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Traduci in volgare fiorentino:
Ma perché più aperto intendi ancora, volgi la mente a me, e prenderai alcun buon frutto di nostra dimora”.
Ma, affinché tu intenda ancora meglio, volgi la mente a me, e raccoglierai qualche altro buon frutto dalla nostra sosta».
Traduci in volgare fiorentino:
“Né creator né creatura mai”, cominciò el, “figliuol, fu sanza amore, o naturale o d’animo; e tu ‘l sai.
«Né creatore né creatura» egli cominciò, «o figliolo, fu mai senza amore, o naturale o d’animo. E tu lo sai.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo naturale è sempre sanza err ore, ma l’altro puote errar per malo obietto o per troppo o per poco di vigore.
L’amore naturale è sempre senza errore, ma l’altro può errare perché si rivolge vero un oggetto cattivo o perché ha troppo o perché ha poco vigore (=intensità).
Traduci in volgare fiorentino:
Mentre ch’elli è nel primo ben diretto, e ne’ secondi sé stesso misura, esser non può cagion di mal diletto; ma quando al mal si torce, o con più cura o con men che non dee corre nel bene, contra ‘l fattore adovra sua fattura.
Mentre esso è ben diretto nel primo caso enei se condi sa misurare se stesso, non può e sser causa di un piacere cattivo. Ma, quando si piega verso il male o corre verso il bene con più cura o con meno cura di quanto deve, la sua fattura (=l’uomo, creato da Dio) opera contro il suo fattore (=il suo creatore, Dio).
Traduci in volgare fiorentino:
Quinci comprender puoi ch’esser convene amor sementa in voi d’ogne virtute e d’ogne operazion che merta pene.
Da ciò puoi comprendere che conviene (=è necessario) che l’amore sia in voi il seme di ogni virtù e di ogni operazione che merita pene.
Traduci in volgare fiorentino:
Or, perché mai non può da la salute amor del suo subietto volger viso, da l’o dio proprio son le cose tute; e perché intender non si può diviso, e per sé stante, alcuno esser dal primo, da quello odiare ogne effetto è deciso.
Ora, poiché l’amore non può mai volgere lo sguardo (=allontanarsi) dal bene del suo soggetto, le cose sono protette dall’odio contro se stesse. E, poi ché non si può intendere alcunessere diviso dal primo (=Dio) e per sé stante, ogni effetto (=creatura) è sottratto all’odio verso di Lui.
Traduci in volgare fiorentino:
Resta, se dividendo bene stimo, che ‘l mal che s’ama è del prossimo; ed esso amor nasce in tre mod i in vostro limo.
Se nelle distinzioni [dei vari casi] giudico correttamente, resta che il male che si desidera è quello verso il prossimo. Questo desiderio maligno nasce in tre modi nel vostro animo.
Traduci in volgare fiorentino:
E' chi, per esser suo vicin soppresso, spera eccellenza, e sol per questo brama ch’el sia di sua grandezza in basso messo; è chi podere, grazia, onore e fama teme di perder perch’altri sormonti, onde s’attrista sì che ‘l contrar io ama; ed è chi per ingiuria par ch’aonti, sì che si fa de la vendetta ghiotto, e tal convien che ‘l male altrui impronti.
Vi è chi (=il superbo) spera di eccellere per il fattoche il suo vicino è abbattuto, e soltanto per questo brama che qu egli sia abbassato dalla sua grandezza. Vi è chi (=l’invidioso) teme di perdere il potere, la gratitudine altrui, l’onore ela fama perché un altro lo supera, perciò si rattrista tantoche ama il contrario. 12 Evi è chi (=l’iracondo) per l’ingiuria [ricevuta] sembra che si sdegni, tantoche si fa ghiotto della vendetta (=vuol vendicarsi), e da tale stato [d’animo] è spinto a fare il male agli altri.
Traduci in volgare fiorentino:
Questo triforme amor qua giù di sotto si piange; or vo’ che tu de l’altro intende, che corre al ben con ordine corrotto.
Queste tre forme di amore [rivolto al male altrui] si piangono nei gironi sottostanti. Ora voglio che tu intenda dell’al tro [tipo di amore], quello che corre verso il bene in misura scorretta.
Traduci in volgare fiorentino:
Ciascun confusamente un bene apprende nel qual si queti l’animo, e disira ; per che di giugner lui ciascun contende.
Ogni uomo conosce in modo confuso e desidera un bene (=Dio) nel quale siacquieta il suo animo; per questo motivo ciascuno si sforza diraggiungere tale bene.
Traduci in volgare fiorentino:
Se lento amore a lui veder vi tira o a lui acquistar, questa cornice, dopo giusto penter, ve ne martira.
Se un amore lento trascina voi [uomini] a vedere Lui (=Dio) o ad acquistare Lui, questa cornice, dopo il giusto penti mento, vi fa soffrire per tale lentezza.
Traduci in volgare fiorentino:
Altro ben è che non fa l’uom felice; non è felicità, non è la buona essenza, d’ogne ben frutto e r adice.
Vi è poi un altro bene (=il bene materiale) che [però] non rende l’uomo felice; [perché esso] non è la felicità, non è quel Bene assoluto, [che è] il frutto ela radice d’ogni bene [relat ivo].
Traduci in volgare fiorentino:
L’amor ch’ad esso troppo s’abbandona, di sovr’a noi si piange per tre cerchi; ma come tripartito si ragiona, tacciolo, acciò che tu per te ne cerchi”.
L’amore, che troppo si abbandona ad esso, si piange nei tre cerchi sopra di noi. Ma taccio come il ragionamento lo distingua in tre parti, affinché tu lo scopra da solo».
