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Traduci in volgare fiorentino:
Sentendo fender l’aere a le verdi ali, fuggì ‘l serpente, e li angeli dier volta, suso a le poste rivolando iguali.
Sentendo le verdi ali fender l’aria, il serpente fuggì egli angeli si volsero indietro, tornando con volo uguale in alto ai loro posti di guardia.
Traduci in volgare fiorentino:
L’ombra che s’era al giudice raccolta quando chiamò, per tutto quello assalto punto no n fu da me guardare sciolta.
L’ombra, che si era avvicinata al giudice quando questi l’aveva chi amata, per tutta la durata dell’attacco non smise mai di guarda rmi.
Traduci in volgare fiorentino:
“Se la lucerna che ti mena in alto truovi nel tuo arbitrio tanta cera quant’è mestiere infino al sommo smalto”, cominciò ella, “se novella vera di Val di Magra o di parte vicina sai, dillo a me, che già grande là era.
«Possa la lucerna che ti porta in alto (=la luce divina, cioè la grazia) trovare nella tua v olontà tanta cera quanta ne serve per arrivare al paradiso terrestre!» cominciò quella, «se sai no tizie certe della valle di Magra odei luoghi vicini, dillo a me, che un tempo ero grande là.
Traduci in volgare fiorentino:
Fui chiamato Currado Malaspina; non son l’antico, ma di lui discesi; a’ miei portai l’amor che qui raffina”.
Fui chiamato Corrado Malaspina. Non sono Corrado il vecchio, ma discendo da lui: ai miei parenti portai quell’amore che qui si purifica.»
Traduci in volgare fiorentino:
“Oh!”, diss’io lui, “per li vostri paesi già mai non fui; ma dove si dimora per tutta Europa ch’ei non sien palesi? La fama che la vostra casa onora , grida i segnori e grida la contrada, sì che ne sa chi non vi fu ancora; e io vi giuro, s’io di sopra vada, che vostra gente onrata non si sfregia del pregio de la borsa e de la spada.
«Oh!» io gli dissi, «non percorsi mai i vostri paesi, ma dov’è luogo per tutta l’Europa, in cui non siano famosi? La fama, che onora la vostra casa, celebra ad alta voce i signorie celebra la contrada, tanto che vi conosce anche colui che non è ancora stato nei vostri feudi. Ed io vi giuro, com’è vero che potrò salire più sopra (=nel paradiso terrestre), che la vostra gente onorata continua a fregiarsi delle antiche lodi di liberalità e di prodezza.
Traduci in volgare fiorentino:
Uso e natura sì la privilegia, che, perché il capo reo il mo ndo torca, sola va dritta e ‘l mal cammin dispregia”.
La consuetudine e l’inclinazione naturale la privilegi ano a tal punto, che, quantunque il capo malvagio (=Roma, sede del papato) faccia deviare il mondo, va da sola per ladritta via e disprezza lastrada del male.»
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli: “Or va; che ‘l sol non si ricorca sette volte nel letto che ‘l Montone con tutti e quattro i piè cuopre e inforca, che cotesta cortese oppinione ti fia chiavata in mezzo de la testa con maggior chiovi che d’altrui sermone, se corso di giudicio non s’arresta”.
Ed egli a me: «Ora va’. Il sole non sic oricherà sette volte nel letto che l’Ariete copre e cavalca con tutti e quattro gli zoccoli (=tra sette anni), e questa cortese opinione ti sarà inchiodata in mezzo alla testa con chiodi che valgono più delle altrui parole (=ti s arà confermata dall’esperienza diretta), se il corso del giudizio divino non si arresta».
Traduci in volgare fiorentino:
“O Padre nostro, che ne’ cieli stai, non circunscritto, ma per più amore ch’ai primi effetti di là sù tu hai, laudato sia ‘l tuo nome e ‘l tuo valore da ogni creatura, com’è degno di render grazie al tuo dolce vapore.
«O Padre nostro, che stai nei cieli, non limitato da essi, ma per l’amor più grande, che tu hai verso le prime creature di lassù (=i cieli egli angeli), sia lodato il tuo nome (=Padre) e il tuo valore (=Figlio) da tutte le creature, com’è giusto che sia onorata la tua dolce potenza (=Spirito Santo).
Traduci in volgare fiorentino:
Vegna ver’ noi la pace del tuo regno, ché noi ad essa non potem da noi, s’ella non vien, con tutto nostro ingegno.
Venga a noi la pace del tuo regno, perché noi da noi non possiamo giungere ad essa con le nostre sole forze, se essa non ci viene data.
Traduci in volgare fiorentino:
Come del suo voler li angeli tuoi fan sacrificio a te, cantando osanna , così facciano li uomini de’ suoi.
Come gli angeli sacrificano la loro volontà a te, cantando “ Osanna! ”, così gli uomini sacrifichino la loro.
Traduci in volgare fiorentino:
Dà oggi a noi la cotidiana manna, sanza la qual per questo aspro diserto a retro va chi più di gir s’affanna.
Da’ oggi anoila manna (=il pane) quotidiana, senza la quale per questo aspro de serto torna indietro chi più si affanna ad avanzare.
Traduci in volgare fiorentino:
E come noi lo mal c h’avem sofferto perdoniamo a ciascuno, e tu perdona benigno, e non guardar lo nostro merto.
