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Traduci in volgare fiorentino:
Perché ‘l t urbar che sotto da sé fanno l’essalazion de l’acqua e de la terra, che quanto posson dietro al calor vanno, a l’uomo non facesse alcuna guerra, questo monte salìo verso ‘l ciel tanto, e libero n’è d’indi ove si serra.
Affinché le perturbazioni, che sotto [questo monte] sono prodotte dalle esalazioni dell’acqua e della terra, che per quanto possono vanno dietro al calore [del sole], non recassero alcun disagio all’uomo, questo monte s’innalzò tanto verso il cielo ed è libero [dalle perturbazioni a par tire] dal luogo in cui si chiude [la porta del purgato rio fin quassù].
Traduci in volgare fiorentino:
Or perché in circuito tutto q uanto l’aere si volge con la prima volta, se non li è rotto il cerchio d’alcun canto, in questa altezza ch’è tutta disciolta ne l’aere vivo, tal moto percuote, e fa sonar la selva perch’è folta; e la percossa pianta tanto puote, che de la sua vir tute l’aura impregna, e quella poi, girando, intorno scuote; e l’altra terra, secondo ch’è degna per sé e per suo ciel, concepe e figlia di diverse virtù diverse legna.
Ora, poiché tutta l’atmosfera gira con moto circolare insieme con la prima sfera (=il cielo della Luna), se tale movimento non le viene interrotto da qualche parte, tale moto col pisce la cima della montagna, che è tutta immersa nell’aria pura, e fa risuonare la selva perché è folta [di piante]. E le piante colpite [dal vento] hanno tanto potere, che impregnano l’aria con la loro virtù vegetativa, che poi l’aria, girando, scuote da sé [e fa cadere] su tutta la terra. L’altro emisfero, secondo che lo rendono adatto le caratteristiche del suolo egli influssi della costellazione [sotto cui si trova], concepisce e fa nascere dalle diverse virtù (=semi) le diverse piante.
Traduci in volgare fiorentino:
Non parrebbe di là poi maraviglia, udito questo, quando alcuna pianta sanza s eme palese vi s’appiglia.
Dopo questa spiegazione di là [sulla terra] non dovrebbe più destare al cuna meraviglia, quando qualche pianta germoglia senza un seme visibile.
Traduci in volgare fiorentino:
E saper dei che la campagna santa dove tu se’, d’ogne semenza è piena, e frutto ha in sé che di là non si schianta.
Devi anche sapere che questa santa campagna, dove ti trovi, è piena dei semi di ogni pianta e produce il frutto [della felicità] che non si coglie di là [sulla terra]
Traduci in volgare fiorentino:
L’acqua che vedi non surge di vena che ristori vapor che gel converta, come fiume ch’acquista e perde lena; ma esce di fonta na salda e certa, che tanto dal voler di Dio riprende, quant’ella versa da due parti aperta.
L’acqua [del fiume] che vedi non proviene da una vena alimentata dal vapore che il freddo con verte [in pioggia], come i vostri fiumi, che ora sono in piena, ora in magra, ma fuoriesce da una fontana stabile e sicura, che soltanto dalla volontà di Dio prende quanto essa versa in due direzioni di verse.
Traduci in volgare fiorentino:
Da questa parte con virtù discende che toglie altrui memoria del peccato; da l’altra d’ogne ben fatto la rende.
Da questa parte discende [l’acqua] che ha la vi rtù di togliere il ricordo del peccato; dall’altra [quella che] fa ritornare il ricordo delle buone azioni.
Traduci in volgare fiorentino:
Quinci Letè; così da l’altro lato Eunoè s i chiama, e non adopra se quinci e quindi pria non è gustato: a tutti altri sapori esto è di sopra. E avvegna ch’assai possa esser sazia la sete tua perch’io più non ti scuopra, darotti un corollario ancor per grazia; né credo che ‘l mio dir ti s ia men caro, se oltre promession teco si spazia.
Da questo lato [il corso d’acqua] si chiama Letè; dall’altro si chiama Eunoè. Essa non produce alcun effetto se prima non si gusta di qua [nel Letè] e poi di là [nell’Eunoè]: il suo sapore supera tutti gli altri. E, benché la tua sete [di sapere] possa essere abbastanza sazia che io più non debba rivelarti altro, per mia grazia ti darò ancora un corollario. Né credo che le mie parole ti siano meno gradite, se va nvanno oltre la mia promessa.
Traduci in volgare fiorentino:
Quelli ch’anticamente poetaro l’età de l’oro e suo stato felice, forse in Parnaso esto loco sognaro.
I poeti che antica mente cantarono l’età dell’oro e il suo st ato felice, forse con la poesia immaginarono questo luogo.
Traduci in volgare fiorentino:
Qui fu innocente l’umana radice; qui primavera sempre e ogne frutto; nettare è questo di che cia scun dice”.
Qui vissero innocenti i progenitori dell’umanità; qui è sempre primavera e [matura spontaneamente] ogni frutto. Nettare è quest’acqua di cui parlarono tutti i poeti».
Traduci in volgare fiorentino:
Io mi rivolsi ‘n dietro allora tutto a’ miei poeti, e vidi che con riso udito avean l’ultimo costrutto; poi a la bella donna torna’ il viso.
Allora mi rivolsi indietro con tutta la persona versoi miei due poeti (=Virgilio e Stazio), e vidi che con un sorriso avevano ascolta to l’ultima parte del discorso. Poi ritornai a guardare la bella donna.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando il settentrion del primo cielo, che né occaso mai seppe né orto né d’altra nebbia che di colpa velo, e che faceva lì ciascun accorto di suo dover, come ‘l più basso face qual temon gira per venire a porto, fermo s’affisse: la gente verace, venuta prima tra ‘l grifone ed esso, al carro volse sé come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo, ‘Veni, sponsa, de Libano ’ cantando gridò tre volte, e tutti li altri app resso.