Traduci in volgare fiorentino:
Né ‘l dir l’andar, né l’andar lui più lento facea, ma ragionando andavam forte, sì come nave pinta da buon vento; e l’ombre, che parean cose rimorte, per le fosse de li occhi ammirazione traean di me, di mio vivere accorte.
Il parlare non faceva più lento l’andare, né l’andare faceva più lento il parlare, ma ragionando andavamo forte (=Dante e Forese Donati), così come una nave spinta da buon vento. Le ombre, che parevano cose morte due volte, guardandomi con gli occhi infossati provavano meraviglia, essendosi accorte che ero in vita.
Traduci in volgare fiorentino:
E io, continuando al mio sermone, dissi: “Ella sen va sù forse più tarda che non farebbe, per altrui cagion e.
Ed io, continuando il mio discorso, dissi: «Ella (=l’anima di Stazio) se ne va su (=in paradiso) forse più lentamente di quanto non farebbe, a causa di qualcun altro (=Virgilio).
Traduci in volgare fiorentino:
Ma dimmi, se tu sai, dov’è Piccarda; dimmi s’io veggio da notar persona tra questa gente che sì mi riguarda”.
Ma dimmi, se tu sai, dov’è Piccarda; dimmi se io vedo qualche persona da notare tra questa gente che così mi guarda».
Traduci in volgare fiorentino:
“La mia sorella, che tra bella e buona non so qual fosse più, triunfa lieta ne l’alto Olimpo già di sua corona”.
«Mia sorella, che non so se fosse più bella o più buona, or mai siede lieta e trionfante nella parte più alta del cielo con la sua corona [di gloria]».
Traduci in volgare fiorentino:
Sì disse prima; e p oi: “Qui non si vieta di nominar ciascun, da ch’è sì munta nostra sembianza via per la dieta.
Così disse prima; e poi: «Qui non si vieta di nominare ciascuno, poiché le nostre sembianze sono così smunte a causa del digiuno.
Traduci in volgare fiorentino:
Questi”, e mostrò col dito, “è Bonagiunta, Bonagiunta da Lucca; e quella faccia di là da lui più che l’altre trapunta ebbe la Santa Chiesa in le sue bracc ia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la vernaccia”.
Questi» e fece segno con il dito, «è Bonagiunta, B onagiunta da Lucca; e quella faccia dietro di lui (=papa Martino IV), piena di buchi più che le altre, ebbela Santa Chiesa sulle sue braccia: fu di Tours, ed ora purga con il digiuno le anguille di Bo lsena ela vernaccia».
Traduci in volgare fiorentino:
Molti altri mi nomò ad uno ad uno; e del nomar parean tutti contenti, sì ch’io però non vidi un atto bruno.
Mi nominò molti altri ad uno ad uno; e parevano tutti contenti di essere nominati, così che io non vidi alcun atto d’irrita zione.
Traduci in volgare fiorentino:
Vidi per fame a vòto usar li denti Ubaldin da la Pila e Bonifaz io che pasturò col rocco molte genti.
Vidi per la fame usare a vuoto i denti Ubaldino della Pila e Bonifacio Fieschi, che con il bastone vescovile fu pastore e diede pastura a molte genti.
Traduci in volgare fiorentino:
Vidi messer Marchese, ch’ebbe spazio già di bere a Forlì con men secchezza, e sì fu tal, che non si sentì sazio.
Vidi messer Marchese degli Argogliosi, che a Forlì ebbe il tempo di bere con meno secchezza [di gola] e [in terra] fu tale, che non si sentì mai sazio di cibo.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma come fa chi guarda e poi s’apprezza più d’un che d’altro, fei a quel da Lucca, che più parea d i me aver contezza.
Ma, come fa chi guarda e poiapprezza più uno che un altro, così io feci con quello di Lucca, che pareva più desideroso di conoscermi.
Traduci in volgare fiorentino:
El mormorava; e non so che “Gentucca” sentiv’io là, ov’el sentia la piaga de la giustizia che sì li pilucca.
Egli mormorava; ed io sentivo un non so che «Gentucca!» là sulla bocca, dove egli sentiva la pi aga della giustizia che così li consuma.
Traduci in volgare fiorentino:
“O anima”, diss’io, “che par sì vaga di parlar meco, fa sì ch’io t’intenda, e te e me col tuo parlare appaga”.
«O anima» dissi, «che appari così desiderosa di parlar con me, fa’ in modo che io t’intenda, e appaga teeme con le tue parole.»
Traduci in volgare fiorentino:
“Fem mina è nata, e non porta ancor benda”, cominciò el, “che ti farà piacere la mia città, come ch’om la riprenda.
«È nata una donna, e non porta ancora il velo nuziale» cominciò, «che ti farà piacere la mia città, anche se qualcuno ne parla male.
Traduci in volgare fiorentino:
Tu te n’andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere.
Tu te ne andrai con questa predizione. Se le parole che ho mormorato ti hanno fatto cadere in errore, i fatti che vedrai ti chiariranno ancora meglio [quanto ho dett o].
Traduci in volgare fiorentino:
Ma dì s’i’ veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando ‘Donne ch’avete intelletto d’amore ’”.
Ma dimmi se io vedo qui [davanti a me] colui che c ominciò il nuovo modo di poetare, scrivendo Odonne che avete compreso l’a more.»
Traduci in volgare fiorentino:
E io a lui: “I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando”.
