instruction
stringclasses
1 value
output
stringlengths
30
692
input
stringlengths
33
942
Traduci in volgare fiorentino:
El par che voi veggiate, se ben odo, dinanzi quel che ‘l tempo seco adduce, e nel presente tenete altro modo”.
Se intendo bene, sembra che voi prevediate quel che il futuro porta con sé e che non riusciate a veder il presente. »
Traduci in volgare fiorentino:
“Noi veggiam, come quei c’ha mala luce, le cose”, disse, “che ne son lontano; cotanto ancor ne splende il sommo duce.
«Noi, come chi è presbite» disse, «vediamo le cose che ci sono lontane nel futuro. Soltanto su di esse c’illumina la somma guida (=Dio).
Traduci in volgare fiorentino:
Quando s’appressano o son, tutto è vano nostro intelletto; e s’altri no n ci apporta, nulla sapem di vostro stato umano.
Quando si avvicinano o diventano presenti, il nostro intelletto è completamente inutile; e, se qualcuno (=i nuovi dannati) non ci portasse le notizie, non sapremmo nulla della vita sulla terra.
Traduci in volgare fiorentino:
Però comprender puoi che tutta morta fia nostra conoscenza da quel punto che del futuro fia chiusa la porta”.
Pe rciò puoi comprendere che la nostra conoscenza sarà completa mente estinta dopo il giudizio finale, quando la porta del futuro sarà chiusa. »
Traduci in volgare fiorentino:
Allor, come di mia colpa compunto, dissi: “Or direte dunque a quel caduto che ‘l suo na to è co’vivi ancor congiunto; e s’i’ fui, dianzi, a la risposta muto, fate i saper che ‘l fei perché pensava già ne l’error che m’avete soluto”.
Allora, quasi afflitto dalla mia colpa, dissi: « Dite dunque a quell’anima ricaduta giù che suo figlio è ancor trai vivi. Se poco fa non gli risposi, ditegli che non lo feci perché stavo pensando al dubbio che mi avete sciolto».
Traduci in volgare fiorentino:
E già ‘l maestro mio mi richiamava; per ch’i’ pregai lo spirto più avaccio che mi dicesse chi con lu’ istava.
Il mio maestro già mi richiamava, pe rciò pregai lo spirito che mi dicesse in fretta chi stava con lui.
Traduci in volgare fiorentino:
Dissemi: “Qui con più di mille giaccio: qua dentro è ‘l secondo Federico, e ‘l Cardinale; e de li altri mi taccio”.
Mi disse: «Qui giaccio con più di mille. Qui dentro c’è Federico II di Svevia e il cardinale Ottaviano degli Ubaldini. Taccio degli altri» .
Traduci in volgare fiorentino:
Indi s’ascose; e io inver’ l’antico poeta volsi i passi, ripensando a quel parlar che mi parea nemico.
Quindi si nascose [nel suo avello]. Io volsi i passi verso l’antico poeta, ripensando alle predizioni che mi sembravano avverse.
Traduci in volgare fiorentino:
Elli si mosse; e poi, così andando, mi diss e: “Perché se’ tu sì smarrito?”. E io li sodisfeci al suo dimando.
Egli si mosse; poi, camminando, mi disse: « Perché sei così turbato? ». Io risposi alla sua domanda.
Traduci in volgare fiorentino:
“La mente tua conservi quel ch’udito hai contra te”, mi comandò quel saggio. “E ora attendi qui”, e drizzò ‘l dito: “quando sarai dinanzi al dolce raggio di quella il cui bell’occ hio tutto vede, da lei saprai di tua vita il viaggio”.
« Tieni amentequel che hai udito controdi te» mi comandò quel saggio. «Ed ora ascolta» riprese, alzando l’indice. «Quando sarai davanti alla dolce luce di colei (=Bea trice) che con gli occhi belli vede tutto [in D io], da lei saprai il viaggio della tua vita terrena. »
Traduci in volgare fiorentino:
Appresso mosse a man sinistra il piede: lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo per un sentier ch’a una valle fiede, che ‘nfin là sù facea spiacer suo lezzo.
Quindi volse il piede a sinistra: lasciammo le mura di Dite e andammo verso il mezzo del cerchio per un sentiero che conduce ad una valle, che fin lassù faceva sentire il suo lezzo sgradevole.
Traduci in volgare fiorentino:
In su l’estremità d’un’alta ripa che facevan gran pietre rotte in cerchio venimmo sopra più crudele stipa; e quivi, per l’orribile soperchio del puzzo che ‘l profondo abisso gitta, ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio d’un grand’avello, ov’io vidi una scritta che dicea: “Anastasio papa guardo, lo qual trasse Fotin de la via dritta”.
Sull’estremità di un’alta ripa, formata da grandi pietre rotte disposte in cerchio, venimmo sopra una folla [di anime punita in modo] più crudele. E qui, per l’orribile eccesso del puzzo che il profondo abisso getta, ci accostammo, [tornando] indietro, al coperchio d’una grande tomba, dove io vidi una scritta che diceva: «Custodisco papa Anastasio, che Fotino allontanò dalla retta via».
Traduci in volgare fiorentino:
“Lo nostro scender conviene esser tardo, sì che s’ausi un poco in prima il senso al tristo fiato; e poi no i fia riguard o”.
