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Traduci in volgare fiorentino:
Già era ‘l sole a l’orizzonte giunto lo cui meridian cerchio coverchia Ierusalèm col suo più alto punto; e la notte, che opposita a lui cerchia, uscia di Gange fuor con le Bilance, che le caggion di man quando soverchia; sì che le bianche e le vermiglie guance, là dov’i’ era, de la bella Aurora per troppa etate divenivan rance.
Il sole era ormai giunto all’orizzonte del purgatorio, il cui arco meridiano cade su Gerusalemme con il suo punto più alto (=lo zenit); ela notte, che, o p-posta ad esso, gira intorno alla terra, usciva fuori del Gange con le Bilance( =la costellazione), che le cadevano di mano quando diventa più lunga (=dopo l’equinozio d’autunno). Perciò là, dove io ero, le guance bianche e poi vermiglie della bella Aurora diventavano giallodorate .
Traduci in volgare fiorentino:
Noi eravam lunghesso mare ancora, come gente che pensa a suo cammino, che va col cuore e col corpo dimora.
Noi eravamo ancora lungo il mare, come gente che pensa al suo cammino, che va con il cuore e con il corpo rimane.
Traduci in volgare fiorentino:
Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino, per li grossi vapor Marte rosseggia giù nel ponente sovra ‘l suol marino, cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, un lume per lo mar venir sì ratto, che ‘l muover suo nessun volar pareggia.
Ed ecco che, come verso il mattino Marte rosseggia sulla superficie marina giù ad occidente fra densi va pori, così mi apparve, possa rivederlo ancora [dopo la morte]!, una luce(= l’angelo nocchiero) venire tanto rapidamente per mare, che nessun uccello vola con la stessa velocità.
Traduci in volgare fiorentino:
Dal qual com’io un poco ebbi ritratto l’occhio per dom andar lo duca mio, rividil più lucente e maggior fatto.
Non appena staccai un po’ lo sguardo, per rivolgere una domanda alla mia guida, la rividi più lucente e fatta più grande.
Traduci in volgare fiorentino:
Poi d’ogne lato ad esso m’appario un non sapeva che bianco, e di sotto a poco a poco un altro a lui uscio.
Poi da ambedue i lati mi apparve un non so che di bianco e, sotto questo bianco, a poco a poco ne uscì un altro.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo mio maestro ancor non facea motto, mentre che i primi bianchi apparver ali; allor che ben conobbe il galeotto, gridò: “Fa, fa che le ginocchia cali. Ecco l’angel di Dio: piega le mani; omai vedrai di sì fatti officiali.
Il mio maestro non diceva ancora parola, mentre i primi bianchi apparvero essere le ali; quando fu certo di riconoscere l’angelo nocchiero, gridò: « Pièga, pièga le ginocchia! Ecco l’angelo di Dio. Congiungi le mani! D’ora in poi vedrai altri ministri di Dio sim ili a questo.
Traduci in volgare fiorentino:
Vedi che sdegna li argomenti umani, sì che remo non vuol, né altro velo che l’ali sue, tra liti sì lontani.
Vedi che non usa strumenti umani e che non ha bisogno né di remi né di altre vele, ma soltanto delle sue ali, [per volare] tra lidi c osì lontani (=dalla foce del Tev ere al purgato rio).
Traduci in volgare fiorentino:
Vedi come l’ha dritte verso ‘l cielo, trattando l’aere con l’etterne penne, che non si mutan come mortal pelo”.
Vedi come le ha puntate verso il cielo, fendendo l’aria con le penne eterne, che non subiscono cambiamenti come quelle mortali».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi, come più e più verso noi venne l’uccel divino, più chiaro appariva: per che l’occhio da presso nol sostenne, ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero, tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva.
Poi l’uccellodivino apparve più luminoso, via via che venne versodi noi, perciò il mio occhio non poté fissarlo da vicino, ma lo chinai a terra. Quello approdò alla riva con una navicella tanto veloce eleggera, che non s’im mergeva nemmeno nell’acqua.
Traduci in volgare fiorentino:
Da poppa stava il celestial nocchiero, tal che faria beato pur descripto; e più di cento spirti entro sediero.
Il nocchiero ce leste se ne stava a poppa ed era tale chela sola descrizione renderebbe beati; e più di mille spi riti vi sedevano dentro.
Traduci in volgare fiorentino:
‘In exitu Israel de Aegypto ’ cantavan t utti insieme ad una voce con quanto di quel salmo è poscia scripto.
« Quando il popolo d’Israele uscì dall’E gitto» cantavano tutti insieme ad una voce coniversetti successivi di quel salmo.
Traduci in volgare fiorentino:
Poi fece il segno lor di santa croce; ond’ei si gittar tutti in su la piaggia; ed el sen gì, come venne, veloce.
Poi fece su di loro il segno della san ta croce, quindi essi si gettarono tutti sulla spiaggia ed egli se ne andò velocemente, come era venuto.
Traduci in volgare fiorentino:
La turba che rimase lì, selvaggia parea del loco, rimirando intorno come colui che nove cose assaggia.
La folla, che rimase lì, appariva non pratica del luogo e si guar dava intorno come chi vede cose nuove.
Traduci in volgare fiorentino:
Da tutte parti saettava il giorno lo sol, ch’avea con le saette conte di mezzo ‘l ciel cacciato Capricorno, quando la nova gente alzò la fronte ver’ noi, dicendo a noi: “Se voi sapete, mostratene la via di gire a l monte”.
Il sole mandava i suoi raggi in tutte le direzioni e con le sue frecce infallibili aveva cacciato il Capricorno (=la costellazione) dal centro del cielo, quando la gente appena arrivata a lzò la fronte verso di noi, dicendo: «Se voi la sapete, m ostrateci la via per salire sul monte».