Ed io a lui: «Io son uno che, quando Amor m’ispira, annoto, e in quel modo, ch’esso mi detta dentro [l’animo], esprimo in versi».
Traduci in volgare fiorentino:
“O frate, issa vegg’io”, diss’elli, “il nodo che ‘l Notar o e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l’uno a l’altro stilo”; e, quasi contentato, si tacette.
«O fratello, ora vedo» disse, «l’ostacolo che trattenne Giacomo da Lentini, Guittone d’Arezzo eme di qua dal dolce stilnovo, di cui ora io odo la definizione! Io vedo bene come le vostre opere seguano strettamente l’Amore che v’ispira, cosa che certa mente non avvenne delle nostre. E chiunque si metta ad approfondire ancora di più la questione, non vede altre differenze tra l’uno e l’altro stile poetico». E, quasi accontentato, tacque.
Traduci in volgare fiorentino:
Come li augei che vernan lungo ‘l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo, così tutta la gente che lì era, volgendo ‘l viso, raffrettò suo passo, e per magrezza e per voler leggera.
Come gli uccelli (=le gru) che sverna no lungo il Nilo, qualche volta fanno schiera nel l’aria, poi volano più in fretta mettendosi in fila; così tutta la gente che era lì, volgendo il viso, affrettò nuovamente il suo passo, resa leggera per la magrezza e per il desiderio di purificarsi.
Traduci in volgare fiorentino:
E come l’uom che di trottare è lasso, lascia andar li compagni, e sì passeggia fin che si sfoghi l’affoll ar del casso, sì lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: “Quando fia ch’io ti riveggia?”.
E come l’uomo che è stanco di correre, lascia andare avanti i compagnie procede a passo normale fin ché non cessa l’ansimare del petto; così Forese la sciò proseguire il gruppo di anime, e camminava con me dietro di loro, dicendo: «Quando sarà che io ti rivedrò?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Non so”, rispuos’io lui, “quant’io mi viva; ma già non fia il tornar mio tantosto, ch’io non sia col voler prima a la ri va; però che ‘l loco u’ fui a viver posto, di giorno in giorno più di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto”.
«Non so» gli risposi, «quanto tempo vivrò. Ma il mio ritorno qui non sarà tanto sollecito, quanto il desiderio di giungere al più presto alla fine della vita, pe rché il luogo in cui fui posto a vivere (=Firenze), di giorno in giorno si spoglia sempre più di ogni bene, e pare predisposto ad una triste rovina.»
Traduci in volgare fiorentino:
“Or va”, diss’el; “che quei che più n’ha colpa, vegg’io a coda d’una bestia tratto inver’ la valle ove mai non si scolpa.
«Ora va» disse, «pe rché quello, che ne ha più colpa (=Corso Do nati), io vedo legato alla coda di un ca vallo e trascinato verso la valle dove le colpe non sono mai perdonate (=l’inferno).
Traduci in volgare fiorentino:
La be stia ad ogne passo va più ratto, crescendo sempre, fin ch’ella il percuote, e lascia il corpo vilmente disfatto.
La bestia va ad ogni passo più veloce ed aumenta sempre più l’andatura, finché non lo colpisce a morte ene abbandona il corpo vilmente straziato.
Traduci in volgare fiorentino:
Non hanno molto a volger quelle ruote”, e drizzò li ochi al ciel, “che ti fia chiaro ciò che ‘l mio dir più dichiarar non puote.
Quelle sfere non dovranno fare molti giri» e drizzò gli occhi verso il cielo, «e ti sarà chi aro ciò che le mie parole non possono chiarire di più.
Traduci in volgare fiorentino:
Tu ti rimani omai; ché ‘l tempo è caro in questo regno, sì ch’io perdo troppo venendo teco sì a paro a paro”.
Tu ormai puoi rimanere indietro, perché in questo regno il tempo è prezioso ed io ne perdo troppo venendo di pari passo con te.»
Traduci in volgare fiorentino:
Qual esce alcuna volta di gualoppo lo cavalier di schiera che cavalchi, e va per farsi onor del primo intoppo, tal si partì da noi con maggior v alchi; e io rimasi in via con esso i due che fuor del mondo sì gran marescalchi.
Come talvolta il cavaliere esce di galoppo da una schiera che cavalchi contro il nemico, eva per conquistarsi l’onore del primo scontro, così partì da noi con passi più rapidi dei nostri. Ed io rimasi sulla via coni due poeti, che furono così grandi maestri del mondo.
Traduci in volgare fiorentino:
E quando innanzi a noi intrato fue, che li occhi miei si fero a lui seguaci, come la mente a le parole sue, parvermi i rami gravidi e vivaci d’un altro pomo, e non mo lto lontani per esser pur allora vòlto in laci.
E, quando si fu inoltrato davanti a noi tanto che i miei occhi lo seguivano [a fat ica], come la mente [aveva seguìto a fatica] le sue par ole, mi apparvero i rami carichi di frutta e rigogliosi di un altro albero; e non molto lontani da me, che mi ero voltato soltanto allora da quella parte.
Traduci in volgare fiorentino:
Vidi gente sott’esso alzar le mani e gridar non so che verso le fronde, quasi bramosi fantolini e vani, che pregano, e ‘l pregato non risponde, ma, per fare esser ben la voglia acuta, tien alto lor disio e nol nasconde.
Sotto di esso vidi un gruppo di anime alzare le manie gridare non so che verso le fronde, quasi fossero bambinetti avidi ma senza discernimento, che pregano, echi è pregato non li accontenta, ma, per rendere più acuto il loro desiderio, tiene alto l’oggetto che desiderano e non lo nasconde.
