelliseen istuntoon liittyvät asiakirjat oli jaettu teille. Panemme kuitenkin huomautuksenne merkille.
Rübig
Arvoisa puhemies, pyytäisin, että äänestystuloksia pidettäisiin näyttötaululla vähintään kymmenen sekunnin ajan, niin että ne ehtii kirjoittaa jatkossa muistiin. Meillä on nyt uusi äänestyslaitteisto ja sen pystyy ehkä ohjelmoimaan niin, että äänestystulokset näkyvät vähintään tuon kymmenen sekuntia.
Puhemies
Hyvä kollega, panemme tämän merkille. Uskon, että monet ovat kanssanne samaa mieltä. On tärkeää, että jokaisen äänestyksen tulokset ovat selvästi nähtävissä.
Langen
Arvoisa puhemies, minulla on kysymys, joka koskee keskiviikon pöytäkirjaa, tarkemmin sanottuna liitettä III, joka jaettiin vasta eilen iltapäivällä ja joka sisältää ehdotukset parlamenttien välisistä suhteista vastaavien valtuuskuntien puheenjohtajistoon nimettävistä henkilöistä. Haluaisin tietää, onko painovirhe, joka esiintyi kaiketi sitovassa tekstissä, jo korjattu. Siinä nimittäin luki, että kollega Sumberg PPE-ryhmästä olisi valittu kahden tällaisen valtuuskunnan varapuheenjohtajaksi, nimittäin Japanin ja Kiinan. Asian kuuluisi olla niin, että kollega Jarzembowski on valittu Japanin valtuuskunnan varapuheenjohtajaksi. Onko virhe korjattu ja onko se sitova?
Puhemies
Hyvä kollega, tämä oikaisu on tehty, ja kaikki on taas kunnossa.
Valdivielso de Cué
Arvoisa puhemies, haluan viitata arvoisan puhemiehen, Fontainen, eiliseen huomautukseen matkapuhelinten käytön kieltämisestä tässä istuntosalissa, koska mielestäni mikään ei ole parlamentissa tärkeämpää kuin se, että puhumme ja kommunikoimme keskenämme, mutta sen täytyy tapahtua keskusteluissa eikä matkapuhelinten kaltaisten ulkopuolisten välineiden avulla, jotka soidessaan aiheuttavat häiriöitä.
Pyydän, että todellakin ryhdyttäisiin toimenpiteisiin ja että käyttöön otettaisiin rangaistuksia, samoin kuin niitä vastaan, jotka eivät äänestä. Niitä, jotka häiritsevät keskustelua tässä istuntosalissa, täytyy rangaista tai heitä on kiellettävä tulemasta istuntosaliin tai heiltä on otettava pois matkapuhelin. Pyydän, että ryhdyttäisiin tehokkaisiin toimenpiteisiin.
Suosionosoituksia
Puhemies
Hyvä parlamentin jäsen, ilmoitan tämän varmasti puhemiehelle, mutta minusta tuntuu siltä, että ensimmäiseksi on vedottava kaikkien kollegojen kohteliaisuuteen ja käytöstapoihin. Olen vakuuttunut siitä, että ajan myötä kaikki oppivat ottamaan toisensa huomioon. Toivon joka tapauksessa, ettei meidän tarvitse ryhtyä rangaistustoimiin. Puhumme tästä puhemiehistössä, jotta tämä ongelma saataisiin ratkaistua.
Friedrich
Arvoisa puhemies, ensiksi haluaisin huomauttaa, että ongelmia oli ilmeisesti nimenomaan saksan käännöksessä. Huomauttaisin toisestakin asiasta: oletteko tietoinen siitä, mitä Posseltin ilmoitus merkitsee? Jos Posseltin täällä esittämä arvostelu pitää paikkansa, meillä ei ole valtuuskunnissa yhtään asianmukaisesti valittua puheenjohtajaa ja varapuheenjohtajaa. Tämä on poikkeuksellisen vakavasti otettava asia, ja se on sen vuoksi käsiteltävä kiireellisesti. Pyydän sen vuoksi, että puhemiehistö selvittää ja käsittelee asian mitä pikimmin, sillä joudumme muuten lähtemään kesätauolle valtuuskuntien kannalta täysin epäselvässä tilanteessa, ja sellaista ei saa tässä parlamentissa tapahtua!
Suosionosoituksia
Puhemies
Hyvä kollega, ensimmäisen kysymyksen osalta minulle ilmoitetaan, että saksan käännöspalvelu näyttää onneksi taas toimivan, ja olen siitä hyvin iloinen. Ja toisen asian osalta luulen teidän olevan oikeassa. Ilmoitan huomautuksenne ja muiden tekemät huomautukset puhemiehellemme. Koska olette puhemiehistössä, tiedän, että myös te pidätte huolta tämän asian ilmoittamisesta.
Provan
Arvoisa puhemies, siitä, että jäsenet nousevat ilmoittamaan, ettei heidän nimeään ollut merkitty edellisen päivän läsnäololistaan, on jo muodostunut parlamentissa jonkinlainen perinne. Minun nimeäni ei jostakin syystä ole merkitty eiliseen listaan. Olisi kenties parempi, että voisimme vain mennä jonkin vastaanottotiskin luokse ja kertoa jollekin virkailijalle, ettei nimeämme ollut listassa, kuin että meidän täytyy nousta ilmoittamaan se koko parlamentille.
Puhemies
Hyvä kollega, oikaisemme tämän. Sanon lisäksi, että annoitte täten uusille kollegoillemme tilaisuuden oppia, että voitte näin toimia ja että ilmoittamanne menettely on jo mahdollinen parlamentin kollegoillemme, mikä helpottaa hieman istunnon kulkua, eikä parlamentin jäsenen tarvitse välttämättä ilmoittaa suullisesti unohduksesta.
Vander Taelen
Arvoisa puhemies, kuuntelin tänä aamuna erittäin kiinnostuneena, kuinka Belgian radiossa kerrottiin asiantuntijakomitean toisen kertomuksen tärkeimmistä johtopäätöksistä. Minusta on kyllä hieman ikävä todeta, että kertomus täällä tiedonvälityksen pääpyhäkössä ajautuu ilmeisesti helpommin lehdistön käsiin, jopa sellaiseen kaukaiseen maahan kuin Belgiaan, kuin parlamentin jäsenten pöydille. Kollega Staes esitti asiasta eilen kysymyksen. Olen kuullut, että hän on onnistunut saamaan kertomuksen käsiinsä, mistä onnittelen häntä, mutta olisin kyllä odottanut vähintäänkin sitä, että kaikki jäsenet olisivat saaneet tämän kertomuksen eilen.
Puhemies
Näin on tehty, hyvä kollega, näyttää siltä, että kertomus on jaettu kaikille parlamentin jäsenille. Ehkä teidän on otettava yhteyttä asiakirjojen jakamisesta vastaavaan yksikköön. Näin minulle joka tapauksessa ilmoitetaan, ja pidän huolta siitä, että tämä tieto todella vahvistetaan ja että jokainen saa varmasti kertomuksen haltuunsa. Muun osalta tiedätte, että tiedotusvälineet onnistuvat valitettavasti joskus hankkimaan tietoja, ennen kuin asioista tiedotetaan virallisesti. Tämä on tärkeä keskustelunaihe yhteiskunnissamme.
Maij-Weggen
Arvoisa puhemies, tahtoisin tehdä työjärjestystä koskevan huomautuksen - ja arvoisa komission jäsen ei saa käsittää tätä henkilökohtaisena huomautuksena, vaikka se koskeekin hänen läsnäoloaan täällä. Ryhdymme kohta keskustelemaan täällä kilpailulainsäädännöstä jalkapallon yhteydessä. Se on tämän aamun aiheena. Siksi kilpailupolitiikka-asioista vastaavan komission jäsenen, Van Miertin, kuuluisi olla täällä. Olemme aikaisemmin saaneet toistuvasti havaita, että tänne on ilmestynyt komission jäseniä, jotka eivät ole olleet toimivaltaisia esityslistan aiheen huomioon ottaen. Kehotan teitä vakavasti keskustelemaan komission puheenjohtaja Prodin kanssa puhemiehistössä siitä, että tiettyjen aiheiden ilmestyessä esityslistallemme juuri ne komission jäsenet tulevat paikalle, joiden toimialaan kyseinen aihe todella kuuluu. Tätä ei ole tarkoitettu Kinnockille henkilökohtaisesti, sillä hän pitää ehkä paljon jalkapallosta, ja tiedän, että hän on taitava komission jäsen, mutta mielestäni tämä asia on liian tärkeä annettavaksi uudelleen, uudenkin parlamentin käsiteltäväksi. Niiden komission jäsenten, joiden alaan aihe kuuluu, on oltava täällä silloin, kun heidän aihettaan käsitellään.
Suosionosoituksia
Puhemies
Hyvä parlamentin jäsen, te tiedätte, että puheenjohtaja Prodi on nimennyt uuteen komissioon jäsenen, joka vastaa suhteista parlamenttiin. On tärkeää, että voimme kertoa puheenjohtaja Prodille ja tälle uudelle komission jäsenelle ehdotuksestanne kutsua komission jäsenet vastaamaan hyvin yksityiskohtaisesti niihin kysymyksiin, joista he ovat vastuussa. Tiedän kuitenkin, että komissio on kollektiivinen toimielin ja että komission jäsen Kinnock on varmasti hankkinut kaikki tarpeelliset tiedot voidakseen vastata meille tänä aamuna, ja kiitän häntä hänen läsnäolostaan.
Pöytäkirja hyväksyttiin.
Ranskan jalkapalloliitolle langetetut sakot yhteisön kilpailulainsäädännön rikkomisesta
Puhemies
Esityslistalla on seuraavana komission julkilausuma Ranskan jalkapalloliitolle langetetuista sakoista yhteisön kilpailulainsäädännön rikkomisesta.
Kinnock, Neil
Haluaisin aluksi vastata Maij-Weggenin sanoihin. Hän esitti asiansa hyvin ja ymmärrettävästi. Tiedän, että tämä asia on hänelle tärkeä ja ettei hän suinkaan ole ainoa.
Vaikka en luonnollisestikaan voi vaatia kollegaani Loyola de Palaciota, jolla on nyt onni olla parlamentin jäsen, kehittämään politiikkaansa ja lähestymistapaansa parlamentissa, monen mielestä komission ja parlamentin on nyt oikea aika jatkaa keskusteluja joistakin menettelyistä ja toimintatavoista tässä parlamentissa, joka siis kokoontuu useammassa kuin yhdessä paikassa, sekä kollegion toimintatavoista ja menettelyistä. Toivon, että keskustelut voidaan aloittaa viipymättä, koska siitä saattaisi olla molemminpuolista hyötyä ja se saattaisi edistää vastuuvelvollisuutta ja avoimuutta unionin eduksi.
Haluaisin antaa komission puolesta seuraavan julkilausuman asiasta, jota parlamentti parhaillaan käsittelee. Komissio teki tällä viikolla virallisen oikeudellisen päätöksen viime vuonna Ranskassa pidettyjen jalkapallon maailmanmestaruuskilpailujen paikallisia järjestäjiä vastaan. Kilpailun järjesti CFO. Päätöksen taustalla oli se, että järjestäjien lipunmyyntijärjestelyt olivat syrjiviä.
Kuten parlamentti muistanee, CFO: n vuosina 1996 ja 1997 käyttämä järjestelmä suosi niitä kuluttajia, joilla oli osoite Ranskassa. Komission mielestä järjestäjät käyttivät väärin määräävää markkina-asemaansa, mikä on perustamissopimuksen 82 artiklan vastaista. Tämä oli yhteisön historiassa ensimmäinen tapaus, kun perustamissopimuksen 82 artiklan nojalla on rangaistu sellaisesta syrjivästä käytännöstä, joka vahingoittaa kuluttajien etuja, ilman että sillä on merkittävää vaikutusta markkinoihin. Komissio ottikin päätöstä tehdessään huomioon sen seikan, ettei ollut olemassa aiempia komission päätöksiä tai tuomioistuimen oikeuskäytäntöä, johon CFO olisi voinut tukeutua lipunmyyntipolitiikassaan. Lisäksi oli selvää, että CFO: n vuosina 1996 ja 1997 käyttämät lipunmyyntijärjestelyt olivat täsmälleen samanlaiset kuin aiemmissa maailmanmestaruuskilpailuissa ja muissa vastaavissa merkittävissä kansainvälisissä kilpailuissa käytetyt järjestelyt.
Kuten parlamentti muistanee, komissio reagoi Ranskan ulkopuolella asuvien ihmisten valituksiin siitä, että heidän oli mahdotonta ostaa lippuja, käynnistämällä tutkimuksen. CFO muuttikin nopeasti politiikkaansa ja pyrki varmistamaan sen, että vuonna 1998 myydyt liput olivat kaikkien saatavilla. Tuolloin 100 000 lippua myytiin ensiksi ehtineille.
Komissio arvioi, että nämä tekijät - ennakkotapausten puuttuminen, aiempien kansainvälisten kilpailujen lipunmyynnissä noudatetut tavat ja CFO: n rakentavat toimenpiteet - oikeuttivat pikemminkin symboliseen kuin rangaistusluonteiseen sakkoon. Lisäksi on syytä mainita, että mikäli Ranskassa vuonna 1998 pidettyjen maailmanmestaruuskilpailujen järjestäjille olisi määrätty suurempi sakko, komission olisi ollut pakko harkita toimia aiempien merkittävien kilpailujen järjestäjiä vastaan, joiden käyttämät lipunmyyntijärjestelyt olivat täsmälleen samanlaisia. Tämä olisi voinut johtaa toimiin esimerkiksi vuonna 1996 pidettyjen Euroopan mestaruuskilpailujen järjestäjiä vastaan, sillä tuolloin käytetty myyntijärjestelmä suosi maan kansalaisia ulkomaisten kannattajien kustannuksella.
Ranskalainen järjestelykomitea ei ole tavallinen voittoa tavoitteleva liikeyritys. Se ajaa jalkapalloilun etuja, ja on tärkeää todeta, että kaikki tuotto on mennyt jalkapalloilun hyväksi. Ranskalaisen järjestelykomitean sakottaminen merkitsee sitä, että ruohonjuuritason jalkapallolta ja sen edistämiseltä viedään rahaa, joka sitten siirretään Euroopan komission kassaan. Se tuskin on kenenkään aidon jalkapallon ystävän mielestä järkevää tai hyväksyttävää.
Tiedän, että jalkapallon kannattajat eri puolilla unionia ovat arvostelleet voimakkaasti 1 000 euron sakon suuruutta. Kollegani ja minä pystymme toki ymmärtämään tällaiset reaktiot silloin, kun ne eivät perustu tosiseikkoihin. Toivon kuitenkin, että tässä parlamentissa ja muuallakin ymmärretään tämän tapauksen kannalta olennaiset tekijät. Tämän tapauksen merkittävä - ja mielestäni valaiseva - opetus on selvä. Kaikkien tulevien urheilukilpailujen järjestäjät tietävät nyt selvästi, että lipunmyyntijärjestelyissä on noudatettava täysin Euroopan yhteisön kilpailusääntöjä eivätkä ne saa olla syrjiviä. Toiseksi he tietävät, että komissio ryhtyy viipymättä toimiin niitä järjestäjiä vastaan, jotka eivät noudata näitä sääntöjä. Kolmanneksi he tietävät, että symbolista lähestymistapaa voidaan soveltaa vain kerran ja vain tietyissä olosuhteissa.
Tämä tarkoittaa komission mielestä sitä, että urheilun kannattajien oikeudenmukaista kohtelua koskevia normeja on selkiytetty ja vahvistettu. Vastaisuudessa laki suojelee heitä varmasti syrjinnältä. Esimerkiksi Belgiassa ja Alankomaissa vuonna 2000 pidettävien Euroopan mestaruuskilpailujen järjestäjät ottivat yhteyttä komissioon, ja he ovat muuttaneet myyntijärjestelmänsä yhteisön lainsäädännön edellyttämän tavan mukaisesti. Kertaakaan aiemmin näin suurta osuutta lipuista ei ole ollut yleisön saatavilla, niin että kaikilla Euroopan unionin kansalaisilla on täysin samat oikeudet. Pyrimme tekemään näin jatkossakin.
Tämä on asian valoisa puoli. On sääli, että sillä piti ensin olla varjopuolensa.
Perry
Arvoisa puhemies, haluan onnitella komission jäsen Kinnockia hänen äskeisestä julkilausumastaan. En todellakaan tiedä, miten hän onnistui pitämään naamansa peruslukemilla, kun hän luki sen ääneen. Komission antama julkilausuma oli aivan järkyttävä. En syytä itse komission jäsen Kinnockia, mutta syytän todellakin eroavan komission toimia, asennetta ja itse asiassa sen toimettomuutta. Säälittävä komissio on antanut säälittävän sakon. Voimme vain sanoa, että tämä on täysin tyypillinen esimerkki siitä, miten se on hoitanut asioita viiden viime vuoden aikana. Toivon vain, että komission puheenjohtajaksi valittu Prodi pitää tätä esimerkkinä siitä, miten asioita ei pidä hoitaa.
Olin yksi niistä 32: sta parlamentin jäsenestä, jotka nostivat viime vuonna siviilikanteen Ranskan tuomioistuimissa viimeisenä yrityksenä saada muualla Euroopassa asuville kannattajille enemmän lippuja. Valitettavasti kuulimme Ranskan tuomioistuimissa, että siinä vaiheessa oli myöhäistä jakaa lippuja uudelleen, vaikka Ranskan tuomioistuimissa myönnettiinkin, että noudatetussa menettelyssä oli rikottu unionin sääntöjä.
Haluaisin huomauttaa, että kullekin siviilikanteen nostaneelle parlamentin jäsenelle aiheutuneet kustannukset olivat, yllätys, yllätys, 1 000 punnan suuruusluokkaa, siis hieman enemmän kuin maailmanmestaruuskilpailujen järjestäjille nyt määrätty sakko.
Komissiolla olisi halutessaan ollut valtuudet määrätä noin 20 miljoonan euron suuruinen sakko - ehkä jopa suurempikin -, jos se olisi suhtautunut asiaan vakavasti. Se ei suhtautunut asiaan vakavasti vuonna 1997, kun se olisi voinut ryhtyä toimiin varmistaakseen sen, että liput jaetaan oikeudenmukaisesti. Se ei suhtautunut asiaan vakavasti vuonna 1998, kun kyseinen ongelma ilmeni ja muualla Euroopassa asuvilta kannattajilta evättiin mahdollisuus nähdä maailmanmestaruuskilpailut. Se ei nytkään suhtaudu asiaan vakavasti. Millainen viesti tämä on urheilukilpailujen järjestäjille? Komission jäsen Kinnock kutsui tätä symboliseksi sakoksi. No, komissio todellakin antaa tästä sellaisen kuvan, ettei se suhtaudu asiaan lainkaan vakavasti. Tässä on kyse suuren luokan liiketoiminnasta. Pelissä on mukana huomattavia rahasummia. Kuulin, että maailmanmestaruuskilpailujen liikevaihto oli 300 miljoonan punnan suuruusluokkaa; sakko on 1 000 euron suuruusluokkaa. Tätä ei yksinkertaisesti voida hyväksyä.
Tästä kaikesta saa sellaisen kuvan, että komissio katsoo asiaa läpi sormien ja ettei se ole huolissaan asiasta. Se sanoo suurkilpailujen järjestäjille: " Voitte edelleenkin riistää kannattajia." Se sanoo myös, että tällä tavalla edistetään - ja se edistää - lipuilla käytävää katukauppaa. Sen täytyy estää se jollakin tavalla. Urheilu on nykyisin suuren luokan liiketoimintaa. Komission täytyy tulevaisuudessa osoittaa, että se on tosissaan, ja varmistaa, että urheilussa, kuten muussakin Euroopassa harjoitettavassa liiketoiminnassa, täytyy noudattaa unionin sääntöjä ja määräyksiä.
Ford
Arvoisa puhemies, kiitän komissiota ja komission jäsen Kinnockia tästä julkilausumasta, jota pyysin aiemmin tällä viikolla. Vaikka pidänkin myönteisenä sitä, että he saapuivat tänne antamaan julkilausuman, olen pettynyt sen sisältöön.
En kuulemma pidä jalkapallosta: minulla on Manchester Cityn kausikortti. Komission jäsenellä on kuulemma samantapaisia ongelmia, sillä hänen huhutaan kannattavan Cardiff Cityä, mikä saattaa selittää osan nykyisistä vaikeuksistamme. Olen kuitenkin yhtä mieltä siitä, että Ranskan jalkapalloliitto järjesti suurenmoisen jalkapallojuhlan. Ranskan " monivärijoukkue" vaiensi muukalaisvihamieliset ja rasistit, jotka - kuten Le Pen tai entinen kollegamme Mègret, jota täällä ei juuri kaivata - ovat sitä mieltä, että on oltava valkoihoinen voidakseen olla ranskalainen. On kuitenkin tärkeää huomata, että tässä asiassa rikottiin selvästi kilpailusääntöjä. Komission jäsen Kinnock sanoi, että muualla Euroopassa asuville jalkapallofaneille myytiin noin 180 000 lippua. Tämä tapahtui sen jälkeen, kun 600 000 lippua oli myyty syrjivää menettelyä noudattaen. Järjestelykomitea tieten tahtoen ja provosoivasti jätti aluksi noudattamatta vaatimusta, jonka mukaan kaikkia Euroopan unionin kansalaisia täytyy kohdella yhdenvertaisesti, ja rikkoi selvästi perustamissopimuksen 82 artiklaa. Tällöin se kasvatti selvästi voitto-osuuttaan, kun se myi lippupaketteja yrityksille. Lippua ei voinut ostaa soittamalla ja maksamalla 500 frangia, mutta 5 000 frangilla saattoi saada saman lipun ja kouluruokalan tasoa vastaavan aterian - minulla on kokemusta yritysten vieraanvaraisuudesta.
Jos komission jäsen Kinnock kysyy, olenko sitä mieltä, että Euroopan komissio voisi auttaa pikemminkin ruohonjuuritason jalkapalloa kuin monikansallisia yrityksiä, joiden täytyy saada voittoa, antaisin ääneni Euroopan komissiolle. Tämä ei ehkä ole kovin suosittu näkemys, mutta en ole juuri havainnut, että ne ihmiset, jotka ansaitsevat jalkapallolla miljoonia, sijoittaisivat rahoja jalkapallon hyväksi. He sijoittavat niitä franchising-toimintaan ja muuhun vastaavaan.
Tämä vaaransi myös tuhansien jalkapallofanien turvallisuuden. Kymmenettuhannet ranskalaiset miehet ja naiset kaupustelivat lippuja pimeästi. Jos he ostivat sallitut neljä lippua tärkeään otteluun ja myivät ne katukaupassa, he saivat riittävästi rahaa kahden hengen kahden viikon Australian-lomaa varten. Olisi ollut hyvin vaikea kuvitella, että ranskalaiset miehet ja naiset eivät olisi ostaneet lippuja ja myyneet niitä pimeästi, ja näin selvästikin tapahtui.
Eikö komission jäsen ole tässä tilanteessa sitä mieltä, että jalkapallofanien mielestä 1 000 euron sakko - sama summa, jonka lippu Englanti-Argentiina-otteluun suunnilleen maksoi katukaupassa - on täysin naurettava, että lippujen kaupustelijat ilahtuvat tästä uutisesta ja että aidot jalkapallofanit ovat pettyneitä? Eikö hän voi vahvistaa, että olisimme voineet määrätä Ranskan jalkapalloviranomaisille noin 100-200 miljoonan frangin suuruisen sakon, joka on noin 10 % heidän saamistaan lisätuloista? Eikö hän ole sitä mieltä, että se, että järjestelykomiteaa ei enää ole olemassa, on itse asiassa pelkkä tekosyy, kun Ranskan jalkapalloliitto on selvästikin vastuussa asiasta?
Eikö hän ole sitä mieltä, että vuoden 2000 ja 2004 Euroopan mestaruuskilpailujen järjestäjille ja mahdollisille vuoden 2006 maailmanmestaruuskilpailujen järjestäjille, pidetään ne sitten Saksassa tai Yhdistyneessä kuningaskunnassa, on annettu sellainen viesti, että he voivat rikkoa sääntöjä ja maksimoida voittonsa ja että loppujen lopuksi se maksaa heille vain pikkusumman?
Pitäisikö komission kohdella jalkapalloa eri tavalla kuin mitä tahansa muuta monen miljardin punnan teollisuutta? Minusta vaikuttaa siltä, että jos kyse olisi ollut televiestintä- tai muusta alasta, symbolinen sakko siinä tilanteessa, että joku on kasvattanut voitto-osuuttaan 200 tai 300 miljoonalla punnalla, olisi ollut yhtä naurettava kuin tämä symbolinen sakko on jalkapallofanien mielestä.
Watson
Arvoisa puhemies, belgialainen entinen sosialistikollegamme De Coene ja minä johdimme 30 Euroopan parlamentin jäsenen ryhmää, joka vei tapauksen viime vuonna Pariisin korkeimpaan oikeuteen. Tuomioistuin oli kanssamme samaa mieltä. Sen mukaan CFO oli rikkonut unionin lainsäädäntöä. Se hylkäsi kanteemme muotoseikan takia ja totesi, ettei meillä ollut oikeutta nostaa kannetta. Ryhdyimme kuitenkin toimiin, koska Euroopan komissio ei mielestämme puolustanut unionin kansalaisten oikeuksia. Tuolloin komission jäsen Van Miert vakuutti meille, että komissio veisi tämän asian loppuun asti. Nuo toimet, kuten Perry on todennut, tulivat maksamaan kullekin meistä yli 1 000 euroa. Parlamentin jäsenet ovat vihaisia siitä sakosta, jonka Euroopan komissio on määrännyt CFO: lle. Voin hyvin kuvitella, miksi komission jäsen Van Miert ei halunnut tulla tänään paikalle henkilökohtaisesti antamaan tätä julkilausumaa.
Tämä ei ole ensimmäinen kerta, kun maailmanmestaruuskilpailujen järjestäjät ovat peukaloineet lipunmyyntiä tavallisen jalkapallofanin tappioksi. Tämä on kuitenkin ensimmäinen kerta, kun he ovat mainostaneet kilpailuja ensimmäisinä miljardin dollarin maailmanmestaruuskilpailuina. He ovat tienanneet miljoonia syrjivillä myyntijärjestelyillä. Jos komissio olisi suhtautunut tähän 82 artiklan rikkomiseen yhtä vakavasti kuin muilla liiketoiminnan alueilla tapahtuviin väärinkäytöksiin, tämä sakko ei olisi ollut 600 puntaa vaan 6 miljoonaa puntaa tai enemmän.
Komission jäsen sanoi, että kuluttajien etuja vahingoitettiin mutta että tällä ei ollut vakavaa vaikutusta markkinoihin. Väitän komission jäsenelle, että tämä vaikuttaa erittäin vakavasti Euroopan unionin maineeseen. Hän sanoi, ettei CFO voinut tukeutua mihinkään. Entäpä se sakko, jonka komissio määräsi vuonna 1990 pidettyjen maailmanmestaruuskilpailujen italialaisjärjestäjille ja joka oli itse asiassa suurempi kuin CFO: lle tänä vuonna määrätty sakko? Entäpä CFO: n ja Euroopan komission välillä käyty kirjeenvaihto, joka alkoi heinäkuussa vuotta aiemmin?
Toisin kuin Ford, joka edustaa maan lounaisosaa mutta kannattaa Manchester Cityä, minä en kannata mitään jalkapalloseuraa, mutta kannatan kyllä unionin kansalaisten oikeutta suojautua syrjiviltä käytännöiltä ja määräävän markkina-aseman väärinkäytöltä. Kannatan Euroopan unionia, kun se pyrkii suojelemaan entistä paremmin näitä kansalaisia. Tämä sakko antaa mielestäni unionin kansalaisille sellaisen viestin, että Eurooppa on suuren luokan liiketoiminnan eikä tavallisen kadunmiehen puolella.
Tämä on mielestäni surkuteltava loppu surkuteltavalle komissiolle. Toivon, että kun uuden komissiomme jäsenet on hyväksytty syyskuussa, heillä on hieman enemmän selkärankaa ryhtyä tällaisiin toimiin unionin kansalaisten puolesta.
Suosionosoituksia
Berthu
Arvoisa puhemies, päinvastoin kuin edelliset puhujat, jotka olivat muuten kaikki brittiläisiä - kas vain, onpa outoa! -, haluaisin puolestani esittää vastalauseen komission päätöksestä, joka on mielestäni melko ällistyttävä, rangaista Ranskan jalkapalloliittoa, koska jalkapallon maailmanmestaruuskisojen lipunmyynnissä tapahtui mukamas syrjintää. Komission jäsen Kinnock muistutti kuitenkin aivan perustellusti siitä, että kyse oli edellisissä maailmanmestaruuskisoissa perinteeksi muodostuneesta käytännöstä.
Hyvät kollegat, miksi tämä on perinteinen käytäntö? No, aivan yksinkertaisesti siksi, että tämäntapaiset maailmanmestaruuskisat ovat yhden maan järjestämät ja tämän maan veronmaksajien kustantamat. Hieman suuremman kiintiön varaamista tämän maan asukkaille pidetään näin ollen kohteliaana ja hyvänä käytäntönä. Kun esimerkiksi jokin yritys käynnistää osakeannin, ryhtyy pääomansa kasvattamiseen ja myy osakkeita, ei pidetä vääränä varata kiintiöitä yrityksen omille työntekijöille, jotka osallistuvat etuoikeutetulla tavalla tämän yrityksen elämään. Tällainen kiintiö on tietenkin syrjintää, mutta se on tässä tapauksessa mielestäni perusteltua syrjintää. Olen niin muodoin sitä mieltä, että komissio sovelsi virheellisesti perustamissopimuksen 82 artiklaa, koska tässä tapauksessa ei ollut kyse hallitsevan markkina-aseman väärinkäytöstä, vaan verotuksellisesti hyvin erityisen tilanteen täysin perustellusta ja selitettävissä olevasta hyväksi käyttämisestä.
Arvoisa puhemies, haluaisin kuitenkin vielä jatkaa aiheesta, koska tämä lippuasia on loppujen lopuksi pikkujuttu, joka ei vaikuta suuremmin maidemme elämään, mutta on olemassa muita paljon vakavampia tapauksia, joissa komission toimintaa ohjaa samanlainen ääriajattelu, joka voi aiheuttaa erittäin vakavia vääristymiä maidemme talouteen ja työllisyystilanteeseen.
Ajattelen esimerkiksi rangaistusta, joka langetettiin tuolloinkin Ranskalle, koska maa oli myöntänyt sosiaaliturvamaksujen alennuksia muutamille tekstiilialan yrityksille, jotka olivat palkanneet työntekijöitä sellaisessa kansainvälisessä tilanteessa, jonka tiedätte, hyvät kollegat, olevan erittäin vaikea, etenkin kansainvälisten sopimusten vuoksi, jotka juuri komissio on neuvotellut. Nämä tekstiiliyritykset joutuvat siis palauttamaan saamansa sosiaalituet sellaisen näkemyksen takia, joka on ehdottoman kiihkoileva, ahdasmielinen ja typeryyden rajoilla. Tämä on ehdottomasti pöyristyttävää. Mielestäni parlamentin olisi tulevaisuudessa puolustettava maltillisempaa, oikeudenmukaisempaa ja kohtuullisempaa näkemystä kilpailusta.
Suosionosoituksia
Vander Taelen
Arvoisa puhemies, tahtoisin mielelläni aluksi lainata suurta alankomaalaista filosofia, Michelsiä, tunnettua jalkapallovalmentajaa, joka sanoi aikoinaan, että jalkapallo on sotaa. Minä puolestani yhtyisin mieluumminkin kannattamaan sellaista mielipidettä, että jalkapallo on vaihtoehto sodalle. Se, mistä haluan tässä puhua, ei koske Ranskan maailmanmestaruuskisoja, haluan vain raottaa hiukan erästä asiaa.
Mielestäni jalkapallo, erityisesti kansainväliset ottelut, on todellakin kunnioitettava sotien vaihtoehto, niin omituiselta kuin tämä saattaakin kuulostaa. Jalkapallon tulisi olla juhlaa ja kansainvälisten kilpailujen, kuten Maailmanmestaruuskisojen tai Euroopan mestaruuskisojen, olisi todella lähdettävä liikkeelle kansan syvistä riveistä. Nykyisin havaittavissa oleva suuntaus ja se, mitä viime vuonna tapahtui Ranskassa, ovat tästä valaisevana esimerkkinä. Tapahtuma, jonka pitäisi olla kansanjuhla, on jossakin määrin muuttunut täysin kaupallistetuksi juhlaksi. Sama suuntaus on havaittavissa myös kansallisten jalkapallo-ottelujen suhteen kaikkialla Euroopassa. Huomaamme, että jalkapallo siirtyy yhä kauemmas tavallisista ihmisistä ja että jalkapallosta on jossain määrin tulossa kaupallinen juhla, jossa piiloudutaan lasin taakse ja mukaviin business-luokan nojatuoleihin.
Siksi tahtoisinkin kehottaa arvoisaa komission jäsentä ryhtymään varmaotteisiin toimiin sen hyväksi, ettei urheilua päästettäisi etääntymään tavallisesta kansasta ja että urheilu pysyisi erillään kaupallisen edun tavoittelusta. Se, mikä pätee jalkapallourheilussa, pätee tietysti myös kilpapyöräilyssä, missä pyöräilijät toisinaan ruiskuttavat itseensä samoja hormoneja, joita annetaan karjalle.
Sen tähden pyydänkin teitä, arvoisa komission jäsen, tekemään oikean toimintasuunnitelman, missä ei enää ole kysymys sakkojen määräämisestä järjestölle, joka on rikkonut jotakin lakisäädöstä vastaan, vaan missä ryhdytään todellisiin toimiin suurten järjestöjen valvomiseksi ja huolehditaan siitä, että Euroopassa järjestettävät Euroopan mestaruuskisat ja Maailmanmestaruuskisat tosiaan pysyvät kansanjuhlana eivätkä muutu kaupallisiksi juhliksi.
Désir
Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, en usko, että markkinat voivat olla urheiluelämän järjestämisessä ainoa huomioon otettava tekijä. Vuoden 1998 maailmanmestaruuskisojen kahdesta miljoonasta pääsylipusta suurin osa oli myynnissä suoraan Kansainvälisellä jalkapalloliitolla, joka lähetti itse 203 kansalliselle jalkapalloliitolle lippueriä, joista suurimman osuuden sai 24 lopputurnaukseen selviytynyttä maata, muun muassa Yhdistynyt kuningaskunta. Järjestäjämaan hallussa oli 600 000 lippua, joista se varasi itselleen 37 %.
Ehdotusta, jonka mukaan kaikki liput olisi pitänyt panna myyntiin Euroopan markkinoille, ei ole koskaan toteutettu missään näin suurten urheilutapahtumien osalta, mistä komission jäsen Kinnock äsken muistutti. Esimerkiksi vuoden 1996 jalkapallon Euroopan mestaruuskisoissa, jotka järjestettiin Yhdistyneessä kuningaskunnassa, järjestäjämaalle varattiin ei 37 %: a, vaan 42 % lipuista.
Toiseksi, pääsylippujen myynnin hallinta merkitsee sitä, että turvallisuus on hallinnassa 90-prosenttisesti. Se, että maailmanmestaruuskisat onnistuivat myös turvallisuuden kannalta ja että välikohtausten lukumäärä jäi suhteellisen pieneksi, johtui siitä, että tämä lipunmyynnin hallinta mahdollisti esimerkiksi Ranskan ja Iso-Britannian välisen turvallisuusyhteistyön tehokkuuden kannattajaryhmien vastaanotossa, seurannassa ja vartioinnissa, ja yhteistyön avulla oli myös mahdollista välttää tietyt huliganismi-ilmiöt, joita emme halua enää nähdä uudelleen maanosassamme.
Kolmanneksi, mitä enemmän harjoitamme henkilökohtaista myyntiä, sitä enemmän lisäämme mustan pörssin kehittymisen vaaraa. Se on opetus, jonka italialaiset saivat järjestäessään vuoden 1990 maailmanmestaruuskisat, ja Ranskan järjestelykomitea otti tietenkin tuon opetuksen huomioon.
Neljänneksi, kun kyseessä on suosittu urheilulaji ja sellainen maa, joka on investoinut yhdeksän miljardia frangia tällaiseen tapahtumaan, on normaalia kiinnittää huomiota siihen, että järjestäjämaan asukkaat osallistuvat ja suhtautuvat myönteisesti tapahtumaan, ja se on myös menestyksen avaintekijä, mutta on normaalia kiinnittää huomiota myös maan asukkaiden turvallisuuteen ja myös kaikkien ulkomailta tähän tilaisuuteen saapuvien ja isäntämaan vastaanottamien ryhmien turvallisuuteen.
Hyvät kollegat, näitte näiden jalkapallon maailmanmestaruuskisojen aikana tuhansia nuoria Zidanen ja Marcel Dessaillyn kaltaisiksi haluavia katsojia, jotka ovat kotoisin Marseillen, Toulousen ja Strasbourgin työläiskaupunginosista ja jotka saapuivat hurraamaan oikean Zidanen, oikean Dessaillyn ja myös oikean Owenin, oikean Beckhamin ja oikean Di Pietron urotekoja. Kukaan ei voi sanoa, että näillä suurenmoisilla kisoilla olisi ollut rodullisen tai sosiaalisen syrjinnän leima. Ne olivat avoin ja vieraanvarainen kansanjuhla. Ne antoivat kauniin kuvan urheilusta, joukkueidemme ja kansakuntiemme moninaisuudesta ja maanosassamme vallitsevasta veljeydestä. Tiedättekö, että Skotlannista saapuneiden kannattajien ryhmä oli se, joka sai eniten suosiota ja josta ranskalaiset pitivät eniten. Me ranskalaiset emme lähteneet heinäkuussa 1998 lomalle Australiaan, koska koko maailma oli saapunut Ranskaan ja koska olimme Stade de France -stadionilla Saint-Denis'ssä ja Vélodrom-stadionilla Marseillessa työläiskaupunginosiemme asukkaiden kanssa.
Hyvät parlamentin jäsenet, mielestäni Euroopan unionin ensisijaisena tavoitteena urheilun alalla ei ole tällä hetkellä niinkään sellaisen jäsenvaltion rankaiseminen, joka on onnistunut järjestämään menestyksekkäästi tällaisen tapahtuman vaan, kuten Romano Prodi sanoi, pikemminkin se, että unioni ryhtyy todelliseen taisteluun esimerkiksi dopingia vastaan eli sitä vastaan, että pelkkään rahaan keskittyvä ajattelu loppujen lopuksi tappaa urheilun kauneuden ja itse urheiluhengen.
Suosionosoituksia
Gill
Arvoisa puhemies, puhun täällä miljoonien naispuolisten jalkapallofanien puolesta. Suhtaudun myönteisesti komission jäsen Kinnockin vakuutteluihin.
Minun on sanottava, että olin järkyttynyt siitä, miten Ranskan viranomaiset hoitivat lipunmyynnin. Tiedän, että suuri joukko ihmisiä Britanniassa oli yhtä turhautuneita. Liput annettiin myyntiin liian myöhään, eikä valtaosa ihmisistä pystynyt käyttämään tilaisuutta hyväkseen työasioiden takia. Mielestäni meidän onkin nyt pohdittava tätä asiaa yhteistuumin.
Yksi EU: n toimielinten päätavoitteista on varmistaa se, että kaikkien EU-maiden kansalaisia kohdellaan oikeudenmukaisesti ja yhdenvertaisesti. Tässä tapauksessa syrjittiin miljoonia jalkapallofaneja. Ja kuitenkin tätä rikkomusta vähätellään. Mitkä sitten ovatkin syyt tuohon todella mitättömään sakkoon, se suututtaa erittäin monia faneja. Jälleen yksi tilaisuus päästä lähemmäksi unionin kansalaisia on jätetty käyttämättä. Jalkapalloa kohtaan tunnettu innostus yhdistää kaikkia maita. Mikä onkaan parempi tapa muuttaa imagoamme ja päästä lähemmäksi unionin kansalaisia kuin se, että sanomme, että suhtaudumme jalkapalloon yhtä vakavasti kuin mihin tahansa liiketoiminnan alaan.
Kinnock, Neil
Haluaisin aloittaa siitä, mihin Gill lopetti, ja aivan ensiksi onnitella häntä hänen ensipuheenvuorostaan tässä parlamentissa. Hän ei koskaan enää tunne vastaavanlaista pelkoa eikä saa vastaavanlaista tyydytystä. Olen varma, että koko parlamentti kiittää häntä hänen puheenvuorostaan. Hän todellakin kiteytti komission tunteet monessakin mielessä, kun hän sanoi pahoittelevansa syvästi sitä, että syrjintää esiintyy. Se on komissiossa yleinen tunne, minkä vuoksi kollegani Van Miert ja hänen kollegansa komissiossa pyrkivät erityisesti estämään tehokkaasti vastaisuudessa ja todellakin vuoden 1998 osalta CFO: n käyttämät syrjivät käytännöt.
Haluaisin jatkaa siitä, mihin Vander Taelen lopetti. Kun hän sanoi, että jalkapallo on kelpo vaihtoehto sodalle, mieleeni muistui sanonta, että sodan ensimmäinen uhri on totuus. Kun kuuntelin joitakin tässä keskustelussa pidettyjä puheenvuoroja, en voinut olla ajattelematta, että joskus jalkapallon ensimmäinen uhri on totuus, koska täällä pidettiin pari kiihkeää puheenvuoroa, joissa ei kuitenkaan juuri otettu huomioon tosiseikkoja. Haluaisin vastata komission puolesta ja toistaa joitakin tosiseikkoja. Pahoittelen tätä toistoa, mutta jos ihmiset eivät kuule ensimmäisellä kerralla, ehkäpä he kuulevat toisella kerralla.
Aloitan Perrystä. Nautin siitä, miten hän kosiskeli yleisöä julistamalla, miten säälittävää, järkyttävää ja niin edelleen tämä on. Mitä hän kuitenkin oikeastaan sanoo, kun hän sanoo, että Euroopan komissiolla on valtuudet määrätä 20 miljoonan euron sakko? Teoriassa ja perustuslaillisessa mielessä hän on oikeassa. Onko hän kuitenkin todellakin sitä mieltä, että Euroopan komission pitäisi viedä jalkapallolta 20 tai 30 miljoonaa euroa ja siirtää ne Euroopan komission kassaan? Ford sanoo " kyllä" , hän haluaisi, että Euroopan komissio saisi rahat mieluummin kuin CFO. Hän osoitti etääntyneensä hämmästyttävän kauas yleisen mielipiteen todellisuudesta. Tämä mies on jo pitkän aikaa ollut ystäväni. Ihailen kaikkea paitsi hänen makuaan jalkapalloseurojen osalta. Asia on kuitenkin niin, että jos sillä tavalla olisi menetelty, hän tietää, mitä lehtiotsikoissa olisi lukenut. Sen tietää myös Watson, joka on huolissaan Euroopan unionin maineesta. Hän tietää, että lehtiotsikoissa lukisi: " Jalkapalloilulta viedään euroja."
Olkaamme järkeviä. Onko tässä tilanteessa viisasta viedä jalkapalloilulta suuria rahasummia ja siirtää ne Euroopan komission kassaan, vai onko viisasta ryhtyä toimiin, niin ettei jalkapallo- tai muiden kansainvälisten kilpailujen lippuja voida vastaisuudessa myydä syrjivästi? Sitten Perry sanoo, että hän haluaa, että nämä toimet ovat erittäin jyrkkiä ja ankaria. Voin ymmärtää tuon mielialan. Jotta kuitenkin olisimme johdonmukaisia, meidän pitäisi ryhtyä samanlaisiin toimiin Yhdistyneessä kuningaskunnassa vuonna 1996 pidettyjen Euroopan mestaruuskilpailujen järjestäjiä vastaan. Tuolloin sanottiin, että jalkapallo palasi kotiin. Olemmeko me todellakin parlamentissa tai missä tahansa muualla sitä mieltä, että meidän pitäisi muistella vuotta 1996 tai vastaavia kilpailuja ja sanoa, että annamme 20 miljoonan euron sakot näiden kilpailujen järjestäjille? Älkää viitsikö. Olkaamme järkeviä.
Haluaisin palata aivan lyhyesti Fordiin. Hän sanoi, että niiden, jotka ansaitsevat rahaa jalkapallolla, pitäisi myös sijoittaa siihen. Hän tietää aivan hyvin, että kannatan hartaasti tuota näkemystä. Olen kuitenkin sitä mieltä, että meidän täytyy tehdä muutakin kuin valvoa kansainvälisen jalkapalloilun lipunmyyntiä, jotta tuo järkevä ja tarpeellinen ajatus varojen kierrättämisestä toteutuisi.
Eräs seikka, johon haluan keskittyä Fordin puheessa, on se, että hänen väittämänsä mukaan komissio antaa vuoden 2000 Euroopan mestaruuskilpailujen ja ehkäpä tulevien maailmanmestaruuskilpailujen järjestäjille Euroopan unionissa sellaisen viestin, että he voivat rikkoa sääntöjä. Täsmälleen päinvastoin on tapahtumassa. Sanoin jo 10 minuuttia ennen Fordin puheenvuoroa, että Belgiassa ja Alankomaissa pidettävien Euroopan mestaruuskilpailujen järjestäjät ovat olleet yhteydessä komissioon, eikä yhtään ainoata lippua tulla myymään syrjivästi. He noudattavat sääntöjä jo nyt ja muodostavat ennakkotapauksen, ja Euroopan unionissa menetellään vastaisuudessa juuri tällä tavalla. Jalkapalloilun ja muiden urheilulajien kannattajat todellakin tietävät nyt, että laki suojelee heitä, ja kilpailujen järjestäjät tietävät, että heitä todellakin rangaistaan ankarasti, jos he rikkovat nyt kaikkien tiedossa olevia sääntöjä.
Näin on asian laita. Säännöt eivät aiemmin olleet tiedossa. Tuomioistuimella ei ole asiaa koskevaa oikeuskäytäntöä. Euroopan komissiolla ei ole asiaa koskevia ennakkotapauksia. Jalkapalloilulta olisi viety rahaa, jos sakko olisi ollut ankarampi. Myös aiempien kilpailujen järjestäjiltä olisi täytynyt periä sakkoja. Asia on niin, että CFO, joka ei siis mielestäni ole ollut aivan nuhteeton, lopetti syrjivän myynnin tutkimuksemme alettua. Kaikki olisivat halunneet, että se olisi tapahtunut aiemmin, mutta se sentään tapahtui. Watson saattaa siis olla oikeassa sanoessaan, ettei tämä ole ensimmäinen kerta, kun järjestäjät ovat manipuloineet lipunmyyntiä. Tämä on kuitenkin ensimmäinen kerta, kun laillinen kilpailusta vastaava viranomainen on lopettanut manipuloinnin ja syrjivän myynnin ja kun yksikään kilpailusta vastaava viranomainen maailmassa on estänyt vastaisuudessa syrjivien menettelyjen käytön lipunmyynnissä.
Watson ymmärsi, kun sanoin, että tässä tapauksessa vaikutus kohdistui kuluttajiin muttei markkinoihin siinä mielessä, mitä markkinoilla yleensä tarkoitetaan. Luulen, että hän myönsi sen, koska hän sanoi, että minä väitin niin ja että ongelmana oli se, että Euroopan maine oli kärsinyt asiasta. Koska kunnioitan suuresti häntä, samoin kuin muitakin tähän keskusteluun osallistuneita, haluaisin sanoa hänelle seuraavaa: maine voi kärsiä vain, jos tapahtunutta vääristellään. Tiedän, ettei kukaan tässä parlamentissa halua sitä. Pyydänkin siksi, että tosiseikat otettaisiin huomioon. Vaikka ymmärränkin täysin kiivaat mielipiteet siitä, miten suuren luokan liiketoiminta nykyisin niin usein sotii aitojen jalkapallofanien etuja vastaan, ja jossakin määrin olen jopa itse samaa mieltä, pyytäisin oikeudenmukaista kohtelua tässä ja myös monessa muussa tapauksessa.
Eräs arvoisa parlamentin jäsen ei todellakaan käyttäytynyt arvolleen sopivalla tavalla sanoessaan, että hän voi ymmärtää tapauksen vakavuuden takia, miksi kollegani Van Miert ei ole täällä. Jos Euroopan unionin 42-vuotisessa historiassa on ollut yhtään komission jäsentä, joka on julkisesti osoittanut rehellisyytensä ja sisunsa, Van Miert on juuri sellainen. Syynä siihen, ettei hän ole täällä tänä aamuna, on se, että hänellä on töitä, eikä suinkaan pelkuruus. On halpamaista edes vihjata, että se on syynä hänen poissaoloonsa.
Puhemies
Kiitos, arvoisa komission jäsen.
Istuntokauden keskeyttäminen
Puhemies
Julistan Euroopan parlamentin istuntokauden keskeytetyksi.
Istunto päättyi klo 9.55.
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Közel-keleti helyzet / Gáza (vita)
Elnök
A követező napirendi pont a Tanács és a Bizottság nyilatkozatai a közel-keleti helyzetről / a Gázai övezetről.
Nagy örömömre szolgál, hogy üdvözölhetem a Tanács soros elnökét, a cseh külügyminisztert, Karel Schwarzenberg urat, akinek ma tovább kell utaznia Dél-Afrikába. A korábbi elnökségek képviselőt állítottak a külügyminiszterük helyére, ezért különösen nagyra értékeljük az Ön mai személyes jelenlétét, Schwarzenberg úr. Fogadja szívélyes üdvözletemet!
Örülünk természetesen annak is, hogy most is - mint szinte mindig - jelen van az illetékes biztos, Benita Ferrero-Waldner. Mint tudják, a biztos igen jól ismeri a közel-kelti konfliktussal kapcsolatos problémákat, és Schwarzenberg úrhoz hasonlóan járt már a régióban. Fogadja Ön is szívélyes üdvözletemet, biztos asszony.
Karel Schwarzenberg
a Tanács soros elnöke. - Elnök úr, nagyon köszönöm, hogy szót kaptam ebben a Közel-Keleten kialakult drámai helyzetről folyó időszerű vitában.
December 27., Izrael Gázai-övezetben megindított katonai akciójának a kezdete óta a helyzet súlyos romlásának voltunk szemtanúi minden szinten. A művelet drámai humanitárius következményekkel jár Gáza lakosságára nézve. A művelet kezdete óta több mint 900 palesztin vesztette életét, akiknek körülbelül 30%-a nő és gyermek. Rendkívül aggasztónak találjuk, hogy civilek esnek áldozatul, és ezt elnöki nyilatkozatainkban több ízben is kijelentettük. Az Európai Unió elítéli a folyamatos ellenségeskedéseket, amelyek ilyen nagyszámú civil áldozatot követeltek, és szeretnénk őszinte együttérzésünket kifejezni az áldozatok családjainak.
Az incidenseket különösen aggasztónak tartjuk azért is, mert az Egyesült Nemzetek Jebalijában található iskolája elleni támadás és a humanitárius szállítmányokra leadott lövések a humanitárius személyzet körében is emberéletet követeltek. A Humanitárius Ügyekért Felelős Koordinációs Hivatal szerint több mint 4 200 palesztin sérült meg. Az Egyesült Nemzetek ügynökségének becslése szerint 28 000 embert telepítettek ki a viszály kirobbanása óta. Közülük sokan a menedékhelyeken keresnek védelmet; a saját hazájukon belül lakóhelyüket elhagyni kényszerült személyek rokonoknál laknak.
A legnagyobb humanitárius szükségletek a nagy létszámú sebesülthöz és a túlterhelt egészségügyi szolgálatokhoz kapcsolódnak, a lakóhelyük elhagyására kényszerített emberek és a befogadó családok pedig speciális segítséget igényelnek, például élelmiszert, menedékhelyet, vizet és nem élelmiszer jellegű cikkeket. Mivel a vízrendszer komolyan megsérült és sürgős javításra szorul, a gázai lakosság alig jut biztonságos vízhez. A lehető legnagyobb szükség van tehát az ivóvízellátás biztosítására.
Emellett súlyos élelmiszerhiány is tapasztalható a lakosság minden szintjén. Tavaly november 4. óta külföldi nem kormányzati szervezetek munkatársait nem engedik be Gázába, hogy oda humanitárius segélyt szállítsanak és azt megfelelően felügyeljék. A katonai műveletek kezdete óta megnőtt a Gázába tartó teherautók száma is. A jelenleg átlagosan napi 55 teherautó továbbra is szánalmasan kevés ahhoz képest, hogy legalább napi 300 teherautóra lenne szükség a lakosság segélytől függő 80%-a szükségleteinek a fedezéséhez.
Az Európai Unió kezdetektől fogva nagy figyelemmel követi a tragikus események alakulását. A hadműveletek megkezdése után három nappal Párizsban már összeültek a külügyminiszterek, hogy rendkívüli ülésen tárgyalják meg a helyzetet. Megállapodtak abban, hogy azonnali és tartós tűzszünetre, és azonnali humanitárius fellépésre van szükség a békefolyamat felgyorsítása érdekében. A csúcstalálkozó célja elsődlegesen az erőszak beszüntetésének előmozdítása és a humanitárius válság enyhítése volt. Az elnökség vezetésével diplomáciai küldöttség járt a Közel-Keleten. Az uniós miniszteri trojka január 4-6-án ellátogatott a régióba, és megbeszéléseket tartott Egyiptomban, Izraelben, a Palesztin Nemzeti Hatósággal és Jordániában. A különleges képviselő ellátogatott emellett Szíriába, Libanonba és Törökországba.
Kezdtek kibontakozni a válság megoldásának körvonalai. Az első és legfontosabb dolog, hogy azonnali hatállyal és feltétel nélkül be kell szüntetni a Hamász Izrael elleni rakétatámadásait, valamint az izraeli katonai akciót, lehetővé téve a humanitárius segélyek folyamatos szállítását, valamint a közszolgáltatások és az igencsak szükséges orvosi ellátás helyreállítását. A december 19-én lejárt hathónapos tűzszünet közel sem volt tökéletes. Izrael időszakos rakétatámadásoktól és attól a tudattól szenvedett, hogy ellenségei nagyobb tüzérségi kapacitást vonnak össze. Gáza igen kemény gazdasági blokádot szenvedett el, ami teljesen aláássa gazdasági fejlődését.
A fenntartható tűzszünet megvalósítása érdekében olyan értelmes kompromisszumot kell találnunk, ami együtt jár a rakétatámadások beszüntetésével és az átkelőhelyek megnyitásával. A megoldás akkor lesz célravezető, ha foglalkozik a határ alatt futó alagutak kérdésével is, különös tekintettel a Philadelphia út mentén haladó alagutakra, a fegyvercsempészet megakadályozása érdekében. El kell vezetnie a határátkelőhelyek szisztematikus és ellenőrzött megnyitásához is, hogy a gázai gazdaság fejlődésnek indulhasson.
Hisszük, hogy segítségünkre lehet a nemzetközi missziók bevonása a tűzszünet végrehajtásának ellenőrzésébe, és a két oldal közötti közvetítésbe. E tekintetben az Európai Unió is kész visszaküldeni megfigyelőit a rafahi határátkelőhöz, és kiterjeszteni az európai határőrizeti misszió mandátumának hatáskörét és tartalmát. Méltányoljuk, hogy Izrael beleegyezett abba, hogy naponta rövid tűzszünetet tartson, amikor élelmiszert, üzemanyagot és gyógyszereket lehet Gázába szállítani, ahol ezekre borzasztóan nagy szükség van. Teljes és azonnali tűzszünetre lenne azonban szükség az alapvető szolgáltatások helyreállításához és ahhoz, hogy olyan nagy mennyiségben lehessen humanitárius segélyt Gázában szállítani és ott szétosztani, amennyire Gázának rendkívül nagy szüksége van. Izraelnek biztosítania kell a humanitárius segélyek és más nélkülözhetetlen szállítmányok, többek között élelmiszer, gyógyszerek és üzemanyag zavartalan és biztonságos eljutását a Gázai övezet palesztin polgári lakosságához, valamint a polgári személyek és a humanitárius szervezetek munkatársainak biztonságos áthaladását a Gázai övezetbe és onnan vissza.
Egy tartós és átfogó gázai megoldás sem elegendő azonban ahhoz, hogy helyreállítsa a békét a régióban. Ennél szélesebb körű és bonyolultabb kihívásoknak kell megfelelnünk. Új, átfogó stratégiára van szükségünk, amely foglalkozik a palesztin belpolitikai helyzettel, és folytatnunk kell a gázai válság miatt felfüggesztett béketárgyalásokat. Minden eddiginél nagyobb szükség van egy palesztin megbékélésre és a palesztin nép vágyainak kormányzati képviseletére. Támogatjuk tehát Egyiptom közvetítésre irányuló erőfeszítéseit, amelyeket az Arab Liga 2008. november 26-i határozatával összhangban tett.
Mint arra az Általános Ügyek és Külkapcsolatok Tanácsa (GAERC) 2008. decemberi következtetéseiben rámutatott, az Európai Unió kész támogatni bármilyen stabil palesztin kormányt, amelyik a Négyek elveit tükröző politikát folytat és intézkedéseket tesz. Az Európai Unió hangsúlyozza, hogy igazságos, tartós és átfogó békét kell megvalósítani a Közel-Keleten, és felszólít a palesztin-izraeli tárgyalások újbóli elindítására, valamint az izraeli-palesztin konfliktus minden megoldatlan problémájának megoldására, beleértve az összes központi jelentőségű kérdést.
A tartós és átfogó megoldás annak függvénye, hogy milyen tényleges előrelépést sikerül elérni a közel-keleti békefolyamat terén. Az átfogó béke sürgős és komoly erőfeszítéseket igényel a felek részéről, és egy olyan régió elgondolására kell épülnie, ahol két demokratikus állam - Izrael és Palesztina - békében él egymás mellett, biztonságos és elismert határok között.
Az erőszak legújabb közel-keleti kirobbanása nem csak az Izrael és Palesztina közötti konfliktus békés rendezésének lehetőségét vetheti vissza. Nem szabad alábecsülnünk a harcok által okozott politikai károkat, amelyek a regionális polarizáció és a radikalizálódás formájában egyaránt megjelennek, sem pedig a mérsékelt erők további hitelvesztését. Csak egy életképes palesztin állam hozhat biztonságot ebbe a sokat szenvedett térségbe. Ez legfőképpen Izrael és szomszédai érdeke. Sürgős intézkedésekre van tehát szükség a katonai fellépés által okozott károk helyreállítására, ha szeretnénk ismét megteremteni egy méltányos, megállapodás eredményeként született végeredmény lehetőségét.
(Taps)
Benita Ferrero-Waldner
a Bizottság tagja. - Elnök úr! Úgy vélem, hogy valamennyien azt reméltük, hogy 2009 jobban kezdődik majd. Sajnos szörnyű és megdöbbentő konfliktus tanúi vagyunk Gázában, amely immár harmadik hete tart.
Mindez óriási aggodalomra ad okot. Tárgyaltunk róla tegnap a Külügyi Bizottság, a Fejlesztési Bizottság és az Európai Parlament hét végén Gázában járt tagjai részvételével tartott megbeszélésen.
A soros tanácsi elnök úr már említette a szörnyű statisztikát, a halottak és sebesültek számát, amely napról napra rosszabb lesz. Egyre több hír érkezik súlyos égési sérüléseket szenvedett áldozatokról, a segélyügynökségek jelentése szerint pedig a lakosság akut élelmiszer-, üzemanyag- és gyógyszerhiányban szenved, a lerombolt házakról és infrastruktúráról nem is beszélve.
Ugyanakkor Izrael is szenvedett el veszteségeket, és rakéták százaival nézett szembe, amelyeket a Hamász lőtt ki Izrael területére az izraeli polgári lakosság ellen. A háború sajnos mindig hatalmas emberi szenvedéssel jár, és ez alól ez a háború sem kivétel. Azon kívül tehát, hogy azonnali pusztítást okoz, még messzebbre kerül általa a béke lehetősége, aláássa az Arab Békekezdeményezést, és potenciálisan igen negatív hatással lehet a régió stabilitására.
Szeretném gyorsan felvázolni a konfliktus befejezése érdekében folytatott diplomáciai tevékenységünket, majd pedig megvizsgálni a közép- és hosszú-távú kihívásokat. Az első pillanattól kezdve aktívak voltunk, szerintem ez fontos volt. Tudjuk, hogy nem játszunk kiemelkedő szerepet a Közel-Keleten, de volt és van ott fontos szerepünk. Nagyon fontos volt tehát, hogy a válság kitörésének hírére 2008. december 30-án Párizsban sor került az EU külügyminisztereinek rendkívüli ülésére, és ezzel az első pillanattól kezdve megkezdődött a konfliktus felszámolását célzó javaslatok - a Párizsi Nyilatkozat - kidolgozása, amelyeket azután felhasználtunk a küldöttségünkben és a Közel-Keleten tett látogatásunk során.
Ennek három eleme van. A Párizsi Nyilatkozat először is azonnali humanitárius tűzszünetre szólított fel, beleértve a Hamász Izrael ellen irányuló rakétatámadásainak feltétel nélküli beszüntetését, valamint az izraeli katonai fellépés befejezését is. Kértük, hogy a tűzszünettel egy időben kerüljön sor valamennyi határátkelőhely tartós és rendes megnyitására, amint arról a 2005-ben létrejött határforgalmi és határátlépési megállapodás rendelkezik. Kinyilvánítottuk, hogy készek vagyunk ismét útnak indítani az Európai Uniónak a rafahi átkelőhelyen működő határőrizeti segítségnyújtó misszióját (BAM), hogy az átkelőhely újra megnyílhasson, jeleztük továbbá, hogy hajlandók vagyunk megvizsgálni annak a lehetőségét, hogy segítségünket más határátkelőhelyekre is kiterjesszük, amennyiben a biztonsággal kapcsolatos aggályainkra megnyugtató választ kapunk.
Másodszor, hangsúlyoztuk a sürgető humanitárius igényeket, amelyeket - mint mondtuk - ki kell elégíteni. Ezzel kapcsolatban sürgettük a határátkelőhelyek azonnali megnyitását annak érdekében, hogy a legsürgősebb orvosi segítség, üzemanyag és élelmiszer eljuthasson a Gázai övezetbe, és így a humanitárius alkalmazottak bejussanak és a sérülteket evakuálni lehessen.
Harmadszor, megismételtük azt az álláspontunkat, hogy az izraeli-palesztin konfliktusnak nincsen katonai megoldása, hogy a békefolyamat az egyetlen kivezető út, és hogy ennek érdekében fokozott erőfeszítéseket kell tenni, amint sikerül tartós tűzszünetet elérni.
Mint hallották, küldetésünket Sarkozy elnök úr látogatásával együtt hajtottuk végre, aki eredetileg Szíriába és Libanonba látogatott volna el, de végül úgy döntött, hogy Egyiptomba és Izraelbe utazik, hogy megerősítse ezeket az erőfeszítéseket, változatlanul a 2008 decemberében kiadott nyilatkozatunk alapján. Jelenleg Franciaország tölti be a Biztonsági Tanács elnöki tisztét, így ez fontos kezdeményezés volt.
Szorosan együttműködtünk, tartottunk többek között egy közös megbeszélést Ramallahban, ahol Sarkozy elnök úr felvázolta a tűzszünetre vonatkozó tervét, amely előtt nekünk - a trojkának - bizonyos fokig ki kellett köveztük az utat a legfőbb érdekeltekkel, elsősorban Egyiptommal és Jeruzsálemmel folytatott megbeszélésekkel.
Ezek az erőfeszítések kölcsönösen erősítették egymást, és határozott, egységes üzenetet küldtek az Európai Uniótól, a trojka pedig nemcsak közvetítette ezt az uniós intézményi álláspontot, hanem jelenlétünket is megtestesítette. Fontosnak tartom, hogy Sarkozy elnök úr ellátogatott Szíriába is, és hogy Solana úr elkísérte őt Szíriába és Libanonba, illetve, hogy tanácskoztak Törökországgal is. Úgy vélem, hogy ez mind szükséges volt.
Külön kiemeltem a humanitárius helyzetet, mint az már elhangzott, és kifejezetten kértem az átkelőhelyek megnyitását, valamint legalább néhány órányi tűzszünetet, hogy a nemzetközi szervezetek végezhessék a munkájukat. Izrael a felsorolt pontok némelyikét elfogadta, és az izraeli kormánnyal folytatott tárgyalásokon sikerült biztosítanom egy ECHO-hivatalnok (az Európai Közösség Humanitárius Irodája) közös elhelyezését az Izraeli Védelmi Erők létesítményeiben, aki koordinálja a humanitárius segély irányítását az izraeli fegyveres erőkkel, ahogy az a libanoni háború esetében is történt, amikor ez igen hatékonyan járult hozzá a jobb koordinációhoz.
Szeretném megragadni ezt a lehetőséget, hogy kifejezzem köszönetemet a jelenleg is Gázában dolgozó bátor kollégáknak, az UNWRA és az ICRC munkatársainak, akikkel együtt dolgozunk és akik jelentős részt kapnak a pénzügyi támogatásunkból, de sokan másoknak is.
(Taps)
Szeretném továbbá őszinte részvétemet kifejezni azon dolgozók családjainak, akik áldozatául estek ennek a tragikus eseménynek.
A Bizottság meglehetősen komoly összegeket költ azonnali humanitárius alapokra is, és ezt készek vagyunk a jövőben tovább növelni.
Mit értünk el ezeken a tárgyalásokon? Mint azt a soros elnök úr elmondta, tartalmazták a Biztonsági Tanács legutóbbi határozatának főbb elemeit, amelyet a tárgyalások után néhány nappal az amerikaiak tartózkodása mellett elfogadtak. Azonnali tűzszünet, egyiptomi garanciák az alagutakon keresztül történő csempészet felszámolására, az átkelőhelyek megnyitása a humanitárius segélyek előtt, beleértve valamilyen erők csatarendbe állítását - valószínűleg nemzetközi részvétellel és/vagy a Palesztin Nemzeti Hatóság biztonsági erőivel -, amely biztosítja a rendet a Gáza és Egyiptom között húzódó 15 km hosszú Philadelphia-folyosó mentén.
Úgy tudjuk, hogy a Palesztin Nemzeti Hatóság elfogadta ezt a javaslatot, és jelenleg Izrael és a Hamász vizsgálja. Szerintünk nagyon fontos, hogy valami nagyon hamar működésbe lépjen. Legfrissebb információim szerint mindenki nagyon szorosan együttműködik a javaslaton, és talán néhány napon belül valóban megvalósulhat a tűzszünet. Remélem, hogy így lesz.
Ami a közép-távú kilátásokat illeti, sajnálatos módon először mind Izrael, mind a Hamász elutasította az ENSZ Biztonsági Tanácsának ezt a határozatát, remélem azonban, hogy a napi kapcsolatnak köszönhetően hamarosan sikerül megállapodást elérnünk. Fontosnak tartom elmondani és elismerni, hogy Egyiptom vezető szerepet játszik a Hamásszal való közvetlen kapcsolattartásban, valamint hogy e tekintetben nagyon fontos szerepe volt Sarkozy elnök úr szíriai látogatásának és a török erőfeszítéseknek.
Tudomásom van arról is, hogy az arab országok csúcstalálkozójára a hét végén kerülhet sor Qatarban. Mint azt az élénk diplomáciai tevékenység is mutatja, arra törekszünk, hogy minden olyan fontos szereplőt támogassunk, aki hatással van a Hamászra, hogy ENSZ Biztonsági Tanácsa 1860. számú határozatával összhangban segítsen fenntartható megoldást találni.
Amint megállapodás születik a tűzszünetről végig kell gondolnunk, valószínűleg egy konferencia keretében, hogy hogyan dolgozzunk ki konkrétabb intézkedéseket a Gázában élő palesztin lakosság humanitárius szükségleteinek enyhítésére. Világosan ki kell azonban mondanunk, hogy bármit is teszünk, annak nem szabad hozzájárulnia egy olyan pusztításból és újjáépítésből álló végtelen körforgáshoz, amiből hiányzik a béke.
A korábbiakhoz hasonlóan előfordulhat, hogy amennyiben megfelelőek a feltételek, ismét eljövök Önökhöz és a segítségüket kérem abban, hogy járuljanak hozzá értelmes módon a konstruktív erőfeszítésekhez. Mint tudják, az ENSZ főtitkára, Ban Ki-moon körúton van a régióban, és remélhetőleg ő is hozzájárulhat a végső sikerhez, amelyre egy tartós tűzszünethez feltétlenül szükség van.
Ami a hosszú-távú kilátásokat illeti, meg kell mondanunk, hogy a jelenlegi offenzíva egyértelműen hozzájárul a palesztinok és az izraeliek közötti bizalom gyengüléséhez. Katonai hadműveletek sohasem hozhatnak tartós békét; erre csak egy tárgyalások útján elért politikai megállapodás képes. Fel kell tehát újítani mind az izraeliek és a palesztinok, mind a palesztinok között a párbeszédet.
Véleményem szerint fontos, hogy az ellenségeskedés beszüntetését követően a lehető leghamarabb ismét megkezdődjenek az átfogó békére irányuló tárgyalások. Ebben együtt kell dolgoznunk az új amerikai adminisztrációval, biztosítandó, hogy képesek lesznek az elejétől kezdve támogatni a kétoldalú tárgyalásokat. E tekintetben üdvözlendők Hillary Clinton kijelölt külügyminiszternek a tegnapi szenátusi meghallgatáson vállalt elkötelezettségei. Ragaszkodni fogunk ahhoz, hogy a felek a lényegről tárgyaljanak, és ne csak a folyamatról, valamint hogy az anapolisi folyamat sikeresen záruljon. Ez a válság azt bizonyítja, hogy sürgősebb szükség van a sikeres befejezésre, mint valaha.
Központi szerepet kap a palesztin megbékélés kérdése is. Nem valószínű, hogy ezzel a hadművelettel meg lehet semmisíteni a Hamászt. Katonailag valószínűleg meggyengül, politikailag azonban megerősödik. A Hamász álláspontja, mely szerint Abba elnök megbízatása január 9-én lejár, újabb kérdés, ami nagyon szorosan összefügg a PLO és a Fatah reformjával. Ahhoz, hogy tartós béke szülessen, nyilvánvalóan egy erős Palesztin Nemzeti Hatóságnak kell kiállnia az összes palesztin nevében, amelynek el kell köteleznie magát egy békés eszközökkel megvalósuló két-államos megoldás mellett.
A gázai konfliktusnak sajnos potenciálisan negatív kihatásai is vannak a békefolyamat regionális támogatottságára. Gáza polgári lakosságának rendkívüli szenvedése rontotta Izrael megítélését számos, a békét támogató arab rendszer szemében. Izrael vezetőinek és az izraeli lakosságnak meg kellene értenie, milyen negatív hatással van mindez az arra irányuló nemzeti törekvéseikre, hogy békében éljenek. Mi a barátaik vagyunk, ezért meg kell mondanunk nekik, hogy ez történik. Izrael tehát nem vesztegetheti az időt, mielőbb el kell érnie a békét.
Ez lenne az első rövid, vagy talán nem is olyan rövid elemzésem, most pedig meg kell próbálnunk azért dolgozni, hogy elérjünk egy tartós tűzszünetet, ami aztán lehetővé teszi a béketárgyalások folytatását az új amerikai adminisztrációval.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra
Elnök úr! Gázában 17 napi harc egészen egyszerűen siralmas a helyzet. Az egészben a legrosszabb, minthogy jóvátehetetlen, az emberi életben esett kár, ami ártatlan civileket és gyermekeket sem kímélt. Látjuk emellett a pusztítást, a káoszt, a gyűlöletet és a bosszút; a megosztottságot a palesztin ügyben; a radikálisok megerősödését a mérsékeltek ellenében; és egy teljesen kisiklott békefolyamatot.
Mint arra a soros elnök úr rámutatott, mindennek az az oka, hogy egy háborúban talán meg lehet nyerni minden csatát, miközben mégis elvész a legfontosabb csata, a békéért folytatott küzdelem.
Elnök úr! A legfontosabb feladat most nem a felelősség megosztása, vagy hogy egyik vagy mindkét oldalt vádoljuk, hanem - mint azt a biztos asszony az imént említette - azonnali tűzszünetet érjünk el, mint arra az ENSZ 1860 sz. határozata is felszólít. Amint arra az ENSZ főtitkára nemrégiben emlékeztetett, mindkét oldalnak be kell tartania ezt az állásfoglalást.
Létfontosságú emellett a Gázai övezetben kialakult szörnyű humanitárius és gazdasági helyzet enyhítése, ahol a Hamász - idézőjelben - kormányoz, egy olyan szervezet, amely szerepel az EU terrorista szervezeteket tartalmazó listáján. Nem szabad azonban elfelejtenünk, hogy a konfliktusért nemcsak a Hamász felelős, hanem az a szörnyű körülmények következménye is.
Elnök úr! Képviselőcsoportom támogatja és elismeri azokat az erőfeszítéseket, amelyeket a Ház valamennyi képviselőcsoportja tett annak érdekében, hogy támogassa az állásfoglalásra irányuló indítványt, amelyet holnap fogunk elfogadni. Tiszteletünket fejezzük ki a Parlament azon tagjainak, akik részt vettek a tárgyalásokon, különös tekintettel csoportom képviselőjére, Brok úrra, aki igen nehéz feladatot kapott.
Elnök úr! Képviselőcsoportom támogatja a Bizottság és a Tanács arra irányuló erőfeszítéseit, hogy a lehető leghamarabb sikerüljön tűzszünetet elérni, együttműködésben az arab országokkal - Egyiptommal elsősorban - és a Négyek többi tagjával.
Bizakodással tölt el az a nyilatkozat, amit a kijelölt külügyminiszter, Hillary Clinton tett tegnap az amerikai szenátus külügyi bizottsága előtt, mivel pragmatikus, párbeszéden alapuló és hatékony diplomáciát ígért.
Végezetül, Elnök úr, rátérek a legfontosabb pontra: az Európai Unió az értékek Uniója, amelyek között kiemelt helyen a béke is szerepel. Úgy vélem, hogy az Európai Uniónak minden erőfeszítést meg kell tennie, és teljes politikai súlyát fel kell használnia az ügy érdekében, és nem szabad hagyni, hogy gondolataink összezavarodjanak, vagy szívünk érzéketlenné váljon egy ilyen konfliktusra.
(Taps)
Martin Schulz
a PSE képviselőcsoport nevében. - (DE) Elnök úr, hölgyeim és uraim! A maihoz hasonló viták mindannyiunk számára nagyon nehezek. Azért nehezek, mert Izrael a barátunk, mert sokunkat - és ez rám különösen igaz - mély barátság köteléke fűz az országhoz. Barátok között még fontosabb, hogy a vitás kérdésekről nyíltan beszéljenek.
Ez a konfliktus eddig 17 nap alatt 1 000 életet követelt. Véres konfliktus ez, amit különösen a nők és gyermekek szenvednek meg. Született egy ENSZ határozat, amely alapján ki lehet nyilvánítani az azonnali tűzszünetet, és meg lehet kezdeni a tárgyalásokat. A napnál is világosabb, hogy ezt a konfliktust csak a nemzetközi jog alapján lehet megoldani, és egy, a jogállamiságon alapuló demokratikus ország számára egyértelműnek kell lennie, hogy tiszteletben kell tartani a nemzetközi jogot és a nemzetközi humanitárius jogot. Szégyen is, hogy erről szót kell ejtenünk. A humanitárius válság leküzdése érdekében tehát csak egyetlen dolgot tehetünk: azonnali tűzszünetet kérünk. Állásfoglalásunkban nem egyszerűen mondunk valamit; olyasmit mondunk, ami elengedhetetlen ahhoz, hogy egyenesen és azonnal véget vessünk az emberáldozatnak, az éhezésnek és a szenvedésnek.
Teljesen nyilvánvaló, hogy Izrael államnak joga van megvédenie magát. Joga van megvédenie magát azokkal az emberekkel szemben, akiknek a célja Izrael elpusztítása. Egy, a jogállamiságon alapuló demokratikus országnak mégis mindig fel kell tennie magának a kérdést, hogy vajon arányosak-e a védekezés során általa alkalmazott eszközök? Szerintem - és úgy vélem, képviselőtársaim többsége szerint sem arányosak az eszközök.
(Taps balról)
Politikai irányultságuktól függetlenül meg kell mondanunk izraeli barátainknak, hogy tisztában vagyunk azzal, hogy a Hamász nem békemozgalom. Tudjuk, hogy olyan emberek vezetik, akik nem osztják alapvető értékeinket, és természetesen minden egyes Izraelre kilőtt rakéta olyan támadás, ami ellen Izrael államnak joga van megvédenie magát - de mindezek ellenére is hiba elutasítani a párbeszédet. Ha a békés fejlődés alapvető előfeltétele a párbeszéd, akkor a párbeszéd megkezdésének a megtagadása tartósítani fogja a fegyveres konfliktust. Alapvetően módosítani kell tehát a hozzáálláson.
Párbeszédet kell folytatni a Hamásszal. Ha Izrael ebben közvetlenül nem akar részt venni - meg tudom érteni azoknak az izraeli politikusoknak a nézőpontját, akik azt mondják, hogy mi nem beszélhetünk a Hamásszal, még akkor sem, ha az ország polgárai közül sokan úgy gondolják, hogy kellene -, ha a parlamenti képviselők és a kormány tagjai azt mondják, hogy ők ezt nem akarják, akkor elég lehetőség áll rendelkezésünkre a nemzetközi közvetítéshez. Itt van például a Négyek, és a Négyeken belül az Európai Unió egyik lehetséges feladata az, hogy lehetővé tegye a párbeszéddel kapcsolatos közvetítést.
Alapvető hiba azt gondolni, hogy a közel-keleti konfliktusnak lehet végső katonai megoldása. Alapvető hibának tartom, bármelyik fél gondolja is így. A terrortámadások nem hozhatnak megoldást, ahogy a vitatható katonai fellépések sem. Az egyetlen megoldás csak a szemben álló felek közötti párbeszéd lehet, nemzetközi közvetítés segítségével.
Amire most szükség van, az az azonnali tűzszünet. Ezt a nemzetközi közösség mechanizmusán keresztül kell garantálni, ha szükséges, akkor egy olyan nemzetközi haderő segítségével, amelyben az arab - és különösen a muzulmán - államok is részt vesznek. Ez lenne a módja annak, hogy most tűzszünetet és javulást érjünk el.
Fiatal koromban, amikor politizálni kezdtem, azt mondták nekem, hogy az ember nem tárgyal terroristákkal. Akkoriban az elsőszámú terrorista Jasszer Arafat volt. Pár évvel később láttam ezt a terrorista vezetőt a tévében, amint izraeli politikusokkal együtt átveszi a Nobel Békedíjat. Ami akkor lehetséges volt, a jövőben is az lehet. Az egyik kérdés tehát az, hogy sikerül-e olyan fokú haladást elérni, amely lehetővé teszi, hogy a rendelkezésre álló mechanizmusok elvezessenek a szükséges párbeszédhez. Képviselőcsoportom nevében szeretnék köszönetet mondani mindazoknak, legyenek bármelyik képviselőcsoport tagjai, akik az állásfoglalásunkon dolgoztak. Ha ez az állásfoglalás, amelyet a Ház valamennyi képviselőcsoportja támogat - és ezt jó jelnek tekintem - segíthet javítani a légkört, akkor, ha kis mértékben is, de hozzájárulunk ahhoz, hogy ne essen áldozatul több emberélet, hiszen ez mindenki számára elfogadhatatlan.
(Taps balról)
Annemie Neyts-Uyttebroeck
az ALDE képviselőcsoport nevében. - (FR) Elnök úr, biztos asszony! Eljön majd annak is a napja, amikor szét kell választanunk a jót a rossztól, most azonban véleményem szerint sürgősebb feladat az igényeinket ismertetni: azonnali fegyverszünet, amely véget vet az Izrael elleni rakétatámadásoknak és az izraeli hadműveleteknek Gázában; a humanitárius segély eljuttatása; tartós tűzszünet, amely véget vet a fegyver- és lőszercsempészetnek, hatékony határellenőrzést valósít meg Egyiptom és Gáza között, együtt jár az izraeli csapatok visszavonásával és az átkelőhelyek megnyitásával; és végezetül az embargó megszüntetése - és mindez egyszerre.
Ez a fázis rendkívül összetett, kétségtelen, vagy szinte bizonyos, hogy megköveteli egy nemzetközi haderő jelenlétét, és szerintem az Uniónak fel kell készülnie arra, hogy ebben részt vegyen. Két dolgot szeretnék még megemlíteni.
Az Európai Uniónak a siker érdekében világosan kell beszélnie és cselekednie, nem összevissza. A jó szándék nagyon hasznos, fontosabb azonban a hatékonyság. Az Egyesült Államoknak ugyancsak el kell köteleznie magát, akár csak az Arab Liga tagországainak.
Végezetül szeretném hozzátenni, hogy ha Izrael valódi alternatívát akar kínálni a Gázában kialakult helyzetre, akkor jelentősen javítania kell a helyzetet a Ciszjordániában: a 634 ellenőrző pont, az úthálózat kettéosztottsága, a 8 méter magas falak és a palesztinok ellen elkövetett számtalan megalázó cselekmény nem kínál igazán vonzó alternatívát Gáza lakosainak ahhoz, hogy hátat fordítsanak a Hamásznak.
Összegezve, úgy vélem, hogy mindenképpen el fog jönni az a napnak, amikor mindenkinek szóba kell állnia mindenkivel.
(Taps)
Cristiana Muscardini
az UEN képviselőcsoport nevében. - (IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Másokhoz hasonlóan nyilvánvalóan mi is érdekeltek vagyunk ebben a helyzetben, ami mindannyiunkat felkavar, hiszem ugyanakkor, hogy kötelességünk - számomra legalább is az -, hogy elutasítsunk mindenfajta képmutatást.
A probléma gyökerei messzire nyúlnak: a palesztinok szabad államhoz való törvényes, szent és sérthetetlen joga összekapcsolódik Izraelnek azzal az éppoly szent és sérthetetlen jogával, hogy elismerjék, azt pedig mindannyian tudjuk, hogy Izrael sok ország térképén nem szerepel. Tudjuk, hogy Franciaország, Olaszország, Spanyolország és Németország természetesen nem tűrték volna el, hogy levegyék őket a térképről; nem egyeztek volna bele abba, hogy nem létezőnek tekintsék őket. Tudjuk, hogy nem Izrael kezdte ezt a sokadik háborút, és hogy a terrorizmus továbbra is a legfőbb problémák közé tartozik.
Hiszem tehát, elnök úr, hogy az a kötelességünk, hogy a képmutatást félretéve másképpen kezdjünk gondolkodni. Nem hihetjük, hogy a terroristákkal folytatott párbeszédre elég indok az, hogy annyi civil élet esett áldozatul, mivel ezzel minden terroristának ürügyet szolgáltatnák arra, hogy a jövőben erőszakot, erőt és halált alkalmazzanak politikai legitimitásuk megteremtése érdekében.
Úgy vélem, hogy nekünk, mint Európai Uniónak végre következetesebben kellene viselkedünk, és meg kellene találnunk a módját, hogyan kezeljük a gazdasági kapcsolatok problémáját azokkal az országokkal, amelyek nem ismerik el Izraelt, valamint humanitárius folyosókat kell biztosítanunk a civilek számára, palesztinokat és izraelieket is beleértve, amelyeken keresztül biztonságos helyre juthatnak. Jelen esetben a palesztinok azok, akik többet szenvednek, és ennek fényében, elnök úr, úgy hiszem, helyes lenne felülvizsgálni a korábban nyújtott és a most folyósított segéllyel kapcsolatos álláspontot, amelynek a felhasználása felett azonban nem rendelkezünk ellenőrzéssel.
Daniel Cohn-Bendit
Elnök úr, hölgyeim és uraim! A helyzet nyilvánvalóan könnyfakasztó. Az érintettek számára a béke és biztonság reménye eltűnt Gáza füstjében, eltűnt a halottak tetemei alatt, a gyermekek és nők teste alatt, a férfiak és a sebesültek teste alatt. Távolabb kerültünk a biztonság reményétől, mint valaha voltunk. Azok, akik úgy gondolják, hogy ez a háború az izraeli magyarázatok logikája szerint olyan háború, amelyre az Izrael elleni rakétatámadások feljogosítanak, és hogy a palesztinokat meg kell leckéztetni, semmit nem értenek az egészből. Nem érzettek meg az egészből semmit, hiszen a megleckéztetés szerencsétlen módja a tanításnak, olyan módszer, ami még soha nem vezetett eredményre. Clausewitz óta tudjuk, hogy aki háborúzni kezd, annak azt is tudnia kell, hogyan fejezze be, tudnia kell, mi is a cél. Nos, ebben a háborúban a cél Izrael nagyobb biztonsága. Elmondhatjuk, hogy ennek a háborúnak a célját soha nem fogják elérni sem ezzel a háborúval, sem azon a módon, ahogyan azt vívják. Minél több civil hal meg, minél több palesztin hal meg, annál rosszabb lesz a régióban a biztonság! Ez az a dráma, az a tragédia, ami a régióban jelenleg történik. És ezért kell most nagyon világosan fogalmaznunk. Schulz úrnak igaza van: Izraelt meg kell védeni önmagától! Izraelt meg kell óvni attól a kísértéstől, hogy olyan megoldást keressen, ami a háborúról és a fegyveres erőkről szól. A palesztinokat meg kell védeni a Hamásztól. A palesztin polgári lakosságot meg kell védeni a Hamásztól. Ez a feladatunk. Nem könnyű, de világosnak kell lennünk. Felszólítom a Tanácsot, hogy amíg a jelenlegi helyzet nem változik, addig ne is gondoljon arra, hogy az Izraelhez fűződő kapcsolatokat magasabb szintre emelje, fokozza vagy javítsa. Ez szerencsétlen megoldás lenne, nem ez a helyes megoldás!
(Taps)
Felszólítok mindenkit, aki - nagyon helyesen - a párbeszéd mellett érvel, és támogatja a Hamásszal folytatandó tanácskozást, hogy ne legyen naiv, és tartsa szem előtt azt a tényt, hogy bár a gázai helyzet javítása érdekében muszáj tárgyalni a Hamásszal, hiszen az ő kezükben van a hatalom, ugyanakkor tisztában kell lenni azzal is, hogy a Hamász stratégiája megköveteli az áldozatokat. Izrael beleesett a Hamász csapdájába: minél többen halnak meg Gázában, annál jobb a Hamásznak. Ez egyike azoknak a tényeknek, amit a Hamásznak el kell mondani. Nem vagyunk hajlandók elfogadni a Hamasz öngyilkos stratégiáját, amely arra irányul, hogy az Izrael elleni agresszió alátámasztása érdekében áldozatokat és mártírokat teremtsen. Ezt is meg kell mondanunk a Hamásznak.
Végezetül hadd mondjak el Önöknek valamit: a Hamász problémáját kizárólag a palesztinok tudják megoldani. Mindaddig, amíg Izrael megszállva tartja Ciszjordániát, amíg Izrael nem kínál pozitív megoldást a Ciszjordániában élő palesztinoknak, addig egyre több és több palesztin fordul a Hamász felé. Ha reményt adunk az életre a Ciszjordániában élő palesztinoknak, akkor fel fognak lázadni a Hamász ellen, és megszabadulnak a Hamásztól. Szabadítsuk fel a palesztinokat az izraeli megszállás alól Ciszjordániában, és a palesztinok fel fogják magukat szabadítani a Hamász alól.
(Taps)
Luisa Morgantini
a GUE/NGL képviselőcsoport nevében. - (IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Rahed 50 éves; elveszítette az otthonát, három gyermekét, a feleségét és két sógornőjét. Rahed el van keseredve, és abban a központban él, amit meglátogattunk. Mélységes szomorúsággal azt mondta: "A támadások befejeztével a Hamász azt fogja mondani, hogy ő győzött, Izrael pedig azt fogja mondani, hogy ők győztek, a valóságban azonban mi, civilek halunk meg.” Szeretnék még valamit mondani: valójában miközben nők és gyermekek holttestét láttuk, és több mint 4 000 sebesült fekszik a kórházakban ellátatlanul, valójában az igazság haldoklik; egy olyan Európáról szőtt álom haldoklik, amely egyetemessé akarja tenni az emberi jogokat, és ez tragikus!
Eredménytelenek vagyunk. Ferrero-Waldner asszony, tudja, hogy nagyon tisztelem Önt, és tudom, hogy intézkedik, és együtt dolgozik másokkal annak érdekében, hogy sok mindent elérjenek. Szerintem meg kell értenünk, világosan és egyértelműen látnunk kell, hogy ez a katonákkal vívott háború, ez a militarizálódás Izrael részéről nem Izrael üdvözüléséhez fog vezetni, hanem Izrael végét fogja jelenteni, beleértve az erkölcsi végét is. Ezt mondja David Grossmann is, amikor megemlékezik Rabin úrról, akit egy fundamentalista zsidó ölt meg, és nem egy fundamentalista iszlamista, csak mert békét akart. Csináljanak tűzszünetet! Csináljanak tűzszünetet! Ezt mondta nekem egy norvég orvos, aki mindennap operál, éjjel-nappal dolgozik (orvosokat küldünk Gázába). Tűzszünetet akarunk!
A Biztonsági Tanácsnak tettekre kell váltania a szavait. Egyetértünk a diplomáciával, de a diplomácia nem elég, használnunk kell a többi rendelkezésünkre álló eszközt is. Izraellel kapcsolatban az egyik lehetséges eszköz a felminősítés. Örömmel hallottam, hogy ma például az Európai Bizottság képviselője Tel Avivban elmondta, hogy most éppen nem időszerű a felminősítésről gondolkodni. Ezt most félre kell tennünk, mivel jelenleg az a dolgunk, hogy megteremtsük a tűzszünetet. Ez rendkívül fontos. Azt hiszem, hogy ez fontos, és ez egy határozott üzenet.
Szó volt a védelemről és a nemzetközi védelemről. Szerintem hibát követünk el, ha csak Gázára és Rafahra gondolunk. A polgári lakosság védelme északról indul, a Herezből érkező izraeli támadásoktól indul. A határellenőrzés a fontosabb határok, Rafah és Herez ellenőrzésére terjed ki, mivel jó ideje, 1992 óta, az oslói megállapodás óta - mint azt Önök is nagyon jól tudják - a palesztinok nem juthattak át Herezen keresztül, még a betegek sem mehettek ki arra.
Nem csak az alagutakat kell tehát számításba vennünk, vagy a fegyvereket, amelyekkel a Hamasz felfegyverezheti magát, hanem el kell gondolkodnunk az összes tiltáson is, amelyek a palesztinok számára léteznek. Szükség van a tűzszünetre, de nemcsak a humanitárius folyosókat kell megnyitni, hanem valamennyi határátkelőhelyet, mert ha az embereknek nincs mit enniük, ha az emberek nem tudnak kereskedni, akkor mit tehetnek? Akkor majd valóban komoly nyomás lesz a Hamászon, hogy számolja fel magát, és fejezze be az izraeli lakosság ellen irányuló akciókat. Izraelnek azonban tudnia kell, hogy Ciszjordánia az a terület, amely katonai megszállás alatt van, és valóban békét kell teremtenie, nem pedig településeket építeni.
(Taps)
Elnök
Nagyon köszönöm, Morgantini asszony. Szeretném kifejezni a tiszteletemet Ön iránt és a többi európai parlamenti képviselő iránt, akik az elmúlt napokban kezdeményezték, hogy a Gázai övezetbe utaznak.
Bastiaan Belder
az IND/DEM képviselőcsoport nevében. - (NL) Elnök úr! Palesztina iszlám terület, elidegeníthetetlenül az. Az iszlám mozgalom, a Hamász 1987-ben történt megalapítása óta szigorúan ragaszkodott ehhez az alapelvhez. Ebben teljes mértékben számíthat az Iráni Iszlám Köztársaság támogatására. Ez az ideológiai álláspont egyáltalán semmiféle teret nem enged Izrael zsidó államának a Közel-Keleten, és a muzulmán totalitarizmus káros hatásait kegyetlen nyomot hagynak a Gázai övezetben.
Jellemző a Hamász filozófiájára a gázai mecsetek katonai célú felhasználása, az ezzel járó tragikus következményekkel. E tekintetben a múlt hétfői Frankfurter Allgemeine című lapban megjelent közérthető riportot ajánlanám a figyelmükbe. Ha Európa számára valóban fontos a zsidó állam, Izrael folyamatos fennállása, akkor számítania kell arra, hogy összeütközésre kerül sor a Hamásszal és szövetségesével, az iráni Hezbollahhal. Felkészültünk-e erre az ijesztő, ám valós kilátásra? A tűzszünet vagy egy átmeneti fegyvernyugvás a Hamasznak és társainak végül is csupán lélegzetvételi szünetet jelent az Izrael elleni dzsihádban.
Luca Romagnoli
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Meg kell mondjam, hogy szerintem a Ház tagjainak túlnyomó többsége békét szeretne, és osztja a már sokunk által kifejezett aggodalmakat. Úgy vélem továbbá, hogy támogatható mindaz, amit a Tanácstól hallottunk, vitatnám ugyanakkor, hogy a Bizottság eddig olyan úton haladt, ami előmozdíthatja a párbeszédet: a humanitárius folyosók megnyitása és a kétoldalú tűzszünet egy későbbi nemzetközi biztonsági övezet megszervezésének kötelezettségét vetítheti előre.
Ebben talán igaza van Morgantini asszonynak, aki azt kérte, hogy ez az övezet ne csak Gázához kapcsolódjon, hanem terjedjen ki az összes palesztin területre. Alapjában véve az a benyomásom, hogy Ferrero-Waldner asszony óhajai és diplomáciai tevékenysége mintha ugyanazt a megközelítést követné, amit a pápa is alkalmazott ebben a kérdésben, legalább is bizonyos mértékben. Szeretném alázatosan ugyanezt a megközelítést képviselni: annyi év után még mindig meg kell próbálnunk megoldást találni két nép és két állam számára - erről a pontról nem szabad elfeledkeznünk -, és meg kell próbálnunk végre megerősíteni a nemzetközi jogot. Nincsen, soha nem is lesz katonai megoldás - Schultz úr ezt is említette, és kénytelen vagyok időnként még rá is hivatkozni -, és meg kell mondanom, hogy egészen biztosan soha nem lesz olyan katonai megoldás, ami megoldja a problémát a Szentföldön. Ezzel kapcsolatban úgy vélem, hogy az Európai Unió rendelkezik azokkal az eszközökkel, amelyekkel bármiféle olyan diplomáciai erőfeszítés támogatható, ami ebben az ügyben hasznos lehet.
Elnök
Biztosra veszem, hogy Schulz úr örülni fog, ha megtudja, hogy a nevét a Szentatyával összefüggésben emlegette!
Elmar Brok
(DE) Elnök úr, biztos asszony, soros tanácsi elnök úr! Szeretném ismertetni a kiindulópontomat. A Hamász ellenzi a kétállamos megoldást, elutasítja Izrael állam jogát a létezésre, saját népe ellen elkövetett brutális puccsal jutott hatalomra, rakétákat lő ki civilekre, és civileket, iskolákat és mecseteket használ emberi pajzsként. Hogyan reagálhat egy állam arányosan, miközben próbálja megvédeni saját polgári lakosságát, ha a másik oldal saját civil lakosait használja élő pajzsként? Egy ilyen helyzetben nem alkalmazható a számszerű összehasonlítás és az arányosság elve. Háborús helyzetben nincsen arányosság - minden háború és minden áldozat eggyel több a kelleténél, nem lehet az egyes oldalak számait egymással kiegyensúlyozni. Én ezt tartom józan kiindulópontnak. Nem kellene tehát belemenni olyan egyoldalú ujjal mutogatásba, amit láttunk, inkább meg kellene próbálni elérni a tűzszünetet, és ebben segítséget nyújtani.
Úgy gondolom, hogy Schwarzenberg soros elnök úr és küldöttsége, valamint Ferrero-Waldner biztos asszony más nemzeti küldöttségek segítségével minden más félnél többet tettek ez ügyben, amiért őszinte köszönetem fejezem ki nekik - színét sem láttam az Egyesült Államoknak, alig láttam az ENSZ-et és nem láttam sehol a Négyek többi tagját sem. Biztosítanunk kell, hogy a tűzszünet két részből áll: véget kell vetni az izraeli támadásnak, és meg kell akadályozni, hogy a Hamász új rakétákat szerezzen Koreától és Irántól, és így Tel Aviv ismét lőtávolba kerüljön. Ezért nemcsak arról kell gondoskodnunk, hogy befejeződjenek a lövöldözések, hanem arról is, hogy - az élen Egyiptommal a Négyek és az Arab Liga közreműködésével létrejött nemzetközi megállapodások révén - a 15 km hosszú határszakaszt oly mértékben óvják, hogy egyetlen lövés se jusson el Gázába. Ezzel egy időben be kell szüntetni az izraeli támadást.
Szeretnék tenni még egy utolsó megjegyzést. Ez csak egy apró első lépés. Ha Izrael a jövőben mérsékelt palesztinokkal szeretne alkudozni - ami egyet jelentene a kétállamos megoldással -, akkor miután a mostani konfliktusnak vége, arra is oda kellene figyelni végre, hogy az Abbas elnököt támogató mérsékelt palesztinok is felmutathassanak bizonyos eredményeket a saját lakosságuknak, ez pedig azt jelenti, hogy fel kell hagyni a betelepítési politikával, és még sok más dologgal. Végül is, ha a mérsékeltek nem tudnak sikert elérni, amit a népüknek megmutathatnak, akkor a radikálisok fognak diadalmaskodni. Az új izraeli politikának erről a pontról kell kiindulnia.
Pasqualina Napoletano
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Ha az ember ilyen súlyos tragédiával néz szembe, akkor nehéz megtalálni a megfelelő szavakat. Egy hadsereg, amelyik civilek százait gyilkolja meg, köztük nőket és gyerekeket, semmivel nem különb a terroristáknál, akik ellen állítólag harcol. Másrészről azok, akik ismerik Gázát, még ha csak a térképről is, tudják, hogy nem képzelhető el a térségben katonai hadművelet anélkül, hogy ne lenne nagy a civilek lemészárlásának valószínűsége.
Elmondhatja-e vajon magáról Izrael, hogy biztonságosabb hely lett azok után, hogy oly sok gyűlöletet és elkeseredést okozott? Kivel kellene közösen megtalálni az elvakult erőszakból kivezető utat, ha nem a Hamásszal, közvetve vagy közvetlenül? Állásfoglalásunk megerősíti a tűzszünetre vonatkozó felhívást, aminek az Egyesült Nemzetek Biztonsági Tanácsa már hangot adott. Arra ösztönözzük a feleket, hogy tegyenek eleget a felhívásnak, Európát pedig arra kérjük, hogy segítse ezt elő.
Fennáll annak a kockázata, hogy ez az öldöklés, amely messze nem fogja legyőzni a Hamászt, Brok úr, a Palesztin Nemzeti Hatóságot gyengíti majd tovább, valamint a palesztin világnak azokat a tagjait, akik mindent feltettek az Izraellel folytatott tárgyalásokra. Őszintén fel kell tennünk önmagunknak a kérdést, hogy valójában mit is nyertünk eddig? Semmit. Ha valóban szeretnénk kiirtani a gyűlöletet és az erőszakot, akkor ezt a választ kell adnunk.
Marielle De Sarnez
- (FR) Elnök úr! Részben valamennyien felelősek vagyunk azért, ami jelenleg a Közel-Keleten történik. Mi itt Európában, és mi, a nemzetközi közösség hagytuk, hogy a helyzet rosszabbra forduljon; tétlenül néztük, amikor Izrael biztonságát veszély fenyegette, és tétlenül néztük, amikor a blokád teljesen ellehetetlenítette az életet Gázában.
Ma van a háború 19. napja; eddig 995 embert öltek meg, köztük 292 gyereket, és több ezren megsebesültek, akik közül néhányan még mindig a kitelepítésre várnak. Több tízezer a menekültek száma, akik elveszítették az otthonaikat, és nem tudják, hová menjenek. A humanitárius helyzet fokozatosan romlik: Gáza 700 000 lakosa nem jut villamos energiához, egyharmaduknál nincsen már víz illetve gáz, és ez a helyzet lassan három hete tart. Három hét, amit ezek az emberek végigéltek, vagy inkább azt mondanám, hogy megtettek mindent a túlélés érdekében. Túl sok volt már a szenvedésből, túl sok volt a megpróbáltatás, ennek most véget kell vetni, ezt most meg kell állítani!
Felelősséggel tartozunk magunknak, mint európaiak, azért, hogy ne udvariaskodjunk senkivel. Felelősséggel tartozunk magunknak, mint európaiak azért, hogy nyomást gyakoroljunk a két félre annak érdekében, hogy hajlandók legyenek végre tárgyalni. Napok, talán csak órák kérdése, hogy eljussunk egy olyan pontra, ahonnan már nincsen visszaút, amikor megindul a szárazföldi offenzíva, különösen Gáza városában. Garantálni kell Izrael biztonságát, Gáza népének pedig garanciákat kell kapnia arra, hogy a jövőben békében élhet. A határokat ellenőrizni kell, a blokádot pedig meg kell szüntetni. Mi itt valamennyien tisztában vagyunk azzal, hogy ahhoz, hogy ez a megállapodás megszülessen, valószínűleg azonos álláspontot kell képviselnie Európának, az Egyesült Államoknak és az Arab államoknak, akik holnapután ülnek össze.
Végezetül szeretném kifejezni határozott meggyőződésemet. Nem a háborút kell most megnyerni, hanem a békét.
(Taps)
Roberta Angelilli
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Szívből üdvözlöm a biztos asszony és Pöttering úr megjegyzéseit, akik határozottan leleplezték, milyen súlyos felelősség terheli a Hamászt azért, hogy a fegyverszünet véget ért, de éppilyen világosan megállapították azt is, hogy Izrael reakciója teljesen aránytalan. A szavakon túl megmarad azonban a válság, és még mindig ezerszámra vannak olyan emberek - a polgári lakosság és gyermekek -, akiknek óriási szüksége van humanitárius segélyre.
Fel kellene talán tennünk magunknak néhány kérdést, tiszta lelkiismerettel, képmutatás nélkül. Miközben a mi gyermekeink a Karácsonyt ünnepelték, hány gyerek halt meg Gázában? Két vagy háromszáz, és hány izraeli civil? Tehetett volna-e többet a nemzetközi közösség? A válasz - véleményem szerint - igen. Többet kellett volna tennie. Éreznünk kell felelősségünk teljes súlyát. Nem elég véleményt nyilvánítani a Hamászról, Izraelről, a kezdeti felelősségről, vagy arról, hogy ki a hibásabb. Sajnos Európa a szükséghelyzeten túl és azon kívül továbbra is alkalmatlan. Nézetem szerint komolyan alkalmatlan: nem képes valódi, stratégiai és tartós békepolitikát kialakítani.
Egyértelmű, hogy most határozottan tűzszünetet kell követelnünk, ez azonban nem elég. Meg kell határoznunk a közel-keleti béke- és fejlődési folyamatot kísérő szigorú feltételeket. Végezetül én is a pápa szavait idézném, aki szerint a régióban élők általános törekvései speciális válaszokat igényelnek ahhoz, hogy békében, biztonságban és méltóságban élhessenek, mint arra Morgantini asszony is rámutatott.
Elnök úr, most már valóban befejezem. Az erőszak, a gyűlölet és a bizalmatlanság a szegénység megjelenési formái - talán ez a legrettenetesebb ellenfél.
Hélène Flautre
- (FR) Elnök úr! Láttunk Gázában háborút, láttunk halált, de embereket is láttunk, élő embereket, embereket, akiknek joga van az életre, és akiket kötelességünk megvédeni. A polgári lakosság védelme - ez a valódi szükséghelyzet. Nincs mentség arra, hogy nem tettünk meg mindent az ott élő lakosság védelme érdekében, és megkérdezném Önt, soros tanácsi elnök úr, úgy érzi-e most, hogy minden Önöktől telhetőt megtettek azért, hogy az izraeli hatóságok azonnali hatállyal szüntessék be azt a mindenkire kiterjedő, aránytalan katonai hadműveletet? A válasz egészen biztosan "nem”.
Amikor a hadműveletekről szóló hírek bejárták a követségeket, a Tanács a Parlament kívánságával ellentétben ismét megerősítette a kapcsolatok megerősítésére irányuló elhatározását. Tragikus tévedés volt! Amikor a nem kormányzati szervezetek felszólítják a Biztonsági Tanácsot, hogy állítson fel Nemzetközi Büntetőbíróságot az állítólagos háborús bűnök kivizsgálására, a Tanács nem képes az Izraellel kötött megállapodása emberi jogi paragrafusát alkalmazni. Torkig vagyok már azzal, hogy állandóan azt hallom, hogy nem tehetünk ennél többet, hogy megtettünk minden tőlünk telhetőt. A legnagyobb kudarc valójában az, hogy az Önök alapvetően humanitárius politikája, mely a katonai megszállás és a háború által okozott károk enyhítését szolgálja, holtpontra jutott. A nemzetközi jog milyen mértékű megsértésére van még szükség ahhoz, hogy végre alkalmazzuk az emberi jogi záradékot? Ha most sem vagyunk képesek kérdéseket feltenni önmagunknak arról, hogy milyen hatékony mechanizmusokat alkalmazhatnánk a nyomás gyakorlásra és a végrehajtásra, akkor nem igazán tudom, miféle helyzetnek kellene bekövetkeznie ahhoz, hogy végre cselekedjünk. Megmondom kereken: ha az Izraellel fenntartott kapcsolatunkat továbbra is, a "mintha mi se történt volna” hozzáállás jellemzi, miközben 1 000 ember halt meg Gázában, akkor ezzel sírba teszik a Szerződés 11. cikkét, sírba teszik az Unió emberi jogi politikáját, és sírba teszik az európai projektet!
(Taps)
Kyriacos Triantaphyllides
Elnök úr! Azok után, hogy visszatértem Gázából, ahol láttam a mészárlást - elsősorban civilekét -, őszinte együttérzésemet fejezem ki a palesztin népnek. 17 napja néznek szembe a hatalmas izraeli háborús gépezettel, amely vérlázító módon megsérti a nemzetközi jogot. Támogatásomról biztosítom továbbá az izraeli békeerőket, aki a háború befejezésére szólítanak fel.
A Gázát a világ legnagyobb börtönévé változtató, hosszú ideje tartó körülzártság és ostrom, a Ciszjordániát körülvevő szégyenletes fal megépítése, a települések folyamatos terjeszkedése, és a palesztin föld tényleges kettéosztása után a megszálló erők most a legkegyetlenebb katonai műveletre tértek át. Mindehhez az Izrael déli része ellen indított rakétatámadások - és hangsúlyozom, hogy ellenzek mindenféle civilek elleni támadást, bármelyik fél indítsa is - szolgáltak ürügyként. Egy egész nemzetet sértenek meg azzal, hogy - a háttérben az izraeli választásokhoz kapcsolódó hatalmi játékokkal - megszegik a tűzszünetet.
Az ENSZ Biztonsági Tanácsa elfogadott egy határozatot. Izrael állam, nem szervezet; tagja az Egyesült Nemzetek Szervezetének. Felelősséggel tartozik a nemzetközi közösségnek, és az Egyesült Nemzetek által elfogadott egyéb határozatokkal együtt ezt is be kell tartania. Tiszteletben kell tartania a nemzetközi jogot. Nem maradhat tovább büntetlen. Teljes körű nemzetközi kivizsgálásra van szükség.
A nemzetközi közösség azonnali tűzszünetet, a katonai erők azonnali visszavonását, a humanitárius segélyekhez való hozzáférést és a lakosság szabad mozgását követeli. Engedjük, hogy az UNWRA végezze a feladatát!
Az EU tett bizonyos intézkedéseket, de csak humanitárius szinten. Politikai szinten is határozottságot kell mutatnia. Éljenek a társulási megállapodások rendelkezései adta lehetőségekkel! Ne fűzzék szorosabbra az Izraelhez fűződő kapcsolatokat! Állítsák le az Izraelbe irányuló fegyverexportot!
Ennek a konfliktusnak csak politikai megoldása létezhet. Teljes egészében vissza kell térni a nemzetközi joghoz, ami annyit jelent, hogy véget kell vetni Palesztina 42 éve tartó megszállásának, és létre kell hozni egy szuverén és életképes Palesztin államot, békés jövőt teremtve mind a palesztin, mind az izraeli gyermekek számára. Ha meg akarjuk menteni a következő generációkat, akkor most véget kell vetnünk ennek a háborúnak.
Patrick Louis
- (FR) Elnök úr! Sok ezer évvel ezelőtt Dávid megküzdött Góliáttal, hogy kiderüljön, vajon a földet a moabitáknak, a filiszteusoknak vagy a zsidóknak szánták.
Ugyanez a dráma zajlik most azon a földön, ahonnan civilizációnk három pillérének egyike származik. Sürgős, helyes, törvényes és szükséges biztosítanunk Izrael állam biztonságát és elismerését. Ehhez olyan egyedüli megoldásra van szükség, ami garantálja egy valóban szuverén palesztin állam megszületését. A multikulturalizmusnak itt is megvannak a maga korlátai. Ahol két nemzet van, ott két államnak kell lennie.
Ha az Európai Unió segítsége eredménytelen, akkor egyetlen célra kell összpontosítanunk: biztosítanunk kell egy palesztin alkotmányos állam fejlődését, ahol a jogállamiság megvédi a gyengéket és segíti az erőseket. Sürgősen kell cselekedni, mivel a szélsőségesek ezen a földön minden oldalon erősek és tévednek, míg a gyermekek mértékletesek és áldozattá válnak.
A "szemet szemért” elven túlmutató megoldás nem erkölcsi és nem katonai, hanem politikai. Ideje tehát munkához látni!
Jim Allister
Elnök úr, gyűlölöm a terrorizmust. Elutasítom a terrorista propagandát. Talán tudatosabbá tesz az átlagnál az a tény, hogy Észak-Írországból származom, így amikor hallom, amint a Hamász hőbörög a megtorló akciók miatt, amelyeket hosszú évek ártatlan izraeli polgárok ellen irányuló válogatás nélkül rakétatámadásai tettek szükségessé, akkor nem hatódom meg, mivel tudom, hogy a Hamász a hazámban működő IRA-hoz hasonlóan mestere a terrorizmus és a propaganda kettős művészetének.
A helyzet teljesen egyértelmű. Izrael elfogadja a kétállamos megoldást. A Hamász még Izrael létezéshez való jogát sem képes eltűrni, így soha véget nem érő, könyörtelen terrortámadásokat indít a területén. Amikor aztán Izrael hosszú béketűrés után visszaüt, akkor hangosan hirdetik, hogy ők az áldozatok. Elnézést: ők az elkövetők, és ha békét akarnak, akkor a megoldás a saját kezükben van. Fejezzék be Izrael bombázását!
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou
(EL) Elnök úr! Mindannyian tudatában vagyunk annak, hogy Gázában tragikus a helyzet. Humanitárius katasztrófához közelít, ami azonnali cselekvést kíván. Szeretnék gratulálni az Európai Bizottságnak a fokozott erőfeszítésekhez, az elnökségnek a kezdeményezéseihez és a körzetben tett nemzeti intézkedések összehangolásához, Egyiptomnak pedig az általa betöltött fontos és kényes szerephez.
Sürgős szükség van tűzszünetre, az ellenségeskedés beszüntetésére mindkét oldalon, a humanitárius szükségletek kielégítését lehetővé tevő folyosókra Izrael és Egyiptom felől, és határellenőrzésre a fegyverek és emberek illegális mozgásának megállítása érdekében. Ahogy a biztos úr is említette, reménykeltőek a fegyvernyugvásra vonatkozó tervek, amit remélhetőleg azonnal elfogadnak és a gyakorlatban is tiszteletben tartanak.
Mi tehát a következő lépés? A biztos úr és a soros tanácsi elnök úr egyaránt elmondták már, hogy ki kell állnunk egy életképes béke és egy olyan palesztin állam megteremtésére irányuló célkitűzésünk mellett, amely békében és tisztességben él Izrael mellett. Ezek a célok nem újak. Bejelentettük és támogattuk őket, eredménytelenül. Az erőszak ördögi köre töretlen, és negatív következményei nemcsak Izrael népére és a palesztinokra vannak kihatással, hanem a térség minden népére és a nemzetközi közösség biztonságára is.
Most számba kell vennünk az intézkedéseinket, politikai alternatíváinkat és gyakorlatainkat, és bátrabb, másféle lépéseket kell tennünk. Sürgős szükség van arra, hogy baráti kapcsolataink és partnerségünk keretében kétoldalú, őszinte és mélyreható párbeszédet kezdjünk Izraellel, és önkritikára bírjuk, nekünk pedig ki kell derítenünk, milyen hibákat követtünk el, amikor megpróbáltuk előmozdítani a kölcsönös bizalmat a két nép között. Ezt a fajta párbeszédet minden palesztin irányában is meg kell erősítenünk, hogy megértessük velük a béke, a kohézió, az emberi élet és a nemzeti egység jelentőségét.
Hannes Swoboda
(DE) Elnök úr! Miután Topolánek miniszterelnök úr tett ma néhány humoros megjegyzést, elmondhatom, hogy mint osztrák európai parlamenti képviselő, örülök, hogy mind a Bizottságot, mind a Tanács cseh elnökségét osztrákok képviselik. Fogadják szívélyes üdvözletemet! Soros elnök úr, természetesen tisztában vagyok azzal, hogy Ön a Cseh Köztársasághoz lojális.
Hölgyeim és uraim! Amikor nem sokkal azelőtt, hogy az ország egyoldalúan kivonult a Gázai övezettől, egy küldöttség tagjaként Schulz úrral, a küldöttség elnökével Izraelben jártam, az akkori miniszterelnök-helyettes azt mondta: "nincs szükség beavatkozásra, jól fog működni”. Mások - például az egykori külügyminiszter, Josip Elin - azt mondták: "ez káoszhoz fog vezetni” -, és neki volt és van igaza. Az egyoldalú kivonulás tárgyalások nélkül, tárgyaló partner nélkül értelmetlen.
Részünkről sem volt túlságosan bölcs döntés, hogy még a Hamász mérsékelt képviselőivel sem voltunk hajlandók tárgyalásokat kezdeni - akik talán nem is tartoztak a Hamászhoz, talán csak a Hamász nevezte ki őket a közös kormányba. Álláspontunkkal hozzájárultunk a közös kormány megdöntéséhez. Tudom, hogy voltak olyanok, akik szerettek volna megbeszéléseket folytatni, de erre nem kaptak lehetőséget - ez is hiba volt. Szükségünk van párbeszédre!
Nem szeretem a Hamászt, először is, mert terrorista szervezet, másodszor pedig a fundamentalista nézetei miatt, ez azonban nem szeretem vagy nem szeretem kérdése; itt most a megoldásról van szó. Vissza kell tehát térnünk a párbeszédhez és a tárgyalásokhoz, mint azt ma már több képviselőtársam is említette. Lehetőséget kell adni továbbá a Gázában élő embereknek egy félig normális életre. Miért szavaznak a Hamászra? Azért, mert őket tartják az egyetlen esélynek, az utolsó esélynek legalább a túlélésre - és ezen változtatni kell. Biztosítanunk kell ezeknek az embereknek a túléléshez szükséges gazdasági bázist is; meg kell szüntetnünk a bojkottot és az emberek elszigeteltségét. Ez az egyetlen igazi követelmény.
Brok úr, akit igen nagyra becsülök, azt mondta, hogy itt nem érvényes az arányosság elve - ez azonban nem igaz. Az arányosság elve a magánjogra és a nemzetközi jogra egyaránt érvényes. Aki megsérti, az a nemzetközi jogot is megsérti - ez pedig ebben a Házban teljesen elfogadhatatlan.
(Taps)
Chris Davies
Elnök úr! Egy barátom, aki tudja, hogy három nappal ezelőtt Gázában jártam, felelősségre vont. Azt írja: "Nem láttál még olyan fényképeket, amin ötéves zsidó gyerekek néznek szembe feltartott kézzel a nácik fegyvereivel? Megszakad tőlük az ember szíve.” Szavai rávilágítanak, miért tűrünk el Izraeltől olyasmit is, amit más országtól nem tűrnénk el.
Azt viszont nem magyarázzák meg, hogy egy nép, amelyik olyan sokat szenvedett a XX. században, miért okoz most annyi szenvedést egy másik népnek ebben a században. Izrael pokollá változtatta Gázát: remeg a föld a robbanásoktól, még tűzszünet idején is; az utcákon szamárfogatok, az égen F-16-osok, XXI. századi gyilkológépek szórják a bombákat; 300 gyermek veszítette eddig az életét, további százakat végtagonként szaggattak szét a bombák.
Ez nem egy civilizált hatalom arányos válasza. Ez gonoszság. Ez gonoszság. Igen, a Hamász rakétáit meg kell állítani. Ezt már személyesen is elmondtam a Hamász képviselőinek Gázában, elég legyen az izraeli hivatalnokok szemforgató szónoklataiból arról, hogy küzdeniük kell a terrorizmus ellen, mert a palesztinok, akiket bombáznak, meg tudnának nevezni terroristákat, és úgy hívnák őket, hogy Olmert, Livni és Barak.
Bizonyos fokig felelősek vagyunk Izrael tetteiért. Nem emlékszem egyetlen alkalomra sem a múltból, egyetlen alkalomra sem, amikor az Európai Unió bármiféle intézkedéssel megtámogatta volna az izraeliek palesztinokkal szembeni bánásmódja miatt gyakorolt bírálatát. Zöld utat adunk Izraelnek, hogy tegyen, amit akar, és ezt a hibát megtetéztük azzal, hogy semmibe vettük a történelem tanításait. Nem lehet úgy békét kötni, hogy az ember nem beszél az ellenségeivel, mi mégsem vagyunk hajlandók szóba állni a palesztin nép választott képviselőivel.
Most pedig a végéhez közelednek az Izraellel folytatott tárgyalásaink egy magasabb szintű együttműködési megállapodásról. Eszünkben sincs elmarasztalni Izraelt: azt tervezzük, hogy megjutalmazzuk. Mindazoknak, akik békét szeretnének látni a Közel-Keleten, és mindazoknak, akik mindkét oldalnak igazságot szeretnének szolgáltatni, fel kell ismerniük, hogy legfőbb ideje újragondolni a dolgokat.
Seán Ó Neachtain
- (GA) Elnök úr! A Gázában dúló háború rémisztő és botrányos. Mindenki tudja, hogy a katonai megoldás nem működik a Közel-Keleten. A térségben a békéhez és megbékéléshez vezető egyetlen út a politikai megoldás. Ez pedig megköveteli az erőszak azonnali beszüntetését.
Támogatom egy független, fenntartható palesztin állam létrehozását, ehhez szükség van azonban egy elég jó színvonalú gazdaságra és egy megfelelő politikai tervre. Arra kell törekednünk, hogy biztosítsuk, hogy a térségben egymás mellett létezik a két állam, és egymást tiszteletben tartják.
Izraelnek jogában áll megvédeni magát, ezekkel a támadásokkal azonban túl messzire ment. A támadások erkölcstelenek, a nemzetközi közösség nem fogadhatja el azokat.
A közel-keleti békefolyamatot azonnal folytatni kell. Remélem, hogy Amerika újonnan megválasztott elnöke, Barack Obama tesz majd ezért. Sok sikert kívánunk neki ehhez a fontos kötelességhez, és az előtte álló kihívásokhoz.
David Hammerstein
(ES) Elnök úr, én is jártam Gázában néhány nappal ezelőtt; igen megrázó élmény volt. Elmentünk Egyiptomba is. Úgy gondolom, hogy egy korszak végéhez érkeztünk: a Bush-korszak végéhez, és hogy Bush elnök "haláltusája” különösen véresnek és fájdalmasnak bizonyul.
Fordulóponthoz érkeztünk, amikortól változtathatunk a Közel-Kelettel szembeni politikánkon, és szeretném, ha ebben az Európai Unió vállalná a vezető szerepet. Obama úr is ezt vallja, hiszen azt állítja, hogy tárgyalni fog Iránnal. Igen, Obama úr tárgyalni fog Iránnal, nekünk pedig tárgyalnunk kell mindenkivel, beleértve a Közel-Keleten a Hamászt.
Az új közel-keleti politika az együttműködés politikája kell, hogy legyen, és az a legkevesebb, hogy értékeinket és a nemzetközi jogot tartsa tiszteletben. A Gázában látott gyermekek százai, akik a karunkba csimpaszkodtak és akiknek a szemében ott csillogott a remény, amikor ránk néztek, választ érdemelnek, akárcsak az izraeli gyerekek.
Ehhez konkrét intézkedésekre van szükség; gyakorlati intézkedésekre van szükség ahhoz, hogy a mérsékelteknek reményt adjunk. A legsajnálatosabb dolog az, hogy Fayad miniszterelnököt, Abbas elnököt, Mubarak elnököt és Abdullah királyt az arab világ utcáin most árulással vádolják. Amikor megállítottam a taxit a Sinai-sivatagban, hogy igyak egy kávét, a nagy kivetítőkön csak Khaled Meshaalt láttuk.
Ez az eredménye, a járulékos kár, amit a Gáza elleni támadás okozott. A támadás nem hoz békét Izraelnek, és nem hozza el a biztonságot, amit szeretnénk, sőt, semmiféle jót nem hoz a számunkra. Ha nem állítjuk meg ezt a konfliktust, Európa utcáira is gyűlöletet fog hozni.
Miguel Portas
(PT) A mai szám ezer halott: ezer halott, hogy Izrael móresre tanítson. Bocsássák meg az őszinteségemet: hány életbe fog még kerülni, hogy a februári választásokon megválasszák Tzipi Livnit és Ehud Barakot?
Azért vagyunk ma itt, hogy tűzszünetet követeljünk, és véget vessünk a civilek lemészárlásának. Az állásfoglalás azonban saját felelősségünkkel kapcsolatban is felvet bizonyos kérdéseket. Emlékeztet bennünket arra, hogy a Tanács az Izraelhez fűződő diplomáciai kapcsolatok magasabb szintre emelése mellett döntött, habár a Parlament ezt ellenezte. Bűnpártolás volt, előre is. Ma ezt hallom: "Muszáj tárgyalni a Hamásszal”. Éveket spórolhattunk volna meg, ha tiszteletben tartottuk volna a palesztinai választásokat.
Európának nem az a szerepe, hogy támogassa az erősebbik fél politikáját és az általa végzett pusztítást. Az a szerepe, hogy meghallja a városaink utcáit és tereit betöltő morajt.
Most tűzszünetet követelünk, de tisztában kell lennünk azzal, hogy akkor lesz béke, ha vége lesz a megszállásnak. Ez a szó már kiment a divatból, de le kell kerülnie a tiltott szavak listájáról, ahová az erőpolitika helyezte.
Kathy Sinnott
Elnök úr! Szívszaggató, ami Gázában történik. Megfoghatatlan, hogy a pusztítást egy állítólag nyugati nemzet tartja fenn. 100%-ban egyetértek azzal, hogy az izraelieknek joguk van ahhoz, hogy rakétatámadások veszélye nélkül éljenek. Ami azonban Gázában történik, az nem igazságszolgáltatás: az mészárlás. Erre nincs ürügy; erre semmiféle mentség nem létezik.
Számunkra, az EU számára a legszégyenletesebb az, hogy mindezt az egyik preferált kereskedelmi partnerünk követi el. 2007-ben az EU-Izrael közötti kereskedelem értéke 25,7 milliárd eurót tett ki. Tekintettel arra, hogy mekkora összeggel járulunk hozzá Izrael gazdaságához, súlyos felelősség hárul ránk, amikor ez a pénz civilek és gyermekek halálához járul hozzá. Ha nem cselekszünk, a gázaiak vére a mi kezünket is beszennyezi.
Felszólítom a Parlamentet és valamennyi uniós szervet, hogy haladéktalanul vezessenek be kereskedelmi szankciókat Izrael ellen, és azok mindaddig maradjanak hatályban, amíg értelmes tűzszünetben nem sikerül megállapodni. Cinkosok leszünk a mészárlásban, ha egy jottányival is kevesebbet teszünk ennek az öldöklésnek a megállítása érdekében, mint amennyire képesek vagyunk
Tokia Saïfi
- (FR) Elnök úr! A Közel-Keleten ismét a fegyvereké a szó. A legfőbb áldozatok ismét a nők és a gyermekek, akiknek ezreit sebesítették és százait ölték meg. A történelem ismét megismétli önmagát, a maga minden borzalmával együtt, Európa küszöbén. Ugyanakkor azt látjuk, hogy Európa a kezdeményezései ellenére nem járul hozzá hatékonyan ennek a súlyos konfliktusnak a megoldásához, jóllehet az egy közvetlen befolyás alá tartozó térségben folyik. Ez a nyilvánosság elsöprő többsége számára érthetetlen, és egyre kevésbé hajlandók elfogadni ezt az erőtlenséget.
Biztos asszony! Nyomatékosan és ellentmondást nem tűrően magunkhoz kell ragadnunk a vezetést annak érdekében, hogy békét teremtsünk. A Mediterrán Uniónak komoly szerepet kell játszania, akárcsak az Euro-Mediterrán Parlamenti Közgyűlésnek. Ezzel összhangban az Európai Parlamentnek támogatnia kell az azonnali tűzszünetet kérő francia-egyiptomi béketervet, az Izrael és a Gázai övezet között húzódó határ biztosítását, a határátkelőhelyek újbóli megnyitását, és mindenekelőtt a Gáza elleni blokád megszüntetését.
Fel kell szólítanunk az ENSZ határozatának azonnali végrehajtására is. Amint ezen az első szakaszon túlvagyunk, tovább kell lépnünk, és katonai erő alkalmazását kell javasolnunk, nem soknemzetiségű, hanem euro-mediterrán erőét. Ez a gesztus alapozná meg az arra irányuló határozott politikai szándékot, hogy megvalósítsunk egy "európai békét”, amire a mediterrán térség minden népe oly régóta vár.
Szeretném most egy új helyzetre is felhívni a figyelmüket. A közel-keleti konfliktussal apránként egy nagyon veszélyes területre tévedünk, nevezetesen a civilizációk ütközésének a területére. Az izraeli-palesztin konfliktus kezdetétől fogva időről időre mindig megmozdult az arab közvélemény. Mostanra ebből muzulmán közvélemény lett, ami jóval túlnyúlik az arab államok földrajzi határain. Ezt az jelzi, hogy radikális változás állt be a konfliktus jellegében. Európának történelmi felelőssége, hogy sürgősen megerősítse a különböző civilizációk közötti párbeszédet.
Véronique De Keyser
- (FR) Elnök úr! Olyan sokszor szólaltam már fel ebben a Házban, hogy elmondjam, hogy minden lehetőséget meg kell ragadnunk a békére, bármilyen csekély is legyen, és mindennek ellenére le kell ülnünk a Hamásszal, hiszen megnyerte a választásokat, hogy ezekre a témákra már nem kívánok megint visszatérni.
Szomorúságot és dühöt érzek, és bár nem szeretném ma átengedni magam az érzelmeknek ennek a mészárlásnak a láttán, és hallva az engem körülvevő háborús propagandát, látva a zavarodottságot és a mi utcáinkon is végigsöprő gyűlölethullámot és antiszemitizmust, mégis kell szólnom néhány szót: Európának vissza kell térnie az alapokhoz, és bár számomra ezek nyilvánvaló tények, néha nem árt beszélni róluk.
Először is, egy palesztin élete pontosan annyit ér, mint egy izraeli élete, de nemcsak az élete egyenértékű, hanem a jövője és a szabadsága is. Másodszor, tiszteletben kell tartani a nemzetközi jogot, és a nemzetközi jog természetesen azonnali tűzszünetet jelent. Itt vannak azután az ENSZ határozatai és a genfi egyezmények is. A helyzet az, hogy ez a térség mostanra jog nélküli térséggé vált, ahol látszólag mindent szabad, és ahol a lakosságot túszként kezelik. Harmadszor, igazságot kell szolgáltatni az összes bűn esetében, függetlenül attól, hogy milyen bűnökről van szó, és hol követik el őket. Béke nélkül soha nem lesz biztonság, és igazság nélkül soha nem lesz béke. Létezik olyan, hogy átmenettel kapcsolatos igazságszolgáltatás, erre találták ki, és ha nem alkalmazzák, akkor tovább fog terjedni a gyűlölet. Az elmúlt néhány napban olyan befogadóképességet hoztunk létre a gyűlöletre, ami veszélyesebb lesz, mint a bombák. Európának be kell tartatnia partnerségi megállapodásai feltételeit, beleértve társulási megállapodásainak az emberi jogok tiszteletben tartására vonatkozó 2. bekezdését. Olyan szerződéses kötelezettség ez, amely alól nem lehet felmentést adni. Végezetül Izrael esete nem egyedi. Államként felelősséggel tartozik, és nem lehet ugyanúgy kezelni, mint a Hamászt. A nemzetközi jogban nincsen olyan, hogy "szabadon kijöhet a börtönből” kártya.
Amikor vasárnap eljöttünk Gázából, olyan lakosságot hagytunk magunk mögött, amelyik csapdába esett, börtönbe zárták egy gettóban a bombák alatt, valamint gyermekek százezreit, akinek a jövője most a mi kezünkben van, mi pedig elhagytuk Gázát, csak mert európaiak vagyunk. Rafah városát kizárólag olyan palesztinok hagyhatják el, akik lábbal kifelé jönnek a mentőautókban, vagy mert halottak, vagy mert megsebesültek.
Európa nem lesz többé Európa, és egyetlen polgár sem fogja magát európainak elismerni, ha elfeledkezünk ezekről az alapvető dolgokról.
(Taps)
Frédérique Ries
- (FR) Elnök úr, biztos asszony! Azzal szeretném kezdeni, hogy megismétlem Cohn-Bendit úr szavait. Kétségbeesés kerít ma hatalmába bennünket; ez a háború tragédia. A szenvedés és halál képei, amelyek három héten keresztül tűntek fel folyamatosan a képernyőinken, most már elviselhetetlenek, mint - hozzá kell tennem - minden háború és konfliktus képei, azokat is beleértve, amelyekről sokkal kevesebb szó esik, ha beszélnek róluk egyáltalán, mint pl. Kongó, Darfúr, Zimbabwe és előtte Csecsenföld, ahol a borzalmakat fülsiketítő csönd övezte a média és, hangsúlyozom, a politika részéről is.
Több alkalommal kiemeltem már a tisztelt Házban azt a tényt, hogy bizonyos képviselőtársaim felháborodása a körülmények függvényében változik. Amint azonban arra Morgantini asszony is sokszor rámutatott, nincs helye elszámoltatásnak, amikor emberek halnak meg; a szenvedésben nincsen rangsor; minden áldozat, legyen az férfi, nő vagy gyerek, bármelyik oldalhoz tartozzon is, egy áldozattal több a kelleténél.
Mit kellene tehát most tennünk annak érdekében, hogy a mai vita más legyen, ne pedig egy némiképp semmitmondó, hiábavaló szembesítés, mint oly sokszor? Ennek a hiábavalóságnak a tökéletes példája számomra, ha továbbvagdosunk egymás fejéhez mindenféle sértéseket a különböző felek történelmi felelősségéről.
A vita késői szakaszában kaptam szót, így az érveket már hallottuk. Lehet persze kérdéseket feltenni az izraeli válság és az izraeli ellentámadás nagyságrendjéről, de semmilyen körülmények között nem lehet megkérdőjelezni Izrael biztonsághoz való jogát. Melyik nyugati kormány lenne hajlandó végignézni, amint rakéták ezrei hullnak a polgáraira, anélkül, hogy erre reagálna? A kérdésben benne van a válasz.
Feltétlenül szükség van egy tárgyalásos úton elért tűzszünetre, és természetesen a humanitárius segély eljuttatását, valamint az alagutakon keresztül történő fegyverszállítás befejezését is garantálni kell, de mindezeken túl az igazi kérdés most szükségszerűen a jövőre vonatkozik. A béke alapelemei jól ismertek: meghatározták már őket Tabában, Camp Davidben és Annapolisban. Ferrero-Waldner asszony már beszélt erről. Ezeknek az elemeknek a többsége - bár természetesen nem az összes - már az asztalon van, és mindkét oldaltól áldozatokat követel. És amikor áldozatról beszélek, akkor egyetértek Schulz úrral, aki nincs most itt a teremben. Nem az itt a kérdés, hogy sor kerül-e tárgyalásra a Hamásszal, hanem hogy hogyan fog lezajlani, és milyen feltételek mellett?
Képviselőtársaim többsége 50 másodperccel túllépte a felszólalási idejét, ezért engedje meg, hogy befejezzem, Elnök úr.
A választ Jasszer Arafat adta meg 1989 májusában, amikor semmisnek nyilvánította a szabadságot tönkretevő, halálos chartáját. Szavai a palesztinok szókincsének részévé váltak. A palesztinok közötti megbékélésnek mindenekelőtt ez az ára, és nekünk, mint Európai Uniónak az a szerepünk, hogy megnyerjük partnernek a főszereplőket egy tartós béke-megállapodáshoz nemcsak Palesztinában és Izraelben, hanem a szomszédos arab államokban, Egyiptomban és Jordániában is.
(Taps)
Feleknas Uca
(DE) Elnök úr! Január 11-én, vasárnap meglátogattuk Rafah városát, egy határvárost a Gázai övezetben, amely tökéletesen körül van zárva. Ez annyi jelent, hogy a polgári lakosságnak esélye sincsen elmenekülni az izraeli hadsereg mindennapos bombázásai elől. Aki nem látta a saját szemével, az elképzelni sem tudja, mennyit szenvednek az emberek Gázában, és mennyire sürgős, hogy békés, végleges megoldást találjunk a konfliktusra. Valamennyiünkre magánemberként is mély hatást gyakorolt a palesztin nép végtelen szenvedése és a pusztítás.
Szeretném tehát a lehető leghatározottabban megismételni, hogy az izraeli bombázásoknak azonnal véget kell vetni, csakúgy, mint a Hamász Izrael ellen irányuló rakétatámadásainak, továbbá be kell fejezni az Egyiptom felől a Gázai övezetbe irányuló fegyvercsempészetet. A határokat azonnal meg kell nyitni, hogy eljussanak a térségbe a segélyszállítmányok, amelyek készen állnak a civil lakosság ellátására. Láttunk a határon orvosokat is, akik készek a térségbe utazni, hogy segítséget nyújtsanak, de a lezárt határon keresztül ezt nem tehetik meg. Ismételten kérem tehát, hogy nyissák meg a határokat, hogy lehetővé tegyék a segítség eljuttatását.
Vladimír Železný
- (CS) Elnök úr! Ki az, aki nem érez fájdalmat, amikor azt látja, hogy egy rakéta gyerekeket öl meg? Borzalmas érzés, de nem jogosíthat fel képmutatásra. Melyik európai ország tanúsítana ekkora önuralmat, mint Izrael, és tűrné el éveken át, hogy több mint 7 000 rakétát lőnek ki rá, minden pillanatban több mint egymillió civil életét fenyegetve?
Gáza lakói azonban nem csak ártatlan áldozatok. Ők lelkesen, tudatosan, szabadon és demokratikusan megválasztották a Hamászt és a chartáját. Amikor felszabadításról beszélnek, akkor nem Gáza felszabadítására gondoltak, amely már most is szabad, hanem arról, hogy fel kell szabadítani Tel Avivot és Haifát a zsidók uralma alól, és el kell pusztítani Izrael államot. Aki bűnözőket választ meg, annak logikus, hogy osztoznia kell azok sorsában. Különösen akkor, ha ezek a bűnözők nők és gyerekek szoknyája mögé rejtőznek, és rejtőznének a túszok mögé is, amikor rakétákat lőnek ki iskolákból, és a mecseteket óriási fegyverraktárakká alakítják. Emlékszem Drezda bombázására 1944-ből, ami kor a brit légierő földig rombolta a várost, megölt 92 000 civilt, főként nőket és gyerekeket. Akkor nem volt semmiféle szenteskedő gyanakvás. A németek szabadon választották meg Hitlert, és osztoztak a sorsában. A gázaiak is tudták, hogy kit választanak meg, és miért.
Sőt, az EU-ból Gázába kerülő pénzalapok egy jelentős része is a Hamász kezébe került végül. Talán így fordulhatott elő, hogy a gázaiak tele hassal, az EU gondoskodását élvezve teljes figyelmüket annak szentelhették, hogy alagutakat ástak, amelyeken keresztül egyre halálosabb fegyvereket csempészhettek, hogy azután felhasználhassák azokat az izraeli polgári lakosság ellen. Valóban arányos!
Gunnar Hökmark
(SV) Elnök úr! A mai vitát két fontos dolog jellemzi. Az első az, hogy a Parlament túlnyomó többsége gyors tűzszünetet akar. A második, hogy a túlnyomó többség támogatja az arra irányuló igényt, hogy minden érintett fél fogadja el Izrael jogát arra, hogy békés határok között létezhessen. Ez az a kiindulópont, ami az Európai Unió számára fontos. Ez fontos, hiszen Gázában tragédiának vagyunk szemtanúi. Minden elvesztett élet tragédia, a határ bármelyik oldalán történik is. Ne higgye senki, hogy ez a tragédia kevésbé lenne súlyos, ha azok, akik szándékosan ölnek meg civileket, rakétáikkal még messzebb jutnának a polgári lakosság között.
Az is tragédia, mert akadályokat gördít a palesztin állam megvalósítása, és ezáltal egy békés megoldás elé. Tragédia, ami a nemzetközi közösséget is sújtja, mert ami most történik, az nem egyetlen éjszaka alatt alakult ki, hanem újrafelfegyverzésen, fegyvercsempészeten és hosszú időn át folytatódó rakétatűzön keresztül jutottunk el idáig.
Azt kell látnunk, hogy ez a tragédia nem a zsidók és a palesztinok közötti konfliktusra épült. Kifejezetten tiltakozom, ha bárki megpróbál egy nemzetet démonizálni. Amikor azt hallottam, hogy Davies úr megpróbálja a felelősséget az egyik nemzetre hárítani, olyan hangnemet hallottam, amit szerintem ebben a Parlamentben nem lenne szabad hallanunk. Ez a konfliktus nem a palesztinok és a zsidók között áll fenn, ez a konfliktus nem Izrael és a Palesztin Nemzeti Hatóság között áll fenn, hanem a régió szélsőségesei és mérsékelt erői között. Támogassuk a mérsékelt erőket azzal, hogy minden gyűlölködő számára egyértelművé tesszük, aki el akarja törölni Izrael államot, hogy nem fog sikerrel járni. Ha Európa ezt üzeni, akkor ezzel a mérsékelt erőket is megtámogatjuk, és jobb alapokat biztosítunk a béke számára.
Marek Siwiec
(PL) Elnök úr! Azokhoz szeretnék szólni, akik a félrevezetés és demagógia tölteteit robbantották fel a tisztelt Házban. Ez a háború egy a háborúk sorában, amelyek mindegyike mutat hasonlóságokat és különbségeket egyaránt. A konfliktus, amelyről ma tárgyalunk, aszimmetrikus konfliktus.
Izraelre három éven keresztül hullottak a hazai készítésű rakéták, és egyetlen rosszalló szó nem hangzott el ebben a Házban azok ellen, akik azokat kilőtték. Ma elmarasztaljuk Izraelt. Könnyű Izraelt elítélni, mivel az ENSZ tagja. Van rajta mit elítélni, hisz vannak hatóságai. Van egy kormánya, amelyet el lehet marasztalni és kritizálni lehet. A másik oldalon egy terrorista szervezet áll, amelynek valódi kiléte nem ismert. Egy olyan szervezet, amely ártatlan emberek életével játszik azzal, hogy a hátuk mögött cselekszik. További aszimmetrikus elem, hogy számoljuk a palesztinokat, akiket drámai módon megöltek, miközben élő pajzsként használták őket, anélkül, hogy szembeállítanánk ezzel a megölt izraeliek számát, és azokét az ezrekét, akik veszélyben élnek, mert a vérontást nem lehet még több vérontással kompenzálni. A legrosszabb azonban ebben a Házban a szavak és a tettek aszimmetriája. Könnyen beszélünk, de nagyon nehéz hatékonyan fellépni. Nemzetközi jelenlét nélkül ez a konfliktus soha nem fog megoldódni.
Végezetül azokhoz szeretnék szólni, akik Izrael aránytalan fellépése ellen tiltakoztak. Hölgyeim és uraim! Szeretnék, ha egy terrorista szervezet 7 000 rakétát lőne ki Izraelből Gázába? Az arányos lenne? Mert ez egy aránytalan konfliktus, itt a jog eredménytelen, és ehhez egyszerűen hozzá kell szoknunk, különben csak járunk körbe-körbe, és olyan szavakkal dobálózunk, amiket a tények nem támasztanak alá. A televízió előtt, lobogó tűz mellett ülve kinyilvánított vélemények nem alkalmasak arra, hogy a jelenlegi konfliktusról elmondják az igazságot.
Elnök
Hölgyeim és uraim! Valóban kénytelen vagyok betartatni Önökkel a felszólalási idejüket. Soha nem szakítottam félbe a felszólalókat, még akkor sem, amikor a felszólalásra rendelkezésre álló idejük lejárt, de Schwarzenberg úr máris több időt áldoz ránk, mint reméltük. Úgy értesültem, hogy legkésőbb 17.20-kor el kell mennie. Nyomatékosan kérem Önöket, hogy figyeljenek oda a kért idő betartására. Morillon úr, mint tábornok, jó példával fog szolgálni.
Philippe Morillon
- (FR) Elnök úr! Tartós nyugalmat csak akkor lehet Gázában elérni, ha egy soknemzetiségű intervenciós haderő sorakozik fel az ENSZ ellenőrzése alatt. Izrael most első alkalommal beletörődni látszik ebbe a megoldásba, amit a palesztinok időről időre újra követeltek. Nem tudom, hogy ez a haderő mikor fog tudni beavatkozni; addig nem lesz mód beavatkozásra, amíg nem sikerül megállapodást elérni a konfliktusban érdekelt felek között, valamennyien reméljük azonban, hogy erre mielőbb sor kerül. Tudom viszont, hogy ez a misszió megköveteli, hogy a vezetői abszolút pártatlanok legyenek. Úgy vélem tehát, hogy az Európai Unió a lehető legjobb helyzetben lesz ahhoz, hogy cselekedjen, és - miért is ne, Pöttering úr? - hogy ezt a Mediterrán Unió keretében tegye.
Az Unió lesz a legjobb helyzetben, hogy jól vagy rosszul, de cselekedjen, mivel az amerikaiakról úgy gondolják, hogy az izraeliek pártján állnak, az arabok pedig a palesztinokén. Ön szerint, soros tanácsi elnök úr, fel kell erre készülnünk?
Zbigniew Zaleski
Elnök úr! A régóta tartó konfliktus és megszállás az igazságügyi hatóságok eredménytelenségével szembeni indulatokhoz, haraghoz és csalódáshoz vezetett, és létrejött komoly tényező, az úgynevezett "Hamász-effektus”. Elfogadhatatlan az a tény, hogy az arabok, az iszlamisták és a Hamász nem ismerik el Izraelt, és éppolyan elfogadhatatlan, hogy gyermekeket használnak élő pajzsként. Megengedhetetlen az az állandó fenyegetettség, amiben az izraeli gyerekek élnek.
A kérdés az, hogy az agressziónak ebben az ördögi körében a jelenlegi izraeli hatóságok vajon képesek-e tanulni a térség hatéves történetéből, és sebészi pontossággal alkalmazni a kétállamos stratégiát. Tudom, hogy félnek attól, hogy egy agresszív és kiszámíthatatlan szomszéd megszórhatja őket rakétákkal, de ebben az ügyben segítségükre lehet a nemzetközi közösség, beleértve az EU-t.
Elfogadható-e most Izrael számára ez a kockázatos megoldás? De van-e bármilyen más megoldás? Ha van, szeretném hallani. Az naiv elvárásnak tűnik, hogy a Hamász majd kimúlik akár természetes úton, akár úgy, hogy kibombázzák őket, így Izrael részéről nagyobb bátorságra van szükség. A nyugati hatalmak 1948-ban nem hoztak létre két államot, most azonban meg kell tenniük. Az alapvető felelősség nem foszlik szerte. Legyünk bátrak, és alkalmazzuk ezt a stratégiát!
Jelko Kacin
(SL) Izrael állam megparancsolta az izraeli hadseregnek, hogy pusztítsa el a Hamászt Gázában. Az izraeli hadsereg azonban úgy irtja ki a Hamászt, hogy palesztinokat öl Gázában. A halottak egyharmada gyermek, a halottak fele nő és gyermek - nem tagjai a Hamásznak.
A katonai erőszak óriási méreteket öltött, és aránytalan. És ugyan hogyan érhetnénk el tűzszünetet, amikor egyik fél sem ismeri el a másik legitimitását? Az ellenséget nem támadások és megsemmisítés célpontjának kell tekinteni, hanem olyan partnernek, amellyel tűzszünetet lehet kötni, és amely a jövőben is felelősséggel tartozik a béke megőrzéséért. Izraelnek el kell ismernie a Hamászt és párbeszédet kell kezdeményeznie vele, és fordítva - a Hamásznak is el kell ismernie Izraelt. Nincsen más út. Bármilyen béke jobb, mint egy véres konfliktus.
A katonai erőszak azonnal helyet és elsőbbséget kell, hogy adjon a politikai megoldásnak. Ehud Olmert úr, Izrael miniszterelnöke azonban még mindig besározott jó hírét próbálja menteni azzal, hogy nem egyezik bele a tűzszünetbe.
Jana Hybášková
- (CS) Elnök úr, biztos asszony! Szeretnék gratulálni közös tárgyalásaik eredményeihez, a trojka izraeli tárgyalásaihoz. A sajtóval ellentétben mi tudjuk, hogy az Önök küldöttsége vette rá az izraeli oldalt arra, hogy a humanitárius folyosók megnyitásáról és napi tűzszünetről tárgyaljon. Azt hiszem ez az első alkalom, hogy az izraeliek elfogadták Európát az egyik fő tárgyalópartnerként, és a cseh elnökséget Európa fontos képviselőjeként.
A baloldal óriási nyomása ellenére az Európai Parlament tegnap elfogadott egy egészen rendkívüli állásfoglalást. Ez az állásfoglalás a rendkívüli körülmények ellenére is kiegyensúlyozottnak mondható, olyan állásfoglalás, amelyet támogathat a jobboldal, olyan állásfoglalás, amely nemcsak egy röpirat vagy a baloldal politikai győzelme. Elkerültük azt, hogy egyenlőségjelet tegyünk, még ha csak képzeletben is, egy létező állam és egy terrorista mozgalom közé. Az elsődleges célok között továbbra is Izrael állam létezésének elismerése és az erőszakról való lemondás szerepel, valamint a Hamász bevonása a Palesztin Felszabadítási Szervezettel kötendő megállapodásokba, és egy mielőbbi tartós tűzszünet megteremtése.
Hozzáadott értéket ugyanakkor nem sikerült teremtenünk. Izrael három vezető képviselője, Barak, Livni és Olmert jelenleg nem értenek egyet egymással abban, hogy milyen feltételek és garanciák mellett hajlandók tűzszünetet kötni. A kulcs nyilvánvalóan Egyiptom, és az egyiptomi oldal számára elfogadható garanciákat kell tartalmaznia az alagutak ellenőrzésére és a csempészés megszüntetésére. Mit tesz most a Tanács? Hogy haladnak a tárgyalások az egyiptomi oldallal a műszaki küldöttségről, a nemzetközi megfigyelésről, a műszaki ellenőrzésről, valamint az EU rafahi átkelőhelyen működő határőrizeti segítségnyújtó missziójának a megnyitásáról? Mit kérhetnek az európai parlamenti képviselők az egyiptomi nagykövettel ma este megtartandó találkozón az egyiptomi féltől, és fordítva: hogyan járulhatunk mi hozzá az Egyiptommal folyó tárgyalásokhoz?
Libor Rouček
- (CS) Hölgyeim és uraim! Szeretném felszólítani a Tanácsot és a Bizottságot, hogy gyakoroljanak nagyobb nyomást a konfliktusban érintett mindkét oldalra a folytonos erőszak megállítása érdekében. Van egy 1860. számú biztonsági tanácsi határozatunk, amelynek rendelkezéseit be kell tartanunk. Biztosítékokra van szükség, amelyek hosszú távon is biztosítják a tűzszünetet, és lehetővé teszik a humanitárius folyosó megnyitását. Többször is elhangzott, hogy az izraeli-palesztin konfliktusnak nincsen katonai megoldása. Csakis politikai tárgyalásokon keresztül vezethet út a tartós békéhez. Ebben az Európai Uniónak az Egyesült Államok új kormányával és az Arab Liga államaival karöltve sokkal kiemelkedőbb politikai szerepet kell vállalnia, mint eddig. Ezt a régóta húzódó konfliktust kétállamos megoldáson alapuló politikai megállapodás révén kell rendezni, amely lehetővé teszi, hogy az izraeliek és a palesztinok békében, biztonságos és nemzetközileg elismert határok között éljenek együtt, és amely a regionális biztonság békés rendszerének kiépítésére törekszik az egész Közel-Keleten.
Ioannis Kasoulides
Elnök úr! Ismét egy, a szomszédunkban - a hazám szomszédságában - zajló humanitárius tragédiáról vitázunk, amely két földközi-tengeri partnerünk között zajlik. A palesztinok sajnos még nem ismerték fel, hogy az öngyilkos bombák és a Kassam rakéták soha nem szabadíthatják fel földjüket a megszállás alól. Izrael pedig nem ismeri fel, hogy az ilyen túlzott mértékű katonai reakció újabb potenciális öngyilkos bombázókat teremt, és az első adandó alkalommal újabb Kassamokat vonz.
Mi történik az ártatlan civilekkel, azokkal, akik nem harcolnak, a nőkkel és a gyerekekkel? Senki nem törődik velük. Senki nem törődik a száz számra megölt, megcsonkított, megégett és traumát átélt gyerekekkel - az izraeli és palesztin gyerekekkel. Mi, akik mindezt otthonunk kényelméből, a tévén keresztül nézzük, rosszul vagyunk a látványtól. Mi van azokkal, akik ott vannak a helyszínen?
Mit tehetünk? A polgári lakosságon nem segít, ha csak a szokásos ujjal mutogatósdit játsszuk. A polgári lakosságon nem segítenek a felhívások és az állásfoglalások. Hogyan térhetnénk át a szavakról a tettek mezejére? Az időpont alkalmas arra, hogy az érdekelt felekkel egy Gázába küldendő nemzetközi erő létrehozásáról tárgyaljunk - mint azt más kollégák is javasolták -, amely magában foglalna egy arab országokból álló jelentős rendőri egységet, azzal a feladattal, hogy kiképezze és segítse a Palesztin Nemzeti Hatóság rendőri egységét, amely komoly ENSZ-felhatalmazással rendelkezne a közrend fenntartására, tárgyaljunk továbbá egy európai katonai erő létrehozásáról, amely gondoskodna a rakétatámadások és a fegyvercsempészet beszüntetéséről és az átkelőhelyek teljes megnyitásáról. Nem hagyhatjuk tovább, hogy a civilek sorsa az egymással szemben álló felek kezében legyen.
Giulietto Chiesa
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim! Egy nagy olasz antifasiszta, Piero Gobetti azt mondta, hogy amikor az igazság teljes egészében az egyik oldalon van, akkor a salamoni álláspont egyáltalán nem igazságos. Jelenleg Gáza esetében is ez a helyzet; remélem, hogy a Parlament képes lesz megtalálni a helyes szavakat, amelyekkel megállíthatja Izraelt. Ha ezt elmulasztja, szégyenben marad a történelem, a palesztinok, az európai közvélemény és az arab közvélemény előtt.
Izrael bombáz, és megtizedel egy gettót. Azoknak a fiai, akiket ki akartak irtani, maguk váltak kiirtóvá. Erre nincsen mentség, és kevés az az érv, hogy Izraelnek joga van a biztonsághoz. Aki akarja, láthatja, hogy manapság senki nem képes veszélyeztetni Izrael biztonságát vagy a létezését. Ez nyilvánvalóan látszik a szárazföldi erők aránytalanságából; nyilvánvalóan látszik a halottak és sebesültek számából; nyilvánvalóan látszik abból a támogatásból, amivel a nyugat folyamatosan elárasztja Izraelt. Ennek a mészárlásnak az egyetlen célja, hogy megakadályozza a palesztin állam létrejöttét. Ezzel megölik a békét, meg kell tehát állítanunk Izraelt!
Stefano Zappalà
(IT) Elnök úr, hölgyeim és uraim, szeretnék köszönetet mondani a Tanács soros elnökének és a cseh külügyminiszternek, amiért még mindig velünk vannak; nem nagyon vagyunk itt a Parlamentben hozzászokva ilyen jelenléthez, mint amit ma a cseh elnökség részéről tapasztalunk.
Úgy vélem, hogy Muscardini asszonynak igaza van; akik nem tudják, hogy állnak a dolgok abban a térségben, és akiknek pontos véleményt kell tudniuk alkotni, azoknak tanácsolom, hogy menjenek és nézzék meg élőben, mi történik ott, akár turistaként, akár más célból. Néhányan jártunk már Palesztinában különböző körülmények között, az Abu Mazen-választások vagy más választások megfigyelőjeként, és úgy vélem, hogy már önmagában az pontos képet ad a dolgok állásáról, hogy az ember személyesen látja a dolgokat.
Úgy gondolom, hogy végig, mialatt ezek az események történtek - nem új keletűek, már évtizedek óta tartanak - mi magunk voltunk ennek a nyugati világban az egyedüli vesztesei, mivel soha nem foglalkoztunk komolyan ezzel a problémával, és soha nem próbáltuk megoldani; továbbra is úgy tekintünk rá, mint két egymással szemben álló fél problémájára.
Sokszor jártam Palesztinában, és többször voltam Izraelben is, ismerem tehát a helyzetet, ha nem is tökéletesen, de elég jól, és szerintem valójában nem két fél érintett az ottani helyzetben, hanem három. Ebben a konkrét esetben a probléma a terroristák és Izrael állam között áll fenn, a palesztin emberek pedig kettejük között állnak, mint áldozatok. A Hamász nem a palesztin embereket képviseli; talán egy részüket képviseli, de egészen bizonyosan nem az egész palesztin népet képviseli.
Láttam egy filmet, amit, remélem, a Ház sok tagja is látni fog; a film bemutatja az összes izraeli áldozatot, köztük gyerekeket és mindenféle korú embereket, a Hamász által kilőtt rakéták áldozatait, amelyek továbbra is hullnak. Nem véletlen, hogy akkora különbség van a Gázai övezet és Ciszjordánia között.
Észrevételemet a Tanács soros elnökének szánom, valamint nagyszerű biztosunknak, aki Európát képviseli. Úgy vélem, hogy a helyzetet megfelelően kell kezelnünk. Szerintem a legfontosabb most az, hogy megszilárdítsuk Abu Mazen helyzetét; ő ebben az egész helyzetben a leggyengébb szereplő, és a palesztinok, akik ebben az ügyben semmit nem számítanak. Úgy gondolom, hogy a valódi vesztesek mi vagyunk, mindannyian.
Maria-Eleni Koppa
(EL) Elnök úr! A közvélemény egész Európában egy dolgot kér az Uniótól: állítsuk meg a palesztin nép lemészárlását! Az esztelen erőszakot el kell ítélnünk, bárhonnan jöjjön is, következetesnek kell ugyanakkor lennünk, és be kell ismernünk, hogy Izrael rendkívül nagymérvű állami terrorizmussal válaszol. Tűrhetetlen az Izrael részéről tapasztalt aránytalan megtorlás, a nemzetközi és humanitárius jog fogalmainak szembetűnő semmibevevése.
Elfogadhatatlan, hogy fehér foszforos bombákat és kísérleti fegyvereket vetnek be civilek ellen, és embertelenség, hogy ártatlan nők és gyermekek a célpontok. Ha ez Afrikban történt volna vagy a világ más részén, azonnal reagáltunk volna, és az ENSZ Biztonsági Tanácsának határozata kötelező erejű lenne. Izrael esetében azonban megelégszünk nyilatkozatokkal és meddő vitákkal.
Úgy vélem, hogy minden politikai eszközt be kell vetnünk, beleértve a társulási megállapodást is, hogy rábírjuk Izraelt, vessen véget a palesztin nép elleni törvénytelen erőszaknak, és ne akadályozza tovább a humanitárius segélyhez való hozzáférést.
Nem lehetünk pusztán szemlélői az eseményeknek, mert azzal cinkosok leszünk a mészárlásban. Az egyetlen megoldás az azonnali tűzszünet és a Gázába vezető humanitárius folyosók megnyitása, valamint párbeszéd megkezdése az összes fél részvételével.
Struan Stevenson
Elnök úr! Az elmúlt két hét borzalmas gázai eseményei kiváltották a nemzetközi közösség rosszallását Izraellel szemben. Láttuk, amint a mai vita során kollégáink egymással vetélkedve igyekeztek kifejezni haragjukat a zsidó állammal szemben.
Van azonban a Közel-Keleten egy ország, amelyik pontosan azt kapta, amit akart: Irán évek óta szállít rakétákat, lőszert és más fejlett haditechnikát a Hamásznak. Pénzzel és kiképzéssel segítette a Hamász harcosait. Célja az volt, hogy Izraelt belehajszolja egy szárazföldi háborúba, és a véres eredmény, a halott gyerekek borzalmas képei a TV képernyőjén és az újságokban, amelyek bejárták a világot, a legjobb toborzó tisztnél is eredményesebben működnek a fundamentalista iszlám és az iráni mullahok számára, akik egy globális iszlám mozgalomról álmodnak, amely egyesülten lép fel a nyugat ellen.
A Teheránban uralkodó fasiszta rezsim a közel-keleti háború és terror elsőszámú támogatója, és a tragikus következmények pontosan megfelelnek Teherán várakozásainak. Az események elvonják az iráni lakosság figyelmét a gazdasági válságról, amelyet az olajárak csökkenése okozott, és elvonják a nemzetközi figyelmet arról, hogy a mullahok lázasan dolgoznak egy nukleáris fegyver kifejlesztésén. Irán külpolitikai célja az, hogy domináns regionális hatalommá váljon a Közel-Keleten. A totalitárius iszlám testvériség szigorú és nyugtalanító víziójának alávetve egyesíteni akarja az iszlám világot, ahol porba tiporják az emberi jogokat, a nők jogait és a szólásszabadságot, és a nyugat szégyenletes módon semmit nem tett annak érdekében, hogy az iráni agresszióval szembe szálljon, vagy azt leleplezze. Egyre több bizonyíték utal arra, hogy a mullahok pénzelik a terrort, a nyugat pedig ennek láttán mindent elkövetett, hogy Teheránnak kedvében járjon, még abba is beleegyezett, hogy teljesítse legfőbb követelését, és megbénítsa a legnagyobb iráni ellenzéki mozgalmat, az Iráni Népi Mudzsaheddint azzal, hogy felveszi az EU terrorista szervezeteket tartalmazó listájára. Ennek véget kell vetni.
Richard Howitt
Elnök úr! Először is tisztázzuk azt, hogy ez a Parlament ma támogatni fogja az ENSZ Biztonsági Tanács 1860. sz. határozatát. Ezt a határozatot haladéktalanul végre kell hajtani. Amint azt az egyik európai parlamenti képviselő elmondta, aki eljutott Gázába a blokádon keresztül, a tűzszünet és a visszavonulás nem elég. Természetesen azt akarjuk, hogy legyen vége a rakétatámadásoknak, és a terroristák is fejezzék be a mozgalmukat, de tűzszünetre és a blokád megszüntetésére van szükség ahhoz, hogy az emberek Gázában elkezdhessék élni az életüket.
Itt a nemzetközi humanitárius jog tiszteletben tartásáról van szó. A Human Rights Watch emberjogi szervezet és az Islamic Relief elmondták nekem, hogy a napi háromórás szünet egyszerűen szánalmasan kevés ahhoz, hogy a segélyt bejuttassák és szétosszák. Ez arányossági kérdés. A Save the Children szerint nem indokolható önvédelemmel, hogy a konfliktus kezdete óta 139 gyereket megöltek, és 1 271 megsebesült.
Üdvözlöm az EU izraeli küldöttjének, Ramiro Cibrian-Uzalnak azt a mai kijelentését, miszerint az EU és Izrael a fenti okok miatt egyelőre felfüggesztették a kapcsolatok fejlesztéséről folytatott tárgyalásokat. Jól tették.
Michael Gahler
(DE) Elnök úr! Először is azonnali és tartós tűzszünetre van szükség mindkét oldal részéről - ebben a Ház széles körben egyetért. Ezt követően azonban mi, az EU és a nemzetközi közösség, nem bízhatjuk a Gázai övezetben élő emberek sorsát egyedül a Hamászra és Izraelre.
A Hamász nem viseli szívén Gáza lakosainak az érdekeit, hiszen pontosan tudta, hogy Izrael válaszolni fog a folyamatos rakétatámadásokra - és nem csak a választási kampányok idején. A gázai felmérések szerint az elmúlt évben csökkent a Hamász politikai támogatottsága, és nőtt a Fatahé. Úgy tűnik, hogy a Hamász cinikus módon arra számít, hogy a palesztin áldozatok nagy számának hatására az áldozatok iránti szolidaritásból ismét nőni fog a Hamász politikai támogatottsága.
Izrael ugyanakkor szinte kizárólag saját polgárai érdekeivel törődik, ezért éri nemzetközi bírálat elsősorban az izraeli katonai hadművelet nagyságrendjét és azt, hogy az ország elfogadja a civil áldozatok nagy számát.
Nekünk, európaiaknak nem szabad tehát megállnunk ott, hogy letárgyalunk egy újabb tűzszünetet és finanszírozzuk az infrastruktúra helyreállítását. Már látom is magam előtt a biztos asszony módosító levelét: biztosra veszem, hogy a tervezete már elkészült, és készen áll arra, hogy benyújtsák a Költségvetési Bizottságnak.
Éppígy nem elég, ha csak szemmel tartjuk, hogy Egyiptom bezárja-e a Gázai övezettel közös határán húzódó alagútrendszert a fegyvercsempészek előtt. Felszólítom a Négyek valamennyi tagját, egy erős arab jelenlétet is beleértve, hogy vállaljanak közös kötelezettséget arra, hogy egy erőteljes békefenntartó mandátummal rendelkező csapatokat küldenek a Gázai övezetbe és a környező térségbe - a gázai emberek, Izrael és Egyiptom érdekében. Ezzel párhuzamosan magát a békefolyamatot is fel kell gyorsítani. Attól tartok, hogy ellenkező esetben egyre gyakrabban látunk majd olyan incidenseket, mint most Gázában, ezt pedig sem a palesztinok, sem az izraeliek nem érdemlik meg.
Miguel Angel Martínez Martínez
(ES) Elnök úr! Az Európai Parlament szocialista képviselőcsoportjának spanyol tagjai elborzadva, fájdalommal és szégyenkezve figyelik a Gázában kialakult helyzetet, elkötelezettek ugyanakkor a béke megóvása, a legtöbbet szenvedők védelme, valamint a méltóság és remény fenntartása mellett.
Elborzaszt bennünket a megölt gyerekekről és a véget nem érő szenvedéstől megtört nőkről készült képek látványa, amelyek sorban követik egymást a gettóvá lett Gáza bombázását követően. Picasso ugyanezt a borzalmat festette meg Guernica című festményén, ami a Condor-légió Junkers gépei által hét évtizeddel ezelőtt lebombázott Guernicát ábrázolja.
Fájdalommal tölt el bennünket a rengeteg áldozat rendkívüli szenvedése. Szégyenkezünk, amiért senki - országaink, az Európai Unió és a nemzetközi közösség - nem volt képes először is megelőzni az általunk elítélt bűnös agressziót, másodszor pedig nem képes megállítani azt.
Szégyenkezünk és fel vagyunk háborodva a sok hazugság, a sok kétértelműség és a sok üres fecsegés miatt. Szégyenkezünk, mert pontosan tudjuk, mi történik, mégsem lépünk fel a szükséges erővel és következetességgel. A történelem sok embertől követel majd magyarázatot, mint bűnrészesektől, ha másért nem, hát a mulasztásaikért.
Mint mindig, most is jobb a későn, mint a soha, és mivel a reményt soha nem szabad feladni, az Európai Uniónak támogatnia kell a megkésett biztonsági tanácsi állásfoglalást. Biztosítani kell az állásfoglalás szigorú betartását, és szigorúan be kell tartanunk az Izraellel kötött társulási megállapodásunkat, amely rendelkezik arról, hogy a mostanihoz hasonló események bekövetkezése esetén a megállapodást fel kell függeszteni.
Mellékesen, a Hamász lenne a felelős azért is, hogy a média hallgat, és még nem hallottam, hogy bárkit is elmarasztaltak volna?
Geoffrey Van Orden
Elnök úr! Azzal kezdeném, hogy legmélyebb együttérzésemet fejezem ki minden ártatlan embernek, éljenek akár Izraelben, akár Gázában, akik az elmúlt hetekben és hónapokban megszenvedték ezt a konfliktust. Ügyelnünk kell ugyanakkor arra, hogy természetes emberségünk és teljesen jogos aggodalmaink ne torzítsák el a látásmódunkat, és fel tudjuk mérni az előttünk álló helyzet valódi természetét.
A Hamász Gázában terrorista hűbérbirtokot hozott létre: nem tűri meg a sajátjától eltérő nézeteket, meggyilkolta azokat a palesztinokat, akik szemben álltak vele, kettéosztotta a Palesztin Nemzeti Hatóságot, nem volt hajlandó abbahagyni az izraeli civilek elleni terrortámadásokat, nem volt hajlandó elismerni Izrael létezési jogát, nem volt hajlandó elismerni a korábban letárgyalt béke-megállapodásokat. Hanan Ashrawi szavai jutnak eszembe, amelyek három évvel ezelőtt hangzottak el, amikor a palesztin választásokat követtem figyelemmel. Ő előre látta, hogy a sötétség erői veszik át a hatalmat - milyen igaza volt!
Nem szabad meglepődnünk azon, hogy a Hamász egyik parlamenti képviselője büszkén jelenti ki, hogy a halál "iparág” volt a palesztin nép számára. Az öngyilkos bombázók alkalmazására és arra utalt, hogy szándékosan élő pajzsként használták a civil lakosságot a potenciális katonai célpontok védelmére. A civilek ilyen jellegű felhasználása természetesen a nemzetközi humanitárius jog közvetlen megsértése.
Mit várunk Izraeltől, mit tegyen egy ilyen hajthatatlan, érzéketlen és gyűlöletes ellenséggel szemben, miközben polgárai állandóan terrortámadásoknak vannak kitéve? A nemzetközi közösség ezzel nem sokat törődött. Amikor Izrael erőszakmentesen lépett fel, például blokádokat vezetett be, vagy elvágta az elektromos ellátást, akkor megfenyítették. Most, amikor a Hamász provokációjára katonai fellépéssel válaszolt, érzi a nemzetközi rosszallás súlyát.
A szomorú valóság az, hogy a palesztin néppel sok éven át gyalázatosan bántak azok, akik a Palesztin Nemzeti Hatóság területét irányítják, a nemzetközi közösség, amely eltűrte a szélsőségességet és a korrupciót, és az arab világ, amely a gyakorlatban évtizedeken keresztül semmit nem tett annak érdekében, hogy az életüket vagy a kilátásaikat javítsa.
Egy közel-keleti Marshall-tervre van szükség. A palesztinoknak nemcsak békefenntartókra van szükségük, hanem egy korrupciótól mentes, rendes polgári közigazgatásra is. A polgári közigazgatást nemzetközi ellenőrzés alá kell helyezni, de mindenekelőtt el kell vágni minden terrorista utánpótlási vonalat - fegyvereket, pénzt, politikai engedményeket.
Proinsias De Rossa
Elnök úr! Egyetértek azzal, amit Van Orden úr mondott a Hamászról, de a helyzet az, hogy amit elmondott, abból semmi nem indokolja azt, hogy Izrael civileket bombázzon. Ez a lényeg: meg kell állítanunk a bombázást, akár a Hamásztól jön, akár Izraeltől.
Remélem, hogy a vitánkat kísérő állásfoglalás határozott többséget kap majd itt a holnapi szavazáson, remélem továbbá, hogy ennek hatására a Bizottság és a Tanács határozottabb nyomást gyakorol majd mind Izraelre, mind a Hamászra, hogy vessenek véget az öldöklésnek. Amióta Izrael kivonult Gázából, a terület a világ legnagyobb börtönévé változott, az elmúlt három hétben pedig mészárszék lett belőle, ahol illegálisan vetnek be terrort terror ellen, ölnek meg civil férfiakat, nőket és gyerekeket, és közben megölik annak a lehetőségét, hogy működhessen egy kétállamos megoldás.
Mindaddig, amíg Izrael nem kezd konstruktív és tényleges tárgyalásokat szomszédaival és az összes megválasztott palesztin képviselővel, a Hamászt is beleértve, addig az Európához fűződő kapcsolatait nem lehet fejleszteni. Európának egyértelművé kell tennie, hogy a Gáza ellen folyó háború fokozódása a háborúra adott reakciónk fokozását fogja maga után vonni.
Kinga Gál
(HU) Tisztelt elnök úr, Bizottság, Tanács, képviselő kollégák! Cinikusnak tartom, ahogy a gázai válság kapcsán a felek viselkednek. Cinikusnak és elfogadhatatlannak tartom, hogy a Hamász élő pajzsként használja a civil lakosságot, nem kímélve a gyermekeket sem. Cinikusnak és embertelennek tartom az izraeli álláspontot, amelyik önvédelemre hivatkozva aránytalan eszközökkel él, amikor halomra lövi a gázai civil lakosságot, leginkább sújtva és nem kímélve a gyermekeket sem.
Cinikusnak és hazugnak tartom azt a nemzetközi diplomáciát, tisztelet a kivételnek, amelyik látszatot igyekszik fenntartani, de ennyi nap után sem tudja elérni a polgári lakosság, a segélyszervezetek védelmét, és sajnos nem tudja megvédeni a gyermekeket sem.
A gyermekekért emelek szót, mert nem létezhet olyan cél, amelyik szentesítheti ártatlan életek értelmetlen kioltását. Számunkra minden gyermek élete egyformán értékes kell, hogy legyen, a határ bármelyik oldalán éljen is. Ez az alapaxióma, amit minden szembenálló félnek egyaránt és egyformán fontosnak kell tartania, ha valaha is őszintén békét akar a térségben.
Az emberi élet tisztelete, a civil lakosság védelme mint érték elfogadása, a humanitárius segítségnyújtás elősegítése lehet az az alap, amin keresztül el lehet jutni egy tartós tűzszünethez, egy palesztin megbékéléshez és egy tartós palesztin-izraeli békéhez.
Gay Mitchell
Elnök úr, a Hamász terrort szabadított Izrael polgáraira, és kiprovokálta a megtorlást. Innen a távolból úgy tűnik, hogy néhányan közülük szeretik az új civil - többek között gyerek - mártírokat és a nyilvánosságot, amit ezáltal az ügyük kap, bármilyen borzalmas legyen is ezt a helyesen gondolkodó embereknek elfogadni.
Soha nem pártoltam a terrorizmust, és nem bírálom Izraelt, amelynek joga van a békés egymás mellett éléshez a régióban, de teljesen érzéketlennek kellene lennünk ahhoz, hogy ne érezzünk felindulást és erkölcsi szégyent annak láttán, ami jelenleg Gázában történik. Az izraeli válasz abszolút aránytalan, és különösen szégyenletes, hogy kisgyerekek halnak meg.
Eddig nem elleneztem az új EU-Izrael megállapodást. Hiszek abban, amit a dalai láma tanácsolt itt a Parlamentben az elmúlt hónapban, miszerint úgy hathatunk a legjobban Kínára Tibet ügyében, ha jó kapcsolatokat ápolunk vele. Szerintem ugyanez igaz az EU-Izrael közötti kapcsolatokra is, de hogyan érhetnénk el, hogy figyeljenek ránk, és kifejezésre juttathassuk, milyen visszatetszést váltott itt ki az események nagyságrendje?
Ehhez még hozzátenném, hogy tegnap a Külügyi Bizottság és a Fejlesztési Bizottság együttes ülésén a résztvevők között kiosztottak egy feljegyzést a régió humanitárius szükségleteiről. Kérem a Bizottságot és a Tanácsot, hogy gondoskodjanak egy teljesen átfogó humanitárius segélycsomag összeállításáról, hogy az első adandó alkalommal beléphessünk oda és segíthessünk ezeknek a szenvedő embereknek.
Karel Schwarzenberg
a Tanács soros elnöke. - Elnök úr! A vita elején szóba került, hogy vajon kell-e kapcsolatot keresnünk a Hamásszal. Nem hiszem, hogy már itt lenne az ideje. A Hamász az elmúlt hónapokban még mindig határozottan terrorista szervezetként viselkedett. Amíg így viselkedik, addig az Európai Unió képviselői nem léphetnek vele hivatalosan kapcsolatba.
Bevallom, mint idős ember, már sok terrorista szervezetet láttam csírájából kifejlődni, amelyek aztán többé-kevésbé elfogadhatóvá váltak, míg végül elfogadta őket a nemzetközi közösség. Láttam ilyet Afrikában. Láttam ilyet Írországban. Láttam sok helyen. Ilyen előfordul. De legelőször is abba kell hagyniuk a terrorista szervezetekre jellemző cselekedeteket. Majd akkor hajlandó leszek szóba állni a Hamásszal vagy bárki mással, de addig nem, amíg úgy viselkednek, mint egy terrorista szervezet.
Azt hiszem, hogy ezt fontos rögzíteni, mert az Európai Unió nem engedhet az elveiből. Vannak arra módszerek, hogy az elképzeléseikről értesüljünk, vannak közvetett kapcsolataink a régió politikusaival, akik kapcsolatban állnak velük, ami fontos és jó dolog, de még nem jött el az idő az Európai Unió számára, hogy közvetlen kapcsolatot létesítsen a Hamásszal. Úgy vélem, hogy ebben a kérdésben hajthatatlannak kell lennünk.
Más tekintetben komoly dicséret illeti Egyiptomot az erőfeszítéseiért és a kemény munkáért, mert fontos szerepet játszott az elmúlt hetekben és napokban abban, hogy sikerüljön tűzszünetet elérni, sőt, talán fegyverszünetet is, ami a folyamat legvégén békét hozhat a térségben. Tudom, milyen nehéz kérdés ez. Folyamatosan kapcsolatban vagyunk az egyiptomiakkal. Tisztában vagyunk vele, milyen fontos munkát végeznek, és ehhez szeretnék nekik gratulálni.
Valaki azt kérdezte, hogyan segíthetünk a régióban? Először is, azok, akik ott vannak a helyszínen, pontosan megmondják nekünk, hogy mire van szükségük. Nem nekünk kell eldöntenünk, hogy mit kellene adnunk. Nekik kell kérniük tőlünk és az Európai Uniótól. Több európai uniós tagállam kijelentette, hogy minden lehetséges módon kész segíteni - műszakilag, tanácsadókkal, bármilyen szükséges eszköz elkészítésével -, de ehhez mindenekelőtt az érintett államok beleegyezése kell. Ez az első feladat.
Elhangzott egy fontos javaslat arról, hogy szükség lenne egy közel-keleti Marshall-terv elkészítésére. Szerintem ez egy kiváló ötlet, foglalkoznunk kellene vele. Ennek a régiónak valóban szüksége van olyan ötletek tárházára, amely a háborút követően Európának is sokat segített.
Ferrero-Waldner asszony és mások is említették a misszió eredményeit. Úgy vélem, hogy sok mindent elértünk, és szeretném még egyszer elismerésemet kifejezni Ferrero-Waldner asszonynak, aki küldöttségünkben humanitárius téren a munka oroszlánrészét végezte; ezen a téren még most is működik, amit elértünk. De lássunk világosan, még ezek a nagyon nehéz, Közel-Keleten folyó tárgyalások is azon a terven alapulnak, amit már korábban, küldöttségünk közel-keleti látogatása során összeállítottunk. Ez alapvetően azzal foglalkozik, hogy hogyan kellene a békét megszervezni, és mire van szükség. A tervünk azon alapul, amit akkor megállapítottunk, majd a partnereinkkel megbeszéltünk.
Szóba került az Izraelhez fűződő kapcsolataink fejlesztése. Mint tudják, ezt a döntést az Európai Unió Minisztereinek Tanácsa hozta meg 2008 júniusában. Ezen csak akkor lehet változtatni, ha az Európai Unió miniszterei határozatuk megváltoztatása mellett döntenek. Ezt még az Európai Unió egyik igen tiszteletreméltó jeruzsálemi képviselőjének a szavai sem változtathatják meg. Bevallom, hogy a jelenlegi helyzetben túl korai lenne arról beszélni, hogyan fejlesszük a kapcsolatainkat Izraellel, és hogy kellene-e a belátható jövőben csúcstalálkozót tartanunk? E pillanatban valóban vannak ennél sürgetőbb és fontosabb kérdések is, amelyeket meg kell oldanunk. Megismétlem, a döntést a Miniszterek Tanácsa hozta, ez van.
Mit tehetünk, hogy megállítsuk Izraelt? Legyünk őszinték - nem sokat. Izrael teszi, amit tesz, és én, mint Izrael örök barátja, ezt kijelenthetem, és őszintén mondom, nem vagyok boldog attól, amit jelen pillanatban csinál. Úgy gondolom, hogy ez a politika Izraelnek is árt. Ez az egyik dolog, de az Európai Uniónak igen kevés lehetősége van azon kívül, hogy nagyon világosan és nagyon őszintén beszél, és megkéri a partnereinket, hogy fejezzék be. A megoldást a partnereinknek kell megtalálniuk a Közel-Keleten, Izraelnek, Egyiptomnak és a többi érintett félnek. Az Európai Unió segíthet ebben. Az Európai Unió segíthet azzal, hogy ha megvalósul a tűzszünet, akkor mindenféle segítséget felajánl a kitűzött célok megvalósítása érdekében: ilyen a csempész-útvonalak lezárása, az alagutak lezárása, a tenger védelme stb. Az Unió sokféleképpen segíthet Gázában, például az újjáépítésben vagy a humanitárius segély előmozdításában. Az Európai Unió ezt mind megteheti, de legyünk egészen őszinték, sem hatalmunk, sem eszközeink nincsenek arra, hogy megálljt parancsoljunk. Úgy gondolja a Parlament, hogy a Közel-Keletre küldhetünk egy hatalmas fegyveres erőt, hogy állítsa meg a harcoló feleket? Nem. Nincs erre lehetőségünk, és mind Izrael, mind a Hamász más hatalmaktól függ, nem európai hatalmaktól. Izraelnek hatalmas szövetségesei vannak Európán kívül is. A lehetőségeinknek vannak határai, nem tudunk mindent elérni. Segíthetünk, közreműködhetünk, felajánlhatjuk a szolgálatainkat, lehetünk nagyon elkötelezettek. E tekintetben már rengeteg mindent elértünk. De a lehetőségeinket nem szabad túlértékelni.
Sajjad Karim
Elnök úr! Izrael azt állítja, hogy az önvédelemhez való jogát gyakorolja. Ha ez a helyzet, akkor be kell tartania az igazságos háború alapelveit, többek között az arányosságot.
Teljesen nyilvánvaló az a tény, hogy Izrael ezt nem veszi figyelembe, mi pedig teljesen nyilvánvalóan rosszul tesszük, hogy ezt a tényt nem vesszük figyelembe. Foszfort használni civilek ellen a civilizáció nevében, nem összeegyezethető.
Világos, hogy az EU egyedül nem tudja ezt a problémát megoldani. Van viszont a teremben egy fehér elefánt. Szükségünk van az USA elszántságára. Csalódást keltő válaszuk kiegyensúlyozatlan volt és igazságtalan. Izrael stratégiailag kiszámította ezeknek az akcióknak az időzítését, de január 20. hamar itt lesz, Obama úr. A világ vár, az EU pedig szolgálatkész partner!
Helyreállítja közös értékeinket vagy hagyja, hogy az igazságtalanság győzzön - már megint? Hajlandó együtt dolgozni velünk annak érdekében, hogy az érintettek védelemben részesüljenek? A palesztinok kérdezik Öntől - hogy lehet az, hogy az Ön hazája humanitárius segélyt kér a földön, de néma marad, amikor csak az égből hullnak a bombák?
Azoknak a kollégáknak, akik kizárólag katonai eszközökkel akarják megtörni a Hamászt: menjenek el, és nézzék meg Gázát és Ciszjordániát! Élesszék fel magukban újra az elemi emberséget, és látni fogják, mitől lett erős a Hamász.
Nem így kell Izraelnek és a palesztinoknak segíteni. Az azonnali tűzszünet csak a szükséges kezdet.
Colm Burke
Elnök úr! Teljesen világos, hogy a konfliktusban érintett felek nem tartják be a nemzetközi humanitárius jogot, és hogy Gáza civil lakossága ezért igen súlyos árat fizet. A nemzetközi jogban szükség van elszámoltathatóságra akkor, amikor nem tartanak tiszteletben olyan háborús alapelveket, mint az arányosság és a megkülönböztetés-mentesség. Az igazságos háború egyik tantétele úgy szól, hogy a tetteket az arányosság elvének kell irányítania. Az alkalmazott erőnek arányosnak kell lennie az elszenvedett igazságtalansággal. Sajnos nagyfokú nemtörődömséget tapasztaltunk az izraeliek részéről. Elismerem ugyan a tényt, hogy a Hamász kezdte a rakétatámadásokat Izrael ellen, az izraeli válaszlépés azonban véleményem szerint aránytalan. A számok magukért beszélnek: több mint 900 palesztint öltek meg, ezzel szemben lényegesen alacsonyabb számú izraelit. Izraelnek - a nemzetközi joggal összhangban - azonnal el kell ismernie, hogy felelősséggel tartozik az általa alkalmazott erő mértékéért.
Másfelől nem feledkezhetünk el arról, hogy a Hamász még mindig ott szerepel az EU terrorista szervezeteket tartalmazó listáján, és továbbra sem hajlandó lemondani a fegyveres küzdelemről. A Hamász ráadásul következetesen megtagadta, hogy elismerje Izrael létezési jogát. A Hamásznak és más palesztin fegyveres csoportoknak el kell ismerniük, hogy Dél-Izrael népének joga van bombatámadások nélkül élni.
Nickolay Mladenov
Elnök úr! Azok számára, akik figyelemmel kísérik az izraeli-palesztin konfliktust, talán most jött el az idő, amikor kísértést érzünk arra, hogy feltegyük a kezünket és kétségbeesve sikítsunk. Nem hiszem persze, hogy ezt kellene tennünk, hiszen az emberségünk legnagyobb próbatétele most az, hogy valóban megértsük az előttünk álló problémákat.
Az első probléma, hogy az Izrael elleni bombatámadások beszüntetése nélkül nem találhatunk tartós megoldást erre a konfliktusra. A második probléma, hogy nem lehet a konfliktusnak tartós megoldása anélkül, hogy Gázát megnyitnák a humanitárius segély előtt. Peres elnöknek teljesen igaza van, amikor azt mondja, hogy Gázát meg kell nyitni a segély előtt ahelyett, hogy bezárnák a rakéták előtt.
Azt hiszem, hogy ez a lényeg, és ezzel mindenki egyet is ért. Nem állhat vissza a korábbi status quo, és ezen a téren szerintem sok mindent tehetünk. Először is, a Parlament tárgyalóasztalhoz ültetheti a két oldalt; másodszor, felsorakozhatunk a Bizottság és a Tanács mögé, és támogathatjuk az erőfeszítéseiket; végezetül pedig határozottan támogatnunk kell az egyiptomi tárgyalások irányvonalát, mivel ez az egyetlen irány, ami elvezethet a megoldás felé és ahhoz a tűzszünethez, amelyben jelenleg mindannyian reménykedünk.
Neena Gill
Elnök úr! Nemcsak ennek a Háznak a tagjait háborították fel a gázai események. Az európai közvélemény is nagyon régóta háborog már a Gázában élő emberek szenvedése és az izraeli blokád miatt. Ez most kiegészül a folyamatos támadásokkal, és az ártatlan civilek, különösen a nők és gyermekek ellen elkövetett elborzasztó izraeli katonai erőszakkal. A világközösség azonnali tűzszünetet követelő felhívásai süket fülekre találnak.
A palesztinoknak sürgősen élelemre, orvosi segítségre és biztonságra van szükségük. A legkevesebb, amit Izrael tehet, hogy betartja a nemzetközi jog elveit. Ha ezt nem teszi, Izraeltől meg kell vonni a nemzetközi közösség minden megmaradt támogatását.
Sajnálatos, hogy az ENSZ határozatát félretették. Sajnálatos az is, hogy az EU még mindig keresi a szerepét. Talán megtalálhatja, ha keményebb intézkedéseket tesz, mint eddig. Nem elég csak felfüggeszteni a kapcsolatok fejlesztését. Van befolyásunk. Jelentős kereskedelmi partner vagyunk. A régióban az egyik legnagyobb finanszírozó vagyunk. Be tudjuk tehát tölteni a szerepünket!
Marios Matsakis
Elnök úr! Erkölcsileg elfogadható és megbocsátható-e a nemzetközi jogban, hogy Izrael Állam a Hamász terroristáinak semlegesítésére tett igyekezetében komoly katonai fellépést indít 1,5 millió csapdába ejtett, ártatlan civil ellen, melynek során terrort alkalmaz és súlyosan megsérti az ENSZ egyezményeit és az emberi jogokat? Összhangban áll-e egy ilyen fellépés olyan uniós értékeinkkel, mint a jog érvényesülése és a demokrácia? Valóban olyan erős az izraeli lobby, hogy képes gyakorlatilag tétlenségre kárhoztatni az USA-t és az EU-t, hogy csak nézzék, amint elmondhatatlan embertelenségeket követnek el a terror elleni küzdelem nevében?
Ha a felsorolt kérdésekre "igen” a válasz, akkor mindannyiunknak meg kell dicsérnie az izraeli kormányt bátorságáért a gázai tetteik miatt. Ha a válasz "nem”, akkor határozottan és világosan el kell marasztalnunk Izraelt, és gyors, hatékony lépéseket kell tennünk ellene, beleértve a kereskedelmi szankciókat is, annak érdekében, hogy véget vessünk a Gázában zajló mészárlásnak most, és a jövőre nézve egyaránt. Határozottan nem értek egyet a miniszterrel, aki távozott, és aki azt mondta, hogy valójában igen keveset tehetünk. Sok mindent tehetünk, kell is tennünk.
Christopher Beazley
Elnök úr, engem 25 évvel ezelőtt választottak be ebbe a Házba. Talán a mostani a legfontosabb vita, amiben valaha részt vettem. Biztos asszony, remélem, hogy nagyon figyelmesen hallgatta a Külügyi Bizottságot tegnap este, ma pedig a Parlamentet. Remélem, hogy Ön is válaszolhat majd a vitában, és Schwarzenberg soros elnök úrral ellentétben elmondja, hogy jelen esetben az Európai Unió igenis gyakorolhat erkölcsi hatalmat az agresszor felett.
Az izraeli emberek igazságos és tisztességes emberek, akik sokat szenvedtek az évszázadok során ezen a kontinensen. Meg fogják érteni, miért ajánlja a Miniszterek Tanácsának, hogy az EU függessze fel kapcsolatait az izraeli hatóságokkal, amíg a bombázást abba nem hagyják.
Antonio Masip Hidalgo
(ES) Elnök úr! Teljes meggyőződéssel közölnünk kell Izraellel, hogy abba kell hagynia a gyilkolást, és lehetővé kell tennie a sebesültek ellátását és az áldozatok élelmezését. Meg kell nekik mondani, hogy annak, ahogyan Izrael a nemzetközi joghoz hozzááll, következményei lesznek az Európához fűződő kapcsolataira nézve.
Szeretnék gratulálni annak a néhány fiatal európai önkéntesnek, különösen Alberto Arcenak, akik Gázában dolgoznak, és együtt szenvednek az ott élő emberekkel. Európánk legkiválóbb értékeit, a szolidaritást és a szabadságot képviselik, és Európának is eszerint kell cselekednie ebben a szörnyű konfliktusban.
Margrete Auken
(DA) Elnök úr! Mindössze két dolgot szeretnék mondani. Először is szeretnék mindenkit emlékeztetni arra, hogy döntésünk kifejezetten kijelenti és megismétli, hogy felfüggesztettük a kapcsolatok fejlesztéséhez adott támogatásunkat, és nagyon remélem, hogy nem megy minden egyszerűen tovább a maga útján, mintha mi sem történt volna, csak mert az elnökség ezt mondja. A második dolog az, hogy Izrael soha nem teljesítette azt, amit a tárgyalásokkal kapcsolatban megígért. Azért nem volt tűzszünet, mert Izrael valójában nem szüntette meg a blokádot az alatt az idő alatt, és úgy gondolom, hogy Annapolist is fel kell idéznem, ahol Izrael ígéretet tett a betelepülési tevékenység befagyasztására. Mi történt valójában? Egyszerűen fogta magát és megnövelte a települések arányát. A települések építésének üteme soha nem volt olyan gyors, mint Annapolis óta, és szerintem addig, amíg a földön nincsen előrelépés, addig nem fogjuk tudni rávenni a Hamászt, hogy olyan szabályok szerint játsszon, amilyenek szerint mi szeretnénk, ezért biztosítanunk kell, hogy Izrael teljesíti az alku rá eső felét.
Peter Šťastný
Elnök úr! Tartottunk tegnap egy együttes ülést az Izraellel fenntartott kapcsolatokért felelős küldöttséggel és a PLC-vel, és könnyű elképzelni azt az intenzitást, érzelmeket, vádaskodást - és a javasolt megoldásokat -, amelyeket 18 napi gázai háború és mintegy 1 000 haláleset után tapasztaltunk.
A helyzet az, hogy Izraelnek, miután várt nyolc évet, és "elnyelt” mintegy 8 000 rakétatalálatot, amely egymillió polgárt tartott rettegésben a gázai határ mentén, végül elfogyott a türelme. Elkezdték biztosítani polgáraik biztonságát, mivel ahhoz minden joguk megvan, ez a kötelességük. A Hamász terrorista szervezet, ő a valódi bűnös, teher a Gázában élő palesztin nép számára. A megoldás kulcsa egy megerősített Négyek, de főként az új USA adminisztráció és egy erősebb, integráltabb EU közös erőfeszítéseinek a megkétszerezése.
Üdvözlöm a cseh elnökséget, prioritásaikat és a régióban tanúsított haladéktalan és aktív fellépésüket.
Marian-Jean Marinescu
(RO) Ez a nagyon régóta tartó konfliktus olyan problémákon alapul, amelyek részben területi jellegűek, részben a kulturális különbségekből adódnak, amelyeket időnként túlhangsúlyoznak. A hosszú távú megoldás egy védett, biztonságos Izrael állam, és mellette egy fenntartható palesztin állam. Ezt a megoldást azonban nem lehet terrortámadásokon vagy fegyveres fellépéseken keresztül elérni.
A normális élethez a palesztin népnek létre kell hoznia saját államát, amelynek demokratikus intézményeken és jogállamiságon kell alapulnia, ami biztosítaná a gazdasági fejlődést. Fel kell hagyniuk a terrorista cselekményekkel, és egy normális politikai légkör megteremtésével kell foglalkozniuk, amely lehetővé teszi az állam vezetésére alkalmas politikusok megválasztását, akik valóban szeretnék ezt a konfliktust tárgyalásos úton rendezni.
Bairbre de Brún
(GA) Elnök úr! Szeretném támogatásomról biztosítani azokat, akik elítélik a támadásokat, és kifejezni szolidaritásomat Gáza népével.
Schwarzenburg miniszter úr szerint az Európai Unió nem sokat tehet. Az Európai Uniónak le kell tennie arról a szándékáról, hogy fejlessze az Izraelhez fűződő kapcsolatait, a jelenleg hatályos megállapodásokat pedig törölni kell addig, amíg Izrael nem teljesíti a nemzetközi jog értelmében rá háruló kötelezettségeket.
Már a legutóbbi erkölcstelen támadások előtt is éveken át tanúi voltunk a palesztin nép kollektív megbüntetésének. A Gáza ellen irányuló támadások nagyságrendje és jellege, amelyet egy modern hadsereg hajt végre ostromlott, az elszigeteltség és az ostrom következtében már amúgy is gyenge emberek ellen, teljesen elborzasztó. Tévedés ugyanezeket az embereket hibáztatni - világosan ki kell jelentenünk, hogy a legnagyobb áldozatok itt az emberek, Gáza ártatlan népe.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Nagy fájdalommal figyeljük a Gázai övezetben zajló eseményeket. Nem támogatjuk a Hamász harci és provokációs módszereit, de Izrael aránytalan eszközt választott arra, hogy megoldja a palesztin néppel fennálló vitáját. A nemzetközi jog elvei határozottan sérülnek. A konfliktusban érintett egyik fél sem érdekelt abban, hogy a másik fél számára megteremtse a békét. Mindkét fél csak a saját érdekeit nézi - ez nemzeti önzés.
A nemzetközi vélemény ellenzi a háború folytatását. Az Európai Uniónak és az ENSZ-nek, amelyet sok ország támogat, határozottan be kellene avatkozniuk. Ideje befejezni ezt a szerencsétlen háborút. Az izraeli csapatoknak vissza kell térniük a laktanyáikba. A Hamásznak nem szabad több rakétát kilőnie Izraelre. Biztosítanunk kell a sürgős humanitárius segélyt a civil lakosság számára, és el kell látnunk a sebesülteket, akiknek száma az elmondások szerint 3 000 fő körül van. Fel kell építenünk az országot, és segítenünk kell, hogy visszatérhessenek a rendes élethez. Ennek a forgatókönyvnek a megvalósítását kérem az Európai Unió és az Európai Bizottság jelenlegi vezetésétől.
Hannes Swoboda
Elnök úr! Csak azt szeretném megkérdezni, hogy sor kerül-e még ma a gázvitára, vagy törölték a napirendről? Erre várunk. A napirenden a gázvita is szerepel, nem csak a közel-keleti vita. Levették a gázvitát a napirendről?
Elnök
Ez a következő napirendi pont.
Aurelio Juri
(SL) Csalódást okozott a jelenleg a Tanács élén álló Cseh Köztársaság külügyminiszterének utolsó bejelentése. Természetesen minden reményünk a biztosunkban van. A halálos áldozatok száma azonban növekszik. Ha továbbra is így beszélünk, akkor egy héten belül talán 1 500 halott lesz.
A Hamásszal nem könnyű tárgyalni. Szerepel a terrorista szervezetek listáján, és nehéz fellépni ellene. Izrael ugyanakkor a barátunk, Izrael a partnerünk, és a nemzetközi közösség fontos tagja. Izraelnek tiszteletben kell tartania a nemzetközi döntéseket, az Egyesült Nemzetek határozatát, valamint barátai és partnerei ajánlásait. Ha ezt nem teszi, akkor a barátainak és partnereinek el kell tudniuk ítélni a tetteit, és szankciókat kell kilátásba helyezniük ellene.
Benita Ferrero-Waldner
a Bizottság tagja. - Elnök úr, rövid leszek, mivel a vita nagyon hosszúra nyúlt. Először is hadd mondjam el, hogy az Európai Uniónak, amely immár négy éve tagja a közel-keleti Négyeknek, megvan a maga szerepe, de természetesen nem a miénk a főszerep. Ez időnként mindannyiunk számára zavaró, különösen az ilyen nehéz pillanatokban, amikor az ember szeretne azonnal tartós és fenntartható tűzszünetet elérni, ahogy azt mi javasoltuk, de amikor sajnos azt mégsem lehet olyan gyorsan megvalósítani.
Szeretném Önökkel, ha bizonytalanul is, megosztani a rendelkezésemre álló legfrissebb információkat, ami a hírekben szerepelt, miszerint a tárgyalásokhoz közeli egyiptomi források azt jelentették, hogy a Hamász kedvezően reagált a legújabb egyiptomi javaslatokra. Valami elmozdulás mindenesetre van. Még nem vagyok egészen biztos abban, hogy ezt a hírt valóban megerősítették-e, de este 8-kor a Hamász is tart egy sajtókonferenciát. Remélhetőleg lesz előrelépés. Legalább is mindannyian ezt szeretnénk.
Másodszor, minden csalódottságunk ellenére az az egyetlen lehetőségünk, hogy továbbdolgozunk a béke érdekében. Tehát ezt fogjuk tenni. Amíg ennek a közel-keleti Négyeknek a tagja vagyok, addig elkötelezetten ki fogok állni emellett. Ezt csak közösen érhetjük el, segítenünk és fokoznunk kell emellett a palesztin megbékélés érdekében tett erőfeszítéseket, mert csak így számolhatók fel teljesen a gázai anomáliák.
Harmadszor, amint megvan a tűzszünet, megpróbálunk mindent megtenni annak érdekében, hogy teljesen helyreállítsuk a lakosság számára a súlyosan szétrombolt alapvető szolgáltatásokat. Azt hiszem, most az a legfontosabb, hogy véget vessünk ennek a pusztításnak, megkezdjük az újjáépítést, és megpróbáljunk békét elérni.
Sokat beszéltünk erről, ezért nem nyújtom én is tovább, de én így gondolkodom, és remélem, hogy kedvező az időpont.
Elnök
A vita lezárásaként elmondom, hogy kaptam egy állásfoglalásra irányuló indítványt az eljárási szabályzat 103. cikkének (2) bekezdése alapján. A vitát lezárom.
Írásbeli nyilatkozatok (142. cikk)
Pedro Guerreiro
Tekintettel arra a kegyetlenségre, ami a palesztin népre a Gázai övezetben lesújtott, és amelyet az ENSZ Emberi Jogi Tanácsának legutóbbi határozata elítélt és elmarasztalt, az alábbiakat követeljük:
Az izraeli hadsereg és az izraeli állami terrorizmus által elkövetett bűnök és az emberi jogok megsértésének határozott elítélése!
Az Izrael által a palesztin nép ellen folytatott kíméletlen, semmivel nem igazolható agresszió világos elítélése!
Az agresszió és a Gázai övezet lakosságát sújtó embertelen blokád megszüntetése!
Sürgős humanitárius segítségnyújtás a palesztin lakosságnak!
Az izraeli csapatok visszavonása az összes elfoglalt palesztin területről!
Izrael tartsa tiszteletben a nemzetközi jogot és az ENSZ határozatait, vessen véget a megszállásnak, a betelepítésnek, szüntesse meg az elválasztó falat, a gyilkosságokat, a fogva tartásokat, a kizsákmányolást és a számtalan megalázó cselekedetet, amelyet a palesztin nép ellen elkövet!
Igazságos békét, amely csak akkor válhat valóra, ha tiszteletben tartják a palesztin nép független és szuverén államhoz való elidegeníthetetlen jogát, az 1967-es határokkal és kelet-jeruzsálemi fővárossal!
Palesztinában van egy gyarmatosító és egy gyarmatosított, egy agresszor és egy áldozat, egy elnyomó és egy elnyomott, egy kizsákmányoló és egy kizsákmányolt. Izrael nem maradhat tovább büntetlen!
Tunne Kelam
írásban. - A gázai konfliktusra adott reakciónak a jelenleginél kiegyensúlyozottabbnak kell lennie. A mértéktelen erőszakra nincs mentség, de alaposabban meg kell vizsgálnunk a konfliktus eredeti forrását.
A dolgok jelenlegi állása mellett a Hamásszal nem lehet tárgyalni. A terrorista csoportosulás, amely cinikus módon saját népét használja pajzsként a támadásokkal szemben, nem érdekelt abban, hogy valódi békéről tárgyaljon.
Figyelembe kell emellett vennünk, hogy a Hamász fontos szerepet vállalt azoknak a terrorista mozgalmaknak a láncolatában, amelyek elvezettek a Hezbollahhoz és a teheráni terrorista rendszerhez. A Hamászt tehát a Közel-Kelet törékeny stabilitásának szétzúzására irányuló szélesebb körű erőfeszítések részének kell tekinteni, amelyek célja ennek olyan fundamentalista, szélsőséges rendszerekkel való felváltása, amelyek elvben nem ismerik el Izrael létezéshez való jogát.
Azt kell látnunk, hogy valójában Izrael biztonságának a kérdése kapcsolódik az EU biztonságához is.
Az EU-nak mindenekelőtt arra kell felhasználnia a hatalmát, hogy a konfliktus gyökerét kezelje. Ahhoz, hogy elkerülhessük az arabok és izraeliek elleni további gyilkosságokat, az arab partnereknek feltétel nélkül el kell ismerniük Izrael létezési jogát, és segíteniük kell megállítani a szélsőséges mozgalmak és az eddigieknél is halálosabb fegyverek beszivárgását a régióba.
Eija-Riitta Korhola
írásban. - (FI) Elnök úr! Vitathatatlan tény, hogy Gáza és Dél-Izrael polgári lakosságát megfosztották attól a joguktól, hogy emberi lényhez méltó módon élhessenek. Az egyik hírügynökség beszámolt két gyerek történetéről, akik az úton akartak átkelni Gázában. Nem néztek sem jobbra, sem balra, hogy lássák, jön-e valami az úton - felfelé néztek, mert attól féltek, ami az ég felől érkezhet.
Gáza súlyos humanitárius válságában nyilvánvalóan két fél is vétkes. A Hamász palesztin területeken elkövetett felelőtlen cselekedetei, az, ahogyan gyáván elrejtőzik a civil lakosság között, és a rakétatámadásaival elkövetett provokáció mind annak a jele, hogy a palesztin kormány nem tartható fenn. Izrael aránytalan támadása a már egyébként is gyenge és elkeseredett palesztin enkláve ellen újabb jele annak, hogy Izrael semmibe veszi nemzetközi humanitárius kötelezettségeit.
Fel kell szólítanunk egy azonnali, tartós tűzszünetre, amely véget vet ennek az őrületnek. Első lépésként Izraelnek be kell engednie a humanitárius segélyt Gázába, mivel az ottani életkörülmények javulása is része a hosszú-távú békéhez vezető útnak.
A közel-keleti Négyeknek lépéseket kell tenniük a helyes irányba, és ebben az új USA adminisztrációnak kell az utat mutatnia. Egyiptomnak különleges felelőssége van a határokkal kapcsolatok ügyek miatt, és reménykeltő az a közvetítő szerep, amit az Unió vonatkozásában betölt.
A világtörténelem azt mutatja, hogy a békére való törekvés a végén kifizetődik. Nem hátrálhatunk meg, nem alkalmazkodhatunk egy megoldatlan konfliktus gondolatához, és nem szokhatjuk meg ezt a gondolatot, mert nincs olyan, hogy megoldatlan konfliktus. A Nobel-békedíjas Martti Ahtisaari szerint a béke akarat kérdése. A nemzetközi közösség megpróbálhatja ezt az akaratot ösztönözni és előmozdítani, de csak az érintett felek válthatják valóra az akaratot is, a tartós békét is.
Biztos asszony, vigye el, kérem, ezt az üzenetet Európából: "Szentföld népe, mutasd meg, hogy békét akarsz!”
Mairead McGuinness
írásban. - Van valami zavaró abban, hogy a világ láthatóan tehetetlen, és nem képes ártatlan gyerekeket megmenteni attól, hogy egy háborúban szétszaggassák őket.
Hiába minden szó, Gáza bombázása nem enyhült, és eddig 139 gyermek halálához, és 1 271 gyermek megsebesüléséhez vezetett. Ezek a megdöbbentő számok sajnálatos módon emelkedni fognak.
A Hamász Izrael ellen irányuló rakétatámadásai kiprovokálták a kívánt reakciót - ellentámadásokat és civilek halálát, valamint az álláspontok még határozottabb körülsáncolását.
Sajnálom, hogy ártatlan civileket használnak élő pajzsként. Ezt meg kell állítani.
Nem osztom meg a felelősséget - mindkét oldal követ el hibát, de hangsúlyozom az azonnali és hatékony tűzszünet szükségességét.
Létfontosságú, hogy akadálytalanul és haladéktalanul eljusson Gázába a humanitárius segítség.
Bárcsak felismerné az emberiség az ilyen háborúk hiábavalóságát!
A gázai halottakról készült minden egyes felvétel feltüzeli az arab világban élőket, ezért aggaszt, hogy elveszítjük a közel-keleti békefolyamat nélkülözhetetlen alapelemét: az úgynevezett kétállamos megoldást, vagyis azt, hogy egy független palesztin állam és Izrael békében létezzen egymás mellett. A nemzetközi közösségre hárul a feladat, hogy megkettőzze a megoldás meglelésére tett erőfeszítéseit.
Esko Seppänen
írásban. - (FI) Most valamennyien tanúi vagyunk annak, hogy izraeli katonák tömegesen mészárolnak le civileket Gázában. Mi, vagyis pontosabban sok jobboldali képviselő, szemet hunyunk az események felett. Mindez nem történhetne meg akkor, ha az Amerikai Egyesült Államok politikai jobbszárnyához tartozó elit és az EU nem hunyna szemet. A szemüket becsukók egyben azok is, akik a civilek gyilkosait felfegyverzik.
Ideje felvetnünk a kérdést, hogy nem kell-e megszakítanunk a diplomáciai kapcsolatokat azokkal, akik népirtást és etnikai tisztogatást követnek el?
Csaba Sógor
írásban. - (HU) Aggodalommal tölt el, ami a Közel-Keleten történik. Mi szükséges a békéhez? Hány civil áldozat szükséges a valós fegyverszünethez? Bosznia-Hercegovinában legalább 10.000 kellett, hogy béketárgyalások legyenek, hogy békefenntartók érkezzenek a helyszínre, és megkezdődjék a leszerelés.
A napokban emlékeztünk meg Nagyenyed pusztulásáról. Ebben az erdélyi városban és környékén 160 évvel ezelőtt több ezer ártatlan civilt mészároltak le, gyermekeket, asszonyokat is. Azóta sem sikerült a többségiekkel együtt emlékezni az áldozatokra.
De talán eljön az idő, amikor izraeliek és palesztinok nemcsak együtt emlékeznek meg egymás áldozatairól, de együtt építenek tartós békét és jövőt is.
Addig is az EU számára marad a felelős példamutatás. Sokat kell tennünk a megbékélésért Európában is. Egyenrangú együttműködésre van szükség többség és kisebbség között. A legkevesebb az, hogy együtt emlékezzünk meg az áldozatokról. Az egyéni és kisebbségi jogok tiszteletben tartása terén ugyancsak sok tennivalónk van az EU-n belül is.
Andrzej Jan Szejna
írásban. - (PL) A januári plenáris ülésen az Európai Parlament állásfoglalást fogadott el a Gázai övezetben kirobbant konfliktusról. A konfliktusban érintett mindkét oldalt azonnali és tartós tűzszünet létrehozására és a katonai tevékenység (Izrael katonai fellépése és a Hamász rakétái) szüneteltetésére buzdítottuk; a katonai cselekmények azt is megakadályozták egy ideig, hogy a segély és a humanitárius segítség átjusson a konfliktusban érintett terület polgáraihoz.
A konfliktusnak ezrek estek áldozatul, köztük civilek, nőket és gyermekeket is beleértve, akik már csaknem három hete szenvednek. Hiány van az alapvető szükségleti cikkekből, például ivóvízből és élelmiszerből. Az ENSZ létesítményeit támadások érték.
Az állásfoglalás a nemzetközi jog betartására szólít fel, ami megoldaná a fennálló konfliktust. Izrael a barátunk, és mint államnak joga van megvédeni magát, határozottan ki kell azonban jelenteni, és hangsúlyozni kell, hogy jelen esetben az általa alkalmazott eszközök rendkívül aránytalanok. Izraelnek szóba kell állnia a Hamásszal, tárgyalnia kell, mivel a korábbi módszerek nem működtek.
Az Európai Unió is nehéz feladat előtt áll: olyan mechanizmusokat kell találnia, amelyek elvezetnek a felek közötti párbeszédhez és megértéshez, hogy a konfliktus a lehető leghamarabb végleg lezáruljon.
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Pirmininko pareiškimas
Pirmininkas
Ponios ir ponai, pirmiausia norėčiau paprašyti jūsų supratimo ir atsiprašyti už tai, kad sesija prasideda taip vėlai, bet man tik prieš dvi minutes pasakė, kad turėsiu padaryti pranešimą dėl labai liūdno įvykio. Jums pritarus šį pareiškimą norėčiau padaryti dabar.
Šiandien su dideliu liūdesiu ir pasipiktinimu išgirdome apie Vokietijos Baden-Viurtembergo žemės Vinendeno miestelyje įvykusius įvykius, kai Albertvilio vidurinėje mokykloje buvo tragiškai nužudyta penkiolika žmonių. Nusikaltėlis - septyniolikmetis buvęs šios mokyklos mokinys vėliau nusižudė. Per susišaudymą miesto prekybos centre buvo sužeisti du policininkai, kurie vijosi nusikaltėlį.
Europos Parlamento vardu norėčiau išreikšti giliausią užuojautą ir solidarumą aukų - nekaltų mažų mokinių ir trijų mokyklos mokytojų - šeimoms ir jų artimiesiems.
Ši tragedija įvyko praėjus tik šešiems mėnesiams po panašaus baisaus ginkluoto siautėjimo Suomijos Kauhajokio miestelyje. Mūsų, kaip Europos Sąjungos ir visų valstybių narių atsakingų politikų, užduotis yra padaryti viską, ką galime, kad užtikrintume, jog tokio pobūdžio veiksmai prognozuojami ankstyvoje stadijoje ir užkardomi, jei mes galime tam paveikti.
Mus pribloškir kitas tragiškas įvykis Alabamos valstijoje (JAV), kai siautėdamas ginkluotas vyras nušovmažiausiai dešimt žmonių ir po to pats nusišovė.
Aš norėčiau visų čia esančių vardu dar kartą išreikšti mūsų giliausią užuojautą ir solidarumą su aukomis ir jų šeimomis. Būčiau dėkingas, jei visi prisimintume nužudytuosius.
(Parlamento nariai atsistojo ir pagerbtylos minute.)
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19. Estimare a bugetului de venituri şi cheltuieli al Parlamentului European pentru 2008 (vot)
- Informe: Itälä
El Presidente
Se cierra el turno de votaciones.
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Benvenuto
Presidente
- Onorevoli deputati, se mi permettete vorrei far notare che in galleria era presente un gruppo di ospiti, un gruppo di uomini e donne che nel mio paese sono conosciuti con il nome di "bambini della guerra”. Erano bambini che, tra il 1936 e il 1939, sono fuggiti dalla Spagna, dai bombardamenti fascisti, che sono stati evacuati e hanno trovato assistenza e solidarietà presso famiglie in Belgio e nel Regno Unito. Oggi, a oltre 75 anni di età, sono venuti in visita al Parlamento per essere qui tra noi, ed è per noi molto importante e commovente rendere loro omaggio e, in particolare, rendere omaggio alla solidarietà del popolo belga e britannico, che li ha accolti e ha offerto loro quelle famiglie di cui erano stati privati nel loro paese.
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2. Aspecte de drept civil, drept comercial, dreptul familiei și drept internațional privat ale Planului de acțiune pentru punerea în aplicare a Programului de la Stockholm (
- Înainte de votare:
Luigi Berlinguer
Dle președinte, doamnelor și domnilor, ca urmare a schimbării în ordinea de zi aprobată ieri de către această Cameră, aș dori, în primul rând, să îmi exprim acordul pentru aprobarea unanimă de către Comisia pentru afaceri juridice a proiectului de acord pe care îl votăm astăzi.
Este important faptul că dezvoltarea spațiului judiciar european beneficiază de un consens atât de larg în cadrul Parlamentului. Programul de la Stockholm prevede că viața de zi cu zi ar trebui să inspire procesul de dezvoltare a unei Europe a cetățenilor care nu trebuie să fie doar un rezultat al forțelor politice sau al reprezentărilor instituționale. Acesta își propune să rezolve problemele cotidiene ale europenilor prin crearea reală și unitară a unei piețe eficace a forței de muncă, a bunurilor și serviciilor, a activității antreprenoriale fără frontiere interne și fără birocrație, pentru a consolida baza comună de drepturi în materiile succesiunii, contractelor, consumatorilor, plăților efectuate la timp, dreptului familiei, drepturilor copilului și altele.
De asemenea, construcția Europei și interpretarea legilor care o unifică va fi sarcina și responsabilitatea sistemului de justiție, a sistemelor judiciare naționale, a avocaților, a contabililor și a lucrătorilor care își desfășoară activitatea în cadrul statelor individuale. Trecutul nostru este marcat de diferite tradiții juridice și judiciare - common law și dreptul civil - cu diferențe între sistemele francez sau german și un trecut care este, adesea, foarte diferit. Noi respectăm competențele naționale și principiul subsidiarității, dar ne dăm seama că, pentru a construi Europa - și, din fericire, suntem încă pe această cale - avem nevoie de o convergență treptată care să se bazeze pe tradiția constituțională importantă a drepturilor fundamentale pe care Europa le apără.
Dle președinte, planul de acțiune pe care îl vom aproba prevede construirea, consolidarea, extinderea și diseminarea unei culturi juridice europene solide, a unei mentalități juridice europene. Iată motivul pentru care voi vota în favoarea acestuia.
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3. Kopienas Nodarbinātības un sociālās solidaritātes programma - Progress (
Pirms balsošanas
Kinga Göncz
referente. - (HU) Es vēlos pateikt tikai dažus vārdus. Vispirms es vēlos pateikties par ēnu referentu sniegto atbalstu šo patiešām sarežģīto sarunu laikā, par komiteju sniegto atbalstu un, kas ir ļoti svarīgi, par Spānijas prezidentūras atbalstu. Kad sarunas nonāca strupceļā, Spānijas prezidentūra šā gada sākumā tās atkal novirzīja uz pareizā ceļa.
Kompromiss galvenokārt paredzēja to, ka Padome apstiprināja Parlamenta pirmajā lasījumā pieņemto tekstu par mikrofinansēšanas instrumentu, kas bija ļoti svarīgi, lai sāktu tā drīzu piemērošanu. Otrs būtisks kompromisa aspekts ir tas, ka šim instrumentam no programmas Progress novirzīja 60 miljonus eiro un no rezervēm - 40 miljonus eiro, turklāt, pamatojoties uz Komisijas ieteikumu, programmā Progress var iekļaut finanšu instrumentus par kopējo summu līdz 20 miljoniem eiro. Es aicinu Padomi iepazīties ar šajā sakarībā izstrādātā paziņojuma tekstu, un norāda, ka ir svarīgi, lai tas tiktu publicēts pēc vienošanās teksta publicēšanas Oficiālajā Vēstnesī.
Mūsu rīcībā būs ļoti nozīmīgs instruments krīzes pārvaldīšanai. Es aicinu visus palīdzēt nodrošināt, lai šī informācija sasniegtu dalībvalstis, lai pēc iespējas vairāk grūtībās nonākušu iedzīvotāju varētu izmantot šo instrumentu uzņēmējdarbības uzsākšanai. Gan komitejas, gan arī savā vārdā es apsolu uzraudzīt programmas īstenošanas uzsākšanu un turpmāko darbību. Mēs patiešām ceram, ka tā būs veiksmīga.
Viviane Reding
Komisijas priekšsēdētāja vietniece. - Priekšsēdētāja kungs, manuprāt, ir svarīgi, lai es Komisijas vārdā sniegtu paziņojumu, ko Parlaments vēlējās dzirdēt.
Finansiālais ieguldījums no Eiropas Savienības budžeta šim instrumentam laikposmā no 2010. gada 1. janvāra līdz 2013. gada 13. decembra ir noteikts 100 miljonu eiro apmērā, un tas daļēji tiks segts, novirzot 60 miljonus eiro no programmai Progress paredzētajiem līdzekļiem. Iesniedzot budžeta projektus, Komisija, nepārsniedzot izdevumu maksimālo robežu budžeta pozīcijā 1a, paredzēs pietiekamu nepiešķirto rezervi, taču budžeta lēmējiestāde - Padome un Parlaments - var pieņemt lēmumu palielināt programmai Progress paredzēto finansējumu laikposmam no 2011. līdz 2013. gadam par ne vairāk kā 20 miljoniem eiro saskaņā ar 2006. gada 17. maija Starpiestāžu nolīguma par budžeta disciplīnu un pareizu finanšu pārvaldību 37. punktu.
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Budžeta grozījums Nr. 1/2008 - Solidaritātes fonds - Eiropas Savienības Solidaritātes fonda mobilizācija (debates)
Priekšsēdētāja
. - - Nākamais punkts ir kopējas debates par
Kyösti Virrankoski ziņojumu Budžeta komitejas vārdā par Eiropas Savienības 2008. finanšu gada budžeta grozījuma Nr. 1/2008 projektu, III iedaļu - Komisija un
Reimer Böge ziņojumu Budžeta komitejas vārdā par priekšlikumu Eiropas Parlamenta un Padomes lēmumam par ES Solidaritātes fonda mobilizēšanu, piemērojot 26. punktu Eiropas Parlamenta, Padomes un Komisijas 2006. gada 17. maija Iestāžu nolīgumā par budžeta disciplīnu un pareizu finanšu pārvaldību - C6-0036/2008 -.
Kyösti Virrankoski
referents. - (FI) Priekšsēdētājas kundze, Eiropas Solidaritātes fonds tika radīts 2002. gadā pēc katastrofālajiem plūdiem, kas pārsteidza centrālo Eiropu, ietekmējot gan ES dalībvalstis, gan kandidātvalstis. Tajā laikā vienojās, ka fonds būs EUR 1 miljards gadā. Šis fonds bija domāts, lai nestu atvieglojumu tiem, kas bija cietuši lielu katastrofu radītos postījumus. Katastrofas radītā postījuma apjomam jābūt vismaz EUR 3 miljardi vai ne mazāk kā 0,6 % no dalībvalsts IKP. Ja kaitējums ir ierobežots mazā teritorijā, tas varētu būt mazāks, bet reģionāli tas varētu būt relatīvi vairāk.
Tagad tiek apspriests kaitējums, kas radās liela apjoma plūdu rezultātā Apvienotajā Karalistē 2007. gada jūnijā un jūlijā. Kaitējums ir novērtēts par EUR 4,6 miljardi, tādēļ ir tiesīgs pretendēt uz kompensāciju. Komisija piedāvā EUR 162 miljoni.
Savā budžetā Budžeta komiteja iesaka atbalstu finanšu piešķiršanai tādā veidā, kādu iesaka Komisija. Tomēr tā prasa Parlamentu apstiprināt šī atbalsta mobilizāciju. Šī iemesla dēļ R. Böge ziņojums par Solidaritātes fonda mobilizāciju vispirms ir jāpieņem.
Citos aspektos pirmais budžeta grozījums galvenokārt attiecas uz aģentūrām un Galileo programmas administratīvo pārvaldību. Budžetā tika paredzēta Eiropas Pētniecības padomes izpildaģentūra. Tās izveidošana notiek saskaņā ar šim gadam pieņemto budžeta procedūru. Grozot budžetu, kopīga izpildaģentūra, Pētniecības izpildaģentūra (REA) tiek izveidota arī citām programmām, kas ietilpst Septītajā pētniecības pamatprogrammā. Tas arī atbilst iepriekšējai budžeta procedūrai.
Līdzīgā veidā ir tikuši veikti Parlamenta prasītie grozījumi personāla izveides laika grafikā robežu kontroles aģentūrai Frontex. Parlaments palielināja fondus šai aģentūrai par EUR 30 miljoni budžeta procedūrā, un tie tagad veido nepieciešamos papildu fondus.
Smagākā problēma saistās ar Galileo satelītu navigācijas programmu. Parlamenta liels sasniegums bija, ka tam budžeta sarunās izdevās garantēt programmas finansēšanu, palielinot rezerves summu par EUR 2,4 miljardiem uz sešiem gadiem. Daļēji tas notika, koriģējot daudzgadu finanšu perspektīvu. Tādējādi projekts nepārprotami kļuva par ES projektu.
Tagad jautājums ir par projekta pārvaldīšanu. Komisija piedāvā EUR 2 miljonus pārskaitījuma veidā no kārtējām apropriācijām pārvaldei. Projekta pārvaldē tomēr ir juceklis. To galvenokārt vadīja ES ar GSA, Galileo pārraudzības iestādes, palīdzību. Tās uzdevums galvenokārt ir bijis saistīts ar atļaujām un partnerības diskusijām starp publisko un privāto sektoru. Tā kā privātais sektors ir izslēgts no sākotnējā procesa, GSA loma ir neskaidra, tāpat kā neskaidra ir arī Komisijas un Eiropas Kosmosa aģentūras (ESA) loma. Vispirms bija domāts, ka ESA būtu atbildīga par projekta tehniskās puses īstenošanu, ko ES pārraudzītu un apgādātu. Darba dalīšana dažādo dalībnieku, piemēram, Komisijas un atsevišķo aģentūru, starpā tomēr ir neskaidra.
Rūpniecības, pētniecības un enerģētikas komiteja tāpēc E. Barsi-Pataky ziņojumā liek priekšā likvidēt GSA. Ņemot vērā šos apstākļus, Budžeta komiteja nevarēja piekrist apropriācijas pārskaitījumam Komisijai, bet tā vietā vienkārši liek priekšā radīt PM pozīciju. Komisija apsolīja, ka tā veiks pārskaitījumu tās kompetences robežās, pirms ir sasniegta vienošanās par visu Galileo pārvaldes sistēmu. Tāpēc budžeta grozījuma maiņa šajā ziņā nekavēs projektu, bet nodrošinās Parlamenta nostāju sarunās. Es ceru, ka plenārsēde spēs atbalstīt komitejas vienprātīgo nostāju attiecībā uz pirmo budžeta grozījumu.
Reimer Böge
referents. - (DE) Priekšsēdētājas kundze, komisār, dāmas un kungi, referents par 2008. gada budžetu Kyösti Virrankoski patiešām ir apskatījis visus būtiskos punktus. Tātad, pamatojoties uz Komisijas priekšlikumu, mēs šodien runājam par ES Solidaritātes fonda mobilizāciju, piemērojot iestāžu nolīguma 26. punktu.
Lai arī ir tiesa, ka Solidaritātes fonds un citi īpašie instrumenti nepārstāv lielas naudas summas salīdzinājumā ar Eiropas Savienības vispārējo budžetu, tas lielā mērā palīdz cietušajiem reģioniem un to cilvēkiem dabas katastrofu gadījumā, un, kā mēs visi zinām, šīs katastrofas - vētras vai spēcīgi ugunsgrēki - ir kļuvušas gandrīz regulāras.
Pirms mēs pieņēmām savu lēmumu, mēs Budžeta komitejā izvēlējāmies noturēt uzklausīšanu, kurā mēs uzaicinājām pārstāvjus no cietušajiem reģioniem Apvienotajā Karalistē, no vietējām organizācijām un arī valsts pārvaldes. Uzklausīšanā mums tika atgādināts ļoti skaidri par problēmām, ar kādām saskaras cietušie cilvēki un reģioni, un par kaitējuma apjomu, ko radījuši plūdi 2007. gada jūnijā un jūlijā un kas kopumā tiek vērtēts EUR 4,6 miljardi.
Pamatojoties uz šo uzklausīšanu un mūsu sarunām, mēs pilnībā atbalstījām Komisijas priekšlikumu par EUR 162 387 000 piešķiršanu no Solidaritātes fonda šim īpašajam gadījumam.
Atļaujiet man īpaši pieminēt to, ka mēs varam sagaidīt turpmākas Solidaritātes fonda mobilizācijas nākamajos mēnešos. Šādos gadījumos, saprotams, ne tikai Eiropas Kopiena tiek aicināta izrādīt solidaritāti: ņemot vērā šādu katastrofu pieaugušo skaitu, dalībvalstīm būtu vairāk jādomā par preventīvu krīzes vadību, citiem vārdiem sakot, par savu civilās aizsardzības sistēmu stāvokļa novērtēšanu, pārbaudot, kā ir aprīkotas vietējās ugunsdzēsēju brigādes un kā tās varbūt var attīstīt dažādas stratēģijas nākotnē par tādiem jautājumiem kā celtniecība applūstošās teritorijās. Šīs lietas ir ikvienas ilgtspējīgas stratēģijas integrēta sastāvdaļa, ja gribam saglabāt savu ticamību.
Cita prasība - un šajā ziņā mēs esam labākā stāvoklī pašreizējā gadījumā nekā citos gadījumos - ir tāda, ka mums visiem jābūt kopējam mērķim, kā pamatprincipa lietu nodrošināt, lai nākamo Solidaritātes fondam iesniegto prasību apstrāde tiek pabeigta ne ilgāk kā sešu mēnešu laikā. Tas ir pārbaudījums ikvienam: valsts iestādēm ir jāiesniedz visi vajadzīgie iesniegumi un dokumenti noteiktā laika posmā, Komisijai ir jārisina attiecīgā lieta uz piemērojamo noteikumu pamata, un mums Parlamentā arī jāpaātrina lietu izskatīšana, ātri pieņemot lēmumu.
Atļaujiet man minēt vienu beidzamo punktu, kas ir saistīts ar budžeta grozījumu. Ņemot vērā grūtās sarunas un gaidāmo likumdošanas procedūras nobeigumu par Galileo satelītu navigācijas sistēmu, es stingri atbalstu referenta izvirzīto nosacījumu, ka budžeta pozīcijai, kas radīta administratīvās vadības izdevumiem, ir jābūt pro memoria tipa pozīcijai. Tas ir solis pareizajā virzienā, ja Komisijā ir jāizveido pienācīgas pārvaldes struktūras. Mēs tomēr vēl neesam apmierināti ar nākamās sadarbības kārtību starp Komisiju, Eiropas Kosmosa aģentūru un Galileo pārraudzības iestādi.
Likumdošanas procedūras laikā ir vismaz jānorāda veids, kā izvairīties no pūļu dublēšanas un kā attīstīt pienācīgas pārvaldības struktūras jaunajos Galileo satnav sistēmas apstākļos. Vēl pastāv noteikta vajadzība apspriest, ko, es ceru, mēs varam pēc iespējas drīz apmierināt.
Dalia Grybauskaitė
Komisijas locekle. - Priekšsēdētāja kungs, 18. janvārī Komisija pieņēma priekšlikumu par Solidaritātes fonda mobilizāciju Apvienotajai Karalistei, un mēs esam laimīgi un apmierināti, ka Budžeta komitejas atzinums ir pavisam pozitīvs par mūsu priekšlikumu. Līdz ar Budžeta grozījumu Nr. 1/2008 mēs ierosinājām EUR 162 miljoni lielu piešķīrumu no Solidaritātes fonda Apvienotajai Karalistei, lai kompensētu nopietno kaitējumu, ko radīja pērnās vasaras plūdi.
Kā to jau ir teicis Budžeta komitejas priekšsēdētājs, mēs nesen esam saņēmuši prasības no divām dalībvalstīm - Grieķijas un Slovēnijas - un mēs iespējams ļoti drīz nāksim ar jaunu priekšlikumu. Protams, šis priekšlikums nav tikai par solidaritātes fondu vien. Solidaritātes fonds ir vienīgais, kas būs saistīts ar finansēm: pārējiem priekšlikuma elementiem ir vairāk tehnisks raksturs.
Galileo jautājums, protams, ir ļoti jutīgs mums visiem, un es pilnīgi saprotu Budžeta komitejas bažas. Tomēr man jāsaka, ka Budžeta komitejas priekšlikums mainīt Komisijas priekšlikumu radīs solidaritātes fonda piegādes aizkavēšanos par aptuveni vienu mēnesi, jo tam būs jāiet atpakaļ uz Padomi vēl vienai balsošanai, bet mēs saprotam jutīgumu, un mēs nevaram apstrīdēt Budžeta komitejas lēmumu šajā jautājumā. Tomēr es ļoti ceru, ka mūsu priekšlikums vispār tiks atbalstīts šonedēļ Parlamentā.
Richard James Ashworth
PPE-DE grupas vārdā. - 'Priekšsēdētāja kungs, es gribu teikt, ka es atbalstu šo budžeta grozījumu, un ir viena vai divas lietas, ko es gribētu komentēt.
Pirmkārt, par Solidaritātes fondu: šis, protams, bija piešķīrums sakarā ar plūdiem Lielbritānijā pērnā gada jūnijā un jūlijā. Liela daļa šo plūdu notika manā reģionā, un es varu apliecināt drausmīgo postu un grūtības, ko tie nesa daudziem šīs teritorijas iedzīvotājiem. Man bija interesanti - bet es nebiju pārsteigts - atzīmēt, ka šis bija trešais lielākais pieprasījums Solidaritātes fonda vēsturē, pieprasījums bija EUR 4,6 miljardi un piešķīruma summa - EUR 162,8 miljoni. Es zinu, ka mans draugs un kolēģis Reimer Böge sacīja, ka, protams, mūžības vaiga priekšā tā nav liela nauda. Varbūt, ka nav, bet kā solidaritātes žests, lūdzu, ticiet man, ka tas tika labi un patiesi novērtēts, un tā reģiona cilvēku vārdā es gribu pateikt paldies: vispirms Budžeta komitejas locekļiem, kas vienprātīgi atbalstīja šo palīdzības paketi, kas patiešām ir solidaritātes žests. Bet lai ļauts man arī izteikt augstu novērtējumu komisārei un viņas kolēģiem, kas izpildīja šo prasību septiņu mēnešu laikā. Es domāju, ka tas bija ievērojams sasniegums, komisāre, un es pateicos jums par jūsu pūlēm to veikt. Es, protams, ar lielu interesi vērošu nākamās nedēļās un mēnešos to, kā Apvienotās Karalistes valdība izmaksās tos fondus, bet man ir skaidrs, ka līdz ar apliecinājumu pieaugumu par ārkārtējiem klimatiskiem gadījumiem, šīs problēmas parādīsies ar lielāku regularitāti visā Eiropas Savienībā, un ir skaidrs, ka, paužot solidaritāti, atbildes ātrums īstenībā ir vissvarīgākais elements tajā mehānismā.
Par Frontex jautājumu es arī gribēju teikt, ka es atbalstu papildu finansējumu Frontex labā - mēs dubultojām finansējumu aģentūrai. Es domāju, ka tas bija pilnīgi pareizi, un es piezīmēju, ka šī prasība ir par 25 amata vietu radīšanu. Bet es patiešām uzskatu, ka ir svarīgi, ka mēs turpinām pārraudzīt finansējuma sadali, lai nodrošinātu, ka nauda tiek izlietota lietderīgi. Tādā pašā veidā es atbalstīju Lisabonas mērķus, ko Komisija izstrādāja pati, it īpaši pētniecības un attīstības jomā. Es tāpēc atzīstu vajadzību pēc pētniecības izpildaģentūras, bet atkal es izsaku savas bažas par aģentūru vairošanos, kas, man jāsaka, vēsturiski nav bijušas slavenas ar efektīvu naudas izmantošanas lietderību.
Visbeidzot par Galileo: šī jaunā budžeta pozīcija palīdzēs nodrošināt lielāku pārredzamību un atbildību. Tomēr es patiešām piekrītu saviem kolēģiem no Budžeta komitejas, kad viņi saka, ka mēs darbosimies piesardzīgi. Ja es drīkstu tā teikt, komisāres kundze, šis ir milzīgs pasākums, un - aizgūstot no kosmosa laikmeta žargona,- es uzdrošinos teikt, ka Komisija te "drosmīgi dodas turp, kur neviena Komisija nekad iepriekš nav devusies”. Tāpēc es piekrītu savam kolēģim Reimer Böge, kad viņš saka, ka mēs atbalstam šo, bet mēs pieprasām iekļaut PM pozīciju.
Priekšsēdētāja kungs, es atbalstu budžeta grozījumu un esmu laimīgs, ka daru to.
Linda McAvan
PSE grupas vārdā. - Priekšsēdētāja kungs, es aizstāju Sociāldemokrātu EP deputātu grupas vadītāju G. Titley, bet es varu runāt to EP deputātu vārdā, atzinīgi vērtējot šo budžeta grozījumu un lēmumu piešķirt EUR 162 miljonus AK reģioniem, kas cietuši plūdos.
Kā to teica J. Ashworth, tā ir maza summa plūdu radīto postījumu novēršanas milzu izmaksām AK, bet mēs esam pateicīgi saviem kolēģiem Budžeta komitejā, kas balsoja vienbalsīgi, kā arī Komisijai. Es saprotu, ka tas bija ātrākais maksājums, kāds jebkad bijis: septiņu mēnešu laikā. Tāpēc, lai gan daudziem cilvēkiem ir bijis jācieš ilgu laiku, salīdzinājumā ar iepriekšējiem fondiem, šis ir progress. Mēs arī saprotam, ka tas ir viens no lielākajiem maksājumiem, kāds jebkad ir bijis, un mēs to novērtējam.
Pērnā gada plūdos cieta 48 000 mājvietas Lielbritānijā un 700 uzņēmumi, un kopējais kaitējums tiek vērtēts virs EUR 4 miljardiem. Mans Jorkšīras apgabals bija viens no vissmagāk skartajiem, un daudzi cilvēki vēl nav atgriezušies savās mājvietās, un tādēļ šī palīdzība un atbalsts tiek ļoti novērtēts.
Es aizstāju G. Titley, jo viņš ir iestrēdzis Londonā ļoti bargo vētru dēļ, kas plosās Rietumeiropā šovakar. Mēs nevaram attiecināt visus sliktos laika apstākļus uz klimata pārmaiņu, bet mēs zinām, ka ārkārtējo laika parādību skaits palielinās. Mēs esam pieredzējuši spēcīgus plūdus un arī ugunsgrēkus Grieķijā un Eiropas dienvidos pērnā vasarā, un nekādi solidaritātes fondi, lai cik daudz, nevar reāli atlīdzināt postījumu un izmaksas, ko mēs redzam šo klimata pārmaiņu radīto notikumu rezultātā.
Mēs sākam savu darbu kā EP deputāti pie jaunās klimata pārmaiņas tiesību aktu paketes. Es ļoti ceru, ka šis Parlaments pieņems stingru nostāju un īstenos, un piekritīs labam tiesību aktam, kas patiešām risina klimata pārmaiņu, lai mums nav jāatgriežas šeit un jāprasa Komisijai nauda, lai nodarbotos ar šāda veida notikumiem.
Diana Wallis
ALDE grupas vārdā. - Priekšsēdētāja kungs, savā ziņā man ir viegls uzdevums pēc diviem iepriekšējiem runātājiem. Arī es gribu runāt skaidri par labu mūsu referentu K. Virrankoski un R. Böge priekšlikumam, bet jo sevišķi par labu Solidaritātes fonda mobilizācijai Apvienotajai Karalistei.
Summa EUR 162 miljoni: šķiet neievērojama, bet tā ir milzīgi nozīmīga vairākos līmeņos. Es kā ER deputāte pārstāvu Jorkšīras apgabalu un Humberu, ko ķēra, kā teica L. McAvan, plūdi pērnajā vasarā - pilsētas, ciemi visā mūsu reģionā izpostīti. Daudzi cilvēki, pat ciemā lejup pa ceļu no vietas, kur es dzīvoju, vēl joprojām nav savās mājās. Lai gan mēs zinām, ka šis maksājums varbūt nemainīs viņu stāvokli vienas dienas laikā, tas netieši palīdzēs, mazinot spiedienu uz mūsu valdības budžetu.
Otrkārt, man ir ārkārtīgi patīkami, ka mūsu valdība sagatavoja šo iesniegumu, un pie tam veiksmīgi iesniegumu. Sākumā dažreiz mēs nebijām pārliecināti, ka tas notiks, un es ceru, ka mūsu valdība, guvusi šo pieredzi, tagad kļūs liela solidaritātes fonda piekritēja Padomē un atbilstīgi pārliecinās citas dalībvalstis.
Visbeidzot, britu ļaudis, mani vēlētāji, tagad sapratīs, ka Eiropas solidaritātei ir taustāma un praktiska nozīme. Un tas attieksies, es domāju, uz mums visiem šajā Parlamentā. Tā kā klimata pārmaiņa dara ļaunu, mēs visi varam nokļūt situācijā, kad pārstāvam tos, kas ir šādu dabas katastrofu upuri un varam pretendēt tādēļ uz Eiropas solidaritāti.
Wiesław Stefan Kuc
Priekšsēdētāja kungs, solidaritāte ir Eiropas Savienības vissvarīgākais princips. Bez tā nevar būt runas par neatkarīgu valstu un tautu kopēju rīcību. Eiropas Savienības Solidaritātes fonda radīšana dabiski izrietēja no šī principa. Pagaidām mums ik gadu ir pieejami EUR 1 miljards. Tā nav liela summa, it īpaši tāpēc, ka pagājušajā un arī šajā gadā mums ir bijis jāpieredz klimata katastrofu pieaugums. Mums ir bijuši ne tikai plūdi un viesuļvētras, bet negaidīti lieli ugunsgrēki.
Ar mūsu ierobežotajiem līdzekļiem mēs līdz šim varam sniegt tikai nelielu palīdzību - 3 % vai 4 % no ciestajiem zaudējumiem vai pat mazāk. Šī iemesla dēļ, lai gan atbalstot R. Böge ziņojumu un K. Virrankoski budžeta grozījuma projektu, es arī secinu, ka Solidaritātes fonda resursi ir pakāpeniski jāpalielina. Divi eiro uz pilsoni nebūs pietiekami, lai noslaucītu asaras, kad tiek nesti tik milzīgi zaudējumi.
Esko Seppänen
GUE/NGL grupas vārdā. - (FI) Priekšsēdētāja kungs, komisār, Parlaments zina daudzus dažādus solidaritātes veidus. Visgrūtākais solidaritātes veids ir militārs atbalsts.
Solidaritātes klauzula Lisabonas līgumā nosaka, ka dalībvalstīm ir pienākums sniegt militāru atbalstu citai dalībvalstij, kas ir teroristiska drauda vai uzbrukuma upuris. Cits smagāks solidaritātes veids Eiropas Savienībā nav zināms. Drošības garantijas klauzula Lisabonas līgumā neuzliek militāra atbalsta pienākumu. Tāpēc tā ir maigāks solidaritātes veids, nekā, kad ir terorisma draudi.
Jutta Haug, Parlamenta referente par nākamā gada budžetu, ierosina, ka Komisijas budžeta noteicošajam principam ir jābūt reģionālajai solidaritātei, t.i., Savienības iekšējās attīstības līdzsvarošanai. Vislabāk tas notiktu ar struktūrfondu palīdzību.
Saskaņā ar budžeta grozījumu, ko mēs izskatām, 'tiek izmantoti budžeta fondi, lai kompensētu kaitējumu, ko radījuši plūdi Apvienotajā Karalistē. Ir rezervēts miljards eiro Solidaritātes fondā šim nolūkam. Mūsu grupa piekrīt šai līdzekļu mobilizācijai, lai palīdzētu Apvienotajai Karalistei.
Ir iespējams, ka būs vairāk tādu ārkārtēju dabas parādību kā plūdi sakarā ar globālo sasilšanu. Solidaritātes fonds piedāvā sava veida maza mēroga apdrošināšanas polisi pret tām. Dalībvalstis iemaksā apdrošināšanas prēmiju ES budžetā, un tās var tāpēc saņemt palīdzību no citiem, kad pienāk viņu kārta.
Bez Solidaritātes fonda ES budžetā ir globalizācijas fonds, kas var izdot EUR 500 miljonus ik gadu, lai atvieglotu sociālās problēmas, kas radušās darbavietas maiņas dēļ. Pērn mazāk nekā EUR 20 miljoni tika mobilizēti šim nolūkam. Liekas, ka ES izrāda solidaritāti valstīm, bet ne to pilsoņiem, kuriem ir iestājušies grūti laiki.
John Whittaker
IND/DEM grupas vārdā - Priekšsēdētāja kungs, man ir patīkami zināt, ka Lielbritānija saņems naudu, lai palīdzētu mums ar pagājušā gada plūdu radītajām izmaksām. Mēs visi esam ļoti laimīgi, ka ES augstsirdīgi ir nākusi palīgā dalībvalstij, kas nonākusi grūtībās. Bet tas nav gluži tā: pirmkārt, piešķīrums ir tikai 3,5 % no kaitējuma izmaksām - žests, kā saka J. Ashworth, - un, otrkārt, tas nāk deviņus mēnešus pēc notikuma - un tas esot ātri, viņi saka! Tas būtu vairāk palīdzējis, ja mēs būtu zinājuši, ka tas nāks, un tad būtu varējuši atbilstīgi plānot rekonstrukciju. Ja nu ir kaut kas tāds, no kā britiem ir slikta dūša, - kad mēs saprotam, ka mēs saņemam atpakaļ mazliet no skaidrās naudas, ko esam Eiropas Savienībā iemaksājuši, - tad tas, ka mums ir jālūdzas, lai to dabūtu, un tad jāreklamē ES devīgums. Lūdzu, vai mēs nevaram labāk paturēt paši savu naudu un tad izlemt, kā to izdot paši? Tādā veidā to varētu samaksāt ātrāk.
Jean-Claude Martinez
(FR) Priekšsēdētāja kungs, lielākajai daļai no mūsu valstīm viņu budžetos ir kredīta pozīcijas katastrofu gadījumiem. Francijas budžeta likumā, piemēram, ir globālas sadales, kas ļauj veikt apropriācijas ar dekrētu ārkārtas gadījumos avansā. Sākot ar 2002. gada novembri, Eiropas budžeta tiesības ir inkorporējušas šīs katastrofu finansēšanas tiesības ar Solidaritātes fondu. Finanšu katastrofām mēs arī ir esam izveidojuši Eiropas Globalizācijas pielāgošanas fondu.
Attiecībā uz dabas katastrofām mums prasa palīdzību par mazāk nekā 4 %, lai mazinātu posta kaitējumu Apvienotajā Karalistē 2007. gada jūnijā, kas izmaksāja vairāk nekā 4 miljardus. Deviņi mēneši, lai veiktu apropriācijas, ir ilgs laiks, jo jau pēc definīcijas tā ir ārkārtas situācija. Tas nozīmē, ka budžeta grozījuma metode, lai dotu atļauju, nav darboties spējīga. Budžeta grozījumam vajadzēja sākt darboties agrāk, lai ratificētu saistību veikšanu avansā ar pagaidu un neierobežojošām apropriācijām katastrofu, plūdu un ugunsgrēku gadījumos.
Ja tas ir tā, tad EUR 162 miljoni ir teicama mācību stunda pragmatismā Ādama Smita, Rikardo un Tečeres kundzes Apvienotajai Karalistei, kas tic tikai tirgum, darvinismam un dabiskajai izlasei. Kad lauvam, kas rēc ekonomikas džungļos, gals klāt, viņš atklāj solidaritātes labās puses. Tagad jau trīs reizes - ar govju trakumsērgu, mutes un nagu sērgu un plūdiem - un rīt mūsu britu deputātiem būs iespēja solidarizēties ar Eiropas lauksaimniekiem, kam ir gals klāt no importa.
Margaritis Schinas
(EL) Priekšsēdētāja kungs, šis budžeta grozījums pierāda vēlreiz to, kas ir acīmredzams: ka ES ir mehānismi un pielāgošanās spēja, lai dotu risinājumus īpašām negaidītām problēmām. Es gribu piedāvāt trīs priekšlikumus abu ziņojumu paketei, ko mēs šodien esam apsprieduši. Divi no tiem attiecas uz Solidaritātes fondu un trešais - uz Galileo programmu.
Runājot par plūdu jautājumu Apvienotajā Karalistē, laika intervāls starp jūniju un pašreizējo atbildi no ES ir ļoti apmierinošs. Tā ir gadījies, ka šī ir ātrākā atbilde visā fonda darbības laikā, vismaz tiktāl, cik es varu atcerēties. Tomēr tas rada precedentu: turpmāk mēs sagaidīsim šādu tūlītēju atbildi uz līdzīgām katastrofām, un es šeit norādu uz vides katastrofu, ko mēs Grieķijā pārcietām pērnajā vasarā tikai mēnesi vēlāk - augustā. Tāpēc es ceru, ka nākamajā mēnesī Komisija beidzot dos priekšlikumu ar kompetentā komisāra starpniecību, kas nodarbojas ar Grieķijas prasību par Solidaritātes fonda aktivizēšanu. Man nav jums jāatgādina lielās ugunsgrēka katastrofas šokējošie skati Grieķijā, mēs visi tos redzējām visā Eiropā. Es ceru, ka mutatis mutandis mums beidzot būs Komisijas priekšlikums rokās nākamajā mēnesī.
Mans otrs komentārs attiecas uz to, kādu skatu mēs paši no sevis iztaisām. Es nevaru saprast, kā Parlaments to dabū gatavu, bet katru reizi, kad mums ir kāda laba ziņa, mēs esam vienīgie, kas par to zina! Mēs esam paši par sevi, neviena nav galerijā, un, iespējams, te nav neviena žurnālista! Kad mēs beidzot iemācīsimies pareizi pasniegt labas ziņas?
Mans trešais un pēdējais komentārs attiecas uz Galileo programmu. Es piekrītu saviem Budžeta komitejas kolēģiem, un kā tās komitejas referents par Galileo programmu es vēlos pavisam skaidri teikt, ka mēs netaisāmies veikt kādus maksājumus no ļoti ievērojamās fondu paketes, ko mēs esam apsolījuši, ja vien mēs nevienosimies ar Padomi par šīs programmas plašāku uzbūvi. Ja mēs nezinām, kas ko dara - un mēs vēl joprojām esam neziņā, jo mēs runājam ar Padomi - mēs neizdosim neko. Mēs netaisāmies izmest naudu atkritumos. Rīt no rīta mums būs ļoti svarīga trīspusēja diskusija ar Slovēnijas prezidentūru. Ir trīs galvenie svarīgie jautājumi. Es ceru, ka mēs varam noslēgt šīs sarunas tā, lai mēs varam noskaņoties uz patiesa progresa sasniegšanu.
DanutBudreikait
(LT) ES Solidaritātes fonds ir ļoti svarīga palīdzība dalībvalstīm un topošajām kandidātvalstīm dabas katastrofu gadījumā. Tomēr, kā rāda pieredze, vajadzība reformēt Solidaritātes fondu, pielāgot to jaunajām problēmām un palielināt tā efektivitāti ir acīmredzama.
Vispirms EUR 3 miljardi jeb 0,6 % no IKP ir pārāk augsts minimālā kaitējuma slieksnis, izslēdzot jebkādu palīdzību valstīm, kas cieš mazāka mēroga katastrofās, kam tomēr var būt nopietnas sekas attiecīgajās valstīs.
Otrkārt, šis fonds nevar tikt izmaksāts, lai atvieglotu terorisma, sabiedrības veselības krīžu un tehnoloģisku vai rūpniecisku katastrofu sekas.
Treškārt, dažas problēmas rodas attiecībā uz fondiem, kas ir izmaksājami tikai un vienīgi reģionālu katastrofu gadījumos, kuru izmantošanas kritēriji nav pietiekami skaidri definēti.
Nobeigumā es atzinīgi vērtēju fonda reformu un mudinu Padomi izveidot savu nostāju par šo nekavējoties.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk
(PL) Priekšsēdētāja kungs, es vēlos pievērst uzmanību šādiem punktiem šajās debatēs.
Vispirms ir jāizsaka nožēla, ka Komisijas priekšlikums par Eiropas Parlamenta un Padomes regulu par Eiropas Savienības Solidaritātes fonda izveidošanu vēl nav Padomē pieņemts, lai gan Eiropas Parlaments savu nostāju pieņēma pirmajā lasījumā gandrīz pirms diviem gadiem 2006. gada maijā.
Otrkārt, EUR 162 miljoni mobilizācija, lai palīdzētu labot 2007. gada jūnija un jūlija plūdu radīto kaitējumu Lielbritānijā un Īrijā, kura kopējās izmaksas sasniedza gandrīz EUR 5 miljardi, pelna mūsu atbalstu. Žēl, ka fondi šim nolūkam tiek iedalīti daudzus mēnešus pēc kaitējuma rašanās, kas var mazināt palīdzības efektivitāti. Poļu sakāmvārds māca: "Tas, kas dod ātri, dod divreiz.”
Treškārt, tā kā EUR 1 miljards ir noteikti kā Solidaritātes fonda griesti, es cerētu, ka tāda mēroga katastrofas gadījumā, kāda bija Lielbritānijā, pienācīgs finansējums tiks mobilizēts ātri un ka attieksme gan pret vecajām, gan jaunajām dalībvalstīm būs vienlīdzīga.
Kyriacos Triantaphyllides
(EL) Priekšsēdētāja kungs, arī es pateicos referentam par ļoti labi padarīto darbu, es vēlos ļoti īsi pievērsties vienam punktam attiecībā uz Solidaritātes fondu.
Priekšsēdētāja kungs, katru gadu mums ir slikti laika apstākļi ES. Ironiskā kārtā tieši tagad, kad mēs diskutējam par šiem svarīgajiem ziņojumiem, Ziemeļeiropā plosās mežonīgas vētras. Paldies Dievam, ka ES sniedz finansiālu atbalstu šādu katastrofu gadījumos, kā tagad AK un pirms tam tika sniegta Kiprai. Tomēr mēs nedrīkstam aizmirst, ka papildus finansiālajam aspektam ir jābūt Eiropas mēroga organizatoriskai vienībai, kas spēj sniegt tūlītēju palīdzību cietušajām teritorijām.
Costas Botopoulos
(EL) Priekšsēdētāja kungs, dāmas un kungi, solidaritāte ir jauks vārds un vēl jaukāks jēdziens. Diemžēl tā ir ļoti vajadzīga: fakti rāda, ka šī vajadzība kļūst arvien spiedīgāka dabas katastrofu dēļ, kuras mums jau sen vairs nevajadzētu uzskatīt par notikumiem dabā, bet gan arvien biežāk par notikumiem mūsu dzīvēs.
2007. gada vasaras mēnešos vien bija trīs ļoti nopietni notikumi. Vispirms bija AK situācija, par ko mēs diskutējam un balsojam šodien, tūlīt pēc tam bija briesmīgi ugunsgrēki Grieķijā, par kuriem jūs visi zināt, un neilgi pēc tam vēl plūdi Slovēnijā. Tas viss rāda, cik nopietnas šīs parādības ir, un arī, cik svarīgi Eiropas Savienībai ir rīkoties.
Es esmu pārsteigts, kad mani kolēģi deputāti saka, ka viņi nesaprot, kāpēc ES vajadzētu dot naudu. Jautājums nav tikai par naudu vien, bet arī par morālu atbalstu un sajūtu starp iedzīvotājiem tajās teritorijās, ka ES zina par viņu traģēdiju. Daudzos gadījumos tā ir traģēdija, un ES kaut ko dara lietas labā. Tas liek man atzīmēt, kā tas ir ticis teikts jau iepriekš, ka AK piemēram, kam mēs aplaudējam, jo tas saņēma relatīvi ātru atbildi, būtu jātiek atkārtotam valstīs, kuras cieta pēc tam. Nav nejaušība, ka mūsu valsts, Grieķija, sarakstā ir nākamā, kas lūdz atbalstu no Solidaritātes fonda, un mēs ceram, ka arī mūsu gadījumā palīdzība tiks saņemta ātri. Tomēr es neesmu pārliecināts, ka tas tā notiks, un es domāju, interesanti, vai tas ir ES dēļ un tāpēc, kā tādā veidā ES izskata prasības, vai iemesls ir veids, kā Grieķija iesniedza pašu prasību. Vienalga: mēs ceram, ka palīdzība Grieķijai arī tiks drīz dota, jo es apliecinu jums, ka situācija Grieķijā vēl arvien ir ļoti nopietna. Problēma ir tā, ka nauda Grieķijai, kas tika ieguldīta fondā, vēl nav paziņota.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Priekšsēdētāja kungs, ES Solidaritātes fonda darbība dalībvalstīm un jo sevišķi ES pilsoņiem ir redzama ļoti pozitīvā gaismā. Fonds nozīmē iespēju piešķirt palīdzību tiem, kuri ir cietuši dabas katastrofās, kas rada ievērojamus postījumus. Tā nolūks ir palīdzēt izlabot radušos zaudējumus, kas smagi gulstas uz daudzu ģimeņu budžeta.
Šāda finansiāla palīdzība no ES fondiem ir Eiropas solidaritātes piemērs. Eiropas ģimenēm, kuras cieš, mūsu ES pilsoņiem tas ir labākais piemērs, kas rāda priekšrocības un labumus, ko dod dalība Eiropas Kopienā, kad rodas šāda vajadzība. Mums tomēr jāvērš visa sava uzmanība uz rīcību - un jāatrod nepieciešamais finansējums ES budžetā - lai apkarotu cēloņus, kas izraisa šādas katastrofas un lai izveidotu atbilstošu apdrošināšanas sistēmu.
Kyösti Virrankoski
referents. - (FI) Priekšsēdētāja kungs, es vēlos pateikties visiem, kas ir piedalījušies debatēs, par viņu teicamo, konstruktīvo pienesumu. Solidaritātes fonds ir ļoti jauns, un līdz ar to tam ir noteiktas augstas robežas. Vēl nav bijis iespējams paļauties uz iepriekšēju informāciju par to, cik daudz naudas ir vajadzīgs. Varbūt robežas var pārskatīt zināmā mērā turpmāk. Es piekrītu, ka ātrums neapšaubāmi ir priekšrocība šajā darbā.
Budžeta komiteja ir daudz domājusi par Globalizācijas fonda izmantošanu, lai pārvarētu problēmas, kas rodas sakarā ar zaudētām darbavietām. Tā, acīmredzot, ir joma, kurā ES turpmāk būs daudz jāstrādā.
Tādā pašā veidā daudzi ir minējuši jautājumu par krīzes vadību. Šī gada budžets arī paredz eksperimentālu projektu, lai paātrinātu mežu ugunsgrēku novēršanu, un tajā jomā mēs ceram uz jauniem un labiem rezultātiem.
Attiecībā uz Galileo projektu, tā finansējumā nav jābūt palielinājumam. Tas nepārprotami ir jāuzskata par pamatprincipu. Pašreizējais finansējuma līmenis ir pietiekams. Tomēr tā administrācijai ir jābūt efektīvai. Īpaši tagad, kad visi finansējuma līmeņi ir ievērojami, ir lielas briesmas, ka tā administratīvā vadība arī kļūs birokrātiskāka. Tai jābūt efektīvai, un šī iemesla dēļ mēs gribam saglabāt Parlamenta apjomu sarunās, lai mēs ar Komisiju un Padomi varam kopā vienoties par to, kas ir vislabākā iespējamā pārvaldes forma, lai novestu šo Eiropas ļoti drosmīgi iecerēto svarīgo projektu līdz nobeigumam. Es esmu pārliecināts, ka nākamo nedēļu laikā mēs panāksim apmierinošu rezultātu.
Priekšsēdētājs
. - Debates ir slēgtas.
Balsošana notiks otrdien, 2008. gada 11. martā.
Rakstiski paziņojumi (Reglamenta 142. pants)
Monica Maria Iacob-Ridzi
Es uzskatu, ka prasība, ko formulējusi Lielbritānija, ir būtiska, un es atbalstu Solidaritātes fonda mobilizāciju šajā gadījumā.
Rumānija ir sadūrusies ar lieliem plūdiem iepriekšējos gados, pēdējie plūdi notika nesen. Tāpat kā Lielbritānijas gadījumā no lielas daļas plūdu izraisītā postījuma būtu varējuši izvairīties, vairāk iesaistoties preventīvos centienos. Esošo infrastruktūru, kā arī valsts iestāžu reakciju tomēr pilnībā pārņēma dabas parādības spēks. Tāpēc es atbalstu divus pasākumus, ko Eiropas Savienība var veikt, lai stiprinātu valsts un Eiropas atgriezenisko saiti: naudas piešķiršana no struktūrfondiem infrastruktūras darbiem, kas domāta, lai vājinātu dabas katastrofas ietekmi; otrkārt, pēc iespējas ātrāka Eiropas kārtības uzturēšanas spēku izveide, kas sastāv no speciālistu komandām no visām dalībvalstīm, lai iejauktos ārkārtas situācijās jebkurā Eiropas Savienības reģionā.
Cits svarīgs aspekts ir finansējumu līmenis, ko Eiropas savienība iedalījusi ārkārtas situācijām. Tā kā mēs paredzam plašu Eiropas Savienības budžeta pārskatīšanu, es uzskatu, ka mums būtu jāapsver Eiropas Solidaritātes fondam iedalīto summu palielināšana.
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Situation von Menschen mit Behinderungen in der erweiterten Europäischen Union: Europäischer Aktionsplan 2006-2007
Der Präsident
Als nächster Punkt folgt der Bericht von Elizabeth Lynne im Namen des Ausschusses für Beschäftigung und soziale Angelegenheiten über die Situation von Menschen mit Behinderungen in der erweiterten Europäischen Union: Europäischer Aktionsplan 2006-2007.
Elizabeth Lynne
Berichterstatterin. - (EN) Herr Präsident! Ich freue mich, dass mir Gelegenheit gegeben wurde, als parlamentarische Berichterstatterin für den Aktionsplan zugunsten von behinderten Menschen zu fungieren. Ich habe eng mit Behindertenorganisationen, der Kommission und meinen Kolleginnen und Kollegen vom Europäischen Parlament zusammengearbeitet, und ich möchte den Schattenberichterstattern recht herzlich für ihre Mitwirkung danken. Mein Dank gilt auch dem Sekretariat und ganz besonders dem Europäischen Behindertenforum. Zudem habe ich weitere 100 Behindertenorganisationen in ganz Europa um Ratschlag ersucht. Ich hoffe aufrichtig, aus dem Bericht ist ersichtlich, dass er nicht von mir allein, sondern vom gesamten Ausschuss angefertigt wurde.
Ich habe die Mitteilung der Kommission unterstützt, jedoch die Ansicht vertreten, dass in einigen Bereichen noch weiterer Handlungsbedarf besteht. Vor allem was den Bereich Beschäftigung betrifft, kommt es zunächst einmal darauf an, die geltenden Rechtsvorschriften, insbesondere die Beschäftigungsrichtlinie aus dem Jahr 2000, vollständig umzusetzen. Mir ist bekannt, dass die Kommission die Umsetzung aufmerksam überwacht.
Allerdings müssen einige Grauzonen, wie die Begriffe "angemessene Vorkehrungen" oder "angemessene Anpassungen", noch ausgeleuchtet werden. Wichtig ist auch, dass die Gewerkschaften die Bürger darüber aufklären, welche Rechte ihnen gemäß den Antidiskriminierungsgesetzen zustehen. Doch ganz gleich, was wir alles im Bereich Beschäftigung auf die Beine stellen: All dies nützt den behinderten Menschen nur wenig, wenn sie keinen Zugang zu öffentlichen Gebäuden und Verkehrsmitteln haben. Deshalb lautet eine meiner Forderungen, dass weitere Rechtsvorschriften für den Busverkehr erlassen werden müssen, so wie dies ja auch schon für den Flugverkehr geschehen ist. Ich weiß, dass die Kommission diesen Bereich ebenfalls gerade prüft.
Bei der Integration spielen auch Bildung und Ausbildung eine wesentliche Rolle. Ich habe stets die Ansicht vertreten, dass sich die Mitgliedstaaten darum bemühen sollten, behinderte Kinder möglichst in Regelschulen einzuschulen. Zugleich gilt aber auch zu bedenken, dass sich einige Kinder in solch einem Umfeld nicht frei entfalten werden, vor allem wenn es keine richtige Betreuung gibt. Die Bedürfnisse der Kinder müssen an erster Stelle stehen.
Auch müssen wir uns um den Zugang zur Informationstechnologie kümmern, das heißt um zugängliche Websites. Derzeit sind 80 % der öffentlichen Websites nicht frei zugänglich, und wir sollten dafür sorgen, dass alle Dokumente, insbesondere die der Kommission und der EU, in zugänglichen Formaten zur Verfügung gestellt werden.
Des Weiteren sollten wir dafür Sorge tragen, dass behinderte Kinder und Erwachsene Zugang zu Sporteinrichtungen haben. Ein ganz entscheidender Faktor ist aber die Entinstitutionalisierung, was allerdings ein ausreichendes Angebot an Qualitätsdienstleistungen in Gemeinschaftseinrichtungen voraussetzt. Auch dürfen Menschen mit psychischen Problemen nicht länger stigmatisiert werden.
Wenn wir von Behinderungen sprechen, dürfen wir nicht vergessen, dass wir damit alle Arten von Behinderungen meinen: Menschen mit Einschränkungen der Beweglichkeit bzw. des Hör- und Sehvermögens sowie Menschen mit psychischen Problemen, Lernschwierigkeiten, chronischen Krankheiten oder sonstigen verborgenen Behinderungen. Deshalb habe ich in meinem Bericht gefordert, dass der Begriff "Behinderung" klar definiert werden sollte. Ich begrüße zwar die Entscheidung des Gerichtshofs vom 11. Juli, doch muss hier noch mehr getan werden.
Ein weiterer Meilenstein war die Einigung, die im Laufe dieses Jahres zum Übereinkommen der Vereinten Nationen über die Rechte von Menschen mit Behinderungen zustande kam. Auch hierfür war ich als Berichterstatterin des Parlaments tätig. Allerdings müssen wir nun auf eine rasche Unterzeichnung und Ratifizierung des Übereinkommens drängen.
Ferner sollten wir uns weiterhin dafür stark machen, dass gemäß Artikel 13 eine eigene Richtlinie zum Thema Behinderung vorgelegt wird, um somit die Diskriminierung beim Zugang zu Waren und Dienstleistungen zu verbieten. Ich entschuldige mich nicht dafür, dass ich darauf immer und immer wieder hinweise, und ich habe diese Forderung auch nochmals in meinen Bericht einfließen lassen.
Es bringt überhaupt nichts, lediglich Lippenbekenntnisse zu den Rechten von behinderten Menschen abzugeben. Wir müssen weiterhin für alle EU-Bürger - ob nun mit oder ohne Behinderungen - kämpfen, damit ihnen allen eine gleiche Behandlung zuteil wird.
Vladimír Špidla
Mitglied der Kommission. (CS) Herr Präsident, meine Damen und Herren! Ich möchte dem Parlament und vor allem Frau Lynne als seiner Berichterstatterin dafür danken, dass dieses wichtige Thema auf die Tagesordnung der heutigen Sitzung gesetzt wurde. Ich freue mich festzustellen, dass das Parlament und die Kommission zum Thema Behinderungen sehr ähnliche Ansichten vertreten. Ich möchte dem Parlament insbesondere für seine Unterstützung bei der Erarbeitung und Umsetzung der europäischen Strategie für Menschen mit Behinderungen danken.
Dabei geht es nicht ausschließlich darum, Menschen mit Behinderungen in die Lage zu versetzen, ihr Recht auf Menschenwürde, Gleichbehandlung, eigenständige Lebensführung und Teilhabe an der Gesellschaft in Anspruch zu nehmen. Behinderte Menschen müssen die Chance haben, ihre Fähigkeiten zu entwickeln und in der Gesellschaft und der Wirtschaft mitzuwirken. Der Aktionsplan der Kommission zugunsten behinderter Menschen bietet einen strategischen Rahmen für die Festsetzung der aktuellen Schwerpunktaufgaben. Wie im Bericht von Frau Lynne betont wird, wirken sich die Politiken und Aktivitäten der Gemeinschaft auf ganz unterschiedliche Weise auf die Situation von Menschen mit Behinderungen aus. Deshalb empfahl der Rat den Mitgliedstaaten im Jahre 2003, den Aktionsplan bei der Erarbeitung ihrer Politiken umfassend zu berücksichtigen.
Ende 2005 nahm ich an einer Tagung zur Chancengleichheit für Behinderte teil, mit der die im Bericht erwähnte zweite Phase des Aktionsplans der EU für Behinderte 2006-2007 eingeleitet wurde.
Werfen wir zunächst einen Blick auf den aktuellen Stand der Dinge. Die der Kommission vorliegenden Zahlen sprechen eine eigene Sprache. Nach eigener Einschätzung haben 44,6 Millionen Menschen im arbeitsfähigen Alter - also jeder sechste EU-Bürger - ein lang andauerndes Gesundheitsproblem oder eine Behinderung. Lediglich 40 % der Menschen mit Behinderungen sind erwerbstätig, dem stehen 64,2 % der nicht behinderten Menschen gegenüber. Selbst bei Menschen mit einer relativ geringen Behinderung beträgt die Erwerbsquote unter 50 %. Man hat festgestellt, dass 43,7 % der Behinderten arbeiten könnten, wenn man sie angemessen unterstützen würde. Das Programm der Kommission für 2006-2007 soll daran etwas ändern. Deshalb müssen in der Praxis Ressourcen geschaffen werden, die Behinderte in die Lage versetzen, ihre Rechte auszuüben, dieselben Wahlmöglichkeiten in Anspruch zu nehmen wie nicht behinderte Menschen, über ihr eigenes Leben zu entscheiden, am wirtschaftlichen Leben teilzunehmen, sich privat und beruflich allseitig zu entwickeln und so wie alle anderen Bürger ihren Pflichten nachzukommen.
Vor diesem Hintergrund werden für den Zeitraum 2006-2007 vier Prioritäten gesetzt. Auf seiner Frühjahrstagung 2006 räumte der Rat auch der Erhöhung der Erwerbstätigen- und Erwerbsquoten behinderter Menschen Priorität ein. Im Mittelpunkt des europäischen Aktionsplans für das kommende Jahr muss der Zugang zu hochwertigen und bezahlbaren Leistungen für Behinderte stehen. Damit behinderte Menschen ihre Bürgerrechte wahrnehmen und eigenständig leben können, muss unbedingt für einen behindertengerechten Zugang zu materiellen Werten und Leistungen gesorgt werden. Die Union muss in der Lage sein, die Entwicklung von Faktoren, die sich auf die Situation behinderter Menschen auswirken, besser zu analysieren und zu ermitteln. Dieser Aktionsplan hat bereits zu positiven Ergebnissen geführt. Inzwischen wurde der erste europäische Rechtsakt verabschiedet, in dem es speziell um die Rechte Behinderter geht. Dieser Rechtsakt über die Rechte und Pflichten von Menschen mit Behinderungen im Bereich des Luftverkehrs wurde von der Berichterstatterin erwähnt. Die neuen Strukturfondsregelungen garantieren das Recht von Behinderten auf Zugang zu gemeinschaftlich finanzierten Projekten und sehen vor, dass das Prinzip des Zugangs auf allen Stufen von Aktivitäten im Rahmen der Strukturfonds durchzusetzen ist.
Die Annahme des UN-Übereinkommens über die Rechte von Menschen mit Behinderungen stellt ein Ereignis von historischer Tragweite dar. Die Europäische Gemeinschaft hat sich erstmals in der Geschichte als Ganzes einem Übereinkommen angeschlossen. Mit diesem Übereinkommen haben die Grundsätze der EU-Strategie für Menschen mit Behinderungen - nämlich Nichtdiskriminierung, Chancengleichheit und aktive auf die soziale Integration gerichtete Maßnahmen - eine solide Grundlage erhalten.
Gyula Hegyi
Verfasser der Stellungnahme des mitberatenden Ausschusses für Kultur und Bildung. - (EN) Da unser Vorsitzender, Herr Sifunakis, heute verhindert ist, werde ich mich zu diesem Thema äußern. Wir und jedes Mitglied der Arbeitsgruppe der PSE im Ausschuss für Kultur und Bildung teilen die Ansicht, dass dieser Angelegenheit große Bedeutung zukommt.
Das Jahr 2007 wird das Europäische Jahr der Chancengleichheit sein, in dessen Verlauf wir auch dem Thema Behinderung in den Bildungs- und Kulturprogrammen Aufmerksamkeit schenken müssen. Mithilfe der neuen digitalen Technologien, insbesondere im Medienbereich, kann behinderten Menschen heute mehr Chancengleichheit geboten werden. Wir müssen jetzt alles daran setzen, dass diese Instrumente zugunsten behinderter Menschen eingesetzt werden. Die Europäische Union führt zwischen den Jahren 2007 und 2013 bedeutende mehrjährige Kulturprogramme durch. Unsere Gruppe spricht sich dafür aus, die Teilhabe behinderter Menschen an diesen Programmen zu stärken.
Vor einigen Wochen begrüßte ich hier eine Besuchergruppe, zu der auch einige behinderte Menschen gehörten. Wir - die Mitglieder des Europäischen Parlaments - können auch stärkeres persönliches Engagement zeigen. Unsere Möglichkeiten sind vielleicht bescheiden, aber wir können beispielsweise mehr behinderte Besucher ins Parlament einladen.
Iles Braghetto
im Namen der PPE-DE-Fraktion. - (IT) Herr Präsident, verehrte Kolleginnen und Kollegen! Der Europäische Aktionsplan 2006-2007 für Menschen mit Behinderungen legt eine Strategie fest, die auf dem Grundsatz des gleichen Zugangs zu Gütern und Dienstleistungen für jeden europäischen Bürger beruht. Es handelt sich dabei um eine Kultur, die nicht mehr mit der Vorstellung von einer passiven Betreuung verbunden ist, sondern mit dem Ziel der Integration, der aktiven Teilhabe am wirtschaftlichen und gesellschaftlichen Leben sowie der Anerkennung des Schutzes ihrer Rechte. In den Mittelpunkt rückt somit das Thema Lebensqualität, sodass die Menschen mit Behinderungen ihre Erwartungen erfüllen können und dabei ihre Menschenwürde gewahrt wird. Aus diesem Grund heben wir auch die Bedeutung des Zusammenhangs zwischen Gesundheitszustand und Lebensumfeld hervor.
Wir unterstützen die Formulierung der drei folgenden Ziele: Vollendung der Implementierung der Richtlinie für die Verwirklichung der Gleichbehandlung in Beschäftigung und Beruf; stärkere Berücksichtigung des Themas Behinderung in den einschlägigen Gemeinschaftspolitiken; Verbesserung der Zugänglichkeit für alle. In unseren Änderungsanträgen haben wir die Notwendigkeit eines im Wesentlichen einheitlichen Vorgehens aller Mitgliedstaaten im Verkehrsbereich und bei der Mobilität, bei der Sicherstellung einer angemessenen Unterstützung in der Schul- und Berufsausbildung und in der Familie sowie bei der Förderung der Zeichensprache herausgestellt.
Von grundlegender Bedeutung ist es außerdem, die Notwendigkeit der Festlegung und Gewährleistung hoher europäischer Qualitätsstandards für Sozialdienste zu betonen, denn die Qualität und Erfüllung des Lebens der Menschen wird in Zukunft von den Dienstleistungen abhängen, die sie erhalten. Deshalb hoffen wir, dass immer mehr konkrete, praktische Maßnahmen auf die Grundsatzerklärungen folgen werden. Abschließend danke ich der Berichterstatterin, Frau Lynne, für ihre Arbeit.
Evangelia Tzampazi
im Namen der PSE-Fraktion. - (EL) Herr Präsident! Der Bericht meiner Kollegin und Freundin Elizabeth Lynne, der ich zu ihrer kohärenten und integrierten Arbeit gratulieren möchte, legt die Grundprinzipien fest, denen die Politik der Europäischen Union und der Mitgliedstaaten beim Thema Behinderung folgen muss.
Hervorheben möchte ich dabei insbesondere, dass es notwendig ist, die Zugänglichkeit der bebauten Umwelt für Menschen mit Behinderung zu gewährleisten. Wir müssen die Hindernisse beseitigen, die Menschen mit Behinderungen davon abhalten, am wirtschaftlichen, gesellschaftlichen und kulturellen Leben teilzuhaben. Indem wir ihnen den natürlichen Zugang zu Waren und Dienstleistungen verwehren, grenzen wir nicht nur einen erheblichen Teil der Bevölkerung aus, sondern richten wir zugleich einen beträchtlichen wirtschaftlichen Schaden an, da wir sie vom Arbeitsmarkt und vom Wirtschaftsleben generell ausschließen und sie in ein von Beihilfen abhängiges Leben drängen, das nur von Nachteil sein kann.
Außerdem dürfen wir, obwohl die allgemeine Bildung meiner Ansicht nach ein Grundrecht der Menschen mit Behinderungen darstellt und sie einen entscheidenden Beitrag zu ihrer ungehinderten Eingliederung in die Gesellschaft sowie zur Bekämpfung von Stigmatisierung und Diskriminierung leistet, nicht übersehen, dass es erforderlich ist, spezielle Bildungsstrukturen dort zu fördern, wo sie nötig sind.
Gleichzeitig möchte ich die Bedeutung der psychischen Gesundheitsprobleme und der dadurch verursachten Behinderungen hervorheben und die Notwendigkeit unterstreichen, die psychische Gesundheit der Bevölkerung zu fördern.
Zudem möchte ich darauf verweisen und hinzufügen, dass die Festlegung einer gemeinsamen Definition der Behinderung auf europäischer Ebene einen beträchtlichen Beitrag zur Anerkennung der Probleme leisten wird, die behinderten Menschen eigen sind, was zugleich der Umsetzung politischer Maßnahmen auf europäischer Ebene dient, die den nationalen Sozialpolitiken in einem Bereich, der nach wie vor - zum großen Teil - in die Zuständigkeit der Mitgliedstaaten fällt, einen größeren Mehrweit verleihen werden.
Abschließend möchte ich im Namen meines Kollegen, Herrn Sifunakis, der die Stellungnahme verfasst hat, zwei Punkte ansprechen: Erstens muss es Aufgabe der Kommission sein, die Teilhabe behinderter Menschen an den neuen mehrjährigen Programmen der nächsten Haushaltsperiode zu erhöhen, und zweitens ist es erforderlich, bei Sportanlagen entsprechende Verbesserungen vorzunehmen.
Arūnas Degutis
im Namen der ALDE-Fraktion. - (LT) Ich möchte die Berichterstatter bzw. Berichterstatterinnen beglückwünschen. Sie haben eines der vordringlichsten sozialen Probleme der Gegenwart - die umfassende Integration von Menschen mit Behinderungen in unsere Gesellschaft - untersucht und entsprechende Empfehlungen vorgelegt. Ich befürworte die zahlreichen Empfehlungen der Kollegen, die den Bericht erarbeitet haben, zeigen sie doch, dass dieser Bereich noch immer etliche Probleme aufweist. Ich möchte Sie auf einige davon aufmerksam machen. Die modernen Informationstechnologien, das Internet und das digitale Fernsehen eröffnen völlig neue Möglichkeiten, um die Informationen auf die Erfordernisse und Fähigkeiten jedes einzelnen Nutzers abzustimmen. Dazu zählen die breitere Nutzung von Untertiteln und Gebärdensprache im Fernsehen, speziell auf die Bedürfnisse von Behinderten abgestimmte Arbeitsstationen sowie geeignete Internetschnittstellen insbesondere für öffentliche Webseiten. Wir müssen darauf hinwirken und dafür Sorge tragen, dass all diese Möglichkeiten in die Praxis umgesetzt werden. Bei der Konstruktion neuer Gebäude müssen auch die Bedürfnisse behinderter Menschen entsprechend berücksichtigt werden. Künftig werden verbesserte Verkehrssysteme die Mobilität dieser Bürger erhöhen. Es ist unerlässlich, dass diese besonderen Bedürfnisse stets berücksichtigt werden, vor allem dann, wenn es um die Verwendung von Mitteln aus dem Europäischen Regionalentwicklungsfonds und den Strukturfonds geht.
Parallel dazu sollten das nationale Recht verbessert und sämtliche diskriminierenden Bestimmungen entfernt werden, die sich nicht im Einklang mit Artikel 13 des Vertrags von Amsterdam befinden. Es sind weitere Anstrengungen erforderlich, um das auf das Thema Behinderungen angewendete medizinische Modell durch ein soziales Modell zu ersetzen. Besonders wichtig ist, dass bei der Sensibilisierung der Öffentlichkeit alle Maßnahmen von gemeinsamen Bemühungen um eine Beseitigung von Stereotypen und Vorurteilen im Hinblick auf Menschen mit Behinderungen begleitet werden. Nur die im Bericht erwähnten koordinierten und allumfassenden Anstrengungen werden rascher zu besseren Ergebnissen führen.
Ilda Figueiredo
im Namen der GUE/NGL-Fraktion. - (PT) Die großherzigen Versprechungen der Kommission und der Mitgliedstaaten zum Schutz der Rechte Behinderter dürfen auf keinen Fall nur Theorie bleiben. Wirksameres Handeln ist gefordert, die bestehenden Rechtsvorschriften müssen wirklich eingehalten werden, und Menschenrechte für alle müssen garantiert werden. Wir beglückwünschen die Berichterstatterin Frau Lynne zu ihrer Arbeit und möchten die Bedeutung der Empfehlungen in ihrem Bericht unterstreichen, zu denen wir mit einigen Vorschlägen beigetragen haben.
Hervorheben möchten wir die wirksame Umsetzung des gesetzlichen Rahmens für die Gleichbehandlung in Beschäftigung und Beruf, den gleichen Zugang für alle zum öffentlichen Verkehr und zu den neuen Technologien sowie die Beseitigung baulicher Hindernisse. Wir fordern noch einmal die Ausarbeitung einer gesonderten Richtlinie zum Thema Behinderung auf der Grundlage von Artikel 13 des EG-Vertrags sowie die Ratifizierung und Unterzeichnung des UNO-Übereinkommens in diesem Bereich.
Außerdem möchte ich die Mitgliedstaaten auffordern, Kindern und Jugendlichen mit Behinderungen und deren Bildung sowie auch - wo immer möglich - der Einbeziehung von Lernenden mit Behinderungen in das allgemeine Bildungssystem unter Berücksichtigung der besonderen Unterstützung, die notwendig ist, um deren speziellen Bildungsbedingungen zu entsprechen, mehr Aufmerksamkeit zu widmen. Nicht zuletzt fordere ich eine besondere Unterstützung von Schwerbehinderten und deren Familien.
Mieczysław Edmund Janowski
im Namen der UEN-Fraktion. - (PL) Im Namen der Fraktion Union für das Europa der Nationen möchte ich Frau Lynne für ihre ausgezeichnete Arbeit danken. Wir befassen uns heute mit einem Problem, an dem unsere Menschlichkeit gemessen wird. Jede Diskriminierung gegenüber Behinderten ist ein Angriff auf die Menschenrechte und die Menschenwürde.
Der Gedanke, dass Behinderte in den vollen Genuss ihrer Rechte als Bürger kommen, darf sich nicht in wohlklingenden Worten erschöpfen. Tatsache ist, dass in den letzten Jahren auf diesem Gebiet viel erreicht wurde. Dennoch fühlen sich Menschen mit Behinderungen noch allzu oft als Bürger zweiter Klasse.
Die Integration von Menschen mit Behinderungen in die übrige Gesellschaft stellt für die Mitgliedstaaten eine große Herausforderung dar. Hindernisse jeglicher Art müssen beseitigt werden. Damit meine ich nicht nur das bauliche Umfeld und Verkehrseinrichtungen, sondern z. B. auch den Zugang zu Beschäftigung, medizinischer Versorgung, Sozialdienstleistungen, zu Bildung, Kultur und Sport. Behinderung von Kindern und Jugendlichen ist ein besonders wichtiges Thema. Es gibt körperliche, geistige, erworbene oder angeborene Behinderungen. Ich möchte aber auch auf die Lage derjenigen aufmerksam machen, deren Leistungsfähigkeit mit fortschreitendem Alter nachlässt.
Ich bin zuversichtlich, dass die entsprechenden Maßnahmen dieses Hohen Hauses zu einer Verbesserung der Lebensbedingungen beitragen werden. Das ist keine Barmherzigkeit, sondern unsere Pflicht.
Andrzej Tomasz Zapałowski
im Namen der IND/DEM-Fraktion. - (PL) Frau Präsidentin! Der Bericht über die Situation von Menschen mit Behinderungen in der erweiterten Europäischen Union gleicht eigentlich mehr einer Wunschliste für die Verbesserung der Lebensqualität behinderter Menschen als einer tatsächlichen Bestandsaufnahme und Analyse ihrer gegenwärtigen Situation. Neben den offenkundigen Problemen im Zusammenhang mit dem baulichen Umfeld und dem Bereich Verkehr muss dringend etwas getan werden, um Unternehmer finanziell zu unterstützen und die Verluste auszugleichen, die ihnen durch die Beschäftigung behinderter Personen entstehen, die weniger produktiv sind.
Die ständige Unterstützung der Menschen mit Behinderungen wie auch der sie betreuenden Personen im Bildungsprozess ist eine enorme Chance, aber auch ein Problem für Familien mit behinderten Angehörigen. Wenn Eltern die Möglichkeit erhalten, die erforderliche Zeit zu Hause zu bleiben, und sie finanziell unterstützt werden, damit sie ein menschenwürdiges Leben führen können, so ist das ein Schritt in die richtige Richtung. Hier sollte sich die Europäische Union verpflichten, die notwendigen Mittel bereitzustellen.
In allen Leitlinien, die auf eine Verbesserung der Situation von Menschen mit Behinderungen ausgerichtet sind, sollte eine Rangfolge der entsprechenden Maßnahmen festgelegt werden, damit unsere Hilfe und unsere Anstrengungen nicht zu politischen Lippenbekenntnissen werden. Außerdem müssen die Behinderten die Gewissheit haben, dass die Mitgliedstaaten der Union sie unterstützen, indem Straftaten gegen Behinderte strenger bestraft werden.
Ana Mato Adrover
(ES) Frau Präsidentin, Herr Kommissar Špidla, meine Damen und Herren! Heute ist ein wichtiger Tag für dieses Hohe Haus, und deshalb möchte ich Frau Lynne zu ihrem Bericht beglückwünschen, denn wir haben einen weiteren Schritt zur Errichtung eines Europas der Chancen getan.
In breiter Übereinstimmung werden wir heute neue Maßnahmen annehmen, die einen Fortschritt für die Chancengleichheit von Menschen mit Behinderungen, egal welcher Art, bedeuten.
Ich halte diesen neuen Europäischen Aktionsplan 2006-2007 für eine große Herausforderung bei der Beseitigung jeglicher Diskriminierung; darüber hinaus trägt er den Bedürfnissen von Personen mit Behinderungen in ganz Europa Rechnung.
Ich möchte mehrere Fragen hervorheben. Erstens versucht er, einen allgemeinen Rahmen für die Gleichbehandlung am Arbeitsplatz zu schaffen. Das betrifft nicht nur die Ausbildung und den Zugang, sondern auch die Förderung und das lebenslange Lernen.
Zweitens verbessert er fraglos die Bedingungen und Rechte behinderter Passagiere bei der Benutzung von Verkehrsmitteln in der Luft, auf dem Land und zu Wasser. Ich muss Sie jedoch warnend darauf hinweisen - wie ich es im Bericht getan habe -, dass keine neue und bisher nicht vorhandene Barriere errichtet werden darf: die wirtschaftliche. Behinderte zu verpflichten, in Begleitung zu reisen, ist positiv, um die Qualität ihrer Reise zu verbessern, sie würde es jedoch nicht sein, wenn die Behinderten den Fahrschein der Begleitperson bezahlen müssen, denn das würde bedeuten, dass sie zwei Fahrscheine zu bezahlen haben und wir anderen nur einen.
Drittens, die Verbesserung des Zugangs zu neuen Technologien. Es besteht kein Zweifel, dass neue Technologien viele Schranken für Behinderte beseitigen könnten, wenn wir für sie einen universellen Zugang erreichen und wenn die technologischen Fortschritte die Menschen schon mit Beginn ihrer Entwicklungsphase berücksichtigen.
Viertens brauchen wir integrierte und koordinierte Antworten auf die Behinderung von Kindern und Personen, die schon unter anderen Formen der Diskriminierung leiden, wie Frauen und ältere Menschen.
Und schließlich die Vermeidung von Unfällen am Arbeitsplatz. Wir haben uns für eine umfassende Vereinbarung über Arbeitsunfälle eingesetzt, die diesem Haus bereits vorgelegt, aber von der Kommission noch nicht aufgegriffen wurde - ich möchte Sie daran erinnern, Herr Špidla - und in der den Gefahren, denen diese Personen am Arbeitsplatz ausgesetzt sind, besondere Aufmerksamkeit geschenkt werden muss.
Weiterhin möchte ich die außerordentlich wichtige Rolle der Behindertenverbände hervorheben.
Zweifellos ist dies eine ganz anspruchsvolle Aufgabe und ein weiterer Schritt zur Erreichung des Europas der Chancen, das wir uns alle wünschen.
Richard Howitt
(EN) Ich schließe mich der Berichterstatterin an und möchte nochmals wiederholen, dass das Parlament eine umfassende Antidiskriminierungsrichtlinie für behinderte Menschen gemäß Artikel 13 unterstützt. Das hat uns schließlich die portugiesische Präsidentschaft im Jahr 2000 versprochen und wurde uns auch im Jahr 2003 vom damals für Beschäftigung und soziale Angelegenheiten zuständigen Kommissionsmitglied zugesichert. Wenn jetzt keine Maßnahmen ergriffen werden, wird die Kommission in vier Jahren immer noch von einer Hierarchie der Diskriminierung sprechen, was keiner von uns hinnehmen kann.
Zweitens begrüße ich den im Aktionsplan enthaltenen Schwerpunkt, wonach über das Recht auf Arbeit hinausgegangen und Vorgaben für Sozialdienstleistungen aufgestellt werden sollen. Ich rufe die Kommission auf, sich hier mit wahrem Engagement an die Arbeit zu machen und zielstrebig darauf hinzuwirken, dass behinderte Menschen ein eigenständiges Leben führen können und ein Recht auf persönliche Betreuung haben. Auch muss unbedingt gewährleistet werden, dass sich behinderte Menschen sowie behinderte Kinder und ihre Eltern für die regulären Systeme entscheiden können. Dabei geht es nicht nur um Beschäftigung, sondern auch um Bildungs- oder Wohnmöglichkeiten.
Drittens können wir auf internationaler Ebene im Bereich der Außenhilfe weitaus mehr tun. Wir behaupten, dass wir beim Thema Behinderung einen an den Menschenrechten ausgerichteten Ansatz verfolgen. Dann sollten wir aber auch im Rahmen unserer Menschenrechtsprogramme weltweit wesentlich aktiver werden. Was die Menschenrechte von Behinderten betrifft, haben wir bei der Bewertung der Kandidaten für den Beitritt zur Europäischen Union nicht genügend getan. Hier können wir Besseres leisten. Wir sollten nicht nur rasch zur Ratifizierung und Unterzeichnung des UN-Übereinkommens über die Rechte von Menschen mit Behinderungen übergehen, sondern auch mit Regierungen von Drittstaaten zusammenarbeiten, damit sie unserem Beispiel folgen.
Abschließend möchte ich noch zum Änderungsantrag 5 der PPE-DE-Fraktion kommen. Ich bin empört, dass die Konservativen den Teil meines Textes streichen wollen, in dem die Kommission aufgefordert wird, die Teilhabe von behinderten Menschen an ihren Programmen zu überwachen. Wir sollten nicht nur von Teilhabe reden, sondern diese auch Wirklichkeit werden lassen. Die PPE-DE-Fraktion sollte diesen Änderungsantrag zurückziehen.
Philip Bushill-Matthews
(EN) Herr Präsident! Die Europäische Union ist eine Wertegemeinschaft. Ein Indikator für den Erfolg unserer Gemeinschaft ist der Umgang mit den Problemen der schwächsten Mitglieder unserer Gesellschaft.
Als Berichterstatter für das Grünbuch der Kommission zum demografischen Wandel wurde ich im vergangenen Jahr eingeladen, auf einer Sonderkonferenz in Graz, die während der österreichischen Präsidentschaft zum Thema Behinderung stattfand, eine Rede zu halten. Auf dem Transparent auf der Bühne hinter mir stand der einfache deutsche Spruch "Leben wie andere auch". Ins Englische lässt sich das Wort "leben" nicht nur mit "to live" also "zu leben" übersetzen, sondern auch mit "to have a life" also "ein Leben zu haben". Unsere Gemeinschaft sollte sich darum bemühen, allen Mitgliedern unserer Gesellschaft zu helfen, nicht nur zu leben, sondern auch ein Leben zu haben so wie jedes andere Mitglied der Gesellschaft auch.
Die britischen Konservativen sind nicht davon überzeugt, dass wir zur Verwirklichung dieses Ziels mehr Gemeinschaftsvorschriften brauchen. Vielmehr vertreten wir die Auffassung, dass hier die gesamte Gesellschaft gefragt ist. Wir brauchen nicht nur einen Fürsorgestaat, sondern eine Fürsorgegesellschaft, in der die Bürger ihre Verantwortung für die Unterstützung aller Mitglieder der Gesellschaft anerkennen.
Der Staat kann nicht alles tun, aber er kann bei der Umsetzung individueller Entscheidungen behilflich sein, in dem er behinderte Menschen bei der Verwirklichung ihrer Wünsche unterstützt und ihnen Hindernisse aus dem Weg räumt - Hindernisse beim Zugang zu Bildung, Beschäftigung oder ganz einfach, um von A nach B zu kommen. Der Staat kann auch eine Kultur der Unabhängigkeit statt einer Kultur der Abhängigkeit fördern. Denn bei der Unterstützung von behinderten Menschen geht es nicht nur um Fürsorge, sondern vielmehr darum, ihnen bei der Verwirklichung ihrer Lebensvorstellungen und ihres Wunsches, genauso zu leben wie andere Menschen auch, zu helfen.
Wir begrüßen diesen durchdachten Initiativbericht zu diesem wichtigen Thema. Wir werden ihn natürlich unterstützen, und wir möchten der Berichterstatterin gratulieren.
Elizabeth Lynne
(EN) (Frau Lynne spricht am Anfang ohne Mikrofon.) ... insbesondere was die Äußerung des Kommissars eben betrifft, dass beim Thema Rechte von Menschen mit Behinderungen große Übereinstimmung zwischen dem Parlament und der Kommission besteht.
Herr Kommissar, sie sprachen vom Zugang zu Dienstleistungen. Natürlich kann es nur einen freien Zugang zu Dienstleistungen geben, wenn wir eine eigene Richtlinie zum Thema Behinderung haben. Ich freue mich, dass Herr Howitt und viele andere Abgeordnete ebenfalls auf diesen Punkt zu sprechen kamen. Ich möchte, Herr Kommissar, dass sie uns heute eine verbindliche Frist nennen, in der sie diese Richtlinie vorlegen werden. Ich begrüße Ihre Bemerkungen zu den Strukturfonds. Es ist ungeheuer wichtig, dass in die Strukturfonds ein Behindertenkriterium eingebaut ist. Ich bin sehr froh, dass dies jetzt geschehen ist.
Einer der Abgeordneten hier sprach auch vom Zugang zu den regulären Systemen. Auch das ist ein ganz bedeutendes Ziel.
Frau Tzampazi, vielen Dank für all Ihre Unterstützung und Arbeit. Wir haben in diesem Bereich sehr eng zusammengearbeitet. Es ist richtig, dass an das Europäischen Jahr für Menschen mit Behinderungen erinnert wurde und dieses als Grundlage für unsere weitere Arbeit dient.
Leider hatte ich nicht genügend Zeit, um über das Thema Bildung und Ausbildung zu reden. Es gibt so viele Punkte, auf die ich noch eingehen könnte, doch das A und O ist im Grunde genommen, dass eine eigene Richtlinie zum Thema Behinderung eingeführt wird.
Vladimír Špidla
Mitglied der Kommission. (CS) Meine Damen und Herren! Ich möchte Ihnen für die Aussprache danken, die ich mit Interesse verfolgt habe. Meines Erachtens entspricht Frau Lynnes Schlussfolgerung der Realität, und ich habe mich über die Feststellung des Ausschusses gefreut, derzufolge Parlament und Kommission sehr ähnliche Ansichten vertreten.
In der Aussprache wurden die wichtigsten Grundsätze - die der Nichtdiskriminierung und der aktiven Integration - angesprochen, und einige Punkte wurden präzisiert oder aus ganz unterschiedlichen Blickwinkeln erörtert. Da von mehreren Rednern Änderungen des europäischen Rechtsrahmens angesprochen wurden, möchte ich klarstellen, dass dieses Jahr eine Durchführbarkeitsstudie zur Verbesserung des Rechtsrahmens der EU in Bezug auf Menschen mit Behinderungen abgeschlossen werden wird.
Verehrte Abgeordnete, vielleicht sollte an dieser Stelle erwähnt werden, dass wir 2007 das Jahr der Chancengleichheit für alle begehen werden, das meines Erachtens eine gute Gelegenheit zur Mobilisierung der Gemeinschaft darstellt.
Die Präsidentin
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet heute statt.
Schriftliche Erklärungen (Artikel 142)
Carlo Casini
(IT) Ich bekunde meine volle Unterstützung für den Lynne-Bericht, denn es ist darin gelungen, ein breites Spektrum der die vielschichtige Welt der Behinderungen betreffenden Probleme anzugehen, und es wurden darin Maßnahmen und Instrumente vorgeschlagen, die hinreichend geeignet sind, den entsprechenden Bedürfnissen in Bezug auf das Leben der Menschen, ihre Beziehungen und ihren Platz in der Gesellschaft gerecht zu werden.
Ich möchte ferner in diesem Hohen Haus den Wunsch zum Ausdruck bringen, dass den Grundsatzerklärungen, die meine Zustimmung finden, immer mehr konkrete, praktische Maßnahmen der Kommission folgen mögen und dass "die Menschen mit Behinderungen" (oder, falls man den Begriff bevorzugt, "Menschen mit anderen Fähigkeiten") ihre Lebensziele unter Wahrung ihrer Menschenwürde verwirklichen können. Dank der Arbeit der Berichterstatterin in unserem Parlamentsausschuss fasst der Text, den wir im Begriff sind anzunehmen, unter anderem die sich aus den unterschiedlichen nationalen Situationen ergebenden sozialen Erfordernisse sinnvoll zusammen.
Diesbezüglich möchte ich hervorheben, dass ich es für die Mitgliedstaaten der Europäischen Gemeinschaft als ratsam erachte, einen im Wesentlichen einheitlichen Ansatz anzuwenden, um zu vermeiden, dass es in diesem Bereich zu ungerechtfertigten Ungleichbehandlungen der europäischen Bürger kommt, nur weil sie aus verschiedenen Teilen Europas stammen.
Zita Gurmai
(HU) Menschen mit Behinderungen in Europa haben heute mit besonderen Schwierigkeiten zu kämpfen und werden auf unterschiedlichen Ebenen diskriminiert. Von einer elementaren ungehinderten Mobilität kann fast nirgendwo die Rede sein, von der sozialen Integration ganz zu schweigen. Eines muss klar herausgestellt werden: Eigenständige Lebensführung bedeutet nicht, dass man einfach nur ein Mitglied der Gesellschaft ist, sondern dass man in gleichem Maße an der Gesellschaft teilhat wie alle anderen Menschen. Jeder Politiker und Entscheidungsträger sollte dieser Problematik entsprechende Aufmerksamkeit schenken.
Menschen mit Behinderungen machen 10 % der europäischen Bevölkerung aus. Daher ist ihre Integration und Funktionsfähigkeit nicht nur eine soziale Frage, sondern liegt im Interesse der gesamten Gesellschaft, denn die Schaffung von Arbeitsplätzen für behinderte Menschen und ihre Einbeziehung in die lebenslange und die berufliche Bildung trägt nicht nur zur Verbesserung ihrer Lebensbedingungen bei, sondern auch zur wirtschaftlichen Entwicklung Europas.
Es ist auch problematisch, einen Ansatz für diese Frage zu finden, und zwar nicht nur, weil für diesen Bereich keine ausreichenden statistischen Angaben vorliegen. Menschen mit Behinderungen bilden eine alles andere als homogene Gruppe, und deshalb bedarf es zur Lösung der zahlreichen Aufgaben in diesem Bereich eines integrierten, geschlechterspezifischen Ansatzes. Diese Überlegung gilt es auf jeder Ebene der politischen Entscheidungsfindung in Betracht zu ziehen. Hinzu kommt, dass so wie in anderen Bereichen auch Frauen mit Behinderungen häufig stärker benachteiligt werden als behinderte Männer, und Frauen sind häufiger von Armut und sozialer Ausgrenzung betroffen. Das muss bei einer Vielzahl von Programmen und Maßnahmen berücksichtigt werden.
Hélène Goudin
(SV) Nach Ansicht der Juniliste ist es völlig inakzeptabel, dass Behinderte mit Vorurteilen, unnötigen Hilfestellungen und Einschränkungen konfrontiert sind. Derartige Erfahrungen stimmen nicht mit unserer Auffassung von der EU als Werteunion überein.
Die Verordnung des Europäischen Parlaments und des Rates vom 5. Juli 2006 stellt somit einen Fortschritt dar und macht etwas deutlich, was vor allem angesichts des Gemeinsamen Binnenmarktes eigentlich eine Selbstverständlichkeit sein sollte: dass nämlich Menschen mit Behinderungen bei Flugreisen die gleichen Rechte wie andere Bürger haben sollten.
Schweden nimmt im Hinblick auf die Rechte von Menschen mit Behinderungen eine Vorreiterrolle ein. Weitreichende Gemeinschaftsvorschriften mit detaillierten Aussagen dazu, wie Menschen mit Behinderungen zu behandeln sind, hätten die erfolgreichen Reformen der 70er und 80er Jahre in Schweden infrage stellen können. Lassen Sie uns also rechtliche Details vermeiden und stattdessen klar und deutlich feststellen, dass Gesellschaft, Wirtschaft und jeder einzelne von uns Menschen mit Behinderungen wie alle anderen Bürgerinnen und Bürger behandeln sollten.
Lassen Sie uns abschließend etwas Selbstkritik üben. Die EU-Institutionen legen Berichte über die Rechte von Menschen mit Behinderungen vor, können aber gleichzeitig nicht dafür sorgen, dass alle EU-Gebäude völlig behindertengerecht gestaltet werden. Ebenso wenig liegen die Websites und Dokumente der Europäischen Union in einem für Behinderte, vor allem Sehgeschädigte, geeigneten Format vor. Wann gedenken die Quästoren des Europäischen Parlaments und die betreffenden EU-Behörden in diesen dringenden und nahe liegenden Fragen zu agieren?
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Approbation du procès-verbal de la séance précédente: voir procès-verbal
Philip Claeys
(NL) Monsieur le Président, juste une remarque en marge de la période de session de cette semaine. Comme vous le savez, le premier tour de scrutin pour le Prix Sakharov 2007 aura bientôt lieu. Il y avait cinq nominés. Le groupe ITS avait lui aussi nommé un candidat, le Patriarche œcuménique de Constantinople. Nous constatons aujourd'hui que le Patriarche a été contraint de retirer sa candidature à la suite de pressions. Autant que je sache, une telle situation ne s'était encore jamais produite depuis que le Parlement européen attribue le Prix Sakharov. Le Patriarche avait été réjoui d'apprendre que son nom avait été proposé par notre groupe - M. Binev lui avait demandé ce qu'il en pensait et il était tout à fait pour. Cela est intolérable. À ma connaissance, jamais personne n'avait jusqu'alors été contraint de retirer sa candidature simplement pour avoir été nominé par un groupe à contresens du courant dominant. Et bien, pour protester contre ce type d'outrage, contre ce type de machination politique sournoise, je peux vous dire que le groupe ITS ne participera pas à l'élection du lauréat du prochain Prix Sakharov.
Le Président
(DE) M. Claeys, j'ai entendu parler de la situation que vous évoquez, mais je ne peux me prononcer sur le fond des faits que vous rapportez. Ce n'est pas vraiment le bon moment pour en informer le Parlement; il serait préférable de le faire d'une manière qui nous permettre d'en discuter.
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Stemmeforklaringer
Mundtlige stemmeforklaringer
Ville Itälä
(FI) Fru formand! Jeg mener, det er meget vigtigt, at vi stemte for betænkningen med et meget klart flertal. Det er præcis den slags arbejde, Parlamentet har brug for for at bevare offentlighedens tillid til systemet.
Hvorfor vil jeg så drøfte dette emne igen, nu hvor afstemningen er afsluttet? Ligesom ordføreren vil jeg gerne understrege, at det er et vigtigt emne, især institutionerne imellem, og sammenligningstabellerne er en vigtig start. Jeg håber, de vil fungere frem til afslutningen, uden at institutionerne kommer op at skændes, så dette kan gennemføres så hurtigt som muligt.
Giommaria Uggias
(IT) Fru formand, mine damer og herrer! Dette er en vigtig foranstaltning for landbruget. Foranstaltningen skal dog øjeblikkeligt følges op af et tilsagn fra Rådet og de nationale regeringer om at vedtage den straks, inden udgangen af sæsonen, så vi kan få løst det problem, der, som dagens afstemning har vist, ikke alene påvirker Sydeuropa, men hele Europa.
Bluetongue rammer får og kvæg på vores gårde. Derfor er foranstaltninger for at afskaffe det et sundhedspolitisk mål, som nationale regeringer bedst kan bidrage til gennem fleksibilitet. Foranstaltningen skal vedtages straks gennem gennemførelse af direktivet.
Ville Itälä
(FI) Fru formand! Dette var et ekstremt vigtigt forhandlingsemne, og efter min mening ville det have været godt, hvis Parlamentet havde sendt et klart budskab om, at vi er meget bekymrede over det, der er sket. Vi ønsker at vise offentligheden, at vi gør alt, hvad vi kan, for at gøre atomkraftværker i Europa og i verden generelt så sikre som muligt. Vi vil imidlertid også gerne vise, at vi kan fortsætte med atomkraft, når der hersker større sikkerhed på området. Derfor er det en skam, at flertallet stemte imod dette, og at det klare budskab derfor ikke blev sendt i dag.
Bernd Lange
(DE) Fru formand! Jeg er noget skuffet over, at Parlamentet ikke kunne vedtage dette i dag, så vi kunne drage fornuftig lære af reaktorkatastrofen i Japan. For mig er det hævet over enhver tvivl, at dette må betyde et klart skifte i energipolitikken væk fra atomkraft og med andre ord begyndelsen på en udfasning på europæisk niveau. For det andet bør det også været indlysende, at hvis vi gennemfører stresstest, så skal alle de atomkraftværker, der ikke består testene, fjernes fra nettet.
Ingen af disse forslag opnåede flertal under afstemningen. Derfor kunne jeg ikke støtte beslutningen. Jeg håber, vi snart lykkes med at organisere en ensartet energipolitik, der kan give os sikker og fornuftig energi i fremtiden, hvilken betyder en bevægelse i retning af energieffektivitet og vedvarende energi.
Sergej Kozlík
(SK) Fru formand! Der er helt sikkert ingen, der er i tvivl om, at ulykken i Fukushima understregede behovet for at stramme op på driftsvurderingerne af eksisterende atomkraftværker og af opbygningen af nye anlæg. Det vil blive nødvendigt at revidere og tilpasse lovgivningen samt parametrene for stresstest af nukleare anlæg på grundlag af fælles kriterier for hele EU. I betragtning af at dette er et globalt problem, som ikke kender grænser, kunne der endda blive tale om en interkontinental aftale, som skal håndteres af globale myndigheder.
Vi skal imidlertid ikke forhaste os og risikere at smide barnet ud med badevandet. Det er et spørgsmål om at løse rent professionelle problemer, og det kan kun skade at politisere emnet. Vi bliver hver dag præsenteret for mange demagogiske krav uden noget som helst professionelt grundlag, både i medierne og her i Parlamentet.
Eftersom konklusionerne på forhandlingen i Parlamentet fuldt ud afspejler disse forskellige holdninger, undlod jeg at stemme i den endelige afstemning om Parlamentets holdning.
Mitro Repo
(FI) Fru formand! Jeg kunne heller ikke stemme for denne beslutning, i det mindste ikke i dens nuværende form.
I Europa frygter borgerne med god grund for deres sikkerhed. Det bør være vores prioritet lige nu. Vi har brug for konkrete foranstaltninger til at øge folks fornemmelse af sikkerhed.
Denne beslutning delte Parlamentet i to. Det burde ikke være et spørgsmål om, hvorvidt man er for eller imod atomkraft. Vi insisterer på minimumssikkerhedsstandarder i Europa som helhed. Den stresstest, Kommissionen har foreslået, kan ikke i sig selv berolige befolkningen. Kommissionen skulle undersøge alternative energiløsninger for fremtiden og samtidig tage højde for de forskellige energibehov i EU's medlemsstater. Efter min mening bør investeringer i atomkraft ikke betyde mindre forskning eller produktudvikling inden for vedvarende energikilder.
Miroslav Mikolášik
(SK) Fru formand! Ulykken i Fukushima har givet anledning til velbegrundet frygt i offentligheden over anvendelsen af atomkraft, og derfor er det passende at tænke over den aktuelle situation i EU og træffe passende foranstaltninger for at forbedre sikkerheden, hvilket jeg er enig i, og skabe gennemsigtighed i driften af nukleare anlæg og beskyttelsen af folkesundheden. I den nuværende situation er det selv med den største vilje ikke muligt at forestille sig et velfungerende, konkurrencedygtigt elektricitetsmarked uden atomkraft som en del af energimikset, uanset om vi kan lide det eller ej.
EU og medlemsstaterne har en forpligtelse til at skabe en energipolitik, der kan sikre alle staters suverænitet, politiske uafhængighed og økonomiske sikkerhed. Redskaberne til at opnå det mål omfatter et passende energimiks, et passende niveau af produktionskapacitet, balance mellem udbud og efterspørgsel, reduktioner i energiintensiteten i økonomien osv.
Jeg er ikke bange for at understrege, at atomkraft er en vigtig ressource til elproduktion, fordi den bidrager til større energisikkerhed, især i stater, hvor der er begrænsede reserver af fast brændsel. Jeg undlod at stemme under den endelige afstemning, fordi der var et forslag om at indføre et moratorium på nye reaktorer. Det er jeg i høj grad uenig i.
Paul Murphy
- (EN) Fru formand! Jeg stemte for ændringsforslaget og insisterede dermed på en atomkraftfri fremtid for Europa. Tragedien i Fukushima understreger den enorme fare, som atomkraft repræsenterer for menneskeheden og miljøet. Risikoen for en enorm katastrofe og mangelen på en sikker måde at bortskaffe brugt nukleart brændsel på betyder, at atomkraft ikke er en sikker måde at udvikle energiproduktionen på.