E, come noi perdoniamo ad ognuno il male che abbiamo sofferto, così tu perdònaci benignamente e non guardare inostri meriti.
Traduci in volgare fiorentino:
Nostra virtù che di legger s’adona, non spermentar con l’antico avversaro, ma libera da lui che sì la sprona.
Non mettere alla prova con l’anti co avversario la nostra virtù, chefacilmente si abbatte, ma lìberala da lui, che tanto la sprona al male.
Traduci in volgare fiorentino:
Quest’ultima preghiera, segnor caro, già non s i fa per noi, ché non bisogna, ma per color che dietro a noi restaro”.
O Signore caro, non facciamo per noi quest’ultima richiesta, ma per coloro che restarono sulla terra dopo di noi.»
Traduci in volgare fiorentino:
Così a sé e noi buona ramogna quell’ombre orando, andavan sotto ‘l pondo, simile a quel che tal volta si sogna, disparmente angosciate tutte a tondo e lasse su per la prima corn ice, purgando la caligine del mondo.
Così quelleanime, augurando a sé ea noi buon viaggio, andavano sotto il peso, similea quello che talvolta si sogna. Diversamenteangosciate dalla pena, giravano tuttea tondo ed affrante su per la prima cornice, per purificare la caligine del mondo (=il peccato).
Traduci in volgare fiorentino:
Se di là sempre ben per noi si dice, di qua che dire e far per lor si puote da quei ch’hanno al voler buona radice? Ben si de’ loro atar lavar le note che portar quinci, sì che, mondi e lievi, possano uscire a l e stellate ruote.
Se di là (=in purgatorio) le anime pregano sempre per noi, di qua (=sulla terra) quali preghiere e quali opere possono fare in loro suffragio coloro che hanno una buona radice per la loro volontà (=pregano in grazia di Dio)? Ben le dobbiamo aiutare a lavar le macchie che le portarono qui, c osì che, monde eleggere, possano salire ai cieli pieni di stelle.
Traduci in volgare fiorentino:
“Deh, se giustizia e pietà vi disgrievi tosto, sì che possiate muover l’ala, che secondo il disio vostro vi lievi, mostrate da qual mano inver’ la scala si va più corto; e se c’è più d’un varco, quel ne ‘nsegnate che men erto cala ; ché questi che vien meco, per lo ‘ncarco de la carne d’Adamo onde si veste, al montar sù, contra sua voglia, è parco”.
«Deh, possa la giustizia [di Dio] ela pietà [degli uomini] allegg erirvi presto, così che possiate muover le ali, che vi solleveranno al cielo secondo i vostri desideri!, mostrateci da che parte si va più presto verso la scala [che porta alla seconda cornice]. E, se c’è più di un passaggio, insegnàteci quello che scende a noi meno ripido, perché costui, che viene con me, per il peso della carne di Adamo, di cui si veste, è più lento a salire, nonostantela buona volontà.»
Traduci in volgare fiorentino:
Le lor parole, che rendero a queste che dette avea colui cu’ io seguiva, non fur da cui venisser manifeste; ma fu detto: “A man destra per la riva con noi venite, e troverete il passo possibile a salir persona viva.
Le parole, che risposero a queste che aveva detto colui che io seguivo (=Virgilio), non fu chiaro da chi pro venissero, ma furono: «Ven ite con noia destra lungo la parete, e troverete il passaggio per il quale può andare una persona viva.
Traduci in volgare fiorentino:
E s’io non fossi impedito dal sasso che la cervice mia superba doma, onde portar convienmi il viso basso, cotesti, ch’ancor vive e non si noma, guardere’ i o, per veder s’i’ ‘l conosco, e per farlo pietoso a questa soma.
E, se io non fossi impedito dal sasso che doma il mio capo superbo, per il quale devo tenere la faccia rivolta in basso, costui, che ancora vive e che non dice il suo nome, io guarderei, per vedere se lo con osco e per impieto sirlo con la vista del peso [che po rto].
Traduci in volgare fiorentino:
Io fui latino e nato d’un gran Tosco: Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre; non so se ‘l nome suo già mai fu vosco.
Io fui italiano. Nacqui da una grande famiglia toscana: mio padre fu Guglielmo A ldobrandeschi. Non so se il suo nome vi fu mai noto.
Traduci in volgare fiorentino:
L’antico sangue e l’opere leggiadre d’i miei maggior mi fer sì arrogante, che, non pensando a la comune madre, ogn’uomo ebbi in despetto tanto avante, ch’io ne mori’, come i Sanesi sanno e sallo in Campagnatico ogne fante.
L’antico sangue e le belle opere dei miei antenati mi fecero così arrogante che, non pensando all’origi ne comune [dalla terra], disprezzai ogni uomo tanto smisuratamente, che ne morii, come sanno i senesi e come sa ogni fanciullo di Campagnatico.
Traduci in volgare fiorentino:
Io son o Omberto; e non pur a me danno superbia fa, ché tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.
Io sono Umberto A ldobrandeschi. La superbia non fa danno soltanto a me, perché essa ha trascinato con sé nel malanno tutti i miei parenti.
Traduci in volgare fiorentino:
E qui convien ch’io questo peso porti per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia, poi ch’io nol fe’ tra ‘ vivi, qui tra ‘ morti”.
Equi io devo portare questo peso per causa sua, finché sarà resa soddisfazione a Dio qui trai morti, poiché non gliela resi [mentre ero] trai vivi.»