Quando le sette stelle del primo cielo (=l’em pìreo) (=i sette candelabri della processione, paragonati all’Orsa Maggiore), che non conobbero mai né tramonto né alba né altra nebbia, se non il velo della colpa, e che lì (=nel paradiso terrestre) insegnano a ciascuno la via che deve [seguire], come le sette stelle più basse (=l’Orsa Minore) insegnano [la via] a colui che gira il timone per venire al porto, si fermarono, la gente verace (=i 24 anziani), venuta prima tra il grifone e le sette stelle (=i sette candelabri), si volse al carro come al fine dei suoi desideri. E uno di loro (=l’autore del Cantico dei cantici, cioè Salomone), quasi mandato dal cielo, « Vieni, o sposa, dal Libano » gridò tre volte cantando, e tutti gli altri ripeterono.
Traduci in volgare fiorentino:
Quali i beati al novissimo bando surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando, cotali in su la divina basterna si levar cento, ad vocem tanti senis , ministri e messaggier di vita etterna.
Quali i beati all’ultimo invito sorgeranno veloci ognuno dalla sua tomba, mentre canterà alleluia il corpo da essi rivestito; tali sul carro divino si levarono cento [angeli] alla voce di così gran vecchio, ministri emessaggeri di vita eterna.
Traduci in volgare fiorentino:
Tutti dicean: ‘ Benedictus qui venis! ’, e fior gittando e di sopra e dintorno, ‘Manibus, oh, date lilia plenis! ’.
Tutti dicevano: « Benedetto chi viene! » e, gettando fiori sopra e intorno, «Spargete , oh, gigli a piene mani! ».
Traduci in volgare fiorentino:
Io vidi già nel cominciar del giorno la parte oriental tutta rosata, e l’altro ciel di bel sereno addorno; e la faccia del sol nascere ombrata, sì che per temper anza di vapori l’occhio la sostenea lunga fiata: così dentro una nuvola di fiori che da le mani angeliche saliva e ricadeva in giù dentro e di fori, sovra candido vel cinta d’uliva donna m’apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva.
Io vidi già nel cominciar del giorno la parte orientale tutta color di rosa e il resto del cielo adorno di un bel sereno; [vidi] la faccia del sole nascere velata, così che peri vapori, che temperavano [la l uce], l’occhio la poteva fissare a lungo. Così dentro auna nuvola di fiori, che dalle mani angeliche saliva e ricadeva in giù, dentro e fuori [del carro], cinta d’ulivo sopra il candido velo, mi apparve una donna, vestita del colore della fiamma viva sotto il mantello verde.
Traduci in volgare fiorentino:
E lo spirito mio, che già cotanto tempo era stato ch’a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver più conoscenza, per occulta virtù che da lei mosse, d’antico amor sentì la gran potenza.
E il mio spi rito, che già tanto tempo era passato che alla sua pre senza, provando tremiti, non era vinto dallo stupore, senza chedagli occhi avesse più [precisa] conoscenza, [ma] per un’occulta virtù cheda lei si mosse, sentì la grande potenza dell’antico amore.
Traduci in volgare fiorentino:
Tosto che ne la vista mi percosse l’alta virtù che già m’avea trafitto prima ch’io fuor di puerizia fosse, volsimi a la sinistra col respitto col quale il fantolin corre a la mamma quando ha paura o quando elli è afflitto, per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma di sang ue m’è rimaso che non tremi: conosco i segni de l’antica fiamma’.
Non appena mi percosse negli occhi l’alta virtù, che già mi aveva trafitto prima che io fossi fuor di puerizia, mi volsi a sinistra con il rispetto con il quale il bimbo corre dalla mamma, quando ha paura o quando è afflitto, per dire a Virgilio: «Nemmeno una goccia di sangue mi è rimasta, che non tremi: con osco i segni dell’antica fiamma».
Traduci in volgare fiorentino:
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di sé, Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die’mi; né quantunque perdeo l’antica matre, valse a le guance nette di rugiada, che, lagrimando, non tornasser atre.
Ma Virg ilio ci aveva lasciati privi di sé, Virgilio il dolcissimo padre, Virgilio al quale per la mia salvezza mi diedi. Né tutto ciò, che l’antica madre (=Eva) perdette, valse a [impedire] che le mie guance, già lavate con la rugiada, tornassero brutte, rigate di pianto.
Traduci in volgare fiorentino:
“Dante, perché Virgilio se ne vada, non pianger anco, non pianger ancora; ché pianger ti conven per altra spada”.
«O Dante, perché Virgilio se ne va, non piangere ancora, non piangere ancora, perché presto dovrai piangere per un’altra ferita.»
Traduci in volgare fiorentino:
Quasi ammiraglio che in poppa e in prora viene a veder la gente che ministra per li altri legni, e a ben far l’incora; in su la sponda del carro sinistra, quando mi volsi al suon del nome mio, che di necessità qui si registra, vidi la donna che pria m’appario velata sotto l’angelica festa, drizzar li occhi ver’ me di qua dal rio.
Come l’ammiraglio, che va da poppa a prua a vederela gente chelavora sulle altre navi ela incoraggia a far bene, sulla sponda sinistra del carro, quando mi volsi [da quella parte] sentendomi chiamare per nome, che qui registro per necessità, vidi la donna, che prima mi apparì velata nella festosa nuvola di fiori, alzare gli occhi versodi me di qua dal fiume (=il L etè).
Traduci in volgare fiorentino:
Tutto che ‘l v el che le scendea di testa, cerchiato de le fronde di Minerva, non la lasciasse parer manifesta, regalmente ne l’atto ancor proterva continuò come colui che dice e ‘l più caldo parlar dietro reserva: “Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice. Come d egnasti d’accedere al monte? non sapei tu che qui è l’uom felice?”.
Benché il velo, che le scendeva dal capo circondato dalle fronde di Minerva (=l’ulivo), non lasciasse apparire il suo volto, nell’atteggiamento ancora regalmente proterva continuò come colui che dice e che riserva per dopo le parole più calde: «Guarda bene qui! Sono proprio io, sono proprio Beatrice. Come ti sei degnato di salire al monte? Non sapevi tu che [soltanto] qui l’uomo è felice?».
Traduci in volgare fiorentino:
Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte; ma veggendomi in esso, i trassi a l’erba, tanta vergogna mi gravò la fronte.
Gli occhi mi caddero giù nell’acqua limpida, ma, veden domi in essa, li spostai sull’erba, tanta vergogna mi gravò sulla fronte.
