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Traduci in volgare fiorentino:
Come un poco di raggio si fu messo nel doloroso carcere, e io scorsi per quattro visi il mio aspetto stesso, ambo le man per lo dolor mi morsi; ed ei, pensando ch’io ‘l fessi per voglia di manicar, di subito levorsi e disser: “Padre , assai ci fia men doglia se tu mangi di noi: tu ne vestisti queste misere carni, e tu le spoglia”.
Quando entrò un po’ di luce nel carcere doloroso e io vidi in quei quattro volti il mio stesso aspetto, per il dolore mi morsi ambedue le mani. Essi, pensando che lo facessi per il desiderio di mangiare, sùbito si alzare dissero: “O padre, proveremo meno dolore, se ti cibi di noi: tu ci hai vestiti con queste misere carni, tu ora le puoi riprendere”.
Traduci in volgare fiorentino:
Queta’mi allor per non farli più tristi; lo dì e l’altro stemmo tutti muti; ahi dura terra, perché non t’apristi? Poscia che fummo al quarto dì venu ti, Gaddo mi si gittò disteso a’ piedi, dicendo: “Padre mio, ché non mi aiuti?”.
Allora mi quietai, per non renderli più tristi. Quel giorno e il giorno successivo restammo tutti muti. Ahi, o terra senza cu ore, perché non ti apristi [e non ci hai inghiottiti]? Dopo che giungemmo al quarto giorno, Gaddo mi si gettò disteso ai piedi, dicendo: “O padre mio, perché non mi aiuti?”.
Traduci in volgare fiorentino:
Quivi morì; e come tu mi vedi, vid’io cascar li tre ad uno ad uno tra ‘l quinto dì e ‘l sesto; ond’io mi diedi, già cieco, a brancolar sovra ciascuno, e due dì li chia mai, poi che fur morti. Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno”.
Poi morì. E, come tu vedi me, così io vidi cadere gli altri ad uno ad uno tra il quintoe il sesto giorno. Ormai cieco, io cominciai a brancolare sopra ciascuno e per due giorni li chi amai, dopo che furon morti. Alla fine più che il dolore poté il digiuno».
Traduci in volgare fiorentino:
Quand’ebbe detto ciò, con li occhi torti riprese ‘l teschio misero co’denti, che furo a l’osso, come d’un can, forti.
Qu and’ebbe finito di parlare, con gli occhi biechi riprese l’infelice teschio coni denti, che sull’osso furono forti come quelli d’un cane.
Traduci in volgare fiorentino:
Ahi Pisa, vituperio de le genti del bel paese là dove ‘l sì su ona, poi che i vicini a te punir son lenti, muovasi la Capraia e la Gorgona, e faccian siepe ad Arno in su la foce, sì ch’elli annieghi in te ogne persona! Ché se ‘l conte Ugolino aveva voce d’aver tradita te de le castella, non dovei tu i figliuoi porre a tal croce.
Ahi, o Pisa, sei l’infamia delle genti del bel paese dove il sì suona (=l’Italia). Poiché i vicini son lentia pu nirti, si muovano le isole di Capraia e di Gorgóna e facciano un argine alla foce dell’Arno, così che anneghino tutti i tuoi abitanti! Anche se il conte Ugolino aveva fama d’aver consegnato alcuni tuoi castelli, non dovevi sottoporrei figli ad un supplizio così crudele.
Traduci in volgare fiorentino:
Innocenti facea l’età novella, novella Tebe, Uguiccione e ‘l Brigata e li altri due che ‘l canto suso appella.
O nuova Tebe!, la giovane età rendeva innocenti Uguccione e Brigata egli altri due già nominati.
Traduci in volgare fiorentino:
Noi passammo oltre, là ‘ve la gelata ruvidamente un’altra gente fascia, non volta in giù, ma tutta riversata.
Noi passammo oltre (=nella Tolomea), là dove la [crosta] gelata avvolge fra i tormenti altri dannati, che hanno la faccia non rivolta in giù bensì rivolta in su.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo pianto stesso lì pianger non lascia, e ‘l duol che truova in su li occhi rintoppo, si volge in entro a far crescer l’ambascia; ché le lagrime prime fanno groppo, e sì come visiere di cristallo, riempion sotto ‘l ciglio tutto il coppo.
In quel luogo lo stesso pianto non permette di piangere e il dolore, che trova un ostacolo sugli occhi, ritorna indietro ed accresce il tormento, perché le lacrime [che si sono congelate per] prime formano un nodo di ghiaccio e, come una visiera di cristallo, riempiono tutta l’occhiaia che sta sotto il ciglio.
Traduci in volgare fiorentino:
E avvegna che , sì come d’un callo, per la freddura ciascun sentimento cessato avesse del mio viso stallo, già mi parea sentire alquanto vento: per ch’io: “Maestro mio, questo chi move? non è qua giù ogne vapore spento?”.
Anche se, come ad un callo, il freddo aveva tolto ogni sensib ilità al mio viso, mi pareva già di sentire alquanto vento. Perciò dissi: «O maestro mio, chi provoca questo vento? In qu esto luogo [senza sole] non cessa ogni movimento dell’a ria?».
Traduci in volgare fiorentino:
Ond’elli a me: “Avaccio sarai dove di ciò ti farà l’occhio la risposta, veggendo la cagion che ‘l fiato piove”.
Ed egli a me: «Presto sarai dove l’occhio darà risposta alla tua domanda e vedrai la causa che in alto produce qu esto vento».