«Conviene (=è necessario) che la nostra discesa sia lenta, così il senso [dell’olfatto] si abitua un po’ alla volta a qu esto intenso fetore. Poi non vi faremo più caso.»
Traduci in volgare fiorentino:
Così ‘l maestro; e io “Alcun compenso”, dissi lui, “trova che ‘l tempo non passi perduto”. Ed elli: “Vedi ch’a ciò penso”.
Così il maestro. Ed io a lui: «Trova qualcosa di ut ile» dissi, «per non lasciar passare il tempo invano». Ed egli: «Vedi che ci sto pensando».
Traduci in volgare fiorentino:
“Figliuol mio, dentro da cotesti sassi”, cominciò poi a dir, “son tre cerchietti di grado in grado, come que’ che lassi.
«Figliolo mio, [racchiusi] dentro a codesti sassi» cominciò poiadire, «sono tre cerchi [più piccoli] via via che si discende, come quelli che hai appena lasciato.
Traduci in volgare fiorentino:
Tutti son pien di spirti maladetti; ma perché poi ti basti pur la vista, intendi come e perché son costretti.
Tutti sono pieni di spiriti maledetti. Ma, affinché poi ti basti solamente vederli, intendi come e perché sono messi insieme.
Traduci in volgare fiorentino:
D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista, ingiuria è ‘l fine, ed ogne fin cotale o con forza o con frode altrui contrista.
Il fine di ogni malizia, che acquista odio in cielo, è l’ingiuria; ed ogni fine di qu esto tipo contrista il prossimo o con la forza o con la frode.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma perché frode è de l’uom proprio male, più spiace a Dio; e però stan di sotto li frodolenti, e più dolor li assale.
Ma la frode, poiché è il male proprio dell’u omo, più dispiace a Dio, perciò i fraudolenti stanno di sotto e sono assaliti da un dolore maggi ore.
Traduci in volgare fiorentino:
Di violenti il primo cerchio è tutto; ma perché si fa forza a tre persone, in tre gironi è distinto e costrutto.
Il primo cerchio è tutto dei violenti; ma, po iché si fa violenza atre [tipi diversi di] persone, esso è diviso e strutturato in tre gironi.
Traduci in volgare fiorentino:
A Dio, a sé, al prossimo si pòne far forza, dico in loro e in lor cose, come udirai con aperta ragione.
Si pu ò fare violenza a Dio, a sé e al prossimo; la si può fare [direttamente] contro di loro o [indirettamente] contro le loro cose, come udirai chiaramente dalla mia spiegazione.
Traduci in volgare fiorentino:
Morte per forza e ferute dogliose nel prossimo si danno, e nel suo avere ruine, incendi e tollette dannose; onde omicide e ciascun che mal fiere, guastatori e predon, tutt i tormenta lo giron primo per diverse schiere.
Al prossimo si dà la morte con la violenza e s’in fliggono ferite dolorose, e ai suoi beni si ca usano rovine, incendi e rapine dannose; perciò omicidi e coloro che feriscono senza motivo, guastatori e predoni, il primo girone tormenta tutti costoro, che sono divisi in diverse schiere.
Traduci in volgare fiorentino:
Puote omo avere in sé man violenta e ne’ suoi beni; e però nel secondo giron convien che sanza pro si penta qualunque priva sé del vostro mondo, biscazza e fonde la sua facultade, e piange là dov’esser de’ giocondo.
Un uomo può avere la mano violenta verso di sé eversoi suoi beni; perciò nel secondo girone conviene (=è necessa-rio) che senza alcun vantaggio si penta chiunque priva di se stesso il vostro mondo, [chiunque] gioca nelle bische e [chiunque] sperpera le sue ricchezze, e [perciò, caduto in povertà,] piange là [sulla terra] dove doveva essere felice.
Traduci in volgare fiorentino:
Puossi far forza nella deitade, col cor negando e bestemmiando quella, e spregiando natura e sua bontade; e però lo minor giron suggella del segno suo e Soddoma e Caorsa e chi, spregiando Dio col cor, favella.
Si può fare violenza verso Dio, rinnegandolo con il cuore e bestemmia ndolo, e disprezzando la natura ela sua bontà; perciò il girone più piccolo suggella con il suo segno (=accoglie) Sod oma (=i sodomiti), Caorsa (=gli usurai) echi, disprezzando Dio con il cuore, bestemmia.
Traduci in volgare fiorentino:
La frode, ond’ogne coscienza è morsa, può l’omo usare in colui che ‘n lui fida e in quel che fidanza non imborsa.
La frode, che può mordere la coscienza di ognuno, l’uomo può usare contro colui che si fida di lui e contro colui che non dimostra fiducia.
Traduci in volgare fiorentino:
Questo modo di retro par ch’incida pur lo vinco d’amor che fa natura; onde nel cerchio secondo s’annida ipocresia, lusinghe e chi affattura, falsità, lad roneccio e simonia, ruffian, baratti e simile lordura.
