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Traduci in volgare fiorentino:
| Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia. | Qui sta Minosse, che incute orrore e digrignai denti: esamina le colpe [delle anime] nell’entrata, le giudica e le manda [nel cerchio che indica] avvolgendo la coda. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa. | Dico che, quando l’anima malnata gli vien davanti, si confessa tutta, e quel giudice dei peccati ve de quale luogo dell’inferno le spetta e cinge la coda tante volte quanti cerchi vuol che scenda. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;
vanno a vicenda ciascuna al giudizio;
dicono e odono, e poi son giù volte. | Davanti a lui ci sono sempre molte anime: vanno una dopo l’altra a farsi giudicare, confessano i peccati, odono la condanna e precipitano giù. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O tu che vieni al doloroso ospizio”,
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l’atto di cotanto offizio,
“guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!”.
E ‘l duca mio a lui: “Perché pur gride?
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”. | «O tu che vieni in questo luogo di dolore» disse Minosse quando mi vide, interrompendo il suo terribile compito, « guarda come fai ad entrare e di chi ti fidi: non lasciarti ingannare dall’ampiezza dell’entrata! » E la mia guida a lui: « Perché gridi? Non cer car d’impedire il suo viaggio, che è prestabilito: si vuole così là (=nell’empìreo) dove si può ciò che si vuole, e più non domandare! ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote. | Ora incominciano a farsi sentire le voci di dolore; ora son venuto dove molto pianto mi colpisce. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io venni in loco d’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto. | Venni in un luogo privo di qualsiasi lume, che mugghia come fa il mare in tempesta, se è sconvolto da venti contrari. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La bufera inferna l, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta. | La bufera infernale, che mai si arresta, travolge gli spiriti con la sua violenza: li rivolta, li percuote, li molesta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina. | Quando giungono davanti al precipizio, [i dannati fanno sentire] le loro urla, il loro pianto, il loro lamento; e bestemmiano l’onnipotenza divina. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Intesi ch’a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento. | Compresi che a quel tormento erano condannati i peccatori carnali, che sottomettono la ragione all’istinto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come li stornei ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di po sa, ma di minor pena. | E, come le ali portano gli stornelli durante l’inverno in larga e fitta schiera, così quel vento trascina quegli spiriti malvagi di qua, di là, di giù, di su. Nessuna speranza può mai confortarli né di tregua né di minor pena. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: “Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?”. | E, come le gru van cantando i loro lamenti, facendo nell’aria una lunga fila, così vidi venire, l amentandosi, ombre trascinate dal soffio impetuoso del vento. Perciò dissi: «O maestro, chi sono quelle genti che l’aria nera così castiga? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “La prim a di color di cui novelle
tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,
“fu imperadrice di molte favelle. | « La prima di quelle anime, di cui vuoi aver notizia » mi disse allora, « fu imperatrice di molte nazioni. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta. | Al vizio della lussuria fu così rotta, che per legge [nel suo regno] fece lecito ciò che piacesse, per liberarsi del biasimo in cui era caduta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ‘l Soldan corregge. | È Semiramide, di cui si legge che succedette a Nino e che fu sua sposa: governò le terre, che ora son dominate dal sultano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussuriosa. | L’altra è Didone, che si uccise per amore e che ruppe il giuramento [di fedeltà] alle ceneri di S ichèo. La terza è la lussuriosa Cleopatra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ‘l gran de Achille,