Traduci in volgare fiorentino:
E Virgilio rispuose: “Voi credete forse che siamo esperti d’esto loco; ma noi siam peregrin come voi siete.
Virgilio rispose: «Voi forse credete che noi conosciamo questo luogo; siamo invece pellegrini come voi.
Traduci in volgare fiorentino:
Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco, per altra via, che fu sì aspra e forte, che lo salire omai ne parrà gioco”.
Giungemmo poco fa, un po’ prima di voi, per un’altra strada, che fu così accidentata e malag e-vole, che in confronto la salita ci apparirà or mai un gioco».
Traduci in volgare fiorentino:
L’anime, che si fuor di me accorte, per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo, maravigliando diventaro smorte.
Quelle anime, accortesi dal mio respiro che ero ancor vivo, impallidirono per la meraviglia.
Traduci in volgare fiorentino:
E come a messagger che porta ulivo tragge la gente per udir novelle, e di calcar nessun si mostra schivo, così al viso mio s’affisar quelle anime fortunate tutte q uante, quasi obliando d’ire a farsi belle.
E come la gente accorre intorno a un messaggero che porta un ramoscello d’ulivo, per sentire le notizie, e nessuno si mostra schivo di far calca; così quelle anime fortunate fissarono tutte insieme gli occhi sul mio volto, quasi dimenticando di andare afarsi belle.
Traduci in volgare fiorentino:
Io vidi una di lor trarresi avante per abbracciarmi con sì grande affetto, che mosse me a far lo somigliante.
Io vidi una di esse farsi avanti pera bbracciarmi, con affetto così grande, che mi spinse a fare altrettanto.
Traduci in volgare fiorentino:
Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto! tre volte dietro a lei le mani avvinsi, e tante mi torna i con esse al petto.
Ohimè, o ombre vane, fuorché nell’a spetto!, tre volte cinsi le mani dietro di lei e per tre volte tornai con esse al mio petto.
Traduci in volgare fiorentino:
Di maraviglia, credo, mi dipinsi; per che l’ombra sorrise e si ritrasse, e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
Allora, credo, mi dipinsi di meraviglia: l’ombra sorrise e si trasse indietro, io mi spinsi avanti, per seguirla.
Traduci in volgare fiorentino:
Soavemente disse ch’io posasse; allor conobbi chi era, e pregai che, per parlarmi, un poco s’arrestasse.
Disse dolcemente che io non cercassi dia bbracciarla. Allora io conobbi chi era ela pregai di fermarsi un poco, per parlarmi.
Traduci in volgare fiorentino:
Rispuosem i: “Così com’io t’amai nel mortal corpo, così t’amo sciolta: però m’arresto; ma tu perché vai?”.
Mi rispose: «Come ti amai quando vivevo nel corpo mortale, così ti amo ora, che ne sono libera; perciò mi fermo. Ma tu perché vai [per questa spiaggia]?».
Traduci in volgare fiorentino:
“Casella mio, per tornar altra volta là dov’io son, fo io questo viaggio”, diss’io; “ma a te com’è tanta ora tolta?”.
«O Casella mio, io faccio questo viaggio per ritornare un’altra volta (=dopo la morte) qui (=in que sto luogo di salvezza), dove ora mi trovo» dissi. «Tu invece perché giungi a purifica rti soltanto adesso?»
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Nessun m’è fatto o ltraggio, se quei che leva quando e cui li piace, più volte m’ha negato esto passaggio; ché di giusto voler lo suo si face: veramente da tre mesi elli ha tolto chi ha voluto intrar, con tutta pace.
Ed egli a me: «Non mi è st ato fatto alcun torto, se l’angelo che prende quando vuole echi vuole ha rifiutato più volte di trasporta rmi, perché il suo volere procede da quello divino, che è sempre gi usto. Ma da tre mesi egli ha accolto nella navicella chi ha voluto entrare, senza opporsi.
Traduci in volgare fiorentino:
Ond’io, ch’era ora a la marina vòlto dove l’acqua di Tevero s’insala, benignamente fu’ da lui ricolto.
Perciò io, che allora stavo [in attesa] guardando il mare, dove l’acqua del Tevere diventa salata, fui benignamente accolto da lui.
Traduci in volgare fiorentino:
A quella foce ha elli or dritta l’ala, però che sempre quivi si ricoglie qual verso Acheronte non si cala”.
Ora ha volto le ali verso quella foce, per ché qui si raccoglie sempre chiunque non si cala verso Acherónte».
Traduci in volgare fiorentino:
E io: “Se nuova legge non ti toglie memoria o uso a l’amoroso canto che mi solea quetar tutte mie doglie, di ciò ti piaccia consolare alquanto l’anima mia, che, con la sua persona venendo qui, è affannata tanto!”.
Ed io: «Se una legge nuova non ti ha fatto dimenticare e non t’impedisce di can tare quelle canzoni d’amo re, con cui solevi placare tutti i miei dolori, ti piaccia di consolare un po’ la mia anima, che, venendo qui [con il corpo], è tanto affannata!».
Traduci in volgare fiorentino:
‘Amor che ne la mente mi ragiona ’ cominciò elli allor sì dolcemente, che la dolcezza ancor dentro mi suona.
« L’amo re, che mi parla nel ricordo» egli cominciò allora così dolcemente, che la dolcezza mi risuona ancora dentro.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo mio maestro e io e quella gente ch’eran con lui parevan sì contenti, come a nessun toccasse altro la mente.
Il mio maestro, io e quella gente, che era con lui, apparivamo così contenti, come se non avessimo altri pensieri.
