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Traduci in volgare fiorentino:
Lor corso in questa valle si diroccia: fanno Acheronte, Stige e Flegetonta; poi sen van giù per questa stretta doccia infin, là ove più non si dismonta fanno Cocito; e qual sia quello stagno tu lo vedrai, però qui non si conta”.
Esse scorrono tra le rocce sino a questa vallee formano l’Acherónte, lo Stige e il Flegetónte. Poi se ne vanno giù per qu esto stretto canale, finché formano Cocìto nel luogo oltre il quale non si scende più. Tu vedrai com’è quello stagno, perciò qui non te ne parlo. »
Traduci in volgare fiorentino:
E io a lui: “Se ‘l presente rigagno si diriva così dal nostro mondo, perché ci appar pur a questo vivagno?”.
Ed io a lui: «Se questo rigagnolo proviene dal nostro mondo, perché ci appare soltanto qui, al margine della selva? ».
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Tu sai che ‘l loco è tondo; e tutto che tu sie venuto molto, pur a sinistra, giù calando al fondo, non se’ ancor per tu tto il cerchio vòlto: per che, se cosa n’apparisce nova, non de’ addur maraviglia al tuo volto”.
Ed egli a me: «Tu sai che questo luogo è rotondo e che, sebbene tu sia disceso girando sempre a sinistra, non hai ancora percorso tutta la circonferenza. Perciò non devi merav igliarti se ci appare qualcosa di mai visto».
Traduci in volgare fiorentino:
E io ancor: “Maestro, ove si trova Flegetonta e Letè? ché de l’un taci, e l’altro di’ che si fa d’esta piova”.
Ed io ancora: « O maestro, dove si trovano il Flegetón tee il Letè? Perché dell’uno taci, dell’altro dici che si forma da questa pioggia di lacrime».
Traduci in volgare fiorentino:
“In tutte tue question certo mi piaci” , rispuose; “ma ‘l bollor de l’acqua rossa dovea ben solver l’una che tu faci.
« Le tue domande mi fan sempre piacere» mi rispose, « ma il bollore dell’acqua rossa ben doveva risolvere una delle domande che fai.
Traduci in volgare fiorentino:
Letè vedrai, ma fuor di questa fossa, là dove vanno l’anime a lavarsi quando la colpa pentuta è rimossa”.
Vedrai il Letè fuoridi questo abisso, là (=nel paradiso terrestre) dove le a-nime vanno a lavarsi quando la colpa, di cui si son pentite, è rimossa. »
Traduci in volgare fiorentino:
Poi disse: “Omai è tempo da scostarsi dal bosco; fa che di re tro a me vegne: li margini fan via, che non son arsi, e sopra loro ogne vapor si spegne”.
Poi disse: « Ormai è giunto il momento di scostarci dal bosco. Cerca di venirmi dietro: gli argini di pietra, che non son arsi dal fuoco, ci offrono la strada, poiché sopra di loro ogni vapore igneo (=ogni fiamma) si spegne».
Traduci in volgare fiorentino:
Ora cen porta l’un de’ duri margini; e ‘l fummo del ruscel di sopra aduggia, sì che dal foco salva l’acqua e li argini.
Ora ci porta uno degli argini di pietra del Fleg etónte. Il vapore, che si solleva dal fiumicello, faombra sopra di essi e salva l’acqua egli argini dalla pioggia di fuoco.
Traduci in volgare fiorentino:
Quali Fiamminghi tra Gu izzante e Bruggia, temendo ‘l fiotto che ‘nver lor s’avventa, fanno lo schermo perché ‘l mar si fuggia; e quali Padoan lungo la Brenta, per difender lor ville e lor castelli, anzi che Carentana il caldo senta: a tale imagine eran fatti quelli, tutto che né sì alti né sì grossi, qual che si fosse, lo maestro felli.
Come i fiamminghi tra Wissant e Bruges, temendo l’alta marea che si scaglia con violenza contro i loro lidi, costruiscono il riparo delle dighe, affinché il mare sia respinto; e come i padovani innalzano argini lungo il fiume Brenta, per riparare dalle inondazioni le loro città ed i loro borghi, prima che la Carinzia (=l’Austria meridionale) senta il caldo, che provoca le piene del fiume, a somiglianza di queste dighe eran fatti gli argini di quel fiumicello, anche se il costruttore, chiunque sia stato (=Dio), non li fece né così alti né così grandi.
Traduci in volgare fiorentino:
Già eravam da la selva rimossi tanto, ch’i’ non avrei visto dov’era, perch’io in dietro rivolto mi fossi, quando incontrammo d’anime una schiera che venìan lungo l’argine, e ciascuna ci riguardava come suol da sera guardare uno altro sotto nuova luna; e sì ver’ noi aguzzavan le ciglia come ‘l vecchio sartor fa ne la cruna.
Ci eravamo già tanto allontanati dalla selva dei suicidi, che io non avrei visto dov’era, se mi fossi voltato indietro, quando incontrammo una schi era di anime, che venivano lungo l’argine. Ognuna di esse ci guardava come ci si suol guardare la sera del novilunio: aguzzavano gli occhi verso di noi, come fa il vecchio sarto con la cruna dell’ago.