che con amore al fine combatteo. | Vedi Elena, che fu causa di una lunga e sanguinosa guerra; e vedi il grande Achille, che alla fine combatté con l’a more [da cui fu sconfitto] . |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vedi Parìs, Tristano”; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille. | Vedi Paride, Trist ano» e più di mille ombremi mostrò emi nominò con il dito, che amore fece uscire dalla nostra vita. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ‘ cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. | Dopo che ebbi udito il mio maestro nominare le donneantiche ei cavalieri, provai compassione e per poco non venni meno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| I’ cominciai: “Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ‘nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri”. | Io cominciai: «O poeta, volentieri parlerei aquei due (=Francesca da Polenta e Paolo Malatesta) che vanno insieme e che non sembrano opporre resistenza al vento». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me: “Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno ”. | Ed egli a me: «Li vedrai quando saranno più vicinia noi. Allora prègali per quell’amore che li conduce, ed essi verranno ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: “O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!”. | Non appena il vento li spinge verso di noi, gridai: « O anime tormentate, venite a parlare con noi, se altri (=Dio) non lo nega!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettuoso grido. | Quali colombe, chiamate dal desiderio, con le ali aperte e ferme al dolce nido vengono per l’aria portate dalla loro volontà; tali uscirono dalla schiera dov’è Didone, venendo a noi per l’aria maligna, così forte fu l’affettuoso richiamo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’hai pietà del nostro mal perverso. | «O essere vivente cortese e benigno, che per l’aria tenebrosa vai visitando noi, che tingemmo il mondo con il nostro sangue, se ci fosse amico il re dell’universo, noi pregheremmo lui per la tua pace, perché hai compassione del nostro male perverso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ‘l vento, come fa, ci tace. | Di quel che vi piace udire e parlare, noi udremo e parleremo a voi, mentre il vento, come ora fa, qui tace. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ‘l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui. | La terra (=la città), dove nacqui, si stende sulla marina dove il Po discende [nell’Adriatico], per aver pace coni suoi affluenti (=Ravenna ). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende. | L’amore, che nel cuor nobile siaccende rapidamente, prese costui per la mia bella persona, che mi fu tolta, e fu così intenso, che ancora mi sconvolge. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. | L’amore, che costringe chi è amato a ricambiare l’amore, mi prese così fortemente per la bellezza di costui, che, come vedi, ancor non miabbandona. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense”.
Queste parole da lor ci fuor porte. | L’amore condusse noi ad una stessa morte. Caina (=la zona più profonda dell’inferno) attende chi spense la nostra vita (=il marito Gianciotto Malatesta). » Essi ci dissero queste parole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,
fin che ‘l poeta mi disse: “Che pense?”. | Q uando io intesi quelle anime travagliate, chinai il viso e lo tenni basso, fi nché il poeta mi disse: «Che pensi? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando rispuosi, cominc iai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!”. | Quando risposi, cominciai: «Ohimè, quali dolci pensieri, quale desiderio condusse costoro a quella morte dolorosa! ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio. | Poi mi rivolsi a loro per parlare, e cominciai: « O Francesca, le tue sofferenze mi addolorano e m’im pietosiscono fino alle lacrime. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come c oncedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”. | Ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri, quando e come l’amore vi fece conoscerei desideri ancora inespressi?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore. | E quella a me: « Non c’è alcun dolore più grande che ricordarsi del tempo felice nella miseria (=in felicità), come sa bene il tuo maestro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice. | Ma, se vuoi proprio conoscere il primo inizio del nostro amore, parlerò [seppur] come colui che piange eparla. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto. | Noi leggevamo un giorno per diletto come l’amore [per Ginevra] strinse Lancillotto: eravamo soli e senz’alcun sospetto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. | Per più volte quella lettura ci spinse a guardarci negli occhi e ci fece impallidire; ma fu soltanto un punto quel che ci vinse. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto ama nte,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”. | Quando leggemmo che la bocca sorridente fu baciata da tale amante, questi, che non sarà mai da me diviso, mi baciò la bocca tutto tremante. Galeotto (=mezzano) fu il libro echi lo scrisse! Quel giorno non proseguimmo più la lettura». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men co sì com’io morisse. | Me ntre uno spirito parlava, l’altro piangeva. E [per il turbamento] io venni meno, come se morissi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E caddi come corpo morto cade. | E caddi come un corpo morto cade. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Al tornar de la mente, che si chiuse
dinanzi a la pietà d’i due cognati,
che di trestizia tutto mi confuse,
novi torme nti e novi tormentati
mi veggio intorno, come ch’io mi mova
e ch’io mi volga, e come che io guati. | Quando ripresi i sensi, che avevo perduto davanti al pianto dei due cognati, che mi aveva tutto riempito di tristezza, nuovi tormenti e nuovi tormentati mi vedo intorno, dovunque mi muova, mi volga e fissi gli occhi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io sono al terzo cerchio, de la piova
etterna, maladetta, fredda e greve;
regola e qualità mai non l’è nova. | Sono disceso nel terzo cerchio, quello della pioggia eterna, maledetta, fredda e fitta, che non cambia mai ritmo né qualità. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Grandine grossa, acqua tinta e neve
per l’ aere tenebroso si riversa;
pute la terra che questo riceve. | Grandine grossa, acqua sporca e neve si riversano per l’aria tenebrosa. Puzza la terra, che riceve tutto questo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa. | Cèrbero, fiera mostruosa e crudele, con tre gole latra come un cane sopra la gente, che qui è immersa [nel fango]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e ‘l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spirti, iscoia ed isquatra. | Ha gli occhi rossi di sangue, la barba unta e nera, il ventre largo, le mani unghiate. Graffia, scortica e squarta gli spiriti, |
Traduci in volgare fiorentino:
| Urlar li fa la pioggia come cani;
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo;
volgonsi spesso i miseri profani. | che la pioggia fa urlare come cani. Con un lato del corpo quegli infelici scellerati cercano di fare schermo all’altro lato e si voltano spesso [per ridurrei tormenti]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
le bocche aperse e mostrocci le sanne;
non avea membro che te nesse fermo. | Quando ci vide, Cèrbero, il grande verme ripugnante, aprì le bocche e ci mostrò le zanne: non aveva parte del corpo che tenesse ferma. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘l duca mio distese le sue spanne,
prese la terra, e con piene le pugna
la gittò dentro a le bramose canne. | La mia guida stese le mani, prese due pugni di terra e li gettò dentro a quelle gole fameliche. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ‘l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
cotai s i fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero, che ‘ntrona
l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde. | Come quel cane che, abbaiando, agogna il pasto e si quieta dopo che lo morde, tutto in tento e affaticato a divorarlo, così si fecero quelle facce sudice del demonio Cèrbero, che stordisce a tal punto quelle anime, che esse vorrebbero essere sorde. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Noi passavam su per l’ombre che adona
la greve pioggia, e ponavam le piante
sovra lor vanità che par persona. | Noi passavamo, calpestando le ombre, che erano fiaccate dalla pioggia insistente, e ponevamo i piedi soprai loro corpi vani, che sembravano corpi veri. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Elle giacean per terra tutte quante,
fuor d’una ch’a seder si levò, ratto
ch’ella ci vide passarsi davante. | Esse giacevano per terra tutte quante, tranne una, che si levò a sedere, non appena ci vide passare davanti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O tu che se’ per questo ‘nferno tratto”,
mi disse, “riconoscimi, se sai:
tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto”. | «O tu che sei condotto per questo inferno» mi disse, «riconòscimi, se puoi: tu nascesti prima che io fossi morto. » |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io a lui: “L’angoscia che tu hai
forse ti tira fuor de la mia mente,