Quest’ultimo modo pare cheinfranga soltanto il vincolo dell’amore (=amici zia, simpatia e solidarietà) che la natura fa [sorgere tra gli uomini]; perciò nel cerchio secondo si annidano gli ipocriti, chi usa le lusinghe (=i seduttoriegli adulatori) echi fa magia o stregoneria (=i maghi egli indovini), i falsari, i ladri ei simoniaci, i ruffiani, i barattieri e simile lo r61. Con l’altro modo si dimentica quell’amore che la natura fa [sorgere] e quello che poi si aggiunge [con la vita comune], per il quale si crea la fiducia speciale [tra gli uomini];
Traduci in volgare fiorentino:
Per l’altro modo quell’amor s’oblia che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto, di che la fede spezial si cria; onde nel cerchio minore, ov’è ‘l punto de l’universo in su che Dite siede, qualunque trade in etterno è consunto”.
perciò nel cerchio minore, dove è il punto dell’uni verso in cui Dite (=Lucifero) siede, chiunque tradisce è consumato (=è punito) in eterno.»
Traduci in volgare fiorentino:
E io: “Maestro, assai chiara procede la tua ragione, e assai ben distingue questo baràtro e ‘l popol ch’e’ possiede.
Ed io: «O maestro, la tua spiegazione procede con molto chiarezza, e distingue molto bene questo baratro e il popolo che esso possiede.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma dimmi: quei de la palude pingue, che m ena il vento, e che batte la pioggia, e che s’incontran con sì aspre lingue, perché non dentro da la città roggia sono ei puniti, se Dio li ha in ira? e se non li ha, perché sono a tal foggia?”.
Ma dimmi: quelli della palude fangosa (=gli iracondi), quelli cheil vento trascina (=i lussuriosi), quelli che la pioggia batte (=i golosi), e quelli che s’incontrano [e s’insultano] con così aspre lingue (=gli avariei prodighi), perché non sono puniti dentro la città arrossata [dal fuoco](=la città di Dite), se Dio li ha in ira? E, se non li ha [in ira], perché so-no castigati in tal modo?».
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a me “Perché tanto delira”, disse “lo ‘ngegno tuo da quel che sòle? o ver la mente dove altrove mira? Non ti rimembra di quelle parole con le quai la tua Etica pertratta le tre disposizion che ‘l ciel non vole, incontenenza, malizia e la matta bestialitade? e come incontenenza men Dio offende e men biasimo accatta? Se tu riguardi ben questa sentenza, e rechiti a la mente chi son quelli che sù di fuor sostegnon penitenza, tu vedrai ben perché da questi felli sien dipartiti, e perché men crucciata la divina vendetta li martelli”.
Ed egli a me: «Perché tanto del ira» disse, «il tuo ingegno da quel che su ole? oppure la tua mente mira altrove (=verso qualche dottrina er etica)? Non ti ricordi di quelle parole con le quali l’Etica [di Aristotele che hai fatto] tua tratta compiutamente le tre disposizioni che il cielo non vuole, cioè incontinenza, malizia e matta b estialità? E come l’incontinenza offende meno Dio e raccatta meno biasimo? Se tu riguardi bene que st’affermazione e ti rechi alla mente chi sono quelli che sopra, fuori [della città di Dite], sostengono la penitenza, tu vedrai bene perché siano divisi da questi malvagie perché la divina giustizia li martelli [dimostrandosi] meno crucciata».
Traduci in volgare fiorentino:
“O sol che sani ogni vista turbata, tu mi contenti sì quando tu solvi, che, non men che saver, dubbiar m’aggrata.
«O so le, che risani ogni vista turbata, tu, quando risolvi [i miei dubbi], mi accontenti a tal punto che mi rendi gradito il dubitare non meno che il sapere.
Traduci in volgare fiorentino:
Ancora in dietro un poco ti rivolvi”, diss’io, “là dove di’ ch’usura offende la divina bontade, e ‘l groppo solvi”.
Vòltati ancora un po’ indietro» io dissi, «là dove dici che l’usura offende la bontà divina, e risolvi il groppo.»
Traduci in volgare fiorentino:
“Filosofia”, mi disse , “a chi la ‘ntende, nota, non pure in una sola parte, come natura lo suo corso prende dal divino ‘ntelletto e da sua arte; e se tu ben la tua Fisica note, tu troverai, non dopo molte carte, che l’arte vostra quella, quanto pote, segue, come ‘l ma estro fa ‘l discente; sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote.
«La filosofia» mi disse, «a chi la intende, dice chiaro, e non soltanto in un’unica parte, come la natura prende il suo corso dal divino intelletto e dalla sua arte. E, se tu tieni presente bene la Fisica [di Aristotele che hai fatto] tua, tu troverai, dopo non molte pagine, che la vostra arte, quanto può, segue quella, come il discepolo fa con il ma estro; così che la vostra arte è quasi nipote di Dio.
Traduci in volgare fiorentino:
Da queste due, se tu ti rechi a mente lo Genesì dal principio, convene prender sua vita e avanzar la gente; e perché l’usuriere altra via tene, per sé natura e per la sua seguace dispr egia, poi ch’in altro pon la spene.
Da queste due, se tu ricordi il [libro della] Genesi agli inizi, conviene (=è necessario) che la gente prenda la sua vita e proceda. L’usuraio, che tiene un’altra via, disprezza la natura per sé e per la sua seguace, poiché pone in altro la sua speranza.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma seguimi oramai, che ‘l gir mi piace; ché i Pesci guizzan su per l’orizzonta, e ‘l Carro tutto sovra ‘l Coro giace, e ‘l balzo via là oltra si dismonta”.