Traduci in volgare fiorentino:
E un de’ tristi de la fredda crosta gridò a noi: “O anime crudeli, tanto che data v’è l’ultima posta, levatemi dal viso i duri veli, sì ch’io sfoghi ‘l duol che ‘l cor m’im pregna, un poco, pria che ‘l pianto si raggeli”.
Allora uno dei tristi della crosta ghiacciata gridò a noi: «O anime tanto crudeli da meritare la zona più profonda dell’inferno, levàtemi dagli occhi le incrostazioni di ghiaccio così che possa sfogare un po’ il dolore che mi riempie il cuore, prima che il pianto si congeli nuovamente».
Traduci in volgare fiorentino:
Per ch’io a lui: “Se vuo’ ch’i’ ti sovvegna, dimmi chi se’, e s’io non ti disbrigo, al fondo de la ghiaccia ir mi convegna”.
Io a lui: « Se vuoi che ti aiuti, dimmi chi sei. Se non ti libero gli occhi, mi à uguro di andare nel fondo della ghiacciaia! ».
Traduci in volgare fiorentino:
Rispuose adunque: “I’ son frate Alberigo; i’ son quel da le frutta del m al orto, che qui riprendo dattero per figo”.
A llora rispose: « Io son frate Alberigo dei Manfredi, son quello della frutta dell’orto del male. Qui raccolgo datteri per fichi».
Traduci in volgare fiorentino:
“Vexilla regis prodeunt inferni verso di noi; però dinanzi mira”, disse ‘l maestro mio “se tu ‘l discerni”.
«I vessilli del re dell’Inferno avanzano verso di noi, perciò guarda avanti» disse il mio maestro, « [per vedere] se riesci a distinguerlo [in questa oscurità]. »
Traduci in volgare fiorentino:
Come quando una grossa nebbia spira, o quando l’emisperio nostro annotta, par di lungi un molin che ‘l vento gira, veder mi parve un tal dificio allotta; poi per lo vento mi ristrinsi retro al duca mio; ché non lì era altra grotta.
Come quando una grossa nebbia si leva o quando nel nostro emisfero si fa notte, appare in lontananza un mulino che il vento fa girare, allora mi parve di vedere un tale ordigno. Poi per il vento mi strinsi dietro alla mia guida, perché non vi era altro riparo.
Traduci in volgare fiorentino:
Già era, e con paura il metto in metro, là dove l’ombre tutte eran coperte, e trasparien come festuca in vetro.
Già ero – e con paura lo metto in versi – là dove le ombre [dei dannati] erano tutte coperte [dal ghiaccio] e trasparivano come pagliuzze nel vetro.
Traduci in volgare fiorentino:
Altre sono a giacere; altre stanno erte, quella col capo e quella con le piante; altra, com’arco, il volto a’ piè rinverte.
A lcune son distese; altre stanno dritte, ora con il capo ora con le piante dei piedi; altre, come un arco, piegano il volto versoi piedi.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando noi fummo fatti tanto avante, ch’al mio maestro piacque di mostrarmi la creatura ch’ebbe il bel sembiante, d’innanzi mi si tolse e fé restarmi, “Ecco Dite”, dicendo, “ed ecco il loco ove convien che d i fortezza t’armi”.
Quando ci fummo fatti tanto avanti che al mio maestro piacque di m ostrarmi la creatura (=Lucifero) che ebbe belle sembianze, mi si tolse davanti emi fece fermare, dicendo: «Ecco Dite (=Lucifero) ed ecco il luogo dove conviene (=è necessario) che ti armi di coraggio!».
Traduci in volgare fiorentino:
Com’io divenni allor gelato e fioco, nol dimandar, lettor, ch’i’ non lo scrivo, però ch’ogne parlar sarebbe poco.
Come io di venni raggelato [per la paura] e con la voce fioca, non domandarmi, o lettore; ed io non te lo descrivo perché ogni parlare sarebbe in adeguato.
Traduci in volgare fiorentino:
Io non mori’ e non rimasi vivo: pensa oggimai per te, s’hai fior d’ingegno, qual io divenni, d’uno e d’altro privo .
Io non morii e non rimasi vivo: pensa da parte tua, se hai un po’ d’ingegno, come iodivenni, privo di vita e privo di morte!
Traduci in volgare fiorentino:
Lo ‘mperador del doloroso regno da mezzo ‘l petto uscìa fuor de la ghiaccia; e più con un gigante io mi convegno, che i giganti non fan con le sue braccia: vedi oggimai quant’esser dee quel tutto ch’a così fatta parte si confaccia.
L’imperatore del doloroso regno da metà del petto usciva fuori della ghiacciaia: io mi avvicinavo a un gigante più di quanto i giganti non facciano con le sue braccia. Vedi dunque quanto dev’essere [alto] l’intero corpo per esser adatto a tali braccia.
Traduci in volgare fiorentino:
S’el fu sì bel com’elli è ora brutto, e contra ‘l suo fattore alzò le ciglia, ben dee da lui proceder ogne lutto.
Se egli fu così bello come ora è brutto e se contro il suo creatore alzò le ciglia (=si ribellò), deve ben procedere da lui ogni lutto (=male).
Traduci in volgare fiorentino:
Oh quanto parve a me gran maraviglia quand’io vidi tre facce a la sua testa! L’una dinanzi, e quella era vermiglia; l’altr’eran due, che s’aggiu gnieno a questa sovresso ‘l mezzo di ciascuna spalla, e sé giugnieno al loco de la cresta: e la destra parea tra bianca e gialla; la sinistra a vedere era tal, quali vegnon di là onde ‘l Nilo s’avvalla.