Traduci in volgare fiorentino:
Così adocchiato da cotal famiglia, fui conosciuto da un, che mi prese per lo lembo e gridò: “Qual maravig lia!”.
Guardato così da tale schiera, fui riconosciuto da uno, che mi prese per un lembo della veste e gridò: «Che sorpresa! ».
Traduci in volgare fiorentino:
E io, quando ‘l suo braccio a me distese, ficcai li occhi per lo cotto aspetto, sì che ‘l viso abbrusciato non difese la conoscenza sua al mio ‘ntelletto; e chinando la mano a la sua faccia, rispuosi: “Siete voi qui, ser Brunetto?”.
Quando stese il braccio verso di me, io fissai gli occhi nel suo volto devastato dal fuoco, così che il suo viso sfigurato non impedì a me di riconoscerlo. E, puntando la mano verso la sua faccia, risposi: «Voi siete qui, ser Brunetto? ».
Traduci in volgare fiorentino:
E quelli: “O figliuol mio, non ti dispiaccia se Brunetto Latino un poco teco ritorna ‘n dietro e lascia andar la traccia”.
Ed egli: «O figlio mio, non ti dispiaccia se Br unetto Latini ritorna un po’ indietro con tee lascia andare la fila dei suoi compagni».
Traduci in volgare fiorentino:
I’ dissi lui: “Quanto posso, ven preco; e se volete che con voi m’asseggia, faròl, se piace a costui che vo seco”.
Io gli dissi: «Per quel che posso, vi prego di accompagnarmi; e, se volete che io mi fermi con voi, lo farò, se lo permette costui, che sto seguendo».
Traduci in volgare fiorentino:
“O figliuol”, disse, “qual di questa greggia s’arresta punto, giace poi cent’anni sanz’arrostarsi quando ‘l foco il feggia.
« O figlio» disse, «chiunque di questa schiera si arresta un momento, giace poi [per terra] cent’anni senza potersi riparare [con le mani dalle fiamme], quando il fuoco lo ferisce.
Traduci in volgare fiorentino:
Però va oltre: i’ ti verrò a’ panni; e poi rigiugnerò la mia masnada, che va piangendo i suoi etterni danni”.
Perciò continua a camminare: io ti segu irò alato e poi raggiungerò la mia compagnia, che va piangendo le sue pene eterne. »
Traduci in volgare fiorentino:
I’ non osava scender de la s trada per andar par di lui; ma ‘l capo chino tenea com’uom che reverente vada.
Io non osavo scendere dalla strada per andare al suo fianco, ma tenevo il capo chino come uno che cammini con un comportamento riverente.
Traduci in volgare fiorentino:
El cominciò: “Qual fortuna o destino anzi l’ultimo dì qua giù ti mena? e chi è questi che mostra ‘l cammino?”.
Egli cominciò: «Quale fortuna (=caso) o quale destino (=grazia divina) ti conduce quaggiù prima della morte? E chi è costui, che ti mostra il cammino? ».
Traduci in volgare fiorentino:
“Là sù di sopra, in la vita serena”, rispuos’io lui, “mi s marri’ in una valle, avanti che l’età mia fosse piena.
« Lassù nella vita serena» gli risposi, «mi smarrii in una valle prima di aver raggiunto la metà della mia vita.
Traduci in volgare fiorentino:
Pur ier mattina le volsi le spalle: questi m’apparve, tornand’io in quella, e reducemi a ca per questo calle”.
Soltanto ieri mattina le volsi le spalle. Mi apparve costui, mentre stavo ritornando in essa, emi riconduce a casa per questa via. »
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto, se ben m ’accorsi ne la vita bella; e s’io non fossi sì per tempo morto, veggendo il cielo a te così benigno, dato t’avrei a l’opera conforto.
Ed egli a me: « Se tu segui la tua stella, non puoi mancar di ottenere fama e gloria, se ho visto bene quando ero nella vita bella. E, se io non fossi morto così presto, vedendo il cielo così benigno nei tuoi riguardi, avrei sostenuto la tua opera [di moralista e di cittadino].
Traduci in volgare fiorentino:
Ma q uello ingrato popolo maligno che discese di Fiesole ab antico, e tiene ancor del monte e del macigno, ti si farà, per tuo ben far, nimico: ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi si disconvien fruttare al dolce fico.
Ma quel popolo ingrato e malvagio, che anticamente discese da Fiesole e che è ancor ruvido e duro come il monte ela roccia, ti diventerà nemico perché ti comporti bene. Ciò è comprensibile, pe rché non può succedere che tra gli aspri sorbi dia frutti il dolce fico.
Traduci in volgare fiorentino:
Vecchia fama nel mondo li chiama or bi; gent’è avara, invidiosa e superba: dai lor costumi fa che tu ti forbi.
Un vecchio proverbio sulla terra li chiama ciechi: è gente avara, invidiosa e superba. Tiènti pulito dai loro costumi!
Traduci in volgare fiorentino:
La tua fortuna tanto onor ti serba, che l’una parte e l’altra avranno fame di te; ma lungi fia dal becco l’erba.
La tua fortuna ti riserva tanto onore, che ambedue le fazioni vorranno farti a pezzi, ma l’erba sarà lontana dal bécco (=non cadrai nelle loro mani)!