Ma ora sèguimi, perché desidero proseguire. I Pesci guizzano (=sorgono) su per l’orizzonte, e il Carro (=l’Orsa maggiore) giace tutto sopra il Coro (=il vento ma estrale), e si discende questa balza andando più oltre.»
Traduci in volgare fiorentino:
Non era ancor di là Nesso arrivato, quando noi ci mettemmo per un bosco che da neun sentiero era segnato.
Nesso non era ancor arrivato sull’altra riva del Flegetónte, quando ci avviammo per un bosco, che non era segnato da alcun sentiero.
Traduci in volgare fiorentino:
Non fronda verde, ma di colo r fosco; non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti; non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco: non han sì aspri sterpi né sì folti quelle fiere selvagge che ‘n odio hanno tra Cecina e Corneto i luoghi cólti.
Non fronde verdi, ma di color fosco; non rami lisci, ma nodosi e contorti; non frutti vi erano, ma spine velenose. Non hanno come dimora boscaglie così incolte né così fitte quelle fiere selvagge che tra Cécina e Co rnéto odiano i luoghi coltivati.
Traduci in volgare fiorentino:
Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, che cacciar de le Strofade i Troiani con tristo annunzio di futuro danno.
Qui fani loro nidi le Arpìe ripugnanti, che cacciarono dalle [isole] Stròfadi i troiani con un triste annunzio di disgrazie future.
Traduci in volgare fiorentino:
Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto ‘l gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani.
Hanno ali larghe, collie visi umani, piedi con artigli e il gran ventre ricoperto di penne; ed emettono versi lamentosi sopra gli alberi strani.
Traduci in volgare fiorentino:
E ‘l buon maestro “Prima che più entre, sappi che se’ nel secondo girone”, mi cominciò a dire, “e sarai mentre che tu verrai ne l’orribil sabbione. Però riguarda ben; sì vederai cose che torrien fede al mio sermone”.
Il buon maestro: « Prima che ti addentri di più nella selva, sappi che sei nel secondo girone» cominciò adire, «evi resterai finché verrai nell’orribile distesa di sabbia [oltre il bosco]. Perciò guarda bene, così vedrai cose che, se io te le dicessi, non le crederesti ».
Traduci in volgare fiorentino:
Io sentia d’ogne parte trarre guai, e non vedea persona che ‘l facesse; per ch’io tutto smarrito m’arrestai.
Io sentivo da ogni parte emettere grida lamentose, ma non vedevo alcuno che lo facesse, perciò tutto smarrito mi fermai.
Traduci in volgare fiorentino:
Cred’io ch’ei credette ch’io credesse che tante voci uscisser, tra quei bronchi da gente che per noi si nascondesse.
Io credei ch’egli credesse ch’io credessi che tali voci uscissero, tra quei grossi sterpi, dalla bocca di persone che si nascondevano alla nostra vista.
Traduci in volgare fiorentino:
Però disse ‘l maestro: “Se tu tronchi qualche fraschetta d’una d’este piante, li pensier c’hai si faran tutti monchi”.
Perciò il maestro disse: «Se spezzi qualche ramoscello di una di qu este piante, i pensieri che hai saranno tutti recisi».
Traduci in volgare fiorentino:
Allor porsi la mano un poco avante, e colsi un ramicel da un gran pruno; e ‘l tronco suo gridò: “Perché mi schiante?”.
Allora protesi un po’ la mano e colsi un ramoscello da un gran pruno. Il suo tronco gridò: «Perché mi spezzi?».
Traduci in volgare fiorentino:
Da che fatto fu poi di sangue bruno, ricominciò a dir: “Perché mi scerpi? non hai tu spirto di pietade alcuno? Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: ben dovrebb’esser la tua man più pia, se state fossimo anime di serpi”.
Dopo che si ricoprì di sangue bruno, ricominciò adire: « Perché mi laceri? Non hai tualcun senso di pietà? Fummo uomini ed ora siamo divenuti piante: la tua mano dovrebbe essere ben più pia, anche se fossimo [stati] anime di serpi».
Traduci in volgare fiorentino:
Come d’un stizzo verde ch’arso sia da l’un de’capi, che da l’altro geme e cigola per vento che va via, sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue; ond’io lasciai la cima cadere, e stetti come l’uom che teme.
Come da un tronco verde, che sia arso ad un estremo e che all’altro estremo geme e cigola per il vapore che esce, così dal ramo scheggiato uscivano insieme parole esangue. Perciò io lasciai cadere la punta del ramoscello e rimasi come chi è preso da timore.
Traduci in volgare fiorentino:
“S’elli avesse potuto creder prima”, rispuose ‘l savio mio, “anima lesa, ciò c’ha veduto pur con la mia rima, non averebbe in te la man distesa; ma la cosa incredibile mi fece indurlo ad ovra ch’a me stesso pesa.
«O anima offesa, se egli avesse potuto creder prima» rispose il mio saggio, « ciò che ha visto soltanto con la mia poesia, non avrebbe disteso la mano verso di te. Ma il fatto incredibile mi spinse a fargli compiere un’azione, che ora mirincresce.
Traduci in volgare fiorentino:
Ma dilli chi tu fosti, sì che ‘n vece d’alcun’ammenda tua fama rinfreschi nel mondo sù, dove tornar li lece”.