sì che non par ch’i’ ti vedessi mai. | Ed io a lei: « L’angoscia, che ti àltera i lineamenti, forse ti leva dalla mia memoria, così che mi pare di non averti mai visto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma dimmi chi tu se’ che ‘n sì dolente
loco se’ messo e hai sì fatta pena,
che, s’altra è maggio, nulla è sì spiacente”. | Ma dimmi chi sei tu, che sei disteso in un luogo così doloroso e sottoposto ad una tale pena, che è superata da altre, ma che è spiacevole come nessuna». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me: “La tua città, ch’è piena
d’invidia sì che già trabocca il sacco,
seco mi tenne in la vita serena. | Ed egli a me: «La tua ci ttà (=Firenze), che è così piena d’invidia da far traboccare il sacco, mi ebbe con sé nellavita serena. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Voi cittadini mi chiamaste Ciacco:
per la dannosa colpa de la gola,
come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. | Voi cittadini mi chiamaste Ciacco e, come tu vedi, ora per la dannosa colpa della gola mi fiacco sotto la pioggia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io anima trista non son sola,
ché tutte queste a simil pena stanno
per simil colpa”. E più non fé parola. | Io non sono però l’unica anima trista, perché tutte queste anime subiscono la stessa pena per la stessa colpa». E tacque. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io li rispuosi: “Ciacco, il tuo affanno
mi pesa sì, ch’a lagrimar mi ‘nvita;
ma dimmi, se tu sai, a che verranno
li cittadin de la città partita;
s’alcun v’è giusto; e dimmi la cagione
per che l’ha tanta discordia as salita”. | Io gli risposi: «O Ciacco, il tuo affanno mi pesa a tal punto, che mi fa piangere. Ma dimmi, se lo sai, a quale conclusione verri cittadini della città divisa [dalle fazioni]; dimmi se vi è qualcuno di giusto; e dimmi per quale motivo è dilaniata da tante discordie». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quelli a me: “Dopo lunga tencione
verranno al sangue, e la parte selvaggia
caccerà l’altra con molta offensione. | Ed egli a me: «Dopo un lungo contrasto verranno a scontri sanguinosi ela parte proveniente dal contado (=i guelfi bianchi, capeggiati dai Cerchi) caccerà l’altra (=i guelfi neri, capeggiati dai Donati) con molte offese. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi appresso convien che questa caggia
infra tre soli, e che l’altra sormonti
con la forza di tal che testé piaggia. | Nel giro di tre anni però la parte bianca cadrà ela parte nera prenderà il sopravvento con l’aiuto di un tale (=papa Boni facio VIII), che ora si barcamena. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Alte terrà lungo tempo le fronti,
tenendo l’altra sotto gravi pesi,
come che di ciò pianga o che n’aonti. | Per molto tempo quest’ultima avrà il predominio e terrà l’altra sotto gravi pesi, per quanto qu esta pianga osi sdegni. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Giusti son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c’hanno i cuori accesi”. | Giusti son due e non sono ascoltati: la superbia, l’invidia e l’avarizia sono le tre scintille che hanno acceso i cuori». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qui puose fine al lagrimabil suon o.
E io a lui: “Ancor vo’ che mi ‘nsegni,
e che di più parlar mi facci dono. | Qui pose fine alle parole che invitavano al pianto. Ed io a lui: «Voglio che tu mi dica ancor qualcos’altro, voglio che tu mi dia altre notizie! |
Traduci in volgare fiorentino:
| Farinata e ‘l Tegghiaio, che fuor sì degni,
Iacopo Rusticucci, Arrigo e ‘l Mosca
e li altri ch’a ben far puoser li ‘ngegni,
dimmi ove sono e fa ch’io li conosca;
ché gran disio mi stringe di savere
se ‘l ciel li addolcia, o lo ‘nferno li attosca”. | Farinata e il Tegghiaio (=Tegghiaio degli Adimari), che furono così onorati, Jacopo Rusticucci , Arrigo Fifanti e il Mosca eglialtri, che operarono per il bene della città, dimmi dove sono e fa’ che li conosca, perché provo un gran desiderio di sapere se il cielo li consola o l’inferno li amareggia». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quelli: “Ei son tra l’anime più nere:
diverse colpe giù li grava al fondo:
se tanto scendi, là i potrai vedere. | Ed egli: « Essi sono fra le anime più nere: colpe diverse li trascinano giù nel fondo: se scendi ancora, li potrai vedere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma quando tu sarai nel dolce mondo,
priegoti ch’a la ment e altrui mi rechi:
più non ti dico e più non ti rispondo”. | Ma, quando sarai nel dolce mondo, ti prego di richi amarmi alla memoria dei vivi. Non ti dico niente di più e non ti rispondo altro» . |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li diritti occhi torse allora in biechi;
guardommi un poco, e poi chinò la testa:
cadde con essa a par de li altri ciechi. | Allora piegò di sbieco gli occhi rivolti verso di me, mi guardò un poco, poi chinò la testa e, con essa, cadde nel fango come gli altri dannati. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘l duca disse a me: “Più non si desta
di qua dal suon de l’angel ica tromba,
quando verrà la nimica podesta:
ciascun rivederà la trista tomba,
ripiglierà sua carne e sua figura,
udirà quel ch’in etterno rimbomba”. | La guida mi disse: «Non si alzerà più dal sonno, prima del suono della tromba dell’an gelo [che annunzia il giudizio universale], quando verrà il nemico dei malvagi (=Cristo). Allora ciascuno troverà la sua tomba trista, riprend erà la sua carne ed il suo aspetto, udrà la sentenza finale [di Dio], la quale echegg erà in eterno». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sì trapassammo per sozza mistura
de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti,
toccando un poco la vit a futura;
per ch’io dissi: “Maestro, esti tormenti
crescerann’ei dopo la gran sentenza,
o fier minori, o saran sì cocenti?”. | A passi lenti attraversammo quella sozza mescolanza fatta di ombre e di pioggia, ragionando un po’ della vita futura. Io dissi: « O maestro, dopo il giudizio universale questi tormenti cresceranno, diventeranno minori o resteranno così cocenti? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me: “Ritorna a tua scienza,
che vuol, quanto la cosa è più perfetta,
più senta il bene, e così la doglienza. | Ed egli a me: «Ritorna con il pensi ero alla scienza [di Aristotele che hai fatto] tua. Essa insegna che, quanto più una cosa è perfetta, tanto più sente il bene e, ugualmente, il dolore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tutto che questa gente maladetta
in vera perfezion già mai non vada,
di là più che di qua essere aspetta”. | Sebbene non possa raggiungere mai la vera perfezione [che consiste nella comunione con Dio], questa gente maledetta si avvicina maggiormente alla perfezione dopo il giudizio universale [quando il corpo è riunito all’anima] piuttosto che prima». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Noi aggirammo a tondo quella strada,
parlando più assai ch’i’ non ridico;
venimmo al punto dove si digrada:
quivi trovammo Pluto, il gra n nemico. | Noi percorremmo quella strada circolare parlando molto di più di quanto riferisco. Venimmo al punto in cui si scende nel cerchio sottostante. Qui trovammo Pluto, il grande nemico degli uomini. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ora sen va per un secreto calle,
tra ‘l muro de la terra e li martìri,
lo mio maestro, e io dopo le spalle. | Il mio maestro se ne andò per uno stretto sentiero tra le mura della città di Dite (=Lucifero) egli avelli infuocati; ed io lo seguivo |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O virtù somma, che per li empi giri
mi volvi”, cominciai, “com’a te piace,
parlami, e sodisfammi a’ miei disiri. | «O somma virtù, che mi guidi per gli empi cerchi» cominciai, «quando vuoi, pàrlami e soddisfai miei desideri. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La gente che per li sepolcri giace
potrebbesi veder? già son levati
tutt’i coperchi, e nessun guardia face”. | La gente, che giace in questi sepolcri, si potrebbe vedere? I coperchi sono già tutti alzati e nessun demonio fa la guardia». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quelli a me : “Tutti saran serrati
quando di Iosafàt qui torneranno
coi corpi che là sù hanno lasciati. | Ed egli a me: « Essi saranno tutti chi usi, quando i dannati dalla valle di Giosafàt torneranno qui coni corpi che hanno lasciato sulla terra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Suo cimitero da questa parte hanno
con Epicuro tutti suoi seguaci,
che l’anima col corpo morta fanno. | Da questa parte hanno il loro cimitero Epicùro e tutti i suoi seguaci, i quali affermano che l’anima mu ore con il corpo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però a la dimanda che mi faci
quinc’entro satisfatto sarà tosto,
e al disio ancor che tu mi taci”. | P erciò la domanda che mi fai e il desiderio che ancor mi taci saranno sùbito soddisfatti in questo luogo». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io: “Buon duca, non tegno riposto
a te mio cuor se non per dicer poco,