Traduci in volgare fiorentino:
Così la madre al figlio par superba, com’ella parve a me; perc hé d’amaro sente il sapor de la pietade acerba.
Così la madre appare superba al figlio [che rimprovera], come ella apparve a me, pe rché sa di amaro il sapore dell’affetto che rimprovera.
Traduci in volgare fiorentino:
Ella si tacque; e li angeli cantaro di subito ‘ In te, Domine, speravi ’; ma oltre ‘ pedes meos ’ non passaro.
Ella tacque, egli angeli cantarono sùbito «In te, o Signore, ho sperato», ma non andarono oltre [le par ole] I miei piedi.
Traduci in volgare fiorentino:
Sì come neve tra le vive travi per lo dosso d’Italia si congela, soffiata e stretta da li ven ti schiavi, poi, liquefatta, in sé stessa trapela, pur che la terra che perde ombra spiri, sì che par foco fonder la candela; così fui sanza lagrime e sospiri anzi ‘l cantar di quei che notan sempre dietro a le note de li etterni giri; ma poi c he ‘ntesi ne le dolci tempre lor compatire a me, par che se detto avesser: ‘Donna, perché sì lo stempre?’, lo gel che m’era intorno al cor ristretto, spirito e acqua fessi, e con angoscia de la bocca e de li occhi uscì del petto.
Come la neve si con gela sugli alberi verdeggianti dell’Appennino , soffiata e poi ghiacciata dai venti della Schiavonia (=Dalmazia); e [come] poi, resa liquida, gocci ola su se stessa, purché la terra (=l’Africa), che [negli equinozi] perde l’ombra, faccia spirare [venti caldi], così che appare fuoco che fonda la candela; così io fui senza lacrime e senza sospiri, prima che si mettessero a cantare coloro che nuotano sempre dietro alle note delle sfere celesti. Ma, dopo che in tesi nel loro dolce canto la compassione che avevano di me, più che se avessero detto: «O donna, perché lo mortifichi c osì?», il gelo, che mi si era stretto intorno al cuore, si fece so spiri e lacrime, e con l’angoscia della bocca (=i sospiri) e degli occhi (=le lacrime) uscì dal petto.
Traduci in volgare fiorentino:
Ella, pur ferma in su la detta coscia del carro stando, a le sustanze pie volse le sue parole così poscia: “Voi vigilate ne l’etterno die, sì che notte né sonno a voi non fura passo che faccia il secol per sue vie; onde la mia risposta è con più cura che m’intenda colui che di là piagne, perché sia colpa e duol d’una misura.
Ella, stando ancor ferma sulla sponda del carro, alle pietose sostanze (=gli angeli) rivolse poi le sue parole: «Voi siete sempre vigili nella luce eterna [dell’empìreo], così che né notte né sonno vi rubano alcun passo che l’umanità faccia per le sue vie. Perciò la mia risposta [alla vostra intercessione] è che mi ascolti con più sollecitudine colui che piange di là [dal fiume], perché la colpa e il dolore siano commisurati.
Traduci in volgare fiorentino:
Non pur per ovra de le rote magne, che drizzan ciascun seme ad alcun fine secondo che le stelle son compagne, ma per larghezza di grazie divine, che sì alti vapori hanno a lor piova, che nostre viste là non van vicine, questi fu tal ne la sua vita nova virtualmente, ch’ogne abito destro fatto averebbe in lui mirabil prova.
Non sol tanto per opera delle grandi ruote (=i cieli), che indi rizzano ciascun seme (=essere) a un determinato fine, secondo che le stelle sono congiunte, ma [anche] per l’abbondanza delle grazie divine, le quali hanno come loro pioggia vapori così alti, che nemmeno le nostre viste vanno là vicine, questi fu talmente dotato di virtù nella sua vita giovanile, che ogni buona disposizione avrebbe fatto in lui mirabile prova.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma tanto più maligno e più silvestro si fa ‘l terren col mal seme e non cólto, quant’elli ha più di buon vigor terrestro.
Ma tanto più maligno e selvatico si fa il terreno, se riceve semi cattivi e se non è coltivato, quanto più esso ha buone forze e buone qualità naturali.
Traduci in volgare fiorentino:
Alcun tempo il sostenni col mio volto: mostrando li occhi giovanetti a lui, meco il menava in dritta parte vòlto.
Per qualche tempo lo sostenni con il mio volto: mostrandogli i miei occhi giovanetti, con me lo conducevo per la retta via.
Traduci in volgare fiorentino:
Sì tosto come in su la soglia fui di mia seconda etade e mutai vita, questi si tolse a me, e diessi altrui.
Non appena fui sulla so glia della mia seconda età (=al termine del 25° anno) e mutai vita, questi si tolse a mee si diede ad altra donna.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando di carne a spirto era salita e bellezza e virtù cresciuta m’era, fu’ io a lui men cara e men gradita; e volse i passi suoi per via non vera, imagini di ben seguendo false, che nulla promession rendono intera.
Quando da donna mortale ero divenuta puro spirito, e bellezza e virtù erano in me cresciute, io fuia lui meno cara e meno gradita; evolse i suoi passi per una via non vera, seguendo false immagini di bene, che non mantengono interamente nessuna promessa [di felicità].
Traduci in volgare fiorentino:
Né l’impetrare ispirazion mi valse, con le quali e in sogno e altrimenti lo rivocai; sì poco a lui ne calse! Tanto giù cadde, che tutti argomenti a la salute sua eran g ià corti, fuor che mostrarli le perdute genti.
Né mi valse o ttenergli [da Dio] buone ispirazioni, con le quali sia in sogno sia in altri modi lo richiamai [sulla retta v ia]. Così poco si curò di esse! Cadde tanto giù, che tutti i rimedi alla sua salvezza erano ormai inefficaci, fuorché mostrargli le genti dannate.
Traduci in volgare fiorentino:
Per questo visitai l’uscio d’i morti e a colui che l’ha qua sù condotto, li prieghi miei, piangendo, furon porti.
Perciò varcai la porta dei morti [alla grazia divina] e, piangendo, rivolsi le mie preghiere a colui che l’ha con dotto quassù (= Virgilio).