Traduci in volgare fiorentino:
Ascoltando chinai i n giù la faccia; e un di lor, non questi che parlava, si torse sotto il peso che li ‘mpaccia, e videmi e conobbemi e chiamava, tenendo li occhi con fatica fisi a me che tutto chin con loro andava.
Ascoltando [le sue parole], chinai in giù la faccia. Uno di loro, non costui che parlava, si girò a stento sotto il peso che impacciava i loro movimenti, mi vide, mi riconobbe emi chiamava, tenendo faticosamente gli occhi fissati su di me, che andavo tutto chino tra loro.
Traduci in volgare fiorentino:
“Oh!”, diss’io lui, “non se’ tu Oderisi, l’onor d’A gobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?”.
«Oh!» io gli dissi, «non sei tu Oderisi, l’onore di Gubbio e l’onore di quell’arte che a Parigi è chiamata enluminar ?»
Traduci in volgare fiorentino:
“Frate”, diss’elli, “più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l’onore è tutto or suo, e mio in parte.
«O fratello» egli disse, «sorridono di più (=sono più vivaci e più belle) le pergamene che Franco Bolognese dipinge con il pennello. Ora l’onore è tutto suo e soltanto in parte mio.
Traduci in volgare fiorentino:
Ben non sare’ io stato sì cortese mentre ch’io vissi, per lo gran disio de l’eccellenza ove mio core intese.
Io non sarei stato così generoso, mentre vissi, a causa del mio gran desiderio di eccellere nell’arte in cui posi tutto il mio cuore.
Traduci in volgare fiorentino:
Di tal superbia qui si paga il fio; e ancor non sarei qui, se non fosse che, possendo peccar, mi volsi a Dio.
Qui si paga la pena di tale superbia. E non sarei neanche qui (=nel purgatorio), se non fosse che, pur potendo peccare (=ancora molto lontano dalla morte), mi volsi a Dio.
Traduci in volgare fiorentino:
Oh vana gloria de l’umane posse! com’poco verde in su la cima dura, se non è giunta da l’etati grosse! Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura: così ha tolto l’uno a l’altro Guido la gloria de la lingua; e forse è nato chi l’uno e l’altro caccerà del nido.
O vana gloria delle capacità umane! Quanto poco essa resta verde sulla cima di un ramo, se non è seguìta da tempi rozzi! Cimabue credette di primeggiare su tutti nella pittura, ed ora Giotto è più cel ebre, così che la sua fama si è oscurata. Allo stesso modo Guido Cavalcanti ha tolto a Guido Guinizelli la gloria di poeta in volgare, e forse è nato chi caccerà l’uno e l’altro dal nido.
Traduci in volgare fiorentino:
Non è il mondan r omore altro ch’un fiato di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perché muta lato.
La gloria mondana non è altro che un soffio di vento, che ora spira di qui, ora di lì, e che muta nome perché muta provenienza.
Traduci in volgare fiorentino:
Che voce avrai tu più, se vecchia scindi da te la carne, che se fossi morto anzi che tu lasciassi il ‘pappo’ e ‘l ‘dindi’, pria che passin mill’an ni? ch’è più corto spazio a l’etterno, ch’un muover di ciglia al cerchio che più tardi in cielo è torto.
Quale fama tu avrai più grande, se ti separi dal corpo in tarda età oppure se tu fossi morto dicendo ancora “pappo” [al pane] e “dindi” [al denaro] (=da bambi no), prima che passino mille anni? Ed essi, rispetto all’eternità, sono più brevi di un battito di ciglia rispetto al cerchio delle stelle fisse, che in cielo gira più lentamente degli altri.
Traduci in volgare fiorentino:
Colui che del cammin sì poco piglia dinanzi a me, Toscana sonò tutta; e ora a pena in Siena sen pispiglia, ond’era sire quando fu distrutta la rabbia fiorentina, che superba fu a quel tempo sì com’ora è putta.
Tutta la To scana risuonò [del nome] di colui che cammina lentamente davanti a me. Ora [esso] si bisbiglia appena in Siena, dove era signore, quando fu di strutta la rabbia (=l’arroganza) fiorentina (=battaglia di Montaperti, 1260), che a quel tempo fu superba, come ora è abietta.
Traduci in volgare fiorentino:
La vostra nominanza è color d’erba, che viene e va, e quei la discolora per cui ella esce de la terra acerba”.
La vostra fama ha il colore dell’erba, che viene e che va; ela discolora proprio il sole, che l’aveva fatta uscire tenera dalla terra.»
Traduci in volgare fiorentino:
E io a lui: “Tuo vero dir m’incora bona umiltà, e gran tumor m’app iani; ma chi è quei di cui tu parlavi ora?”.
Ed io a lui: «Le tue parole veritiere m’infondono nel cuore l’umiltà del bene emi sgonfiano il tumore [della s uperbia]. Ma chi è quello di cui mi parlavi ora?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Quelli è”, rispuose, “Provenzan Salvani; ed è q ui perché fu presuntuoso a recar Siena tutta a le sue mani.
«Egli è Provenzan Salvani» rispose, «ed è qui, perché ebbe la presunzione di voler ridurre tutta Si ena in suo potere.
Traduci in volgare fiorentino:
Ito è così e va, sanza riposo, poi che morì; cotal moneta rende a sodisfar chi è di là troppo oso”.