Traduci in volgare fiorentino:
Poi si partì sì come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta.
Poi [quella gente] partì come d isingan nata. Noi venimmo sùbito al grande albero, che rifiuta di esaudire tante preghi eree tante lacrime.
Traduci in volgare fiorentino:
“Trapassate oltre sanza farvi presso: legno è più sù che fu morso da Eva, e questa pianta si levò da esso”.
«Passate oltre senza avv icinarvi: più su è un albero, che fu morso da Eva, e questa pianta fu levata da esso.»
Traduci in volgare fiorentino:
Sì tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva.
Così diceva non so chi [nascosto] tra le frasche. Perciò Virg ilio, Stazio ed io, stretti uno all’altro, procedevamo dal lato che si eleva (=a ridosso della parete rocciosa)
Traduci in volgare fiorentino:
“Ricordivi”, dicea, “d’i maladetti nei nuvoli formati, che, satolli, Teseo combatter co’ doppi petti; e de li Ebrei ch’al ber si mostrar molli, per che no i volle Gedeon compagni, quando inver’ Madian discese i colli”.
«Ricordatevi» diceva, «dei maledetti centauri, figli di Nuvola, che, satolli di cibo, combatterono T eseo con il duplice petto di uomo e di cavallo; e dei soldati ebrei, che si mostrarono troppo ingordi a bere, perciò G edeone non li volle come compagni, quando discese dalle colline [per conquistare le terre] dei madianiti.»
Traduci in volgare fiorentino:
Sì accostati a l’un d’i due vivagni passammo, udendo colpe de la gola seguite già da miseri guadagni.
Così, restando accostati ad uno dei due orli della cornice, passammo [oltre l’albero], udendo esempi delle colpe della gola, s eguìti ora da questi miseri guadagni (=le pene).
Traduci in volgare fiorentino:
Poi, rallargati per la strada sola, ben mille passi e più ci portar oltre, contemplando ciascun sanza parola.
Poi ci allargammo per la strada solitaria, e ben mille passi e più ci portarono oltre [l’albero], mentre ciascuno di noi rifletteva tra sé e sé senza dire parola.
Traduci in volgare fiorentino:
“Che andate pensando sì voi sol tre?”. sùbita voce disse; ond’io mi scossi come fan bestie spaventate e poltre.
«Che cosa andate pensando voi tre da soli?» disse una voce all’improvviso. Perciò io mi scossi come fanno le bestie spaventate mentre riposano.
Traduci in volgare fiorentino:
Drizzai la testa per veder chi fossi; e già mai non si videro in fornace vetri o metalli sì lucenti e rossi, com’io vidi un che dicea: “S ’a voi piace montare in sù, qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace”.
Drizzai la testa per vedere chi fosse. Non si videro mai in una fornace vetri o metalli così lucenti e rossi, come io vidi un [angelo splendente] che diceva: «Se a voi piace salire, conviene (=è necessario) voltare di qui: da questa parte va chi vuole andar verso la pace».
Traduci in volgare fiorentino:
L’aspetto suo m’avea la vista tolta; per ch’io mi volsi dietro a’ miei dottori, com’om che va secondo ch’elli ascolta.
Il suo aspetto mi aveva tolto la vista (=abbagliato), perci ò io mi misi dietro ai miei dottori, come un cieco che procede seguendo le voci che ascolta.
Traduci in volgare fiorentino:
E quale, annunziatrice de li albo ri, l’aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l’erba e da’ fiori; tal mi senti’ un vento dar per mezza la fronte, e ben senti’ mover la piuma, che fé sentir d’ambrosia l’orezza.
E, come la brezza di maggio, che annunzia l’alba, si muove e diffonde profumo, po iché è tutta impregnata dall’erba e dai fiori; così io sentii un vento passare in mezzo alla mia fronte, e sentii bene muovere le ali [dell’angelo], che fecero l’aria pro fumare d’am brosia.
Traduci in volgare fiorentino:
E senti’ dir: “Beati cui alluma tanto di grazia, che l’a mor del gusto nel petto lor troppo disir non fuma, esuriendo sempre quanto è giusto!”.
E sentii dire: «Beati coloro che la grazia divina tanto illumina, che l’amore per il cibo non suscita desideri eccessivi nel loro petto, perché provano sempre fame quanto è giusto!».
Traduci in volgare fiorentino:
Ora era onde ‘l salir non volea storpio; ché ‘l sole avea il cerchio di merigge lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio: per che, come fa l’uom che non s’affigg e ma vassi a la via sua, che che li appaia, se di bisogno stimolo il trafigge, così intrammo noi per la callaia, uno innanzi altro prendendo la scala che per artezza i salitor dispaia.
L’ora era tale chela salita non permetteva indugi, perché il sole aveva lasciato il meridiano di mezzogiorno alla costellazione del Toro ela notte aquella dello Scorpione. Perciò, come fa l’uomo che non si ferma ma va per la sua strada, qualunque cosa appaia [davanti a lui], se lo trafigge lo stimolo del bisogno, così entrammo per la fessura [della roc cia], uno davanti all’altro, prendendo la scala che per la strettezza dispaia (=costringe a mettersi in fila) coloro che salgono.
Traduci in volgare fiorentino:
E quale il cicognin che leva l’ala per voglia di volare, e non s’ attenta d’abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l’atto che fa colui ch’a dicer s’argomenta.
E come il cicognino, che alza le ali per la voglia di volare, ma non si tenta di abbandonare il nido e le cala giù; tale ero io con la voglia accesa e spenta di domandare, venendo fino all’atto [di aprire bocca] che fa colui che cerca di parlare.