e tu m’hai non pur mo a ciò disposto”. | Ed io: « O mia buona guida, tengo nascosto a te il mio desiderio soltanto per non importunarti con troppe domande: non è questa la prima volta che m’induci ad aspettare». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O Tosco che per la città del foco
vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco. | « O toscano, che per la città del fuoco te ne vai ancor vivo, parlando in modo così garbato e rispettoso, abbi il piacere di fermarti in questo luogo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patria natio
a la qual forse fui troppo molesto”. | La tua parlata ti rivela nativo di quella nobile patria (=Firenze), alla quale forse fui troppo molesto. » |
Traduci in volgare fiorentino:
| Subitamente questo suono uscìo
d’una de l’arche; però m’accostai,
temendo, un poco più al duca mio. | Improvv isame nte uscì questa voce da una delle arche. Perciò, preso da timore, mi avvicinai un po’ [di più] alla mia guida. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed el mi disse: “Volgiti! Che f ai?
Vedi là Farinata che s’è dritto:
da la cintola in sù tutto ‘l vedrai”. | Ed egli mi disse: «Vòltati! Che fai? Vedi là Farinata degli Uberti, che si è alzato [davanti a te]. Lo vedrai tutto, dalla cintola in su». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io avea già il mio viso nel suo fitto;
ed el s’ergea col petto e con la fronte
com’avesse l’inferno a gran dispitto. | Io avevo già fissato i miei occhi nei suoi, ed egli siergeva con il petto e con la fronte, come se avesse l’inferno in gran disprezzo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E l’animose man del duca e pronte
mi pinser tra le sepul ture a lui,
dicendo: “Le parole tue sien conte”. | Le mani incoraggianti e sollecite della mia guida mi spinsero tra le sepolture verso di lui, dicendo: «Le tue parole siano [nobili e] misurate». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Com’io al piè de la sua tomba fui,
guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,
mi dimandò: “Chi fuor li maggior tui?”. | Quando fui ai piedi della sua tomba, Farin ata mi guardò un poco e poi, quasi con sdegno, mi doma ndò: «Chi furono i tuoi antenati? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io ch’era d’ubidir disideroso,
non gliel celai, ma tutto gliel’apersi;
ond’ei levò le ciglia un poco in suso;
poi disse: “Fieramente furo avversi
a me e a miei primi e a mia parte,
sì che per due fiate li dispersi”. | Io, che desideravo ubbidire, non glie li nascosi, ma glieli dissi apertamente. Egli alzò le ciglia un poco in su, poi disse: « Furono fieri avversaria me, ai miei antenati, alla mia parte (=i ghibellini), così che per due volte li dispersi (1248 e 1260) ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “S’ei fur cacciati, ei tornar d’ogne parte”,
rispuos’io lui, “l’una e l’altra fiata;
ma i vostri non appreser ben quell’arte”. | « Se furono cacciati, essi tornarono da ogni parte» io gli risposi, «l’una e l’altra volta (1251 e 1267). I vostri invece non appresero bene quell’arte (=di ritornare in patria). » |
Traduci in volgare fiorentino:
| Allor surse a la vista scoperchiata
un’ombra, lungo questa, infino al mento:
credo che s’era in ginocchie levata. | A llora dall’apertura scoperchiata sorse, accanto a questa, un’ombra (=Cavalcante de’ Cava lcanti) sporge ndosi fino al mento: credo che si fosse alzata in ginocchio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dintorno mi guardò, come talento
avesse di veder s’altri era meco;
e poi che ‘l sospecciar fu tutto spento,
piangendo disse: “Se per questo cieco
carcere vai per altezza d’ingegno,
mio figlio ov’è? e perché non è teco?”. | Guardò intorno a me, come se avesse desiderio di vedere se qualcun altro era con me; e, dopo che il dubbio ela speranza furono completamentespenti, piangendo disse: « Se per questo buio carcere vai per l’altezza dell’ingegno, mio figlio dov’è? E perché non è con te? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io a lui: “Da me stesso non vegno:
colui ch’attende là, per qui mi mena
forse cui Guido vostro ebbe a disdegno”. | Ed io a lui: « Non vengo per le mie capacità: colui che là mi attende mi conduce per questo luogo forse da colei (=Beatrice) che Guido vostro ebbe a disdegno». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Le sue parole e ‘l modo de la pena
m’avean di costui già letto il nome;
però fu la risposta così piena. | Le sue parole ed il tipo di pena mi avevano già detto il nome di costui, perciò la mia risposta fu così esauriente. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di subito drizzato gridò: “Come?