Traduci in volgare fiorentino:
Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Leté si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda”.
La legge eterna di Dio sarebbe infranta, se si passasse il Letè e se si gustassero le sue acque senza [pagare] il prezzo di un pentimento [sinc ero], che sparga lacrime».
Traduci in volgare fiorentino:
Tant’eran li occhi miei fissi e attenti a disbramarsi la decenne sete, che li altri sensi m’eran tutti spenti.
I miei occhi erano tanto fissi e attenti a soddisfare la sete decennale [di vedere Beatrice], che gli altri sensi mi erano tutti spenti.
Traduci in volgare fiorentino:
Ed essi quinci e quindi avien parete di non caler – così lo sa nto riso a sé traéli con l’antica rete! –; quando per forza mi fu vòlto il viso ver’ la sinistra mia da quelle dee, perch’io udi’ da loro un “Troppo fiso!”; e la disposizion ch’a veder èe ne li occhi pur testé dal sol percossi, sanza la vista alquant o esser mi fée.
Ed essi da una parte e dall’al tra avevano come una parete di noncuranza – a tal punto il santo sorriso [della mia donna] li trasse a sé con la forza dell’antico amore! –; quando per forza rivolsi il mio viso alla mia sinistra verso quelle dee (=le tre virtù teologali), perché io udii da loro un «Guardi troppo intensa mente [Beatrice]!». Ela c apacità visiva, [che diminuisce] negli occhi poco prima colpiti dal sole, mi fece rimanere per un po’ di tempo senza la vista.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma poi ch’al poco il viso riformossi (e dico ‘al poco’ per rispetto al molto sensibile onde a forza mi rimossi), vidi ‘n sul braccio destro esser rivolto lo glorioso essercito, e tornarsi col sole e con le sette fiamme al volto.
Ma, dopo che la vista si riadattò a vedere la luce minore (e dico minore in confronto alla luce sensibilmente maggiore [di Beatrice], da cui mi di stolsi controvoglia), vidi che la processione gloriosa si era piegata sul suo lato destro, e ritornava indietro con il sole e con le sette fiamme(=i sette candelabri) di fronte.
Traduci in volgare fiorentino:
Come sotto li scudi per salvarsi volgesi schiera, e sé gira col segno, prima che possa tutta in sé mutarsi; quella milizia del celeste regno che procedeva, tutta trapassonne pria che piegasse il carro il primo legno.
Come una schiera [di soldati] [stando riparata] sotto gli scudi, per mettersi in salvo, si volge e si gira insieme con la propria insegna (=con la propria avanguardia), prima di poter cambiare interamente la direzione; così quella milizia del regno ce leste (=i 24 seniori), che precedeva [la schiera], ci oltrepassò completamente prima che il carro voltasse il ti mone.
Traduci in volgare fiorentino:
Indi a le rote si tornar le do nne, e ‘l grifon mosse il benedetto carco sì, che però nulla penna crollonne.
Poi le donne (=le sette vi rtù cardinali e le tre teologali) ritornarono presso le ruote, e il grifone riprese a trascinare il carico benedetto senza muovere perciò alcuna penna.
Traduci in volgare fiorentino:
La bella donna che mi trasse al varco e Stazio e io seguitavam la rota che fé l’orbita sua con minore arco.
La bella donna (=Matelda), che mi condusse al passaggio [del Letè], Stazio ed io seguivamo la ruota [destra], che fece la curva con un arco minore.
Traduci in volgare fiorentino:
Sì passeggiando l’alta selva vòta, colpa di quella ch’al serpe nte crese, temprava i passi un’angelica nota.
Così camminando lentamente per la profonda selva disabitata, per colpa di colei (=Eva) che credette al serpente, un canto angelico regolava inostri passi.
Traduci in volgare fiorentino:
Forse in tre voli tanto spazio prese disfrenata saetta, quanto eramo rimossi, quando Beatrice scese.
Forse ci eravamo allontanati di tanto spazio quanto ne copre una freccia scoccata per tre volte, quando Beatrice scese [dal ca rro].
Traduci in volgare fiorentino:
Io senti’ mormorare a tutti “Adamo”; poi cerchiaro una pianta dispogliata di foglie e d’altra fronda in ciascun ramo.
Io sentii mormorare da tutti «Adamo!». Poi si misero in cerchio intorno ad una pianta completamente priva di foglie e di ogni altra fronda su ciascun ramo.
Traduci in volgare fiorentino:
La coma sua, che tanto si dilata più quanto più è sù, fora da l’Indi ne’ boschi lor per altezza ammirata.
La sua chioma, che si dilata tanto più quanto più [il tronco] s’innalza, sarebbe stata ammirata dagli indiani nei loro boschi per l’altezza.
Traduci in volgare fiorentino:
“Beato se’, grifon, che non discindi col becco d’esto legno dolce al gusto, poscia che mal si torce il ventre quindi”.
«Beato sei, o grifone, perché con il becco non stacchi da questo legno [il frutto] dolce al gusto, poiché [chi ne man gia] si contorce poi peri dolori al ventre.»
Traduci in volgare fiorentino:
Così dintorno a l’albero robusto gridaron li altri; e l’animal binato: “Sì si conserva il seme d’ogne giusto”.
Così gridarono gli altri [posti] intorno all’alber o robusto; e l’animale dalla doppia natura gridò: «Così, [rispettando il frutto di quest’albero], si conserva il seme di ogni giustizia».
Traduci in volgare fiorentino:
E vòlto al temo ch’elli avea tirato, trasselo al piè de la vedova frasca, e quel di lei a lei lasciò legato.
Poi si volse al timone che aveva tirato, lo trasse al piede della pianta senza foglie e lo lasciò legato a lei con un ramo di lei.
Traduci in volgare fiorentino:
Come le nostre piante, quando casca giù la gran luce mischiata con quella che raggia dietro a la celeste lasca, turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che ‘l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e più che di viole colore aprendo , s’innovò la pianta, che prima avea le ramora sì sole.