Traduci in volgare fiorentino:
Non lasciò, per l’andar che fosse ratto, lo dolce padre mio, ma disse: “Scocca l’arco del d ir, che ‘nfino al ferro hai tratto”.
Per quanto il nostro cammino fosse rapido, il mio dolce padre non tral asciò [di parlare] ma disse: «Scocca l’arco del dire, che hai tirato fino al[la punta di] ferro [della freccia] (=di’ pure quel che stavi iniziando a dire)».
Traduci in volgare fiorentino:
Allor sicuramente apri’ la bocca e cominciai: “Come si può far magro là dove l’uopo di nodrir non tocca?”.
Allora aprii la bocca senza esitare e cominciai: «Come possono farsi magre [le ombre], se non hanno bisogno dinutrirsi?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Se t’ammentassi come Meleagro si consumò al consumar d’un stizzo, non fora”, disse, “a te questo sì agr o; e se pensassi come, al vostro guizzo, guizza dentro a lo specchio vostra image, ciò che par duro ti parrebbe vizzo.
«Se ti rammentassi come Meleagro si co nsumò al consumarsi di un tizzone, questo non sarebbe» disse, «a te così difficile da capire. E, se pensassi come, ad un vostro rapido movimento, la vostra immagine guizza dentro lo specchio, ciò che appare duro [da capire] ti apparirebbe facile.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma perché dentro a tuo voler t’adage, ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage”.
Ma, affinché tu ti senta soddisfatto dentro il tuo desiderio, ecco qui Stazio. Lo chiamo e lo prego di guarirti ora dalle tue piaghe (=dirispondere ai tuoi dubbi)».
Traduci in volgare fiorentino:
“Se la ve duta etterna li dislego”, rispuose Stazio, “là dove tu sie, discolpi me non potert’io far nego”.
«Se gli spiego i disegni eterni [di Dio]» rispose Stazio, «in tua presenza, mi discolpi il fatto che non posso risponderti di no.»
Traduci in volgare fiorentino:
Poi cominciò: “Se le parole mie, figlio, la mente tua guarda e riceve, lume ti fiero al come che tu die.
Poi cominciò: «O figlio, se la tua mente recepisce e conserva le mie parole, esse ti chiari ranno la domanda che tu poni.
Traduci in volgare fiorentino:
Sangue perfetto, che poi non si beve da l’asse tate vene, e si rimane quasi alimento che di mensa leve, prende nel core a tutte membra umane virtute informativa, come quello ch’a farsi quelle per le vene vane.
Il sangue [maschile] purificato, che poi non è bevuto dalle vene assetate e che rimane quasi un alimento che si to glie di mensa, nel cuore acquista la capacità di dar forma a tutte le membra umane, così come quel[l’altro sa ngue], che scorre per le vene, si tra sforma in quelle [membra].
Traduci in volgare fiorentino:
Ancor digesto, scende ov’è più bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr’altrui sangue in natural vasello.
Ancora più modificato, scende in quelle parti del corpo che è più bello tacere che nominare (=negli organi sessuali). Da qui poi siriversa sopra il sangue altrui (=della donna) nel vasetto naturale (=nella vagina).
Traduci in volgare fiorentino:
Ivi s’accoglie l’uno e l’altro insieme, l’un disposto a patire, e l’altro a fare per lo perfetto loco onde si preme; e, giunto lui, comincia ad operare coagulando prima, e poi avviva ciò che per sua matera fé constare.
In quel luogo l’uno e l’altro si raccolgono insieme, uno predisposto ad essere passivo (=a farsi fecondare), l’altro ad essere attivo (=a fecondare) per effetto del luogo purificato (=il cuore) da cui è spinto. E, congiunto al sangue femminile, comincia ad operare prima coagulando [le cellule] (=dando origine all’embrione) e poi infondendo la vi ta a ciò che ha reso consistente come sua materia.
Traduci in volgare fiorentino:
Anima fatta la virtute attiva qual d’una pianta, in tanto differente, che questa è in via e quella è già a riva, tanto ovra poi, che già si move e sente, come spungo marino; e indi imprende ad organar le posse ond’è semente.
La virtù attiva, divenuta anima [vegetativa] come quella di una pianta ma da essa differente, perché questa è in via e quella è già a riva (=questa deve crescere, quella è già cresciuta), tanto opera poi, che or mai [l’embrione] si muove esente, come una spugna marina. E da qui inizia a dare forma diorgani alle forze che ha generato.
Traduci in volgare fiorentino:
Or si spiega, figliu olo, or si distende la virtù ch’è dal cor del generante, dove natura a tutte membra intende.
Ora si dispiega, o figliolo, ed ora si distendela vi rtù [attiva] che proviene dal cuore del generante, dovela natura sovrintende a [formare] tutte le memb
Traduci in volgare fiorentino:
Ma come d’animal divegna fante, non vedi tu ancor: quest’è tal punto, che più savio di te fé già errante, sì che per sua dottrina fé disgiunto da l’anima il possibile intelletto, perché da lui non vide organo assunto.
Ma tu non vedi ancora come da essere vivente divenga essere provvisto di parola. Questo è quel punto, che indusse in errore chi (=Averroè) era più saggio di te, così che nelle sue teorie disgiunse dall’anima l’intelletto possibile, perché non tr ovò nessun organo che svolgesse tale funzione.