Traduci in volgare fiorentino:
Faccian le bestie fiesolane strame di lor medesme, e non toc chin la pianta, s’alcuna surge ancora in lor letame, in cui riviva la sementa santa di que’ Roman che vi rimaser quando fu fatto il nido di malizia tanta”.
Le bestie venute da Fi esole si sbranino pure fra loro, ma non tocchino la pianta sana, se nel loro letame ne cresce ancora qualcuna, nella quale riviva la santa discendenza di quei Romani che vi rimasero, quando fu fondato quel nido pieno di malizia».
Traduci in volgare fiorentino:
“Se fosse tutto pieno il mio dimando”, rispuos’io lui, “voi non sareste ancora de l’umana na tura posto in bando; ché ‘n la mente m’è fitta, e or m’accora, la cara e buona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna: e quant’io l’abbia in grado, mentr’io vivo convien che ne la mia lingua si scer na.
« Se il mio desiderio fosse stato pienamente esaudito» risposi, «voi sareste ancora vivo, perché nella memoria mi è impressa, ed ora mi commuove, la cara e buona immagine paterna che ho di voi, quando nel mondo nei nostri incontri m’inse gnavate come l’uomo si eterna [sulla terra con la fama]. E, quanto io abbia gradito questo insegnamento, sarà espresso chiaramente dalle mie parole finché vivrò.
Traduci in volgare fiorentino:
Ciò che narrate di mio corso scrivo, e serbolo a chiosar con altro testo a donna che saprà, s’a lei arrivo.
Scrivo nella mia memoria ciò che m’avete detto del mio futuro e lo conservo con l’altra predizione (=quella di Farin ata degli Uberti), per farmelo spiegare da una donna (=Beatrice) che saprà farlo, se arrivo fino a lei.
Traduci in volgare fiorentino:
Tanto vogl’io che vi sia manifesto, pur che mia coscienza non mi garra, che a la Fortuna, come vuol, son presto.
Voglio soltanto che vi sia chiaro, purché la mia co scienza non mi rimorda, che ai colpi della Fortuna, quali che siano, io son pronto.
Traduci in volgare fiorentino:
Non è nuova a li or ecchi miei tal arra: però giri Fortuna la sua rota come le piace, e ‘l villan la sua marra”.
Non è nuovo per le mie orecchie questo anticipo di sventura. Perciò la Fortuna giri pure la sua ruota, come le piace, ed il contadino giri pure la sua zappa.»
Traduci in volgare fiorentino:
Lo mio maestro allora in su la gota destra si volse in dietro, e riguardommi; poi disse: “Bene ascolta chi la nota”.
Allora il mio maestro si volse indietro con la guancia destra, mi guardò, poi disse: « Ascolta con profitto chi annota [nella memoria] ciò [che ha ud ito]».
Traduci in volgare fiorentino:
Né per tanto di men parlando vommi con ser Brunetto, e dimando chi sono li suoi compagni più noti e più sommi.
Per questo intervento non smetto di parla re con ser Brunetto e domando chi sono i suoi compagni più conosciuti e più grandi.
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Saper d’alcuno è buono; de li altri fia laudabile tacerci, ché ‘l tempo sarìa corto a tanto suono.
Ed egli a me: «È bene che tu sappia di qualcuno, ma è meglio che taccia degli altri, pe rché il tempo sarebbe troppo breve per nominarli.
Traduci in volgare fiorentino:
In somma sappi che tutti fur cherci e litterati grandi e di gran fama, d’un peccato medesmo al mondo lerci.
Insomma sappi che tutti furono chierici e letterati grandi e di gran fama, e si sono macchi ati in vita dello stesso peccato.
Traduci in volgare fiorentino:
Priscian sen va con quella turba grama, e Francesco d’Accorso anche; e vedervi, s’avessi avuto di tal tigna brama, colui potei che dal servo de’ servi fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione, dove las ciò li mal protesi nervi.
Con quella turba disgraziata se ne va il grammatico Prisciano ed anche il giurista Francesco d’Accorso; e, se tu avessi avuto desiderio di tale sozzura, potevi veder colui (=Andrea de’ Mozzi), che dal servo dei servi (=papa Bonifacio VIII) fu trasferito dal vescovado di Fire nze a quello di Vicenza, dove, morendo, lasciò le sue energie, così malamente spese.
Traduci in volgare fiorentino:
Di più direi; ma ‘l venire e ‘l sermone più lungo esser non può, però ch’i’ veggio là surger nuovo fummo del sabbione.
Ti direi di più, ma non posso venir con tee parlarti più a lungo, perché vedo là una nuova nuvola sorgere dal sabbione.
Traduci in volgare fiorentino:
Gente vien con la quale esser non deggio. Sieti raccomandato il mio Tesoro nel qual io vivo ancora, e più non cheggio”.
Vien gente con la qu ale non devo essere. Ti raccomando il mio Tesoro , nel quale io vivo ancora, e non ti chiedo altro».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi si rivolse, e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde.
Poi si volse [per raggiungerela sua schiera] e parve uno di quelli chea Verona corronoin camp agna per vincere il palio verde; e parve di costoro colui che vince, non colui che perde.
Traduci in volgare fiorentino:
O Simon mago, o miseri seguaci che le cose di Dio, che di bontate deon essere spose, e voi rapaci per oro e per argento avolterate, or convien che per voi suoni la tromba, però che ne la terza b olgia state.