Ora però digli chi tu fosti, così che, per ripagarti in qualche modo, possa rinfrescare la tua fama lassù nel mondo, dove gli è permesso di ritornare. »
Traduci in volgare fiorentino:
E ‘l tronco: “Sì col dolce dir m’adeschi, ch’i’ non posso tacere; e voi non gravi perch’io un poco a ragi onar m’inveschi.
E il tronco: « Con le tue dolci parole mi lusinghi tanto, che non posso tacere. E non vi dispiaccia, se io mi trattengo un po’ a discutere con voi.
Traduci in volgare fiorentino:
Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e diserrando, sì soavi, che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi: fede portai al glorioso offizio, tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ‘ polsi.
Io son colui che tenne ambedue le chiavi del cuor di Federico II di Svevia e che, chiudendo ed aprendo, le adoperai così dolcemente, che quasi ogni uomo allontanai dai suoi segreti. Fui fedele al mio glorioso incarico, tanto che perdetti il sonno ela salute.
Traduci in volgare fiorentino:
La meretrice che mai da l’ospizio di Cesare non torse li occhi putti, morte comune e de le corti vizio, infiammò contra me li animi tutti; e li ‘nfiammati infiammar sì Augusto, che ‘ lieti onor tornaro in tristi lutti.
La meretrice (=l’invidia), che dalla corte imperiale non distolse mai gli occhi disonesti, rovina comune [degli uomini] e vizio speciale delle corti, infiammò contro di megli animi di tutti egli animi infiammati infiammarono così l’impe ratore, che i lieti onori si trasformarono in tristi lutti.
Traduci in volgare fiorentino:
L’animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, ingiusto fece me contra me giusto.
Il mio animo, spinto da un amaro piacere, credendo con la morte di fuggir lo sdegno [del sovrano e della corte], mi fece compier un atto ingiusto contro di me giusto.
Traduci in volgare fiorentino:
Per le nove radici d’esto legno vi giuro che già mai non ruppi fede al mio segnor, che fu d’onor sì degno.
Per le nuove radici di questa pianta, vi giuro che non ruppi mai la fede ltà al mio signore, che fu così degno d’onore.
Traduci in volgare fiorentino:
E se di voi alcun nel mondo riede, conforti la memoria mia, che giace ancor del colpo che ‘nvidia le diede”.
E, se qualcuno di voi ritorna nel mondo, difenda il mio ricordo, che giace ancor offuscato per il colpo inferto dall’invidia ».
Traduci in volgare fiorentino:
Un poco attese, e poi “Da ch’el si tace”, disse ‘l poeta a me, “non perder l’ora; ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace”.
Il poeta attese un po’, quindi: «Poiché tace» mi disse, « non perder tempo, ma parla e chièdigli ciò che più ti piace».
Traduci in volgare fiorentino:
Ond’io a lui: “Domandal tu ancora di quel che credi ch’a me satisfaccia; ch’i’ non potrei, tanta pietà m’accora”.
Ed io a lui: «Domànd agli ancor tu ciò che credi che mi soddisfi. Io non potrei, perché la compassione mi commuove».
Traduci in volgare fiorentino:
Perciò ricominciò: “Se l’om ti faccia liberamente ciò che ‘l tuo dir priega , spirito incarcerato, ancor ti piaccia di dirne come l’anima si lega in questi nocchi; e dinne, se tu puoi, s’alcuna mai di tai membra si spiega”.
Perciò ricominciò: «Possa essere esaudito generosamente ciò che le tue parole chiedono!, o spirito incarcerato, ti faccia ancor piacere di dirci come l’anima si lega in questi tronchi nodosi; e dicci, se puoi, se qualche anima si scioglie mai da queste membra».
Traduci in volgare fiorentino:
Allor soffiò il tronco forte, e poi si convertì quel vento in cotal voce: “Brievemente sarà risposto a voi.
Allora il tronco soffiò fortemente, poi trasformò quel vento in parole: «Vi risponderò brevemente.
Traduci in volgare fiorentino:
Quando si parte l’anima feroce dal corpo ond’ella stessa s’è disvelta, Minòs la manda a la settima foce.
L’an ima crudele [del suicida], quando lascia il corpo dal quale essa stessa si è strappata, è mandata da Minosse al settimo cerchio.
Traduci in volgare fiorentino:
Cade in la selva, e non l’è parte scelta; ma là dove fortuna la balestra, quivi germoglia come gran di spelta.
Cade nella selva e non ha un luogo pre stabilito, ma dove il caso la fa cadere germoglia come un chicco di biada.
Traduci in volgare fiorentino:
Surge in vermena e i n pianta silvestra: l’Arpie, pascendo poi de le sue foglie, fanno dolore, e al dolor fenestra.
Spun ta sotto forma di virgulto, poi diventa albero selvatico: le A rpìe, mangiando poi le sue foglie, provocano dolore eaprono sbocchi ai suoi lamenti.
Traduci in volgare fiorentino:
Come l’altre verrem per nostre spoglie, ma non però ch’alcuna sen rivesta, ché non è giusto aver ciò ch’om si toglie.
Come le altre anime [nel giorno del giudizio] verremo a riprende rcile nostre spoglie, ma nessuna di noile rivestirà, pe rché non è giusto riaver ciò di cui ci si è privati.