Traduci in volgare fiorentino:
Noi eravam tutti fissi e attenti a le sue note; ed ecco il veglio onesto gridando: “Che è ciò, spiriti lenti? qual negligenza, quale stare è questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio ch’esser non lascia a voi Dio manifesto”.
Noi eravamo tutti fissi ed attenti alle sue note, quando il vecchio ed onorato Catone gridò: «Che cosa fate, o spiriti lenti? Quale negligenza, quale indugio è questo? Correte al monte, per spogliarvi della scorza (=il peccato), che v’impedisce di veder Dio».
Traduci in volgare fiorentino:
Come quando, cogliendo biado o loglio, li colombi adunati a la pastura, queti, sanza mostrar l’usato orgoglio, se cosa appare ond’elli abbian paura, subitamente lasciano star l’esca, perch’assaliti son da maggior cura; così vid’io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa, com’om che va, né sa dove riesca: né la nostra partita fu men tosta.
Come quando, per beccar granelli di biada e di loglio, i colombi radunati per il pasto, quieti e senza il consueto atteggiamento impettito, se appare qual cosa, di cui abbiano paura, immediatamente lasciano stare il cibo, perché sono assaliti da una preoccupazione maggiore; così io vidi quelle anime appena giunte interrompere l’[a scolto del] canto e precipita rsi verso la salita, come un uomo che va e che non conosce la meta. La nostra partenza non fu meno rapida.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l’altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, e qual dallato li si reca a mente; el non s’arresta, e questo e quello intende; a cui porge la man, più non fa pressa; e così da la calca si difende.
Quando i giocatori della zara si separano, colui che perde rimane dolente, ripetendo i lanci, e pieno di tristezza impara. Con l’altro se ne va tutta la gente: qualcuno lo precede, qualcunaltro lo afferra da dietro, qualcunaltro al fianco gli si raccomanda. Egli non si ferma ed ascolta questo e quello. Colui al qu ale porge qualche moneta non fa più ressa. Così si difende dalla calca.
Traduci in volgare fiorentino:
Tal era io in quella turba spessa, volgendo a loro, e qua e là, la faccia, e promettendo mi sciogliea da essa.
Così ero io fra quella turba numerosa: rispondendo qua e là e promettendo preghiere, mi liberavo di essa.
Traduci in volgare fiorentino:
Quiv’era l’Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte, e l’altro ch’annegò correndo in caccia.
Qui c’era l’aretino (=Benincasa da Laterina) che ebbe la morte dalle braccia feroci di G hino di Tacco, e quello (=Guccio dei Tarlati da Pietramala ) che annegò nell’Arno in seguendo i nemici.
Traduci in volgare fiorentino:
Quivi pregava con le mani sporte Federigo N ovello, e quel da Pisa che fé parer lo buon Marzucco forte.
Qui mi pregavano con le mani protese Feder ico Novello dei conti Guidi ed il pisano Gano degli Scornigiani, la cui morte mostrò la forza d’animo di Ma rzucco, suo padre.
Traduci in volgare fiorentino:
Vidi conte Orso e l’anima divisa dal corpo suo per astio e per inveggia, com’e’ dicea, non per colpa commisa; Pier da la Broccia dico; e qui proveggia, mentr’è di qua, la donna di Brabante , sì che però non sia di peggior greggia.
Vidi il conte Orso degli Alberti e colui che ebbe l’anima di visa dal corpo per odio e per invidia, come egli diceva, non per una colpa commessa. Parlo di Pierre de la Brosse. Equi provveda a pentirsi, mentre è ancora di qua [sulla terra], la signora (=Maria) di Brabante , se non vuol finire trai falsi accusatori dell’inferno [per averlo calunniato].
Traduci in volgare fiorentino:
Come libero fui da tutte quante quell’ombre che pregar pur ch’altri prieghi, sì che s’avacci lor divenir sante, io cominciai: “El par che tu mi nieghi, o luce mia, espresso in alcun testo che decreto del ci elo orazion pieghi; e questa gente prega pur di questo: sarebbe dunque loro speme vana, o non m’è ‘l detto tuo ben manifesto?”.
Non appena mi liberaidi tutte quelle ombre che mi pregarono soltanto chefacessi pregar altri per loro, così che si affrettasse la loro purificazione, io cominciai: «O luce mia, sembra che tu in qualche passo dell’ Eneide neghi esplicitamente che la preghiera possa cambiare idecretidel cielo. Eppure questa gente mi prega soltanto di ottenere suffragi. La loro speranza sarebbe dunque vana oppure le tue parole non mi sono ben chiare?».
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “La mia scrittura è piana; e la speranza di costor non falla, se ben si guarda con la mente sana; ché cima di giudicio non s’avvalla perché foco d’amor compia in un punto ciò che de’ sodisfar chi qui s’astalla; e là dov’io fermai cotesto punto, non s’ammendava, per pregar, difetto, perché ‘l priego da Dio era disgiunto.
Egli a me: «Il mio testo è chi aro, ela speranza di costoro non è sbagliata, se si guarda bene, con la mente sgombra da pregiudizi. L’altezza del giudizio divino non si abbassa perc hé il fuoco dell’amo re (=di chi prega per queste anime) può adempi ere in un momento quell’espiazione, che devono soddisfare coloro che restano quia lungo. Là dove io feci tale affermazione non si espiava la colpa attraverso la preghiera, perché questa non giungeva sino a Dio (=era rivolta a falsi dei).
Traduci in volgare fiorentino:
Veramente a così alto sospet to non ti fermar, se quella nol ti dice che lume fia tra ‘l vero e lo ‘ntelletto.