Tragedien understreger også det faktum, at man ikke kan overlade en så vigtig opgave som energiproduktion og -distribution til private profitmagere. I sidste ende er den kapitalistiske jagt på profit, uden hensyntagen til hverken menneskeliv eller miljøet, ansvarlig for krisen.
Jeg opfordrer til en nationalisering af energisektoren under demokratisk kontrol med og ledelse af arbejdstagere. På det grundlag kunne vi udvikle en rationel og bæredygtig plan for energiproduktion, -distribution og -anvendelse, levere billig og sikker energi til alle og samtidig beskytte miljøet. I centrum af planen skal der være et langsigtet program for investeringer i vedvarende energikilder, som fører til progressiv udskiftning af olie-, gas-, kul- og atomkraftværker.
Francesco De Angelis
(IT) Fru formand, mine damer og herrer! Efter tragedien i Fukushima er vi alle sammen nødt til at stoppe op og tænke. Atomkraft er endnu en gang kommet i søgelyset, og vi er nødt til at tænke over fremtiden, vores børns fremtid. Det er sandt, at vi har brug for energi, men vi har brug for ren energi og sikker energi. Sikkerhed er meget godt, men det er ikke nok. Et moratorium er heller ikke nok, og vi er nødt til at gå videre end det.
Tragedien i Fukushima fortæller os, at der ikke er noget, som hedder sikre atomkraftværker. Og den fortæller os først og fremmest, at vi er nødt til at organisere en hurtig afskaffelse af atomkraft og koncentrere os om vedvarende, alternative kraftkilder. Europa har brug for en ny energipolitik for at standse byggeriet af nye atomkraftværker på grund af deres potentielt forfærdelige indvirkning på sikkerhed, miljø, klima og kommende generationer. Der er brug for en radikal ændring af perspektivet for en sikker fremtid baseret på energibesparelser og brugen af vedvarende kilder.
Filip Kaczmarek
(PL) Fru formand! Jeg stemte for beslutningen. Beslutningen var tænkt som et udtryk for solidaritet med ofrene for naturkatastrofen og den nukleare ulykke, der fulgte i dens kølvand, og også som et udtryk for taknemmelighed over for og anerkendelse af de mennesker, der risikerer deres liv for at forhindre en endnu større katastrofe. Jeg er også fuld af beundring over den solidaritet, det mod og den beslutsomhed, det japanske folk reagerer med i forhold til katastrofen.
Jeg er enig i konklusionen om, at EU skal foretage en gennemgående revision af sin tilgang til kernekraftsikkerhed, men vi kan ikke tvinge medlemsstaterne til at opgive aktiviteter rettet mod at sikre deres egen energisikkerhed, og derfor er jeg glad for, at vi har afvist de urealistiske og farlige bestemmelser i vores beslutning.
Giommaria Uggias
(IT) Fru formand, mine damer og herrer! Den italienske delegation fra Italia dei Valori stemte imod beslutningen om atomkraft, fordi den ikke var et klart nej til atomkraft.
Desværre blev de ændringsforslag, der kunne have forbedret teksten og gjort Europa fri for atomkraft og umiddelbart fri for eksisterende og fremtidige atomkraftværker, afvist. Et Europa uden atomkraft er den eneste rigtige vej, hvis vi skal kunne garantere, at vores børn og fremtidige generationer kan leve i en verden uden risiko for en gentagelse af katastroferne i f.eks. Fukushima og Tjernobyl.
Disse lærer har vist os, at der ikke findes noget, som hedder teoretisk sikkerhed. Derfor er vi nødt til at sige nej til den nukleare mulighed og investere i forskning og innovation inden for andre kilder, der i sandhed er grønne, vedvarende og rene.
Peter Jahr
(DE) Fru formand! Jeg stemte for forslaget til beslutning, og jeg beklager dybt, at det ikke er lykkedes Parlamentet at nå frem til en fælles holdning i dag. Jeg taler især til de medlemmer, der krævede mere. Jeg synes, det ville have været bedre at stemme for kompromiset, for jeg er klar over, at man i EU har mange forskellige holdninger til atomkraft.
Det er lige præcis, fordi miljømæssige påvirkninger og indvirkningen af ulykker ikke kender nogen nationale grænser, at jeg synes, det er vigtigt at vedtage og acceptere minimumskrav. For det første har vi brug for en ensartet sikkerhedsstandard i EU. For det andet er vi nødt til at tage forholdsregler for fremtidige ulykker og katastrofer. Med andre ord har vi brug for en europæisk katastrofeplan. For det tredje kan vi ikke blive ved med at forsømme forskning i vedvarende energi, nuklear fusion og etablering af lagerfaciliteter samt genanvendelse af kulstofbrændstoffer.
Eija-Riitta Korhola
(EN) Fru formand! Jeg er også skuffet over, at Parlamentet ikke var i stand til at sende et velafbalanceret og fornuftigt budskab. Der er ingen tvivl om, at skaderne på atomkraftværket i Fukushima er en katastrofe, men antallet af dræbte kommer ikke til at overstige hverken 1 000 eller 100 og måske ikke engang 10.
Som et resultat af verdens mest alvorlige jordskælv i det område estimerer man et dødstal på mellem 30 000 og 40 000 på grund af ødelagte veje, broer, jernbaneskinner og bygninger. Skal vi nedrive lignende strukturer i EU bare for at være på den sikre side? Det vil jeg gerne have svar på.
Det, der er sket i Japan, skyldes ikke den nukleare teknologi, det skyldes placeringen. Derfor er det ikke alene latterligt at reagere med panik i Europa, det kan også skade miljøet, fordi der ikke findes noget troværdigt alternativ til forsyning med lav CO2-udledning, og derfor vil brugen af fossile brændstoffer vokse. Er det virkelig, hvad vi ønsker?
Hannu Takkula
(FI) Fru formand! Alle i Europa skal være bekymrede for sikkerheden, for det er vigtigt. Vi må bygge sikre systemer.
Det skal selvfølgelig siges, at reaktionen siden Fukushima har været noget overdreven. På den anden side er det kun naturligt. Jeg kan huske, da Estonia sank: Nogle syntes, at alle skibe skulle forbydes, fordi de var farlige. Mennesker kan få den slags tanker. Lige nu skal vi dog huske på, at kun et ud af 54 atomkraftværker ikke bestod den test, tsunamien og jordskælvet udsatte dem for.
På trods af det er vi imidlertid nødt til at undersøge tingene stille og roligt og huske på, at man ikke kan generalisere på baggrund af en enkelt sag. Faktisk dør der hvert år 300 000 europæere på grund af udledningen af fossile brændstoffer, og det er noget, vi skal have kigget på først. Det er meget vigtigt at sikre, at den nukleare teknologi er sikker, og jeg ved, at vi i Europa også vil bygge anlæggene på en sikker måde i fremtiden. Det skal vi fokusere på. Ikke desto mindre er der absolut ingen grund til uberettiget hysteri.
Gay Mitchell
- (EN) Fru formand! Tillad mig at sige, at jeg undlod at stemme hele vejen igennem. Det er ikke fordi, jeg ikke er bekymret over emnet, for det er jeg virkelig, men jeg har indset, at vi er nødt til at være nuancerede, for der findes ingen nemme svar.
Jeg bor i Irland og repræsenterer Dublin, der ligger på Irlands østkyst. Langs Storbritanniens vestkyst ligger der fem aktive atomkraftværker, og dem har jeg ikke noget imod. Vedrørende kernekraftsikkerhed og for de gode naboskabsforbindelsers skyld synes jeg dog, at det ville være en god idé at få en eller anden form for britisk/irsk, og med irsk mener jeg nord- og sydirsk, sikkerhedsoverblik over disse anlæg, så vi kan blive informeret om eventuelle risici. Endvidere ville vi i tilfælde af en ulykke kunne deltage i en eventuel evakuering af folk i Wales eller England og dermed udfylde vores rolle som en god nabo.
I de medlemsstater, der har nabomedlemsstater med faciliteter af den slags, er der brug for et godt nabosamarbejde. Det er grunden til, at jeg ønskede at komme med denne forklaring.
Mitro Repo
(FI) Fru formand! I Syrien, Bahrain og Yemen har mennesker forsøgt at kæmpe for menneskelig værdighed, gennemsigtighed, grundlæggende rettigheder og retten til demokrati.
EU har udvist vilje og evner til at beskytte Libyens civilbefolkning og støtte den demokratiske revolution. Vi skal undgå dobbeltmoral og vise, at vi handler i overensstemmelse med værdierne i EU's udenrigspolitik.
Situationen i Nordafrika og Mellemøsten er i sandhed en lakmusprøve af Tjenesten for EU's Optræden Udadtil. I et levedygtigt, retfærdigt samfund er der brug for ægte dialog og samspil mellem det civile samfund og de politiske beslutningstagere. Man er nødt til at lytte til befolkningen, og det ønsker vi at minde Syrien, Bahrain og Yemen om. Vi opildner ikke til revolution.
Tilfredshed, sikkerhed og velfærd for befolkningen er prioriteten for en stat, der respekterer retfærdighed. Med denne betænkning viser vi, at EU gennem sin udenrigspolitik står ved de værdier, det blev etableret på baggrund af.
Paul Murphy
- (EN) Fru formand! Jeg afstod fra at stemme om situationen i Syrien, Bahrain og Yemen. De revolutionære bevægelser, som startede i Tunesien, har inspireret og opmuntret millioner af mennesker i Nordafrika og Mellemøsten til at deltage i folkelige opstande mod de brutale regimer, der diktatorisk har regeret disse lande i årtier.
De opstande har endnu en gang vist arbejderklassens og de fattiges potentielle magt til at kæmpe imod og overvinde deres undertrykkere. Jeg fordømmer hykleriet blandt de ledere af EU og andre vestlige lande, som i dag fordømmer disse diktatoriske lederes brutale undertrykkelse, men som i går støttede og udgjorde en livline for deres regimer.
Nu er det vigtigt, at masserne står sammen på tværs af etniske og religiøse skel for at gøre op med den korrupte elite og opbygge ægte demokratiske samfund, der kan tilbyde ordentlige job, ordentlig uddannelse og udrydde fattigdommen. For at kunne det må arbejderklassen og de fattige tage kontrol over økonomien og rigdommen i deres region og anvende den i flertallets interesse.
Adam Bielan
(PL) Fru formand! Vi har for nylig været vidner til massedemonstrationer i lande som Syrien, Bahrain og Yemen. Demonstranterne kræver demokrati i det offentlige liv, at diktatorerne trækker sig tilbage, og, især i Syrien, at undtagelsestilstanden ophæves. Myndighederne i disse lande anvender imidlertid rå magt mod demonstranterne, og mange mennesker er blevet dræbt. Det er især bekymrende, at hele regionen er truet. Magtanvendelse over for egne borgere er et brud på enhver lovgivning. Brugen af skarp ammunition kan ikke forsvares og skal kategorisk fordømmes. Jeg appellerer til disse landes regeringer om at stoppe undertrykkelserne i menneskerettighedernes navn, herunder retten til fredelige demonstrationer og retten til ytringsfrihed. Jeg opfordrer de europæiske institutioner og de relevante internationale organisationer til at iværksætte diplomatiske foranstaltninger for at beskytte demonstranterne. Jeg håber, at vi med dagens vedtagelse af betænkningen også bidrager til at beskytte grundlæggende menneskerettigheder i disse lande.
Hannu Takkula
(FI) Fru formand! EU ved naturligvis, at det er nødt til at gennemføre sine egne grundlæggende værdier i sin politik. Menneskerettigheder er et af de centrale områder, der skal eksporteres til Mellemøsten. Vi er virkelig nødt til at præsentere et koncept for og en forståelse af, hvad menneskerettigheder betyder. Det er ikke nemt, for den mellemøstlige kultur er baseret på andre værdier. Vi er i Europa vokset op i en verden baseret på jødisk-kristne værdier, hvorimod deres verden er baseret på en islamisk tankegang. Derfor behandles folk forskelligt, og opfattelsen af mennesket er forskellig.
Under alle omstændigheder har Syrien været i undtagelsestilstand siden 1963. Det har muliggjort henrettelser af personer uden rettergang. Nu viser denne opstand os i Europa, at vi er nødt til at åbne øjnene og indse, at den eneste succeshistorie i Mellemøsten er områdets eneste demokratiske stat, nemlig Israel, hvor der er menneskerettigheder, ytringsfrihed og demokrati.
Vi skal udøve mere af denne form for indflydelse på Syrien, Bahrain og Yemen, så de måske kommer til at acceptere menneskerettigheder for alle og ligeledes rettigheder for kvinder og børn og dermed muligvis anlægger en kurs mod demokrati. Men jeg er ikke naiv, og jeg ved, at det i den islamiske verden er svært at tage disse værdier til sig. Ikke desto mindre skal vi som europæere forsøge at eksportere og fremme dem.
Paul Murphy
- (EN) Fru formand! Jeg afstod fra at stemme om statusrapporten for 2010 om Island. Som et resultat af den finansielle krise er Island gået fra at være det femterigeste land i verden til at være et land i krise, hvor sammenbruddet af banksystemet resulterede i, at 40 % af alle husholdninger ikke kunne betale deres regninger, og at pensionister mistede deres livsopsparinger.
Sidste år afviste 93 % af den islandske befolkning i en folkeafstemning at betale mere end 3,5 mia. EUR til regeringerne i Storbritannien og Nederlandene. Trods små ændringer står de grundlæggende over for samme valg i den afstemning, som afholdes den 9. april. De skal ikke skræmmes til at sige ja til aftalen, der bør afvises. Det er ikke den islandske befolknings ansvar at betale for krisen. Det er ikke arbejdstagerne, pensionisterne og de fattige, der har skabt krisen, og derfor skal de heller ikke betale for den, hverken i Island, Grækenland, Portugal, Spanien, Irland eller i noget som helst andet land. Det er de internationale spekulanter, som tjente styrtende med penge på dereguleringen af de finansielle markeder, der skal betale.
Peter Jahr
(DE) Fru formand! Jeg bliver altid glad, når EU får nye medlemmer, og derfor stemte jeg da også for forslaget. Jeg kunne dog godt tænke mig, at alle problemer blev lagt klart frem under tiltrædelsesforhandlingerne, så de kunne blive diskuteret og håndteret på forhånd. Problemer, der ikke håndteres på grund af misforstået venlighed, går ikke bare over af sig selv. Problemløsningsprocessen bliver ofte hårdere og mere langvarig, og resultatet bliver skuffende for alle. Tillad mig at gentage, at jeg altid er glad for nye medlemmer i EU, men det gælder for alle medlemmer, at de ikke kun har rettigheder, men også forpligtelser.
Mitro Repo
(FI) Fru formand! Jeg undskylder hændelsen forud for afstemningen. De havde helt ret.
EU har lovet landene på Balkan mulighed for udvidelse. Jeg mener, at det er den eneste garanti for fred i området, som hr. Ahtisaari også sagde det før mig.
For andet år i træk anbefaler Kommissionen, at forhandlingerne med Makedonien om medlemskab påbegyndes. EU kan ikke gemme sig bag striden om Makedoniens navn under landets tiltrædelsesproces. De formelle krav til medlemskab skal naturligvis overholdes, og der skal gennemføres reformer.
Striden om Makedoniens navn er ikke første gang, der følger uløselige problemer i kølvandet på en ny medlemsstat. Vi bør alle kigge os selv i spejlet. Hvorfor skulle vi behandle Makedonien anderledes? Makedoniens fremskridt afhænger først og fremmest af Makedonien selv, men EU skal ikke lukke døren for landet af politiske årsager som striden om dets navn.
Martin Kastler
(DE) Fru formand! Jeg stemte også for denne betænkning og denne beslutning til fordel for Makedonien. Men hvis vi skal være ærlige, er der en detalje, vi er nødt til at nævne. Vi kan ikke bede folk og etniske grupper i andre lande om at omdøbe deres lande, bare fordi andre lande ikke kan lide deres navn. Det er fastlagt i den internationale lovgivning, og som europæere er vi nødt til at sikre, at vi er ærlige omkring dette.
Derfor blev jeg meget irriteret over, at der desværre blev vedtaget et ændringsforslag, som jeg stemte imod, hvori det blev fastlagt, at Makedonien ikke må kalde sig Makedonien. Makedonien er et land med stort udviklingspotentiale i Europa, primært fordi det har store økonomiske udviklingsmuligheder på Balkan, der ellers er et område med store vanskeligheder, det oplever økonomisk fremgang og fører forhandlingerne med begejstring, hvilket er meget positivt.
I lyset af denne positive tilgang vil jeg gerne takke alle de medlemmer, som stemte for denne beslutning, samt dem, der har arbejdet sammen med landets parlament som en del af Parlamentets delegation. Vi må gøre udsigterne klar for de, der ønsker at være en del af Europa. Lad os arbejde sammen for at opnå dette.
Adam Bielan
(PL) Fru formand! Den brutale magtkamp mellem den afgående og den nyvalgte præsident for Elfenbenskysten, der har stået på de seneste fire måneder, går imod alle de principper, den moderne verden hviler på. Blodige kampe har ført til hundredvis af tabte menneskeliv i befolkningen. Mere end en million indbyggere i Elfenbenskysten har været nødt til at forlade deres hjem, og mange flygtninge søger stadig husly i nabolandene. Vi må gøre alt for at retsforfølge de skyldige. Det skal først og fremmest undersøges, om der har fundet folkedrab og forbrydelser mod menneskeheden sted. Det bliver også strengt nødvendigt at sikre orden og sikkerhed for borgerne og stoppe alle former for vold. Intimidering af den lokale befolkning og udenlandske observatører må ikke tillades. Resultaterne af demokratiske valg skal gennemføres. Derfor skal den tidligere præsidents handlinger, der går imod nationens vilje, fordømmes. Magtbemægtigelse, opfordring til vold og overtrædelse af menneskerettigheder skal dømmes af de relevante internationale myndigheder.
Ville Itälä
(FI) Fru formand! Jeg stemte for beslutningen. Jeg synes, det især er meget vigtigt, at vi vedtager en klar og stærk holdning til Belarus, der er en åbenlys plet på det europæiske landkort. Vi må gennemføre foranstaltninger, der gør det muligt for Belarus at anlægge en kurs mod demokrati.
Dog vil jeg gerne i forbindelse med afstemningen gennemgå ændringsforslag 1 til punkt 10 fremsat af Gruppen for Det Progressive Forbund af Socialdemokrater i Europa-Parlamentet, hvori de angiver, at EU's partnerlande har langsigtet mulighed for at tilslutte sig EU. Det stemte jeg imod, fordi jeg mener, at alle partnerlande automatisk skal kunne blive medlemmer, eller at vi det mindste skal lege med idéen om, at de kan. Vi kender offentlighedens holdning til en hurtig udvidelse, og derfor bør forslag af denne art ikke vedtages. Derfor stemte jeg imod.
Adam Bielan
(PL) Fru formand! Den østlige dimension af den europæiske naboskabspolitik er et strategisk element i EU's internationale relationer. Der vil finde yderligere udvidelser sted på dette område. Det er derfor vigtigt at øge investeringerne for at udvikle de demokratiske strukturer i landene. Støtte til initiativer som f.eks. Bielsat er ikke uden betydning for uafhængigheden for medierne i Belarus, når man samtidig trækker støtten til de statskontrollerede medier tilbage. Jeg vil gerne opfordre til, at der ydes aktiv støtte til lokale demokratiske myndigheder i disse lande gennem partnerskabsprogrammer. Associeringsaftaler vedbliver at være et vigtigt redskab til stimulering af reformer, og jo mere finansiering og teknisk støtte, der indgår i aftalerne, desto bedre bliver resultaterne. En udvidelse af det intellektuelle grundlag gennem stipendieprogrammer kræver ligeledes supplerende midler. Jeg opfordrer til øget finansiering til støtte af menneskerettigheder og udvikling af civilsamfund. En uddybning af den sociale integration vil hjælpe med at påvirke sociale og politiske forandringer og er en afgørende investering i fremtiden. Derfor støtter jeg beslutningen.
Cristiana Muscardini
(IT) Fru formand, mine damer og herrer! 21 dokumentariske referencer, 21 forklarende kommentarer og 62 punkter, der sammenfatter Parlamentets krav, i forslaget til beslutning udgør i alt 105 punkter. Det er for mange til at kunne være effektivt. I denne sag er der imidlertid ikke noget forslag til, hvordan udviklingen af international handel kan hjælpe til stabilitet og heraf følgende ro og fred i de sydlige Middelhavsområder.
International handel er blevet en ny slags udenrigspolitik og kunne være med til at skabe bedre levevilkår i hele regionen. EU må ikke forsømme ting, der er til gavn for udviklingen af ordentlige handelsrelationer, som stimulerer produktionen i de forskellige industrier. Hver enkelt lille fremskridt på dette område vil bidrage til at fremme demokrati og menneskerettigheder, beskytte kvinders værdighed, øge sikkerheden, stabiliteten og velstanden samt sikre en retfærdig fordeling af indkomster og rigdom og dermed forhindre flere tusinde menneskers flugt fra hunger og udvandring uden form for reelt håb.
Skriftlige stemmeforklaringer
Luís Paulo Alves
Jeg stemmer for denne betænkning til ændring af direktiv 2000/75/EC. Både Rådet og Parlamentet er enige om at ændre retsgrundlaget, fordi Kommissionens forslag blev stillet inden Lissabontraktatens ikrafttræden. Efter min mening er disse ændringsforslag berettigede på grund af sygdommens spredning, og fordi den videnskabelige opdagelse af en vaccine ikke udgør samme risiko som den tidligere vaccine.
Mara Bizzotto
skriftlig. - (IT) Jeg stemte for hr. Wojciechowskis betænkning, hvori han med en række interessante ændringsforslag til Kommissionens tekst forsøger at opdatere et forældet stykke lovgivning og gøre det mere fleksibelt, eftersom det ikke længere står mål med de aktuelle behov. Det ville hjælpe medlemsstaterne til en mere effektiv brug af vaccinen mod bluetongue og dermed reducere forekomsten af sygdommen i landbrugssektoren.
Maria Da Graça Carvalho
Jeg er glad for ændringsforslagene i dette direktiv, fordi de gør reglerne for vaccination mere fleksible. Takket være den nye teknologi er de "inaktiverede vacciner" mod bluetongue nu blevet disponible, og de udgør ikke nogen risiko for uvaccinerede dyr. Vi er nu blevet enige om, at vaccination med inaktiverede vacciner er det bedste redskab til at bekæmpe bluetongue og forhindre klinisk sygdom i EU. Den udbredte anvendelse af disse vacciner i 2008- og 2009-vaccinationskampagnen resulterede i en betydelig forbedring af sundhedssituationen. Jeg vil gerne opfordre til, at de eksisterende regler for vaccination i direktiv 2000/75/EF ændres for at tage højde for nylige teknologiske fremskridt inden for fremstilling af vacciner, sikre, at spredningen af bluetonguevirusset bekæmpes bedre, og mindske den byrde, som denne sygdom udgør for landbrugssektoren.
Diane Dodds
Jeg stemte for betænkningen. Selv om jeg tror på princippet om at gøre det muligt for den kompetente myndighed, dvs. medlemsstaten, at vaccinere mod bluetongue, er jeg imidlertid imod princippet om at inkludere kravet om tabeller vedrørende gennemførelse i den nationale lovgivning.
Diogo Feio
Før i tiden blev vaccination mod bluetongue gennemført ved hjælp af levende svækkede vacciner, der var underkastet en række restriktioner på vaccinationer for at undgå spredning af virusset til uvaccinerede dyr. Nu har videnskabelige fremskridt imidlertid muliggjort anvendelse af nye inaktiverede vacciner. I modsætning til "levende svækkede vacciner" kan disse anvendes sikkert og uden restriktioner, fordi de ikke udgør en risiko for cirkulation af et aktivt virus. I lyset af de alvorlige konsekvenser af bluetongue for kvægbrug skal der træffes alle mulige foranstaltninger for at gøre vaccination nemmere og mere effektiv med henblik på at beskytte landmændene mod tab af dyr og i sidste ende på at beskytte fødevaresikkerheden.
José Manuel Fernandes
Bluetongue er en sygdom, der primært rammer drøvtyggere som får, geder og køer, og den kan have form af en epidemi, hvis de miljø- og klimamæssige betingelser er til stede, især i sensommeren og det tidlige forår. Selv om der ikke er registreret tilfælde af, at den har ramt mennesker, er det af helt afgørende betydning at anerkende sygdommen og forsøge at gennemføre foranstaltninger, som kan udrydde den. På EU-niveau oplevede man første gang sygdommen i Syd- og derefter i Central- og Nordeuropa. Takket være vellykkede vaccinationskampagner samfinansieret af EU udrydder brugen af bestemte vacciner muligvis ikke sygdommen, men gør det i stedet muligt for den fortsat at cirkulere. Derfor blev der udviklet en vaccinetype, som sikrer, at sygdommen kan bekæmpes og udryddes i EU, men brugen af vaccinen er begrænset i henhold til de gældende regler. Derfor er der behov for at ændre det nuværende direktiv. Eftersom dette forslag til Europa-Parlamentets og Rådets direktiv om ændring af direktiv 2000/75/EF overholder dyresundhedsstrategien (2007-2013) og går i retning af en mere fleksibel tilgang i vaccinationssystemet og dermed forbedret bekæmpelse af væsentlige dyresygdomme, stemmer jeg for.
João Ferreira
Med denne betænkning forsøger man at opdatere direktiv 2000/75/EF, hvori visse bestemmelser vedrørende foranstaltninger til bekæmpelse og udryddelse af bluetongue er vedtaget. I de senere år er der gjort fremskridt på området for dyrevaccinationer. Risikoen ved såkaldte "levende svækkede vacciner" udgør ikke længere en trussel, fordi der er kommet nye inaktiverede vacciner på markedet. Til forskel fra de "levende svækkende vacciner" udgør disse inaktiverede vacciner ikke nogen risiko for uønsket vaccineviruscirkulation, hvorfor de med held kan anvendes uden for distrikter, der er underkastet restriktioner. Dette er blevet bemærket i betænkningen.
Under hensyntagen til den teknologiske udvikling inden for fremstilling af vacciner mener vi, at en større fleksibilitet i vaccination mod bluetongue vil bidrage til bedre bekæmpelse af sygdommen og mindske den byrde, som denne sygdom udgør for landbrugssektoren. Vi mener også, at ændringerne af dette direktiv skal gennemføres så hurtigt som muligt til gavn for landbrugssektoren.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for denne betænkning, fordi bluetongue er en sygdom, der rammer drøvtyggere (som kvæg, får og geder). Siden begyndelsen af 2000'erne har der i mange medlemsstater været adskillige epidemiske bølger, også i Central- og Nordeuropa, der har forårsaget betydelige tab som følge af sygelighed, dødelighed og forstyrrelser af handelen med levende dyr. Reglerne til bekæmpelse og udryddelse af bluetongue har hidtil været baseret på erfaringer med anvendelse af de levende svækkede vacciner, som var de eneste disponible vacciner. Disse vacciner kan medføre uønsket cirkulation af vaccinevirusset hos uvaccinerede dyr. I de seneste få år er der imidlertid kommet nye inaktiverede vacciner på markedet. Til forskel fra de levende svækkede vacciner udgør disse inaktiverede vacciner ikke nogen risiko for uønsket vaccineviruscirkulation, hvorfor de med held kan anvendes uden for distrikter, der er underkastet restriktioner med hensyn til flytning af dyr. Forslaget ville lempe en række restriktioner, som er blevet unødvendige i lyset af de seneste udviklinger inden for fremstilling af vacciner. De nye regler ville hjælpe medlemsstaterne til at gøre mere effektiv brug af vaccination til bekæmpelse af bluetongue og mindske den byrde, som denne sygdom udgør for landbrugssektoren.
Jarosław Kalinowski
Som et resultat af teknisk innovation er der kommet nyere vaccinationer mod bluetongue på markedet, som ikke var disponible, da Kommissionen udformede direktivet. Derfor støtter jeg ordførerens synspunkt om, at reglerne for vaccinationer skal opdateres for at gøre det nemmere for dyreopdrættere at producere sunde dyr. Ved at liberalisere og gøre reglerne mere fleksible vil avlen blive mere effektiv, og frem for alt vil beskyttelsen af dyr mod uønskede og farlige sygdomme blive mere effektiv. Jeg giver ligeledes initiativet min fulde støtte på grund af dets udformning, for for at gøre retssystemet mere effektivt er vi nødt til at forenkle det så meget som muligt og gøre det mere fleksibelt, og det mål opfyldes til fulde med ovenstående betænkning.
Elisabeth Köstinger
Bluetongue er en forfærdelig epidemi blandt dyr, der rammer drøvtyggere, og som har forårsaget stor skade i hele husdyrsektoren. Den økonomiske skade og de tab, der forårsages af, at handelen går i stå, rammer landbrugssektoren hårdt. Også i Østrig, hvor der er en lang tradition for kvægavl, har mange landmænd oplevet at blive truet på deres levebrød. I den situation er det vigtigt at gennemføre støtteforanstaltninger og revidere de gamle regler, inden den næste epidemi bryder ud. De regler for vaccination, der gjaldt før i tiden, skal tilpasses den teknologiske udvikling for at bekæmpe bluetongue mere effektivt og mindske byrden på landmænd. Jeg hilser den hurtige handling på EU-niveau velkommen og ønsker en hurtig gennemførelse af direktivet. Som repræsentant for landbrugssamfundet ved jeg, hvor vigtigt det er at tænke på den årlige cyklus. At træffe en hurtig beslutning vil gøre det muligt for os at opnå anvendelige og ensartede regler til efteråret, og det er i medlemsstaternes interesse og frem for alt i interesse af dem, der holder dyr.
Giovanni La Via
Bluetongue er en sygdom, der rammer drøvtyggere. Siden begyndelsen af 2000'erne har den forårsaget betydelige tab af dyr, der er blevet ramt af den. EU greb ind i forhold til Rådets direktiv 2000/75/EF for at håndtere problemet gennem regler for anvendelsen af "svækkede vacciner" for effektivt at bekæmpe konsekvenserne af fænomenet. De hidtil anvendte vacciner, som førnævnte direktiv gjaldt, førte til en risiko for overførsel af virusset til uvaccinerede dyr, hvorfor vaccination kun var tilladt i særlig udpegede distrikter. Til forskel fra de vacciner, der var på markedet, da Rådets direktiv 2000/75/EF blev indført, er de nye disponible vacciner "inaktiverede" og udgør ikke den form for risiko. Jeg stemte for betænkningen, fordi de nye regler vil gøre det muligt for medlemsstater at bekæmpe fænomenet og dermed mindske sygdommens negative indvirkning på et stort antal europæiske husdyravlere. Jeg håber, dette vil gøre det muligt at vedtage hasteforanstaltningerne så hurtigt som muligt inden for de næste par måneder.
David Martin
Jeg stemte for beslutningen. Jeg støtter indholdet i Kommissionens forslag. Det ville lempe en række restriktioner, som er blevet unødvendige i lyset af de seneste udviklinger inden for fremstilling af vacciner. De nye regler ville hjælpe medlemsstaterne til at gøre mere effektiv brug af vaccination til bekæmpelse af bluetongue og mindske den byrde, som denne sygdom udgør for landbrugssektoren.
Nuno Melo
Før i tiden blev vaccination mod bluetongue gennemført ved hjælp af levende svækkede vacciner, der krævede en række restriktioner på vaccinationer for at undgå spredning af virusset til uvaccinerede dyr. Nylige teknologiske fremskridt har imidlertid ført til opdagelsen af nye vacciner uden det levende virus. Disse nye vacciner kan anvendes mere sikkert og uden nogen form for restriktioner, fordi der ikke længere er nogen risiko for cirkulation af et aktivt virus. I lyset af bluetongues alvorlige konsekvenser for husdyrhold skal alle foranstaltninger, der fremmer god praksis inden for vaccination, vedtages for at beskytte landmænd mod tab af dyr, som ofte er fatalt for sådanne landbrug.
Andreas Mölzer
Epidemier blandt dyr kan stadig ødelægge landmænds levebrød. En af disse er bluetongue, hvoraf der har været flere epidemier i Nordeuropa siden 2000, og som kan forårsage særlig stor skade. Kvæg og får rammes især hårdt af sygdommen, der forårsages af et virus, som overføres af myggen, en slags dansemyg. Der er også blevet observeret sygdom hos geder, men sygdommens forløb er langt mindre dramatisk end hos andre arter. Muligheden for vaccination blev først tilladt i 2000, men var underlagt strenge regler, fordi ubehandlede dyr også kunne blive inficerede af virusset gennem vaccinen.
Nu findes der imidlertid en ny vaccinationsmetode, der ikke udgør den risiko, og som gør det muligt at gennemføre mere fleksible vaccinationsformer. Jeg stemte for betænkningen, fordi jeg synes, det er rigtigt at beskytte vores husdyr mod epidemiske sygdomme. Den fleksibilitet, der er blevet udtrykt ønske om, vil beskytte dyrene.
Franz Obermayr
Der har i mange år været gentagne forekomster med forbindelse til bluetongue, især i Nordeuropa. Det er en epidemi blandt dyr, der rammer drøvtyggere som kvæg, får og geder. Konsekvenserne var alvorlige, både for husdyrene og for landmændene. Jeg stemte for denne betænkning, hvori der slås til lyd for indførelsen af en innovativ vaccine, som i modsætning til sin forgænger ikke er forbundet med en risiko for, at sunde dyr inficeres som et resultat af vaccinationen.
Maria do Céu Patrão Neves
Formålet med Kommissionens forslag om vaccination mod bluetongue, der forbedres i denne betænkning, er at gøre reglerne om vaccination mod bluetongue mere fleksible, navnlig ved at tillade anvendelse af inaktiverede vacciner uden for distrikter, der er underkastet restriktioner med hensyn til flytning af dyr. De nye regler ville hjælpe medlemsstaterne til at gøre mere effektiv brug af vaccination til bekæmpelse af bluetongue og mindske den byrde, som denne sygdom udgør for landbrugssektoren. Siden 2004 har foranstaltninger for at begrænse bevægelighed og salgbarhed faktisk nødvendiggjort store restriktioner på de påvirkede produkter, og det har haft indflydelse på de normale handelskanaler i de distrikter, der er underkastet restriktioner, og resulteret i stigende omkostninger for producenterne. Derfor stemte jeg for betænkningen om vaccination mod bluetongue.
Raül Romeva i Rueda
Jeg stemte for. Bluetongue er en sygdom, der rammer drøvtyggere som kvæg, får og geder. Siden begyndelsen af 2000'erne har der i mange medlemsstater været adskillige epidemiske bølger, også i Central- og Nordeuropa, der har forårsaget betydelige tab som følge af sygelighed, dødelighed og forstyrrelser af handelen med levende dyr. Ved Rådets direktiv 2000/75/EF af 20. november 2000 er der fastsat specifikke bestemmelser for bekæmpelse og udryddelse af bluetongue, herunder regler om vaccination. Disse regler er udformet med henblik på anvendelse af de såkaldte levende svækkede vacciner, som var de eneste disponible vacciner, da direktivet blev vedtaget for ti år siden. Disse vacciner kan medføre uønsket cirkulation af vaccinevirusset hos uvaccinerede dyr. Af denne grund tillader direktiv 2000/75/EF kun vaccination i særlig udpegede distrikter, hvor sygdommen er forekommet, og som har været underkastet restriktioner med hensyn til flytning af dyr. I de seneste få år er der imidlertid kommet nye inaktiverede vacciner på markedet. Til forskel fra de levende svækkede vacciner udgør disse inaktiverede vacciner ikke nogen risiko for uønsket vaccineviruscirkulation, hvorfor de med held kan anvendes uden for distrikter, der er underkastet restriktioner med hensyn til flytning af dyr.
Licia Ronzulli
skriftlig. - (IT) For at sikre en mere effektiv bekæmpelse af bluetongue og mindske den byrde, som denne sygdom udgør for landbrugssektoren, skal de aktuelle regler om vaccination opdateres. Formålet med den betænkning, vi har stemt om i dag, er at gøre de gældende regler mere fleksible, eftersom inaktiverede vacciner nu er blevet disponible. Disse kan med held anvendes uden for distrikter, der er underkastet restriktioner med hensyn til flytning af dyr. Forslaget er i overensstemmelse med dyresundhedsstrategien for Den Europæiske Union (2007-2013), "Det er bedre at forebygge end at helbrede", idet det indeholder en mere fleksibel tilgang til vaccination og en forbedring af de nuværende foranstaltninger til bekæmpelse af de primære sygdomme hos dyr.
Brian Simpson
skriftlig. - (EN) Labours delegation i Europa-Parlamentet støtter helhjertet betænkningen om ændring af direktiv 2000/75/EF med henblik på at tillade anvendelse af inaktiverede vacciner mod bluetongue uden for distrikter, der er underkastet restriktioner med hensyn til flytning af dyr. Den nye lov baner for første gang vej for brugen af den nye bluetonguevaccine og udnytter den teknologiske udvikling, der har været siden de tidligere reglers ikrafttræden. Den nye vaccine er "inaktiveret" og vil mildne landmændenes frygt for de traditionelle "levende" vacciner. Labours delegation i Europa-Parlamentet er glad for, at EU har fremlagt denne nye lov, som er til reel gavn for landmænd i Det Forenede Kongerige. Den kan berolige de landmænd, der er bekymrede for den dødelige sygdom og den eksisterende vaccination, i takt med at sæsonen for bluetongue nærmer sig med det varmere vejr. Der vil nu være en ny og mere sikker vaccine disponibel for landmændene, som også vil få mere magt over deres egne vaccinationsprogrammer. Indtil nu ville landmændene have mistet deres ret til at vaccinere deres dyr, hvis Det Forenede Kongerige blev erklæret helt fri for bluetongue. Men i henhold til den nye lov har landmændene ret til at blive ved med at vaccinere for deres sjælefreds skyld, og dermed profiterer de af lettere eksport.
Catherine Stihler
Jeg stemte for denne betænkning, som vil være med til at bekæmpe bluetongue inden for EU.
Derek Vaughan
Jeg stemte for at ændre reglerne for vaccination mod bluetongue for at tillade brugen af mere effektive vacciner og for at mindske bureaukratiet for landmændene. Den nye lov vil være til stor fordel for landmænd i hele Europa og især i Wales. Det Forenede Kongerige vil få status som værende fri for bluetongue, men landmændene vil stadig have ret til at vaccinere deres dyr mod den dødelige sygdom. At give landmændene større beføjelser til at træffe deres egne beslutninger vedrørende vaccinationer er en velkommen hjælp til landbrugsindustrien i Wales og sikrer, at husdyr kan eksporteres uden de nuværende restriktioner.
Luís Paulo Alves
Jeg er for denne beslutning, fordi hovedformålet med den er at sikre det højest mulige sikkerhedsniveau for befolkningen efter ulykker som den, der for nyligt forekom i Japan. De tekniske aspekter ved sikker indfangning af energi skal overvejes nøje, fordi en situation, som den vi oplever nu, kan få endnu mere alvorlige konsekvenser for både den menneskelige sundhed og for miljøet, for slet ikke at tale om den materielle indvirkning.
Laima Liucija Andrikien
Jeg stemte imod beslutningen om den lære, der kan drages for kernekraftsikkerheden i Europa af kernekraftulykken i Japan. Det gjorde jeg, fordi størstedelen af Parlamentet stemte for anden del i punkt 5, der kræver et moratorium for udviklingen af atomkraft og opbygningen af nye atomkraftværker i EU.
Denne bestemmelse blev vedtaget, selv om min gruppe, Det Europæiske Folkepartis Gruppe (Kristelige Demokrater), stemte imod den. Efter at have tabt afstemningen om dette vigtige emne kunne jeg ikke stemme for beslutningen. Derfor stemte jeg imod den, for ellers ville jeg have stemt imod mit eget lands, Litauens, energistrategi, hvori hovedformålet er energiuafhængighed. Litauen har i mange år gearet sig selv til opbygningen af nye atomkraftværker, og forberedelserne har stået på i mange år.
Roberta Angelilli
skriftlig. - (IT) Atomulykken i Fukushima har ført til en række konsekvenser for det politiske liv i Europa. Den første lære for EU af katastrofen i Japan har været at handle øjeblikkeligt for at stramme sikkerhedskontrollen med nukleare anlæg gennem stresstest. Alle nukleare anlæg, både i og uden for Europa, kan potentielt udvikle sig til et ødelæggende våben. Jeg tror ikke, nogen af os ønsker at genopleve Tjernobyl-ulykken den 26. april 1986.
Den anden lære er, at selv om der inden for videnskaben og teknologien er blevet gjort store fremskridt på alle områder, skal der altid tages højde for en vigtig faktor, nemlig naturen og dens uforudsigelighed. Det er lige nøjagtig på grund af hændelser, der ligger uden for menneskets kontrol, at vi skal sprede vores energikilder, herunder også ved at benytte os af de vedvarende energiformer, der står til vores rådighed.
Hvis atomkraft imidlertid vælges som energikilde, skal folk først oplyses om omkostninger, fordele og konsekvenser ved et sådant valg. Det er vigtigt ikke at glemme, at valget af teknologi, skal støttes af befolkningen, og at deres mening skal høres og respekteres.
Pino Arlacchi
Jeg stemte imod denne betænkning på grund af dens mange fejl, f.eks. tilgangen til atomkraft. Efter tragedien i Japan er det ikke længere muligt kun at håndtere det nukleare argument ud fra en sikkerhedsmæssig vinkel. Titlen på betænkningen er "Den lære, der kan drages for kernekraftsikkerheden i Europa af kernekraftulykken i Japan", men der er ikke nogen særlig lære at drage, bortset fra at det er blevet bekræftet, at det er nærmest umuligt at kontrollere både risici og konsekvenser ved en stor atomkraftulykke. En beslutning om dette emne må ikke være centreret omkring kernekraftsikkerhed, uden at der også gøres noget ved den vigtigste beskyttelse mod atomkraft, nemlig en exitstrategi for selve atomkraften.
Sophie Auconie
Vi er nødt til at reagere på atomkraftulykken i Japan. Det betyder dog ikke, at vi skal drage forhastede konklusioner. Vi må føre rolige, objektive forhandlinger om atomkraften i Europa og om foranstaltninger for at sikre maksimal sikkerhed. Derfor støtter jeg hensigten om at lade europæiske atomkraftværker gennemgå omfattende stresstest, der er indbefattet i den fælles beslutning. Hvad angår det bredere spørgsmål om energikilder i Europa, må jeg minde Dem om, at vi skal have øje for målene om at reducere CO2-udledninger med 20 % inden 2020 og for at beskytte EU's energiuafhængighed.
Zigmantas Balčytis
Jeg stemte for beslutningen, selv om ikke alle ændringsforslagene fra Gruppen for Det Progressive Forbund af Socialdemokrater i Europa-Parlamentet blev vedtaget under afstemningen. I beslutningsteksten er indeholdt særlig vigtige bestemmelser om de atomkraftværker, der er planlagt for Kaliningrad-området og Belarus. I beslutningen bemærkes det, at der er store problemer med de nævnte byggerier, hvad angår sikkerhedsstandarderne for kernekraftsikkerhed og overholdelse af passende forpligtelser i overensstemmelse med internationale konventioner. Disse problemer er ikke alene relevante for Litauen, der deler grænse med Belarus og Kaliningrad-området, men for hele Europa. Dokumentet indeholder ligeledes vigtige forslag til at sikre overholdelse af de største kernekraftsikkerhedskrav og foretage omfattende test i de atomkraftværker, der allerede er i EU, sådan at det bliver muligt at bedømme den sande sikkerhedsstatus for sådanne kraftværker.
Ivo Belet
EU har reageret korrekt på katastrofen i Japan. Vores reaktion er kommet hurtigt og uden panik. Vi gjorde straks alt klart til en omfattende undersøgelse under europæisk tilsyn. Det er af afgørende betydning, at 1. der gennemføres stresstest af uafhængige eksperter, og at 2. der tages behørigt hensyn til resultaterne af disse test. Det betyder, at de atomkraftværker, som ikke opfylder standarderne, og som gang på gang får dumpekarakter, skal lukkes. Der skal inden for rammerne af Det Internationale Atomenergiagentur nødvendigvis foretages den samme uafhængige kontrol af kraftværker andre steder i Europa, uden for EU. Ethvert land, der nægter at deltage i en sådan kontrol, får status som en international paria - også hvad angår den internationale handel. Atomkraft har været og er fortsat en overgangsteknologi, en teknologi, som vi desværre må forholde os til i de kommende årtier. Vi vil endda skulle foretage nye investeringer for at kunne opfylde vores energibehov og på samme tid konsolidere vores klimaambitioner. I løbet af den periode skal vi gøre alt, hvad vi kan, for at reducere risikoen for ulykker, så den kommer så tæt på nul som muligt.
Jean-Luc Bennahmias
De lobbyer, der går ind for atomkraft, har stadig en lys fremtid foran sig! Der er ikke nogen grund til at gennemgå baggrunden for denne beslutning, da den står helt klart. På trods af dette er Parlamentet endnu ikke kommet med en udtalelse om atomkraft. Det er virkelig en skam. Der blev lagt en række tydelige problemer på bordet, nemlig problemet vedrørende et moratorium for opbygningen af nye atomkraftværker, gennemførelsen af uafhængige stresstest, udviklingen af nye vedvarende energiformer og bestræbelserne inden for nøgleområdet energieffektivitet. De oprindelige, gode hensigter med en fælles beslutning blev dog hurtigt skudt til jorden. Da hver enkelt gruppe i Parlamentet var enten for eller imod, blev det i sidste ende umuligt at stemme for dette udkast, som intet politisk budskab har. Lad os sige det ligeud: Jeg havde forventet mig mere af Parlamentet. Det er klart, at de lobbyer, der går ind for atomkraft, stadig har en lys fremtid foran sig, og at mange parlamentsmedlemmer samtidig stadig ikke har forstået offentlighedens tanker og følelser omkring denne sag.
Jan Březina
Det bekymrer mig, at det i dag ikke er lykkedes Parlamentet at vedtage kompromisteksten i beslutningen om kernekraftsikkerheden i Europa efter atomulykken i Japan. Det er efter min mening en skandale, at Parlamentet ikke er i stand til at fremlægge sin holdning til atomkraft for offentligheden. Denne splittelse kan betyde, at Parlamentet bliver ignoreret i de kommende forhandlinger om udformningen af stresstest af kraftværker mellem de europæiske organer. De Grønne og Socialdemokraterne kunne tydeligvis ikke acceptere det faktum, at deres forslag om at sætte en stopper for anvendelsen af atomkraft eller om at lukke de atomkraftværker, der er bygget inden 1980, ikke blev vedtaget.
Françoise Castex
Jeg har stemt imod dette fælles beslutningsforslag. Kompromisbeslutningen var et godt udgangspunkt, og jeg støttede ændringsforslagene til fordel for en omhyggeligt planlagt og forberedt udfasning af atomkraften, hvilket afspejler kampen mod den globale opvarmning. Jeg stemte ligeledes for de ændringsforslag, hvori der kræves investeringer i forskning og innovation for at fremme energibesparelser og øge antallet af vedvarende energiformer væsentligt. Afstemningsresultatet - den usammenhængende afstemning - betød, at jeg blev nødt til at stemme imod den ændrede beslutning. Det er på nuværende tidspunkt altafgørende at drøfte alle disse punkter indgående og at gennemføre en energiomstilling, som bygger på solidaritet, idet der tages højde for situationen i alle medlemsstaterne.
Nessa Childers
Jeg er skuffet over afstemningen om denne beslutning. Vi er i gang med at drøfte den lære, vi kan drage for kernekraftsikkerheden i Europa af krisen i Japan. Det er dog min faste overbevisning, at der ikke findes sådan noget som sikker kernekraft, og at de stresstest, der gennemføres i år, er en afledning fra det egentlige problem, nemlig overgangen til et Europa, der benytter vedvarende energikilder. I lyset af de seneste undersøgelser fremgår det klart, at det teknisk er muligt, at 95 % af vores energiforsyninger inden 2050 kunne komme fra vedvarende energikilder såsom vind, tidevand, bølger, sol og biomasse. Med det in mente og på baggrund af at vi for øjeblikket træffer langsigtede energibeslutninger, bør vi i hele Europa udfase kernekraftværker i løbet af de næste år.
Carlos Coelho
Jeg beklager, at Parlamentet ikke har taget ved lære af det, der skete i Japan. Den fortsatte benægtelse af de store risici, der er forbundet med nuklear energi, er ikke i offentlighedens interesse. Parlamentets plenarforsamling var ikke i stand til at vedtage en beslutning, fordi grupperne på ganske ussel vis spillede hinanden ud mod hinanden og forkastede hinandens forslag uden at kunne blive enige om at vedtage noget sammen. Der skulle have været gjort mere ved den grænseoverskridende karakter af de risici og konsekvenser, der er forbundet med sådanne katastrofer, samt ved personsikkerheden. De indlysende konklusioner burde have været at fremme den nukleare sikkerhed, teste for svagheder, fastfryse de nukleare udvidelsesprojekter i EU og investere mere effektivt i rene energier og i energibesparelser. At lukke øjnene for det, der er sket i Japan, og lade som om, intet er sket, er ufølsomt og farligt. Tjernobyl og Fukushima har blot øget behovet for større gennemsigtighed og for flere oplysninger om risici og katastrofer.
Brian Crowley
Jeg vil gerne understrege, at jeg ikke deltog i afstemningen om de enkelte artikler i og ændringsforslag til den fælles beslutning. På trods af at jeg konsekvent har modsat mig atomkraft, føler jeg, at forhandlingerne var kendetegnet af ekstreme holdninger fra begge sider af atomdebatten. På den baggrund kunne der ikke skabes et fælles udgangspunkt i Parlamentet. Jeg er af den overbevisning, at vi bliver nødt til at sikre, at alle anlæg tjekkes med henblik på den størst mulige sikkerhed af anlæggene og ikke mindst sikkerheden for befolkningerne i nærheden af anlæggene. Vi skal naturligvis sørge for en bæredygtig strømforsyningssikkerhed, og vi har mulighed for at undersøge alternative energikilder, som vi kan udnytte, samtidig med at vi hjælper miljøet. Under disse ideologiske forhandlinger må vi dog ikke glemme at yde enhver mulig form for umiddelbar hjælp til den japanske befolkning, så den kommer på fode igen efter denne katastrofe. Det er grunden til, at jeg undlod at stemme ved den endelige afstemning.
Christine De Veyrac
Jeg beklager dybt den partipolitiske udnyttelse af katastrofen i Japan. Parlamentet har forpasset muligheden for at sende et stærkt budskab til medlemsstaterne og Kommissionen med henblik på at forbedre sikkerheden i atomkraftværkerne i Europa og nabolandene, navnlig gennem stresstest. Dagens forhandlinger burde netop tage udgangspunkt i dette, således at vi på vegne af offentligheden kan sørge for, at en energiform, der stadig fungerer som hovedkomponent i energisammensætningen i de fleste europæiske lande - hvilket den vil fortsætte med at gøre de næste par år, indtil en ny bæredygtig, vedvarende energikilde, som ikke udleder CO2, kan erstatte den og opfylde vores samfunds elektricitetsbehov - er så sikker som overhovedet muligt.
Diogo Feio
Den 11. marts blev Japan ramt af et stort jordskælv efterfulgt af en tsunami, der har forårsaget den største nukleare krise i landets historie. Fukushima-atomkraftværket blev ramt af alvorlige bygningsskader og har siden været i overhængende fare for at udløse en atomkatastrofe af betydelige dimensioner. Disse hændelser har medført en række reaktioner i Europa. Kommissær Oettinger har anmodet om, at der indkaldes til et ekstraordinært møde i Det Internationale Atomenergiagentur, den tyske forbundskansler har besluttet at udskyde beslutningen om at forlænge levetiden for atomkraftværker i Tyskland med tre måneder, og den østrigske miljøminister, Nikolaus Berlakivich, har opfordret til, at der gennemføres test af de europæiske anlæg. Det er vigtigt, at der drages lære af Fukushima-katastrofen, navnlig hvad angår de sikkerhedsbestemmelser, som finder anvendelse på atomkraftværker i EU, med henblik på at garantere deres sikkerhed og i sidste ende den europæiske offentligheds sikkerhed. I denne vanskelige stund vil jeg igen gerne benytte lejligheden til at udtrykke min dybeste medfølelse og solidaritet over for ofrene for katastrofen i Japan.
José Manuel Fernandes
De problemer, der er opstået i Fukushima-atomkraftværket, har sat debatten om energi fra kernefusion på dagsordenen, idet 30 % af den energi, der forbruges i EU, stammer fra atomkraft. I nogle lande er den hjemlige produktion 80 %, f.eks. i Frankrig, og der findes også lande uden atomkraftværker, bl.a. Portugal og Østrig. Det er derfor afgørende, at EU støtter et program til kontrol af atomkraftværkernes sikkerhed, navnlig ved at gennemføre såkaldte "stresstest". Disse undersøgelser skal tage udgangspunkt i en model for streng og harmoniseret evaluering, som dækker alle de mulige risikotyper ud fra realistiske scenarier på europæisk plan. Derudover skal de gennemføres uafhængigt og koordineret inden udgangen af dette år på alle eksisterende og planlagte atomkraftanlæg i EU. På nuværende tidspunkt er nuklear energi vigtig til sikring af en energiforsyning med lav CO2-udledning i Europa. Vi bliver dog nødt til at bevæge os hen imod en større energieffektivitet og øget anvendelse af vedvarende energi. Kommissionen og medlemsstaterne skal investere i modernisering og udvidelse af den europæiske infrastruktur inden for energi og i sammenkobling af net for at sikre en pålidelig energiforsyning.
João Ferreira
Sikringen af atomkraftværkernes sikkerhed og forebyggelsen af risici for ulykker på enhver tænkelig måde er vigtige emner, der behandles i denne beslutning, hvori medlemsstaterne ligeledes opfordres til at indføre "et moratorium for udvikling og planlægning af nye atomreaktorer, i det mindste så længe stresstestene foretages og evalueres". Vi bliver dog nødt til at sørge for, at tragedien i Japan ikke giver anledning til lobbyernes fremmarch eller til fremskridt i dag, som føres i modsat retning i fremtiden. Vi må virkelig tage ved lære, og vi må lære af denne erfaring for at kunne finde frem til mangler og problemer i forhold til udformning og drift, som kan medføre ulykker på andre anlæg. De fremtidige energiudviklinger skal ligeledes tage udgangspunkt i denne erfaring.
Eksperter fra specialiserede organer i medlemsstaterne og fra Det Internationale Atomenergiagentur skal inddrages i denne undersøgelse, samtidig med at de beholder deres rolle, autoritet, autonomi og uafhængighed. Anbefalinger på området bør komme fra Det Internationale Atomenergiagentur som et teknisk, autonomt og uafhængigt organ med passende støtte fra EU og ikke omvendt. Det er ærgerligt, at denne beslutning bliver brugt som et påskud for at beskytte den såkaldte fælles energipolitik og dens mål om at liberalisere energisektoren.
Ilda Figueiredo
Dette beslutningsforslag har ikke været det bedste. Derfor blev det ikke vedtaget, selv om det indeholdt en række positive aspekter, og derfor undlod vi at stemme.
Sikringen af atomkraftværkernes sikkerhed og forebyggelsen af risici for ulykker på enhver tænkelig måde er vigtige emner, der behandles i denne beslutning, hvori medlemsstaterne ligeledes opfordres til at indføre "et moratorium for udvikling og planlægning af nye atomreaktorer, i det mindste så længe stresstestene foretages og evalueres".
Vi bliver dog nødt til at sikre, at tragedien i Japan ikke bliver springbræt for, at de økonomiske interessegrupper åbner nye muligheder til skade for offentlighedens interesser og sikkerhed.
Det er derimod vigtigt at finde frem til udformnings- og driftsmæssige mangler og problemer, som kan medføre ulykker på andre anlæg. Eksperter fra specialiserede organer i medlemsstaterne og fra Det Internationale Atomenergiagentur skal inddrages i denne undersøgelse, samtidig med at de beholder deres rolle, autoritet, autonomi og uafhængighed. Vi må virkelig tage ved lære, og resultaterne af en analyse af denne erfaring skal integreres i vores fremtidige energiudviklinger. Vi mener ikke, at denne indgriben i medlemsstaternes og tredjelandenes energipolitik er rigtig. Anbefalinger på området bør komme fra Det Internationale Atomenergiagentur som et teknisk, autonomt og uafhængigt organ med passende støtte fra EU.
Monika Flašíková Beňová
Japan står over for landets største katastrofe siden krigen. Landets ledere har beskrevet det ødelæggende jordskælv kombineret med den store tsunami og den efterfølgende atomtrussel som den værste krise, siden USA's militær kastede atombomber over Hiroshima og Nagasaki. Naturen har skabt massive ødelæggelser og uerstattelige tab, navnlig hvad angår menneskeliv og ejendom. Situationen i Fukushima-atomkraftværket udgør dog stadig en trussel. I et forsøg på at forhindre lignende trusler i fremtiden ville det være passende at overveje at gennemføre såkaldte stresstest af atomkraftværkerne i EU-medlemsstaterne. Disse skal vise, i hvor høj grad kraftværkerne er i stand til at modstå lignende katastrofer. En katastrofe som den i Japan ville kunne ske et hvilket som helst sted i Europa. Det er derfor også ønskeligt at indføre en mere streng overvågning af sikkerhedssystemerne i atomkraftværkerne, styrke deres svage sider og fjerne alle problemer. Det er i de enkelte landes interesse og også muligt for dem at lede efter en løsning på atomproblemet - enten gennem forbedret sikkerhed eller en fuldstændig nedlukning. Samarbejdet på europæisk niveau er dog af afgørende betydning. Selv om Europa ikke er truet af store tsunamier, er der i det 21. århundrede en trussel i form af f.eks. terroristhandlinger, angreb fra computerhackere på atomkraftværkernes systemer osv. Ud fra et sikkerhedsmæssigt synspunkt sættes der i høj grad spørgsmålstegn ved, hvorvidt kraftværkerne kan modstå disse potentielle trusler.
Adam Gierek
Jeg støttede ikke denne beslutning, for det første fordi den ikke på nogen måde bidrog med noget positivt ud over forbud, restriktioner og en generel modvilje mod nuklear teknologi. For det andet viser den ikke, hvordan vi kommer ud af denne fuldstændig nye situation for energipolitikken som helhed. I stk. 19, 20 og 21 kunne der eksempelvis være indført en række nye idéer og retningslinjer i forhold til en integreret tankegang vedrørende energieffektivitet, navnlig effektivitet i forbindelse med energi fra primære kilder, som vi har de største reserver af, særlig fossile brændstoffer. For det tredje kræver de indeholdte radikale forslag en national folkeafstemning, som i mit land skal finde sted på venstrefløjspartiernes initiativ. Måske bør en sådan folkeafstemning gennemføres på EU-plan. For det fjerde er mit land som følge af EU's hidtidige fejlreguleringer blevet tvunget til at stoppe vigtige investeringer i kulkraftværker. Den samme lobby siger i dag, at vi skal stoppe med at investere i nuklear teknologi. Så hvad er der tilbage? Beslutningen omhandler kun energi fra vedvarende kilder. I mit land ville den samlede kapacitet af disse ressourcer dække 13 % - helt op til et maksimum på 20 % - af de væsentlige behov. Situationen i Sverige ser måske anderledes ud, da landet har store vandkraftreserver. Men det er ikke tilfældet i Polen. Fukushima-sagen nødvendiggør en gennemgang af EU's nuværende energipolitik som helhed.
Bruno Gollnisch
Den begejstring, der kunne ses blandt visse politiske grupper efter Fukushima-ulykken, fordi de håbede på politisk fremgang som følge heraf, er uacceptabel. Jeg kan ikke mindes, at kommunisterne var så meget fremme i skoene efter Tjernobyl-katastrofen i 1986. Sandheden er, at der ikke findes nogen "nulrisiko", når der er atomkraft involveret. Der findes ikke nogen nulrisiko i livet - punktum. Vi bliver nødt til at gøre alt, hvad vi kan, for at minimere denne risiko. I øjeblikket har vi dog ikke nogen troværdige alternativer. At tvinge medlemsstaterne til hurtigst muligt at opgive denne energikilde, stoppe konstruktionen af nye anlæg og lukke de andre passer ikke sammen med den fuldstændige forkastelse af fossil energi med den begrundelse, at anvendelsen heraf bidrager til global opvarmning.
Nuklear energi eller fossil energi. De foretrækker muligvis den ene frem for den anden, men De kan ikke udelukke dem begge. Hverken vandkraft eller de alternative energikilder, vi kender til i dag, kan opfylde vores forsyningsbehov. De lande, der er stoppet med at bruge atomkraft - men ikke holder prædikener for de andre - er rent faktisk ret glade for, at deres naboer, som de får deres forsyninger fra, ikke har truffet samme valg som dem! Stop hykleriet!
Estelle Grelier
Parlamentets beslutning vedrørende den lære, der kan drages af kernekraftulykken i Japan, indeholdt en række positive punkter i forhold til atomkraftværkernes sikkerhed, idet det heri eksempelvis anbefales, at uafhængige organer, der arbejder i overensstemmelse med de strengeste standarder og på en fuldt ud gennemsigtig måde, skal gennemføre koordinerede "stresstest" på EU-plan. Derudover støttede jeg som alle andre i den franske socialistiske delegation ændringsforslagene til fordel for en omhyggeligt planlagt og forberedt udfasning af atomkraften, hvilket afspejler kampen mod den globale opvarmning. Udfasningen af atomkraft bliver nødt til at gå hånd i hånd med øgede investeringer i forskning og innovation med henblik på at mindske vores energiafhængighed og øge antallet af vedvarende energiformer i EU-medlemsstaternes energisammensætning. Jeg stemte dog imod forslaget som helhed, fordi det blot var en sammenstilling af betragtninger, som udgjorde et usammenhængende forslag. Efter en katastrofe som den i Fukushima har vi brug for mere end en forhastet sammensat beslutning i forbindelse med spørgsmålet om fremtiden for en sektor,der er så følsom som atomenergisektoren. Vi bliver nu nødt til at bruge den nødvendige tid på at føre en reelt konstruktiv diskussion, som omfatter alle de relevante problemstillinger, samtidig med at alle får mulighed for at tilkendegive deres mening.
Mathieu Grosch
Denne beslutning kan ikke dække alle aspekter i debatten om nuklear energi i detaljer.
Jeg er dog fortsat overbevist om, at det må være vores mål progressivt at udfase denne energikilde og i højere grad anvende vedvarende energi.
Ændringsforslag 10 indeholdt ligeledes et forslag om, at lokale og regionale organer skal inddrages i beslutningerne på begge sider af grænsen i forbindelse med atomkraftværker i grænseområder.
Dette ændringsforslag blev ikke vedtaget. Nogle aspekter af denne beslutning er faktisk positive. Men ændringsforslag 10 gjorde forskellen for mig. Derfor støtter jeg ikke længere denne beslutning og undlader at stemme.
Françoise Grossetête
Jeg glæder mig over, at Parlamentet forkastede denne beslutning.
Den lære, vi må drage efter Fukushima, omfatter en anbefaling om at indføre stresstest, fastsætte nye fælles sikkerhedsstandarder i EU og beskytte os selv mod ethvert muligt scenario.
Indførelsen af et moratorium for nye atomkraftværker, så længe stresstestene foretages i EU, er dog uacceptabel. Det vil forhindre udviklingen af en ny og mere sikker generation af anlæg.
Formålet er ikke at finde ud af, hvorvidt der skal drages tvivl om fordelene ved denne energikilde, og heller ikke at bukke under for de idealistiske, obskurante værdier hos dem, der ønsker et forbud.
Hvis vi afskaffer nuklear energi, betyder det en stigning i antallet af meget forurenende kulkraftværker. Og så falder vi igen i hænderne på olieselskaberne med usikre oliepriser og en omfattende risiko for en svækket økonomi til følge. Og det ville betyde en ende på vores energiuafhængighed.
Roberto Gualtieri
skriftlig. - (IT) Jeg stemte imod denne fælles beslutning på grund af Parlamentets forkastelse af to vigtige ændringsforslag, som blev fremlagt af Gruppen for Det Progressive Forbund af Socialdemokrater i Europa-Parlamentet, vedrørende udviklingen af mellem- til langsigtede strategier for den progressive udfasning af atomkraft og fastsættelsen af bindende mål for vedvarende energi.
Parlamentets manglende vedtagelse af den samlede beslutning understreger, at atomkraft ikke længere kun er et spørgsmål om større sikkerhed. På nuværende tidspunkt er det vigtigt, at vi for alvor begynder at tage stilling til energispørgsmålet og investeringer i vedvarende energi. Japans tragiske oplevelse har netop vist os, hvor nødvendigt det er at diskutere atomkraft til bunds. I lyset heraf er Parlamentets afstemning første skridt hen mod en ændring af de energipolitiske valg på både europæisk og internationalt niveau.
Carl Haglund, Marit Paulsen, Olle Schmidt og Cecilia Wikström
Katastrofen i Japan har vækket befolkningens bekymring omkring nuklear sikkerhed. I beslutningen fra Gruppen Alliancen af Liberale og Demokrater for Europa understregede vi, at vi ville gøre de foreslåede stresstest obligatoriske for medlemsstaterne og give uafhængige eksperter tilladelse til at styre gennemførelsen af testene, og at testene skal være gennemsigtige.
Vi undlod at stemme om den fælles beslutning, fordi den også indeholdt et forslag til et moratorium for udvikling af nye atomreaktorer, så længe stresstestene foretages.
Problemerne tager først og fremmest udgangspunkt i ældre reaktorer med ældre teknologi og ikke i nye atomreaktorer med ny teknologi. Vi ønsker ikke at forbyde udviklingen af ny teknologi, der bidrager til EU's mål om at reducere kuldioxidudledningerne.
Vi modsætter os et forbud mod atomkraft som helhed. Efter Tjernobyl-katastrofen i 1986 indførte Sverige bestemmelser, som gjorde det ulovligt at forberede konstruktionen af atomkraftværker.
Vi mener også, at Finland og Sverige bør investere i forskning inden for nuklear energi og tage teten i forbindelse med udviklingen af en ny generation af atomreaktorer.
Den konklusion, der kan drages af katastrofen i Japan, er, at vi ikke bør drive atomkraftværker i så mange år. Katastrofen skal i højere grad ses som en inspiration til at oprette nye atomreaktorer.
Sandra Kalniete
Jeg stemte for vedtagelsen af denne beslutning, og jeg beklager, at Parlamentet ikke var i stand til at blive enig om et eneste beslutningsforslag på dette vigtige område. Jeg mener, at nuklear energi fortsat skal ses som en vigtig og sikker europæisk energikilde. Jeg støtter kravet om omfattende stresstest, som både skal gennemføres på alle eksisterende og alle planlagte atomkraftværker, og at forudsætningen for deres fortsatte drift må være tilfredsstillende resultater. Jeg deler den bekymring, der gives udtryk for i beslutningsforslaget, over, at udviklingen af nye atomprojekter i Belarus og Rusland (Kaliningrad Oblast) giver anledning til alvorlig bekymring omkring standarderne for nuklear sikkerhed og opfyldelsen af kravene i internationale konventioner, og at europæerne, medlemsstaterne og Kommissionen bliver nødt til at reagere på disse bekymringer ud fra et solidaritetssynspunkt. Derfor skal EU sikre, at disse stresstest og de standarder for nuklear sikkerhed, der vil blive fastsat som følge heraf, ikke kun finder anvendelse i EU, men også på atomkraftværker, som allerede er bygget eller stadig er i støbeskeen i de europæiske nabolande.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for denne beslutning. Tusindvis af mennesker døde og forsvandt sporløst som følge af atomulykken i Japan. Der er ligeledes opstået omfattende materielle skader, og følgerne får langsigtede konsekvenser for befolkningens sundhed. Vi mærker stadig til konsekvenserne fra Tjernobyl. Derfor skal vi i dag revidere vores tilgang til den nukleare sikkerhed i EU og resten af verden. I forhold til forbedringen af atomprojekter i Belarus og Kaliningrad er der omfattende problemer forbundet med de gældende standarder for nuklear sikkerhed og overensstemmelsen med de relevante krav i internationale konventioner, fordi disse problemer ikke kun vedrører de medlemsstater, der har fælles grænser med disse regioner, men også hele Europa. EU-organerne og Kommissionen skal i henhold til subsidiaritetsprincippet tage hånd om dette problem i fællesskab. I beslutningen om EU-strategien for Østersøområdet og makroregionernes rolle i den fremtidige samhørighedspolitik anføres det, at EU-medlemsstaterne i lyset af den planlagte udvikling af atomenergi i Østersøregionen skal overholde de strengeste sikkerheds- og miljøbeskyttelsesstandarder, og Kommissionen skal overvåge og kontrollere, hvorvidt nabolandene ved EU's eksterne grænser følger den samme tilgang og de internationale konventioner. Atomkraftværker under opførelse nær EU's grænser skal være i overensstemmelse med internationale standarder for nuklear sikkerhed og miljøbeskyttelse. I dag spiller energieffektivitet og energibesparelse, vedvarende og bæredygtig energi og indførelsen af elektriske energinet i hele Europa en afgørende rolle. Det er endvidere vigtigt at have et intelligent kraftnet, som kan drives med energi fra decentraliserede energigeneratorer.
Giovanni La Via
skriftlig. - (IT) Den alvorlige ulykke på Fukushima Daiichi-atomkraftværket den 11. marts 2011 som følge af et jordskælv og en efterfølgende tsunami medførte skader og langsigtede sundhedsmæssige konsekvenser gennem miljøforurening. Det er i henhold til advarsler fra Det Internationale Atomenergiagentur vedrørende situationen i atomkraftværker, der i dag er forældede, nødvendigt at træffe foranstaltninger for at undersøge anlæggenes sikkerhedsniveauer. Samarbejdet og koordineringen mellem medlemsstaterne er altafgørende, idet sådanne kriser ikke kun har konsekvenser for de lande, hvor anlæggene er opført, men også på et mere vidtrækkende plan. De hændelser, der har fundet sted, viser, at Europa bliver nødt til at gennemføre meget strenge foranstaltninger med henblik på at vurdere de eksisterende sikkerhedsniveauer, således at katastrofer af dette omfang kan undgås. Udviklingen af nye atomkraftværker i Belarus og Rusland kræver, at Kommissionen træffer foranstaltninger ved at indlede en dialog med disse lande for at garantere sikkerheden i både nabolandene og Europa som helhed.
Jörg Leichtfried
Jeg støtter i princippet denne beslutning, fordi der heri opfordres til et første skridt hen imod en udfasning af atomkraft i hele EU. I forhold til beslutningens indhold vil jeg dog gerne bemærke, at der - som så ofte med beslutninger af denne type - er tale om "for lidt, for langsomt". I sidste ende gælder princippet om den laveste fællesnævner, hvilket absolut ikke kan være tilfredsstillende på lang sigt. Den eneste rigtige løsning er en fuldstændig udfasning af atomenergien i hele EU så hurtigt som muligt. Jeg vil gøre mit yderste for at nå dette mål.
Bogusław Liberadzki
I april stemte vi om den fælles beslutning om den lære, der kan drages af atomulykken i Japan i forbindelse med nuklear sikkerhed i Europa. Jeg stemte imod beslutningen, fordi den ikke tilføjer noget positivt ud over forbud og et moratorium for udvikling af atomkraft samt et forslag om en gradvis udfasning af atomenergi (hvilket ikke er realistisk). Og den indeholder heller ingen løsningsforslag for energiindustriens fremtid generelt. Situationen efter tragedien i Fukushima har fuldstændig ændret filosofien bag tilgangen til den fremtidige energiproduktion i Europa og Polen. I vores land har energisektoren, hvoraf 95 % er baseret på kul, allerede lidt som følge af vedtagelsen af klima- og energipakken. Der er ligeledes sat en stopper for investeringer i konstruktionen af to atomkraftværker. Beslutningen understreger blot betydningen af energi fra vedvarende energikilder, som i Polen udelukkende kan opfylde 13 % - og højst 20 % - af vores behov. I Polen mangler vi desuden stadig at gennemføre en folkeafstemning om atomkraftindustrien, som blev foreslået af venstrefløjspartierne. Derfor er det for tidligt at drage konklusioner af denne beslutning. Jeg glæder mig over, at flertallet stemte imod denne beslutning.
Petru Constantin Luhan
Jeg mener, at vi skal undgå at træffe umiddelbare, vidtrækkende politiske beslutninger vedrørende atomenergiens rolle i energisammensætningen på mellemlang og lang sigt. Det er vigtigt, at vi danner os et klart billede ud fra nøjagtige data om, hvad der skete på Fukushima-atomkraftværket. Vi må ikke glemme fordelene ved atomenergi, idet denne energiform medfører lave kuldioxidemissioner og forholdsmæssig lavere omkostninger og sikrer energiuafhængigheden. Indtil nu har atomenergi - ifølge statistikkerne - været den sikreste energiform med det laveste antal ulykkesofre sammenlignet med andre energikilder (eksempelvis gas og olie). Det er også vigtigt at respektere medlemsstaternes afgørelser vedrørende fastsættelsen af deres egen energisammensætning. Atomenergi spiller en afgørende rolle i forbindelse med at opnå EU's mål som fastsat i Europa 2020-strategien og energistrategien for dette årti.
Marian-Jean Marinescu
Jeg stemte imod beslutningen om nuklear sikkerhed i Europa som følge af atomulykken i Japan. Grunden til, at jeg stemte imod, er, at der i beslutningen opfordres til et moratorium for udvikling af nye atomreaktorer. Jeg mener, at det er af den største betydning, at atomenergien produceres under sikre forhold. Jeg er enig i, at der skal gennemføres stresstest. Jeg mener dog, at vedtagelsen af et moratorium på ubestemt tid er upassende. Denne periode kan få en overordentlig stor betydning for de kraftværker, der på nuværende tidspunkt er under opførelse, navnlig ud fra et finansielt synspunkt. Strukturen af energisammensætningen er medlemsstaternes ansvar. Derfor mener jeg ikke, at en sådan beslutning skal træffes på EU-niveau.
David Martin
Jeg stemte imod denne beslutning, fordi de vedtagne ændringsforslag medførte en tekst, der ikke i tilstrækkelig grad tog hensyn til problemerne med den nukleare sikkerhed.
Marisa Matias
Fukushima-katastrofen mindede kloden om, at der ikke findes nogen nulrisiko for atomkraft. Den fare, som atomenergi udgør for menneskeheden, og de høje risikoniveauer, der er forbundet med det producerede affald, er absolut ikke bæredygtige. Vi bliver derfor nødt til at fremme sikkerheden og forbedre sikkerhedskontrollen. Disse to kriterier er en minimumsbetingelse for, at der kan indgås en aftale.
Der er endnu ikke fundet en exitstrategi med henblik på de reelle ændringer i den europæiske energipolitik, som skal bevæge sig hen imod alternativer, og en udfasning vil gradvist få atomindustrien i Europa til at forsvinde. Jeg stemte imod denne beslutning, fordi jeg er af den overbevisning, at ingen af de førnævnte vilkår er sikret.
Jean-Luc Mélenchon
Fukushima-katastrofen minder verden om, at der ikke er noget, som hedder nulrisiko, når vi taler om atomkraft. Atomkraft udgør en uacceptabel risiko for menneskeheden. Vi skal derfor gå længere end til øget sikkerhed og sikkerhedstest. Vi skal udarbejde en europæisk plan for en omgående udfasning af atomkraft. Det tager tid at udfase atomkraft. Det er en forbrydelse mod menneskeheden ikke at påbegynde denne proces nu. Jeg vil ikke støtte denne beslutning, hvis ændringsforslagene til fordel for en udfasning af atomkraft ikke bliver vedtaget.
Andreas Mölzer
Dette beslutningsforslag om nuklear sikkerhed i Europa var absolut nødvendigt. Heri behandles alle de farer, der er forbundet med atomenergi, og jeg håber, at det skaber drivkraft for en omfattende genovervejelse af anvendelsen af atomenergi i Europa. De mange ændringsforslag, som blev fremlagt af Gruppen De Grønne/Den Europæiske Fri Alliance, var nødvendige med henblik på en direkte behandling af de mange risici og en opfordring til en hurtig udfasning af anvendelsen af nuklear energi.
Jeg er overbevist om, at det aldrig vil lykkes mennesket at få fuld kontrol over de risici, der er forbundet med atomkraftværker, og derfor støtter jeg denne hurtige udfasning og ændringsforslagene i forbindelse hermed. Jeg stemte for beslutningsforslaget, da det er et afgørende skridt i den retning.
Vital Moreira
Under afstemningen om denne beslutning om atomenergisikkerhed som følge af Fukushima-ulykken stemte jeg af tre årsager imod ændringsforslaget om målene om reduktion af CO2. a) Problemet vedrører ikke nuklear sikkerhed, b) de fastsatte mål fokuserer ikke i passende grad på EU's rolle i forbindelse med den unilaterale reduktion af CO2, c) en sådan tvetydig - og i virkeligheden urealistisk - reduktion af CO2 ville kun kunne gå, hvis den blev kombineret med en CO2-skat på importer, som i høj grad kan påvirke den europæiske industris konkurrenceevne og medføre, at førende europæiske virksomheder vælger at flytte deres produktion til lande uden CO2-restriktioner, hvilket kan have alvorlige konsekvenser for EU's økonomi og beskæftigelse.
Rareş-Lucian Niculescu
Jeg stemte imod det fælles beslutningsforslag om den lære, der kan drages for kernekraftsikkerheden i Europa af kernekraftulykken i Japan. Det skyldes, at mindst syv af de anførte ændringsforslag er videnskabeligt urealistiske. Mange dele af teksten er udelukkende lydbidder uden egentligt indhold. Og de personer, der udtaler sig imod atomenergi, giver ikke alternative løsninger til anvendelsen. Sidst, men ikke mindst skal jeg understrege, at jeg beklager, at Parlamentet ikke er nået til enighed om en holdning på området. En sådan holdning skal dog være afbalanceret, pragmatisk og baseret på videnskabelige fakta og realistiske løsninger.
Franz Obermayr
Det er på høje tid, at vi genovervejer anvendelsen af atomenergi i Europa. Vi bliver nødt til at gøre noget nu. Vi bliver nødt til at lukke farlige reaktorer og på mellemlang sigt finde en vej hen imod en fuldstændig udfasning af atomenergi. Vi skal en gang for alle udrydde misforståelsen om, at mennesket har kontrol over de farer, der er forbundet med atomenergi. Jeg stemte derfor for dette beslutningsforslag.
Alfredo Pallone
skriftlig. - (IT) Jeg stemte for beslutningen om nuklear sikkerhed, fordi vi i lyset af de seneste hændelser i Japan ikke har råd til at ikke at håndtere dette problem på ansvarlig vis og ud fra objektive kriterier. Jeg mener, det er vigtigt for Europa at gennemgå bestemmelserne om sikkerheden i atomkraftværker for at kunne garantere reelle sikkerhedsniveauer, som kan fastsættes ved hjælp af stresstest, der vil vise enhver risiko og begrænsning i forbindelse med anvendelsen af atomkraft. Beslutningen har til formål at vise, at det trods alt er muligt at tage ved lære af katastrofer og reagere klart og effektivt med henblik på at sikre, at en sådan katastrofe ikke sker igen. Den understreger også behovet for at sigte imod alternative energikilder såsom vedvarende energi, mens atomkraft fortsat er en nødvendig kulstoffattig energikilde.
Vincent Peillon
Jeg stemte imod beslutningen om den lære, der kan drages for kernekraftsikkerheden i Europa af kernekraftulykken i Japan, fordi jeg ikke mener, at problemet vedrørende atomkraftens fremtid - et vigtigt spørgsmål for vores medborgere - kan løses af Parlamentet på nogle få timer gennem ændringsforslag, der bliver vedtaget uden nogen egentlig forhandling. Alle problemerne skal lægges på bordet, og ingen muligheder må udelukkes. Og netop derfor har vi brug for tid. Det drejer sig om Parlamentets troværdighed og vores medborgeres velbefindende, og de vil ikke kunne forstå - og det med rette - hvis vi skulle forpligte dem til langsigtede foranstaltninger, som vi ikke havde diskuteret stille og roligt og uddybende under hensyntagen til de forskellige nationale situationer og begrænsninger i vores fælles kamp mod klimaforandringen. Til sidst vil jeg gerne udtrykke min dybe beklagelse over, at Parlamentet grundet ekstremister på alle sider ikke på nuværende tidspunkt kunne vedtage en umiddelbar øget sikkerhed i atomkraftværkerne, selv om vi i vores gruppe er nået til enighed om et krav om de mest muligt troværdige, gennemsigtige og uafhængige kontroller.
Frédérique Ries
Jeg er vred over, at Parlamentet i dag har forkastet beslutningsforslaget om noget så vigtigt som den lære, der kan drages af atomkatastrofen i Fukushima. Hvad denne institution angår, taler man således ikke om før og efter 11. marts 2011. Og dog var der nogle stærke signaler! Det var trods alt ikke alt for svært at blive enige om nogle enkle principper, nemlig
princippet om at støtte Kommissionen, så den kan gennemføre disse "stresstest" sammen med medlemsstaterne på de 143 kernereaktorer, som er i drift i Europa
princippet om inden den 15. april at forelægge en nøjagtig tidsplan for de kriterier, der er vedtaget, dvs. uafhængige eksperter, prioritering af sikkerheden i forbindelse med nukleare anlæg, der er grundlæggende særligt farlige på grund af deres beliggenhed i jordskælvs- eller kystområder, og offentligt tilgængelige sikkerhedsrapporter
princippet om øjeblikkelig nedlukning af kraftværker, der ikke består stresstesten.
Den europæiske befolkning forventer, at Parlamentet er ansvarligt og fornuftigt, især når der er tale om et så kontroversielt spørgsmål som kerneenergi. Måske er det i sidste ende ikke det værste, når der skal vælges energi, og således vælges, om man skal opgive kernekraft, at det forbliver et rent nationalt ansvar.
Raül Romeva i Rueda
Jeg har stemt imod. Det glæder mig overordentlig meget, at kernekraftlobbyen i sidste ende ikke har opnået, hvad den ville. Det er fuldstændig uforståeligt, at PPE-Gruppen m.fl. stemte imod en udtalelse om, at der ikke er noget, der hedder nulrisiko, imod en gradvis udfasning fra nu af, imod at vi arbejder os hen imod en tæt på 100 % energieffektiv vedvarende energi-økonomi i 2050, imod en kernekraftfri fremtid for Europa osv. Den endelige tekst var helt uacceptabel, og jeg er glad for, at Parlamentets flertal støttede De Grønne i at forkaste det fælles beslutningsforslag.
Licia Ronzulli
skriftlig. - (IT) Den alvorlige atomulykke på Fukushima Daiichi-kernekraftværket den 11. marts førte til mange tusind menneskers død, samtidig med at den forrettede ubeskrivelig materiel skade på hele den japanske økonomi.
Dette blodbad får alle verdens lande til at tage deres holdning til brug af atomenergiteknologi op til fornyet overvejelse. Desværre fremskyndes de valg, der skal træffes, i mange tilfælde på grund af de seneste tragiske begivenheder, og der kommer opfordringer fra mange lejre til en total og øjeblikkelig nedlukning af kernekraftanlæg.
EU har i et stykke tid genovervejet sin generelle holdning til kernesikkerhed, men det er vigtigt at tage højde for, at denne teknologi fortsat vil være en del af forskellige medlemsstaters energimiks i mange år fremover. I fremtiden vil det måske være muligt at opfylde vores energibehov ved brug af vedvarende energikilder, men det er endnu ikke muligt, og der vil gå lang tid, før det bliver det.
Jeg går ind for mere restriktive sikkerhedsforanstaltninger for kernekraftanlæg som dem, der gælder for anlæg af nyeste generation. Alternativet med at standse kerneenergiproduktionen fra den ene dag til den anden mener jeg dog er både kortsigtet og meningsløst. Det er styret mere af følelser end af et reelt behov og kan bringe verdens førende industrilandes økonomier i knæ.
Oreste Rossi
Efter den atomkatastrofe, der har ramt Japan, har vi intet andet valg end at revidere den europæiske energiplan. Vi er nødt til at være særlig opmærksomme både på kernekraftværker, som allerede er i drift, og kraftværker i planlægningsfasen. EU har allerede sørget for, at der gennemføres stresstest på alle anlæg, også dem i nabolande, som på nuværende tidspunkt har forbindelser til EU.
Dette forslag til beslutning omhandler også et moratorium for opførelsen af nye kraftværker, så der kan ske en korrekt evaluering af de tilknyttede risici. Vi må være klar over, at mange lande i de kommende årtier stadig vil være afhængige af kerneenergi, men at vi samtidig ikke kan tillade, at der er kraftværker i Europa, som udgør en risiko for befolkningen. Kraftværker, der er ældre end 1980 skal nedlægges.
I nogle lande, f.eks. Italien, vurderer man forholdene, så det kan besluttes, om man skal opgive kerneenergi eller ikke, og det er også vigtigt at gennemføre fælles beslutninger på europæisk plan. Det er ubegribeligt, at Parlamentet ikke har været i stand til at udtale sig om et spørgsmål som det, der behandles i dag, som er vigtigt og af yderste relevans for borgerne. Alle beslutningsforslag er faktisk blevet forkastet, også det fælles beslutningsforslag, som vi tilsluttede os.
Marco Scurria
I en tale for et par dage siden, der blev holdt på et møde for industriledere, opfandt Italiens finansminister, hr. Tremonti, et nyt udtryk - "atomgælden". De medlemsstater, der har investeret i kernekraft, har den største offentlige gæld. Hvor meget koster det at lukke første- og andengenerationskraftværker? Hvor meget koster de stresstest, som vi behandler så indgående i dag? Når det er påvist, at et kraftværk er "stresset", hvor meget koster det så at "afstresse" det? Og hvor meget koster det at deponere radioaktivt affald? Det er der endnu ingen, der har oplyst os.
I EU kunne vi begynde at overveje nogle forskellige valgmuligheder, som vi kan vise medlemsstaterne. Og da Kommissionen skal give os en køreplan, hvorfor så ikke begynde at tænke på reelle investeringer i fjerdegenerationskraftværker - ren kernekraft eller fusion - eller måske begynde at tænke på en overordnet energiplan? Vi forventer, at Kommissionen i sin meddelelse angiver en køreplan for dette spørgsmål og forsøger omsider at give EU en klar retningsangivelse på dette område.
Debora Serracchiani
Atomulykken på Fukushima-kraftværket har forårsaget en kolossal katastrofe, hvor den radioaktive forurening også påvirker mange mennesker, der befandt sig i nærheden af kraftværket og led overlast. Mange hospitaler nægter at tage imod dem og behandle dem på grund af risikoen for forurening.
Selv om den japanske premierminister har meddelt, at Fukushima-kraftværket vil blive nedlagt, er situationen stadig ikke løst. Kølesystemet for en af reaktorerne er ude af drift, og en betydelig mængde radioaktivitet slipper ud i miljøet. I lyset af dette er det vigtigt at sikre, at der ydes al nødvendig humanitær og finansiel bistand, og at fastlægge internationale sikkerhedsregler, der er så pålidelige som muligt, for at forhindre fremtidige katastrofer som den i Japan.
Derfor stemte jeg imod beslutningsforslaget, fordi det ikke medtog de ændringsforslag, der opfordrede medlemsstaterne til at udarbejde mulige strategier for at opgive kernekraft og øjeblikkelig underrette regionale og lokale grænseoverskridende myndigheder om deres nationale programmer, hvis gennemførelsen kan have en grænseoverskridende virkning.
Peter Skinner
Selv om dette er en følsom tid lige efter de store problemer med kernekraftsikkerheden i Japan, leverer atomenergi stadig et meget stort bidrag til energiforsyningen i hele EU og på globalt plan. De synspunkter, der er udtrykt af medlemmer, som forsøger at gennemtvinge en hurtig lukning og ønsker, at politikken på dette område opgives, gjorde det meget svært at stemme for dele af denne betænkning af pragmatiske årsager i stedet for ud fra en bestemt holdning for eller imod. Jeg kunne ikke støtte "aggressive" ændringsforslag, som kunne have skadet energiforsyningspolitikken, der består i en "blandet" tilgang, som fører til reducerede CO2-emissioner og efterhånden vækst i vedvarende energikilder.
Bart Staes
Vi er ikke nået til enighed i dag om dette beslutningsforslag, som havde til hensigt at drage ved lære af atomkatastrofen i Fukushima. Gruppen De Grønne/Den Europæiske Fri Alliance har i årevis anbefalet en udfasning af kernekraft, fordi risiciene for mennesker og miljø er uacceptable høje, og fordi der er rigeligt med alternativer. Fukushima har især påvist dette. Det er sørgeligt, at Gruppen for Det Europæiske Folkeparti (Kristelige Demokrater) og Gruppen Alliancen af Liberale og Demokrater for Europa fortsat tror på deres kernekraftdrømme, selv om de vil ende som mareridt, sådan som Japan og Tjernobyl så tydeligt har vist. På trods heraf er der stadig mange, der har svært ved at vågne op af deres atommareridt.
Den eneste form for kernekraft, der er helt sikker, er ingen kernekraft. Det ændringsforslag, som omhandlede udfasning af kernekraft, blev stemt ned. Et flertal i Parlamentet forstår tilsyneladende ikke, at det er teknisk og økonomisk helt realistisk i løbet af en periode på 40 år at producere vores elektricitet på fuldstændig bæredygtig vis ved hjælp af foranstaltninger som energieffektivitet og ved brug af sol, vind, geotermisk energi, vand og biomasse. På nuværende tidspunkt vinder kernekraftlobbyen tilsyneladende fremgang. Derfor stemte jeg nej i den endelige afstemning.
Catherine Stihler
Jeg stemte imod beslutningsforslaget i den endelige afstemning, da jeg mener, vi er nødt til at drøfte spørgsmålet set i sammenhæng med EU's overordnede energistrategi og ikke i sammenhæng med den japanske atomtragedie.
Michèle Striffler
Den atomulykke, som finder sted i Japan lige nu, skal følges op af en grundig debat om de kraftværker, der ligger i Frankrig og Europa. Der skal foretages stresstest på alle de kernekraftværker, som er i drift, især hvis de ligger i jordskælvsområder. Her tænker jeg især på Fessenheim-kraftværket ved Øvre Rhinen. Desuden mener jeg ikke, at det er en økonomisk holdbar løsning med et moratorium på ubestemt tid for udviklingen og idrifttagningen af nye atomreaktorer, da det kan bringe mange arbejdspladser i fare, samtidig med at vores energiproduktion svækkes i alvorlig grad.
Silvia-Adriana Ţicău
Jeg stemte for Parlamentets beslutningsforslag om den lære, der kan drages for kernekraftsikkerheden i Europa af kernekraftulykken i Japan, da det har til formål at øge kernekraftsikkerheden i EU og ikke at forbyde produktion og brug af kerneenergi. Derfor stemte jeg imod alle de ændringsforslag, der tog sigte på at fjerne kerneenergi fra Europas energimiks. Selv om jeg ikke stemte for indførelsen af et moratorium for opførelsen af nye kernereaktorer, mener jeg, at et sådant moratorium, hvis det blev indført, bør begrænses til den periode, hvor der gennemføres stresstest på kernereaktorer i EU. På den måde ville stresstestene komme konstruktionen af nye reaktorer til gode og sikre, at kernesikkerheden øges.
På nuværende tidspunkt repræsenterer kerneenergi 30 % af Europas energimiks. EU er i høj grad afhængig af medlemsstaternes energimiks, hvis det skal opfylde sit "20-20-20-mål". Vi kan ikke beslutte at afskaffe kerneenergien uden at være sikre på, hvilke vedvarende energikilder der vil være til rådighed, som kan opfylde EU's energibehov i de kommende år til priser, som borgerne kan betale. EU er nødt til at investere i energieffektivitetsforanstaltninger, især inden for bygninger og transport, samt i udnyttelse af vedvarende energikilder.
Traian Ungureanu
Kernekraftkrisen i Japan har sat gang i en række ideer, som udgør en hel irrationel tsunami. Kerneenergi bliver nu dæmoniseret, og der er et voksende pres og et krav om et totalt skift fra kerneenergi til såkaldte alternative energikilder. Men denne tankegang grænser til veritabel overtro. Fukushima-kernereaktoren blev ramt af en helt enestående kombination af katastrofer. Dette beviser, at naturen er uforudsigelig, og at man ikke kan forbyde tsunamier, men det beviser ikke, at kerneenergi har skylden. Kerneenergi har en langt mere sikker historie bag sig end nogen anden energikilde. Mens olie formodentlig er årsag til udnyttelse, afhængighed, krige og diktaturer, er kerneenergi historisk set langt sikrere. Det, vi først og fremmest bør fokusere på med hensyn til kerneenergi, er under alle omstændigheder risikovurdering og ensartede sikkerhedsprocedurer på europæisk plan. Når disse kriterier er opfyldt og iagttaget, kan kerneenergi bringe politikkerne med energiafhængighed til ophør eller begrænse dem i alvorlig grad. Og selv om naturkatastrofer ikke kan forhindres, udgør kerneenergi i sig selv ikke en alvorlig risiko. Den virkelige risiko kommer ikke fra velfungerende kernereaktorer, men fra kernereaktorer under den forkerte politiske kontrol. Med andre ord: Se på Iran, ikke Japan.
Derek Vaughan
Jeg tror, at dette beslutningsforslag var en automatisk reaktion på den tragiske situation i Japan, som ikke gav tid nok til at drøfte spørgsmålene om EU's kernekraftanlægs sikkerhed. Kernekraft er en vigtig energikilde i hele Europa, hvor nogle medlemsstater får helt op til 75 % af deres el fra kerneenergi, og en gennemgang af kernekraftværkernes sikkerhed bør prioriteres højt og omfatte stresstest af eksisterende kraftværker. Dette bør dog ikke føre til lukning af eksisterende kraftværker, hvis der ikke er nogen grund til at betvivle sikkerheden, eller stå i vejen for at åbne nye kerneanlæg til erstatning for forældede kraftværker. Vi må have en voksen debat om disse spørgsmål for at sikre, at der er et afbalanceret miks af vedvarende og andre kulstoffattige energikilder, for at sikre, at lyset stadig er tændt i Europa.
David Martin
Efter forkastelsen af det fælles beslutningsforslag stemte jeg for denne tekst, som ganske vist ikke er perfekt, men opretholder en god balance mellem kernekraftsikkerhed og en pragmatisk tilgang til spørgsmålet.
David Martin
Jeg stemte for dette beslutningsforslag fra Verts/ALE-Gruppen, fordi alle de øvrige beslutningsforslag om emnet er forkastet. Jeg støttede det for at vise, at jeg bakker op om sikkerhedsanbefalingerne, men ikke var tilfreds med de mere ekstreme antikernekraftholdninger, som det gav udtryk for.
David Martin
Jeg stemte imod dette beslutningsforslag, som jeg fandt næsten naivt i dets tilslutning til kernekraft.
Zigmantas Balčytis
Jeg stemte for dette beslutningsforslag. Demonstranter i Bahrain, Syrien og Yemen har givet udtryk for legitime demokratiske forhåbninger og et stærkt folkeligt krav om politiske, økonomiske og sociale reformer med henblik på at opnå et reelt demokrati, bekæmpe korruption, sikre respekt for retsstatsprincippet, menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder, mindske sociale uligheder og skabe bedre økonomiske og sociale vilkår. Regeringerne i disse lande har reageret på befolkningens legitime forhåbninger med voldelig undertrykkelse, vilkårlige anholdelser og tortur med alvorlige tab af liv, kvæstelser og fængslinger som resultat. Den vold, som regeringerne i disse lande anvender mod deres egne befolkninger, må få direkte konsekvenser for deres bilaterale forbindelser med EU. EU kan og skal anvende en lang række instrumenter til at hindre sådanne handlinger, f.eks. indefrysning af aktiver, rejseforbud osv. EU er nødt til at revidere sine politikker over for disse lande og gøre fuld og effektiv brug af den eksisterende støtte, som ydes gennem det europæiske naboskabs- og partnerskabsinstrument, Det Europæiske Instrument for Demokrati og Menneskerettigheder og stabilitetsinstrumentet, så vi straks kan hjælpe landene og civilsamfundene i Mellemøsten og Golfen i deres overgang til demokrati og respekt for menneskerettighederne.
Jean-Luc Bennahmias
Tunesien, Egypten og Libyen var de store overskrifter i nyhederne i begyndelsen af 2011. Disse stater er imidlertid ikke de eneste, der arbejder på at få demokrati. Der er også opstået store bevægelser i Bahrain, Yemen og Syrien. Også der har magthaverne imidlertid svaret igen ved brug af undertrykkelse og vold. Det er uacceptabelt. En stat kan ikke anvende vold mod sin egen befolkning uden at blive straffet af EU inden for de bilaterale forbindelser. Med dette beslutningsforslag støtter EU den syriske befolkning i deres bestræbelser på reelt at ophæve den undtagelsestilstand, der har været i kraft siden 1963. Desuden udtrykkes solidaritet med alle befolkningerne i disse lande, og EU opfordres til at omdefinere sine forbindelser, så de svarer til de fremskridt, der sker med reformer.
Cristian Silviu Buşoi
Efter min mening skal EU mere end nogensinde tidligere fremme demokratiske værdier og udvise solidaritet med befolkningerne i de sydlige middelhavslande i deres ambitioner om at få et demokratisk samfund.
Situationen i de arabiske lande minder mig om de kommunistiske regimers fald i Central- og Østeuropa. Vi gennemgik lignende kriser, og vi kan forstå kravene fra disse befolkninger, hvilket gør det til vores moralske pligt at udvise solidaritet med dem.
De protester, der har lydt fra disse lande i de seneste uger, er et klart bevis på, at de udemokratiske regimer ikke lever op til befolkningernes forventninger, og at de ikke kan tilbyde samfundene politisk stabilitet og fremgang.
Den højtstående repræsentant og Kommissionen bør på det kraftigste opponere imod brugen af vold mod demonstranter og presse myndighederne i Syrien, Yemen og Bahrain til at forpligte sig til en konstruktiv politisk dialog med henblik på at løse problemerne.
Jeg mener også, at indgåelsen af associeringsaftalen mellem EU og Syrien skal ske på betingelse af, at de syriske myndigheder er villige til at gennemføre reformer med henblik på at indføre demokrati. EU råder over dette instrument, og efter min mening bør det bruge det mest muligt for at støtte indførelsen af demokrati i de arabiske lande.
Maria Da Graça Carvalho
De nylige protester i adskillige arabiske lande viser, at ikkedemokratiske og autoritære regimer ikke kan sikre en troværdig stabilitet, og at demokratiske værdier spiller en vigtig rolle for økonomiske og politiske partnerskaber. Jeg opfordrer myndighederne i Bahrain, Syrien og Yemen til at overholde den internationale lovgivning vedrørende menneskerettigheder og grundlæggende frihedsrettigheder. Det er helt afgørende, at de snarest muligt indleder en åben og markant politisk dialog, der omfatter alle demokratiske politiske kræfter samt civilsamfundet, med henblik på at bane vej for ægte demokrati, for at ophæve undtagelsestilstandene og for at gennemføre de ægte, ambitiøse og betydningsfulde politiske, økonomiske og sociale reformer, der har afgørende betydning for langsigtet stabilitet og udvikling.
Corina Creţu
Bahrain risikerer at blive konfrontationspunktet mellem Iran og Saudi-Arabien. I denne situation kan vi ikke se gennem fingre med det religiøse element i regionens udvikling i en tid, hvor Iran støtter den shiitiske opposition, mens sunnidynastiet får støtte fra områdets monarkier. De tætte forbindelser mellem Iran, Syrien, Hamas og Hizbollah samt de religiøse spændinger mellem sunnier og alawitter i Syrien bør også mane til forsigtighed fra EU's side, da der er en enorm stor risiko for, at den eskalerende vold også vil presse Syrien i retning af en borgerkrig med indblanding udefra. Hama-massakren i 1982, der havde 20 000 syrere blandt sine ofre, er en tragisk advarsel i denne henseende på samme måde som det er tilfældet med fiaskoerne i Somalia, Afghanistan og Irak med hensyn til den måde, hvorpå Vesten skal handle i en region, hvis meget specielle karakteristika ikke kan ignoreres. Efter min mening har vi brug for mere diplomati og færre væbnede styrker, for større engagement i forsvaret af menneskerettigheder og beskyttelse af civile og mindre engagement i valgpotentialet af en ekstern intervention samt for større opmærksomhed på den fattigdom og korruption, som disse samfund står over for - specielt i Yemen.
Edite Estrela
Jeg stemte for denne beslutning, da jeg fordømmer den voldelige undertrykkelse af fredelige demonstranter, som foretages af sikkerhedsstyrkerne i Bahrain, Syrien og Yemen. Jeg vil gerne udtrykke min støtte til samt solidaritet med befolkningerne i disse lande, der motiveret af legitime demokratiske forhåbninger udviser stort mod og stor beslutsomhed.
Diogo Feio
Syrien, Bahrain og Yemen er blevet rystet af protester, der er blevet undertrykt på brutal vis. Jeg vil opfordre disse landes regeringer til at indlede en frugtbar dialog med demonstranterne. Den vold, der er udøvet mod disse borgere, vil ikke i det uendelige afholde dem fra at kræve det, de betragter som deres rettigheder. Den vil blot udskyde processen, gøre deres holdninger mere ekstreme og fremme mere krævende reaktioner fremover. Machiavelli selv, der længe teoretiserede over, at det er bedre at være frygtet end at være elsket, advarede verdens fyrster om, at det var unødvendigt og skadeligt for dem at gøre sig selv forhadte. Det ville være bedre for myndighederne i disse lande at gennemføre konkrete reformer og lade deres statsborgere få glæde af de højeste standarder for demokrati, frihed, og retfærdighed.
José Manuel Fernandes
EU's baggrund giver det en historisk pligt til at tale rent ud af posen om alle menneskerettighedskrænkelser og kæmpe for befolkningernes ret til selvbestemmelse både gennem fordømmelser og gennem udviklingsbistand. Den aktuelle situation i Bahrain - der har strategisk betydning for balancen i Golfen - er meget spændt under den tilsyneladende normalitet med den fortsatte tilbageholdelse af folk, der anklages for at krænke retten til ytringsfrihed. I Syrien er der slået brutalt ned på protester i adskillige byer trods EU's opfordringer til at respektere ytrings- og foreningsfriheden. Endelig er situationen i Yemen dybt bekymrende, og den er allerede blevet fordømt af EU på grund af undertrykkelsen af demonstranter, hvilket vi ikke kan være ligegyldige over for. Jeg er derfor enig i de foreslåede foranstaltninger i denne beslutning - ikke mindst i fordømmelsen af de ansvarlige for massakrerne i disse lande - som forhåbentlig hurtigst muligt vil have en effekt, så ydmygelsen af disse mennesker kan høre op. Jeg glæder mig også over initiativet til at opfordre FN's Menneskerettighedskommission til at fordømme disse krænkelser af grundlæggende rettigheder.
João Ferreira
Vi står med endnu et eksempel på hykleri blandt et flertal af Europa-Parlamentets medlemmer, først og fremmest fordi de grupperer forskellige situationer og lande i den samme beslutning. Det gør de bevidst, idet de foreslår en "overgangsdialog" for at hjælpe deres allierede (Bahrain og Yemen) og lægge pres på dem, der ikke forsvarer deres interesser (Syrien). Det er meget forskelligt fra det, der skete i Libyen, hvor dialog blev erstattet med militær aggression, hvilket umuliggjorde en fredelig løsning på konflikten. Målsætningerne er klare: at camouflere troppebevægelserne fra Saudi-Arabien og De Forenede Arabiske Emirater ind i Bahrain for at hjælpe landets oligarkiske regime med støtte fra USA - der har størstedelen af sin flåde i Den Persiske Bugt i Bahrain - og at undertrykke det bahrainske folks kamp for demokrati og social forandring. Det samme sker i Yemen, hvor de forsvarer et regime, der voldeligt undertrykker sine indbyggere og deres kamp for demokratisk forandring og bedre levevilkår for at beskytte en allieret i den såkaldte "krig mod terror".
Ilda Figueiredo
Denne beslutning er endnu et eksempel på hykleri blandt et flertal af Europa-Parlamentets medlemmer, først og fremmest fordi de slår forskellige situationer og lande sammen i den samme beslutning. Det gør de bevidst, idet de foreslår en "overgangsdialog" for at hjælpe deres allierede (Bahrain og Yemen) og lægge pres på dem, der ikke forsvarer deres interesser (Syrien). Er der grund til at spørge, hvorfor man ikke slog til lyd for en "dialog" i Libyen i stedet for at gennemføre bombninger?
Målsætningerne er klare: at camouflere troppebevægelserne fra Saudi-Arabien og De Forenede Arabiske Emirater ind i Bahrain for at hjælpe landets oligarkiske regime med støtte fra USA - der har størstedelen af sin flåde i Den Persiske Bugt i Bahrain - og at undertrykke det bahrainske folks kamp for demokrati og social forandring.
Det samme sker i Yemen, hvor de forsvarer et regime, der voldeligt undertrykker sine indbyggere og deres kamp for demokratisk forandring og bedre levevilkår for at beskytte en allieret i den såkaldte "krig mod terror".
Nu forsøger man at skjule ekstern indblanding i Syrien gennem finansiering og udrustning af såkaldte "fredelige protester" i et land, der har haft en antiimperialistisk holdning med fordømmelse af israelsk og amerikansk politik i regionen.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette dokument, fordi demonstranter i Bahrain, Syrien og Yemen i kølvandet på de nylige begivenheder i andre arabiske lande har udtrykt legitime demokratiske forhåbninger samt et stærkt folkeligt ønske om politiske, økonomiske og sociale reformer med henblik på at indføre ægte demokrati, bekæmpe korruption og nepotisme, sikre respekt for retsstatsprincipper, menneskerettigheder og grundlæggende frihedsrettigheder, reducere sociale uligheder samt skabe bedre økonomiske og sociale forhold. Derfor bør EU og dets medlemsstater støtte de fredelige demokratiske forhåbninger hos folk i Bahrain, Syrien og Yemen, og regeringerne i disse lande må ikke reagere med at øge den voldelige undertrykkelse. Det er umuligt at retfærdiggøre alvorlige forbrydelser som f.eks. udenretslige drab, bortførelser og forsvindinger, vilkårlige arrestationer, tortur og uretfærdige rettergange.
David Martin
Jeg stemte for denne beslutning. Efter min mening bør EU omvurdere sine bilaterale forbindelser med Syrien, Bahrain og Yemen i lyset af deres voldelige undertrykkelse af demonstranter, ligesom det bør suspendere forhandlingerne om en fremtidig associeringsaftale med Syrien. Jeg er også bekymret over tilstedeværelsen af internationale tropper i Bahrain, og jeg vil opfordre til en undersøgelse af 54 dødsfald blandt protesterende i Yemen.
Jean-Luc Mélenchon
Dobbeltmoralen dominerer fortsat den eksterne politik hos det flertal, der styrer EU. Det er denne beslutning et glimrende eksempel på. Den kritiserer med rette Ali Abdullah Saleh og Bashar al-Assad, men ikke Bahrains konge. Beslutningen omtaler de døde og sårede ofre for den yemenitiske og syriske regerings undertrykkelse, men ikke ofrene i Bahrain. Der er ingen begrundelse for at udvise en sådan respekt. Jeg nægter at støtte denne hykleriske tekst, der under påskud af at fordømme nogle benåder de andre.
Nuno Melo
Syrien, Bahrain og Yemen har oplevet en række folkelige opstande, som de har slået hårdt ned på. Efter min mening er det ikke den bedste måde at håndtere situationen på, da vold blot avler mere vold. Regeringerne i disse lande er nødt til at indgå i en dialog med demonstrationernes ledere for at nå frem til en forståelse, der vil forhindre dødsfald og blodbad. Myndighederne i disse stater bør interessere sig for at gennemføre konkrete reformer, der giver borgerne adgang til den samme grad af demokrati, frihed og retfærdighed, som findes i de fleste andre lande.
Maria do Céu Patrão Neves
Jeg stemte for denne beslutning, da EU efter min mening gennem en diplomatisk indsats kan fremme en proces med demokratisk og fredelig forandring i Bahrain, Yemen og Syrien. Jeg støtter disse landes befolkninger, der ligesom alle os andre ønsker sig forbedrede økonomiske forhold, færre sociale uligheder, bekæmpelse af korruption og nepotisme, gennemførelse af demokratiske reformer samt sikring af grundlæggende menneskerettigheder.
Raül Romeva i Rueda
Jeg stemmer ja. Jeg støtter Europa-Parlamentets skarpe fordømmelse af sikkerhedsstyrkernes voldelige undertrykkelse af fredelige demonstranter i Bahrain, Syrien og Yemen samt dets kondolencer til ofrenes familier. Parlamentet giver endvidere udtryk for sin solidaritet med befolkningerne i disse lande, glæder sig over deres mod og beslutsomhed og erklærer sin fulde støtte til deres legitime demokratiske forhåbninger. Det opfordrer også myndighederne i Bahrain, Syrien og Yemen til at afstå fra magtanvendelse mod demonstranterne samt til at respektere deres forsamlings- og ytringsfrihed. Parlamentet fordømmer de bahrainske og yemenitiske myndigheders indgriben i lægebehandling samt deres hindring og begrænsning af adgangen til sundhedsfaciliteter. Det understreger, at de, der er ansvarlige for tab af menneskeliv og forvoldte skader, bør holdes ansvarlige og retsforfølges, og det opfordrer myndighederne til øjeblikkelig at løslade alle politiske fanger, menneskerettighedsforkæmpere og journalister samt alle dem, der tilbageholdes på grund af deres fredelige aktiviteter i forbindelse med demonstrationerne.
Licia Ronzulli
Den aktuelle situation i adskillige afrikanske lande samt i Bahrain, Syrien og Yemen er resultatet af indbyggernes legitime forhåbninger om politiske, økonomiske og sociale reformer med henblik på at indføre ægte demokrati. Det er velkendt, at disse lande altid har haft undertrykkende love, der begrænser indbyggernes udøvelse af deres borgerlige og politiske rettigheder. Følgelig har indbyggerne et stærkt ønske om politiske og sociale reformer.
Desværre reagerer regeringerne på disse legitime krav med voldelig undertrykkelse og anvendelse af love mod terrorisme, der skal retfærdiggøre udenretslige henrettelser, tortur, bortførelser og forsvindinger af mange demonstranter. I dag er antallet af døde, sårede og arresterede i Syrien, Bahrain og Yemen utrolig højt. Regeringernes overdrevne brug af magt mod demonstranter har krænket alle internationale konventioner om borgerlige og politiske rettigheder.
Jeg kan tilslutte mig ordførerens fordømmelse af sikkerhedsstyrkernes voldelige angreb på fredelige demonstranter i disse lande, hvilket har knust deres legitime demokratiske forhåbninger. Vi udtrykker vores fulde solidaritet og støtter befolkningernes mod og beslutsomhed.
Traian Ungureanu
Situationen i Syrien, Bahrain og Yemen er en uforudsigelig igangværende proces og ikke en blodig, men ustoppelig march imod demokrati. Den politiske baggrund i Syrien og Yemen har længe været autoritær eller direkte diktatorisk. Det gør imidlertid ikke oppositionen til et helt demokratisk alternativ. Specielt i Yemen, der er et lovløst og fragmenteret statssamfund, er styrkerne under oppositionens paraply værter for eller i fare for at give efter for terroristiske eller radikale antidemokratiske kræfter. Tidligere var "stabilitet" i Mellemøstens udenrigspolitik en erstatning for passivitet eller status quo. Det var bestemt ikke et overvurderet koncept. Nu kan det blive undervurderet. De europæiske og i høj grad de demokratiske interesser vil være bedre tjent med en rationel og ikkefølelsesmæssig tilgang. Behovet for demokrati i lande med en lang tradition for politisk undertrykkelse skal ikke være undergangen for en fremtidig demokratisk proces. Det betyder ikke, at Assads eller Salehs regimer skal understøttes, men at løsningen bør være en forhandlet exitstrategi snarere end en voldelig og ukontrolleret regimeændring. Forsigtighed og klarhovedet politik er langt mere hensigtsmæssige i lande og regioner, der kan gå fra ét undertrykkelsessystem til et andet.
Marie-Christine Vergiat
I dag har Europa-Parlamentet vedtaget en beslutning, der opfordrer til en genvurdering af EU's forbindelser med Syrien, Bahrain og Yemen for at tage hensyn til de folkelige opstande i disse lande. Hvis jeg troede, at det virkelig var EU-institutionernes hensigt, ville jeg fuldt ud støtte beslutningen. Det centrale element i beslutningsforslaget er opfordringen til "at udsætte de videre forhandlinger om underskrivelsen af den fortsat uafgjorte associeringsaftale mellem EU og Syrien" og det faktum, at "indgåelsen af en sådan aftale skal afhænge af de syriske myndigheders evne til at gennemføre de forventede demokratiske reformer i håndgribelig form". Det har jeg noteret mig. Jeg må imidlertid pointere, at det i beslutningen indrømmes, at "underskrivelsen af denne aftale har været udskudt på Syriens anmodning siden oktober 2009". Man kan derfor kun undre sig over den faktiske effekt af denne erklæring. Jeg har derfor undladt at stemme om teksten.
Dominique Vlasto
Denne afstemning i Europa-Parlamentet, der efterfølger adskillige beslutninger siden jasminrevolutionen i Tunesien, er et bevis på, at begivenhederne i den arabiske verden er en bølge, hvis størrelse og levetid ingen kan forudsige. Det må indrømmes, at situationen er forskellig i de forskellige lande, men i sidste ende er disse folkelige bevægelser udtryk for et urokkeligt ønske om demokrati, frihed og retfærdighed. EU må ikke tillade en undertrykkelse af befolkningens legitime og fredelige krav gennem brugen af vold, hvilket desværre synes at være det eneste svar fra regimer, der står med ryggen mod muren. Europa skal udtrykke sig i bestemte vendinger - specielt gennem Kommissionens højtstående repræsentant/næstformand - for at bekræfte dets støtte til de offentlige demonstrationer i disse lande, der kræver respekt for de grundlæggende værdier, der fremmes og forsvares af EU. Vores Parlament, der betragtes som demokratiets tempel, skal gentage sin solidaritet med disse mennesker og støtte dem i deres demokratiske overgangsproces. Det er derfor helt afgørende, at vi reviderer vores forbindelser med landene i Nordafrika, Nærøsten og Mellemøsten, så vi i fællesskab kan opbygge et område med stabilitet, fred og velstand.
Luís Paulo Alves
Jeg stemmer for dette beslutningsforslag. Jeg finder det vigtigt at effektivisere udviklingsbistanden, og efter min mening er der brug for en sammenhængende politik til støtte for områder som handel og udviklingssamarbejde, klimaforandringer, landbrug etc. EU skal have en fælles holdning til de mindst udviklede lande (LDC-landene), og det bør ikke lade økonomiske og finansielle kriser bringe udviklingen af partnerskaber med LDC-landene i fare. Det er helt afgørende, at det globale engagement med hensyn til at tackle LDC-landenes særlige behov, hvad angår en bæredygtig udvikling inden for alle økonomiske, sociale og miljømæssige aspekter og med hensyn til at støtte dem i bestræbelserne på at udrydde fattigdom, bekræftes under denne konference.
Roberta Angelilli
Forud for Istanbul-konferencen i maj måned har EU bekræftet sin støtte til gennemførelsen af millenniumudviklingsmålene i udviklingslandene samt sit engagement i særlige støtteprogrammer. Skønt der har været markante fremskridt i nogle lande og regioner, har man langt fra nået målsætningen om at halvere verdens fattigdom. 11 mio. børn dør fortsat hvert år som følge af sygdomme, der kan behandles, og størstedelen af dem dør, inden de fylder fem år. Hvert fjerde menneske har ikke adgang til drikkevand. 114 mio. børn har fortsat ikke adgang til en almen uddannelse. Ca. 600 mio. kvinder er fortsat analfabeter, og lige så mange mennesker har ikke adgang til fremskridt.
Den manglende opfyldelse af målene fra 2001 vil ikke tage modet fra de industrialiserede lande, der tværtimod fortsat vil sørge for at sætte støttekrævende lande øverst på den internationale dagsorden og fremme udbuddet af nye målrettede finansieringskilder samt udarbejdelsen af samarbejdsprogrammer. En genopretning af disse lande og sikringen af en fremtid for tusindvis af mennesker kræver engagement, stor politisk beslutsomhed og en vedvarende mobilisering af finansielle ressourcer, og EU opfylder alle disse betingelser.
Pino Arlacchi
Jeg stemte imod det fælles beslutningsforslag om De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande, fordi forslaget ikke i tilstrækkelig grad fokuserer på problemet med manglende effektivitet i den internationale bistand. Beslutningsforslaget samt Kommissionens redegørelse under parlamentsdebatten ignorerer den aktuelle kritiske debat om de seneste 50 års internationale bistand til landene på den sydlige halvkugle samt den lære, man kan drage af tidligere fiaskoer og succeser. Hvad er årsagen til den monumentale fiasko i bistanden til Afrika? Og hvad er årsagen til den monumentale fiasko i Verdensbankens politikker om udvikling og fattigdomsreduktion? Hvad er årsagen til den enorme skandale med de seneste 10 års udviklingsbistand til Afghanistan? Hvorfor har politikkerne til eliminering af fattigdom i Kina, Vietnam og Brasilien været så utrolig vellykkede? Hvis ikke vi kan besvare disse vanskelige spørgsmål, bliver vi aldrig i stand til at bruge de 60 mia. EUR i udviklingsbistand til gavn for de mindst udviklede lande.
Zigmantas Balčytis
Jeg stemte for dette beslutningsforslag. De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande bør fokusere på politik-kohærens i udvikling, fordi den har stor betydning for fattigdomsreduktionen. Ud over de eksisterende udfordringer er situationen i LDC-landene blevet forstærket af den nylige globale finans-, fødevare-, klimaændrings- og energikrise. Derfor bør denne FN-konference være resultatorienteret på basis af klare indikatorer og have en målsætning om at halvere antallet af LDC-lande inden 2020 kombineret med en effektiv og gennemsigtig tilsyns- og opfølgningsmekanisme.
Maria Da Graça Carvalho
Det er meget beklageligt, at 48 lande i øjeblikket er klassificeret som mindst udviklede lande (LDC-lande), og at 75 % af de 800 mio. indbyggere i disse lande lever for under 2 USD om dagen. Det langsigtede mål for udviklingssamarbejdet bør være etablering af betingelser for en bæredygtig økonomisk udvikling samt en retfærdig omfordeling af velstand. Fred og sikkerhed er helt afgørende for udviklingspolitikkens effektivitet, og EU bør koordinere sin tilgang bedre med henblik på at løse stabilitetsproblemer i LDC-lande og støtte bestræbelserne på at opnå kapacitet til at opbygge fredelige, demokratiske og inkluderende stater. Det er også vigtigt at prioritere fødevaresikkerhed, landbrug, infrastruktur, kapacitetsopbygning samt specielt økonomisk vækst og adgang til teknologi og endelig LDC-landenes menneskelige og sociale udvikling.
Corina Creţu
Mens man på de tidligere konferencer har fokuseret på principper, vil den fjerde FN-konference forhåbentlig være gearet til at fastsætte resultater og udtænke klare indikatorer for at halvere antallet af mindre udviklede lande inden 2020. Ud af de 51 underudviklede lande, i hvilke 78 % af befolkningen lever for mindre end 1,25 USD om dagen, har kun tre bevæget sig ud af denne kategori i de seneste år. Situationen er bekymrende, da disse lande er mest sårbare over for prøvelser såsom finans- og fødevarekrisen samt klimaforandringer, samtidig med at de kæmper med ekstrem fattigdom, manglende infrastruktur og stigende arbejdsløshed.
Denne virkelighed fremhæver det faktum, at det internationale samfund desværre ikke har levet op til forpligtelserne i Bruxelles-handlingsprogrammet. Forhåbentlig vil vi under konferencen - hvor jeg repræsenterer Gruppen for Det Progressive Forbund af Socialdemokrater i Europa-Parlamentet - fokusere på at skabe konsistens med hensyn til udviklingspolitikker og metoder til gennemførelse af innovative finansieringsmekanismer med henblik på at yde mere effektiv hjælp til disse lande, der har brug for tilskyndelse til at gennemføre passende politikker.
Edite Estrela
Jeg stemte for denne beslutning, da De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande skal præsentere foranstaltninger, der skal gøre det muligt at integrere disse lande i den globale økonomi og forbedre deres adgang til EU's markeder. Kommissionen bør overveje at øge bistanden til disse lande for at minimere omkostningerne ved liberaliseringen af deres markeder.
Diogo Feio
Trods mange års teknisk og finansiel bistand til de mindst udviklede lande (LDC-landene) er det helt afgørende at erkende, at disse lande ikke har formået at løfte sig ud af denne status, og at de fortsat har permanente svagheder og behov. Det er kun rimeligt at nævne de exceptionelle omstændigheder i Cap Verde, sådan som den vedtagne beslutning gør, da landet trods manglende ressourcer har formået at løse nogle af dets problemer og forbedre befolkningens levevilkår. Jeg vil derfor lykønske Cap Verdes befolkning, regering og partier med dette, da de har formået at træffe foranstaltninger på en ansvarlig og respektabel måde. Dette portugisisktalende land er i dag et eksempel til efterfølgelse af LDC-landene. Trods handelsmæssige begrænsninger og problemer med uddannelse og adgang til informationer, ressourcer og produktionsenheder kan det ikke understreges nok, at underudviklingen af LDC-landene primært skyldes beslutningstagernes manglende evner og institutionernes ineffektivitet, da landenes indbyggere er så dygtige i andre henseender.
José Manuel Fernandes
De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande (LDC-IV) finder sted i Istanbul i Tyrkiet den 9.-13. maj i år. EU, der altid har været toneangivende med hensyn til at støtte udviklingslandene gennem fattigdomsbekæmpelsesprogrammer - hvortil de finansielle bevillinger er tredoblet i de seneste år - er meget engageret i organiseringen af dette møde. Parlamentet bliver også repræsenteret af en delegation, der præsenterer velgennemtænkte forslag, skønt dens observatørstatus ikke vil tillade den store synliggørelse, og forhåbentlig vil dette repræsentere store fremskridt i bestræbelserne på at vinde "kampen" om bæredygtig udvikling og retfærdig vækst for disse lande. Da alle lande har et medansvar for at støtte de mindst udviklede lande (LDC-landene) og opfylde millenniumudviklingsmålene, er jeg enig i forslagene i dette fælles beslutningsforslag, og jeg vil gerne se målsætningen om en halvering af antallet af LDC-lande inden 2020 opfyldt. LDC-IV skal støtte konkrete foranstaltninger, der medvirker til at finde løsninger på LDC's udviklingsbehov, bekæmpe fattigdom og sikre borgerne en pæn indtægt og en anstændig tilværelse.
João Ferreira
I forbindelse med De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande er det passende at tænke på de millenniumudviklingsmål, som FN's generalforsamling vedtog i 2000, og vurdere deres gennemførelse - specielt bekæmpelse af fattigdom og sult, fremme af lighed mellem mænd og kvinder, mere og bedre sundhedspleje for mødre og børn, bekæmpelse af hiv/aids, udvikling af miljømæssig bæredygtighed samt universel almen uddannelse. Med hensyn til udviklingspolitik er der et klart misforhold mellem EU's ord og handlinger. Vi råder over de nødvendige ressourcer til at udrydde fattigdom. Disse ressourcer øges tilmed som følge af fordelene ved den videnskabelige og teknologiske udvikling. Ikke desto mindre ser vi en stigning i den globale fattigdom. Det er resultatet af det system, der dominerer verden, nemlig den uretfærdige og ulige kapitalisme. Vi vil fremhæve betydningen af det alternative beslutningsforslag fra Den Europæiske Venstrefløjs Fællesgruppe/Nordisk Grønne Venstre samt ændringsforslagene til det fælles beslutningsforslag - som desværre blev forkastet af flertallet - der bl.a. fokuserer på emner som fødevaresuverænitet, landbrugsudvikling samt behovet for at standse EU's afpresning af en række udviklingslande på baggrund af de såkaldte økonomiske partnerskabsaftaler.
Ilda Figueiredo
Det er yderst vigtigt at støtte verdens fattigste og mest skrøbelige lande, der tæller næsten 50 lande, hvis befolkninger lider under effekterne af gentagne fejlslagne forsøg på at implementere konklusionerne fra flere successive FN-konferencer.
I de fleste tilfælde skyldes de kolonialisme samt udnyttelse af landenes rigdomme og befolkninger. Det er hverken skæbnens uafvendelighed eller uundgåelige naturlige begrænsninger eller bånd, der gør disse lande fattige. Tværtimod råder adskillige af dem over meget store naturrigdomme.
I andre tilfælde er det den fortsatte kapitalistiske udnyttelse med uretfærdigheden og umenneskeligheden af et system - der er verdens dominerende form for økonomisk og social organisation - der støttes af asymmetriske forhold, der skaber og bevarer uligheder.
Det er resultatet af frihandel, af finansiel deregulering, af den ulovlige, men tilladte kapitalflugt til skattelylande samt af krig og konflikter, der opstår som følge af stridigheder om naturressourcer.
Det er ved at bryde med fundamentet for dette system og gennem en ægte og solidaritetsbaseret politik af samarbejde og udviklingsbistand, at der er en mulighed for at frigøre disse mennesker og udvikle deres lande.
Monika Flašíková Beňová
Mere end 40 lande i verden hører ind under kategorien af mindst udviklede lande. Jeg glæder mig over EU's forsøg på at deltage aktivt i FN-konferencen på topniveau, og jeg forventer konkrete forpligtelser. I de seneste 10 år har verdens fattigste lande gjort større fremskridt end i det foregående årti. Ikke desto mindre er der fortsat mange problemer: stigende afhængighed af importerede varer, fattigdom, det lave niveau af menneskelig kapital samt sårbarheden over for klimaforandringer og naturkatastrofer. Disse problemer skal løses fra alle sider, men to punkter er særlig vigtige. For det første skal investeringerne i disse lande dirigeres hen til økonomiens produktive sektorer. For det andet er det nødvendigt at hjælpe med opbygningen af demokratiske strukturer i disse lande, så de får mulighed for at træffe uafhængige valg om strategiske prioriteter uden udenlandsk indblanding. Udsving på råvaremarkederne og konsekvenserne heraf er et særligt problem, der skal løses. Fra et langsigtet perspektiv er svaret en diversificering af økonomien. På kort og mellemlang sigt er det vigtigt at kontrollere prischok på specielt levnedsmiddelområdet. Med hensyn til EU's position er det vigtigt at fokusere på sammenhængende eksterne politikker. Kommissionens meddelelse af 16. februar er grundig, men den skal have en mere kritisk tilgang. Vi må erkende, at ikke alle EU-aktiviteter inden for handel eller direkte udenlandske investeringer er i tråd med udviklingspolitikken. Efter min mening bør de være underordnet denne politik.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette dokument, fordi der efter De Forenede Nationers tredje konference om de mindst udviklede lande (LDC-III) og vedtagelsen af Bruxelles-handlingsprogrammet har været positive tiltag i form af f.eks. "Everything But Arms"initiativet samt stigningen i den statslige udviklingsbistand, der blev fordoblet mellem 2000 og 2008, og i de direkte udenlandske investeringer, der steg fra 6 mia. USD til 33 mia. USD, hvilket gjorde det muligt for 19 lande at nå op på en vækstrate på 3 %. LDC-IV bør være resultatorienteret på basis af tydelige indikatorer og en målsætning om at halvere antallet af LDC-lande inden 2020 kombineret med en effektiv og gennemsigtig overvågning samt opfølgningsmekanismer. Jeg vil understrege behovet for at prioritere fødevaresikkerhed, landbrug, infrastruktur, kapacitetsopbygning, inklusiv økonomisk vækst, adgang til teknologier samt menneskelig og social udvikling i LDC-landene.
David Martin
Jeg stemte for dette forslag. Efter min mening bør LDC-IV fokusere på politisk kohærens for udvikling som en vigtig faktor for et politisk skift på nationalt og internationalt plan, og jeg vil derfor opfordre til, at politikskabelse på alle områder - f.eks. handel, fiskeri, miljø, landbrug, klimaændring, energi, investering og finansiering - skal støtte LDC-landenes udviklingsbehov for at bekæmpe fattigdom og sikre anstændige indtægter og livsgrundlag. Jeg vil opfordre EU til at leve op til dets forpligtelser med hensyn til markedsadgang og gældslettelse samt til på ny at bekræfte vigtigheden af at nå ODA-målet på 0,15-0,20 % af BNI til LDC-landene samt til med dette for øje at mobilisere nationale ressourcer samt - som en supplerende foranstaltning - innovative finansieringsmekanismer.
Nuno Melo
Efter min mening skal De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande træffe de nødvendige foranstaltninger for at muliggøre en integration af disse lande i den globale økonomi og forbedre deres adgang til EU-markederne. Trods en ihærdig indsats fra mange sider er målene imidlertid endnu ikke nået, skønt Cap Verde skiller sig positivt ud, da det har haft nogen succes med f.eks. at hæve borgernes livskvalitet i forhold til niveauet i de øvrige mindst udviklede lande.
Georgios Papanikolaou
I kølvandet på den økonomiske krise i udviklingslandene er der fulgt handelsrestriktioner, der til gengæld holder de mindre udviklede lande i et økonomisk kvælertag. I de seneste seks måneder har familier på grænsen af absolut fattigdom oplevet en 15 % stigning i fødevarepriserne, der ifølge Verdensbanken er steget med 29 % siden 2009. Følgelig kan man ikke ignorere de fattige landes nylige officielle anmodning om en ophævelse af eksportrestriktionerne. Den økonomiske krise hæmmer bestemt forhandlingerne. Skrappe forhandlinger på ryggen af folk, der lever i absolut fattigdom er imidlertid i bedste fald moralsk tvivlsomme.
Dette særlige beslutningsforslag, som jeg støtter, understreger og fremhæver specifikke politikker, der skal ændre situationen på både nationalt og internationalt plan inden for adskillige sektorer såsom handel, fiskeri, miljø, landbrug, klimaændring, energi, investeringer og finans.
Maria do Céu Patrão Neves
Med denne beslutning ønsker Europa-Parlamentet at bidrage til De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande. Jeg støtter dette bidrag, men jeg mener også, at konferencen bør fremme sammenhængende udviklingspolitikker ved at fremme foranstaltninger inden for alle områder - f.eks. handel, fiskeri, miljø, landbrug, klimaændring, energi, investering og finans - for at give stærk støtte til udviklingsbehovene i de mindst udviklede lande (LDC-landene), for at bekæmpe fattigdom og for at sikre anstændige indtægter og levevilkår. Ligesom i den beslutning, jeg stemte for, vil jeg også understrege, at Cap Verde i 2007 var et af tre lande, der trak sig selv ud af deres status som LDC-lande. Det er et land med få ressourcer, som ikke desto mindre formåede at kæmpe for vækst og fattigdomsbekæmpelse. Jeg vil derfor lykønske Cap Verdes indbyggere og regering.
Raül Romeva i Rueda
Jeg stemte ja. Med denne beslutning mener Europa-Parlamentet, at: 1. LDC-IV bør være resultatorienteret på basis af klare indikatorer og en målsætning om at halvere antallet af LDC-lande inden 2020; 2. LDC-IV skal fokusere på politisk kohærens for udvikling som en vigtig faktor for et politisk skifte på nationalt såvel som på internationalt plan, og Parlamentet opfordrer derfor til, at politikskabelse på alle områder - f.eks. handel, fiskeri, miljø, landbrug, klimaændring, energi, investering og finans - skal støtte LDC-landenes udviklingsbehov for at bekæmpe fattigdom og sikre anstændige indtægter og livsgrundlag; 3. EU bør leve op til sine forpligtelser vedrørende markedsadgang og gældslettelse; 4. man atter skal bekræfte vigtigheden af at nå ODA-målet på 0,15-0,20 % af BNI til LDC-landene, og at man med dette for øje skal mobilisere nationale ressourcer samt - som en supplerende foranstaltning - innovative finansieringsmekanismer.
Licia Ronzulli
I dag er 48 lande i verden klassificeret som mindst udviklede lande, i hvilke ca. 800 mio. mennesker lever for mindre end 2 USD om dagen. Fra 2000 til 2010 steg indekset for menneskelig udvikling i gennemsnit med blot 0,04 % i de mindst udviklede lande. Denne svage stigning fjerner dem mere og mere fra de otte millenniumudviklingsmål, som FN opstillede i 2000.
Heldigvis blev der efter De Forenede Nationers tredje konference truffet nogle positive foranstaltninger inden for statslig udviklingsbistand, således at ca. 19 lande nåede op på en vækstrate på 3 %. Ligesom ordføreren finder jeg det vigtigt at understege betydningen af De Forenede Nationers fjerde konference. De principielle mål skal fokusere på udviklingspolitik, landbrug og fiskeri, og de skal forsøge at skaffe konkrete resultater og innovativ finansiering. Forhåbentlig vil bidraget til en bæredygtig udvikling også kunne omsættes til støtte til sundhed, uddannelse og demokratifremme og fastholde respekten for menneskerettigheder og grundlæggende frihedsrettigheder som væsentlige komponenter af EU's udviklingspolitik.
Joanna Senyszyn
For tiden findes der 48 mindst udviklede lande (LDC-lande), hvilket betyder, at hvert fjerde land i verden falder inden for denne kategori. Kategorien af LDC-lande blev skabt af FN's generalforsamling i starten af 1970'erne - altså for over 40 år siden. Siden da er antallet af LDC-lande fordoblet, og det er kun lykkedes tre lande (Botswana, Maldiverne og Cape Verde) at kæmpe sig ud af gruppen. Det viser, at fattigdommen spreder sig, og at den hidtidige effekt af diverse foranstaltninger knapt er mærkbar. Den kritiske situation er yderligere forværret af den økonomiske krise, hvis effekter i høj grad har påvirket LDC-landene og forværret deres problemer. Problemerne stammer primært fra gæld, høje fødevare- og brændstofpriser samt klimaændringer. Jeg støttede derfor beslutningen om De Forenede Nationers fjerde konference om LDC-landene i fuld overbevisning og bevidsthed om dens betydning.
Der er behov for en dyb og omfattende analyse og diagnose af LDC-landenes situation samt for konkrete forslag til løsninger, der på kort sigt skal forbedre leveforholdene for borgerne i disse lande, og som på lang sigt skal hjælpe dem ud af denne gruppe. Som medlem af Den Blandede Parlamentariske Forsamling AVS-EU vil jeg også gøre særlig opmærksom på manglende kontrolmekanismer for det arbejde, der er gennemført. Vi mangler ikke politisk vilje og villighed til at hjælpe, men desværre overvåger vi ikke vores indsats i tilstrækkelig grad, og derfor er den ikke særlig effektiv.
Michèle Striffler
Som en af forfatterne til beslutningen om De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande (LDC-landene) finder jeg det helt afgørende, at Europa-Parlamentet udviser et urokkeligt engagement over for indbyggerne i LDC-landene. Med stigningen i antallet af lande, der falder ind under denne kategori (antallet af LDC-lande er steget fra 25 til 48 siden 1971), skal det internationale samfund forstærke indsatsen for at nå målsætningen om at halvere antallet af LDC-lande inden 2020. Ud fra dette synspunkt er det yderst vigtigt at sikre en ægte politisk kohærens mellem de politikker, der direkte påvirker LDC-landene - f.eks. udviklingsbistand, handel, fiskeri, miljø, landbrug, klimaændring, energi, investering og finans - for at reducere fattigdommen og sikre indbyggerne i LDC-landene anstændige indtægter og livsgrundlag.
Marie-Christine Vergiat
Jeg stemte for Parlamentets beslutning om De Forenede Nationers fjerde konference om de mindst udviklede lande. I denne beslutning støtter Europa-Parlamentet princippet om kohærens mellem de forskellige EU-politikker inden for udviklingsbistand og samarbejde. Det betyder, at EU i sine forbindelser med de mindst udviklede lande skal udarbejde sine politikker inden for alle områder - herunder handel, fiskeri, miljø, landbrug, klimaændring, energi, investering og finans - på en sådan måde, at de støtter de pågældende landes udviklingsbehov. Beslutningen bekræfter endvidere vigtigheden af at nå ODA-målet på 0,15-0,20 % af BNI til LDC-landene, og den advarer om de negative effekter af erhvervelsen af landbrugsjorder i form af f.eks. ekspropriation af mindre landmænd samt uholdbar anvendelse af land og vand. Kohærensprincippet er skabt for at undgå tilkendegivelser om gode intentioner, der aldrig føres ud i livet, samt uforenelige sektorspecifikke politikker. Nu skal det blot gennemføres.
Dominique Vlasto
Med min stemme ønskede jeg at gentage mit engagement i bekæmpelsen af fattigdom uanset dens årsager eller virkninger. En ubarmhjertig kløft åbner sig mellem de mindst udviklede lande og verdensøkonomien, hvilket skaber en ond cirkel med indbyggerne som ofre. Vi er alle ansvarlige for forsinkelserne i opfyldelsen af millenniumudviklingsmålene, hvilket gør en koordineret indsats fra EU og FN til en hastesag. Der er velkendte prioriterede områder: fødevaresikkerhed, adgang til vand og sundhedspleje samt læse- og skrivefærdigheder. Løsningerne er også velkendte, men desværre omsættes de gode intentioner sjældent i handling. Ikke desto mindre er det i arbejdet med at sikre en bedre fordeling af velfærd, med at støtte LDC-landene i vejen mod vækst og demokrati samt med at bekæmpe den vanvittige spekulation i råvarepriser, at disse meget sårbare lande vil kunne slippe ud af den onde fattigdomscirkel. Det er ikke kun et ansvar, men også et sikkerhedsmæssigt krav for EU, fordi fattigdom desværre ofte er en kilde til ustabilitet.
Luís Paulo Alves
Jeg stemmer for denne betænkning, da jeg støtter Islands tiltrædelse af EU, forudsat at landets regering sikrer sig borgernes støtte til dette nationale politiske engagement.
Zigmantas Balčytis
Jeg stemte for denne betænkning. Jeg glæder mig over Islands udsigt til at komme med i EU, da landet har en stærk demokratisk tradition og samfundskultur, således at det uhindret kan komme med i gruppen af EU-medlemsstater. Efter min mening vil Islands tiltrædelse af EU forbedre EU's udsigter til at spille en mere aktiv og konstruktiv rolle i Nordeuropa og Arktis og bidrage til multilateral styring og bæredygtige politiske løsninger i regionen. Island er allerede en aktiv deltager i Nordisk Råd samt i EU's nordlige dimension, Det Euro-arktiske Barentsråd samt Det Arktiske Råd, der er det vigtigste multilaterale forum for samarbejde i Arktis. Islands tiltrædelse af EU vil yderligere forankre den europæiske tilstedeværelse i Det Arktiske Råd. Island kan også yde et værdifuldt bidrag til EU's miljø- og energipolitik på grund af dets erfaring med vedvarende energikilder, specielt med hensyn til brugen af geotermisk energi, miljøbeskyttelse og foranstaltninger vedrørende klimaforandring.
Elena Băsescu
Jeg stemte for statusrapporten for 2010 om Island, der er udarbejdet af min kollega Christian Preda, fordi tiden efter min mening er inde til at vurdere landets udsigter til et EU-medlemskab. Under forhandlingerne med EU har de islandske myndigheder udvist et ægte engagement i processen samt en stærk politisk vilje til i god tid at opfylde tiltrædelseskriterierne.
Først og fremmest har Island en lang demokratisk tradition. Beskyttelse af menneskerettigheder og samarbejde med førende internationale organisationer er topprioriterede emner på Islands politiske dagsorden. På den økonomiske front har myndighederne allerede udtænkt en præ-tiltrædelsesstrategi for at sikre en diversificering af deres erhvervssektorer og en udtræden af recessionen. Jeg tror, at Island er i stand til at påtage sig de forpligtelser, der følger med et EU-medlemskab. Jeg skal nævne, at landet i øjeblikket har opfyldt betingelserne for 10 forhandlingskapitler. I denne forbindelse glæder jeg mig over Kommissionens initiativ til at indlede tiltrædelsesforhandlinger med Island i juni måned.
Dominique Baudis
Denne rapport giver et godt overblik over de aktuelle relationer mellem EU og Island. Lige siden Paristraktaten har vi bevaret venlige, tætte og imødekommende forbindelser med dette land, der har været hårdt ramt at den økonomiske og finansielle krise samt bankkrisen. Der skal gennemføres reformer, og vi skal fremme dem.
Siden starten på tiltrædelsesprocessen har vi indledt en åben og konstruktiv dialog med den islandske regering, der også har udtrykt ønske om at komme med i euroområdet. En udvidelse, der omfatter Island, vil give større europæisk politisk kohærens i den arktiske region, specielt hvad angår fiskeri, søtransport, videnskabelig forskning og bevaring af det naturlige miljø. Europa er imidlertid ikke en krykke eller en kur til afhjælpning af en økonomisk krise. Det er op til Island klart at tilslutte sig en ægte integrationsproces med resten af Europa.
Maria Da Graça Carvalho
Jeg glæder mig over udsigten til at få et land med en stærk demokratisk tradition og en solid samfundsstruktur som en ny EU-medlemsstat. Island har haft gode resultater med hensyn til at fremme menneskerettigheder og sikre et højt samarbejdsniveau med internationale mekanismer til beskyttelse af menneskerettigheder. Islands tiltrædelse af EU vil derfor styrke EU's rolle med hensyn til at fremme og forsvare menneskerettigheder og grundlæggende frihedsrettigheder i hele verden. Med landets erfaring kan Island også yde et værdifuldt bidrag til EU's politik inden for vedvarende energi og specielt med hensyn til udnyttelse af geotermisk energi, miljøbeskyttelse og bekæmpelse af klimaforandringer. Islands tiltrædelse af EU vil forbedre EU's udsigter til at spille en mere aktiv og konstruktiv rolle i Nordeuropa og Arktis gennem bidrag til multilateral styring og bæredygtige politiske løsninger i regionen.
Diane Dodds
Jeg stemte imod denne rapport. I bestræbelserne på at gennemføre en hurtig udvidelse frygter jeg, at Europa-Parlamentet og EU-institutionerne ignorerer spørgsmål af strategisk betydning for medlemsstaterne. Det er yderst beklageligt, at Island og Færøerne endnu en gang har pustet deres foreslåede fangster af makrel for 2011 op, hvorved de bringer bestanden i fare og truer vores pelagiske fiskerisektor. Denne skandaløse opførsel udstiller den løgn, at Island går forrest i kampen for en bæredygtig fiskeriforvaltning. Sidste sommer hørte vi, at Kommissionen som svar på Islands uforsonlige holdning i denne sag overvejede at udsætte forhandlingerne om Islands tiltrædelse af EU, og ikke desto mindre er der åbenbart ikke sket meget på denne front. Islands medlemskab af "EU-klubben" kan og bør indstilles, så længe Island på det groveste ignorerer klubbens regler. Skal vi virkelig, som det stod i en avisoverskrift, se på, at Island efter at have styrtet sine banker i grus, får vores mest værdifulde fiskeri til at forsvinde?
Edite Estrela
Jeg stemte for statusrapporten for 2010 om Island, da vi efter min mening bør støtte et af de ældste europæiske demokratiers tiltrædelse af EU, forudsat at det opfylder de nødvendige betingelser som f.eks. afskaffelse af hvalfangster og handel med produkter, der er udvundet af hvaler.
Diogo Feio
Af alle lande, der foreslås en tiltrædelse af EU, er Island bedst forberedt til opgaven og til at overtage de værdier og principper, der styrer EU's handlinger. Efter min mening vil EU få gavn af Islands bidrag. Generelt set har Island de samme standarder, som EU stræber efter, og i nogle tilfælde er de tilmed højere. Jeg mener, at de manglende justeringer ikke bør kunne udskyde tiltrædelsesprocessen nævneværdigt.
José Manuel Fernandes
Dette beslutningsforslag vedrører statusrapporten for 2010 om Islands fremskridt i retning af et EU-medlemskab. Forhandlingerne om Islands tiltrædelse startede i juli 2010. Efter min mening skal der opstilles nødvendige betingelser for at færdiggøre Islands tiltrædelsesproces og sikre en vellykket tiltrædelse. Der er tale om et land med en stærk demokratisk tradition og en solid samfundskultur, og dets tiltrædelse vil styrke EU's rolle med hensyn til at fremme menneskerettigheder og grundlæggende frihedsrettigheder i hele verden. Island tilhører Den Europæiske Frihandelssammenslutning og har en markedsøkonomi, der kan give visse fordele for EU, specielt inden for vedvarende energikilder. Island skal ikke desto mindre udvise en ægte interesse og samarbejdsvilje med hensyn til at løse udestående spørgsmål i fiskeriforvaltningssektoren. Ifølge den aktuelle rapport er der gjort visse fremskridt, men der er fortsat lang vej endnu, specielt med hensyn til fiskerisektoren. Forhåbentlig kan der findes en hurtig løsning på disse udestående spørgsmål, så Island får en vellykket tiltrædelsesproces.
João Ferreira
Vores principielle holdning til processerne vedrørende nye landes tiltrædelse af EU er velkendt: Når beslutningen træffes, skal den baseres på de involverede personers vilje, som bør respekteres. Vi afventer derfor det islandske folks holdning til EU-tiltrædelsen, så vi fremover kan tage hensyn hertil. Foruden hensynet til dette princip afstod vi også fra at stemme på grund af den grundlæggende præmis for EU's udvidelsesproces i betragtning af den kapitalistiske natur af integrationsprocessen og de mål, den forfølger. Når først de afsidesliggende regioner, der er et resultat af tidligere udvidelser, er blevet udtømt, er der behov for at vokse mere og få nye markeder.
Vi er utilfredse med nogle af de krav, som EU bl.a. stiller til Island i rapporten. Det gælder f.eks. kravene om at liberalisere en række sektorer og i særdeleshed finanssektoren, hvilket er særlig alvorligt, fordi det var en af de sektorer, der var årsag til landets krise, som det kun lykkedes at afslutte på grund af en klar statslig intervention.
Ilda Figueiredo
Vi undlod at deltage i denne afstemning på grund af vores holdning til EU's udvidelse. Vi afventer det islandske folks holdning til EU-tiltrædelsen, så vi fremover kan tage hensyn hertil.
Når det er sagt, er vi utilfredse med nogle af de krav, som EU bl.a. stiller til Island i rapporten, og som vi er helt uenige i. Det gælder f.eks. kravene om at liberalisere en række sektorer og i særdeleshed finanssektoren, hvilket er særlig alvorligt, fordi det var en af de sektorer, der var årsag til landets krise, som det kun lykkedes at afslutte på grund af en klar statslig og folkelig intervention.
Vi afventer fremtidige udviklinger og specielt folkeafstemningen den 9. april 2011 for at få en tydeligere holdning til landets medlemskab.
Bruno Gollnisch
Jeg vil gerne forklare, hvorfor jeg undlader at stemme om denne tekst, sådan som jeg gør i forbindelse med alle afstemninger om rapporter vedrørende tiltrædelsesforhandlinger med et europæisk land. Det er ikke, fordi jeg bestrider Islands ret til at komme ind i EU, men fordi det efter min mening ikke er godt for landet at komme med. Et stort flertal af den islandske befolkning synes at være af samme opfattelse. Beslutningen om at søge om et EU-medlemskab blev truffet i panikken efter sammenbruddet af landets banksystem og med henblik på at få støtte fra EU.
Alle ved, at Island ønsker at indføre euroen uden at være medlem af EU, hvilket er dumt, når vi kender følgerne heraf og ved, at Island er medlem af Det Europæiske Økonomiske Samarbejdsområde og Schengenområdet. Under alle omstændigheder er det i sidste ende op til de islandske indbyggere at træffe en afgørelse, og hvis de siger "nej", håber jeg, at de bliver hørt.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette dokument, fordi der blev indledt tiltrædelsesforhandlinger med Island i juli 2010, og fordi det er vigtigt at skabe de rette betingelser for at afslutte tiltrædelsesprocessen med Island og sikre en vellykket tiltrædelse. Island kan yde et vigtigt bidrag til EU's politikker på grund af dets erfaringer med vedvarende energikilder, specielt vedrørende brugen af geotermisk energi, miljøbeskyttelse og foranstaltninger vedrørende klimaændringer. Islands tiltrædelse af EU vil forbedre EU's udsigt til at spille en mere aktiv og konstruktiv rolle i Nordeuropa og Arktis og bidrage til multilateral styring og bæredygtige politiske løsninger i regionen. Det er også vigtigt at give EU-borgerne tydelige og omfattende faktumbaserede oplysninger om følgerne af Islands tiltrædelse. Der skal gøres en indsats herfor, og jeg finder det også vigtigt at lytte til og tage fat på borgernes bekymringer og spørgsmål og tage hensyn til deres synspunkter og interesser.
Giovanni La Via
Jeg måtte helhjertet støtte beslutningen om statusrapporten 2010 for Island, der var til afstemning i Europa-Parlamentet. I fjor viste Island sin vilje til på mange områder at leve op til den europæiske politik og de principper, der inspirerer den. Med landets stærke samfundsmæssige og demokratiske traditioner, fremskridtet med hensyn til at styrke den dømmende magts uafhængighed og den særlige opmærksomhed på det økonomiske aspekt, hvor landet er godt på vej til at opfylde de kriterier, som Europa har opstillet, kan jeg kun være positiv over for landets tiltrædelse af EU - ikke mindst fordi det vil styrke EU's rolle i Det Arktiske Råd. Sikringen af menneskerettigheder, styrkelsen af det lovgivningsmæssige miljø med hensyn til ytringsfrihed og informationsadgang samt de betydelige investeringer i uddannelse, forskning og udvikling med henblik på at bekæmpe den store ungdomsarbejdsløshed, viser landets arbejdsomhed og dets stærke ønske om at stille sig på Europas side. Det er Islands befolkning, der har det afgørende ord. Indbyggerne skal deltage i en folkeafstemning, og forhåbentlig stemmer de for en tiltrædelse af vores store europæiske familie.
David Martin
skriftlig. - (EN) Jeg stemte for dette beslutningsforslag, hvori Parlamentet bl.a. "glæder sig over den aftale, der er indgået mellem repræsentanterne for regeringerne i Island, Nederlandene og Det Forenede Kongerige om Icesave-spørgsmålet, navnlig om garantien for tilbagebetaling af de omkostninger, der er afholdt i forbindelse med betaling af minimumsgarantien til kunderne i Landsbanki Islands filialer i Det Forenede Kongerige og Nederlandene; glæder sig over, at det islandske parlament den 17. februar 2011 godkendte aftalen med et flertal på tre fjerdedele" og "noterer sig den islandske præsidents beslutning om at sende lovforslaget til folkeafstemning, og håber på en afslutning af den overtrædelsesprocedure, der den 26. maj 2010 blev indledt af EFTA-Tilsynsmyndigheden mod Island".
Jean-Luc Mélenchon
I denne tekst fordømmes den islandske befolknings afvisning af at tilbagebetale den gæld, som private banker har pådraget sig, selv om et meget stort flertal stemte imod tilbagebetalingen. De forpligtes omhyggeligt til at anvende Københavnskriterierne. Parlamentet glæder sig over IMF's planer for landet. I teksten stilles der forslag om en kampagne i Island, organiseret af Kommissionen, med den irske kampagne som model inden den nationale folkeafstemning om EU-medlemskab. Jeg stemte imod den gentagne spillen med muskler over for det islandske folk, og tekstens primitive logik om liberal normalisering.
Nuno Melo
Island har taget konkrete skridt hen imod et fremtidigt EU-medlemskab og er den af kandidaterne, der bedst kan opfylde tiltrædelseskravene. Men den nylige sag om betalingen til Nederlandene og Det Forenede Kongerige af penge tabt af borgere i disse lande, som havde investeringer i en konkursramt islandsk bank, kunne være til hinder for landets medlemskab.
Andreas Mölzer
Island har allerede et tæt samarbejde med EU som medlem af EØS, Schengenaftalen og Dublinforordningen. Island har også særdeles gode resultater på menneskeretsområdet. Der investeres meget i uddannelse, forskning og udvikling, hvilket placerer Island højt internationalt på disse områder. Det er imidlertid nødvendigt med den islandske befolknings samtykke, før vi kan tale om et islandsk medlemskab af EU.
Det ville være tilrådeligt at stoppe enhver EU-propaganda, der skal overbevise islænderne om fordelene ved et medlemskab. På det økonomiske plan er det ifølge en OECD-rapport fra maj 2010 lykkedes for Island at konsolidere sin økonomi, og til trods for finanskrisen er landets indkomst pr. indbygger stadig førende i verden. Derfor støtter jeg projektet.
Franz Obermayr
Først og fremmest vil jeg gerne gøre det klart, at Islands mulige tiltrædelse af EU afhænger af den islandske befolknings samtykke. Beslutningen skal overlades til befolkningen og må ikke påvirkes yderligere af EU. Hvad angår statusrapporten, tåler Island international sammenligning på adskillige områder og har endda førertrøjen på andre områder. Her tænker jeg bl.a. på indkomst pr. indbygger, uddannelse, forskning og udvikling samt beskyttelsen af menneskerettighederne. Jeg stemte derfor for dette forslag til beslutning.
Maria do Céu Patrão Neves
Island er et af Europas ældste demokratier. Af de lande, som søger om optagelse i EU, er det uden tvivl det bedst forberedte land, ikke kun fordi det har demokratiske principper og værdier, som ligner EU's medlemsstaters, men også fordi det har de samme eller højere udviklingsstandarder. Jeg stemte for denne statusrapport 2010, da jeg mener, at EU, når først de nødvendige tiltrædelseskrav er blevet opfyldt - jeg vil her fremhæve afskaffelsen af hvalfangst og handel med hvalprodukter - vil vinde ved dette lands tiltrædelse.
Spørgsmålet om landets tiltrædelse bør udformes behørigt inden for rammerne af EU's fælles politikker, særligt den fælles fiskeripolitik. I lyset af den relativt store rolle, som fiskerisektoren spiller i islandsk økonomi, kan der opstå vanskeligheder med at harmonisere politikker, som er væsentlige for denne sektor.
Raül Romeva i Rueda
For. Med dette forslag glæder Parlamentet sig bl.a. over: udsigten til at få et land med en meget stærk demokratisk tradition og medborgerkultur som nyt medlem af EU; understreger, at Islands tiltrædelse af EU yderligere vil styrke EU's rolle som en af verdens fortalere for og forsvarere af menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder; roser Island for dets gode renommé med hensyn til at beskytte menneskerettighederne og sikre en høj grad af samarbejde med internationale mekanismer til beskyttelse af menneskerettighederne; støtter det igangværende arbejde for at styrke de lovgivningsmæssige rammer med hensyn til ytringsfrihed og adgang til information; glæder sig i denne forbindelse over Icelandic Modern Media Initiative, hvorigennem både Island og EU vil kunne udtrykke en stærk stillingtagen til spørgsmålet om retlig beskyttelse af ytrings- og informationsfriheden.
Licia Ronzulli
Island har været kandidat til medlemskab af EU siden 2010. Jeg stemte for dette forslag til beslutning, da jeg er overbevist om, at dette land har en fasttømret demokratisk tradition og medborgerkultur, og at dets tiltrædelse yderligere vil styrke EU's rolle som verdensomspændende fortaler for og forsvarer af menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder.
Catherine Stihler
Jeg stemte for denne rapport, da jeg støtter Islands tiltrædelse af EU.
Luís Paulo Alves
Jeg stemmer for dette beslutningsforslag, hvori gennemførelsen af stabiliserings- og associeringsaftalen med EU anbefales, men beklager, at Rådet ikke overvejer at indlede forhandlinger som anbefalet af Kommissionen. Jeg vil også gerne give udtryk for min bekymring for de voksende etniske spændinger og manglen på politisk dialog og pressefrihed. De politiske partier bør afslutte boykotten af det nationale parlament og indgå i dialog med institutionerne. Jeg beklager også, at tvisten med Grækenland fortsat blokerer landets vej mod en tiltrædelse af EU. De bilaterale problemer skal løses mellem de pågældende parter i god naboskabsånd og under hensyntagen til EU's overordnede interesser.
Pino Arlacchi
Jeg stemte for dette forslag for at anspore til en debat om Rådets og Kommissionens redegørelser om statusrapport 2010 for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien. Efter min mening er det et meget velafbalanceret forslag. I forslaget gives der udtryk for bekymring over den nuværende politiske situation i Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien, herunder oppositionspartiernes boykot af det nationale parlament, og over risikoen for, at denne udvikling kan have en negativ indflydelse på landets EU-agenda. Landet lykønskes også i anledning af jubilæet for Ohrid-rammeaftalen, der fortsat er hjørnepillen i de interetniske forbindelser i landet, og regeringen opfordres til at tilskynde til fremme af interetnisk samarbejde. Jeg var også glad for den positive vurdering i forslaget om landets fortsatte bestræbelser på at stabilisere regionen.
Sophie Auconie
Som medlem af Parlamentets delegation for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien holder jeg et vågent øje med fremskridtet i dette land og dets ansøgning om at blive medlem af EU. Selv om der stadig mangler en indsats inden for politik, retsvæsen, offentlig administration, bekæmpelse af korruption og ytringsfrihed har Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien taget væsentlige skridt på områder såsom decentralisering, uddannelse og reform af fængselssystemet. De bilaterale problemer mellem dette land og Grækenland må ikke sætte en stopper for indledningen af tiltrædelsesforhandlinger. Jeg stemte for at indlede disse forhandlinger. Desuden vil jeg understrege, at der afholdes valg i utide i landet i juni. Jeg opfordrer derfor alle politiske partier til at samle sig og arbejde tæt sammen for at sikre deres lands medlemskab af EU.
Zigmantas Balčytis
Jeg er enig med indholdet i denne rapport. I 2005 gav Rådet Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien status som kandidatland, men har lige siden undladt at fastsætte en dato for indledningen af forhandlingerne på trods af landets væsentlige fremskridt på dets vej ind i EU. Til trods for fremskridtet er der stadig politisk ustabilitet i Makedonien, hvilket kan påvirke den europæiske integrationsproces. Den manglende dialog mellem regeringen og oppositionspartierne i landet forhindrer en aftale om gennemførelsen af strukturreformer. Reformen af retsvæsenet er ikke tilendebragt, medierne og den offentlige administration er blevet politiseret, og det uløste problem med integrationen af etniske grupper forhindrer Makedonien i at gøre yderligere fremskridt og gennemføre de nødvendige reformer for at sikre principperne om retsstat og demokrati. Jeg mener, at den makedonske regering skal involvere oppositionspartierne mere i beslutningstagningen og sikre en åben og konstruktiv dialog om alle de problemer, som dette land p.t. står over for.
Elena Băsescu
Jeg stemte for statusrapport 2010 for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien, fordi det er min overbevisning, at Balkanlandenes udsigt til at komme i EU er afgørende for at sikre stabilitet i regionen. I denne sammenhæng er samarbejdet med Grækenland af største vigtighed.
Striden om Den Tidligere Jugoslaviske Republiks navn spiller en central rolle i drøftelserne om tiltrædelsesforhandlinger, da den er en af hindringerne for at indlede forhandlingerne. Gode naboforbindelser er væsentlige i omstillingsprocessen til EU-medlemsstatsstatus. Derfor må Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien og Grækenland finde en løsning på problemet om, hvad staten skal hedde. Indtil videre har Grækenland vist sig at være en pålidelig diskussionspartner med hensyn til de andre forhandlingskapitler. Det er på høje tid, at de to stater når frem til en aftale, således at de fremtidige tiltrædelsesforhandlinger kan finde sted med støtte fra alle EU's medlemsstater. I denne forbindelse kan anvendelsen af neutrale eksterne mæglere være en hjælp, f.eks. kan man inddrage FN's generalsekretær i tvisten.
Maria Da Graça Carvalho
På linje med tidligere parlamentsbeslutninger beklager jeg, at Rådet endnu ikke har taget en beslutning om at indlede tiltrædelsesforhandlinger som anbefalet af Kommissionen for andet år i træk. EU's udvidelsesproces er en stærk drivkraft for fred, stabilitet og forsoning i regionen. Jeg er især bekymret over den vedvarende høje arbejdsløshed, navnlig blandt unge mennesker, hvilket er et almindeligt problem i landene i denne region. Jeg vil gerne opfordre regeringen til hurtigt at gennemføre mere effektive foranstaltninger til at forbedre de offentlige investeringer med hovedvægt på beskæftigelse og absorption af arbejdsstyrken inden for en betydningsfuld, stabil og anstændig beskæftigelse. Jeg glæder mig imidlertid over den nylige vedtagelse af energiloven, som har til formål at liberalisere landets elektricitetsmarked, og som er i overensstemmelse med de relevante europæiske direktiver. Jeg glæder mig over vedtagelsen af den nationale strategi for bæredygtig udvikling, men opfordrer til en større indsats for at gennemføre lovgivningen på miljøområdet og afsætte tilstrækkelige midler til dette formål. Jeg vil gerne opfordre til et tættere samarbejde om grænseoverskridende miljømæssige spørgsmål baseret på EU-standarder, navnlig med hensyn til vandkvalitet, affaldshåndtering og naturbeskyttelse.
Nikolaos Chountis
Den Europæiske Venstrefløjs Fællesgruppe/Nordisk Grønne Venstre er i princippet for en udvidelse med de vestlige Balkanlande, forudsat at befolkningen ønsker det. Jeg afstod fra at stemme om denne specifikke rapport, fordi der bl.a. er nogle problematiske punkter i forbindelse med de foreslåede økonomiske reformer, og hvordan navneproblemet skal takles. På grundlag af erfaringerne med udvidelser til dags dato bør samarbejdet med landene i Vestbalkan og deres integrationsproces, især når der er en økonomisk krise, bidrage til bæredygtig udvikling og økonomisk og social fremgang for borgerne i udvidelseslandene og EU.
Men i rapporten insisteres der på at belønne valg som f.eks. udstationering af tropper i Afghanistan og andre steder eller fremme af økonomiske politikker, såsom privatiseringer, som forværrer recessionen ved at skabe en stigning i arbejdsløsheden og de sociale uligheder og ved at reducere sociale rettigheder. Derfor bør integrationsprocessen ske under overholdelse af international lovgivning og internationale procedurer. I netop denne sag bør rapporten i forbindelse med navnespørgsmålet anspore til respekt og støtte for processen med at finde en løsning, der kan accepteres af alle parter, i FN's regi.
Edite Estrela
Jeg stemte for denne beslutning, da den endnu engang anbefaler, at Rådet træffer en beslutning om at indlede tiltrædelsesforhandlinger med Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien. Rådet gav denne stat status som kandidatland i 2005, men siden hen har det ikke angivet en dato for indledningen af forhandlingerne på trods af landets væsentlige fremskridt på dets vej ind i EU.
Diogo Feio
Der har været nogle forsinkelser i processen med at integrere Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien. Til trods for dette har Makedonien gjort fremskridt med at tilpasse sig den gældende fællesskabsret og forsyne sine institutioner med pålidelige strukturer og god praksis, hvilket EU har været fortaler for. Den politiske krise, som har hærget landet, demonstrerer til fulde, at der stadig mangler meget, og at der er lang vej endnu, før landet objektivt set opfylder alle kriterierne for en reel udsigt til medlemskab. Jeg vil gerne opfordre Grækenland og Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien til at forsøge at løse deres uenighed og til at vise, at de er loyale over for den grundlæggende gavmilde EU-ånd, som vi alle har så hårdt brug for i dag.
José Manuel Fernandes
I dette forslag til beslutning fokuseres på det fremskridt, som Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien har gjort hen imod integration i EU i det seneste år. Den 16. december 2005 gav Rådet Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien status som kandidatland til EU-medlemskab. I 2008 blev principperne, prioriteterne og betingelserne for tiltrædelsen fastlagt, og disse overvåges af Kommissionen. Selv om vurderingen var positiv, er der aspekter, som skal fremskyndes, såsom dialogen med Grækenland om den nye medlemsstats status, reformen af den offentlige administration og retsvæsenet, bekæmpelse af organiseret kriminalitet og korruption, respekt for ytringsfrihed og institutionelt samarbejde. Den aktuelle politiske situation, herunder oppositionspartiernes boykot af det nationale parlament, kan have en negativ indflydelse på landets EU-agenda. De berørte parter må løse bilaterale spørgsmål i god naboskabsånd. Alle aktører må intensivere deres indsats og udvise ansvarlighed og beslutsomhed med henblik på at få løst alle udestående spørgsmål, som forhindrer kandidatlandets tiltrædelsesproces og EU's egen politik i regionen.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette dokument, fordi Rådet i 2005 gav Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien status som kandidatland, men siden hen ikke har angivet en dato for indledningen af forhandlingerne på trods af landets væsentlige fremskridt på dets vej ind i EU; fordi bilaterale problemer ikke skal udgøre og anvendes som en forhindring i forbindelse med tiltrædelsesprocessen, selv om disse bør løses inden medlemskabet; og fordi fortsættelsen af tiltrædelsesprocessen ville medføre stabilitet i Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien og yderligere styrke den interetniske dialog. Bilaterale spørgsmål skal løses mellem de pågældende parter i god naboskabsånd og under hensyntagen til EU's overordnede interesser. Alle nøglespillere og berørte parter bør intensivere deres indsats og udvise ansvarlighed og beslutsomhed med henblik på at få løst alle udestående spørgsmål, som ikke blot forhindrer kandidatlandets tiltrædelsesproces og EU's egen politik i regionen, men også indvirker på de interetniske relationer, regionens stabilitet og den økonomiske udvikling. I dokumentet anmodes de ansvarlige myndigheder om at styrke mediernes uafhængighed og frihed ved at anvende de samme normer for alle og ved at skabe åbenhed omkring ejerskabsforholdene omkring dem. Jeg er bekymret over den utilstrækkelige dialog mellem regeringen og oppositionspartierne og et overordnet klima af mistillid og konfrontation. Det er nødvendigt at fortsætte reformen af retsvæsenet for at sikre dets professionalisme og uafhængighed af politisk pres, udvide kampen mod korruption og forbedre forretningsmiljøet.
Sandra Kalniete
EU's udvidelsesproces er en stærk drivkraft for fred stabilitet og forsoning i Balkanlandene. Makedonien har gjort store fremskridt med demokratiseringen af staten, hvilket kan føres direkte tilbage til den politiske vilje til at blive et fuldt medlem af familien af europæiske nationer. Kommissionen har vurderet dette fremskridt og har for andet år i træk opfordret Rådet til at indlede tiltrædelsesforhandlinger med Makedonien. Og for andet år i træk har Rådet ikke taget denne beslutning. Dette bidrager til det indtryk, at en af de grundløse hindringer for at indlede disse forhandlinger er gensidige uenigheder, herunder forbindelserne til Grækenland. Disse tvister må ikke blokere for Makedoniens tiltrædelsesproces, ikke mindst fordi en fortsættelse af tiltrædelsesprocessen ville fremme stabilitet og yderligere styrke dialogen mellem de etniske samfund i Makedonien.
Selvfølgelig har Makedonien lang vej igen, når det drejer sig om at reformere statslige institutioner og domstolsinstitutioner, at bekæmpe organiseret kriminalitet og korruption på en vellykket måde og udvikle demokratiske dialoger i samfundet. Selvfølgelig vil accepten af enhver ny medlemsstat, inklusive Makedonien, i EU kun finde sted, når alle krav er opfyldt, og kun med EU-institutionernes og EU-medlemsstaternes aktive samtykke. Det er netop derfor, at det er vigtigt at indlede forhandlinger om tiltrædelsen, hvilket jeg er overbevist om vil fremme positive ændringer i Makedonien og i regionen som helhed.
Giovanni La Via
Forslaget til beslutning om statusrapport 2010 for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien, som Parlamentet har stemt om, er blevet vedtaget af et stort flertal og med flere politiske gruppers godkendelse. Jeg glæder mig over dette lands bestræbelser på at rette ind efter europæiske standarder. Reform af retsvæsenet, bekæmpelse af korruption og reformer af den offentlige administration og fængselssystemet er nogle af de vigtigste landvindinger med hensyn til overholdelsen af gældende fællesskabsret. Det er også prisværdigt, at der er fokus på lokalt selvstyre og vedtagelsen af en anti-diskriminationslov samt et tilsagn om ligestilling mellem kønnene. Ytringsfrihed og mediernes uafhængighed er imidlertid fortsat et problem. Desuden er de voksende spændinger mellem forskellige etniske grupper i landet bekymrende. Jeg mener derfor, at der til trods for de positive resultater fortsat skal være fokus på det institutionelle spørgsmål, som er meget skrøbeligt og sættes på prøve. Til slut håber jeg, at processen med at tilnærme sig Europa vil blive styrket ved, at der gøres en indsats for at lukke de huller, som stadig findes i dag.
Monica Luisa Macovei
Jeg stemte for beslutningsforslaget som en anerkendelse af Makedoniens fremskridt i retning af europæisk integration og for at belyse de mål, der stadig skal nås til fordel for landets befolkning. Det er vigtigt at sende Makedonien et positivt signal vedrørende dets fremtid i EU for at fastholde det europæiske momentum og fremme den politiske dialog, der er gået i gang. Navnespørgsmålet mellem Makedonien og Grækenland er udelukkende et bilateralt spørgsmål og bør ikke hindre indledningen af tiltrædelsesforhandlingerne. Desuden accepterede Grækenland i henhold til interimsaftalen af 13. september 1995 mellem Grækenland og Makedonien ikke at gøre indsigelse mod Makedoniens ansøgning om tiltrædelse af internationale institutioner, hvilket også omfatter forhandlingsprocessen mellem EU og Makedonien. I Udenrigsudvalget bidrog jeg med ændringsforslag om den offentlige administration, retssystemet og indsatsen mod korruption.
Vedtagelsen af en national strategi til reform af den offentlige administration og udarbejdelsen af stabiliserings- og associeringsaftalens underudvalg er positive tiltag med henblik på at sikre den offentlige administrations kompetencer og professionalisme. Jeg understreger, at harmonisering af retspraksis og offentliggørelse af alle retsafgørelser er af største vigtighed for et forudsigeligt retssystem og offentlig tillid til systemet.
David Martin
Jeg stemte for rapporten om Makedonien og glæder mig over den vedvarende indsats i bekæmpelsen af korruption, som blandt andet kommer til udtryk via gennemførelsen af anden runde af Greco-anbefalingerne og ikrafttrædelsen af straffelovsændringerne. Jeg opfordrer myndighederne til fortsat at gennemføre lovgivning med henblik på at bekæmpe korruption og forbedre uafhængigheden af, effektiviteten af og ressourcerne inden for retsvæsenet. Korruption er imidlertid fortsat udbredt, og jeg opfordrer til yderligere intense bestræbelser på at udrydde den.
Jeg understreger, at effektiv og upartisk håndhævelse af anti-korruptionslovgivningen, navnlig vedrørende finansiering af politiske partier og interessekonflikter, er presserende. Jeg minder om vigtigheden af, at domstolssystemet fungerer uafhængigt af politisk indblanding og glæder mig over indsatsen for at øge domstolssystemets effektivitet og gennemsigtighed. Jeg understreger behovet for at opbygge et håndhævelsesregister over retsforfølgelse og domfældelser, der kan bruges til at måle fremskridt, og opfordrer til harmonisering af retspraksis med henblik på at sikre et forudsigeligt retssystem og offentlig tillid.
Kyriakos Mavronikolas
I Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien er overtrædelse af pressens og retsvæsenets uafhængighed og af byplanen for Skopje 2014 daglige begivenheder. Samtidig er der nu grundlag for at holde igen med den politiske dialog. Med det uløste navnespørgsmål oven i dette uheldige interne miljø er det tydeligt, at dette lands europæiske udsigter sættes alvorlig på prøve.
Jean-Luc Mélenchon
I dette beslutningsforslag opfordres Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien til at gøre sit yderste for at liberalisere sin økonomi og sit elektricitetsmarked. Landet får undervisning i demokrati og endog i journalistik. Jeg stemte imod denne arrogante og sjuskede tekst.
Nuno Melo
Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien er løbet ind i nogle hindringer på sin vej mod EU-medlemskab. Til trods for fremskridtet med at vedtage hele fællesskabslovgivningen og forsyne landets institutioner med pålidelige strukturer og bedste praksis, er der stadig lang vej tilbage. Der mangler stadig meget, som den politiske krise, der har hærget landet, har vist.
Andreas Mölzer
Den 9. april 2001 var Makedonien det første land i Vestbalkan, der indgik en stabiliserings- og associeringsaftale med EU. Reformernes status siden 2001 kan vurderes positivt i mange henseender. Hvad angår retsvæsenet, er der vedtaget lovbestemmelser for at sikre både uafhængighed af politisk pres og effektivitet. Jeg glæder mig også over forbedringen af retssystemets gennemsigtighed, navnlig mindskelsen af puklen af sager ved de fleste domstole. Landet har allerede gjort fremskridt hen imod en fungerende markedsøkonomi, selv om der stadig er langt igen. Kun navnetvisten med Grækenland blokerer for Makedoniens tiltrædelse af EU, og vi må håbe, at denne tvist snarest kan blive løst. Jeg afstod imidlertid fra at stemme, da nogle af rapportens aspekter er meget ensidige.
Maria do Céu Patrão Neves
Jeg stemte for overvågningsrapporten 2010 for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien. Tiltrædelsesprocessen for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien er blevet udskudt i væsentligt omfang til trods for landets politiske og samfundsøkonomiske fremskridt. Jeg håber, at de eksisterende forskelle og regionale problemer kan blive løst til gavn for hele Europa.
Raül Romeva i Rueda
For. Det fremgår grundlæggende af denne beslutning, at Parlamentet deler vurderingen i Kommissionens statusrapport 2010 for Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien, og det beklages, at Rådet ikke har taget nogen beslutning om at indlede forhandlingerne som anbefalet af Kommissionen for andet år i træk og på linje med tidligere parlamentsbeslutninger. Parlamentet er bekymret over den aktuelle politiske situation, herunder oppositionspartiernes boykot af det nationale parlament, og risikoen for, at denne udvikling kan have en negativ indflydelse på landets EU-agenda, og der mindes om Parlamentets henstilling til Rådet om at indlede forhandlingerne øjeblikkelig.
Licia Ronzulli
Jeg stemte for denne rapport, da jeg mener, at tiden er kommet til at indlede reelle og egentlige tiltrædelsesforhandlinger med Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien. Siden Rådet den 16. december 2005 gav dette land status som kandidatland til EU-medlemskab, er der ikke blevet taget væsentlige skridt i denne retning. Dette skyldes primært en række problemer i Den Tidligere Jugoslaviske Republik Makedonien, navnlig oppositionspartiernes boykot af det nationale parlament. Dette og andre problemer, såsom tilstedeværelsen af frie og uafhængige medier, som er nødvendig for udviklingen af et stabilt demokrati, må løses så hurtigt som muligt, således at begge parter endnu engang kan begive sig i retning af en udvidelse af EU mod øst.
Nikolaos Salavrakos
Jeg stemte imod denne rapport, fordi jeg, som jeg sagde tidligere i plenarforsamlingen, mener, at dette forslag til beslutning i lyset af de alvorlige beskyldninger i Sunday Times den 20. marts mod ordføreren, Zoran Thaler, som oprindeligt fremsatte teksten, der blev sat under afstemning i Udenrigsudvalget den 16. marts inden afsløringerne mod ham, der er uskyldig, indtil andet er bevist, og det faktum, at der er indsat en ny ordfører, ikke kan betegnes som troværdigt. Efter min mening ville det være en fejl - for Parlamentets integritet og troværdighed - at stemme om dette forslag, inden resultaterne af efterforskningen frigives efter indledningen af forligsproceduren.
Luís Paulo Alves
Jeg er for denne beslutning, fordi krisen i Elfenbenskysten hurtigt bør bringes til ophør, da den allerede har medført et stort antal døde. Det internationale samfund anerkender Alassane Dramane Ouattaras demokratiske sejr, og det må nu forstærke sin indsats for at hjælpe ham med at tage magten på en fredelig måde. Da dette er en alvorlig situation, som ikke kun bringer befolkningens legitimt gennemførte valg i fare, men også har følger for overtrædelsen af menneskerettighederne, må EU handle diplomatisk med alle de til rådighed værende mekanismer for at bringe situationen tilbage til det normale, og hvad vigtigere er, for at forhindre flere dødsfald.
Zigmantas Balčytis
Jeg stemte for dette beslutningsforslag, fordi Elfenbenskysten i løbet af de sidste fire måneder er sunket ned i en dyb politisk krisestemning som følge af den siddende præsident Laurent Gbagbos afvisning af at overlade magten til den legitime præsident, Alassane Ouattara, til trods for, at sidstnævnte vandt præsidentvalget i november 2010 og er blevet anerkendt som sejrherre af det internationale samfund efter FN's godkendelse af resultatet. I henhold til FN-kilder er der gået hundredvis af liv tabt i Elfenbenskysten siden december 2010, og det faktiske antal ofre er formentlig meget højere, da volden internt i landet ikke altid rapporteres i pressen. FN's fredsbevarende styrker og institutioner angribes forsætligt. Jeg er enig i behovet for en hurtig international politisk indsats for at takle den humanitære situation i Elfenbenskysten og forhindre en ny migrationskrise i regionen. Kommissionen og medlemsstaterne må koordinere deres indsats med andre internationale donorer for at opfylde de presserende behov, som befolkningen i Elfenbenskysten og dets nabolande har. Jeg støtter de sanktioner, herunder et visumforbud og indefrysning af aktiver, som FN's Sikkerhedsråd, Den Afrikanske Union og Rådet for Den Europæiske Union pålægger alle personer og enheder, der sætter sig imod den legitime præsidents myndighed, og det faktum, at disse sanktioner skal fortsætte, indtil de legitime myndigheder genindsættes.
Maria Da Graça Carvalho
Jeg fordømmer på det kraftigste forsøgene fra den tidligere præsident Gbagbo og hans tilhængere på at tilrane det ivorianske folks vilje ved at anstifte vold og vil gerne tilslutte mig opfordringen til Gbagbo om straks at træde tilbage. Det er beklageligt, at det ivorianske folk har måttet betale så høj en pris for at sikre respekten for deres demokratiske vilje, som de gav udtryk for ved præsidentvalget i november 2010. Jeg vil gerne give udtryk for min fulde støtte til præsident Ouattara, hans regering og det ivorianske folk og deres arbejde for forsoning, genopretning og bæredygtig udvikling. Jeg vil gerne opfordre til, at der indledes forhandlinger om at genoprette orden, fred, stabilitet og sikkerhed i landet i forbindelse med den vanskelige opgave at fremme national genforening.
Edite Estrela
Jeg stemte for beslutningsforslaget om situationen i Republikken Elfenbenskysten, hvori den tidligere præsident Gbagbos voldelige forsøg på at tilrane sig magten fordømmes, og det understreges, at det er nødvendigt, at han straks forlader magten til fordel for den demokratisk valgte præsident, Alassane Ouattara, således at fred og demokrati kan genetableres i landet.
Diogo Feio
Til trods for Felix Houphouët-Boignys storslåede vision er Elfenbenskysten i dag et splittet land som følge af konflikten mellem Gbagbo og Ouattara, som truer med at fortsætte i det uendelige. Det ivorianske folk har set de forskellige fraktioners militære fremrykninger med bekymring og angst i frygt for, at sikkerheden vil bryde sammen, og at landet vil opleve en yderligere destabilisering. Elfenbenskysten er et nyt eksempel på faren ved langvarige diktatoriske lederskaber, som efterlader et institutionelt vakuum og en mangel på demokratisk praksis og udøvelse af frihedsrettigheder, når de er væk.
José Manuel Fernandes
EU har på linje med det eksempel, som det har givet i hele sin eksistens, en historisk pligt til at tale imod alle overtrædelser af menneskerettighederne og til at fremme respekten for folkeslags ret til selvbestemmelse, både ved fordømmelse og gennem udviklingsprogrammer. Vi har for nylig set en voldsom stigning i volden og bekræftede massakrer i Elfenbenskysten, hvor demokratiseringsprocessen ikke accepteres af alle ivorianere. Parlamentet har vedtaget adskillige beslutninger om den politiske situation i dette land, især den 16. december 2010. Andre EU-institutioner og internationale institutioner, såsom FN's Sikkerhedsråd og Det Økonomiske Fællesskab af Vestafrikanske Stater (ECOWAS) har fordømt overtrædelsen af menneskerettighederne i dette land, efter at den afsatte præsident, Laurent Gbagbo, har afvist at vedgå sig det af FN bekræftede valgresultat, hvilket har ført til en bølge af vold i landet med flere hundrede døde og omkring en million flygtninge. Jeg er derfor enig i de her fremlagte foranstaltninger, og jeg stemmer for dette forslag, da jeg mener, at Parlamentet bør være fortaler for en udenrigspolitik, der er baseret på værdier og ikke kun på økonomiske interesser.
Ilda Figueiredo
Vi stemte ikke for dette beslutningsforslag, og vi er fortsat bekymrede over krigstilstanden i Elfenbenskysten, landets økonomiske lammelse og det høje voldsniveau, der rammer folket, og som er blevet forvandlet til en humanitær krise.
Vi ved, at der er mangeårige grunde til den alvorlige situation i landet, navnlig fattigdom og social ulighed, som er en arv fra det tidligere kolonistyre, eller de strukturelle tilpasningsplaner, som IMF i mange år har påtvunget landet.
De sidste fire måneders elendighed efter valget har vist, hvor beklageligt det er, at det internationale samfund, herunder EU, ikke har brugt de diplomatiske kanaler tilstrækkeligt til en fredelig politisk løsning af krisen. Frankrigs rolle er særdeles uheldig, da det har foretrukket militær intervention frem for at anvende diplomatiske kanaler.
Vi insisterer derfor på, at krigen og volden fra alle parters side skal stoppes, og vi opfordrer indtrængende EU til at handle i overensstemmelse hermed.
Bruno Gollnisch
Dette beslutningsforslag er undervisning på højt niveau i ond tro. Med denne beslutning opnår man den fantastiske bedrift aldrig at sige noget negativt om Ouattaras lejr, hvis grusomheder FN ikke desto mindre er i gang med at undersøge omfanget af på stedet. Det er dog sandt, at Ouattara, en muslim af ikke-ivoriansk oprindelse, som er uddannet hos IMF i Washington, kun kan fremkalde jeres støtte. I beslutningsforslaget roses det arbejde, der udføres af De Forenede Nationers operation i Elfenbenskysten (UNOCI), til skyerne, selv om FN selv var nødt til at bede Frankrig om hjælp til at sikre sin mission, og navnlig til at sikre beskyttelse af udenlandske statsborgere.
Det er en fin demonstration af effektivitet og nytte! Hvad angår det fokus, I har på at sikre, at valgresultatet står ved magt, ville det være godt, hvis I havde det samme vedvarende fokus, når europæiske nationer afviser de traktater, I pålægger dem. I støtter kun de resultater, der passer jer. Sådan en kortsigtet sort-hvid tilgang kan ikke støttes, og det kan en beslutning, som endog indeholder flere mangelfulde oplysninger end de europæiske avisartikler, som den lader til at være baseret på, heller ikke.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette dokument, fordi Elfenbenskysten i løbet af de sidste fire måneder er sunket ned i en dyb politisk krisestemning som følge af den siddende præsident Laurent Gbagbos afvisning af at overlade magten til den legitime præsident, Alassane Ouattara, til trods for, at sidstnævnte vandt præsidentvalget i november 2010 og er blevet anerkendt som sejrherre af det internationale samfund efter FN's godkendelse af resultatet. Alle diplomatiske bestræbelser på at finde en fredelig løsning på den politiske hårdknude efter valget, herunder Den Afrikanske Unions, Det Økonomiske Fællesskab af Vestafrikanske Staters og den sydafrikanske præsidents, har været resultatløse. Siden midten af februar har der været en opblussen af kampe både i hovedstaden og i den vestlige del af landet med alarmerende rapporter om stigende brug af tungt artilleri mod civilbefolkningen. Der er begået uhyrligheder i Elfenbenskysten, herunder tilfælde af seksuel vold, tvangsforsvindinger, udenretlige henrettelser og overdreven og vilkårlig magtanvendelse mod civilbefolkningen, som er nær lig forbrydelser mod menneskeheden. Parlamentet opfordrer derfor præsident Ouattara til at fremme fred og national forsoning.
Giovanni La Via
Den alvorlige politiske og institutionelle krise, som nu har rystet Elfenbenskysten i adskillige måneder, har startet en voldsbølge, der ingen ende vil tage. Jeg fordømmer på det kraftigste den tidligere præsident Gbagbos forsøg på med vold at tilsidesætte et legitimt valgresultat, hvor han blev slået af Alassane Ouattara. Elfenbenskysten har nu i nogle måneder været skueplads for byguerillakrig mellem tilhængerne af den afgående præsident og folket. Jeg mener, at Europa, navnlig i situationer som denne, hvor grundlæggende menneskerettigheder og selve demokratiidealet i alvorlig grad bringes i fare, højt og tydeligt skal give sin mening til kende ved at fordømme sådanne handlinger og vise sin kraftige misbilligelse og indignation.
David Martin
skriftlig. - (EN) Jeg glæder mig over denne beslutning, hvori alle politiske kræfter i Elfenbenskysten indtrængende opfordres til at respektere folket vilje, som den kom frit til udtryk i resultatet af præsidentvalget den 28. november 2010, der blev bekendtgjort af CEI og bekræftet af FN's generalsekretærs særlige repræsentant, og som anerkendte Allassane Dramane Ouattara som valgt præsident for Elfenbenskysten. I beslutningsforslaget påbydes alle ivorianske parter navnlig at afholde sig fra, forebygge og beskytte civilbefolkningen mod alle former for ulovlig tvang og misbrug af menneskerettigheder.
I beslutningsforslaget fordømmes ligeledes på det kraftigste forsøgene fra den tidligere præsident Gbagbo og hans tilhængere på at tilrane sig det ivorianske folks vilje ved at anstifte vold og underminere integriteten af valgprocessen. Det understreges i denne forbindelse, at resultatet af et demokratisk valg skal overholdes fuldt ud af alle deltagere, også de besejrede kandidater, og, at hvis det ikke lykkes at fastholde disse resultater, vil det bringe freden og stabiliteten i Elfenbenskysten yderligere i fare.
Nuno Melo
Respekt for demokratiet er et umisteligt princip i EU. Derfor må vi i stærke vendinger fordømme begivenhederne i Elfenbenskysten. Gbagbos anvendelse af vold mod civilbefolkningen i Elfenbenskysten, efter at han havde tabt valget, er ikke acceptabel, og han må straks træde tilbage og overgive magten. De ansvarlige må ikke forblive ustraffet, og vi må gøre alt, der står i vores magt, for at identificere og retsforfølge dem, om nødvendigt på internationalt niveau, for forbrydelser mod civilbefolkningen, i hvilken forbindelse EU vil kunne give den nødvendige støtte til efterforskningen.
Andreas Mölzer
Efter valgresultatet i Elfenbenskysten var præsident Gbagbo - som havde tabt valget på demokratisk vis - ikke rede til at træde tilbage. Hverken forhandlingsforsøg eller international kritik lykkedes, hvilket resulterede i en krise med voldelige konflikter. Det er vigtigt at fastholde et internationalt pres, f.eks. ved at fordømme overtrædelserne af menneskerettighederne og forbrydelserne mod menneskeheden i de stærkest mulige vendinger og ved at indføre sanktioner.
En indsats for de bortførte civilpersoner, herunder EU-borgere, er også vigtig. Men i dette beslutningsforslag fokuseres der kun på de uhyrligheder, som den slagne præsident Gbagbos tropper har begået, og ikke på den nylig valgte præsident Ouattaras troppers angreb. Når det drejer sig om voldshandlinger, bør der ikke gøres forskel på dem, der har begået dem.
Franz Obermayr
De alvorlige overtrædelser af menneskerettighederne og voldshandlinger, som er begået af den slagne præsident Gbagbo, bør fordømmes af EU i stærkest mulige vendinger. Hvis den humanitære folkeret fortsat overtrædes, må der gennemføres specifikke sanktioner. Det er imidlertid også vigtigt, at voldsforbrydelser på begge sider straffes, med andre ord også dem, som den nye præsident Ouattara beskyldes for. For ofrene for voldelige overfald er ligeglade med, hvem der gav ordren til volden. I denne sammenhæng finder jeg beslutningsforslaget for ensidigt.
Maria do Céu Patrão Neves
I lyset af den politiske krise med de alvorlige sociale konsekvenser, som dette land oplever, glæder jeg mig over de løfter, som EU har afgivet, og som Kommissær Georgieva har givet udtryk for, om at hjælpe med at løse den humanitære krise.
Raül Romeva i Rueda
For. Jeg tilslutter mig dem, som: 1. Beklager, at den politiske hårdknude efter valget ikke blev løst med fredelige midler, og at alle diplomatiske bestræbelser i denne forbindelse ikke er lykkedes; 2. Fordømmer det tragiske tab af liv og ejendom i forbindelse med de voldelige begivenheder efter valget, og opfordrer Laurent Gbagbo og Alassane Ouattara til at sikre, at menneskerettighederne og retsstatsprincippet overholdes; og 3. Opfordrer Laurent Gbagbo og Alassane Ouattara til at påtage sig ansvaret for at forhindre al vold og gengældelsesforanstaltninger i landet og demonstrere deres tilsagn om en fredelig demokratisk omstilling.
Licia Ronzulli
De sidste fire måneder er Elfenbenskysten havnet i en dyb politisk krise. Den afgående præsident Laurent Gbagbos afvisning af at overlade magten til Alassane Ouattara, vinderen af præsidentvalget i november 2010, har sat gang i en voldsspiral over hele landet, som ikke viser nogen tegn på at aftage. Kampene har taget til siden midten af februar, både i hovedstaden og i den vestlige del af landet, og vi fortsætter med at modtage alarmerende nyheder om en tiltagende anvendelse af tungt artilleri mod civilbefolkningen. Indtil videre er det internationale samfunds diplomatiske bestræbelser mislykkedes til trods for FN's godkendelse af valgresultatet. Tiden er inde til at fordømme forsøgene fra den tidligere præsident Gbagbo og hans tilhængere på at omgå det ivorianske folks ønske med vold. Laurent Gbagbo må straks træde tilbage og overgive magten til den legitimt valgte præsident Alassane Ouattara.
Michèle Striffler
De sidste fire måneder er Elfenbenskysten havnet i en dyb politisk krise som følge af den tidligere præsident Laurent Gbagbos afvisning af at overgive magten til den legitimt valgte præsident Alassane Ouattara. Denne situation har særlig ødelæggende humanitære konsekvenser. Volden efter valget har skabt over en million internt fordrevne og flygtninge. Desuden kan denne massive tilstrømning af flygtninge genantænde de åbenbare spændinger i regionen. Der er derfor en stor risiko for, at krisen fortsætter. Selv om jeg glæder mig over Kommissionens beslutning om at femdoble sin humanitære bistand, hvorved den europæiske bistand når op på 30 mio. EUR, er det nødvendigt, at EU gør alt for at hjælpe de mest sårbare befolkningsgrupper og styre deres skiftende behov.
Dominique Vlasto
Jeg var ivrig efter at støtte denne beslutning, som klart fordømmer uhyrlighederne mod civilbefolkningen begået af den afgående præsident for Elfenbenskysten Laurent Gbagbos loyale støtter. Det ville have været at foretrække at afslutte konflikten med diplomatiske midler, men voldsniveauet i Abidjan og den afsatte præsidents hårde, selvdestruktive holdning krævede en FN-intervention for at beskytte civilbefolkningen og hjælpe den legitime præsident, Alassane Ouattara, med at overtage magten. I dette beslutningsforslag støttes derfor, at franske styrker intervenerer under FN's kontrol, hvilket vil hjælpe med at håndhæve loven og valgresultatet samt beskytte civilbefolkningens og europæiske statsborgeres liv. Når retsstaten er blevet genetableret, skal de legitime ivorianske myndigheder - med støtte fra det internationale samfund - sikre, at den tabende kandidat ved Elfenbenskystens nylige præsidentvalg, Laurent Gbagbo, samt alle embedsmænd, som mistænkes for overtrædelser af menneskerettighederne, stilles for en domstol. Endelig mener jeg, at EU fortsat må overholde sit løfte om at give langsigtet støtte til Elfenbenskysten for at yde et bidrag til den nationale forsoning og hjælpe med at genopbygge og stabilisere landet.
Luís Paulo Alves
Jeg stemmer for denne betænkning, da den indeholder vigtige mål såsom visumliberalisering, frie handelsaftaler, forbindelser med civilsamfundet og afholdelse af magtanvendelse i forbindelse med EU's involvering i konflikter samt selvbestemmelse og territorial integritet.
Zigmantas Balčytis
Siden lanceringen i 2004 har den europæiske naboskabspolitik (ENP) ført til en styrkelse af forbindelserne med partnerlandene. Det østlige partnerskab danner en meningsfuld politisk ramme for uddybning af forbindelserne med partnerlandene på grundlag af principper om fælles ejerskab og ansvar. Det østlige partnerskab fokuserer på udvikling af demokrati, god regeringsførelse og stabilitet, økonomisk integration og overensstemmelse med EU's politik, navnlig for miljø, klimaændringer og energisikkerhed. Gennemførelsen af den europæiske naboskabspolitik støder på visse hindringer, derfor skal revisionen af ENP omfatte klart definerede prioriteter for handling, klare benchmarks og præstationsbaseret differentiering. ENP skal fortsat være baseret på principperne om demokrati, retsstat, respekt for menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder og skal støtte de politiske, sociale og økonomiske reformer i vores nærmeste partnerlande.
Elena Băsescu
Jeg stemte for Kommissionens og Rådets initiativ om at revidere den europæiske naboskabspolitik - den østlige dimension. Denne politik har givet resultater takket være dens fleksibilitet, og den skal nu tilpasses til den nye virkelighed i Europa. Det er netop derfor, at den skal tilpasses bedre til de særlige forhold i hvert enkelt land, som er omfattet af dette program.
Jeg tænker, at den vigtigste overvejelse bør være partnerlandenes engagement, snarere end deres geografiske beliggenhed. Det er imidlertid mennesker, som er centrale for de reformer, der gennemføres i et land. Landene i øst og syd må have de samme muligheder, hvilket gør det nødvendigt at genskabe balancen i naboskabspolitikken. Tidligere sovjetiske stater har også brug for at samarbejde med EU, hvilket Joe Biden også gav udtryk for under sit nylige besøg i Chişinău. Jeg vil gerne understrege, at Moldova er den bedste til at gennemføre reformer i det østlige partnerskab.
Vilija Blinkevičiūt
Jeg stemte for dette beslutningsforslag, fordi revisionen af den østlige dimension i den europæiske naboskabspolitik indeholder hovedformål såsom demokratiske processer, god regeringsførelse og stabilitet, økonomisk integration, miljø, klimaændringer og energisikkerhed. Parlamentet mener, at bekæmpelse af korruption, navnlig ved domstolene og hos politiet, bør tildeles højeste prioritet hos EU i forbindelse med udviklingen af EU's forbindelser med de østlige partnerlande. Desuden er det nødvendigt at optrappe bekæmpelsen af de internationale netværk af organiseret kriminalitet og at øge politisamarbejde og retligt samarbejde med EU's agenturer. Det er meget vigtigt for civilsamfundsorganisationerne at spille en aktiv rolle, navnlig med hensyn til menneskerettigheder, fremme af demokratiske processer og sikring af mediefrihed. Jeg vil gerne understrege betydningen af ytringsfrihed og af frie og uafhængige medier, herunder internettet, for udviklingen af demokrati. Jeg vil også gerne understrege betydningen af fagforeninger og social dialog som en del af den demokratiske udvikling i de østlige partnerlande.
Cristian Silviu Buşoi
Kommissionens rapporter om den europæiske naboskabspolitik beskriver ikke kun de reelle fordele ved gode naborelationer, men også udfordringerne i denne forbindelse. Den europæiske naboskabspolitik bør revideres, og der bør anlægges en anden tilgang til den måde, EU reagerer på nabolandes fremskridt med hensyn til samfundsøkonomiske reformer, ved at give dem finansiel og politisk støtte og tilpasse den til hver enkelt lands særlige behov.
Det østlige partnerskab danner en politisk ramme for at styrke forbindelserne mellem EU og dets naboer i øst og for at fortsætte de samfundsøkonomiske reformer i partnerlandene.
Det fremskridt, som hvert enkelt land har gjort, skal vurderes ved hjælp af en komparativ analyse baseret på foruddefinerede kriterier, men ikke uden at tage højde for hvert lands særlige kendetegn. "Et europæisk initiativ på grundlag af artikel 49 i EU-traktaten" bør være en drivkraft for reformer i disse lande. Parlamentet må spille en vigtig rolle både med hensyn til at opstille vurderingskriterier og at styrke frihed og demokrati i nabopartnerlandene.
Mário David
Først og fremmest vil jeg gerne lykønske min kollega, Marek Siwiec, med det fremragende arbejde, han har udført, og det samarbejde, eller snarere den syntese af idéer, vi er nået frem til, om det generelle princip om revisionen af den europæiske naboskabspolitik (ENP). Ud over det, jeg allerede har sagt om beslutningsforslaget om den sydlige dimension, som jeg var ordfører for, vil jeg gerne understrege, at det er nødvendigt, at begge ENP-dimensioner fremmer en bottom-up-tilgang i fremtiden, og fremhæve, at kun et større engagement fra lokalsamfundene og civilsamfundet vil sikre, at EU gennemfører ENP med den størst mulige effektivitet. Jeg håber også, at EU ikke begunstiger kortsigtet stabilitet på bekostning af et vedvarende forsvar for offentligheden og dennes individuelle og kollektive frihed, især med et særligt fokus på kvinders rettigheder, som jeg gav udtryk for i min tale. Selv om jeg er utrolig glad for de resultater, der er opnået med disse to betænkninger, beklager jeg, at Parlamentet og Kommissionen ikke har benyttet lejligheden til for en gangs skyld at differentiere østlandene i ENP fra de lande, som potentielt vil blive vores sydlige ENP-partnerlande.
Diogo Feio
Formålet med beslutningsforslaget om den østlige dimension i den europæiske naboskabspolitik (ENP) er at anbefale, at den næste strategiske revision af ENP styrker differentieringen mellem stater baseret på deres respektive ambitioner og forpligtelser, når de følges op af reelle fremskridt og konkrete skridt. Der bør tages højde for de særlige forhold i hvert partnerland, herunder dets forskellige mål og potentiale. Grundlæggende europæiske værdier, herunder demokrati, retsstatsprincippet og respekten for menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder samt domstolenes uafhængighed og bekæmpelse af korruption er det grundlag, som ENP bygger på, og disse faktorer bør være hovedmålestokken for vurderingen af de østlige partnerlandes rolle. Pressefrihed og bekæmpelse af korruption bør være en prioritet for EU, når der opbygges forbindelser med disse lande, og dette bør afspejles i den generelle ramme for institutionel udvikling.
José Manuel Fernandes
EU's mål er meget brede og er baseret på en udvidelse med nabolandene for at skabe et stort område for fri bevægelighed for personer og varer. Under disse omstændigheder spiller EU's europæiske naboskabspolitik (ENP) en afgørende rolle i strategien for udvikling og vækst. Adskillige instrumenter og beslutninger er blevet vedtaget i denne forbindelse, navnlig det europæiske naboskabs- og partnerskabsinstrument (ENPI) og de altafgørende valg i den fælles udenrigs- og sikkerhedspolitik. Jeg er derfor glad for vedtagelsen af denne betænkning og de foreslåede foranstaltninger, navnlig styrkelsen af finansiering og samarbejde fra forskellige sektorer samt afholdelsen af et nyt topmøde i det østlige partnerskab i løbet af andet halvår af 2011. Jeg vil gerne understrege EU's behov for at fremme sin dialog med civilsamfundsorganisationerne i disse lande til støtte for fri handel og fremme af stabilitet, tilskyndelse til videndeling og mobilitet mellem medlemsstaterne og disse lande og fremme af en multilateral dialog.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette beslutningsforslag, da revisionen af den østlige dimension i den europæiske naboskabspolitik indeholder så grundlæggende mål som demokrati, retsstatsprincipper, respekt for menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder, markedsøkonomi, bæredygtig udvikling og god regeringsførelse. Det understreges, at ENP stadig udgør en ramme af strategisk betydning for udbygning og styrkelse af forbindelserne med vores nærmeste partnerlande med henblik på at støtte deres politiske, sociale og økonomiske reformer, og betydningen af at fastholde princippet om fælles ejerskab i udformningen og gennemførelsen af programmer og aktiviteter understreges. Det østlige partnerskab er iværksat som en politisk ramme for fremme af den europæiske naboskabspolitiks østlige dimension, der sigter mod uddybning og styrkelse af forbindelserne mellem EU og de østlige nabolande, tilskynder til politisk samarbejde, økonomisk integration og lovgivningsmæssig tilnærmelse, samtidig med at de politiske og samfundsøkonomiske reformer i partnerlandene understøttes. Jeg vil gerne understrege, at økonomiske reformer skal gå hånd i hånd med politiske reformer, og at god regeringsførelse kun kan opnås gennem en åben og gennemsigtig beslutningsproces baseret på demokratiske institutioner. Det er særdeles vigtigt yderligere at fremme regionalt samarbejde i Sortehavsområdet og udbygge EU's politikker over for Sortehavsregionen, navnlig ved at iværksætte en fuldt udarbejdet EU-strategi for Sortehavet og sikre de finansielle og menneskelige ressourcer, der er nødvendige for en effektiv gennemførelse heraf.
Cătălin Sorin Ivan
Jeg har altid støttet EU's østlige naboskabspolitik, hvilket skyldes mine tidligere aktiviteter. Jeg støtter revisionen af den europæiske naboskabspolitik, først og fremmest fordi der er et behov for et væsentligt bidrag til sikring af, at menneskerettighederne og de politiske principper bliver bedre integreret i analysen af den politiske situation i tredjelande. I teksten understreges, at der er sket en positiv udvikling med hensyn til menneskerettighederne og demokratiseringen i flere partnerlande, men at der er visse negative tendenser i andre, navnlig i Hviderusland. Jeg finder det også vigtigt, at der rettes særlig opmærksomhed mod mobiliteten for studerende, akademikere, forskere og forretningsfolk ved at sikre, at der er tilstrækkelige midler til rådighed, og ved at styrke eksisterende stipendieprogrammer. Af alle disse grunde støtter jeg revisionen af den europæiske naboskabspolitik.
Petru Constantin Luhan
Revisionen af naboskabspolitikken må fortsætte med at løse de særlige problemer, som de regioner, som grænser op til EU, står over for. Jeg mener, at der er behov for en omfattende administrativ kapacitet for at håndtere disse forskellige problemer. Bortset fra demografiske udfordringer, klimaændringer, økonomisk konkurrence og livskvalitet må de områder, som deler grænser med lande uden for EU, håndtere en række konsekvenser som følge af problemer, der ikke løses på en ordentlig måde. Dette er f.eks. tilfældet med den måde, naturkatastrofer styres på. Det er ekstrem svært at intervenere i krisesituationer, hvis nabolandene ikke har kapaciteten til at reagere, og ingen region kan reagere på hele situationen på egen hånd. Derfor har jeg foreslået, at regionerne ved EU's grænser, som har grænser tilfælles med mindst to lande uden for EU, bør betragtes som "platformsregioner" og støttes i overensstemmelse hermed. Der skal i naboskabspolitikken tages højde for den kapacitet, som de regioner, der er beliggende i EU, men som har ydre grænser, har med henblik på at håndtere langt mere komplekse problemer. Der skal ydes den nødvendige finansielle støtte til dette.
David Martin
Jeg stemte for dette beslutningsforslag og opfordrer landene i regionen til at arbejde tættere sammen med hinanden og til at engagere sig i en forbedret og vedvarende dialog på alle relevante planer med hensyn til områder som frihed, sikkerhed og retfærdighed og navnlig i grænseforvaltning, migration og asyl, bekæmpelse af organiseret kriminalitet, menneskehandel, illegal immigration, terrorisme, hvidvaskning af penge og narkotikahandel tillige med politisamarbejde og retligt samarbejde. I beslutningsforslaget mindes der om, at gode naboskabsforbindelser er en af de vigtigste forudsætninger for, at ENP-landene kan gøre fremskridt hen imod EU-medlemskab.
Jean-Luc Mélenchon
Den nye europæiske naboskabspolitik, som man har lovet os, er bare mere af samme slags med nogle få ekstra antydninger af demokratisk klarhed. Når det drejer sig om den østlige dimension, er det hele der: frie handelsområder, støtte til Nabucco- og AGRI-projekterne og outsourcing af "forvaltningen af migrationsstrømme". Intet har ændret sig. Jeg stemte imod. EU er hverken en stat eller et demokrati, men det opfører sig alligevel som en imperialistisk magt.
Andreas Mölzer
Oprindeligt blev de tre lande i Sydkaukasus udelukket fra den europæiske naboskabspolitik og blev kun inkluderet i naboskabspolitikkens aktionsradius. Handlingsplaner til styrkelse af bilaterale forbindelser er et vigtigt instrument for den europæiske naboskabspolitik, som formidles individuelt for hvert enkelt land, idet hvert land i praksis følger sin egen vej. Særlig den Sydkaukasiske region er kendetegnet af en række konflikter, hvis endelige løsning selv af eksperter vurderes som ekstrem vanskelig i visse tilfælde.
I denne sammenhæng er det vigtigt igen og igen at gøre det klart, at EU's naboskabspolitik ikke automatisk fører til medlemskab (som i forbindelse med udvidelsesprocessen). Faktisk går EU op i sikkerhedspolitiske aspekter og voksende stabilitet. Dette udtrykkes ikke i tilstrækkelig grad i beslutningsforslaget, og derfor stemte jeg ikke for det.
Franz Obermayr
Den europæiske naboskabspolitik er et instrument til at sikre stabilitet og fremme fredelige og demokratiske strukturer samt til at uddybe de bilaterale relationer med de lande, der grænser op til EU. Navnlig i landene i Sydkaukasus er der et stort arbejde at gøre, især da denne region igen og igen er ramt af konflikter. Den europæiske naboskabspolitik er ikke, og bør heller ikke være, det første skridt i en udvidelsespolitik. Jeg føler, at dette ikke fremgår tydelig nok, og derfor kan jeg ikke støtte dette forslag.
Maria do Céu Patrão Neves
Den europæiske naboskabspolitik (ENP) har vist sig at være et effektivt udenrigspolitisk instrument, der styrker forbindelserne med tredjelande med visse konkrete fordele til følge. Det ultimative mål for en effektiv naboskabspolitik er at sikre fred. Det østlige partnerskab danner en meningsfuld politisk ramme for uddybning af forbindelserne med og blandt partnerlandene på grundlag af principper om fælles ejerskab og ansvar. Jeg stemte for dette beslutningsforslag, da jeg mener, at en styrkelse af forbindelserne mellem alle lande, som det anbefales her, forudsætter et øget fælles engagement og håndgribelige fremskridt i retning af god regeringsførelse og demokratiske standarder.
Paulo Rangel
Jeg stemte for dette beslutningsforslag, hvori det på ny bekræftes, at der er behov for at revidere den europæiske naboskabspolitik (ENP) ved at holde fast i EU's grundlæggende værdier og principper om større involvering af civilsamfundet og lokalsamfundene, og hvori det understreges, at ENP's østlige dimension har stor betydning som et instrument til styrkelse af EU's forbindelser med dets naboer i øst med henblik på at støtte de politiske, sociale og økonomiske reformer i disse lande og styrke engagementet i fælles værdier og principper, såsom demokrati, retsstat, respekt for menneskerettigheder og god regeringsførelse i forbindelse med europæisk integration.
Raül Romeva i Rueda
For. Jeg slutter mig til dem, som glæder sig over fremskridtet i forbindelserne mellem EU og dets nabolande inden for rammerne af ENP og bekræfter de værdier, principper og forpligtelser, som ENP er baseret på, herunder demokrati, retsstatsprincipper, respekt for menneskerettighederne og de grundlæggende frihedsrettigheder, markedsøkonomi, bæredygtig udvikling og god regeringsførelse; mener, at ENP stadig udgør en ramme af strategisk betydning for udbygning og styrkelse af forbindelserne med vores nærmeste partnerlande med henblik på at støtte deres politiske, sociale og økonomiske reformer, og understreger betydningen af at fastholde princippet om fælles ejerskab i udformningen og gennemførelsen af programmer og aktiviteter.
Licia Ronzulli
I henhold til artikel 8 i Traktaten om Den Europæiske Union skal EU udvikle særlige forbindelser til sine nabolande med henblik på at skabe et område med velstand og godt naboskab. Som vi har set, har den europæiske naboskabspolitik i høj grad ført til en styrkelse af forbindelserne med partnerlandene og har resulteret i mange konkrete fordele for borgerne. Der er dog stadig store udfordringer, og fokus bør nu rettes mod klart fastlagte handlingsprioriteter og klare kriterier med hensyn til det østlige partnerskab. Partnerskabet med vores østlige naboer danner en politisk ramme af stor betydning for Europas velbefindende og dets arbejdsplatform er fokuseret på fire temaer, nemlig demokrati, god regeringsførelse, økonomisk integration og overensstemmelse med EU's politik. Desværre har de konflikter, som er opstået i disse lande, på nuværende tidspunkt alvorlig undermineret deres økonomiske, sociale og politiske udvikling og udgør en alvorlig hindring for samarbejdet samt den regionale sikkerhed, hvilket viste sig ved oprørene i Tunesien og Egypten for nylig. Jeg vil gerne se en strategisk revision af den europæiske naboskabspolitik, som er baseret på EU's værdier, er imod undertrykkende regimer og støtter de østlige landes befolkningers legitime demokratiske forhåbninger.
Czesław Adam Siekierski
Siden starten har den europæiske naboskabspolitik resulteret i konkrete fordele for alle involverede parter. Den skaber en ramme for samarbejde, som er af strategisk betydning for at støtte vores nærmeste partnerlandes politiske, sociale og økonomiske reformer. Det østlige partnerskab er fokuseret på udvikling af demokrati, god regeringsførelse og stabilitet, økonomisk integration og overensstemmelse med EU's politik. Siden påbegyndelsen af ENP er der sket fremskridt med hensyn til menneskerettighederne, demokratiseringen af det offentlige og økonomiske reformer i mange partnerlande. Det er kun Hviderusland, som deltager i begrænset omfang i samarbejdet med EU, og dets yderligere deltagelse i ENP bør afhænge af dets villighed til at overholde de grundlæggende principper om demokrati og frihed.
Der bør sættes fokus på bekæmpelse af korruption, valglovgivning og den måde, valg afholdes på, så de er i overensstemmelse med normerne i international lovgivning. Der bør gives udtryk for støtte til Den Parlamentariske Forsamling Euronest ved at belyse den rolle, den spiller, i forbindelse med styrkelsen af demokratiet og udviklingen af samarbejdet med landene i det østlige partnerskab.
Bogusław Sonik
Parlamentets beslutningsforslag om revisionen af den europæiske naboskabspolitik er at tage de udfordringer op, som er dukket op de seneste måneder i vores nabolande både i den østlige og den sydlige dimension. Disse begivenheder har demonstreret, at EU's nuværende involvering i nabolandene er utilstrækkelig. Det paradigmeskift i EU's politik, som Parlamentet har foreslået, fra "stabilitet først" til "demokratisering og menneskerettigheder først" er nødvendigt. Man bør ikke længere lade som om, at politisk status quo, dvs. en fastholdelse af autoritære regimer, er bedre for Europa og dets sikkerhed. Tiden er inde til at udvise solidaritet med vores naboer.
Til trods for forskellene ligner de fleste nabolande hinanden: begrænset frihed, eller overhovedet ingen frihed, og mislykket modernisering. Det synes uundgåeligt at yde supplerende, omfattende finansiering for at opbygge et stabilt naboskab til EU. ENP skal derfor fortsat være baseret på princippet om konditionalitet, bilateralt og multilateralt samarbejde og bør udvides med en stræben efter institutionel integration, liberalisering af visumordningen, en åbning af det europæiske marked og støtte til civilsamfundet. Det er værd på ny at erindre om den polske holdning, Polen som er fortaler for EU's successive udvidelser, og som for to år siden sammen med Sverige indtrængende opfordrede medlemsstaterne til at styrke den østlige dimension i ENP i form af det østlige partnerskabsinitiativ.
I lyset af de nuværende begivenheder har Polens rolle en symbolsk betydning. Polen, som har historisk erfaring med omdannelsen af sit politisk-økonomiske system, kan tjene som en god rettesnor og model for både østlige og sydlige EU-naboer i den aktuelle politik.
Nuno Teixeira
Den europæiske naboskabspolitik (ENP) har vist sig at være et centralt instrument i EU's udenrigspolitik, der fremmer tættere forbindelser mellem partnerlandene og giver begge parter fordele. De ændringer, som er indført med Lissabontraktaten, er beregnet på at skabe bedre sammenhæng, effektivitet og legitimitet i EU's eksterne dimensioner. Men det er afgørende at revidere og udpege fejltagelserne i fortiden. I revisionen af ENP og det østlige partnerskab bør der redegøres for hvert partnerlands specifikke handlingsprioriteter sammen med klare kriterier og differentiering efter præstationer og opnåede resultater. En bottom-up-tilgang med støtte til civilsamfundet og demokratiseringsprocesserne er en forudsætning for langsigtet stabilitet og vækst.
Et stærkt fokus på uddannelse, undervisning, forskning og mobilitet er nødvendigt for at håndtere de samfundsøkonomiske problemer i regionen. Endelig vil jeg gerne fremhæve den støtte, som EU har givet til det hviderussiske civilsamfund, til at styrke demokratiske og sociale reformer, således at landet kan deltage i ENP og andre sektorspecifikke politikker.
Luís Paulo Alves
Jeg er for de erklæringer, hvori der gives tilsagn om, at der bør tages højde for nye udviklinger, tidligere fejl og støtte til den demokratiske omstillingsproces sammen med økonomiske og sociale reformer i regionen, bekæmpelse af korruption og fremme af menneskerettigheder og grundlæggende frihedsrettigheder. Det vigtigste er, at den multilaterale dimension bør udvikles, og synergier skabes mellem bilaterale og multilaterale dimensioner af dette partnerskab, herunder genoplivningen af Middelhavsunionen og styrkelsen af fagforeningernes rolle hos civilbefolkningen. Det er også vigtigt at understrege behovet for at øge bevillingerne til denne politik og udnytte dem på en bedre måde.
Dominique Baudis
Vi må genoverveje vores politik vedrørende landene syd for Middelhavet. Den europæiske naboskabspolitik skulle fremme værdier som demokrati og menneskerettigheder, men de begivenheder, der har fundet sted i landene syd for Middelhavet siden starten af året, viser, at vi har fejlet i denne henseende. Det skal indrømmes, at samarbejdet på områder såsom uddannelse og modernisering af økonomien har båret frugt. Det samme kan ikke siges om god regeringsførelse, reformen af retsvæsenet og demokrati, som ikke desto mindre er blandt de overordnede mål i den europæiske naboskabspolitik. Denne tekst har den fordel, at der foreslås løsninger til en radikal genovervejelse af denne politik. Jeg håber, at Kommissionen og Rådet vil lade sige inspirere af den.
Mário David
Der blev foretaget vigtige strategiske ændringer af den europæiske naboskabspolitik (ENP) i dag under plenarforhandlingerne i Strasbourg. Dette har vist, at Europa kan være proaktivt, hvis Europa ønsker det, og at det kan forblive forenet om et ideal. Det har vi endnu engang bevist i dag. Jeg er glad for at se dette i et beslutningsforslag, som jeg havde den ære at være ordfører for. Jeg er virkelig glad for at notere, at kommissær Füle glædede sig over næsten alle vores forslag, hvilket hele Parlamentet kunne se under de forhandlinger, som gik forud for denne afstemning. Jeg udfordrer nu Kommissionen til at vise de ambitioner, som dette øjeblik kræver, i sin revisionsproces den 10. maj med en naboskabspolitik, der er skræddersyet til hver enkelt stat med klare benchmarks og omhyggelige hensyn. Dette vil give mulighed for et fremtidigt økonomisk samarbejdsområde i Middelhavsregionen med de nye demokratier i syd, og jeg håber, at den gode atmosfære og det gode samarbejde, som har præget arbejdet med dette emne, vil føre til, at Parlamentet involveres permanent i planlægningen og evalueringen af denne politik. Af de grunde, som er skitseret i dette beslutningsforslag, mener jeg, at det er altafgørende, at EU fremover støtter en bottom-up-tilgang for sin naboskabspolitik.
Diane Dodds
Jeg stemte imod dette forslag. Selv om det er af afgørende betydning, at vi forsøger at opfordre til fred og demokrati i Middelhavsområdet, er det tydeligt, at strategien bag den europæiske naboskabspolitik indtil videre har fejlet. Politikken koster skatteyderne i området halvanden milliard euro om året, og alligevel har den helt klart ikke levet op til sin opgave. Vi står i øjeblikket over for en flygtningekrise i området, og mange regimer vender sig mod deres eget folk. Jeg er ikke i tvivl om, at vi snart vil blive bedt om at godkende yderligere finansiering. Uden klare målsætninger og arbejdsprogrammer vil denne forplumrede politik fortsat svigte de mest sårbare i regionen. Det er ligeledes klart, at den højtstående repræsentant ikke har sikret en effektiv koordinering af indsatsen over for den fortsatte sikkerheds- og humanitære situation.
Diogo Feio
skriftlig. - (PT) Den seneste tids begivenheder i den sydlige Middelhavsregion, der begyndte i Tunesien i december 2010, har gjort en gennemgang af den europæiske naboskabspolitik (ENP) endnu mere presserende. Parlamentet bør overvåge den demokratiske overgangsproces i de sydlige Middelhavslande og sammen med de andre europæiske institutioner støtte overgangen så hurtigt og fredeligt som muligt samt yde vigtig støtte gennem de instrumenter, der er til rådighed, som har til formål at fremme politiske, økonomiske og sociale reformer. Styrkelsen af demokratiet, retsstatsprincippet, god regeringsførelse, bekæmpelse af korruption og respekt for menneskerettighederne og grundlæggende frihedsrettigheder er centrale elementer i den politiske dialog mellem EU og dets sydlige naboer. På baggrund af disse begivenheder fortjener Middelhavsunionen at blive genoplivet og bør styrkes med henblik på den sydlige dimension af ENP.
José Manuel Fernandes
skriftlig. - (PT) Jeg glæder mig over kvaliteten af denne beslutning og dens vedtagelse, og jeg vil gerne lykønske min kollega, hr. David. EU's mål er meget brede og er baseret på en udbredelse til nabolandene, så der skabes et stort område for fri bevægelighed for personer og varer. Under disse omstændigheder spiller EU's europæiske naboskabspolitik (ENP) en afgørende rolle i dets strategi for udvikling og vækst. I denne henseende er der vedtaget adskillige instrumenter og beslutninger, navnlig det europæiske naboskabs- og partnerskabsinstrument (ENPI) og de afgørende valg under den fælles udenrigs- og sikkerhedspolitik. Gennemgangen af ENP har på nuværende tidspunkt dog større betydning set i lyset af begivenhederne i det sydlige og østlige Middelhavsområde. EU bør lære af begivenhederne i syden, i særdeleshed Tunesien og Egypten, og revidere sin politik for støtte til demokrati og menneskerettigheder, så der skabes en gennemførelsesmekanisme for menneskerettighedsbestemmelserne i alle aftaler med tredjelande. Revideringen af ENP bør prioritere kriterier vedrørende retssystemets uafhængighed, respekt for grundlæggende frihedsrettigheder, pluralisme og pressefrihed samt bekæmpelse af korruption.
Elisabetta Gardini
skriftlig. - (IT) I lyset af den seneste tids begivenheder i Middelhavsområdet og deres direkte og indirekte konsekvenser for de europæiske lande skal vi foretage en hurtig og grundig gennemgang af den europæiske naboskabspolitik. Europas nye strategi skal være baseret på en ændring af de ressourcer, der er til rådighed for Middelhavsområdet, give mulighed for øget finansiering for at fremme politiske, økonomiske og sociale reformer i landene i regionen og presse på for at få ressourcer vedrørende indvandring. Med hensyn til de radikale forandringer, som vores sydlige naboer er udsat for, mener jeg endvidere, at tiden er inde til at vedtage en ny europæisk tilgang, der ikke kun har til formål at forsvare demokratiet, men også træffe konkrete foranstaltninger for at lette indvandringspresset og garantere energiforsyningssikkerheden. I den forbindelse er det uhyre vigtigt så hurtigt som muligt at skabe et grundlag for et nyt og styrket partnerskab med vores nabolande i syd, nemlig et partnerskab, der skal fremme stabilitet, økonomisk udvikling og overgangen til demokrati i området. Med dette in mente mener jeg, at EU skal spille en central rolle i den geopolitiske situation i regionen.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette dokument, fordi det fremhæver vigtigheden af at nedsætte en taskforce med deltagelse af Parlamentet som svar på de krav om overvågning af den demokratiske overgangsproces, der er blevet fremsat af navnlig aktører for demokratisk forandring, for så vidt angår frie og demokratiske valg og institutionsopbygningen, herunder et uafhængigt retssystem. EU opfordres også til at bakke kraftigt op om processen med politiske og økonomiske reformer i regionen ved at anvende alle eksisterende instrumenter inden for rammerne af den østlige naboskabspolitik og, i det omfang det er nødvendigt, vedtage nye instrumenter for bedst muligt at kunne støtte den demokratiske overgangsproces med fokus på respekten for grundlæggende frihedsrettigheder, god regeringsførelse, retssystemets uafhængighed og bekæmpelse af korruption. På denne måde kan man imødekomme behovet og forventningerne hos befolkningen i vores sydlige nabolande. Vi skal sikre, at vi yder bedre målrettet hjælp til civilsamfundet og lokale samfund i overensstemmelse med bottom-up-tilgangen. Enhver forøgelse af de tildelte midler bør dog være baseret på en nøjagtig behovsvurdering og svare til en stigning i effektiviteten af de gennemførte programmer, der er tilpasset og prioriteret i henhold til kravene i det enkelte modtagerland.
David Martin
skriftlig. - (EN) Jeg stemte for denne beslutning, hvori der i lyset af de aktuelle begivenheder i det sydlige Middelhavsområde, i særdeleshed Tunesien og Egypten, mindes om ENP's manglende evne til at fremme og beskytte menneskerettighederne i tredjelande, hvori EU opfordres til at lære af disse begivenheder og revidere sin politik til støtte for demokrati og menneskerettigheder for at skabe en gennemførelsesmekanisme for menneskerettighedsbestemmelsen i alle aftaler med tredjelande, hvori der insisteres på, at gennemgangen af ENP skal prioritere kriterier for retssystemets uafhængighed, respekten for grundlæggende frihedsrettigheder, pluralisme og pressefrihed samt bekæmpelse af korruption, og hvori der kræves bedre koordinering med EU's andre politikker i forhold til disse lande.
Jean-Luc Mélenchon
skriftlig. - (FR) Den nye europæiske naboskabspolitik, som vi er blevet lovet, er bare mere af samme skuffe plus et par nødvendige demokratiske hensyn. Hvad resten angår, vil de aftaler, der er indgået med diktaturer, blive baseret på: frihandelsområder, outsourcing af "håndtering af migrationsstrømme", EU's energisikkerhed - det hele er der. EU kunne ikke være mere ligeglad med spirende demokratier. Jeg stemte imod.
Andreas Mölzer
skriftlig. - (DE) EU's naboskabspolitik har i en årrække haft fokus på økonomisk liberalisering i håbet om, at dette vil have positive politiske sidegevinster. Dynamikken i økonomiske reformer har længe været undermineret af autoritære regimer ved hjælp af øget undertrykkelse fra statens side. Hvorvidt den europæiske naboskabspolitik virkelig kan bidrage til større stabilitet, er tvivlsomt i lyset af de eskalerende begivenheder i Libyen.
I Maghreb-landene ser det ud til, at målsætningerne i Barcelonaprocessen delvist vil blive opfyldt, om end med sidegevinster, som EU ikke havde forventet eller var forberedt på - selv om de almindeligvis forbindes med forandringsprocesser. Barcelonaprocessen er i sig selv en god ting, og jeg tog også dette i betragtning, da jeg stemte.
Maria do Céu Patrão Neves
Den europæiske naboskabspolitik (ENP) har vist sig at være et effektivt udenrigspolitisk instrument. Parlamentet bør via de interparlamentariske delegationer og Den Parlamentariske Forsamling for Middelhavsunionen påtage sig ansvaret for at fremme idéen om, at stabiliteten og velstanden i Europa er tæt knyttet til demokratisk regeringsførelse og de økonomiske og sociale fremskridt i de sydlige nabolande, og for at fremme politisk debat, reel frihed, demokratiske reformer og retsstatsprincippet i omkringliggende partnerlande. Af disse grunde, som er anført i beslutningen, stemte jeg for.
Paulo Rangel
skriftlig. - (PT) De nylige protester i adskillige af EU's sydlige nabolande, i særdeleshed Tunesien, Egypten og Libyen, har tydeligt udstillet behovet for, at EU ændrer sin naboskabspolitik og får mere ambitiøse og effektive instrumenter, så EU kan fremme og støtte de krævede politiske, økonomiske og sociale reformer. Det er derfor af afgørende betydning, at revideringen af den europæiske naboskabspolitik (ENP) afspejler denne udvikling og giver mulighed for at imødekomme de udfordringer, som udviklingen giver, med fokus på større engagement fra civilsamfundets og lokalsamfundenes side. Ordføreren, hr. David, beskriver dette meget godt i sin betænkning, og jeg vil gerne lykønske ham med hans fremragende arbejde.
Raül Romeva i Rueda
skriftlig. - (EN) Stemmer for. Parlamentet bekræfter de værdier, principper og forpligtelser, som ENP bygger på, bl.a. demokrati, retsstatsprincippet, respekten for menneskerettighederne og grundlæggende frihedsrettigheder samt respekten for kvinders rettigheder, god regeringsførelse, markedsøkonomien og bæredygtig udvikling, og gentager, at ENP skal blive en gyldig ramme for styrkelsen af forholdet til vores nærmeste partnere for at fremme og støtte deres politiske, sociale og økonomiske reformer, som har til formål at skabe og styrke demokrati, fremskridt og de sociale og økonomiske muligheder for alle, og mener, at ENP som en fælles politisk ramme og i kraft af sin resultatdrevne differentiering og målrettede støtte har skabt håndgribelige fordele for både ENP's partnere og EU siden lanceringen i 2004.
Licia Ronzulli
I henhold til artikel 8 i traktaten om Den Europæiske Union skal EU udvikle et særligt forhold til sine nabolande med henblik på at skabe et område med velstand og godt naboskab. Respekten for og fremme af demokrati og menneskerettigheder, navnlig kvinders rettigheder, er grundlæggende principper i EU og skal udgøre fælles værdier, som deles af partnerlandene i den europæiske naboskabspolitik. De aktuelle folkelige opstande i Tunesien, Egypten og Libyen er en konsekvens af folkets generelle utilfredshed med deres egne totalitære regimer, og den spreder sig til hele den østlige region. I lyset af det ændrede sociale og politiske landskab skal EU foretage effektive justeringer af sin naboskabspolitik for at yde effektiv støtte til reformprocessen inden for menneskerettigheder og demokrati. EU skal nærmere definere de strategiske prioriteter i partnerskaberne med dets østlige og sydlige naboer. Jeg så gerne, at EU greb til handling, og at det sker på baggrund af viljen til at indlede en demokratiseringsproces, navnlig med hensyn til en øget inddragelse af kvinder i det offentlige liv og bedre planlægning af den socioøkonomiske udvikling.
Tokia Saïfi
skriftlig. - (FR) Jeg stemte for denne betænkning, fordi de aktuelle begivenheder bør tilskynde os til at reformere naboskabspolitikken og ikke blot sætte nyt fokus på den. I økonomisk, handelsmæssig og politisk henseende bør respekten for rettigheder og frihedsrettigheder samtidig være betingelserne og målsætningerne for vores samarbejde. EU's finansielle støtte i denne henseende bør øges markant og opfylde de samme betingelser og målsætninger. Vi bør også relancere Middelhavsunionen moralsk set i forhold til dens krav og praktisk set i forhold til dens resultater. Vores samarbejde bør ikke længere være begrænset til udvekslinger med de siddende myndigheder: EU bør prioritere at indgå i dialog med de forskellige medlemmer af civilsamfundet og fremme udviklingen og organiseringen af politisk pluralisme i regionen. Ved at fremme indførelsen af legitime, organiserede magtskifter vil vi ikke komme til at stå i et dilemma mellem ubetinget støtte til regeringer af hensyn til stabilitet og kaos. Ved denne gang at basere vores samarbejde på værdier giver vi endvidere samarbejdet den folkelige legitimitet og kontinuitet, der er nødvendig for at imødekomme den historiske udfordring i denne region.
Vilja Savisaar-Toomast
skriftlig. - (ET) Under dagens afstemning støttede jeg beslutningen om en gennemgang af den europæiske naboskabspolitik med hensyn til både de østlige og sydlige dimensioner. Disse beslutninger er særlig vigtige set i lyset af den seneste tids begivenheder i den sydlige region. Vi er i særdeleshed nødt til at tage hensyn til de stærke krav fra befolkningerne i flere af EU's sydlige nabolande om demokrati og omvæltning af diktaturerne. I den strategiske gennemgang af den europæiske naboskabspolitik skal der tages hensyn til disse begivenheder, og de skal overvejes.
Begge beslutninger i forhold til både den sydlige og den østlige dimension er vigtige for det gensidigt fordelagtige samarbejde mellem EU og dets nabolande for at sikre den nødvendige udvikling inden for demokrati, menneskerettigheder samt økonomi og sikkerhed. Europas stabilitet og velfærd hænger tæt sammen med vellykketheden af den demokratiske regeringsførelse hos ENP's sydlige naboer samt deres økonomiske og sociale succes, og det er derfor vigtigt at støtte de politiske debatprincipper, frihedsrettigheder, demokratiske reformer og retsstatsprincippet i naboskabspolitikkens partnerlande.
Marie-Thérèse Sanchez-Schmid
skriftlig. - (FR) Opstandene i Tunesien, Egypten og Libyen kom som sådan en overraskelse for Europa, at alle er enige om, at Europa burde revidere betingelserne for sit samarbejde med landene i Middelhavsområdet. Vi har allerede flere muligheder, når det gælder langsigtet støtte til demokratiske forandringer, økonomisk udvikling og regional integration hos vores sydlige naboer. EU har to redskaber til rådighed, nemlig Middelhavsunionen og det europæiske naboskabs- og partnerskabsinstrument. Begge har vist deres svagheder, men et ægte politisk engagement kunne rette op på vores fejl. Jeg støtter derfor denne beslutning, hvori der fastsættes klare rammer og specifikke målsætninger for den næste europæiske naboskabspolitik. Jeg vil dog henlede mine kollegers opmærksomhed på den grænseoverskridende dimension i denne politik. Da den tegner sig for blot 5 % af ENPI's samlede budget, overses den af nationale regeringer, og programmeringen heraf er udsat for alarmerende forsinkelser. Dimensionen kan imidlertid fungere som katalysator for mange strukturelle initiativer om samarbejde i Middelhavsområdet. Etableringen af et ægte partnerskab mellem EU og Middelhavslandene betyder ikke kun, at der tages større hensyn til befolkningens ønsker, men giver også reelle investeringer i konkrete projekter.
Joanna Senyszyn
skriftlig. - (PL) Jeg støttede beslutningen om en revision af den europæiske naboskabspolitik - den sydlige dimension. Som medlem af Udvalget om Kvinders Rettigheder vil jeg gerne gøre særlig opmærksom på vigtigheden af ligestillingspolitikker som en uadskillelig del af menneskerettighederne, der også er et af EU's grundlæggende principper. Kvinders rettigheder skal have høj prioritet i forhandlinger med landene i den europæiske naboskabspolitik (ENP).
I henhold til beslutningen bør kvinders rettigheder medtages i revisionen af kodificeret lov (forfatningsret, strafferet, familieret og alle civilretlige organer) og indgå i dialogen om menneskerettigheder mellem ENP's partnerlande. Vi bør også fokusere på foranstaltninger, der øger kvinders sociale integration. Vi har behov for programmer, der fremmer kvinders uddannelsesniveau, og vi skal øge deres beskæftigelse og deltagelse i det offentlige liv. Virkningerne af foranstaltninger til forbedring af ligestillingen i ENP-landene bør overvåges løbende, og svigt på dette område bør fordømmes kategorisk og endda straffes.
Jeg stemmer imod en styrkelse af EU's forbindelser til de tredjelande, der ikke i tilstrækkelig grad medtager kvinder i deres politikker og institutioner i spørgsmål vedrørende civilsamfundets indretning (navnlig menneskerettighedsorganisationer og kvindeorganisationer).
Catherine Stihler
skriftlig. - (EN) Jeg stemte for denne betænkning, som har stor betydning i lyset af den seneste tids begivenheder i EU's sydlige nabolande. Det er afgørende, at den fornyede politik støtter demokratiseringen og ægte reformer i de pågældende lande.
Nuno Teixeira
skriftlig. - (PT) Begivenhederne i Nordafrika og Mellemøsten illustrerer den europæiske naboskabspolitiks (ENP) ineffektivitet, men også de nye udfordringer, som EU som regional aktør står over for. Skabelsen af et område med velstand og godt naboskab baseret på EU's værdier bør fortsat udgøre grundlaget for forbindelserne med ENP's partnerlande - i dette tilfælde med Middelhavslandene. Først og fremmest mener jeg, at det er afgørende at gennemgå de indikative programmer for 2011-2013 under hensyntagen til de mest presserende behov og samtidig gøre de finansielle instrumenter, navnlig det europæiske naboskabs- og partnerskabsinstrument (ENPI) samt det europæiske initiativ for demokrati og menneskerettigheder, mere fleksible for at sikre direkte støtte til civilsamfundsorganisationer.
Jeg vil også gerne opfordre til en styrkelse af Middelhavsunionen med hensyn til både bistand og medlemsstaternes engagement som et foretrukket forum til udveksling af god praksis, hvor der bør fastsættes en klar Middelhavspolitik på baggrund af partnerskabspolitik, princippet om "ejerskab" og konditionalitet. Endelig mener jeg, at der er et presserende behov for løsninger, som kan sætte en stopper for krigen i Libyen, samt for en pakke af foranstaltninger til genopbygning af landet, når konflikten er afsluttet.
Dominique Vlasto
Jeg glæder mig over, at Parlamentet har vedtaget denne beslutning, hvor der gøres status og træffes beslutning om Euro-Middelhavspartnerskabets fremtidige kurs. Mit engagement i en forsoning mellem de to kyster af Middelhavet fik mig til at stille en række forslag, som jeg med glæde kan sige, er blevet godkendt af mine kolleger. Jeg fremhævede navnlig behovet for en gennemgang af den europæiske naboskabspolitik i lyset af begivenhederne i den arabiske verden ved at øge dialogen med civilsamfundet, fremme udvekslingen af god praksis, garantere respekten for menneskerettigheder i vores associeringsaftaler og støtte den demokratiske overgangsproces i de pågældende lande. ENP giver os en enestående mulighed for at fremme vores værdier og styrke vores forbindelser med landene på Europas dørtærskel. Derfor håber jeg, at vores partnerskab med vores naboer i det sydlige Middelhavsområde vil få høj prioritet i EU's udenrigspolitik. Jeg vil bestræbe mig på at sikre, at vi arbejder på lige fod, og at der afsættes tilstrækkelige ressourcer til at nå vores mål om at gøre Middelhavsområdet til et område med fred, velstand og samarbejde.
Luís Paulo Alves
skriftlig. - (PT) Jeg stemmer for denne beslutning, fordi den holder de mest grundlæggende borgerlige rettigheder i hævd, navnlig dem, der vedrører ytringsfriheden. Denne type adfærd bør have konsekvenser for forholdet mellem EU og enhver stat, der begår sådanne angreb på ytringsfriheden. Uden et stærkt politisk pres på disse lande vil det blive svært at skabe fred. EU bør altid gå forrest i kampen mod sådanne angreb og forblive opmærksom på den fremtidige udvikling i regionen.
Laima Liucija Andrikien
Jeg stemte for denne beslutning om anvendelsen af seksuel vold i konflikter i Nordafrika og Mellemøsten. Kvinder, som har deltaget aktivt i demonstrationerne for mere demokrati, rettigheder og frihed i Nordafrika og Mellemøsten, fortjener vores respekt og støtte. EU kan ikke tie, når disse modige forkæmpere for demokrati og frihed behandles brutalt. Vi opfordrer derfor Kommissionen og medlemsstaternes regeringer til at tage skarp afstand fra anvendelsen af seksuelle overgreb, intimidering og angreb på kvinder i Libyen og Egypten, fordi disse landes siddende regimer tyer til seksuel vold mod kvinder som et våben i de konflikter, der opstod under disse revolutioner. De egyptiske myndigheder skal hurtigst muligt stoppe brugen af tortur, undersøge alle sager om mishandling af fredelige demonstranter og ophøre med at retsforfølge civile ved militære domstole. Det er min faste overbevisning, at forandringerne i Nordafrika og Mellemøsten vil være med til at sætte en stopper for diskriminationen af kvinder og deres fulde deltagelse i samfundet på lige fod med mænd.
Roberta Angelilli
skriftlig. - (IT) De voldshandlinger, der er begået mod kvinder og børn i de seneste par uger under konflikterne i Nordafrika, kommer ikke som nogen overraskelse, da kvinder under væbnede konflikter desværre i stigende grad bliver genstand for ydmygelse, tortur, frihedsberøvelse og kontrol, hvor hensigten er helt eller delvist at ødelægge en bestemt gruppe.
Det går dog videre end som så. Ingen har ret til at krænke kvinders værdighed, blot fordi de har modet til at kræve ret til at udtrykke deres tanker, deltage aktivt i opbygningen af en fredelig og demokratisk verden og frem for alt kræve ret til ligestilling. Umenneskelig og nedværdigende behandling, som f.eks. elektrisk stød, "jomfruelighedstest", fysisk og psykisk vold, voldtægt og slaveri, er uacceptabel praksis, hvor vi må sige, at "nok er nok".
Hvad angår begivenhederne i disse nordafrikanske lande, er det kun rimeligt, at personerne bag disse alvorlige krænkelser bliver straffet som i enhver anden konflikt i verden, for i dette tilfælde drejer det sig ikke kun om civile, men også soldater, hvilket er endnu mere forkasteligt. Jeg håber inderligt, at det vil lykkes EU at lægge pres på disse lande, så de hurtigt ratificerer en række internationale juridiske instrumenter, herunder Statutten for Den Internationale Straffedomstol og konventionen om flygtninges retsstilling fra 1951.
Vilija Blinkevičiūt
skriftlig. - (LT) Jeg stemte for denne beslutning, da der er et presserende behov for at stoppe brugen af vold mod og seksuel mishandling af kvinder. Kommissionen og medlemsstaterne bør kraftigt fordømme seksuel mishandling, intimidering, tortur og vold mod kvinder i Libyen og Egypten. Vi må opfordre Egyptens øverste militære råd til at træffe øjeblikkelige foranstaltninger til at stoppe disse voldelige forbrydelser mod kvinder. Vi skal sikre, at alle sikkerheds- og væbnede styrker får klar besked på, at forbrydelser og tortur ikke tolereres og vil blive undersøgt til bunds, og at gerningsmændene holdes ansvarlige. Enhver bør endvidere kunne udtrykke sin holdning til sit lands demokratiske fremtid uden at blive tilbageholdt, tortureret eller udsat for nedværdigende eller diskriminerende behandling.
Maria Da Graça Carvalho
skriftlig. - (PT) Kvinderne har haft en central stemme under urolighederne med deres krav om mere demokrati og flere rettigheder og frihedsrettigheder i Nordafrika og Mellemøsten. Regimerne i Libyen og Egypten bruger desværre vold til at intimidere og nedværdige kvinder, hvilket gør dem mere sårbare. Jeg fordømmer kraftigt de handlinger, der blev begået af den egyptiske hær mod de kvindelige demonstranter, som blev anholdt på Tahrir-pladsen. Der skal hurtigst muligt træffes øjeblikkelige foranstaltninger til at stoppe denne nedværdigende behandling og til at sikre, at alle sikkerheds- og militære styrker får klar besked på, at tortur og anden form for mishandling vil blive undersøgt grundigt. Det er de egyptiske myndigheders opgave hurtigst muligt at træffe foranstaltninger til at stoppe brugen af tortur, undersøge alle tilfælde af mishandling af fredelige demonstranter og ophøre med at retsforfølge civile ved militære domstole. Jeg opfordrer på det kraftigste Kommissionen og regeringerne i medlemsstaterne til at tage kraftig afstand fra brugen af seksuel aggression, intimidering og chikane af kvinder i Libyen og Egypten.
Edite Estrela
skriftlig. - (PT) Jeg stemte for denne beslutning, da regimerne i Libyen og Egypten heri fordømmes kraftigt for at ty til seksuel aggression under konflikten, som er en del af de nuværende revolutioner. Kvinderne har spillet en vigtig rolle under disse uroligheder ved at kæmpe og risikere deres liv for mere demokrati og flere rettigheder og frihedsrettigheder. Det er af afgørende betydning, at forandringerne i Nordafrika og Mellemøsten er med til at sætte en stopper for diskriminationen af kvinder og sikre deres fulde deltagelse i samfundet på lige fod med mænd.
Diogo Feio
skriftlig. - (PT) Desværre ved vi alle, at perioder med uro og væbnede konflikter forværrer volden mod kvinder og børn og fører til en stigning i tilfældene af seksuel mishandling. Denne praksis er fuldstændig forkastelig, og det samme er brugen af tortur, gruppevoldtægt, "jomfruelighedstest", trusler og mishandling, det være sig fysisk eller psykisk, af kvinder med henblik på at intimidere eller skræmme dem eller begrænse deres ret til politisk deltagelse, som det er tilfældet i Egypten og Libyen. EU og Parlamentet i særdeleshed bør være en bastion for beskyttelsen af grundlæggende rettigheder og menneskelig værdighed og i klare og utvetydige vendinger tage afstand fra enhver krænkelse af disse værdier. Jeg fordømmer på det kraftigste volden mod kvinder og børn i den seneste tids konflikter i Mellemøsten og Nordafrika, og jeg opfordrer til, at der træffes de fornødne foranstaltninger til at beskytte deres mest grundlæggende rettigheder og værdighed.
José Manuel Fernandes
skriftlig. - (PT) Kampen mod menneskerettighedskrænkelser er EU's og dets institutioners primære mål. I lyset heraf har brugen af seksuel vold i konflikter givet anledning til kraftig afstandtagen og fordømmelse fra disse organisationer. Parlamentet har således vedtaget mange beslutninger, hvor man fordømmer vold mod kvinder. I dette fælles beslutningsforslag fokuseres der på den vold, navnlig seksuel vold, der begås mod kvinder i Nordafrika og Mellemøsten. De beretninger om vold i forbindelse med krig og undertrykkelse, vi har hørt, er yderst grusomme og har vækket stor afsky og harme. En sådan adfærd kan ikke gå ustraffet hen, selv ikke, hvis den beskyttes af diktatorer eller sker under påskud af en tilbagestående mentalitet. Jeg stemmer derfor for denne betænkning, hvori enhver form for vold mod kvinder i enhver region fordømmes, og hvori der opfordres til hårde straffe for de ansvarlige og ydes EU-støtte til processen med at prioritere kvinders bemyndigelse, navnlig dem, som har haft modet til at deltage i det såkaldte "arabiske forår", og jeg opfordrer til deres fulde deltagelse i det civile liv i deres land.
Ilda Figueiredo
Kommissionen lovede under drøftelsen om anvendelse af seksuel vold i konflikter i Nordafrika og Mellemøsten kraftigt at sætte ind for at få sat en stopper for seksuel vold og slaveri, som anerkendes som forbrydelser mod menneskeheden og krigsforbrydelser under Genevekonventionen.
Som det understreges i det beslutningsforslag, vi indgav, er det afgørende nødvendigt at kræve en effektiv diplomatisk indsats, som kraftigt tager afstand fra anvendelse af seksuel vold, intimidering og forfølgelse af kvinder i Nordafrika og Mellemøsten eller andre steder.
Vi ønsker ligeledes at understrege, at det er vigtigt at anerkende kvindernes rolle i revolutionerne og understrege, at det er nødvendigt at sikre kvindernes rettigheder, herunder deres deltagelse i de nye demokratiske, retlige, økonomiske og politiske strukturer i disse lande og således bringe den århundredgamle diskrimination, som de har lidt under, til ophør.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for dette beslutningsforslag om anvendelse af seksuel vold i konflikter i Nordafrika og Mellemøsten. I beslutningsforslaget opfordres Kommissionen og medlemsstaterne til kraftigt at tage afstand fra anvendelse af seksuelle overgreb, intimidering og forfølgelse af kvinder i Libyen og Egypten. Jeg mener, at alle skal have lov til at fremsætte deres synspunkter om deres lands demokratiske fremtid uden at blive tilbageholdt, tortureret eller udsat for nedværdigende og diskriminerende behandling. Man skal ligeledes anerkende kvindernes rolle i revolutionerne og demokratiseringsprocesserne samt de særlige trusler, de bliver udsat for, og man skal understrege nødvendigheden af at støtte og forsvare deres rettigheder.
David Martin
Jeg støttede dette beslutningsforslag, der opfordrer Kommissionen og medlemsstaternes regeringer til kraftigt at tage afstand fra anvendelse af seksuelle overgreb, intimidering og forfølgelse af kvinder i Libyen og Egypten og kraftigt fordømme de tvungne mødomstests, som den egyptiske hær tvang kvindelige demonstranter, der blev arresteret på Tahrir-pladsen, til at gennemgå, idet denne praksis betragtes som uacceptabel, da det er en form for tortur. I beslutningsforslaget kræves det ligeledes, at Egyptens øverste militære råd øjeblikkelig træffer foranstaltninger til at standse denne nedværdigende behandling, og at det sikres, at alle sikkerhedsstyrker og væbnede styrker får klare instrukser om, at enhver form for tortur og mishandling, herunder tvungne mødomstests, ikke kan tolereres og vil blive undersøgt til bunds.
Andreas Mölzer
I krigslignende konflikter er det ofte kvinder og børn, som er de virkelige ofre. Man har længe vidst, at voldtægt og tortur hyppigt forekommer. Situationen er ikke anderledes i Libyen og Egypten ifølge beretninger fra udenlandske journalister. I Egypten blev kvindelige demonstranter arresteret og underkastet mødomstests, og det blev også dokumenteret. I Libyen begik soldaterne voldtægt og tortur. Og for at gøre situationen værre kan de kvinder, der fortalte deres historie, nu forvente at blive udsat for strenge repressalier og f.eks. blive anklaget for bagvaskelse. Der sker endnu en gang en alvorlig krænkelse af menneskerettighederne her, og det skal der gøres noget ved også fra de vestlige magters side.
Jeg stemte for dette beslutningsforslag, for EU må heller ikke lukke øjnene for disse grusomheder, og det er kun ret og rimeligt at forlange, at regeringerne i Egypten og Libyen uden undtagelse undersøger disse sager, og at gerningsmændene stilles til ansvar, for at landet kan fortsætte sin vej mod demokrati og frihed.
Franz Obermayr
Under uroen i Egypten og Libyen kunne man i de internationale medier læse om tragiske overgreb og voldshandlinger begået mod kvinder. Ofte bliver tortur og voldtægt ikke straffet, fordi myndighederne i al stilfærdighed lader sagerne falde, eller hvad der er endnu værre, der rettes anklager om bagvaskelse mod kvinderne. Der bliver vendt op og ned på offerets og gerningsmandens rolle i et patriarkalsk samfunds navn. EU må ikke bare lade stå til. EU skal gøre mere for at beskytte kvinder og børn og sikre, at retsstatsprincippet gælder for alle i Egypten og Libyen. Jeg stemte derfor for dette beslutningsforslag.
Georgios Papanikolaou
Det fælles beslutningsforslag om anvendelse af seksuel vold i konflikter i Nordafrika og Mellemøsten fordømmer kraftigt de forbrydelser, man har set i Egypten og Libyen. Forfølgelsen af kvinder i begge lande og de mødomstests, der bliver udført af militæret på de kvinder, der blev arresteret på Tahrir-pladsen og dernæst udsat for voldtægt og tortur, således at de kunne blive retsforfulgt ved de militære domstole for ikke at have bestået mødomstesten, er umenneskelige og kriminelle handlinger, som er et klart brud på Genevekonventionen om forbrydelser mod menneskeheden og krigsforbrydelser.
Ud over at udtrykke denne kraftige fordømmelse opfordrer man i beslutningsforslaget, som jeg støttede, Kommissionen og medlemsstaternes regeringer til kraftigt at udtale sig imod anvendelsen af seksuelle overgreb på og intimidering og forfølgelse af kvinder i Libyen og Egypten og til at handle målrettet og koordineret for øjeblikkeligt at få standset denne praksis.
Maria do Céu Patrão Neves
Jeg stemte for dette beslutningsforslag, da det fordømmer kønsbaseret vold og naturligvis anvendelse af seksuel vold i konflikter. Jeg er enig i, at det, som det understreges i beslutningsforslaget, er nødvendigt i forbindelse med alle de foranstaltninger, der træffes under den europæiske naboskabspolitik (ENP), at prioritere menneskerettighederne som værende en integrerende del af demokratiseringsprocessen, samt at det er nødvendigt, at EU deler sine erfaringer med disse lande, når det gælder ligestillingspolitikker og bekæmpelse af kønsbaseret vold.
Licia Ronzulli
Kvinderne har i opstandene i Nordafrika og Mellemøsten spillet en aktiv rolle i det fælles krav om demokrati og grundlæggende rettigheder. Men desværre har magthaverne i Libyen og Egypten som sædvanlig anvendt seksuel vold som et våben til forfølgelse af kvinder. Vi skal fordømme anvendelsen af seksuel vold som et redskab til at intimidere og nedværdige kvinder, men uden at glemme, at det magttomrum, der er opstået, kunne føre til en forværring af deres rettigheder. Et signifikant tilfælde er sagen om en libysk kvinde, som i marts fortalte nogle journalister på et hotel i Tripoli, at hun havde været offer for gruppevoldtægt begået af soldater. I dag er denne unge kvinde blevet anklaget for bagvaskelse af de selvsamme mænd, som voldtog hende. Vi skal reagere med en kraftig fordømmelse af de uforholdsmæssigt store konsekvenser, som væbnede konflikter har for kvinder, og vi skal styrke kvindernes rolle i fredsskabelsen. Jeg håber, at EU i så kraftige vendinger som muligt vil fordømme vold mod kvinder og børn, især under væbnede konflikter, og alle former for diskrimination mod dem som defineret i Genevekonventionen.
Joanna Senyszyn
Jeg støttede helhjertet beslutningsforslaget om bekæmpelse af seksuel vold i konflikter i Nordafrika og Mellemøsten. Seksuel massevold mod kvinder er et permanent træk i væbnede konflikter i Nordafrika og Mellemøsten. FN's børnefond (UNICEF) fremhæver bl.a. eksemplet med Kenya, som er et relativt stabilt land, hvor uroligheder forud for valget førte til en fordobling af antallet af ofre for seksuel vold bare i løbet af nogle dage.
Seksuel vold er ved at blive en epidemi. Det er rent faktisk blevet en taktik i krigen. EU må ikke forholde sig neutralt i dette spørgsmål. Det er derfor vigtigt at medtage kønsmainstreaming i den europæiske naboskabspolitik og sætte dette i centrum for vores bestræbelser på at skabe en effektiv og struktureret tilgang til ligestilling mellem mænd og kvinder i de lande, der hører ind under denne politik. Menneskerettighederne, hvoraf et uadskilligt element er ligestilling mellem mænd og kvinder, bør være et væsentligt element i den demokratiske proces i tredjelande. Det er chokerende, at regeringerne til trods for den fremherskende seksuelle vold i Afrika ikke medtager bekæmpelsen af den blandt deres prioriteter, sådan som vi f.eks. kan se det i Sydafrika.
EU bør målrettet koncentrere sin indsats om kvinder. De forslag, der er indeholdt i beslutningen om større social integration af kvinder, fremme af kvinders beskæftigelse, kampen mod analfabetisme blandt kvinder og skadelig traditionel praksis, er meget vigtige. Uddannelsen af kvinder og piger skal omfatte kendskab til de rettigheder, de har ret til.
Michèle Striffler
Under de seneste begivenheder i Nordafrika anvendte de herskende regimer i Libyen og Egypten seksuel vold som et våben til at intimidere og forfølge de kvinder, der deltog i opstandene. Det er for det første afgørende, at gerningsmændene til disse handlinger bliver retsforfulgt for deres forbrydelser og for det andet, at de kvinder, som blev udsat for disse grusomheder, bliver beskyttet mod repressalier. Jeg har selv været i Kivu-regionen i den østlige del af Den Demokratiske Republik Congo, hvor denne modbydelige praksis regelmæssigt bruges af soldater og medlemmer af væbnede grupper. Jeg kan bekræfte de kvindelige voldtægtsofres meget store lidelser, og at de, der begår disse ugerninger, går fri for straf. Det internationale samfund skal gøre alt, hvad der er nødvendigt, for at sikre, at gerningsmændene til disse uhyrligheder ikke forbliver ustraffede.
Dominique Vlasto
Afsløringerne af de æresforbrydelser og den nedværdigende behandling, som kvinder er blevet udsat for under opstandene i den arabiske verden, har chokeret og foruroliget mig, og det glæder mig, at Parlamentet har fordømt de grusomheder, der er blevet begået mod kvinder. Europa kan ikke tillade, at sådanne krænkelser af menneskerettighederne og vores mest grundlæggende værdier bliver begået ustraffet på vores dørtrin, i partnerlande, under fredelige demonstrationer. Jeg kræver derfor, at disse barbariske handlinger undersøges, og at de ansvarlige straffes. I vores beslutningsforslag kommer man ind på et væsentlig krav for disse landes fremtid, nemlig at kvinderne får en central rolle i demokratiseringsprocessen i de arabiske samfund. Kvinderne spillede en førende, tavs, endog undervurderet rolle i frigørelsesbevægelserne, og det var efter min opfattelse meget vigtigt at understrege dette i teksten. Europa har lovet at støtte landene i Nordafrika, Nærøsten og Mellemøsten i deres demokratiseringsprocesser. Det er nu op til os at sikre, at der i denne proces medtages garantier for overholdelse af menneskerettighederne og ligestilling mellem mænd og kvinder.
Luís Paulo Alves
Jeg går ind for denne betænkning, som på relevant vis omhandler vigtige spørgsmål som de nye vedtægter for Den Europæiske Investeringsbank (EIB) efter Lissabontraktaten, projektobligationer, konsekvenserne af den planlagte finansiering af EIB under den økonomiske krise, bankens finansiering efter 2013 og dens aktiviteter uden for EU, især udviklingsprojekter, grønne projekter og en strengere tilgang, når det gælder offshorefinanscentre.
Zigmantas Balčytis
Jeg stemte for denne betænkning. Den Europæiske Investeringsbank spiller en kritisk rolle til støtte for de små og mellemstore virksomheder især under denne finanskrise og den økonomiske tilbagegang. I lyset af de små og mellemstore virksomheders meget store betydning for den europæiske økonomi var man enige om, at de små og mellemstore virksomheder i perioden 2008-2011 skulle modtage lån til et samlet beløb på mere end 30 mia. EUR. Den europæiske mikrofinansieringsfacilitet Progress blev oprettet i marts 2010 med en bevilling på ca. 200 mio. EUR fra Kommissionen og Investeringsbanken. Men det er stadig vanskeligt for de små og mellemstore virksomheder at opnå kreditter. Som fremhævet i Bank Watch-rapporten er de små og mellemstore virksomheder, og især i de central- og østeuropæiske medlemsstater, ikke i stand til at benytte sig af den bistand, der er bestemt for dem. EIB skal fastlægge klare finansieringsvilkår og strengere kriterier for udlånseffektiviteten for de finansielle mellemled, der yder lån. De nationale finansielle mellemled fik en periode på to år til at yde lån, men som det fremhæves i rapporten, ydede nogle finansielle mellemled kun en lille andel af deres lån, eller de gav slet ingen lån, selv om de finansielle ressourcer var opført i deres regnskaber. Desuden er der på EIB's websted stadig ikke offentligt tilgængelige data om anvendelsen og modtagerne af den til rådighed værende finansiering. Jeg mener, at EIB skal øge gennemsigtigheden i sine udlån gennem finansielle mellemled og årligt aflægge rapport om sine udlån til små og mellemstore virksomheder, herunder en evaluering af tilgængeligheden og effektiviteten af disse aktiviteter og forelæggelse af lister over lånemodtagere.
Diogo Feio
Jeg vil først gerne gratulere Den Europæiske Investeringsbank (EIB) for dens arbejde og især for støtten til små og mellemstore virksomheder (SMV) gennem midler, der er steget støt siden 2008, og ligeledes gennem oprettelsen af den europæiske mikrofinansieringsfacilitet Progress i marts 2010. Jeg mener også, at det er et positivt skridt, at man har fremsat idéen om at indføre projektobligationer, som har til formål at øge kreditvurderingen for de obligationer, som virksomhederne selv udsteder, når disse obligationer bruges til at finansiere europæiske transport-, energi- og it-infrastrukturer. På nuværende tidspunkt ville det være godt, hvis Kommissionen og EIB fremlagde konkrete forslag om projektobligationer. Det er også værd at fremhæve det vigtige arbejde, som EIB kan udføre under Europa 2020-strategien ved at forenkle procedurerne og maksimere multiplikatorfaktorerne for at tiltrække offentlige og private investorer. Hvad angår EIB-finansiering uden for EU, mener jeg, at det aftalememorandum, der er underskrevet af EIB, EBRD og Kommissionen er godt med henblik på at styrke samarbejdet i alle de lande, de opererer i, med det dobbelte formål at få deres lånepolitikker til at hænge bedre sammen med hinanden og med EU's politiske målsætninger.
José Manuel Fernandes
Den Europæiske Investeringsbank (EIB), som blev oprettet i 1958 i henhold til Romtraktaten, er et finansielt fællesskab i EU, hvis hovedformål er at bidrage til en afbalanceret udvikling i EU gennem økonomisk integration og territorial sammenhørighed. Jeg er glad for de ændringer, der er blevet indført med Lissabontraktaten, som giver EIB større fleksibilitet i sin långivning. Jeg skal minde om de ændringer, der blev indført med Lissabontraktaten, og som klargør formålet med de midler, som EIB giver tredjelande, nemlig at underbygge de generelle principper, der ligger til grund for EU's samspil med resten af verden som anført i artikel 3, stk. 5, i traktaten om Den Europæiske Union, og som med den garanti skal støtte målsætningerne for EU's optræden udadtil. I dette beslutningsforslag sættes der fokus på en analyse af 2009-beretningen. Dette dokument omhandler ikke blot de forbedringer, der er affødt af vedtagelsen af de nye vedtægter, men også EIB's aktiviteter.
João Ferreira
Vi anerkender den betydning, som det kan have for udvikling og socialt fremskridt at låne fra Den Europæiske Investeringsbank (EIB) i lyset af bankens lave renter og lange tilbagebetalingsperioder. Men bankens muligheder er ikke altid tilstrækkelig gennemsigtige og klare. Det er desuden også således, at det ikke er de lande, som har mest brug for at låne fra banken, der får de fleste af bankens lån. Denne betænkning, som vi støtter, indeholder derfor både kritik og forslag.
Men vi er ikke enige i, at EIB skal ændres til blot at blive et redskab for EU i gennemførelsen af EU's politikker samt til at afhjælpe problemerne i forbindelse med social og økonomisk samhørighed og social udvikling, hvilket skal være omfattet af EU-budgettet og EU's struktur- og samhørighedsfonde. EIB kan naturligvis overvåge og forbedre disse bestræbelser, men banken kan ikke erstatte EU's budgetpolitikker.
Monika Flašíková Beňová
Den Europæiske Investeringsbank (EIB) spiller for øjeblikket en uerstattelig rolle, når det gælder finansiering i EU eller andre steder. I den forelagte betænkning udtaler man sig positivt om det faktum, at EIB handlede korrekt ved at støtte de små og mellemstore virksomheder i EU under krisen. Det er rigtigt, at banken formelt afsatte 30 mia. EUR over en fireårig periode til de små og mellemstore virksomheder. Men problemet er, at ikke alle disse penge overhovedet er nået ud til de små og mellemstore virksomheder. Helt konkret nåede kun ca. halvdelen af de lovede midler ud til de små og mellemstore virksomheder i V4-regionen i den første periode. EIB gav bankerne en uforståeligt lang periode på to år til at uddele midlerne, og samtidig fastlagde den ingen sanktioner mod bankerne i tilfælde af, at man ikke overholdt denne frist. Bankerne i Centraleuropa, som var hårdt ramt af krisen, var kun alt for glade for at "beholde" disse midler. Det, der blev afregnet som støtte til små og mellemstore virksomheder, blev derfor i realiteten støtte til udenlandske bankers centraleuropæiske filialer. Der er grunde nok til at tro, at det ikke skete tilfældigt, men med vilje.
Jeg skal ganske kort afslutningsvis anføre, at EIB også har problemer på udviklingsområdet. Banken har brug for at ansætte mere personale, der er specialiseret i udvikling. EIB har for øjeblikket ikke tilstrækkeligt mange ansatte til trods for bankens betydning for de såkaldte udviklingslande. Jeg er også enig med ordføreren i, at EU skal gennemføre strenge ændringer i sin långivning via mellemled, da midlerne ellers kunne ende i skattely.
Ildikó Gáll-Pelcz
Jeg er glad for, at Parlamentet vurderer årsberetningen fra Den Europæiske Investeringsbank (EIB), selv om det tydeligvis er set fra et fugleperspektiv. EIB spiller en afgørende rolle i bekæmpelsen af krisen. Men jeg har stadig mine tvivl, hvad angår spørgsmålet om gennemsigtighed og målbare resultater. EIB's arbejde er koncentreret om de tre områder, hvor krisen ramte hårdest, nemlig små og mellemstore virksomheder (SMV), konvergensregioner og klimaforanstaltninger. De små og mellemstore virksomheder spiller en nøglerolle i den europæiske økonomis genopsving og bekæmpelsen af arbejdsløsheden, og det ville derfor være hensigtsmæssigt at gøre det lettere for dem at få adgang til den nødvendige kapital til at kunne udvikle sig. Det ville i den henseende være nyttigt, hvis vi hvert år fik en vurdering af lånenes tilgængelighed og effektivitet, hvilket ville sikre gennemsigtigheden for lånenes endelige formål og forbedre den administrative proces. Jeg mener, at det også i den henseende er ganske afgørende, at EIB ajourfører og strammer sin politik vedrørende offshorefinanscentre.
EIB spiller en meget vigtig rolle i forbedringen af EU's konvergens, og på grund af den tekniske bistand og medfinansiering, som banken tilbyder, kan de regioner, der er omfattet af konvergensmålsætningerne, bruge en stadig større del af de midler, der er til rådighed for dem. Jeg mener derfor, at det vil være praktisk at øge bankens rolle, og at det skal støttes.
Endelig mener jeg, at det er værd at overveje forslaget om at indføre et gennemsigtigt myndighedstilsyn for at overvåge kvaliteten af EIB's finansielle situation og sikre en nøje måling af dens resultater samt overholdelse af reglerne for god forretningspraksis.
Lorenzo Fontana
Jeg er enig i, at Den Europæiske Investeringsbanks aktiviteter i disse krisetider skal koncentreres om at hjælpe de små og mellemstore virksomheder, som er rygraden i vores samfund. Inddragelse af og dialog med lokale finansielle mellemled skal hilses velkommen. Det, som efter min mening er meget vigtigt, er den vægt, der lægges på vedvarende energikilder, hvad angår kandidatlandene. Af denne grund stemmer jeg for betænkningen.
Juozas Imbrasas
Jeg stemte for beslutningsforslaget, fordi Parlamentet hilser de ændringer, som er indført med Lissabontraktaten, velkommen, hvilket muliggør større fleksibilitet i EIB's finansiering, herunder erhvervelse af kapitalandele som supplement til bankens almindelige aktiviteter, muligheden for at oprette filialer og andre enheder for at regulere de såkaldte særlige aktiviteter og yde bredere faglig bistand og styrkelse af revisionsudvalget. Det anbefales at overveje forslaget om at indføre et myndighedstilsyn for at overvåge kvaliteten af EIB's finansielle situation og sikre en nøje måling af dens resultater samt overholdelse af reglerne for god forretningspraksis. Idéen om projektobligationer, der skal øge kreditvurderingen af obligationer, som virksomhederne selv har udstedt inden for rammerne af Europa 2020-strategien, og som bruges til at finansiere europæiske transport-, energi- og it-infrastrukturer og til en omlægning til en grønnere økonomi, hilses velkommen. Udstedelsen af sådanne projektobligationer ville have positive konsekvenser for tilgængeligheden af kapital til bæredygtige vækst- og beskæftigelsesfremmende investeringer som supplement til nationale investeringer og investeringer fra Samhørighedsfonden.
David Martin
Jeg stemte for denne betænkning, som anbefaler en række skridt til at styrke EIB's rolle i udviklingssamarbejdet, nemlig tildeling af et større antal dedikerede specialister med ekspertise inden for udvikling og udviklingslande samt en større lokal tilstedeværelse i tredjelande, forøgelse af antallet af lokale aktører, der deltager i projekter, supplerende øremærket kapital inden for projekter, der er orienteret mod udvikling, tildeling af mere bistand og undersøgelse af mulighederne for at samle EIB's aktiviteter i tredjelande under en enkelt særskilt enhed.
Barbara Matera
Jeg vil gerne udtrykke tilfredshed med, at Cutaş-betænkningen om Den Europæiske Investeringsbanks årsberetning for 2009 er vedtaget. Jeg vil gerne understrege EIB's fremragende arbejde til støtte for små og mellemstore virksomheder i en periode med økonomiske vanskeligheder og vanskeligheder med at få lån. Jeg går desuden ind for, at EIB i samarbejde med Kommissionen indfører projektobligationer, der skal bruges til at finansiere store infrastrukturprojekter inden for transport, energi og telekommunikation, som er af afgørende betydning for at nå målene for vækst og samhørighed i EU.
Maria do Céu Patrão Neves
Den Europæiske Investeringsbanks årsberetning for 2009 understreger den vigtige rolle, som banken har spillet til støtte for de små og mellemstore virksomheder (SMV) især på dette tidspunkt med finanskrise og økonomisk tilbagegang. EIB har sat fokus på de tre områder, som krisen i Europa har ramt hårdest, nemlig de små og mellemstore virksomheder, konvergensregionerne og klimaforanstaltningerne. De små og mellemstore virksomheders betydning for den europæiske økonomi er ubestridelig, og jeg glæder mig derfor over stigningen i midlerne til de små og mellemstore virksomheder i perioden 2008-2010, som samlet beløb sig til 30,8 mia. EUR, og oprettelsen af den europæiske mikrofinansieringsfacilitet, som har fået tildelt ca. 200 mio. EUR af Kommissionen og EIB.
Raül Romeva i Rueda
For. Selv om det ikke er en tekst, som vi grønne selv ville have udarbejdet, mente vi, at teksten var god nok til, at vi kunne stemme for.
Licia Ronzulli
Det dokument, der er blevet vedtaget i dag, understreger, at der er et klart behov for yderligere støtte fra Den Europæiske Investeringsbank på strategiske områder for et genopsving i den europæiske økonomi, nemlig små og mellemstore virksomheder, midcaps og infrastruktur samt andre vækst- og beskæftigelsesfremmende projekter som led i Europa 2020-strategien. I betænkningen opfordres EIB til at investere i godstransport inden for den europæiske jernbanesektor samt i andre transeuropæiske godstransportnetværk med fokus på havnene i Middelhavet, Sortehavet og Østersøen for endegyldigt at forbinde dem med de europæiske markeder. EIB skal desuden give mere støtte til opbygningen af TEN-T-netværket med henblik på at skabe en løftestangseffekt for flere investeringer både fra den offentlige og den private sektor. Med det formål for øje kan projektobligationer fungere som et supplerende investeringsinstrument ved siden af budgettet for TEN-T-fonden.
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Zimbabue (debate)
La Presidenta
De conformidad con el orden del día, se procede a las declaraciones del Consejo y la Comisión relativas a Zimbabue.
Günter Nooke
Señora Presidenta, Señorías, los sucesos de marzo han servido para subrayar de forma drástica el hecho de que la crisis que durante tanto tiempo ha maltratado Zimbabue ha ido en aumento. El trato brutal recibido por los manifestantes pacíficos y políticos de la oposición, así como las amenazas expresadas contra embajadores occidentales, muestran a un régimen que finalmente ha desenmascarado su "simulación de Estado de Derecho".
El Presidente Mugabe lucha para mantenerse en el poder con todos los medios que tiene a su disposición. Dada la deplorable situación económica (no hay más que recordar un índice de desempleo del 80 % y una tasa de inflación de más del 1 700 %) y el aumento de la represión, la opinión pública del país se le está volviendo cada vez más en contra. Y este hecho ya no se limita a la población en general. Ni siquiera su propio partido, el Zanu-PF, le apoya en su totalidad. Su intento en el congreso del partido celebrado en diciembre de 2006 de posponer dos años las elecciones presidenciales para que coincidieran con la fecha de las elecciones parlamentarias de 2010 fue remitido de nuevo al comité, donde no prosperó.
En nuestra calidad de país que ostenta la Presidencia del Consejo de la UE, en las últimas semanas hemos dejado bastante claro cuál es nuestra postura en relación con los sucesos de Zimbabue. En dos declaraciones del 12 y el 14 de marzo, se condenaba la criminalización de la pacífica "Prayer's Meeting", que se celebró en Harare el 11 de marzo, y se exigía la liberación de las personas arrestadas, junto con una petición de ayuda jurídica y médica.
En su nota del 13 de marzo de 2007, la embajada alemana en Harare, en nombre de todos los socios de la UE, pedía enérgicamente al Gobierno de Zimbabue que observara los principios de la constitución. Con una buena coordinación entre ellos, los embajadores de la UE en el país expresaron al Gobierno de Zimbabue que en todo momento estaban dispuestos a ocuparse de las personas arrestadas y heridas por el Gobierno, y también estaban dispuestos a hacerlo personalmente.
En nuestra calidad de país que ostenta la Presidencia del Consejo de la UE, en nuestra declaración del 18 de marzo condenábamos en los términos más fuertes posible los nuevos arrestos y el maltrato de los miembros de la oposición el 17 y 18 de marzo, así como la prohibición de salir del país impuesta a dos mujeres de la oposición gravemente heridas en los ataques del 11 de marzo y que querían pasar una revisión médica en Sudáfrica. Después de esto, los miembros de la oposición que habían sido heridos pudieron volar hasta Sudáfrica. La mayoría de los miembros de la oposición que habían sido arrestados, fueron liberados.
A petición de la UE, en su debate del 29 de marzo el Consejo de Derechos Humanos de las Naciones Unidas trató exclusivamente sobre Zimbabue. En una declaración apoyada por 50 países en total, la UE dejó perfectamente clara cuál era su postura en relación con la actual situación de Zimbabue y pidió al Gobierno de Mugabe que respetara la ley y el orden, defendiera los derechos humanos y cooperara con los mecanismos de defensa de los derechos humanos de las Naciones Unidas.
Todos estamos controlando muy de cerca las reacciones de los vecinos de Zimbabue. Nuestras embajadas en la zona participan en un intenso diálogo político con los Gobiernos de sus países anfitriones. Todos estamos de acuerdo en nuestro análisis de que cada vez son más los indicios de que la solidaridad con el régimen de Mugabe se desmorona en el conjunto de la región, sobre todo por la presión que ejerce la sociedad civil. En este sentido, esperamos con especial interés que nuestros socios africanos muestren ahora abiertamente por primera vez lo importante que es para ellos la solución de la crisis de Zimbabue.
Además de comentarios individuales como el realizado por el Presidente Mwanawasa de Zambia, que comparó Zimbabue con el hundimiento del Titánic, nos ha llamado la atención en concreto el cambio político experimentado por la Comunidad para el Desarrollo del África Meridional (SADC). En una cumbre especial celebrada el 28 y 29 de marzo de 2007, sus Jefes de Gobierno reconocieron por primera vez su responsabilidad regional en el conflicto de Zimbabue. El Presidente Mbeki ha recibido el claro mandato de iniciar un diálogo entre el Gobierno y la oposición. En sus actividades tendrá el apoyo de su colega de Tanzania, el señor Kikwete, en su calidad de actual presidente del órgano de la SADC responsable de política, defensa y seguridad. El Secretario General de la SADC presentará un informe sobre la situación económica de Zimbabue.
Las principales demandas que la SADC presenta a Mugabe son mantener la fecha de las elecciones presidenciales en 2008 y abandonar la represión de la oposición. El 30 de marzo, el comité central del partido Zanu-PF decidió mantener las elecciones presidenciales en marzo de 2008 y avanzar las elecciones parlamentarias, en principio previstas para 2010, también a 2008.
Mugabe ha sido elegido como candidato sin que hubiera ningún debate interno. A la vez, se anunciaron cambios que mejorarán por la fuerza la posición de salida de Mugabe y su partido en el período previo a las elecciones. Esos cambios son, entre otras cosas, un aumento de los distritos electorales y, en consecuencia, de sus manipulaciones, el nombramiento, no mediante elecciones directas, de los miembros del senado de forma proporcional a la fuerza del partido en el Parlamento, y el hecho de que si el cargo de Presidente queda vacante, el nuevo Presidente será nombrado por el Parlamento y no mediante unas nuevas elecciones. Esas nuevas normas todavía tienen que convertirse en ley como resultado de los cambios en la constitución.
El Gobierno no ha dejado de usar la fuerza contra los miembros de la oposición. Ha llamado terroristas a los miembros del ala de Tsvangirai del partido de la oposición MDC y, con ello, intenta abrir una brecha entre la oposición que se unió por primera vez después de los disturbios de marzo. No obstante, el Estado se ha abstenido de prohibir o disolver acontecimientos a gran escala, como el "Prayers Meeting" antes mencionado, en las dos ciudades más grandes del país. También se ha levantado la prohibición de reunirse y manifestarse, excepto en algunas zonas de Harare.
Ya a finales de 2006, el congreso del partido Zanu-PF manifestó que el puesto de Mugabe ya no era incontestable. Mientras, Mugabe ha ido creando cada vez más una mentalidad de asedio, que se ha manifestado, sobre todo, en la formación de organizaciones paralelas como la milicia juvenil, que queda fuera de la jerarquía militar y policial. Seguro que su impresionante e incluso opresiva presencia frente al edificio de sesiones del comité central influyó en el proceso de toma de decisiones de los miembros del Politburó a favor del nombramiento de Mugabe como candidato presidencial.
A pesar de la victoria táctica de Mugabe en la reunión del comité central del 30 de marzo, que le valió el nombramiento como candidato presidencial en 2008, debilitando así la postura de sus críticos en el partido, en Zimbabue existe la sensación de que prevalece una especie de atmósfera apocalíptica. Por lo tanto, en el seno de la UE, además de discutir los actuales acontecimientos, el pensamiento vuela hacia la era posmugabe. En los últimos días, tanto el grupo de trabajo UE/África como los directores UE/África han observado a Zimbabue detenidamente. El Consejo de Ministros Exteriores del lunes discutió a fondo la crisis de Zimbabue.
En sus conclusiones el Consejo agradeció la iniciativa de la SADC y declaró su voluntad de apoyarla, si se le pide que lo haga. Ha subrayado su opinión de que solo un diálogo amplio y constructivo puede formar la base de una auténtica reforma y la reconciliación nacional en Zimbabue. Al mismo tiempo, ha resaltado que la UE también pondrá en práctica en el futuro medidas humanitarias que beneficien directamente a la población.
En su comunicado, después de la cumbre especial de marzo, la SADC pidió a la UE que pusiera fin a las sanciones. En vistas de la actual situación del país, no accederemos. Nuestra política debe seguir siendo creíble. Como reacción ante los disturbios que tuvieron lugar en marzo, y es algo que el Consejo también decidió el lunes, ampliaremos la lista consolidada de personas sometidas a sanciones para incluir a los jefes de policía que fueron principalmente responsables de la actual crisis y de las violaciones de los derechos humanos.
Existe un acuerdo entre los socios de la UE de que solo con ayuda africana se conseguirá resolver la crisis de Zimbabue. Después de la media vuelta política que dieron en marzo, nuestros socios africanos pidieron expresamente a la UE que fuéramos pacientes. Pero seguiremos vigilando de cerca si la política que sigue la SADC adquiere algún tipo de forma, y hasta qué punto.
Somos conscientes de que no podemos sentarnos a esperar indefinidamente. En un futuro inmediato, la UE tendrá que adoptar una postura en relación con la iniciativa de la SADC en términos de su contenido. También reaccionaremos con el vigor necesario ante los acontecimientos del país. La UE no puede permanecer callada ante las violaciones de los derechos humanos, y no lo hará.
Joaquín Almunia
miembro de la Comisión. (EN) Señora Presidenta, la Comisión está muy preocupada por el actual deterioro de la situación política y socioeconómica en Zimbabue. En particular, condenamos los recientes actos de represión violenta contra la oposición.
La Comisión también ha apoyado plenamente las declaraciones emitidas por la Presidencia alemana, condenando los recientes actos de violencia, las detenciones y el maltrato de los detenidos. Asimismo, se ha pedido al Gobierno de Zimbabue que libere a esos detenidos y que respete los derechos fundamentales. La crisis debería resolverse a través del diálogo con todas las fuerzas políticas.
El pasado lunes, el Consejo de Asuntos Generales también emitió sus conclusiones a este efecto. En este contexto, la Comisión sigue dando gran importancia a la intensificación del diálogo con los homólogos regionales de Zimbabue. Reconocemos plenamente el papel fundamental que pueden desempeñar para promover la reconciliación nacional en este país.
Por lo tanto, la Comisión acogió con satisfacción la cumbre extraordinaria de Jefes de Estado de la Comunidad para el Desarrollo de África Austral (SADC), que tuvo lugar los días 28 y 29 de marzo de 2007 en Dar es Salaam. Los líderes regionales decidieron participar en la resolución de la crisis de Zimbabue, designando mediador al Presidente sudafricano, Thabo Mbeki. Se acordó con todos los Estados miembros europeos que se enviaría un mensaje de alto nivel a la SADC sobre el tema. En primer lugar, para reconocer el importante papel que la organización puede desempeñar en la resolución de la crisis y, en segundo lugar, para dar a la SADC un verdadero balón de oxígeno en sus esfuerzos de mediación.
Por lo tanto, en nuestra opinión no deberíamos hacer nada que pusiera en peligro la iniciativa de la SADC y la UE debería estar dispuesta a apoyar los esfuerzos de la SADC para resolver la crisis de Zimbabue.
Asimismo, se acordó hacer un esfuerzo por informar debidamente a la región y a África en general del contenido de las medidas de la UE, o de las sanciones, con respecto a Zimbabue. Consisten en una prohibición de la concesión de visados a los dirigentes de Zimbabue y la congelación de sus activos, además de un embargo de armas. La cooperación económica, comercial y en materia de ayuda básica no se ha visto afectada por las medidas de la Unión Europea. En este sentido, el nivel de ayuda asignado a Zimbabue en 2006 fue de unos 193 millones de euros: 86 millones de la Comisión y 107 de los Estados miembros. Este tipo de ayuda, en beneficio directo de la población de Zimbabue, debe continuar.
Geoffrey van Orden
en nombre del Grupo del PPE-DE. - (EN) Señora Presidenta, quiero dar las gracias a la Comisión y al Consejo por sus declaraciones. Todos los diputados a esta Cámara conocerán la terrible situación de Zimbabue. Hemos expresado nuestras opiniones en unas 16 resoluciones en los últimos años, pero el régimen de Mugabe nos recuerda constantemente que, por muy mal que esté la situación, siempre puede empeorar trágicamente.
Millones de personas han huido del país; muchos de los que se han quedado dependen de la ayuda alimentaria; se prevé que la hiperinflación alcance el 5 000 % para finales de año; el desempleo se mantiene en el 80 %; 3 000 personas mueren de VIH/sida cada semana y Zimbabue tiene la mayor tasa de orfandad del mundo. Estas son las crudas estadísticas. Cuando las personas intentan reunirse o expresar cualquier tipo de protesta, como hemos visto, son brutalmente atacadas por la policía del régimen.
Estoy de acuerdo en que ha habido un cambio positivo: las últimas crueldades de Mugabe han provocado al menos una respuesta de los países africanos vecinos. Esto debemos alentarlo. La Comunidad para el Desarrollo de África Austral ha reconocido finalmente que hay crisis en Zimbabue. Se trata de un paso muy importante. Es una prueba más de que la opinión en toda África está cambiando. Los homólogos de Mugabe lo consideran ahora un dictador que ha abusado de forma egoísta de su propio pueblo y cuyas acciones suponen una amenaza para el desarrollo económico general de todo el continente. Ya no aceptan la vieja excusa de Mugabe de que los problemas de Zimbabue venían de fuera.
Todos ven claramente que es Mugabe el que ha puesto al país y a su pueblo al borde del desastre. Acudió a la cumbre de la SADC esperando la aprobación de sus políticas, pero en lugar de esto lo despacharon con cajas destempladas y con el nombramiento del Presidente sudafricano Mbeki como facilitador del diálogo entre el Zanu-PF y la oposición. La tarea de Mbeki consistirá en crear las condiciones necesarias para unas elecciones libres y justas.
No obstante, hasta que se recupere la libertad en Zimbabue no debe haber tregua en la presión sobre el régimen. Con demasiada frecuencia, los Gobiernos europeos han dejado de aplicar incluso, por motivos espurios, la prohibición de viajar y otras medidas restrictivas de la propia UE.
Cuando finalmente Mugabe pierda el poder, la comunidad internacional debe estar preparada para actuar sin demora. Pido a la Comisión y al Consejo que comiencen ya a planificar de forma seria un programa de ayuda masivo, completo y urgente para Zimbabue con vistas a la era de después de Mugabe.
Margrietus van den Berg
en nombre del Grupo del PSE. - (NL) Señora Presidenta, el Zimbabue que yo conocí era un país orgulloso, líder en la región, orgulloso de la libertad que tanto les había costado conseguir, un país hermoso, donde zimbabuenses negros y blancos creían en el futuro, donde negros y blancos juntos intentaban curar las dolorosas heridas del racismo de la era Rodesia, un país donde los ciudadanos trabajaban para construir una democracia.
Es un profundo contraste con el Zimbabue de hoy, con sus espantosas estadísticas. La expectativa de vida en Zimbabue es actualmente una de las más bajas: 37 años para los hombres y no más de 34 para las mujeres; un 80 % de los zimbabuenses viven por debajo de la línea de pobreza; una tercera parte de la población ha huido del país, y millones de personas han buscado refugio en los países vecinos. Cincuenta mil refugiados más se añaden cada mes a esa cifra.
La economía del país que antes se conocía como la despensa de cereales de África se ha hundido un 40 % en una década, y no se ven mejoras a la vista. La economía de Zimbabue sigue encogiendo un 5,7 %, lo que hace que Zimbabue sea el único país de África cuya economía no crece. La hiperinflación, a la que ya se ha hecho referencia, significa que es imposible para muchos zimbabuenses que se han quedado en el país, con su desempleo generalizado, satisfacer sus necesidades básicas diarias.
La Unión Europea hizo bien al decidir penalizar con sanciones personales cada vez más amplias a los dirigentes zimbabuenses que, con su terror de Estado, han traído consigo este nivel de devastación. Como todos sabemos, se necesita mucho más para encontrar el camino de salida. Este camino de salida se describe en nuestra resolución conjunta. En ella se perfila cómo el país podría avanzar hacia una era posmugabe, describe unos pasos y unas medidas concretas, y, con razón, hace un llamamiento drástico a Mbeki y a los miembros del SADC para que bloqueen la puerta del terror de Estado, con toda la mano dura que haga falta, y allanen el camino del diálogo en la era posmugabe.
Respaldamos la oposición más amplia posible en contra de Mugabe y a favor de Zimbabue. Queremos pedir al Consejo que amplíe el alcance de las sanciones. Cualquiera que sea responsable de esta caída en espiral cada vez más profunda en este país que antes se sentía tan orgulloso debe dar cuenta de ello, incluyendo a ministros, representantes, líderes del ejército, la policía y el servicio secreto, así como al gobernador del banco central. Queremos pedir al Reino Unido que utilice su presidencia en el Consejo de Seguridad para que añada el tema de Zimbabue en su agenda. Finalmente, esperamos que Mbeki, desempeñando un papel cada vez más importante, ponga fin al régimen de Mugabe, porque, después de casi tres décadas, ya es hora de que se vaya para siempre.
Ryszard Czarnecki
en nombre del Grupo UEN. - (PL) Señora Presidenta, cuando un país se menciona a menudo en el Parlamento es mala señal, porque significa que la situación de los derechos humanos en dicho país debe de ser grave. Y me temo que Zimbabue ha sido, es y seguirá siendo en un futuro inmediato un país de este tipo.
La paradoja reside en el hecho de que estamos celebrando el 27º aniversario de la independencia del país. Por desgracia, esta independencia no implica libertad. Por ejemplo, hace un mes y medio, la oposición fue abatida brutalmente. Dos personas resultaron muertas y hubo 300 detenidos.
Este es el lado político de la situación, que es el que con frecuencia más nos gusta discutir en el Parlamento. Pero existe también un lado económico del problema que es quizás aún más grave. En Zimbabue, sufren desnutrición casi 4,5 millones de personas, una tercera parte de las cuales han recibido ayuda del Programa Mundial de Alimentos, y han recibido comida como parte de este programa. Se trata de un país donde la media de vida es de 35,5 años. Y como ha dicho el anterior orador, Zimbabue ostenta uno de los récords mundiales (en términos negativos) en este sentido. Una quinta parte de la población está infectada por el VIH, y cada semana aparecen 3 200 casos nuevos. Zimbabue tiene el índice más elevado de huérfanos del mundo. ¡El índice de desempleo en este país es del 80 %! ¡También un ochenta por ciento de la población vive por debajo de la línea de pobreza! Cada mes, miles de personas huyen del país. Más del 30 % de sus ciudadanos ya han emigrado a los países vecinos.
Zimbabue es el único país africano en el que la economía va a la baja. Durante la última década, el volumen económico de este país descendió un 40 %, y este año ha bajado casi otro 6 %. El año pasado, la tasa de inflación media se elevó al 2 200%. ¡Este año, sobrepasará sin duda el 5 000 %! Desde 1998, la producción agrícola ha bajado cuatro quintas partes. Las dos principales industrias del país, es decir el tabaco y la extracción de oro, están al borde del colapso.
No son más que estadísticas y, por trágicas e indicativas que sean, me temo que las cifras, los porcentajes y los números a secas pueden impedir ver con claridad las tragedias individuales con que se enfrentan millones de personas. Zimbabue puede estar muy lejos; pero recordemos las palabras de Ernest Hemingway: "No preguntes por quien doblan las campanas, doblan por ti." Zimbabue es un país que ha caído en un "agujero negro". Está desapareciendo ante nuestros ojos, está dejando de existir económica y socialmente, y el único signo de un Gobierno activo es la represión política. No podemos permanecer callados. No podemos pretender que basta con la simpatía, sin decisiones políticas.
Por eso necesitamos este debate; por eso necesitamos esta resolución. Necesitamos una resolución conjunta, una resolución que esté por encima de las divisiones políticas.
Athanasios Pafilis
en nombre del Grupo GUE/NGL. - (EL) Señora Presidenta, parece bastante irónico y trágico que quienes hicieron de Zimbabue una colonia, quienes saquearon sus recursos naturales durante todos esos años, luchen ahora por su independencia y su libertad. ¿Por qué sigue abordando el Parlamento Europeo el tema de Zimbabue? ¿Es porque se infringen los derechos humanos? No, Señorías. Llamemos a las cosas por su nombre. Es porque Gran Bretaña sueña con convertirlo de nuevo en una colonia y porque los demás grandes países de la Unión Europea sueñan de nuevo con nuevas colonias en el continente africano. Esta es la realidad. Zimbabue consiguió la independencia con una guerra dura y sangrienta con los colonizadores británicos.
¿Hay problemas? Por supuesto que sí. ¿La situación es como se ha descrito? Por supuesto que sí, pero es el resultado de años de colonización, es el resultado de las medidas impuestas durante todos esos años por la Unión Europea y otros países imperialistas, medidas pensadas para conseguir un poder económico y el aislamiento político del régimen de Zimbabue. En el análisis final, el hecho de si la situación cambia en Zimbabue, y cómo, depende de su pueblo, y no de la Unión Europea, y nadie más tiene derecho a interferir en sus asuntos internos.
Hoy existe un plan que se ha desarrollado durante muchos años. ¿Cuál es ese plan? Financiar y comprar a la oposición. Se han dado millones a varias personas que se erigen como oponentes políticos al régimen. Se financian organizaciones no gubernamentales que consisten en empleados pagados que se quedan para nada en la comunidad de Zimbabue. Hay sanciones y, a la vez, Gran Bretaña no cumple los acuerdos que ha firmado con Zimbabue. Incluso sigue el comercio ilegal de armas y el hijo de Margaret Thatcher fue arrestado, y es un hecho conocido que se publicó en todos los periódicos.
Por lo tanto, consideramos que la Unión Europea no tiene derecho a interferir en los asuntos internos de Zimbabue ni de ningún otro país. Los problemas que allí surjan deben resolverlos los mismos ciudadanos como ellos elijan. Por eso hemos votado en contra de la propuesta de resolución conjunta y nos entristece el hecho de que, aunque Sus Señorías saben que todas las medidas que tomen y el embargo que imponen a Zimbabue no hace más que empeorar las cosas y hace que miles de personas mueran, sigan con la misma política brutal.
Bastiaan Belder
en nombre del Grupo IND/DEM. - (NL) Señora Presidenta, señor Mugabe y cazadores de ratones. ¿Existe alguna relación entre el Presidente de Zimbabue y esas personas que consienten esa más bien curiosa persecución? Sí, mucha, porque en la vecindad inmediata de la propiedad de Mugabe -la residencia privada más grande de África- unos ciudadanos respetables se mantienen a flote cazando ratones cada día. De hecho, según ellos, esos animales son como la ternera para nosotros. Así es como el Zimbabue profundo, hasta hace poco la despensa de cereales de África, se ha hundido bajo el régimen tiránico de Robert Mugabe.
Este régimen se basa en una campaña que es absurda y criminal en igual medida, y como resultado de la misma desde el año 2000 miles de granjas productivas han sido confiscadas a sus propietarios blancos y entregadas a cabecillas incompetentes e indiferentes de Mugabe, lo que ha comportado el hambre a gran escala. Por cierto, el partido Zanu-PF de Mugabe utiliza la escasez de alimentos como arma contra la oposición. El corresponsal R.W. Johnson hizo hace poco una verdadera crítica contra la tiranía de Mugabe. Dijo que, en Zimbabue, la gente era eliminada a gran escala como animales y que la mayor parte de las muertes son el resultado directo de la política intencionada del Gobierno. Este genocidio es probablemente diez veces mayor que el de Darfur pero es ignorado por las Naciones Unidas.
Arnold Tsunga, presidente de la organización para los derechos humanos Coalición Crisis en Zimbabue, utilizó las mismas palabras para describir la situación. Tsunga denominó a la política de Mugabe "genocidio ingenioso" porque los Gobiernos, las organizaciones de ayuda y la prensa no lo notan. Mi mensaje al Consejo, a la Comisión y a esta Cámara es que esta acusación de genocidio ingenioso, implícito, no debería permitirnos ni un solo momento de paz hasta que pueda retirarse.
Michael Gahler
(DE) Señora Presidenta, señor Pafilis, hace cuatro minutos, usted ha hecho la intervención más cínica sobre Zimbabue que se ha oído en esta Cámara desde 1999. Realmente no se detendrá ante nada y está legitimando una dictadura. Le recomiendo que oiga de nuevo y se tome en serio la conmovedora llamada del Obispo Tutu, porque le considero por encima de toda sospecha.
A veces se cree que es imposible que un país caiga más bajo si tiene la menor expectativa de vida del mundo, el índice de inflación más elevado del planeta, si el desempleo es del 80 %, si la misma cantidad de gente vive por debajo de la línea de pobreza y si la economía ha bajado un 40 % en la última década. Por desgracia, el poder de los regímenes en estos mismos países sigue siendo suficiente para pegar a la población, como ocurrió hace poco, el 11 de marzo. Muchos fueron arrestados y torturados. Como miembros del Parlamento, nos sentimos especialmente horrorizados por el maltrato brutal que recibió nuestro colega, Nelson Chamisa, que, de camino hacia Bruselas para asistir a una reunión de la comisión de nuestra Asamblea Parlamentaria Mixta, fue brutalmente apaleado en el aeropuerto de Harare por matones del régimen, y perdió un ojo en el proceso.
Quiero agradecer al Consejo que haya expresado claramente su opinión sobre la situación del Consejo el 13 y el 18 de marzo, así como en el Consejo General el 23 de abril, y también que haya ampliado la lista de prohibiciones de viaje impuestas a los defensores del régimen. Por fin la SADC ha reconocido que existe una crisis en Zimbabue y ha nombrado al Presidente Mbeki como mediador. Somos conscientes de que, por desgracia, Mugabe se siente alentado después de la reunión de la SADC, y la represión también continúa en todo el país sin que la comunidad internacional le preste ninguna atención.
Sudáfrica siempre desempeña un papel fundamental. El Presidente Mbeki debe ejercer su papel como mediador de forma creíble. Sabemos que es difícil aceptar que un liberador pueda evolucionar hasta convertirse en tirano, pero está en manos de Mbeki pasar a los anales de la historia como alguien que, al final, también ha ayudado a los derechos humanos y a la democracia en África a avanzar hacia el éxito tomando partido por las personas que hace tiempo que sufren.
Ana Maria Gomes
(PT) El Arzobispo católico de Bulawayo, Pius Ncube, condenó hace poco la pobreza y la opresión que Mugabe ha llevado a Zimbabue en los últimos años y pidió a las personas que tomaran las calles y se enfrentaran a las fuerzas armadas del régimen. Dijo lo siguiente:
(EN) "Mugabe está loco por el poder y se aferrará a él aunque esto signifique la destrucción de la economía y la destrucción de Zimbabue. Mugabe es un hombre malo, un matón y un asesino. No conseguirá intimidarme ni comprarme. Acepto que esto puede suponer mi muerte."
(PT) ¿Los líderes de la oposición, quienes defienden los derechos humanos, los que hacen campaña para el desarrollo de Zimbabue y este valiente arzobispo, reciben el apoyo adecuado de la Comisión y el Consejo? Este apoyo implica movilizar la solidaridad necesaria de los demás africanos de la Unión Africana y de la Comunidad para el Desarrollo de África Meridional. En nombre de un serio debate sobre los problemas de África y la interacción positiva entre Europa y África ¿serán invitados también y bienvenidos a Lisboa en ocasión de la cumbre UE-África durante la Presidencia portuguesa?
La resolución de este Parlamento es importante y oportuna para que podamos tener respuestas claras.
James Nicholson
(EN) Señora Presidenta, estoy totalmente de acuerdo con lo que ha dicho el señor Gahler con respecto al señor Pafilis. En toda mi vida no había escuchado tergiversar la verdad como lo ha hecho él con lo que acaba de decir en esta Cámara.
En primer lugar, acojo con satisfacción la propuesta conjunta que pretende mantener firmemente las sanciones contra la violencia implacable del régimen que está asolando Zimbabue de la peor forma posible. Quiero dar las gracias a todos los que han puesto todo su empeño en esta propuesta de resolución y estoy satisfecho con el resultado.
Aislar a Mugabe y a otros miembros de su régimen es sumamente importante para demostrar tanto a la comunidad internacional como a los demás países africanos que los Estados miembros de la Unión Europea no tolerarán estos abusos flagrantes de los derechos humanos y de la dignidad. Nos hemos opuesto sistemáticamente a esta amenaza brutal y continuaremos haciéndolo. Mugabe debería recordar su promesa de dimitir y hacerlo ahora. Esto es lo único que podría hacer por el bien de Zimbabue. El poder absoluto corrompe absolutamente.
Los miembros del Gobierno ilegítimo de Zimbabue no tienen permitida la entrada a ninguno de los Estados miembros de la Unión Europea y me refiero, en particular, a la cumbre entre la Unión Europea y África que esta previsto que se celebre en Lisboa en el mes de diciembre. La propuesta de resolución conjunta deja claro y reafirma que esta iniciativa socavaría gravemente la firme voluntad de la Unión Europea. Impediría el futuro uso del poder blando dondequiera que pudiéramos necesitarlo. Las actuales sanciones de la Unión Europea ejercen una presión real sobre el régimen brutal de Mugabe. Por lo tanto, es preciso reforzarlas, intensificarlas y ampliarlas.
Con respecto a su ampliación, es bien sabido que Mugabe busca el respaldo financiero y el apoyo de países como China, que no siempre son tan firmes por lo que respecta a la libertad y la democracia como a mí y a otros muchos nos gustaría. Esta propuesta conjunta demuestra la firme voluntad del Parlamento de llevar este asunto al Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas.
Finalmente, el dinero que damos a Zimbabue debe gastarse de forma apropiada y no acabar en las arcas del dictador.
Quiero terminar dejando claro que estamos a favor del pueblo de Zimbabue, pero en absoluto del señor Mugabe.
Józef Pinior
(PL) Señora Presidenta, a todos nos impresionó en gran manera la lucha por la independencia que el pueblo de Zimbabue sostuvo hace veintisiete años. En ese momento, los demás países del mundo en desarrollo vieron a la sociedad zimbabuense como un ejemplo de lucha colonial. Este respeto por el pueblo de Zimbabue proporciona ahora el principal imperativo moral para ayudar a la lucha por la democracia y el Estado de Derecho en Zimbabue.
Hace exactamente un mes, durante la sesión plenaria del Parlamento Europeo, vimos la cara sangrienta del líder de la oposición democrática, Morgan Tsvangirai, en las pantallas de televisión de este edificio. Ahora es el verdadero líder de la sociedad zimbabuense.
Ahora, los líderes oprimidos del movimiento estudiantil, la sociedad civil, los sindicatos, la Unión Europea, las instituciones y el Parlamento Europeo, todos tenemos la obligación de hacer todo lo que podamos para ayudar al pueblo de Zimbabue, ayudar a la sociedad civil de dicho país y ayudar para que Zimbabue recupere la democracia, la libertad y el Estado de Derecho. La República de Sudáfrica y su presidente, el señor Mbeki, tienen un papel especialmente importante en este proceso. El Parlamento Europeo apoya todas las acciones que fomenten la democracia y el Estado de Derecho en Zimbabue.
La Presidenta
He recibido seis propuestas de resolución, presentadas de conformidad con el apartado 2 del artículo 103 del Reglamento.
El debate queda cerrado.
La votación tendrá lugar en breve.
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Omzetting, tenuitvoerlegging en handhaving van Richtlijn 2005/29/EG betreffende oneerlijke handelspraktijken van ondernemingen jegens consumenten op de interne markt en Richtlijn 2006/114/EG inzake misleidende reclame en vergelijkende reclame (korte presentatie)
De Voorzitter
Aan de orde is het verslag van Barbara Weiler, namens de Commissie interne markt en consumentenbescherming, over de omzetting, tenuitvoerlegging en handhaving van Richtlijn 2005/29/EG betreffende oneerlijke handelspraktijken van ondernemingen jegens consumenten op de interne markt en Richtlijn 2006/114/EG inzake misleidende reclame en vergelijkende reclame.
Barbara Weiler
rapporteur. - (DE) Mijnheer de Voorzitter, commissaris, dames en heren, alvorens ik overga tot het verslag, wil ik nogmaals opmerken dat wij niet correct gehandeld hebben met ons besluit om te debatteren over onze initiatiefverslagen. Als ik zie hoe de debatten verlopen - zonder dialoog, zonder strijd, zonder conflicten - dan zijn dit mijns inziens geen echte parlementaire debatten, en ik hoop dat wij daar na de Europese verkiezingen snel weer verandering in brengen.
Desalniettemin wil ik mijn dank uitspreken aan de collega's die hier vandaag niet aanwezig zijn. We hebben uitstekend samengewerkt bij het opstellen van het verslag. Ik wil tevens de Commissie en het secretariaat van de commissie danken.
We hebben tijdens de discussie in de commissie vele nieuwe gezamenlijke ontdekkingen gedaan. De Commissie interne markt en consumentenbescherming heeft het debat over de omzetting bewust betrekkelijk vroeg op de agenda gezet, omdat de deadline voor de omzetting door de lidstaten medio of eind 2007 was, hetgeen tegenwoordig niet bijzonder veel tijd is voor een richtlijn die een groot en belangrijk onderdeel van harmonisering uitmaakt. Toch hebben enkele lidstaten niets ondernomen om de omzetting te realiseren. Dat heeft beslist te maken met de ingewikkelde procedure, maar het is interessant dat drie lidstaten die er niet in geslaagd zijn, tot de oprichtingslanden behoren. We kunnen er dus niet van uit gaan dat ze een gebrek aan kennis over het Europees recht hebben. Drie lidstaten hebben de richtlijn nog niet omgezet, vier lidstaten hebben dit gebrekkig en in onvoldoende mate gedaan, en drie lidstaten hebben een mededeling van de Commissie ontvangen die mogelijk tot een procedure bij het Europese Hof van Justitie leidt. Al met al een groot aantal gevallen van een ontoereikende omzetting. Tijdens onze hoorzitting hebben we echter ook kunnen vaststellen dat twee landen de richtlijn met zeer veel toewijding en creativiteit hebben omgezet, namelijk Groot-Brittannië en Oostenrijk. Het is dus mogelijk.
De voordelen van de interne markt moeten ook in het belang van de lidstaten zijn. Deze richtlijn moet erop gericht zijn de rechten van de consument duidelijk te maken en grensoverschrijdende handel te vereenvoudigen, teneinde betrouwbare en eerlijke regels in te voeren en uiteraard ook de rechtszekerheid te versterken.
Een bijzonder belangrijk punt voor ons als afgevaardigden was de bescherming van burgers en consumenten tegen misleidende praktijken. Dat geldt niet alleen voor consumenten, maar ook voor kleine ondernemingen en ondernemers. We zouden ons wellicht ten doel moeten stellen, commissaris, om de beide richtlijnen op de middellange termijn samen te voegen, want talloze ondernemers hebben binnen de interne markt met dezelfde ergernissen te maken als consumenten. We kennen daar vele voorbeelden van, zoals hinderlijke reclame en misleidende en agressieve handelspraktijken. We kennen allemaal de fraude met gegevensbanken, die in heel Europa een wijd verbreide bron van ergernis is. We kennen allemaal de gevallen van vals spelen door loterijen.
Ik wil de Commissie er ook voor danken dat ze uiterst rigoureus het nieuwe systeem van controleacties heeft ingevoerd bij luchtvaartmaatschappijen en bij reclame voor beltonen. Wij hopen dat ze hieraan verder blijft werken. Wij verwachten dat ze intensiever gaat netwerken met de nationale instanties en er met name op let dat de zwarte lijsten niet worden ondermijnd en dat de sancties daadwerkelijk een afschrikmiddel zijn - een zeer belangrijk punt voor ons als afgevaardigden.
Tot slot wil ik opmerken dat voor een succesvolle omzetting samenwerking tussen de lidstaten en tussen de nationale en Europese afgevaardigden vereist is, en geheel in lijn met het Verdrag van Lissabon, dat al eerder is genoemd, wil ik ervoor pleiten dat de nationale afgevaardigden meer controle op hun nationale regeringen uitoefenen. Deze beide wetgevingen vormen een goede aanzet daartoe.
Androulla Vassiliou
Commissie. - (EN) Mijnheer de Voorzitter, allereerst wil ik de rapporteur, mevrouw Weiler, bedanken voor haar verslag, waarvan de inhoud natuurlijk zorgvuldig zal worden overdacht door de Commissie. Ook wil ik haar bedanken voor de opmerkingen die zij over deze procedure heeft gemaakt.
De Commissie is het er helemaal mee eens dat het nu heel belangrijk is dat de lidstaten de nieuwe denkbeelden die zijn geïntroduceerd door de richtlijn inzake misleidende reclame en vergelijkende reclame adequaat omzetten en dat de nationale autoriteiten er ook toe bijdragen dat de richtlijn in de hele EU op uniforme wijze ten uitvoer wordt gelegd.
Wat de omzettingen betreft, zijn twee lidstaten te laat: Luxemburg en Spanje. De Commissie heeft deze zaken in juni van het vorige jaar naar het Hof van Justitie verwezen.
De Commissie heeft ook de samenwerking op het gebied van de omzetting gecoördineerd, teneinde onjuiste omzettingen te voorkomen. Desondanks blijven er in een beperkt aantal landen wat problemen, vooral door hun onwil om te voldoen aan volledige harmonisatie. De Commissie zal niet aarzelen om in deze gevallen inbreukprocedures te starten.
Het verslag noemt de noodzaak om niet alleen consumenten maar ook het midden- en kleinbedrijf te beschermen tegen misleidende handelspraktijken. Op dit punt herinnert de Commissie het Europees Parlement eraan dat een volledige harmonisatierichtlijn betreffende oneerlijke praktijken van ondernemingen jegens consumenten al een heel ambitieus voorstel was, dat zou zijn mislukt als de werkingssfeer ervan was verruimd tot oneerlijke mededingingspraktijken van ondernemingen jegens andere ondernemingen.
Uit de raadpleging die voorafging aan het voorstel, en uit de beraadslagingen in de Raad, is geconcludeerd dat er weinig steun was voor uitbreiding van de werkingssfeer van de richtlijn tot oneerlijke handelspraktijken van ondernemingen jegens andere ondernemingen.