Va così e continua ad andare senza riposo, dopo che morì. Deve rendere que sta moneta (=penitenza), per soddisfar Dio, chi ha osato troppo sulla terra.»
Traduci in volgare fiorentino:
E io: “Se quello spirito ch’attende, pria che si penta, l’orlo de la vita, qua giù dim ora e qua sù non ascende, se buona orazion lui non aita, prima che passi tempo quanto visse, come fu la venuta lui largita?”.
Ed io: «Se uno spirito, per pentirsi, attende la fine della vita, dimora laggiù (=nell’anti purgatorio) e non sale qua ssù (=nel purgatorio), qualora non sia aiutato dalle preghiere dei buoni, prima che sia passato tanto tempo quanto visse; ora come gli fu concesso di venir [in purg atorio]?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Quando vivea più glorioso”, disse, “liberamente nel Campo di Siena, ogne vergogna diposta, s’affisse; e lì, per tr ar l’amico suo di pena ch’e’ sostenea ne la prigion di Carlo, si condusse a tremar per ogne vena.
«Quando viveva al culmine della gloria» disse, «volontariamente si fermò nel campo (=piazza) di Siena, per chiedere l’elemosina, deponendo ogni [senso di] vergogna. E lì, per togliere l’amico dalla pena che sopportava nella prigione di Carlo I d’Angiò (=nel Regno di Napoli), si ridusse a tremare per ogni vena.
Traduci in volgare fiorentino:
Più non dirò, e scuro so che parlo; ma poco tempo andrà, che ‘ tuoi vicini faranno sì che tu potrai chiosarlo.
Non ti dirò altro, e so di parlare in modo oscuro per ora, ma pa sserà poco tempo che i tuoi concittadini faranno in modo che tu possa capire con chiarezza queste parole.
Traduci in volgare fiorentino:
Quest’opera li tolse quei confini”.
Quest’opera di umiltà gli aprì i confini [dell’anti purgatorio]».
Traduci in volgare fiorentino:
Noi eravamo al sommo de la scala, dove secondamente si risega lo monte che salendo altrui dismala.
Noi eravamo giunti in cima alla scala, dove per la seconda volta è come tagliato il monte, che purifica dal male chi lo sale.
Traduci in volgare fiorentino:
Ivi così una cornice lega dintorno il poggio, come la primaia; se non che l’arco suo più tosto piega.
Una cornice recinge tutt’in torno il poggio, così come fa la prima cornice; se non che, il suo arco si piega più presto (=è più stretta).
Traduci in volgare fiorentino:
Ombra non lì è né segno che si paia: parsi la ripa e parsi la via schietta col livido color de la petraia.
Lì non è ombra né segno che appaia: le pareti del monte ela via appaiono lisce con il livido colore della roccia.
Traduci in volgare fiorentino:
“Se qui per dimandar gente s’aspetta”, ragionava il poeta, “io temo forse che troppo avrà d’indugio nostra eletta”.
«Se qui si aspetta gente per domandare [la strada]» ragionava il poeta, «io temo forse che la nostra scelta subirebbe troppo ritardo.»
Traduci in volgare fiorentino:
Poi fisamente al sole li occhi porse; fece del destro lato a muover centro, e la sinistra parte di sé torse.
Poi volse fissamente gli occhi al sole, fece del lato destro perno al suo movimento e fece ruotare la parte sinistra.
Traduci in volgare fiorentino:
“O dolce lume a cui fidanza i’ entro per lo novo cammin, tu ne conduci”, dicea, “come condur si vuol quinc’entro.
«O dolce lume, in te confido per entrare nel nu ovo cammino. Tu ci devi condurre» diceva, «come si deve essere condotti qui dentro.
Traduci in volgare fiorentino:
Tu scaldi il mondo, tu sovr’esso luci; s’altra ragione in contrario non ponta, esser dien sempre li tuoi raggi duci”.
Tu riscaldi il mondo, tu brilli sopra di esso; se qualche altra ragione non spinge in contrario, i tuoi raggi devono essere sempre la nostra guida.»
Traduci in volgare fiorentino:
Quanto di qua per un migliaio si conta, tanto di là eravam noi già iti, con poc o tempo, per la voglia pronta; e verso noi volar furon sentiti, non però visti, spiriti parlando a la mensa d’amor cortesi inviti.
Quanto di qua (=sulla terra) si conta per un miglio, tanto di là noi eravamo già andati, in poco tempo, per la nostra pronta volo ntà, quando verso di noi furono sentiti volare, non però visti, spiriti (=voci), chefacevano cortesi inviti alla mensa dell’amore.
Traduci in volgare fiorentino:
La prima voce che passò volando ‘Vinum non habent ’ altamente disse, e dietro a noi l’andò reiterando.
La prima voce, che passò volando, disse forte: « Non hanno più vino», e cont inuò a r ipeterlo dietro di noi.
Traduci in volgare fiorentino:
E prima che del tutto non si udisse per allungarsi, un’altra ‘I’ sono Oreste’ passò gridando, e anco non s’affisse.
E, prima che non si udisse completamente, per essere troppo lontana da noi, un’altra voce passò, gridando: «Io sono Oreste», senza fermarsi.
Traduci in volgare fiorentino:
“Oh!”, diss’io, “padre, che voci son queste?”. E com’io domandai, ecco la terza dicendo: ‘Amate da cui male aveste’.