Traduci in volgare fiorentino:
Apri a la verità che viene il petto; e sappi che, sì tosto come al feto l’articular del cerebro è perfetto, lo motor primo a lui si volge lieto sovra tant’arte di natura, e spira spirito novo, di vertù repleto, che ciò che trova attivo quivi, tira in sua sustanzia, e fassi un’alma sola, che vive e sente e sé in sé rigira.
Apri il petto alla verità che viene; e sappi che, non appena nel feto si è perfezionato lo sviluppo del cervello, il Primo Motore (=Dio) si rivolge a lui, [m ostran dosi] lieto davanti a un prodotto tan to mirabile della natura. E v’ispira uno spirito nuovo, ripieno di una virtù, che ciò che trova attivo qui, attira nella sua sostanza, e si forma un’anima sola, che vive, sente e riflette su se stessa (=è consapevole).
Traduci in volgare fiorentino:
E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sole che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola.
E, affinché le mie parole ti stupiscano di meno, guarda il calore del sole che si trasforma in vino, [se è] congiunto con l’umore che cola dalla vite.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando Lachesìs non ha più del lino, solvesi da la carne, e in virtute ne porta seco e l’umano e ‘l divino: l’altre potenze tutte quante mute; memoria, intelligenza e volontade in atto molto più che prima agute.
Quando Làchesi non ha più lino [da tessere](=giungela morte), [l’anima] si scioglie dalla carnee in potenza porta con sé sia la parte umana, sia quella divina (=ricevuta da Dio, cioè l’anima immortale): lealtre potenze [diventano] tutte quante mute (=inattive, cioè muoiono). Invecela memoria, l’intelligenza ela volontà, che sono in atto, diventano acute molto più di prima.
Traduci in volgare fiorentino:
Sanza restarsi per sé stessa cade mirabilmente a l’una de le rive; quivi conosce prima le sue strade.
Senza potersi arrestare, per un impulso naturale essa cade mirabilmente sopra una delle due rive (=l’Ache rónte oil T evere). Qui conosce sùbito la strada che deve prendere (=la sorte che la attende).
Traduci in volgare fiorentino:
Tosto che loco lì la circunscrive, la virtù formativa raggia intorno così e quanto ne le membra vive.
Non appena il luogo la circoscrive lì (=su una delle due rive), la virtù formativa s’irraggia intorno a lei in quel modo e in quella misura che faceva nelle membra vive (=quand’era in vita).
Traduci in volgare fiorentino:
E come l’aere, quand’è ben piorno, per l’altrui raggio che ‘n sé si reflette, di diversi color diventa addorno; così l’aere vicin quivi si mette in quella forma ch’è in lui suggella virtualmente l’alma che ristette; e simigliante poi a la fiammella che segue il foco là ‘vunque si muta, segue lo spirto sua forma novella.
E, come l’aria, quando è ben impregnata di pioggia, per il raggio di sole, che si riflette in se stessa, diventa adorna di di versi colori; così qui l’aria vicina [all’anima] si mette in quella forma (=assume quell ’aspetto) che virtualmente ha impresso in essa l’anima che vi si è fermata. Poi, somigliante alla fiammella che segue il fuoco dovunque si sposti, la sua forma novella (=il suo nuovo corpo, fatto di aria) segue lo spirito.
Traduci in volgare fiorentino:
Però che quindi ha poscia sua paruta, è chiamata ombra; e quindi organa poi ciascun sentire infino a la veduta.
Perché si rende poi visibile, essa è chiamata ombra; e da qui forma poi tutti gli organi dei sensi fino alla vista.
Traduci in volgare fiorentino:
Quindi parliamo e quindi ridiam noi; quindi facciam le lagrime e ‘ sospiri che per lo monte aver sentiti puoi.
Grazie ad essa noi parliamo e grazie ad essa ridiamo; grazie ad essa versiamo le lacrime ei sospiri che puoi aver sentito su per questo monte.
Traduci in volgare fiorentino:
Secondo che ci affiggono i disiri e li altri affetti, l’ombra si figura; e quest’è la cagion di che tu miri”.
Secondo che ci affiggono i desideri egli altri affetti, la nostra ombra si configura. Questa è la causa [per cui le anime dimagrisc ono], di cui tu ti stupisci».
Traduci in volgare fiorentino:
E già venuto a l’ultima tortura s’era per noi, e vòlto a la man destra, ed eravamo attenti ad altra cura.
Noi eravamo già venuti agli ultimi tormenti, avevamo rivolto [inostri passi] a destra ed eravamo attenti ad un’altra diff icoltà.
Traduci in volgare fiorentino:
Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, e la cornice spira fiato in suso che la reflette e vi a da lei sequestra; ond’ir ne convenia dal lato schiuso ad uno ad uno; e io temea ‘l foco quinci, e quindi temeva cader giuso.
Qui la pa rete della montagna lancia in fuori una fiamma e dalla cornice spira un vento che la riflette in sue tiene libero un sentiero. Perciò ci conveniva andare dal lato aperto ad uno ad uno. Da una parte io temevo il fuoco, dall’altra temevo di cader giù.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo duca mio dicea: “Per questo loco si vuol tenere a li occhi stretto il freno, però ch’errar potrebbesi per poco”.
La mia guida diceva: «In questo luogo devi tenere stretto il freno agli occhi (=non devi distrarti), perché basta poco per mettere il piede in fallo». ‘Summae Deus clementiae ’ nel seno 121 al grande ardore allora udi’
Traduci in volgare fiorentino:
‘Summae Deus clementiae’ nel seno al grande ardore allora udi’ cantando, che di volger mi fé caler non meno; e vidi spirti per la fiamma andando; per ch’io guardava a loro e a’ miei passi compartendo la vista a quando a quando.