O mago Simone, o voi, miserabili suoi seguaci, che le cose di Dio, le quali devon esser date come spose ai buoni, voi rapaci per oro e per argento date in adulterio, ora per voi suonerà la tromba del mio canto, perché state nella terza bolgia.
Traduci in volgare fiorentino:
Già eravamo, a la seguente tomba, montati de lo scoglio in quella parte ch’a punto sovra mezzo ‘l fosso piomba.
Nella bolgia seguente, eravamo già saliti in quella parte dello scoglio -ponticello, che sovrasta a perpendìcolo il mezzo della fossa.
Traduci in volgare fiorentino:
O somma sapienza, quanta è l’arte che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo, e quanto giusto tua virtù comparte! Io vidi per le coste e per lo fondo piena la pietra livida di fóri, d’un largo tutti e ciascun era tondo.
O somma sapienza, quant’è grande l’arte che mostri in cielo, in terra e nel mondo dei malvagi, e con quanta giustizia la tua potenza distribuisce premi e castighi! Per le pareti scoscese e per il fondo della bolgia io vidi la pietra livida piena di fori, tutti ugualmente larghi e circolari.
Traduci in volgare fiorentino:
Non mi parean men ampi né maggiori che que’ che son nel mio bel San Giovanni, fatti per loco d’i battezzatori; l’un de li quali, ancor non è molt’ anni, rupp’io per un che dentro v’annegava: e questo sia suggel ch’ogn’omo sganni.
Non mi apparivano più piccoli né più grandi di quelli che si trovano nel mio bel battistero di san Giovanni, destinati alla funzione di battezzatoi, uno dei quali, non molti anni or sono, io ruppi per salvare un tale che vi stava annegando dentro: e qu esta sia l’inter pretazione definitiva, che smentisca ogni altra interpretazione.
Traduci in volgare fiorentino:
Fuor de la bocca a ciascun soperchiava d’un peccator li piedi e de le gambe infino al grosso, e l’altro dentro stava.
Dall’apertura di ci ascun foro sporgevano i piedi e le gambe di un peccatore sino ai polpacci, il resto del corpo rimaneva dentro.
Traduci in volgare fiorentino:
Le piante erano a tutti accese intrambe; per ch e sì forte guizzavan le giunte, che spezzate averien ritorte e strambe.
Tutti [i dannati] avevano le piante dei piedi accese, perciò le giunture guizzavano così forte, che avrebbero spezzato legami di vimini attorti e corde di erbe intrecciate.
Traduci in volgare fiorentino:
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte muoversi pur su per la strema buccia, tal era lì dai calcagni a le punte.
Le fiamme si muovevano dai calcagni alle punte dei piedi, co me il fiammeggiare delle cose unte si muove soltanto sulla loro superficie.
Traduci in volgare fiorentino:
“Chi è colui, maestro, che si cruccia guizzando più che li a ltri suoi consorti”, diss’io, “e cui più roggia fiamma succia?”.
«O maestro, chi è colui che soffre tormenti più degli altri suoi compagni» dissi, «e che è lambìto da una fiamma più rossa? »
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Se tu vuo’ ch’i’ ti porti là giù per quella ripa che più giace, da lui saprai di sé e de’ suoi torti”.
Ed egli a me: «Se vuoi che ti porti laggiù seguendo la strada meno ripida, saprai da lui il nomee le colpe».
Traduci in volgare fiorentino:
E io: “Tanto m’è bel, quanto a te piace: tu se’ segnore, e sai ch ’i’ non mi parto dal tuo volere, e sai quel che si tace”.
Ed io: «Tanto mi piace [andar giù] quanto piace a te: tu sei il mio signore, sai che non mi allontano da quel che tu vuoi e sai anche quel che io lascio inespresso».
Traduci in volgare fiorentino:
Allor venimmo in su l’argine quarto: volgemmo e discendemmo a mano stanca là giù nel fondo foracchiato e arto.
Allora venimmo sul quarto argine, volgemmo e discendemmo laggiù, a sinistra, nel fondo pieno di buche e stretto.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo buon maestro ancor de la sua anca non mi dipuose, sì mi giunse al rotto di quel che si piangeva con la zanca.
Il buon maestro non mi depose dalle sue anche, finché non giunse vicino al pozzetto di quel dannato, che piangeva con le gambe.
Traduci in volgare fiorentino:
“O qual che se’ che ‘l di sù tien di sotto, anima trista come pal commessa”, comincia’ io a dir, “se puoi, fa motto”.
«Chiunque tu sia, o anima trista, conficcata come un palo [nel terreno], che hai in basso quel che va inalto» io cominciai adire, «parla, se puoi. »
Traduci in volgare fiorentino:
Io stava come ‘l frate che confessa lo perfido assessin, che, poi ch’è fitto, richiama lui, per che la morte cessa.
Io stavo in attesa come il frate che confessa il perfido assassino, il quale, dopo che è capovolto, lo richiama per ritardare ancora un po’ la morte.
Traduci in volgare fiorentino:
Ed el gridò: “Se’ tu già costì ritto, se’ tu già costì ritto, Bonifazio? Di parecchi anni mi mentì lo scritto.