Wat betreft agressieve praktijken die voor het eerst op Europees niveau zijn geregeld door de richtlijn betreffende oneerlijke handelspraktijken, is het standpunt dat dergelijke praktijken vrijwel uitsluitend voorkomen in relaties van ondernemingen met consumenten. Misleidende praktijken tussen ondernemingen onderling worden al bestreken door de richtlijn betreffende misleidende reclame en vergelijkende reclame. Dergelijke praktijken zouden uitsluitend door deze richtlijn gereguleerd moeten blijven worden.
Wat betreft de handhaving van wetgeving voor consumentenbescherming, zal de Commissie de handhavingsacties blijven coördineren via het netwerk voor samenwerking met betrekking tot consumentenbescherming.
In dit verband merkt de Commissie de steun van het Parlement op voor de 'controleacties' als handhavingsinstrument. De Commissie is van plan om dit mechanisme verder te ontwikkelen en heeft later dit jaar een volgende controleactie gepland. De Commissie kan ook nog zeggen dat de aangekondigde tweede versie van het scorebord voor de consumentenmarkten op verzoek van het Parlement gegevens zal bevatten die zijn verzameld tijdens de tot nu toe uitgevoerde controleacties.
Aangezien het verslag de noodzaak van informatiecampagnes noemt om consumenten beter bewust te maken van hun rechten, wil de Commissie de afgevaardigden laten weten dat zij nu een website 'Kán dit?' heeft, die bijvoorbeeld educatief materiaal over de zwarte lijst van verboden praktijken bevat.
Ter afsluiting wil de Commissie dit Huis verzekeren dat zij nauw zal blijven samenwerken met de lidstaten om de adequate en effectieve handhaving van de richtlijnen betreffende oneerlijke handelspraktijken en misleidende reclame en vergelijkende reclame te waarborgen.
De databank met nationale omzettingsmaatregelen en jurisprudentie zal dit jaar worden opgezet en zal in dit opzicht een bruikbaar hulpmiddel zijn.
De Voorzitter
Het debat is gesloten.
De stemming vindt dinsdag om 12.00 uur plaats.
(Naar aanleiding van de opmerkingen van mevrouw Weiler leest de Voorzitter de bepalingen van artikel 45, lid 2 van het Reglement voor)
Schriftelijke verklaringen (artikel 142)
Zita Pleštinská
schriftelijk. - (SK) De Europese consument wordt vaak geconfronteerd met oneerlijke handelspraktijken en misleidende en bedrieglijke reclame. Vooral voor kwetsbare consumentengroepen, waaronder voornamelijk kinderen en ouderen, dreigt het gevaar van bedrog.
Ik steun de inspanningen van de Commissie om lidstaten te helpen bij de omzetting van de richtlijn ter verhoging van het vertrouwen van zowel consumenten als handelaren in grensoverschrijdende transacties. Dit vergroot de rechtszekerheid van de consument en beschermt het midden- en kleinbedrijf tegen agressieve oneerlijke handelspraktijken.
Deze richtlijn zal van fundamenteel belang zijn voor de toekomstige ontwikkeling van de consumentenrechten in de EU en de volledige ontwikkeling van het potentieel van de interne markt. Aangezien er nog steeds onduidelijkheden zijn over de omzetting van deze richtlijn, ben ik verheugd over het verslag van mevrouw Weiler, waarin zij wijst op de problemen met de omzetting van de richtlijn naar nationale wetten.
Om daadwerkelijk resultaten te bereiken zouden de gerechtelijke instanties intensiever grensoverschrijdend moeten samenwerken bij het gebruik van fraudedatabases. Ik hecht veel belang aan bewustmakingscampagnes over consumentenrechten, aangezien deze een sleutelrol spelen bij het verbeteren van de veiligheid van de consument. Alleen een goed geïnformeerde consument is ertoe in staat misleidende reclame te herkennen en de teleurstelling te voorkomen, die deze kan veroorzaken.
Ik ben ervan overtuigd dat we door middel van "zwarte lijsten” oneerlijke handelspraktijken aan het licht kunnen brengen en misleidende reclames volledig kunnen verbieden.
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Vihreä kirja kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisesta (keskustelu)
Puhemies
(PL) Esityslistalla on seuraavana Béatrice Patrien laatima sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnan mietintö kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamista koskevasta vihreästä kirjasta.
Béatrice Patrie
esittelijä. - (FR) Arvoisa komission jäsen, arvoisa puhemies, hyvät kollegat, haluaisin aluksi kiittää komission jäsentä Kunevaa tuloksellisesta yhteistyöstämme.
Miksi olemme laatineet tämän vihreän kirjan ja Euroopan parlamentin mietinnön? Työn tarkoituksena on johdonmukaistaa ja nykyaikaistaa kuluttajansuojaa koskeva yhteisön säännöstö, toisin sanoen vuosina 1985-1999 hyväksytyt kahdeksan direktiiviä, ja se perustuu kolmeen eri tekijään.
Ensiksikin jotkin Euroopan lait ovat vanhentuneet uusien markkinointitekniikoiden, lähinnä sähköisen kaupankäynnin, nopean kehityksen vuoksi.
Toiseksi nykyisessä säännöstössä on useita epäjohdonmukaisuuksia, sillä siinä esitetään samoille termeille erilaisia oikeudellisia määritelmiä.
Kolmantena syynä on aikaisemmin tehty päätös pyrkiä vähimmäistason yhdenmukaistamiseen ja sallia jäsenvaltioiden samalla säilyttää tiettyjä kansallisia määräyksiä. Tämä on johtanut oikeudellisen ympäristön pirstoutumiseen, kun otetaan huomioon, että voimassa olevissa säännöksissä määrätään eurooppalainen vähimmäisstandardi mutta ei esitetä yhtä ainoaa menetelmää sen saavuttamiseksi. Syyskuussa 2006 tehdyn Eurobarometri-tutkimuksen mukaan tästä on seurauksena, että 50 prosenttia kansalaisista suhtautuu epäluuloisemmin rajat ylittävään kaupankäyntiin ja 71 prosenttia katsoo, että oikeuksien puolustaminen on vaikeampaa silloin, kun kauppaa käydään johonkin muuhun jäsenvaltioon sijoittautuneen myyjän kanssa.
Samoin taloudellisille toimijoille on tärkeää, että sääntely-ympäristö on vakaa ja että he voivat hyödyntää mahdollisimman hyvin sisämarkkinoita, jotka kattavat lähes 500 miljoonaa kuluttajaa. Yksi tarkistamiseen liittyvistä haasteista on saavuttaa riittävä laatu, jolla jossain määrin luodaan perusta Euroopan kuluttajalainsäädännölle. Mutta minkälaista menetelmää meidän olisi käytettävä? Euroopan parlamentti tukee täysin komission ehdottamaa menetelmää, toisin sanoen yhdistelmälähestymistapaa: toisaalta sen perustana on maksimaalisen yhdenmukaistamisen takaava laaja-alainen väline, jonka mukaan kaikissa nykyisissä direktiiveissä käytetään samoja oikeudellisia termejä; toisaalta sen avulla voidaan tarvittaessa tarkistaa joitakin alakohtaisia direktiivejä, joihin sovelletaan jatkossakin vähimmäistason yhdenmukaistamista.
Laaja-alainen väline on suunniteltava sellaiseksi, että sillä kootaan yhteen Euroopan kuluttajien perusoikeudet. Aivan ensimmäiseksi siinä on määriteltävä ”kuluttaja”, jolla parlamentin mielestä tarkoitetaan jokaista luonnollista tai juridista henkilöä, jonka toiminta ei liity kyseisen henkilön harjoittamaan kaupankäyntiin, liiketoimintaan tai ansiotyöhön, kun taas ”elinkeinonharjoittajalla” tarkoitetaan jokaista henkilöä, jonka toiminta liittyy tämän harjoittamaan kaupankäyntiin, liiketoimintaan tai ansiotyöhön. Voidaan ihmetellä, miksi ”kuluttajan” määritelmän on oltava niin rajoittava. Itse asiassa se on kuluttajien omien etujen mukaista. Jos kuluttajalainsäädännöllä taattavan erityissuojelun soveltamisalaa laajennetaan kattamaan nykyistä laajempi kohderyhmä, on olemassa suuri vaara, että tällä heikennettäisiin suojelun tasoa. Sitä haluamme välttää.
Toiseksi laaja-alaisella välineellä taataan kuluttajien perumisoikeus tapauksissa, joissa ostokset on tehty Internetissä tai kotimyyntitilanteessa. Harkinta-ajan laskemista koskevat säännöt yhtenäistetään: tällä hetkellä harkinta-aika on esimerkiksi etämyyntisopimuksissa vähintään seitsemän päivää, mutta tietyissä maissa, kuten Saksassa ja Suomessa, on otettu käyttöön 14 päivän pituinen harkinta-aika. Myös perumisoikeuden käyttöedellytykset yhtenäistetään.
Kolmanneksi laaja-alaisella välineellä selkeytetään, mitä tarkoitetaan ”kohtuuttomilla ehdoilla” elinkeinonharjoittajien ja kuluttajien välisissä sopimuksissa. Tarkoituksena on laatia musta lista, jossa on kielletyt ehdot, ja harmaa lista, johon on koottu oletettavasti kohtuuttomat ehdot ja muut ehdot, joiden kohtuuttomuuden kuluttaja voi osoittaa oikeusteitse.
Neljänneksi laaja-alaisella välineellä pidennetään laissa vahvistettua kaksivuotista takuuaikaa niin, että se kattaa ajanjakson, jolloin tavaraa ei voida käyttää, koska se on korjattavana.
Viidenneksi vahvistetaan oikaisukeinojen käyttöä koskeva oikeus ja sitä koskevat järjestelyt selkeytetään; ennen muuta laaja-alaista välinettä voidaan mukauttaa muutoksiin. Erityisiä oikeudellisia kysymyksiä käsitellään yhä niin sanotuissa alakohtaisissa direktiiveissä, ja niihin sovelletaan pääasiassa vähimmäistason yhdenmukaistamisen periaatetta samoin kuin mielestämme vastavuoroista tunnustamista koskevaa lauseketta, jonka toimintamekanismi on määriteltävä ja jolla olisi tarkoitus helpottaa mahdollisten oikeudellisten kiistojen ratkaisemista.
Lopuksi mietinnössäni painotetaan, että kuluttajien oikeudet ovat vain näennäisiä, jos heillä ei ole saatavillaan tietoa ja jos he eivät pysty käyttämään näitä oikaisukeinoja. Jotta kuluttajien oikeuksia voitaisiin soveltaa tehokkaasti, on järjestettävä kansallisia ja eurooppalaisia tiedotuskampanjoita sekä parannettava eurooppalaisten kuluttajakeskusten näkyvyyttä ja vahvistettava niiden aktiivista roolia. Lisäksi on helpotettava oikeussuojakeinojen ja muiden riitojenratkaisumenettelyjen käyttöä.
Lopuksi parlamentti palauttaa mieliin kollektiivista muutoksenhakua koskevan keskustelun. Esittelijänä uskon, että kollektiivinen muutoksenhaku on kokonaisia ryhmiä koskevien riitojen ratkaisukeinona tärkeä menetelmä, josta olisi keskusteltava edelleen. Kehotan komissiota toimittamaan lähikuukausina täsmällisiä tutkimuksia ja säädösehdotuksia. Minun on kuitenkin tuotava selvästi esiin, että kollektiivisen muutoksenhaun eurooppalainen malli poikkeaa amerikkalaisista joukkokanteista. Ne perustuvat hyvin ennakoivaan toimintatapaan, jossa häikäilemättömät lakimiehet kalastelevat aggressiivisesti kuluttajia, sekä menetelmiin, joiden avulla toimijoille voidaan määrätä rankaisuksi vahingonkorvauksia. Tällaiset keinot ovat täysin vieraita Euroopan maiden oikeuskulttuurille.
Päinvastoin uskon, että eurooppalaisessa menettelytavassa järjestöille on annettava mahdollisuus toimia kaikkien sellaisten puolesta, jotka ovat kärsineet samantapaisista, saman vilpillisen elinkeinonharjoittajan aiheuttamista vahingoista, jotta kyseisille henkilöille kuuluvasta hyvityksestä päätettäisiin yhdessä ainoassa oikeudenkäynnissä ilman minkäänlaisia heidän itsensä käynnistämiä toimenpiteitä.
Lopuksi haluaisin sanoa, että tässä vihreässä kirjassa puolustetaan kunnianhimoisia tavoitteita, ja toivon henkilökohtaisesti, että parlamentin äänestys osoittaa selvästi kuluttajien Euroopan tulevan suunnan.
Meglena Kuneva
komission jäsen. - (EN) Arvoisa puhemies, olen todella iloinen, että voin keskustella täällä tänään teidän kanssanne näistä erittäin tärkeistä kysymyksistä, jotka on tuotu esiin vihreässä kirjassa kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisesta.
Haluaisin aluksi kiittää vilpittömästi Béatrice Patrieta, kaikkia sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnan varjoesittelijöitä sekä Diana Wallisia, joka esitti lausunnon oikeudellisten asioiden valiokunnan puolesta. He ovat tehneet tehokasta ja tiivistä yhteistyötä tämän kunnianhimoisen mietinnön laatimiseksi. En sano tätä kohteliaisuuttani: haluan vilpittömästi antaa tunnustusta parlamentin vaativalle työlle.
Tarkistuksen kohteena olevissa kahdeksassa kuluttajansuojadirektiivissä keskitytään myyntimenettelyjen tai palveluhankinnan sopimusvaiheeseen. Näissä kahdeksassa voimassa olevassa direktiivissä käsitellään esimerkiksi kulutustavaroiden kauppaa, etäsopimuksia, kotimyyntiä ja kohtuuttomia sopimusehtoja. Ne kaikki pohjautuvat kuitenkin yhdenmukaistamisen vähimmäistasoon, minkä vuoksi jäljelle jää sekalainen kokoelma yhteisön standardeihin perustuvia kansallisia sääntöjä. Tällainen hajanainen sääntely hämmentää kuluttajia ja on kallista yrityksille.
Tästä syystä komissio käynnisti 8. helmikuuta 2007 laajan kuulemisen - vihreän kirjan kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisesta. Tarkistamisen tavoitteena on yksinkertaistaa ja muokata nykyisiä sääntöjä vähentämällä sääntelyn hajanaisuutta. Tämän pitäisi viime kädessä parantaa kuluttajien luottamusta sisämarkkinoihin ja helpottaa liikeyritysten, erityisesti pienten ja keskisuurten yritysten, mahdollisuuksia käydä kauppaa Euroopan unionin alueella.
Prosessin avulla meidän on mahdollista edistää aidosti yhdennettyjä EU:n vähittäismarkkinoita, jotka tarjoavat kuluttajille yhä edullisempia hintoja ja enemmän valinnanvaraa ja edistävät suunnitellusti kasvua ja työllisyyttä.
Olen ilahtunut siitä, että komissio ja Euroopan parlamentti ovat päässeet sopimukseen yhteisestä kannasta tämän hyvin tärkeän ja haastavan aiheen käsittelemiseksi. Tukenne on tärkeä lähtökohta seurantatyöllemme ja konkreettisille ehdotuksille.
Kuulemisen tulokset julkaistaan terveys- ja kuluttaja-asioiden pääosaston verkkosivustossa sen jälkeen, kun Euroopan parlamentti on hyväksynyt vihreää kirjaa koskevan mietintönsä. Suunniteltu ajankohta on lokakuussa. Voin kuitenkin esittää jo nyt yhteenvedon joitakin keskeisiä aiheita koskevista tuloksista.
Aivan ensiksi komissio on ilahtunut siitä, että parlamentti tukee ajatusta käyttää tarkistamisessa yhdistelmälähestymistapaa, jonka mukaan laaja-alaisella välineellä säädellään eri direktiivien yhteisiä näkökohtia ja erityiskysymyksiä käsitellään edelleen alakohtaisissa direktiiveissä. Voin jo kertoa teille, että valtaosa vihreään kirjaan vastanneista tukee yhdistelmälähestymistapaa.
Yhdenmukaistamisasiassa komissio on ilahtunut siitä, että parlamentti kannattaa täydellisen kohdennetun yhdenmukaistamisen periaatetta, toisin sanoen sellaisten kuluttajansuojadirektiivien keskeisten näkökohtien täydellistä yhdenmukaistamista, jotka ovat tarpeen liikeyritysten ja kuluttajien sisämarkkinoiden luomiseksi.
Kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön täydellistä yhdenmukaistamista - tai täydellistä kohdennettua yhdenmukaistamista - tukee suuri osa vihreään kirjaan vastanneista, erityisesti liikeyritykset ja jäsenvaltiot. Useilla aloilla säilytetään kuitenkin vähimmäissäännöt. Komissio on yhtä mieltä parlamentin kanssa siitä, että vastavuoroista tunnustamista koskevaa lauseketta olisi sovellettava näihin aloihin, jotta varmistettaisiin, etteivät jäsenvaltioiden esittämät lisävaatimukset aiheuta perusteettomia esteitä sisämarkkinoille.
Enemmistö vihreään kirjaan vastanneista kannatti suurelta osin tänään äänestettävää mietintöä erityiskysymyksissä, jotka koskevat esimerkiksi perumisoikeuksien yhdenmukaistamista koko yhteisön säännöstössä, tavaroiden toimituksen määritelmää tai yhdistetyn harmaan ja mustan listan laatimista kohtuuttomista sopimusehdoista Euroopan unionissa.
Lopuksi haluaisin kiittää teitä siitä, että olette sitoutuneet auttamaan Euroopan kansalaisia pääsemään osallisiksi kaikista sisämarkkinoiden eduista. Odotan yhteistyötä kanssanne yhteisten tavoitteidemme toteuttamiseksi ja kansalaisten sisämarkkinoiden luomiseksi.
Diana Wallis
oikeudellisten asioiden valiokunnan lausunnon valmistelija. - (EN) Arvoisa puhemies, haluaisin aluksi kiittää oikeudellisten asioiden valiokunnan puolesta Béatrice Patrieta tämän mietinnön laatimiseen liittyvästä yhteistyöstä ja työpanoksesta. Oikeudellisten asioiden valiokunta on selvästikin hyvin tyytyväinen vihreään kirjaan ja kiitollinen siitä, että komissio on odottanut parlamentin lausuntoa.
Valiokuntani lausunnon johtoajatuksina ovat ”yhdenmukaisuus” ja ”yhdenmukaisuuden tarve”. Mielestämme tämä liittyy läheisesti säädöskäytännön parantamista koskevaan toimintasuunnitelmaan, josta keskusteltiin täällä istuntosalissa aikaisemmin tällä viikolla, mutta myös sisämarkkinoita koskevan lainsäädännön ja koko siviili- ja kauppaoikeuden alan kattavaan yhdenmukaisuuteen. Sopimusoikeus muodostaa siitä olennaisen osan.
Minun pitäisi aluksi todeta, että kun tätä asiaa käsiteltiin oikeudellisten asioiden valiokunnassa, jotkut meistä alkoivat ehkä kaivata edellisen vaalikauden aikana toiminutta oikeudellisten asioiden ja sisämarkkinoiden yhteistä valiokuntaa. On hyvä, että sama valiokunta hoitaa nyt kuluttaja-asioita, mutta on ehkä sääli, että sisämarkkinoihin ja kauppaoikeuteen ei keskitytä enää samalla tavoin. Selkeä painopiste on jossain määrin hajautunut. Me olemme aikaisemmin parlamenttina helposti moittineet komissiota yhteisen lähestymistavan puuttumisesta emmekä saa nyt syyllistyä itse samaan. Tästä syystä oikeudellisten asioiden valiokunta painottaa, että tarkistamista käsitellessämme meidän on kiinnitettävä huomiota sopimusoikeuteen yleisemminkin sekä siviili- ja kauppaoikeuteen kokonaisuudessaan.
Tässä yhteydessä minun on luonnollisesti viitattava työhön, joka koskee sopimusoikeuden yhteistä viitekehystä. Asiaan on jo panostettu paljon, ja valiokuntamme toivoo, että työtä tehdään jatkossakin. Se on täysin välttämätöntä toimittamamme lausunnon kannalta.
Sopimusoikeutta koskeva hanke on säädöskäytännön parantamisen ydin, ja yhteisön säännöstön tarkistamisen pitäisi epäilemättä olla sen tärkein osa. Ne liittyvät erottamattomasti toisiinsa, ja vaikka jäsenvaltiot suhtautuvatkin varauksellisesti sopimusoikeushankkeeseen kokonaisuudessaan, näin ei ole parlamentin laita nyt eikä tulevaisuudessa, ja parlamentti luottaa komissioon siinä, että työtä jatketaan yhdessä.
Kuluttajalainsäädännön yhteydessä se on tietysti hyvin vaikeaa. Me olemme kaikki yksimielisiä siitä, että yhdenmukaistamista olisi vietävä pidemmälle, ja se näyttää olevan yleisenä sisältönä saaduissa vastauksissa. Sisämarkkinoiden toiminta kuitenkin vaatii, että kuluttajalainsäädännön on oltava kansalaistemme saatavilla ja että se on helposti ymmärrettävää. Molempien osapuolten on ymmärrettävä oikeutensa ja velvollisuutensa.
Kuluttajalainsäädäntö on vuosien aikana kehittynyt kansallisessa ympäristössä, toisinaan ehkä jäsenvaltioiden kokemusten - ikävä kyllä usein huonojen kokemusten - seurauksena, ja myös tietyssä kulttuurisessa ympäristössä. Tämä merkitsee, että kuluttajalainsäädännössä, jonka me kaikki tunnemme omassa kansallisessa ympäristössämme, on kyse sellaisesta lainsäädännöstä, joka vaikuttaa jollakin tavalla meidän ja kansalaistemme välillä. Se hyväksytään. Ihmiset tietävät, mistä siinä on kysymys. Mutta millä tavoin voimme saavuttaa saman vaikutuksen, saman ymmärryksen, saman saatavuuden Euroopan tasolla? Tähän meidän täytyy pyrkiä millä tahansa laaja-alaisella välineellä, jos me haluamme kuluttajien saavuttavan kaikkialla sisämarkkinoilla sen luottamuksen, joka heiltä ilmiselvästi vielä puuttuu, jotta sisämarkkinoita hyödynnettäisiin paljon nykyistä enemmän.
Puheenvuorostani käy myös selvästi ilmi, että valiokuntana meidän tehtävänämme on varmistaa, että kuluttajansuojaa koskeva yhteisön säännöstö toimii samansuuntaisesti muiden eurooppalaisten oikeudellisten välineiden, erityisesti kansainvälisen yksityisoikeuden välineiden, kuten Rooma I -asetuksen, kanssa.
Emme voi ikuisesti jatkaa nykyistä taistelua siitä, kenen lakia sovelletaan. Tästä syystä me tarvitsemme sopimusoikeushankkeen, yhteisen viitekehyksen. Me tarvitsemme laaja-alaisen välineen, ja meidän on pyrittävä toteuttamaan joidenkin ”siniseksi lipuksi” kutsuma järjestelmä, joka tarjoaa meille eurooppalaiset kaupan alan säännöt ja ehdot sekä eurooppalaiset kuluttajansuojaa ja sopimuksia koskevat määräykset, joilla sisämarkkinoiden todellinen toiminta taataan.
Kurt Lechner
PPE-DE-ryhmän puolesta. - (DE) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, hyvät kollegat, haluaisin myös aluksi kiittää Béatrice Patrieta hänen hyvästä yhteistyöstään ja työpanoksestaan tämän mietinnön yhteydessä. Meidän kannaltamme uskon, että olisimme voineet tukea täysin valiokunnan työn tuloksia. Kuluttajansuoja on erittäin tärkeää, erityisesti PPE-DE-ryhmälle.
Minulla on käytettävissäni kolme minuuttia, joten haluaisin mainita joitakin keskeisiä asioita: aivan ensimmäiseksi, kuten Diana Wallis juuri sanoikin, on aivan totta, että parempaa säädöskäytäntöä koskevan toimintasuunnitelman yhteydessä on tarpeen tarkistaa erilaisten direktiivien yhteistä lähestymistapaa ja yhdenmukaisuutta sekä vahvistaa jossain määrin yhteisiä osatekijöitä järjestelmällistä tarkistamista varten. Emme kuitenkaan halua, että työtä laajennetaan tässä yhteydessä kuluttajasopimuslainsäädännön suuntaan. Lisäksi on otettava huomioon yhteistä viitekehystä koskeva hanke, jonka kanssa toimia on koordinoitava hyvin tiiviisti. Meidän kannaltamme tärkeää on myös ehdoton yhdenmukaisuus Rooma I -asetuksen määräysten kanssa, toisin sanoen tähän alaan sovellettavien kansainvälisen yksityisoikeuden määräysten kanssa.
Yksittäisten direktiivien osalta kannatan suurelta osin vähimmäistason yhdenmukaistamista koskevaa lähestymistapaa sekä Béatrice Patrien esittämiä näkemyksiä, mutta tämä ei estä meitä pyrkimästä sääntelemään suoraan yksittäisiä aloja aina, kun se on mahdollista. Tässä yhteydessä olisi kuitenkin noudatettava varovaista lähestymistapaa ja otettava huomioon yksittäisten jäsenvaltioiden kulttuuripiirteet ja olosuhteet; muussa tapauksessa päädytään liialliseen sääntelyyn.
Haluaisin kiinnittää huomiota sosialistiryhmän käsiteltäväksi jättämään tarkistukseen 4, jonka mukaan yhdenmukaistamisen yhteydessä ei voida kumota jäsenvaltioissa voimassa olevia säännöksiä. Tämä tarkoittaisi sitä, että jos yhdenmukaistaminen toteutetaan - toisin sanoen, jos kaikki lopulta yhdistetään - tulos on silloin täysin päinvastainen kuin teidän, arvoisa komission jäsen, täysin perustellusti vaatimanne selkeä ja yksinkertainen lainsäädäntö, joka on kaikkien kannalta toimiva. Tilanne voisi sen sijaan johtaa liialliseen sääntelyyn, ja sitä me emme halua.
Yleensä ottaen komissio on ottanut esiin lukuisia, toisinaan hyvin tärkeitä kysymyksiä, jotka koskevat yksittäisiä direktiivejä. Näitä kysymyksiä on tarkasteltava erittäin huolellisesti ja meidän on vastattava niihin erikseen. Erityisesti me vastustamme joukkokanteita: me emme halua Eurooppaan Yhdysvalloissa käytössä olevia ehtoja. Me hylkäämme myös valmistajan vastuun sekä sopimusvapauden rajoittamisen tapauksissa, joissa erikseen neuvoteltuja ehtoja tai hintaa on tarkoitus tarkistaa kauppaa koskevien vakiosääntöjen ja -ehtojen ja väärinkäyttöä koskevien lausekkeiden yhteydessä.
Haluan vain kiinnittää huomiota siihen, että yhdennetty lähestymistapa on ratkaisevan tärkeä. Kuluttajat eivät ole vain kuluttajia; he ovat myös yrittäjiä ja yritysten työntekijöitä - saanko kysyä, kuinka paljon aikaa minulla on jäljellä, en kuunnellut aikaisemmin: luulin, että minulla oli käytettävissäni kolme minuuttia, joten esitän asiani nopeasti - ja he ovat kiinnostuneita myös yritystensä parhaasta. Tästä syystä kokonaisvaltainen näkemys on välttämätön. Olen varma, että komissio on yhtä mieltä tästä asiasta. Me emme voi tarkastella tätä aihetta ainoastaan yhdestä näkökulmasta. Kuluttajia ei palvella hyvin, jos heille tarjotaan kokonaisvaltainen lainsäädäntö, joka on lopulta tuhoisa taloudelle ja heidän omille yrityksilleen.
Haluaisin vielä lopuksi kiittää uudelleen kaikkia niitä, jotka ovat osallistuneet aiheesta käytyihin keskusteluihin.
Evelyne Gebhardt
PSE-ryhmän puolesta. - (DE) Arvoisa puhemies, haluaisin myös lausua erityiskiitokseni paitsi komission jäsenelle Kunevalle, joka on esittänyt meille erinomaisen tekstin, myös esittelijällemme Béatrice Patrielle hänen tekemästään merkittävästä työstä. Hän on edistänyt asian käsittelyyn liittyviä keskeisiä näkökohtia niin, että huolimatta valiokunnassamme esiin tulleista monista kiistakysymyksistä me olemme kaiken kaikkiaan etenemässä kohti hyvää lainsäädäntöä. Olen hyvin kiitollinen tästä asiasta.
Mitä tässä yhteydessä käyttöön otetulla lähestymistavalla tarkoitetaan? Tehtävä on loppujen lopuksi jollakin tavalla yhteydessä kuluttajiin, ja sen tarkoituksena on muuttaa lainsäädäntöä yhä yksinkertaisemmaksi, selkeämmäksi ja helpommin ymmärrettäväksi. Tämä on asettamamme tavoite, ja siten yhdistelmälähestymistapa on juuri oikea vaihtoehto. Tässä on kysymys laaja-alaisista näkökohdista ja mahdollisuuksien mukaan täydellisestä yhdenmukaistamisesta, esimerkiksi kuluttajaa tai yrityksiä koskevien määritelmien yhtenäistämisestä, mutta kysymys on myös siitä, että meidän on pantava täytäntöön Euroopan unionin perustamissopimukset, joissa jäsenvaltioille annetaan oikeus säilyttää tai ottaa käyttöön vaativampia lakeja, jos ne pitävät sitä oikeana ratkaisuna. Tätä lakia on luonnollisesti noudatettava.
Vastavuoroista tunnustamista koskevassa asiassa tämä merkitsee kansalaisten luottamusta ja kuluttajaluottamusta. Siitä tässä asiassa on kysymys, ja sitä meidän on kehitettävä. Kannatan täysin Diana Wallisin puheenvuorossaan esittämiä asioita: meidän on taattava, että myös kansainvälistä yksityisoikeutta noudatetaan, sellaisena kuin se on määritelty esimerkiksi Rooma I -asetuksessa. Muussa tapauksessa tuloksena on jälleen tilkkutäkki, joka tuo mukanaan epäselvyyksiä ja oikeudellisia epämääräisyyksiä, ja sitä me emme halua. Tästä syystä ryhmäni esittää raikuvan vastalauseensa tälle omituiselle sisämarkkinalausekkeelle, jota muutamat parlamentin jäsenet jatkuvasti tukevat. Kukaan heistä ei ole tähän mennessä onnistunut selittämään minulle, mihin he todellisuudessa pyrkivät. Epäilen kuitenkin, että taustalla on pyrkimys saattaa jälleen kerran Rooma I -asetuksen määräykset kyseenalaisiksi. Me vastustamme sitä ponnekkaasti, emmekä siksi halua kyseistä varausta.
Joukkokanteiden osalta on, hyvä Kurt Lechner, mielestäni todellakin jo lähinnä naurettavaa, kun te ilmoitatte, että me emme halua Yhdysvalloissa käytössä olevia ehtoja. Tietenkään me emme halua niitä. Me haluamme joukkokanteita, joiden avulla kansalaisemme voivat puolustaa oikeuksiaan mutta jotka ovat Euroopan unionin perinteiden ja kulttuurin mukaisia. Me emme missään tapauksessa halua ottaa käyttöön Yhdysvalloissa voimassa olevia ehtoja. Siitä ei ole kysymys. Kysymys on siitä, että tarjoamme kansalaisillemme valmiudet puolustaa oikeuksiaan. Mielestäni on erittäin valitettavaa, että ryhmänne yhä vastustaa itsepintaisesti tätä asiaa. Teidän pitäisi todellakin miettiä, mitä te itse asiassa haluatte.
Me haluamme lisää selkeyttä; toisin sanoen haluamme vähentää lainsäädännön selkeyteen liittyviä puutteita varmistaaksemme, että Euroopan unionin perustamissopimuksiin sisältyviä periaatteita sovelletaan kitkattomasti, ja haluamme kunnioittaa tekemiämme kansainvälisiä sopimuksia. Tältä pohjalta voidaan taata, että kuluttajilla on todellinen suoja, että he tuntevat oikeutensa ja että heillä on myös tarvittavat välineet, joilla he voivat varmistaa, että näitä oikeuksia noudatetaan. Arvoisa komission jäsen Kuneva ja hyvä Béatrice Patrie, jos me pääsemme tähän tavoitteeseen, olemme saaneet aikaiseksi paljon hyvää ja saavutamme todellista edistystä.
DanutBudreikaitė
ALDE-ryhmän puolesta. - (LT) Euroopan unionin taloudellisen yhdentymisen yhtenä keskeisenä tavoitteena on vastata yksityisten ihmisten, kuluttajien, tarpeisiin. Sisämarkkinoiden ei ole tarkoitus tavoitella niiden omaa etua; niiden tarkoituksena on palvella ihmisiä, ja siksi on oleellista taata kaikissa EU:n jäsenvaltioissa kuluttajien oikeudet aktiivisten tavara-, palvelu-, pääoma- ja työvoimamarkkinoiden avulla. Yhteisön säännöstöllä säädeltävät EU:n työvoimamarkkinat eivät toimi käytännössä tehokkaasti. Tämän vuoksi komissio asettaa omaksi tavoitteekseen toteuttaa todelliset kuluttajien sisämarkkinat pyrkiessään korkeatasoisen kuluttajansuojan ja yritysten kilpailukyvyn väliseen tasapainoon. Tässä yhteydessä on noudatettava kestävää lähestymistapaa, jolla ei aiheuteta minkäänlaisia eturistiriitoja kuluttajien ja taloudellisten toimijoiden välille. Tällaista kestävää lähestymistapaa ei kuitenkaan ole kehitetty. Jäsenvaltiot käyttävät usein oikeuttaan hyväksyä tiukempia säädöksiä, joilla turvataan parempi kuluttajansuoja. Mielestäni yhteisön säännöstön tarkistamisella pitäisi saavuttaa yhtäläinen kuluttajansuoja, joka ei ole sidoksissa kuluttajan asuinmaahan tai maahan, josta tavarat tai palvelut hankitaan. Tästä syystä hyväksyn ehdotetun laaja-alaisen lähestymistavan, jota pitäisi soveltaa kaikkiin kuluttajasopimuksiin, joihin liittyy sekä paikallisia että kansainvälisiä liiketoimia. Kuitenkin kuluttajien ja taloudellisten toimijoiden eduista puhuttaessa viimeksi mainittujen edut asetetaan usein etusijalle. Kuluttajien on pakko hyväksyä lähes kokonaan liiketoimiin liittyvä vastuu, ja palvelun hankinnan aikana heille voidaan asettaa lisäehtoja ja hintoja voidaan nostaa; sopimukset saatetaan sanoa irti yksipuolisesti. Tämä on tyypillistä erityisesti sellaisilla aloilla, joita ei ole yhdenmukaistettu, kuten asuntorakentamisen alalla. Kuluttajien on turvauduttava tuomioistuinjärjestelmään urakoitsijoiden kanssa syntyneiden riitojen ratkaisemiseksi, eivätkä he saa kunnollisia korvauksia aineellisista tai henkisistä vahingoista. Tästä syystä mielestäni olisi otettava käyttöön kohtuuttomuustestit, jotka koskisivat sopimuksen pääasiallista kohdetta ja hinnan asianmukaisuutta. Mitä tulee laaja-alaisessa lähestymistavassa määriteltyyn sopimuksen rikkomiseen, kannatan sellaisen käytännön käyttöönottoa, jolla kuluttajat oikeutetaan yleisesti korvauksiin heille aiheutuneista aineellisista ja henkisistä vahingoista. Lisäksi mielestäni kuluttajalainsäädäntöä ei pitäisi ainoastaan liittää yksityis- ja kauppaoikeuteen, vaan lisäksi olisi ryhdyttävä toimiin, joilla voitaisiin rajoittaa heikkolaatuisten tuotteiden ja palvelujen pääsyä markkinoille.
Leopold Józef Rutowicz
UEN-ryhmän puolesta. - (PL) Arvoisa puhemies, kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistaminen on erityisen tärkeää yhtenäismarkkinoiden kehitykselle ja toiminnalle. Esteiden ja tehottomien ratkaisujen poistaminen kuluttajansuojan alalta helpottaisi miljoonien sellaisten kansalaisten elämää, jotka muuttavat Euroopan unionin jäsenvaltiosta toiseen.
Selkeät ja helposti ymmärrettävät määräykset, jotka näin ollen on helppo panna täytäntöön, auttavat parantamaan kuluttajien luottamusta yhtenäismarkkinoiden toimintaan. Ne vaikuttavat myönteisesti myös tavaroiden ja palvelujen ostoon. Tällä hetkellä on oleellista määrittää aikataulu ja ryhtyä kiireellisesti toimiin, joilla toteutetaan vihreän kirjan sekä kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisesta laaditun mietinnön sisältö. Haluaisin kiittää Béatrice Patrieta vilpittömästi hänen laatimastaan perusteellisesta ja ammattimaisesta mietinnöstä.
Gisela Kallenbach
Verts/ALE-ryhmän puolesta. - (DE) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, hyvät kollegat, minäkin haluaisin kiittää Béatrice Patrieta hyvin lämpimästi alusta alkaen erinomaiseksi osoittautuneesta yhteistyöstä. Minun on myönnettävä, että meidän oli aika vaikeata esittää huomattavia muutoksia ensimmäiseksi esittämäänne luonnokseen. Ikävä kyllä tilanne on kuitenkin jonkin verran muuttunut. Sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnassa käyty keskustelu sekä ehdotukset, joista useimmat ovat PPE-DE- ja ALDE-ryhmiin kuuluvien jäsenten esittämiä, välittävät mielestäni väärän sanoman komissiolle, jonka tehtävänä on nyt ajaa eteenpäin todella huomattavia muutoksia vihreän kirjan pohjalta.
Sisämarkkinavaliokunnan käsittelyn tuloksesta välittyvä väärä sanoma liittyy kuitenkin ennen muuta kuluttajansuojaan. Kuluttajien etujen suojelu on meille ensisijaista. Jos saan muistuttaa teitä kaikista viimeaikaisista tapahtumista, muun muassa siitä, että leluja jouduttiin poistamaan myynnistä, kaikille meistä pitäisi olla selvää, että on kiireesti ryhdyttävä toimiin. Äänestimme sisämarkkinavaliokunnassa mietintöä vastaan, koska mielestämme siinä viitattiin joissakin asioissa väärään suuntaan. Jälleen kerran nimenomaan Béatrice Patrie teki huomattavia ponnisteluja kompromissiehdotusten valmistelemiseksi. Voin suoraan sanoa, että tämänpäiväisen äänestyksen tulos vaikuttaa suuresti äänestyskäyttäytymiseen ja suositukseen, jonka esitämme ryhmällemme.
Esitän seuraavassa seikkoja, joita voitaisiin pitää ”arkoina kohtinamme”. Me emme halua, että joissakin jäsenvaltioissa voimassa olevat tiukat kuluttajastandardit poistetaan täydellisen yhdenmukaistamisen seurauksena. Kuten Evelyne Gebhardt mainitsikin, uskomme, että vähimmäistason yhdenmukaistaminen on sopivampi vaihtoehto lukuun ottamatta yksittäisiä oikeudellisia kysymyksiä ja määritelmiä koskevia tapauksia. Se ei kuitenkaan saisi mielestämme kulkea käsi kädessä vastavuoroista tunnustamista koskevan periaatteen kanssa. Kansainvälisten sopimusten osalta tämä voisi lopulta merkitä sitä, että kuluttajilla olisi vastassaan 27 erilaista oikeusjärjestelmää, mikä mielestäni olisi melko ylivoimaista. Lisäksi alkuperämaaperiaatteen välillinen käyttöönotto ei mielestämme myöskään sovellu suojaamaan kuluttajien etuja.
Sopimusten kohtuuttomien ehtojen osalta me haluamme, että direktiiviä kuluttajasopimusten kohtuuttomista ehdoista voidaan soveltaa myös erikseen neuvoteltuihin ehtoihin. Lisäksi meidän mielestämme valmistajan vastuuta koskevan periaatteen hyväksyminen kannustaa kuluttajia hyödyntämään Euroopan sisämarkkinoiden tarjoamia etuja, koska se lisää heidän luottamustaan siihen, että heidän oikeuksiaan todellakin puolustetaan, myös sellaisissa tapauksissa, jolloin kysymyksessä on johonkin toiseen jäsenvaltioon sijoittautunut valmistaja. Diana Wallis on kiinnittänyt tähän asiaan erityisesti huomiota.
Lopuksi pyytäisin teitä tukemaan esittämäämme tarkistusta 16, josta käy selvästi ilmi, että mielestämme olisi hyvä laatia oikeudellinen ja teoreettinen arviointi joukkokanteita koskevasta välineestä. Pyyntöä on kannattanut suurin osa talous- ja raha-asioiden valiokunnan jäsenistä. Tämän pitäisi rohkaista useimpia meistä tukemaan esitystä. Ehkä tässä suhteessa haluankin, että Euroopassa otetaan käyttöön Yhdysvalloissa voimassa olevat ehdot.
Eva-Britt Svensson
GUE/NGL-ryhmän puolesta. - (SV) Arvoisa puhemies, haluaisin kiittää esittelijää hänen tekemästään kunnianhimoisesta työstä. Meidän on kysyttävä seuraavaa: mikä on kuluttajaohjelmassa tärkeintä - kuluttajien oikeudet vai yritysten oikeudet? Mielestäni valinta on helppo. Meidän on vahvistettava kuluttajien oikeuksia, ja yritysten on kannettava vastuu tuotteistaan.
Vihreässä kirjassa tarkastellaan, millä tavoin sääntelykehyksen parantaminen lisää maiden välistä kaupankäyntiä, mutta kuluttajien oikeuksien vahvistamisen on silti oltava kaikkein ensisijaisin tavoite kuluttaja-alan sääntelykehyksessä. Tällä hetkellä kuluttajien suurimpana ongelmana on se, että heidän oikeuksiinsa liittyvän riidan käsittely eri maiden välillä on vaikeaa, sillä yksikään elin ei vastaa rajat ylittävien riitojen ratkaisemisesta. Tätä ongelmaa ei kuitenkaan kokonaisuudessaan käsitellä vihreässä kirjassa.
Euroopan unionin pitäisi ennen kaikkea kehittää elimiä, joiden tehtävänä olisi ratkaista tämäntyyppisiä riitoja, sen sijaan, että se laatii uusia lakeja EU:lle. Tätä lähestymistapaa tukee myös Euroopan kuluttajaliitto (BEUC). Tällä hetkellä sovellettavissa säännöissä noudatetaan vähimmäistason yhdenmukaistamista, toisin sanoen sovitaan yhteinen vähimmäistaso, jota yksikään maa ei saa alittaa. Samaan aikaan maiden kansallinen lainsäädäntö voi olla tiukempi. Tämän vaihtaminen EU:n tason täydelliseen yhdenmukaistamiseen on vastoin toissijaisuusperiaatetta, jonka noudattamista niin monet, muun muassa komissio, vaativat.
GUE/NGL-ryhmä vastustaa mietintöön sisältyvää ehdotusta, jonka mukaan vähimmäistasoa koskeva lainsäädäntö on yhdistettävä vastavuoroista tunnustamista koskevaan periaatteeseen. Vastavuoroisen tunnustamisen periaate on samantyyppinen kuin alkuperämaaperiaate. Vaarana on, että päädytään kilpailemaan mahdollisimman heikosta kuluttajien oikeuksien tasosta. Yrityksistä voi olla houkuttelevaa sijoittautua maihin, joissa on alhainen kuluttajansuoja. Luonnollisesti vihreän kirjan tavoitteena sanotaan olevan kuluttajan aseman vahvistaminen EU:n markkinoilla. Mutta jos me haluamme vakavissamme vahvistaa kuluttajansuojaa, meidän on kannatettava äänestyksessä GUE/NGL-ryhmän esittämää tarkistusta, jonka mukaan on noudatettava kohdemaan sääntöjä, toisin sanoen sen maan sääntöjä, jossa tavarat ostetaan.
Valitettavasti minun on sanottava, että suuressa osassa mietintöä etusijalle asetetaan teollisuuden etu ja pyritään edistämään sisämarkkinoiden vapauttamista. Tämä uhkaa monissa jäsenvaltioissa jo voimassa olevia standardeja ja vaatimuksia. Mietinnössä esitetään vastavuoroista tunnustamista koskevan periaatteen lisäämistä kuluttajalainsäädäntöön. Tämä on vastoin kaikkia niitä ponnisteluja, joilla pyritään parantamaan kuluttajansuojaa. Tästä syystä äänestän GUE/NGL-ryhmän kanssa tätä mietintöä vastaan kuluttajansuojan tähden.
Dumitru Gheorghe Mircea Coşea
ITS-ryhmän puolesta. - (RO) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, hyvät kollegat, arvostan Béatrice Patrien mietintöä. Haluan vilpittömästi onnitella häntä. Mielestäni kuluttajansuoja-alan yhteisön säännöstön tarkistaminen on välttämätöntä, ei ainoastaan Euroopan markkinoiden kehityksen ja tuottajien ja kuluttajien välisen suhteen vuoksi, vaan myös Euroopan unionin laajentumisen seurauksena syntyneiden ongelmien vuoksi.
Tästä näkökulmasta haluaisin kiinnittää huomionne uusien jäsenvaltioiden heikkoon kuluttajansuojatilanteeseen. Tuotteisiin on lisätty erittäin hitaasti merkintöjä uusien jäsenvaltioiden kielillä, joista tuli EU:n virallisia kieliä 1. tammikuuta 2007, ja näissä merkinnöissä on puutteita.
Esimerkiksi useimmissa Euroopan unionista Romaniaan tuotavissa tavaroissa ei ole romaniankielisiä merkintöjä. Tästä aiheutuu kuluttajille huomattavia vahinkoja, jotka voivat liittyä tavaroiden laatuun, ominaisuuksiin, käyttötapoihin ja erääntymispäiviin. Mielestäni tässä asiassa syrjitään osaa EU:n kansalaisista, jolla ei ole käytettävissään oikeata tietoa tuotteiden välitöntä käyttämistä varten.
Näin ollen tätä kysymystä olisi käsiteltävä kuluttajansuoja-alan yhteisön säännöstön tarkistuksen yhteydessä, jotta viivästykset poistettaisiin ja kaikille eurooppalaisille kuluttajille taattaisiin suojelu riippumatta siitä, missä jäsenvaltiossa he asuvat.
Sylwester Chruszcz
(PL) Arvoisa puhemies, Euroopan yhteiset markkinat ovat nykyään kiistämätön tosiasia. Tästä syystä kuluttajansuojaa pidetään niin tärkeänä kysymyksenä kansallisvaltioissa. Vastustan voimakkaasti sitä, että yhteisön säännöstön tarkistaminen johtaisi nykyisten alakohtaisten direktiivien soveltamisalan laajentamiseen tai uusien alakohtaisten direktiivien hyväksymiseen. Vaikka niiden tyyppiset välineet ovat tärkeitä kuluttajien oikeuksille, ne voivat myös vahingoittaa tiettyä oikeusjärjestystä.
Euroopan komission tehtävänä on varmistaa, että mietinnössä esitettyjä kuluttajansuojamekanismeja käytetään lisäämään kuluttajien luottamusta. Mutta on tärkeää myös varmistaa, että nämä mekanismit eivät aiheuta tarpeetonta rasitusta yrityksille, varsinkaan pk-yrityksille, ja että ne eivät johda uusiin tehottomiin yhteisön määräyksiin.
Marianne Thyssen
- (NL) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, hyvät kollegat, olen ilahtunut siitä, että parlamentilla on tänään tilaisuus keskustella kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamista koskevasta vihreästä kirjasta ja että meillä on käytössämme hyvä aiheesta laadittu mietintö.
Meillä on Euroopan unionissa ollut 1970-luvulta lähtien kunnianhimoisia, kuluttajansuojaa edistäviä tavoitteita ja olemme saaneet paljon aikaiseksi tällä alalla. Kuitenkin meidän on nyt monien vuosien ja monien lakien jälkeen aika astua taaksepäin ja tarkastella uudelleen tätä kaikkia eurooppalaisia koskettavaa politiikan alaa, jotta voisimme saattaa ajan tasalle monia vihreässä kirjassa mainittuja näkökohtia ja muuttaa sen määritelmiä ja käsitteitä entistä yhtenäisemmiksi. Se, että tästä aiheesta käymämme keskustelu osuu samalle viikolle yhteismarkkinakatsausta ja sääntelyn parantamista koskevien keskustelujen kanssa, on järjestelynä onnistunut.
Kuluttajansuojalakien on oltava hyviä lakeja, ja kuluttajansuoja ja sisämarkkinat ovat sekä oikeudellisesti että poliittisesti niin läheisesti sidoksissa toisiinsa, että näiden tarkistusten yhteensovittaminen olisi kannattavaa. Joka tapauksessa meidän on korkea aika unohtaa myytti siitä, että sisämarkkinoiden toteuttaminen ja kuluttajansuojan edistäminen olisivat tavoitteina ristiriitaisia. Paitsi että eurooppalainen politiikka tarjoaa korkeatasoisen kuluttajansuojan ansiosta lisäarvoa, loppujen lopuksi se antaa kuluttajille myös huomattavat valmiudet nauttia täysimääräisesti sisämarkkinoiden eduista. Luottamus, oikeusvarmuus ja erityistietämys ovat ratkaisevassa asemassa tässä asiassa. Me voimme saavuttaa edellä mainitut kolme tavoitetta noudattamalla yhdistelmälähestymistavaksi kutsuttua toimintatapaa, jota kollegani ovat jo kuvanneet. Olen myös varma siitä, että meidän pitäisi rohkeasti edistää maksimaalista yhdenmukaistamista aloilla, joilla se olisi hyödyllistä.
Lopuksi meidän on kiinnitettävä huomiota täytäntöönpanoon. Se on hyvän lainsäädännön viimeinen osatekijä. Lainsäädännön täytäntöönpanossa ei kuitenkaan ole kysymys yksityisistä korvausvaatimuksista, riippumatta siitä, ovatko ne yksittäisiä kanteita tai joukkokanteita. Siinä on kysymys myös jäsenvaltioiden rakenteellisista tavoitteista, jotka saavutetaan huolellisella valvonnalla ja tehostamalla merkittävästi hallintoviranomaisten välistä yhteistyötä yli kansallisten rajojen. Äskettäin markkinoillemme päässeet vaaralliset lelut - joihin kollegani jo viittasikin - ovat osoitus siitä, että vielä on olemassa kuluttajien terveyttä ja turvallisuutta uhkaavia asioita ja että jäsenvaltiot eivät ota tehtäväänsä riittävän vakavasti. Olisin näin ollen hyvin tyytyväinen, mikäli komission jäsen, jonka aloituspuheenvuoro oli mielestäni erityisen ilahduttava, kertoisi, aikooko hän puuttua säännöstön tarkistamisen yhteydessä jollakin tavoin säännöstön rakenteelliseen täytäntöönpanoon jäsenvaltioissa.
Arlene McCarthy
(EN) Arvoisa puhemies, sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnan puheenjohtajana suhtaudun myönteisesti tämänpäiväiseen tärkeään keskusteluun, joka on ensimmäinen askel tarkistaessamme Euroopan kuluttajapolitiikkaa ja uskoakseni myös uudistaessamme kuluttajille antamaamme sitoumusta. Olemme hyvin kiitollisia esittelijällemme Béatrice Patrielle hänen suorittamastaan työstä.
Kuten on useita kertoja mainittu, tämä keskustelu on ajankohtainen ottaen huomioon kesällä ja jälleen tällä viikolla annetut tiedotukset sellaisten Kiinasta peräisin olevien vaarallisten tuotteiden myynnistä poistamisesta, joissa oli CE-merkintä uskottelemassa kuluttajillemme, että kyseiset tuotteet ovat turvallisia ja täyttävät EU:n standardit. Tämänpäiväisen keskustelumme painopisteenä ja kuluttajapolitiikkamme keskeisenä tavoitteena on oltava kuluttajien - ja erityisesti haavoittuvien kuluttajien ja lasten - turvallisuuden ja terveyden suojelu. Meidän on varmistettava, että kuluttajilla on oikeuksia ja oikaisukeinoja, jos jokin menee vikaan.
Haluan tässä keskustelussa painottaa täytäntöönpanon merkitystä Marianne Thyssenin tavoin. Tilanne on se, että meillä on voimassa olevia lakeja, mutta jäsenvaltiot eivät ole riittävän sitoutuneita saattamaan niitä osaksi kansallista lainsäädäntöä. Pitkillä viivästyksillä evätään kuluttajilta heille kuuluvat oikeudet. Täytäntöönpano on usein hajanaista ja sattumanvaraista myös silloin, kun kuluttajansuojalainsäädäntö on saatettu osaksi kansallista lainsäädäntöä. Vaarallisten tuotteiden ilmoittamista koskevasta RAPEX-raportista käy ilmi, että kaikki jäsenvaltiot eivät osallistu ilmoitusjärjestelmään. Sekä liikeyrityksillä että kansallisilla viranomaisilla on yhä enemmän tietämystä tuoteturvallisuudesta, mutta toimintaa on lisättävä, arvoisa komission jäsen. Vaarallisten kiinalaisten tuontilelujen myynnistä poistamista voidaan pitää vasta viimeisenä keinona.
Meillä on laki yleisestä tuoteturvallisuudesta ja meillä on lelujen turvallisuutta koskeva laki, mutta täytäntöönpano- ja tarkastusjärjestelmiämme on tehostettava. Vain sillä tavoin voidaan taata todellinen ja tehokas kuluttajien suojelu. Tästä syystä, arvoisa komission jäsen, haluan kannustaa teitä perustamaan kuluttajan tulostaulun, jota voidaan käyttää välineenä, kun raportoidaan jäsenvaltioiden toimista kuluttajansuojan alalla, ja joka voi auttaa meitä kansalaisten valitsemina edustajina valvomaan puutteellista ja viivästynyttä täytäntöönpanoa.
Lopuksi, arvoisa komission jäsen, haluan kiittää teitä siitä, että otitte minuun puheenjohtajan tehtävieni vuoksi suoraan yhteyttä keskustellaksenne kanssani lelujen turvallisuutta koskevasta kysymyksestä.
Haluan taata teille valiokuntamme tuen työssä, jonka tarkoituksena on ryhtyä tiukkoihin toimenpiteisiin vaarallisten lelujen tuonnin estämiseksi, kiristää valvontaa rajoillamme näiden tuotteiden tuonnin pysäyttämiseksi, lujittaa kansallisia tarkastus- ja täytäntöönpanojärjestelmiä, varmistaa, että tämäntyyppiset tuotteet eivät päädy kauppojemme hyllyille, ja luonnollisesti toteuttaa Yhdysvaltojen kanssa yhteisiä toimia, jotta Kiina pakotettaisiin kehittämään tuotantostandardejaan EU:n turvallisuusstandardeja vastaaviksi. Tarkistusprosessi tarjoaa uskoakseni Euroopan unionille tilaisuuden osoittaa eurooppalaisille kuluttajille sitoumuksemme ja tähdätä mahdollisimman korkeisiin standardeihin - ja se tarjoaa todellakin Euroopalle mahdollisuuden olla muulle maailmalle esimerkkinä kuluttajansuojan alalla.
Marek Aleksander Czarnecki
(PL) Arvoisa puhemies, komission vihreä kirja kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisesta oli mielestäni ilahduttava ja kiinnostava. Erityistä huomiota ansaitsevat sääntely-ympäristön yksinkertaistamisen ja parantamisen vaikutukset sekä kuluttajiin että yrityksiin. Tämä on totta varsinkin yritysten osalta, sillä 90 prosenttia niistä on pk-yrityksiä, jotka toimivat monien nopeasti kehittyvien talouksien vauhdittajina.
Tärkeää on myös yhdistää kuluttajasopimuksiin liittyvät ongelmat koko sopimusoikeutta käsittelevään työhön käynnissä olevassa prosessissa, jonka tarkoituksena on kehittää yhteinen viitekehys Euroopan sopimusoikeudelle. Kannatan myös näkemystä, jonka mukaan yhdenmukaistamisen tuloksena kaikissa jäsenvaltioissa olisi saavutettava vastaavanlainen kuluttajansuojan taso ilman, että kaikkia kansallisia määräyksiä silti yhdenmukaistetaan täydellisesti. Mikäli päädyttäisiin täydelliseen yhdenmukaistamiseen, me voisimme joutua odottamaan huomattavasti kauemmin, ennen kuin toivottuja vaikutuksia olisi havaittavissa alalla.
Haluaisin kiittää esittelijää lämpimästi siitä, miten täsmällisesti ja yksityiskohtaisesti hän on käsitellyt aihetta mietinnössään. Se on helpottanut monien keskeisten ongelmien ymmärtämistä ja selkeyttänyt lukuisia huolenaiheita.
Ilda Figueiredo
(PT) Arvoisa puhemies, lainsäädännön yksinkertaistaminen ei saa johtaa kuluttajien oikeuksien vähentämiseen. Ei riitä, että säilytämme kyseiset oikeudet nykyisessä lainsäädännössä, muun muassa rahoituspalvelujen alalla, vaan meidän on myös parannettava niitä sellaisilla aloilla, joita ei ole riittävästi otettu huomioon, kuten televiestintä- ja energia-aloilla.
Kuten ryhmäni tekemissä ehdotuksissa painotetaan, kaikissa tätä alaa koskevissa laaja-alaisissa välineissä on keskityttävä määrittelemään rajallinen määrä yleisiä sääntöjä, jotka ovat yhteisiä kaikille alakohtaisille kuluttajansuojavälineille. Tällä taattaisiin korkeatasoinen kuluttajansuoja, joka perustuisi hyväksyttyyn vähimmäistason yhdenmukaistamista koskevaan lähestymistapaan sekä kohdemaaperiaatteeseen, olemassa olevaa kansallista lainsäädäntöä vaarantamatta.
Olisi mahdotonta hyväksyä, että kuluttajien oikeuksia koskevaan direktiiviin palautettaisiin yleissäännöksi jonkinlainen alkuperämaaperiaate, niin kuin oli tavoitteena palvelujen vapauttamista koskevan direktiivin ensimmäisessä versiossa.
Direktiivissä on säilytettävä kuluttajien vapaus valita kaikkein suotuisin lainsäädäntö. Esiteltyyn mietintöön sisältyy kuitenkin useita ristiriitaisuuksia. Ne on korjattava tarkistuksissa, joista meidän on määrä äänestää. Tällä tavoin voimme turvata keskeisen periaatteen, jolla taataan, että kuluttajien oikeuksien suojelua koskevissa sitovissa yleisissä säännöissä kunnioitetaan oikeuksia, jotka ovat voimassa kussakin maassa, ja että niillä ei estetä näiden oikeuksien mahdollista parantamista. Itse asiassa niillä on pystyttävä edistämään ja parantamaan kaikkia olemassa olevia oikeuksia.
Meidän olisi myös käytettävä tilaisuutta hyväksemme ja ryhdyttävä soveltamaan kohtuuttomia ehtoja koskevia sääntöjä kaikkiin kohtuuttomia ehtoja sisältäviin neuvoteltuihin sopimuksiin, vaikka kyseisistä ehdoista olisikin neuvoteltu erikseen. Valmistajan suoraa vastuuta koskevat säännöt on myös säilytettävä sellaisten tapausten varalta, joissa sopimukset eivät takaa kuluttajansuojaa. Tämä on meidän tavoitteenamme. Kuten jo mainittiinkin, me äänestämme tätä mietintöä vastaan, jos tätä tavoitetta ei saavuteta.
Malcolm Harbour
(EN) Arvoisa puhemies, olen hyvin ilahtunut siitä työstä, jonka Béatrice Patrie ja valiokuntaan kuuluvat kollegani ovat tehneet laatiessaan erittäin tasapainoisen ja selkeän mietinnön komissiolle. Olen varma, että se todellakin auttaa komission jäsentä Kunevaa viemään mahdollisimman nopeasti eteenpäin ehdotusta niin sanotun laaja-alaisen direktiivin ensimmäisistä vaiheista.
Haluan erityisesti kiittää Béatrice Patrieta hänen panoksestaan tässä työssä. Olen työskennellyt hänen kanssaan monien vuosien ajan sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnassa kuluttajansuojaan liittyvissä asioissa. Hänellä on laaja asiantuntemus, joka uskoakseni on vienyt tätä työtä eteenpäin. Olen pahoillani, ettei meillä ole juurikaan mahdollisuutta nähdä häntä, mutta mietintö on osoituksena hänen sitoutumisestaan tällä alalla.
Haluan kiittää myös komission jäsentä hänen tarmokkaasta työstään kuluttajansuojan edistämiseksi sekä siitä kuvasta, jonka hän antaa tälle työlle. Arlene McCarthy viittasi puheenvuorossaan erityisesti tuotteita ja leluja koskeviin kysymyksiin. Ne eivät kuulu tähän keskusteluun, mutta meillä on tilaisuus keskustella niistä komission jäsenen kanssa valiokunnan kokouksessa ensi viikolla.
Haluan mainita erään aikaisemman aikaansaannoksen, jonka toteutukseen me kaikki osallistuimme ja jota ei toistaiseksi ole mainittu, nimittäin direktiivin hyvän kauppatavan vastaisista käytännöistä. Se muodosti rajapyykin kuluttajansuojaa koskevassa lainsäädännössä, koska siinä määritettiin ensimmäistä kertaa hyvän kauppatavan vastaisia käytäntöjä koskevat yhdenmukaiset säännöt, joita on noudatettava kaikkialla Euroopan unionin alueella. Monissa maissa hyvän kauppatavan vastaisia käytäntöjä ei ollut todellakaan otettu lainkaan huomioon kansallisessa lainsäädännössä.
Monet kollegat ovat viitanneet kysymykseen sääntöjen noudattamisesta, emmekä saa unohtaa, että kyseessä on perusta, jota yhä ollaan saattamassa osaksi kansallista lainsäädäntöä useissa jäsenvaltioissa, myös Yhdistyneessä kuningaskunnassa. Meidän on siis jatkettava tähän aiheeseen liittyviä ponnisteluja samanaikaisesti vihreää kirjaa koskevan seurantatyön kanssa. Haluan korostaa, että parlamentti on osoittanut komission jäsenelle selkeän linjan, joka varmasti tulee esiin tämänpäiväisessä äänestyksessä, jotta laaja-alaista direktiiviä koskevassa työssä päästäisiin viipymättä eteenpäin. Olemme päässeet tässä asiassa selvästi yhteisymmärrykseen. Jäljellä on epäilemättä muita aloja, joista haluamme keskustella, erityisesti kysymys kustannuksista ja eri standardien noudattamisesta eri markkinoilla. Emme saa unohtaa, että toisaalta me haluamme varmistaa kuluttajien luottamuksen - kuten komission jäsen tähdensi puheenvuorossaan - ja tarjota heille tunteen siitä, että heillä on pitkälle vietyjä oikeuksia, jotka ovat todella merkityksellisiä. Mutta samalla haluamme kannustaa uusia ja innovatiivisia yrityksiä tuomaan markkinoille tuotteita ja palveluja ilman, että vallitseva oikeusjärjestelmä lannistaisi niitä. Minun on sanottava, niin kuin jo mainitsinkin komission jäsenelle, että joidenkin muiden alojen yhteydessä käsitellyissä kysymyksissä, esimerkiksi Rooma I -asetuksen uudistamisessa, pieniä yrityksiä huolestuttavat erityisesti mahdolliset kustannukset, jotka aiheutuisivat laaja-alaisten vaatimusten noudattamisesta 27 lainkäyttöalueella. Emme tee kuluttajille palvelusta, jos tarjoamme heille korkeatasoisen kuluttajansuojan mutta karkotamme yritykset markkinoilta. Meidän on pyrittävä löytämään tasapaino tässä asiassa.
Minua ilahdutti, että komission jäsen erityisesti mainitsi vastavuoroisen tunnustamisen olevan keskeinen osa tätä kysymystä. Hyvän kauppatavan vastaisia käytäntöjä käsiteltäessä keskustelimme sisämarkkinalausekkeesta ja se hyväksyttiin äänestyksessä. Olemme olleet täysin johdonmukaisia tässä asiassa. Se on osa sitä tasapainoa, johon pyrimme, ja olen varma, että me saavutamme sen.
Christel Schaldemose
(DA) Arvoisa puhemies, haluaisin esittää lämpimät kiitokseni Béatrice Patrielle hänen tekemästään vaativasta työstä, ja haluan kiittää myös komissiota. Vihreä kirja on erinomainen väline, jolla voidaan nimetä kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön ongelmia ja etsiä niihin ratkaisuja. Yksi Béatrice Patrien esittämistä ratkaisuista on käyttää kuluttajansuojaa koskevassa yhteisön säännöstössä yhdistelmälähestymistapaa, jossa noudatetaan täydellistä yhdenmukaistamista monialaisissa määritelmissä ja vähimmäistason yhdenmukaistamista alakohtaisissa kysymyksissä. Voin ymmärtää tämän lähestymistavan ja minä myös kannatan sitä. Mielestäni meidän on kuitenkin varmistettava myös, että kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön yhdenmukaistaminen ei heikennä yhdellekään kuluttajalle tarjottavaa suojaa. Sen vuoksi jätin ehdotuksen kuluttajansuojatakuuksi kutsutusta järjestelystä, kun keskustelimme kysymyksestä sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnassa. Valitettavasti valiokunta hylkäsi ehdotuksen äänestyksessä, mutta nyt Euroopan parlamentin sosialistiryhmä on jättänyt asiasta uuden ehdotuksen, joten voimme äänestää siitä täällä täysistunnossa.
Ehdotuksen tarkoituksena on antaa kaikille eurooppalaisille kuluttajille takuut tai vakuudet siitä, että jo saavutettuja oikeuksia ei vaaranneta edes siinä tapauksessa, että päädytään lainsäädännön täydelliseen yhdenmukaistamiseen. Uskoakseni tämä on oleellista, kun pyritään rakentamaan kuluttajien luottamusta EU:hun ja edistämään niiden syiden ymmärtämistä, minkä vuoksi me laadimme yhteisiä EU:n sääntöjä. Loppujen lopuksi me tarvitsemme yhteisiä sääntöjä monilla aloilla, muun muassa pysyäksemme Internet-kaupan kasvun ja kehityksen vauhdissa. Itse asiassa joissakin jäsenvaltioissa suuri yleisö uskoo, että nimenomaan heidän omassa maassaan on kaikkein korkeatasoisin kuluttajansuoja. Yksi tällainen maa on Tanska, ja siksi siellä suhtaudutaan epäillen kaikkiin EU:n toimenpiteisiin kuluttajalainsäädännön alalla. Yleisö pelkää yksinkertaisesti, että vaatimuksia alennetaan.
Olen täysin vakuuttunut siitä, että jos otamme käyttöön kuluttajansuojatakuun, toisin sanoen jos takaamme, että kukaan ei joudu tulevaisuudessa nykyistä heikompaan asemaan, se antaa meille todellakin mahdollisuuden sekä lievittää tämäntyyppisiä pelkoja että edistää käsitystä siitä, että myös yhteisön lainsäädännön hyväksyminen on kannattavaa. Tämä koskee ainoastaan korkeinta tasoa, ei alinta. Näin ollen kannustaisin kaikkia kannattamaan ehdotustamme nro 4 myöhemmin tänään järjestettävässä äänestyksessä.
Anneli Jäätteenmäki
(FI) Arvoisa puhemies, Eurobarometri-kyselyn mukaan puolet EU:n kansalaisista suhtautuu rajat ylittävään kaupankäyntiin epäluuloisemmin kuin kaupankäyntiin kotimaassa. Yli 70 prosenttia on sitä mieltä, että kaupankäyntiin liittyviä ongelmia, kuten valituksia, on vaikea selvittää rajat ylittävässä kaupassa. Selvä enemmistö kuluttajista tuntee epävarmuutta asemastaan kaupankäynnin parketilla. Se johtaa siihen, että uutta kaupankäyntiä ei synny eivätkä talous ja sen myötä kuluttajien hyvinvointi kasva niin paljon kuin ne voisivat kasvaa.
Komission mukaan ihannetilanne olisi, että EU:n kuluttajat pitäisivät perusoikeuksiaan samoina, olivat he missä tahansa unionin alueella ja tekisivät ostoksensa missä tahansa. Nämä visiot ovat kauniita, mutta nyt tarvittaisiin järkeviä tekoja. Asenteet muuttuvat hitaasti ja vain, jos todellisuuskin muuttuu parempaan suuntaan. Nyt todellisuus on kova ja esimerkiksi tavaran palautus tavaran ollessa virheellinen ei useimmissa ketjuissa onnistu muualle kuin alkuperäiseen ostospaikkaan, vaikka ketjulla olisi liikkeitä siinäkin paikassa tai siinä maassa, missä kuluttaja varsinaisesti asuu.
Kuluttajasta pitää tehdä kuningas. Kuluttajansuojalakien on suojeltava nimenomaan kuluttajia. Säädöksiä on siis syytä nykyaikaistaa, yhtenäistää ja osin laajentaakin. Kummallista on esimerkiksi, että EU:n lainkoura ei automaattisesti ulotu verkkohuutokauppoihin. Kansallinen kuluttajansuojataso ei saa laskea EU-säädösten takia.
Lopuksi kiinnittäisin huomiota siihen, että kuluttajille suunnattua tiedotusta ja valistusta parannettaisiin. Elinkeinoelämällä on tänä päivänä paljon paremmat mahdollisuudet lobata oikeuksiaan sekä olla selvillä niistä ja velvollisuuksistaan, myös kuluttajia koskevista. Ilman kuluttajia ja heidän luottamustaan ei ole kauppaakaan.
Andreas Schwab
(DE) Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, myös minä haluaisin esittää lämpimät kiitokseni Béatrice Patrielle ja ennen kaikkea varjoesittelijällemme Kurt Lechnerille, jonka tässä keskustelussa esittämiä huomautuksia kannatan täysin. Arvoisa komission jäsen, mielestäni päätöksentekomenettely ja esittämänne vihreä kirja ovat malliesimerkki hyvästä yhteistyöstä parlamentin ja komission välillä. Se osoittaa, että me tarvitsemme tämäntyyppistä tehokasta yhteistyötä myös muilla aloilla.
Käsittelemme tässä melko teknisessä mietinnössä Euroopan kuluttajalainsäädännön ja Euroopan sisämarkkinalainsäädännön välistä aluetta, sillä olemme toisaalta kehittämässä yhteistä viitekehystä, jota koskevia säädöksiä ei ole tähän saakka ollut riittävästi saatavilla. Esiin otetut aiheet koskevat Rooma I -asetusta, sääntelyä oikeudellisten asioiden valiokunnassa ja kuluttajansuojaa koskevaa yhteisön säännöstöä. Mielestäni näitä toimenpiteitä on aina tarkasteltava suhteessa toisiinsa, jotta saamme lopulta johdonmukaisen ja yhtenäisen lainsäädännön, joka on kuluttajalle avoin - kuten aikaisemmissa puheenvuoroissa on jo mainittukin.
Kuten Kurt Lechner on jo todennutkin, kuluttajalle avoin lainsäädäntö ei kuitenkaan tarkoita kaikissa tapauksissa sitä, että meidän pitäisi yhdistää kaikki kussakin jäsenvaltiossa voimassa olevat korkeimmat standardit jonkinlaiseksi eurooppalaiseksi sekasotkuksi. Sen sijaan meidän olisi todellakin harkittava Euroopan tasolla, minkälaista kohdennettua strategiaa meidän on käytettävä, jotta voisimme tarjota eurooppalaisille kuluttajille selkeän ja yhtenäisen eurooppalaisen kuluttajalainsäädännön. Ehdotus eurooppalaiselle kuluttajalle tai ostajalle tarkoitetusta ”sinisestä lipusta” voi tuntua omalla tavallaan houkuttelevalta, mutta uskoakseni olisi luonnollisesti vielä merkityksellisempää ja sisämarkkinoiden kannalta parempi, jos me voisimme onnistuneesti ohjata jäsenvaltioita noudattamaan yhtenäistä linjaa kansallisissa lainsäädännöissään.
Tästä päädynkin kysymykseen vähimmäistason yhdenmukaistamisesta ja maksimaalisesta yhdenmukaistamisesta. Kuten muutamat ryhmääni kuuluvat kollegat ovat jo sanoneetkin, uskon, että meidän pitäisi olla varovaisia käyttämissämme perusteluissa. Sisämarkkinoiden perustana on se, että kuluttajat voivat luottaa säännöksiin, joita he pitävät perusteltuina. Tämä voi luonnollisesti toimia vain, jos näitä säännöksiä sovelletaan kaikkialla. Olen tästä syystä ilahtunut siitä, että Evelyne Gebhardtin mukaan me tarvitsemme monilla aloilla esimerkiksi yhdenmukaistettuja terminologisia määritelmiä.
Uskon kuitenkin myös, että meidän on jatkettava varovasti muiden asioiden käsittelyä ja tehtävä jäsenvaltioille selväksi, että emme voi saavuttaa yhtenäisiä sisämarkkinoita ja yhdenmukaistettuja kuluttajansuojamääräyksiä, jos hyväksymme, että jokainen voi lisätä kokonaisuuteen hieman omaa panostaan, sillä tällainen hämmentää varmasti kuluttajia. Tätä linjaa aiomme noudattaa myös myöhemmin järjestettävässä äänestyksessä.
Arvoisa komission jäsen, kollektiivisista tiedoista on jo ollut puhetta. Suhtaudumme hyvin myönteisesti kuluttajien etua ajaviin toimiinne, muun muassa niihin, jotka liittyvät joukkokanteita koskevaan kysymykseen. On kuitenkin tehtävä selväksi, ettemme missään tapauksessa halua Eurooppaan Yhdysvalloissa voimassa olevia ehtoja, ja siten me olemme hyvin innokkaita näkemään, minkälaisen yksityiskohtaisen ehdotuksen te aiotte esittää meille nyt, kun asiaa on jo pääpiirteittäin käsitelty. Me haluamme saada vahvistuksen siitä, ettette missään tapauksessa halua Eurooppaan Yhdysvalloissa noudatettavia ehtoja. Ryhmäkanteeksi yhdistetyt riita-asiat - tästä asiasta PPE-DE-ryhmä esittää itsekin jotakin - sekä pilottioikeudenkäynnit ovat täysin kuluttajien edun mukaisia ja myös tälle asialle me antaisimme tukemme.
Joel Hasse Ferreira
(PT) Arvoisa puhemies, Béatrice Patrien mietinnössä käsitellään kuluttajansuojaa. Kuluttajansuoja kuuluu Euroopan parlamentin ja Euroopan unionin peruskysymyksiin, mistä on itse asiassa osoituksena sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnan olemassaolokin.
Korostaisimme sitä, että Portugalin EU:n puheenjohtajakautena kuluttajapolitiikkaan liittyvissä painopistealoissa ei keskitytä ainoastaan osa-aikaisesta käyttöoikeudesta annetun direktiivin tarkistamiseen vaan myös tänään käsittelemäämme kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamiseen vuonna 2013 päättyvän yhteisön kuluttajapoliittisen strategian sekä EU:n sopimusoikeuden yhteisen viitekehyksen lisäksi.
Hyvät kollegat, meidän varsinaisena tavoitteenamme on luoda kuluttajia varten todelliset sisämarkkinat ja voittaa se epäluottamus, jota eurooppalaiset kuluttajat tuntevat kansainvälistä kauppaa kohtaan erityisesti, mutta ei ainoastaan, Euroopan unionissa. Tämän tavoitteen saavuttamiseksi meidän on kuitenkin varmistettava, niin kuin Béatrice Patrie sanoikin, että kuluttajat tietävät pystyvänsä puolustamaan oikeuksiaan tehokkaasti riitatapauksissa.
Tässä yhteydessä minun on painotettava tiettyjen ehdotukseen sisältyvien seikkojen merkityksellisyyttä ja tärkeyttä. Arvoisa puhemies, sekä elinkeinonharjoittajia että kuluttajia ajatellen oikeuskehystä on tehokkaasti nykyaikaistettava, yksinkertaistettava ja parannettava nimenomaan luottamuksen parantamiseksi. On myös äärimmäisen tärkeää, että tässä kehyksessä Rooma I- ja Rooma II -asetusten mahdollisista ristiriitaisuuksista johtuvat ongelmat ratkaistaan kyseisiin asetuksiin ja sähköisestä kaupankäynnistä annettuun asetukseen sisältyviä oikeuksia kunnioittaen.
Kuluttajansuojakysymysten tarkastelu on näin ollen erittäin tärkeää, erityisesti tapauksissa, joissa kuluttajat allekirjoittavat sopimuksia digitaalisen sisällön hankinnasta. Lisäksi on tärkeää taata kulutusoikeuden tehokkuus, jotta kuluttajien luottamus sisämarkkinoihin lisääntyisi, millä näyttää olevan oleellinen merkitys meille.
Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, minun on lopuksi todettava, että oikeuskehyksen selkeyttäminen ja yhtenäistäminen on välttämätöntä sisämarkkinoiden vahvistamiseksi ja eurooppalaisten kuluttajien luottamuksen lisäämiseksi.
Zita Pleštinská
(SK) Euroopassa on lähes 500 miljoonaa kuluttajaa, joille on nykyisin tarjolla yhä laajempi valikoima tuotteita ja palveluja. Samalla kuluttajat joutuvat kuitenkin tekemään huomattavasti vaikeampia päätöksiä kuin koskaan aikaisemmin. Kun otetaan huomioon, että kuluttajalainsäädäntöä on tehostettava sisämarkkinoilla, minusta on ilahduttavaa, että komissio aikoo arvioida uudelleen kahdeksaa alakohtaista direktiiviä, jotta ne vastaisivat teknologian kehityksen haasteisiin ja erityisesti jotta niihin sisällytettäisiin tarkkoja määritelmiä oikeuksista ja velvollisuuksista verkkoympäristössä.
Luottavaiset ja asioihin perehtyneet kuluttajat ovat Euroopan sisämarkkinoiden dynamiikan perusta. Niin kauan kuin kuluttajat ovat varmoja oikeuksistaan, he tekevät ostoksensa yhtä luottavaisesti kaupassa tai Internetissä riippumatta siitä, onko kyseessä heidän oma maansa vai jokin muu Euroopan unionin maa. Kun kuluttajat tekevät ostopäätöksiä, heidän kannaltaan tärkeimpiä näkökohtia ovat suojautuminen vaarallisilta tuotteilta tai vilpillisiltä menettelyiltä, oikeudelliset ja kaupankäyntiin liittyvät takuut sekä mahdollisuus tavaroiden palauttamiseen. Tästä syystä yhteiset vakiosäännöt, jotka ovat voimassa kaikkialla EU:ssa, ovat tärkeitä sekä kuluttajille että yrittäjille.
Jos kuluttajilla odotetaan olevan riittävästi luottamusta ostosten tekoon jäsenvaltionsa ulkopuolella ja jos heidän odotetaan hyödyntävän sisämarkkinoiden tarjoamia etuja, heille on tarjottava vakuudet siitä, että jos virheitä tapahtuu, heillä on käytettävissään tehokkaita mekanismeja korvausten vaatimiseksi. Kuluttajariitojen ratkaisemiseksi tarvitaan tarkoin säädettyjä mekanismeja, joista ei aiheudu suhteettomia kuluja ja viivästyksiä valituksen kohteena olevan tuotteen tai palvelun arvoon verrattuna. Kuluttajat tarvitsevat täsmällistä tietoa pystyäkseen puolustamaan oikeuksiaan. He voivat käyttää SOLVIT-järjestelmän tyyppisiä epävirallisia mekanismeja tai sellaisten kuluttajajärjestöjen tarjoamia palveluja, joilla on tarkoitusta varten asianmukaista henkilökuntaa ja rahoitusta. Uskon, että kuluttajansuojaa koskevaa yhteisön säännöstöä tarkistaessamme me käytämme tilaisuutta hyväksemme ja parannamme lainsäädäntöä, jotta siinä käytettäisiin yksinkertaista, kansalaisten helposti ymmärtämää kieltä.
Hyvät kollegat, haluaisin lopuksi todeta, miten iloinen olen siitä, että Slovakiasta Prešovin ja Košicen alueilta peräisin oleva vierailijaryhmäni on voinut osallistua juuri tähän keskusteluun, joka on niin tärkeä eurooppalaisille kuluttajille. Toivotamme heidät lämpimästi tervetulleiksi tänne Euroopan parlamenttiimme.
Gabriela Creþu
(RO) Onnittelen Béatrice Patrieta tästä mietinnöstä, jota laadittaessa keskustelimme paljon yhdenmukaistamisen tasosta ja tehokkaan kuluttajansuojan vaatimien välineiden luonteesta. Monissa tapauksissa oli kuitenkin ilmeistä, että nykyiset heikkoudet eivät liity Euroopan oikeuskehykseen vaan siihen, että säädöksiä ei ole saatettu osaksi kansallisia lainsäädäntöjä tai että niiden täytäntöönpano on jäänyt puutteelliseksi kopioinniksi. Sääntelyn parantaminen ei valitettavasti takaa nykyistä parempaa turvaa, jos sääntelyä ei panna täytäntöön tai sen täytäntöönpanossa esiintyy virheitä.
Jäsenvaltioiden välillä on merkittäviä eroja siinä, kuinka paljon kuluttajilla on tietoa ja tietämystä oikeuksistaan ja minkälaiset valmiudet heillä on käyttää olemassa olevia välineitä. Lakien täytäntöönpanosta vastaavien elinten ja kuluttajajärjestöjen tehokkuudessa on eroja. Nämä erot eivät noudata tavanomaista vanhojen ja uusien jäsenvaltioiden välistä jakoa, mutta ne liittyvät paikallisiin perinteisiin ja käytäntöihin.
Kuluttajien haavoittuvuudessa on vaarana, että tietyn maan markkinoilla voidaan päätyä kauppaamaan jostakin muusta maasta peräisin olevia heikkolaatuisia tai vaarallisia tavaroita, ja tämä vain lisää epäilyjä yhtenäismarkkinoiden eduista.
Kehotamme komissiota varmistamaan, että lainsäädännön täytäntöönpano on asianmukaista ja että olemassa olevia sääntöjä noudatetaan, sekä jatkamaan kansalaisten tiedottamista. Oikeutensa tuntevat kuluttajat edistävät yhtenäismarkkinoita, sillä he osaavat valita oikein markkinatoimijoiden välillä ja tekevät siten kilpailusta kehitykseen vaikuttavan tekijän.
Me elämme palveluyhteiskunnassa. Vihreään kirjaan sisältyvistä ehdotuksista saa toisinaan sellaisen käsityksen, että säännöt koskevat vain tavarakauppaa. Sähköinen kaupankäynti ei myöskään kuulu tarkistuksen piiriin. Kehotamme komissiota harkitsemaan näitä kysymyksiä, kun se laatii uusia ehdotuksia, sillä tuotteiden näkymättömän luonteen vuoksi kuluttajat ovat palveluja ostaessaan vieläkin haavoittuvampia kuin tavarakaupassa. Koska kuluttajilla ei ole tarvittavia teknisiä valmiuksia palvelujen laadun tarkistamiseksi, he tarvitsevat oikeuskehyksen suojaamaan itseään.
Alexander Stubb
(EN) Arvoisa puhemies, haluaisin tuoda esiin kolme seikkaa. Ensimmäinen on eräänlainen tunnustus: olen innokas shoppailija. Rakastan ostosten tekoa Internetissä, kotimaassa ja ulkomailla. Voisin siis sanoa, että minulla on hyvä syy kannattaa kuluttajansuojaa.
Tunne on tuttu meille kaikille. Kun teemme ostoksia, asiat eivät aina suju toivotulla tavalla. Menet kotiin ja puku ei istukaan niin hyvin kuin olit ajatellut. Teet ostoksia Internetissä ja Amazon.com lähettää sinulle väärät kirjat. Yrität ottaa yhteyttä kaupan edustajaan, mutta et saa ainuttakaan sähköpostiviestiä vastaukseksi. Kaupassa myyjä katsoo sinua kuin sarjamurhaajaa ja sinä yrität sanoa: ”Mitä sinä oikein kuvittelet minun tekevän? Ovatko sormeni pistorasiassa tai jotakin muuta vastaavaa? Ei, vaan laite ei toimi!”
Aina ei siis ole tarjolla maailman parasta palvelua. Tästä me keskustelemme tänään; yritämme saada asiat toimimaan vähän paremmin. Me siis tiedämme, miltä tuntuu, kun asiat menevät pieleen.
Toinen aiheeni on se, että hyvin harvat ihmiset - jopa Zita Pleštinskán vierailijoista - tietävät, että Euroopan unioni on kuluttajien ystävä.
Tiedän, ettei aihe ole kovinkaan seksikäs, mutta mistä on kysymys ”kulutustavaroiden kaupassa ja takuissa”? Pohjimmiltaan on kyse siitä, että voit saada rahasi takaisin tai vaihtaa tuotteen kahden vuoden kuluessa, jos myyjän kanssa tekemäsi sopimus ei täytä määrättyjä perusteita. Se on mielestäni hienoa. Olen siis Euroopan unionille kiitollinen tästä asiasta.
Etämyyntidirektiivi ei myöskään kuulosta erityisen hauskalta, mutta pohjimmiltaan se tarkoittaa, että jos ostat Internetissä jotakin esimerkiksi Saksasta, voit lähettää tuotteen takaisin seitsemän päivän kuluessa ja saada rahasi takaisin, jos saamasi tuote ei vastaa odotuksiasi.
Olen myös sitä mieltä, että meidän pitäisi markkinoida kuluttajansuojaa hieman nykyistä tehokkaammin. Esitän vain yhden esimerkin tästä asiasta. Olen yhtä mieltä seuraavaan virkkeeseen sisältyvästä ajatuksesta, mutta tarkoituksenani on suorittaa eräänlainen anoppitesti. Mitä luulette, että anoppini sanoisi, jos hän lukisi mietinnön perusteluista seuraavaa: ”Laaja-alainen väline perustuisi maksimaaliseen yhtenäistämiseen, kun taas alakohtaiset välineet perustuisivat jatkossakin minimaalisen yhtenäistämisen periaatteeseen, lukuun ottamatta maksimaalisen yhtenäistämisen pohjalta jo hyväksyttyjä direktiivejä, joista esimerkkinä on hyvän kauppatavan vastaisia käytäntöjä koskeva direktiivi.” Olen samaa mieltä - ei siinä ole mitään ongelmaa. Mutta jos me käsittelemme kuluttajansuojaa, sitä pitäisi soveltaa myös teksteihin, joita me laadimme.
Kolmas ja viimeinen aiheeni on seuraava: Mietintö on mielestäni hyvä, mutta uskoakseni voisimme edetä vielä pidemmälle. Kannatan täysin maksimaalista yhtenäistämistä päivän päättyessä. Hassua on se, että me väitämme aina, että meillä on maailman paras kuluttajansuoja. Minä kerron Malcolm Harbourille, että Suomessa on parempi kuluttajansuoja kuin Yhdistyneessä kuningaskunnassa. Hän sanoo minulle, ettei se pidä ollenkaan paikkaansa. Siksi meidän on mielestäni todellakin saavutettava jonkinlainen tasapaino, ja näin ollen vastavuoroista tunnustamista käsittelevänä esittelijänä pidän hyvänä ajatustanne siitä, että myös tässä asiassa on pyrittävä jonkinlaiseen vastavuoroiseen tunnustamiseen.
Haluaisin lopuksi onnitella Béatrice Patrieta erinomaisesta mietinnöstä. Haluaisin onnitella uutta, dynaamista komission jäsentä yhteisön säännöstöä koskevasta erinomaisesta työstä. Tämä on mielestäni hyvä alku, mutta me voimme edetä pidemmälle.
Anna Hedh
(SV) Arvoisa puhemies, kannatan kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamista ja haluan kiittää kollegaani Beatrice Patrieta hänen erinomaisesta yhteistyöstään. Haluaisin kiittää myös komission jäsentä Kunevaa siitä työstä, jota hän on tehnyt vihreää kirjaa laadittaessa. Luonnollisesti kuluttajasäännöt koskevat itse asiassa kaikkia poliittisia päätöksiä. EU:n lainsäädäntö ja säädökset vaikuttavat Euroopan asukkaisiin ja nämä asukkaat ovat kuluttajia.
Me, Euroopan sosiaalidemokraatit, työskentelemme kovasti varmistaaksemme, että kuluttajansuoja pysyy keskeisenä aiheena. Sisämarkkinat eivät voi toimia kitkattomasti, jos kuluttajat eivät tunne oloaan tyytyväiseksi ja turvalliseksi. Yhteisön nykyinen lainsäädäntö perustuu vähimmäistason yhdenmukaistamisen periaatteeseen, mikä on itse asiassa luonnollista, koska jäsenvaltioissa kuluttajansuoja on edistynyt eri tavoin, kuten olemme tänään kuulleet. Mielestäni meidän on tärkeää yksinkertaistaa ja parantaa sääntelyjärjestelmää sekä kuluttajien että elinkeinonharjoittajien vuoksi, koska tällä tavoin helpotetaan rajat ylittävää kaupankäyntiä ja lisätään kuluttajien luottamusta.
On kuitenkin tärkeää, että vaadittu yhdenmukaistaminen takaa korkealaatuisen kuluttajansuojan ja että se toteutetaan varovasti. Meidän pitäisi päättää myös kuluttajansuojatakuusta, jolla tarkoitetaan, että yhdenkään kuluttajan suoja ei heikkene yhdenmukaistamisen seurauksena. Tästä syystä kannustan teitä äänestämään sosiaalidemokraattien esittämien tarkistusten 4 ja 10 puolesta.
Lopuksi uskon, että EU:n kuluttajalainsäädännön tarkistamisella on pyrittävä kuluttajansuojan vahvistamiseen eikä kaupan lisäämiseen jäsenvaltioiden välillä. Vaikka ne ovatkin sidoksissa toisiinsa, on suuri ero sillä, ohjaako työtä kuluttajansuoja vai keskitytäänkö siinä kaupallisiin näkökohtiin. Meidän on ajateltava ihmisiä ennen markkinoita.
Bogusław Sonik
(PL) Arvoisa puhemies, tietoyhteiskunnan kehittäminen on yksi Euroopan unionin päätavoitteista. Tietoyhteiskunta tarvitsee kuitenkin tuekseen raudanlujat pysyvät säännöt. Luottamus on tämäntyyppisen yhteiskunnan oleellinen ominaisuus, ja luottamuksella on oltava vahva perusta.
Tämä koskee Euroopan politiikan kaikkia aloja, ja se on välttämätön edellytys kuluttajien oikeuksille ja niiden suojelulle sekä niihin liittyvälle turvallisuudelle. Tätä näkemystä tukevat tulokset, joita saatiin vihreän kirjan liitteenä oleviin kysymyksiin perustuneessa kuulemisessa. Turvallisuus on erittäin tärkeää kansalaisille, ja pyrkimys lainsäädännön mahdollisimman laajaan yhdenmukaistamiseen on lähtöisin toiveesta varmistaa turvallisuus.
Mietinnössä mainitut seikat antavat aihetta huoleen. Haluaisin muistuttaa parlamentille, että yli 70 prosenttia eurooppalaisista katsoo, että rajat ylittävät liiketoimet aiheuttavat todennäköisesti enemmän ongelmia kuin paikalliset hankinnat. Kaikista eurooppalaisista puolet suhtautuu varoen rajat ylittävään kaupankäyntiin. Nämä ovat jokapäiväiseen elämään liittyviä seikkoja, jotka voivat vaikuttaa vähäpätöisiltä laajamittaisen politiikan kannalta. Ne ovat kuitenkin erittäin tärkeitä kansalaisille, kun tarkastellaan heidän näkemyksiään yhdentymiseen liittyvästä yhteenkuuluvuudesta ja yhdentymisen tasosta.
Seuraava kysymys on erityisen polttava, eikä sen käsittelyssä voida mielestäni tyytyä itsesääntelyyn. Tarkoitan tällä kuluttajien suojelua sähköisessä kaupankäynnissä. Muistan luonnollisesti, että kesäkuussa 2000 hyväksyttiin sähköistä kaupankäyntiä koskeva direktiivi, mutta meidän pitäisi muistaa myös, että siitä on kulunut seitsemän vuotta. Älkää ymmärtäkö minua väärin, mutta seitsemän vuotta on ikuisuus, kun ajatellaan, että tämä käytäntö on ollut olemassakin vain 15 vuoden ajan. Jos meiltä kysyttäisiin, mikä on muuttunut tuona aikana, meidän olisi pakko vastata ”kaikki”. Syyskuun 11. päivänä 2001 tehdyt terroristi-iskut pakottivat meidät muuttamaan käsityksiämme Internetin turvallisuudesta. Parlamentin on muistettava, että terroristi-iskujen valmisteluissa käytettiin tietenkin pitkälle kehitettyjä tekniikoita.
Juuri esittämäni näkemykset liittyvät aivan erityisesti kuluttajien oikeuksien suojeluun. Tarvitsemme selkeitä ja turvallisia menetelmiä liiketoimien suorittamiseksi Internetissä. Meidän pitäisi pyrkiä ottamaan käyttöön menetelmiä, joilla turvataan Internet-kaupankäynti ja estetään kuluttajien tietoja joutumasta sellaisille henkilöille, joilla ei ole tarvittavia valtuuksia. Tämä voitaisiin toteuttaa suhteellisen helposti kehittämällä ja standardoimalla yleiseurooppalaisia turvallisuusstandardeja Internet-kaupankäyntiä varten.
Pervenche Berès
(FR) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, hyvät kollegat, onnittelen tästä aloitteesta, joka koskee yhteisön säännöstön tarkistamisesta laadittua vihreää kirjaa. Mikäli haluamme, etteivät maanmiehemme pidä sisämarkkinoita ainoastaan uhkana, meidän on uskoakseni taattava kunnollinen kuluttajansuoja, erityisesti nyt, kun sisämarkkinoiden piiriin kuuluu yhä monimutkaisempia tuotteita: ajattelen luonnollisesti tässä yhteydessä rahoitusmarkkinoita. Saamme joka päivä kuulla tapahtumista, jotka osoittavat meille, mikäli se on vielä tarpeen, missä määrin kuluttajansuoja on haaste kyseisellä alalla.
Haluaisin tässä yhteydessä ottaa uudelleen esiin asian, jota komission jäsen McCreevy käsitteli eilisessä puheenvuorossaan: hänen puheenvuorostaan sai käsityksen, että Yhdysvaltain kiinteistömarkkinoiden nykytilanne johtui siitä, että ihmisille, jotka ottavat kiinnityksiä, ei ole tarjolla minkäänlaista rahoitusalan valistusta. Rahoitusalan valistus on hyvin tärkeää, mutta sillä ei voida korvata todellista kuluttajansuojaa, joka on sisällytettävä kaikkiin lakeihimme. Tätä varten tarvitaan monialaista lainsäädäntöä samoin kuin alakohtaisia lakejakin. Me emme saa korvata kuluttajansuojaa ja elinkeinonharjoittajien vastuuta valistuksella, kun tarjotaan sisämarkkinoilla vapaasti liikkuvia tuotteita.
Toinen aiheeni koskee kollektiivista muutoksenhakua. Uskoakseni talous- ja raha-asioiden valiokunnan mietinnön esittelijä, Antolín Sánchez Presedo, puhuu tästä asiasta, mutta mielestäni meidän on päästävä tällä alalla eteenpäin. Kukaan Euroopassa ei ole koskaan kuvitellut, että haluaisimme ottaa täällä käyttöön amerikkalaisen mallin, mutta EU:n sisämarkkinoiden tämänhetkisen tilanteen ja Yhdysvalloissa vallitsevan tilanteen välillä on ero, ja luotan teihin, arvoisa komission jäsen, että ryhdytte käsittelemään tätä kysymystä älykkäästi eurooppalaisesta näkökulmasta. Voidaanko nykypäivänä hyväksyä, että meillä ei ole minkäänlaista tietoa eikä minkäänlaista avoimuutta asioissa, jotka koskevat esitettyjä valituksia ja määrättyjä sakkoja? Meidän on keskusteltava avoimesti siitä, mitä näillä joukkokanteilla saadaan todellisuudessa aikaan, ja meidän on tehtävä niistä hyödyllinen väline eurooppalaisille kuluttajille!
Jos sallitte, arvoisa puhemies, mainitsisin vielä yhden asian. Mietinnössä ehdotetut selkeät ”kuluttajaa” ja ”elinkeinonharjoittajaa” koskevat määritelmät ovat tärkeitä mutta meidän on varottava aiheuttamasta sekaannusta: esimerkiksi rahoituspalvelujen alalla ajatus siitä, että tietyt tuotteet voitaisiin varata elinkeinonharjoittajille, on harhakuva, joka saattaisi heikentää kuluttajille tarjottuja takuita. Ennemmin tai myöhemmin nämä tuotteet liikkuvat markkinoilla, ja niitä tarjotaan kaikille kuluttajille. Tästä syystä me tarvitsemme määritelmän mutta sen ei pitäisi muodostaa kuluttajansuojan perustaa!
Mairead McGuinness
(EN) Arvoisa puhemies, haluaisin myös omasta puolestani onnitella esittelijää hänen tekemästään työstä.
Me puhumme säädöskäytännön parantamisesta. Todellisena pyrkimyksenämme on saada kuluttajat luottamaan siihen, että heillä on samat oikeudet riippumatta siitä, missä he tekevät ostoksensa. Emme kuitenkaan onnistu siinä kovin hyvin, koska kaikista kansalaisistamme puolet suhtautuu varauksella rajat ylittävään kaupankäyntiin, sillä he eivät luota saamaansa suojaan - eikä se ole yllättävää. Uskoakseni on helpompaa tehdä ostokset lähellä ja se saa ihmiset tuntemaan olonsa mukavammaksi. Mutta kun tarkastellaan vähittäiskauppiaita, puolet heistä haluaa käydä rajat ylittävää kauppaa - ja tosiasiassa 29 prosenttia tekee niin. Vähittäiskauppiaat uskovat, että jos alan lainsäädäntö olisi onnistuneempi, kuluttajat olisivat nykyistä innokkaampia käymään kauppaa yli rajojen.
Totta puhuen kuluttajia ei kiinnosta, onko direktiivejä kahdeksan vai kaksikymmentä. Itse asiassa he eivät edes halua tietää, mitä näyttämön takana tapahtuu. He haluavat vain tuntea olonsa mukavaksi ja tietää, että lainsäädäntö on riittävän yksinkertainen. Ja mikäli anopit pahoittivat mielensä Alexander Stubbin testistä, luulen, että jos hän lukisi kyseisen kohdan istuntosalissa oleville jäsenille, hyvin harvat ymmärtäisivät sitä selvästi täälläkään, kun ajatellaan sellaisia termejä, kuten ”laaja-alaisuus”, ”välineet”, ”monialaisuus” ja niin edelleen.
Kuten mietinnöstä käy ilmi, todellinen ongelma on se, että yhteisön lainsäädäntö on saatettu osaksi kansallisia lainsäädäntöjä hajanaisella ja epätasaisella tavalla. Toimin hiljattain puheenjohtajana Equitable Life Assurance Society -yhtiötä käsitelleessä tutkintavaliokunnassa ja havaitsimme hyvin selvästi ongelmat, jotka liittyvät siihen, että rahoituspalvelualaa koskeva säännöstö on saatettu osaksi kansallisia lainsäädäntöjä epäyhtenäisellä tavalla. Lisäksi tuli esiin, että komission on tehostettava valvontaa. Esitimme tästä asiasta suosituksia.
Tosiasia on se, että sen välillä, mitä me täällä päätämme ja mitä jäsenvaltioissa tapahtuu, on liian iso kuilu. Haluan, että tarkistukseen otetaan mukaan sähköinen kaupankäynti ja muita kysymyksiä, kuten rahoituspalvelujen etämyynti, kulutusluotto ja hyvän kauppatavan vastaiset käytännöt.
Kohta 49 on tärkeä, ja siinä todetaan, että kuluttajavalistusta on jatkettava. Kuluttajaneuvontakeskusten verkoston on mielestäni hoidettava tässä asiassa oma osuutensa, koska kaksi kolmasosaa kuluttajista ilmoittaa, etteivät he tiedä, mistä he voivat saada tietoa ja ohjeita rajat ylittävästä kaupankäynnistä. Se on yksinkertaisesti aivan liikaa.
Olen yhtä mieltä Diana Wallisin kanssa siitä, mitä hän on todennut korvauksia sekä joukko- ja ryhmäkanteita koskevasta kysymyksestä, ja otan myös huomioon hänen tietämyksensä ja asiantuntemuksensa lainsäädännöstä.
Haluan ottaa esiin kaksi tai kolme erityiskysymystä. European City Guide -opas on ongelma, joka ilmestyy toistuvasti sekä teidän työpöydillenne että omalleni, eikä kukaan silti tee mitään. Ellemme puutu asiaan, kuluttajat ajattelevat, että me vain puhumme siitä emmekä välitä siitä sen enempää. Tämä asia on todellakin otettava huomioon. Jos jäsenvaltiot laiminlyövät sen, meidän on puututtava asiaan ja saatava jäsenvaltiot ryhtymään toimenpiteisiin.
Arlene McCarthy viittasi puheenvuorossaan leluihin ja vaarallisiin tuotteisiin. Ihmiset uskovat, että tuotteet, joita he ostavat Euroopan markkinoilta, ovat turvallisia. Myös brasilialainen naudanliha aiheuttaa meille huolta. Näin ollen tässä istuntosalissa on kuilu sen välillä, mitä me sanomme ja mitä me teemme, mutta tämä mietintö on erittäin hyvä alku kuluttajansuojan parantamiseksi.
Antolín Sánchez Presedo
(ES) Arvoisa puhemies, kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisen pitäisi parantaa sisämarkkinoiden toimintaa vahvistamalla kuluttajansuojaa ja yritysten kilpailukykyä.
Markkinoiden turvallisuuden ja luotettavuuden parantamisella voidaan vähentää kustannuksia, lisätä kaupankäyntiä ja houkutella investointeja; lyhyesti sanottuna tällä tavoin voidaan osaltaan edistää tarkistetun Lissabonin strategian tavoitteiden saavuttamista.
Parlamentin talous- ja raha-asioiden valiokunnan lausunnossa on painotettu, että on tärkeää soveltaa erityisiä kuluttajansuojasääntöjä rahoituspalvelualaan ja että koko Euroopan unionissa on otettava käyttöön alaa koskeva yhdennetty, kokonaisvaltainen ja järjestelmällinen lähestymistapa. Lausunnossa painotetaan myös, että sidosryhmien on osallistuttava tarkistamiseen hyvää hallintotapaa koskevien periaatteiden mukaisesti.
Mietintö heijastaa laajasti tätä lähestymistapaa, sikäli kuin siinä puolletaan kokonaisvaltaista näkemystä, yhdistelmälähestymistapaa, joka kattaa laaja-alaisen välineen ja muita alakohtaisia välineitä, sekä sääntelyn parantamisen periaatteiden tunnollista noudattamista.
Kuluttajansuojalla voidaan lopullisesti poistaa ei-toivottuja käytäntöjä ja torjua sellaisten tekijöiden lisääntymistä, jotka aiheuttavat merkittäviin ristiriitoihin johtavaa epätasapainoa. Juuri eilen me keskustelimme tilanteesta, joka on Yhdysvalloissa tulosta kalliista kiinnitysluotoista, joita tarjotaan vähävaraisille riistoehdoin ja vastuuttoman mainonnan tuloksena.
Taloudellista turvaa ja vakautta voidaan parantaa varmistamalla, että kuluttajat antavat suostumuksensa vapaasti ja perustellusti selkeiden ja riittävien tietojen perusteella, sekä tarjoamalla heille tilaisuus tarkastaa taloudellista tilannettaan koskevat selvitykset ja ottaa selville asiaankuuluvat tiedot puolueettomien neuvojen saamiseksi. Tarvittaessa voidaan käyttää myös reaktiivisia mekanismeja, kuten joukkokanteita, niin että kuluttajansuoja varmistetaan selvästi mutta vältytään kuitenkin Yhdysvalloissa esiintyviltä ylilyönneiltä.
Valistuksen parantamisen lisäksi voisi olla hyödyllistä laatia vuosittain kertomus rahoituspalvelujen käyttäjien tekemistä valituksista ja vaatimuksista. Kaikki tällä alalla saavutettava edistys on hyvin myönteistä.
Małgorzata Handzlik
(PL) Arvoisa puhemies, globalisaatio ja siihen liittyvä nopea sisämarkkinoiden muuttuminen vaativat lainsäätäjiä laatimaan yhä parempia ja nykyaikaisempia lakeja, jotka vastaavat 21. vuosisadan kuluttajien ja yrittäjien tarpeita. Tällä on erityisen suuri merkitys tarkistaessamme kuluttajansuojaa koskevaa yhteisön säännöstöä, koska yhä syvenevän yhdentymisen vuoksi yhteiskuntamme muuttuvat yhä liikkuvammiksi. Euroopan kansalaiset tekevät yhä useammin ostoksia ja käyttävät yhä useammin palveluja muissa jäsenvaltioissa. Näin ollen on hyvin tärkeää hyväksyä tämä aloite, jotta kuluttajat voivat tuntea luottamusta siihen, että heillä on yhtä hyvä suoja kaikkialla Euroopan unionin alueella.
Mielestäni komission ehdotus on tasapainoinen, sillä se varmistaa korkeatasoisen kuluttajansuojan ja tukee samalla Euroopan talouden kilpailukykyä. Ei riitä, että otamme käyttöön joukon tämäntyyppisiä standardeja: niiden on oltava tehokkaita. Tästä syystä korostan, että kuluttajat ja muut sisämarkkinoilla toimivat ryhmät tarvitsevat oikeusvarmuuden, joka liittyy heidän toimintaansa ja liiketoimiinsa markkinoilla. Nykyiset säädökset eivät tarjoa tällaista varmuutta, sillä niitä ei sovelleta yhdenmukaisesti kaikissa jäsenvaltioissa.
Euroopan komissio ehdottaa vihreässä kirjassaan lainsäädännön nykyaikaistamista, yksinkertaistamista ja parantamista oikeusvarmuuden saavuttamiseksi. Esittelijä kannattaa tätä lähes kaikilta osin mietinnössään. Hyväksyn ehdotetun yhdistelmälähestymistavan, joka kattaa kahdeksan kuluttajansuojaa koskevan direktiivin yksinkertaistamisen. Laaja-alaisen välineen pitäisi perustua maksimaaliseen yhdenmukaistamiseen, kun taas alakohtaisissa välineissä olisi noudatettava vähimmäistason yhdenmukaistamisen periaatetta. Jaan myös komission näkemyksen siitä, että peruutusoikeuteen ja harkinta-aikaan liittyviä periaatteita pitäisi nykyaikaistaa ja niissä pitäisi noudattaa kalenteripäiviin perustuvaa laskutapaa. Lisäksi tuen komission kehotusta ottaa käyttöön vakiomuotoinen perumiskaavake, jota käytettäisiin kaikissa jäsenvaltioissa. Se auttaisi yksinkertaistamaan menettelyjä, jotka koskevat pieniä yrityksiä ja kuluttajia, ja samalla se edistäisi tietojen antamista koskevien periaatteiden täytäntöönpanoa.
Olen ilahtunut myös siitä, että on onnistuttu laatimaan ”kuluttajaa” ja ”elinkeinonharjoittajaa” koskevat määritelmät ja että nämä määritelmät ovat hyvin perusteltuja. Uskoakseni laaja-alainen väline sisältää monia hyödyllisiä viittauksia yhteisön säännöstön nykyaikaistamiseksi. Kuluttajansuojan alalla ja sopimusehtoihin liittyvissä kysymyksissä on hyvä ajatus laatia musta lista ehdoista, jotka ovat kohtuuttomia kaikissa olosuhteissa. On sisämarkkinoiden kaikkien käyttäjien yhteisen edun mukaista, että tämä mietintö hyväksytään ja että asiaankuuluva säännöstö tarkistetaan. Mietintöön sisältyy lukuisia määräyksiä, joita kannattaa harkita. Se on laadittu perusteellisesti, ja esittelijä ansaitsee siitä onnittelut.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen, Euroopan unioni ei voi pohjautua ainoastaan taloudellisiin näkökohtiin. Euroopan rakentamisen pitäisi perustua kansalaisten sosiaaliseen toimintaohjelmaan. Me puhumme usein puhelin-, liikenne-, rahoitus-, terveydenhoito- ja koulutuspalveluista. Meidän on määriteltävä julkisten palvelujen laatuperusteet. Emme voi kehittää Euroopan taloutta, jos kahden kaupungin välillä ei harjoiteta julkista liikennettä sen kannattamattomuuden vuoksi. Uusi verkkovierailuja koskeva asetus on onnistunut.
Kuluttajansuojalla tarkoitetaan myös, että kaikkien EU:n kansalaisten tai perheiden tarvitsema jokapäiväinen ruokakori on turvattu. Miten me pystymme suojelemaan eläkeläisiä ja miten me pystymme suojelemaan vammaisia tai haavoittuvassa asemassa olevia henkilöitä sisämarkkinoilla, jos markkinat pohjautuvat ainoastaan taloudellisiin näkökohtiin?
Voimassa olevasta lainsäädännöstä huolimatta EU:n kansalaiset eivät kuluttajina tiedä, miten he voivat puolustaa oikeuksiaan, ja siksi he eivät voi tehdä sitä. Jos lennot viivästyvät tai niitä perutaan, matkustajat eivät tiedä, että he voivat vaatia taloudellista korvausta, ja niin he eivät tee sitä. Toivottavasti tämäntyyppiset korvausjärjestelmät otetaan käyttöön myös muita liikennevälineitä varten.
Olen ilahtunut siitä, että esittelijä kehottaa laatimaan musta listan kielletyistä ehdoista ja harmaan listan oletetuista kielletyistä ehdoista, joita voi esiintyä sopimuksia tehtäessä. Kansalaisten on kuluttajina saatava ehdottomasti myös enemmän tietoa.
Miten voimme suojata sijoitusrahastoon sijoittaneita henkilöitä, jos osakas päättää sijoittaa sentyyppiseen liiketoimintaan, jota sijoittajat eivät hyväksy? Koska useimmat eurooppalaisista käyttävät tietoyhteiskunnan tuotteita, kehotan Euroopan komissiota laatimaan mahdollisimman nopeasti strategian ja toimintasuunnitelman, joilla taataan tietoyhteiskunnalle ominaisten järjestelmien ja palvelujen turvallisuus. Onnittelen esittelijää hänen tekemästään työstä.
Meglena Kuneva
komission jäsen. - (EN) Arvoisa puhemies, yritän jäsennellä puheeni parhaalla mahdollisella tavalla, jotta onnistuisin käsittelemään kaikkia tärkeitä aiheita, ja olen hyvin kiitollinen teille arvokkaasta panoksestanne tässä keskustelussa.
Minua ilahduttaa myös, että monet Euroopan kansalaiset seuraavat tätä jokapäiväisen elämämme kannalta hyvin tärkeää aihetta - niin kutsuttua ”vihreää kirjaa”, joka ehkä kuulostaa hieman etäiseltä. Mutta kun tajuamme, että kuluttajasopimuksia on kaikkialla ympärillämme alkaen siitä, kun aikaisin aamulla ostamme kupin kahvia, sillä jo siinä on kysymys kuluttajasopimuksesta, voimme havaita, miten tärkeä tämänpäiväisen keskustelumme aihe on Euroopan unionin kansalaisten toimintasuunnitelmalle. Olen erittäin ilahtunut siitä, että te kaikki olette hyvin sitoutuneita muokkaamaan käytettävää kieltä niin, että kansalaiset voivat todellakin ymmärtää sitä ja tuntea sen itselleen läheiseksi.
Haluan aluksi esittää joitakin huomautuksia esiin ottamistanne yleisistä kysymyksistä. Ensiksi tarkistuksen soveltamisalasta: suhtaudun hyvin myönteisesti yhteisön säännöstöä koskevan tarkistuksen laajentamiseen, mutta olemme jo sopineet, että komissio suostuu periaatteessa rajoittamaan tarkistuksen vihreässä kirjassa käsiteltyihin kahdeksaan direktiiviin. Näin ollen kaikkien lainsäädännöllisten seurantavälineiden suhteet muihin yhteisön välineisiin olisi selkeytettävä.
Komissiossa arvioidaan tarvetta laatia mietintö sähköistä kaupankäyntiä koskevasta direktiivistä ja päätetään mietinnön ajankohdasta. Kun puhumme eurooppalaisille kuluttajille tarkoitetuista välineistä, olen täysin yhtä mieltä siitä, että tämän kysymyksen ratkaiseminen on tärkeää, mutta se ei oikeastaan kuulu tämän tarkistuksen piiriin. Yleensä suhtaudun poliitikkona ja komission jäsenenä hyvin kunnianhimoisesti kuluttajansuojaan, mutta en usko meidän pystyvän tässä vaiheessa ulottamaan tarkistusta sähköisestä kaupankäynnistä annettuun direktiiviin.
Lukuisia kuluttajansuojadirektiivejä, kuten kuluttajansuojasta etäsopimuksissa annettua direktiiviä 97/7/EY, sovelletaan sähköisesti tehtyihin kuluttajasopimuksiin, ja sähköisestä kaupankäynnistä annetussa direktiivissä todellakin ilmoitetaan selvästi, että sillä ei rajoiteta yhteisön säädöksissä, muun muassa kuluttajansuojaa koskevassa yhteisön säännöstössä, vahvistettua suojelun tasoa.
Tässä suhteessa sähköisestä kaupankäynnistä annettu direktiivi voidaan tarkistaa erillään kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistuksesta, ja voin vakuuttaa teille, että seuraan tätä aihetta hyvin tiiviisti kollegani, komission jäsenen McCreevyn kanssa, jonka vastuualueeseen sähköisestä kaupankäynnistä annettu direktiivi sisältyy.
Uskon myös meidän komissiossa ymmärtäneen hyvin, että kuluttaja-asiat on sisällytettävä moniin muihinkin vastuualueisiin, eikä ainoastaan kuluttajansuojasta vastaavan komission jäsenen vastuualueeseen. Olen mukana työstämässä kolmatta energiapakettia, joka valmistuu tämän kuun loppuun mennessä; osallistun myös sisämarkkinakatsaukseen, ja laadimme yhdessä komission jäsenen McCreevyn kanssa katsausta rahoituspalveluista. En aio jättää hyvin tärkeää kuluttajaulottuvuutta huomiotta. Olemme tietoyhteiskunnan ja viestimien pääosastossa havainneet myös, että työ, jolla pyritään parantamaan kuluttajien luottamusta verkkovierailuihin, on onnistunut, ja tämä on vasta alkua.
Monet teistä ovat viitanneet kuluttajansuojan tasoon. Haluan toistaa, että komission keskittyminen täydellistä yhdenmukaistamista koskeviin ehdotuksiin perustuu kuluttajansuojan korkeaan tasoon. ”Kilpajuoksu kohti pohjaa” -lähestymistapa ei näin ollen tule selvästikään kysymykseen. Ei kuitenkaan ole tarkoitus, että kyseiset ehdotukset perustuisivat joidenkin jäsenvaltioiden lainsäädännössä saavutettuun korkeimpaan kuluttajansuojan tasoon. Olen yhtä mieltä Diana Wallisin kanssa siitä, että meillä pitäisi olla helppokäyttöisiä ja ymmärrettäviä sääntöjä, mikä merkitsee, että meidän on tarkasteltava, miten voimme panna nämä säännöt täytäntöön kaikissa 27 jäsenvaltiossa. Kysymystä ei missään tapauksessa ratkaista ”kilpajuoksulla kohti pohjaa”.
Voitte uskoa, että kuluttajansuojan alalla ei ihannemaata ole olemassakaan, vaikka otammekin asianmukaisesti huomioon jäsenvaltiot, joissa noudatetaan parhaita käytäntöjä. Olen vieraillut puolessa jäsenvaltioista. Arvioin kaikkein edistyneimpien maiden tilannetta ja havaitsin jälleen, että muutamissa niistä ei ole onnistuttu saattamaan direktiiviä hyvän kauppatavan vastaisista käytännöistä osaksi kansallista lainsäädäntöä. Esitän teille tulostaulun hyvän kauppatavan vastaisia käytäntöjä koskevan direktiivin täytäntöönpanosta ja voitte yllätykseksenne havaita, että edes kuluttajansuoja-alan mestarit eivät ole onnistuneet saattamaan tätä nimenomaista direktiiviä osaksi kansallista lainsäädäntöään.
Kuten Diana Wallis tietää, yhteistä viitekehystä koskeva hanke on minulle tärkeä, ja komissio on Euroopan parlamentin kanssa yhtä mieltä siitä, että on tarpeen varmistaa yhdenmukaisuus yhteisen viitekehyksen valmistelua koskevan työn ja kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisen välillä. Kuten Euroopan parlamentti aivan perustellusti painottaa, on välttämätöntä, ettei yhteisön säännöstön tarkistaminen viivästy pitkällisemmän hankkeen eli yhteistä viitekehystä koskevan työn vuoksi. Odotan innokkaasti tätä aihetta koskevaa työtä arvioidakseni tarkemmin hankittuja kokemuksia kunkin tilaisuuden jälkeen, mutta uskoakseni vihreä kirja on eräänlainen testi. Jos saavutamme täydellisen kohdennetun yhdenmukaistamisen vihreän kirjan avulla, se antaa toiveita siitä, että voimme tulevaisuudessa tehdä työtä hyvän yhteisen sopimusperustan pohjalta. Uskon todellakin tämän hankkeen tulevaisuuteen.
Mitä tulee tarpeeseen varmistaa kuluttajansuojaa koskevien sääntöjen ja kuluttajille soveltuvan tiedon tosiasiallinen julkaiseminen - 42, 43 ja 47 kohta - komissio painottaa, että äskettäin tällä alalla käynnistetyistä aloitteista odotetaan tuloksia lähitulevaisuudessa.
Haluaisin kiinnittää huomiota 6 kohtaan; tulevan välineen soveltamista olisi tarkasteltava sen hyväksymisen jälkeen, jotta voitaisiin arvioida välineen tehokkuutta. Tämä on sääntelyn parantamisen kannalta hyvin tärkeää, sillä kansalaiset pettyvät parhaitenkin suunniteltuun lainsäädäntöön, jos se toteutuu vain paperilla ja jää pelkäksi teoriaksi, ja se saa kansalaiset suhtautumaan yhä kyynisemmin komission ja parlamentin ponnisteluihin. Tästä syystä täytäntöönpanoa ja soveltamista koskevat tulostaulut ovat todella hyvin tärkeitä.
Komissio uskoo varmasti, että ennen kuin esitetään minkäänlaisia uusia ehdotuksia vihreästä kirjasta järjestettävän kuulemisen jälkeen, on laadittava perusteellinen vaikutustenarviointi asiaankuuluvien sisäisten suuntaviivojen mukaisesti, myös osana sääntelyn parantamiseen tähtäävää prosessia.
Haluaisin käsitellä hetken ryhmäkannetta, joka on hyvin tärkeä aihe. En tiedä, millä tavoin onnistuisin vakuuttamaan asiaan vielä epäillen suhtautuvat siitä, että kyseessä ei ole amerikkalaistyyppinen ryhmäkanne. En tiedä, mistä ovat saaneet alkunsa syytökset siitä, että tavoitteenamme olisi ottaa käyttöön Yhdysvalloissa käytössä oleva joukkokanne; ehkä minun on puhuttava viran puolesta ja annettava valaehtoinen vakuutus. Ei, me emme halua ottaa käyttöön sellaista joukkokannetta kuin Yhdysvalloissa on käytössä. Me pyrimme vastaamaan Euroopan kansalaisten tarpeisiin. Marraskuussa Portugalin puheenjohtajakauden aikana järjestetään mielenkiintoinen konferenssi kollektiivisesta muutoksenhausta, ja jos haluatte vaikuttaa tuleviin pyrkimyksiimme, välttäkäämme käyttämästä termiä ”joukkokanne”. Me puhumme kollektiivisesta muutoksenhausta. Ohimennen sanottuna 14:ssä Euroopan unionin jäsenvaltiossa, muun muassa Ranskassa, on käytössä kollektiivinen muutoksenhaku, edustuksellinen kanne ja ryhmäkanne. Onneksi yhä useammat liikealan edustajat ovat siirtymässä kollektiivisen muutoksenhaun kannalle.
Minulla oli äskettäin hyvin mielenkiintoinen tapaaminen Mouvement des Entreprises de France -järjestön edustajien kanssa. Minut kutsuttiin järjestön järjestämään suureen konferenssiin ja näkemyksemme ovat lähentymässä toisiaan, joten uskon meidän lopulta löytävän yhteisen ratkaisun, mikäli hoidamme työmme moitteettomasti ja varmistamme hyvin avoimesti ja vilpittömästi, mihin pyrimme kollektiivisella muutoksenhaulla. Henkilökohtaisesti uskon sen onnistuvan.
Rahoitusalan tietämys ja rahoituspalvelut - todellakin erinomainen ja asiaankuuluva aihe. Komissio järjesti äskettäin konferenssin rahoitusalan tietämykseen liittyvistä kysymyksistä kehittääkseen ideoita siitä, mitä se voi tehdä tällä alalla. Komissio julkaisee tästä aiheesta myöhemmin tänä vuonna tiedonannon, jossa se esittää näkemyksiään ja tiedottaa aloitteista, joiden tarkoituksena on kannustaa ja edistää rahoitusalan valistuksen tarjoamista jäsenvaltioissa. Haluan jälleen toistaa, että tarkoitukseni on tukea komission jäsenen McCreevyn mietintöä rahoituspalveluista ja pitää kuluttajansuojaa eli kansalaisten markkinoita koskeva ohjelma keskeisellä sijalla.
Seuraavaksi käsittelen vihreässä kirjassa esiin otettuja erityiskysymyksiä. Haluaisin viitata muutamiin niistä. Ensiksi digitaalisesta sisällöstä ja ohjelmistoista: komissio on yhtä mieltä siitä, että tätä aihetta on käsiteltävä edelleen. Kuten tiedätte, me kannatimme Zuzana Roithován mietintöä. Mielestäni tämä tarjoaa yhden mahdollisen keinon lisätä tietämystä merkittävällä tavalla tässä vaiheessa, mutta komissio aikoo kerätä tietoa selvittääkseen, aiheutuuko kuluttajille haittaa digitaalista sisältöä ja ohjelmistoja koskevan kysymyksen puutteellisesta käsittelystä. Tämä työ pidetään erillään vihreän kirjan yleisestä seurannasta.
Käsitellessämme kysymystä lainmukaisen takuun kestoajan jatkamisesta jotkut teistä mainitsivat, miten tärkeässä asemassa vastuu ja takuu ovat kuluttajansuojaa edistettäessä. Komission mielestä asiaa on käsiteltävä edelleen, mutta se ottaa huomioon, että monet kuulemiseen vastanneista tahoista tukevat tätä aihetta. Lisäksi komissio kannattaa ehdotusta säilyttää voimassa nykyiset todistustaakkaa tai vaatimustenvastaisuutta koskevat säännöt.
Komissio ottaa huomioon, että Euroopan parlamentti vastustaa valmistajan suoran vastuun käyttöönottoa. Tätä asiaa on pohdittava edelleen eri sidosryhmien erilaisten kantojen vuoksi.
Käsittelen nyt kollektiivista muutoksenhakua koskevaa kysymystä. Tämä aihe on otettu esiin Béatrice Patrien ja Diana Wallisin mietinnöissä. Olen yhtä mieltä Diana Wallisin kanssa siitä, että yhteisen viitekehyksen valmistelussa ja kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön tarkistamisessa on varmistettava yhdenmukaisuus työn jatkamiseksi nykyiseen tahtiin. Hyvä Diana Wallis, voitte luottaa siihen, että sitoudun tulevaisuudessa käyttämään hyväkseni kaikki mahdollisuudet puhuakseni yhteisen viitekehyksen merkityksestä.
Myös Kurt Lechner viittasi varsin ytimekkäästi siihen, miten tärkeää yhdenmukaisuus on. Pyrin ehdottomasti työssäni varmistamaan yhdenmukaisuuden kuluttajansuojaa koskevan yhteisön säännöstön käsittelyssä.
Seuraavaksi käsittelen Gisela Kallenbachin huomautuksia leluista: mikäli muistan oikein, sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnan seuraava kokous järjestetään 12. syyskuuta ja toivoakseni minulla on silloin tilaisuus puhua lähemmin toimista, joihin komissio on ryhtynyt. Mielestäni meillä on jo joitakin konkreettisia tuloksia, joista voimme keskustella. Vierailin Kiinassa; tämä ongelma ei tullut meille yllätyksenä. Meillä on RAPEX-järjestelmä, joka on erinomainen esimerkki unionin solidaarisuudesta ja jonka tarkoituksena on toimittaa kaikkiin 27 jäsenvaltioon ripeästi tieto markkinoillamme mahdollisesti havaituista vaarallisista tuotteista. Se toimii hyvin. Puutuin asiaan voimakkaasti vierailullani Kiinassa - välittömästi vierailuni jälkeen kummankin kiinalaisen lelunvalmistajan luvat peruttiin. Keskustelin eilen pitkään puhelimessa Mattelin toimitusjohtajan Robert Eckertin kanssa.
Mielestäni lelukysymystä ja Kiinaa voidaan hyvin käyttää perusteluna sille, miksi täydellinen kohdennettu yhdenmukaistaminen on niin tärkeää. Ei riitä, että kuluttajilla on hyvä suoja yhdessä maassa. Me emme voi elää kuin eristetyillä saarilla, ja tässä ei missään tapauksessa ole kysymys sisämarkkinoista eikä varmasti myöskään yhtenäisestä Euroopan unionista. Voitte uskoa, että jopa Euroopan unionin suurimmalla maalla on vaikeuksia saada Kiina vakuuttuneeksi siitä, että asioihin on puututtava. Jos me todella haluamme vahvistaa asemaamme Kiinan kanssa käytävissä neuvotteluissa, meidän on toimittava täysin yhtenäisesti ja selkeiden sääntöjen mukaisesti sen sijaan, että edustaisimme 27 eri maan markkinoita. Lisäksi meidän on seurattava tiiviisti täytäntöönpanoa. Kuluttajansuojaa koskeva yhteisön säännöstö ei ole ainut väline. Meidän on katsottava kokonaisuutta. Yhteisön säännöstö on ehdottomasti erittäin tärkeä; se on toimintamme lähtökohta ja perusta. Mutta meillä on käytössämme myös vuosien 2007-2013 kuluttajastrategia ja ponnistelemme voimakkaasti varmistaaksemme, että se toteutetaan yhtäläisesti kaikkialla. Meillä on asetus kuluttajansuojaa koskevasta yhteistyöstä, ja syyskuun lopussa kutsuin kaikki kuluttajansuojasta vastaavat viranomaiset keskustelemaan muutamista kysymyksistä ja kiinalaisista lelutehtaista peräisin olevista vaarallisista tavaroista. Kerron teille myöhemmässä vaiheessa tilannekatsauksemme tuloksista.
Myös Euroopan kuluttajaneuvontakeskusten verkostot ovat erittäin toimivia ja ne täydentävät hyvin sitä lainsäädäntöperustaa, jonka olemme saavuttamassa ja joka pitäisi panna täytäntöön. Nyt haluan puhua lyhyesti European City Guide -oppaasta. Saan todellakin paljon kirjeitä European City Guide -oppaasta. Kuluttajansuojasta vastaavan komission jäsenen oikeudet eivät ikävä kyllä tarjoa minulle mahdollisuutta puuttua juurikaan tähän asiaan. Kehotan verkkopäiväkirjani alussa kansalaisia välttämään tämäntyyppisiä vääriä toimintatapoja ja varomaan European City Guide -oppaan vääriä käytäntöjä, mutta jäsenvaltiot vastaavat mahdollisesta suojelusta.
Täytäntöönpano on hyvin keskeistä tulevina kuukausina. Kirjoitin henkilökohtaisesti kaikille kollegoilleni jäsenvaltioiden hallituksissa kertoakseni heille, että valitettavasti hyvän kauppatavan vastaisista käytännöistä annetun direktiivin saattaminen osaksi kansallista lainsäädäntöä ei edisty toivotusti. Kaksikymmentäseitsemän kollegaani sai henkilökohtaisen kirjeen, jolla heitä tiedotettiin siitä, että asiat eivät etene hyvin. Jos me emme onnistu saattamaan yhteisön säännöstöä osaksi kansallisia lainsäädäntöjä, tulevaisuutemme perustukset ovat hyvin horjuvat.
Diana Wallis ja Kurt Lechner ovat ottaneet esiin kysymyksen Rooma I -asetuksesta. Voin vakuuttaa teille tässä vaiheessa, että mielestäni ehdotettu Rooma I -asetus ja säädös, joka annettaisiin kuluttajansuojan tiettyjen näkökohtien täysimääräisestä yhdenmukaistamisesta tai joidenkin muiden näkökohtien vastavuoroista tunnustamista koskevan ehdon käyttöönotosta, eivät ole millään tavalla ristiriidassa keskenään. Mutta jatkan mielelläni kanssanne keskustelua tästä asiasta. Tiedän, miten arkaluontoisesta asiasta on kysymys, kun otamme huomioon jatkuvat ponnistelumme unionin lainsäädäntöperustan yhtenäistämiseksi.
Haluaisin jälleen kerran kiittää kaikkia teitä. Hyvä Béatrice Patrie, uskoakseni olette saanut paljon tunnustusta vaativasta työstänne. Haluaisin lopuksi kiittää teitä ja kertoa, että iloitsen ennakolta siitä, että pääsemme jatkamaan työtämme, joka koskee tätä tärkeää aihetta. Lopuksi esitän kiitokseni keskustelua seuranneille Euroopan kansalaisille.
Puhemies
(FR) Keskustelu on päättynyt.
Äänestys toimitetaan puolenpäivän aikaan.
Kirjalliset kannanotot (työjärjestyksen 142 artikla)
Monica Maria Iacob-Ridzi
kirjallinen. - (RO) Kuluttajansuojaa koskevaa yhteisön säännöstöä on vuosi vuodelta täydennetty määräyksillä, joilla on tarkoitus taata Euroopan yhtenäismarkkinoiden toteutuminen. Hiljattain hyväksyttyihin säädöksiin kuuluvalla verkkovierailuista annetulla direktiivillä poistettiin yksi Euroopan kansalaisten mielestä tärkeimmistä liikkumisvapauden esteistä.
Henkilöautojen verotuksesta annettu direktiivi noudattaa samaa linjaa. Valitettavasti asiasta on odotettu neuvoston päätöstä vuodesta 2005, vaikka sekä parlamentti että talous- ja sosiaalikomitea antoivat siitä viime syksynä myönteisen lausuntonsa. Kyseinen asiakirja on täysin välttämätön, koska tällä hetkellä 16 jäsenvaltiossa kannetaan 16 erilaista veroa, ja tämä estää ostamasta henkilöautoa toisesta EU:n jäsenvaltiosta. Useimmissa tapauksissa kansalaiset, jotka muuttavat yhdestä jäsenvaltiosta toiseen, saattavat joutua maksamaan rekisteröintiveron kaksi kertaa.
Parlamentin ja Euroopan komission on ponnisteltava saadakseen jäsenvaltioiden valtiovarainministerit hyväksymään direktiivin neuvostossa. Euroopan kansalaisuus voi käsitteenä toimia täysin yhdenmukaisesti vasta sitten, kun kaikki perustamissopimuksessa määritetyt oikeudet todellakin toteutuvat Euroopan unionissa ja sen jäsenvaltioissa.
(Istunto keskeytettiin klo 11.55 äänestysten alkamista odotettaessa ja sitä jatkettiin klo 12.)
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Cooperación administrativa en el ámbito de la fiscalidad - Asistencia mutua en materia de cobro de los créditos correspondientes a determinados impuestos, derechos y otras medidas - Aplicación optativa y temporal del mecanismo de inversión del sujeto pasivo a determinadas entregas de bienes y prestaciones de servicios susceptibles de fraude (modificación de la Directiva 2006/112/CE) - Fomento de la buena gobernanza en el ámbito fiscal (debate)
Presidente
El siguiente punto del orden del día es el debate conjunto sobre cuatro informes sobre tributación.
Se trata de:
el informe de la señora Álvarez sobre la propuesta de Directiva del Consejo relativa a la cooperación administrativa en el ámbito de la fiscalidad,
el informe del señor Dumitru Stolojan sobre la asistencia mutua en materia de cobro de los créditos correspondientes a determinados impuestos, derechos y otras medidas,
el informe del señor Casa sobre la aplicación optativa y temporal del mecanismo de inversión del sujeto pasivo a determinadas entregas de bienes y prestaciones de servicios susceptibles de fraude,
el informe del señor Domenici sobre el fomento de la buena gobernanza en el ámbito fiscal,
Doy la palabra a la señora Álvarez, ponente, por cuatro minutos.
Magdalena Álvarez
Señor Presidente, queridos colegas, la Unión Europea se basa en una relación de solidaridad entre sus Estados miembros. Un ejemplo claro de esta solidaridad es, precisamente, la cooperación administrativa en materia fiscal, que es una pieza clave del funcionamiento de la Unión. Se trata de la lealtad entre los Estados miembros, entre sus administraciones fiscales; una lealtad que se traduce en confianza, en la confianza de que los socios también van a ser aliados y no van a permitir que en su territorio los defraudadores encuentren refugio para sus actividades fraudulentas.
El fraude fiscal contamina toda la economía, produce graves consecuencias en los presupuestos nacionales, pues reduce la capacidad para asumir gastos y para llevar a cabo inversiones, lleva, además, a la vulneración del principio de equidad fiscal con respecto a los ciudadanos que sí cumplen y ocasiona distorsiones en la competencia que se traducen en un deficiente funcionamiento del mercado. Todos estos efectos son aún más preocupantes porque el volumen de fraude fiscal en la Unión Europea supera, según las últimas estimaciones, los 200 000 millones de euros anuales. Esta cifra supone el doble de los costes del plan de relanzamiento de la economía propuesto por la Comisión, por lo que nos permite apreciar su gran magnitud.
Nos encontramos, pues, ante un reto de primer orden al que tenemos que hacer frente con toda determinación y aun cuando la Directiva actualmente vigente supuso, sin duda, un primer paso en esta dirección, pese a estar cargada de buenas intenciones, su aplicación práctica no ha producido los efectos deseados.
Ha llegado el momento de subir un escalón más y dotarnos de nuevos instrumentos para que la fiscalidad vaya paralela a la integración y a la liberalización del mercado. Por ello, quiero expresar mi satisfacción por la propuesta presentada por el Comisario Kovács y quisiera felicitarle por todo su mandato y hoy, especialmente, por este proyecto de nueva Directiva.
Con esta propuesta vamos a disponer de más medios, más eficaces, para luchar contra el fraude y la evasión fiscal en Europa. En este sentido, la nueva Directiva supone un salto cuantitativo y cualitativo: cuantitativo porque establece nuevas obligaciones y cualitativo porque amplía y concreta las ya contempladas. El ámbito objetivo se amplía: se pasa del intercambio de información previa solicitud al intercambio automático.
Y, por último, la tercera novedad: el levantamiento del secreto bancario. Permítanme referirme a esta medida como la estrella de la propuesta, pues en la práctica dicho secreto es el mayor obstáculo para las administraciones fiscales. El levantamiento del secreto bancario ha sido una vieja reivindicación de la OCDE, recuperada por el G-20. Tendremos, con su puesta en práctica, una herramienta más que eficaz para acabar con la injustificable existencia de paraísos fiscales en el interior de la UE.
Este mismo objetivo ha sido el del informe que hoy examinamos. Con él pretendemos incluso intensificar los resultados de la propuesta de la Comisión. Se trata de reforzar la eficacia y la aplicabilidad de la nueva Directiva.
Sin ánimo de exhaustividad, les comento las principales enmiendas: amplía el ámbito subjetivo, refuerza la aplicabilidad del intercambio automático de información y, en relación con el secreto bancario, propone la ampliación del criterio de sujeción con su equiparación al resto de la Directiva. También hay enmiendas de compromiso, concretamente, las que se refieren al intercambio automático de información, a la protección de datos y confidencialidad y al intercambio de información con terceros países.
Por último, quiero agradecer a mis colegas de la Comisión su trabajo y su espíritu de colaboración y felicitarles por ello. Hemos llegado a un amplio grado de consenso: el mensaje de este Parlamento es claro y su compromiso firme con la lucha contra el fraude y la evasión fiscal y con el fortalecimiento de estos grandes principios de la UE: lealtad, transparencia y competencia leal.
Theodor Dumitru Stolojan
La reciente crisis financiera y económico ha puesto plenamente de relieve la gran importancia de que cada Estado miembro cuente con unas finanzas públicas sólidas y sostenibles. Los Estados miembros que controlan correctamente sus finanzas públicas y aplican políticas fiscales anticíclicas han podido ofrecer incentivos fiscales para ayudar a sus economías a salir de la crisis.
En mi calidad de ponente acojo con satisfacción en este contexto la iniciativa del Consejo y la propuesta de Directiva del Consejo sobre la asistencia mutua en materia de cobro de los créditos correspondientes a determinados impuestos, derechos y otras medidas. Esta Directiva no sólo contribuirá a aumentar la eficiencia en el ámbito relativo al cobro de créditos, sino que también ayudará a que el mercado único funcione mejor. Quiero mencionar que la propuesta de directiva contempla importantes mejoras en una serie de aspectos importantes relacionados con el cobro de créditos: el intercambio de información entre las autoridades, métodos para el cobro de créditos y los comentarios que la Comisión Europea necesita para hacer un seguimiento de esta actividad en constante crecimiento, como se refleja en el número de asuntos entre los Estados miembros.
Se han redactado enmiendas. Quiero dar las gracias a todas las diputadas y diputados que han presentado estas enmiendas, que especifican con más claridad las condiciones de aplicación de las directivas.
David Casa
Creo que este informe ilustrará con claridad la eficiencia con la que funciona la Unión Europea a través de sus instituciones cuando se enfrenta a un problema que exige una atención urgente y concreta.
Me parece que cuando hablamos del fraude intracomunitario en los casos de operador desaparecido, debemos prestar atención a las medidas que deben adoptarse en este régimen temporal, cuya intención es poner fin a los abusos de los sistemas de IVA que se utilizan en Europa. Este tipo de fraude, como ya he mencionado, es conocido como fraude intracomunitario de operador desaparecido. En su forma más grave se conoce como "fraude de carrusel", que es una actividad delictiva que es llevada a cabo por defraudadores expertos y profesionales.
Algunos estudios recientes han demostrado que este tipo de fraude representa aproximadamente el 24 % de todos los tipos de fraude relacionados con el IVA. Tiene lugar cuando una persona que ofrece un servicio o vende un producto recibe el pago del IVA de un comprador intracomunitario y dicho pagó desaparece literalmente sin que estos defraudadores y delincuentes paguen las cantidades debidas a Hacienda.
Por ello ha sido denominado "fraude de carrusel", ya que este IVA sigue desapareciendo de cada país en el que se realiza este tipo de operación. La propuesta de la Comisión ofrece la oportunidad de eliminar este riesgo que se produce cuando se realizan operaciones intracomunitarias. Tenemos que velar por no aumentar la carga administrativa y que los comerciantes honrados carguen con las consecuencias. Asimismo hemos tenido cuidado de no aplicar esta medida temporal a una amplia gama de productos, sino únicamente a aquellos que pueden ser controlados y evaluados.
Cabe mencionar el régimen de comercio de derechos de emisión, ya que ha sido modificado por medio de esta propuesta de la Comisión. Afirmamos que debido a la vulnerabilidad de este régimen, otra modificación introducida establece que cuando un Estado miembro decide adoptar este sistema, el mecanismo de inversión del sujeto pasivo debe ser obligatorio para todos los pagos relativos a emisiones de gases de efecto invernadero, porque es imperativo coordinar una acción inmediata entre todos los Estados miembros.
Por el momento y hasta 2012, alrededor de un 90 % a un 95 % de los derechos se asignan a aquellos que generan la mayor cantidad de emisiones. Estos derechos son emitidos por los gobiernos nacionales y entre un 5 % y un 10 % son subastados. A partir de 2013, la mayor parte de estos derechos se subastarán y, por consiguiente, antes de poner en marcha este sistema tenemos que asegurarnos de que el mercado esté protegido contra aquellos que intenten abusar del sistema.
Creo que si tenemos en cuenta el consenso alcanzado dentro de la Comisión de Asuntos Económicos y Monetarios, incluso con las transacciones que llegue a concluir -con los socialistas, los liberales y todos los grupos políticos-, debería allanarse el camino para llegar a un sistema más fiable. De este modo, si aprobamos mi informe, lucharemos firmemente contra el fraude y tendremos más éxito en las cuestiones relacionadas con el régimen del IVA en la Unión Europea.
Leonardo Domenici
Señor Presidente, Sus Señorías, aunque el tema de la buena gobernanza en el ámbito fiscal siempre ha tenido una gran importancia, resulta aún más pertinente e importante tras la gran crisis económica y financiera de hace dos años. Las cumbres europeas e internacionales -el G-20- han deliberado sobre ella y lo siguen haciendo, en particular cuando se trata es de luchar contra la evasión fiscal y los paraísos fiscales.
Todo esto es importante. Es una muestra de compromiso y voluntad, pero no debemos engañarnos y pensar que todo lo que se necesita es hacer un anuncio. Necesitamos una política eficaz y constante. Quedan muchos problemas por resolver. Realmente resulta demasiado fácil comprar o crear una empresa tapadera para evitar los impuestos. Basta con echar una mirada en Internet: miles de sitios web ofrecen empresas en venta, incluso en Estados miembros de la Unión Europea. A menudo todo lo que se tiene que hacer es enviar un correo electrónico y adjuntar una fotocopia escaneada del pasaporte para constituir una sociedad. Tenemos que poner fin a la práctica de crear personas jurídicas ficticias para evadir impuestos.
El informe que presento se basa en la Comunicación de la Comisión Europea sobre el fomento de la buena gobernanza en el ámbito fiscal. El informe pretende presentar propuestas sólidas y pide un compromiso firme de la Comisión Europea y el Consejo para que se apliquen dichas propuestas. La lucha contra los paraísos fiscales, la evasión fiscal y la fuga de capitales debe ser considerada una de las prioridades de la Unión Europea.
De ahí el principio de la buena gobernanza basada en la transparencia, el intercambio de información, la cooperación transfronteriza y una competencia leal en materia fiscal. Lo cierto es que necesitamos más cooperación y colaboración en el ámbito tributario en la Unión Europea.
El objetivo general que debemos fijarnos es un intercambio automático de información a escala mundial y multilateral, pero para ello debemos comenzar, como es obvio, dentro de la Unión Europea. Como ya ha señalado la señora Álvarez, tenemos que abolir completamente el secreto bancario en los Estados miembros de la Unión Europea y apresurarnos a poner fin a la excepción temporal que permite la aplicación de una retención fiscal, que a menudo se evade o se calcula por debajo de su valor real, en lugar del intercambio de información.
No deseo demorarme demasiado en las propuestas concretas que recoge el informe. No obstante, quiero subrayar que consideramos importante lo siguiente: ampliar el ámbito de aplicación de la Directiva 2003/48/CE, luchar contra el fraude del IVA, crear un registro público de la UE en el que figuren los nombres de las personas y empresas que han creado empresas o abierto cuentas en paraísos fiscales y dar un nuevo impulso a los proyectos de armonización fiscal, comenzando con una base imponible consolidada para las empresas.
Asimismo, la Unión Europea debe enviar un único mensaje a nivel internacional, y luchar por la mejora de las normas de la OCDE a fin de lograr un intercambio automático de información, y no basado en solicitudes.
Señor Kovács, usted ha escuchado igualmente los otros informes, de modo que necesitamos un compromiso firme por parte de la Comisión y también que la nueva Comisión haga hincapié en estas prioridades en el momento de la transmisión de poderes. El Parlamento Europeo tiene derecho a pedir al Consejo y a la Comisión que rindan cuentas de sus trabajos.
Quiero dar las gracias a Sus Señorías, en particular a los ponentes alternativos, por su contribución a este informe, que espero apruebe el Parlamento.
László Kovács
Miembro de la Comisión. - Señor Presidente, Sus Señorías, es un honor para mí debatir hoy con ustedes sobre cuestiones fiscales, en el último día de mi mandato como Comisario encargado de la fiscalidad y asuntos aduaneros.
Quiero manifestar mi gratitud, antes que nada, a todo el Parlamento Europeo, y en especial a la Comisión de Asuntos Económicos y Monetarios, por el apoyo que la Comisión y yo hemos recibido durante los últimos cinco años para la mayoría, si no todas, las propuestas en materia fiscal que hemos presentado.
Los temas de política fiscal que Sus Señorías examinan actualmente desempeñan un importante papel para alcanzar el objetivo de la Comisión consistente en luchar mejor contra el fraude y la evasión fiscal, que genera pérdidas de entre 200 000 y 250 000 millones de euros a escala comunitaria. Asimismo pretendemos aumentar la transparencia y la cooperación.
Me gustaría expresar mi especial agradecimiento al señor Domenici, a la señora Álvarez, al señor Stolojan y al señor Casa por abordar estas iniciativas de una manera tan constructiva. Me alegra mucho que el mensaje fundamental de estos informes sea de apoyo por las iniciativas de la Comisión. Entiendo que los informes piden un mayor esfuerzos, en primer lugar, en el ámbito de la buena gobernanza en el ámbito fiscal, tanto en la Unión Europea como fuera de ella; en segundo lugar, en la cooperación administrativas en materia fiscal; en tercer lugar, en la asistencia mutua para el cobro de los créditos fiscales y, en cuarto lugar, en la lucha contra el fraude del IVA, sobre todo contra el fraude de carrusel.
En relación con la buena gobernanza en materia fiscal, la política de la Comisión pretende promover el principio de transparencia, el intercambio de información y la competencia leal en materia fiscal a escala mundial. En abril de 2009, la Comisión adoptó una Comunicación en la que promueve estos principios con el fin de luchar contra el fraude y la evasión fiscal transfronterizos, tanto dentro de la UE como fuera de ella, y lograr la igualdad de oportunidades.
La Comisión ha presentado varias propuestas para mejorar la buena gobernanza al interior de la UE. El debate sobre estas propuestas sigue su curso, pero espero que sean aprobadas pronto y que refuercen nuestros argumentos para que otras jurisdicciones adopten medidas similares.
La Comisión está firmemente convencida de que la intensificación de las relaciones comerciales entre la UE y sus socios siempre debe ir acompañada de compromisos respecto a principios de buena gobernanza. El objetivo, que se basa en las conclusiones del Consejo de 2008, consiste en introducir en los acuerdos en la materia con terceros países una disposición, mediante la cual los socios de la UE reconocerían los principios de buena gobernanza en materia fiscal y se comprometerían a aplicarlos.
Es necesario prestar especial atención a los países en desarrollo. Los servicios de la Comisión elaboran una comunicación que estará dedicada a la buena gobernanza en materia fiscal en el contexto concreto de la cooperación al desarrollo. Esta comunicación abordará el papel que puede desempeñar la buena gobernanza en materia fiscal para mejorar la movilización de recursos en los países en desarrollo, en particular por medio de la construcción de capacidades.
Me felicito de su apoyo para que la Comisión participe plenamente a los trabajos del ejercicio de revisión horizontal del Foro Mundial de la OCDE, en particular, para identificar las jurisdicciones que no cooperan, y desarrollar un proceso para evaluar el cumplimiento y la aplicación de las medidas para promover la observancia de las normas. La Comisión Europea deberá seguir siendo un actor activo para velar por que todos las partes cumplan sus compromisos.
En relación con el número de acuerdos sobre intercambio de información fiscal -que son doce- que debe celebrar un país para obtener la condición de jurisdicción cooperadora, la Comisión cree que es necesario revisarlo y tener en cuenta aspectos cualitativos como, en primer lugar, las jurisdicciones con las que se han celebrad los acuerdos. Para hablar con toda claridad, un paraíso fiscal que tenga 12 acuerdos con otros doce paraísos fiscales sin duda no pasaría el umbral. En segundo lugar, la voluntad de una jurisdicción para seguir firmando acuerdos, incluso tras haber llegado a este umbral, y en tercer lugar, la eficacia de su aplicación.
En cuanto a su petición de que se examine una serie de opciones de sanciones e incentivos a fin de promover la buena gobernanza en materia fiscal, la Comisión ya examina una serie de incentivos para hacerlo a nivel comunitario, por ejemplo, un mayor uso de la ayuda al desarrollo para hacer que algunos terceros países abandonen la competencia desleal en esta materia. Los trabajos sobre las posibles sanciones se encuentran menos avanzados y, por supuesto, cualquier acción de la UE deberá tener en cuenta las políticas fiscales de cada uno de los Estados miembros.
Sin embargo, no estoy plenamente de acuerdo con Su Señoría en dos ámbitos concretos. Una se refiere a los registros públicos y a la divulgación de la información relativa a las personas que invierten en paraísos fiscales. Creo que debemos encontrar un equilibrio entre la confidencialidad y la necesidad de que las jurisdicciones apliquen su legislación fiscal.
Aunque no deberían existir restricciones basadas en el secreto bancario o las obligaciones nacionales tributarias, es necesario respetar los derechos de los contribuyentes y la estricta confidencialidad de la información intercambiada. Estos límites tienen que respetarse, por lo que es posible que un registro público no sea la mejor solución.
La otra cuestión es el precio de las transferencias. Su Señoría propone adoptar métodos basados en la comparación de beneficios a fin de identificar los precios inexactos de las transacciones y las técnicas de evasión fiscal utilizadas con mayor frecuencia. En mi opinión, aunque es cierto que una comparación de los beneficios del sector puede ser un indicador que algo no está bien, ese indicador por sí solo no es suficiente para determinar de forma concluyente que los precios de las transferencias no son adecuados, y únicamente podría ser un factor dentro de una evaluación de riesgos mucho más amplia de la exactitud de los precios cobrados por las transacciones de las filiales de una sociedad multinacional.
El método de comparación de beneficios es aceptable, pero solamente si llega a los mismos resultados que los métodos transaccionales. Recurrir directamente al método de comparación de beneficios como parece proponer la enmienda -no nos daría necesariamente la respuesta "correcta" en el caso de las transacciones entre entidades independientes.
La nueva propuesta de Directiva relativa a la cooperación administrativa en el ámbito de la fiscalidad pretende mejorar y racionalizar todos los mecanismos de intercambio de información y otras formas de cooperación entre los Estados miembros para luchar mejor contra el fraude y la evasión fiscales. En particular, la Directiva propone que se elimine el secreto bancario en las relaciones entre los Estados miembros a efectos de cooperación administrativa. Acojo con gran satisfacción la constructiva actitud y el apoyo que la señora Álvarez ha mostrado para esta propuesta.
Soy consciente de que el punto más polémico del debate en las comisiones parlamentarias han sido las enmiendas sobre el intercambio automático de información que pretenden el uso de dicho intercambio únicamente de forma opcional por medio de una decisión que deben adoptar los Estados miembros.
Permítanme recordar que el objetivo de esta propuesta es mejorar todos los tipos de intercambio de información y otras formas de cooperación administrativa dentro de la UE, y en concreto el intercambio automático, que ex un pilar importante para evitar el fraude y la evasión fiscales.
Promover intercambio de información previa solicitud, como lo hace la norma de la OCDE, es sin duda un planteamiento aceptable con terceros países, pero en un mercado interno totalmente integrado como el mercado único de la UE, los Estados miembros deben ser más ambiciosos e ir más lejos. Deben poder utilizar los mejores instrumentos a su disposición para alcanzar su objetivo político consistente en luchar contra el fraude y la evasión fiscales.
Observo que el proyecto de informe sobre la buena gobernanza en el ámbito fiscal destaca la necesidad de desarrollar el intercambio automático de información como norma general, como medio para poner fin al uso de personas jurídicas ficticias para evadir los impuestos. Observo igualmente que el informe acoge con beneplácito esta nueva propuesta de directiva sobre cooperación administrativo por el hecho de ampliar su ámbito de aplicación para incluir los impuestos de todo tipo y abolir el secreto bancario. Por ello pido a Sus Señorías que no voten a favor de la nueva enmienda presentada por el Grupo PPE destinada a eliminar toda referencia al intercambio automático de información en este informe.
Respecto a las enmiendas que pretenden establecer normas más definidas sobre la protección de los datos personales, me gustaría destacar que, en todo caso, los Estados miembros están obligados a cumplir la legislación comunitaria vigente en esta materia y que, por consiguiente, estas normas deberán cumplirse incluso si no se modifica la actual propuesta de directiva. Sin embargo, en aras de la claridad, podría contemplar la introducción de un considerando de carácter general en el que se haga referencia a las normas comunitarias vigentes.
En cuanto a las enmiendas sobre el sistema de evaluación y sus requisitos, me parece que las normas que prevé la propuesta y que refuerza el texto de la fórmula transaccional de la Presidencia deberían brindar un marco adecuado que refleje el espíritu de las enmiendas propuestas.
La Comisión puede aceptar, en principio, algunas enmiendas, como las que contemplan la posibilidad de que la Comisión adopte actos delegados para las mejoras técnicas de las categorías de ingresos y capitales que son objeto del intercambio automático de información, mientras que las categorías correspondientes deberían definirse en la propia Directiva y no a través del procedimiento de comitología. Esta posición coincide igualmente con la orientación de los debates que tienen lugar actualmente en el Consejo.
La Comisión también puede aceptar en principio las enmiendas sobre el secreto bancario, que no haría una distinción entre los contribuyentes en función de su domicilio fiscal. Asimismo, la Comisión acepta en principio las enmiendas sobre la presencia y participación de funcionarios en las investigaciones administrativas.
La Comisión defenderá el espíritu de estas enmiendas en las deliberaciones del Consejo sin modificar formalmente su propuesta, ya que al parecer estas disposiciones ya se reflejan en el texto transaccional.
Permítanme pasar ahora a la propuesta de la Comisión sobre la asistencia mutua para el cobro de impuestos. El ámbito de las disposiciones nacionales en esta materia se limitan al territorio nacional, y los defraudadores se aprovechan de ello para organizar quiebras en los Estados miembros en los que tienen deudas. Por ello, los Estados miembros insisten cada vez más en recibir asistencia de los otros Estados miembros para el cobro de impuestos, pero las disposiciones vigentes sólo han permitido el cobro de un 5 % de las deudas.
La propuesta de la Comisión tiene por finalidad mejorar el sistema de asistencia con normas más fáciles de aplicar y condiciones más flexibles para solicitar asistencia. Como Sus Señorías saben, el Consejo ECOFIN llegó a un acuerdo el 19 de enero de 2010 sobre el enfoque general para la propuesta de directiva. Me felicito vivamente de la actitud de apoyo a esta propuesta que se refleja en el informe del señor Stolojan.
La Comisión puede aceptar en principio la enmienda para que el ejercicio de las competencias de inspección en el Estado miembro destinatario de la solicitud por parte de funcionarios del Estado miembro solicitante queden sujetas a un acuerdo entre los Estados miembros interesados. El texto transaccional del Consejo también refleja esta posición. Sin embargo, la Comisión no puede aceptar otras enmiendas, como introducir un intercambio sistemático y automático de información en el ámbito del cobro, porque daría lugar a una carga administrativa desproporcionada, pues incluiría las situaciones de cobro que no presenten problemas. No obstante, la Comisión examinará, en colaboración con los Estados miembros, las posibilidades para mejorar la asistencia para el cobro de impuestas y abordará los eventuales problemas.
Permítanme finalizar con unas breves palabras sobre la propuesta de la Comisión para la aplicación opcional y temporal del mecanismo de inversión del sujeto pasivo. Para responder con agilidad a las nuevas y preocupantes pautas de fraude notificadas por varios Estados miembros, el objetivo de esta propuesta es conceder a los Estados miembros interesados la posibilidad de aplicar, en el marco de un régimen opcional y temporal, el denominado mecanismo de inversión del sujeto pasivo, según el cual debe ser el cliente el que debe dar cuenta del IVA en un reducido número de sectores muy propensos al fraude. Con arreglo a la propuesta de directiva, los Estados miembros podrían elegir entre una lista de cinco categorías un máximo de dos categorías de bienes especialmente propensos al fraude, como los teléfonos móviles, y una categoría de servicios, como los derechos de emisión de gases de efecto invernadero, en los que se detectaron importantes circuitos de fraude el verano pasado.
Tendrían que evaluar la eficacia de esta medida, así como la posibilidad de que provoquen un desplazamiento del fraude a otros Estados miembros y otros tipos de suministros y otras pautas de fraude.
Me complace que el Consejo haya aceptado esta propuesta con tanta rapidez y haya llegado a un acuerdo al respecto en la reunión del Consejo ECOFIN del 2 de diciembre. Sin duda es lamentable que sólo se haya alcanzado un acuerdo sobre una parte de la propuesta -sobre los derechos de emisión de gases de efecto invernadero-, pero soy plenamente consciente de esta parte era la que requería una acción más urgente.
La Comisión seguirá haciendo una contribución lo más constructiva posible a las negociaciones del Consejo sobre las demás partes de la propuesta.
Por último, quiero dar las gracias una vez más al Parlamento Europea por su rápida respuesta, así como por su claro apoyo. Si bien la Comisión no se encuentra en condiciones en estos momentos de aceptar formalmente todas las enmiendas propuestas, éstas constituirán una aportación útil para los próximos debates en el Consejo. De hecho, lo que está en juego es nuestra capacidad para responder con rapidez a un enorme mecanismo de fraude, pero también la credibilidad del régimen de comercio de derechos de emisión de la UE.
Presidente
Gracias, Comisario Kovács. Como ha indicado, ésta es la última vez que asistirá a esta Cámara, así que permítame darle las gracias por la excelente cooperación que hemos recibido de usted durante su mandato.
Astrid Lulling
Señor Presidente, a menudo la suerte interviene en las cosas. En un momento en que debatimos la protección de la vida privada de las personas y en que estos debates tienen nuevas repercusiones, las diputadas y diputados de esta Cámara tienen una espléndida oportunidad para afirmar algunos sólidos principios. Ya se trate de la introducción de escáneres corporales en los aeropuertos o del Acuerdo SWIFT con los Estados Unidos, quienes defienden sin descanso las libertades individuales no dudarán en hacer oír sus voces esta semana, incluso si con ello crean importantes tensiones diplomáticas.
Lamento, sin embargo, que su lucha a favor de las libertades de los ciudadanos sea cambiante y contradictoria. Cuando de lo que se trata es de proteger los datos bancarios y financieros, lo bueno de repente se convierte en malo. Lo que merece protección en otros ámbitos, debe ignorarse en el nombre de un nuevo imperativo, a saber, la colonoscopia fiscal obligatoria. El intercambio automático sistemático, que constituye el fundamento de los informes Álvarez y Domenici, es el escáner que nos desnuda una y otra vez; es el la forma acentuada del acuerdo SWIFT de la que no hay retorno. Sin embargo, este Parlamento no permitirá que una contradicción lo detenga. Puede optar por el intercambio automático de información de todo tipo entre las autoridades tributarias en Europa y, al mismo tiempo, rechazar el Acuerdo SWIFT con los Estados Unidos en nombre las libertades individuales.
¿Puede esta incongruencia, esta incoherencia entenderse o incluso justificarse en ocasiones en nombre de la eficacia? La respuesta es no. La regla de oro, la regla de oro del Parlamento, es decir, el intercambio automático de todos los datos fiscales, bancarios y financieros de todos los no residentes provocará inevitablemente un torrente de información imposible de gestionar. Sin embargo, el precedente de la fiscalidad del ahorro debería servirnos de advertencia. Pero no es así. Una vez más, este Parlamento seguirá por la senda equivocada y defenderá un sistema que no funciona. No hay más sordo que el que se niega a escuchar.
Me gustaría decir a Sus Señorías a los que les preocupa los excesos burocráticos que podría implicar la aplicación de esta estructura que la única solución es oponerse a ella, y no introducirla y luego mostrarse sorprendidos por sus desastrosas consecuencias.
Permítame, señor Presidente, dirigir unas palabras finales al Comisario Kovács, que lucha su última batalla esta tarde. Le deseo una feliz jubilación. En su carrera, señor Comisario, a menudo eligió la lucha equivocada, pero como alma caritativa que soy, no se lo achacaré demasiado en esta su última comparecencia. Le deseo una feliz jubilación, señor Comisario.
(El orador formula una pregunta con arreglo al procedimiento de la "tarjeta azul" de conformidad con el apartado 8 del artículo 149 del Reglamento)
Miguel Portas
(PT) Tan sólo me gustaría hacerle una pregunta señora Lulling. ¿Qué tiene que ver el intercambio automático de información fiscal con la supresión del secreto bancario en su intervención, cuando se trata de dos cuestiones evidentemente distintas? La mayoría de los países de Europa no tienen un secreto bancario. Existen mecanismos automáticos para hacer circular la información entre las autoridades tributarias y el patrimonio de cada persona no se publica en Internet. ¿No hay alguna manera de mantener separadas estas dos cuestiones?
Astrid Lulling
Señor Presidente, desgraciadamente Su Señoría no ha comprendido nada, pero como se acaba mi turno se lo explicaré personalmente. Espero que comprenda antes de la votación.
Liem Hoang Ngoc
Señor Presidente, Sus Señorías, en este período de crisis se ha recurrido en gran medida a las finanzas públicas, primero para salvar el sistema financiero y luego para amortiguar las repercusiones sociales y económicas.
En este contexto se habla mucho de déficit públicos, se ataca el gasto de los Estados miembros, pero se permite que el descenso de los ingresos fiscales quede en un segundo plano. Se olvida que cada año se evaden 200 000 millones de euros de impuestos en la Unión Europea, y estos recursos se habrían podido utilizar para políticas esenciales para la recuperación, recursos que nos habrían permitido hacer frente con tranquilidad lo que algunos denominan entre comillas la bomba de tiempo demográfica.
Es por ello que los textos a examen hoy son tan importantes. La introducción de herramientas comunes y de una transparencia absoluta entre los Estados miembros en el ámbito del cobro de créditos son un paso fundamental si queremos que ni un solo ciudadano, ni una sola empresa puedan evitar sus responsabilidades tributarias y que todos contribuyan al esfuerzo colectivo.
Debemos conceder a las autoridades tributarias de cada Estado miembro de la Unión los recursos para llevar a cabo su cometido. Asimismo tenemos que hacer hincapié en la absoluta necesidad de una política fiscal sana.
Hoy en día, Grecia nos preocupa a todos. Hoy vemos a dónde puede llevar la falta de un aparato fiscal eficaz. No es solamente la crisis la que hace daño al Gobierno Karamanlis; sino sobre todo la falta de valor político de su predecesor al no reformar la administración fiscal griega y crear de este modo una herramienta eficaz para el cobro de impuesto.
A este respecto esperamos que la Unión eche mano de todos sus recursos para confirmar su solidaridad con Grecia. Espero que en la votación del miércoles se confirme el resultado de la votación en la comisión parlamentaria y tenga por resultado un texto sobre cobro de impuestos alentador.
Sharon Bowles
en nombre del Grupo ALDE. - Señor Presidente, me alegra que debatamos estos informes durante el mandato del Comisario, incluso si éste está a punto de llegar a su fin. La comisión parlamentaria ha trabajado arduamente para lograrlo. Ahora bien, en muchas de las cosas -yo diría que en la mayoría- hemos mantenido un diálogo de apoyo mutuo, señor Comisario, aunque como es natural no hemos estado de acuerdo en todo. Por ejemplo, estuvimos de acuerdo en el IVA para los suministros intracomunitarios, pero no en la responsabilidad mancomunada y solidaria en el marco de las transacciones transfronterizas, y en un buen número de casos, ambos hemos quedado decepcionados por la lentitud o la falta de apoyo de los Estados miembros. La Base Imponible Consolidada Común del Impuesto sobre Sociedades (BICCIS) es una de esas propuestas.
Pero a pesar de estas decepciones, usted ha presentado controles tradicionales más intensos basados en la cooperación, el intercambio de información y el acceso a los datos. Así pues, quiero aprovechar esta ocasión para agradecerle tanto a título personal como en mi calidad de Presidenta de la Comisión de Asuntos Económicos y Monetarios su labor y entusiasmo durante su mandato. Como han dicho algunos oradores, en este momento de dificultades fiscales, es más importante que nunca que los Estados miembros puedan recaudar todos sus impuestos. Con esta fuerza impulsora, el Consejo deberá ser más progresista en el futuro. Aquellos que maquinan intencionadamente para evadir y no pagar sus impuestos perjudican a la sociedad y no deben esperar indulgencia si son descubiertos, y tenemos que disponer de las herramientas para descubrirlos.
Pasando ahora a la cuestión concreta de la cooperación administrativa, me parece que el intercambio automático de información es beneficioso. Concuerda con la Directiva en materia de fiscalidad de los rendimientos del ahorro, que espero el Consejo apruebe en breve. Pero su activismo, señor Comisario, ya ha dado lugar a una evolución positiva, tanto dentro como fuera de la UE. Me felicito igualmente de la Directiva relativa a la asistencia mutua para el cobro de créditos, pero creo que un umbral más bajo de su aplicación sería más adecuado. Y por último, me disculpo ante usted y Sus Señorías por no permanecer durante el resto del debate, pero como siempre, las diputadas y diputados de esta Cámara tenemos otras cosas que hacer.
Philippe Lamberts
en nombre del Grupo Verts/ALE. - (FR) Señor Presidente, Sus Señorías, desde hace unas semanas está de moda preocuparse por los déficit presupuestarios de algunos Estados miembros. Podemos, desde luego, criticar algunos ejemplos de gasto público -y no nos abstendremos de hacerlo-, podríamos mencionar los miles de millones de euros en subvenciones para los combustibles fósiles, pero no olvidemos, como señaló un diputado socialista, que el aumento de los déficits públicos es resultado, antes que nada, de la crisis financiera y económica.
No creo que los gobiernos necesiten lecciones sobre buena gestión de aquellos que, debido a su preferencia por las operaciones de riesgo financiaron -créanlo o no, a través de la deuda- la crisis y fueron su causa.
En vista de ello estamos de acuerdo en que los déficits públicos son insostenibles a su nivel actual, porque reducen la posibilidad de que Europa encabece el Nuevo Acuerdo Ecológico a nivel mundial que tanto necesita. Por ello debemos enfrentarnos a esta cuestión no sólo en el frente "del gasto", sino también en el frente "de los ingresos", y es en ese espíritu que leemos los informes presentados hoy, en particular los de la señora Álvarez y el señor Domenici.
Al hacer que el intercambio automático de información entre las autoridades fiscales sea la norma, daremos a los Estados miembros los medios para hacer frente en serio al fraude fiscal. Quiero recordar a Sus Señorías que el importe anual estimado del fraude fiscal oscila entre 200 000 y 250 000 millones de euros, es decir, un 2 % del PIB. Antes de hablar acerca de la reestructuración del régimen fiscal europeo, deberíamos asegurarnos de que se recauden los impuestos que deben pagarse.
Asimismo, el proyecto de informe apoya la introducción de una base imponible común para el impuesto sobre las sociedades, algo que clarifica las cosas tanto para los contribuyentes como para los Estados miembros. Y por ello será un paso adelante, pero debería allanar el camino no para una mayor competencia, sino para una mayor cooperación. Ha llegado el momento de poner freno al dumping fiscal, a este camino a la ruina que reduce los ingresos fiscales de los Estados miembros, ¿en detrimento de quién? De los contribuyentes y las PYME, que carecen de los recursos de las grandes sociedades transnacionales para oponer entre sí a los Estados miembros.
Por consiguiente consideramos que la base imponible consolidada es el requisito necesario para la introducción -al igual que hemos hecho con el IVA- de una armonización gradual de los tipos impositivos para las empresas, comenzando con el establecimiento de umbrales mínimos.
Por último, el establecimiento de una base sostenible para los regímenes tributarios de los Estados miembros exigirá cambios mucho más profundos, como la reducción de los impuestos sobre los ingresos procedentes del trabajo y la compensación de esta reducción con la introducción de un impuesto progresivo sobre la energía -sobre las fuentes de energía no renovables- y de un impuesto sobre las transacciones y beneficios financieros. Sin embargo, como solía decir mi abuela, ésa es otra historia.
Entretanto, el Grupo de los Verdes/Alianza Libre Europea felicita a la señora Álvarez y al señor Domenici por su excelente trabajo, que no simplemente repite las posiciones anteriores del Parlamento Europeo, sino que las ha hecho más ambiciosas y más aplicables en la práctica.
Quiero finalizar con unas palabras de despedida para el señor Kovács. Yo no estaba aquí cuando usted llegó. Mis compañeros me han dicho que la impresión que les produjo con sus acciones fue mucho mejor que la les dio cuando fue nombrado. Por lo tanto, nos ha sorprendido gratamente. Le deseo todo lo mejor.
Ashley Fox
en nombre del Grupo ECR. - Señor Presidente, me gustaría dar las gracias a los ponentes y ponentes alternativos por la ardua labor que invirtieron para redactar estos informes.
La fiscalidad, en particular cualquier tipo de armonización, siempre es un tema delicado. Tenemos que encontrar un equilibrio entre la necesidad de operar un mercado único eficiente y la necesidad de proteger las competencias de los Estados miembros en materia de fiscalidad. Mi consejo para el señor Lamberts es que si desea minimizar la evasión fiscal, lo más sencillo es simplificar los impuestos y reducir los tipos impositivos. La competencia fiscal es algo sumamente positivo, pues protege a los contribuyentes de los gobiernos rapaces.
Los Estados miembros deben tener la libertad de firmar acuerdos bilaterales con terceros países. El Reino Unido y los Estados Unidos intercambian información sin mayor problema debido a su cooperación en la lucha contra el terrorismo. Si esta información se intercambiara a nivel de la UE, muchos terceros países se negarían a firmar acuerdos similares en el futuro. La cooperación cesaría y la seguridad nacional correría peligro.
Insto a Sus Señorías a que adopten un enfoque pragmático para estos informes. Es necesario no caer en una armonización inútil que ponga en peligro la seguridad nacional.
Nikolaos Chountis
Señor Presidente, no cabe duda que los informes a examen hacen un importante esfuerzo para crear un marco legislativo en materia de cooperación administrativa a nivel de la UE en el ámbito de la fiscalidad directa e indirecta distinta al IVA y los impuestos al consumo.
Sin embargo, tengo que decir que los informes, las propuestas de directivas y todo lo demás hacen referencia al problema de la evasión y el fraude fiscales.
No obstante, durante la crisis han surgido dos aspectos de la evasión fiscal. El primero está relacionado con la competencia fiscal dentro de Europa, la cual no promueve en absoluto la solidaridad y la cohesión económica y social entre los Estados miembros. Tenemos que abordar y resolver este problema.
El segundo se refiere a las sociedades extraterritoriales. Como todos sabemos, estas sociedades son vehículos para la evasión fiscal y el lavado de dinero. Por ejemplo, la intención del Gobierno griego de imponer simplemente un impuesto del 10 % sobre estas transacciones resulta escandalosa.
Ahora bien, como han subrayado muchos de los oradores, en esta época de crisis económicas en la que todos los Estados miembros se enfrentan a problemas financieras, por no mencionar el hecho de que la forma en que funcionan el Banco Central Europeo y el Pacto de estabilidad es inadecuada, pues agravan en lugar de resolver el problema, necesitamos soluciones comunes a problemas comunes, uno de los cuales es la evasión fiscal.
Debemos atacar la evasión y el fraude fiscales a fin de que los gobiernos tengan ingresos en un momento en que existe una urgente necesidad de políticas de redistribución y desarrollo.
Godfrey Bloom
en nombre del Grupo EFD. - Señor Presidente, la fiscalidad es un concepto que realmente no ha cambiado mucho en los últimos tres mil años, ¿no le parece? Los ricos y los poderosos que roban dinero a la gente ordinaria para vivir con más comodidad.
Lo que ha cambiado en la época moderna es que ahora la fiscalidad es "en beneficio de los contribuyentes", que de cierto modo pagamos impuestos pro bono.
A fin de perpetuar este mito inventamos de vez en cuando algo para asustar a la gente para que se someta. La última de esas cosas es que si no tragamos los impuestos ecológicos, todos herviremos hasta morir, lo que recuerda las religiones medievales -¿no es así?-, que usaban la misma artimaña: paga o arderás en el infierno.
La armonización fiscal es un concepto soñado por la clase política moderna para asegurarse de que ningún gobierne robe demasiado poco a su pueblo, una especie de cartel de bandido, si se quiere.
Sugiero que si realmente se desea una armonización fiscal, que la Comisión y la burocracia paguen los mismos impuestos que el electorado, que soporten la misma carga que el resto de nosotros, antes de que el electorado asalte este edificio y nos cuelgue de las vigas, como tiene derecho a hacer.
Hans-Peter Martin
(DE) Señor Presidente, necesitamos modernizar el proceso democrático. Cuando era escritor y periodista en mi juventud solía pagar un 62 % de impuestos por convicción, porque estaba convencido y tenía la impresión de que nos gobernaba gente decente. Sin embargo, desde que fui elegido diputado al Parlamento Europeo, he visto lo que sucede con los ingresos de los impuestos. En aquel entonces solíamos pagar millones de chelines cada año. Lo que me molesta de este debate sobre la promoción de la buena gobernanza en el ámbito fiscal es que no vemos lo que gastamos, sino que simplemente hablamos de los perversos defraudadores de impuestos.
En aquel entonces, cuando el tipo impositivo era del 62 %, mi asesor fiscal era Christoph Matznetter, que más tarde llegaría a ser Secretario de Estado de Finanzas de Austria, que me dijo: "Usted vive en Voralberg, cruce la frontera a Liechtenstein o Suiza". Y no lo hice, pero otros sí. No obstante, si en vista de estas experiencias, Sus Señorías abordan esta cuestión con la mente sobria y racional de alguien que no es, que no es una carga para el sistema de seguridad social, que no actúa en el ámbito público, como la mayoría de Sus Señorías, tendrán que preguntarse cómo diantres puedo salvar el dinero que tanto trabajo me ha costado ganar de este despilfarro.
Por ello propongo lo siguiente: comencemos por demostrar que una administración sensata gastará el dinero de forma sensata, es decir, con nosotros mismos. ¿Por qué necesitamos otras 200 plazas? ¿Por qué necesitamos financiar las lecciones escolares de esquí esta semana? ¿Para qué sirve todo eso? Si Sus Señorías realmente desean luchar contra los paraísos fiscales, recuperar los créditos de impuestos y ganarse en serio el apoyo de la gente para el proyecto de la Unión Europea, tenemos que empezar con nosotros mismos y demostrar a la gente que las instituciones que representamos gastan el dinero de los contribuyentes de forma responsable. De lo contrario seguiremos perdiendo ingresos fiscales sin justificación alguna para pedir cuentas a estas personas.
Enikõ Gyõri
(HU) Sus Señorías, un descenso del PIB del 4 %, 21 millones de ciudadanos de la Unión desempleados, procedimientos de déficit contra 20 Estados miembros, la deuda pública alcanza el 80 % del PIB. Con la Unión Europea en este estado pregunto: ¿podemos permitirnos el lujo de perder miles de millones de euros en impuestos? Resulta intolerable que mientras sacrificamos sumas enormes para estimula la economía y conservar puestos de trabajo, no se haya avanzado en la UE para encontrar formas, por ejemplo, de cobrar los créditos de impuestos y gravámenes a través de las fronteras por encima de un vergonzoso 5 %. O si deberíamos extender el intercambio automático de información de modo uniforme a todas las rentas, eliminando así la necesidad de que los gobiernos obtengan información a partir de medios de almacenamiento de datos robados acerca de los ingresos no declarados que sus ciudadanos invierten en diversos lugares.
Actualmente, el porcentaje del fraude fiscal en la UE representa dos veces y medio el presupuesto total de la Unión. Estoy firmemente convencido de que las autoridades tributarias de los Estados miembros tienen que cooperar para reducir el fraude fiscal. Nadie debería poder esconderse detrás del secreto bancario y debemos abolir los cuasi paraísos fiscales dentro de la Unión Europeo, incluso si con ello, Sus Señorías, perjudicamos a los Estados miembros interesados. El interés de Europa en su conjunto debe tener precedencia sobre los puntos de vista parciales. Los contribuyentes honrados de la UE esperan que las normas sean obligatorias para todos, sin puertas traseras.
El informe Domenici indica cómo cerrar esas puertas traseras. El tema de hoy no es la armonización fiscal, sino la forma de recuperar los impuestos que establecen las normas de cada Estado miembro, con la ayuda de otros, de ser necesario. Todos los demás elementos del paquete fiscal objeto de debate tienen la misma finalidad. He añadido en nombre del PPE varias sugerencias al informe Domenici que cuentan con el apoyo de otros grupos políticos. En primer lugar he propuesto establecer un sistema de incentivos que garantice que los Estados miembros que actúen en nombre del Estado miembro que desea recuperar impuestos fuera de su territorio reciban una parte de las cantidades recuperadas. De este modo podríamos impulsar la titubeante cooperación entre las agencias tributarias. En segundo lugar, podríamos actuar de forma eficaz utilizando un sistema de beneficios comparativos, en particular contra las sociedades multinacionales que manipulan los precios de las transferencias para evadir impuestos. Sé que el Comisario Kovács abriga dudas a este respecto, pero creo que podríamos comenzar a trabajar en esta dirección.
Por último, me alegro de que la Comisión apoye el endurecimiento de los requisitos para el intercambio de información fiscal establecidos en el acuerdo modelo de la OCDE aplicable a 12 países. Creo que si continuamos por este camino podemos avanzar hacia una política fiscal más honesta.
Olle Ludvigsson
(SV) Señor Presidente, hoy debatimos una serie de medidas para luchar contra el fraude y la evasión fiscales de distintos tipos. Se trata de cuestiones de gran importancia. Sería muy positivo que la UE reforzara sus instrumentos y su cooperación de la manera propuesta para luchar contra la evasión fiscal.
La crisis económica y financiera ha hecho que la necesidad de hacer que nuestros sistemas tributarios sean tan eficaces, fiables y equitativos como sea posible sea más urgente que nunca. Considero positiva la propuesta de extender la aplicación del mecanismo de inversión del sujeto pasivo. Se trata de una medida crucial, entre otras cosas, para el desarrollo de nuestros trabajos relativos al cambio climático. Cuando comiencen a subastarse los derechos de emisión en 2013, necesitaremos un régimen de comercio creíble que no sufra de fraudes del IVA y problemas similares. El mecanismo de inversión del sujeto pasivo puede ser una excelente manera de evitar estos fraudes al IVA. Y garantizará tanto la credibilidad como la eficacia de este régimen.
Los trabajos que recoge el informe sobre el mecanismo de inversión del sujeto pasivo han sido muy constructivos. Me complace ver que la Comisión, el Consejo y las diputadas y diputados interesados están decididos a llegar pronto a una buena solución. Un elemento destacado del informe es la creación de un sistema exhaustivo de evaluación, un sistema basado en criterios uniformes. Es importante que sigamos muy de cerca la forma en que este mecanismo de inversión del sujeto pasivo funciona en la práctica en este sector. Las medidas para luchar contra la evasión fiscal propuestas constituyen un paso importante en el camino, pero deberían considerarse una pequeña parte de un proceso más amplio a largo plazo.
Queda mucho por hacer en este ámbito. La cooperación en la UE debería reforzarse y la UE debería asumir una posición de liderazgo para elaborar acuerdos internacionales eficaces para luchar contra la evasión fiscal.
Sylvie Goulard
(FR) Señor Presidente, este paquete, en apariencia tan técnico, en realidad se refiere a algunos temas de alto contenido político. En primer lugar, la cooperación administrativa entre los Estados en materia fiscal es una cuestión clave para el mercado interior. Me parece importante subrayarlo, porque la libre circulación de personas y capitales constituye uno de los elementos preciosos del acervo de la Unión Europea al que tanta importancia concedemos. Sin embargo, no debe dar lugar a una situación injusticia fiscal en la que algunos ciudadanos bien asesorados con posibilidades de trasladarse de un sitio a otro evadan sus obligaciones fiscales, mientras que los ciudadanos más sedentarios queden sujetos a ella.
Tampoco debería servir de incentivo para la competencia entre los Estados miembros, y me refiero a un incentivo para el fraude o la evasión. De este modo se explica nuestra posición a favor de una base imponible consolidada para las empresas y del intercambio automático de información entre los Estados miembros, del que ya se ha hablado.
Si la señora Lulling nos hubiera hecho el honor de permanecer con nosotros, podría haberle dicho que cuando hablamos del intercambio de información sensible se plantea de hecho la cuestión de las libertades civiles, pero que, en mi opinión, existe una gran diferencia entre la información que pueden intercambiar entre sí los Estados miembros de la Unión Europea -es decir, en el marco del mercado interior y al servicio de éste- y la información que intercambiamos con otros países, incluso amigos, como los Estados Unidos.
El segundo tema de alto contenido político, sobre todo después de la crisis, es la lucha contra los paraísos fiscales, pero también contra las áreas grises -o prácticas indulgentes- que lamentablemente aún existen dentro de la Unión Europea o en territorios asociados. Tras las declaraciones del G-20, los ciudadanos esperan resultados y credibilidad de la Unión. Eso ha sido lo que ha impulsado muchas de las enmiendas y creo que este Parlamento debe conceder una renovada importancia a este tema.
Por último para finalizar me gustaría decir unas palabras al señor Kovács -pocas veces podemos despedirnos de alguien en la misma noche que termina su mandato- y dar un consejo al Comisario designado, el señor Šemeta, cuyos primeros pasos en este ámbito hemos acogido con satisfacción, al igual que hemos acogido los primeros pasos de la Comisión Barroso II, que parece decidida a hacer frente a esta cuestión, sobre todo al encomendar al señor Monti la tarea de elaborar un informe sobre el mercado interior que contenga todos estos aspectos.
Sin embargo, creo que, por grande que sea la resistencia y renuencia de los Estados miembros, corresponde a la Comisión utilizar su facultad de iniciativa, como ha hecho usted, señor Kovács, pero posiblemente en mayor medida. Las arcas de los Estados miembros están vacías. Los impuestos son otra manera de llenarlas y estamos a favor de ello siempre que se haga de forma inteligente.
Eva Joly
(FR) Señor Presidente, señor Comisario, Sus Señorías, gracias a los esfuerzos del señor Domenici, el informe que votaremos esta semana es un documento de alta calidad. Espero sinceramente que sea aprobado el miércoles en el pleno. Muchos de los avances que figuran en él sobre la transparencia financiera, la política fiscal y la lucha contra los paraísos fiscales, cuyas principales consecuencias se han destacado aquí acertadamente, simplemente no tienen precedentes.
En primer lugar, debemos felicitarnos de que el texto reconozca los importantes límites de la lucha contra los paraísos fiscales tal como se ha llevado a cabo hasta ahora. Los convenios en materia fiscal y la lista de la OCDE de jurisdicciones no cooperadoras, para reproducir los términos al uso oficialmente, resultan poco satisfactorios e incluso representan una parte del problema que pretenden resolver.
Es por ello que las propuestas que aparecen en este informe, cuya finalidad es trascender este planteamiento, adoptar una nueva definición de paraíso fiscal e introducir nuevos instrumentos -incluidas sanciones- para contribuir a esta lucha revisten una enorme importancia. Esto es lo que sucede, obviamente, con la propuesta para introducir un intercambio automático de información, tanto al interior de la Unión Europea como a escala internacional.
Otro tanto sucede con la contabilidad país por país que exige el informe y que permitirá medir las actividades reales de las empresas en los países en que estén establecidas y verificar si realmente pagan los impuestos que deben legítimamente en dichos países. Éstas son dos exigencias fundamentales que los expertos apoyan desde hace mucho tiempo. No podemos sino felicitarnos de que el Parlamento Europeo las adopte y, de este modo, se convierta en una de las instituciones más implicadas en esta lucha.
Sus Señorías, el problema de los paraísos fiscales no es tan solo una cuestión técnica, sino que hace referencia a opciones fundamentales. ¿Queremos dar a los países en desarrollo los medios para beneficiarse de sus propios recursos en lugar de que se confisquen éstos? ¿Queremos garantizar que todas nuestras empresas y conciudadanos contribuyan en la medida de sus recursos a financiar la vida ciudadana? Al votar a favor del informe del señor Domenici daremos una respuesta afirmativa a estas dos preguntas. Una respuesta de la que, en mi opinión, podemos sentirnos orgullosos.
Quisiera dar las gracias personalmente al señor Kovács por el seminario que organizamos conjuntamente en Bruselas el 9 de diciembre para incluir este tema en el orden del día. Muchas gracias y buena suerte.
Ivo Strejček
(CS) Señor Presidente, señor Comisario, hoy debatimos un paquete de propuestas económica y políticamente polémicas que supuestamente deberían mejorar la cooperación en el ámbito de la fiscalidad. No cabe duda de que el fraude fiscal es un problema importante que reduce los ingresos de los presupuestos del Estado. Sin embargo, ¿cuáles son las causas de la evasión fiscal y cuáles los motivos de quienes recurren a él?
En primer lugar, los elevados tipos impositivos. Mientras más altos sean los impuestos, mayor será el número de contribuyentes que buscarán la manera de evadir sus obligaciones fiscales. Deberíamos tener en cuenta esta verdad económica tan conocida especialmente en estos momentos en que la mayoría de los políticos asumen que los déficits públicos se resolverán por medio de la subida de impuestos, es decir, a través de los ingresos del presupuesto y no mediante recortes importantes del gasto. Me gustaría hacer una observación en el sentido de que los paraísos fiscales existen precisamente por esta razón, porque las personas trasladan su capital a lugares donde existen menos impuestos. Si queremos cerrar o limitar la existencia de los paraísos fiscales, tenemos que bajar los impuestos.
La segunda razón más importante de la evasión fiscal es la opacidad y complejidad de los regímenes tributarios. A mayor número de excepciones, más fraude. Las estadísticas y diversos estudios confirman que las complicaciones, por ejemplo, de la recaudación del IVA, se deben ante todo a las confusas explicaciones y a los miles de variadas exenciones. Lamentable, ni la Comisión ni el Parlamento proponen que los Estados miembros procedan a bajadas de impuestos o a correcciones fundamentales que podrían generar más transparencia en las jurisdicciones fiscales.
Las propuestas polémicas son las siguientes: la introducción del principio de un intercambio de información obligatorio sobre los contribuyentes; en segundo lugar, la información obligatoria sobre los contribuyentes se define con gran precisión y resulta sumamente sensible; en tercer lugar, la obligación de intercambiar información sobre todos los tipos de impuestos se aplica por primera vez, y en cuarto lugar, se viola el secreto bancario, lo que constituye una novedad legislativa.
Miguel Portas
(PT) Señor Presidente, este debate es muy importante porque los gobiernos y la propia Comisión nos han dicho que la estrategia para salir de la crisis dependerá en los próximos años de los planes para realizar recortes drásticos de la inversión pública y el gasto social. Y lo que nos dice la información que figura en los diversos informes que se han debatido hoy aquí es que existe otro camino a seguir en última instancia, un camino mejor, un camino que fomentará la honradez y la satisfacción entre los contribuyentes.
Y este camino es también el camino para superar la crisis desde el punto de vista de los ingresos -sobre todo desde este punto de vista- ya que pondrá fin a la pesadilla que provocan los paraísos fiscales y a la pesadilla causada por la extendida evasión y fraude fiscales entre las grandes empresas y el sistema bancario.
Y es precisamente por eso que coincido plenamente con el informe del señor Domenici, cuando dice que no se ha hecho lo suficiente para poner fin al secreto bancario. Y es exactamente así que debemos proceder, pues es cierto que un poco de justicia en la economía nunca ha perjudicado a nadie.
Arturs Krišjānis Kariņš
(LV) Señor Presidente, señor Comisario, la pregunta no es si estamos a favor o en contra de la lucha contra el fraude fiscal. Por supuesto que estamos a favor. La pregunta es más bien qué medios queremos utilizar para alcanzar este objetivo. La posición actual entre los Estados miembros es que algunos de ellos no están dispuestos a intercambiar información sobre sus contribuyentes con otros Estados miembros, incluso cuando así se les solicite. La propuesta objeto de debate contempla la introducción de un sistema automático en el que las autoridades tributarias intercambiarán toda la información sobre los ciudadanos y empresas establecidos en el extranjero. En mi opinión, lo importante es no aumentar los trámites administrativos, independientemente de la forma en que intercambiemos esta información. En estos momentos, la Unión Europea está en crisis: en España, el desempleo alcanza casi el 20 %, en Letonia supera este porcentaje y en muchos otros países es muy superior al 10 %. Desgraciadamente, esta tendencia va al alza. Como consecuencia de ello, los Estados miembros se ven obligados a reducir el gasto público, algo que va en contra directamente del aumento del tamaño del aparato administrativo. No podemos permitirnos el lujo de aumentar el tamaño del aparato administrativo. Sin embargo, la introducción de este sistema de intercambio automático de información implicaría inevitablemente aumentar las dimensiones de este aparato. En mi opinión, los contribuyentes europeos simplemente no pueden permitírselo en estos momentos. Considero que existe otra propuesta que deberíamos debatir, a saber, no ir a los extremos, es decir, intercambiar automáticamente toda la información, sino velar por que al menos todos los Estados miembros intercambien toda la información previa solicitud. En resumen, un intercambio automático de información previa solicitud. Gracias.
Arlene McCarthy
Señor Presidente, en vista de los 200 000 millones de euros que se pierden cada año, la lucha contra el fraude y la evasión fiscales en la UE debe seguir siendo una prioridad para este Parlamento, la Comisión Europeo y los gobiernos de los Estados miembros. No puedo creer que nadie en esta Cámara crea que el derecho a la vida privada incluye el derecho a evadir impuestos.
Desde luego existe un consenso general en el sentido de que la falta de buena gobernanza en el ámbito fiscal estimula el fraude y la evasión fiscales. El fraude fiscal tiene importantes repercusiones en los presupuestos nacionales. Despoja a los servicios públicos, la salud, la educación y la investigación de recursos vitales. Asimismo, según una importante organización de beneficencia, la evasión fiscal de los muy ricos y de las empresas multinacionales tiene graves efectos para la vida de más de cinco millones de niños en el mundo en desarrollo.
Los gobiernos de los países en desarrollo más pobres son víctimas de una estafa por un valor de 92 000 millones de euros cada año en concepto de ingresos fiscales, mientras que el Banco Mundial estima que con tan solo una tercera parte de esta cantidad -entre 30 000 y 34 000 millones de euros- se podrían alcanzar los Objetivos de Desarrollo del Milenio de las Naciones Unidas. Y lo que resulta todavía más escandaloso es que una organización caritativa británica, Christian Aid, sostiene que aproximadamente 7 billones de euros se esconden en paraísos fiscales.
Por consiguiente, las acciones y recomendaciones que se proponen en estos informes son indispensables para mantener la igualdad de oportunidades y para hacer frente a las distorsiones y abusos en que se sustentan estos sistemas de evasión y fraude fiscales. Los activos mantenidos actualmente en centros extraterritoriales equivalen a una tercera parte de los activos mundiales...
(El Presidente pide a la oradora que hable más lentamente para que los intérpretes puedan seguirla)
...la mitad del comercio mundial pasa a través de paraísos fiscales y ya se han incrementado las medidas para hacer frente a este fenómeno. Los paraísos fiscales están siendo investigados y se han presentado propuestas en la UE y en la OCDE.
El único camino a seguir es una mayor cooperación en materia fiscal. Esta cooperación no debilita la soberanía nacional, sino que, al contrario, refuerza y mejora los regímenes tributarios nacionales al detener a aquellos que socavan la integridad y el funcionamiento de dichos regímenes.
Si hemos aprendido una lección de la crisis financiera mundial, ésta es que necesitamos más apertura y transparencia en las transacciones financieras. Es por ello que apoyo las propuestas a favor de un acuerdo y normas a nivel internacional sobre un intercambio automático de información fiscal que han presentado nuestros ponentes.
Quisiera finalizar diciendo que aquellos que desean diluir estas propuestas difundiendo la alarma acerca de la confidencialidad de la información, no muestran seriedad ni ambición a la hora de apoyar medidas a nivel mundial para acabar con el azote de la evasión fiscal y para promover la buena gobernanza y la responsabilidad ciudadana y social.
Wolf Klinz
(DE) Señor Presidente, Sus Señorías, el fraude del IVA no es simplemente un desliz. Es un delito y un problema que aumenta o disminuye con el tiempo. Según las estimaciones más recientes, los ciudadanos, es decir, los contribuyentes pierden hasta 100 000 millones de euros cada año, tal vez más.
En un momento en que la deuda pública y la crisis se aceleran, los ciudadanos no pueden comprender por qué la Unión Europea no ha sido capaz hasta ahora de resolver eficazmente este problema. Es por ello que me felicito de esta nueva tentativa para introducir el mecanismo de inversión del sujeto pasivo, cuya votación se celebrará pasado mañana. Lo que intentamos hacer con este mecanismo de inversión del sujeto pasivo es eliminar de modo eficaz el problema de la evasión del IVA o al menos reducirlo. Sin embargo, tendremos que esperar para ver si este mecanismo generará o no el deseado aumento de los ingresos por concepto de IVA y disuadir nuevos casos de fraude. No obstante, sin duda vale la pena intentarlo. Seguiremos muy de cerca los resultados de este mecanismo, cuya aplicación se limita por el momento hasta 2014, y llevaremos a cabo una evaluación crítica.
Sin embargo, me habría gustado una enmienda sobre un aspecto concreto: estoy a favor de que, en el contexto de la revisión de los números de registro del IVA, las empresas que cumplen sus obligaciones queden exentas de toda responsabilidad, incluso si el receptor del impuesto comete fraude. Lamento explícitamente que mi enmienda a tal efecto no haya obtenido la mayoría necesaria en la Comisión de Asuntos Económicos y Monetarios.
Vicky Ford
Señor Presidente, el fraude fiscal es un delito que constituye un robo no sólo para los gobiernos, sino también para cada uno de los contribuyentes, para cada ciudadano que paga sus impuestos en el plazo establecido. La OCDE, el G-20 y los diversos ponentes de este Parlamento han realizado una muy buena labor para luchar contra el fraude fiscal. Me gustaría hablar en concreto del informe del señor Domenici y darle las gracias por la gran transparencia que ha mostrado al trabajar con todo el Parlamento para mejorar este documento. No obstante, tengo tres objeciones.
La primera es que la lucha contra el fraude fiscal no debería usarse como excusa por aquellos que desean abrir un debate sobre la armonización fiscal en toda la UE. En el documento aparece un pasaje acerca de la base imponible consolidada para las empresas, y me parece que deberíamos esperar a que la Comisión presente su evaluación de impacto este año antes de saltar a conclusiones sobre las ventajas y desventajas de dicho debate.
La segunda objeción se refiere al controvertido intercambio de información. Resulta obvio que en determinados circunstancias se requiere mejorar el intercambio y que, al igual que la fiscalidad de los rendimientos del ahorro, el intercambio automático presenta ventajas. Este documento va mucho más allá y pide el intercambio automático en todos los ámbitos. Habría preferido que examinásemos cada caso concreto para ver si lo necesitamos.
En tercer lugar, el informe Domenici propone un impuesto a escala de la UE sobre los movimientos financieros con origen o destino en determinadas jurisdicciones. Como señala la Comisión, se podrían utilizar diversas sanciones e incentivos para fomentar el buen comportamiento en este ámbito. Me preocupa mucho que retrocedamos con tan solo una propuesta, que podría resultar sumamente controvertida si incluimos estas palabras sobre el impuesto a escala de la UE.
Diogo Feio
(PT) Señor Presidente, al examinar estos cuatro informes, que en apariencia tener un carácter prominentemente técnico, debatimos algunas cuestiones de gran peso político. En primer lugar y para dejar las cosas claras, la lucha contra el fraude y la evasión fiscales debería ser permanente por respeto a quienes pagan sus impuestos y cumplen la normativa.
También quiero dejar claro en esta ocasión que no se trata de una cuestión relacionada específicamente con alguna crisis. Se trata de una cuestión de ética pública. Y al igual que debería debatirse este tema, la Unión Europea y los Estados miembros deberían debatir el tema de la competencia fiscal con miras a estimular el crecimiento económica por medio de políticas tributarias.
Asimismo es necesario considerar la lucha contra el fraude y la evasión fiscales a la luz de la legislación. La legislación debe ser directa. La legislación debe ser transparente y los órganos administrativos también deben actuar de forma correcta. Es precisamente por ello que la cuestión del intercambio de información resulta tan importante, pues debemos tener en cuenta las decisiones adoptadas por las organizaciones internacionales que ya han estudiado este tema, en particular la OCDE. El intercambio de experiencias es esencial en este aspecto a fin de que las medidas que parezcan positivas en teoría no resulten contraproducentes en la práctica.
En concreto, en el tema de los paraísos fiscales, debemos apoyar las decisiones y los avances logrados en las reuniones del G-20 y, sobre todo, debemos recordar que las medidas en este ámbito deben ser adecuadas, proporcionales y eficaces.
Elisa Ferreira
(PT) Señor Presidente, señor Comisario, quisiera presentar algunos datos que valdría la pena recordar: según la OCDE, en 2008 se ocultaron activos por un valor de 5 a 7 trillones de euros en paraísos fiscales. En la Unión Europea, la evasión fiscal, como ya se ha mencionado hoy, equivale del 2 % al 2,5 % de la riqueza de la UE, lo que representa el doble del presupuesto comunitario.
Actualmente no cabe duda de que los paraísos fiscales, la vaguedad de los nuevos productos financieros, la falta de cooperación administrativa, la inexistencia de regulación y supervisión de los mercados y las excesivas ambiciones de los operadores han contribuido a la terrible crisis que sufrimos.
A escala mundial se han realizado avances y hemos aprendido algunas lecciones, las cuales figuran en las iniciativas del Fondo Monetario Internacional, la OCDE, el G-20 y el Foro para la Estabilidad Financiera. La Unión Europea ha participado en una serie de iniciativas, en particular bajo la dirección del señor Kovács, a quien deseo felicitar. Entre ellas se encuentran la cooperación administrativa, la Directiva en materia de fiscalidad de los rendimientos del ahorro, la asistencia para el cobro de deudas, un código de conducta, así como la intensificación de la cooperación por parte de Bélgica, Austria, Luxemburgo, la Isla de Man e incluso países vecinos: Suiza, Mónaco y Liechtenstein.
Sin embargo, es importante que este esfuerzo colectivo no desemboque en lo que el compatriota del señor Domenici describe con tanta precisión en Leopardo, a saber, que todo cambie para que todo se quede igual. Éste es un ejemplo de lo que no puede suceder.
Los ciudadanos europeos sufren actualmente desempleo, amenazas de subidas de impuestos y la pérdida de derechos básicos de jubilación. Las pequeñas y medianas empresas no reciben créditos y los sacrificios están muy extendidos. Estos ciudadanos son los que esperan de nosotros -en nuestra calidad de sus representantes en el Parlamento- que aprendamos las lecciones y garanticemos una competencia, justicia, transparencia y honradez auténticas en la Unión Europea.
Estos cuatro informes, en particular los del señor Domenici y la señora Álvarez, siguen estas líneas. Espero que estos informes reciban un amplio apoyo de Sus Señoría y, de hecho, que brinden a la Unión Europea el impulso político necesario para aprender las lecciones correctas y para que estas lecciones sean reconocidas a escala internacional.
Olle Schmidt
(SV) Señor Presidente, todos sabemos que los impuestos son un tema delicado, como ya se ha dicho. Los Estados miembros consideran, con toda razón, que los impuestos son una cuestión nacional; sin embargo, tras la crisis financiera, cada vez son más los países que son conscientes de que la cooperación dentro de la UE debe mejorar.
La competencia fiscal es algo positivo. Sin embargo, las normas tienen que ser equitativas y ningún Estado miembro debe beneficiarse de que se incumplan las normas de otro para evadir impuestos. El fraude fiscal es ilegal, inmoral y distorsiona la situación existente en los distintos Estados miembros de la UE.
Podemos criticar la carga fiscal de nuestro propio país. Como es sabido, yo mismo lo he hecho. Sin embargo, debemos trabajar para cambiar la política de nuestro país en lugar de eludir nuestras responsabilidades. La forma más eficaz de intercambiar información es hacerlo de forma automática. La UE ha criticado a menudo los paraísos fiscales de diverso tipo. Por ello es importante que trabajemos internamente para mejorar la transparencia, apertura y cooperación en el ámbito fiscal y respetar al mismo tiempo la inviolabilidad de la vida privada.
Para evitar gastos administrativos innecesarios y crear una base jurídica más clara, el Grupo de la Alianza de los Liberales y Demócratas para Europa ha presentado un enmienda para que los Estados miembros no se vean obligados a prestar asistencia a otro Estado miembro si la cuantía de que se trata es inferior a 1 500 euros al año. Creo que de esta manera se establecen límites claros a las facultades de las autoridades y, según entiendo, el señor Kovács acepta esta enmienda.
Por último me gustaría dar las gracias al señor Kovács, que será Comisario durante otras 18 horas o algo así. Ha sido un honor colaborar con usted. No logró todo lo que pretendía, pero hizo todo lo que estuvo a su alcance. Muchas gracias y buena suerte.
Jacek Włosowicz
(PL) Señor Presidente, en su sexto mandato, la Comisión Europea adoptó una serie de propuestas legislativas como parte de la lucha contra el fraude y la evasión fiscales en la Unión Europea. Un factor clave de ello es la propuesta de directiva relativa a la cooperación administrativa en el ámbito de la fiscalidad. Gracias a su adopción por la práctica totalidad de los Estados miembros, está Directiva, que se encuentra vigente, fue sin duda alguna el primer paso hacia la cooperación administrativa en este ámbito, aunque resulta evidente que su aplicación no ha arrojado resultados concretos. Sin embargo, con esta propuesta reforzamos la soberanía interna de cada Estado miembro en el ámbito de la fiscalidad al aplicar una gestión más específica y eficaz de los ingresos por impuestos en cada país, y también una intensificación del proceso de integración europea, que cada vez resulta más necesario en dicho ámbito, tanto desde el punto de vista económico y político, como del administrativo.
Thomas Mann
(DE) Señor Presidente, quiero dar las gracias al Comisario Kovács por su excelente labor. La cooperación administrativa entre los Estados miembros en materia fiscal, que es mi mandato, constituye un proyecto ambicioso. Es necesario porque la evasión fiscal no es un simple desliz, sino que afecta a los países por encima de las fronteras.
Debemos trabajar juntos para luchar contra el fraude fiscal y los dudosos paraísos fiscales. El punto de vista de los Estados miembros, según el cual no todo puede resolverse a nivel europeo es un craso error. La posibilidad de adquirir datos adquiridos ilegalmente sobre defraudadores, que resulta problemática desde un punto de vista jurídico y un problema con el que estamos lidiando en Alemania, no debería ser nuestro único curso de acción. Aunque tal vez esa adquisición resulte necesaria.
Acojo con beneplácito en esta Directiva, en primer lugar, el intercambio automático de información previsto entre autoridades tributarias; en segundo lugar, la mejora del procedimiento para el intercambio mutuo de personal entre administraciones, y en tercer lugar, la medida, necesaria con tanta urgencia, de relajar la legislación en materia de secreto bancario fuera de la UE.
Es cierto que tenemos que eliminar algunos obstáculos, sobre todo el conflicto entre el intercambio de información, por una parte, y la protección de datos, por la otra. Necesitamos encontrar un equilibrio entre ambas y no permitir que los intereses de una se impongan a los de la otra.
Además habría que prestar una gran atención a la doble imposición. He hablado con varias pequeñas y medianas empresas que operan al mismo tiempo en varios Estados miembros. Éstas señalan que la situación es excesivamente complicada y que no existe una transparencia y experiencias suficientes, razón por la cual se ven en la imposibilidad de tomar las decisiones de inversión correctas. Tenemos que tener en cuenta este aspecto. Asimismo tenemos que reducir los trámites administrativos y prestar más atención a lo que realmente es necesario, de modo que las administraciones tributarias nos ayuden a colaborar más estrechamente y a simplificar nuestros procedimientos. Si podemos lograrlo, si podemos integrar estos procedimientos simplificados en la vida cotidiana de las empresas, habremos hecho un avance evidente. Esta directiva es una declaración fundamental de nuestra intención de hacerlo.
George Sabin Cutaş
(RO) Nuestro debate sobre las propuestas de reformas fiscales tiene lugar en una situación en la que inevitablemente dejamos huella en las políticas fiscales. La crisis económica y financiera hace que los déficits aumenten en todo el mundo, lo que a su vez hace que los recursos asignados al presupuesto público resulten más importantes.
Como ya se ha dicho, las informaciones más recientes sobre este tema destacan la alarmante magnitud del fraude fiscal en la Unión Europea, que asciende a más de 200 000 millones de euros al año, lo que equivale del 2 % al 2,5 % del PIB.
Las diputadas y diputados que han colaborado en la redacción de estos informes, a los que quiero expresar mi agradecimiento por sus esfuerzos, nos han presentado una imagen palmaria de la magnitud del fraude. El Plan Europeo de Recuperación Económica propuesto por la Comisión Europeo, destinado a reducir los efectos de la crisis requiere costos que se elevan al 1 % del PIB. Creo que la situación exige medidas firmes contra el fraude y una cooperación más estrecha entre los Estados miembros en el ámbito de la fiscalidad, más aún cuando la crisis ha puesto de manifiesto más que nunca antes el aspecto negativo de la interdependencia entre las economías nacionales.
En vista de ello, la propuesta de directiva constituye un paso hacia adelante que adaptará la legislación tributaria europea a la evolución económica y reforzará el proceso de integración europea. En este sentido, el intercambio automático de información, el levantamiento del secreto bancario y las medidas destinadas a mejorar la asistencia mutua para el cobro de créditos fiscales pueden contribuir de forma significativa a que la cooperación administrativa entre los 27 Estados miembros sea más eficiente.
Por último, quisiera desear al Comisario Kovács mucho éxito en lo que emprenda en el futuro.
Carl Haglund
(SV) (al principio sin micrófono) ... la presente Directiva resulta muy oportuna en un momento en que los ingresos por impuestos disminuyen en todo el mundo. En un mercado común no podemos aceptar la situación actual en la que los ingresos imponibles pueden ocultarse y no ser gravados en otro Estado miembro. Como ya se ha mencionado, los Estados miembros de la UE pierden miles de millones de euros de ingresos cada año debido a las lagunas del intercambio de información entre los Estados miembros. Me gustaría igualmente recordar a Sus Señorías que mientras algunas personas ocultan sus ingresos y evitan así pagar impuestos, el resto de nosotros tenemos que pagar más impuestos para compensarlo. Ésa no puede ser en ningún caso la intención... al menos en mi opinión.
Resulta increíble que algunos defiendan el sistema existente, que permite que la gente no pague sus impuestos. Soy consciente de que algunos Estados miembros tienen mucho que perder, pero habría que preguntarse si realmente presentan un argumento creíble. Y no es así.
Deberíamos promover nuestra cooperación internacional en materia fiscal y elaborar normas comunes para evitar el fraude fiscal, tanto a nivel de la UE como a escala mundial. Al mismo tiempo les recuerdo que algunos consideran que la protección de la vida privada es importante y debe protegerse como es debido. Es importante tenerlo en cuenta, ya que de lo contrario el sistema que deseamos crear carecería de credibilidad a los ojos de nuestros ciudadanos y la credibilidad es algo indispensable para que tengamos éxito.
Sirpa Pietikäinen
Señor Presidente, creo que esta crisis ha dejado dolorosamente claro que fracasaremos por separado o tendremos éxito juntos. Hemos debido recorrer un largo camino para llegar al punto en que podríamos realmente disponer de un intercambio automático de información en materia fiscal en la UE y plena transparencia con una cooperación administrativa eficaz entre los funcionarios y los Estados nacionales.
En un momento en que pedimos al sector privado -a los bancos- que sean más transparentes y fiables tras la crisis financiera, me parece que realmente deberíamos pedir otro tanto a los Estados nacionales y a nosotros mismos. Por ello me felicito de las medidas que se han adoptado aquí, pero aún queda un largo trecho por recorrer. Insto a la Comisión a que se muestre muy ambiciosa y firme en la cooperación internacional a fin de celebrar un acuerdo internacional sobre paraísos fiscales e intercambio automático de información.
Seán Kelly
Señor Presidente, los impuestos son absolutamente indispensables para el funcionamiento de los países y creo que la mayoría de los ciudadanos están de acuerdo. Sin embargo, muchos ciudadanos no pagan sus impuestos con los brazos abiertos y una sonrisa. Todo ello se remonta a la época de nuestro Señor, cuando señaló que una de las profesiones más despreciadas en su época eran los recaudadores de impuestos, que eran considerados los malos.
No estoy seguro de que se reputación haya mejorado mucho entretanto. Actualmente son los inspectores de hacienda, pero probablemente no ganen un concurso de popularidad.
Sin embargo, al mismo tiempo, aquellos que evaden impuestos han sido considerados históricamente casi como héroes que han logrado engañar a la Administración. Afortunadamente también esto está cambiando, pero simultáneamente la evasión de impuestos se encuentra muy extendida en el país y en todo el mundo. Incluso en mi propio país, los propios bancos ofrecían centros extraterritoriales en la década de 1980 y 1990 para que sus clientes pudieran evadir impuestos. Cuando se descubrió la trama, era el contribuyente el que tenía que pagar.
Ahora lo que tenemos que hacer es reducir la evasión fiscal en el futuro. La OCDE estima que un 2,5 % del PIB mundial se pierde a través de la evasión fiscal. El contrabando de cigarrillos es un ejemplo de ello, en el que los cigarrillos circulan de economías con impuestos bajos a economías con elevados impuestos, lo que provoca graves daños a la salud y, por supuesto, también a las finanzas públicas.
Al mismo tiempo existen limitaciones para lo que puede hacer la UE, ya que el Tratado de Lisboa no le concede grandes competencias en el ámbito fiscal, algo que se introdujo en el Tratado con las garantías otorgadas a Irlanda.
Por ese motivo no puede establecerse una base imponible consolidada común y debe mantenerse el principio de la competencia fiscal leal. Así que lo que podemos hacer es intentar que las cosas avancen por medio de la colaboración, la cooperación, el convencimiento y la persuasión, pero no podemos hacerlo mediante la obligación.
Sari Essayah
(FI) Señor Presidente, estas propuestas representan un excelente esfuerzo para facilitar la lucha contra el fraude fiscal y mejorar la cooperación entre las autoridades.
Sería conveniente que recordáramos que la fiscalidad nunca es un fin en sí mismo, sino la herramienta que tiene la sociedad para alcanzar objetivos acordados a nivel político, entre ellos la reducción de las diferencias en la distribución de la renta, la penalización fiscal de las prácticas nocivas y la creación de un fundamento económico para los servicios de bienestar social. Un buen sistema fiscal se fundamenta en una base imponible justa y amplia, y en tipos impositivos razonables.
La evasión y el fraude fiscales merman la base imponible, y los ciudadanos y empresas honrados tienen que compensar los impuestos que no pagan los defraudadores. Como ya se ha dicho aquí, el producto interior bruto se encuentra en crisis en distintas partes de Europa. El fraude y la evasión fiscales reducen el PIB en aproximadamente 200 000 millones de euros al año. No podemos permitirlo.
Quisiera hacer unos cuantos comentarios sobre los informes en sí mismos. Cuando se examinan las formas para luchar contra el fraude del IVA es necesario tener en cuenta conceptos como el análisis de los costes y beneficios, la seguridad jurídica y el principio de proporcionalidad. Estos conceptos se destacan de forma muy evidente en el informe del señor Casa. Resulta razonable concentrarse especialmente en los bienes y servicios susceptibles de fraude para luchar contra el fraude del IVA, y el mecanismo de inversión del sujeto pasivo brinda a estos Estados miembros la oportunidad de aplicar dicho mecanismo mediante una excepción al principio general de la Directiva sobre el IVA.
La cooperación administrativa es un medio para complementar las legislaciones nacionales, pero tenemos que recordar que nunca debe remplazar dichas legislaciones ni tener como resultado su aproximación.
El tema más controvertido de estas directivas ha sido el intercambio de información. Un intercambio de información eficaz entre las autoridades aduaneras y tributarias de los Estados miembros contribuye a luchar contra los abusos, y es por ello que considero que deberíamos promover el intercambio de los registros tributarios en lugar de bloquearlo. En Finlandia, estos registros son de dominio público y es uno de los países menos corruptos del mundo. En vista de ello, no veo por qué el intercambio automático de registros fiscales podría amenazar o violar los derechos civiles como piensan algunas de Sus Señorías.
Paul Rübig
(DE) Comisario Kovács, Señor Presidente, la legislación financiera es, como es sabido, competencia nacional y suscita los intereses de los Estados miembros. Sin embargo, en la Unión Europea deberíamos pensar en cómo mantendremos el mercado interior, en particular las cuatro libertades, en el futuro.
Uno de los principales problemas a los que debemos hacer frente en este aspecto es la doble imposición. Las pequeñas y medianas empresas (PYME), que no pueden conocer toda la legislación en este ámbito, tienen grandes dificultades para ofrecer sus servicios en otros países. Por ello, la Comisión debería presentar una propuesta sobre la gestión de la doble imposición, en la que establezca un régimen fiscal sencillo y transparente para estas empresas, porque es la calificación de crédito de una empresa la que determina en última instancia si puede sobrevivir en el mercado y mantener su solvencia. Asimismo acogería con gran satisfacción una ventanilla única para las PYME, de modo que tengan un punto de contacto concreto y las devoluciones de impuestos se liquiden con rapidez, eficiencia y transparencia.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Me gustaría mencionar los sistemas de administración pública electrónica que se han desarrollado en varios Estados miembros para implantar las siguientes aplicaciones: pago de impuestos por medios electrónicos, así como el pago del IVA por estos medios, o iniciativas como la facturación electrónica. Hablamos sobre un nuevo programa digital para los próximos cinco años, lo que implica que los Estados miembros tienen que recurrir a las tecnologías de la información para mejorar también la cooperación administrativa en el ámbito fiscal.
Creo que, al menos en lo que se refiere a la facturación electrónica, en 2008 se creó un grupo de alto nivel que redactó un informe y recomendaciones para la Comisión Europea el pasado mes de noviembre. Asimismo, el Comisario Tajani se comprometió a que durante el período posterior presentaría iniciativas en apoyo de la facturación electrónica a fin de que se adopte ampliamente en todos los Estados miembros. Quisiera preguntar a la Comisión si va a presentar dicha propuesta y cuándo piensa hacerlo.
Nick Griffin
Señor Presidente, hablar sobre cooperación fiscal durante la actual crisis del euro equivale a acomodar las hamacas de cubierta en el Titanic.
Las naciones del sur de Europa ahora se conocen con las duras siglas inglesas PIGS (Portugal, Italia, Grecia y España). Sin embargo, los crucificados del euro no son los cerdos, sino la gente que ha sido estafada por el dogma único. Las economías acabarán muriendo a fuerza de recortes o serán rescatadas, acarreando la ruina para los contribuyentes británicos y de otros países. De modo que quedarán muy pocos impuestos para cooperar.
Existen dos salidas para esta situación: abolir el euro y retornar a las divisas de estos países cautivos del Soviet color de rosa, o expulsar a los "países problemáticos" del euro, que podrían ser los PIGS. Sería más justo expulsar a Alemania y su colaborador francés, porque la gestión del euro de acuerdo con los intereses alemanes es la raíz de este desastre.
Esta interminable crisis destruirá el proyecto federal, la cooperación en materia fiscal y todo lo demás. La tragedia es que reducirá a muchas víctimas inocentes a la pobreza antes de ello.
Elena Băsescu
(RO) Me gustaría felicitar al señor Stolojan por los esfuerzos invertidos en la redacción del informe sobre el cobro de créditos de impuestos. La UE necesita una legislación común que se aplique de forma uniforme en todos los Estados miembros para luchar contra el fraude y la evasión fiscales. El mercado interior y el presupuesto de los Estados miembros pueden verse afectados por el impago de cualquier tipo de impuesto o derecho. La libre circulación de capitales y personas requiere que se amplíe el ámbito de aplicación de la legislación. Las cotizaciones obligatorias a la seguridad social se incluirán a partir del inicio de este año.
Un paso importante dentro del proceso para cobrar los créditos de impuestos dentro de la UE es un intercambio rápido de información. La existencia de instrumentos y formularios normalizados comunes, que se traducirán a todas las lenguas oficiales de la UE, facilitará la labor cotidiana de las autoridades competentes. Un sistema automatizado común permitirá responder a las consultas con más rapidez y a un menor coste.
Udo Bullmann
(DE) Señor Presidente, en estos momentos en que felicitamos a la señora Álvarez, al señor Domenici y a otras diputadas y diputados por sus excelentes informes, en que felicitamos al Comisario Kovács por su dedicada labor y le deseamos todo lo mejor en su futuro trabajo, y en que expresamos la esperanza de que transmita a su sucesor la pasión con la que ha luchado a favor de una política fiscal común, también tenemos que mencionar a aquellos Estados miembros que siguen sin adoptar medidas que resultan más que necesarias en esta situación de crisis, medidas que finalmente desembocarán en una mejora de la cooperación.
Resulta realmente escandaloso que no hayamos logrado avance alguno en el tema de la base imponible. Quien crea que podrá defender su soberanía de este modo la perderá, así como perderá sus ingresos en concepto de impuestos. Por consiguiente, el principal mensaje de estos informes es que debemos lograr una mayor cooperación en Europa. Sólo de este modo podremos avanzar.
Michael Theurer
(DE) Señor Presidente, Sus Señorías, la lucha contra el fraude fiscal es una necesidad. Es evidente que la evasión y el fraude fiscales no son la causa de la crisis económica y financiera. Me parece importante dejar claro una vez más en esta Cámara que debemos recuperar la confianza de los contribuyentes por medio de sistemas tributarios sencillos e impuestos bajos y equitativos. Sin embargo, eso no quiere decir que no debamos luchar activamente contra la evasión y el fraude fiscales, ya que cualquier evasión fiscal va en contra de nuestra idea de justicia.
Y esto nos lleva al tema de los paraísos fiscales. El vecino de Alemania, Suiza, ha manifestado que le preocupa ser objeto de presiones. A este respecto me gustaría preguntar a la Comisión en concreto si se están elaborando propuestas o, más bien, si se están adoptando medidas para presionar en especial a Suiza. En mi opinión, Suiza no puede permitirse el lujo de tratar a la UE peor que a los Estados Unidos. Esto significa que Suiza debe unirse a nuestros esfuerzos concertados para evitar la evasión fiscal.
László Kovács
Miembro de la Comisión. - Señor Presidente, Sus Señorías, el debate me ha parecido interesante y ejemplar. Al igual que la mayoría de Sus Señorías, estoy convencido de que nuestros esfuerzos para luchar contra la evasión y el fraude fiscales, y aumentar la cooperación en el ámbito fiscal valen la pena. Quiero darles las gracias por su apoyo y por la labor realizada por los cuatro ponentes, y estoy muy agradecido por el respaldo a estas importantes iniciativas de la Comisión.
La promoción de la buena gobernanza en el ámbito fiscal es un expediente complejo que abarca diversos temas. Los informes de Sus Señorías abarcan casi todo ellos, desde la propuesta legislativa formal para promover la cooperación administrativa hasta nuestra colaboración con terceros países. Me complace escuchar que muchos de ustedes invitan a la Comisión a mostrarse más ambiciosa. Coincida plenamente con Sus Señorías y estoy seguro de que, con su apoyo y el de los gobiernos de los Estados miembros, la Comisión podrá hacer frente a los retos que le esperan. Sé que estos expedientes seguirán siendo prioritarios para mi sucesor. La Comisión, el Parlamento y el Consejo deben redoblar sus esfuerzos para aprobar las propuestas legislativas presentadas o en preparación, así como los trabajos del Grupo sobre el código de conducta para el impuesto de sociedades.
En cuanto a los aspectos externos de los principio de la buena gobernanza en el ámbito fiscal, habría que promocionar todas las medida que se mencionan en la comunicación y prestar especial atención a las relacionadas con los países en desarrollo.
También quiero dar las gracias a Sus Señorías por sus comentarios y puntos de vista sobre las propuestas concretas sobre cooperación administrativa, la asistencia mutua para el cobro de créditos de impuestos y la aplicación opcional y temporal del mecanismo de inversión del sujeto pasivo. Me alegro de que el Parlamento europeo y la Comisión coincidan en lo relativo a las medidas que deben tomarse para luchar mejor contra el fraude y la evasión fiscales en la Unión Europea y fuera de ella. Asimismo observo un apoyo generalizado para las tres propuestas.
Una de las prioridades de la Presidencia española es avanzar rápidamente hacia un acuerdo unánime sobre la propuesta relativa a la cooperación administrativa. Y también lo es para la mayoría de los Estados miembros. La UE necesita llegar urgentemente a un acuerdo interno para poder mostrar en la escena internacional su determinación para avanzar a partir de las normas de la OCDE y las recomendaciones del G-20 y allanar el camino para una futura evolución internacional, demostrando que es capaz de lograr una plena cooperación administrativa.
Resulta evidente que no existe una sola solución general para eliminar el fraude y la evasión fiscales, pero las propuestas objeto de examen constituyen un paso importante en el marco de la estrategia de lucha contra el fraude fiscal de la Unión Europea.
Por último, a tan solo un día de que finalice mi mandato, me gustaría volver a expresar mi gratitud por el apoyo concedido a las iniciativas de la Comisión en materia fiscal y aduanera, y en particular por la cooperación con las comisiones parlamentarias ECON e IMCO.
Magdalena Álvarez
Señor Presidente, quisiera referirme a las razones por las que vamos más allá de los estándares establecidos en la OCDE en cuanto al intercambio automático de información.
Podríamos analizar múltiples argumentos pero es evidente que el modelo de la OCDE está concebido en un marco más amplio para las relaciones internacionales, que responden a unas reglas del juego muy diferentes de las de la Unión Europea.
En la Unión Europea, tenemos un mismo espacio económico -como ha dicho el señor Kovács- en el que la información fiscal debe circular con la misma facilidad que los sujetos, para que cada Estado miembro pueda aplicar su sistema fiscal. Es un mercado único en el que no hay barreras para los sujetos ni para los bienes y, por lo tanto, no tiene por qué haberlas para la información fiscal.
Los Estados miembros son parte de un proyecto político y las relaciones entre sus sistemas fiscales deben ser acordes con este proyecto político. Más allá del evidente imperativo práctico, nos encontramos ante una cuestión de principios.
Asimismo, quisiera subrayar la idea de que la soberanía fiscal, en la medida en que luchamos contra el fraude, se ve reforzada en lugar de menoscabada. Es decir, los Estados miembros verán reforzada su soberanía fiscal al disponer de instrumentos más eficaces para aplicar su propio sistema fiscal. Y, por lo tanto, es una cuestión que debemos tener en cuenta y, por ello, hemos de apoyar esta Directiva.
Además, quisiera matizar que el fraude, como ha dicho el señor Klinz, es un delito. No lo podemos justificar con argumentos de tan poco peso como los elevados impuestos de los distintos sistemas fiscales. Al contrario, yo diría que, si se redujera el fraude fiscal, podríamos reducir los impuestos. Sí es cierto que debemos seguir trabajando para simplificar los diferentes sistemas fiscales.
Y, para concluir, quisiera destacar el importante efecto desincentivador que tienen precisamente los cuatro informes y las cuatro directivas que estamos apoyando, en la medida en que, cuando los contribuyentes sean conscientes de que gracias a esta normativa hay menos espacio y refugio para los que defraudan, la tentación de intentarlo será mucho menor. Y si, aun así, lo intentan, tendremos más instrumentos más eficaces para perseguir dicho fraude.
Por último, quisiera resaltar la oportunidad temporal de esta medida, puesto que la crisis ha puesto de manifiesto el peligro de la opacidad, el contagio de unos países a otros y la necesidad de estímulos públicos. Aquí quiero referirme al apoyo del señor Lamberts, quien especifica que estamos en un momento en el que las finanzas públicas deben hacer un especial esfuerzo para adoptar medidas de reactivación económica y de cobertura social para amortiguar los efectos de dicha crisis.
Por todo ello, los ciudadanos están, hoy más que nunca, muy concienciados sobre la gravedad del fraude fiscal y sobre sus efectos sobre la economía en general y exigen de sus representantes medidas adecuadas para hacerle frente.
Theodor Dumitru Stolojan
He escuchado con gran atención los puntos de vista expresados por Sus Señorías. Asimismo he observado las objeciones al intercambio automático de información. No obstante, creo firmemente que esta Cámara debe mostrar a todos los ciudadanos europeos que pagan honradamente sus derechos e impuestos que estamos decididos a adoptar todas la medidas necesarias para reducir la evasión fiscal al mínimo, de modo que las decisiones sobre el cobro de créditos de derechos e impuestos puedan aplicarse correctamente, independientemente del Estado miembro en el que resida el deudor.
David Casa
Yo también he escuchado atentamente todo lo que se ha dicho y, si tuviera que sacar una conclusión de este debate, ésta sería que todos estamos de acuerdo en que debemos utilizar todos los medios disponibles para luchar contra la evasión fiscal y los diversos tipos de fraude que se producen en distintos países. Para lograrlo debemos recurrir a medidas como las que se han propuesto hoy, sin perjudicar al sector comercial -en particular a las PYME- y sin aumentar los trámites administrativos. Al contrario, recomiendo que sigamos reduciendo dichos trámites en las áreas que a menudo son un obstáculo para el sector comercial.
Tenemos que procurar no penalizar a los ciudadanos honrados que pagan sus impuestos y no los evaden, en particular a las empresas que realizan comercio transfronterizos y no evaden los impuestos y, por consiguiente, no son delincuentes.
Por ello creo que con estas propuestas reforzaremos la credibilidad del régimen de comercio de derechos de emisión y los pagos relacionados con éste. Al mismo tiempo, como ya he señalado, debemos reducir la carga administrativa que soportan las empresas y, además, garantizamos que se mantenga informado al Parlamento a todo lo largo del proceso de aprobación del mecanismo de inversión del sujeto pasivo.
Al igual que otros oradores creo que debo dar las gracias al Comisario por toda la labor que ha llevado a cabo en estos últimos años. Señor Comisario, como es lógico, no siempre hemos tenido la misma opinión, pero cuando observo el sector de la fiscalidad me parece que actualmente contamos con un sistema más justo y eficiente para nuestros ciudadanos, es decir, los ciudadanos de la Unión Europea.
Leonardo Domenici
Señora Presidenta, Sus Señorías, quiero darles las gracias por los comentarios sobre nuestros informes, que son producto de un esfuerzo colectivo. Espero que estos comentarios sean un buen augurio para la votación en el Parlamento Europeo.
Creo que, como ya han manifestado los señores Stolojan y Casa, nuestros informes merecen recibir apoyo, aunque sólo sea en aras de nuestros conciudadanos, los contribuyentes honrados que son los primeros perjudicados por el fraude y la evasión fiscales. El objetivo es que todos paguen, de modo que cada uno pague menos.
Solamente quiero hacer dos comentarios. Al inicio del debate, la señora Lulling habló de colonoscopía fiscal. Sé por experiencia propia que una colonoscopia no es un examen agradable, aunque puede ser muy beneficioso para la salud humana. En el ámbito fiscal existe una forma muy sencilla de evitarla, a saber, no ocultar, no esconder los ingresos personales y no eludir las obligaciones legales.
El segundo comentario es que siempre debemos preocuparnos sobe la forma en que se utiliza el dinero público, pero no cuando los gobiernos se ven obligados a utilizarlo para rescatar a bancos y entidades financieras que han especulado con su dinero.
Presidenta
Se cierra el debate conjunto.
La votación tendrá lugar el 10 de febrero de 2010.
Declaraciones por escrito (artículo 149 del Reglamento)
Sebastian Valentin Bodu
El fraude del IVA es una actividad delictiva que tiene repercusiones enormes en los presupuestos, pues los sistemas ilegales de reembolso se utilizan en todos los Estados miembros y Rumanía no es la excepción (por ejemplo, el fraude de carrusel).
El mecanismo de inversión del sujeto pasivo que han introducido algunos Estados miembros, como Rumanía, ha tenido muy buenos resultados. Sin embargo, también fue necesario adaptar la Directiva 2006/112/CE a la situación actual para mantener al mínimo absoluto el riesgo de que se operen sistemas ilegales de reembolso del IVA (basados en exportaciones ficticias). Es por ello que la aplicación de la inversión del sujeto pasivo a los productos que presentan un gran riesgo de fraude fiscal constituye un procedimiento fiable que tiene efectos presupuestarios positivos en general, si bien se produce un retraso en el pago a las arcas nacionales del IVA correspondiente a las transacciones sujetas a dicho impuesto.
Como conclusión podemos decir que, ante la disyuntiva entre cobrar el IVA hasta el final del ciclo económico cuando el producto acabado o el servicio llegan al usuario final y evitar el fraude derivado del reembolso ilegal del IVA, la elección correcta es la primera. Lo ideal sería que la inversión del sujeto pasivo se aplicara como regla y no como excepción. No obstante, esta medida debería adoptarse tras un análisis exhaustivo de sus repercusiones en el presupuesto.
Alan Kelly
por escrito. Tan sólo quiero hacer una observación sobre la cooperación entre los Estados miembros en el ámbito fiscal. Éste fue un tema muy delicado durante la campaña del referendo irlandés sobre el Tratado de Lisboa. Tan sólo quiero recomendar cautela a Sus Señorías. La cooperación entre los Estados miembros es el fundamento de esta Unión; sin embargo, esa cooperación siempre se ha basado en el consentimiento mutuo. En el ámbito fiscal debemos tener mucho cuidado de tener en cuenta las necesidades de algunos Estados miembros. Algunos países tienen que aplicar las normas de modo distinto, por ejemplo, si un país es una isla o no tiene una población que permita mantener un amplio mercado que funcione bien, necesita aprovechar todas las ventajas de las que disponga para atraer inversiones. Piso a Sus Señorías que lo tengan en cuenta al hacer propuestas sobre este tema. Las propuestas no deben ser contrarias al principio de subsidiariedad. Cualquier propuesta necesita la aprobación de los Estados miembros. Y éste es un elemento muy importante de este debate.
Ramona Nicole Mănescu
Las iniciativas en materia fiscal debatidas hoy desempeñan un papel especialmente importante en la lucha contra el fraude y evasión fiscales transfronterizos, temas que revisten un importante aspecto político y tienen graves consecuencias para el presupuesto de los Estados miembros. La promoción de la buena gobernanza en el ámbito fiscal exige que se adopten medidas a nivel de la UE y fuera de ella, así como en todos los Estados miembros. Necesitamos medidas firmes, una legislación sencilla y transparente y, por extensión, menos trámites administrativos. Por último, necesitamos velar por que los ciudadanos tengan acceso a la asistencia jurídica.
Medidas como la garantía de la experiencia, el intercambio de información a todos los niveles, la mejora de la asistencia prestada a los Estados miembros, el establecimiento de una cooperación transfronteriza eficaz y una competencia fiscal leal son objetivos esenciales, sobre todo en estos momentos de crisis financiera, en los que hemos visto lo importante que es la sostenibilidad de los regímenes fiscales. Los Estados miembros que tienen una buena gobernanza en materia fiscal han podido responder con mucha más rapidez y eficacia a la crisis económica.
Me felicito de la iniciativa de la Comisión y de la labor efectuada por los ponentes. Creo que existe la voluntad política para promover la buena gobernanza en el ámbito fiscal. Sin embargo, tenemos que procurar que estas propuestas sean algo más que sonidos políticos, y actuar para aplicarlas lo antes posible.
Marianne Thyssen
por escrito. - (NL) Señora Presidenta, las autoridades tributarias se enfrentan a una difícil tarea en un mundo digital y globalizado. La detección de los fraudes fiscales y sociales es algo complicado, incluso en el mercado interior. Además, la inexistencia de una legislación europea en vigor sobre la cooperación administrativa transfronteriza entre dichas autoridades es causa de problemas. Por ello, la creación de una oficina de enlace fiscal en cada Estado miembro para acelerar y simplificar la cooperación entre los Estados miembros merece nuestro apoyo. Actualmente, las solicitudes de intercambio de información tardan tanto que las administraciones tributarias a menudo simplemente renuncian a esperar dicha información. La opción de un intercambio automático de información, como el que propone la Comisión, cuenta con todo mi apoyo por dos razones. En primer lugar porque permitirá que los Estados miembros recauden sus impuestos con más eficiencia, algo que, en tiempos de crisis, es necesario y no un lujo. En segundo lugar porque todos los operadores del mercado interior recibirán el mismo trato. El principio de reciprocidad en el intercambio de información fiscal coincide igualmente con los acuerdos adoptados en el marco de la OCDE y el G-20. Se trata de un mensaje inequívoco que el Tribunal de Cuentas belga pidió, con toda razón, no hace mucho. Por ello votaré con plena convicción a favor del informe de la señora Álvarez.
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Referendum o budúcom štatúte južného Sudánu (rozprava)
Predsedajúca
Ďalším bodom programu je vyhlásenie podpredsedníčky Komisie/vysokej predstaviteľky Únie pre zahraničné veci a bezpečnostnú politiku o referende o budúcom štatúte južného Sudánu.
Catherine Ashton
podpredsedníčka Komisie/vysoká predstaviteľka Únie pre zahraničné veci a bezpečnostnú politiku. - Chcela by som prečítať svoje vyhlásenie a potom bude v rozprave pokračovať kolega Michel Barnier, čo ma veľmi teší, a aj ju uzavrie z dôvodov, ktoré, myslím si, vážené poslankyne a vážení poslanci chápu.
Sme svedkami historickej chvíle pre Sudán a v skutočnosti aj pre celú Afriku. Obyvatelia južného Sudánu veľmi dlho čakali na možnosť uplatniť svoje právo na sebaurčenie. Dobre načasované, pokojné a dôveryhodné uskutočnenie referenda bolo obrovským úspechom, na ktoré by mal byť každý hrdý.
Predbežné výsledky referenda v desiatich južných štátoch boli vyhlásené 30. januára a ukázali, že prevažná väčšina obyvateľstva (99,5 %) hlasovala za osamostatnenie. Stále čakáme na konečné výsledky, ktoré budú zverejnené v nasledujúcich týždňoch.
Blahoželáme obyvateľom južného Sudánu k odhodlaniu, dôstojnosti a trpezlivosti, ktoré preukázali tým, že sa zúčastnili referenda v takom veľkom počte. Zároveň chválime južné strany, ktoré uzavreli Dohodu o úplnom prímerí, za ich vedenie a sudánske orgány zodpovedné za referendum za vynikajúcu prácu, ktorú odviedli pri organizácii referenda napriek obrovským problémom, ktorým museli čeliť.
Úspech tohto referenda je predovšetkým sudánskym úspechom, ale odráža aj podporu Africkej únie a vykonávacieho panelu AÚ na vysokej úrovni pod vedením prezidenta Mbekiho, ktorý pomohol stranám pohnúť sa vpred, ako aj trvalú diplomatickú podporu zo strany medzinárodného spoločenstva vrátane OSN, Spojených štátov a, samozrejme, Európskej únie.
Sudán mal v posledných mesiacoch popredné miesto v našom politickom programe. Hovorili sme o ňom počas zasadnutia Rady pre zahraničné veci, ktoré sa konalo v novembri a v decembri. Tento týždeň sme opäť súhlasili so závermi zasadnutia Rady pre zahraničné veci a budeme pokračovať v monitorovaní situácie.
Najviac však chcem poďakovať pani Véronique de Keyserovej, hlavnej volebnej pozorovateľke referenda v južnom Sudáne, a jej tímu v pozorovateľskej misii EÚ za dôležitú úlohu, ktorú zohrali pri vytváraní dôvery v tento proces medzi obyvateľstvom Sudánu. Vyslanie veľkej a skúsenej pozorovateľskej misie bolo dôležitým a hmatateľným európskym príspevkom a chcem sa vám čo najúprimnejšie poďakovať, pretože viem, že ste osobne zohrali významnú úlohu, ktorú si veľmi ceníme.
Sudánskym orgánom zodpovedným za referendum sme poskytli aj technické odborné znalosti a finančnú podporu.
Kým čakáme na konečné výsledky, chcela by som opäť zdôrazniť, že EÚ bude rešpektovať výsledky referenda vyjadrujúce želanie ľudí južného Sudánu. Potešili nás vyjadrenia prezidenta al-Bašíra, ktoré predniesol 4. januára v Džube a opätovne ich zdôraznil na minisamite o Sudáne, ktorý sa konal 31. januára v Addis Abebe, že sudánska vláda prijme výsledky referenda a ako prvá uzná nový štát a nadviaže s ním plnú spoluprácu. Naliehavo žiadame všetky zainteresované strany, aby naďalej postupovali rozvážne a aby zaistili pokoj v krajine, ako aj bezpečnosť a ochranu všetkých obyvateľov Sudánu.
Aj keď bolo referendum o sebaurčení pre južný Sudán obrovským úspechom, nesmieme sa uspokojiť s tým, čo sme dosiahli. Máme pred sebou obrovské úlohy.
Referendum o oblasti Abyei, ktoré sa malo uskutočniť spolu s referendom o južnom Sudáne, sa ešte stále nekonalo. Znepokojuje nás násilie, ktoré sa v predvečer referenda odohralo v oblasti Abyei, a naliehavo žiadame všetky strany, aby zabránili ďalšiemu násiliu a aby našli skutočné riešenie na vytvorenie základov pre dlhodobé spolužitie miestnych komunít v tejto oblasti.
V súvislosti s Dohodou o úplnom prímerí ešte stále existujú nedoriešené otázky, ktoré treba vyriešiť, napríklad vymedzenie hraníc medzi severnou a južnou časťou krajiny a zorganizovanie ľudových konzultácií v štátoch Modrý Níl a Južný Kordofán. Dúfame, že strany teraz presmerujú svoje úsilie o vyriešenie týchto záležitostí, ako aj o hlavné otázky po referende vrátane otázok týkajúcich sa občianstva, bezpečnostných opatrení, ziskov z predaja ropy a ďalších hospodárskych otázok. Sme radi, že obidve strany sa dohodli na niekoľkých zásadách, najmä na zásade budovať dva životaschopné štáty s "mäkkými" hranicami a rozvíjať konštruktívne vzťahy. Treba však urobiť ešte veľa práce a budeme aj naďalej podporovať sprostredkovateľské úsilie prezidenta Mbekiho.
Stojíme tiež pred dôležitou humanitárnou úlohou. Každý deň sa zo severu vracia do južného Sudánu okolo 2 000 ľudí, ktorí potrebujú pomoc pri opätovnom začleňovaní do svojich miestnych komunít.
Naďalej mám veľké obavy, pokiaľ ide o narastajúce násilie v Dárfúre, ktoré nedávno viedlo k presídleniu desiatok tisícov ľudí, a vážny dosah, ktorý to má na humanitárne operácie. Traja európski občania sú ešte stále držaní ako rukojemníci.
Naďalej nás znepokojuje aj zadržiavanie obhajcov ľudských práv, novinárov, opozičných politikov a pokojne protestujúcich študentov. Jednou so základných zásad Dohody o úplnom prímerí bolo zavedenie demokratického riadenia založeného na rešpektovaní rozmanitosti a slobôd a chceme, aby sa základné slobody a zásada demokratického riadenia skutočne prístupného každému dodržiavali v severnom aj južnom Sudáne.
Pokiaľ ide o budúcnosť, môžem vás uistiť, že táto záležitosť ostane na popredných miestach nášho programu. Budeme naďalej spolupracovať s Chartúmom aj s Džubou. Sme pripravení zintenzívniť spoluprácu s Chartúmom a posilniť svoj dialóg. Sme naďalej odhodlaní poskytovať pomoc ľuďom na severe a predovšetkým vo vojnou postihnutých oblastiach, ako je východná časť, prechodná oblasť a Dárfúr. Južný Sudán nebude stabilný, ak nebude stabilný severný Sudán, a naopak. Ministri zahraničných vecí EÚ oznámili, že sú pripravení dôkladne sa zaoberať podporou zo strany EÚ, pokiaľ ide o medzinárodné odpustenie dlhov Sudánu v súlade s politickým pokrokom.
EÚ musí výrazne prispieť k stabilizácii, rozvoju a budovaniu inštitucionálnych kapacít v južnom Sudáne. Okrem dôležitých bilaterálnych programov členských štátov už podporujeme aj základné služby a rozvoj poľnohospodárstva a zaoberáme sa dlhodobejšou stratégiou rozvojovej spolupráce s južným Sudánom.
Uvedomujeme si však, že aj Dárfúr si zaslúži rovnakú úroveň pozornosti, ktorá sa v poslednej dobe venovala vykonávaniu Dohody o úplnom prímerí. Preto vyzývame všetky strany, aby ukončili prejavy nepriateľstva, uzatvorili dohodu o prímerí a posunuli sa smerom ku komplexnému a spravodlivému politickému riešeniu, a my zefektívnime svoje úsilie podporovať všetky strany, aby sa skutočne zapojili do mierového procesu v Dauhe.
Na záver poviem pár slov o spravodlivosti. Trvalý mier v Dárfúre nemožno dosiahnuť bez spravodlivosti a zmierenia. Treba skoncovať s beztrestnosťou. Rada opakovane upozornila na to, že vláda Sudánu je povinná plne spolupracovať s Medzinárodným trestným súdom.
Som presvedčená, že EÚ musí zohrávať dôležitú úlohu v podpore pokojnej, stabilnej a demokratickej budúcnosti pre sudánsky ľud, či už v jednej krajine, alebo v dvoch. Dlhujeme to sudánskemu ľudu na severe i na juhu, aby sme pri ňom stáli a ponúkli mu podporu a povzbudenie v týchto kritických časoch.
Mariya Nedelcheva
Sudánska vláda v Chartúme vysiela pozitívne signály, ktoré zahŕňajú hladký priebeh referenda a ochotu prijať výsledky referenda v južnom Sudáne.
Nebudem preháňať, ak poviem, že po desaťročiach občianskej vojny ide o historický okamih pre Afriku. Historické okamihy sú však dočasné, netrvajú večne. Ak chceme obrátiť stranu a posunúť sa do nového obdobia v histórii, aktéri zmeny nesmú zaspať na vavrínoch. Musia vytvoriť jasné, rozumné a životaschopné základy, ktoré zabezpečia lepšiu budúcnosť.
Južný Sudán sa nachádza v prechodnom období, pretože do 9. júla, keď oficiálne získa nezávislosť, sa môže stať ešte veľa vecí. Tieto dva štáty musia ešte veľa vecí vyriešiť. Najnaliehavejšou otázkou je otázka hraníc. Štatút oblasti Abyei ostáva nejasným. Treba nájsť riešenie, aby sa predišlo vzniku konfliktov.
Potom tu je otázka takzvaných navrátilcov. Ako budú títo ľudia prijatí? Dokáže tento mladý štát začleniť toľko ľudí v takom krátkom čase? Treba vytvoriť stabilné inštitúcie - súdnictvo, políciu, armádu a rozsiahly administratívny systém -, aby sa zabezpečilo, že títo jednotlivci budú môcť využívať občianstvo, nájdu si prácu a budú žiť v dôstojných podmienkach.
Referendum však predstavuje náročnú úlohu aj pre severný Sudán: orgány sa budú musieť prispôsobiť novej politickej realite. Tento víkend sa tam už konali demonštrácie. Bude vláda podporovať politickú, etnickú, kultúrnu a náboženskú rozmanitosť? Jedno je isté: nemôžeme si dovoliť opakovať chyby z minulosti.
Pre obe krajiny je kľúčom k úspechu zabezpečenie pluralistickej politickej scény založenej na etnickej a náboženskej rozmanitosti, ktorá je v súlade so základnými zásadami právneho štátu. Až potom budú tieto dve krajiny tvoriť skutočné demokracie.
Chcela by som doplniť ešte poslednú vec. Hospodárska, sociálna a politická vzájomná závislosť by mali povzbudiť orgány v oboch krajinách, aby viedli neustály dialóg a navzájom spolupracovali. Európska únia bude ponúkať skutočné rozvojové projekty, a tak bude kľúčovým partnerom v budúcnosti oboch krajín.
Véronique De Keyser
V nadväznosti na diskusie o Tunisku, Egypte a ďalších krajinách, ktoré v súčasnosti žiadajú slobodu, by som chcela povedať, že naša pozorovateľská misia pre referendum v južnom Sudáne bola vynikajúcou a príkladnou skúsenosťou. Referendum bolo príkladné, pretože bolo úspešné napriek všetkým katastrofickým scenárom. Bolo tiež vynikajúcou skúsenosťou, pretože bolo zrejmé, že obyvateľstvo južného Sudánu hlasovalo so slzami v očiach po takom dlhom očakávaní tejto chvíle (v niektorých prípadoch viac ako 50 rokov), po prežití občianskej vojny, a prijímalo tento mierový prechod s neopísateľnou radosťou.
Je pravda, že nasledujúce mesiace budú náročné, ale musíme sa tešiť z tohto zlomového bodu. Musím povedať, že vzhľadom na nástroje Európskej únie a na to, ako som kritizovala iné pozorovateľské misie, ktoré neboli svedkami úspešného výsledku, misia, ktorej som sa zúčastnila, bola skutočným požehnaním.
Južný Sudán sa 9. júla stane päťdesiatym štvrtým štátom Afriky. Ako povedala pani barónka Ashtonová, v súčasnosti stojí pred niekoľkými otázkami.
V prvom rade ide o ropu v oblasti Abyei nachádzajúcej sa na hraniciach medzi severným a južným Sudánom, pre ktorú však neboli určené jasné hranice a ktorá nemala vlastné referendum. Pre oblasť Abyei treba nájsť riešenie, ale v tejto chvíli je táto otázka ešte stále otvorená. V tejto oblasti, ako aj v štáte Jednoty a v Južnom Kordofáne došlo počas referenda k násiliu. Tento región má potenciál destabilizovať situáciu v celej krajine.
Potom tu je otázka, ktorú spomenula pani Marija Nedelčevová (Mariya Nedelcheva) - ktorej by som chcela poďakovať za jej účasť v pozorovateľskej misii - aj pani barónka Ashtonová, a tou je občianstvo. Desaťtisíce až státisíce obyvateľov južného Sudánu, ktorí žili a pracovali na severe a v niektorých prípadoch dokonca vlastnili majetok, utiekli na juh. Teraz bude zrejme potrebné opätovne ich začleniť do hospodárstva južného Sudánu. Títo ľudia nedôverujú severnému Sudánu a nevedia, či sa im podarí udržať pracovné miesta - takmer určite nie tie vo verejnom sektore -, čo je závažný problém.
Na záver, je tu problém v súvislosti s Medzinárodným trestným súdom. Prezident južného Sudánu Salva Kiir chce nadviazať spoluprácu so severným Sudánom pod podmienkou, že severný Sudán uzná výsledok referenda. Už sa mu podarilo presvedčiť prezidenta al-Bašíra, aby navštívil južný Sudán, kde bol oficiálne privítaný v Džube. Bol to ohromujúci krok a predstavoval zmierenie a novú éru. Salva Kiir nám povedal, že ak by mal teraz podpísať rímsky štatút, musel by prezidenta al-Bašíra pri jeho nasledujúcej návšteve zatknúť. Pýtal sa, ako budú za takýchto podmienok spolupracovať a ako dosiahnu toľko oslavované zmierenie medzi severom a juhom. "Nežiadajte to od nás," povedal. My, samozrejme, máme záväzok voči Medzinárodnému trestnému súdu, ale zároveň si uvedomujeme, že spolupráca medzi severným a južným Sudánom je kľúčom k mieru.
Preto sa obávam, že treba vyriešiť ešte veľa problémov. Ako som povedala, misia bola vynikajúcou skúsenosťou, ale Sudán ostane jednou krajinou až do 9. júla.
Charles Goerens
Už viac ako dvadsať rokov vieme, že obyvateľstvo južného Sudánu sa nechce riadiť právom šaría, ktoré zaviedol Chartúm. To bol dôvod vzniku občianskej vojny, ktorá si vyžiadala životy viac ako dvoch miliónov ľudí. Dohoda o úplnom prímerí, ktorá bola podpísaná v roku 2005, ukončila túto vojnu.
Minulý týždeň obyvatelia južného Sudánu oficiálne vyjadrili želanie získať nezávislosť a osamostatniť sa od severného Sudánu. Želanie však nestačí. Krajina musí byť schopná každý deň riadiť túto nezávislosť.
Nový štát ešte nemá oficiálne hranice so severom. Nevieme ani, ako sa budú deliť zisky z ťažby ropy. Tisíce ľudí sa stále sťahujú zo severu na juh. Potenciál na rozvoj je ešte stále dosť nejasný vzhľadom na obmedzené zdroje v južnom Sudáne na jednej strane a neuveriteľne nízku úroveň vzdelania na strane druhej. Tento nový štát sa v podstate bude musieť vytvoriť od nuly.
Aj keď vytvorenie nového štátu je predovšetkým záležitosťou obyvateľstva južného Sudánu, nezávislosť so sebou prinesie niekoľko zásadných zmien. Odteraz bude akýkoľvek konflikt medzi severom a juhom medzinárodnou otázkou a nielen vnútorným problémom, ako to bolo v minulosti. Preto sa pravidlá zmenia aj pre Bezpečnostnú radu OSN.
Naliehavo potrebujeme jasnú stratégiu na určenie hlavných politických a hospodárskych priorít, ktoré vymania obyvateľstvo južného Sudánu z extrémnej chudoby. Keďže Európska únia rešpektuje právo všetkých národov na sebaurčenie, ako hlavný poskytovateľ pomoci musí spĺňať očakávania ľudí v tejto oblasti. Európska únia musí tiež prevziať zodpovednosť za vedenie všetkých tých, ktorí budú spolupracovať s novým štátom na herkulovskej úlohe reformovať túto časť Afriky.
Judith Sargentini
Sme svedkami zrodu nového štátu. Veľmi ma to teší, mám však aj obavy. Napokon, južný Sudán je jednou z najchudobnejších krajín Afriky. Je to tiež krajina, ktorá má na svojom území obrovské zásoby ropy. Okrem toho je to aj krajina, do ktorej sa vracia mnoho ľudí a utečencov, ktorí nemajú domov, sú bez jedla a bez práce. To je recept na katastrofu a dokonca aj na ozbrojený konflikt.
Kým tí, ktorí majú kontrolu nad zdrojmi ropy v južnom Sudáne a nad prístavmi v severnej časti krajiny, cez ktoré sa ropa prepravuje, nedospejú k dohode, potom naozaj môže vzniknúť medzinárodný konflikt, ako povedal kolega poslanec pán Goerens. Čo teda môžeme robiť?
Európa tam musí mať zastúpenie a musí tam ostať. Napríklad by mohla do južného Sudánu vyslať misiu EUPOL, ktorá by pomohla zaviesť zásady právneho štátu a poskytla by krajine nové vlastné príležitosti, a ktovie, tá krajina sa skutočne môže stať príkladom pre ostatné krajiny Afriky. Veľmi dúfam, že sa tak stane.
Charles Tannock
v mene skupiny ECR. - Nikdy som nepochyboval, že rozdelenie Sudánu je jediný spôsob, ako zaručiť mier, spravodlivosť a rozvoj južného Sudánu. Preto ma veľmi teší, že ľud južného Sudánu hlasoval s takým obrovským odhodlaním za suverénnu a nezávislú budúcnosť.
Skutočnosť, že viac ako 99 % voličov hlasovalo za osamostatnenie, je jasnou obžalobou mesta Chartúm a prezidenta Bašíra za desaťročia trvajúce úsilie poraziť kresťanov a animistov južného Sudánu a podrobiť ich extrémnemu islamizmu a právu šaría.
Južný Sudán by teraz mal byť najvyššou prioritou EÚ v oblasti humanitárneho rozvoja. Referendum nie je koniec procesu, ale jeho začiatok. Južný Sudán musí mať istotu, že záväzok EÚ voči nemu je absolútny a neochvejný, a jednou z vecí, ktoré žiadam, je, aby pani vysoká predstaviteľka zabezpečila, žeby sa všetky finančné prostriedky z Európskeho rozvojového fondu (ERF) hneď teraz poskytli novému štátu ešte pred ratifikáciou Dohody z Cotonou.
Vyzývam tiež všetkých 27 členských štátov EÚ, aby 9. júla ihneď uznali tento nový africký národ, ako je ustanovené v Dohode o úplnom prímerí. Ak tak neurobia, všetok pokrok, ktorý južný Sudán dosiahol v posledných rokoch, bude zbytočný. Ďalšia vojna by mala nepredstaviteľné následky pre celú Afriku.
Na záver dúfam, že sa prijímajú opatrenia, ktoré zaručia, že personál a finančné prostriedky vyčlenené na delegáciu EÚ v Džube budú primerané.
Zároveň verím, že pani vysoká predstaviteľka bude môcť čoskoro navštíviť južný Sudán. Ako britského občana ma tiež veľmi teší, že nová vláda v Džube sa zaviazala uznať nezávislosť Somálskej republiky, ktorá bola pôvodne protektorátom Britského Somálska, a som presvedčený, že mnoho ďalších afrických a európskych štátov bude čoskoro nasledovať tento príklad.
Chcel by som tiež pozdraviť pána doktora Francisa G. Nazaria, vedúceho predstaviteľa misie južného Sudánu do EÚ a budúceho veľvyslanca južného Sudánu, ktorý je prítomný na galérii. Pán doktor Nazario, chcem vás poprosiť, aby ste sa vy a delegácia južného Sudánu, ktorá tam tiež sedí, postavili.
(potlesk pre Dr. Nazaria a delegáciu južného Sudánu)
Sabine Lösing
Naozaj sa situácia pre obyvateľstvo južného Sudánu zlepší alebo je rozdelenie skôr v záujme Západu, aby sme mohli získať kontrolu nad zásobami ropy? V každom prípade južný Sudán má pred sebou mnoho úloh. Bez fungujúcej infraštruktúry a pri súčasnej katastrofickej hospodárskej situácii bude ešte dlho potrebná civilná a humanitárna pomoc.
Žiaľ, nebezpečenstvo násilných konfliktov zrejme nebolo natrvalo odstránené. Odborníci si však myslia, že sa to nevyrieši vojenskými prostriedkami. Práve naopak, sústredenie sa na vojenské prostriedky bráni tomu, aby sa našlo skutočné riešenie konfliktov. Potrebnú civilnú pomoc možno poskytovať oveľa účinnejšie bez vojenského zásahu. Presun civilných úloh na armádu brzdí udržateľný rozvoj civilných štruktúr.
Príkladom je Dárfúr. Obrovský vojenský aparát tam teraz prebral úlohy humanitárnych a rozvojových organizácií, čo tieto organizácie ostro kritizujú. Požadujeme, aby sa dôraz kládol na čisto civilné riadenie konfliktov a pomocné opatrenia, inými slovami, aby sa misie OSN zredukovali na civilné zložky a aby nebolo možné využívať bojové zoskupenia EÚ. Okrem toho v záujme rozvoja krajiny vyzývame, aby sa odpustil dlh Sudánu.
Bastiaan Belder
Všetko nasvedčuje tomu, že výsledkom referenda, ktoré sa uskutočnilo 9. januára v južnom Sudáne, bude prakticky jednomyseľná podpora nezávislosti. Je to celkom pochopiteľné aj rozumné a skutočne to treba privítať.
Napokon, južný Sudán za sebou nedávno zanechal 23 rokov občianskej vojny s arabským severom, v ktorej prišlo o život 2,5 milióna ľudí a viac ako 4 milióny ľudí bolo vyhnaných. A to nespomínam otroctvo na severe, ktorého obeťami boli zrejme státisíce žien a detí z južného Sudánu. Na tomto historickom pozadí je úplne samozrejmé, že pri vytváraní tohto najmladšieho štátu bude potrebná všetka medzinárodná pomoc, ktorú mu možno poskytnúť na budovane inštitúcií.
Takýto proces si však určite vyžaduje spoľahlivé policajné sily. Len minulý týždeň som v súvislosti s tým dostal niekoľko znepokojujúcich správ o závažnom nezákonnom konaní novej policajnej akadémie v Radžafe. Preto chcem Európu požiadať, aby upriamila pozornosť a úsilie na pomoc pri riešení tohto problému, ale rovnako aj na pomoc pri všetkých naliehavých štátnych záležitostiach, ktorým bude južný Sudán čeliť.
Martin Ehrenhauser
(DE) Z návštevy Sudánu som si priniesol dve veci. Po prvé, vieru v životaschopnosť južného Sudánu a po druhé, fakt, že k tejto viere v životaschopnosť južného Sudánu neexistuje iná alternatíva. Tak ako v prípade malého dieťaťa, aj tu je potrebné podporovať tento mladý štát, až kým nebude schopný byť nezávislý. To jednoducho žiadame od medzinárodného spoločenstva.
Chcel by som sa vyjadriť k dvom veciam. V prvom rade k zrušeniu dlhu. Ako rakúskeho poslanca Európskeho parlamentu ma táto záležitosť zvlášť zaujíma, pretože, koniec koncov, Rakúsko je najväčším veriteľom v Parížskom klube. Som presvedčený, že tu musíme ísť príkladom, a aj keď ide o úlohu pre členské štáty, je veľmi dôležité, aby existovala vynikajúca koordinácia členských štátov pod dohľadom Európskej únie.
Druhá vec, ktorú by som chcel spomenúť, je, že sa nachádzame v patovej situácii: na jednej strane máme zatýkací rozkaz od Medzinárodného trestného tribunálu a na strane druhej vôľu a potrebu vyplatiť finančné prostriedky z 10. Európskeho rozvojového fondu. Myslím si, že musíme nájsť rýchle, ale veľmi pragmatické riešenie.
Filip Kaczmarek
(PL) Sme veľmi radi, že referendum v južnom Sudáne prebehlo mierumilovne. Naši pozorovatelia spoločne chvália udalosti, ktorých boli svedkami počas pozorovateľskej misie. Pozitívne hodnotia aj samotné referendum z hľadiska noriem, ktoré presadzujeme. Referendum bolo dôveryhodné a dobre zorganizované a poskytlo voličom príležitosť vyjadriť ich názory. Bolo tiež jasne vidieť, že občania južného Sudánu prikladali tomuto referendu veľký význam, keďže na štvrtý deň sa dosiahla účasť 60 %. Je to jasným dôkazom odhodlania obyvateľstva dosiahnuť sebaurčenie.
Prezident Bašír bol týmto Parlamentom často kritizovaný, teraz ho však musíme pochváliť za vyhlásenie, ktoré predniesol 24. januára v Džube a o ktorom hovorila pani Ashtonová. Vyhlásil, že uzná akékoľvek rozhodnutie vyplývajúce z referenda, aj keby to znamenalo osamostatnenie južného Sudánu, a všetko nasvedčuje tomu, že ľudia žijúci v tejto oblasti vyjadrili svoju vôľu veľmi jasne. Zopakujem želania a nádeje, ktoré vyjadrili iní kolegovia, že ak sa Sudán naozaj rozdelí na dve krajiny, tieto krajiny budú spolunažívať v mieri.
Teraz je dôležité, aby pokojná atmosféra, ktorá vládla počas referenda, pokračovala pokojným obdobím, v ktorom budú oznámené výsledky a v ktorom tieto dva štáty prejdú zmenami. Mnoho pozorovateľov sa obáva, že súčasná vlna nepokojov a demokratických požiadaviek v niekoľkých krajinách vrátane Sudánu by mohla byť zámienkou na zmrazenie mierového procesu a mohla by znemožniť realizáciu ambicióznych plánov. Na druhej strane, z niektorých oblastí máme pozitívne signály, napríklad z Africkej únie, ktorá, ako vieme, je pripravená uznať nezávislosť nového afrického štátu. Musíme si však tiež uvedomiť, že referendum neuzavrie túto záležitosť a že definitívnym úspechom bude splnenie želaní občanov Sudánu. Ako vieme, ich želania sa môžu splniť 9. júla 2011, keď bude vyhlásená nezávislosť Sudánu, a až potom budeme môcť oslavovať koniec tohto krvavého a dlhotrvajúceho konfliktu.
Corina Creţu
(RO) V nadväznosti na správu z roku 2005 a referendum, ktoré sa uskutočnilo pred mesiacom, je osamostatnenie južného Sudánu reakciou na etnickú a náboženskú neznášanlivosť po štyroch desaťročiach občianskej vojny, ktorej výsledkom sú viac ako 2 milióny mŕtvych a 4 milióny utečencov. Zainteresované strany súhlasili s týmto rozdelením a pevne verím, že to urýchli a uľahčí prijatie južného Sudánu do medzinárodného spoločenstva. Kontinentu, ktorý traumatizujú vojny spôsobené umelými hranicami, ktoré sú dedičstvom z koloniálnych čias, však hrozí riziko domino efektu. Preto je šesťmesačné obdobie prechodu k úplnému rozdeleniu rozhodujúce z hľadiska vymedzenia cesty, ktorou sa nový štát bude v budúcnosti uberať.
Na jednej strane čelí vojenským a strategickým úlohám, ožívaniu násilia medzi bývalými vojenskými predstaviteľmi separatistického hnutia, zásahom zo strany milície, privatizácii vnútornej bezpečnosti, incidentom na hraniciach s islamským Sudánom a problému, ako si s ním rozdeliť zisky z predaja ropy. Na druhej strane tu ide aj o veľký humanitárny problém a Európska únia by sa mala vo významnej miere zapojiť do jeho riešenia. V opačnom prípade budeme čeliť katastrofe, ktorá zvýši nestabilitu v oblasti. V Sudáne zomrie počas prvého roka života jedno z desiatich detí a pred dovŕšením piatich rokov je to jedno zo siedmich detí. V krajine je obmedzený prístup k pitnej vode a k službám zdravotnej starostlivosti, pričom štyri pätiny obyvateľstva sú negramotné. Polovica obyvateľstva na juhu je mladšia ako 18 rokov, a ak sa im podarí uniknúť nástrahám detskej úmrtnosti, hrozí im chudoba, nedostatok vyhliadok či riziko, že skončia ako strelivo pre delá v konfliktoch, ktoré môžu oslabiť nezávislosť nového štátu.
Dúfam, že Európska únia vezme do úvahy zložitosť tohto problému.
Marielle De Sarnez
(FR) Som rada, že občania južného Sudánu dostali možnosť vybrať si svoju budúcnosť. Som hrdá na to, že môžem povedať, že konečný nespochybniteľný výsledok sa dosiahol vďaka silnej podpore zo strany medzinárodného spoločenstva a Európskej únie.
Blížime sa k historickému zlomovému bodu: k vytvoreniu trvalého mieru a nového štátu v krajine, ktorá prekonala takmer 40 rokov občianskej vojny z 55 rokov svojej nezávislosti. Znamená to začiatok novej éry, éry rokovaní medzi severným a južným Sudánom o otázkach, ktoré treba vyriešiť, aby sa mohla vykonávať Dohoda o úplnom prímerí z roku 2005, a tými sú občianstvo, vymedzenie hraníc, rozhodnutie, či oblasť Abyei bude pripojená k severnému alebo južnému Sudánu, rozdelenie zdrojov ropy a záležitosti týkajúce sa dlhu.
Európska únia musí, samozrejme, podporovať tento politický proces, ako aj rozvoj nového štátu. Medzinárodné spoločenstvo a Európska únia však nesmú zabúdať na severný Sudán a nesmú zabúdať ani na Dárfúr, kde sa konflikt ešte ani zďaleka nevyriešil a kde sa násilie za posledných 12 mesiacov výrazne zvýšilo, pričom viac ako 270 000 osôb muselo opustiť svoje domovy a viac ako tri milióny ešte stále žijú v táboroch.
Oriol Junqueras Vies
(ES) Základnou zásadou Európskej únie je demokracia a vzhľadom na to, že prevažná väčšina obyvateľov južného Sudánu hlasovala za nezávislosť, Európska únia musí podporiť okamžité vytvorenie nového štátu. Musíme tak urobiť, pretože demokracia je okrem iného základom stability, bezpečnosti a prosperity v Afrike, ako aj v Stredozemí. Zároveň by som chcel zdôrazniť, že právo na sebaurčenie ako nástroj medzinárodných vzťahov nadobúda medzinárodný význam. Videli sme to v Kosove a teraz to vidíme v južnom Sudáne.
Samotný Medzinárodný trestný súd dospel k názoru, že demokratické procesy za nezávislosť sú v rámci medzinárodných právnych predpisov úplne zákonné. Vymedzenie hraníc sa opäť stáva tým, čím by malo byť: otázkou demokracie. Preto s cieľom posilniť samotnú Úniu, EÚ musí byť pripravená uznať právo na sebaurčenie európskych krajín, napríklad Katalánska, Škótska alebo Flámska, ktoré sa demokraticky rozhodli pre nezávislosť.
Peter van Dalen
(NL) Žijeme v apokalyptických časoch. Od Mauritánie až po Omán ľudia neustále prechádzajú zmenami. Na celom svete umierajú počas prírodných katastrof tisíce ľudí. V Amerike a Európe je tanec okolo zlatého teľaťa v podobe eura a dolára čoraz divší. Kresťania sú prenasledovaní v mnohých krajinách.
Nikto nevie, kedy nastane koniec sveta, ale Biblia nám prikazuje, aby sme boli obozretní a pripravení.
Práve uprostred tohto celosvetového nepokoja sme však svedkami vynikajúceho vývoja: zrodenia južného Sudánu. Po mnohých rokoch utláčania a vojny sú ľudia južného Sudánu vyslobodení z otroctva. Ľudia južného Sudánu sú vyslobodení z domu otroctva vedeného medzinárodne hľadaným zločincom Omarom al-Bašírom. To je dôvod na skutočnú vďačnosť a radosť.
V tejto súvislosti srdečne blahoželám priateľom z južného Sudánu, ktorí tu sú dnes prítomní. Dúfam, že táto nová krajina sa bude riadiť múdrosťou, aby právo a spravodlivosť mohli rozkvitať. Nech je to krajina, v ktorej sa spája milosrdenstvo a viera. Nech je to národ, v ktorom sa prepája mier so spravodlivosťou.
Chcel by som konkrétne požiadať Komisiu, ktorú tu dnes zastupuje pán Barnier, aby ihneď uznala nový štát južného Sudánu, teda hneď, ako to bude možné. Žiadam ju tiež, aby po tomto uznaní začala konať, aby podporovala južný Sudán všade, kde to je možné, a aby dala tejto krajine prioritu vo svojej zahraničnej politike. Teším sa na konkrétnu odpoveď Komisie na moju požiadavku.
Gay Mitchell
Toto je príležitosť pre obyvateľov severnej aj južnej časti krajiny sústrediť sa na rozvoj ich hospodárstiev a využívať bohatstvo, ktoré im môžu priniesť zásoby ropy, na zabezpečenie potravín a vzdelávania pre ich ľudí, aj my však musíme pomôcť a musíme tak urobiť ihneď.
V súčasnosti 80 % obyvateľov južného Sudánu nemá prístup k hygienickým zariadeniam. Jedno z desiatich detí zomrie skôr, než dovŕši jeden rok. V najchudobnejších častiach južného Sudánu dokončí školu menej ako jedno percento detí. Sudán každoročne vyvezie ropu v hodnote niekoľkých miliárd dolárov. Ak severný a južný Sudán nájdu diplomatické a mierové riešenie, a oni ho nájdu, potom obe strany môžu využívať svoje bohaté prírodné zdroje na to, aby sa dostali zo strašnej chudoby, ktorá ničí ich krajinu, a v tom im budú pomáhať ich priatelia.
Budúcnosť obidvoch vlád bude, samozrejme, závisieť od otázok, ako napríklad vymedzenie hraníc, rozdelenie ziskov za predaj ropy a štatút oblasti Abyei, spornej pohraničnej oblasti bohatej na ropu, ktorá sa nachádza medzi severným a južným Sudánom. Naliehavo žiadam pani vysokú predstaviteľku a Komisiu, aby podporovali rýchle uskutočnenie diplomatických rokovaní medzi severným a južným Sudánom s cieľom v čo najkratšom čase vyriešiť zostávajúce otázky a najmä aby tejto záležitosti dali v programe Európskej únie vysokú prioritu.
Teším sa, že čoskoro privítame poslancov z oboch strán, ktorí budú plnohodnotne zastupovať svoje krajiny na budúcom zasadnutí Spoločného parlamentného zhromaždenia krajín AKT a tohto Parlamentu. Bude to známkou toho, že sa im podarilo dosiahnuť štátnu suverenitu. Myslím si, že by sme to čo najskôr mali podporiť.
Guido Milana
(IT) Nechcem pokaziť túto radostnú atmosféru.
Je pravda, že sme sa dostali na koniec obdobia, ktoré sa začalo v roku 2005 a počas ktorého diplomacia pomohla zabezpečiť, aby bol priebeh udalostí čo najlepší. Ešte však treba vyriešiť množstvo problémov. Je to mladá krajina a bude to mladá krajina, keď sa osamostatní. Je to krajina, ktorá ešte musí vymedziť svoje hranice a riešiť otázky týkajúce sa oblasti Abyei, ktorá už bola niekoľkokrát spomenutá, ropovodu, ktorý je najdôležitejšou záležitosťou krajiny, ako aj systému medzinárodnej pomoci.
Preto by som chcel pani komisárke povedať veľmi jednoduchú skutočnosť. Musíme urobiť dve alebo tri veci. Musíme vytvoriť stratégiu pre južný Sudán a 7. februára uznať vznik tohto nového štátu. Nemali by sme čakať do 9. júla, keď budú výsledky referenda oficiálne. Tiež by sme mali ihneď zaviesť medzinárodné služby a zriadiť delegáciu v južnom Sudáne.
To je jediný spôsob, ako podporiť demokratický proces, a jediný spôsob, ako môže rozumná a strategická diplomacia podporiť krajinu na ceste k demokracii. Chcel by som poznamenať, že krajina by v prvom rade mala vytvoriť ústavu a Európa jej v tom môže veľmi pomôcť.
Niccolò Rinaldi
(IT) Začal som pracovať v Európskom parlamente ako politický poradca v roku 1991 a už v tom čase predstavoval konflikt medzi severným a južným Sudánom opakujúcu sa krízu. Po 20 rokoch sa konečné zdá, že je nádej na ukončenie tohto dlhého a zložitého konfliktu.
Ako už poznamenal pán Milana a ďalší rečníci, ešte treba veľa urobiť, ale mnohí z nás sa pripravovali na to najhoršie a očakávali, že sa opäť začne občianska vojna. Preto blahoželám severnej aj južnej časti krajiny k počiatočnému výsledku referenda. Teraz sa až do vyhlásenia nezávislosti počíta každý deň. Nikto z nás si nemôže dovoliť urobiť nesprávny krok či už v Chartúme, v Džube, v Bruseli, alebo v Africkej únii v Addis Abebe. Napríklad myšlienka zriadiť delegáciu EÚ, ktorá by mala až do vyhlásenia nezávislosti osobitné postavenie, je jednoznačne vítaná. Sudán sa nám, medzinárodnému spoločenstvu, chystá dať vynikajúcu lekciu o cynizme a krízach, ktoré skôr z pocitu rezignácie ako z iného dôvodu považujeme za neriešiteľné.
Frank Engel
(FR) Vítam budúcu nezávislosť južného Sudánu a blahoželám obyvateľstvu južného Sudánu k jej dosiahnutiu.
Ako práve povedal kolega poslanec pán Goerens, ktorý bol veľmi láskavý a pri tejto príležitosti sa na mňa obrátil, ľudia majú právo neriadiť sa zákonom šaría. Je to právo, ktoré musíme rešpektovať. Musím tiež zdôrazniť, že existuje niekoľko národov, ktoré dostali príležitosť získať právo na túto slobodu. Obyvatelia neďalekého Somálska takúto príležitosť nemajú.
Chcel by som tiež, aby sme zrevidovali svoju politiku, keďže ešte stále neuznáva úsilie obyvateľov Somálskej republiky, ktorí v oblasti vybudovali slobodný a demokratický islamský štát, ale ku ktorému sa správame, akoby neexistoval.
Pokiaľ ide o južný Sudán, aj ja by som chcel povedať niekoľko slov o štatúte krajiny. Južný Sudán je stále najchudobnejšou krajinou Afriky napriek skutočnosti, že počas uplynulých piatich rokov mal prístup k polovici zdrojov ropy celého Sudánu. Vidím, že krajina je neuveriteľne zaostalá, čo bolo až doteraz vo veľkej miere dôsledkom nedbalosti a prehliadania zo strany Chartúmu.
Chcel by som však, aby Európska únia odteraz zdôrazňovala potrebu riadenia a rozvoja a aby nepomáhala financovať zaostalosť, ktorá by sa mohla stať budúcnosťou južného Sudánu.
Jarosław Leszek Wałęsa
(PL) Mali by sme odolať pokušeniu byť počas dnešnej rozpravy príliš optimistickí. Predpovedanie udalostí v Sudáne je len pohľadom do krištáľovej gule. Napriek všetkým nádejam, ktoré vzbudilo nedávne referendum, nesmieme predpokladať, že vec je už uzavretá. Ani zďaleka to nie je tak a nikto ešte nevie, či sa krajina rozdelí podľa želaní ľudí žijúcich na juhu.
Ďalším problémom je, že južnú časť krajiny momentálne spája averzia voči islamskému severu. Keď tieto emócie oslabnú a nastane čas budovať štátne inštitúcie, veľmi rýchlo sa ukáže, aká je rovnováha medzi týmito troma kultúrne a jazykovo odlišnými kmeňmi. Táto otázka bude mať obrovský význam a hneď teraz by sme na ňu mali upriamiť pozornosť.
Ďalšia otázka, ktorú si musíme položiť a na ktorú musíme nájsť odpoveď, je, prečo zrazu dúfame v mierové ukončenie konfliktu, ktorý trval pol storočia? Odpoveď je jasná: ropa. Vôňu dolárov z obchodu s ropou zachytili nielen zahraničné koncerny, bez ktorých by nebolo možné ťažiť ropu v takej chudobnej krajine, ale aj predstavitelia obidvoch častí krajiny.
Dúfajme, že nás nezaslepí chamtivosť a že naša túžba pomôcť nielenže zabezpečí, že finančné prostriedky sa budú poskytovať na opatrenia, ktoré prispejú k budovaniu štátu, ale zároveň nám umožní realizovať programy, ktoré budú pre spoločnosť prospešné.
Anna Záborská
(SK) Pred referendom sme mali veľké obavy zo sprievodných nepokojov a som rada, že referendum dopadlo pokojne a bolo platné. Je však nutné zabezpečiť, ako povedala lady Ashton, korektné dodatočné referendum v Abyei, ale i v oblasti, kde sa nachádza ropa. Pozorovateľská misia Európskeho parlamentu bude nutná aj pri tomto doplňujúcom hlasovaní.
Aj po vyhlásení nezávislosti Južný Sudán zostane jednou z najchudobnejších krajín sveta. V oblasti pracujú aj viaceré slovenské MVO a bude dôležité, či budú mať podmienky pre svoju prácu. Zdôrazňujem aj úlohu lokálnej cirkvi a cirkevných organizácií, ktoré by mali nájsť miesto v našej podpore. Založili a spravujú viaceré školy a zdravotnícke zariadenia a sú v oblasti veľmi rešpektované.
Ešte jednu vec, po rozdelení Sudánu by sme nemali zabudnúť na menšinu Juhosudáncov, ktorí ušli na sever pred prenasledovaním a žijú tam už veľa rokov. Ak Severný Sudán neuzná dvojité občianstvo, ako to sľubuje prezident al-Bašír, bude platiť šaría, a mohli by sa stať druhoradými občanmi.
María Muñiz De Urquiza
(ES) Dnes diskutujeme o úspešnom príbehu, o tom, že Sudán po rokoch konfliktu pokojne a mierumilovne prešiel zložitým procesom osamostatnenia v súlade s kritériami ustanovenými v medzinárodnom práve: právom na sebaurčenie každého národa, ktorý je pod zahraničnou, koloniálnou alebo rasovou nadvládou, a každého národa, ktorý súhlasí s osamostatnením prostredníctvom uznesenia Bezpečnostnej rady Organizácie Spojených národov alebo dohody medzi zainteresovanými stranami.
Bol to aj úspech pre Európsku úniu, ktorá podporovala a monitorovala volebný proces a čoskoro tak bude konať aj v Čade a Ugande. Dúfajme, že Európska únia prevezme v rámci medzinárodného spoločenstva vedúcu úlohu v podpore nového štátu, ktorý vznikne na základe výsledkov referenda v južnom Sudáne, aby pomohla vyriešiť všetky zostávajúce problémy, ktoré tu boli spomenuté, od navrátilcov až po prírodné zdroje. Dúfajme teda, že Európska únia poskytne svoju plnú podporu.
Izaskun Bilbao Barandica
(ES) Chcela by som tu vzdať hold ukončeniu referenda v južnom Sudáne. Vďaka demokratickému procesu sa komplexnej spoločnosti s etnickými a náboženskými rozdielmi a závažnými hospodárskymi spormi podarilo ukončiť konflikt, ktorý si vyžiadal dva milióny životov. Preto by som chcela zablahoželať hlavným aktérom procesu a uznať úlohu Organizácie Spojených národov, ktorá splnila svoju mierovú misiu. Okrem toho by som chcela, aby aj iné konflikty nasledovali tento príklad, a dúfam, že niektoré tu prítomné štáty sa už nebudú obávať zásad, akými sú právo ľudí na voľbu a uplatňovanie práva na sebaurčenie.
Ambície, neústupnosť, neschopnosť uznávať menšiny a ich práva a neschopnosť akceptovať pluralitu v mnohých prípadoch spôsobujú napätie. Dialóg a politické opatrenia slúžia na riešenie tohto napätia. Včasné využívanie dialógu a politických opatrení zabraňuje konfliktom, ale ak budeme popierať to, čo sa deje, a pokúšať sa o predchádzanie konfliktov bez toho, aby sme hovorili pravdu, určite to nakoniec budeme ľutovať.
Charalampos Angourakis
(EL) Žiaľ, nestotožňujem sa s obrovským optimizmom, ktorý vyjadrila väčšina rečníkov v Parlamente. Po prvé, musíme si položiť otázku, prečo práve južný Sudán dosiahol nezávislosť "tak jednoducho" v čase režimu v Západnej Sahare, ktorý, ako vieme, neuznal jeho právo na nezávislosť. Pre mňa a Komunistickú stranu Grécka je odpoveď veľmi jednoduchá. Južný Sudán má šťastie, že má zásoby ropy.
Dúfame, že ropa sa pre obyvateľstvo južného Sudánu nestane prekliatím, ako to bolo v prípade obyvateľstva Iraku a iných národov. Ešte stále sú tam vážne a nevyriešené problémy. Žiaľ, myslíme si, že hospodárska súťaž medzi veľmocami o túto oblasť sa zvýši, a preto vyzývame robotníkov južného Sudánu, aby sa nepoddali stratégii rozdelenia a vládnutia, ale spojili sa s robotníkmi severného Sudánu s cieľom vytvoriť iné vyhliadky pre svoju krajinu.
Franz Obermayr
(DE) V nedávnom referende v južnom Sudáne sa ľudia rozhodli, že staré svojvoľné hranice z koloniálnych čias by mali padnúť. V júli oficiálne vznikne 193. štát sveta. Za nezávislý štát hlasovalo 3,8 milióna ľudí a len 45 000 hlasovalo za to, aby sa nič nezmenilo. To znamená, že prevažná väčšina uplatnila právo na sebaurčenie, a to je dôvod na veľkú radosť.
Samotné rozdelenie však nevytvorí stabilitu v krajine. Sudán je stále problematickou krajinou a na severe je všadeprítomný radikálny islamizmus. Okrem iných opatrení je preto nevyhnutné, aby sa vytvorili správne štruktúry, pretože nové hranice treba riadiť a monitorovať.
To si vyžaduje účinnú bezpečnostnú politiku v celom regióne - v Somálsku, v Sudáne a južnom Sudáne. Vyzývame pani vysokú predstaviteľku EÚ, ako aj medzinárodných aktérov, aby podporovali bezpečnosť a stabilitu v tomto regióne a najmä aby bojovali proti radikálnym tendenciám a statočne podporovali južný Sudán.
Seán Kelly
Konečne tu máme príbeh s dobrými správami po všetkých tých katastrofických scenároch. Som veľmi hrdý, že Európska únia zohrala v tomto príbehu veľmi dôležitú úlohu. Skladám poklonu pani barónke Ashtonovej a jej kolegom, ako aj poslancom Parlamentu, ktorí dohliadali na referendum.
Skutočná práca sa, samozrejme, práve začína, a tou je prechod k slobode a národnej zvrchovanosti južného Sudánu. Je to veľmi náročné a svetové dejiny ukázali, že to často vedie k občianskej vojne.
Európska únia však môže zohrať kľúčovú úlohu pri uskutočnení tohto prechodu, ktorý ľuďom južného Sudánu zaručí základné ľudské práva, ktoré spomínal pán Mitchell, ako napríklad vzdelanie a dokonca hygienické zariadenia.
Myslím si, že kľúčovými otázkami budú najmä hranice a rozdelenie zdrojov ropy. Slávny írsky hrdina Michael Collins raz povedal, že územie v okolí hraníc je a vždy bude problematické.
Európska únia, ktorá sa vníma ako nezávislá a objektívna, môže zohrať kľúčovú úlohu, pokiaľ ide o dosiahnutie zmeny v krajine, ktorá to nevyhnutne potrebuje. Ďakujem veľmi pekne. Želáme sudánskemu obyvateľstvu veľa šťastia.
Michel Barnier
člen Komisie. - (FR) Pani barónka Ashtonová ma požiadala, aby som si každého vypočul a počúval som veľmi pozorne. Chcel by som sa vám poďakovať za pochopenie, keďže pani barónka Ashtonová musela z naliehavých dôvodov opustiť Parlament po tom, ako z pozície vysokej predstaviteľky vysvetlila svoje stanovisko k mimoriadne citlivej otázke Sudánu.
V tomto obrovskom regióne Afriky jasne vidieť, že čo sa stane v jednej krajine, môže ovplyvniť všetky ostatné krajiny z hľadiska rozvoja, mieru a stability, a na to ste, dámy a páni, poukázali vo všetkých svojich prejavoch. Nesmieme zabúdať, že so Sudánom susedí deväť krajín. Preto je dianie okolo referenda také dôležité.
Chcel by som oceniť úlohu pani De Keyserovej ako hlavnej volebnej pozorovateľky, ktorá nám podobne ako pani barónka Ashtonová pripomenula úspech tohto referenda - príkladného procesu a prechodu, ktorý má byť pokojný. Tak ako pani poslankyňa, aj ja by som chcel poďakovať poslancom Európskeho parlamentu a ostatným za dobrú spoluprácu, ktorú v tomto procese prejavili európske inštitúcie a najmä Európsky parlament.
Dámy a páni, viacerí z vás hovorili o Dárfúre. Čo sa mňa týka, nezabudol som na to, keď som ešte ako francúzsky minister odišiel v roku 2004 v čase vrcholiacej krízy do Al-Fašíru hlboko v Dárfúre, ani na to, čo som tam počul a videl.
Preto som rád, že som dostal príležitosť vyjadriť sa k tejto situácii v mene barónky Ashtonovej. Venujeme tomu veľa pozornosti a, samozrejme, s veľkými obavami sledujeme vývoj situácie a súčasné dianie a zároveň odsudzujeme mnohé porušenia ľudských práv a únosy pracovníkov Organizácie Spojených národov. Preto od všetkých strán očakávame, že sa zapoja do tohto mierového procesu. Tento mierový proces musíme, samozrejme, podporovať. Je to cieľom našej politickej činnosti a všetkých opatrení, ktoré sa prijímajú na vytvorenie stability, a ešte konkrétnejšie, je to, samozrejme, cieľom našej humanitárnej pomoci.
Chcel by som zdôrazniť, že od roku 2003 Európska únia prispela sumou 776 miliónov EUR na humanitárnu spoluprácu so Sudánom, a najmä s Dárfúrom, ktorý to nevyhnutne potrebuje, a s južným Sudánom. Chcel by som tiež zdôrazniť alebo potvrdiť, že úrad Komisie pre humanitárnu pomoc a civilnú ochranu (ECHO) bude aj naďalej aktívny, a chcel by som poďakovať všetkým pracovníkom, ktorí spolupracovali s úradom ECHO, ako aj s Organizáciou Spojených národov, pokiaľ ide o opätovné začlenenie ľudí, ktorí sa vracajú do južného Sudánu zo severu.
Pokiaľ ide o spoluprácu s južným Sudánom, Európska únia bude poskytovať v tejto veľmi konkrétnej oblasti väčšiu pomoc s cieľom podporovať rozvoj vidieka a schopnú poľnohospodársku výrobu, čo títo obyvatelia nevyhnutne potrebujú, aby neboli navždy závislí od dovozu, ktorý sa stáva čoraz drahším z dôvodu nestálosti cien. Tí, ktorí ma poznajú, vedia o mojom neochvejnom záväzku voči tejto záležitosti, ktorý dnes mám z pozície komisára a predtým som mal v iných funkciách. Komisia podrobne hovorila o tejto otázke vo svojom vyhlásení, ktoré predniesla dnes dopoludnia. Komisia bude preto naďalej zvyšovať svoju pomoc vo veľmi dôležitých oblastiach, ako je rozvoj vidieka, rozvoj poľnohospodárstva, základné služby, vzdelávanie a zdravie. Momentálne plánujeme vytvoriť osobitné fondy, ktoré by mali k dispozícii asi 150 miliónov EUR určených najzraniteľnejším skupinám obyvateľstva v Sudáne a, samozrejme, v južnom Sudáne.
Toto som chcel povedať. V krátkosti by som chcel uviesť ešte tri poznámky. Pokiaľ ide o otázku občianstva, ktorú spomenulo niekoľko poslancov Parlamentu, chcel by som povedať, že plne podporujeme prácu vykonávacieho panelu pod vedením prezidenta Mbekiho, ktorý uľahčuje proces rokovaní týkajúcich sa budúceho občianstva a iných otázok spojených s týmto závažným problémom občianstva.
Pokiaľ ide o medzinárodný tribunál, Európska únia bude naďalej podporovať Medzinárodný trestný súd bez akýchkoľvek výhrad. Opakovane sme vyzvali všetky orgány, najmä orgány v Sudáne, aby plne spolupracovali s Medzinárodným trestným súdom.
Na záver by som sa chcel vyjadriť k téme, ktorú niektorí z vás spomenuli, a tou je dlh. Chcel by som vám pripomenúť nedávne závery Rady, ktoré boli veľmi jasné: Európska únia bude podporovať odpustenie dlhov tejto krajine, pričom tak ako aj iní partneri vezme do úvahy pokrok, ktorý očakávame a ktorý chceme sprevádzať a podporovať politickými a hospodárskymi opatreniami s cieľom zabezpečiť stabilitu krajiny.
Tieto odpovede som chcel poskytnúť v mene pani barónky Ashtonovej.
Predsedajúci
Rozprava sa skončila.
Indrek Tarand
písomne. - Situácia v celej severnej Afrike je naozaj nebezpečná, ale zároveň nádejná. Regionálne charakteristiky si budú vyžadovať, aby sa osobitná pozornosť venovala humanitárnym a vojenským kapacitám s cieľom zaručiť bezpečnosť a stabilitu. Keď sme sa však prizerali, ako EÚ predáva Rusku moderný vojenský materiál, ako napríklad vojnové lode Mistral, uvedomil si niekto, že Rusko ešte neprešlo takouto demokratickou revolúciou?
Andreas Mölzer
Skutočnosť, že južný Sudán hlasoval v referende za rozdelenie, sa dala očakávať. Tiež sa dalo očakávať, že sa tým v žiadnom prípade nevyriešia problémy v regióne. V prvom rade preto, lebo juh je ešte stále nestabilný a najskôr sa musí preukázať ako nezávislý štát. To sa môže stať ešte pred predpokladaným termínom v júli, pretože strata 25 % územia a 20 % obyvateľstva nezasiahne severný Sudán ani zďaleka tak ťažko ako strata značného podielu na ziskoch z predaja ropy. Z toho dôvodu musí EÚ pomôcť novému štátu udržať si nezávislosť a musí chrániť jeho zvrchovanosť, pretože rozvojová pomoc pre južný Sudán môže hrať dôležitú úlohu aj v súvislosti s budúcim zásobovaním Európy ropou. EÚ by si mala vziať príklad od Číny najmä preto, lebo Peking veľmi šikovne prepojil rozvojovú pomoc s dodávkami surovín. A tak majú obidve strany úžitok z čínskeho modelu. Ignorovať sa nesmie ani problém nezákonnej migrácie do Európy. Preto treba s vládou južného Sudánu uzavrieť dohodu o readmisii vlastných občanov, ktorí do Európskej únie vstúpili nezákonne. Potom musíme pozorne sledovať, či je južný Sudán skutočne pripravený na splnenie tejto dohody.
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One-minute speeches on matters of political importance
President
The next item is the one-minute speeches on matters of political importance.
Simon Busuttil
- (MT) May I express my thanks for your good wishes to my country, Malta, which together with Cyprus joined the Euro area two weeks ago, bringing the number of countries using the Euro as their currency to 15. This means that the majority of EU Member States now use the same currency. During the celebrations held in Malta two days ago the Presidents of the Council and the Commission and also Mario Mauro, Vice-President of the European Parliament, all congratulated Malta on the rapid progress it had made in the three years since it joined the European Union and on its transition to the Euro, which is going well and without any problems. In fact, despite the fact that the dual circulation period runs until the end of this month, I can state that after just two weeks almost all transactions are already being carried out in euros. The people of Malta and Gozo are proud to embrace the Euro and to have made another great step forward in the process of European union.
Yannick Vaugrenard
(FR) Mr President, in December the European Court of Justice handed down a long-awaited judgment that has very worrying implications for the protection of posted workers in Europe.
It sends a negative signal to our citizens, who are concerned about the risks of social dumping. What does the Court say in this so-called 'Laval' ruling? It says that the Swedish trade unions were wrong to try to force a Latvian undertaking to sign their collective agreement, in particular with regard to the minimum wage. Under the 1996 Directive, however, posted workers have to observe a nucleus of mandatory rules for minimum protection in the host Member State.
The Court rules that the Swedish system of collective bargaining was not applicable and that such rules could only be imposed by the law. The European message is thus no longer clear: on the one hand, the Commission prioritises flexicurity and the system of collective bargaining as a model; on the other hand, the Court of Justice discredits this model.
Parliament and the Council must therefore clarify this issue. Otherwise, it would be like throwing the Bolkestein Directive out the front door only to allow it to sneak in the back, which would be entirely unacceptable.
Graham Watson
Mr President, I rise on a matter which refers particularly to one Member State but, I believe, has wider European implications. This year is the European Year of Intercultural Dialogue. One institution which does much to promote intercultural dialogue is the British Council. It is therefore of particular concern that Russia seeks to close the offices of the British Council in St Petersburg and Yekaterinburg. The work of the British Council in Russia is perfectly legal. It is regulated by a 1994 cultural agreement between London and Moscow. I therefore request that the matter be raised by colleagues with Russia in the context of our interparliamentary dialogue and that you, Mr President, use any opportunity which presents itself to express concern to the Russian authorities that a cultural matter, regulated by a perfectly normal agreement between two countries, is being trodden upon in an attempt by the Russian authorities to stifle political debate.
Ewa Tomaszewska
(PL) Mr President, the House has debated the problems associated with the demographic shortfall threatening Europe on many occasions, that is to say, we have discussed the consequent social problems. At the same time, VAT on children's goods in the European Union is charged at the basic rate, in other words, at the highest possible rate.
Children's goods were subject to a special lower rate in Poland before my country joined the Union. One of the legal implications of Poland's entry into the Union unfortunately involved raising the VAT rate on children's goods, which ran counter to the family-orientated policy adopted by Poland.
I call on the European Commission to consider amending the relevant provisions for the benefit of all Member States of the Union, and in particular for the benefit of the poorest families bringing up children. This would help us all to implement the Lisbon Strategy.
Mikel Irujo Amezaga
(ES) Mr President, the Commission's Work Programme for 2008 states that the citizen is and should be the core of the European project.
Extrapolating on this idea, I believe that the European Union is not approaching the Kosovo process in the correct manner. We cannot continue to debate whether this or that international situation is appropriate for recognising Kosovo's independence. One question must take precedence over all the others: what do the people of Kosovo want? They are the most important of all. The key to resolving the conflicts lies in two elements: respect for human rights and recognition of their right as a people to decide freely on their future.
I believe that the European Union should use these words as a reference for situations that arise both within and outside its borders.
Daniel Strož
- (CS) I would like to talk about an awkward issue, which is the widespread campaign against smoking and smokers in the European Union, a campaign which is also based on legal acts passed by the European Parliament. There is no doubt that the motivation for the campaign is a noble one, as it relates to citizens' health. However, in my opinion it is also highlighting issues which are not dignified and which discriminate against a large section of society, which has practically been criminalised due to its dependence on smoking. The heavy financial losses of pub-type establishments in the countries that introduced a ban on smoking in restaurants cannot be overlooked either. I presume that the attention that is given to smokers should also appropriately be given to the tobacco industry. It is not a secret that for decades some ingredients have been added to tobacco, such as nitrosamines, which are nitrogen compounds that cause cancer and an increased absorption of nicotine. In most cases the damage to a human being is caused not by nicotine but by these very admixtures. In my opinion, tobacco production and the composition of tobacco products should also be subject to regulation.
Jim Allister
Mr President, three years ago this month, Robert McCartney was brutally murdered by IRA members in Belfast. Abhorrence at that murder reached this House when the McCartney sisters brought here and put their case for justice in respect of that.
Three years on, justice still evades them. Why? Primarily because the party which could help the most - Sinn Fein - is still more interested in protecting their own than seeing the killers brought to justice. Indeed, the situation has worsened, because pressure on Sinn Fein has been eased by their admission to government, with the result that, for the sake of maintaining that government, those like my former party the DUP are prepared to let Sinn Fein off the hook.
Tragically, justice for Robert McCartney is secondary to maintaining the 'chuckle coalition' at Stormont. Likewise with the more recent murder of Paul Quinn, undoubtedly by the military wing of Sinn Fein - it, too, will be shamefully whitewashed and swept under the carpet. That is what happens when you treat with the forces of terrorism.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou
(EL) Mr President, in our first part-session of the New Year, I would like to talk about the political crisis, which continues to beset Lebanon be mired and the role that our Parliament should play.
Together with the complex economic and political problems faced by this friendly nation, there is still an institutional vacuum, because since 23 November 2007 it has not been possible for its parliament to elect a president; this election has been postponed 12 times. Thus parliament remains closed and there is no possibility of discussing problems and prospects, or of putting to good use all the parliament's constitutional powers to elect a president.
I am aware of your sensitivity and the messages that you have sent to try to achieve this aim, Mr President, but I want to stress once again that we must express our deep unease concerning the consequences of this crisis for the suffering people of Lebanon, as well as for peace and stability in the region. Our democratic duties oblige us to do this, as do our obligations within the partnership. The association agreement with Lebanon provides for a stable political dialogue between the European Parliament and the Lebanese Parliament; we must make good use of this opportunity and send an effective message.
Pierre Pribetich
(FR) Mr President, ladies and gentlemen, Slovenia, the only country of the former Yugoslavia to have joined the European Union, has now taken over the Presidency of the Union. On the occasion of this historic event we would like to wish it every success with its Presidency.
Nonetheless, there has never been a more pressing need to resolve the Yugoslavian crisis once and for all, be it the Kosovo issue or speeding up the accession of its Balkan neighbours. The only solution for the countries that were part of the former Yugoslavia is swift accession to the Union, in accordance with the established criteria. Peace requires an ambitious vision and, in particular, the will to move beyond the Balkans' history and look towards a European future.
To date, the Kosovo issue has not been resolved because the international community has been unable to come to an agreement. The European Union has also been a victim of this deadlock, this syndrome. Between the countries that are fearful of the effects of independence and those who dream only of validating their independence as soon as possible for various diplomatic reasons, Slovenia will initially have to ensure the cohesion of the Union by seeking first and foremost an internal compromise, if the EU's foreign policy as laid down in the Treaty of Lisbon is not to be trivialised or even ridiculed.
We know, nevertheless, that Mount Triglav in Slovenia symbolises determination and accomplishment. Let us hope therefore that it will be the symbol of 2008!
Romana Jordan Cizelj
(SL) Croatia announced an environmental/ fishing zone in the Adriatic in October 2003. Slovenia and Italy objected to it. This led a year later to the signing of an agreement between Slovenia, Italy, the European Union and Croatia. According to that agreement the zone does not affect the Member States. In spite of that, the Croatian Assembly decided unilaterally last year that the environmental/fishing zone would affect the Member States as well from 1 January of this year at the latest.
The Assembly thereby made the lives of people living around the Adriatic difficult. This unilateral decision by Croatia presented problems for fishermen, for example, because it reduced their fishing territory and the port of Koper lost its access to international waters. The Assembly's decision that the environmental/fishing zone should affect the Member States from 1 January of this year is contrary to the international obligation accepted by Croatia and gives reason to doubt its credibility. Obligations adopted by a country should not be violated in modern, democratic, legal states. It totally contradicts the political culture of the European Union.
I therefore wonder if Croatia truly wishes to become a member of the European Union. If it does, it must act immediately and start complying with the agreement on the environmental/fishing zone as well as with all other agreements reached thus far.
Gyula Hegyi
(HU) The Szigetköz, lying partly in Austria and Slovakia and the Hungarian stretch of the Danube, is one of the most beautiful areas in Europe. It is an island of biodiversity with its natural features, the wealth of its fauna and flora, its water habitats and the traditional way of life of the people who live there.
Unfortunately the flow rate of the river nourishing this region has dropped to danger level over the past decades due to hydrological interference. It is not just in the interests of the area affected but in the interests of Hungary and the entire Union that this unique natural asset is not lost to future generations.
We already have good laws, such as the Water Framework Directive, which should in principle protect the region. However for these to be successful they need to be enforced at national and Union level. It would be desirable for Slovakia, regardless of the Nagy-Duna matter, to cooperate with Hungary in stabilising the water supply to this area.
I would like to invite you on a tour in this romantic landscape in the Spring, but unfortunately we cannot do it without water, and so we need every possible assistance.
Thierry Cornillet
(FR) Mr President, I would like to draw the attention of this House to the fate of two French journalists, Pierre Creisson and Thomas Dandois, who are currently in prison in Niger. They are accused of undermining state security, which carries a possible death sentence in Niger.
There is no doubt that the two journalists and their driver, Al-Hassane, broke Niger laws by entering a prohibited area. In my opinion, however, it was for sound journalistic reasons because their aim was to report on the Tuareg rebellion, and they also intended to return to the capital to question the Niger authorities so that they would have as broad a view as possible.
I therefore believe that it is essential for us to take action to help these two journalists: firstly, because they risk being sentenced to death, a punishment that is out of all proportion with their actions, and secondly, because Niger is considered to be a friend of ours and a country that we help a great deal. It would not deserve the reputation that this attitude could generate.
I believe, Mr President, that you and my fellow Members could be of great assistance if you participate in this request for reflection, for clemency from President Tandja, so that these two journalists can be released. Even though they did break Niger laws, their actions do not warrant such a long imprisonment.
President
We shall monitor all this very carefully.
Bogusław Rogalski
(PL) Mr President, I take the floor today as a member of the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs, and also as a citizen of a country that has been forced to fight for its independence and freedom on many occasions.
I should like to draw the attention of the House to the lack of respect for human rights and denial of freedom of expression in the People's Republic of China, as this affects the inhabitants of Tibet. The latest example of the regime's policy towards Tibet is the repression of the monks who expressed their delight at the award of the Congressional Gold Medal to the Dalai Lama. The Dalai Lama has also received the Nobel Prize and has been fighting for respect for human rights over several decades.
We cannot allow Tibet or any other 21st century nation to be extinguished by a dictatorship, a tyranny, or by the sadistic desire to exert political dominance. The House must say 'stop'. It must say 'stop' to attacks on a culture that is deemed to be the most peaceful culture on earth. As free people committed to the fundamental values of the European Union, we should do all in our power to ensure that the people of Tibet can also come to understand the true meaning of the word freedom.
Milan Horáček
(DE) Mr President, we are very shocked at the Russian Government's closure of all the regional offices of the British Council. These regional offices have been sacrificed as a result of the worsening relations between Russia and the United Kingdom. Can civil society in Russia expect nothing more than this kind of provocation?
The murder of Alexander Litvinenko has still not been solved and Russia refuses to cooperate in the matter. The chief suspect, Andrei Lugovoi, has been a member of the Duma since the end of 2007. The circumstances surrounding the death of Anna Politkovskaya have also still not been explained. Is criticism being stifled under a mantle of secrecy or is it simply being eradicated?
The EU must call on Russia to respect human rights and the rule of law. We can set an example by naming our press office after Anna Politkovskaya.
Pedro Guerreiro
(PT) Mr President, following on from the third round of negotiations between the Polisario Front, the only legitimate representative of the Sahrawi people, and the Kingdom of Morocco, which took place under the auspices of the United Nations on 8 and 9 January, I must stress the current necessity and importance of demanding full respect for the inalienable right of the Sahrawi people to self-determination. This is the only fair and lasting solution to this dispute and is also in accordance with international law and the UN resolutions. The Moroccan authorities must be told to end their dilatory manoeuvring, which is aimed at delaying and, if possible, boycotting the current negotiation process. The Moroccan authorities must also be told to end the repression and colonisation of the occupied territories of the Western Sahara.
Avril Doyle
Mr President, Mr Hu Jia, an AIDS campaigner, a human rights activist and nominee of this Parliament for the Sakharov Prize in 2007 was arrested in Beijing on 27 December 2007 by the Chinese authorities and charged with subversion.
I am an admirer of the progress made in recent decades in China; however, the arrest of Mr Hu Jia by the Chinese sends out completely the wrong message, one that is very difficult for us to understand. Are the Chinese going to ignore the commitment they made to the international community when they promised to improve the human rights situation in China in return for the Beijing Olympics?
We as a parliament need to respond very firmly to protect this man who is now incarcerated, most probably for cooperating with the European Parliament when he gave testimony to the Subcommittee on Human Rights in November 2007. We also need to lend support to those campaigners in China seeking his release.
Since diplomatic language alone would only be regarded as acquiescence in Chinese culture, I believe we need a strong parliamentary resolution - hopefully this week - to protect Mr Hu Jia. I urge you, Mr President, to raise the case of Mr Hu Jia with the Chinese authorities: it is imperative they hear the views of this Parliament.
Proinsias De Rossa
Mr President, I rise to raise what may seem, on the face of it, a rather mundane issue: the implementation of the European Water Framework Directive of 2000 in Ireland. The sad fact is that this Directive is being implemented in Ireland by the Irish Government by charging schools for water usage. Because most schools in Ireland are funded to a large extent by voluntary fundraising, this essentially means that parents must raise the money to pay for the water.
That would be bad enough, but the Irish Government has decided to blame Europe for this decision, when of course it is entirely a matter for the Irish Government as to what policy it implements in relation to implementing the Water Directive. The sensitivity of the issue arises because we are having a referendum in Ireland to make a political decision, and a cowardly political tactic to blame Europe for the Government's decision runs the risk of alienating all the parents in Ireland against Europe.
This is, in my view, a serious matter and I would urge the President of Parliament and the Vice-President of the Commission, who is here today, to make it clear to the Irish Government and to make a public statement to the effect that they are free to charge or not to charge schools for water and that they should not be taking risks with the future of Europe with cowardly political tactics.
Gay Mitchell
Mr President, in some of our Member States it is possible for people to walk in off the street and receive training in the use of guns, and indeed Magnum guns, without any identification whatsoever, or without having a gun licence. I raise this here because there is evidence to suggest that organised criminals in Ireland are coming to parts of the European Union for such training and then returning to Ireland and murdering people through gangland murders. Often innocent bystanders are murdered as well.
I raise this because, in November, Parliament approved a new directive, and that directive is now with the Council. I urge the Council to approve this directive this month so that it will pass at first reading.
Secondly, I want to ask the Commission not to wait until this is transposed into national law in 27 Member States - that could take up to two years - but to start implementing some of the provisions, one of which is to set up a contact group of the 27 Member States with the Commission to start working to counteract the illegal use of weapons. I urge that this be done without further delay.
Siiri Oviir
(ET) Mr President, ladies and gentlemen.
We have been keeping an eye on Georgia for some time now. The Presidential elections are over and finally the result is clear.
Revolution, it is said, devours its own children. President Saakashvili was probably somewhat overcome by his fear of it. The exercise of physical power by a country is the sign not of the country's might but of its weakness.
Objectively, we should note that following the suppression of demonstrations there, Georgia at least tried to hold democratic elections. Democracy, however, is not a thing. It is a way of thinking and cannot be removed one day or transplanted from one country to another.
Considerable opposition has emerged in Georgia. In the name of democratic progress we should help government circles to understand the nature of the essential ingredients of democracy.
Georgia must find the strength within itself to step back from crisis. Parliamentary elections are in the offing. The country needs democratic reforms to continue and the people are expecting nothing less.
It would be wrong of us in the European Union to stake things on one individual. What we should do is support institutions, provide expert assistance, and honestly and openly point to any aspects which are incompatible with democracy.
Finally I would like to say that what is happening in Georgia is perhaps also the key for Armenia. Presidential elections are also in the offing there.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk
(PL) Mr President, for the period 2008-2012 the European Commission has allocated Poland the right to emit only 208 million tonnes of carbon dioxide. That is almost 30% less than the amount the Polish Government applied for. Poland has appealed against this decision to the European Court of Justice, but unfortunately it is not known when in the future the Court will rule on the matter. The Polish economy therefore has to adjust to the low limit set.
Cement works, steel works and other undertakings have to cut their production. Most importantly, there will be a marked rise in the cost of electricity. It is estimated that prices will rise by approximately 10% this year and by 20% over four years, because the emission limits have also significantly affected the electricity-generating industry.
Imposing emission limits in this way, and sharing the burden involved unfairly, will not only slow down the development of new Member States such as Poland, but it will also impact significantly on the cost of living for their citizens. I wish to register a strong protest against this.
Hélène Flautre
(FR) Mr President, on Friday, 11 January I was refused access to the Lille-Lesquin Detention Centre for foreigners. My visit was part of the European Action Week against the detention of foreigners in Europe. Mr President, in July 2003, following, in fact, a request by the then President of our Parliament and Vice-President Onesta, the French authorities were obliged to stipulate that the rules that apply to visits by Members of the French Parliament and Senators also apply to Members of the European Parliament.