Oh quanto grande meraviglia apparve a me, quando io vidi tre facce alla sua testa! Una era davanti ed era rossa (=l’odio); le altre due siaggiungevano a questa sopra la metà di ciascuna spalla e si congiungevano [dietro], al posto della cresta. La faccia di destra appariva [di un colore] tra il bianco e il giallo (=l’impotenza ), quella di sinistra somigliava a coloro che vengono da quella regione (=l’Etiopia) da cui il Nilo scende a valle (=era nera; l’ignoranza).
Traduci in volgare fiorentino:
Sotto ciascuna uscivan due grand’ali, quanto si convenia a tanto uccello: vele di mar non vid’io mai cotali.
Sotto ciascuna testa uscivano due grandi ali, quanto era conveniente ad un uccello così grande: sul mare io non vidi mai vele così enormi!
Traduci in volgare fiorentino:
Non avean penne, ma di vispistrello era lor modo; e quelle svolazzava, sì che tre venti si movean da ello: quindi Cocito tutto s’aggelava. Con sei occhi piangea, e per tre menti goccia va ‘l pianto e sanguinosa bava.
Esse non avevano penne, ma erano come quelle di pipistrello. Ed agita va quelle ali così che tre venti si muovevano da lui: per questo motivo [il lago di] Cocìto era tutto gelato. Con sei occhi piangeva e per tre menti gocciolava il pianto ela bava sanguinosa.
Traduci in volgare fiorentino:
Da ogne bocca dirompea co’ denti un peccatore, a guisa di maciulla, sì che tre ne facea così dolenti.
Da ogni bocca schiacciava coni denti un peccatore come una gràmola, così che tre ne faceva dolenti.
Traduci in volgare fiorentino:
A quel dinanzi il mordere era nulla verso ‘l graffiar, che talvolta la schiena rimanea de la pelle tutta brulla.
Per quello davanti il mordere [di Lucifero] era nulla rispetto al graffiare, tanto che talvolta la schiena rimaneva tutta priva della pelle.
Traduci in volgare fiorentino:
“Quell’anima là sù c’ha maggior pena”, disse ‘l maestro, “è Giuda Scariotto, che ‘l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
«Quell’anima lassù, che ha la pena maggiore» disse il maestro, « è Giuda Iscariota, che ha il capo dentro la bocca e dimena le gambe fuori.
Traduci in volgare fiorentino:
De li altri due c’hanno il capo di sotto, quel che pende dal nero ceffo è Bruto: vedi come si storce, e non fa motto!; e l’altro è Cassio che par sì membruto. Ma la notte risurge, e oramai è da partir, ché tutto avem veduto”.
Degli altri due, che pendono con il capo fuori, quel che pende dalla faccia nera è Bruto – vedi come si contorce e non fa parola! –; l’altro è Cassio, che appare così tarchiato. Ma la notte ritorna [sulla terra] e ormai si deve partire, perché abbiamo visto tutto [l’inferno]. »
Traduci in volgare fiorentino:
Com’a lui piacque, il collo li avvinghiai; ed el prese di tempo e loco poste, e quando l’ali fuoro aperte assai, appigliò sé a le vellute coste; di vello in vello giù discese poscia tra ‘l folto pelo e le gelate croste.
Come a lui piacque, io mi avvinghiai al suo collo. Egli prese il tempo e il luogo opportuni e, quando le ali furono assai aperte, si appigliò alle coste villose. Poi di vello in vello discese giù tra il folto pelo e le croste di ghiaccio.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando noi fummo là dove la coscia si volge, a punto in sul grosso de l’anche, lo duca, con fatica e con angoscia, volse la testa ov’ell i avea le zanche, e aggrappossi al pel com’om che sale, sì che ‘n inferno i’ credea tornar anche.
Quando noi fummo là dove la coscia si piega, al punto [che si trova] sulla sporgenza delle anche, la mia guida, con fatica e con angoscia, volse la testa dove aveva le gambe (=si capovolse) e si aggra ppò al pelo come un uomo che sale, così che io credevo diritornare ancora nell’inferno.
Traduci in volgare fiorentino:
“Attienti ben, ché per cotali scale”, disse ‘l maestro, ansando com’uom lasso, “conviensi dipartir da tanto male”.
« Tiènti ben stretto [al mio collo], perché per tali scale» disse il maestro ansando come un uomo affaticato, «conviene (=è necessario) che ci si allontani da tanto male. »
Traduci in volgare fiorentino:
Poi uscì fuor per lo fóro d’un sass o, e puose me in su l’orlo a sedere; appresso porse a me l’accorto passo.
Poi uscì fuori per il f óro di un roccia emi de pose sull’orlo [di quell’a pertura] a sedere, quindi diresse verso di me il passo accorto.
Traduci in volgare fiorentino:
Io levai li occhi e credetti vedere Lucifero com’io l’avea lasciato, e vidili le gambe in sù tenere; e s’io divenni allora travagliato, la gente grossa il pensi, che non vede qual è quel punto ch’io avea passato.
Io levai gli occhi poiché credevo di veder Lucifero come l’avevo lasciato; invece gli vidi tenere le gambe in su. Se io divenni allora tutto agitato e confuso, lo pensi la gente ignorante, la quale non comprende qual è quel punto (=il centro della terra) che io avevo attraversa-to.