Come le nostre piante, quando [in prima vera] scende giù la luce del sole mischiata con quella [dell’A riete], che mandai suoi raggi dopo quella dei Pesci, si fanno turgide [di linfa], e poi ciascuna di esse sirinnovella con il colore [dei fiori], prima che il sole leghi i suoi cavalli sotto un’altra costellazione (=quella del Toro); così, aprendo [fiori] dal colore meno vivo che le rosee più vivo che le viole, sirinn ovò la pianta, che poco prima aveva i rami tanto spogl
Traduci in volgare fiorentino:
Io non lo ‘ntesi, né qui non si canta l’inno che quella gente allor cantaro, né la nota soffersi tutta quanta.
Io non lo compresi, né qui (=sulla terra) si canta l’inno che quella gente allora cantò, né riuscii ad ascoltare tutto intero quel canto.
Traduci in volgare fiorentino:
S’io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costò sì caro; come pintor che con e ssempro pinga, disegnerei com’io m’addormentai; ma qual vuol sia che l’assonnar ben finga.
Se io potessi ritrarre come si assopirono gli occhi spietati [di Argo] udendo [raccontare gli amori] di Siringa, gli occhiacui il vegliare costò così caro (=la vita); come un pittore che dipinga con un modello [davanti a sé], disegnerei come io mi addormentai; ma chi vuole di pinga pure come mi addormentai.
Traduci in volgare fiorentino:
Però trascorro a quando mi svegliai, e dico ch’un splendor mi squarciò ‘l velo del sonno e un chiamar: “Surgi: che fai?”.
Perciò passo sùbito a quando mi risvegliai, e dico che una luce abbaglia nte mi squarciò il velo del sonno e una voce mi chiamò: «Alzati, che fai?».
Traduci in volgare fiorentino:
Quali a veder de’ fioretti del melo che del suo pome li angeli fa ghiotti e perpetue nozze fa nel cielo, Pietro e Giovanni e Iacopo condotti e vinti, ritornaro a la parola da la qual furon maggior sonni rotti, e videro scemata loro scuola così di Moisè come d’Elia, e al maestro suo cangiata stola; tal torna’ io, e vidi quella pia sovra me starsi che conducitrice fu de’ miei passi lungo ‘l fiume pria.
Come quando per vedere i primi fiori del melo (=un primo saggio dello splendore di Cristo), che fa gli angeli ghiotti del suo frutto (=della sua visione) e celebra perpetue nozze in cielo, Pietro, Giovanni e Giacomo condotti [sul monte Tabor] evinti [dalla trasfigurazione di Cristo], ritornarono [in sé sentendo] la parola [di Cri sto] dalla quale furono interrotti sonni ben più pro fondi (=il sonno della morte di Lazzaro), e videro che la loro compagnia era diminuita sia di Mosè come d’Elia, e che il maestro aveva cambiato le ve sti; tale ritornai io, e vidi star [china] sopra di me, [per sv egliarmi], quella pia donna che poco prima aveva condotto i miei passi lungo il fiume L etè.
Traduci in volgare fiorentino:
E tutto in dubbio dissi: “Ov’è Beatrice?”. Ond’ella: “Vedi lei sotto la fronda nova sedere in su la sua radice.
E tutto dubbioso dissi: «Dov’è Beatrice?». Ed ella: «Vedi che è sotto le novelle fronde [dell’albero], seduta sulla sua radice.
Traduci in volgare fiorentino:
Vedi la com pagnia che la circonda: li altri dopo ‘l grifon sen vanno suso con più dolce canzone e più profonda”.
Vedi la compagnia (=le sette virtù) che la circonda: gli altri se ne vanno in cielo dietro al grifone cantando una canzone più dolce e più profonda».
Traduci in volgare fiorentino:
E se più fu lo suo parlar diffuso, non so, però che già ne li occhi m’era quella ch’ad altro intender m’avea chiuso Sola sedeasi in su la terra v era, come guardia lasciata lì del plaustro che legar vidi a la biforme fera.
E, se il suo parlare fu più diffuso, non so dire, perché avevo già gli occhi fissi in quella (=Beatrice), che mi aveva precluso ogni altro intendimento. Ella sedeva tutta sola sulla nuda terra, lascia ta lì come a guardia del carro, che vidi legare [all’albero] dall’animale dalla duplice natura.
Traduci in volgare fiorentino:
In cerchio le facean di sé claustro le sette ninfe, con quei lumi in mano che son sicuri d’Aquilone e d’Austro.
In cerchio le facevano di sé corona le sette ninfe (=virtù), tenendo in mano quei lumi (=i candelabri) che resistono ai venti turbinosi d’Aquilone e d’Au stro.
Traduci in volgare fiorentino:
“Qui sarai tu poco tempo silvano; e sarai meco sanza fine c ive di quella Roma onde Cristo è romano.
«Qui in questa selva (=nel paradiso terrestre) tu resterai per poco tempo; poi sarai con me per sempre cittadino di quella Roma [celeste], della quale è cittadino lo stesso Cristo.
Traduci in volgare fiorentino:
Però, in pro del mondo che mal vive, al carro tieni or li occhi, e quel che vedi, ritornato di là, fa che tu scrive”.
Perciò, a favore del mondo che vive nel peccato, tieni ora gli occhi fissi sul carro, e quel che vedi, ritornato di là (=sulla terra), fa’ in modo di scrivere.»
Traduci in volgare fiorentino:
Così Beatrice; e io, che tutto ai piedi d’i suoi comandamenti era divoto, la mente e li occhi ov’ella volle diedi.
Così disse Beatrice; ed io, che ero tutto proteso ad ascoltare i suoi comandi, rivolsi la mente egli oc chi dove ella volle.
Traduci in volgare fiorentino:
Non scese mai con sì veloce moto foco di spessa nube, quando piove da quel confine che più va remoto, com’io vidi calar l’uccel di Giove per l’alber giù, rompendo de la scorza, non che d’i fiori e de le foglie nove; e ferì ‘l carro di tutta sua forza; ond’el piegò come nave in fortuna, vinta da l’onda, or da poggia, or da orza.
Un fulmine non discese mai con un movimento così veloce da una spessa nube, quando piove da quella parte del cielo che è più lontana [dalla terra], come io vidi l’uccello di Giove (=l’aquila) calare giù lungo il tronco, rom pendo [una parte] della scorza, nonché dei fiori e delle foglie novelle; e colpì il carro con tutta la sua forza. Questi si piegò come [si piega] una nave in un fortunale, vintadalle onde, ora adestra, ora a sinistra.