I would therefore ask you, Mr President, to speak to the French authorities once again to ensure that the commitments they made at that time are fully respected and, in particular, that Members of the European Parliament are treated in the same way as Members of the French Parliament. This is all the more pertinent as the Members of this Parliament are currently examining a proposal for a directive on the return of third-country nationals, which could have very serious consequences for the detention of foreigners.
I would add that unannounced visits to detention centres are aimed at preventing ill-treatment, which generally goes unpunished in France, as indicated in the most recent report by the Committee for the Prevention of Torture.
Maria Petre
(RO) I am speaking today to bring to your attention the position of Romanian farmers one year after Romania's accession.
In Romania, agriculture is still inefficient or not efficient enough, and yet it is a vital occupation for most of the population. Farmers make up a significant proportion of the working population, but there is also a significant number of elderly farmers.
In this context, I welcome the Commission's decision not to activate the safeguard clause in this field; however, this is not enough.
In 2008, European disbursements will amount to 25% of the European average; only in 9 years' time will Romania be able to reach that average.
Over the last few years, Romania has been quick to transpose the acquis in the qualitative, health and phytosanitary fields.
Adjustment costs can be a major obstacle to Romanian farmers taking advantage of the common agricultural policy. Romania is the second largest agricultural producer in Central Europe, after Poland, and it is only by capitalizing on European funding that this potential can be intelligently exploited and put to good use.
Vladimír Maňka
(SK) The December session of the European Parliament was incorrectly informed that radio broadcasting for minorities in Slovakia is about to end and that the public service is closing down the Rádio Patria broadcasting in minority languages.
Ladies and gentlemen, the Slovak broadcasting service is not preparing any restrictions concerning Rádio Patria. On the contrary, since January 2007 Rádio Patria has, for the first time in its history, an independent broadcasting radius, which covers 100% of the Slovak Republic. It broadcasts daily 8-10 hours of high-quality programming that consists of news, journalism and culture. That is more than ever before. No other European public service offers a similar range of broadcasting services for national minorities.
Mr Chairman, it is sad when a Member of the European Parliament imagines that in a democracy one can say anything without having verified whether it is correct. Such attacks result in tension and they are detrimental to the good name of the country.
Jelko Kacin
(SL) Slovenia has taken over the Presidency of the European Union, and the Prime Minister of its government, who is also the President of the Council of the European Union, has already made two assessments of the extremely dramatic situation in Bosnia and Herzegovina, which differ from the earlier assessments of the situation in that country. He said that the situation was so dramatic as to be worse than in Kosovo.
This provoked very heated reactions in Bosnia and Herzegovina, in the institutions of the Federation and in those of Republika Srpska, as well as among the population as a whole. Even the High Representative, Mr Lajčák himself, had not given such a bleak assessment so far.
It seems to me, therefore, that the assessment is unrealistic, incorrect and unprofessional and does not provide the motivation for institutions or citizens of that country to be more successful in getting closer to the European Union. It seems to me that, at this point in time, with issues as sensitive as Bosnia and Herzegovina, we need more harmonisation among the institutions of the European Union.
Marek Aleksander Czarnecki
(PL) In September 2006 the European Parliament appealed for an end to trade in seal products. A record number of Members supported that declaration. Unfortunately, however, despite such strong support and Parliament's subsequent adoption of the so-called Action Plan on the Protection and Welfare of Animals, calling for a total ban on trade in seal products on the territory of the European Union, no positive outcome has been achieved. The ban has proved ineffective and has not put an end to trade in seal fur within the Union, which remains one of the largest markets for such fur.
Young seals just a few days above the age protected under the ban are hunted for commercial purposes and sold legally. The hunting methods fail to comply with even the most elementary principles. The animals are skinned whilst still alive and their bodies then dumped in the water. This slaughter will continue as long as the European Commission does not impose a total ban on trade in all seal products.
Jim Higgins
Mr President, we have two million drug addicts in the European Union. We have a drug epidemic, which has to be tackled head-on.
Fifteen years ago in Ireland, drug addiction was confined to Dublin. Now it is in every city, town and village: heroin, cannabis, cocaine. People are dying every day in Ireland and within the EU from drug addiction.
I welcome the current eight-year EU drug strategy. But we have to ask ourselves realistically: is it working? We need to tackle the drug problem on all fronts. First of all, we need to cut off supply. Secondly, we need to try and persuade users to stop using drugs and to try and persuade people never to start using them, by means of high-profile advertising campaigns to simply frighten people. Last but by no means least, we need more and better international cooperation.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) 2008 is the European Year of Intercultural Dialogue. This is an opportunity for all 27 Member States to promote their culture, history, language and traditions.
The Union's motto is ”Unity in diversity”, and 2008 should make a real contribution to strengthening cohesion within the Union, using intercultural dialogue as a basis.
Over the centuries, Romania has been under various influences - Byzantine, Russian, Austro-Hungarian, and Ottoman. 86% of the Romanian population are Eastern Orthodox, and Romania is the only Romance-speaking country where Eastern Orthodoxy is dominant.
I would like to emphasize that 18 denominations enjoy official recognition in Romania. However, intercultural dialogue should include interdenominational dialogue.
I would like to ask the 34 delegations of the European Parliament to enhance their promotion of European values on other continents in the European Year of Intercultural Dialogue, and to facilitate the knowledge of other cultures and traditions.
It is my hope that the intercultural dialogue of 2008 will make an effective contribution to fostering peace, one of the European Union's fundamental values.
Jorgo Chatzimarkakis
(DE) Mr President, the matter I wish to raise follows directly on from what Mrs Ţicău has just said: the 2008 Year of Intercultural Dialogue. I agree with this and respect the fact that the Conference of Presidents has taken certain decisions, but I note with some regret that the religious representatives that are to speak here, with the exception of the Pope, all come from outside Europe.
Do we not have enough religious leaders here in Europe who can be invited to address this House? I therefore believe that it would make sense, and indeed you have just touched on this, Romania being a large Orthodox country, to invite as speakers to this House not only the Pope and Protestant church leaders - for there is also an intercultural dialogue between Christians - but Orthodox representatives too. I would therefore request that you also consider extending an invitation to Ecumenical Patriarch Bartholomaios as part of this Year of Intercultural Dialogue.
Teresa Riera Madurell
(ES) Mr President, with this new year two new countries have joined the Euro zone and adopted our single currency. This brings to the forefront once again a demand that should already be a reality in an advanced, modern and progressive Union: gender equality on new coins.
This has been a constant theme in history: women have scarcely ever been portrayed on newly minted coins. Female figures, contributions and work have never been given any symbolic recognition, not only in this respect. Gender equality is one of the values on which we are building the European Union and in that context equality should extend to all areas.
It is important to recognise and support the action of so many women in different spheres - science, culture, education, politics - whose work, lives and names should be recognised, studied and remembered. In some countries, such as my own, Spain, the Parliament has approved a proposal to this end.
This Parliament and the Commission should take the necessary initiatives and recommend to all the Member States that they take the appropriate measures to ensure that when Euro coins are being minted, equal consideration be given to references and images of both men and women.
Mairead McGuinness
Mr President, one of my colleagues has suggested that a mundane matter has been brought up in this House, and that is the implementation of the Water Framework Directive in Ireland. I think it is anything but mundane. If it is mundane, we need to have more debates on it, because the Irish Government has got itself into hot water by blaming Europe for forcing it to charge schools for water, when in fact the issue is how it is underfunding schools and how badly it is communicating and implementing this important piece of legislation.
What is at risk is the view the Irish have of the European Union, because we constantly blame Europe for decisions that we are unhappy with, even though the government is party to the process of decision-making. At a time when we are facing a referendum on the Reform Treaty, not only are parents looking at the EU with a side glance and believing it is the problem, but farmers and other lobby groups are also certainly not happy with the European Union at the moment.
Therefore, the Irish Government needs to explain fully how it is implementing this Directive; it needs to fund the schools properly and it needs to answer the question of if and when domestic rates will be levied on Irish people. That is what we need to know at this stage.
President
That concludes the item.
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(1)
Barón Crespo (PSE ).
Monsieur le Président, je viens juste d’être mis au courant d’une communication des services responsables de la séance disant aux députés - et il semble que cela ait été annoncé hier à minuit - que, en ce qui concerne le rapport Boogerd-Quaak sur la liberté d’expression et d’information, compte tenu du nombre élevé de demandes de vote séparé, par appel nominal ou par division, le vote ne peut avoir lieu aujourd’hui.
Vous vous rappellerez, Monsieur le Président, que nous nous sommes entretenus au téléphone hier soir à 22h30 et que je vous ai fait part de mes inquiétudes au sujet de tous les incidents qui ont émaillé cette affaire. Il faut absolument que je dise maintenant que cette décision, prise par je ne sais qui - ce que nous devrions savoir, tout comme si vous approuvez cette décision - va à l’encontre des pratiques suivies par cette Assemblée. Mon groupe, j’ignore ce qu’il en est pour les autres, n’a pas été consulté et je demanderais qu’au début des votes à 12 heures, nous votions pour que ce point puisse être inscrit une nouvelle fois à l’heure des votes.
Le Président.
- Lorsque nous nous sommes parlés hier soir, le Parlement discutait, en séance plénière, du rapport Boogerd-Quaak. J’ai été informé hier soir, tout comme vous; il n’y a donc pas de politique d’exclusion à propos de la chaîne d’information.
Hier soir, j’ai été informé que, étant donné le nombre de votes et le nombre de demandes de votes par division, de votes par appel nominal, etc., les services de la séance sont incapables, entre la fin du débat d’hier soir et ce midi, de fournir la documentation requise pour le vote sur ce rapport. Ce n’est pas une question de préférences politiques de ma part. J’ai sous les yeux une liste de 51 pages contenant les informations détaillées sur le vote. Cette question de procédure n’a rien à voir avec l’expression d’une quelconque préférence politique. Je suis disposé à discuter de points de procédure ce midi, mais l’on m’informe que les services sont dans l’incapacité matérielle de préparer le vote sur cette question d’ici à midi.
J’ai reçu d’autres questions de procédure. Je les traiterai ce midi et je prendrai des décisions. Cependant, je suis persuadé, malgré les diverses demandes, que le Parlement devra s’occuper de cette question et procéder au vote sur celle-ci. Mais il est assez difficile de savoir comment et quand cela aura lieu. Je vais consulter les services ce matin pour tenter d’avancer sur cette question et pour voir ce que nous pouvons faire.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, ce rapport ne concerne pas Silvio Berlusconi. Il porte sur la concentration des médias dans tous les pays de l’Union européenne, une question qui préoccupe légitimement les citoyens. Dans un rapport rédigé conformément aux procédures normales de notre Parlement et en tenant compte des sensibilités électorales de certains, le rapporteur a proposé de supprimer le nom de M. Berlusconi du rapport. Toutefois, certains collègues cherchent à retarder, à entraver, à perturber nos procédures afin de ne pas avoir à faire face à une vérité crue et désagréable à entendre.
Mon groupe demande au groupe PPE-DE de retirer ces amendements destructeurs et, s’il ne le fait pas, nous sommes prêts à voter sur chacun des 350 amendements. Nous vous demandons de permettre à ce Parlement de décider si nous devons continuer ou non et nous nous réjouissons que vous garantissiez la possibilité de procéder au vote sur ce rapport.
Le Président.
- Il semble que j’ai la chance de compter de nombreux amis dans bon nombre de groupes de ce Parlement! Je voudrais remercier mes nombreux amis pour tous les conseils spontanés qu’ils m’ont adressés ces dernières 24 heures à propos de cette question. Je peux vous assurer que j’agirai de manière appropriée. Nous devrons nous en occuper ce midi.
Poettering (PPE-DE ).
En fait, je n’avais pas l’intention de prendre la parole mais je dois répondre à ce que M. Watson, le président du groupe du parti européen des libéraux, démocrates et réformateurs, vient de dire. Il prie instamment notre groupe de retirer ses amendements. Laissez-moi dire à M. Watson que le nombre d’amendements s’élève à 338, dont 157 ont été déposés par notre groupe. Ce qui veut dire que les autres groupes ont déposé 181 amendements. Il est injuste d’insinuer que notre groupe est l’unique responsable de tous les amendements. Nombreux sont les députés qui sont mécontents de ce rapport et c’est la raison pour laquelle 181 amendements ont été soumis par d’autres groupes.
Je vous demanderais avec insistance, Monsieur le Président, de veiller à ce que les intervenants n’évoquent pas seulement les amendements de notre groupe.
Cohn-Bendit (Verts/ALE ).
Monsieur Poettering, vous pouvez être aussi subtil que vous le souhaitez - l’attitude scandaleuse des députés de votre groupe en commission n’a pas été la conduite scandaleuse d’autres députés d’autres groupes. Si vous aviez été présent et aviez entendu les rapports, vous auriez pu le constater par vous-même. C’est une première chose. Ensuite, Monsieur le Président, M. Watson a posé une question directe et nous voulons une réponse. Nous voulons voter aujourd’hui à 12 heures sur le moment où le rapport sera mis aux voix. Notre groupe est prêt à voter sur ce rapport à 14 heures, 15 heures, 17 heures ou ce soir à minuit, peu importe. Ce qui est en train de se passer ici est honteux! Le niveau de collusion entre deux groupes qui tentent d’éviter un vote sur un rapport important constitue un scandale en soi et ce Parlement devrait répondre honorablement à cette situation scandaleuse en votant cet après-midi ou ce soir, n’importe quand, dans le but de démontrer que ces manigances ne nous empêcheront pas de voter sur ce rapport essentiel. Nous voulons voter à 12 heures de façon à ce que ce rapport puisse être soumis au vote aujourd’hui.
Le Président.
- Je m’occuperai de la question du vote ce midi. Je vous remercie de vos conseils. Je refuse d’être manipulé par ce Parlement durant ma présidence.
Je veux passer systématiquement en revue l’ensemble des amendements afin de voir si je peux trouver des moyens de les réduire. J’ai besoin de temps ce matin pour y parvenir. Je reviendrai et, en toute bonne foi, je vous exposerai les possibilités. Entre-temps, je refuse que quiconque me pousse à annoncer prématurément l’heure du vote.
Ludford (ELDR ).
- Monsieur le Président, c’est une motion de procédure. Il ne me viendrait pas à l’idée d’essayer de vous pousser à faire une annonce, mais je voudrais vous donner un conseil. Vous remarquerez que, certainement en commission, lorsque les deux groupes ont demandé un vote par division pour maintenir les amendements à l’ordre du jour de la séance plénière, ils n’ont voté contre aucun amendement. Bien que le règlement autorise tout groupe à demander un vote par division sur tout amendement, nous devons tâcher d’identifier les amendements sur lesquels ils souhaitent réellement voter par division. Je ne pense pas que nous trouverons le moindre vote contre les amendements au sein des deux groupes. Comme d’autres l’ont dit, il existe une forte connivence, en ce sens que chaque groupe demande un vote par division sur tous les amendements de l’autre groupe. Il s’agit d’une tentative ridicule de déstabilisation de la démocratie et d’obstruction parlementaire.
Monsieur le Président, vous avez vos responsabilités, mais vous et vos services êtes menacés de corruption.
Le Président.
- Je vous remercie de vous inquiéter de moi-même et des services. Je vais être très clair. Le Parlement a débattu cette question jusqu’à minuit, hier. Aujourd’hui, je suis arrivé au Parlement à 7 heures du matin, afin d’essayer de préparer cette journée. Soyez assurés que j’accorderai toute mon attention à cette question, mais entre 7 heures et maintenant, il n’a pas été possible de résoudre certaines questions que vous m’avez posées. Entre maintenant et midi, cela sera peut-être ou peut-être pas possible. À midi, je présenterai à l’Assemblée l’état d’avancement, si entre-temps j’arrive à progresser.
Duthu (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, je m’adresse à vous pour une question extrêmement urgente et tout à fait différente. J’ai invité M. Akhmed Zakaiev qui, comme vous le savez, est le vice-premier ministre du gouvernement Maskhadov pour une audition qui doit se tenir ce soir et demain matin ici même. Akhmed Zakaiev, comme vous le savez également, vit à Londres et j’ai demandé au ministère français des affaires étrangères d’accélérer la procédure de délivrance d’un visa.
Le visa a été refusé au motif qu’il y a une demande d’extradition contre M. Zakaiev. Or, vous savez que cette demande d’extradition a déjà été rejetée par les gouvernements danois et britannique et qu’en outre, M. Zakaiev a pu se rendre récemment au Bundestag en Allemagne. Donc je vous demande de bien vouloir intercéder auprès de M. Michel Barnier, notre ministre des affaires étrangères, pour que M. Zakaiev et son fils, qui lui sert de traducteur, puissent assister à cette audition ce soir ou demain matin, ou les deux, ce qui serait l’idéal.
Le Président.
- Je vous demande de fournir tous les détails nécessaires à mon bureau et nous essayerons de suivre cette affaire pour vous.
Kaufmann (GUE/NGL ).
Monsieur le Président, je souhaitais m’exprimer sur le point précédent. Je n’ai pas non plus l’intention de faire un commentaire sur les débats et les événements qui sont survenus en commission, ni sur ce qui s’est apparemment passé ici hier soir. Au nom de mon groupe, je voudrais exprimer mon soutien pour vos efforts et dire tout simplement que nous souhaitons qu’un vote ait lieu sur cette question. Nous sommes d’avis que ce sujet est bien trop important pour disparaître de l’ordre du jour, même si cela pourrait être le cas.
Korakas (GUE/NGL ).
Monsieur le Président, je voudrais dire quelque chose sur un autre point. Je vous remercie de me donner la parole.
Quand la session reprend le lundi, nous consacrons en règle générale une demi-heure aux questions d’actualité que chaque député souhaite aborder. Ce lundi, pour des raisons de procédure, vous avez prolongé cette demi-heure jusqu’à la fin de la séance de lundi, jusqu’à minuit et peut-être même plus tard. Toutefois, ce débat et cette possibilité permettent aux députés, comme je l’ai dit, d’aborder des sujets d’actualité qui, à 1 heure du matin, ne le sont plus. Je souhaiterais faire part de mon désaccord étant donné que j’avais demandé la parole pour un sujet très important. Vous m’avez refusé la parole et n’avez pas accepté le débat. Je demanderais que ce genre de procédure ne se répète pas.
Le Président.
- Je suis tout à fait conscient que les députés utilisent judicieusement cette nouvelle possibilité d’intervention au début des séances. Comme vous l’avez constaté lorsque vous vous trouviez ici et que vous essayiez de prendre la parole au début de la période de session de cette semaine, je me suis trouvé face à un dilemme. Nous avons eu un échange important de points de vue sur une autre question, de telle sorte qu’à 18 heures - un heure après le début de la session - nous n’avions toujours pas entamé nos débats de la soirée, que nous avions déjà décidé de prolonger jusqu’à 23 heures.
Je présente mes excuses aux personnes qui ont souhaité intervenir et qui ont dû le faire soit plus tard dans la soirée soit par écrit, mais c’était exceptionnel. J’espère que je ne serai pas obligé de présenter d’autres excuses.
McKenna (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, il y a quelques semaines, dans ce Parlement, nous avons voté sur le rapport Maat concernant la protection des animaux en cours de transport. La présidence irlandaise a proposé un compromis sur cette question, et le Parlement doit savoir que ce compromis est absolument inacceptable si l’on tient compte de la manière dont le Parlement a voté. Je ne suis pas satisfaite du résultat final du rapport Maat. De personnes concernées par le bien-être des animaux ont estimé qu’il n’allait pas assez loin. À tout le moins, le compromis irlandais aurait dû tenir compte de la volonté du Parlement, notamment en ce qui concerne certaines questions essentielles, comme la température du véhicule dans lequel les animaux sont transportés et le fait qu’il ne sera pas obligatoire de les sortir temporairement du véhicule dans les ports.
Le principal problème est que le Parlement a voté très clairement en faveur d’une durée maximale du transport d’animaux d’abattage, ce que mentionnait également la déclaration que plus de 400 députés européens ont signée. Le compromis proposé par la présidence irlandaise ignore totalement cette volonté du Parlement. Bon nombre de groupes veillant au bien-être des animaux en sont très inquiets et ont pris contact avec moi. Ils estiment que, si le compromis irlandais est adopté, il représentera une régression en ce qui concerne le bien-être des animaux. Le compromis irlandais devrait au moins prendre en considération une durée maximale du transport d’animaux d’abattage.
Rovsing (PPE-DE ).
Monsieur le Président, je suis entièrement d’accord avec cette réduction de la durée du transport. Pour ma part, le transport ne doit pas durer plus de huit heures, au grand maximum.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle les déclarations du Conseil et de la Commission sur les perspectives de l’unification de Chypre avant son adhésion à l’Union européenne.
Pour commencer ce débat, je souhaiterais citer le secrétaire général des Nations unies, Kofi Annan, lors du discours qu’il a prononcé à la fin de la semaine dernière devant le Conseil de sécurité. Il a dit: "Le plan est complexe et subtilement équilibré. Inévitablement, comme dans toute négociation, il s’agit d’un compromis. La présentation du contenu de ce plan au public n’a pas toujours été aussi impartiale."
Je suis obligé de dire, en suivant ce débat avec un très grand intérêt, que je partage largement les inquiétudes exprimées par le secrétaire général des Nations unies à ce sujet.
Je souhaite ajouter une inquiétude personnelle: nous avons constaté, notamment dans le cadre des émissions télévisées diffusées à Chypre aux heures de grande écoute, qu’il y a un degré évident de manipulation, qu’il y a eu exclusion délibérée des étrangers, tels que le commissaire Verheugen - qui sera le de nos collègues chypriotes dans les prochaines semaines - et ceci est un spectacle bien malsain et indigne d’un pays qui devrait normalement chercher à satisfaire aux critères de Copenhague.
J’accueillerais très positivement le fait que ces remarques, cette modeste suggestion d’une vision alternative, soient diffusées sur l’île en question, malgré le manque d’impartialité dont y font preuve les émissions télévisées.
Roche,
. - Monsieur le Président, je suis sûr que tous les députés sont aussi conscients que le président de l’importance de ce débat.
Je vous remercie pour l’opportunité qui m’est donnée de contribuer à ce débat au nom du Conseil et de la présidence. Notre discussion ce matin se tient seulement trois jours avant une date véritablement significative pour la population de l’île de Chypre. Le 24 avril, elle votera, dans le cadre de référendums distincts mais simultanés, sur le texte d’un règlement global du problème de Chypre présenté récemment par le secrétaire général des Nations unies, Kofi Annan, dans le cadre d’une procédure de négociation approuvée par les différentes parties.
L’Union européenne est infiniment reconnaissante au secrétaire général, et en particulier à son conseiller spécial, M. Alvaro de Soto, pour leurs efforts inlassables en vue de parvenir à un règlement du problème. Ils ont travaillé en étroite collaboration avec les parties et les gouvernements de la Grèce et de la Turquie. Ils ont créé une opportunité historique unique pour un règlement global du problème de Chypre.
Si la population chypriote vote "oui" aux deux référendums samedi, une Chypre unie rejoindra l’Union européenne, le 1er mai, avec neuf autres nouveaux États membres. L’Union européenne privilégie fortement l’adhésion d’une Chypre unie, et je souligne cette nette préférence. Laissez-moi rappeler aujourd’hui l’engagement, pris successivement par différents Conseils européens, d’adapter les termes de l’accord aux principes sur lesquels reposent notre Union européenne.
Les origines de l’Union européenne sont à chercher dans la plus terrible guerre de l’histoire humaine, qui a quasiment détruit notre continent. L’Union est née d’un profond désir d’encourager les nations européennes à travailler ensemble à l’amélioration de la situation de toutes leurs populations et à la résolution pacifique de leurs différents, sans recours au conflit. L’adhésion à l’Union européenne a permis aux nations et aux communautés divisées en Europe de dépasser ces divisions profondes et cruelles. Je suis persuadé qu’avec le temps, ce sera également le cas pour une Chypre unie au sein de l’Union européenne.
L’adhésion de dix nouveaux États membres dans seulement neuf jours mettra fin formellement aux tragiques divisions de l’après-guerre sur le continent européen. Nous avons aussi l’opportunité de mettre fin maintenant à une autre division en Europe. La décision sur le plan de règlement présenté par le secrétaire général, M. Annan, repose en fin de compte sur les citoyens de Chypre. Le choix et la décision leur appartiennent. En envisageant, individuellement et collectivement, cette décision qui aura des conséquences profondes sur leur avenir ainsi que sur l’avenir de leurs enfants et petits-enfants, ils peuvent être assurés de la solidarité de l’Union européenne.
Lorsque les citoyens chypriotes exerceront leurs droits démocratiques, ils seront totalement conscients de la nature historique de leur décision et des opportunités qu’elle offre à Chypre, à ses voisins ainsi qu’au reste de l’Europe. Ils ont sûrement entendu, comme nous, les propos du secrétaire général, M. Annan, indiquant que le plan "est la seule route possible et envisageable pour la réunification de Chypre".
L’Union européenne et une grande partie de la communauté internationale sont prêtes à apporter leur aide, à la fois politique et économique, pour l’application de ce règlement. L’engagement et l’espoir de la communauté internationale étaient évidents lors de la conférence préparatoire à haut niveau des donateurs, présidée par le commissaire Verheugen, qui s’est tenue la semaine dernière à Bruxelles. J’ai participé à cette conférence et les orateurs successifs ont exprimé leur volonté, leur souhait, leur espoir et leur désir d’apporter un soutien financier à la mise en œuvre de ce plan.
Un nombre très significatif d’engagements fermes ont été pris. Pour le cas où le plan serait approuvé, la Commission européenne a déjà affecté des fonds significatifs pour aider au développement économique de Chypre et améliorer la situation de ses habitants. De nombreux États membres, dont l’Irlande, ont indiqué qu’ils annonceraient un financement significatif et spécifique pour soutenir la mise en œuvre du règlement dans le cadre d’une large conférence des donateurs qui, nous l’espérons, aura lieu à l’automne.
Les résultats de la conférence internationale de la semaine dernière ont été salués dans une importante déclaration du président du Conseil de sécurité de l’ONU, le 16 avril. En soulignant qu’il appartient maintenant aux Chypriotes de prendre une décision historique concernant leur avenir, les membres du Conseil de sécurité se sont engagés, si le plan est approuvé, à entreprendre d’autres actions que celles prévues dans le cadre du plan, incluant l’établissement d’une nouvelle opération onusienne afin de soutenir son application rapide et totale par toutes les parties. Les membres du Conseil de sécurité se sont également engagés à s’assurer que les parties respectent pleinement les engagements pris dans le cadre de ce règlement.
Les Nations unies se sont activement investies à Chypre ces quarante dernières années. La force des Nations unies à Chypre, établie en 1964, est l’une des opérations de maintien de la paix les plus longues de l’histoire de l’ONU. Les États membres, incluant mon propre pays, sont fiers d’avoir contribué à cette force en lui fournissant du personnel civil, militaire et de police dans l’intérêt de toute la population de Chypre.
L’Union européenne a été jusqu’au bout avec Chypre. Maintenant, le 24 avril, la population de Chypre fera un choix démocratique - c’est son choix - sur les propositions de règlement qui lui sont soumises. C’est une opportunité historique unique qui lui est donnée. Le choix lui appartient et n’appartient qu’à elle.
Nous espérons que les Chypriotes feront le bon choix. C’est une période difficile. Nous le comprenons. Nous comprenons leur histoire. Nous comprenons toutes les passions que cela déchaîne, mais le choix leur appartient, à eux seuls. Nous le respecterons quel qu’il soit et nous espérons que leur décision permettra l’intégration pacifique d’une Chypre unie dans notre Union le 1er mai.
Verheugen,
. Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, le principe fondamental sur lequel repose l’unification européenne est le désir que nous partageons tous de collaborer et de poursuivre des politiques garantissant la coexistence pacifique des nations européennes. C’est la raison pour laquelle nous nous sommes unis et c’est la raison pour laquelle nous sommes rassemblés ici ce matin. Ce que nous attendons, en tout premier lieu, de tous nos États membres et ce que nous attendons avant tout des pays qui vont nous rejoindre dans moins de dix jours, c’est l’adhésion totale à ce principe fondamental de l’unification européenne en tant que projet de paix. C’est ce que j’attends également du gouvernement de la République de Chypre.
Chypre est le dernier pays en Europe à être divisé. Chypre est le dernier pays en Europe dont la capitale est coupée en deux par une ligne mortelle de fils barbelés et de champs de mines. Depuis le début de ce conflit, nous n’avions encore jamais été aussi près de trouver une solution. Quelques centimètres nous séparent de notre objectif et, pourtant, je dois vous dire que j’ai très peu d’espoir que nous les franchissions. Laissez-moi vous expliquer pourquoi.
La situation dans laquelle nous nous trouvons aujourd’hui se présente comme suit. À la surprise générale, le gouvernement chypriote emmené par le président Papadopoulos a déclaré qu’il rejetait catégoriquement le plan de paix des Nations unies et appelle la communauté chypriote grecque à voter contre ce dernier.
À mes yeux, il s’agit d’une situation très décourageante pour deux raisons. Premièrement, quand nous avons changé de stratégie en ce qui concerne Chypre en 1999 et qu’à la demande pressante du gouvernement chypriote, nous avons promis au gouvernement chypriote grec que la résolution du conflit ne serait pas une condition préalable à l’adhésion de l’île à l’Union européenne, cela reposait sur l’idée claire selon laquelle nous ferions tout ce qui est possible pour faciliter l’adhésion de Chypre. De même, le gouvernement de la République de Chypre ferait tout ce qui est en son pouvoir pour trouver un terrain d’entente et pour qu’un règlement du conflit n’échoue en aucun cas à cause de l’opposition chypriote grecque. Je me suis entretenu des dizaines de fois à ce sujet avec l’ancien président Glafkos Clerides et le président Papadopoulos. Il ne peut y avoir de malentendu sur ce point. Nous avions un accord clair: nous organiserions l’adhésion de Chypre et ils feraient en sorte que les Chypriotes grecs ne soient pas à l’origine de l’échec d’une solution au conflit. Nous n’avons pas pu parler pour les Chypriotes turcs.
Je demande instamment au président Papadopoulos de remplir sa part du contrat.
Le deuxième point que je voudrais aborder est que le processus de négociation lancé sous les auspices du secrétaire général des Nations unies s’est longtemps heurté à un refus catégorique des Chypriotes turcs. Grâce, notamment, aux efforts de l’Union européenne, ce blocage a été surmonté et, à chaque étape du processus, le gouvernement de la République de Chypre a réaffirmé son soutien au schéma de base du plan Annan, disant qu’il souhaitait que quelques points mineurs soient modifiés, mais en respectant les critères du plan - je cite: "".
Les déclarations qu’a faites le président Papadopoulos à la fin des pourparlers en Suisse impliquent un rejet catégorique des principes de base exposés dans le plan. La seule chose que je puisse conclure des déclarations du président Papadopoulos est que le gouvernement de la République de Chypre rejette maintenant la solution fédérale au problème chypriote, laquelle repose sur la coexistence et l’égalité entre les Chypriotes grecs et turcs et à laquelle adhèrent les Nations unies et l’ensemble de la communauté internationale.
Permettez-moi de me montrer peu diplomate. Mesdames et Messieurs, je me sens personnellement trahi par le gouvernement de la République de Chypre. Pendant des mois - des mois - j’ai fait tout ce que je pouvais, comme tout le monde, de bonne foi et en me fiant aux promesses faites par le gouvernement chypriote grec, afin d’établir des critères qui permettraient aux Chypriotes grecs d’approuver ce plan. Cela n’a malheureusement pas été possible. Cependant, il est tout naturel d’exiger aujourd’hui d’un pays désireux de rejoindre l’Union européenne dans moins de dix jours qu’il veille, au minimum, à fournir des informations justes et sensées sur les objectifs et le contenu de ce plan. C’est la première fois de l’histoire de la Commission européenne que l’on interdit à l’un de ses membres de s’exprimer sur une question européenne cruciale dans un État membre sous prétexte que cela constitue une ingérence dans ses affaires internes. Je demande au président Papadopoulos de veiller à ce que les libertés fondamentales d’information et d’opinion dans son pays soient strictement garanties et à ce que, dès aujourd’hui, toutes les personnes étant en mesure de fournir une explication complète de ce plan conformément aux intentions des Nations unies aient librement accès aux médias chypriotes. Je suis toujours disposé à le faire.
J’en viens à ma conclusion. La solution n’a pas pour objectif d’être une transaction dans l’intérêt du commerce. Selon moi, il est très regrettable que dans les nombreuses déclarations que j’ai entendues du côté chypriote grec ces derniers jours, les mots "paix", "réconciliation", "compréhension mutuelle" et "coexistence de diverses communautés et religions" aient à peine été mentionnés. L’accent est presque toujours mis sur les aspects commerciaux. Permettez-moi de le dire clairement que notre objectif est de fournir un modèle, dans cette région du monde, démontrant que le concept d’intégration européenne est suffisamment fort, non seulement pour éviter les conflits, mais aussi pour résoudre ceux qui existent déjà. Cela enverrait un signal très fort, surtout dans cette région, où la coexistence de communautés différentes sur les plans culturel et religieux a débouché sur la crise internationale la plus profonde et la plus difficile que nous ayons connu ces derniers temps. C’est pourquoi l’importance de cette question va bien au-delà de Chypre elle-même.
La Commission a tenu ses engagements. Comme prévu, nous avons présenté un dossier au Conseil dans lequel les dispositions du plan des Nations unies sont adaptées conformément à l’acquis. Après une analyse minutieuse, nous nous sommes assurés que la nouvelle République de Chypre, la République unie de Chypre, puisse parler d’une seule voix, tienne ses engagements internationaux, ne bloque pas les forums internationaux et soit dotée de structures assez solides pour appliquer le droit international. Nous avons déclaré qu’en tant que gardienne des Traités, la Commission surveillera étroitement tout cela afin de garantir que ces dispositions sont respectées. Enfin, nous avons promis de contribuer au financement des coûts résultant de cet accord et il s’agit de promesses généreuses.
Laissez-moi dire sans ambages aux Chypriotes grecs qu’il n’y aura jamais de plan qui satisfasse pleinement l’une ou l’autre partie. C’est impossible. Ce que nous pouvons faire, c’est nous rapprocher le plus possible d’un tel plan, et il n’y aura pas de meilleur plan que celui-ci. À ceux qui disent aujourd’hui "d’accord, mais dans ce cas trop de soldats turcs resteront sur l’île", je répondrai que rejeter le plan prolonge la présence de 30 000 soldats turcs à Chypre.
Une autre plainte est que trop de colons turcs resteront sur l’île. Laissez-moi vous dire que rejeter le plan permettra à 100 000 colons turcs supplémentaires de s’installer à Chypre.
Ce plan offre une solution qui va dans l’intérêt de la communauté grecque ainsi que dans l’intérêt de la communauté turque. Il s’agit d’une solution qui va dans l’intérêt de l’Union européenne et je lance un dernier appel aux citoyens chypriotes pour qu’ils prennent samedi une décision qui permettra à ce pays d’adhérer à l’Union européenne avec un ticket d’entrée attestant de son soutien à la paix et à la compréhension en Europe et dans le monde entier.
Le Président.
- Je vous remercie, Monsieur le Commissaire, pour la franchise de vos observations.
Brok (PPE-DE ).
Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire Verheugen, à la demande de la Conférence des présidents, la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense a rédigé un rapport qui se base sur les travaux de M. Poos et qui tend à assurer de notre point de vue également que des garanties seront maintenues et que le plan Annan peut en effet être appliqué sans problème majeur pour la population.
Nous devons comprendre que, pour des sujets de ce genre, les gens poseront des questions et que ce type de solution ne peut pas régler tous les aspects à la totale satisfaction de tous les citoyens. Cela vaut par exemple pour les questions qui ont trait à la propriété, pour la réinstallation ou pour les compromis sur le stationnement des troupes. Il faut qu’il soit dit clairement que tout un chacun peut exercer ses droits, ce qui inclut le dépôt de plaintes devant les cours de Luxembourg et Strasbourg. Toutefois, nous devons également déclarer sans équivoque qu’une solution positive à ces questions et la réunification de l’île amélioreront en général la situation des habitants des deux côtés de la ligne de démarcation, et c’est pour cette raison qu’aucun problème particulier ne devrait se trouver en travers de ce chemin vers une solution globale.
Je pense - et c’est l’avis du groupe du parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et démocrates européens que j’ai l’honneur de représenter - qu’il était nécessaire de trouver un compromis et que, dans les circonstances actuelles, le compromis proposé est équitable. Cependant, en tant que Communauté européenne, nous devons également nous assurer que les citoyens ont confiance dans ce plan et nous devrions travailler activement pour faire en sorte que cette confiance soit consolidée de notre côté également. C’est la raison pour laquelle je pense que les paragraphes 13 et 14 de la proposition de résolution de M. Poos demandent clairement à toutes les institutions internationales qui ont des intérêts dans ce processus de garantir que le plan Annan sera effectivement appliqué et que le Parlement européen, via ses organes permanents, contrôlera la mise en œuvre afin de s’assurer que ces garanties sont respectées, garantissant de ce fait que la réunification profite aux habitants eux-mêmes.
Je suis moi-même devenu député européen alors que mon pays était toujours divisé. La situation n’est pas totalement identique. Chypre n’est pas une nation divisée; ici, il existe deux nations différentes dans un seul pays. Voilà la différence. Néanmoins, je pense que nous devons reconnaître que, bien que des problèmes puissent survenir avec ce type de réunification, les bénéfices pour les deux parties sont, dans l’ensemble, nettement supérieurs aux coûts. C’est pour cette raison que nous affirmons que les citoyens chypriotes ont le droit de décider de leur sort de façon indépendante et souveraine. Nous devons aussi admettre que, dans une communauté telle que l’Europe, nous devons nous soutenir les uns les autres afin de veiller à ce que nous puissions vivre ensemble au sein de notre communauté sur la base de la confiance, ce qui veut dire que les promesses doivent être tenues. C’est pourquoi nous demandons aux habitants chypriotes d’approuver le plan. C’est tout ce que nous pouvons faire. Lors de la première conférence des donateurs qui s’est tenue la semaine dernière, nous nous sommes mis d’accord sur des sommes d’argent considérables et nous avons fait part de notre volonté à soutenir ce processus avec des moyens adéquats.
J’espère que, sur cette base et dans l’esprit décrit par le commissaire Verheugen, qui s’investit beaucoup dans ce domaine depuis des années, nous pouvons encore escompter un résultat positif ce samedi.
Poos (PSE ).
- Monsieur le Président, dans l’histoire d’une nation, il arrive des moments où les citoyens sont placés devant un choix capital. Ils se trouvent comme au milieu d’un gué. Ils peuvent avancer vers l’autre rive ou revenir en arrière. Devant eux s’ouvre la voie de la réunification, de la réconciliation et de la paix civile, qui tire un trait sur le passé. C’est la voie qui avait toujours la sympathie du Parlement européen. Nous avions placé nos espoirs et notre confiance dans les capacités de négociation et de médiation du Secrétaire général des Nations unies. Nous ne l’abandonnerons pas en fin de parcours.
Depuis la reprise des négociations, le Parlement européen avait en plus énoncé quelques conditions fondamentales: capacité de parler d’une seule voix, personnalité juridique unique, pas de dérogation permanente au traité. La Commission nous certifie aujourd’hui que, dans la version finale du plan Annan, ces conditions sont remplies. Par conséquent, le doute sur la conformité du plan avec le traité n’a pas de raison d’être.
La deuxième voie qui s’offre aux électeurs chypriotes est le rejet de ce que M. de Soto présente comme point culminant de trente années d’efforts en vue d’une solution politique. C’est la voie du retour en arrière.
Si le plan est rejeté, la division de l’île sera scellée pour un temps indéfini. C’est en effet une illusion que de penser que le document final soit réouvert à la négociation dans trois mois ou dans trois ans. Avec quels interlocuteurs? Sous quelle autorité? Avec quel appui international? C’est aussi une illusion que d’espérer qu’en cas de rejet du plan, les problèmes difficiles du retour des réfugiés, de la propriété, des troupes turques, etc. pourront trouver une solution. Le contraire est vrai. La situation actuelle sera verrouillée. Pas un seul réfugié de part et d’autre ne retournera dans son village natal et pas un seul soldat turc ne quittera la zone occupée.
Notre projet de résolution délivre un message clair. Nous souhaitons aux électeurs chypriotes grecs et chypriotes turcs le courage de tourner la page maintenant. Avant votre entrée dans l’Union européenne, nous vous disons: Laissez le nationalisme devant la porte,
l’Union européenne vous aidera à résoudre toute difficulté qui pourrait surgir dans la construction de la République de Chypre unie.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, samedi, Chypre votera sur le plan Annan et sur son avenir. Chypre se situe à une charnière historique. Le groupe du parti européen des libéraux, démocrates et réformateurs de cette Assemblée a constamment exhorté les différentes parties à soutenir ce plan, et c’est ce que nous continuons de faire.
Le plan Annan offre à Chypre une chance de réconciliation et de renouveau. C’est une porte ouverte à un avenir meilleur pour cette île qui a beaucoup trop enduré pendant trop longtemps. Le plan fait des concessions importantes aux deux parties. Avec de la bonne volonté des deux côtés, il pourrait être un premier pas vers la fin des années de partition. Mon groupe remercie le commissaire Verheugen pour le volontarisme dont il a fait preuve dans cette affaire. Nous regrettons que d’autres dirigeants de l’UE n’aient pas exprimé leur engagement avec autant de verve. L’Union européenne prendra en charge une grande partie du processus de réunification et la Cour de justice fournira le cadre juridique de cette résolution. C’est le dernier et le meilleur espoir pour une Chypre unie de rejoindre l’Union le 1er mai.
Nous saluons les dirigeants des deux parties de Chypre qui ont soutenu le processus Annan et en ont fait l’éloge auprès de leurs concitoyens chypriotes. Le "non" serait un choix simple: une réponse qui rime facilement avec ressentiment et opportunisme politique convenu. Le "oui" demande du courage.
De nombreux Chypriotes, notamment dans la partie grecque, se demandent en quoi cette affaire nous concerne. Face à nos inquiétudes et notre consternation, ils affichent un haussement d’épaules d’autodétermination. Ils peuvent voter et voteront comme bon leur semble, et ils ont le droit de voter "non". Je crois cependant que ce serait un choix sectaire et fâcheux, un mauvais choix pour de mauvaises raisons. De plus, si le but de l’autodétermination est d’avoir la liberté d’entretenir de vieux ressentiments et le droit de soupeser l’argent empoché aujourd’hui contre la réconciliation de demain, les Chypriotes qui se sont détournés de ce processus sont les bienvenus. Je leur demande juste de réfléchir sur ceci. Que serait-il advenu si les Allemands de l’Ouest avaient choisi ce type d’autodétermination en 1990?
Sur notre continent meurtri par son histoire mouvementée, il y a certaines dettes anciennes pour lesquelles restitution et compensation ne pourront jamais être que relatives. Seules les personnes peu au fait de l’Histoire croient que l’on peut d’une façon ou d’une autre réparer ce qui s’est passé à Chypre, de la même manière que nous ne pouvons réconcilier le Kosovo et la Serbie ou Israël et la Palestine. Chypre a besoin d’un : une façon de vivre qui lui permette d’aller de l’avant plutôt que de regarder vers le passé.
Le plan Annan est un . S’il devait échouer samedi, la réunification de Chypre pourrait être repoussée d’une génération. L’Union européenne devra faire face à une nouvelle réalité sur le terrain: la possibilité d’un transfert pacifique de territoire sera perdue, l’armée turque continuera de garder ce qui restera une frontière militarisée et les troupes onusiennes de maintien de la paix patrouilleront au sein de l’Union européenne.
L’écrivain anglais Lawrence Durrell, qui vécut à Chypre il y a de nombreuses années, rapporta un proverbe chypriote grec qui dit que l’on ne peut pas faire de feu avec de vieilles cendres. Les libéraux, démocrates et réformateurs de cette Assemblée espèrent par-dessus tout que dimanche ne verra pas les Chypriotes remuer les vieilles cendres froides d’une triste histoire.
Modrow (GUE/NGL ).
Monsieur le Président, je me suis rendu sur l’île la semaine dernière dans le cadre des pourparlers. Le processus d’adhésion à l’UE a fait naître l’espoir de trouver une solution au conflit mais de nombreuses attentes ne sont toujours pas comblées, surtout parmi les Chypriotes grecs. Les citoyens des villes et des villages de Chypre ont à peine su que des négociations se déroulaient à New York et en Suisse. Les efforts fournis par le secrétaire général Kofi Annan méritent le plus grand respect, mais il est difficile de communiquer 9 000 pages de traité aux deux communautés de l’île en quelques semaines et cela n’a clairement pas été possible à cause des divers intérêts politiques en jeu. Il existe plusieurs interprétations du plan même au sein de la coalition au pouvoir en République de Chypre, comme le démontrent les déclarations du président et des partenaires de la coalition. Nous ne pouvons pas passer sous silence ces appréciations différentes, Monsieur le Commissaire.
Pour les raisons que j’ai évoquées, des voix se sont élevées pour demander le report du référendum afin que les citoyens puissent être informés et se faire une opinion. Le parti au pouvoir, AKEL, qui est affilié à mon groupe, ne s’oppose pas au plan Annan mais, étant donné la situation, il s’inquiète grandement de l’échec éventuel du référendum, comme nous en avons déjà parlé au sein de cette Assemblée. Nous avons une nouvelle fois besoin aujourd’hui de signaux clairs de la part de l’UE et des Nations unies. Nous ne devrions pas minimiser la situation. Le pays a connu la guerre. La partie nord de Chypre est sous occupation turque depuis 30 ans. Vu les craintes existantes, il faut envoyer des signaux concernant la paix et la sécurité de façon plus claire et, en gardant à l’esprit ces inquiétudes, il faut déclarer sans ambiguïté qu’aucune partie ne bénéficiera d’avantages unilatéraux. Même en ce qui concerne les 100% que vous mettez en cause à juste titre, un problème subsiste, à savoir que ces craintes existent tout simplement. La politique n’est pas une question d’irrévocabilité et de vérités éternelles - le processus de réunification allemande nous l’a appris. Il s’agit de processus en constante évolution qui peuvent être organisés à l’avance dans une certaine mesure tout en nécessitant cependant une approche proactive et très mesurée à chaque étape. Dans cette situation critique, l’UE a le devoir, avec les Nations unies, de constituer un partenaire fiable pour la République de Chypre, mais également pour les deux communautés, dans le cadre de la résolution du conflit. Chypre et l’Europe dans son ensemble sortiront gagnantes si nous parvenons à cicatriser cette blessure.
Cohn-Bendit (Verts/ALE ).
Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, nous nous trouvons en effet dans une situation non seulement difficile mais également très triste. Cela fait des années que nous affirmons dans ce Parlement que nous ne pouvons pas laisser une position nationaliste turque empêcher l’adhésion de Chypre à l’Union européenne. Nous avons toujours fait preuve de détermination à cet égard. Cependant, cela nous a menés dans un piège contre lequel les Verts nous avaient mis en garde il y a quelques années. Nous avons demandé quelles garanties il y avait qu’en cas de volte-face du côté turc, l’adhésion assurée de la partie chypriote grecque ne se ferait pas au détriment de la partie nord de l’île. Ce débat a toujours été négligé dans cette Assemblée, négligence qui nous coûte cher aujourd’hui.
Il est impossible de renverser la vapeur et les Chypriotes grecs ne décideront pas de leur propre avenir lorsqu’ils voteront au référendum. Ils décideront de l’avenir de la communauté chypriote turque du nord de l’île. Les Chypriotes grecs sont déjà sur le point de rejoindre l’Union européenne. Et maintenant, vous parlez du plan. Monsieur Modrow, réfléchissez-y un instant: c’est comme si les Sudètes allemands disaient: "nous refusons de laisser la République tchèque adhérer à l’Union européenne tant que nos revendications n’ont pas été entendues dans ce pays". Ce Parlement a déclaré sans équivoque que c’était inacceptable. En tant qu’homme politique de gauche, je vous prie de transmettre ce message aux Chypriotes grecs également. Il s’agit d’un plan historique. À droite comme à gauche, en haut comme en bas, nous répétons sans cesse que l’ONU devrait faire ceci, l’ONU devrait faire cela… Aujourd’hui, l’ONU a tranché. Bien sûr, un plan est un plan; il ne reflète ni la position des Chypriotes grecs ni celle des Chypriotes turcs. Le plan des Nations unies représente une tentative de supprimer la dernière frontière de fils barbelés d’Europe. Quelle est notre réponse? Les sophistes - puisque nous traitons avec des Grecs ici - sont revenus au pouvoir; ils disent: "oui, nous avançons dans la bonne direction, mais cela pourrait être mieux". Oui, le monde pourrait être meilleur, je l’admets. Le monde pourrait être nettement meilleur, et même si les Verts obtiennent la majorité absolue en Europe…
… le monde ne deviendra pas meilleur! Vous voyez, vous avez encore une fois réagi trop vite, mais je sais ce que je dis. Je suis convaincu que c’est le message que nous devons envoyer. Si la partie sud vote "non" et la partie nord "oui", l’Union européenne devrait engager des relations politiques avec la partie nord. Nous devons tout d’abord faire pression pour que soit levé l’embargo contre le nord de l’île. Les citoyens du nord ne devraient pas être pris en otage par le sud. C’est inacceptable pour des raisons de savoir-vivre politique. Nous verrons alors ce qui se passera. Mais une chose est sûre: il n’existe pas de plan onusien "possible": c’est le seul. Il n’y a pas d’avenir "possible": c’est le seul.
Nombre d’entre vous sont croyants. Je crois aux miracles. Je crois au miracle que les habitants de la partie sud de l’île se révéleront plus intelligents que leurs dirigeants autoproclamés, y compris les partis verts de Chypre.
Dillen (NI ).
Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, le fait que l’Europe ait eu l’idée de présenter à la Turquie la perspective d’adhérer à l’Union européenne à Helsinki sans imposer comme condition sine qua non qu’il soit mis un terme immédiatement et sans condition à l’occupation illégale du nord de Chypre témoigne d’une frivolité presque criminelle de la part du Conseil européen.
À Chypre, l’Europe poursuit sa route et met au placard le principe sacré de libre circulation des personnes sur lequel repose notre Union depuis des dizaines d’années. Je ne peux dès lors que comprendre parfaitement la position intransigeante des Chypriotes grecs et de leur président, M. Papadopoulos, qui rejettent le compromis timide du secrétaire général des Nations unies et qui, dans trois jours, diront "non" lors du référendum sur la réunification de leur île. Toutefois, il ne s’agit pas d’une réunification vu que l’occupation turque se poursuivrait. La frontière militaire demeurerait, les 100 000 colons turcs seraient autorisés à rester à Chypre, l’armée turque y resterait stationnée et les Chypriotes ne jouiraient pas des mêmes droits que d’autres citoyens de l’UE étant donné que leurs droits de propriété et leur droit d’entreprendre seraient limités.
Bref, le plan Annan perpétue et légalise l’occupation turque. C’est pourquoi je voudrais profiter de cette occasion pour promettre de soutenir sans réserve les Chypriotes grecs et répéter que, en ce qui nous concerne, la Turquie islamique ne doit jamais faire partie de l’Union européenne.
Oostlander (PPE-DE ).
Monsieur le Président, la déclaration exceptionnellement sombre du commissaire Verheugen nous choque tous particulièrement vu que nous sommes sur le point de trouver une solution, grâce au plan Annan. Nous avions pensé auparavant que le slogan "la solution n’est pas une solution" pouvait être attribué uniquement à M. Denktash. Cependant, nous constatons maintenant que ce slogan est également repris par le président de la République grecque de Chypre, ce qui est bien entendu inacceptable.
Les entretiens privés que j’ai eus avec M. Papadopoulos, de même que d’autres indications, m’ont toujours donné l’impression désagréable que l’on nous dupait, que la République de Chypre ne souhaitait pas vraiment faire de son mieux pour trouver une solution au problème chypriote. Pourtant, le postulat selon lequel la République de Chypre ferait le maximum pour parvenir à une solution et y parviendrait constituait la base de l’adhésion de ce pays à l’Union européenne. Il semble que des gens supposent qu’il est également possible d’entrer dans l’Union européenne par ruse. C’est inacceptable.
Nous venons également d’entendre que des domaines couverts par les critères politiques de Copenhague, en particulier la liberté de presse et l’accès aux médias, sont inaccessibles non seulement à notre commissaire Verheugen et aux étrangers, mais aussi aux partis nationaux de l’opposition. Lorsque cela se passe dans d’autres pays, nous en prenons ombrage et nous leur disons que nous rompons les négociations avec eux, comme cela a été le cas avec la Roumanie, par exemple.
Ainsi, nous nous trouvons actuellement à la veille de l’adhésion d’un nouvel État membre qui l’a obtenue en trichant. Selon moi, nous ne pouvons en aucun cas accepter cela étant donné que cela révèle un manque de respect envers l’Union européenne. Nous l’avons vécu aussi par le passé avec la Slovaquie qui nous a dit que nous nous ingérions dans ses affaires internes. Pourtant, devenir membre de l’Union européenne signifie que l’on s’implique considérablement dans les affaires internes des autres. Cela vaut surtout pour des domaines couverts par les critères politiques de Copenhague, et en particulier pour des questions liées à la volonté de coopérer avec l’Union européenne de bonne foi dans le but d’atteindre une solution pouvant profiter énormément aux habitants tant de la partie nord que de la partie sud.
Rothe (PSE ).
Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, Chypre rejoindra l’Union européenne le 1er mai. Nous avons toujours nourri l’espoir de voir le processus d’adhésion servir de catalyseur à la résolution du problème de la division de Chypre. Dans trois jours, les Chypriotes devront décider eux-mêmes s’ils souhaitent vivre dans un État réunifié après près de 30 années de division et s’ils désirent, après près de 30 ans, adhérer à l’Union européenne en tant qu’État réunifié. Depuis l’ouverture de la ligne verte aux Chypriotes le 23 avril de l’année dernière, nous avons vu très clairement que les Chypriotes des deux communautés veulent et peuvent coexister pacifiquement. Le plan Annan qui sera soumis au vote des deux communautés le 24 avril est un compromis entre les désirs et les demandes légitimes des deux parties. Il se peut que le plan ne soit pas parfaitement équilibré; peut-être présente-t-il des lacunes en ce qui concerne le pouvoir des autorités centrales et peut-être que les garanties quant à la mise en œuvre des diverses mesures manquent de clarté. Ces doutes justifient-ils vraiment un rejet du plan? Ces lacunes indéniables constituent-elles une raison suffisante pour rejeter les chances qu’offre cette proposition? Mes vingt années d’expérience acquise en cherchant une solution pour Chypre, pour son adhésion et son unité me disent que les chances dépassent de loin les risques.
Ce n’est pas nous qui devons décider le 24 avril. Même si nous espérons un résultat positif, nous accepterons la décision démocratique des citoyens chypriotes. Ce que le Parlement européen peut néanmoins dire avec certitude, c’est que nous sommes en 2004, et pas en 1964 ni en 1974. Une île de Chypre réunifiée deviendra membre de l’Union européenne et, en tant qu’État membre, elle ne jouira pas seulement de la protection totale qu’offre l’adhésion. Elle verra également que la responsabilité de l’Union européenne dans son ensemble d’assurer la mise en œuvre réussie du plan Annan garantit cette chance de coexistence pacifique.
Le Parlement européen s’engagera aujourd’hui à contrôler la totalité du processus de mise en œuvre par le biais de son travail en commission. Nous constatons en ce moment qu’il y a de nombreuses craintes, surtout chez les Chypriotes grecs qui se tournent vers le passé. Pourtant, mieux vaut se tourner vers l’avenir. La Turquie d’aujourd’hui est un pays qui a une perspective européenne. Ce n’est plus la Turquie de 1974. Les Chypriotes ont montré en décembre qu’ils ont pris leurs distances de façon significative par rapport à Rauf Denktash. Il est peu probable que de nouvelles occasions se représentent de sitôt. La seule alternative au plan est la division permanente et enracinée de l’île. Ce plan offre une chance qui ne devrait pas être galvaudée à cause d’informations erronées ou inappropriées.
En tant que députés européens, nous envoyons aujourd’hui un message à nos futurs concitoyens européens. Les déclarations d’un commissaire européen, du Parlement européen ou de divers députés ne constituent pas une ingérence dans les affaires internes de Chypre ni une pression exercée de l’extérieur. Il s’agit de conseils bien intentionnés. Il s’agit d’informations qui se transmettent au sein de la famille dans laquelle nous devons modeler l’avenir de l’Europe à partir du 1er mai. J’espère que le jour de l’adhésion, le 1er mai, sera une vraie fête de la réunification chypriote - l’unification de tous les Chypriotes avec près de 450 millions de citoyens européens.
Davies (ELDR ).
- Monsieur le Président, le commissaire a dit qu’il s’était senti floué par le gouvernement de Chypre. Il a été trop poli. Sa confiance a été trahie, de même que celle de notre rapporteur, M. Poos.
Selon le droit international, toute l’île de Chypre rejoindra l’Union européenne le 1er mai, indépendamment du résultat du référendum, et les Chypriotes turcs deviendront citoyens de l’Union. Cependant, si les Chypriotes grecs rejettent le plan Annan, les Chypriotes turcs seront des citoyens de l’UE auxquels on refuse toute reconnaissance et toute représentation et que l’on continue d’appauvrir par des sanctions économiques appliquées par l’UE. Les Chypriotes turcs sont pris entre deux feux: d’un côté, ils sont menacés par les colons turcs, de l’autre, par la puissance économique des Chypriotes grecs. Ils ont été piètrement dirigés pendant des années. Pourtant, le vent a tourné, et s’ils votent "oui" au référendum de samedi, ils feront tout ce que l’ONU et nous-mêmes attendons d’eux. Dans de telles circonstances, il serait totalement inacceptable de maintenir des sanctions économiques. Nous ne pouvons pas persécuter nos propres citoyens. La présidence et la Commission doivent prendre, avec l’ONU, des mesures pour alléger les charges qui pèsent sur le transport et le commerce, et ce sans délai.
Papayannakis (GUE/NGL ).
Monsieur le Président, permettez-moi de dire quelque chose qui diffère de ce que nous avons entendu jusqu’à présent.
Je pense que l’on a donné une image déformée de la situation. La majorité des forces politiques tant en Grèce qu’à Chypre estiment que le plan Annan pourrait contribuer à résoudre le problème chypriote, surtout dans la perspective de l’adhésion d’une île réunifiée à l’Union européenne. Telle est la vérité. On est en train de donner une image déformée de la situation. Il s’agit de savoir comment une partie de l’opinion publique la perçoit, comment elle se sent. Il y a là un problème, un énorme problème hérité du passé, à savoir la possibilité réelle que le plan soit réellement appliqué, dans les temps, dans son intégralité et conformément à tous les détails, qui sont particulièrement compliqués et difficiles. À cet égard, nous avons souvent vu des accords ne pas être respectés.
C’est pourquoi, au lieu de chercher un quelconque miracle, comme le suggère mon ami M. Cohn-Bendit, faisons ce qui est possible de faire. Cessons d’exagérer, de nous insulter et de nous critiquer. Ce que nous pouvons faire, c’est exiger des Nations unies et de l’Union européenne qu’elles donnent des garanties sérieuses et fiables que le plan Annan dans son intégralité, sous sa forme actuelle, sera appliqué et qu’il n’y aura pas de ruse ou de dérobade après un an, huit mois ou deux ans. Exigeons cela. C’est la seule chose que nous puissions faire pour l’instant avant que le référendum n’ait lieu. Nous aviserons pour le reste plus tard.
Maes (Verts/ALE ).
Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Monsieur le Président en exercice du Conseil, la coexistence de deux peuples et de deux cultures dans un pays est souvent une affaire délicate. La sagesse est nécessaire mais les sentiments entrent aussi en jeu. Le plan Annan est un bon plan, mais c’est une solution issue de la raison. Pourtant, les Chypriotes ne choisissent pas seulement avec leur tête, ils le font aussi avec leur cœur.
Trente ans d’occupation, c’est long. J’ai entendu l’interview d’une Chypriote turque à la radio. Elle disait que, dans sa jeunesse, elle pensait qu’il n’y avait que des hommes de l’autre côté de l’île. Nous demandons aux Chypriotes de dire "oui" au plan Annan, car nous sommes sûrs qu’il leur apportera la paix, la réconciliation et des perspectives d’avenir. Mais la population fait-elle suffisamment confiance aux pays qui doivent assurer la mise en œuvre de ce plan par exemple? La Turquie, la Grèce et le Royaume-Uni n’ont-il pas eu leur propre programme tout au long de l’histoire de Chypre. A-t-on suffisamment œuvré à l’établissement de la confiance entre les personnes au cours de ces trente années?
Nous demandons aux Chypriotes de dire "oui", mais n’oublions pas, en vue de l’adhésion de certains pays des Balkans, qu’il est essentiel de gagner la confiance de la population. Je viens d’entendre M. Verheugen dire que c’est nous qui organisons l’adhésion de Chypre à l’Union européenne, mais que c’est la Grèce qui doit rendre possible l’unité de ce pays. Je trouve cela plutôt choquant: où se trouve le peuple chypriote dans tout cela?
Eh bien, ce peuple aura son mot à dire. Nous lui demandons de dire "oui", mais de même, s’il manque encore de confiance pour le faire, nous devons continuer à renforcer cette confiance et garantir que le processus de réunification est une réussite et que ce qui n’est pas possible aujourd’hui le sera demain.
Trakatellis (PPE-DE ).
Monsieur le Président, notre position, brièvement, comme l’a expliqué aussi le président grec Karamanlis et comme vient de le décrire mon ami M. Brok, est que les éléments positifs du oui l’emportent sur les éléments négatifs, surtout lorsque le oui à la réunification de Chypre est considéré sous l’angle européen, en d’autres termes, sous l’angle de l’adhésion de Chypre à l’Union européenne.
Néanmoins, reste à savoir comment nous pouvons contribuer au oui, comment nous pouvons tenter d’amener les gens à dire oui au référendum. Cependant, si nous voulons le faire, nous devons comprendre pourquoi le non a trouvé et trouve un si large écho parmi les Chypriotes. Je vous citerais quelques exemples. Pourquoi les milliers de réfugiés voteraient-ils oui alors que leur avenir semble incertain, qu’ils ne rentreront pas tous chez eux et qu’ils n’auront pas tous accès à la propriété, et ceci tout en étant également privés en même temps du droit de l’homme fondamental qui est la protection judiciaire de la Cour européenne des droits de l’homme? De même, maintenir Chypre, un État membre de l’Union européenne, sous un régime de garanties de la part de pays tiers, dont l’un n’est même pas membre de l’Union, va à l’encontre des principes de l’UE et affaiblit le développement de la politique européenne de sécurité et de défense, outre le fait que la présence permanente des troupes grecques et turques sur l’île s’oppose au principe de démilitarisation établi par ce plan. Je pourrais m’étendre sur de multiples autres raisons qui sont à l’origine de l’écho que rencontre le non parmi les Chypriotes grecs.
Si, par conséquent, nous voulons promouvoir le oui, nous devons reconnaître et reprendre certaines de ces causes dans le texte sur lequel nous votons même s’il s’agit de listes de desiderata, tout en démontrant dans le même temps que la réalité européenne signifie également le Parlement européen, où les droits de l’homme ont occupé, occupent et occuperont une place centrale. C’est pourquoi nous essayons, avec ce texte, de transmettre l’idée qu’il y aura, comme M. Papayannakis l’a déclaré, des garanties concernant les questions de sécurité pour l’application du plan et que nous prêterons une oreille attentive aux questions des droits de l’homme. Ce n’est que de cette façon que nous pourrons convaincre de l’importance du oui au référendum, dorénavant sous l’angle européen. C’est la raison pour laquelle je vous prie instamment de faire en sorte que nous votions en faveur de certains amendements qui améliorent le texte et montrent que le Parlement européen est là pour soutenir le oui.
Katiforis (PSE ).
Monsieur le Président, je voudrais tout d’abord faire part de mes regrets concernant le départ de M. Verheugen. Il avait manifestement d’autres affaires urgentes. J’approuve tout ce que le commissaire Verheugen a déclaré et partage sa déception sur cette question parce qu’il a vraiment été l’un des protagonistes à avoir énormément travaillé pour faire mûrir ce dossier, et ceci jusqu’à ce qu’il nous soit possible d’entamer la réconciliation matérielle entre les Grecs et les Turcs de Chypre.
Quand j’étais jeune, j’ai souffert dans mon propre pays de la suppression de la liberté de la presse et j’ai mal et j’ai honte quand je vois aujourd’hui les Grecs avides de liberté priver le commissaire Verheugen du droit de s’adresser à eux et de tenter de les persuader de ce qu’il considère être juste, lui qui a tant lutté pour parvenir à une situation satisfaisante.
Nous voulons que le oui l’emporte. Tous les hommes politiques grecs, emmenés par M. Papandreou, ont affirmé désirer voir le oui l’emporter. Nous voulons que les garanties formulées ici soient fournies avec insistance, mais la meilleure garantie réside dans le changement de la situation globale. Les Chypriotes se sont divisés parce qu’ils ont été séparés par un régime colonial aujourd’hui en faillite, parce qu’ils ont été séparés par la guerre froide. Plus rien de tout cela n’existe aujourd’hui. L’Union européenne a réfuté tout cela et les invite dans sa famille de sorte qu’ils puissent vivre différemment. Pas dans le but de perpétuer leur division. La meilleure garantie se trouve en eux et ils doivent la sortir d’eux-mêmes.
Je terminerai en rappelant à mes compatriotes de Chypre les paroles du grand homme politique grec Eleftherios Venizelos qui a dit que chaque nation se forge son propre destin et que chaque chose qu’il lui prend l’envie de faire est une chose en moins que l’ennemi doit faire.
Ludford (ELDR ).
- Monsieur le Président, je comprends pourquoi le commissaire Verheugen s’est senti floué par l’accord de 1999 selon lequel le gouvernement chypriote grec s’engageait à faciliter un règlement si l’accession n’était pas soumise à condition.
Mon opinion, dès 1999, était qu’il ne pouvait pas y avoir d’adhésion sans unification. Nous aurions dû laisser les deux parties dans l’expectative afin de maintenir la pression. On m’a critiquée pour cette opinion et on m’a accusée de parti pris. Il semble cependant que la communication avec les Chypriotes turcs - visant à les convaincre que l’Europe était amicale et accueillante - a été payante. La Commission européenne a également entrepris ce type d’effort face aux objections d’ordre juridique.
Les institutions de l’UE ont peut-être laissé de côté les Chypriotes grecs en manquant de défier suffisamment leur version de l’histoire ou de les encourager à prendre conscience qu’un compromis serait nécessaire - et non un retour à la situation d’avant 1974. Le Parlement assume une part de cette responsabilité. M. Poos a appelé les Chypriotes à laisser le nationalisme devant la porte. Je me félicite de cet appel. J’aurais seulement souhaité que cela ait été fait de façon constante dans les deux communautés au cours des cinq dernières années.
En effet, si le nord vote "oui" et le sud "non", le statu quo ne pourra pas durer et il faudra procéder à une nouvelle évaluation. Il faudra trouver les moyens de sortir les Chypriotes turcs de leur isolement politique et économique. Par exemple, nous devrons renoncer à l’exigence selon laquelle seuls les Chypriotes de langue maternelle grecque pourront être fonctionnaires dans les institutions de l’UE. Il devra y avoir une délégation du Parlement européen en Chypre du Nord.
Mais je mets la charrue avant les bœufs. Je continue d’espérer vivement que les Chypriotes grecs, autant que les Chypriotes turcs, voteront samedi en faveur du "oui". La Banque mondiale prévoit un très fort regain de croissance de 5% par an s’ils le font.
Alyssandrakis (GUE/NGL ).
Monsieur le Président, je souhaiterais en premier lieu faire part du soutien inconditionnel du parti communiste de Grèce aux Chypriotes insoumis qui, contrairement à l’Union européenne, ne jettent pas à la poubelle les résolutions de l’ONU sur l’invasion et l’occupation turques.
Tout en suivant le débat, je me suis souvenu des paroles d’un poète: combien de fois mes ennemis ne se sont-ils pas présentés comme mes amis. En effet, certaines personnes à Chypre ont fait confiance à l’Union européenne. Elles pensaient que l’acquis communautaire tant vanté permettrait de trouver une solution au problème. L’acquis communautaire s’est révélé être une supercherie, un vieux sac sans aucune valeur, tandis que des amis d’antan nous mettent maintenant sous pression, nous contraignent et nous menacent, y compris vous-même, Monsieur le Président, ainsi que M. Verheugen, qui affiche par son absence le mépris qu’il a pour nous.
Il est inacceptable et anormal que M. Verheugen accuse le président chypriote de le tromper. M. Papadopoulos et les autorités chypriotes grecques n’ont jamais promis qu’ils accepteraient un quelconque monstre concocté par le secrétaire général des Nations unies. De quoi le commissaire a-t-il peur? Des obligations découlant de l’occupation par un pays candidat d’une partie d’un État membre de l’Union européenne? À qui ou à quoi profite le plan Annan? Aux Chypriotes grecs et aux Chypriotes turcs ou à des desseins impérialistes plus généraux? Quel genre d’État est un État qui va servir d’entité à deux États pratiquement indépendants qui seront même capables d’envoyer des représentants aux Conseils européens et dans le cadre de missions diplomatiques, deux États qui auront besoin d’accords spéciaux afin d’organiser leurs relations, tout en étant à la merci des puissances garantes et des cours et tribunaux étrangers? Dans quelle mesure les Chypriotes se sentiront-ils en sécurité sans leur propre armée, mais avec la présence militaire de la Turquie, de la Grèce, du Royaume-Uni et peut-être même de l’OTAN? Que pensez-vous du fait que les accords militaires entre le régime d’occupation et la Turquie sont convertis en droit communautaire primaire? Et comment jugez-vous l’obligation imposée à Chypre de soutenir la candidature de la Turquie en toutes circonstances?
Laissez enfin les Chypriotes grecs et turcs évaluer la situation, prendre une décision en fonction de leurs propres intérêts. Respectez leur histoire, respectez leur dignité, laissez tomber l’arrogance et la morgue du suzerain.
Tannock (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, en tant qu’ami de la vaste communauté chypriote que je représente à Londres, j’ai toujours été en faveur d’une réunification pacifique de Chypre. Je n’ai cependant jamais sous-estimé les difficultés politiques et pratiques découlant des 30 années qui ont suivi l’invasion, pendant lesquelles la Turquie a installé 120 000 colons du continent dans le nord de l’île, alors qu’ils ne partageaient pas l’héritage historique commun de l’île et ne parlaient généralement ni le grec, ni l’anglais, qui étaient auparavant les deux langues bicommunautaires.
Le plan Annan III a fait des avancées considérables sur le règlement des différents sur un mode honnête. Pourtant, j’ai reçu des centaines de courriers électroniques de mes électeurs Chypriotes grecs, inquiets que ce plan n’offre aucune garantie quant à la mise en œuvre par la Turquie du retrait des troupes et de la restitution du territoire et de la propriété. Il est intéressant de noter que même les Chypriotes grecs - les chanceux qui se sont vus promettre la restitution de leurs maisons - semblent opposés au plan. Ils contestent également le fait que la citoyenneté soit accordée aux colons du continent, comme si cela semblait récompenser l’agresseur et violer les conventions de Genève qui interdisent l’établissement de populations extérieures par le pouvoir occupant.
Le président chypriote Tassos Papadopoulos a rejeté les propositions et appelé la communauté chypriote grecque à voter "non". Je pense personnellement qu’il vaut mieux qu’il n’y ait pas de pression de l’extérieur sur le processus de référendum, et cela vaut également pour les députés de cette Assemblée, car cela pourrait être perçu comme une ingérence dans les affaires intérieures de Chypre.
De plus, si les deux communautés ne donnent pas leur libre consentement et que l’accord prend l’eau par la suite, la responsabilité en sera rejetée sur les acteurs qui auront conduit la population de Chypre à voter "oui".
Le gouvernement britannique est prêt à céder une partie du territoire constitué par ses bases indépendantes et dont il ne fait rien, si cela peut aider. Comme nombre de mes collègues, je souhaite que le processus référendaire se déroule au mieux et je respecterai l’issue du vote, le 24 avril, quel qu’en soit le résultat.
Souladakis (PSE ).
Monsieur le Président, le référendum aura lieu dans trois jours à Chypre sur l’approbation ou le rejet du plan Annan. Un oui ou un non lors du référendum ne seront pas les deux faces d’une même pièce; il s’agira de faces différentes de pièces différentes. Le lendemain sera différent de la veille. Le débat d’aujourd’hui confirme le rôle crucial du Parlement européen dans l’ensemble de cette très longue évolution de l’espoir en ce qui concerne la question chypriote et le rôle extrêmement positif du commissaire Verheugen, de M. Poos et de l’ensemble de l’Union en général. Il incombe maintenant à tous les dirigeants politiques de Chypre, aussi bien des Chypriotes grecs que des Chypriotes turcs, en Grèce et en Turquie et dans l’ensemble de l’Union européenne d’assumer leurs responsabilités.
Le parti auquel j’appartiens, PASOK, et son président Georgos Papandreou jouent et ont joué un rôle central tout au long des événements à Chypre concernant la résolution du problème et son adhésion à l’Union européenne. L’heure de vérité a sonné. Nous devons tous relever les défis de l’histoire en regardant le dilemme droit dans les yeux et en réagissant de façon responsable et positive. Un vote positif, rassemblant toutes les préoccupations mais opérant dans le nouvel environnement de l’Union, donne des perspectives d’avenir et d’espoir. Un vote négatif exige une réponse. Quoi qu’il en soit, la réponse viendra des Chypriotes. Le Parlement européen et l’Union européenne accordent leur soutien ainsi que leurs capacités pour ce qui est de garantir la sécurité de l’exploitation totale de l’ensemble des aspects du plan Annan. Nous devons demander la même chose à l’ONU.
Notre résolution d’aujourd’hui reflète précisément cette perspective. En tant que député grec qui a eu son premier contact avec la politique et la conscience politique pendant les manifestations et les combats des Chypriotes afin d’échapper au colonialisme anglais et ensuite au cours de tous les événements spectaculaires à Chypre, j’estime qu’un oui créera un équilibre historique avec des perspectives de réconciliation positive et historique, permettant à tout un chacun d’avoir confiance en un avenir favorable de prospérité et de sécurité pour tous, Chypriotes grecs, Chypriotes turcs et la région dans son ensemble.
Je voudrais terminer par une vieille devise grecque: le temps n’attend personne.
Marinos (PPE-DE ).
Monsieur le Président - j’aurais souhaité pouvoir dire également "Monsieur le Commissaire" mais M. Verheugen est parti très tôt, ce que je regrette -, presque tous les partis politiques de Grèce et les plus grands partis de Chypre se sont déclarés favorables au plan Annan. Toutefois, ils partagent les craintes et les doutes des Chypriotes qui, dans le cas présent, ne suivent pas les partis.
La réaction négative des Chypriotes est due, selon moi, au fait que le temps presse grandement, ce qui n’a pas permis aux citoyens de s’informer calmement et de façon analytique. Mais comment pouvaient-ils être informés en 15 jours à compter de la présentation du dernier plan Annan? C’était impossible. Au contraire, l’incitation aux passions et la désinformation ont prévalu, attisant de ce fait les craintes et les doutes. Si le référendum était reporté, comme cela a été suggéré, les citoyens pourraient alors être informés plus calmement et de façon plus complète et des garanties claires et convaincantes pourraient être fournies en même temps pour que l’ensemble du contenu du plan et de l’accord soient respectés et ne soient pas violés une nouvelle fois par certaines des puissances garantes. C’est en effet là que le bât blesse, au sein des puissances garantes. Ce sont elles qui sont responsables de la plupart des catastrophes à Chypre. Ces garanties doivent aussi être fournies par le Conseil de sécurité, l’Union européenne et le Parlement européen qui, avec sa résolution améliorée par les amendements proposés par le PPE-DE, le parti socialiste et M. Papayannakis renforcera, selon moi, la tendance et le désir des Chypriotes de voter oui. Le Parlement européen ne doit pas donner l’impression d’exercer des pressions. Le chantage et les menaces de sanctions qui, malheureusement, ont aussi été proférées par des personnes officielles, sont à l’origine de la position négative d’un peuple mal informé et terrifié.
C’est la raison pour laquelle, en plus des garanties en matière de sécurité, la possibilité d’organiser un deuxième référendum doit subsister après le référendum qui se tiendra dans trois jours et qui semble devoir se solder par un non. Des Chypriotes mieux informés et de meilleures garanties en matière de sécurité seraient à même de changer le climat et donc de permettre, dans deux ou trois mois, un résultat positif pour lequel il y a de grands espoirs. Je ne comprends pas pourquoi la possibilité de réorganiser un référendum, qui est accordée à d’autres États membres si le vote est négatif, comme cela s’est passé dans votre pays, Monsieur le Président, ne devrait pas être accordée également aux Chypriotes. Je vous demande de voter en faveur de mes amendements qui rendent la résolution du Parlement européen encourageante, rassurante et cordiale vis-à-vis des Chypriotes grecs et turcs et, j’en suis sûr, les incitera à répondre plus favorablement au plan Annan.
Le Président.
- Nous avons estimé que le traité de Nice était tellement bon que nous devions voter à deux reprises à son sujet!
Tsatsos (PSE ).
Monsieur le Président, le plan Annan présente incontestablement des problèmes pratiques. Il ne met pas les deux parties sur un pied d’égalité et prévoit des périodes de transition terriblement longues pour la transposition de l’acquis communautaire. Néanmoins, nous soutenons sans réserve la motion de M. Poos de même que ses propositions constructives car premièrement, sur la base de la résolution, la partie nord est libérée de l’occupation turque illégale, la poursuite de la colonisation est interdite, certaines propriétés grecques sont restituées et un certain nombre de réfugiés peuvent revenir. Cette position positive dépend, comme cela a été répété à de maintes reprises aujourd’hui, d’un système strict de garanties en ce qui concerne le respect du plan Annan dans son intégralité. Deuxièmement, cela dépend également d’une déclaration expresse dans laquelle nous acceptons à l’avance de respecter le résultat, quel qu’il soit, comme le président du Conseil l’a judicieusement souligné en ce lieu aujourd’hui.
Dimitrakopoulos (PPE-DE ).
Monsieur le Président, je souhaiterais tout d’abord féliciter M. Poos pour son travail, Mme Rothe pour les efforts qu’elle a fournis toutes ces années en tant que présidente de la commission parlementaire mixte, M. Oostland, M. Brok qui n’est pas ici et, bien évidemment, le commissaire Verheugen qui a malheureusement dû s’absenter.
Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, il est vrai que nous tenons en ce moment un débat politique général sur le climat qui règne actuellement à Chypre à la veille du référendum de samedi plutôt que sur le contenu du plan Annan étant donné qu’un débat sur le contenu de ce plan, bien que ses points positifs soient nettement plus nombreux que ses points négatifs, pourrait se transformer en débat sur les détails et durer plusieurs heures.
Les positions de mes collègues, du commissaire et du président en exercice du Conseil de même que toutes les déceptions qui ont été exprimées au sein de cette Assemblée quant au climat qui prévaut actuellement à Chypre m’amènent à conclure, en dehors du vote positif ou négatif qui a également été débattu de long en large ici, que nous devrions aussi mener un débat analytique sur la proposition faite par le président du parlement chypriote, Dimitris Christofias, de reporter les référendums, surtout en ce sens que ce report devrait s’accompagner, d’une part, de la clarification de certains points problématiques du plan, tels que les questions de sécurité - je demanderais à M. Patten de transmettre à M. Verheugen la question du droit primaire et des personnes qui saisissent les instances judiciaires - et, d’autre part, de travaux du Conseil de sécurité sur la nouvelle résolution que nous désirons, laquelle inclura des garanties. Je pense que ces deux pôles contribueront sans aucun doute à inverser la tendance.
Je voudrais terminer en disant qu’une opinion doit bien sûr être exprimée et que cette opinion du Parlement européen s’exprime au travers de la résolution déposée par M. Poos avec, bien entendu, tous les amendements qui ont été proposés.
Roche,
. - Monsieur le Président, je souhaite remercier les honorables députés pour leurs contributions.
Monsieur le Président, vous et moi, nous venons tous deux d’une île divisée, et nous comprenons un peu de la passion qu’engendrera un débat de cette nature sur l’île de Chypre. Nous comprenons aussi qu’un conflit, enraciné dans l’histoire et transmis de génération en génération, n’est pas facile à résoudre. Cependant, nous comprenons aussi, en tant qu’hommes politiques pragmatiques, que de temps à autre - peut-être une fois par génération ou même encore plus rarement - se présente l’opportunité de véritablement changer les choses. L’accord proposé par Kofi Annan offre une telle opportunité. Comme je l’ai dit plus tôt, la décision appartient aux habitants de Chypre, à la fois ceux du Nord et ceux du Sud. C’est leur décision, une décision qui n’appartient qu’à eux et que nous respecterons.
Pour faire court, je ne peux que répéter ce qu’a dit le président en exercice du Conseil, le Taoiseach, M. Ahern, hier soir. Je devrais tout d’abord souligner que nous devons peser nos mots avec beaucoup de précaution, car nous pouvons tous comprendre les souffrances et l’inquiétude en jeu et nous devons être très prudents afin que rien ne soit dit ou fait, dans les prochaines 72 heures, qui puisse empirer une situation déjà bien sombre.
Hier soir, M. Ahern a résumé la position du Conseil européen de la façon suivante: "Ce sont des jours cruciaux pour Chypre et ses habitants. Samedi, la population de l’île - du Nord et du Sud - votera, dans le cadre de référendums, sur le plan de règlement présenté par le secrétaire général des Nations unies. Grâce à leurs efforts patients et déterminés de coopération avec les parties, le secrétaire général et son équipe laborieuse ont crée une opportunité historique unique pour un règlement du problème de Chypre. Dans son rapport au Conseil de sécurité des Nations unies, publié hier, Kofi Annan expose clairement que le plan proposé est le seul possible, le seul chemin envisageable pour la réunification de Chypre. La décision appartient maintenant aux habitants de Chypre et à eux seuls, exerçant librement leurs droits démocratiques. La population de Chypre sait que le Conseil européen préférerait largement l’accession d’une Chypre unie à l’Union le 1er mai. L’Union européenne est prête à adapter les termes du règlement aux principes qui fondent notre Union. En tant que président du Conseil européen, j’ai mené ces derniers mois des discussions sur Chypre avec des dirigeants politiques à travers toute l’Europe". Et - ce point est primordial, Monsieur le Président - "il est exact de dire que la grande majorité considère que le règlement proposé est une bonne solution pour les deux communautés de Chypre ainsi que pour l’Union européenne".
C’est l’opinion du président en exercice du Conseil et de la grande majorité des dirigeants démocratiquement élus des États membres de l’Union européenne.
J’ai dit au début que nous devions soigneusement peser nos mots. Nous ne voulons pas engendrer de difficultés ou être perçus comme voulant influencer des décisions qui relèvent en fin de compte de la population chypriote. Nous souhaitons le meilleur aux habitants de Chypre dans les dernières heures avant qu’ils ne prennent leur décision, et nous espérons que cette décision servira au mieux les intérêts de la population de l’île de Chypre dans son intégralité - à la fois celle du Nord et celle du Sud.
Patten,
. - Je ne souhaite dire qu’un ou deux mots sur un sujet qui ne relève pas de mon domaine de compétence habituel. Premièrement, je souhaite présenter des excuses au nom du commissaire Verheugen, qui a dû partir avant la fin du débat. Il avait un autre rendez-vous extrêmement important et il était prévu que ce débat se termine beaucoup plus tôt. Cependant, je comprends la raison pour laquelle le débat a duré si longtemps: il réveille des passions considérables et suscite l’intérêt de toutes les parties de cette Assemblée.
On nous a demandé ce qu’il adviendrait si la partie grecque de l’île votait "non" et que la communauté turque votait "oui". Je souhaite souligner le fait que la Commission a déjà annoncé qu’elle ferait bientôt des propositions pour aider la communauté turque dans cette triste éventualité, même si nous continuons d’espérer qu’elle ne se produise pas. Il est évident que nous ne pouvons pas accepter que la communauté turque assume les conséquences économiques et sociales d’une décision prise par d’autres. Nous devrons donc essayer de trouver une solution au problème de l’isolement économique turc aussi efficacement et rapidement que possible.
Je souhaiterais parler brièvement du Conseil européen d’Helsinki de 1999, le premier Conseil européen auquel j’ai participé. Comme je l’ai rappelé, nous avons toujours su que la politique que nous avons choisie alors était intrinsèquement risquée. Ce n’est pas une surprise. Nous pensions qu’il était important d’essayer de dissocier le conflit chypriote de l’intégration de l’Europe centrale et orientale dans l’Union européenne. Je crois que nous avons alors pris la bonne décision et je pense que c’était la bonne façon de procéder. Toutefois, dans ce contexte et à la lumière de certains points évoqués par le commissaire Verheugen, vous comprendrez pourquoi le commissaire n’est pas le seul à ressentir douloureusement la façon dont on nous a lâchement laissé tomber ces derniers jours et ces dernières semaines. C’est un sentiment largement répandu au sein de la Commission et qui fait son chemin au-delà de cette dernière. Je continue à espérer qu’on ne nous laissera pas tomber. Cependant, on ne peut pas ignorer le fait que, d’une certaine façon, nous avons été dupés.
Le Président.
- J’ai reçu une proposition de résolution déposée en vertu de l’article 37, paragraphe 2, du règlement(2).
Le débat est clos.
Souchet (NI ),
- À propos des référendums à Chypre, notre Parlement devrait avoir pour premier objectif de s’appliquer à lui-même les principes qu’il affirme haut et fort: le respect des droits de l’homme et le respect de la démocratie.
Or, sur le premier point, le plan Annan soulève des objections fondamentales. Comment le Parlement européen pourrait-il donner son aval à un projet de règlement qui dénie aux réfugiés le droit de récupérer les biens dont ils ont été spoliés, qui restreint durablement la liberté de circulation et d’installation des personnes, qui pérennise la présence de troupes d’occupation et qui interdit tout recours contre les atteintes aux droits de l’homme devant la Cour de Strasbourg?
Sur le second point, le Parlement ne saurait relayer les pressions scandaleuses exercées sur les Chypriotes grecs à la fois par les États-Unis et la Commission européenne - et singulièrement par le commissaire Verheugen, l’un des plus ardents avocats de l’entrée de la Turquie dans l’Union européenne. La règle démocratique impose que l’on respecte le vote des populations, surtout si elles se prononcent par la voie la plus incontestable de ce point de vue: celle du référendum populaire.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle les déclarations du Conseil et de la Commission sur la situation au Moyen Orient.
Roche,
. - Monsieur le Président, à la suite de l’assassinat ciblé du nouveau leader du Hamas, Abdel Aziz Al-Rantissi, le président du Conseil a émis une déclaration le 18 avril et a exprimé sa vive préoccupation face au cycle de vengeance et de violence perpétuel et apparemment sans fin impliquant des groupes palestiniens d’un côté, et les autorités et forces de défense israéliennes de l’autre. La déclaration condamnait tant l’assassinat du leader du Hamas que l’attentat suicide perpétré à Erez, au point de passage vers la bande de Gaza, deux événements qui ont eu lieu le même jour. La déclaration poursuivait en ajoutant que cette violence devait cesser immédiatement et a souligné la futilité évidente d’une telle violence, que ce soit pour libérer les Palestiniens de l’occupation ou pour instaurer une paix et une sécurité à long terme pour le peuple d’Israël.
Le président du Conseil a rappelé une fois de plus au gouvernement israélien que les assassinats extrajudiciaires sont contraires au droit international et a souligné que le respect du droit international devrait permettre de distinguer immédiatement les gouvernements élus démocratiquement et les groupes terroristes.
Entre-temps, en conclusion de la réunion informelle des ministres des affaires étrangères à Tullamore le 17 avril, le président du Conseil a, au nom de ses collègues, fait une déclaration importante sur la situation actuelle au Moyen-Orient. Les ministres des affaires étrangères de l’UE ont réaffirmé certains principes élémentaires de la politique européenne en matière de règlement du conflit au Moyen-Orient, et notamment l’engagement de l’UE envers une solution négociée à deux États, convenue par les deux parties. Elle devrait déboucher sur un État palestinien viable, contigu, souverain et indépendant, vivant côte à côte et en paix avec un État israélien, à l’intérieur de frontières reconnues et sûres.
Les ministres ont réaffirmé que la feuille de route représentait la seule voie possible pour arriver à un tel résultat. L’Union est déterminée à poursuivre vigoureusement le programme de la feuille de route et appelle les deux parties à remplir leurs obligations vis-à-vis de cette dernière. La position ferme de l’Union européenne, réaffirmée par le Conseil européen des 25 et 26 mars, est que l’Union ne reconnaîtra aucun changement des frontières d’avant 1967 autre que ceux convenus entre les parties.
L’Union a insisté sur le fait qu’aucune opinion déclarée sur la forme possible du règlement final ne peut préjuger des négociations portant sur ce dernier. Les ministres ont souligné que la question des réfugiés et le mode d’application du droit de retour étaient également des questions relatives au statut définitif. La feuille de route précise qu’un accord définitif et exhaustif sur le statut permanent mettant un terme au conflit israélo-palestinien doit apporter une réponse négociée, juste, équitable et réaliste à cette question.
Dans ce contexte, l’Union a pris note de la réaffirmation, par le président Bush, de l’engagement des États-Unis à l’égard de la feuille de route et d’un règlement négocié. L’Union insiste sur le principe, partagé par le président Bush, selon lequel les questions relatives au statut définitif sont une question de négociation et d’accord entre les parties elles-mêmes et ne doivent pas être résolues de manière partiale.
Les ministres étaient aussi d’accord avec le président des États-Unis pour affirmer que les frontières sûres et reconnues devraient émerger de négociations entre les parties, conformément à la résolution 242 du Conseil de sécurité des Nations unies et à la résolution 338 de l’ONU. Ces résolutions et d’autres résolutions pertinentes du Conseil de sécurité doivent constituer la base d’un règlement juste et durable du conflit. En d’autres termes, le conflit ne sera pas résolu par une action unilatérale.
La perspective d’un retrait israélien de la bande de Gaza est la bienvenue. Le Conseil européen a déclaré qu’un tel retrait constituerait un pas significatif vers la mise en œuvre de la feuille de route, à condition qu’il réponde à certaines conditions. C’est une opportunité que la communauté internationale, dirigée par le Quartette, devrait saisir. Le retrait proposé devrait être orchestré comme il se doit avec la communauté internationale, pour garantir la normalisation de la situation à Gaza et permettre ainsi le maintien de la sécurité ainsi que la réhabilitation et la reconstruction d’urgence, ô combien nécessaires dans cette région. L’Union invite d’urgence toutes les parties à entreprendre des démarches à cette fin.
Sur cette base, l’Union européenne est disposée à aider l’Autorité palestinienne à assumer ses missions d’ordre public, à maintenir l’aide qu’elle lui apporte et à examiner les futurs besoins éventuels pouvant découler d’un changement de la situation à Gaza.
Les ministres ont également insisté sur la nécessité d’éviter un vide politique et sur les dangers qui en résulteraient dans la période de transition préalable à un quelconque retrait. Ils ont rappelé qu’un certain nombre de mesures devaient être adoptées de façon imminente dans les sphères de la politique, de la sécurité et de l’humanitaire, afin d’éviter une nouvelle détérioration et de retrouver la voie du progrès.
Il est essentiel de mettre fin à la violence et au terrorisme et de réimposer le cessez-le-feu entre toutes les parties et tous les groupes. Les deux parties doivent reprendre les négociations sur le processus de paix immédiatement. L’expérience passée et l’histoire nous ont appris que le règlement de questions difficiles et complexes passait systématiquement et exclusivement par la négociation.
Une paix juste, durable et exhaustive doit répondre aux aspirations légitimes des peuples israélien et palestinien, tout en incluant le Liban et la Syrie. Les États de la région doivent mettre tout en œuvre pour promouvoir la paix et lutter contre le terrorisme. L’Union européenne attend avec impatience la prochaine réunion du Quartette au niveau des principes. Le Quartette devrait jouer un rôle actif dans la poursuite de l’objectif d’une paix régionale globale et encourager les parties à avancer vigoureusement sur la base des principes mis en exergue ci-dessus.
Les ministres auront une nouvelle discussion sur le processus de paix au Moyen-Orient lors des réunions du Conseil, lundi. Ils examineront la position que l’Union européenne devra adopter lors de la réunion du Quartette, qui aura lieu le 4 mai à New York.
J’espère avoir réussi à donner aux députés un aperçu clair de la mesure dans laquelle cette présidence reste activement concentrée sur la situation très complexe au Moyen-Orient. Nous écouterons également avec beaucoup d’attention les opinions du Parlement sur cette question qui revêt actuellement une importance capitale.
Patten,
. - Monsieur le Président, je ne souhaite pas et n’ai pas l’intention de répéter ce que la présidence vient de dire sur les récentes discussions relatives au Moyen-Orient au sein du Conseil ou sur les réactions de la présidence à la déclaration faite la semaine dernière par le président Bush à Washington, après sa rencontre avec le Premier ministre Sharon. La déclaration a surpris beaucoup de monde, de façon compréhensible ou non, et on ne peut nier le fait qu’elle semble avoir fortement préoccupé le monde arabe. Certains ont déclaré par la suite que cette déclaration n’aurait pas dû être source de préoccupations. Ils ont dit qu’elle ouvrait la voie à la mise en œuvre de la feuille de route plutôt qu’à sa mise au placard. Ils ont déclaré qu’il fallait rechercher le positif, comme le retrait promis et bienvenu d’Israël de la bande de Gaza, plutôt que se concentrer sur le négatif.
Soit. Je ne cherche pas à anticiper les interprétations certainement bien intentionnées d’autrui ou à saper les efforts visant à tirer le meilleur de la situation présente, exceptionnellement difficile. Bien entendu, certains voient toujours le verre à moitié plein alors que d’autres le voient à moitié vide. D’autres trouvent plutôt stimulant de croire qu’un verre est à moitié plein lorsqu’ils ne voient pas beaucoup de liquide dans le verre. Je crois que, comme la beauté, la vérité est une question de perception. Je ne souhaite pas m’attarder sur ces questions. Je me contenterai de formuler cinq points à aborder si nous voulons retirer quelque chose de positif de la situation actuellement bien morose.
Tout d’abord, comme l’ont dit et redit le Conseil "Affaires générales et relations extérieures" et le Conseil européen, un règlement définitif n’est possible qu’à la suite de négociations entre Israël et les Palestiniens, négociations donnant lieu à deux États viables, souverains et indépendants sur la base des frontières de 1967, peut-être modifiées d’un commun accord, deux États vivant côte à côte dans la paix et la sécurité, comme stipulé, par exemple, dans la feuille de route.
Tel a été le fil conducteur de la pensée européenne, de Venise en 1980 aux dernières conclusions du Conseil européen du mois dernier, en passant par Berlin en 1999 et Séville en 2002. Il n’est pas étonnant que nous ayons approuvé ce qui constitue depuis 37 ans la position américaine, à savoir que les colonies implantées au-delà des frontières de 1967 sont illégales et représentent des "obstacles pour la paix". Nous savons tous quels seront les ingrédients d’un règlement définitif. Ils figurent dans le rapport Mitchell et dans des documents ultérieurs, comme l’initiative de paix de la Ligue arabe en 2002. Ils sont également repris dans la feuille de route soutenue par la communauté internationale.
Il n’est pas nécessaire de faire preuve d’une perspicacité surnaturelle pour résoudre le conflit. Ce qu’il faut, c’est l’exercice de la volonté politique des deux parties - la partie israélienne et la partie palestinienne. Il est, à mon sens, tragique que les propositions courageuses des représentants de la société civile qui ont négocié l’initiative de Genève ne semblent pas partagées par les dirigeants politiques dans leurs communautés.
Deuxièmement, nous déplorons la violence, qui retarde la réconciliation et toute chance de paix, quelle qu’elle soit. Nous avons toujours déploré sans réserve et condamné de toutes nos forces les attentats suicides qui emportent des vies innocentes ainsi que la propagande sombre qui obscurcit les esprits de tant de personnes. Nous critiquons aussi sévèrement les lourdes opérations militaires de représailles qui détruisent des vies, des maisons et des foyers. Ce type de vengeance ne fait que renforcer l’extrémisme et n’améliore pas la sécurité. Nous pensons que les assassinats ciblés sont une erreur, qu’ils sont illégaux et contre-productifs.
Un des hommes politiques palestiniens que j’admire le plus, un homme droit et raisonnable, a fait récemment référence au bruit assourdissant des tambours de guerre qui grondent des deux côtés ainsi qu’à la réalité, amère, selon laquelle les deux communautés semblent prises dans un étau, dans lequel une seule chose semble avoir de l’importance: faire souffrir la partie adverse. Les sévices et châtiments infligés ne manquent pas, mais les promesses de paix, elles, ne sont pas légion.
Troisièmement, quelles que soient les critiques adressées à l’égard de l’approche européenne du conflit, nous pouvons dire que nous avons, pendant des semaines, des mois et des années d’effusion de sang et de désespoir, soutenu des institutions qui, un jour, pourront constituer la base d’un gouvernement palestinien réformé. Telle a été la politique du Conseil européen, soutenue par ce Parlement. La Banque mondiale, notamment, nous a félicités pour notre travail. J’ai reçu récemment une lettre du ministre palestinien des finances, Salam Fayad, qui a souligné que grâce à l’aide de l’Union européenne, l’Autorité palestinienne a aujourd’hui tenu toutes les promesses de réforme qu’elle avait faites au Conseil législatif palestinien, il y a un an et demi. Il existe à présent un haut niveau de fiabilité, avec des procédures budgétaires transparentes. Les personnes palestiniennes chargées de la sécurité ne sont plus payées au comptant, mais leurs salaires sont transférés via des comptes bancaires.
On nous a incités, en privé, à en faire davantage, à renforcer notre aide. Nous avons été critiqués publiquement et accusés de ne rien faire. Certains ont avancé l’accusation gravissime que la tentative de promouvoir les réformes et de soutenir une certaine forme de vie en Palestine avait financé le terrorisme, ni plus, ni moins. Le Parlement a mené sa propre enquête et l’OLAF a examiné ces allégations.
Je n’ai rien d’autre à dire sur ce sujet, si ce n’est que je souhaite rendre hommage à mes fonctionnaires qui ont tenté de mettre en œuvre avec honnêteté, transparence et intégrité une politique difficile. Si j’observe ce qui s’est passé ces dernières années, rares sont ceux qui ont réalisé autant qu’eux, malheureusement.
En ce qui concerne l’avenir, certains disent - avec un brin de désinvolture - qu’après le retrait promis, nous reconstruirons Gaza et tenterons de jeter les bases d’une nouvelle Palestine. Ils ont sans doute en tête l’image d’une Palestine réellement viable, et non un ensemble de bantoustans isolés séparés par des tanks, des colonies et des murs.
Nous sommes certainement prêts à poursuivre notre aide humanitaire et à soutenir la reconstruction de l’infrastructure dans ces régions desquelles les forces de défense israéliennes se sont retirées. Nous devons dire que nous avons besoin de garanties de la part des forces de défense israéliennes, garanties selon lesquelles elles ne détruiront pas une fois de plus ce que nous construisons. Elles devraient prendre en considération les cinq points établis par le Conseil européen des 25 et 26 mars, à savoir l’ancrage du retrait dans la feuille de route et la promotion de la vie économique dans le territoire quitté par les forces de défense israéliennes.
La Banque mondiale a signalé que le principal obstacle à la reprise économique était le manque d’accès et le manque de liberté de mouvement des personnes et des marchandises. L’accès au monde extérieur est essentiel pour la reprise de l’économie palestinienne. Nous devrions aussi tenter de garantir que l’aide humanitaire puisse être apportée comme elle le serait ailleurs. Actuellement, fournir une aide humanitaire en Palestine coûte plus que dans la plupart des autres régions du monde, à cause du comportement et des agissements des forces de sécurité.
Si nous voulons retrouver la voie d’une mise en œuvre de la feuille de route, nous devons discuter très prudemment avec le gouvernement israélien sur les termes du retrait et voir comment nous pouvons associer la gestion du retrait aux objectifs de la feuille de route. Notre objectif doit être de faire en sorte que les Israéliens reconnaissent à nouveau l’Autorité palestinienne comme leur partenaire dans le processus de paix. L’objectif devrait être de céder Gaza et certaines parties de la Cisjordanie à l’Autorité palestinienne, et non au Hamas, et de veilleur à ce que la rétrocession se fasse dans les règles de l’art, et non selon un mode engendrant encore plus de chaos et de violence.
Enfin, il existe encore - Dieu merci - des modérés en Palestine, en Israël et dans le monde arabe. Je pose cette question le plus calmement et le plus diplomatiquement possible: dans quelle mesure aidons-nous, aujourd’hui, ces modérés? Si nous ne sommes pas disposés à être courageux pour défendre la cause de la modération, comment pouvons-nous attendre qu’eux le soient?
Il n’est pas hyperbolique de dire qu’aujourd’hui, les perspectives dans la région sont plus préoccupantes qu’il y a quelque temps. Elles me paraissent certainement beaucoup plus perturbantes qu’au début de l’année dernière, par exemple, lorsqu’on nous a dit que le chemin de la paix au Moyen-Orient passait par la libération militaire de Bagdad et l’instauration de la démocratie en Irak. Peut-être un jour l’Irak sera-t-il stable et démocratique. Peut-être sera-t-il un modèle pour d’autres pays de la région. Comment pourrions-nous espérer quelque chose d’autre? Quelle que soit notre vision du passé, pour quoi devons-nous lutter ici, si ce n’est pour cela? Toutefois, si nous voulons avoir une chance de parvenir à un tel résultat et d’encourager la modernisation et la démocratie dans toute la région, nous devons éviter les propos et politiques aliénant une bonne partie du monde islamique et faisant planer la menace du choc des civilisations que tout être sain, homme ou femme, devrait vouloir éviter à tout prix.
Il est très déprimant de constater, après cinq années en tant que commissaire, que le monde d’aujourd’hui semble beaucoup plus dangereux que celui de 1999. Nous devons toujours tenter de lutter pour un monde meilleur et éviter de sombrer par désespoir dans une attitude introvertie. Aujourd’hui, nous devons notamment voir ce que nous pouvons sauver parmi tout ce qui reste du processus de paix au Moyen-Orient. Ce n’est pas une perspective très encourageante, mais quelle alternative avons-nous?
Laschet (PPE-DE ).
Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur Patten, Mesdames et Messieurs, je pense que le début du discours du commissaire a établi clairement que les événements récents nécessitent une certaine interprétation. Considérons-nous le plan prévu dans la feuille de route comme mort et enterré à la suite de la rencontre entre le Premier ministre Sharon et le président Bush, ou devrions-nous voir de nouvelles possibilités pouvant être exploitées au cours des jours, semaines et mois à venir? Je dois admettre que la réaction initiale de la présidence irlandaise penche vers la première attitude alors que la position adoptée par un certain nombre de ministres des affaires étrangères dans leurs déclarations penchait vers la deuxième.
En ce qui me concerne, j’approuve la position adoptée par les ministres des affaires étrangères, y compris par le ministre allemand, qui ont déclaré que cette initiative anime le processus, ce que nous devrions exploiter maintenant. Malgré tout le scepticisme que nous pourrions éprouver à l’égard de la proposition de retrait de Gaza, laquelle nous a été exposée hier et à nouveau aujourd’hui par les deux représentants de l’initiative de Genève, l’Union européenne devrait exercer son influence sur les parties au conflit, surtout Israël, et déclarer clairement que ce retrait doit être la première étape de son retrait de la totalité des territoires occupés. En ce sens, procéder au retrait est la bonne chose à faire. Ceci étant le cas, un Premier ministre qui appartient à la droite en Israël et qui pourrait bientôt être responsable de l’expulsion forcée de colons de leur maison à Gaza a besoin d’un cadre plus large afin d’expliquer sa position.
Si, en effet, le retrait de Gaza réussit et le transfert méthodique à l’Autorité palestinienne se fait comme le commissaire l’a demandé à nouveau il y a quelque temps, si nombre des maisons actuellement occupées sont ensuite offertes aux habitants de Gaza et si les infrastructures ne sont pas démantelées mais transférées à l’Autorité palestinienne, une nouvelle possibilité de paix pourrait devenir réelle. Si nous prenons le parti de dire que tout cela ne sert à rien et est voué à l’échec, nous n’aurons aucune chance d’influencer le processus. Par contre, si nous considérons ceci comme une occasion positive et travaillons sur cette base, je pense qu’il est possible de relancer la feuille de route.
À la lecture attentive de la lettre du président américain au Premier ministre israélien, on constate qu’il est également attendu des Israéliens qu’ils participent. Le président lui-même évoque la résolution 242 du Conseil de sécurité de l’ONU. Le président lui-même affirme également que seules les négociations déboucheront sur une solution. Nous devrions mettre en évidence ces passages de sa lettre dans nos futures positions sur ce conflit.
Permettez-moi d’aborder un deuxième point. Je pense qu’il est vrai qu’une solution à ce conflit, qui ne se limite pas seulement à Gaza, ne peut être une réussite à long terme que dans le cadre de deux États viables et indépendants.
Le commissaire a également fait référence au travail de ce Parlement en ce qui concerne l’utilisation des fonds européens. Nous avons adopté deux rapports à ce sujet, un rapport majoritaire et un rapport minoritaire, mais nous étions d’accord à 80% sur les résultats. L’un de ces résultats peut être partagé avec le Parlement aujourd’hui: l’accusation selon laquelle l’Union européenne a financé le terrorisme ne peut pas être prouvée et n’est pas défendable. Nous pouvons adopter diverses positions quant à savoir si la décision de fournir une aide financière directe était bonne ou mauvaise. Toutefois, cette décision a été prise par les ministres des affaires étrangères, pas par le commissaire. La Commission a fait de son mieux pour contribuer à la réforme de l’Autorité palestinienne. Elle s’est donné beaucoup de mal afin de contrôler l’utilisation des fonds européens et nous pouvons confirmer aujourd’hui que la situation au sein de l’Autorité palestinienne s’est en effet améliorée par rapport à il y a trois ans. Nous devons remercier la Commission et le commissaire Patten pour leur travail dans ce domaine, et ceci en dépit des opinions politiques divergentes sur le caractère approprié ou non de la décision.
Menéndez del Valle (PSE ).
Monsieur le Président, le paragraphe 51 de cette dernière résolution du Parlement sur les résultats du Conseil européen déclare que "sans une forte pression de part et d’autre, la feuille de route restera lettre morte". Je pense naturellement que la feuille de route demeure inefficace et je me demande ce qui s’est passé en ce qui concerne la pression exercée sur Israël.
Le Parlement invite également "l’administration des États-Unis à assumer ses responsabilités dans la crise actuelle". Selon moi, ce gouvernement, non seulement, n’a pas assumé ses responsabilités, mais il a également cédé face au gouvernement israélien. Les commentaires de M. Powell jeudi dernier constituent, pour moi, un mélange de rêves absurdes et de cynisme quand il dit que la réunion entre Bush et Sharon a donné des résultats positifs pour les Palestiniens et leurs aspirations à un État. On a pu le constater à la déclaration vendredi du ministre sans portefeuille du gouvernement israélien, Gideon Ezra, dans laquelle il dit que les commentaires de Powell, destinés à atténuer le ton pro-israélien de Bush, ne reflètent pas l’opinion de Bush lui-même.
La résolution du Parlement demande également aux deux parties "de s’employer sérieusement à rétablir de véritables négociations". Selon moi, l’Autorité palestinienne attend depuis des mois la reprise de ces négociations, mais il ne fait aucun doute qu’Israël ne souhaite pas négocier avec elle et qu’il est maintenant prêt, avec le soutien total de Bush, à se retirer unilatéralement de Gaza en dehors du cadre de la feuille de route.
Je pense qu’il apparaît assez clairement qu’il n’est pas question de Gaza d’abord et de la Cisjordanie ensuite, mais uniquement de Gaza.
Au vu de tous ces événements, nous devrions nous souvenir de deux autres paragraphes de notre résolution; le paragraphe 48, y compris après l’assassinat du cheik Yassine, qui "demande au Conseil et à la Commission de respecter pleinement l’article 2 de l’accord d’association conclu avec Israël s’il ne renonce pas à commettre d’autres exécutions extrajudiciaires". Eh bien, les exécutions extrajudiciaires se poursuivent, la dernière en date étant celle d’Abdel Aziz Rantisi. C’est pourquoi je suis d’avis que le Parlement doit réitérer sa demande au Conseil et à la Commission.
Et pour terminer, au paragraphe 49, le Parlement "demande au Conseil d’inviter les États membres de l’Union européenne qui font partie du Conseil de sécurité des Nations unies à déposer immédiatement une proposition de création d’une force internationale de maintien de la paix aux frontières de 1967 avec pour mandat de protéger tant la population israélienne que palestinienne des attaques terroristes et des incursions et interventions militaires". Nous devons renouveler cette demande.
Ludford (ELDR ).
- Monsieur le Président, après le soutien du président Bush aux plans préétablis de M. Sharon concernant les négociations relatives au statut définitif des territoires occupés - soutien qui lui retire de facto son statut d’artisan de paix impartial -, il n’est pas difficile de perdre tout espoir en la coexistence d’un État d’Israël sûr et d’un État palestinien viable, même si c’est là la seule solution possible, via la feuille de route. Il est tout à fait possible que le maintien, par Israël, de certaines colonies clés en Cisjordanie et l’acceptation, par les Palestiniens, d’un retour de réfugiés vers un État palestinien - que j’approuve personnellement - fasse partie d’un éventuel règlement négocié. Le Quartette, sous le leadership de l’UE, se doit toutefois de réfuter l’affirmation de M. Sharon selon laquelle son plan compromet fortement les espoirs des Palestiniens d’obtenir leur propre État.
Je tiens absolument à l’existence d’Israël comme patrie et État juif - dans lequel les Israéliens arabes disposeraient toutefois de droits entiers et égaux - et au droit d’Israël de vivre en paix et en sécurité à l’intérieur de frontières reconnues. Mon indignation devant l’occupation ne concerne pas seulement la misère des Palestiniens ordinaires, mais porte aussi sur la façon dont le rôle d’occupant colonial nuit à l’intégrité d’Israël et à son engagement vis-à-vis de l’État de droit. Je condamne tous les actes terroristes perpétrés à l’encontre d’Israël et je ne pense pas que les attentats suicides soient purement et simplement le produit du désespoir des Palestiniens - bien que ce désespoir soit réel. À tout cela s’ajoute aussi l’exploitation des jeunes et une culture du martyre méprisable dans un islam perverti.
Le mur ou la barrière se justifierait s’il ou elle était situé(e) sur la ligne verte - mais ce n’est pas le cas. La politique de défaite militaire appliquée par le tandem Bush-Sharon ne garantira pas la sécurité d’Israël. Le Hamas est une organisation dangereuse et intransigeante vouée à la destruction d’Israël, mais les assassinats récents et illégaux de ses leaders ne font qu’accroître le sentiment d’amertume et convaincre de nouvelles recrues pour le terrorisme.
Je suis très inquiète face au regain d’antisémitisme en Europe et je me fais fort de le combattre, au même titre que d’autres formes de préjugés raciaux et religieux. Le retard pris par l’Observatoire européen pour produire un travail opportun sur la menace pesant sur les communautés juives d’Europe a bien entendu éveillé des suspicions de partialité. Nous avons besoin de redoubler d’efforts pour exposer et dénicher l’antisémitisme et définir la ligne de démarcation entre les critiques légitimes de la politique du gouvernement israélien et la diabolisation des Juifs.
Je comprends le choc qu’ont dû ressentir les Israéliens après le sondage de l’an dernier, selon lequel 59% des Européens considéraient qu’Israël était une menace pour la paix mondiale. Je crois que de nombreuses personnes sondées estimaient que la question portait sur le conflit entre Israël et les Palestiniens, mais il était absolument inutile de poser cette question de cette manière. Le sondage a toutefois servi de réveil. Nous avons besoin d’un dialogue plus intense entre l’UE et Israël. Je m’oppose donc personnellement aux appels au boycottage d’Israël lancés au sein du Parlement européen, et les appels à la rupture des liens académiques sont tout à fait contre-productifs. J’ai également résisté aux manœuvres visant à supprimer le financement de l’UE à destination de l’Autorité palestinienne. Je salue le fait que ce soient les Palestiniens eux-mêmes qui revendiquent l’élimination de la corruption, mais Israël a besoin d’un partenaire de négociation, et le niveau de pauvreté subsaharien des Palestiniens serait encore plus important sans l’aide de l’UE.
Enfin, il est indigne d’Israël et de sa tradition de justice de persécuter Mordechaï Vanunu de façon vindicative après sa libération. Il a purgé sa peine et devrait maintenant être libre.
Gahrton (Verts/ALE ).
Monsieur le Président, Mordechai Vanunu doit être libéré aujourd’hui. Il est l’un des héros de notre temps, l’homme qui a confirmé qu’Israël possède des stocks considérables d’armes nucléaires qui pourraient transformer l’ensemble du Moyen-Orient en désert nucléaire. Pour cet exploit au service de la paix, sa récompense a été d’être enlevé par l’État d’Israël et condamné à 18 ans de prison.
Le reste du monde l’a pratiquement oublié. Israël est autorisé à posséder ses armes nucléaires en paix alors que les États arabes et musulmans qui essaient d’assurer leur propre protection contre la menace des armes nucléaires israéliennes sont bombardés et laissés à l’état de ruines. Pourquoi la communauté internationale n’intervient-elle pas au niveau des armes nucléaires israéliennes? Pourquoi Dimona ne subit-elle pas la même chose qu’Ossirak?
L’approche asymétrique adoptée par la communauté internationale est l’une des raisons du désespoir qui règne aujourd’hui au Moyen-Orient, un sentiment qui a été confirmé hier en ce lieu par deux éminents militants pour la paix de la région, Abraham Burg et Yassir Rabo. Dans , le président égyptien Moubarak a déclaré que la haine que le monde arabe nourrit à l’encontre des États-Unis n’a jamais été aussi forte qu’aujourd’hui. Les États-Unis soutiennent Israël à 100%. C’est pour cette raison qu’ils ne sont pas capables d’établir seuls la paix dans la région. Il faut un meilleur équilibre et l’UE pourrait l’apporter en soutenant les Palestiniens autant que les États-Unis soutiennent Israël.
L’UE pourrait joindre l’acte à la parole et donner suite à l’appel du Parlement en faveur de la suspension de l’accord d’association conclu avec Israël. L’UE pourrait dépêcher des troupes dans le but de protéger les territoires palestiniens. L’UE pourrait exiger qu’Israël démantèle ses stocks d’armes nucléaires. L’UE pourrait lancer une invitation à Vanunu et lui accorder l’asile dans le pays européen de son choix.
L’Union pourrait encore aller plus loin. J’ai rencontré Shimon Perez il y a quelques années. Il a suggéré que l’on propose tant à Israël qu’à la Palestine d’adhérer à l’Union à condition qu’ils aient atteint une paix durable. L’UE présente clairement un attrait au-delà de ses frontières qu’elle n’a pas toujours pour ses propres États membres. Profitons-en. Offrez à la Palestine et à Israël l’adhésion à l’Union en récompense de l’établissement d’une paix définitive.
Dhaene (PSE ).
Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, en tant que vice-président de la délégation pour les relations avec Israël, j’ai honte par procuration de la politique unilatérale que mène le Premier ministre Ariel Sharon qui ne cesse de jeter de l’huile sur le feu au Moyen-Orient et, en fait, dans le monde entier vu qu’il ne s’agit pas d’un conflit isolé, au contraire. Les exécutions illégales des dirigeants du Hamas auront un effet boomerang et de nouveaux dirigeants attendent toujours en coulisses. Sharon est capable d’agir de la sorte uniquement parce qu’il bénéficie du soutien inconditionnel du président Bush. Les accords conclus à Washington représentent un affront pour ses partenaires du Quatuor et l’Union en particulier. À ma connaissance, l’Union n’a pas été consultée une seule fois. Nous, les députés européens, devons exiger que Javier Solana se montre ferme dans ses négociations avec le Quatuor.
Si les États-Unis veulent maintenant que l’on soutienne leur politique en Irak, ils doivent en contrepartie approuver l’établissement d’une force internationale dans la bande de Gaza après un retrait israélien, et en Cisjordanie comme étape suivante. Solana pourrait aussi mettre l’accord de Genève sur la table. Après tout, Colin Powell l’a approuvé et le soutient. Cela doit aussi être clarifié. Abraham Burg, qui était avec nous hier, a dit un jour que la feuille de route devait être élaborée à Genève. Je pense que, comme signal à l’attention du peuple palestinien, nous pouvons exiger une augmentation de l’aide humanitaire que nous octroyons à ce peuple démuni.
De Rossa (PSE ).
- Monsieur le Président, je voudrais, pendant les quelques secondes dont je dispose aujourd’hui, insister sur le fait que l’Union européenne doit être plus ferme lorsqu’elle présente sa position vis-à-vis du Moyen-Orient. Elle doit préciser clairement à Israël, aux Palestiniens et aux États-Unis que nous recherchons sérieusement une solution.
À cet effet, la communauté internationale doit, via le Quartette, agir comme un artisan de paix impartial. Il est profondément regrettable que l’administration des États-Unis, pour des raisons purement électorales, ait décidé de laisser tomber la feuille de route. Nous devons tenter de la faire revivre, dans la mesure de nos moyens, et je souhaite bonne chance à la présidence dans les efforts qu’elle fournira à cette fin dans les semaines à venir.
Néanmoins, nous détenons une arme que nous avons toujours refusé d’utiliser ou même de menacer d’utiliser. Je veux parler de la suspension de l’accord d’association avec Israël. Quelle autre arme avons-nous pour faire pression sur Israël et le contraindre à prendre sérieusement ses responsabilités dans cette région? Selon moi, le seul moyen consiste à amener les Israéliens à la table de négociations, dans un état d’esprit sérieux. Il est clair que la décision du gouvernement américain de laisser les coudées franches au gouvernement de M. Sharon n’a pas mis fin à la politique d’assassinats de ce dernier. Elle n’a pas non plus mis fin à sa politique du "mur de l’apartheid" ou à sa politique de renforcement des colonies de Cisjordanie. Ces politiques sont le plus sûr moyen de voir perdurer la douleur et les désastres au Moyen-Orient.
Roche,
. - Je voudrais remercier tous les députés pour leurs contributions à ce qui a été un débat très important.
J’ai entendu une certaine lassitude dans la voix du commissaire Patten lorsqu’il s’est exprimé. Cette lassitude, nous la partageons tous, dans la mesure où nous devons revenir sur le même thème encore et toujours. Je suis attristé de constater que, dans les trois semaines qui se sont écoulées depuis notre dernier débat sur la question, la situation a empiré et ne s’est donc pas améliorée. Nous sommes tous déprimés par les événements extrêmement tristes qui se sont succédés dans la région.
Ce débat nous donne toutefois l’occasion de rappeler à tous les acteurs et toutes les parties du Moyen-Orient - pour reprendre le point soulevé par M. De Rossa dans sa contribution finale - que les peuples doivent agir de façon impartiale et dans les limites acceptables du droit international. Nous devrions aussi profiter de l’occasion pour rappeler aux autres parties qu’il n’existe aucune alternative à la négociation sincère et impartiale d’une solution à deux États, que cette solution devrait déboucher sur un État palestinien viable, contigu, souverain et indépendant et que la feuille de route est le seul moyen disponible pour y parvenir.
Si j’ai bien entendu M. Laschet, il a soulevé deux points. Il a tout d’abord suggéré, je pense, que la présidence considérait la feuille de route comme virtuellement morte. Ce n’est absolument pas le cas. Ce n’est certainement pas la vision de cette présidence. Nous avons souligné à maintes reprises que la feuille de route était la seule solution viable pour sortir du marasme actuel. M. Laschet semblait également suggérer que les plans israéliens de retrait de Gaza n’apportaient aucune impulsion. Cette opinion ne reflète pas exactement la position de la présidence ou la position que j’ai affichée à Tullamore.
Je rejette la notion selon laquelle les États membres de l’Union européenne sont, d’une certaine manière, divisés sur la question. Il existe au contraire un consensus absolu sur la question au sein de l’Union. Le Conseil de ministres a été clair sur ce point. La déclaration importante, substantielle et définitive approuvée à l’unanimité par les 25 ministres le week-end dernier précise très clairement notre position.
Des questions surviennent quant à la mort éventuelle de la feuille de route. La feuille de route reste le seul cadre; c’est la seule option disponible. Il n’y a pas d’alternative. Que cela soit clair! Je suis sûr que la feuille de route est valable et aussi pertinente maintenant que lorsqu’elle a été mise en place pour la première fois, mais il faut continuer de réitérer sa pertinence, son importance et son intérêt, en particulier lors de la réunion du Quartette - probablement le 4 mai à New York.
Des questions ont été soulevées en ce qui concerne les plans de démantèlement des colonies israéliennes dans la bande de Gaza. Une fois encore, les ministres des affaires étrangères et des affaires générales ont précisé clairement qu’il existait cinq éléments: premièrement, le retrait de Gaza doit avoir lieu dans le contexte de la feuille de route; deuxièmement, il doit être considéré comme un pas vers une solution à deux États; troisièmement, il ne doit pas impliquer le transfert de l’activité coloniale vers la Cisjordanie; quatrièmement, une passation de pouvoir à l’Autorité palestinienne doit être organisée et négociée; cinquièmement, Israël doit faciliter la reconstruction humanitaire de Gaza, reconstruction dans laquelle l’Union européenne a investi très lourdement.
La question de l’antisémitisme a été posée. Les difficultés incessantes dans la région ne peuvent jamais devenir une base pour un regain d’antisémitisme en Europe. Je suis d’accord avec la baronne Ludford sur ce point particulier. J’ai compris où elle voulait en venir. L’Union européenne a, lors de l’Assemblée générale des Nations unies de l’automne dernier, pris une initiative sans précédent en proposant une résolution indépendante condamnant toutes les manifestations d’antisémitisme. Lors de la conférence de l’OSCE qui aura lieu à Berlin les 28 et 29 avril, l’Union jouera pleinement le rôle qui lui échoît en soulevant et condamnant ce phénomène effroyable.
M. De Rossa s’est exprimé longuement sur ce sujet et je suis tout à fait d’accord avec lui. L’Union européenne doit être un acteur impartial. M. De Rossa est tout à fait cohérent et juste sur ce plan. Il a aussi raison en ce qui concerne le besoin, pour tous les acteurs, d’adopter un point de vue nuancé. Ceci dit, je ne suis pas sûr qu’il avait raison lorsqu’il a suggéré que la suspension de l’accord d’association était un outil approprié. La suspension n’est pas à l’ordre du jour actuellement. Une telle mesure exigerait un consensus au sein de l’Union. Ceux qui prétendent que cette mesure devrait être prise devraient prendre en considération les conséquences indésirables qui en résulteraient.
L’article 2 de l’accord renforce les obligations qui incombent déjà aux signataires en ce qui concerne les droits de l’homme. Nous devrions peut-être insister sur cette responsabilité. Les réunions du Conseil d’association avec Israël devraient permettre à l’Union européenne d’insister sur nos préoccupations - et celles que M. De Rossa a si souvent évoquées - auprès des autorités israéliennes. Il vaut mieux avoir un intermédiaire pour le faire.
Ce serait une erreur de laisser passer le débat sans mentionner les attentats suicides et autres attaques terroristes contre Israël. Le point de vue israélien, beaucoup trop fréquent, est que nous ne sommes pas sensibles à leurs préoccupations. Ce n’est pas vrai. Les attaques suicides et autres attaques terroristes contre des cibles civiles sont condamnées. Il s’agit d’une abomination que nous condamnons tous. Les attentats suicides ne proposent aucun programme légitime. Ils ne peuvent que nuire aux intérêts du peuple palestinien et infliger d’autres mutilations, dommages et souffrances sans précédent au peuple israélien, qui a déjà beaucoup trop souffert par le passé.
Nous devons être impartiaux en la matière. Je pense que l’Europe l’est. Je suis d’accord avec le commissaire Patten pour dire que, si l’Europe reconstruit ce qui a été mis en place pour soutenir le peuple palestinien, nous pouvons au moins attendre des autorités israéliennes qu’elles soutiennent, respectent et protègent cette infrastructure.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle les déclarations du Conseil et de la Commission sur les relations transatlantiques.
Roche,
. - Monsieur le Président, les relations transatlantiques constituent un élément essentiel du programme de la présidence irlandaise et nous travaillons d’arrache-pied afin de réaffirmer la force, la profondeur et l’importance de ces relations, ce qui ne surprendra personne.
Politiquement et économiquement, l’Union européenne et les États-Unis n’ont jamais été plus interdépendants. Bien qu’il ne soit pas possible d’être entièrement d’accord sur tout - les amis le sont rarement et le fait qu’ils puissent avoir des points de vue divergents, même sur des questions essentielles, constitue la preuve d’une amitié mûre - il importe que toute divergence soit gérée de manière à éviter tout dommage à leur relation dans son ensemble.
Nous savons tous que les relations entre l’Union européenne et les USA ont connu une période difficile, notamment en ce qui concerne la politique en Irak. Les tensions et les désaccords se sont à la fois fait sentir par-delà l’Atlantique et au sein même de l’Europe. Il est bon de nous souvenir de temps à autre que personne n’a le monopole absolu de la sagesse.
De même, au Moyen-Orient, les États-Unis et l’Union européenne ont eu des approches différentes à certains égards. Nous sommes néanmoins prêts à travailler sur la base de la feuille de route, notamment à travers le mécanisme du quartet. Pendant trop longtemps maintenant, une image négative des relations transatlantiques a été diffusée dans certaines sphères et certains média. Il semblerait que la règle chez les média est qu’un désaccord mérite davantage d’être souligné qu’un accord. Je suppose que dans un certain sens il est aisé de voir comment un désaccord constitue une bonne nouvelle - ou fait en tout cas vendre du papier.
Il est dès lors essentiel que nous, en tant que représentants élus, informions nos citoyens du fait que, dans l’ensemble, les relations transatlantiques sont extrêmement productives et restent positives. Au mois de janvier, le Premier ministre irlandais, M. Ahern, a déclaré devant cette Assemblée - et nous devrions nous souvenir de ses mots - que "le monde est meilleur et plus sûr lorsque l’Union européenne et les États-Unis coopèrent en unissant leurs considérables énergies et ressources afin d’atteindre nos objectifs communs basés sur nos valeurs partagées".
La présidence irlandaise se concentre sur une coopération pragmatique avec nos partenaires américains et le pragmatisme, plutôt que l’idéologie, devrait présider à notre approche. Nous tentons de travailler étroitement ensemble sur de nombreux dossiers de politique étrangère, dont la lutte contre le terrorisme, la non-prolifération, l’Afghanistan, le Moyen-Orient et les Balkans occidentaux - pour ne citer que quelques-uns des dossiers dans lesquels nous avons des intérêts communs et pour mettre en exergue quelques-uns des domaines dans lesquels nous collaborons étroitement. Nous ne serons pas d’accord sur toutes les questions, mais nous travaillons au moins dans le même sens.
En matière d’économie et de commerce, tout particulièrement, il est essentiel de replacer toute divergence transatlantique dans son contexte. L’Irlande, pendant sa présidence, tentera de se concentrer sur l’agenda économique positif entre les États-Unis et l’Union européenne, tout en gérant de manière efficace le petit nombre de litiges en suspens qui représente un peu moins de 3% de l’ensemble de nos politiques commerciales.
Je voudrais saisir cette occasion pour aborder un point particulier qui, en matière de relations avec les États-Unis, nous préoccupe de manière immédiate. J’ai suivi de très près le débat au Parlement sur l’accord international avec les États-Unis relatif au transfert des données sur les passagers. Je suis conscient des préoccupations qui ont été soulevées, notamment en ce qui concerne la nécessité de sauvegarder les droits des citoyens à la protection de la vie privée et de corriger toute erreur. Je comprends totalement la position des députés selon laquelle il est important de disposer d’un moyen de corriger les erreurs en matière de transfert des données PNR.
Je suis également conscient de la nécessité de traiter les réelles préoccupations qui existent aux États-Unis en ce qui concerne la menace terroriste. La semaine dernière, j’étais à New York et, pour la toute première fois, je me suis rendu sur les lieux du désastre du World Trade Center. Je suis allé à New York à quatre reprises depuis le 11 septembre et j’ai toujours évité de m’y rendre parce que j’avais, comme tout le monde, vu ce qui s’était passé à la télévision et que je ne voulais pas être témoin de la souffrance. Je comprends donc dans ce contexte pourquoi les États-Unis et certains groupes de personnes aux États-Unis pensent qu’il est nécessaire d’adopter une approche et une attitude extrêmement stricte dans leur réponse au terrorisme et, en particulier, pourquoi cette question les préoccupe.
Que les choses soient claires: je pense que la Commission a travaillé longtemps et dur afin de parvenir à un accord équilibré entre les préoccupations légitimes relatives à la protection de la vie privée et la nécessité d’accroître la sécurité aérienne pour tous les passagers de part et d’autre de l’Atlantique. J’accepte et je respecte le fait que tous les membres de cette Assemblée ne sont pas de l’avis qu’il s’agit d’un accord bien équilibré. Toutefois, je voudrais leur dire que la Commission doit être saluée pour le travail réalisé. M. Watson a mentionné un autre accord et a dit qu’il s’agissait d’un accord qui pourrait être la meilleure des pires solutions, mais que c’était la seule disponible. Il parlait de Chypre. Ces mots peuvent également s’appliquer à l’accord sur lequel cette Assemblée votera bientôt.
Je pense que la Commission a travaillé aussi bien que nous pouvions l’espérer et que l’accord sur la table est le meilleur que nous puissions conclure; certainement bien meilleur que ce que nous obtiendrions si nous entrions dans une espèce de situation de stagnation et d’attente avec les autorités américaines au cours de ces prochaines heures, car en réalité, elles prendront les décisions qu’elles estiment nécessaires pour leur sécurité.
Je ne pense pas que si un citoyen européen en vacances en Floride doit faire la queue pendant 18 ou 19 heures sous la chaleur pour pouvoir obtenir l’autorisation d’entrer aux États-Unis, il nous remerciera d’avoir pris une décision mal informée. Cela ne signifie pas que je ne respecte pas les opinions des députés européens - bien au contraire. J’ai écouté et j’ai lu beaucoup de documents qui ont été échangés au cours de ces dernières 48 heures ici. J’ai discuté de cette question et de ces préoccupations avec des députés européens. Je comprends totalement et j’apprécie ces préoccupations. Bien évidemment, tout le monde souhaite la protection des libertés publiques, mais nous voulons également protéger la réalité, et la réalité est que si nous prenons une mauvaise décision, très peu de gens en Europe nous remercieront dans un mois. Ceci étant dit, je respecte tout décision prise par ce Parlement.
L’accord qui a été négocié par la Commission est nécessaire. Il s’agit d’un bon accord dans les circonstances actuelles. Le statu quo n’est pas tenable. Ne pas soutenir ce projet d’accord ouvrirait la voie à l’incertitude, surtout pour l’industrie aérienne. Cela porterait préjudice aux intérêts et aux besoins des passagers.
C’est là l’essentiel du débat. Je comprends les préoccupations et la volonté d’obtenir des garanties, certainement en ce qui concerne la nécessité d’une finalité pour les informations transférées, mais nous devons prendre des décisions politiques pratiques. Nous sommes des responsables politiques rassemblés au sein d’une assemblée politique et nous devrions prendre des décisions. Un accord équilibré et l’occasion de travailler et de mettre en place un bon accord équilibré aussi rapidement que possible sont des objectifs pour lesquels nous devrions tous travailler.
Le ministre irlandais des affaires étrangères, M. Brian Cowen, a dirigé la troïka de l’Union européenne pour la réunion ministérielle UE-USA à Washington le 1er mars, couronnée de succès. La troïka a rencontré le secrétaire d’État américain, M. Colin Powell, ainsi que la conseillère pour la sécurité nationale, Mme Condoleezza Rice. Leurs discussions ont été approfondies et franches et ont couvert toute une série de questions internationales d’intérêt commun. En fait, toute personne qui connaît le ministre Cowen sait que toute discussion à laquelle il participe est généralement franche, vigoureuse et directe.
C’est dans le même esprit de partenariat que le premier ministre irlandais est impatient d’accueillir le président Bush en Irlande pour le sommet UE-USA en juin, une rencontre qui, je le sais, apportera une valeur ajoutée à nos relations. Ce sommet a été critiqué par certains, mais la réalité est que les États-Unis existent, tout comme l’Europe existe et il serait extrêmement téméraire de ne pas poursuivre nos débats et de ne pas discuter de nos relations.
L’autre pilier crucial des relations transatlantiques est bien évidemment l’étroite relation productive de l’Union européenne avec le Canada. En fait, lorsque nous parlons des relations transatlantiques, nous oublions trop souvent cette réalité. Notre histoire commune et nos valeurs partagées, du pluralisme politique et de la démocratie en passant par l’État de droit et les droits de l’homme, sont autant de preuves de notre ferme attachement aux Nations unies et au multilatéralisme. L’Europe et le Canada ont beaucoup en commun et les relations entre l’Europe et le Canada sont étroites. Il s’agit de relations productives et qui méritent d’être reconnues par les deux parties de temps à autre.
C’est dans ce contexte que le sommet très réussi UE-Canada à Ottawa, le 18 mars, a vu le lancement de deux nouvelles initiatives majeures - l’agenda de partenariat UE-Canada ainsi que le cadre d’un nouvel accord bilatéral pour l’amélioration du commerce et des investissements.
Le sommet à Ottawa a également permis au président du Conseil et au Premier ministre Martin de diriger les équipes UE et canadienne dans de vastes discussions sur des questions internationales, notamment sur les moyens de promouvoir une gouvernance mondiale efficace à travers des institutions internationales revitalisées. Je voudrais dire que - d’après mon expérience personnelle, ayant travaillé très brièvement avec le CEDA au Canada - les Canadiens contribuent de manière importante en la matière, d’une façon calme et discrète, et qui est trop souvent ignorée.
En guise de conclusion, je voudrais dire que je suis tout à fait conscient du fait que notre dialogue transatlantique n’est pas uniquement nourri par ce qui est réalisé aux niveaux officiel et gouvernemental. Pour cette raison, nous étions très heureux, il y a deux semaines, d’accueillir en Irlande la 58e réunion interparlementaire entre le Parlement européen et le Congrès américain sous la présidence conjointe de MM. Nicholson et Henry Hyde. J’ai été très heureux d’accueillir une de ces réunions au cours de laquelle nous avons assisté à des échanges de vue assez remarquables. Je voudrais saluer les députés de cette Assemblée pour cette initiative.
Il est essentiel que cette Assemblée continue d’entretenir un dialogue très dynamique avec le Congrès car ma propre expérience personnelle m’a enseigné que bien trop souvent au Congrès, l’Europe est perçue au travers d’un prisme assez flou. Le type de relations directes que cette Assemblée a établies avec ses homologues au Congrès est le bienvenu. Comme je l’ai dit, j’ai été moi-même témoin de ces échanges. Ils sont sains, positifs et productifs. J’ai eu l’occasion de rencontrer des députés européens impliqués. L’éventail des sujets abordés au cours des débats étaient extraordinairement vaste et la réunion s’est tenue en Irlande, dans ma propre circonscription pour une bonne partie. Tout le monde a passé un agréable moment et il n’y a évidemment aucun mal à cela! La présidence est tout à fait consciente de l’implication étroite du Parlement dans les relations transatlantiques à venir. Nous nous en félicitons et saluons cet excellent travail.
Je sais que quelques-uns des mots que j’ai prononcés ne plairont pas beaucoup à certains membres de cette Assemblée, mais je les ai prononcés en gardant à l’esprit que des amis peuvent parfois ne pas être d’accord, même sur des questions essentielles.
Patten,
. - Monsieur le Président, je voudrais commencer par me joindre aux félicitations adressées à la présidence pour l’hospitalité irlandaise. M’étant moi-même rendu ce week-end à deux conférences en Irlande, je peux aisément confirmer les propos du ministre, ainsi que ses autres commentaires, notamment concernant nos relations avec le Canada.
Lorsqu’une relation ne rencontre aucun problème, cela signifie très souvent que les difficultés ne font pas l’objet de discussions suffisantes ou assez enthousiastes. Toutefois, nous avons établi, l’année dernière, dans un document de la Commission, quelques propositions très sensées concernant le renforcement de nos relations avec le Canada en matière de commerce et d’investissement. Il s’agissait de bonnes propositions, qui ont été bien accueillies par nos amis canadiens. Qu’il s’agisse du Moyen-Orient ou des points chauds dans le monde, nous partageons invariablement la même position avec eux qui, je pense, acceptent dans une large mesure notre concept de multilatéralisme efficace. J’étais donc heureux que le ministre fasse référence à ces importantes relations.
Je suis évidemment reconnaissant de l’occasion qui m’est donnée de saluer la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la politique européenne de sécurité et de défense pour son engagement - dont cette résolution est la preuve - envers le développement et le renforcement des liens transatlantiques. Il s’agit d’une preuve de la maturité et du bon sens de cette Assemblée qui, dans la tourmente de ces derniers dix-huit mois chargés en émotions, a conservé une approche positive et objective. Il ne fait aucun doute que ces liens resteront la pierre angulaire des relations extérieures de l’Union européenne. Nous avons souvent parlé au sein de cette Assemblée non seulement des enjeux - les énormes flux de marchandises, de services et d’investissements ainsi que des millions d’emplois qui en dépendent -, mais également de la manière dont ce partenariat est indispensable pour promouvoir la démocratie, surmonter les instabilités régionales et faire face aux défis planétaires.
Il convient de rappeler quelques-unes des réussites remarquables dans le domaine de la coopération économique. Des accords de reconnaissance mutuelle ont permis d’éliminer des barrières techniques dans des domaines allant des télécommunications aux équipements marins. Nous avons entamé des travaux sur des accords bilatéraux relatifs aux procédures douanières et aux équivalences vétérinaires. Nous progressons dans nos discussions relatives au dialogue sur la réglementation des marchés financiers, éliminant des obstacles pour nos opérateurs dans ce secteur de plus en plus intégré. Nous avons bien avancé dans les négociations relatives à un accord de coopération pour Galileo et GPS et nous progressons vers un accord sur une zone aérienne ouverte.
Malgré toutes ces réussites, il reste beaucoup à réaliser pour faire converger nos réglementations. Ni le partenariat économique transatlantique ni l’agenda économique positif ne sont parvenus à lever les barrières existantes comme nous l’aurions voulu. Nous envisageons donc une révision conjointe UE-USA de l’économie transatlantique, pour laquelle un rapport sera présenté au sommet UE-USA de 2005 afin d’identifier les entraves à une intégration économique plus importante et d’aborder les moyens permettant leur élimination.
Nous avons également parlé de l’importance des relations au-delà des frontières de la communauté transatlantique. Après les tensions dans nos relations l’année dernière, il est désormais clair pour chacun que nous faisons face à des défis communs que nous surmonterons de manière plus efficace par la coopération plutôt que par la compétition. Cela implique évidemment que nous ayons la volonté politique au sein de l’Union européenne d’unir nos positions, et que nous ayons en outre la capacité d’agir.
Le langage de la coopération transatlantique peut souvent sembler usé et jonché de clichés. Ce n’est pas une raison pour permettre que ces vérités importantes ne soient pas dites ou soient noyées dans les remarques discordantes de ceux qui, pour une raison ou l’autre, cherchent à diviser l’Europe et les États-Unis. Dans cet esprit, je salue les priorités définies dans la résolution, dont bon nombre sont familières et correspondent à celles sur lesquelles nous travaillons dans le cadre de la préparation du sommet UE-USA auquel le ministre a fait référence.
Je voudrais mettre en exergue très brièvement trois questions auxquelles cette résolution fait référence. Tout d’abord, celle du VIH/SIDA. L’Union européenne et les États-Unis ont tous les deux salué la décision l’année dernière de l’Organisation mondiale du commerce relative à l’accord ADPIC et la santé publique. Nous devons maintenant mettre en œuvre cette décision par une législation sans tarder, avec le soutien actif de nos milieux d’affaires. Nous devons garantir que le fonds mondial pour la santé puisse se constituer sur des sources de financement durables et fiables. Afin de traiter les racines de cette pandémie en Afrique, nous nous tournons vers les investisseurs de l’Union européenne et des États-Unis afin de mettre sur pied un partenariat visant à promouvoir l’amélioration des soins de santé là où ils sont dispensés en Afrique et nous devons clairement agir davantage ensemble pour y lutter contre la pauvreté.
En deuxième lieu, je voudrais aborder brièvement la question de la Chine et de la Russie. La proximité de la Russie par rapport à l’Europe ainsi que la vitesse et l’étendue du développement économique en Chine nous invitent à poursuivre la coopération avec ces deux pays. Un engagement politique continu ainsi qu’une série d’instruments financiers démontrent notre détermination à encourager le développement de la Russie en tant que démocratie stable et prospère. Nous continuerons d’inciter la Chine à jouer un rôle plus important dans les affaires internationales parallèlement à l’expansion de sa capacité et de ses intérêts économiques. J’espère que nous pourrons encourager nos amis américains à considérer que la stabilité et le développement économique de la Chine sont une bonne chose pour nous tous plutôt qu’une menace.
Nous avons déjà discuté du Moyen-Orient précédemment et je ne vais pas m’étendre sur les arguments que nous avons analysés il y a une heure environ avec une certaine tristesse. Je voudrais simplement dire que nous devons encourager la modernisation dans toute la région conformément aux propositions présentées dans deux rapports du PNUD. Nous devons soutenir les initiatives arabes et la propriété arabe de la modernisation et de la démocratisation. Nous devons également développer les plans qui existent déjà - à travers le partenariat Euromed, par exemple - plutôt que de croire qu’il est nécessaire d’introduire de nouveaux accords institutionnels.
Je voudrais tout particulièrement souligner l’importance que le commissaire Lamy et moi attachons à la réussite de la création, aussi vite que possible, d’un accord de libre échange entre l’Union européenne et le Conseil de coopération du Golfe.
Je répète que, dans l’ensemble, nous avons plus de chances de parvenir à la plupart de nos objectifs dans le monde si nous arrivons à travailler avec les États-Unis. Il est également vrai - même si cela n’est pas souvent reconnu - que les États-Unis ont davantage de chances de parvenir à leurs objectifs lorsqu’ils réussissent à travailler avec nous.
Nous sommes d’accord sur le fait que l’Union européenne et les États-Unis ont encore beaucoup à faire en ce qui concerne nos relations bilatérales et notre coopération dans le monde. La mesure dans laquelle cela requiert la création de nouvelles structures ou méthodes de travail est plus difficile à estimer. Toutefois, je remarque que depuis le lancement du nouvel agenda transatlantique en 1995, les mécanismes de nos relations nous ont bien servi. Les bas et les hauts que nous avons connus n’ont pas été le résultat des institutions du nouvel agenda transatlantique mais de véritables désaccords politiques. Ils n’ont pas été le fruit d’échec de procédure ou de failles du système.
Lorsque nous avons constaté la nécessité de changements, nous nous sommes montrés assez pragmatiques. Nous sommes, par exemple, sur le point de lancer un dialogue renforcé en matière de sécurité avec les États-Unis, qui devrait réduire les risques de confusion et de confrontation sur une série de questions relatives aux transports ainsi qu’à d’autres éléments de sécurité préventive. Bien que je sois d’accord avec ce que le président en exercice du Conseil a dit dans ses remarques extrêmement sensées concernant la question des registres des noms des passagers, je ne suis pas certain du type de dialogue que les États-Unis attendraient de nous sur cette question - dont la résolution nous a demandé beaucoup d’efforts - si nous devions maintenant saboter les possibilités de parvenir à un accord ou remettre celui-ci indéfiniment. Souhaitons-nous oui ou non être pris au sérieux?
À la veille d’élections ici et aux États-Unis, avec une nouvelle Commission qui devra être nommée en automne ainsi qu’avec le traité constitutionnel à l’horizon, je pense que ce n’est vraiment pas le moment idéal pour un changement radical. Toutefois, je reconnais volontiers que tout comme nous devons analyser le fonctionnement de l’économie transatlantique, nous devrions également revoir les mécanismes du nouvel agenda transatlantique. À cette fin, je suis sur le point de lancer une étude indépendante sur le nouvel agenda transatlantique qui, en temps voulu, devrait servir de base à une révision politique UE-USA en 2005. Je crois qu’il s’agit du bon calendrier. Je respecte ceux qui ne partagent pas ce point de vue, mais j’espère que nous reconnaissons tous travailler pour atteindre les mêmes objectifs.
Suominen (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire Patten, mon groupe, le groupe du parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens, pense qu’il est essentiel de considérer les relations excellentes et étroites qui existent avant tout entre l’UE et les États-Unis, et, dans un contexte élargi, entre l’Europe et l’Amérique du Nord, comme cela a été répété ici, comme un facteur essentiel du maintien de la paix et de la croissance économique dans le monde. Si ces deux partenaires, les deux principaux acteurs économiques et militaires au monde, devaient entrer en conflit permanent, aussi improbable que cela puisse paraître, ce serait un désastre mondial. C’est pourquoi, lorsqu’un désaccord politique ou économique surgit, notre groupe s’efforce de voir plus loin et de trouver des solutions plutôt que de pointer un doigt accusateur.
Plusieurs choses nous inquiètent. Nous ne pouvons marquer notre accord avec l’unilatéralisme dont font preuve les dirigeants américains, dont la guerre en Irak et ses retombées constituent un exemple, ni avec la politique poursuivie par l’administration du président Bush qui, à nos yeux, ces derniers temps, ne tient compte que des seuls intérêts d’Israël. Toutefois, nous ne réglerons rien en mettant fin à l’accord-cadre entre Israël et l’UE ou en blâmant simplement les États-Unis. Nous devons tenter de retrouver le chemin de la démocratie, un chemin sur lequel le multilatéralisme mondial et le recours aux Nations unies ainsi que le renforcement de leur prestige forment la base du règlement des conflits. Des signes positifs sont déjà visibles dans l’attitude de l’Amérique envers le prochain gouvernement irakien sous la supervision des Nations unies. D’un autre côté, les signes concernant le conflit israélo-palestinien sont encore pratiquement tous mauvais. C’est pourquoi l’UE doit se montrer toujours plus active dans ce domaine.
Nous ne sommes pas d’accord non plus avec bon nombre de questions liées à la politique commerciale et aux droits de propriété intellectuelle. L’approche unilatérale de l’Amérique dans l’application du concept de dumping, par exemple, n’est pas conforme aux bonnes pratiques commerciales, mais constitue du protectionnisme.
Sous la direction avisée du commissaire Pascal Lamy, l’UE s’est efforcée d’éliminer les obstacles à l’accélération du cycle de négociations commerciales de Doha de l’Organisation mondiale du commerce. Les États-Unis se montrent d’une part sous le jour d’un bon partenaire dans le cadre de ces négociations, mais ils constituent aussi par ailleurs un obstacle étant donné qu’ils octroient des aides à l’agriculture et à l’industrie selon un système de rotation. Je ne veux pas dire par là que la faute incombe toujours aux autres et pas à nous. Dans ce sens, nous devons également ouvrir nos marchés plus largement qu’auparavant. Une fois de plus, les problèmes seront réglés par le dialogue et non par une escalade de la guerre commerciale.
En outre, je voudrais souligner que les valeurs que nous partageons, comme on l’a souvent dit ici, sur lesquelles les deux continents bâtiront leur avenir - j’inclus le Canada -, à savoir la démocratie, les libertés et les droits de l’individu, les droits de l’homme, une société basée sur le droit écrit, l’économie de marché avec son système de libre entreprise, constituent une base tellement large pour le développement de relations naturelles, durables et favorables entre nous que les intérêts conflictuels peuvent certainement être réglés. Je suis sûr que les orateurs de mon groupe vont m’emboîter le pas et aborder bon nombre des questions individuelles qui constituent les relations transatlantiques.
Wiersma (PSE ).
- Monsieur le Président, nous avons entendu beaucoup de belles paroles une nouvelle fois à propos des relations entre l’Europe et les États-Unis. Toutefois, je reste un peu sceptique lorsque je vois la réalité. Les relations entre l’Europe et les États-Unis ont été meilleures. Le gouvernement américain fait souvent bien peu de cas de ses partenaires transatlantiques. La politique américaine repose sur l’unilatéralisme et le changement constant de coalitions. L’Irak a été une pomme de discorde et le jour où les Nations unies joueront un rôle majeur dans ce pays est encore loin. Ce matin, nous avons débattu du Moyen-Orient. Le soutien accordé par le président Bush au Premier ministre Sharon et la politique unilatérale de ce dernier ont reçu - à juste titre - un accueil plutôt froid chez nous. De toute évidence, l’UE ne constitue pas un partenaire sérieux aux yeux des USA dans ce domaine.
Personne n’est résolu à une véritable rupture entre les États-Unis et l’Union européenne. Nous avons beaucoup de choses en commun. Ensemble, les États-Unis et l’Union européenne peuvent obtenir plus l’un pour l’autre dans le monde. Les choses iront peut-être mieux avec le prochain gouvernement américain, mais, à mon avis, les tendances sont plus profondes. Aujourd’hui, nous débattons d’un programme pour le dialogue transatlantique. Ce dialogue est plus nécessaire que jamais, mais il doit s’agir d’un dialogue ouvert et non d’un dialogue où un partenaire ne fait que parler, sans presque jamais écouter. En effet, il est particulièrement important de ne pas fermer les yeux sur nos différences avec les USA.
Dans le domaine de la sécurité internationale, certaines priorités se dégagent, y compris l’Irak et ce que nous pouvons en tirer comme enseignement. La première leçon, bien sûr, est qu’une telle chose ne doit pas se répéter. Une autre leçon est qu’il faut redonner un rôle à part entière aux Nations unies; elles doivent prendre la direction politique de la reconstruction du pays dès que possible. De plus, nous devons coopérer au règlement du conflit au Moyen-Orient, en suivant la feuille de route. À moins que le président Bush n’adopte une attitude bien plus critique envers la politique du fait accompli du Premier ministre Sharon - par exemple au sujet de la barrière de sécurité, de la Bande de Gaza et de l’assassinat de dirigeants du Hamas -, il ne faut pas s’attendre à ce que grand-chose émerge de la coopération des États-Unis avec l’UE. Nous souhaitons également une approche efficace du terrorisme international, mais pas seulement dans la perspective des États-Unis. Nous voulons que la priorité aille à une approche multilatérale des problèmes internationaux. Nous voulons un engagement préventif, pour reprendre les termes de M. Javier Solana, plutôt que des guerres préventives. Nous voulons un renforcement des Nations unies et en particulier un renforcement de l’ordre juridique international. Nous devons donc maintenir notre engagement en faveur du travail du Tribunal pénal international et du soutien que l’Union européenne lui accorde depuis le début.
Nous voulons aussi une approche sérieuse concernant les initiatives de désarmement. Nous devons nouer le dialogue avec les États-Unis sur toutes ces questions, mais nous devons également rester convaincus de notre propre force. Nous devons être pragmatiques tout en poursuivant nos propres buts. Là où les USA insistent sur la suprématie militaire, nous envisageons un rôle pour l’Union européenne en tant que, disons, superpuissance civile.
Andreasen (ELDR ).
- Monsieur le Président, j’espère que je ne dérange pas trop de discussions privées qui se déroulent en ce moment. Je voudrais dire toutefois qu’il faut renforcer et étendre la coopération transatlantique dans l’intérêt des USA, de l’UE et du monde entier. À travers la coopération, la plus grande puissance militaire et économique de la planète doit indiquer au monde entier le chemin de la sécurité, de la paix, de la démocratie, de la justice et de la prospérité.
Cette coopération est actuellement mise à l’épreuve dans la lutte contre le terrorisme. C’est ici et maintenant qu’il faut apporter la confirmation que les choses qui unissent les USA et l’UE sont plus nombreuses que celles qui les divisent. Par conséquent, cette question doit figurer en tête de l’ordre du jour du sommet UE/USA, qui devrait permettre d’établir un cadre et un plan d’action communs à long terme pour la lutte contre le terrorisme. Les Nations unies doivent jouer un rôle prééminent dans cette lutte et nous devons souligner que la lutte doit être menée dans le respect des droits de l’homme et du droit international. À cet égard, je voudrais attirer une fois de plus l’attention sur le sort des prisonniers détenus à la base navale de Guantanamo Bay, qui ont droit à un procès équitable. Je voudrais demander au Conseil, même s’il n’écoute pas, de placer cette question à l’ordre du jour du sommet.
Nous devons renforcer et étendre notre coopération, mais nous devons également, en tant qu’amis, pouvoir dire au gouvernement américain quand nous ne sommes pas d’accord avec lui. C’est précisément ce que nous devons faire maintenant dans le dossier de la liste d’informations concernant les passagers, dont la présidence a débattu et qui fait aussi partie de la guerre contre le terrorisme. Nous devons également rester sur nos positions en ce qui concerne le respect des droits fondamentaux dans ce domaine. De toute évidence, la Commission est en passe de transférer un texte de loi américain vers l’UE - en court-circuitant le Parlement européen, les parlements nationaux et peut-être aussi le Congrès américain.
En ce qui concerne l’attitude à adopter face à la situation au Proche-Orient, nous devons également nous élever contre les dernières déclarations du président Bush. Toute modification apportée aux frontières d’avant 1967 ne peut être reconnue que si elle résulte d’une négociation entre les deux parties. Il ne s’agit pas d’une question que M. Sharon et le président Bush peuvent trancher entre eux. Nous devons plutôt insister pour que soit suivie la feuille de route existante, qui a reçu le soutien du Quartet. Une fois de plus, nous avons entendu parler hier, en commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, de l’initiative de Genève pour la paix au Proche-Orient. C’est une initiative fort louable qui devrait s’inscrire dans la discussion.
Le sommet à venir entre l’UE et les USA sera le premier depuis l’élargissement de l’Union européenne. L’Europe apparaîtra plus forte et plus unie. La position de l’UE sur la scène politique internationale a été renforcée et nous devons exploiter cette situation pour améliorer notre coopération nécessaire et souhaitable avec les USA. J’espère ne pas avoir interrompu trop de conversations privées.
Le Président.
- Je vous présente mes excuses pour le niveau de bruit avant le vote.
Blak (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, je vous demanderais de bien vouloir intervenir à l’avenir si nous devions revivre la même situation que pendant l’intervention de M. Andreasen. Ce cirque de conversations privées, insouciantes, alors qu’un orateur s’exprime est honteux. Les députés qui s’y livrent agissent pour moi de manière scandaleuse, tout à fait stupide et bête en ne montrant pas de respect pour les autres lorsqu’ils s’expriment. Par conséquent, je vous demanderais d’intervenir à l’avenir et de faire sortir de l’Assemblée les députés qui ne respectent pas cela.
Le Président.
- Chers collègues, le mercredi 31 mars, j’ai fait une déclaration devant le Parlement concernant des allégations émises par certains journaux et chaînes de télévision contre des membres de ce Parlement, prétendument sur la base de commentaires et d’entretiens accordés par l’un de nos députés, M. Hans-Peter Martin. J’ai indiqué à ce moment au Parlement que, lorsque des allégations sont émises, elles sont immédiatement examinées minutieusement par les services pertinents et des mesures sont prises en conséquence. J’ai ensuite invité M. Martin à me faire part de toute information dont il disposerait concernant d’éventuelles fautes, utilisations abusives de fonds ou irrégularités, afin qu’ils puissent être examinés correctement. Je lui ai rappelé que tel était son devoir en tant que député du Parlement.
Tard dans la nuit de lundi, il m’a envoyé une lettre dans laquelle il critique de façon détaillée le régime d’indemnités dont bénéficient les députés européens. Il émet, en outre, des allégations concrètes - deux observations concernant les réunions d’un groupe politique qui se sont tenues en dehors des lieux de travail - et énumère 7 000 cas dans lesquels des députés ont demandé des indemnités dans des circonstances qu’il juge inappropriées, comme par exemple, lorsque des députés ont signé le registre central de présence et non une liste de présence pour des réunions parlementaires.
En ce qui concerne ces points spécifiques, j’ai demandé au groupe politique en question de me fournir de plus amples informations sur les deux réunions précitées. Quant à la question plus générale du registre central de présence, il me semble clair que M. Martin critique le régime ainsi qu’un article spécifique du règlement. Rien n’indique toutefois que des députés aient désobéi au règlement du Parlement.
En règle plus générale, il omet de reconnaître les progrès considérables qu’a réalisés le Parlement concernant la réforme de ses règlements en vue de renforcer la transparence et la responsabilité et de répondre promptement à toute question que la Cour des comptes a portée à notre attention dans ses rapports annuels ou spécifiques en ce qui concerne d’éventuels défauts que comporteraient nos règles.
Des réformes spécifiques concernant les indemnités de voyage, l’indemnité de secrétariat et d’autres indemnités ont été décidées par le Bureau et par les questeurs, sous les présidences de M. Hänsch, de M. Gil-Robles Gil-Delgado et de Mme Fontaine, ainsi que durant mon mandat.
Au début de mon mandat, je visais à réaliser une réforme globale reposant principalement sur deux éléments: en premier lieu, un traitement équitable des députés de ce Parlement sur une base égalitaire et, en second lieu, le renforcement de la transparence concernant les indemnités sur la base des coûts encourus. Jusqu’au début de cette année, nous avions bon espoir au Parlement que le Conseil approuve cet ensemble de mesures, car nous avions fait les compromis nécessaires. Au tout dernier moment toutefois, une minorité d’États membres ont bloqué cette réforme. Cela n’a pas empêché le Bureau et d’autres instances du Parlement d’examiner d’autres réformes sur une base progressive. Il aurait été plus utile et, selon moi, plus fructueux que M. Martin s’associe à cette volonté de réforme en commission et en plénière...
... plutôt que de mener une campagne dont l’objectif principal semble avoir été de discréditer l’institution, de mettre en question l’honneur de ses députés et d’infliger un maximum de dégâts - sans aucun fondement - à des individus, à leur carrière et à leur famille.
Par les temps qui courent, il est très facile de noircir la réputation de personnalités publiques. Il est extrêmement difficile de s’opposer à des calomnies et à des informations partiales une fois qu’elles ont été lancées dans certains médias.
Le règlement du Parlement est constamment en chantier. D’un point de vue historique, nous sommes toujours un parlement relativement jeune et nous ne cessons d’évoluer. À partir du mois de mai, nous devrons établir des régimes équitables pour les représentants élus de 25 États membres.
Un domaine qui n’a pas été réglementé est celui du comportement des députés. J’estime toutefois personnellement que filmer secrètement des députés et enregistrer secrètement leurs conversations est inacceptable en toute circonstance, surtout lorsque cela est fait par un collègue député.
Ces méthodes ne sont pas sans rappeler d’autres temps et d’autres lieux.
Lorsque nous parlons de règles de comportement au sein du Parlement, la façon dont nous nous comportons les uns envers les autres est un élément important à prendre en compte. Ce Parlement a toujours défendu les droits des dénonciateurs d’abus, mais nous attendons également de ceux-ci qu’ils épuisent les procédures disponibles appropriées. Dans ce cas, il me semble qu’aucune tentative n’a été faite pour recourir aux procédures normales du Parlement, qui ont été contournées pour essayer de façon grotesque de se faire un maximum de publicité.
Je répondrai à M. Martin de façon détaillée. Les cas spécifiques qu’il soulève seront examinés en coopération avec les députés et les groupes concernés. Mais permettez-moi de répéter que sur la base de la lettre qu’il m’a envoyée, il n’existe aucune preuve de ses accusations d’abus ou d’infractions au règlement. Permettez-moi d’exprimer personnellement ma désapprobation des méthodes employées par notre estimé collègue.
Martin, Hans-Peter (NI ).
- Monsieur le Président, je vous remercie de me donner l’occasion de m’exprimer aujourd’hui. On a si souvent parlé de moi ces dernières semaines ici, en plénière, mais c’est la première fois que j’ai la chance de m’adresser à mes collègues au Parlement.
Vous avez raison, Monsieur le Président: sur votre demande écrite, je vous ai soumis un dossier d’informations. Vous dites qu’il ne contient aucune indication que des députés ont enfreint le règlement de notre Parlement. J’ai dit clairement dans toutes mes déclarations - c’est un point très important - que je possédais la preuve que, dans plus de 7 200 cas, des collègues avaient indûment réclamé une indemnité journalière. C’est à vous et à d’autres qu’il incombe de juger dans quelle mesure cela constitue une infraction au règlement.
Néanmoins, Monsieur le Président, dans la lettre que je vous ai adressée, j’ai exposé plusieurs cas dans le détail - dont celui d’une réunion du groupe du parti socialiste européen qui s’est tenue le 10 mai 2001 à Berlin, que vous avez mentionnée - et je vous ai demandé d’indiquer ou de clarifier la règle régissant une conduite de cette nature. Je me souviens des discussions personnelles que nous avons eues avant votre entrée en fonction. Je vous ai accordé mon soutien et ma voix parce que vous apparaissiez comme un réformateur. Vous m’avez soutenu à plusieurs occasions - comme nous en avons parlé à l’époque - et vous avez reconnu que j’avais raison dans de nombreux cas, comme dans celui de la campagne concernant la réforme parlementaire à laquelle vous avez été associé et que vous avez souvent mis en avant.
Je réfute tout à fait votre affirmation selon laquelle il n’y a aucune preuve à l’appui des allégations que j’ai portées à votre connaissance. Je réfute aussi l’affirmation selon laquelle je lance une campagne.
J’espère que le public entendra cette réaction. Je vous demanderais d’en tenir compte et de m’accorder quelques secondes supplémentaires par rapport à mon temps de parole. Je réfute l’affirmation selon laquelle je lance une campagne. Il s’agit d’une initiative européenne en faveur de la transparence. Dire que je n’ai aucune preuve tout en critiquant mes méthodes est contradictoire. Des juristes, des députés européens, des citoyens et des électeurs m’ont dit que je devrais fournir des preuves circonstanciées. Voilà pourquoi j’ai filmé; je n’ai fait qu’imiter le président du sommet européen au Danemark en 2002, qui a adopté la même approche afin de révéler les travaux internes du sommet européen. Cela a été diffusé et discuté. Je crois que les réformateurs et les critiques ne doivent pas être réduits au silence. Nous poursuivrons notre travail.
Le Président.
- Je sais que de nombreux collègues souhaitent s’exprimer sur cette question, mais nous n’avons pas le temps d’ouvrir un débat.
Monsieur Martin, vous persistez à émettre des allégations à propos de déclarations de dépenses malhonnêtes. Vos preuves concernant ce comportement dénué de scrupules me désignent. Je rejette ces accusations et calomnies à mon égard.
Ceux qui cherchent à promouvoir la transparence devraient cesser de rôder dans les couloirs, d’enregistrer et de filmer leurs collègues secrètement.
Barón Crespo (PSE ).
- Monsieur le Président, je voudrais dire tout d’abord que le groupe du parti socialiste européen vous soutient et vous remercie pour la déclaration que vous venez de faire.
Cela dit, je voudrais revenir à la motion de procédure que j’ai avancée ce matin à 9 heures, en début de séance, avec d’autres présidents de groupe, en ce qui concerne la réinclusion dans le vote d’aujourd’hui du rapport Boogerd-Quaak concernant la liberté d’expression et d’information. J’ai soulevé ce point ce matin et je laisse à la présidence le soin de choisir le moment où nous pourrons approfondir la question.
Le Président.
- Monsieur Barón Crespo, nous aborderons ce point plus tard.
Le Président.
- Nous passons maintenant au vote.
Tannock (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais protester à nouveau cette année contre le fait que l’amendement déposé sur le calendrier 2005 par ma délégation, qui vise à supprimer ce jeu d’allées et de venues à Strasbourg tous les mois au grand détriment du contribuable européen, a été proclamé irrecevable. Monsieur le Président, je pense que vous devriez renvoyer cette question devant la Cour de justice européenne.
Doyle (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Strasbourg est une magnifique ville historique, mais pour ceux d’entre nous qui vivent loin, elle est extrêmement difficile d’accès.
Mes chers collègues devraient être conscients que s’ils votent en faveur de l’amendement 2, ils votent pour l’ajout de séances le vendredi au calendrier de Strasbourg de l’année prochaine.
- Je tiens à rappeler à mes chers collègues que lundi après-midi, j’ai donné lecture à cette Assemblée d’une lettre du président de la commission juridique et du marché intérieur, M. Gargani, concernant l’accord conclu entre la Communauté européenne et les États-Unis d’Amérique sur le traitement des données personnelles par des transporteurs aériens. Lundi, le commissaire Bolkestein a formulé quelques remarques préliminaires sur la question devant cette Assemblée. Hier, le rapport de Mme Boogerd-Quaak a été débattu en plénière et le commissaire Patten a pris part au débat.
Nous ne procéderons pas maintenant au vote sur le rapport Boogerd-Quaak concernant les données des passagers aériens; nous suivrons l’ordre des votes prévu. Je demande simplement le conseil du Parlement sur la question du renvoi devant la Cour de justice. Nombre de députés ont entendu le commissaire Bolkestein lundi, mais non le point de vue de la Commission à la lumière d’un débat approfondi. Je ne tiens pas à ouvrir un débat, mais peut-être le commissaire Patten souhaiterait-il s’exprimer sur ces points précis.
Patten,
. - Monsieur le Président, je n’ai jamais refusé sciemment une occasion de m’adresser à une telle multitude - un nombre vaguement plus élevé que la foule que j’attire d’habitude!
Comme vous l’avez dit, Monsieur le Président, je parle de cette question à un rythme d’une lenteur démesurée, selon les dires du chef de file d’un groupe. De surcroît en plein milieu de la nuit, alors que les rares personnes présentes auraient préféré se trouver à la place - j’en suis sûr - du reste d’entre nous: dans leur propre lit. J’aurais sans doute pu trouver une formulation plus heureuse.
Je puis peut-être répondre succinctement par trois points, tout en gardant à l’esprit que l’autre jour, on m’a reproché de posséder la vertu d’être franc, mais le défaut d’avoir de mauvaises idées. Toutefois, je vais vous exposer brièvement ma pensée.
En tout premier lieu, comme l’a dit le ministre auparavant lors du débat sur les États-Unis, si nous avions traversé les mêmes épreuves que New York en septembre 2001, nous aurions voulu que notre gouvernement fasse tout son possible pour garantir notre liberté, pour nous protéger de ces atrocités.
En deuxième lieu, je ne prétends pas que l’accord que nous avons négocié en toute bonne foi soit parfait - hélas, la perfection n’est pas de notre domaine -, mais je pense qu’il s’agit d’une proposition extrêmement raisonnable et qu’elle a débouché, me semble-t-il, sur une série de propositions exigées par le Parlement que nous sommes parvenus à garantir. Je ne les passerai pas toutes en revue.
En troisième lieu, n’ayons aucun doute sur ce qui se passera si nous devons reporter cette question durant des mois ou si nous ne la réglons pas: une confusion totale pendant les mois à venir, des compagnies aériennes en proie au chaos financier, des personnes faisant la file sans aucune des protections que nous sommes parvenus à garantir. Je ne crois pas que ces personnes ou ces compagnies aériennes se mettront à fredonner le Te Deum en guise de remerciement aux partisans d’une proposition qui a pour objectif de mettre toute décision sur la touche durant des mois.
Je n’avais pas l’intention d’intervenir, à cette occasion, mais j’espère que vous penserez très sérieusement aux conséquences de cette proposition, ainsi qu’aux conséquences pour notre crédibilité lors des négociations sur la sécurité avec les États-Unis.
Cohn-Bendit (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, j’aime écouter parler le commissaire Patten, mais cette intervention-ci dépasse les bornes. Monsieur le Commissaire, si cette question est évidente pour vous, elle l’est aussi pour nous. Nous voulons saisir la Cour de justice, parce que nous sommes disposés à combattre le terrorisme, mais pas le droit des personnes à la confidentialité. Cet aspect fait partie intégrante de notre identité européenne. Nous n’abandonnerons pas notre identité européenne aux Américains. Il s’agit d’un vote pour l’Europe, qui aborde la liberté et la justice sous un angle différent: le bon angle.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, cette Assemblée a débattu à plusieurs reprises de la question des propositions d’accord avec les États-Unis présentées par la Commission. Le Parlement a exprimé sa volonté de parvenir à un accord avec les États-Unis sur l’échange de données des passagers aériens dans un accord international approprié, qui devra être adopté par le Congrès et par cette Assemblée, afin d’être certains d’obtenir le juste équilibre entre protection des données et lutte efficace contre le terrorisme.
La Commission est profondément divisée sur cette question et n’est même pas en mesure de d’exiger le bien-fondé de cet accord, parce qu’elle ignore dans quelles circonstances les Américains peuvent transmettre des données à des pays tiers. Nous demandons l’avis de la Cour de justice à propos de la compatibilité de ces mesures avec nos législations et nos Traités. J’exhorte cette Assemblée à y penser avec soin et à renvoyer cette question devant la Cour.
Terrón i Cusí (PSE ).
- Monsieur le Président, je ne pense pas que ce qui vient de se produire soit raisonnable; je ne pense pas qu’il soit raisonnable que les intervenants aient l’opportunité d’exprimer, devant tous les députés de cette Assemblée, un avis contraire à celui du commissaire Patten concernant un renvoi devant la Cour de justice, alors que nous avons débattu de la question pendant plusieurs mois dans cette enceinte. Nous n’avons pas eu l’opportunité dont a bénéficié hier le commissaire Patten, à savoir celle de s’exprimer devant une plus large assistance; notre opportunité, nous l’avons saisie à travers les travaux approfondis de la commission des libertés et des droits des citoyens, de la justice et des affaires intérieures et de la commission juridique et du marché intérieur.
Lors de la séance plénière précédente, l’Assemblée s’est montrée favorable au renvoi devant la Cour de justice; la commission juridique a émis un avis favorable; à l’heure qu’il est, nous sommes censés avoir renvoyé ce dossier devant la Cour de justice. Restons-en là, s’il vous plaît. Ce n’est pas acceptable. Passons enfin au vote. Ainsi, nous serons rassurés sur le fait qu’il ne sera plus possible de modifier ce qui, à ce jour, a représenté la position de la majorité de cette Assemblée. Si nous acceptons cette position, adoptons-la maintenant.
Lehne (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, l’accord renforce le statut juridique des passagers européens et je tiens à faire savoir - le commissaire Patten a annoncé la suite des événements - que nous chargerons avec fermeté les responsables de ce chaos. Nous expliquerons clairement aux citoyens européens qui a sapé leur droits dans ce domaine. Je vous remercie.
Cappato (NI ).
- Monsieur le Président, je tiens simplement à affirmer que la situation actuelle est illégale et que la proposition de réforme n’est pas crédible, sachant qu’elle provient de ceux qui, jusqu’à présent, n’ont pas été capables d’imposer l’option existante. Si les États-Unis sont en droit de demander les données qu’ils souhaitent avant tout vol, cette requête doit toutefois obéir à des procédures conformes à notre réglementation.
S’ils le souhaitaient, les États-Unis pourraient même réintroduire les visas obligatoires: c’est leur droit. Ce qu’ils ne peuvent faire, c’est obtenir des données collectées à des fins commerciales pour s’en servir à des fins sécuritaires. Il ne s’agit pas de se focaliser sur les "méchants" Américains. Ce qu’il y a, c’est qu’aucun État membre, aucun gouvernement européen ne serait autorisé à procéder de la sorte. Selon moi, nous ne pouvons donc pas tolérer une situation dans laquelle un État non membre de l’Union européenne serait habilité à agir d’une manière qui serait refusée à un État membre.
Boogerd-Quaak (ELDR ),
. - Monsieur le Président, il ne s’agit pas de savoir si un accord doit être conclu ou non; le Parlement a toujours dit qu’il fallait trouver un accord. Ce que nous voulons, c’est la conclusion d’un accord qui soit approuvé par le Parlement, comme l’a promis M. Bolkestein en septembre de l’an dernier.
Nous demandons à la Cour de justice de veiller à ce point et de garantir que nous puissions exercer nos droits, de manière à pouvoir nous opposer à plusieurs volets de l’accord - le transfert des données à des pays tiers par les États-Unis, pour n’en citer qu’un - si nous estimons qu’ils ne peuvent actuellement être mis en œuvre. J’espère donc que le Parlement continuera à soutenir la position relevée.
Le Président.
- À cette occasion, j’ai l’intention d’exercer mon droit de vote et je voterai pour la primauté de la politique.
Je ferai mon devoir et renverrai cette affaire devant la Cour dans le courant de la journée.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, nous ne voulions pas opter pour un renvoi devant la Cour. La Commission avait promis de nous consulter au titre de l’article 300 au moyen de la procédure de l’avis conforme. La Commission n’a pas tenu sa parole et, en conséquence, nous avons dû utiliser un instrument musclé pour tenter de préserver la démocratie au sein de l’Union.
Le Président.
- J’ai le grand plaisir d’accueillir parmi nous dans la tribune officielle une délégation rwandaise, conduite par le président du parlement rwandais, qui a assisté ici hier à une cérémonie en commémoration des atrocités commises il y a 10 ans. Nous lui souhaitons la bienvenue dans cette enceinte.
Le Président.
- Je me tourne à présent vers le rapport de Mme Boogerd-Quaak sur la liberté d’expression, sur lequel j’ai été prié de me pencher plus tôt dans la journée. Je soulignerai une série d’éléments qui ont été portés à mon attention.
338 amendements ont été déposés. J’ai soumis une demande à la commission des libertés et des droits des citoyens, de la justice et des affaires intérieures, afin qu’elle prenne en considération les amendements au titre de l’article 130 bis. La commission m’a alors renvoyé un rapport. Tous les amendements déposés ont fait l’objet de votes favorables d’au moins un dixième des membres de la commission et donc, en accord avec le règlement, les amendements restent valables.
J’avais reçu une lettre de M. Podestà me demandant que le rapport soit déclaré irrecevable. J’ai répondu à M. Podestà et j’ai envoyé une copie de notre correspondance à la commission des libertés et des droits des citoyens. J’ai estimé qu’en vertu du règlement, certaines parties du texte auraient pu être réexaminées et qu’un rectificatif aurait pu être publié; mais le rapport en tant que tel me paraissait recevable.
Avant le débat d’hier, j’ai reçu une motion de M. Ribeiro e Castro, au nom du groupe UEN, en vue de l’application de l’article 143 portant sur l’irrecevabilité d’un point. La présidence, assumée par le vice-président à ce moment-là, a rejeté cette motion parce qu’elle n’avait pas été notifiée 24 heures à l’avance et parce qu’en qualité de président du Parlement européen, j’avais déjà décidé que le rapport était recevable.
J’ai, depuis lors, reçu une lettre de M. Poettering sollicitant une révision de la décision de ne pas renvoyer le rapport en commission. Dans sa lettre, M. Poettering me demande à nouveau de réexaminer la possibilité d’un renvoi, au moyen des prérogatives et des pouvoirs de la présidence. Je m’en tiens à ma décision et je suis soutenu en cela par les commentaires du président de la commission des libertés et des droits des citoyens, M. Hernández Mollar, qui souligne que les groupes politiques partagent mon évaluation de la question de la recevabilité du rapport en particulier. Par conséquent, j’ai l’intention de m’en tenir à mon point de vue: ce rapport est effectivement recevable dans sa totalité, même si certaines rectifications peuvent être nécessaires.
Je suis disposé à procéder au vote sur le renvoi avant le début du vote sur ce rapport. Cette façon de procéder est conforme au règlement, il ne s’agit pas d’une préférence personnelle. L’Assemblée peut agir de la sorte à n’importe quel moment et nous devons respecter cette pratique.
Alors pourquoi ne votons-nous pas dès maintenant? Nous entamons ici une histoire assez regrettable. Hier, les services ont reçu 51 pages de demandes de vote par appel nominal, de vote par division et de vote séparé pour le rapport Boogerd-Quaak sur la liberté d’expression et d’information. Ces demandes représenteraient un total de 1 200 votes simples, outre les 338 amendements, ce qui débouche sur une heure des votes pouvant durer quatre heures ou davantage.
Deuxièmement, dans ces conditions, il était physiquement impossible que les services préparent ce vote la nuit à temps pour l’heure des votes d’aujourd’hui. Hier soir, à la fin du débat, le vice-président a annoncé que le rapport serait voté jeudi. Je me suis penché sur la question - pas uniquement parce qu’elle avait été soulevée aujourd’hui, mais aussi en raison de sa complexité - sur la base des pouvoirs qui me sont conférés, en tant que président du Parlement européen, par notre règlement, en particulier l’interprétation du paragraphe 1 de l’article 19, qui confère au président le pouvoir "de mettre des textes aux voix dans un ordre différent de l’ordre de vote établi dans le document faisant l’objet du vote", ainsi que l’article 130 concernant l’ordre des votes des amendements.
Je reconnais aussi pleinement les droits des groupes de présenter des motions conformément au règlement. Sur cette base, je souhaite vous soumettre la proposition suivante: en premier lieu, le vote aura lieu demain à 12 heures; en deuxième lieu, j’autoriserai un vote normal sur tous les amendements, mais pas les votes par division et par appel nominal sur ces amendements; j’autoriserai également toutes les demandes de vote par division sur les paragraphes initiaux de la proposition de résolution, mais un seul par appel nominal par paragraphe, selon les indications fournies par les groupes. Malgré cela, je suis au regret de vous informer que nous comptons toujours 600 votes et une durée de vote qui pourrait s’élever à deux heures. Toutefois, cette suggestion écarte 1 000 votes par division sur les amendements.
Par cette proposition, j’essaie de trouver un équilibre entre les droits des différents groupes de l’Assemblée et les préférences de l’un ou l’autre afin d’essayer de mener nos affaires dans un ordre raisonnable. Je suis disposé à mettre ma proposition aux voix conformément à l’article 19. Si l’Assemblée rejette la proposition, je prendrai une décision sur la base du paragraphe 3 de l’article 130, à savoir que serait mis aux voix en premier le texte initial du rapport, paragraphe par paragraphe et qu’il ne serait procédé au vote que sur ce point.
Voilà ma proposition. Je suis prêt à entendre un orateur de chaque groupe, à voter et puis à prendre une décision.
Barón Crespo (PSE ).
- Monsieur le Président, je tiens tout d’abord à dire que c’est moi qui ai proposé le contenu de ce rapport, qui a été soutenu par une majorité à la Conférence des présidents et a trait à la liberté d’expression et d’information dans l’Union européenne - particulièrement en Italie, mais aussi dans l’ensemble de l’Union européenne - et l’excellent rapport de Mme Boogerd-Quaak fait état de la majorité des pays de l’Union européenne, y compris le mien. Je crois donc qu’il s’agit d’un travail de bonne qualité tout à l’honneur du Parlement.
Ceci dit, je tiens tout d’abord à exprimer une critique politique parce que je suis d’avis qu’il est très positif que nous tenions un débat politique approfondi au cours de la dernière session plénière de cette législature. Ce débat porte sur le cas d’obstruction survenu concernant ce rapport. Vous avez fait allusion à une série d’incidents qui se sont produits lors de la négociation de ce rapport. Je peux ajouter d’autres informations: par exemple, des documents ont disparu de la commission, ce qui est totalement inexplicable. Nous sommes face à une course d’obstacles. Et alors que vous avez vous-même fait allusion à une lettre que vous a adressée M. Podestà, j’ai pris connaissance d’un article que ce dernier a rédigé aujourd’hui dans l’illustre quotidien italien, le , dans lequel il profère une série d’accusations graves liées au comportement du Parlement européen. Il affirme - je cite en italien: [le règlement a été bafoué, ce qui a permis au débat engagé au Parlement de se poursuivre indéfiniment]. Il affirme plus loin que [au sein de la commission des libertés et des droits des citoyens, de la justice et des affaires intérieures, dominée par le centre-gauche…]. Je ne savais pas que nous dominions à ce point le Parlement et je ne sais pas si M. Poettering sera d’accord avec ce point de vue.
Il fait ensuite référence à la lettre qu’il vous a adressée et affirme que dans sa réponse, le président Cox [a été contraint d’admettre que j’avais raison dans une large mesure].
Je tiens également à le dire clairement: selon moi, ladite coalition de centre-gauche que nous formons s’est strictement conformée au règlement; nous avons affiché la patience de Job dans un contexte de manœuvres systématiques marquées par des blocages et des obstructions. Cependant, si nous analysons le dossier d’un point de vue politique, j’admets qu’il y a deux groupes au sein de l’Assemblée - et j’en viens à l’essentiel, Monsieur le Président - qui se livrent à ces obstructions. En effet, ce sont eux qui ont déposé tous les amendements à l’exception de quatre, et je comprends pourquoi ils défendent M. Berlusconi, qui est l’actuel leader du Parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens. J’admets cela aussi, mais ils devraient le dire clairement parce que…
... parce que je tiens à vous rappeler un vieux principe du droit romain, qui stipule - et c’est ce qui a fait la grandeur de Rome - que l’on ne peut légiférer au profit d’une seule personne. Nous devons légiférer au bénéfice de tous les citoyens, et c’est l’enjeu de cette discussion. Je terminerai donc, Monsieur le Président...
... je terminerai par une proposition: ladite coalition de centre-gauche soumet 4 amendements. Vous en avez 350. Nous acceptons qu’ils fassent l’objet d’un vote en bloc et si ce n’est pas le cas, nous acceptons que la proposition du président soit soumise au vote paragraphe par paragraphe.
Poettering (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, j’ai beaucoup de sympathie pour M. Barón Crespo, mais je ne suis pas sa conclusion. Vous avez posé une question et M. Barón Crespo a fourni une explication, mais il n’est parvenu à aucune conclusion. C’est la raison pour laquelle je me suis levé pour affirmer que j’approuverai avec plaisir votre proposition de procéder au vote demain. Avec 338 amendements, qui se multiplient du fait de questions procédurières, nous sommes face à une situation difficile.
Mesdames et Messieurs, je crois qu’il est important de mettre en avant cette question et je le fais avec calme et objectivité. Nous en avons déjà débattu ce matin à l’ouverture de la séance à 9 heures. Le président d’un des groupes a affirmé que les amendements proviennent du groupe du Parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens. Je tiens à signaler qu’il existe 338 amendements et que tous n’ont pas été déposés par notre groupe. Nous en avons déposé 157, ce qui signifie que 181 amendements ont été soumis par d’autres. Je tiens à ce que ce fait soit noté.
Je me garderai de commenter la qualité du rapport à ce stade dans la mesure où je ne souhaite pas aggraver la situation, mais je demanderai à chacun de travailler ensemble afin de parvenir à un règlement de cette problématique épineuse. Monsieur le Président, sachant que vous êtes le président juste et objectif de cette Assemblée, si vous proposez que nous votions sur le rapport demain à midi conformément à la procédure que vous avez suggérée, vous avez notre soutien.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, je n’aborderai pas le fond puisque nous savons tous de quoi il retourne. Mon groupe ne voit pas d’objection à prendre part aux 600 votes demain, mais nous avons une claire préférence pour votre suggestion de procéder simplement au vote sur le rapport initial paragraphe par paragraphe. Une longue heure des votes est déjà prévue, nos collègues des deux côtés de l’Assemblée ont eu leur mot à dire; je vous propose donc de suivre votre suggestion de vote sur le rapport initial paragraphe par paragraphe.
Frassoni (Verts/ALE ).
- Monsieur Poettering, s’il est vrai que ce vote sera très compliqué, je m’adresse à vous en votre qualité de président du plus grand groupe de cette Assemblée, ainsi qu’au président du groupe Union pour l’Europe des nations, parce qu’il va de soi que des groupes de cette dimension ne recourent généralement à des tactiques obstructionnistes. Par ailleurs, vous avez affirmé que vous ne souhaitiez pas y recourir.
Ensuite, la première chose que je souhaite faire, c’est appeler ces groupes à examiner leurs amendements et à voir si certains d’entre eux peuvent être retirés. Plus de cent amendements ayant été déposés, je suis persuadée que certains sont plus importants que d’autres. Je vous saurai gré de procéder à cet examen et de faciliter notre travail en vue du vote: nous vous en serons tous reconnaissants. Je crois qu’il s’agirait d’un témoignage de l’intelligence politique que l’on attend de groupes de votre rang.
Monsieur le Président, nous soutenons votre seconde proposition de voter sur le premier texte initial.
Le Président.
- Il n’y a qu’une proposition, mais selon la façon de voter de l’Assemblée, elle peut prendre une ou deux formes.
Di Lello Finuoli (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, je tiens simplement à dire que mon groupe soutient votre proposition de voter sur le rapport initial paragraphe par paragraphe. Le rapport est suffisamment bon et même presque parfait au début; ces amendements ont été déposés en vue de la plénière.
Je tiens simplement à préciser à l’Assemblée, à quiconque n’aurait pas fait suffisamment attention, qu’il est vrai que 200 amendements proviennent du groupe du Parti populaire européen (démocrates-chrétiens) et des démocrates européens et que 200 autres ont été déposés par d’autres groupes, mais en tout, 350 amendements proviennent de et . Il est donc clair que les amis de M. Berlusconi sont à l’origine de tous ces amendements. Nous soutenons donc votre proposition, Monsieur le Président, et voterons en conséquence.
Muscardini (UEN ).
- Monsieur le Président, je suis d’avis que votre proposition peut très certainement être prise en considération et si vous pouviez obtenir la suspension de notre travail en vue d’une évaluation, nous serions en mesure de vous donner un avis plus objectif. Par exemple, je pense que nous pourrions accepter l’invitation de Mme Frassoni à réexaminer certains amendements afin de voir s’il est possible de les regrouper ou d’en supprimer certains. Il va de soi que je suis favorable à la tenue du vote demain si c’est ce qui convient le mieux à chacun. Par contre, Monsieur le Président, je suis opposée à toute éventualité d’annuler tous les amendements et toutes les demandes de vote au scrutin secret parce qu’il est impensable que tous les scrutins secrets puissent être abandonnés de la sorte. Je rappelle que bon nombre de députés d’autres groupes ont déposé 30 ou 40 propositions de scrutin secret concernant des documents qui les intéressent sans susciter aucune protestation au sein de l’Assemblée.
S’agissant de ce qu’ont affirmé certains députés, je rappelle à M. Barón Crespo - qui a critiqué un article de M. Podestà - que cette mystérieuse coalition de centre-gauche, comme il l’appelle, a déjà publié un opuscule considérant l’approbation de ce rapport au Parlement comme un fait acquis et soumettant toute une série de commentaires, même si le rapport n’a pas encore été mis aux voix. La publication de méchancetés ou de mensonges n’est certainement pas une marque de bienveillance de la part d’un parti politique.
Concernant les autres députés qui ont fait allusion aux amis de M. Berlusconi, je peux leur garantir, au nom du groupe Union de l’Europe des nations, que nos amendements ont été déposés à l’initiative de l’ensemble du groupe; ce dernier est uni; aucun d’entre nous ne cultive d’amitié ou d’inimité particulière. Cela dit, nous affirmons notre droit, en tant que députés du Parlement, d’exercer pleinement notre mandat, de faire ce qu’autorise le règlement et de ne pas nous contenter d’écouter les provocations constantes exprimées même au sein de la commission.
Boogerd-Quaak (ELDR ),
. - Monsieur le Président, je tiens à louer votre sagesse. Ayant écouté toutes les interventions du débat, j’admets que c’est une excellente idée de voter sur mon rapport initial. Il est suffisamment consistant pour être traité correctement par le Parlement et il contribuera peut-être à nous épargner une partie de nos difficultés. Le fait de mettre le rapport initial aux voix me semble donc être une excellente idée.
Hernández Mollar (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je tiens à m’exprimer au nom de la commission dont j’occupe la présidence. M. Barón a fait une déclaration et a porté une accusation qui me paraît particulièrement grave. Il a affirmé que des documents ont disparu de ma commission. Je tiens à affirmer au président que si cette accusation s’avère fausse, elle serait particulièrement grave dans la mesure où elle nuirait sérieusement au prestige et à l’honneur de la commission que je préside.
Deuxièmement, Monsieur le Président, je souhaiterais savoir comment M. Barón a obtenu cette information puisque je n’ai pas été informé avant aujourd’hui de ce qui s’est passé, et cela aussi nuirait sérieusement au prestige et à l’honneur de ma commission.
Je crois, Monsieur le Président, que cette information nécessite une clarification immédiate et, quoi qu’il arrive, je demanderai le soutien de la présidence.
Le Président.
- Nous avons entendu les porte-parole des groupes. Je souhaiterais à présent connaître votre avis.
Le paquet qui vous a été transmis tente de respecter le règlement ainsi que les divers éclairages et pressions portés à notre connaissance. Dans un but de clarté, je répète que le vote aura lieu demain à 12 heures. Je permettrai un vote normal sur tous les amendements, mais pas de votes par division ni de votes par appel nominal sur ces derniers. J’accepterai également toutes les demandes de votes par division sur les paragraphes initiaux de la proposition de résolution, mais je n’autoriserai qu’un seul vote par appel nominal selon les indications fournies par les groupes. Ceci entraînera un total de 600 votes pour le rapport - une longue heure des votes - et signifiera la suppression d’environ 1 000 votes par division sur les amendements.
Je pense que cette suggestion tente de parvenir à un équilibre raisonnable entre les droits des groupes et les demandes de ce Parlement, afin de procéder avec méthode. Je vous soumets cette proposition en vertu de l’article 19 du règlement. Si l’Assemblée rejette cette proposition, je prendrai ma décision sur la base de l’article 130, paragraphe 3, afin de mettre aux voix le texte initial du rapport en premier, paragraphe par paragraphe.
Le vote aura donc lieu demain et, conformément aux dispositions de l’article 130, paragraphe 3, nous procéderons uniquement au vote sur le texte initial, paragraphe par paragraphe.
Swoboda (PSE ).
- Monsieur le Président, permettez-moi simplement de vous demander d’examiner l’éventualité d’entamer plus tôt les votes de demain. En effet, selon moi, il serait injuste que tous les autres votes ne puissent avoir lieu. Soit nous devrions entamer plus tôt la séance, et donc les votes, soit nous devrions reporter certains points de l’ordre du jour de la matinée à celui de l’après-midi. Dans tous les cas, les votes devraient débuter plus tôt, selon moi vers 11 heures.
Le Président.
- Compte tenu de la décision que vous venez de prendre, le vote ne devrait pas prendre autant de temps demain.
Hernández Mollar (PPE-DE ),
. - Je suis surpris. J’ai demandé des explications sur une série d’accusations qui ont été portées dans cette Assemblée et je n’ai toujours aucune réponse.
Je demanderai que quelqu’un réponde à ma question.
Barón Crespo (PSE ).
- Compte tenu du fait que je ne suis pas le seul à avoir porté des accusations et que le vice-président Podestà a proféré une série d’accusations écrites dans la presse italienne ...
... j’accepte avec plaisir le défi de M. Hernández Mollar, mais je demanderai que mes affirmations et les déclarations publiques du vice-président Podestà soient consignées ensemble dans un paquet...
Monsieur le Président, je demanderai à la bête rugissante qui rôde de ce côté de se calmer.
Je suis disposé à fournir des explications au Bureau du Parlement sur toutes ces questions, que ce soient les accusations du vice-président M. Podestà ou les miennes.
Le Président.
- Je vous demande à tous de vous calmer. Je sais qu’à l’approche des élections, nous souffrons tous de la fièvre électorale et que notre température s’emballe. Je vous en prie, calmez-vous. Vous aurez tous un temps de parole équitable.
Monsieur Barón Crespo, vous avez déclaré des problèmes de disparition de documents. Je ne suis pas au fait des détails. Le président de la commission concernée a souligné qu’il considère cette allégation comme une insulte envers la commission et son secrétariat. Monsieur Barón Crespo, je vous invite, d’ici la fin de cette période de session, à tâcher de fournir des preuves ou, dans le cas contraire, à retirer votre remarque.
Entre-temps, comme je n’ai pas connaissance des preuves, je ne puis formuler aucune autre remarque.
Hernández Mollar (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je n’ai pas parlé de défi, pas plus que de paquet. Je parle d’une accusation grave portée par M. Barón, qui nuit au prestige de cette Assemblée. Dans tous les cas, Monsieur le Président, si ces accusations sont vraies - je demanderai aujourd’hui le lancement immédiat d’une enquête -, les votes en commission seront nuls et non avenus et nous ne pourrons donc pas voter sur le rapport demain.
Podestà (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je vous demanderai tout d’abord s’il est correct que les personnes qui occupent les bancs réservés au Conseil rient et gesticulent. Je demande à chacun de se montrer respectueux vis-à-vis de cette Assemblée. Mesdames et Messieurs, il me semble que j’ai toujours respecté la position d’autrui: je vous demanderai donc de faire de même.
S’agissant de M. Barón Crespo, tout d’abord, j’avais demandé à pouvoir intervenir plus tôt, cher Monsieur, mais je n’ai pas eu la parole. Je dois dire que j’adhère pleinement à ce que j’ai écrit. En effet, en réalité, il suffit d’examiner précisément les chiffres pour mesurer la situation. Ensuite, concernant le courrier de réponse de M. Cox, j’ai également dû lui réécrire pour indiquer les points de sa lettre dans lesquels il reconnaît les graves lacunes et défauts du rapport même. Je respecte donc la décision du président, mais, je vous en prie, ne vous cachez pas derrière un problème qui n’existe pas et, de toute façon, n’est pas le vôtre, simplement parce que vous ne souhaitez pas répondre à une demande spécifique de M. Hernández Mollar.
Une dernière chose, Monsieur le Président: une fois encore, j’accepte le vote de cette Assemblée, le vote auquel vous, Monsieur le Président, avez fait procéder aujourd’hui. Pourtant, si l’on se réfère au règlement, il n’appartient pas à l’Assemblée de décider quand et où un vote doit avoir lieu: cette décision relève de votre propre responsabilité. Selon moi, vous avez demandé conseil et décidé ensuite en toute indépendance. Ce n’est pas à l’Assemblée de trancher ces questions. Il serait bon que vous lisiez tous le règlement et l’étudiez.
M. Barón Crespo, le règlement n’est pas un document que l’on applique à la carte; laissez donc la personne qui a la parole, est démocratiquement élue et représente les citoyens de cette ….
Monsieur le Président, je crois qu’il se trouve toujours quelqu’un parmi nous qui a découvert la démocratie trop tard et qui, peut-être pour cette raison, ne connaît pas bien le règlement ou sa signification profonde.
Ribeiro e Castro (UEN ).
- Monsieur le Président, alors que la procédure de vote de demain a été fixée, je ne sais toujours pas s’il sera possible de voter en faveur d’un renvoi en commission, conformément à l’article 144 du règlement. Ce qui se produit, ce à quoi nous assistons, est une réaction saine et inévitable aux graves irrégularités contenues dans le rapport qui, selon moi, ôte les compétences des institutions constitutionnelles des États membres. C’est ce qui est à l’origine de cette réaction juste, légitime et inévitable aux abus commis par la majorité de cette Assemblée, qui invoque les traités pour les enfreindre et la Charte des droits fondamentaux pour contrevenir à certaines de ses dispositions. Je crois donc que cette Assemblée doit réexaminer ce dossier et voter un renvoi en commission, de sorte que le rapport puisse être débarrassé de ses irrégularités. Je souhaite donc demander, Monsieur le Président, que demain, cette demande soit prise en considération, débattue et mise aux voix.
Le Président.
- Permettez-moi, en guise de conclusion, de remarquer - pour répondre à M. Ribeiro e Castro - qu’en vertu du règlement, vous êtes autorisé à déplacer le renvoi. C’est à la majorité de décider. Si le renvoi est rejeté, nous procéderons au vote comme indiqué précédemment. M. Podestà avait raison de dire que le choix m’appartient, mais ce choix est à présent éclairé par votre discernement.
Je vous présente mes excuses pour ce long retard. Je vous demande à présent un dernier effort avant votre déjeuner! M. Podestà s’occupera des votes restants.
Jarzembowski (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je souhaite simplement vous demander de signaler, dans la lettre au Conseil, qu’une erreur s’est glissée dans la version allemande de la position commune. Lors de nos négociations avec le Conseil, nous avons réussi à le persuader de remplacer le terme "" (routes maritimes à grande vitesse) par le terme "" (autoroute de la mer), car nous voulons tout autant encourager les ferries plus lents que ceux à grande vitesse. Voilà pourquoi je demande que la communication au Conseil fasse référence à l’erreur linguistique qui s’est glissée dans la version allemande en ce qui concerne le terme "". Je pense que l’ensemble du Parlement partage cet avis.
Le Président.
- Monsieur Jarzembowski, j’ai pris bonne note de votre remarque, qui a, de toute façon, déjà été portée à l’attention des services compétents.
Boogerd-Quaak (ELDR ),
. - Monsieur le Président, dans la mesure où cet accord est présenté à la Cour de justice, je pense qu’il vaudrait mieux s’abstenir de mettre ce rapport aux voix et attendre la réponse de la Cour. J’espère que la Commission et le Conseil sont d’accord. Je propose donc de ne pas voter maintenant sur ce rapport, mais de le renvoyer en commission en attendant que la Cour de justice rende son avis.
Le Président.
- Je souhaite demander au président de la commission compétente de donner son avis.
Hernández Mollar (PPE-DE ),
- Monsieur le Président, j’estime que rien ne motive ou justifie de ne pas voter sur le rapport et la proposition de résolution. Ce qui a été voté ce matin est parfaitement compatible avec le contenu de la résolution, qui appelle à la suspension de l’accord. Nous devons dès lors émettre un avis sur ce sujet.
Je pense qu’il convient de voter tant sur la proposition que sur la résolution, et je demande que cela soit fait.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, à l’évidence, si le rapporteur demande un renvoi en commission de son propre rapport et que survient un litige, l’Assemblée devra trancher par un vote?
Le Président.
- S’il s’agit d’une demande officielle de renvoi, un député va intervenir pour et un autre va intervenir contre et l’Assemblée décidera ensuite.
Watson (ELDR ).
- Monsieur le Président, nous avons décidé le renvoi de cette question devant la Cour de justice. S’il nous faut à présent mettre aux voix le rapport rejetant l’accord, nous allons nous montrer discourtois envers la Cour. Si l’Assemblée décidait d’accepter l’accord lors du vote, nous préjugerions de l’arrêt de la Cour. Il me semble tout à fait naturel d’attendre avec ledit rapport en commission avant de le voter, puisque nous attendons l’arrêt de la Cour à ce propos.
Hernández Mollar (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je répète ce que j’ai dit précédemment: il n’existe aucune incompatibilité entre, d’une part, la manière dont nous avons voté ce matin au sujet de l’avis préalable de la Cour de justice et, d’autre part, le fait que nous devions émettre une opinion sur la proposition législative et la résolution. Je le répète: c’est cette résolution qui appelle à la suspension de l’accord. C’est donc un droit légitime dont nous disposons dans cette Assemblée et dont les groupes politiques seraient privés si nous étions empêchés de voter sur la proposition et la résolution.
Voilà pourquoi j’insiste une fois de plus, Monsieur le Président, pour que ce rapport ne soit pas renvoyé en commission, mais qu’il soit mis aux voix comme prévu, pour les raisons que je viens d’exposer et qui sont, je pense, concluantes.
Bourlanges (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais simplement m’étonner que le paragraphe 24 de la résolution van Hulten n’ait pas été considéré comme irrecevable. Je demande que cette irrecevabilité soit proclamée. Ce texte dit: "le rapporteur estime qu’il est nécessaire...". Cette Assemblée n’a aucune compétence pour dire ce que le rapporteur pense ou ne pense pas. Cette Assemblée a une compétence pour dire si elle est d’accord ou pas avec le rapporteur. Ce n’est pas la question qui est posée. Je vous demande que le paragraphe 24 soit déclaré irrecevable.
Van Hulten (PSE ),
. - Monsieur le Président, il y a ici un malentendu. M. Bourlanges fait référence à l’exposé des motifs - non à un paragraphe dans la résolution - et, comme vous le savez, l’exposé des motifs n’est pas repris dans le texte final adopté en plénière.
Le Président.
- Il me semble, Monsieur Bourlanges, que la réponse de M. van Hulten clarifie ce point.
Blak (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, dans la mesure où l’amendement 44 a été adopté, je souhaiterais, au nom du groupe confédéral de la gauche unitaire européenne/gauche verte nordique, supprimer les amendements 29 et 32. Ils ne sont plus pertinents.
Kuhne (PSE ).
- Monsieur le Président, c’est correct, et je lui en suis reconnaissant. L’interprétation ne m’a fait entendre que "et", "29 et 32". Si je comprends bien, les amendements 30 et 31 sont également redondants, étant donné qu’ils traitent exactement du même sujet. Une erreur d’interprétation est peut-être survenue. Je pense que M. Blak et moi-même sommes d’accord sur le fait que les actions de son groupe sont aujourd’hui effectivement caduques.
Ferber (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, si j’en crois mes yeux, M. Hans-Peter Martin n’a pas participé à ce vote, ce que je regretterais profondément étant donné la réforme extensive que nous venons d’entreprendre, et j’espère qu’il nous accordera dûment son soutien dans ces questions. Après tout, il n’est que juste qu’un député participe à des votes de ce genre, et j’aurais également été ravi qu’il dépose quelques amendements afin de mettre son programme de réforme aux voix.
Martin, Hans-Peter (NI ).
- Monsieur le Président, je tiens juste à réagir aux remarques qui viennent d’être formulées. Je suis présent; je devais juste sortir brièvement, car une déclaration était publiée au nom du président, dans laquelle des affirmations me concernant étaient faites, affirmations qui n’avaient rien à voir avec les faits. J’ai souvent vu M. Ferber quitter l’hémicycle dans des circonstances similaires. J’ai toujours joué mon rôle dans ce processus de réforme, et cette réaction regrettable indique à quel point vous vous isolez et à quel point les critiques exprimées dans ce Parlement - y compris mes amendements en commissions - sont tout bonnement ignorées. Je suis désolé pour les électeurs et les contribuables d’Europe.
Van Hulten (PSE ),
. - Monsieur le Président, nous n’avons pas remporté le vote contre Strasbourg et je reconnais notre défaite sur cette question pour le moment. En ce qui concerne la seconde question, nous avons voté à une très large majorité pour demander le plus rapidement possible l’introduction des réformes du système de dépenses adopté par le Bureau l’année dernière. Pourriez-vous demander au président de présenter son rapport à l’Assemblée dès que possible et nous dire quand il a l’intention de demander au Bureau d’adopter ces règles?
Balfe (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, pourriez-vous dire à cette si vous avez l’intention de faire la pause déjeuner? Nous avons beaucoup de votes devant nous et nous accueillons deux délégations officielles, dont une du parlement australien qui attend notre collègue M. Sturdy pour aller déjeuner. Et il est déjà 14h10!
Le Président.
- Je laisse à l’Assemblée le soin de décider.
Poos (PSE ).
- Monsieur le Président, quel que soit le vote sur la question d’ajourner les points suivants, je vous demanderai quand même de mettre aux voix la résolution sur Chypre, parce qu’il est important que le point de vue du Parlement européen soit connu suffisamment à temps avant le référendum de samedi.
Wijkman (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je comprends et je m’associe à l’idée sous-jacente à l’amendement déposé: des incitations sont nécessaires sur le marché afin d’encourager l’achat de produits respectueux de l’environnement. Toutefois, la formulation est trop spécifique. Je suggère une autre formulation: "insiste pour qu’en vue de promouvoir la consommation de produits respectueux de l’environnement, la Commission encourage les États membres à envisager diverses mesures d’incitation comme des réductions fiscales, des rabats, etc." Je pense que les collègues qui ont déposé cet amendement à l’origine sont en mesure d’accepter ceci.
Wijkman (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je soutiens la première partie de l’amendement, mais pas la seconde. Cependant, je suggérerais que si l’Assemblée soutient la première partie, elle soit votée comme un ajout.
Jarzembowski (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, c’est en ma qualité de président de la commission temporaire sur le rapport Sterckx, sur lequel nous avons travaillé pendant un semestre, que je vous demande de le mettre aux voix afin d’éviter qu’il ne devienne caduc. Je vous exhorte d’accorder l’attention requise au travail réalisé par des députés tout au long d’un semestre et de mettre le rapport Sterckx aux voix.
Avant le vote sur l’amendement 2
Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, nous avons demandé aux services compétents d’effectuer une correction linguistique, car l’amendement 2 a été déposé en anglais, et d’autres versions contiennent le mot "considérable", lequel n’apparaît pas dans la version anglaise, qui fait foi. Je demande que cette correction soit faite.
Le Président.
- Nous allons vérifier toutes les versions linguistiques, M. Varela Suanzes-Carpegna.
Berthu (NI ),
.- Une fois de plus, le Parlement européen vient de voter un calendrier de travail pour 2005 où les sessions de Strasbourg sont amputées de la journée du vendredi. Bien entendu, j’ai voté contre.
L’acte concret que nous attendons maintenant de la part du gouvernement français - mais nous l’attendons en vain depuis des années - c’est un recours devant la Cour de Justice pour faire respecter le traité.
Je rappelle ce que j’ai déjà dit mille fois dans d’autres explications de votes: nous avons de bon arguments à invoquer. D’une part, le Parlement européen n’est pas une assemblée souveraine, et il doit respecter le traité, comme la Cour de Justice l’a déjà reconnu. D’autre part, elle a déjà reconnu aussi que, dans le protocole sur la fixation des sièges des institutions qui vise "les douze périodes de sessions plénières mensuelles" du Parlement européen, l’article "les" sert à désigner la pratique des sessions telle qu’elle existait au moment où la décision a été prise. Or cette pratique incluait cinq jours de sessions mensuelles, y compris le vendredi.
Par conséquent, nous devons exercer un recours sur ce point, d’autant plus nécessaire qu’aujourd’hui le Parlement européen est surchargé de travail.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Il est absolument essentiel de simplifier et de clarifier la législation communautaire afin de la rendre plus accessible au citoyen moyen et plus compréhensible pour tous. De tels objectifs seront difficiles à atteindre si nous gardons, sur le même sujet, une ribambelle de dispositions, dont la plupart sont souvent considérablement modifiées.
L’objectif de la proposition de la Commission qui est devant nous - et que je soutiens naturellement - est de codifier la première directive du Conseil du 23 juillet 1962 relative à l’établissement de règles communes pour certains transports de marchandises par route et les autres actes qui ont été modifiés, tout en préservant intégralement la substance et en se limitant à les associer aux modifications formelles requises par le processus même de codification.
Cet objectif va dans le sens de la décision de la Commission du 1er avril 1987 de demander à ses services de procéder à la codification de tous les actes législatifs dès leur dixième modification, afin de garantir la clarté et la bonne compréhension des décisions communautaires. Il concorde également avec les conclusions de la présidence du Conseil européen d’Édimbourg de décembre 1992, qui réaffirmait l’importance de la codification.
J’ai voté en faveur de ce rapport, qui recommande l’adoption de cette proposition.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Il est absolument essentiel de simplifier et de clarifier la législation communautaire afin de la rendre plus accessible au citoyen moyen et plus compréhensible pour tous. De tels objectifs seront difficiles à atteindre si nous gardons, sur le même sujet, une ribambelle de dispositions, dont la plupart sont souvent considérablement modifiées.
L’objectif de la proposition de la Commission qui est devant nous - et que je soutiens naturellement - est de codifier la directive 78/659/CEE du Conseil du 18 juillet 1978 concernant la qualité des eaux douces ayant besoin d’être protégées ou améliorées pour être aptes à la vie des poissons.
Cet objectif va dans le sens de la décision de la Commission du 1er avril 1987 de demander à ses services de procéder à la codification de tous les actes législatifs dès leur dixième modification, afin de garantir la clarté et la bonne compréhension des décisions communautaires. Il concorde également avec les conclusions de la présidence du Conseil européen d’Édimbourg de décembre 1992, qui réaffirmait l’importance de la codification.
J’ai voté en faveur de ce rapport, qui recommande l’adoption de cette proposition.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Le rapport de M. Berenguer Fuster appelle à l’approbation de la proposition de décision du Conseil sur un projet de règlement de la Commission économique pour l’Europe des Nations unies.
Le document concerné est clair et fait partie d’une batterie de mesures visant à éviter la création de barrières techniques aux échanges de véhicules à moteur entre les parties contractantes.
Dans ce cas précis, il faut espérer qu’un nouveau règlement sera adopté concernant les prescriptions techniques uniformes applicables au comportement de combustion des matériaux utilisés dans l’aménagement intérieur de certaines catégories de véhicules à moteur.
La prochaine réunion du Forum mondial pour l’harmonisation des réglementations de véhicules de la CEE/NU (Commission économique pour l’Europe des Nations unies) donnera au représentant de la Commission la possibilité de voter sur ce sujet au nom de la CE.
Il convient de se rappeler que l’Union européenne est devenue partie en 1997 de l’accord révisé de 1958 de la Commission économique pour l’Europe des Nations unies, à la suite de quoi la décision du Conseil est entrée en vigueur le 24 mars 1998.
Il faut également prendre note du fait que ce projet de règlement assurera un niveau accru de sécurité et de protection environnementales.
J’ai voté en faveur de ce rapport, car je soutiens totalement sa position.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Le rapport de M. Berenguer Fuster appelle à l’approbation de la proposition de décision du Conseil sur un projet de règlement de la Commission économique pour l’Europe des Nations unies.
Le document concerné est clair et fait partie d’une batterie de mesures visant à éviter la création de barrières techniques aux échanges de véhicules à moteur entre les parties contractantes.
Dans ce cas précis, il faut espérer qu’un nouveau règlement sera adopté concernant les prescriptions techniques uniformes relatives à la protection des véhicules automobiles contre une utilisation non autorisée.
J’ai voté en faveur du rapport, ainsi que des autres paquets, car je soutiens totalement sa position.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Le rapport de M. Berenguer Fuster appelle à l’approbation de la proposition de décision du Conseil sur un projet de règlement de la Commission économique pour l’Europe des Nations unies.
Le document concerné est clair et fait partie d’une batterie de mesures visant à éviter la création de barrières techniques aux échanges de véhicules à moteur entre les parties contractantes.
Dans ce cas précis, il faut espérer qu’un nouveau règlement sera adopté concernant les prescriptions uniformes relatives à l’homologation de pneumatiques en ce qui concerne le bruit de roulement.
J’ai voté en faveur du rapport, ainsi que des autres paquets, car je soutiens totalement sa position.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - La proposition qui est devant nous cherche à apporter des modifications au champ d’application de trois règlements qui établissent des mesures spécifiques pour l’application de la politique agricole commune dans les régions ultrapériphériques. Ces mesures sont destinées à améliorer les conditions de production et de commercialisation de leurs produits agricoles et à pallier les effets de leur situation géographique et de leurs caractéristiques particulières.
Afin d’éviter les détournements de trafic pour les produits concernés, ces règlements interdisent, à quelques exceptions près, la réexpédition et la réexportation de ces produits à partir des régions ultrapériphériques.
Cette interdiction et la nature stricte des exceptions ont eu un effet négatif sur le développement des activités économiques de certains opérateurs. Cette proposition suggère d’autoriser l’expédition ou l’exportation des produits concernés après remboursement de l’avantage économique.
Une autre mesure concerne les Açores et Madère. Actuellement, l’interdiction de réexpédier et de réexporter des produits concernés par le régime spécifique d’approvisionnement ne s’applique pas aux courants d’échange entre les Açores et Madère, sans faire de distinction entre produits transformés et non transformés.
Le sucre de Madère ayant bénéficié du régime spécifique d’approvisionnement a fait l’objet d’un commerce spéculatif dans les Açores, dont le marché est en difficulté. Il est dès lors proposé de limiter, entre les Açores et Madère, le commerce de produits ayant bénéficié du régime spécifique d’approvisionnement aux seuls produits transformés.
J’ai voté favorablement.
Queiró (UEN ),
. - Étant donné l’importance de l’Observatoire européen de l’audiovisuel et le travail louable qu’il a réalisé, j’approuve la proposition du rapporteur d’accepter la proposition de la Commission visant à prolonger la participation de la Communauté à l’Observatoire pour une période de deux ans, sans modifier l’actuel plafond budgétaire. Deux amendements seulement ont été déposés, le premier concernant le renforcement, si possible, de ses capacités et le deuxième proposant que l’Observatoire européen de l’audiovisuel rassemble et fournisse une expertise et des informations systématiques dans les domaines fiscal, du droit du travail, des droits d’auteur et des régimes de protection des consommateurs.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Comme on le sait, l’Observatoire européen de l’audiovisuel s’inscrit dans le cadre d’un accord partiel élargi du Conseil de l’Europe. À l’heure actuelle, il regroupe 35 États, dont la totalité des États membres actuels et futurs de l’UE. Il a pour but d’améliorer les transferts d’information au sein de l’industrie de l’audiovisuel, ainsi que de promouvoir une meilleure perception du marché et une plus grande transparence.
La proposition que nous discutons a pour but de prolonger la participation de la Communauté à l’Observatoire pour une période de deux ans jusqu’en décembre 2006, tout en conservant le budget annuel au niveau du budget 2004, soit 235 000 euros. Ceci mérite mon soutien.
J’approuve également les propositions du rapporteur: premièrement, que les capacités de l’Observatoire européen de l’audiovisuel soient, si possible, renforcées et, deuxièmement, que l’Observatoire européen de l’audiovisuel rassemble et fournisse une expertise et des informations systématiques dans les domaines fiscal, du droit du travail, des droits d’auteur et des régimes de protection des consommateurs.
Enfin, je voudrais souligner qu’il est important de remédier au manque d’informations statistiques et d’évaluation entre les États membres concernant les services destinés à aider les personnes aveugles ou malvoyantes, sourdes ou malentendantes dans l’UE. Il est nécessaire que l’Observatoire se charge de rassembler et de publier ces informations.
Pour toutes ces raisons, j’ai voté pour.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Au cours des dernières années, des progrès significatifs ont été faits en matière de lutte contre la consommation de tabac.
En effet, la consommation de tabac représente un risque significatif pour la santé publique. Il est donc vital que l’Union européenne et les États membres proposent des mesures pour sauvegarder la santé publique.
Ainsi, l’obligation d’imprimer sur chaque paquet de cigarettes une mise en garde représentant au moins 30% des faces principales de l’emballage en est un exemple récent et bien documenté.
Néanmoins, il est universellement reconnu qu’il est nécessaire d’en faire plus et c’est dans ce but que cette Convention-cadre a été élaborée.
Bien que je condamne l’excès de zèle et les exemples de comportement excessif jusqu’à l’absurde qui ont été révélés, j’admets que dans certains lieux les personnes doivent être protégées contre la fumée de tabac. En conséquence, j’approuve les mesures visant à interdire la vente de tabac aux mineurs, le renforcement de la coopération entre États membres et les recommandations concernant la publicité, d’autant que celles-ci ne sont pas contraignantes.
Bien que le rapport ait reçu l’avis favorable des commissions impliquées et même si l’adoption de la Convention-cadre de l’organisation mondiale de la santé n’entraînera qu’un impact financier minime et ne changera pas les actes juridiques existants, je maintiens les réserves exprimées pendant la procédure parlementaire, notamment en ce qui concerne le respect du principe de subsidiarité. En conséquence, je me suis abstenu.
Ribeiro e Castro (UEN ),
- La directive 2001/113/CE concerne l’harmonisation de l’étiquetage des confitures, gelées et marmelades de fruits, ainsi que de la crème de marrons, destinées à la consommation humaine. Chaque produit est défini séparément et son contenu spécifié séparément.
Étant donné que dans certaines régions d’Autriche le terme "marmelade" recouvre traditionnellement une signification plus large que celle utilisée jusqu’ici dans la directive, la proposition a pour but d’amender la version allemande de la directive, pour inclure cette correction et éviter d’autres malentendus sémantiques potentiels.
Je pense que cette proposition rectifie une anomalie très spécifique et que, par ailleurs, elle concerne aussi deux valeurs plus importantes qui devraient être des sujets prioritaires de l’agenda européen, à savoir le respect des traditions et des coutumes et le multilinguisme. Je pense que négliger cet objectif conduirait l’Europe à subir un "effet d’entonnoir", qu’elle serait victime d’une force gravitationnelle l’attirant vers un centre coupé des réalités locales.
Par souci de clarté, j’ai voté pour.
De Rossa (PSE ),
.- Je souhaite manifester officiellement mon soutien à ce rapport et, en particulier, à la décharge pour l’exercice 2002 octroyée à la Fondation européenne pour l’amélioration des conditions de vie et de travail (C5-0631/2003 - 2003/2241(DEC)).
La Fondation est un organe tripartite de l’Union européenne qui a été institué en 1975 pour contribuer à la planification et à l’établissement de meilleures conditions de vie et de travail. Elle est située à Dublin et je suis fier d’acclamer les excellents projets de recherche et de développement qu’elle réalise afin de fournir une analyse et des données destinées à l’information et au soutien de l’élaboration de la politique de l’UE en matière de conditions de vie et de travail.
La Fondation a grandement contribué au travail de ceux d’entre nous qui ont un intérêt particulier pour la réalisation des objectifs de Lisbonne concernant davantage d’emplois de meilleure qualité. Elle a soutenu l’engagement constructif des partenaires sociaux à développer des pratiques de travail équitables reconnaissant la valeur réelle des travailleurs comme décideurs clés.
Figueiredo (GUE/NGL ),
- Par ce rapport, le Parlement donne décharge à la Commission sur l’exécution du budget de la Communauté européenne du charbon et de l’acier (CECA) pour l’exercice se clôturant au 23 juillet 2002. Nous n’avons pas d’objections à ce sujet.
À la suite de l’expiration du traité CECA, le système et les procédures juridique propres à la CECA ont immédiatement été abolis et son conseil consultatif dissous. Toutefois, en 2002, la CECA a continué de financer, à partir de son budget opérationnel, des aides à la réadaptation en faveur de travailleurs (35 millions d’euros) et des aides à la recherche (72 millions d’euros), et le volet social charbonnier (programme RECHAR, 21 millions d’euros).
À la lumière de la crise du secteur du charbon et de l’acier et des coûts économiques et sociaux de la restructuration engagée au cours des dernières décennies, la liquidation de la CECA - indépendamment des critiques qu’elle pourrait susciter - a laissé un vide qui doit être comblé, au niveau de la Communauté également, et que le nouveau Fonds de recherche du charbon et de l’acier ne remplit pas. Compte tenu de l’importance qu’il y a à investir dans la recherche dans ces secteurs, il est essentiel que nous prenions en considération les mesures qui pourraient être prises au niveau communautaire pour soutenir ces secteurs en conservant, entre autres, certaines des mesures sociales de l’ancien traité CECA pendant une période à définir.
Queiró (UEN ),
. - Le point saillant de ce rapport est que, au cours des quinze dernières années, la Communauté européenne du charbon et de l’acier (CECA) a versé, pour la recherche appliquée, rien que dans le secteur sidérurgique, quelque 800 millions d’euros à des entreprises et à des instituts, sans avoir reçu, en règle générale, sa part contractuelle des bénéfices provenant des brevets ainsi rendus possibles. La Commission doit donc faire valoir, par le biais d’une procédure d’enregistrement des brevets et par d’autres mesures appropriées, son droit à sa part des bénéfices provenant du financement de la recherche.
Je salue également l’issue positive des négociations avec les pays adhérents sur les conditions de leur participation au nouveau Fonds de recherche du charbon et de l’acier - les contributions, fixées en fonction du volume des ressources minières, ayant été échelonnées pour tenir compte de la situation économique des différents pays.
Nous avalisons la position du rapporteur et, en conséquence, nous avons voté pour. Nous voudrions aussi nous joindre au rapporteur pour féliciter, une fois encore, tous ceux qui ont créé et développé la Communauté européenne du charbon et de l’acier et qui ont ainsi apporté une contribution significative à l’unification de l’Europe.
Dehousse (PSE ).
- Monsieur le Président, différents amendements méritaient la considération, mais tout amendement aurait conduit à une procédure de conciliation qui aurait risqué assurément une remise en cause fondamentale et aurait par ailleurs assuré des retards non moins importants. C’est la raison pour laquelle je n’ai apporté mon soutien à aucun amendement, mais ce n’est pas le cas du projet de liaison entre l’Italie et la Sicile, que j’ai appuyé.
Musumeci (UEN ).
- Monsieur le Président, en tant que député européen de Sicile, je voudrais exprimer ma satisfaction et mon appréciation et remercier les collègues qui ont voté comme moi pour l’amendement ce matin, ce qui montre que finalement le bon sens a prévalu face à la volonté du Conseil européen.
Il ne fait aujourd’hui aucun doute qu’une écrasante majorité du Parlement a achevé la procédure en deuxième lecture en acceptant la position commune. Naturellement, nous avons été une fois encore attristés par la tentative du groupe des verts/alliance libre européenne, suivi dans cette action par le groupe confédéral de la gauche unitaire européenne/gauche verte nordique et par quelques députés italiens de l’aile gauche des démocrates, de faire échouer le projet de pont du détroit de Messine, sur la route transeuropéenne de Berlin à Palerme, au moyen d’un amendement qui n’a heureusement obtenu qu’une cinquantaine de voix.
Si cet amendement avait été adopté, non seulement cela aurait eu un effet très fortement négatif, comme cela a été mentionné à l’issue de la procédure, mais le gouvernement italien - qui a déjà lancé la procédure de commencement de construction du pont - n’aurait pas reçu la contribution de 10% de fonds communautaires, comme prévu par le Traité. Bien plus encore qu’à la somme impliquée, il faut évidemment songer à la signification politique qu’un tel vote aurait eue.
La position contraire adoptée par ceux qui sont défavorables au pont sur le détroit, semble toutefois - si je puis dire - fallacieuse dès le départ et surtout contraire aux intérêts légitimes de la Sicile et de l’Italie méridionale. Nous ne pouvons espérer le développement de ces régions d’Europe du Sud et ensuite leur dénier le droit de disposer d’une infrastructure essentielle.
Il est évident que la construction de ce pont ne résoudra pas tous les problèmes associés à la détérioration de la situation socio-économique de la Sicile, mais elle permettra d’achever enfin la mise en œuvre des réseaux routiers et ferroviaires transeuropéens et à notre île de jouer un rôle plus compétitif dans la zone de libre-échange prévue pour 2010.
Marques (PPE-DE ),
. - Je voudrais féliciter M. Bradbourn pour son excellent rapport sur la proposition amendée de décision du Parlement européen et du Conseil modifiant la décision no 1692/96/CE sur les orientations communautaires pour le développement du réseau transeuropéen de transport. Je salue ce rapport, notamment en ce qui concerne la stratégie de relance du réseau transeuropéen de transport, qui est l’une des principales clés du fonctionnement harmonieux du marché intérieur.
Je soutiens chaleureusement l’appel de M. Bradbourn visant à ce que le Parlement soit impliqué dans l’exécution et le contrôle des projets relatifs au développement de réseau transeuropéen de transport.
Je soutiens également la requête présentée à l’article 3(2) de la proposition révisée de la Commission, selon laquelle les aéroports régionaux devraient faire l’objet d’une mention spéciale, parce qu’ils jouent aussi un rôle réellement vital dans le développement du réseau transeuropéen de transport.
Meijer (GUE/NGL ),
. - En première lecture, lors du débat du 10 mars, j’ai déclaré que je rejetais ce plan. Or voilà qu’en deuxième lecture, sans vote sur l’ensemble, une liste excessivement longue d’autoroutes, aéroports, ponts et tunnels est imposée à l’UE comme une obligation d’investissement. Cela signifie un appel à long terme au cofinancement et permettra aussi, probablement, d’échapper à l’obligation d’effectuer des évaluations de l’impact environnemental. Ce paquet révèle également le désir de continuer à négliger le bon réseau ferré d’Europe orientale en construisant dans cette région un grand nombre d’autoroutes. Je conteste l’idée, propagée par l’Italie du gouvernement Berlusconi, que les recettes fiscales doivent être dépensées principalement en infrastructures et autres grands travaux publics au lieu d’être consacrées au service public, à la protection environnementale et à la sécurité sociale. Un débat sérieux à ce sujet n’est plus possible aujourd’hui à cause du manque de temps. Mon groupe s’emploie à faire envoyer les projets de pont sur le détroit de Messine aux oubliettes, parce que ce pont sera inutilisable à cause des tremblements de terre et des rafales de vent, superflu à cause des lacunes de connexion avec le réseau ferré, et parce que sa construction sert principalement les intérêts de la mafia. En outre, je soutiens tous les amendements des Verts. Le rejet de tous ces amendements reviendrait à accabler l’Europe d’une lourde charge et à agresser inutilement l’environnement pendant de nombreuses années.
Ribeiro (GUE/NGL ),
. - Lors de la dernière période de session parlementaire, des représentants du comité d’entreprise du groupeBombardier, une société spécialisée dans la fabrication de matériel roulant pour le secteur des chemins de fer, ont présenté aux députés de cette Assemblée les détails de leur situation et exprimé leurs préoccupations concernant la fermeture imminente de six unités dans l’UE, ce qui entraînerait la perte de savoir-faire de haut niveau, d’expérience et de capacité technologique dans la construction de ce type d’équipement. Nous considérons que la Commission et les États membres portent la responsabilité du démantèlement de ce secteur crucial et de la mise au chômage de milliers de travailleurs. Rien qu’au Portugal, cette situation a conduit à la perte de 550 emplois directs et de près de 1 000 autres emplois dans les entreprises sous-traitantes.
Si la future priorité du développement du réseau transeuropéen de transport consiste à réduire l’importance du transport routier au profit du transport ferroviaire principalement, nous aurons besoin de quantités croissantes de nouveaux équipements et de matériel roulant; c’est là que l’argument de Bombardier - à savoir un manque de commandes - pour justifier les mesures qu’il a annoncées ne tient pas. Si certains aspects de la proposition en discussion méritent d’être critiqués, nous devons exprimer notre soutien en ce qui concerne les engagements proposés en faveur de moyens de transport alternatifs moins préjudiciables à l’environnement, tels que le transport ferroviaire. Ceci n’est pas un cas isolé et des mesures spéciales doivent être prises pour protéger ce secteur clé de l’industrie européenne.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Contrairement aux Fonds, qui sont généralement des instruments à grande échelle d’une importance vitale, LIFE constitue une source de financement axée spécifiquement sur les actions visant à protéger la nature et l’environnement. De telles actions sont conçues pour promouvoir la diffusion des pratiques, développer l’innovation et montrer comment les compétences et l’expérience peuvent être utilisées ailleurs; elles facilitent également l’application de la politique et de la législation communautaires dans le domaine de l’environnement. Cet instrument contribue à la mise en œuvre des directives communautaires "oiseaux"(79/409/CEE) et "habitats" (92/43/CEE) et, en particulier, à l’établissement du réseau européen NATURA 2000, qui pour objet la gestion et la conservation in situ des plus importantes espèces de faune, de flore et d’habitats dans l’UE, en créant, par exemple, des "sites" spéciaux de conservation.
Life III expire le 31 décembre 2004. La présente proposition vise à proroger l’instrument existant afin d’en garantir la continuité en attendant qu’une nouvelle approche soit définie en vue des nouvelles perspectives financières au-delà de 2006.
Naturellement, j’ai voté pour.
Toutefois, j’espère que les conclusions du groupe "Article 8", (directive habitats) sont prises en considération, notamment le fait que l’actuel financement du réseau NATURA 2000 au moyen de l’instrument LIFE-Nature (47% du total des fonds du programme LIFE) est nettement insuffisant; que l’application du processus est exagérément bureaucratique; et que le programme Life-Nature doit être substantiellement renforcé, et dans...
Thyssen (PPE-DE ),
. - Cet après-midi, cette Assemblée a adopté à une large majorité la prorogation, pour une période de deux ans, du programme LIFE. Cette prorogation garantira la continuité politique en attendant qu’une nouvelle approche soit définie en vue des nouvelles perspectives financières.
Lors de la première discussion sur la prorogation du programme LIFE, la Cour des comptes a déclaré à la commission de l’environnement, de la santé publique et de la politique des consommateurs qu’un audit avait été effectué dans huit États membres. Ceux-ci ont apparemment révélé que, lorsque des entités privées utilisent une aide européenne pour acheter des sites et en faire des réserves naturelles, il n’y a pas suffisamment de garanties que ces sites continueront à être correctement gérés une fois expirée la période de subvention. Toutefois, la Cour n’a pas été en mesure de nous donner d’exemple précis.
La suggestion de la Cour des comptes d’exclure, par conséquent, les entités privées des subventions de l’UE pour acheter des réserves naturelles n’a pu obtenir le soutien de cette Assemblée, et je pense que c’est une très bonne chose. Naturellement, la Cour des comptes est habilitée à nous faire des suggestions. Nous ne pouvons absolument pas tolérer les abus, mais cela ne veut pas dire que les entités privées qui fonctionnent correctement doivent être pénalisées.
Nous ne pouvons et nous ne devons pas abandonner les milliers de bénévoles de l’Union européenne qui se consacrent de manière désintéressée à la gestion de réserves naturelles. Au contraire, nous devons les encourager, et non les décourager. Je suis particulièrement heureux d’avoir pu contribuer à garantir que les organisations environnementales qui fonctionnent correctement pourront continuer, à l’avenir, à obtenir une aide européenne pour acheter des sites de réserves naturelles.
Banotti (PPE-DE ),
. - J’ai voté à contrecœur pour ce rapport. Il n’est pas parfait et des preuves existent déjà que de telles données ont été communiquées par inadvertance à des tiers.
Je reconnais pleinement le droit de tout pays à protéger et à préserver sa sécurité. Nous assistons ici à une lutte de cultures et l’opportunisme a triomphé.
De Rossa (PSE ),
.- J’ai, à nouveau, voté pour empêcher qu’une quantité inacceptable de données concernant des passagers ne soit transmise aux autorités américaines, sans que ces dernières n’offrent, en aucune manière, la garantie d’une protection adéquate à l’égard des libertés civiles des passagers européens.
Tout en respectant pleinement la nécessité d’un niveau de vigilance le plus élevé possible vis-à-vis du terrorisme, les terroristes auront gagné si nous sacrifions les libertés civiles et les droits de l’homme sous le prétexte d’assurer la sécurité.
Je suis très déçu que l’Irlande ait voté en faveur de ce projet d’accord, donnant ainsi le feu vert aux intrusions injustifiées dans la vie privée des passagers irlandais.
La Commission doit simplement garantir que le texte de son projet d’accord est modifié afin de protéger les droits relatifs à la protection des données concernant les citoyens européens. Les passagers irlandais et européens méritent de savoir que leurs libertés civiles fondamentales ne seront pas sacrifiées sur l’autel de la lutte contre le terrorisme.
Figueiredo (GUE/NGL ),
. - À la suite des précédentes prises de positions, le Parlement n’a pas approuvé la conclusion d’un accord avec les États-Unis sur le transfert de données relatives à des passagers européens dans le cadre de la soi-disant "lutte contre le terrorisme". À ce jour, la seule chose que le Parlement ait approuvée a été de renvoyer le processus devant la Cour de justice européenne en vue d’une décision.
La proposition de la Commission et la proposition subséquente de décision du Conseil permettait "aux autorités publiques américaines d’accéder librement aux bases de données PNR situées sur le territoire communautaire", ce qui "revient à laisser celles-ci exercer un pouvoir souverain sur ce territoire".
Cet accord déclarerait "applicable sur le territoire et pour les citoyens de l’Union européenne la réglementation américaine en la matière" et transférerait "au niveau européen le pouvoir discrétionnaire des États membres d’autoriser (...) l’usage à des fins sécuritaires de données recueillies à l’origine à des fins commerciales et créerait (...) une obligation légale pour les compagnies aériennes européennes de livrer accès à ces données".
En ce qui concerne la sauvegarde des droits, des libertés et des garanties des citoyens, "le projet d’accord ne définit aucunement l’étendue et les limitations de ces droits mais se réfère uniquement à une décision unilatérale de la Commission qui, elle-même, se réfère à quelques engagements unilatéraux de l’administration américaine , lesquels renvoient finalement à la réglementation des États-Unis, actuelle ou future".
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - Le sujet considéré concernait le rapport Boogerd-Quaak sur l’accord entre l’UE et les États-Unis relatif au transfert de données PNR par des transporteurs aériens au bureau des douanes et de la protection des frontières du ministère américain de la sécurité intérieure (A5-0271/2004). Compte tenu du fait que cette consultation a été approuvée, ce rapport doit maintenant être voté.
Étant donné la menace terroriste croissante, il est aujourd’hui amplement justifié de conclure des accords de cette nature. Cela devrait être une mesure fondamentale de coopération entre pays, et la bloquer ne sert qu’à faire perdurer l’absence de réponse ferme de l’UE à la menace terroriste. Contrairement au rapporteur, j’estime que signer un tel accord est compatible avec le traité sur la Communauté européenne et ne viole pas la législation européenne sur la protection des données. Je soutiens pleinement les arguments que le commissaire Patten a fait valoir.
Plutôt que de bloquer la mise en œuvre de mesures telles que celles-ci, le Parlement devrait œuvrer pour que les transporteurs dont les avions volent dans l’espace aérien de l’UE soient tenus de se conformer à des obligations de cette nature, afin de garantir la sécurité de chacun d’entre nous.
Comme je désapprouve entièrement, tant du point de vue politique que technique, toute recommandation au Conseil de ne pas conclure cet accord avec les États-Unis, j’ai voté contre la proposition de demander l’avis de la Cour de justice, que je considère comme une tactique déshonorante d’atermoiement et un nouvel obstacle placé sur la voie d’un accord qui est nécessaire à notre sécurité et à notre liberté.
Coelho (PPE-DE ),
. - Il est essentiel que l’Union européenne adopte des mesures cohérentes pour améliorer l’efficacité dans la zone de sécurité frontalière, sans empiéter sur les compétences des États membres.
Je souscris à cette proposition de règlement visant à établir l’obligation, pour les autorités compétentes des États membres, de procéder au compostage systématique des documents de voyage des ressortissants de pays tiers au moment où ils franchissent les frontières extérieures de l’UE. Cette mesure répondra à la nécessité de pouvoir contrôler la date à laquelle un ressortissant d’un pays tiers a franchi la frontière extérieure et permettra de vérifier combien de temps un ressortissant de pays tiers a passé sur le territoire de l’UE et si une personne est, ou non, en situation illégale.
La refonte du manuel commun relatif aux frontières extérieures sera une tâche extrêmement complexe et son adoption prendra donc un temps considérable. Cette proposition a pour but d’éliminer les disparités qui existent actuellement entre les différents États membres et toute ambiguïté pouvant apparaître concernant les dispositions du manuel au cours de sa refonte.
Ceci représentera un pas en avant dans le resserrement du contrôle des frontières extérieures et renforcera la confiance mutuelle entre États membres dans la zone de contrôle frontalier. Ces frontières étant communes, la négligence d’un État en matière de sécurité se répercutera inévitablement dans tous les autres États membres.
Queiró (UEN ),
. - Les dispositions de l’acquis de Schengen prévoient qu’en cas de court séjour, les ressortissants de pays tiers qui entrent sur le territoire des États membres légalement et qui satisfont aux conditions nécessaires à cette fin ont le droit de rester dans l’espace Schengen pendant une durée maximale de trois mois à compter de la première date d’entrée. Ceci implique, en conséquence, la nécessité de contrôler la date à laquelle un ressortissant de pays tiers a franchi la frontière extérieure, afin de calculer la durée totale de séjour et de vérifier que la personne est en situation légale.
Le manuel commun relatif aux frontières extérieures prévoit que les documents de voyage doivent être compostés et que les contrôles aux frontières terrestres feront l’objet d’assouplissements en raison de circonstances exceptionnelles et imprévues provoquant une intensité du trafic telle qu’elle rend excessifs les délais d’attente. L’ambiguïté de cette disposition a conduit à l’adoption de procédures qui diffèrent d’un État membre à l’autre, et ceci devrait être évité.
En conséquence, et dans la perspective de l’élargissement, nous avons accepté la position de Mme Angelilli, selon laquelle ceci devrait être un premier pas vers l’harmonisation ultérieure de procédures telles que le compostage des documents de voyage des ressortissants de pays tiers lorsqu’ils quittent "l’espace Schengen".
Ribeiro e Castro (UEN ),
- Les dispositions de l’acquis de Schengen prévoient qu’en cas de court séjour, les ressortissants de pays tiers qui entrent sur le territoire des États membres légalement et qui satisfont aux conditions nécessaires à cette fin ont le droit de rester dans l’espace Schengen pendant une durée maximale de trois mois à compter de la première date d’entrée. L’ambiguïté de cette disposition a conduit à l’adoption de procédures qui diffèrent d’un État membre à l’autre. Il y a eu de nombreux cas de ressortissants de pays tiers entrés dans "l’espace Schengen" légalement mais dont les documents de voyage ne portent pas de cachet d’entrée, ce qui augmente la difficulté d’effectuer les contrôles, lesquels sont de plus en plus nécessaires dans le contexte des nouveaux défis posés par le terrorisme international. En conséquence, le dernier Conseil "justice et affaires intérieures" de la Présidence italienne a adopté des conclusions sur la présentation de propositions concernant le compostage systématique des documents de voyage des ressortissants de pays tiers, dans la perspective de l’élargissement de l’UE. Cette proposition représente un pas en avant vers cet objectif.
Le manuel commun relatif aux frontières extérieures prévoit que les documents de voyage doivent être compostés et que les contrôles aux frontières terrestres feront l’objet d’assouplissements en raison de circonstances exceptionnelles et imprévues provoquant une intensité du trafic telle qu’elle rend excessifs les délais d’attente.
J’applaudis à la qualité de ce travail, dont nous espérons qu’il...
Coelho (PPE-DE ),
- L’Observatoire européen des drogues et des toxicomanies (OEDT) a réalisé un excellent travail qui a permis d’améliorer les connaissances en matière de drogues et de toxicomanies, en fournissant des données et des informations comparables et surtout en contrôlant et en identifiant les substances dangereuses qui apparaissent sur le marché et en proposant que celles-ci soient interdites.
Pour des raisons de clarté et d’ouverture, il est logique de réviser le règlement établissant l’OEDT, notamment pour l’adapter à l’élargissement de l’UE et pour étendre son mandat aux toxicomanies polymédicamenteuses qui impliquent des substances légales et illégales.
Toutefois, je ne peux accepter la proposition de confier des tâches d’évaluation à l’OEDT. L’idée sous-jacente est que l’Observatoire ne devrait pas se contenter de collecter des données mais qu’il devrait aussi évaluer les politiques et stratégies nationales, ainsi que les tendances de la consommation de drogues. Ceci conférerait à une agence des pouvoirs qui appartiennent actuellement aux États membres.
L’Observatoire devrait être investi de la tâche de fournir des informations générales, autrement dit de collecter, analyser et diffuser des données sur tous les aspects du phénomène des drogues et des toxicomanies, ce qui permettra à la Communauté et à ses États membres d’avoir un aperçu global du phénomène des drogues et des toxicomanies. Cette tâche ne devrait pas porter préjudice à la répartition des pouvoirs entre la Communauté et ses États membres en ce qui concerne les dispositions législatives en matière d’offre et de demande de drogue.
Lang (NI ),
.- Comme d’habitude, vous ne nous avez pas écoutés et, comme d’habitude, nous avions raison! Lors de la création de cet Observatoire européen des drogues et des toxicomanies en 1995, les élus du Front national avaient dénoncé ici même, devant cette Assemblée, l’inutilité de cet organisme et prédit son échec. Près de dix ans plus tard, les résultats sont en effet pitoyables: dysfonctionnement du conseil d’administration, du réseau de collecte et d’analyse d’informations, de la diffusion des données, non évaluation des différentes politiques menées en matière de drogue. Les rapports annuels et les données statistiques s’entassent, mais les problèmes se sont accrus.
La France est devenue le pays d’Europe où les adolescents de 16 ans fument le plus de cannabis. Véritable épidémie, la consommation de drogue touche aujourd’hui toutes les catégories sociales et tous les âges.
Le rapporteur propose donc une refonte du fonctionnement et des missions de cet observatoire. Mais la solution n’est pas dans l’accumulation de comités Théodule, ni dans la communautarisation des politiques de lutte antidrogue. Il est temps de comprendre que la consommation de drogue augmente de façon exponentielle avec la tolérance et que seules des politiques nationales basées sur une tolérance zéro à l’égard de la drogue pourront rendre leur avenir aux jeunes.
Ribeiro e Castro (UEN ),
- La lutte contre les drogues et les toxicomanies a toujours été une priorité pour l’Union européenne et elle a été prise en compte dans ses autres politiques, notamment au cours de la dernière décennie.
C’est pourquoi le Conseil veut porter ce combat sur un nouveau plan, comme indiqué dans sa proposition de règlement.
Il est cependant apparu clairement que les nombreux amendements déposés sur de multiples points de ce rapport portent atteinte à ce but fondamental.
Si je conviens, d’une part, que l’extension des pouvoirs de l’Observatoire est apparemment une mesure à laquelle il faut souscrire, d’autre part je ne peux accepter les amendements réclamant que le PE soit représenté par deux députés au sein du conseil de direction et que le nombre d’instruments d’évaluation soit augmenté.
Je pense que les actions proposées dans le rapport, en particulier celles proposées par la commission de l’environnement, de la santé publique et de la politique des consommateurs du Parlement, ne représentent pas la meilleure approche à adopter.
Je n’ai pas pu voter en faveur de ce rapport.
À la place, je voudrais suggérer que l’Union européenne, l’Observatoire européen ainsi que les États membres, en coopération ou individuellement, combinent leurs efforts pour assumer des tâches qui aboutiront, non à un gaspillage de ressources, mais à des mesures qui conduiront vraiment à la prévention. Nous avons besoin de mesures nous permettant de combattre efficacement le trafic de drogues et les toxicomanies.
Berthu (NI ),
.- J’ai refusé de voter la décharge sur l’exécution du budget 2002 de la Commission en raison d’obscurités persistantes sur des affaires comme Eurostat. Déjà en janvier dernier, le Parlement européen avait regretté d’avoir accordé la décharge sur l’exercice 2001 sans être en possession de toutes les informations pertinentes. Je ne voulais pas être pris au même piège pour 2002.
Par ailleurs, la résolution qui accompagne la décision de décharge comporte de nombreux points contestables. Par exemple, elle affirme au paragraphe 4 que les États membres ont une position subordonnée en matière de gestion des fonds communautaires, ce qui est inexact, dans la mesure où ils tiennent les cordons de la bourse et où les contribuables nationaux sont bien les payeurs. Je pense au contraire que les États devraient exiger de pouvoir exercer eux-mêmes un meilleur contrôle.
Autre exemple: aux paragraphes 115 et suivants, le Parlement européen souhaite la création d’un impôt européen, en mentionnant comme premier objectif de "garantir l’indépendance financière de l’UE à l’égard des contributions nationales soumises aux décisions des parlements nationaux". On ne peut pas avouer plus clairement que l’impôt européen permettrait à l’Union d’échapper aux contrôles nationaux et de financer ses dépenses comme elle veut.
Figueiredo (GUE/NGL ),
- La procédure de décharge pour l’exercice 2002 a été marquée par l’affaire Eurostat et par la réforme en cours de la Commission. Nous faisons des réserves substantielles sur ces deux sujets.
Malgré les scandales récents et à la lumière des affaires qui ont entraîné la chute de la Commission en 1999, il semble que les réformes administratives annoncées ne soient qu’un simple replâtrage. La "culture administrative", comme on dit, n’a toujours pas changé, comme le prouve l’affaire Eurostat. Il faut des mesures pour empêcher la dissimulation d’informations vitales. Des progrès doivent être faits en matière de maintien de la prestation des services en interne, et surtout d’amendement du règlement financier de sorte que la Commission soit automatiquement tenue d’exiger un rapport complet sur les propriétaires d’une entreprise qui soumissionne à un appel d’offres de la Commission, ainsi qu’en termes de gestion financière.
L’affaire Eurostat met également en lumière la nécessité de réexaminer la chaîne des responsabilités au sein de la Commission et les relations qui existent entre les divers acteurs clés et les commissaires. Ceci confirme que "il était erroné de concentrer les compétences en matière d’établissement du budget, de tenue des comptes et de lutte contre la fraude entre les mains d’un même membre de la Commission".
Au niveau sectoriel, je voudrais aussi exprimer mon désaccord avec le paragraphe 115, qui suggère une future taxe européenne en remplacement des contributions nationales des États membres au budget communautaire, et avec le paragraphe 182, qui soutient la règle N+2 pour les fonds structurels.
Ribeiro e Castro (UEN ),
- Les très bons résultats des sixième, septième et huitième Fonds européens de développement (FED) devraient nous encourager à persévérer dans cet aspect extrêmement important de l’action de l’Union européenne: faire preuve d’une réelle solidarité à l’égard des régions les plus défavorisées du monde, en soutenant des réformes macroéconomiques ou sectorielles.
Je souscris à la suggestion que les États ACP (Afrique, Caraïbes, Pacifique) en particulier devraient convenir d’introduire un programme pluriannuel de création et/ou de renforcement d’une institution suprême d’audit avant qu’un soutien budgétaire ne puisse leur être accordé. La crédibilité et l’efficacité du FED reposent largement sur la transparence de ces fonds et sur la preuve, en amont et en aval, qu’ils sont adéquatement utilisés. En outre, ceci permettra de faire une comparaison plus fiable avec les propres perspectives financières de l’UE.
Enfin, j’approuve l’évaluation de la commission du contrôle budgétaire, qui met en lumière le fait que, en dehors de la signification politique de la budgétisation, des avantages considérables relatifs à la gestion budgétaire peuvent être tirés de l’intégration du FED au budget général de l’Union européenne; par exemple, une mise en œuvre plus efficace grâce à la possibilité d’harmoniser les procédures actuelles, un plus grand degré de flexibilité dans la mise en œuvre, une plus grande transparence concernant l’aide communautaire totale et la possibilité d’éviter les complications actuelles des mesures transitionnelles entre les FED.
J’ai voté pour.
Dehousse (PSE ).
-Quoique élu par la population des régions belges de Wallonie et de Bruxelles, Monsieur le Président, j’ai apporté comme toujours mon soutien au maintien des activités du Parlement européen à Strasbourg. Mon appui provient de ma conviction que la présence du Parlement européen à Strasbourg, malgré le passage des années et en dépit même des élargissements présents ou à venir, conserve une valeur symbolique considérable.
On croit trop facilement que les blessures anciennes ont disparu parce qu’elles ne sont plus mentionnées. L’histoire devrait au contraire nous mettre en garde contre la capacité du passé de refaire surface, et parfois brutalement, quand on s’y attend le moins. C’est pourquoi tout le monde en Europe, et d’abord la jeunesse, a besoin que soit maintenue la présence de la démocratie européenne dans la capitale de l’Alsace.
Berthu (NI ),
.- J’ai voté en faveur du rapport van Hulten sur la décharge à donner pour l’exécution du budget 2002 du Parlement européen, car il donne de bonnes orientations concernant notamment la transparence des indemnités des députés, du type de celles que nous avons toujours défendues.
Au passage, on enregistre ici la déroute de la stratégie du Parlement européen, qui depuis plusieurs années liait la réforme du régime indemnitaire à l’adoption par le Conseil d’un statut hyper-fédéraliste des députés européens. Mais à l’approche des élections, le Conseil a bloqué la réforme du statut, et le Parlement européen se trouve obligé d’admettre que celle des indemnités peut bien être effectuée indépendamment.
Par ailleurs, le rapport initial contenait des passages très regrettables qui aboutissaient à remettre en cause la localisation de Strasbourg comme siège officiel du Parlement européen. Heureusement, ils ont été supprimés par le vote. Strasbourg est en effet le symbole de la réconciliation franco-allemande, et il doit demain devenir le symbole de la réconciliation de l’Europe tout entière. De plus, il serait malsain de concentrer toutes les institutions à Bruxelles, qui serait alors trop tenté de se présenter comme un district fédéral européen.
Flesch (ELDR ),
.- Que notre collègue, l’honorable M. van Hulten saisisse l’occasion de la décharge pour l’exercice 2002 pour plaider en faveur d’un lieu de travail unique pour le Parlement européen, à savoir Bruxelles, n’est pas pour me surprendre. Que, pour ce faire, il manie l’hypocrisie et procède à des affirmations factuellement inexactes est indigne de son intelligence.
Le paragraphe 69 de sa proposition de résolution induit en erreur. Il donne l’impression que les montants cités de 185 et 203 millions d’euros sont des surcoûts découlant du maintien de trois lieux de travail, alors qu’il s’agit de la totalité des coûts. Or, même un siège unique a un coût.
Le paragraphe 70 procède de l’amalgame et énonce des contre-vérités. Je laisse aux collègues français le soin de répondre aux attaques contre Strasbourg. Je proteste violemment contre les insinuations selon lesquelles il y aurait à Luxembourg des problèmes d’accès, des problèmes sanitaires ou des problèmes de sécurité. Cela procède de la mauvaise foi.
En conséquence, j’ai voté les amendements 16 à 20 du PPE visant à supprimer les paragraphes 69 à 73.
Goebbels et Poos (PSE ),
.- Être pour la décharge et néanmoins voter contre la résolution présentée par M. van Hulten est une démarche qui mérite des explications.
Même sous sa forme amendée, la résolution reste inacceptable: au lieu de se borner à l’exécution du budget de 2002, le rapporteur en a fait le fourre-tout de ses idées personnelles.
Tant les réflexions disparates sur le statut des députés que la proposition concernant les sièges du Parlement n’y ont pas leur place.
Cette dernière proposition ne constitue pas seulement une violation de l’article 284 du traité, mais exprime une vue étriquée du coût financier de la décentralisation. S’il est exact que la décentralisation a un prix, la concentration de toutes les institutions européennes à Bruxelles a aussi un coût financier et surtout politique. Dans une optique purement financière, voire calviniste, les éléments politiques sont insignifiants. Ils ne le sont pas, cependant, pour les électeurs.
Lulling (PPE-DE ),
.- Je n’ai pas adhéré à la campagne pour la réforme du PE qui voudrait le rendre plus efficace, transparent, responsable. Cette campagne, lancée par le député socialiste van Hulten, avait pour but de supprimer Strasbourg comme siège et Luxembourg comme lieu d’implantation.
Hypocritement, on demande aux députés européens et aux candidats aux élections européennes de "s’engager à une augmentation de l’efficacité en demandant de mettre fin à la dispersion des installations du Parlement européen (...) et en lui donnant un siège unique à Bruxelles".
J’ai finalement voté le rapport, les amendements de mon groupe ayant été acceptés. Autrement, je n’aurais pu le faire, car M. van Hulten a abusé de son rapport pour faire prendre position sur le siège du PE, ce qui n’est pas de notre compétence.
Un sondage effectué auprès des fonctionnaires à Strasbourg et Luxembourg montre que 95% se sont prononcés contre une mutation à Bruxelles. M. van Hulten ignore royalement les difficultés que ce projet créerait aux familles concernées, ainsi que le prix de cette , en argent et en productivité.
Je ne me laisse pas intimider par ces manœuvres et par ce chantage sous prétexte de restaurer la crédibilité du Parlement européen.
Meijer (GUE/NGL ),
- Hier, j’ai été l’un des signataires de l’appel aux candidats au PE pour la législature 2004-2009 à mettre fin aux dépenses excessives et au gaspillage d’argent résultant de la tenue des réunions dans deux villes différentes. Aujourd’hui, il est possible d’évaluer ce qu’a coûté ce système pour la législature parlementaire 1999-2004- qui touche à sa fin. Une proposition du groupe du parti populaire européen (démocrate-chrétien) et des démocrates européens de tenir toutes les périodes de sessions à Bruxelles a été rejetée à une majorité de 31 voix. Le coût de ce refus s’élève à 185 millions d’euros chaque année et passera à 203 millions d’euros après l’élargissement. La proposition de rembourser uniquement les frais de déplacement réels supportés n’était pas incluse dans le vote, car une proposition beaucoup vague a d’abord été adoptée au vu d’une étude sur les frais de déplacement. Mon groupe a présenté deux propositions visant à limiter le délai pendant lequel le registre des présences peut être signé. Le limiter aux périodes de sessions fixées a été rejeté par 99 voix pour et 355 contre, et l’abolition de l’option de signature les jours où il n’y a pas de période de session a été rejetée par 151 votes pour et 320 contre. Seule l’option récemment introduite relatives aux dépenses supplémentaires de taxi a été abandonnée, avec 351 votes pour et 146 contre. Pour le moment, le combat pour réduire les frais inutilement engagés par notre Parlement n’a donc obtenu qu’un résultat extrêmement médiocre. Dans ces circonstances, en particulier, c’est une bonne chose que le Conseil n’ait pas autorisé la récente augmentation des salaires.
Paulsen et Olle Schmidt (ELDR ),
- Nous considérons que le rapport de M. van Hulten est important. Nous regrettons néanmoins que l’appel à la cessation des activités parlementaires à Strasbourg n’ait pas été accepté.
Nous pensons que toutes les activités du Parlement européen devraient être transférées à Bruxelles. C’est pourquoi nous nous sommes abstenus à la fin du vote.
Queiró (UEN ),
- La raison pour laquelle j’ai voté contre ce rapport se retrouve dans les votes par appel nominal sur le statut des députés et sur le maintien de Strasbourg comme siège du Parlement.
En ce qui concerne le premier sujet, bien que j’approuve beaucoup des amendements qui ont été déposés, je pense qu’ils n’ont un sens que s’ils sont intégrés à un futur statut des députés, comme le rapporteur le reconnaît dans une certaine mesure dans son exposé des motifs. Rien ne garantit que ce statut entrera en vigueur, contrairement à ce que je souhaiterais - un désir que j’ai exprimé clairement lors de précédents votes. En fait, il a même été rejeté récemment par le Conseil.
Concernant le maintien du siège du Parlement à Strasbourg, je réalise parfaitement que tout changement de la situation actuelle exigera parallèlement une modification des Traités. Néanmoins, il n’y a pas de raison que je n’exprime pas ma position sur ce sujet, qui n’a rien à voir avec le fait d’avoir moins de considération pour la France ou les Français. Ce que cela révèle, c’est mon opposition de principe à une regrettable duplication de coûts, sans avantage visible ni pour la qualité des travaux du Parlement, ni pour les conditions de travail de ses députés et de son personnel.
Raschhofer (NI ),
- Au nom des députés du parti autrichien de la liberté, je souhaite expliquer notre vote sur le rapport van Hulten. Nous avons voté pour l’amendement 40, parce que nous plaidons pour une nouvelle décision du Bureau visant à éliminer toute échappatoire permettant d’ajouter des indemnités de déplacement et des paiements d’heures supplémentaires. Nous demandons par conséquent que la décision du Bureau du 8 mai 2003 soit révisée pour permettre le remboursement des coûts réellement supportés. Nous avons voté contre l’amendement 1, déposé par le groupe pour l’Europe des démocraties et des différences, parce que nous pensons qu’il pourrait être interprété de manière à faciliter le maintien de la décision du 28 mai 2003 sur les coûts, avec ses indemnités forfaitaires.
Lors du vote final, nous avons cependant voté contre le rapport, parce qu’il omet de traiter de questions telles que la demande d’un seul lieu de réunion pour le Parlement européen ou l’abolition des indemnités du vendredi à Strasbourg. Ayant examiné toutes ces questions, je tiens à souligner que nous avons soutenu chaleureusement la décision de rembourser uniquement les frais de déplacement réellement supportés, bien que je regrette, en même temps, que de nombreux amendements n’aient pas pu être pris en compte.
Ribeiro (GUE/NGL ),
- Je soutiens ce rapport pour déclarer que, comme il fallait s’y attendre, il n’y a pas de consensus sur le statut des députés, une question que j’ai suivie avec un intérêt particulier, en tant que député de ce Parlement et en ma qualité de questeur entre 1994 et 1999.
Je pense que c’est une question politique et je voudrais déclarer catégoriquement que les indemnités et les frais des députés doivent être basés sur la situation économique et sociale de l’État membre dans lequel ils sont élus parce que, une fois élus, ils siègent dans ce Parlement pour représenter leurs communautés - en tout cas c’est l’une des raisons de leur présence ici.
Sacrédeus (PPE-DE ),
- J’ai voté en faveur des amendements, aux fins des effets suivants: 1) que le Parlement européen soit autorisé à décider lui-même de la localisation de son siège (adopté par 275 voix contre 223 et 16 abstentions); 2) que le Parlement européen ait un seul lieu de travail au lieu de trois (Bruxelles, Strasbourg et Luxembourg) comme aujourd’hui (adopté par 271 voix contre 223 et 21 abstentions), parce que cette division de son travail entraîne un coût supplémentaire de 185 millions d’euros par an (environ 1 750 millions de couronnes suédoises) qui passera à 203 millions d’euros (environ 1 850 millions de couronnes suédoises) après l’élargissement; 3) que le remboursement des dépenses soit révisé (adopté par 380 voix contre 119); 4) que le remboursement des dépenses soit basé sur le principe du remboursement des frais réels (ceci ayant été partiellement pris en compte dans l’amendement 40 et adopté par 336 voix contre 138 et 28 abstentions); 5) que les frais de taxis ne soient pas remboursés séparément mais qu’ils soient inclus dans le remboursement général des frais (adopté par 351 voix contre 146 et 18 abstentions).
Santos (PSE ),
. - J’ai voté contre le rapport van Hulten parce que le rapporteur a saisi l’opportunité offerte par l’évaluation de la mise en œuvre des comptes du Parlement pour présenter, hors contexte, ses opinions politiques personnelles sur le système de paiements aux députés du Parlement et sur la localisation du siège du Parlement.
Ces sujets, qui provoquent une profonde fracture au sein du Parlement, ne doivent donc pas être considérés isolément (ce qui est le cas actuellement), beaucoup moins à la fin d’une législature et, apparemment, comme une conséquence d’un intérêt personnel particulier et d’une pression inappropriée des médias, dont la seule intention est de nuire à la légitimité des prochaines élections.
Le rapporteur a échoué, cette fois, à bien servir la cause européenne et ne devrait donc pas recevoir l’approbation du Parlement européen.
Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Karlsson, Sandberg-Fries et Theorin (PSE ),
- Nous ne voulons pas que la Commission dépose une proposition visant à changer les systèmes nationaux d’actionnariat. Nous avons choisi de voter contre la formulation qui appelle la Commission à mettre en œuvre le principe "une action, une voix", parce que ceci n’est pas conforme au principe de subsidiarité. Une telle proposition serait lourde de conséquences pour les modèles de propriété dans un bon nombre d’États membres.
Les différents systèmes nationaux de droit des sociétés doivent être respectés. Nous ne pouvons pas approuver cette formulation visant à faciliter la libre circulation des travailleurs, parce qu’elle ne tient pas compte des aspects syndicaux et qu’elle n’exige pas, parallèlement, que les sociétés acceptent leur responsabilité sociale. L’accroissement de la libre circulation sur le marché européen du travail est une bonne chose, mais nous ne pouvons accepter que la flexibilité soit obtenue aux dépens des travailleurs.
Andreasen, Busk, Jensen, Riis-Jørgensen et Sørensen (ELDR ),
- L’introduction du principe "une action, une voix" dans toutes les législations risque d’entraîner un effet rétroactif de la législation et un changement de l’actuel droit de propriété, donc d’aboutir à des cas d’expropriation.
Nous pensons au contraire que le marché doit lui-même doit définir les formes de propriété qu’il souhaite récompenser. Pour ces raisons, nous n’avons pas pu approuver l’introduction dans la législation du principe "une action, une voix" en tant que principe général.
Arvidsson, Cederschiöld, Grönfeldt Bergman, Stenmarck et Wachtmeister (PPE-DE ),
- Nous avons voté aujourd’hui contre ce rapport, notre justification étant la suivante:
Un accord sur les offres publiques d’achat (relatif aux acquisitions de société) a été conclu récemment. Les institutions de l’UE devraient s’en tenir à ce qui a été convenu lors de ces négociations. Les propositions du présent rapport s’écartent de cet accord. Un tel comportement pourrait aboutir au fait qu’il deviendra plus difficile à l’avenir de conclure des accords, si les institutions ne les respectent pas. En conséquence, nous pensons que les points concernant la pondération des droits de vote et les différentes formes de mesures défensives n’auraient pas dû être inclus dans le rapport.
Lorsque les aspects du droit des sociétés qui bénéficient de l’harmonisation sont modifiés par la législation européenne, le principe de subsidiarité doit être respecté et la gouvernance centralisée des entreprises doit autant que possible être évitée. L’on ne doit jamais porter atteinte à la liberté de conclure des accords de la manière proposée.
Nous approuvons particulièrement les initiatives commerciales et industrielles visant à augmenter la transparence et la vérification approfondie de l’administration et du reporting, et nous espérons que ces principes influenceront le futur développement de l’Europe dans ce domaine.
Beysen (NI ),
. - Je me suis abstenu aujourd’hui de voter sur la proposition de directive relative aux pratiques commerciales déloyales. Je me suis abstenu non parce que je m’oppose par principe à ce type de législation, mais parce que c’est l’énième compromis qui a été présenté concernant le marché intérieur. Quatre années après le sommet de Lisbonne, je constate que peu de progrès ont été réalisés. Tous les jours ce Parlement plaide en faveur de la stratégie de Lisbonne, mais quand l’occasion se présente vraiment d’opter pour l’achèvement du marché intérieur au moyen de la reconnaissance mutuelle et éventuellement d’une harmonisation maximale, il se dérobe. Toute discussion sur les consommateurs déchaîne les passions. Divers amendements offrent effectivement une protection aux consommateurs, ce qui est une bonne chose en soi, mais d’un autre côté ils ne tiennent pas compte des coûts que cela induit pour les milieux d’affaires. À mon avis, le juste équilibre n’a pas été trouvé dans le présent projet de directive.
De Rossa (PSE ),
.- J’ai la grande satisfaction de soutenir ce rapport qui améliore de manière significative la proposition de la Commission visant à harmoniser la protection des consommateurs contre les pratiques commerciales déloyales.
Bien que je sois en faveur des propositions de la Commission en matière de gouvernement d’entreprise, ses objectifs politiques clés devraient inclure des références à la promotion du développement durable, à la justice environnementale et au commerce équitable. Elles devraient également accorder une importance plus grande à l’association d’autres parties concernées, telles que les travailleurs, les consommateurs et les représentants des collectivités.
Des structures et des pratiques correctes d’information et de consultation des travailleurs constituent une partie nécessaire du gouvernement d’entreprise et du droit des sociétés européens. Par ailleurs, toutes les directives européennes sur le droit des sociétés devraient prévoir des obligations d’informer et de consulter les représentants du personnel lorsque des décisions importantes pour le maintien de sociétés et d’emplois sont en jeu.
En conséquence, le Forum européen du gouvernement d’entreprise que la Commission propose de convoquer devrait être représentatif de tous les intérêts et syndicats. La société civile devrait, en outre, y participer aussi.
Figueiredo (GUE/NGL ),
. - À la suite des grands scandales financiers qui ont éclaté dans le monde, comme les affaires Enron et Parmalat, et étant donné leur nature systémique, la Commission cherche à montrer qu’elle a travaillé sur le sujet en vue d’améliorer la transparence des sociétés, autrement dit leur "gouvernance" (qui s’avère être la manière dont elles sont gouvernées) et leur sens de la "responsabilité sociale".
L’on pourrait dire que cela revient à fermer la porte de l’écurie une fois que le cheval s’est sauvé, mais une fois mis de côté les déclarations d’intention et les appels à la bonne volonté des milieux d’affaires, tout ce qui reste de ce rapport n’est que de la propagande, parce que les buts sont tout à fait différents. Ces buts sont les suivants: restaurer la confiance du public - notamment dans les marchés financiers; assouplir les règlements pour faciliter la restructuration transfrontalière des sociétés dans l’Union européenne; augmenter la compétitivité des sociétés et améliorer la protection des actionnaires et des créanciers.
Par conséquent, nous sommes mécontents qu’au lieu de se concentrer sur la question des relations entre actionnaires et gestionnaires - entre propriété et contrôle - la Commission n’ait pas attaché plus d’importance à une protection efficace des travailleurs, à leur participation et à celle des organisations qui les représentent dans le processus de prise de décisions sur la vie de leurs entreprises. Le fait est que ces salariés ont moins de droits que les créanciers et qu’ils devraient avoir non seulement des droits minimums d’être informés et consultés, mais également un droit de participation active, avec droit de veto, aux décisions qui sont importantes pour la pérennité de l’entreprise et des emplois.
Queiró (UEN ),
. - J’ai voté pour ce rapport, parce que les règlements européens sur le droit des sociétés et la gouvernance d’entreprise doivent être modernisés. Ce qui est en jeu, ce sont les principaux objectifs politiques (renforcer les droits des actionnaires et protéger les tiers, améliorer l’efficacité et la compétitivité des entreprises, etc.) qui doivent sous-tendre toutes les actions nécessaires dans ce domaine au niveau européen. Celles-ci incluent un plan d’action classant par ordre de priorité les diverses mesures considérées comme nécessaires à court, moyen et long terme. En élaborant ce plan d’action, une attention spéciale doit être accordée, toutefois, à la nécessité de respecter une série de critères d’orientation, spécifiquement les principes de subsidiarité et de proportionnalité et un degré de flexibilité dans la mise en application du plan. En outre, le plan d’action est un élément important pour la création, dans une Europe élargie, d’un marché de capitaux transparent et sain, notamment à la lumière des récents événements survenus au Japon, puis aux États-Unis et en Europe - l’affaire Parmalat, pour être précis. Un tel marché nécessitera d’autres mesures utiles pour favoriser une gestion financière saine, de manière à prévenir des scandales similaires et les conséquences économiques et sociales qu’ils entraînent.
Ribeiro e Castro (UEN ),
. - J’ai voté pour ce rapport, dans lequel la Commission plaide pour la mise à jour du cadre réglementaire européen de droit des sociétés et de gouvernance d’entreprise, en proposant des mesures visant à accroître la compétitivité des entreprises en tant que composante essentielle de la croissance économique et de la création d’emplois, à améliorer la protection des actionnaires et des créanciers et à accroître la transparence des activités de l’entreprise.
Néanmoins, bien que j’approuve le rapport et que le rapporteur soit une socialiste, j’ai voté contre les amendements déposés à un stade ultérieur par le groupe socialiste.
Je n’accepte pas non plus le paragraphe 21 du texte original qui, usant de l’argument fallacieux que cela assurerait un traitement équitable pour tous les actionnaires, appelle la Commission à accepter le principe "une action, une voix".
Contrairement à ce qui est indiqué dans ce paragraphe, les termes de traitement équitable des actionnaires n’ont rien à voir avec le principe "une action, une voix".
En plus d’être une question qui concerne les organisations sociales, les règles liant la participation sociale des actionnaires au droit de vote sont des règles de proportionnalité qui respectent pleinement l’égalité.
Berthu (NI ).
- Monsieur le Président, le projet de plan de réunification de Chypre soutenu par la Commission tel qu’il vient d’être voté par le Parlement européen ne peut absolument pas nous convenir.
Pour parvenir à toute force à cet accord, il a été consenti à la Turquie des concessions difficilement admissibles. Alors qu’elle occupe illégalement le Nord de l’île et qu’elle a été condamnée par tout le monde au niveau international - il faut le rappeler, car on finirait par l’oublier -, on lui donne le droit de maintenir un régime contrôlé par son armée, 100000 colons qu’elle a installés au nord de Chypre et toutes sortes de restrictions à la liberté de circulation entre les deux parties, sans compter les entraves persistantes à la liberté religieuse.
Dans ces conditions, ce plan paraît n’avoir qu’un seul objectif: faire disparaître, même au prix des pires concessions, même sur le dos des Chypriotes grecs, un problème qui risquait de faire obstacle à l’entrée de la Turquie dans l’Union européenne. Ceux qui ont voté aujourd’hui la résolution favorable à ce plan se sont donc comportés comme des partisans objectifs de l’entrée de la Turquie.
Alyssandrakis (GUE/NGL ),
.- À l’heure où le Conseil de sécurité des Nations unies refuse de prendre position, l’UE et le Parlement européen appuient de tout leur poids le plan Annan, qui est contraignant pour la population et les forces politiques de Chypre.
La résolution adoptée fait insulte à la grandeur originelle du peuple chypriote en ce qu’elle invite les citoyens à "se montrer pleinement responsables, cohérents et attachés à leur statut de citoyens de l’Union européenne". Elle glorifie le plan Annan comme un brillant exemple pour la gestion de crises internationales de difficulté égale et prétend qu’il institue un système fédéral opérationnel de gouvernement commun. Bien entendu, elle ne souffle mot de l’invasion et de l’occupation turques, des bases britanniques et des puissances de cautionnement. La présence de troupes turques sur le territoire européen ne soulève aucun problème.
Un effet tout aussi dissuasif à l’égard du contenu de la résolution a été produit par la position de nombreux "amis" de Chypre, parmi lesquels le président Pat Cox, les commissaires Verheugen et Patten et plusieurs députés grecs. Le président a accusé les médias chypriotes d’exclusion alors que, parallèlement, il parlait sans retenue dans un entretien accordé à un journal chypriote du manque de courage et d’imagination des dirigeants chypriotes. Les commissaires se sont exprimés dans des termes inadmissibles, extrêmement désobligeants et insultants, tels des seigneurs emplis de dédain face à leurs sujets.
Le parti communiste grec soutien le peuple de Chypre, aussi bien les Chypriotes grecs que turcs, et condamne fermement toute forme de pression, de menace ou de contrainte.
Chountis (GUE/NGL ),
.- En donnant le ton au catalogue illimité de dangers et de pressions qui a été décrit aujourd’hui en séance plénière, M. Verheugen a adopté une position qui a suscité l’étonnement et la colère. Le commissaire a outrepassé les prérogatives que lui accorde sa fonction institutionnelle et la nécessité de respecter les droits démocratiques, dont la Commission est prétendument la gardienne. De telles positions ne devraient pas être adoptées alors que l’ensemble des acteurs grecs partagent l’opinion selon laquelle le peuple chypriote doit décider sans pression, en examinant sans précipitation les possibilités et les risques qui peuvent découler de chaque résultat du référendum.
Outre la viabilité et l’applicabilité de la solution proposée, des garanties sont indispensables pour la sécurité et la mise en œuvre des dispositions convenues. Une position de cet ordre au sein du Parlement exercerait un effet bénéfique pour façonner le terrain politique élémentaire. J’entends par là le soutien à la solution de la part d’une écrasante majorité de Chypriotes grecs et de Chypriotes turcs, de telle sorte que l’île puisse être unifiée et que les deux communautés puisse se réconcilier à l’intérieur d’une fédération unissant deux communautés dans deux régions.
Au lieu d’adopter une ligne de pression, la résolution aurait dû souligner clairement le respect du choix des Chypriotes, quel qu’il soit, et intégrer les amendements constructifs proposés par le groupe GUE/NGL et la coalition de M. Papayannakis afin d’assurer des engagements et des garanties sans ambiguïté. Après le rejet des amendements positifs, je n’ai pu adopter un tel texte et je me suis abstenu lors du vote final.
Figueiredo (GUE/NGL ),
. - Nous réaffirmons notre solidarité permanente avec le peuple chypriote dans sa lutte contre l’occupation militaire par la Turquie et dans son combat pour la réunification du pays.
Nous pensons qu’une question de principe et un impératif fondamental consistent à garantir que la décision souveraine de la population chypriote sur son présent et son avenir, qui appartient à la seule population chypriote, soit respectée. Une quelconque tentative d’immixtion, de chantage ou de pression ne peut être tolérée, en particulier sur le plan présenté le 31 mars par le Secrétaire général des Nations unies et qui sera soumis à un référendum le 24 avril. C’est la raison pour laquelle nous refusons fermement tout désir ou toute velléité de renégocier le traité d’adhésion de la République de Chypre à l’Union européenne, d’envisager l’adhésion de la Turquie à l’Union européenne alors que les critères dits de Copenhague ne sont absolument pas satisfaits ou de "légitimer" l’occupation par la Turquie d’une partie de Chypre.
Voilà qui explique notre vote contre la résolution, qui n’a même pas pris en considération les amendements déposés par notre groupe.
Korakas (GUE/NGL ),
. - Le plan Annan s’inscrit totalement en décalage par rapport aux résolutions des Nations unies. Il annule le crime de l’invasion et de l’occupation et il acquitte et récompense le conquérant en le proclamant garant. Il établit un État qui est unique dans les annales du droit international et qui n’est pas viable. Il existe fondamentalement deux États, dont les économies, le commerce, l’industrie, la politique agricole et la politique de l’emploi sont séparés.
Il suscite d’immenses problèmes en ce qui concerne le retour des réfugiés, l’indemnisation des biens immobiliers et la présence des colons. Il instaure une situation de tension permanente entre les deux communautés et laisse ainsi la porte ouverte à de nouvelles interventions, y compris militaires.
Le peuple chypriote est soumis à une pression inadmissible et aux pires formes de contrainte. Nous considérons que les déclarations prononcées aujourd’hui par M. Verheugen et d’autres et les menaces de "fin du monde" en cas de refus du plan Annan sont inacceptables.
Nous condamnons en particulier l’avertissement infâme et pitoyable qu’a adressé aux Chypriotes M. Verheugen en disant que, s’ils ne votent pas "oui", le nombre de troupes d’occupation et de colons sera doublé. Et il a été applaudi! C’est une honte! Nous sommes une UE "de paix", ainsi que l’a affirmé aujourd’hui M. Verheugen. Nous estimons inacceptable que les États-Unis et l’UE ne cessent de rappeler aux Chypriotes qu’il s’agit d’une occasion unique (pour qui exactement?).
Le parti communiste grec exprime à nouveau son soutien sans réserve à la population chypriote. L’unique solution acceptable consiste à appliquer les résolutions et les décisions au sommet des Nations unies sur une Chypre unie et indépendante, exempte de bases militaires et de troupes étrangères, une patrie fédérale commune à deux communautés et deux régions pour les Chypriotes turcs et les Chypriotes grecs, sans garants ou protecteurs étrangers.
Meijer (GUE/NGL ),
.- Les Chypriotes grecs demandent la réunification de leur île depuis quarante ans. La minorité turque du Nord ne pouvait l’accepter car elle craignait de devenir une minorité défavorisée dans son propre pays. À l’heure actuelle, une majorité de Chypriotes de langue turque sont probablement favorables à la réunification et à la réconciliation sur la base du plan du Secrétaire général des Nations unies. Ce plan propose un modèle d’État à la belge, une fédération de deux États fédéraux unilingues. Il semble à présent qu’une majorité de la population de langue grecque se prononcera contre ce plan le 24 avril parce qu’elle souhaite davantage de droits pour elle-même et moins pour la minorité turque. Elle souhaite appliquer la condition préalable unilatérale selon laquelle Chypre doit devenir un État unifié de langue grecque, où des Turcs sont autorisés à habiter à titre individuel. À cette allure, un accord ne pourra jamais être atteint entre les deux nations et la frontière matérielle de barbelés restera éternellement dressée. À l’instar de la plupart des groupes, le commissaire Verheugen se sent aujourd’hui trompé, et à juste titre. J’ai lancé une mise en garde à ce sujet dès le 5 septembre 2001, lorsque nous discutions du rapport Poos sur l’adhésion de Chypre à l’UE. Si dans un premier temps, seule la partie de langue grecque est admise dans l’UE, les Turcs pourraient être contraints de choisir entre la pauvreté en dehors de l’UE ou la soumission à l’intérieur de l’État membre européen de Chypre. Après l’échec du référendum, nous devrons rechercher un autre moyen de faire entrer la partie de langue turque dans l’UE si tel est son souhait.
Patakis (GUE/NGL ),
.- Juste après Helsinki, le parti communiste grec a affirmé que la procédure d’intégration de Chypre dans l’UE était utilisée comme un levier pour instaurer un partage définitif de Chypre. Je le remarque afin de souligner que la marche des événements a été prescrite à partir du moment où la résolution du problème chypriote est devenue expéditive et orientée dans l’intérêt de l’UE plutôt que du peuple chypriote.
Comment en effet les résultats de l’invasion turque de 1974 et de l’occupation pourraient-ils être inversés alors que l’UE n’a jamais abordé le problème chypriote en tant que tel et n’a jamais énoncé le retrait de l’occupation de Chypre comme une condition préalable à l’intégration de la Turquie? Comment une solution équitable pourrait-elle être élaborée avec la participation de l’UE et des États-Unis alors que les événements de 1974 sont désormais monnaie courante de la part des puissances impérialistes en Yougoslavie, en Afghanistan, en Irak et en Palestine? Comment le Secrétaire général des Nations unies pourrait-il exprimer une position différente de la coalition internationale des puissances, autrement dit, le nouvel ordre impérialiste?
Il n’y a donc aucun paradoxe à ce que le plan Annan foule aux pieds les résolutions précédentes des Nations unies et les accords entre les deux communautés en instaurant un État singulier, appelé confédération, unique dans les annales du droit international et partagé sous un protectorat étranger.
Le parti communiste grec exprime sa solidarité sans réserve à la population chypriote tout entière. Nous vous appelons à faire de même et à mettre un terme à cette contrainte flagrante.
Sacrédeus (PPE-DE ),
- J’ai voté contre la résolution (adoptée par 422 voix contre 30 et 47 abstentions) avant le référendum du 24 avril à Chypre parce que le Parlement européen contribuerait ainsi à l’occupation turque de la partie Nord de l’île.
La résolution soutient clairement le plan Annan. Le Parlement européen faisait constamment référence auparavant aux résolutions des Nations unies sur Chypre en exigeant que l’occupation prenne fin et que la scission du pays se termine.
Les forces d’occupation ont aujourd’hui été allégées, mais elles se préparent à rester en place pour une période impossible à déterminer. La Turquie conserve le droit de mener une intervention unilatérale, et l’occupation se poursuit, même si elle est réduite de 37% à 28,5% du territoire de l’île.
Un certain nombre de réfugiés chypriotes grecs sont autorisés à regagner leurs maisons occupées. D’autres se voient offrir une indemnisation financière sous la forme d’obligations qui pourront être rachetées, à un prix inconnu, dans 20 à 25 ans.
Chypre n’est pas autorisée à contribuer à la politique européenne de sécurité et de défense, et à la soutenir, sur son territoire sans l’accord du gouvernement grec. Chypre ne sera pas dans la pratique un État membre de l’UE à part entière.
Les citoyens turcs bénéficient des mêmes droits d’entrée et de séjour à Chypre que les citoyens grecs. Chypre ne peut s’engager dans la coopération Schengen parce que l’ensemble de la population turque jouirait d’un plein accès à l’espace Schengen.
Les présidents chypriotes sont exhortés à saisir la Cour européenne des droits de l’homme pour que soient annulées toutes les décisions judiciaires par lesquelles les réfugiés chypriotes grecs ont reçu le droit de récupérer leurs biens dans la partie Nord de l’île.
Souchet (NI ),
.- Nous avons voté contre la résolution soutenant le plan Annan, dont le déséquilibre et l’inéquité sont flagrants et qui ne saurait donc constituer une base solide et durable pour le règlement de la question de Chypre. Cette résolution s’inscrit dans le droit fil des pressions et chantages exercés par la Commission sur les Chypriotes grecs, dont nous avons eu ce matin un nouvel échantillon avec l’intervention en plénière du commissaire Verheugen. Ces pressions prennent la forme à la fois d’une culpabilisation inadmissible de ceux qui oseraient voter contre le plan qu’on veut leur imposer et de promesses d’aides financières mirifiques en cas de vote conforme.
En réalité, la Commission ne poursuit qu’un seul objectif: blanchir la Turquie, en faisant oublier qu’elle est à l’origine de l’invasion de la partie nord de Chypre et qu’elle l’occupe toujours militairement. Qu’importe que ce soit au prix d’un accord qui piétine les droits des Chypriotes grecs! L’essentiel est que la Turquie, dont le gouvernement islamiste soutient naturellement le plan Annan, apparaisse comme un candidat respectable et digne d’entrer dans l’Union européenne. Ceux qui ont soutenu la résolution du Parlement européen ont donc clairement pris parti en faveur de l’entrée de la Turquie dans l’Union européenne.
Figueiredo (GUE/NGL ),
. - Ce rapport a pour objectif d’accélérer la création d’un espace unique de paiement en euros, avant 2010, et d’apporter ainsi une contribution supplémentaire à l’achèvement du marché intérieur. Au nom de la concurrence, la priorité est accordée aux intérêts des opérateurs économiques au détriment de la protection des consommateurs.
Il est intéressant de remarquer que le principal sujet de préoccupation du rapporteur réside dans l’efficacité du secteur des paiements, qui est jugée "insatisfaisante". Rien n’est dit toutefois sur les charges que doivent supporter les consommateurs, sur l’augmentation des tarifs et des commissions pour les opérations de services de paiement, notamment les transferts en espèces, qui a notamment été pratiquée dans le secteur bancaire après la mise en circulation de l’euro, qui a lourdement pénalisé les consommateurs et sur laquelle aucune étude sérieuse n’a été exécutée et aucune législation appropriée n’existe.
Le rapporteur se montre néanmoins extrêmement prompt à rejeter l’idée selon laquelle les prestataires de services de paiement devraient engager leur responsabilité en cas de conflits entre un commerçant et son client, l’idée d’introduire des plafonds pour les frais de liquidation des comptes bancaires et l’idée de limiter la responsabilité personnelle du client dans le cas de transactions effectuées sans autorisation. Il considère également que les obligations d’information des clients imposées aux opérateurs sont excessives. C’est pourquoi nous avons voté contre le rapport.
Nous sommes également réservés quant à la portée du futur cadre juridique relatif aux paiements nationaux, dès lors que les consommateurs ne devraient manifestement pas être contraints de supporter des conditions moins favorables qu’elles ne le sont à ce jour.
Ribeiro e Castro (UEN ),
- La nécessité d’approfondir et d’achever le marché intérieur exige que les services de paiement soient plus efficaces. L’introduction des billets et des pièces en euro au début 2002 a contribué à augmenter l’efficacité des paiements en espèces. Le lancement de nouveaux systèmes pour le secteur bancaire, tels que TARGET, a également rationalisé les virements transfrontaliers de montants importants, les consommateurs bénéficiant d’avantages visibles, en ce qu’une approche coordonnée a été adoptée à l’égard de la sécurité des transactions, ainsi que de l’efficacité et de la rapidité du système.
Les déficiences constatées dans le secteur pour les virements transfrontaliers de faibles montants sont apparemment liées à l’inadéquation du cadre juridique de niveau européen que la Commission se propose de présenter, bien que la structure de ce cadre, en particulier la forme et le nombre d’instruments juridiques, ne soit pas encore connue. Je me réjouis sur le fond de l’intention affichée par la Commission, même si je souscris à certaines observations du rapporteur, notamment lorsqu’il avertit que les initiatives réglementaires doivent être limitées au "cadre général" et à quelques domaines ponctuels, en laissant aux opérateurs économiques eux-mêmes une marge de manœuvre suffisante pour l’autorégulation.
De Rossa (PSE ),
.- C’est avec grande satisfaction que je soutiens ce rapport ainsi que la communication sur la PIP, qui vise à soutenir le développement durable en réduisant l’utilisation des ressources et l’impact négatif de l’évacuation des déchets, ainsi que l’impact sur l’environnement des produits tout au long de leur cycle de vie.
La Commission a lourdement insisté sur "une collaboration avec le marché". Une telle approche a des mérites évidents, mais elle ne sera couronnée de succès que dans un environnement où les "produits verts" bénéficient d’un prix favorable par rapport à d’autres produits. L’application du principe pollueur-payeur serait une étape clé dans cette direction.
J’espère que la Commission répondra à ce rapport et prendra les mesures d’urgence afin de présenter une directive-cadre pour la PIP fondée sur des principes et des objectifs clairement définis et comprenant les exigences spécifiques reprises dans ce rapport.
Ribeiro e Castro (UEN ),
- Cette communication de la Commission, qui fait suite à la consultation avec les parties intéressées, qui s’est tenue après l’approbation du (politique intégrée des produits), en février 2001, énonce les mesures que la Commission entend adopter afin de faire progresser la PIP à l’échelle européenne, dans le but de limiter l’incidence environnementale des produits tout au long de leur cycle de vie.
L’approche de la Commission en matière de PIP consiste à faire pression pour parvenir à un développement durable et, concrètement, à impliquer tous les acteurs concernés, tels que les participants des projets, les différents secteurs de l’industrie, les commerçants de détail et les consommateurs, à mettre en place un cadre économique et juridique approprié (achats plus respectueux de l’environnement dans les entreprises et promotion des labels écologiques) et à promouvoir la recherche (élaboration de projets pilotes consacrés à des produits spécifiques).
Ainsi que je l’ai répété à maintes reprises, l’industrie et les producteurs en Europe doivent prendre davantage conscience de l’importance d’une croissance économique réellement durable et de systèmes de production durables, ce qui implique le recyclage, le traitement des déchets, la protection de l’eau, etc., afin de répondre à la sensibilisation de plus en plus aiguë du public européen lui-même. Ce thème revêt une importance grandissante dans les politiques de l’Union et cette communication constitue un progrès dans cette direction. J’ai donc voté pour ce rapport.
Pex (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, ainsi que je l’ai déclaré au cours du débat d’hier, j’ai voté pour le rapport Sterckx parce qu’il est judicieux. Il procure toutefois aux citoyens européens un sentiment indu de sécurité. J’ai découvert hier que le plan de l’Agence européenne de sécurité maritime ne peut être mis en œuvre pour des raisons budgétaires. Cela signifie que, tant en termes de qualité que de quantité, les capacités sont insuffisantes pour garantir la sécurité des citoyens le long des côtes européennes.
Il en résulte que tout le travail que nous avons accompli a abouti à une conclusion décevante, en particulier parce que nous savons que certains États membres refusent de participer à l’instauration de sanctions pénales. En conséquence, les propositions que nous avons formulées ici manquent de substance, ce qui est profondément regrettable, mais ne m’a pas empêché de voter pour le rapport. Je soutiens toutefois qu’il faut définir clairement les responsabilités, et cette remarque doit donc être consignée dans le procès-verbal du Parlement.
Andersen, Bonde et Sandbæk (EDD ),
- Le Mouvement de juin a décidé aujourd’hui de voter pour le rapport sur le renforcement de la sécurité maritime car nous appuyons bien entendu tous les commentaires judicieux sur les préoccupations environnementales et la lutte contre la pollution pétrolière.
Il convient toutefois de souligner que le Mouvement de juin ne peut soutenir les idées relatives à un corps de garde-côtes européens. Les États membres doivent organiser eux-mêmes la surveillance de leurs eaux et de leurs côtes nationales. Aucun motif ne justifie que l’UE s’immisce dans cette matière.
De surcroît, le Mouvement de juin a décidé de ne voter ni pour, ni contre l’amendement 5 car nous ne pouvons soutenir un souhait de renforcement de l’harmonisation. En même temps, nous estimons toutefois indispensable de faire cesser l’exploitation impitoyable dont souffre l’équipage de nombreux navires.
Figueiredo (GUE/NGL ),
. - Nous sommes heureux que deux propositions importantes, qui ont été déposées une nouvelle fois en séance plénière, aient été adoptées.
- La première reconnaît que, pour assurer la sécurité maritime, les membres d’équipage doivent être qualifiés et bénéficier d’horaires et de conditions de travail convenables et d’une rémunération raisonnable et l’exploitation qui se pratique sur d’innombrables navires doit être éradiquée. C’est pourquoi la Commission est appelée à adopter des mesures législatives afin d’harmoniser et d’améliorer cette profession au niveau européen et à se rallier à cette idée sous les auspices de l’OMI.
- La seconde appuie l’action européenne destinée à bannir les pavillons de complaisance des eaux territoriales européennes.
Voilà qui explique notre vote favorable.
Hedkvist Petersen et Theorin (PSE ),
.- Nous fournissons cette explication de vote à propos des points suivants.
Point 13: nous nous réjouissons du resserrement de la coopération européenne entre les corps de garde-côtes nationaux lorsqu’il s’agit d’opérations communes, de planification et de développement des compétences. Nous ne pensons donc pas qu’il soit nécessaire de créer une nouvelle organisation parallèle sous la forme d’un corps de garde-côtes européens.
Point 17: nous sommes sceptiques quant au financement européen des lieux de refuge. Nous considérons que les pays qui ont assumé leurs responsabilités et financé des lieux de refuge le long de leurs côtes ne doivent -pas être forcés par la négligence d’autres États à instaurer des lieux de refuge.
Korakas (GUE/NGL ),
. - Le rapport de la commission temporaire constitue une énième tentative destinée à dissimuler la politique hostile à la main-d’œuvre dans la navigation et à désamorcer les réactions de la base et des mouvements de travailleurs face aux crimes maritimes, dans lesquels plusieurs dizaines de gens de mer périssent chaque année et qui ont de graves répercussions sur l’environnement.
L’allégation du rapport selon laquelle 80% des accidents sont imputables à l’erreur humaine est erronée, non scientifique et suspecte en ce qu’elle tente de couvrir la responsabilité des compagnies maritimes et des autorités gouvernementales en passant sous silence la dégradation de la formation navale et en taisant les conséquences d’une flotte obsolète, d’études déficientes, d’une composition inadéquate des équipages et de l’intensification du travail des gens de mer.
Les accidents peuvent être attribués directement au refus de responsabilité ambiant, tout spécialement dans les deuxièmes registres des États membres de l’UE et les navires battant pavillon de complaisance. Il a été démontré que les registres de navigation servent de mécanismes permettant de couvrir les infractions à la législation et de pérenniser l’absence de responsabilité des armateurs en délivrant des certificats qui, la plupart du temps, ne reflètent pas l’état réel du navire.
Les propositions de la Commission et du Parlement dissimulent les responsabilités et encouragent les pratiques des grandes compagnies maritimes et des monopoles côtiers et, sous prétexte de lutter contre le terrorisme, favorisent des mesures qui bafouent les droits démocratiques fondamentaux des gens de mer.
Nous exigeons la libération immédiate du capitaine du pétrolier et son rapatriement en Grèce.
Krivine (GUE/NGL ),
.Dix-huit personnes ont péri en janvier 2004 dans le naufrage du cargo Rocknes au large des côtes norvégiennes dans l’indifférence générale. Le transport maritime est toujours soumis aux lois des "voyous des mers" et l’Union européenne laisse faire! Trois ans après l’adoption des paquets législatifs "Erika", sept États membres (Italie, Grèce, Finlande, Belgique, Luxembourg, Autriche et Pays-Bas) n’ont toujours pas retranscrit dans leur législation nationale les décisions communautaires.
Il est urgent que l’on mette fin au système de la complaisance dans le transport maritime. Interdisons les pavillons de complaisance, à commencer par ceux de l’UE. Garantissons un haut niveau de formation et de rémunération aux gens de mer. Donnons-nous les moyens de faire appliquer les législations avec un renforcement du corps des inspecteurs ou la création d’un corps européen de garde-côtes. Enfin, faisons toute la lumière sur les responsabilités dans le naufrage du Prestige, notamment celles du gouvernement Aznar.
Avec l’intégration de Chypre et de Malte, l’UE sera la première puissance maritime mondiale. Elle aura la capacité de changer les règles de l’OMI dans un secteur soumis à la mondialisation capitaliste. Sans cette volonté, nous continuerons à constater, impuissants, les saccages humains, sociaux et environnementaux. Le rapport Sterckx est de ce point de vue largement insuffisant.
Marques (PPE-DE ),
- Je félicite M. Sterckx pour son rapport sur la sécurité maritime, que je soutiens pleinement.
Je partage les préoccupations sur la sécurité maritime exprimées par la commission temporaire sur le renforcement de la sécurité maritime et par le rapporteur lui-même, en rappelant à toutes les parties concernées que la sécurité maritime est un domaine qui requiert encore une attention politique substantielle et durable. Cela déterminera la qualité et la sécurité des bateaux navigant dans les eaux européennes et des bateaux européens à travers le monde, ainsi que la protection des côtes et du public européen.
J’appuie vigoureusement les mesures qui ont été adoptées dans ce domaine, en particulier l’interdiction dans les eaux européennes des pétroliers à simple coque transportant des fuels lourds et l’attribution de compétences supplémentaires à l’Agence européenne de sécurité maritime.
Je conclurai en répétant une formule que j’ai mentionnée à plusieurs occasions au cours de mon mandat: la sécurité est la responsabilité de chacun et requiert l’engagement de chacun!
Meijer (GUE/NGL ),
. - Le gouvernement espagnol, qui porte la responsabilité de la catastrophe du et du déversement de pétrole sur les côtes d’Espagne, de France et du Portugal, a aujourd’hui été balayé par l’électorat. Afin de parer à une éventuelle pollution pétrolière dans un port espagnol, il a été ordonné au capitaine de ce navire de s’éloigner des côtes et, finalement, de couler en pleine mer, ce qui a sensiblement aggravé la catastrophe. Sur les 77 000 tonnes de pétrole brut du chargement, 43 000 tonnes ont été récupérées et l’on estime que 14 000 tonnes sont encore à bord. Cela signifie que 20 000 tonnes ont disparu dans les flots et que les côtes de Galice resteront polluées pendant longtemps. Le rapport fustige à juste titre les Pays-Bas et la Belgique pour ce que ces pays ne considèrent apparemment pas comme une urgence l’application des contrôles de l’État du port et l’inspection des navires par les sociétés de classification. Des propositions ont été émises pour la désignation de lieux de refuge, une assurance obligatoire permettant de répercuter sur les propriétaires de navires les dommages et les coûts, l’utilisation de transpondeurs afin de tracer les conteneurs perdus et le respect plus rigoureux des dispositions existantes sur l’environnement et la sécurité; mon soutien leur est acquis. Il est regrettable que le corps de garde-côtes européens dont la création semble manifestement prévue ne soit pas uniquement destiné à la protection commune de l’environnement, à la sécurité et au respect des restrictions de pêche, mais qu’il soit également directement lié à la chasse aux immigrants et aux terroristes potentiels et à la construction d’un super-État européen.
Ribeiro e Castro (UEN ),
- Dans le sillage d’une résolution du PE de septembre 2003, inspirée par les catastrophes des pétroliers et , une commission temporaire a été spécialement constituée pour examiner les questions ayant trait à la sécurité maritime.
Cette commission a organisé plusieurs auditions d’experts et de dirigeants des pays de l’Union, qui l’ont aidée à acquérir une compréhension plus approfondie de la problématique. Ses activités touchent à leur fin, l’adoption d’une résolution en séance plénière devant synthétiser ses quelque six mois de fonctionnement.
Dès lors que certaines contributions se contredisaient mutuellement, cette commission temporaire n’a malheureusement pu clarifier pleinement les causes et les circonstances du naufrage du , un aspect qui figure également dans le rapport Sterckx.
Je partage les inquiétudes du rapporteur, notamment lorsqu’il met l’accent sur les moyens de renforcer la sécurité maritime et qu’il insiste sur différents points qui sont importants à mes yeux, tels que la nécessité que l’UE coopère avec les pays affectés par une catastrophe maritime, la publication de la liste noire de navires auxquels il doit être interdit de pénétrer dans les ports européens et l’élaboration d’un système de détection des navires transportant des marchandises dangereuses en mer.
Bien que la commission temporaire ait servi jusqu’à présent à défendre l’intérêt des institutions, des États membres et des autres organisations impliquées dans ce domaine, il appartient désormais à chacun de ces acteurs d’entendre ces inquiétudes et, surtout, de garder à l’esprit…
Souchet (NI ),
.Il était hors de question que nous puissions voter en faveur du rapport Sterckx, compte tenu de la condamnation qu’il comporte des mesures de Malaga arrêtées conjointement par la France et l’Espagne, pour le plus grand bénéfice de la sécurité maritime européenne, mais qui présentaient le défaut rédhibitoire, aux yeux de la majorité de ce Parlement, d’avoir pour origine une coopération entre États membres et non une procédure supranationale. Je m’étonne d’ailleurs que des députés français aient pu s’associer à la condamnation catégorique d’une initiative, prise par MM. Chirac et Aznar, qui renforce considérablement la sécurité de nos côtes, de nos populations maritimes, de nos pêcheurs.
Si nous nous sommes finalement abstenus sur le rapport Sterckx, c’est pour tenir compte de l’adoption d’un certain nombre d’amendements positifs qui en améliorent le texte, touchant notamment la nécessité de proscrire les pavillons de complaisance dans les eaux européennes et de prévoir, en cas de marée noire, une réparation intégrale des dommages par la chaîne des intervenants, dans le cadre d’une OMI dont la structure doit être profondément renouvelée.
Le Président.
- Le vote est à présent terminé.
(1)
Le Président.
- Chers collègues, au nom du Parlement européen, j’ai le grand plaisir d’accueillir parmi nous cet après-midi deux éminents représentants de l’initiative de Genève pour la paix au Moyen-Orient: l’ex-président de la Knesset, M. Avraham Burg, et l’ex-ministre de l’information de l’Autorité palestinienne, M. Yasser Abed Rabbo.
J’espère que les réunions auxquelles ils ont pris part hier et ce matin en présence de la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, des délégations pour les relations avec Israël et le Conseil législatif palestinien et des représentants des groupes politiques auront porté leurs fruits. Le vif intérêt manifesté par les députés au cours de ces réunions témoigne du soutien enthousiaste du Parlement européen en faveur de l’initiative de Genève.
Vous êtes sincèrement les bienvenus dans cette Assemblée. J’espère que vous comprendrez que l’assistance de cet après-midi est très clairsemée dans la mesure où nous venons à peine de voter il y a huit minutes. Selon moi, à l’heure qu’il est, tout le monde est passé à table.
Je vous remercie de votre venue.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle la reprise du débat sur les déclarations du Conseil et de la Commission relatives aux relations transatlantiques.
Boudjenah (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, je vous remercie, même si je regrette que M. Patten n’ait peut-être pas encore eu le temps de revenir en séance. À plusieurs reprises, j’ai eu comme d’autres à m’inquiéter vivement de l’unilatéralisme des États-Unis. La liste est longue, en matière de sécurité collective, de droits de l’homme, de développement ou de protection de l’environnement. Quel type de proposition est-il opportun de faire en matière de relations transatlantiques à quelques semaines du sommet de Dublin? Le meilleur "service" que l’Union pourrait rendre à ce partenariat ne serait-il pas de faire preuve d’esprit critique vis-à-vis des orientations américaines dans plusieurs domaines et surtout de prendre l’initiative dans différentes directions?
Je pense d’abord à la situation douloureuse au Moyen-Orient. M. Prodi a qualifié l’assassinat du chef du Hamas d’acte illégal et irresponsable. J’ai également entendu le Conseil à l’occasion du débat de ce matin - dont acte. Cependant, quelques jours à peine après le feu vert donné par Bush à la poursuite de la politique d’occupation et d’éclatement du territoire palestinien, quand l’Europe se décidera-t-elle à prendre les initiatives courageuses qui s’imposent et dont elle a les moyens: suspendre l’accord UE-Israël, exiger l’envoi d’une force de protection internationale, appeler à une conférence internationale qui pourrait s’appuyer notamment sur les protagonistes de l’accord de Genève?
En Irak, l’aveuglement de l’administration Bush qui entraîne des drames humains quotidiens, devrait amener l’Union européenne, là aussi, à beaucoup plus d’engagement pour qu’un véritable transfert de souveraineté garanti par l’ONU soit assuré au plus vite. L’esprit critique est de mise encore vis-à-vis du projet américain du grand Moyen-Orient, qui prétend imposer de l’extérieur une démocratie "en kit" qui garantirait surtout les intérêts économiques et stratégiques américains tels que Bush les définit. Enfin, l’impératif de lutte contre le terrorisme ne peut justifier une dérive sécuritaire discriminatoire. Aussi, je m’inquiète des déclarations du Conseil et de la Commission d’aujourd’hui, qui reviennent sur le rejet par le Parlement du transfert des données personnelles des passagers aériens.
À côté de mesures de sécurité évidemment indispensables, respectant l’État de droit, la réponse au terrorisme ne peut faire l’impasse sur les causes de celui-ci. Prendre l’initiative au sein du FMI ou de l’OMC en vue de la réduction des inégalités mondiales pourrait là encore être un apport européen utile.
Lagendijk (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, l’Europe et les États-Unis ont, bien entendu, beaucoup de choses en commun, et la nécessité d’un dialogue entre les deux va de soi, car aucun des deux ne peut résoudre les problèmes mondiaux à lui tout seul. Toutefois, qu’il n’y ait pas de malentendu: il s’agira d’un dialogue entre des partenaires qui ont des vues foncièrement différentes sur toute une série de thèmes essentiels, et j’aimerais citer quelques-uns d’entre eux.
Au cœur de la stratégie de sécurité européenne, il y a la prévention des conflits et l’intervention préventive. Ce qui caractérise essentiellement la stratégie de Bush, ce sont les agressions armées préventives. L’objectif de l’Union européenne est de consolider les Nations unies; celui des États-Unis est le multilatéralisme via les Nations unies, si possible, et si cela convient à Washington, et en dehors des Nations unies si cela ne lui convient pas. L’ambition de l’Union européenne consiste à mettre un coup d’arrêt à la diffusion des armes de destruction massive. Officiellement, c’est aussi la ligne adoptée par les États-Unis, mais en même temps, les régimes amis, y compris Israël en Palestine, sont protégés, tandis que les États-Unis eux-mêmes continuent à élaborer ce qu’on appelle des minibombes atomiques. L’Union européenne est favorable à une Cour pénale internationale en vue de renforcer le droit international. Les États-Unis déploient tous les efforts possibles pour rendre la vie aussi difficile que possible à la Cour pénale internationale.
L’Union européenne est une superpuissance civile, ou plutôt, elle pourrait l’être si elle se concentrait davantage sur l’amélioration de ses points forts, ou des ses points forts potentiels: la prévention des conflits, la consolidation de l’organisation multilatérale, le commerce - commerce équitable s’il n’en tenait qu’à mon groupe - et l’action militaire, sous l’égide des Nations unies, dans les seuls cas où cela s’avère inévitable.
En Iraq, les États-Unis ont appris de la plus dure des manières qu’ils ne pouvaient pas résoudre les problèmes des régimes dictatoriaux et du terrorisme sans l’aide des Nations unies et de l’Europe. Toutefois, qu’il n’y ait pas d’erreur: cette leçon vaut également pour l’Union européenne. C’est pourquoi le mieux à faire, pour l’Europe, est d’adopter la politique consistant à joindre ses forces à celles des États-Unis partout où cela est possible, mais cela ne doit pas nous empêcher de refuser de coopérer si ce comportement se révèle nécessaire. Non pas parce que certains acteurs politiques idéalistes le pensent, mais parce que nos citoyens attendent de l’Europe qu’elle parle d’une seule voix et agisse avec assurance, afin de contenir les États-Unis lorsqu’il y a lieu de le faire.
Belder (EDD ).
- Monsieur le Président, la situation de détresse en Iraq est plus aiguë que jamais. Cela m’a une nouvelle fois été rapporté lors d’un coup de téléphone que j’ai reçu de Bagdad lundi soir. Mon informateur irakien est directement impliqué - au ministère de l’Éducation, pas moins - dans la reconstruction de son pays natal, cette Mésopotamie si souvent dévastée qu’a été l’Iraq. Il s’est montré très dur dans ses critiques vis-à-vis des États-Unis et de l’Union européenne. Si les partenaires transatlantiques ne finissent pas par unir leurs forces avec détermination, économiquement et militairement, en vue d’un meilleur avenir pour l’Iraq, nous pourrions bien subir un retour de bâton. Que signifie dans la pratique cet appel urgent reçu de Bagdad?
Cela signifie que l’OTAN doit pacifier la Mésopotamie, de préférence sous le couvert d’un mandat de l’ONU, et qu’il doit y avoir un généreux plan Marshall afin de neutraliser la force d’attraction des groupes radicaux. Personnellement, je tiens à soutenir vivement cet appel au sein du Conseil et de la Commission. C’est la seule manière, pour l’Union européenne, de faire ses preuves en tant que partenaire solide des États-Unis. C’est la seule manière, pour les institutions européennes, de prouver qu’elles veulent assumer une responsabilité politique pour un monde qui semble mûr pour l’assaut des forces de terroristes infects, aux yeux desquels la vie humaine n’a aucune valeur, qu’il s’agisse de celle de compatriotes irakiens, de coreligionnaires, ou de la vie de citoyens espagnols. Selon la Bible, une maison divisée ne tient pas debout. Cela s’applique, à l’Union européenne elle-même.
Beysen (NI ).
- Monsieur le Président, depuis la guerre en Iraq, les relations transatlantiques se sont détériorées. Cette détérioration a entraîné beaucoup de tensions au sein de l’actuelle Union européenne. Il semble que ces tensions soient condamnées à subsister, très certainement, en tout cas, au début, à la suite de l’élargissement. C’est là une très triste conclusion, car je suis persuadé que l’Europe se trompe d’ennemi. Après tout, le débat ne doit pas porter sur la question de savoir comment l’Europe peut constituer un contrepoids à la puissance des États-Unis, mais sur la question de savoir comment nous pouvons lutter au mieux contre le terrorisme international. Je suis d’avis qu’on ne peut réellement s’attaquer au terrorisme qu’à travers la solidarité et l’action collective transatlantiques. C’est pourquoi les dirigeants politiques de l’Europe ont un rôle important à jouer. Plus spécifiquement, ce Parlement devrait souligner avec davantage de force tout ce que l’Europe a à perdre si ces tensions persistent et tout ce qu’elle a à gagner d’une véritable coopération avec les États-Unis. Sur ce message, je prends congé du Parlement européen.
Elles (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je tiens tout d’abord à remercier la présidence pour l’hospitalité dont elle a fait preuve en Irlande. En effet, l’événement fut mémorable, même si je ne savais pas que nous étions dans la circonscription de M. Roche. Il va de soi que nous avons été bien reçus et que l’hospitalité affichée a été remarquable. M. Roche, je vous remercie de tout cœur.
L’esprit de vos commentaires et de ceux du commissaire Patten démontre qu’en dépit des très grandes difficultés qui ont émaillé les relations transatlantiques au cours de ces derniers mois, nous pourrions accomplir beaucoup de choses lors du sommet UE/États-Unis si nous affichons le courage suffisant pour ce faire. Ces commentaires m’ont conforté dans l’espoir que nous réaliserons de réels progrès.