Ma non fermarti davanti a un dubbio così profondo, se non te lo dice colei che illumina il tuo intelletto con la luce del vero.
Traduci in volgare fiorentino:
Non so se ‘ntendi: io dico di Beatrice; tu la vedrai di sopra, in su la vetta di questo monte, ridere e felice”.
Non so se mi comprendi: io dico Beatrice. Tu la vedrai più in alto, sulla vetta di qu esto monte, sorridente e felice».
Traduci in volgare fiorentino:
E io: “Segnore, andiamo a maggior fretta, ché già non m’affatico come dianzi, e vedi omai che ‘l poggio l’ombra getta”.
Ed io: «O mio si gnore, andiamo con maggior fretta, perché sono già meno affaticato di prima, e ormai vedi che il monte proietta l’ombra su di noi».
Traduci in volgare fiorentino:
“Noi anderem con questo giorno innanzi”, rispuose, “quanto più potremo omai; ma ‘l fatto è d’altra forma che non stanzi.
«Noi oggi andremo avanti» rispose, «quanto pi ù potremo; però la salita è molto più difficile di quanto tu non pensi.
Traduci in volgare fiorentino:
Prima che sie là sù, tornar vedrai colui che già si cuopre d e la costa, sì che ‘ suoi raggi tu romper non fai.
Prima di giungere lassù, vedrai tornare colui (=il sole) che già sinasconde dietro il monte, così che tu non intercetti i suoi raggi.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma vedi là un’anima che, posta sola soletta, inverso noi riguarda: quella ne ‘nsegnerà la via più tosta”.
Ma vedi là un’anima che, seduta sola soletta, guarda verso di noi. Essa c’inse gnerà la via più breve.»
Traduci in volgare fiorentino:
Venimmo a lei: o anima lombarda, come ti stavi altera e disdegnosa e nel mover de li occhi onesta e tarda! Ella non ci dicea alcuna cosa, ma lasciavane gir, solo sguardando a guisa di leon quando si posa.
Venimmo sino a lei: o anima lombarda, come te ne stavi fiera e sdegnosa e com’eri dignitosa e lenta nel muover gli occhi! Ella non ci diceva nulla, ma ci lasciava andare, seguendoci soltanto con lo sgua r-do, come un leone quando riposa.
Traduci in volgare fiorentino:
Pur Virgilio si trasse a lei, pregando che ne mostrasse la miglior salita; e quella non rispuose al suo dimando, ma di nostro paese e de la vita ci ‘nchiese; e ‘l dolce duca incominciava “Mantua...”, e l’ombra, tutta in sé romita, surse ver’ lui del loco ove pria stava, dicendo: “O Mantoano, io son Sordello de la tua terra!”; e l’un l’altro abbracciava.
Virgilio sia vvicinò a lei, pregando che ci mostrasse la salita migliore. Quella non rispose alla sua domanda, ma ci chiese del nostro paese e della nostra vita. La mia dolce guida incominciava: «Mantova...», e l’ombra, tutta sola ed in sé concentrata, sialzò in piedi verso di lui dal luogo dove stava prima, dicendo: «O mantovano, io son Sordello della tua terra!», e l’uno abbracciava l’altro.
Traduci in volgare fiorentino:
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! Quell’anima gentil fu così presta, sol per lo dolce suon de la sua terra, di fare al cittadin suo quivi festa; e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode di quei ch’un muro e una fossa serra.
Ahi, o Italia asservita [ai prìncipi locali], sei un albergo di dolore, una nave senza pilota (=l’imperatore) su un mare sconvolto dalle tempeste, non dòmini più le pro vince, ma sei diventata un bordello! Quell’anima nobile fu così pronta, soltanto per aver sentito il dolce nome della sua terra, a far qui (=nell’anti purgatorio) lieta accoglienza al suo con cittadino. Ora invece coloro che vivono dentro i tuoi confini non riescono a convivere senza muoversi guerra, anzi si rodono l’un l’altro anche coloro che sonorinchiusi dentro le stesse mura e difesi dallo stesso fossato.
Traduci in volgare fiorentino:
Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, s’alcuna parte in te di pace gode.
O mia terra infelice, considera le tue regioni costiere e poi guarda le regioni interne, e dimmi se alcuna di esse vive in pace!
Traduci in volgare fiorentino:
Che val perché ti racconciasse il freno Iustiniano, se la sella è vota? Sanz’esso fora la vergogna meno.
A che cosa è servito che Giustiniano abbia resta urato il freno [delle leggi], se la sella del cavallo è vuota (=se non hai chi ti guida)? Senza tale freno la tua vergogna sarebbe minore.
Traduci in volgare fiorentino:
Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, se bene intendi ciò che Dio ti nota, guarda come esta fiera è fatta fella per non esser corretta da li sproni, poi che ponesti mano a la predella.
Ahi, o gente [di Chiesa], che dovresti esser devota e lasciar sedere Cesare (=l’imperatore) sulla sella, se comprendi bene quello che Dio ti dice nel Vangelo, guarda come questa fiera (=il cavallo, cioè l’Italia) è divenuta ribelle, perché non è [più] guidata con gli sproni, dopo che tu impugnasti le briglie!
Traduci in volgare fiorentino:
O Alberto tedesco ch’abbandoni costei ch’è fatta indomita e selvaggia, e dovresti inforcar li suoi arcioni, giusto giudicio da le stelle caggia sovra ‘l tuo sangue, e sia novo e aperto, tal che ‘l tuo successor temenza n’aggia! Ch’avete tu e ‘l tuo padre sofferto, per cupidigia di costà distretti, che ‘l giardin de lo ‘mperio sia diserto.