Traduci in volgare fiorentino:
Qui le trascineremo, e per la mes ta selva saranno i nostri corpi appesi, ciascuno al prun de l’ombra sua molesta”.
Le trascineremo qui, e per la mesta selva inostri corpi saranno appesi, ciascuno al pruno della propria ombra (=anima), che in vita gli fu molesta».
Traduci in volgare fiorentino:
Noi eravamo ancora al tronco attesi, credendo ch’altro ne volesse dire, quando noi fummo d’un romor sorpresi, similemente a colui che venire sente ‘l porco e la cac cia a la sua posta, ch’ode le bestie, e le frasche stormire.
Noi eravamo ancor attenti davanti al tronco, credendo che ci volesse dir qualcos’altro, quando fummo sorpresi da un rumore, come succede al cacciatore quando sente venir verso il suo riparo il cinghiale inseguito dai cani e ode le bestie strepitare e le frasche stormire.
Traduci in volgare fiorentino:
Ed ecco due da la sinistra costa, nudi e graffiati, fuggendo sì forte, che de la selva rompieno ogni rosta.
Ed ecco [spuntare] da sinistra due dannati nudi egraffiati, che fuggivano con tanta furia da rompere ogni ostacolo al loro passaggio.
Traduci in volgare fiorentino:
Quel dinanzi: “Or accorri, accorri, morte!”. E l’altro, cui pareva tardar tro ppo, gridava: “Lano, sì non furo accorte le gambe tue a le giostre dal Toppo!”. E poi che forse li fallia la lena, di sé e d’un cespuglio fece un groppo.
Quello davanti gridava: «Ora corri da me, corri da me, o morte! ». E l’altro, acui sembrava di correr troppo lentamente, gridava: «O Lano, non furono così leste le tue gambe nello scontro di Pieve del To ppo!». E, poiché forse gli mancava il fiato, si lasciò cadere su un cespuglio.
Traduci in volgare fiorentino:
Di rietro a loro era la selva piena di nere cagne, bramose e correnti come veltri ch ’uscisser di catena.
Dietro di loro la selva era piena di nere cagne, bramose e veloci come veltri appena sciolti dalla catena.
Traduci in volgare fiorentino:
In quel che s’appiattò miser li denti, e quel dilaceraro a brano a brano; poi sen portar quelle membra dolenti.
Affondarono i denti in quel che s’era appiattato e lo dilaniarono a brano a brano, poi trascinarono via quelle membra straziate.
Traduci in volgare fiorentino:
Presemi allor la mia scorta per mano, e menommi al cespuglio che piangea, per le rotture sanguinenti in vano.
Allora la mia guida mi prese per mano emi condusse al cespuglio, che piangeva attraverso le rotture invano sanguinanti.
Traduci in volgare fiorentino:
“O Iacopo”, dicea, “da Santo Andrea, che t’è giovato di me fare schermo? che colpa ho io de la tua vita rea?”.
« O Giacomo da Sant’Andrea » diceva, «che t’è giovato farti riparo di me? Che colpa ho io della tua vita malvagia?»
Traduci in volgare fiorentino:
Quando ‘l maestro fu sovr’esso fermo, disse “Chi fosti, che per tante punte soffi con sangue doloroso sermo?”.
Quando il maestro si fermò sopra di lui, disse: « Chi fosti tu che attraverso tali ferite soffi con il sangue parole di dolore? ».
Traduci in volgare fiorentino:
Ed elli a noi: “O anim e che giunte siete a veder lo strazio disonesto c’ha le mie fronde sì da me disgiunte, raccoglietele al piè del tristo cesto. I’ fui de la città che nel Batista mutò il primo padrone; ond’ei per questo sempre con l’arte sua la farà trista; e se n on fosse che ‘n sul passo d’Arno rimane ancor di lui alcuna vista, que’ cittadin che poi la rifondarno sovra ‘l cener che d’Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno.
Ed egli a noi: « O anime, che siete giunte a veder lo strazio vergognoso che ha così staccato le mie fronde da me, raccogliétele ai piedi dello sventurato cespuglio. Io fui della città (=Firenze) che in Giovan Battista m utò Marte (=il dio della guerra), il primo protettore, perciò questi con la sua arte (=la guerra) la farà sempre sventurata. E, se su Ponte Vecchio non rimanesse ancora una sua immagine, quei cittadini, che poi la ricostruirono sulla cenere rimasta dopo Attila, avrebbero lavorato invano.
Traduci in volgare fiorentino:
Io fei gibbetto a me de le mie case”.
Io feci delle mie case il luogo del mio supplizio».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi che la carità del natio loco mi strinse, raunai le fronde sparte, e rende’le a colui, ch’era già fioco.
Poiché l’amore per il luogo natale( =Firenze) mi strinse il cuore, raccolsi le foglie sparse e le resia colui, che ormai taceva.
Traduci in volgare fiorentino:
Indi venimmo al fine ove si parte lo secondo giron dal terzo, e dove si vede di giustizia orribil arte.
Quindi venimmo al confine, dove il secondo girone si dividedal terzo edove si vede la terribile artedella giustizia.
Traduci in volgare fiorentino:
A ben manifestar le cose nove, dico che arrivammo ad una landa che dal suo letto ogne pianta rimove.
Per spiegare bene la nuova situazione, dico che arrivammo in una pianura, che non lascia attecchire alcuna pianta.