«O padre» io dissi, «che voci son queste?» E, come io domandai, ecco la terza voce, che dice: «Amate coloro dai quali aveste male».
Traduci in volgare fiorentino:
E ‘l buon maestro: “Questo cinghio sferza la colpa de la invidia, e però sono tratte d’amor le corde de la ferza.
E il buon maestro: «Questo girone sferza la colpa dell’invidia, perciò sono mosse dall’amore le cord icelle della frusta [che fa espiare].
Traduci in volgare fiorentino:
Lo fren vuol esser del contrario suono; credo che l’udirai, per mio avviso, prima che giunghi al passo del perdono.
Il freno [all’in vidia] deve avere un suono contra rio. Credo che tu l’udirai, presumo, prima di giungere al passaggio del perdono (=dove ti sarà cancellata un’altra P).
Traduci in volgare fiorentino:
Ma ficca li occhi per l’aere ben fiso, e ved rai gente innanzi a noi sedersi, e ciascuno è lungo la grotta assiso”.
Ma fissa gli occhi attentamente nell’aria e vedrai gente stare seduta davanti a noie ciascun’[anima] siede a ppoggiandosi alla parete rocciosa».
Traduci in volgare fiorentino:
Allora più che prima li occhi apersi; guarda’mi innanzi, e vidi ombre con manti al color de la pietra non diversi.
Allora aprii gli occhi più di prima, guar dai davanti a mee vidi ombre con mantelli non di versi dal colore della pietra.
Traduci in volgare fiorentino:
E poi che fummo un poco più avanti, udia gridar: ‘Maria, òra p er noi’: gridar ‘Michele’ e ‘Pietro’, e ‘Tutti santi’.
E, dopo che fummo un po’ più avanti, udivo gridare: «O Maria, prega per noi!»; gridare«O Mich ele», «O Pi etro» e«O tutti i Santi, [pregate per noi]!».
Traduci in volgare fiorentino:
Non credo che per terra vada ancoi omo sì duro, che non fosse punto per compassion di quel ch’i’ vidi poi; ché, quando fui sì presso di lor giunto, che li atti loro a me venivan certi, per li o cchi fui di grave dolor munto.
Non credo che sulla terra viva oggi un uomo [dal cuore] così duro, che non sia punto di compassione dallo spettacolo, che io poi vidi. Perciò, quando giunsi così vicino a loro da distinguere chiaramente i loro atti, per gli occhi fui munto (=piansi) di grave dolore.
Traduci in volgare fiorentino:
Di vil ciliccio mi parean coperti, e l’un sofferia l’altro con la spalla, e tutti da la ripa eran sofferti.
Mi apparivano coperti di rozzo cilicio e l’uno sosteneva l’altro con la spalla e tutti erano sostenuti dalla parete del monte.
Traduci in volgare fiorentino:
Così li ciechi a cui la roba falla stanno a’ perdoni a chieder lor bisogna, e l’uno il capo sopra l’altro avvalla, perché ‘n altrui pietà tosto si po gna, non pur per lo sonar de le parole, ma per la vista che non meno agogna.
Così i ciechi, acui manca ogni mezzo [di so stentamento], si mettono [davanti alle chiese] durante le feste del perdono, per chiede re le elemosine, e l’uno abbassa il capo sulla spalla dell’altro, per suscitare sùb ito pietà nella gente, non soltanto con il suono delle parole, ma anche con l’espressione del volto, che non implora di meno.
Traduci in volgare fiorentino:
E come a li orbi non approda il sole, così a l’ombre quivi, ond’io parlo ora, luce del ciel di sé largir non vole; ché a tutti un fil di ferro i cigli fóra e cusce sì, com e a sparvier selvaggio si fa però che queto non dimora.
E, come agliorbi non arriva il sole, c osì a qu este ombre, di cui ora parlo, la luce del cielo non vuole farsi vedere, perché a tutti un filo di ferro fóra e cuce le ciglia, c osì come si fa allo sparviero selvatico, perché non resta quieto.
Traduci in volgare fiorentino:
A me pareva, andando, fare oltraggio, veggendo altrui, non essendo veduto: per ch’io mi volsi al mio consiglio saggio.
A me pareva di fare una scortesia camminare guardando quelle anime senza essere vi sto da esse, perciò mi rivolsi al mio saggio consigliere.
Traduci in volgare fiorentino:
Ben sapev’ei che volea dir lo muto; e però non attese mia dimanda, ma dis se: “Parla, e sie breve e arguto”.
Egli ben sapeva che cosa volevo dire, [pur restando] muto, perciò non attese la mia domanda, ma disse: «Parla, e sii breve e acuto».
Traduci in volgare fiorentino:
Virgilio mi venìa da quella banda de la cornice onde cader si puote, perché da nulla sponda s’inghirlanda; da l’altra parte m’eran le divote ombre, che per l’orribile costura premevan sì, che bagnavan le gote.
Virgilio mi accompagnava da quella parte della cornice, dalla quale si può cadere (=alla mia destra), perché non è circondata da nessun argine. Dall’altra parte (=alla mia sinistra) c’erano le ombre devote, che per l’orribile cucitura premevano le lacrime così, che bagnavano le guance.
Traduci in volgare fiorentino:
Volsimi a loro e “O gente sicura”, incominciai, “di veder l’alto lume che ‘l disio vostro solo ha in sua cura, se tosto grazia resolva le schiume di vostra coscienza sì che chiaro per essa scenda de la mente il fiume, ditemi, ché mi fia grazioso e caro, s’anima è qui tra voi che sia latina; e forse lei sarà buon s’i’ l’apparo”.