Traduci in volgare fiorentino:
“Lèvati sù”, disse ‘l maestro, “in piede: la via è lunga e ‘l cammino è malvagio, e già il sole a mezza terza riede”.
« Lèvati su in piedi» disse il maestro, « la via è lunga ed il cammino è malvagio (=difficile), e già il sole ritorna a mezza ora terza (=7.30). »
Traduci in volgare fiorentino:
Non era camminata di palagio là ‘v’eravam, ma natural burella ch’avea mal suolo e di lume d isagio.
Non era una sala di palazzo il luogo dove eravamo, ma una grotta naturale che aveva il suolo ineguale e che mancava di luce.
Traduci in volgare fiorentino:
“Prima ch’io de l’abisso mi divella, maestro mio”, diss’io quando fui dritto, “a trarmi d’erro un poco mi favella: ov’è la ghiaccia? e questi com’è fitto sì sottosopra? e come, in sì poc’ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?”.
«Prima che io mi distacchi dall’abisso, o maestro mio» dissi quando fui dritto [in piedi], « pàrlami un po co, per trarmi da un dubbio: dov’è la ghiacciaia? e come [mai] questi (=Lucifero) è conficcato così sottosopra? e come, in così poco tempo, il sole ha fatto il tragitto (=è pass ato) dalla sera alla mattina? »
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Tu imagini ancora d’esser di là dal centro, ov’io mi presi al pel del vermo reo che ‘l mondo fóra.
Ed egli a me: « Tu immagini ancora die sser di là dal centro [della te rra], dove io mi aggrappai al vello del verme malvagio che perfora il mondo.
Traduci in volgare fiorentino:
Di là fosti cotanto quant’io scesi; quand’io mi volsi, tu passasti ‘l punto al qual si traggon d’ogne parte i pesi.
Tu fosti di là [dal centro] finché io discesi. Quando io mi capovolsi, tu oltrepassasti il punto (=il centro della terra) verso il quale sono attratti da ogni parte [dell’u niverso] i corpi pesanti.
Traduci in volgare fiorentino:
E se’ or sotto l’emisperio giunto ch’è contraposto a quel che la gran secca coverchia, e sotto ‘l cui colmo consunto fu l’uom che nacque e visse sanza pecca: tu hai i piedi in su picciola spera che l’altra faccia fa de la Giudecca.
Ed ora sei giunto sotto l’emisfero [australe] che è opposto a quello [boreale], il quale copre le terre emerse e sotto il cui colmo (=punto più alto; cioè a Gerusalemme) fu consumato (=ucciso) l’uomo che nacque e visse senza peccati: tu hai i piedi su un piccolo piano circolare che forma l’altra faccia della Giudecca.
Traduci in volgare fiorentino:
Qui è da man, quando di là è sera; e questi, che ne fé scala col pelo, fitto è ancora sì come prim’era.
Qui è mattino quando di là è sera; e costui (=Lucifero), che ci fece scala con il pelo, è ancora conficcato così com’era prima.
Traduci in volgare fiorentino:
Da questa parte cadde giù dal cielo; e la terra, che pria di qua si sporse, per paura di lui fé del mar velo, e venne a l’emisperio nostro; e forse per fuggir lui lasciò qui loco vòto quella ch’appar di qua, e sù ricorse”.
Da questa parte (=l’emisfero australe) cadde giù dal cielo; ela terra, che prima di qua (=nell’emisfero australe) si sporse (=emerse dalla superficie marina), per paura di lui fece del mare un velo (=si ritrasse sotto le acque del mare) e venne nel nostro emisfero. E, forse per fuggire da lui, quella [terra] che appare di qua (=la montagna del purgatorio) lasciò qui un luogo vuoto e corse nuovamente in su.»
Traduci in volgare fiorentino:
Luogo è là giù da Belzebù remoto tanto quanto la tomba si distende, che non per vista, ma per suono è noto d’un ruscelletto che quivi discende per la buca d’un sasso, ch’elli ha roso, col corso ch’elli avvolge, e poco pende.
Laggiù è un luogo lontano da Belzebù (=Luci fero) tanto quanto la caverna è lunga. Esso è noto non per la vista ma per il suono di un ruscelletto (=il L etè) che qui discende attraverso il buco di una roccia, che esso ha scavato, con il corso che è tortuoso e poco inclinato.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo duca e io per quel cammino a scoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo; e sanza cura aver d’alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.
La mia guida ed io entrammo per quel cammino nascosto, per ritornare nel mondo chiaro. E, senza preoccuparci di alcun riposo, salimmo in su, egli davanti ed io dietro, finché per un pertugio rotondo, vidi delle cose belle, che il cielo porta.
Traduci in volgare fiorentino:
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Di qui uscimmo a riveder le stelle.
Traduci in volgare fiorentino:
Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.
Per correre acque migliori, la navicella del mio ingegno alza ormai le vele e lascia dietro di sé un mare così crudele. Ora canterò di quel secondo regno, dove lo spirito umano si purga e diventa degno di salire al cielo.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma qui la morta poesì resurga, o sante Muse, poi che vostro sono; e qui Caliopè alquanto surga, seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro lo colpo tal, che disperar perdono.
Qui però la poesia, che ha cantato i morti [alla grazia divina], risorga, osante muse, p oiché sono vostro. Qui Callìope si alzi un po’ in piedi, per accompagnare il mio canto con quella mu sica, di cui le misere Pièridi sentirono talmente la su periorità, che disperarono di sottrarsi alla vendetta [della dea].