dicesti “elli ebbe”? non viv’elli ancora?
non fiere li occhi suoi lo dolce lume?”. | Drizzandosi all’im provviso, gr idò: «Come hai detto? Egli ebbe? Non vive più? Non colpisce i suoi occhi il dolce lume [del sole]? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando s’accorse d’alcuna dimora
ch’io facea dinanzi a la risposta,
supin ricadde e più non parve fora. | Quando si accorse che io esitavo a rispondere, cadde riverso nella tomba e più non comparve fuori. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma quell’altro magnanimo, a cui posta
restato m’era, non mutò aspetto,
né mosse collo, né piegò sua costa:
e sé continuando al primo detto,
“S’elli han quell’arte”, disse, “male appresa,
ciò mi tormenta più che questo letto. | Ma quell’altro magnanimo, al cui invito mi ero fermato, non mutò aspetto, né mosse capo, né piegò il dorso e, continuando il discorso interrotto, disse: « Se essi hanno imparato male quell’arte, ciò mi tormenta più di questo letto infuocato. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma non cinquanta volte fia raccesa
la faccia de la donna che qui regge,
che tu saprai quanto quell’arte pesa. | Ma non si accenderà cinquanta volte la faccia della donna(= Proserpina), che qui regna, e tu saprai quant’è difficile quell’arte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E se tu mai nel dolce mondo regge,
dimmi: perché quel popolo è sì empio
incontr’a’ miei in ciascuna sua legge?”. | E, possa tu tornare nel dolce mondo!, dimmi perché quel popolo (=i fiorentini) è così spietato contro i miei discendenti in ogni suo decreto? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’io a lui: “Lo strazio e ‘l grande scempio
che fece l’Arbia colorata in rosso,
tal orazion fa far nel nostro tempio”. | Io a lui: « Lo strazio ed il grande scempio (=la battaglia di Montaperti, 1260), che arrossarono di sangue il fiume Arbia, fanno prendere tali decisi oni nella nostra città ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso,
“A ciò non fu’ io sol”, disse, “né certo
sanza cagion con li altri sarei mosso. | Dopo che ebbe sospirato e scosso il capo, «A voler lo scontro non fui l’unico » disse, «né certamente senza motivo mi sarei mosso contro Firenze con gli altri ghibellini. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma fu’ io solo, là dov e sofferto
fu per ciascun di tòrre via Fiorenza,
colui che la difesi a viso aperto”. | Ma dopo la battaglia fui l’unico ad E mpoli, dove tutti volevano distruggere la città, che la difese a viso aperto». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Deh, se riposi mai vostra semenza”,
prega’ io lui, “solvetemi quel nodo
che qui ha ‘nviluppata mia sentenza. | « Deh, possa riposare un giorno la vostra discendenza! » io lo pregai, «sciogliétemi quel dubbio, che avvolge nell’incer tezza il mio pensiero. |