O Alberto d’Asburgo, che abbandoni costei che si è fatta indòm ita e selvaggia, mentre dovresti inforcare i suoi arcioni, una giusta punizione cada sulla tua stirpe dalle stelle, ed essa sia nuova e chiara a tutti, così che il tuo successore (=Enrico VII di Lussemburgo) ne sia atterrito! Tue tuo padre [R odolfo d’Asburgo], trattenuti dallo smodato desiderio di occuparvi di cose tedesche, avete tollerato che il giardino dell’Impe ro (=l’Italia) fosse ridotto a un deserto!
Traduci in volgare fiorentino:
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: color già tristi, e questi con sospetti! Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura d’i tuoi gentili, e cura lor magagne; e vedrai Santafior com’è oscura! Vieni a veder la tua Roma che piagne vedova e sola, e dì e notte chiama: “Cesare mio, perché non m’accompagne?”.
Vieni avedere Mo ntecchi e Cappelletti (=Capuleti), Monaldi e Filipeschi , o uomo senza cura: quelli son già mal ridotti, questi son pieni di sospetti! Vieni, o crudele, vieni e vedi le tribolazioni dei tuoi nobili, curai loro danni, e vedrai come i conti di Santafiora (=gli Aldobrandeschi) son decaduti! Vieni avedere la tua Roma che piange, abbandonata e sola (=senza di te), e che dì e notte grida: «O mio imperatore, perché non stai con me?».
Traduci in volgare fiorentino:
Vieni a veder la gente quanto s’ama! e se nulla di noi pietà ti move, a vergognar ti vien de la tua fama.
Vieni a vedere quanto la tua gente si ama! E, se nessuna compassione per noi ti muove, vieni a prenderti la vergogna che ti sei procurato!
Traduci in volgare fiorentino:
E se licito m’è, o sommo Giove che fosti in terra per noi crucifisso, son li giusti occhi tuoi rivolti altrove? O è preparazion che ne l’abisso del tuo consiglio fai per alcun bene in tutto de l’accorger nostro scisso? Ché le città d’Italia tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa ogne villan che parteggiando viene.
E, se mi è lecito parlare, o sommo Dio, che per noi fosti crocifisso in terra, ti chiedo: i tuoi giusti occhi son rivolti altrove? Oppure nella tua sapienza infinita ci prepari qualche bene futuro, che la nostra mente è assolut a-mente incapace di scorgere? Le città d’Italia son tutte piene di tiranni e ogni villano, che si mette a capo di un fazione politica, diventa un Marcello (=un avversario dell’imperatore; oppure un presunto salvatore della patria)!
Traduci in volgare fiorentino:
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta di questa digression che non ti tocca, mercé del popol tuo che si argomenta.
O Firenze mia, puoi essere ben contenta di questa digressione, che non ti tocca, grazie al tuo popolo che ben s’ingegna!
Traduci in volgare fiorentino:
Molti han giusti zia in cuore, e tardi scocca per non venir sanza consiglio a l’arco; ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca.
Molti, altrove, hanno la giustizia in cuore, ed essa scocca lentamente, perché non viene senza riflessione all’ar co (=alla bocca); il tuo popolo invece ha sempre la giustizia sulle labbra!
Traduci in volgare fiorentino:
Molti rifiutan lo comune incarco; ma il popol tuo solicito risponde sanza chiamare, e grida: “I’ mi sobbarco!”.
Molti rifiutano le cariche pubbliche; il tuo popolo invece risponde sollecito anche senza esser chiamato, e grida: «Io mi sobbarco [delle cariche]!».
Traduci in volgare fiorentino:
Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: tu ricca, tu con pace, e tu con senno! S’io dico ‘l ver, l’effetto nol nasconde.
Ora fàtti contenta, perché veramente ne hai motivo: tu sei ricca, tu sei in pace, tu hai senno! I fatti mostrano chiaramente se dico il vero!
Traduci in volgare fiorentino:
Atene e Lacedemona, che fenno l’antiche leggi e furon sì civili, fecero al viver bene un picciol cenno verso di te, che fai tanto sottili provedimenti , ch’a mezzo novembre non giugne quel che tu d’ottobre fili.
Atene e Sparta, che fecero le leggi antiche e furono così civili, fecero un piccolo accenno alla vita pubblica, rispetto a te, che fai provvedi menti tanto sottili, che a metà novembre non giunge quel che tu decidi in ottobre!
Traduci in volgare fiorentino:
Quante volte, del tempo che rimembre, legge, moneta, officio e costume hai tu mutato e rinovate membre! E se ben ti ricordi e vedi lume, vedrai te somigliante a quella inferma che non p uò trovar posa in su le piume, ma con dar volta suo dolore scherma.
Quante volte, per quel tempo che tu ricordi (=in questi ultimi anni), tu hai cambiato legge, moneta, carica e costume ed hai cacciato e richiamato i tuoi cittadini! Se ben ricordi le passate vicende e se le vàluti chiaramente, ti vedrai somigliare a quell’infermo, che non riesce a riposare sulle piume e che, voltandosi e rivol tandosi, cerca [invano] sollievo al suo dolore!
Traduci in volgare fiorentino:
Mentre che sì per l’orlo, uno innanzi altro, ce n’andavamo, e spesso il buon maestro diceami: “Guarda: giovi ch’io ti scaltro”; feriami il sole in su l’omero destro, che già, raggiando, tutto l’occidente mutava in bianco aspetto di cilestro; e io facea con l’ombra più rovente parer la fiamma; e pur a tanto indizio vidi molt’ombre, andando, poner mente.