Traduci in volgare fiorentino:
La dolorosa selva l’è ghirlanda intorno, come ‘l fosso tristo ad essa: quivi fer mammo i passi a randa a randa.
Essa è circondata dalla selva dolorosa dei suicidi, la quale, a sua volta, è circondata dal tristo Fl egetónte. Ci fermammo qui, proprio sul margine della pianura.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo spazzo era una rena arida e spessa, non d’altra foggia fatta che colei che fu da’ piè di Caton già soppressa.
Il suolo era una sabbia arida e compatta, non diversa da quella già calcata in Libia dai piedi di Catone di Utica.
Traduci in volgare fiorentino:
O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi miei! D’anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge.
O giusta vendetta di Dio, quanto devi essere temuta da ognuno che legge ciò che osservai coni miei occhi! Vidi molte schiere di anime ignude, che piangevano miserevolmente ed apparivano sottoposte aleggi diverse.
Traduci in volgare fiorentino:
Supin giacea in terra alcuna gente, alcuna si sedea tutta raccolta, e altra andava continuamente.
Alcune (=i bestemmiatori) giacevano supine a terra, altre (=gli usurai) sedeva no tutte rannicchiate, altre (=i sodomiti) camminavano senza mai fermarsi.
Traduci in volgare fiorentino:
Quella che giva intorno era più molta, e quella men che giacea al tormento, ma più al duolo avea la lingua sciolta.
Quelle che camminavano erano più numerose, quelle che giacevano per terra erano meno numerose, ma avevano la lingua più sciolta al dolore.
Traduci in volgare fiorentino:
Sovra tutto ‘l sabbion, d’un cader lento, piovean di foco dilatate falde, come di neve in alpe sanza vento.
Sopra tutta la distesa di sabbia, con un cader lento, piovevano ampie falde di fuoco, come [le falde] di neve [cadono] sui monti quando non c’è vento.
Traduci in volgare fiorentino:
Quali Alessandro in quelle parti calde d’India vide sopra ‘l suo st uolo fiamme cadere infino a terra salde, per ch’ei provide a scalpitar lo suolo con le sue schiere, acciò che lo vapore mei si stingueva mentre ch’era solo: tale scendeva l’etternale ardore; onde la rena s’accendea, com’esca sotto focile, a doppiar lo dolore.
Alessandro Magno nelle parti calde dell’India vide cadere sopra il suo esercito fiamme compatte sino a terra, perciò fece ca lpestar e il suolo dai suoi soldati, affinché il vapor igneo (=il fuoco) si spegnesse [più facilmente], mentre era solo. Allo stesso modo scendeva il fuoco eterno: incendiava la sabbia come l’esca sotto la pi etra focaia e raddoppiava il dolore [a quelle anime] .
Traduci in volgare fiorentino:
Sanza riposo mai era la tresca de le misere mani, or quindi or quinci escotendo da sé l’arsura fresca.
Le loro mani miserevoli si muovevano freneticamente, senza mai fermarsi: ora qui ora lì si scuotevano di dosso le nuove fiamme [che ininterrottame nte cadevano].
Traduci in volgare fiorentino:
I’ cominciai: “Maestro, tu che vinci tutte le cose, fuor che ‘ demon duri ch’a l’intrar de la porta incontra uscinci, chi è quel grande che non par che curi lo ‘ncendio e giace dispettoso e torto, sì che la pioggia non par che ‘l marturi?”.
Io cominciai: «O maestro, tu che vinci tutte le difficoltà, fuorché i demoni ostinati che ci vennero incontro davanti alla porta di Dite (=Lucifero), chi è quel grande, che mostra di non curarsi della pioggia di fuoco e che giace per terra sprezzante e torvo, tanto che la pioggia non appare capace di domarlo? ».
Traduci in volgare fiorentino:
E quel medesmo, che si fu accorto ch’io domandava il mio duca di lui, gridò: “Qual io fui vivo, tal son morto.
E quello, accortosi che chiedevo di lui alla mia guida, gridò: « Come fui da vivo, tale son da morto.
Traduci in volgare fiorentino:
Se Giove stanchi ‘l suo f abbro da cui crucciato prese la folgore aguta onde l’ultimo dì percosso fui; o s’elli stanchi li altri a muta a muta in Mongibello a la focina negra, chiamando “Buon Vulcano, aiuta, aiuta!”, sì com’el fece a la pugna di Flegra, e me saetti con tutt a sua forza, non ne potrebbe aver vendetta allegra”.
Anche se Giove stancasse il suo fabbro (=Vul cano), dal quale, adirato contro di me, prese la folgore acuta con cui mi colpì l’ultimo giorno della mia vita; ed anche se stancasse gli altri fabbri facendoli lavorare a turno nella nera fucina dell’Etna, chi amando “O buon Vulcano, aiutami, aiutami! ”, come fece nella battaglia di Flegra [contro i Giga nti]; emi scagliasse addosso i fulmini con tutta la sua forza, non avrebbe ancora la soddisfazione di v edermi piegato».
Traduci in volgare fiorentino:
Allora il duca mio parlò di forza tanto, ch’i’ non l’avea sì forte udito: “O Capaneo, in ciò che non s’ammorza la tua superbia, se’ tu più punito: nullo martiro, fuor che la tua rabbia, sarebbe a l tuo furor dolor compito”.