Premièrement, venons-en à l’étude commune - à laquelle vous avez fait référence, Monsieur le Commissaire - qui s’est penchée sur les questions économiques. Je me félicite vivement de cette initiative parce que si nous sommes en mesure d’examiner les obstacles restants au commerce, nous pourrons poursuivre l’objectif d’un marché transatlantique sans entrave. Peut-être pourriez-vous avoir le courage de dire qu’il faudra dix ans pour y parvenir. Ainsi, les communautés des deux parties seront véritablement encouragées à surmonter les obstacles restants.
Le second point, sans doute aussi important, réside dans le fait que nous devons envisager le cadre élargi des relations transatlantiques. Comme vous l’avez dit Monsieur le Commissaire, les thèmes à l’ordre du jour sont tellement nombreux: l’environnement, la politique étrangère, la politique industrielle et sociale, mais aussi, comme nous l’avons vu, les données des dossiers passagers. Il faut désormais un nouveau cadre pour prendre en compte le dialogue parlementaire et l’intégrer notamment au cadre élargi de la relation.
Je me félicite donc que vous souhaitiez procéder à un examen indépendant. J’espère que nos amis américains partageront aussi ce souhait, de sorte qu’au cours du sommet UE/États-Unis de l’an prochain, qui réunira les nouvelles administrations en place, nous serons à même d’ouvrir la voie à un cadre plus large, éventuellement un accord de partenariat, qui pourrait être conclu entre les deux parties d’ici 2007.
Je vous remercie pour vos commentaires. Je vous souhaite une bonne continuation, Monsieur le Président en exercice du Conseil, et espère que lorsque vous vous rendrez à Dublin, nous aurons une déclaration sur l’avenir des relations transatlantiques à laquelle pourront adhérer tant les Européens que les Américains.
Swoboda (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire Patten, si nous revenons sur le dernier débat et si nous le comparons à la situation à laquelle nous sommes aujourd’hui confrontés, force est de conclure, et je le déplore, que le gouffre qui sépare les États-Unis de l’Europe ne s’est pas réduit, c’est le moins que l’on puisse dire. Nous avions tous des espérances et attendions un changement, une amélioration au fil du temps. Dans notre rapport, notre déclaration, notre motion de résolution, je vois trois principaux thèmes politiques: le renforcement des Nations unies, la situation au Moyen-Orient et la lutte contre le terrorisme. En ce qui concerne chacun de ces trois thèmes - si on considère les faits avec réalisme, et non pas seulement avec optimisme - il existe des différences très importantes.
En ce qui concerne le renforcement des Nations unies, je ne vois pas de changement notable dans la politique américaine. Si nous voulons vraiment que les Nations unies s’impliquent maintenant davantage en Iraq, nous devrons faire très attention, car il devra alors s’agir des Nations unies au sens véritable, et non de Nations unies agissant en quelque sorte comme une extension des forces d’occupation dans ce pays. Dans cette éventualité, elles se trouveraient aspirées dans le même tourbillon de violence et de représailles que l’ont été les Américains.
Le fait est qu’il ne reste rien, dans la région elle-même, de l’initiative pour un nouveau Moyen-Orient annoncée à grand renfort de tambours. J’espère que nous pourrons nous joindre aux Américains pour descendre jusqu’à la racine des problèmes et concevoir une stratégie globale pour le Moyen-Orient, stratégie qui ne peut, assurément, se concentrer uniquement sur Israël et la Palestine.
Je pense aussi qu’il subsiste de sérieuses divergences dès qu’il s’agit de lutte antiterroriste. J’ai écouté aujourd’hui le Commissaire Patten - comme toujours, cela a été un plaisir - et je suis d’accord avec nombre de ses arguments. Il se trompe quant à mon vote, mais il a raison sur tant d’autres points... Nous devons faire très attention, et il se pourrait bien que nous devions aller jusqu’à l’extrême limite de ce qui est légalement faisable pour disposer d’une réelle défense contre le terrorisme, mais ce qui est essentiel, c’est que nous combattions ses causes, et il subsiste, comme par le passé, de grandes différences dans la manière dont l’Europe et les États-Unis envisagent de procéder.
Jonckheer (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, ce matin, en écoutant M. Patten, j’ai été impressionné par le fait qu’il déclare qu’au terme de ses cinq ans de mandat de commissaire, il considérait que la situation internationale était plus dangereuse qu’elle ne l’était il y a cinq ans. Je partage ce constat. Peut-être faudrait-il souligner davantage que nous ne le faisons dans cette résolution qu’une des composantes de cette dangerosité est la politique unilatérale et, surtout, la nouvelle doctrine américaine en matière d’unilatéralisme. Je pense que cet aspect fait grandement défaut dans la proposition de résolution. C’est la raison pour laquelle nous soutenons la plupart des amendements qui sont déposés.
Je vais prendre trois exemples extrêmement concrets d’attentes vis-à-vis de l’UE. Nous avons effectivement, en commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, entendu MM. Burg et Abed-Rabbo hier. Il y avait une demande très explicite pour que l’Union européenne et les ministres des affaires étrangères soutiennent, beaucoup plus fortement qu’ils ne l’ont fait jusqu’ici, l’initiative de Genève. Il y avait aussi une demande pour que l’Union européenne soit proactive dans le soutien d’organisations libres, placées sous contrôle international, en Palestine. Il faudrait que ces points soient clairement mentionnés dans notre projet de résolution.
Enfin, je voudrais aussi que l’Union européenne prenne davantage en considération des études internationales. On en a cité certaines. Il y a eu, cet été, un rapport publié sous l’égide de l’Organisation internationale du travail faisant des propositions concrètes relatives à la bonne gouvernance économique et aux règles en matière de mondialisation.
Si nous ne comprenons pas, comme nous l’avons dit souvent ici et comme le commissaire Patten le répète lui aussi souvent, que la lutte contre la pauvreté est un des éléments fondamentaux de la lutte contre le terrorisme, et si nous ne suivons pas les recommandations des rapports internationaux auxquels nous participons nous-mêmes, nous perdons toute crédibilité. C’est ce type de message qu’il faut également faire entendre à l’administration Bush.
Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, les États-Unis, avec à peine 3% de la population mondiale, sont capables de produire environ 30% des marchandises et des services dans le monde. La Chine, avec une population six fois supérieure et une superficie largement supérieure elle aussi, n’en produit que 3%. La Russie se situe maintenant derrière la Suisse en termes de produit intérieur brut. Ce que je veux dire par là, c’est que les États-Unis sont clairement en position d’hégémonie politique et militaire comme jamais encore ils ne l’avaient été.
Il est juste d’affirmer, cependant, que tous le mérite de ce résultat revient aux États-Unis, et à eux seuls. Je crois qu’il faut en conclure que si l’Europe souhaite réaliser tout son potentiel, elle doit le faire dans le cadre d’une coopération loyale avec les États-Unis. Cette coopération loyale ne veut pas dire que l’Europe doit émettre un chèque en blanc; l’Europe a ses propres positions vis-à-vis de la peine de mort, de la Cour pénale internationale, du Protocole de Kyoto, des lois extraterritoriales et de la politique commerciale.
Nous devons aussi garder présent à l’esprit que les relations entre l’Union européenne et les États-Unis se fondent sur des valeurs communes, sur une histoire partagée, et je crois qu’il importe que nous n’oubliions pas que le lien transatlantique est en quelque sorte inscrit dans le code génétique de l’Union européenne et dans une passion commune pour la liberté.
J’estime en outre qu’il est important de ne pas oublier qu’il existe un degré extraordinaire d’interdépendance dans les domaines économique et commercial. Les quatre cinquièmes des nouveaux investissements effectués en Europe aujourd’hui proviennent des États-Unis, et nous ne devons pas oublier non plus que les 15 États membres actuels de l’Union investissent davantage dans le Texas, l’État d’origine du Président Bush, que le Japon n’investit dans l’ensemble des 50 États américains.
Je tiens par conséquent à exprimer mon accord, Monsieur le Président, avec une phrase fort heureuse qu’a eue le Commissaire Patten, et dont je me sers souvent dans mes discours, à savoir que tout ce que nous autres, Européens, souhaitons réaliser, nous pourrons le réaliser beaucoup plus facilement si nous coopérons avec les États-Unis, et je suis certain que les États-Unis pourront eux aussi réaliser ce qu’ils voudront en coopérant avec nous.
Lucas (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, je tiens à soulever deux questions au cours de la minute qui m’est impartie. Premièrement, la proposition de lancer un marché transatlantique est une invention du , un groupement constitué de sociétés multinationales, de groupes de réflexion néolibéraux et d’hommes politiques de cette Assemblée. Cette idée n’a jamais fait l’objet d’un débat public digne de ce nom, alors qu’il s’agira du plus grand projet de dérégulation jamais entrepris. Nous ne pensons pas qu’elle soit dans l’intérêt des gens ordinaires.
En second lieu, je tiens à presser le Conseil de s’entretenir avec nos collègues américains sur la question irakienne et plus particulièrement sur le récent massacre perpétré à Fallouja - et je ne parle pas de massacre à la légère. Les images de la réaction des militaires américains au soulèvement de Fallouja ont choqué le monde. Alors que plus de 600 Irakiens ont été tués ou blessés ces deux dernières semaines par les opérations terrestres et les bombardements américains, les États membres de l’UE n’ont pas condamné ces actions militaires américaines. Peut-être acceptent-ils les apaisements du commandant des Marines américains, qui affirme que ses hommes sont "formés pour déployer une puissance de feu précise". Pourtant, plus de 350 des morts de Fallouja sont des femmes et des enfants. Au vu de l’usage injustifié et disproportionné de la force par les militaires américains et compte tenu du nombre élevé de décès au cours de ce siège, j’appelle le Conseil à soulever ses préoccupations en matière de droits de l’homme dans le cadre de ce dialogue transatlantique, ainsi qu’à l’institution d’une commission d’enquête sur les actions militaires américaines dans la région de Fallouja.
Collins (UEN ).
- Monsieur le Président, je tiens à féliciter le ministre Roche et le commissaire Patten pour leurs très brillantes interventions d’aujourd’hui, interventions qui devraient être lues attentivement par les députés de cette Assemblée, lesquels tireront grandement profit d’une telle lecture.
À présent, du côté du gouvernement américain, il faut qu’émerge une prise de conscience selon laquelle l’unilatéralisme ne constitue pas la voie à suivre si nous entendons régler les graves problèmes auxquels est confrontée la communauté internationale. Aujourd’hui, il ressort plus clairement que jamais que le gouvernement américain disposait d’un plan visant à débarrasser l’Irak de l’épouvantable dictature de Saddam Hussein, mais qu’il n’avait pas - et n’a toujours pas - de stratégie de retrait de l’Irak.
Il s’agit là de la source du problème politique auquel nous faisons face. Les systèmes multilatéraux sont plus efficaces et présentent une plus grande légitimité dans la mesure où ils garantissent le respect de l’état de droit dans les relations entre États. Un multilatéralisme efficace suppose de s’engager à travailler avec les autres pour s’attaquer aux racines du conflit, promouvoir les droits de l’homme et créer les mécanismes de résolution des différences par des moyens pacifiques. Un ordre international fondé sur des règles et des institutions internationales fortes, notamment les Nations unies, revêtent une importance fondamentale dans l’approche des problèmes internationaux.
Une coopération multilatérale serait profitable à tous et servirait plus particulièrement les intérêts des plus petits États, qui, dépourvus de force militaire, doivent s’appuyer sur une contribution à un système solide fondé sur des règles. S’agissant des traités et des accords de désarmement et de non-prolifération, nous avons accordé notre confiance au régime multilatéraliste.
La guerre en Irak a sans aucun doute froissé les relations entre bon nombre de pays de l’Union européenne et le gouvernement américain. À présent, la vraie question est de savoir comment nous pouvons rétablir au mieux les relations entre l’Union européenne et les États-Unis d’Amérique. Concernant les relations euro-américaines, nous devons garder à l’esprit le fait que ce qui nous réunit a bien plus de poids que ce qui nous divise, sans pour autant effacer nos différences. Nous avons nos différences sur le protocole de Kyoto, sur un certain nombre de questions commerciales, mais nous sommes mieux à même de défendre l’état de droit et la démocratie lorsque l’Union européenne et le gouvernement américain peuvent travailler ensemble plutôt que d’emprunter des directions différentes.
Morillon (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, la perspective du sommet États-Unis-Union européenne prévu à Dublin d’ici deux mois justifie le débat d’aujourd’hui avec, pour une fois, la nécessaire avance sur l’événement qui devrait le plus souvent possible être notre règle dans cet hémicycle.
Je suis heureux qu’à cette occasion, le projet de résolution préparé par le président de la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, Elmar Brok, fasse une large part aux questions de sécurité et de défense qui justifieraient, si c’était nécessaire, un resserrement du lien transatlantique, distendu à l’extrême à l’occasion de la crise irakienne.
À la veille de notre prochaine plénière qui verra se réaliser l’élargissement aujourd’hui décidé, il était utile de répéter ce que nous avons déjà exprimé en avril dernier à l’occasion du rapport d’initiative sur la politique de défense européenne, dont les conclusions ont été reprises par nos amis conventionnels et donneront lieu, je l’espère, à des décisions positives au terme des réflexions de la Conférence intergouvernementale.
Qu’avions-nous dit alors, Monsieur le président en exercice du Conseil, Monsieur le commissaire Patten? Nous avions dit qu’il était bon de répéter tout simplement qu’aujourd’hui, l’OTAN demeure une garantie fondamentale de la stabilité et de la sécurité transatlantique et que, pour cette raison, il convient de renforcer à la fois les capacités de l’OTAN et celles de l’Union européenne.
Soyons en effet conscients, mes chers collègues, que nous sommes, nous les Européens, en partie responsables de l’unilatéralisme que nous reprochons tant aux Américains, tout simplement parce que depuis des années, nous refusons de partager avec eux le fardeau de la défense de nos valeurs communes. C’est pourquoi je me félicite de l’engagement en ce sens récemment réaffirmé par notre Parlement et par la Convention.
Van Orden (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, bon nombre d’entre nous, en particulier de ce côté de l’Assemblée, souhaitent renforcer les liens avec les États-Unis. En ces temps périlleux, il est crucial que les démocraties se serrent les coudes et que les différences soient minimisées. Je suis encouragé par le grande nombre d’éléments positifs et constructifs de la résolution proposée et je me félicite particulièrement que la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense ait adopté mon amendement plaidant pour la mise en place d’un marché transatlantique unique d’ici 2015. Nous devons à présent veiller à muer cette aspiration en réalité.
Il est donc dommage qu’une résolution, bonne au demeurant, soit gâchée par certaines critiques à l’encontre des États-Unis ou par un thème sous-jacent ayant peu de rapport avec les relations transatlantiques et relevant davantage d’un courant obsessionnel favorable à une forme d’État européen.
À l’évidence, les partisans de l’intégration européenne ne perçoivent que deux interlocuteurs dans la relation transatlantique, les États-Unis et l’Union européenne. Leur ambition est également que l’UE représente les pays européens à l’OTAN et aux Nations unies. En effet, dans le projet contestable de Constitution européenne figure une exigence en vertu de laquelle le nouveau ministre des affaires étrangères de l’UE devrait représenter, dans certaines conditions, la position de l’Union au sein du Conseil de sécurité des nations unies.
En ma qualité de représentant britannique, je ne peux accepter que l’Union européenne nous représente dans nos rapports avec les États-Unis en matière de défense et de sécurité. Depuis plus de cinquante ans, l’OTAN a instauré un forum au sein duquel les nations d’Europe et d’Amérique du Nord ont débattu des grandes questions de sécurité de notre époque et ont convenu des actions nécessaires. Les difficultés surviennent lorsque d’autres institutions entrent en scène. Nous trompons nos citoyens et nos alliés en affirmant que le développement d’une capacité militaire autonome de l’UE est lié au renforcement de l’OTAN ou est motivé par le souhait de travailler en partenariat étroit avec les États-Unis.
Chez bon nombre d’États membres, je ne perçois aucune volonté de consacrer davantage de ressources militaires à la défense des démocraties, tandis que la volonté politique de faire face sérieusement aux menaces pour notre sécurité fait défaut. Nous ne souhaitons en aucun cas que l’UE en tant que telle ne soit impliquée dans la politique de défense. Par contre, nous saluons les avancées rapides dans la voie de la création d’un marché transatlantique unique.
Roche,
. - Monsieur le Président, je tiens une nouvelle fois à remercier les députés pour leurs interventions, que je ne pourrai pas toutes prendre en compte. Le Parlement est bien conscient de l’importance vitale de la relation transatlantique. En effet, je souscris presque aux propos de M. Van Orden, qui a affirmé qu’il fallait mettre un terme aux attaques, mais je ne partage malheureusement plus son avis quand il dépeint le nouveau traité constitutionnel. Par ailleurs, ce n’est pas le débat d’aujourd’hui. Il a raison de dire qu’il est trop facile de tomber dans le piège de la critique de la relation transatlantique et des Américains en particulier.
Nous savons quelle histoire partagent l’Europe et l’Amérique du Nord, comment l’histoire a évolué et comment elle a façonné les valeurs que nous partageons - M. Collins a fait référence à ce point. Pourtant, bien trop souvent, les différences qui séparent les États-Unis et l’Europe font les gros titres. Le temps est venu de défendre la dimension positive de la relation transatlantique et de nous pencher sur ce que nous pouvons réaliser ensemble, plutôt que de nous braquer sans cesse sur nos points de désaccord. Nous devrions réfléchir à la manière de traduire les idées que nous partageons en réalité commune. Tel est le défi auquel doivent faire face les dirigeants politiques en Europe et aux États-Unis. À l’instar de tous les partenariats étroits, nous ne sommes pas d’accord sur tout à tout moment. Même les mariages les plus heureux connaissent parfois des moments de discorde. Cependant, nous devons travailler à préserver notre dialogue et à coopérer dans des domaines d’intérêt commun.
M. Suominen a eu raison d’affirmer que le fait de pointer du doigt n’est ni attractif ni productif. Je partage sans aucun doute cet avis. Lorsque M. Collins a relevé les bienfaits d’une approche multilatéraliste efficace telle qu’elle est envisagée en Europe, il l’a fait sans pour autant éprouver la nécessité que ressentent certains d’attaquer le point de vue américain. Il a simplement avancé le fait que nous sommes face à deux conceptions différentes et proposé que nous travaillions à l’élaboration d’une synthèse plutôt que d’aboutir à des désaccords.
Le fait est que nous travaillons avec succès avec nos partenaires américains sur toute une série de questions de politique étrangère, commerciale et économique, ce dans un esprit de partenariat. Bien entendu, il existe - et il existera toujours - des points de désaccord. La réalité de toutes les réalisations positives liées à cette relation ne doit pas être occultée par les désaccords du moment.
M. Belder a fait allusion au plan Marshall. Cette référence est très intéressante et tombe à point nommé parce que nous devons nous rappeler ceci: s’il n’y avait pas eu l’extraordinaire générosité des États-Unis et le plan Marshall, où en seraient aujourd’hui l’Europe et l’Union?
Le prochain sommet UE/États-Unis de juin prochain sera vital. Il sera très important pour la relation transatlantique, tout comme il importera de partager nos points de vue, de débattre de nos différences et de déterminer plus clairement les domaines de coopération. La présidence irlandaise travaille d’arrache-pied pour garantir que ce sommet soit un succès. Cela ne signifie pas pour autant que nous resterons inertes ou que nous ne conviendrons pas de marquer notre désaccord sur certains sujets - il va de soi que nous le ferons. Quoi qu’il en soit, au sein de la présidence, nous ferons tout ce qui est en notre pouvoir pour réorienter la relation dans un cadre positif et productif.
Un certain nombre de députés ayant soulevé cette question, je tiens simplement à signaler que ce qui est dit en Europe est amplifié aux États-Unis et que ce que nous disons est très souvent mal relayé là-bas. Lorsque je suis aux États-Unis, je suis fréquemment frappé par le fait que l’Europe soit si souvent mal comprise et parfois décrite incorrectement. Toutefois, je suis persuadé que les visiteurs américains qui prêtent attention à nos débats doivent parfois être surpris par la façon dont les États-Unis sont perçus, mal compris ou décrits incorrectement ici en Europe. En tant que décideurs politiques, nous avons la responsabilité d’informer nos citoyens sur les aspects positifs de la relation transatlantique, nonobstant le fait qu’elle subit parfois quelques soubresauts. Dans le passé, cette relation a toujours été incroyablement positive et, j’en suis persuadé, continuera à l’être.
Un intervenant a affirmé qu’il était bon de tenir ce débat et qu’il intervenait au bon moment. Je partage son point de vue.
Je remercie les députés pour leurs interventions, aussi diverses soient-elles. S’il ne sera pas possible de prendre en compte toutes les recommandations qui ont été exprimées simultanément, je trouve important de préciser que la présidence a écouté très attentivement ce que cette Assemblée avait à dire à ce sujet.
Brok (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, je vous serais extrêmement reconnaissant si vous me permettiez d’ajouter quelques mots à propos des relations transatlantiques. Je tiens à demander instamment à cette Assemblée de soutenir cette résolution, car, comme le débat l’a montré, nous devons consolider les relations de telle sorte qu’elles ne se fondent plus sur l’OTAN et sur la politique de sécurité, mais que nous les étendions encore et que nous les approfondissions. La Présidence du Conseil soutiendra cette conception, et la Commission aussi, j’en suis persuadé. L’idée du marché transatlantique est certainement un thème d’une très grande importance, et elle aurait donc un sens si le sommet euro-américain devait rassembler un groupe d’experts afin d’effectuer, au cours des mois qui viennent, les études qui seront nécessaires pour nous permettre de nous impliquer davantage dans ce projet. Sa signification n’est pas uniquement économique; il aura un effet direct sur l’approfondissement des relations transatlantiques.
En même temps, toutefois, il faut dire que ma commission - à la différence de la principale commission concernée - estime que nous devrions en fait saluer les résultats des négociations de la Commission sur le transport aérien, afin d’empêcher que les choses ne soient rendues encore plus difficiles actuellement pour les personnes qui voyagent beaucoup, et que, là aussi, nous devrions rechercher une approche pratique afin de renforcer ces relations, et ce même en cette époque de terrorisme.
Le Président.
- J’ai reçu une proposition de résolution(1), déposée sur la base de l’article 37, paragraphe 2, du règlement.
Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle en discussion commune:
- les déclarations du Conseil et de la Commission sur la situation au Pakistan;
- le rapport (A5-0275/2004) de M. Brok, au nom de la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, sur la proposition de décision du Conseil sur l’accord de coopération entre la Communauté européenne et la République islamique du Pakistan en matière de partenariat et de développement.
Roche,
. - Monsieur le Président, je me souviens d’un jour où un haut responsable politique irlandais avait été décrit en des termes peu flatteurs en raison de ses demandes incessantes de prise de parole. Je n’entrerai pas dans les détails de la citation, mais je reste disponible pour toute consultation privée à ce sujet!
Je souhaiterais remercier le Parlement de l’occasion qui nous est donnée d’aborder la situation au Pakistan. Je sais que cette question fait l’objet de points de vue divers et divergents. Le Conseil estime qu’il est fondamental, pour l’Union européenne, de continuer à renforcer ses relations avec le Pakistan. Ce point de vue est partagé par le Pakistan lui-même.
Le renforcement des relations entre l’Union européenne et le Pakistan n’est pas seulement important sur un plan bilatéral. Il est également essentiel au vu du rôle que joue le Pakistan dans cette région de l’Asie du sud. Aussi suis-je ravi de constater que la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense - et je vois que M. Brok est présent parmi nous pour nous exposer son avis - a approuvé, la semaine dernière, la conclusion de l’accord de troisième génération avec le Pakistan et que, par conséquent, une résolution à cet effet a été présentée au Parlement et sera votée ultérieurement.
Le Parlement connaît l’avis du Conseil, à savoir que cet accord est essentiel au renforcement des relations avec le Pakistan. Dans le cadre de ces relations, le Pakistan a la possibilité de démontrer son engagement vis-à-vis du respect, de la protection et de la promotion des droits de l’homme et des principes démocratiques, conformément aux dispositions de la Déclaration universelle des droits de l’homme et de l’article 1 dudit accord.
Nous savons tous que les droits de l’homme et les principes démocratiques continuent de susciter de vives préoccupations au Pakistan. En effet, ces préoccupations ont été présentées dans la résolution et dûment reconnues dans le cadre des travaux menés par la commission. Je comprends parfaitement que la commission avait besoin de temps pour peser scrupuleusement le pour et le contre sur cette question. Pour cette raison, je souhaiterais remercier également les membres de la commission, et plus particulièrement son président, M. Brok, et le rapporteur, M. Cushnahan, pour le travail accompli. Je peux garantir au Parlement que le Conseil est tout à fait conscient des préoccupations formulées par la commission et qu’il les prend très au sérieux.
À la fin du mois de février de cette année, le ministre irlandais des affaires étrangères, M. Brian Cowen, en sa qualité de président en exercice du Conseil de ministres, a fait part de ces préoccupations au président Musharraf et au ministre pakistanais des affaires étrangères, lorsque la troïka ministérielle de l’UE s’est rendue à Islamabad. Les révélations bien documentées relatives au Dr Khan et à la prolifération de la technologie nucléaire ont également été abordées. La troïka ministérielle de l’UE a exprimé sa vive préoccupation à l’égard de ces révélations. De son côté, le Pakistan a assuré l’Union européenne que ces révélations continueraient à faire l’objet d’une enquête approfondie. La présidence espère que cette enquête sera empreinte de rigueur et de crédibilité. L’Union européenne continuera à suivre de près cette question.
Il est d’autres questions politiques donnant lieu à de sérieuses préoccupations. La situation au sein du parlement, où le système de commissions doit encore être pleinement mis en place, est loin d’être idéale. De plus, le 13 avril dernier, M. Hashmi, président de l’Alliance pour la restauration de la démocratie, a été condamné à un total de 23 ans d’emprisonnement pour ce que les autorités pakistanaises ont considéré comme une "incitation à la mutinerie des forces armées". L’Union européenne a exprimé, et continuera d’exprimer ses préoccupations auprès des autorités pakistanaises ainsi que leurs possibles implications au niveau des relations futures entre l’UE et le Pakistan.
Notons également la position des minorités religieuses et des journalistes, soumis à des restrictions de leur liberté d’expression, à des arrestations arbitraires et pire encore. Tous ces problèmes sont une source de préoccupation. Néanmoins, du côté des points positifs, l’accord de troisième génération renforcerait la plate-forme à partir de laquelle l’Union européenne peut faire part aux plus hautes autorités du Pakistan de l’importance accordée aux relations avec ce pays et, dans le cadre de ces relations, de nos préoccupations en matière de droits de l’homme, de démocratisation, de non-prolifération et autres questions de première importance.
Je souhaiterais également préciser que la conclusion de l’accord de troisième génération ouvre la voie à la conclusion immédiate des négociations techniques déjà en cours entre la Commission et le Pakistan concernant l’accord de réadmission. Il est important de noter une évolution positive sur d’autres points. Au cours de la visite de la troïka ministérielle à Islamabad, l’UE s’est félicitée de l’accord capital que le Pakistan et l’Inde venaient de conclure sur les modalités d’un dialogue composite entre les deux voisins, notamment sur la question du Jammu-et-Cachemire. Il est dans l’intérêt de la région, de l’Union européenne et de l’ensemble de la communauté internationale d’appuyer et d’encourager l’évolution positive observée jusqu’à présent.
L’engagement pris par le Président Musharraf dans la lutte contre le terrorisme doit également être salué. Cet engagement souligne le rôle de premier plan joué par le Pakistan dans la région, lequel est étroitement lié à la situation en Afghanistan et au processus démocratique naissant dans ce pays.
Je souhaiterais également souligner, en tant qu’autre point positif, les progrès significatifs qui ont été réalisés sur la question du depuis notre dernière réunion. À la suite de la réponse hautement positive apportée par les autorités pakistanaises aux protestations répétées de l’Union européenne, les huit prisonniers ont été relâchés et ont aujourd’hui réintégré leur domicile. Je suis certain que les honorables parlementaires salueront cette libération, à l’instar de la présidence. Je suis également certain qu’ils se montreront satisfaits de ce dénouement, dans la mesure où la vigilance et l’attention dont le Parlement a fait preuve sur cette question se sont révélées très utiles.
En bref, s’il subsiste certaines préoccupations concernant le Pakistan, le Conseil considère que l’Union européenne doit engager un dialogue avec le Pakistan sur ces préoccupations et non pas isoler ce pays. Le Conseil continuera d’œuvrer à la résolution des préoccupations restantes - partagées par le Parlement - dans l’intérêt du Pakistan, de la région et de l’Union et, par-dessus tout, dans l’intérêt de la paix au sein de la communauté internationale.
Patten,
. - Monsieur le Président, je salue le vote de la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense lors de sa réunion du 14 avril, qui vise à recommander l’approbation de l’accord de coopération de troisième génération avec le Pakistan. Je suis pleinement conscient que cette approbation a été obtenue à une très faible majorité et que, pour de nombreux membres de la commission, cette décision n’a pas été prise à la légère. Je respecte tout à fait la position pleine de principes adoptée par le rapporteur au cours des délibérations qui se sont déroulées au sein du Parlement européen. Je nourris une profonde estime pour mon honorable collègue, que je considère comme un défenseur de la démocratie et des droits de l’homme en Asie et qui a réalisé un travail remarquable en tant que chef observateur électoral de l’Union européenne au Pakistan et au Sri Lanka.
Même si je rejoins un grand nombre des points de vue exprimés par le rapporteur, je ne peux qu’être défavorable à sa recommandation de laisser l’accord en suspens. En effet, , j’ai le sentiment que nous devrions considérer cet accord comme une occasion d’entreprendre des actions constructives avec le Pakistan, en tant que partenaire clé dans une région sensible. Par conséquent, j’espère que, lors de son vote, l’Assemblée plénière approuvera la recommandation formulée par la commission des affaires étrangères visant la conclusion de l’accord.
Peut-être pourrais-je réitérer les raisons pour lesquelles la Commission européenne continue de soutenir l’entrée en vigueur de cet accord de coopération de troisième génération. Tout d’abord, en vertu de l’article 1, l’accord nous donne l’occasion d’entreprendre des actions plus poussées avec le Pakistan sur des questions primordiales, telles que les droits de l’homme et la démocratie. Ensuite, cet accord nous fournit une meilleure base à la résolution de divers problèmes dans plusieurs domaines clés, notamment l’éducation de base, le commerce et les liens institutionnels. Dernier point, et non des moindres, cet accord nous donne l’occasion d’engager le Pakistan dans des domaines auparavant non couverts, comme la coopération régionale, le blanchiment d’argent et l’énergie.
À nos yeux, la récente évolution de la situation renforce notre position en faveur d’une signature de l’accord, plus particulièrement les efforts encourageants de réconciliation avec l’Inde, ainsi que l’évolution de la situation politique interne au Pakistan. À la suite de ces différentes initiatives, un dégel tangible a été observé au niveau des relations internationales du Pakistan. Par exemple, on observe aujourd’hui des signes selon lesquels le Pakistan pourrait, à terme, être réadmis au sein du Commonwealth, en tant que membre de plein droit.
Je suis également ravi de voir que les membres d’équipage du , y compris le capitaine, ont été libérés et qu’ils sont retournés en Grèce et aux Philippines. Je sais qu’un grand nombre de députés du Parlement se sont intéressés de près, à titre personnel, à cette affaire. J’ai moi-même soulevé la question à maintes reprises auprès du ministre Kasuri lors de notre dernière rencontre à Berlin, le 31 mars dernier; mais j’ai soulevé la question à d’autres occasions également. La libération des membres d’équipage est un épilogue dont il faut, en effet, se réjouir. Nous pouvons enfin tirer un trait sur cet incident regrettable et laisser le soin aux demandeurs et aux assureurs d’en régler les derniers détails.
Toutefois, je serais le dernier à dire que la démocratie au Pakistan est en parfait état de marche. Les discussions relatives à cet accord ont, de manière très utile, mis en lumière les nombreuses préoccupations qui pèsent sur nos relations - des préoccupations qui sont parfaitement reflétées dans la proposition de résolution actuellement soumise à l’examen du Parlement sur la situation des droits de l’homme et de la démocratie au Pakistan. À ce titre, la Commission serait favorable à toute autre orientation que le Parlement souhaiterait formuler, plus particulièrement sur les questions clés que sont la démocratisation et les droits de l’homme.
Bien entendu, j’ai connaissance de certaines sources selon lesquelles le général Musharraf hésiterait à abandonner son uniforme militaire d’ici la fin de l’année. À ce propos, il est utile que le ministre de l’information ait confirmé, au nom du président, que ce dernier respecterait son engagement préalable. Toute autre issue aurait peine à renforcer la confiance dans le processus constitutionnel au Pakistan. Le Pakistan doit dépasser le sentiment selon lequel le véritable pouvoir est entre les mains du président et non entre celles du parlement élu et du gouvernement civil. Cependant, au cours de mes visites personnelles au Pakistan, j’ai toujours été encouragé par la résistance dont la société civile fait montre dans ce pays et je reste convaincu qu’il s’agit là d’une force dont le pays saura tirer parti pour le futur. Je souhaiterais m’associer au ministre Roche quant à la récente condamnation de Javed Hashmi, président de l’Alliance pour la restauration de la démocratie. Je peux assurer le Parlement que nous continuerons à suivre cette affaire de très près et que nous continuerons à l’aborder avec insistance dans notre dialogue avec le gouvernement pakistanais.
Concernant la situation générale des droits de l’homme au Pakistan, la situation a évolué de manière positive à certains égards, par exemple avec la promulgation d’un arrêt relatif à un système de justice pour mineurs, mais plusieurs problèmes graves subsistent, notamment la législation contre le blasphème, la violence à l’encontre des femmes, l’application de la peine de mort et l’importance du travail des enfants. Le Pakistan fait partie des pays visés par l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme, et la Commission prend une part active aux efforts de résolution de certains de ces problèmes.
Ce résumé de la situation montre que les problèmes et les défis au Pakistan présentent de multiples facettes, mais que l’on peut également observer des avancées et une évolution positive. C’est sur la base de ce constat que je continue de penser qu’un renforcement du dialogue et de la coopération, dans le cadre structuré fourni par l’accord de troisième génération, constituera le meilleur moyen d’accroître la capacité de l’Union européenne à aider le Pakistan à traiter des questions sensibles, notamment les droits de l’homme, la non-prolifération et la lutte contre le terrorisme.
En résumé, je reconnais donc la volonté fortement exprimée par certains collègues afin de geler la conclusion de cet accord. Personnellement, je pense que, tout bien considéré, nous devrions poursuivre sur la voie de l’accord et j’espère que, ce faisant, nous serons capables de prendre une part active au développement des droits de l’homme et de la démocratie dans un pays important pour nous tous.
Brok (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire Patten, je peux reprendre à mon compte ce qui a été dit lors des allocutions précédentes, car il s’agit là d’un cas où l’on doit trouver un équilibre, où l’on peut décrire le verre comme étant à moitié plein ou à moitié vide, et où, par conséquent, on peut, de manière tout à fait justifiable, tirer des conclusions différentes sans qu’il soit possible d’adresser des reproches à qui que ce soit. Je crois en fait que ce que M. Cushnahan répète à notre Assemblée depuis des mois, et ce qui est exprimé dans sa résolution, ne fait que pointer du doigt des éléments critiquables à juste titre, et qui doivent être abordés dans notre dialogue avec le Pakistan. Il est incontestable que ce pays ne présente pas les signes d’une démocratie accomplie, à savoir le règne de l’État de droit, le respect des droits de l’homme ou du droit des femmes ainsi que nous serions en droit de l’attendre en vertu de la Convention des Nations unies sur les droits de l’homme, qui possède quand même un caractère universel.
Pour cette raison, il est certainement approprié et nécessaire que cet accord de coopération de troisième génération soit utilisé de telle sorte que le Conseil, la Commission et le Parlement puissent travailler ensemble dans la supervision de son état d’avancement. Un autre modèle pourrait consister à ce que la Commission fasse régulièrement rapport à la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, ainsi qu’au Parlement, sur les progrès effectués dans ces domaines fondamentaux de la coexistence humaine, ce qui est la méthode la plus adéquate pour faire avancer le processus, processus également annoncé par le Président du Pakistan.
D’autre part, nous devons reconnaître que les progrès, même s’ils ne sont pas satisfaisants, existent bel et bien. Toutefois, il doit être bien clair, notamment, que dans ce qui est l’un des plus grands conflits auxquels la civilisation occidentale ait été confrontée, le Pakistan se situe tout à fait résolument du côté de ceux qui combattent le terrorisme, et que s’il doit y avoir une coopération au lieu d’une confrontation, la position du Pakistan dans un conflit affectant l’Iraq et l’Afghanistan est de la plus haute importance.
Nous sommes bien conscients que, dans cette Union qui est la nôtre, des erreurs ont souvent été commises, et que des positions erronées ont été prises. Nous savons qu’aussi bien les États-Unis que le Pakistan ont adopté au sujet des talibans des positions que nous considérerions aujourd’hui comme mal avisées, mais, même en tenant compte de cela, nous devons être conscients qu’il aurait été impossible d’avancer, à la suite du 11 septembre, sans l’aide des voisins comme l’Afghanistan ou d’autres pays, dont le Pakistan fait partie. C’est la raison pour laquelle je considère la ratification comme nécessaire; nous devons ouvrir la voie à une décision du Conseil afin que la Commission utilise aussi ses instruments en conséquence, toujours, cependant, en adoptant comme point de départ les positions exprimées dans la résolution de M. Cushnahan, de sorte qu’on puisse assister à un vrai développement et à des progrès bien réels dans ce domaine.
A la fin de son allocution, le Commissaire Patten a déclaré qu’il était, tout bien considéré, favorable à une recommandation en faveur de cet accord. Je pense que ce ‘tout bien considéré’ devra être réexaminé, au fil des mois et des années, si la résolution que - du moins, je l’espère - nous sommes sur le point d’adopter en vue d’aller de l’avant, continue d’être justifiée. Permettez-moi une fois de plus d’inviter le Conseil et la Commission à coopérer avec le Parlement sur ce projet commun, ce projet modèle destiné à améliorer les relations tout en favorisant le respect des droits de l’homme.
Ludford (ELDR ),
. - Monsieur le Président, la commission que je représente est d’avis qu’il faut approuver l’accord de coopération, sous réserve de l’application de la clause relative aux droits de l’homme. Cela signifie une surveillance concrète du respect des droits de l’homme, notamment la liberté d’expression et de culte, et une intervention en cas de violation. L’UE n’a pas toujours exploité le plein potentiel de telles possibilités, et le Parlement devrait déployer plus d’efforts à l’avenir.
La commission des libertés et des droits des citoyens est parfaitement consciente des lacunes que présente la situation de la démocratie et des droits de l’homme au Pakistan. Nous sommes révoltés par la discrimination et la violence dont les femmes sont victimes, par le maintien de la peine de mort et la persécution des minorités, plus particulièrement religieuses et nationales. Le rôle de l’armée est inacceptable et les services de renseignement sont beaucoup trop puissants. Cependant, cette situation a plus de chances de s’améliorer si nous nous engageons dans le dialogue suscité par cet accord, et qui nous permettra d’encourager les forces du progrès et de la modernisation.
La diaspora pakistanaise en Europe, particulièrement nombreuse au Royaume-Uni, peut jouer un rôle essentiel dans la communication du message relatif au respect des droits de l’homme. J’ai le sentiment que ces communautés souhaitent la conclusion de cet accord, et elles ont tout à fait raison.
Sandbæk (EDD ),
. - Je souhaiterais pouvoir partager l’optimisme du Conseil et de la Commission, qui croient en une volonté du Pakistan à démontrer son engagement vis-à-vis de la démocratie et des droits de l’homme. Je pense qu’il est plus probable que le Pakistan invoque l’article 1 de l’accord, qui établit que le respect des droits de l’homme et des principes démocratiques sous-tend les politiques nationales du Pakistan et constitue un élément essentiel de l’accord. En d’autres termes, nous avons aujourd’hui légitimé l’attitude actuelle du Pakistan.
La commission du développement et de la coopération a par conséquent demandé à la Commission de réaliser une évaluation des droits de l’homme après un an. Je souhaiterais demander au commissaire Patten si la Commission est prête à répondre à notre demande et, dans l’éventualité où la situation n’aurait pas évolué au terme d’une année, à en assumer les conséquences.
Cushnahan (PPE-DE ).
- Dans leur décision d’abandonner la clause relative aux droits de l’homme et à la démocratie dans l’accord de troisième génération avec le Pakistan, le Conseil et la Commission, malheureusement, trahissent celles et ceux qui, au Pakistan - surtout au sein de la société civile - risquent leur sécurité personnelle au quotidien pour défendre ces mêmes principes. Cette trahison est le fruit d’une combinaison de raisons géopolitiques injustifiées et de "trente deniers" en avantages commerciaux, si chers à certains États membres.
J’ai écouté aujourd’hui le ministre Roche, le commissaire Patten et la baronne Ludford, qui ont avancé que le dialogue relatif aux droits de l’homme allait être renforcé. Demandez à tous ceux qui sont persécutés et incarcérés en Chine, en Corée du Nord et en Ouzbékistan, où le dialogue sur les droits de l’homme est déjà prétendument renforcé, si ce renforcement leur a été utile. Laissez-moi vous rappeler que, dans le cas de l’Ouzbékistan, ce Parlement a, sous le coup de pressions, ratifié un accord similaire en 1999 et que, depuis lors, la situation des droits de l’homme s’est encore aggravée.
La véritable raison pour laquelle nous sommes invités à approuver cet accord réside dans les pressions exercées par les États-Unis et le Royaume-Uni, en conséquence de l’actuel imbroglio irakien, fruit d’une guerre qui n’aurait jamais dû être menée sans l’approbation des Nations unies. Quelqu’un pense-t-il que la situation en Irak s’en trouvera améliorée si nous abandonnons les droits de l’homme et les principes démocratiques au Pakistan? Au lieu de cela, nous alimenterons l’arrogance du président d’une puissance unipolaire et d’un Premier ministre britannique servile et nous appuierons leur erreur, laquelle se répète aujourd’hui au Moyen-Orient avec des conséquences probablement catastrophiques!
Je me dois de poser la question à mes collègues du Parlement européen: sommes-nous les marionnettes du Conseil et de la Commission ou serons-nous la voix démocratique du peuple d’Europe, en défendant la liberté et les droits de l’homme et en redonnant de l’espoir aux peuples opprimé du monde? Si nous ratifions cet accord, nous abandonnons ce rôle en faveur d’une légitimation politique d’un régime quasi-militaire, qui continue de violer la démocratie et les droits de l’homme et autorise la vente de secrets nucléaires à des États voyous.
Je pose la question aux députés de ce Parlement: quelle est votre position sur cette question?
Swoboda (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire Patten, j’ai pour le dévouement de M. Cushnahan la plus grande considération, et beaucoup, au sein de mon propre groupe, partagent son avis. Moi aussi, j’éprouve pour eux beaucoup de sympathie, mais je pense vraiment que nous, qui représentons peut-être un autre point de vue, ne sommes pas conduits ou guidés par le Conseil ou par la Commission, par les États-Unis ou le Royaume-Uni. Il est vraiment rare que tous ces acteurs adoptent une même ligne.
C’est, en vérité, ce qu’ont dit à la fois le Commissaire et le Président en exercice du Conseil; ce n’est pas un choix entre le noir et le blanc, mais plutôt entre différentes nuances de gris. Le fait est que le Pakistan est - comme il se doit - un partenaire important dans le développement de la région dans son ensemble. Comme je peux le constater, il y a eu, au cours de ces derniers mois, des progrès dans l’attitude du Pakistan vis-à-vis de l’Afghanistan et de la situation impliquant les talibans, ainsi que vis-à-vis du Cachemire, de la démocratie et des droits de l’homme. Je suis pourtant heureux d’être en accord avec M. Cushnahan ainsi qu’avec tous ceux qui affirment qu’on est loin du compte, et qu’il en faudrait beaucoup plus pour sortir le Pakistan de son isolement, en progressant vers la démocratie et les droits de l’homme. Je suis également d’accord avec tous ceux qui affirment qu’un accord de ce type doit servir de base à un dialogue plus intensif avec le Pakistan - et avec les pays semblables à ce dernier - afin de les inciter à faire des progrès supplémentaires.
Je peux dire à M. Cushnahan que je ne comprends pas du tout pourquoi, ayant eu très récemment des discussions, y compris avec Israël, à ce sujet, nous ne devrions pas, ici ou là, insister sur le retrait d’accords similaires si les promesses formulées ne sont pas tenues. C’est pourquoi je suis entièrement d’avis qu’après avoir pesé en détail le pour et le contre, et je suis d’accord avec vous qu’il y a beaucoup plus d’éléments en faveur du contre, il existe, du moins le crois-je, un argument en faveur de la recommandation de cet accord au moyen d’une résolution que M. Brok a si bien qualifiée, et que vous aussi, vous avez signée. Je suis le premier à m’exprimer au nom de mon groupe, et j’exige notre retrait de cet accord si les débuts de progrès déjà accomplis ne sont pas poursuivis et parachevés.
Cela me conduit à croire que les arguments mis en avant dans ce débat tiennent véritablement la route, et mon groupe recommandera d’accepter l’accord. Toutefois, je respecte tous ceux qui adoptent une ligne différente et dont les consciences les conduisent à voter autrement, car la situation en matière de droits de l’homme est moins satisfaisante que jamais, et nécessite une amélioration radicale.
Gahrton (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, le groupe des Verts/Alliance libre européenne est, pour l’essentiel, d’accord avec M. Cushnahan. Naturellement, nous sommes parvenus à un équilibre, comme l’a dit M. Brok. Il se passe aussi des choses positives au Pakistan, tout particulièrement les pourparlers de paix avec l’Inde, qui revêtent une importance extraordinaire et qui devraient bénéficier de notre soutien total. N’est-il pas quelque peu étrange qu’à chaque fois que nous parvenons à établir des équilibres tels que celui-ci, les aspects commerciaux et de politique commerciale finissent presque toujours par compter davantage que les principes des droits de l’homme, très clairs, que nous avons inscrits dans nos accords? À quoi jouons-nous au juste, en inscrivant des clauses en matière de droits de l’homme dans nos accords avec d’autres pays, si nous créons toujours des équilibres qui débouchent, en fin de compte, sur notre indifférence à l’égard des clauses concernant les droits de l’homme, et que nous permettons que d’autres intérêts, principalement économiques, aient plus de poids?
Tout cela vient saper le respect de nos propres grands principes. C’est cet équilibre-là qui nous laisse penser, au sein du groupe des Verts/Alliance libre européenne, que nous devons évidemment dire non dès maintenant à cet accord. Nous espérons que le Pakistan comprendra ce signal et prendra les mesures qui nous permettrons très prochainement de dire oui au lieu de non. J’aurais aimé pouvoir dire oui, mais cela est malheureusement impossible si nous nous tenons à nos principes en matière de droits de l’homme.
Ford (PSE ).
- Monsieur le Président, j’ai eu l’honneur de participer à la visite de la délégation au Pakistan, du côté pakistanais de la ligne de contrôle du Cachemire, en décembre dernier. Nous avons eu l’occasion, au cours de cette visite, de rencontrer le président Musharraf et j’ai été très impressionné par son engagement visant à poursuivre un programme de paix et de réconciliation avec l’Inde. Pour la première fois, il semble que les deux parties sont disposées à envisager ce qui autrefois était impensable et de parvenir à une solution, encouragées en cela par l’impact sur les deux économies d’un conflit continu; un conflit qui se poursuit sans relâche depuis ces 50 dernières années.
Néanmoins, il existe encore d’énormes problèmes au Pakistan, concernant les droits de l’homme, la démocratie et la prolifération nucléaire. Mes collègues vous ont parlé du traitement réservé aux minorités religieuses chrétienne et ahmadi, de la situation des femmes, du résultat profondément biaisé des élections auxquelles M. Cushnahan a participé en tant qu’observateur et de l’emprisonnement de membres de l’opposition, comme Javed Hashmi. Je rejoins par conséquent mes collègues au niveau de ces préoccupations.
L’année dernière, M. Tannock et moi-même avions ajouté à notre résolution sur la Corée du Nord le fait que le Pakistan avait fourni des plans pour un programme technologique à base d’uranium hautement enrichi à la Corée du Nord, en vue de la production d’armes nucléaires. À l’époque, nous avions fait l’objet d’une attaque virulente de la part du gouvernement pakistanais et, lorsque j’ai soulevé la question auprès du M. Kasuri, le ministre des affaires étrangères, au cours de notre réunion du mois de décembre, ce dernier m’a répondu que la Corée du Nord n’avait pas besoin d’aide - et qu’elle avait considérablement avancé en termes de technologie d’armement nucléaire, notamment sur le plan de la miniaturisation. Que la Corée du Nord ait, ou non, eu besoin d’aide, il ne fait à présent aucun doute qu’une aide a été fournie.
Aujourd’hui, de nouvelles questions font surface concernant l’essai nucléaire du 30 mai 1998 réalisé dans le Baluchistan, dont il semble qu’il aurait pu s’agir d’un essai d’armement au plutonium réalisé conjointement par le Pakistan et la Corée du Nord. Lorsque j’ai soulevé la question auprès de l’ambassadeur du Pakistan, qui m’a rendu visite cette semaine, ce dernier m’a répondu que le Pakistan coopérait avec les États-Unis. Ce n’est pas suffisant: au sein de l’Union européenne, nous souhaitons coopérer et être tenus dûment informés. Cependant, j’entends malgré tout soutenir l’accord de coopération de troisième génération. Nous garderons un œil très attentif sur l’évolution de la situation des droits de l’homme au Pakistan.
Schröder, Jürgen (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire Patten, bien que je sois convaincue de la crédibilité totale des propos de M. Cushnahan, le débat n’est pas de savoir si nous avons l’impression d’être des marionnettes - je ne pense pas que ce soit le cas - et il ne s’agit pas non plus pour nous de donner la priorité à des considérations commerciales, comme l’a dit M. Gahrton. C’est une tout autre question qui est en jeu. Il s’agit de ce dont le Commissaire Patten parlait ce matin au sujet du Moyen-Orient: éviter un choc des civilisations. La question est de savoir comment, en œuvrant au dialogue interculturel, nous, Européens, accomplissons ce qui est une tâche de première importance pour notre époque et pour notre monde. Quelles que soient les réserves exprimées dans ce débat, le Pakistan a assurément un rôle positif à jouer dans ce processus.
La question est la suivante: qui est notre partenaire? La Corée du Nord n’en est pas un, mais le Pakistan est un partenaire dans la lutte contre le terrorisme international, et la coalition réunie contre celui-ci est bien entendu beaucoup plus large que la coalition d’États actuellement présente en Iraq pour y combattre le terrorisme et le régime. La coalition qui lutte contre le terrorisme comprend l’Allemagne, la France, la Russie et bien d’autres. Le Pakistan en fait partie. C’est la raison pour laquelle je crois que la conclusion de l’Accord de troisième génération est un thème de toute première urgence.
Guy-Quint (PSE ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président en exercice du Conseil, Monsieur le Commissaire, les démocraties ont quelques armes, mais lorsqu’elles renoncent à les utiliser, elles perdent leur âme. La façon dont elles ont traité le statut de la femme en Afghanistan doit servir de leçon.
Nous sommes aujourd’hui saisis d’un accord entre l’Union européenne et le Pakistan qui ne comporte aucune incidence financière directe, la Communauté européenne ayant signé avec le Pakistan, en février dernier, un accord de coopération technique pour cinq millions d’euros. La dimension principale de l’accord qui nous est proposé est donc politique. Chacun mesure le rôle géostratégique du Pakistan, voisin de l’Afghanistan et de l’Inde. Chacun mesure la contribution que ce pays a apportée à la coalition antiterroriste initiée par les Américains au lendemain des attentats du 11 septembre 2001. Rien de tout cela, pourtant, ne peut légitimer notre soutien à un pays où le pouvoir en place est issu d’un coup d’État militaire, où les dernières élections se sont déroulées dans des conditions dénoncées par nos observateurs et ont conduit à la mise en place d’une coalition entre les partisans du président Musharraf et des partis religieux fondamentalistes islamistes ne cachant pas leur soutien à Ben Laden.
Le président Musharraf vient d’adopter un amendement augmentant les pouvoirs de l’armée. La principale opposante, Benazir Bhutto, est toujours interdite de séjour, tandis que son mari est en prison depuis cinq ans. Nous ne sous-estimons pas les signes de détente obtenus sous pression américaine dans les relations avec le Cachemire, mais nous constatons qu’à ce jour rien n’a été fait dans la pratique. Nous, démocrates européens, nous ne pouvons pas pleurer tous les jours sur le sort de Aung San Suu Kyi en Birmanie et souscrire sans état d’âme à un tel accord. Pour toutes ces raisons, je vous demande très fermement, au nom de la délégation socialiste française, le renvoi en commission de cet accord.
Howitt (PSE ).
- Monsieur le Président, depuis trois ans, le Parlement bloque l’accord d’association avec le Pakistan afin d’encourager le retour du pays à la démocratie et le respect des droits de l’homme. Si nous souhaitons maintenir intact cet encouragement et ne pas rejeter les réels progrès réalisés, l’heure est venue d’apporter notre soutien à la ratification.
Certes, de sérieuses préoccupations demeurent concernant la liberté d’expression, la discrimination religieuse et le traitement des femmes. Ce Parlement ne peut et ne veut justifier une quelconque violation des droits de l’homme au nom de la guerre contre le terrorisme. Je respecte la sincérité de M. Cushnahan en particulier, même si je regrette qu’il ait choisi de lancer une attaque personnelle à l’encontre du Premier ministre britannique cet après-midi.
Toutefois, je parviens à une conclusion différente, laquelle ne nie pas que l’amendement constitutionnel 17 représente un retour à la démocratie; que le président Musharraf soutient le projet de loi sur les ordonnances Hudood et les mesures prises contre les prétendus crimes d’honneur; que M. Hashmi a été jugé par un tribunal indépendant, qu’il fera appel et que l’appel interjeté par le dirigeant de son propre parti devant la haute cour contre l’exil prononcé a récemment obtenu gain de cause. Nous ne pouvons pas nier que des mesures sont prises pour dénoncer et stopper la prolifération nucléaire, que les membres d’équipage grecs ont été rendus à leur pays d’origine ou que le président a, une fois de plus, confirmé qu’il cessera d’être le chef des forces armées.
Je souhaite que la clause relative aux droits de l’homme pèse davantage dans nos accords d’association, mais je souhaite également que ce soit le cas concernant les accords existant à l’heure actuelle avec la Russie, le Kazakhstan, l’Ouzbékistan, le Maroc, la Tunisie, l’Algérie et Israël.
Un "non" prononcé à l’encontre du Pakistan ferait courir au Parlement le risque d’être accusé de mener une politique de deux poids, deux mesures. Alors que le Pakistan, avec l’Inde, a eu le courage et l’intelligence de reprendre les pourparlers qui pacifieront le sous-continent, un signal d’encouragement positif est la seule réponse, juste et adéquate, que l’Europe peut apporter.
Tannock (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, j’ai, par le passé, été un détracteur de longue date de la République islamique du Pakistan, concernant ses violations des droits de l’homme, en particulier la constante persécution des minorités chrétienne et musulmane ahmadi; sa coopération ambivalente et timorée dans la lutte contre le terrorisme islamiste, qui a mené à la déstabilisation de l’Afghanistan en aidant les talibans à se regrouper; l’infiltration continue, au nom du djihad, au-delà de la ligne de contrôle, dans le Cachemire indien; et - comme M. Ford l’a dit - point le plus important, l’exportation, par le Pakistan, de technologie nucléaire vers des États voyous comme la Corée du Nord et des pays qui, comme l’Iran et la Libye, soutenaient auparavant des actions terroristes, menaçant ainsi la sécurité mondiale.
Néanmoins, je suis favorable à l’accord commercial, dans la mesure où je dois reconnaître que le Pakistan a récemment fait des progrès encourageants sur le plan des droits de l’homme, notamment les droits de la femme, qui méritent d’être reconnus et récompensés. De même, étant moi-même très attaché à l’Inde, le grand voisin et ennemi du Pakistan d’un point de vue historique, je me réjouis pleinement du rapprochement pacifique mis en évidence par plusieurs mesures de restauration de la confiance entre les deux pays, dont la tournée de cricket constitue l’exemple le plus récent et le plus visible.
Il y a trois ans à peine, les deux États étaient au bord de la guerre nucléaire. L’Inde est aujourd’hui occupée à des élections législatives qui sont un signe de démocratie et de prospérité. Son taux de croissance est désormais supérieur à celui de la Chine et il n’est pas dans son intérêt de voir le Pakistan en situation de difficulté économique.
La récente campagne au Waziristan montre la volonté d’Islamabad de mener une guerre contre les bastions d’Al-Qaïda dans les zones tribales, qui constituent, sur le plan historique, des zones de non-droit pour le gouvernement du président Musharraf, qui a désormais fait pression sur les dirigeants tribaux afin qu’ils traquent les militants islamistes.
Les clauses relatives aux droits de l’homme ne devraient peut-être pas figurer dans des accords commerciaux, en raison du risque de confusion, mais devraient plutôt dépendre de l’aide reçue. Autrement, l’UE doit-elle cesser ses échanges commerciaux avec la Russie, la Chine, l’Ouzbékistan ou l’Iran, pour ne citer que quelques-uns des pays où l’on observe des problèmes en matière de droits de l’homme? Cette question fait clairement l’objet d’un autre débat, mais entre-temps, nous devons soutenir cet accord.
Roche,
. - Monsieur le Président, je souhaite remercier les députés pour leurs observations. Un Pakistan stable et démocratique aurait une influence favorable sur la région, tout particulièrement dans le contexte de l’Afghanistan voisin. Les propositions formulées présentent des avantages. Je comprends parfaitement la passion insufflée à cette discussion commune par M. Cushnahan, mais je ne comprends pas le langage utilisé. Il est peu judicieux d’utiliser une stratégie qui vise à dépeindre les parties en désaccord comme des traîtres ou des marionnettes. Peut-être voudra-t-il reconsidérer ses propos quand l’occasion lui en sera donnée. Il est possible d’adopter une position tranchée et de se montrer pragmatique; ces deux attitudes ne sont pas incompatibles.
Néanmoins, je tiens moi aussi à complimenter M. Cushnahan pour le travail qu’il a accompli, de même que M. Brok, en sa qualité de président, pour le travail que lui-même et la commission qu’il représente ont réalisé. La conclusion de cet accord aidera l’Union européenne à s’engager davantage auprès du Pakistan afin de traiter les problèmes spécifiquement mentionnés par M. Cushnahan et pour lesquels nous souhaitons voir un changement. Peut-être le dernier intervenant a-t-il raison de suggérer que les questions traitant des droits de l’homme et les questions relatives à la démocratie devraient être entièrement exclues des accords commerciaux, ou peut-être pas.
Un certain nombre d’autres intervenants ont souligné des points avec lesquels je suis tout à fait d’accord. M. Ford a indiqué clairement qu’il existait une série de préoccupations et qu’il en prenait toute la mesure, mais il a précisé que lui-même, en tant que député intéressé de près par la question, apportait son soutien à la position adoptée par la commission des affaires étrangères ainsi qu’à la position qui sera votée en cette Assemblée concernant l’accord de troisième génération.
M. Schröder a démontré, une fois de plus, en quoi consistait la logique du soutien apporté à l’accord de troisième génération dans sa contribution, tout comme M. Howitt qui a adopté le même avis et qui, de nouveau, a illustré les dangers d’une vision selon laquelle tout est soit tout blanc soit tout noir.
J’apprécie fortement les observations formulées par le président Brok; j’espère uniquement que le Conseil et la Commission maintiendront un certain équilibre si l’accord de troisième génération venait à être ratifié. Je pense que le point de vue formulé par M. Elmar Brok est correct et qu’il fait montre d’un bon équilibre. Il nous fournit une base pour un engagement vis-à-vis des Pakistanais. La présidence gardera à l’esprit qu’il subsiste un grand nombre de points très négatifs au sujet du Pakistan, et nous veillerons sans aucun doute à ce que l’Union maintienne ses pressions sur les autorités pakistanaises tout au long de la présidence irlandaise. De même, je suis convaincu que cette position sera également adoptée par les présidences successives.
Une fois de plus, je tiens à vous remercier, Monsieur le Président, ainsi que l’Assemblée.
Patten,
. - Monsieur le Président, nous avons assisté à des interventions de très bonne qualité et extrêmement passionnées au cours de cette discussion, ce qui montre le soin avec lequel les honorables parlementaires ont réfléchi aux différentes questions et ont analysé les arguments avancés par M. Cushnahan, M. Howitt et d’autres.
Je souhaiterais dire à M. Cushnahan, auteur d’un discours tonitruant qui reflète un engagement personnel passionné vis-à-vis de la démocratie, que j’ai été quelque peu surpris de m’entendre décrit comme une "marionnette de Washington et de Londres". Ceci améliorera ma crédibilité en certains points de ce Parlement, mais quiconque était présent en cette Assemblée ce matin pourrait penser qu’il s’agissait d’une description quelque peu singulière de votre humble serviteur. En amour comme à la guerre, tous les coups sont permis et je reconnais que l’honorable parlementaire a tenu un discours reflétant, comme je l’ai dit, la passion qui l’anime sur ce sujet.
Une question m’a été directement posée et - ceci est admirable car ce n’est pas toujours le cas - la personne qui m’a posé la question est restée pour entendre ma réponse. Je ne suis pas disposé - même si je comprends l’importance du problème - à soutenir pour cet accord des procédures que nous n’appliquons à aucun autre accord, mais je remarque que l’accord, en tant que tel, contient une clause de suspension que les deux parties peuvent invoquer dans le cas d’une violation d’un de ses aspects essentiels. L’article 1 de l’accord sur les droits de l’homme et les principes démocratiques en est un. La Commission est pleinement consciente qu’il faut procéder à une surveillance constante qui, de fait, est déjà en cours de réalisation. L’UE dispose d’un groupe de travail sur les droits de l’homme à Islamabad, lequel envoie des rapports périodiques sur la situation. Le Parlement a la possibilité de discuter de ces rapports quand il le souhaite. Le dialogue régulier sur les droits de l’homme sera renforcé dès que l’accord entrera en vigueur. Si la clause de suspension est invoquée par l’une des parties, un mécanisme de consultation est prévu par les dispositions mêmes de l’accord, même si j’espère sincèrement que nous n’en aurons pas besoin.
Une fois de plus, je souhaiterais remercier le Parlement pour ce qui a été une discussion intéressante et passionnée. Les questions soulevées sont d’une grande importance. Cependant, comme je l’ai dit à maintes reprises - notamment au sein de la commission présidée par l’honorable parlementaire -, tout bien considéré, l’heure est désormais venue pour le Parlement de voter en faveur de cet accord de troisième génération avec un pays d’une importance considérable, à la fois au niveau de la région et à l’échelle mondiale, et d’une importance tout aussi considérable pour nos propres intérêts géostratégiques.
Le Président.
- Merci beaucoup, Monsieur le Commissaire Patten!
Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le rapport (A5-0270/2004) de Mme De Keyser, au nom de la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense, sur les droits de l’homme en 2003 et la politique de l’Union européenne en matière de droits de l’homme.
De Keyser (PSE ),
- Monsieur le Président, mon rapport aborde quatre thèmes dont je parlerai brièvement. Premier thème: le bilan de la législature en matière de droits de l’homme. Il est en demi-teinte. Certes, il salue la coopération qui s’est installée avec le Conseil, souligne l’influence qu’a eue le Parlement dans la lutte contre toutes les formes de discrimination, contre la peine de mort, pour les droits des femmes et pour la liberté de croyance et de conscience. Mais il regrette que trop de ces résolutions restent sans suite et que le dialogue sur les droits de l’homme soit, dans certains pays, vidé de toute substance et dépourvu d’effets.
Un exemple: le cas tragique de Leyla Zana, prix Sakharov, dont la condamnation vient d’être confirmée aujourd’hui par la justice turque dans un jugement inique. Il faudrait peut-être à l’avenir bâtir une véritable gouvernance des droits de l’homme en partenariat avec le pays concerné, partenariat respectueux de sa culture mais avec des objectifs et des échéances précises, comme cela a été récemment initié au Bangladesh et pourrait l’être à l’avenir au Maroc et au Viêt Nam.
Deuxième thème: le terrorisme. Le rapport condamne sans ambiguïté toute forme de terrorisme. Il souligne la nécessité d’organiser la lutte contre ce fléau. Mais il rappelle aussi que cette lutte doit se faire dans le cadre du droit international et humanitaire. Le rapport évoque des violations de ce droit qui peuvent, à cause du sentiment d’injustice et de désespoir qu’elles engendrent, constituer un terreau encore plus fertile pour le terrorisme.
Troisième thème: la santé génésique. C’est un domaine mal connu de la santé. Rappelons-nous que l’on parlait, au siècle dernier, de maladies honteuses et, en anatomie, pour désigner le nerf qui parcourt les zones génitales, de nerf honteux. Ce qui est honteux aujourd’hui, ce n’est pas ce nerf, mais le fait qu’au XXIe siècle, des hommes et des femmes dans le monde soient encore privés d’éducation sexuelle, d’accès à l’information et à des moyens de contraception efficaces qui leur permettent de choisir et d’espacer le nombre de leurs enfants selon leurs désirs, d’éviter les maladies sexuellement transmissibles et de prévenir le sida.
Quand on voit la propagation terrifiante du sida en Afrique, dans les pays d’Asie, d’Europe de l’Est, et même, vous le savez, dans certains pays candidats aux portes de l’Union, on mesure l’urgence de la riposte. Quand on voit de près, comme je l’ai vu personnellement, la misère sexuelle dans les camps de réfugiés et de personnes déplacées - je rappelle qu’il y a aujourd’hui dans le monde 37 millions de personnes déplacées dont plus de 65% sont des femmes et de toute jeunes filles, que ces femmes et ces jeunes filles sont souvent violées, contaminées par le sida, contraintes de vendre leur corps pour une ration alimentaire et que beaucoup perdent leur vie en avortant de manière artisanale - quand on voit cela - j’en appelle à M. Gahler, au nom du PPE -, on comprend que la contraception est un vrai instrument de survie.
En me battant aujourd’hui pour la santé génésique, je ne me bats contre aucun chef spirituel à qui je reconnais le droit de guider ses fidèles. Je me bats contre certaines politiques aveugles, comme celle du Président Bush qui, en coupant les fonds au programme de santé génésique incluant la contraception avec préservatif, va tuer des milliers et des milliers de personnes. Je me bats en fait pour le droit à la vie et à la dignité du corps.
Quatrième thème: les droits des personnes handicapées. Ces personnes cherchent à vivre comme des personnes à part entière et leurs droits, on le sait, sont encore, bafoués dans les pays de l’Union. Mais que dire alors de l’exclusion de ces personnes handicapées en dehors des frontières de l’Union, de leur marginalisation, parfois même de leur enfermement dans des institutions et dans des conditions inhumaines?
Le PPE, en la personne de M. Gahler, m’a accusée d’en avoir fait trop sur ce sujet et de donner dans le détail. Un détail, M. Gahler, le fait que les personnes handicapées représentent 10% de la population mondiale et que cette proportion monte de manière effarante dans le tiers-monde sous l’effet cumulé de la misère et des conflits armés? Un détail quand le PPE veut supprimer les paragraphes 71, 72, 73, 77, 78, 79 et 80? Un détail, le droit à l’éducation, à la mobilité, à l’accessibilité et le droit tout simplement à fonder une famille? Un détail, que de soutenir des programmes pour soigner des enfants victimes de troubles psychiatriques dans les conflits, ce paragraphe 78 qu’on veut rayer d’un coup de plume? Voilà des détails qu’apprécieront sans doute à leur juste mesure les personnes handicapées et les personnes qui les défendent.
Ce rapport est un rapport de convictions et non de provocation. Il présente une vision large, c’est vrai, des droits de l’homme dans le monde. Mais c’est une vision porteuse d’espoir dans un monde déchiré, je ne voudrais pas terminer sans remercier tous les groupes qui, à l’exclusion du PPE, m’ont soutenue dans cette vision.
Patten,
-Monsieur le Président, je voudrais remercier la présidence pour m’avoir permis d’intervenir avant elle et je voudrais présenter mes excuses à l’honorable député et à cette Assemblée pour le fait que je doive m’éclipser et laisser le siège de la Commission à ma collègue Mme Reding, qui l’occupera avec beaucoup d’efficacité. Je dois me rendre à Moscou pour participer à des réunions avec MM. Poutine et Lavrov et d’autres personnalités. J’espère que l’Assemblée voudra bien excuser tout manque de politesse de ma part.
Je voudrais commencer par remercier Mme De Keyser pour son rapport, qui illustre une fois de plus comment l’engagement du Parlement européen dans le domaine des droits de l’homme stimule, selon moi, de manière décisive la politique de l’UE. Comme à son habitude, la Commission réagira par écrit à l’ensemble des recommandations qui nous sont adressées dans ce rapport. Quant à moi, je voudrais me pencher sur quelques-uns des thèmes importants qui ont été passés en revue.
Le thème des droits de l’homme et du terrorisme restera malheureusement l’une des priorités de l’agenda international pendant quelque temps encore. Ma position sur la lutte contre le terrorisme est claire. Elle a été exposée à plusieurs reprises. J’y ai encore fait référence à deux reprises la nuit dernière et de nouveau ce matin. Et je vais de nouveau l’exposer ici. La lutte contre le terrorisme doit se fonder sur le respect des droits de l’homme et non pas l’inverse. J’ai aussi l’intime conviction que ce principe ne suffit pas à lui seul. La promotion des droits de l’homme doit faire partie intégrante de la lutte contre le terrorisme. La Commission poursuivra ses efforts en vue de promouvoir et de protéger les droits de l’homme en coopération avec nos partenaires par tous les moyens à sa disposition: dialogue politique, coopération au développement et collaboration avec la société civile dans les pays tiers.
Ce rapport remarquable contient deux questions relatives aux droits de l’homme qui ont joui de beaucoup moins d’importance: le droit à la santé - en l’occurrence la santé génésique - et la discrimination sans cesse croissante qui touche encore, malgré leurs efforts, les personnes handicapées du monde entier; une discrimination qui s’aggrave dans des situations de conflit ou de pauvreté.
La capacité qu’a tout un chacun, notamment les femmes, de bénéficier de la santé génésique fait partie intégrante des droits génésiques. Madame le rapporteur a tout à fait raison lorsqu’elle évoque les conséquences épouvantables qui surviennent si l’on refuse la santé génésique et lorsqu’elle déclare que la santé génésique n’est pas juste un "problème de femmes". Il importe de noter, cependant, que ce sont les jeunes filles qui ressentent le plus gravement les conséquences sociales d’une mauvaise santé génésique. Dans beaucoup de régions d’Afrique, par exemple, les adolescentes risquent davantage que les jeunes hommes de se voir stigmatiser pour les maladies sexuellement transmissibles et le VIH/SIDA, elles sont plus aussi susceptibles de souffrir de manière disproportionnée de problèmes comme l’avortement réalisé des conditions précaires et la stérilité.
Depuis 1994, la Commission s’érige en partenaire majeur en matière de besoins liés à la santé génésique dans les pays en développement, dans le cadre des objectifs définis par la Conférence internationale des Nations unies sur la population et le développement qui s’est tenue il y a dix ans au Caire. Depuis lors et jusqu’en 2001, nous avons affecté plus de 665 millions d’euros à l’assistance extérieure visant explicitement le planning familial, la santé génésique, la maternité sans risque, le VIH/SIDA, ainsi que la politique et la gestion démographiques.
De plus, le Conseil a adopté en juillet dernier un règlement sur l’aide en faveur des politiques et actions sur la santé et les droits génésiques et sexuels dans les pays en développement. Aux termes de ce règlement, un soutien financier communautaire est alloué en faveur d’actions spécifiques destinées aux populations les plus pauvres et les plus vulnérables dans les régions tant rurales qu’urbaines et visant à combattre les pratiques portant atteinte à la santé sexuelle et génésique des femmes, des adolescents et des enfants. Parmi ces pratiques, citons les mutilations génitales féminines, les violences sexuelles, les mariages d’enfants et les mariages précoces.
L’UE a montré son engagement en faveur de la promotion du respect des droits humains des personnes handicapées par le biais d’une législation communautaire introduite sur la base de l’article 13 du traité CE en vue de lutter contre la discrimination dans le domaine de l’emploi, initiatives qui font suite à l’Année européenne des personnes handicapées de l’an dernier, et par le biais de son engagement actif en vue d’une nouvelle convention des Nations unies dans ce domaine.
Le Commission a en outre entrepris un certain nombre d’initiatives dans le cadre d’efforts plus larges pour intégrer les droits de l’homme dans tous les aspects de notre coopération au développement, y compris une assistance politique spécifique sur le développement et le handicap à l’usage de nos délégations. Il y a encore du chemin à faire. Nous pensons que la meilleure manière de résoudre cette question est de former notre personnel et de faciliter les échanges entre les représentants d’organisations de personnes handicapées et les décideurs politiques, de sensibiliser aux questions de handicap dans le cadre de notre dialogue avec les pays en développement et d’associer les organisations de personnes handicapées au dialogue avec chaque pays.
Enfin, cet excellent rapport met en évidence l’angoisse que provoque l’une des causes de handicap les plus pernicieuses et gratuites dans de nombreux pays: l’utilisation de mines terrestres antipersonnel. Ici, la Commission s’est engagée à suivre une politique énergique en vue d’éliminer la menace que représentent les mines antipersonnel et à intensifier ses efforts pour réduire le coût humanitaire, social et économique qui pèse sur les épaules des pays affectés par ces mines.
La stratégie de lutte contre les mines au cours de la période 2002-204 veut établir un rapport entre l’action de l’UE et les objectifs définis par la communauté internationale dans le contexte de la convention d’Ottawa. L’assistance au déminage et le renforcement des capacités dans le cadre du budget de la CE ont été acheminées dans 33 pays et régions. En 2002, l’ensemble de l’assistance fournie par l’UE s’élevait à 145 millions d’euros.
J’ai eu le privilège de voir le travail que nous fournissons dans ce secteur du Sri Lanka aux Balkans. Il est extrêmement important et aussi très utile, tout comme les autres points abordés dans ce rapport, que l’honorable députée ait attiré l’attention du Parlement et de l’ensemble de l’opinion publique européenne sur cette question. Nous sommes extrêmement reconnaissants pour ce rapport. Je vous présente mes excuses de devoir filer à Moscou plus rapidement que Napoléon n’a réussi à le faire. Je sais gré à la présidence de m’avoir permis cette petite coursé précipitée à Moscou.
Le Président. -
Merci, Monsieur le Commissaire Patten. Nous vous souhaitons un bon voyage à Moscou.
Roche,
- Monsieur le Président, je me réjouis moi aussi de l’occasion qui m’est offerte de m’adresser à cette Assemblée dans le cadre du présent débat sur les droits de l’homme. C’est un débat qui revêt une importance considérable. Comme je l’ai déjà dit, c’est une question qui me préoccupe et m’intéresse tout particulièrement.
Il est très important d’intensifier le dialogue entre le Parlement et le Conseil sur les questions liées aux droits de l’homme. Et c’est l’une des priorités de la présidence irlandaise. Il est très important que nous suivions cette question de près. Je tiens à remercier Mme De Keyer pour son très précieux rapport sur les droits de l’homme dans le monde en 2003 et sur la politique de l’UE à cet égard. Ce rapport s’inscrira dans une discussion très importante. Il se peut que nous ne soyons pas d’accord sur certains éléments qui y sont évoqués, mais le fait est qu’il s’agit là d’un rapport de grande qualité.
La protection et la promotion des droits de l’homme devraient en permanence nous servir de critère de référence pour les actions au niveau international. Nous adhérons au principe fondamental selon lequel les droits de l’homme sont universels, indivisibles, interdépendants et étroitement liés entre eux. Comme vient de le dire le commissaire Patten, ces droits sont très étroitement liés aux problèmes que connaît notre monde agité.
Je dois attirer votre attention sur l’étroite relation qui existe entre, d’une part, la paix, la sécurité et la stabilité et, d’autre part, le respect des droits de l’homme, des libertés fondamentales et de la démocratie.
Le présent débat au Parlement vient en temps opportun, notamment parce qu’il coïncide avec l’actuelle sixième session de la commission des droits de l’homme des Nations unies qui se déroule actuellement à Genève. J’aimerais dire quelques mots sur nos relations avec la Commission. Le rapport annuel du Parlement fait à juste titre référence au degré élevé d’adéquation entre les priorités du Parlement européen telles qu’exprimées dans ses résolutions et l’action de l’UE engagée lors des sessions de la commission des droits de l’homme. C’est là un exemple concret de la mise en œuvre de cette coopération plus étroite qui existe entre le Conseil et le Parlement européen en vue de mettre en place l’ouverture et la transparence, ainsi que la politique des droits de l’homme de l’Union européenne. En effet, c’est une des recommandations du Conseil "Affaires générales et relations extérieures" dans ses conclusions du 10 décembre 2002 concernant les droits de l’homme et la démocratisation des pays tiers.
L’Union européenne a joué un rôle positif à la commission de Genève de cette année. À ce jour, en ce qui concerne la situation par pays, l’Union a déposé avec succès des résolutions sur la situation en matière de droits de l’homme au Belarus, au Turkménistan et en Corée du Nord. Une résolution sur les colonies israéliennes dans les territoires arabes occupés a aussi été adoptée par la Commission.
Les résolutions thématiques déposées par l’UE ont aussi été conduites avec succès vers leur adoption. La résolution de l’Union sur l’élimination de toute forme d’intolérance religieuse, par exemple, a été adoptée par consensus. La résolution sur les droits de l’enfant a été adoptée à l’unanimité à la suite d’un appel au vote lancé par les États-Unis. Je pense que la Commission adoptera aussi la résolution de l’UE sur la peine de mort dans le courant de la semaine. Il faut saluer tous ces développements.
Cependant, un certain nombre d’importantes initiatives des Nations unies et de l’UE ont échoué. Cet échec est dû en grande partie à la composition de la commission des droits de l’homme des Nations unies. Cet échec traduit aussi la réticence de certains groupes régionaux à accepter toute condamnation de leurs membres. Cette pratique m’est toujours apparue comme l’une des pires défaillances au sein du système des Nations unies. Une initiative émanant de l’UE concernant la Tchétchénie a échoué et notre résolution sur le Zimbabwe a donné lieu à une motion de "non-action". Il convient de noter que le nombre de suffrages exprimés cette année contre le projet de résolution sur la Tchétchénie était sensiblement plus élevé que celui enregistré l’année dernière pour la même question. Il nous faudra analyser ce résultat pour comprendre comment on en est arrivés à cette situation. Il nous faudra aussi nous occuper des nombreuses résolutions critiques et spécifiques pour chaque pays déposées à la Commission. Enfin, et surtout, il nous faudra déterminer si notre priorité est de faire des déclarations au nom de l’Union afin que le monde connaisse notre position ou de voir nos textes effectivement adoptés par une majorité des membres de la Commission. Pour utiliser un langage un peu moins diplomatique, je dirais qu’il est peut-être temps que l’UE apprenne à "utiliser ses poings de manière un peu plus astucieuse" dans ses relations avec la commission des droits de l’homme. Si nous voulons être efficaces au lieu de nous contenter de faire des déclarations, nous devons faire preuve de qualités stratégiques dans notre approche.
Je tiens à traiter trois domaines prioritaires mentionnés dans le rapport.
Dans son rapport, Mme De Keyser se concentre sur trois thèmes principaux: premièrement, les dérives de la lutte contre le terrorisme; deuxièmement, l’impact de la situation internationale sur la santé génésique; et troisièmement, les droits des personnes handicapées, tout spécifiquement dans les situations de conflits ou dans les pays de pauvreté extrême ou en développement.
En ce qui concerne le handicap, ce qui m’a frappé en lisant le rapport, c’est la référence au fait que trois quarts des personnes handicapées vivent dans les pays en développement. La pauvreté et, comme l’a dit le commissaire Patten, les conflits accentuent encore davantage le degré d’incidence et d’intensité de ce phénomène dans les pays en développement. Il est horrifiant de constater qu’un nombre impressionnant de mutilations et de handicaps est dû à l’utilisation de mines terrestres produites dans les soi-disant nations développées et civilisées et exportées ensuite dans le tiers monde.
En reconnaissance des droits des personnes handicapées, nous allons, pendant la présidence irlandaise, faire progresser les travaux au sein de l’Union et au niveau des Nations unies pour parvenir à l’élaboration d’une convention des Nations unies sur les droits humains des personnes handicapées.
Dans le cadre de la santé génésique, le rapport annuel met en lumière l’augmentation inquiétante des cas de VIH/SIDA en Europe orientale et en Asie centrale, ainsi que sur la relation entre la pauvreté et les questions de santé génésique. La présidence irlandaise a reconnu l’importance de s’attaquer au problème du SIDA, et résoudre ce problème dépasse de loin la capacité de tout gouvernement agissant seul. En février, la présidence a accueilli à Dublin une conférence majeure sur le problème que représente l’épidémie du VIH/SIDA dans la région, conférence intitulée "Faire tomber les barrières: Partenariat pour la lutte contre le virus du SIDA/VIH en Europe et en Asie centrale".
Quant à la santé génésique en général, je tiens à déclarer que l’Union européenne ne ménagera pas sa peine pour assurer la mise en œuvre des droits aux soins de santé génésique et des services inscrits dans l’ensemble des documents de base des principales conférences des Nations unies.
L’Union européenne et ses États membres se sont engagés à atteindre l’objectif de la santé génésique défini à la conférence internationale du Caire, à savoir rendre les soins de santé primaires - les soins de santé génésique - accessibles à toutes les personnes d’un âge approprié aussi vite que possible et, en tout cas, pas plus tard que 2015. Cet engagement se traduit par le règlement adopté par le Conseil européen en juillet 2003 sur les aides en faveur de politiques et actions en matière de santé génésique.
Quant au terrorisme, Mme De Keyser a tout à fait raison d’insister sur le danger de voir des réactions émotionnelles, comme la peur, la colère et un désir de vengeance, donner lieu à des mesures répressives dans le cadre de la lutte contre ce phénomène. C’est un thème commun qui a fait l’objet de très nombreux débats dans cette Assemblée: la lutte contre le terrorisme nous intéresse tous, mais nous devons aussi nous assurer que la lutte est équilibrée par rapport au respect des droits de l’homme, des principes démocratiques et de l’État de droit.
Depuis septembre 2001 la lutte contre le terrorisme est devenue une priorité mondiale. Dans le même temps, cette lutte a posé de nouveaux défis pour la promotion et la protection des droits de l’homme. Nulle cause ni idéologie ne saurait justifier des actes de terrorisme, il faut au contraire les condamner sans la moindre réserve. Le massacre aveugle d’êtres humains qui ne se doutent de rien, qui est le propre du terrorisme, constitue avant toute chose un rejet flagrant du plus fondamental des droits: le droit à la vie.
Tous les États ont le devoir de protéger leurs citoyens contre les attaques terroristes et de combattre le terrorisme sous toutes ses formes. Cependant, pour bénéficier du plus large soutien possible et être couronnée de succès à long terme, la lutte contre le terrorisme doit être menée dans le plus entier respect des droits de l’homme et des libertés fondamentales. La promotion des droits de l’homme devrait en effet faire partie intégrante de toute forme de lutte contre le terrorisme.
Il faut aussi aborder les causes du terrorisme. Chercher à comprendre les causes du terrorisme ne devrait pas être perçu comme une faiblesse à l’égard du terrorisme ou des terroristes. Au contraire, c’est une étape essentielle dans nos efforts d’éliminer le terrorisme.
En sa qualité de président du Conseil européen, M. Ahern a déclaré le mois dernier devant le Parlement que tout bon médecin nous dirait que, pour traiter une maladie, il est d’abord nécessaire de s’attaquer aux causes aussi bien qu’aux symptômes. Trop souvent, la réaction simpliste au terrorisme équivaut à ne s’attaquer qu’aux symptômes, et non à la maladie. Dans le cadre de la lutte contre le terrorisme, Mme De Keyser souligne également avec raison la nécessité de ne pas utiliser cet objectif comme un prétexte pour restreindre la liberté de la presse et surtout pas comme une justification pour s’en prendre aux personnes ou à certains journalistes.
L’Union européenne a toujours accordé une grande importance au travail accompli par tous les défenseurs des droits de l’homme, y compris ceux qui sont actifs dans le monde des médias. Les défenseurs des droits de l’homme font preuve d’une efficacité accrue dans leurs démarches pour assurer une plus grande protection aux victimes de violations des droits de l’homme. Cependant, ces progrès ont souvent eu un prix très élevé et un coût individuel important. Les défenseurs eux-mêmes sont de plus en plus visés par des attaques, et leurs droits ont été violés dans de trop nombreux pays.
Si l’Union européenne a attaché de l’importance à la protection des défenseurs des droits de l’homme, jusqu’ici cet effort reposait largement sur une base ad hoc. La présidence irlandaise œuvre à l’élaboration d’orientations politiques spécifiques afin de renforcer le soutien de l’Union européenne en faveur des défenseurs des droits de l’homme. Ces orientations seront bientôt présentées au Conseil de ministres.
Permettez-moi encore une fois de féliciter Mme le rapporteur pour son rapport. Au nom du Conseil, la présidence salue cette collaboration avec le Parlement en vue de continuer à faire progresser notre cause commune, la démocratie et les droits de l’homme. L’Union européenne est fondée sur le respect des droits de l’homme, et ceci vaut tant pour la politique en matière d’affaires intérieures au sein de l’Union que pour notre politique en matière d’affaires étrangères.
Gahler (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, la protection des droits de l’homme est, traditionnellement, l’une des questions majeures auxquelles s’attache le Parlement européen. Il existe en effet un consensus politique sur la manière de traiter cette question. Les normes à appliquer se retrouvent dans les conventions internationales relatives à la protection des droits de l’homme. Ceux qui ne respectent pas ces normes ou qui, par leur négligence, tolèrent qu’ils soient violés doivent essuyer les critiques de cette Assemblée.
Cependant, le rapport de cette année, contrairement à tous ceux qui l’ont précédé au cours de cette législature, n’est pas né sous de bons auspices. Notre principale critique porte sur le fait que Mme le rapporteur a alourdi ce qui est censé être un rapport annuel sur les droits de l’homme d’une quantité inacceptable de lest idéologique. Elle a fait de ses propres chevaux de bataille, pour ne pas dire ses obsessions, l’élément central de ce rapport. Ceci a tout d’abord pour effet l’absence d’un composant général et non litigieux, lequel a été introduit dans le texte à force d’amendements, 70 au total. Permettez-moi de réaffirmer, dans un souci de clarté absolue, qu’un tel rapport doit traiter des questions majeures, à savoir: où exige-t-on la démocratie, des élections libres, la liberté d’opinion, la liberté de la presse, la liberté de religion et de conscience, l’abolition de toute discrimination légale et concrète à l’encontre des femmes, la protection de l’intégrité physique et j’en passe? Pourquoi critiquons-nous le Conseil, particulièrement lorsque, dans ses négociations avec des pays importants, il ne manifeste qu’un intérêt de pure forme pour les droits de l’homme?
Il va sans dire que la référence, dans un tel rapport, aux droits des personnes handicapées, par exemple, n’est que justice. Bien sûr, leurs droits en tant que citoyens de l’État jouissant d’un statut égal doivent être respectés, et tout traitement dégradant dans les infrastructures publiques doit être dénoncé. Dans les limites des capacités de chaque État, le droit humain à la vie comprend également le droit d’accès aux services de santé. Mais il faut que vous cessiez de présenter des exigences détaillées en matière de politique sociale et de santé - aussi souhaitables soient-elles - comme un catalogue des droits de l’homme et de les immortaliser dans ce rapport. Le fait est que ces éléments qui sont garantis en tant que droits humains peuvent être revendiqués comme des droits juridiques, et ceux qui les refusent violent les droits de l’homme, mais aucune Constitution, aucune convention internationale - européenne ou autre - ne déclare que les exigences détaillées que vous exprimez ici sont des droits humains recevables. Si tel devait être le cas, le maire de Rabat ou son homologue de Lagos violerait les droits de l’homme en ne se conformant pas à votre revendication visant à faire équiper les bus municipaux de portes accessibles aux personnes handicapées. Cette lacune peut certes faire de lui un mauvais maire, mais il ne viole en rien les droits de l’homme. Ceci ne fait qu’illustrer le caractère erroné de votre approche. De même, il n’existe aucun droit humain prônant la distribution de préservatifs gratuits mais, dans ce cas, il s’agit d’un objectif à atteindre. Le président d’Afrique du Sud, Thabo Mbeki, peut certes se méprendre sur la manière de lutter contre le sida, mais il ne viole pas les droits de l’homme pour autant.
Ce Parlement a devant lui le rapport remarquable de M. Mantovani sur la situation des personnes handicapées, et tel est l’endroit approprié pour tout ce que vous énumérez. Mais vous ne pourriez alors que déposer des amendements et le rapport ne porterait pas votre nom. Permettez-moi de vous dire que le rapport de M. Mantovani est bien mieux formulé. C’est pourquoi nous voterons pour son rapport et non pour le vôtre.
Quant à votre autre cheval de bataille, la santé génésique, il a sa place dans la commission du développement et de la coopération ou dans le rapport Junker sur les dix ans écoulés depuis la Conférence du Caire - en fait, cela y figure déjà -, mais il ne rentre pas en l’espèce dans la catégorie des droits de l’homme garantis et recevables. De qui, dès lors, avez-vous l’intention de l’exiger? Sur ce point, vous et moi ne sommes souvent pas très éloignés. Je suis moi aussi opposé à cette politique de Mexico. Je suis aussi le premier à vouloir que les missions catholiques distribuent des préservatifs plutôt que de les frapper d’anathème. Mais quand vous réclamez que l’UE compense la perte des fonds américains, d’autres y verront, je pense, l’opportunité d’économiser leur argent. Après tout, l’UE s’en chargera, n’est-ce pas? Le consensus sur les droits de l’homme au sein de ce Parlement dure depuis de nombreuses années, mais, à mes yeux, votre rapport ne contribue en rien à son maintien.
Howitt (PSE ).
- Monsieur le Président, en Grande-Bretagne un homme a étouffé son frère de 40 ans, qui était atteint de la maladie de Huntington. Il a plaidé coupable d’homicide volontaire et le juge l’a libéré. Dans une institution résidentielle belge, des personnes handicapées ont été maltraitées par des membres du personnel soignant et des travailleurs sanitaires, elles ont été battues physiquement et leur argent a été volé et utilisé par le personnel. Dans une maison de retraite des Pays-Bas, trois infirmières ont infligé coups, crachats et coups de pied à cinq personnes âgées souffrant de démence. En Espagne, une femme handicapée de 44 ans était enfermée par ses parents dans une cave à près de deux mètres de profondeur depuis l’âge de quatre ans. Les assistants sociaux étaient au courant depuis 25 ans. En Bulgarie, les enfants d’un home pour handicapés mentaux ont été ligotés à leur lit en hiver et livrés au froid pendant la nuit, alors que le chauffage était coupé par souci d’économie. Quinze enfants - un quart des résidents - sont morts. À Venise, en Italie, un homme souffrant de problèmes mentaux était habituellement enfermé chez lui pendant que sa mère sortait en le laissant seul. Quand un incendie s’est déclaré, il a trouvé la porte d’entrée fermée à clé et il est mort étouffé par les fumées. En Allemagne, un homme de 55 ans souffrant de difficultés d’apprentissage et d’une vue déficiente a été attaqué par deux skinheads alors qu’il se rendait au travail, il a été battu et piétiné à mort. Ces jeunes ont déclaré à la police: "Il ne méritait pas de vivre."
Comme vient de le déclarer M. Gahler, les membres du groupe PPE-DE de cette Assemblée ont voté en commission contre le rapport remarquable de Mme De Keyser. Certains ont même menacé de s’y opposer en séance plénière parce que, déclarent-ils, ces exemples de sévices sur des personnes handicapées ne constituent pas une violation des droits de l’homme. Quelle honte!
Van den Bos (ELDR ).
- Monsieur le Président, atteindrons-nous un jour le degré de civilisation où les violations massives des droits de l’homme feront partie du passé? La principale cause de telles violations est souvent la conservation ou encore la conquête du pouvoir à tout prix. De même, les pratiques barbares visant à semer la haine à des fins purement religieuses ou ethniques ne sont pas encore éradiquées. Au contraire, un nombre sans cesse croissant d’innocents sont tués au gré du hasard. Cette semaine, nous commémorons les massacres du Rwanda. L’ensemble de la communauté internationale baisse honteusement la tête en raison de sa passivité.
Est-ce sincère? Avons-nous vraiment tiré les bonnes conclusions? Pour l’Europe, les droits de l’homme pèsent-ils réellement aussi lourds dans la pratique que ne le suggèrent les déclarations solennelles? Sommes-nous réellement prêts à accorder la primauté aux droits de l’homme sur les intérêts économiques et stratégiques? Malheureusement, ce n’est toujours pas le cas. Les violences massives, la torture, les violations structurelles telles que la maltraitance des femmes et le système des castes restent une réalité quotidienne.
Fort heureusement, Mme De Keyser soutient les appels que j’ai lancés dans mon rapport de l’année dernière afin de rendre plus engagé le dialogue sur les droits de l’homme avec les pays partenaires et de le structurer plus efficacement. La question est de savoir quel effet cela a eu dans la pratique. Depuis mon rapport, la coopération avec le Conseil s’est considérablement améliorée à maints égards. J’espère que la présidence néerlandaise continuera à améliorer les relations avec ce Parlement dans le cadre de ces matières. Quant à nous, nous ferions bien d’assurer la publication du rapport sur les droits de l’homme chaque année à la même date, afin qu’il soit possible d’y inclure un verdict sur le rapport du Conseil ainsi que sur les solutions avancées par la Commission des droits de l’homme de l’ONU. En outre, notre Parlement devrait suivre plus systématiquement les violations des droits de l’homme là où nous les avons identifiées. Le rapport De Keyser a vu le jour dans des circonstances malheureuses. Malgré cela, mon groupe en soutient le contenu, même en ce qui concerne les droits des personnes handicapées et la santé génésique. Après tout, le décès d’une personne faute de soins médicaux va à l’encontre de tout sens fondamental de la justice. Nos amis démocrates-chrétiens devraient en convenir, même s’il s’agit de droits impossibles à imposer.
Enfin, j’attirerai à nouveau l’attention sur l’abus croissant des religions à des fins politiques et radicales. Face au sérieux de la menace et à la réalité de Madrid, je réitère mon appel de l’année dernière: l’Union européenne doit identifier le problème dans toutes ses dimensions et élaborer une stratégie pour prévenir cet extrémisme religieux. Il est également grand temps, à mes yeux, que la Fondation EuroMed, décidée à Valence en 2002, décolle enfin.
L’Union européenne se targue d’être une communauté de valeurs. Par conséquent, notre politique en matière de droits de l’homme se doit d’être plus engagée, et nous devons également œuvrer à instaurer un degré de civilisation dans lequel les violations massives des droits de l’homme feront partie du passé.
Boudjenah (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, le bilan annuel des droits de l’homme est malheureusement une fois de plus l’occasion de faire un constat: la situation dans le monde se dégrade. La loi du plus fort, le choix de la répression et de l’intervention militaire prennent le pas sur les principes et les valeurs du droit international. La lutte contre le terrorisme justifie l’agression tous azimuts, dans de nombreuses régions du monde, contre les libertés individuelles et collectives.
La liste serait longue: en Turquie, où Leyla Zana et ses compagnons viennent de nouveau d’être injustement condamnés pour leur défense du peuple kurde; en Tunisie, où le harcèlement et la répression à l’égard de tout démocrate s’amplifient dans l’indifférence de l’Union; au Maroc, où les atteintes aux droits des Sahraouis se multiplient au Sahara occidental occupé; en Irak, où les forces d’occupation américaines provoquent de véritables drames humains, achètent à bas prix les ressources naturelles du pays et s’arrogent le droit de se comporter en maîtres; en Palestine encore, où selon les mots d’Avraham Burg, ancien président de la Knesset, "il faut hurler", tant la situation est explosive.
On pourrait encore évoquer le harcèlement intolérable des défenseurs des droits de l’homme aux quatre coins du monde. Selon les termes du rapport annuel 2003 de l’observatoire de la FIDH: "le climat sécuritaire actuel et les dérives arbitraires qui y sont liées continuent de mettre à mal les principes énoncés dans la déclaration universelle des droits de l’homme. Dénoncer l’adoption de lois restrictives, défendre le droit à un procès juste et équitable, lutter contre la peine de mort ou encore dénoncer la torture devient de plus en plus difficile". Journalistes, avocats, opposants politiques, syndicalistes sont devenus, dans certains pays, de véritables cibles à abattre. Pourtant, plus que jamais, le soutien et l’encouragement à ces hommes et ces femmes dans leur lutte pour la démocratie, la justice et la paix apparaissent comme un enjeu essentiel pour notre avenir commun.
Enfin, le respect et la garantie de droits fondamentaux tels que le droit à la souveraineté et à l’autosuffisance alimentaire, à la santé, à vivre dans la dignité et non dans la misère participent également de la construction d’un monde meilleur. Je soutiens en ce sens la démarche du rapporteur, notamment concernant l’accès à la santé génésique.
Wuori (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, nous pouvons accepter l’essentiel des changements, malgré l’accent restrictif mis sur certains détails. Néanmoins, je voudrais également attirer plus généralement l’attention sur les méthodes utilisées, qui sont cette fois scandaleuses. Les droits de l’homme ne peuvent devenir les otages de politiques quotidiennes à courte vue et souvent mues par les médias. Dès lors, leur mise en œuvre exige de faire des choix politiques et aura également un impact politique. Ils ont une valeur intrinsèque.
Les travaux sur les droits de l’homme nécessitent d’avoir une vue d’ensemble de la situation et de classer de manière systématique, durable et cohérente les problèmes en fonction des priorités, tant en termes thématiques que géographiques, sur la base d’un système logistique propre. Nous nous félicitons de la vue d’ensemble que ce rapport présente sur les travaux en matière de droits de l’homme à l’heure actuelle. Cependant, nous devons également regarder l’avenir. À moins d’améliorer la coordination des processus internes et externes de contrôle des droits de l’homme dont dispose l’UE et de les harmoniser entre eux, à moins de nous engager dans une activité post-contrôle plus énergique et de passer outre aux motifs politiques hors de propos et aux intentions cachées, nous léguerons un triste héritage au prochain Parlement. C’est seulement en mettant de l’ordre dans nos affaires que nous pourrons exiger de façon crédible des États membres et du Conseil qu’ils abandonnent leur position en matière de politique commerciale et autres vues étroites sur ce qu’ils peuvent gagner d’une situation, et qu’ils mettent en œuvre une politique cohérente et durable. En ce sens, les droits de l’homme commencent chez soi-même, et telle est la question fondamentale aujourd’hui.
Ribeiro e Castro (UEN ).
- Monsieur le Président, Monsieur le Président du Conseil, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, je souscris au discours que nous venons d’entendre. Nous aurions également préféré un rapport abordant le tronc commun de la culture des droits de l’homme qui découle de la déclaration universelle des droits de l’homme des Nations unies. Telle est la direction que nous devrions emprunter, plutôt que d’utiliser ces rapports à toute autre fin. Je reconnais que le rapport est meilleur que la version originale rejetée en commission parlementaire, mais, néanmoins, je souhaiterais formuler quelques observations en mon nom propre et au nom de mon groupe.
Tout d’abord, quelques mots sur le prix Sakharov et les trois lauréats de ce prix, qui continuent d’être persécutés. La résolution manque d’équilibre, l’exposé des motifs citant trois cas, en Turquie, en Birmanie et à Cuba, alors que le paragraphe 23 de la résolution finale passe sous silence la situation d’Osvaldo Payá à Cuba. Ceci doit être corrigé, sous peine de nous voir accusés de perte de mémoire et de parti pris.
Ensuite, en ce qui concerne le terrorisme, nous ne sommes pas parvenus à une approche correctement pondérée. Cependant, je souhaite par-dessus tout émettre des réserves quant à la manière dont la question de la santé génésique a été introduite dans cette matière, notamment en ce qui concerne le lien établi entre l’avortement et la santé génésique, ce avec quoi je suis en total désaccord.
Pour ne citer que quelques chiffres du rapport, l’exposé des motifs proclame que 100 avortements sont pratiqués toutes les minutes et que 70 000 femmes meurent chaque année des suites d’avortements risqués. J’ai fait quelques calculs et cela signifie que 52 560 enfants meurent les années non bissextiles et 52 700 les années bissextiles, en plus de ces 70 000 femmes. Ces chiffres sont certes inquiétants, mais notre point de vue sur la question est totalement différent: ces chiffres viennent confirmer le droit à la vie.
Sandbaek (EDD ).
- Monsieur le Président, je voudrais remercier Véronique De Keyser pour avoir, pour la première fois dans l’histoire de cette Assemblée, inclus les droits génésiques des femmes dans son rapport.
à la Conférence internationale sur la population et le développement, la communauté internationale a résolument inscrit la santé génésique dans le cadre des droits de l’homme, et pour une très bonne raison. Quand vient l’heure d’interpréter les traités sur les droits de l’homme, les différences biologiques entre les hommes et les femmes ne sont pas prises en considération, ce qui entraîne des conséquences dramatiques, notamment en ce qui concerne la pandémie de SIDA, 60% des personnes touchées étant des femmes. Seuls 11% des femmes dans un pays comme la Zambie pensent avoir le droit de demander à leur mari d’utiliser le préservatif. Dans les pays en développement, près de la moitié des jeunes femmes et jeunes filles affirment avoir été forcées à avoir leur première expérience sexuelle. L’abstinence ne fait pas partie de leurs choix. Elles sont peut-être fidèles, mais leurs maris, eux, ne le sont pas, et ils n’utilisent pas de préservatif non plus.
En effet, le taux d’infection par le VIH est plus élevé chez les femmes mariées que chez les femmes célibataires. Ces femmes ont un cruel besoin de savoir que la santé sexuelle et génésique est un droit. Je suis consternée de voir que certains collègues de cette Assemblée veulent priver les femmes de ces droits en tentant de supprimer un chapitre qui les rend explicites dans ce rapport sur les droits de l’homme.
Cette Assemblée devrait soutenir de manière très claire ces femmes. Nous pouvons le faire en votant en faveur des amendements proposés par Mme De Keyser et de son rapport.
Claeys (NI ).
- Monsieur le Président, j’ai le sentiment désagréable que le rapporteur considère la lutte contre le terrorisme comme un problème aussi important que le terrorisme lui-même. Cette remarque a été soulevée à maintes reprises au cours de la discussion du rapport en commission. Cela a été catégoriquement nié, mais la version finale du rapport n’a, en tout état de cause, pas réussi à dissiper ce sentiment.
Formellement, le terrorisme est condamné - et c’est tant mieux -, après quoi le rapport consacre de nombreux paragraphes aux droits humains des terroristes ou des personnes accusées d’actes de terrorisme. De même, le conflit israélo-palestinien manque de toute nuance: les attaques terroristes palestiniennes et l’édification du mur de sécurité, par exemple, sont mis dans le même sac. Au sein de ce Parlement européen, nous devrions nous interroger sérieusement sur l’utilité de tels rapports. De plus, il s’agit d’un rapport sur les droits de l’homme dans le monde, ce qui signifie le monde en dehors de l’Union européenne, alors que nous ferions peut-être mieux de balayer devant notre porte.
Aujourd’hui précisément, la justice belge est appelée à se prononcer dans un procès contre le principal parti d’opposition flamand, le Ce procès a été intenté par un corps gouvernemental au sein duquel siègent tous les partis traditionnels, y compris celui du rapporteur. Nous assistons aujourd’hui en Belgique à l’instrumentalisation de la lutte contre le racisme, ou ce qui devrait passer pour tel, en vue de cadenasser le droit à la libre expression de l’opinion. À quelques semaines des élections, on tente de priver de ses fonds un parti démocratique de l’opposition et même de le faire interdire par un tribunal. Dès lors, vous comprendrez aisément que j’émette des réserves lorsque quelqu’une personne qui ferme les yeux sur de telles pratiques est aujourd’hui rapporteur dans le cadre d’un rapport sur les droits de l’homme dans le monde.
Van Orden (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je suis un farouche partisan des véritables droits de l’homme, mais nous risquons fort de nous orienter vers une culture qui aurait pour fondement ces droits, une culture qui définirait quasiment tout désir humain et tout besoin social ou sanitaire comme un droit humain. Cette approche est contre-productive à plusieurs égards, notamment du point de vue de ceux dont les droits humains sont réellement bafoués et dont l’appel est étouffé par toutes les autres demandes concurrentes.
Une autre chose me préoccupe: à l’heure où le terrorisme international fait partie de nos inquiétudes les plus vives, nous ne voyons que trop souvent les terroristes et leurs organisations écrans, ainsi que leurs défenseurs politiques, abuser de cette étiquette "droits de l’homme" pour servir leurs propres desseins et l’utiliser tantôt comme une arme politique, tantôt comme un moyen de saper l’efficacité des forces de sécurité qui luttent contre eux.
Le rapport que nous avons devant nous contient tous ces défauts. Il contient d’importantes améliorations par rapport au premier projet, mais il ne se concentre pas encore assez sur les véritables préoccupations en matière de droits de l’homme dans le monde. Alors qu’il s’en prend aux cibles actuelles de la gauche - les États-Unis et Israël -, il manque l’occasion de dénoncer ces régimes corrompus qui règnent sur de nombreux continents et qui maintiennent leurs citoyens dans la misère, et il n’offre qu’un soutien très limité aux victimes du terrorisme ou aux personnes actives dans la lutte contre le terrorisme.
En ce qui concerne la question israélo-palestinienne, le paragraphe 46 du rapport insinue que les établissements de colonies en dehors des frontières israéliennes sont comparables aux attaques terroristes aveugles sur des civils innocents à l’intérieur d’Israël. De telles comparaisons sont pour le moins odieuses, et le fait que des hommes politiques formulent de telles suggestions trahit un manque profond du sens des responsabilités, d’autant plus que l’ensemble de nos citoyens sont confrontés à la menace terroriste. Pour ce qui est de la question de Guantanamo Bay, le rapport fait la part trop belle à ces détenus de Camp Delta tout en passant sous silence les difficultés auxquelles sont confrontées nos démocraties pour venir à bout des fanatiques déterminés à menacer et à massacrer des civils innocents.
Je voudrais voir l’UE et le reste de la communauté internationale lancer un appel à une action énergique pour apporter un changement dans les pays qui violent réellement les droits de l’homme, comme le Zimbabwe. Concentrons-nous sur les vrais problèmes liés aux droits de l’homme, et non sur des caprices politiques.
Theorin (PSE ).
- Monsieur le Président, il s’agit d’un rapport très important, qui a pourtant bien failli s’enliser à cause des jeux politiques sournois de la droite. Je me concentrerai sur deux volets du rapport: celui relatif à Israël et à la Palestine et celui sur le droit des femmes à disposer de leur propre vie.
Permettez-moi tout d’abord de dire, en ce qui concerne le débat pakistanais, que sur ce sujet également, les droits de l’homme - et non les aspects économiques - doivent bénéficier d’une position centrale. La légitimation d’un régime qui, par un coup d’État militaire, s’est emparé du pouvoir et ne respecte pas les droits de l’homme devrait être étrangère à l’UE.
Hier, les membres de la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense ont pu entendre l’initiative de Genève ainsi que des représentants d’Israël et de Palestine, confirmant ce qui est décrit, par exemple, dans les articles 46 et 47 de ce rapport, articles que la droite veut à présent rejeter. Fermer les yeux sur la réalité n’a jamais permis d’apporter des solutions véritables aux problèmes.
Deuxièmement, un mot sur la santé génésique. Les droits des femmes sont des droits humains. Il va sans dire que les femmes doivent avoir le droit de prendre des décisions concernant leur propre corps et qu’elles ont par conséquent droit à la santé génésique. Les propositions 28-40 sont des ajouts importants qu’il convient de soutenir. Chaque minute, une femme meurt des suites de complications liées à l’accouchement. Chaque minute, 100 avortements sont pratiqués, la moitié d’entre eux par des personnes sans formation médicale. Chaque année, 70 000 femmes meurent d’un avortement risqué.
Dans les pays en développement, les problèmes liés à la santé génésique sont la première cause de mortalité et d’invalidité. Face à cette situation, refuser de soutenir les organisations qui fournissent des conseils en matière de contraception et contribuer sciemment à une situation où des centaines de milliers de femmes subissent des avortements risqués et meurent prématurément, et où des centaines de milliers de femmes sont contaminées chaque année par le VIH, constitue une violation profonde des droits humains et met gravement en péril la santé génésique des femmes.
Malmström (ELDR ).
- Monsieur le Président, aux yeux du monde qui nous entoure, les travaux de l’UE sur les droits de l’homme sont très significatifs. Les États voyous que nous condamnons dans nos rapports dépêchent leurs ambassadeurs afin d’obtenir coûte que coûte la suppression de toute référence à leur pays. Inversement, une résolution adoptée par le Parlement donne parfois de l’espoir et un courage renouvelé aux personnes qui, de par le monde, sont emprisonnées, torturées, opprimées ou engagées dans un combat.
Les personnes engagées attendent de l’UE qu’elle contribue activement à un monde meilleur. Elles sont parfois déçues quand nous décidons de fermer les yeux sur des crimes graves parce qu’une politique commerciale ou des intérêts stratégiques l’emportent sur ces violations majeures. Il convient dès lors de ne jamais nous dérober au devoir de faire valoir les droits de l’homme lors de nos contacts avec des pays tels que la Chine, l’Iran, Cuba, la Syrie, le Zimbabwe, etc.
Il y a près de cinq ans, j’ai moi-même rédigé un rapport relatif au rapport annuel sur les droits de l’homme, dans lequel j’attirais l’attention sur le thème de la violence à l’encontre des femmes. Il est logique, à mon sens, que le dernier rapport de cette législature poursuive sur cette voie. Le fait que, en 2004, nous ayons un débat sur la question de savoir si la violence sexuelle, les mutilations génitales, le commerce sexuel, le viol de jeunes filles et l’absence d’un traitement contre le sida ont leur place ou non dans un rapport sur les droits de l’homme, démontre que ce Parlement a encore un long chemin à parcourir.
Je ne rejoins pas Mme De Keyser sur tous les détails de son rapport, mais il est important et juste de mettre l’accent sur ces matières. Il est très étrange de voir la droite affirmer que ces questions n’ont pas leur place dans un rapport sur les droits de l’homme.
Krivine (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, après la chute du mur de Berlin, beaucoup de gens ont pensé qu’avec la fin de la guerre froide, on allait enfin connaître un monde de paix. Or c’est exactement l’inverse. Il n’y a jamais eu autant de violence dans le monde.
C’est dans ce climat de peur et d’interrogations que l’administration Bush a lancé sa croisade antiterroriste avec, en fait, pour seul but d’assurer l’hégémonie économique, et donc militaire, de son empire dans une économie libérale mondialisée. Un nouveau concept, lourd de conséquences tragiques, est né: celui de la guerre préventive. C’est au nom de la lutte contre le terrorisme privé de son ancien agent Ben Laden que Bush légalise désormais un terrorisme d’État. Les peuples palestinien ou irakien en sont les premières victimes, Sharon, Blair ou Aznar, les principaux complices. C’est toujours au nom de cette lutte que se construit partout dans le monde un nouvel arsenal répressif qui remet en cause les libertés fondamentales.
Quelles sont les valeurs communes que nous pourrions avoir avec un gouvernement qui a organisé le camp de morts-vivants de Guantanamo? Loin d’affaiblir le terrorisme privé, cet arsenal vise en fait à criminaliser toute opposition à l’établissement de ce nouvel ordre, tel que le mouvement syndical, associatif ou altermondialiste. L’Union européenne a malheureusement participé à cette entreprise avec une définition liberticide du terrorisme, avec l’adoption du mandat d’arrêt européen ou les multiples lois contre les immigrés, sans parler des gouvernements qui osent encore, en Europe, interdire l’avortement.
La lutte pour éradiquer les guerres et les violences ne peut se limiter à des vœux pieux, comme ce Parlement en a l’habitude. Il faut s’attaquer aux racines du mal, à un système social uniquement dominé par le profit, qui transforme les gens en marchandises, un régime qui détruit l’environnement et qui exclut du travail, du système de santé ou d’éducation, du logement, voire de l’alimentation élémentaire, des milliards d’êtres humains.
La mondialisation capitaliste génère la mondialisation de la violence. Mais, dès à présent, on peut intervenir concrètement, par exemple en régularisant les sans-papier et en interdisant les expulsions collectives en charters, en imposant au Conseil le gel des accords d’association avec Israël, en organisant une autre répartition des richesses, notamment par une taxe Tobin sur les mouvements de capitaux, ou, enfin, en annulant la dette du tiers-monde.
Boumediene-Thiery (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, Madame le Commissaire, Monsieur le Président en exercice du Conseil, aujourd’hui notre Assemblée examine la situation des droits humains et sa politique européenne avec les pays tiers. J’ai décidé de consacrer mon intervention à la Syrie.
Vous n’êtes pas sans savoir que les défenseurs des droits humains et des libertés démocratiques y subissent des pressions et des harcèlements continus. Plusieurs rapports d’ONG dénoncent des violations flagrantes: détenus d’opinion, exilés politiques, interrogatoires récurrents, interpellations, arrestations, tortures et parfois disparitions. M. Aktham Naissé, président des comités pour la défense des libertés démocratiques et des droits humains en Syrie, a été arrêté le 13 avril par la sécurité militaire. Il est maintenu en détention dans un lieu tenu secret. On lui refuse de prendre son traitement médical, alors que son état de santé est alarmant. Il semblerait même qu’il soit présenté sous peu devant la Cour de sûreté de l’État. Y a-t-il une menace à l’ordre public ou acte de terrorisme à défendre les droits humains? MM. Ahmad Khazen et Hassan Watfa ont été arrêtés les 15 et 16 mars 2004 par la sécurité militaire et condamnés à la prison pour avoir participé à un rassemblement devant le parlement, réclamant des réformes démocratiques et la levée de l’état d’urgence. À ce jour, la société civile syrienne n’a pas encore entendu ni vu une réaction de la Commission européenne. Pourtant sa délégation à Damas a déjà assisté à plusieurs de ces violations. Il ne s’agit pas d’ingérence, mais de défense des valeurs universelles dont nous avons une responsabilité.
Permettez-moi de vous rappeler que nous sommes en cours de négociation avec la Syrie pour la signature d’un accord d’association. Les accords de ce type se fondent sur un État de droit et leur article 2 stipule clairement l’engagement des deux parties à respecter les droits humains. En Syrie, depuis 41 ans, l’état d’urgence est en vigueur, permettant l’application des lois martiales par les tribunaux militaires. Ceci est contraire à un État de droit respectueux des droits fondamentaux tels qu’ils sont garantis par le droit international et la déclaration de Barcelone. Il y a exactement un mois, le 22 mars, à Athènes, nous avons créé l’Assemblée parlementaire euroméditerranéenne dont la Syrie est membre. Ce partenariat ne peut se construire que sur certaines exigences telles que le respect des droits humains et des libertés démocratiques.
Aussi je vous demande de bien vouloir intervenir de toute urgence auprès des autorités syriennes pour leur demander de garantir l’intégrité de ces personnes, de procéder à leur libération immédiate et inconditionnelle, de mettre fin aux pressions et aux harcèlements continus, de respecter le droit international et de se conformer aux dispositions de la Déclaration universelle des droits de l’homme et des instruments internationaux ratifiés par la Syrie. Nos démocraties ont des moyens de pression. Si nous ne les utilisons pas pour faire respecter nos valeurs universelles, nous perdons nos âmes. Nous sommes nombreux, Madame le Commissaire, Monsieur le Président en exercice du Conseil, à attendre votre réponse, car aucune indulgence ne peut être permise quand les droits de l’homme sont violés.
Dell’Alba (NI ).
- Monsieur le Président, chers collègues, je tiens à féliciter de tout cœur notre rapporteur pour ce que contient le rapport qu’elle nous présente et pour ce qu’il ne contient pas mais qui, je l’espère, pourra faire l’objet d’un vote positif demain de façon à rétablir ce qui fait l’originalité et la spécificité de la vision que Mme De Keyser a voulu donner à la dimension des droits de l’homme dans le monde.
En effet, comme d’autres collègues, nous, radicaux italiens, sommes très attentifs à tout ce qui est santé génésique, à toute cette dimension, à cette nouvelle dimension, que notre société doit prendre en compte de plus en plus dans sa façon d’appréhender la question des droits de l’homme en y incluant, par exemple, le droit à la santé, qui implique désormais les nouvelles technologies, la recherche génétique, toutes sortes de possibilités qui s’offrent à l’humanité, mais qui constituent encore un problème, un blocage dans beaucoup de nos sociétés. Donc, nous voterons tous les amendements qui vont dans ce sens dans l’espoir d’enrichir le rapport de Mme De Keyser demain.
Cela dit je voulais, dans le cadre de ce débat, lancer un appel aux collègues, à notre rapporteur, aux coordinateurs des différents groupes en espérant que mon message sera entendu. Après le vote du rapport en commission, un effroyable massacre a eu lieu, une effroyable violence s’est exercée à l’égard du peuple indigène des montagnards du Viêt Nam. Il s’agit d’une population autochtone, la plus ancienne du Viêt Nam, qui pâtit de l’oppression du régime de Hanoï. Cette oppression s’est manifestée, il y a quelques jours, par des actions policières brutales destinées à disperser les manifestants, à l’instar de ce qui s’est passé dans un autre pays comme nous venons de l’entendre. Des dizaines de personnes ont sans doute été tuées, beaucoup d’autres arrêtées, emprisonnées. On est sans nouvelles d’elles.
Je sais que les délais sont échus, mais puisqu’on parle de peuples indigènes dans le rapport, je me permettrai, demain, avec l’assentiment de mes collègues, de présenter un amendement oral dans le but d’insérer ne fût-ce que la mention des montagnards du Viêt Nam pour rappeler aux autorités de Hanoï que le Parlement européen a à cœur leur situation. Le commissaire Patten est souvent intervenu, d’autres pays européens sont intervenus dans cette affaire. Je pense qu’il serait à notre honneur de mentionner, lors du vote de demain, l’oppression dont pâtissent les montagnards du Viêt Nam.
Stockton (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, d’abord, chère Madame, je dois vous féliciter pour votre rapport. Cependant, il existe des tensions sous-jacentes dans la manière dont nous abordons la question des droits de l’homme et du terrorisme. Alors que je partage certains des sentiments exprimés par mon collègue M. Van Orden, je ressens aussi quelque inquiétude d’un autre point de vue. Un gouvernement centralisé, que ce soit au niveau national ou international, est prompte à prendre le pouvoir et à développer des mécanismes de l’assister dans la lutte contre le terrorisme, mais qui ne manquent pas d’éroder les droits et libertés acquis des citoyens. Comble de l’ironie, donc de voir que les politiques de lutte contre le terrorisme, que nous soutenons tous, risquent autant de restreindre nos libertés que les terroristes eux-mêmes.
Monsieur le Président, à moins d’un miracle électoral en juin, d’une renonciation ou d’une abnégation parmi mes collègues, c’est la dernière fois que j’aurai le plaisir de m’adresser à cette honorable et éminente Assemblée.
Avec votre permission, Monsieur le Président, je tiens à saisir l’occasion pour adresser mes plus sincères remerciements aux collègues de cette Assemblée, au personnel ici et à Bruxelles, et par-dessus tout à mes collègues de la délégation des Conservateurs britanniques pour la générosité, la gentillesse, l’aide, la sympathie et le soutien souvent nécessaire que tous m’ont témoignés ces cinq dernières années.
Je mentirais si je disais que je suis satisfait de la place inférieure que j’occupe sur la liste de mon parti dans la région du sud-ouest de la Grande-Bretagne, mais je ne mentirai pas en disant que j’ai apprécié ces cinq années, peut-être même plus que je ne pourrais le dire. Alors, Monsieur le Président, merci et adieu.
Le Président. -
Monsieur le Comte, j’ai failli me joindre aux applaudissements, ce qui m’est interdit. Je vous remercie vivement pour cet adieu très personnel à ce Parlement; peut-être reviendrez-vous, après tout.
Fava (PSE ).
- Monsieur le Président, en entendant les propos tenus par certains membres de la droite, j’ai décidé de mettre de côté le discours que j’avais préparé. Je suis d’avis que, tant que les critiques seront échangées au sein de cette Assemblée - comme si nous faisions le jugement de Galilée - chaque fois qu’est abordée la question des droits de la femme, et tant que nous utiliserons le mot "obsession" en parlant de droits, nos débats n’apporteront rien de plus que du travail aux sténographes.
Nous nous attendions à une plus grande sévérité et une plus vive colère de la part de certains membres de la droite lorsque, par exemple, a été dénoncé le vide juridique - qui va à l’encontre de toutes les règles de droit international - concernant le statut des prisonniers de Guantanamo Bay. Nous aurions espéré plus de colère et de sévérité pour dénoncer l’usage arbitraire, malheureusement trop fréquent, de la lutte contre le terrorisme pour réprimer les dissidents.
Monsieur le Président, nous estimons que la protection des droits doit être recherchée et garantie par-dessus tout dans la vie quotidienne, afin d’empêcher que les droits des justes deviennent les droits d’une minorité, et nous avons vraiment l’impression qu’un tel silence en la matière est obsessionnel.
Nordmann (ELDR ).
- Monsieur le Président, je pense que le rapport de Mme De Keyser est très inégal. Il y a des chapitres qui sont intéressants, qui ouvrent des perspectives, en particulier sur la santé génésique, sur les droits des handicapés. Mais quant à la question centrale que Mme De Keyser avait voulu en quelque sorte privilégier, je crois qu’elle l’a mal traitée.
Je veux parler de la question des rapports entre les droits de l’homme et la lutte contre le terrorisme et, plus exactement, du défi que la lutte contre le terrorisme lance à la démocratie. Le XXe siècle a connu, pour les démocraties, le défi de la guerre. Pouvait-on faire la guerre en restant des démocraties? Il avait fallu trouver des solutions de synthèse entre la contrainte et l’idéal.
Il faut aujourd’hui faire preuve de créativité pour essayer de trouver là aussi des synthèses. On ne peut pas mettre sur le même plan le droit des terroristes et le droit des victimes du terrorisme. On ne peut pas faire passer le combat contre le terrorisme après le combat contre ceux qui combattent le terrorisme. Et c’est notamment, à propos du Proche-Orient, le sentiment désagréable que donne Mme De Keyser de mettre tout sur le même plan, alors qu’il faut inventer un droit de la légitime défense démocratique contre le terrorisme. Cet enjeu central, hélas, elle l’a manqué! Je le regrette.
Deva (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais poursuivre sur l’excellent discours de M. Van Orden et la question très intéressante que vient à l’instant de soulever le duc de Stockton dans son discours d’adieu.
Lors de sa réunion la semaine dernière, la commission des droits de l’homme des Nations unies n’a pas critiqué publiquement la Russie et la Chine pour les abus dont ces deux pays se rendent coupables en matière de droits de l’homme. La commission a rejeté les résolutions sur la Tchétchénie, la Chine et le Zimbabwe, mais elle a adopté les mesures concernant la Corée du Nord, Cuba, le Belarus et le Turkménistan. Cette décision prouve que les pays puissants peuvent encore en toute impunité se livrer à l’assassinat, à la torture, et faire taire les critiques, quelques jours seulement avant que les journaux parlent de la découverte, en Tchétchénie, de neuf cadavres d’hommes ayant été exécutés hors du cadre judiciaire. La torture et la détention arbitraire restent un phénomène endémique en Tchétchénie, et ce, malgré les affirmations du gouvernement russe selon lesquelles on assiste à une normalisation de la situation.
Les États-Unis ont soutenu une résolution modérée sur la Chine qui encourage le gouvernement chinois à progresser sensiblement sur la voie de réformes systématiques pour assurer le respect des droits de l’homme et des libertés fondamentales. Cependant, la Chine a réussi à obtenir, dans le cadre d’une initiative procédurale aux Nations unies, une motion de non-action pour empêcher un vote sur cette résolution. Au cours des dix dernières années, environ 8 900 Chinois chrétiens ont été arrêtés et mis en détention, sans oublier que toute activité religieuse qui n’est pas contrôlée par l’État est illégale. La Chine montre une tendance croissante à taxer des groupes religieux inoffensifs de cultes dangereux.
Au Zimbabwe, on note une situation chronique d’abus en matière de droits de l’homme, mais les Nations unies restent les bras croisés. Il est tout simplement inacceptable que des pays n’ayant guère brillé dans le domaine des droits de l’homme utilisent une motion de non-action pour bloquer le débat sur leurs pratiques en matière de droits de l’homme. La commission des Nations unies a pour objectif de rendre publique la situation en matière des droits de l’homme qui règne dans tout pays, notamment dans le cas des pires fauteurs. Il est temps de mettre un terme à l’abus des mécanismes procéduraux visant à empêcher le débat sur les cas de violations. Si les Nations unies continuent à n’être qu’une marionnette, nous devrions cesser de financer ses activités en matière de droits de l’homme.
Cashman (PSE ).
- Monsieur le Président, je salue ce rapport, qui fait admirablement bien le tour de la question. Il est regrettable que nous devions avoir un tel rapport. Si seulement nous vivions dans un monde où nous ne devrions pas perpétuellement nous élever contre les violations des droits de l’homme dans le monde!
Permettez-moi d’évoquer ce qui se passe à Zanzibar, où les homosexuels sont criminalisés et arrêtés, et où l’UE possède un instrument qui lui permet d’agir - l’accord de Cotonou -, mais semble manquer de la volonté politique de le faire. De même, quand il y a eu violation des clauses relatives aux droits de l’homme des accords d’association de l’UE et que nous avons appelé à l’action, ces appels ont été ignorés.
Permettez-moi aussi de parler de l’Égypte, où les homosexuels font fréquemment l’objet d’arrestations, d’opérations policières visant à les piéger d’emprisonnements. Je loue les efforts de la présidence irlandaise auprès des Nations unies en vue soutenir la motion brésilienne sur les droits de l’homme et l’orientation sexuelle. Malheureusement, cette motion a une fois de plus été suspendue, en raison notamment du lobbying exercé par l’Égypte et le Pakistan, le Vatican et la conférence des États islamiques.
Nous parlons ici d’êtres humains, de la destruction de la liberté individuelle, de l’espoir de chacun et de la vie de chacun. La dignité de toute société est fondée sur le respect de la dignité de ces personnes.
Enfin, le présent rapport envoie un message fort selon lequel ce qui se passe dans une autre partie du monde revêt aux yeux de cette Assemblée et des États membres la même importance que si ces faits se déroulaient en Europe. Toute violation des droits humains perpétrée contre autrui est une violation des droits humains de chacun d’entre nous.
Paasilinna (PSE ).
- Monsieur le Président, je voudrais dire merci pour cet excellent rapport. Les médias libres, indépendants et diversifiés constituent un droit fondamental. Ceci est d’autant plus important dans la société d’information, où l’information est le facteur majeur en production. Il est utile de se rappeler la situation en Chine, mais nous rencontrons des problèmes ici même, parmi nous.
L’information est une industrie majeure qui guide les gouvernements et les nations. Elle contribue à nourrir la conscience humaine, qui ne pourrait rien contenir de plus important. L’influence politique démesurée que détiennent les grands propriétaires de médias nous est familière. Aujourd’hui, l’Italie n’a rien de moins qu’un système de mouvement perpétuel: un immense pouvoir économique a bâti le pouvoir des médias, qui légitime en retour le pouvoir politique. Il y a aussi un nouveau danger. D’importantes sociétés en France achètent les médias pour se protéger, se mettant ainsi à l’abri de la critique. Pourquoi n’intervenons-nous pas de même qu’en matière de violations des droits de l’homme? Après tout, il s’agit d’une violation du droit d’accès à l’information, droit fondamental dans la société humaine de l’information.
Roche,
- Monsieur le Président, j’adresse une fois de plus mes remerciements aux députés pour leurs remarques.
En résumé, le présent débat montre bien à quel point notre souci d’intensifier le dialogue entre le Parlement et le Conseil en matière de droits de l’homme est important. Il illustre aussi, une fois de plus, le caractère très large de ce canevas et aussi l’extraordinaire diversité des points essentiels à traiter en matière de droits de l’homme et de défenseurs des droits de l’homme. Les interventions ont couvert un éventail très large de sujets et, manifestement, il s’agit là d’un domaine pour lequel les députés non seulement affichent un intérêt particulier, mais aussi une expertise considérable. J’espère que ceux qui critiquent cette Assemblée liront les débats d’aujourd’hui et que, pour une fois, ils arriveront à la conclusion que cette Assemblée mérite leur soutien. Je sais que ces échanges profiteront largement tant à la présidence qu’au Conseil.
Le travail de la commission des droits de l’homme se poursuit à Genève en ce moment même. J’ai déjà mentionné quelques-unes des résolutions que nous avons adoptées concernant la situation en matière de droits de l’homme au Belarus, au Turkménistan, en Corée du Nord et dans les colonies israéliennes des territoires arabes occupés. Le travail sur d’autres résolutions se poursuit, mais nous pouvons être fiers du rôle que joue l’Union européenne par l’intermédiaire de la Commission et du travail accompli par la Commission à ce jour. J’ai de bonnes nouvelles pour cette Assemblée, que je garde pour la fin.
Les députés sont manifestement très préoccupés par le volet droits de l’homme de l’évolution de la lutte contre le terrorisme. Le rapport de Mme De Keyser traduit ces préoccupations et je tiens à assurer cette Assemblée que le Conseil en a pris bonne note. Je tiens aussi à remercier M. Crowley, qui a dit récemment, lors d’une réunion interparlementaire avec le Congrès américain, que dans nos actions contre les terroristes, nous devons respecter les règles que les terroristes bafouent. Cette remarque très précieuse d’un député de cette Assemblée est aussi un point de vue auquel se rallie le Conseil - à savoir, que le respect des droits de l’homme doit nourrir toute notre approche de la lutte contre le terrorisme et toute l’approche de nos alliés dans cette même lutte. Les droits de l’homme ne sont pas divisibles. On ne saurait mettre les droits de l’homme au placard pour satisfaire une quelconque convenance du moment. Je crois que c’est le président Chirac qui a dit que c’est de cette manière que l’on peut mettre à jour et analyser les racines de la terreur afin de les sectionner. Nous devons être bien conscients de toutes les questions qui sont abordées dans ce rapport.
J’ai été très ému par le discours d’adieu de Lord Stockton. Je lui souhaite bonne chance. En fait, hier et aujourd’hui, un certain nombre d’orateurs ont évoqué le fait que cette période de session était leur dernière. Je leur souhaite à tous tout le meilleur. C’est toujours un moment triste, dans la vie d’un homme politique, que de voir un député s’en aller et continuer sa route.
M. Deva a fait une observation fort intéressante en soulignant les graves problèmes liés à la nature intergouvernementale de la commission des droits de l’homme des Nations unies. Ceux d’entre nous qui défendent les Nations unies - c’est-à-dire la plupart des députés de cette Assemblée et, bien sûr, moi-même - peuvent à juste titre saluer l’Organisation des Nations unies pour le rôle qu’elle joue, mais devraient aussi méditer ce que notre collègue a dit.
M. Dell’Alba a soulevé la question des Montagnards du Viêt Nam. Je tiens à lui assurer, ainsi qu’à cette Assemblée, que la situation de ces gens constitue une préoccupation active du Conseil et continuera d’alimenter le dialogue que l’Union entretient avec le gouvernement vietnamien. Les représentants de l’Union à Hanoi ont reçu des conseils à cet égard.
Je tiens à finir sur une note positive. J’ai reçu de bonnes nouvelles pendant mon intervention tout à l’heure et je suis très heureux de pouvoir partager ces bonnes nouvelles avec cette Assemblée. Plus tôt dans la journée, la commission des droits de l’homme a adopté la résolution de l’UE sur la peine de mort par 28 voix contre 20 et 5 abstentions.
Je voudrais faire remarquer à cette Assemblée que c’est la meilleure marge de victoire de l’histoire de cette initiative de l’UE. Cette marge de victoire montre l’efficacité de la politique d’opposition de l’Union à la peine de mort dans toutes les circonstances. C’est aussi un signe de la tendance croissante vers l’abolition internationale de la peine de mort. Elle souligne aussi ce que j’ai dit plus tôt, à savoir que si l’Union doit parfois venir de loin sur des questions qui la préoccupent, alors nous devrions peut-être apprendre à jouer des poings de manière un peu plus astucieuse et faire preuve d’un peu plus de stratégie. Mais c’est une bonne nouvelle, et je suis heureux de la partager avec cette Assemblée.
Le Président. -
Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le rapport (A5-0279/2004) de M. Fernández Martin, au nom de la commission du développement et de la coopération, sur la proposition de règlement du Parlement européen et du Conseil portant modification du règlement (CE) n° 975/1999 fixant les exigences pour la mise en œuvre des actions de coopération au développement qui contribuent à l’objectif général du développement et de la consolidation de la démocratie et de l’État de droit, ainsi qu’à celui du respect des droits de l’homme et des libertés fondamentales (COM(2003) 639 - C5-0507/2003 - 2003/0250(COD)).
Nielson,
. - Monsieur le Président, je suis extrêmement heureux de pouvoir expliquer au Parlement pourquoi la proposition assez technique de la Commission, que vous examinerez en première lecture aujourd’hui, revêt une telle importance.
Le règlement que vous êtes invités à prolonger de deux ans -- soit jusqu’en 2006, terme des perspectives financières en vigueur - est l’une des deux bases juridiques de l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme. Comme vous le savez, cette initiative est un élément essentiel de la politique globale de l’Union européenne en matière de promotion des droits de l’homme et de démocratisation dans les pays tiers.
En 1999, le Parlement européen lui-même a été pleinement associé à l’élaboration des règlements qui sous-tendent l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme, façonnant les objectifs de l’initiative, fixant ses priorités et structurant les procédures administratives nécessaires à sa mise en œuvre. Je suis extrêmement satisfait de constater que le rapport de l’honorable député soutient pleinement la Commission dans sa volonté de prolonger l’initiative au-delà de cette année, moyennant certains amendements.
Lors des préparatifs de la séance plénière et de la décision en cause aujourd’hui, la proposition de la Commission a donné lieu à une multitude d’échanges fructueux entre plusieurs députés de cette Assemblée et les services du commissaire Patten et/ou de la Commission. Ces échanges ont principalement porté sur deux questions importantes: premièrement, comment impliquer davantage le Parlement européen dans la définition des priorités politiques relatives à la mise en œuvre de l’initiative et, deuxièmement, comment améliorer les résultats et la pertinence pratique de l’initiative, afin de renforcer la démocratie et les droits de l’homme dans le monde?
Nous nous félicitons de ces échanges, tout comme du débat d’aujourd’hui. À l’instar du Parlement, la Commission a tout intérêt à soutenir les propositions qui visent à améliorer l’efficacité et la pertinence de l’initiative. Comme nous l’avions précisé lors de la période de session de février, nous nous montrons ouverts aux idées avancées par les députés. Ceci ne nous autorise toutefois pas à passer outre à certaines contraintes inhérentes aux prérogatives institutionnelles respectives ni à perdre de vue l’objectif premier de la proposition de la Commission dont il est question aujourd’hui, qui est de garantir une disponibilité fonctionnelle ininterrompue de l’initiative pour les deux années à venir.
La Commission a écouté attentivement les avis exprimés par les honorables députés et est disposée à examiner dans un esprit constructif toutes les idées formulées pour que les actions déployées dans le cadre de l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme soient plus ciblées et plus efficaces.
Je tiens plus particulièrement à souligner l’engagement de la Commission à instaurer avec les commissions compétentes du Parlement européen un dialogue structuré et régulier à propos de l’initiative, sous la direction du commissaire responsable de la question et avec le soutien de ses services. Nous pourrons ainsi procéder à des échanges de vue opportuns sur les documents de programmation pluriannuels, les mises à jour annuelles et les programmes de travail ou encore les modifications y afférentes. Cette démarche offrirait au Parlement -- c’est du moins ce que j’espère - maintes possibilités de commenter les réflexions de la Commission et d’y contribuer. Autre point crucial, elle serait parfaitement compatible avec les règles de comitologie et les prérogatives institutionnelles.
La Commission analysera en outre dans un esprit d’ouverture la suggestion émise dans l’exposé des motifs, qui vise à créer des mécanismes particuliers pour favoriser une plus grande participation de la société civile et des ONG afin de promouvoir la démocratie et les droits de l’homme. À cet égard, je voudrais toutefois vous rappeler que cette suggestion doit être examinée dans le contexte de la proposition récemment élaborée par la Commission au sujet des futures perspectives financières, laquelle prévoit une architecture simplifiée pour l’aide extérieure de la Communauté et aura dès lors des répercussions considérables sur le fonctionnement futur de l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme.
Pour conclure, permettez-moi de répéter combien la Commission apprécie l’esprit constructif dont fait preuve cette Assemblée, ainsi que son soutien pour le maintien de l’initiative au-delà de cette année. Un vote positif en première lecture sur le rapport de M. Fernández Martín ouvrirait la voie à un accord avec le Conseil, ce qui rendrait une deuxième lecture superflue et autoriserait une prolongation opportune de la base juridique de l’initiative. Vu l’importance politique que nous attachons à l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme, cet heureux résultat servirait les intérêts de tout un chacun.
Fernández Martín (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, ce débat sur le règlement amendant certains aspects de la mise en œuvre des actions communautaires de coopération au développement contribuant à la consolidation de la démocratie, de l’État de droit et du respect des droits de l’homme a permis de tester, ces derniers mois, l’étendue de nos capacités et de démontrer certaines failles dans nos procédures
C’est certainement un instrument modeste en termes financiers, mais qui est très important par son contenu et ses objectifs et hautement considéré par chacun, et en particulier par le Parlement européen. Je voudrais souligner qu’une des lignes budgétaires finançant ces programmes a été créée à notre initiative en 1994.
Comme le commissaire Nielson vient de nous le dire, nous parlons d’une proposition de modification d’un règlement qui, selon l’avis de la Commission et, d’après ce que les services de la Commission nous ont dit, touche à des aspects purement techniques - ce qu’il n’a pas mentionné spécifiquement - et se rapproche de ce que le Parlement a toujours considéré comme ayant un contenu politique indéniable, ne fût-ce qu’en raison de l’intention d’allonger de deux ans la durée et la capacité opérationnelle d’un instrument qui, selon tous les rapports et avis reçus qui figurent dans la communication du Conseil, est d’un très grand intérêt.
Quoi qu’il en soit, le Parlement considère que - tel que le propose le Conseil dans son projet - la participation de notre institution aux différentes étapes de la procédure ne répond pas à nos aspirations, en particulier dans un domaine sujet à la codécision.
Depuis le début, et il y a de cela six mois maintenant, nous avons passé beaucoup de temps à débattre de questions formelles et procédurales mais, heureusement, comme l’a dit le commissaire Nielson, je pense pouvoir peut-être aujourd’hui confirmer que nous y parviendrons à la dernière minute, mais à temps, de telle sorte que cette initiative communautaire ne sera pas interrompue ou paralysée pendant un certain temps en raison des changements qui vont s’effectuer au Parlement et à la Commission au cours des prochains mois.
Avant d’aborder certains commentaires techniques de notre proposition, je dois faire remarquer, Monsieur le Président, qu’il existe un corrigendum dont les services parlementaires doivent tenir compte et qui change l’ordre des amendements que nous proposons et sur lesquels nous voterons demain.
Dans le rapport que j’ai soumis et qui est soutenu par la commission du développement et de la coopération et en accord avec le Conseil, nous proposons un amendement à l’article 4, paragraphe 1, par le biais duquel nous introduisons dans le texte législatif que "dans le cas des missions d’observation des élections de l’UE et des procédures ""les personnes physiques peuvent obtenir un soutien financier au titre du présent règlement".
L’expérience de tous ceux d’entre nous qui ont participé à des missions d’observation des élections nous apprend que, malgré toutes les restrictions que nous voudrions mentionner, la présence d’observateurs internationaux lors d’élections augmente la confiance dans la transparence et l’observance stricte des principes démocratiques dans les pays en développement.
Le Parlement ne souhaite pas abandonner sa participation à la phase de programmation, à l’établissement des priorités et à la mise en œuvre des initiatives. Dans l’exposé des motifs, nous avons inclus ce souhait du Parlement au cas où, comme l’a mentionné le commissaire Nielson, cela ne serait pas possible pour le moment. Nous espérons que l’engagement passé par M. Nielson au nom de la Commission pourra être confirmé à l’avenir.
Selon moi, l’amendement 3, qui apparaît dans l’avis de la commission des budgets, devrait être retiré par son rapporteur. Faute de quoi, je recommande de voter contre cet amendement.
Il s’agit là du meilleur accord possible si nous avons l’intention d’approuver ce rapport en première lecture, comme le souhaitent le Conseil, la Commission et le Parlement, afin de répondre à une demande largement partagée. De plus, il est particulièrement nécessaire pour consolider la société civile dans les pays en développement. Toutefois, cela ne signifie pas ni ne doit donner à penser que le Parlement est satisfait.
Il s’agit d’une procédure de codécision, une question qui touche aux droits de l’homme et aux libertés fondamentales, sujet auquel cette assemblée est très sensible depuis de nombreuses années. Le Parlement pense que lorsqu’il s’agit d’établir un nouveau programme et non pas juste de le prolonger de deux ans, comme dans le cas qui nous occupe aujourd’hui, nous exigerons davantage de présence et une participation plus active dans le cadre des règles qui régissent le dialogue institutionnel de l’Union - règles sur lesquelles ceux qui vont nous succéder ici lors de la prochaine législature devront établir un nouveau cadre donnant la même base de façon à ce que ce souhait du Parlement soit réalisé.
McMillan-Scott (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, j’ai de mauvaises nouvelles pour la Commission et le Conseil, puisque je m’attends à faire partie du prochain Parlement et que je suis rapporteur pour la commission des affaires étrangères, des droits de l’homme, de la sécurité commune et de la politique de défense en ce qui concerne le règlement impliquant les pays tiers.
La commission du développement et de la coopération est manifestement satisfaite des opérations menées dans le cadre de l’Initiative européenne pour la démocratie et les droits de l’homme et l’on peut comprendre qu’il convienne à présent de libérer les deux tiers des fonds pour l’année prochaine. Je suis sûr que M. Nielson en est heureux. Par contre, la commission des affaires étrangères, qui a en réalité entamé son programme voici environ douze ans - c’était en 1992 et non en 1994 et j’étais le premier rapporteur - n’est pas satisfaite. Ses membres ont convenu que nous devrions retirer mon rapport - qui aurait dû être débattu aujourd’hui -- pour nous donner le temps d’intensifier les pressions exercées sur la Commission et le Conseil au cours des semaines à venir, afin qu’ils accèdent à deux requêtes très simples.
La première requête vise à créer un comité consultatif - indépendamment de la comitologie, composé de représentants du Parlement et de la Commission et sans doute présidé par le haut représentant - afin d’aborder ce programme des plus sensibles, qui ne devrait pas obligatoirement impliquer les pays en développement, mais plutôt les pays plus proches de nous - le "nouveau voisinage", pour utiliser l’expression actuelle.
La deuxième requête vise la réalisation d’une étude indépendante, et j’attends une proposition sérieuse de la Commission à ce propos, pas un simple "nous nous montrons ouverts". La Commission n’a pas l’esprit ouvert. Elle veut se réserver le programme tout entier. Il existe cependant un meilleur moyen de procéder, comme le montrent les Américains, les Danois, les Allemands, les Néerlandais, les Suédois et les Britanniques: à savoir, créer une fondation distincte qui soit à la fois fiable, flexible et spécialisée pour aider la Commission à exécuter le programme. Tel est notre point de vue et nous attendons impatiemment une réaction adéquate et opportune de la Commission et du Conseil à ces suggestions.
Le commissaire a parlé d’un résultat heureux et servant les intérêts de tout un chacun. Parle-t-il des centaines de millions de personnes qui vivent dans le nouveau voisinage, depuis la Russie, le Belarus et l’Ukraine, en passant par le Caucase et en redescendant le long de l’axe d’instabilité qui traverse l’Afrique du Nord jusqu’au Maroc, jusque dans le monde arabe? Deux cent quatre-vingts millions d’Arabes vivent sans démocratie. En est-il fier?
Je dois maintenant adresser mes remarques à la presse, car les élections approchent et j’écris dans le d’aujourd’hui que la "puissance de l’Europe risque d’être tellement douce que ceux auxquels elle est destinée éprouveront des difficultés à la percevoir". Malheureusement, ce programme bienvenu, brillamment mis en œuvre dans l’ex-bloc soviétique, est tout à fait inefficace dans le monde actuel. Il incombe à la Commission de le rendre efficace et je suis résolu à faire pression pour qu’elle agisse en ce sens.
Theorin (PSE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je pense que nous devons saluer le rapport de M. Fernández Martín et nous réjouir que la responsabilité de ce rapport ait finalement échu à la commission du développement et de la coopération. La majorité des pays auxquels il s’applique sont en fait des pays en développement.
Nous avons travaillé dur au sein de la commission pour parvenir à un compromis qui puisse être accepté par le Conseil et la Commission, ainsi que par le Parlement. Nous comprenons l’importance de voter ce rapport en première lecture. Nous soutenons dès lors la demande du rapporteur de voter contre le troisième amendement de la commission des budgets, inacceptable aux yeux du Conseil. Toutefois, nous avons adressé certaines exigences à la Commission pour faire en sorte que le Parlement ait la possibilité de suivre le travail effectué sur ce règlement de façon plus efficace. En demandant à la Commission de produire un rapport annuel définissant les programmes pour l’année à venir par région et par secteur, nous souhaitons augmenter considérablement la transparence du travail sur le règlement.
De plus, qu’il soit fait rapport au Parlement nous permettra de mieux comprendre où la mise en œuvre est la plus efficace. Nous sommes contents que la Commission ait accepté certains de nos plus importants changements. Il importe que les décisions prises sur la base des droits de l’homme reflètent les engagements de l’UE à soutenir la démocratie, le droit international et, bien entendu, le respect des droits de l’homme.
Les autres propositions initialement proposées étaient destinées à faire en sorte que nos décisions en matière de droits de l’homme soient fondées sur notre propre souci de sécurité au sein de l’Union européenne. Cela aurait été une erreur tragique. Nous devons bel et bien nous protéger, en particulier contre les menaces terroristes, mais la ligne actuelle, qui est même épousée par un certain nombre de hauts représentants de l’UE, et selon laquelle l’aide devrait être adaptée de façon à satisfaire nos besoins de sécurité, est une voie très dangereuse à emprunter et un principe que nous ne devrions pas établir.
Nous devons protéger la dignité humaine dans le cadre de nos mesures concernant les droits de l’homme, la coopération et le développement de l’aide, et faire en sorte que l’objectif premier de ces mesures soit toujours la consolidation de la démocratie, du droit international et des droits de l’homme, de même que l’éradication de la pauvreté.
Enfin, c’est aussi la dernière fois que je m’exprime au sein de cette Assemblée. Je la quitte au bout de dix ans et je voudrais vous remercier pour votre collaboration constructive.
Le Président.
- Nous remercions Mme Theorin pour l’extraordinaire travail qu’elle a réalisé au cours de ces années.
Napoletano (PSE ).
- Monsieur le Président, le programme sur la démocratie et le développement de la démocratie dans les pays tiers est un programme qui dispose de peu de ressources - nous ne parlons pas d’investissements massifs en termes de budget communautaire -, mais qui est très important en termes de contenu, parce que c’est le seul instrument dont nous disposions pour mettre en œuvre une politique visant à développer les droits de l’homme, à aider les femmes, à soutenir la démocratie et à observer les élections, sans nécessairement avoir recours à des relations bilatérales avec les gouvernements. Étant donné que c’est, donc, le seul instrument de ce type dont nous disposions, nous devons nous assurer qu’il soit efficace et nous ne pouvons pas toujours vérifier l’efficacité de nos mesures.
C’est pourquoi je pense qu’il est juste, tout en respectant les différentes prérogatives de la Commission et du Parlement lui-même - car nous ne sommes pas compétents - que le Parlement soit plus impliqué à la fois dans la phase de planification des mesures et dans la phase d’évaluation des résultats. Par-dessus tout, il convient de se demander si les instruments de mise ne œuvre de ce programme sont aussi flexibles que la situation le requiert, car la situation n’est clairement pas aussi rigide et bureaucratique que nos règles le sont parfois.
C’est la raison pour laquelle les amendements que nous avons déposés par rapport à ce règlement sont importants, et plus particulièrement la discussion que nous pourrons développer avec la Commission. Le commissaire Patten nous a écrit au sujet de l’autre règlement, pour lequel on ne prévoit aucune procédure de codécision, une lettre dans laquelle il propose d’associer plus étroitement le Parlement à la nouvelle approche de révision de ces règlements à partir de 2006.
Je pense dès lors que nos amendements marquent le début d’une plus grande implication qui atteindra son niveau optimal en 2006, ou qui débouchera tout au moins sur des mesures plus précises et efficaces que celles que nous réussissons à mettre en œuvre aujourd’hui par le biais de cet instrument.
Nielson,
. - Monsieur le Président, M. McMillan-Scott m’a posé une question très claire et directe - mais étrange. Il a demandé si j’étais heureux que des millions de gens vivent dans des pays dépourvus de démocratie ou de droits de l’homme acceptables. Cette question claire mérite une réponse claire. J’espère que l’honorable député ne sera pas choqué par son caractère un peu brutal, mais la réponse est: "Non, je n’en suis pas heureux."
La Commission soutient la proposition du rapporteur visant à retirer l’amendement 3 de la commission du contrôle budgétaire à propos de la procédure de comitologie applicable. L’objectif poursuivi dans cet amendement - créer un comité consultatif au lieu du comité de réglementation actuel - est inacceptable pour le Conseil. La chose est bien connue. Conserver cet amendement saboterait donc nos efforts conjoints et la volonté de favoriser un accord en première lecture dans le cadre de la procédure de codécision. Selon la Commission, un comité de gestion constitue une solution adéquate et un compromis équitable.
Il est extrêmement important que nous puissions garantir la poursuite de ces travaux. Je partage l’avis de Mme Napoletano lorsqu’elle affirme que nos actions ne sont pas toujours efficaces. L’une des explications réside dans le fait que nous ne sommes pas efficaces nous-mêmes. Une autre raison est qu’il est très ardu de produire des solutions efficaces dans ce domaine. Nous devons cependant essayer.
Nous n’agissons pas de la sorte parce que nous savons que cela fonctionne, mais parce que c’est nécessaire. Telle est la nature de ce genre d’activité. Cette initiative a démontré son importance dans la pratique, car elle envoie un signal indiquant comme nous réfléchissons en Europe à ce que nous voulons faire dans le monde. Je remercie le Parlement pour l’esprit constructif dans lequel il a abordé la question.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures.
Le Président
- L’ordre du jour appelle le rapport (A5-0148/2004) de M. Rocard, au nom de la commission de la culture, de la jeunesse, de l’éducation, des médias et des sports, sur la proposition de décision du Parlement européen et du Conseil modifiant la décision 1419/1999/CE instituant une action communautaire en faveur de la manifestation "Capitale européenne de la culture" pour les années 2005 à 2019 (COM(2003) 700 - C5-0548/2003 - 2003/0274(COD)).
Reding,
. - Monsieur le Président, nous allons commencer par ce que je considère comme l’âme de l’Europe, le plus positif en Europe, ce qui montre aux citoyens qu’ils existent et qui leur donne une tribune pour s’exprimer dans leur diversité. Je crois que les villes européennes de la culture, désormais appelées capitales européennes de la culture, ont pris, dans ce sens, au fil des années, une importance majeure dans le paysage culturel européen. Elles sont un espace culturel commun. Elles mettent en valeur nos diversités.
La formule a déjà bien évolué avec le temps: l’action a été lancée en 1985 à l’initiative de Melina Mercouri et la désignation des villes s’est, dans un premier temps, faite dans le cadre d’un processus intergouvernemental. Depuis, nous avons beaucoup avancé: l’événement est devenu une action communautaire avec la décision de 1999.
Ce processus est en cours d’évolution. Celle-ci n’est pas terminée. Ce que nous examinerons et déciderons aujourd’hui sera une étape. Pourquoi? Parce que nous sommes à la veille d’un événement historique qui va changer la donne communautaire. Je parle bien sûr de l’élargissement, qui devait être pris en compte en ce qui concerne les capitales européennes de la culture. D’où la proposition de la Commission dont nous débattons aujourd’hui.
La finalité de cette proposition est de permettre l’intégration rapide des nouveaux États membres dans le cadre de l’initiative "Capitale européenne de la culture". Ceci ne signifie pas que nous ne devons pas rapidement réfléchir à d’autres changements qui pourraient s’avérer nécessaires. Nous sommes d’ailleurs tous d’accord sur le fait que des améliorations profondes doivent être apportées à la décision actuelle. D’ailleurs, nous y travaillons. Une étude est en cours sur les capitales européennes des années 1995 à 2004. Ses résultats, qui seront connus dans la seconde moitié de 2004, viendront étayer notre réflexion et ensuite, je suppose, notre action en vue de développer de nouvelles règles.
En revanche, aujourd’hui, nous ne pouvons pas faire attendre plus longtemps les nouveaux États membres: ils doivent participer comme les autres à cette action si appréciée. Il convient donc de les accueillir comme il se doit. Ils ont déjà consenti beaucoup d’efforts pour obtenir leur entrée dans l’Union d’aujourd’hui. Ils ne peuvent pas être écartés de l’événement "Capitale européenne de la culture". Dès lors, l’intégration des nouveaux membres est une priorité et doit se faire très rapidement. C’est la raison pour laquelle la Commission souhaite dissocier l’étape de l’intégration des nouveaux États membres du débat sur la nécessaire refonte de la procédure.
La Commission propose donc à ce stade d’ajouter tout simplement, dès 2009, les nouveaux États membres à la liste établie par la décision, et ce aux côtés des États membres actuels déjà désignés selon un ordre chronologique. Cet ordre avait d’ailleurs été décidé d’un commun accord entre le Conseil et le Parlement en 1999 et c’est sur cette base que des villes se préparent actuellement pour les années à venir.
Ainsi, à partir de 2009, deux capitales seraient désignées chaque année: une pour les actuels États membres, une seconde pour les nouveaux.
Je comprends fort bien le souci du Parlement de voir la procédure améliorée. Cependant, cette façon de procéder est la seule qui permette de placer rapidement les nouveaux États membres au même niveau que les États membres actuels en ce qui concerne l’événement des capitales européennes de la culture. Soyons conscients que si nous sautons cette étape pour nous embarquer d’ores et déjà dans la refonte de la procédure, les nouveaux États membres ne pourront participer à l’action, au mieux, qu’à partir de 2010 ou 2011 ou 2012 peut-être, car quatre ans sont nécessaires pour préparer l’événement et les désignations pour 2008 interviendront déjà cette année.
De plus, c’est au nouveau Parlement qu’il reviendra de se prononcer sur la révision de la procédure, puisque celle-ci concernera le futur à vingt-cinq États membres.
Quelle est notre position sur les amendements proposés par le Parlement européen?
La commission de la culture, de la jeunesse, de l’éducation, des médias et des sports du Parlement européen a conservé la finalité de la proposition de la Commission. Cependant, elle a souhaité qu’à partir de 2009, chaque État concerné - donc deux par an - soumette au moins deux candidatures de ville.
Ceci correspond à une modification substantielle de la procédure de désignation et constitue donc un changement de la proposition de la Commission. C’est la raison pour laquelle je ne peux accepter une telle modification dans une perspective de révision en deux phases. En effet, cette modification relève de la deuxième phase, lorsque nous disposerons des données nécessaires et concrètes pour mener à bien la refonte de cette décision, c’est-à-dire plus tard. Aussi, la Commission se sent obligée de rejeter l’amendement 2 de la commission parlementaire et, de ce fait, les amendements 3, 4 et 5 qui en découlent.
En revanche, l’amendement1 qui concerne l’adaptation du budget, due au fait qu’il y aurait deux capitales au moins par an, peut être accepté.
En fait, il faut tenir compte du doublement du nombre de villes dans le cadre de l’éventuelle proposition de programme qui prendra le relais de Culture 2000 à partir de 2007. En effet, le financement est prévu dans le cadre de ce programme et non en vertu de la décision de 1999.
La Commission ne peut pas non plus accepter les amendements 6, 7, 8, 9 et 10 déposés au nom du groupe Verts/ALE. En effet, ceux-ci aussi modifieraient très profondément la procédure de désignation, débat qui devra avoir lieu plus tard.
Voilà, Mesdames et Messieurs, ce qui me semble être aujourd’hui une position de bon sens. Je sais qu’elle n’était pas facile à trouver, parce que nous voudrions tous quelque chose de mieux; votre commissaire aussi. Mais en politique, il faut être réaliste, et si on veut avancer, il faut parfois avancer à petits pas pour finalement arriver au but.
Rocard (PSE ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire, la commission de la culture, de la jeunesse, de l’éducation, des médias et des sports a l’honneur de soumettre au débat puis au vote de notre Assemblée un rapport qui fut très discuté. Celui-ci conclut temporairement une aventure plutôt malheureuse. Il s’agit d’un rapport sur lequel votre rapporteur est minoritaire et je ne peux donc faire qu’un récit historique. C’est la première fois, en deux années et demie que j’ai la joie de travailler avec Mme Reding, que je me trouve en désaccord, parfaitement amical mais néanmoins très net, avec elle. Elle le sait bien. Elle vient même d’y faire un peu allusion.
L’idée qu’une ville d’Europe soit chaque année capitale européenne de la culture vient de Melina Mercouri en 1985. Cette idée a d’abord connu, Monsieur le Président, un sort illustre, à l’époque où une vive compétition regroupait nombre de villes candidates à une seule désignation et où un jury d’experts se prononçait sur les véritables intérêts européens de chacun des projets des villes candidates.
En 1999, une malheureuse décision 1419, proposée par le Conseil, appuyée par la Commission et votée par le Parlement, arrête jusqu’en 2019, Mme Reding vient de le rappeler, la liste des États membres qui, à raison d’un seul par année, ont charge de proposer la capitale européenne de la culture. D’abord, cette décision ne tient pas du tout compte du fait que, déjà à l’époque, on envisageait l’adhésion possible d’au moins une dizaine de nouveaux États membres, ce qui est inadmissible. Elle est ensuite juridiquement et politiquement critiquable, sinon scandaleuse, en ce qu’elle interdit pratiquement aux deux législatures suivantes du Parlement européen, celles de 1999 et de 2004, d’exercer leurs compétences en contribuant au choix annuel de la capitale européenne de la culture pour cinq années.
Enfin, et c’est au moins aussi grave, si quelques États membres ont soumis aux institutions européennes et au jury une liste de deux ou trois villes, permettant ainsi que s’opère entre elles un véritable choix en fonction du dynamisme, de l’innovation et de la dimension européenne des projets, tous ne l’ont pas fait. Les choix récents des États membres se portent souvent sur une seule ville, choisie pour des raisons de politique électorale municipale des gouvernements en place et sans même que la ville en cause ait manifesté un réel intérêt pour ce rôle. C’est la corvée, et cela d’autant plus que l’aide du budget européen pour cette activité représente moins de 5% de la dépense qu’elle entraîne.
Il faut, Monsieur le Président, tout reprendre. Au début de ce débat, il y a quelques mois, l’unanimité de ma commission en était d’accord. Mme Reding le savait aussi, qui vient d’ailleurs de nous répéter que ce sera pour l’automne dans une deuxième étape, mais qui le sait comme moi.
À l’évidence, il fallait revoir la liste, changer l’ordre après 2008, car il était possible, Madame la Commissaire, contrairement à ce que vous venez de dire, d’intégrer de nouveaux États membres, à condition que des États membres déjà désignés pour après 2009 acceptent d’être un peu retardés. C’était parfaitement possible et c’était très simple, car, Monsieur le Président, il faut savoir qu’il faut cinq ans à une ville pour se préparer. À l’évidence, donc, il fallait revoir la liste, changer l’ordre après 2008, réintroduire une compétition entre villes et redonner un sens au rôle du jury qui, quand il n’y a qu’une seule capitale, n’en a évidemment aucun, il ne sert plus à rien. Il l’a d’ailleurs fait savoir par écrit avec une savoureuse aigreur diplomatique.
Mais le Conseil veillait et la Commission n’a pas osé l’affronter. Vous êtes donc saisis d’une proposition de décision que je qualifierais de stupéfiante et qui consiste à décider qu’à partir de 2009 et jusqu’en 2019, il y aura deux capitales européennes de la culture chaque année - une dans un ancien État membre et une dans un nouveau - et que ce seront toujours les États membres qui désigneront les villes candidates, sans obligation pour eux de soumettre des choix alternatifs aux institutions européennes. Mme Reding va même refuser un amendement du PPE qui, pourtant, pousserait dans ce sens. Choisir deux capitales européennes de la culture par an au moment où la procédure s’essouffle, c’est le contraire de ce qu’il faut faire. On va aggraver la dilution et la désuétude. Le jury n’a toujours pas de sens et les deux prochaines législatures du Parlement sont écartées de tout choix.
La promesse de la Commission de nous soumettre à l’automne un nouveau projet de décision modifiant ce système n’est qu’un leurre. Si nous adoptons maintenant ce projet, Madame la Commissaire, je ne vois pas comment, à l’automne, on pourra revenir sur la date de 2019, sur l’ordre des États et, surtout, sur le fait de désigner deux capitales par an en laissant ce soin aux deux États qui les abritent. Je pense en outre que vous ne sortirez pas la directive que vous annoncez parce que vous êtes ficelés sur l’essentiel du problème. Voilà mon pronostic.
Mais le Conseil veille et a fait de l’intimidation. Les trois États de la période charnière 2009 à 2011, qui sont l’Autriche, l’Allemagne et la Finlande ont eu peur de voir leur désignation remise en cause, ce à quoi, pourtant, personne ne pensait. Le groupe PPE a été repris en main. Nous sommes en présence d’une décision qui sert les intérêts de prestige de nos États, mais sûrement pas celui de l’Europe qui eût été de redonner du souffle et du rayonnement à ce qui fut une très belle procédure.
Soucieux de paix civile entre nous, et d’amitié personnelle pour Mme Reding, j’avais proposé, et le groupe socialiste m’avait suivi, d’accepter notre défaite en commission et de décider de ne pas représenter nos amendements en séance plénière. Après tout, ma maman m’a donné quelque éducation et je suis resté un garçon poli. Mais nos amis Verts ont repris ces amendements et c’est leur droit. Vous êtes donc en présence de deux jeux d’amendements complètement incompatibles. Il y a d’abord les amendements d’origine socialiste mais signés par les Verts aujourd’hui. Ces amendements tendent à revenir à l’ancien système, à n’engager l’avenir que jusqu’à 2010, en réservant le droit au prochain Parlement de demander à la Commission de proposer à l’automne une nouvelle liste des États intégrant les nouveaux membres et à donner consigne à ceux qui le peuvent d’organiser une large compétition de villes pour confier, après élimination, l’arbitrage final au jury d’experts, qui en a besoin pour servir à quelque chose, ainsi qu’aux institutions européennes.
L’autre jeu d’amendements, qui provient principalement du PPE, valide et détaille la proposition de la Commission, ce qui, à mes yeux, rend inutile une nouvelle décision à l’automne prochain. Cette série d’amendements demande quand même que les États qui le peuvent proposent plusieurs villes et, chère Madame Pack, vous venez d’entendre qu’il n’en sera pas question, Mme Reding se trouve obligée, par les contraintes qu’elle subit, de vous le refuser. Cette série d’amendements prétend encourager la compétition entre villes mais ne dit pas comment, car elle ne traite pas le problème des nombreux petits États membres ne comptant qu’une seule ville d’importance, ce qui appelait à une révision de la liste des États qu’il faudra bien faire à l’automne. Mais cette ouverture de la compétition est maintenant refusée.
Voilà, Monsieur le Président, nos collègues voteront selon leur conscience. Une fois de plus, je veux le dire, j’incrimine moins Mme la commissaire que le Conseil des ministres qui étouffe l’émergence d’un esprit vraiment européen et impose une pratique d’étalages nationaux de patrimoines et de talents, en même temps qu’une négation résolue de l’autorité de notre Parlement. Je ressens devant cette situation, une relative tristesse, mais je parle en battu.
Pack (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, j’aurais été très heureuse d’applaudir M. Rocard, mais malheureusement, tout ce qu’il a dit ne va pas dans le même sens que ce que je m’apprête à dire. C’est pourquoi je ne peux l’applaudir comme je l’aurais souhaité. Le fait est que je ne peux agir sans réfléchir, je dois être guidée par les faits.
La Capitale européenne de la culture, sujet dont nous débattons aujourd’hui, est comme un rayon de lumière dans les maigres compétences culturelles qui nous échoient; c’est pourquoi je suis heureuse que nous fassions avancer les choses. L’idée est dans l’air depuis longtemps, elle provient d’une députée grecque de cette Assemblée et je pense que nous pouvons en être fiers. Je suis également d’accord avec M. Rocard, qui demande de pouvoir choisir entre au moins deux villes. Après tout, c’est nous qui avons introduit cette idée et je pense, Madame la Commissaire, qu’elle peut être mise en pratique immédiatement.
Dans la Capitale européenne de la culture, la diversité européenne devrait être plus présente qu’elle ne l’est aujourd’hui et c’est pourquoi je ne pense pas que ces amendements vont à l’encontre de ce que Mme la commissaire souhaite faire. Je lui demande donc d’envisager d’incorporer cet aspect des choses.
Deuxièmement, je me dois de répéter combien nous regrettons tous la décision du Conseil de ministres, et j’étais moi-même plus que tout autre particulièrement furieuse, en 1999, de la décision du Conseil de ministres, laquelle manquait de perspicacité et était uniquement guidée par des considérations nationales. À cette époque, le Conseil de ministres savait tout aussi bien que nous que l’Union européenne allait être élargie et il a prouvé qu’il s’en moquait en choisissant uniquement des villes d’Europe occidentale jusqu’en 2019. C’est au Conseil, et non à nous qui sommes liés par cette décision, que l’on doit faire des reproches.
Mais la décision a été prise et, comme on dit d’où je viens: ! C’est pourquoi nous ne pouvons rien changer au fait que jusqu’en 2019, les pays en question pourront également proposer des villes. Je peux ainsi annoncer à mes collègues allemands que l’Allemagne sera en mesure de proposer une ville pour 2010. Au sein du groupe du parti populaire européen (chrétiens démocrates) et démocrates européens, nous soutenons la proposition de Mme la commissaire de deux Capitales culturelles, car les dix nouveaux États membres ne sont pas responsables de la conduite honteuse des 15 anciens membres. C’est maintenant à Mme la commissaire de trouver une solution: elle peut par exemple permettre à deux villes de se présenter au monde entier et je ne pense pas que ce soit tellement grave si, ce faisant, nous avions par exemple en 2010 une ville allemande et une ville hongroise. Je ne crois pas que ce soit une mauvaise idée. Les deux pays ont de merveilleuses choses en commun et leurs anciennes rivalités ont été productives.
Je voudrais encore ajouter une chose: nous sommes peut-être 25 pays aujourd’hui, mais nous serons encore plus d’ici 2019 - avec la Roumanie, la Bulgarie et la Croatie, sans compter les autres. Si nous ne pouvons élire qu’une seule Capitale de la culture, cela voudrait dire que chaque pays n’aurait son tour qu’une fois par génération, et nous ne pouvons espérer faire avaler cette couleuvre au grand public. C’est pourquoi je soutiens, tout comme mon groupe, la proposition de Mme la commissaire.
Prets (PSE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire Reding, nous devons remercier Melina Mercouri qui a proposé l’idée de Capitale européenne de la culture, étant donné qu’être désignée Capitale européenne de la culture représente pour une ville un défi, celui de refléter la créativité artistique contemporaine; l’événement suscite la discussion et pousse les gens à prendre position; il sensibilise aux valeurs de notre héritage culturel et laisse derrière lui des traces visibles, comme par exemple la "" de Graz, qui était Capitale de la culture l’année dernière - un bâtiment qui a fait couler beaucoup d’encre, même s’il est tout aussi important que de tels signes reflètent l’architecture moderne.
Je suis d’accord avec mes collègues et avec ceux qui ont pris la parole avant moi pour dire que la décision de 1999 était tout simplement mauvaise. Même si elle a tenu compte du temps écoulé, des procédures de retrait, etc., cette décision est allée trop loin. Il était erroné non seulement de ne pas prendre en considération de nouveaux États membres, mais aussi de contourner aussi complètement les futurs Parlements. La concurrence est nécessaire et des règles sont de mise, si le jury d’experts doit jouir d’une certaine influence et disposer d’un mandat défini, ce qui malheureusement n’est pas le cas aujourd’hui. Sans cela, la Capitale européenne de la culture - qui représente actuellement une marque de qualité et de diversité culturelle - perdra de sa valeur.
Si nous devons avoir à l’avenir deux Capitales de la culture, cela ne signifie sûrement pas que nous diviserons par deux la base financière, mais bien que nous allons la doubler. Une autre décision n’aurait aucun sens. C’est pourquoi je vous enjoins à faire quelque chose pour le volet financier, car deux Capitales de la culture - si elles doivent pouvoir proposer un bon programme - auront besoin d’une grande aide financière, outre l’énorme effort qui leur sera demandé et les importants montants qu’elles-mêmes devront trouver.
Flautre (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, je voudrais vraiment soutenir les propos du rapporteur et président de la commission, M. Rocard. Il n’est pas nécessaire de s’étendre sur ce qu’a d’assez abominable la décision de 1999, qui prévoyait une sélection omettant complètement les dix pays qui nous rejoignent dans moins d’un mois. La solution proposée par la Commission, et qui viserait à dédoubler la procédure, installerait pour une durée beaucoup trop longue - jusqu’en 2019 - un double collège, ce qui est tout de même le contraire de l’intégration. L’intégration ce n’est pas faire perdurer à l’intérieur de l’Union et de ses processus de sélection et de décision deux collèges composés des anciens et des nouveaux États membres. Cela me paraît aller tout à fait à l’encontre de l’objectif recherché qui est, dit-on, de les associer. Il me paraît donc tout à fait sage, et pour d’autres raisons également, de s’arrêter à la date de 2010.
Les autres raisons sont liées à l’évaluation qui est en cours et dont vous avez parlé, Madame la Commissaire. Il me semble que les dérives qui ont été soulignées par M. Rocard, qui ont à voir avec des décisions par trop intéressées, instrumentalisées, pour des raisons de prestige ou des raisons moins intéressantes voire plus politiciennes, ont déprécié la qualité européenne de ces manifestations et que c’est de cela dont il faut parler. C’est cette qualité que le nouveau processus de sélection, que nous appelons de nos vœux, doit réaffirmer par la compétition, c’est certain, en prenant en compte aussi les manifestations qui se déroulent en ce moment, comme Lille 2004.
On peut y déceler à la fois un caractère extrêmement attractif, événementiel, avec des choses extrêmement intéressantes, et en même temps une grande frustration des acteurs. Des artistes, des acteurs culturels n’hésitent pas à dire que cette manifestation axée essentiellement sur l’événementiel pourrait dévaloriser leur travail d’artiste, pourrait déstructurer les relations habituelles avec le public et installer une mise en concurrence sauvage des structures culturelles.
Ces propos collectifs de réseaux d’acteurs et d’artistes dans une ville ou dans une région où se déroule le projet "Capitale européenne de la culture" - à Lille donc - ont de quoi susciter quelque attention et intérêt pour l’évaluation qui est en cours et inciter à la prudence. Attendons l’évaluation et tâchons de trouver un mode de sélection et de compétition qui favorise la plus-value européenne, car tel est bien l’enjeu, pour mettre en valeur la culture à l’échelle de toute l’Europe.
Perry (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, l’initiative Capitale européenne de la culture constitue l’une des réussites exemplaires de l’Union européenne. En effet, elle permet d’extirper l’Europe de Bruxelles et de Strasbourg pour la faire pénétrer dans l’âme de tous les Européens. Dans ce contexte, des villes entrent en compétition pour devenir capitale de la culture - ce qui est considéré comme une marque de reconnaissance -, ainsi qu’il convient.
En Grande-Bretagne, l’expérience de Glasgow en tant que capitale européenne de la culture en 1990 a été une véritable réussite. Aujourd’hui, Glasgow est la troisième ville la plus visitée de Grande-Bretagne. Le renouveau urbain de la ville a servi de modèle à d’autres et je suis convaincu que Liverpool - la ville d’origine des Beatles, faut-il le rappeler - connaîtra un grand succès en 2008. En ma qualité de député du sud-est de l’Angleterre, je ne puis que regretter que nos villes candidates, Canterbury, Brighton et Oxford, n’aient pas été sélectionnées. Chacune d’entre elles aurait été une grande capitale de la culture.
En tant que conservateur anglais, j’ai le plus grand respect pour notre président socialiste français de la commission de la culture; j’admire le second qualificatif et pardonnerai le premier! Dans le cas qui nous occupe, je pense que la majorité de la commission a été correcte. 2019, c’eût été trop long pour qu’un pays adhérent puisse espérer voir une ville accéder au rang de capitale de la culture. En partageant la liste dès 2009, date à laquelle la Lituanie sera le premier pays adhérent à saisir cette opportunité, nous ne nous départirons pas de notre principe: nous établirons des opportunités de coopération à travers l’Europe et placerons ainsi à nouveau cette dernière au cœur du concept. C’est là une chose dont nous pouvons nous réjouir: après tout, l’Europe est une affaire de coopération.
Junker (PSE ).
- Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, j’aurais en fait souhaité que nous soyons capables d’avoir un débat ouvert dans cette Assemblée afin d’optimiser la manière dont la Capitale européenne de la culture est choisie. Au lieu de quoi, nous sommes confrontés à ce que l’on peut appeler une solution d’urgence ou de réparation. Comme cela a été dit fort justement, il était tout à fait égoïste de la part du Conseil de décider subitement de proposer tous les États membres actuels d’ici 2019 en sachant très bien que nous allions connaître un élargissement de l’Europe. Maintenant que cet élargissement est imminent, certaines personnes ont constaté que ce ne serait ni juste ni correct de laisser ces pays sur la touche jusqu’en 2020 ou même après; c’est ainsi que la Commission en est venue à proposer la solution d’un tandem - et si c’est certes une solution, elle laisse, Madame la Commissaire, un arrière-goût amer. Je pense que vous en êtes également consciente. Je vous concède volontiers que vous avez essayé de faire pour un mieux, et il est vraiment regrettable que nous soyons divisés sur cette question dans cette Assemblée et que les avis divergent, avec pour résultat que les propositions que M. Rocard avance dans ce rapport sur l’amélioration qualitative de la procédure de sélection ne peuvent être dissociées de la question de savoir ce qui va réellement se passer si des changements radicaux sont apportés.
Je suis une députée allemande. En Allemagne, 17 villes cherchent à être Capitales européennes de la culture pour 2010. On nous dit que personne ne veut interférer avec ce choix. Cependant, quelle est la certitude légale pour ces villes si nous ne pouvons mettre en œuvre la procédure? Elles ont remis leur candidature et se sont engagées dans un concours qui peut, je pense, montrer la voie à suivre. La seule vraie recommandation que je puis faire pour l’avenir est d’organiser un concours dans les États membres, chaque État membre faisant un choix qualitatif, suivi d’une décision prise au niveau européen où je voudrais voir une procédure de sélection basée sur la compétition. J’espère que le nouveau Parlement pourra apporter des idées fondamentalement neuves à ce propos.
Hieronymi (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire Reding, nous sommes tout à fait d’accord avec ce que nous venons d’entendre, à savoir que la décision du Conseil était prématurée et erronée. Cependant, je pense que nous devrions faire tout ce qui est en notre pouvoir pour en tirer le meilleur parti, dans l’intérêt des pays concernés et, surtout, de la culture européenne. Même si, d’un point de vue théorique, j’aurais préféré la solution claire et puriste de notre président, je pense néanmoins qu’il est temps d’inverser la vapeur. Nous devrions considérer que cette solution nécessaire n’est pas une mesure d’urgence, mais bien une opportunité positive de faire avancer la diversité culturelle européenne en ayant non pas une seule Capitale de la culture, mais - pourquoi pas? - deux capitales pour cette grande Europe qui est la nôtre, unissant pour la première fois l’Est et l’Ouest et symbolisant notre diversité culturelle. Il ne doit pas y avoir de distinction entre les anciens et les nouveaux États membres; il doit y avoir deux villes sur un même pied d’égalité, symbolisant la diversité culturelle de l’Europe.
C’est pourquoi il est important que le concept, la vision, qui sous-tend l’idée d’une Capitale européenne de la culture joue un plus grand rôle. Il ne s’agit pas seulement de présenter des villes qui illustrent leur prestigieuse histoire, leur passé et leur présent, il faut également que ces villes montrent comment l’histoire européenne s’est écrite et en quoi l’Europe d’aujourd’hui leur est redevable. C’est pourquoi, de mon point de vue, la résolution que nous allons adopter maintenant représente, si vous remontez à ses origines, une grande opportunité pour la diversité culturelle européenne.
Vila Abelló (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, avant de commencer, je voudrais dire que je suis membre du Parlement européen depuis 19 jours seulement et que c’est mon premier discours devant cette illustre Assemblée, et peut-être aussi le dernier, mais je ne pense pas qu’il soit audacieux de ma part de parler de la culture aujourd’hui, car je suis depuis huit ans directeur général d’, une chaîne télévisée européenne qui observe et diffuse les activités du Parlement, de la Commission et du Conseil, mais qui consent également de gros efforts d’observation et de diffusion des activités culturelles européennes, qu’elles soient officielles ou non. En tant que personne venant de l’extérieur qui peut éventuellement faire des commentaires ayant moins d’implications politiques, je voudrais dire que la culture est très vaste, qu’elle a de nombreuses facettes et qu’il n’est pas excessif de choisir deux Capitales européennes de la culture. En sport, nous avons les jeux olympiques d’hiver et d’été la même année et cela ne fait aucun mal. La culture est encore plus vaste et nous ne pouvons refuser aux pays qui vont nous rejoindre la possibilité d’organiser et d’avoir une Capitale européenne de la culture dans une de leurs villes. Mon groupe et moi-même soutenons la proposition de la Commission de désigner deux villes Capitales européennes de la culture.
En ce qui concerne la façon de les sélectionner, nous pensons qu’il faut organiser un concours. C’est dans une certaine mesure le cas, si on a deux villes de deux pays différents la même année. Mais nous devrions également essayer de faire en sorte qu’il y ait un certain degré de compétition entre les candidatures d’un même pays. Nous espérons que la Commission pourra résoudre ce problème.
Le Président.
- Merci beaucoup, Monsieur Vila.
Je voudrais vous dire que vous donnez l’impression d’être membre du Parlement depuis de nombreuses années, vu votre maîtrise de la situation. Nous vous félicitons pour ce premier discours et espérons que ce ne sera pas le dernier.
Reding,
. - Monsieur le Président, permettez-moi tout d’abord, étant donné que je n’en aurai plus l’occasion dans cette enceinte, de remercier le président de la commission de la culture, de la jeunesse, de l’éducation, des médias et des sports, mon complice et ami Michel Rocard. Nous avons fait du bon travail ces dernières années. Je regrette qu’il doive se terminer sur un désaccord. Cependant, notre désaccord ne porte pas sur le fond, parce que sur le fond nous avons la même idée: faire en sorte que les capitales européennes de la culture continuent à être de vrais tremplins pour les cultures européennes et pour la diversité. Malheureusement, le fait que les traités prévoient en matière culturelle l’unanimité ne nous permet pas d’aller plus avant, ce qui serait absolument nécessaire. C’est la raison pour laquelle - tout en espérant aussi que nous aurons bientôt un nouveau traité qui prévoit la majorité en matière de décisions culturelles, ce qui nous aiderait énormément à avancer dans beaucoup de domaines - il conviendrait de proposer dans les plus brefs délais une révision de fond de la manière dont les capitales européennes de la culture sont choisies.
Je voudrais vous dire deux choses. La première, c’est que je suis d’accord avec ceux d’entre vous qui ont dit qu’une solution de réparation peut être une chance pour l’avenir. Souvent, dans le passé, les capitales européennes de la culture n’étaient pas assez européennes. Or, si nous avons deux capitales entre lesquelles des ponts se construisent, il peut y avoir un renforcement très important de cette dimension européenne. D’ailleurs, je dois vous assurer que le commissaire qui vous parle a pris son bâton de pèlerin pour aller, lors de la préparation des villes, plaider la cause d’un programme plus européen. Je crois que les trois derniers exemples - Graz, Gênes et Lille, pour ne citer que ceux-là - témoignent d’un effort remarquable pour mettre la dimension européenne de la culture à l’ordre du jour, au-delà des dimensions régionales et nationales. Donc vous me voyez quand même optimiste, parce que je me fonde sur ce qui se fait.
On voit même certains États membres anticiper en faisant déjà ce que nous voudrions pour l’avenir: une saine concurrence pour choisir la meilleure ville. C’est magnifique ce qui se passe en Angleterre! C’est magnifique ce qui se prépare en Allemagne et dans d’autres endroits! Nous savons aussi, bien sûr, qu’il y a des exemples négatifs, mais je préfère, aujourd’hui, Monsieur le Président, voir surtout les exemples positifs, parce qu’ils sont merveilleux et qu’ils nous montrent que les capitales de l’Europe représentent une belle idée. Une belle idée qui a encore un grand avenir devant elle.
Je compte énormément sur les ponts à construire entre les villes. Voyez, par exemple, la proposition luxembourgeoise qui avait posé quelques problèmes, parce qu’elle n’était pas assez élaborée. Le jury a protesté. Luxembourg a présenté un nouveau projet qui crée des synergies au sein de la grande région en Europe, c’est-à-dire l’Allemagne, le Luxembourg, la Belgique et la France, et qui crée aussi des synergies avec une ville roumaine qui, historiquement, a une relation spécifique avec le Luxembourg. D’ailleurs on y parle encore aujourd’hui le luxembourgeois. Tout cela pour vous montrer que si, vraiment, nous faisons notre travail et nous poussons les villes à être meilleures, à être véritablement européennes dans leurs choix culturels, le résultat peut se révéler très positif.
Je suis d’accord avec les collègues parlementaires qui ont cité certaines villes pour montrer combien le fait de devenir capitales européennes de la culture a ouvert de nouvelles perspectives à ces villes en les orientant vers les industries culturelles, vers un tourisme culturel, vers un rayonnement culturel. C’est le cas d’une ville comme Glasgow, par exemple, pas vraiment portée sur la culture au départ. Même chose pour Liverpool. Ces villes connaissent un développement qui ne consiste pas seulement à faire de l’industrie, à faire du social, mais aussi à faire du citoyen, du culturel.
Si nous travaillons bien à l’avenir, comme le Parlement actuel, dont c’est le dernier débat culturel, l’a fait pendant les cinq dernières années, je ne doute pas un instant, Monsieur le Président Rocard, que ce que votre commission a voulu, que ce que votre commissaire a toujours défendu, sera mis en pratique dans les villes culturelles de l’avenir. Je souhaite que les bons exemples du passé soient suivis à l’avenir et je souhaite à tous les citoyens, à tous les acteurs de la vie culturelle beaucoup de courage et beaucoup de plaisir à se rencontrer à l’avenir dans les villes culturelles de l’Europe.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures(1).
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport (A5-0247/2004) de Mme Zissener, au nom de la commission de la culture, de la jeunesse, de l’éducation, des médias et des sports, sur la proposition de décision du Parlement européen et du Conseil instaurant un cadre unique pour la transparence des qualifications et des compétences (Europass) (COM(2003) 796 - C5-0648/2003 - 2003/0307(COD)).
Reding,
. - Monsieur le Président, nous passons de la culture à l’éducation, à la formation professionnelle, aux compétences et aux qualifications, les deux étant d’ailleurs liés dans mon esprit.
Le 17 décembre 2003, la Commission a adopté une proposition visant à rationaliser la situation européenne en matière de transparence des qualifications et des compétences. Il s’agit, vous l’aurez bien compris, d’un pas en avant dans la construction de l’Europe de l’éducation et de la formation. En même temps, il s’agit d’un outil majeur au service des citoyens et de leur mobilité. Nous voulions, par cette initiative, apporter une aide concrète à tous ceux qui veulent faire valoir leurs qualifications dans un autre État membre et se donner ainsi une chance supplémentaire de trouver un emploi.
Cette initiative a été explicitement demandée par le Conseil dans sa résolution du 19 décembre 2002. Elle a d’ailleurs reçu un accueil favorable du Conseil et du Parlement. En effet, plusieurs améliorations ont été apportées à la proposition de la Commission sans qu’aucune objection de substance n’ait été soulevée. Et je me félicite de ce consensus quant à l’objectif et quant au contenu de notre proposition.
Quelle est cette proposition? La proposition intègre dans un portefeuille coordonné, nommé Europass, cinq documents existants, qui couvrent les qualifications et les compétences dans une perspective d’apprentissage tout au long de la vie: le curriculum vitae européen, qui concerne les compétences personnelles; le portefeuille des langues, le multilinguisme, que nous avons tellement prôné pendant ces cinq dernières années; l’Europass-Mobilité, qui remplace et élargit l’actuel Europass-Formation; le supplément au diplôme, qui concerne les qualifications de l’enseignement supérieur; et son équivalent pour la formation professionnelle, le supplément au certificat.
Si je cite maintenant ces différents documents, je ne voudrais pas que vous croyiez que cela s’arrête là. L’Europass se veut un cadre ouvert, et d’autres documents pourront être ajoutés à l’avenir. Je pense, par exemple, et là je rejoins notre politique Jeunesse, aux actions de volontariat menées par les citoyens durant leur jeunesse et leur vie adulte, à toutes les actions d’engagement dans la vie sociale, dans la vie citoyenne, qui devront être prises en considération, parce qu’elles font partie de la personnalité d’un être humain.
Même si notre approche est commune, un certain nombre d’amendements ont été votés. La Commission les accepte, avec des exceptions. L’amendement 7 n’est pas acceptable dans sa formulation actuelle. En effet, il confie aux centres nationaux Europass la tâche supplémentaire de mise à disposition de tout citoyen d’un guide sur la mobilité. Or, une telle tâche ne rentre pas dans leurs responsabilités primaires. Suite aux modifications proposées par le Conseil, une modification de cet amendement a été suggérée. Elle prévoit que les centres nationaux Europass remplissent cette tâche "le cas échéant". Avec un tel ajout, l’amendement deviendrait acceptable.
L’amendement 12 n’est pas, lui non plus, acceptable dans sa forme actuelle. D’une part, en effet, l’Europass-Mobilité doit être rempli par l’organisation d’envoi et par celle d’accueil et non pas par l’une ou l’autre. D’autre part, la troisième langue dans laquelle cet Europass-Mobilité peut être traduit ne doit pas être nécessairement une langue très répandue. En établissant la double responsabilité des organisations d’envoi et d’accueil, et en ne se limitant pas à la troisième langue ou aux seules langues très répandues, cet amendement, ainsi modifié, deviendrait acceptable.
L’amendement 5, qui souligne le rôle des partenaires sociaux dans le développement de futures initiatives sectorielles, est en principe acceptable par la Commission. Suite aux changements proposés par le Conseil, une modification a été proposée, notamment d’effacer la spécification "sectorielles". Cette modification est également acceptable. La même remarque vaut pour l’amendement 8 qui peut être modifié dans le même sens.
Comme vous le voyez, Monsieur le Président, il n’y a rien d’insurmontable. L’essentiel est que cette proposition vise à mettre en œuvre un service aux citoyens pour les aider à mieux faire valoir leurs compétences. Et nous nous retrouvons sur ce point. Je me réjouis donc des efforts déployés par le Parlement et le Conseil pour parvenir à une adoption rapide, qui permettrait aux citoyens de pouvoir disposer de cet outil au début de 2005.
Monsieur le Président, chers collègues parlementaires, nous avons, avec cet Europass, une concrétisation de la politique que les citoyens attendent de nous. Je pense que c’est un bon projet et je vous remercie pour votre collaboration.
Zissener (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, la mobilité est un concept clé en matière de politique européenne, et la mondialisation la rend de plus en plus importante. Toutefois, la triste réalité est que nous avons considéré, et que nous considérons encore, que les citoyens de l’Europe ne sont pas encore aussi mobiles que nous le souhaiterions. L’une des principales raisons de cette insuffisance de mobilité est le manque de transparence des qualifications et des compétences. Le manque de transparence, comme nous le savons tous, est le plus important obstacle à la mobilité en termes de formation et d’activité professionnelle et il constitue un obstacle majeur à l’assouplissement du marché du travail européen.
La Commission a maintenant soumis la proposition d’un concept de cadre unique pour la promotion de la transparence des qualifications et des compétences - en bref, l’Europass -, un cadre attendu depuis longtemps et vivement souhaité. Cette proposition de la Commission est remarquable dans le sens où elle facilite l’accès des citoyens aux possibilités de mobilité. La Commission a déjà déclaré que cinq possibilités existantes de mobilité seraient combinées dans le nouveau d’Europass, à savoir le CV européen, le supplément au diplôme, l’Europass actuel pour la formation et les références professionnelles et, très important également, le européen des langues.
Comme je l’ai dit, ces instruments existent déjà. Ils n’étaient cependant pas encore suffisamment connus auprès de la population. Il est dès lors extrêmement important que, non seulement les instruments existants, mais aussi les réseaux, soient coordonnées et rationalisés. Un de documents établi d’un commun accord a un plus grand impact communicatif qu’un recueil de documents séparés. L’essentiel, toutefois, est qu’il s’agisse d’un ouvert, et j’y vois deux raisons. Tout d’abord, les citoyens peuvent rechercher les documents dont ils ont besoin. Personne ne doit lire intégralement les cinq documents. Ensuite, ce système ouvert permet l’intégration d’autres documents dans le . J’ai proposé dans mon rapport que le prochain document inclus dans ce soit un certificat de compétences en informatique.
À ce stade, je voudrais remercier tous ceux qui, au sein de la Présidence du Conseil et de la Commission, ont coopéré et ont ainsi permis à cette proposition de franchir rapidement tous les obstacles bureaucratiques. Je crois que nous avons tous intérêt à garantir que cette proposition soit mise en œuvre le plus rapidement possible et que l’Europass soit accessible au plus vite à la population.
Weiler (PSE ),
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, il est extrêmement réjouissant de voir que cette pénultième semaine de la session de ce mandat parlementaire sera marquée par l’adoption d’un aussi bon, intéressant et nouveau projet européen, un projet dont je pensais qu’il pouvait être adopté sans conflit ni objection de la part du Conseil. Je dois aujourd’hui modérer quelque peu cette confiance. En effet, j’ai entendu, Madame la Commissaire, que vous étiez opposée à plusieurs amendements, y compris ceux que j’ai proposés. Ce soir, l’administration pourrait peut-être aborder à nouveau avec moi quelques aspects afin que nous puissions être à même, demain, d’adopter un rapport plus avancé que les propositions qui nous avaient été soumises initialement.
La commission de l’emploi et des affaires sociales, pour laquelle j’ai émis cet avis, ne s’est pas contentée d’aborder ce projet avec le plus grand sérieux au projet et de s’en féliciter, nous l’avons également intégré à nos travaux. Nous savons que la mobilité et l’éducation tout au long de la vie sont aujourd’hui des éléments importants en vue de réussir sa vie professionnelle et que, jusqu’à présent, il est rare que l’économie et les mesures politiques aient mis en place les conditions idéales pour y parvenir. Cela va changer à présent.
Pour ces raisons, nous avons présenté diverses propositions et amendements que nous considérons importants, par exemple l’inclusion des ressortissants de pays tiers - il s’agit pour nous d’un symbole d’impartialité -, l’inclusion des partenaires sociaux afin de bénéficier de leur savoir-faire, la prise en compte de l’intégration sociale et, enfin, l’augmentation et l’amélioration de l’information des citoyens, dispensateurs de formation, formateurs et partenaires sociaux, en particulier pour les petites et moyennes entreprises. En effet, l’ensemble du projet ne sera utile et concluant que s’il est connu, accepté par les jeunes, par les travailleurs et aussi par l’industrie et la société. Il sera donc également nécessaire de mener une campagne d’explication et d’information. Lorsque cela aura été fait, je pense que nous serons à même de mettre cet embryon de projet sur la bonne voie.
Pack (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, nous sommes à la veille d’une élection et, comme Mme Weiler, je me réjouis que nous ayons réussi, juste à la fin de ce mandat parlementaire, à bâtir quelque chose pour de nombreux jeunes, en fait pour tous les jeunes. En effet, l’Europass a un impact réel sur les jeunes, même ceux qui débutent leurs études. Je pense que nous nous efforçons depuis longtemps de trouver un accord à ce sujet, et je suis ravie que la Commissaire puisse faire avancer les choses à la fin de son mandat. Il aurait évidemment été bon d’adopter ce rapport au cours de cette législature, mais nous devons accepter ce qui ne peut pas être fait et, si nous parvenons à l’adopter en septembre ou octobre, ce ne sera pas si mal.
Si nous ne devons pas placer des attentes absolues dans l’Europass, nous pouvons au moins nous attendre à ce qu’il réalise ces pieuses lapalissades permanentes que sont la transparence et les possibilités de mobilité. Il s’agit de la vie quotidienne des jeunes et des travailleurs; ceux-ci sont souvent affectés par des lois européennes et ne peuvent toujours pas évoluer comme nous l’espérions. Cela signifie que des décisions claires sont nécessaires au sujet du CV européen. Nous devons définir très clairement la signification des compétences spécialisées des individus. Il doit être possible d’inclure les compétences linguistiques d’une personne dans un formulaire évalué. Nous devrions également, comme vous l’avez suggéré, prendre en considération le service volontaire des jeunes, car il s’agit d’une compétence acquise par un jeune au cours de sa vie et elle devrait bénéficier d’une plus grande considération, y compris auprès des employeurs.
Je pense également qu’il existe de très nombreuses possibilités d’aider les jeunes à trouver leur place dans cet immense marché du travail et d’être à leur tour retrouvés sur la base de leurs qualifications. Aujourd’hui, il est souvent impossible d’évaluer les compétences réelles d’une personne, simplement parce que les références qu’elle propose ne sont pas traduites et sont pratiquement incomparables. Je pense dès lors que, par le biais de cet Europass, nous avons apporté des éclaircissements au sujet des périodes de formation, des contenus de la formation et des compétences professionnelles, et je crois que c’est ce dont nous avons besoin, ce dont les jeunes ont besoin, afin de découvrir réellement l’Europe par eux-mêmes.
Permettez-moi donc de dire à nouveau que mon groupe se réjouit que Mme Zissener se charge de ce rapport et que nous sommes ravis de pouvoir mettre ces propositions en œuvre dès cet automne - malheureusement sous une autre Présidence du Conseil - dans l’intérêt de nos jeunes et donc dans l’intérêt de nos enfants et petits-enfants.
Prets (PSE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, le lancement de la nouvelle génération de programmes dans le domaine de la formation professionnelle générale à partir de 2007 et la vaste implication des nouveaux États membres dans ceux-ci accroissent l’importance qu’il y a de certifier, dans un passeport unique, l’expérience, les capacités, les compétences et les qualifications acquises à l’étranger.
Je crois qu’il sera extrêmement important que nous puissions mettre réellement en pratique le projet que nous adopterons demain, et il est absolument essentiel que cette adoption s’accompagne d’une campagne de publicité. Son utilisation, sa portée et sa valeur ajoutée doivent être rendus intelligibles à chaque utilisateur et à chaque personne remplissant les formulaires. L’objectif de la nouvelle génération de programmes, y compris le programme Leonardo, étant d’atteindre les 150 000 stagiaires par an, il est absolument primordial que les dispensateurs de formation soient informés de l’Europass. Ce document constituant une reconnaissance officielle des qualifications professionnelles, je demande dès maintenant que les frais administratifs soient maintenus à un niveau le plus bas possible, puisqu’ils constituent un obstacle majeur pour tous les jeunes.
Je considère que l’Europass est primordial, car il constitue non seulement une opportunité de définir les qualifications formelles mais aussi les compétences informelles. Le facteur véritablement décisif - et permettez-moi d’insister sur ce point - est la compétence interculturelle. En effet, à l’avenir, la croissance de la mondialisation, de l’intégration et de l’interaction entre différentes civilisations et cultures impliquera l’acquisition de capacités interculturelles et le développement de celles-ci.
Le Mobilipass, qui regroupe toutes les connaissances transnationales et liées à l’apprentissage acquises à l’étranger, devrait également attester de cette expérience. La mobilité est requise tant dans le processus d’apprentissage que dans la vie professionnelle. Afin que les jeunes puissent avoir un aperçu de ce dédale de programmes de soutien et d’échange, les agences compétentes devraient, en collaboration avec la Commission, élaborer des lignes directrices pour la mobilité en publiant les programmes d’échange et de soutien, les noms et adresses des personnes à contacter, ainsi que des liens, pour rendre la valeur ajoutée de l’Europe visible à tous.
Crowley (UEN ).
- Monsieur le Président, je tiens également à me joindre à mes collègues pour féliciter Mme le rapporteur pour son travail, ainsi que la commissaire pour les efforts immenses qu’elle a déployés à ce sujet.
Un petit bémol cependant: j’espérais que tout serait arrangé lors de la première lecture de ce rapport. Je ne suis pas sûr que nous y soyons parvenus. Je sais que la présidence du Conseil a pris contact avec le rapporteur et d’autres pour tenter d’obtenir ce résultat. Comme l’ont dit justement la commissaire, le rapporteur, le rapporteur pour avis et d’autres intervenants, c’est l’un des éléments clés grâce auxquels, au sein des institutions européennes, nous pouvons indiquer en quelle manière nous améliorons la vie des citoyens sur le terrain, comment nous facilitons leur existence, tant au travail que dans l’enseignement. Constituer un ensemble unique à partir de toutes les qualifications et expériences de nos citoyens et leur permettre de faire valoir cet ensemble dans divers pays et divers secteurs d’activité représente indubitablement un progrès par rapport à la situation actuelle.
Depuis la fin des années 1980, nous poursuivons l’idée d’un marché unique assorti de la libre circulation des personnes, des biens et des services, mais la bureaucratie et l’absence de reconnaissance des qualifications et des services étaient telles qu’il n’existait pas de réelle liberté de circulation des personnes. Le cadre unique proposé par le rapporteur est une avancée positive dans ce sens.
La formation tout au long de la vie est une matière qui revêt toujours la plus haute importance, pas seulement parce que des personnes entament une nouvelle formation ou réintègrent le marché du travail, mais simplement en raison des changements technologiques qui s’opèrent sur le lieu de travail et dans notre vie quotidienne, qu’il s’agisse des opérations bancaires en ligne, du courrier électronique ou encore de participer à un processus technique dans son domaine d’activité.
L’aspect le plus profitable de cette proposition réside dans le fait que tous les employeurs, les établissements d’enseignement et d’autres acteurs ne devront prendre en considération qu’un seul document, et ce document donnera enfin une idée de l’équivalence des qualifications et des expériences professionnelles entre les États membres.
Le Président.
- Je voudrais remercier la commissaire pour ses interventions et son travail ce soir et durant la législature.
Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 h.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le débat sur la motion de censure visant la Commission des Communautés européennes (B5-0189/2004).
Je voudrais informer l’Assemblée que MM. Borghezio, Gobbo et Turchi ont également signé la motion. Mme Muscardini a retiré sa signature. Cela porte le nombre de signatures à 67.
Bonde (EDD ).
- Monsieur le Président, généralement, c’est l’auteur de la proposition de résolution qui ouvre le débat. Je suggère donc que nous autorisions M. Heaton-Harris à entamer le débat.
Heaton-Harris (PPE-DE ).
-Monsieur le Président, cette motion de censure vise la Commission dans son ensemble. Malheureusement, à l’heure actuelle, notre Assemblée n’a pas le pouvoir de voter des motions de censure visant des personnes précises - nous disposons uniquement de cette option collective.
C’est peut-être une bonne chose dans le cas d’Eurostat. Le problème est que les commissaires se réjouissent de faire de grandes déclarations politiques mais refusent catégoriquement d’assumer la responsabilité politique des problèmes qui surviennent au sein de leur DG. Un contrôle politique efficace, une communication adéquate, des procédures et des mécanismes garantissant l’équilibre des pouvoirs au niveau financier sont autant d’éléments qui n’étaient pas en place au sein d’Eurostat, qui n’ont pas fonctionné ou qui n’ont tout simplement pas été pris en considération. En fait, on a totalement fermé les yeux sur tous les signes avant-coureurs.
Dans cette affaire, 5 millions d’euros ont disparu à la suite de fraudes et de mauvais contrôles de gestion. Or, la seule personne à avoir été arrêtée est un journaliste - Hans-Martin Tillack - qui avait décidé d’en parler dans le et dont le bureau a été perquisitionné une nouvelle fois aujourd’hui. Il n’est pas étonnant que l’OLAF puisse agir aussi rapidement et faire appel à la police pour tenter de trouver le nom d’un journaliste et vérifier ses comptes en banque en quelques jours. Mais si l’on compare cette situation à l’affaire Eurostat, où, après plus d’un an d’enquête, nous ne disposons pratiquement d’aucun élément, la question des priorités de différentes personnes au sein des DG responsables se pose.
Au cours de la procédure de décharge pour l’exercice 2001, Eurostat faisait partie des thèmes principaux de notre rapporteur. Nous savons désormais que toutes les informations dont nous avions besoin à l’époque n’avaient pas été fournies à l’Assemblée. De nombreux députés ont déclaré publiquement qu’ils n’auraient pas voté la décharge pour ces comptes l’an dernier s’ils avaient eu connaissance de tous les faits à l’époque. Si la Commission et les présidents de tous les groupes politiques de ce Parlement avaient consacré à la résolution des problèmes systémiques révélés par l’affaire Eurostat ne serait-ce que 50% de l’énergie qu’ils ont déployée pour tenter d’empêcher le débat sur cette motion d’avoir lieu au sein de cette Assemblée, ces problèmes auraient disparu depuis des années.
La Commission mérite cette motion de censure, et les futurs commissaires doivent savoir qu’ils devront assumer la responsabilité politique des actes de leur DG.
Reding,
. - Monsieur le Président, comme mon collègue, M. Fischler, l’a déclaré hier, la Commission a agi dès qu’elle a eu des preuves des problèmes au sein d’Eurostat. Cela a débouché sur une restructuration profonde de la direction générale Eurostat et de son fonctionnement. En plus de la déclaration faite par mon collègue au nom de la Commission, je voudrais souligner les mesures concernant en particulier la révision du code de conduite, l’amélioration du flux d’informations relatives à des allégations de fraude ainsi que la révision du cadre juridique de l’OLAF.
Je voudrais souligner en particulier les mesures suivantes. Premièrement, la révision du code de conduite qui régit les relations entre les commissaires et leurs services et met l’accent sur la responsabilité politique du commissaire ainsi que celle du directeur général ou chef de service. Le nouveau code comprend des procédures spécifiques exigeant que le commissaire soit informé de tout fait, de toute situation ou de toute question concernant la gestion - et en particulier la gestion financière - dont la gravité pourrait engager la responsabilité du commissaire ou du collège.
Deuxièmement, la mise en place de mesures visant à faciliter le recoupement des informations concernant des allégations de fraude. Cela devrait contribuer à garantir la bonne information du niveau politique et le suivi adéquat de tous les cas détectés.
Troisièmement, le renforcement des circuits d’information entre les services centraux et les services opérationnels, en particulier dans les domaines du contrôle et de l’audit interne. Cela implique une série de mesures importantes visant à ajuster avec précision les réformes de la gestion financière déjà introduites par la Commission Prodi. Ces mesures découlent essentiellement des recommandations formulées par l’auditeur interne dans son rapport concernant les contrats de la DG Eurostat - elles consistent à informer et à former le personnel concernant les différents mécanismes de dénonciation des dysfonctionnements existants et à réviser le cadre juridique de l’OLAF par l’adoption de deux nouvelles propositions législatives qui seront soumises au nouveau Parlement. Ces propositions visent à améliorer les flux d’informations au sein des institutions de l’Union et à renforcer les garanties procédurales.
Malgré la crise, les fonctions d’Eurostat consistant à effectuer le travail statistique fondamental de la Commission n’ont pas été interrompues. Une réorganisation majeure d’Eurostat a été approuvée par la Commission le 29 septembre 2003 et le nouvel organigramme est appliqué depuis le 1er novembre. Le système d’approbation des engagements et des paiements a été réorganisé. Les circuits financiers ont été définis plus explicitement de manière à mettre en jeu les responsabilités des ordonnateurs délégués au niveau des chefs d’unités ou des directions. La décision de la Commission de mettre un terme aux liens contractuels avec quatre entreprises a nécessité une quantité de travail considérable, car il a fallu résilier les contrats et réduire au minimum les possibilités que cela débouche sur des procès. Dans la lignée de l’audit spécial réalisé en septembre 2003 par le service d’audit interne et de l’audit approfondi mené récemment, une série d’initiatives générées par le rapport annuel d’activité ont également été entreprises.
Nous allons prendre un nouveau départ radical pour ce qui est de la fourniture d’informations statistiques. Sur la base du principe selon lequel l’information statistique européenne est un service public, toutes les données statistiques établies et collectées par Eurostat devraient être fournies gratuitement aux utilisateurs et disponibles sur l’internet.
Enfin, le programme de travail pour 2004 établit clairement des priorités et est volontairement réaliste. L’accent est placé sur les missions essentielles d’Eurostat, à savoir la production de chiffres et de statistiques indépendantes. La Commission tient à réduire sa dépendance vis-à-vis des entreprises et organisations extérieures et à garantir que le service statistique européen reste un service public ouvert, disponible pour les utilisateurs et agissant dans l’intérêt public.
La Commission a donc adopté des mesures très concrètes et rapides afin de réagir aux critiques formulées par le Parlement européen dans sa résolution du 17 décembre 2003 sur le programme législatif et de travail de la Commission pour 2004. Cela se reflète également dans le rapport de suivi de la Commission du 9 février 2004 relatif à l’exécution du mandat de réforme.
La Commission tient à remercier le Parlement européen et le rapporteur, M. Bayona de Perogordo, d’avoir voté aujourd’hui très majoritairement en faveur de l’octroi de la décharge à la Commission sur l’exécution du budget général des Communautés européennes pour l’exercice 2002. Ce vote confirme que l’affaire Eurostat constitue une exception très regrettable à la gestion financière généralement saine du budget des Communautés européennes. L’affaire Eurostat illustre toutefois également la nécessité et l’importance du processus de réforme entamé par la Commission.
En ce qui concerne la responsabilité politique mentionnée dans la motion de censure qui sera débattue ce soir, je voudrais confirmer la position de la Commission telle qu’elle a été exposée très clairement par le président Prodi dans son discours du 25 septembre 2003 lors de la Conférence des présidents des groupes politiques.
Comme ma collègue, Mme Schreyer, l’a fait hier lors de sa réponse à une question de Mme Avilés Perea, je tiens également à souligner que les mesures de réforme adoptées empêcheront des problèmes tels que ceux qui sont apparus au sein d’Eurostat avant 1999 de se reproduire, que la Commission a tiré les leçons qui s’imposaient concernant le problème des flux d’informations inadéquats révélés par l’affaire Eurostat et qu’elle a pris les mesures appropriées.
Le président Prodi et l’ensemble de la Commission sont déterminés à appliquer une tolérance zéro en matière de fraude. Vous savez très bien que cela ne garantit pas l’absence de fraude, mais cela garantit qu’aucune affaire ne sera étouffée. Les problèmes potentiels seront exposés au grand jour et des mesures appropriées seront prises.
Comme mon collègue, M. Fischler, l’a également déclaré aujourd’hui, l’engagement de la Commission à donner suite aux mesures prises pour maximiser les garanties contre la fraude reste entier, et le collège sait gré au Parlement européen de sa contribution substantielle et de son soutien constant en la matière.
Grossetête (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame le Commissaire, chers collègues, le débat qui nous réunit ce soir est à la fois regrettable et, à mon avis, dangereux. Regrettable, car les signataires de cette motion n’ont d’autre objectif en réalité que d’entacher la réputation de la Commission qui, si elle peut être critiquée pour sa gestion du dossier Eurostat, ne mérite certainement pas un vote de défiance de notre Assemblée. Dangereux aussi car la construction de l’Europe se trouve à un moment important de son histoire, avec l’unification du continent le 1er mai, les élections européennes, l’adoption espérée de la Constitution, la lutte contre le terrorisme. Elle ne saurait alors être affaiblie par de médiocres manœuvres politiciennes qui ne trompent personne.
En aucun cas, je ne souhaite minimiser l’importance des interrogations liées à l’affaire Eurostat, mais avant tout, je veux comprendre les vraies raisons qui ont poussé celles et ceux qui ont apposé leur signature au bas de cette motion de censure à le faire. Est-ce réellement leur souci de transparence? Je ne le crois pas. Est-ce véritablement leur volonté de faire la lumière sur l’affaire Eurostat? Je suis sûre que non. Deux raisons m’amènent à penser cela. La première est le moment choisi pour cette initiative, à savoir lors de la dernière session législative de notre Parlement. Hasard du calendrier argueront certains naïvement; proximité des élections européennes discerneront les observateurs les plus objectifs. Je rappelle que les interrogations sur Eurostat sont apparues il y a déjà deux ans. Si la volonté de transparence avait été au cœur de cette démarche, alors cette motion de censure serait arrivée beaucoup plus tôt.
La deuxième raison qui me conforte dans ces arguments est la liste des signataires de cette motion de censure. Chacun est libre de défendre ses convictions et les députés qui soutiennent la motion de censure le font sans aucun doute en leur âme et conscience. Mais pour la majorité d’entre eux, il s’agit d’une âme antieuropéenne et d’une conscience uniquement nationale. Contrairement aux apparences, ce n’est pas la Commission qui est visée, mais bien la construction européenne. Ce n’est pas la défense des intérêts du contribuable européen qui est soulevée, mais bien la volonté de saper la réputation d’une Europe qui, si elle n’est pas parfaite, est le moyen efficace pour nos peuples de vivre en paix et en relative prospérité. Cette motion de censure est œuvre du club des "repliés sur soi", de ceux qui refusent les politiques communes, de ceux qui combattent les avancées européennes en agitant les drapeaux de la peur, de ceux qui refusent le contrat de confiance de la Constitution européenne proposé par la Convention.
Je ne pense pas faire offense à qui que ce soit en disant cela, car c’est bien ce qu’ils défendent en faisant croire que l’Europe est une machine, un monstre qui réglemente tout, qui décide tout, qui fraude et que sais-je encore?
Au PPE, nous avons choisi une autre voie que celle des signataires, car nous parlons d’avenir quand d’autres restent figés sur le passé, et ce parce que l’Europe ne se construit pas sur la peur, mais sur l’ambition et la volonté. Certes, tout n’est pas parfait. Il reste encore beaucoup à faire, notamment en redonnant un véritable sens politique pour une démarche humaine, démarche humaine parce que nous vivons une aventure humaine avec l’accueil des dix nouveaux pays qui en sont un exemple symbolique.
Concernant précisément l’affaire Eurostat, le PPE, dans son ensemble, a toujours souhaité publiquement que la lumière soit faite. Nous avons pris note des mesures prises par la Commission à ce sujet. Nous voulons que les responsables s’expliquent car nous soupçonnons fortement que des erreurs importantes ont été commises. Mais les responsables doivent être sanctionnés à la juste mesure de la faute qui serait avérée. Nous devons aux Européens le sens des responsabilités, le respect des procédures démocratiques et la garantie de l’État de droit. Les enquêtes doivent être menées, la faute doit être punie, la sanction doit être juste et la transparence est obligatoire. C’est ce que nous avons toujours dit, c’est ce pour quoi nous nous battons.
Mais prétendre, comme le font les signataires de cette motion de censure, que la Commission n’a pas rempli ses obligations, prétendre entacher, en fin de mandat, une Commission qui a, certes, pu commettre des erreurs mais dont le bilan est louable, cela n’est pas acceptable pour nous. C’est pourquoi, avec détermination et conviction, le groupe du PPE s’exprimera contre cette motion.
Kuhne (PSE ).
- Monsieur le Président, quand vous avez annoncé hier que cette motion de défiance visant la Commission a été déposée par une coalition de conservateurs britanniques et de communistes grecs, je me suis souvenu d’une remarque de Karl Marx: l’histoire se répète, la première fois comme une tragédie, ensuite comme une farce.
Lorsque la Commission Santer est tombée il y a 5 ans, la plupart des socialistes se sont, dans une certaine mesure, laissés acculer en défendant l’indéfendable. Nous en avons tiré les leçons. Puisqu’à l’époque nous nous sommes avérés être une des minorités ayant voté en faveur de la motion de défiance, je n’en suis que plus convaincu de prendre la parole au nom de mon groupe contre cette farce qu’est ce vote de défiance. Son unique objectif est de faire le jeu de ces journaux dont on peut dire que nous ignorons s’ils sont rédigés pour des analphabètes ou par eux.
Un point doit être clair: cette évaluation est transnationale, elle s’applique à plusieurs pays et non à un seul.
Il est légitime, même au sein de ce Parlement, de s’opposer à l’intégration européenne et, partant, aux institutions communautaires. Toutefois, la question est la suivante: devons-nous permettre que le discrédit systématique des institutions de l’UE devienne un moyen de mener les débats politiques? Cette question ne doit pas être posée aux conservateurs ou à la Gauche unitaire européenne, car ils ont l’habitude de procéder de la sorte et poursuivront sur cette voie. La question qui se pose est plutôt de savoir si ceux qui, dans cette Assemblée, défendent l’intégration politique vont baisser les bras sans opposer de résistance. Je suis en faveur d’une résistance.
Nous nous protégeons également contre les abus du contrôle budgétaire à des fins nettement politiques. Monsieur Heaton-Harris, en commission du contrôle budgétaire, vous avez vous-même fréquemment expliqué que les raisons qui ont mené à l’effondrement de la Commission Santer ne s’appliquent pas dans ce cas-ci, quelles que soient les critiques portées à l’encontre de la Commission actuelle. Au contraire de la Commission Santer, la Commission actuelle n’a pas tenté, malgré toutes ses erreurs, de dissimuler systématiquement des informations au Parlement. Ce point est fondamental. MM. Bösch et Casaca, deux socialistes, ont joué un rôle de premier ordre dans les préparatifs des événements entourant Eurostat. Utiliser l’affaire Eurostat comme instrument électoral est le meilleur moyen d’entraver le processus de réformes naissant, ce que ne souhaitons pas.
Deux éléments ressortent clairement de cet étrange cirque et il faudrait les affirmer publiquement, haut et fort, lors de cette séance. Parmi les signataires de cette motion pour un vote de défiance se trouve un député de cette Assemblée qui m’avait personnellement prié, il y a plusieurs mois, de m’assurer que l’affaire Eurostat était enterrée. Selon ses propres paroles, ses raisons étaient que plus les élections approchaient, plus les députés européens devenaient nerveux. Et voilà qu’il vient de signer la motion.
Ce matin - et je m’adresse ici à M. Bonde -, lorsque nous nous sommes assis en cercle pour discuter de l’approche générale à adopter vis-à-vis de la question d’Eurostat, vous m’avez gentiment demandé s’il était possible de rendre ce point superflu en incluant dans la résolution sur Eurostat deux paragraphes acerbes sur la responsabilité politique, au motif que vous ignoriez si la motion de défiance allait aboutir. Monsieur Bonde, notre proposition n’a pas pour but de vous sortir du pétrin dans lequel vous vous êtes mis. La majorité des députés du Parlement ne vous tendra pas une main amicale; vous devez vous en sortir tout seul. En mai, lorsque les nouveaux commissaires seront en place, vous aurez tout le loisir de proposer qu’ils soient tous les dix renvoyés chez eux. L’opinion publique européenne jugera que vous avez perdu la raison pour avoir abusé de cet instrument qu’est la motion de défiance à des fins purement politiques.
Jonckheer (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, mon groupe, dans sa très grande majorité, ne soutient pas l’initiative d’une motion de censure vis-à-vis de la Commission. En effet, cette initiative nous paraît inopportune, car voter la démission de la Commission à chaque fois que des problèmes de mauvaise gestion sont découverts et reconnus est tout à fait disproportionné.
Outre les mesures disciplinaires individuelles, ce qu’il faut c’est renforcer l’indépendance, les compétences et les moyens de l’OLAF et donner à la Commission dans son ensemble les moyens humains et financiers pour remplir ses missions. Les réformes engagées par la Commission vont dans cette direction, comme la commissaire vient de le rappeler, et le Parlement européen, dans plusieurs résolutions, a formulé des recommandations précises, dont nous attendons qu’elles soient mises en œuvre.
Dans la période historique qui s’ouvre, Monsieur le Président, d’une Union à vingt-cinq, où il nous faut réussir l’élargissement, notre groupe estime que nous avons besoin d’un exécutif et d’une fonction publique européenne compétente et soumise à un contrôle démocratique permanent de notre Parlement.
Camre (UEN ).
- Monsieur le Président, nous avons essayé de répartir les responsabilités de ce qui s’est produit, mais cela s’est avéré impossible. Il nous semble que personne ne croit devoir porter la responsabilité de quoi que ce soit. Telle était la conclusion du rapport, présenté par le soi-disant comité des sages en mars 1999, sur les problèmes de la précédente Commission Santer.
Il en va de même pour le scandale Eurostat. Tous les mécanismes de défense ont été activés. Le commissaire Solbes n’est pas responsable puisqu’il ne lit pas les journaux. Le commissaire Kinnock n’est pas responsable puisqu’il n’écoutait pas lorsque M. Blak lui a rapporté les propos de Mme Schmidt Brown. La commissaire Schreyer n’était pas responsable puisqu’elle ne lit pas les rapports d’audit et M. Prodi, le président de la Commission, n’est en rien responsable puisqu’il a manifestement fait en sorte qu’aucune information ne lui parvienne, que ce soit par le Parlement européen ou par la presse. Et bien entendu, on ne peut reprocher à quelqu’un ce qu’il ignore, comme l’a dit M. Prodi.
On en arrive à se demander comment des personnes avec si peu de capacités à percevoir ce qui les entoure ont pu arriver à un tel poste.
La vérité est, bien évidemment, qu’ils savaient ce qui se tramait à Eurostat depuis une année au moins, mais ils ont tenu secret ce qui n’aurait pas dû l’être. Vous pouvez parler de loyauté déplacée envers un système corrompu. Vous pouvez l’appeler népotisme. Quel que soit le nom que vous lui donnez, c’est indigne d’une institution intereuropéenne. C’est pourquoi nous voulons établir les responsabilités de chacun, mais ce système est conçu pour nous en empêcher.
Dans une démocratie normale, des critiques émises au sein d’un Parlement peuvent déboucher sur un vote de censure. Une telle situation se produit de temps à autre dans nos États membres. Si un gouvernement compte sur une majorité solide, il restera assez indifférent. Un gouvernement qui remporte un vote de censure ressort généralement plus fort de cette épreuve. Dans ce cas-ci, la Commission est assurée de sa victoire, parce que la majorité au sein du Parlement ne souhaite pas répartir les responsabilités et ceux d’entre nous qui ont déposé cette motion de censure savent qu’ils vont perdre.
Cependant, les députés loyaux à la Commission se sont efforcés de nous empêcher d’avoir ce débat ainsi que le vote qui suivra. Des signatures ont été mises en doute et retirées sans raisons objectives. Les députés ont subi des pressions pour retirer leurs signatures. Voilà qui s’écarte d’un véritable parlementarisme. Il y a quelque chose de pourri qui filtre de la question Eurostat dans son ensemble. Une majorité de députés ne tient pas à apporter sa contribution à la répartition des responsabilités.
Je recommande aux députés de voter pour notre motion de censure.
Bonde (EDD ).
- Monsieur le Président, je voudrais commencer par poser une question à Mme Grossetête, M. Kuhne et Mme Reding: qui est politiquement responsable du scandale Eurostat?
Plus de 100 députés du Parlement européen ont signé une motion de censure visant la Commission, mais un député sur trois a subi des pressions pour retirer sa signature. Les députés récalcitrants pourraient perdre leur place dans d’importantes commissions ou délégations. Des députés de ce Parlement seront punis par leur groupe pour avoir soutenu le simple principe de la responsabilité des ministres et des commissaires en fonction.
L’administration éminemment politisée du Parlement n’est plus seulement là pour servir ses députés. Non contente de vérifier l’authenticité des signatures et de les compter, elle a coopéré avec les groupes afin d’obliger les députés à retirer leurs signatures. Elle a même refusé d’accepter les confirmations par fax ainsi que des signatures à l’évidence tout à fait correctes, dans le but d’étouffer ou d’écarter toute velléité de débat sur la motion de censure. Allons-nous aussi devoir vérifier les signatures des listes de présence au moyen des lettres manuscrites originales?
Imaginez que tous les présidents des groupes tenaient à pénaliser tous ceux qui, à la Commission, ont été pris sur le fait ou ont couverts les voleurs. Toutefois, à quelque chose malheur est bon. Le texte de compromis sur Eurostat contient les critiques les plus acerbes jamais formulées à l’encontre de la gestion financière de la Commission. Il ne répartit néanmoins pas les responsabilités directes et nous affaiblissons donc ceux qui, à la Commission, œuvrent pour mettre en place la transparence et une comptabilité honnête. Nous appuyons ceux qui disent que l’approbation des comptes n’est qu’un bavardage parlementaire, qu’elle ne signifie rien et que cette escroquerie se poursuit. 8 milliards d’euros disparaissent de notre budget chaque année. Il s’agit de l’argent des contribuables et nous avons été élus à ce Parlement pour représenter ces contribuables. Par conséquent, nous devons exiger de la Commission qu’elle trouve elle-même les responsables pour le mardi 4 mai à 12 heures. Dans le cas contraire, nous procéderons au vote de la motion de censure.
Je voudrais remercier les plus de 100 députés signataires. Il se peut que les députés vigilants soient plus nombreux après les élections. Je voudrais vous remercier, Monsieur le Président. Quant à la personne qui a dit qu’il s’agissait de propagande électorale, je voudrais lui répondre qu’en commission du contrôle budgétaire, nous avons tenté de répartir les responsabilités politiques dès que le scandale a éclaté.
Berthu (NI ).
- Monsieur le Président, pour justifier pleinement la proposition de motion de censure contre la Commission européenne que j’ai cosignée, il suffit de renvoyer au rapport que le Parlement européen a lui-même approuvé, à une très large majorité, le 29 janvier dernier, sur les mesures prises par la Commission pour faire suite à nos observations relatives à l’exécution du budget 2001, notamment quant à l’affaire Eurostat. Le bilan qui est fait par cette résolution est accablant. Ce qui est grave, c’est moins l’affaire Eurostat en elle-même, car, après tout, des malversations peuvent frapper n’importe quel organisme, que les défaillances du contrôle qu’elles ont révélées, et surtout, ensuite, l’impuissance de la Commission à redresser la barre de manière convaincante.
Notre résolution du 29 janvier, votée par le Parlement européen, je le rappelle encore, dénonçait notamment à cet égard la culture du secret et de l’opacité qui règne à la Commission, la mauvaise transmission interne des informations, l’extrême lenteur et la réticence à remettre les rapports d’audit au Parlement européen et la fuite des commissaires devant leurs responsabilités politiques. Ce dernier trait apparaît encore plus vrai aujourd’hui, puisque la Commission ne se reconnaît plus aucune responsabilité dans cette affaire et que M. Prodi, qui n’est même pas venu à notre débat ce soir, semble s’intéresser en priorité à la campagne électorale en Italie.
C’est pourquoi les députés doivent aujourd’hui prendre leurs responsabilités à eux, élus des peuples d’Europe, élus des contribuables des pays d’Europe. Et je félicite les soixante-six autres cosignataires de cette motion, au premier rang desquels Jens-Peter Bonde et Christopher Heaton-Harris, qui ont eu le courage et la lucidité de résister à toutes les pressions. Et je voudrais dire aux députés qui hésitent à voter la motion de censure ceci: en défendant la Commission, comme vient de le faire Mme Grossetête tout à l’heure, vous couvririez, que vous le vouliez ou non, des comportements inadmissibles et vous rendriez un très mauvais service aux institutions européennes.
Et le bon service à rendre aux institutions européennes, Monsieur le Président, c’est de faire comprendre à la Commission qu’elle n’est pas d’essence supérieure, qu’elle est un organe comme les autres, qui doit se plier au contrôle supérieur du Parlement européen et des États membres.
Le Président.
- Deux collègues ont fait référence à la question des signatures et suggèrent implicitement que des irrégularités ont eu lieu dans les coulisses. Pour autant que je sache, la motion de censure vise la Commission européenne et non les services du Parlement européen.
Permettez-moi de préciser que, si certains prétendent qu’il y a 100 signataires, conformément au règlement j’ai la responsabilité morale, en tant que président, d’établir et de vérifier qui a signé et qui a supervisé la signature. S’agissant d’accomplir cette tâche et de demander au personnel de le faire en notre nom, j’assume la responsabilité. Dès lors, si ce qui se passe en coulisses vous pose problème, dites-le-moi. Sous ma surveillance, soit nous ferons les choses convenablement, soit nous ne les ferons pas du tout.
Avilés Perea (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, selon ses signataires, le motif de cette motion de censure est le scandale et les irrégularités qui se sont produites à Eurostat.
Il n’échappe à personne qu’en commission du contrôle budgétaire, nous avons travaillé d’arrache-pied depuis un certain temps afin de tenter de clarifier cette question et de résoudre les problèmes qui en découlent. Il est vrai que la Commission a mis du temps à réagir, mais elle l’a fait en fin de compte. Elle a mis en œuvre une réforme approfondie et, jusqu’à présent, nous trouvons les résultats satisfaisants.
Il est vrai également que cette affaire n’est pas close, puisqu’une procédure judiciaire est en cours. La plupart des groupes politiques ont, dès lors, préparé une résolution qui sera votée demain en plénière, précisément parce que nous sommes toujours préoccupés par cette question tellement énorme qu’est la fraude au sein d’Eurostat. Nous ne pensons pas que cette question soit réglée. Nous devons surveiller chaque événement de très près afin d’empêcher toute redite à l’avenir, que ce soit à Eurostat ou dans tout autre organe de la Commission.
La résolution que plusieurs groupes déposeront demain démontre que le Parlement reste vigilant, qu’il respecte ses obligations et qu’il exerce le contrôle que lui confère le Traité en tant qu’institution communautaire fondamentale tout le long de la procédure.
Cette motion ne se justifie en rien; les signataires n’ont soulevé cette question que pour des motifs purement électoraux. Ces signataires ont d’ailleurs en commun, entre autres choses, leur militance et leur sentiment antieuropéens, leur euroscepticisme et leur campagne permanente contre les institutions européennes.
Par conséquent, nous jugeons cette motion inappropriée. Au Parlement européen, nous faisons le travail qui nous incombe avec sérieux et rigueur et nous allons continuer de la sorte. Nous ne pensons pas qu’un groupe de députés qui se nomment eux-mêmes antieuropéens et eurosceptiques soient les personnes les plus adéquates pour défendre la transparence et le fonctionnement sans heurts des institutions européennes.
Dans notre travail, nous avons souvent insisté sur la nécessité de faire confiance au contrôle de la gestion de la Commission, comme ce matin, tout en expliquant que le problème d’Eurostat nous préoccupe toujours. C’est pourquoi nous croyons qu’il est tout à fait inapproprié que des petits groupes de députés - dont le parcours et l’approche de cette question sont bien connus dès le départ et n’ont pas changé d’un iota - tentent d’utiliser cette question à des fins électoralistes. Ils n’ont tenu compte d’aucune explication ou solution ni d’aucun type de suggestion.
La position du groupe du parti populaire est très claire. Nous poursuivrons notre travail afin de garantir la transparence et l’ouverture des institutions européennes, et afin de les renforcer.
Napoletano (PSE ).
- Monsieur le Président, le document dont nous discutons semble davantage être un manifeste électoral plutôt qu’un mécanisme parlementaire. En outre, le fait que des minorités connues pour leur caractère antieuropéen aient rédigé et signé ce document dévoile sans l’ombre d’un doute leur intention. Voilà qui confirme que le travail plus agité du Parlement débouche, à la veille des élections, sur des initiatives comme celle que nous examinons ce soir.
L’affaire Eurostat fait à nouveau l’objet de discussions par certains de nos collègues dans le but de jeter le discrédit sur l’ensemble des institutions européennes et, en particulier, sur la Commission et son président. Les députés qui ont signé ce document savent que l’affaire Eurostat a été - et continue d’être - suivie de près et sans relâche par ce Parlement. Elle fera également l’objet d’une énième résolution lors de cette séance. La foi chancelante s’exprimant à propos de cette affaire se perçoit clairement lorsque rien n’est dit des mesures spécifiques adoptées par la Commission et, plus généralement, des réformes mises en œuvre afin de parvenir à la bonne gouvernance que nous tenons à inspirer à toutes les institutions de l’Union européenne, un processus également suivi pas à pas par ce Parlement et sa commission du contrôle budgétaire, ce que la commissaire Reding a mentionné ici.
Bien évidemment, il est aisé de crier au scandale sur des questions particulières pour tenter d’attirer l’attention du public, souvent mal informé des politiques et des institutions européennes. Il est plus difficile de donner à l’Europe une dimension politique, en commençant par adopter une véritable Constitution.
Ceci étant dit, en tant que représentante du groupe du parti socialiste européen, je tire une certaine fierté à ce qu’aucun député de mon groupe n’ait signé cette motion. Le soutien des conservateurs britanniques démontre à nouveau clairement l’association intenable de ce groupe avec la tradition du parti populaire européen, si bien représenté par Mmes Grossetête et Avilés Perea.
Parmi les signataires, j’aperçois de nombreux députés du groupe de l’union pour l’Europe des nations, au sein duquel les représentants du parti italien ressortent tout particulièrement. Il me semble que cette position contraste quelque peu le rôle que le vice-Premier ministre italien, M. Fini, a joué dans les travaux de la Convention. Voilà peut-être pourquoi Mme Muscardini a judicieusement retiré sa signature. Par ailleurs, si les députés de sa délégation suivaient son exemple, les 66 signatures annoncées par le président ce soir seraient mises en périls, sans même mentionner les soi-disant "signatures techniques", qui ne devraient pas non plus entraîner de votes en faveur de la motion de censure.
Toutefois, il existe une autre clé pour interpréter les véritables intentions qui se cachent derrière ceux qui ont déposé cette motion: M. Calderoli, vice-président du sénat italien et chef de file de la nous l’a donnée. Il prétend qu’en réalité, les signataires sont des partisans secrets de M. Prodi. Effectivement, la confiance du Parlement dans le président de la Commission serait renforcée et son prestige augmenterait à la suite d’une telle motion, car elle sera certainement rejetée. Si ceci s’avère vrai, pourtant, que dira-t-on de M. Speroni, membre du même parti que M. Calderoli? A-t-il conscience qu’il deviendra un des plus fervents partisans de la Commission européenne?
Si les choses se passent réellement comme cela et que la motion de censure est examinée sous cet angle, je crois que tous les groupes de signataires ont matière à réflexion.
Gahrton (Verts/ALE ).
- Monsieur le Président, différentes évaluations peuvent être réalisées lorsqu’il s’agit de savoir si une motion de censure s’impose vu la gravité des faits reprochés à la Commission. C’est pourquoi je peux respecter une contribution aussi objective que celle de M. Jonckheer. Néanmoins, lorsque j’ai écouté Mme Grossetête, M. Kuhne, etc., je me suis souvenu de ma visite au soviet suprême à Moscou dans les années 1980. Toutes les personnes émettant des critiques y étaient ridiculisées, condamnées, accusées de trahison et d’être antisoviétiques. Est-ce là la manière dont vous allez défendre votre projet européen? Allez-vous employer les accusations, le ridicule, le harcèlement des dénonciateurs d’abus et envoyer la police chez les journalistes d’investigation?
N’avez-vous pas remarqué que ce projet souffre d’une crise de confiance en raison de son manque de transparence et de légitimité démocratique? Nous essayons d’utiliser un outil parlementaire classique de contrôle de l’exécutif. Votre avis peut diverger, mais nous ridiculiser, nous dénigrer ou nous traiter d’antieuropéens ébranle la légitimité démocratique de votre propre projet.
Angelilli (UEN ).
- Monsieur le Président, en fin de compte et pratiquement trop tard, j’ai accepté d’ajouter mon nom à cette motion de censure visant la Commission en ce qui concerne l’affaire Eurostat. Pour être tout à fait franche, je ne m’estime ni analphabète ni, encore moins, antieuropéenne. Je ne crois pas non plus être à blâmer pour avoir fait tomber la Commission dans le discrédit; elle en est plutôt elle-même responsable.
Au bout du compte, nous n’avons pratiquement pas eu d’autre choix que cette mesure extrême en raison de l’indifférence de la Commission et de son comportement négligent à l’égard de ce Parlement. En réalité - et je tiens à mentionner cet élément -, il ne s’agit pas d’un acte impromptu. Durant plus d’une année, des centaines de questions et une énorme masse de travail parlementaire sont à la base de cette mesure extrême. En tous les cas, nous attendions que la Commissions s’écarte du rôle de Ponce Pilate; voilà ce que nous attendions et, je crois, ce que nous méritions puisque, après tout, nous sommes la seule institution bénéficiant d’une réelle légitimité populaire.
Je ne tiens pas à revenir sur les nombreuses questions restées sans réponses appropriées ni sur les bonnes propositions énoncées par la Commission pour l’avenir. Cependant, je voudrais à nouveau formuler des commentaires sur l’organisation impliquée, c’est-à-dire Eurostat. Il convient de se rappeler qu’Eurostat n’a pas pour objectif de publier de belles statistiques anodines. Eurostat est une institution qui, par ses enquêtes et son travail statistique, est en fait le garant du pacte de stabilité et de croissance: elle surveille l’application des critères de Maastricht. Par conséquent, son travail consiste à fixer les politiques économiques et financières des États membres et, en effet, à faire adopter aux États membres des politiques strictes comprenant souvent des coupes dans le budget et les aides sociales. Dès lors, cette institution a un rôle de contrôle. Son impartialité et son autorité ne peuvent en aucun cas être éclaboussées par le moindre doute ou soupçon, contrairement à ce qui se passe actuellement.
En conséquence, je regrette, Madame la Commissaire Reding, mais l’affaire Eurostat ne peut être balayée d’un revers de la main comme une déplorable exception. Nous nous rendons compte que cette affaire est embarrassante, elle l’est pour moi également, mais ce sont les citoyens qui demandent que nous ne tolérions pas ces agissements, me semble-t-il. Ces mêmes personnes à qui nous demandons de faire des sacrifices au nom du pacte de stabilité et de croissance.
Je ne tiens pas à donner des leçons de démocratie à qui que ce soit - Dieu me pardonne -, mais je souhaite mentionner posément que la démocratie est basée sur les droits des minorités à exprimer leur opinion.
Abitbol (EDD ).
- Monsieur le Président, je crois que nous vivons ce soir une véritable parodie, un simulacre de démocratie. Nous donnons chaque semaine, résolution après résolution, des leçons de démocratie, de transparence, de droits de l’homme, que sais-je encore, à la terre entière. Et nous ne sommes pas capables d’organiser un débat digne d’un parlement qui mériterait ce nom sur ce qui, dans l’ensemble de nos démocraties, cependant, est un temps fort de la vie politique, démocratique et parlementaire, à savoir sur la censure.
On ne se pose qu’en s’opposant, dit-on. C’est d’ailleurs ainsi que se sont créés les parlements nationaux au fur et à mesure de l’histoire, contre l’arbitraire, généralement, des pouvoirs exécutifs. Rien de tel ici. Madame Grossetête, réfléchissez-y, voulez-vous: rien de tel ici. Pouvoir exécutif et pouvoir législatif s’entendent comme larrons en foire pour escamoter, comme dans le célèbre tableau de Vermeer, la vérité aux yeux des badauds qui sont les citoyens européens. J’avoue que, dans cet exercice, Madame Grossetête, vous m’avez impressionné. Je parle de l’escamotage, de la mauvaise foi et je dirais même que vous m’avez un peu rappelé Vichinsky plaidant au parlement soviétique.
Que la proximité des élections exacerbe un peu les esprits, quoi de plus naturel pour un démocrate: les élections ne sont pas un mauvais moment à passer, comme vous semblez le croire. Nous avons passé une heure, ce matin, Monsieur le Président, une heure, et la session dernière aussi, à nous traiter de resquilleurs les uns et les autres pour des raisons qui, personnellement, m’ont complètement échappé. Est-ce cela la démocratie dont vous voulez montrer l’exemple? Nous avons passé une heure ce matin et passerons sans doute deux ou trois heures demain matin à débattre d’une obscure manœuvre de politique intérieure italienne. Et c’est cela la démocratie dont vous voulez parler? Reconnaissez, Madame Grossetête, qu’il serait pour le moins paradoxal que ce Parlement, qui, je le répète, donne des leçons à la terre entière, ait des pudeurs de vierge effarouchée dès lors qu’il lui revient d’exercer le seul pouvoir dont il a l’apanage: contrôler et censurer la Commission européenne dès lors qu’elle a fauté.
Borghezio (NI ).
- Monsieur le Président, le sénateur Calderoli a raison de dire que notre intention réelle était de venir en aide au président Prodi. Nous voulions l’empêcher, dans cette affaire européenne, de finir dans le rôle honteux d’une personne aussi glissante qu’une anguille, confrontée aux questions et aux exigences des différents journaux - et nous avions pensé qu’il aurait eu la décence d’être présent dans cette Assemblée pour discuter de cette question -, alors qu’une des personnes qui a dévoilé l’affaire fait l’objet d’une enquête, comme au bon vieux temps de la police communiste et que ses dossiers sont confisqués parce qu’il ose enquêter sur une fraude européenne et sur Eurostat.
Ce scandale porte sur un organe des institutions européennes qui s’occupe des fonds et de données sensibles, ce qui en fait une affaire grave. Le dossier Eurostat a terni l’image de la Commission européenne et de son président. Ce dernier - nous semble-t-il - ferait bien d’en tirer les conséquences qui s’imposent.
Dans cette situation, nous devons véritablement nous demander quel type de connexions secrètes de solidarité - en Italie, nous parlerions plutôt de connexions de type mafieux - a empêché la Commission de percer cet abcès qu’est Eurostat. J’apprécierai de recevoir une réponse.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu durant la période de session de mai.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle en discussion commune quatre rapports rédigés au nom de la délégation du Parlement européen au comité de conciliation:
- A5-0242/2004 de M. Jarzembowski, sur le projet commun, approuvé par le comité de conciliation, de directive du Parlement européen et du Conseil modifiant la directive 91/440/CEE du Conseil relative au développement de chemins de fer communautaires (PE-CONS 3641/2004 - C5-0156/2004 - 2002/0025(COD));
- A5-0245/2004 de M. Sterckx, sur le projet commun, approuvé par le comité de conciliation, de directive du Parlement européen et du Conseil concernant la sécurité des chemins de fer communautaires et modifiant la directive 95/18/CE du Conseil concernant les licences des entreprises ferroviaires, ainsi que la directive 2001/14/CE concernant la répartition des capacités d’infrastructure ferroviaire, la tarification de l’infrastructure ferroviaire et la certification en matière de sécurité (directive sur la sécurité ferroviaire) (PE-CONS 3638/2004 - C5-0153/2004 - 2002/0022(COD));
- A5-0243/2004 de Mme Ainardi, sur le projet commun, approuvé par le comité de conciliation, de directive du Parlement européen et du Conseil modifiant la directive 96/48/CE du Conseil relative à l’interopérabilité du système ferroviaire transeuropéen à grande vitesse et la directive 2001/16/CE du Parlement européen et du Conseil relative à l’interopérabilité du système ferroviaire transeuropéen conventionnel (PE-CONS 3639/2004 - C5-0154/2004 - 2002/0023(COD)); et
- A5-0244/2004 de M. Savary, sur le projet commun, approuvé par le comité de conciliation, de règlement du Parlement européen et du Conseil instituant une Agence ferroviaire européenne ("règlement instituant une Agence") (PE-CONS 3640/2004 - C5-0155/2004 - 2002/0024(COD)).
Reding,
. - Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs les députés, avec le second paquet ferroviaire, nous avons souhaité donner une impulsion décisive à la construction d’un espace ferroviaire européen intégré, compétitif et sûr.
Nous voilà désormais au terme de plus de deux ans de travaux intensifs et je crois que le résultat est très bon. À cet égard, je souhaite souligner la contribution essentielle du Parlement européen aux quatre textes qui forment ce second paquet ferroviaire. Je voudrais remercier particulièrement les quatre rapporteurs, Mme Ainardi, MM. Jarzembowski, Sterckx et Savary, pour l’important travail réalisé et je voudrais aussi remercier leurs collègues de la commission de la politique régionale, des transports et du tourisme, qui ont suivi attentivement ce dossier. Mes remerciements vont également à la délégation du Parlement au comité de conciliation et, tout particulièrement, à sa présidente Mme Cederschiöld, qui est parvenue à conclure avec le Conseil, lors de la réunion finale de conciliation du 16 mars dernier, un compromis que nous considérons comme très équilibré.
Ce second paquet de mesures ouvre de nouvelles perspectives de développement pour le transport ferroviaire dans l’Union européenne élargie et j’espère donc que votre Parlement approuvera les résultats de la conciliation et donnera ainsi le feu vert définitif à la mise en œuvre de ces textes. À partir de là, je peux assurer que la Commission fera tout pour mettre en place l’Agence ferroviaire européenne le plus rapidement possible.
Permettez-moi de livrer quelques perspectives sur les travaux futurs dans le secteur ferroviaire. En effet, à l’occasion de l’examen de ces textes du second paquet ferroviaire, le Parlement a souhaité rappeler l’importance qu’il accorde à la question de l’ouverture du marché du transport des passagers.
La Commission avait elle-même indiqué dans le livre blanc de septembre 2001 que des propositions seraient faites. C’est pourquoi elle a adopté le 7 mars dernier une série de propositions concernant l’ouverture du marché des services internationaux de transport de passagers par chemin de fer à partir de 2010, et concernant aussi les droits des passagers. Ces textes sont accompagnés par une importante proposition de directive concernant la certification des conducteurs de locomotives et du personnel de bord et par une proposition de règlement concernant les clauses contractuelles de qualité pour le fret ferroviaire.
Il appartiendra bien sûr au nouveau Parlement élu en juin d’examiner ces nouvelles propositions.
Jarzembowski (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire - chère Viviane -, Mesdames et Messieurs, attendu qu’il est un peu tard et que le public est peu nombreux, en dehors d’un représentant bien connu d’une compagnie ferroviaire, je serai bref.
Je pense que le Parlement peut être fier d’avoir vaincu les réticences du Conseil en faisant aboutir la procédure de conciliation sur le deuxième paquet ferroviaire et d’avoir créé une dimension européenne nouvelle et concrète pour le développement des compagnies ferroviaires dans l’Union. Grâce à la modification de la directive 91/440/CEE, toutes les compagnies ferroviaires auront désormais un accès non discriminatoire aux réseaux ferroviaires de tous les États membres pour le transport international de fret à partir du 1er janvier 2006 et - c’est une réussite du Parlement - pour le transport de fret à l’intérieur des États membres dès le 1er janvier 2007. Dans le même temps, la Commission, le Parlement et le Conseil recommandent aussi l’ouverture du réseau des services internationaux de transport de personnes pour l’année 2010.
Madame la Commissaire, nous vous remercions du troisième paquet ferroviaire que nous a soumis la Commission. Personnellement, je ne suis pas sûr qu’il soit nécessaire de réglementer le contrôle de la qualité des services de fret - qui devrait, selon moi, être assumé par le marché - ou les compensations en cas de retard et autres questions du transport ferroviaire - le transport aérien est assez différent du transport ferroviaire. Nous le ferons néanmoins avec le prochain train de mesures. Quoi qu’il en soit, nous sommes favorables à l’ouverture du marché des services de transport de personnes - point sur lequel nous nous rejoignons, Madame la Commissaire - ainsi que sur la nécessité d’un permis européen de conducteur de train, afin qu’existe un marché du travail européen pour les employés des chemins de fer également.
Je souhaiterais toutefois ajouter qu’avec la nouvelle directive sur la sécurité ferroviaire dans la Communauté, nous allons développer pour la première fois une norme européenne en matière de sécurité ferroviaire, que nous allons dépasser l’approche strictement nationale des questions de sécurité et, en fait, introduire dans toute l’Union des règles visant à imposer un degré de sécurité élevé et uniforme pour les compagnies ferroviaires publiques et privées. Je pense que c’est une avancée majeure vers un marché intérieur européen.
Je considère que l’amendement de Mme Ainardi relatif à l’interopérabilité est important, précisément parce que nous serons alors en mesure d’assurer une coordination meilleure et plus rapide des travaux de spécifications techniques touchant au matériel roulant dans d’autres pans du système ferroviaire. Enfin, je pense aussi qu’avec l’adoption du règlement instituant l’Agence ferroviaire européenne, nous aurons créé une institution importante qui œuvrera résolument dans la pratique aux normes européennes de sécurité et au traitement rapide des spécifications techniques pour l’interopérabilité.
Je voudrais conclure de la manière suivante. Je pense que, grâce à la procédure de conciliation, nous avons mis en place les bons paramètres - c’est-à-dire des paramètres favorables - en vue de garantir l’émergence d’un marché intérieur européen dans le secteur ferroviaire également et que, maintenant que nous avons mis en place ces paramètres, il revient aux compagnies ferroviaires - qu’elles soient publiques ou privées; nous sommes neutres à cet égard - d’exploiter, en assurant un niveau de sécurité élevé, les opportunités présentes sur le marché pour atteindre, au bout du compte, notre objectif commun: relancer le transport ferroviaire dans l’Union européenne et transférer autant de fret possible de la route au rail, afin que notre politique ait un sens au plan environnemental et commercial. Nous avons donc fait un pas important vers une répartition modale raisonnable entre les futurs fournisseurs de transport et créé une opportunité nouvelle pour les compagnies ferroviaires dans l’Union.
Pohjamo (ELDR ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, M. Sterckx n’était pas en mesure de rester à Strasbourg ce soir et je m’exprime en son nom.
L’objectif de la nouvelle directive sur la sécurité ferroviaire est d’harmoniser la structure réglementaire des États membres et de développer des méthodes et objectifs de sécurité communs en matière en Europe. L’harmonisation vise à réduire le nombre d’obstacles à un réseau ferroviaire à l’échelle européenne. La proposition définit les principaux éléments des systèmes de sécurité communs, met en place un système commun pour la délivrance des certificats de sécurité et introduit le principe d’enquêtes techniques indépendantes en cas d’accidents.
Un accord a été obtenu en conciliation le 10 mars et a été confirmé par la délégation du Parlement et le comité de conciliation le 16 mars. En vertu de cet accord, les États membres conviennent de limiter au minimum l’introduction de règles de sécurité nationales, ce qui permet de donner plus de profondeur à l’objectif d’application de règles européennes justes.
Les pouvoirs de la Commission s’agissant de l’examen des nouvelles règles de sécurité nationales ont été renforcés. Elle a été habilitée à suspendre l’application d’une règle nationale si de réels doutes peuvent être émis quant à la compatibilité du projet de règle de sécurité avec les règles européennes ou si la Commission estime qu’il établit une discrimination arbitraire entre les États membres ou constitue une restriction déguisée des opérations de transport ferroviaire entre ceux-ci.
Les États membres seront tenus de garantir qu’auront accès aux services de formation les conducteurs de trains et le personnel de bord s’acquittant de tâches de sécurité. Pour permettre la mobilité du personnel des entreprises ferroviaires, il a été convenu que les conducteurs de trains, le personnel de bord s’acquittant de tâches de sécurité, ainsi que les gestionnaires de l’infrastructure auront accès à tous les documents prouvant leurs qualifications et pourront en obtenir des copies.
La nouvelle directive représente un pas important dans la voie de la création d’un système ferroviaire européen sûr et met en place une structure réglementaire claire pour sa réalisation progressive. L’Agence ferroviaire européenne, autre élément essentiel du deuxième paquet ferroviaire, jouera un rôle clé dans la mise en œuvre, le contrôle et la poursuite du développement et de l’harmonisation du système. L’accord auquel le comité de conciliation a abouti reflète pleinement la position du Parlement en deuxième lecture.
Dans l’ensemble, ce paquet ferroviaire constitue une avancée majeure en vue de dégager le trafic par le biais du rail. Nous avons besoin de chemins de fer efficaces et sûrs, qui fournissent un service de grande qualité. Faute de quoi, ils ne pourront faire jeu égal avec les autres modes de transport. Un système ferroviaire fonctionnel sera source de bénéfices plus grands pour le consommateur et nous permettra aussi de parvenir au développement durable dans le secteur des transports.
Ainardi (GUE/NGL ),
. - Monsieur le Président, chers collègues, avec le débat de ce soir nous arrivons au terme de nombreuses discussions et rencontres concernant l’avenir des chemins de fer en Europe. Un paquet est terminé, mais il est vrai aussi que nous ne sommes pas encore au bout de la revitalisation nécessaire du rail. Je voudrais, au terme de ce long et instructif chemin, remercier tous mes collègues rapporteurs qui, malgré des opinions différentes, voire même de franches oppositions dans la manière de voir les choses, ont permis un travail respectueux des points de vue de chacun.
Puisque cette discussion vient après de nombreuses autres et clôt ce paquet, je voudrais donner un point de vue d’ensemble sur les propositions. Ce paquet est, à mon sens, à l’image de la double réalité de la construction européenne aujourd’hui. Il est à la fois un témoignage de ce que l’Europe peut apporter de plus positif aux peuples de notre continent pour resserrer les liens et développer les solidarités. Ainsi en est-il des rapports concernant l’interopérabilité et la création de l’Agence de sécurité ferroviaire.
Avec la directive "interopérabilité", pour laquelle je suis rapporteur, il s’agissait de mettre en harmonie les réseaux nationaux forgés par l’histoire pour arriver à des transports plus rapides, plus efficaces et plus harmonieux. C’est le passage obligé pour revitaliser le transport ferroviaire et donner une plus grande fluidité aux échanges internationaux. Cela exige des mises en cohérence dans les techniques et l’assurance que la diversité des réseaux ne soit pas une gêne ou une cause de retard pour les trafics. Des pas en avant importants ont été faits en ce domaine et aussi dans la méthode pour y arriver. Pour ne citer qu’un seul exemple, la proposition de boîte noire, dont tout le monde aujourd’hui se félicite, m’a été suggérée au tout début des débats par des cheminots eux-mêmes, ce qui montre que nous avons tout à gagner à la participation des principaux intéressés.
C’est pourquoi, en tant que rapporteur, je voudrais particulièrement remercier les collègues de la commission RETT de m’avoir aidée à mener cette tâche à son terme, comme je remercie tous ceux dans ces murs ou hors de ces murs, professionnels, associations, qui m’ont aidée à m’immerger dans ces questions et à mieux en maîtriser les enjeux. C’est aussi une des raisons principales de ma satisfaction du rapport sur la création de l’Agence ferroviaire. Ainsi des représentants de la profession, et notamment des organisations des salariés, seront présents dans le conseil d’administration de l’agence. Ils auront, de plus, la possibilité de participer aux groupes de travail sur les STI qui les concernent. Même si j’avais souhaité d’autres améliorations, ces deux points sont à mes yeux révélateurs de ce que l’Europe peut gagner en faisant confiance et en donnant la parole à ceux qui la font vivre au quotidien. Ils méritent un soutien fort de notre Parlement lors du vote demain.
J’en viens maintenant à l’autre aspect de la double réalité dont je parlais au début. Ce paquet est aussi révélateur, à mon sens, des a priori idéologiques de l’ouverture et des libéralisations. La course effrénée à toujours plus de libéralisation est une des sources de mécontentement vis-à-vis de l’Europe. Avec la directive sur l’ouverture des réseaux, c’est la libéralisation totale du fret qui est proposée, cela alors même que le premier paquet vient juste d’être transposé et qu’aucune évaluation sérieuse, transparente et contradictoire n’a été réalisée sur ses effets. Plus encore, une date pour la libéralisation totale des passagers a été annoncée, préjugeant du débat qui n’est pas encore commencé pour le troisième paquet. Je pense qu’il faut cesser d’être sourds à l’opposition exprimée par tous les syndicats des salariés du rail en Europe.
Ainsi, même sur un sujet aussi important et décisif que la sécurité, il nous est proposé une modification de l’article premier visant à mettre au même niveau l’ouverture à la concurrence et la sécurité. C’est, à mes yeux, un mauvais signal que nous délivrons. Je ne voudrais pas ici redire - mes collègues le savent - ce que j’ai déjà dit plusieurs fois à ce propos. Je dirai tout simplement que sur des questions de cette importance, avec les expériences qui nous sont connues en Europe, nous gagnerions à faire nôtre le principe de précaution.
Savary (PSE ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire, je voudrais d’abord remercier l’ensemble des collègues, d’abord les rapporteurs de ces quatre importants rapports, mais aussi l’ensemble des collègues de la commission de la politique régionale des transports et du tourisme pour le travail tout à fait considérable qui a pu être mené sur ces quatre textes. Je crois que c’est un très bon exemple de plus-value parlementaire par rapport à ce qu’étaient les propositions initiales de la Commission. Nous les avons considérablement enrichies dans le bon sens, me paraît-il, et nous avons trouvé en face de nous une très grande compréhension, à la fois de la Commission et du Conseil, ce qui fait que ces textes sont finalement très gratifiants pour les parlementaires que nous sommes.
Je voudrais revenir sur ce paquet pour dire que, dans l’ensemble, il nous apporte une assez grande satisfaction grâce, notamment au travail de Charlotte Cederschiöld au comité de conciliation, en particulier le paquet sécurité qui était absolument nécessaire comme signal politique fort avant l’élargissement. Je crois que la date à laquelle nous aboutissons n’est pas indifférente. Au moment où nous voulons accueillir une dizaine de nouveaux pays, nous avions à renouveler une exigence de sécurité très forte dans un domaine, le chemin de fer, où, finalement, le métier est essentiellement un métier de sécurité.
En ce qui concerne l’interopérabilité, nous savons que c’est une des conditions essentielles à l’ouverture des réseaux. En effet, l’ouverture à la concurrence ne saurait faire fi des barrières techniques qui existent encore aujourd’hui et qui font que, par exemple, la locomotive du Thalys est obligée d’embarquer des équipements informatiques capables de lire six systèmes de contrôle-commande différents sur le maigre réseau du Thalys. Donc, remettre tout cela aux normes, engager ce vaste chantier est déterminant pour l’avenir du chemin de fer.
En ce qui concerne l’Agence, je crois qu’il était très important de mettre en place un outil permettant à la Commission de travailler plus quotidiennement à la mise en œuvre de cette grande politique et de cette grande ambition ferroviaire. Je suis personnellement très honoré d’avoir pu mener ce dossier à son terme avec des innovations tout à fait considérables. Celles-ci comportent, pour la première fois, la présence de l’ensemble des partenaires sociaux - les syndicats notamment mais pas uniquement - dans les groupes de travail et dans le conseil d’administration.
Nous aurions voulu être exemplaires dans un autre domaine en considérant qu’il fallait qu’au niveau de l’Agence, le Conseil arrête d’exiger un représentant par pays, ce qui nous amène aujourd’hui à une représentation du Conseil de 25 membres, dont deux n’ont pas de réseau ferroviaire. On voit ainsi l’aberration du système, qui crée des dispositifs qui, très vite, seront ingérables, en particulier quand on voudra pousser l’élargissement un peu plus loin, vers les Balkans et peut-être au-delà.
J’espère donc que l’engagement, qui a été pris par le Conseil et la Commission, d’adopter dans les années à venir une directive mettant de l’ordre dans les agences et instaurant un modèle standard pour l’ensemble de celles-ci, en vue de mettre un terme aux disparités sera respecté dans l’optique d’une meilleure gouvernance.
Enfin, pour ce qui est de l’accès au réseau, mon collègue Jarzembowski connaît mes réticences, non pas à l’ouverture à la concurrence, mais au fait qu’elle précède un certain nombre d’exigences. Je considère que, dans ce texte, qui, sur le fret, est acceptable, il va falloir que l’on soit précautionneux pour l’ouverture au trafic international des passagers. En particulier, ce qui me gêne dans ce texte, c’est qu’il est dit qu’une évaluation serait faite le 1er janvier 2006, alors même que le 1er janvier 2006 est la date d’ouverture. De fait, je ne vois pas comment on pourrait évaluer un texte dont la mise en œuvre sera simultanée au rapport d’évaluation.
De façon plus générale et pour conclure, mes chers collègues, je voudrais vous faire part de quelques observations sur ce qui est notre grand objectif, c’est-à-dire l’objectif de mobilité durable, donc de développement du ferroviaire et de la voie d’eau, plutôt que de céder à l’inflation automobile qui nous posera un jour des problèmes politiques lourds. Je crois que l’ouverture, au sens où nous la concevons, c’est-à-dire l’ouverture purement libérale, la mise en concurrence sur les réseaux n’est pas la panacée. Or, aujourd’hui, nous fonctionnons à l’aveugle avec cet objectif-là. Or, en réalité, nous savons très bien que l’interopérabilité n’est pas financée. Nous savons très bien qu’il y a des investissements colossaux à mettre en œuvre et que les perspectives financières ne répondent pas à la demande de moyens financiers exprimée par la commissaire de Palacio elle-même pour financer les réseaux transeuropéens de transport et, en particulier, les réseaux ferroviaires.
Enfin, je crois que rien ne se fera. Aujourd’hui c’est une avancée sans les cheminots, car il y a des cultures nationales - c’est comme cela - extrêmement fortes dans ces entreprises qui sont des entreprises de main-d’œuvre. Je pense qu’il faut privilégier le dialogue sectoriel avant de prendre des directives, c’est ce que nous avons fait cette fois-ci. Il faudra continuer dans cette voie, mais j’espère également que nous irons un jour vers une convention collective des cheminots, qu’ils soient employés par des entreprises privées ou par des entreprises publiques, de façon à ce qu’ils se saisissent eux-mêmes de cette prodigieuse renaissance du rail qui est d’intérêt général pour tous ceux qui aspirent à ce que nous ayons un mode de transport moins polluant.
Cederschiöld (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, la dernière conciliation de cette législature visait la création d’un marché commun des transports ferroviaires: elle a été couronnée de succès, notamment pour le Parlement. Il est toutefois contrariant que le Conseil ait refusé de diminuer le nombre de membres du conseil d’administration de la nouvelle Agence ferroviaire européenne, comme le souhaitait le Parlement. Cela sera indubitablement une source de bureaucratie inutile, comme l’a expliqué avec tant d’éloquence M. Savary dans cette Assemblée, mais aussi, lors des négociations.
Du côté du Parlement européen, nous sommes cependant parvenus à introduire un document juridiquement contraignant en vertu duquel la Commission est tenue de procéder à un examen minutieux de la structure et de la composition de toutes les autorités. Une gestion efficace doit être axée sur l’intérêt général européen. Considérer que le plus grand mérite des organes décisionnels serait d’être constitués sur une base nationale serait un pas en arrière, car on réduirait les chances de parvenir à la plus grande efficacité qui s’impose. Les intérêts nationaux ont certainement leur place, mais ils ne doivent absolument pas régner en maître.
Le Parlement est parvenu à avancer la libéralisation des services de fret à 2007, grâce à M. Jarzembowski. La formulation qu’il a choisie signifie que la Commission doit également s’efforcer de libéraliser de façon similaire les services aux passagers après 2010. Pour garantir la sécurité ferroviaire, tous les travailleurs du secteur qui, comme les conducteurs de train, influent sur la sécurité ferroviaire doivent désormais utiliser un vocabulaire et un système d’ordres connus de tous, afin d’éliminer tout risque de malentendu. En outre, tous les trains doivent être dotés de boîtes noires similaires à celles embarquées à bord des avions.
Les quatre rapporteurs du paquet ferroviaire - M. Jarzembowski, qui était chargé du rapport sur le développement des chemins de fer communautaires; M. Savary, auteur du rapport sur l’Agence ferroviaire européenne; M. Sterckx, rapporteur pour la sécurité des chemins de fer communautaires; et Mme Ainardi, chargée du rapport sur l’interopérabilité du système ferroviaire transeuropéen - ont tous contribué à vitaliser le secteur ferroviaire européen.
Il importe de développer l’infrastructure ferroviaire afin de réduire la congestion de notre réseau routier et de nous permettre de remplir nos engagements en matière d’environnement. Je voudrais remercier le Parlement européen, ainsi que les rapporteurs, MM. Jarzembowski, Savary et Sterckx et Mme Ainardi, pour cette importante avancée.
Un progrès particulièrement notable est que nous sommes parvenus à unifier les différents partis. En effet, il n’y a eu qu’un différend mineur entre eux. Nous sommes parvenus à maintenir un front plus ou moins commun face au Conseil, un fait qui explique bien entendu en grande partie le résultat. La conciliation s’est déroulée dans un esprit constructif et la nouvelle atmosphère que nous pouvons percevoir dans les relations entre le Parlement et le Conseil a trouvé ici sa meilleure expression.
Swoboda (PSE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, Mesdames et Messieurs, au nom du parti des socialistes européens, je voudrais moi aussi adresser au rapporteur de chaleureux remerciements pour son travail. À maints égards, les choses ont été faciles dès l’abord en raison de la convergence des idées, de leur évolution parallèle, même si d’autres aspects étaient plus délicats. Cependant, si on a l’habitude de discuter en tenant compte de points de vue différents et qu’on est prêt au compromis, on dégage effectivement un bon compromis.
Pourquoi jugé-je, en tant que social-démocrate, que c’est là un bon compromis? Parce que je ne cesse de répéter à mes amis qu’au cours des dernières années et décennies, l’absence de libéralisation et d’ouverture du marché a fait perdre des parts de marché aux chemins de fer. Ceux-ci n’ont pas été libéralisés, mais laissés tomber. Car, d’une part, il y a les poids lourds, qui sillonnent peu ou prou toutes les routes de l’Europe sans frontières. Il ne faut pas changer de conducteur à la frontière, pas plus que de cabine de pilotage; bien sûr, certains points de détail changent en matière de signalisation routière, mais ces indications sont relativement intelligibles. D’autre part, hélas, il reste des systèmes ferroviaires nationaux, distincts les uns des autres, ce qui implique des obstacles et nuit, évidemment, à la flexibilité du réseau ferroviaire. Dès lors, nombre d’entreprises qui - que cela nous plaise ou non - fonctionnent de plus en plus à flux tendus ont été fréquemment contraintes de délaisser le rail pour la route. Étant originaire d’un pays accablé par un très important trafic routier de transit, je ne peux qu’espérer l’émergence de modes de transport efficaces, axés sur le marché, mais aussi - évidemment - respectueux de l’environnement: pour moi, cela signifie à l’évidence le transport ferroviaire.
M. Jarzembowski a très justement dit que les compagnies ferroviaires doivent réagir. J’ai toujours déploré que ces dernières aient tant tardé à réfléchir en termes internationaux et européens. Je pense cependant qu’aujourd’hui - notamment grâce au travail de cette Assemblée - les compagnies ferroviaires et, même, les représentants de leurs travailleurs, les syndicats, ont une orientation européenne. Il ne se trouve probablement guère de syndicats témoignant d’une orientation aussi européenne que ceux du secteur ferroviaire, car ceux-ci savent que leur avenir dépend de leur implication au niveau européen. Je pense qu’ils sont aussi responsables, dans une large mesure, de cette évolution. Dieu merci, l’époque est révolue où il y avait encore des chauffeurs à bord des trains anglais alors même qu’il n’y avait plus de foyer à entretenir et ce sont les représentants des travailleurs qui œuvrent à présent de façon très constructive, comme nous le voyons aussi pour les conducteurs de trains, à la renaissance des chemins de fer à l’échelon européen et à leur permettre de concurrencer la route.
Bien sûr, il y a encore beaucoup à faire! Cette semaine, nous avons voté sur le rapport Cocilovo. Ce n’est pas encore la solution optimale, mais les choses progressent. M. Jarzembowski ne juge pas que c’est un progrès, mais la bonne chose est qu’il doit lui aussi faire parfois des compromis: même à Hambourg, dans le nord de l’Allemagne, il doit pouvoir faire des compromis. Donc, avec un peu de chance, nous pourrons trouver une bonne solution pour la question de la compensation des coûts externes. Car je suis convaincu que toute personne raisonnable, tout expert raisonnable des questions de transport, conviendra que nous avons besoin du rail et de la route. Le tout est de trouver l’équilibre approprié. En l’état, j’estime que nous avons forgé un bon compromis. Nous verrons que faire pour le trafic passagers. Je conviens avec Mme Ainardi qu’il nous faut réexaminer les mesures qui ont été prises. Jusqu’ici, il n’a guère été question d’ouverture du marché et les compagnies ferroviaires ne se sont guère montrées enclines à accepter le marché. J’espère que ce sera désormais plus largement le cas.
Je voudrais réitérer mes remerciements au rapporteur pour son travail. Je voudrais aussi vous remercier chaleureusement, Mme Cederschiöld, pour l’efficacité et la circonspection dont vous avez fait preuve dans la présidence du comité de conciliation. Cela nous a permis d’être sur un pied d’égalité avec le Conseil et la Commission. Cette seule chose me paraît une étape importante dans le développement du système ferroviaire européen.
Caudron (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, mes chers collègues, ma première intervention - je m’en souviens - il y a quinze ans devant ce Parlement s’était déroulée un soir de session, vers 23h45. Ma dernière intervention, quinze ans plus tard, a lieu à nouveau en soirée devant, évidemment une assistance à peu près aussi réduite. Pour autant, je suis heureux de pouvoir faire cette intervention sur ce dossier important qu’est le paquet ferroviaire et tout ce qu’il implique par ailleurs.
Au nom de mon groupe et en mon nom personnel, je veux en effet redire mon attachement, notre attachement au maintien et surtout au développement d’un réseau ferroviaire européen de qualité, dense, diversifié, sécurisé, un réseau rendant un service public à tous les citoyens d’Europe et concourant à un aménagement du territoire européen équilibré.
Pour nous, le paquet ferroviaire et ce qu’il sous-tend sont un exemple d’une Europe dont nous ne voulons plus, une Europe qui privilégie la libre concurrence, très souvent, sur toute autre considération. Certes, grâce à la lutte des syndicats du secteur et à celle d’une partie de notre Parlement, sans oublier la pression réelle de nos opinions publiques de plus en plus sensibles à nos arguments, les points les plus dangereux pour l’avenir du ferroviaire ont été gommés ou différés. Mais pour nous, et pour moi, le résultat n’est pas pour autant acceptable, en particulier avec les rapports Jarzembowski et Sterckx, et ce malgré les rapports Savary et Ainardi que nous jugeons positifs.
Ainsi, au final, le bilan global est pour nous encore trop négatif. Je voudrais, pour conclure, dire mon espoir que dans l’avenir existent encore des forces désireuses de construire cette autre Europe que nous appelons de nos vœux, une Europe sociale et citoyenne qui, pour nous, est beaucoup plus proche du rêve des pères fondateurs de l’Europe que cette Europe d’un grand marché libéral auquel des années de décisions de libéralisation nous ont finalement conduits.
Queiró (UEN ).
- Monsieur le Président, contrairement à ce qui se passe pour d’autres modes de transport, la libéralisation du marché n’a guère fait qu’effleurer le secteur du transport ferroviaire. Dès lors, ce mode de transport a perdu l’essentiel de son influence face à des secteurs concurrents, notamment celui du transport routier.
C’est pourquoi nous saluons la présentation de ce deuxième paquet ferroviaire, dans lequel la Commission avance des mesures nouvelles qui nous permettront d’aller vers la libéralisation, tout en préservant les normes de sécurité qui s’imposent pour le secteur. Je souhaite profiter de cette occasion pour saluer l’excellent travail des rapporteurs.
À nos yeux, le compromis qui a été atteint avec le Conseil est acceptable pour ce qui est des points litigieux. La question la plus complexe portait bien entendu sur le processus de libéralisation, car elle entre en conflit avec des intérêts profondément ancrés dans les différents États membres, compte tenu du rôle particulier joué par le secteur ferroviaire dans l’économie de chaque pays.
De ce point de vue, la conciliation atténue les propositions les plus radicales sans pour autant exclure une ouverture future du marché pour le transport ferroviaire de passagers. Un autre point qu’il convient de souligner est l’accord obtenu quant à la composition du conseil d’administration de la future Agence ferroviaire européenne. Il est heureux que le principe d’inclure dans ce conseil un représentant de chaque État membre - principe déjà appliqué aux autres agences - ait été accepté.
Je souhaite dire un dernier mot quant à la nécessité d’inclure une stratégie commune en matière de sécurité ferroviaire, car c’est, au bout du compte, l’un des aspects essentiels pour les usagers de ce mode de transport. Nous sommes tout à fait d’accord pour dire qu’il est nécessaire d’harmoniser les normes minimales de sécurité dans ce domaine et les dispositions en vigueur dans les différents États membres. Nous souhaiterions aussi insister sur le train de propositions formulées par la commission de la politique régionale, des transports et du tourisme quant à l’introduction d’un certificat de sécurité, quant à la formation et à la certification du personnel ferroviaire et à l’introduction d’une langue de travail commune pour le transport international, comme c’est le cas dans le secteur du transport aérien. Bref, le compromis atteint est illustratif de l’approche audacieuse et ambitieuse que nous devrions tous adopter envers ce secteur essentiel des transports.
Van Dam (EDD ).
- Monsieur le Président, nous pouvons envisager la perspective magnifique de la renaissance des chemins de fer. Hélas, nous en sommes encore loin dans les faits. Une forte incitation européenne est indispensable pour que les grands espoirs entretenus entrent dans le domaine du possible. Nous sommes donc satisfaits des progrès accomplis sous la supervision de Mme Ainardi et de MM. Savary, Jarzembowski et Sterckx. Ces membres de notre Assemblée ont chacun contribué à la conception et au développement d’un cadre juridique adéquat, qui permette aux chemins de fer de devenir des transporteurs compétitifs dans les années à venir.
Le transport des passagers faisait l’objet d’intenses préoccupations. Je rejoins le point de vue qui prévaut pour estimer que le marché du transport de passagers est tout à fait différent de celui du transport de marchandises et que le concept élaboré pour l’un ne peut être appliqué tel quel à l’autre. Le développement de ce marché appelle donc une approche circonspecte.
Le Conseil s’est exprimé; le Parlement s’est exprimé et moi aussi. Il appartient désormais au secteur de relever le défi.
Lisi (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je pense que nous ferions bien d’être satisfaits - je dirais même: très satisfaits - du résultat obtenu. Les députés qui auront suivi l’évolution de ce paquet ferroviaire se souviendront que, par moments, nous avons douté de notre capacité à clôturer un chapitre aussi complexe.
Le premier résultat dont nous devons être fiers est dès lors d’être parvenus à destination et d’avoir obtenu le résultat en question. Le deuxième est qu’objectivement, en dehors de l’une ou l’autre chose qui peut ne pas convaincre les différentes tendances politiques - comme nous l’avons d’ailleurs entendu ce soir -, nous devons reconnaître que nous avons obtenu un résultat équilibré. Ces quatre propositions - à propos desquelles il convient bien entendu de remercier les rapporteurs pour le travail accompli - nous offrent un mélange équilibré entre, d’une part, la nécessité urgente d’ouvrir et de moderniser le marché et, d’autre part, celle de disposer de garanties, tant en termes de sécurité que de capacité et d’expérience des travailleurs du secteur.
Plus que tout, ce que je souhaite dire est merci. Je voudrais juste faire une observation, car j’ai entendu des commentaires que je peine à comprendre. Lorsqu’on parle de cette libéralisation, que d’aucuns diabolisent, je voudrais que nous n’oubliions jamais que notre préoccupation et notre objectif doivent porter sur les usagers de ce service. Personne ne détient la clé de la libéralisation en tant que telle. Nous devons veiller qu’en exploitant les possibilités ouvertes par la concurrence, nous améliorions effectivement, d’une part, le service offert à de nombreux usagers qui sont avant tout des travailleurs - les navetteurs qui recourent à ce service - tout en garantissant, d’autre part, que cela se fasse en toute sécurité et en faisant appel aux compétences professionnelles des travailleurs. Je pense que nous avons atteint cet objectif.
Attendu que c’est là ma dernière intervention de la législature, je profite de l’occasion pour remercier mes collègues. Cela a été ma première expérience parlementaire et faire cette expérience au sein de cette commission m’a permis de comprendre à maintes reprises que ce délicat travail de réglementation qui a un impact direct sur la vie des citoyens contribuait davantage à l’édification de l’Europe que les débats nombreux et souvent inutiles sur l’avenir et la signification de l’Europe.
Ribeiro (GUE/NGL ).
- Monsieur le Président, les réseaux transeuropéens ont fait reculer le transport ferroviaire, symbole d’investissement public et de service qui a été la norme pendant des décennies et qui a fait l’objet d’épopées relatant les conquêtes ayant permis d’accéder à des terres jusque là inexplorées.
À l’instar d’autres facteurs parallèles, le mouvement de libéralisation se devait d’atteindre les chemins de fer, comme elle a atteint l’éducation, la santé et l’eau, en faisant de l’économie de marché une idéologie unique et fondamentaliste. Nous ne voulons pas revenir en arrière au nom d’une quelconque nostalgie. Mais nous voulons contribuer à ce que les chemins de fer et, avec eux, les services publics évoluent d’une manière qui profite à la communauté et ne soient pas conduits par les seuls intérêts financiers, en desservant quelques régions traversées à grande vitesse. Pour que tel soit le cas, l’interopérabilité des réseaux, des liaisons multimodales, une sécurité adéquate, des protections environnementales, la participation réelle et la responsabilité des États membres, maillons essentiels de la structure ferroviaire, sont indispensables. Je remercie donc les rapporteurs pour leur travail.
Le Président.
- La discussion commune est close.
Le vote aura lieu demain à 11 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le rapport (A5-0237/2004) de M. Rübig, au nom de la commission de l’industrie, du commerce extérieur, de la recherche et de l’énergie, sur la proposition de décision du Parlement européen et du Conseil modifiant la décision 2000/819/CE relative à un programme pluriannuel pour les entreprises et l’esprit d’entreprise, en particulier pour les petites et moyennes entreprises (PME) (2001-2005) (COM(2003) 758 - C5-0628/2003 - 2003/0292(COD)).
Reding,
. - Monsieur le Président, Mesdames, Messieurs, tout d’abord je voudrais remercier le rapporteur, M. Rübig, pour son excellent travail, qui nous permettra d’adopter cette proposition en première lecture. C’est un bon exemple de coopération efficace et constructive entre les institutions.
La proposition de la Commission comporte deux volets principaux. D’une part, elle prévoit la fermeture du programme Joint European Venture et, d’autre part, elle apporte quelques changements au mécanisme européen d’appui au capital de démarrage pour des entreprises de technologie, appelé ETF Start Up. Ce mécanisme fournit du capital à risque pour le lancement d’entreprises de technologie.
La fermeture proposée du programme JEV est le résultat d’une évaluation du programme qui a conclu au fait qu’il n’a pas atteint ses objectifs. La demande a été faible et l’impact en matière de création d’emplois limité. Je crois que cette proposition envoie un message clair, tant le Parlement que la Commission sont disposés à clore les programmes inefficaces qui n’atteignent pas leurs objectifs.
Il est préférable que la Commission consacre ses ressources financières et humaines à des instruments financiers pour les petites et moyennes entreprises qui ont un plus grand impact, par exemple la facilité de garantie des PME et le mécanisme européen d’appui au capital de démarrage ETF Start Up.
En ce qui concerne les changements proposés pour ce mécanisme d’appui, ils lui permettront de se transformer en un instrument flexible. Ces changements amélioreront la disponibilité du financement en capital de démarrage pour des sociétés ayant jusqu’à dix ans, comparé à cinq ans actuellement, si elles sont actives dans des secteurs particuliers tels que les sciences de la vie. Cela reflète le fait que le développement du produit et la phase expérimentale peuvent être particulièrement longs pour ces sociétés et que, pendant ce temps-là, elles ont besoin d’accéder à des capitaux à risque, afin de poursuivre leurs activités.
La proposition de la Commission fait également une référence plus explicite à l’éligibilité des fonds d’investissement dans des sociétés effectuant des activités de recherche et de développement. Cela permet de souligner que le mécanisme européen de soutien au capital de démarrage est ouvert à des fonds qui se consacrent à des petites et moyennes entreprises particulièrement actives dans la recherche et le développement.
Je conclus en disant que ces changements apportés au mécanisme de soutien au capital de démarrage devraient contribuer à atteindre à la fois les objectifs de Lisbonne et l’objectif de 3% du PIB pour les dépenses en matière de recherche et de développement. Je me félicite donc de voir que le Parlement soutient la proposition de la Commission. Dans cet esprit, il va de soi que la Commission, Monsieur le rapporteur, peut accepter tous les amendements du Parlement européen, soit les amendements 1 à 5.
Rübig (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire Reding, Mesdames et Messieurs, en tant que forgeron, j’ai appris à travailler dur et à frapper juste et je suis heureux que les trois institutions - Parlement, Conseil et Commission - aient montré combien la législation européenne peut être rapide et efficace quand il est question d’enjeux importants et que le consensus règne à leur propos. La proposition a été soumise en décembre 2003. En janvier, trois commissions et un rapporteur étaient saisis par le Parlement. Le 21 avril, c’est-à-dire aujourd’hui, nous constatons en trilogue que nous sommes d’accord sur ce projet législatif, si bien que, de la première proposition à l’entrée en vigueur de cette décision importante pour les petites et moyennes entreprises, quatre mois seulement se sont écoulés.
Nous voulons tout simplement que ce programme facilite les investissements dans les nouvelles technologies et, surtout, dans la formation - et je suis donc particulièrement heureux que la commissaire Reding soit présente, parce que nous pensons que la formation, l’éducation et la formation continue sont tout à fait essentielles à la réussite d’une entreprise. Par conséquent, au bout du compte, cela constitue une amélioration décisive du degré de solvabilité d’une entreprise et des garanties exigées pour l’obtention de crédits.
Notre objectif est tout simplement de préserver les entreprises et les emplois existants et d’en créer de nouveaux. Je pense que ce programme nous permettra d’atteindre cet objectif de manière assez efficace. Nous affirmons aussi vouloir promouvoir la collaboration, notamment entre les entreprises - et surtout les plus petites d’entre elles -, mais aussi, in fine, entre les sociétés et les organisations qui assurent leur promotion.
Nous pensons aussi que la Commission devrait nous tenir au courant des progrès enregistrés, surtout, bien entendu, des répercussions financières. Mais nous nous intéressons aussi aux benchmarks imposés et aux meilleures pratiques, quant à la manière dont ces programmes seront effectivement mis en pratique et en œuvre, quant à ce que nous pouvons apprendre de leur application dans les différents pays pour exploiter ces programmes de façon optimale de manière qu’aucune dépense administrative ne soit incluse dans ce domaine, mais que la totalité de l’enveloppe dégagée - 100% - aboutisse directement aux entreprises via la Banque européenne d’investissement.
Nous savons que nous n’avons pas atteint ces objectifs pour un des trois programmes, à savoir le programme JEV. Je voudrais explicitement remercier la Commission d’avoir eu le courage de le reconnaître officiellement et de déclarer qu’il s’agit d’un programme qui n’est pas pleinement exploité. Nous souhaiterions toutefois une utilisation appropriée des fonds qui se sont libérés dans ce domaine et nous savons que les sujets de Bâle II - garanties, prêts participatifs et capital à risque - feront à l’avenir l’objet d’une attention plus grande encore. Je souhaiterais donc demander aujourd’hui même à cette Assemblée - et nous résoudrons effectivement tout cela de façon provisoire lors de la séance plénière de demain - de prendre au sérieux le sujet de Bâle II.
Nous constatons que, bien qu’une étude ait été réalisée et entérinée au plan interne par les experts compétents, nous ne sommes apparemment pas satisfaits des résultats de cette étude. Nous souhaiterions aussi disposer d’une étude d’impact, qui montre tout simplement quels sont les problèmes prévus du fait de la législation Bâle II, et nous souhaiterions disposer d’une étude d’impact de la Commission, point sur lequel le Conseil a lui aussi insisté. Nous voudrions savoir ce que nos ministres des finances, ce que nos États nationaux, voudraient ou devront faire à la veille de l’introduction de Bâle II et quelles sont les propositions élaborées par les différents États. Surtout, il faut disposer d’un programme de reconfiguration. Néanmoins, il est inacceptable que l’introduction de Bâle II coûte des milliards d’euros. Nous attendons le contraire. Nous voulons un projet de rationalisation. Les coûts encourus par les entreprises, par les banques, doivent être sensiblement réduits et, à cet égard, tous les regards se tournent vers les autorités responsables des marchés financiers, les ministres des finances et la Commission. Le Parlement fera lui aussi tout ce qu’il peut pour que Bâle II soit un succès. Nous voudrions que le pacte de stabilité, que nous avons accepté pour notre Europe, soit également adapté à nos petites entreprises, afin qu’elles aussi puissent envisager un avenir sûr.
Montfort (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, Madame la Commissaire, le rapport Rübig ne pose aucun problème. Il propose d’ajuster des mesures financières relatives aux entreprises et de modifier le programme pluriannuel pour l’entreprise et l’esprit d’entreprise dont je fus rapporteur. Je souhaite que ce rapport marque enfin la volonté de la Commission de prendre en compte les besoins des PME en ce qui concerne le capital-risque, l’aide au démarrage et à la transmission d’entreprise, comme vous l’avez dit, Madame le Commissaire. Tous ces programmes sont encore insuffisants pour répondre aux objectifs de Lisbonne, réaffirmés pourtant chaque année au sommet de printemps. Je ne m’étendrai pas davantage. Mais, comme il s’agit de notre dernière session et que je ne serai sans doute pas présente dans la prochaine Assemblée, malheureusement, je voudrais redire avec force ce que nous avons toujours défendu avec les collègues du PPE à la commission de l’industrie, du commerce extérieur, de la recherche et de l’énergie.
Tout d’abord, je souhaite que la Charte européenne des petites entreprises ait enfin une valeur juridique. Nos entreprises ont besoin de sa mise en œuvre, comme le rappelait le sommet de Barcelone. Quel est l’avis de la Commission, Madame le Commissaire? Ensuite, nos entreprises, qu’elles soient petites ou moyennes, et quel que soit le secteur d’activité, innovant, traditionnel ou artisanal, ont besoin d’accéder aux programmes de recherche et de développement. Ce n’est pas une option, mais une obligation pour rester compétitif, dynamique et performant; vous l’avez souligné à l’instant, Madame le Commissaire. Enfin, ces entreprises ont besoin de conseils, de coopération, de concertation. Or, il existe des organisations professionnelles qui soutiennent ces petites et moyennes entreprises. La Commission a-t-elle l’intention de les considérer comme des interlocuteurs sérieux pour élaborer de nouveaux programmes?
C’est à ces conditions que nos entreprises pourront répondre au défi de la croissance et de l’emploi, que nos jeunes pourront acquérir la culture et l’esprit d’entreprise et que l’Europe, enfin réunifiée, sera cet espace le plus dynamique du monde pour que chaque citoyen y trouve sa place.
Rübig (PPE-DE ).
- Monsieur le Président, je voudrais juste relever que M. Hans-Peter Martin, qui n’a de cesse de dénoncer les personnes ayant signé le registre sans être présentes, brille par son absence lors de cette séance de nuit.
Le Président.
- Les orateurs prévus n’étant pas présents, le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures.
Le Président.
- L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport (A5-0235/2004) de M. van Velzen, au nom de la commission de l’industrie, du commerce extérieur, de la recherche et de l’énergie, sur la proposition de décision du Parlement européen et du Conseil établissant un programme communautaire pluriannuel visant à rendre le contenu numérique européen plus accessible, plus utilisable et plus exploitable (COM(2004) 96 - C5-0082/2004 - 2004/0025(COD)).
van Velzen (PPE-DE ),
. - Monsieur le Président, Madame la Commissaire, ce moment est presque historique, car nous sommes mercredi soir, et ce rapport est à la fois le dernier rapport de l’ordre du jour de ce soir et mon dernier rapport dans cette Assemblée, puisque je me retire après dix ans de mandat.
Il n’y a pas si longtemps, l’importance du processus de Lisbonne faisait une fois encore l’objet de discussions lors du sommet de Bruxelles. Si nous voulons faire de l’Europe la société de la connaissance la plus compétitive et la plus dynamique d’ici 2010, il reste bien sûr beaucoup à faire. Comme nous l’avons vu dans le cas d’eEurope 2005, la réussite de la mise en œuvre de l’accès à la large bande dépend largement de la disponibilité de contenu numérique. En effet, s’il est possible d’avoir la large bande, mais qu’il n’y a rien sur cette bande, le public ne se montrera pas précisément enthousiaste. Le même principe s’applique aux services avancés pour les utilisateurs de téléphonie mobile, et je pense par exemple à la troisième génération.
J’ai récemment passé quelques semaines en Chine et j’ai été frappé de constater que les Chinois, au même titre que les Japonais et les Coréens du Sud, se passionnent déjà pour la quatrième génération de téléphonie mobile. Cela signifie donc que même sur le plan de la troisième génération de téléphonie mobile, l’Europe sera de plus en plus à la traîne, comme l’attestent les résultats de Nokia. Dans cette perspective, le rapport sur le contenu numérique est extrêmement important, car il promeut une augmentation de la productivité et de l’innovation, de même que des meilleurs produits et services d’information; il exerce une influence positive sur l’e-gouvernement, autre domaine dans lequel nous accusons un sérieux retard, et débouche sur davantage de projets dans les domaines de l’e-santé, de l’e-business et de l’e-apprentissage.
Je suis dès lors content que la commissaire soit ici ce soir. L’actuelle proposition de la Commission sur le contenu numérique identifie les obstacles, en particulier dans les domaines d’intérêt général en Europe, ainsi que les domaines dans lesquels le marché néglige de consentir les investissements adéquats. Le marché ne peut pas tout faire et les gouvernements ont un rôle justifié. Dans la présente proposition, des conditions sont créées pour un meilleur accès au et une meilleure utilisation du contenu numérique et, le cas échéant, pour un plus grand rendement économique des services basés sur l’accès et la réutilisation du contenu numérique.
La commission de l’industrie, du commerce extérieur, de la recherche et de l’énergie a déposé 16 amendements à la suite de la proposition de la Commission. Par ces amendements, nous voulons nous assurer que le rapport vise le secteur public, qu’il est tenu compte des perspectives financières après 2007, qu’un budget d’un montant de EUR 55 millions sera réservé pour les années 2005 et 2006 et que le budget total s’élèvera à EUR 163 millions. Je veux à ce propos en profiter pour remercier mes rapporteurs fictifs, Mme Gill et Mme Plooij-Van Gorsel, pour l’excellente relation de travail que nous avons entretenue.
Cela promettait d’être une fête réussie parce que le Conseil, avec lequel nous étions en négociation, avait également intérêt à terminer en une seule lecture de manière à n’encourir aucun retard. Notre budget de base était de EUR 163 millions. Le Conseil, la présidence irlandaise en particulier, nous a laissé croire qu’un accord serait envisageable si nous réduisions ce montant à EUR 145 millions. Comme tout parlementaire qui se respecte, nous espérions obtenir en bout de course un montant oscillant autour des 150 millions, mais voilà qu’au cours du trialogue informel, la présidence irlandaise nous a répondu que le budget ne pouvait dépasser 120 millions, ajoutant que si nous insistions un peu, nous pourrions sans doute obtenir jusqu’à 138 millions. Nous avons fait remarquer que ce montant était pour nous insuffisant et que 140 millions constituait un strict minimum. Nous avons dès lors demandé à la présidence du Conseil de déclarer par écrit qu’un accord avait été conclu pour 140 millions. Cet accord expirait cet après-midi à 13h30. Le message que j’ai reçu du Conseil à 17h11 est assez caractéristique en la matière. Je vais le reprendre textuellement, cela fera bonne impression dans les annales.
C’est la troisième fois maintenant que nous recevons le même message du Conseil et chaque fois que nous leur demandons de respecter leurs engagements, ils répondent qu’ils sont dans l’impossibilité de le faire. Avec une telle, comment dirais-je, incertitude au sein du Conseil, nous ne pouvons que conclure que nous sommes sur le point de lancer une campagne électorale, que nous dirons aux citoyens que le Conseil fait de belles promesses à Bruxelles à propos du processus de Lisbonne, mais que dès qu’il s’agit de les respecter, y compris en termes de moyens financiers pour mener à bien le processus de Lisbonne, le Conseil est aux abonnés absents et nous laisse les mains vides.
Il est extrêmement regrettable que nous qui voulons avoir l’économie de la connaissance la plus compétitive et la plus dynamique d’ici 2010, ainsi que nous dans cette Assemblée, soyons traités de cette manière par le Conseil. Je suis content que les campagnes électorales approchent. Elles m’inciteront en tout cas à y participer et à dénoncer l’ambivalence du Conseil. L’avenir s’annonce bien.
Reding,
. - Monsieur le Président, permettez-moi, avant d’entrer dans le cœur du sujet, de dire un mot personnel pour remercier l’honorable rapporteur, mon ami Wim van Velzen, pour le travail qu’il a fait tout au long de ces dix ans en faveur du bien commun et pour améliorer la vie de tous les Européens, de quelque horizon qu’ils soient et quel que soit leur domaine, et pas seulement des Européens: je pense aussi à son travail au niveau international, au niveau mondial même. À mon sens, Wim van Velzen a montré ce qu’un bon parlementaire sait faire.
J’en viens maintenant au programme Content Comme le rapporteur l’a expliqué, la Commission entend lancer ce programme au début de l’année 2005. Nous nous trouverons alors presque à mi-chemin par rapport à l’année qui constitue l’objectif de l’agenda de Lisbonne, à savoir 2010. Nous devons améliorer les conditions d’innovation des entreprises - notamment dans certains secteurs du marché du contenu numérique -, et c’est pourquoi ce programme est très pertinent dans le cadre de la stratégie de Lisbonne.
Le marché du contenu numérique en ligne offre un potentiel de croissance significatif, mais il constitue également une plate-forme idéale pour les produits et services de contenu numérique innovants transcendant les frontières nationales. Imaginez par exemple que nos administrations publiques européennes collectent et stockent toutes les données et informations de la même manière et que, en outre, nos concitoyens maîtrisent toutes les langues de l’Union. J’ai tenté de sensibiliser les citoyens à cette question avec l’Année européenne des langues, et le processus est en cours: les gens apprennent toujours davantage de langues, mais il nous reste encore beaucoup de chemin à parcourir pour atteindre notre objectif. Cependant, sur l’internet, nous sommes susceptibles de voir bien davantage de cartes d’autoroutes, de voies navigables et d’autres éléments transeuropéens naturels ou construits par l’homme, et nous verrons alors apparaître de grandes bibliothèques numériques européennes réputées tant sur le plan culturel que sur le plan universitaire. Le matériel d’apprentissage numérique européen se développera considérablement.
La réalité est la suivante: en mai 2004, l’Union européenne comprendra 25 États membres, 20 langues, davantage encore de cultures, de très nombreuses régions et un marché véritablement fragmenté pour toute entreprise souhaitant développer des produits et services de contenu numérique transfrontaliers innovants. Cette situation devra être prise en considération lors du lancement du programme Content en janvier 2005.
Les perspectives ne sont peut-être pas aussi sombres qu’il y paraît. La directive adoptée récemment concernant l’information du secteur public aligne les cadres juridiques des États membres en ce qui concerne la réutilisation d’informations en possession du secteur public. Les difficultés pour combiner les formats et les langues peuvent être surmontées grâces aux technologies de l’information d’aujourd’hui, qui sont visées par la proposition Content. C’est pourquoi - et je suis entièrement d’accord avec le rapporteur - il est tellement important que ce programme Content soit envisagé conjointement avec le programme Learning, puisqu’il convient d’abord d’apprendre aux citoyens à se servir du contenu pour que ce dernier programme soit réellement profitable.
Le programme proposé recommande de se concentrer sur les sections clairement fragmentées du marché du contenu numérique en Europe où les forces du marché n’ont pas suffi, à elles seules, à stimuler la croissance, comme l’a déclaré le rapporteur à juste titre. Il cible trois domaines: les données spatiales ou géographiques, le matériel éducatif et le contenu culturel.
Dès lors, la Commission se réjouit de constater que les amendements déposés par le rapporteur, M. van Velzen, améliorent sa proposition. Nous voudrions le remercier, ainsi que les rapporteurs fictifs, Mme Gill et Mme Plooij-van Gorsel, d’avoir tenté de trouver un compromis avec le Conseil afin de clore la procédure en première lecture. Si le rapporteur a eu des problèmes avec le Conseil, il ne devrait en avoir aucun avec la Commission, car cette dernière peut accepter tous les amendements déposés par le Parlement.
Gill (PSE ).
- Monsieur le Président, il convient de féliciter M. van Velzen, car il a réalisé un travail excellent et produit un très bon rapport. J’étais rapporteur pour le premier rapport Content et je peux constater que M. van Velzen a travaillé très dur afin de garantir que nous donnions à l’Europe un avantage en matière de contenu numérique. Comme il l’a déclaré précédemment, les États-Unis sont l’économie numérique la plus avancée du monde et l’Europe, avec ses marchés fragmentés et ses petites compagnies de médias et de télécommunications, tente de rattraper son retard en termes de qualité du contenu et de produits.
Au lieu d’évoquer les éléments figurant dans le rapport, qui ont été résumés avec éloquence tant par le rapporteur que par la Commission, je souhaite parler du Conseil. Je suis extrêmement inquiète du genre d’attitude et d’approche adopté par le Conseil. Ce dernier a répété maintes fois qu’il voulait atteindre les objectifs de Lisbonne, parmi lesquels figure notamment l’ouverture de possibilités pour l’Europe à l’ère électronique. Cependant, quand il s’agit de joindre l’acte à la parole, le Conseil reste immobile.
Comme le rapporteur l’a déclaré, le Conseil traite le Parlement avec un mépris total. Nous chicanons sur des chiffres - 20 millions, 30 millions, 50 millions - parce que le Conseil ne veut pas débloquer des ressources suffisantes pour permettre le bon fonctionnement de ce programme. Dans une Europe à 25 États membres, des ressources suffisantes seront nécessaires si nous souhaitons obtenir un avantage compétitif par rapport à notre principal concurrent dans ce domaine, les États-Unis. De nombreux emplois hautement qualifiés dépendent de notre capacité à disposer d’un contenu adéquat, à mettre en œuvre ce programme et à atteindre les PME et les autres fournisseurs.
Il est extrêmement regrettable que nous n’ayons pas pu finaliser cette initiative en raison de l’attitude du Conseil. Il était essentiel que cette législature y parvienne et que le programme puisse fonctionner pour 2005, et le Parlement souhaitait réellement que cela soit possible. Ce ne le sera pas, et c’est au détriment de l’UE et parce que le Conseil ne veut pas financer ce programme adéquatement. Ce que propose le Conseil aujourd’hui représente une bagatelle pour une Union comprenant 25 États membres.
Je voudrais féliciter le rapporteur, qui a fait tout son possible pour parvenir à conclure ce dossier, car certains d’entre nous dans d’autres groupes voulions nous en tenir à la proposition initiale de la Commission, à savoir 165 millions d’euros. Telle est la somme réellement nécessaire si nous voulons vraiment obtenir des résultats dans le cadre de cette proposition Content.
L’échec n’est pas le fait d’un manque d’efforts de la part du rapporteur. J’espère qu’en deuxième lecture, le Conseil comprendra que le Parlement refuse de soutenir des programmes qui ne représentent que des efforts décousus.
Le Président.
- Le débat est clos.
Le vote aura lieu demain à 11 heures(1).
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Orden de los trabajos
Presidente
Se ha distribuido el proyecto definitivo de orden del día, aprobado por la Conferencia de Presidentes en su reunión del miércoles 17 de octubre de 2007, de conformidad con los artículos 130 y 131 del Reglamento. Se han propuesto las siguientes modificaciones:
Miércoles:
El Grupo de los Verdes ha propuesto que se permita la presentación de mociones de resolución al término del debate sobre las declaraciones del Consejo y de la Comisión en relación con la Cumbre UE-Rusia.
Daniel Cohn-Bendit
en nombre del Grupo Verts/ALE. - (DE) Señor Presidente, hablamos de este asunto en la Conferencia de Presidentes y dijimos que, en vista de la Cumbre UE-Rusia, el viaje del señor Putin a Irán y la realidad de las disputas que se están dando allí, sería bastante absurdo que este Parlamento debatiese estas cuestiones y no adoptase una resolución en la que se manifestase su posición. ¿Quiénes somos? Siempre queremos tener el poder de codecisión pero, ahora que tenemos la oportunidad de adoptar una decisión, no lo hacemos.
Estamos a favor de una resolución previa a la Cumbre UE-Rusia y, en caso necesario, de otra resolución posterior. El Parlamento tiene el deber de supervisar a la Comisión y formular orientaciones políticas, y no puede limitarse a actuar como un club del debate.
Graham Watson
en nombre del Grupo ALDE. - Señor Presidente, la práctica de este Parlamento en el pasado, respecto de asuntos de gran importancia como la Cumbre UE-Rusia, ha sido celebrar un debate y adoptar después una resolución. Este Parlamento debe decir muchas cosas y mandar muchos mensajes a las personas que representarán a la Unión en dicha Cumbre. Debemos mandar un mensaje firme a los rusos y a las personas que nos representarán en la Cumbre, con el apoyo de la confianza de este Parlamento. Mi Grupo, por lo tanto, respaldará esta moción.
(Aplausos)
Richard Corbett
en nombre del Grupo del PSE. - Señor Presidente, si no hay otra persona que hable en contra, lo haré yo.
Las personas que proponen esta moción a fin de que se adopte una resolución parecen creer que los debates de este Parlamento sólo son importantes si se aprueba una resolución tras su conclusión. De hecho, estas personas restan valor al debate, porque todos ellos están fuera negociando el texto de la resolución en vez de estar dentro del Parlamento debatiéndolo. Las propuestas de éstas y otras personas para la Cumbre se pueden tratar en este Parlamento mediante un debate muy intenso por parte de personas con propuestas articuladas e inteligentes, en vez de, al salir de aquí, ir a trabajar toda la noche a un comité de redacción para seguir engrosando el libro que, al final de cada período parcial de sesiones, llenamos de páginas y más páginas de resoluciones.
Es hora de que cambiemos las prioridades y devolvamos su verdadero valor a los debates que se celebran en este Parlamento. Pido a los Miembros que se celebren debates intensos en este Parlamento.
(El Parlamento adopta la moción.)
Herbert Bösch
(DE) Señor Presidente, no es costumbre en mí intervenir en gran medida en los puntos del orden del día, pero este debate siempre lo celebramos los lunes a las cinco de la tarde. Me pregunto por qué tenemos otro debate sobre asuntos de importancia política los jueves por la tarde. Tal vez esta misma cuestión puedan volverla a debatir los poderes parlamentarios pertinentes, porque siempre se da la misma discusión sobre si un punto determinado, como la cumbre que alguien está celebrando en algún sitio, debe o no debe incorporarse al orden del día. Acogería muy positivamente que se añadiese una cuestión de esta naturaleza a uno de los órdenes del día de esta Cámara.
Presidente
Señor Bosch, los "poderes parlamentarios pertinentes" son todos ustedes, los diputados a este Parlamento. Como habrá visto, los que a veces se consideran como tal luego pierden las votaciones en el Pleno. Así es nuestra democracia. Gracias por sus comentarios.
Jueves:
En relación con los debates sobre casos de violaciones de los derechos humanos, el Grupo del PPE-DE ha propuesto sustituir el punto titulado "Uzbekistán" por un punto titulado "Pakistán".
Charles Tannock
en nombre del Grupo del PPE-DE. - Señor Presidente, voy a hablar en nombre de mi Grupo. Como usted sabe, hace unos días, al regreso de la señora Benazir Bhutto, se produjo el atentado suicida con bomba más terrible perpetrado contra el partido, en el que murieron más de cien ciudadanos. Recientemente, el Gobierno de Pakistán deportó a Nawaz Sharif, otro político civil, a su regreso. Ese país del sur de Asia es un punto muy estratégico y están sucediendo muchas cosas allí que este Parlamento debe debatir muy urgentemente.
Desconozco si ha habido cambios recientemente en la situación de Uzbekistán, aparte de que el Consejo está deliberando si levantar o no la prohibición de viajar a los líderes uzbekos. La importancia de este hecho es mínima en comparación con lo que está sucediendo en Pakistán, por lo que insto a este Parlamento a debatir la situación de Pakistán el jueves.
Hannes Swoboda
en nombre del Grupo del PSE. - (DE) Señor Presidente, siempre es muy difícil decidir entre a favor y en contra. Estábamos a favor de esta moción, y podríamos suscribirla si tuviésemos la promesa del Grupo del PPE-DE y de otros grupos de que realmente se incorporará el asunto de Uzbekistán al orden del día y se debatirá en la próxima ocasión. En otras palabras, cambiar el orden del día no debe suponer perder de vista la cuestión de Uzbekistán y los acontecimientos que se están sucediendo allí. Si tuviésemos esa promesa, podríamos apoyar la moción.
Presidente
El compromiso es ciertamente espléndido.
Daniel Cohn-Bendit
en nombre del Grupo Verts/ALE. - (DE) Señor Presidente, no cabe duda de que la cuestión de Pakistán es muy importante. Sin embargo, su importancia es demasiado grande como para hacer de ella un punto del debate del jueves por la tarde. No se trata sólo de analizar las violaciones de los derechos humanos, sino de estudiar el planteamiento de la política exterior de la UE en toda la región.
Creo que haríamos mejor en incluir la cuestión de Pakistán en nuestro próximo orden del día como debate de pleno derecho con el Consejo y la Comisión porque, en mi opinión, es lo que más necesitamos. El asunto de Uzbekistán tiene un carácter más inmediato porque el Consejo tiene la intención de levantar determinadas sanciones hoy. En la situación actual, estimo que debemos adoptar la posición de que lo que está ocurriendo en Uzbekistán es una cuestión de derechos humanos que exige a que no se levanten las sanciones. Eso puede decidirse rápidamente el jueves por la tarde. En cambio, la cuestión de Pakistán es un asunto de política exterior difícil y crucial, y debe incorporarse a nuestro próximo orden del día.
(El Parlamento adopta la moción.)
(Queda así establecido el orden los trabajos.)
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Civilně-vojenská spolupráce a rozvoj civilně-vojenských kapacit (krátké přednesení)
Předsedající
Dalším bodem je zpráva Christiana Ehlera jménem Výboru pro zahraniční věci o civilně-vojenské spolupráci a rozvoji civilně-vojenských kapacit (krátké přednesení).
Christian Ehler
Paní předsedající, paní komisařko, dámy a pánové, členské státy Evropské unie se na mezinárodní úrovni zavázaly, že významně přispějí k civilně-vojenským kapacitám pro řízení krizí na celém světě. Tento příslib, který byl mnohokrát formulován v rámci helsinského základního cíle, však mnohdy zůstává jen na papíře. Budu konkrétní: Na právě probíhajících civilních misích Evropské unie - např. EULEX nebo EPOL - zůstává 25 % pozic přislíbených členskými státy neobsazeno. Cíle a představy o strukturách civilně-vojenské kapacity Evropské unie, které členské státy opakovaně formulovaly, by ani nemohly být dále od reality. Proto se Evropský parlament rozhodl vypracovat zprávu z vlastního podnětu o rozvoji civilně-vojenských struktur a koordinaci v Evropské unii.
Konkrétně: Parlament v této zprávě opakovaně konstatuje, že zejména civilně-vojenské kapacity Evropské unie patří k nejvýznamnějším nástrojům její zahraniční politiky a společné bezpečnostní a obranné politiky. Abychom učinili zadost odpovědnosti Parlamentu v souvislosti s lisabonským procesem, zvolili jsme neobvyklou cestu. Nezačali jsme zprávou, ale začali jsme vytvářením empirického základu pro tuto právu. Formulovali jsme velmi konkrétní návrhy vycházející ze zjištěných údajů, a proto jsme získali podporu velké většiny Výboru pro zahraniční věci. Na strategické úrovni jsme učinili několik konkrétních návrhů na vytvoření struktury rovného partnerství mezi vojenskými a civilními útvary nové Evropské služby pro vnější činnost. Na operační úrovni jsme navrhli zřízení stálého operačního velitelství EU, jehož zaměstnance by dosadily členské státy; mělo by to vyřešit otázku vytvoření atraktivního systému pobídek pro vnitrostátní odborníky, aby se takových operací účastnili, otázku vybudování personálních rezerv do budoucna.
Předložili jsme konkrétní návrhy na odbornou přípravu civilně-vojenských zaměstnanců. Jsou zde konkrétní návrhy, jak by mělo být financováno zahájení misí, např. zřízení fondu pro zahájení operace v souladu s článkem 41 Smlouvy. Dále předkládáme návrhy na nástroje pro řízení krizí, zejména v souvislosti s větší budoucí spoluprací mezi policejními a vojenskými silami. Příkladem jsou Evropské policejní síly. Vyvstává však otázka, jak by bylo možné tyto dva nástroje propojit při konkrétních operacích a jak překonat oddělení pouze vojenských a civilních operací.
Předložili jsme návrhy ohledně budoucnosti bojových skupin. Vyzýváme k novému přístupu k této věci. Chceme, aby byly bojové skupiny financovány z mechanismu Athena. Vyzýváme k dalšímu rozvoji kapacit bojových skupin v souladu se zásadami z Osla, k posílení jejich schopnosti zajišťovat civilní mise a k rozšíření definice misí bojových skupin. Zabýváme se záležitostí výzkumu a technologií, otázkou dvojího užití a začleněním civilně-vojenských misí - jakožto součásti výzkumného programu Evropské unie - do Evropského programu pro výzkum v otázkách bezpečnosti. Zabýváme se konkrétními otázkami v souvislosti s vybavením a skladováním a rovněž mezinárodní spoluprací s OSN a NATO. Především nám jde o to, abychom se vyvarovali zdvojování, o lepší využívání stávajících struktur, otázku společné schopnosti letecké přepravy a provádění ujednání "Berlín plus" za účelem lepší spolupráce těchto dvou organizací v případě krize.