« ODio di somma clemenza» allora udii anime cantare in mezzo a quel grande fuoco, tanto che pro -vai ugualmente il desiderio di volgermi. Vidi spiriti che andavano in mezzo alle fiamme; perciò io guardavo verso di loro ed ai miei passi, dividendo la mia vista ora agli uni ora agli altri.
Traduci in volgare fiorentino:
Appresso il fine ch’a quell’inno fassi, gridavano alto: ‘ Virum non cognosco ’; indi ricominciavan l’inno bassi.
Dopo aver finito di cantare quell’inno, gridavano a voce alta: «Non conosco alcun uomo». Poi ricominciavano l’inno a voce più bassa.
Traduci in volgare fiorentino:
Finitolo, anco gridavano: “Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea s entito il tòsco”.
Alla fine dell’inno, gridavano ancora: «In mezzo al bosco volle vivere Di ana, e dal bosco ella cacciò Elice, che aveva sentito il veleno [amoroso] di Venere».
Traduci in volgare fiorentino:
Indi al cantar tornavano; indi donne gridavano e mariti che fuor casti come virtute e matrimonio imponne.
Poi torna vano a cantare, poi gridavano [il nome di] donne e mariti che furono casti come la virtù e il matrimonio impongono.
Traduci in volgare fiorentino:
E questo modo credo che lor basti per tutto il tempo che ‘l foco li abbruscia: con tal cura conviene e con tai pasti che la piaga da sezzo si ricuscia.
E questo modo credo che a loro ba sti (=duri) per tutto il tempo che il fuoco li brucia. Con tale pena e con tale nutrimento conviene (=è necessario) che la piaga [del peccato] alla fine si rimargini.
Traduci in volgare fiorentino:
Vago già di cercar dentro e dintorno la divina foresta spessa e viva, ch’a li occhi temperava il novo giorno, sanza più aspettar, lasciai la riva, prendendo la campagna lento lento su per lo suol che d’ogne parte auliva.
Ormai desideroso di esplorare l’interno ed i bordi della divina foresta (=il paradiso terrestre) folta e verdeggiante, che agli occhi attenuava la luce del nuovo giorno, senza più aspettare lasciai il margine [della foresta] e ritornai lentamente verso la campagna [camminando] sopra un terreno che pro fumava da ogni parte.
Traduci in volgare fiorentino:
Un’aura dolce, sanza mutamento avere in sé, mi feria per la fronte non di più colpo che soave vento; per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u’ la prim’om bra gitta il santo monte; non però dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d’operare ogne lor arte; ma con piena letizia l’ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime, tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su ‘l lito di Chiassi, quand’Eolo scilocco fuor discioglie.
Un’aria dolce, che non mutava [direzione né intensità], mi colpiva la fronte con la forza di un vento soave. A quella brezza le fronde, tremolando, piegavano tutte quante insieme verso la parte in cui il santo monte getta la prima ombra (=quella del mattino), senza però allontanarsi dalla loro posizione diritta, tanto che gli uccellini sulle cime [degli alberi] fossero costretti adinterrompere la loro attività canora; ma con piena le tizia, cantando, accoglievano le prime ore [del giorno] tra le foglie, che stormendo facevano da accompagnamento ai loro canti, proprio come nella pineta sul lido di Classe [i loro canti] si mescolano [con lo stormire] trai rami, quando Eolo libera il vento di scirocco.
Traduci in volgare fiorentino:
Già m’avean trasportato i lenti passi dentro a la selva antica tanto, ch’io non potea rivedere ond’io mi ‘ntrassi; ed ecco più andar m i tolse un rio, che ‘nver’ sinistra con sue picciole onde piegava l’erba che ‘n sua ripa uscìo.
I miei passi lenti mi avevano già trasportato tanto dentro l’antica selva, che non potevo più vedere da quale parte ero entrato. Ed ecco m’impe dì di proseguire un ruscello, che, [scorrendo] verso sinistra, con le sue piccole onde piegava l’erba che cresceva sulle sue rive.
Traduci in volgare fiorentino:
Tutte l’acque che son di qua più monde, parrieno avere in sé mistura alcuna, verso di quella, che nulla nasconde, avvegna che si mova bruna bruna sotto l’ombra perpetua, che mai raggiar non lascia sole ivi né luna.
Tutti i corsi d’acqua che di qua [sulla terra] sono più limpidi, parevano avere dentro di sé una qualche i mpurità rispetto a quello, che non nascondeva nulla [del suo fondo], sebbene scorra oscuro sotto l’ombra perenne [degli alberi], che non lascia mai passare un raggio di sole né di luna.
Traduci in volgare fiorentino:
Coi piè ristretti e con li occhi passai di là dal fiumicello, per mirare la gran variazion d’i freschi mai; e là m’apparve, sì com’elli appare subitamente cosa che disvia per maraviglia tutto altro pensare, una donna soletta che si gia e cantando e scegliendo fior da fiore ond’era pinta tutta la sua via.
Coni piedi mi fermai e con gli occhi guardai di là dal fiumicello, perammirare la grande varietà di rami fioriti. E là mi apparve, così come appare all’im provviso una cosa che per la meraviglia distoglie da ogni altro pensiero, una donna tutta sola, che se ne andava cantando e scegliendo fiori tra quelli che abbellivano tutto quel luogo.
Traduci in volgare fiorentino:
“Deh, bella donna, che a’ raggi d’amore ti scaldi, s’i’ vo’ credere a’ sembianti che soglion esser testimon del core, vegna ti in voglia di trarreti avanti”, diss’io a lei, “verso questa rivera, tanto ch’io possa intender che tu canti.
