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Nella mia tesi avevo anticipato quello che purtroppo è avvenuto alcuni mesi dopo.
Era già molto palese, e io che sono nato e cresciuto in Afghanistan, ho sempre seguito anche da lontano la tragedia che si viveva e cercavo di informare l'opinione pubblica attraverso i miei articoli.
Da parte della comunità internazionale c'è stato un errore di strategia.
Non si è considerato che i tre quarti della popolazione vivono in zone rurali e non in grandi centri.
L'aiuto invece era concentrato quasi esclusivamente nelle grandi città.
Ci sono anche altri fattori che hanno portato alla tragedia della politica:
il progetto di pashtunizzazione da parte del presidente afghano, Ashraf Ghani, che aveva messo nei posti chiave dell'esercito e dell'amministrazione uomini di etnia pashtun, l'analfabetismo religioso, politico e filosofico, che ha fatto sì che il popolo potesse essere manipolato.
Questo può far riflettere sull'importanza dell'istruzione. Quando manca, il popolo è molto vulnerabile.
Eppure stava nascendo qualcosa di nuovo, nelle università si studiavano i filosofi e i sociologi occidentali, da Platone a Max Weber.
Però per la maturazione del pensiero occorre molto tempo.
Un modello autonomo potrebbe essere auspicabile per un futuro di convivenza in Afghanistan?
No, purtroppo dati i quarantatré anni di guerra, funzionano solo i rapporti di forza e di sopraffazione delle minoranze in Afghanistan.
Prima è necessario incrementare il livello culturale generale perché si arrivi all'elementare rispetto dei diritti fondamentali degli altri.
Si deve sviluppare una cultura della pace, della convivenza tra gruppi diversi, della non violenza nella soluzione dei conflitti, dell'operare insieme per il bene comune.
Per ora non c'è nessuno spirito che unisce i popoli. 77 78.
Il plurilinguismo è la base di un'autonomia vissuta.
Magdalena Ferdigg vive a Millan e ha un debole per il volontariato:
fa parte dei locali vigili del fuoco volontari, del direttivo della Katholische Jungschar Südtirols (Gioventù Cattolica dell'Alto Adige) ed è membro del collettivo di autrici altoatesine Die Glühbirne.
Quando le chiediamo in che misura l'autonomia altoatesina incida sulla sua vita quotidiana, lì per lì vorrebbe rispondere per niente ma...
Magdalena, Lei è decisamente molto attiva nel volontariato: come riesce a conciliare tutti gli impegni?
Dopo la maturità al Fallmerayer Gymnasium sono entrata subito nel mondo del lavoro e oggi sono supplente in una scuola elementare, un impiego che si concilia perfettamente con le mie attività.
Mi piace anche cantare, ballare e disegnare.
Soprattutto mi piace farmi ispirare, fare esperienze nuove e sono molto aperta.
Infatti il mio motto è: guarda e ascolta il più possibile ovunque, altrimenti potresti perderti molte cose belle.
In che misura l'autonomia incide sulla Sua vita e sulla quotidianità?
In prima battuta mi verrebbe da dire per niente, ma sarebbe sbagliato. In effetti basta rifletterci un po':
sono cresciuta in un sistema scolastico di lingua tedesca, nel quale adesso lavoro, che però si trova in Italia.
Il sistema associativo, come quello che esiste in Alto Adige, non si ritrova in nessun'altra regione italiana.
Molte tradizioni, molti dei nostri costumi hanno altre radici, così come la nostra lingua madre... sono tutte testimonianze di una storia che non è iniziata in Italia.
Per me l'autonomia è soprattutto la nostra storia, che ancora oggi ci forma e di cui ancora oggi siamo responsabili.
L'autonomia insomma ci accompagna ogni giorno.
Che cosa trova di buono e di meno buono in tutto questo?
Di recente ho partecipato a una manifestazione alla quale erano presenti persone sia di lingua tedesca che di quella italiana.