Ed egli gridò: «Sei tu già qui in piedi, sei tu già qui in piedi, o B onifacio? Di parecchi anni mi mentì la mia conoscenza del futuro.
Traduci in volgare fiorentino:
Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio per lo qual non temesti tòrre a ‘nganno la bella donna, e poi di farne strazio?”.
Ti sei sazi ato così presto di quella ricchezza, per la quale non temesti di prender con l’inganno la bella donna (=la Chiesa) e poi di farne strazio? ».
Traduci in volgare fiorentino:
Tal mi fec’io, quai son color che stanno, per non intender ciò ch’è lor risposto, quasi scornati, e risponder non sanno.
Io mi feci come colui che, non comprendendo ciò che gli vien risposto, resta come scornato e non sa rispondere.
Traduci in volgare fiorentino:
Allor Virgilio disse: “Dilli tosto: “Non son colui, non son colui che cre di””; e io rispuosi come a me fu imposto.
Allora Virgilio disse: «Digli sùbito: “Non son colui, non son colui che credi!” ». Io risposi come mi fu detto.
Traduci in volgare fiorentino:
Per che lo spirto tutti storse i piedi; poi, sospirando e con voce di pianto, mi disse: “Dunque che a me richiedi? Se di saper ch’i’ sia ti cal cotanto, che tu abbi però la ripa corsa, sappi ch’i’ fui vesti to del gran manto; e veramente fui figliuol de l’orsa, cupido sì per avanzar li orsatti, che sù l’avere e qui me misi in borsa.
Perciò lo spirito storse completamente i piedi; poi, sospirando e con voce di pianto, mi disse: «E allora che cosa vuoi? Se t’interessa tanto sapere chi io sia, che perciò sei corso giù per la costa, sappi che vestii il gran manto papale. Fui vero figlio dell’orsa (=un Orsini) e così desideroso [di ricchezza] per ingrandire gli orsetti (=i nipoti), che lassù imborsai denaro, qui me stesso.
Traduci in volgare fiorentino:
Di sotto al capo mio son li altri tratti che precedetter me simoneggiando, per le fessure de la pietra piatti.
Sotto il mio capo son trascinati gli altri papi simoniaci che mi precedettero, appiattati dentro le fessure della pietra.
Traduci in volgare fiorentino:
Là gi ù cascherò io altresì quando verrà colui ch’i’ credea che tu fossi allor ch’i’ feci ‘l sùbito dimando.
La ggiù cascherò anch’io, quando verrà colui che io credevo che tu fossi, quando ti feci l’improvvisa domanda.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma più è ‘l tempo già che i piè mi cossi e ch’i’ son stato così sottosopra, ch’el non starà piantato coi piè rossi: ché dopo lui verrà di più lai da opra di ver’ ponente, un pastor sanza legge, tal che convien che lui e me ricuopra.
Ma il tempo, durante il quale mi son cottoi piedi e son rimasto così sottosopra, è più lungo di quello che egli resterà piantato coni piedi in fiamme. Dopo di lui, macchiato di colpe ben più vergognose, verrà da ponente (=dalla Francia) un altro pastore senza legge (=papa Cl emente V), che r icoprirà lui eme.
Traduci in volgare fiorentino:
Novo Iasón sarà, di cui si legge ne’ Maccabei; e come a quel fu molle suo re, così fia lui chi Francia regge”.
Sarà un nuovo Giasone, del quale si legge nei Maccabei ; e, come a questi fu arrendevole il suo re (=Antioco Epifàne ), così sarà con lui il re di Francia (=Filippo il Bello) ».
Traduci in volgare fiorentino:
Io non so s’i’ mi fui qui troppo folle, ch’i’ pur rispuosi lui a questo metro: “Deh, or mi dì : quanto tesoro volle Nostro Segnore in prima da san Pietro ch’ei ponesse le chiavi in sua balìa? Certo non chiese se non “Viemmi retro”.
Io non so se a questo punto fui troppo temerario, perché gli risposi in qu esto modo: «Deh, ora dimmi: quanto denaro volle nostro Signore, quando aff idò le chiavi a san Pietro? Gli disse soltanto “ Viènimi dietro”.
Traduci in volgare fiorentino:
Né Pier né li altri tolsero a Matia oro od argento, quando fu sort ito al loco che perdé l’anima ria.
Né Pietro né gli altri apostoli pretesero oro e argento da Matìa, quando fu destinato al posto, che l’anima malvagia (=Giuda Iscariota) perse.
Traduci in volgare fiorentino:
Però ti sta, ché tu se’ ben punito; e guarda ben la mal tolta moneta ch’esser ti fece contra Carlo ardito.
Perciò sta’ pure così, perché sei punito a dovere, e custodisci bene il denaro male acquistato, che ti rese ardito contro Carlo d’Angiò.
Traduci in volgare fiorentino:
E se non fosse ch’ancor lo mi vieta la reverenza delle somme chiavi che tu tenesti ne la vita lieta, io userei parole ancor più gravi; ché la vostra avarizia il mondo attrista, calcando i buoni e sollevando i pravi.
E, se non me lo vietasse la riverenza per le somme chiavi (=la sede papale) che tenesti nella vita lieta, io userei parole ancor più gravi, perché la vostra avarizia corrompe il mondo, calpestando i buoni e sollevando i malvagi.