Traduci in volgare fiorentino:
Dolce color d’oriental zaffiro, che s’accoglieva nel sereno aspetto del mezzo, puro infino al primo giro, a li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta che m’avea contristati li occhi e ‘l petto.
Un dolce colore di zaffìro orientale, che avvolgeva l’aria serena epura sino all’orizzonte, tornò ad allietare i miei occhi, non appena uscii fuori dell’aria morta, che mi aveva rattristato gli oc chi ed il petto.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo bel pianeto che d’amar conforta faceva tutto rider l’oriente, velando i Pesci ch’erano in sua scorta.
Il bel pianeta (=Venere), che spinge ad amare, faceva sorridere tutto l’oriente, ve lando i Pesci (=la costellazione), che lo scortavano.
Traduci in volgare fiorentino:
I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente.
Io mi volsi a destraeguardai l’altro polo (=antartico) e vidi quattro stelle (=prudenza, giusti zia, fortezza, temperanza), che non furono mai viste, se non dai primi uomini (=Adamo ed Eva).
Traduci in volgare fiorentino:
Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle: oh settentrional vedovo sito, poi che privato se’ di mirar quelle! Com’io da loro sguardo fui partito, un poco me volgendo a l ‘alt ro polo, là onde il Carro già era sparito, vidi presso di me un veglio solo, degno di tanta reverenza in vista, che più non dee a padre alcun figliuolo.
Il cielo appariva godere della loro luce intensa: oh, po vero emisfero settentrionale, che non puoi mirarle! Quando distolsi lo sguardo da loro, rivolgendomi un po’ verso l’altro polo (=artico), là dove il Carro (=l’Orsa Maggiore) era già scomparso, vidi presso di me un vecchio tutto solo (=Catone di Utica), degno di tanta riverenza a vederlo, che nes sun figlio ne deve di più al padre.
Traduci in volgare fiorentino:
Lunga la barba e di pel bianco mista portava, a’ suoi capelli simigliante, de’ quai cadeva al p etto doppia lista.
Portava la barba lunga e brizzolata, simile ai suoi capelli, due ciocche dei quali cadevano sul petto.
Traduci in volgare fiorentino:
Li raggi de le quattro luci sante fregiavan sì la sua faccia di lume, ch’i’ ‘l vedea come ‘l sol fosse davante.
I raggi delle quattro sante stelle gli illuminavano così la sua faccia di luce, che io lo vedevo come se il sole gli stesse davanti.
Traduci in volgare fiorentino:
“Chi siete voi che contro al cieco fiume fuggita avete la pregione etterna?”, diss’el, movendo quelle oneste piume.
«Chi siete voi, che risalendo il corso del ruscelletto sotterraneo siete fuggiti dalla prigione eterna?» egli disse, muovendo la barba veneranda.
Traduci in volgare fiorentino:
“Chi v’ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? Son le leggi d’abisso così rotte? o è mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte?”.
«Chi vi ha guidati oche cosa vi fece luce, uscendo fuori della notte profonda, che fa sempre nera la valle dell’inferno? Le leggi dell’abisso sono state dunque infrante? Oppure in cielo è stato fatto un nuovo decreto, che, dannati, vi permette di venire alle mie rocce?»
Traduci in volgare fiorentino:
Lo duca mio allor mi diè di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fé le gambe e ‘l ciglio.
Allora la mia guida mi afferrò e con par ole, con manie con cenni mi fece piegare le ginocchia e chinare il capo in segno diriverenza.
Traduci in volgare fiorentino:
Poscia rispuose lui: “Da me non venni: donna scese del ciel, per li cui prieghi de la mia compagnia costui sovvenni.
Poi rispose: «Non venni di mia iniziativa: una donna (=Beatrice) scese dal cielo emi pregò di aiutare costui con la mia presenza.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma da ch’è tuo voler che più si spieghi di nos tra condizion com’ell’è vera, esser non puote il mio che a te si nieghi.
Ma, poiché tu vuoi che spieghiamo qual è la nostra vera condizione, non posso certamente negarti la risposta.
Traduci in volgare fiorentino:
Questi non vide mai l’ultima sera; ma per la sua follia le fu sì presso, che molto poco tempo a volger era.
Costui non vide mai l’ultima sera, ma per sua follia le fu così vicino, che quasi vi era arrivato.
Traduci in volgare fiorentino:
Sì com’io dissi, fui mandato ad esso per lui campare; e non lì era altra via che questa per la quale i’ mi son messo.
Così, come dissi, fui mandato a lui per salvarlo, e non c’era altra via che questa, per la quale mi son messo.
Traduci in volgare fiorentino:
Mostrata ho lui tutta la gente ria; e ora intendo mostrar quelli spir ti che purgan sé sotto la tua balìa.
Gli ho mostrata tutta la gente malvagia ed ora intendo mostrargli quegli spiriti, che si purificano sotto la tua autorità.
Traduci in volgare fiorentino:
Com’io l’ho tratto, saria lungo a dirti; de l’alto scende virtù che m’aiuta conducerlo a vederti e a udirti.
Sarebbe troppo lungo di rti come l’ho condotto fin qui. Dal cielo scende una forza, che mi aiuta a condurlo, per vederti e per udirti.
Traduci in volgare fiorentino:
Or ti piaccia gradir la sua venuta: libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiut a.