Allora la mia guida parlò con tanta forza, quanto non l’avevo mai udito: « O Capanèo, proprio perché la tua superbia non si spegne, senti maggiormente la punizione: nessuna sofferenza, fuorché la tua rabbia, sarebbe un castigo adeguato al tuo furore».
Traduci in volgare fiorentino:
Poi si rivolse a me con miglior labbia dicendo: “Quei fu l’un d’i sette regi ch’assiser Tebe; ed ebbe e par ch’elli abbia Dio in disdegno, e poco par che ‘l pregi; ma, com’io dissi lui, li suoi dispetti sono al suo petto assai debiti fregi.
Poi si rivolse a me con volto più sereno, dicendo: «Egli fu uno dei sette re che assediarono Tebe. Ebbe e mostra di avere Dio in gran disprezzo e poco mostra di considerarlo. Ma, come dissi, il suo disprezzo e le sue parole son ben appropriati alla sua pazzia.
Traduci in volgare fiorentino:
Or mi vien dietro, e guarda che non metti, ancor, li piedi ne la rena arsiccia; ma sempre al bosco tien li piedi stretti”.
Ora séguimi e cerca ancora di non metter i piedi (=camminare) nella sabbia riarsa, ma tiènili sempre vicini al bosco».
Traduci in volgare fiorentino:
Tacendo divenimmo là ‘ve spiccia fuor de la selva un picciol fiumicello, lo cui rossore ancor mi raccapr iccia.
Senza più parlare giungemmo là dove sgorga fuori della selva un piccolo fiumicello, il cui color rosso mi fa ancor raccapricciare.
Traduci in volgare fiorentino:
Quale del Bulicame esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici, tal per la rena giù sen giva quello.
Esso scorreva tra la sabbia, simile al ruscello che esce dal laghetto di Bulicame, che poi le peccatrici (=le prostitute) si dividono tra loro.
Traduci in volgare fiorentino:
Lo fondo suo e ambo le pendici fatt’era ‘n pietra, e ‘ margini dallato; per ch’io m’accorsi che ‘l passo era lici.
Il suo fondo, ambedue le sponde, come pure i margini laterali erano fatti di pietra, perciò mi accorsi che il passaggio era lì.
Traduci in volgare fiorentino:
“Tra tutto l’a ltro ch’i’ t’ho dimostrato, poscia che noi intrammo per la porta lo cui sogliare a nessuno è negato, cosa non fu da li tuoi occhi scorta notabile com’è ‘l presente rio, che sovra sé tutte fiammelle ammorta”.
«Fra tutte le altre cose che ti ho mostrato, dopo che entrammo per la porta la cui soglia è aperta a tutti, i tuoi occhi non videro cosa degna di nota come questo fiumicello, che spegne sopra di sé tutte le fiammelle. »
Traduci in volgare fiorentino:
Queste parole fuor del duca mio; per ch’ io ‘l pregai che mi largisse ‘l pasto di cui largito m’avea il disio.
Queste parole mi furon dette dalla mia guida; perciò io la pregai di soddisfare la curi osità, che aveva in me suscitato.
Traduci in volgare fiorentino:
“In mezzo mar siede un paese guasto”, diss’elli allora, “che s’appella Creta, sotto ‘l cui rege fu già ‘l mondo casto.
«Nel mezzo del mare si trova un paese ora caduto in rovina» egli allora disse, « che si chiama Creta, sotto il cui re (=Saturno) un tempo il mondo visse innocente.
Traduci in volgare fiorentino:
Una montagna v’è che già fu lieta d’acqua e di fronde, che si chiamò Ida: or è diserta come cosa vieta.
Vi è una montagna chiamata Ida, un tempo ricca di acquee di fronde ed ora abbandonata come una cosa vecchia.
Traduci in volgare fiorentino:
Rea la scelse già per cuna fida del suo figliuolo, e per celarlo meglio, quando piangea, vi facea far le grida.
Rea (=moglie di Satu rno) la scelse come culla sicura per il suo piccolo (=Giove); e, per meglio nasconderlo quando piangeva, faceva fare gran rumore.
Traduci in volgare fiorentino:
Dentro dal monte sta dritto un gran veglio, che tien volte le spalle inver’ Dammiata e Rom a guarda come suo speglio.
Dentro il monte sta dritto un vecchio di grande statura, che volge le spalle all’Egitto e guarda Roma come in uno specchio.
Traduci in volgare fiorentino:
La sua testa è di fin oro formata, e puro argento son le braccia e ‘l petto, poi è di rame infino a la forcata; da indi in giuso è tutto ferro eletto, salvo che ‘l destro piede è terra cotta; e sta ‘n su quel più che ‘n su l’altro, eretto.
La testa è fatta d’oro fine, le sue braccia e il suo petto sono d’argento puro, poi è di rame sino all’inforcatura delle gambe, da qui in giù è tutto di ferro scelto, tranne il piè destro, che è di terra cotta, esta dritto più su questo piede che sull’altro.
Traduci in volgare fiorentino:
Ciascuna parte, fuor che l’oro, è rotta d’una fessura che lagrime goccia, le quali, accolte, foran quella grotta.
Ciascuna parte, fuorché la testa d’oro, è rotta da una fessura, che goccia lacrime, le quali, racc ogliendosi ai suoi piedi, forano la roccia.