Jinými slovy Parlament splnil své nové úkoly a povinnosti. Zprávu podpořila ve Výboru pro zahraniční věci široká většina poslanců ze všech skupin a považujeme ji za významný příspěvek k budoucímu budování civilně-vojenských struktur v Evropské unii.
Csanád Szegedi
(HU) Paní předsedající, dámy a pánové, první a nejdůležitější věc, kterou musíme objasnit, je, zda považujeme za důležité, aby civilní a vojenské síly vhodným způsobem spolupracovaly. Pro mě osobně a pro moji stranu Jobbik - Hnutí za lepší Maďarsko - zní odpověď jednoznačně "ano". Domníváme se, že spolupráce mezi civilními a vojenskými orgány je důležitá. Velmi dobrým příkladem takové spolupráce v Maďarsku byla Maďarská garda (Magyar Gárda), která byla založena roku 2007 a byla s to dobře spolupracovat - chcete-li - s vojenskými orgány, ať už šlo o protipovodňovou ochranu, pomoc obětem úniku červeného kalu, dárcovství krve nebo distribuce chleba, jinými slovy v sociálních záležitostech. Právem se můžete zeptat, jakou odměnu za to dostali - snad státní vyznamenání nebo uznání? Nedostali nic, místo toho, aby maďarská vláda těmto lidem poděkovala za jejich sebeobětování, přijala nepochopitelné rozhodnutí Maďarskou gardu rozpustit. Abychom mohli zahájit spolupráci mezi civilními a vojenskými silami, musíme ctít jednotlivce, kteří jsou členy organizací jako Maďarská garda. Lidem, kteří se chtějí do takových organizací zapojit z lásky ke své vlasti a národu a chtějí chránit jejich životní podmínky, musí být dovoleno pracovat a společnost musí tyto své spoluobčany ocenit.
Martin Ehrenhauser
(DE) Paní předsedající, spojení civilních a vojenských sil není ničím novým. Vezměte si například Situační středisko, které se dlouho nacházelo v Radě. Již zde byly shromažďovány vojenské i civilní informace. Toto Situační středisko nyní přechází ke Službě pro vnější činnost. Domnívám se, že je důležité zdůraznit především to, že Evropská unie si na mezinárodní scéně získala dobré jméno a velké uznání díky svému civilnímu mechanismu. Nicméně se domnívám, že potřebujeme, aby byly civilní a vojenské síly jasně odděleny.
V tuto chvíli bych chtěl promluvit ještě o něčem, o čem se před chvílí zmínil pan Szegedi. Chtěl bych vyjádřit vážné pochybnosti ohledně pochodu, který nedávno uspořádala maďarská strana Jobbik v rakouském státě Burgenland. Jeho účastníci pochodovali s puškami a nasazenými bajonety. Myslím si, že toto je naprosto nepřijatelné. Chtěl bych vyjádřit svůj jednoznačný nesouhlas s takovými akcemi. Je to bezpochyby proti evropskému duchu.
(Řečník souhlasil s položením otázky postupem modré karty podle čl. 149 odst. 8 jednacího řádu)
Csanád Szegedi
(HU) Paní předsedající, měl bych velice, velice stručnou odpověď. To, co říká můj kolega, je zkrátka lež. Ani Jobbik - Hnutí za lepší Maďarsko - ani Maďarská garda se nikdy nedopustili žádného trestného činu - každý si to může snadno ověřit - a nikdy neporušili žádný zákon. Je to tedy prostě součást neoliberální politické propagandy, která se pokouší je ukázat ve špatném světle. Ani Maďarská garda, ani členové hnutí Jobbik se totiž nikdy nedostali do střetu se zákonem a máme v úmyslu i nadále jednat zákonně.
Martin Ehrenhauser
(DE) Paní předsedající, nikdy jsem nenaznačil, že by se strana Jobbik dopustila nějakého trestného činu. Nicméně jsem prohlásil, že se v Burgenlandu uskutečnil cílený ozbrojený pochod s puškami a nasazenými bajonety. O toto šlo a to jste nepopřel.
Maria Damanaki
členka Komise. - Paní předsedající, zaměřím se na zprávu, protože je mimořádně užitečná a důležitá. Chtěla bych panu Ehrenhauserovi poděkovat za jeho příspěvek.
Zpráva je užitečná, protože se správně soustředí na klíčové prvky civilně-vojenské spolupráce, a to je právě prioritou Komise. Zabývá se hlavními záležitostmi souvisejícími s komplexním přístupem Evropské unie ke krizovému řízení. Zřízení Evropské služby pro vnější činnost je určitým vyjádřením této priority. Samotný koncept této služby, který vysoká představitelka zavádí, ukazuje stejnou cestu, jaká je navržena ve zprávě - totiž začlenění struktur společné bezpečnostní a obranné politiky do Evropské služby pro vnější činnost.
Plně podporujeme rozvoj civilních kapacit za účelem řádné vyváženosti zdrojů. Nyní byly dojednány odpovídající úpravy náboru zaměstnanců, takže můžeme do Evropské služby pro vnější činnost dosadit osoby s vhodnou odbornou způsobilostí. Jak všichni víme, před tím to nebylo možné.
Byla zohledněna řada bodů této zprávy a byla zahájena konkrétní opatření. Souvisí zejména s posílením součinnosti mezi civilními a vojenskými složkami, lepší využitelností bojových skupin Evropské unie, odbornou přípravou, financováním a spoluprací s klíčovými partnery, zvláště s NATO a OSN. Rovněž podporujeme posílení vztahů mezi Evropskou unií a OSN.
Již jsme toho hodně společně udělali. Vysoká představitelka se znovu sešla s generálním tajemníkem OSN minulou sobotu v Lisabonu. Vztah mezi EU a NATO je důležitou otázkou, jak ukázala zrovna včera vrcholná schůzka NATO v Lisabonu. Také podporujeme provádění všech praktických opatření, která mohou posílit konkrétní spolupráci mezi EU a NATO, zejména zajistit spolupráci, když jsou síly obou organizací rozmístěny na stejném dějišti.
Komise a vysoká představitelka osobně očekávají, že budou s Evropským parlamentem v této důležité záležitosti civilně-vojenské spolupráce spolupracovat.
Předsedající
Rozprava je ukončena.
Hlasování se bude konat v úterý 23. listopadu 2010.
Písemná prohlášení (článek 149)
Krzysztof Lisek
Civilně-vojenská spolupráce a rozvoj civilně-vojenského potenciálu patří k nejdůležitějším prvkům společné bezpečnostní a obranné politiky. Bohužel mnoho souvisejících aspektů zůstává ve stadiu plánování. Členské státy v diskusi na toto téma souhlasí, že by na to měly být poskytnuty podstatné zdroje. Ve skutečnosti však tyto plány nejsou prováděny a my dosud nemáme zcela utvořené struktury. S ohledem na vzrůstající hrozbu přírodních katastrof, teroristických činů a konfliktů za hranicemi Evropské unie doufám, že tato zpráva přispěje k využívání civilně-vojenského potenciálu a civilně-vojenské spolupráce. Zpráva obsahuje praktická doporučení v této oblasti, mimo jiné se zmiňuje o vytvoření civilně-vojenských struktur v rámci Evropské služby pro vnější činnost, využívání bojových skupin a Evropských policejních sil, optimalizaci krizového řízení a využívání finančních prostředků z příštího rámcového programu. Cílem toho všeho je zlepšit využívání finančních prostředků, aby mohla být civilně-vojenská spolupráce plně realizována. Dalším podstatným cílem je zabránit zdvojování úsilí při misích, jichž se NATO účastní v tandemu s evropskými silami. Doufám, že zpráva bude důležitou pobídkou k zahájení práce na utváření účinných civilně-vojenských struktur. Paní baronka Ashtonová by se měla postarat o to, aby byly návrhy obsažené v této zprávě provedeny co nejrychleji.
Petru Constantin Luhan
Evropská unie musí v krizových situacích reagovat rychle, což vyžaduje účinnější koordinaci jejích civilních a vojenských struktur. Zřízení stálého operačního velitelství Evropské unie, které by existovalo vedle útvaru schopnosti civilního plánování a provádění, by maximalizovalo přínosy civilně-vojenské koordinace. Zpráva požaduje, aby členské státy vytvářely civilní kapacity, aby bylo co nejrychleji dosaženo skutečného pokroku. S ohledem na to chci zdůraznit, že pokud jde o civilní oblast, Rumunsko aktivně přispívá ke splnění civilního základního cíle pro rok 2010. Rumunsko se také podstatně zapojuje do civilních misí Evropské unie, díky čemuž dosáhlo třetího místa v evropském žebříčku účasti na těchto misích a přispívání spolehlivými a rozmanitými odbornými znalostmi prostřednictvím policistů, příslušníků vojenské policie, vojáků, diplomatů, soudců a odborníků na lidská práva. Rumunsko je také v pokročilé fázi procesu přijímání strategie pro vytváření vnitrostátních civilních kapacit.
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Homenagem póstuma
Presidente. -
Na noite de 26 para 27 de Setembro de 2002, um barco senegalês, Le Joola, com mais de 1 000 pessoas a bordo, naufragou ao largo da costa do Senegal e da Gâmbia. Até ao momento, decorridas quase duas semanas sobre o acidente, já foram recuperados os corpos de 476 vítimas e 500 pessoas continuam desaparecidas.
Em nome do Parlamento, enviei uma carta ao Presidente senegalês, Abdoulaye Wade, expressando a nossa solidariedade e pedindo-lhe que transmita as nossas sinceras condolências aos familiares das vítimas. É importante que hoje, com um momento solene de silêncio, manifestemos o nosso respeito pelas vítimas e pelas famílias enlutadas, associando-nos, a partir do hemisfério Norte, a esta tragédia africana, num acto de solidariedade e de reafirmação de que, para nós, o Sul tem importância. Convido a assembleia a observar um minuto de silêncio.
(O Parlamento, de pé, guarda um minuto de silêncio)
No passado domingo, dia 6 de Outubro de 2002, faleceu em Amesterdão, após prolongada doença, Sua Alteza Real o Príncipe Claus von Amsburg, esposo da rainha Beatriz dos Países Baixos. O Príncipe Claus empenhou-se na defesa dos interesses da sociedade dos Países Baixos com vigor, seriedade, dedicação e, quando vinha a propósito, com humor.
A sua dedicação à causa da cooperação internacional para o desenvolvimento é bem conhecida de todos nós. Comunico à assembleia e aos nossos colegas neerlandeses que, em vosso nome, e em nome destes últimos, transmiti as nossas sinceras condolências a Sua Majestade a Rainha Beatriz e ao povo dos Países Baixos.
Presidente.
A Presidência dinamarquesa, representada pelo Senhor Ministro para os Assuntos Europeus, Bertel Haarder, manifestou a sua disponibilidade para fazer uma declaração em nome do Conselho sobre a situação no Iraque. O Senhor Ministro Haarder e a Presidência dinamarquesa dispuseram de muito pouco tempo para preparar esta declaração. Em nome do Parlamento Europeu, quero agradecer ao Conselho e, pessoalmente, ao Senhor Ministro Haarder por se ter disponibilizado para a fazer.
Presidente.
O primeiro ponto da ordem do dia é o relatório da Comissão sobre os progressos efectuados na via do alargamento. Estes relatórios foram adoptados hoje, antes de almoço, pela Comissão Europeia. Com a adopção e publicação dos relatórios sobre os países da adesão, demos um passo significativo para nos aproximarmos da criação de uma União Europeia de dimensão verdadeiramente continental.
Estamos a entrar na fase final de um processo cuja inspiração teve início há quase treze anos, com a queda do Muro de Berlim. Os nossos Estados-Membros e não apenas os Estados candidatos à adesão têm de fazer apelo, individual e colectivamente, à vontade política necessária para transpor os últimos obstáculos que ainda restam. Nesta Assembleia, estamos decididos a envidar todos os nossos esforços para garantir que esta Assembleia contribuirá, tanto quanto nos for possível contribuir, para eliminar, de agora até à Cimeira de Copenhaga, em Dezembro, quaisquer obstáculos que ainda restem.
Este alargamento representa, para a Europa, um acto de reconciliação, um cicatrizar de feridas e uma oportunidade extraordinários e sem paralelo. É a primeira vez, em milénios, que, no nosso velho continente, nos vamos juntar por livre vontade de cidadãos livres e soberanos, nem coagidos à ponta de espada nem forçados pelo cano de uma arma ou qualquer outra força opressora, mas levados pelo uso da razão, pela convicção e pelos valores que partilhamos. O debate de hoje é um ponto de paragem importante nesta jornada.
Gostaria, em especial, de prestar homenagem à Comissão Europeia e respectivos serviços e a todos aqueles que, no exercício de funções de liderança e nos serviços públicos dos Estados candidatos à adesão, se empenharam nesse extraordinário trabalho de transformação. A Comissão continuará a ser fulcral na gestão deste exercício até ao preciso momento da sua conclusão. Estamos a chegar a uma altura em que nós, classe política, temos de assumir as nossas responsabilidades políticas - estender a mão à opinião pública dos nossos países em termos do cálculo do consentimento.
(Aplausos)
Prodi
Senhor Presidente, Senhores Deputados, é com profunda emoção que hoje tomo a palavra nessa assembleia parlamentar.
No início do meu mandato, assumi justamente diante de vós o compromisso de fazer do alargamento a prioridade absoluta da minha Comissão, de fazer da minha Comissão a Comissão do alargamento, porque alargar a União Europeia significa consolidar, ao nível do continente europeu, uma zona de paz, segurança e democracia. Hoje, passados três anos, venho novamente à vossa presença para vos dizer que esse compromisso foi cumprido: a Comissão fez o seu trabalho e honrou a sua promessa.
Após uma profunda análise dos progressos conseguidos pelos países candidatos, posso anunciar o nome dos países relativamente aos quais recomendamos ao Conselho que conclua as negociações até ao final de 2002. Permitam-me que vos leia a passagem mais importante das recomendações que hoje adoptámos:
'Chipre, República Checa, Estónia, Hungria, Letónia, Lituânia, Malta, Polónia, República Eslovaca e Eslovénia cumprem os critérios políticos. Tendo em conta os progressos conseguidos por estes países, bem como os seus precedentes em relação ao cumprimento dos compromissos assumidos, e tendo igualmente em conta o trabalho de preparação em curso, a Comissão considera que estes países terão cumprido os critérios económicos e os critérios respeitantes ao acervo comunitário e que estarão prontos para a adesão a partir do início de 2004. Por conseguinte, a Comissão recomenda que se concluam as negociações de adesão com esses países até ao final do ano em curso, com o objectivo de poderem assinar o Tratado de Adesão na Primavera de 2003.?
Tendo em conta os progressos conseguidos no último ano pela Bulgária e pela Roménia, a Comissão regista a data - 2007 - que esses países apontam para a sua adesão. A Comissão fará tudo quanto for necessário para que esse objectivo possa, efectivamente, ser realizado.
Graças à reforma constitucional e a uma série de pacotes legislativos, a Turquia realizou grandes progressos em relação aos critérios de Copenhaga. No entanto, impõe-se um esforço suplementar. Assim, a Comissão recomenda que a União Europeia aumente os recursos e o apoio aos preparativos de pré-adesão da Turquia. Para isso, iremos propor uma Parceria de Adesão revista e iremos reforçar a avaliação da legislação. A Turquia é encorajada a prosseguir no caminho das reformas, a fim de poder levar por diante o seu processo de candidatura à União Europeia.
Senhores Deputados, há treze anos, Berlim ainda estava dividida pelo muro da vergonha. O muro foi derrubado e a Alemanha foi reunificada. Graças à liberdade reconquistada, pudemos restaurar a unidade histórica dos povos da Europa. O nosso destino comum é novamente construirmos o futuro juntos, um futuro baseado na partilha dos valores fundamentais da paz, da democracia, do Estado de Direito, do respeito dos direitos humanos e da defesa das minorias.
Em 1993, o Conselho Europeu de Copenhaga ofereceu aos países da Europa Central e Oriental a perspectiva de aderirem à União Europeia. Desde essa altura, esses países percorreram um caminho imenso, que os conduziu pacificamente da ditadura a uma democracia estável e participativa.
Trata-se de um balanço extraordinário: no espaço de uma década, dezenas de eleições nacionais, regionais e locais tiveram lugar de uma forma transparente e democrática; foram aprovados milhares de leis e regulamentos para dar vida às novas democracias e transpor o acervo comunitário para as legislações nacionais; está em curso a formação de dezenas de milhares de funcionários públicos e juízes a fim de lhes permitir aplicar a nova legislação; centenas de milhares de eleitos, especialistas e membros das associações profissionais têm vindo a familiarizar-se com as nossas políticas graças aos projectos de formação e cooperação que financiámos. Os doze países sem excepção cumprem os critérios políticos estabelecidos em Copenhaga e as instituições democráticas saíram reforçadas em todos os casos; por último, as economias dos dez países no seu conjunto têm vindo a melhorar pouco a pouco as suas prestações: os índices de crescimento são superiores aos nossos; a inflação e o défice estão a ser geridos e controlados e os investimentos directos vindos do exterior afluem com níveis elevados: isso demonstra que os mercados têm confiança.
Senhor Presidente, Senhores Deputados, o relatório que hoje adoptámos põe também em evidência as insuficiências que continuam a existir nalguns sectores, no caso de alguns países. É necessário colmatar essas lacunas antes da adesão: a Comissão providenciará, em conjunto com as autoridades desses países, no sentido de essas dificuldades serem superadas em tempo útil. As nossas preocupações continuam centradas em torno da capacidade administrativa desses países e do funcionamento dos respectivos sistemas judiciários, que se agravaram com a falta de recursos financeiros e, mais importante ainda, de recursos humanos. Tentámos dar resposta a esses problemas utilizando um programa de apoio com uma dotação de 250 milhões de euros. Esse programa começa agora a dar os seus frutos.
Além disso, constatámos a insuficiente preparação para a aplicação do acervo comunitário nalguns sectores essenciais: serviços aduaneiros, fiscalidade, controlos veterinários e fitossanitários, as instituições de gestão e de controlo da política agrícola e, por último, as administrações encarregadas de gerir e controlar os Fundos Estruturais.
Importa acrescentar ainda dois problemas extremamente graves: a corrupção que, salvo algumas excepções, afecta muitos desses países e o vergonhoso fenómeno do tráfico de seres humanos. Não pretendo dizer com isso que nada se fez nestes domínios. Pelo contrário, muito já foi feito e, em certos países, o trabalho está quase terminado. No entanto, o nosso relatório insiste no controlo escrupuloso que a Comissão se comprometeu a efectuar até à data da adesão.
Por forma a fazer face às complexas etapas que acompanham o alargamento, a Comissão tomará todas as medidas necessárias com vista à reorganização dos seus serviços, reforçando o trabalho de supervisão e apoio posterior à adesão dos novos Estados-Membros e facultando ajuda de pré-adesão aos países que se seguirão aos que estão incluídos na recomendação hoje aprovada.
Senhor Presidente, o nosso objectivo continua a ser a assinatura do Tratado de Adesão na Primavera de 2003. Por conseguinte, estamos a entrar nas fases finais do processo. A este propósito, a Comissão espera que o Conselho Europeu de Bruxelas de 24 e 25 de Outubro tome as decisões necessárias relativamente aos capítulos ainda em aberto: agricultura, questões financeiras e instituições. Dessa forma, poder-se-ão negociar e encerrar esses capítulos antes de Copenhaga. Para a Bulgária e a Roménia, a Comissão deverá apresentar propostas com vista a uma estratégia reforçada de pré-adesão, a fim de que o Conselho de Copenhaga possa adoptá-la. No que respeita à Turquia, que ainda não cumpre os critérios de adesão, a Comissão deverá propor, no início do próximo ano, uma estratégia reforçada com meios financeiros suplementares.
O Tratado de Nice continua a ser crucial e não podemos prescindir dele. Assim, deposito a minha confiança no eleitorado irlandês, que deverá pronunciar-se novamente sobre o Tratado dentro de poucos dias. Faço votos de que o objectivo histórico de unificação do nosso continente não venha a ser posto em causa por essa votação.
Por último, gostaria de recordar a questão de Chipre. Temos esperança de que venham a registar-se progressos concretos no sentido da reunificação da ilha, muito embora as conclusões do Conselho Europeu de Helsínquia não façam desse facto uma condição prévia para a adesão. A Comissão espera que Chipre possa aderir reunificada à União e considera que essa é a melhor solução para todos. Recomendando ao Conselho que conclua rapidamente as negociações com Chipre, a Comissão lança novamente um apelo às partes em causa para que actuem no sentido da reunificação da ilha. Instamos toda a gente a juntar-se ao esforço actualmente levado a cabo pelo Secretário-Geral das Nações Unidas a fim de se conseguir uma solução até ao final do ano. O Conselho Europeu de Sevilha já afirmou que a União Europeia 'tomaria nesse caso em consideração as condições de uma solução global no Tratado de Adesão, de acordo com os princípios em que assenta a União Europeia?.
Senhores Deputados, ouço falar com frequência dos riscos e dos custos do alargamento. Penso que sobre isso podemos e devemos falar de forma absolutamente serena e sem reticências, uma vez que os custos foram analisados em pormenor e são compatíveis com os recursos disponíveis. No entanto, devemos também - e sobretudo - comunicar à opinião pública as vantagens do alargamento, que são a estabilidade na Europa, a unificação de um continente artificialmente dividido e a criação do maior mercado interno do mundo. Com o alargamento ficaremos ligados a economias que têm um nível de rendimento inferior ao dos actuais Estados-Membros, mas que têm também um maior potencial de crescimento. Foi exactamente a mesma situação em 1985, quando a Espanha e Portugal concluíram as suas negociações de adesão. Neste momento, ninguém pode duvidar da clarividência e da correcção dessa decisão, que no entanto também levantou grande polémica na época.
O alargamento é a nova fronteira do projecto europeu. Ele irá impulsionar o comércio, o investimento, o ensino e a investigação, bem como o crescimento económico. No que respeita aos custos orçamentais, sabemos que, até 2006, eles são sustentáveis, uma vez que se integram nas perspectivas financeiras de Berlim. Não quero esconder que a adesão dos dez países deverá comportar, dentro do quadro que descrevi, uma sobrecarga financeira significativa, mas ela será largamente compensada com os benefícios resultantes da consolidação do alargamento.
No entanto, o alargamento não tem apenas um peso económico: a sua importância é, antes de mais, ética e política. O alargamento é o culminar do processo de integração europeia: o processo que nos deu meio século de paz e prosperidade deve ser estendido a todo o continente.
Pensemos um pouco na história recente dos Balcãs: milhares de mortos, populações inteiras reduzidas à condição de refugiados, cidades completamente destruídas. O alargamento é a nossa obra-prima política porque impede que tudo isso venha a acontecer. Nesta perspectiva, mais completa e correcta, os custos do alargamento pouca coisa são relativamente aos custos do não-alargamento.
Nos próximos meses, temos de levar a cabo uma campanha de informação realista e positiva: temos de falar ao cérebro e ao coração dos nossos cidadãos. O alargamento tem lugar graças a uma forte determinação, a uma grande coragem política e a uma visão clarividente da história. Ele obriga-nos igualmente a dar provas de coerência com os nossos princípios, já que a adesão não irá mudar profundamente apenas os novos países, irá obrigar-nos também a nós próprios a mudar.
Esta é a tarefa da Convenção. As reformas institucionais que dela sairão deverão ser tão corajosas e clarividentes como foi o nosso trabalho. Há que compreender que, sem uma profunda e inteligente reforma das instituições, o sucesso do alargamento corre o risco de não ser sustentável. Na verdade, a nova Europa precisa de um quadro institucional e geográfico estável e claro, que todos os nossos cidadãos possam compreender. Por outras palavras, os tempos estão maduros para uma Constituição Europeia: uma Constituição que garanta os direitos de todos os cidadãos, bem como o papel dos Estados-Membros; uma Constituição que preserve as diversidades culturais e linguísticas mas que reforce a solidariedade; uma Constituição que leve a bom termo a construção de uma União Europeia democrática, de uma verdadeira união de povos e Estados.
Senhor Presidente, Senhores Deputados, gostaria de terminar, olhando mais para lá deste alargamento, para lá dos seus limites históricos e geográficos. Estamos a convidar os novos países para fazerem parte da União porque queremos garantir a paz e a estabilidade a todo o continente. No entanto, este processo deve ser realizado sem que se ergam outras barreiras precisamente no momento em que tentamos derrubá-las. É esse princípio que deve inspirar as nossas novas relações de vizinhança na União alargada: estou a referir-me à Rússia, à Ucrânia, à Bielorrússia e à Moldávia. Essas serão os novos países fronteiriços da União alargada que, um dia, deverá abranger também a zona dos Balcãs.
No entanto, essa atenção aos nossos novos vizinhos europeus não deve tornar-nos menos receptivos às crescentes expectativas dos países do Mediterrâneo, para as quais a nossa resposta não tem sido, até agora, de nível adequado.
Senhor Presidente, Senhores Deputados, o processo de integração europeia, que teve início há meio século atrás, fez com que ganhássemos a admiração e o respeito de todo o mundo. Estamos a realizar sozinhos, embora apenas à escala continental, um modelo sério e concreto de gestão da globalização. É uma globalização democrática e atenta à dimensão humana, uma globalização em que todos os cidadãos desempenham igual papel. O nosso alargamento é um exemplo para o mundo inteiro e um acto visionário: unifica pela primeira vez todo o continente e torna-nos uma vez mais protagonistas da História.
Verheugen
Comissão. (DE) Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, a recomendação hoje apresentada pela Comissão relativamente a concluir ainda este ano as negociações com dez países candidatos, representa talvez a etapa mais importante na via até agora trilhada e que conduz à conclusão do maior projecto presentemente entre mãos da União Europeia. A nossa recomendação de hoje tem uma única justificação - os dez países mereceram-na! Pelos seus próprios esforços, estes dez países foram bem sucedidos no cumprimento dos incrivelmente difíceis e exigentes critérios de adesão à União Europeia. Considero extremamente importante constatar que a Comissão não considerou como sua missão justificar a posteriori o pretendido cenário político de adesão.
Entendemos como nossa missão facultar-vos a vós, aos membros do Parlamento Europeu, ao Conselho e aos Estados-Membros, informações neutras e objectivas sobre que países estão prontos e preparados para a adesão e em que condições isso vai ter lugar. Os relatórios de acompanhamento não foram elaborados com base em imposições políticas. Aos serviços da Comissão foi dada uma única instrução: não podiam esconder, omitir ou embelezar nada e tinham de indicar clara e inequivocamente a existência de problemas. Nos nossos relatórios, os problemas são chamados pelos nomes. O importante, neste caso, é que encontrámos um único problema que não possa ser solucionado até ao fim de 2003.
Não se deixem enganar pelo tom, por vezes bastante crítico. Claro que as questões ainda em aberto têm de ser colocadas numa relação com as que já estão resolvidas. Quando olhamos para aquilo que, nos últimos dez anos, já foi conseguido nos países candidatos em termos do processo de mudança e da preparação da adesão, temos de reconhecer que os progressos obtidos pelas pessoas destes países representam um feito histórico verdadeiramente extraordinário, pelo qual há que ter o maior respeito.
A Comissão desenvolveu uma metodologia que nos permite determinar com a precisão possível, em que ponto nos encontramos e o que tem ainda de ser feito. A Comissão apresentou igualmente uma série de propostas referentes ao prosseguimento da monitorização dos compromissos assumidos e referentes à introdução de uma cláusula de salvaguarda no Tratado de Adesão. Permitam-me uma breve explicação. Primeiramente tenho de assinalar que a nossa recomendação contém, naturalmente, um certo elemento de prognóstico. É preciso não esquecer que os novos Estados-Membros não estão obrigados a cumprir já hoje os requisitos para a adesão, mas sim aquando da adesão propriamente dita. Quer isto dizer que, neste momento, nos compete efectuar uma avaliação sobre se, aquilo que ainda tem de ser feito, o pode ser antes da adesão ou não. Esta avaliação não se baseia numa impressão ou numa disposição do momento, mas sim num conhecimento sólido do ritmo e da qualidade do processo de preparação nesses países.
Mesmo após a conclusão das negociações e a conclusão do Tratado, vamos continuar a utilizar os instrumentos de monitorização, testados e consagrados, de modo a garantir o cumprimento de todos os compromissos assumidos. Nesta perspectiva, propomos que, para os dois primeiros anos após a adesão, seja aditada ao Tratado uma cláusula inteiramente nova, inédita até à data em qualquer Tratado de Adesão. Esta cláusula assegura a possibilidade de tomar medidas rápidas e expeditas se, durante os dois primeiros anos após a adesão, vier a constatar-se que houve disrupção em qualquer ponto do mercado interno ou que há políticas que não funcionam correctamente numa área relacionada como o mercado interno. Neste contexto, a expressão 'mercado interno? deve ser entendida da forma mais lata possível; por outras palavras, tem a ver com todas as políticas com dimensão transfronteiriça.
Não creio que esta cláusula seja necessária devido aos países candidatos representarem um risco - não é o caso -, creio que é importante devido ao facto de este alargamento não ter nada a ver com qualquer outro que tenhamos conhecido e - para sermos francos - não podermos saber com exactidão quais os problemas de ajustamento que podemos vir a ter nos primeiros dois anos. É por esta razão que necessitamos de um instrumento que nos dê a possibilidade de reagir com rapidez e flexibilidade. Penso que é inclusive necessário em termos do debate público nos nossos Estados-Membros.
Antes de chegarmos ao ponto de podermos saudar a chegada dos deputados de dez novos países ao nosso plenário, é necessário dar uma série de importantes passos. Em primeiro lugar, o Tratado de Nice tem de ser ratificado, e gostaria de aproveitar a oportunidade para lançar um apelo aos eleitores da Irlanda e pedir-lhes que, antes de tomarem a sua decisão, tenham em conta que está em jogo o futuro em termos europeus das nações da Europa. O que está em causa é o futuro europeu de nações que foram mantidas afastadas do processo de unificação europeia, não por vontade própria, mas por terem sido forçadas a tal, vivendo separadas de nós pela Cortina de Ferro, e que agora pretendem, de uma vez por todas, fazer parte da família das nações democráticas da Europa.
(Aplausos)
Em segundo lugar, é necessário que os Estados-Membros, reunidos dentro de alguns dias no Conselho Europeu de Bruxelas, cheguem a um acordo relativamente às posições negociais comuns ainda em aberto. Regressei ontem um pouco preocupado do Conselho 'Ecofin?, realizado no Luxemburgo, devido à total ausência de movimento aí registada. Assim sendo, há que apelar urgentemente aos Estados-Membros no sentido de mostrarem agora a necessária flexibilidade e disponibilidade para estabelecer compromissos. Para se poder cumprir o calendário, necessitamos de chegar a um acordo em Bruxelas relativamente ao pacote financeiro e às questões institucionais.
Terceiro: os países candidatos têm de prosseguir o seu trabalho, prosseguir os seus esforços, no que vão seguramente ser incentivados por estas recomendações de hoje, pela Comissão, e por aquilo que aqui debatermos hoje durante a tarde.
Para finalizar, umas breves palavras sobre a Bulgária e a Roménia. Apraz-me registar os progressos feitos por estes dois países. Não foi por nossa decisão que a Bulgária e a Roménia não vão estar na primeira ronda do alargamento. Foi por decisão deles próprios. Informara-nos de que pretendiam fazer parte do processo em 2007, e todos os compromissos por eles assumidos durante as negociações referem-se a 2007 e não a 2004. A Comissão compromete-se solenemente a fazer tudo o que estiver ao seu alcance para ajudar estes dois países a atingir este objectivo. O actual processo de alargamento não estará completo até que a Bulgária e a Roménia também estejam representadas pelos seus deputados aqui, neste Parlamento.
(Aplausos)
Último ponto: permitam-me acrescentar um breve comentário sobre a Turquia. Contradigo aqueles que afirmam que a estratégia de Helsínquia foi um erro. Muito pelo contrário, podemos constatar que, desde a entrada em vigor da estratégia de Helsínquia, há cerca de 18 meses, a Turquia fez mais progressos nas áreas dos direitos humanos, da democracia e do Estado de direito do que nos cinquenta anos anteriores. Devemos reconhecer este facto e penso que o fazemos.
(Aplausos)
No entanto, não poderia esperar-se que a Turquia, nestes 18 meses, satisfizesse todos os critérios políticos para poder ser aceite nas negociações de adesão. Não estou de modo algum a fazer uma crítica à Turquia quando constato que este país ainda não satisfez todos os critérios. Antes pelo contrário, considero notável que tanto tenha sido conseguido em tão pouco tempo. Daí que a Turquia tenha de ser encorajada a prosseguir por esta via, indo a Comissão apresentar propostas adequadas para garantir que este país possa continuar o seu caminho por esta via e para garantir que a porta permanece aberta para a Turquia.
Não nos devemos, contudo, alhear da verdadeira tarefa, que é reformar este país por forma a que fique em condições de aderir à União Europeia. O meu aviso vai no sentido de não nos deixarmos distrair, entrando numa discussão infrutífera sobre dados estatísticos e incapaz de conduzir a resultados produtivos.
As notícias deste dia de hoje vão ser recebidas em muitos países da Europa com o maior dos interesses, com grande entusiasmo e com grandes esperanças. Encontramo-nos agradecimentos perante a tarefa de assegurar que os cidadãos da Europa não só compreendem este projecto como também o saúdam e o desejam. Ninguém se deve espantar por, em muitos Estados-Membros existir ainda uma grande dose de cepticismo à volta deste tema. A minha é que o cepticismo é maior nas zonas onde existe um maior défice de informação. Nesta perspectiva, é extremamente importante assegurar que, nos próximos meses, vamos fornecer às pessoas toda a informação, e mais informação e toda aquela que lhes permita estar em condições de assimilar produtivamente toda a gama de informação disponível. Se assim não for, podermos vir a ter uma surpresa muito desagradável numa série de países, à medida que o alargamento se tornar - e vai sê-lo - no tema central da política interna, o mais tardar após a assinatura do Tratado, quando as pessoas vierem ter connosco e disserem: 'Porque é que ninguém nos disse nada? Porque é que fizeram isto sem nós?? A tarefa vital que se nos depara neste momento é envolver os cidadãos neste processo.
(Aplausos)
Haarder
Senhor Presidente, o comboio que iniciou a sua viagem em Helsínquia chegou agora à antepenúltima estação antes do seu destino. Congratulo-me com o avanço do relatório da Comissão relativo aos progressos alcançados, ao ponto de ser apresentado com um mês de antecedência em relação ao ano passado e congratulo-me ainda com o facto de termos agora uma base completa que nos permite decidir sobre quais são os países que estão prontos para concluir as negociações relativas ao alargamento.
Para começar, gostaria de agradecer ao Senhor Presidente da Comissão e ao Senhor Comissário Verheugen pelo empenho e energia que, desde a primeira hora, imprimiram a esta tarefa histórica. Acompanhei os seus esforços, daqui do Parlamento, desde o momento que tomaram posse. Tem sido um prazer observar e sentir o empenho com que fizeram o seu trabalho, aspecto que aliás transparece aqui, hoje, nesta sala.
Foi-nos facultada uma análise objectiva do grau de preparação dos diferentes países candidatos. A Comissão considera que dez países estão prontos para concluir as negociações. Cumprem os critérios de Copenhaga e prevê-se que irão poder cumprir, antes do momento da admissão, em 2004, o critério económico bem como o critério relativo à implementação do acervo comunitário. Em determinados pontos vai ser necessário realizar um esforço adicional, relativamente à capacidade administrativa, e a Comissão sugere que se continue a acompanhar a preparação dos países candidatos para a adesão à UE.
A recomendação relativa à conclusão das negociações com dez países candidatos deverá ser discutida na reunião do Conselho Europeus de Bruxelas, daqui a 15 dias, e a decisão final vai ser discutida, daqui a dois meses, na reunião do Conselho Europeu de Copenhaga.
Na opinião da Comissão, a Bulgária e a Roménia fizeram grandes progressos desde os últimos relatórios, mas não conseguiram ainda avançar o suficiente para que as negociações possam ser concluídas. Como é do conhecimento de Vossas Excelências, foi decidido em Sevilha fazer um esforço especial a favor destes dois países, estando igualmente prevista uma tomada de decisão sobre este aspecto em Copenhaga.
A Comissão regista que a Turquia fez grandes progressos com vista a cumprir os critérios de Copenhaga. É uma evolução muito satisfatória que deve continuar. Simultaneamente verifica-se que ainda há um certo caminho a percorrer, pelo que a Turquia é incentivada a realizar reformas adicionais e a executar as reformas aprovadas, com vista a continuar a reforçar as sua perspectiva de admissão. Relativamente às conclusões de Sevilha, Copenhaga será o momento decisivo para o desenvolvimento das relações entre a UE e a Turquia. Não iremos agora, na aproximação do Conselho Europeu de Bruxelas antecipar as decisões que é previsto serem tomadas em Copenhaga.
Relativamente a Chipre, a Comissão apoia totalmente os esforços da UE. A Comissão insta todos os parceiros envolvidos, principalmente a Turquia, para que desenvolvam um esforço activo para encontrar uma solução antes da conclusão das negociações relativas à admissão de Chipre na UE. O ponto de partida para a tomada de posição relativa à questão da admissão de Chipre continua a ser as conclusões do Conselho Europeu de Helsínquia.
Para terminar, quero subscrever aquilo que o Senhor Presidente da Comissão e o Senhor Comissário Verheugen referiram, relativamente ao referendo na Irlanda e subscrever as palavras do Presidente da Comissão relativamente aos riscos e custos inerentes ao não alargamento, na medida em que os riscos inerentes ao não alargamento são muito superiores. Foi por esse motivo que foram 'assentes os carris? em Helsínquia. É por isso que o comboio pode agora avançar, em direcção à paz, à democracia e ao bem-estar em todo o continente europeu. A próxima estação é Bruxelas e a última estação é Copenhaga. E os 'maquinistas? dinamarqueses estão prontos, hoje foi dado o sinal de partida.
Poettering (PPE-DE).
Senhor Presidente, Senhor Presidente em exercício do Conselho, Senhor Presidente da Comissão, caros colegas, este é um importante debate, pois tem a ver com o maior desafio jamais enfrentado pela União Europeia, a saber, a adesão simultânea de dez países numa primeira ronda. Daí eu lamentar particularmente que o conteúdo do nosso debate de hoje tenha sido revelado nos últimos dias pela imprensa europeia. Nesta perspectiva, solicitar-lhe-ia, Senhor Presidente da Comissão, que, futuramente, assegurasse o acesso primordial à informação por parte do Parlamento Europeu, facultando-a seguidamente à opinião pública europeia. Penso ser esta a sequência correcta, se é que pretendemos que um debate deste tipo faça sentido.
Após esta crítica, que é feita com toda a seriedade, desejo, contudo, endereçar uma palavra de agradecimento à Comissão, ao seu Presidente, Romano Prodi, ao Comissário responsável, Günter Verheugen, mas também à anterior Comissão de Jacques Santer juntamente com o Comissário Hans van den Broek, pois, efectivamente, a presente Comissão não começou do zero, foi a Comissão Santer que deu início a este processo. Os meus sinceros agradecimentos a todos, pelo enorme e excelente trabalho.
(Aplausos)
Estamos amplamente de acordo com as conclusões a que se chegou, bem como com a nomeação dos dez países, que a Comissão propôs para adesão. Encontramo-nos, no entanto, perante uma imensidade de esforço e de trabalho a desenvolver. Após 50 anos de comunismo, má gestão comunista, tirania e ditadura comunistas, os países candidatos - tal como tem sido referido, o que merece o nosso maior respeito - desenvolveram enormes esforços, pelo que merecem o nosso melhor reconhecimento e o nosso maior respeito. Mas ainda há muito para fazer, muito trabalho não só perante os países candidatos, mas também perante a própria União Europeia. Penso que, agora, não podemos desapontar os países candidatos na confiança que depositaram em nós. Aqueles que pretendem estabelecer actualmente novas condições para a adesão dos países da Europa Central, de Malta e de Chipre à União Europeia, ao exigirem, por exemplo, que se deve reformar em primeiro lugar a política agrícola europeia, esses estão a ofender os países candidatos, pois estão a trair a confiança por eles depositada na União Europeia e nas suas promessas. Há, portanto, que honrar a confiança dos países candidatos, não lhes impondo quaisquer novas condições.
A Polónia é, sem qualquer dúvida, o mais importante país candidato, pois a sua população - quase 39 milhões - é superior em número à dos restantes nove países. Há também que o recordar, aqui e agora, que esta grande mudança operada na Europa, não teria sido possível sem a Polónia, sem o Solidanos?, o 'Solidariedade?, e, vou dizê-lo também para que não o esqueçamos, sem a grande força espiritual do polaco que ocupa o trono papal, João Paulo II, aquele que disse ao povo polaco: 'Não tenhais medo!? Foi esta a base para a mudança espiritual e política na Europa.
(Aplausos da direita)
Não podemos, nunca, esquecer isto! Foi também esta a base para que, há doze anos atrás, fosse possível a unificação da Alemanha. Tal não teria sido possível sem a Polónia. Assim sendo, esperamos que este país esteja em condições de, nas próximas semanas e meses, fazer face aos intrincados problemas que ainda se lhe deparam no processo de adesão. Nesta perspectiva, apoiamos igualmente a Comissão, nas suas propostas relativas aos pagamentos directos.
Existem algumas questões em aberto, que gostaríamos de ver respondidas pelo Governo checo. Qual é a posição do Governo checo relativamente, por exemplo, à questão de ainda existir legislação na República checa que permite o tratamento desigual das pessoas? Estamos perante uma situação de discriminação? Ser-nos-ia útil obter a este respeito uma posição do Governo checo. Esperamos que a Bulgária e a Roménia, que não fazem parte da primeira ronda do alargamento, continuem a fazer progressos, de modo que possamos, a médio prazo, concluir igualmente negociações com estes dois países.
Consideramos acertada a posição da Comissão ao não enunciar qualquer data para o início das negociações com a Turquia. Gostaria de referir que no meu grupo, relativamente à questão da eventual adesão da Turquia à União Europeia, existem posições divergentes e que o mesmo se passa com os restantes grupos. Somos, no entanto, unânimes na nossa opinião de que a Turquia constitui um parceiro estratégico decisivo e de que devemos sempre manter com este país uma parceria estreita e de qualidade.
Existe ainda o problema de Kaliningrado e eu recomendo vivamente que, na resolução deste complexo problema, seja dada primazia à segurança e também à soberania da Lituânia, que não podemos questionar. Nesta base, temos de estabelecer esquemas flexíveis com a Rússia. Aviso desde já contra os perigos de uma 'Cortina de Ferro? entre a Polónia e a Ucrânia; na região à volta de L'viv, na Polónia e em outras áreas, existem estreitas relações familiares e regionais com a Ucrânia e nós vamos ter de encontrar esquemas flexíveis que garantam a segurança, mas que também permitam a proximidade destas pessoas.
O Presidente da Comissão referiu a região mediterrânica. Acabei de visitar Marrocos e constatei que ali existe uma grande preocupação de que os europeus, devido ao alargamento, esqueçam a região mediterrânica. A região mediterrânica é tão nossa vizinha como o são os países candidatos do centro da Europa, e eu recomendo que levemos tão a sério a cooperação com os países da região mediterrânica como levamos as nossas relações com a Europa Oriental.
(Aplausos)
Se, há vinte anos atrás, alguém tivesse perguntado: 'Oferecemo-vos a oportunidade da adesão da Polónia e de outros países à União Europeia - quanto estão dispostos a pagar por isso?? Teríamos estado dispostos a pagar qualquer preço financeiro que isso implicasse. Por isso eu digo que nos regozijemos por ser possível a adesão da Polónia e de outros países à nossa comunidade de valores, à democracia, ao Estado de direito e à economia social de mercado. Vamos dar as nossas calorosas boas-vindas aos colegas que, assim o esperamos, serão eleitos para esta câmara nas próximas eleições europeias de 2004. Este é um grande dia para a Europa, pois vamos ter um futuro comum e partilhado e, assim o esperamos, positivo para o nosso continente europeu.
(Aplausos)
Titley (PSE).
Senhor Presidente, o Grupo do Partido dos Socialistas Europeus apoia as propostas da Comissão que foram esboçadas hoje. Hoje é um dia histórico. Sob muitos aspectos, ele assinala uma nova fase na via iniciada por Willy Brandt quando era Presidente da Câmara de Berlim.
Antes de me alongar sobre o carácter histórico do dia de hoje, gostaria de reconhecer que só foi possível chegarmos ao ponto em que nos encontramos graças à determinação da Comissão. Quando o Senhor Presidente Prodi lançou o novo método rápido de negociação, este veio modificar radicalmente as negociações relativas ao alargamento. Gostaria de prestar também a minha homenagem ao Senhor Comissário Verheugen, que levou a cabo a sua missão com grande determinação e com uma capacidade única de dominar os pormenores, tendo, ao mesmo tempo, sempre presente a visão de conjunto. Foi igualmente um modelo de transparência e de abertura.
O alargamento é em primeiro lugar e acima de tudo uma questão de segurança. Tem a ver com a admissão de países a um sistema político e económico que trouxe paz, estabilidade e prosperidade a países que passaram grande parte da história moderna a tentarem destruir-se uns aos outros. Nas nossas discussões sobre os pormenores não podemos perder de vista esse facto. Temos capacidade para voltar a unir a Europa e criar uma União verdadeiramente à escala europeia, dedicada à construção da estabilidade e da prosperidade, não apenas para os seus próprios cidadãos, mas também para além das suas fronteiras.
Inevitavelmente, à medida que o alargamento vai ficando mais perto de se tornar realidade, começam a fazer-se ouvir as vozes dos que têm dúvidas. Há os que dizem que o alargamento é demasiado dispendioso. Em relação a esses, gostaria de sublinhar que, no período entre 2000 e 2006, gastaremos com os países candidatos a milésima parte de um por cento do PIB da União Europeia. Gastaremos dez por cento do que a Alemanha gastou com a reunificação do país. O que gastamos representa uma fracção do custo de defender a Europa Ocidental durante a Guerra Fria.
A verdadeira questão é esta: quanto é que custa não alargarmos a União Europeia? Quanto é que vai custar em termos da deslocação social, política e económica que inevitavelmente se seguirá? Outros dizem que são a favor do alargamento mas não para já. Dizem que temos de esperar pela reforma desta ou daquela política. Mas a política não é isso. Não vamos ficar sentados à espera da perfeição. O alargamento é um processo dinâmico que impulsionará, ele próprio, o processo de reforma no seio da UE. O alargamento é, na realidade, a solução para os problemas que preocupam os nossos eleitores - as preocupações com o crime e a droga, com o ambiente, com os postos de trabalho e com a construção de um futuro melhor para os nossos filhos. Há uma janela de oportunidade que temos de alargar. Se perdermos este momento, ele ficará perdido durante toda uma geração e com ele perder-se-á também a causa da reforma. Alargamento e reforma andam lado a lado.
Não é meu desejo subestimar as questões gravíssimas de que temos de nos ocupar. O mercado único é o cerne da UE e não pode sair enfraquecido. Está absolutamente fora de questão a admissão de países que não podem ou não vão impor o cumprimento do acervo comunitário neste domínio, especialmente no que se refere a auxílios estatais, política de concorrência e respeito pela propriedade intelectual. Está absolutamente fora de questão a admissão de países cujo sistema judicial seja corrupto ou ineficaz, ou cuja capacidade administrativa não esteja à altura das tarefas que se avizinham. Está absolutamente fora de questão a admissão de países incapazes de tomar medidas efectivas para combater o crime ou o tráfico de pessoas e de droga, ou que não estejam dispostos a fazê-lo. É por isso que me congratulo com as salvaguardas que foram anunciadas pela Comissão. Congratulo-me em especial com as salvaguardas económicas relativas ao mercado interno, coisa que até agora nunca tivemos, e também com o compromisso de termos um novo relatório de progressos seis meses antes da data da adesão. Se nessa altura houver problemas, nós e o Conselho temos de ter a coragem de, com base nas nossas convicções, agir de forma eficaz nessas circunstâncias.
É claro que há questões graves de que temos de tratar relativamente à agricultura. Em primeiro lugar, tem havido enormes atrasos na implementação do Programa SAPARD. Há que gastar dinheiro, antes da adesão, para reforçar estruturas nas zonas rurais e evitar um êxodo rural e o desemprego em massa. Os países da Europa Central e Oriental terão problemas em co-financiar o SAPARD, pois terão de incorporar nos respectivos orçamentos para 2002-2003 recursos orçamentais que tinham posto de lado para 2000-2001. Portanto, a Comissão tem de tomar as medidas adequadas para garantir que os fundos do SAPARD não se percam devido à implementação tardia.
O sector agrícola e os interesses da população rural são importantes tanto para a UE como para os países candidatos à adesão. É por isso que precisamos de uma solução equilibrada para a questão do financiamento da agricultura que não lance os custos para cima dos mais fracos. Por isso damos o nosso firme apoio às propostas apresentadas em Janeiro pelo Senhor Comissário Fischler, uma vez que elas são totalmente compatíveis com os Acordos de Berlim e com a chamada 'folha de itinerário? do alargamento.
Quando discutirmos a continuação da reforma da PAC, temos de garantir o envolvimento tão rápido quanto possível dos países da adesão a título consultivo. Essa reforma tem de ser anterior a 2006, ano em que expira a Agenda 2000. No entanto, as reformas não podem constituir mais um obstáculo à conclusão das negociações de adesão, tal como o alargamento não deverá atrasar a reforma da PAC.
Na minha qualidade de antigo presidente da CPM com a Lituânia, não posso deixar de abordar a questão de Kaliningrado. Insisto em que encontremos uma solução que os Lituanos considerem aceitável e não os empurre para o campo do 'não?.
Hoje não é o fim de um processo. Hoje é, assim o esperamos, o princípio do fim de um processo. Temos de examinar com a máxima atenção o caminho a seguir. Temos de ter presente que nenhum outro alargamento foi tão bem preparado como este tem sido, mas temos de agarrar este momento da história para fazer progressos. Gostaria de invocar, neste momento, a inspiração do grande Elvis Presley, já falecido - é agora ou nunca, amanhã já é tarde de mais.
Presidente.
Obrigado, Elvis!
Watson (ELDR).
Senhor Presidente, muitos de nós nunca pensámos testemunhar ainda no nosso tempo a queda do Muro de Berlim. Esse acontecimento mudou a face da Europa e, para os nossos vizinhos da Europa Central e Oriental, foi o arauto de um processo de emancipação cuja conclusão está próxima. Vale a pena recordarmo-nos dos 13 longos anos que este processo durou, com as vozes dos cépticos, como sereias, a procurarem desfazer o alargamento contra as rochas.
Num debate anterior, descrevi o alargamento como sendo um processo de avaliação contínua e não um exame com uma data única. Agradeço ao Senhor Presidente Prodi ter apresentado hoje a avaliação da Comissão sobre o maior ou menor grau de preparação dos Estados candidatos para aderirem à União Europeia, facto que marca a realização, por parte desses países, de um importante trabalho nesse processo. Aproximam-se agora do exame final na Cimeira de Copenhaga. As perspectivas parecem ser boas, embora ainda tenham que trabalhar bastante nos próximos meses para conseguirem a aprovação.
O Grupo dos Democratas Liberais procurou sempre aplicar os critérios de Copenhaga e o calendário, sem colocar um deles num plano superior ao outro. Congratulamo-nos, portanto, com a conclusão da Comissão de que os dez Estados candidatos estarão em condições de aderir à União Europeia em 2004, mas que os seus preparativos vão continuar a ser objecto de acompanhamento. É necessário um sistema reforçado de acompanhamento, pois a visão de conjunto apresentada pela Comissão mostra claramente que há deficiências no grau de preparação desses países candidatos e temos de falar abertamente sobre isso. Se quisermos convencer os nossos próprios cidadãos dos aspectos positivos do alargamento, é preciso que fique claro que não estamos a esconder problemas debaixo do tapete. A transparência acerca desses problemas e das medidas tomadas para os atacar aumentarão a nossa capacidade de tranquilizar os que ainda têm dúvidas.
Solicito, pois, à Comissão que transmita ao Parlamento todos os relatórios periódicos sobre o alargamento que vai elaborar para apresentar ao Conselho. Se ficarmos à espera do relatório de acompanhamento exaustivo que será elaborado seis meses antes do alargamento, a Comissão poderá não ter outra alternativa que não seja a imposição de salvaguardas, uma vez que a opção nuclear de suspender o alargamento pode bem não ser viável. Espero que a ameaça dessas salvaguardas seja suficiente para garantir que elas não serão utilizadas.
Também não deveremos esquecer, porém, que não é só preciso convencer os nossos eleitores. Há que vencer os referendos nos Estados candidatos. Os críticos desses países que comparam a União Europeia à antiga União Soviética estão a confundir um casaco com um colete-de-forças. Ainda assim, temos de demonstrar a esses países que eles vão beneficiar com o alargamento logo desde o primeiro ano. Isso significa celebrar um acordo financeiro generoso que exclua a possibilidade de eles se tornarem contribuintes líquidos a curto prazo. Com a introdução de uma cláusula de secessão num novo Tratado Constitucional, também acalmaremos os receios de que aderir à União Europeia seja sinónimo de deitar fora as chaves que abrem a porta da liberdade.
O meu grupo está profundamente preocupado com o facto de continuar a existir uma corrupção generalizada e de ser necessário trabalhar arduamente para aplicar o acervo comunitário no domínio da justiça e dos assuntos internos. Temos de ser firmes no que respeita a casos de incumprimento por parte dos países candidatos, mas temos de reconhecer que o relatório que hoje temos na nossa frente é apenas um relatório de progresso. O meu próprio país, 15 meses antes da adesão, ainda lutava para cumprir os critérios. Passados trinta anos, talvez haja quem diga que ainda continua a lutar. Porém, uma coisa é clara. O controlo da observância da legislação da União Europeia e do respeito pelos valores da União não é um processo que acabe com a adesão.
O Grupo Liberal saúda a data de 2007 e a 'folha de itinerário? para a Bulgária e a Roménia. Os passos que aqueles países precisam de dar têm de ser claramente delineados pela Comissão a tempo de serem apresentados em Copenhaga, para que eles fiquem com uma ideia exacta do que é preciso fazer.
As recentes reformas levadas a cabo pelo Governo turco representam um verdadeiro avanço e, muito embora não seja possível fixar uma data para a adesão da Turquia enquanto não forem cumpridos os critérios políticos, observaremos com interesse a execução dessas reformas. Há que oferecer à Turquia uma estratégia de pré-adesão acompanhada de mais apoio financeiro e de um ambiente político mais amistoso. Temos de mostrar ao mundo que não somos um clube cristão de elite.
A questão de Chipre também terá de ser resolvida para aplanar o caminho para a adesão da Turquia. Neste contexto temos de esperar que a Grécia e a Turquia dêem o seu contributo para negociar um acordo antes da Cimeira de Copenhaga. A perspectiva de todo o território de Chipre aderir à UE constituiria um começo positivo para a Presidência grega, que esperamos que termine em Tessalónica com uma cimeira que simbolize a reconciliação.
Conclusão: a maratona do desenvolvimento aproxima-se da linha de chegada. Apesar dos esforços até agora despendidos, os participantes têm de estar preparados para um sprint final. Uma vez cortada a linha da meta em Copenhaga, terão pouco tempo para celebrar, pois começa o treino para a maratona seguinte - a maratona de cumprir o acervo comunitário e de conseguir a aprovação democrática do processo de alargamento.
Wurtz (GUE/NGL).
Senhor Presidente, Senhor Presidente da Comissão, Senhor Presidente em exercício do Conselho, Senhor Comissário, estamos prestes a tomar uma decisão histórica. 'Dentro de pouco mais de um ano?, era o título ontem de um jornal de Bruxelas, 'teremos de dizer: os Vinte e Cinco em vez dos Quinze?. Trata-se em si de uma boa notícia. Penso reflectir o ponto de vista do essencial do meu grupo ao desejar as boas-vindas a todas essas nações europeias. Vamos ter de enfrentar um desafio comum: conseguir que o alargamento seja um êxito.
Mas, para conseguir esse êxito, é necessário não escamotear nenhum problema, pois sem isso serão os oponentes envergonhados ao alargamento ou os demagogos populistas que se irão alimentar das frustrações. Ora, é aí que está o busílis. A sua apresentação, Senhor Presidente da Comissão, escamoteia em minha opinião problemas sérios.
Vejamos a questão tabu por excelência, o acervo comunitário. Para si, e para muitos outros colegas na sala, trata-se de um todo intangível. Um país candidato que pusesse uma parte em causa excluir-se-ia da negociação. Todavia, todos sabemos que algumas implicações desse acervo provocariam nesses países crises sociais agudas, graves e perigosas. Não é ignorando essas questões que as resolveremos, antes pelo contrário. Uma transposição à pressão não irá resolver nada a longo prazo.
Entre os Quinze, houve alguns Estados que conseguiram compromissos sobre questões que diziam respeito à sua identidade específica; e mesmo entre os países fundadores da Comunidade, há textos assinados que são neste momento postos em causa, como o pacto de estabilidade. Entre as cidadãs e os cidadãos da União, as contestações do acervo vão, como sabem, ainda bem mais longe. A estrutura liberal da Europa, tal como a sua construção a partir de cima, longe das pessoas e de uma forma não transparente, é cada vez menos aceite. Tais debates ocorrem também nos países candidatos, até a um nível muito alto. É disso testemunha, por exemplo, o conflito de fundo que opõe o governo e o parlamento polacos ao Banco Central daquele país, considerado demasiado liberal e demasiado independente. A Presidente da Letónia, pelo seu lado, fala claramente, no que respeita à posição da Comissão sobre o capítulo agrícola, de um sentimento, e cito, 'de colonização? entre a população. Tudo isto é conhecido de todos mas é também um não dito. Penso que é um erro. Partir o termómetro não fará baixar a febre.
Há outro aspecto que quero salientar. Amigos deputados de países candidatos relatam-me episódios desagradáveis. Aparentemente, um negociador da Comissão, confrontado com algumas reservas, teria encerrado o debate com as seguintes palavras: 'ou assinam ou esperam?. O que é que se consegue com a arrogância do forte perante o fraco? Consegue-se a assinatura hoje e rancores amanhã. Não é solução. Temos que falar sobre o assunto.
Contentar-me-ei em assinalar um terceiro problema, pois toda a gente o conhece, mas penso que temos que falar dele, pois condiciona em grande parte o êxito global. Refiro-me ao problema do financiamento do alargamento. Se a memória não me atraiçoa, a Comissão tinha previsto, em 1999, 40 000 milhões de euros para o período de 2004 - 2006, quando estavam em causa seis países. Está agora previsto o mesmo montante para dez países. Como é que isto pode resultar? E por que é que não se recorda publicamente aos Estados-Membros que recusam a solidariedade financeira necessária que eles beneficiam com aqueles países, desde há mais de dez anos, de um vergonhoso excedente comercial da ordem dos 100 000 milhões de euros e que as suas empresas neles conseguem lucros substanciais que gostaríamos de conhecer pormenorizadamente.
Perdoem a minha franqueza, mas, só enfrentado hoje os problemas reais, teremos hipóteses amanhã de ter êxito no alargamento.
Cohn-Bendit (Verts/ALE).
Senhor Presidente, Senhor Presidente da Comissão, parece que o vento da mudança está a soprar nesta sala. Tendo vivido alguns momentos históricos, estou um pouco decepcionado com o frio que sopra nesta sala. No dia de hoje, há exactamente treze anos, começou em Leipzig a primeira manifestação que conduziu à queda do muro de Berlim. E o senhor deputado Poettering, com o talento que lhe reconhecemos, recordou aqui o 'Solidariedade?, que todos conhecemos. Confesso que, no que respeita ao Papa, passo. Citaria no entanto mais dois grupos de heróis polacos que o senhor esqueceu: refiro-me aos resistentes polacos que lutaram contra a barbárie nazi e aos resistentes judeus que lutaram também no Gueto de Varsóvia contra a barbárie nazi. Se falamos da Polónia e da luta contra os totalitarismos, falemos de todas as lutas dos Polacos contra todos os totalitarismos.
E assim chegamos ao alargamento. Confesso que, por vezes, fico um pouco surpreendido com o tom de condescendência que usamos relativamente aos países candidatos. É óbvio que eles têm de proceder a reformas. É óbvio que, passar de uma cultura totalitarista para uma cultura democrática e da economia de mercado, é uma etapa difícil. Mas o que eu teria esperado, desejado, imaginado, sonhado, da Comissão num momento histórico, seria dizer-nos: uma vez que o alargamento constitui um projecto histórico exaltante, tentemos projectar-nos - nós, europeus - na história. Que Europa queremos dentro de quinze anos, dentro de vinte anos, com os Vinte e Cinco? E que debates mesquinhos são estes a que se dedicam neste momento os Quinze face ao alargamento, quando ouvimos o que se passou no último Conselho 'Assuntos Gerais?, quando se tratou de dar mais dois lugares, não sei, penso que à República Checa, ou mais dois lugares a não sei quem? Quando pensamos que continuamos a não conseguir estabelecer um projecto financeiro para a agricultura, estabelecer um projecto financeiro para os Fundos Estruturais... E porquê? Porque os Quinze estão neste momento a fazer uma política egoísta, têm medo da história. Há que dizer as coisas como elas são. A maior parte dos governos deleitam-se com a História ao domingo, e na segunda-feira têm medo daquilo que sonharam no domingo. É por isso que não conseguimos avançar.
Senhor Comissário Verheugen, o senhor disse que pede mais flexibilidade aos países candidatos, perante os problemas financeiros. Gostaria de lhe dizer que, pela minha parte, peço mais solidariedade e entusiasmo pela história aos Quinze. Pois só com solidariedade e entusiasmo pelo alargamento encontraremos soluções para as questões difíceis. Em duas palavras, gostaria que nos explicassem hoje, não o velho debate - será primeiro preciso reformar, aprofundar, e depois alargar -, mas quais são as condições sine qua non do êxito do alargamento, das reformas e do aprofundamento da Europa antes do alargamento. Não se trata aqui de levantar mais uma barreira, mas muito simplesmente, Senhor Deputado Poettering, de tornar possível o alargamento. Se a Europa continuar a funcionar como funciona com o direito de veto de um país, ou outro, ou outro, em certas situações, caminhamos para a catástrofe e vamos faltar ao encontro da História. Eis a lição, eis o que eu teria gostado de ouvir, no sentido de nos obrigarem a andar mais depressa e aprofundar o processo da Convenção no que respeita às reformas da agricultura, dos Fundos Estruturais e da paisagem jurídica da Europa, no sentido de essa paisagem ser mais democrática. Por fim, seria necessário afirmá-lo de uma forma clara. Pela minha parte, afirmo-o em nome do meu grupo: o que sonhamos é que, dentro de dez anos, quinze, não sei quantos anos, consigamos uma harmonização social e ecológica de toda a Europa, de Portugal à Hungria, da Polónia à Itália. Uma harmonização social total. Sei que vai demorar tempo, mas será esse o nosso projecto? Será esse o nosso sonho? Ou será qualquer coisa que não queremos, porque queremos conservar as diferenças entre uns e outros? Eis o que me parece faltar um pouco no discurso da Presidência e da Comissão. Mas não faz mal, a História tem a capacidade de por vezes nos obrigar a mais entusiasmo. E podem estar certos de que também os senhores terão um dia mais entusiasmo ao encontrarem-se com a História.
(Aplausos)
Collins (UEN).
Senhor Presidente, gostaria de dizer em breves palavras ao senhor deputado Cohn-Bendit que a paixão é uma coisa maravilhosa, mas que é vã se não se basear no pragmatismo e no bom senso. Se o senhor deputado Cohn-Bendit dispõe, neste momento, de paixão em abundância, talvez pudesse canalizar parte dela para os seus colegas Verdes do meu país que estão a tentar convencer o eleitorado de que deverá votar contra o Tratado de Nice. Se queremos sentir paixão, baseemos então essa paixão em factos, e o facto é que para que os dez países candidatos propostos pela Comissão - por cujos esforços me sinto grato, em particular no que se refere aos Comissários Prodi e Verheugen - venham a fazer parte da Europa alargada com que sonha o senhor deputado Cohn-Bendit, é preciso dizer aos cidadãos do meu país, em nome do Partido Europeu dos Verdes, que deverão votar no 'Sim? ao Tratado de Nice. Congratular-nos-emos se o fizerem.
Faz pouco sentido que tudo seja para todos em todas as alturas. Fundamentemos em factos os conselhos que damos ao eleitorado. Não está certo que os deputados do Partido dos Verdes digam aos cidadãos do meu país que o processo de alargamento de que estamos a falar está previsto no Tratado de Amesterdão. O Tratado de Amesterdão não prevê a adesão de dez novos Estados-Membros. Se vamos ter dez novos Estados-Membros, como é nosso desejo, e depois, talvez, o mais depressa possível, a Roménia e a Bulgária e, oportunamente, a Turquia, digamos a verdade aos cidadãos: para que tal aconteça, o Tratado de Nice tem de ser aceite.
Gostaria de felicitar a Comissão pelo trabalho fantástico que realizou ao ocupar-se de todos os países candidatos e pelo facto de estar agora em condições de recomendar a adesão de dez países. Desejo felicitar o Senhor Comissário Verheugen pelo que afirmou relativamente à Turquia. É importante que este Parlamento reconheça que ao longo do último ano e meio se fizeram grandes progressos na Turquia; é preciso não o esquecer. A posição em que a Turquia se encontra hoje em dia não deve ser vista como um qualquer tipo ou forma de rejeição pela União Europeia
No que diz respeito a Chipre, congratulo-me com os progressos aí operados e com o facto de a adesão desse país nos ter sido recomendada. Gostaria também de manifestar o meu apoio ao que nos foi proposto pela Comissão relativamente ao problema político na Turquia e em Chipre, uma vez que o Norte de Chipre está sob ocupação turca. Deveremos fazer uso de toda a nossa influência para garantir que seja aceite que as Nações Unidas desempenhem um papel neste contexto, pois não existe outra forma de encontrar uma solução.
Por último, gostaria de dizer a este Parlamento e aos meus colegas e amigos que, apesar dos grandes esforços daqueles que, nesta Assembleia, têm tentado lançar a confusão sobre a questão do Tratado de Nice relativamente ao meu país, o povo da Irlanda apoia inteiramente o alargamento. No fim da próxima semana teremos uma maioria a favor do Tratado de Nice.
(Aplausos)
Bonde (EDD).
Senhor Presidente, a Irlanda é um de dois países nos quais a maioria iria lamentar uma eventual dissolução da UE. O Tratado de Nice foi posto à prova no país da UE que mantém a atitude mais positiva e, não obstante, 54% votou 'não?. Teria sido mais natural perguntar aos cidadãos de outros países se gostam do Tratado, mas em vez disso pediu-se aos irlandeses para votarem novamente, o que então fazem, sob a ameaça da suspensão do alargamento. Sinceramente, haveria algum ministro disposto a travar o alargamento caso os irlandeses votassem contra? Obviamente que não, o alargamento continuaria. Está previsto no Tratado de Amesterdão através de um protocolo que confere aos cinco maiores países uma compensação pela perda do segundo Comissário, da maioria dupla ou de mais votos no Conselho. A negociação do resultado foi finalizada em Nice; não é um resultado do qual nos podemos orgulhar, mas consta de uma declaração específica que não faz parte do Tratado, razão pela qual não foi rejeitada. Independentemente dos irlandeses votarem sim ou não, a declaração poderá ser invocada.
Insto igualmente a Cimeira de Bruxelas a rectificar os números. É um escândalo que se ofereça à Hungria e à Turquia menos assentos no Parlamento Europeu do que aos países com menos habitantes. O novo sistema de ponderação é impossível de recordar, inclusivamente para os ministros. Deveria, em vez disso, ser criado um sistema simples susceptível de ser explicado aos cidadãos dos países que brevemente irão votar sobre a adesão.
Também considero necessária uma maior tolerância em relação aos países candidatos. A UE não os deve acolher como um cilindro que esmaga tudo aquilo que eles próprios possam ter feito em matéria de legislação. Apenas deveriam ser estabelecidos requisitos relativamente à sua conduta no mercado comum. Permitam a estes países a preservação da liberdade em todas as áreas onde não está documentada a necessidade comum de legislação transfronteiriça. E deveríamos permitir-lhes decidir se querem ou não manter a sua própria moeda.
Os terrenos agrícolas na República Checa custam apenas 10% do que custam na Alemanha. Qual é a justificação que não permite que os países candidatos possam manter a sua legislação relativa à compra e venda de terrenos. O que diriam os checos se o País dos Sudetas fosse comprado com euros alemães? Sou oriundo de uma região da Dinamarca que em tempos foi ocupada pela Alemanha. Hoje em dia possuímos excelentes relações de vizinhança, que louvo e considero um modelo para a Irlanda do Norte e para outras regiões com tensões entre os diferentes povos. O protocolo dinamarquês relativo às casas de Verão contribui para as boas relações entre dinamarqueses e alemães. Sem esse protocolo, as casas mais bem situadas teriam sido compradas por alemães tendo em conta que o preço de uma casa de Verão na Alemanha é muitíssimo superior.
Os regimes transitórios estabelecidos com os países candidatos são um convite à divisão desnecessária e vão dar origem a muitos votos 'não? nos referendos.
O meu grupo tem posições distintas em relação ao alargamento. O Movimento-de-Junho dinamarquês tem sido fortemente criticado pelas condições oferecidas aos países candidatos, mas iremos votar a favor, aqui nesta sala, porque respeitamos as decisões tomadas pelos próprios países candidatos. Esperamos que as muitas novas democracias possam contribuir para injectar mais espírito democrático na UE, para conseguirmos uma Europa mais elegante, mais livre, aberta e descentralizada para todos.
Uma maior flexibilidade poderia ainda permitir a adesão da Bulgária e da Roménia. É triste vê-los postos de parte porque foram mantidos durante muito tempo na pobreza.
Vanhecke (NI).
Senhor Presidente, escusado será dizer que sempre fomos a favor de uma Europa unida e forte, onde cada um dos povos europeus tem o seu lugar e pode conservar a sua identidade cultural. O mesmo se aplica aos povos da Europa de Leste que, durante décadas, viveram sob o jugo comunista e que, durante décadas, não puderam contar com a solidariedade de ninguém neste hemisfério, de nenhuma das famílias políticas neste hemisfério. que, não obstante, podem fazê-lo neste momento. Por consequência, não me oponho ao princípio do alargamento europeu, desde que se trate, naturalmente, de um alargamento europeu e não de um pequeno alargamento asiático para incluir um país como a Turquia, que não pertence à Europa, nem em termos geográficos, nem históricos, nem políticos, nem culturais. Oponho-me, isso sim, a um alargamento precipitado e dogmático, como aquele que está hoje a ser preparado, e que, segundo receio, irá originar grandes problemas sociais, económicos e culturais. Problemas que não emergirão apenas nos Estados-Membros actuais, que seguramente irão voltar a deparar-se com uma grande onda de imigração, mas também nos Estados candidatos, quando os seus cidadãos altamente qualificados - engenheiros, médicos, enfermeiros, trabalhadores da construção e muitos outros - começarem, quase seguramente, por razões financeiras, a abandonar os seus países para encontrar empregos melhor remunerados noutra região da Europa.
Se a livre circulação de pessoas, bens e capitais gerar, na realidade, mais pobreza, mais imigração, mais criminalidade e maior desenraizamento, tanto nos países da antiga Europa Oriental como aqui, nesse caso, os políticos responsáveis deveriam realmente procurar primeiro um método para garantir um processo de unificação mais harmonioso. Por consequência, reflictamos mais algum tempo, avancemos com esse alargamento, mas reconheçamos que hoje, neste momento, a livre circulação de pessoas ainda não é possível. Se assim não fizermos, corremos o risco de colocar sob a Europa uma bomba relógio que talvez venha a explodir mais cedo do que pensamos ou, para usar as palavras de La Fontaine, zelemos por que a Europa não tenha o mesmo trágico destino da rã que certa vez sonhou poder transformar-se muito depressa num boi.
Brok (PPE-DE)
Senhor Presidente, Senhor Presidente da Comissão, Senhor Comissário, Senhor Presidente em exercício do Conselho, gostaria em primeiro lugar de agradecer à Comissão pela forma excepcional como, nos últimos meses, vem preparando este dia. Apresentou uma proposta baseada em todas as análises possíveis neste momento e até este momento, uma proposta que é viável, tão viável que em Dezembro vai ser possível tomar as decisões no sentido de convidar dez países a juntarem-se à União Europeia. Na qualidade de presidente da comissão especializada responsável, posso dizer que estamos a realizar os preparativos no sentido de configurar tão rapidamente quanto possível o procedimento parlamentar, por forma a não haver qualquer atraso da parte do Parlamento Europeu e de modo que possamos cumprir o prazo estabelecido para a assinatura dos Tratados. Estou convicto de que o Parlamento Europeu vai, na globalidade, obter um resultado positivo.
Trata-se de um grande momento, mas o trabalho não fica concluído com este grande momento, pois, até Dezembro, vai haver ainda complexas negociações. Tem de ficar claro que não podemos fazer com que os países candidatos fiquem reféns de problemas com que nos defrontamos num ou noutro Estado-Membro. Temos de ter a clara noção de que são necessárias reformas em áreas como a política agrícola, mas que estas reformas não podem ser concebidas de maneira a que daí surja um álibi para que haja um atraso. O procedimento interno no seio da União Europeia tem de ser configurado por forma a assegurar que não vão aparecer novos motivos para atrasos. É por esta razão que estamos a solicitar os Governos dos Estados-Membros no sentido de, em determinadas áreas específicas, em que ainda não chegaram a acordo, como é o caso da política agrícola e do financiamento, o fazerem com a maior brevidade possível, de modo a não sermos nós os causadores de um eventual atraso no alargamento da União Europeia.
Neste contexto se inclui, por exemplo, a resolução da questão de Chipre, de modo que não surjam novas tensões e. simultaneamente, um atraso. Creio que nos encontramos praticamente perante a quadratura do círculo, mas também esse aspecto me parece resolúvel. Tem de ficar claro que, fora da União Europeia, não pode existir qualquer força entre os países candidatos com direito a influenciar o calendário do alargamento, seja qual for o país de que estejamos a falar. Existe uma série de casos em que também nós temos de estar claramente consciencializados para este aspecto, independentemente do sentido que se lhe dê.
Quanto a mim, os países candidatos necessitam igualmente de prosseguir os seus esforços e aproveito para agradecer à Comissão por ter dado tão grande ênfase à implementação através de estruturas administrativas e judiciais adequadas. Os países candidatos ainda têm muito trabalho para fazer antes da concretização da adesão, em 2004. Não chega transpor o acervo comunitário para as legislações nacionais, tem igualmente de existir a capacidade de transposição para a prática. Para tal, terá de ser fornecido o necessário apoio, mas também terão de se lhe seguir os necessários esforços. E estes não poderão terminar em Dezembro, pois, se assim for, viremos a estar numa situação muito difícil. Significa também que é preciso ficar bem clara - também no que se refere à República Checa - a existência de uma ordem jurídica que não tolera a discriminação.
Futuramente, nenhum cidadão da UE pode ser discriminado por nenhum motivo. A União Europeia não está aqui para ajustar contas com o passado, mas sim para encetar uma nova era e quebrar o ciclo de violência na Europa, o que significa a disponibilidade de todos para contribuir neste sentido. Tenho esperança de que os pareceres e relatórios encomendados pelo Parlamento Europeu sejam devidamente tidos em conta por todas as partes e que esta oportunidade seja aproveitada para lhe associar os necessários sinais, gestos e acções para que haja um bom funcionamento na prática.
Permitam-me acrescentar uma última frase, que devia, na realidade, constituir a maior parte da minha intervenção. Também nós ainda temos os nossos 'trabalhos de casa? para fazer, nós próprios não estamos ainda prontos para o alargamento. É por esta razão que tem de ser um êxito a Convenção com vista a elaborar uma Constituição europeia no próximo ano. Trata-se de uma condição sine qua non para o funcionamento de uma Comunidade alargada e, nesta perspectiva, também nós temos de desenvolver um particular esforço.
Poos (PSE).
Senhor Presidente, na sua Comunicação sobre o balanço das negociações de adesão, a Comissão confirma que Chipre fará parte da primeira vaga de adesão, tal como foi decidido na Cimeira de Copenhaga. Quero agradecer à Comissão, e sobretudo ao senhor Comissário Verheugen, por essa proposta, que corresponde plenamente às expectativas do Parlamento Europeu e que não deveria surpreender ninguém. Ao longo de todo o processo de negociações, pudemos com efeito constatar uma perfeita concordância sobre os elementos fundamentais do dossier cipriota entre a Comissão e o Parlamento Europeu. Parece também neste momento que as negociações de adesão com a República de Chipre representaram um poderoso catalisador para os esforços das Nações Unidas com vista a resolver o problema político da ilha em conformidade com as regras do direito internacional. Embora nada esteja já certo hoje em dia, e apesar das ameaças de anexação e de crise provenientes de Ancara, o recente comunicado do Secretário-Geral das Nações Unidas persiste na ideia de que é possível uma solução quadro política até ao final do ano. Nas suas últimas resoluções, o nosso Parlamento enunciou claramente as condições a que deve responder esse acordo, de forma a que Chipre possa assumir plenamente as suas obrigações de membro da UE. Com efeito, o Estado Federal Cipriota tem de dispor de um governo central, assim como de um Parlamento, que assegure o controlo e que seja capaz de tomar todas as decisões no âmbito do Tratado, assim como participar nessas políticas. Terá além disso de garantir os direitos humanos e assegurar as liberdades fundamentais em todo o território da ilha. O despertar da sociedade civil e as sondagens realizadas no norte de Chipre confirmam que a maioria da população cipriota turca é também favorável a uma política pró-europeia. Assim, formulo a esperança de que uma vontade política vigorosa permita ultrapassar os obstáculos ainda existentes e que as forças da união levarão a melhor sobre as forças da divisão. Se essa política não vingar, ou for bloqueada por interferências externas, o Conselho Europeu de Copenhaga terá de decidir em conformidade com as conclusões de Helsínquia.
Maes (Verts/ALE).
Senhor Presidente, Senhores Comissários, já desde o século XIX que nós, na Flandres, sonhamos ser flamengos e tornarmo-nos europeus. Com a adesão de dez novos Estados, o espaço europeu de paz e estabilidade está a crescer. O mesmo acontece no âmbito dos direitos humanos e da democracia. Isso constitui motivo de regozijo. Os países candidatos receberem fortes incentivos para operarem as necessárias mudanças, mas, nós próprios, não envidámos os mesmos esforços para implementar com determinação as mudanças que são necessárias para criar essa verdadeira Europa.
Os anteriores alargamentos demonstraram que a prosperidade aumentou tanto nos países em causa como para os cidadãos da UE. O Presidente Prodi afirmou que os custos serão recompensados, mas os nossos cidadãos não estão totalmente convencidos de que assim será. Bem pelo contrário. Será preciso coragem e poder de persuasão para eliminar os sentimentos de medo e incerteza, em particular num período de recessão económica.
Além disso, há ainda imperfeições no sistema. O próprio Presidente Prodi mencionou a fraude, a corrupção e o tráfico de seres humanos. Os problemas em torno do Chipre e os problemas internos na Polónia foram também referidos, e a discussão em torno da Turquia ofusca tudo o resto. Não podemos suscitar falsas esperanças. Daí a necessidade de informarmos também os nossos cidadãos sobre o que está em jogo.
Enquanto regionalistas e povos sem Estado, somos particularmente sensíveis aos problemas ainda existentes no que respeita à discriminação dos povos e das minorias culturais. Somos sensíveis ao não reconhecimento de determinadas realidades regionais e históricas nos diferentes países candidatos. Tudo isso levanta a questão de saber se ainda dispomos do tempo e dos instrumentos necessários para rectificar estas questões, antes de a adesão se tornar numa realidade. No entanto, hoje dizemos 'sim? à adesão, uma vez que dizer 'não? constituiria um sinal de hostilidade, e nós sonhamos, justamente, com esse espaço de paz e de estabilidade.
Abitbol (EDD).
Senhor Presidente, para a União Europeia, o alargamento é uma oportunidade, provavelmente a última, tantos são os fracassos acumulados pela União em todos os outros domínios. Mas ninguém está disposto - nem os países candidatos, nem sobretudo os Quinze - a aceitar as consequências, nomeadamente financeiras, do alargamento. A Comissão do Senhor Presidente Prodi não esteve à altura da tarefa, e verificamos claramente que a preocupação de ter êxito, de consagrar o seu mandato à cabeça da Comissão Europeia, levou a melhor sobre todas as outras considerações.
Queremos alargar o nosso círculo de família, mas não aumentámos a casa. Pelo contrário, desde Nice, todos recuaram para o seu jardinzinho privado. Então - há que ter a coragem de dizê-lo -, é necessário adiar a decisão do alargamento. O princípio está adquirido. Mas há que adiar a decisão pelo menos até que a Convenção Europeia, por exemplo, proponha aos vinte e cinco Estados uma nova arquitectura comum e novas regras de funcionamento. A decisão não deve ser tomada em Copenhaga, no próximo mês de Dezembro, mas sim em Atenas ou em Roma no próximo ano, o que não provocaria atrasos na adesão dos países se a decisão for positiva.
É por isso que votarei contra o relatório que nos apresenta neste momento a Comissão. Felicito-a apenas por ter fechado a porta à Turquia, decisão que, no fundo, é tão incompreensível como a que lhe tinha aberto essa mesma porta.
Raschhofer (NI).
Senhor Presidente, caros colegas, o alargamento vai modificar indelevelmente Europa. Daí ser tão crucial a qualidade dos preparativos. A Comissão deu hoje luz verde para a adesão de dez países, mas reconhece simultaneamente que ainda não se encontram preenchidos todos os critérios. É nesta perspectiva que o parisiense Le Figaro fala de uma 'desagradável e arrepiante sensação de saltar para o vazio sem usar pára-quedas?. Eu não iria tão longe, mas encontram-se em aberto numerosas questões sensíveis. O financiamento, Chipre e os decretos Bene? são alguns destes temas-chave. Estou extremamente desapontada com a atitude do Governo checo de nem sequer admitir falar sobre o assunto. Europa quer dizer falar uns com os outros! Estou desapontada com a atitude da Comissão. Que comunidade de valores vai a UE tornar-se no futuro, se aceita placidamente uma lei que deixa impune o assassinato?
Falei de temas fracturantes, mas estes são contrabalançados, não apenas pelas vantagens, mas também pela oportunidade de alargar a zona de segurança e estabilidade e ultrapassar a divisão da Europa. O alargamento representa a expressão política da reconciliação na Europa e esta é a nossa grande oportunidade.
Oostlander (PPE-DE).
Senhor Presidente, treze anos após a libertação da Europa Central e Oriental e ao cabo de alguns anos de ponderadas negociações, chegámos agora à penúltima fase do processo de adesão de oito novos países daquela região e dois da região do Mediterrâneo. Os países candidatos que, segundo se prevê, irão participar como membros de pleno direito nas eleições europeias em 2004, poderão em breve enviar observadores para este Parlamento, um facto que saudamos particularmente. A Comissão merece ser calorosamente felicitada pelo resultado que nos apresentou, o mesmo se aplicando, em particular, ao principal responsável por esse resultado, o Senhor Comissário Verheugen.
Neste Parlamento dissemos, na altura, que as pontas soltas deveriam ser poucas e curtas. É precisamente isso que verificamos na fase de transição: as pontas soltas são poucas e curtas, excepto no que diz respeito ao ambiente, por razões compreensíveis.
Quando pensamos em 1989, podemos recordar-nos ainda do entusiasmo geral com que o regresso à Europa de povos longamente reprimidos foi acolhido. Esse entusiasmo permanece entre nós, e em grande abundância. Por conseguinte, mais penoso ainda se torna verificar a forma como, em alguns ministérios, esse regresso foi reduzido a uma mera questão de dinheiro. Alguns sustentam a ideia - falsa, mas persistente - de que a União Europeia, e a adição de novos Estados, em particular, seriam onerosas e requereriam grandes sacrifícios da nossa parte. Além disso, subsistem algumas tendências xenófobas que são objecto de desavergonhada especulação.
Transmitir a verdade, nomeadamente que a União Europeia custa apenas 1,27% do PIB e que, graças às poupanças internas, foi libertado mais um montante de 0,14% para o alargamento, montante esse que foi acordado em Berlim e foi fixado até 2006, ou seja, que todo o processo está a desenrolar-se sem sobressaltos do ponto vista orçamental, é uma tarefa praticamente impossível. E quando alguma dessa verdade consegue penetrar, haverá sempre um ou outro Ministério das Finanças que, ao traçar os piores cenários, ao exagerar os problemas e ao interpretar tendenciosamente os números, está disposto a voltar a despertar os receios latentes, a denegrir o alargamento e até mesmo a usar os países candidatos como peões na disputa política com outros Estados-Membros, em torno da revisão da política agrícola. Isso transgride as regras da decência.
O cuidado com que a Comissão agiu em nome do Conselho manifesta-se de diversos modos, sendo um deles a declaração de que a implementação permanente e sustentada dos resultados das negociações terá, por enquanto, de ser supervisionada. Durante os próximos anos haverá seguramente razões para auxiliar os novos Estados-Membros, ou para lhes indicar o caminho certo, em particular no plano administrativo. Aquilo que estes países já conseguiram merece, de facto, ser aplaudido.
Uma cláusula dessa natureza já foi usada durante as fases preparatórias do Tratado de Amesterdão. Nessa altura, introduzimos o famoso artigo que prevê, inclusivamente, a aplicação de sanções no caso de um Membro se desviar dos princípios do Estado de direito e da democracia. Esse artigo aplica-se a todos nós. Como já muitas vezes foi demonstrado cientificamente, inclusive pelo nosso antigo colega Burenstam Lindner, os alargamentos trazem sempre benefícios económicos a todas as partes envolvidas, e até mesmo mais aos Estados-Membros existentes do que aos novos. Mais importantes ainda, contudo, são os benefícios em termos de uma ordem jurídica mais justa e mais pacífica na Europa e da instituição de uma comunidade de valores europeia. Também nesse domínio, o contributo dos novos membros poderá ser valioso. Espero que o mesmo espírito que imperou no início da integração europeia possa inspirar também os novos e os antigos Estados-Membros no futuro.
Swoboda (PSE).
Senhor Presidente, Senhor Presidente da Comissão, Senhor Comissário, caros colegas, o relatório da Comissão denota um grande optimismo, mas é também bastante realista. Concordo com o senhor Comissário Verheugen: muita coisa aconteceu, mas muitas reformas são ainda necessárias e precisamente nós, enquanto parlamentares, temos de estudar e analisar os relatórios, aliando o espírito visionário à exactidão e ao pragmatismo, do mesmo modo que temos de examinar os resultados das negociações. Gostaria de dizer desde já o seguinte: o alargamento não será certamente bem sucedido se não prosseguirmos os esforços para estabelecer o mercado interno, para integrar as minorias - por exemplo os Roma e os Sinti - e para fazer prevalecer o Estado de Direito. A este respeito quero, no entanto, acrescentar que é a nós que nos compete adoptar uma atitude adequada ao estabelecimento de pontes.
Uma vez que a expressão decretos Bene? já foi mencionada, aproveito para referir que estou bastante satisfeito com o facto de os estudos elaborados a pedido do Parlamento demonstrarem que não existem quaisquer obstáculos legais à adesão da República Checa. Refiro simultaneamente que seria benéfico para o clima das negociações e para o processo de tomada de decisões, se a República Checa tivesse a coragem de esclarecer a situação, promovendo uma reapreciação dos decretos Bene? a partir de uma perspectiva moderna e não como uma exigência ou uma condição, mas sim como uma oferta.
Permitam-me ainda um comentário na qualidade de antigo relator para a Turquia. Compreendo perfeitamente o desapontamento de muita gente na Turquia, em especial da parte das forças pró-europeias, relativamente às propostas da Comissão, na medida em que estas não designam uma data fixa para as negociações de adesão. No entanto, compreendo e apoio esta posição da Comissão e encaro-a como uma grande oportunidade para a Turquia, desde que esta não fique meramente estática à espera de uma possível data e esteja preparada para trabalhar em conjunto com a União Europeia no sentido de formar uma autêntica parceria económica e política entre a União Europeia e a Turquia até que a adesão seja possível. As propostas da Comissão constituem um ponto de partida neste sentido, mas mais ainda se pode fazer e é o que iremos pôr conjuntamente em prática nos próximos meses.
Hoje, alguém me perguntou: o que vou agora dizer aos meus eleitores? O que significa esta proposta da Comissão? Eu diria que significa amplo 'sim? à adesão, 'sim? à adesão em 2004. Mas significa também que são os próprios países a decidir se vão cruzar os braços ou se estão dispostos a continuar a trabalhar nas reformas. A minha esperança é de que os países estejam interessados em prosseguir o trabalho nas necessárias reformas.
Prodi
Senhor Presidente, gostaria apenas de agradecer ao Parlamento o grande e sincero apoio que nos deu neste nosso trabalho no sentido de tornar finalmente realidade o alargamento.
Sem o apoio do Parlamento Europeu, não poderíamos ter alcançado os objectivos estabelecidos e, a par do Parlamento Europeu, gostaria também de agradecer aos parlamentos dos países candidatos. Estive muitas vezes presente nas sessões de trabalho que eles efectuaram para preparar o alargamento e posso garantir que jamais houve um processo democrático tão profundo, tão bem apoiado e tão importante. É realmente bom sinal que este alargamento arranque com uma vontade tão forte, tão unânime, tão bela em termos democráticos.
Haarder
Senhor Presidente, expressei, na minha anterior intervenção, a minha gratidão para com a Comissão. Gostaria de acrescentar um grande obrigado ao Parlamento e à Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa, que rapidamente decidiu, com amplo acordo, apoiar o projecto do alargamento. O Parlamento indicou o caminho e pode hoje observar os resultados. Devemos reconhecer-lhes o mérito. Ouvi muitos debates nesta casa, mas nunca observei um consenso tão alargado relativamente a um projecto tão multifacetado como aquele que estamos aqui a empreender.
Naturalmente que houve uma voz dissidente, e visto ser o único orador dinamarquês hoje, aqui, gostaria de dar algumas 'informações ao consumidor? destinadas aos eleitores irlandeses. Na Dinamarca ninguém ficou surpreendido por o senhor deputado Bonde estar agora a fazer campanha contra o novo Tratado. O senhor deputado Bonde fez campanha contra todos os tratados. Foi contra, durante a guerra-fria, altura em que era contra tudo o que poderia fortalecer a posição das democracias ocidentais contra a ditadura comunista. Foi contra a adesão da Dinamarca à CE. Estava contra quando votámos pela primeira vez o Tratado de Maastricht, assim como quando votámos o Tratado pela segunda vez. Fez campanha contra o Tratado de Amesterdão e agora faz campanha contra o Tratado de Nice.
Até aqui tudo certo, mas deixa de o ser se os eleitores irlandeses não compreenderem que, ao apoiarem o senhor deputado Bonde, estarão a apoiar alguém que é contra tudo isto e que tem sido contra toda e qualquer cooperação europeia. Era apenas um comentário que entendi dever fazer. As minhas desculpas.
Berthu (NI).
Senhor Presidente, congratulamo-nos ao constatar que as negociações com os dez países candidatos vão poder ser encerradas no final deste ano, para uma entrada na União Europeia no início de 2004.
Esta satisfação é, no entanto, ensombrada por alguns aspectos que lamentamos. As adesões vão incluir uma confusão monumental de várias centenas de medidas derrogatórias ou transitórias, e de ameaças mal camufladas da Comissão para com os candidatos: hipótese desde já anunciada do possível envio de 'cartas de aviso preventivo? aos Estados que não se alinhassem suficientemente depressa, e mesmo citações perante o Tribunal do Luxemburgo. Bem-vindos à Europa repressiva!
Se era para chegar aqui, mais valia aquilo que tínhamos proposto, de fazer aderir esses Estados logo em 1990 a uma grande confederação política europeia, com geometria variável das políticas comuns, acedendo progressiva e eventualmente a algumas delas. Não estaríamos agora perante a impossível equação que pretende conciliar monolitismo e diversidade; não seríamos agora obrigados a abandonar vergonhosamente à beira do caminho a Bulgária e a Roménia.
Mas talvez esse modelo vá de novo revelar-se oportuno. Deveríamos pedir à Convenção presidida por Valéry Giscard d'Estaing para o estudar seriamente.
Presidente.
Segue-se na ordem do dia as declarações do Conselho e da Comissão sobre a situação no Iraque.
Haarder
. (DA) Senhor Presidente, gostaria de agradecer a oportunidade que me foi dada para discutir com o Parlamento Europeu este tema muito actual e complexo. Conforme referi durante o último período de perguntas sobre o Iraque, nos dias 3 e 4 de Setembro, o presente debate coincide com uma altura em que a atenção e o debate internacional estão virados para a política relativa ao Iraque.
A última vez que estive aqui, nesta sala, fiz uma exposição, em traços gerais, relativa ao desenvolvimento da situação, desde a Guerra do Golfo. Salientei, na altura, que a posição da UE era clara. Este aspecto foi salientado numa declaração da Presidência de 20 de Maio último, a qual estabelece que a UE deverá exortar o Iraque a cumprir as resoluções sem mais delongas, e deve, inclusivamente, e em especial, autorizar o regresso dos inspectores de armamento, conforme está previsto na Resolução 1284 do Conselho de Segurança. Neste contexto, a UE encara com optimismo as reuniões entre os representantes da ONU e do Iraque. Apoiamos sem reservas todos os esforços do Conselho de Segurança e do Secretário-Geral da ONU. Esta posição foi confirmada na reunião informal dos ministros dos Negócios Estrangeiros da UE, que teve lugar em 30 e 31 de Agosto, em Elsinore, bem como na reunião dos ministros dos Negócios Estrangeiros de 30 de Setembro e 1 de Outubro, em Bruxelas. A UE congratula-se igualmente com a aprovação da resolução 1409 do Conselho de Segurança, de 14 de Maio, isto é, a resolução relativa ao programa humanitário 'Petróleo por alimentos?.
Tendo esta revisão em mente, irei hoje falar principalmente da evolução actual relativa ao Iraque, dando especial ênfase às negociações no Conselho de Segurança relativas a uma nova resolução, bem como às negociações com o Iraque sobre o regresso dos inspectores de armamento.
Decorrem presentemente negociações entre os membros permanentes do Conselho de Segurança sobre uma nova resolução relativa ao Iraque, com base num projecto americano. Os EUA pretendem uma resolução que implique a imposição ao Iraque de condições mais rigorosas e mais precisas. Comparativamente com as anteriores resoluções; esta deverá estabelecer prazos mais curtos para o cumprimento por parte do Iraque, das exigências impostas, além de mandatar uma eventual intervenção militar, se o Iraque não cumprir as condições impostas. Os EUA determinaram que se pretende o acesso incondicional dos inspectores, a todas as áreas, incluindo aos denominados 'palácios presidenciais?.
Dois temas estão numa situação central, nomeadamente a questão da renovação do mandato do Conselho de Segurança relativo ao uso da força, bem como o acesso incondicional, livre e desimpedido dos inspectores a todas as instalações e áreas do Iraque, incluindo as áreas presidenciais, ou seja, os palácios.
Do lado da UE, congratulamo-nos com o facto de a questão do Iraque continuar na ordem dos trabalhos do Conselho de Segurança da ONU. Espera-se que o Conselho de Segurança chegue a uma posição comum sobre esta matéria.
O chefe dos inspectores da ONU, o sueco Hans Blix, e o Director-Geral da AIEA, Dr. El Baradei, responsável pelas investigações relativas ao programa de armas nucleares do Iraque, reuniram com representantes do governo do Iraque em Viena, entre 30 de Setembro e 1 de Outubro, com vista a discutir as medidas práticas relativas ao regresso incondicional dos inspectores. Aparentemente chegou-se a acordo no que diz respeito a um conjunto de questões, baseado nas condições impostas ao Iraque através das resoluções já aprovadas. No entanto, subsiste a questão do acesso às áreas presidenciais.
Além disso, subsistem questões relativas às formas e vias de regresso dos inspectores e até que ponto os iraquianos podem ser interrogados pela UNMOVIC, isto é pelos inspectores de armamento da ONU, bem como sobre como irão ser apresentados os relatórios da UNMOVIC. Presume-se que os inspectores não serão enviados para o Iraque enquanto uma nova resolução não for aprovada e aceite pelo Iraque.
Ainda é cedo para determinar o teor de uma nova resolução, mas é essencial que seja estabelecido um regime de inspecção eficaz e credível. A UE salienta a importância de ser seguida a pista da ONU, tanto com vista a assegurar um maior apoio internacional ao desarmamento do Iraque e tendo em conta a eficácia da cooperação multilateral e a credibilidade do Conselho de Segurança. Nesta base, é positivo que o Presidente americano, George Bush, no discurso que proferiu ontem, tenha salientado de novo a disponibilidade dos EUA para seguir o caminho trilhado pela ONU.
Muito foi aqui dito relativamente a esta questão. Quanto a mim, para terminar, gostaria apenas de referir que teria sido preferível se este debate tivesse tido lugar numa altura em que o senhor Solana pudesse estar presente. Mas, dada a insistência do Parlamento para que o debate se realizasse em qualquer dos casos, aceitei o convite insistente do Presidente para participar nesta reunião.
Patten
Senhor Presidente, já falei duas vezes sobre o Iraque nesta Câmara. A minha última intervenção foi precisamente há um mês, a 4 de Setembro, imediatamente a seguir à reunião informal dos Ministros da União Europeia em Elsinore. De então para cá o Iraque tem continuado a ser, por razões óbvias, o tópico mais importante de debate a nível internacional, embora não haja muito de verdadeiramente substantivo que a Comissão possa acrescentar ao que já foi dito ou, sinceramente, ao que é noticiado diariamente na imprensa.
O desenvolvimento mais animador desde a última vez que aqui falei foi o discurso do Presidente Bush que ouvi nas Assembleia Geral das Nações Unidas no dia 12 de Setembro e a Presidência também se referiu ao discurso que George W. Bush fez muito recentemente em Cincinnati. É claro que foi importante porque o Presidente Bush assinalou o desejo da Administração norte-americana de, se possível, actuar no quadro das Nações Unidas para tratar da questão das ameaças colocadas pelo regime iraquiano. Os líderes mundiais de todos os cantos do globo saudaram a decisão dos EUA e quase todos eles pressionaram fortemente o Iraque para que respeite as resoluções das Nações Unidas. Revestiu-se de particular relevância a dimensão dos esforços diplomáticos renovados desenvolvidos pelo mundo árabe para pressionar o Iraque a permitir o reinício das inspecções. Estas pressões crescentes contribuíram obviamente para levar Saddam a propor o regresso dos inspectores, muito embora seja necessário lidar com essa proposta com uma boa dose de cepticismo. Já estivemos neste mesmo ponto da situação com Saddam Hussein e vimo-lo, a determinada altura, voltar atrás relativamente a promessas feitas e compromissos assumidos, por trás de uma cortina de fumo de 'ses?, 'mas? e 'talvez?.
A União Europeia acolheu calorosamente a decisão do Presidente Bush de tratar dos problemas com o Iraque através do sistema estabelecido pelas Nações Unidas. Como União, consideramos ser esta, de longe, a melhor maneira e, incomparavelmente, a mais eficaz, de fazer avançar as coisas. Não existe uma verdadeira alternativa ao sistema de valores e de normas internacionais das Nações Unidas, sistema que foi criado e acordado pelos líderes mundiais para preservar a segurança global. Esse sistema oferece a melhor esperança de evitar as consequências potencialmente desastrosas de uma disseminação de acções unilaterais para, alegadamente, 'resolver? conflitos regionais. A actuação no quadro das Nações Unidas confere legitimidade e um sentido de consenso moral às acções que por vezes é necessário praticar.
Também nestas duas últimas semanas, um dos Estados-Membros da UE - o que eu conheço melhor, como dizemos com modéstia - divulgou uma avaliação pormenorizada do facto de o Iraque possuir armas químicas, biológicas e, possivelmente, nucleares e os meios de as produzir. Esse relatório demonstrou o risco que essas armas representam para a estabilidade regional do Médio Oriente. Diversos institutos de renome partilharam igualmente as avaliações que fazem das ameaças que o regime iraquiano coloca à segurança global. Todos estão de acordo no que respeita às tentativas de Saddam para reconstituir as suas capacidades em matéria de armas de destruição maciça, tirando partido da ausência dos inspectores nos últimos quatro anos. Gostaria de assinalar, a propósito, que esses inspectores tinham efectuado um trabalho melhor do que aquele que por vezes lhes é reconhecido.
A iminência do perigo que este arsenal de armas mortíferas representa poderá ser discutível, mas não consigo descortinar quaisquer divergências sérias acerca da sua existência.
Actualmente estão em curso discussões com Estados-Membros e entre Estados-Membros da UE sobre os termos de uma nova resolução do Conselho de Segurança das Nações Unidas destinada a preparar o caminho para um regresso totalmente incondicional dos inspectores da ONU ao Iraque. Como é do perfeito conhecimento dos senhores deputados, são diversas as opções em apreço, algumas delas por insistência de Estados-Membros.
Como a Presidência tornou claro, os Ministros europeus debateram pela última vez a situação no Iraque na segunda-feira, 30 de Setembro, no Conselho 'Assuntos Gerais?. Reiteraram a posição tomada um mês antes, em Elsinore, da qual fazia parte o objectivo global da eliminação de armas de destruição maciça, a necessidade do regresso incondicional dos inspectores da ONU com acesso ilimitado a todas as partes do Iraque e a necessidade de se continuar a tratar da situação nos moldes estabelecidos pelo Conselho de Segurança da ONU.
Neste cenário de intensificada diplomacia internacional, estou convencido - e espero que o Parlamento partilhe desta minha opinião - que deverão ser as seguintes as principais considerações presentes no espírito de todos:
Em primeiro lugar, os dirigentes de todo o mundo têm continuado a repetir, ao longo das últimas semanas, os seus apelos a que seja dada uma resposta multilateral ao desafio colocado pelo Iraque. Argumentam claramente que seria muito imprudente a alternativa de uma resposta unilateral. E não são só os dirigentes mundiais; é evidente que os nossos cidadãos estão firmemente convencidos de que esta é a maneira certa de resolver o problema do Iraque. Sondagens recentes efectuadas na Europa e nos Estados Unidos, e também manifestações públicas, demonstram que os cidadãos gostariam que qualquer decisão relativa ao Iraque fosse tomada no quadro do sistema das Nações Unidas.
Em segundo lugar, o principal raciocínio por trás de qualquer intervenção da ONU é a percepção de que a comunidade internacional se vê confrontada com a existência de armas de destruição maciça nas mãos de um regime perigoso. É real e justificada a preocupação tanto com o uso como com a proliferação dessas armas. Para além disso, foi sugerido que essas armas poderão ser fornecidas a redes terroristas, embora algumas figuras públicas notáveis, como por exemplo Brent Scowcroft, Conselheiro do Presidente Bush pai em matéria de segurança nacional, se tenham mostrado cépticas quanto a esse aspecto. Outros ainda argumentam que poderá haver elos entre o Iraque e organizações terroristas com ligações em todo o mundo, como a Al-Qaeda. Não tenho conhecimento de quaisquer provas convincentes sobre esta questão que sejam do domínio público, mas talvez me tenha escapado qualquer coisa.
O recurso ao uso preemptivo da força não é uma ideia nova. Por exemplo, a comunidade internacional decidiu intervir no Kosovo por razões de carácter humanitário. O conceito de intervenções por motivos humanitários foi apoiado pelo Secretário Geral da ONU, Kofi Annan, num discurso notável que fez há três anos. Através da sua actuação no Kosovo, a comunidade internacional tornou claro que já não era possível os líderes mundiais escudarem-se atrás do conceito da soberania nacional para fazerem tudo o que lhes apetecesse dentro das suas fronteiras. Foi reconhecido que as pessoas também têm direitos, não são só os Estados onde elas vivem. Este parece-me ser um progresso bem-vindo.
No entanto, o que resulta claro dos debates travados em todo o mundo é que precisamos de criar um qualquer tipo de quadro no âmbito do direito internacional para lidar com circunstâncias como as que foram referidas. O Iraque não pode ser visto isoladamente, separado de outros casos igualmente sensíveis. Será que não deveríamos proceder a uma análise dos princípios que devem nortear a nossa acção a nível internacional e identificar as circunstâncias que possam justificar uma intervenção internacional quando exista um perigo claro e presente, seja dentro das fronteiras de um Estado soberano seja fora delas? A visão do direito internacional que mais ou menos tem prevalecido desde o Tratado de Vestefália - como decerto sabem os estudiosos da obra de Henry Kissinger - já não é inteiramente válida. Mas tenho dificuldade em acreditar em qualquer visão alternativa aceitável que não assente principalmente em mecanismos e procedimentos das Nações Unidas.
Em terceiro lugar, estou certo de que os que ponderam a necessidade de uma nova resolução levarão em conta todas as opções e todos os cenários. A comunidade internacional tem necessidade de se debruçar sobre a maneira de formular uma resolução ou resoluções do Conselho de Segurança das Nações Unidas sobre o Iraque. Mas também têm necessidade de pensar sobre o que fazer em caso de não observância dessa resolução ou dessas resoluções. Esta é uma questão geral da máxima importância, visto estar relacionada com a credibilidade do sistema multilateral. É necessário que preservemos a autoridade da ONU e do Conselho de Segurança, cujas resoluções vimos serem desafiadas repetidas vezes. Neste caso é o Iraque a desafiar, mas há outros países em situação semelhante de desrespeito. Chegámos agora ao ponto em que essa falta de observância de decisões da ONU tem necessariamente de ser tratada de uma forma objectiva, séria e coerente.
Espero que, à medida que os acontecimentos se forem desenrolando nos próximos meses, assistamos a uma reafirmação da autoridade da ONU com efeitos benéficos para o Iraque, para a respectiva região e, na verdade, para todo o mundo. Talvez possamos então fazer incidir também os nossos esforços de uma forma mais construtiva na crise sangrenta que se continua a viver no Médio Oriente. Não consigo descrever qualquer panorama alternativo com outras palavras que não sejam 'profundamente perturbador?.
Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE).
Senhor Presidente em exercício do Conselho, Senhor Comissário, Senhoras e Senhores Deputados, segui muito atentamente as declarações do representante da Presidência em exercício do Conselho e do senhor Comissário Patten e gostaria de salientar, como preâmbulo à intervenção que passarei a desenvolver em seguida, o seguinte dado: independentemente de o regime de Saddan Hussein possuir ou não armas de destruição maciça, estou convencido de que este regime constitui um perigo para a segurança e para a paz internacional, e não se trata de uma quimera, como o demonstrou a invasão do Kuwait e a reiterada e provocadora violação das resoluções do Conselho de Segurança das Nações Unidas.
Isto não significa, obviamente, que a União Europeia e a comunidade internacional devam ter uma reacção desmedida e desproporcionada. Julgo que devemos usar do máximo cuidado ao procurar uma resposta, na medida em que, como é evidente, qualquer resposta que a comunidade internacional vier a dar, que tenha o apoio da União Europeia, poderia ter repercussões nas relações com o mundo árabe, bem como, como afirmou o senhor Comissário Patten, repercussões muito claras e directas no conflito no Médio Oriente.
Senhor Presidente, as iniciativas que eu sugeriria em nome do meu grupo político inserem-se claramente na linha das avançadas pelo senhor Comissário Patten. Para um sistema de valores como o da União Europeia, que consagra a paz, a compreensão, a concórdia e a solidariedade, o recurso à força deve constituir, naturalmente, o último recurso.
Neste sentido, devemos, evidentemente, esgotar todas as vias políticas, diplomáticas e comerciais; mas devemos igualmente, Senhor Presidente, garantir o livre acesso, incondicional e sem restrições, dos inspectores das Nações Unidas para que possam cumprir a sua missão de verificar se existem ou não armas de destruição maciça. É igualmente evidente que devemos ter em consideração a necessidade e a determinação da comunidade internacional para que, em caso de incumprimento destas resoluções das Nações Unidas, a comunidade internacional e o próprio sistema das Nações Unidas possam dar a resposta adequada que permita verificar e exigir o cumprimento destas resoluções.
Este tema da legitimidade ou da necessidade de contar com a legitimidade de uma ratificação do Conselho de Segurança das Nações Unidas para levar a cabo uma acção militar é, de resto, um dos tema que ontem foi debatido na Comissão dos Assuntos Externos, quando votámos uma resolução sobre o terrorismo. Foi muito interessante, dado que, no decurso da votação, o senhor Robertson, Secretário-Geral da NATO, compareceu na citada comissão e, à pergunta de se era necessário contar com o apoio das Nações Unidas para a acção da sua organização, disse-nos que, embora fosse desejável, entendia que um mandato do Conselho Atlântico era suficiente para poder actuar no seio da NATO.
Este debate, Senhor Presidente, não é um debate de somenos importância, porque, no futuro, quando a força de acção rápida da União Europeia estiver operacional, pode ser necessário ter o apoio das Nações Unidas para que essa força possa actuar numa missão de Petersberg, e é possível que um membro do Conselho de Segurança com direito a voto inviabilize uma eventual operação da força de acção rápida da União Europeia.
Queria sugerir este debate, dado que o considero pertinente no momento actual, principalmente à luz dos acontecimentos de 11 de Setembro, e é óbvio que temos de efectuar progressos numa série de domínios relacionados com a política de segurança e de defesa.
Devemos comprovar a compatibilidade da força de acção rápida da União Europeia com esta iniciativa dos Estados Unidos de criar uma força de acção rápida no seio da NATO; devemos verificar em que medida podemos tornar compatível a utilização da infra-estrutura da NATO com acções da União Europeia no âmbito da defesa; temos de preservar a capacidade autónoma de tomada de decisões da União Europeia no âmbito da defesa e temos de resolver o problema da despesa militar ou, por outras palavras, temos de decidir, com conhecimento de causa, se queremos gastar mais ou se queremos gastar melhor.
Senhor Presidente, estes temas são de enorme relevância no contexto actual. Os acontecimentos de 11 de Setembro exigem uma resposta da comunidade internacional, dado que, face às ameaças e aos problemas que o terrorismo internacional nos coloca, temos todos de dar uma resposta conjunta e, no âmbito da União Europeia, uma resposta única.
Penso que a melhor contribuição que a União Europeia poderia dar para o sistema e para os princípios das Nações Unidas é uma resposta coesa no âmbito das organizações internacionais, uma vez que a força da União Europeia reside na sua unidade, residindo na fragmentação a sua debilidade.
Sakellariou (PSE).
Senhor Presidente, Senhor Presidente do Conselho, Senhor Comissário, caros colegas, existem questões no contexto da actual situação no Iraque que não geram qualquer controvérsia, que todos partilhamos e sobre as quais existe um consenso alargado. A primeira destas questões é que o Iraque tem de acatar integralmente todas as resoluções do Conselho de Segurança da ONU, e sem quaisquer 'ses?, 'mas? ou 'talvez?. Fico muito grato ao senhor Comissário por ter dito que não é apenas o Iraque que assim deve proceder, mas o nosso tema de hoje é o Iraque.
Em segundo lugar, todos estamos de acordo em que os inspectores internacionais de armamento têm de regressar ao Iraque para aí efectuarem o seu trabalho sem quaisquer restrições. Têm como missão, especificamente, encontrar armas de destruição maciça e lança-mísseis, procedendo à sua posterior destruição. Muito lhe agradeço, Senhor Comissário, por ter trazido mais um ponto de vista a este consenso, ao preconizar que a resposta, designadamente a esta situação, a este problema do Iraque, deve ser dada multilateralmente e no âmbito das Nações Unidas. Esta é a possibilidade que temos para solucionar o problema com eficácia e em definitivo.
Existem outras questões, nas quais não reina este consenso. É o caso, por exemplo, da questão de saber se os inspectores de armamento, que agora têm como missão ir para o Iraque, devem aguardar até que o Conselho de Segurança adopte uma nova resolução. Quanto a mim, uma definição de mandato pelo Secretário-Geral seria suficiente. Se o Iraque representa efectivamente um grande perigo, será da mais elementar lógica assegurarmo-nos de que estes inspectores vão para o Iraque o mais rapidamente possível. Simultaneamente o Secretário-Geral da ONU tem de investigar a questão do embargo. Enquanto os inspectores vão andar à procura de arma no Iraque, há que criar novamente condições para que o embargo possa ser inteiramente abolido, para que possa terminar. Penso que se trata de algo perfeitamente óbvio, mas gostaria de sublinhar e reiterar este ponto. Enquanto os inspectores de armamento procuram encontrar armamento no Iraque, não poderão prosseguir os bombardeamentos levados a cabo pelos EUA e pelo Reino Unido, os quais não têm coordenação base qualquer resolução da ONU. Deverão ser suspensos - formulo cuidadosamente esta frase - até dispormos de um relatório dos inspectores.
Por último, a ONU deveria elaborar um plano calendarizado para a destruição das armas e para as inspecções, bem como um plano calendarizado Presidente para o embargo e para a reintegração do Iraque na comunidade internacional. Esta seria uma importante medida que a ONU poderia implementar. No contexto da ONU, gostaria de referir o seguinte: se optarmos pela ONU, não vamos poder ter uma ONU à la carte, ou seja, respeitar as resoluções que nos agradam e ignorar as restantes! Temos de ser muito claros a este respeito e, no meu caso, sou totalmente favorável a que respeitemos e implementemos em conformidade todas as resoluções da ONU.
Nicholson of Winterbourne (ELDR).
Senhor Presidente, sabemos que uma das razões para a intervenção militar é procurar armas de destruição maciça, mas é evidente que há outras razões. A resolução do Parlamento de Maio de 2002 apresentou uma proposta a que ainda não foi dado seguimento, que sugeria a criação de um tribunal internacional ad hoc para julgar Saddam Hussein e os funcionários do seu Governo e a criação, pela Comissão, de um Gabinete para as Instituições Democráticas e os Direitos do Homem que se ocupasse da recolha de provas.
Há, evidentemente, diferentes motivos para intervir: intervenções por motivos humanitários, em legítima defesa, ao abrigo do artigo 51º, como a que foi utilizada no Afeganistão, e agora uma nova proposta de legítima defesa antecipada - o chamado ataque preemptivo -, discutida pelo Presidente Bush com vista a uma mudança de regime. Chegou mesmo a ser discutida a opção 'uma bala na cabeça?. Mas é claro que há algo que este Parlamento deverá ter presente: o povo do Iraque. Solicito aqui que seja accionado um procedimento penal contra Saddam Hussein e os funcionários do seu Governo nos termos da Convenção sobre a Prevenção e Repressão do Crime de Genocídio, de 1948.
Este é um crime contra a humanidade de uma dimensão tal que nunca poderá ter perdão e temos de invocar a justiça e o Estado de direito. A Convenção sobre a Prevenção e Repressão do Crime de Genocídio, de que nós e todos os nossos aliados somos parte, impõe-nos o dever de punir todos os actos de genocídio ordenados por governantes responsáveis em termos constitucionais. Prevê expressamente a possibilidade da criação de um tribunal internacional para esse fim, de preferência no território onde foram cometidos os crimes ou, se tal não for possível, noutro lugar qualquer. Dessa forma todos os autores de tais crimes poderão ser julgados por esses tribunais constituídos por peritos internacionais, que poderão ter jurisdição relativamente às partes contratantes que aceitaram a sua jurisdição.
O precedente de Nuremberga recorda-nos que um torturador é um torturador, mesmo que vista uniforme e tenha recebido uma ordem para torturar um dos seus semelhantes. Por outras palavras, ser funcionário governamental não isenta ninguém de ser alvo de um procedimento penal. Quer isto dizer que temos o dever absoluto de não olhar apenas para Saddam Hussein, mas para todos os funcionários referidos.
Quais são os actos de genocídio praticados por Saddam Hussein? No passado, assistimos à utilização de armas químicas no Norte do país, vimos os ciganos serem dizimados, testemunhámos a perseguição movida contra os judeus, os cristãos assírios, vimos mais de 750 mil deslocados, ataques aos muçulmanos xiitas e aos que são de ascendência iraniana. Trinta anos de ataque criminoso, e Saddam Hussein ainda persegue o que resta dessa gente infortunada. Agora o genocídio tem a ver com os árabes das regiões pantanosas: mais de meio milhão de pessoas dizimadas nos últimos anos. Perderam o local onde viviam, as pessoas, o peixe, os animais, a água, a terra, as casas, as explorações agrícolas, aldeias, cidades, barcos e agricultura, e os métodos utilizados foram assassinar, queimar e drenar os terrenos. Assistimos à destruição total de um povo tribal muito antigo, distintamente diferente e único. Isto é genocídio. É necessária uma resolução das Nações Unidas, mas há que apresentar provas de forma bem visível, perante os povos do mundo, para modificar a percepção dos motivos que levam à necessidade deste tipo de actuação.
A criação do Gabinete para as Instituições Democráticas e os Direitos do Homem foi aceite em princípio pelo Senhor Comissário Patten no nosso debate de Maio de 2002. Exorto-o a que crie esse gabinete sem demora - já perdemos demasiado tempo.
Wurtz (GUE/NGL).
Senhor Presidente, Senhor Comissário Patten, Senhor Presidente em exercício do Conselho, neste momento em que falamos, permitimo-nos esperar que a nova guerra do Iraque não tenha lugar. Com efeito, não é absurdo imaginarmos que a resolução prestes a ser adoptada no Conselho de Segurança das Nações Unidas seja de facto concebida para favorecer o desarmamento no Iraque e não para legitimar uma intervenção militar contra aquele país. Seria uma imensa vitória da sensatez contra a irresponsabilidade, mas que ainda não está ganha. Será que podemos fazer alguma coisa por ela, quando a decisão cabe aos países membros do Conselho de Segurança? Estou convencido que sim, pois é evidente que as exigências que emergem das nossas sociedades e as iniciativas políticas tomadas por vários Estados exerceram uma grande influência na evolução das posições dos principais chefes de Estado, a começar pelo próprio George Bush. O seu objectivo era o da mudança de regime em Bagdade. Neste momento, concorda que o objectivo da comunidade internacional não pode deixar de ser o do desarmamento do Iraque. Bush tinha ordenado à ONU para estar, e cito, 'ao seu lado ou de lado?. Mas parece compreender agora que as Nações Unidas não são assim tão fáceis de contornar. Bush tinha teorizado a guerra preventiva. Frisa agora, e cito, 'que a acção militar não é necessariamente eminente nem inevitável?. Que ninguém se engane! O Presidente americano não renunciou a nenhum dos seus planos, mas começa talvez a tomar consciência de que a vida política internacional não é um western no qual ele protagoniza o papel de xerife.
Penso ser o momento de promover, como uma solução que não a da guerra, a missão dos inspectores para o desarmamento. Foram eles que, em 1998, impediram Saddam Hussein de conseguir a bomba atómica e destruíram as produções e os stocks de armas químicas e biológicas, as instalações de investigação militar, os mísseis e as rampas de lançamento. Neste momento, afirmam que a sua experiência é ainda mais rica e os seus equipamentos mais sofisticados. Estão prontos a retomar o trabalho imediatamente. Mas um deles, o americano Scott Ritter, propõe muito oportunamente que, em contrapartida, seja decidido o levantamento do embargo, um calvário de uma impiedosa crueldade imposto há doze anos à população.
O meu grupo, como outros, vai tomar iniciativas nesse sentido, para as quais todos se encontram convidados. Por outro lado, o meu grupo consideraria altamente desejável uma próxima declaração do Conselho e da Comissão sobre a nova doutrina estratégica, publicada pela administração Bush no passado dia 20 de Setembro. Parece-me inconcebível que a União Europeia se mantenha muda sobre aquele texto que glorifica, e cito, 'a força militar sem igual dos Estados Unidos? e salienta a sua determinação, volto a citar, 'em agirem sozinhos, se necessário a título preventivo, no sentido de espalhar o triunfo da liberdade?. Não podemos ficar parados perante a afirmação oficial de uma doutrina de que a guerra no Iraque constituiria sem dúvida a primeira implicação e que conduziria, nada mais nada menos, a arruinar o sistema de segurança colectiva implementado em torno da Carta das Nações Unidas no rescaldo da vitória das democracias sobre o nazismo. Por fim, continuamos à espera que comece a ser posta em prática a última resolução do Parlamento sobre o Médio Oriente. Ora, enquanto George Bush orienta a atenção do mundo para Bagdade, o seu protegido, que ele qualificou em tempos de homem de paz embora viole todas as resoluções do Conselho de Segurança relativas ao seu país, ataca os palestinianos com uma crueldade inqualificável, expondo assim o seu próprio povo a um novo ciclo infernal de vingança e ódio. Relativamente a todos estes pontos que, na realidade, se resumem a um, a Europa tem ainda de dar provas. O estatuto de actor mundial não se decreta, merece-se.
Gahrton (Verts/ALE).
Senhor Presidente, o problema das ameaças americanas de Guerra contra o Iraque não constitui por si só o desejo de se substituir um regime não democrático. O regime de Saddam Hussein é efectivamente repugnante: Tive a oportunidade de o verificar pessoalmente no decurso de uma série de visitas; e a situação só tem piorado. Devemos seguramente apoiar a oposição democrática e podemos, efectivamente, tentar impor boicotes económicos, como fizemos contra a África do Sul do apartheid, desde que isso não atinja as vítimas mais do que os prevaricadores, que é o que está a acontecer no Iraque. De tempos a tempos, poderemos inclusivamente apoiar uma luta armada nacional pela libertação contra um ditador, como muitos de nós fizeram contra as potências coloniais europeias em África.
Se é certo que a anarquia deve ser evitada, todas as intervenções externas nos assuntos internos de um Estado devem, contudo, ser baseadas numa ordem mundial equitativa, que se aplique de forma idêntica em todos os países. Essa a razão por que o Conselho de Segurança da ONU deve aprovar uma resolução sobre qualquer campanha militar armada. Para além disso, só deverá recorrer-se à força militar quando todos os meios não violentos tiverem sido esgotados. Os inspectores de armamento devem, por isso, ser enviados para o Iraque o mais cedo possível, e as ameaças americanas de um ataque militar sem um mandato do Conselho de Segurança das Nações Unidas deverão ser condenadas. Caso contrário, estaremos apenas a legitimar a violência do Farwest noutras partes do mundo, por exemplo o massacre israelita dos palestinianos ou, talvez, as intervenções russas na Geórgia.
Se a UE quiser fazer valer as suas pretensões a ser a representante de uma cultura judicial, em contraposição à do linchamento da lei americana, deverá opor-se, agora, com vigor renovado e especialmente no que diz respeito ao Iraque, à ditadura mundial dos EUA e insistir num sistema jurídico mundial no quadro da ONU.
Kuntz (EDD).
Senhor Presidente, o debate sobre o Iraque que nos ofereceu no mês passado em Estrasburgo tinha-nos feito temer o pior, a saber, a guerra. O debate de hoje tem o mérito de ter em linha de conta, por parte de todos os oradores, a evolução das posições iraquianas nestas últimas semanas e as resistências no próprio seio da ONU ao unilateralismo americano, assim como aos excessos da administração Bush. Nós, europeus, não podemos resolver-nos a bombardear ou deixar bombardear aquela problemática região com base nas ideias simples, ou mesmo simplistas, que são as da dinastia Bush, sejam elas as do pai, que confessa perante a televisão o ódio a Saddam Hussein, sejam elas do filho, que justifica a sua obsessão contra Saddam Hussein com as seguintes palavras ridículas: 'ele quis matar o meu pai?. Estas afirmações poderiam fazer sorrir se não nos lembrássemos por outro lado que uma guerra no Iraque teria um custo, um custo em vidas humanas, evidentemente tanto do lado iraquiano como dos militares aliados, e agradeço ao orador do grupo PSE ter recordado ou relançado o debate sobre a questão do levantamento do embargo relativamente aos civis iraquianos, que sofrem já há onze anos. É um custo que seria por outro lado incalculável, no que respeita à instabilidade provocada por uma intervenção militar na região, e também irreversível para o direito internacional, pois é evidente que é na crise iraquiana que se joga definitivamente a credibilidade da ONU.
É por isso que, independentemente das considerações morais, não podemos perder de vista estes elementos. Após um ano, ao longo do qual os Estados Unidos não pouparam esforços para assimilar Saddam Hussein a Ben Laden, não possuímos até ao momento nenhuma prova da implicação do Iraque nos atentados de 11 de Setembro e na nebulosa da Al Qaeda. Da mesma maneira, continuamos a não dispor de nenhuma prova da existência de armas de destruição maciça hoje em dia no Iraque, não obstante as afirmações tonitruantes de Tony Blair. A única certeza, até agora, é a de que o Iraque e o seu regime constituem para os Estados Unidos uma anomalia na rota do petróleo. Sem dúvida. Mas então estamos muito longe dos objectivos atribuídos à coligação internacional, a que os Europeus se aliaram há cerca de um ano, e os países da Europa têm neste momento de se aliar aos Estados Unidos para lutarem em conjunto contra a única verdadeira ameaça imediata e real para o mundo, a nebulosa da Al Qaeda. Ora, nunca poderíamos seriamente fazer hoje acreditar ao mundo que poderemos capturar amanhã o Mullah Omar ou Osama Ben Laden nas terras da Babilónia.
Cappato (NI).
Senhor Presidente, enquanto União Europeia, assumimos uma posição mais de observadores do que de intervenientes em relação aos acontecimentos em curso, e será talvez por falarmos como observadores que, em muitas das nossas intervenções, iludimos a realidade, felicitando-nos por aquilo que, provavelmente, se conseguirá evitar, ou seja, os ataques militares contra o Iraque. Em vez disso, devíamos perguntar a nós mesmos o que fizemos nós, o que conseguimos nós fazer, como União Europeia, para produzir uma situação que torne possível aquilo que todos esperamos, isto é, que os ataques militares não sejam necessários e que os inspectores tenham pleno acesso às instalações iraquianas. Eu penso que não fizemos nada e que, se a situação que estamos a observar dá mostras de ter melhorado, é possível que isso se deva em parte, principalmente ou exclusivamente à pressão exercida pelos Estados Unidos e à forma como essa pressão foi exercida.
Talvez então aquilo que devemos fazer seja tentar abandonar o nosso papel de observadores: temos de tentar por todos os meios evitar as intervenções militares em vez de ficarmos aqui sentados a ver os outros cometerem erros, correndo o risco de produzir, uma vez mais, não a Europa de Churchill mas a Europa de Chamberlain, correndo o risco de nos vermos, uma vez mais, numa situação de impotência e inércia em que, por falta de recursos institucionais e talvez até militares, nos veremos impossibilitados de toda e qualquer acção.
Queremos nós criar alternativas às armas, à violência e à destruição? Então, comecemos a criar essas alternativas! Temos de explorar as possibilidades de que dispomos, à luz do direito internacional, para consciencializar as pessoas e facultar informação, a fim de podermos derrubar um regime que trava uma guerra constante e diária contra o seu próprio povo, uma guerra que está constantemente a causar mortes no Iraque e que é um perigo para a comunidade internacional. Temos de ver o que é que nós, União Europeia, podemos fazer em vez de ficarmos aqui sentados a aplaudir ou a criticar as acções de quem, pelo menos, tem a coragem de assumir as suas responsabilidades.
Sacrédeus (PPE-DE).
Senhor Presidente, gostaria de me dirigir em particular à Presidência dinamarquesa, ao Ministro dos Negócios Estrangeiros, o senhor Haarder, e ao senhor Comissário responsável pelas relações externas, o senhor Chris Patten. Trata-se de duas pessoas nas quais tenho a maior confiança.
Na minha opinião, há três questões fundamentais a que nós, como europeus e democratas, devemos responder. A primeira prende-se com a forma de evitar que as armas de destruição maciça sejam produzidas, distribuídas e vendidas aos terroristas internacionais e utilizadas na Europa, no Médio Oriente e em todo o mundo. Como podemos evitar que isso aconteça?
A segunda questão diz respeito ao Conselho de Segurança da ONU. Muitas são as forças poderosas que aqui se fazem sentir, no Parlamento Europeu, procurando restringir, tanto quanto possível, o veto. Diante da perspectiva de uma UE alargada com 25 Estados-Membros, uma grande maioria deste Parlamento afirma que não será possível tomar decisões se o veto não for abolido. Ao mesmo tempo, deparamo-nos com o facto de o Governo Comunista de Pequim, na China, cujo historial em matéria de direitos humanos não abona a seu favor, possuir, na verdade, direito de veto ilimitado no que toca aos organismos mais importantes da comunidade internacional, as Nações Unidas e o seu Conselho de Segurança, e às formas de actuação que estes usam para prevenir a violência e preservar a paz mundial. Usufruem deste mesmo direito: Moscovo, Paris, Londres e Washington.
A terceira questão diz respeito ao modo como conseguiremos provocar uma mudança no Médio Oriente. O Médio Oriente pode ser descrito como uma panela de pressão, na qual a água ferve e entra e ebulição. A tampa ainda está na panela, mas está iminente o momento em que o vapor se libertará todo. Muitos são os que, neste Parlamento, consideram que uma acção militar contra o Iraque mergulharia todo o Médio Oriente no horror e no desastre total. No entanto, será que uma política conservadora, em que se permite que tudo continue como dantes - com a desautorização e a humilhação dos inspectores da ONU, impedidos de executar as suas tarefas, enquanto Saddam Hussein, o ditador e assassino em massa, que aniquilou com gás cinco mil curdos em Halabja, continua no poder em Bagdade -, é o caminho que conduzirá à democracia e ao respeito pelos direitos humanos no Médio Oriente? Não será tempo de, na Europa, nos responsabilizarmos pelo início de um processo de mudança, a favor da democracia e dos direitos humanos e contra a disseminação das armas de terror a partir da região em questão? Que resposta tem para estas questões?
Titley (PSE).
Senhor Presidente, o Senhor Comissário Patten referiu-se ao dossier apresentado pelo Governo do Reino Unido antes do debate na Câmara dos Comuns. Esse dossier constitui uma leitura interessante. O que lá encontrei de mais significativo foi uma imagem da área útil de cobertura de um dos palácios de Saddam Hussein, sobreposta à qual estava a área útil de cobertura do Palácio de Buckingham. O Palácio de Buckingham correspondia a um canto minúsculo de toda a área útil de cobertura dos palácios de Saddam Hussein. Isto é bastante importante, porque o que se diz é que Saddam Hussein não quer que ninguém entre nos seus palácios. Ora bem, nenhum de nós quer que lhe entrem pessoas pela casa dentro. Não nos apercebemos de que estes palácios são, basicamente, verdadeiras cidades, e é por isso que há que aderir a todos os aspectos do mandato dos inspectores das Nações Unidas. Eles têm de poder ir a todos os lugares, porque palácios com o tamanho daqueles, e Saddam tem vários, têm capacidade para esconder importantes arsenais. Temos de deixar claro que não deverá haver interferências na capacidade que os inspectores têm de lá entrar.
Sabemos que Saddam Hussein é uma ameaça para a região e para o seu próprio povo, mas também sabemos que, no interesse da paz mundial, temos de actuar por intermédio das Nações Unidas. Esta não pode ser uma acção unilateral. No entanto, as resoluções das Nações Unidas têm, claramente, de pedir contas ao Iraque e tem de haver vontade de agir até às últimas consequências. Ameaçar não chega. Temos de estar dispostos a concretizar a ameaça, se tudo o resto falhar. Temos de continuar a pressionar Saddam Hussein. Temos de continuar a impor a observância de uma zona de interdição do espaço aéreo, concedendo inclusivamente aos pilotos o direito à legítima defesa.
Se a ONU levar isto até ao fim, modificaremos a política internacional. Haverá todo um clima novo a apontar no sentido da acção multilateral. Se a ONU não for capaz de levar as coisas até ao fim, todo o elemento multilateral da política internacional ficará desacreditado e o mundo passará a ser um lugar muito mais perigoso.
Frahm (GUE/NGL).
Senhor Presidente, foi-me dito repetidamente que a UE vai seguir o caminho trilhado pela ONU e por isso pergunto, para onde vai esse caminho e até onde tencionam segui-lo?
Estamos de acordo quanto ao facto de o Iraque, conforme referiu o senhor Comissário Patten, como todos os outros, ter de cumprir as resoluções da ONU. Mas não será assim que a UE e os EUA também devem cumprir o direito internacional? Será que podemos exigir, por um lado, que um país cumpra as resoluções da ONU e, por outro aceite as acções que não mereceram a aprovação deste sistema jurídico? Por outras palavras, preciso de uma resposta clara. Será que a UE vai exigir um mandato do Conselho de Segurança da ONU antes de apoiar uma eventual acção contra o Iraque?
E o que irá acontecer se os inspectores, na realidade, não encontrarem nada? Não se vislumbra em lado nenhum uma sombra de prova da existência de armas de destruição massiva. Será que se os inspectores não encontrarem nada, que a UE vai trabalhar para o levantamento do embargo? Sabemos que o programa humanitário 'Petróleo por alimentos? significa que o povo iraquiano vai ser mantido no limiar da fome. Foram divulgados muitos rumores falsos sobre a quantidade de dinheiro que entrou, mas as contas feitas com base nos números reais, mostram como o dinheiro que vai para o programa 'Petróleo por alimentos? é insuficiente. Não vai conseguir fazer com que o povo iraquiano deixe de estar no limiar da fome. O programa conseguiu acabar com a classe média iraquiana e é responsável pelo facto de o Iraque não ter conseguido reparar as condutas de distribuição de água, o que se traduziu num aumento muito significativo da mortalidade infantil.
Estará a UE disposta a levantar o embargo e será que nessa altura se irão lembrar do Curdistão iraquiano? Será que se irão lembrar que existem pessoas no norte do Iraque que serão objecto da ira de Saddam Hussein assim que ele tiver a oportunidade de a expressar?
Boumediene-Thiery (Verts/ALE).
Senhor Presidente, caros colegas, embora muitas vozes se elevem para dizer não à guerra no Iraque, os Estados Unidos continuam as suas ameaças com novas exigências, a pretexto de lutarem contra o terrorismo. Os apelos à unidade nacional americana não conseguem disfarçar as dificuldades sociais e económicas do país, a sua crise de confiança política e as suas restrições às liberdades democráticas, as quais são denunciadas por muitos cidadãos americanos. Ninguém ignora que, para além dos argumentos incontestáveis sobre a realidade do poder de Saddam Hussein, até agora apoiado pelos Ocidentais, que um dos objectivos principais da guerra é o petróleo. A guerra permitiria também visar outros objectivos: reforçar o controlo directo das riquezas petrolíferas e do gás do Médio Oriente, de forma a relançar o crescimento dos Estados Unidos, dar um golpe muito duro na OPEP, uma dos ódios de estimação de Washington, e enfraquecer o Mundo Árabe, afastá-lo de qualquer potencial contra-poder político.
Por outro lado, não podemos extrair esta questão do contexto actual de toda a região. Esta guerra só arruinaria os esforços desenvolvidos pelas Nações Unidas no sentido de consolidar o direito internacional, a favor de uma paz justa e duradoura. Sabemos que ela terá consequências ainda mais dramáticas para o povo palestiniano. Prova disso é o apoio declarado de Ariel Sharon a Bush, para quem a situação internacional representa uma ocasião de atacar cada vez mais a resistência palestiniana. Além disso, desencadear uma acção militar naquela região colocará o Mundo Árabe a ferro e fogo, mergulhará o povo na miséria durante décadas, precipitará nos braços do fundamentalismo regimes enfraquecidos. Não se acredite que o nosso continente será poupado por essa guerra. A Europa será o primeiro alvo do terrorismo e o núcleo de tensões em que racismo e islamofobia só poderão aumentar. Não é demasiado tarde para impedirmos essa guerra. Para isso, há que manifestar em todo o lado, o mais maciçamente possível, a rejeição da política americana unilateral, e é tempo de a União Europeia assumir as suas responsabilidades, reafirmar forte e vigorosamente o seu comprometimento a favor da paz, razão da sua construção.
Rocard (PSE).
Senhor Presidente, dois minutos, seis pontos.
Em primeiro lugar, Saddam Hussein é já um criminoso de guerra constituído. É evidente que tenciona continuar. A única dúvida que se mantém é a dos meios que lhe restam.
Em segundo lugar, seja qual for a sua gravidade, nenhuma situação poderá jamais autorizar a contrariar o princípio fundamental da moral privada e pública, a saber, que se utilizem meios que ponham em causa o fim que se pretende atingir. O fim que se pretende atingir é o da construção da paz, ou seja, a recusa da guerra preventiva, o reino da negociação, do controlo dos armamentos e do estabelecimento da lei.
Em terceiro lugar, raramente assisti a situações nas quais a avaliação do que poderia ocorrer em caso de utilização da força fosse tão pouco tomado em consideração. Apenas se discute a legitimidade da decisão e os procedimentos da tomada de decisão. Não se discute aquilo que ela poderia provocar.
Senhor Presidente, a Europa já dispõe de um estado-maior. Estamos a preparar uma força de reacção rápida. Temos pelo menos de lhe pedir que reflicta nas diferentes consequências possíveis. Francamente, nunca vi semelhante falta de reflexão.
Em quarto lugar, Senhor Presidente em exercício do Conselho, a Europa precisa de uma posição forte e clara e pública, e é capaz disso. Seremos muitos a pedir-lhe que transmita por escrito a posição da União Europeia ao Secretário-Geral das Nações Unidas e que a torne pública.
Em quinto lugar, o essencial neste caso é voltarmos à regra de jogo da ONU, em dois aspectos. O primeiro consiste em convencer as Nações Unidas a não mudarem as regras do jogo quando este já tiver começado. O que corresponde também a um comportamento decente a nível internacional. O segundo aspecto propõe chegar a uma resolução em duas fases: a primeira, relativa aos inspectores e ao seu direito a trabalhar, e a segunda, por fim, que toma em linha de conta o que se passaria perante uma recusa de Saddam Hussein, isto é, a utilização do capítulo sétimo da Carta do Direitos Humanos. Não somos pacifistas. O recurso à força parece-me possível, Saddam Hussein é perigoso, mas a chave está na legalidade da operação, perante o resto do mundo.
Último ponto, senhor Presidente: não se trata aqui de anti-americanismo. Trata-se pelo contrário de conseguir preservar o reino do direito, ainda por cima com o acordo da maioria - as sondagens demonstram-no - do povo americano hoje em dia, de forma a evitar que uma administração ébria da força de que dispõe não esqueça demasiado o direito quando pensa no poder de que pode tirar partido.
Souchet (NI).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, a comunidade internacional considerou que o regime iraquiano, responsável por duas guerras de agressão contra o Irão, e depois o Koweit, constituía uma ameaça potencial permanente para a segurança dos seus vizinhos. O Conselho de Segurança definiu então uma estratégia de contenção do Iraque, que visa impedi-lo de dotar-se de armas de destruição maciça e que foi eficaz até 1998.
A questão que os Estados Unidos colocam neste momento é a do abandono dessas estratégia em benefício de uma outra bem mais radical, que consiste em desencadear uma guerra preventiva contra o Iraque, antes que este último se dote de elementos de chantagem decisivos. Face a esta eventualidade de uma escalada até aos extremos, qual deve ser a nossa posição? Antes de mais, deve ser a de reafirmar que o eventual desencadear de uma guerra contra o Iraque releva exclusivamente do Conselho de Segurança. O sistema das Nações Unidas constitui o garante da paz, e ninguém tem interesse no seu enfraquecimento. Não podemos repetir o grave erro que foi cometido contra a ordem internacional ao desencadear uma guerra contra a Jugoslávia sem o aval do Conselho de Segurança. O desencadear unilateral de uma guerra preventiva contra um Estado soberano constituiria um precedente extremamente perigoso, susceptível de ser evocado amanhã por um país qualquer para tentar resolver os seus problemas, por exemplo a Índia ou o Paquistão a propósito de Caxemira.
Em segundo lugar, temos de afirmar que uma guerra desse tipo só poderia ser decidida em caso de recusa clara por parte do Iraque de pôr em prática as resoluções do Conselho de Segurança. Assim, o mandato conferido aos inspectores não pode dar lugar a nenhuma ambiguidade, mas não se pode especular antecipadamente sobre um fracasso das inspecções, o que equivaleria a negar o trabalho notavelmente eficaz desenvolvido pelos inspectores das Nações Unidas e da AIEA entre 1991 e 1998 e a renunciar a qualquer missão futura de controlo do desarmamento. O que é condenável é a inércia de que deu provas a comunidade internacional ao aceitar um buraco negro de quatro anos após a expulsão dos inspectores do Iraque, facilitando assim as possibilidades de reforço do seu potencial. Evidentemente que o Conselho de Segurança, para ser eficaz, não deve excluir nenhuma hipótese a priori. Excluir a priori, aconteça o que acontecer, a utilização da força, como propõe por exemplo o Governo alemão, corresponde a enfraquecer a posição da comunidade internacional.
Por fim, há absolutamente que evitar que uma acção inadequada no Iraque torne mais difícil a luta internacional prioritária, a luta contra o terrorismo islâmico. Ora, o desencadear de uma guerra preventiva, sem que o Iraque tenha recusado aplicar as resoluções do Conselho de Segurança, poderia comprometer duplamente o indispensável objectivo do desmantelamento das redes do terrorismo islâmico. Tal acção poderia com efeito provocar, como salientava ontem Philippe de Villier na tribuna da Assembleia Nacional francesa, um retorno do islamismo e o colapso da coligação internacional constituída a seguir ao 11 de Setembro.
Naïr (GUE/NGL).
Senhor Presidente, de há alguns meses a esta parte, os países ocidentais entraram em efervescência a propósito do Iraque. As inspecções terminaram em 1998 e o Presidente Bush descobriu em 2002 que o Iraque constituía uma vez mais uma ameaça. Trata-se de uma situação grave, uma vez que, através do caso iraquiano, os americanos tentaram na prática o aval de um novo conceito nas relações internacionais: o conceito da guerra preventiva. Pediram o retorno incondicional dos inspectores da ONU. O Governo iraquiano aceitou esse retorno. Neste momento, são os Estados Unidos que recusam que os inspectores da ONU vão ao Iraque. Querem agora fazer adoptar uma resolução que lhes desse a possibilidade de um recurso automático à força. O discurso do Presidente Bush de ontem não voltou minimamente atrás nessa condição. Mantém essa condição. Na prática, os Estados Unidos cobiçam os recursos petrolíferos iraquianos, cujo controlo lhes permitiria ditar uma política dos preços ao resto do mundo.
Cuidado! A luta contra o terrorismo, após os selváticos atentados de 11 de Setembro, não pode transformar-se, nas mãos da administração americana, numa estratégia de conquista imperial do mundo. Uma intervenção militar contra o Iraque teria consequências terríficas hoje em dia no Médio Oriente. Libertaria todas as guerras étnicas e todos os fanatismos. Favoreceria o aumento do integrismo islâmico. Uma guerra contra o Iraque - temos que estar conscientes disso neste momento - seria considerada pela opinião pública árabe-muçulmana como uma guerra contra todo o mundo árabe-muçulmano. É por isso que nenhum regime árabe apoia neste momento a posição de Washington. Dois países declararam a sua oposição a essa estratégia: a França e a Alemanha. Pois bem, penso que se trata de uma honra para a Europa. Se tiver de ser adoptada uma nova resolução, não pode em caso algum incluir o princípio do recurso automático à força. Há que recusar a instrumentalização do Conselho de Segurança.
E gostaria de lhe fazer uma pergunta, Senhor Comissário Patten, e a si também, Senhor Presidente em exercício Haarder: por que é que a União Europeia e a Comissão não propõem à liga árabe, ao conjunto dos países árabes, tomar uma iniciativa comum para reintegrar o Iraque e levantar o embargo? É essa a melhor maneira de lutar pelo renascimento da democracia no Iraque.
Lucas (Verts/ALE).
Senhor Presidente, ninguém tem a menor dúvida de que Saddam Hussein é um ditador brutal. Isso não constitui justificação suficiente para lançar um ataque preemptivo contra o Iraque. Se constituísse, iríamos atacar muitos países em todo o mundo.
É necessário que fique claro que a força motivadora desta guerra é, antes de mais, tentar garantir um acesso seguro ao petróleo. É claro que o Presidente Bush não pode reconhecer que é assim. Em vez disso, o que nos dizem é que temos de recorrer à guerra para destruir as armas de destruição maciça de Saddam Hussein. Sejamos claros: a nossa autoridade moral talvez pudesse ser um pouco mais forte se nós também não dispuséssemos de armas de destruição maciça.
Também desejo falar acerca das Nações Unidas. O Senhor Comissário Patten disse que colaborar com as Nações Unidas confere legitimidade. Concordo que é um passo na via da legitimidade. Trata-se de um requisito necessário mas insuficiente para levar a cabo qualquer acção, porque o próprio processo das Nações Unidas é extremamente imperfeito. Para obter o acordo do Conselho de Segurança da ONU para a primeira guerra do Golfo, os Estados Unidos recorreram ao suborno, à chantagem e a ameaças e voltarão a fazê-lo.
A resolução que os EUA estão neste momento a tentar fazer aprovar no Conselho de Segurança não se destina a evitar a guerra, mas sim a provocar a guerra. Os projectos a que tivemos acesso devido a fuga de informações outra coisa não parecem senão um plano para uma invasão sem oposição.
Uma guerra justa, tanto quanto é possível afirmar que tal coisa existe, só pode ser desencadeada depois de esgotados todos os meios pacíficos. Neste caso, os meios pacíficos não só não se encontram esgotados como estão a ser deliberadamente evitados.
Berthu (NI).
Senhor Presidente, após a excelente intervenção do meu colega Souchet, gostaria muito rapidamente de lançar um último apelo.
Em primeiro lugar, cumpramos escrupulosamente os procedimentos das Nações Unidas para exigir o desarmamento do Iraque. Saddam Hussein é um ditador sanguinário, uma verdadeira ameaça para a paz. Não lhe podemos permitir no nosso procedimento a menor falha, que ele utilizaria evidentemente para se armar em vítima e tentar desviar o debate.
Mas, simultaneamente, não podemos precisamente perder-nos em pormenores secundários. Temos de manter a rota principal com a maior firmeza. Trata-se de impedir aquele regime de causar danos e nomeadamente de utilizar armas de destruição maciça. Eis uma condição para a paz, pelo menos na região.
Por conseguinte, não nos deixemos enganar pelos discursos que invertem as responsabilidades, que quase tornariam Saddam Hussein num inocente perseguido e que representam de facto numa desresponsabilização perante as ameaças.
De Keyser (PSE).
Senhor Presidente, após o 11 de Setembro, formou-se uma vasta coligação internacional de luta contra o terrorismo. Esse combate, para nós, Europeus, continua actual. Cinquenta e dois países abrigam ainda hoje em dia redes adormecidas da Al Qaeda. No passado dia 30 de Janeiro, o discurso do Presidente Bush sobre o estado da União desconcertou muitos Europeus. Os países descritos como do eixo do mal já não tinham nada a ver com o terrorismo internacional. Felizmente, na altura, o Comissário Patten manifestou-se no sentido de se demarcar claramente de uma política americana maniqueísta e unilateral. Neste momento, os Estados Unidos estão a tentar impor-nos, a propósito do Iraque, um conceito de guerra preventiva bem fora do quadro do direito internacional. No discurso do Governo americano actual, já ninguém pode dissociar os interesses petrolíferos da legítima preocupação sobre as armas de destruição maciça, das preocupações não menos legítimas dos direitos humanos e da própria pessoa de Saddam Hussein, que Bush declara odiar. Esta abordagem não pode ser a nossa, pois têm de existir tratamentos diferenciados.
A Europa sempre alinhou pelo Conselho de Segurança das Nações Unidas. Ora, assistimos desde há alguns meses, por pressão dos Estados Unidos, a uma verdadeira OPA sobre o direito internacional, a uma política de dois pesos e duas medidas: ora as violações dos direitos humanos e das resoluções do Conselho de Segurança das Nações Unidas são ignoradas e ficam impunes, ora não o são.
Assistimos também, o que é dramático, a uma divisão interna da União Europeia e à preparação de uma guerra que representaria um verdadeiro choque das civilizações e reforçaria sem dúvida alguma o terrorismo que queremos combater. Com este braço-de-ferro e esta corrida contra-relógio, é a credibilidade da ONU e da Europa que está em jogo. Uma coisa é certa: em caso de intervenção militar no Iraque, o povo iraquiano, que já tanto sofreu, defender-se-á até ao fim e não entraremos em Bagdade como libertadores.
Wyn (Verts/ALE).
Senhor Presidente, seria um equívoco grave ver no ataque iminente ao Estado iraquiano uma situação nova. Todos sabemos que já estão em curso ataques ao Iraque em grande escala nas zonas de interdição do espaço aéreo naquele país. Não sei quais são os acordos internacionais nos termos dos quais se autoriza a continuação desses ataques, mas eles têm sido intensificados e só têm agravado a situação no país.
Seja qual for a maneira como encararmos, enquanto Parlamento, o proposto ataque a Saddam Hussein, não podemos olhá-lo isoladamente. O ataque seria visto, lado a lado com as incursões em território palestiniano, como um ataque contra o próprio mundo árabe e, juntamente com a ameaça aos fornecimentos de petróleo, iria globalizar um conflito já em escalada.
Condenamos sem reservas Saddam Hussein pelo seu regime, que oprime minorias e é uma ofensa à democracia no Iraque. No entanto, uma abordagem internacional mais sensata e produtiva seria a de defender e assegurar a auto-determinação de todas as minorias existentes no Iraque, em especial dos cinco milhões de curdos que vivem no Norte do país e que perfazem um quarto da população iraquiana. Se enveredássemos por esse caminho, prestaríamos um melhor serviço à causa dos direitos humanos e da liberdade no Iraque, unindo as minorias e a comunidade internacional por trás de uma frente comum para derrubar Saddam e todos os outros ditadores do mundo.
Napoletano (PSE).
Senhor Presidente, muitas coisas foram ditas. Pela minha parte, gostaria de fazer algumas perguntas ao Senhor Comissário e ao Senhor Presidente em exercício do Conselho, porque julgo compreender que, uma vez mais, a Europa e os governos europeus se apresentam muito divididos, e isso não é bom. Por outro lado, apesar dos esforços da Presidência, todos os dias lemos nos jornais qual é a diversidade de posições dos governos europeus. A minha pergunta é esta: uma vez que a França faz parte do Conselho de Segurança - é o único país europeu que faz parte desse organismo - será que existe alguma forma de coordenação entre os outros governos relativamente à posição francesa? O que virá uma segunda resolução acrescentar aos acordos já adoptados em relação ao envio de inspectores para Viena?
Em terceiro lugar, os cidadãos dos nossos países estão a fazer muitas perguntas, caros colegas, inclusivamente em relação ao embargo. Na sua boa fé, a opinião pública pergunta a si mesma como foi possível que, em dez anos de embargo imposto à população civil, o ditador Saddam Hussein tenha conseguido reconstruir o seu arsenal militar e até nuclear? Se isso foi possível, penso que se deveria abrir um inquérito das Nações Unidas a fim de apurar quem violou o embargo do armamento, que tão grande sofrimento causou à população iraquiana. E se essa violação foi da responsabilidade de membros do Conselho de Segurança, é por demais evidente que o Conselho de Segurança irá também perder a sua credibilidade.
Sendo assim, penso que devemos ser muito coerentes nas nossas posições; temos de encontrar a melhor maneira de conseguir o máximo sucesso, sem, justamente, causar mais sofrimento ou contribuir para deteriorar as relações internacionais. Esse é que é, na minha opinião, o papel da Europa, mas desta vez, mais uma vez, falhámos esse papel. Por último, penso que a Europa deve fazer face à questão da luta contra o terrorismo e à produção de instrumentos jurídicos necessários para a instauração de processos legais contra terroristas, agindo com total honestidade tanto em relação aos Estados Unidos como em relação aos regimes autoritários.
Obiols i Germà (PSE).
Senhor Presidente, o senhor Comissário Patten tem razão quando afirma que a situação, continuando ainda muito complexa e difícil, evoluiu nos últimos dias para um contexto mais articulado, tendo-se registado uma maturidade palpável do processo, bem como uma evolução das opiniões públicas, em particular da opinião pública norte-americana.
O Presidente George W. Bush afirmou que a votação de uma resolução do Congresso não significa que uma acção militar esteja iminente ou seja inevitável, e o Ministro dos Negócios Estrangeiros britânico Jack Straw, nas negociações do Conselho de Segurança, afirmou que acham preferível uma resolução, embora nunca tivessem excluído, e não excluem, a existência de duas.
Igualmente importante foi a declaração dos senhores Hans Blix e Mohammed El Baradei, que estão à frente das equipas de inspectores das Nações Unidas, na qual salientaram que as disposições aceites pelos iraquianos em Viena na semana passada são, no seu entender, suficientes para desenvolver com eficácia as operações de inspecção.
Penso que nesta situação crítica, as questões fundamentais foram recentemente suscitadas por um cidadão norte-americano que não é propriamente um cidadão anónimo: ele ganhou em número de votos as últimas eleições presidenciais; refiro-me ao senhor Al Gore, que salientou um aspecto evidente, a saber, que a questão essencial e urgente neste momento é a luta contra o terrorismo e, em particular, contra os responsáveis pelos atentados de 11 de Setembro.
A este propósito, Al Gore criticou o facto de o Presidente Bush ter desperdiçado - cito textualmente - a extraordinária resposta de simpatia, boa vontade e solidariedade que se seguiu aos atentados de 11 de Setembro que - afirmou - foi substituída por uma atmosfera de temor e de reticências perante a Administração norte-americana.
Penso que nesta situação, que evolui de forma relativamente favorável, é preciso aplicar critérios enérgicos e maduros na guerra contra o terror, o que exige fundamentalmente que a Europa aplique duas prioridades: uma convergência rápida no seio das Nações Unidas e do seu Conselho de Segurança e, em segundo lugar, envidar todos os esforços para que a futura missão dos inspectores possa ver-se coroada de êxito.
Souladakis (PSE).
Senhor Presidente, nestes últimos dias, a União Europeia defrontou-se - na verdade continua a defrontar-se - com duas questões políticas cruciais relacionadas com a sua política externa e de segurança comum. A questão do Tribunal Penal Internacional para os Crimes de Guerra e os Crimes contra a Humanidade não recebeu, julgo eu, a melhor das atenções da parte do Conselho da União Europeia.
Temos agora a crise do Iraque, à qual o Conselho deve dedicar a máxima atenção. E o que significa isso exactamente? As Nações Unidas e o seu processo de tomada de decisões foram nos últimos 50 ou 60 anos o principal sustentáculo da ordem jurídica internacional e contribuíram para a resolução dos problemas políticos mais graves. Não podemos, de forma alguma, comprometer esse processo, porque não será fácil nem simples encontrar uma nova ordem jurídica para as relações internacionais.
Nestas condições, quando confrontada com opiniões divergentes sobre a maneira de lidar com o problema do Iraque, a União Europeia não deve, em circunstância alguma, ultrapassar os limites definidos pelas resoluções do Conselho de Segurança da ONU. Em segundo lugar, deve definir, com todo o pormenor, até onde podemos ir no controlo do arsenal de Saddam Hussein. No entanto, se se chegar à conclusão de que ele não possui armas de destruição em massa nem meios para as produzir, a União deverá ter uma resposta pronta e incondicional para a questão do embargo, acompanhando ao mesmo tempo o evoluir dos acontecimentos a fim de garantir que Saddam Hussein ou qualquer outra pessoa no Iraque não retome os processos que implicam armas de destruição em massa.
Porém, temos de admitir que nós, enquanto União Europeia, devemos ser independentes sempre que tivermos de tomar determinadas decisões com repercussões graves a nível internacional. Não podemos simplesmente aceitar a decisão de quem nessa altura estiver no poder na América, com a administração Clinton a usar uma táctica e a administração Bush a usar outra. Além disso, a investigação para descobrir se Saddam Hussein possui armas de destruição em massa deverá ser estendida a todos os países que lhe tiverem fornecido materiais ou know-how. Também esses devem assumir a sua quota-parte da responsabilidade.
Por último, não devemos esquecer os milhões de pessoas que sofrem, não devemos esquecer as crianças que morrem e não devemos esquecer que nós, União Europeia, não devemos ser desumanos.
Theorin (PSE).
Senhor Presidente, estamos na iminência da Guerra, de uma Guerra que poderá ter consequências devastadoras, não só para a população do Iraque e do Médio Oriente no seu todo, mas também para o resto do mundo. Nestas circunstâncias, a sensatez e a razão deveriam prevalecer sobre a manifestação simplista dos nossos sentimentos.
Na sequência da devastação da Segunda Guerra Mundial, as nações do mundo criaram as Nações Unidas como instrumento de garantia da paz mundial e, como o afirmou o senhor Comissário Patten, não há alternativa às Nações Unidas, no que respeita à manutenção da segurança mundial. As nações chegaram a acordo, ao abrigo do direito internacional, quanto às regras que presidem à intervenção militar a fim de preservarem a paz no mundo. Daqui resulta claramente que as decisões sobre este tipo de acção devem ser tomadas pelo Conselho de Segurança da ONU. Escolher, como os EUA e o senhor deputado Salafranca Sánchez-Neyra, respeitar as resoluções das Nações Unidas apenas quando isso lhes serve teria consequências desastrosas para todo o sistema jurídico internacional. Equivaleria a rejeitar e contrariar deliberadamente as Nações Unidas. É este o sistema jurídico pelo qual se pautam os conservadores? A justiça dos mais fortes e a ilegalidade internacional? Ou será que todos os países têm o mesmo direito a recorrer à chamada acção preventiva? Que aconteceria nesse caso?
É evidente que o Iraque tem, incondicionalmente, de respeitar as resoluções das Nações Unidas e permitir que os inspectores desempenhem o seu papel. Foi também conseguido um acordo entre o responsável pela missão dos inspectores, Hans Blix, e o Iraque, segundo o qual os inspectores poderão retomar os trabalhos que, efectivamente, foram suspensos quando os EUA e o Reino Unido iniciaram a sua última campanha de bombardeamento. Deverá permitir-se que os inspectores recomecem os seus trabalhos imediatamente. Não há desculpa para a violação das resoluções da ONU por parte do ditador Saddam Hussein. O Iraque, como qualquer outro país, tem de cumprir as decisões tomadas pela ONU. Obviamente, isso também se aplica a Israel. Se o princípio é que o Iraque não cumpriu as resoluções da ONU e por isso tem de ser bombardeado, que fazer então com Israel, que continua a não cumprir as resoluções da ONU?
A UE terá de fazer ver à maior democracia do mundo, a dos EUA, que todos os países têm de cumprir o direito internacional e que a lei da rua não é aceitável, mesmo contra ditadores.
Haarder
. (DA) Senhor Presidente, gostaria de sintetizar as minhas respostas através de alguns pontos de vista que, embora não sendo novos, importa transpor para as palavras.
Gostaria de advertir contra a trivialização do problema do Iraque, comparando-o a outros países. Saddam Hussein é, felizmente, um caso muito específico, com um passado muito longo. A experiência revela que não se chega a lado algum com Saddam Hussein se se excluir, à partida, o uso da força. O Iraque tem a obrigação e o dever de cumprir as condições impostas pelo Conselho de Segurança. Os inspectores têm de ter acesso incondicional, inclusivamente aos muitos palácios de Saddam Hussein.
A UE continuará a apoiar os esforços desenvolvidos no âmbito do Conselho de Segurança e o trabalho a favor de uma abordagem consentânea. É relevante para a fiabilidade e eficácia da ONU e do Conselho de Segurança, e é relevante em relação ao Iraque, mas também em relação à futura cooperação multilateral. Portanto, a UE continuará a apoiar o trabalho do Conselho de Segurança, no sentido de encontrar uma solução pacífica, se tal for possível.
O facto de o Presidente americano ter recentemente referido que a guerra não é inevitável e que irá prosseguir a o caminho trilhado pela ONU, é um aspecto positivo
Por fim e em relação ao levantamento do embargo, já houve, de facto, uma revisão do programa 'Petróleo por alimentos?. Mas é Saddam Hussein que até aqui não quis aproveitar as possibilidades que o programa lhe oferece e, consequentemente, expõe o seu povo à fome. Este aspecto deve-se ao facto de Saddam Hussein, também neste caso, não estar minimamente preocupado com as condições do seu povo. As prioridades dele são outras. Se quisermos motivá-lo para pensar no seu próprio povo e na paz naquela região e no mundo, teremos de nos manter unidos, também neste Parlamento.
Presidente.
Está encerrado o debate.
Presidente.
Segue-se na ordem do dia a discussão conjunta das declarações do Conselho e da Comissão sobre a estratégia de emprego. e de dois relatórios elaborados em nome da Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais.
(A5-0313/2002) da deputada Bastos, em nome da Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais, referente à Comunicação da Comissão sobre o Plano de Acção da Comissão para as Competências e a Mobilidade (COM(2002) 72 - C5?0287/2002 - 2002/2147(COS))
(A5-0304/2002) do deputado Bushill-Matthews, em nome da Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais, sobre o relatório da Comissão ao Parlamento Europeu e ao Conselho intitulado 'Iniciativa a favor do Crescimento e do Emprego relativa a medidas de assistência financeira a Pequenas e Médias Empresas (PME) inovadoras e criadoras de emprego? (2001/2242(INI))
Hjort Frederiksen
. (DA) Senhor Presidente, Senhora Comissária, caros colegas, minhas Senhoras e meus Senhores.
É para mim uma grande honra ter a oportunidade de falar aqui no Parlamento Europeu acerca do ponto da situação relativo à Revisão da Estratégia Europeia para o Emprego.
A política de emprego afecta um dos aspectos mais fundamentais do ser humano, nomeadamente o trabalho. A Bíblia refere que ?ganharás o pão com o suor do teu rosto?. Mas, ter um trabalho, serve muitos outros propósitos. É no local de trabalho que passamos a maior parte da nossa vida acordada. É no trabalho que estabelecemos muitas relações com outras pessoas e é frequentemente dessas pessoas que sentimos mais saudades quando perdemos o emprego.
As novas áreas que se destinam a contribuir para tornar a Europa numa potência líder, são, entre outras, um vasto mercado de trabalho e a responsabilidade social das empresas. Com demasiada frequência o mercado de trabalho pode ser comparado a uma centrifugadora, na qual um número excessivo de pessoas acaba atirada para o lado. Devemos, consequentemente, trocar ideias sobre a forma de evitar que isso aconteça.
A Europa também enfrenta um conjunto de desafios comuns, que têm de ser resolvidos se quisermos preservar o modelo social europeu, conciliando a eficácia económica com bons regimes de segurança social e a economia de mercado com a sociedade do bem-estar.
O alargamento da União Europeia a um conjunto de países da Europa Central e Oriental, significa, com ou sem regimes de transição, a livre circulação da mão-de-obra numa nova e maior União. Um conjunto de países, incluindo a Dinamarca, optou pela livre circulação da mão-de-obra desde o primeiro dia da adesão. A Dinamarca não tem qualquer problema em relação a este aspecto. Pelo contrário, vemos os novos Estados-Membros como um recurso.
A principal tarefa que enfrentamos no final do ano é chegar a acordo relativamente aos quadros da revisão da Estratégia para o Emprego. Em 2003 vamos iniciar a discussão sobre a própria estratégia e sobre cada uma das linhas de orientação.
A Presidência atribui, à partida, um grande significado ao facto de se conseguir um debate profundo antes da elaboração de uma estratégia nova e revista para o emprego. Neste contexto é importante que todos os actores principais tenham a oportunidade de falar.
De modo a garantir o tempo suficiente para o debate, considerámos importante que o tema ocupasse um lugar central no programa da Presidência Dinamarquesa, na área relativa ao emprego e à política social, tendo a revisão da estratégia sido iniciada já na primeira reunião formal do Conselho.
Esta será a melhor forma de enviar, com a maior antecedência possível, um sinal claro à Comissão.
As autoridades de cada país têm, naturalmente, um papel central ligado à avaliação. São eles que tiveram a responsabilidade da implementação e monitorização da estratégia, desde a sua introdução em 1997. Possuem, consequentemente, um conjunto de experiências em primeira-mão relativamente às vantagens e desvantagens da estratégia actual.
Uma outra fonte relevante, no que diz respeito a experiência e aos resultados dos primeiros cinco anos é, naturalmente, a Comissão.
Entretanto, também outros actores reuniram uma experiência importante ao longo dos anos, experiência essa que deverá ser tomada em consideração no âmbito da avaliação em curso. Este aspecto aplica-se principalmente ao Parlamento Europeu. Registei, nesse contexto, os pontos de vista publicados pela Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais em meados de Setembro. Posso inclusivamente subscrever os pontos de vista apresentados como elementos-chave de uma estratégia revista e os desejos de ponderar a forma de continuar a desenvolver a cooperação entre os diferentes actores.
Para concluir, gostaria de salientar que os parceiros sociais, nacionais e europeus, enquanto actores activos também possuem considerações relevantes, com as quais podem contribuir. A revisão da Estratégia Europeia para o Emprego esteve na ordem de trabalhos do Conselho do Luxemburgo de ontem. Por esse motivo torna-se extremamente pertinente a inclusão deste ponto na ordem de trabalhos do debate de hoje, aqui no plenário.
A comunicação da Comissão faz, como é sabido, uma avaliação das experiências colhidas durante os primeiros cinco anos da Estratégia para o Emprego. Encerra uma avaliação global dos resultados conseguidos ao nível do mercado de trabalho europeu e estabelece os contornos das questões mais relevantes relacionadas com a revisão da estratégia. A comunicação é um elemento decisivo para o debate que actualmente tem lugar em diferentes fóruns.
Para além desta comunicação, foi apresentada, na reunião do Conselho, uma declaração conjunta elaborada pela Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais e pelo Comité Económico e Político, respectivamente. Através deste parecer fazem a sua avaliação dos princípios mais relevantes para uma estratégia revista. A Presidência pretendeu sempre que pudesse ser apresentada uma declaração conjunta.
Consideramos que uma declaração conjunta, susceptível de ser subscrita pelos conselhos relevantes, equivaleria ao sinal político mais forte do que se pretende em termos políticos da futura estratégia.
Uma declaração comum está, de resto, de acordo com os actuais desejos relativos a uma melhor coordenação e a uma melhor dinâmica dos diferentes processos europeus como, por exemplo, as orientações relativas ao emprego e as orientações relativas à política económica geral.
Não é segredo que existem muitos pontos de vista diferentes, quando se trata de definir até onde deve ir a revisão da Estratégia para o Emprego.
No entanto, a ambição da Presidência dinamarquesa tem sido trabalhar com vista a chegar a um compromisso que permita unir aqueles Estados-Membros que pretendem uma profunda revisão da Estratégia para o Emprego com os que pretendem muito menos alterações. Temos, por isso, trabalhado com vista a garantir uma plataforma comum para a continuação dos trabalhos.
Congratulo-me, consequentemente, por poder anunciar hoje, aqui, que o Conselho subscreveu, por unanimidade, a declaração comum elaborada pela Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais e pelo Comité Económico e Político. Desta forma é igualmente dado um sinal político forte acerca do quadro e dos princípios que os governos dos Estados-Membros consideram poder constituir a base da revisão da Estratégia Europeia para o Emprego.
Gostaria, neste ponto, de referir alguns dos princípios mais relevantes:
A título introdutório devo sublinhar que a perspectiva global da Estratégia para o Emprego deverá ser mantida com particular incidência para as prioridades da política de emprego. Isto significa que, com esta estratégia, nos devemos concentrar principalmente em alcançar os resultados que têm como ponto de partida os Objectivos de Lisboa, relativos a mais e melhor emprego.
Os ministros aprovaram ainda a necessidade de simplificar as linhas de orientação relativas ao emprego e, na medida do possível, reduzir o seu âmbito, concentrando as linhas de orientação em torno de prioridades estratégicas comuns, incluindo estratégias nacionais para a aprendizagem ao longo da vida, sustentadas por objectivos adequados como, por exemplo, qual é a parte da população que poderá frequentar uma ou outra forma de ensino.
É ainda dada importância à contribuição da futura estratégia destinada a lidar com os desafios que os países enfrentam em termos de diferenças demográficas, de uma globalização acrescida, da sociedade do conhecimento bem como do alargamento da UE. Existe acordo relativamente ao facto da estratégia dever, de um modo mais específico, concentrar-se nos seguintes objectivos alargados: Criação de emprego e uma maior participação da mão-de-obra, emprego com melhor qualidade, um mercado de trabalho mais funcional e mais moderno e garantia tanto a flexibilidade como a estabilidade no emprego.
Também no seguimento deste aspecto gostaria de salientar a necessidade de aumentar a oferta de emprego através de políticas que promovam o emprego a favor das mulheres, dos idosos e dos grupos mais vulneráveis, que fomentem uma política do mercado de trabalho activa e preventiva eficaz e eficiente, que reformem os sistemas fiscais e de transferência, criando assim um claro incentivo ao emprego e à permanência no emprego, melhorando a aprendizagem ao longo da vida, as competências e a mobilidade, que reforcem a igualdade entre homens e mulheres e combatam a discriminação, e ainda, que promovam o desenvolvimento dentro das áreas de empreendimento que contribuem para a criação de emprego.
Finalmente, o Conselho exprimiu, com a sua adesão ontem, o desejo que a estratégia reflicta, ainda mais, que o enfoque foi colocado nos desafios apontados pela Estratégia de Lisboa a médio prazo, por exemplo, no que diz respeito às taxas de participação das mulheres e dos idosos.
Este aspecto encerra um desejo de uma maior estabilidade das linhas de orientação ao longo do tempo. Por outras palavras, não é necessário alterá-las todos os anos. Além disso, o desejo de estabilidade cobre ainda o facto de se trabalhar para garantir uma maior coordenação e menor sobreposição entre os diferentes processos de cooperação europeia.
A Presidência vê estes princípios gerais, que o Conselho subscreveu, como um sinal orientador e um contributo para a Comissão, tendo em consideração o trabalho que a Comissão vai ter de desenvolver até ao final do ano.
O acordo, expresso ontem pelo Conselho, implica o debate de um conjunto de aspectos durante os próximos meses.
Este aspecto aplica-se principalmente a um envolvimento mais activo por parte dos parceiros sociais e do Parlamento Europeu. Existe assim um desejo claro que se tomem deliberações mais concretas sobre a forma do Parlamento Europeu poder participar mais activamente na elaboração e desenvolvimento da Estratégia para o Emprego. Também o papel dos parlamentos nacionais deverá ser reconhecido neste contexto.
Um ponto relevante ainda pendente é toda a discussão sobre o âmbito e o tipo de indicadores. Os indicadores são decisivos para a monitorização da estratégia e com vista a garantir que os países se movimentam na direcção certa e em devido tempo.
Torna-se por isso também crucial que, assim que emergir uma imagem clara da nova estratégia, se faça uma análise pormenorizada dos indicadores existentes. O objectivo de tal análise é assegurar que os indicadores reflictam os objectivos-chave das linhas de orientação que são objecto de revisão.
O objectivo deverá ser um conjunto mais eficaz de indicadores, sólidos e comparáveis, mais centrados nas linhas de orientação individuais e baseados em dados actualizados. Seria desejável que chegássemos a um número mais reduzido de indicadores, mas melhores indicadores.
Para terminar gostaria de sublinhar que a Presidência dinamarquesa deseja que a Estratégia para o Emprego se torne mais operacional e utilizável, como ponto de partida para estratégias para a promoção do emprego em cada um dos Estados-Membros.
Temos de nos afastar da tendência de atribuir cada vez maior importância aos detalhes e aos instrumentos e, em vez disso, concentrarmo-nos nos resultados que o Conselho Europeu tem vindo a salientar desde a Cimeira de Lisboa.
Relacionado com a revisão da Estratégia para o Emprego, não devemos nunca perder de vista a perspectiva global. Nos próximos anos, a perspectiva relativa à revisão da Estratégia Europeia para o Emprego é que ela se destine a contribuir para a consolidação da Europa, enquanto continente e enquanto sociedade.
A ideia é que a Estratégia para o Emprego seja dotada de objectivos e que o processo de decisão, relacionado com a aprovação e realização dos elementos individuais da estratégia, se torne mais transparente. Na tentativa de criar cada vez mais emprego, a União Europeia deverá dar maior importância aos objectivos e à transparência, de modo a envolver um grande número de actores e a conseguir uma melhor consolidação da política de emprego nos Estados-Membros.
Nunca nos devemos esquecer que os resultados práticos, no fim são um teste à eficácia da Estratégia para o Emprego da União Europeia. Estes métodos devem ser testados na prática.
Diamantopoulou
Senhor Presidente, em primeiro lugar felicito o Parlamento Europeu pela resolução estimulante e construtiva que foi aprovada a 25 de Setembro de 2002. Essa resolução apresenta-nos uma avaliação útil de êxitos alcançados e de realizações, bem como alguns dos pontos fracos da Estratégia Europeia de Emprego. É, obviamente, importante que ela identifique prioridades concretas para o futuro.
Para o Conselho, a resolução foi preciosa. Os debates que ontem travámos no Luxemburgo tiveram a ver tanto com a avaliação da Estratégia Europeia de Emprego como com a racionalização de processos no contexto da agenda de trabalhos da Cimeira de Lisboa.
Como afirmou o Senhor Ministro, houve consenso entre os Estados-Membros relativamente ao conteúdo e aos procedimentos para o futuro. Apraz-me dizer que neste momento existe uma ampla plataforma comum de opiniões partilhadas pelas três Instituições, na qual podemos assentar o ulterior desenvolvimento da estratégia e, em particular, definir a próxima geração de orientações em matéria de emprego.
Gostaria de concentrar a minha intervenção em três áreas principais: mensagens em matéria de políticas seguidas, o processo e a governança do processo. Em primeiro lugar, no que respeita às mensagens em matéria de políticas seguidas, todos estamos de acordo que a cobertura integrada de vastas áreas é uma das realizações positivas desta estratégia. Existe acordo quanto a ser necessário manter este vasto leque de questões no âmbito da estratégia e não estreitar o seu âmbito. Também se registou um certo progresso no que respeita à identificação das prioridades fundamentais. A lista dessas prioridades é longa e dela fazem parte a criação de postos de trabalho e o aumento da participação da mão-de-obra; a melhoria da qualidade no trabalho; a modernização e a melhoria do funcionamento do mercado de trabalho; assegurar a flexibilidade e a segurança; aumentar a oferta de mão-de-obra potencial por meio de políticas que promovam um mercado de trabalho onde haja lugar para todos; promover políticas activas e preventivas relativas ao mercado de trabalho; reformar os regimes fiscais e os sistemas de subsídios; melhorar as competências no domínio da aprendizagem ao longo da vida e a mobilidade e promover a evolução no domínio da capacidade empresarial favorável à criação de postos de trabalho.
Como é evidente, o passo seguinte consistirá na transformação desta longa lista numa proposta estruturada de Orientações no domínio do Emprego. Veremos se a actual estrutura de quatro pilares, com base na qual articulámos a estratégia de desenvolvimento, continua ou não a ser necessária para reflectir estas prioridades, ou se outros agrupamentos lhes poderão melhorar a visibilidade.
Se for possível, haverá uma redução do número de orientações. Isto conduz-me à segunda questão - o processo. No quadro fornecido pelo Tratado, a estratégia de emprego deverá incidir sobre os desafios a médio e a longo prazo a que será dada resposta até 2010, que foi o prazo fixado em Lisboa. Tendo em vista assegurar uma incidência mais clara nos resultados e nos objectivos da estratégia a médio e a longo prazo, é necessário que as Orientações em matéria de Emprego tenham uma maior estabilidade, não devendo mudar todos os anos. Os Planos de Acção Nacionais dos Estados-Membros deverão concentrar-se mais no aspecto da implementação.
As sobreposições e duplicações com outros processos deverão ser mais limitadas, em especial através da coordenação entre a estratégia de emprego e as grandes orientações das políticas económicas. É crucial uma melhor definição dos respectivos papéis e contributos.
O terceiro ponto diz respeito à governança do processo. Esta é uma questão relativamente à qual o Parlamento Europeu manifestou grande interesse na sua resolução de 25 de Setembro de 2002. As ideias para orientações futuras que acabei de delinear deverão proporcionar um quadro mais favorável a uma maior abertura e participação. Com objectivos em menor número e mais claros, a visibilidade da estratégia aumentará. Uma maior incidência na implementação e nos resultados deverá proporcionar uma melhor base de conhecimentos e mais transparência.
Por conseguinte, neste novo quadro e com uma incidência mais forte e mais concreta, os parceiros sociais desempenharão um papel mais eficaz e as autoridades regionais e locais compreenderão mais facilmente o seu papel e poderão participar de uma forma mais eficaz.
Há que considerar melhor a questão da maneira como o Parlamento Europeu poderá participar activamente na concepção e no desenvolvimento da estratégia de emprego e a forma como os parlamentos nacionais podem integrar-se melhor neste processo. Há problemas consideráveis em alguns Estados-Membros, onde os parlamentos nacionais não participaram e, em alguns casos, nem têm a menor ideia sobre a estratégia de emprego, os procedimentos monetários ou os objectivos comuns.
Esta é uma lista consideravelmente longa de convicções e perspectivas partilhadas, mas o novo processo para a estratégia apenas começou. Como sabem, a proposta formal para as orientações para 2003 no domínio do emprego serão apresentadas em Abril de 2003 juntamente com a proposta relativa às grandes orientações das políticas económicas. Entretanto há espaço e tempo para toda a gente participar no processo e fazer ouvir a sua voz. A Comissão vai continuar a desenvolver a ideia da participação aberta.
A fim de incentivar e propiciar ainda mais a participação de potenciais entidades interessadas, a Comissão tenciona adoptar outra comunicação que será apresentada em Janeiro e conterá as linhas gerais da estratégia depois de revista, com objectivos e metas concretos. Há tempo suficiente, ao longo dos próximos meses, para uma profícua troca de opiniões com o Parlamento, com o intuito de definir e chegar a acordo sobre procedimentos para a nova Estratégia Europeia de Emprego.
Bastos (PPE-DE)
Senhor Presidente, Senhor Presidente do Conselho, Senhora Comissária, colegas, a mobilidade é um factor importante para a criação de melhores empregos e para a redução do défice de competências no mercado de trabalho europeu. É manifesta, porém, a existência de um défice de mobilidade profissional e geográfica na União. Relativamente à primeira, os cidadãos europeus não mudam de emprego com muita frequência. Há, contudo, uma evolução ascendente na maior parte dos Estados-Membros desde 1995. Já quanto ao movimento de trabalhadores entre Estados-Membros e a nível interno, o panorama não é mais animador: temos quase metade da taxa de mobilidade dos cidadãos americanos, apenas uma pequena elite de 225 mil cidadãos europeus mudou para outro país da União, o que representa 0,1% da população dos Quinze.
Por isso, em Fevereiro de 2002, a Comissão estabeleceu um plano de acção para as competências e mobilidade que identifica 25 medidas que visam responder às carências e às necessidades que foram apontadas pela task force de alto nível. Não posso deixar de criticar a Comissão por ter apresentado as suas propostas directamente ao Conselho Europeu de Barcelona sem que o Parlamento tivesse tido a oportunidade de se pronunciar antes.
Se é de salientar a coerência das recomendações do plano de acção, são ainda muitos os obstáculos com os quais deparam os cidadãos europeus. Neste relatório - que tive a honra de elaborar segundo o procedimento Hughes, em colaboração com a Comissão da Cultura e com os pareceres da Comissão dos Direitos das Mulheres e do Comité das Regiões, que se revelaram contributos importantes e valiosos - destaco várias medidas que visam a promoção da mobilidade profissional e geográfica e a eliminação dos obstáculos à sua plena concretização, algumas das quais passo a enunciar.
Primeira: é indispensável que as autoridades locais sejam integradas na criação de uma rede de organismos consultivos, sectoriais e educacionais com vista a aproximar o mundo laboral dos sistemas educativos; há que estabelecer outras acções mais eficazes para reduzir os desequilíbrios regionais, já que, em termos de crescimento do emprego, essas desigualdades explicam-se fundamentalmente pelas diferenças nos níveis de qualificação e educação daqueles que constituem a força do trabalho, bem como na sua mobilidade e adaptabilidade;
segunda: um dos pilares da estratégia europeia do emprego, o espírito empresarial, deve ser apoiado com as verbas adequadas pelos Estados-Membros e estes devem reforçar a coordenação em matéria de formação;
terceira: é de salientar a importância do papel dos parceiros sociais na promoção do acesso à formação visando o objectivo de alcançar mais e melhores qualificações e competências dos trabalhadores por conta de outrem; a participação dos parceiros sociais revela-se também indispensável no acompanhamento do plano de acção a nível europeu, nacional e regional;
quarta: é necessário aplicar com mais rigor a legislação comunitária sobre o reconhecimento mútuo das qualificações;
quinta: os programas de intercâmbio dos jovens, a consciência quanto à diversidade cultural, as capacidades linguísticas e a cidadania devem ser fomentados ao longo da formação;
sexta: para lutar contra a sub-representação das mulheres nos sectores da alta tecnologia é necessário apoiar a realização de acções de formação, bem como a introdução das tecnologias da informação e das comunicações e de novos sistemas de aprendizagem que garantam às mulheres um acesso prioritário, sem esquecer a formação e requalificação dos trabalhadores mais idosos, das pessoas com deficiências e de outros grupos desfavorecidos;
sétima: o papel fundamental que o tele-trabalho pode desempenhar enquanto resposta a uma mobilidade geográfica que o trabalhador não deseja;
oitava: a transferibilidade das pensões é um dos pontos mais delicados neste tema, já que as pensões são um obstáculo muito importante à mobilidade, e o trabalhador que adquiriu direitos a uma pensão no seu Estado-Membro pode arriscar-se a não poder transferi-los; deve assegurar-se, assim, a reactulização, a simplificação e a extensão da Directiva 98/49/CE e do Regulamento 1408/71, bem como acabar de vez com a coexistência de situações de dupla tributação e de ausência da mesma; um outro contributo importante para favorecer a mobilidade geográfica é a criação do cartão europeu de saúde, que se espera que seja posto em prática em 2004;
nona: a utilidade do sistema EURES não pode deixar de ser salientada; no entanto, é necessário alargá-lo e modernizá-lo. Dirijo-me aqui à Comissão para que tenha em conta a importância deste instrumento e que honre as boas intenções expressas na sua comunicação neste aspecto particular; o objectivo de transparência e de centralização das informações sobre as oportunidades de emprego na União passa pela criação de um site único de informação sobre a mobilidade e pela realização de campanhas sectoriais. Saliento também que os países candidatos devem lutar contra a perda de trabalhadores altamente qualificados; neste âmbito, devemos apoiá-los a criarem as suas próprias estruturas de inovação, assim como a fomentarem o intercâmbio de experiências.
Os Estados-Membros, as autoridades locais, os empregadores, os parceiros sociais e as instituições comunitárias devem ser agentes activos para se alcançar o sucesso deste plano de acção, e as medidas agora apresentadas devem ser tidas em conta na revisão da estratégia europeia de emprego.
Diamantopoulou
Senhor Presidente, gostaria de felicitar a senhora deputada Bastos pelo seu relatório e pelo modo como o apresentou, e de agradecer à relatora do Comité das Regiões, Sr.ª Arnold, pela sua contribuição. O plano de acção para as competências e a mobilidade consiste em 25 pontos que visam proporcionar maior mobilidade aos cidadãos da União Europeia.
O objectivo básico do plano de acção é eliminar os obstáculos à subsistência, ao trabalho e ao estudo entre os diferentes Estados-Membros. Não é, de forma alguma, tornar a mobilidade obrigatória, mas sim criar condições para que qualquer pessoa que deseje movimentar-se dentro da União Europeia possa fazê-lo sem entraves. A Comissão está muito satisfeita com o bom acolhimento que o Parlamento reservou ao plano de acção e com o apoio que dá a estas medidas que, como sabem, foram aprovadas pela task force de Alto Nível sobre Competências e Mobilidade como sendo as mais adequadas para melhorar as condições de mobilidade e de aprendizagem ao longo da vida dos nossos cidadãos.
O relatório do Parlamento contém uma série de compromissos ainda mais ambiciosos do que os assumidos pela própria Comissão no seu plano de acção, mas devo dizer que, com base nas prioridades definidas em parte pelo Conselho de Barcelona, a Comissão procurou tornar o plano de acção o mais realista e exequível possível, tendo em conta os procedimentos legislativos necessários para cumprir os prazos previstos.
O plano de acção contém uma série de objectivos específicos que serão utilizados para avaliar o seu êxito durante os próximos anos e, como é óbvio, vamos precisar de uma série de indicadores para avaliar a sua evolução. Estes indicadores serão definidos conjuntamente com os Estados-Membros. É preciso que os Estados-Membros participem activamente em todos os níveis, especialmente porque há um conjunto de acções previstas no âmbito do plano de acção que em grande medida são da sua competência. Gostaria de salientar a necessidade de coordenação e cooperação entre os Estados-Membros nos domínios da educação e da formação profissional, nomeadamente nas questões relacionadas com a mobilidade dos jovens, o intercâmbio de boas práticas e a transparência das qualificações profissionais.
Como resultado da iniciativa da Comissão e dos Estados-Membros, o Conselho 'Educação? irá emitir em 12 de Novembro uma resolução sobre o reforço da cooperação no domínio da formação profissional. O método de cooperação reforçada contribui para melhorar a qualidade e a atractividade da formação profissional em geral, bem como para resolver o problema da falta de transparência e de confiança mútua que impede o reconhecimento das qualificações e das competências profissionais de país para país. A aplicação do plano já está em curso, foram apresentadas propostas legislativas, foram concebidos novos procedimentos e o Conselho foi instado a tomar decisões sobre as propostas já apresentadas. A Comissão prevê uma colaboração estreita com os parceiros sociais, especialmente em duas matérias: primeiro, na questão da aprendizagem ao longo da vida e, segundo, na possibilidade de transferência dos direitos a pensão complementar. Mais especificamente em relação às matérias abordadas pela senhora deputada Bastos, já existem planos para criar, até ao final do ano, um website com informações sobre mobilidade profissional, que oferecerá aos cidadãos europeus a possibilidade de se informarem sobre o mercado de trabalho europeu e sobre uma série de outras questões relacionadas com a mobilidade. Está igualmente prevista uma ligação directa ao website dedicado às oportunidades de formação, que ficará operacional em 2003. A Comissão deverá aprovar uma decisão sobre a revisão do sistema EURES, de modo a que este apoie eficazmente a mobilidade da mão-de-obra europeia, e o nosso objectivo é garantir que o EURES preste serviços e informações não só aos trabalhadores à procura de emprego, mas também às empresas que pretendam recrutar pessoal ao nível europeu. Em terceiro lugar, a Comissão deverá apresentar no início de 2003 a sua proposta sobre o cartão europeu de seguro de doença, a qual é já do conhecimento do Parlamento.
Também gostaria de mencionar duas questões horizontais. Primeiro, há espaço para melhorar a situação das mulheres em todas as áreas, e a dimensão da igualdade entre os dois sexos deve ser tida em consideração em todas as medidas sectoriais e, segundo, temos diante de nós um importante desafio quando nos aproximamos rapidamente do alargamento: o Parlamento exprimiu a sua preocupação relativamente ao perigo de uma fuga de mão-de-obra de leste para oeste; este tipo de êxodo em massa criaria um enorme problema para os países candidatos. A ligação entre imigração e emprego vai ser discutida numa conferência conjunta da OCDE e da Comissão Europeia em Janeiro de 2003. Entretanto, a Comissão está a debater um projecto de directiva do ano passado sobre as condições de entrada e de residência de cidadãos de países terceiros em busca de emprego remunerado ou de trabalho em regime freelance, a fim de garantir o tratamento uniforme desta questão por parte dos Estados-Membros.
O plano de acção para as competências e a mobilidade é um plano muito complexo e ambicioso que contém toda uma série de medidas que, para serem postas em prática, requerem uma colaboração muito estreita entre as Instituições europeias, bem como com os agentes sociais e os parceiros sociais. Gostaria de exprimir aqui os meus agradecimentos ao Parlamento pelo apoio e pelo interesse que desde o início demonstrou por este plano.
Bushill-Matthews (PPE-DE)
Senhor Presidente, gostaria de começar por dizer que me congratulo profundamente com as observações feitas pela Senhora Comissária e também com as da Presidência dinamarquesa. A ideia de conferir ao emprego um lugar central no programa da Presidência é absolutamente correcta e dá exactamente o tom e o exemplo certos, não apenas para nós, mas também para sucessivas Presidências.
Gostaria de tecer alguns comentários de carácter geral e seguidamente abordar de forma muito breve o meu relatório. É justo dizer, sem dúvida, que de uma maneira geral os Estados-Membros e este Parlamento tratam frequentemente a importante questão do emprego com demasiada ligeireza. Fala-se muito, mas faz-se pouco e o que se faz, as mais das vezes, não serve para nada. A esse respeito, o meu próprio país dá, sem dúvida, um exemplo bastante fraco. O ano passado foram introduzidos 4 600 regulamentos no domínio do emprego, o que significa um de 26 em 26 minutos. Assim, dificilmente se conseguirá avançar.
Não chega, porém, termos programas e projectos separados, por muito bem-vindos que sejam. Não chega estabelecer objectivos, seja para jovens, seja para mulheres ou para desempregados de longa duração, etc., e depois ficar de braços cruzados a ver o que é que acontece. Não chega concentrar os esforços com tamanha firmeza na protecção dos postos de trabalho, tentando manter postos de trabalho actualmente existentes mesmo quando o mercado já evoluiu. Precisamos de concentrar a nossa atenção na criação de postos de trabalho, o que é sinónimo de libertar a iniciativa. Temos de reconhecer que o maior motor do crescimento do emprego em todos os nossos países é o chamado sector 'das pequenas e médias empresas?. Temos de as ajudar a terem êxito e a prosperarem e não as impedir de avançar. É necessário que compreendamos que é o pleno emprego que contribui para criar a inclusão social e não o contrário.
O Conselho Europeu de Lisboa afirmou, e eu repeti-o no meu relatório, que precisamos de incentivar a criação de um clima regulamentar favorável ao investimento, à inovação e ao empreendimento em geral. Dois anos passados, limitámo-nos a aumentar os encargos sobre a actividade empresarial e o elevado índice de desemprego que existe no continente europeu é culpa nossa.
Estou animado, porém, com a liderança que a Presidência dinamarquesa está a tentar assumir e gostaria de agradecer, em especial, ao Senhor Ministro Frederiksen a carta tão solícita que me enviou no dia 18 de Setembro. Estou certo que não se sentirá embaraçado se eu partilhar com os meus colegas apenas um parágrafo dessa carta, que é muito relevante para o assunto que hoje estamos a debater:
'A posição que claramente defendo é que a União Europeia só deverá apresentar legislação quando houver necessidade evidente dessa regulamentação e, nesses casos, apenas na medida das necessidades. Deverá haver espaço de manobra a nível nacional e se for introduzida regulamentação, ela deverá, a meu ver, assumir o mais possível a forma de directivas-quadro e não de regras pormenorizadas. Onde for possível, deverá existir também liberdade de escolha quanto ao método de implementação, como é o caso, por exemplo, no que se prende com o método de coordenação aberto no domínio do emprego e no domínio social. Por último, gostaria de sublinhar que atribuo igualmente grande importância ao princípio da subsidiariedade.?
Estas são palavras extremamente sábias e todos ansiamos por vê-las traduzidas em actos. Do mesmo modo, são também de saudar os comentários feitos pelo Senhor Comissário Prodi em Julho passado, quando disse que a intenção era simplificar a regulamentação em 25%, pelo menos, e fazê-lo o mais rapidamente possível. Uma vez mais, desejamos ver, com a brevidade possível, algum tipo de concretização destes compromissos específicos, de preferência, uma vez mais, sob a sua liderança e durante a sua Presidência.
No que respeita à iniciativa de crescimento e emprego, foi com a maior satisfação que a vi ser aprovada por unanimidade em sede de comissão e que constatei que tínhamos feito alguns progressos por termos aligeirado a nossa forma de actuar. O primeiro relatório sobre este programa plurianual surgiu em Janeiro de 2001. O relatório respeitante ao segundo ano foi feito apenas 11 meses mais tarde e este ano o relatório surge de facto em Outubro. No próximo ano gostaria que fosse feito ainda mais cedo, e para que isso seja possível gostaria de poder contar com o feedback da Comissão com a máxima brevidade.
No entanto, gostaria de sublinhar especificamente que a cooperação da Comissão, que regularmente fornece informações e actualizações, é algo que muito prezo. Saúdo os progressos feitos e a forma específica como o programa tem sido gerido e se tem desenvolvido. Gostaria que as propostas feitas pelo Parlamento o ano passado e também agora recebessem algumas respostas claras e se traduzissem em actos. Em termos muito simples, gostaria que o próximo relatório da Comissão demonstrasse que aquela Instituição não só leu o relatório do Parlamento como, de facto, lhe respondeu, o que significa incluir uma análise mais completa de determinados aspectos da iniciativa e também a conclusão do Programa JEV (Empresa Comum Europeia), na sua forma actual.
Recordo-me que no fim do debate realizado em Dezembro precisamente sobre este assunto, o Senhor Comissário Liikanen me abordou assim que terminou a sua intervenção e me perguntou se o Parlamento estava de acordo com a conclusão do Programa JEV, porque isso era o que a Comissão realmente queria fazer. Respondi-lhe que o Parlamento queria de facto ver concluído o referido programa. O Senhor Comissário disse-me que ficava muito aliviado com as minhas palavras e que ia então dar seguimento ao assunto.
Até agora, não vi fazer grande coisa em termos da conclusão do programa. A Comissão precisa de ser muito mais rápida e expedita, mas isso, afinal, é algo que se aplica a todos nós.
Diamantopoulou
Senhor Presidente, foi com um enorme interesse que recebemos o relatório elaborado pela Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais do Parlamento Europeu sobre o terceiro relatório dedicado à iniciativa a favor do crescimento e do emprego. Agradou-me em especial o espírito de colaboração do relator e as suas observações sobre o nosso relatório anual e gostaria de destacar o facto de a Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais ter considerado que o relatório da Comissão era completo e que a Comissão tinha respondido ao pedido do Parlamento Europeu para que o mesmo fosse apresentado com maior antecedência. Além disso, mantivemos excelentes relações e trabalhámos em estreita colaboração com o relator, como demonstra a posição tomada pelo senhor deputado Bushill-Matthews.
Para responder às questões levantadas, vou dividir os meus comentários em três grupos. Primeiro, o fornecimento de informação ao Parlamento e o respectivo calendário, segundo, a cobertura geográfica e, terceiro, as perspectivas de financiamento.
No que se refere ao fornecimento de informação, apesar de ser necessário muito tempo para concluir os procedimentos formais, a Comissão Europeia continuou a informar regularmente o relator antes da conclusão do procedimento formal. Além disso, procurou fornecer informações trimestrais sobre a execução financeira dos programas geridos pelo Fundo Europeu de Investimento, numa base não oficial. Em resposta ao vosso pedido relacionado com o chamado financiamento de pré-arranque por intermediários financeiros no âmbito do Mecanismo de Garantia às PME, gostaria de salientar que esse financiamento é concedido a determinadas pequenas e médias empresas que se encontram na fase de pré-arranque, que não precisam de ser oficialmente reconhecidas antes da concessão do empréstimo e que, como é evidente, são seleccionadas pelos intermediários financeiros.
No que toca à cobertura geográfica e sectorial, o Fundo Europeu de Investimento conseguiu assegurar uma cobertura relativamente satisfatória de todos os países, apesar da recessão que afecta todos os mercados monetários. Conseguiu distribuir todos os fundos disponíveis por treze Estados-Membros. A razão por que é tão difícil aplicar o Instrumento 'Apoio ao Arranque? do Mecanismo de Promoção da Tecnologia Europeia reside no facto de o próprio instrumento não ter sido aplicado de maneira uniforme em todos os países; existem vários problemas relacionados com a sua aplicação que se prendem, em parte, com o facto de os mercados nacionais de capital de risco se encontrarem em diferentes fases de desenvolvimento, e em parte, como é natural, com a participação de 50% que não é fácil conseguir; os países com um mercado de capital de risco subdesenvolvido podem achar que é difícil, quando não impossível, satisfazer este segundo critério.
De igual modo, temos de olhar para a distribuição geográfica geral de todos os mecanismos de financiamento das PME, em vez de olhar para cada um deles separadamente. Precisamos igualmente de dividir o orçamento pelos diferentes mecanismos de financiamento das PME, aplicando correctamente o princípio da flexibilidade e tendo em conta a procura do mercado em vez de dar apenas resposta à necessidade de cobertura geográfica. Gostaria de assinalar que o Fundo Europeu de Investimento sempre se esforçou por canalizar o financiamento para países onde existia pouca procura. No que respeita à cobertura sectorial, gostaria de salientar que a maioria das pequenas e médias empresas que beneficiaram destes fundos pertencem a sectores tradicionais. Tendo isso em consideração, é correcto afirmar que o mecanismo de apoio ao arranque do Fundo está direccionado para pequenas e médias empresas do sector das tecnologias de ponta e que mais de 90% dos beneficiários desse mecanismo são microempresas com menos de 10 trabalhadores, que operam principalmente nos sectores dos serviços, do artesanato, da transformação e do comércio.
Em terceiro lugar, perspectivas para os instrumentos financeiros. A sobrevivência dos programas a favor das pequenas e médias empresas é garantida pelo programa plurianual para a empresa e o espírito empresarial, que agora está também aberto aos países candidatos. O Fundo Europeu de Investimento espera começar a negociar contratos antes do final de 2002, assinando memorandos de entendimento com esses países e concluindo os procedimentos financeiros. No que se refere ao Instrumento 'Apoio ao Arranque? do Mecanismo de Promoção da Tecnologia Europeia apresentado no relatório anual de 2001, a reavaliação das empresas inovadoras de rápido crescimento e os enormes prejuízos suportados pelos investidores em consequência disso perturbaram profundamente o mercado e parece muito pouco provável que a situação possa alterar-se no futuro. Também não podemos esquecer que, com um baixo nível de crescimento económico, com o aumento da concorrência nos mercados europeus, com a reestruturação do sector bancário e com a procura de valor para os accionistas, os bancos não estão dispostos a conceder ou a renovar empréstimos a pequenas e médias empresas de risco. Evidentemente, quando parte do risco é coberto por entidades públicas, existe ainda uma possibilidade de os bancos concederem empréstimos a essas empresas. Consequentemente, a procura do mercado relativa ao instrumento de arranque das PME continua a ser bastante elevada e estamos em crer que os países candidatos irão aumentar essa procura quando aderirem à União.
No que se refere à Empresa Comum Europeia ("Joint European Venture" JEV), a Comissão concorda com o senhor deputado Bushill-Matthews quando declara que programa teve um impacto limitado na criação de postos de trabalho e não foi eficaz em termos de custos. Houve pouca procura da parte das pequenas e médias empresas e registaram-se atrasos consideráveis no tratamento das candidaturas, devido à necessidade de a Comissão aplicar procedimentos rigorosos a fim de minimizar o risco de irregularidades e de proteger os interesses económicos da Comunidade. Assim, a Comissão concorda com o Parlamento quanto à necessidade de se extinguir o Programa Empresa Comum Europeia.
A avaliação final da iniciativa a favor do crescimento e do emprego deverá estar concluída e pronta para ser apresentada ao Parlamento em Novembro de 2002. No final do período de consultas, em Março ou Maio de 2003, a Comissão apresentará ao Conselho uma proposta de decisão do Conselho relativa à alteração do programa plurianual para a empresa e o espírito empresarial e, eventualmente, à extinção da iniciativa específica referente à Empresa Comum Europeia.
Para terminar, duas palavras sobre a avaliação: o período coberto pelo orçamento destinado aos instrumentos financeiros que são geridos pelo Fundo Europeu de Investimento expirou no dia 29 de Maio de 2002, ou seja, quatro anos depois de publicada a respectiva decisão do Conselho. Por conseguinte, estava previsto que o relatório de avaliação fosse apresentado depois dessa data, a fim de ter em conta todo o período orçamental de 48 meses.
Senhor Presidente, quero apenas fazer um comentário sobre a abordagem inicial adoptada pelo senhor deputado Bushill-Matthews. Evidentemente, as iniciativas a que fiz referência fazem parte do programa plurianual a favor das pequenas e médias empresas. A conclusão a retirar de todas as análises e investigações realizadas é que um dos problemas mais graves que as pequenas e médias empresas enfrentam é o financiamento e este é um problema real em toda a União Europeia. Todas estas iniciativas da Comissão Europeia, os fundos de garantia, a Empresa Comum Europeia, o apoio tecnológico às empresas, são programas-piloto para encontrar novos instrumentos de financiamento das pequenas e médias empresas, algumas das quais são bem sucedidas e outras não, mas todas elas dependem do dinamismo e do nível de desenvolvimento dos mercados dos Estados-Membros. Mesmo assim, pensamos que o resultado final é positivo, porque existe cooperação entre os Estados-Membros, são introduzidos novos instrumentos no mercado e encontramos sempre o modelo adequado ao país e ao sector das PME.
Gill (PSE)
Senhor Presidente, as PME desempenham um papel importante, tanto de um ponto de vista económico como social, constituindo, portanto, uma prioridade política fundamental. A relevância das pequenas e micro-empresas foi reconhecida pelo Conselho Europeu de Santa Maria da Feira. É por isso que elas deviam beneficiar dos instrumentos financeiros da UE muito mais do que até agora têm beneficiado. Para que tal aconteça, a Comissão precisa urgentemente de reconhecer e de voltar a debruçar-se sobre três áreas. Não estou inteiramente satisfeita com as explicações que recebemos da Senhora Comissária. A Comissão precisa de atacar o problema da falta de informação que as PME e as micro-empresas têm acerca destes programas. O acesso à informação sobre a maneira de conseguir financiamento é um ponto de partida essencial para incentivar o espírito empresarial e as actividades das PME. Portanto, é necessário que a Comissão e os Estados-Membros lancem campanhas que facultem às PME informações claras e simples sobre a maneira de beneficiarem de projectos e programas da União Europeia.
Em segundo lugar, há demasiada burocracia e demasiados processos de financiamento que são complicados. É preciso eliminar ambas as coisas. Na Europa, as PME vêm-se confrontadas com muito mais obstáculos para aceder ao financiamento do que as suas congéneres nos Estados Unidos.
Ouvimos falar do Programa Empresa Comum Europeia (JEV) e dos motivos do seu fracasso. Temos de olhar para os números. Uma das razões é que um em cada cinco projectos foi recusado pela Comissão ou retirado devido ao nível dos requisitos administrativos. Há que investigar esta questão. A Comissão também não criou as bases necessárias antes de lançar o Programa JEV, pois ele não foi colocado no mercado em alguns países, não havia intermediários, e se olharmos para o Reino Unido, lá havia apenas um. O que daqui resultou foi o programa estar, desde o início, condenado ao fracasso.
Sei que na minha região há muitas micro-empresas e PME que se teriam congratulado com a oportunidade de participarem neste programa. Espero que o seu sucessor dê resposta a alguns destes problemas, pois trata-se de um programa importante, em especial para os países candidatos à adesão.
Iivari (PSE)
Senhor Presidente, em primeiro lugar, gostaria de agradecer à senhora deputada Bastos e à Comissão do Emprego e dos Assuntos Sociais pela maneira satisfatória como os pareceres da Comissão para a Cultura, a Juventude, a Educação, os Meios de Comunicação Social e os Desportos foram tidos em consideração no relatório sobre a mobilidade e as competências. O objectivo de se transformar na economia baseada no conhecimento mais dinâmica e competitiva do mundo não será realizado sem uma mão-de-obra qualificada, para a qual a mobilidade seja praticamente possível e até mesmo bem-vinda. Porém, no seu parecer, a Comissão para a Cultura também destaca os objectivos mais alargados de uma educação de base e a sua importância fundamental. De igual modo, insta a Comissão a aproveitar as tecnologias de informação na promoção da mobilidade virtual e de novas formas de aprender e de trabalhar.
Embora a educação seja da responsabilidade dos Estados-Membros, também precisamos de acções e objectivos comuns. No ano 2000, a percentagem de pessoas que receberam formação adicional no mínimo variava entre os Estados-Membros desde os 78% até menos de 20%. Vai ser difícil estabelecer uma base firme para a competitividade, a menos que aumentemos os níveis da educação.
Os problemas associados à comparabilidade das qualificações dificultam muitíssimo a mobilidade dos trabalhadores. Celebramos este ano o milionésimo estudante do Erasmus, mas na realidade continuamos a ter muitos problemas na equiparação dos estudos efectuados no estrangeiro. Nesse aspecto, estamos a colocar muitas esperanças nos processos de Bolonha e de Bruges.
O plano de acção da Comissão destaca muito correctamente a necessidade de os sistemas educativos melhorarem a sua capacidade de dar resposta às necessidades do mercado de trabalho. Se os sistemas educativos se tornarem mais flexíveis será possível, por exemplo, aumentar o interesse pela Matemática e pelas Ciências Naturais. Vários Estados-Membros embarcaram em projectos separados nestas áreas. Esperemos que a Comissão seja capaz de retirar exemplos de boas práticas desses projectos para outros os poderem utilizar.
Evans, Jillian (Verts/ALE)
Senhor Presidente, gostaria de saudar o plano de acção da Comissão sobre as competências e a mobilidade e o relatório da senhora deputada Regina Bastos. Muito embora para os desempregados da Europa o principal problema seja a falta de postos de trabalho e não a falta de mobilidade, as questões identificadas pela task force da Comissão são muito importantes. Gostaria de chamar a atenção para alguns aspectos específicos que foram postos em destaque pela Comissão dos Direitos da Mulher e da Igualdade de Oportunidades.
Primeiro: a integração da perspectiva de género é um requisito para todos os documentos da Comissão, mas um anexo ao referido plano de acção, que explicasse como é que neste caso se processou essa integração, não só contribuiria para assegurar a adesão às medidas como também demonstraria como é que, na prática, se alcança a integração da perspectiva de género. Seria um bom exemplo para outros domínios de política.
Segundo: são propostas iniciativas regionais para apoiar a formação de mulheres em profissões onde elas se encontram sub-representadas. A Directiva relativa à Igualdade de Tratamento, ora revista, permite aos Estados-Membros proporcionarem essa formação profissional adicional em áreas como o sector científico e este aspecto deverá ser desenvolvido no plano de acção.
Terceiro: o plano de acção propõe a formação de órgãos consultivos industriais, educativos e outros. Muito embora saiba que a composição destes órgãos nem sempre é da jurisdição da Comissão, uma cláusula que solicite à Comissão que assegure, sempre que possível, igualdade de representação envia a todos os que estão envolvidos nesta problemática uma mensagem muito clara de que a referida igualdade de representação é desejável e esperada.
A mobilidade geográfica significa, como é evidente, mais do que apenas conseguir emprego num lugar diferente. Há outras questões a ter em conta, em especial para trabalhadores com filhos: acesso a habitação, serviços sociais, ensino de boa qualidade e serviços de guarda de crianças. O relatório chama a atenção para vários aspectos com os quais me congratulo e que são importantes para as mulheres, tais como períodos de carência para direitos a pensão complementar - como foi referido pela Senhora Comissária - e a utilização das melhores práticas para incentivar mais mulheres jovens a interessarem-se pela matemática, pela ciência e pela tecnologia. Espero que o Parlamento apoie o relatório.
Pronk (PPE-DE).
Senhor Presidente, gostaria de agradecer calorosamente, tanto ao Conselho como à Comissão, pela sua introdução, mas gostaria também particularmente de exprimir a minha gratidão a ambos os nossos relatores do Grupo PPE-DE, senhora deputada Regina Bastos e senhor deputado Philip Bushill-Matthews, pelos relatórios que apresentaram. Afinal de contas, é importante que debatamos não só os aspectos gerais, mas abordemos também dois elementos muito específicos da problemática do emprego.
Em primeiro lugar, as PME, que se revestem, obviamente, de uma importância fundamental para a estrutura económica, e o relatório da senhora deputada Regina Bastos que, naturalmente, diz sobretudo respeito ao mercado de trabalho e à estrutura de educação e formação da UE. Se o equilíbrio entre ambos não for mantido, nesse caso, algo estará errado. Presentemente, a economia não está, obviamente, em muito boa forma, o que irá sem dúvida reflectir-se no mercado de trabalho. Já o sabemos e devemos estar preparados para tal. Daí que eu me interrogue, portanto, sobre se o Conselho não estará a ser demasiado optimista, se não estará a confiar excessivamente em dados quantitativos de um passado recente, quando o crescimento económico e o aumento da produtividade eram de longe melhores do que agora.
A segunda questão que poderá ser colocada ao Conselho consiste, naturalmente, em saber não se estarão também a ser demasiados optimistas ao associarem todos esses processos. É óbvio que não nos opomos a isso, mas pergunto se, realmente, com todos esses processos a decorrer em simultâneo, não estaremos a criar uma espécie de Cimeira de Joanesburgo ou - utilizando termos bíblicos - não estaremos a construir uma Torre de Babel. Será que isso trará benefícios suplementares? Esta é a minha segunda questão.
Há ainda uma pergunta que gostaria de dirigir à Comissão, que se prende com o que já disse tive ocasião de dizer em, termos gerais, e que vai no sentido de saber se a Comissão acompanha realmente de perto as directivas que produz. Estou perfeitamente ciente de que, assim que uma directiva social é publicada, se seguem de imediato amplas discussões sobre o emprego. É precisamente isso que está acontecer neste momento, por exemplo, com a directiva relativa às condições laborais dos trabalhadores temporários. Mas há também outras directivas - no campo da economia propriamente dita, ou em matéria de relatórios anuais -, e chegam muitas queixas, inclusivamente das PME, de que essas directivas são particularmente negativas para o emprego. Citar-lhe-ei um exemplo ocorrido esta semana, nomeadamente a directiva do Comissário Bolkestein sobre as ofertas públicas de aquisição. Esta directiva irá, quase por certo, custar dezenas de milhar de postos de trabalho nos Países Baixos e na Alemanha, e, a prazo, irá também minar o sistema social vigente. Será que esse aspecto é tido em linha de conta no processo de tomada de decisão na Comissão? Será que o número de postos de trabalho que irão perder-se será tomado em consideração? Ou será que a atenção a estas intenções, inerentemente meritórias, incide apenas nas directivas de âmbito social? Do meu ponto de vista, seria errado se assim fosse. Por consequência, gostaria que a Comissão me dissesse se isso aconteceu aqui e, em caso negativo, se poderá vir a acontecer no futuro.
Como já tive ocasião de dizer, continuamos a enfrentar uma situação difícil no capítulo do emprego. Penso que há um conjunto de coisas que poderão ainda acontecer a nível da União. Nesse contexto, citarei o exemplo da indústria de armamento, que está muito mal organizada na Europa e onde poderíamos chegar não só a muito melhores níveis de emprego como também a um grau de eficiência muito maior do que aquele que neste momento existe. Sei que muitas pessoas prefeririam não falar muito deste assunto e deixar essa questão ao correr do tempo. Por conseguinte, penso que esse é também um problema em que temos de pensar.
Por último, penso que precisamos de ter muito cuidado em não olhar exclusiva e excessivamente para a América e acreditar que os americanos fazem tudo muito melhor do que nós. Tivemos notícia de alguns casos recentes - e basta-me citar a Enron, mas também a greve que está decorrer na costa Oeste -, em que o desempenho dos Estados Unidos não é, de facto, assim tão exemplar. Gostaria de insistir com o Conselho e com a Comissão no sentido de que procurem, sobretudo, adoptar as coisas boas que acontecem nos Estados Unidos e não demasiadas coisas más, e também para que não pensem que fazemos tudo tão mal, pois, muitas vezes, até o fazemos muito melhor do que julgamos.
Andersson (PSE).
Senhor Presidente, gostaria de agradecer ao Conselho e à Comissão as suas declarações sobre a estratégia de emprego, e gostaria também de agradecer a ambos os relatores. Na minha intervenção, gostaria de me concentrar na estratégia de emprego.
É positivo que haja uma avaliação ao fim de cinco anos. É importante verificar o que correu bem, o que não correu assim tão bem e onde introduzir melhorias. O Conselho tem razão em afirmar que, bem vistas as coisas, o que conta é o resultado. Os resultados globais relativamente aos últimos cinco anos são, no entanto, bastante positivos. Houve um aumento do número de medidas de fomento do emprego activo, o desemprego decresceu, tendo o emprego crescido em igual medida. Se quisermos comparar a forma como tratámos o emprego durante as diferentes fases de recessão, poderemos confirmar que na actual recessão se registou uma grande melhoria face à anterior, ainda que o desemprego esteja a aumentar actualmente nalguns países.
Quanto às modificações propostas, propriamente ditas, e à sua extensão, é certamente verdade que a estrutura de pilares não constitui, em si mesma, um fim, mas é importante que um certo número de diferentes aspectos estejam incluídos na estratégia de emprego. Refiro-me, aqui, evidentemente, às metas destinadas a aumentar o emprego e a uma diminuição do desemprego; a um aumento do emprego feminino; e à elevada qualidade do emprego e de todos os aspectos da organização laboral. Há ainda um outro aspecto que ninguém referiu, que é o facto de o desenvolvimento sustentável dever ser integrado na estratégia de emprego, tal como o é nas duas outras estratégias.
Partilho da opinião expressa sobre a estabilidade. Não deveríamos interferir e fazer alterações todos os anos. A menos que se verifiquem acontecimentos muito particulares, dever-se-á permitir que estes processos prossigam durante alguns anos. Partilho também da opinião manifestada quanto à incidência da nossa actuação. A dificuldade aumenta se houver muitos indicadores e metas. É preciso que incidamos nos objectivos mais importantes, tendo em conta a implementação e os resultados.
Quanto à abertura e à participação dos parceiros, gostaria de salientar o que aqui foi dito sobre os parceiros sociais. Estes desempenham já um papel central, e não há razões para o aumento da sua participação na estratégia de emprego. Há evidentemente, no entanto, algumas falhas, especialmente no campo do controlo democrático. Há falta de influência da parte do Parlamento Europeu na estratégia global, assim como falta de influência da parte dos parlamentos nacionais no que respeita à implementação e aos planos de acção nacionais dos Estados-Membros. Estas são importantes questões. Não podemos deixar que estas importantes questões sejam decididas à porta fechada pelas associações de trabalhadores. É preciso que exista um controlo democrático adequado.
No entanto, quando procedemos à coordenação dos processos, nenhum destes é mais importante do que o outro. O processo económico é tão importante como os processos de política social e de emprego, e é preciso que tenhamos em conta a dimensão social quando sincronizamos os processos. Tudo isso é importante. A haver essa coordenação, ela deverá caber ao Conselho 'Assuntos Gerais?.
Manders (ELDR).
Senhor Presidente, gostaria igualmente de agradecer à Comissão, aos colegas e aos relatores por este documento político. É importante que procuremos cumprir os objectivos de Lisboa e, para tanto, teremos seguramente de desenvolver mais o campo do emprego e da formação. Por isso mesmo, saúdo a presente proposta. Precisamos de aprender com o passado, pois sem passado não há futuro. No entanto, para atingirmos os objectivos fixados em Lisboa, teremos de empenhar-nos em melhorar a mobilidade profissional - e estou a pensar, nomeadamente, nas regiões fronteiriças. Precisamos de mais a harmonização e cooperação no sistema tripartido, composto pelas autoridades públicas, a indústria e os institutos de conhecimento, no sentido, sobretudo, de estimular o trabalho além fronteiras. Esse o motivo porque apresentei uma alteração que tende a promover essas matérias. Felizmente, a Comissão dos Orçamentos adoptou já uma alteração desse teor, e faço votos por que o mesmo possa acontecer também nesta Assembleia.
Neste momento, o potencial de trabalho e de conhecimento transnacional disponível não é ainda suficientemente utilizado, uma situação que terá de ser melhorada. Além disso, no futuro, deveremos prestar uma atenção acrescida ao reconhecimento mútuo das qualificações profissionais e dos diplomas, um tema de que, na realidade, já nos ocupamos amplamente. Finalmente, porém, a harmonização transfronteiriça dos sistemas de segurança social, da política social, e até mesmo da política fiscal, terá também de ser melhorada. Presumo que o Conselho se debruçará sobre o assunto e que irá apresentar propostas tendentes as promover essa mobilidade e o intercâmbio de conhecimento a nível transfronteiriço, pois, como sabemos, há muito poucos europeus que se mudam de uma região para outra, designadamente em busca de trabalho.
Contrariamente ao meu colega, senhor deputado Pronk, eu gostaria de citar o exemplo dos americanos, que não têm qualquer problema em procurar outro emprego dentro de um raio de mil quilómetros. Relativamente ao seu comentário sobre as ofertas de aquisição, gostaria de observar que, do meu ponto de vista, as empresas europeias conseguem, desse modo, funcionar melhor, e o facto de conseguirem funcionar melhor no mercado interno, conduzirá, finalmente, a melhores investimentos e, por conseguinte, a mais emprego. Como vê, Senhor Presidente, podemos ter pontos de vista diferentes.
Schmid, Herman (GUE/NGL).
Senhor Presidente, permita-me que diga algumas palavras acerca da estratégia de emprego.
Antes de mais, é com satisfação que vejo que, quer a Comissão, quer o Conselho se identificam claramente com a estratégia de Lisboa, advogando-a, com o equilíbrio entre os seus objectivos claros de crescimento económico, pleno emprego e considerações sociais. É importante que se consiga uma política de emprego equilibrada, na qual diferentes interesses possam existir lado a lado.
Em segundo lugar, é positivo que a Comissão fale de forma tão clara acerca das perspectivas de implementação da estratégia de emprego. Sempre deparámos com problemas quando, na altura de as passar à prática nos Estados-Membros, as nossas boas ideias tiveram resultados medíocres. É fundamental que a Estratégia Europeia para o Emprego seja coordenada com as políticas de emprego nacionais. A este respeito, os Parlamentos são elementos fundamentais, pois cabe-lhes a atribuição dos orçamentos às respectivas estratégias nacionais de emprego. Por isso, considero positivo que o senhor Ministro Hjort Frederiksen, assim como a Comissão, tenham salientado o papel dos Parlamentos. No entanto, gostaria de obter um esclarecimento. É positivo que os Parlamentos venham a desempenhar um papel mais importante. Haverá um compromisso no sentido de que estes possam realizar debates e tomar decisões? Como sabemos, os Parlamentos tomam decisões a respeito das estratégias nacionais de emprego. Haverá outra estratégia europeia de emprego, distinta, a respeito da qual os Parlamentos não possam tomar decisões? Esta é uma pergunta de ordem prática.
Gostaria também de me referir a algo que a senhora Comissária Diamantopoulou afirmou e que ouvi há pouco, a saber, o significado de estabilidade no que respeita às orientações. Posso compreender este desejo de estabilidade, e partilho totalmente da opinião de que deverá haver estabilidade nos objectivos. Mas as orientações falam também de meios, e sou algo mais céptico acerca da afirmação de que os meios têm de ser igualmente estáveis. Considero que temos de manter-nos em contacto com a realidade e concentrar-nos naquilo que é concreto.
Permitam-me que diga, à guisa de conclusão, que, tanto o processo de alargamento, com os seus problemas muito particulares para os países candidatos, como o recente aumento do desemprego representam desafios novos que exigem que saibamos dar provas de realismo. Assim, não se poderá dizer que os meios têm de ser extremamente estáveis e permanecer inalterados de ano para ano.
Bouwman (Verts/ALE).
Senhor Presidente, gostaria de desejar as boas-vindas ao Senhor Presidente do Conselho, Claus Hjort Frederiksen, e à Senhora Comissária Diamantopoulou.
Serei breve nos meus comentários, pois o tempo de que os grupos políticos pequenos dispõem para usar da palavra é curto. Quero agradecer o contributo dos meus colegas, senhora deputada Bastos e senhor deputado Bushill-Matthews. Gostaria de focar alguns aspectos fundamentais. Falamos aqui da revisão da estratégia de emprego. Se olharmos para as actuais orientações e para as prioridades, tal como são formuladas neste momento, torna-se evidente que, na realidade, a estratégia de emprego foi parcialmente ultrapassada pelo processo de Lisboa, processo esse, que, por sua vez, foi também ultrapassado por uma recessão económica. Significa isso que há um grande número de questões que estão pendentes. Os objectivos de participação laboral não são provavelmente realistas; não há emprego, e só é possível oferecer incentivos se houver oferta de emprego e se essa oferta for promovida. A questão reside, contudo, em saber se podemos fazê-lo sempre. Tenho muita curiosidade em conhecer essas novas orientações, e sobretudo também em ver aquilo de que poderemos prescindir.
Que conclusão podemos retirar de tudo isto? Compreendo que, no caso do desemprego entre os jovens, a situação é diferente, mas há outros tipos de emprego, como o emprego para os mais idosos, que nem sempre podem ser estimulados.
Saúdo o facto de serem definidas novas orientações, mas penso que nem sempre há necessidade de novos pilares. No entanto, essas orientações têm de ser claras e simples, o mesmo acontecendo com a nova relação com o FSE e os Fundos. No que diz respeito à racionalização, posso realmente subscrever a visão do senhor deputado Pronk sobre a matéria, nomeadamente que a racionalização e a integração andam de mãos dadas. Quando falamos de integração, devemos ter igualmente em conta aspectos de política económica e socioeconómica na reavaliação daquilo que designamos de política social e de emprego.
Por último, gostaria de perguntar à Senhora Comissária ou ao Conselho por que razão é a que directiva relativa à segurança social não foi ainda revista, até à data. Tive ocasião de ver a agenda anotada, e não vislumbro qualquer progresso nesse domínio, e - quando falamos, por um lado, de flexibilidade e, por outro lado, de segurança social - pergunto-me quando é que isso irá realmente acontecer.
Della Vedova (NI).
Senhora Comissária, penso que a constante referência aos objectivos fixados em Lisboa não é de grande utilidade se pretendemos definir, a nível europeu e, sobretudo, ao nível dos diferentes países, planos de acção e medidas legislativas destinados a criar um ambiente mais susceptível de incentivar a competitividade das empresas, sobretudo neste período e, portanto, de criar as condições necessárias para que haja um emprego de elevado grau de qualidade.
Penso que há toda uma série de coisas para fazer - que podemos decidir fazer ou não - ao nível dos diferentes países. Algumas considerações: eu considero, por exemplo, que a referência constante à intervenção dos parceiros sociais não só é excessiva como se arrisca a levar-nos por um caminho de maior rigidez dos mercados de trabalho, um caminho que consiste em proteger os trabalhadores e as empresas que já fazem parte do círculo de produção, dando-lhes garantias, salvaguardas e oportunidades, por outras palavras, protegendo quem está dentro do mercado do trabalho e da economia e criando, desta forma, maiores obstáculos a quem estiver fora do mercado, àqueles que maiores necessidades enfrentam, às pessoas que procuram emprego.
No que respeita à mobilidade intercomunitária - na minha opinião, esse é um objectivo importante -, penso que devemos trabalhar no sentido de criar as condições necessárias para um verdadeiro acesso a essa mobilidade. No entanto, recordo que existem problemas de mobilidade no interior da Comunidade e no seio dos diferentes países: estou a pensar, por exemplo, no caso da Itália, onde existe uma mobilidade mínima, quase nula, no interior do país, em virtude da legislação do mercado do trabalho, devido aos contratos colectivos de trabalho - e eu espero que ninguém vá propor acordos colectivos europeus para os diferentes sectores do mercado do trabalho - contratos esses que não reconhecem situações específicas nem sequer as diferentes vantagens que as áreas individuais poderiam representar para um mercado do trabalho eficiente; por conseguinte, é necessário criar mobilidade dos trabalhadores, mas criar igualmente mobilidade dos investimentos.
Outro aspecto da mesma questão é a mobilidade do trabalho profissional e das categorias profissionais de trabalhadores. Muitos países, como por exemplo a Itália, têm um sistema corporativo para a regulamentação das profissões, o que cria a impossibilidade de acesso caso não se respeite a condição de estar sujeito aos vínculos das corporações, e cria uma barreira legislativa à mobilidade, por exemplo, ao acesso, em Itália, de pessoas que pretendam exercer algumas das mais importantes profissões liberais.
Penso que devemos reflectir sobre tudo isto, e que também devemos reflectir no facto de que poderia ser melhor para a Europa concentrar-se na necessidade de um aumento constante do papel dos parceiros sociais, em vez de tentar introduzir as regras de mercado mais eficientes que for possível.
Karamanou (PSE).
Senhora Presidente, Senhora Comissária, é um facto que o debate de hoje tem lugar numa conjuntura com uma forte carga negativa, não só por causa da recessão económica mas também pela ameaça de guerra com o Iraque, que debatemos anteriormente. As estatísticas do emprego demonstram que, infelizmente, as reformas dos mercados de trabalho não foram suficientes para se criar uma dinâmica que se traduzisse na criação de novos postos de trabalho, de tal modo que, mesmo em países como a Grécia, que registou um crescimento próximo dos 4%, o desemprego continua a ser um problema. Significa isto que o crescimento nem sempre traz emprego, principalmente devido às deficiências e à rigidez do mercado de trabalho, tais como a dificuldade de acesso dos jovens e das mulheres ao mercado de trabalho, a discrepância entre a procura do mercado de trabalho e as qualificações dos diplomados dos nossos estabelecimentos de ensino, e a subsistência, em numerosas áreas da União, de concepções anacrónicas e antiquadas relativamente ao trabalho e ao valor do trabalho das mulheres.
A nova geração de directrizes sobre o emprego, a que a Senhora Comissária fez referência, deverá ter em consideração que o mercado de trabalho, infelizmente, continua a estar dividido em função do sexo, que as mulheres ganham menos do que os homens, que só 25% das empresas pertencem a mulheres, e que as mulheres continuam a não participar das responsabilidades administrativas e do processo de tomada de decisão. Penso que a qualidade do trabalho, que é o conceito nuclear das directrizes, o desenvolvimento sustentável e os direitos individualizados podem bem constituir a força motriz para a criação de carreiras mais longas para as mulheres, e eu também gostaria de frisar, tal como afirmou a senhora deputada Evans em nome da Comissão dos Direitos da Mulher, que a nova estratégia de emprego deveria ter por base o mainstreaming.
Pérez Álvarez (PPE-DE).
Senhora Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, desejo começar por agradecer as palavras do Conselho e da Comissão e, naturalmente, por felicitar os relatores, senhores deputados Bushill-Matthews e Bastos.
A Carta dos Direitos Fundamentais da União Europeia, no seu capítulo II, intitulado Liberdades, estipula, no artigo 15º, que "Todos os cidadãos da União tem a liberdade de procurar emprego, de trabalhar, de se estabelecer ou de prestar serviços em qualquer Estado-Membro". Julgo que este artigo deveria ser elevado à categoria de direito fundamental dos princípios da liberdade de circulação de serviços e de pessoas. Não obstante, são ainda muitos os obstáculos que se colocam à mobilidade da mão-de-obra dos trabalhadores, qualificados ou não, entre os Estados-Membros, o que constitui um entrave a que os mercados de trabalho europeus sejam abertos a todos e, provavelmente, como sua consequência lógica, origina desequilíbrios territoriais e situações de injustiça, de exclusão social ou de pobreza.
São todos eles obstáculos que entravam a consecução do objectivo estabelecido no Conselho Europeu de Lisboa e ratificado no Conselho Europeu de Barcelona. A União Europeia deve tornar-se na economia baseada no conhecimento mais competitiva e dinâmica do mundo, capaz de garantir um crescimento económico sustentável, com mais e melhores empregos, e com maior coesão social.
O que justifica a necessidade de modificar e simplificar os sistemas de segurança social e de consagrar o princípio da transferibilidade dos direitos a pensão complementar. Seria conveniente, e porventura necessário, criar um plano de mobilidade com um verdadeiro impacto efectivo na vida dos cidadãos, e principalmente em regiões específicas, como as áreas transfronteiriças, com a participação das autoridades locais, reforçando a dimensão local do emprego.
Tal impacto deverá sentir-se, de igual modo, em âmbitos materiais ou de competência específicos, como a economia dos serviços e o ambiente e, naturalmente, com a participação dos agentes sociais, numa comunicação fluida e fácil entre os sectores profissional e educativo, tendo muito particularmente em conta a importância da formação e dos sistemas educativos na perspectiva do desenvolvimento de uma cultura de mobilidade, criando políticas horizontais, como políticas sobre a igualdade, entre outras, dado que as várias opções não constituem compartimentos estanques e herméticos, mas, antes, fazem parte de um todo, de um conjunto de acções que prosseguem o desenvolvimento do modelo social europeu e pretendem tornar realidade os princípios que alguns visionários - digo-o com todo o respeito - intuíram há mais de 50 anos.
O que está, ao fim e ao cabo, em causa é, como afirmou a senhora Comissária, que quem queira circular por toda a União Europeia possa fazê-lo.
Van den Burg (PSE).
Senhora Presidente, permita-me, em primeiro lugar, que dirija uma pergunta ao senhor Ministro Claus Hjort Frederiksen, que presidiu ontem ao seu primeiro Conselho 'Assuntos Sociais?. Para minha grande surpresa, fui informada de que, durante essa reunião, foi impossível chegar a acordo sobre a cimeira do diálogo social tripartido, e penso que um dos aspectos mais importantes da estratégia de emprego - que temos de procurar promover - reside no envolvimento dos parceiros sociais nesta estratégia de emprego, com base na sua responsabilidade pela fixação do nível dos salários e pela política relativa às condições de trabalho. Gostaria de manifestar a minha perplexidade e a minha profunda tristeza por esse facto, e de perguntar-lhe por que razão não foi possível chegar a acordo.
Seguidamente, gostaria de fazer duas observações sobre o relatório do senhor deputado Bushill-Matthews, que preparou pela segunda vez um relatório desta natureza sobre este relatório anual, e no qual eu desempenhei agora, pela segunda vez, o papel de relatora-sombra. Estou também um pouco surpreendida com o facto de o relatório figurar na ordem do dia desta sessão plenária, uma vez que, na comissão, nos empenhámos arduamente em chegar a acordo sobre um conjunto de pontos importantes.
Nesse contexto, há duas observações que gostaria de fazer. Em primeiro lugar, no que diz respeito aos procedimentos no quadro das JEV - ou seja, as joint-ventures com os países candidatos à adesão -, subscrevo inteiramente a opinião da senhora deputada Gill, quando diz que é importante analisar os motivos de um tão mau funcionamento do projecto, e apurar se isso se deve, de facto, à publicidade, à burocracia e à morosidade dos procedimentos administrativos, e ainda se não é pena arruinar um projecto dessa natureza, se porventura houver possibilidade de aperfeiçoar esses procedimentos. Gostaria de pedir à Comissão para que consagre uma atenção particular a estes aspectos durante a avaliação, pois penso que isso poderia constituir em si uma oportunidade muito importante para promover o espírito empresarial e as relações de cooperação.
O meu último ponto prende-se com o relatório do senhor deputado Bushill-Matthews. Gostaria de chamar brevemente a atenção para o apelo que foi também incluído no seu relatório, no sentido de que Comissão apresente um relatório sobre a responsabilidade social das empresas e as PME.
Kratsa-?sagaropoulou (PPE-DE).
Senhora Presidente, Senhora Comissária, Senhoras e Senhores, os dois pontos da ordem do dia de hoje, o plano de acção para a mobilidade e o reforço das pequenas e médias empresas inovadoras, são cruciais para revigorar a economia, aumentar o emprego e alcançar a coesão económica e social na União Europeia, especialmente agora que o alargamento está iminente, e por isso saúdo as iniciativas da Comissão Europeia e as contribuições dos nossos relatores.
Gostaria de fazer um comentário sobre a questão da mobilidade, que regista níveis muito baixos -já foram referidos os dados estatísticos e não os vou repetir. Quero apenas salientar que esta situação negativa não resulta apenas de uma fragilidade do mercado. É a expressão das fragilidades e das dificuldades inerentes à unificação europeia. É uma questão complexa que tem a ver com a educação, a formação profissional, a segurança social, a tributação e também, naturalmente, com as competências linguísticas. Temos, portanto, de trabalhar em todos os sectores e a todos os níveis; a nível nacional, onde precisamos de coordenar e mobilizar políticas centrais, os parceiros sociais e políticas de emprego locais, e a nível europeu, onde precisamos de uma coordenação constante e de iniciativa. Em ambos os níveis precisamos de estabelecer objectivos e calendários claros, conforme salientou a relatora e, mais concretamente, precisamos de coordenar as políticas, sem as sobrepor.
Gostaria de fazer uma referência especial à necessidade de utilizar instrumentos importantes para descobrir formas inovadoras de promover a mobilidade, tais como o artigo 6º do regulamento do Fundo Social Europeu. Na sua resolução, o Parlamento Europeu pede à Comissão Europeia que tenha em consideração esta necessidade e a possibilidade de redefinir prioridades.
Para finalizar, algumas palavras sobre o ensino superior. O programa ERASMUS, que já foi aqui referido, e o milhão de estudantes que circulam por toda a Europa não traduzem um esforço sério para aumentar a dimensão transcultural da educação, para familiarizar os estudantes com os sistemas de ensino e para os preparar para se tornarem trabalhadores europeus móveis. Eles têm de ser preparados em todas as fases da sua educação e nós temos de lhes dar mais possibilidades para andarem de uma universidade para outra. Um estudo, ainda que superficial, das diferenças entre os sistemas de ensino e da falta de meios de acolhimento para os estudantes que se movimentam de uma universidade para outra demonstra com bastante clareza que ainda há obstáculos à educação que têm de ser eliminados e que esta é uma área onde temos de trabalhar com iniciativas e com audácia.
Trentin (PSE).
Senhora Presidente, Senhora Comissária, caros colegas, no extraordinário relatório da senhora deputada Regina Bastos salienta-se a dupla necessidade de integrar o sistema EURES e os serviços de emprego dos Estados-Membros e de envolver as autoridades locais e os parceiros sociais nas actividades do EURES, a fim de permitir uma descentralização cada vez maior das iniciativas destinadas a favorecer a mobilidade dos trabalhadores. Desta forma, será possível fomentar e alargar a cooperação transfronteiriça em matéria de formação, certificação de qualificações e tutela de direitos de pensão, para a qual os parceiros sociais deram um contributo decisivo com a promoção, por parte do EURES, de pelo menos 39 conselhos sindicais interregionais nos territórios vizinhos dos Estados da Europa.
Esta experiência deverá ser desenvolvida e não pode, seguramente, perder-se, como seria o caso se os conselhos sindicais interregionais fossem separados do EURES e a sua existência e o financiamento da sua actividade deixados, de alguma forma, ao sabor da vontade de cada Estado-Membro da União, como parece ser a intenção da Comissão.
A necessidade de envolver mais os Estados-Membros da União no financiamento e funcionamento do sistema EURES e das estruturas a este ligadas é, seguramente, um objectivo que apoiamos, mas a forma e extensão desse envolvimento só podem ser definidos a nível comunitário e envolver de modo solidário todos os Estados-Membros da União. Por outras palavras: não pode levar a que a Comissão se descarte das suas responsabilidades relativamente ao funcionamento ou mesmo à sobrevivência dos conselhos nacionais interregionais.
Apresentámos, por isso, uma alteração nesta assembleia, com o apoio da relatora, a senhora deputada Regina Bastos, com a qual se pretende obter da Comissão e do próprio Conselho algumas garantias a este respeito.
Mantovani (PPE-DE).
Senhora Presidente, Senhora Comissária, felicito a senhora deputada Regina Bastos por este extraordinário relatório sobre um tema - o da mobilidade - tão importante e vital para uma Europa que aspira a uma maior competitividade através da criação de novos e melhores postos de trabalho.
Aproveito igualmente a ocasião para saudar o Plano de Acção da Comissão, o qual contém medidas concretas para a criação, até 2005, de um contexto mais favorável para o mercado de trabalho europeu, tornando-o mais aberto e acessível para todos.
É com prazer que vejo que foram incluídas algumas das recomendações que apresentei juntamente com o senhor deputado Evans, há dois anos, no nosso relatório sobre a mobilidade na Comunidade, em particular a que diz respeito à mobilidade dos estudantes, das pessoas em fase de formação, dos que desenvolvem actividades de voluntariado, bem como dos professores e investigadores. Por último, mas não menos importante, existe um capítulo relativo à mobilidade das pessoas portadoras de deficiência.
Mas é preciso fazer mais. Se pretendemos, de facto, uma Europa com postos de trabalho de maior qualidade e mais numerosos, com uma maior coesão social - em duas palavras, se quisermos concretizar os ambiciosos mas necessários objectivos de Lisboa - é indispensável que continuemos a concentrar-nos em eliminar de uma vez por todas os obstáculos que ainda hoje existem e que prejudicam a mobilidade profissional e geográfica dos cidadãos europeus, limitando, efectivamente, o seu potencial.
Não podemos permitir que esta situação absurda persista: na União Europeia, é mais fácil a circulação de moeda, mercadorias e serviços do que dos próprios cidadãos europeus. Pense-se no papel estratégico das autoridades locais, nas oportunidades oferecidas pelo tele-trabalho, na necessidade de modernização e utilização plena das potencialidades do sistema EURES, aspectos salientado também no meu relatório sobre o sexto programa-quadro em matéria de investigação.
Será então preciso actualizar e simplificar, de uma vez por todas, a coordenação em matéria de segurança social, acelerar a revisão do Regulamento 1408/71 e enfrentar e resolver em conjunto o problema das pensões complementares. Um dos temas centrais, que o colega Zappalà está a abordar em sede de comissão, é o dos diplomas e qualificações profissionais e do seu reconhecimento recíproco. Temos, finalmente, de conseguir criar o espaço europeu dos títulos e qualificações que completará a reforma do mercado interno, aumentando, de forma substancial, a mobilidade entre os diversos Estados-Membros da União.
Hjort Frederiksen
. (DA) Gostaria de agradecer as muitas e positivas intervenções apresentadas durante o debate. Concordo com a senhora Comissária Diamantopoulou no sentido de que, depois da reunião do Conselho de ontem, foi conseguida uma plataforma comum para a revisão da Estratégia Comum para o Emprego. Concordo igualmente que esta plataforma deverá servir de base para um amplo debate sobre o futuro do emprego na UE. O debate está aberto a todos os actores, sendo o papel do Parlamento Europeu absolutamente crucial.
Gostaria também de agradecer os comentários do senhor deputado Bushill Matthews, no sentido de que temos de criar empregos na prática. É neste ponto que a estratégia europeia para o emprego tem de ser posta à prova e mostrar o seu valor. Gostaria igualmente de agradecer as muitas propostas concretas apresentadas pelo senhor deputado Bushill Matthews com vista a promover o emprego na Europa e aumentar a flexibilidade no mercado de trabalho europeu.
Quero igualmente sublinhar, à semelhança de outros oradores, que os parceiros sociais devem participar activamente no processo. Devem sentir uma certa propriedade relativamente ao processo, sentindo em consequência uma obrigação de participar. Estou ciente de que os pressupostos são diferentes nos diferentes Estados-Membros, mas é no dia-a-dia que os resultados devem ser obtidos e congratulo-me por a Comissão e o Parlamento sublinharem este aspecto.
Quanto à senhora deputada van den Burg, lamento ter de lhe dizer que entendeu mal o resultado da reunião do Conselho ontem. Concordo plenamente que o diálogo social e a Cimeira Tripartida são relevantes, razão pela qual a discussão destes aspectos foi agendada para o almoço da reunião do Conselho de ontem, tendo havido acordo quanto ao estabelecimento de uma cimeira social tripartida. Por esse motivo vamos tentar obter a adesão a este aspecto na próxima reunião do Conselho.
Ao senhor deputado Herman Schmid gostaria de dizer que, na qualidade de Presidente do Conselho, não posso, neste momento, apresentar modelos concretos para uma cooperação mais estreita entre o Parlamento Europeu e o Conselho e aguardamos, com expectativa, a discussão desta questão bem como a apresentação de possibilidades e de propostas concretas nos próximos meses.
Ao senhor deputado Bouwman gostaria de referir que, por parte do Conselho, acolhemos, de forma positiva, uma revisão das diferentes directivas político-sociais. Posso informar, entre outros, que a modernização em curso do Regulamento (CEE) n.º 1408/71, relativo à aplicação dos regimes de segurança social aos trabalhadores assalariados e aos membros da sua família que se deslocam no interior da Comunidade, está na ordem de trabalhos da reunião de Dezembro do Conselho.
Gostaria também de agradecer ao senhor Andersson pela sua intervenção. Estamos largamente de acordo sobre muitos assuntos. Temos de nos concentrar na tomada de medidas para que a implementação garanta o escrutínio democrático de todos os nossos esforços.
Gostaria de sublinhar, mais uma vez, que o que conta para os cidadãos europeus são os resultados. Que o desempregado consiga arranjar emprego é, apesar de tudo, uma condição para o aumento do bem-estar. É necessário que as pessoas saiam da assistência social passiva e comecem a trabalhar. É preciso criar novos postos de trabalho, o clima empresarial deverá promover a criação de novos empregos e em maior quantidade. É esta a principal tarefa.
Devemos debater a futura Estratégia para o Emprego ao longo dos próximos meses e, conforme referiu o senhor deputado Herman Schmid, temos de fazer com que haja ligação entre as estratégias nacionais e as estratégias europeias, pois é neste campo que podemos conseguir uma poderosa sinergia ao nível das medidas a favor do emprego.
Presidente.
Agradeço aos representantes do Conselho e da Comissão.
Está encerrado o debate.
A votação terá lugar amanhã às 11H00.
Presidente.
Segue-se na ordem do dia a discussão conjunta:
? da recomendação (A5-0299/2002) da Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa sobre a proposta de decisão do Conselho relativa à assinatura, em nome da Comunidade Europeia, do Acordo Euro-Mediterrânico que cria uma associação entre a Comunidade Europeia e os seus Estados-Membros, por um lado, e a República Argelina Democrática e Popular, por outro (10819/2002 - COM(2002)157 - C5-0362/2002 - 2002/0077(AVC)) (relator: deputado Raimon Obiols I Germà) e
? das perguntas orais (B5-0255/2002 e B5-0256/2002) do deputado Brok, em nome da Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa sobre a conclusão de um acordo de associação com a Argélia.
Brok (PPE-DE)
Senhora Presidente, Senhores Comissários, Senhor Presidente em exercício do Conselho, caro Dany Cohn-Bendit, caros colegas, é para mim um prazer apresentar esta pergunta e fazer também algumas observações em nome do relator - uma vez que não se encontra aqui - sobre a conclusão de um acordo de associação com a Argélia. A Comissão dos Assuntos Externos não teve a tarefa facilitada nesta matéria. Por isso, retardámos a nossa decisão até que nos fosse possível manter um diálogo com o Ministro argelino dos Negócios Estrangeiros, que interrogámos a respeito de uma vasta série de questões, nomeadamente no que diz respeito ao respeito de aspectos fundamentais deste acordo e, em especial, das cláusulas relativas aos direitos humanos e à democracia. Esta é, também, uma questão importante a colocar ao Conselho e á Comissão. Que grau de confiança existe de que estas disposições vão ser cumpridas? Em colaboração com o Parlamento Europeu, e nos termos do artigo 2º do acordo, importa garantir que, no futuro, estas cláusulas não serão apenas letra morta, mas se tornem parte integrante de uma política operacional que vise assegurar que, nesses países, tenha efectivamente lugar um desenvolvimento adequado.
Creio que é do nosso interesse comum termos um desenvolvimento pacífico e democrático, fundado nos princípios do Estado de direito, em toda a região mediterrânica e, por conseguinte, também na Argélia. É por isso que é correcto desenvolver estas relações, a fim de fazer prevalecer essas posições. Neste contexto, o Conselho e a Comissão deverão utilizar todos os instrumentos necessários para se conseguir chegar à abolição da pena de morte, ao estabelecimento de uma verdadeira cooperação na luta contra o terrorismo, a um avanço nas questões relacionadas com as estruturas descentralizadas de decisão, tendo em conta as diferentes realidades existentes no país, e em especial a progressos no domínio do desenvolvimento económico e social, passíveis de privar o terrorismo das suas bases de sustentação. Creio que estas são tarefas importantes, que deveríamos atacar com base neste acordo, de forma a que este se torne um instrumento verdadeiramente útil.
Neste contexto, tem naturalmente interesse para nós saber, tendo em conta a política da União Europeia neste domínio, em que medida a livre circulação de pessoas pode ser verdadeiramente desenvolvida e, além disso, de que modo se podem regulamentar questões como a política de asilo, entre outras. Interessa-nos particularmente saber por que razão as relações interparlamentares não merecem uma única menção neste novo acordo. Creio que, se desejamos promover o desenvolvimento democrático num país, é extremamente importante apoiar adequadamente as evoluções parlamentares, a fim de se poder, com base no diálogo interparlamentar, pôr em marcha um processo de aprendizagem mútua e consolidar o desenvolvimento democrático de um país. Gostaria muito que o Conselho e a Comissão pudessem dar uma resposta a esta questão. Em particular, estaria interessado em saber de que modo o presente acordo pode ser utilizado para promover este desenvolvimento, independentemente das disposições do Tratado.
Por estas razões, gostaria de pedir a todos que votem a favor deste acordo. No entanto, e em conformidade com as resoluções por nós apresentadas nesta assembleia, tencionamos acompanhar, de forma permanente, a transposição deste acordo e observar muito cuidadosamente aquilo que do vosso lado, Comissão e Conselho, está a ser feito, a fim de que as nossas concepções de democracia e direitos humanos, bem como a luta comum contra o terrorismo, possam a pouco e pouco ter eco numa política comum positiva. Peço, portanto, o vosso apoio!
Obiols i Germà (PSE)
Senhora Presidente, este Parlamento tem uma longa história de actividade e relações com a Argélia baseada em critérios de clareza, de respeito e de amizade, bem como na partilha de interesses.
No passado, este Parlamento condenou energicamente, em diversas ocasiões, os atentados terroristas e a violência na Argélia; incentivou as tentativas de alcançar a paz e a concórdia e a democracia plena através do diálogo entre todas as forças democráticas e sociais; denunciou, sempre que o considerou necessário, as violações dos direitos humanos na Argélia, independentemente dos seus autores, e apoiou a crescente vitalidade da sociedade civil argelina e das suas forças democráticas; instou as autoridades argelinas a garantir a continuação da liberdade de imprensa, enquanto um dos elementos mais positivos do acervo nacional; apoiou a atitude das autoridades argelinas a favor da transição económica, da renegociação da dívida, da dinamização do investimento económico interno e do investimento externo, e expôs a necessidade, por um lado, de uma economia aberta e transparente, com instituições sólidas e autónomas, enquanto elemento básico do desenvolvimento económico e social do país e, por outro, de uma transição democrática plena, cujos elementos essenciais sejam a paz no país e o pleno respeito dos direitos humanos.
A crise argelina é, em parte, consequência dos acontecimentos de 1991, da persistência de um terrorismo intermitente que conduziu a um confronto civil, que terá provavelmente causado cem ou cento e cinquenta mil mortos na Argélia.
Seria, contudo, um erro se, da nossa perspectiva europeia, víssemos a crise argelina unicamente como o resultado do terrorismo atroz vivido no país. Com efeito, há questões democráticas básicas e há também, acima de tudo, problemas decorrentes da situação económica e social.
A Europa necessita da Argélia para a sua concepção de uma parceria euro-mediterrânica que faça da nossa orla meridional uma região de estabilidade, de paz e de progresso partilhado, onde haja uma convergência entre as situações económicas e sociais da margem norte e da margem sul do Mediterrâneo.
A Argélia também necessita da Europa. Três milhões e meio de argelinos vivem nos países da União Europeia e, de todos os pontos de vista, a relação entre a Europa e a Argélia deve reforçar-se através de uma perspectiva que preveja, por um lado, um objectivo de desenvolvimento económico e social baseado na parceria, mas também a colaboração na difícil missão de alcançar a paz na Argélia, a erradicação do terrorismo e de todos os tipos de violência e o pleno estabelecimento das liberdades civis e dos direitos humanos.
Penso que a assinatura do acordo de associação entre a União Europeia e a Argélia merece um amplo apoio, se possível unânime, deste Parlamento.
O Acordo de Associação deve constituir um instrumento básico que garanta a colaboração em domínios essenciais do desenvolvimento económico e social na Argélia, mas, de igual modo, um instrumento ao nosso dispor que devemos saber utilizar, sem ingerência mas com firmeza, com a finalidade de conseguir a máxima influência possível na evolução desse grande país em direcção à paz, à concórdia entre os seus cidadãos, à erradicação do terrorismo e de todo o tipo de violência, à afirmação dos direitos humanos e ao reforço do âmbito civil e democrático.
Hjort Frederiksen
. (DA) Senhora Presidente, permita-me sublinhar que a assinatura do acordo de associação abriu realmente um novo capítulo nas nossas relações com a Argélia. É opinião do Conselho que a assinatura deste acordo demonstra claramente que as autoridades argelinas possuem a vontade para continuar a reforçar o esforço necessário no âmbito do processo de reforma destinado a estimular o comércio e os investimentos. Este aspecto deveria igualmente estar patente nas reformas políticas e sociais. É igualmente enviado um sinal claro aos investidores no sentido de que a Argélia se comprometeu a criar uma atmosfera construtiva para as empresas internacionais. Trata-se principalmente de relações entre governos, mas o acordo também fornece um quadro para o mundo empresarial e para a sociedade civil. O acordo é igualmente relevante para toda a política mediterrânica da UE e significa mais um passo rumo à criação de uma zona Euro-Mediterrânica de Comércio Livre. Além disso, o acordo tem por objectivo promover a cooperação sub-regional entre os próprios parceiros mediterrânicos, aspecto fundamental para um resultado positivo do Processo de Barcelona.
O acordo de associação encerra um artigo sobre a circulação das pessoas, através do qual a UE prometeu analisar a possibilidade de simplificar e acelerar os procedimentos relativos à emissão de vistos a favor de determinadas pessoas. Esta disposição deverá traduzir-se nas regras de execução do acordo. Depois de o acordo entrar em vigor, os órgãos criados através do mesmo deverão analisar a forma de concretizar esta promessa, relativa aos vistos, tendo naturalmente em consideração a política da União em vigor na altura.
Relativamente ao respeito pelos direitos do Homem, o Conselho tem seguido muito de perto a questão do respeito pelos direitos do Homem na Argélia, principalmente no âmbito do diálogo político com a Argélia que tem decorrido a nível ministerial desde 1997. Este aspecto confere ao Conselho, representado através da tróica, a oportunidade de levantar estas questões com regularidade e de sublinhar, veementemente, que não poderá ocorrer qualquer violação ou abuso dos direitos do Homem, inclusivamente no âmbito do combate ao terrorismo.
O acordo de associação irá agora permitir um melhor acompanhamento desta questão e apoiar as autoridades argelinas neste contexto. Gostaria de chamar a atenção para o facto de o acordo, como é sabido, tornar o respeito pelos direitos do Homem como um elemento relevante que constitui a base da política externa e interna dos parceiros. Fornece, além disso, um quadro institucional para um diálogo político regular, a vários níveis, principalmente ao nível do Conselho de Associação, sobre todos os temas de interesse comum. Enquanto o respeito pelos direitos do Homem for um problema na Argélia, a questão vai constar da ordem de trabalhos das reuniões comuns. Logo que o Acordo entrar em vigor, este aspecto irá aplicar-se tanto ao diálogo político, estabelecido em 1997, como aos órgãos do Acordo, nomeadamente o Conselho de Associação e o Comité de Associação.
O Conselho não tenciona fazer quaisquer referências à situação na Kabilia, visto considerar que a questão é um problema do foro interno da Argélia. Entretanto, o Conselho encara de modo positivo a resolução importante, tomada recentemente, sobre a atribuição de estatuto nacional à língua tamaxeque.
O Conselho Europeu de Gotemburgo, de Junho de 2001, considerou urgente instar todos os responsáveis argelinos de um modo geral para que se esforçassem no sentido de pôr termo ao actual confronto e violência. O Conselho pediu às autoridades para que iniciassem uma iniciativa política com vista à resolução da crise, através de um diálogo entre todos os argelinos. Contudo, a situação continua difícil e complexa, conforme se poderá observar pela baixa taxa de votantes nas eleições parlamentares de 30 de Maio de 2002. As eleições autárquicas de Outubro poderão igualmente ser um indicador da situação na região. Uma solução poderá ser encaminhada através de uma melhoria no plano socioeconómico e estamos totalmente decididos a conceder ajuda para o esforço no campo das reformas económicas. Este aspecto será apoiado através do Regulamento Meda, ou seja, disponibilizando 240 milhões de euros para o período de 2000-2004, e concedendo empréstimos através do Banco Europeu de Investimento, de 620 milhões de euros, desde 1996. Uma vez implementado, o novo regime de investimento deveria, igualmente, contribuir para a situação económica na Argélia.
Segundo o acordo de associação, o Conselho de Associação poderá facilitar a cooperação e os contactos entre o Parlamento Europeu e as instituições parlamentares argelinas, bem como entre o Comité Económico e Social e o seu homólogo na Argélia. Gostaria de sublinhar que o Conselho encara de modo positivo as conclusões da mais recente reunião no Fórum Parlamentar Euro-Mediterrânico, realizado em Bari em Junho de 2002. Nesta reunião foi salientada a dimensão parlamentar da nossa parceria com os países do sul do Mediterrâneo. Estamos a analisar quais os mecanismos de cooperação que poderão ser utilizados para a criação de uma tal Associação Euro-Mediterrânica.
Diamantopoulou
Senhora Presidente, o acordo assinado pela União Europeia e pela Argélia marca o início de uma nova era nas relações entre nós, e, como diz muito bem o senhor deputado Brok, a Argélia precisa da Europa e a Europa precisa da Argélia no contexto da colaboração euro-mediterrânica. Gostaria de comentar três pontos importantes, para responder às questões suscitadas pelo senhor deputado Brok. O primeiro diz respeito às reformas económicas e políticas que este acordo pode ajudar a realizar, o segundo refere-se à livre circulação de pessoas e o terceiro tem a ver com os direitos humanos.
Relativamente à primeira questão, do ponto de vista político, a Argélia decidiu em 1989 aprovar uma Constituição que permite um sistema multipartidário. Presentemente, a democracia não funciona muito bem e a vida política está separada da sociedade civil. A Argélia tem o dever de melhorar a situação e, mais concretamente, de assegurar uma separação genuína entre os poderes executivo, legislativo e judiciário e a transparência dos escrutínios eleitorais. O diálogo político previsto no acordo de associação proporcionará um quadro valioso para o intercâmbio de opiniões e de experiências sobre esta matéria.
Do ponto de vista económico, o acordo de associação permite a introdução gradual de uma área de comércio livre entre a Argélia e a União Europeia e desafia o Governo argelino a efectuar as reformas necessárias. Tal como se salienta nesta resolução, terá de começar por satisfazer determinadas necessidades básicas das populações, tais como o abastecimento de água corrente, habitação e cuidados de saúde, pois de outra forma não conseguirá avançar para outras reformas porque não terá o consentimento do povo. Precisa também de mudar e de facilitar a mudança da actual economia de Estado para uma economia de mercado livre. Em todo o caso, a Argélia necessita urgentemente desta reforma, pois a asfixiante economia de Estado já atingiu os seus limites. Porém, tem agora uma oportunidade de, com a ajuda deste acordo, realizar reformas económicas que, basicamente, irão corrigir distorções económicas e desigualdades sociais.
A transição para uma economia de mercado vai exigir a consulta das associações empresariais e sindicais e terá de se concentrar na melhoria do enquadramento jurídico das actividades empresariais e de investimento, na reforma do sistema bancário e no combate à corrupção. O Governo aprovou recentemente um programa no valor de 7 mil milhões de dólares que segue estas linhas e cobre uma grande parte destas questões. Também a ajuda fornecida pela União Europeia no âmbito do programa MEDA irá complementar este programa, tendo em conta os seus três objectivos básicos: primeiro, reforçar a economia de mercado; segundo, desenvolver os recursos humanos; terceiro, consolidar o Estado de direito e satisfazer determinadas necessidades.
O segundo ponto diz respeito à livre circulação de pessoas. No âmbito do acordo, a União Europeia deverá procurar maneiras de simplificar o processo de concessão de vistos, como referiu o senhor Ministro Frederiksen, especialmente para as pessoas envolvidas na sua aplicação. Este é um pedido razoável da parte argelina. O acordo de associação não pode ocupar-se apenas com a criação de uma zona de comércio livre; deve também facilitar a movimentação de pessoas nos dois sentidos. Devo salientar que esta diligência tem a ver com movimentos legais e não contraria de forma alguma as conclusões de Sevilha relativas à luta com a imigração ilegal. O acordo assinado está em plena conformidade com as directrizes de Sevilha prevendo a colaboração específica na imigração ilegal e a repatriação dos imigrantes ilegais.
A terceira questão é a cláusula dos direitos humanos, que é fundamental para o processo de associação. A Comissão reconhece ao longo dos últimos dez anos a Argélia viveu uma experiência trágica de actos terroristas e nós estamos a dar todo o apoio possível ao Governo argelino na sua luta contra o terrorismo, embora entendamos que esta nunca poderá servir de pretexto para violar as liberdades fundamentais. A ligação ao processo de Barcelona pressupõe que seja assumido um compromisso comum de respeitar determinadas regras e valores democráticos básicos. A nossa principal preocupação nesta área vai para aquelas pessoas de paradeiro desconhecido; existem sérios obstáculos que têm de ser ultrapassados, tanto pelas respectivas famílias como pelas organizações não governamentais, que frequentemente se deparam com manobras dilatórias da parte das autoridades. Penso que a aplicação da cláusula dos direitos humanos pode ser tratada não só de forma adjectiva mas também substantiva. De forma adjectiva, através do diálogo político, que tem de se articular em torno dos direitos humanos, e de forma substantiva, diria eu, através da utilização, pela União Europeia, de uma linguagem mais clara, mais concreta e com menos evasivas. Um tema a incluir na agenda do diálogo político é a questão da Kabilia. Esperamos encetar um diálogo com agências representativas e saudamos a abordagem conciliatória recentemente adoptada sobre a questão do reconhecimento oficial do tamaxeque como língua nacional.
O Parlamento Europeu está disposto, como já declarou, a fomentar o diálogo com o Parlamento argelino e isso será vital para o intercâmbio de informação, posições e interesses comuns das duas partes. Ao contrário do que se diz na proposta de resolução, a importância deste processo está claramente afirmada no artigo 99º do acordo e a Comissão fará tudo ao seu alcance para facilitar este tipo de diálogo. De um modo mais geral, a Comissão apoia incondicionalmente a aprovação deste acordo de associação pelo Parlamento, que em circunstância alguma deve ser visto como um cheque em branco para o Governo argelino; é uma maneira de o incentivar a prosseguir com as reformas políticas, económicas e sociais já iniciadas, tendo como principal objectivo melhorar a sorte do povo argelino.
Morillon (PPE-DE).
Senhora Presidente, Senhor Presidente em exercício do Conselho, Senhora Comissária, neste momento em que se trata de dar, segundo as recomendações de Raimon Obiols, o nosso parecer favorável à proposta de acordo de associação com a República Argelina Democrática e Popular, a nossa Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa, na pessoa do seu presidente, o senhor deputado Brok, e com o acordo do seu gabinete, considerou necessária a abertura do debate que nos junta hoje e que será seguida, amanhã, pela aprovação de uma resolução que espero que venha a recolher o assentimento de uma grande maioria da nossa assembleia.
Esta iniciativa que acaba de nos permitir, Senhor Presidente em exercício do Conselho, Senhora Comissária, receber as respostas que esperávamos às nossas principais interrogações, não pode em caso algum ser interpretada como uma tentativa de ingerência nos assuntos internos da Argélia, ou, por maioria de razão, como um sinal de desprezo relativamente à sua cultura e à sua identidade. Insere-se pelo contrário no contexto do comprometimento do nosso Parlamento, já aqui recordado pelo senhor deputado Obiols, em estabelecer com os países do Magrebe uma parceria privilegiada, baseada no respeito mútuo e na consciência cada vez mais forte do nosso destino comum. Enquanto co-relator com Daniel Cohn-Bendit do relatório de iniciativa sobre a União do Magrebe Árabe, foi isso que fizemos aprovar antes do Verão com uma larguíssima maioria da nossa Assembleia.
Para este debate, gostaria de insistir hoje em três pontos já referidos parcialmente. O primeiro é o de que as coincidências do calendário querem que demos o nosso parecer no próprio dia em que irão decorrer na Argélia eleições locais, determinantes para o futuro. O senhor já o referiu, Senhor Presidente em exercício do Conselho. Esperamos que essas eleições contribuam para o apaziguamento e não dêem lugar, como alguns temem neste momento, sobretudo na Kabilia, a novas explosões de violência, pretextos para novas repressões.
O segundo ponto é o de que temos a firme esperança, de entre as consequências esperadas da conclusão deste acordo, de que a ajuda da União Europeia irá permitir resolver uma das dificuldades mais importantes daquele país, a saber, a do desemprego dos jovens e das frustrações daí resultantes. A este propósito, Senhor Presidente em exercício do Conselho, o senhor falou da necessidade de desenvolver os investimentos e convidou os Europeus a investirem. Cremos efectivamente que essa é uma das importantíssimas vias nas quais este acordo deveria permitir avançar. Mas chamamos agora a atenção das autoridades argelinas para o facto de que, para os investidores europeus, as formalidades a cumprirem actualmente com vista a serem autorizados são provavelmente um pouco demasiado burocráticas e por vezes desencorajantes. Já o disse aos nossos colegas argelinos quando me encontrei com eles na semana passada, mas quero repeti-lo hoje.
Terceiro ponto, temos por fim de esperar que este acordo contribua para desenvolver, reforçar a cooperação regional - e também este aspecto o senhor já recordou, Senhor Presidente em exercício do Conselho - e que contribua portanto para relançar o processo de contribuição dessa União do Magrebe Árabe, processo esse hoje em dia infelizmente bloqueado na ausência de perspectivas políticas para a solução do problema do Sara Ocidental. Também sobre este ponto penso que seria útil pedir às autoridades argelinas que estivessem mais atentas de forma a ser encontrada uma solução que permita a cada um dos partidos em causa salvar a face, evidentemente que através dos necessários compromissos.
Guy-Quint (PSE).
Senhora Presidente, Senhora Comissária, caros colegas, a situação em que se encontra a Argélia não pode deixar-nos indiferentes. Pelo contrário, deve fazer com que nos impliquemos mais numa análise lúcida do estado actual do país e que ajudemos a população argelina a ultrapassar as dificuldades actuais. É por isso que dou todo o meu apoio ao acordo de associação euro-mediterrânico que ora nos é submetido para parecer favorável. Penso que ele aponta no bom sentido por quatro razões principais.
Insere-se na própria lógica do processo iniciado em Barcelona, favorecendo o diálogo euro-mediterrânico. Este acordo facilitará a integração regional e concretamente a União do Magrebe Árabe que desejamos do fundo do coração. Este acordo constitui um sinal forte de solidariedade dos cidadãos europeus para com a população argelina. E, sobretudo, este acordo apoia a Argélia nos seus esforços de abertura, de reformas e de modernização. Eis a questão essencial. Neste contexto, congratulo-me com o largo consenso alcançado no seio da Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa a favor das medidas propostas. Todavia, o nosso parecer favorável não deve ser interpretado como um cheque em branco concedido às autoridades argelinas. Com efeito, temos de continuar vigilantes sobre as questões dos direitos humanos, da democracia e da boa governança. Trata-se de valores fundamentais, que estão na própria base da União Europeia e cujo respeito constitui um pré-requisito para uma boa implementação do acordo. É por isso que a proposta de resolução do Parlamento, que recorda estas exigências, aponta no bom sentido e deve ser considerada muito seriamente.
Permitam-me acrescentar que, enquanto Francesa, sou particularmente sensível às dificuldades sentidas pela população argelina há muito tempo. Os sofrimentos daquele país já duraram demasiado. É urgente mobilizarmo-nos todos para encontrar soluções concretas. O acordo de associação contribuirá para isso se formos capazes de olhar objectivamente os problemas reais da Argélia.
Malmström (ELDR).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, Senhor Presidente em exercício do Conselho, discutimos esta questão há já algum tempo na Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa, tendo sido elaborados relatórios e realizadas audições. A maioria de nós teve também contactos bilaterais com um certo número de representantes da Argélia. Desenvolvemos todas estas acções, não só porque levamos esta questão a sério, mas também porque há muitas questões relacionadas com a Argélia que precisam de ser tratadas. O Grupo do Partido Europeu dos Liberais, Democratas e Reformistas está particularmente preocupado com a situação dos direitos humanos.
Sabemos que são cometidas graves violações dos direitos humanos na Argélia. A tortura e a perseguição não são, infelizmente, raras, havendo muitos relatos de violações por parte de grupos militares e paramilitares. Milhares de cidadãos estão desaparecidos, sendo preocupante que as autoridades Argelinas não tenham permitido que observadores da ONU investigassem esta questão. A situação na Kabilia permanece grave, tendo sido assassinados manifestantes pacíficos. Muito está por fazer na Argélia no domínio da liberdade de imprensa, da liberdade de associação e do estabelecimento de um Estado de direito. O país debate-se ainda com o problema do terrorismo.
Estas questões estão correcta e pormenorizadamente descritas na resolução do senhor deputado Brok. Nesta salienta-se igualmente a necessidade de um acompanhamento regular da forma como os direitos humanos estão a ser respeitados, na perspectiva do controlo e do diálogo interparlamentar. O Grupo do Partido Europeu dos Liberais, Democratas e Reformistas fez esforços construtivos para contribuir para esta resolução. É, por isso, com alguma surpresa e desilusão que verificamos que os Democratas Cristãos apresentaram um certo número de alterações que enfraquecem consideravelmente a resolução. A serem adoptadas estas alterações, consideramos que a resolução deixará de ter a força necessária ou de constituir um complemento às recomendações do senhor deputado Obiols i Germà, que são tão importantes. Nesse caso, o Grupo do Partido Europeu dos Liberais, Democratas e Reformistas votará, amanhã, contra a resolução.
Seria lamentável que estes aspectos se perdessem, porque é muito importante pressionar o Governo argelino. O Acordo de Associação é importante para a Argélia. Apesar das lacunas do mesmo, acreditamos que a Europa deve ajudar a Argélia a construir as suas instituições económicas, políticas e democráticas. Tal como foi referido, o Acordo constitui uma parte muito importante do Processo de Barcelona.
Senhora Presidente, à laia de conclusão, gostaria de dirigir algumas palavras à Comissão. Qual é o significado do artigo 2º do Acordo de Associação: a cláusula dos direitos humanos? Discutimo-la por em diversas ocasiões, em muitas ocasiões, mas nunca actuámos. Será assim tão difícil encontrar mecanismos que permitam interromper temporária ou, se necessário, permanentemente a cooperação, nos termos do artigo 2º, sempre que existam graves violações dos direitos humanos? Se, desde o início, não exercermos a nossa liderança a este respeito, tornar-nos-emos ridículos e correremos o risco de não ser levados a sério no campo da política externa. Se assim for, tudo o que dizemos sobre a inserção da dimensão dos direitos humanos na política externa não passará de palavras vãs.
Boudjenah (GUE/NGL).
Senhora Presidente, digo 'sim? a relações fortes entre a Europa e a Argélia. Os Argelinos viveram quase sozinhos a barbárie do terrorismo fundamentalista desde antes de 11 de Setembro de 2001. A União Europeia, pelo seu lado, tem de estreitar os seus laços com a margem sul do Mediterrâneo, emancipando-se de uma concepção dominadora. Eis um dos meios de contrariar o unilateralismo de uma superpotência americana que se interessa aliás cada vez mais pela Argélia e pelas suas riquezas do subsolo.
Assim, embora o acordo de associação marque a vontade de estabelecer laços privilegiados entre a União e a Argélia, nem por isso deixa de levantar questões, a começar pela falta de concertação prévia, como é denunciado pelas associações ou os sindicatos autónomos na Argélia.
A nossa resolução insiste antes de mais, e bem, nos direitos humanos, e há que conservar esse carácter nesta resolução. Entre outras coisas, quero também eu expressar a minha preocupação relativamente à situação na Kabilia, quando as eleições locais de amanhã já se encontram marcadas por apelos ao boicote, à greve ou ao controlo policial. Como explicar que o Governo argelino não tenha formulado nenhuma proposta credível de saída da crise? Porque é que ainda se encontram parados os processos judiciais contra os responsáveis da repressão dita 'Primavera negra de 2001?? Quando é que vão terminar os processos instaurados contra os representantes do movimento dos cidadãos? E, sobretudo, não haverá aqui sinais de um mal-estar profundo no seio do conjunto da sociedade argelina, nomeadamente junto dos jovens?
A multiplicação dos processos contra jornalistas, a recusa persistente em revogar o código da família, problemas que, para minha grande surpresa, há colegas que pretendem calar na resolução, não podem também deixar de atiçar o desespero e as tensões. O futuro da Argélia reside no entanto mais seguramente no potencial democrático existente do que num ressurgimento das ideias fundamentalistas.
Importante também a meus olhos é a tomada em consideração das urgências sociais. As necessidades em empregos, alojamentos, infra-estruturas públicas de saúde, de educação, de água, são enormes, enquanto as desigualdades e as reservas de divisas nunca foram tão elevadas. Mais do que uma lógica de comércio livre, orientada para a liberalização e a desregulamentação, esta realidade pede pelo contrário uma verdadeira medida de cooperação, por exemplo nos serviços públicos.
A Europa tem portanto uma responsabilidade. Será que serão ouvidas as graves preocupações de muitos actores da economia argelina relativamente à criação de uma zona de comércio livre? Qual será a nossa avaliação das consequências económicas, sociais e ambientais?
Para concluir, quero apelar para a vigilância relativamente ao respeito da livre circulação das pessoas e da igualdade dos direitos económicos e sociais e também políticos, para os cidadãos argelinos no solo europeu.
Flautre (Verts/ALE).
Senhora Presidente, é evidente que este acordo não é fruto de um processo alargado de participação e negociação entre todos os actores sociais de ambos os lados do Mediterrâneo. Assim, é o que é. Mas não poupámos o nosso apoio àquilo que está em jogo na construção das relações políticas duradouras entre essas duas partes, e esperamos por outro lado que o drama argelino possa sair do secretismo trágico em que se joga desde há demasiado tempo.
Queremos portanto apostar num desenvolvimento partilhado. Senhor Deputado Morillon, vou pô-lo à vontade, pode estar certo disso: não se trata de ingerência quando falamos de défice democrático e da importância do apoio ao desenvolvimento das liberdades daquele país. É o próprio relatório do gabinete árabe do programa das Nações Unidas para o desenvolvimento que o diz. Assim, não há aqui nenhuma ingerência. A democracia é o fundamento do desenvolvimento, em todas as suas dimensões. Mas, para ganhar essa aposta, para podermos apostar num desenvolvimento partilhado, há que começar por não acrescentar ainda mais confusão ao caos na Argélia. Evidentemente que este acordo não deve ser um cheque em branco para as autoridades. E, para isso, tem de reconhecer muito claramente aquilo que é hoje em dia quase indecente pretender negar, que as violências que ensanguentam a Argélia à mais de dez anos são fruto de grupos de todos os tipos, e quando digo de todos os tipos, refiro-me também aos grupos da segurança militar. Há que dizê-lo! Grupos paramilitares. Há que ficar escrito!
Habib Souaidia, presente nesta tribuna com outros amigos que saúdo, foi acusado de difamação pelo General Nezzar. Ele disse: os generais, são eles os políticos, são eles os que decidem, mataram milhares de pessoas para nada. O caso levantado pelo General Nezzar foi rejeitado. Teríamos nós a centésima milionésima parte da coragem deste tenente argelino? Penso que há que começar por reconhecer na nossa resolução os sofrimentos e os dramas, as centenas de milhares de mortos e os milhares de desaparecidos.
Em segundo lugar, a nossa resolução tem claramente que apelar para o levantamento do estado de emergência, que representa uma verdadeira suspensão das liberdades, e as autoridades públicas com que estamos a negociar encontram-se suspensas, por decreto desse estado de emergência, das suas próprias prerrogativas, a coberto do poder militar. Como é que podemos aceitar esta situação?
Coûteaux (EDD).
Senhora Presidente, Senhoras e Senhores representantes dos Estados-Membros, este acordo de associação com a Argélia chega no momento certo e creio mesmo que se tornou urgente. Pois a Argélia está finalmente a sair penosamente de um longo túnel em que foi mergulhada por uma tentativa tenaz de desestabilização, comparável aliás à que atravessam hoje em dia por este planeta fora todos os países ricos em petróleo. Uma tentativa estrangeira, de natureza imperialista, aqui como noutros lugares, utilizou o extremismo islâmico para fins geopolíticos, e nós fomos demasiado cegos para o ver. A minha colega Boumediene-Thiery disse há pouco o essencial, ao recordar a cobiça de que são alvo por parte dos Estados Unidos as riquezas do subsolo argelino.
O Governo argelino sai vitorioso da prova, apesar do seu isolamento e da timidez, diria mesmo a pusilanimidade, tão culpada da ajuda europeia. Para que esta associação tenha êxito, não pode evidentemente limitar-se às boas intenções nem apenas a vagos acordos exclusivamente económicos, de comércio livre. É também necessária uma associação de tipo político. O que quer dizer que temos de ganhar o hábito de abordar com os nossos parceiros mediterrânicos o conjunto das questões políticas do mundo. Aliás, só nessa condição o Mediterrâneo se manterá o centro desse mundo, e sem isso seremos mais Africanos, Mediterrânicos ou Europeus e menos participantes em conjunto na ordem mundial do século XXI.
Para isto, há evidentemente que ir bem mais longe do que o simples acordo de associação com a Argélia, tal como com os outros países do Magrebe, que são os nossos aliados mais próximos. Há que modificar a arquitectura da Europa, sair dos fantasmas da supranacionalidade e do federalismo, para podermos incluir os nossos vizinhos mediterrânicos numa unidade europeia mais alargada que, evidentemente, transmitirá à potência imperialista que tem pela frente, um bloco decidido a preservar a liberdade, isto é...
(A Presidente interrompe o orador)
Kratsa-?sagaropoulou (PPE-DE).
Senhora Presidente, o acordo de associação concluído com a Argélia é efectivamente um passo na direcção certa nas relações euro-mediterrânicas e no sentido da concretização do nosso objectivo comum, que é a criação não só de uma zona de comércio livre mas também de uma área de desenvolvimento sustentável, de segurança e prosperidade para todos.
Posto isto, permitam-me que diga o quanto me apraz o facto de o acordo fazer uma referência expressa ao respeito dos direitos humanos fundamentais. Estou também muito satisfeita com as referências à promoção do papel das mulheres no desenvolvimento económico e social através da educação, da formação profissional, de melhores programas de planeamento familiar e dos meios de comunicação social. Aquilo que me entristece, porém, é que essas referências não bastam para promover o respeito dos direitos da mulher na prática, e lamento que não tenha sido feita qualquer referência a esta questão, nem pelo Presidente em exercício nem por si, Senhora Comissária, que é uma defensora dos direitos da mulher e que está empenhada em assegurar o respeito pelo princípio da igualdade nas relações externas da Comunidade.
Gostaria de lhe relembrar que, na sua resolução referente ao relatório sobre o respeito dos direitos da mulher nas relações euro-mediterrânicas, o Parlamento Europeu pediu que fosse expressamente prevista uma cláusula sobre a protecção dos direitos da mulher, e que fosse também prevista a adopção de uma política de acompanhamento da protecção, semelhante à que é aplicada nos países candidatos. Por isso, gostaria de aproveitar esta oportunidade para, em nome da Comissão dos Direitos da Mulher e da Igualdade de Oportunidades, expressar o meu desapontamento por esta questão ter sido posta de lado e saudar as palavras da senhora Comissária, as suas palavras optimistas, sobre o acordo de associação não ser um cheque em branco para a Argélia. Gostaríamos que a Comissão Europeia criasse mecanismos para acompanhar e avaliar os progressos realizados e que se exigisse ao Governo argelino, como deveria suceder com todos os acordos de associação, que demonstre a vontade política indispensável para realizar as reformas legislativas, administrativas e outras a fim de consagrar na legislação a igualdade entre homens e mulheres e integrar a igualdade dos dois sexos em todas as suas políticas. Dentro do mesmo espírito, queremos também apoiar a proposta do senhor deputado Brok relativa ao tratamento e condenação da violência contra as mulheres e, considerando que a condenação nunca é suficiente, queremos que seja imposta uma estratégia inspirada na experiência e no êxito das estratégias aplicadas na União Europeia e nos países candidatos para combater a violência.
Dentro do mesmo espírito, gostaria de condenar a ausência do papel da mulher e das organizações de mulheres da colaboração regional proposta. Esta é uma área onde, no mínimo, deveria prever-se o reforço da sociedade civil e a cooperação das organizações de mulheres.
Napoletano (PSE).
Senhora Presidente, penso que esta tarde todos nos congratulamos com o facto de termos chegado a um importante momento das relações entre a União Europeia e a Argélia. Momento importante, porque a Argélia conhece, há pelo menos uma década, um período extremamente difícil. Viveu inclusivamente um período de relativo isolamento nas relações internacionais, especialmente no que respeita à Europa, sobretudo porque existe uma ligação entre a Argélia e a dimensão africana, sendo importante que se reforce igualmente este aspecto das relações. Gostaria de enquadrar esta relação precisamente no âmbito da parceria. O acordo é, na verdade, um instrumento, não uma concessão da Europa, da União Europeia, à Argélia, porque também nós retiramos vantagens deste acordo - não devemos nunca esquecê-lo - e é um instrumento que unifica, um instrumento que se inspira na ideia da parceira.
Que quer isso dizer? Que é preciso explorar todas as possibilidades, quer relativamente à sociedade argelina - que, podemos dizer, talvez esteja a sufocar as suas potencialidades, quer económicas, quer em matéria de recursos humanos -, quer relativamente a nós.
Gostaria de chamar a atenção da Comissão para alguns aspectos. A Comissão tem em grande estima o processo de Agadir, criado entre os países que assinaram connosco acordos de associação. Deveria estar igualmente atenta à dimensão magrebina dessa parceira, pois, como sabemos, as fronteiras entre Marrocos e a Argélia encontram-se fechadas e, se a Europa não servir para ajudar a fomentar a cooperação entre vizinhos, então não entendo qual é a sua missão.
Por último, penso que é importante insistir nos direitos humanos - outros colegas já o fizeram - e nas eleições. Gostaria de dizer às autoridades argelinas que está a acontecer na Kabilia algo de grande importância: um partido que não participou nas eleições políticas apresentou-se às eleições administrativas. Isso é importante porque se colmata uma profunda fractura institucional que tinha sido aberta. Ora, assistimos a um período em que, por exemplo, as relações entre a polícia e a população de Kabilia eram inexistentes. Seria lamentável que, durante as eleições, fossem uma vez mais as autoridades policiais a criar problemas, em vez de proteger as populações e de assegurar o bom desenrolar do processo eleitoral, que é extremamente importante.
Por conseguinte, é absurdo estabelecer-se uma comparação entre a Argélia e os candidatos à adesão, pois, caros colegas, não estamos a proporcionar à Argélia a possibilidade de aderir União Europeia. É preciso ter isso em conta. Quanto mais importância a União der a estes países, mais beneficiará com a sua relação com os mesmos.
Cohn-Bendit (Verts/ALE).
Senhora Presidente, Senhora Comissária, Senhor Presidente, estou contente por encerrar este debate. Gostaria apenas de dizer ao meu colega Philippe Morillon: 'Philippe, enganas-te. Todas as tuas alterações não passam de erros. E penso que deverias reflectir esta noite e, quando acordares amanhã de manhã, retirar as tuas alterações. Já muitas delas o foram? Pois bem, faz o mesmo com o resto! Ficaremos todos contentes!? Porquê?
Porque é evidente que temos de reivindicar o direito de intervir. Os Argelinos exercem aqui esse direito de interferir nos nossos assuntos quando nos dizem que as nossas soluções para a emigração não são boas, não há suficientes vistos, etc..
Têm o direito de intervir no debate europeu. Se houver um acordo de associação, então temos não só o direito, mas também o dever, de intervir quando são perpetrados massacres. Temos de denunciar os massacres, sejam eles perpetrados por terroristas islamistas, por terroristas paramilitares, ou por outros terroristas ligados a qualquer serviço do exército. Não temos o direito de deixar que a Embaixada da Argélia nos dite resoluções ou alterações. Não é esse o nosso papel.
O nosso papel, aqui, é o de estabelecer um acordo de associação, por um lado, e de intervir politicamente, por outro lado, no debate na Argélia, para que a Argélia possa emergir enquanto democracia. E não é apenas um problema do colonialismo, mesmo que o colonialismo tenha os seus problemas. A Argélia tem a tradição de partido único, a Argélia tem uma tradição de poder militar, onde os militares estão acima da sociedade e são os que fazem o bem e o mal. Isto tem que mudar, e é isso exactamente que tentamos dizer na resolução, que tinha sido votada favoravelmente por muitos, feita pelo teu colega Brok. Eu defendo que amanhã não mudemos nada nessa resolução da Comissão dos Assuntos Externos, dos Direitos do Homem, da Segurança Comum e da Política de Defesa, que não é uma resolução de esquerdistas mas sim do deputado Brok, membro do PPE. Aprovemos essa resolução. Votemo-la como ela é e todos ficaremos contentes.
Presidente.
Recebi uma proposta de resolução
Presidente.
Segue-se na ordem do dia declaração da Comissão sobre a situação na Costa do Marfim.
Barnier
Senhora Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, tal como as outras Instituições da União Europeia, a Comissão acompanha, como podem imaginar, com grande atenção a evolução dos acontecimentos na Costa do Marfim desde o início do levantamento militar de 19 de Setembro último. A União condenou a ameaça à legalidade institucional na Costa do Marfim, posta em causa há quase três semanas. Simultaneamente, reafirmou a necessidade de ser encontrada uma solução política que não exclua nenhuma das partes em presença, no próprio espírito do processo de reconciliação nacional que a Costa do Marfim tinha iniciado após os graves problemas ocorridos em 2000 e que a União apoiou tanto a nível dos princípios como a nível financeiro. Em terceiro lugar, a Presidência recordou que a União dava uma grande importância ao respeito dos direitos humanos.
A Comissão apoia o presidente Gbagbo e o seu governo legítimo, saídos ambos de eleições democráticas. Todavia, após a publicação da declaração da União a 24 de Setembro, não escondemos que surgiram preocupações crescentes, tanto na perspectiva de uma solução política como no respeito dos direitos humanos. A Comissão tinha naturalmente acolhido com muito interesse os resultados da cimeira excepcional da Comunidade Económica dos Estados da África Ocidental (CEDEAO) em Accra. A criação de um grupo de contacto constituído por seis chefes de Estado encarregue de uma missão de mediação entre o governo e os rebeldes deixava augurar a possibilidade de uma solução pacífica que evitaria os banhos de sangue e as feridas profundas provocadas inevitavelmente por combates no terreno. Esse trabalho deve ser apoiado. O acordo de princípio de um cessar-fogo dado ao grupo de contacto pelo presidente Gbagbo e pelos rebeldes permitia um certo optimismo quanto à implementação de um cessar-fogo, embora nada tenha sido assinado no passado dia 4 de Outubro. Para já, nada aconteceu e as forças governamentais retomaram os combates contra os rebeldes em Bouaké a partir de Domingo, 6 de Outubro. O grupo de mediação, de que saudamos a propósito a disponibilidade, a paciência e o sentido das responsabilidades, não escondeu a sua grande decepção e a sua irritação contra o Governo da Costa do Marfim e o seu comportamento.
O segundo ponto da declaração da União de 24 de Setembro, relativamente à qual as preocupações são mais uma vez crescentes, é o do respeito dos direitos humanos pelas duas partes em presença. Em primeiro lugar, o comportamento dos rebeldes conheceu e conhece cada vez mais desvios nomeadamente no que diz respeito aos atentados aos bens. Quanto ao governo, os ataques contra os membros da oposição e os sinais de xenofobia multiplicam-se, a ponto de se tornarem muito preocupantes. As circunstâncias da morte do General Gueï, da sua esposa, dos membros da sua família e dos seus mais próximos são pelo menos suspeitas. As agressões e as intimidações contra Ouatara, os seus próximos e muitos dirigentes do seu partido (união dos republicanos) põem em causa duradouramente o processo de reconciliação nacional. A hostilidade para com os estrangeiros começa também a manifestar-se cada vez mais.
Senhora Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, mas não se enganem sobre estas observações. A legalidade institucional na Costa do Marfim tem de ser objecto da parte da comunidade internacional de um apoio claro. Mas esse apoio não pode ser nem cego nem incondicional.
Senhora Presidente, permita-me formular, para concluir, o voto de que a vossa Instituição, pelo prestígio de que goza junto das autoridades da Costa do Marfim, utilize a sua influência junto delas, como acontece pelo seu lado com a Comissão, para as convencer de que a via de uma solução pacífica é a única da razão e da esperança.
Corrie (PPE-DE).
Senhor Presidente, é um pouco difícil falar sobre esta proposta de resolução, pois ainda não foi traduzida, nem entregue no meu gabinete. Tenho, pois, de me basear na versão francesa, na esperança de entender correctamente tudo o que lá vem escrito.
É trágico estarmos novamente aqui reunidos nesta Câmara para falar sobre mais uma guerra na África subsariana. Temos toda a razão em expressar o nosso descontentamento pela acção levada a cabo. É verdade que as eleições foram decepcionantes e que se esperava melhores resultados. Incidiram na questão de saber quais os direitos inatos previstos na lei da Costa do Marfim - mais concretamente, se um cidadão nascido no país ou cujos pais têm ou tiveram nacionalidade da Costa do Marfim pode ser autorizado a ocupar o cargo de Presidente.
Devemos ter sempre presente, porém, que tudo o que se prende com as nossas relações com estes países em desenvolvimento deve assentar no Acordo de Cotonou. Este constitui, efectivamente, uma base para pugnarmos pela democracia, pelos direitos humanos, pela boa governação. Falando sinceramente, a boa governação é, a meu ver, quase mais importante do que a democracia pura e simples, pois, se conseguirmos a estabilidade num país, e que este seja transparente na sua actuação, isso já é um longo caminho percorrido.
Um país imenso com enormes potencialidades, a Costa do Marfim desempenha um papel fulcral na África Ocidental. O que ali se verificou foi, em larga medida, uma luta interna pelo poder. Há quem ponha as culpas em influências externas ou em grupos rebeldes de outras nações, mas tratou-se, pura e simplesmente, de uma luta pelo poder dentro do próprio país. Houve elementos que quiseram assumir o poder, por questões meramente internas. O problema é muito semelhante ao que se verifica na Nigéria, na medida em que existe uma presença muçulmana muito forte no Norte do país, e uma comunidade cristã no Sul. Existe entre os dois grupos uma rivalidade latente. A comunidade muçulmana, no Norte, tende a ser a mais pobre das duas. A Comissão deveria canalizar a sua ajuda essencialmente para esta região, de modo a beneficiar os muçulmanos, que não gozam da riqueza dos do Sul.
Estive no Gana há dois fins-de-semana, por ocasião da reunião dos catorze Estados da África Ocidental no âmbito da CEDEAO. Debateram a situação na Costa do Marfim. O ambiente era de verdadeira apreensão entre os representantes e os dirigentes daqueles países. Quando as coisas correm mal num país da dimensão da Costa do Marfim, não é apenas este que fica desestabilizado mas também toda a região circundante. Congratulei-me, pois, pelo facto de pelo menos os dirigentes da CEDEAO terem tido a visão e o bom senso de intervir na situação na Costa do Marfim, enviando uma delegação ao local na esperança de esta conseguir actuar como mediadora entre as duas partes em conflito.
Espero sinceramente que esta delegação seja bem sucedida na sua missão, pois estão a surgir problemas na Nigéria, onde existe uma situação idêntica à da Costa do Marfim. Trata-se, também, de um país com uma forte presença muçulmana no Norte e uma comunidade cristã no Sul.
Atendendo ao rumo que a Comissão está neste momento a imprimir às suas políticas regionais, é absolutamente fundamental que façamos ver a estes países que, se pretendem ser capazes de fazer face aos desafios da economia global do ponto de vista do comércio, terão forçosamente de se unir e assumir como uma região. É, pois, de importância vital que se apoiem mutuamente.
Foi decepcionante o facto de a NEPAD, a nova parceria africana para o desenvolvimento, não ter reagido mais energicamente perante a situação. Do novo acordo escrito que preside a esta parceria consta uma avaliação inter-pares. Tinha para mim que, face a um problema desta natureza, os Chefes de Estado dos países africanos que integram aquela organização, criada por africanos para velar pela África, de imediato interviriam. Lamentavelmente, porém, e à semelhança do que se verifica em relação à situação no Zimbabué, não o fizeram. Se aquela organização não caiu por terra ao primeiro obstáculo, decerto fraquejou. Espero sinceramente que possa haver lugar, quanto antes, a conversações preparatórias, pois só à mesa das negociações será possível pôr cobro a este conflito, sem o cenário de morte e destruição que habitualmente caracteriza estas situações.
Outro recurso não tenho senão o de exortar a Comissão a pressionar as partes beligerantes a pôr cobro às hostilidades e a procurar a conciliação pela via do diálogo.
Carlotti (PSE).
Senhora Presidente, desde o golpe de Estado do passado dia 19 de Setembro, a Costa do Marfim encontra-se numa situação militar confusa em todo o norte do seu território. Prosseguem neste mesmo momento operações militares e os combates fazem razias em Bouaké, fazendo temer o pior para a população civil entre dois fogos.
Caros colegas, tememos pelo povo da Costa do Marfim, tomado como refém pelas facções e que paga esta crise com a sua liberdade e por vezes a sua vida. Tememos pela Costa do Marfim, que se arrisca a afastar-se um pouco mais do modelo que tantas vezes louvamos. Actualmente, o país está despedaçado, a sociedade da Costa do Marfim está a ferro e fogo e tememos pela África e pelos Africanos. Pois existe o risco de toda a região soçobrar, uma região que já conhece demasiadas guerras e dramas humanos e onde a errância de bandos armados e tráficos de todos os tipos são uma dolorosa realidade. Uma solução que não parece aliás totalmente estranha à desestabilização actual da Costa do Marfim. Desestabilizar a Costa do Marfim significa lançar as bases de uma crise comparável à dos Grandes Lagos ou do Congo, que devasta há muitos anos o centro do continente. Assim, esta crise inquieta-nos e entristece-nos. Mas também nos surpreende. Acontece precisamente na altura em que os esforços do regime de Laurent Gbagbo davam os seus frutos relativamente a duas grandes questões do país. Em primeiro lugar, a reconciliação nacional, com a organização de um grande fórum em 2001 e a constituição de um governo de união nacional juntando as principais forças políticas após as eleições de Julho de 2002.
Em seguida, a recuperação económica e social, com reformas sociais fundamentais como a escola gratuita ou a segurança social universal. Mas, para prosseguir nessa via, a Costa do Marfim precisa de paz. A Europa tem de fazer pressão para uma solução negociada e uma saída da crise pacífica. Tem de apoiar todos os esforços de mediação e de se congratular com as acções conduzidas sob a égide da CEDEAO. Até ao momento, essas tentativas fracassaram, mas é um facto que é difícil pedir a um governo legítimo que negocie de igual para igual com rebeldes em armas. O que está neste momento em causa é a salvaguarda da unidade de todo o território da Costa do Marfim, no respeito da legalidade constitucional. Temos nomeadamente de estar vigilantes para que o eventual envio de uma força de interposição não lance as bases de uma divisão de facto do país. O Grupo Socialista apoia também o envio de uma missão parlamentar - informo os meus colegas deputados - destinada a manifestar o nosso apoio às instituições democraticamente eleitas e a avistar-se com as diferentes forças políticas da Costa do Marfim.
No entanto, se pretende prosseguir o enraizamento da democracia na Costa do Marfim, o Presidente Gbagbo terá muito rapidamente que tomar a iniciativa de abrir uma negociação com o conjunto das forças políticas e sociais do seu país. A negociação terá nomeadamente de incidir nos bloqueios constitucionais que representam outros tantos travões que atrasam a reconciliação nacional. Com efeito, a Constituição de 2000 não responde a essa exigência, não permite ao conjunto das sensibilidades políticas manifestarem-se e continua a afastar Ouatara da candidatura à presidência. Não prevê a possibilidade de dissolver a assembleia nacional em caso de crise importante, o que pode dar origem a uma reacção política extremamente violenta.
Por fim, o Presidente Gbagbo terá que renovar o diálogo no sentido de prosseguir sem reservas e sem ambiguidades o esforço de reconciliação nacional indispensável a um país devastado há anos pela manipulação do conceito de nacionalidade da Costa do Marfim, incluindo a população perto de 30% de estrangeiros. A este respeito, o apelo à expulsão de 500 000 habitantes originários da República Burkina Faso lançado no domingo passado pela televisão nacional da Costa do Marfim constitui um abuso inaceitável e tem de ser condenado veementemente. Tal como têm de ser condenadas com não menos veemência as represálias contra os estrangeiros que vivem naquele país.
Caros colegas, Senhor Comissário Barnier, neste momento, a Costa do Marfim e o governo legítimo de Laurent Gbagbo precisam do apoio firme da União Europeia que o senhor referiu e que eu apoiarei muito claramente e com todas as minhas forças.
Thors (ELDR).
Senhora Presidente, Senhor Comissário, congratulo-me com a declaração da Comissão, aqui, hoje, a qual, na verdade, é mais equilibrada do que a nossa proposta de resolução. Registo também o interesse particular com que o senhor Comissário se referiu ao RDR, que é o partido irmão do dos Liberais na Costa do Marfim. Tentámos manter contactos com esse partido, mas, recentemente, como é óbvio, isso não tem sido possível.
Estou extremamente desiludido com o papel que a UE desempenhou nesta matéria. Em Abril, perguntei ao Conselho que medidas tinham sido tomadas para ajudar no funcionamento do Fórum Nacional de Reconciliação e que medidas estavam previstas para o acompanhamento das eleições em Junho de 2002. Nessa altura, foi-nos dito que a UE estava seguramente preocupada com o facto de as eleições de 2000 se terem caracterizado pela violência, violações dos direitos humanos e a exclusão de alguns dos principais partidos políticos, tendo sido realizadas conversações nos termos do artigo 96º do Acordo de Cotonou. No entanto, estas conversações foram encerradas em Junho de 2001, não tendo sido possível dar qualquer contributo particularmente significativo para a supervisão das eleições, fornecer apoio, ou desempenhar um papel activo.
Na região, muitos são os que sofrem devido à nossa passividade, por não termos desempenhando um papel mais activo. É lamentável, porque se trata de uma zona na qual a UE poderia ter sido mais activa, pois estávamos cientes destas questões. Preocupa-nos o alastramento da instabilidade na região. Como é hábito, há um enorme risco de as mulheres e as crianças acarretarem com o fardo do sofrimento. Sabemos que a situação das crianças na Costa do Marfim não é a que deveria ser.
Os Liberais não apoiarão o número 5 da resolução, e o meu colega Van Hecke pronunciar-se-á em pormenor sobre esta questão.
Scarbonchi (GUE/NGL).
Senhora Presidente, apoiar o Presidente Laurent Gbagbo é, caros colegas, uma evidência. Uma evidência relativamente a um homem político de que a prisão, o exílio e os sofrimentos ritmaram durante trinta anos o combate pelas suas ideias. Em dois anos conseguiu na Costa do Marfim um mínimo de Estado de direito, recuperou o sistema educativo, ganhou a confiança das instituições internacionais e sobretudo assegurou as condições da reconciliação nacional formando um governo composto de todos os partidos da oposição; o RDR entrou nele - cara colega Thors - em Agosto de 2002. O nosso Parlamento, ao convidá-lo para vir a Estrasburgo em Novembro de 2001 - fê-lo Nicole Fontaine - tinha querido saudar o trabalho desenvolvido por aquele professor humanista à cabeça do seu país. Devemos ajudá-lo porque ele é o símbolo da legalidade republicana, porque ele é o símbolo da alternância política numa África que tanta necessidade tem dela, porque ele é o símbolo da ligação da África à democracia moderna. Então, caros colegas, impõem-se um cessar-fogo, mas na condição de os rebeldes deporem as armas. Nenhum presidente constitucionalmente eleito pode negociar com rebeldes em armas que ocupam 40% do seu país. A União Europeia terá de participar no esforço de reconstrução geral do país: desenvolvimento do Estado de direito, programa de alojamentos sociais para os mais desfavorecidos, reorganização do exército da Costa do Marfim.
Caros colegas, se a Costa do Marfim se dividir, toda a África Ocidental ficará desestabilizada duradouramente e mergulhará no caos, com riscos terríveis de confrontos étnicos e religiosos. Assim, precisamos de enviar, no âmbito de uma diplomacia activa, de uma missão parlamentar, coisa a que vamos dedicar-nos já a partir de amanhã, Senhora Presidente. Essa missão parlamentar, como desejou o Senhor Comissário Barnier correcta e pertinentemente, tem de poder chegar o máximo dentro de três dias a Abidjan e de tentar, com base na resolução que votaremos amanhã, desempenhar um papel em nome do nosso Parlamento. Pois chegar após a crise não serve de nada. Possuímos uma responsabilidade essencial relativamente àquele país, ao seu Presidente, ao povo da Costa do Marfim. Eles precisam da nossa solidariedade, Senhora Presidente, na terrível prova que lhes é imposta, e o Parlamento Europeu tem de marcar uma presença firme.
Rod (Verts/ALE).
Senhora Presidente, os recentes acontecimentos na Costa do Marfim, marcados por numerosos assassínios, são muito preocupantes. O levantamento militar contra o governo legal actual é injustificável seja qual for a degradação das condições económicas e políticas. A crise económica sem precedentes ligada à queda dos preços das matérias primas, nomeadamente do café e do algodão, levou a pobreza e a miséria ao país. Mas é também evidente que os atropelos ao conceito de nacionalidade da Costa do Marfim, que culminaram nas eleições presidenciais de 2000, apenas atiçaram o clima de ódio e violência no país, e as acusações contra os países vizinhos de apoiarem os rebeldes poderiam servir para justificar as perseguições contra as populações civis imigrantes.
A este respeito, há que saudar o discurso do Presidente Gbagbo, que pede a protecção dos estrangeiros. Mas tem de ser ouvido pelas suas tropas. Com efeito, é grande o risco de uma explosão civil xenófoba. Há que evitar a engrenagem de uma guerra civil inter-étnica, um cenário de crise semelhante à do Congo, que seria extremamente perigoso e lamentável para a Costa do Marfim e todos os seus habitantes. A este respeito, embora possamos lamentar o fracasso da mediação da CEDEAO, que propunha que fossem retomadas as negociações entre o governo e os rebeldes, as forças de interposição não podem marcar uma divisão étnica de facto no terreno.
A União Europeia tem de apoiar o governo legal, de forma a restabelecer o Estado de direito e a proteger as populações civis, sejam quais forem as suas etnias. A mais longo prazo, deveria ser criada uma comissão de inquérito destinada a fazer luz sobre os acontecimentos e a condenar os responsáveis. A União Europeia tem de zelar pelo respeito dos princípios dos direitos humanos, democráticos e de pluralismo político, mas também, o que é essencial, favorecer o desenvolvimento económico e social da Costa do Marfim.
Coûteaux (EDD).
Senhora Presidente, Senhoras e Senhores representantes dos Estados-Membros, Senhores Comissários, permitam-me afirmar a minha estupefacção perante as argúcias de alguns dos meus colegas, pois, afinal, a situação que atravessa a Costa do Marfim é tão clara que deveria pôr-nos espontaneamente de acordo sobre algumas evidências.
Primeira evidência: a Costa do Marfim é um dos Estados que mereceria da nossa parte os apoios mais activos, pois os sinais encorajantes são nele numerosos: uma taxa de crescimento de 3%, um avanço relativamente rápido em direcção à democracia, demonstrado por eleições presidenciais saudadas em todo o lado como um avanço, um processo de formação de forças políticas que, após o fórum para a reconciliação nacional, devia conduzir a eleições legislativas integralmente democráticas, e há que pressionar o governo actual para as organizar o mais rapidamente possível. Sim, a Costa do Marfim e o seu presidente Gbagbo merecem ser apoiados por todos os Estados europeus preocupados com os laços com a África. Não compreendo que se possa hesitar, a menos que se admita a política do quanto pior melhor ou que nos deixemos levar pela indiferença que, é certo, tenta muitos Europeus, temo eu, mas que um Francês não pode aceitar.
Segunda evidência: a Costa do Marfim não se defronta, de modo algum, com uma guerra civil. Está apenas a braços com uma agressão estrangeira que, embora utilize velhas oposições entre etnias, como é hábito, depende antes de mais da análise geopolítica. Os pseudo insurrectos encontram-se evidentemente armados, e poderosamente armados, por uma ou várias potências estrangeiras. A análise da situação não depende portanto de conclusões etnográficas, e ainda menos de lamentações humanitárias, mas sim da análise geopolítica.
E eis a terceira evidência, fundamental, mas por essa mesma razão talvez demasiadas vezes ocultada, já que a ignorância, ou a cegueira, da nossa assembleia em matéria geopolítica é habitual em muitos assuntos. A África de hoje é, de todos os continentes, aquele que escapa mais à influência do império global. Isto por razões históricas que têm a ver com os laços que várias nações europeias teceram com ela e, correlativamente, pelo temor que tantas vezes travou Washington, de que qualquer desestabilização dos regimes ajudasse a União Soviética. Mas, após o afundamento da potência russa, o império tende a alargar a sua influência àquele continente que é simultaneamente o mais rico, pelo menos potencialmente, e infelizmente o mais vulnerável de todos. O que nos valeu várias tentativas na África Equatorial, antigamente belga, que se estenderam aos países das margens do Golfo da Guiné, tão rica em petróleo. Eis agora que se aproveitam as ambições de um personagem de nacionalidade incerta que, seja como for, passou a maior parte da sua vida nos Estados Unidos, para desestabilizar um país cuja situação se estava a consolidar ano após ano e que, correlativamente, se tornava um parceiro fundamental da Europa. É este ponto de ligação, é este laço que se pretende destruir.
Caros colegas, temos de ser firmes relativamente aos verdadeiros interesses da Europa. A França, pelo seu lado, tem a coragem de o fazer. O apoio que está a dar ao governo legal e democrático da Costa do Marfim tem de ser secundado por todos os Europeus. Pois o que a França está a fazer em África não o faz só por si, fá-lo por toda a Europa.
Van Hecke (ELDR).
Senhora Presidente, o último conflito na Costa do Marfim não constitui, quanto a mim, motivo de surpresa para aqueles que procuram persistentemente acompanhar os desenvolvimentos naquele país. Por detrás deste conflito, desdobra-se uma longa história de divergências políticas, económicas e, sobretudo, étnicas, que se entrelaçam e reforçam constantemente. Consciente ou inconscientemente, a proposta de resolução que temos diante de nós não faz referência às responsabilidades dos actuais dirigentes. A Costa do Marfim é o maior produtor de cacau e um dos mais importantes produtores de café do mundo. A Costa do Marfim alberga perto de 5 milhões de imigrantes oriundos, sobretudo, dos países circunvizinhos, Burkina Faso, Mali e Senegal. Nos períodos de alta conjuntura, estes imigrantes são utilizados como mão-de-obra barata; em tempos de crise política e económica, contudo, eles são os bodes expiatórios por excelência. A campanha xenófoba conduzida pelos órgãos de comunicação estatais foi alimentada por acusações do Presidente Gbagbo, segundo as quais o Burkina Faso estaria na origem da insurreição, sem que o mesmo tenha apresentado qualquer prova dessas afirmações.
Muitos dos habitantes da região Norte da Costa do Marfim são oriundos do Burkina Faso. Essas pessoas têm a sensação de estarem agora a ser tratadas como cidadãos de segunda classe, em particular desde que o seu líder, o Sr. Dramane Ouatara, foi impedido de participar nas eleições presidenciais, em virtude das suas alegadas origens burquinesas. Tal como o Sr. Dramane Ouatara, essas populações sentiram-se igualmente excluídas do sistema político. É esse o fulcro do problema. A Costa do Marfim é hoje uma nação fragmentada, em consequência do abuso político das diferenças religiosas e do conceito de Ivoirité.
Senhora Presidente, a comunidade internacional empreendeu um enorme esforço no sentido de evacuar súbditos franceses e as 200 crianças dos clérigos norte-americanos. Faço votos por que ela demonstre o mesmo grau de empenhamento para evitar que caiam ainda mais vítimas entre a população civil e impedir que a instabilidade na Costa do Marfim degenere num conflito regional, cujas consequências seriam incalculáveis.
Barnier
Senhora Presidente, as minhas primeiras palavras serão para lhes agradecer terem dado à Comissão a possibilidade de introduzir este debate, de nele participar e de lhe dar a sua própria contribuição. Gostaria também, depois de os ter ouvido muito atentamente, de agradecer aos diferentes oradores que apenas demonstraram, de uma forma bastante global e unânime, que possuímos desta grave questão uma visão comum da situação e meios para a atacar. A vossa assembleia, bem como o conjunto das Instituições da União, estão preocupadas não só com as graves consequências a nível interno que pode ter a actual situação de crise na Costa do Marfim, mas também com a desestabilização - vários oradores o referiram - que ela pode provocar a nível do conjunto da região se uma solução política pacífica não for encontrada rapidamente.
O discurso de apaziguamento pronunciado ontem pelo Presidente Gbagbo na televisão permite-nos esperar que essa solução pacífica será encontrada num prazo muito curto para evitar o alastramento do conflito a todo o país e a toda a região, que muitos temem como nós próprios tememos. Esperemos portanto em conjunto, Senhora Presidente, que este debate e os nossos esforços conjugados - não os pouparemos - ajudem a voltar duradouramente à paz e ao silêncio das armas na Costa do Marfim.
Presidente.
Muito obrigada, Senhor Comissário.
Recebi sete propostas de resolução
Sylla (GUE/NGL).