Mi volsi a loro e incominciai: «O gente sicura di vedere l’alta luce (=Dio), soltanto della quale il vostro desiderio si preoccupa, possa la grazia divina sciogliere così presto le impurità della vostra coscienza che il fiume della memoria scenda chiaro attraverso di esse!, dit emi, affinché mi sia gradito e caro, se qui tra voi c’è un’anima che sia italiana, perché forse sarà un bene per lei, se io vengo a saperlo».
Traduci in volgare fiorentino:
“O frate mio, ciascuna è cittadina d’una vera città; ma tu vuo’ dire che vivesse in Italia peregrina”.
«O fratello mio, ogni anima è cittadina di una sola vera c ittà (=il cielo); ma tu vuoi dire che vivesse pellegrina in Italia .»
Traduci in volgare fiorentino:
Questo mi parve per risposta udire più innanzi alquanto che là dov’io stava, ond’io mi feci ancor più là sentire.
Mi parve di udire questa risposta alquanto più avanti del luogo, in cui stavo. Perciò io mi feci sentire più avanti.
Traduci in volgare fiorentino:
Tra l’altre vidi un’ombra ch’aspettava in vista; e se volesse alcun dir ‘Come?’, lo mento a guisa d’orbo in sù levava.
Tra le altre ombre vidi un’ombra che visibilmente aspettava e , se qualcuno volesse sapere come [si at teggiava], dirò che alzava in su il mento come unorbo.
Traduci in volgare fiorentino:
“Spirto”, diss’io, “che per salir ti dome, se tu se’ quelli che mi rispondes ti, fammiti conto o per luogo o per nome”.
«O spirito» io dissi, «che ti domi [con la penitenza] per salire [al cielo], se tu sei colui che mi rispose, fàtti conoscere o per luogo [di nascita] o per nome.»
Traduci in volgare fiorentino:
“Io fui sanese”, rispuose, “e con questi altri rimendo qui la vita ria, lagrimando a colui che sé ne presti.
«Io fui di Siena» rispose, «e con questi altri spiriti purifico qui la mia vita malvagia, versando lacrime [di contrizione] a Colui (=Dio), che si donerà a tutti noi.
Traduci in volgare fiorentino:
Savia non fui, avvegna che Sapìa fossi chiamata, e fui de li altrui danni più lieta assai che di ventura mia.
Non fui savia, anche se fui chiamata Sapìa, e fui più lieta delle sciagure altrui che della mia buona sorte.
Traduci in volgare fiorentino:
E perché tu non creda ch’io t’inganni, odi s’i’ fui, com’io ti dico, folle, già discendendo l’arco d’i miei anni.
E, a ffinché tu non creda che io t’in ganni, odi se io [non] fui, come ti dico, folle, quando ormai stavo discendendo l’arco dei miei anni.
Traduci in volgare fiorentino:
Eran li cittadin miei presso a Colle in campo giunti co’ loro avversari, e io pregava Iddio di quel ch’e’ volle.
I miei concittadini erano già ve nuti alle prese coni loro avversari(=i guelfi fiorentini) a Colle di Val d’Elsa (1269), ed io pregavo Dio di quel che Egli volle (=la sconfitta dei senesi).
Traduci in volgare fiorentino:
Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari passi di fuga; e veggendo la caccia, letizia presi a tutte altre dispari, tanto ch’io volsi in sù l’ardita faccia, gridando a Dio: “Omai più non ti temo!”, come fé ‘l merlo per poca bonaccia.
Qui essi furono sconfitti e vòlti negli amari passi della fuga. E, vedendo l’insegui mento, io provai una gioia superiore atutte le altre, tanto che io volsi al cielo arditamente la faccia, gridando a Dio: “Ormai più non ti temo!”, come fece il merlo per un po’ di bel tempo.
Traduci in volgare fiorentino:
Pace volli con Dio in su lo stremo de la mia vita; e ancor non sarebbe lo mio dover per penitenza scemo, se ciò non fosse, ch’a memoria m’ebbe Pier Pettinaio in sue sante orazioni, a cui di me per caritate increbbe.
Volli far pace con Dio alla fine della mia vita; e il mio deb ito [verso di Lui] non sarebbe ancora scemato per la mia penitenza, se non fosse accaduto che mi ricordò nelle sue sante preghiere Pier Pettinaio, il quale per carità [cristiana] ebbe compassione di me.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma tu chi se’, che nostre condizioni vai dimandando, e porti li occhi sciolti, sì com’io credo, e spirando ragioni?”.
Ma chi sei tu, che vai domandando la nostra condizione e che porti gli occhi sciolti, così come io credo, e che parli respirando?»
Traduci in volgare fiorentino:
“Li occhi”, diss’i o, “mi fieno ancor qui tolti, ma picciol tempo, ché poca è l’offesa fatta per esser con invidia vòlti.
«Gli occhi» dissi, «mi saranno qui cuciti un giorno, ma per breve tempo, perché piccola è l’offesa che hanno fatto [a Dio], per aver guardato con invidia.
Traduci in volgare fiorentino:
Troppa è più la paura ond’è sospesa l’anima mia del tormento di sotto, che già lo ‘ncarco di là giù mi pesa”.