Ora ti prego di gradire la sua venuta: va cercando la libertà [dell’anima], che è così preziosa, come sa chi rifiuta la vita per essa.
Traduci in volgare fiorentino:
Tu ‘l sai, ché non ti fu per lei amara in Utica la morte, ove lasciasti la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara.
Tu lo sai bene, pe rché per essa non ti fu amara la morte in Utica, dove lasciasti il corpo, che nel gran giorno [della resurrezione dei morti e del giudizio finale] sarà così luminoso.
Traduci in volgare fiorentino:
Non son li editti etterni per noi guasti, ché questi vive, e Minòs me non lega; ma son del cerchio ove son li occhi casti di Marzi a tua, che ‘n vista ancor ti priega, o santo petto, che per tua la tegni: per lo suo amore adunque a noi ti piega.
Gli editti eterni non sono stati violati da noi, pe rché costui è ancora vivo ed io non sono sotto la giurisdizione di Minosse, ma sono del cerchio (=il limbo), dove sono gli occhi casti della tua Marzia, osanto petto, che nell’aspetto (=con il comportamento) ti prega ancora di conside rarla tua sposa. Per l’amore, che ella ti porta, piègati al nostro desiderio
Traduci in volgare fiorentino:
Lasciane andar per li tuoi sette regni; grazie riporterò di te a lei, se d’esser mentovato là giù degni”.
el àsciaci andare peri tuoi sette regni. Io parlerò di tea lei, se vuoi esser ricordato laggiù ».
Traduci in volgare fiorentino:
“Marzia piacque tanto a li occhi miei mentre ch’i’ fu’ di là”, diss’elli allora, “che quante grazie volse da me, fei.
«Marzia piacque tanto ai miei oc chi, mentre vissi» egli allora disse, «chefeci quanto di gradito volle da me.
Traduci in volgare fiorentino:
Or che di là dal mal fiume dimora, più muover non mi può, per quella legge che fatta fu quando me n’usci’ fora.
Ora, che dimora di là dal mal fiume (=l’Acherónte), non mi può più commuovere, per quella legge [divina] che fu fatta quando uscii fuori [del limbo].
Traduci in volgare fiorentino:
Ma se donna del ciel ti muove e regge, come t u di’, non c’è mestier lusinghe: bastisi ben che per lei mi richegge.
Ma, se una donna del cielo ti fa andare e ti guida, come tu dici, non occorre che tu mi lusinghi. Basta che tu mi chieda in nome di lei.
Traduci in volgare fiorentino:
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe d’un giunco schietto e che li lavi ‘l viso, sì ch’ogne sucidume quindi stinghe; ché non si converria, l’occhio sorpriso d’alcuna nebbia, an dar dinanzi al primo ministro, ch’è di quei di paradiso.
Va’ dunque, e fa’ in modo di cingere[i fianchi di] costui con un giunco liscio e di lavargli il viso, per toglier gli ogni sudiciume, perché non sarebbe conveniente andare con l’occhio velato da una qualche nebbia davanti al primo ministro [di Dio che incontrerete] (=l’angelo nocchiero del purgatorio), che è di quelli del paradiso.
Traduci in volgare fiorentino:
Questa isoletta intorno ad imo ad imo, là giù colà dove la batte l’onda, porta di giunchi sovra ‘l molle limo; null’altra pianta che facesse fronda o indurasse, vi puote aver vita, però ch’a le percosse non seconda.
Que st’isoletta produce giunchi sopra il molle limo, tutt’intorno, proprio sull’orlo della spiaggia, là dove l’onda la batte: Nessun’altra pianta, che mettesse rami oche sviluppasse il fusto, può vivere qui, perché non assecondai colpi dei flutti.
Traduci in volgare fiorentino:
Poscia non sia di qua vostra reddita; lo sol vi mosterrà, che surge omai, prendere il monte a più lieve salita”.
Poi non ritornate di qui: il sole, che ormai sorge, vi farà vedere da che parte avviarvi sul monte per una salita più agevole.»
Traduci in volgare fiorentino:
Così sparì; e io sù mi levai sanza parlare, e tutto mi ritrassi al duca mio, e li occhi a lui drizzai.
Così sparì. Io mi alzai senza parlare, mi strinsi tutto alla mia guida evolsi gli occhia lei.
Traduci in volgare fiorentino:
El cominciò: “Figliuol, segui i miei passi: volgianci in dietro, ché di qua dichina questa pianura a’ suoi termini bassi”.
Virgilio comin ciò adire: «O figlio, seguii miei passi: ci voltiamo indietro, perché da questa parte la pianura declina verso il mare».
Traduci in volgare fiorentino:
L’alba vinceva l’ora mattutina che fuggia innanzi, sì che di lontano conobbi il tremolar de la marina.
L’alba vinceva l’ultima ora della notte, che le fuggiva davanti, così che di lontano conobbi il tremolare della marina.
Traduci in volgare fiorentino:
Noi andavam per lo solingo piano com’om che torna a la perduta strada, che ‘nfino ad essa li pare ire in vano.
Noi andammo per la piana solitaria come chi ritorna sulla strada perduta e che fino ad essa (=finché non l’ha ritrovata) pensa di camminare invano.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando noi fummo là ‘ve la rugiada pugna col sole, per essere in parte dove, ad orezza, poco si dirada, ambo le mani in su l’erbetta sparte soavemente ‘l mio maestro pose: ond’io, che fui accorto di sua arte, porsi ver’ lui le guance lagrimose: ivi mi fece tutto discoverto quel color che l’inferno mi nascose.