Senhor Presidente, a tentativa de golpe de Estado de 19 de Setembro mergulhou a população da Costa do Marfim num grande desespero, provocando actos de violência, nomeadamente a morte do Ministro do Interior e do General Gueï.
O apoio manifestado pelo Parlamento Europeu às instituições democráticas da Costa do Marfim e ao seu Presidente, após a tentativa de golpe de Estado, não significa que Laurent Gbagbo disponha de carta branca para resolver a situação como bem lhe apetecer. Pelo contrário, tem de ouvir e implementar os acordos de cessar-fogo exigidos pela missão regional da CEDEAO.
Não pode haver uma solução militar para esta crise. Só é possível uma solução política que inclua todas as partes em presença. O Presidente da Costa do Marfim tem neste momento de empreender a política a que se tinha aliás comprometido após a sua eleição cuja trave mestra era a política da reconciliação nacional e a luta contra as divisões étnicas e religiosas.
Podemos temer neste momento na Costa do Marfim um verdadeiro risco de balcanização, mergulhando toda a região no caos. Um quarto da população da Costa do Marfim provém da imigração da África Ocidental, na qual alguns países, como a Libéria, estão em guerra civil.
(Declaração escrita encurtada, nos termos do nº 7 do artigo 120º do Regimento)
Presidente.
Segue-se na ordem do dia o relatório (A5-0341/2002) do deputado Berend, em nome da Comissão da Política Regional, dos Transportes e do Turismo, sobre a proposta de regulamento do Conselho que institui o Fundo de Solidariedade da União Europeia (COM(2002) 514 - C5-0441/2002 - 2002/0228(CNS)).
Barnier
. (FR) Senhor Presidente, em primeiro lugar, gostaria de manifestar, no início do debate, a minha viva gratidão a esta assembleia e, em especial, ao relator, o senhor deputado Berend, e ao senhor deputado Walter, assim como aos Presidentes Caveri e Wynn, pela excelente cooperação que se estabeleceu entre as nossas duas Instituições e pela rapidez com que analisaram a presente proposta de regulamento. Impõe-se, neste momento, trabalhar tão depressa quanto possível, sobretudo no campo do mecanismo orçamental, por forma a que as primeiras verbas possam ser distribuídas ainda antes do Inverno. Tendo em conta a evolução das discussões no seio do Conselho, esta mesma tarde, creio que podemos dizer que um acordo sobre esta proposta de regulamento será facilmente concluído, e apraz-me afirmar que este desfecho se deve a um amplo consenso entre Parlamento e Comissão, sendo o senhor deputado Berend um dos seus arquitectos.
Nesta fase final das discussões, temos ainda três pontos a resolver. O primeiro consiste em definir, concretamente, quais são as catástrofes passíveis de ser indemnizadas. A preocupação desta Assembleia é que este mecanismo não fique amarrado a uma definição demasiado rígida. Por seu turno, o Conselho manifestou o desejo de dar prioridade às catástrofes naturais. A Comissão, tal como eu disse, no outro dia, na Comissão da Política Regional, dos Transportes e do Turismo, estudou em pormenor a história recente das catástrofes na Europa. Nos últimos anos, 80% das catástrofes que ocorreram são catástrofes naturais, como tempestades, tremores de terra ou inundações. Não creio, portanto, que haja qualquer incongruência em concordar com a prioridade solicitada pelo Conselho, desde que a possibilidade de a Comissão intervir noutros casos semelhantes - catástrofes ecológicas, ambientais ou tecnológicas - seja, em casos muito limitados, preservada.
O segundo ponto diz respeito ao limiar, ou limiares, para a utilização do fundo. Esta assembleia, tal como a Comissão, considera particularmente importante que disponhamos de dois critérios, ou um ou outro, alternativamente, e não apenas de um só, de forma a avaliar justamente o impacto de uma catástrofe na economia de um Estado, quer se trate de um grande Estado, como por exemplo a Alemanha, ou de um pequeno Estado. Receio bem que, como todos nós sabemos, os Estados mais pequenos da nossa União corram o risco de sofrer verdadeiras e graves catástrofes naturais.
Mesmo que o Conselho faça questão de reavaliar substancialmente o critério expresso como valor absoluto - a nossa proposta fora de mil milhões de euros de danos, o Conselho não vai mais longe do que três mil milhões -, o princípio de dispor de dois critérios alternativos não é posto em causa.
Por último, o terceiro ponto: a manutenção de um critério qualitativo que permita uma intervenção, a título excepcional, numa determinada região afectada por uma catástrofe. Trata-se de uma prioridade inquestionável para a Comissão, e é a margem de apreciação que procurámos ao longo de toda esta discussão. Quanto mais elevados forem os limiares quantitativos, e acabei de dizer que estes foram aumentados na proposta do Conselho, maior é a necessidade de dispor de uma margem de apreciação, pois, mal de nós, Senhoras e Senhores Deputados, se este fundo for de tal forma restrito e inflexível, em virtude de critérios qualitativos demasiado limitados e quantitativos excessivamente elevados, que acabe por nunca ser aplicado. Referi, aqui nesta assembleia plenária, que nos últimos catorze anos registaram-se apenas, graças a Deus, sete catástrofes de grandes proporções, em que o montante total dos danos foi superior a mil milhões de euros. Aliás, este foi também o motivo por que propus, na primeira versão da Comissão, manter este limiar quantitativo de mil milhões de euros. Por conseguinte, nada haverá de pior do que sermos de tal forma inflexíveis, enclausurados por toda a espécie de critérios, que este fundo, uma vez criado, nunca venha a ser utilizado mesmo quando as populações tenham sido vítimas de catástrofes.
O Conselho tem uma abordagem muito prudente relativamente a este critério qualitativo. Gostaria de dizer, neste hemiciclo, que nem a Comissão nem este Parlamento desejam que o funcionamento do presente regulamento seja desvirtuado por um recurso sistemático a este critério qualitativo. A Comissão faz questão de ser, e sê-lo-á, extremamente rigorosa na aplicação desta solução específica. O que pretendemos é, muito simplesmente, garantir que as vítimas de uma catástrofe, excepcionalmente grave para uma determinada região, possam estar em posição de receber ajuda a partir deste fundo. Existem, efectivamente, regiões na Europa que correm mais riscos do que outras: as ilhas, as regiões isoladas ou remotas, ou regiões que temos o dever de proteger, como aliás o Tratado no-lo exige num artigo específico - a senhora deputada Sudre, aqui presente, sabe bem disso - o artigo 299º relativo às regiões ultraperiféricas. Creio, portanto, que devemos dispor da possibilidade, e é justamente essa possibilidade que a Comissão propiciou, de prestar, prioritariamente, auxílio a estas regiões que estão aquém dos critérios quantitativos.
Para terminar, Senhor Presidente, espero que, com a vossa ajuda e, partindo desta base, com a ajuda dos relatores, que esta proposta de regulamento, assim como a alteração do acordo interinstitucional sejam, muito rapidamente, objecto de um acordo. Isto porque, por detrás dos problemas, dos regulamentos, dos limiares, das normas, há pessoas - não o esqueçamos, eu vi com os meus olhos e fiquei impressionado com as dificuldades que enfrentam - que ainda estão à espera de ajuda, pessoas que ficaram feridas, que ficaram na ruína e outras que, sabemos bem disso, perderam a vida. Estas populações estão à espera que a Europa, em conjunto com as autoridades nacionais e regionais, as ajude a recuperar, urgentemente, as condições básicas que permitem retomar a vida quotidiana.
Berend (PPE-DE)
Senhora Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, Senhoras e Senhores Deputados, as cheias que assolaram a Europa Central em Agosto passado atingiram proporções alarmantes. Muitas pessoas perderam a vida e registaram-se enormes prejuízos materiais. Regiões e cidades inteiras foram devastadas, vastas zonas rurais e monumentos históricos ficaram seriamente danificados. A amplitude da destruição desencadeou um enorme onda de compaixão por toda a Europa e depressa se tornou evidente o desejo de poder ajudar, também a nível da UE, os países afectados nos seus esforços para resolver os inúmeros problemas com que se defrontam. Senhor Comissário, as populações locais recordam, agradecidas, o facto de o senhor mesmo e o Presidente da Comissão, senhor Romano Prodi, terem visitado as regiões afectadas poucos dias depois da tragédia, a fim de se inteirarem pessoalmente da dimensão dos estragos. Mas não estavam apenas gratas, estavam também cheias de esperança. A vossa visita aumentou a sua esperança de que, também neste caso, a UE intervirá. Até à data não têm existido instrumentos adequados para este fim a nível comunitário, uma vez que, como sabemos, um fundo de apoio da UE que existiu em tempos foi descontinuado em 1998.
Como relator, vejo a criação deste novo instrumento de solidariedade como um importante complemento dos Fundos Estruturais. Ele vem dotar a UE, sob a forma de um instrumento de flexibilidade, de um meio desburocratizado que nos permite prestar um auxílio rápido no terreno em caso de catástrofe. O Fundo - que se concentrará na ajuda financeira imediata - tem por objectivo ajudar as pessoas, as regiões e os países a voltarem o mais rapidamente possível a condições de vida normais. O seu âmbito de acção limita-se, portanto, às necessidades mais urgentes. A reconstrução a longo prazo de infra-estruturas e empresas terá de ser deixada a cargo de outros instrumentos e esta ajuda de emergência da UE irá complementar, e não substituir, os esforços dos países afectados. A verba de mil milhões euros com que este Fundo será dotado é fictícia: por outras palavras, ela não está inscrita numa rubrica orçamental específica, sendo apenas mobilizada no caso de ocorrência de uma catástrofe.
O Comissário já perguntou, com razão, em que tipo de catástrofe pode este Fundo ser utilizado. A definição de 'catástrofe de grandes proporções? como uma catástrofe que resulte em prejuízos estimados em mais de mil milhões de euros ou que representem mais de 0,5% do PIB deverá garantir que as intervenções do Fundo se limitem a casos de prejuízos muito excepcionais. É por isso que a comissão concordou, por maioria, numa definição que se refere a 'catástrofes de grandes proporções?. Abstivemo-nos deliberadamente de fazer qualquer referência a catástrofes naturais, ambientais ou tecnológicas. O que diríamos às pessoas afectadas, se a União Europeia fosse atingida por uma catástrofe como a de 11 de Setembro em Nova Iorque, numa dimensão que provocasse números semelhantes de vítimas? Perante um cenário destes, não podemos dizer às pessoas: lamentamos, mas a UE não pode ajudar porque não se trata de uma catástrofe natural!
Devíamos perseverar nesta formulação 'catástrofes de grandes proporções?, bem como no prazo de três meses para a apresentação de pedidos de intervenção do Fundo, proposto no relatório, que reflecte os princípios da urgência e da ajuda rápida e imediata que caracterizam o Fundo. No que se refere à disponibilidade dos recursos financeiros concedidos, na minha qualidade de relator da Comissão da Política Regional, dos Transportes e do Turismo, que é a comissão responsável, defendo o estabelecimento de um prazo de dois anos, para que o Fundo possa garantir a curto prazo a reconstrução de infra-estruturas destruídas e de equipamentos nos domínios do aprovisionamento energético, do fornecimento de água e do tratamento de águas residuais, das telecomunicações, dos transportes, da saúde e da educação. Os fundos deveriam igualmente ser utilizados para assegurar serviços auxiliares, bem como para salvaguardar infra-estruturas de segurança, tomar medidas destinadas à protecção imediata da herança cultural e à limpeza de espaços naturais, edifícios e cidades atingidos por catástrofes, e realizar reparações de emergência em diques. A disposição que vai no sentido de manter na reserva 25% do montante anual de mil milhões de euros atribuídos ao Fundo até 1 de Outubro de cada ano, a fim de se poder fazer face a eventuais catástrofes ocorridas tardiamente no ano, tem o apoio da comissão responsável.
Embora o procedimento parlamentar de preparação e debate deste relatório não esteja isento de problemas devido ao calendário muito apertado, penso que o procedimento acelerado aqui aplicado devido à especial urgência da questão, a saber, a possibilidade de proceder ao pagamento de mil milhões de euros se possível ainda em Novembro, é aceitável neste caso excepcional. Penso que deveríamos avançar tão rapidamente quanto possível. As pessoas afectadas estão à espera da ajuda da União Europeia.
Walter (PSE)
Senhora Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, os membros da Comissão dos Orçamentos têm realmente um papel importante a desempenhar aqui e eu estou simultaneamente feliz e grato pelo facto de uma coisa ter ficado absolutamente clara, até agora, neste caso. Todos estamos conscientes de que se trata aqui, por um lado, de fazer diversas coisas muito rapidamente, pois as pessoas estão de facto à espera de ajuda, depois de terem vivido uma situação que dificilmente poderíamos imaginar. Por outro lado, tivemos de ter em conta três domínios de trabalho complexos, para podermos de facto propor alguma coisa que suportasse as pressões no futuro. Num primeiro tempo, é necessária uma base jurídica; temo-la hoje perante nós. Já hoje mantivemos negociações a este respeito e discutimos o assunto numa atmosfera muito positiva. Penso que vamos conseguir chegar a um acordo.
A Comissão dos Orçamentos atribuiu extrema importância à necessidade de integrar tudo isto num Acordo Interinstitucional. Temos de ter o cuidado de não darmos apenas às pessoas a impressão de que podemos agora prestar ajuda com grande rapidez; temos de o fazer de forma séria, para que isso não seja efémero, para que se inscreva no quadro geral, resista à passagem do tempo e assegure que outras pessoas, afectadas em momentos ulteriores, saibam que há determinadas coisas com as quais podem contar. O que não devemos fazer é acenar-lhes agora com um cenoura, para posteriormente lhes dizer-mos que não existe base capaz de suportar o que queremos fazer.
Demos ênfase, portanto, a três coisas. A base jurídica tem de ser decidida o mais brevemente possível. Nesse sentido, cooperámos de forma bastante construtiva com o Comité das Regiões, ao qual estou muito grato por ter retomado a maioria das nossas alterações.
O Acordo Interinstitucional é hoje uma facto praticamente adquirido. Apenas subsiste um pequeno problema. A Comissão tem, o mais brevemente possível, de propor um orçamento suplementar e rectificativo no qual o dinheiro - os mil milhões de euros de que estamos a falar - seja efectivamente posto à disposição tão rapidamente quanto possível. Importa fazer de novo um apelo aos Estados-Membros para que forneçam os seus números rapidamente, a fim de podermos fazer progressos nesta matéria.
Na Comissão dos Orçamentos, chegámos a acordo para conservar estes mil milhões de euros, pelo menos como proposta para o futuro. Iremos trabalhar em conjunto com todos os outros o mais rapidamente possível, mas também - e isto tem de ficar claro - o mais seriamente possível. Este meu optimismo assenta na minha experiência passada nesta assembleia em matéria de cooperação, uma cooperação que ultrapassa todas as fronteiras nacionais, todas as famílias políticas, entre as comissões e também entre as Instituições - o Parlamento, o Conselho e a Comissão. Creio que os cidadãos europeus devem saber que existe aqui uma cooperação real, no seu interesse. Enquanto membros da Comissão dos Orçamentos, embora sejamos habitualmente chamados a concentrar a nossa atenção de uma forma mais ou menos exclusiva no dinheiro, sabemos valorizar a dimensão humana desta questão. Existe agora uma necessidade de prestar ajuda, com a maior rapidez possível, aqui e agora, na Alemanha, na Áustria, na República Checa e, no futuro, também em regiões que no passado terão por vezes sentido que, infelizmente, não podíamos responder adequadamente às suas necessidades.
Hatzidakis (PPE-DE).
Senhora Presidente, o primeiro discurso que proferi nesta assembleia, em 1994, foi sobre a questão das graves inundações que naquela altura causaram enormes prejuízos em Atenas, e desde então tenho falado muitas vezes sobre as catástrofes naturais. Tanto eu como vários colegas meus pedimos inúmeras vezes que a União Europeia tome medidas no terreno quando grandes catástrofes se abatem sobre os seus Estados-Membros. No ano passado, durante o processo orçamental, apresentei uma alteração sobre uma intervenção activa da União em caso de catástrofe, mas não essa alteração não obteve a maioria necessária no Parlamento Europeu. O facto de neste momento estarmos em vias de adoptar um Fundo de Solidariedade para catástrofes é sem dúvida uma excelente notícia; só gostaria que entretanto não tivesse sucedido essa terrível catástrofe, essa tragédia humana que este Verão se abateu sobre a Europa Central; em todo o caso, a Comissão e o senhor Comissário Barnier pessoalmente merecem as nossas felicitações porque finalmente vamos adoptar um Fundo de Solidariedade para catástrofes naturais. Como é evidente, essas felicitações vão também para o nosso relator, senhor deputado Berend, pelo seu relatório, pelo seu trabalho e pelas alterações que propôs e que são um passo na direcção certa e foram aprovadas pela Comissão da Política Regional na sua quase totalidade.
Gostaria apenas de dizer, para apoiar o que disseram o senhor Comissário Barnier e o senhor deputado Berend, que é correcto, primeiro, haver uma definição alargada de catástrofes e, segundo, que a Comissão Europeia e o Parlamento fixaram o limite certo para as catástrofes que devem ser abrangidas por este regulamento. Espero realmente que o Conselho não venha a demonstrar a mesquinhez que parece estar a demonstrar nesta questão em particular e mostre a generosidade necessária. O limite fixado pela Comissão e apoiado pelo Parlamento está correcto, não é demasiado baixo nem demasiado alto e penso que a mensagem que as três Instituições precisam de enviar é uma mensagem de solidariedade e de presença da União Europeia perante o sofrimento humano. Espero que o Conselho receba esta mensagem; quanto ao Parlamento, penso que, com o relatório do senhor deputado Berend, está no caminho certo.
Stockmann (PSE).
Senhora Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, a solidariedade europeia torna-se tangível! Agora e no futuro, a ajuda pode ser prestada de imediato caso ocorra uma catástrofe de grandes proporções. Como deputado oriundo da Saxónia-Anhalt, foi com gratidão que constatei a forma rápida e unânime como a Comissão e o Parlamento agiram. Constatei igualmente, entre as vítimas das cheias na minha região, que o ideal europeu dificilmente pode ser transmitido de forma mais clara do que através da ajuda. Talvez seja um bom augúrio o facto de estarmos a debater esta solidariedade neste dia histórico em que o alargamento da Comunidade adquiriu contornos precisos, pois o Fundo de Solidariedade e a nossa solidariedade já se aplicam aos países candidatos à adesão.
A preocupação do meu grupo é manter, tanto quanto possível, a precisão da proposta de regulamento do Comissário Barnier. O Fundo de Solidariedade é um instrumento de ajuda, que permite a ajuda imediata e cujas missões devem ser claramente diferenciadas das dos Fundos Estruturais. Gostaria de salientar duas alterações ao texto da Comissão. Em primeiro lugar, e tal como o senhor deputado Berend já referiu, queremos uma definição mais abrangente de catástrofe, que nos permitirá responder de forma flexível a futuros acontecimentos catastróficos imprevisíveis, que, de outro modo, dificilmente poderiam ser incluídos no âmbito da proposta da Comissão, como sejam casos de seca ou consequências de ataques terroristas. Em segundo lugar, o alargamento para três meses do período para a apresentação de pedidos de intervenção do Fundo. Isto dá um tempo de resposta adequado aos países candidatos que ainda não estão tão bem preparados em termos administrativos e faz justiça a uma situação em que importantes partes da administração seriam destruídas.
Embora isto não seja relevante para o Fundo de Solidariedade, o nosso debate de hoje deveria fazer referência à necessidade de criar, no futuro, uma força europeia civil de intervenção. As cheias vieram demonstrar que, não obstante todos os esforços desenvolvidos, existiram deficiências significativas na chefia das operações, nos materiais, na logística e nas comunicações, nomeadamente no domínio transfronteiriço. Isto tem de ser remediado. A Comissão deveria começar por encorajar ou apoiar exercícios conjuntos por parte de corpos de bombeiros, serviços técnicos de apoio, serviços de salvamento, etc., nas regiões fronteiriças. A médio prazo, isto poderia dar origem a uma rede logística uniforme de ajuda técnica, ou mesmo a um corpo de solidariedade civil, que poderiam igualmente ser mobilizados em caso de catástrofes ocorridas no exterior da Comunidade, por exemplo após um sismo como o que recentemente atingiu a Turquia. É com base numa visão como esta que deveríamos estar a trabalhar, não devendo esperar até que a próxima catástrofe aconteça. O meu muito obrigado - não o posso esquecer - ao relator pela sua excelente cooperação!
Pohjamo (ELDR).
Senhora Presidente, Senhor Comissário, Senhoras e Senhores, muito obrigado. Em nome do meu grupo, gostaria de agradecer também ao senhor deputado Berend, que elaborou este excelente relatório com muita rapidez, em circunstâncias excepcionais. Certamente que todos concordamos com a necessidade de uma ferramenta flexível que permita uma intervenção rápida com vista à reparação dos prejuízos causados por catástrofes de grandes proporções. Porém, a criação de um Fundo Europeu de Solidariedade é uma questão tão importante, que deveria ter sido previsto mais tempo para a discutir. Durante o debate em comissão e posteriormente surgiram muitos factores que não pudemos analisar devidamente por falta de tempo.
O nosso grupo é favorável à criação do Fundo. O limite para a utilização da ajuda deve manter-se num nível elevado. O Fundo deve concentrar-se nos custos imediatos da fase inicial das grandes catástrofes naturais. A reconstrução propriamente dita não deve fazer parte das atribuições do Fundo. Sempre que possível, os factores de risco devem ser tratados através de seguros e de medidas preventivas.
Importa também não transformar o Fundo numa nova variante dos Fundos Estruturais a utilizar numa base anual. O Fundo de Solidariedade só deve ser utilizado em caso de catástrofe excepcional, de grandes proporções, quando a ajuda for verdadeiramente necessária.
Depois do debate em comissão, levantaram-se duas questões que gostaria de colocar ao senhor Comissário. Primeira: que posição será tomada se uma grande catástrofe num país terceiro afectar seriamente populações dos Estados-Membros e dos países candidatos. Segunda: qual será o montante máximo da ajuda em termos de percentagem do valor dos prejuízos?
Markov (GUE/NGL).
Senhora Presidente, Senhor Comissário, gostaria de começar a minha intervenção sobre a proposta da Comissão com uma palavra de felicitação ao Comissário Barnier e aos seus colegas pela apresentação da proposta de regulamento relativo à criação do Fundo de Solidariedade, que foi efectivamente muito rápida. A Comissão fez efectivamente tudo o que podia para responder às expectativas dos cidadãos das regiões da União Europeia afectadas pela catástrofe quanto a uma ajuda rápida. Ao mesmo tempo, quero evidentemente apoiar a atribuição do carácter de urgência a este debate no Parlamento Europeu e espero que o Conselho vá em frente com a sua intenção de debater, através de um diálogo directo, as alterações propostas pelo Parlamento ao projecto da Comissão. Isto permitiria começar realmente com a disponibilização de verbas do Fundo a partir de 1 de Novembro, após a aprovação pelo Conselho 'Assuntos Gerais? em 21 de Outubro. Creio que é praticamente um recorde mundial, para estas três Instituições europeias, o facto de terem conseguido, em tão pouco tempo, passar da concepção de uma ideia à sua realização efectiva. Este é, inequívoca e manifestamente, um sinal claro da solidariedade europeia.
O meu grupo apoia o alargamento do âmbito de aplicação dos recursos do Fundo a catástrofes de grandes proporções, em conformidade com a alteração introduzida pela Comissão da Política Regional, dos Transportes e do Turismo, opondo-se, consequentemente, à concentração prioritária em catástrofes naturais, preferida pelo Conselho. Da mesma forma, tal como os meus colegas já referiram, o meu grupo é a favor da sua aplicação em caso de prejuízos que excedam mil milhões de euros ou representem mais de 05% do PIB, sendo 50% pagos imediatamente, prevendo-se um prazo de três meses para a apresentação de pedidos de intervenção e a possibilidade de autorizar derrogações para regiões afectadas de forma particularmente grave.
Queria contudo lamentar o facto de não ser possível, por se tratar de um Fundo que poderíamos de certa forma denominar de fundo com dinheiro virtual, transferir recursos não utilizados num ano para o ano seguinte, o que permitira uma acumulação de recursos. Disporíamos, desse modo, de um instrumento mais flexível para prestar a maior ajuda possível aos cidadãos, às empresas e às instituições afectadas por catástrofes de grandes dimensões.
Turchi (UEN).
Senhora Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, há quase dois anos, em Dezembro de 2000, na assembleia de Estrasburgo defendi, juntamente com uma mão cheia de outros colegas, a inscrição de uma rubrica orçamental para ajuda financeira de emergência às populações da União Europeia vítimas de calamidades naturais. Esta rubrica existiu até 1997, sendo, posteriormente, eliminada do orçamento comunitário em nome de uma interpretação, a meu ver, distorcida da política de subsidiariedade. Há dois anos, bati-me contra a obstinação daqueles colegas que se escondiam atrás da falta de base jurídica e me negavam o seu apoio, não obstante o facto de lhes ter feito notar que, em última análise, as verdadeiras calamidades naturais acabam por afectar as políticas ambiental, agrícola, infraestrutural, económica e social, assim como as demais políticas ao nível da União.
Por último, há dois anos, eu procurava que a assembleia compreendesse a importância, ainda que apenas a nível psicológico, de os cidadãos europeus receberem uma ajuda da União, uma ajuda, ainda que simbólica, num momento extremamente delicado como é aquele em que se perde tudo e, muito frequentemente, se tem de reconstruir toda uma vida. Conheci um exemplo directo desta situação aquando do terramoto que atingiu a Itália há alguns anos.
Evidentemente que, há dois anos, a minha argumentação e a minha actuação política não foram suficientes para convencer o Parlamento. No Verão de 2002, no entanto, tudo mudou. As tremendas catástrofes que atingiram alguns Estados-Membros e países candidatos alteraram, de súbito, o nosso conceito de política de subsidiariedade: uma iniciativa política astuta - e gostaria de lhe agradecer a si, Senhor Comissário Barnier, em particular - transformou o impossível em realidade e, consequentemente, não só foi criada uma base jurídica no espaço de poucos meses, como, na verdade, foi assinado um novo acordo interinstitucional, que permitiu o pagamento imediato e garantido desses fundos. Entendamo-nos: não posso deixar de me congratular com isso. Quando reli as cartas e as intervenções que fiz no decurso do processo orçamental de 2001, perguntei-me se não teria sofrido da maldição de Cassandra, face à frequência com que os receios que manifestei se vieram a materializar.
Congratulo-me seguramente com o facto de, finalmente, a União ter decidido assumir uma tarefa que entendo dever ser uma das suas responsabilidades. Regozijo-me por termos demonstrado saber agir com rapidez, prontidão e precisão. Congratulo-me também, devo admiti-lo, por finalmente termos criado um bom precedente, que impedirá que, de futuro, possamos invocar a ausência de base jurídica ou argumentos semelhantes, quando não existir vontade de actuar. Porém sinto também algum descontentamento porque tudo isto, uma vez mais, aconteceu através do Conselho, não resultou de uma acção nossa. No entanto, quando quer, o Parlamento pode e faz-se ouvir; o Parlamento, quando quer, sabe ombrear com o Conselho ou, pelo menos - não sou louco, também eu conheço os Tratados - tem a hipótese de tentar.
Pois bem, é isso que temos de fazer, sendo constantes nos nossos esforços. Seja como for, dirijo à Comissão e ao Conselho os meus agradecimentos por tudo o que fizeram.
Van Dam (EDD).
Senhora Presidente, a instituição do Fundo de Solidariedade da UE merece, em princípio, o nosso apoio. No entanto, a prazo, a proposta alterada que temos agora em cima da mesa conduzirá a uma situação financeira insustentável, dentro do quadro dos presentes acordos orçamentais. O conceito de 'catástrofe de grandes proporções? quase não foi definido e, se os danos não excederem o valor liminar, existem generosas situações de excepção. A forma como este Fundo de Solidariedade está a ser organizado denota, do meu ponto de vista, a ausência de qualquer sentido de responsabilidade. Muito embora isso possa despertar simpatia pela UE junto dos cidadãos atingidos, serão eles próprios que acabarão por ter de pagar a factura da ajuda de emergência recebida.
Para prevenir uma situação insustentável dessa natureza, o Fundo terá de ser racionalizado. Isso significa restringi-lo a catástrofes naturais e ajustar os valores liminares e as situações de excepção ao carácter complementar do Fundo, no sentido de penalizar a negligência, de incentivar as medidas de prevenção, de optimizar a utilização dos sistemas internacionais vigentes em matéria de regulação de sinistros e ainda de garantir a eficácia do Fundo de Solidariedade.
Na Comissão da Política Regional, dos Transportes e do Turismo, fui o único a defender esta postura. Por isso mesmo, antevejo grandes problemas, quando, após alguns anos, o balanço financeiro do Fundo for elaborado. Duvido que, nessa altura, ainda reste alguma solidariedade entre os Estados. Àqueles que partilham as minhas dúvidas, recomendo vivamente as nossas alterações. De contrário, depositarei a minha esperança na sensatez do Conselho.
Senhor Presidente, permita-me acrescentar ainda que estou agradavelmente surpreendido com a acústica nesta Câmara. Isso ficará provavelmente a dever-se ao equipamento suplementar que aqui foi instalado, e posso garantir-lhe que o mesmo funciona na perfeição.
Karas (PPE-DE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, Senhoras e Senhores Deputados, a União Europeia é uma comunidade fundada nos valores da paz e, por conseguinte, também da solidariedade. Não só falamos nesses termos, como também vivemos em solidariedade e fixamos datas concretas. Gostaria de vos recordar que, no seu primeiro período de sessões de Setembro, o Parlamento aprovou praticamente por unanimidade uma resolução de 19 pontos sobre as catastróficas inundações na Áustria, na Alemanha, na República Checa e na Eslováquia, que no segundo período de sessões aprovámos as rubricas orçamentais e que hoje, no nosso terceiro período de sessões, esta mini-sessão plenária está a criar uma base jurídica para tudo isto. Estamos ao lado das vítimas, agindo de uma forma rápida, desburocratizada e consequente e é por esta razão que optámos por recorrer ao procedimento acelerado tendo em conta a particular urgência desta questão. Estamos a cumprir a nossa promessa e gostaria de recordar também que duplicámos a proposta do Conselho e da Comissão de, nomeadamente, atribuir ao Fundo 500 milhões de euros. Solicitamos igualmente ao Conselho que não altere a nossa definição de catástrofe de grandes proporções - estragos estimados em mais de mil milhões de euros no país afectado ou que representem mais de 0,5% do respectivo PIB -, uma vez que qualquer modificação iria neutralizar a coerência da nossa posição. Exortamos o Conselho a adoptar a proposta do Parlamento e da Comissão e a convertê-la numa resolução.
Podemos e devemos dizer às vítimas que, uma vez obtida a aprovação do Conselho em 21 de Outubro de 2002, velaremos por que o dinheiro chegue às regiões afectadas a partir de 1 de Novembro. A colega Agnes Schierhuber e eu somos oriundos de uma região afectada pelas cheias na Baixa Áustria e representamos muitos dos que conhecem a dimensão dos estragos causados e sabem quanta esperança foi gerada pela política de reacção rápida e de definição de datas concretas. Estamos satisfeitos e também algo orgulhosos por podermos mostrar, com este exemplo, que não nos limitamos a falar e a fazer promessas, mas que também somos capazes de estabelecer datas concretas e agir com rapidez.
Guy-Quint (PSE).
Senhor Comissário, Senhor Presidente, caros colegas, regozijo-me com a celeridade com que a Comissão pôs na mesa propostas para a criação de um Fundo de Solidariedade e com a prontidão com que a nossa Instituição respondeu. Mostramos assim que a União Europa tem capacidade de reacção e responde às preocupações dos cidadãos.
Apraz-me também que as recomendações que o Parlamento Europeu se prepara para fazer, incidam numa questão importante: trata-se de um fundo de emergência, que tem como objectivo prestar um auxílio de primeira necessidade às pessoas sinistradas. Os mecanismos estabelecidos de desbloqueio das dotações, assim como os prazos fixados, devem, imperativamente, ter em conta esta especificidade. As verbas europeias devem chegar rapidamente ao local, de modo a socorrer as vítimas no momento em que mais precisam de ajuda.
Sendo que a existência deste fundo tem por objectivo mostrar, concretamente, a solidariedade dos cidadãos europeus para com as vítimas das catástrofes, vários deputados deste Parlamento, incluindo eu próprio, gostariam que os limiares de intervenção fossem mais generosos e tivessem em conta as características regionais. Cumpre agora ao Conselho resolver esta questão. Creio, no entanto, que se deverá ouvir este Parlamento quando insiste na necessidade de ter em conta critérios qualitativos e flexíveis no desbloqueio das verbas. É inconcebível que uma catástrofe que destrua regiões pobres da União, por exemplo ultraperiféricas, ou que destrua completamente um território, como aconteceu recentemente no Sul de França, não possa beneficiar da solidariedade europeia por razões meramente contabilísticas. Devo dizer que, pela minha parte, afigura-se-me essencial que as catástrofes naturais sejam objecto de um tratamento distinto e prioritário, visto que, neste caso, não é possível identificar o responsável e, como tal, ir sobre as seguradores. É nessas situações que os fundos europeus mais são precisos.
Por último, e muito rapidamente, gostaria de lembrar que a reparação de danos deve andar a par da implementação de uma verdadeira política de prevenção, bem como de uma força europeia de protecção civil, para que seja possível prestar rapidamente assistência aos cidadãos europeus que se encontram em situações de extrema dificuldade.
Ripoll y Martínez de Bedoya (PPE-DE).
Senhor Presidente, desejo em primeiro lugar felicitar o Comissário pela celeridade com que foi apresentada uma proposta ao Parlamento, o relator, pelo trabalho importante e sério que realizou, que nos permite debater a proposta hoje e aprová-la amanhã, a Comissão dos Orçamentos e a Comissão da Política Regional, porque o seu trabalho passará a figurar nos anais deste Parlamento.
Gostaria de salientar, Senhor Presidente, quatro critérios e mencionar, em último lugar, um erro material que diz respeito ao que vai ser submetido amanhã à votação.
Em primeiro lugar, gostaria de manifestar que afiro positivamente a adopção do critério qualitativo pela comissão, e por conseguinte pelo Parlamento, e espero que isto seja reconhecido pela Comissão e pelo Conselho.
Em segundo lugar, teria preferido que a definição de "seca" figurasse de forma muito mais clara entre as catástrofes a ser incorporadas, pese embora a Comissão e vários oradores terem manifestado a opinião de que fica abrangida pela definição de catástrofes. À luz da experiência adquirida, acho preferível que as definições sejam muito mais concretas e muito mais claras.
Em terceiro lugar, penso que é positivo que se mencione e que fique claro que são os Estados-Membros os interlocutores da Comissão no Fundo em apreço, em nome da celeridade e por forma a permitir dar-se uma solução rápida e eficaz.
Em quarto lugar, uma vez que sou procedente das ilhas Baleares, desejo agradecer o facto de se ter aprovado a alteração com a qual ficam claramente abrangidas as ilhas e as regiões ultraperiféricas; isto leva-nos de volta ao tema que citei ao referir-me à seca: as situações devem ficar bem definidas, para que não subsistam dúvidas quando ocorre este tipo de situação dramática que exige uma resposta imediata.
Por último, permita-me, Senhor Presidente, que solicite aos serviços do Parlamento que revejam o nº 3 do artigo 3º, na alteração 13.
Apresentei uma alteração na qual se solicitava a inclusão das zonas urbanas no último número. Em meu entender, esta alteração foi aprovada na Comissão da Política Regional; com efeito, na justificação do que é proposto para votação amanhã está perfeitamente claro que, na alteração que se aprova, a limpeza das cidades é incluída. Todavia, não está contemplado o que foi votado na Comissão da Política Regional, apesar de tal figurar na respectiva justificação. Presumo que se trata de uma omissão e agradeceria que a mesma fosse corrigida antes da votação de amanhã. A incorporação das zonas urbanas é, em nosso entender, importantíssima no que diz respeito à sua quantificação e à sua reparação, e no que diz respeito à concentração de seres humanos nas mesmas, o que requer uma acção imediata. A votação na Comissão da Política Regional foi, sem dúvida, significativa.
Presidente. -
Tomámos nota da questão e procuraremos que seja feita a necessária correcção, até amanhã de manhã.
Savary (PSE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, é com um sentimento misto de satisfação e pesar que abordo o debate desta noite sobre a criação de um Fundo de Solidariedade da União Europeia. Pesar por não nos terem ouvido a seguir às tempestades catastróficas de Dezembro de 1999, cujas cicatrizes não estão ainda saradas em várias regiões de França e da Europa. Satisfação, naturalmente contida em virtude dos trágicos acontecimentos ocorridos na Alemanha e Europa Central, por ver que a União, finalmente, admitiu que tem de estar presente e apoiar os nossos concidadãos, no momento das tragédias e dramas que os afectam, quer a nível físico quer a nível material.
Gostaria de felicitar, muito em especial, o senhor Comissário Barnier e os seus serviços, bem como o nosso colega, o senhor deputado Rolf Berend, pela excepcional capacidade e prontidão que demonstraram na preparação deste dossier. Creio que o presente relatório honra tanto a Comissão como o Parlamento, e a União Europeia como um todo, tanto pela rapidez com que foi elaborado como também pela sua abordagem equilibrada, pelo reconhecimento do carácter excepcional das catástrofes e pelo valor que consagrou à urgência, à flexibilidade e à versatilidade. De resto, as catástrofes podem ser dramáticas ou vividas como tal, independentemente da sua dimensão, e penso que esta noite, visto que, finalmente, criámos um mecanismo a que podemos recorrer em caso de catástrofes de grandes proporções, temos também de considerar a nossa presença quando ocorrem tragédias, dramas ou catástrofes naturais de dimensão mais modesta. Infelizmente, não há mortes mais ou menos importantes, assim como não há grandes ruínas ou pequenas ruínas.
Razão pela qual me permito, mais uma vez, - e gostaria de agradecer ao senhor Comissário por ter mencionado esta questão - apelar à criação de um corpo europeu de segurança civil, não ex nihilo, mas que nos permita estabelecer e enviar para as regiões em dificuldades, forças civis de salvamento, vestindo as cores da União, que mostrem a nossa solidariedade para com os cidadãos, nos momentos de infortúnio.
Lisi (PPE-DE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, muitos colegas salientaram já o valor da solidariedade - aliás este Fundo chama-se "Fundo de Solidariedade" -, que com esta medida, que estamos prestes a aprovar, poderemos prestar e que é o âmago, o coração da mesma. Estamos a criar uma Europa solidária.
No entanto, gostaria de salientar um outro valor que, creio, é absolutamente central para esta iniciativa que tão oportunamente todos quisemos e ajudámos a concretizar. Trata-se do valor político desta iniciativa. Creio, Senhor Comissário, que raramente assistimos a situações e acontecimentos em que muitos, muitíssimos, concidadãos nossos tenham, por uma vez, sentido a Europa verdadeiramente próxima de si, como um verdadeiro irmão mais velho, pronto a ajudar com celeridade em caso de dificuldade. Não esqueçamos nunca que, nalguns casos, os nossos concidadãos vêem as Instituições Europeias apenas como um conjunto de normas e de regulamentos, de proibições e directivas. Poder oferecer-lhes, como neste caso, o rosto amigo da União, creio, sobretudo nestes momentos, terá um valor político - e estamos agora em vésperas de um importante referendo, de que todos conhecemos os pormenores -, um valor político que não deveremos desperdiçar.
Como fazer para que isso não aconteça? Senhor Comissário, o senhor disse-o com toda a pertinência, e eu apoio-o nesta matéria. Não podemos transformar este instrumento, que nasceu para dar resposta às situações de emergência, num instrumento rígido, inadaptável e inflexível; por outras palavras, num instrumento que se torne, ou corra o risco de se tornar, inutilizável, devido à própria complexidade das normas a que o vinculamos. Deveremos manter, a este respeito, uma certa elasticidade, e vejo que o senhor está plenamente consciente disso. Porém - e é o último aspecto que quero levar à sua atenção, ainda que o senhor, lamento-o, não esteja a ouvir-me - creio que deveremos também considerar este instrumento apenas como um primeiro passo.
Caros colegas, nenhum de nós quer que acontecimentos como estes se repitam, mas temos a obrigação de ser realistas: Em breve seremos vinte e cinco Estados-Membros, e é bastante evidente que o clima está a mudar. Receio que, estatisticamente, seja realista esperar que estas tragédias se repitam.
Por conseguinte, face a acontecimentos trágicos que, receio, se repetirão, não creio que mil milhões de euros sejam suficientes. Tentemos de explorar, para o futuro, Senhor Comissário, outras hipóteses, se possível no orçamento para 2004. Pela minha parte, gostaria apenas de apresentar uma sugestão e de conhecer também a sua opinião: por que não reservar uma parte dos fundos não utilizados - visto que sobra tanto dinheiro, no final de cada exercício, que não sabemos como gastar -, por que não afectar uma percentagem fixa a este fundo? Convido-o a reflectir sobre esta questão.
Ferber (PPE-DE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, penso que a votação desta tarde e de amanhã constituirão um novo marco na manifestação da solidariedade europeia por parte da União Europeia. Actuámos de imediato após as inundações. Permitam-me que aproveite a ocasião para vos recordar a resolução que o Parlamento Europeu aprovou por grande maioria - mais de 470 votos a favor - no primeiro período de sessões de Setembro, em Estrasburgo. Mostrámos então como é possível ajudar de uma forma rápida e assegurar que, no futuro, poderá haver uma garantia imediata de ajuda europeia.
Gostaria de exprimir a minha sincera gratidão ao Comissário, por ter agarrado tão prontamente nesta iniciativa do Parlamento e ter apresentado propostas. Gostaria também de dizer que é dever do Parlamento analisar sem demora estas propostas, apesar de as nossas regras preverem, na verdade, um procedimento diferente e apesar de, como parlamentar convicto que sou, nem sempre ser a favor de prescindirmos, com demasiada frequência, dos nossos direitos. Mas neste caso faz sentido, neste caso está correcto agirmos desta forma.
Criámos rubricas no orçamento suplementar, que acabámos de aprovar. Estamos agora a discutir a base jurídica, a respeito da qual queremos chegar a acordo com o Conselho antes de nos reunirmos em Estrasburgo, no final deste mês. O que isto significa é que as condições formais para o pagamento dos fundos previstos estão preenchidas. Trata-se das duas condições relativas à base jurídica e à rubrica orçamental. O que peço é que a Comissão avance rapidamente com um orçamento suplementar. Senhor Comissário Barnier, essa é uma tarefa mais da sua colega, a senhora Comissária Schreyer, do que sua! É preciso atribuir verbas a estas rubricas, pois - como já disse três vezes nesta assembleia -, se uma catástrofe ocorre em meados de Agosto e a ajuda de emergência só chega pouco antes do Natal, então não é ajuda de emergência! Não devemos iludir-nos. Assim sendo, Senhor Comissário Barnier, o meu pedido é para ser transmitido à senhora Comissária Schreyer - que está a chegar no momento certo, como vejo com agrado -, no sentido de se elaborar um orçamento suplementar tão rapidamente quanto possível, para que as rubricas possam ser financiadas e para que a solidariedade europeia se traduza em actos concretos e não apenas em palavras. É preciso dar expressão a isto e é tempo de o fazermos.
Penso que, enquanto Parlamento Europeu, já fizemos o nosso pagamento antecipado e espero que, em quaisquer catástrofes futuras como a que vivemos em Agosto, a ajuda possa ser prestada rapidamente, segundo critérios definidos, e que os acontecimentos que conduziram à abolição, sem qualquer base legal, do antigo Fundo de auxílio para casos de catástrofe não se repitam. Nem todos os problemas na Europa poderão tornar-se numa questão de solidariedade europeia. Dever-se-á estabelecer aqui uma fronteira clara entre solidariedade e subsidiariedade. Se o conseguirmos, estaremos no caminho certo!
Schierhuber (PPE-DE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, Senhoras e Senhores Deputados, queria começar por dirigir um agradecimento muito sincero ao relator e a todos os colegas e colaboradores desta assembleia por terem permitido que este relatório sobre a instituição do Fundo de Solidariedade possa ser aprovado tão rapidamente. Como alguns colegas já salientaram, a distribuição de recursos pelas regiões afectadas está dependente dessa aprovação, e isto não apenas nos Estados-Membros, mas também na República Checa e na Eslováquia. É esta reacção rápida que ajuda a UE a ser levada a sério como uma União pelos seus cidadãos e a mostrar que esta mesma UE é capaz de responder com eficácia e rapidez às situações de emergência com que os cidadãos podem ser confrontados.
O senhor deputado Karas já fez referência ao facto de também eu ser oriunda de uma das regiões afectadas e posso assegurar-vos que as pessoas estão realmente gratas por esta solidariedade. A par dos enormes estragos registados em estradas, pontes, infra-estruturas de caminhos-de-ferro e edifícios públicos e privados, mais de 20 000 hectares de solo agrícola foram devastados. Os prejuízos na Áustria - permitam-me que o repita - ascendem a cerca de 6-7 mil milhões de euros. O novo Fundo de Solidariedade pretende ser - e, de facto, tem de ser - um instrumento poderoso numa emergência e, por essa razão, deve ter uma utilização direccionada. Quero dar todo o meu apoio às propostas do relator e, consequentemente, aos membros da Comissão da Política Regional no que se refere ao estabelecimento do limiar de mil milhões de euros ou 0,5% do PIB. O limiar de três mil milhões de euros, exigido pelo Conselho, parece-me demasiado elevado. É igualmente correcto exigir que os recursos financeiros sejam utilizados no prazo de dois anos. O prazo de dois meses para a apresentação de candidaturas não pode deixar de ser apoiado, pois, se a ajuda deve ser concedida rapidamente, os pedidos de intervenção devem ser apresentados com a mesma rapidez.
Continuamos a ter necessidade dos Estados-Membros, que não podem subtrair-se às suas responsabilidades em matéria de adopção de medidas preventivas ou de realização de trabalhos de reconstrução a longo prazo, para o que ainda iremos precisar de muitos recursos. Quero dirigir o meu muito especial agradecimento à Comissão por ter apresentado propostas tão rapidamente e, em particular, pelo facto de os Comissários terem visitado pessoalmente, com o Presidente da Comissão, as regiões afectadas e pela disponibilização destes fundos no montante de mil milhões de euros. Espero sinceramente que amanhã votemos a favor deste relatório, permitindo assim que os fundos cheguem o mais rapidamente possível às vítimas. A Comissão e o Parlamento terão, então, cumprido o seu dever e eu tenho verdadeira esperança de que o Conselho tomará as decisões necessárias em Outubro, para que o dinheiro possa finalmente chegar às vítimas.
Sudre (PPE-DE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, gostaria, também eu, de expressar a minha satisfação diante da rápida criação deste fundo de ajuda de emergência, que pode ser mobilizado em caso de catástrofes de grandes proporções, uma vez que as vítimas estão no direito de esperar ajuda e solidariedade da parte da União Europeia.
No entanto, também eu lamento que esta declaração seja feita tantos anos depois de repetidos pedidos ao executivo europeu no sentido de criar um instrumento deste tipo, cuja ausência foi particularmente gritante a seguir às tempestades que assolaram França, em Dezembro de 1999. O senhor deputado Savary lembrou-o há pouco.
A impotência e a inércia da Comunidade em tais circunstâncias foram muito mal vistas pela opinião pública, ainda que se tivessem envidados esforços para aproximar a Europa dos seus cidadãos.
Hoje, após as catástrofes climáticas na Europa Central e no Sul de França, a perspectiva iminente da criação de um fundo de emergência, dotado de mil milhões de euros por ano, pode finalmente dar um pouco mais de credibilidade aos conceitos de solidariedade europeia e de um destino comum. A este respeito, considero indispensável prestar homenagem, muito especialmente, ao senhor Comissário Barnier que conseguiu elaborar uma proposta de regulamento de grande qualidade num tempo recorde.
O fundo prestará uma ajuda de emergência a qualquer região afectada por uma catástrofe de grandes proporções, independentemente do seu estatuto em relação aos Fundos Estruturais. Um critério qualitativo complementar prevê que, em circunstâncias muito excepcionais, nomeadamente quando uma catástrofe afecta uma parte substancial da população da região ou do Estado em causa, a ajuda dada a partir deste Fundo poderá, portanto, ser usada. Percebi que podíamos contar consigo, Senhor Comissário, para que esta disposição possa englobar o caso específico das regiões ultraperiféricas, cuja situação geográfica e climática é regularmente fonte de intempéries dramáticas com consequências devastadoras na sua relativa prosperidade relativa. O nº 2 do artigo 299º do Tratado deve poder ser aplicado, incluindo no cenário em questão, que, como é óbvio, não desejo ver acontecer tão depressa.
Herranz García (PPE-DE).
Senhor Presidente, congratulo-me pela celeridade e diligência com que se deu resposta às exigências dos cidadãos europeus em relação à recente e lamentável catástrofe que assolou a Europa Central.
Gostaria também de manifestar os meus agradecimentos e o meu reconhecimento pelo consenso que se reuniu na Comissão dos Orçamentos relativamente a esta questão.
Tudo isto põe a claro que o Parlamento deveria conferir uma enorme importância a esta questão, dado que, enquanto única instituição supranacional no mundo eleita por sufrágio universal directo pelos cidadãos, é capaz de ser sensível às necessidades e exigências dos europeus.
Desta forma, a União Europeia terá abordado uma das duas matérias pendentes para com aqueles que sofrem, ou que podem vir a sofrer futuramente, uma situação que, literalmente, os deixe devastados social, económica e moralmente.
Em relação ao articulado do documento que hoje debatemos, relativamente à modalidade em que deverá efectuar-se o pagamento da ajuda, na sequência da decisão de implementar o instrumento de solidariedade, devo dizer que é necessário levar a cabo a ajuda de forma completa e imediata, por forma a dar resposta, de forma responsável e coerente, ao espírito para o qual este Fundo foi concebido, que, de resto, está contemplado na exposição de motivos.
O texto que será agora submetido à votação dá resposta às não desejáveis, mas lamentavelmente prováveis, situações futuras, que tanto os desequilíbrios do regime climático como a própria natureza em mutação do planeta podem confrontar-nos, quer através de eventuais alterações drásticas resultantes tanto do excesso como do próprio defeito dos regimes pluviométricos ou de circulação atmosférica, dos movimentos tectónicos ou da actividade vulcânica, ou através de qualquer outro tipo de catástrofe de proporções extremas que possa registar-se.
Através deste documento, os cidadãos europeus comprometem-se a mostrar a sua solidariedade entre si próprios. É desejo sincero do Parlamento que, no futuro, esta ajuda extraordinária não tenha de ser utilizada, porque as medidas financeiras não podem suprir as vidas humanas e não podem pôr temo à dor que o sentimento de perda causa às pessoas.
Presidente. -
Permita-me que a felicite pelo que julgo ser a sua primeira intervenção neste Parlamento.
Barnier
. (FR) Senhor Presidente, em primeiro lugar, gostaria de agradecer a cada um dos oradores as suas intervenções e perguntas, bem como as preocupações específicas que manifestaram. Registei com particular agrado os elogios que proferiram, quase unanimemente, em relação à Comissão, pela sua capacidade de reacção e de iniciativa. Não tomo estes cumprimentos como dirigidos exclusivamente à minha pessoa. A senhora Comissária Schreyer, aqui presente, trabalhou arduamente para criar um instrumento de flexibilidade que permita financiar este fundo e, naturalmente, que todos os nossos serviços apreciarão, igualmente, as vossas palavras.
Como disse a senhora deputada Sudre, há três anos que considero que a resposta da União não está à altura das suas responsabilidades. Recordo-me de conversas que tive com o senhor deputado Hatzidakis, dias depois da minha chegada à Comissão, mais precisamente no dia a seguir ao tremor de terra que ocorreu na região de Atenas. Como cidadão francês, fiquei impressionado, da mesma maneira que fiquei impressionado quando a Alemanha foi fustigada por tempestades; e ocorreram também catástrofes deste tipo nos Açores? Para falar francamente, há muito que penso, com respeito a esta questão dos risco e do controlo dos riscos, que a resposta da União Europeia no caso de catástrofes de grandes proporções não estava à altura. Reagimos assim desta vez, porque a catástrofe que caiu sobre a Alemanha, a Áustria, a República Checa e a Eslováquia foi de uma dimensão nunca vista até à data. Todos nós, com o apoio do Presidente Prodi, tirámos daqui uma lição. Gostaria, mais uma vez, de agradecer aos vossos relatores e, em especial, ao senhor deputado Berend, a sua cooperação bem como as suas propostas.
Ouvi o senhor deputado Lisi dizer o seguinte: será que mil milhões de euros serão suficientes? Espero bem que sim. Espero até que estes mil milhões de euros não seja gastos todos os anos. Isto já é infinitamente mais do que a pequena rubrica orçamental que existia antigamente, e que permitia uma distribuição muito parca. Senhor Deputado Lisi, Senhoras e Senhores Deputados, nós fazemos o caminho, caminhando. À medida que os anos passam - e espero não assistirmos a muitas catástrofes - vamos estabelecendo pontos de referência e, dentro de alguns anos, faremos uma avaliação da gestão deste fundo. Já tive ocasião de dizer que, se no final do corrente ano, as verbas deste fundo forem completamente aplicadas, poderemos utilizar - quero deixar claro que disse: final do ano - as dotações do ano seguinte. Mas para já, utilizemos, se precisarmos, estes mil milhões de euros. Depois, avaliaremos o que é preciso fazer.
Gostaria também de dizer ao senhor deputado Ferber que, para utilizar estas verbas, eficaz e rapidamente, em benefício das populações que as aguardam - representantes locais, empresas na Alemanha, na Áustria e nos dois países candidatos que foram afectados -, precisamos de poder desbloquear estes fundos. Por conseguinte, volto a dizer que os Estados-Membros têm de apresentar um pedido de intervenção, assim como avaliações dos danos, mesmo que os dossiers, do ponto de vista técnico, não sejam pormenorizados. Ainda hoje disse isto aos Ministros-Presidentes dos Länder alemães e austríacos. Informámos também os embaixadores dos países em questão de que precisamos de uma avaliação da dimensão dos danos e foram estabelecidos contactos neste sentido com os serviços dos países em causa.
O senhor deputado Ripoll i Martínez evocou o caso muito específico das secas. Tenho de o dizer, senhor deputado, que as secas não são objecto, prioritariamente, desta expressão de solidariedade. Acrescentaria aliás, senhor deputado, que se ocorrerem períodos de seca, como parece ser provável, dispomos de outros meios dentro do orçamento da União Europeia, especificamente, através da PAC, de ajudar e demonstrar solidariedade, especialmente, estando em causa os agricultores.
Por fim, gostaria de responder ao senhor deputado Pohjamo que me perguntou quais os países, fora da União, que poderiam beneficiar deste fundo. A proposta de regulamento estipula, muito claramente, que este fundo se destina aos países da União Europeia ou aos países que já iniciaram as negociações de adesão à UE.
Gostaria, se me permitem, uma vez que há muito que me interesso por esta questão, de dizer que para além deste fundo que, espero bem, esteja operacional, graças a vós e ao Conselho, dentro de algumas semanas, o mais tardar, há ainda lições a tirar. Prevenir custa sempre menos do que reparar e, por conseguinte, tive duas ideias, as quais poderemos discutir lá mais para a frente. Em primeiro lugar, mesmo que a Comissão não reivindique que lhe sejam atribuídas competências neste domínio, creio que seria útil proceder a uma aferição dos diferentes regimes de seguros nos Estados-Membros ou nos países candidatos. Fiquei impressionado, quando, há dias, numa visita minha à Saxónia-Anhalt, falei com um industrial, cuja empresa tinha sido completamente destruída, e que me disse que a mesma não estava coberta por qualquer espécie de seguro. Por conseguinte, creio que é preciso analisar, em cada um dos nossos países, as melhores práticas e os melhores regimes e, provavelmente, proceder a um intercâmbio de boas práticas, no quadro da cooperação intergovernamental.
A minha segunda ideia sobre a prevenção tem a ver com uma questão que as senhoras deputadas Guy-Quint e Schierhuber referiram. Nas propostas que estamos a considerar para a futura política regional e de coesão, para a futura agenda do pós 2006 (propostas que apresentarei em nome do colégio, no final do ano 2003) estou determinado a fazer da prevenção contra os riscos naturais e as catástrofes uma prioridade obrigatória dos Fundos Estruturais Europeus em todas as regiões da União e em todos os nossos programas.
Por último, e uma vez que vou o mais longe possível nas lições a aprender, gostaria de terminar respondendo aos senhores deputados Stockmann e Savary que também eu subscrevo a ideia de ir além de uma simples coordenação. Registam-se já alguns progressos desde que ocorreram as anteriores catástrofes, nomeadamente, com o apoio e sob a direcção da minha colega Margot Wallström. Creio que se deveria avançar nesta ideia excelente e eficaz de uma força europeia de protecção civil, que se deveria criar uma rede de unidades especializadas nos nossos diferentes países, que possam reunir-se e mobilizar-se em caso de catástrofes no território da União ou no exterior, uma força, não de belgas, franceses, alemães, austríacos dispostos a lançar mãos à obra - todos com muito boa vontade, mas separadamente - mas de europeus decididos a ajudar os europeus ou os seus vizinhos.
Talvez seja de continuar a reflectir nesta questão. Mais uma vez, nós não reivindicamos competências comunitárias. Também sei que, muitas vezes, a protecção civil não é da competência nacional, mas sim regional. Porém, querer é poder, e creio que ir além de uma simples coordenação e criar, um dia, uma força europeia de protecção civil, seria uma ideia não só excelente como eficaz.
Muito obrigado, Senhor Presidente, muito obrigado aos relatores e, desde já, muito obrigado pela votação que terá lugar amanhã relativa a esta questão
Presidente.
Está encerrado o debate.
A votação terá lugar amanhã às 11H00.
Presidente.
Segue-se na ordem do dia a recomendação para segunda leitura (A5-0297/2002) da Comissão da Indústria, do Comércio Externo, da Investigação e da Energia referente à posição comum adoptada pelo Conselho tendo em vista a adopção da directiva do Parlamento Europeu e do Conselho relativa ao rendimento energético dos edifícios (8094/2/2002 - C5-0268/2002 - 2001/0098(COD)) (relator: deputado Vidal-Quadras Roca).
Vidal-Quadras Roca (PPE-DE)
Senhor Presidente, é com satisfação que anuncio nesta sessão plenária que a Comissão da Indústria, do Comércio Externo, da Investigação e da Energia deste Parlamento alcançou um acordo completo em segunda leitura sobre a posição comum sobre a directiva relativa ao rendimento energético dos edifícios.
Senhor Presidente, este importante diploma é uma consequência directa do Livro Verde sobre segurança do abastecimento energético, que a Comissão apresentou oportunamente e que esteve na origem de um aceso debate a nível europeu sobre esta questão que é crucial para a nossa competitividade e para o nosso bem-estar.
Esta directiva, que felizmente vem agora à luz, representa uma mudança qualitativa significativa relativamente a tentativas anteriores de alcançar os mesmos objectivos com base exclusivamente na coordenação e na aplicação voluntária.
Desta vez, a Comissão estabelece, corajosamente, um quadro vinculativo que, sem dúvida, permitirá homogeneizar as melhores práticas nos quinze Estados-Membros. Devo ainda manifestar, Senhor Presidente, a minha particular satisfação, comungada por toda a Comissão da Indústria, pela disponibilidade do Conselho para aceitar todos os contributos do Parlamento: o princípio da facturação individual, o tratamento diferenciado entre edifícios já construídos e edifícios novos, a definição clara das isenções, a especial atenção à habitação social, a importância crescente do arrefecimento passivo em países meridionais, onde os sistemas de ar condicionado contribuem cada vez mais para o nosso consumo energético, e, naturalmente, a ênfase nos mecanismos de estímulo e não nas sanções.
Na avaliação da importância deste diploma, importa ter presente que 40% do consumo energético da União fica a dever-se aos edifícios, o que, em termos quantitativos, representa 100 000 milhões de euros anuais; 2,5% do total das nossas importações e 0,5% do nosso Produto Interno Bruto. É, pois, irrefutável que esta directiva, que será seguida por outras que a Comissão já lançou, representará um importantíssimo passo em frente, por um lado, na consecução dos objectivos ambientais da União e, por outro, no que diz respeito a garantir a segurança do aprovisionamento energético.
Houve, de facto, um ponto em relação ao qual o Conselho, por um lado, e o Parlamento e a Comissão, por outro, tiveram de limar algumas arestas. Refiro-me ao período de implementação desta directiva de enorme significado.
O Conselho pretendia, na sua óptica - avançando argumentos que não podemos partilhar, embora os possamos compreender -, que, uma vez decorridos os 36 meses para a transposição para os ordenamentos jurídicos nacionais, se previsse um período adicional de 4 anos até esta directiva estar plenamente operacional; ora, isto ia além de 2008; e 2008 é um ano emblemático, dado que nesse ano tem início a fase de verificação do cumprimento dos compromissos de Quioto. Por conseguinte, o Parlamento não o poderia aceitar: nem em termos de poupança energética nem em termos simbólicos. Razão pela qual, no final, como é hábito fazer-se nas Instituições europeias, chegámos a um acordo de compromisso e este período adicional ficou fixado em 3 anos.
Julgo, por isso, Senhor Presidente, que podemos congratular-nos, felicitar a Comissária e a sua equipa por este grande contributo para a política energética da União, todos os meus colegas da Comissão da Indústria pelo grande apoio que recebi, o secretariado da comissão pelo seu excelente trabalho técnico e, como disse já, impõe-se agradecer ao Conselho pela sua receptividade.
de Palacio
Muito obrigada, Senhor Presidente. Em primeiro lugar, desejo agradecer ao senhor deputado Vidal-Quadras Roca e aos membros da Comissão da Indústria a grande ajuda que prestaram ao longo de todo o debate desta proposta.
Esta iniciativa surgiu no contexto do debate do Livro Verde, dando ainda resposta tanto aos desejos do Parlamento como às conclusões do Conselho, que exigiam acções tendentes a melhorar a eficiência energética, concretamente nos edifícios, com o objectivo de aproveitar o potencial de poupança energética.
Estamos a falar, como referiu correctamente o senhor deputado Vidal-Quadras Roca, de 40% do total da energia consumida na Europa e, de acordo com as nossas análises e estudos, existe um potencial de melhoria da eficiência que ronda os 22%; por outras palavras, estamos a falar, relativamente ao mix energético global, de uma possibilidade de melhoria próxima dos 8%.
Neste sentido, todos, Parlamento, Conselho e Comissão, consideram a presente proposta uma das propostas fundamentais para tentar cumprir os nossos compromissos internacionais, designadamente os compromissos de Quioto no que diz respeito às emissões de gases com efeito de estufa.
O objectivo da proposta da Comissão é, simplesmente, a adopção, por parte dos Estados-Membros de uma metodologia comum para o rendimento energético dos edifícios. Em segundo lugar, o estabelecimento de requisitos mínimos para o rendimento energético e a respectiva aplicação nos edifícios novos, como regra geral, com algumas pequenas excepções, e nos edifícios existentes com mais de mil metros quadrados, sempre que sejam sujeitos a obras de restauro importantes.
Além disso, a certificação do rendimento energético dos edifícios no momento da construção, venda ou arrendamento, dado que outro elemento importante é o direito dos arrendatários de um apartamento, uma casa ou um edifício, que devem conhecer o verdadeiro custo real da manutenção energética do imóvel em causa.
Por último, um elemento essencial adicional é a inspecção periódica de caldeiras e sistemas de ar condicionado.
Recorde-se que o Parlamento definiu a sua posição em primeira leitura em Fevereiro de 2002, e a grande maioria das suas alterações foi incluída na posição comum. Estas alterações sugeridas pelo Parlamento - insisto - melhoraram o texto original da Comissão, sem prejuízo do seu objectivo, acrescentando, nalguns dos casos, novos elementos importantes, como, por exemplo, a exigência em matéria de avaliação e informação.
A principal divergência entre o Conselho e o Parlamento, como referiu o senhor deputado Vidal-Quadras Roca, prendia-se com o período de transição até à aplicação obrigatória. Penso que o ponto de encontro por fim alcançado, três anos para a transposição para as ordens jurídicas nacionais, mais outros três para tornar obrigatória a sua plena aplicação, é um compromisso razoável.
A Comissão é de opinião que as cinco alterações apresentadas, da 8 à 12, não fogem, em geral, ao espírito da proposta original da Comissão, na medida em que se alcançou um equilíbrio aceitável e exequível na definição de campos de trabalho, tipologias e limiares de acção fixados na proposta da Comissão.
Desejo endereçar, de novo, os meus agradecimentos ao Parlamento, à comissão parlamentar e ao relator, porque julgo que alcançámos um acordo, graças à vontade de conseguir um equilíbrio entre as posições do Parlamento e as do Conselho, tendo por base a proposta da Comissão.
Espero que esta Câmara aprove este texto na votação da sessão plenária de amanhã e que, por conseguinte, entre em vigor nos Estados-Membros o quanto antes. Dessa forma, contribuir-se-á para melhorar a eficiência energética na União Europeia, de forma efectiva, na linha dos compromissos que assumimos a nível internacional. Todos sabemos que assumimos compromissos muito sérios e que é preciso empreender os esforços necessários para que estes não sejam unicamente ambições declaradas mas também realidades tangíveis.
Zrihen (PSE).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, também eu gostaria de agradecer ao nosso relator pelo seu trabalho realmente notável, em especial quando se trata de uma questão deste nível, que implica uma actuação concreta, pois, por uma vez, o nosso trabalho incidirá na informação do consumidor, na formação e em novas prioridades de produção.
Parece-me fundamental informar sobre a situação da procura de energia na UE quando o que está em questão é consumo de energia no sector da habitação ou no sector terciário e, sobretudo, numa altura em que a ameaça do aquecimento global pesa sobre o nosso futuro. Obviamente que a isto devemos acrescer o problema da nossa dependência de fontes externas de aprovisionamento energético.
Creio que esta é uma directiva que, em resultado dos quatro instrumentos seguintes: a metodologia para o cálculo do rendimento energético integrado dos edifícios, a aplicação de requisitos mínimos de rendimento energético para edifícios novos e para edifícios que estão a sofrer renovações e a criação de um sistema de certificação do rendimento energético, irá aumentar a informação do consumidor e encorajará os proprietários a investir na melhoria do rendimento energético, quer no seu interesse quer no interesse dos locatários. O sistema de informação especial que tencionamos implementar permitir-nos-á não só manter os cidadãos informados sobre este rendimento energético, como dar às autoridades públicas um papel exemplar neste domínio. Trata-se, por conseguinte, de um texto que constitui um salto qualitativo considerável em relação ao programa SAVE, porque tem um carácter vinculativo que nos confere plena credibilidade no que respeita aos desafios de Quito.
Agradeço, quer à Comissão quer ao Conselho, que, felizmente, abandonaram a abordagem das medidas voluntárias e decidiram optar por uma verdadeira legislação europeia, a única à altura de garantir resultados e uma aplicação uniforme.
Alguns poderão pensar que esta directiva impõe restrições e encargos excessivos para o sector da construção. Entendemos que, pelo contrário, esta constitui uma oportunidade para a indústria, a investigação e o consumidor e representa um verdadeiro impulso para a investigação relativa aos materiais isolantes, aos sistemas de aquecimento e de ar condicionado. De futuro, a indústria europeia disporá de um conhecimento considerável em matéria de rendimento energético dos edifícios, o que reforçará a sua modernidade e a sua competitividade. Simultaneamente, teremos todo o cuidado em levar a cabo uma avaliação e em assegurar uma utilização mais ajustada às habitações das camadas mais desfavorecidas da sociedade. Porque não pensar que talvez os primeiros modelos experimentais possam ser os próprios edifícios da União Europeia?
Muito obrigado pela clareza e transparência do trabalho levado a cabo com a Comissão e, sobretudo, pela grande atenção que o Conselho nos dispensou.
Estas são as razões por que, Senhor Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, deixo aqui um apelo no sentido de votarem favoravelmente o presente texto.
Ahern (Verts/ALE).
Também eu desejo agradecer ao relator o seu excelente trabalho, e sobretudo o facto de, em segunda leitura, ele ter chegado rapidamente a uma solução favorável.
De há uns anos a esta parte que vimos prosseguindo o objectivo de aumentar o rendimento energético dos edifícios, nomeadamente, no âmbito do programa relativo às alterações climáticas. Neste programa já se prevê, efectivamente, a adopção de determinadas medidas, como, por exemplo, o isolamento térmico dos novos edifícios. No entanto, estas medidas careciam de carácter vinculativo para os Estados-Membros. Regra geral, os programas comunitários não têm conseguido traduzir-se na efectiva aplicação das normas de eficiência energética em numerosos Estados-Membros. Daí que esta directiva, se bem que modesta, constitua realmente um passo em frente, um elemento estruturante, por assim dizer.
O relator salientou, com razão, que, atendendo ao calendário de Quioto, devemos velar por que a directiva não perca a sua validade mercê de um longo período de transição, particularmente no que diz respeito à certificação em determinados domínios. Felicito uma vez mais o relator pela solução favorável alcançada.
Por último, gostaria de me associar àqueles que instam a que sejam tomadas medidas realistas em matéria de economia energética nos edifícios do Parlamento e nos edifícios da UE em geral.
Presidente.
Está encerrado o debate.
A votação terá lugar amanhã às 11H00.
Presidente.
Segue-se na ordem do dia o relatório (A5-0283/2002) do deputado Bösch, em nome da Comissão do Controlo Orçamental, sobre a Comunicação da Comissão no que respeita à imunidade à fraude da legislação e da gestão dos contratos (SEC(2001) 2029 - C5-0158/2002 - 2002/2066(COS)).
Bösch (PSE)
Senhor Presidente, Senhora Comissária, caros colegas, é um facto - porventura um facto agradável a esta hora do dia - que vos posso apresentar hoje um relatório que foi aprovado por unanimidade pela Comissão do Controlo Orçamental. É para mim um prazer o facto de nele retomarmos muito claramente as ideias da Comissão relativamente à imunidade à fraude da legislação e da gestão de contratos. É sempre mais barato evitar e prevenir a fraude do que tentar, depois de ocorrido um caso de fraude e depois de grande despesa, repor as coisas em ordem. Queria referir ainda alguns pontos que gostaríamos de ver reforçados.
Em primeiro lugar, a prevenção contra a fraude não pode fazer com que a preparação de legislação europeia seja indevidamente prolongada, nem tão-pouco deve ser exclusivamente circunscrita a novos processos legislativos. Pelo contrário, a legislação existente deve igualmente ser examinada quanto a possíveis deficiências. Considero que é também uma questão de credibilidade começarmos, à luz desta nova proposta legislativa da Comissão, a investigar as políticas que sabemos, Senhora Comissária, ser um convite à fraude - os exemplos que me vêm à mente incluem as restituições à exportação no sector da agricultura.
Em segundo lugar, temos de ter presente que o objectivo primordial da Organização Europeia de Luta Antifraude, OLAF, é evidentemente combater a fraude e a corrupção e não fazer as coisas que aqui são propostas. Estamos preparados, porém, no âmbito do programa de trabalho para 2003, para analisar se a OLAF dispõe de recursos humanos e financeiros suficientes para realizar efectivamente as missões para ela transferidas. Temos também de nos interrogar se podemos confiar tarefas suplementares a esta organização. Constatámos um corte orçamental para o próximo ano. O Parlamento está, na medida do possível, a tentar recolocar as coisas em ordem, mas não se trata aqui somente de uma questão de orçamento; acontece, muito simplesmente, que nós sabemos que uma das razões para o fracasso da UCLAF, a antecessora da OLAF, residiu no facto de este organismo ter muita coisa a seu cargo e, por conseguinte, não poder fazer nada. Portanto, também aqui nos devemos concentrar no que é essencial.
Consideramos que os contratos e acordos-tipo devem ser elaborados e armazenados de forma centralizada, o que deverá facilitar a rastreabilidade e o controlo das partes contratantes e das operações por elas realizadas. Em nosso entender, dever-se-ia inserir nos contratos e acordos uma cláusula que exclua da adjudicação de futuros contratos as partes que tiverem incorrido em actos fraudulentos. Também aqui pedimos à Comissão que dê prioridade a uma aplicação mais consequente das possibilidades já existentes. É trágico, por exemplo, que o Eurostat saliente repetidamente que não é possível afastar empresas que, comprovadamente deram informações falsas logo na fase de apresentação a concurso. Onde é que isto nos leva? Isto é, sem dívida, uma questão de credibilidade! O combate à fraude é, essencialmente, uma questão de credibilidade e isto é algo que a Comissão tem ainda de garantir em diversos domínios.
Repito, estamos muito satisfeitos com as propostas que a Comissão apresentou nesta matéria. O que realmente fará a diferença é a forma como estas serão implementadas. O que contará, em última análise, é a seriedade e a transparência com que queremos colmatar as lacunas da nossa própria legislação. Queria dizer à senhora Comissária, muito claramente, que o Parlamento está ao lado da Comissão nesta questão, mas precisamos de abertura e, afinal de contas, precisamos também de transparência para podermos trabalhar em comum nestes problemas.
Schreyer
Senhor Presidente, Senhor Deputado Bösch, Senhoras e Senhores Deputados, gostaria de começar por lhe agradecer, Senhor Deputado Bösch, o apoio manifestado no seu relatório e que acabou de reiterar. A iniciativa da Comissão não só constitui uma parte importante do trabalho de reforma na sua globalidade, como tem também um papel a desempenhar na estratégia global da Comissão com vista à protecção dos interesses financeiros. Como o senhor deputado salientou, o objectivo é melhorar a imunidade à fraude das políticas comunitárias e das propostas legislativas. A prevenção da fraude não é nada de novo. Foi e continua a ser uma preocupação importante, que tem de ser geral, ou seja, tem de estar presente, por assim dizer, logo desde o início, nomeadamente - como também salientou - na iniciativa, na proposta; não pode surgir apenas mais tarde, já na fase da implementação.
A prevenção da fraude não é uma questão que compete apenas a alguns especialistas, facto esse que nos levou a declarar que a cooperação entre os vários serviços tem de começar numa fase mais precoce, não podendo o trabalho todo ser deixado a cargo da OLAF. A competência técnica das Direcções-Gerais tem de ser combinada com o conhecimento especializado que a OLAF tem adquirido com a sua experiência prática. Esta espécie de sinergia pode ser útil como meio de desenvolver a prevenção da fraude, de forma a que as propostas legislativas sejam examinadas numa perspectiva da sua imunidade à fraude. Importa estabelecer um método de trabalho que vise combinar esta competência técnica com o conhecimento em matéria de prevenção, sem que isso prolongue desnecessariamente o processo legislativo. Concordo plenamente com a ênfase que o senhor deputado colocou neste ponto.
Outro aspecto importante tem a ver com a necessidade de simplificar a legislação. Isto tem também, evidentemente, uma função preventiva, para que o processo legislativo não seja tão complicado que se torne impossível de controlar; a simplificação, por outro lado, cria igualmente boas possibilidades de controlo legal. O mecanismo de prevenção da fraude (fraudproofing) deverá ajudar a configurar a legislação de forma a torná-la clara e imune à fraude.
Gostaria de voltar àquilo que mencionou neste contexto; o controlo, por um lado, dos novos projectos legislativos e, por outro, das disposições existentes. Isto, naturalmente, levanta de novo a questão dos recursos humanos disponíveis. Estamos a começar agora pelos processos legislativos em curso, que é, naturalmente, o primeiro passo. Uma vez estabelecido um procedimento, veremos em que medida o podemos aplicar também à alteração de leis, que é algo que constantemente nos ocupa.
A OLAF está presentemente a avançar com a definição de critérios, a nomeação das pessoas encarregadas pelos dossiers e a instalação deste mecanismo. Permitam-me fazer notar, no entanto, que conferir à legislação uma configuração que a torne imune à fraude não é uma tarefa que compete apenas à Comissão; o legislador é também naturalmente chamado, pelo seu lado, a considerar este princípio como um critério decisivo aquando da elaboração de leis.
Permitam-me que refira ainda, para concluir, que mesmo a melhor política de prevenção só poderá ser um êxito se for acompanhada de um quadro credível de dissuasão, como também salienta no seu relatório, Senhor Deputado Bösch. As medidas de prevenção da fraude não podem limitar de forma alguma a firme acção da OLAF na detecção de fraudes e irregularidades; são apenas complementares. Queria acrescentar que a Comissão está a desenvolver esforços para introduzir melhoramentos no domínio do direito penal. Acabou de ter lugar a audição sobre o Procurador Público Europeu e aproveito esta oportunidade para agradecer ao Parlamento o importante apoio que deu.
Stauner (PPE-DE).
Senhor Presidente, caros colegas, não só o combate à fraude parece estar a tornar-se uma tarefa recorrente na UE, como a Comissão está também a demonstrar de facto uma grande imaginação quando se trata de métodos e de meios, tal como atesta a presente comunicação da Comissão sobre a imunidade à fraude da legislação e da gestão dos contratos - um título bem sonante, diga-se em abono da verdade -, que demonstra uma vez mais o seu potencial fantasioso. Resta saber se o conteúdo do texto definitivo também contemplará as mesmas promessas. Considero acertado algum cepticismo a esse respeito. Desde que assumiu as suas funções, esta Comissão tem-se distinguido por promessas conciliadoras, as quais não têm dado lugar à acção.
O anúncio da Comissão da sua política de 'Tolerância Zero para a Fraude e as Irregularidades? não conseguiu impedir que os números de fraudes oficialmente apurados para 2000 sejam os mais elevados de sempre e que mesmo os anunciados para 2001, da ordem dos 1 25 mil milhões de euros, se situem bem acima da média estabelecida para anos anteriores. Pretende-se agora elaborar legislação e contratos que sejam imunes à fraude. É como se se pretendesse carimbá-los com as palavras: 'verificado e considerado imune à fraude?! Será esta a grande jogada? Não será inequívoco que os textos jurídicos - se é que esse tipo de textos são de facto capazes de o fazer - promovem uma conduta legal e não ilegal no quadro da atribuição dos milhares de milhões da UE? Não é um facto que a Comissão emprega um séquito de funcionários altamente especializados e muito bem pagos com o único intuito de atingir este objectivo? Por isso penso, com toda a franqueza, que esta comunicação é supérflua, uma vez que promove realmente o óbvio.
A única conclusão a que posso chegar é que, aparentemente, os relógios da Comissão, afinal, não estão acertados. Ao que parece, há a necessidade de estabelecer por meio de uma comunicação oficial que as leis têm de ser obedecidas e não desobedecidas. Considero isto muito preocupante da parte de uma Instituição que é a guardiã dos Tratados europeus.
Em face disso, não deveria a Comissão lidar finalmente com os casos de fraude que têm vindo a lume e retirar as necessárias conclusões? Não seria esse o método mais auspicioso? Para dar apenas um exemplo, por que razão a Comissão, com os meios que tem à sua disposição, não leva uma certa antiga Comissária à barra do Tribunal de Justiça das Comunidades Europeias? Fazê-lo seria o mais acertado, pois daria um exemplo dissuasor para o futuro. Mas não, a Comissão prefere alterar o orçamento com vista a uma menor transparência. Continua a tentar limitar as competências de supervisão do Parlamento e baniu o auditor financeiro independente.
Todos estes pontos são referidos no relatório do senhor deputado Bösch, o qual, no restante, merece também o meu inteiro apoio. Se pretendemos combater a fraude de forma eficaz, é indispensável uma intervenção determinada. Quaisquer outras medidas não passariam de medidas marginais. Mas eu não pretendo aproveitar esta oportunidade para criticar ainda mais o sistema de contabilidade da Comissão, embora o mesmo pareça padecer de alguns males. Só que é de facto lamentável a forma como a Comissão continua a lidar com as críticas. Parece que não retirou daí nenhuma lição. O senhor deputado Bösch mencionou-o e eu reitero-o. Uma funcionária dinamarquesa é destituída das suas funções e é posta na prateleira pelo facto de chamar a atenção para exemplos de má gestão; refiro-me aqui ao que se passou no Eurostat, situações às quais o nosso relatório se refere. Apesar desta crítica - e apesar daquilo a que estou tentado a designar abertamente de motivos de suspeição suficientes -, a Comissão continua a colaborar com uma empresa que opera com métodos altamente duvidosos, que obteve contratos sem prestar bons serviços. A Comissão tem de dar resposta a isto. Se não der, não pode ser poupada à crítica de que comunicações como esta não passam de manobras de diversão!
Presidente.
Está encerrado o debate.
A votação terá lugar amanhã às 11H00.
Presidente.
Segue-se na ordem do dia o relatório (A5-0307/2002) do deputado Holmes, em nome Comissão das Pescas, sobre a proposta de um regulamento do Conselho que estabelece os requisitos específicos em matéria de acesso e as respectivas condições aplicáveis na pesca das unidades populacionais da fundura (COM(2002) 108 - C5-0135/2002 - 2002/0053(CNS) (A5-0307/2002).
Stevenson (PPE-DE)
Coube-me o privilégio de apresentar este relatório em nome do meu colega da Comissão das Pescas, Michael Holmes. Os senhores deputados saberão, porventura, que o senhor deputado Holmes foi recentemente submetido a uma importante intervenção cirúrgica, e estou certo de que a assembleia se associará a mim para lhe expressarmos os nossos votos de pronta recuperação.
Gostaria de começar por felicitar o senhor deputado Holmes pelo excelente trabalho que desenvolveu na elaboração do presente relatório. A problemática que hoje nos ocupa insere-se num contexto de acentuado declínio de unidades populacionais de peixes nas águas da União Europeia. De resto, na Cimeira Mundial sobre o Desenvolvimento Sustentável, recentemente realizada em Joanesburgo, o problema da sobreexploração dos recursos haliêuticos nas águas internacionais foi reconhecido por países de todo o mundo. Estes países comprometeram-se a limitar as suas actividades de pesca a níveis sustentáveis e a adoptar medidas susceptíveis de, até 2015, assegurarem a recuperação das unidades populacionais em declínio. Esta posição foi plenamente apoiada pelo senhor Comissário Fischler, que, aliás, expressou o ponto de vista de que a UE deveria alcançar os referidos objectivos muito antes daquela data e comprometer-se a empreender acções decisivas de combate às práticas ilegais e não regulamentadas no domínio da pesca.
Daí que me pareça estranho, e até mesmo surpreendente, que, no passado mês de Junho, a Comissão tenha manifestado o seu acordo em relação a um compromisso do Conselho que, em termos práticos, prepara o terreno para a fixação de um total admissível de capturas (TAC) e de quotas aplicáveis às espécies de profundidade. Embora o ministro Arias Cañete, então Presidente em exercício do Conselho, tenha considerado este como um dos pontos altos da Presidência espanhola, creio que a questão tem de ser analisada mais aprofundadamente.
Os conhecimentos científicos relativos às espécies de peixes da fundura ainda não estão plenamente desenvolvidos. Sabe-se, em todo o caso, que são espécies que habitam a grandes profundidades - mais de 1 200 metros - e que têm um crescimento lento, não atingindo a idade reprodutora até, pelo menos, aos 25 anos. Também se sabe que têm uma capacidade de reprodução muito baixa e que são cerca de 87 as diferentes espécies de peixes que nadam em conjunto a essas grandes profundidades, das quais apenas cerca de 8 são comestíveis e têm valor comercial. Em consequência, é sabido que os pescadores que operam nestas águas rejeitam normalmente cerca de 90% de todas as suas capturas, lançando de novo ao mar o pescado morto.
Como o senhor deputado Holmes assinala veementemente no seu relatório, a fixação, pela primeira vez, de TAC e de quotas relativamente a estas unidades populacionais da fundura pode ter consequências adversas. Os TAC e as quotas estão na origem dos dois milhões de toneladas de pescado bom e fresco actualmente devolvido ao mar, já sem vida, todos os anos na UE. Os TAC e as quotas apenas controlam o que é desembarcado, não o que é capturado. Se, amanhã, esta assembleia votar a favor da aplicação de totais admissíveis de captura e de quotas a estas unidades populacionais da fundura, então poderei prever, com alguma certeza, que estes valiosos recursos haliêuticos serão destruídos, porventura, dentro do curto espaço de cinco anos.
Como sublinha igualmente o relatório Holmes, a única forma de regular este tipo de pesca de modo a assegurar a sua sustentabilidade é mediante uma redução dos esforços de pesca, do número de dias em que os navios são autorizados a exercer a sua actividade fora do porto. Se um navio pesqueiro não sair para o mar, não pesca; se não pescar, o peixe não é capturado. Esta é a única abordagem lógica e realista para conseguir uma exploração sustentável das unidades populacionais da fundura. É por essa razão que esta é também a abordagem defendida pelos cientistas e pelas comunidades piscatórias, cujo futuro depende da sobrevivência destas espécies.
Além disso, é fundamental aplicar controlos rigorosos ao tipo de artes de pesca utilizadas na pesca de profundidade. As redes de emalhar são colocadas a enormes profundidades no fundo do mar, estendendo-se ao longo de distâncias que chegam a atingir 100 quilómetros, e são depois deixadas fixas durante dias a fio, enquanto a embarcação-mãe regressa ao porto. Podem causar danos incomensuráveis a estas espécies altamente vulneráveis. Por vezes, acontece que estas redes se desprendem, prosseguindo a partir daí uma pesca-fantasma que pode durar décadas. Estas redes devem ser proibidas.
De igual modo, os arraçais para fundo duro, que transpõem os obstáculos no fundo do mar para impedir que as redes fiquem indevidamente presas, podem causar enormes danos a corais delicados e a outras formações no fundo do mar que constituem uma parte essencial do ecossistema marinho. Não podemos permitir a manutenção, sem qualquer tipo de controlo, destas práticas anti-ecológicas. Escusado será dizer que estas ideias não contam com o aval daqueles Estados-Membros cuja atitude em relação à actividade da pesca assenta numa filosofia de ganância e lucro a curto prazo. Estes países não têm qualquer preocupação pelo ambiente marinho e a sua sustentabilidade, nem tão-pouco se preocupam com o impacto socioeconómico brutal que adviria se permitíssemos o esgotamento destes recursos.
Insto, pois, o Parlamento a aceitar a proposta alterada com base nas recomendações contidas no relatório do senhor deputado Holmes, e recomendo o relatório à assembleia.
Fischler
Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, tal como o senhor deputado Stevenson já referiu, estamos hoje a debater a nossa proposta que estabelece os requisitos específicos em matéria de acesso e as respectivas condições aplicáveis na pesca das unidades populacionais da fundura, bem como a proposta para fixar limitações das capturas sob a forma de um total admissível de capturas (TAC) e quotas para uma série de unidades populacionais da fundura. Gostaria de começar por endereçar as minhas maiores felicitações ao senhor deputado Michael Holmes pelo seu relatório. A opinião dos peritos é unânime em confirmar que as unidades populacionais da fundura estão, neste momento, extremamente sobreexploradas e que a pressão sobre as pescas continua a aumentar.
No entanto, as unidades populacionais da fundura são muito vulneráveis em termos biológicos, uma vez que têm um índice de reprodução e de crescimento extremamente lento - consideravelmente mais lento do que outras espécies de peixe. Por isso, serão necessários vários anos até que as unidades populacionais da fundura, que sofreram uma forte redução, possam recuperar. Os pareceres de que dispomos afirmam também que os TAC e as quotas poderão constituir apenas um primeiro passo no sentido da protecção de espécies da fundura. Os peritos apelam ainda à restrição do esforço de pesca e ao desenvolvimento de novos métodos, sobretudo com vista à recolha de dados relativos a estas unidades populacionais. Esta é a razão pela qual apresentámos também uma proposta para autorizações, restrições do esforço e recolha de dados, sendo que esta proposta, no seu conjunto, assenta em quatro pilares centrais. Em primeiro lugar, precisamos de um melhor fluxo de informação que parta dos pescadores e passe pelos cientistas. Em segundo lugar, temos de introduzir uma melhor supervisão com vista a obter dados mais fiáveis. Em terceiro lugar, temos de ser mais vigilantes na supervisão do desembarque de espécies de fundura e providenciar a localização de navios de pesca com a ajuda de satélites. Em quarto lugar, temos de introduzir um congelamento das licenças de pesca de espécies de fundura, por forma a mantê-la ao nível actual e impedir que continuem a registar-se quaisquer aumentos de pressão sobre a pesca. No geral, teremos de obter um conhecimento mais profundo da pesca de fundura e incrementar as unidades populacionais. Só então seremos capazes de criar regulamentação justa e adequada. Por isso, espero que o Parlamento apoie estas medidas. Gostaria de esperar pelo final do debate para me pronunciar acerca das alterações e para comunicar qual a posição que a Comissão irá tomar a seu respeito.
Lage (PSE).
Senhor Presidente, Senhores Deputados, a esta da hora da noite cabe-nos falar sobre espécies de peixes que vivem em águas profundas e que, portanto, também participam um pouco da noite, da falta de luz, pela atmosfera aquática em que mergulham. Mas, sem ironia, direi que essas espécies de peixes que vivem fora das plataformas continentais são espécies preciosas e fazem parte da rica diversidade da vida marinha. E todos estamos de acordo que é urgente proteger essas espécies, essas unidades populacionais, da intensificação da exploração a que têm sido sujeitas nos últimos anos. De facto, a escassez de peixe na plataforma continental e nos grandes pesqueiros tem levado muitos navios e muitos pescadores a voltarem-se para essas espécies sobreviventes ou até agora praticamente ignoradas, que estão, portanto, na eminência de sofrer uma verdadeira depredação.
É, pois, absolutamente necessário proteger essas espécies de peixes, e todos estamos também de acordo que a investigação científica é indispensável porque o desconhecimento dessas espécies é ainda grande, dado que elas são, digamos, um pouco misteriosas como tudo o que é profundo, como tudo o que está distante, e a investigação científica terá que se ocupar muito mais da observação dessas unidades populacionais, dos seus ecossistemas, dos seus modos de vida, da forma de se reproduzirem, da sua fecundidade, porque há fortes receios justificados de que, tendo essas espécies um crescimento lento, sejam muito mais vulneráveis à exploração a que estão sujeitas.
Havendo acordo relativamente ao diagnóstico, havendo acordo relativamente às insuficiências da investigação, parece existir algum desacordo relativamente à metodologia de protecção, tanto quanto percebi pela intervenção do senhor comissário Franz Fischler. Todavia, não sei como é que podemos escapar à necessidade dos TAC e das quotas, velha metodologia que deu alguns resultados, embora tenha limitações; e também não vejo como podemos escapar à limitação do esforço de pesca. Sei que isto é muito sensível, porque claro está que nesta altura vêm sempre ao de cima as actividades dos pescadores, as comunidades piscatórias, os investimentos realizados. Mas, aqui, tem que funcionar o princípio da precaução. Quando não há certezas há que ter cautelas e há que ser prudente. E, por isso, tudo o que possa ser feito, ainda que sem a certeza do resultado e da eficiência do mesmo, tudo o que possa ser feito para proteger estas espécies piscatórias, estas dezenas e dezenas de espécies, algumas, porventura, até desconhecidas ou quase desconhecidas no seu modo de vida, tudo o que possa ser feito é indispensável. E por isso felicito a Comissão e o senhor deputado Michael Holmes pelo trabalho que fizeram, porque esse trabalho é precioso na defesa da natureza.
Attwooll (ELDR).
Senhor Presidente, gostaria de agradecer ao senhor deputado Holmes o seu trabalho e de me associar aos votos aqui expressos de pronta recuperação. O Grupo ELDR está firmemente convicto da necessidade de regular este tipo de pesca de profundidade. Os dados científicos disponíveis sobre as unidades populacionais da fundura indicam que muitas delas se encontram num estado fora dos limites biológicos seguros, e apontam para a necessidade de introduzir medidas tendentes a assegurar a recuperação das mesmas. A necessidade de agir revela-se particularmente importante à luz do facto de que estas espécies têm um longo período de vida, um crescimento lento e uma capacidade reprodutiva baixa. A maioria das alterações apresentadas pela Comissão das Pescas visam excluir a maruca e a bolota do âmbito de aplicação do regulamento, se bem que a captura destas espécies permanecesse sujeita à imposição de quotas.
Reconhecendo embora que estas duas espécies são capturadas nas plataformas continentais, o nosso grupo considera imperativo que a sua pesca seja devidamente regulada. Se estas alterações forem aprovadas pelo Parlamento, o Grupo ELDR votará contra a proposta no seu conjunto.
No respeitante à alteração 5, e atendendo à chamada deformação tecnológica, o Grupo ELDR considera que os quilowatts/dias de pesca são um instrumento mais preciso para medir os dias de pesca fora do porto, razão pela qual não pode aceitar a referida alteração.
Somos, no entanto, favoráveis à alteração 6, que recomenda a realização de uma revisão geral dos progressos realizados, no que se refere ao cumprimento dos objectivos do presente regulamento. O Grupo ELDR apresentou, ele próprio, três alterações. A alteração 8 solicita que se proceda a uma avaliação do impacto económico e operacional resultante da perda de rendimentos e da deslocação de esforços de pesca que a aplicação do regulamento previsivelmente acarretará.
A alteração 9 visa a proibição da utilização de redes de emalhar fixas na pesca de profundidade, atendendo ao risco que elas representam em termos de elevada mortalidade involuntária entre unidades populacionais já de si altamente depauperadas.
Por último, a alteração 10 propõe a designação de zonas de encerramento sazonais para proteger determinadas espécies que se acumulam de forma particularmente densa em certas regiões, e em determinados períodos do ano. O Grupo ELDR tenciona igualmente apoiar as alterações 12 e 16, apresentadas pelo senhor deputado Hudghton e outros, visando, respectivamente, um maior envolvimento do sector das pescas e o reforço das medidas de segurança. Temos dúvidas, porém, quanto ao facto de se utilizar como único instrumento de gestão o controlo dos esforços de pesca, pelo que as alterações 11 e 14 também nos suscitam algumas dúvidas.
Na opinião do Grupo ELDR, a alteração 13 poderia retardar a aplicação das medidas de gestão, o que considera preocupante, e a alteração 15 poderia ter um potencial impacto negativo no ambiente.
A título pessoal, porém, considero que a regulação das possibilidades de pesca numa pescaria mista através quer de totais admissíveis de captura, quer de quotas, quer ainda de um regime de controlo dos esforços de pesca, com base em autorizações, conduzirá à rejeição de espécies em relação às quais não foi definida uma quota ou a quota foi excedida. Por esta razão, apoiarei as alterações 11 e 14. Darei igualmente o meu apoio à alteração 15, na medida em que esta representa uma base mais equitativa de distribuição das quotas.
A terminar, cumpre-me expressar aqui, em nome do Grupo ELDR, o nosso profundo descontentamento pelo facto de o Conselho ter tomado uma decisão em relação a este dossier sem aguardar o parecer do Parlamento. Resta-nos esperar que o Conselho 'Pescas? entenda por bem tomar em consideração os pontos de vista do Parlamento ao adoptar formalmente a sua decisão.
McKenna (Verts/ALE).
Senhor Presidente, também eu gostaria de saudar o senhor deputado Holmes pelo seu relatório e desejar-lhe uma rápida recuperação.
Quando a Comissão nos apresentou pela primeira vez as suas propostas, nós, o Grupo dos Verdes/Aliança Livre Europeia, acolhemo-las com satisfação. Já era tempo de este novo tipo de pesca das espécies de profundidade ser submetido a algum tipo de controlo. Todos temos plena consciência das razões por que estas espécies são particularmente vulneráveis à sobreexploração, como o senhor deputado Stevenson assinalou na sua intervenção introdutória.
Com a acentuada diminuição dos recursos haliêuticos nas águas comunitárias, destino tradicional dos navios de pesca dos países da UE, foram-se desenvolvendo estas novas pescarias. Só que, em nossa opinião, as conclusões das negociações sobre os pormenores do sistema de gestão aplicável a esta pesca da fundura são demasiado limitadas. São também demasiado dependentes do regime de TAC e de quotas, que se revelou um verdadeiro malogro noutras circunstâncias, como salientou o senhor deputado Stevenson. Fazemos votos por que, a partir de agora, com o novo sistema de gestão em vigor, a Comissão tome rapidamente medidas para o reforçar - por exemplo, recorrendo a outros meios, como sejam medidas técnicas muito mais rigorosas e um controlo muito mais rígido dos esforços de pesca. A longo prazo, são estas as medidas que se revelarão eficazes.
Souchet (NI).
Senhor Presidente, Senhor Comissário, caros colegas, a acção que levou à proposta de regulamento que debatemos, esta noite, não só é exemplar como merece ser objecto de uma análise aprofundada quando procedermos à actualização da política comum da pesca. Há cerca de quinze anos, os pescadores franceses da Boulogne-sur-Mer começaram a pescar e a vender certas espécies de peixe, que vivem para além da plataforma continental, nas águas profundas, a mais de 800 metros de profundidade. Foi a pedido destes profissionais da pesca que um instituto de investigação científica, o Ifremer, começou a interessar-se mais de perto pela biologia destas espécies e, em especial, pelo seu ciclo biológico. Uma colaboração profícua entre profissionais e cientistas permitiu-lhes concluir rapidamente que estas espécies têm ciclos de vida lentos e que havia urgência em limitar as capturas a fim de não pôr em perigo os seus equilíbrios biológicos.
Ainda a pedido dos profissionais, apoiados na sua acção pelos cientistas, o Governo do principal Estado-Membro envolvido na questão, a França, solicitou à Comissão que interviesse no sentido de regulamentar estas novas pescarias através do estabelecimento de TAC e de quotas. A Comissão pôs algumas reticências, durante um largo período de tempo, e arrastou o assunto. Sem o acordo político alcançado no Conselho "Pescas", de Junho último, muito provavelmente não teríamos estas duas propostas de regulamento sobre a pesca das unidades populacionais da fundura. Mas, aqui estão elas, pelo que me regozijo, assim como felicito o relatório do nosso colega, o senhor deputado Michael Holmes, que abordou esta questão com extrema competência e a quem desejo, pela minha parte, uma rápida recuperação.
A génese destes regulamentos é exemplar por mais do que uma razão. Ela ilustra, antes de mais, o facto de os pescadores serem, efectivamente, as principais pessoas envolvidas no assunto e os principais actores quando se trata de estabelecer as regras de uma pesca sustentável. Mostra também que os instrumentos que melhor asseguram uma protecção eficaz das espécies haliêuticas são os instrumentos flexíveis e reversíveis, tais como os TAC e as quotas, e não as medidas estruturais rígidas, com efeitos irreversíveis, como a destruição dos navios e a reconversão dos pescadores. Mostra ainda que os pescadores e os cientistas podem estabelecer uma estreita e inteligente colaboração e chegar a propostas de medidas de gestão realistas e construtivas, que permitem a actividade da pesca, gerindo, no entanto, os recursos existentes. Por último, mostra que uma acção ascendente, partindo das bases para as cúpulas, isto é para as autoridades competentes, é mais eficaz do que uma acção descendente, até condescendente, normalmente adoptada pela Comissão, aliás com muita pena nossa, sobretudo quando lançou o projecto de reforma da PCP. Por conseguinte, estas lições devem ser cuidadosamente retidas e implementadas, se possível, no âmbito de todo o processo de reformas em curso.
Posto isto, creio que só nos resta regozijarmo-nos por termos chegado a este regulamento, pelo que apoiarei o relatório Michael Holmes, assim como a maior parte das suas alterações que têm o apoio dos pescadores envolvidos na questão, especialmente, as alterações que prevêem uma reavaliação do dispositivo todos os três anos, a fim de fazer o ponto da situação quanto aos resultados obtidos.
Hudghton (Verts/ALE).
Senhor Presidente, sem um parecer científico independente, com base em dados verificáveis e actualizados, é impossível estabelecer um regime de totais admissíveis de captura (TAC). Como pôde a Comissão, então, apoiar um tal regime? Como pôde o Conselho, em Junho de 2002, defender a adopção de um sistema dessa natureza sem a devida consulta ao sector das pescas e sem sequer envolver na questão a Comissão das Pescas do Atlântico Nordeste?
A Comissão tem uma grande responsabilidade na matéria, mas, nesta fase, o principal apelo que aqui quero lançar não é de recriminação, mas sim no sentido de a proposta ser reapreciada. Se se pretende efectivamente assegurar a preservação das unidades populacionais de peixes, haverá que regular a pesca da fundura através de um regime baseado na redução dos esforços de pesca. Importa ter em linha de conta, primeiro, que os TAC tenderão a agravar a mortalidade devido à rejeição das espécies mais carecidas de protecção, e, segundo, que a segurança poderá ser posta em risco, na medida em que navios com uma quota reduzida mas com um défice em termos de dias de pesca no mar poderão sentir-se pressionados a pescar em condições perigosas.
Exorto a assembleia, e a Comissão, a apoiar as alterações apresentadas pelo Grupo ELDR bem como as que eu próprio apresentei, as quais foram subscritas por diversos membros dos quatro maiores grupos partidários com assento nesta Casa.
Por último, qualquer que seja a proposta final, haverá que medir e avaliar todas as suas implicações sociais e económicas, por forma a, se for caso disso, indemnizar, sem qualquer discriminação, os trabalhadores do sector da pesca nos diversos Estados-Membros.
Fischler
Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, gostaria de começar por expressar o meu sincero agradecimento por este debate, lembrando embora que esta proposta foi apresentada pela Comissão já no início de Março, e clarificando ainda que a Comissão não manifestou no Conselho qualquer acordo quanto ao compromisso político que havia sido preparado em sede deste último, mas sim que a Comissão fez notar que tomará uma posição final relativamente à aceitabilidade ou não do referido compromisso apenas depois de o Parlamento se ter pronunciado.
Devo dizer com toda a franqueza que também não é correcto dizer-se que não existe qualquer avaliação de carácter científico. Foi emitido um parecer científico pelo Conselho Internacional de Exploração do Mar (CIEM), bem como pelo nosso fórum científico consultivo. De certeza que não há qualquer falta de fundamento científico para o que estamos a fazer!
Permitam que me pronuncie agora em relação às várias alterações, que gostaria de avaliar à luz do debate. A primeira alteração pode ser aceite pela Comissão. Concordo que a maruca, a bolota e o goraz devam ser retirados do âmbito do regulamento, embora estes peixes devam ser mantidos na lista de espécies para as quais é necessária informação pormenorizada sobre as capturas. Posso aceitar igualmente as alterações 2 e 4, mas não a alteração 3, uma vez que sou contra a supressão da nossa proposta das disposições suplementares relativas à localização por satélite, pois a nossa experiência na prática demonstrou que as falhas nem sempre são falhas efectivamente reais, mas simuladas para contornar a vigilância.
Além disso, a vigilância tradicional com navios e aviões de patrulha está longe de ser a adequada para lidar com a pesca de fundura, sobretudo em zonas muito distantes; de facto, nem sequer se trata de uma proposta exequível. Daí que necessitemos de vigilância por satélite e teremos de precisar melhor a definição de uma falha de equipamento e das consequências resultantes de uma falha desse tipo. Apoio de bom grado o aditamento à alteração 5, segundo o qual os dias de pesca deverão ser sempre dias de pesca fora do porto; trata-se de um esclarecimento útil, só que a referência a zonas de captura é menos clara que a nossa proposta de que o rectângulo estatístico exacto do CIEM deva ser indicado. Por essa razão, não estou disposto a aceitá-la. Motivos que se prendem com a confidencialidade levam-me também a considerar inadequado publicitar a identificação dos navios em causa para efeitos de pesquisa científica.
Posso entender que a medição da potência do motor em quilowatts seja problemática e difícil de implementar. Ao invés de suprimir a referência à capacidade, que é necessária para efeitos de análise científica, pretendemos melhorar essa referência, especificando, por exemplo, as classes de navios que podem ser resumidas segundo as toneladas brutas registadas.
A alteração 6 é, em minha opinião, uma boa ideia, e estou disposto a prever uma revisão das medidas em 2005. Estou igualmente de acordo com a alteração 7, mas não com a alteração 8. A Comissão está, em todo o caso, a efectuar consultas de rotina com o Comité Científico, Técnico e Económico da Pesca (CCTEP) acerca das consequências sociais e económicas das medidas de conservação, mas é de bom grado que aceitarei uma alínea a) do artigo 9º e que submeterei ao Conselho e ao Parlamento, antes de 30 de Junho de 2005, um relatório sobre regulamentação geral para a gestão de espécies de fundura, que deverá abranger também a dimensão científica de uma redução no esforço de pesca.
Não posso aceitar a alteração 9 tal como está formulada, uma vez que não nos foram apresentados pareceres científicos exigindo uma proibição de redes de emalhar fixas, mas aceitarei a vossa sugestão a este respeito e solicitarei ao CIEM um parecer científico sobre se a proibição de redes de emalhar fixas poderia ser uma medida de conservação sensata e para que zonas. Posso concordar com a alteração 1. Sou forçado a rejeitar a alteração 11; embora o CIEM recomende uma redução no esforço de pesca para espécies de fundura, o Comité Científico, Técnico e Económico da Pesca considera o acréscimo de TAC uma medida suplementar útil.
Aceito de bom grado a alteração 12, mas a Comissão terá de rejeitar a alteração 13, já que ela iria contra o princípio da precaução. Temos de agir assim que um primeiro parecer científico nos chegue às mãos. O mesmo é válido para a alteração 14, que também não estou em condições de aceitar. Com vista a uma implementação na prática de uma restrição do esforço, precisamos de autorizações para a pesca da fundura. Lamento ter também de rejeitar a alteração 15. Estamos todos cientes de que o rendimento e as capacidades da frota pesqueira da fundura aumentaram rapidamente. Se alterássemos o período de referência, estaríamos a permitir, de facto, um aumento ainda maior da dimensão da frota pesqueira da fundura, o que, no entanto, não se enquadra de todo nas restrições do esforço de que necessitamos com urgência.
Concluindo, nada mais me resta senão rejeitar também a última alteração, alteração 16, uma vez que esta permitiria excepções à regulamentação que seriam impossíveis de controlar, sendo que aspectos que designamos de 'força maior? ou 'risco para a segurança dos navios? seriam conceitos desprovidos de qualquer definição jurídica. É claro que a segurança tem de ser salvaguardada - não pode haver dúvidas quanto a isso. As disposições que temos actualmente também permitem que um navio em risco atraque num porto que não o do seu destino, desde que não desembarque aí a sua captura. Considero que este é já um princípio equilibrado e que tem já suficientemente em conta a segurança dos navios, bem como as disposições de conservação aplicáveis.
Presidente.
Está encerrado o debate.
A votação terá lugar amanhã às 11H00.
(A sessão é suspensa às 23H40)
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5. Situación de los derechos fundamentales en la Unión Europea 2004-2008 (
Presidente
Antes de proceder a la votación de la primera parte del párrafo 32
Mogens Camre
Señor Presidente, es para completar el texto de esta enmienda. Después de la parte en la que dice "12 de diciembre de 2006", simplemente deseamos añadir: "y en los días 4 y 17 de diciembre de 2008". La razón es que el Tribunal tomó decisiones en estas fechas posteriores y no sería correcto mencionar la decisión tomada en 2006 sin mencionar las últimas conclusiones a las que llegó el Tribunal en diciembre de 2008.
Syed Kamall
Señor Presidente, de acuerdo con mi lista de votaciones, parece que el párrafo 36 fue retirado, por lo que me pregunto si no deberíamos haber cancelado la votación de este punto.
Presidente
Se ha retirado la enmienda 8, por lo tanto, no puede votar el párrafo 36.
- Antes de la votación sobre el párrafo 161
Marco Cappato
(IT) Señor Presidente, Señorías, con respecto al párrafo 166, me gustaría señalar que el texto escrito originalmente en inglés es la versión fidedigna, porque existen demasiadas traducciones que distorsionan completamente el significado. Por ejemplo, en la traducción italiana se habla de "morte decorosa" [muerte digna]. No voy a entrar en detalles, pero la versión fidedigna es la versión en inglés.
Presidente
Le doy las gracias por recordárnoslo. Volveré a mencionarlo en el momento oportuno sin conceder la palabra nuevamente al señor Cappato, ya que en este momento debemos votar el párrafo 161. Todavía tenemos que votar el texto original del párrafo al haber sido rechazada la enmienda.
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Čas za vprašanja Komisiji
Predsednik
Naslednja točka dnevnega reda so vprašanja Komisiji (B6-0010/2008).
Na Komisijo so bila naslovljena naslednja vprašanja.
Del I
Zadeva: postopki ugotavljanja plovnosti Evropske agencije za varnost v letalstvu.
Jeseni 2007 so se zgodile tri letalske nesreče, v Aalborgu, Vilni in Kopenhagnu, v katerih so se ponesrečila letala tipa Dash 8 Q400. Začasne ugotovitve preiskave kažejo, da bi lahko bila za nesreči, ki sta se zgodili 9 in 12. septembra, kriva konstrukcijska napaka; s to ugotovitvijo se strinjata tudi Uprava Skandinavije za civilno letalstvo (SLV) in Evropska agencija za varnost v letalstvu (EASA). Vzrok za nesrečo, ki se je zgodila 27. oktobra, je kombinacija pomanjkljive konstrukcije in napak pri inšpekcijskih pregledih. Uprava Skandinavije za civilno letalstvo je zdaj letalu prepovedala leteti, dokler ne bodo izpolnjeni številni pogoji, medtem ko je EASA sklenila, da gre za manjšo konstrukcijsko napako.
Ali ni naloga Evropske agencije za varnost v letalstvu zagotavljati visoke varnostne standarde?
Kako je mogoče, da sta EASA in SLV prišli do različnih ugotovitev na podlagi preiskave, ki jo je izvedla letalska družba in ki je razkrila, da ima 16 izmed 18 letal tipa Dash 8 Q400 isto konstrukcijsko napako ali napako v izdelavi kot letalo, ki je moralo v Kopenhagnu zasilno pristati?
Jacques Barrot
podpredsednik Komisije. - (FR) Z veseljem bom odgovoril na vprašanje gospe Jensen.
Dokler ne bodo predložena končna poročila preiskav treh nesreč v zvezi z letali tipa Dash 8 Q400, Komisija meni, da je še prezgodaj za ugibanja o vzrokih za te dogodke ter o možnih konstrukcijskih napakah ali napakah v izdelavi.
Naloga Evropske agencije za varnost v letalstvu je, da zagotovi najvišjo možno raven varnosti. Agencija je zelo pozorno spremljala ta primer in ga še vedno spremlja, glede na to, da je bilo dobavljenih 170 letal tega tipa, ki so zdaj v prometu po svetu.
V skladu s podrobnimi informacijami, ki jih je posredovala Evropska agencija za varnost v letalstvu, je ta agencija večkrat sodelovala z upravami za civilno letalstvo na Norveškem, Danskem in v Kanadi ter s proizvajalcem letala. Na podlagi tega sodelovanja je bilo storjenih več stvari, med drugim je Evropska agencija za varnost v letalstvu objavila plovnostno tehnično zahtevo, ki predpisuje popravne ukrepe, ki jih je treba sprejeti.
Na podlagi podrobne ocene sistema uvlečenja pristajalnega podvozja je Evropska agencija za varnost v letalstvu ugotovila, da varnost letala ni bila vprašljiva. Zato je bilo skandinavskim organom predlagano, da letalu znova priznajo veljavnost spričevala o plovnosti, ko bodo sprejeti potrebni popravni ukrepi.
Skandinavski organi so letalsko družbo obvestili o pogojih, ki jih mora izpolniti, za obnovitev spričeval o plovnosti floti zadevnih letal. Vendar letalska družba še ni predložila potrebnih dokazov o zahtevanih inšpekcijskih pregledih in spremembah letala.
Na tej stopnji danski organi še niso obvestili Evropske agencije za varnost v letalstvu o obnovitvi spričeval o plovnosti floti letal tipa Q400 skandinavske letalske družbe SAS. Evropska agencija za varnost v letalstvu ostaja v stiku z danskimi organi, da bi razjasnila to vprašanje.
Gospod predsednik, to je bil moj odgovor gospe Jensen.
Anne E. Jensen
(DA) Gospod predsednik, zahvaljujem se podpredsedniku Barrotu za odgovor. Res je, da je bilo nesoglasje, ki sem ga omenila v svojem vprašanju, delno odpravljeno, vendar je še vedno res, da je danska uprava za civilno letalstvo letalom skandinavske letalske družbe SAS prepovedala vzleteti, dokler tehnične težave ne bodo odpravljene, medtem ko druge letalske družbe letala z enakimi tehničnimi težavami dejansko uporabljajo. Menim, da je temeljna težava, poleg razlikovanja med skandinavsko letalsko družbo SAS in drugimi letalskimi družbami kot so Flybe, Augsburg, Tyrolean in Luxair, v tem, da se državljani ne moremo zanesti na varnost v letalstvu. Kaj bi storili gospod Barrot, da bi zagotovili, da bi lahko skupnim letalskim organom zaupala tako kot nacionalnim, na podlagi vsega povedanega o teh organih?
Jacques Barrot
podpredsednik Komisije. - (FR) Evropska agencija za varnost v letalstvu je predložila natančna navodila in če bodo ta navodila izpolnjena, bo plovnost letal zagotovljena. Zato ne gre za vprašanje varnosti, ampak le za to, da danski organi še niso obvestili Evropske agencije za varnost v letalstvu o odgovorih zadevne letalske družbe.
Gospa Jensen, dejstvo je, da je Evropska agencija za varnost v letalstvu objavila podrobna navodila za odpravo težav, ki bi lahko nastale ob uporabi tega tipa letal.
Za zdaj mora Evropska agencija za varnost v letalstvu počakati na rezultate preiskav, preden lahko poda končno mnenje o zadevi, vendar poudarjam, da je agencija očitno dala podrobna navodila za varno uporabo tega tipa letal, ki dejansko niso povzročila nesreč, v katerih bi bil kdo poškodovan, ampak so bila, kot ste dejali, udeležena v nesrečah, zato je treba ukrepati, da se težave odpravijo.
Jörg Leichtfried
(DE)Komisar, presenetljivo je zdaj očitno prišlo do tega, da je Evropska agencija za varnost v letalstvu letalom prepovedala leteti, medtem ko druge agencije, na primer avstrijska, to kljub tej prepovedi dovolijo. Moje vprašanje je naslednje: Ali bo Evropska agencija za varnost v letalstvu zdaj lažje urejala zadeve, ko smo ji določili več pristojnosti na tem področju, glede na to, da, kot ste dejali, podjetje, ki izdeluje ta letala, povzroča določene težave? Ali bo agencija lažje urejala zadeve, če bo lahko, kot smo se dogovorili, naložila denarne kazni, namesto da bi takoj odvzela licenco? Menim, da bo zaradi večjih pristojnosti, ki smo jih sprejeli, delo agencije v prihodnosti olajšano.
Jacques Barrot
podpredsednik Komisije. - (FR) Izpostavljam, da je Evropska agencija za varnost v letalstvu izdala navodila in vse letalske družbe morajo upoštevati pravila, ki jih je agencija sprejela.
Ampak vaše vprašanje je širše. Da, Evropska agencija za varnost v letalstvu je odgovorna za certificiranje zrakoplovov in izdajanje certifikatov o odobritvi projekta po celem svetu, vendar se zanaša na inšpekcijske preglede v državah članicah, da bodo spremljali, ali se skupna pravila uporabljajo enotno.
Z drugimi besedami, kot ste upravičeno povedali, razširili smo pristojnosti Evropske agencije za varnost v letalstvu, vendar to ne pomeni, da uprave za civilno letalstvo v državah članicah nimajo nobenih odgovornosti. Države članice morajo še naprej izvajati svoje obveznosti prek svojih uprav za civilno letalstvo.
Mogoče bomo lahko nekega dne še bolj razširili pristojnosti, vendar mora zdaj Evropska agencija za varnost v letalstvu izvesti številne težke naloge in mora biti sposobna še naprej pozorno spremljati izvajanje skupnih pravil na podlagi inšpekcijskih pregledov v državah članicah.
Menim, da je v tem primeru Evropska agencija za varnost v letalstvu storila točno to, kar je potrebno za zagotavljanje varnosti.
Predsednik
Zadeva: Preglednost v zvezi z menedžerskimi plačami
V Evropi se menedžerske plače postopoma zvišujejo. V Avstriji na primer so se osnovne plače menedžerjev med letoma 2006 in 2007 zvišale za približno 3,7 %. Vendar se je variabilni del menedžerskih plač povečal za veliko več. Zaradi povišanja menedžerskih plač se je povečalo zanimanje javnosti za raven dejanskih prejemkov za menedžerske dejavnosti. Nenazadnje delničarji želijo vedeti, kako se njihov denar porablja, saj variabilni del plače ni treba prikazati v bilancah stanja. Evropski državljani jasno zahtevajo večjo preglednost menedžerskih plač.
Ali je Komisija s tem seznanjena? Načrtuje evropsko zakonodajo, ki bo omogočila večjo preglednost menedžerskih plač, ali zakonodaja na tem področju že obstaja?
Charlie McCreevy
komisar. - Vprašanje menedžerskih plač je že nekaj časa aktualno. Komisija se je odzvala s sprejetjem ukrepov za povečanje preglednosti menedžerskih plač.
Priporočilo Komisije, sprejeto leta 2004, zagotavlja letno razkritje politike podjetja glede prejemkov direktorjev in posameznih direktorjev. Komisija je tudi spremljala to priporočilo, pri čemer je preverjala, ali ga države članice dejansko uporabljajo. Pred kratkim smo pripravili pregled tega.
Velika večina držav članic je v svoje nacionalne kodekse upravljanja družb in zavezujočo zakonodajo uvedla visoke standarde o razkrivanju prejemkov posameznih direktorjev. Vendar je le približno 60 % držav članic upoštevalo priporočilo v zvezi s preglednostjo njihove politike glede prejemkov. Zelo malo družb o tem glasuje na skupščini delničarjev. Na tem področju so mogoče izboljšave.
Komisija bo ocenila, v kakšnem obsegu države članice v praksi upoštevajo predlagane standarde preglednosti. Nekatere družbe so se odločno upirale razkrivanju informacij o prejemkih kljub priporočilom nacionalnega kodeksa upravljanja družb. Preučili bomo to vprašanje.
Jörg Leichtfried
(DE) Komisar, sami ste rekli, da 60 % družb ne namerava storiti ničesar. Zdaj vas sprašujem: Kako namerava Komisija ukrepati?
S tem sem pri mojem drugem vprašanju. Na podlagi konkretnega primera iz Nemčije smo zvedeli, da poleg tega, da ti gospodje, v glavnem so to gospodje, zaslužijo veliko denarja, ne želijo plačevati davkov od dohodka, zato se selijo v Lihtenštajn in drugam. Kako namerava Komisija v prihodnosti preprečiti takšne prakse?
Charlie McCreevy
komisar. - Poslancu na obe vprašanji odgovarjam, da mora te zadeve reševati država članica. Moj odgovor na vprašanje, kako namerava Komisija ukrepati, se glasi, da je Komisija že ukrepala.
Moj predhodnik je za to področje izdal priporočilo. Zakaj se je odločil ravno za priporočilo? Brez dvoma iz različnih razlogov, vendar v prvi vrsti zato, ker sporazuma o univerzalnem kodeksu upravljanja družb ali univerzalni ureditvi prava gospodarskih družb v Evropi nimamo. Nikoli nam ne bi uspelo skleniti takšnega sporazuma.
Na tem področju je veliko kulturnih razlik in to je eden izmed razlogov za odločitev mojega predhodnika o izdaji priporočila v zvezi s tem.
Kar zadeva priporočilo je naša študija pokazala, da je večina držav članic uvedla visoke standarde o razkrivanju prejemkov posameznih direktorjev v kodeks upravljanja družb, medtem ko so jih nekatere vključile celo v zavezujočo zakonodajo. Večina držav je upoštevala tudi priporočilo v zvezi s preglednostjo politike prejemkov.
Kar zadeva drugo vprašanje v zvezi z obdavčevanjem, je to zagotovo stvar, o kateri mora posamezna država članica odločati sama v skladu z nacionalno zakonodajo.
Zadeva: Izgradnja podzemne trase železniške proge za visoke hitrosti v bližini cerkve Sagrada Família v Barceloni
Kot je znano so se zaradi izgradnje podzemne trase železniške proge za visoke hitrosti v Barceloni številni objekti podrli ali posedli ter ogrozili stanovanjske objekte in večje zgradbe, vključno s cerkvijo Sagrada Familia in drugimi zgodovinskimi objekti.
Ker ta projekt financira EU, prosim Komisijo, da zagotovi informacije o predhodni presoji vplivov na okolje v skladu z direktivo 85/337/EEC(1), in navede, ali so te študije ocenile tveganja za cerkev Sagrada Familia in druge zgodovinske zgradbe?
Ali dokumenti, predloženi evropskim institucijam, vključujejo študijo, ki jo je izvedla Univerza Pompeu Fabra in je odsvetovala izgradnjo podzemne trase z vidika splošne nevarnosti?
Stavros Dimas
komisar. - (EL) Gospod predsednik, najprej bi vas rad spomnil na trdno odločenost Komisije: ne glede na to, kako uporaben ali potreben je projekt, ne sme nikoli biti uresničen v škodo okolja, javnega zdravja ali kulturne dediščine države članice.
Države članice morajo sprejeti potrebne ukrepe za varovanje in zaščito kulturne dediščine. To še zlasti velja za stara mestna jedra, ki jih občasno dodatno bremeni vedno večja urbanizacija.
V zvezi s vprašanjem poslanke bi rad poudaril naslednje: projekti za izgradnjo proge za visoke hitrosti Madrid-Zaragosa-Barcelona so bili le delno sofinancirani iz kohezijskega sklada.
Iz sklada vseevropskega prometnega omrežja se sofinancirajo priprave študij o projektih glede izgradnje celotne železniške povezave, vključno s traso od Barcelone do Gerone in Figueresa.
Kljub temu sredstva iz evropskih skladov niso bila dodeljena ali uporabljena za projekte v zvezi s podzemno progo v Barceloni. Prav tako je treba omeniti, da je za načrtovanje in dokončanje projektov odgovorna izključno država članica, ki mora izpolnjevati in strogo izvajati ustrezne predpise zakonodaje Skupnosti.
V tem primeru Skupnost ni financirala pripravljalnega dela za odsek Sants - Sagrega ter tunel v bližini cerkve Sagrada Familia. Komisija zato ni bila obveščena in ni prejela kopije presoje vplivov na okolje, ki so jo izvedli španski organi.
Komisija se zaveda, da je zadevni španski organ, in sicer Generalni sekretariat za preprečevanje onesnaževanja in podnebnih sprememb, odobril presojo vplivov na okolje v skladu z odločbo z dne 30. maja 2007. Odločba o odobritvi je bila objavljena v uradnem listu španske vlade junija 2007. Besedilo vsebuje sklicevanja na učinek, ki ga bo projekt imel na kulturno dediščino, kot na primer na cerkev Sagrada Familia.
Nazadnje, Komisija ni bila obveščena o študiji, ki jo je pripravila Univerza Pompeu Fabra. Španski organi so odgovorni za upoštevanje vsebine študije in, v tem primeru, javnega mnenja.
Komisija bo nadaljevala s spremljanjem položaja. Upamo, da ta zgodovinski spomenik, ki je del kulturne dediščine Barcelone, ne bo poškodovan.
Cristina Gutiérrez-Cortines
(ES) Gospod predsednik, ne dvomim v to, da so bili pravni postopki dosledno upoštevani; z minimalno prisilo. Komisijo kot varuha pogodb prosim za pomoč in jo pozivam, da zavrne ukrepe in skrbno uporabi direktivo o presoji vplivov.
Ni pomembno, da ta del tunela ne bo financirala Evropska unija, ker vemo, da je delitev projektov na več delov slaba praksa, ki jo je Evropska unija že imela priložnost kritizirati.
Zakaj ta projekt o gradnji podzemne železniške proge za velike hitrosti (AVE) ni bil razglašen za velik projekt, za katerega bi se zahtevale podrobne študije o vplivu, glede nato, da vemo, da bo proga potekala pod občutljivimi področji, kjer se nahajata zgradba La Pedrera in zlasti cerkev Sagrada Familia?
V skladu s členom 3 direktive o presoji vplivov na okolje je treba izdelati presojo možnih vplivov na kulturno dediščino. Zaščitni zid, visok 40 metrov, bo le meter in pol oddaljen od pročelja cerkve Sagrada Familia, ki tehta 40 000 ton.
Poleg tega, glede na lastnosti terena in dejstvo, da je cerkev zapleteno delo genija, prosim le, da prisluhnite vsem stranem in jih upoštevate. Zelo sem vesela, da delo na projektu AVE napreduje, vendar to ni strankarsko-politično vprašanje, ljudska stranka PP je spremenila potek trase in menim, da bi jo bilo treba spremeniti nazaj, da bo potekala vzdolž ulice Valencia.
Stavros Dimas
komisar. - (EL) Ponovno poudarjam, da Komisija nima pristojnosti za posredovanje. Brez dvoma ima poslanec prav, da moramo pozornost nameniti ohranjanju naše kulturne dediščine in zlasti dediščine naših arhitekturnih mojstrovin. Doslej nismo bili opozorjeni na nobeno nevarnost: osnutek izvedene okoljske presoje nam ni bil predstavljen kot napačen.
Vse, kar je bilo sporočeno Komisiji, zadeva peticije, ki jih je družba Llave para Litoral, člani katere želijo, da so obalne poti drugačne od podzemnih, predložila ustreznemu odboru Evropskega parlamenta.
To ostajajo težave, ki jih morajo rešiti lokalni organi, regionalni organi in enote centralne ravni države, pri čemer se izvaja direktiva o presoji vplivov na okolje. To je njihova dolžnost, da se ohrani naša kulturna dediščina.
Maria Badia i Cutchet
(ES) Gospod predsednik, dodala bi nekaj podrobnosti in, da ljudi ne bi skrbelo, povedala, da so za te dejavnosti na voljo geološke informacije, tehnika gradnje ustreza dejanskim pogojem, preventivna obravnava se bo izvedla pred začetkom del ob obstoječih strukturah, izvajalo se bo stalno sondiranje za takojšnjo ugotovitev najmanjše možnosti preselitve ali naselitve prostora, ne bo negativnega vpliva na sosednje strukture ter da se bo zagotovila preglednost v zvezi z informacijami za javnost.
Želim povedati, da po mojem mnenju nihče ne kaže večjega zanimanja, kot ga kažejo španski, katalonski organi in organi lokalnih oblasti pri zagotavljanju, da niti ta zgodovinski spomenik niti ljudje, ki tam živijo, ne utrpijo nikakršne škode.
Stavros Dimas
komisar. - (EL) Informacijam, ki jih je navedla poslanka, nimam ničesar dodati.
Del II
Predsednik
Zadeva: Vključitev stare grščine in latinščine v evropski kazalnik jezikovnih kompetenc
Ali bo ob upoštevanju namena Komisije za vzpostavitev evropskega kazalnika jezikovnih kompetenc za pet najbolj razširjenih jezikov ta povedala, če namerava vključiti latinščino in staro grščino v program za ciljno usmerjeno poučevanje evropskih jezikov, ker sta podlaga evropskim jezikom, številne besede, ki izhajajo iz njiju, pa se uporabljajo v vseh evropskih jezikih na glede na njihov izvor?
Glede na pomembnost teh jezikov je evropsko združenje klasicistov Euroclassica že vzpostavilo ravni in potrjeno usposobljenost v latinščini, podoben program pa se pripravlja tudi za staro grščino. Poučevanje teh dveh ključnih jezikov klasične antike bo zagotovilo priložnost za skupno poglobitev temeljev evropske civilizacije in vzpostavitev tesnejših odnosov med evropskimi državljani, medtem ko bo potrdilo o taki jezikovni kompetenci predstavljalo dodatno usposobljenost v poklicnem življenju.
Leonard Orban
komisar. - (RO) V sporočilu Komisije z naslovom Evropski kazalnik jezikovnih kompetenc, sprejeto leta 2005, se je predlagal podroben strateški pristop za vodenje evropske raziskave o jezikovni kompetenci kot instrument, ki bo omogočil zbiranje potrebnih podatkov za pripravo evropskega kazalnika na tem področju in izboljšanje znanja v zvezi s poučevanjem tujih jezikov.
Na tej podlagi je Svet maja 2006 predstavil svoje sklepe o temeljnih težavah, kar zadeva evropski kazalnik jezikovnih kompetenc. V zvezi s testiranjem tujega jezika se je Svet odločil, da se sprejme evropski kazalnik jezikovnih kompetenc za uradne jezike Evropske unije. To pomeni, da se v tem projektu usmerja le na žive jezike. Posledično se možnost testiranja latinščine ali stare grščine ni obravnavala.
Iz praktičnih razlogov je Svet odločil, da se bo med prvo fazo evropske raziskave o jezikovnih kompetencah jezikovna kompetenca učencev ocenjevala za prvi in drugi tuj jezik izmed najbolj učenih tujih uradnih jezikov v Evropski uniji, to so angleščina, francoščina, nemščina, španščina in italijanščina, zbrali pa se bodo podatki o treh vrstah sposobnosti: branje, poslušanje in pisanje.
Kljub temu bo instrument za testiranje na voljo vsem državam, ki želijo zagotoviti, da se testiranja poleg testiranj za teh pet tujih jezikov lahko vključijo kot nacionalne možnosti. Komisija bo prevzela pobudo za zagotovitev, da bo naslednja stopnja raziskave zajela vse uradne jezike, ki se študirajo v Evropski uniji.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou
(EL) Gospod predsednik, razumem, da poučevanje ni v vaši pristojnosti, niti razširjanje niti ohranjanje skupne dediščine, ki izhaja iz klasičnih jezikov, kot sem omenila v pisni obliki.
Ali je to v vaši pristojnosti ali ne? To je moje prvo vprašanje. Drugo vprašanje je, ali evropski raziskovalni program zadeva raziskave pri teh jezikih ali ne? Ali veste kaj o tej temi?
Leonard Orban
komisar. - (RO) Vprašanje, ki ste ga postavili, je zadevalo evropski kazalnik jezikovnih kompetenc. Kot sem odgovoril, ta ukrep zadeva le uradne jezike Evropske unije. Po drugi strani Evropska komisija nima nobenih informacij glede mogočih raziskav ali študij, ki se izvajajo v državah članicah ali v regijah držav članic, kar zadeva navedene jezike.
Manolis Mavrommatis
(EL) Gospod komisar, kot poročevalec o evropskem kazalniku jezikovnih kompetenc poudarjam, da je dolžnost zadevnega kazalnika v rednih časovnih presledkih oceniti celotne kompetence pri sodobnih jezikih vseh držav članic.
Strinjali smo se, da bi ta kazalnik prvotno izmeril jezikovno kompetenco pri petih najbolj razširjenih jezikih v izobraževalnih sistemih EU: angleščini, francoščini, nemščini, italijanščini in španščini.
Kljub temu je Parlament pozval Komisijo in Svet, da sprejmeta potrebne ukrepe za čim prejšnjo razširitev tega testiranja na širši krog uradnih jezikov Unije ob upoštevanju, da to ne vpliva negativno na poučevanje ali razvoj sodobnih jezikov.
Ali lahko komisar navede, katero stopnjo smo dosegli in, če je mogoče, kateri jeziki bodo vključeni v naslednjo stopnjo?
Bernd Posselt
(DE) Gospod komisar, v nekdanjem samostanu v Haindorfu na Severnem Češkem obstaja poljsko-nemško-češki center za srečanja, v katerem so vsi napisi in znaki v latinščini. Ali ne moremo tega storiti tudi v zgradbah evropskih institucij?
Drugi predlog: ali ne moremo za evropsko himno pripraviti besedila v latinščini, da bi lahko vsi peli skladno, besedilo bi države članice nato prevedle v svoje jezike, pri čemer bi bilo skupno besedilo v latinščini?
Leonard Orban
komisar. - (RO) Kot sem povedal in kot ste pravilno ugotovili, se v zvezi z evropskim kazalnikom jezikovnih kompetenc v prvi fazi oceni le pet jezikov.
Razpored je trenutno naslednji: letos pripravljamo pilotni projekt, leta 2009 bomo vse pripravili za ocenitev, tako da bomo leta 2010 imeli jasne rezultate o položaju teh petih jezikov. Kot sem povedal v govoru, želi Komisija nato razširiti kazalnik na vse uradne jezike. Kljub temu je še prezgodaj za napoved točnega datuma te razširitve. Seveda moramo videti in podrobno preučiti rezultate ocenjevanja, kar zadeva kazalnik za pet jezikov, s katerimi začnemo.
Po drugi strani in v zvezi z drugim vprašanjem, ki ste ga postavili, je cilj Evropske komisije zagovarjanje jezikovne raznolikosti. S tega stališča in vsemi sprejetimi ukrepi si Evropska komisija prizadeva za varovanje uradnih jezikov in drugih jezikov, ki se govorijo v Evropski uniji. Imamo 23 uradnih jezikov, več kot 60 regionalnih jezikov, manjšinskih jezikov in jezikov, ki se uporabljajo v manjši meri. S tega stališča se ukrepi, ki jih sprejmemo, zlasti usmerjajo na te jezike, ki smo jih poimenovali živi jeziki.
Kar zadeva evropsko himno, se stališča seveda razlikujejo. Evropska komisija pri odločitvi o tej zadevi nima vloge.
Predsednik
Zadeva: Podpora za jezikovne manjšine
Katere jezikovne manjšine so prejele podporo Komisije v letu 2007 ter katere možnosti predvideva Komisija za leto 2008 in 2009 za nemško govoreče manjšine, da bi bile deležne večje podpore?
Leonard Orban
komisar. - (RO) V pozivu za zbiranje predlogov v letu 2007 so bili izbrani mreža in trije projekti, ki obravnavajo manjšinske jezike za financiranje v programu vseživljenjskega učenja.
Ključna dejavnost 2: tuji jeziki. Mreža za spodbujanje jezikovne raznolikosti, ki jo koordinira valižanski jezikovni odbor, je usmerjena na naslednje jezike: baskovski jezik, bretonščina, katalonščina, kornijščina, vzhodna frizijščina, škotska galščina, severna frizijščina, valižanščina, zahodna frizijščina, slovaščina, ladinščina, galicijski jezik, furlanščina, sardinščina, estonščina, irščina, latvijščina, litovščina, malteščina, finščina in švedščina.
Evropski urad za manj razširjene jezike je eden od partnerjev tega triletnega projekta, katerega namen je spodbuditi izmenjavo sedanjih dobrih praks ter razvoj novih in inovativnih idej na področju izobraževanja in jezikovnega načrtovanja v okviru regionalnih, manjšinskih, avtohtonih, čezmejnih jezikov, jezikov manjših narodov in manj razširjenih jezikov. Trije večletni projekti, financirani v letu 2007, vključujejo manjšinske in svetovne jezike, kot so katalonščina, baskovski jezik, sardinščina, sicilščina, irščina, ruščina, arabščina in hindujski jezik.
Za obdobje 2008-2010 bo prednost namenjena projektom, usmerjenim na manj razširjene evropske jezike. V okviru programa za vseživljenjsko učenje 2007-2013 so vsi jeziki upravičeni do financiranja, tako so vključene tudi nemško govoreče manjšine.
Bernd Posselt
(DE) Gospod komisar, ali sem vas prav razumel, da nemško govoreče manjšine ne morejo prejeti podpore do leta 2013? Gotovo drži, da obstajajo prave manjšine, kot so Nemci na Češkem, Poljaki v Litvi, Poljaki na Češkem itd. Torej če imajo medijske ali kulturne projekte, trenutno sploh ne morejo prejeti nobene podpore. Ali sem razumel narobe?
Leonard Orban
komisar. - (RO) Morda nisem bil dovolj jasen. Gotovo nisem rekel, da bodo nekateri jeziki, vključno z nemškim, prejeli podporo šele po letu 2013. Odgovor je kategoričen. V programu vseživljenjskega učenja lahko vsi jeziki, ki se govorijo v Evropski uniji, zato tudi nemški jezik, prejmejo finančna sredstva. Edina stvar, ki šteje, je kakovost predloženega projekta ali projektov. Zato je moj odgovor kategorično, da se taki jeziki lahko financirajo v programu vseživljenjskega učenja, vključno v času tega obdobja med letom 2008 in 2013. Ponavljam, vključno v času tega obdobja.
Predsednik
Zadeva: Manj razširjeni jeziki v Evropi
Ali lahko Evropska komisija navede, če namerava predložiti nove programe v bližnji prihodnosti za spodbujanje manj razširjenih jezikov v Evropi, ter navede naravo takih programov in mogočo finančno podporo, ki se takim programom lahko nameni?
Na vprašanje 45 bo podan pisni odgovor.
Leonard Orban
komisar. - (RO) Komisija v bližnji prihodnosti ne namerava predstaviti novega programa za dejansko spodbujanje uporabe manj razširjenih jezikov v Evropi. Nova generacija programov Komisije za obdobje 2007-2013, tj. program vseživljenjskega učenja, dejansko ponuja veliko različnih finančnih možnosti za te jezike. Vsi jeziki so upravičeni do tega programa.
Financiranje je dostopno v vseh štirih podprogramih programa vseživljenjskega učenja: COMENIUS, ERASMUS, Grundvig in Leonardo da Vinci. Financiranje je mogoče tudi v novo nastalem skupnem oddelku programa vseživljenjskega učenja zlasti s ključno dejavnostjo, to so tuji jeziki, ki predlaga financiranje projektov in mrež z vzpostavljenim namenom spodbujanja učenja tujih jezikov in jezikovne raznolikosti.
Po pozivu za zbiranje predlogov leta 2007 so bili za financiranje kot del ključne dejavnosti 2 izbrani mreža in trije projekti, namenjeni manj razširjenim jezikom. Za obdobje 2008-2010 bo prednost namenjena projektom, usmerjenim na manj razširjene jezike v Evropi. Proračun, ki je na razpolago za glavno dejavnost 2 za leto 2008, je 9,9 milijona eurov, vendar ob upoštevanju, da je financiranje dejavnosti in projektov, povezanih z jezikom, del prevladujočega trenda, so v programu vseživljenjskega učenja na voljo dodatna sredstva.
Seán Ó Neachtain
- (GA) Gospod predsednik, zahvaljujem se komisarju za njegov odgovor. Ali se vseeno strinja, da je pomembno pomoč nameniti manj razširjenim jezikom v svojem okviru in da se jih ne naveže preveč na vseživljenjsko učenje? Ti jeziki so ranljivi in če ne prejmejo velike podpore, bodo v prihodnosti še bolj ranljivi. Seveda je pomembna finančna podpora, vendar je simbolična celo še pomembnejša. Bi se komisar strinjal, da se ta poveča?
Leonard Orban
komisar. - (RO) Lahko le ponovim, kar sem dejal, to so ukrepi, ki jih je sprejela Evropska komisija v podporo jezikovni raznolikosti; ne podpira se le 23 uradnih jezikov, vendar tudi drugi govorjeni jeziki v Evropski uniji, vključno z regionalnimi jeziki, tj. manj razširjenimi jeziki. Poleg tega sem na podlagi predloženih podatkov pokazal, da je ta podpora konkretna, tj. pomembna finančna podpora, ki se zagotovi za razvoj teh jezikov.
Mairead McGuinness
(GA) Gospod predsednik, moj kolega Seán Ó Neachtain govori irščino tekoče. Sama tega ne znam. Žal mi je.
Zastavila bi vam vprašanje. Strinjam se z načelom vašega odgovora. Denar je pomemben, ampak ali ni bolj pomembno, da znamo bolje poučevati jezike? V državah, kot je Irska, kjer bi ljudje kot jaz zelo radi govorili jezik, vendar so padli v sistem, ki tega ni omogočil, moramo najti načine za poučevanje našega domačega jezika, ker bi si tega res želeli.
Leonard Orban
komisar. - (RO) Evropska komisija namerava predstaviti novo strategijo, kar zadeva večjezičnost, v drugi polovici leta 2008. V tej strategiji bo element izobraževanja zelo pomemben. Sestava in načini učenja tujega jezika bodo imeli zelo pomembno vlogo.
V zvezi z irščino obveščam, da sem nedavno obiskal Dublin, imel sem priložnost za pogovor z irskimi organi ter takrat in po tem sem vztrajal na potrebi po čim širšem usposabljanju ljudi, zmožnih dela, na ravni Skupnosti in ne le usposabljanju za prevajalce ali tolmače. To je bistven element za zagotovitev popolnoma enakega položaja irskega jezika skupaj z ostalimi uradnimi jeziki Unije.
Evgeni Kirilov
Gospod predsednik, nocoj sem res pričakoval komisarjev odgovor. Oder je namenjen podajanju izjav in postavljanju vprašanj. Imam vprašanje in želel bi si odgovora nanj. Tako enostavno je to. Nocoj se je izgubljal čas zaradi izjav. Ali lahko v tem primeru, prosim, pustite komisarju, da odgovori na kratko? Potem ne bom postavil nobenega posebnega vprašanja.
Predsednik
Spoštovane poslanke in poslanci, kadar ljudje prosijo za besedo, ne morem ugibati, ali bodo podajali izjave ali postavljali vprašanja. To vseeno ni v moji zmožnosti, nimam vedeževalskih sposobnosti. Razporediti moram čas glede na predpise in navado Parlamenta ter na žalost nimam časa, da bi vam ga dal na voljo. To bi bilo nezaželeno za naše poslance, ki so postavili vprašanja. Poudariti moram, da je bilo Komisiji postavljenih 70 vprašanj le za to zasedanje. Očitno ni mogoče odgovoriti na 70 vprašanj. Imamo pravila, ki jih moramo upoštevati. Iskreno se opravičujem in razumem vaše razočaranje. Če bi bil na vašem mestu in kadar sem na vašem mestu, sem prav tako razočaran, vendar odgovora na to nimam. Komisar vam bo vsekakor odgovoril v pisni obliki in tako boste dobili odgovor. Upam, da razumete.
Predsednik
Zadeva: Sklad za regionalni razvoj in manjšine
Večina strukturnih skladov za regionalni razvoj v obdobju 2007-2013 je bila odobrena. Kako bo v zvezi s tem Komisija zagotovila, da se skladi ne bodo uporabili na diskriminacijske načine ter da bodo etnične manjšine, kot so zlasti Romi, imele od tega koristi?
Ali bo Komisija objavila informacije o prevzemu skladov različnih manjšinskih etničnih skupin?
Danuta Hübner
komisarka. - Gospod predsednik, v postopku priprave na novo generacijo programov kohezijske politike za obdobje 2007-2013 je Komisija vztrajala, da se med pogajanji vprašanje Romov, ki je zlasti pomembno za zadevnega poslanca, vključi v načrtovanje in programsko načrtovanje. Priznati moram, da so se države članice odzvale zelo pozitivno glede vključitve vprašanja Romov kot medsektorskega vprašanja v številnih nacionalnih strateških referenčnih okvirih in tudi prek neposrednih referenc v operativnih programih. To je še zlasti vidno v primeru držav, kot so Madžarska, Češka republika, Slovaška, Romunija, Bolgarija, Estonija in Španija, pa tudi Poljska, Slovenija, Litva in Finska.
Zaradi decentraliziranega načina upravljanja strukturnih skladov Komisija ne more jasno opredeliti, kateri projekti so ciljni in se bodo v prihodnosti usmerili na vprašanje Romov ter koliko sredstev bo na voljo. Kljub temu naša prisotnost v nadzornem odboru za obdobje 2000-2006 jasno kaže, da obstaja zelo veliko zanimivih in dopolnilnih programov in projektov, ki podpirajo vključitev Romov. V veliko programih ESS in ESRR imamo posebna sredstva za izvajanje ali podporo za posredno vključitev Romov prek sklicevanja na ranljive skupine. To velja za primer Estonije, Finske in Poljske.
Glede objave podatkov moram reči, da so države članice za obdobje 2007-2013, kot verjetno veste, zahtevale objavo podatkov o upravičencih vsakega programa, vendar se ta sistem ne razširja izrecno na ugotavljanje etničnega ozadja upravičencev. Na podlagi seznama, ki ga bomo prejeli, bomo lahko vseeno opredelili področja, na katerih je evropska politika dejavna.
Naj povem, da je GD REGIO za obdobje 2007-2013 pripravil smernice za notranje delo Komisije v zvezi z vprašanjem Romov, ki so se uporabljale v službah v programskem obdobju. Medresorska skupina za Rome se ukvarja s strukturnimi skladi pod predsedstvom GD REGIO.
V veliko državah članicah - Madžarska je za to dober primer - imamo mehanizme za usmerjanje, ki so posebej oblikovani za postopek nove regionalne politike. Na Madžarskem obstaja mreža romskih svetovalcev za pomoč romskim vlagateljem pri pripravi projekta na različnih stopnjah. Komisija se zdaj ukvarja s pregledom vseh instrumentov in politik Skupnosti, vključno s strukturnimi skladi in njihovim vplivom na vključitev Romov, kar bo predstavila do junija 2008.
Claude Moraes
Gospa komisarka, hvala za ta zelo izčrpen odgovor. Zahvaljujem se tudi za vaše nedavno delo v moji volilni enoti v Londonu pri reševanju naših lastnih težav s strukturnimi skladi.
Lahko še poglobim vprašanje o ugotavljanju, ali so etnične manjšine dejansko ustrezno obravnavane? Decembra je Evropski svet izrecno vprašal vas in Komisijo, da obširneje preučite to vprašanje. Ali poleg izčrpnega odgovora, ki ste ga podali, menite, da obstaja okvir za ugotavljanje, ali je za Rome in druge skupine dejansko dobro poskrbljeno, ali pa se sredstva preusmerjajo drugam? Ali lahko še bolj preučite to vprašanje?
Danuta Hübner
komisarka. - Za pripravo dokumenta Komisije v odgovor na zahtevo Sveta je dejansko odgovoren komisar Špidla. Kljub temu v tem procesu vsi sodelujemo prek medresorskih skupin.
Kot sem povedala, bomo dobili informacije iz poročila o končnih upravičencih, tako bomo vedeli, kaj je bilo narejeno za Rome in druge manjšine. Kar zadeva ozadje upravičencev, podatki ne bodo etnično ločeni. Vseeno bo področje, na katerem bo projekt deloval, popolnoma jasno, tako da bomo na podlagi tega za obdobje 2007-2013 vedeli veliko več, kot vemo zdaj.
Naj povem, da se Komisija, ki ima funkcijo opazovalke v sistemu upravljanja v odborih v državah članicah, prav tako ukvarja in dejavno sodeluje pri oceni dodelitve sredstev na območjih, ki so pomembna za etnične manjšine, tako da imamo različne vrste informacij. Vendar moram priznati, da nimamo celovitega instrumenta za opredelitev celotnega področja posredovanja prek politike, dobro pa se tega zavedamo in izkoriščamo vse možnosti, ki jih imamo.
Bomo videli. Zdaj pripravljamo prispevek k dokumentu Komisije za Svet. Prav tako bomo videli, za katera področja nimamo informacij in katere ukrepe bi mogoče še potrebovali.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou
(EL) Gospod predsednik, komisarko bi vprašala, ali so enostarševske družine in revne družine z veliko otrok vključene v opredelitev ranljivih skupin, ali so to manjšinske skupine ali ne. Nadalje, ali se lahko merila združujejo in ali se koristi za te skupine lahko povečajo?
Danuta Hübner
komisarka. - Moram povedati, da ni bilo nič izključeno. Z vašo pomočjo smo prestali pripravo predpisov. Bili smo občutljivi na ranljive skupine, v splošni uredbi o ESRR pa so jasne navedbe v zvezi z na primer politiko enakih možnosti. Torej je to prednostna naloga.
Obstaja sistem poročanja o načinu izvajanja politike enakih možnosti v novi generaciji programov kohezijske politike. Obseg, v katerem to uporabljajo države članice in regije, je odvisen od moči partnerjev, ki sodelujejo v vseh strukturah sklada za upravljanje v tem procesu. To je skupno prizadevanje.
Komisija je oblikovala splošen okvir, da bi upoštevala vse ranljive skupine. Njegova uporaba ni odvisna le od Komisije, ampak tudi od držav članic. Spodbujam prisotne k razumevanju, da se to vprašanje upošteva.
Države članice so zdaj v postopku odločanja o merilih za izbor in Komisija pri tem postopku sodeluje. Kljub temu je odvisno od držav članic in partnerjev, ker nadzorni odbori vključujejo vse socialne partnerje. Upam, da bodo vsi partnerji skupaj s Komisijo o teh vprašanjih obvestili države članice in da bodo merila za izbor vključevala merila, ki nam omogočajo popolno zastopanje vseh ranljivih skupin v naših programih.
Predsednik
Zadeva: Regionalno financiranje EU 2007-2013 za Irsko
Ali lahko Komisija navede, če je zadovoljna s stopnjo regionalne enakosti v nedavno odobrenem financiranju EU za Irsko v obdobju 2007-2013 in če je zaskrbljena zaradi podatkov, da se dve irski regiji ne zbližujeta; regija "Border-Midlands-West" (BMW) zaostaja za regijo "South and East" (S&E), ki je še naprej središče javne porabe.
Danuta Hübner
komisarka. - V zvezi z Irsko in dodelitvijo sredstev za obdobje 2007-2013 ter razdelitvijo med dve glavni regiji naj povem, da bo regija BMW, ki je regija v uvajanju v okviru drugega cilja, prejela finančna sredstva na prebivalca, ki so štirikrat višja od svoje sosede, tj. najuspešnejše regije S&E v republiki.
Od skupno 901 milijona EUR, dodeljenih Irski, bo 457 milijonov EUR namenjenih regiji BMW, 293 EUR pa regiji S&E.
Imamo tudi 150 milijonov EUR, ki se bodo namenili za programe sodelovanja, kar pomeni dodelitev približno 400 EUR na prebivalca v regiji BMW in približno 95 EUR v regiji S&E.
Naj tudi povem, da se je regija BMW zelo dobro izkazala v zadnjem programskem obdobju s pomočjo strukturnih skladov EU. Regija je že dosegla 102,9 % povprečnega BDP na prebivalca v EU-27 leta 2004. Vendar priznam, da vrzel med regionalnim BDP za regijo BMW in sosednjo regijo ostaja izziv, zaradi česar upamo, da bomo v programih 2007-2013 v okviru ESS in ESRR priča dodatnemu zmanjšanju te vrzeli.
Jim Higgins
- (GA) Gospod predsednik, zahvaljujem se komisarki. Pri tem bi želel navesti glavni načrt za izgradnjo cest, ki je zelo pomemben na odmaknjenih območjih. Leta 2006 je bilo končanih 14 glavnih načrtov za izgradnjo cest, vendar noben ni bil namenjen regiji BMW. V istem letu so se pripravljali novi načrti, vendar je bil le eden namenjen regiji BMW.
V istem letu se je začelo izvajati 11 načrtov za izgradnjo cest, kar je vključevalo 222 kilometrov, na zahodu pa sta bila le dva načrta, ki zajemata 25 kilometrov. Prav imate, da je ob preučitvi BDP ali BVP na primer jasno, da se vrzel širi in je treba nekaj narediti.
Danuta Hübner
komisarka. - Pripombo zelo cenim. Naj povem, da bomo regijo BMW podpirali tudi v prihodnjih letih. Kot veste, je bilo znižanje dodeljenih sredstev za Irsko zelo veliko za obdobje 2007-2013 in to je seveda jasno vplivalo na to, koliko lahko skupaj storimo v prihodnjih letih.
Dobre novice za Irsko so, da obstaja irska nacionalna prostorska strategija, tj. nacionalni program, ki priznava različne ravni gospodarske rasti med regijami in znotraj regije BMW. Upajmo, da bo skupno prizadevanje evropskega prispevka in irskega prispevka pripomoglo k hitrejši rasti regije BMW.
Naj navedem osebno pripombo. Vsi vemo, da Irska že leta izvrstno uporablja evropske sklade in je sprejela zelo modro strategijo, katere rezultat je bilo znatno izboljšanje v smislu splošnega razvoja, ocenjenega z BDP na prebivalca. Vendar drži, da infrastruktura ni bila izbrana, kar zdaj predstavlja vprašanje in pri čemer ne moremo pomagati, ker je Irska končala s programom Cilj 1, v okviru katerega bi bila mogoča dodatna vlaganja v infrastrukturo. To je bila torej drugačna izbira od izbire Španije in Portugalske, vendar o tem ne morem soditi.
Predsednik
Zadeva: Podpora EU mirovnemu procesu na Irskem
Ali lahko Evropska komisija navede, koliko finančne pomoči namenja Severni Irski v podpori za strukturne sklade med leti 2007 in 2013 ter koliko finančne pomoči je Evropska komisija namenila za mirovni proces na Severnem Irskem od leta 1994 v okviru programov strukturnih skladov EU in prek mednarodnega sklada za Irsko?
Danuta Hübner
komisarka. - Vsak prisoten bo vedel, da je bila Komisija več let zelo odločna in prisotna partnerica v mirovnem procesu in postopku sprave na Severnem Irskem.
V obdobju 2007-2013 se bo na Severnem Irskem vložilo nekaj več kot 1,2 milijarde EUR. Sredstva se bodo črpala iz Evropskega socialnega sklada in Evropskega sklada za regionalni razvoj, dodatni znesek 477 milijonov EUR pa se bo dodelil za program Peace 3. Poleg tega bodo tudi Mednarodni sklad za Irsko (IFI) in programi Interreg 4, s katerimi se bo vlagalo v Severno Irsko in tudi obmejne regije Irske.
Če pogledamo preteklost, kar je bilo del vprašanja, za obdobja 1994-1999 in 2000-2006, znašajo naložbe EU za prvo obdobje več kot 2 milijardi EUR in skoraj 1,8 milijarde EUR za obdobje 2000-2006. Tako bomo za celotno obdobje 1994-2013 na Severnem Irskem vložili skoraj 5 milijard EUR.
Z novimi delovnimi skupinami, novim pristopom in prizadevanjem Evropske komisije je zdaj pomembno, da imamo lahko večje in obsežnejše koristi od dodeljenih finančnih sredstev, ki izhajajo iz tesnejšega sodelovanja Severne Irske v evropskih politikah. To obravnavamo skupaj z vlado Severne Irske in drugimi partnerji.
Seán Ó Neachtain
namesto predlagatelja vprašanja. - (GA) Gospa komisarka, podpora mirovnemu procesu na Severnem Irskem in obmejni regiji je bila zelo uspešna. Gospa komisarka, ali se bo ta pobuda nadaljevala tudi po koncu obdobja izdatkov leta 2013?
Jim Higgins
(GA) Gospod predsednik, s kolegom Seánom Ó Neachtainom se popolnoma strinjam in zelo smo hvaležni Evropski uniji za njen finančni prispevek, namenjen Severni Irski, zlasti v obmejni regiji. Čudovito je, da je zdaj tam mirno, vsi pa se zahvaljujemo Evropski uniji za njen prispevek. Na podlagi pregleda podatkov in poročila, ki sem ga nedavno pripravil o Mednarodnem skladu za Irsko, lahko ugotovimo, da je bilo ustvarjenih več kot pet tisoč delovnih mest zaradi tega sklada. Vseeno se popolnoma strinjam z vprašanjem, ki ga je prikazal moj kolega Seán Ó Neachtain.
Danuta Hübner
komisarka. - Naj na vprašanje o tem, ali se bo po letu 2013 naša prisotnost na Severnem Irskem nadaljevala, odgovorim, da se bo program IFI, ki ni program Komisije, v katerega prispevata Komisija in Svet, končal leta 2010. Zato ne vemo, ali bo mednarodna skupnost pripravljena nadaljevati z drugo stopnjo ali drugo različico tega programa.
Kar zadeva evropske programe, je Severna Irska program Cilj 2. Iskreno upam, da bomo s programom Cilj 2 nadaljevali, ker ne verjamem v regionalno politiko, ki je namenjena le delu Evrope, drugi deli pa so izpuščeni. Če ni Cilja 2, potem Severna Irska ne bo imela pogojev.
Kljub temu menim, da sta čezmejno in nadnacionalno sodelovanje, pri katerem sodeluje Severna Irska, zlasti v novem čezmejnem programu v okviru dela C, prav tako zelo pomembna za približanje Severne Irske Evropi in sodelovanju z drugimi regijami in drugimi državami članicami. Torej to ostaja odprto. Komisija bo gotovo sodelovala pri podpori zamisli o nadaljevanju te prisotnosti.
Predsednik
Zadeva: Evropski strukturni skladi
Ali je Komisiji znano, da je v skladu z novimi operativnimi smernicami na Škotskem za projekte potreben najmanjši proračun v višini 200 000 funtov, da so upravičeni do evropskih strukturnih skladov? Ali Komisija meni, da to nepošteno zapostavlja manjše, vendar pomembne projekte?
Na vprašanji 50 in 54 bo podan pisni odgovor.
Danuta Hübner
komisarka. - Komisija je seznanjena z mejno vrednostjo, ki so jo uvedli škotski organi. Naj povem tudi, da so bili škotski organi med pogajanji popolnoma jasni, kar zadeva vprašanje uvedbe mejne vrednosti. Organi so bili jasni pri stikih s Komisijo in tudi na Škotskem, kar zadeva postopek posvetovanja z vsemi zainteresiranimi stranmi in partnerji na Škotskem.
Moram poudariti popolnoma jasno razumevanje, da uvedena mejna vrednost ne izključuje manjših projektov, vendar je njen cilj spodbujanje tistih projektov, ki se združujejo tematsko ali regionalno, da dosežejo zahtevano mejno vrednost. Škotski organi so se zavezali k zagotavljanju, da se pomoč nameni nosilcem manjših projektov, tako da se manjši projekti pod mejno vrednostjo lahko kadar koli predstavijo posredniškemu upravnemu organu, ki jih združi, kadar je mogoče, z namenom vzpostavitve bolj strateškega predloga.
Cilj tega je dejansko zmanjšanje finančnega in revizijskega tveganja v zvezi s financiranjem manjših projektov. Cilj je tudi spodbujanje povezav med manjšimi projekti, da postanejo del celovite strategije, ter zmanjševanje upravnega bremena, ki se pogosto obravnava kot ovira za manjše projekte. Namen je pozitiven in obstaja mehanizem za pomoč manjšim projektom, da se oblikujejo v večje, ki bi nato predložili vlogo za sredstva.
David Martin
Gospa komisarka, bom na kratko, ker vem, da nas čas priganja: če bi škotski organi prišli k vam in predlagali nižjo mejno vrednost, ali bi to bilo mogoče in ali bi se s tem strinjali?
Danuta Hübner
komisarka. - Zagotovo, da. Odgovor bi bil gotovo pritrdilen.
Predsednik
Zadeva: Oblikovanje regulativnega organa za evropski telekomunikacijski sektor
Komisija je pripravila veliko priporočil v zvezi s prihodnjo reformo zakonodajnega okvira telekomunikacij, vključno z oblikovanjem regulativnega organa za evropske telekomunikacije, katerega funkcije bodo vključevale tiste, ki jih je do zdaj prevzemala skupina evropskih regulatorjev, ter tudi usklajevanje nacionalnih regulativnih organov.
Ali je Komisija seznanjena z odzivi nacionalnih regulativnih organov EU kot celote, kar zadeva pristojnosti in odgovornosti predlaganega organa Skupnosti? Kakšna bo razmejitev med pristojnostmi nacionalnih regulativnih organov in novim evropskim organom?
Viviane Reding
komisarka. - Zadevni poslanec se sklicuje na predlog Komisije o vzpostavitvi organa za trg evropskih elektronskih komunikacij. Menimo, da mora obstajati ločen subjekt, ki je neodvisen od Komisije in odgovoren Evropskemu parlamentu, ter da je ta subjekt v pomoč Komisiji pri reševanju preostalih težav neskladnosti v ureditvi, ki povzročajo drobitev evropskih trgov.
Ohranjam reden stik z nacionalnimi regulativnimi organi (NRO) in upoštevam njihova stališča v zvezi s pristojnostmi in odgovornostmi predlaganega organa.
Glede skupine evropskih regulatorjev, ki je izrazila željo po okrepitvi lastnega modela za nadaljnje izboljšanje kakovosti, skladnosti in usklajevanja ureditve po Evropi, citiram skupino evropskih regulatorjev: "Če Evropa želi imeti vodilno vlogo v svetovnem gospodarstvu, bo moralo njenih 27 članic sodelovati tesneje za zagotovitev, da lahko gospodarstvo popolnoma izkoristi evropski trg". To pomeni, da tega ni treba storiti danes in da moramo najti rešitve, da se bo to storilo v prihodnosti.
Ocena učinka, priložena predlogom za revizijo, navaja, da bi evropski organ prispeval k boljši učinkovitosti sprejemanja odločitev, predvsem pri sprejemanju odločitev v zvezi s čezmejnimi ukrepi. To potrebujemo za vzpostavitev notranjega trga.
Kot Komisija smo sklenili, da obstaja potreba po ločenem subjektu, vzpostavljenem v okviru obstoječe institucionalne strukture Skupnosti, ker je danes skupina evropskih regulatorjev zunaj te strukture, to pomeni, da je le zasebna organizacija. Znotraj institucionalne strukture bi subjekt okrepil pristojnosti NRO s prevzemom funkcij skupine evropskih regulatorjev in vzpostavljanjem temelja v zakonodaji Skupnosti.
V zvezi z vprašanjem porazdelitve pristojnosti, bi organ pomagal Komisiji pri vprašanjih, ki vplivajo na notranji trg in so naravnega čezmejnega značaja, ter bi zajemal strokovno znanje in izkušnje in vsakodnevne regulativne dejavnosti nacionalnih regulatorjev. Cilj tega sistema, ki temelji na izkušnjah 27 nacionalnih regulatorjev in izkušnjah, ki jih je zbrala Evropska agencija za varnost omrežij in informacij (ENISA), je okrepitev doslednosti in usklajenosti predpisov EU, izboljšanje postopka sprejemanja odločitev in prispevanje k spodbujanju visoke in učinkovite ravni varnosti omrežij in informacij.
Georgios Papastamkos
(EL) Gospa komisarka, če evropskega državljana prizadene upravni ukrep, na katere od treh organov se mora obrniti v zagovor svojih legitimnih interesov: nacionalne regulativne organe, organ za evropski telekomunikacijski trg, ki se vzpostavlja, ali Komisijo?
Ali bodo odločbe organa, ki se vzpostavlja, izvršljive? Ali sama Komisija namerava kriti dodatne stroške, ki bodo nastali zaradi predlagane revizije zakonodajnega okvira ob upoštevanju obstoječega asimetričnega razvoja telekomunikacijskih struktur med novimi in starimi državami članicami?
Viviane Reding
komisarka. - Vsak državljan ima pravico do pritožbe, če nekaj ne deluje dobro. Če bi bila običajna državljanka, bi se najprej pritožila na odbor za peticije Evropskega parlamenta, ker je to kraj, v katerem bo Parlament posredoval. Drugi način je prek preglednosti, ki je zelo pomemben element vseh naših pravil.
Komisija je poskušala vzpostaviti to preglednost. Morda se spomnite v zvezi s primerom o gostovanju za govorne storitve, da državljani sploh niso bili obveščeni o tem, kje lahko dobijo informacije o strukturah cen, dokler ni Komisija vzpostavila spletno stran z informacijami o gostovanju. To je bilo prvič, da je preglednost delovala.
V novi reformi je preglednost pravilo in ne le izjema tako za strukture cen kot za na primer kršitve varnosti ali zasebnosti. V takih primerih so operaterji dolžni obvestiti potrošnike. Po tem, kar sem povedala, bodo državljani še vedno lahko vložili pritožbo na običajne način v skladu s starimi telekomunikacijskimi pravili.
Predsednica
Zadeva: Dostop do visokohitrostnega interneta za državljane vseh držav članic
Komisija je 13. novembra 2007 sprejela predloge, katerih cilj je reforma regulativnega okvira za elektronske komunikacije. Lahko Komisija navede, ali namerava sprejeti ter na kakšen način hitre in učinkovite ukrepe z državami članicami za zagotovitev, da je trg visokohitrostnega interneta dostopen vsem državljanom, kar je ob upoštevanju zelo velikih razlik v ceni zdaj še daleč od uresničitve.
Kako lahko Komisija zagotovi, da konkurenca zares obstaja in da se protikonkurenčne prakse, ki preprečujejo odprtost teh trgov, kaznujejo?
Viviane Reding
komisarka. - Visokohitrostni internet je internet prihodnosti in ne bi želeli, da je tak internet na voljo le nekaterim. Zato je informacijska družba za vse ena od zahtev lizbonske strategije za odprte in konkurenčne trge. Ker so naši regulativni instrumenti celo pred reformo omogočali ta odprt pristop do okvira elektronskih komunikacij, kar je tudi podprto s splošnimi pravili o konkurenci, je to povzročilo preveliko odprtost trgov do konkurence, kar je posledično povzročilo uvedbo širokopasovnih dostopovnih omrežij v Evropi.
Zaskrbljena sem, da je v nekaterih državah to delovalo dobro - to so države, v katerih konkurenca dobro deluje, v katerih je gostota priključkov do 37 % in celo 40 % - medtem ko je v nekaterih drugih državah gostota priključkov zelo nizka. Te razlike bi želela odpraviti. Tiste, ki spadajo v zelo nizko kategorijo, bi želela povzpeti po lestvici. Zaradi tega Komisija kot del reforme predlaga, da se ji omogoči nadzor regulativnih ukrepov, ki jih vzpostavijo nacionalni regulativni organi, pri čemer imajo nacionalni regulativni organi možnost uvedbe funkcionalne ločitve, če menijo, da je to potrebno za odprtje trgov.
Hkrati obravnava Komisija protikonkurenčno ravnanje kot prednostno nalogo. Na primer leta 2003 smo kaznovali družbi France Télécom in Deutsche Telekom zaradi zlorabe na širokopasovnih trgih, 4. julija 2007 pa je Komisija kaznovala družbo Telefónica zaradi zlorabe svojega nadrejenega položaja z omejitvami marž na španskem širokopasovnem trgu.
Želim tudi povedati, da je bilo sporočilo o premostitvi širokopasovne vrzeli objavljeno marca 2006. Zares menim, da potrebujemo širokopasovnost za vse in moramo imeti nacionalne širokopasovne strategije, ki izražajo regionalne in lokalne potrebe.
Glede vprašanja o preglednosti bo Komisija vzpostavila spletni portal, ki naj bi začel delovati v maju/juniju 2008, kar zadeva vprašanje širokopasovnosti in državljanov.
Nenazadnje ima Komisija pozitivno stališče glede uporabe javnih sredstev, vključno s sredstvi EU, tj. strukturnimi skladi, za razširitev širokopasovnosti na območjih, na katerih so komercialne storitve neustrezne. Več takih projektov je že bilo vzpostavljenih.
Prek regionalne politike podpiramo tudi razvoj informacijskih družb. Začasna ocena naložb je približno 15 milijard EUR, kar je 4,4 % skupne porabe za obdobje 2007-2013, del tega zneska, tj. 2,2 milijarde, pa bi se po pričakovanjih porabil za širokopasovne infrastrukture. S tem skupnim prizadevanjem upamo, da se bo z današnjimi podatki o gostoti ustvarilo še več držav voditeljic na svetu in zlasti v Evropi, pri čemer imamo štiri svetovne voditelje v gostoti širokopasovnih priključkov.
Giovanna Corda
(FR) Gospa komisarka, uvesti ste morali najvišje cene za gostovanje in prejšnji teden ste omenili, da boste morda prisiljeni storiti enako za elektronsko pošiljanje sporočil.
Ali ne boste tudi v prihodnosti prisiljeni nadzorovanja cen internetnega dostopa na evropski ravni?
Seznanjena sem z načrti za usklajevanje v nekaterih državah, ki bodo zmanjšali število operaterjev. Ali bo to pomenilo znižanje cen? V to dvomim, če mi ne zamerite, gospa komisarka.
Viviane Reding
komisarka. - (FR) Gospod predsednik, v odgovor gospe Corda poudarjam, da ne posegamo v tržne cene lahkomiselno; to po navadi prepustimo trgu, da reši take težave. Vendar če trg tega ni zmožen, morajo politiki upoštevati svoje odgovornosti. To smo storili glede gostovanja za govorne storitve, za kar pa ne želim, da se stori za sporočila SMS in gostovanje podatkovnih storitev.
Na podlagi moje dolžnosti v skladu z uredbo o gostovanju za govorne storitve, pri čemer me je Parlament prosil, da predstavim analizo položaja v letu 2008, sem iz tega razloga pošteno in odločno opozorila industrijo, da bodo v primeru neznižanja cen regulatorji, vključno z Evropskim parlamentom, prisiljeni ukrepati. Trgu je treba kljub temu vedno najprej dati priložnost in če trg težave ne more rešiti sam, potem lahko posredujejo politiki.
Kaj se bo zgodilo s širokopasovnim trgom? Ne vem. Trenutno vem, da imamo v Evropi štiri države, ki so svetovne prvakinje v smislu prodora na trg, daleč boljše od Japonske in Južne Koreje ter še boljše od ZDA. Lahko vidimo, da so to konkurenčni trgi, trgi, na katerih so v igri številne ponudbe, potrošnik pa končno svobodno izbira, katera storitev je zanj najboljša.
To je način, na katerega mora delovati trg. Le če trg ne deluje, potem moramo zakonsko urejati. To počnejo nacionalni regulatorji in da bi to opravljali učinkoviteje ter v praksi z napredovanjem enotnega trga, ker gre za adut v globaliziranem svetu, predlagam reformo zakona, ki ureja telekomunikacijske trge. To urejam, Parlament pa o tem razpravlja, tako da imajo potrošniki pravo izbiro.
Trenutno je preveč ljudi, ne samo posameznikov, ampak tudi malih in srednjih podjetij, ki nimajo širokopasovnega dostopa. V prihodnosti prek širokopasovnosti ne bodo imeli dostopa do družbenega razvoja in menim, da je to nesprejemljiv položaj. Zaradi tega mora biti širokopasovnost za vse politični cilj. Lahko se doseže, če uspemo reformirati telekomunikacijski trg na tak način, ki uvaja pravo konkurenco med operaterji in tako izbor storitev, ki jih želijo ponuditi državljanom.
Predsednik
Zadeva: Varnost interneta
Medtem ko glavne koristi še naprej izhajajo iz napredka v informacijski in telekomunikacijski tehnologiji, se tveganje izpostavljenosti otrok neprimernim ali nezakonitim vsebinam močno povečuje. Evropska unija je leta 2005 sprejela program Varnejši internet plus za boj proti nezakoniti in neželeni vsebini, zlasti kar zadeva otroke.
Ali bo Komisija poročala o doseženih rezultatih na tem pomembnem političnem področju ter zlasti dejanskih izboljšavah, ki se lahko opredelijo za boljšo varnost interneta v državah članicah?
Viviane Reding
komisarka. - Gospod predsednik, ta tema mi veliko pomeni, ker zadeva otroke in njihovo varnost. Menim, da je nova tehnologija odlična za otroke, vendar je tudi nevarna in proti temu se moramo boriti.
Iz tega razloga smo vzpostavili dve obsežni evropski omrežji: omrežje odprtih telefonskih številk INHOPE, v katerem lahko javnost poroča o nezakoniti vsebini, in omrežje za ozaveščanje INSAFE, katerega cilj je širjenje znanja o varnejši uporabi spletnih tehnologij za otroke, starše, šole, oblikovalce politik in medije. Obe se organizirata v okviru programa Varnejši internet in sta edinstveni vseevropski pobudi.
Odprte telefonske številke INHOPE obstajajo v 24 evropskih državah in so tudi mednarodno dosegljive za člane v Aziji in Združenih državah. Število prijav o materialu, ki zlorablja otroke in ga obravnava omrežje ter posreduje organom pregona, se je v zadnjih letih povečalo za 15 %, tako da smo priča pomembnosti teh odprtih telefonskih številk.
Drugo omrežje je INSAFE, ki usklajuje centre za ozaveščanje v 23 evropskih državah in vsako leto organizira dan varnejšega interneta - to leto je bil 12. februarja. Organizirali smo vseevropski forum mladih, na katerem je veliko poslancev in predstavnikov industrije neposredno govorilo o svojih izkušnjah z navezovanjem stikov in uporabi mobilnih telefonov.
Omrežje EU Kids Online usklajuje raziskovalce iz 21 držav, ki se osredotočajo na spletno varnost otrok, forum varnejšega interneta pa vsako leto združi nevladne organizacije, industrijske raziskovalce in oblikovalce politik, da razpravljajo o načinih učinkovitega boja proti nezakonitim vsebinam, Web 2.0 in drugih pomembnih temah. Program tudi spodbuja sodelovanje zasebnega sektorja. Program Varnejši internet plus se bo končal decembra 2008, zaradi česar bo Parlament kmalu imel priložnost preučitve revizije tega programa za obdobje 2009-2013. Prepričana sem, da bo Parlament dejavno sodeloval v tem postopku sprejemanja odločitev.
Do zdaj so se pokazali dobri rezultati, te pa lahko še izboljšamo. Težava se ne zmanjšuje, vendar stalno povečuje, zato menim, da se morajo ti programi nadaljevati.
Gay Mitchell
Gospa komisarka, hvala za ta odgovor. Ker je težava vse večja in se bo še večala, ali lahko potrdite, da boste priporočili tudi večji proračun? Proračun za zadnjih pet let je bil 45 milijonov EUR.
Ali se zavedate, da je raziskava iz leta 2003 pokazala, da je bilo 40 % otrokom ponujeno osebno srečanje z osebami, s katerimi so se spoznali le prek spleta, leta 2006 pa se je 22 % otrok dejansko srečalo s tako spoznanimi osebami. 51 % otrok ni o tem nikoli povedalo staršem ali učiteljem. Kakšne cilje ste si postavili v tem okviru, kakšne mere ste določili za te cilje in o kakšnem napredku boste poročali v Parlamentu, ko bomo obnavljali ta program za obdobje do leta 2013? Močno podpiram ta program, zato vas, gospa komisarka, pozivam, da poiščete kakršne koli vire, ki so potrebni za njegovo pospešitev.
Mairead McGuinness
Gospa komisarka, hvala za vaš odgovor. Vprašala bi, katere ukrepe bo sprejela Komisija za okrepitev sodelovanja s starši? To je resnična težava. Otroci so na žalost korak pred nami na tem področju. Opozarjam, da se bo ta program končal leta 2008, in se zavedam, da ga ne pozna vsak, čeprav ga veliko ljudi pozna. Upam, da boste to točko obravnavali, in menim, da morate storiti več za dejavno spodbujanje ozaveščenosti.
Viviane Reding
komisarka. - V celoti se strinjam s poslanko. To je zares velika težava. Otroci v naši družbi vedo več kot starši, kar ni tako slabo, vendar ustvarja težave staršem, ko želijo pomagati svojim otrokom pri reševanju težave. Poleg tega to ne zadeva le staršev, ampak tudi stare starše; zelo pogosto stari starši prvi kupijo mobilni telefon svojim vnukom, da so lahko v stiku z njimi. Seveda zadeva tudi učitelje.
Iz tega razloga predlagamo razširitev programa z višjim proračunom v višini 55 milijonov EUR in upam, da bo Parlament ta proračun povišal, ter sodelujemo z zasebnimi organizacijami, kot je SchoolNet. Program SchoolNet je prisoten v več evropskih šolah in resnično rešuje to težavo, tako da otroke ozavešča o težavah in jim pokaže, da ni nujno biti v stiku z vsakim, s katerim lahko stopijo v stik. Prav tako zagotavlja informacije prek odprtih telefonskih številk in dejavnosti programa Varnejši internet ter ureja centre za ozaveščanje, da pomagajo staršem razumeti, kaj se dogaja. Zelo pogosto starši ne vedo ničesar o prednostih in pomanjkljivostih novih tehnologij.
Odgovorna sem za novo tehnologijo in zares menim, da je večina ukrepov v novi tehnologiji pozitivna. Zaradi nekaj negativnih vidikov ne bi želela mlajši generaciji popolnoma prepovedati stikov z novo tehnologijo. Zato močno verjamem v zmožnost samoregulacije industrije.
Pred enim letom sem operaterje mobilne telefonije prosila, naj storijo nekaj za zagotovitev, da se v tretji generaciji mobilnih telefonov težave z internetom ne bodo neposredno premaknile na mobilne telefone. Z veseljem lahko rečem, da je letos industrija mobilne telefonije predlagala zelo konkretne ukrepe za obveščanje staršev in otrok o težavah ter blokiranje programov, ki so nevarni za otroke v tretji generaciji mobilnih telefonov.
Torej je bil napredek dosežen. Menim, da bodo morda evropske volitve zelo dober trenutek za Evropski parlament, da opozori državljane na ukrepe, ki so bili vzpostavljeni. To so dejanski ukrepi. Prav imate, ko pravite, da niso vsi seznanjeni z njimi. Torej zakaj ne izkoristimo velikega ukrepa za javnost med parlamentarno volilno kampanjo, da državljanom pojasnimo, katere dejanske ukrepe sprejema Evropska skupnost v korist družbe?
Predsednik
Na vprašanja, ki zaradi pomanjkanja časa niso bila obravnavana, bo odgovorjeno pisno (glej Prilogo).
S tem se zaključuje čas za vprašanja.
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Vysvetlenia hlasovania
Bernd Posselt
(DE) Vážený pán predsedajúci, mám o vás a o vašom vedení zasadnutia vysokú mienku, ale dnes musím protestovať. Dali ste slovo mnohým poslancom, z toho pánom Lehnovi, Gollnischovi a Foxovi dvakrát. Aj ja som vzniesol procedurálnu námietku týkajúcu sa časového rozvrhu schôdzí a je to dôležitý bod. Chcem vás požiadať, aby ste skontrolovali, či pozmeňujúci a doplňujúci návrh č. 4 nebol nezákonný. Viem, že sme tento návrh odmietli, ale je to otázka princípu. Zmluva nehovorí o 12 plenárnych zasadnutiach za rok, ale o 12 mesačných plenárnych zasadnutiach za rok. Pozmeňujúci a doplňujúci návrh, ktorý predložil pán Fox, sa pokúšal skombinovať augustové a septembrové plenárne zasadnutie v jednom týždni. Nejde o prvé a druhé septembrové plenárne zasadnutie, ale o augustové a septembrové plenárne zasadnutie. Naozaj by som rád objasnil, že je to nezákonné.
Predsedajúci
Pán Posselt, skutočnosťou je, že o tejto záležitosti sme už hlasovali a preto ju nemôžeme opätovne otvoriť. Môžete si však byť istý, že všetky pozmeňujúce a doplňujúce návrhy k harmonogramu schôdzí pozorne preskúmalo predsedníctvo.
Carl Schlyter
Vážený pán predsedajúci, pán komisár nás tesne pred hlasovaním informoval o otázke v súvislosti s trombínom. Mohli by ste ho požiadať, aby poskytol štatistické údaje, ktoré by zdôvodnili jeho vyhlásenie, že je pre spotrebiteľov hospodársky výhodné nahradiť lacné časti mäsa a pridať ich do výrobkov, ktoré vyzerajú ako kus hovädziny, namiesto ich dnešného použitia v klobásach a iných výrobkoch.
Bol by som rád, keby ukázal štatistický dôkaz, že je to pre spotrebiteľa hospodársky lepšie, pretože zatiaľ to nedokázali. Pán komisár tiež použil porovnanie s mletým mäsom, ale vieme, že hygienické normy pre mleté mäso nie sú rovnaké ako pre hotové mäsové výrobky. Preto by som sa opýtal, či obe tieto vyhlásenia pána komisára sú správne. Ak nesprávne informoval Parlament tesne pred hlasovaním, bola by to vážna chyba. Bol by som rád, keby ste napísali pánovi komisárovi list, aby tieto svoje vyhlásenia zdôvodnil.
Predsedajúci
Teraz sa touto otázkou nezaoberáme, pán Schlyter. Zaoberáme sa vysvetleniami hlasovania. Zaoberáme sa vysvetleniami hlasovania o opravnom rozpočte.
Ústne vysvetlenia hlasovania
Hynek Fajmon
(CS) Hlasoval som proti správe Vladimíra Maňku upravujúcej rozpočet EÚ na tento rok. Nesúhlasím s tým, aby Európsky parlament v dobe hospodárskej krízy a nevyhnutnosti znižovania verejných výdavkov išiel úplne opačným smerom a prudko zvyšoval svoje výdavky.
Nesúhlasím s tým, aby Európsky parlament prijal ďalších 150 zamestnancov a nesúhlasím ani s tým, aby poslanci Európskeho parlamentu dostávali ďalšie prostriedky na svojich asistentov nad rámec toho, čo už teraz dostávame. Poslanci Európskeho parlamentu majú podľa správy pána Maňku dostať v tomto roku navyše 1 500 EUR mesačne a podľa správy pani Helgy Trüpelovej, odhlasovanej včera, ďalších 1 500 EUR mesačne.
Daňových poplatníkov to bude stáť ročne navyše 13,4 milióna EUR. Už teraz sú poslanci Európskeho parlamentu terčom verejnej kritiky za to, aké veľké čiastky z verejných peňazí majú k dispozícii. Ďalšie zvyšovanie sa stretne s oprávneným hnevom verejnosti v celej Európe, preto som za tento návrh nehlasoval.
Bogusław Liberadzki
(PL) Ja som, na rozdiel od predrečníka, hlasoval za opravný rozpočet. To nie je úprava, ktorá sa týka iba účtovníctva. Tá úprava je veľmi zmysluplná. Z čoho to vyplýva? Nuž, vyplýva to z našej novej funkcie Parlamentu ako orgánu, ktorý dostal legislatívne právomoci. Od nás poslancov Európskeho parlamentu voliči očakávajú, že budeme schopní korigovať návrhy predkladané Komisiou, že budeme schopní korigovať návrhy predkladané Radou. Nezabúdajme, že každý komisár má tím stoviek ľudí, ktorí s ním pracujú. My máme iba jedného alebo dvoch ľudí, ktorí nám pomáhajú. Takže to, o čom tu okázalo hovoríme, nie je šetrenie. Je to jednoducho reakcia na novú funkciu, novú úlohu. Ďakujem spravodajcovi pánovi Maňkovi za jeho výbornú správu.
Kristian Vigenin
(BG) Vážený pán predsedajúci, chcem povedať, že som podporil správy o akčnom pláne v oblasti transplantácie orgánov, ako aj správu o kvalite a bezpečnosti orgánov. Chcem však povedať, že medzi členskými štátmi sú v tomto ohľade veľké rozdiely. Preto dúfam, že tento akčný plán a správa o kvalite a bezpečnosti pomôžu členským štátom štandardizovať kritériá a že sa použijú ako referenčné kritériá do budúcnosti.
Spomínam to, pretože naša krajina Bulharsko má 35-krát menej darcov než Španielsko. Problémy v tejto oblasti súvisia s celým reťazcom činností: od poskytovania informácií občanom až po samotnú transplantáciu a posttransplantačnú liečbu. Nemáme sieť zariadení pre darcov. Dostupné vybavenie je nedostatočné a nemáme spoľahlivú databázu darcov. Bulharsko nie je členom organizácie Eurotransplant a nie je možné poskytovať ani posttransplantačnú liečbu. Nemáme vybudované dispenzáre pre nemocnice, ktoré vykonávajú transplantácie.
Preto dúfam, že táto správa a rozhodnutia prijaté Parlamentom poskytnú určitý impulz a že táto smernica sa bude realizovať čo najskôr.
Siiri Oviir
(ET) Vážený pán predsedajúci, aj ja som hlasovala za túto správu, pretože stanovuje jednotné a záväzné požiadavky na kvalitu a normy pre ľudské orgány používané na transplantáciu vo všetkých členských štátoch a tým zaručuje ochranu darcov a príjemcov, pričom zároveň posilňuje spoluprácu medzi členskými štátmi. Touto správou sme poskytli príležitosť na lepšiu kvalitu života tých ľudí - viac ako 56 000 obyvateľov Európskej únie -, ktorí v súčasnosti čakajú na transplantáciu orgánu.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
(LT) Aj ja som hlasovala za tento dôležitý dokument o normách kvality a bezpečnosti ľudských orgánov určených na transplantáciu. Naozaj by bolo skvelé vytvoriť a zorganizovať systém transplantácie orgánov v rámci celého Spoločenstva, ktorý by bol transparentný a poctivý a ktorý by zaistil kvalitu a bezpečnosť na úrovni EÚ. To je jeden z najdôležitejších cieľov. 56 000 občanov čaká na darcov a tento nedostatok orgánov určených na transplantáciu spôsobuje aj ďalšie problémy, trestnú činnosť a problémy s kriminalitou. Preto sa domnievam, že tento dokument prispeje k vytvoreniu vhodného systému, ktorý zaistí bezpečné a spoľahlivé metódy transplantácie orgánov.
Martin Kastler
(DE) Vážený pán predsedajúci, hlasoval som za túto správu a rád by som zablahoželal pánovi Mikolášikovi k vynikajúcej práci, ktorú vykonal. Domnievam sa, že dnešok je dôležitým dňom, pretože sme zaistili konzistentné normy a väčšiu bezpečnosť pre darcov a príjemcov orgánov. Dúfam, že to tiež pomôže zjednodušiť spoluprácu medzi krajinami, a preto som veľmi rád, že veľká väčšina z nás hlasovala za túto správu.
Richard Howitt
Vážený pán predsedajúci, veľmi vítam túto správu a nové európske pravidlá pre darcovstvo orgánov. Ak umriete v inej krajine Európskej únie, prečo by sa váš orgán nemal použiť na záchranu života? Ak potrebujete zriedkavú zhodu s darcom z inej európskej krajiny, určite má zmysel zaviesť tieto pravidlá.
Aj keď to nebolo súčasťou tejto rozpravy, chcel by som verejne vyjadriť svoju podporu systému opt-out pre darcovstvo orgánov oproti systému opt-in. Osemdesiat percent európskych občanov vyslovuje podporu darcovstvu orgánov, ale iba dvanásť percent je držiteľmi preukazu darcu orgánov. Musíme túto priepasť odstrániť.
V mojom volebnom obvode v oblasti východného Anglicka vlani zomrelo 25 ľudí, pretože boli na poradovníku na darcov orgánov, ale žiadneho darcu sa nepodarilo nájsť včas. V nemocniciach Addenbrooke a Papworth v mojom volebnom obvode máme európske a svetové skúsenosti v oblasti transplantácií pľúc a srdca. Umožnime našim chirurgom, aby robili svoju prácu. Umožnime našim pacientom, aby sa liečili. To je dar života.
Karin Kadenbach
(DE) Vážený pán predsedajúci, môžem iba súhlasiť s predchádzajúcim rečníkom. Som tiež veľmi vďačná za to, že táto správa bola dnes prijatá veľkou väčšinou. Keď počujeme, že 56 000 Európanov v súčasnosti čaká na vhodný orgán, aby mohli dosiahnuť prijateľnú alebo vysokú kvalitu života, alebo aby jednoducho prežili, je zrejmé, že naliehavo musíme harmonizovať a zlepšiť normy a umožniť príjemcom prístup k orgánom v celej Európe.
Janusz Władysław Zemke
(PL) Aj ja som bol za prijatie tohto dokumentu, pretože je to určite krok správnym smerom. Aj keď však súhlasím s týmito zásadami, že budeme dbať o kvalitu darcov a orgánov, chcem jasne povedať, že je to len prvý krok správnym smerom. Ak chceme dosiahnuť zásadné zvýšenie darcovstva orgánov, Únia potrebuje oveľa širšiu kampaň a opatrenia preventívneho a informačného charakteru. Ak za týmto nebude nasledovať propagácia darcovstva, zdá sa mi, že jednoducho ostaneme stáť v polovici cesty.
Seán Kelly
Vážený pán predsedajúci, po prvé by som vás chcel pochváliť za spôsob, akým ste tu dnes pristupovali k tejto zložitej téme, za trpezlivé objasňovanie výkladu predsedníctva a za to, že ste trvali na svojom. Keby ste to neurobili, pravdepodobne by sme tu ešte stále sedeli. Netvrdím, že s vami súhlasím, ale nie som dosť kvalifikovaný na vyjadrenie stanoviska, a tak považujem váš názor za svätý.
Po druhé si myslím, že platí poznámka pána Salatta, že potrebujeme rýchlejšie a dostupnejšie spôsoby prepravy do a zo Štrasburgu v záujme poslancov aj ostatných. Chcel by som pochváliť aj kvestorov vrátane svojho krajana Jima Higginsa a ďalších, ktorí sa veľmi usilujú o to, aby z hľadiska dopravy malo letisko Frankfurt-Hahn rovnaké postavenie ako letiská Frankfurt a Štrasburg.
Na záver by som chcel povedať v súvislosti s cenami ubytovania tu v Štrasburgu, že by pomohlo, keby boli rovnaké počas týždňov, keď zasadáme v Parlamente, ako počas týždňov, keď nezasadáme. To všetko by viedlo k zvýšeniu atraktivity Štrasburgu, pretože je to krásne mesto. Chápem, prečo sme tu, a kedykoľvek sme tu, sme veľmi šťastní.
Laima Liucija Andrikien
Vážený pán predsedajúci, hlasovala som za uznesenie o transplantácii ľudských orgánov. Mnohí ľudia zomierajú, pretože trpia zlyhávaním orgánov a orgány nie sú k dispozícii. EÚ môže pomôcť pacientom čakajúcim na orgány v celej Európe a zachrániť im tak život. Potrebujeme dobre koordinovaný systém darcovstva orgánov a transplantácie.
Chcela by som ešte raz zdôrazniť veľmi dôležitý bod, ktorý je politický: konkrétne zásadu dobrovoľného a bezplatného darcovstva častí ľudského tela. Správy Svetovej zdravotníckej organizácie a Rady Európy uvádzajú, že vo viacerých krajinách sveta ľudia dostávajú veľa peňazí, aby darovali orgán. Objavujú sa dokonca informácie, že ľudí úmyselne zabíjajú, aby získali ich orgány: napríklad ľudí praktizujúcich Falun Gong v Číne.
Vieme tiež o prípadoch v niektorých krajinách, kde je zdravotné riziko pre darcu vysoké a transplantácie sa často vykonávajú vo veľmi zlých hygienických podmienkach. Takže na záver by som chcela poďakovať ľuďom, ktorí iniciovali dnes prijaté uznesenie, a osobitne nášmu spravodajcovi pánovi Mikolášikovi.
Anna Maria Corazza Bildt
(SV) Vážený pán predsedajúci, ja a ďalší švédski konzervatívci sme hlasovali proti návrhu na zákaz trombínu. Návrh Komisie požaduje jasné označovanie mäsa, ktoré bolo týmto spôsobom spojené, a uvádza, že takéto mäso by nemalo byť povolené v reštauráciách a veľkých stravovacích zariadeniach, keďže na takýchto miestach je ťažké poskytnúť zákazníkom jasnú informáciu.
Musíme diskusiu o lepidlách mäsa upokojiť. Trombín je prirodzenou súčasťou každého mäsa. Aby sme sa vyhli trombínu, museli by sme úplne prestať jesť mäso. Odborníci Komisie vyhlasujú, že trombín neohrozuje zdravie, a tento názor je vedecky podložený.
Dôležité je, aby potraviny boli bezpečné a spotrebitelia neboli zavádzaní. Obal musí obsahovať presné informácie o trombíne a označovanie musí byť jasné.
Prečo by sme mali trombín zakázať? Otvorili by sme tým Pandorinu skrinku. Je naozaj úlohou politikov riadiť naše stravovanie? Kde to skončí? Nie je tu dôvod na obmedzovanie slobody spotrebiteľov a ich práva na slobodu voľby.
Keď dochádza k politike šírenia paniky v súvislosti s potravinami, ktoré nie sú nebezpečné alebo nezdravé, hovorím: "Stačilo!" Neuchyľujte sa k zákazu, namiesto toho sprísnite pravidlá označovania.
Renate Sommer
(DE) Vážený pán predsedajúci, dnešné prijatie uznesenia zakazujúceho trombín v potravinách jednoducho znamená podľahnutie verejnej mienke. Je to číry populizmus. Ak sa neriadime vedeckými dôkazmi, nenapĺňame svoju zodpovednosť. Aký je dôkaz? Čo je to trombín? Trombín je prírodný enzým. Tvorí súčasť krvi a teda aj mäsa. Každý z nás má v tele veľa trombínu. Ak ho zakážeme ako potravinársku prídavnú látku, môžeme ďalej existovať alebo sa musíme postupne zbavovať sami seba ako nebezpečného odpadu?
Samozrejme, musíme spotrebiteľov chrániť pred tým, aby boli zavádzaní výrobkami, ktoré vyzerajú a majú vyzerať ako iné výrobky. Môžeme to dosiahnuť používaním označenia v súlade s novým nariadením o označovaní potravín. O tomto nariadení budeme v prvom čítaní hlasovať v júni. Máme mnoho predpisov, ktoré bránia zavádzajúcej reklame, a máme aj doplnkové označovanie pre špeciálne výrobky. Komisia navrhla presne také isté riešenie pre označovanie výrobkov, v ktorých sa trombín používa ako lepidlo. Chcela by som poukázať na to, že existuje veľký počet podobných enzýmov, ktoré nie sú zakázané a stále sa používajú.
Anja Weisgerber
(DE) Vážený pán predsedajúci, ochrana spotrebiteľa je pre mňa veľmi, veľmi dôležitou otázkou a preto som proti tomu, aby boli spotrebitelia akokoľvek zavádzaní alebo klamaní. Preto bojujem za lepšie označovanie potravinových napodobenín, napríklad prostredníctvom nariadenia o označovaní potravín. Vyzývam Radu, aby nasledovala tento prístup, ktorý podporuje aj Komisia.
Dnes sme museli hlasovať o lepenom mäse. Lepené mäso je mäso, ktoré je zlepené dokopy a predávané ako vysokokvalitný výrobok. Podľa môjho názoru by sa to nemalo robiť, najmä ak si spotrebiteľ nie je vedomý toho, čo sa deje. Dnešné rozhodnutie nebolo pre mňa ľahké. Komisia navrhla komplexné pravidlá označovania, ale spotrebitelia môžu byť aj naďalej zavádzaní, pretože je ťažké dokázať, že výrobok obsahuje trombín. To znamená, že sa môže použiť, ale nemusí byť uvedený na etikete. Preto si myslím, že požiadavka na označovanie nie je v tomto prípade dostatočná. Teraz som hlasovala za uznesenie a za zákaz trombínu.
Krisztina Morvai
(HU) Počas uplynulých ôsmich rokov postkomunistická diktatúra v Maďarsku systematicky pošliapavala práva Maďarov. Okrem iného nezákonne rozpustila takmer každú pouličnú demonštráciu. S pomocou takmer 100 výborných právnikov a advokátov z Národnej služby právnej ochrany sa už vo väčšine prípadov podarilo dosiahnuť zákonné prostriedky nápravy pred maďarskými súdmi, ale sú prípady, ako je teraz slávny prípad Bukta, ktoré bolo treba predložiť Európskemu súdu pre ľudské práva v Štrasburgu.
Európska únia teraz plánuje pod rúškom pristúpenia k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd zrušiť hladko fungujúci systém "Štrasburg". Vyzývam každú jednu maďarskú a európsku organizáciu na ochranu ľudských práv, aby preskúmali tento proces a aby protestovali proti takým veciam, ako je dnes prijatá správa pána Atonda, ktorá, ako tvrdím, podkopáva a likviduje európsky systém ochrany ľudských práv. Je historickou zodpovednosťou Maďarska postarať sa, aby sme počas maďarského predsedníctva tento nebezpečný proces neurýchľovali, ale skôr mu zabránili.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
(LT) Táto téma je skutočne dosť citlivá a je príčinou veľkej diskusie v Európskom parlamente a, samozrejme, v celej spoločnosti. Stále si myslím, že zákaz niektorých výrobkov alebo prídavných látok nie je riešením a zrejme musíme súhlasiť s argumentom, že je to spotrebiteľ, ktorý má právo voľby, čo si chce kúpiť a čo chce konzumovať, za predpokladu, že má úplné informácie. Na druhej strane, kontrolovať tento proces by bolo dosť ťažké. V dnešnej dobe, dobe informovanej verejnosti, s množstvom dostupných informácií, musíme ešte sformulovať texty, samozrejme jednoznačné, ktoré budú prijateľné pre spoločnosť, aby ľudia kupujúci ten alebo onen výrobok mohli dostať primerané informácie a dokázali pochopiť, aké je zloženie výrobku. Preto mám pocit, že treba viac konzultácií so spoločnosťou, jej vzdelávanie a zrejme ďalšie konzultácie s vedcami.
Martin Kastler
(DE) Vážený pán predsedajúci, občania Európy majú pravdu. Majú radi poctivé jedlá a majú radi poctivých politikov.
Rešpektujem takúto verejnú mienku. Nemôžeme jednoducho ignorovať verejnú mienku a odmietať ju ako populizmus. Nie je to tak. Musíme brať do úvahy, čo nám naši občania hovoria. Ak sa naši voliči a naši občania domnievajú, že skutočné mäso musí byť skutočné mäso a že nesmie byť vyrobené z kusov mäsa zlepených dokopy, potom musíme zabezpečiť, aby nebolo možné mäso takto spracovávať. Preto som hlasoval proti tomu, aby bolo povolené používať trombín ako potravinové lepidlo.
Karin Kadenbach
(DE) Vážený pán predsedajúci, aj ja som hlasovala za uznesenie zakazujúce používanie trombínu ako potravinárskej prídavnej látky, pretože argumenty pána komisára ma nepresvedčili. Nechceme v Európe lepené mäso. Aj keď je trombín enzým, ktorý neškodí zdraviu, pri jeho použití na zlepovanie odrezkov mäsa, aby sa vytvoril jeden veľký stlačený kus mäsa, riziko bakteriálnych infekcií musí byť výrazne vyššie. Na druhej strane, dnešné rozhodnutie bolo jednoznačne v prospech spotrebiteľov Európy a proti čisto finančným záujmom priemyslu. Spotrebitelia, ktorí chcú rezeň, musia dostať rezeň a nie kus mäsa, ktorý bol zlepený dokopy. To znamená, že musíme vyzvať Komisiu, aby nepovolila používanie trombínu.
Peter Jahr
(DE) Vážený pán predsedajúci, terajšia diskusia o takzvanej lepenej šunke ukazuje, že niektorí výrobcovia sa nesprávajú voči spotrebiteľom poctivo. Chcel by som, aby každá potravina bola označená tak, že nebude možné zavádzať spotrebiteľa. Ak sa tento enzým použije, spotrebiteľ musí byť schopný zistiť jeho prítomnosť. To je základom účinnej a spravodlivej ochrany spotrebiteľa. Našou úlohou je zabezpečiť, aby vyspelí spotrebitelia mali dostatok informácií na rozhodovanie vo svojom vlastnom záujme.
Jedna posledná pripomienka k lepenej šunke. Zatiaľ neprebehla diskusia so spotrebiteľmi, či ju chcú alebo nie. Je však dôležité, aby spotrebitelia prinajmenšom vedeli, čo v skutočnosti jedia.
Siiri Oviir
(ET) Vítam tento akčný plán a preto som mu v hlasovaní vyjadrila svoju podporu. Toto je krok správnym smerom a na riešení tohto problému musíme pracovať všetci spolu. Opatrenia na úrovni Európskej únie nám pomôžu zvýšiť úsilie členských štátov o zabezpečenie kvality a bezpečnosti darcovstva orgánov a transplantácií, zlepšiť riešenie problémov vyplývajúcich z nedostatku orgánov a zároveň zefektívniť systém transplantácií. Schválený akčný plán poskytne členským štátom možnosť využiť desať prioritných opatrení, ktoré sme stanovili ako základ pre lepšie zostavovanie ich akčných plánov. V rámci našich kompetencií musíme poskytovať pomoc celej Európskej únii pri dosahovaní vysokej úrovne ochrany zdravia.
Clemente Mastella
(IT) Vážený pán predsedajúci, dámy a páni, pristúpenie k Európskemu dohovoru nepochybne predstavuje pokrok v procese politickej integrácie Európskej únie, ktorej systém ochrany základných práv sa dopĺňa a posilňuje zaradením Charty základných práv do primárneho práva Únie.
Považujeme za mimoriadne dôležité a politicky významné, že Parlament dostal právo poveriť a vyslať určitý počet zástupcov do parlamentného zhromaždenia Rady Európy počas volieb sudcov Európskeho súdu pre ľudské práva. Nezabúdajme, že presadzovanie dodržiavania ľudských práv je jednou zo základných hodnôt Európskej únie zakotvenou v Zmluve o založení Európskeho spoločenstva.
Chcem tiež zdôrazniť, aké dôležité sú dohovor a judikatúra Európskeho súdu pre ľudské práva pri vymedzovaní nového právneho a regulačného rámca, ktorý stanovuje hlavné zásady v oblasti občianskych slobôd, spravodlivosti a vnútorných vecí, predovšetkým z hľadiska nových foriem integrácie a harmonizácie uplatňovaných po prijatí Lisabonskej zmluvy a Štokholmského programu.
Poskytne to aj doplnkový právny nástroj, ktorý umožní podať na Európskom súde pre ľudské práva žalobu proti konaniu alebo nekonaniu európskej inštitúcie alebo členského štátu v súvislosti s uplatňovaním európskych právnych predpisov.
A na záver, je významné, že článok 1 Európskeho dohovoru rozšíri ochranu nielen občanov Európskej únie a ďalších osôb na jej území, ale aj osôb, ktoré spadajú do jeho pôsobnosti, aj keď sa nachádzajú mimo územia Únie.
Alfredo Antoniozzi
(IT) Vážený pán predsedajúci, dámy a páni, som za pristúpenie Európskej únie k Európskemu dohovoru o ľudských právach, pretože, ako to prehľadne zhrnula správa pána Atonda, predstavuje to pokrok v procese európskej integrácie. Znamená to krok smerom k politickej únii a silné znamenie súdržnosti medzi Úniou a krajinami Rady Európy a jej politiky v oblasti ľudských práv, ktorá posilní dôveryhodnosť Európy v neeurópskych krajinách. A napokon, predstavuje to jasnú vôľu harmonizovať otázky ľudských práv a základných slobôd na legislatívnej a súdnej úrovni.
Vďaka Lisabonskej zmluve je Európska únia po prvý raz medzinárodným subjektom s vlastnou právnou subjektivitou. Dúfam, že podpísanie dohovoru je iba jedným z prvých krokov smerom k potvrdeniu Európskej únie ako jedného subjektu na úrovni veľkých medzinárodných rokovaní.
Bruno Gollnisch
(FR) Vážený pán predsedajúci, mám trochu rezervovanejší postoj k tejto otázke ako poslanci, ktorí práve hovorili.
Isteže, myšlienka, aby európske právo podliehalo právomoci Európskeho súdu pre ľudské práva, je na prvý pohľad celkom príťažlivá. Bolo dosť alarmujúce, že vnútroštátne zákony by mohli byť takpovediac cenzurované týmto súdom. Spôsob, akým vnútroštátne jurisdikcie uplatňujú tieto zákony, znamená, že európske právo nepatrí do ich pôsobnosti, a to ešte viac, keď napríklad v našej krajine vo Francúzsku má európske právo podľa článku 55 našej ústavy prednosť pred francúzskym vnútroštátnym právom.
Môže však vzniknúť otázka, či tento postup nepovedie k určitému prekrývaniu. Skutočne, na jednej strane sa európske právne predpisy zriedkavo dajú priamo uplatniť v rámci členských štátov. Najskôr ich treba transponovať do vnútroštátnych právnych predpisov prostredníctvom sekundárnych právnych predpisov.
Na druhej strane Súdny dvor Európskej únie v Luxemburgu ukázal svoje odhodlanie chrániť základné práva. Zároveň asimiloval tieto právne predpisy, ako to vyplýva z prijatia Charty základných práv. Vzniká obava, že by sme mohli skončiť s pomerne zdĺhavým konaním, najmä ak sa zavedie postup predbežných otázok, ako to niektorí ľudia požadujú. Preto by sme boli dali prednosť rozlišovaniu medzi dodržiavaním pravidiel a účasťou na odvolacom konaní.
Bruno Gollnisch
(FR) Vážený pán predsedajúci, v čase, keď sa v Thajsku odohrávajú také tragické udalosti, musíme si uvedomiť nevyhnutnosť predložiť súdom prípady vážnych zločinov spáchaných proti civilnému obyvateľstvu.
Skúsenosti z minulosti sú však menej povzbudivé, než uvádzali včera v rozprave niektorí poslanci. V rámci prvého medzinárodného trestného súdu tí, ktorí bez akéhokoľvek uvažovania o vojenských cieľoch rozhodli o použití napalmu na spálenie civilného obyvateľstva mesta Drážďany; tí, ktorí rozhodli o použití atómového žiarenia na spálenie civilného obyvateľstva miest Hirošima a Nagasaki a tí, ktorí rozhodli o zabití uväznených poľských dôstojníkov strelami do zátylku, boli sudcami, hoci v skutočnosti mali byť medzi obvinenými. Výsledky niekdajšieho Medzinárodného trestného tribunálu pre bývalú Juhosláviu najmä v prípadoch Miloševiča a Šešelja tiež nie sú veľmi uspokojivé.
Čo sa týka vytvorenia zvereneckého fondu, ak budú od členských štátov požadovať príspevok, znamená to, že Európa bude odškodňovať obete genocíd, ktoré sa odohrajú mimo jej územia? Do tejto kategórie patria státisíce, vlastne milióny ľudí. Obávam sa, že sa miešame do niečoho dosť zložitého. Myšlienka konečného stíhania porazených strán, napriek uisteniam, ktoré sa niekedy dávajú, s cieľom dosiahnuť mierovú dohodu, by znamenala riziko predlžovania konfliktov donekonečna. To je základ našich výhrad voči tejto správe.
Laima Liucija Andrikien
(LT) Hlasovala som za uznesenie o konferencii o preskúmaní Rímskeho štatútu Medzinárodného trestného súdu, ktorý sa začne koncom tohto mesiaca v Kampale v Ugande.
V roku 1998 sa 138 krajín dohodlo na vytvorení Medzinárodného trestného súdu a prijalo Rímsky štatút, na základe ktorého tento súd funguje už 7 rokov od roku 2003. Nadišiel čas preskúmať Rímsky štatút, najmä takzvané "dočasné ustanovenia", na ktorých sme sa nemohli dohodnúť v roku 2002. Rímsky štatút ratifikovali všetky členské štáty EÚ. Niektorí z našich partnerov ako Spojené štáty, Rusko a Čína sa však nepridali k práci Medzinárodného trestného súdu. Európsky parlament svojím dnešným uznesením opäť vyzýva tieto krajiny, aby ratifikovali Rímsky štatút a spolupracovali s Medzinárodným trestným súdom. Ľudia zodpovední za genocídu, zločiny proti ľudskosti a vojnové zločiny by mali v 21. storočí očakávať nielen morálne odsúdenie medzinárodného spoločenstva, ale aj právne sankcie. Tieto zločiny sa nemôžu páchať beztrestne.
Písomné vysvetlenia hlasovania
Carlos Coelho
Lisabonská zmluva urýchľuje rozhodovací mechanizmus a zároveň prispieva k boju proti demokratickému deficitu posilňovaním úlohy národných parlamentov a Európskeho parlamentu a zdôrazňovaním uplatňovania európskeho občianstva. Veľký význam má zavedenie legislatívnej petície alebo "práva na iniciatívu občanov", ako sa to nazýva. Tento nový nástroj umožní skupine najmenej milióna občanov pochádzajúcich z významného počtu členských štátov požiadať Komisiu o legislatívnu iniciatívu v oblastiach, kde má Únia právomoc.
Lisabonská zmluva tiež ukazuje význam konzultácií a dialógu okrem iného s ostatnými inštitúciami a orgánmi, s občianskou spoločnosťou a so sociálnymi partnermi. Domnievam sa, že Európa musí byť Európou občanov, a to sa stane, iba ak ju urobíme demokratickejšou a transparentnejšou. V tejto súvislosti súhlasím s tým, že by bolo treba požiadať o názor Hospodársky a sociálny výbor a Výbor pre regióny.
Alfredo Pallone
Vyzerá to, ako keby som opakoval to, čo som už povedal včera v súvislosti so správou pána Tavaresa. Utečenci však predstavujú celoeurópsky problém a nemôžeme nechať vlády členských štátov, aby ho riešili samy, a to aj vzhľadom na zemepisné a hospodárske rozdiely.
Preto podporujem vytvorenie fondu na európskej úrovni. Vytvorenie fondu musí splniť dvojaký účel: na jednej strane podporovať utečencov, ktorí prídu do našich krajín, pričom často prichádzajú od mora, a žiadajú pomoc. Na druhej strane musí fond podporovať štáty, do ktorých vzhľadom na ich zemepisnú polohu prichádza najväčšie množstvo týchto zúfalých ľudí.
Tento problém je a aj skutočne musí byť európskym problémom a nemožno nechať členské štáty, aby si ho riešili samy. Dúfam, že tento fond je iba začiatkom nového prístupu, v rámci ktorého sa táto záležitosť bude riešiť z európskejšej perspektívy a v duchu solidarity.
Elena Oana Antonescu
Návrh smernice o udávaní spotreby energie a iných zdrojov domácimi spotrebičmi na štítkoch a štandardných informáciách o výrobkoch je spolu s ďalšími dvoma návrhmi o energetickej účinnosti budov a o označovaní pneumatík vzhľadom na palivovú úspornosť súčasťou balíka predpisov o energetickej efektívnosti, ktorý Komisia predložila v novembri 2008. Hlasovali sme za tento návrh, pretože dohodou medzi Parlamentom, Radou a Komisiou sme dosiahli zavedenie lepšieho systému označovania.
Na štítkoch sa bude uvádzať viac informácií o spotrebe energie domácimi spotrebičmi a energeticky významnými výrobkami. V budúcnosti sa toto označovanie bude používať aj pri produktoch, ktoré spotrebúvajú energiu a sú určené na využitie v priemysle a na komerčné využitie, čo doteraz nebolo možné. V neposlednom rade sa bude musieť v budúcnosti aj pri každej reklame vyzdvihujúcej cenu alebo energetickú účinnosť kategórií výrobkov uvádzať aj ich energetická trieda.
Poskytovanie presných, odborných a porovnateľných informácií o spotrebe energie energeticky významnými výrobkami umožní spotrebiteľom v budúcnosti rozhodnúť sa správne a účinne, čím znížia spotrebu energie aj výdavky na domácnosť.
John Attard-Montalto
písomne. - Maltská vláda nesúhlasí s odporúčaním do druhého čítania, týkajúcim sa udávania spotreby energie a iných zdrojov domácimi spotrebičmi na štítkoch a štandardných informácií o výrobkoch.
Dôvodom je, že nacionalistická vláda nesúhlasí s dôvodovou správou, ktorá je uvedená v tejto správe, najmä s nasledujúcou vetou: "Stavebné výrobky s významným vplyvom na spotrebu energie by sa tiež mali zahrnúť do tohto zoznamu priorít." Je nepochopiteľné, že vláda na základe tejto vety nesúhlasí s odporúčaním. Mohla s odporúčaním súhlasiť a vyjadriť svoju výhradu týkajúcu sa stavebných výrobkov, ktoré majú významný vplyv na spotrebu energie.
Táto vláda sa bude márne snažiť tváriť, že podporuje energetickú účinnosť, keď by sa označovaním niektorých výrobkov mohla potenciálne dosiahnuť úspora, ak vezmeme do úvahy, že budovy sa na celkovej spotrebe energie v Európskej únii podieľajú 40 %.
Zigmantas Balčytis
Podporil som túto dôležitú správu. Smernica o energetickom označovaní zohrá zásadnú úlohu pri dosahovaní cieľa EÚ zvýšiť energetickú účinnosť o 20 % do roku 2020. V tejto súvislosti má kľúčovú rolu v boji proti zmene klímy, prechode EÚ na účinné, udržateľné a konkurencieschopné hospodárstvo a v posilňovaní energetickej bezpečnosti Európy. Naším cieľom je otvoriť cestu k situácii, v ktorej budú profitovať obe strany, trh aj spotrebitelia, a to zaručením práva pre všetkých spotrebiteľov na prístup k vhodným informáciám a plnej informovanosti o dôsledku ich rozhodnutí. Z tohto hľadiska prináša dohoda o smernici o energetickom označovaní dôležitú pridanú hodnotu. Vítam pozíciu zachovania modelu stupnice tried A - G, za ktorú bojoval Európsky parlament a ktorá je podľa prieskumu pre spotrebiteľov najpohodlnejšia a najviac zrozumiteľná. Bola zavedená povinnosť uvádzať odkaz na energetický štítok vo všetkých reklamách na energeticky významné výrobky, v ktorých sa uvádza cena alebo informácie súvisiace s energiou.
Jan Březina
Som rád, že po zdĺhavom zápase medzi Európskym parlamentom a Radou bol napokon schválený nový právny predpis o energetickej účinnosti výrobkov, ktorého som mal tú česť byť tieňovým spravodajcom v mene Poslaneckého klubu Európskej ľudovej strany. Prínosom je rozšírenie triedy A, ktorá umožňuje rozlišovať medzi neustále narastajúcou skupinou spotrebičov šetriacich energiou a zároveň motivuje výrobcov, aby vyrábali čo najúspornejšie spotrebiče. Dôležité je aj to, že sa nerozšíril počet tried označujúcich spotrebu energie jednotlivými produktmi, pretože sa tak zachová prehľadnosť celej koncepcie. Celkový počet siedmich tried umožňuje spotrebiteľom účinne sa rozhodnúť pri výbere tovaru na trhu a tak vlastným správaním pomôcť znížiť náklady na energiu. Pokiaľ ide o novinku týkajúcu sa povinného uvádzania energetických tried výrobkov v reklame, považujem za úspech, že táto povinnosť bola obmedzená na reklamu, v ktorej sa uvádza cena alebo informácie súvisiace so spotrebou energie. Našťastie prevážil názor, že regulácia reklamy je prípustná iba v prípade potreby a iba v nevyhnutnom rozsahu.
Edite Estrela
Hlasovala som za toto odporúčanie, lebo účinne pomáha európskym spotrebiteľom rozhodnúť sa pre výrobky s nižšou spotrebou energie alebo pre výrobky, ktoré nepriamo vedú k nižšej spotrebe energie. Prijatím tohto odporúčania sa Európsky parlament podieľa na dosahovaní cieľa EÚ zvýšiť energetickú účinnosť o 20 % do roku 2020. Ide o vyvážený text, ktorý vytvára situáciu výhodnú pre trh aj pre spotrebiteľov.
Diogo Feio
Napokon sa podarí dosiahnuť dohodu o konečnom texte tejto iniciatívy a dokumentu o energetickej účinnosti budov, o ktorom sme hlasovali včera, ktoré sú súčasťou balíka predpisov o energetickej efektívnosti, ktorý Komisia predložila v novembri 2008 a ktorý bol predmetom rozsiahlej diskusie v Parlamente, Komisii a Rade.
Táto iniciatíva bude mať pozitívny vplyv na životné prostredie, na európsky cieľ zníženia emisií a vytvorenia hospodárstva, ktoré bude udržateľné z energetického hľadiska, a navyše pridelí spotrebiteľom zásadnú úlohu pri prijímaní rozhodnutí. Pomocou správneho označovania a štítkov budú spotrebitelia presne vedieť, čo kupujú, a budú sa tiež vedieť rozhodnúť na základe kritérií ako energetická účinnosť a najmenšie ekologické náklady.
José Manuel Fernandes
Smernica o energetickom označovaní zaručuje, že spotrebitelia budú dostávať primerané informácie vďaka povinnosti uvádzať energetický štítok v reklame. V kontexte európskej snahy o dosiahnutie energetickej účinnosti a zníženie úrovne spotreby energie spolu s bojom proti zmene klímy je dôležité v tomto smere mobilizovať aj verejnosť. Možno to dosiahnuť iba v prípade, ak spotrebitelia dostanú jasné a účinné informácie o spotrebe energie výrobkami, ktoré kúpili alebo ktoré sú na predaj. Týmto spôsobom sa bude celá európska verejnosť podieľať na boji proti zmene klímy. Absolútne nevyhnutne treba zabezpečiť, aby spotrebitelia vedome vedeli prijímať rozhodnutia, ktoré sú šetrnejšie k životnému prostrediu. Táto smernica zabezpečí, aby sa úrovne energetickej spotreby produktov vyhodnocovali v porovnaní s všeobecnými kritériami a parametrami, čo umožní ich porovnávanie dôveryhodným spôsobom. Tým sa zvýši dôvera v technické hodnotenie a informácie na štítkoch. Preto zohráva táto smernica dôležitú úlohu pri konsolidovaní stratégie EÚ do roku 2020, najmä pri zvyšovaní energetickej účinnosti o 20 % do roku 2020.
Ilda Figueiredo
Po tomto hlasovaní budú musieť výrobky, ktoré spotrebúvajú energiu - či už ide o výrobky na použitie v domácnosti, v priemysle alebo na obchodné účely -, byť označené novým štítkom o energetickej účinnosti s cieľom lepšie informovať spotrebiteľov. Smernica, ktorú Európsky parlament dnes prijal, obsahuje ustanovenie o pridaní nových druhov klasifikácie energetickej účinnosti, ktoré sa môžu uplatniť aj na výrobky, ktoré spotrebúvajú energiu nepriamo, napríklad okná.
Niektoré detaily sú diskutabilné, napríklad že formát štítka bude vychádzať zo stupnice tried A až G, ktorá sa už používa pri chladničkách, pričom bude možné doplniť triedy A+, A++ a A+++. V zásade musí byť celkový počet tried sedem. Zdá sa však, že smernica má správny cieľ.
Každá reklama na výrobky týkajúca sa energie alebo cien výrobkov musí obsahovať odkaz na príslušnú energetickú triedu. Poskytnuté informácie musia spotrebiteľom pomôcť rozhodnúť sa pre výrobky s nižšou spotrebou energie alebo pre výrobky, ktoré nepriamo vedú k nižšej spotrebe energie.
Preto sa v budúcnosti v každej reklame, v ktorej sa uvádza cena alebo energetická účinnosť chladničiek, práčok alebo sporákov, musí uviesť aj energetická trieda výrobkov.
Jarosław Kalinowski
Veľa sa hovorí o právach spotrebiteľov na informácie o potravinách, domácich spotrebičoch alebo zariadeniach, ktoré kupujú. Chceme vedieť, odkiaľ pochádzajú, ako boli vyrobené a chceme poznať aj nutričné hodnoty potravín. V čase zmeny klímy chceme všetci chrániť životné prostredie a predchádzať abnormálnemu počasiu, a preto sa pri výbere potravín a predmetov dennej spotreby riadime ekologickými zásadami. Preto je dôležité, aby spotrebitelia vedeli, koľko energie minie ich spotrebič, a z tohto dôvodu si myslím, že majú právo na to, aby sa tieto informácie uvádzali na štítkoch. Ich uvádzanie na štítkoch je prejavom vysokej kvality výrobku a môže predstavovať aj nástroj na ochranu európskeho trhu pred dovážaním lacných imitácií spotrebičov spoza hraníc Európskej únie.
Jean-Luc Mélenchon
Hlasoval som za túto správu. Potvrdzuje, že trh nie je schopný zabezpečiť racionálne využívanie energie. Toto je definitívne priznanie, ktoré odzrkadľuje naše argumenty, a ja ho vítam. Vítam aj vyjadrené želanie harmonizácie označovania energetickej účinnosti smerom zhora nadol. Je však poľutovaniahodné, že sa nikde nenavrhuje označovanie celkového účinku na životné prostredie, ktoré by sme mali zaviesť čo najrýchlejšie.
Nuno Melo
EÚ naďalej odhodlane hľadá najlepšie spôsoby zabezpečenia dokonalej energetickej účinnosti, aby sa jej do roku 2020 podarilo zlepšiť účinnosť o 20 %. Toto nové označovanie je pre spotrebiteľov veľmi dôležité, pretože im umožňuje prístup k lepším informáciám, aby sa mohli plne informovane rozhodovať a uvedomiť si svoj vplyv na záležitosti týkajúce sa energetickej účinnosti. To znamená, že sa zvyšuje informovanosť spotrebiteľov o dôsledkoch ich výberu na životné prostredie vždy, keď budú kupovať tovar s vplyvom na energetickú účinnosť. Schválenie tejto smernice je dôležité najmä preto, že zvyšuje informovanosť spotrebiteľov. Z tohto dôvodu som hlasoval tak, ako som hlasoval.
Andreas Mölzer
Ak sa energetický štítok zavedie, čoskoro bude jasné, či ho spotrebitelia skutočne prijmú alebo nie. Podmienkou však je, aby bol ľahko pochopiteľný. Informovanosť verejnosti v tejto oblasti sa zmenila a spotrebitelia venujú triedam energetickej účinnosti, najmä pri elektrických spotrebičoch, väčšiu pozornosť. Proces verejného obstarávania by v tejto súvislosti mal ísť príkladom. Členským štátom sa však nesmie hovoriť, že môžu kupovať iba najvýkonnejšie výrobky, ktoré patria do triedy s najvyššou energetickou účinnosťou. Predajná cena bude čoraz rozhodujúcejším faktorom najmä v čase, keď bude každý musieť šetriť. Možnosti, ktoré ponúka proces verejného obstarávania, nie sú dostatočne jasne špecifikované, a preto som sa zdržal hlasovania.
RadvilMorkūnaitė-Mikulėnien
písomne. - (LT) Hlasovala som za uznesenie o označovaní výrobkov používajúcich elektrinu a poskytovaní základných informácií spotrebiteľom. O právach občanov hovoríme v Parlamente veľmi často - o práve na výber, práve na získavanie presných a pravdivých informácií. Podľa môjho názoru to je vo všetkých oblastiach života veľmi dôležité. V tomto prípade sa otázka týka spotrebovanej elektriny a jej účinnosti. Ľudia totiž chcú šetriť energiou, a to najmä z dvoch dôvodov: z hospodárskeho a environmentálneho. So súčasnými technologickými novinkami, keď si občania môžu vybrať elektrické spotrebiče podľa ich energetickej účinnosti, pomôže značenie, na ktorom sme sa dohodli, spotrebiteľom rozhodnúť sa informovane a prispieť k šetreniu energiou (preto by si spotrebitelia vybrali hospodárnejšie spotrebiče) a k ochrane životného prostredia. Nepochybujem o tom, že keď Európania uvidia množstvo spotrebovanej energie, využijú príležitosť a rozhodnú sa pre účinnejšie a ekologickejšie výrobky a spotrebiče. Ešte raz chcem povedať, že vítam postoj Európskeho parlamentu k tejto záležitosti a dúfam, že sa takéto rozhodnutia stanú skutočným podnetom a príležitosťou na plnenie našich záväzkov znížiť spotrebu energie do roku 2020.
Alfredo Pallone
Prepracované znenie smernice o energetickom označovaní má za cieľ rozšíriť rozsah informácií na štítkoch tak, aby sa uplatňovali pri všetkých výrobkoch, ktoré majú vplyv na spotrebu energie, a nie iba pri domácich spotrebičoch.
Táto smernica je súčasťou akčného plánu pre trvalo udržateľnú výrobu a spotrebu a akčného plánu pre trvalo udržateľnú priemyselnú politiku a uvažuje aj o iniciatívach týkajúcich sa stimulov a verejných súťaží. Vytvorí os integrovanej a udržateľnej politiky z environmentálneho hľadiska. Jeden z najviac kontroverzných bodov sa týka druhu stupnice, ktorá sa má použiť, aby sme nemiatli spotrebiteľov: rozhodli sme sa zachovať uzavretú stupnicu tried A až G po tom, ako Európsky parlament prijme príslušné uznesenie.
Hodnotenie energetickej účinnosti sa bude uvádzať vo všetkých reklamách, ktoré budú obsahovať informácie o spotrebe energie alebo ktoré sa budú týkať cien. Z uvedených dôvodov súhlasím so stanoviskom pani Podimatovej a podporujem správu.
Aldo Patriciello
Smernica o energetickom označovaní zohrá zásadnú úlohu pri dosahovaní cieľa EÚ zvýšiť energetickú účinnosť o 20 % do roku 2020. Pre trh aj pre spotrebiteľov predstavuje významnú pridanú hodnotu. V zásade možno povedať, že povinné uvádzanie energetického štítka v reklamách ukončí zavádzanie koncových zákazníkov a poskytne im všetky informácie na to, aby mohli uskutočňovať plne informované rozhodnutia.
Po intenzívnom naliehaní Parlamentu sa nám zároveň podarilo vyhnúť otvorenej stupnici a zachovať triedy A až G, ktoré pre spotrebiteľov predstavujú dobre osvedčenú hodnotu. Doplnenie všeobecnej doložky o preskúmaní navyše umožňuje dôsledné opätovné preskúmanie z pohľadu technického vývoja a zrozumiteľnosti štítka pre spotrebiteľov do konca roka 2014. Toto predstavuje ďalšiu záruku, že stupnica zrozumiteľná pre spotrebiteľov v doteraz dohodnutej podobe zostane nezmenená aspoň do doby preskúmania. Preto s odhodlaním opakujem, že smernicu plne podporujem.
Rovana Plumb
Hlasovala som za túto správu, pretože zahrnutím všetkých energeticky významných výrobkov pomôže zmena a doplnenie smernice o energetickom označovaní dosiahnuť úsporu vo výške 4 milióny EUR na transpozičných nákladoch za každé vykonávacie opatrenie aktualizované a vytvorené od nuly (ak sa namiesto smerníc budú používať nariadenia alebo rozhodnutia). Takto sa dosiahne aj zníženie emisií CO2 približne o 78 miliónov ton. Označovanie energetickej účinnosti sa bude v budúcnosti používať aj pri výrobkoch, ktoré spotrebúvajú energiu a sú určené na použitie v priemysle a na komerčné využitie, ako napríklad chladiarenské boxy alebo chladiace vitríny, zariadenia do gastronomických prevádzok, predajné automaty (na predaj sendvičov, snackov, kávy a podobne), pracovné motory, energeticky významné výrobky vrátane výrobkov, ktoré nevyužívajú energiu, ale majú "výrazný priamy alebo nepriamy vplyv" na úsporu energie, ako napríklad okná alebo zárubne dverí.
Dôležitým faktorom zabezpečenia vhodného uplatnenia tejto smernice je zabezpečiť každému občanovi prístup k pravdivým informáciám a informovať spotrebiteľov o účinku ich rozhodnutí. Poskytovanie presných, odborných a porovnateľných informácií o konkrétnej spotrebe energie energeticky významnými výrobkami pomôže koncovým spotrebiteľom rozhodnúť sa na základe potenciálu šetriť energiu, aby mohli z dlhodobého hľadiska znížiť svoje výdavky na energie.
Teresa Riera Madurell
Hlasovala som za správu pani Podimatovej, pretože som presvedčená, že Parlamentu a najmä Skupine progresívnej aliancie socialistov a demokratov v Európskom parlamente (S&D) sa podarilo dosiahnuť mimoriadne dôležitý pokrok týkajúci sa významnej smernice, aby sme dosiahli cieľ o energetickej účinnosti, ktorý sme si stanovili. Nielenže sa nám podarilo zachovať stupnicu tried A až G, ktorú európski spotrebitelia poznajú a akceptujú, ale dosiahli sme aj to, že teraz je povinné uvádzať odkaz na energetický štítok pri domácich spotrebičoch, ak sa v reklamných materiáloch uvádza informácia o cene. Ďalším aspektom, ktorý stojí za povšimnutie a ktorý Parlament zaviedol, je povinnosť Komisie vypracovať zoznam prioritných energeticky významných výrobkov vrátane niektorých stavebných výrobkov, na ktoré sa v budúcnosti tiež budú vzťahovať opatrenia. Na záver chcem povedať, že vzhľadom na vedúcu úlohu, ktorú musí verejný sektor prevziať, si myslím, že má zásadný význam, aby vlády vo verejnom obstarávaní kupovali výrobky, ktoré patria do tried s najvyššou energetickou účinnosťou.
Sophie Auconie
Správa pána Maňku navrhuje niekoľko úprav rozpočtu Európskeho parlamentu na rok 2010. Hlasovala som za túto správu a najmä za jej ustanovenia, ktoré začali platiť po nadobudnutí platnosti Lisabonskej zmluvy 1. decembra 2009 a ktoré zahŕňajú mesačné zvýšenie výdavkov na asistenciu poslancov o 1 500 EUR. Toto zvýšenie má umožniť poslancom plniť nové úlohy vyplývajúce z Lisabonskej zmluvy, ktorá podstatnou mierou rozširuje kompetencie Parlamentu, čím zvyšuje jeho vplyv na rozhodovanie EÚ. Parlament musí zvýšiť svoje skúsenosti s legislatívnymi záležitosťami, aby sa vyrovnal Komisii a členským štátom. Zastupujeme európskych občanov a ak chceme hájiť ich záujmy, potrebujeme primerané zdroje. Preto som túto správu podporila.
Göran Färm
Som presvedčený, že treba posilniť výbory, ktorých pracovné zaťaženie vzrastie v dôsledku nadobudnutia platnosti Lisabonskej zmluvy. To odôvodňuje zvýšenie počtu zamestnancov sekretariátov Parlamentu a skupín v týchto výboroch. Nesúhlasím však s názorom, že poslanci EP potrebujú viac pracovníkov. Bol by som rád, keby sa zdroje Parlamentu zvýšili predovšetkým prostredníctvom prerozdelenia a opatrení na zvýšenie efektívnosti, aby sa nezvyšoval celkový rozpočet.
Z pozície predsedu Skupiny progresívnej aliancie socialistov a demokratov v Európskom parlamente vo Výbore pre rozpočet som túto myšlienku zastupoval aj počas rokovaní s predsedníctvom Parlamentu. Napokon sme dosiahli kompromis v tom smere, že sa návrh teraz bude čiastočne financovať z dosiahnutej úspory vo výške 4,4 milióna EUR. Som presvedčený, že v návrhu mohli byť obsiahnuté aj ďalšie úspory, ale vzhľadom na to, že som sa na rokovaniach aktívne podieľal, som sa rozhodol podporiť dosiahnutý kompromis.
Bogusław Liberadzki
Nadobudnutím platnosti Lisabonskej zmluvy sa pravdepodobne výrazne zvýši pracovné zaťaženie Parlamentu. Pôjde najmä o intenzívnejšie využívanie bežného legislatívneho postupu, čo bude mať vplyv na približne 95 % prijímaných právnych predpisov. Dodatočné rozpočtové prostriedky a ľudské zdroje umožnia Parlamentu plniť novú úlohu spoločného zákonodarcu na rovnocennej úrovni s Radou.
Mairead McGuinness
písomne. - Podporila som správu pána Maňku o opravnom rozpočte Európskeho parlamentu, pričom som si zároveň vedomá chúlostivého charakteru zvyšovania rozpočtu v období, keď od občanov žiadame, aby prijali znižovanie miezd, a keď prichádzajú o pracovné miesta. V dôsledku Lisabonskej zmluvy máme v Európskom parlamente jednoznačne viac práce. Dodatočné príspevky na asistenciu plánujem využiť na poskytnutie príležitostí študentom, ktorí sa vo veľkom množstve uchádzajú o prácu v mojej kancelárii.
Dostanú tak odmenu za svoju prácu a získajú cenné pracovné skúsenosti, ktoré im, dúfam, pomôžu v ich budúcej práci. Som však presvedčená, že Parlament musí preskúmať všetky naše pracovné metódy a funkcie pracovníkov s cieľom zvýšiť efektívnosť a účinnosť našej práce.
Nuno Melo
Lisabonská zmluva pridelila Parlamentu nové úlohy. Znamená to ďalšiu administratívnu prácu s tým výsledkom, že poslanci potrebujú kvalifikovaných pracovníkov, ktorí budú pôsobiť ako poradcovia. Táto nová situácia má za následok dva problémy: zvýšené náklady vyplývajúce z potreby ďalších asistentov a dodatočné priestory potrebné na to, aby asistenti mohli plniť svoje úlohy v dobrých pracovných podmienkach. Táto situácia vedie k zvýšeným nákladom. Je ťažké vysvetliť to v čase krízy, ale ak má byť práca Parlamentu prvotriedna, musí mať potrebné finančné a ľudské zdroje. Z tohto dôvodu som hlasoval tak, ako som hlasoval.
Alfredo Pallone
Hlasoval som za túto správu. Môže sa to síce javiť ako demagógia alebo privilégium pre vyššiu kastu, ale v tomto prípade to tak nie je. Úpravy rozpočtu sú dôležité a sú nevyhnutné pre riadne riadenie života a práce Parlamentu.
Po nadobudnutí platnosti Lisabonskej zmluvy musíme ako poslanci Európskeho parlamentu plniť významnú a viditeľnú úlohu. Z tohto dôvodu potrebujeme spolupracovníkov a odborníkov, ktorí by nás každodenne vedeli podporiť pri práci. Na to potrebujeme finančné prostriedky. Za seba a dúfam, že aj za kolegov poslancov môžem povedať, že sa tieto finančné prostriedky premietnu do ešte účinnejšej, efektívnejšej a sústredenejšej práce.
Raül Romeva i Rueda
písomne. - Spolu so 16 poslancami z našej skupiny som podpísal pozmeňujúci a doplňujúci návrh, ktorým sa zamieta tranža, a hlasoval som zaň. Dôvodom je, že si myslím, že je mimoriadne dôležité ukázať, že významná skupina poslancov Európskeho parlamentu nesúhlasí so zvýšením príspevku na asistenciu počas súčasnej hospodárskej krízy.
V záverečnom hlasovaní som však hlasoval za správu pána Maňku, ktorou sa mení a dopĺňa rozpočet Parlamentu na rok 2010.
Eva-Britt Svensson
Hlasovala som proti správe týkajúcej sa zvýšenia rozpočtu na rok 2010. Mesačné zvýšenie príspevku na sekretariáty poslancov Európskeho parlamentu o 1 500 EUR z dôvodu zvýšenia pracovného zaťaženia v dôsledku nadobudnutia platnosti Lisabonskej zmluvy nie je obhájiteľné. Po prvé nie je možné zamestnať vysokokvalifikovaných odborníkov za 1 500 EUR mesačne. Po druhé, v priestoroch Parlamentu nie je miesto pre ďalších zamestnancov. Po tretie sa z rezervných rozpočtových prostriedkov vyňala časť, ktorá bola určená konkrétne na investície do budov. Po štvrté pani spravodajkyňa pani Trüppelová v okruhu 5 rozpočtu na rok 2011 uviedla, že príspevky na sekretariát nemožno v budúcnosti zaručiť, kým sa nevykoná riadne posúdenie ich prínosu. Považujem tento príspevok za neopodstatnené zvýšenie príspevkov na sekretariát, ktoré sú už aj tak vysoké, a to navyše v čase, keď sú nezamestnaní, slobodné matky, dôchodcovia a iné sociálne zraniteľné skupiny nútené prinášať obete na záchranu potápajúceho sa projektu jednotnej meny.
Diogo Feio
V mene transparentnosti, ktorú občania vyžadujú, a v mene dôslednosti nie som presvedčený o tom, že Rada nemá záväzok byť pred verejnosťou plne zodpovedná za prostriedky, ktoré má k dispozícii. Preto súhlasím s rozhodnutím spravodajcu odložiť rozhodnutie o udelení absolutória Rade až do predloženia požadovaných informácií.
José Manuel Fernandes
Súhlasím s odložením rozhodnutia o schválení vykonávania všeobecného rozpočtu EÚ za rok 2008 v záujme transparentnosti a precíznosti, a to nie iba z hľadiska plnenia rozpočtu, ale aj z hľadiska kompletného dohľadu nad využívaním všetkých finančných zdrojov EÚ. Rade sa tým poskytne príležitosť získať vysvetlenia a informácie potrebné na zaručenie rozhodnutia, ktoré Parlament schváli. V záujme dôveryhodnosti európskych inštitúcií a dôvery verejnosti k tým, čo sú pri moci, je to absolútne nevyhnutné. Okrem toho tu ide o základný rešpekt voči politikám a usmerneniam stanoveným demokratickými inštitúciami a voči osobám, ktoré právoplatne nadobudli kompetencie prijímať politiky a usmernenia.
Alfredo Pallone
Proces udelenia absolutória za plnenie rozpočtu je dôležitý a legislatívna činnosť a činnosť dohľadu Európskeho parlamentu sú od neho závislé.
Nemusím opätovne zdôrazňovať právomoc vykonávať dohľad, ktorú Parlament v priebehu rokov nadobudol aj vďaka rozpočtovému postupu, na základe čoho sa mu podarilo premeniť povinné vykazovanie európskych inštitúcií na vážnu a dôležitú záležitosť. Zásadné to je aj z hľadiska očakávaní našich občanov.
V čase krízy, akú v súčasnosti zažívame, žiadame od európskych občanov mimoriadne obete a my musíme vykonávať starostlivý a presný dohľad nad výdavkami byrokratického alebo skutočného riadenia. Z uvedených dôvodov chválim spravodajcu a vyslovujem svoj súhlas.
Raül Romeva i Rueda
písomne. - Hlasoval som za túto správu, pretože súhlasím s tým, že musíme odložiť rozhodnutie o udelení absolutória na október.
Konrad Szymański
Hlasoval som proti udeleniu absolutória Rade za plnenie rozpočtu za rok 2008, pretože finančná dokumentácia Rady bola Parlamentu doručená príliš neskoro. Dohľad Európskeho parlamentu nad financiami Rady je všetko iné, len nie transparentný.
Elena Oana Antonescu
Za posledných pár rokov sme boli v Európskej únii svedkami neustále a rýchlo sa zvyšujúcej potreby transplantácií orgánov. Hoci nedostatok orgánov zostáva najväčším problémom, ktorému v súčasnosti čelíme, existuje oveľa viac problémov týkajúcich sa rôznych systémov transplantácie používaných v členských štátoch.
V roku 2008 Európsky parlament vyzval prostredníctvom uznesenia prijatého v apríli Európsku komisiu, aby navrhla smernicu, ktorá by vytvorila právny rámec na zabezpečenie kvality a bezpečnosti darcovstva orgánov v rámci Európskej únie. Následne Komisia predložila návrh smernice, ktorá bola predmetom rozpravy v Európskom parlamente a ktorá zahŕňa nasledovné tri ciele: zabezpečiť kvalitu a bezpečnosť pre pacientov v rámci celej EÚ, poskytovať ochranu pre darcov a uľahčiť spoluprácu medzi členskými štátmi.
Hlasovali sme za kompromis dosiahnutý medzi Parlamentom, Radou a Komisiou, pretože potrebujeme spoločné normy kvality a bezpečnosti na úrovni EÚ pre odber, prevoz a použitie ľudských orgánov. Toto opatrenie uľahčí výmenu orgánov a tým pomôže tisícom pacientov v Európe, ktorí každoročne potrebujú tento druh liečby.
Zigmantas Balčytis
Podporujem túto správu o normách kvality a bezpečnosti ľudských orgánov určených na transplantáciu. S narastajúcim záujmom o transplantácie v Európskej únii a vzhľadom na nerovnováhu medzi pacientmi čakajúcimi na transplantáciu a počtom darovaných orgánov sa musíme snažiť vyhnúť komercializácii darcovstva a skoncovať s nezákonným obchodovaním s orgánmi. Musíme preto pri živých darcoch uplatňovať prísne právne predpisy, zaistiť transparentnosť poradovníkov na orgány, stanoviť prísne pravidlá o zachovávaní dôvernosti s cieľom chrániť osobné údaje darcov a ľudí čakajúcich na orgány a vymedziť zodpovednosť doktorov. Keď budú prijaté spoločné normy kvality a bezpečnosti, vytvoria sa možnosti pre cezhraničnú výmenu orgánov a to môže zvýšiť počet uskutočnených transplantácií.
Regina Bastos
Za posledných päť desaťročí sa transplantácia orgánov stala účinným postupom na celosvetovej úrovni, čo prispelo k zlepšeniu kvality života a zvýšeniu priemernej dĺžky života pacientov. Táto smernica stanovuje pravidlá, ktoré majú zabezpečiť vysoké normy kvality a bezpečnosti pre orgány ľudského pôvodu určené na transplantáciu do ľudského tela s cieľom zabezpečiť vysokú úroveň ochrany ľudského zdravia. Smernica zavádza národné programy kvality, ktoré vymedzujú normy a postupy v rámci procesu transplantácie v členských štátoch. Podrobnejšie tiež upravuje proces odberu a otázky súvisiace s informačným systémom.
Vysledovateľnosť a ochrana darcov a príjemcov si tiež zasluhujú osobitnú pozornosť. Hlasovala som za túto správu, pretože jej tri hlavné ciele sú: zaručenie kvality a bezpečnosti pre pacientov na úrovni Únie, zabezpečenie ochrany darcov a uľahčenie spolupráce medzi členskými štátmi. Chcela by som však zdôrazniť, že programy transplantácie orgánov musia byť v súlade so zásadou dobrovoľnosti a bezplatného darcovstva, ktorá už je zakotvená v predchádzajúcom právnom predpise o látkach ľudského pôvodu, a že sa v žiadnom prípade nesmú predávať.
Gerard Batten, John Bufton, David Campbell Bannerman a Derek Roland Clark
písomne. - Strana za nezávislosť Spojeného kráľovstva (UKIP) je presvedčená, že pokračujúci vývoj a zlepšovanie súčasnej medzinárodnej siete zariadení a agentúr na výmenu orgánov neuľahčí snaha EÚ o narušenie a reguláciu tejto siete. Naopak, v niekoľkých krajinách, kde je veľa darcov, sa pravdepodobne zníži darcovstvo orgánov, ak sa dopyt po orgánoch z množstva krajín, kde je darcov málo, stane povinným v celej EÚ. Navyše v krajinách s nízkym počtom darcov sa pravdepodobne tiež zníži darcovstvo orgánov následkom relatívneho dostatku zahraničných orgánov. Z týchto dôvodov členovia strany UKIP hlasovali proti tejto správe.
Françoise Castex
Hlasovala som za návrh smernice o normách kvality a bezpečnosti ľudských orgánov určených na transplantáciu. Táto smernica pokrýva všetky štádiá reťazca od darcovstva až po transplantáciu a zabezpečuje spoluprácu medzi členskými štátmi. Účinný systém transplantácie nie je založený iba na podpore darcov, ale závisí aj od správneho využívania informácií a od kvality siete, v rámci ktorej sa tieto informácie vymieňajú. Preto podporujem myšlienku vytvorenia európskej databázy zaznamenávajúcej informácie o dostupných orgánoch a celoeurópskeho systému certifikácie, ktorý zaručí, že dostupné ľudské orgány a tkanivá boli získané zákonne. Samozrejme, ak chceme zabezpečiť rovnaký prístup k dostupným orgánom, musia byť tieto orgány darované iba na dobrovoľnej báze a bez akejkoľvek peňažnej odmeny. Zásada neplatenia za orgány však nebude znamenať neposkytnutie náhrady žijúcim darcom za predpokladu, že táto náhrada bude striktne obmedzená na úhradu výdavkov a straty príjmu, ktoré vznikli v súvislosti s darovaním orgánu. Takýto transparentný, bezpečný a účinný systém darcovstva orgánov je jediným spôsobom, ako bojovať proti nezákonnému obchodovaniu s orgánmi.
Nikolaos Chountis
Hlasoval som za návrh smernice z nasledujúcich dôvodov: 1. Vzhľadom na zvýšený dopyt po orgánoch určených na transplantáciu a ich obmedzené zdroje, čo často núti pacientov hľadať riešenie svojho problému za hranicami štátu, je úplne nevyhnutné prijatie spoločného rámca na zabezpečenie noriem kvality a bezpečnosti a vytvorenie siete pre spoluprácu a výmenu informácií s cieľom zlepšiť ochranu verejného zdravia a služby poskytované pacientom. 2. Vnútroštátne ustanovenia upravujúce postup pri poskytovaní súhlasu s darovaním orgánov, ktorých voľba zostáva v jurisdikcii členských štátov, nie sú nijako dotknuté. Práve naopak, návrh smernice dopĺňa súčasný právny rámec jednotlivých členských štátov EÚ o konkrétne normy kvality a bezpečnosti v rámci procesu transplantácie a zároveň zabezpečuje, aby nedošlo k žiadnej forme špekulácií, a tiež umožňuje zachovávať anonymitu a bezpečnosť osobných údajov darcu aj príjemcu. 3. Minimalizuje prípady pašovania orgánov a posilňuje dôveru potenciálnych darcov, pričom hlavným cieľom je zvýšenie počtu darcov. 4. Členské štáty môžu uplatňovať sankcie v prípade porušenia právnych predpisov týkajúcich sa identity darcov alebo príjemcov.
Edite Estrela
Hlasovala som za správu o normách kvality a bezpečnosti ľudských orgánov určených na transplantáciu, pretože prispieva k skráteniu poradovníkov na operácie pre európskych pacientov. Je neprijateľné, aby každý deň zomrelo priemerne 12 ľudí čakajúcich na transplantáciu. Táto smernica uľahčí darovanie a transplantácie orgánov a ich výmenu medzi členskými štátmi EÚ, čo pomôže tisícom chorých Európanov.
Diogo Feio
Nedostatok orgánov určených na transplantáciu podporuje príšerný trh, ktorý sa týka predovšetkým rozvojových krajín, ale ktorý zasiahol aj sociálne slabých ľudí vo východnej Európe. Tiež sa obávam ťažkostí v boji proti tomuto neľudskému obchodu a hrozných následkov pre tých, ktorí sú násilne alebo inak zbavení svojich orgánov, čo spôsobuje prudké zníženie kvality života, chronické choroby a v mnohých prípadoch smrť. Prijatie spoločných predpisov umožňuje Európskej únii dosiahnuť rovnakú úroveň, pokiaľ ide o požiadavky a zodpovednosť, čo je v ostrom kontraste s pochmúrnou situáciou, ktorú som práve opísal.
Pacienti a darcovia budú mať podmienky, dohľad a ochranu, ktoré im nemôžu poskytnúť tí, ktorí sú zapojení v sieťach s nezákonným obchodovaním, a členské štáty budú môcť účinne spolupracovať. Súhlasím so spravodajcom, že darcovstvo musí byť altruistické, dobrovoľné a bezplatné a že darcovi musí byť poskytnutá iba náhrada za výdavky a nepohodlie, ktoré vznikli v súvislosti s darovaním orgánu. Som presvedčený, že môj kolega pán Mikolášik navrhol niektoré vhodné zmeny, ktoré vylepšujú základný text. Tieto zmeny sú určite dôsledkom jeho medicínskeho vzdelania a toho, že sa tejto téme venoval od minulého zasadnutia parlamentu.
José Manuel Fernandes
Veľmi vítam tento návrh a jeho tri hlavné ciele: zaručenie kvality a bezpečnosti pre pacientov na úrovni Únie, zabezpečenie ochrany darcov a uľahčenie spolupráce medzi členskými štátmi. Všeobecne je v EÚ široký spoločenský konsenzus, pokiaľ ide o darcovstvo orgánov na transplantáciu. Avšak z dôvodu rozdielov týkajúcich sa kultúry, tradícií a tiež systému organizácie existujú v rámci členských štátov rôzne prístupy k tejto problematike. Chcel by som zdôrazniť, že hoci smernica má za cieľ podporu alebo snahu o dosiahnutie harmonizácie opatrení týkajúcich sa kvality a bezpečnosti, nemala by predstavovať ďalšiu administratívnu záťaž pre členské štáty. Mala by skôr mať dostatočnú mieru flexibility, aby neohrozila osvedčené postupy, ktoré už fungujú. Návrh smernice zavádza spoločné, záväzné normy kvality a bezpečnosti pre orgány ľudského pôvodu určené na transplantáciu s cieľom zaručiť vysokú úroveň ochrany zdravia v celej EÚ. Súhlasím s názorom Komisie, že programy transplantácie orgánov musia byť zásadne v súlade s princípom dobrovoľného a bezplatného darcovstva. Darcovstvo orgánov musí byť vždy bezplatné a chránené pred akoukoľvek možnou komercializáciou.
João Ferreira
Transplantácie orgánov sú významným spôsobom rehabilitácie pre pacientov trpiacich rozličnými chorobami, ktoré spôsobujú problémy niektorých orgánov so smrteľnými dôsledkami. Počet transplantácií sa v Európskej únii zvýšil, čo zachránilo a predĺžilo životy mnohým ľuďom. Stále sú však dlhé poradovníky pacientov čakajúcich na transplantáciu. Naše hlasovanie za správu vyjadruje náš súhlas s vylepšeniami, ktoré sa správa snaží zaviesť do súčasnej situácie. Tieto vylepšenia sa okrem ovplyvňovania kvality a bezpečnosti a zavedenia postupov potrebných pri odbere a prevoze týkajú aj ochrany darcov a príjemcov, pričom sa náležite berú do úvahy etické zásady a zásada bezplatnosti. Správa sa tiež zaoberá znepokojujúcim problémom nezákonného obchodovania s ľudskými orgánmi, a to spôsobom, ktorý sa nám zdá primeraný.
Nuno Melo
Cieľ tejto smernice je dostatočne jasný: potrebujeme viac orgánov pre pacientov a lepšiu spoluprácu medzi členskými štátmi v tejto otázke a v boji proti nezákonnému obchodovaniu s orgánmi. Preto jedno zo základných ustanovení tohto právneho predpisu zabezpečuje vytvorenie nového orgánu v každom členskom štáte, ktorý bude zodpovedať za dodržiavanie noriem kvality a bezpečnosti orgánov. Tieto orgány budú zodpovedať za zabezpečenie kvality a bezpečnosti orgánov v rámci celého reťazca počnúc darcovstvom až po transplantáciu, ako aj za hodnotenie kvality a bezpečnosti počas rekonvalescencie a následných kontrol jednotlivých pacientov. Nová smernica tiež požaduje, aby odborní zdravotní pracovníci, ktorí sa podieľajú na všetkých štádiách reťazca od darcovstva po transplantáciu alebo odber orgánov, mali primeranú kvalifikáciu. Pre týchto odborných pracovníkov by preto mali byť vytvorené programy odbornej prípravy. Zo všetkých týchto dôvodov sme hlasovali za tento návrh. Z tohto dôvodu som hlasoval tak, ako som hlasoval.
Andreas Mölzer
Transplantácie orgánov môžu zachraňovať životy, ale iba vtedy, ak sa transplantuje zdravý orgán od vhodného darcu. V minulosti sa, žiaľ, opakovane vyskytli omyly, a preto je ešte dôležitejšie, aby sme v tejto oblasti zaviedli normy kvality a bezpečnosti. Za zmienku stojí tiež skutočnosť, že moslimovia sú často ochotní akceptovať darované orgány, ale vo všeobecnosti nie sú ochotní orgány darovať z náboženských dôvodov. Dúfam, že táto správa prispeje k zlepšeniu noriem kvality a bezpečnosti, a preto som za ňu hlasoval.
Alfredo Pallone
Chcel by som vysvetliť moje hlasovanie za správu pána Mikolášika. Vzrastajúca potreba dostupných orgánov na transplantáciu v kontexte cezhraničnej výmeny a značných rozdielov medzi systémami transplantácie prijatými v jednotlivých členských štátoch si vyžaduje posilnenie spolupráce a spoločných právnych predpisov týkajúcich sa kvality a bezpečnosti orgánov.
Návrh smernice sa snaží dosiahnuť tieto ciele tým, že sa zameriava na zvýšenie počtu transplantácií a zlepšenie noriem kvality v procesoch darcovstva, odberu, kontrol, konzervácie, prevozu a transplantácie. Navyše tým, že zdôrazňuje princíp dobrovoľného darcovstva a odsudzuje obchodovanie alebo nezákonné obchodovanie s orgánmi, má za cieľ zaručiť práva darcov a pacientov. Hoci spravodajca uznáva potrebu harmonizácie opatrení týkajúcich sa kvality a bezpečnosti, zdôrazňuje tiež, že smernica nesmie pre členské štáty vytvárať ďalšiu administratívnu záťaž a musí im ponechať dostatočnú mieru flexibility bez ohrozenia súčasných osvedčených postupov.
Maria do Céu Patrão Neves
Transplantácie orgánov sú jedným z medicínskych odborov, ktorý sa za posledné desaťročia najviac rozvíjal, pričom dosiahol pozoruhodné úspechy a bol veľmi dôležitý pri zachraňovaní ľudských životov. Paradoxom je, že práve úspechy transplantácií viedli, spolu s inými faktormi, k narastajúcemu počtu čakateľov na transplantáciu orgánov, čo malo za následok vytvorenie dlhých poradovníkov. Viedlo to tiež k ľudskej dráme v súvislosti s každodenným úmrtím približne 12 pacientov v EÚ, pretože nemohli dostať orgán, ktorý potrebujú na prežitie. Jedným zo spôsobov, ako minimalizovať tento problém, je výmena medzi členskými štátmi EÚ, ktorá zabezpečí väčšiu kompatibilitu medzi darcom a príjemcom v kratšom čase a s vyššou mierou prijatia orgánov. Takáto výmena si však vyžaduje celoplošné normy kvality a bezpečnosti, tak ako ich stanovuje táto smernica Parlamentu a Rady. Správa pána Mikolášika o normách bezpečnosti a kvality orgánov určených na transplantáciu teda významne prispieva k minimalizovaniu nedostatku orgánov a k základnej ochrane zdravia príjemcu a žijúceho darcu. Preto ju s potešením vítame.
Aldo Patriciello
Transplantácie orgánov sú, bezpochyby, jedným z najpozitívnejších aspektov pokroku v oblasti zdravotníctva, ale zároveň otvárajú celý rad problémov, pokiaľ ide o práva darcov a pacientov, ktorými sa musíme zaoberať z hľadiska etického, sociálneho, právneho a hospodárskeho.
Je to otázka rozbehnutia pozitívneho procesu, ktorý bude riešiť veľkú nerovnováhu medzi potrebou orgánov a počtom dostupných orgánov bez toho, aby bola ohrozená zásada bezplatného, dobrovoľného darcovstva s cieľom predchádzať všetkým formám komercializácie a nezákonného obchodovania a aby zároveň bola zaručená kvalita a bezpečnosť orgánov určených na transplantáciu pomocou opatrení, ktoré zabezpečia ako dôvernosť, tak aj vysledovateľnosť.
Prijatie spoločných noriem kvality je jednoznačne krokom vpred, ktorý by sme mali uvítať ako súčasť rámca, do ktorého môže ďalej prispieť Svetová zdravotnícka organizácia. Pri zriaďovaní európskej databázy je však dôležité, aby sme si dali pozor a nezaviedli zbytočne nepružný rámec ani nevytvorili viac byrokracie, čo by mohlo narušiť súčasný úplne správny a účinný proces.
Raül Romeva i Rueda
písomne. - Podporil som správu nášho kolegu pána Mikolášika o normách kvality a bezpečnosti ľudských orgánov určených na transplantáciu, keďže ide o veľmi naliehavé opatrenie, ktoré zvýši priemernú dĺžku života viac ako 60 000 ľudí v Európe čakajúcich na transplantáciu. Dúfam, že to pacientom umožní ľahšie a bezpečnejšie získavanie orgánov.
Olga Sehnalová
Hlasovala som za správu, aj keď okrem potrebnej snahy o zjednotenie bezpečnostných a kvalitatívnych požiadaviek na ľudské orgány určené na transplantáciu je potrebné sa zamerať najmä na zvýšenie počtu darcov v jednotlivých členských štátoch, berúc do úvahy rozdielne národné tradície zdravotníckych systémov. Je preto potrebné túto oblasť dôsledne posudzovať z hľadiska zásady subsidiarity.
Peter Skinner
písomne. - Veľmi rád som podporil túto správu pri hlasovaní v Parlamente. Na juhovýchode Anglicka sú mnohé rodiny obeťami krutej reality nedostatku orgánov potrebných na transplantácie. Táto správa pomáha vytvoriť cezhraničnú normu EÚ, ktorá by mohla umožniť lepšie poskytovanie orgánov do a v rámci EÚ tak, aby rodiny jednotlivcov, ktorí potrebujú orgány, mohli mať väčšiu nádej, že ich zdravotný stav sa zlepší.
Konrad Szymański
Podporil som správu o normách bezpečnosti pri darcovstve orgánov, pretože správa zahŕňa zásadu nekomercializácie.
Mário David
Európsky parlament prijal harmonogram plenárnych schôdzí na rok 2011. Je poľutovaniahodné, že naďalej budeme míňať 200 miliónov EUR ročne z peňazí daňových poplatníkov na uskutočnenie 12 schôdzí za rok v Štrasburgu. Pokrytectvo dosiahlo štádium, keď nedodržiavame dokonca ani ustanovenia zmlúv, pretože ich dodržiavanie by znamenalo usporiadanie jednej schôdze za mesiac, inými slovami, aj v auguste. Legitímny nárok mesta Štrasburg by sa mohol uspokojiť tým, že by sa tu natrvalo zriadila jedna alebo dve agentúry Európskej únie. A tento "cirkus" by mal, samozrejme, skončiť! Navyše to, že Európsky parlament rokuje 48 dní v roku v meste, ktoré nemá priame letecké spojenie s takmer žiadnym hlavným mestom členských štátov, nedáva vôbec žiadny zmysel.
Okrem toho, tie, ktoré existujú, majú komerčné cestovné poriadky úplne nekompatibilné s činnosťou poslancov. Ľahko si môžeme všimnúť, že vedúci predstavitelia štátov a vlád, ktorí robia tieto rozhodnutia, využívajú súkromné lietadlá a nestrácajú desiatky alebo stovky hodín ročne cestovaním do Štrasburgu.
Andreas Mölzer
Hlasoval som proti návrhu niektorých poslancov, ktorí chceli rozdeliť schôdzu na dve časti, ale zároveň ju uskutočniť počas jedného týždňa. Okrem skutočnosti, že to nedáva veľký zmysel, ďalšie cestovanie na schôdzu a zo schôdze by spôsobilo ďalšie zbytočné výdavky a mrhanie cenným pracovným časom.
Raül Romeva i Rueda
písomne. - S nadšením som podporil pozmeňujúci a doplňujúci návrh na zredukovanie dvoch septembrových schôdzí na jednu. Som veľký zástanca myšlienky zredukovania dvoch sídiel EP na jedno v Bruseli. Preto podporujem akúkoľvek iniciatívu, ktorá by bola za zrušenie sídla v Štrasburgu.
Sophie Auconie
Otázky týkajúce sa stravovania a zdravia občanov sú mimoriadne citlivé a treba ich posudzovať starostlivo a objektívne. To je práve prípad rozpravy o povolení potravinárskych prídavných látok, ako je trombín. Trombín je produkt získavaný z plazmy alebo krvi zvierat (kráv alebo ošípaných), ktorého vlastnosti podporujúce hojenie sa využívajú v agropotravinárskom priemysle na viazanie samostatných kusov mäsa s cieľom vyrobiť jeden mäsový výrobok. Táto prídavná látka spĺňa štyri kritériá z nariadenia (ES) č. 1333/2008 umožňujúce jej povolenie, a to že používanie potravinárskych prídavných látok musí byť bezpečné (potvrdené úradom EFSA v jeho stanovisku z roku 2005), ich používanie musí byť technologicky nevyhnutné (je veľmi užitočná ako stabilizátor), ich používanie nesmie zavádzať spotrebiteľa (jej používanie je obmedzené na balené, a teda označené výrobky), musia byť pre spotrebiteľa prínosom (konečný výrobok je stabilizovaný). Okrem toho drvivá väčšina členských štátov požaduje povolenie trombínu. Keďže táto prídavná látka nepredstavuje žiadne zdravotné riziko a jej použitie pri príprave potravín je opodstatnené, nebol žiadny dôvod byť proti jej povoleniu.
Zigmantas Balčytis
Hlasoval som za toto uznesenie, ktoré sa snaží obmedziť používanie potravinárskych prídavných látok v potravinárskych výrobkoch s cieľom chrániť zdravie spotrebiteľov. V súčasnosti platné právne predpisy v Európskej únii stanovujú, že potravinárske prídavné látky sa môžu používať, ak sú prínosom pre spotrebiteľov. Keďže prínos trombínu ("lepidla mäsa") pre spotrebiteľov nebol preukázaný a postup spájania mnohých oddelených kúskov mäsa značne zvyšuje riziko nákazy baktériami, nepodporil som tento návrh umožňujúci používanie tejto potravinárskej prídavnej látky vo výrobkoch z hovädzieho a bravčového mäsa. Okrem toho sa musíme zo všetkých síl snažiť zabrániť tomu, aby sa výrobky spracované s použitím "lepidla mäsa" dostali do verejných stravovacích zariadení.
Jean-Luc Bennahmias
Hlasoval som za uznesenie, ktoré požaduje, aby sa trombín v mäse nepoužíval. Trombín sa používa ako "lepidlo" v rekonštituovanom mäse. Predstavuje zdravotné riziko, pretože postup viazania rôznych zvyškov mäsa značne zvyšuje celkovú plochu povrchu potraviny, ktorá mohla byť kontaminovaná baktériami. Okrem toho by rekonštituované mäso mohlo zavádzať spotrebiteľov, ktorí chcú kúpiť mäso.
Nikolaos Chountis
Hlasoval som za uznesenie Parlamentu, pretože nepovoľuje používanie potravín obsahujúcich prídavné látky a enzýmy, ako napríklad trombín, ktoré sú nebezpečné a ohrozujú kvalitu potravín a bezpečnosť spotrebiteľov. Záruky, ktoré poskytla Komisia, sú nielen nepresvedčivé a nedostatočné, ale tiež zvyšujú moje obavy. Navyše Komisia a samotný komisár nepreukázali potrebné znalosti, ako ukázalo aj ich nedávne rozhodnutie o udelení licencie na pestovanie modifikovaných zemiakov.
João Ferreira
Návrh uznesenia vyjadruje určité výhrady, pokiaľ ide o používanie enzýmového prípravku na základe trombínu s fibrinogénom ako potravinárskej prídavnej látky v rekonštituovaných potravinách, ktoré sa nám zdajú relevantné. Návrhy Komisie sa nevenujú dostatočne týmto výhradám. Pretrvávajú pochybnosti o možnosti používania nebalených rekonštituovaných výrobkov, čím bude ohrozené poskytnutie potrebných informácií spotrebiteľom, ako aj o účinnosti zákazu používania týchto výrobkov v reštauráciách a iných verejných stravovacích zariadeniach.
Samotná Komisia uznáva, že používanie tejto potravinárskej prídavnej látky by mohlo zavádzať spotrebiteľa v súvislosti so stavom konečnej potraviny. Navrhované riešenie tohto problému s označovaním by nemohlo samo osebe stačiť na jeho vyriešenie. Pretrvávajú tiež pochybnosti o postupe viazania potravín (napríklad viazanie za studena bez pridania soli a bez akéhokoľvek následného ohrievania) a o bezpečnosti konečného výrobku. Preto si myslíme, že toto uznesenie si zaslúži našu podporu.
Françoise Grossetête
Je mi veľmi ľúto, že bolo prijaté toto uznesenie týkajúce sa zákazu bravčového a hovädzieho trombínu. Tento text nemá žiadny reálny vedecký základ. V skutočnosti táto potravinárska prídavná látka, ktorá sa získava z plazmy a krvi zvierat a používa sa v balených výrobkoch na viazanie samostatných kúskov mäsa, spĺňa všetky zdravotné a bezpečnostné kritériá stanovené Európskym úradom pre bezpečnosť potravín. Vo Francúzsku je povolená a používa sa napríklad v krvavej tlačenke. Je preto dôležité, aby sme svoje rozhodnutia prijímali na základe údajov poskytnutých vedeckou komunitou, a nie médiami. Nedovoľme, aby sme skĺzli do emocionálnej rozpravy. Okrem toho požiadavky na označovanie výrobkov obsahujúcich túto prídavnú látku sa údajne sprísnili. Slovo "trombín" a výraz "rekonštituované mäso" sa údajne jasne označujú. Preto tu nikdy nešlo o zavádzanie spotrebiteľov, ktorí sú podľa všetkého lepšie informovaní.
Sylvie Guillaume
Bezpečnosť potravín a zdravie európskych občanov sú ohrozené. Táto otázka bola nastolená v Parlamente v prípade trombínu, ktorý je potravinárskou prídavnou látkou používanou na "zlepenie" kúskov mäsa, ktorého konečný vzhľad by mohol ľahko zavádzať spotrebiteľov. Agropotravinársky priemysel bol už teraz spokojný s tým, ako sa rozšírilo používanie tejto látky, a mali na to dobrý dôvod, pretože im to umožňovalo zbaviť sa odpadu z mäsa a lacno predávať kúsky nízkej kvality. Aj keď Európsky úrad pre bezpečnosť potravín dospel k názoru, že trombín je neškodný, ja som stále veľmi skeptická, pokiaľ ide o tieto výsledky. Je načase ukázať Komisii, že Európskemu parlamentu veľmi záleží na bezpečnosti potravín a zdraví občanov. Z tohto dôvodu vítam hlasovanie, ktoré odmietlo tento enzým.
Christa Klaß
písomne. - (DE) Nemôžeme dovoliť, aby bol spotrebiteľ zavádzaný potravinárskou prídavnou látkou, trombínom. Nariadenie (ES) č. 1333/2008 Európskeho parlamentu a Rady zo 16. decembra 2008 upravuje podmienky pre potravinárske prídavné látky v rámci celej EÚ a my teraz posudzujeme možnosť jeho doplnenia o nové látky. Kľúčovou otázkou je tu bezpečnosť látok. V snahe uspokojiť dopyt spotrebiteľov po potravinách, ktoré vyzerajú lákavo, vytvoril potravinársky priemysel látky, ktoré sa pridávajú iba z dôvodu zlepšenia vzhľadu. Jednou z takých látok je trombín, ktorý sa získava z jedlých častí zvierat a ktorý nie je zdraviu škodlivý. Jeho úlohou je spojiť jednotlivé kúsky mäsa do jedného mäsového výrobku.
Aj keď sám osebe nepredstavuje zdravotné riziko, vydávanie samostatných kúskov mäsa zlepených do jedného kusa za kus šunky je predsa podvádzanie spotrebiteľov. Hoci takéto výrobky teda nemôžu byť zakázané na základe zdravotného rizika, musia byť veľmi jasne a jednoznačne označené a uvádzať nielen názov výrobku, ale tiež jeho účinok a jasné pomenovanie toho, že ide o spracovaný výrobok. Nikdy by nemalo byť dovolené, aby sa kus mäsa zlepeného trombínom predával ako šunka. Namiesto toho musí byť jasne označený ako "kombinované časti mäsa s použitím trombínu". Budem hlasovať za schválenie tejto látky, iba ak zavedieme požiadavku jasného označovania.
Mairead McGuinness
písomne. - Dnes Parlament hlasoval za neudelenie povolenia na používanie trombínu ako potravinárskej prídavnej látky. Zatiaľ nevieme, aké dôsledky bude mať toto rozhodnutie, ktoré je založené na emocionálnej reakcii na rekonštituované mäso a nie na vedeckom posúdení konkrétneho enzýmu. Komisia jasne uviedla, že Európsky úrad pre bezpečnosť potravín (EFSA) oznámil, že tu nehrozí žiadne bezpečnostné riziko.
Návrh Komisie by umožnil používanie tohto produktu iba v balených, jasne označených kombinovaných mäsových výrobkoch s názvom enzýmu trombínu - produktu vyrobeného z krvi - uvedeným v zozname prísad. V súčasnosti sa trombín používa. Po dnešnom dni jeho používanie nebude dovolené. Je rozumné, keď tento Parlament začína hovoriť ľuďom, čo majú jesť, namiesto toho, aby im poskytol informácie o tom, čo jedia? V tom je rozdiel.
Nuno Melo
Návrh, podľa ktorého má byť trombín získavaný z hovädzieho dobytka alebo z ošípaných zahrnutý do zoznamu schválených potravinárskych prídavných látok v EÚ, nám nedáva žiadnu záruku, že táto látka je jednoznačným prínosom pre spotrebiteľov, a v konečnom dôsledku môže spotrebiteľov zavádzať. Okrem toho celý tento postup spájania jednotlivých kúskov mäsa značne zväčšuje povrch, ktorý môže byť infikovaný patogénnymi baktériami. Z tohto dôvodu som hlasoval tak, ako som hlasoval.
Andreas Mölzer
Keď vezmeme do úvahy najmä narastajúci počet alergií a potravinovej intolerancie a skutočnosť, že poznatky v tejto oblasti sa neustále vyvíjajú, je nesmierne dôležité, aby sme prídavné látky regulovali. Najmä vzhľadom na škandály z minulosti je veľmi dôležité, aby sme zabránili akejkoľvek možnosti zavádzania spotrebiteľov. Bolo by vhodné urobiť ďalší výskum o bezpečnosti a znášanlivosti niektorých prídavných látok, ako napríklad aspartámu, to však nebolo predmetom tohto uznesenia. Predsa som však hlasoval za toto uznesenie.
Rareş-Lucian Niculescu
Hlasoval som proti tomuto uzneseniu vzhľadom na to, že trombín je prídavnou látkou, ktorá nemôže byť považovaná za dôvod na obavy v súvislosti s bezpečnosťou potravín. Mäso obsahujúce trombín ako jednu zo zložiek by mohlo byť predávané len s uvedením označenia "kombinované časti mäsa", pričom všetky prísady by mohli byť presne uvedené na etikete v súlade s právnymi predpismi. To by umožnilo občanom rozhodnúť sa na základe informácií, čo znamená, že nikoho nemôžeme zavádzať. Používanie trombínu by mnohým občanom umožnilo nakupovať potravinové výrobky za oveľa prijateľnejšie ceny.
Franz Obermayr
Som proti používaniu trombínu na zliepanie jednotlivých kúskov mäsa, ktoré sú zvyčajne veľmi nízkej kvality. Spotrebitelia si zvyčajne neuvedomujú, o čo ide, a sú zavádzaní. Na druhej strane, tento postup nemá za následok žiadny dokázateľný prínos pre spotrebiteľov. Preto som hlasoval za túto správu, ktorej cieľom je obmedziť tieto praktiky.
Justas Vincas Paleckis
Hlasoval som za toto uznesenie, pretože súhlasím s názorom, že používanie potravinárskych prídavných látok musí byť primerané. Ich použitie je oprávnené iba vtedy, keď je pre spotrebiteľov dodatočným prínosom. Nemyslím si však, že "lepidlo mäsa" trombín spĺňa túto požiadavku. Ak by sa používanie "lepidla mäsa" príliš rozšírilo, bolo by pre spotrebiteľov ťažké rozlišovať medzi skutočným mäsom a kúskami mäsa, ktoré boli zlepené dokopy. Ako bolo spomenuté v správe, zvyšuje to riziko kontaminácie mäsa. Používanie trombínu by bolo prínosom iba pre výrobcov, ktorí by tak mohli dodávať na trh kúsky mäsa, ktoré by inak nemali žiadne využitie. Vo všetkých ostatných priemyselných odvetviach sa Európska únia snaží bojovať proti napodobeninám a falzifikátom. Nemyslím si, že by potravinársky priemysel mal byť výnimkou.
Alfredo Pallone
Ochrana spotrebiteľov je jednou z hlavných úloh Európskeho parlamentu a európski spotrebitelia často nepoznajú zloženie výrobkov, ktoré si chcú kúpiť, a obsah prídavných látok v nich.
Jasné a presné označovanie je, samozrejme, dôležité. Ako zákonodarcovia však musíme zakázať určité škodlivé výrobky. Aj keď návrh smernice vypracovaný Komisiou by nepovolil používanie trombínu ako potravinárskej prídavnej látky v mäsových výrobkoch podávaných v reštauráciách alebo iných verejných stravovacích zariadeniach, predsa len existuje jasné riziko, že mäso obsahujúce trombín by sa dostalo do mäsových výrobkov podávaných v reštauráciách alebo iných verejných stravovacích zariadeniach vzhľadom na vyššie ceny, ktoré možno účtovať za kúsky mäsa podávané ako jeden mäsový výrobok.
Podmienky označovania, ktoré obsahuje návrh smernice vypracovaný Komisiou, by nezabránili vytvoreniu nesprávneho alebo zavádzajúceho dojmu u spotrebiteľov o existencii jedného mäsového výrobku, a preto existuje riziko zavádzania spotrebiteľov, ktoré im zabráni urobiť informované rozhodnutie v súvislosti so spotrebou mäsových výrobkov obsahujúcich trombín. Z tohto dôvodu súhlasím so stanoviskom vyjadreným v uznesení.
Raül Romeva i Rueda
Veľmi ma potešilo dnešné hlasovanie zakazujúce používanie trombínu. Je to víťazstvo pre spotrebiteľov. Problémom pri používaní trombínu nie je riziko, ktoré predstavuje, hoci je tu aj otázka jeho zdravotnej neškodnosti, ale jeho zavádzajúci charakter. Bez upozornenia je nemožné voľným okom rozoznať rozdiel medzi kusom mäsa a iným kusom mäsa, ktoré bolo spojené dokopy pomocou trombínu.
To je veľmi klamlivé. Používanie trombínu znamená, že na trh bude dodávaný istý druh prefabrikovaného, umelého mäsa. Neviem si však predstaviť, v čom spočíva prínos pre spotrebiteľov. Trombín sa napriek tomu používa v niektorých členských štátoch bez toho, aby spotrebitelia boli o tom informovaní. Pokusy o podvádzanie spotrebiteľov a snaha zakrývať pravdu sa musia skončiť. To nie je spôsob, ako môžu výrobcovia obnoviť dôveru spotrebiteľov.
Daciana Octavia Sârbu
písomne. - Plne podporujem toto uznesenie a snahu zabrániť povoleniu používania trombínu alebo "lepidla mäsa". Je to pre spotrebiteľov zavádzajúce, pretože predpokladajú, že kupujú jeden kus mäsa, ale v skutočnosti kupujú veľa kúskov, ktoré boli umelo spojené. Predstavitelia tohto priemyslu argumentovali tým, že táto látka im umožňuje vyrábať lacné mäso pre ľudí, ktorí si nemôžu dovoliť kupovať drahšie výrobky, ale v skutočnosti to umožňuje výrobcom predávať menšie kúsky mäsa za vyššiu cenu, a nie za nižšiu.
A je tu aj otázka zdravotnej bezpečnosti. Veľa malých kúskov mäsa zlepených dokopy má oveľa väčší povrch ako jeden väčší kus, čo značne zväčšuje plochu, na ktorej sa môže dariť patogénnym baktériám.
Zavádzanie zákazníkov nie je v súlade s právnymi predpismi EÚ a existujú potenciálne vážne zdravotné dôsledky používania tejto látky takýmto spôsobom. Z týchto dôvodov som hlasovala za toto uznesenie.
Marc Tarabella
Vítam prijatie tohto uznesenia - veľmi tesným rozdielom (370 hlasov, keď sme potrebovali 369) -, ktoré chráni spotrebiteľov pred používaním trombínu ako "lepidla mäsa" a ako potravinárskej prídavnej látky používanej na zlepenie kúskov mäsa s cieľom vytvoriť výrobok založený na jednom kuse mäsa. Jeho používanie je jednoznačne potenciálne zavádzajúce pre spotrebiteľov, pokiaľ ide o kvalitu výrobku, ktorý kupujú. Preto bolo povinnosťou mňa a mojich kolegov poslancov dôrazne odmietnuť želanie Komisie, aby sme umožnili agropotravinárskemu priemyslu používať novú potravinársku prídavnú látku, ktorej jediným účelom je napokon vytvárať väčšie zisky bez ohľadu na ochranu práv spotrebiteľov, pričom jedným z nich je právo dostať presné informácie o potravinách, ktoré sa rozhodnú konzumovať.
Elena Oana Antonescu
V roku 2008 predstavila Európska komisia Akčný plán v oblasti darcovstva a transplantácie orgánov (2009 - 2015) s cieľom posilniť spoluprácu medzi členskými štátmi v oblasti darcovstva orgánov prostredníctvom výmeny osvedčených postupov. Opatrenia uvedené v tomto pláne dopĺňajú európsky právny rámec stanovený v návrhu Komisie na smernicu o darcovstve a transplantácii orgánov. Hoci sú v súčasnosti medzi členskými štátmi podstatné rozdiely, pokiaľ ide o postupy a výsledky, výmena informácií a osvedčených postupov pomôže krajinám zlepšiť úroveň dostupnosti orgánov tam, kde je obmedzená.
Ďalšie opatrenia stanovené v tomto pláne sa zameriavajú na zlepšenie kvality a bezpečnosti transplantácie orgánov, vytvorenie registrov na hodnotenie výsledkov po transplantácii a zriadenie systému výmeny orgánov pre zvláštne prípady, ako napríklad deti alebo dospelé osoby s osobitnými potrebami. Spolu s ostatnými kolegami poslancami som hlasovala za takýto plán, ktorý zjednoduší spoluprácu medzi členskými štátmi a bude nástrojom boja proti nezákonnému obchodovaniu s orgánmi.
Regina Bastos
Ukázalo sa, že transplantácia orgánov je nevyhnutná na liečenie určitých ochorení a umožňuje zachraňovať životy, ponúka lepšiu kvalitu života pacientom a dosahuje najlepší pomer nákladov a prínosov v porovnaní s inými metódami substitučnej liečby. V súvislosti s touto liečbou však existuje niekoľko problémov, ktoré vyvolávajú obavy, v neposlednom rade ide o riziko prenosu chorôb, obmedzenú dostupnosť orgánov a nezákonné obchodovanie s orgánmi.
V súčasnosti neexistuje v celej Európskej únii žiadna spoločná databáza údajov o orgánoch určených na darcovstvo a transplantáciu alebo o žijúcich či mŕtvych darcoch, ani celoeurópsky systém certifikácie umožňujúci preukázať, že ľudské orgány a tkanivá boli získané legálne. Hlasovala som za túto správu, pretože vítam Akčný plán v oblasti darcovstva a transplantácie orgánov (2009 - 2015), ktorý prijala Komisia v decembri 2008 a v ktorom sa stanovuje prístup spolupráce medzi členskými štátmi vo forme súboru prioritných opatrení založených na identifikácii a rozvoji spoločných cieľov a hodnotení darcovských a transplantačných činností prostredníctvom dohodnutých ukazovateľov, ktoré by mohli pomôcť stanoviť referenčné kritériá a osvedčené postupy.
Jean-Luc Bennahmias
Každý deň zomrie v Európe 12 ľudí, pretože im nebol včas transplantovaný orgán, a 60 000 ľudí v súčasnosti čaká na transplantáciu. Na úrovni 27 štátov EÚ však zatiaľ nebola zriadená žiadna sieť pre výmenu orgánov. Hoci zanedlho uzrie svetlo sveta smernica, s ostatnými poslancami som hlasoval za uznesenie, v ktorom sa stanovuje, akým smerom sa má Parlament v tejto súvislosti uberať. Existujú tri zvlášť citlivé otázky: cezhraničná výmena dostupných orgánov, informácie pre občanov a identifikácia potenciálnych darcov. V uznesení sa napríklad predkladá návrh, že občania by mali mať možnosť prihlásiť sa prostredníctvom internetu ako "dobrovoľní darcovia".
Sebastian Valentin Bodu
Transplantácia orgánu je pre tisícky ľudí každý deň poslednou možnosťou na záchranu života. Pre nedostatok darcov zomrie v Rumunsku každý deň 13 ľudí zaradených do čakacej listiny na transplantáciu.
Rumunsko čelí tragickej situácii v čase, keď na jedného darcu pripadá milión obyvateľov. Rumunský parlament sa usiloval zaviesť koncepciu predpokladaného súhlasu, verejná diskusia však tento krok pri každom pokuse parlamentu zablokovala. Opatrenia prijaté Komisiou a Európskym parlamentom slúžia len na to, aby priniesli určitý poriadok a predložili odporúčania v rámci systému, ktorý je dôležitý pre záchranu čo možno najviac životov. Financovanie lekárskeho systému je finančne náročné. Odstraňovanie orgánov a vykonávanie transplantácie sú spolu so starostlivosťou po transplantácii nákladné lekárske postupy, ale každý členský štát sa musí usilovať, aby podporoval tento druh lekárskeho postupu.
V skutočnosti je Španielsko dobrým vzorom, pretože úspešne dosiahlo najvyšší počet darcov v Európskej únii. Nie je potrebné prísť s novým nápadom, keďže už máme, priamo medzi nami, úspešný model. Za týchto okolností nám poskytujú povzbudenie opatrenia, ako napríklad presadzovanie prostredníctvom tejto smernice, spolupráca medzi členskými štátmi a výmena orgánov, ktoré dôkladne riadia normy kvality a bezpečnosti.
Nikolaos Chountis
Čísla hovoria samy za seba. Približne 60 000 pacientov je na čakacej listine na transplantáciu v členských štátoch EÚ. Každý deň zomrie 12 z nich. Dostupnosť orgánov sa v jednotlivých členských štátoch podstatne líši: od 33,8 mŕtvych darcov v Španielsku až po 1 darcu v Rumunsku na jeden milión obyvateľov. Rozdiel medzi zdrojmi orgánov a dopytom po nich využívajú zločinecké skupiny, ktoré z toho urobili výnosný obchod. Akčný plán Komisie v oblasti darcovstva a transplantácie orgánov obsahuje pridanú hodnotu, pretože navrhované posilnenie spolupráce medzi členskými štátmi zvýši dostupnosť orgánov, zlepší účinnosť a prístupnosť systémov transplantácie, zlepší kvalitu a bezpečnosť orgánov a podporí výmenu osvedčených postupov.
Hlasoval som za správu pána Perellu, pretože sa v nej navrhuje súbor prioritných opatrení, ktoré maximalizujú percento darcovstva, prinášajú koncepciu koordinátorov darcovstva transplantátov vo všetkých nemocniciach, ktoré darcovstvo umožňujú, zameriavajú sa na informovanosť verejnosti, lepšie poznatky a zručnosti na strane zdravotníckych pracovníkov a skupín podporujúcich pacientov a zavádzajú registre na zjednodušenie hodnotenia výsledkov po transplantácii.
Marielle De Sarnez
Počet prípadov darcovstva a transplantácií v Európe každý rok stúpa, čím sa umožňuje záchrana tisícov životov. Treba však odstrániť ešte veľa prekážok, pretože nie je dostatok orgánov na uspokojenie dopytu. Pre nedostatok vhodných darcov zomrie v EÚ každý deň 12 pacientov. Počet prípadov darcovstva sa v jednotlivých členských štátoch podstatne líši; v Španielsku je napríklad 34,6 darcov na milión obyvateľov, kým v Rumunsku ich je 0,5. Navyše k výmene orgánov medzi členskými štátmi dochádza iba zriedkakedy. Hlasovanie Parlamentu je prvým krokom k európskej sieti s cieľom splniť požiadavku rýchlych, pružných a bezpečných transplantácií podľa vzoru organizácií Eurotransplant (Rakúsko, krajiny Beneluxu, Chorvátsko, Nemecko, Holandsko a Slovinsko) a Scandiatransplant (Švédsko, Dánsko, Fínsko, Nórsko a Island). EÚ tiež rozšíri používanie preukazu darcu, ktorý síce podporuje 81 % európskych občanov, vlastní ich však iba 12 % z nich. Členské štáty musia zabezpečiť, aby sa za darovanie orgánov neplatilo, a musia zaručiť ich vysledovateľnosť a dôverný charakter, najmä s cieľom bojovať proti nadnárodnému obchodovaniu s orgánmi.
Diogo Feio
Nepomer medzi percentom darcov orgánov v rôznych krajinách Európy zjavne naznačuje, že systémy niektorých členských štátoch sú v porovnaní so systémami iných členských štátov efektívnejšie. Je preto potrebné tieto systémy preskúmať a prípadne ich prijať v systémoch, ktoré sa ukazujú menej úspešné. V oblasti, ktorá je úzko spätá so zdravím a životmi verejnosti, sa popri prijatí osvedčených postupov zjavne stáva nevyhnutnou optimalizácia zdrojov a hromadné využívanie európskej miery dostupnosti orgánov.
Je nezmysel, aby niekto zomrel, pretože v jeho krajine nie je k dispozícii potrebný orgán, keď môže existovať a byť dostupný inde. Zastávam názor, že každý, kto nabáda na takzvanú transplantačnú turistiku alebo ju podporuje, musí byť potrestaný, a to sa musí týkať aj sietí nezákonne obchodujúcich s orgánmi. V prípade zdravotníckych pracovníkov alebo poisťovacích spoločností musí byť trest zvlášť prísny. Rád by som zdôraznil potrebu efektívneho monitorovania ako príjemcov, tak nezištných a dobrovoľných darcov, ktorým verejnosť dlhuje svoje poďakovanie.
José Manuel Fernandes
V súčasnosti čaká v EÚ na vhodného darcu orgánu 56 000 pacientov a každý deň zomrie 12 ľudí čakajúcich na riadny transplantát. Transplantácia orgánov je jedinou možnosťou liečby pacientov s konečným štádiom zlyhania pečene, srdca a pľúc. Medzi počtom pacientov, ktorí na transplantát čakajú, a počtom tých, ktorí ho skutočne dostanú, je však podstatný nepomer. Tento nepomer vyplýva z nedostatku orgánov potrebných na transplantáciu v porovnaní s dopytom. Zaradenie viacerých pacientov na čakaciu listinu a minimálne zvýšenie počtu pacientov, ktorí dostanú transplantát, sa prejavuje v dlhšej čakacej dobe. Táto doba je drahá a môže mať negatívny vplyv na mieru prežitia pacientov a mieru úspešných transplantácií. V návrhu Komisie na vypracovanie Európskeho akčného plánu v oblasti darcovstva a transplantácie orgánov na obdobie rokov 2009 - 2015 sa stanovuje prístup spolupráce medzi členskými štátmi, ktorý je vytvorený v spojitosti so súborom prioritných opatrení a založený na stanovení a rozvoji spoločných cieľov, vytvorení konsenzuálnych, kvantitatívnych a kvalitatívnych referenčných ukazovateľov a parametrov, pravidelnom podávaní správ a určovaní osvedčených postupov.
João Ferreira
Transplantácia orgánov môže poskytnúť veľa rokov plnohodnotného a zdravého života ľuďom, ktorí by inak často potrebovali intenzívnu starostlivosť alebo by jednoducho neprežili. Počet transplantácií sa v Európskej únii zvýšil, čo zachránilo a predĺžilo životy mnohým ľuďom.
Stále sú však dlhé poradovníky pacientov čakajúcich na transplantáciu. V súčasnosti v EÚ čaká na vhodného darcu orgánu 56 000 pacientov a odhaduje sa, že každý deň zomrie pri čakaní na transplantát 12 ľudí. Počet zosnulých darcov orgánov nie je sám osebe dostačujúci a počet žijúcich darcov nenapĺňa potreby.
Okrem toho sú medzi členskými štátmi veľké rozdiely v miere darcovstva orgánov od mŕtvych darcov a v celej Európskej únii v súčasnosti neexistuje žiadna spoločná databáza údajov o orgánoch určených na darcovstvo a transplantáciu alebo o žijúcich či mŕtvych darcoch, ani celoeurópsky systém certifikácie umožňujúci preukázať, že ľudské orgány a tkanivá boli získané legálne. Práve v tejto súvislosti sa v správe, o ktorej diskutujeme, navrhujú kroky, ktoré považujeme za dôležité na posilnenie spolupráce medzi členskými štátmi v tejto oblasti, z ktorej môžu mať úžitok všetky z nich.
Nick Griffin
písomne. - Stály nedostatok orgánov na transplantáciu obmedzuje úžasné úsilie zdravotníckych pracovníkov pomáhať pacientom. Je tiež smutné, že nie je dostatok darcov a táto skutočnosť je hybnou silou pre niektoré ohavné trestné činy. Snažiť sa však riešiť tieto problémy vytvorením celoeurópskej databázy je chybou. Je naivné vkladať nádeje do spoločnej databázy celej EÚ so všetkými rôznymi jazykmi a informačnými systémami, keď sa pri nepodarenom pokuse vytvoriť databázu zdravotníckych služieb len pre samotné Spojené kráľovstvo premrhali milióny libier.
Zdravotnícke služby v celej Európe nie sú schopné ani poskytovať finančné prostriedky na základné veci a čelia drastickému znižovaniu prostriedkov, keďže radoví občania platia za zlyhanie globalizácie. V takejto situácii možno na podporu darcovstva orgánov urobiť omnoho viac investovaním do vzdelávacích programov na vnútroštátnych úrovniach ako prevádzaním finančných prostriedkov, aby sa zaplatilo dobre mienené zasahovanie byrokracie. Okrem toho je životaschopnosť orgánov časovo veľmi obmedzená. Celoeurópska spoločná sieť by teda bola užitočná iba pre veľmi malý počet pacientov. Návrhy na zriadenie takejto databázy sú ďalšou krásne znejúcou výhovorkou, ako ďalej postupovať v rámci programu, ktorý nemá vôbec nič spoločné s blahobytom pacientov a týka sa výlučne federalistickej dogmy.
Sylvie Guillaume
Každý rok zomrie v Európe niekoľko tisíc ľudí, pretože sa nepodarilo transplantovať im včas orgán. Čoraz naliehavejším problémom sa preto stávala potreba zrealizovať opatrenia v rámci celej EÚ na zjednodušenie výmeny ľudských orgánov určených na transplantáciu vo vnútri Spoločenstva prostredníctvom zlepšenia noriem kvality a bezpečnosti v tejto oblasti. Z tohto dôvodu som hlasovala za túto smernicu, ktorej cieľom je chrániť žijúcich darcov a jednotlivcov, ktorým ich darcovstvo prinesie osoh, a ktorá háji základné etické zásady ako anonymita, dobrovoľníctvo a neodcudziteľný charakter ľudského tela, ktoré sa nesmie stať zdrojom zisku. Myšlienka vytvorenia siete príslušných orgánov v členských štátoch sa mi tiež zdá zvlášť pozitívna, ako aj myšlienka registrácie online v rámci vnútroštátnych alebo európskych registrov. Samozrejme, musia sa prijať všetky možné preventívne kroky s cieľom zabezpečiť náležité fungovanie týchto opatrení.
Véronique Mathieu
Hlasovala som za správu o akčnom pláne v oblasti darcovstva a transplantácie orgánov na roky 2009 - 2015. Technický pokrok dosiahnutý v oblasti transplantácie orgánov je obrovským zdrojom nádeje pre všetkých jednotlivcov, pre ktorých zostáva transplantácia jedinou možnou liečbou. Súčasným hlavným problémom je nedostatok darcov orgánov, čo je zrejmé z dlhých poradovníkov na transplantáciu. Na vyriešenie tohto problému je nevyhnutné prijať opatrenia s cieľom identifikovať možných darcov a je možné dosiahnuť značný pokrok, aby sa zvýšil počet darovaných orgánov v Európe. Ako spravodajca zdôrazňuje, vymenovanie kľúčovej osoby v procese darcovstva v nemocniciach je pravdepodobne kľúčovým faktorom na zlepšenie opatrení v tejto oblasti.
Zvýšenou spoluprácou medzi členskými štátmi sa zabezpečí lepšia výmena informácií a osvedčených postupov zameraných na zvýšenie počtu darcov. Napríklad poskytnutie možnosti občanom, aby pridali svoje mená do registra darcov, keď budú podávať žiadosť o cestovný pas alebo vodičský preukaz, je jednou z iniciatív, ktorú by mali členské štáty zvážiť a ktorú ja a väčšina mojich kolegov poslancov považujeme za pozitívnu.
Nuno Melo
Schválili sme túto novú smernicu z rôznych dôvodov, ale najmä preto, lebo veríme, že to je plán, ktorý bude kľúčový pre záchranu mnohých životov v rámci EÚ. Dvanásť pacientov zomrie každý deň a 60 000 ich čaká v EÚ na vhodného darcu na transplantáciu orgánu. Počas posledných dvoch desaťročí sa počet transplantácií neustále zvyšuje a je jedinou dostupnou liečbou pre prípady konečného štádia poškodenia orgánov, ako sú pečeň, pľúca a srdce. Miera úmrtnosti medzi ľuďmi čakajúcimi na transplantáciu srdca, pečene alebo pľúc sa pohybuje medzi 15 % a 30 %, takže pacienti, ktorí potrebujú transplantáciu, nebudú musieť na operáciu tak dlho čakať, a to vďaka tejto novej smernici. Preto som hlasoval tak, ako som hlasoval.
Alfredo Pallone
Tri kľúčové ciele v oblasti darcovstva a transplantácie orgánov zaisťujú kvalitu a bezpečnosť pre pacientov na úrovni EÚ, zabezpečujú ochranu darcov a uľahčujú spoluprácu medzi členskými štátmi.
Európsky prístup k tejto problematike je dôležitý, pokiaľ ide, okrem iného, o mobilitu pacientov v rámci Európskej únie. Všeobecne je v Európskej únii široký spoločenský konsenzus, pokiaľ ide o darcovstvo orgánov na účel transplantácie. Avšak pre odlišnosti z hľadiska kultúry, tradícií alebo organizačného systému existujú medzi členskými štátmi rozdiely v prístupe k tejto otázke.
Niektoré krajiny majú vysokú mieru darcovstva, kým v ostatných je ešte stále potrebné kultúru darcovstva rozvíjať. Výmena osvedčených postupov, vzorov a odborných poznatkov v rámci celej Európskej únie by sa mohla ukázať ako veľmi užitočná pri zvyšovaní miery darcovstva orgánov.
Treba podporovať spoluprácu s cieľom identifikovať úspešné prvky rôznych transplantačných systémov a presadzovať ich na Európskej úrovni, čo povedie k zlepšeniu v poskytovaní vysoko kvalitného a bezpečného darcovstva a transplantácie. Hlasoval som preto za správu.
Maria do Céu Patrão Neves
V tejto správe sa stanovuje súbor opatrení, ktoré sa zameriavajú na podporu spolupráce medzi členskými štátmi v oblasti transplantácie s cieľom prispieť k zvýšeniu transplantácií, skrátiť zoznamy čakateľov a následne znížiť počet pacientov, ktorí zomierajú pri čakaní na orgán. V akčnom pláne sa pre členské štáty zároveň stanovujú spoločné normy kvality a bezpečnosti, ktoré nielen prispejú k ochrane pacientov, ale tiež uľahčia spoluprácu medzi krajinami. Vyniká aj vytvorenie vnútroštátnych a európskych registrov postupov, ktoré sú súčasťou transplantácie (zabraňovanie diskriminácii, monitorovanie výsledkov a pod.). To povedie k lepšej a komplexnejšej informovanosti o súčasnej situácii v Európe, ako aj k zníženiu príležitostí na obchodovanie s orgánmi. Správa podporuje akčný plán a zdôrazňuje sa v nej potreba a naliehavosť prijať postupy, na ktoré sa v nej poukazuje, a zaujíma pevné stanovisko proti všetkým formám obchodovania s orgánmi, ktoré sa v súčasnosti uskutočňujú v rôznych častiach sveta. Som presvedčená, že táto správa je dôležitým doplnením práce Komisie a hodnotným príspevkom k riešeniu naliehavého problému ľudstva v súvislosti so zdravotníckou starostlivosťou poskytovanou európskej verejnosti.
Raül Romeva i Rueda
Rád by som zablahoželal pánovi Perellovi Rodriguezovi zo Skupiny progresívnej aliancie socialistov a demokratov za Európu k správe, o ktorej sme práve hlasovali. Akčný plán by mal znamenať, že u 60 000 ľudí, ktorí v súčasnosti dúfajú, že získajú orgán, sa priemerná dĺžka života značne zvýši. V tejto súvislosti je tiež dôležité vyzdvihnúť vedúcu pozíciu španielskeho zdravotníckeho systému. Tú uznali všetci spravodajcovia, všetky spravodajkyne a skupiny.
Olga Sehnalová
Hlasovala som za správu, hoci sa domnievam, že je predovšetkým nevyhnutné zamerať sa najmä na zvýšenie počtu darcov v jednotlivých členských štátoch s ohľadom na rôzne národné tradície zdravotníckych systémov. Je preto potrebné túto oblasť dôsledne posudzovať z hľadiska zásady subsidiarity.
Viktor Uspaskich
Vážené dámy, vážení páni, štatistické údaje hovoria samy za seba. Podľa tejto správy čaká v súčasnosti v EÚ na vhodného darcu orgánu 56 000 pacientov. Každý deň zomrie 12 ľudí čakajúcich na transplantát. Žiaľ, veľa ľudí proste zomiera pre veľký nedostatok darcov orgánov a nedostatočnú cezhraničnú koordináciu. Táto citlivá záležitosť sa spája s rôznymi právnymi a kultúrnymi hľadiskami. Situáciu však ďalej komplikujú rozdielne národné politiky členských štátov EÚ a podstatne odlišné miery darcovstva. Niektoré z týchto nedostatkov by bolo možné zmierniť prostredníctvom databázy a systému certifikácie EÚ, ktoré by poskytovali informácie o dostupnosti orgánov a zaručovali by ich kvalitu a zákonnosť.
Je tiež dôležité mobilizovať a informovať spoločnosť. Veľa občanov EÚ nie je zásadne proti darcovstvu, ale obávajú sa pridať svoje mená do registra. Darcovstvo preto musí byť čo najdostupnejšie - propagovanie môže byť často účinné. Ja napríklad vítam formuláre, ktoré poskytnú občanom príležitosť pridať svoje mená priamo do registra darcov orgánov, keď budú podávať žiadosť o vodičský preukaz. Nedostatok orgánov potrebných na transplantáciu je tiež silným stimulom pre obchodovanie s orgánmi a ľuďmi. EÚ by mala zaviesť lepšiu koordináciu v oblasti darcovstva a transplantácie, pretože, ako vidíme, najchudobnejšie regióny Európy sa stávajú živnou pôdou pre nezákonné obchodovanie s orgánmi.
Sophie Auconie
V Lisabonskej zmluve sa stanovuje, že EÚ musí pristúpiť k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv, a ja túto skutočnosť vítam. Na to, aby sa toto pristúpenie stalo účinným, je potrebná jednomyseľná dohoda členov Rady a súhlas Európskeho parlamentu. Čo sa mňa týka, plne podporujem toto pristúpenie, ktoré doplní európsky systém ochrany základných práv.
Jean-Luc Bennahmias
V Lisabonskej zmluve sa stanovuje, že EÚ musí pristúpiť k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd. Toto pristúpenie nie je len symbolické; umožňuje zlepšenie ochrany základných práv občanov EÚ. Bude mať tiež za následok, že rozhodnutia prijaté a opatrenia zrealizované podľa spoločnej zahraničnej a bezpečnostnej politiky budú podliehať európskemu dohovoru, hoci sú mimo jurisdikcie Súdneho dvora Európskej únie.
Vilija Blinkevičiūt
Lisabonská zmluva stanovuje právny základ pre pristúpenie EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv - najdôležitejšiemu nástroju na ochranu ľudských práv a základných slobôd v Európe, jadru Európy. Pristúpenie EÚ k dohovoru viac posilní systém EÚ na ochranu základných práv. Súhlasím s týmto návrhom, pretože ide o historickú príležitosť umožňujúcu chrániť ľudské práva a základné slobody občanov EÚ a členských štátov na rovnakom základe. Európsky súd pre ľudské práva v Štrasburgu dostane súdnu právomoc preskúmať, či sú právne predpisy inštitúcií, orgánov a agentúr EÚ vrátane rozsudkov Európskeho súdneho dvora v súlade s ustanoveniami Európskeho dohovoru o ochrane ľudských práv. Je veľmi dôležité, že ľudia budú mať novú príležitosť brániť svoje práva. Po vyčerpaní všetkých vnútroštátnych opravných prostriedkov budú mať možnosť podať žalobu na Európsky súd pre ľudské práva v súvislosti s porušením základných ľudských práv zo strany EÚ, pričom sa podporí rozvoj harmonickejšieho systému judikatúry v oblasti ľudských práv. Jednotné a úplné uplatňovanie Charty základných práv na úrovni EÚ je rovnako nevyhnutné na zabezpečenie dôveryhodnosti Únie. Keďže pristúpenie k dohovoru bude mať obrovský právny vplyv na vytvorenie harmonického systému ochrany ľudských práv, vyzývam Komisiu a členské štáty, aby zvážili možnosť pripraviť usmernenia s jasným vysvetlením všetkých dôsledkov pristúpenia, vplyv na ľudské práva a navrhnutý postup na predkladanie sťažností.
Carlos Coelho
Ľudské práva a základné slobody sú súborom hodnôt a zásad, ktoré nás označujú za ľudských, a sú základom nášho spolunažívania; sú univerzálne, nedeliteľné a vzájomne prepojené. Nadobudnutie platnosti Lisabonskej zmluvy predstavuje dôležitý krok v oblasti ľudských práv, nielen preto, že sa prostredníctvom neho stáva Charta základných práv záväznou, ale aj preto, že poskytnutím právnej subjektivity Európskej únii umožní EÚ pristúpiť k Dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP). Toto pristúpenie má najväčší význam na politickej aj právnej úrovni, pokiaľ ide o vytvorenie skutočnej oblasti ľudských práv. Čo sa týka krokov na strane Únie, na ktorú členské štáty preniesli dôležité právomoci, umožňuje to zaručiť podobnú ochranu verejnosti, akú jej poskytli členské štáty.
Európske inštitúcie sú povinné ju dodržiavať, v neposlednom rade pri procese tvorby a prijímania návrhov právnych predpisov. Na druhej strane musí zosúladenie právnych predpisov a judikatúry EÚ a EDĽP v oblasti ľudských práv prispieť k vytvoreniu uceleného systému, v ktorom budú musieť európske súdy v oblasti ľudských práv (Súdny dvor Európskej únie a Európsky súd pre ľudské práva) pracovať vo vzájomnej zhode a vzťah medzi nimi nebude založený na hierarchickom prepojení, ale na špecializácii.
Proinsias De Rossa
písomne. - Podporujem túto správu o pristúpení EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP), ako sa stanovuje v Lisabonskej zmluve. Inštitúcie Únie budú teraz spadať do rozsahu pôsobnosti tohto systému ochrany základných práv. Pristúpenie EÚ k EDĽP zlepší postavenie Únie pri vyzývaní tretích krajín, aby dodržiavali jej normy základných práv, a rozšíri pre ľudí v EÚ rovnakú úroveň ochrany proti krokom Únie, akú im poskytujú členské štáty. Napriek skutočnosti, že sa EÚ nepripojí k Rade Európy, z pristúpenia k dohovoru by malo vyplývať právo nominovať kandidátov na funkciu sudcu a umožniť Európskemu parlamentu zastúpenie v Parlamentnom zhromaždení Rady Európy v čase, keď tento orgán volí sudcov Európskeho súdu pre ľudské práva. Okrem toho by Komisia mala byť poverená rokovaním o pristúpení k protokolom dopĺňajúcim EDĽP, ktoré sa týkajú práv zahrnutých v Charte základných práv. Ďalší logický krok, ktorý je tiež v súlade s Chartou základných práv, predstavuje pristúpenie inštitúcií EÚ k Európskej sociálnej charte.
Philippe de Villiers
Ochrana základných ľudských práv musí zostať vnútroštátnou právomocou, pretože výklady sa v jednotlivých krajinách a kultúrach líšia. To platí najmä v prípade pojmov diskriminácie, sekularizmu a samotnej definície ľudského života (od počatia po jeho prirodzený koniec).
Súdny dvor Európskej únie - inštitúcia, ktorej rozhodnutia sa stávajú čoraz politickejšími - sa bude snažiť o niečo viac odstrániť národné ústavné systémy a rozrušiť základy európskej civilizácie. Okrem toho, že je pristúpenie EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd zbytočné a predstavuje mrhanie zdrojov, spôsobí tiež zmätok a povedie k neriešiteľným právnym sporom so štrasburským súdom.
Z logických dôvodov som proti tomuto novému dôsledku právnej subjektivity EÚ, ako sa stanovuje v Lisabonskej zmluve.
Edite Estrela
Hlasovala som za túto správu, lebo sa domnievam, že pristúpenie Európskej únie k Dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP) je silným posolstvom, ktoré posilní dôveryhodnosť Únie v očiach tretích krajín, ktoré pravidelne vyzýva, aby dodržiavali EDĽP.
Diogo Feio
Pristúpenie Európskej únie k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd je výsledkom procesu, ktorý sa začal v Maastrichte, v zmysle, že poskytol Európskemu spoločenstvu právnu subjektivitu, a ktorý vyvrcholil Lisabonskou zmluvou. Dôležitú fázu v tomto procese tvorilo prijatie Charty základných práv, ktorá mala na začiatku obmedzený rozsah pôsobnosti a neskôr sa jej pôsobnosť rozšírila začlenením do zmluvy.
Európska únia sa v súčasnosti dôslednejšie zúčastňuje na dianí v oblasti ľudských práv na celom kontinente. Tento vývoj vítam. Dúfam, že budeme môcť nájsť riešenia pre rôzne právne, odborné a ústavné otázky, ktoré sa práve objavujú, a že sa tieto riešenia budú zakladať na zásade subsidiarity, na dobrovoľnej spolupráci medzi členskými štátmi a na rešpektovaní ich suverenity a vnútroštátnych právnych systémov, ako aj na princípe právneho štátu.
José Manuel Fernandes
Vítam prijatie tejto správy, ktorá prispieva k zaviazaniu sa EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP). Tento záväzok je krokom vpred v procese európskej integrácie a ďalším krokom smerom k politickej jednote. Keďže systém ochrany základných práv EÚ upevnilo a posilnilo začlenenie Charty základných práv do primárneho práva Únie, dodržiavanie EDĽP Európskou úniou bude predstavovať silné posolstvo, pokiaľ ide o súdržnosť medzi EÚ a členskými krajinami Rady Európy a jej celoeurópskym režimom vo veciach týkajúcich sa ľudských práv. Toto dodržiavanie ešte zvýši dôveryhodnosť EÚ v očiach tretích krajín, ktoré Únia pravidelne naliehavo žiada, aby rešpektovali EDĽP ako súčasť ich dvojstranných vzťahov. So zreteľom na kroky EÚ zaručuje toto dodržiavanie verejnosti tiež podobnú ochranu, akú jej poskytli členské štáty.
Sylvie Guillaume
Hlasovala som za túto správu s cieľom dať zelenú rokovaniam o pristúpení EÚ ako právneho subjektu k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd. Toto pristúpenie vlastne poskytne občanom nové opravné prostriedky: v prípade porušenia ich základných práv inštitúciou EÚ alebo členského štátu na základe prijatých krokov či nečinnosti zo strany inštitúcie budú mať teraz možnosť postúpiť prípad Európskemu súdu pre ľudské práva. Musíme tiež trvať na tom, aby EÚ pristúpila k dodatkovým protokolom Európskeho dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd a k revidovanej Európskej sociálnej charte, pretože EÚ musí dosiahnuť pokrok aj v týchto oblastiach.