Al termine c'è stata una tavola rotonda in cui ognuno ha parlato nella propria lingua madre e tutti si sono capiti benissimo!
Le conversazioni sono state interessanti e nessuno ha dovuto sudare per trovare le parole in una lingua che non è la propria. Per me questo significa bilinguismo vissuto e, in ultima analisi, autonomia vissuta.
Cosa si augura per l'autonomia del futuro?
Per me è un peccato che non si riesca a coinvolgere un gruppo linguistico in alcune tradizioni dell'altro.
Per esempio, è molto difficile attirare italiani nelle associazioni di lingua tedesca dei paesi, come i vigili del fuoco; probabilmente la stessa cosa accade viceversa.
Per questo vorrei che nel sistema scolastico ci fossero più punti di contatto tra i tre gruppi linguistici, per creare maggiore unità e far sì che le nostre vite non scorrano semplicemente parallele, come accade ancora in molti ambiti.
Le lingue ci aprono il mondo.
Qui cresciamo con le influenze di due o tre mentalità diverse e da un incontro aperto possono nascere cose entusiasmanti. 79 80 L'importante è parlarsi.
La scuola primaria di San Martino in Passiria è stata concepita secondo approcci pedagogici riformisti e considera le competenze individuali dei bambini la base su cui approntare l'insegnamento.
Non c'è insomma nulla che non possa essere affrontato in modo adatto ai bambini.
Questo discorso vale anche per il tema dell'autonomia?
Quando Marie Verdorfer e Mara Grasl arrivano a scuola, la loro giornata tipo non inizia né con una classica materia d'insegnamento né in una classe con compagni della stessa età, ma con una conversazione in cerchio con gli altri scolari del proprio gruppo. Qui vengono concordati paritariamente gli obiettivi di apprendimento, ai quali i bambini contribuiscono manifestando i loro interessi.
I gruppi sono composti da bambini di età diverse all'interno di un triennio o di un biennio.
l'apprendimento avviene in aule specialistiche e laboratori didattici.
Quando l'insegnante Stefan Reiterer propone il tema dell'autonomia,.
Marie e Mara, insieme ad altri sette bambini, accettano immediatamente.
Guardano tutti insieme il film 100 Jahre Südtirol 100 anni di Alto Adige) di Andreas Pfeifer, giornalista dell'ORF.
L'entusiasmo per l'argomento è grande.
I bambini fanno continui riferimenti alla storia delle proprie famiglie, raccontano di bisnonni che hanno dovuto imparare il tedesco di nascosto, hanno vissuto la guerra e hanno anche fatto contrabbando di merci attraverso i confini.
Hitler era un uomo malvagio e il capo dei nazisti, ma tutti pensavano che li stesse salvando, racconta Marie, poi ha fatto amicizia con il 'duce' italiano. Come mai il duce, cioè Mussolini, volesse essere amico di un fanatico del pangermanesimo come Hitler, per lei rimane tuttavia un mistero.
Forse perché entrambi erano così malvagi?, si chiede.
I bambini sono particolarmente toccati dal tema della notte dei fuochi, quando hanno fatto saltare i tralicci perché la gente non si trovava bene con l'Italia.
Prima erano austriaci e stavano meglio, dice Mara.
Lei sa che l'Alto Adige è stato annesso all'Italia dopo la prima guerra mondiale e racconta di Silvius Magnago:
Lui diceva che l'Alto Adige aveva bisogno di maggiori diritti per imparare il tedesco.
E la gente poi ha protestato per questo.
Nella discussione di gruppo sul terrorismo e sulle bombe emergono ben presto i parallelismi con la guerra in Ucraina.
Le bambine sono molto orgogliose delle loro tre compagne di classe ucraine, che in pochi mesi hanno già imparato tanto della lingua tedesca.
Insieme giocano ad acchiapparella, perché tutti i bambini del mondo conoscono questo gioco, dice Mara con convinzione.