Traduci in volgare fiorentino:
Di voi pastor s’accorse il Vangelista, quando colei che siede sopra l’acque puttaneggiar coi regi a lui fu vista; quella che con le sette teste nacque, e da le diece corna ebbe argomento, fin che virtute al suo marito piacque.
Pa rlò di voi Giovanni l’Evan gelista, quando vide colei (=la Roma dei papi) che siede so-pra leacque puttaneggi are conire; [proprio] quella [donna] che nacque con sette teste (=i sette sacramenti ei sette doni dello Spirito Sa nto) e che ebbe vigoroso aiuto dalle dieci corna (=i dieci comandamenti), finché il suo comportamento piacque a suo ma rito.
Traduci in volgare fiorentino:
Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento; e che altro è da voi a l’idolatre, se non ch’elli uno, e voi ne orate cento? Ahi, Costantin, di quanto mal fu mat re, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre!”.
Vi siete fatti un dio d’oro e d’argento; equale differenza c’è tra voi egli adoratori di idoli, se non che essi ne adorano uno, mentre voi ne adorate cento? Ahi, o Costantino, di quanto male fu causa non la tua conversione [al cr istianesi mo], ma quella donazione con cui facesti ricco il primo papa (=Silvestro I)! ».
Traduci in volgare fiorentino:
E mentr’io li cantava cotai note, o ira o coscienza che ‘l mordesse, forte spingava con ambo le piote.
Mentre gli cantavo queste note, o rabbia o coscienza che lo mordesse, scalciava fortemente con ambedue i piedi.
Traduci in volgare fiorentino:
I’ credo ben ch’al mio duca piacesse, con sì content a labbia sempre attese lo suon de le parole vere espresse.
Io credo che le mie invettive piacessero alla mia guida, che ascoltò con volto lieto il suono delle mie franche parole.
Traduci in volgare fiorentino:
Però con ambo le braccia mi prese; e poi che tutto su mi s’ebbe al petto, rimontò per la via onde discese.
Perciò mi prese con ambedue le braccia e, stringendomi al petto, risalì per il sentiero da cui era discesa.
Traduci in volgare fiorentino:
Né si stancò d’avermi a sé distretto, sì men portò sovra ‘l colmo de l’arco che dal quarto al quinto argine è tragetto.
Non si stancò di t enermi abbracciato strettamente emi portò sopra il ponte che collega il quarto ed il quinto argine.
Traduci in volgare fiorentino:
Quivi soavemente spuose il carco, soave per lo scoglio sconcio ed erto che sarebbe a le capre duro varco.
Qui depose dolcemente il carico, dolcemente a causa dello scoglio disagevole e ripido, che sarebbe stato un passaggio difficile anche per le capre.
Traduci in volgare fiorentino:
Indi un altro vallon mi fu scoperto.
Da qui mi si scoprì un’altra bolgia.
Traduci in volgare fiorentino:
Così di ponte in ponte, altro parlando che la mia comedìa cantar non cura, venimmo; e tenavamo il colmo, quando restammo per veder l’altra fessura di Malebolge e li altri pianti vani; e vidila mirabilmente oscura.
Così di ponte in ponte, parlando di altre cose che la mia commedia (=opera) non cura di cantare, venimmo [alla quinta bolgia]. Eravamo sul culmine [del pon te], quando ci fermammo per vedere la bolgia sottostante di Maleb olge e [udire] i nuovi e inutili pianti. E la vidi mirabilmente oscura.
Traduci in volgare fiorentino:
Quale ne l’arzanà de’ Vinizia ni bolle l’inverno la tenace pece a rimpalmare i legni lor non sani, ché navicar non ponno – in quella vece chi fa suo legno novo e chi ristoppa le coste a quel che più viaggi fece; chi ribatte da proda e chi da poppa; altri fa remi e altri volge sa rte; chi terzeruolo e artimon rintoppa –; tal, non per foco, ma per divin’arte, bollia là giuso una pegola spessa, che ‘nviscava la ripa d’ogne parte.
Come d’inverno nell’arsenale di Venezia si fa bollire la pece tenace per riparare le imbarcazioni danneggiate, che non possono navigare – invece di naviga re c’è chi costruisce una nuova barca echi ristoppai fianchi a quella che fece più viaggi; chi rafforza la prua echi la poppa; altri fa remi e altri prepara le corde; chi rattoppa la vela di terzeruolo e di artimone (=più piccola e più grande) –; allo stesso modo, non per il fuoco, ma per l’arte divina, ribolliva laggiù una pece spessa, che rendeva appiccicosa la riva da ogni parte.
Traduci in volgare fiorentino:
I’ vedea lei, ma non vedea in essa mai che le bolle che ‘l bollor levava, e gonfiar tutta, e rise der compressa.
Io vedevo la pece, ma non vedevo in essa nient’altro che le bolle che il calore sollevava, e [vedevo] che si gonfiava tutta e poi cadeva giù di nuovo compatta.
Traduci in volgare fiorentino:
Mentr’io là giù fisamente mirava, lo duca mio, dicendo “Guarda, guarda!”, mi trasse a sé del loco dov’io stava.
Mentre io guardavo laggiù con gli occhi fissi, la mia guida, dicendo «Stai attento, stai attento!, mi trasse a sé dal luogo in cui mi trovavo.