Traduci in volgare fiorentino:
Poscia vidi avventarsi ne la cuna del triunfal veiculo una volpe che d’ogne pasto buon parea digiuna; ma, riprendendo lei di laide colpe, la donna mia la volse in tanta futa quanto sofferser l’ossa sanza polpe.
Poi vidi avventarsi nella parte centrale del carro trionfale una volpe [tanto m agra], che pareva digiuna di ogni buon pasto. Ma, riprendendola per le sue laide colpe, la mia donna la volse in tanta fuga, quanto furono capaci le ossa senza polpe.
Traduci in volgare fiorentino:
Poscia per indi ond’era pria venuta, l’aguglia vidi scender giù ne l’arca del ca rro e lasciar lei di sé pennuta; e qual esce di cuor che si rammarca, tal voce uscì del cielo e cotal disse: “O navicella mia, com’mal se’ carca!”.
Poi per dove era prima venuta, vidi scenderel’aquila giù nella parte centrale del carro el asciarla cosparsa di penne. E, come se uscisse da un cuore che si rammarica, tale uscì una voce dal cielo, e disse: «O navicella mia, come sei carica di cattiva merce!».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi parve a me che la terra s’aprisse tr’ambo le ruote, e vidi uscirne un drago che per lo carro s ù la coda fisse; e come vespa che ritragge l’ago, a sé traendo la coda maligna, trasse del fondo, e gissen vago vago.
Poi mi sembrò che la terra si aprisse tra le due ruote, e vidi uscirne un drago che conficcò la coda nel carro. E, come una vespa che ritira il pungiglione, traendo a sé la coda maligna, strappò [una parte] del fondo, e se ne andò via serpeggiando.
Traduci in volgare fiorentino:
Quel che rimase, come da gramigna vivace terra, da la piuma, offerta forse con intenzion sana e benigna, si ricoperse, e fu nne ricoperta e l’una e l’altra rota e ‘l temo, in tanto che più tiene un sospir la bocca aperta.
Quella che rimase, come la terra fertile si ricopre di gramigna, così si ricoprì delle piume [dell’aquila], offerte forse conintenzione sana e benigna, ene furono ricoperte l’una e l’altra ruota e il timone, in tanto [breve tempo] che un respiro mantiene la bocca aperta più a lungo.
Traduci in volgare fiorentino:
Trasformato così ‘l dificio santo mise fuor teste per le parti sue, tre sovra ‘l temo e una in ciascun canto.
Così trasformato, il santo carro mise fu ori delle teste da tutte le sue parti, tre sopra il timone e una in cia scun angolo.
Traduci in volgare fiorentino:
Le prime eran cornute come bue, ma le quattro un sol corno avean per fronte: simile mostro visto ancor non fue.
Le prime erano provviste di corna come un bue, ma le altre quattro avevano un solo corno in fronte: un simile mostro finora non fu mai visto.
Traduci in volgare fiorentino:
Sicura, quasi rocca in alto monte, seder sovresso una puttana sciolta m’apparve con le ciglia intorno pronte; e come perché non li fosse tolta, vidi di costa a lei dritto u n gigante; e baciavansi insieme alcuna volta.
Sicura, come un rocca in un monte elevato, mi apparve seduta sopra di esso una puttana discinta, che guardava intorno con gli occhi invitanti; e come per [vigilare] che non gli fosse tolta, vidi accanto a lei un gigante ritto in piedi; e di tanto in tanto si baciavano l’un l’altra.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma perché l’occhio cupido e vagante a me rivolse, quel feroce drudo la flagellò dal capo infin le piante; poi, di sospetto pieno e d’ira crudo, disciolse il mostro, e trassel per la selva, tanto che s ol di lei mi fece scudo a la puttana e a la nova belva.
Ma, po iché rivolse a me gli occhi avidi e invitanti, quel feroce drudo (=amante disonesto) la flagellò da capo apiedi. Poi, pieno di sospetto e reso feroce dall’ira, sciolse il mostro e lo condusse per la selva, tanto che questa m’impedì di vederela puttana ela nuova belva.
Traduci in volgare fiorentino:
‘Deus, venerunt gentes ’, alternando or tre or quattro dolce salmodia, le donne inco minciaro, e lagrimando; e Beatrice sospirosa e pia, quelle ascoltava sì fatta, che poco più a la croce si cambiò Maria.
«ODio, sono arrivate le genti» le donne (=le sette virtù) incominciarono a cantare la dolce salmodia, alterna ndosi ora atreora a quattro, e intanto piange vano. Beatrice, sospirando per la pietà, le ascoltava, facendosi tale, che Maria si cambiò poco di più sotto la croce.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma poi che l’altre vergini dier loco a lei di dir, levata dritta in pè, rispuose, colorata come foco: ‘Modicum, et non videbiti s me; et iterum, sorelle mie dilette, modicum, et vos videbitis me ’.
Ma, dopo che le altre vergini le diedero la possibilità di parlare, si alzò dritta in piedi e rispose con il volto infuocato dal rossore: « Passerà poco tempo, e non mi vedrete; e di nuovo, o sorelle mie dilette, passerà poco tempo, e voi mi vedrete».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi le si mise innanzi tutte e sette, e dopo sé, solo accennando, mosse me e la donna e ‘l savio che ristette.
Poi si mise davanti a tutte e sette e, con un cenno, dietro di sé mi fece andare con Mate lda e con il saggio (=Stazio) che era rimasto con me.
Traduci in volgare fiorentino:
Così sen giva; e non credo che fosse lo decimo suo passo in terra po sto, quando con li occhi li occhi mi percosse; e con tranquillo aspetto “Vien più tosto”, mi disse, “tanto che, s’io parlo teco, ad ascoltarmi tu sie ben disposto”.
Così se ne andava. E non penso che avesse fatto dieci passi, quando coni suoi occhi colpì i miei oc chi e con l’aspetto tranquillo mi disse: «Cammina più rapidamente, così, se io parlo con te, tu puoi ascoltarmi meglio».