Mentre uno dopo l’altro ce ne andavamo lungo il margine esterno e spesso il buon maestro mi diceva: «Sta’ attento: ascolta il mio avvertimento»; il sole mi feriva sull’omero destro e ormai coni raggi del tramonto mutava in bianco tutto l’occi dente, che era di colore azzurrino. Con l’ombra io facevo apparire più rossa la sua luce. E vidi molte ombre che, pur continuando a camminare, prestavano at tenzione a un indizio così piccolo.
Traduci in volgare fiorentino:
Questa fu la cagion che diede inizio loro a parlar di me; e cominciarsi a dir: “Colui non par corpo fittizio”; poi verso me, quanto potean farsi, certi si fero, sempre con riguardo di non uscir dove non fosser arsi.
Questa fu la causa che le spinse a parlar di me, e cominciarono adire: «Co lui non pare un corpo fittizio». Poi alcune si fe cero verso di me, quanto più potevano avvicinarsi, stando sempre attente a non uscire dove non erano arse dalle fiamme.
Traduci in volgare fiorentino:
“O tu che vai, non per esser più tardo, ma forse reverente, a li altri dopo, rispondi a me c he ‘n sete e ‘n foco ardo.
«O tu che vai dietro agli altri due, non per essere più lento, ma forse per mostrarti riverente, rispondi a me che ardo nella sete [di sapere chi sei] e nel fuoco.
Traduci in volgare fiorentino:
Né solo a me la tua risposta è uopo; ché tutti questi n’hanno maggior sete che d’acqua fredda Indo o Etiopo.
La tua risposta non interessa soltanto a me, perch é tutti questi spiriti ne hanno una sete maggiore di quanto non ne abbiano d’acqua frescagli abitanti dell’India o dell’E tiopia.
Traduci in volgare fiorentino:
Dinne com’è che fai di te parete al sol, pur come tu non fossi ancora di morte intrato dentro da la rete”.
Dicci com’è che fai di teparete al sole, proprio come se tu non fossi ancora entrato dentro la rete della morte».
Traduci in volgare fiorentino:
Sì mi parlava un d’essi; e io mi fora già manifesto, s’io non fossi atteso ad altra novità ch’apparve allora; ché per lo mezzo del cammino acceso venne gente col viso incontro a questa, la qual mi fece a rimirar sospeso.
C osì mi parlava uno di essi. Io mi sarei sùbito manifestato, se non mi fossi rivolto ad un’altra no vità, che apparve allora. Per il centro del cam mino pieno di fiamme venne una schiera di anime con il viso incontro a questa, la quale mi fece tutto pro teso a guardare con stupore.
Traduci in volgare fiorentino:
Lì veggio d’ogne parte farsi presta ciascun’ombra e basciarsi una con una sanza restar, contente a brieve festa; così per entro loro schiera bruna s’ammusa l’una con l’altra formica, forse a spiar lor via e lor fortuna.
Lì da ambedue le parti vedo leombre farsi sollecite e baciarsi l’una con l’altra ma senza indugiare, tutte contente per il rapido saluto. Allo stesso modo dentro la loro fila scura le formiche si toccano il muso l’una con l’altra, forse per scambiarsi notizie sulla loro via e sulla loro fortuna [nella ricerca di cibo].
Traduci in volgare fiorentino:
Tosto che parton l’accoglienza amica, prima che ‘l primo passo lì trascorra, sopragridar ciascuna s’affatica: la nova gente: “Soddoma e Gomorra”; e l’altra: “Ne la vacca entra Pasife, perché ‘l torello a sua lussuria corra”.
Non appena interrompono l’acco glienza amichevole, prima di aver compiuto il primo passo [che le allontani da] lì, ciascuna cerca di gridare più forte dell’altra. La nuova schiera grida: «Sodoma e Gomorra!»; e l’altra: «Nella vacca [di legno] entra Pasife, affinché il torello corra ad appagare la sua lussuria!».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi, come grue ch’a le montagne Rife volasser parte, e parte inver’ l’arene, queste del gel, quelle del sole schife, l’una gente sen va, l’altra sen vene; e tornan, lagrimando, a’ primi canti e al gridar che più lor si convene; e raccostansi a me, come davanti, essi medesmi che m’avean pregato, attenti ad ascoltar ne’ lor sem bianti.
Poi, come gru che volassero in parte versoi monti Rifei e in parte versoideserti sabbiosi, queste per fuggire il gelo, quelle il sole, una schiera si allontana [da noi], l’altra si avvicina. E, versando lacrime di espiazione, ritornano ai primi canti (=l’inno O summae Deus clementiae ) ea gridare [gli esempi] chea loro più conviene (=si adattano). Si riaccostano a me, come in precedenza, quegli stessi che mi avevano pregato, mostrandosi nel loro aspetto attenti ad ascoltare.
Traduci in volgare fiorentino:
Io, che due volte avea visto lor grato, incominciai: “O anime sicure d’aver, quando che sia, di pace stato, non son rimase acerbe né mature le membra mie di là, ma son qui meco col sangue suo e con le sue giunture.
Io, che per due volte avevo visto ciò che gradivano, incominciai: «O anime sicure di raggiungere, quando che sia, uno stato di pace, le mie membra non sono rimaste in età giovanile né in età matura di là sulla terra, ma sono qui con me con il loro sangue e con le loro giunture.
Traduci in volgare fiorentino:
Quinci sù vo per non esser più cieco; donna è di sopra che m’acquista grazia, per che ‘l mortal per vostro mondo reco.