Quando noi fummo là dove la rugiada combatte [più a lungo] con il [calore del] sole, poiché si trova in un luogo in cui a causa della brezza evapora [più] lentamente, il mio maestro pose delicatamente le mani aperte nell’erba, perciò io, che compresi la sua intenzione, gli porsi le guance bagnate di lacrime. Lì mi scoperse completamente quel colorito, che la caligine infernale aveva nascosto.
Traduci in volgare fiorentino:
Venimmo poi in sul lito diserto, che mai non vide navicar sue acque omo, che di tornar sia poscia esperto.
Poi venimmo sulla spiaggia deserta, che non vide mai alcun navigante sperimentare la via del ritorno.
Traduci in volgare fiorentino:
Quivi mi cinse sì com’altrui piacque: oh maraviglia! ché qual elli scelse l’umile pianta, cotal si rinacque subitamente là onde l’avelse.
Qui mi cinse [i fianchi] , come ad altri (=Catone) piacque. Oh meraviglia!, l’umile pianta rinacque sùbito, completamente uguale, là dove l’aveva strappata.
Traduci in volgare fiorentino:
Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga, i’ mi ristrinsi a la fida compagna: e come sare’ io sanza lui corso? chi m’avria tratto su per la montagna? El mi parea da sé stesso rimorso: o dignitosa coscienza e netta, come t’è picciol fallo amaro morso! Quando li piedi suoi lasciar la fretta, che l’onestade ad ogn’atto dismaga, la mente mia, che prima era ristretta, lo ‘ntento rallargò, sì come vaga, e diedi ‘l viso mio incontr’al poggio che ‘nverso ‘l ciel più alto si dislaga.
Anche se la fuga improvvisa aveva disperso quelle anime per la campagna, in direzione del monte, dove la giustizia le purifica, io mi strinsi al compagno fidato: come sarei potuto correr via senza di lui? chi mi avrebbe tratto su per la montagna? Egli mi appariva punto dal rimorso [per il breve indugio]: o co scienza dignitosa e limpida, come un piccolo errore ti fa provare un amaro morso! Quando i suoi piedi lasciarono quella fretta, che toglie il decoro ad ogni azione, la mia mente, che prima era concentrata [su Casella e su Catone], allargò l’attenzione al viaggio, desiderosa di cose nuove, e rivolsi gli occhi al monte che s’innalza verso il cielo più di ogni altro.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, rotto m’era dinanzi a la figura, ch’avea in me de’ suoi raggi l ’appoggio.
Il sole, che fiammeggiava rosso dietro di noi, era interrotto davanti alla mia persona, sulla quale si appoggiavano i suoi raggi.
Traduci in volgare fiorentino:
Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e ‘l mio conforto: “Perché pur diffidi?”, a dir mi cominciò tutto rivolto; “non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è già col à dov’è sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l’ha, e da Brandizio è tolto.
Io mi volsi di lato con la pauradi essere abbandonato, quando vidi la terra oscura (=l’ombra) soltanto davanti a me. Il mio conforto: «Perché non ti fidi ancora?» cominciò adire rivolgendosi a me con tutta la persona. «Non mi credi con tee che ti guidi? È già sera là dove è sepolto il mio corpo, dentro il quale io facevo ombra: è a Napoli evi è stato trasportato da Brindisi.
Traduci in volgare fiorentino:
Ora, se innanzi a me nulla s’aombra, non ti maravigliar più che d’i cieli che l’uno a l’altro raggio non ingombra.
Ora, se davanti a me non c’è alcuna ombra, non ti meravigli are più di quanto non ti meravigli che i cieli lascino passare l’uno all’altro i raggi [di luce].
Traduci in volgare fiorentino:
A sofferir tormenti, caldi e geli simil i corpi la Virtù dispone che, come fa, non vuol ch’a noi si sveli.
La virtù divina (=Dio) dispone i corpi simili al mio a soffrire tormenti, caldi e geli; e, come fa, non vuole che a noi sia svelato.
Traduci in volgare fiorentino:
Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone.
Matto è chi spera che la nostra ragione possa percorrere interamente la via infinita che tiene [Dio, che è] una sostanza in tre persone.
Traduci in volgare fiorentino:
State contenti, umana gente, al quia; ché se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria; e disiar vedeste sanza frutto tai che sarebbe lor disio quetato, ch’etternalmente è dato lor per lutto: io dico d’Aristotile e di Plato e di molt’altri”; e qui chinò la fronte, e più non disse, e rimase turbato.
O genti umane, a ccontentatevi di sapere che le cose stanno così, perch é, se aveste potuto ve der tutto, non sarebbe stato necessario che Maria partorisse Cristo. Perciò vedeste desiderare in vano quei pensatori che avrebbero voluto placare il loro desiderio [di conoscenza], che invece devono scontare eternamente [nel lim bo]: parlo di Ari stotele e di Plat one e di molti altri.» Qui chinò la fronte e più non disse, venendo preso da turbamento.
Traduci in volgare fiorentino:
Noi divenimmo intanto a piè del monte; quivi trovammo la roccia sì erta, che ‘ndarno vi sarien le gambe pronte.
Noi giungemmo intanto al piè del monte; qui trovammo la roccia così scoscesa, che invano avremmo cercato di salire.
Traduci in volgare fiorentino:
Tra Lerice e Turbìa la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole e aperta.