Traduci in volgare fiorentino:
Sì com’io fui, com’io dovea, seco, dissemi: “Frate, perché non t’attenti a domandar mi omai venendo meco?”.
Non appena fui accanto a lei, come dovevo, mi disse: «O fratello, perché non provi a farmi domande, se ormai vieni con me?».
Traduci in volgare fiorentino:
Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti.
Come coloro che, parlando davanti a un loro superiore, sono troppo rispettosi, tanto che non riescono a parlare chiaramente,
Traduci in volgare fiorentino:
avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: “Madonna, mia bisogna voi conoscete, e ciò ch’ad essa è buono”.
così avvenne a me, che in cominciai a voce bassa: «O madonna, voi conoscete ciò che io devo sapere e ciò che serve per rispo ndermi».
Traduci in volgare fiorentino:
Ed ella a me: “Da tema e da vergogna voglio che tu omai ti disviluppe, sì che non parli più com’om che sogna.
Ed ella a me: «Voglio che tu ormai ti sciolga dal timore e dalla vergogna, così che tu non parli più come un uomo che sogna (=in modo insensato).
Traduci in volgare fiorentino:
Sappi che ‘l vaso che ‘l serpente ruppe fu e non è; ma chi n’ha colpa, creda che vendetta di Dio non teme suppe.
Sappi che il vaso (=il carro della Chiesa), che il serpente ruppe, una volta fuintegro, ma ora non lo è più. Ma chi ne ha colpa stia certo che la vendetta di Dio non teme la [prova del]le zuppe (=giungerà inesorabile).
Traduci in volgare fiorentino:
Non sarà tutto tempo sanza reda l’aguglia che lasciò le penne al carro, per che divenne mostro e poscia preda; ch’io veggio certamente, e però il narro, a darne tempo già stelle propinque, secure d’ogn’intoppo e d’ogni sbarro, nel quale un cinquecento diece e cinque, messo di Dio, anciderà la fuia con quel gigante che con lei delinque.
Non resterà per sempre senza eredi l’aquila che lasciò le sue penne sul carro, per le qu ali esso prima divenne mostro e poi preda. Io vedo con certezza assoluta [in Dio] (e perciò posso predirlo) che le costellazioni vicine (=tra breve), libere da ogni intoppo e da ogni ostacolo, porteranno il tempo in cui un cinquecento dieci e cinque, inviato da Dio, ucciderà la meretrice con quel gigante che pecca con lei.
Traduci in volgare fiorentino:
E forse che la mia narrazion buia, qual Temi e Sfinge, men ti persuade, perch’a lor modo lo ‘ntelletto attuia; ma tosto fier li fatti le Naiade, che solveranno questo enigma forte sanza danno di pecore o di biade.
Forse la mia pre dizione oscura, come quelle di Temi e della Sfinge, ti persuade poco, perché come queste è i ncomprensi bile. Ma ben presto i fatti diventeranno le Naiadi, che chiariranno questo grande enigma senza danno per le pecore e peri raccolti (=per Dante).
Traduci in volgare fiorentino:
Tu nota; e sì come da me son porte, così queste parole segna a’ vivi del viver ch’è un correre a la morte.
Tu prendi nota. E, come da me sono dette, così queste parole consegna ai vivi, la cui vita è un correre verso la morte.
Traduci in volgare fiorentino:
E aggi a mente, quando tu le scrivi, di non celar qual hai vista la pianta ch’è or due volte dirubata quiv i.
Quando tu le scriverai, ricòrd ati di non nascondere come hai visto la pianta (=il carro della Chiesa) che ora qui è stata due volte derubata.
Traduci in volgare fiorentino:
Qualunque ruba quella o quella schianta, con bestemmia di fatto offende a Dio, che solo a l’uso suo la creò santa.
Chiunque la derubi o ne spezzi i rami, con un’azione sacrilega reca offesa a Dio, che la consacrò soltanto peri fini da Lui prestabiliti.
Traduci in volgare fiorentino:
Per morder quella, in pena e in disio cinquemilia anni e più l’anima prima bramò colui che ‘l morso in sé punio.
Per aver morso il frutto di quella pianta, in pena [sulla terra] e in desiderio [nel limbo] per più di cinquemila anni Adamo ed Eva bramarono ardentemente [la venuta di] colui (=Gesù Cristo), che punì su di sé quel morso.
Traduci in volgare fiorentino:
Dorme lo ‘ng egno tuo, se non estima per singular cagione esser eccelsa lei tanto e sì travolta ne la cima.
Il tuo ingegno è addormentato, se non comprende che essa per un motivo singolare è tanto eccelsa ed ha fronde e rami rovesciati.
Traduci in volgare fiorentino:
E se stati non fossero acqua d’Elsa li pensier vani intorno a la tua mente, e ‘l piacer loro un Piramo a la gelsa, per tante circostanze solamente la giu stizia di Dio, ne l’interdetto, conosceresti a l’arbor moralmente.
E, sei pensieri vani (=rivolti versoi beni ter reni) non fossero intorno alla tua mente come l’acqua del fiume Elsa [che produce incrostazioni] e seil piacere di questi pensieri non fosse come il sangue di Pir amo sul gelso, solamente per tali circostanze avresti capito che, nel divieto [di toccarl o], l’albero indicava la giustizia di Dio dal punto di vista morale.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma perch’io veggio te ne lo ‘ntelletto fatto di pietra e, impetrato, tinto, sì che t’abbaglia il lume del mio detto, voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, che ‘l te ne porti dentro a te per quello che si reca il bordon di palma cinto”.
Ma, poiché io vedo che il tuo intelletto come pietra fa fatica a capire e che per la sua durezza è pieno di osc urità, così che ti abbaglia la luce delle mie parole, voglio anche che tu le porti dentro di te, se non scritte, almeno dipinte, per lo stesso motivo per cui [a ricordo del pellegrinaggio] si porta il bastone cinto [con un ramo] di palma».
Traduci in volgare fiorentino:
E io: “Sì come cera da suggello, che la figura impressa non trasmuta, segnato è or da voi lo mio cervello.
Ed io: «Così come la cera è segnata dal sigillo, che non modifica la figura impressa, il mio cervello è ora segnato da voi.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma perché tanto sovra mia veduta vostra parola disiata vola, che più la perde quanto più s’aiuta?”.