Poi il maestro Stefan chiede al gruppo: di cosa hanno bisogno le persone nelle zone di guerra per andare nuovamente d'accordo?
Cooperazione, regole, parlarsi, rispondono i bambini.
Bambini che magari non sono in grado di spiegare in dettaglio come, grazie anche all'autonomia, funzionano queste cose nella loro provincia.
Ma sanno che funzionano.
Bastian Schwarz, Noah Pircher, Mara Raffl,.
Mara Grasl, Lena Hofer, Fabian Ennemoser,.
Marie Verdorfer, Jana Lamprecht, Maja Prünster, 10 anni.
(da in alto a sinistra) 82.
Cosa significa autonomia? L'autonomia è un diritto?
Se così fosse, è riconducibile a un dovere oppure a un obbligo?
Spesso invochiamo valori come l'autonomia.
(diritto all'autodeterminazione) e la libertà (intesa come autorealizzazione), tuttavia, abbiamo riflettuto anche sulle responsabilità che comportano? 83.
Appello per un'autonomia etica.
L'autonomia come impegno 85.
Un'analisi dei concetti.
In Alto Adige si parla continuamente di autonomia.
Il più delle volte riferendosi soprattutto alla forma concreta, politica e giuridica, dell'autogoverno.
Ma cosa significa autonomia in senso più esteso?
Come può essere vissuta l'autonomia su un piano personale?
Quali sono i prerequisiti e le condizioni per riuscire a realizzarla?
La disciplina scientifica in grado di contribuire a chiarire questi interrogativi è la filosofia pratica.
L'etica, in qualità di branca della filosofia pratica, studia i presupposti e le valutazioni dell'agire umano accertando quale comportamento sia socialmente desiderabile o indesiderabile, ciò che percepiamo ovvero consideriamo un'azione onesta, corretta o equa.
L'azione morale costituisce il cuore dell'etica che non verte solo sulla conoscenza fine a sé stessa, bensì su una prassi di responsabilità volta ad aiutare le persone ad agire in modo eticamente corretto, cioè a prendere decisioni socialmente desiderabili o quantomeno accettabili.
La mera conoscenza non è sufficiente, in quanto etica deve necessariamente tradursi in azione.
Tuttavia, essa non suggerisce come applicare questo principio nelle singole situazioni quotidiane.
Ciò è e rimane compito di un giudizio pratico, di una coscienza formata e delle varie esperienze di vita dell'individuo agente.
Sui diritti e doveri umani.
La tradizione dei diritti umani risale a tempi assai più remoti di quanto si possa presumere.
L'antica Persia è considerata il loro paese d'origine; nel 539 a.C. gli eserciti di Ciro il Grande conquistarono la città di Babilonia.
Ciro conclamò l'uguaglianza dei popoli in tutti i luoghi del mondo allora noti.
I suoi editti furono incisi utilizzando una scrittura cuneiforme su di un cilindro di argilla, noto come Cilindro di Ciro, considerato la prima dichiarazione dei diritti umani della storia.
Essi sono universali, validi ovunque e per ogni persona, e sono inalienabili, cioè non possono essere ceduti.
In quanto diritti naturali fondati sulla legge naturale dell'uomo, essi si collocano al di sopra di ogni diritto positivo, cioè al di sopra dei diritti costituiti dall'uomo stesso.
Sono indivisibili e inviolabili da legislazioni statali, poiché possono essere realizzati solo nella loro interezza.
I diritti umani implicano diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
Pressoché tutti gli Stati del mondo hanno ratificato convenzioni internazionali a tutela dei diritti dell'uomo e/o hanno provveduto a garantire esplicitamente i diritti umani nelle rispettive costituzioni.
Affinché questi siano tangibilmente attuabili, ogni individuo è tenuto a rispettare i diritti umani altrui.
A dispetto di ciò, è necessario disporre di strumenti contrattuali validi in grado di riconoscere e garantire la legittimità universale dei diritti umani.