Traduci in volgare fiorentino:
Allor mi volsi come l’uom cui tarda di veder quel che li convien fuggire e cui paura sùbita sgagliarda, che, per vede r, non indugia ‘l partire: e vidi dietro a noi un diavol nero correndo su per lo scoglio venire.
Allora mi volsi indietro come l’uomo che indugia a vedere quel che gli conviene fuggire eacui l’improvvisa paura toglie le forze, e che, pur guardando, non rimanda la partenza. E vidi dietro a noi un diavolo nero venire di corsa su per lo scoglio -ponte.
Traduci in volgare fiorentino:
Ahi quant’elli era ne l’aspetto fero! e quanto mi parea ne l’atto acerbo, con l’ali aperte e sovra i piè leggero! L’omero suo, ch’era aguto e superbo, carcava un peccator con ambo l’anche, e quei tenea de’ piè ghermito ‘l nerbo.
Ahi quanto era feroce nell’a spetto! e quanto mi pareva crudele nell’at teggiamen to, con le ali aperte eleggero soprai piedi! Un peccatore con ambedue le anche gravava sul suo omero, che era arcuato e superbo, ed egli lo teneva ghermito peri garretti dei piedi.
Traduci in volgare fiorentino:
Del nostro ponte disse: “O Malebranche, ecco un de li anzian di Santa Zita! Mettetel sotto, ch’i’ torno per anche a quella terra che n’è ben fornita: ogn’uom v’è barattie r, fuor che Bonturo; del no, per li denar vi si fa ita”.
Dal nostro ponte disse: «O Malebranche, ecco uno degli anzi ani di Santa Zita! Mettetelo sotto [la pece], che io torno di nuovo in quella terra (=Lucca) che ne è ben fornita: lì ogni uomo è barattiere, fuorché Bo nturo (=il demonio è ironico verso il dannato); lì peri denari il no diventa sì».
Traduci in volgare fiorentino:
Là giù ‘l buttò, e per lo scoglio duro si volse; e mai non fu mastino sciolto con tanta fretta a seguitar lo furo.
Lo butt ò giù nel fondo, poi ritornò indietro per lo scoglio -ponte fatto di roccia: non ci fu mai un mastino sciolto [dalla catena] che avesse tanta fretta ad inseguire un ladro.
Traduci in volgare fiorentino:
Quel s’attuffò, e tornò sù convolto; ma i demon che del ponte avean coperchi o, gridar: “Qui non ha loco il Santo Volto: qui si nuota altrimenti che nel Serchio! Però, se tu non vuo’ di nostri graffi, non far sopra la pegola soverchio”.
Quello cadde a tuffo, poi ritornò su tutto imbrattato. Ma i demoni, che erano sotto l’arco del ponte, gridarono: «Qui non si mostra il Santo Volto: qui si nuota altrimenti che nel fiume Serchio! Perciò, se non vuoi provare inostri uncini, non stare a galla sopra la pece».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi l’addentar con più di cento raffi, disser: “Coverto convien che qui balli, sì che, s e puoi, nascosamente accaffi”.
Poi lo addentarono con più di cento raffi, e dissero: « Qui conviene (=è necessario) che tu balli al coperto(= sotto la pece); c osì, se ti riesce, arraffi di nascosto».
Traduci in volgare fiorentino:
Non altrimenti i cuoci a’ lor vassalli fanno attuffare in mezzo la caldaia la carne con li uncin, perché non galli.
Non diversamente [dal demonio] i cuochi ai loro aiutanti fanno immergere in mezzo alla caldaia la carne con gli uncini, affinché non galleggi.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo buon maestro “Acciò che non si paia che tu ci sia”, mi disse, “giù t’acquatta dopo uno scheggio, c h’alcun schermo t’aia; e per nulla offension che mi sia fatta, non temer tu, ch’i’ ho le cose conte, perch’altra volta fui a tal baratta”.
Il buon maestro «Affinché non appaia che tu ci sia» mi disse, «a cquàttati giù dietro una roccia, che ti faccia da schermo. E non temere, per nessuna offesa che mi sia fatta. So già come comportarmi, perché in un’altra occasione ebbi uno scontro [con loro]».
Traduci in volgare fiorentino:
Poscia passò di là dal co del ponte; e com’el giunse in su la ripa sesta, mestier li fu d’aver sicura fronte.
Poi passò dall’altro capo del ponte; e, come giunse sulla riva della sesta bolgia, si fece forza per assumere un a-spetto sicuro [di sé].
Traduci in volgare fiorentino:
Con quel furore e con quella tempesta ch’escono i cani a dosso al poverello che di sùbito chiede ove s’arresta, usciron quei di sotto al ponticello, e volser contra lui tutt’i runcigli; ma el gridò: “Nessun di voi sia fello! Innanzi che l’uncin vostro mi pigli, traggasi avante l’un di voi che m’oda, e poi d’arruncigliarmi si consigli”.
Con quel furore e con quella tempesta [di latrati] con cui i cani escono addosso al poverello che sùbito chiede [l’elemosina] lì dove si è fermato, i diavoli uscirono di sotto al ponticello, evolsero contro di lui tutti gli uncini. Ma egli gridò: «Nessuno di voi sia fellone (=traditore)! Prima che il vostro uncino mi pigli, venga avanti uno di voi per ascoltarmi. Poi decidete se uncina rmi».