Ora vado su di qui per non essere più cieco. In cielo è una donna (=Beatrice) che miacquista la grazia, in virtù della quale attraverso con il mio corpo mortale il vostro mondo.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma se la vostra maggior voglia sazia tosto divegna, sì che ‘l ciel v’alberghi ch’è pien d’amore e più ampio si spazia, ditemi, acciò ch’ancor carte ne verghi, chi siete voi, e chi è quella turba che se ne va di retro a’ vostri terghi”.
Ma, vi auguro che il vostro più grande desiderio sia presto saziato, così che vi accolga il cielo che è pieno d’amore ed occupa uno spazio più ampio (=l’empìreo)!, ditemi, affinché ne possa scrivere ancora, chi siete voi echi è quella turba che se ne va dietro alle vostre spalle».
Traduci in volgare fiorentino:
Non altrimenti stupido si turba lo montanaro, e rimirando ammuta, quando rozzo e salvatico s’inurba, che ciascun’ombra fece in sua paruta; ma poi che furon di stupore scarche, lo qual ne li alti cuor tosto s’attuta, “Beato te, che de le nostre marche”, ricominciò colei che pria m’inchiese, “per morir meglio, esperienza imbarche! La gente che non vien con noi, offese di ciò per che già Cesar , triunfando, “Regina” contra sé chiamar s’intese: però si parton ‘Soddoma’ gridando, rimproverando a sé, com’hai udito, e aiutan l’arsura vergognando.
Il montanaro stupito si turba e, guardandosi intorno, ammutolisce, quando rozzo e selvatico entra per la prima volta in città; non diversamente ciascun’ombra fece con il suo aspetto. Ma, dopo che si furono liberate da ogni stupore, il quale nei cuori nobili presto si affievolisce, «Beato te che, per morir meglio, imbarchi esperienza dalle nostre contrade!» riprese colei che poco prima mi aveva posto la domanda. «La schiera di anime che non viene con noi, offese Dio facendo ciò per cui già Cesare, durante il trionfo, sentì gridare “Regina!” contro di sé. Perciò si allontanano gri dando “Sodoma” e rimprovera ndosi, come hai udito, e aiutano l’efficacia della pena provando vergogna.
Traduci in volgare fiorentino:
Nostro peccato fu ermafrodito; ma perché non servammo umana legge, seguendo come bestie l’appeti to, in obbrobrio di noi, per noi si legge, quando partinci, il nome di colei che s’imbestiò ne le ‘mbestiate schegge.
Il nostro peccato fu di essere ermafroditi. Ma, poiché non osservammo la legge umana, seguendo come bestie l’appetito naturale, inobbrobrio di noi, gridiamo, quando ci dividiamo, il nome di colei (=Pasife) che si comportò da bestia nel corpo in legno a forma di bestia.
Traduci in volgare fiorentino:
Or sai nostri atti e di che fummo rei: se forse a nome vuo’ saper chi semo, tempo non è di dire, e non saprei.
Ora conosci le nostre azioni e il peccato di cui fummo colpevoli. Se forse per nome vuoi sapere chi siamo, non c’è tempo per parlare, e non saprei [nemmeno parlare di tutti].
Traduci in volgare fiorentino:
Farotti ben di me volere scemo: son Guido Guinizzelli; e già mi purgo per ben dolermi prima ch’a lo stremo”.
Ti dirò soltanto il mio nome: io sono Guido Guini zelli e già mi purgo in questo luogo, perché mi sono pentito prima di giungere alla fine della vita.»
Traduci in volgare fiorentino:
Quali ne la tristizia di Ligurgo si fer due figli a riveder la madre, tal mi fec’io, ma non a tanto insurgo, quand’io odo nomar sé stesso il padre mio e d e li altri miei miglior che mai rime d’amore usar dolci e leggiadre; e sanza udire e dir pensoso andai lunga fiata rimirando lui, né, per lo foco, in là più m’appressai.
Quali nella tristezza (=dolore ed ira) di L icurgo si fecero i due figli nel rivedere la madre, tale mi feci io. Ma non giungo a tanto, quando io odo dire il suo nome il padre mio e degli altri poeti migliori di me, che scrissero rime d’amo re dolci e leggiadre. Senza ascoltare e senza parlare continuai pensieroso la strada, guardandolo a lungo. Ma, a causa del fuoco, non mi avvicinai di più.
Traduci in volgare fiorentino:
Poi che di riguardar pasciuto fui, tutto m’offersi pronto al suo servigio con l’affermar che fa credere altrui.
Dopo che mi fui saziato di guardarlo, mi offersi, tutto pronto al suo servizio, con le parole [del giuramento] che fanno credere alle promesse.
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me: “Tu lasci tal vestigio, per quel ch’i’ odo, in me, e tanto chiaro, che Leté nol può tòrre né far bigio.
Ed egli a me: «Tu lasci una tale impronta, per quel che io odo, in me, e tanto chiara, che il fiume Letè non può t oglierla né farla sbiadire.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma se le tue parole or ver giuraro, dimmi che è cagion per che dimostri nel dire e nel guarda r d’avermi caro”.
Ma, se le tue parole hanno ora giurato il vero, dimmi qual è la causa per la quale con le parole e con gli sguardi dimostri di avermi caro».
Traduci in volgare fiorentino:
E io a lui: “Li dolci detti vostri, che, quanto durerà l’uso moderno, faranno cari ancora i loro incostri”.
Ed io a lui: «I vostri dolci versi, che, per tutto il tempo che durerà la poesia in volgare, fa ranno ancora più graditi i fogli su cui sono scritti».
Traduci in volgare fiorentino:
“O frate”, disse, “questi ch’io ti cerno col dito”, e additò un spirto innanzi, “fu miglior fabbro del parlar materno.