«Deh, o bella donna, che ti riscaldi airaggi dell’amore [divino], se devo credere alle sembianze, che di solito sono lo specchio del cuore (=i sentimenti), ti prego di venire più avanti» io le dissi, «verso questa riva, in modo che io possa intendere ciò che tu canti.
Traduci in volgare fiorentino:
Tu mi fai rimembrar dove e qual era Proserpina nel tempo che perdette la madre lei, ed ella primavera”.
Tu mi fai ricordare dov’era e qual era [l’aspetto di] Proserpina nel tempo in cui la madre perdette lei ed ella [perdette] primavera (=i fiori che aveva in mano ela vita sulla terra).»
Traduci in volgare fiorentino:
Come si volge, con le piante str ette a terra e intra sé, donna che balli, e piede innanzi piede a pena mette, volsesi in su i vermigli e in su i gialli fioretti verso me, non altrimenti che vergine che li occhi onesti avvalli; e fece i prieghi miei esser contenti, sì appressando sé, che ‘l dolce suono veniva a me co’ suoi intendimenti.
Come una donna che balli si volge senza staccare i piedi da terra e tenendoli stretti tra loro e spinge appena un piede davanti all’altro, così si volse verso di me soprai fiorellini vermiglie gialli, non diversamente da una fanciulla che abbassi gli occhi pudìch i. E fece contente le mie preghiere, avvic inandosi al fiume, tanto che il dolce suono [del suo canto] giungeva fino a me con le sue parole.
Traduci in volgare fiorentino:
Tosto che fu là dove l’erbe sono bagnate già da l’onde del bel fiume, di levar li occhi suoi mi fece dono.
Non appena fu là dove le erbe sono bagnate dalle onde del bel fiume, mi fece dono di sollevare i suoi occhi.
Traduci in volgare fiorentino:
Non credo che splendesse tanto lume sotto le ciglia a Venere, trafitta dal figlio fuor di tutto suo costume.
Non credo che risplendesse una luce così viva negli occhi di Venere, quando fu trafitta [con una freccia] dal figlio Cupìdo, fuori di ogni sua consuetudine.
Traduci in volgare fiorentino:
Ella ridea da l’altra riva dritta, trattando più color con le sue mani, che l’alta terra sanza seme gitta.
Ella mi sorrideva dritta sull’altra riva, mentre con le sue mani intrecciava fi ori colorati, che la montagna del purgatorio produce senza che siano seminati.
Traduci in volgare fiorentino:
Tre passi ci facea il fiume l ontani; ma Elesponto, là ‘ve passò Serse, ancora freno a tutti orgogli umani, più odio da Leandro non sofferse per mareggiare intra Sesto e Abido, che quel da me perch’allor non s’aperse.
Il fiume ci separava di soli tre passi. Ma l’Ellesponto, là dove passò il re Serse, la cui sconfitta dovrebbe ancora fare da freno all’or goglio di tutti gli uomini, non fu odiato da Leandro per le sue mareggiate tra Sesto e Abido, più di quanto quel fiume da me, perché allora non si aprì [per fa rmi passare].
Traduci in volgare fiorentino:
“Voi siete nuovi, e forse perch’io rido”, cominciò ella, “in questo luogo eletto a l’umana natura per suo nido, maravigliando tienvi alcun sospetto; ma luce rende il salmo Delectasti , che puote disnebbiar vostro intelletto.
«Voi siete nuovi [del luogo] e forse perché io qui sorrido» ella cominciò, «in que sto luogo scelto [da Dio] come sede naturale degli uomini, provate meraviglia e insieme siete presi dal dubbio. Ma v’illumina il salmo Poiché, oSi gnore, mi hai rallegrato , che può togliere ogni in certezza al vostro intelletto.
Traduci in volgare fiorentino:
E tu che se’ dinanzi e mi pregasti, dì s’altro vuoli udir; ch’i’ venni presta ad ogn e tua question tanto che basti”.
E tu, che sei davanti [agli altri] e che mi pregasti, di’ se vuoi udire qual cos’altro, perché son venuta per rispondere ad ogni tua domanda, tanto che basti[a soddisfarti].»
Traduci in volgare fiorentino:
“L’acqua”, diss’io, “e ‘l suon de la foresta impugnan dentro a me novella fede di cosa ch’io udi’ contraria a questa”.
«L’acqua» io dissi, «ei suoni della foresta contra stano dentro di me con la convinzione, che mi ero da poco fatta, riguardo ad un’afferma zione che io udii [e che è] contraria a quel [che vedo].»
Traduci in volgare fiorentino:
Ond’ella: “Io dicerò come procede per sua cagion ciò ch’ammirar ti face, e purgherò la nebbia ch e ti fiede.
Perciò ella: «Io ti dirò da quale ca usa procede ciò che provoca in te meraviglia e toglierò la nebbia che ti offende.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo sommo Ben, che solo esso a sé piace, fé l’uom buono e a bene, e questo loco diede per arr’a lui d’etterna pace.
Il sommo Bene [=Dio] , che soltanto in se stesso trova com piacimento, fece l’uomo buono e [incline] al bene, e diede a lui questo luogo come caparra della pace eterna (=la felicità del paradiso).
Traduci in volgare fiorentino:
Per sua difalta qui dimorò poco; per sua difalta in pianto e in affanno cambiò onesto riso e dolce gioco.
Per sua colpa qui dimorò poco; per sua colpa in pianto ein affanno cambiò gli onesti svaghi ei piacevoli divertimenti.