Molto più grande è la paura, in cui la mia anima è sospesa, per il tormento nel girone sottostante (=quello dei superbi), e già sento pesarmi addosso il carico di laggiù.»
Traduci in volgare fiorentino:
Ed ella a me: “Chi t’ha dunque co ndotto qua sù tra noi, se giù ritornar credi?”. E io: “Costui ch’è meco e non fa motto.
Ed ella a me: «Chi ti ha dunque condotto qua ssù tra noi, se credi di ritornar giù?».
Traduci in volgare fiorentino:
E vivo sono; e però mi richiedi, spirito eletto, se tu vuo’ ch’i’ mova di là per te ancor li mortai piedi”.
Ed io: «Costui che è con mee che non parla. Io sono vivo, perciò chièdimi pure, o spirito eletto, se tu vuoi che io muova di là (=sulla terra) per te i piedi mortali».
Traduci in volgare fiorentino:
“Oh, questa è a udir sì cosa nuova”, rispuose, “ch e gran segno è che Dio t’ami; però col priego tuo talor mi giova.
«Oh, questa è una cosa così nuova da udire» rispose, «che è gran segno che Dio ti ama; perciò con le tue preghiere aiutami qualche volta.
Traduci in volgare fiorentino:
E cheggioti, per quel che tu più brami, se mai calchi la terra di Toscana, che a’ miei propinqui tu ben mi rinfami.
E ti chiedo, per quel che tu più desideri (=la salvezza eterna), se mai calchi la terra di Toscana, che tu ravvivi il mio ricordo ai miei parenti.
Traduci in volgare fiorentino:
Tu li vedrai tra quella gente vana che spera in Talamone, e perd eragli più di speranza ch’a trovar la Diana; ma più vi perderanno li ammiragli”.
Tu li vedrai tra quella gente vana(=i senesi), che spera nel porto di Talamone e che perderà in esso più speranze che a trovare l’[introvabile] fiume Diana; ma di più vi perderanno gli ammiragli(o gli appaltat ori).»
Traduci in volgare fiorentino:
Ricorditi, lettor, se mai ne l’alpe ti colse nebbia per la qual vedessi non altrimenti che per pelle talpe, come, quando i vapori umidi e spessi a diradar cominc iansi, la spera del sol debilemente entra per essi; e fia la tua imagine leggera in giugnere a veder com’io rividi lo sole in pria, che già nel corcar era.
Ricordati, o lettore, se mai in montagna ti colse [di sorpresa] la nebbia attraverso la quale tu vedevi non altrimenti che attraverso la pellicola [che ha sugli oc chi vede] la talpa, come, quando i vapori umidi e spessi cominciano a diradarsi, la sfera del sole pene tra debolmente attraverso di essi. La tua immaginazione può giungere facilmente a vedere come io inizialmente rividi il sole, che già stava tramontando.
Traduci in volgare fiorentino:
Sì, pareggiando i miei co’ passi fidi del mio maestro, usci’ fuor di tal nube ai raggi morti g ià ne’ bassi lidi.
Così, pareggiando i miei coni passi fidati del mio maestro, uscii fuori di tale nube ai raggi [del sole] ormai spenti nei lidi più bassi [della mo ntagna].
Traduci in volgare fiorentino:
O imaginativa che ne rube talvolta sì di fuor, ch’om non s’accorge perché dintorno suonin mille tube, chi move te, se ‘l senso non ti porge? Moveti lume che nel ciel s’informa, per sé o per voler che giù lo scorge.
O nostra facoltà immaginativa, che talvolta ci distrai dalla realtà esterna a tal punto, che non ci si accorge [più di essa] per quanto tutto intorno suonino mille trombe, chi muove te, sei sensi non ti porgono [leloro percezioni]? Ti muove la luce che nel cielo prende forma per sé (=per influsso degli astri) o per il volere divino, che la guida giù [sulla terra].
Traduci in volgare fiorentino:
De l’empie zza di lei che mutò forma ne l’uccel ch’a cantar più si diletta, ne l’imagine mia apparve l’orma; e qui fu la mia mente sì ristretta dentro da sé, che di fuor non venìa cosa che fosse allor da lei ricetta.
Nella mia immaginazione apparve la figura dell’em pietà di colei (=Progne) che mutò forma nell’uccello che più si diletta a cantare (=l’usignolo). Equi la mia mente si concentrò a tal punto dentro di sé, che di fuori non proveniva cosa che allora essa percepisse.
Traduci in volgare fiorentino:
Poi piovve dentro a l’alta fantasia un cru cifisso dispettoso e fero ne la sua vista, e cotal si morìa; intorno ad esso era il grande Assuero, Estèr sua sposa e ‘l giusto Mardoceo, che fu al dire e al far così intero.
Poi dentro l’alta fantasia entrò [la visione d’]un uomo crocifisso (=il ministro Aman), sdegnoso e fiero nell’aspetto, e così [atteggiato] moriva. Intorno ad esso era il grande re Assuero, Ester sua sposa e il giusto Mardocheo, che fu così integro nelle parole e nelle azioni.
Traduci in volgare fiorentino:
E come questa imagine rompeo sé per sé stessa, a guisa d’una bulla cui ma nca l’acqua sotto qual si feo, surse in mia visione una fanciulla piangendo forte, e dicea: “O regina, perché per ira hai voluto esser nulla? Ancisa t’hai per non perder Lavina; or m’hai perduta! Io son essa che lutto, madre, a la tua pria ch’a l’a ltrui ruina”.