Petru Constantin Luhan
Po nadobudnutí platnosti Lisabonskej zmluvy je podľa Charty základných práv Európskej únie Európska únia povinná pristúpiť k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd. Podporujem toto opatrenie, pretože zvýši dôveryhodnosť EÚ v očiach občanov zaručením dodržiavania práv. Pristúpenie k dohovoru poskytne občanom ochranu proti krokom EÚ a jej inštitúcií, podobnú ochrane, aká sa im v súčasnosti poskytuje proti krokom členských štátov. Zároveň dosiahneme užšiu spoluprácu medzi Súdnym dvorom Európskej únie, Európskym súdom pre ľudské práva a vnútroštátnymi súdmi.
Jean-Luc Mélenchon
Rozsudky Európskeho súdu pre ľudské práva sú s ohľadom na oddelenie cirkvi od štátu v súlade so sekulárnou tradíciou Francúzskej republiky. Svedčia o tom rozhodnutia súdu podporujúce zákaz pre učiteľky nosiť v triede závoj a stavajúce sa proti vystavovaniu krížov v školách. Súdny dvor Európskej únie však navrhuje obmedziť občianske slobody len v prípade, že to vyžadujú hodnoty zakotvené v základných textoch EÚ. Skutočnosťou je, že v tých textoch sa ani raz nespomína povinné oddelenie cirkvi od štátu alebo sekulárny charakter inštitúcií. Európska únia preto nie je schopná zaručiť slobodu svedomia Európanov.
Wojciech Michał Olejniczak
Jedným zo základov Európskej únie pri jej vzniku bolo rešpektovanie ľudských práv - hodnota, ktorá stále zostáva v strede záujmov EÚ. Svedčí o tom právo EÚ, ale aj ústavné ustanovenia každého členského štátu. Pristúpenie Európskej únie k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP) je významným krokom smerom k silnejšej ochrane základných práv jednotlivca. Prostredníctvom tohto rozhodnutia sa EÚ stáva súčasťou medzinárodného systému ochrany práv, vďaka ktorému sa posilňuje jej dôveryhodnosť v očiach tretích krajín, ako aj v očiach jej vlastných občanov. Dohovor síce nemení inštitucionálnu štruktúru EÚ, pridáva však ďalší súd, Európsky súd pre ľudské práva, ktorý bude dohliadať na to, ako Únia plní svoje povinnosti v súvislosti s ustanoveniami EDĽP. Vzhľadom na skutočnosť, že v správe o inštitucionálnych aspektoch pristúpenia Európskej únie k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd sa predkladajú ustanovenia, ktoré sú v súlade s už uvedenými poznámkami, som sa rozhodol hlasovať za jej prijatie.
Alfredo Pallone
Dôležitosť pristúpenia EÚ k EDĽP sa spája s jej symbolickou aj politickou dôveryhodnosťou a so skutočnosťou, že EÚ a jej inštitúcie budú povinné ešte dôslednejšie podporovať základné práva. Nadobudnutie platnosti Lisabonskej zmluvy poskytuje právny základ pre začatie rokovaní o pristúpení EÚ k EDĽP.
Podporujem pristúpenie Európskej únie k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd. Jednou z dôležitých predbežných otázok je však dodržiavanie určitých záruk, ktoré by mala dohoda o pristúpení Európskej únie k EDĽP obsahovať, najmä čo sa týka zachovania špecifických vlastností Únie a práva EÚ. Pristúpenie sa nesmie dostať do rozporu s právomocami Únie ani s povinnosťou členských štátov nepredložiť spory, ktoré spadajú do pôsobnosti práva EÚ, externým systémom riešenia sporov. Je preto dôležité chrániť výsady Súdneho dvora, kedykoľvek je súd v Štrasburgu požiadaný, aby rozhodol o zlučiteľnosti aktu Únie týkajúceho sa základných práv predtým, ako mal možnosť rozhodnúť Súdny dvor.
Aldo Patriciello
Ďakujem pánovi spravodajcovi za vynikajúcu prácu o pristúpení Európskej únie k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP), z ktorého budú mať úžitok občania Európy, keďže nám poskytne nový súd, ktorý nie je súčasťou Európskej únie, a zabezpečí, aby Európska únia a členské štáty vždy podporovali práva európskych občanov.
V súlade so zásadami demokracie musia mať Európska únia a členské štáty vždy právo na vlastnú obhajobu. Domnievam sa preto, že je dôležité, aby mala každá krajina, ktorá pristúpi k dohovoru, sudcu, ktorý vysvetlí súvislosti každého prípadu, a považujem tiež za dôležité, aby mal Európsky parlament neformálny orgán na koordináciu výmeny informácií medzi Európskym parlamentom a Parlamentným zhromaždením Rady Európy. Okrem toho je dôležité, aby sa Parlament podieľal a formou konzultácií zúčastňoval na procese rokovaní.
Evelyn Regner
Hlasovala som za uznesenie, lebo zastávam názor, že pristúpenie Európskej únie k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP) by bolo správnym krokom vpred v rámci vytvárania právnej istoty a jednotnosti. V posledných desaťročiach prijal Európsky súd pre ľudské práva mnoho rozhodnutí, ktoré dodávajú ochrane základných práv európskych občanov konkrétnosť. Pristúpenie Európskej únie k dohovoru prispeje aj k dôveryhodnosti Únie v očiach tretích krajín.
Raül Romeva i Rueda
Mám radosť z prijatia správy, ktorú vypracoval môj kolega pán Jáuregui o pristúpení EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd. Obávam sa, že niektorí eurofóbni poslanci budú aj naďalej popierať potrebu tohto opatrenia, kým ja som presvedčený, že pristúpenie k tomuto dohovoru prináša väčšiu záruku ochrany ľudských práv aj v rámci EÚ.
Nuno Teixeira
Pristúpenie EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd sa uvádzalo už v Zmluve o Európskej únii; nadobudnutím platnosti Lisabonskej zmluvy sa stalo povinným. Pristúpenie posilní ochranu ľudských práv v Európe a prenechá právny systém Únie vonkajšej právnej kontrole. To zabezpečí súlad medzi judikatúrou Súdneho dvora Európskej únie (SDEÚ) a Európskeho súdu pre ľudské práva a zaručí ochranu európskej verejnosti pred krokmi európskych inštitúcií podľa podobných podmienok, aké už existujú v súvislosti s krokmi členských štátov.
Treba poznamenať, že pristúpenie nezaručuje EÚ členstvo v Rade Európy ani nespochybňuje autonómiu práva Únie, keďže Súdny dvor Európskej únie zostáva aj naďalej jediným orgánom, ktorý rozhoduje o otázkach týkajúcich sa platnosti a výkladu práva Únie. Chcem tiež zdôrazniť dôležitosť skutočnosti, že Únii treba umožniť predložiť mená kandidátov a zvoliť sudcu, ktorý by ju zastupoval, ako aj dôležitosť potreby náležitého informovania Parlamentu o prístupových rokovaniach a budúceho zriadenia mechanizmu na výmenu informácií medzi parlamentnými zhromaždeniami oboch inštitúcií.
Rafał Trzaskowski
Podporujem túto správu najmä preto, že rozširuje systém ochrany ľudských práv v Európskej únii a dodáva mu väčšiu dôveryhodnosť v očiach občanov. Keď nemožno podať odvolanie na vnútroštátnej úrovni alebo úrovni EÚ, keď sa predkladateľovi petície zamietne povolenie začať konanie alebo keď nemožno podať žalobu proti inštitúcii EÚ - toto sú situácie, v ktorých bude pridaná hodnota zrejmá. Pokračujme preto v boji za posilnenie systému ochrany ľudských práv v EÚ.
Viktor Uspaskich
Vážené dámy, vážení páni, ako viete, rešpektovanie ľudských práv je základnou hodnotou Európskej únie, ktorá je zakotvená v Zmluve o fungovaní Európskej únie. Niet pochýb, že ak sa všetko náležite zrealizuje, pristúpenie EÚ k Európskemu dohovoru o ochrane ľudských práv a základných slobôd (EDĽP) by mohlo byť historickou príležitosťou na posilnenie situácie v oblasti ľudských práv v EÚ a v celej Európe. Mohla by to byť naša šanca zaručiť ľudské práva a základné slobody občanom EÚ. Pristúpenie EÚ k EDĽP by poskytlo Európe jedinečnú príležitosť vystupovať ako morálny maják, byť príkladom. Táto udalosť by nielen zvýšila dôveryhodnosť EÚ, pokiaľ ide o vzťahy s nečlenskými štátmi EÚ, ale zlepšila by aj verejnú mienku o štruktúrach EÚ. To sa však stane, až keď vynaložíme spoločné sily na odstránenie dvojakého metra v našom politickom programe a právnom systéme.
Nanešťastie, ako ukazujú udalosti posledných rokov, obvinenia majú často výlučne politický podtón. Súdy v mojej krajine a zvyšku Európy sa veľmi často ľahko stanú predmetom politickej manipulácie. Ak sa to nezmení, veľmi sľubné udalosti ako pristúpenie EÚ k EDĽP bude iba mrhaním času. Preto úprimne podporujem pristúpenie k EDĽP za predpokladu, že sa skutočne budú obhajovať základné ľudské práva a slobody a, čo je najdôležitejšie, v rámci samotnej EÚ.
Geoffrey Van Orden
písomne. - Podporujem Európsky dohovor o ochrane ľudských práv, uznávam však, že súdny výklad určitých ustanovení dohovoru vytvára prekážky pre deportáciu osôb podozrivých z terorizmu. To sa musí zmeniť.
Napriek akýmkoľvek vyhláseniam o rešpektovaní stanoviska členských štátov vo vzťahu k EDĽP pristúpenie EÚ k dohovoru skomplikuje alebo naruší slobodu členských štátov odchýliť sa od aspektov EDĽP alebo ich individuálne vykladať.
Z politického hľadiska zásadne namietam proti hnacej sile pristúpenia EÚ k EDĽP, ktoré predstavuje "pokrok v procese európskej integrácie a je ďalším krokom na ceste k politickej Únii". Táto zle pochopená snaha sa v plnej miere zdôrazňuje vo vyhlásení, že pristúpenie EÚ je "pristúpením neštátneho člena k právnemu nástroju vytvorenému pre štáty". Zo všetkých týchto dôvodov som hlasoval proti uzneseniu.
Sebastian Valentin Bodu
Usporiadanie konferencie Medzinárodného trestného súdu v Ugande je dôležitým znakom prijatia tejto medzinárodnej inštitúcie na celom Africkom kontinente, najmä preto, že počiatočné vyšetrovania súdu sa po jeho ustanovení v roku 2002 začali práve tu. Nikto nemôže poprieť význam takéhoto medzinárodného súdu, ktorý vyšetruje závažné prípady porušenia ľudských práv, genocídy, zločinov proti ľudskosti a vojnových zločinov. Je preto dôležité, aby stále viac štátov uznalo právomoc Medzinárodného trestného súdu a aby signatári Rímskeho štatútu bezodkladne ratifikovali dohodu. Myšlienka zriadiť medzinárodný súd, ktorý by vyšetroval zločiny proti ľudskosti, sa objavila už v roku 1919 počas mierovej konferencie v Paríži. Trvalo 83 rokov, kým sa dosiahla medzinárodná dohoda a ustanovil Medzinárodný trestný súd. V súčasnosti musia štáty, ktoré ratifikovali Rímsky štatút Medzinárodného trestného súdu, regulovať právo súdu vyšetrovať trestné činy agresie. Okrem toho musia signatárske štáty harmonizovať svoje vnútroštátne právne predpisy s ustanoveniami Rímskeho štatútu v súlade so záväzkom, ktorý prijali.
Diogo Feio
Európska únia je pevným zástancom Medzinárodného trestného súdu (MTS) a všetky členské štáty sa podieľajú na jej pristúpení k tomuto dôležitému súdu. Dúfam, že štáty, ktoré sú zmluvnými stranami, si dokážu splniť svoje povinnosti, a že výsledkom konferencie v Kampale je MTS, ktorý dokáže lepšie čeliť problémom našej doby, ktorému sa poskytne náležitá spolupráca zo strany vnútroštátnych právnych systémov a ktorému sa poskytnú dostatočné prostriedky na účinné vykonávanie svojich právomocí; mimoriadna závažnosť zločinov, na ktoré sa jeho činnosti poväčšine zamerajú, si to vyžaduje.
José Manuel Fernandes
EÚ dôsledne podporuje Medzinárodný trestný súd (MTS), presadzuje univerzálnosť a podporuje celistvosť Rímskeho štatútu s cieľom chrániť a upevňovať nezávislosť, zákonnosť a účinnosť medzinárodného súdneho konania. Dôkazom toho je, že EÚ systematicky presadzuje začlenenie doložky tykajúcej sa MTS do mandátov na rokovania a dohôd s tretími krajinami. V priebehu desiatich rokov už EÚ poskytla v rámci európskeho nástroja pre demokraciu a ľudské práva vyše 40 miliónov EUR na projekty zamerané na podporu MTS a medzinárodnej trestnej justície. Konferencia o preskúmaní Rímskeho štatútu Medzinárodného trestného súdu v Kampale v Ugande predstavuje jedinečnú príležitosť pre štáty, ktoré sú zmluvnými stranami, neštátne zmluvné strany, občiansku spoločnosť, ako aj iné zainteresované strany, aby opäť dôrazne potvrdili svoj záväzok týkajúci sa spravodlivosti a zodpovednosti. Zmluvnými stranami MTS je 111 štátov, pričom niektoré regióny, ako napríklad Blízky východ, severná Afrika a Ázia, nie sú dostatočne zastúpené. Dúfam, že členské štáty sa zúčastnia na tejto konferencii so zastúpením na najvyššej úrovni a verejne opätovne potvrdia svoj záväzok voči Medzinárodnému trestnému súdu.
Jean-Luc Mélenchon
S uspokojením konštatujem, že v uznesení navrhovanom Parlamentom o preskúmaní Rímskeho štatútu sa požaduje oficiálne zaradenie trestného činu agresie ako vojnového zločinu a že nebude potrebný žiadny jurisdikčný filter na stanovenie toho, či bol takýto trestný čin spáchaný. Ako však možno uplatňovať tieto nové právne predpisy, keď sa od hlavných štátov, ktoré spáchali trestné činy agresie od nadobudnutia platnosti Rímskeho štatútu v roku 2002 (Spojené štáty a Izrael), nepožaduje, aby ho ratifikovali?
Ako sa môže stať účinným, ak sa od týchto štátov naliehavo nežiada, aby prestali vyvíjať nátlak na štáty, ktoré sú zmluvnými stranami Medzinárodného trestného súdu, s cieľom prinútiť ich zaručiť imunitu ich štátnym príslušníkom? Takisto je poľutovaniahodné, že Parlament, ktorý vyhlasuje, že stojí v čele boja proti zmene klímy, nenavrhuje, aby sa ekologické trestné činy zaradili ako zločiny proti ľudskosti, ako sa to navrhlo na samite v Cochabambe. Najzávažnejšie zločiny proti ľudskosti musia byť potrestané. Medzinárodný trestný súd môže byť v tejto oblasti užitočným nástrojom. Je to len otázka poskytnutia mu zdrojov. Keďže sa to však nedeje, zdržiavam sa hlasovania.
Alfredo Pallone
Cítim povinnosť vyjadriť svoj súhlas s návrhom uznesenia o konferencii o preskúmaní Rímskeho štatútu Medzinárodného trestného súdu v Kampale v Ugande.
Samotná Európa nevyhnutne potrebovala skoncovať s prejavmi rasovej neznášanlivosti, ktoré vyvrcholili krutosťami druhej svetovej vojny. Európska únia sa stále dôsledne usilovala o posilnenie spolupráce medzi členskými štátmi s cieľom dokazovať a stíhať zločiny proti ľudskosti.
Je správne, že osem rokov po nadobudnutí platnosti Rímskeho štatútu by mali štáty opätovne potvrdiť svoj pevný záväzok týkajúci sa budovania mieru, stability a právneho štátu. Štáty by sa mali najmä zaviazať realizovať politiky zamerané na spoluprácu s Medzinárodným trestným súdom a ochranu obetí násilia. V praxi v mnohých prípadoch narážajú obete na veľké ťažkosti pri získavaní informácií o súde a nepodarí sa im dosiahnuť ochranu vlastných práv.
Raül Romeva i Rueda
písomne. - Za uznesenie som hlasoval s veľkým nadšením a veľmi ma teší, že bol prijatý ústny pozmeňujúci a doplňujúci návrh, ktorý predložil môj kolega, t. j. zahrnúť "pôvodných" obyvateľov do zoznamu skupín, ktoré si vyžadujú osobitnú pozornosť.
Sabine Wils
písomne. - Vítam návrh uznesenia o konferencii o preskúmaní Rímskeho štatútu Medzinárodného trestného súdu (MTS) v Kampale v Ugande, keďže obsahuje veľmi zásadné a dôležité body a požiadavky, pokiaľ ide o ratifikáciu a uplatňovanie štatútu MTS. Hlasovala som preto za správu.
Chcem však vyjadriť svoje hlboké znepokojenie v súvislosti s určitými slovnými spojeniami, ktoré sa pozitívne vzťahujú na "Štokholmský program", "ENDĽP" a na Európsku úniu ako "globálneho hráča". Štokholmský program a ENDĽP mohli mať v tomto smere pozitívny vplyv, ale v mnohých iných oblastiach sa tieto dva programy alebo nástroje nevyužívajú demokratickým a transparentným spôsobom. Európska únia skutočne pôsobila ako celosvetový hráč, ale podľa môjho názoru ani náhodou neprijímala pozitívne kroky smerom k spravodlivému a solidárnemu usporiadaniu sveta.
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Tervetulotoivotukset
Puhemies
(ES) Ennen kuin siirrymme seuraavaan puhujaan, ilmoitan parlamentin jäsenille, että Puolan parlamentin puhemies Bronislaw Komorowski on saapunut viralliselle lehterille valtuuskunnan kanssa.
(Suosionosoituksia)
Puhemies Komorowski on vastannut puhemiehemme Hans-Gert Pötteringin kutsuun, ja he avasivat äsken yhdessä valokuvanäyttelyn, jossa muistellaan keskuudestamme poistuneen, vapauden puolesta taistelleen rakkaan ja suuresti ihaillun ystävämme ja kollegamme Bronislaw Geremekin uraa. Arvoisa puhemies Komorowski, toivotamme teidät lämpimästi tervetulleeksi tähän kotiinne, Euroopan parlamenttiin.
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Rapport om konkurrenspolitiken 2006 och 2007 (kortfattad redogörelse)
Talmannen
Nästa punkt är en kortfattad redogörelse för betänkandet av Jonathan Evans, för utskottet för ekonomi och valutafrågor, om rapporterna om konkurrenspolitiken 2006 och 2007.
Jonathan Evans
föredragande. - (EN) Herr talman! Europeiska kommissionen utarbetar sin årliga rapport om konkurrenspolitiken och det är brukligt att Europaparlamentet tar del av rapporten och tar initiativ till ett svar på denna.
I detta fall har rapporterna från 2006 och 2007 sammanförts på grund av tidsfaktorer, men - apropå en av de saker som kommissionsledamot Jacques Barrot sa lite tidigare - sammanhanget för vår behandling av dessa rapporter har förändrats ganska markant, eftersom vi faktiskt påbörjade processen med att bedöma rapporten för en tid sedan. Vid den tidpunkten fokuserade vi på konkurrenspolitikens modernisering, på den betydande mängd arbete som gjorts av den förre kommissionsledamoten Mario Monti och av den nuvarande kommissionsledamoten Neelie Kroes, och på att se till effekten av detta i termer av kommissionens förmåga att hantera missbruket av marknadsinflytande och att mer effektivt hantera fusioner och statligt stöd. På det hela taget har dessa rapporter gett en bra bild av detta och detta är mycket tydligt utifrån den reaktion som vi har fått genom parlamentets betänkande. Vi har sett en rekordaktivitet från kommissionens sida när det handlar om att hantera karteller som bedriver allvarligt konkurrensbegränsande verksamhet, vi har sett en utveckling av systemet med förmånlig behandling, vi har sett rekordstora böter som inrättats av kommissionen och vi har sett rekordstor aktivitet i fråga om fusioner och anmälningar om statligt stöd.
Detta är en moderniseringsprocess som går allt snabbare eftersom kommissionen för närvarande lägger fram förslag, i en vitbok, om att införa privata skadestånd. Detta är något som också vårt utskott och parlamentet har ställt sig bakom.
Vårt utskott har riktat uppmärksamheten mot två specifika frågor - vad vi ser som den ojämlika relationen mellan producenter och handlare, särskilt när det gäller livsmedelshandeln. Parlamentet har faktiskt lagt fram en skriftlig förklaring om detta, som har undertecknats av över hälften av ledamöterna. Vårt utskott har också uttryckt en viss oro över missbruk inom tjänstesektorn.
Jag nämner det ändrade sammanhanget eftersom vi alla naturligtvis medger att kommissionens arbete - eftersom rapporterna publicerades av kommissionen - verkligen har fått en mycket annorlunda dimension, särskilt i fråga om statligt stöd. Nästan dagligen iakttar kommissionen nu effekten av de räddningsaktioner som äger rum inom ramen för den aktuella finansiella oron. Det är mycket viktigt - och vårt betänkande anger detta - att vi i behandlingen av dessa frågor erkänner vissa av de svårigheter som finns för en effektiv, öppen marknad.
Det är mycket viktigt att kommissionen, när den ger sitt godkännande, ger detta godkännande på sätt som är förenliga med fördraget och inte skapar så omfattande marknadsinflytanden i framtiden att det i sig självt blir ett scenario för missbruk.
Storbritanniens banksektor är för tillfället ett mycket tydligt område där det, när de ekonomiska villkoren blir lite lugnare, måste ske en allmän översyn av det nya system som vi har, och om detta system verkligen är förenligt med en fri, rättvis och öppen marknad. Vi har fått försäkringar från kommissionsledamot Neelie Kroes i detta avseende men ändå har vårt utskott behandlat detta i betänkandet. I allmänhet anser vi att kommissionen ska gratuleras till sitt arbete och det är det huvudsakliga innehållet i detta betänkande, och jag förväntar mig att det kommer att godkännas i morgon av en mycket stor majoritet.
Jacques Barrot
kommissionens vice ordförande. - (FR) Herr talman! Jag vill först tacka er, herr Evans, på Neelie Kroes och hela kommissionens vägnar.
Vi välkomnar verkligen det otvetydiga stöd som parlamentet ger i sitt betänkande för en fast och långsiktig tillämpning av konkurrenspolitiken på följande verksamhetsområden: kampen mot truster och karteller, kontroll av koncentrationer och statligt stöd.
Kommissionen välkomnar särskilt den vikt som parlamentet tillmäter personalbehovet för generaldirektoratet för konkurrens när det nu står inför en växande arbetsbörda under den nuvarande ekonomiska krisen.
I samband med lågkonjunkturen förblir kommissionen fast besluten att bestämt ingripa mot kraven på protektionism. Kommissionen välkomnar parlamentets varning för att upphäva konkurrensreglerna som erbjuder viktigt stöd i denna strävan. Man får aldrig glömma att dessa konkurrensregler också finns till för att stimulera produktiviteten och bidra till att vi kan komma tillbaka i ännu bättre form efter krisen.
År 2009 måste vara ett samarbetsår. Vi räknar med stöd från alla europeiska institutioner och från våra internationella partner för att få fart på ekonomin igen och se till att marknaderna fungerar riktigt.
Tack, herr Evans. Ni kan vara förvissad om att Nellie Kroes, som redan måste ha sagt det till er, har uppmärksammat ert betänkande med stort intresse.
Talmannen
Punkten är härmed avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum i morgon.
Nästa punkt skulle vara en kortfattad redogörelse för betänkandet av Claire Gibault, för utskottet för kvinnors rättigheter och jämställdhet mellan kvinnor och män, om lika behandling av män och kvinnor och lika tillgång till scenkonsten.
Det är ett mycket intressant betänkande, tycker jag. Tyvärr har Claire Gibault meddelat att hon inte kan närvara i kväll för att lägga fram sitt betänkande. I enlighet med arbetsordningen kan jag inte ge ordet till någon annan eftersom hon inte har delegerat någon. Den kortfattade redogörelsen för hennes betänkande kommer därför inte att äga rum.
Omröstningen om betänkandet kommer emellertid att äga rum i morgon, som anges i föredragningslistan.
Skriftliga förklaringar (artikel 142)
Louis Grech
skriftlig. - (EN) Jag välkomnar kommissionens insatser på konkurrenspolitikens område, dess effektiva utmanande av karteller och de rekordböter som tilldelades lagöverträdare under 2006 och 2007. Jag stöder till fullo kommissionens slutsats att de europeiska energimarknaderna inte fungerar som de ska. I detta avseende är det mycket nedslående att Europeiska rådet inte har lyckats lösa de frågor som identifierades av kommissionen i dess sektorsanalys. Energikostnaderna utgör en andel av hushållens budgetar som växer i alarmerande takt, och i och med finanskrisens effekter kommer vi troligen att få se en betydande ökning av fattigdomen inom hela EU. Det är oacceptabelt att ineffektiviteten på energimarknaden snedvrider marknaden till nackdel för företag och konsumenter. För att ta itu med oskälig prissättning borde vi troligen överväga inrättandet av oberoende energitillsynsorgan i alla medlemsstater, som skulle ha kompetens att se till att alla prisökningar för offentliga nyttigheter, såsom energi och vatten, avlopp, flygplatsavgifter etc. måste vara motiverade.
Eoin Ryan
skriftlig. - (EN) Jag stöder bestämt uppmaningarna som gäller konsumentskydd i detta betänkande från parlamentsledamot Jonathan Evans, särskilt uppmaningen om att kommissionen ska genomföra en sektorsundersökning om nätreklam. Konsumenter missleds ofta av avsiktligt förvirrande näterbjudanden och nätreklam trots EU-lagstiftning som syftar till att förhindra detta. Kommissionen måste agera för att se till att lagstiftningen inom detta område upprätthålls och inte bara komma med tomma ord om konsumenters rättigheter.
Jag välkomnar uppmaningarna om att kommissionen ska genomföra en analys av konkurrensens effekter på ojämlika relationer mellan leverantörer och handlare. Detta är ett särskilt viktigt problem i Irland. Denna skillnad inom konkurrenspolitiken bör inte tillåtas fortsätta och konsumenter straffas ytterligare i en redan besvärlig ekonomisk situation.
Jag välkomnar också förordningen om ett allmänt gruppundantag som möjliggör för medlemsstaterna att bevilja stöd till förmån för små och medelstora företag, regionalutveckling, utbildning, sysselsättning och riskkapital. Åtgärder som stöder företagande och innovation och gynnar små och medelstora företag under dessa svåra tider bör snabbt presenteras. Små och medelstora företag är en hörnsten i ekonomin och det är vår plikt att se till att de stöds så gott som vår kollektiva förmåga tillåter.
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Handels- und Wirtschaftsbeziehungen mit dem Verband Südostasiatischer Nationen (ASEAN) (Aussprache)
Der Präsident
Als nächster Punkt folgt der Bericht von Glyn Ford im Namen des Ausschusses für internationalen Handel über Handels- und Wirtschaftsbeziehungen mit dem Verband Südostasiatischer Nationen (ASEAN).
Glyn Ford
Berichterstatter. - (EN) Herr Präsident! Eingangs möchte ich dem Herrn Kommissar und seinen Mitarbeitern, den Mitarbeitern des Ausschusses, den Mitarbeitern meiner Fraktion und meinen eigenen Mitarbeitern für die im Zusammenhang mit diesem Bericht geleistete Arbeit danken. Mein Dank gilt ferner den Schattenberichterstattern im Namen der wichtigsten Fraktionen, die im Geiste der Zusammenarbeit den Bericht zu dem gemacht haben, wie er Ihnen heute vorliegt. Ich übernehme für den Bericht die volle Verantwortung, doch all die Genannten haben ihren politischen Fußabdruck auf seinen Seiten hinterlassen.
In gewissem Sinne wünschten wir, diese Verhandlungen zwischen der EU und der ASEAN wären unnötig. Die Priorität meines Ausschusses ist ganz eindeutig: Wir wollen einen erfolgreichen Abschluss der Doha-Entwicklungsrunde, doch leider sieht es im Augenblick so aus, als würde sie im schwarzen Loch der Präsidentschaftswahlen in den USA verschwinden.
Sie wird hoffentlich die Zeit von sechs oder zwölf Monaten nach der Amtseinführung von Clinton, McCain oder Obama relativ unbeschadet überstehen, wenn die USA schließlich einen neuen handelspolitischen Sprecher haben werden, um den Dialog fortzusetzen. In der Zwischenzeit sieht es jedoch so aus, als würde es Verhandlungen mit Korea, wo mein Kollege David Martin der Berichterstatter des Parlaments war, mit der ASEAN und mit Indien zu bilateralen oder EU-Freihandelsabkommen geben.
Das Mandat des Rates für die Eröffnung von Gesprächen mit der ASEAN, dem fünftgrößten Handelspartner der EU, umfasste lediglich sieben der zehn Mitglieder der ASEAN, da es sich bei ASEAN um eine außerordentlich unterschiedliche Region handelt, die von Volkswirtschaften, deren BIP dem einiger Nationalstaaten der Europäischen Union entspricht, bis zu drei der am wenigsten entwickelten Länder reicht, von denen zwei in den Genuss der Bestimmungen der "Alles außer Waffen"Initiative kommen und eine der Paria-Staat Burma ist, von dem heute so viel gesprochen wurde.
Zweifelsohne werden beide Seiten von einem Freihandelsabkommen profitieren, indem der Waren- und Dienstleistungsverkehr intensiviert sowie Innovationen verstärkt werden und das Wirtschaftswachstum angekurbelt wird.
Wir begrüßen die Unterzeichnung der ASEAN-Charta am 20. November des vergangenen Jahres auf dem 13. ASEAN-Gipfeltreffen in Singapur und hoffen auf seine schnelle Ratifizierung. Das dürfte zur Festigung der wirtschaftlichen Integration der ASEAN-Länder beitragen, und in meinem Bericht fordern wir die Kommission auf, technische und sonstige Unterstützung zu gewähren, um diesen Prozess voranzubringen.
Bei den Verhandlungen ist für Transparenz über die öffentliche Auftragsvergabe, den Wettbewerb, Investitionstätigkeiten, die Rechte am geistigen Eigentum und die staatlichen Beihilfen zu sorgen. Wir müssen über den Abbau von nichttarifären sowie tarifären Hemmnissen vor allem in den Bereichen Banken, Versicherungen sowie Rechtsberatung und -vertretung sprechen.
Für uns ist die Vereinfachung der Ursprungsregeln wichtig. Ferner sollten wir die Harmonierung der Normen, einschließlich der für die Produktsicherheit, den Kinderschutz und den Tierschutz anstreben.
Wir müssen uns vor nachgemachten Arzneimitteln schützen, gleichzeitig achtet der Ausschuss jedoch darauf, dass die Flexibilität des TRIPS-Übereinkommens nicht aufs Spiel gesetzt wird.
Nach Ansicht des Handelsausschusses muss jedes Abkommen unbedingt ein Kapitel über nachhaltige Entwicklung enthalten, zu dem eine Nachhaltigkeitsprüfung gehört. Darüber hinaus brauchen wir parallel dazu eine Vereinbarung über politische Zusammenarbeit mit verbindlichen Sozial- und Umweltklauseln, die beide Seiten zur Ratifizierung wesentlicher IAO-Übereinkommen verpflichtet, sowie die normalen PKA-Klauseln zu Menschenrechten und Demokratie.
Es sollten Foren zu Handel und nachhaltiger Entwicklung geschaffen werden, in die Arbeitgeber, Arbeitnehmer und die Zivilgesellschaften einbezogen werden, die nicht nur einen Beitrag zu den Verhandlungen leisten können, sondern vor allem im Nachgang darauf achten, wie das Übereinkommen umgesetzt wird.
Im Bericht wird vorgeschlagen, dass für umweltfreundliche Erzeugnisse und fair gehandelte Waren frühzeitig Zugang zum EU-Markt gewährt werden sollte und die Zollsätze rascher gesenkt werden sollten. Wenn das erfolgt, würden wir selbstverständlich verlangen, dass die Kommission die Zollnomenklatur verändert, damit dies geschehen kann.
Es gibt eine Reihe von länderspezifischen Fragen. Bei Singapur bereitet uns das Bankgeheimnis Sorgen. Das trat deutlich zutage, als der Ausschuss das Land besuchte und mit Mitgliedern des Parlaments sprach. Wir begrüßen die Wiederherstellung der Demokratie in Thailand. Und dann haben wir unser Einverständnis erklärt, dass Burma an den Verhandlungen teilnehmen kann oder ihnen zumindest beiwohnen kann, obwohl unserer Meinung nach absolut sicher ist, dass keine Aussicht auf die Unterzeichnung eines Abkommens mit Burma besteht, solange das gegenwärtige Regime im Amt ist.
Wir denken an ein Rahmenabkommen, denn das würde es den einzelnen Ländern innerhalb der ASEAN gestatten, ausgehend von ihrer eigenen gegenwärtigen Lage bestimmte Sektoren in dem ihnen angemessen erscheinenden Tempo zu öffnen. Somit werden wir schließlich - und ich betone schließlich - ein gemeinsames und umfassendes Abkommen haben.
Man kann Vietnams führende Rolle in diesem Prozess zwar nur begrüßen, doch die Fortschritte beim Aufbau des institutionellen Gefüges wurden weniger schnell als erwartet oder gewollt erreicht, und das wird noch durch mangelnde Tatkraft und Willen seitens einiger ASEAN-Länder verstärkt.
Ich will es klipp und klar sagen: Die Europäische Union darf Verzögerungen durch einzelne ASEAN-Mitgliedstaaten nicht zulassen, um Fortschritte zu behindern. Wenn es keine Alternative gibt, könnten Rat, Kommission und Parlament letztendlich die Möglichkeit bilateraler anstelle von multilateralen Übereinkommen ins Auge fassen. Ich hoffe, dass die Regierungen und die Zivilgesellschaft in der ASEAN die Position des Parlaments in dieser Frage als Ermutigung betrachten, nach vorn zu gehen und das schnell zu tun.
Peter Mandelson
Mitglied der Kommission. - (EN) Herr Präsident! Ich bin Glyn Ford für seinen Bericht und die allgemeine Unterstützung sehr dankbar, die darin für die Linie der Kommission in ihren Verhandlungen zum Freihandelsabkommen mit ASEAN-Ländern zum Ausdruck kommt.
Südostasien gebührt unsere volle Aufmerksamkeit. Verständlicherweise konzentrieren wir uns in Asien immer wieder auf China, doch bei unserer Partnerschaft mit der ASEAN dürfen wir uns nicht weniger engagieren, ob es nun um Fragen der nachhaltigen Entwicklung, der Gesellschaft oder des Handels geht. Deshalb wurde die ASEAN als Partner eines unserer Freihandelsabkommen der neuen Generation für Europa im Zeitalter der Globalisierung ausgewählt.
Die Dynamik der Volkswirtschaften der ASEAN-Länder bietet Europa zweifellos eine Chance. Diese Chance ist größtenteils noch immer potenzieller Art und weniger real. EU-Unternehmen, die versuchen, mit Südostasien Handel zu treiben oder dort zu investieren, sehen sich nach wie vor tarifären und nichttarifären Hemmnissen und Märkten gegenüber, die sich gegen ausländische Anbieter von Dienstleistungen wehren, insbesondere im öffentlichen Beschaffungswesen. Das Gleiche gilt für ausländische Direktinvestitionen im Allgemeinen. Sie sind außerdem der Ansicht, dass ihre Rechte am geistigen Eigentum noch immer zu wenig geschützt sind; außerdem ist die allgemeine Transparenz einiger Märkte ziemlich gering.
All das spricht für ein Freihandelsabkommen, das eher umfassende als schnelle und allgemeine Regelungen bietet. Ich glaube nicht an Freihandelsabkommen, bei denen es sich um schnelle politische Lösungen handelt. In der Handelsstrategie "Europa im Zeitalter der Globalisierung" geht es um neue Handelschancen, neue Exportmärkte und neue Arbeitsplätze. Die Verhandlungen wurden auf der Grundlage der Anhaltspunkte aufgenommen, dass wir alle diese Dinge erreichen können, wenn wir bereit sind, Ehrgeiz zu zeigen.
Wir weisen zu Recht den Gedanken an ein Freihandelsabkommen zurück, das lediglich bestimmte Zölle umfasst. Der in diesem Bericht erhobenen Forderung nach Ehrgeiz bei den Verhandlungen muss ich deshalb unbedingt zustimmen. Wir haben uns absichtlich für einen Ansatz entschieden, bei dem die Verhandlungen auf interregionaler Grundlage geführt werden. Meines Erachtens war das die richtige Entscheidung. Ich denke, dass bilaterale Abkommen als Bausteine für das multilaterale System fungieren können, durch das die regionale Integration und das Wachstum der regionalen Märkte gefördert werden. Meines Erachtens können wir diese Verhandlungen als einen Beitrag zum Vorhaben der ASEAN-Staaten werten, eine Wirtschaftsgemeinschaft zu bilden.
Wie dieser Bericht jedoch zu Recht unterstreicht, ist die Aushandlung einer solch ehrgeizigen Agenda auf interregionaler Grundlage weder der leichteste noch der schnellste Weg. Jedes Mal, wenn ein ASEAN-Mitgliedstaat bei einer speziellen Frage keine Zusage machen kann, ist das Ergebnis der kleinste gemeinsame Nenner. Das ist den anderen gegenüber nicht fair. Des Weiteren haben wir auch Probleme mit Ressourcen, denn die Fähigkeiten der ASEAN-Staaten sind Gegenstand einer Vielzahl von Freihandelsabkommen, die sie gegenwärtig aushandeln. Daher wird der Zeitrahmen für ein umfassendes interregionales Abkommen schwerlich weniger als drei bis vier Jahre betragen, und es ist schwer für uns, einheitlich hohe ehrgeizige Ziele zu erreichen.
Gleichzeitig festigen unsere wichtigsten Wettbewerber ihre Beziehungen zu einzelnen Ländern in der Region, einer nach dem anderen. Hier sind Japan, Australien und die USA aktiv. Ich weise auf die Ziffer in dem Bericht hin, in dem die Möglichkeit erwähnt wird, den bilateralen Weg einzuschlagen, wenn sich der regionale Ansatz als zu schwierig erweist. Ich möchte zu diesem Zeitpunkt den regionalen Ansatz nicht aufgeben, aber wir sind dabei, eine gewisse Flexibilität in den regionalen Rahmen einzuführen - ein bisschen variable Geometrie, die das unterschiedliche Entwicklungsniveau der ASEAN-Staaten berücksichtigt und es uns ermöglicht, mit einzelnen Ländern schneller voranzugehen. Das wäre wirtschaftlich vernünftig und kann den Weg für andere ebnen, sich uns später anzuschließen.
Unsere Verhandlungsrichtlinien sehen tatsächlich einen Abschluss von Abkommen mit weniger als den 10 ASEAN-Mitgliedstaaten vor, da die am wenigsten entwickelten Länder innerhalb der ASEAN - Laos, Kambodscha und Burma/Myanmar - im Freihandelsabkommen keine Verpflichtungen übernehmen müssen, sondern den Verhandlungsprozess einschlagen werden. Laos und Kambodscha arbeiten gegenwärtig an Fragen des WTO-Beitritts, und sie profitieren auf jeden Fall bereits von den weit reichenden Vergünstigungen für den Zugang zum EU-Markt im Rahmen der Initiative "Alles außer Waffen". Aber sie haben meiner Meinung nach einen logischen Platz in dem langfristigen Abkommen. Zu Burma widerspiegelt der Bericht die Position der EU, dass wir mit diesem Land, obwohl es zur ASEAN gehört, keine Handelsverhandlungen an sich führen.
Ein letztes Wort noch zur nachhaltigen Entwicklung. Wir hoffen, in unsere Verhandlungen mit der ASEAN ökologische und soziale Aspekte einbeziehen zu können, und wir werden das im Geiste der Zusammenarbeit tun. Darüber hinaus haben wir einen externen Berater unter Vertrag genommen, der eine Nachhaltigkeitsprüfung durchführen wird, um die möglichen Auswirkungen des ins Auge gefassten Abkommens auf verschiedene Aspekte zu untersuchen. Dazu zählen auch ökologische und soziale Belange. Diese Studie soll den Verhandlungsprozess in den kommenden 18 Monaten begleiten. In der letzten Woche haben wir auch die Zivilgesellschaft gebeten, sich an unseren Überlegungen zu unseren drei Handelsverhandlungen mit der ASEAN zu beteiligen. Wir konnten keine wirklichen Meinungsverschiedenheiten mit uns feststellen. Indem wir diese Fragen von Anfang an in die Abkommen einbauen, können wir dafür sorgen, dass Probleme rechtzeitig angegangen werden, eventuell sogar, bevor sie auftreten.
Ich freue mich auf die Zusammenarbeit mit dem Parlament im weiteren Verlauf dieser Verhandlungen. Es steht außer Frage, dass ich den Ausschuss für internationalen Handel auf dem Laufenden halten werde. Ich bedanke mich vielmals für diesen Bericht. Er entspricht dem Niveau, das ich mittlerweile vom Ausschuss für internationalen Handel erwarte und auf den ich mich in Bezug auf sein Herangehen und die Beurteilung der komplexen handelspolitischen Fragen verlasse.
Francisco José Millán Mon
Herr Präsident! Dank des Nürnberger Aktionsplans und des ersten Gipfeltreffens EU-ASEAN, das im letzten Jahr stattfand, erfuhren die Beziehungen eine Wiederbelebung.
Beispielsweise laufen zurzeit Verhandlungen, wenn auch stockend, wie schon zu hören war, über ein Freihandelsabkommen und bilaterale Partnerschafts- und Kooperationsabkommen.
Unser Ausschuss für auswärtige Angelegenheiten unterstützt diese Intensivierung der Beziehungen, auch im Handels- und Wirtschaftsbereich.
Die ASEAN ist ein regionaler Integrationsprozess, den wir begrüßen und der immer mehr an Bedeutung gewinnt. Er vereint über 500 Millionen Menschen aus zehn Ländern, die sehr unterschiedlich sind - wie Herr Ford bemerkte - und im Allgemeinen ein großes Wachstumspotenzial besitzen.
Die Europäische Union ist der zweitgrößte Handelspartner der ASEAN. Wir müssen unsere Ausfuhren sowie die Investitionen unserer Unternehmen verstärken, und ein ideales Instrument ist da das Freihandelsabkommen. Andere Länder innerhalb und außerhalb dieses Kontinents streben nach etwas Ähnlichem, wie der Herr Kommissar erklärte.
Das Abkommen muss sehr breit gefächert sein und darf sich nicht auf reine Handelsfragen beschränken. Ferner sollte es mit Partnerschafts- und Kooperationsabkommen einhergehen, in denen die Frage der Achtung der Menschenrechte enthalten ist.
Diese bilateralen Abkommen können fraglos nur mit den ASEAN-Ländern unterzeichnet werden, die die erforderlichen politischen und wirtschaftlichen Voraussetzungen erfüllen, und natürlich trifft das nicht auf alle zu, besonders nicht auf Birma/Myanmar, gegen dessen Regierung der Rat restriktive Maßnahmen beschlossen hat, die vom Parlament unterstützt werden.
Solange sich die politischen Bedingungen dort nicht ändern, ist klar, dass es kein bilaterales Abkommen mit Birma geben kann. Ebenso wenig kann Birma zum Freihandelsabkommen gehören. Im April bekräftigte das Parlament seine Ablehnung der politischen Situation und forderte die Freilassung der politischen Gefangenen.
Beim Thema Birma muss ich diese Gelegenheit nutzen, um meine Solidarität mit den vielen Opfern des Wirbelsturms zum Ausdruck zu bringen. Ich schließe mich den Ausführungen des Parlamentspräsidenten vom frühen Nachmittag an.
Und schließlich, meine Damen und Herren, muss die Europäische Union ihre Beziehungen mit der ASEAN weiterentwickeln. Wir bieten eine stärkere politische Partnerschaft, enge Wirtschaftsbeziehungen in gegenseitigem Interesse und Zusammenarbeit in vielen Bereichen. Natürlich unterstützen wir den Schritt von 2007 beim Integrationsprozess, die ASEAN-Charta. Wir wollen, dass die Festlegungen in dieser Charta zu Menschenrechten und Demokratie Realität werden, besonders in Birma und auch in anderen Ländern in der Region. Auf dieser Grundlage werden unsere Beziehungen immer weiter gefestigt. Vielen Dank.
John Purvis
Verfasser der Stellungnahme des mitberatenden Ausschusses für Industrie, Forschung und Energie. - (EN) Herr Präsident! Alles in allem ist der Bericht von Herrn Ford zur vollsten Zufriedenheit meines Ausschusses ausgefallen. Besonders freut es uns, dass alle unsere wichtigsten Punkte aufgenommen wurden. Wir unterstreichen, dass das künftige industrielle Wachstum in der Union von der Öffnung für den Außenhandel und für ausländische Investitionen, die auf fairen Regeln beruhen, zwar abhängt, doch dass unsere Wettbewerbsfähigkeit gegenüber den ASEAN-Ländern ganz allein unsere Sache ist, indem wir nämlich unser Niveau in Sachen Bildung, Ausbildung, Forschung, Unternehmergeist und Innovation verbessern.
Wir betrachten die wissenschaftliche und technische Zusammenarbeit sowie den Schutz der Rechte am geistigen Eigentum als wesentliche Elemente eines erfolgreichen Verhältnisses. Wir erwarten vor allem eine gute Zusammenarbeit im Kampf gegen Produktfälschungen. Wir wollen eine Verbesserung der Ursprungsregeln; der Harmonierung der Normen, einschließlich der für die Produktsicherheit, den Kinderschutz und den Tierschutz; der bürokratischen Verfahren; der staatlichen Beihilfen und der nichttarifären Hemmnisse sowie die Beseitigung diskriminierender Abgaben.
Wir erwarten, dass die ökologischen Auswirkungen der Palmölgewinnung und der Abholzung von Wäldern berücksichtigt werden, und während wir die Notwendigkeit anerkennen, Mechanismen gegen Dumpingpraktiken zur Verfügung zu haben, würden wir es vorziehen, ein solches Dumping durch eine frühzeitige Intervention und Verhandlungen zu verhindern.
Wir sprechen uns für konzertierte Aktionen mit der ASEAN auf dem Energiesektor und dafür aus, dass die Kommission gemeinsame Forschungsprojekte mit Einrichtungen in dieser Region fördert.
In diesem Sinne freuen wir uns auf für alle Seiten vorteilhafte und erfolgreiche Handels- und Wirtschaftsbeziehungen mit den ASEAN-Staaten.
Peter Šťastný
im Namen der PPE-DE-Fraktion. - (EN) Herr Präsident! Eingangs möchte ich meinem Kollegen, Herrn Ford, dem Berichterstatter dieses Berichts, meinen Glückwunsch aussprechen. Das vorgeschlagene Handelsabkommen mit der ASEAN ist Bestandteil einer umfassenderen Strategie von bilateralen und interregionalen Verhandlungen mit Handelspartnern der EU.
Insgesamt betrachtet, ist die ASEAN der fünftgrößte Handelspartner der EU und kommt noch vor Japan. Im ASEAN-Raum bestehen sehr große Unterschiede und drei ASEAN-Staaten zählen zu den am wenigsten entwickelten Ländern, während andere Staaten ein höheres Pro-Kopf-Einkommen haben als viele EU-Mitgliedstaaten. Gemeinsam mit meinen Kollegen im Ausschuss für internationalen Handel befürworte ich nachdrücklich die erste Option der Kommission: mit der Region als Ganzes Verhandlungen zu führen, um die regionale wirtschaftliche Integration zwischen den ASEAN-Staaten zu festigen.
Im Bericht wird die Bedeutung interregionaler Handelsabkommen hervorgehoben, die in der Regel das multilaterale System ergänzen können - sofern sie umfassend und anspruchsvoll sind und weit über Zollsenkungen hinausgehen - und soziale und ökologische Standards einführen. Der Bericht fordert die Vertragsparteien mit Nachdruck auf, sämtliche Hemmnisse für den Handel mit Waren und Dienstleistungen schrittweise abzubauen oder zu beseitigen und gleichzeitig die unterschiedlichen wirtschaftlichen Lagen innerhalb des ASEAN-Raumes vollständig zu berücksichtigen. Ferner fordert er die Kommission nachdrücklich auf, für Transparenz und wirksame Vorschriften über die öffentliche Auftragsvergabe - die Rechte am geistigen Eigentum, die staatlichen Beihilfen und andere Subventionen - zu sorgen.
Abschließend möchte ich dem Berichterstatter für seine ausgezeichnete Zusammenarbeit danken, die in einigen Kompromissänderungsanträgen zum Ausdruck kommt, so dass der Schwerpunkt des Berichts neben Aspekten der Menschenrechte und der nachhaltigen Entwicklung auf dem Handel und mit dem Handel in Verbindung stehenden Fragen liegt. Durch die Annahme dieser und weiterer Änderungsanträge wurde der Bericht ausgewogener.
David Martin
im Namen der PSE-Fraktion. - (EN) Herr Präsident! Auch ich möchte meinen Freund und Kollegen, Glyn Ford, zu einem meiner Ansicht nach hervorragenden Bericht beglückwünschen. Ferner möchte ich der Kommission sagen, dass der Herr Kommissar meines Erachtens vor einigen Jahren völlig Recht hatte, als er Studien über die Aussichten eines Freihandelsabkommens mit der ASEAN in Auftrag gab und gemäß ihren Ergebnissen handelte. Wie bereits gesagt wurde, ist die ASEAN in wirtschaftlicher Hinsicht für uns zwar bereits eine wichtige Region, doch gehört sie zu den Regionen, wo das größte Wachstumspotenzial liegt, wenn wir tatsächlich unsere Freihandelsziele erreichen können. So wie Herr Šťastný stimme ich zu, dass es eine vollkommen richtige Strategie war, dies auf regionaler Basis zu tun, ungeachtet all der Komplikationen, die ein solches Vorgehen mit sich bringt.
Der Bericht Ford sendet ein klares und folgerichtiges Signal an die Kommission, nämlich dass das Parlament ein Kapitel über starke nachhaltige Entwicklung in allen Freihandelsabkommen der neuen Generation sehen möchte.
Der Bericht enthält viele Verweise auf Nicht-Handels-Klauseln, und ich freue mich sagen zu können, dass sie mit der Linie übereinstimmen, die ich in meinem eigenen Bericht über Korea verfolgt habe. Vor allem freut es mich, dass im Bericht verbindliche Sozial- und Umweltklauseln gefordert werden.
Nach meinem Dafürhalten ist es nicht nur wichtig, dass die ASEAN-Mitglieder die acht wichtigsten Übereinkommen der Internationalen Arbeitsorganisation ratifizieren, was bisher nur Kambodscha, Indonesien und die Philippinen getan haben, sondern dass wir dafür Sorge tragen, dass Mechanismen eingerichtet werden, die auch ihre ordnungsgemäße Umsetzung gewährleisten.
Die Rolle der Gewerkschaften und Arbeiterorganisationen sollte stärker formalisiert werden, und ich freue mich über den Vorschlag des Berichterstatters, ein Forum für Handel und nachhaltige Entwicklung zu schaffen, das die Einhaltung der Normen überwachen und über deren Nichteinhaltung berichten kann.
Was Umweltnormen betrifft, so hat der Handelsausschuss in vielen seiner jüngsten Berichte - beispielsweise im Bericht Lipietz zum Klimawandel oder in meinem eigenen Bericht zu Korea - darauf hingewiesen, dass internationaler Handel die Verbreitung von umweltfreundlichen Technologien erleichtern sollte, und ich möchte wiederholt die Tatsache hervorheben, dass Kommissar Mandelson bei vielen Gelegenheiten sein Engagement unter Beweis gestellt hat, die Zölle für umweltfreundliche Technologien zu senken, und ich hoffe daher, dass der Herr Kommissar den Vorschlag des Berichterstatters befolgt und seine Zustimmung gibt, dass dies Bestandteil der Verhandlungen mit der ASEAN wird.
Für jede Verletzung der sozialen und ökologischen Standards muss der normale Streitbeilegungsmechanismus Anwendung finden. Angesichts dessen, dass sich die Vereinigten Staaten für diese Herangehensweise bei all ihren Freihandelsabkommen aussprechen, muss auch Europa zu ähnlich strengen Durchsetzungsmaßnahmen kommen.
Lassen Sie mich abschließend darauf hinweisen, dass mir zwar bewusst ist, dass wir mit Burma kein Freihandelsabkommen unterzeichnen werden, doch ich hoffe, dass Burma nicht indirekt aus diesem Abkommen Vorteile zieht, weil jeder erweiterte Handel mit den anderen ASEAN-Ländern die Möglichkeit in sich birgt, dass Burma seinen Handel innerhalb der Gruppe ausdehnen und damit indirekt von einem europäischen Freihandelsabkommen profitieren könnte. Deshalb hoffe ich, dass wir nach Möglichkeiten suchen, dafür zu sorgen, dass Handelssanktionen gegen das gegenwärtige burmesische Regime mit Nachdruck durchgesetzt werden.
Nathalie Griesbeck
im Namen der ALDE-Fraktion. - (FR) Herr Präsident, Herr Kommissar, meine Damen und Herren! In Zeiten, in denen im Zusammenhang mit China und den uns bekannten Problemen sowie der mörderischen Katastrophe in Birma viel von Asien die Rede ist, stellt der heute Abend diskutierte Bericht in einem anderen Zusammenhang im Grunde genommen die Antwort der in unserem Parlament vertretenen EU-Bürger auf die Mitteilung der Kommission über die neue Strategie der bilateralen und interregionalen Handelsverhandlungen der EU dar. Man kann wohl als bekannt voraussetzen, dass der Verband Südostasiatischer Nationen (ASEAN) ein aus zehn Staaten mit einem höchst unterschiedlichen Entwicklungsstand sowohl in wirtschaftlicher als auch in politischer Hinsicht bestehender Verband ist, wie auch gerade unser Berichterstatter sagte. In dem Handelsabkommen, über das derzeit verhandelt wird, geht es um ein Auftragsvolumen von 57 Milliarden Euro mit einer jährlichen Zuwachsrate von 4,9 %, das heißt, ein wirklich bedeutendes Entwicklungspotenzial. Auch wenn die EU-Handelspolitik in Form eines Handelsabkommens zwischen unseren beiden regionalen Gruppen eine klare Sache zu sein scheint, so müssen wir doch gemeinsam das Wachstum und die Schaffung von Arbeitsplätzen fördern und hinsichtlich der Schwierigkeiten realistisch bleiben.
Aber während die Globalisierung der Wirtschaft eigentlich als Chance sowohl für die Wirtschaft unseres Kontinents als auch für die Anderen angesehen werden müsste, sind doch unsere Mitbürger häufig sehr besorgt. Die nachteiligen Auswirkungen, die Nebenwirkungen der Globalisierung, die denen, die damit leben müssen, als allzu zahlreich erscheinen, verdecken häufig die positiven Wirkungen, zu denen klug ausgehandelte Handelsabkommen führen sollen.
Insofern soll die Europäische Kommission mit diesem Bericht nachdrücklich darauf aufmerksam gemacht werden, dass es die Sorgen der Bürger bei den Verhandlungen mit dem ASEAN wirklich zu berücksichtigen gilt. Wir müssen also ein gewisses Gleichgewicht herstellen, das es unseren Partnern ermöglicht, einen zufrieden stellenden wirtschaftlichen, sozialen und politischen Entwicklungsstand zu erreichen, ohne Wettbewerbsverzerrungen und Dumping zu begünstigen.
Lassen Sie mich an dieser Stelle lediglich drei Punkte anführen, die ich für vordringlich halte. Was den reinen Handel betrifft, muss zunächst betont werden, dass jeder Handelsvertrag nur im Rahmen der beiderseitigen Respektierung der Regeln des internationalen Handels verwirklicht werden kann, das heißt der Einhaltung der Wettbewerbsregeln und des Rechts des geistigen und des kommerziellen Eigentums. Als ein Beispiel unter vielen sei gesagt, dass unsere Verhandlungen vor allem zu Lösungen in Bezug auf die Bekämpfung der Nachahmung von Arzneimitteln führen sollen, wobei der Zugang aller Bürger zur Gesundheitsversorgung unter strenger Einhaltung des Geistes und der Verfahren der Vereinbarung von Doha sichergestellt werden muss.
Zweitens ist im Bereich der Arbeitnehmerrechte offenkundig, dass die Abkommen natürlich nicht über den unterschiedlichen Standard in den Arbeitnehmerrechten hinwegtäuschen können. Unsere Partner müssen sich zur Einhaltung der ILO-Mindeststandards verpflichten und dabei vor allem gegen Kinderarbeit vorgehen sowie die Arbeits- und Vergütungsbedingungen verbessern.
Abschließend ein dritter Punkt: Natürlich ist es auch sehr wichtig darauf zu verweisen, und das wurde ja heute Abend in den verschiedenen Redebeiträgen bereits getan. dass jedes Handelsabkommen die erforderlichen Forderungen hinsichtlich der Wirtschaft und der nachhaltigen Entwicklung beinhalten muss. Südostasien ist ein Juwel auf unserem Planeten, dessen Flora und Fauna wir gemeinsam bewahren müssen. Es obliegt der Kommission, Garantien hinsichtlich der Bekämpfung des illegalen Holzeinschlags und des Managements der Fischereiquoten zu erlangen, wie der Herr Kommissar soeben betonte.
Leopold Józef Rutowicz
im Namen der UEN-Fraktion. - (PL) Herr Präsident! In Herrn Fords Bericht wird betont, wie wichtig die Zusammenarbeit zwischen der Europäischen Union und dem Verband Südostasiatischer Nationen im Bereich der Handels- und Wirtschaftsbeziehungen ist.
Diese Staaten sind von der Fläche und der Einwohnerzahl her vergleichbar mit der Europäischen Union. Diese Länder sind ein bedeutender Absatzmarkt für die Europäische Union und exportieren eine Reihe wichtiger Produkte auf unseren Markt. Die politischen Strukturen und das wirtschaftliche Potenzial in diesen Ländern weisen große Unterschiede auf, was am BIP pro Kopf zu sehen ist, das in Birma 211 US-Dollar beträgt und in Singapur 31 400 US-Dollar.
Das bringt gewisse Probleme für die Zusammenarbeit zwischen dem ASEAN und der EU mit sich, wie der Berichterstatter betont. Die Entwicklung des Handels mit den Staaten dieser Region erfordert eine Harmonisierung der Normen, insbesondere im Bereich der Produktsicherheit und des Schutzes der öffentlichen Gesundheit. Der wirtschaftliche und geistige Austausch mit den ASEAN-Staaten kann einen Beitrag für mehr Wohlstand und Frieden in der Region leisten.
Bastiaan Belder
im Namen der IND/DEM-Fraktion. - (NL) Der Bericht von Herrn Ford zeigt, wie schwerfällig die Verhandlungen zwischen der EU und dem ASEAN verlaufen - was angesichts des außerordentlich heterogenen Charakters dieser Region auch nicht verwunderlich ist. Das Interesse der europäischen Industrie - beispielsweise hinsichtlich des Marktzugangs - ist groß und erfordert einen schnelleren Zeitplan.
Es ist daher die Frage, ob die EU diese multilateralen Verhandlungen fortsetzen oder besser auf bilaterale Verhandlungen umsteigen sollte. Dieser Vorschlag ist bereits in gewisser Weise in Änderungsantrag 5 von Herrn Ford und Frau Mann enthalten. Ich möchte die Kommission daher auffordern, sich auf multilateraler Ebene mit aller Kraft für den erfolgreichen Abschluss der Doha-Runde einzusetzen. Die Verhandlungen können dann auf bilateraler Ebene mit den einzelnen Ländern des ASEAN fortgeführt werden, wenn sich zeigt, dass multilaterale Verhandlungen zu viel Zeit kosten werden.
Dies bedeutet natürlich nicht, dass ich mich gegen weitere regionale Integration in Südostasien ausspreche. Diese Integration ist eine sehr wichtige Sache. Ich denke dabei an die bedeutende Rolle, die ASEAN und ASEAN+3 bei einer weiteren Integration Birmas in die Region spielen können. Dieses Land, das am vergangenen Wochenende so schwer vom Zyklon Nargis getroffen wurde, benötigt dringend Hilfe aus der Region. Vor allem ASEAN+3, der auch das Nachbarland China einschließt, muss sich aktiv bemühen, die Junta dazu zu bewegen, die Türen zur Außenwelt zu öffnen, die Menschenrechte besser zu schützen und der Opposition mehr Bewegungsspielraum zu geben. Vielen Dank.
Daniel Varela Suanzes-Carpegna
(ES) Herr Präsident, Herr Kommissar, meine Damen und Herren! Als Erstes möchte ich den Berichterstatter, Herrn Ford, zu seiner guten Arbeit und dem Endergebnis seines Berichts beglückwünschen, der mit den Beiträgen des Ausschusses für internationalen Handel und der anderen Ausschüsse zu einem sehr ausgewogenen Bericht geworden ist.
Zunächst sei gesagt, dass der Bericht die große Chance hervorhebt, unsere Handels- und Wirtschaftsbeziehungen in diesem Raum eines potenziellen Wirtschafts- und Bevölkerungswachstums zu vertiefen. Bemerkenswert ist auch, dass er die gewaltigen Unterschiede zwischen den Mitgliedstaaten des ASEAN-Blocks in die Überlegungen einbezieht.
Ich möchte die Bedeutung betonen, die die Öffnung des Dienstleistungssektors für beide Seiten hat: Sie ist für die Union, aber auch für die ASEAN entscheidend, beide müssen effizientere Dienstleistungen mit höherer Qualität und besseren Preisen fordern und somit die Wettbewerbsvorteile und die Erfahrung der EU nutzen.
Was die Industrie angeht, so haben wir in unseren Änderungsanträgen, die in den Bericht eingeflossen sind, auf die doppelte Notwendigkeit hingewiesen, ein Minimum an Qualität, Hygiene und Gesundheitsanforderungen zu erfüllen. Sie werden von unserer europäischen Industrie verlangt und müssen auch von der anderen Seite gefordert werden, um unfairen Wettbewerb zu vermeiden.
Darüber hinaus gilt es, die Einhaltung der internationalen Abkommen zu sozialen, Beschäftigungs- und Umweltfragen und insbesondere den Kampf gegen die Kinderarbeit zu unterstreichen.
Wir haben die Aufmerksamkeit auf die sensible Fischverarbeitungsindustrie gelenkt, weil beide Probleme dort vorhanden sind. Deshalb verstehen wir wirklich nicht die sozialdemokratischen Änderungsanträge 11 und 12, die jene Punkte verwässern und einschränken, die schon im Ausschuss angenommen worden waren, indem sie aus den Ziffern 16 und 17 die konkrete Nennung des wirklich betroffenen Thunfischsektors, des herrschenden unlauteren Wettbewerbs und des Berichts des Europäischen Parlaments über diese Industrie, der von der Europäischen Kommission unterstützt wurde und wird, streichen.
Um den Konsens zu erhalten, der bei diesem gesamten Bericht existiert hat, fordern wir den Berichterstatter und die Sozialdemokratische Fraktion im Europäischen Parlament auf, darüber und über die Rücknahme der Änderungsanträge 11 und 12 nachzudenken, die von unserer Fraktion keine Unterstützung erhalten werden. Kurz gesagt, wenn dies geschieht, wird es uns meiner Meinung nach gelingen, die jetzigen beizubehalten, die umfassender und besser sind als jene, die sie aufnehmen wollen.
Antolín Sánchez Presedo
(ES) Herr Präsident! Vor allem möchte ich angesichts der Tragödie, die Birma nach dem Wirbelsturm durchlebt, mein Bedauern über die Opfer zum Ausdruck bringen und seine Behörden auffordern, das Land für die internationale Hilfe zu öffnen und einen glaubwürdigen Demokratisierungsprozess in Gang zu setzen, der die Isolierung des Landes beendet und seiner Bevölkerung neue Perspektiven eröffnet.
Die ASEAN ist eine Region mit großem Wirtschaftspotenzial, die eine ähnliche Einwohnerzahl wie die Europäische Union hat. Sie umfasst zehn ganz unterschiedliche Länder, doch diese Vielfalt, die zwar die Verhandlungen über ein Freihandelsabkommen kompliziert, darf uns nicht hindern, nach Instrumenten zu streben, die beiden Seiten Vorteile bringen und das multilaterale System der WTO vervollkommnen werden, auch im Hinblick auf einen zufriedenstellenden Abschluss der Doha-Entwicklungsrunde, den beide Seiten als vorrangig betrachten.
Die weniger entwickelten Länder der Region müssen in der Lage sein, ihre Präferenzen aufrechtzuerhalten, und auch die Möglichkeit haben, eines Tages in das Abkommen einbezogen zu werden.
Die Handels- und Wirtschaftsbeziehungen sind Teil einer sehr breiten Strategie zur Konsolidierung der gesamten Beziehungen zwischen den beiden Regionen.
Wir müssen helfen, weitere Fortschritte in der politischen und Sicherheitszusammenarbeit zu erreichen. Besonderer Nachdruck wird auf den Kampf gegen den Terrorismus und das Krisen- und Katastrophenmanagement gelegt. Ferner gilt es, die Zusammenarbeit in den Bereichen Energie, FuE, Umwelt, Klimawandel und nachhaltige Entwicklung sowie auf soziokulturellem Gebiet und in der Entwicklungszusammenarbeit zu fördern. Die Kooperation in Fragen der Volksgesundheit hat besonderes Gewicht, weil sie dazu beitragen soll, die Lebensmittelhygiene und -sicherheit zu garantieren, die für den Konsum und für die Entwicklung des Handels wichtig sind. In diesem Gesamtprozess spielen die Einbeziehung und Unterstützung der Zivilgesellschaft eine bedeutende Rolle.
Ich möchte den Berichterstatter, Herrn Ford, zu einem Bericht beglückwünschen, in dem betont wird, dass die Menschenrechte und die Demokratie grundlegende Werte der EU sind, und der fordert, dass sie in die Verhandlungen eingeschlossen und in die Partnerschafts- und Kooperationsabkommen aufgenommen werden, die mit den Handelsabkommen Hand in Hand gehen müssen. Da sie einen großen Schritt in den Beziehungen EU-ASEAN bedeuten, hoffen wir auf einen erfolgreichen Verlauf der Verhandlungen.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk
(PL) Herr Präsident! Herr Kommissar! Wenn ich nun das Wort ergreife, möchte ich folgende Punkte ansprechen. Erstens ist der Verband ASEAN, dem zehn Länder mit sehr unterschiedlichem Entwicklungsstand angehören - vom reichen Singapur bis zu den sehr armen Ländern Birma, Kambodscha und Laos - und in dem knapp 500 Millionen Menschen wohnen, der fünftwichtigste Handelspartner der Europäischen Union und bietet Perspektiven für eine weitere Entwicklung der Wirtschafts- und Handelsbeziehungen mit der Europäischen Union.
Zweitens bringt das Freihandelsabkommen mit den ASEAN-Staaten diesen Ländern sicherlich mehr Vorteile als der EU. Wir brauchen deswegen neben diesem Abkommen unbedingt eine Übereinkunft mit diesen Ländern, in der sie sich zur Einhaltung der Sozial- und Umweltstandards wie auch der Verbraucherschutznormen verpflichten.
Und drittens schließlich bietet nur ein solcher Ansatz die Chance, eine ehrliche Konkurrenz zwischen den Unternehmen aus den ASEAN-Ländern und aus den EU-Ländern herzustellen. Denn nur dann werden diese Firmen die gesamten Kosten für Arbeit, Umweltschutz und Verbraucherschutz in die Herstellungskosten mit einbeziehen, und damit wird gewährleistet sein, dass sich in den Preisen ihrer Produkte die gesamten Herstellungskosten niederschlagen.
Jerzy Buzek
(PL) Herr Präsident! Ich gratuliere dem Kommissar zur Leitung der Verhandlungen und Herrn Ford, dem Berichterstatter, zu seinem Bericht. Wir beschäftigen uns mit der Überwindung der Hindernisse und der Aushandlung eines guten Freihandelsabkommens mit den Ländern des ASEAN. Wir betonen die Unterschiede zwischen diesen Ländern.
Ich möchte nur auf einen Aspekt dieser Verhandlungen eingehen, der uns vor vier Jahren noch nicht bewusst war. Der Kampf gegen die Klimaerwärmung wurde für die EU zur Priorität, und die EU wiederum wurde damit weltweite Vorreiterin in dieser Sache. In unseren Verhandlungen müssen wir darauf ein viel stärkeres Gewicht legen. Hier gibt es ebenfalls Unterschiede: Von den ärmsten Ländern können wir nichts verlangen, aber mit den sich rasch entwickelnden Märkten in reichen Ländern müssen wir eine Interessengemeinschaft im Kampf gegen den Klimawandel bilden.
Zwei EU-Länder, Polen und Dänemark, sind für die Verhandlungen des Post-Kyoto-Abkommens verantwortlich. Sie finden dieses Jahr in Poznań und nächstes Jahr in Kopenhagen statt. Das wird auch in die Verantwortung der Europäischen Union fallen. Wenn es uns nicht gelingt, bis Ende 2009 eine Übereinkunft zu erzielen, werden wir letztlich gezwungen sein, unsere ehrgeizige Politik im Kampf gegen den Klimawandel zu ändern. Und das wollen wir nicht, denn wir sind schließlich nicht in der Lage, allein mit diesen globalen Veränderungen und Bedrohungen fertig zu werden. Deswegen ist es wichtig, alle Verhandlungen der Europäischen Union mit Drittländern auch dazu zu nutzen, diesen Aspekt zu betonen - ein gemeinsames Abkommen zum Kampf gegen den globalen Klimawandel.
Pierre Pribetich
(FR) Herr Präsident, Herr Kommissar, meine Damen und Herren! Als Schattenberichterstatter für die Stellungnahme des mitberatenden Ausschusses für Industrie, Forschung und Energie möchte ich den Berichterstatter Glyn Ford zunächst zu seinem ... (Text akustisch nicht verständlich) zu zwei Aspekten, die meines Erachtens besonders hervorgehoben werden müssen, beglückwünschen. Dies betrifft zunächst die Produktfälschung, vor allem die Medikamentenfälschung, die eine reale Gefahr zunächst für den reibungslosen Ablauf und das ungetrübte Klima der Handels- und Wirtschaftsbeziehungen mit den Ländern Südostasiens darstellt, aber auch und vor allem für die Verbraucher, sei es einfach im Hinblick auf Sicherheitsfragen oder im Hinblick auf die Produktqualität. Daher muss die Notwendigkeit betont und deutlich gemacht werden, allen Formen von Fälschung mit Hilfe verbindlicher, in den Verträgen verankerter Instrumente vorzubeugen. Außerdem möchte ich aus zwei weiteren Gründen darauf verweisen, wie wichtig der Kampf gegen die Fälschung von Medikamenten ist: dem Schutz der Sicherheit der Verbraucher und der Absicherung des pharmazeutischen Sektors gegenüber unlauterem Wettbewerb unter Nichteinhaltung des Umweltschutzes und der Sicherheitsregeln. Nur eine wirksame Zusammenarbeit zwischen allen beteiligten Akteuren wird den Schutz der Verbraucher weltweit und speziell in Europa gewährleisten.
Der zweite Aspekt betrifft die Ausarbeitung von Rechtsvorschriften, mit denen die Senkung des CO2-Ausstoßes der Unternehmen gefördert wird, vor allem von gegenseitigen Vereinbarungen über den Emissionshandel. Die Europäische Union muss stets der Notwendigkeit eingedenk sein, unsere Unternehmen vor Nachteilen zu bewahren, die daraus erwachsen, dass ihnen genaue und schlüssige Vorschriften zu den neuen Umweltstandards im Rahmen des Klimaplans vorgegeben werden, ohne dass im Gegenzug von anderen Ländern die Verabschiedung vergleichbarer Regeln gefordert wird.
Die formale und inhaltliche Berücksichtigung dieser beiden Punkte in unseren Beziehungen würde der Erhaltung der Wettbewerbsfähigkeit der europäischen Unternehmen bei gleichzeitigem Schutz der Verbraucher dienen, ohne natürlich den Klimaschutz zu vergessen. Kurz, es geht um die Suche nach dem optimalen Gleichgewicht in unseren Beziehungen.
Mairead McGuinness
(EN) Herr Präsident! Ich begrüße die Gelegenheit, an dieser Aussprache teilnehmen zu können, obwohl es sich nicht um mein Lieblingsthema handelt.
Ich bin jedoch ganz schnell aus meinem Büro herbeigeeilt, als ich hörte, dass etwas über Standards gesagt wird, und meiner Meinung nach ist Ziffer 10 in dieser Entschließung ganz besonders wichtig und sollte genau gelesen und vielleicht ergänzt werden. Wir sollten vielleicht noch Lebensmittelsicherheit und Rückverfolgbarkeit aufnehmen.
Ich unterstütze die Anmerkungen zu nachgemachten Arzneimitteln, denn das ist eine ernste Angelegenheit.
Ich bin gerade aus Brasilien zurückgekehrt, und in einer Fleischfabrik habe ich überall nach irgendeinem Warnschild gesucht. Es gab keines. Mit anderen Worten, den Fragen der Sicherheit am Arbeitsplatz wurde keinerlei Aufmerksamkeit geschenkt. In den Bio-Ethanolanlagen, die wir besucht haben, war ich etwas nervös, weil auch hier der Sicherheit der Arbeitnehmer keine Bedeutung geschenkt wurde.
Es geht nicht darum, andere Länder zu verunglimpfen. Ich will damit nur darauf hinweisen, dass wir in Europa hohe Standards haben und versuchen müssen, jeden unbedingt auf unser Niveau anzuheben.
Ich möchte nur noch sagen, dass Kommissar Mandelson von mir ja schon gehört hat und dass er heute in irischen Zeitungen zitiert wird. Wenn er etwas zu diesen Berichten zu sagen hat, dann würde mich das schon interessieren.
Czesław Adam Siekierski
(PL) Herr Präsident! Herr Kommissar! Sowohl die Europäische Union als auch der ASEAN verfügen über ein großes Potenzial, so dass sie Maßnahmen ergreifen können, um sich globalen Herausforderungen wie der Klimaveränderung, der Energiesicherheit oder dem Kampf gegen Terrorismus, Armut und Unterernährung von Millionen Menschen in Asien zu stellen.
Vertreter beider Organisationen sollten deswegen den Dialog intensivieren und gemeinsam nach Lösungen für diese schwierigen Probleme suchen. Sie sollten auch neue Formen der wirtschaftlichen Zusammenarbeit gestalten und auf einen verstärkten gemeinsamen, nutzbringenden Handelsaustausch hinarbeiten. Die Europäische Union sollte ihre Erfahrungen und Errungenschaften beim Prozess der regionalen Integration weitergeben. Denken wir aber daran, dass die EU über wirtschaftliche Belange hinaus auch weiterhin die Einhaltung der Menschenrechte und der Demokratie einfordern sollte.
Stavros Arnaoutakis
(EL) Herr Präsident! Handelsabkommen können dazu dienen, die Beziehungen zwischen zwei Seiten zu stabilisieren. Gleichzeitig jedoch müssen gewisse grundsätzliche Anforderungen und Werte bei den Verhandlungen um ein Freihandelsabkommen berücksichtigt werden.
Ich möchte Folgendes vorschlagen: Achtung der Menschenrechte, der wirtschaftlichen Kapazitäten der einzelnen Länder, Schutz geistiger Eigentumsrechte und geografischer Angaben, Harmonisierung von Produktsicherheitsnormen und Zusammenarbeit beim Kampf gegen Krankheiten und Epidemien sowie in Umweltangelegenheiten.
Jean-Pierre Audy
(FR) Herr Präsident, Herr Kommissar! Zunächst möchte ich mich den anerkennenden Worten meines hoch geschätzten Kollegen Glyn Ford anschließen, und ich möchte meine Redezeit nutzen, um Hartmut Nassauer als Vorsitzenden unserer Delegation für die Beziehungen zu den Ländern Südostasiens zu begrüßen.
Meine Damen und Herren, ich erinnere mich an unseren Besuch in der Republik der Philippinen. In diesem Zusammenhang mache ich mir Gedanken darüber, ob wir in den Themenbereichen, die wir behandeln, nicht die Fragen der Entwicklung vernachlässigen. Ich erinnere mich an unseren Besuch auf der Insel Mindanao, in Kidapawan, in der Provinz Cotabato, als wir etwa 500 Bauern sahen, die etwa anderthalb Hektar Land besaßen und die dank der Unterstützung durch die Europäische Union mit dem überleben konnten, was sie unter subsistenzwirtschaftlichen Bedingungen produzierten. Wir spürten ihre Begeisterung und ihre Dankbarkeit, und deshalb bin ich der Ansicht, Herr Kommissar, dass die Aspekte der Entwicklung in allen Politikbereichen der Europäischen Union berücksichtigt werden müssen.
Glyn Ford
Berichterstatter. - (EN) Herr Präsident! Ich möchte mich bei allen Mitgliedern bedanken, die an der Aussprache heute Abend teilgenommen haben. Mir ist bewusst, dass es notwendig ist, wie Herr Audy soeben angemerkt hat, dafür zu sorgen, dass Entwicklungsfragen im Hinblick auf eine Reihe von Ländern nicht vernachlässigt werden, und nicht nur die Philippinen. Als jemand, der über Indonesien besser Bescheid weiß als über die Philippinen, ist mir bewusst, dass es sich bei Indonesien in vielen Teilen außerhalb Jakartas um ein Entwicklungsland handelt und wir hier aufpassen müssen.
Ich danke Herrn Mandelson für seine Ausführungen und möchte unterstreichen, dass ich in einer Atmosphäre der Zusammenarbeit und des Konsenses soeben eine Unterredung mit Herrn Varela Suanzes-Carpegna hatte und mich einverstanden erklärt habe, Änderungsantrag 11 - wir werden uns morgen damit beschäftigen - im Austausch dafür zurückzuziehen, dass er darüber hinaus die neuen Teile meines Änderungsantrags 12 unterstützt. Damit gibt es jetzt sogar noch mehr Übereinstimmung als zu Beginn dieser Aussprache.
Der Präsident
Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen statt.
Schriftliche Erklärungen (Artikel 142)
Bogusław Rogalski
schriftlich. - (PL) In der Erwägung, dass für die Europäische Gemeinschaft, wenn sie Verhandlungen mit dem Verband Südostasiatischer Nationen über den Abschluss eines Freihandelsabkommens der zweiten Generation aufnimmt, ein in der Welthandelsorganisation verankertes multilaterales Handelssystem Priorität haben sollte, ist es von erheblicher Bedeutung, dass ASEAN ein Gebiet mit sehr großen Unterschieden umfasst: eines der Länder zählt zu den am wenigsten entwickelten, andere dagegen sind hoch entwickelt. Das ist der wesentliche Grund, weshalb diese Ungleichheiten bei der Aushandlung des Freihandelsabkommens eine so große Rolle spielen.
Beim Abschluss der Freihandelsabkommen ist eine der vorrangigen Aufgaben die Unterzeichnung eines Partnerschafts- und Kooperationsabkommens, in dem durchsetzbare Menschenrechtsklauseln enthalten sind, denn die Menschenrechte und die Demokratie gehören zu den grundlegenden Werten der EU. Die Auswirkungen des Abkommens auf die Kleinbauern in der Region sind zu berücksichtigen und es ist dafür zu sorgen, dass die Familie und die nachhaltige Landwirtschaft gestärkt werden.
Zudem sollte das Bewusstsein der Behörden vor Ort für den Kampf gegen die Klimaveränderungen durch Maßnahmen gegen die Entwaldung und durch Erneuerung der Tropenwälder geschärft werden. Der Handel mit Biokraftstoffen sollte deswegen allein auf solche Biokraftstoffe beschränkt werden, die das ökologische Gleichgewicht nicht beeinträchtigen. Es muss auch betont werden, wie wichtig die bestehende Zusammenarbeit bei der Terrorbekämpfung und beim Krisenmanagement ist.
Das Rahmenabkommen EU-ASEAN kann zur Förderung des zukünftigen Industriewachstums in der EU beitragen, es sollte aber auf dem Prinzip der Transparenz und den Vorschriften über Wettbewerb und Investitionstätigkeiten und über die Rechte am geistigen Eigentum und der staatlichen Beihilfen beruhen.
Andrzej Tomasz Zapałowski
schriftlich. - (PL) Herr Präsident! Viele Wirtschaftsexperten weisen darauf hin, dass die Region Südasien das Potenzial hat, zu einem zukünftigen Zentrum der Weltwirtschaft zu werden. Das ist eine gefährliche Tendenz, insbesondere für Europa, das einen wesentlichen Anteil am Welthandel verlieren könnte. In Europa dagegen verschärfen wir die Bedingungen für Unternehmen und die Landwirtschaft, aber wir betreiben Handel mit Ländern, die nicht einmal die Urheberrechte achten. Kann man angesichts dessen von freiem und fairem Wettbewerb sprechen?
Selbstverständlich müssen wir bestrebt sein, die Einhaltung der Menschenrechte in asiatischen Ländern zu fördern, aber das geht nicht, indem die europäischen Märkte für Güter geöffnet werden, die unter Bedingungen hergestellt werden, die nicht den europäischen Wettbewerbsstandards entsprechen.
Gegenwärtig konzentrieren wir uns sehr stark auf den wirtschaftlichen Wettbewerb innerhalb der EU. Hier machen wir einen Fehler und handeln unüberlegt. Mittlerweile unterdrückt Asien uns wirtschaftlich so wie Europa in der Vergangenheit Asien militärisch und politisch unterworfen hat.
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Afstemningstid
Formanden
Vi går nu over til afstemning.
(Resultater og andre oplysninger vedrørende afstemningen: se protokollen))
- Før afstemningen:
Daniel Cohn-Bendit
(FR) Hr. formand! Inden afstemningen om Paulo Casacas betænkning fremsætter jeg en anmodning under henvisning til artikel 1 i bilag I til Parlamentets forretningsorden, og jeg citerer: "Medlemmer, der har umiddelbar økonomisk interesse i det emne, der drøftes, gør [...] mundtligt opmærksom herpå".
I Paulo Casacas betænkning om decharge skal vi stemme om pensionsmidler. I Europa-Parlamentet er over 400 medlemmer med i en pensionsfond. Jeg opfordrer formanden til at bede alle medlemmer, der er i pensionsfonden, om straks at gøre mundtligt opmærksom herpå på plenarmødet, da de har en umiddelbar interesse i det emne, der skal drøftes.
(Bifald)
Gary Titley
- (EN) Hr. formand! Jeg har bedt om ordet for at henlede opmærksomheden på artikel 28, stk. 2, i Parlamentets forretningsorden, hvori det bestemmes, at ethvert medlem kan stille spørgsmål til Parlamentets formand og modtage svar herpå inden for en frist på 30 dage. Jeg stillede et spørgsmål til Parlamentets formand den 19. marts. I dag er det den 23. april. Jeg har endnu ikke modtaget noget svar, og formandens kabinet har tilmed afvist at besvare mine e-mails.
Jeg vil gerne spørge Parlamentets formand om, hvorfor han udviser en sådan foragt for Parlamentets forretningsorden og for medlemmernes rettigheder, og jeg anmoder Dem om at bede ham besvare dette spørgsmål inden for 24 timer. Hvis dette ikke sker, tager jeg ordet igen i morgen og gentager mit spørgsmål.
(Bifald)
Daniel Cohn-Bendit
(FR) Hr. formand! Det er indlysende, at de medlemmer, der er i pensionsfonden, i første fase skal gøre opmærksom på dette og samtidig undlade at stemme om Paulo Casacas betænkning, da der i denne betænkning er punkter, der kan afføde en interessekonflikt med hensyn til disse medlemmers personlige interesser.
Jeg opfordrer Dem derfor til at anvende Parlamentets forretningsorden.
Silvana Koch-Mehrin
(DE) Hr. formand! Den foreliggende sag er den skriftlige erklæring nr. 0001/2009, der opnåede det krævede flertal. På vegne af ophavsmændene til den skriftlige erklæring vil jeg gerne takke alle medlemmerne. Dette vedrører på ingen måde afstemningen.
Luigi Cocilovo
- (DE) Hr. formand, mine damer og herrer! Jeg vil blot påpege, at jeg anser Daniel Cohn-Bendits fortolkning af Parlamentets forretningsorden for at være fuldstændig ubegrundet, idet Daniel Cohn-Bendit henviser til private og personlige interesser, der tydeligvis intet har at gøre med anvendelsen af Parlamentets forretningsorden.
I henhold til Daniel Cohn-Bendits fortolkning ville det have forholdt sig sådan, at intet medlem ved afstemningen om den nye statut for Parlamentets medlemmer, der ligeledes indeholder oplysninger om hvert enkelt medlems tillæg, ville have kunnet deltage i den afstemning, og jeg beder Dem derfor om at afvise denne anmodning, da den er fuldstændig ubegrundet.
Hans-Peter Martin
(DE) Hr. formand! Luigi Cocolovo har fuldstændig ret i, at pensionsmidler i den grad er et spørgsmål om private interesser. Det drejer som om en privat ordning. Jeg vil meget gerne tilslutte mig Daniel Cohn-Bendits udsagn. Eftersom 478 medlemmer er for kujonagtige til at løfte sløret for deres interesser, kan jeg påpege, at alle navnene kan findes på http://www.openeurope.org" .
Listen omfatter personer lige fra den højreradikale Andreas Mölzer til den konservative Paul Rübig og ingen ringere end formanden for Budgetkontroludvalget, Herbert Bösch.
Martin Schulz
(DE) Hr. formand! Selvfølgelig kan vi fortsætte forhandlingerne. Daniel Cohn-Bendits forslag er, når alt kommer til alt, blevet vedtaget, og der er blevet fremsat mange bemærkninger.
Jeg anmoder om, at vi koncentrerer os om det, som vi skal til at stemme om, altså Paulo Casacas betænkning. Uanset om det drejer sig om en privat eller en offentlig fond, omhandler denne betænkning et meget konkret emne, nemlig det at Parlamentet for det første fastslår, at fonden ikke har noget retskrav på dækning af sit underskud, og for det andet at en sådan underskudsdækning desuden ikke vil finde sted. Der er ingen penge til fonden. Det er sagens kerne, og jeg anmoder om, at vi stemmer om betænkningen.
Gerard Batten
(EN) Hr. formand! Må jeg kommentere Daniel Cohn-Bendits synspunkt og Hans-Peter Martins synspunkt? Efter min mening ligger løsningen lige for. Jeg vil med glæde oplyse, at jeg deltager i den frivillige pensionsordning i lighed med 399 andre medlemmer, og jeg agter at stemme imod mine egne interesser og for skatteydernes interesser. Den åbenlyse løsning er, at de øvrige 399 medlemmer gør det samme.
Ewa Tomaszewska
(PL) Hr. formand! Bortset fra, at jeg selv gør det nu, vil jeg som medlem af pensionsfonden hævde, at jeg ikke gør mig nogen forestillinger om, at over 400 medlemmer nu vil stille sig op og oplyse os om, at de er medlem, for hvis de gjorde det, ville det blive fuldstændig umuligt at gennemføre nogen form for afstemning i dag. Jeg foreslår en fornuftig løsning på denne situation. Efter min mening vil det være tilstrækkeligt at medtage den fortegnelse over ordningens medlemmer, som foreligger.
Formanden
Tak for Deres indlæg. Nu fortsætter mødet.
Gary Titley! Jeg sender straks Deres klage videre til formandens kabinet med Deres anmodning om et øjeblikkeligt svar.
For så vidt angår Daniel Cohn-Bendits spørgsmål er ethvert medlem i medfør af forretningsordenen til enhver tid naturligvis berettiget til at erklære en eventuel personlig interesse i et givet emne, der drøftes her i Parlamentet. Der er derfor ikke yderligere bemærkninger til dette spørgsmål, medmindre der er nogen, der ønsker at tilføje noget.
Da dette ikke er tilfældet, anser jeg spørgsmålet for besvaret.
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Prilagajanje podnebnim spremembam v Evropi - možnosti za ukrepanje EU (Zelena knjiga) (razprava)
Predsednik
Naslednja točka je razprava o vprašanju za ustni odgovor za Komisijo o zeleni knjigi "Prilagajanje podnebnim spremembam v Evropi - možnosti za ukrepanje EU" Guida Sacconija v imenu začasnega odbora za podnebne spremembe - B6-0014/2008).
Guido Sacconi
avtor. - (IT) Gospod predsednik, gospe in gospodje, ne dvomim, da je za Evropski parlament nazadnje ključnega pomena temeljita preučitev vprašanja o prilagajanju podnebnim spremembam, gre za obseg, ki smo ga do zdaj resnično podcenjevali. Zelena knjiga Komisije nam je zato dala dragoceno priložnost, da preučimo to zadevo.
Vsak ve, da si zelo prizadevamo za blažitev globalnega segrevanja in razpravljamo o zakonodajnem okviru, ki nam mora omogočiti sprejetje glavnega koraka proti temu cilju. Kljub temu se zavedamo, da se učinki podnebnih sprememb že čutijo v veliko delih sveta, zlasti v najrevnejših ter tudi v širših delih naše celine in Evropske unije. Zato se je treba odzvati na podlagi oblikovanja ustrezne politike, ki je pravilno usmerjena, ne da bi posegala v primarni cilj, ki je, ponavljam, zmanjšanje emisij in blažitev globalnega segrevanja.
Menim, da je bil s tega stališča na Baliju dosežen bistven napredek ob upoštevanju, da je bila sprejeta odločitev o zagotovitvi sredstev za Globalni sklad za okolje, ki zlasti zagotavlja delež mehanizma čistega razvoja za financiranje projektov prilagajanja v državah v razvoju. Prebral sem tudi, če se ne motim, da se s programom dela, pripravljenem prejšnji teden v Bangkoku, ki je nadaljevanje Balija - Bangkok kot prvi glavi kraj srečanja po Baliju - junija načrtuje še eno srečanje v Bonnu z namenom osredotočenja zlasti na prilagajanje.
Razlog, iz katerega sem izločil ta vidik, tj. mednarodno razsežnost, je, da se mi je pri pripravljanju osnutka resolucije, ki jo je sprejel odbor CLIM in je zdaj predložena temu parlamentu v oceno, zdelo mednarodno sodelovanje najpomembnejša prednostna naloga. Evropska unija si mora prizadevati za razvijanje sodelovanja ter finančnega, tehničnega in znanstvenega sodelovanja z državami, ki pomoč najbolj potrebujejo, državami, ki so premalo opremljene za srečevanje z včasih uničujočimi učinki globalnega segrevanja. Misliti moramo na pacifiške otoke: organizirali smo obravnavo, ki so se je udeležili predstavniki iz nekaterih navedenih držav in nam pojasnili, kako je njihov položaj že zdaj negotov.
Še ena prednostna naloga je, seveda, doseganje občutljivega ravnovesja, da se ohrani dinamična povezava med blažitvijo in prilagajanjem.
Tretja prednostna naloga je spodbujanje raziskav in poskusov. Znanje in izkušnje so še vedno pomanjkljive, če se upošteva izjemna raznolikost položajev ozemelj za ustrezno ocenitev mogočih učinkov globalnega segrevanja; zato je težko oblikovati dolgoročne politike za prilagajanje in preprečevanje najbolj skrb zbujajočih dogodkov.
Ključna točka bo v naslednjih nekaj letih, seveda, tesno povezovanje teh politik z drugimi, za kar je potrebna politična volja vseh udeležencev na vseh ravneh. Poudarili smo zlasti ponoven razmislek, ki je potreben za vključitev dejavnika podnebnih sprememb v naše kohezijske politike, ponoven razmislek, ki se mora začeti s prilagajanjem kmetijske politike in na splošneje politiko upravljanja zemljišč. Na tej točki menim, da je treba podpreti predlog spremembe, ki je bil predložen in ki poziva Svet, da končno sprejme skupno stališče glede direktive o varstvu tal.
Nazadnje - mislim, da še ni minilo pet minut, gospod predsednik - prav tako menim, da je zelo pomembno najti pravo ravnovesje, kot je bilo med evropskimi politikami in ukrepanjem na lokalni ravni. Načelo subsidiarnosti se mora razlagati dinamično in ne na birokratski način.
Izjemna raznolikost položajev v Evropi pomeni, da se ne more pripraviti nobena politika. V severnem delu Evrope kot tudi alpskem pasu so učinki zelo različni in zelo veliki. Različni odbori morajo zato vzpostaviti zelo tesen odnos z regionalnimi organi. S tem mislim na velike regionalne organe, kot so Alpska konvencija in Karpatska konvencija, ki oblikujeta nekatere zelo pomembne pobude in se lahko uporabita kot vzor za mednarodno sodelovanje.
Hvala, komisar. Upam, da nas boste po posvetovanju o zeleni knjigi obvestili o napredku pri pripravah bele knjige.
Stavros Dimas
komisar. - (EL) Gospod predsednik, hvala za možnost, da lahko spregovorim o delu Komisije. Razvija se v tako smer, da nam pomaga prilagoditi podnebne spremembe v Evropi in preostalem svetu. Zlasti zelo revne države, ki ne prispevajo k učinku tople grede, bodo kljub temu utrpele najbolj škodljive posledice.
Gospod Sacconi je omenil, da pripravlja Komisija belo knjigo, ki bo objavljena jeseni 2008, kot nadaljevanje zelene knjige o prilagajanju podnebnim spremembam, objavljene junija 2007. Glavni cilj bele knjige je, da ima EU ambiciozno in učinkovito strategijo za omejevanje učinkov neizogibnih podnebnih sprememb. Ta sprememba se je že zgodila. Nadaljevala se bo v prihodnjih letih kljub ukrepom za zmanjšanje emisij ogljikovega dioksida, ki jih bomo, upam, sprejeli in se glede njih dogovorili v Københavnu leta 2009.
EU bo še naprej imela vodilno vlogo pri mednarodnih pobudah, ki zadevajo prilagajanje. Te pobude se razvijajo pod okriljem mednarodne pogodbe ZN. Medtem Komisija nadaljuje s sodelovanjem z Medvladnim odborom za podnebne spremembe in drugimi znanstvenimi organizacijami, ki opravljajo raziskave na podobnih področjih, z namenom določitve najustreznejših načinov, da bi mednarodna skupnost obvladovala izzive, ki so poudarjeni v zadnjih poročilih.
Komisija pozdravlja resolucijo Evropskega parlamenta o zeleni knjigi in lahko vam povem, da podpira večji del resolucije. Sklicujem se zlasti na potrebo po pridobitvi čim večjih koristi na podlagi usklajevanja prizadevanj za zmanjšanje emisij in prilagajanja. Povečati je treba obseg raziskav in zbrati več znanstvenih informacij, zavarovati ekosisteme ter analizirati in oceniti trenutne in prihodnje strategije financiranja. Prav tako je pomembno, da se okrepi odnos med raziskavami in različnimi vrstami politik ter vključijo parametri prilagajanja v zunanjo in notranjo politiko EU, če je potrebno. Pri reševanju vprašanja moramo zagotoviti polno sodelovanje vseh nacionalnih upravnih organov in civilne družbe.
Pri pripravi bele knjige o prilagajanju bo Komisija v celoti izkoristila prispevke zadevnih strank v okviru dialoga ter tudi stališča Evropskega parlamenta. Zahvaljujem se vam za podporo prizadevanju Evropske komisije.
Jerzy Buzek
v imenu skupine PPE-DE. - (PL) Gospod predsednik, zahvaljujem se poročevalcu gospodu Sacconiju za izjemen dokument, ki ga popolnoma podpiram. Želim povedati, da se je v tem dokumentu mogoče izogniti obravnavanim vprašanjem, ki niso povezana s prilagajanjem. Osredotočili smo se na prilagajanje in čestitam poročevalcu, da dokument vsebuje le vprašanja v zvezi s prilagajanjem in zmanjševanjem učinkov podnebnih sprememb. Kljub temu bi poudaril štiri zadeve, za katere menim, da so pomembne.
Ne smemo pozabiti, da so zunaj Evrope, tj. v Aziji, Afriki in Oceaniji, učinki podnebnih sprememb zares veliki in niso primerljivi s temi, ki so na naši celini. Drugič, razviti moramo tehnologijo in načine prilagajanja, ki bodo zmanjšali vpliv podnebnih sprememb, ki se zdaj dogajajo, ter nam zagotovili prilagajanje na to, kar se dogaja s podnebjem. Dodatni razlog za takšno ukrepanje je, da lahko izmenjamo naše izkušnje z revnejšimi državami in državami v razvoju.
Lahko se vprašate, zakaj moramo vse to početi, gospe in gospodje. Razlog je v tem, da je pogajanje o protokolu po izteku kjotskega protokola ključni politični izziv, s katerim se srečuje Evropska unija, ker je varovanje in preprečevanje podnebnih sprememb ceneje kot prilagajanje. Vsak, ki potuje v azijske in afriške države ali otoke v Oceaniji, bo to kmalu cenil. Naš cilj mora zato biti zagotovitev, da si celoten svet prizadeva za preprečevanje podnebnih sprememb. To se mora zgoditi v Poznanu in Københavnu, naša odgovornost kot odgovornost Evropske unije pa je zagotovitev, da se to res zgodi.
Moja zadnja točka je, da proračun Unije ne zagotavlja postavk za naše prednostne naloge. Zdajšnja prednostna naloga je premagati podnebne spremembe ter jih tudi preprečevati. To je povezano z energetsko politiko Unije. Takih postavk za zdaj nimamo. Proračunske postavke je treba pregledati med vmesnim pregledom, ker se mora naš proračun odzivati na to, za kar Evropska unija meni, da je najpomembneje.
Katerina Batzeli
v imenu skupine PSE. - (EL) Gospod predsednik, gospod komisar, najprej čestitam poročevalcu, gospodu Sacconiju, ki je predstavil svoje izkušnje o vprašanju v zvezi z okoljem in podnebnimi spremembami ter oblikoval odlično poročilo.
Gospod komisar, v pravi razpravi o podnebnih spremembah vse težave jasno in hitro začenjajo dobivati obliko. To še zlasti drži za okoljske, gospodarske in energetske težave, na katerih temeljita razvoj in rast evropskega ter mednarodnega gospodarstva. Zdi se, da je ta razvoj stalno brez načrtov, zapravlja naravne in človeške vire z jasnim ciljem kopičenja kapitala. Vendar je okolje že v slabem stanju, kot je mogoče videti iz naravnih nesreč, dosegla pa se je tudi kreditna kriza. Trg energentov je nemiren, ker ni več ravnovesja. Prostorsko načrtovanje za energetske vire in trg z živili sta v neredu, ker se kmetijstvo uporablja za oskrbo z energijo. Vse to bo spodbudilo spremembe v modelih pridelave EU. Vendar bodo tekmeci, kot sta Kitajska in Združene države, prav tako ukrepali s ponudbo za prerazporeditev kapitala za proizvodnjo in proizvodnih dejavnikov.
Upamo, da se bo s politiko prilagajanja podnebnim spremembam pripravil nov evropski razvojni model EU. Morda bo to zavarovalo okolje in zaposlovanje ter dalo nov zagon socialni politiki, ukrepom čezmejnega sodelovanja in davčni politiki. Da bi se to zgodilo, je treba vire in proračun Skupnosti prerazporediti ter podpreti, ker po našem mnenju ne zadostujejo potrebam prilagajanja. Gospod komisar, to je bistveno, ker je reševanje težave prilagajanja politično drago; med politikami, ki jih objavimo, in proračunom, ki ga dodelimo, ne sme biti vrzeli. Če ta obstaja, nam današnji državljani ali prihodnje generacije ne bodo zaupali.
Naj povem, da v celoti podpiramo poročilo gospoda Sacconija in oblikujemo tri glavne zahteve. Prvič, politiko prilagajanja je treba dodati vsem politikam Skupnosti. Drugič, lokalne, regionalne in centralne uprave morajo medsebojno sodelovati; vse politike, kot so politika zaposlovanja, kohezijska in kmetijska politika, je treba usklajevati; to je pomembno vprašanje, ki ga je poudaril poročevalec. Tretjič in kar je najpomembneje, mednarodni sporazumi morajo sodelovati. Te politike in sklad, na katerega se sklicuje, se bomo morali podpreti.
Gospod komisar, čakamo tudi na rezultate bele knjige, ki ste jo navedli. Ob upoštevanju vaše občutljivosti na ta vprašanja in medinstitucionalno sodelovanje med Parlamentom in Komisijo menimo, da bo Evropski parlament imel pomembno vlogo pri vaših prizadevanjih.
Vittorio Prodi
v imenu skupine ALDE. - (IT) Gospod predsednik, gospe in gospodje, ta razprava je prvi rezultat začasnega odbora za podnebne spremembe, ki smo ga želeli ustanoviti, da bi imeli forum za oblikovanje učinkovite politike za zagotavljanje tesne povezave med prilagajanjem in blažitvijo.
Pri tem govorimo zlasti o prilagajanju, vendar ne smemo dejansko pozabiti na potrebo po zagotovitvi, da izhajajo viri za prilagajanje deloma iz sistema trgovanja z emisijami. Ker najrevnejše države nosijo največje breme podnebnih sprememb, moramo zagotoviti, da so koristi, ki izhajajo iz sistema trgovanja z emisijami, najprej na voljo državam v razvoju. Menim, da lahko to naredimo z uporabo načela splošne enakosti, in sicer z izdajo brezplačnih pravic do emisij, ki se vzpostavijo zlasti na podlagi načela enakosti: "ena oseba, ena pravica do emisij".
Če pomislimo na eno milijardo in pol revnih ljudi na svetu in podatke, ki so zdaj navedeni v kjotskem protokolu - približno 20 EUR na tono - bi podelitev pravice za emisije do, na primer, ene tone ustvarila 30 milijard EUR letno, dostopnih najrevnejšim na svetu za ukrepe blažitve. Menim, da je to morda tisto, kar potrebuje Bangladeš za izvajanje minimalnih ukrepov blažitve. Nekatere afriške države o tem že razmišljajo, načelo enakosti pa tudi kaže, da moramo mi, torej države, ki so prvotno odgovorne za pojav, prevzeti odgovornost za nadaljnje izvajanje blažitve.
Poleg tega podnebne spremembe v naših državah pomenijo intenzivnejše padavine, daljša sušna obdobja in manj snega. Zato moramo za varovanje tal izvajati celostno upravljanje zemljišč, pri tem pa bi poudaril pomen besed gospoda Sacconija, saj se mora v razmerah, v katerih je razširjeno pomanjkanje vode, dež ohraniti tam, kjer pada, tako da lahko napoji nižja pobočja. Poleg tega daljša sušna obdobja povečujejo možnost nastanka požarov, kar lahko rešujemo z redčenjem gozdov, da se zmanjša požarna obremenitev. Vendar moramo ukrepati na vseh straneh hkrati in na skladen ter odločen način.
Bogdan Pęk
v imenu skupine UEN. - (PL) Gospod predsednik, podnebne spremembe so res ena od najresnejših težav, s katerimi se srečuje človeštvo zdaj in v tem veku. Nasprotno s tem, kar bi nam ljudje verjeli, človeštvo ne more bistveno vlivati na podnebne spremembe. Te so del naravnega cikla okolja, povezanega z delovanjem sonca in spremembami, ki se dogajajo na zemeljski skorji. Bistveni znanstveni dokazi o tem, da bodo velika zmanjšanja emisij ogljikovega dioksida znatno prispevala k zmanjšanju podnebnih sprememb, ne obstajajo. Gospod komisar, ponavljam: v zvezi s tem ni znanstvenih dokazov. Obstaja le navidezno prepričanje, da se tolikšno prizadevanje vlaga v vzpostavitev. V vsakem primeru pa je zmanjšanje emisij ogljikovega dioksida dejansko mogoče le v Evropi.
Če je položaj tak, kot ga opisujem, in porabimo nepojmljive vsote denarja za omejevanje emisij ogljikovega dioksida, medtem ko Indija, Kitajska in Združene države neuspešno sodelujejo z nami, potem morda tudi mi mečemo stran te ogromne vsote denarja. Ta denar bi se lahko uporabil v druge namene. Z njim bi se, na primer, ljudem po Evropi lahko zagotovila čista voda. Lahko bi se tudi zmanjšalo onesnaževanje in odpravili strupeni plini, oksidi, nitridi, sulfidi, fluoridi in drugi. Vsak lahko uživa v čistem zraku in čisti vodi, še vedno pa bo ostalo dovolj denarja za druge namene.
Ne verjamem, da se podnebne spremembe ne bodo nikoli zgodile in da ni potrebe po omejevanju. Kljub temu podiram to, da ni nobenih temeljev za pristop, ki je bil tukaj sprejet, pri čemer so glavna težava emisije ogljikovega dioksida kot ključnega toplogrednega plina, ter da ukrepanje ljudi lahko spremeni, zmanjša ali omeji potencialne podnebne spremembe. To je le mišljenje.
Gospod komisar, trenutno je na voljo nekaj resnih študij. Obstajajo dokumenti, ki jih je podpisalo več sto znanstvenikov, ki dvomijo v to vrsto rešitve. Pozivam gospoda komisarja in znanstvenike, s katerimi sodelujete pri natančni obravnavi zadeve, pred sprejetjem strateških odločitev, ker bodo te zelo škodljive za nadaljnji razvoj človeštva.
Rebecca Harms
v imenu skupine Verts/ALE. - (DE) Gospod predsednik, kot je predhodni govornik predstavil, je Evropski parlament še daleč od doseganja soglasnega stališča o globalnem segrevanju. In tudi jaz verjamem, da bomo zdaj lahko uskladili dva tabora: tiste, ki menijo, da je globalno segrevanje glavna težava, in tiste, ki stalno in načelno dvomijo, da težava zares obstaja v tej obliki.
Kljub temu sem prepričana v to, da obstaja razlog, ki mora vplivati tudi na tiste, ki zagovarjate to stališče. Z glavnim izzivom, ki ga predstavljajo podnebne spremembe, in glavnim izzivom zagotavljanja zanesljive, cenovno ugodne in trajnostne oskrbe z energijo v Evropi in drugih delih sveta se lahko spoprime z enakimi orodji. Zato menim, da mora vse, o čemer smo v Evropi do zdaj razpravljali kot odziv na podnebne spremembe, imeti smisel tudi za dvomljivce: omejeni viri ali težak dostop do virov energije, ki se pogosto nahajajo na kriznih območjih sveta, se morajo obravnavati na podlagi zamisli, ki temeljijo na obnovljivih virih energije, energetski učinkovitosti in varčevanju z energijo. To so dobri instrumenti, s katerimi napredujemo na obeh prizoriščih. Morda navsezadnje obstaja možnost, da se doseže soglasje.
Kot pri glavni razpravi o prilagajanju podnebnim spremembam, ki je potekala v odboru, se tudi pri tem zdi, da obstaja širše soglasje in zaradi tega sem nekako nezaupljiva. Zame je vprašanje naslednje: zakaj se tako enostavno strinjamo glede instrumentov za prilagajanje in tako težko glede načinov dejanskega boja proti podnebnim spremembam?
Nisem zares prepričana, da nam bodo ukrepi prilagajanja v Evropi veliko pomagali. Po mojem mnenju na nekatere načine odvračajo pozornost od dejstva, da se napačne politične strategije ter napačne razvojne in industrijske strategije še vedno izvajajo in povečujejo težave, s katerimi se srečujemo kot posledica globalnega segrevanja.
Z drugimi besedami imamo popolnoma neustrezne politike naseljevanja, napačno kmetijsko politiko, napačen pristop do upravljanja vodnih virov in slabo varstvo biosistemov. Vse to povečuje težave, s katerimi se srečujemo, medtem ko sedimo tukaj in se prepiramo glede prilagajanja. Menim, da je treba s stališča instrumentov, ki jih uporabljamo za boj proti podnebnim spremembam, te ukrepe prilagajanja vedno obravnavati kritično.
Poudarila bi točko, in sicer predloge sprememb, ki smo jih danes vložili za poročilo gospoda Sacconija. V naših predlogih sprememb smo se v veliki meri osredotočili na varstvo tal. Upam, da bodo predlogi podprti, ker menim, da je to temeljna težava, ki se še ni ustrezno obravnavala na evropski ravni.
Umberto Guidoni
v imenu skupine GUE/NGL. - (IT) Gospod predsednik, gospe in gospodje, tudi če bi lahko globalno segrevanje ohranili znotraj dveh stopinj, bi to po mojem mnenju še vedno pomenilo scenarij izjemnih podnebnih razlik v Evropi s posledicami za lokalno gospodarstvo, okolje in prebivalstvo. Taki prevrati bi še dodatno povečali regionalne in socialne neenakosti in razlike v Evropi.
Zato ne moremo sprejeti pristopa, ki temelji le na analizi stroškov in koristi, ker bodo tako v Evropi kot tudi ostalem svetu najbolj prizadeti najrevnejši prebivalci: ti živijo na najbolj ogroženih območjih, na splošno so premalo obveščeni in nimajo sredstev za odzivanje na hitro spreminjajoče se okolje.
Za zaustavitev učinkov podnebnih sprememb moramo ukrepati takoj, na primer z novimi zgradbami in novo infrastrukturo, pri čemer se zagotovi, da se pri načrtovanju mest upošteva presoja vpliva na okolje; naložbe v infrastrukturo, ki je že izrabljena v smislu novih zahtev v zvezi s podnebnimi spremembami, se ne smejo izvajati. Hkrati moramo vlagati v politike, da se zagotovi dostop do skupnih dobrin, kot so voda, hrana in zdravstvenovarstveni viri na najbolj ogroženih območjih. Voda postaja vse redkejši vir, zato jo je treba upravljati tako, da je na voljo in dostopna vsem.
Nazadnje bi povedal, da se politike za prilagajanje podnebnim spremembam ne morejo ločiti od ukrepov, ki so usmerjeni v socialno enakost. Potrebujemo nov model gospodarskega razvoja, ki vključuje okoljske stroške in postavlja trajnost kot ključno sredstvo spodbujanja politike zaposlovanja ter nove socialne politike.
Johannes Blokland
v imenu skupine IND/DEM. - (NL) Gospod predsednik, najprej se zahvaljujem Evropski komisiji in gospodu Dimasu za zeleno knjigo "Prilagajanje podnebnim spremembam v Evropi - možnosti za ukrepanje EU". Zahvaljujem se tudi gospodu Sacconiju za opravljeno delo pri pripravi predloga resolucije. Menim, da oba dokumenta vsebujeta zelo pomembne elemente.
Prilagajanje podnebnim spremembam se lahko vključi v več vrst obstoječih zakonodaj, kar zadeva vodo, energijo, kmetijstvo in ribištvo ter industrijo, na primer. Prav tako je pomembno, da se pomaga državam v razvoju pri prilagajanju podnebnim spremembam, na primer na področju prenosa okoljske tehnologije.
Evropska unija ima po mojem mnenju zgodovinsko odgovornost na tem področju. Na ravni EU moramo najprej razpravljati o usklajevanju in zbiranju znanja za našo strateško politiko. Poleg tega je ključno, da države članice, regije, lokalni organi in podjetja, pa tudi posamezni državljani prevzamejo odgovornost za strategije prilagajanja. Na srečo so bile na tem področju pozitivne strategije že ustvarjene. Počaščen sem, da je bil ta element tudi poudarjen v predlogu resolucije gospoda Sacconija.
Pričakujem, da Evropska komisija in Svet resno upoštevata priporočila Evropskega parlamenta. EU bo nato lahko enotno spregovorila drugim udeležencem v mednarodni razpravi o podnebju, ki bo na prihodnji konferenci o podnebju v Poznanu in Københavnu.
Roger Helmer
Gospod predsednik, imam štiri kratka vprašanja o podnebnih spremembah. Prvič, ali se globalno segrevanje dogaja? Odgovor: ne, svet se je v zadnjih desetih letih nekoliko ohladil in stopnja ohlajanja se povečuje.
Drugič, ali segrevanje povzročajo ljudje? Odgovor: ne, obstaja vse več znanstvenih dokazov, ki kažejo, da so podnebne spremembe, kot jih opažamo, del naravnih ciklov in so zelo malo povezane z dejavnostjo človeka ali pa sploh niso povezane s tem.
Tretjič, ali lahko kaj spremenimo? Celo tisti, ki verjamejo v globalno segrevanje, priznavajo, da bi kjotski proces, če bi se v celoti izvedel, vendar se ne bo, prinesel v 100 letih minimalno razliko v svetovnih temperaturah. Nobeno naše prizadevanje praktično ne bo imelo učinka.
Četrtič, kaj bo to povzročilo našim gospodarstvom? Posledice bodo zelo škodljive. Kot je povedal gospod Pęk, ogromne količine denarja zapravljamo za poguben projekt ter sami sebi, evropskim gospodarstvom, našim otrokom in pravnukom delamo škodo.
Marian-Jean Marinescu
(RO) Ustanovitev odbora za podnebne spremembe je zaznamoval neposreden vpliv, ki ga imajo podnebne spremembe na planet, kar ogroža obstoj človeštva na splošno.
Razpravljamo o evropski pogodbi, želimo okrepiti institucije Skupnosti, ustvarjamo načrte za prihodnost. Biti moramo zelo pazljivi, morda nimamo več razloga, da bi to še počeli. Naše zdravje, gospodarstvo, ekosistemi, naš način življenja, Evropa, kot jo poznamo, vse to je ogroženo.
Znanstveniki so izrazili svoje stališče in mi smo se z njimi v veliki večini strinjali. Študije so zelo jasne in pri tem lahko tukaj v Bruslju opazimo, kako se vremenski pojav vseh štirih letnih časov zgodi v enem dnevu, kar očitno ni normalno.
Naloga odbora za podnebne spremembe je zelo jasna: analizirati je treba sedanje razmere, da se pripravi seznam možnosti za boj proti podnebnim spremembam in oblikujejo dejanski predlogi v zvezi s politiko Evropske unije na tem področju na vseh ravneh odločanja.
Zdajšnja resolucija vključuje številne predloge ukrepanja za odbor. Da bi bili ti učinkoviti, kljub temu menim, da je treba te predloge temeljito preučiti in jih vključiti v končno poročilo odbora, pri čemer se dodajo predlogi za izvajanje rokov.
Poleg tega je za evropske institucije povsem nujno, da čim prej predlagajo jasno strategijo, o kateri se bo pogajalo na mednarodni ravni. Nesmiselno je sprejemati ukrepe le v Evropi. Morali bi spodbujati boj proti podnebnim spremembam na svetovni ravni.
Le dejanski ukrepi, ki bi upoštevali le tiste razloge v zvezi s stabilnostjo življenja državljanov, lahko zmanjšajo učinke podnebnih sprememb in te ukrepe je treba izvesti čim prej.
Riitta Myller
(FI) Gospod predsednik, omejevanje je očitno glavna sestavina boja proti podnebnim spremembam, vendar smo na točki, na kateri moramo tudi najti načine za prilagajanje.
Popolnoma prav je povedati, da potrebujemo vseevropski okvir za našo politiko prilagajanja, v kateri se usklajujejo skupni cilji, cilji, ki so kar najbolj ambiciozni in zagotavljajo sodelovanje. Kljub temu ne smemo pozabiti, da so sredstva za prilagajanje zelo lokalno in regionalno odvisna, tako da mora biti pristojnost odločanja pri uporabi sredstev na regionalni ravni.
Zelo dobro vemo, kaj moramo storiti, da bi se lažje prilagodili prihodnosti na način, ki omogoča, da se naš življenjski slog prilagodi spremenjenim okoliščinam. Na primer, zdaj imamo na voljo gradbeno tehnologijo, potrebno za gradnjo stavb, ki ne trošijo energije, vendar jo proizvajajo. Skoraj neverjetno je, da na tem področju še ni bilo napredka, saj gre za sorazmerno enostavno zadevo.
Vemo tudi, da bodo podnebne spremembe vplivale na življenjske pogoje ljudi. Imeli smo že izkušnje z vročinskimi vali in veliko človeških žrtev, ki so njihova posledica v različnih državah članicah. Lahko se pojavi tudi epidemija, pri čemer bolezni izbruhnejo na tistih mestih, ki so do zdaj neznana. Vse je v tem, da morajo biti naši zdravstveni sistemi sposobni odzivanja, pri čemer se vsakemu zagotovi dostop do zdravstvenih storitev.
Lena Ek
(SV) Najprej se zahvaljujem Komisiji in komisarju Stavrosu Dimasu za zeleno knjigo o prilagajanju podnebnim spremembam. To je dokument, ki ga morajo prebrati vsi nosilci odločanja in direktorji, pravzaprav vsi Evropejci, da bodo razumeli vrsto izzivov, s katerimi se srečujemo, in to, kaj je treba storiti. Doslej smo v evropski razpravi veliko govorili v gospodarskem smislu, vendar bodo podnebne spremembe spremenile celotno okolje naših življenj.
Tema, kateri do zdaj nismo namenili dovolj razprav, je zdravje. Svetovna zdravstvena organizacija je navedla, da je bilo lansko leto 60 000 smrti morda povezanih s podnebnimi spremembami. Zdravje zahteva popolnoma drugačen pristop do socialnega načrtovanja, popolnoma drugačno tehnologijo in ogromne naložbe. Lahko prestraši veliko ljudi, vendar to naložbo moramo opraviti, da lahko obvladujemo podnebne spremembe in tehnični razvoj ter da imamo svojo lastno naložbo v konkurenci z drugimi deli sveta. Kot vedno bodo v tehnični revoluciji zmagovalci in poraženci, vendar v sistemu EU si prizadevamo za zagotovitev, da bodo evropska industrija in evropski delavci v teh razmerah zmagovalci. Za to bo potrebna velika naložba, v prihodnost usmerjene odločitve in čezmejno sodelovanje. Odločitev o prometu, ki ne upoštevajo podnebnih sprememb, ne sme biti. Razprave o javnem zdravju ali izobraževanju brez obravnavanja podnebnih sprememb ne morejo potekati.
Ena od najpomembnejših zadev, ki smo jo začeli obravnavati, je seveda voda v Evropi in na svetovni ravni. Odbor so obiskali predstavniki Maldivov, tj. države, v kateri je najvišja točka le nekaj več kot dva metra nad morsko gladino. Maldivi bodo deloma izginili, če ne rešimo težave s podnebjem.
Najrevnejše države bodo najbolj prizadete. Zato bi izzvala Komisijo: solidarnostni sklad je treba povečati in mu nameniti več sredstev, pomoč EU pa se mora prav tako osredotočiti na vprašanje podnebja. V nasprotnem primeru ne moremo pomagati preostalemu svetu in poleg tega ne bomo dosegli dobrega sporazuma na pogajanjih v Københavnu leta 2009. Hvala.
Leopold Józef Rutowicz
(PL) Gospod predsednik, razprava, ki jo je sprožil gospod Sacconi, je zelo pomembna za državljane Evrope.
Preprečevanje podnebnih sprememb moramo povezati z omejevanjem sprememb na svetovnem trgu, ki so za nas škodljive. Sklicujem se zlasti na osupljivo rast cen plina in nafte, za katera smo največji uvozniki. Prav tako moramo upoštevati scenarij glede posledic povišanja CO2. Dejstvo je, da so drevesa in rastline cvetele, ko je bila vsebnost CO2 v ozračju veliko večja.
V prejšnjem tisočletju je bilo mogoče potovati s Poljske na Švedsko po zamrznjenem Baltiku. Včasih so v moji domovini žito in jabolka pospravljali aprila. Zdaj jablane ob tem času začenjajo cveteti. Iz tega razloga je treba sprejeto teorijo o škodljivih učinkih tople grede, ki so posledica povečanih emisij CO2, preskusiti v zvezi s precej različnimi mnenji številnih znanstvenikov. Obstajajo tudi drugi razlogi za te nenavadne vremenske razmere in suše.
Nepopolno razumevanje zadeve lahko povzroči nepotrebne izdatke iz naših sredstev. Res je, da se poleg emisij CO2 pojavljajo dušikove in žveplove spojine ter delci, ki so škodljivi za okolje in človekovo zdravje, zlasti v mestnih območjih, ki se stalno razširjajo.
Iz razlogov v zvezi z varstvom okolja in gospodarstvom se morajo sektorske politike osredotočiti na prednostne naloge, kot so: ukrepi za zmanjšanje povpraševanja po ogljikovodikih, izkoriščanje obnovljivih virov energije, biogoriva, spodbujanje jedrske energije, uporaba premoga pri kemični obdelavi in ne le v elektrarnah ter uporaba električnih vozil v prometu in komunikacijah.
Te prednostne naloge bodo bistveno zmanjšale emisije CO2 in druge škodljive snovi, pri čemer se zagotovi dodana vrednost državljanom Unije. Vire je treba ločiti za vsako od teh področij na podlagi prednostnih nalog in sredstev.
Marie Anne Isler Béguin
(FR) Gospod komisar, zastavljam vam vprašanje. Ali se v Komisiji ne počutite osamljenega?
Kar nam predlagate, je nekaj revolucionarnega. Ne govorim o prilagajanju, ker po mojem mnenju samo prilagajanje morda ni najboljša rešitev, ker še nismo opredelili posledic. Kakšne so dejanske posledice podnebnih sprememb? Zdaj tega res ne vemo.
Vendar bomo posledice gotovo lahko opredelili, če ne naredimo ničesar. Prav tako vemo, zakaj smo dosegli to točko. Enostavno gre za rezultat politik, ki smo jih vzpostavili: kmetijska politika, gospodarska politika itd. Jasno se moramo danes vprašati o politikah, ki jih še naprej izvajamo, na primer v prizadevanju za rast. Seveda se moramo vprašati, kakšno rast si danes želimo, da bi upočasnili podnebne spremembe. Kaj danes pomeni, če zahtevamo rast v vseh državah članicah?
To so temeljna vprašanja, gospod Dimas, za katera nas prosite, da jih danes postavimo, ker to ne zadeva le Komisijo ali začasni odbor za podnebne spremembe. To je zadeva, ki danes vpliva na cel svet in vsakega od nas. Ta način mi ni všeč, da se, recimo, sami izogibamo odgovornosti in morda celo zavajamo sodržavljane, pri čemer jih poskušamo prepričati, da se lahko prilagodimo podnebnim spremembam ter da na koncu razmere morda le ne bodo tako resne, ker imamo sredstva za prilagajanje. Ne, gospod komisar, to bi bila prevara.
Ker smo na začetku predlogov za to vprašanje, smo v procesu pripravljanja energetskega svežnja in vemo, koliko odpora bo pri doseganju stopnje rezultatov, ki si jo želimo, kar je kljub temu minimum minimorum. Kot vidite, je pred nami dolga pot. Ne pravim, da je vaš predlog slab. Je spodbuden, vendar je treba revolucijo, ki jo predlagate, opredeliti z namenom prepričanja drugih komisarjev, da moramo iti v drugo smer. Prepričati boste morali komisarja za kmetijstvo, da moramo spremeniti smer. Prepričati morate gospoda Louisa Michela, da je treba podnebne spremembe omeniti v partnerskih sporazumih z Afriko. Preoblikovati moramo naše afriške politike, ki jih moramo vzpostaviti v okviru sinergije, ustvarjene z afriškimi državami.
Danes ali jutri bo gospod Sarkozy predlagal Unijo za Sredozemlje. Kaj je predlagal za boj proti podnebnim spremembam? Te države so neposredno vključene. Želim vam srečo, gospod komisar, ker bo vaše delo brez dvoma zelo težko.
Roberto Musacchio
- (IT) Gospod predsednik, gospe in gospodje, osredotočil se bom na dve točki. Celo danes na milijarde ljudi nima dostopa do vode in več sto milijonov jih umre zaradi tega. Podnebne spremembe bodo položaj še poslabšale. Ceno bodo plačale predvsem celine, kot je Afrika, ki je že zdaj v nevzdržnih razmerah, in čeprav onesnažujejo manj, jih podnebne spremembe močneje prizadenejo.
Pravica do vode mora biti najvišja prednostna naloga v politikah prilagajanja. Pravim "pravica", ker ta pravica še ni bila odobrena. Mednarodni dokumenti se sklicujejo na "potrebo po vodi", medtem ko se dogajajo prave vojaške in gospodarske vojne z namenom prisvajanja vode in njeno spreminjanje v blago. Zato je treba odobriti pravico do vode in nadaljevati s politikami, ki omogočajo izvajanje te pravice. V tem smislu je lahko koristno - in pri tem se obračam na komisarja - pripraviti protokol o vodi za vključitev v besedilo sporazumov po izteku kjotskega protokola.
Poleg vode so tu še tla. Imamo evropsko direktivo, ki jo je treba sprejeti. Bojevati se moramo proti dezertifikaciji in spodbujati vlogo tal kot dejavnik podnebnega ravnovesja: to je bistvo naše direktive. Dobra kmetijska praksa lahko v nasprotju s proizvodnjo biodizla zagotavlja živila in zajem ogljika. Prilagajanje zato ne pomeni prepustitve podnebnim spremembam, ampak poseganje za boj proti njim.
Graham Booth
Gospod predsednik, EU je ponosna na svojo zavezanost priporočilom IPCC glede tega, kako se bojevati proti globalnemu segrevanju, če se države članice prepriča, da vključijo veliko sredstev v projekte nadziranja emisij ogljika. Ali ste storili napako?
Prejšnji mesec se je veliko uglednih znanstvenikov in klimatologov z vsega sveta sestalo v New Yorku in po dveh dneh resnih razprav je izšla deklaracija iz Manhattna, ki kategorično navaja, da ni prepričljivega dokaza, da bi emisije CO2 iz sodobne industrijske dejavnosti v preteklosti in sedanjosti ali v prihodnosti povzročile katastrofalne podnebne spremembe; ter da je prilagajanje dejansko bolj stroškovno učinkovito kot kateri koli poskus blažitve. Priporočajo, da svetovni voditelji zavrnejo stališča, ki jih je izrazil IPCC Združenih narodov, kot tudi priljubljena, vendar zavajajoča dela, kot je Neprijetna resnica, in da se vsi davki, predpisi in drugi posegi za zmanjšanje emisij CO2 takoj opustijo.
Nazadnje, lord Lawson, ki je član ožjega odbora zgornjega doma za podnebne spremembe, pravi: "Povprečna temperatura v Helsinkih je manj kot 5 °C. V Singapurju presega 27 °C - razlika je 22 °C. Če ljudje lahko to uspešno obvladujejo, ni takoj očitno, zakaj se ne bi mogli prilagoditi spremembi 3 °C, če imajo za to na voljo 100 let časa."
Priporočam, da upoštevate nasvet deklaracije iz Manhattna.
Jana Bobošíková
(CS) Kljub pomislekom, da je spremembe temperature, ki smo jim priča, povzročila človeška dejavnost, podpiram nekatere ključne točke poročila gospoda Sacconija. Tako kot poročevalec menim, da v zeleni knjigi niso dovolj preučeni socialno-ekonomska razsežnost in analiza pričakovanih posledic za zadevno prebivalstvo ter tudi vprašanja soodvisnosti med posameznimi sektorji o prilagajanju vpliva. Prav tako podpiram zahtevo, da mora Svet znižati prage za vključitev solidarnostnega sklada EU in da mora Komisija opraviti študijo o ekonomiki prilagajanja ter oblikovati scenarije, ki vzpostavljajo bilanco stanja stroškov in koristi prilagajanja.
Gospe in gospodje, trdno sem prepričana, da moramo vlagati v raziskave, razvoj in izobraževanje na področju jedrske energije, če želimo ravnati v interesu državljanov EU. Znanstvene ugotovitve kažejo, da jedrska energija ne proizvaja CO2 in da zmanjšuje podnebne spremembe. Hkrati je to najcenejša tehnologija na podlagi silicija ter je tudi zanesljiva in varna. Po mojem mnenju je napačno, da se zelena knjiga Komisije, o kateri danes razpravljamo, le obrobno sklicuje na jedrsko energijo.
Agnes Schierhuber
(DE) Gospod predsednik, gospod komisar, gospe in gospodje, kmetijstvo in gozdarstvo sta med gospodarskimi sektorji, ki jih podnebne spremembe najbolj prizadenejo, in se zato zelo zanimata za učinkovite ukrepe varstva okolja tudi na svetovni ravni. Vse države - zlasti države v razvoju - je treba vključiti v ureditev za obdobje po izteku kjotskega protokola. zavezujoči cilji za države v razvoju so bistveni, vendar je treba emisije zmanjšati v razumljivem časovnem okviru.
Z živinorejo in uporabo gnojil, kmetijstvo ne prispeva k emisijam toplogrednih plinov. Z razliko od industrije predstavljata promet in ogrevanje prostora naravne emisije. Naj navedem nekaj primerov: v Avstriji kmetijstvo povzroči le 8,66 % emisij. Od leta 1990 so se te emisije zmanjšala za približno 14 %. Poleg ravnanja z odpadki je avstrijsko kmetijstvo edini sektor, ki je že izpolnil avstrijski cilj kjotskega protokola "minus 13 %".
Možnosti, ki jih omogoča kmetijstvo, so skladiščenje CO2 v tleh, optimalna uporaba humusa in proizvodnja biomase kot vir energije. Gospod predsednik, poudarila bi, da si industrija v Avstriji zelo prizadeva za ohranitev čim nižjih vrednosti emisij.
Trenutno približno 9 % skupnih emisij toplogrednih plinov v EU izhaja iz kmetijstva, kar pomeni, da je veliko manjši onesnaževalec kot poraba energije z 59 % ali promet z 21 %. Gospod komisar, če želimo dejansko obvladovati podnebne spremembe, morata biti naša cilja izogibanje energiji in večja energetska učinkovitost.
Silvia-Adriana Ţicău
(RO) Podnebne spremembe so vse bolj vidne in človeštvo mora spremeniti svoje ravnanje, pri čemer nameni več pozornosti varstvu okolja.
Evropa se že zdaj srečuje z zelo visokimi temperaturami med poletjem, sušami, katerim sledi močno deževje in poplave, silovitimi nevihtami in dezertifikacijo širokih območij, zlasti v južnih in vzhodnih regijah.
Tudi Romunija ni bila prikrajšana za učinke podnebnih sprememb. V zadnjih letih smo bili priča uničujočim poplavam, vročim dnem, silovitim nevihtam dezertifikaciji regij v južnem in vzhodnem delu države in povečanju padavin. Vse to je povzročalo izgubo človeških življenj, veliko materialno škodo in zmanjšanje kmetijske proizvodnje.
Evropa mora danes sprejeti resne ukrepe z namenom zmanjšanja učinkov podnebnih sprememb. Evropa mora sprejeti ukrepe za boljše gospodarjenje z vodami, varstvo pred poplavami, prečiščevanje odpadnih voda, varstvo obalnih območij, povečanje energetske učinkovitosti, zmanjšanje emisij toplogrednih plinov, sprejetje čistejšega kmetijstva, sprejetje ekološkega prevoza, zaustavitev krčenja gozdov.
Posebno pozornost je treba nameniti območjem, ki jih prizadene dezertifikacija. Evropa mora preučiti možnost vlaganja v namakalni sistem, ki bi državam članicam pomagal v primeru tveganja za zmanjšanje kmetijske proizvodnje zaradi dezertifikacije ali izboljšal njihove namakalne sisteme.
Čestitam Komisiji za zeleno knjigo o novi politiki mobilnosti v mestih. 20 %evropskih motoristov bi lahko uporabljajo javni prevoz. Znižanje omejitve hitrosti nam bo tudi omogočilo boj proti učinku tople grede.
Vključitev letalstva v sistem trgovanja z emisijskimi certifikati je prvi korak naprej. O vključitvi pomorskega prometa v ta sistem se še razpravlja.
Na žalost sedanji proračun Skupnosti ne vključuje potrebnih ukrepov za zadostno in usklajeno zmanjšanje podnebnih sprememb. Proračun za podnebne spremembe je skromen.
Anne Laperrouze
(FR) Gospod predsednik, gospod komisar, gospe in gospodje, učinki podnebnih sprememb so očitni, postali pa bodo še izrazitejši. Zdaj vemo, da kljub izvajanju ambiciozne politike za boj proti podnebnim spremembam lahko le stabiliziramo pojav in se moramo zato prilagoditi njihovim posledicam.
Prilagajanje podnebnim spremembam bo zato zahtevalo ambiciozna sredstva na številnih področjih in po mojem mnenju so najpomembnejša področja: zdravje, kmetijstvo, varstvo voda, stanovanja in preseljevanje prebivalstva. Za ta namen mora naša politika o podpori za evropske raziskave prednostno obravnavati ta področja. Bojevanje proti emisijam toplogrednih plinov in prilagajanje podnebnim spremembam morata postati obvezna pogoja pri dodeljevanju evropskih sredstev.
To je globalna težava; torej potrebujemo globalne odzive. Evropska unija si mora čim bolj prizadevati za vzpostavitev politike o prilagajanju podnebnim spremembam na globalni ravni. Ta politika mora pri pripravi načrtov za zdravstvo in kmetijstvo upoštevati vse večje število naravnih nesreč. Osredotočiti se mora predvsem na najbolj ranljive države, tj. na najrevnejše države. Tako kot lahko upamo na koristi zaradi evropskih raziskav, moramo zagotoviti, da imajo koristi tudi države v razvoju. Naše tehnologije moramo prenesti na tretje države, pri čemer ne pričakujemo nujno kakršno koli povračilo.
Vendar prilagajanje podnebnim spremembam ne pomeni le večjo uporabo tehnologij. Preučiti moramo tudi nekatere prakse, ki smo jih podedovali od prejšnjih generacij. Na primer, na jugozahodu Francije so stare kmetije obrnjene točno na jug: prebivalci so ugotovili, da jih je smer, v katero je obrnjena hiša, varovala pred vzhodnimi in zahodnimi vetrovi, te omilila in otoplila pozimi ter ohladila poleti zaradi sence dreves. To so bile bioklimatske hiše.
Danes se take prakse zanemarjajo, kljub temu da so zelo enostavne. Vrniti se moramo k tem enostavnim in pametnim ukrepom ter še naprej spodbujati raziskave na področju boljše nastanitve. V tem sektorju moramo najti rešitve za preprečevanje, na primer, uporabe energije za hlajenje v hišah. Poudariti je treba pomembnost energetske učinkovitosti stavb.
Nazadnje, z ozaveščanja javnosti moramo preiti na izobraževanje in usposabljanje. Mlajšim generacijam moramo predati ustrezne in premišljene ukrepe, seveda pa se jih mora naše generacija tudi naučiti.
Za konec čestitam gospodu Sacconiju za njegovo izjemno in dodelano poročilo.
Dimitrios Papadimoulis
(EL) Gospod predsednik, gospod komisar, z zanimanjem sem poslušal vaš otvoritveni govor. Vedeti morate, da imate v Evropskem parlamentu veliko zaveznikov, vendar se bojim, da je zelo malo ljudi, ki podpira vaše cilje znotraj same Komisije.
Da bi EU vodila boj proti podnebnim spremembam, mora biti predvsem dosledna v svojih objavah. Ko govorite o vključevanju in rečete, da moramo zmanjšati toplogredne pline, Komisija posledično ne more financirati stalne odvisnosti od ogljika in bencina. Zunanja politika Komisije in Sveta morata prisiliti gospoda Busha, da se zaveže tem sporazumom, ne pa se mu dobrikati. Politika mora pomagati revnejšim državam s prenosom tehnologij in svežnjem virov, tako da lahko sodelujejo v globalni zvezi. Prisluhniti morate tudi pripombam Evropskega parlamenta o obsedenosti z biogorivi, ki uničujejo Amazonski gozd, svetovno podnebje, podvajajo cene živil in s tem obremenjujejo revnejše dele družbe.
Za zaključek, gospod komisar, podpiramo vas, vendar morate pripraviti obširnejši boj, če želite premagati samo Komisijo.
(Ploskanje.)
Kathy Sinnott
Gospod predsednik, podnebne spremembe so nam vsem v izziv. Ne smemo pozabiti, da si ta svet ne delimo le z današnjimi ljudmi, vendar tudi s tistimi, ki bodo tu živeli v prihodnosti. Vendar, če naše politike želijo biti učinkovite, moramo razlikovati med podnebnimi spremembami, ki jih povzroči človek, in naravnimi podnebnimi spremembami. Prve so posledica naših dejavnosti; druge so naravni proces. Naše pokrajine, tla in rečni sistemi so posledica naravnih in obstoječih podnebnih sprememb. Podnebne spremembe, ki jih povzroči človek, so neopravičljive. Odziv nanje je sprememba - sprememba goriv, sprememba porabe in sprememba razuma.
Razlikovati ne pomeni, da naravne podnebne spremembe niso zaskrbljujoče, vendar je odziv nanje prilagajanje. Arheologi navajajo, da so v preteklosti, ko se je podnebje spreminjalo, ljudje, ki so se lahko prilagodili in tisti, ki se niso mogli, izumrli. Danes smo ljudje globoko zakopani. Naši domovi in mesta imajo trdne temelje v zemeljski skorji. Naše navade in prebivališča niso več prilagodljivi. Ledena doba ali tropsko obdobje trenutno ni na našem programu: "prosimo, vrnite se v eon ali kaj podobnega".
Odziv na naravne podnebne spremembe je dolgoročno načrtovanje, razumne priprave in zdrav razum. Ne gradite na poplavnih območjih. Posadite listnata drevesa. Podprite ogroženo obalo. Naš pristop do podnebnih sprememb moramo uravnovesiti med spremembo in prilagajanjem, med človeško povzročenimi in naravnimi ter ustrezno uporabo sredstev, tako da bodo učinkovita.
Koenraad Dillen
(NL) Gospod predsednik, gospe in gospodje, boj proti globalnemu segrevanju ni le boj Evrope: postati mora boj celotnega planeta. V nasprotnem primeru bodo naši načrti nesmiselni in sami Evropejci se bomo zelo prizadevali za rezultate, ki bodo še naprej kaplja v morje.
Poleg tega moramo danes zagotoviti evropsko dinamičnost. Veliki in nedosegljivi cilji so ponovno pred nami. Evropski vrh, ki je bil marca letos, je določil, da je treba emisije toplogrednih plinov znižati za 20 % do leta 2020, pri čemer obnovljiva energija izpolni 20 % povpraševanja Unije. Vendar je eno od glavnih vprašanj, ki ostaja, kdo bo to plačal?
Družbe in potrošniki bodo morali plačati približno 60 milijard EUR letno za podnebni načrt, kar bi za mojo domovino Belgijo znašalo 2 milijardi EUR letno, skupno pa najmanj 200 EUR na prebivalca. To ni tvegano le za veliko povečanje davkov, vendar je tudi dejavnik, s katerim se podjetja prisili v selitev v tuje države, v katerih so okoljske omejitve manj stroge.
Zato moramo upoštevati "blažitev simptomov", dokler nekateri od udeležencev na svetovnem prizorišču ne bodo pripravljeni na izvajanje potrebnih ukrepov.
Antonio López-Istúriz White
(ES) Hvala, gospod predsednik. Predvsem bi rad čestital gospodu Sacconiju za njegovo vprašanje, ki nam omogoča, da danes tukaj razpravljamo o podnebnih spremembah. Moji kolegi bodo govorili o bolj tehničnih vidikih, jaz pa bi to priložnost rad izkoristil, da se zahvalim komisarju in predvsem izrazim podporo vsemu, kar v zvezi s tem počne: bil je predhodnik na področju podnebnih sprememb in eden prvih, ki je o njih začel govoriti v Bruslju.
Predvsem želim, da se upoštevajo posebne geografske značilnosti in zlasti eno območje, ki vas ne bo presenetilo: otoške regije. Prelepe grške otoke, kot so Balearski otoki, ki jih zastopam, lahko v prihodnosti ogrozi vsaka podnebna sprememba, ki se pojavi. Menim, da Komisija ne sme priznavati le posebne narave najbolj oddaljenih regij; vključiti mora tudi dejavnik otoške lege ter seveda gorske in obalne regije.
Študije španskega inštituta za oceanografijo in mnogih drugih opozarjajo na dejstvo, da je Sredozemsko morje izpostavljeno procesu pospešenega segrevanja in dviganju vodne gladine. To bi lahko imelo resne posledice za obalo, zlasti za plaže, ki bi bile poplavljene, kar bi ustrezno vplivalo tudi na turizem, ki je naš glaven vir dohodkov.
V primeru Balearskih otokov, o katerih sem govoril, so se v zadnjih letih temperature opazno dvignile, kar je zaskrbljujoče.
Zelena knjiga mora vključevati tudi zavezo, da se bodo podprle regije, ki potrebujejo precejšnje naložbe za preprečevanje posledic podnebnih sprememb.
Na koncu bi rad predstavil svoj osebni cilj in cilj Evropske ljudske stranke, in sicer da Evropska unija prevzame vodilno vlogo na področju tehnologij brez ogljika ali z nizkimi emisijami ogljika. Prepričani smo, da hiter in odločen prehod na sodobnejše in učinkovitejše tehnologije ne bo samo koristil našemu podnebju ter zagotovil izhodišče za globalno rešitev, ampak bo koristen tudi za gospodarstvo, ker bomo veliko manj odvisni od uvoza fosilnih goriv.
Dorette Corbey
(NL) Gospod predsednik, gospod komisar, gospe in gospodje, prilagajanje podnebnim spremembam zahteva več naše pozornosti in to čim prej, ker moramo ne glede na naše ukrepe v zvezi s podnebnimi spremembami vlagati tudi v prilagoditev družb na soočanje z dviganjem morske in rečne gladine ali pomanjkanjem vode in sušo. Vse to ima posledice za varnost, porabo vode, tla, kmetijstvo in seveda tudi za zdravje ljudi.
Nekatera območja se morajo pripraviti na hudo sušo in višje temperature. V tem primeru so rešitev namakalni sistemi in čisti obrati za razsoljevanje. Drugim območjem voda povzroča neprijetnosti in morajo vlagati v utrjevanje nasipov. Države članice morajo same pripraviti načrte, analizirati vpliv podnebnih sprememb in se pripraviti.
Vendar so pri tem pomembne tri stvari. Prvič, potrebna je solidarnost: nekatere države podpirajo drugi, medtem ko so nekatere močnejše kot druge. Ni treba posebej poudarjati, da ima tudi Evropska unija skupno odgovornost.
Drugič, potreben je torej tudi skupen vir financiranja. Iskati moramo vire financiranja, pri čemer najprej pomislimo na strukturne sklade, pa tudi na prihodke iz dražb sistema trgovanja z emisijami.
Tretjič, solidarnost se mora seveda nanašati tudi na države v razvoju. Mnogo afriških in azijskih držav ni skoraj nič prispevalo k podnebnim spremembam, vendar te vseeno negativno vplivajo nanje. Poiskati je treba dobre in zanesljive vire financiranja in tudi pri tem najprej pomislimo na prihodke iz sistema trgovanja z emisijami.
Jens Holm
(SV) V tem poročilu pozivamo k ukrepom, da bo kmetijstvo sprejelo svojo odgovornost za podnebne spremembe. Kmetijstvo vključuje živinorejsko industrijo, ki predstavlja 18 % svetovnih emisij toplogrednih plinov. Osemnajst odstotkov. Tako trdi Organizacija za prehrano in kmetijstvo v svojem poročilu iz leta 2006 z naslovom "Livestock' Long Shadow". Kaj lahko storimo za zmanjšanje tega 18-odstotnega deleža emisij? Ko nam je v začasnem odboru za podnebne spremembe govoril predsednik Medvladnega foruma o podnebnih spremembah Radžendra Pačauri, je pozval k zmanjšanju porabe mesa. Popolnoma prav ima. Nikoli prej v zgodovini nismo pojedli toliko mesa, kot ga pojemo danes. Od leta 1950 se je svetovna proizvodnja mesa povečala za več kot petkrat. To ni trajnostno. Komisarja Dimasa bi rad vprašal naslednje: ali se strinjate z Radžendro Pačaurijem, da moramo jesti manj mesa? Komisijo pozivam, naj razvije načrt za zmanjšanje porabe mesa.
Na koncu bi predlagal naslednje ukrepe: informiranje o vegetarijanskem prehranjevanju, poziv državam članicam, da uvedejo davke na meso, s katerimi bi meso podražilo in vegetarijanska hrana pocenila, spodbujanje vegetarijanskega prehranjevanja v naših institucijah EU; vegetarijanski teden v Evropskem parlamentu, Komisiji in Svetu bi bil na primer dober, sodoben in okolju prijazen začetek pri doseganju bolj trajnostne Evrope.
Christine De Veyrac
(FR) Gospod predsednik, gospod komisar, gospe in gospodje, podpiram podnebni paket, ker mora pred začetkom mednarodnih pogajanj v Københavnu Evropa svetu poslati močno sporočilo.
Povedati vam moram, da delavce in delodajalce v moji volilni enoti zelo skrbi predlog, da se odpravijo brezplačne kvote emisij CO2 in se omogoči njihovo licitiranje.
S tem predlogom bi Evropa dvojno prizadela podjetja, ki bi morala plačevati za emisije CO2, ki presegajo kvote, in tudi za vse emisije CO2 od prve proizvedene tone. Za evropska podjetja bi to torej pomenilo doslej najvišje povečanje stroškov.
Če bi se to merilo uporabljalo po celem svetu, ne bi bilo težav: vsi bi bili v enakem položaju. Če pa bi ta omejitev veljala le za evropske družbe, bi bile te finančno kaznovane in bi obstajala resna nevarnost selitve delovnih mest zunaj Evrope. Bi torej morali opustiti to zamisel plačevanja za emisije CO2 po prvi toni? Mislim, da ne, ker je končni cilj hvalevreden.
Kljub temu mora imeti Evropa v tem primeru na voljo pravičen mehanizem, v okviru katerega se obdavči uvoz iz tretjih držav, ki si na področju varovanja okolja ne prizadevajo tako kot evropske družbe. Uvedimo davek na ogljik: sploh ne gre za zaščitni instrument, to je instrument, namenjen zagotavljanju poštenega in nepristranskega trgovanja na svetovni ravni, ki je temeljni cilj Evropske unije in Svetovne trgovinske organizacije.
Sicer pa pozdravljam različne predloge Komisije. To je pozitiven korak pri zagotavljanju, da je čim več gospodarskih sektorjev vključenih v mehanizme - sistem trgovanja z emisijami ali druge mehanizme - za boj proti podnebnim spremembam. Zlasti ugotavljam, da je prometni sektor, na katerega pogosto kažemo s prstom, pripravljen prispevati, kar pozdravljam.
Upam, da bomo hitro dosegli sporazum, tj. pred koncem leta, in da se bo tako lahko ta podnebni paket čim prej izvajal.
Matthias Groote
(DE) Gospod predsednik, gospod komisar, gospe in gospodje, podnebne spremembe so tu in to je znanstveno dokazano dejstvo. Četrto ocenjevalno poročilo Medvladnega foruma o podnebnih spremembah jasno navaja, da bodo vplivale na vse regije Evrope.
Treba je preprečiti, da bi se temperatura zvišala za več kot 2°C. Vendar bi imelo tudi globalno segrevanje za manj kot 2°C negativne gospodarske in okoljske posledice za nekatere regije Evrope.
Zato mora Evropa ukrepati zdaj. Zdaj moramo začeti izvajati ukrepe prilagajanja na več političnih področjih. Vendar podnebne spremembe predstavljajo tudi priložnosti, ena od teh priložnosti je, da se na nanje pripravimo z ukrepi prilagajanja.
Ko razmišljamo o ukrepih prilagajanja, moramo zahtevam podnebnih sprememb prilagoditi tudi lizbonski proces. To je priložnost, da oblikujemo okoljsko usmerjeno industrijsko politiko: gospodarsko in industrijsko politiko, ki gospodarsko rast ločuje od emisij CO2 in toplogrednih plinov. To bo ključ do uspeha. V zvezi s tem bi komisarju postavil vprašanje: v kakšnem obsegu Komisija v okviru podnebnih sprememb razpravlja o lizbonskem procesu?
Moja druga pripomba je: prav tako je treba zagotoviti, da so lokalni in regionalni nosilci odločitev obveščeni o posledicah podnebnih sprememb na njihovih območjih. Kako bodo podnebne spremembe vplivale na posamezne regije? To bo na primer zelo pomembno pri razvojnem načrtovanju, zaradi česar podpiram poziv v predlogu resolucije, da se ustanovi evropska baza podatkov, ki bo dostopna regionalnim nosilcem odločitev in bo predstavljala smernice pri njihovem razvojnem načrtovanju.
Mairead McGuinness
Gospod predsednik, predlagam, da se prenehamo kriviti za podnebne spremembe in da prenehamo obtoževati posamezne sektorje, kot da je eden bolj kriv kot drugi? To se jasno kaže zlasti v prispevku kmetijstva. Evropa sama ne more ničesar storiti v zvezi z podnebnimi spremembami, lahko pa zagotovi vodenje, ki je tako zelo potrebno. Potrebujemo usklajene ukrepe na svetovni ravni in to se priznava.
Rada bi se osredotočila na razpravo o kmetijstvu. Kmetijstvo prispeva k podnebnim spremembam, vendar te nanj tudi vplivajo: to je bilo že povedano. Vendar ne smemo pozabiti, da kmetijstvo proizvaja živila, brez katerih ne bi dolgo zdržali. Svetovno povpraševanje po hrani se bo v 20 letih povečalo za 50 %, vendar lahko kmetijstvo s sekvestracijo ogljika, anaerobno razgradnjo, zasaditvijo gozdov, kar je po mojem mnenju ključno, in energijo vetra prispeva k tej razpravi.
Kar zadeva stanje na Irskem, smo od leta 1990 emisije iz kmetijstva dejansko zmanjšali za 3 %, so se pa emisije, ki izvirajo iz prometa, povečale za 163 %. Emisije iz industrije so se povečale za 23 % in iz energetskega sektorja za 32 %. Pri osredotočenju na kmetijstvo obstaja nevarnost, da bomo zmanjšali število živine in količino emisij v Evropi, vendar bomo proizvodnjo preusmerili drugam, s čimer pravzaprav ne bomo spremenili ničesar. Zato moramo biti pri tem previdni.
Tradicionalne prakse, na primer prekopavanje vrta jeseni in neobdelovanje pozimi, so zdaj nesprejemljive. Priznam, jaz to še vedno počnem. Bodimo razumni v tej razpravi. Poskrbimo za raziskave in razvoj, da ne bomo nazadovali, ampak bomo našli pozitivne rešitve in napredovali. Poglejte Indijo. Indija ima 17 % svetovnega prebivalstva, vendar prispeva le 4 % svetovnih emisij toplogrednih plinov. Mora se razviti, da bo skrbela za svoje revno prebivalstvo. Prispevala bo k razpravi o podnebnih spremembah, vendar to lahko stori le na način, ki priznava njene sedanje razmere.
Na koncu bi rada povedala, da nam lizbonska pogodba prvič daje nekaj upanja za ukrepanje v zvezi s podnebnimi spremembami na svetovni ravni, pri čemer Evropa zagotavlja vodenje. Na podlagi tega upam, da se bo irsko prebivalstvo udeležilo referenduma in množično glasovalo za lizbonsko pogodbo.
María Sornosa Martínez
(ES) Hvala, gospod predsednik, in hvala vam, gospod Sacconi, za vaše celotno delo.
Imamo težavo. Zato so javne in zasebne naložbe v raziskave in razvoj v boju proti podnebnim spremembam ključne za zagotovitev čim večje učinkovitosti ukrepov prilagajanja in blažitve v zvezi z omejevanjem in posledicami podnebnih sprememb.
Gospod komisar, pred nami je zelo pomembna naloga. Izvesti moramo ukrepe na področjih energetske učinkovitosti, spodbujanja obnovljivih virov energije, učinkovite hkratne proizvodnje elektrike in toplote, učinkovite uporabe goriv pri motornih vozilih, z energijo varčnega javnega prevoza in razsvetljave, boljšega upravljanja kmetijske dejavnosti in pašnikov ter omejevanja krčenja gozdov, pri čemer ne smemo pozabiti na boljšo rabo vode glede na njeno pomanjkanje.
To priložnost bi rada izkoristila, da izrazim dve prošnji. Gospod komisar, prva je za vas: Pozivam vas, da nujno pregledate politiko o prvi in drugi generaciji biogoriv.
Druga se nanaša na Svet: kljub dejstvu, da bodo dvig temperature in spremembe vzorcev dežja, ki jih povzročajo podnebne spremembe, vplivali na tla, ni bil dosežen noben sporazum o ustreznem evropskem okviru za zaščito tal.
Takoj je treba sprejeti trdno zavezo.
Lambert van Nistelrooij
(NL) Gospod predsednik, gospod komisar, gospod Sacconi, gospe in gospodje, kot koordinator za regionalno politiko skupine PPE-DE želim poudariti, da ta resolucija vsebuje nekatere zelo pomembne točke. Med kohezijsko politiko in obvladovanjem tveganja je vzpostavljen odnos, tu pa je še zamisel o sestavnih in jasnih delih prihodnje regionalne politike v Evropi. Poleg tega podnebne spremembe spreminjajo položaj regij v Uniji. Na eni strani bo suša, na drugi pa zaradi dviganja morske gladine preveč vode. Kot predstavnik Nizozemske moram poudariti slednje. Polovica našega ozemlja je pod morsko gladino. Morski nasipi morajo biti višji, treba pa je upoštevati tudi mnogo bolj tehnoloških izzivov. To še bolj velja za druge dele sveta. Pozitivno je tudi, da se razmišlja o uskladitvi s strategijo ZN za zmanjševanje nesreč.
Kohezija - pri tem bi se navezal na lizbonsko pogodbo - ima novo ozemeljsko razsežnost, ki jo moramo razvijati in ki mora biti vključena v naše finančno načrtovanje. To je ljudem v regijah in v mestih blizu, Evropa pa ima pri tem določeno vlogo.
Gospod predsednik, skupina PPE-DE se ne strinja s prvim delom odstavka 13, ker zdaj podpiramo prerazporeditev sredstev in ne ponovnega določanja prednostnih nalog: to se pravzaprav že dogaja. Več kot 15 milijard EUR je trenutno iz strukturnih skladov dodeljenih na primer biogorivom itd. Na ta način želimo nadaljevati. Še enkrat bomo torej pregledali uredbo o strukturnih skladih, da se doseže večjo energetsko učinkovitost. Tak je pristop skupine PPE-DE, sodelovali bomo v razpravah o dolgoročni finančni perspektivi iz drugega dela odstavka 13 in prevzeli vodilno vlogo pri možnem prerazporejanju ali ponovnem določanju prednostnih nalog, vendar ne zdaj: to se zdaj lahko učinkoviteje stori z namensko porazdelitvijo proračunskih sredstev in sektorjev kot s prerazporeditvijo.
Justas Vincas Paleckis
(LT) Pohvaliti moram gospoda Sacconija za pomembne dopolnitve časovno primerne zelene knjige Komisije o vprašanju podnebnih sprememb.
Nekatere države, zlasti nordijske, so brez vsakršne spodbude iz Bruslja že razvile dolgoročno strategijo za soočanje s podnebnimi spremembami in so predvidele ukrepe, ki jih je treba sprejeti zaradi podnebnih sprememb: zaščita obalnih področij, ukrepi proti obalnemu poplavljanju, grajenje posebno načrtovanih hiš. Sprejetje bele knjige bo tudi druge države spodbudilo, da sledijo njihovemu zgledu.
Države EU, ki mejijo na morje in oceane (teh je 22), morajo medtem preučiti izkušnje Nizozemske v boju z morjem. Polovica njenega ozemlja je pod morsko gladino. Kljub nenehnemu prizadevanju, da se branijo pred morjem, in obsežnim sredstvom, ki jih namenjajo tej zaščiti, so Nizozemci uspeli ustvariti eno najmočnejših in najuspešnejših držav. To torej dokazuje, da se je mogoče prilagoditi.
Na nedavnem srečanju Sveta EU je bilo razglašeno, da bo vprašanje podnebnih sprememb pri pripravi politike EU za preprečevanje in zaščito najpomembnejše. Preden bo prepozno, je treba je preprečiti spore in vojne za pridobitev ozemelj, ki so še primerna za življenje ter ki zagotavljajo vodo in hrano. To zlasti zadeva najrevnejše države na svetu, ki so najmanj prispevale k podnebnim spremembam. Tiste, ki so napredovale na račun drugih, morajo takoj plačati svoj dolg.
EU mora tudi v prihodnosti voditi druge celine in države, tako da daje zgled, kako sprejeti ukrepe za preprečevanje podnebnih sprememb, kako se prilagoditi novim pogojem ter spremeniti navade in prakse njihovih državljanov.
Ari Vatanen
Gospod predsednik, ko sodelujemo v razpravi, naj bi ostali mirni, vendar je ta razprava ušla nadzoru in jo je dobesedno odneslo, z njo pa tudi odkritost in razum. Naj bi bili odkriti, vendar je prikazovanje mračne slike v politiki vedno zelo dobro. To se vedno izplača. Vendar naj bi bili resni, preučevati moramo številke, pri tem pa ostati razumni in odkriti.
Ljudje lahko živijo v Helsinkih, kjer je povprečna letna temperatura 6 °C, ali v Dakarju pri 30 °C. Pred dva tisoč leti je Julij Cezar hodil po Renu, ker je bil zamrznjen. Pred tisoč leti so bili Vikingi v Grenlandiji (zeleni deželi), zato se tako tudi imenuje. Zato temperatura sama po sebi ni cilj, cilj je blaginja ljudi in to pozabljamo.
Zakaj nastajajo emisije? Emisije so posledica blaginje, dve tretjini ljudi na svetu pa še vedno živi v revščini. Človeška družba je organizirana kot stopnišče: privilegirani smo na vrhu, pod nami pa so štiri milijarde ljudi, ki si dobesedno želijo priti na dnevno svetlobo, saj dve milijardi ljudi nima niti elektrike.
Kakšen je torej naš odgovor? Naš odgovor je, da je treba izboljšati našo tehnologijo. Za to potrebujemo denar in naše gospodarstvo se mora razvijati. Ne moremo imeti denarja, če s kontraproduktivnimi in dragimi ukrepi negativno vplivamo na naše gospodarstvo in mu škodimo.
Komisar v svojih uvodnih besedah ni niti omenil ključne besede "jedrski". Če v tej razpravi ne bomo odkriti, nismo resni voditelji. Če povzamem, smo podobni človeku, ki mu pušča streha na hiši, on pa začne lepiti tapete v kleti, namesto da bi popravil streho. Tako se ne gradi prihodnosti.
Cristina Gutiérrez-Cortines
(ES) Hvala, gospod predsednik. Menim, da je vloga prilagajanja pomembna, prav tako tudi dokument v zvezi s tem. Kljub temu je reševanje problema podnebnih sprememb delo, ki še vedno poteka: stalno se učimo in spoznavamo, kaj se dogaja in kakšne so možne rešitve.
Menim, da je treba zagotoviti, da celotna politika ne zavzame pristopa od zgoraj navzdol. Če želimo imeti vodilno vlogo na tem področju, moramo zagotoviti, da nam bodo drugi sledili; v nasprotnem primeru bomo ostali sami. Obstaja tveganje, da to ne bo delovalo, če bo Evropa prehitro napredovala, če bo povzročila krizo v industriji, če bo izvajala samo politike, morala bi reči "metapolitike", od zgoraj navzdol. Uporabiti moramo vse možne načine ukrepanja, dejavno vključiti družbo in se prilagoditi zmogljivosti naše lastne družbe za prilagajanje, ker ne smemo dopustiti, da bi naša blaginja trpela.
V zvezi s tem bi tudi poudarila, da ta dokument le redko omenja dejansko prilagajanje, čeprav bi o tem morali govoriti. Zlasti ko govorimo o vodi, ki je ključna in na katero bodo podnebne spremembe najbolj vplivale, če ne vplivajo nanjo že zdaj, se je treba osredotočiti na formule in ukrepe, ki so pogosto zelo enostavni, v zvezi s prepustnostjo zemlje, pogozdovanjem, zbiranjem deževnice, uporabo obstoječih zbiralnikov za zbiranje presežkov vode in ustrezno razporeditvijo redkih virov, ki so nam še ostali, namesto da pustimo, da se voda odteče v morje in se izgubi. Da bi dosegli vse to, moramo včasih ozreti v preteklost in obstoječe tradicije ter se otresti predsodkov do rešitev, kot so polnjenje vodonosnikov in drugi bistveni ukrepi.
Zato pozivam k integriranim politikam, vseobsegajočim politikam, ki jih lahko prilagodimo družbi, ki mora poslušati naša priporočila in jih upoštevati. Če nas družba ne podpira in temu ni naklonjena, ne bomo ničesar dosegli. Zato si moramo prizadevati za soglasje in poslušati vsakogar.
Zita Pleštinská
(SK) Predlog resolucije, pripravljen v odgovor na vprašanje za ustni odgovor začasnega odbora za podnebne spremembe, se zdi skladen, vendar po mojem mnenju ne namenja dovolj pozornosti vodi, ki lahko omili specifične in splošne težave v zvezi s podnebjem, ki jih povzroča izsuševanje zemljišč, ter tako prispeva k bolj zdravemu podnebju.
Predlogi Parlamenta so v skladu z zastarelo paradigmo, ki temelji na učinkovitem upravljanju obstoječih vodnih virov.
Nova paradigma v zvezi z vodo zagovarja obnovo vodnih virov na podeželju. Zavzema se za izboljšanje vodnega ciklusa, da se postopno zagotovi dovolj vode za vse. Cilj te paradigme je prilagoditev sedanjega stanja v zvezi z izsuševanjem večjih območij, ki je posledica krčenja gozdov, kmetijstva ali kanalizacijskega sistema.
Izsuševanje zemljišč zmanjšuje izhlapevanje, spreminja sončno toploto v metabolično in pri tem spreminja velike energetske tokove. Že zmanjšanje izhlapevanja za 1 mm na območju, ki je tako veliko kot Slovaška, na sončen dan ustreza količini metabolične toplote, ki nastane pri delovanju vseh elektrarn na Slovaškem v enem letu.
Gospe in gospodje, zahvaljujem se gospodu Sacconiju in komisarju Dimasu za njuna prizadevanja. Upam, da sem uspela usmeriti vašo pozornost na te nove zamisli.
Avril Doyle
Gospod predsednik, najprej bi rada poudarila, da smo z nekaterimi kolegi prvotno vložili več predlogov sprememb k temu dokumentu, ki obravnavajo zlasti ključna vprašanja, kot sta vpliv podnebnih sprememb na biološko raznovrstnost in kriza, ki jo že povzročajo v državah v razvoju, kar sta vprašanji, ki ju je treba nemudoma začeti reševati.
Verodostojnost EU pri politikah na področju podnebnih sprememb in naših trditvah, da smo temelj vseh mednarodnih sporazumov o trgovanju z emisijami po letu 2012, bo odvisna od naše politične volje, da se bomo držali obljub pri namenjanju sredstev iz licitiranja pravic do emisij, kar lahko na leto znese tudi do 40 milijard EUR.
Radodarna denarna podpora za prenos tehnologije ter ukrepi prilagajanja, blažitve in druge vrste ukrepi bodo pokazatelj prevzema naše zgodovinske odgovornosti do tretjih držav, ki bodo najverjetneje občutile glavne posledice podnebnih sprememb, vključno s slabimi vremenskimi razmerami, širjenjem puščav, obalnim poplavljanjem in hudim pomanjkanjem vode.
Na tej točki morajo biti v zakonodajo o sistemu trgovanja z emisijami EU, pri kateri sodelujem kot poročevalka, vključene nekatere politične usmeritve glede prihodkov od dražb, ki bodo preskusile zavezanost Evropskega sveta, njegovo odločenost in razumevanje cilja, da se temperatura ne zviša za več kot 2 °C, in če lahko tako rečem, njegovo razumevanje resnega svetovnega vpliva podnebnih sprememb, ko si prizadevamo, da bi h globalnemu dogovoru v Københavnu prispevali tako, da bi v EU ustvarili gospodarstva z nizkimi emisijami ogljika.
Erna Hennicot-Schoepges
(FR) Gospod predsednik, prejšnji teden sem bila z delegacijo za odnose z Mercosurom v Argentini. Opazila sem, da nobeden od naših političnih predstavnikov ni zaskrbljen zaradi podnebnih sprememb. Več se je govorilo o povečanju količine zemljišč za proizvodnjo soje in krčenju gozdov za pridobitev več obdelovalnih površin; niti naša delegacija ni namenila veliko pozornosti tej temi.
Zato postavljam naslednje vprašanje: ali v Evropi oblikujemo dvojno politiko? Ali glede na to, da je politika o podnebnih spremembah politika prerazporeditve sredstev, ne bi bilo bolje, da povsod uskladimo naše stališče? Na svetovni ravni je treba uporabiti politiko osnovne pravičnosti.
Anni Podimata
(EL) Gospod predsednik, gospod komisar, rada bi se dotaknila vprašanja, povezanega s podnebnimi spremembami. V današnji razpravi nihče ni omenil nedavnega sporočila Evropske komisije o okrepitvi zmogljivosti odzivanja Unije na nesreče. Sporočilu je priložena posebna priloga o gozdnih požarih; nanaša se na katastrofalne požare, ki so prejšnje poletje prizadeli južno Evropo in zlasti Grčijo.
Ti požari so povezani s podnebnimi spremembami. Menim, da je v Evropi in zlasti na jugu, ki je po mnenju Medvladnega foruma o podnebnih spremembah bolj nagnjen k požarom in se že srečuje s pogostimi obdobji izrednih vremenskih razmer, nujno treba sprejeti preventivne ukrepe. Gospod komisar, zato mora EU nujno sprejeti srednjeročne in takojšnje ukrepe, da se zagotovi, da se dogodki, ki so se zgodili lani, letos ne ponovijo.
Miloslav Ransdorf
(CS) Čeprav se ta doba zdi popolnoma nova in posebna, se je tudi preteklost srečevala s podnebnimi spremembami in cikli. Menim, da bodo študije o zgodovini klimatologije predstavljale enega najpomembnejših orodij za odzivanje na ta izziv. Na voljo imamo dela, kot so A Green History of the World Cliva Pontinga ali dela francoskega zgodovinarja Emmanuela le Roya Ladurieja. Po mojem mnenju se moramo zavedati, da so se v preteklosti ljudje lahko spoprijemali s spremembami v naravnem okolju. V Češki republiki je na primer eno od najbolj prijetnih naravnih okolij na jugu Češke. Le nekaj ljudi se zaveda, da gre za umetno pokrajino. To območje, ki ga je ustvaril človek, je bilo včasih močvirje, danes pa ima jezero in je priljubljena turistična destinacija.
Stavros Dimas
komisar. - Gospod predsednik, zahvaljujem se vsem govornikom za njihove pomembne in zanimive prispevke; ko bomo zaključevali belo knjigo o prilagajanju, bomo upoštevali, kar je bilo izraženo danes in kar priporoča resolucija Evropskega parlamenta.
Rad bi poudaril, da brez stalne podpore Evropskega parlamenta večina politik, ki jih danes izvajamo, ne bi bila sprejeta in vodilna vloga Evropske unije v svetu ne bi dala upanja, da bo leta 2009 v Københavnu dosežen mednarodni sporazum.
Naš glavni cilj je doseči mednarodni sporazum o boju proti podnebnim spremembam in se prilagoditi spreminjajočim se podnebnim razmeram, pri čemer bodo sodelovale vse države sveta ter zlasti Združene držav in drugi veliki onesnaževalci, saj bo tako boj proti podnebnim spremembam učinkovit. Seveda prizadevanja Evropske unije ne bodo dovolj, vendar ne moramo upati na mednarodni sporazum, če pri tem ne prevzamemo dejavnega vodstva.
Danes sem spet slišal dvome o znanosti. Menim, da se je to vprašanje bolj ali manj rešilo. Skoraj vsi znanstveniki se strinjajo, da so podnebne spremembe antropogenega izvora: povzročajo jih dejavnosti človeka. Majhno število znanstvenikov misli drugače. Nekateri ljudje še vedno mislijo, da je Zemlja ploščata, vendar tega niti v Združenih državah ne jemljejo več resno.
Prejšnji teden je poročilo Svetovne zdravstvene organizacije izpostavilo vpliv podnebnih razmer in sprememb v podnebju na zdravje, Nasa pa je opozorila, da do podnebnih sprememb prihaja hitreje, kot si mislimo. Zato moramo verjeti znanstvenikom in ukrepati.
Kar zadeva stroške: če bomo ukrepali kasneje, bomo plačali več; če bomo ukrepali zdaj, bomo plačali manj in se bomo izognili nepopravljivemu učinku podnebnih sprememb na naš planet. Sami sebi in prihodnjim generacijam smo dolžni zapustiti svet v vsaj enakem stanju, kot smo ga dobili.
Imamo tudi moralno dolžnost, kar je poudarilo mnogo poslancev, do tistih, ki niso prispevali k nastanku pojava tople grede, tj. najmanj razvitih držav na svetu, ki imajo zelo nizek dohodek na prebivalca in katerih prispevek k nastanku tega pojava je izredno majhen.
Zato je poleg prizadevanja za ublažitev prilagajanje nujno potrebno, to pa moramo storiti tako, da pomagamo najmanj razvitim državam in da v Evropski uniji sprejmemo ustrezne ukrepe.
Slišal sem več primerov o tem, kaj se zdaj dogaja, na primer v zvezi s pomembnim vprašanjem vode. Imamo zakonodajo, in sicer okvirno direktivo o vodah, ki obravnava ta zelo dragocen in redek vir, pred nedavnim pa smo sprejeli tudi sporočilo o pomanjkanju vode in sušah, ker to postaja zelo pomembna in nujna težava, ki jo moramo obravnavati.
V zvezi s stroški so nekateri govorniki omenili tudi vprašanje licitiranja ter učinka, ki ga bo to imelo na naše energetsko intenzivne industrije in druge sektorje gospodarstva. Rad bi razjasnil en nesporazum, da se pomiri mnenja v zvezi s tem vprašanjem. Prihodek, ki se bo ustvaril z licitiranjem, se ne bo stekel v Evropsko unijo ali kakšno drugo blagajno, ampak ga bodo prejela ministrstva za finance držav članic, ki bodo licitirale pravice. To mora biti jasno. Ta sredstva bi lahko vsako leto znašala med 30 in 50 milijardami EUR, zato smo predlagali, da se del nameni politikam prilagajanj, in upam, da se bo Evropski parlament s tem strinjal. Če imamo politično voljo za nadaljevanje sprejemanja načela, da se na leto 30-50 milijard EUR nameni za politike prilagajanja, imamo torej finančna sredstva pripravljena.
Sicer bi rad še govoril, ker je to zelo pomembna tema in je bilo postavljenih veliko vprašanj, vendar se bom še enkrat zahvalil za vaše prispevke. Z vami in začasnim odborom za podnebne spremembe bomo še naprej tesno sodelovali pri oblikovanju naših politik in trdem delu za dosego mednarodnega sporazuma v Københavnu, zlasti v teh dveh letih.
Predsednik
Ob zaključku razprave naj povem, da je bil vložen en predlog resolucije v skladu s členom 108(5) Poslovnika.
Ta razprava je končana.
Glasovanje bo potekalo ob 11.00.
Pisne izjave (člen 142)
Bairbre de Brún
v pisni obliki. - (GA) Zdaj mora biti že vsem popolnoma jasno, da se moramo pripraviti na podnebne spremembe. Naša družba in gospodarstvo se morata spreminjati, tako kot se spreminja naše podnebje.
Kot nadnacionalna organizacija ima Evropska unija posebno vlogo pri omogočanju ustreznih priprav in usklajevanja svojih članic. Ukrepi, sprejeti na ravni EU, morajo biti ambiciozni in usklajeni z znanstveno resničnostjo našega časa. Vnaprejšnje načrtovanje nam lahko pomaga pri soočanju z negativnimi posledicami podnebnih sprememb.
EU mora biti radodarna v zunanjih odnosih z državami v razvoju in jim pomagati, da se prilagodijo podnebnim spremembam, pojavu, za katerega niso odgovorne, a bodo zaradi njega nesorazmerno trpele. Prihodnji trgovinski ukrepi, sprejeti z državami v razvoju, morajo to upoštevati, če naj bi bili kakor koli pošteni.
András Gyürk
v pisni obliki. - (HU) Pozdraviti je treba dejstvo, da zelena knjiga Evropske komisije povzema vsa orodja, ki jih imamo na voljo za blažitev negativnih posledic podnebnih sprememb. Čeprav so predlogi Evropske unije močno usmerjeni v prihodnost in v boj proti podnebnim spremembam, s posledicami podnebnih sprememb že živimo.
Razpoložljivi podatki kažejo, da globalno segrevanje, ki se stopnjuje, na nekatere države vpliva bolj kot na druge. Ena od teh držav je Madžarska, kjer je obseg sprememb v zadnjih desetletjih močno presegel povprečje. Dejstvo, da ne gre samo za abstrakten pojem, je občutilo tudi prebivalstvo Madžarske: suše so pogostejše, količina padavin pa je manjša, kar močno vpliva na kmetijsko proizvodnjo.
Najbolj osupljiv dokaz ekstremnih podnebnih razmer so verjetno največje poplave v Panonski nižini v zadnjem desetletju. Trdno verjamemo, da je zaščita pred poplavami eno od področij, na katerih so potrebni takojšnji in odločni ukrepi. Evropska unija in države članice morajo več pozornosti nameniti zagotavljanju, da vedno redkejša, a zato toliko hujša deževja ne obremenijo vseh naših rek naenkrat. Ob upoštevanju tega je treba raziskati možnosti naravnih skladišč za vodo na območjih ravnega in odprtega podeželja ter hkrati zmanjšati tveganje poplav z zasaditvijo gozdov na hribovitih območjih.
Upajmo, da nosilci odločitev ne bodo čakali na naslednje strašne novice o poplavah, preden se bodo odločili za ukrepanje.
Anneli Jäätteenmäki
v pisni obliki. - (FI) Gospod predsednik, podnebne spremembe so dejstvo. Le nekaj jih dvomi v ugotovitve znanstvenikov. Nestrinjanja so povezana s tem, kako oceniti vpliv in ugotovitve.
Okoljevarstveniki so na strani nacionalnih voditeljev ter vrste strokovnjakov, direktorjev podjetij in vlagateljev. Strokovno znanje na okoljskem področju in eko podjetja imajo odločilno vlogo v premagovanju okoljskih izzivov.
Na Finskem zdaj prevladuje prepričanje, da je vlaganje v les, pelete, biogoriva ter energijo vetra in sončno energijo utopija. Je kot vrnitev v stare čase. V Kaliforniji pa je izkoriščanje sončne energije, energije vetra in bioenergije cvetoč posel. Tam vsi preudarni vlagatelji in špekulanti vlagajo le v obnovljive vire, kadar gre za energetske tehnologije.
Eko podjetja so pomemben in rastoč sektor ter glavni delodajalec. Podjetja še nikoli prej niso imela boljše možnosti za zaslužek z dobrim delom.
Svetovni trg za eko podjetja je vreden 600 milijard EUR. Trg se vsako leto poveča za 10 %. Najhitreje rastoči trg je trg čistih tehnologij. Letna rast na področju tehnologij za izkoriščanje sončne energije in energije vetra je 30-odstotna.
Podjetja s čistimi tehnologijami proizvajajo izdelke in storitve, ki imajo veliko manj škodljiv vpliv na okolje kot prej. Čiste tehnologije in obnovljive oblike energije omogočajo bolj zdravo okolje z manj tveganji za zdravje.
Kakovost zraka v Pekingu je tako slaba, da po izračunih znanstvenikov pričakovano življenjsko dobo prebivalcev tega mesta skrajša za sedem let. Slaba kakovost zraka v Bruslju pričakovano življenjsko dobo skrajša za sedem mesecev. Onesnaženo okolje torej predstavlja tveganje za zdravje.
Podnebne spremembe nudijo tudi možnost za nova delovna mesta kot v primeru nove okolju prijazne Nokie. Sektor informacijske tehnologije seli delovna mesta v Azijo; okolju prijazne tehnologije lahko ustvarijo nova delovna mesta za Fince.
Richard Seeber
v pisni obliki. - (DE) Vsem nam je jasno, da so podnebne spremembe velik izziv. V mnogih delih sveta se že borijo z negativnimi posledicami dviganja povprečne svetovne temperature in v prihodnjih letih se bo to še nadaljevalo.
Tudi ljudje v Evropi bodo čutili grozeče posledice podnebnih sprememb za njihovo okolje, gospodarstvo in vsakdanje življenje. Zato je zaželena celovita strategija za boj proti podnebnim spremembam. S podnebnimi spremembami se moramo poskušati spopasti na dveh ravneh hkrati; to je bistveno. Evropa ne sme samo občutno zmanjšati svoje emisije toplogrednih plinov, ampak se mora tudi prilagoditi globalnemu segrevanju. To je edini način, da v prihodnosti obvladamo vpliv podnebnih sprememb. Eden od ukrepov, ki jih je treba sprejeti, je učinkovitejša raba energije in že tako omejenih vodnih virov.
Menim, da države članice, ki so v boju proti podnebnim spremembam že storile več kot ostale, ne smejo biti v neugodnem položaju. Vse države morajo ustrezno prispevati k ublažitvi podnebnih sprememb. Cena neukrepanja bi bila enostavno previsoka.
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Viacjazyčnosť: devíza pre Európu a spoločný záväzok (krátke prednesenie)
Predsedajúci
Ďalším bodom je správa pána Graçu Mouru v mene Výboru pre kultúru a vzdelávanie o viacjazyčnosti: devíza pre Európu a spoločný záväzok.
Vasco Graça Moura
Oznámenie Komisie s názvom "Viacjazyčnosť: devíza pre Európu a spoločný záväzok" vychádza z dlhého radu dokumentov, ktoré vypracovali Parlament, Komisia, Rada, Výbor regiónov a Európsky hospodársky a sociálny výbor a ktoré sa zaoberajú otázkou viacjazyčnosti z rozličných hľadísk.
Vo svojej správe opakujem stanoviská, ktoré prijal Európsky parlament a ktoré spravidla potvrdzujú názor Komisie, že jazyková a kultúrna rôznorodosť EÚ predstavuje veľkú konkurenčnú výhodu a že jednoznačne treba podporovať programy vyučovania jazykov a školských a kultúrnych výmen v rámci Únie aj mimo nej.
Zdôrazňujem taktiež dôležitosť jazyka ako faktora sociálneho začlenenia. Potvrdzujem dôležitosť dialógu s inými regiónmi sveta, pričom sa musí venovať pozornosť osobitným jazykovým, historickým a kultúrnym putám medzi krajinami EÚ a tretími krajinami. Vyjadrujem potrebu politiky na podporu prekladu, literárneho i technického. Zaoberám sa otázkou viacjazyčnosti v audiovizuálnej oblasti, potrebou podporiť učiteľov jazykov a rozšírením ukazovateľov jazykových znalostí do všetkých úradných jazykov EÚ bez toho, aby to ovplyvnilo ich rozšírenie na iné jazyky, ktorými sa hovorí a ktoré sa študujú v Európe vrátane klasickej gréčtiny a latinčiny.
Vzhľadom na výučbu jazykov v školách i v dospelosti zastávam názor, že okrem mnohých iných aspektov je vzdelávanie v materinskom jazyku základom pre ďalšiu výučbu. Rodičia a vychovávatelia musia mať možnosť vybrať si úradný jazyk, v ktorom sa budú vzdelávať ich deti v krajinách s viac než jedným úradným jazykom, alebo tam, kde jeden úradný jazyk existuje spolu s regionálnymi jazykmi. Zastávam taktiež názor, že žiadnemu školopovinnému dieťaťu by nemalo byť odopreté vzdelávanie v úradnom jazyku daného štátu.
Chcel by som zdôrazniť, že v žiadnom bode mojej správy sa nespochybňuje dôležitosť regionálnych jazykov alebo jazykov menšín. V každom prípade uznávam a rešpektujem tieto jazyky a v žiadnom bode im nechcem robiť prekážky. Správa neobsahuje žiaden aspekt, ktorý by bol v rozpore s týmito jazykmi. Jeden alternatívny návrh však predložili socialisti, liberáli a zelení, v ktorom sú jednoducho úplne vynechané tieto tri body, ktoré som práve spomenul.
Tento návrh spôsobí, že zásady, ktoré sú spojené so základnými právami a slobodami ľudí a ktoré boli dlho uchovávané, prijímané a praktizované v Európskej únii, sa budú eliminovať z dôvodu tlaku galícijských, katalánskych a baskických nacionalistov. Ak sa tento návrh prijme, bude to porážka Európskeho parlamentu.
Tieto zámery sú dokonale prehľadné. V dnešnom vydaní španielskeho denníka El País si môžete na strane 37 prečítať, že Najvyšší súd Španielska pred troma mesiacmi rozhodol o tom, že v prihláške na štúdium má byť rámček, v ktorom majú rodičia vyznačiť, v akom jazyku si želajú, aby ich deti dostali základné vzdelanie, čo katalánska vláda nerobí.
Nemyslím si, že by sme mali akceptovať túto alternatívu. Na rozdiel od bodov v mojej správe znamená neprijateľnú ochranu extrémnych nacionalistických smerov a taktiež neprijateľne odporuje našim základným právam a slobodám a dokonca zásade subsidiarity, a to už nevravím, že táto alternatíva je taktiež v rozpore so zásadami, ktoré sú už obsiahnuté v predošlých textoch Európskeho parlamentu a Rady a ktoré sa nikdy nespochybňovali.
Z tohto dôvodu dôrazne žiadam tento Parlament, aby bol veľmi opatrný. Treba odmietnuť predloženú alternatívu a prijať moju správu, ako sa stalo 17. februára vo Výbore pre kultúru a vzdelávanie, kde bolo 20 poslancov za, 3 boli proti a 8 sa zdržali hlasovania.
Vážený pán predsedajúci, Európska únia musí byť miestom, kde sa rešpektuje demokracia a pluralizmus, a nie miestom, kde sa odopierajú alebo nezmyselne obmedzujú základné práva a slobody.
Louis Michel
Vážený pán predsedajúci, dámy a páni, v prvom rade by som chcel poďakovať pánovi Graçovi Mourovi za jeho správu z vlastnej iniciatívy o viacjazyčnosti.
Táto správa podporuje prístup Komisie a kladie dôraz na kvalitu výučby a učiteľov jazykov, na integrovaný prístup k získaniu všetkých vrstiev našej spoločnosti, na jazykovú rozmanitosť, lepšie pochopenie úlohy médií a literárneho prekladu a na kultúrne vzťahy s tretími krajinami.
Súhlasím s názorom pána spravodajcu, že viacjazyčnosť má podstatný vplyv na každodenný život občanov EÚ z dôvodu intenzívnej komunikácie, rastúcej mobility a migrácie a zvyšujúcej sa globalizácie.
Zásada výučby materinského jazyka a dvoch ďalších jazykov v ranom veku je východiskom našej viacjazyčnej politiky. Náš prístup je založený na tomto ustanovenom práve. Posilňuje dôležitosť celoživotného vzdelávania a jeho cieľom je začleniť najzraniteľnejšie skupiny do našej spoločnosti. Hovorím najmä o ľuďoch, ktorí prerušili štúdium, o prisťahovalcoch a tých, ktorí hovoria len jedným jazykom alebo sú menej jazykovo zdatní.
Okrem toho chceme vyvinúť viac úsilia pokiaľ ide o učňov, dospelých a starších ľudí, ktorí sa už nevzdelávajú a ktorí môžu premeškať tento vývoj.
Vítam vašu podporu nášho prístupu. Pre získanie týchto skupín je nevyhnutná individuálna motivácia a zavedenie primeraných metód výučby. Nové technológie ako internet a interaktívne audiovizuálne médiá ponúkajú veľa možností ujať sa týchto skupín a rozvíjať a prispôsobovať metódy výučby ich osobitným potrebám a schopnostiam. Na európskej úrovni náš program celoživotného vzdelávania podporuje všetky jazyky: úradné jazyky Európskej únie, regionálne a menšinové jazyky a ostatné jazyky, ktorými sa vo svete hovorí. Je to odrazom novej reality v Únii a taktiež jazykových potrieb našich občanov.
V súvislosti so zvyšujúcou sa mobilitou a migráciou je dôležité, aby ľudia ovládali štátny jazyk alebo jazyky, ak sa majú v plnej miere začleniť do spoločnosti. V tomto kontexte by som však rád zdôraznil, že práve členské štáty sú hlavnými rozhodujúcimi subjektmi vo veci jazykovej politiky týkajúcej sa aj regionálnych a menšinových jazykov, ktorej rámec je stanovený v Európskej charte regionálnych a menšinových jazykov Rady Európy.
Vítam skutočnosť, že Parlament v plnej miere podporuje náš prístup k viazjazyčnosti.
Predsedajúci
Prednesenie sa skončilo.
Hlasovanie sa uskutoční v utorok 24. marca 2009.
Písomné vyhlásenia (článok 142)
Corina Creţu
písomne. - (RO) Jazyková a kultúrna rozmanitosť 27 členských štátov EÚ je prínosom pre porozumenie a spoluprácu, ako aj pre cezhraničnú mobilitu pracovníkov a asimiláciu európskych hodnôt. Je dôležité neustále zlepšovať politiku EÚ snažiacu sa o podporu vzdelávania v materinskom jazyku a o zabezpečenie plnej vzájomnej zrozumiteľnosti medzi jazykmi. Nevyhnutná je spolupráca medzi vnútroštátnymi orgánmi a Európskou komisiou s cieľom čo najúčinnejšie zaviesť osvedčené postupy, aby sme dosiahli integráciu akceptovaním jazykových rozdielov.
Rumunsko je jedným z členských štátov EÚ, ktorého úroveň ochrany a podpory menšín prevyšuje európsky priemer tým, že podporuje vzdelávanie v ich vlastných jazykoch. Univerzita Babeş-Bolyai v Kluži je vynikajúcim príkladom podpory viacjazyčnosti.
Bohužiaľ, organizovali sa demonštrácie, dokonca aj v Európskom parlamente, a podnikali iniciatívy, ktoré požadovali zrušenie univerzity Babeş-Bolyai na základe protiprávnej diskriminácie založenej na etnickej separácii. Z tohto dôvodu by som vás chcela upozorniť na nebezpečenstvo, ktoré predstavuje zhoršujúci sa tón diskusie o etnických záležitostiach. Rešpektovanie práv menšín a podpora viacjazyčnosti sa nesmú zneužiť ako dymová clona, za ktorou sa podnikajú kroky proti európskemu duchu a vzájomnému etnickému súladu. Viacjazyčnosť musí byť spoločným menovateľom, a nie faktorom rozdeľujúcim Európsku úniu.
Gabriela Creţu
Na podporu viacjazyčnosti existujú rozumné dôvody: znižuje riziko nezamestnanosti, zvyšuje šance nájsť si zamestnanie, pomáha zvyšovať kvalitu poskytovaných služieb a produktivitu práce a napomáha mobilite. Všetci to dobre vieme a z tohto hľadiska sa názory začínajú zhodovať.
Chcela by som tu zdôrazniť význam ďalšieho dôvodu na podporu viacjazyčnosti a príslušných opatrení.
Viacjazyčnosť prispieva k potvrdeniu hodnôt a postojov, ktoré sú základom európskeho sociálneho modelu: vzájomného porozumenia, dôvery a solidarity. Vo svete rozmanitosti môže pomôcť účinnejšie dosiahnuť jednotu.
V tejto súvislosti taktiež trváme na potrebe zachovania jazykovej rozmanitosti v Európe. Jedným zo spôsobov, ako dosiahnuť tento cieľ, by bola výučba druhého cudzieho jazyka iného než sú medzinárodné jazyky. Možno sa učiť jazyky susedných krajín alebo etnickej menšiny vo vlastnej krajine, ako aj jazyky, ktorými sa hovorí v rýchlo sa rozvíjajúcich hospodárstvach, s ktorými sa udržiavajú dobré vzťahy.
Chcela by som vyjadriť presvedčenie, že kladné účinky tejto politickej stratégie sa môžu prejaviť neskôr v každodennom živote.
Silvana Koch-Mehrin
písomne. - (DE) Jazyková rozmanitosť je dôležitá. Je súčasťou každodennej reality v Európskej únii a jej význam sa zvyšuje vo vzťahoch medzi členskými štátmi vzhľadom na spôsob spolunažívania našich multikultúrnych spoločností a na spoločné politické opatrenia prijaté Európskou úniou. Rozhodovaciu právomoc o záležitostiach jazykovej politiky však majú predovšetkým členské štáty. Európsky parlament nie je zodpovedný za formulovanie požiadaviek a odporúčaní pre jazykovú politiku. Skutočnosť, že EÚ má komisára pre viacjazyčnosť vysvetľuje nevyhnutnosť reformy Komisie a zníženia počtu komisárov, aby ich bolo menej než členských štátov.
Iosif Matula
Chcel by som zablahoželať môjmu kolegovi, pánovi Graçovi Mourovi, za spôsob, akým úspešne zlúčil v tomto návrhu správy globálne, regionálne a dokonca miestne záujmy.
Osobne som navrhol, aby sa občania, ktorí patria do etnickej skupiny a hovoria menšinovým jazykom, riadne naučili úradný jazyk štátu, v ktorom žijú. Určite by im to poskytlo výhody pri hľadaní práce a dobrom začlenení do spoločnosti. Bohužiaľ, v príslušnom výbore nebol tento pozmeňujúci a doplňujúci návrh schválený, hoci som stále pevne presvedčený, že by bol veľmi užitočný.
Na druhej strane som navrhol, aby sa úradníci, ktorí sa pri svojej práci dostávajú často do kontaktu s občanmi z iných členských štátov, naučili druhý európsky jazyk. Podľa mňa by to bolo užitočné vzhľadom na migráciu pracovníkov po celej Európe, ako aj na mobilitu zameranú na cestovný ruch.
Je to jediný spôsob, ako môžeme podporiť komunikáciu a medzikultúrne porozumenie, ktoré sú základnými hodnotami Európskej únie.
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Balsojumu labojumi un nodomi balsot: sk. protokolu
Priekšsēdētājs
. - Nākamais punkts ir balsojumu labojumi un nodomi balsot.
(Sēdi pārtrauca plkst. 13.00 un atsāka plkst. 15.00.)
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Skutki kryzysu gospodarczego dla handlu światowego (debata)
Przewodnicząca
Kolejnym punktem porządku obrad jest debata nad pytaniem ustnym skierowanym do Komisji przez pana posła Vitala Moreirę w imieniu Komisji Handlu Międzynarodowego w sprawie skutków kryzysu gospodarczego dla handlu światowego - B7-0005/2010).
Vital Moreira
autor. - Pani przewodnicząca! Zadam pytanie w imieniu mojej komisji, tzn. Komisji Handlu Międzynarodowego, a także jako przewodniczący tej komisji.
Skutkiem kryzysu w handlu światowym będzie prawdopodobnie spadek obrotów w 2009 roku nawet o 10 %. Stanowiłoby to największy taki regres wywołany spadkiem popytu na świecie od czasów drugiej wojny światowej. Utrzymanie funkcjonowania handlu międzynarodowego ma zasadnicze znaczenie dla państw UE i innych państw-eksporterów. Pomimo zobowiązań podjętych na forum grupy G-20 odnotować można wzrost tendencji do wykorzystywania przez państwa G-20 oraz inne państwa świata w odpowiedzi na ten kryzys środków ograniczających i zakłócających handel.
Pierwsze pytanie cząstkowe brzmi: Jakie kroki zostały podjęte przez Komisję, żeby uporać się z problemem takich środków, a z drugiej strony, czy kraje trzecie podjęły jakieś działania w odpowiedzi na inne środki przyjęte przez UE w celu pobudzenia wzrostu gospodarczego?
Drugie pytanie cząstkowe brzmi: Istnieją dane wskazujące, że niektóre mniej dotknięte tym kryzysem kraje wschodzące stają się motorem wzrostu w handlu międzynarodowym. W tym przypadku przemysł UE musiałby zmienić docelowe rynki eksportowe, a może także charakterystykę swoich produktów. Jaką strategię ma zamiar przyjąć Komisja w celu zwiększenia wzrostu konkurencyjności przemysłu UE?
A oto trzecie pytanie cząstkowe: Ogólnoświatowy kryzys i wywołany tym kryzysem spadek obrotów w handlu międzynarodowym pociągają za sobą wielorakie skutki dla krajów rozwijających się o najwyższym poziomie bezrobocia. Jakie środki dostosowawcze planuje podjąć Komisja w ramach naszych stosunków handlowych, a w szczególności w stosunku do najbiedniejszych krajów świata?
Po czwarte: Znaczne deficyty bilansów handlowych są z jednej strony następstwem nadmiernych wydatków i nadmiernego zadłużenia niektórych państw członkowskich i Stanów Zjednoczonych, a z drugiej strony nadwyżek bilansów handlowych dużych, opartych na eksporcie gospodarek niektórych krajów wschodzących. Te deficyty bilansów handlowych przyczyniły się do zachwiania równowagi w handlu międzynarodowym, co legło u podstaw ogólnoświatowego kryzysu gospodarczego. Jaką strategię zamierza realizować Komisja w ramach swojej polityki handlowej w celu zmniejszenia takich dysproporcji w handlu międzynarodowym?
Po piąte i ostatnie: Społeczne skutki kryzysu gospodarczego oraz wywołanego tym kryzysem spadku obrotów w handlu międzynarodowym odczuwalne będą znacznie dłużej niż przez czas niezbędny do doprowadzenia do ożywienia gospodarczego. Przykładowo, widzimy już oznaki ożywienia gospodarczego, ale bezrobocie utrzymuje się nadal na bardzo wysokim poziomie. Kiedy Komisja planuje dokonać oceny wpływu skutków tego kryzysu na miejsca pracy w Europie i w krajach rozwijających się? Jaką strategię zamierza realizować Komisja w celu uwzględnienia w międzynarodowych regułach Światowej Organizacji Handlu wymiaru społecznego i środowiskowego handlu?
Jest to pięć pytań, które Komisja Handlu Międzynarodowego chciałaby skierować do nowego komisarza ds. handlu, pana De Guchta, którego zapraszam do zabrania głosu w ramach pierwszej publicznej wymiany poglądów z Parlamentem, a zwłaszcza z członkami Komisji INTA. Z góry dziękuję za odpowiedzi, których, jestem pewny, będzie pan w stanie udzielić na zadane przez nas pytania.
Karel De Gucht
komisarz. - Pani przewodnicząca! Zadano dość dużo złożonych pytań, które w istocie wymagałyby trochę więcej czasu, niż czas mi dostępny.
Sugeruję, żeby skupić się najpierw na sprawie udziału polityki handlowej w doprowadzeniu do ożywienia gospodarczego. Po pierwsze, jeśli chodzi o skutki obecnego kryzysu dla handlu, powinniśmy przyjąć z ulgą, że obroty w handlu światowym spadły jedynie o 10 %. Nie stało się tak przez przypadek, lecz dzięki zdecydowanej woli politycznej wyrażonej podczas różnych szczytów państw grupy G-20. Jest to także następstwem systematycznego monitorowania środków ograniczających handel przez Światową Organizację Handlu, Organizację Współpracy Gospodarczej i Rozwoju oraz Komisję.
Ogólnie rzecz biorąc, tylko kilka państw wprowadziło środki ochrony handlu. Społeczność międzynarodowa uniknęła w ten sposób wzrostu tendencji protekcjonistycznych tego rodzaju jakiego byliśmy świadkami w okresie wielkiego kryzysu. W celu utrzymania takiej sytuacji niezbędne jest zachowanie szczególnej czujności. W przypadku stwierdzenia, że wykorzystywane są środki ochrony handlu lub środki ograniczające handel, podejmiemy przeciwdziałania, wykorzystując do tego celu wszelkie dostępne nam środki handlowe, takie jak strategia dostępu do naszego rynku, a nawet mechanizm rozstrzygania sporów w ramach Światowej Organizacji Handlu.
Zasadnicze znaczenie dla doprowadzenia do ożywienia gospodarczego w UE będą miały zewnętrzne źródła wzrostu. Dlatego zgadzam się z państwem, że przemysł europejski powinien obrać sobie za cel ekspansję na nowe i szybko rosnące rynki wschodzące.
Dzięki naszej polityce handlowej możemy pomóc osiągnąć ten cel poprzez jeszcze większe otwarcie rynków i ograniczenie barier wszelkich rodzajów w handlu i inwestowaniu.
Zadanie to zrealizowane zostanie poprzez negocjowane przez nas obecnie umowy o wolnym handlu oraz poprzez pogłębienie partnerstw handlowych i gospodarczych z naszymi kluczowymi partnerami handlowymi, jak na przykład Stany Zjednoczone czy Chiny, w przypadku których stworzyliśmy już solidne podstawy poprzez ustanowienie Transatlantyckiej Rady Gospodarczej oraz dialogu wysokiego szczebla. To właśnie będzie moim priorytetem jako komisarza ds. handlu.
W najbliższych tygodniach Komisja opracuje nowy wspólny program UE na rzecz trwałego wzrostu i ożywienia gospodarczego w ramach strategii "UE 2020”. Strategia ta będzie miała skuteczny wymiar zewnętrzny, gdzie kluczową rolę odgrywać będzie polityka handlowa.
W zglobalizowanym świecie strategia "UE 2020” powinna być środkiem promowania otwartości i rozwoju konstruktywnych międzynarodowych stosunków gospodarczych. Będzie to także w przyszłości głównym przedmiotem komunikatu w sprawie priorytetów polityki handlowej, który zamierzam przedstawić jeszcze w tym roku.
Polityka handlowa dotyczy jednak czegoś więcej niż tylko konkurencyjności i wzrostu gospodarczego. Dotyczy także promowania naszych wartości na całym świecie i powinna również obejmować w odpowiedni sposób wymiar prorozwojowy handlu.
Wspieranie znacznego przyczyniania się do realizacji celów prorozwojowych stanowi już ważny element polityki handlowej UE. Prowadzone obecnie wielostronne negocjacje stanowią rundę dotyczącą rozwoju. Prowadzimy dwustronne i regionalne negocjacje z krajami rozwijającymi się, co obejmuje także kwestię autonomicznie udzielanych preferencji dla tych krajów. Pomagamy również tym krajom wnieść wkład w światową gospodarkę i korzystać z możliwości oferowanych przez tę gospodarkę, żeby mogły podnieść poziom życia tak, aby przyniosło to większą stabilność polityczną i postęp społeczny.
Jeśli chodzi o kwestie społeczne, zgadzam się, że wymiana handlowa powinna przyczyniać się do pomocy tym członkom naszego społeczeństwa, którzy najbardziej ucierpieli na skutek obecnego kryzysu gospodarczego, a zwłaszcza tym, którzy stracili pracę. W związku z tym uważam, że zachowanie naszego europejskiego systemu ochrony socjalnej wymagać będzie wymiany handlowej, i to większej wymiany handlowej
Nasz europejski model społeczny, opierający się na połączeniu swobody działalności gospodarczej z wysokim poziomem ochrony socjalnej, należy zachować zgodnie z zasadą zrównoważonego rozwoju, a to wymagać będzie wzrostu gospodarczego.
Ogólnie rzecz biorąc, w ramach swojej strategii "UE 2020” Komisja zamierza wspierać wyjście w pełni z obecnego kryzysu, a jednocześnie szybsze przejście na gospodarkę, która byłaby bardziej inteligentna i przyjaźniejsza dla środowiska naturalnego. Istotnym elementem będzie tutaj polityka wolnego handlu, zarówno jako środek przyczyniający się do ożywienia gospodarczego w Europie, jak również upowszechniania w krajach trzecich naszych zasad, takich jak otwartość, ochrona socjalna i równowaga społeczna oraz ochrona i trwałość środowiska naturalnego, a ponadto konstruktywnych stosunków na arenie międzynarodowej.
Stworzenie odpowiedniej strategii wymagać będzie, oczywiście, ścisłej współpracy z Parlamentem i z Radą oraz z innymi zainteresowanymi stronami, a ja z niecierpliwością oczekuję współpracy z państwem w opracowywaniu wspólnej agendy.
Christofer Fjellner
Pani przewodnicząca! Ja również chciałbym najpierw powitać serdecznie pana komisarza. Miło mi pana widzieć. Wiążemy z panem duże nadzieje i mamy wobec pana wysokie oczekiwania. Ma pan przed sobą ważne zadanie.
Rok temu miałem poważne obawy. Kiedy załamał się handel i oczekiwaliśmy zmian w handlu światowym, jakich nie byliśmy świadkami od czasów drugiej wojny światowej sytuacja była naprawdę poważna. Bank Światowy oświadczył, że 17 z 20 państw grupy G-20 wprowadziło łącznie 47 nowych ograniczeń handlowych i celnych. Rosja wprowadziła należności celne w przywozie samochodów, Chiny wprowadziły ograniczenia w przywozie żywności, Indie wprowadziły zakaz przywozu zabawek, a Argentyna wprowadziła licencje na przywóz wyrobów włókienniczych i skórzanych. Przypominało to wyścig zbrojeń, w którym orężem były praktyki protekcjonistyczne, coś na kształt sytuacji, której byliśmy świadkami w latach 30. ubiegłego wieku, a to napawało nas niepokojem.
Wojna handlowa jednak nie wybuchła. Uważam, że powinniśmy zatrzymać się i zastanowić się dlaczego tak się stało; sądzę, że podstawowym powodem było istnienie WTO, czyli międzynarodowego organu regulacyjnego ds. handlu, który zmusza kraje do przestrzegania obowiązujących reguł i nieodwoływania się do praktyk protekcjonistycznych ani do populistycznych haseł. Chcę powiedzieć, że za wcześnie jest jeszcze, żeby obwieszczać koniec obecnego kryzysu. Ten kryzys jeszcze się nie skończył. Wszyscy wiemy, że bezrobocie osiąga najwyższy poziom dopiero w ostatniej fazie danego cyklu ekonomicznego, a to właśnie wysokie bezrobocie wywołuje tendencje protekcjonistyczne i populistyczne. Jeżeli rozejrzymy się teraz dookoła zobaczymy, że szereg krajów nie wyszło jeszcze z obecnego kryzysu; możliwe, że najgorsze mają jeszcze przed sobą. Dlatego trochę niepokoi mnie, kiedy słyszę wypowiedzi niektórych członków Rady Ministrów, którzy nie mówią wiele o nowych rynkach i wolnym handlu, a zamiast tego krytykują globalizację i mówią o ochronie europejskich przedsiębiorstw i europejskich miejsc pracy. Nie muszą to być zawsze przejawy tendencji protekcjonistycznych, ale czasem niewiele brakuje. Jest to w każdym razie wyraz merkantylizmu, który uważam za szkodliwy.
Zamiast tego powinniśmy ze sobą współpracować i zastanowić się nad tym, jak możemy doprowadzić do jeszcze większego wzrostu konkurencyjności Europy poprzez zwiększenie jej otwartości. Wymagałoby to od nas podjęcia rozważnych działań i odgrywania wiodącej roli. Powinniśmy zastanowić się nad tym, co moglibyśmy zrobić, żeby doprowadzić do ograniczenia liczby barier w handlu, a nie jej wzrostu, zwłaszcza jeśli chodzi o podjęcie decyzji dotyczących Korei oraz obowiązkowego oznaczania pochodzenia, a także kiedy pojawiają się coraz częstsze żądania wprowadzenia opłat klimatycznych. My również powinniśmy rozważyć te kwestie w Parlamencie.
Kader Arif
Pani przewodnicząca, panie komisarzu, panie i panowie! Europa boryka się obecnie z bezprecedensowym kryzysem, który, oprócz gospodarczego i finansowego, jest przede wszystkim kryzysem systemowym.
Zanim jeszcze zaczniemy zajmować się skutkami obecnego kryzysu gospodarczego dla handlu światowego, co stanowi przedmiot naszej dzisiejszej debaty, chciałbym wyjaśnić jedną kwestię: handel nie jest ofiarą obecnego kryzysu; jest jednym z czynników, które przyczyniły się do wybuchu tego kryzysu.
W istocie jesteśmy obecnie świadkami olbrzymiej nierównowagi, będącej następstwem, z jednej strony, nadmiernych deficytów bilansów handlowych niektórych państw kosztem wzrostu zadłużenia krajowego, a z drugiej strony, nadwyżek bilansów handlowych stymulowanych eksportem niektórych innych państw, a zwłaszcza krajów wschodzących, w których konsumpcja krajowa nie wrasta w takim samym tempie jak wywóz.
Ponadto prowadzona dotychczas polityka liberalizacji handlu pogłębiła jedynie ten brak równowagi, osłabiając zwłaszcza najbiedniejsze kraje świata. Kraje te, które zachęcano do wyspecjalizowania się w monokulturach wywozowych, znalazły się zatem bez środków do życia w obliczu olbrzymich wahań cen surowców, których nieprzewidywalność zwiększała się w wyniku spekulacji na rynkach międzynarodowych.
Dziwny jest świat, który wyznacza sobie za pierwszy milenijny cel rozwoju eliminację ubóstwa i głodu, a jednocześnie spekuluje na wzroście cen pszenicy.
Jednakże ci samy ludzie, którzy w latach 90. XX. wieku bronili liberalizmu i deregulacji za każdą cenę znajdują się teraz również w trudnej sytuacji. Stały wzrost bezrobocia, brak wzrostu gospodarczego, a czasem nawet ujemny wzrost gospodarczy, oraz pogłębiający się kryzys społeczny stanowią czynniki, które oznaczają, że nie możemy już dłużej dopuszczać do likwidacji kolejnych miejsc pracy w imię tego kultu. Jak mamy zamiar wytłumaczyć pracownikom tracącym swoje miejsca pracy w następstwie obecnego kryzysu, że najważniejszą rzeczą jest zachowanie handlu wolnego od regulacji, nawet za cenę nagłych i niekiedy tragicznych przypadków delokalizacji?
Kryzys, którego jesteśmy obecnie świadkami, jest zatem zdecydowanie kryzysem systemowym, na który powinniśmy zareagować poprzez opracowanie i wdrożenie nowego modelu rozwoju. W przypadku swojej obecnej strategii "Globalny wymiar Europy”, proponowana przez Komisję wizja odzwierciedla przede wszystkim zasady nieograniczonego dostępu do rynków i liberalizacji wszystkich sektorów.
Panie komisarzu! Uważam, że powinniśmy przedefiniować tę strategię, która doprowadziła już nas do tego, że pobłądziliśmy, a niekiedy doświadczaliśmy porażek. Wywozu produktów naszego przemysłu nie da się ożywić poprzez zmuszanie krajów rozwijających się do jeszcze większego otwarcia swoich rynków. Doprowadziłby to jedynie do pogorszenia sytuacji w krajach, w których żyje już 70 % z 59 milionów osób, które straciły pracę w 2009 roku.
Wprost przeciwnie, niezbędne jest rozważenie konieczności opracowania, przyjęcia i wdrożenia nowej strategii, która zapewniałaby nam możliwość osiągnięcia właściwej równowagi pomiędzy otwartością, ochroną i wsparciem. Chciałbym idee te przywrócić do życia. Nie możemy ignorować wydarzeń, które zmusiły Stany Zjednoczone do zaostrzenia swojej polityki poprzez zastosowanie swojego instrumentu ochrony handlu, a Chiny, do konfliktu z WTO w przedmiocie europejskich środków antydumpingowych.
W rzeczy samej, kiedy jesteśmy świadkami stosowania nieuczciwych praktyk, kwestą oczywistą jest konieczność wprowadzenia środków ochrony; jednakże zasada ta wymaga akceptacji i obrony na szczeblu międzynarodowym, a wysuwane czasem fałszywe oskarżenia o protekcjonizm powinny zostać raz i na zawsze odrzucone.
Ponadto konieczność wspierania polityki UE w jej poszczególnych obszarach staje się każdego dnia coraz bardziej oczywista, a udzielanie takiego wsparcia uzależnione jest w szczególności od rzeczywistej spójności tej polityki. Jeżeli chcemy przyjąć nowy model rozwoju, musimy pamiętać, że spójność naszej polityki nie jest li tylko przedmiotem intelektualnej debaty, lecz bezwzględną koniecznością.
Metin Kazak
Pani przewodnicząca, panie komisarzu, panie i panowie! Obecny kryzys finansowy wywiera rzeczywiście negatywny wpływ na wymianę handlową państw członkowskich Unii Europejskiej. Przykładowo, w przypadku państwa takiego jak Bułgaria import spadł w okresie pierwszych 11 miesięcy ubiegłego roku o całe 24 % w porównaniu z rokiem 2008, a eksport o 35 %. Dotyczy to zwłaszcza rynku nieruchomości i turystyki. Wywiera to także niezwykle duży wpływ na zatrudnienie. Niezbędne jest zwrócenie uwagi na gwałtowny wzrost zadłużenia w transakcjach pomiędzy podmiotami gospodarczymi, niewypłacalność krajowych i lokalnych organizacji użyteczności publicznej itp.
Problemy, o których powyżej mowa, są typowe także dla innych państw członkowskich UE. Niezbędne jest znalezienie kompleksowego rozwiązania tych problemów na szczeblu UE, co wymagałoby również ścisłej współpracy pomiędzy poszczególnymi dyrekcjami Komisji Europejskiej. Pan komisarz De Gucht podkreśla, jakie znaczenie ma wspieranie rozszerzenia zakresu działalności przedsiębiorstw europejskich oraz zapewnienia im większych możliwości, wykorzystanie w wymianie handlowej wyraźnie określonych instrumentów zapobiegawczych, doprowadzenie negocjacji rundy dauhańskiej do pomyślnego końca, wykorzystanie nowych mechanizmów bezpośrednich inwestycji zagranicznych i ich ochrony oraz nowej polityki inwestycyjnej w warunkach obecnego kryzysu finansowego.
Osiągnięcie tych celów, jak ostateczne podpisanie umów o współpracy gospodarczej z krajami Afryki, rejonu Karaibów i Pacyfiku, jest ściśle związane z wyjściem z obecnego kryzysu finansowego.
Pozostaje również do rozstrzygnięcia szereg innych kwestii, a niektóre z nich już tutaj poruszono. Czy wykorzystujemy skutecznie fundusze europejskie do celów zwalczania wysokiego poziomu bezrobocia? Co może zrobić Unia Europejska w obliczu obecnego deficytu, dewaluacji waluty i wysokiej inflacji, które wywierają bezpośredni wpływ na wymianę handlową? Jakimi instrumentami polityki handlowej dysponuje Unia Europejska, żeby uporać się z obecnym kryzysem finansowym i jego skutkami? Jakie środki należy podjąć, żeby zapobiec powtórzeniu się tak głębokiego kryzysu oraz zapewnić możliwość dalszego rozwoju handlu? Jaka jest nasza strategia w stosunku do krajów takich, jak Indie czy Chiny, których działalność może wywołać zmiany w całym systemie finansowym? Liczę, że rozwiązania tych problemów znajdziemy wyłącznie w ramach realizacji strategii "UE 2020”.
Yannick Jadot
Pani przewodnicząca, panie komisarzu! Dziękuję za umieszczenie we właściwym kontekście wymysłu, jakim jest protekcjonizm jako odpowiedź na obecny kryzys. Uważam, że w niniejszej debacie postąpił pan właściwie zwracając uwagę, że nie zagraża nam rychły wybuch wojny światowej związanej z odrodzeniem się tendencji protekcjonistycznych.
A teraz chciałbym niemal odwrócić problem, o którym tutaj mowa. Uważam, że problemem nie jest to, jakie są skutki obecnego kryzysu gospodarczego dla handlu, ale, co o wiele ważniejsze, jaki wypływ handel, a w szczególności polityka handlowa realizowana w okresie ostatnich dwudziestu lat, wywiera na kryzys, którego jesteśmy obecnie świadkami.
W pewnym sensie kryzys żywnościowy, którego byliśmy świadkami dwa i pół roku temu, pojawił się przed wybuchem obecnego kryzysu finansowego i był to rzeczywiście kryzys światowych rynków rolnych. Podobnie wmawia się nam, że liberalizacja wymiany handlowej z Chinami przyniesie nam korzyści. Uważam, że jeżeli nie uwzględnimy kwestii społecznych, kwestii monetarnych, kwestii fiskalnych, no i oczywiście kwestii dotyczących ochrony środowiska naturalnego, to w którymś momencie Chiny osiągną nie tylko przewagę względną nad Europą, ale przewagę bezwzględną.
Z powyższego wynika, że we wszystkich debatach krajowych - a wie pan to dobrze, będąc kluczową postacią belgijskiej sceny politycznej - wszystkie partie polityczne dochodzą teraz do wniosku że rozwiązanie problemów dumpingu socjalnego, dumpingu środowiskowego, dumpingu monetarnego i dumpingu fiskalnego jest w zglobalizowanym świecie niemożliwe.
Podobnie możemy dojść do przekonania, że strategia, której oczekiwaliśmy my wszyscy, Europejczycy, po upadku muru berlińskiego, tzn., że "socjaldemokracja urzeczywistniona zostanie poprzez wymianę handlową”, nie sprawdza się, co jest widoczne na przykładzie Chin.
Panie komisarzu! Wspomniał pan o strategii lizbońskiej, innowacyjności, gospodarce przyjaznej dla środowiska, i wie pan, że ta strategia europejska okazała się porażką. W rzeczy samej, jeżeli nie doprowadzimy do tego, żeby strategia lizbońska miała pierwszeństwo przed strategią "Globalny wymiar Europy” będziemy zastanawiać się, jakie sektory przemysłu będzie nadal miała Europa. Gdzie jest definicja wyborów dotyczących przemysłu, wyborów dotyczących rolnictwa, wyborów dotyczących gospodarki, no i oczywiście wyborów dotyczących kwestii społecznych i ochrony środowiska, których dokonujemy w całej Europie, żebyśmy mogli nauczyć się zasad funkcjonowania wymiany handlowej z resztą świata? Dopóki nie zdefiniujemy tych wyborów będziemy realizować strategię skazaną na niepowodzenie.
Mam także bardziej szczegółowe pytanie: 4 lutego 2010 roku odbyło się posiedzenie Komitetu ds. Handlu Usługami Finansowymi Światowej Organizacji Handlu, którego przedmiotem były w szczególności wyzwania związane z obecnym kryzysem finansowym i liberalizacją usług finansowych. Czy mógłby pan nam powiedzieć, jakie były rezultaty tego posiedzenia, a także, jakie jest pańskie stanowisko w tej sprawie, jeżeli miał pan możność śledzić przebieg tego posiedzenia?
Jacek Włosowicz
Pani przewodnicząca! W dzisiejszych czasach globalnej gospodarki większość granic jest otwarta dla sprawniejszego przepływu ludzi, kapitału i usług. Oczywiście ma to na celu wzrost poziomu życia. Wszystko jest w porządku, jeśli większość państw notuje dodatnie wyniki wymiany handlowej i wzrost produktu krajowego brutto. Problem zaczyna się wtedy, gdy gospodarka zwalnia, indeksy giełd ostro spadają, pojawiają się problemy z bezrobociem. Otwarcie granic oprócz wzrostu poziomu życia spowodowało wzajemne uzależnienie się poszczególnych gospodarek od siebie. I to jest druga strona medalu. Widać to doskonale w aktualnej sytuacji. Na przykład spowolnienie gospodarcze w Niemczech negatywnie odbija się na polskiej gospodarce, a dzieje się tak dlatego, że Niemcy są kluczowym partnerem eksportowym dla Polski. Na szczęście produkt krajowy Polski jest na plusie, co jest wyjątkiem w Europie, jednak poziom bezrobocia niepokojąco rośnie od kilku miesięcy. Przykład ten dobitnie pokazuje, że rządy nie tylko powinny zastanawiać się, jak rozwiązywać problemy gospodarcze tylko i wyłącznie w swoim kraju, ale również muszą dojść do porozumienia, jak razem wypracowywać mechanizmy obronne tak, aby w przyszłości zabezpieczyć się przed podobnymi tego typu sytuacjami.
Uważam, że obecny kryzys będzie sprawdzianem dla nas wszystkich. Mam tu na myśli przede wszystkim kraje należące do Unii Europejskiej. Nie może być tak, że jedne państwa próbują ukradkiem stosować interwencjonizm państwowy, a innym się tego zabrania w imię wolnej konkurencji. Oczywiście zdaję sobie sprawę z tego, że poszczególne rządy mogą być w pewnym sensie zakładnikami swoich wyborców, jednakże jeśli mamy budować Wspólnotę Europejską w imię dobra nas wszystkich, musimy jasno sprecyzować reguły i ich przestrzegać. Musimy również wykorzystać nasze atuty, którymi są zaawansowane technologie i kapitał ludzki. Tylko w takim przypadku dalsze pogłębienie współpracy między naszymi krajami będzie efektywne, a my jako obywatele Unii Europejskiej będziemy mogli myśleć o przyszłości w lepszych perspektywach i mieć nadzieję, że nasza (...).
(Przewodnicząca odebrała posłowi głos)
Joe Higgins
w imieniu grupy GUE/NGL. - Pani przewodnicząca! Kapitalizm światowy przechodzi swój największy kryzys od czasów wielkiego kryzysu. Tak jak wtedy, to klasa robotnicza i biedni płacą za to najwyższą cenę i ponoszą największe konsekwencje tej sytuacji, zarówno w Europie, jak i w najbiedniejszych krajach świata.
Z badań przeprowadzonych przez Bank Światowy wynika, że w samym 2010 roku, prawdopodobnie 64 miliony osób popadnie na skutek obecnego kryzysu w skrajne ubóstwo, a także, że ze względu na ten kryzys tylko w roku 2009 z niedożywienia zmarło w Afryce 30-50 tysięcy dzieci. Kryzys ten wywołuje katastrofalne skutki dla handlu światowego, ale całkowicie błędne jest, na przykład, stanowisko przyjęte podczas szczytu finansowego zorganizowanego przez Organizację Narodów Zjednoczonych w ubiegłym roku, że rozwiązaniem jest zakończenie dauhańskiej rundy negocjacji handlowych. Według szanowanej organizacji pozarządowej War on Want doprowadziłoby to do utraty pracy przez kolejnych 7,5 miliona pracowników, w tym w krajach najbiedniejszych.
Ten kryzys światowego kapitalizmu pogłębiają w ogromnym stopniu działania spekulantów finansowych na rynkach światowych. Nie chcąc poprzestać na tym, że wywołali ten kryzys, te pasożyty chcą teraz go wykorzystać, żeby zgarnąć kolejne miliardy. Czy Komisja UE widziała nagłówek we wczorajszym wydaniu dziennika "Financial Times”: "Traders in record bet against the euro”? A co zrobiła Komisja? Padła na kolana przed spekulantami i zażądała, żeby kraje, które najbardziej ucierpiały w skutek tego kryzysu, takie jak np. Grecja, ograniczyły drastycznie wynagrodzenia pracowników, świadczenia emerytalno-rentowe i usługi publiczne.
Jakie będą skutki realizacji takiego programu drakońskich cięć dla handlu, czy to w Europie, czy to w innych częściach świata? Jeżeli ograniczy się klasie robotniczej możliwość nabywania towarów i usług, ograniczy się popyt na takie towary i usługi, co oznaczać będzie doprowadzenie do utraty kolejnych milionów miejsc pracy pracowników, którzy by ją wykonywali. Tak właśnie wygląda rozwiązanie przyjęte przez Komisję. Dlatego dziesiątki tysięcy pracowników greckich maszerujących wczoraj miało całkowitą rację. Kapitalizm może spowodować jedynie więcej cierpienia i wywołać jedynie kolejny kryzys. Powinniśmy zastąpić kapitalizm systemem solidarności ludzkiej, opartym na wartościach demokratycznego socjalizmu.
William Dartmouth
w imieniu grupy EFD. - Pani przewodnicząca! Wielki inwestor Warren Buffet powiedział kiedyś, że "podczas odpływu można zobaczyć, kto nie ma na sobie kostiumu kąpielowego”. W ubiegłym roku gospodarka brytyjska skurczyła się o 4,8 %. Podobny los spotkał gospodarkę włoską. Niemiecka gospodarka skurczyła się o 5 %, a obroty handlowe UE spadły jeszcze bardziej.
Skoncentruję się na trzecim pytaniu, tzn., jaką strategię ma zamiar realizować Komisja, żeby doprowadzić do wzrostu konkurencyjności przemysłu UE?
No cóż - zanim przyjęliśmy traktat lizboński mieliśmy strategię lizbońską i zgodnie ze strategią lizbońską UE miała zamiar, cytuję, "stać się najbardziej konkurencyjną i najbardziej dynamiczną gospodarką opartą na wiedzy na świecie”. Teraz jednym z warunków niezbędnych do stworzenia konkurencyjnej i dynamicznej gospodarki opartej na wiedzy jest posiadanie elastycznej siły roboczej. Co więc zrobiła UE, aby to osiągnąć?
W 2008 roku przyjęta została dyrektywa w sprawie pracy tymczasowej i było to tak, jakby ktoś posmarował klejem najbardziej elastyczną część rynku pracy. Dyrektywa w sprawie pracy tymczasowej jest jeszcze jedną nieprzemyślaną i nieodpowiednią dyrektywą UE, która, jak wiele z nich w przeszłości, wywarła nieproporcjonalnie duży, negatywny wpływ na sytuację w Wielkiej Brytanii, gdzie zatrudniana jest jedna trzecia wszystkich pracowników tymczasowych UE. A tak nawiasem mówiąc, to dzięki elastycznej sile roboczej można pomóc ludziom wyjść z ubóstwa.
Stworzenie w państwach członkowskich konkurencyjnej i dynamicznej gospodarki opartej na wiedzy uniemożliwia cała seria nieprzemyślanych dyrektyw UE.
Obecny kryzys gospodarczy w UE pokazuje, że UE nie ma ona na sobie, że tak powiem, kostiumu kąpielowego.
Béla Glattfelder
(HU) Chciałbym poruszyć dwie sprawy, a mianowicie kwestię deficytu bilansu handlowego oraz kwestię emisji dwutlenku węgla. Dokument słusznie stanowi, że wzrost deficytu bilansu handlowego Unii Europejskiej i Stanów Zjednoczonych przyczynił się w znacznym stopniu do wywołania obecnego kryzysu gospodarczego. Deficyt bilansu handlowego Unii Europejskiej wzrósł z 75 miliardów euro w 2004 roku do 243 miliardów euro w roku 2008. Jest to trzykrotny wzrost w okresie czterech lat. Oznacza to, że wartość konsumpcji każdego obywatela UE jest większa od wartości wytworzonych towarów o 500 euro. Sytuacja, w której mamy do czynienia z tak dużym deficytem bilansu handlowego oraz z tak dużą różnicą pomiędzy wartością konsumpcji a wartością produkcji jest nie do utrzymania w dłuższej perspektywie. Niezbędne jest podjęcie środków zmierzających do ograniczenia deficytu bilansu handlowego, ponieważ jeżeli tego nie zrobimy dobrowolnie, prawa gospodarki wymuszą taką zmianę samoistnie. Pociągałoby to za sobą jednak konieczność poniesienia znacznie wyższych kosztów społecznych. Dobrym przykładem są tutaj wydarzenia w Grecji, których jesteśmy obecnie świadkami.
Jeśli chodzi o kwestię energii, handel światowy uległ zakłóceniu nie tylko na skutek stosowania praktyk protekcjonistycznych, ale także na skutek stosowania mechanizmów wsparcia cenowego w przypadku surowców i nośników energii. Wykorzystywanie ropy naftowej jest subsydiowane w szeregu krajów rozwijających się, gdzie ropa naftowa jest dostępna po cenach niższych od cen na rynku międzynarodowym, a środki budżetowe przeznaczane są także na wspieranie wykorzystywania energii elektrycznej. Jednocześnie producenci europejscy muszą płacić podatki, kwoty na emisję dwutlenku węgla, jeżeli chcą wykorzystywać energię w produkcji. W Kopenhadze stało się jasne, że kraje rozwijające się nie chcą podpisania porozumienia dotyczącego ochrony klimatu, ponieważ nie są gotowe zaakceptować sankcji związanych z ograniczeniami. Niezbędne jest podjęcie działań mających na celu zapobieżenie tej tendencji, ponieważ szereg ekonomistów zwróciło już uwagę, że tani dwutlenek węgla zapewnia Chinom większą przewagę konkurencyjną niż tania siła robocza. Jeżeli nie ograniczymy zużycia energii istnieje niebezpieczeństwo, że wciąż...
(Przewodnicząca wyłączyła mikrofon)
David Martin
Pani przewodnicząca! Jak stwierdzili już wcześniej moi przedmówcy wszystkie skutki obecnego kryzysu finansowego stają się teraz widoczne. Jeżeli wierzyć Komisji, obroty handlowe spadły w 2009 roku o 10 %. Jeżeli wierzyć Międzynarodowemu Funduszowi Walutowemu, obroty handlowe spadły w 2009 roku o 12, 3%.
Międzynarodowa Organizacja Pracy szacuje, że w 2009 roku bez pracy pozostawało na świecie 212 milionów ludzi, co stanowi wzrost o 34 miliony w porównaniu z rokiem 2007.
Afryka Subsaharyjska, która w 2008 roku miała nadwyżkę budżetową równą 0,3 % swojego PKB w 2009 roku odnotowała deficyt w wysokości 6,4 %. Innymi słowy, nadwyżka wynosząca trzy miliardy zamieniła się w deficyt wynoszący 64 miliardy, zmniejszając siłę nabywczą Afryki Subsaharyjskiej o 67 miliardów.
Kryzys ten dotknął wszystkie regiony świata, ale najbardziej ucierpiał trzeci świat, kraje rozwijające się. Dlatego też dzisiaj Oxfam wezwała do wprowadzenia podatku, który nazwała "podatkiem Robin Hooda”.
Jest to wersja podatku Tobina, który miał być formą opodatkowania spekulacyjnego handlu produktami finansowymi, akcjami, obligacjami, towarami i walutami. Podatek Robin Hooda stanowi zaledwie 0,05 % wartości transakcji, ale można by dzięki niemu zgromadzić miliardy na realizację projektów prorozwojowych w krajach trzeciego świata.
Realizacja milenijnych celów rozwoju wymaga 34 miliardów i 45 miliardów, a banki dofinansowane zostały kwotą biliona dolarów. Banki powinny zrobić coś więcej niż tylko zwrócić te pieniądze: powinny naprawić także szkody, które wyrządziły ogółowi społeczeństwa.
Tak więc ten podatek Robin Hooda byłby dobrym sposobem uporania się z problemem ubóstwa oraz zapewnienia, by banki wniosły społecznie użyteczny wkład.
Czy pan komisarz poważnie przemyśli propozycję Oxfam, która spotkała się już z oznakami poparcia ze strony brytyjskiego premiera, i poprze tę propozycję jako komisarz UE. ds. handlu?
Olle Schmidt
(SV) Pani przewodnicząca! Nasz kontynent jest bogaty. Unia Europejska powinna wziąć na siebie szczególną odpowiedzialność za utrzymanie wolnego i sprawiedliwego handlu. Obecny kryzys finansowy wywołuje recesję w gospodarkach wszystkich krajów świata, która doprowadziła do spadku obrotów w handlu w 2009 roku o 10 %, co zostało już tutaj powiedziane, a to z kolei oznacza, że obroty handlowe kształtują się obecnie na takim samym poziomie jak w 2005 roku. Kraje rozwijające się są szczególnie zagrożone, kiedy spada wielkość ich eksportu i mają problemy z pozyskaniem środków finansowych od banków. Przykładowo, obrót towarowy stanowi dla krajów AKP 50 % ich obrotów handlowych ogółem. Kraje te są zatem niezwykle podatne na kryzys. Spadek wzrostu gospodarczego o 1 % powoduje, że w ubóstwo popada 20 milionów osób.
Pod tym właśnie względem Unia Europejska powinna wziąć na siebie odpowiedzialność jako bogaty region świata i zadbać o to, żeby obecny kryzys finansowy nie doprowadził do ubóstwa i wykluczenia jeszcze większej liczby osób. Unia Europejska powinna dążyć do zapewnienia, żeby najbiedniejsze kraje stały się beneficjentami większej i bardziej efektywnej pomocy lub żeby ich długi zostały umorzone, stosownie do potrzeb. W związku z tym, moi przyjaciele, uważam, że kilka krajów, z których pochodzicie mogłoby uczynić więcej, aby pomoc udzielana przez wasze kraje została zwiększona, była jeszcze lepsza i bardziej skuteczna. Nie zawsze musimy zwracać się do UE; istnieją takie problemy, które możemy rozwiązać na szczeblu krajowym.
Najważniejszym dla Unii Europejskiej priorytetem jest zakończenie rundy dauhańskiej oraz zniesienie unijnej polityki rolnej. Niedorzeczne jest doprowadzanie biednych gospodarstw rolnych w Afryce do upadku na skutek konkurencji ze strony zamożnej UE. Zawarcie nowej umowy o wolnym handlu byłoby najlepszym sposobem na umożliwienie światu wyjścia z obecnego kryzysu finansowego i zapobieżenia wykorzystywaniu środków ochrony.
Unia Europejska nie tylko może, ale także powinna podjąć działania jako przewodnia siła liberalizacji handlu światowego. Globalizacja i handel międzynarodowy są co do zasady zjawiskami pozytywnymi. Protekcjonizm jest zjawiskiem złym i zawsze takim było. Ci z pośród państwa, którzy wierzą, że protekcjonizm może nauczyć czegoś świat i pomóc mu w czymś, powinni wyciągnąć wnioski ze swoich doświadczeń z przeszłości.
Janusz Wojciechowski
(PL) Pani przewodnicząca! Jednym z obszarów, gdzie powinniśmy szukać rozwiązań do walki z kryzysem, jest handel produktami rolnymi. W ostatnich latach pod dyktando Światowej Organizacji Handlu wprowadziliśmy w Unii wiele samoograniczeń w produkcji i eksporcie produktów rolnych. Przeprowadziliśmy m.in. wielką reformę rynku cukru, która zlikwidowała jedną trzecią produkcji cukru w Europie, zlikwidowała wiele cukrowni, wiele gospodarstw zaprzestało uprawy buraków, zwiększyliśmy bezrobocie, a korzyści społeczne i gospodarcze z tego są żadne. To był prezent dla wielkich koncernów, które przeniosły swoją produkcję poza Europę i dziś importujemy od nich cukier.
Uważam, że w kryzysie powinniśmy silnie chronić naszą gospodarkę i naszych producentów. Tu nie chodzi o protekcjonizm, ale o politykę równych szans, których obecnie nasi producenci nie mają. W Unii Europejskiej obowiązują różne wysokie standardy, np. w rolnictwie standardy dobrostanu zwierząt, które należy promować, ale też należy wymagać spełnienia takich samych standardów przez tych, którzy eksportują swoje produkty do Unii Europejskiej. Jeśli np. w Unii wprowadzamy zakaz chowu klatkowego kur, to jednocześnie nie powinniśmy importować jaj z krajów, które taki chów stosują. Podobnie powinniśmy postępować w wielu innych kwestiach. Powinna obowiązywać prosta zasada - tyle samo wymagań od eksporterów, co od naszych producentów, bo bez tego oprócz kryzysu ekonomicznego (...).
(Przewodnicząca odebrała posłowi głos)
Jaroslav Paška
(SK) Kryzys finansowy wywołany przez amerykański sektor finansowy przerodził się bardzo szybko w kryzys gospodarczy, który wywarł bezpośredni wpływ na wszystkie dziedziny życia gospodarczego. Nieuniknione konsekwencje obejmują gwałtowny spadek siły nabywczej konsumentów, spadek produkcji, wzrost bezrobocia, spadek wpływów podatkowych oraz spadek wartości środków zasilających budżety.
Spadkowi produkcji na całym świecie towarzyszył oczywiście spadek wartości sprzedawanych towarów. Panie i panowie! Jeżeli zadajemy sobie teraz pytanie, jak zapewnić stabilność, a nawet wzrost obrotów w handlu światowym, cel ten możemy osiągnąć jedynie poprzez podjęcie skutecznych środków zmierzających do zahamowania załamania gospodarczego drogą działań mających na celu ustabilizowanie gospodarki i stopniowy powrót na ścieżkę wzrostu gospodarczego.
Uważam, że obecny system gospodarczy jest tak pełen wzajemnych powiązań i tak zglobalizowany, że wykorzystywanie sztucznych, ograniczonych środków interwencji, ukierunkowanych na określone sektory i niewnoszących żadnej wartości dodanej, jest bezwartościową iluzją.
Iliana Ivanova
(BG) Panie i panowie! Obecny kryzys doprowadził niewątpliwie do znacznego spadku obrotów w handlu światowym. Znajduje to odzwierciedlenie również w spadku produkcji i inwestycji oraz zmniejszeniu możliwości wzrostu gospodarczego. Jednocześnie rządy krajowe odczuwają przemożną pokusę wprowadzania ograniczeń mających ochronić zdolność produkcyjną swoich krajów.
W 2009 roku byliśmy świadkami niepokojącego wzrostu stosowania różnych form ochrony na szczeblu krajowym, zarówno w poszczególnych państwach członkowskich Unii Europejskiej, jak i w gospodarkach nowych krajów rozwijających się. Protekcjonizm ogranicza dostęp do rynków międzynarodowych małym i średnim przedsiębiorstwom, które stanowią podstawę europejskiej gospodarki, przyczyniając się z kolei do powstania kolejnych obciążeń i ograniczeń.
Uważam, że rozwiązanie tych problemów oraz wspieranie przedsiębiorczości i handlu wymaga funkcjonowania w Europie mocnego rynku wewnętrznego. Cel ten może zostać osiągnięty jeżeli gospodarka europejska będzie dostatecznie konkurencyjna i innowacyjna i będzie funkcjonować w oparciu o wysokie normy jakości. Jak zauważyła także Komisja Europejska, pomimo osiągniętych postępów nadal powinniśmy kontynuować działania zmierzające do zwiększenia potencjału systemów kształcenia, aby wnieść wkład w dynamiczne, innowacyjne społeczeństwo funkcjonujące w oparciu o wiedzę.
Uważam, że stabilne finanse publiczne w Unii Europejskiej, które zagwarantują zrównoważenie gospodarek krajowych oraz waluty europejskiej, stanowią istotny warunek niezbędny do przywrócenia równowagi bilansów handlowych. Stabilność euro jest kwestią o podstawowym znaczeniu dla zaufania naszych partnerów handlowych. Kolejnym bodźcem ożywienia handlu i inwestycji byłoby terminowe wdrożenie niezbędnych reform strukturalnych, mających na celu stworzenie nowych, stabilnych podstaw wzrostu gospodarczego.
I ostatnia, ale nie mniej ważna kwestia. Uważam, że rynek wewnętrzny zostałby również wzmocniony poprzez niezwłoczne, ale ostrożne, rozszerzenie strefy euro, które doprowadziłoby do integracji gospodarczej państw europejskich i zwiększyłoby znaczenie gospodarki europejskiej w stosunkach z międzynarodowymi partnerami.
Enrique Guerrero Salom
(ES) Pani przewodnicząca! Jak wskazują dane za 2009 rok, i jak zostało już wskazane, kryzys finansowy, który wybuchł na początku 2008 roku, doprowadził do znacznego spadku obrotów w handlu.
W każdym razie wydaje się, że udało nam się uniknąć poważnej pokusy protekcjonizmu, jak miało to miejsce w okresie kryzysu lat 30. ubiegłego wieku, i wydaje się, że tendencja do wprowadzania nowych środków ograniczających zanikła pod koniec ubiegłego roku. Znajduje to potwierdzenie w piątym sprawozdaniu w sprawie środków mogących ograniczać handel przyjętym przez Komisję pod koniec ubiegłego roku.
Niemniej jednak wiele krajów o różnych systemach ekonomicznych takich, jak Stany Zjednoczone, Chiny, Argentyna, Rosja czy Indonezja, a ponadto wiele krajów rozwijających się, wprowadziło takie środki ograniczające. A to właśnie te kraje, kraje rozwijające się, potrzebują otwartych rynków, które mogłyby przyjmować ich produkty.
Dlatego wzywam pana komisarza De Guchta, jako komisarza ds. rozwoju, by zmierzał do zwiększenia zakresu i swobody wymiany handlowej na świecie, przejęcia przez Unię Europejską inicjatywy w eliminacji barier protekcjonistycznych w krajach rozwijających się oraz dążył do pogłębienia zobowiązania do uwzględnienia kwestii rozwoju podczas negocjacji handlowych.
Georgios Papastamkos
(EL) Pani przewodnicząca, panie i panowie! Uważam, że spadek obrotów w handlu światowym jest znacznie większy niż wskazywałby na to poziom obecnej recesji. Z przeprowadzonych już badań wynika, że spowolnienie w handlu jest w znacznej mierze następstwem ograniczenia przez banki środków finansowych na prowadzenie działalności gospodarczej.
Chciałbym zadać dwa pytania. Po pierwsze, jakie są losy międzynarodowych zobowiązań dotyczących wielostronnego finansowania handlu? A po drugie, jakie rezultaty przyniosło wprowadzenie bardziej elastycznych zasad finansowania, których celem miało być ułatwienie przedsiębiorstwom pozyskiwania środków finansowych na szczeblu europejskim?
Przechodząc do kwestii handlu światowego, chciałbym zwrócić uwagę, że reguły, sankcje i zobowiązania państw członków Światowej Organizacji Handlu zapobiegły w znacznej mierze wykorzystywaniu środków ograniczających handel, zapewniając jednocześnie elastyczność stosowania strategii zmierzających do ożywienia gospodarczego.
Wzywamy jednak Komisję do ścisłego monitorowania środków stosowanych przez naszych partnerów handlowych oraz wpływu wykorzystywania takich środków na wywóz produktów pochodzących z UE, w tym polityki "kupujcie wyroby krajowe”, stosowanej przez ważnych partnerów handlowych UE. Jednocześnie nie możemy lekceważyć dynamicznego wzrostu przywozu w przypadku określonych gospodarek wschodzących.
Jeśli chodzi o rozpatrywaną tutaj sprawę chciałbym podkreślić w szczególności znaczenie konkurencyjności produktów europejskich na rynkach światowych, która istniała w przeszłości i istnieje niezależnie od obecnego kryzysu gospodarczego.
Wreszcie, powinniśmy dążyć, między innymi, do zapewnienia wzajemności w stosunkach z naszymi partnerami handlowymi pod względem dostępu do rynków, przywrócenia warunków uczciwej konkurencji na rynkach międzynarodowych oraz objęcia produktów pochodzących z importu takimi samymi zasadami, jak wyrobów wytwarzanych w UE.
Laima Liucija Andrikien
Pani przewodnicząca! (niesłyszalne) znalazła się już w bardzo trudnej sytuacji ze względu na światową recesję oraz spadek popytu na szereg produktów na całym świecie. Odwoływanie się do protekcjonizmu prowadzi do dalszych szkód w handlu międzynarodowym, szkodząc bezpośrednio interesom UE.
Jednym z podmiotów międzynarodowej wymiany handlowej, którzy wprowadził dodatkowe i destrukcyjne bariery handlowe jest Rosja. Od początku obecnego kryzysu finansowego Rosja wprowadziła kilka tzw. "tymczasowych” antykryzysowych opłat celnych w przywozie szeregu produktów, takich jak mięso i przetwory mleczne, meble, a także produkty stalowe. Kolejnym przykładem, który można przywołać, jest wprowadzenie przez Rosję tymczasowych ceł w przywozie lekarstw z państw członkowskich UE.
Jeszcze bardziej niepokojące jest to, że 1 stycznia 2010 r. Rosja ustanowiła unię celną z Białorusią i Kazachstanem. Skutkiem tego wzrosły cła w przywozie 30 % rodzajów produktów pochodzących z UE. Podstawowym problemem jest oczywiście to, że Rosja, tak jak Białoruś i Kazachstan, nie jest członkiem WTO, a zatem nie jest związana regułami WTO ograniczającymi jednostronne podnoszenie stawek celnych w przywozie i stosowanie innych środków ograniczających handel. Ponieważ Rosja nie jest członkiem WTO, nie możemy zastosować wobec niej mechanizmu rozstrzygania sporów.
Panie komisarzu! Chciałbym zadać panu dwa pytania. Jak Komisja ocenia problemy, które UE ma obecnie w wymianie handlowej z Rosją? Czy mamy jakąś strategię w sprawie ewentualnego przyjęcia Rosji do WTO?
Daniel Caspary
(DE) Pani przewodnicząca, panie i panowie! Słyszeliśmy już kilkakrotnie, że obroty w handlu światowym w okresie ostatnich trzech miesięcy gwałtownie spadły, pomimo udanych prób ze strony wielu członków Światowej Organizacji Handlu, zmierzających do utrzymanie otwartości rynków na ile jest to możliwe. Jestem także niezwykle wdzięczny, że Unia Europejska odegrała niezwykle skuteczną rolę w tej dziedzinie nie wprowadzając prawie żadnych środków protekcjonistycznych.
W moim kraju mówimy, że najlepszą formą obrony jest atak. Chciałbym nawiązać do tego, co powiedziała właśnie pani poseł Andrikienna temat środków szczególnych podjętych przez Rosję. Należałoby postawić pytanie, jakimi skutecznymi środkami dysponujemy, aby przejść do ataku przeciwko tym partnerom handlowym, którzy nie przestrzegają umów zawartych w ramach grupy G-20, wprowadzili środki protekcjonistyczne, zamknęli swoje rynki i przyczynili się do doprowadzenia do jeszcze większego pogorszenia się wyników gospodarek na całym świecie, niż miałoby to miejsce bez takich działań z ich strony.
Czyż nie powinniśmy wykorzystać naszą strategię "Globalny wymiar Europy” w bardziej aktywny sposób i zdecydowanie wdrożyć jej zalecenia? Czy nie jest teraz najwłaściwszy moment, żeby aktywnie zadbać o nasze interesy, a nie po prostu zapobiegać stosowaniu przez innych protekcjonizmu? Mam tutaj na myśli możliwą nową inicjatywę, która umożliwiłaby nam wreszcie osiągnięcie postępów na forum Światowej Organizacji Handlu. Uważam, że powinniśmy podjąć logiczny krok, jakim jest szybkie wynegocjowania umów o wolnym handlu. Mamy jedno osiągnięcie w przypadku Korei Południowej. A co z Indiami, Kanadą, Kolumbią i Peru? Czyż nie wysłalibyśmy bardzo pozytywnego sygnału, gdyby udało nam się osiągnąć teraz postęp w negocjowaniu umów o wolnym handlu z tymi państwami?
Wielu innych posłów mówiło o krajach rozwijających się. Czy nie jest to znakomita szansa, żeby doprowadzić wreszcie do osiągnięcia postępów w negocjacjach dotyczących umów o partnerstwie gospodarczym, żeby kraje Afryki, rejonu Karaibów i Pacyfiku (kraje AKP) mogły uczestniczyć w większym stopniu w międzynarodowej wymianie handlowej, a także, żeby możliwe było podjęcie skutecznych działań zmierzających do zapewnienia wzrostu gospodarczego i zwalczania ubóstwa? W ostatnich dziesięcioleciach oczywiste się stało, że państwa uczestniczące w międzynarodowej wymianie handlowej odnotowały najwyższe tempo wzrostu gospodarczego. Z niecierpliwością oczekuję pana odpowiedzi, panie komisarzu De Gucht.
Theodoros Skylakakis
(EL) Pani przewodnicząca! Po pierwsze, chciałbym oświadczyć, że współzależności w naszych stosunkach handlowych z gwałtownie wschodzącymi krajami nie są statyczne. Przykładowo, olbrzymie różnice we wskaźnikach wzrostu pomiędzy Unią Europejską i Chinami, wymierzone w nas pozataryfowe przeszkody, które uważaliśmy za mniej istotne, kiedy chińska gospodarka była mniejsza, mają coraz bardziej szkodliwy wpływ na naszą sytuację w miarę jak relatywne znaczenie Chin wrasta, a nasze maleje.
Jednocześnie, w miarę jak nasza względna wielkość maleje, zmniejsza się również nasza siła negocjacyjna. Istnieje zatem jeszcze szansa, dzięki której Unia Europejska mogłaby narzucić swoją politykę oraz doprowadzić do skutecznej eliminacji przeszkód w naszym eksporcie w gwałtownie wschodzących gospodarkach, a także do ograniczenia dumpingu socjalnego i środowiskowego. Ze względu na obecny kryzys czas działa na naszą szkodę jeszcze bardziej niż w przeszłości.
Moja druga uwaga dotyczy tego, że w miarę jak zmieniać się będą współzależności, wzrastać będzie znaczenie transatlantyckich stosunków handlowych oraz promowania lepszego funkcjonowania rynku amerykańskiego, co przyczyni się do wzrostu transatlantyckiej wymiany handlowej i zapewnienia stronom po obydwu stronach Atlantyku większej siły negocjacyjnej.
I w tym przypadku istnieje pewna szansa, ponieważ złożoność tego procesu spowoduje, że stworzenie rynku transatlantyckiego zajmie nam trochę czasu. Jak Stany Zjednoczone oceniają znaczenie tych stosunków? Niestety, to, że prezydent Obama nie weźmie udziału w nadchodzącym szczycie w Madrycie nie napawa optymizmem.
Pytanie brzmi: czy Komisja odczuwa potrzebę podjęcia niezwłocznych działań, póki posiadamy jeszcze niezbędną siłę negocjacyjną?
Tokia Saïfi
(FR) Pani przewodnicząca! Gospodarcza i finansowa burza, której właśnie byliśmy świadkami, wyrządziła wiele szkód. W naszych gospodarkach zapanował chaos i nadal mamy trudności z przywróceniem normalności ze względu na konkurencję ze strony zdeterminowanych mocarstw wschodzących.
Panie komisarzu! Już czas, żeby pokierował pan realizacją ambitnej i znaczącej europejskiej polityki handlowej, której celem byłaby ochrona naszych interesów handlowych bez poczucia winy, w oparciu o wzajemną otwartość rynków oraz wykorzystywanie naszej przewagi konkurencyjnej.
Unia Europejska powinna przede wszystkim dążyć do znalezienia właściwej równowagi pomiędzy skrajnie wolnym handlem a protekcjonizmem. Uważam, że ta trzecia droga powinna być realizowana poprzez stworzenie ram wolnego handlu. Unia Europejska opiera się na określonych wartościach, takich jak poszanowanie ochrony własności intelektualnej, uczciwość w inwestycjach, dostęp do rynków, zwalczanie pozataryfowych barier handlowych oraz poszanowanie norm społecznych i środowiskowych. A zatem Unia Europejska ma obowiązek zapewnić uznanie tych wartości jako zasad przez Indie i Chiny, kraje wschodzące, które są nie tylko naszymi klientami i konkurentami, ale także naszymi partnerami.
Panie komisarzu! Oprócz ustanowienia zrównoważonej wymiany handlowej, powinien pan przyczynić się do zwiększenia konkurencyjności naszych europejskich przedsiębiorstw. Jak można ten cel zrealizować? Wygląda na to, że czynnikami, które mogłyby umożliwić nam wyjście z kryzysu są innowacyjność, inwestycje w badania i rozwój oraz międzynarodowy wpływ konkurencyjnych klastrów.
Powinniśmy skoncentrować nasze działania również na innowacyjnych przedsiębiorstwach, a zwłaszcza MŚP, poprzez uwolnienie ich od wszelkich nadmiernych obciążeń administracyjnych i fiskalnych, a ponadto na ekologicznych technologiach i usługach.
(Przewodnicząca wyłączyła mikrofon)
Krisztina Morvai
(HU) Musimy zadać sobie podstawowe pytanie, czy wolny handel, obowiązujący obecnie system nadzorowany przez Światową Organizację Handlu, jest dobry dla ludzi, czy też może powinniśmy rozważyć przyjęcie nowej zasady przewodniej, której nie nazywałabym raczej zasadą protekcjonizmu lecz zasadą samostanowienia w sprawach gospodarki? Chciałabym zaproponować, żeby zbadano różnice pomiędzy tymi dwoma zasadami przewodnimi w trzech obszarach. Co oznacza zglobalizowana, międzynarodowa wymiana handlowa w swojej obecnej formie i przy obecnym poziomie obrotów pod względem tworzenia nowych i zachowania istniejących miejsc pracy w Europie, zwłaszcza w przypadku drobnych przedsiębiorców, MŚP, firm rodzinnych oraz małych gospodarstw rolnych w krajach europejskich, które znajdują się w rozsypce i straciły możliwość rozwoju ze względu na zglobalizowaną i zliberalizowaną międzynarodową wymianę handlową? Jeżeli myślimy o solidarności, czy służy ona biednym, rozwijającym się krajom, które miast rozwijać swoje własne rolnictwo lub przemysł zmuszone są otworzyć swoje rynki? Czy środowisku naturalnemu służy to, że towary dowożone są z odległych krajów?
Chciałabym zaproponować, żebyśmy jako pierwszy krok rozważyli wprowadzenie, co najmniej w dziedzinie rolnictwa i żywności, zasady samostanowienia w sprawach dotyczących żywności, co oznaczałoby, że społeczności i kraje miałyby prawo podejmować decyzje dotyczące tego, jaką żywność chcą produkować, jak chcą ją produkować i jak chcą ją sprzedawać. Konsumenci mają prawo domagać się żywności zdrowej i pożywnej o wysokiej jakości, a wiemy, że nie jest to żywność, która w drodze do konsumenta musi pokonać tysiące kilometrów, lecz żywność produkowana lokalnie, przetwarzana lokalnie i sprzedawana lokalnie.
Rareş-Lucian Niculescu
(RO) Chciałbym pogratulować panu komisarzowi mianowania na to stanowisko. Czy w miarę możliwości mógłby pan komisarz przedstawić jakieś szczegółowe informacje na temat skutków obecnego kryzysu gospodarczego dla międzynarodowego handlu produktami rolnymi? Pani poseł Andrikienporuszyła już przypadek Federacji Rosyjskiej, która oświadczyła, że jest gotowa wprowadzić zakaz przywozu mięsa drobiowego do 2015 roku, ponieważ pokrywa zapotrzebowanie w tym zakresie z produkcji krajowej.
Biorąc pod uwagę, że popieranie wprowadzenia bardziej konkurencyjnego systemu obrotu produktami rolnymi w warunkach swobody międzynarodowej wymiany handlowej jest jednym z obowiązków powierzonych przez pana przewodniczącego Barroso nowemu komisarzowi ds. rolnictwa wykorzystam obecność pana komisarza w naszej Izbie, żeby zapytać, co pan komisarz sądzi o współpracy ze swoim kolegą odpowiedzialnym za rolnictwo w sprawie zakończenia negocjacji prowadzonych w ramach rundy dauhańskiej.
Seán Kelly
Pani przewodnicząca! Po pierwsze, chciałbym powiedzieć, że należy pogratulować Komisji odrzucenia ostatniej propozycji Światowej Organizacji Zdrowia (WHO), żebyśmy wprowadzili zakaz sprzedaży wolnocłowego alkoholu i wolnocłowych wyrobów alkoholowych. Gdyby propozycja ta została przyjęta, kosztowałoby to gospodarkę europejską 2 miliardy euro oraz utratę setek miejsc pracy w całej Unii Europejskiej. Była to koncepcja odzwierciedlająca bardziej moralistyczny zapał niż dowody naukowe zgromadzone przez WHO, ale na szczęście Komisja ją odrzuciła.
Druga sprawa, którą chcę poruszyć dotyczy tego, że to przede wszystkim banki odpowiadają za wiele niedomagań, których jesteśmy obecnie świadkami, ale co się stało? Pojawiła się nowa teoria, zgodnie z którą banki są zbyt duże, żeby można było pozwolić im upaść. Uważam, że zamiast twierdzić, że są zbyt duże, żeby można było pozwolić im upaść, należałby zwrócić uwagę na to, że wiele z nich uważa, że więcej im wolno. Dowodem na to są niemoralnie wysokie wynagrodzenia wypłacane niektórym bankierom i groteskowe premie, które oprócz tych wynagrodzeń otrzymują. Żaden bankier nie powinien zarabiać więcej niż premier jego kraju, i powinniśmy dążyć do tego, żeby...
(Przewodnicząca wyłączyła mikrofon)
Czesław Adam Siekierski
(PL) Pani przewodnicząca! Handel międzynarodowy obok sektora finansowego, to obszar gospodarki światowej, który ucierpiał najbardziej w następstwie kryzysu gospodarczego. Szacuje się, że w ubiegłym roku wskutek kryzysu obroty handlowe w skali świata spadły o około 10 %. Dodatkowo negatywnie na handel oddziałuje polityka protekcjonizmu przyjęta przez wiele państw jako podstawowe narzędzie walki z recesją. Zalet wolnego handlu w skali gospodarki globalnej nie trzeba nikomu tłumaczyć. Można śmiało stwierdzić, że dobrobyt, jaki kraje wolnorynkowe osiągnęły w drugiej połowie XX wieku jest w dużej mierze owocem swobodnego handlu, który rozwijał się w tym okresie bardzo dynamicznie. Spadek handlu światowego, a także wzrost bezrobocia, szczególnie w państwach rozwijających się, a co za tym idzie wzrost ubóstwa i wykluczenia społecznego - zatrzymanie tego niekorzystnego trendu możemy osiągnąć przez przywrócenie dynamiki wymiany handlowej na równych i sprawiedliwych (...).
(Przewodnicząca odebrała posłowi głos)
Michael Theurer
(DE) Pani przewodnicząca, panie komisarzu! Najpierw chciałbym pogratulować panu mianowania na stanowisko komisarza. Cieszymy się z powołania do Komisji tak zręcznego i skutecznego polityka i tak powszechnie cenionego liberała. Będzie pan potrzebował całej swojej umiejętności perswazji, żeby nadać w UE nowy impet polityce handlu międzynarodowego. Musimy zwalczać wszelkie tendencje protekcjonistyczne. Historia wyraźnie nam pokazuje, że kraje uczestniczące w międzynarodowej wymianie handlowej rozwijały się szybciej niż kraje, które tego nie robiły.
Stoimy także w obliczu nowego ładu światowego. Niektóre kraje, takie jak na przykład Chiny, mają system kapitalizmu państwowego, ale mogą też stosować na tej arenie zupełnie inne metody. Dlatego wzywam Komisję do opracowania nowej strategii handlu międzynarodowego. Oczywiste jest, że musimy pójść naprzód jeśli chodzi o dauhańską rundę rozwojową, ponieważ słuszne jest podejście wielostronne. Będziemy musieli jednak dołożyć wszelkich starań, żeby osiągnąć postępy jeśli chodzi o Chiny.
Daniel Caspary
(DE) Pani przewodnicząca! Chciałbym powrócić do kwestii podniesionej już przez dwóch moich przedmówców. Panie komisarzu De Gucht! Na szczęście jest pan także odpowiedzialny za sprawę Transatlantyckiej Rady Gospodarczej. Byłbym niezwykle wdzięczny, gdyby mógł pan uznać tę sprawę za priorytetową w celu rozwiązania wszystkich problemów, o których tutaj mówiono.
Pozostaje faktem, że Europa i Stany Zjednoczone odpowiedzialne są nadal za niemal 60 % wyników gospodarczych całego świata. Gdyby udało się nam wyeliminować tylko niewielką część barier w wymianie handlowej na rynku transatlantyckim, moglibyśmy zrobić o wiele więcej dla naszych obywateli, w tym oczywiście dla pracowników, niż to co zostało osiągnięte dzięki wielu innym środkom, we wdrażanie których włożyliśmy w okresie ostatnich pięciu lat o wiele więcej wysiłku. Byłbym niezwykle wdzięczny, gdyby był pan tak dobry poświęcić uwagę sprawie Transatlantyckiej Rady Gospodarczej.
Karel De Gucht
komisarz. - Pani przewodnicząca! Gdybym miał podjąć próbę udzielenia wyważonej odpowiedzi na wszystkie zadane tutaj pytania i odniesienia się w wyważony sposób do wszystkich podniesionych tutaj kwestii potrzebowałbym, jak myślę, co najmniej pół godziny. A jeżeli dobrze rozumiem, mam tylko dwie lub trzy minuty.
Najpierw chciałbym przedstawić uwagę ogólną. Uważam, że protekcjonizm nie jest rozwiązaniem. Niezależnie od tego, czy jest się zwolennikiem, czy też przeciwnikiem stosowania takich środków, na podstawie danych historycznych można stwierdzić, że źródłem zamożności naszych państw jest handel międzynarodowy.
Po drugie, europejska gospodarka jest gospodarką opartą na przetwarzaniu, co oznacza, że musimy importować, żeby móc eksportować. Pogląd, że moglibyśmy eksportować nie importując, jest całkowicie błędny i sprzeczny z faktami.
Dlatego zdecydowanie uważam, że powinniśmy mieć umowy o wolnym handlu z podstawowymi partnerami gospodarczymi, powinniśmy zapewnić powodzenie rundy dauhańskiej i doprowadzić do dalszej liberalizacji handlu międzynarodowego, ale nie oznacza to, by nie należało uwzględniać, że handel międzynarodowy powinien być także sprawiedliwy i że mamy prawo do ochrony naszych interesów. Komisja będzie oczywiście chronić nasze interesy w każdym przypadku, w którym uzna to za stosowne, wykorzystując do tego celu dostępne jej instrumenty ochrony handlu, starając się mieć wpływ na to, co uważamy za jednostronne zakłócenia w wymianie handlowej.
Postawione zostały także bardzo konkretne pytania, na przykład przez pana posła Jadota, w sprawie posiedzenia Światowej Organizacji Handlu, które odbyło się 4 lutego, i w sprawie rezultatów tego posiedzenia. No cóż - głównym przesłaniem tego posiedzenia było to, że reguły układu ogólnego w sprawie handlu usługami (GATS) nie są sprzeczne z prawem poszczególnych państw do należytego uregulowania rynków finansowych. Wynika to stąd, że układ GATS ma bardzo szeroki zakres stosowania środków ostrożnościowych w odniesieniu do rynków finansowych, więc uregulowanie rynków finansowych, czy to na szczeblu krajowym, czy to na szczeblu UE, nie jest z całą pewnością sprzeczne z regułami układu GATS.
Wiąże się to ze źródłami kryzysu, który obecnie przechodzimy. Na szczęście najgorsze mamy już za sobą. Nie mam żadnych wątpliwości, że ten kryzys wywarł zasadniczy wpływ na wymianę handlową, ale źródłem tego kryzysu jest brak równowagi na rynkach finansowych, którego przyczyną jest dokonywanie przez instytucje finansowe całkowicie niewłaściwych wyborów. Kryzys finansowy nie rozpoczął się w Europie; kryzys finansowy rozlał się na Europę i resztę świata ze Stanów Zjednoczonych.
Mogę przyjąć, że kryzys żywnościowy sprzed dwóch lat, który ciągle jeszcze nie został zażegnany i z którego konsekwencji ciągle jeszcze nie zdaliśmy sobie w pełni sprawy, przyczynił się do pogłębienia się znacznej nierównowagi, zwłaszcza w przypadku krajów rozwijających się. Wiele można by mówić o krajach rozwijających się, o właściwym sprawowaniu rządów itp., ale na pewno nie można obwiniać krajów rozwijających się o przyczynienie się do wywołania obecnego kryzysu finansowego. Jest to oczywiste, a kraje rozwijające się ucierpiały mocno na skutek tego kryzysu, więc powinniśmy wziąć to w należyty sposób pod uwagę.
Postawione zostały także pewne pytania, przed chwilą przez pana posła Caspary'ego, a także wcześniej przez pana posła Jadota, którzy pytali, co zamierzamy zrobić w sprawie Transatlantyckiej Rady Gospodarczej oraz w sprawie strategicznej inicjatywy dla Chin.
Osobiście uważam, że jedynym rozwiązaniem problemów związanych z rozwojem gospodarczym Chin, którego nawiasem mówiąc nie zatrzymamy, jedynym właściwym rozwiązaniem jest, żebyśmy sami stali się mocniejsi. Uważam, że jest to jedyne dobre rozwiązanie.
Jeśli przyjrzeć się sytuacji uwzględniając deficyt bilansu handlowego, widać że deficyt bilansu handlowego z Chinami znacznie wzrósł, ale kiedy przyjrzymy się ogólnemu deficytowi bilansu handlowego z Azją, widać, że wzrost ten nie był aż tak znaczny. Ponadto w samej Azji inne kraje też stoją w obliczu ostrej konkurencji ze strony Chin.
Powinniśmy więc sami stać się mocniejsi. Przykładowo, uważam, że stworzenie rynku transatlantyckiego jest jednym z najlepszych rozwiązań, które moglibyśmy wdrożyć.
Mamy sprawozdanie przedstawione ostatnio na wniosek Parlamentu, z którego wynika, że gdybyśmy mogli ograniczyć bariery pozataryfowe pomiędzy Europą i Stanami Zjednoczonymi o 50 % przyniosłoby to korzyści o wiele większe możliwe korzyści z doprowadzenia rundy dauhańskiej do pomyślnego końca. Powinniśmy nad tym pracować, ale należy także pamiętać, że nie będzie to wcale łatwe.
Wracając do kwestii rundy dauhańskiej, zdecydowanie uważam, że powinniśmy dążyć do doprowadzenia tej rundy do pomyślnego końca, ponieważ dotyczy ona wielu ważnych kwestii, w tym między innymi tego, że obowiązujących obecnie stawek celnych nie można wiecznie podnosić, jak i tego, że bylibyśmy w stanie takie stawki wyeliminować. Po drugie, rundę dauhańską cechuje zdecydowane podejście prorozwojowe, które należałoby zachować w obecnym kształcie, i to powinno być celem Komisji Europejskiej.
Padło także pytanie, zadane przez pana posła Davida Martina, o tzw. podatek Robin Hooda. Po pierwsze, muszę przyznać, że miano Robin Hooda budzi we mnie lepsze skojarzenia niż nazwisko Tobina. Obawiam się jednak także, że ustanowienie podatku Robin Hooda napotka takie same trudności, jak ustanowienie podatku Tobina i będziemy mogli go wprowadzić jedynie w skali globalnej. Powinniśmy także pamiętać, że wprowadzenie takiego podatku, nawet w skali globalnej, wymagałoby ustanowienia bardzo kosztownego mechanizmu implementacyjnego. Odnosząc się do podatku Tobina, pan przewodniczący Barroso stwierdził, że jesteśmy gotowi poprzeć wprowadzenie takiego podatku pod warunkiem, że wprowadzą go też wszyscy inni, a to oczywiście jest w tym wszystkim kwestią sporną.
I jeszcze jedna sprawa. Między innymi pan poseł Higgins zadał pytanie dotyczące kwestii działań spekulacyjnych i do czego takie działania nas doprowadziły, także w przypadku Grecji.
Debata ta nie dotyczy Grecji więc nie będę odnosił się szczegółowo do tej kwestii, ale szczerze mówiąc uważam, że część winy ponosi także sama Grecja. W warunkach globalnej gospodarki i w samej Unii Europejskiej nie można tolerować pokusy popełniania nadużyć. To, że jest się państwem członkowskim Unii Europejskiej pociąga za sobą także określone obowiązki. Dlatego państwa członkowskie, które znalazły się w trudnej sytuacji - oczywiście jesteśmy gotowi wspierać takie państwa i pomagać im w miarę możliwości - powinny zdać sobie również sprawę, że muszą przestrzegać reguł, bo gdyby przestrzegały reguł, prawdopodobnie nie znalazłyby się w trudnej sytuacji, w której się teraz znajdują
Przewodnicząca
Zamykam debatę.
Oświadczenia pisemne (art. 149 Regulaminu)
Edit Herczog
na piśmie. - (HU) Spadek obrotów w handlu międzynarodowym ma szczególnie szkodliwe skutki dla krajów Europy Środkowej i Wschodniej, ponieważ spadek popytu dotyczy przede wszystkim produktów, które odgrywają znaczącą rolę w eksporcie, w tym samochodów, elektroniki użytkowej itp. Jednocześnie państwa te ucierpiały mocno na skutek obecnego kryzysu kredytowego. Zwiększenie eksportu byłoby niezwykle ważne w celu zapewnienia, by kraje te były w stanie wyjść z trudności, które pojawiły się na skutek tej podwójnej presji i związanych z nią problemów społecznych, takich jak wzrost bezrobocia. Brak środków finansowych dla eksporterów wydaje się główną przeszkodą w tym zakresie, ponieważ terminy płatności uległy wydłużeniu, kredyty stały się droższe i znacznie trudniej jest je uzyskać, a jednocześnie pogorszyły się warunki gwarantowania kredytów. Dlatego niezbędne jest opracowanie programów dla państw tego regionu, a zwłaszcza państw członkowskich UE, w celu udzielenie tym państwom pomocy w przezwyciężaniu tych trudności.
Andreas Mölzer
Nasilenie się w latach 90. XX wieku tendencji do zlecania usług na zewnątrz doprowadziło gospodarkę światową do bezprecedensowego transferu kapitału i wiedzy za granicę. Tworzenie w przeszłości i obecnie nowych miejsc pracy w krajach o niskim poziomie wynagrodzeń spowodowało spadek wynagrodzeń w Europie Środkowej i Zachodniej, co z kolei spowodowało tam spadek konsumpcji. Skutkiem tego przedsiębiorstwa europejskie nie osiągają już większości swoich zysków wytwarzając towary, co stanowi ich działalność podstawową. Dążą do poprawy swoich wyników drogą spekulacyjnych transakcji finansowych. To jest nasz punkt wyjścia. Powinniśmy wprowadzić procentowe ograniczenie tej części kapitału zakładowego, którą dane przedsiębiorstwo może zainwestować w udziały lub akcje innych przedsiębiorstw, a także tej części rezerw, którą może ulokować nabywając pakiety finansowe krajów trzecich. Po drugie, niezbędne jest wprowadzenie przepisów dotyczących przedsiębiorstw, które ucierpiały na skutek obecnego kryzysu. Po trzecie, gospodarka wymaga nie tylko świeżego kapitału dla banków, które są jednymi z głównych winowajców wybuchu tego kryzysu, ale także, i co ważniejsze, nowych przepisów dotyczących transferów środków pieniężnych, ścisłych wytycznych dotyczących sprzedaży pakietów kredytowych oraz niezależnego organu nadzoru dla nowej i szybko rozwijającej się działalności handlowej, obejmującej dziedziny takie jak sprzedaż krótka, której należałoby zakazać.
Artur Zasada
Jeżeli sprawdzą się prognozy przedstawione przed chwilą przez pana Moreirę, to prognozowany spadek w obrocie handlowym na świecie będzie największy od czasu II wojny światowej. Jest oczywistym, że państwa zarówno Unii Europejskiej, jak i nienależące do Wspólnoty, podejmują aktywne działania w celu zwiększenia konkurencyjności i przezwyciężenia skutków kryzysu. Badania przeprowadzone przez Centre of Economic Policy Researche wykazały, że od pierwszego poświęconego kryzysowi spotkania grupy G-20 wszystkie państwa na świecie podjęły 425 inicjatyw legislacyjnych, których zadaniem jest walka ze skutkami kryzysu. Niektóre państwa uciekają się do praktyk protekcjonistycznych, inne zaś starają się liberalizować handel. W związku z tym, że ekonomia jest systemem naczyń połączonych, czy Komisja Europejska monitoruje inicjatywy legislacyjne podejmowane zarówno w Unii Europejskiej, jak i na świecie? Czy Komisja Europejska podejmując działania antykryzysowe bierze je pod uwagę? Wzajemna kumulacja działań protekcjonistycznych i liberalizujących doprowadzi do sytuacji, w której będą się one wzajemnie wykluczały i pozostaną bez wpływu na światowy handel.
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13. Postępy w zakresie równych szans i niedyskryminacji w UE (
- Przed głosowaniem:
Philip Bushill-Matthews
w imieniu grupy PPE-DE. - Panie przewodniczący! Nasza grupa zamierzała poprosić o trzy dodatkowe głosowania imienne, ale - trudno powiedzieć, z jakiego powodu - zostało to w międzyczasie pominięte.
Chciałbym za pana pośrednictwem, panie przewodniczący, poprosić o uwzględnienie tych trzech głosowań imiennych. Sprawdziłem w sekretariacie, że porządek obrad pozwala mi dzisiaj zwrócić się z taką prośbą. Głosowania te dotyczą: ustępu 2, poprawki 4D; ustępu 6 dokumentu oryginalnego i wreszcie po ustępie 36 naszej poprawki 12. Mam nadzieję, że uwzględni pan fakt, iż jest to bardzo drażliwy temat, i chcielibyśmy, aby możliwe było odnotowanie nie tylko tego, czemu się sprzeciwiamy, ale także tego, za czym się opowiadamy.
(Przewodniczący ustalił, że nie ma sprzeciwu wobec tej poprawki)
- Przed głosowaniem nad poprawką 5:
Sophia in 't Veld
Panie przewodniczący! Mówimy o krajach, które niewłaściwie wdrożyły lub przetransponowały dyrektywę w sprawie przeciwdziałania dyskryminacji, a tymczasem jest jeden kraj, który w ogóle jej nie wdrożył i w związku z tym proponowałabym poprawkę ustną w następującym brzmieniu: "Wzywa władze czeskie do skutecznego przetransponowania dyrektywy dotyczącej zatrudnienia, zaś czeski parlament - do odrzucenia weta prezydenta”.
(Poprawka ustna nie została przyjęta)
- Przed głosowaniem nad poprawkami 1, 16 i 17:
Richard Howitt
Panie przewodniczący! Nie będę mówił długo. Szanuję oczywiście pana prawo do interpretowania przepisów regulaminowych. Niemniej za bardzo dziwny uważam fakt, że grupa PPE-DE chce w ostatniej chwili, po upływie terminu, wprowadzić głosowania imienne, uzasadniając to chęcią ostatecznego wyjaśnienia ich sprawy, podczas gdy ich poprawki dążą do usunięcia - do usunięcia - ustępów ze sprawozdania. Myślę, że próbują raczej zatuszować spory w swojej grupie, niż rzeczywiście wyrazić jakiekolwiek zdecydowane stanowisko w kwestii przeciwdziałania dyskryminacji.
Przewodniczący
Panie pośle Howitt! To zapewne prawda, że głosowanie, o którym mowa, zgłoszono zbyt późno. Miał pan jednak możliwość zabrać głos, ale skorzystał pan z niej również zbyt późno. Jeśli od razu zabrałby pan głos, być może głosowalibyśmy inaczej.
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Puhemiehen julkilausumat
Puhemies
(PL) Haluan aluksi esittää joitakin huomiota ja jakaa hieman tietoa.
Huhtikuun 26. päivänä on kulunut 25 vuotta Tšernobylin ydinkatastrofista, joka oli kaikkein vakavin ydinonnettomuus ihmiskunnan historiassa. Muistamme vielä ne, jotka menettivät terveytensä tai henkensä kamppaillessaan katastrofin keskellä sekä myös ne sadat tuhannet ihmiset, jotka joutuivat jättämään kotinsa. Entisen itäblokin maiden viranomaiset salasivat liian pitkään katastrofia koskevia tietoja muulta maailmalta ja ennen kaikkea omilta kansalaisiltaan. Sen vuoksi oli vaikeampaa ryhtyä minkäänlaisiin toimiin katastrofin seurauksien lieventämiseksi. Myöhemmin Tšernobylista tuli kuitenkin katastrofin koettelemien maiden ja kansainvälisen yhteisön välisen tehokkaan yhteistyön symboli. Samalla, kun muistelemme tänään Tšernobylin katastrofia, ajattelemme myös Japanin kansaa, joka kamppailee tsunamin ja Fukushiman ydinvoimalaonnettomuuden jälkimainingeissa.
Seuraava ilmoitus on myös tuskallinen muistutus. Muutaman päivän päästä, 10. huhtikuuta, on kulunut vuosi Smolenskin lento-onnettomuudesta. Onnettomuudessa kuoli 96 ihmistä, joiden joukossa olivat Puolan presidentti ja hänen vaimonsa sekä Puolan parlamentin 18 edustajaa. Yksi edustajista oli valmis aloittamaan työt Euroopan parlamentissa yhtenä 18 parlamentin lisäjäsenistä. Suurin osa menehtyneistä toimi korkea-arvoisessa asemassa valtion palveluksessa. Useat Euroopan parlamentin jäsenet tunsivat heidät henkilökohtaisesti. Itsekin tunsin heistä ainakin puolet. Onnettomuuden syyt eivät ole vielä täysin selvät, ja odotamme edelleen tietoja siitä. Suremme nyt jälleen yhdessä niiden kanssa, jotka menettivät rakkaansa.
Kolmas asia liittyy siihen, että Euroopan parlamentti on huolestunut siitä, että Yhdysvaltain korkein oikeus päätti hylätä kuolemaantuomitun Troy Davisin pyynnön tuomionsa lykkäämisestä ja hänen tapauksensa uudelleen käsittelemisestä. Haluan vedota Yhdysvaltain Georgian osavaltion viranomaisiin, jotta ne käyttäisivät oikeuttaan muuttaa Troy Davisille 20 vuotta sitten määrätty kuolemantuomio elinikäiseksi vankeusrangaistukseksi. Kuolema ei voi koskaan ilmentää oikeudenmukaisuutta.
Seuraava tieto liittyy siihen, että olemme myös hyvin huolestuneita Norsunluurannikon tapahtumista. Presidentinvaalit aiheuttivat kauhua ja väkivaltaisuuksia maassa kansalaisten odottaman rauhan, tulevaisuuden näkymien ja hyvinvoinnin sijaan. Laurent Gbagbon on tunnustettava vaalien tulokset ja luovuttava vallasta. Vetoamme molempiin osapuoliin, jotta ne lopettaisivat välittömästi siviileihin kohdistuvat väkivaltaisuudet. Kansainvälisen yhteisön on tehtävä kaikkensa pysäyttääkseen väestön joukkosurman. Kaikki rikoksiin syyllistyneet on saatettava oikeuden eteen. Tästä olemme vahvasti vakuuttuneita, ja Euroopan parlamentti tekee kaikkensa asian hyväksi.
Viimeinen asia koskee sitä, että olen luvannut pitää parlamentin ajan tasalla tiettyjä parlamentin jäseniä koskevien korruptiosyytteiden tutkimuksesta. Tämän lupauksen mukaisesti haluan muistuttaa teille, että torstaina parlamentin poliittisten ryhmien puheenjohtajien kokouksen jälkeen teille lähetettiin asiaa koskeva kirje. Aiomme myös ryhtyä päättäväisiin toimiin ja määritellä käytännesäännöt eturyhmien, edunvalvojien ja parlamentin jäsenten suhteen. Keskustelemme asiasta tänään puhemiehistön kokouksessa klo 18.30 ja päätämme tulevista toimista tässä asiassa.
Jäsen Nicholson on pyytänyt puheenvuoroa. Hyvä jäsen Nicholson, olkaa hyvä, voitte käyttää puheenvuoron.
James Nicholson
(EN) Arvoisa puhemies, haluaisin käyttää tilaisuutta hyväkseni ja keskustella Pohjois-Irlannissa lauantaina sattuneesta nuoren poliisikonstaapelin murhasta. Hän oli matkalla töihin ja saanut vasta muutamaa viikkoa aikaisemmin pätevyyden toimia työssään. Niinä 22 vuotena, kun olen toiminut Euroopan parlamentissa, olen usein joutunut tuomitsemaan terroristit, jotka tekevät sellaisia hirmutekoja. Kuvittelin, että niiden aika olisi ohi, eikä minun tarvitsisi enää koskaan tehdä niin. Ajatuksemme ovat nuoren miehen perheen luona. Hänellä oli edessään ura ja hieno tulevaisuus. Tapaus oli selkeä ja tahallinen yritys horjuttaa jälleen kerran alueeni vakautta.
Haluan tehdä selväksi, että mielestäni suurin osa Pohjois-Irlannin asukkaista ei halua palata nyt, eikä koskaan tulevaisuudessa siihen, mitä olemme aikaisemmin kokeneet. Omaghin asukkaat kärsivät paljon. Tämä siellä sattunut tapaus palauttaa epäilemättä monia hirveitä muistoja heidän mieliinsä. Voimmeko välittää myötätunnon osoitukset perheelle ja kaikille asianosaisille tämän alueellani sattuneen hyvin surullisen tapauksen johdosta?
(Suosionosoituksia)
Puhemies
(PL) Kiitän teitä huomioistanne tässä asiassa. Haluan ilmoittaa parlamentin jäsenille, että eilen aamulla annoin erityislausunnon asiasta, Euroopan parlamentin puhemiehen lausunnon, jossa tuomitsin tapahtuman ja erityisesti sen, että uhri oli niin nuori. Ilmaisin myös toiveeni siitä, että Pohjois-Irlanti saisi elää rauhassa, kuten se on viime aikoina onnistunut tekemään. Jäsenet voivat lukea eilen aamulla julkaisemani lausuman tästä asiasta Euroopan parlamentin verkkosivustolta.
Bairbre de Brún
(GA) Arvoisa puhemies, minäkin tuomitsen Ronan Kerrin surmaamisen viikonloppuna Omaghissa, omassa vaalipiirissäni, tehdyssä pommi-iskussa. Hän oli 25-vuotias nuori mies, joka oli liittynyt uuteen poliisiyksikköön ja sai surmansa siitä syystä. Hyökkäystä ei suunnattu pelkästään tätä nuorta miestä ja hänen perhettään vaan myös vaalipiirissäni käynnissä olevaa rauhanprosessia vastaan. Ihmiset, jotka surmasivat Ronan Kerrin, yrittävät pysäyttää rauhanprosessin etenemisen, emmekä me anna heidän tehdä sitä. Saanen kiittää parlamentin puhemiestä siitä, että hän ilmaisi osanottonsa sekä niitä parlamentin jäseniä, jotka osoittivat osanottonsa uhrin perheelle. Lisäksi osoitan myötätuntoani Ronan Kerrin perheelle ja tuomitsen voimakkaasti hänen surmaamisensa.
Pat the Cope Gallagher
(EN) Arvoisa puhemies, haluan ensinnäkin kiittää teitä eilen antamastanne lausumasta, jossa tuomitsitte kyseisen teon. Annan tukeni jäsen Nicholsonin ja de Brúnin lausunnoille, jotka he antoivat täällä tänään. Annamme heille täyden tukemme, kun he varmistavat, että tekoon syyllistyneet tuodaan oikeuden eteen.
Rauhanprosessi on Euroopan unionin tuella ollut hyvin menestyksekäs. Kaikki Irlannin saarella asuvat tervejärkiset ihmiset ovat tuominneet tämän julman teon, Ronan Kerrin surman - ar dheis Dé go raibh a anam. Haluan erityisesti antaa tunnustusta hänen äidilleen siitä rohkeasta lausunnosta, jonka hän antoi eilen rauhanprosessin jatkumisen tueksi.
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2. (
- Antes de la votación:
Bogus³aw Liberadzki
ponente. - (PL) Señor Presidente, estamos debatiendo la Directiva 95. Yo tuve el honor de informar sobre su modificación a esta Cámara en septiembre del año pasado con la atención centrada sobre todo en funciones de control, puesto que se trata de una Directiva que contiene muchos detalles técnicos relacionados con vehículos, cargas y carreteras. En 1996 se introdujo un nuevo procedimiento de comitología; es decir, un procedimiento de reglamentación con control.
Nuestra comisión quiere proponer que este nuevo procedimiento de reglamentación con control se introduzca como parte del marco de las competencias de la Comisión Europea como condición para la transposición de la Directiva 95 modificada. La dignidad del Parlamento Europeo no se verá afectada. Debemos evitar un excesivo detalle en nuestra función de control. La comisión ha aprobado por unanimidad esta propuesta de Directiva. Pido a la Cámara que hable también con voz unánime.
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3. Iran, särskilt fallet med Nasrin Sotoudeh
Talmannen
Nästa punkt är en debatt om sju resolutionsförslag om Iran, särskilt fallet med Nasrin Sotoudeh.
Bastiaan Belder
Herr talman! För exakt en vecka sedan offentliggjorde nobelpristagaren Shirin Ebadi en skarp artikel i Wall Street Journal om hennes vän, den iranska människorättsadvokaten Nasrin Sotoudeh, som precis hade dömts till elva års fängelse. Ebadi krävde att västvärlden skulle ägna fallet Sotoudeh och alla modiga människorättsförsvarare i Islamiska republiken Iran mer uppmärksamhet.
Debatten här i parlamentet är delvis ett svar på Ebadis angelägna vädjan. Vi får inte och ska inte glömma Nasrin Sotoudeh, och inte heller hennes medkämpare för grundläggande rättigheter i Iran. Detta kommer också att vara budskapet i det betänkande som jag hoppas kunna lägga fram för utskottet för utrikesfrågor vid plenarsammanträdet i mars, och jag räknar med att ni alla röstar för det. Detta är en kraftfull, enad europeisk röst för den iranska befolkningens rättigheter.
Marietje Schaake
författare. - (EN) Herr talman! Återigen tvingas vi ta upp de mänskliga rättigheterna i Iran, efter att Nasrin Sotoudeh dömts till elva år i fängelse. Hon har förbjudits att utöva advokatyrket så låt oss tjäna rättvisan.
Det utövas och finns inte längre någon rättsordning i Iran och den dömande makten är starkt politiserad. Att försvara mänskliga rättigheter betraktas nu som en handling mot den nationella säkerheten. Nasrin Sotoudeh, en advokat och tvåbarnsmamma, har anklagats för att ha handlat mot den nationella säkerheten. Hon har bland annat försvarat Zahra Bahrami, en iransk-nederländsk medborgare som dömts till döden innan nederländska diplomater fått tala med henne och under omständigheter som gör att man allvarligt tvivlat på att processen ägt rum på korrekt sätt.
Lika stark som Nasrin Sotoudeh är och har varit som kvinna genom att kämpa för rättvisan, lika svag är den regim som kuvar sin befolkning, i stället för att ge dem möjligheter till välstånd. Den höga representanten Catherine Ashton kommer att vara i Istanbul senare denna månad för att försöka få den iranska regimen att samarbeta med världssamfundet i kärnvapenfrågan. Ekonomiska sanktioner har samma syfte. Jag tvivlar på att denna kommer att överge sina önskade resultat innan den illa avvägt skadar Irans folk, som till följd av detta mer och mer blir beroende av den tuffa regeringen.
Samtidigt som jag är skeptisk till följderna av ekonomiska sanktioner är jag säker på att sanktioner mot enskilda personer som är ansvariga för att kränka de mänskliga rättigheterna genom exempelvis censur, våldtäkt, tortyr och avrättningar kommer att vara effektiva och nödvändiga åtgärder för att sätta stopp för straffrihet och för att hedra den rättvisa som Nasrin Sotoudeh stått för. Mänskliga rättigheter är utan tvivel den iranska regimens akilleshäl.
Medan jag har ordet, får jag be dig, herr talman, att uppmana våra italienska kolleger att vara tysta, eftersom det verkligen är störande när de börjar tala i kammaren efter att deras frågor har avhandlats.
Talmannen
Kolleger, ni hörde Marietje Schaakes begäran. Även andra kolleger har frågat om ni skulle kunna vara tysta. Om ni har någonting privat att diskutera kan ni göra det utanför.
Struan Stevenson
författare. - (EN) Herr talman! Jag ville i dag jämföra Islamiska republiken Iran med nazisternas Tyskland, men jag måste säga att jag anser att det till och med kan vara värre på många sätt. Mullorna har hängt 65 personer hittills i år. Tio hängdes i går, först gav man dem böter och konfiskerade deras hem, sedan pryglades de obarmhärtigt innan de släpades till galgen. 87 personer har hängts under de senaste fyra veckorna.
Ahmadinejad förnekar förintelsen och hatar judarna. Han säger att han vill utplåna Israel från kartan och bygger nu kärnvapen som kommer att göra det möjligt för honom. Han och Khamenei leder den hänsynslösa undertryckningen av den iranska befolkningen där hängningar, tortyr, stening till döds, amputationer och prygel är vardagsmat och barn och till och med gravida kvinnor avrättas på rutin. Två fångar i Mashhad har fått sina händer amputerade den här veckan medan två andra har dömts till amputation, och dessa domar kommer snart att verkställas.
Alla som försöker avslöja denna ondska hamnar omedelbart i skottgluggen. Nasrin Sotoudeh är ett aktuellt fall. Hon är en modig människorättsadvokat som har försvarat många oskyldiga människor som orättvist dömts och avrättats av denna fascistiska regim. Hennes skandalösa dom på elva års fängelse för att hon har gjort sitt jobb är en förolämpning mot mänskligheten. De verkliga brottslingarna är tyrannerna i Teheran och de kommer att ställas till svars. De anser att kritiken mot dem i västvärlden är en del av en internationell konspiration för att störta deras regim. Jag hade varit en av dem som skulle skriva under det projektet redan i dag. Ondskan får aldrig tillåtas segra och ju tidigare vi kan se frihet, demokrati, mänsklighet och kvinnors rättigheter återinföras i Iran, desto bättre kommer det att vara för hela världen.
Rosario Crocetta
Herr talman, mina damer och herrar! Genom att kräva att Nasrin Sotoudeh omedelbart ska friges uppmanar vi unionen och dess medlemsstater att göra mer för att frigöra Irans befolkning och världen från en av de grymmaste och mest auktoritära regimerna i historien.
Islamiska republiken Iran kännetecknas inte bara av det hot som staten utgör för världsfreden i och med att den har ett kärnvapenprojekt som skulle kunna leda till ett fasansfullt kärnvapenkrig, utan även av dess olagliga valförfaranden, massarresteringar av personer som kräver fria val, avrättningar av motståndare, våldtäkter av och fysiskt våld mot dem som inte stöder regimen, orättvisa rättsliga processer, där domar kan förutsägas så snart anklagelserna har uttalats, allvarlig diskriminering av kvinnor och homosexuella och avsaknad av yttrandefrihet och föreningsfrihet. Villkoren för de iranska fångarna i Camp Ashraf, där de utsätts för våld och även stening, är fullständigt ofattbara.
Varje dag döms minst två personer, även barn, till döden i Iran och dessa personer har inte gjort sig skyldiga till någonting annat än att inte behaga regimen. Rättsliga bevis skapas ofta genom grym och effektiv användning av brutala tortyrmetoder. Denna kritik är sannerligen inte riktad mot islam, som bygger på fred, utan mot den iranska regimen. Häktningen av Nasrin Sotoudeh och den fällande domen mot henne belyser en ny nivå av rättsligt bedrägeri, eftersom angreppet och den gällande domen i detta fall är mot en person som försvarar folket, vilket innebär att den iranska befolkningen inte ens kan försvara sig själva.
Cristian Dan Preda
Herr talman! Medan Iran kan tänkas börja öppna upp för diskussion i kärnvapenfrågor måste vi tyvärr dra slutsatsen att dörren är klart och tydligt stängd i landet när det gäller mänskliga rättigheter.
Fallet med Nasrin Sotoudeh visar detta fullt ut. Hon har straffats för sitt arbete till stöd för mänskliga rättigheter genom en ytterst hård dom, nämligen elva års fängelse, och har förbjudits att utöva sitt yrke som advokat under tjugo år samtidigt som hon heller inte får lämna landet. Detta utslag har kommit till följd av en rättegångsparodi.
Det här fallet är långtifrån en isolerad händelse. Det är en del av en noga övervägd strategi från den iranska regimens sida för att systematiskt tysta människorättsaktivister. En hel rad mycket hårda domar har riktats mot advokater som är aktiva i frågor som gäller mänskliga rättigheter och vi måste visa solidaritet med dessa modiga människor som stöder och vidtar åtgärder för mänskliga rättigheter trots hot, tortyr och fängelsestraff.
Raül Romeva i Rueda
författare. - (EN) Herr talman! Jag måste säga att jag djupt beklagar att vi på nytt måste tala om Iran, men vi måste. Vi måste verkligen det, eftersom situationen i Iran är oerhört problematisk och dramatisk.
Därför är det viktigt att parlamentet på nytt upprepar sitt krav på att alla samvetsfångar ska friges, även alla de som har hållits i häkte under det senaste året i samband med deras fredliga - jag upprepar: fredliga - politiska verksamhet och verksamhet till stöd för mänskliga rättigheter. Parlamentet måste återigen uppmana de iranska myndigheterna att respektera de internationellt erkända rättigheterna yttrandefrihet och föreningsfrihet, och kraftigt fördöma den ovanligt hårda domen mot Nasrin Sotoudeh och lovorda henne för hennes mod och engagemang.
Detta är även anledningen till varför parlamentet måste beakta Nasrin Sotoudeh, liksom hennes kolleger och människorättsaktivister och samvetsfångar, och kräva att hon omedelbart friges. Vi måste uttrycka vår oro över att förbudet mot att lämna Iran allt oftare införs som dom, vilket kan leda till den logiska slutsatsen att myndigheterna betraktar det som ett straff att stanna kvar i Iran.
Vi måste uppmana myndigheterna att motverka straffrihet för dem som kränker mänskliga rättigheter inom säkerhetsstyrkor och även upprepa vårt krav på en oberoende undersökning av påståenden om utomrättsliga avrättningar efter det omtvistade presidentvalet i juni och vårt krav på att de som påståtts kränka mänskliga rättigheter ställs inför rätta. Uppenbarligen måste vi även fördöma bombattacken i Chabahar och uttrycka vårt deltagande med offrens familjer och de skadade.
Slutligen vill jag säga att vi är mycket oroade över förföljelsen av vissa religiösa och etniska grupper i Iran. Vi måste ge uttryck för vår övertygelse, som stöds av den europeiska historien, om att en fredlig och balanserad social och politisk utveckling endast kan nås genom att man tar hänsyn till de kulturella och sociala önskemålen i olika regioner.
Bogusław Sonik
för PPE-gruppen. - (PL) Herr talman! Nasrin Sotoudeh har tidigare gett oss anledning till att tala om henne i en debatt i Europaparlamentet om avsaknad av skydd mot mänskliga rättigheter i Iran, när hon den 4 september 2010 arresterades på grund av propaganda mot staten, konspiration och sammankomster för att handla mot den nationella säkerheten. Hon har hållits häktad under fyra månader. Nu har denna framstående människorättsförsvarare och hängivna medarbetare till nobelpristagaren Shirin Ebadi dömts till elva års fängelse efter en rättegång, och därefter till ett tjugoårigt förbud mot att vara verksam som advokat och mot att lämna Iran. Vi måste komma ihåg att långa fängelsestraff också har meddelats andra politiska fångar. Den 26-åriga kvinnorättsaktivisten Shiva Nazar Ahari har dömts till fyra års fängelse och 74 piskrapp för samma brott.
Vi måste klart och tydligt understryka att vi är emot uppenbara kränkningar av de grundläggande mänskliga rättigheterna, såsom föreningsfrihet, yttrandefrihet, tankefrihet och rätten till en rättvis rättegång. Nasrin Sotoudeh, som har ägnat sitt liv åt kampen för att försvara mänskliga rättigheter, genom att försvara minderåriga som har dömts till döden och personer som har anklagats för att ligga bakom fredliga protester och att stå i nära samarbete med oppositionen, har blivit ett levande bevis för kränkningar av mänskliga rättigheter i Iran. EU får inte fortsätta att vara en passiv betraktare av det iranska samhällets ojämna kamp mot regimen.
Corina Creţu
för S&D-gruppen. - (RO) Herr talman! Vi stöder också kraven på att Nasrin Sotoudeh och alla samvetsfångar i Iran omedelbart och ovillkorligen ska friges. Efter valfusket, som gjorde att Ahmadinejads regim kunde behålla makten, har tusentals iranier berövats sin frihet på grund av sitt mod att protestera mot en regim som blir alltmer undertryckande. Nasrin Sotoudeh dömdes efter flera månaders isolering och tortyr till elva års fängelse på grund av att hon som advokat och förkämpe för mänskliga rättigheter försvarat motståndarna till regeringen i Teheran, bland annat en nobelpristagare.
Vid sidan av flera oliktänkande lider även dussintalet journalister och bloggare som vågat utöva sin grundläggande yttrande- och samvetsfrihet av missförhållanden i de iranska fängelserna. Jag anser att EU:s engagemang för att dessa demokratins kämpar inte bara ska vara en form av offentlig protest, utan även ett konkret steg från Europeiska utrikestjänsten i syfte att få världssamfundet att i större utsträckning utöva gemensamma påtryckningar för att sätta stopp för kränkningar av de mänskliga rättigheterna i Iran.
Charles Tannock
Herr talman! Vi får här i parlamentet aldrig glömma att friheten att debattera och ha en avvikande åsikt, som vi i Europa kan njuta så mycket av, är sällsynt och obefintlig i många delar av världen. Ingen annanstans är detta tydligare än i Iran.
Ändå diskuterar vi här i parlamentet återigen den skrämmande situationen för mänskliga rättigheter i denna islamska republik. Som advokat har Nasrin Sotoudeh hjälpt många oppositionsanhängare som har hållits i häkte och trakasserats efter valfusket i samband med presidentvalet för 18 månader sedan. Hon har även företrätt minderåriga som suttit i dödsceller, sannerligen ett hjältemodigt arbete i ett land som beredvilligt avrättar barn. Hon greps i september förra året för att ha anklagats för att sprida propaganda och konspirera för att skada statens säkerhet. Nu har hon dömts till elva års fängelse och förbjudits utöva advokatyrket under tjugo år.
Hon bör friges omedelbart och ovillkorligen. Jag uppmanar vice ordföranden för kommissionen/unionens höga representant för utrikes frågor och säkerhetspolitik att klargöra detta.
Parlamentet och kommissionen har varit bestämda med att belysa Ahmadinejadregimens brutala - nästan avskyvärda - kränkningar av mänskliga rättigheter. Det är dags att rådet sätter EU:s gemensamma värderingar framför de enskilda medlemsstaternas kommersiella intressen i detta land.
Marco Scurria
- (IT) Herr talman, herr kommissionsledamot, mina damer och herrar! Återigen debatterar vi kränkningar av mänskliga rättigheter och demokrati i Iran. Den här gången gäller fallet en advokat som skyddar människorättsaktivister i Iran.
Tanken att lösa problemet vid källan genom att inte längre bara fängsla personer som kämpar för sina rättigheter, utan att gå direkt till dem som försvarar dem visar bara vilket håll vinden blåser för dem som vill göra motstånd mot Ahmadinejads regim.
Jag skulle vilja ingå ett vad i dag om att vi här i parlamentet inom några veckor kommer att tala om ett nytt fall av kränkningar av alla grundläggande rättigheter i Iran. Kränkningarna kommer att skylas över av några brottsliga motiv som skulle vara skrattretande om de inte vore så tragiska, till exempel att handla mot nationell säkerhet eller propagera mot regimen, vilket är fallet i dagens diskussion.
Jag undrar verkligen om parlamentet ska fortsätta att ha en delegation för förbindelser med en regim som är raka motsatsen till allt som EU bygger på.
Seán Kelly
- (EN) Herr talman! Återigen har vi en skrämmande situation i Iran. Före jul diskuterade vi situationen för Sakineh Ashtiani, som hade dömts till döden genom stening för att hon påståtts ha begått äktenskapsbrott, en dom som sedan omvandlades till en dödsdom genom hängning för att hon påståtts ha begått mord. I dag har vi den beklagliga situationen för Nasrin Sotoudeh, som har dömts till elva års fängelse för att ha gjort sitt jobb. Man har fryst hennes tillgångar och nekat henne tillgång till hennes egen advokat. Hennes make greps under veckan för att - jag citerar - ”ha spridit lögner och splittrat den allmänna opinionen”. Fundera på den!
Jag anser att allt vi kan göra är att använda vårt inflytande så gott vi kan för att försöka få stopp på detta ondskefulla vansinne, särskilt misshandeln och missaktningen av kvinnor. Dessa två exempel har varit typiska fall.
George Sabin Cutaş
(RO) Herr talman! Domen mot människorättsaktivisten Nasrin Sotoudeh återspeglar den klena respekt som finns för mänskliga rättigheter i Iran. Efter det omtvistade omvalet av president Ahmadinejad i juni 2009 har alla protester brutalt tystats ner, tusentals medborgare har gripits och flera hundra har redan dömts.
Det hårda straff som Nasrin Sotoudeh fått på elva års fängelse utdelades till följd av att hon som advokat hade försvarat flera motståndare till regimen som hade gripits under demonstrationerna efter presidentvalet. Hon tillrättavisades skarpt för att ha gett intervjuer till utländsk press under denna period. Vi kan här se ett typexempel på kränkningar av yttrandefriheten, rätten för advokater att utöva sitt yrke utan påtryckningar eller tvång, och även en svarandes rätt till en objektiv rättegång.
Jag vill påminna kommissionen och rådet om att allt samarbete mellan EU och Iran måste utgå från förutsättningen att respekt för mänskliga rättigheter är ett absolut måste.
Ryszard Czarnecki
(PL) Herr talman! Detta är ytterligare en fråga som upprör den allmänna opinionen i Europa och som upprör ledamöterna här i parlamentet. Om vi hela tiden fortsätter att notera situationer i ett och samma land som är uppenbara kränkningar av mänskliga rättigheter måste vi fundera på strukturen och ansvaret i detta land. Det framgår tydligt att respekt för en persons egna traditioner och seder inte är förenliga med godtagandet av vissa uttalade normer eller europeiska normer - jag tänker här på mänskliga rättigheter. Det är uppenbart. Det är bra att Europaparlamentet har tagit upp denna fråga. Det återstår dock fortfarande en fråga om politiska påtryckningar, eftersom det är, precis som tidigare, den fråga som Europaparlamentet talar om härnäst, i samband med diskussionen om Iran, och det går inte särskilt mycket framåt. Kanske är det nödvändigt att börja utöva påtryckningar som är mycket starkare än de är i nuläget.
Jaroslav Paška
(SK) Herr talman! Aktivister och advokater som kämpar för mänskliga rättigheter i Iran har länge förföljts och hållits i häkte, och domen mot advokaten Nasrin Sotoudeh är ett tragiskt exempel på detta slags förföljelser.
Den iranska regimen har gjort samma sak mot aktivisten Shiva Nazar Ahari och advokaterna Mohammad Seifzadeh och Mohammad Oliyafar. Andra aktivister har hotats möta samma öde.
Förtrycket i Iran fortsätter att förvärras, och våra försök att förbättra situationen har ingen verkan. Regeringens handlingar mot dem som har invändningar mot regimen har nu nått sådana dimensioner att vi på allvar måste börja överväga att ändra vår politik mot det här landet och överväga andra möjligheter till mer effektiva påtryckningar mot den iranska regeringen så att vi kan hjälpa den iranska befolkningen att förändras mer fritt. Det kommer säkerligen inte att bli lätt, men jag anser att det är vårt ansvar att försöka ändra på situationen i Iran.
Sari Essayah
(FI) Herr talman! Nasrin Sotoudeh är en av de kändaste människorättsadvokaterna i Iran och hon har bland andra försvarat nobelpristagaren Shirin Ebadi. Hennes klienter har även inbegripit minderåriga som har dömts till döden och offer för familjerelaterat våld. Hennes enda brott är att hon har utövat sitt yrke, vilket är att försvara människor som inte kan försvara sig själva mot Irans brutala regim.
Oron efter valet 2009 och dess följder har lett till att de iranska myndigheterna har vidtagit stränga åtgärder mot människorättsförsvarare och människorättsaktivister. Den iranska regeringen har som mål att tysta ned allt motstånd en gång för alla både inom och utanför landet.
Europaparlamentet har vädjat för exempelvis människorna i Ahvaz och avgett en enhälligt antagen skriftlig förklaring i frågan. Det är märkligt att världssamfundet inte kan göra någonting för att bli av med denna barbariska regim.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg
(PL) Herr talman! Under den senaste debatten om mänskliga rättigheter i Iran, som ägde rum här i kammaren för knappt fyra månader sedan, sade jag i mitt anförande att fem iranska medborgare varje dag blev meddelade att de snart skulle mista sina liv genom dödsstraff. Till denna tragiska statistik måste man även lägga de fängelsedomar på många år för iranska advokater som försvarar offren för landets rättssystem. De sista två orden bör förmodligen sättas inom citationstecken. 47-åriga Nasrin Sotoudeh, som greps den 4 september, därefter torterades och nu har dömts till elva års fängelse är ett exempel på detta.
Andra iranska advokater har också utsatts för förtryck. Shiva Nazar Ahari, en av grundarna av Kommittén för människorättsreportrar, har dömts till fyra års fängelse, Mohammad Seifzadeh har dömts till nio års fängelse och tio års förbud att utöva advokatyrket, och Mohammad Oliyafar har fått ett års fängelse bara för att han företrätt sina klienter i domstol. Jag anser att vi genom att utnyttja förhandlingsläget för den höga representanten för utrikes frågor och säkerhetspolitik bör kräva att människorättsförsvarare ingår i samtalen med Iran som ett brådskande ärende.
Monica Luisa Macovei
- (RO) Herr talman! Fallet med advokaten Nasrin Sotoudeh är mycket allvarligt. Hon har dömts till elva års fängelse och tio års förbud att utöva advokatyrket och tjugo års förbud att lämna landet. Vad har hon gjort? Hon har försvarat nobelpristagaren Shirin Ebadi, andra politiska aktivister och människorättsaktivister, journalister och minderåriga som dömts till dödsstraff.
Sedan 2009 har minst femton människorättsadvokater fått fängelsestraff i Iran. Genom sådana åtgärder kränker Iran grundläggande mänskliga rättigheter och FN:s grundläggande principer för rollen som advokat. Jag uppmanar kommissionen och rådet att ingripa så att Nasrin Sotoudeh omedelbart friges.
Štefan Füle
Herr talman! Den allvarliga och allt värre situationen för mänskliga rättigheter och grundläggande friheter i Islamiska republiken Iran är fortfarande ett stort bekymmer för EU. Under de senaste två åren har förhållandena gått från att vara svåra till att vara nästintill omöjliga för dem som arbetar med att försvara mänskliga rättigheter.
För Nasrin Sotoudeh och många andra som i likhet med henne arbetar för att försvara grundläggande rättigheter och friheter är det inte ett alternativ att arbeta från fängelset. Följderna av hennes gripande är tydliga: de personer i Iran som är modiga nog att stå upp för dem som det är meningen att staten själv ska skydda riskerar att bli trakasserade, fängslade eller ännu värre.
EU har uttalat sig tidigare - över tio yttranden avgavs under 2010 av vice ordföranden för kommissionen/unionens höga representant för utrikes frågor och säkerhetspolitik Catherine Ashton, både om situationen i allmänhet och om enskilda fall. Samtidigt har EU diskret anmodat de iranska myndigheterna att klargöra och förklara, och krävt tydliga budskap om behovet av att förbättra situationen i Iran. Ett yttrande om Nasrin Sotoudehs fall avgavs av Catherine Ashton den 14 januari 2011, i vilket både Nasrin Sotoudeh och Shiva Nazar Ahari, som är advokat och journalist, omnämndes, vilka har dömts till elva respektive fyra års fängelse.
Islamiska republiken Iran valdes nyligen in som medlem av FN:s kvinnokommission. Nasrin Sotoudeh och Shiva Nazar Ahari är två kvinnor har berövats just de rättigheter som de har kämpat för att skydda. EU kommer att fortsätta att påminna de iranska myndigheterna om att de först och främst måste följa de internationella skyldigheter som följer av multilaterala avtal och konventioner som de har undertecknat och ratificerat. Vi kommer att fortsätta försöka hitta sätt så att våra insatser för att försvara mänskliga rättigheter blir mer effektiva, genom att använda alla medel som vi har till buds. Den iranska befolkningen förtjänar ingenting mindre.
Bernd Posselt
(DE) Herr talman! Vi har en fullständigt onödig arbetsgrupp här i parlamentet, vars uppgift är att titta på hur man kan göra plenarsammanträdena mer intressanta. Denna grupp borde ha studerat dagens plenarsammanträde. Allt vi behöver är tillräckligt med tid, vilket är anledningen till att vi även bör tillåtas använda torsdagseftermiddagarna. Vi behöver även ha rätt talman på plats, som kan vidta förståndiga åtgärder för stränghet eller flexibilitet. Detta kommer att ge oss livfulla och intressanta plenarsammanträden.
(Applåder)
Talmannen
Debatten är härmed avslutad.
Omröstningen kommer att äga rum omedelbart.
Skriftliga förklaringar (artikel 149)
Eija-Riitta Korhola
Situationen för aktiva människorättsförsvarare i Iran håller på att bli allt svårare. Dessutom får vi läsa om ett ökat antal dödsdomar. Den nederländska medborgaren Zahra Bahrami, som har omnämnts i våra tidigare brådskande resolutioner, har dömts till döden och hennes advokat Nasrin Sotoudeh har fått elva års fängelse för att handlat mot nationell säkerhet.
Som vi vet kännetecknas Irans rättssystem av en allvarlig brist på rättvisa och insyn. Det är därför viktigt att unionens höga representant för utrikes frågor och säkerhetspolitik inte låter landet smita undan, utan fortsätter att ta upp frågor som gäller mänskliga rättigheter i förbindelserna med Iran. Låt mig få räkna upp minimikraven: Att människorättsadvokaten Nasrin Sotoudeh och andra samvetsfångar omedelbart och ovillkorligt friges, att Bahramis dödsdom ska omvärderas och att de nederländska myndigheterna ska vara delaktiga i hanteringen av fallet, att företrädare för Röda korset ska få träffa de fängslade, och att människorättsorganisationer ska få komma in i landet för att bedöma situationen.
Róża Gräfin von Thun und Hohenstein
Europaparlamentet måste reagera på fall som gäller kränkningar av mänskliga rättigheter. Vi måste komma ihåg att tack vare uppmärksammandet av särskilda fall kan världssamfundet utöva större påtryckningar på länder som inte respekterar allmänt godtagna demokratiska normer. Nasrin Sotoudeh företrädde iranska civila människorättsaktivister i deras rättegångar och försvarade minderåriga som hade dömts till dödsstraff. De iranska myndigheterna ansåg att hennes verksamhet innebar att hon spred fientlig propaganda och dömde henne därför till elva års fängelse. Det är bra att hennes fall har dykt upp på föredragningslistan till ett plenarsammanträde i Europaparlamentet. Europaparlamentet får inte ignoreras när det kräver att Nasrin Sotoudeh och andra samvetsfångar ska friges och även att en oberoende kommission inrättas för att granska åtal mot människorättsförsvarare.
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