Ma per quale motivo la vostra parola, da me desiderata, vola tanto alta sopra la mia capacità [di co mprendere], che quanto più si sforza [di capire] tanto più è incapace [di fa rlo]?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Perché conoschi”, disse, “quella scuola c’hai seguitata, e veggi sua dottrina come può seguitar la mia parola; e veggi vostra via da la divina distar cotanto, quanto si discorda da terra il ciel che più alto festina”.
«Affinché tu pos sa conoscere» disse «quella scuola che hai seguìto e veda come la sua dottrina [non] possa stare dietro alla mia parola; e [affi nché] tu veda come la via della sapienza umana tanto si discosti dalla sapienza divina e quanto sia lontano dalla terra il cielo che gira più veloce.»
Traduci in volgare fiorentino:
Ond’io rispuosi lei: “Non mi ricorda ch’i’ straniasse me già mai da voi, né honne coscienza che rimorda”.
Perciò io risposi: «Non ricordo die ssermi mai allontanato da voi, né di ciò ho la co scienza che mi possa rimordere».
Traduci in volgare fiorentino:
“E se tu ricordar non te ne puoi”, sorridendo rispuose, “or ti rammenta come bevesti di Letè ancoi; e se dal fummo foco s’argomenta, cotesta obli vion chiaro conchiude colpa ne la tua voglia altrove attenta.
«Se tu non te ne puoi ricordare» mi rispose sorridendo, «ricorda almeno che oggi hai bevuto l’acqua del fiume Letè. E, se dal fumo si deduce che c’è il fuoco, questa rimozione del ricordo dimostra chiaramente che c’è colpa nella tua volontà, che è rivolta altrove (=non è rivolta verso di me).
Traduci in volgare fiorentino:
Veramente oramai saranno nude le mie parole, quanto converrassi quelle scovrire a la tua vista rude”.
Ma d’ora in poi le mie parole saranno comprensibili, quando sarà necessario che io le esprima chiaramente alla tua mente dura [a capire].»
Traduci in volgare fiorentino:
E più corusco e con più lenti passi teneva il sole il cerchio di merigge, che qua e là, come li aspetti, fassi quando s’affisser, sì come s’affigge chi va dinanzi a gente per iscorta se trova novitate o sue vestigge, le sette donne al fin d’un’ombra smorta, qual sotto foglie verdi e rami nigri sovra suoi freddi rivi l’Alpe port a.
Il sole si manteneva più splendente ea passi più lenti sul cerchiodi mezzogiorno (=sul me ridiano), che si sposta in relazionea chi lo guarda, quando si fermarono (come si ferma chi guida un gruppodi persone, se trova qualche notizia di grande odi piccola importanza) le sette donneal margine di un’ombra smorta, similea quella che la montagna proietta soprai suoi freschi ruscelli, [che scorrono] sotto le foglie verdi ed i rami oscuri.
Traduci in volgare fiorentino:
Dinanzi ad esse Eufratès e Tigri veder mi parve uscir d’una fontana, e, quasi amici, dipartirsi pigri.
Davanti ad esse mi parve di vedere uscire l’Eufrate ed il Tigri da una fontana e, come due amici, separarsi lentamente.
Traduci in volgare fiorentino:
“O luce, o gloria de la gente umana, che acqua è questa che qui si dispiega da un principio e sé da sé lontana?”.
«O luce, o gloria dell’umanità, che acqua è questa che sgorga da un’unica fonte e che poi si divide?»
Traduci in volgare fiorentino:
Per cotal priego dett o mi fu: “Priega Matelda che ‘l ti dica”. E qui rispuose, come fa chi da colpa si dislega, la bella donna: “Questo e altre cose dette li son per me; e son sicura che l’acqua di Letè non gliel nascose”.
A tale preghiera Beatrice mi rispose in questo modo: «Prega Matelda che te lo dica». La bella donna mi rispose come fa chi si discolpa: «Gli ho detto questa ed altre cose, e sono sicura che l’acqua del fiume Letè non gliele ha fatte dimenticare».
Traduci in volgare fiorentino:
E Beatrice: “Forse maggior cura, che spesse volte la memoria priva, fatt’ha la mente sua ne li occhi oscura.
E Beatrice: «Forse la maggiore attenzione, che spesso spegne la memo ria, ha reso ciechi gli occhi della sua mente.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma vedi Eunoè che là diriva: menalo ad esso, e come tu se’ usa, la tramortita sua virtù ravviva”.
Ma vedi il fiume Eunoè che scorre laggiù: conducilo alle sue acquee, come sei solita fare, ravviva la sua memoria, che ora è tramortita».
Traduci in volgare fiorentino:
Come anima gentil, che non fa scusa, ma fa sua voglia de la voglia altrui tosto che è per segno fuor dischiusa; così, poi che da essa preso fui, la bella donna mossesi, e a Stazio donnescamente disse: “Vien con lui”.
Come un’anima gentile, che non cerca pretesti mache fa sua la v olontà di altri, non appena qualche segno gliela rende manifesta; così la bella donna mi prese per mano e si mosse. A Stazio con grazia femminile disse: «Vieni con lui».
Traduci in volgare fiorentino:
S’io avessi, lettor, più lungo spazio da scrivere, i’ pur cantere’ in parte lo dolce ber che mai non m’avrìa sazio; ma perché piene son tutte le carte ordite a questa cantica seconda, non mi lascia più ir lo fren de l’arte.
O lettore, se io avessi uno spazio maggiore per scrivere, canterei anche in parte (=nei limiti delle mie capacità) la dolcezza di quell’acqua, che non mi avrebbe mai saziato. Ma, poiché sono piene tutte le pagine destinate a questa seconda cantica, il freno dell’arte poetica m’impedisce di procedere oltre.
Traduci in volgare fiorentino:
Io ritornai da la santissima onda rifatto sì come piante novelle rinnovellate di novella fronda, puro e disposto a salire alle stelle.
Io ritornai [al fianco di Beatrice] rinnovato da quella santissima onda, così come le giovani piante sono rinnovate dalle nuove fronde, [con l’animo] puro e disposto a salire alle stelle.