Al confronto, la costiera più deserta e più dirupata tra Lèr ici e Turbìa è una scala agevole e larga.
Traduci in volgare fiorentino:
“Or chi sa da qual man la costa c ala”, disse ‘l maestro mio fermando ‘l passo, “sì che possa salir chi va sanz’ala?”.
«Ora chi sa da che parte la costa è meno ripida» disse il mio maestro fermandosi, «così che possa salirla chi va senz’ali ?»
Traduci in volgare fiorentino:
E mentre ch’e’ tenendo ‘l viso basso essaminava del cammin la mente, e io mirava suso intorno al sasso, da man sinistra m’apparì una gente d’anime, che movieno i p iè ver’ noi, e non pareva, sì venian lente.
Mentre egli con il viso abbassato rifletteva sul cammino e io guardavo in alto le pendici del monte, alla mia sinistra comparve una schiera d’anime, che camminavano verso di noi, ma che sembravano ferme, tanto avanzavano lentamente.
Traduci in volgare fiorentino:
“Leva”, diss’io, “maestro, li oc chi tuoi: ecco di qua chi ne darà consiglio, se tu da te medesmo aver nol puoi”.
«O maestro» dissi, «alza gli occhi. Ecco qui chi ci darà consiglio, se tu non puoi averlo da te.»
Traduci in volgare fiorentino:
Guardò allora, e con libero piglio rispuose: “Andiamo in là, ch’ei vegnon piano; e tu ferma la spene, dolce figlio”.
Allora egli guardò e con fare deciso rispose: «Andiamo in là, perché esse vengono [troppo] piano. Tu intanto, o dolce figlio, conferma la speranza [che troveremo la salita]».
Traduci in volgare fiorentino:
Ancora era quel popol di lontano, i’ dico dopo i n ostri mille passi, quanto un buon gittator trarria con mano, quando si strinser tutti ai duri massi de l’alta ripa, e stetter fermi e stretti com’a guardar, chi va dubbiando, stassi.
Dopo un migliaio di passi quel popolo era ancora lontano io dico quanto un buon lanciatore scaglierebbe una pietra con la mano, quando sistrinsero tutte alla parete rocciosa del monte e rimasero ferme e strette l’una all’altra, come se ne sta a guardare chi è preso da dubbi.
Traduci in volgare fiorentino:
“O ben finiti, o già spiriti eletti”, Virgilio incominciò, “per q uella pace ch’i’ credo che per voi tutti s’aspetti, ditene dove la montagna giace sì che possibil sia l’andare in suso; ché perder tempo a chi più sa più spiace”.
«O spi riti morti in grazia di Dio, o spiriti già destinati al paradiso» Virgilio incominciò, «per quella pace che, io credo, voi tutti aspettate, diteci dove la montagna è meno ripida, così che sia possibile salire, perché perder tempo a chi più sa più dispiace.»
Traduci in volgare fiorentino:
Come le pecorelle escon del chiuso a una, a due, a tre, e l’altre stanno timidette at terrando l’occhio e ‘l muso; e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno; sì vid’io muovere a venir la testa di quella mandra fortunata allotta, pudica in faccia e ne l’and are onesta.
Come le pecorelle escono dall’ovile ad una ad una, a due a due, atre, e le altre stanno timide tte con l’oc chio e il muso abbassato a terra, e ciò che fa la prima fanno anche le altre, addossandosi a lei, se si ferma, [rimanendo] semplici e tranquille, senza sapere per ché; così io vidi allora muoversi per venire verso di noi la prima fila di quella schiera fortunata, pud ìca in faccia e dignitosa nei movimenti.
Traduci in volgare fiorentino:
Come color dinanzi vider rotta la luce in terra dal mio destro canto, sì che l’ombra era da me a la grotta, restaro, e trasser sé in dietro alquanto, e tutti li altri che venieno appresso, non sappiendo ‘l perché, fenno altrettanto.
Le prime anime, quando videro per terra la luce del sole interrotta alla mia destra, così che la mia ombra si proiettava sulla parete rocciosa, si arrestarono e siritrassero un po’ indietro. Tutte le altre, che venivano dietro, pur non sapendo il motivo, fecero altrettanto.
Traduci in volgare fiorentino:
“Sanza vostra domanda io vi confesso che questo è corpo uman che voi vedete; per che ‘l lume del sole in terra è fesso.
«Senza che lo domandiate, vi dico apertamente che questo che vedete è il corpo di un uomo; perciò la luce del sole è rotta per terra.
Traduci in volgare fiorentino:
Non vi maravigliate, ma credete che non sanza virtù che da ciel vegna cerchi di soverchiar questa parete”.
Non m eraviglià tevi, ma state ben sicuri che soltanto con l’aiuto pro veniente dal cielo egli cerca di salire questa parete impervia.»
Traduci in volgare fiorentino:
Così ‘l maestro; e q uella gente degna “Tornate”, disse, “intrate innanzi dunque”, coi dossi de le man faccendo insegna.
Così disse il maestro. Quella gente destinata alla beatitudine disse: «Tornate indietro e procedete davanti a noi». E ci fece cenno con il dorso della mano.
Traduci in volgare fiorentino:
E un di loro incominciò: “Chiunque tu se’, così andando, volgi ‘l viso: pon mente se di là mi vedesti unque”.
Uno di loro i ncominciò: «Chiunque tu sia, pur continuando il cammino, volgi lo sguardo a me, cerca di ricordare se di là mi vedesti mai».