«O fratello» disse, «questi che ti mostro con il dito» e indicò uno spirito davanti a lui(= Arnaut Daniel ), «fu il migliore artefice della lingua materna.
Traduci in volgare fiorentino:
Versi d’amore e prose di romanzi soverchiò tutti; e lascia dir li stolti che quel di Lemosì credon ch’avanzi.
Superò tutti i poeti d’amore egli scrittori di ro manzi; e lascia diregli stolti, che credono che lo sopravanzi quello di Limoges (=Gi raut de Bornelh ).
Traduci in volgare fiorentino:
A voce più ch’al ver drizzan li volti, e così ferman sua oppinione prima ch’arte o ragion per lor s’ascolti.
Essi rivolgono l’attenzione alla voce comune più che al vero, e così formanola loro opinione pr i-ma di ascoltare l’arte ola ragione.
Traduci in volgare fiorentino:
Così fer molti antichi di Guittone, di grido in grido pur lui dando pregio, fin che l’ha vinto il ver con più persone.
Così molti antichi poeti fecero di Guittone, dando prestigio di bocca in bocca soltanto a lui, finché il vero lo ha vinto con [il giudizio di] più persone.
Traduci in volgare fiorentino:
Or se tu hai sì amp io privilegio, che licito ti sia l’andare al chiostro nel quale è Cristo abate del collegio, falli per me un dir d’un paternostro, quanto bisogna a noi di questo mondo, dove poter peccar non è più nostro”.
Ora, se tu hai un privilegio così grande, che ti sialecito andare nel convento nel quale Cristo è l’abate del collegio [dei beati], recita per me un Padre nostro davanti a Lui, quanto serve a noi di questo mondo (=il purgatorio), dove non possiamo più peccare.»
Traduci in volgare fiorentino:
Poi, forse per dar luogo altrui secondo che presso avea, disparve per lo foco, come per l’acqua il pesce andando al fondo.
Poi, forse per dare la parola ad un altro che aveva lì vicino, scomparve in mezzo al fuoco, come scompare nell’acqua il pesce che va sul fondo.
Traduci in volgare fiorentino:
Io mi fei al mostrato innanzi un poco, e dissi ch’al suo nome il mio disire apparecchiava grazioso loco.
Io mi accostai un po’ all’ombra che Guido mi aveva mostrato e dissi che il mio desiderio preparava una gradita accoglienza al suo nome.
Traduci in volgare fiorentino:
El cominciò liberamente a dire: “Tan m’abellis vostre cort es deman, qu’ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Egli cominciò liberamente adire: « Tanto mi piace la vostra cortese domanda, che io non posso né voglio celarmi a voi.
Traduci in volgare fiorentino:
Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan; consiros vei la passada folor, e vei jausen lo joi qu’esper denan.
Io sono Arnaut Daniel, che piango evado cantando [l’inno O summae Deus clementiae ]; afflitto, vedo la passata follia e gioioso vedo davanti a me la gioia, che spero.
Traduci in volgare fiorentino:
Ara vos prec, per aquella valor que vos guida al som de l’escalina, sovenha vos a temps de ma dolor! ”.
Perciò vi prego, per quel valore (=Dio) che vi guida al sommo della scala [del pu rgatorio], ricordatevi a tempo [opportuno] (=sulla terra) del mio dolore (=le sofferenze del purgat orio)!».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi s’ascose nel foco che li affina.
Poi si nascose nel fuoco che li purifica.
Traduci in volgare fiorentino:
La gloria di colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove.
La gloria di colui (=Dio), che muove tutto, per l’universo penetra e risplende più in una parte e meno altrove.
Traduci in volgare fiorentino:
Nel ciel che più de la sua luce prende fu’ io, e vidi cose che ridire né sa né può chi di là sù discende; perché appressando sé al suo disire, nostro intelletto si profonda tanto, che dietro la memoria non può ire.
Io fui nel cielo (=l’empìreo), che più prende della sua luce, e vidi cose, che né sa né può ridire chi discende di lassù, perché il nostro intelletto, avvicinandosi al suo desiderio, si sprofonda tanto, che la memoria non gli può andar dietro.
Traduci in volgare fiorentino:
Veramente quant’io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, sarà ora materia del mio canto.
Ma quanto del santo regno (=il paradiso) io potei far tesoro nella mia memoria sarà ora materia del mio canto.
Traduci in volgare fiorentino:
O buono Appoll o, a l’ultimo lavoro fammi del tuo valor sì fatto vaso, come dimandi a dar l’amato alloro.
O buon Apollo, all’ultimo lavoro fammi così fatto vaso del tuo valore [poetico], come comandi per dare l’amato alloro.
Traduci in volgare fiorentino:
Infino a qui l’un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amendue m’è uopo intrar ne l’aringo rimaso.
Fin qui mi bastò un giogo di Parnaso (=le muse); ma ora mi è necessario entrare con ambedue (=le muse e Apollo) nell’impre sa rimasta.
Traduci in volgare fiorentino:
Entra nel petto mio, espira tue sì come quando Marsia traesti de la vagina de le membra sue.
Entra nel mio petto, espira tu così, come quando traesti Mar sia dalla vagina delle sue membra.
Traduci in volgare fiorentino:
O divina virtù, se mi ti presti tanto che l’ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti, vedra’mi al piè del tuo diletto legno venire, e coronarmi de le foglie che la materia e tu mi farai degno.
O divina virtù, se ti concedi tanto a me, che io manifesti l’ombra (=quell’immagine imperfetta) del beato regno, che è segnata nel mio capo, mi vedrai venire al piè del tuo diletto legno (=l’alloro) e incoronarmi delle foglie, che la materia [del canto] e tu mi farete degno.