E, come questa immagine si dissolse da se stessa, a guisa di una bolla [d’aria] acui manca l’acqua sotto la quale si fece, nella mia visione sorse una fanciulla che, piangendo forte mente, diceva: «O reg ina, per ché per [un impeto d’] ira hai voluto annientarti? Ti sei uccisa per non perdere Lavi nia. Ora mi hai perduto! Sono io, Lavi nia, che piango, o madre, la tua morte prima che la rovina altrui».
Traduci in volgare fiorentino:
Come si frange il sonno ove di butto nova luce percuote il viso chiuso, che fratto guizza pria che muoia tutto; così l’imaginar mio cadde giuso tosto che lume il volto mi percosse, maggior assai che quel ch’è in nostro uso.
Come s’interrompe il sonno se all’im provviso una nuova luce percuote gli occhi richiusi e, interrotto, ha ancora qualche guizzo prima di svanire del tutto; così la mia immaginazione cadde giù non appena una luce mi percosse il volto, molto più intensa che quella [del sole] acui siamo abituati.
Traduci in volgare fiorentino:
I’ mi volgea per veder ov’io fosse, quando una voce disse “Qui si monta”, che da ogne altro intento mi rimosse; e fece la mia voglia tanto pronta di riguardar chi era che parlava, che mai non posa, se non si raffronta.
Io mi volgevo per vedere dov’ero, quando una voce disse: «Di qui si sale [la monta gna]». Essa mi rimosse da ogni altro proposito; e fece il mio desiderio tanto pronto a guardare chi era colui che parlava, che esso non si sarebbe mai acquietato, se non da vanti alla cosa desiderata.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma come al sol che nostra vista gra va e per soverchio sua figura vela, così la mia virtù quivi mancava.
Ma, come [succede] davanti al sole che abbaglia la nostra vista e per la luce eccessiva nasconde la sua figura, così la mia capacità vis iva qui veniva meno.
Traduci in volgare fiorentino:
“Questo è divino spirito, che ne la via da ir sù ne drizza sanza prego, e col suo lume sé medesmo cela.
«Questo è uno spirito divino (=un angelo), che c’indirizza nella via da salire senza essere pregato, e che con la sua luce nasconde se stesso.
Traduci in volgare fiorentino:
Sì fa con noi, come l’uom si fa sego; ché quale aspetta prego e l’uopo vede , malignamente già si mette al nego.
Così fa con noi, come l’uomo si comporta con se stesso; per ché chi aspetta di essere pregato e vede che hai bisogno di aiuto, malignamente già si prepara a nega rti il suo aiuto.
Traduci in volgare fiorentino:
Or accordiamo a tanto invito il piede; procacciam di salir pria che s’abbui, ché poi non si poria, se ‘l dì non riede”.
Ora accordiamo il piede al suo invito; preocc upiamoci di salire prima che si faccia buio, perché poi non si potrebbe, se il dì non ritorna».
Traduci in volgare fiorentino:
Così disse il mio duca, e io con lui volgemmo i nostri passi ad una scala; e tosto ch’io al primo grado fui, senti’ mi presso quasi un muover d’ala e ventarmi nel viso e dir: ‘ Beati pacifici , che son sanz’ira mala!’.
Così disse la mia guida, ed io con lui volgemmo inostri passi verso una scala. Non appena giunsi al primo gradino, sentii vicino a me quasi un movimento di ali e un soffio di vento sul viso e le parole: « Beati i pacifici, che sono senza l’ira malvagia!» (=l’angelo guardi ano toglie una P dalla fronte del poeta).
Traduci in volgare fiorentino:
Già eran sovra noi tanto levati li ultimi raggi che la notte segue, che le stelle apparivan da più lati.
Già si erano tanto levati sopra di noi gli ultimi raggi [del sole] che sono poi seguìti dalla notte, che le stelle apparivano da più lati.
Traduci in volgare fiorentino:
‘O virtù mia, perché sì ti dilegue?’, fra me stesso dicea, ché mi sentiva la possa de le gambe posta in triegue.
«O virtù mia, perché ti dilegui così?» dicevo fra meeme, perché mi sentivo la forza delle gambe posta in tregua (=sospesa).
Traduci in volgare fiorentino:
Noi eravam dove più non saliva la scala sù, ed eravamo affissi, pur come nave ch’a la piaggia arriva.
Noi eravamo dove la scala non saliva più verso l’alto, ed eravamo fermi, proprio come una nave che è arrivata alla spiaggia.
Traduci in volgare fiorentino:
E io attesi un poco, s’io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: “Dolce mio padre, dì, quale offensione si purga qui nel giro dove semo? Se i piè si stanno, non stea tuo sermone”.
Io attesi un po’, [per sentire] se udivo qualcosa nel nuovo girone. Poi mi rivolsi al mio maestro e dissi: «O mio dolce padre, dimm i quale offesa si purga qui nel girone dove si amo? Sei piedi se ne stanno [fermi], non vi stia anche il tuo di scorso».
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “L’amor del bene, scemo del suo dover, quiritta si ristora; qui si ribatte il mal tardato remo .
Ed egli a me: «L’amore verso il bene, minore di quanto deve essere, si ripara proprio qui; qui si batte più velocemente il remo usa to troppo le ntame nte.