Traduci in volgare fiorentino:
Tutti gridaron: “Vada Malacoda!”; per ch’un si mosse – e li altri stetter fermi – , e venne a lui dicendo: “Che li approda?”.
Tutti gridarono: «Vada Malacoda!». Perciò uno di loro si mosse, mentre gli altri stettero fermi, e venne da lui dicendo: «Che ci guadagna [costui a parlare]?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Credi tu, Malacoda, qui vedermi esser venuto”, disse ‘l mio maestro, “sicuro già da tutti vostri schermi, sanza voler divino e fato destro? Lascian’andar, ché nel cie lo è voluto ch’i’ mostri altrui questo cammin silvestro”.
«Credi tu, Malacoda, di essere venuto a vedermi qui» disse il mio maestro, «[dove sono] al sicuro da tutti i vostri ostacoli, senza il volere divino e le circostanze favorevoli? Lasciaci andare, perché in cielo si vuole che io mostri ad altri questo cammino selvaggio.»
Traduci in volgare fiorentino:
Allor li fu l’orgoglio sì caduto, ch’e’ si lasciò cascar l’uncino a’ piedi, e disse a li altri: “Omai non sia feruto”.
Allora a Malacoda venne meno l’atteggia mento baldanzoso, tanto che lasciò cadere l’uncino per terra, e disse agli altri: «Non colpitelo!».
Traduci in volgare fiorentino:
E ‘l duca mio a me: “O tu che siedi tra li scheggion del ponte quatto q uatto, sicuramente omai a me ti riedi”.
E la mia guida a me: «O tu che te ne stai quatto quatto tra le rocce scheggiate del ponte, avvicìnati ora a me senza timori».
Traduci in volgare fiorentino:
Per ch’io mi mossi, e a lui venni ratto; e i diavoli si fecer tutti avanti, sì ch’io temetti ch’ei tenesser patto; così vid’io già temer li fanti ch’uscivan patteggiati di Caprona, veggendo sé tra nemici cota nti.
Perciò io mi mossi e sùbito lo raggiunsi. I diavoli però si fecero tutti avanti, tanto che io temetti che non mantenessero il patto. Così io vidi una volta pieni di paura i soldati che dopo i patti (=la resa) uscivano [dal castello] di Caprona, vedendosi circondati da tanti nemici.
Traduci in volgare fiorentino:
I’ m’accostai con tutta la persona lungo ‘l mio duca, e non torceva li occhi da la sembianza lor ch’era non buona.
Io mi accostai con tutta la persona al fianco della mia guida, e non distoglievo gli occhi dal loro viso che non era buono.
Traduci in volgare fiorentino:
Ei chinavan li raffi e “Vuo’ che ‘l tocchi”, diceva l’un con l’altro, “in sul groppone?”. E rispondien: “Sì, fa che gliel’accocc hi!”.
Essi chinavano gli un-cini e «V uoi che lo tocchi» diceva l’uno all’altro, «sul groppone?». E rispondevano: «Sì, faglielo assaggiare!».
Traduci in volgare fiorentino:
Ma quel demonio che tenea sermone col duca mio, si volse tutto presto, e disse: “Posa, posa, Scarmiglione!”.
Ma quel demonio, che teneva discorso con la mia guida, si volse in tutta fretta, e disse: «Sta’ fermo, sta’ fermo, Scar miglione!».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi disse a noi: “Più oltre andar per questo iscoglio non si può, però che giace tutto spezzato al fondo l’arco sesto.
Poi disse a noi: «Non si può andare più oltre per questo scoglio (=ponte), perché giace tutto spezzato in fondo alla sesta bolgia.
Traduci in volgare fiorentino:
E se l’ andare avante pur vi piace, andatevene su per questa grotta; presso è un altro scoglio che via face.
Se volete ugualmente proseguire, andate su per questa parete rocciosa. Non lontano è un altro scoglio che fa da strada.
Traduci in volgare fiorentino:
Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta, mille dugento con sessanta sei anni compié che qui la via fu rotta.
Ieri, cinque ore più tardi di quest’ora, sono passati mille duecento sessanta sei anni da quando qui la via fu interrotta.
Traduci in volgare fiorentino:
Io mando verso là di questi miei a riguardar s’alcun se ne sciorina; gite con lor, che non saranno rei”.
Io sto mandando verso quel luogo alcuni dei miei compagni per controllare se qualcuno affiora dalla pece. Andate con loro, che non si comporteranno male».
Traduci in volgare fiorentino:
“Tra’ti avante, Alichino, e Calcabrina”, cominciò elli a dire, “e tu, Cagnazzo; e Barbariccia guidi la decina.
«Venite avanti, Alichino, e Calcabrina » cominciò adire, « e tu, Cagnazzo. Bar bariccia guidi il gruppo.
Traduci in volgare fiorentino:
Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ‘nferno tuo nome si spande! Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali.
Godi, o Firenze, poiché sei così grande, che per maree per terra batti le ali e per l’inferno il tuo nome si spande! Fra i ladri trovai cinque tuoi cittadini di buona famiglia, peri quali mi sentii ricoperto di vergogna e che certamente non ti fan grande on ore.